Memories remains,as time goes on.

di Chelsea_Pin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The hands of time strip youth from our bodies,and we fade... ***
Capitolo 2: *** I'm still alive. ***
Capitolo 3: *** Thoughts read are spoken, forever in doubt,and pieces of memories fall to the ground. ***
Capitolo 4: *** Buon San Valentino,Zachary! ***
Capitolo 5: *** I just wanna live! ***
Capitolo 6: *** Let it live. ***



Capitolo 1
*** The hands of time strip youth from our bodies,and we fade... ***


The hands of time strip youth from our bodies, 
and we fade...

-Ciao come ti chiami?- La schiettezza della bambina ,con la mano tesa verso di lui,l’aveva spiazzato. Poggiò piano la matita vicino al foglio e si alzò,scoprendo così che lo superava di ben cinque centimetri. Gonfiò le guance,rendendo ancora più tondo il suo viso. Sentì la sua interlocutrice ridere e la guardò per la prima volta in viso;le guance arrossate in contrasto con la pelle bianchissima la facevano sembrare una bambola di porcellana,un demone di porcellana. Sì,perché i lisci fili d’ebano rilegati in due codine molli ai lati del viso la facevano sembrare una bellissima creatura del male.
-Non ridere!- La rimproverò,alzandosi in punta di piedi e tirando il petto in fuori. La bimba portò la testa in avanti,scrutandolo con i suoi grandi occhi marroni. Sosteneva così tanto lo sguardo che il nostro piccolo eroe impavido dovette distoglierlo,indirizzandosi sul vestitino baldanzoso della compagna.
-Allora come ti chiami? Io sono Geneviève- Disse con tanta naturalezza,la naturalezza dei bimbi.
-Io mi chiamo Zachary James- Fece una smorfia,non era abituato a dire il suo nome per intero. Di solito veniva chiamato Zacky persino dai genitori. Ma in quel momento,davanti alla maestosità del nome della bimba,si sentiva in dovere di rispondere con altrettanto tono. La bambina sbuffò,sedendosi nel tavolino di Zacky.
-Cosa vuoi?- Le chiese,sedendosi per riprendere a disegnare. Geneviève fece spallucce,poi prese un foglio e occupando lo spazio del suo nuovo amichetto si mise a disegnare un grande cuore. Zacky si spostò un po’ per finire il suo,di disegno,che trovava molto più significativo. Una bella chitarra. Per sfortuna,però,era uscito fuori con il colore e aveva macchiato parte del foglio. Ma a lui piaceva lo stesso,era un suo disegno dopotutto e lui si riteneva abbastanza bravo. Quando lo finì si girò per vedere a che punto era Geneviève,e vide che con concentrazione strappava il foglio proprio nel punto in cui la parte destra del cuore si univa con quella sinistra. Rimase come un ebete con la bocca mezza aperta quando glielo porse.
-Sei strano ma mi piaci,vuoi diventare il mio ragazzo?- Chiese,come se fosse la cosa più naturale del mondo. Zacky non riusciva a proferire parola,con la mano mezzo tesa verso il disegno che lei cercava di mettergli nella mano. La guardò tirare fuori la lingua e stringerla fra le labbra,tra l’altro grosse come le sue,gli assomigliava. Ma i suoi occhi marroni,comuni,non potevano competere con i due specchi d’acqua di Zacky.
-No- Disse serio infine,accartocciando il foglio e buttandolo nel cestino,sorridendo soddisfatto per aver preso il centro al primo colpo. Vide le lacrime farsi spazio negli occhi espressivi della sua amichetta,le gote che si arrossavano nuovamente mentre venivano solcate dalle lacrime. Si girò,guardandosi intorno,tutte le due maestre erano occupate con dei bambini. Prese un grosso respiro e si avvicinò a passi lenti abbracciando goffamente la bambolina. Si stupì di non sentirla singhiozzare,di solito le bambine facevano gran rumore ogni qualvolta qualcosa non le andava bene. Ma lei no,lei sembrava volerlo nascondere.
-Allora restiamo amici- Sussurrò all’orecchia del bambino,dandogli una pacca sulla testa che le arrivava al naso.
 


Gli piaceva guardare il tramonto sulla spiaggia,era una fortuna averla dietro casa. Chiuse gli occhi,buttando indietro la testa per godersi l’aria fresca della notte imminente. Dei passi rumorosi lo fecero destare,così alzo la testa di scatto poco prima di vedere la sua amica inciampare e rotolare nella sabbia,con in mano un foglio tutto stropicciato. Non si disturbò ad alzarsi ed andare ad aiutarla,sarebbe rimasto a fissarla con un sorrisino straffotente in viso. Vide Geneviève alzarsi  veloce per poi riprendere la corsa per arrivare fino a lui,come se non fosse successo assolutamente niente. Naturalmente le sue gote erano rosse,con il passare del tempo aveva notato che tutta la sua famiglia francese tendeva ad arrossarsi velocemente a ogni minimo sforzo. Le fece cenno con la testa di parlare,non andava neanche a lui di commentare a voce alta quell’argomento,anche se la curiosità era troppa. La ragazzina si passò una mano sulla fronte per togliere i capelli dal viso e aprì il foglietto,Zacky riuscì a vedere la scrittura disordinata dell’amica estendersi fitta fitta per tutto il foglio,mentre lei sembrava leggere attentamente ciò che aveva scritto.
-Allora,per fare l’amore bisogna prima prendere una letto,poi bisogna darsi tanti baci e infine mettere quella pro-prota-protubaranza –
-Protuberanza – La corresse Zacky,e per un attimo si guardarono negli occhi.
-Sì,quella. – Geneviève tornò sul foglio,cercando sul dito il punto in cui si era bloccata. C’era un’enorme pasticcio sulla parola “protuberanza”,doveva aver avuto molta difficoltà.
-Dicevo,mettere quella cosa che hanno i maschietti sopra il nostro ombelico e gonfiare. Però si può fare solo quando si è sposati perché altrimenti il nostro ombelico non lascia passare l’aria- Concluse Geneviève,chiudendo il foglio in quattro parti. Zacky rimase un po’ zitto,pensieroso. La ragazzina vicino a lui iniziò a dondolarsi nervosa,lanciandogli occhiate di tanto in tanto.
-Tutto qui? È un’enorme cazz…- Venne fulminato con un’occhiata,così si schiarì la voce
-Cavolata,volevo dire.  Dai,abbiamo otto anni,quanto ancora credi che dovremmo aspettare per sapere come veramente si fa l’amore? – Chiese scocciato il ragazzino,guardando il mare calmo. Una voce arrivò alle orecchie dei due, facendogli girare contemporaneamente tanto da sbattere testa contro testa. Si allontanarono veloci,ancora scossi per il discorso imbarazzante di poco prima.
-Mamma mi sta chiamando,ora devo andare- Disse Zacky,dopo essersi appurato che stessero chiamando proprio lui. Si alzò,seguito da Geneviève,e le stampò un leggero bacio sulla fronte,anche se non riusciva a superarla in altezza. Poi scappò veloce,ripromettendosi che non avrebbero più parlato degli argomenti da adulti.
 


Appena i genitori uscirono si sentì in piena libertà di prendere una birra dal frigo e le sigarette che gli aveva passato un suo amico al conservatorio. Si sedette tranquillo sul divano,non aveva neanche il problema di dover scacciare via il fumo,quei due non sarebbero tornati prima di domenica notte,e quello era solo sabato pomeriggio. Accese la tv,scatenandosi con qualche canale di musica,fino a quando il campanello non iniziò a suonare insistentemente. Spense velocemente la sigaretta e nascose la bottiglietta. E ora?Era nella merda. Si mise a correre fino alla porta prendendo durante il percorso almeno tre gomme. Quando aprì la porta un corpo gli si catapultò addosso,stringendolo al collo. Riconobbe subito il suo odore pungente,di menta e pino. Le mise le mani sui fianchi,prendendola in braccio come era suo solito fare da quando l’aveva superata in altezza. La sentì tirare su con il naso e,con una carezza sulla schiena la incitò a parlare.
-Tra due ore parto! Via per sempre! Torno in Francia! Io non voglio partire!- Parlò così velocemente che si bloccò alla prima frase. In realtà non era sicuro fosse la velocità,ma cercò di lasciar perdere i pensieri stupidi che in quel momento alleggiavano nella sua mente bacata dal fumo e dalla birra. Chiuse con un colpo secco del piede la porta e la strinse ancora di più a se,incapace di dire qualsiasi altra cosa.
-Non farmi di questi scherzi- Borbottò infine serio,a voce bassa. Non cercò di dire una frase più lunga perché la sua voce non avrebbe retto. E lui naturalmente era il forte di quella situazione, quello che suonava la chitarra e ascoltava musica Rock.
-Non scherzo,mi hanno avvisato ora in modo di non aver rimpianti e di non lasciar decidere me. Lo sanno che ho una potente influenza su loro,e questa volta erano davvero convinti. E io ora sono venuta a salutarti- Era paurosamente seria,e Zacky la mollò,prendendola per le spalle. Gli angoli della sua bocca si curvarono in su,davanti alla sorpresa dell’amica che quasi scoppiava a piangere.
-Questo vuol dire che quest’ora dobbiamo passarla a bere fumare e fare sesso- Geneviève all’inizio rimase un po’ scossa,poi scoppiarono a ridere tutti e due come degli scemi.
“Ci sentiremo tutti i giorni a tutte le ore del giorno,della notte e presto ci rincontreremo” Si promisero,stringendosi i mignoli come due bambini,nonostante i loro quindici anni. Nessuno dei due credeva fermamente alla promessa. Ma era,come dire,un’ancora di salvezza nei giorni di tempesta. 



Ewh...buon pomeriggio ^^'' 
Scusate,ma proprio non son brava con le presentazioni. Che dire? Non è la prima fan fiction che faccio,ma è la prima che pubblico. E soprattutto è la prima che faccio su questo gruppo,di cui mi sono innamorata. All'inizio della loro tecnica (Vd. Synyster Gates&The Rev) poi,vedendo la loro bellezza. Perchè sì,in fondo sono tutti belli e riesco ad ascoltare quasi tutte le loro canzoni. Sono il mio secondo gruppo preferito,dopo i Three Days Grace. Bene,dicevo,l'altro giorno mi è capitato di trovare una foto di Zachary da bimbo,con in mano un gatto...ed ecco cosa ne è uscito fuori. 
Siate clementi,non sono un asso in scrittura,ci ho perso la mano da quando ho iniziato a lasciar stare per l'estate... quindi ora penso di dover riprendere. 
Bene,con questo mi dileguo... alla prossima! 

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Capitolo 2
*** I'm still alive. ***


*COOOFF COOOF* Naturalmente,i personaggi non sono miei e la storia è puramente inventata.

≈I, I'm still alive...

07.11.2006
Guardò felice la signora che si toccava soddisfatta i capelli davanti allo specchio.
-Le piacciono? –Chiese,togliendo il telo dalle spalle della signora. Lei sorrise,alzandosi.
-Certamente! Come sempre ha fatto un ottimo lavoro!- Le rispose e,con un andamento regale si avviò verso la cassa mentre Geneviève incominciò a pulire i capelli che stavano sul pavimento. La pulizia era la cosa più importante per avere una clientela contenta e soddisfatta.
-Geneviève! Cava!Potresti venire qui un attimo? – Romain la stava chiamando entusiasta,la sua erre moscia tipica dei francesi si sentiva molto di più quando gridava. Poggiò la scopa nella poltroncina e camminò veloce fino a dietro la casa,quando vide Romain tenere la cornetta tra la spalla e l’orecchia mentre prendeva i soldi della signora che stava pagando. Cosa poteva essere di così importante da far perdere tempo a una delle più brave parrucchiere e truccatrici del quartiere? Aspettò battendo il piede sul pavimento lucido,fino a quando il suo capo non mise giù la cornetta,portando le sue braccia esili nelle spalle della ragazza.
-Geneviève,mon amour! – Incominciò,passandosi velocemente una mano nella fronte,
-Non sai chi mi ha chiamato!- Era eccitatissimo,si poteva sentire dalla voce e dai suoi movimenti veloci. Di solito Romain era una persona calma e razionale,non si lasciava andare così facilmente alle dimostrazioni di contentezza. Geneviève rise,scuotendo la testa.
-No,no che non lo so,dimmelo!- Rispose divertita,trovava davvero strana quella situazione! Si era formato un gruppetto composto da personale e clienti,tutti intenti a sentire il discorso dei due.
-Prepava valigia,trucchi e forbici… partiamo per la Califovnia!- Esclamò ancora lui,Geneviève riusciva persino a vedere una piccola lacrima farsi spazio nella guancia del padrone. Tutti si unirono in un coro stupito,rendendo l’aria ancora più pesante per la ragazza,che non riusciva a digerire l’amara notizia. Quanto tempo le ci era voluto per dimenticare quel bellissimo posto?
-Geneviève? Non sei felice?- Una voce la risvegliò dal suo stato di trance,sorrise a Romain,rassicurandolo con un assenso di testa.
-Felicissima,stento a crederci! – Aggiunse con voce tremolante. Non sapeva se era più per lo stupore,o più per i ricordi.
 
20.08.06
 Le voci gli arrivavano così lontane… Non voleva svegliarsi da quell’incubo,vedere il proprio ritratto distrutto insieme a quello dei suoi amici lo faceva stare molto male. Lui sapeva di non dover fare quel video! Non avrebbero dovuto mai farlo. Altre copiose lacrime sgorgarono dai suoi occhi,per andare a intersecarsi tra la barbetta incolta nelle sue guance.
-…riposi in pace,amen- Il prete chiuse calmo il libretto,portandolo al petto. Matt iniziò a impazzire,dopo aver trattenuto per tutto il funerale le parole.
-Valary!Perchè mi hai lasciato!Perchè il giorno del tuo compleanno! Non andartene via ti prego! -Era letteralmente sopra la bara della moglie.
-Valary non scherzare! Non fare stupidi scherzi! Esci fuori da dietro quell’albero! Valary…- Affievolì la voce all’ultimo,per poi lanciare un urlo disumano e scoppiare a ridere.
Zachary distolse lo sguardo,chiudendo gli occhi e stringendo i denti. Sentì che lo portarono via,non capì bene chi, la sua voce lontana ancora gli risuonava nelle orecchie. Tutti erano in silenzio,così azzardò a riaprire gli occhi. Attraverso i suoi occhiali da sole non riusciva a vedere tutto perfettamente,ma la bara bianca che veniva riposta dentro la fossa era perfettamente visibile. Strinse le labbra,sostituendo una linea dritta al posto della sua bocca,sentiva premere il suo piercing sul labbro superiore,sentiva il gusto del suo stesso sangue sulla lingua. Si passò velocemente una mano sui capelli,anche se goffamente. Aveva sempre odiato gli smoking,lo facevano così muscoloso,inpacciato e paffuto. Si girò,guardando Michelle piangere sommessamente tra le braccia di Haner. Indossava anche lui un paio di occhiali da sole,ma la testa leggermente inclinata verso il basso faceva intendere il suo dolore. Jhonny guardava distratto gli alberi,mentre i suoi occhi rossi si riempivano di lacrime,per poi sparire accompagnate da un grosso sospiro.
Come aveva sospettato Zachary, Matt era stato portato via da Jimmy. In un altro momento si sarebbe messo a ridere,vedere quel grosso omaccione prendere di peso Matt e trasportarlo chissà dove,ma in quel momento non riusciva a riflettere,troppi aghi che puntellavano il suo cuore. Incontrò lo sguardo di Brian,che annuì con la testa. Tutti e quattro si avvicinarono alla bara,poggiando un fiore. Jhonny posò anche la sontuosa corona di Matt. Michelle ebbe quasi la stessa reazione di Matt: Iniziò ad urlare,nascondendo il suo viso tra gli indumenti di Brian,che piano le accarezzava la schiena. Stavano per impazzire,dal primo al’ultimo.
-Addio…- Sussurrò flebilmente Jhonny,girandosi per poi incamminarsi fuori dal questo posto così lugubre. Zacky preferì restare per ultimo,per inginocchiarsi davanti a “lei”.
-Sei una stronza,stai facendo soffrire Matthew- Disse solamente,mentre le sue lacrime formavano dei piccoli buchi nella terra sotto di lui. Mandò un bacio alla bara e poi si incamminò via anche lui. Voleva scappare,uscire via dal suo corpo per tutta la durata di quell’agonia non meritata. Ma era da codardi scappare via di fronte al pericolo o al dolore,no? Si poggiò al cancello del cimitero,chiudendo gli occhi,quando due grosse braccia lo circondarono. Riconobbe subito la presa di Jimmy,così con un sorriso malinconico cercò di abbracciare le grosse spalle dell’amico.
-Le giornate soleggiate erano le preferite di Val- Lo informò Jimmy,scompigliando i capelli dell’amico. Jimmy non stava piangendo,ma dall’espressione del viso si vedeva quanto soffriva,quasi quanto Matt,se si può dire una simil cosa. Zacky considerava Jimmy come un padre,nonostante avessero la stessa età l'armadio aveva quel pizzico di gentilezza,maturità e fratellanza che gli altri non avevano.
Entrarono in macchina,Brian e Matt non c’erano. Nessuno osò parlare della loro mancanza durante il viaggio di ritorno verso casa. Sanders e Haner erano amici quando ancora Zacky si trastullava a casa,solo come un cane.
-Ho voglia di scrivere una canzone- Jhonny interrupe quel silenzio triste con una frase priva di qualsiasi significato in quel consenso,ma che fece girare Zacky,che annuì. Jimmy si limitò a mugugnare in segno di acconsento,mentre guidava guardando fisso la strada davanti a se.
-Io invece sono leggermente stanco- Rispose Zacky,scrollando le spalle. Volevano eliminare quei brutti ricordi. E quei discorsi senza senso erano l’ideale per loro.
-Appena rientro accordo il mio basso,è da tre giorni che non lo tocco!- Esclamò ancora Jhonny. Andarono avanti così,lui e Zacky,a rispondersi con frasi incoerenti a quella precedente.
 
 
Avrebbe preferito mille volte andare in nave,lei amava affacciarsi e guardare l’oceano sotto! Ma naturalmente in quel caso non era possibile,fare dalla Francia all’America in nave non era l’ideale. E così era destinata a rimanere rinchiusa in un posto angusto mentre Romain continuava a parlare,sembrava fare una specie di monologo. A Geneviève ricordava tanto quelle macchinette presenti nei campi da tennis, che sputavano palline tanto velocemente da non poter neppur rispondere. Ecco,così era Romain.
Decise di affacciarsi al piccolo oblò e guardare sotto di lei Beauvais, e quasi le venne da piangere… come faceva a resistere ancora tutte quelle ore? 





Ed eccomi qui di nuovo!
Prima di tutto ringrazio BBBlondie & Public Enemy per le loro bellissime recensioni *°*
BBBlondie: A me fa piacere anche la tua breve recensione,e poi non fa cacare u.u Beh,spero di non deluderti con questo,alla prossima!
Public Enemy: Beeeh,quelle informazioni sono tratte da una sua grande ricerca tra i suoi compagnetti di scuola,cosa credi? Ahaha xD Beh,Zacky deve farsi il figo,la birra ci sta sempre! (Vi è mai capitato di vedere quel video di Zakcy che apre la bottiglia di birra con la ciabatta?*^* ecco) Spero di avervi soddisfatto anche con questo capitolo,anche se,per ora,mi sembra chiaro che siano tutti introduttivi. 
Ah! Un'ultima cosa! La canzone con cui ho scritto questo capitolo è Black,dei Pearl Jam. Mi ha ispirato moltissimo! 
Bene,alla prossima,
Baci! 

P.S. Ho sempre voluto fare un Post Scriptum!
P.P.S. Lei è Geneviève. http://img46.imageshack.us/i/tumblrkr3cblrbt91qzr53c.jpg
                                http://img641.imageshack.us/i/tumblrl2n09pa3mp1qc2v6d.jpg/
P.P.P.S. Non mi fa mettere il link diretto è_è
P.P.P.PS. Dovrei smetterla con i post scriptum. 

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Capitolo 3
*** Thoughts read are spoken, forever in doubt,and pieces of memories fall to the ground. ***


≈Thoughts read are spoken, forever in doubt,
And pieces of memories fall to the ground.


16.08.2006

-Matt,quest’anno devi andare in tour?- Chiese la ragazza,finendo di mettere i piatti ad asciugare. L’uomo seduto al divano si era girato divertito,guardando la schiena di sua moglie.
-Cosa ti fa pensare che non ci andrò?- La interpellò,alzandosi per poi prenderla dai fianchi,scoppiando tutti e due a ridere.
Ecco,era quello che Matthew Sanders aveva sempre desiderato,avere una moglie che l’amava per quello che era,e non perché era famoso. Si conoscevano ormai da dieci anni,contando anche quelli della terza media. E non era mai stato meglio con nessun’altra donna. Certo,gli alti e i bassi c’erano,ma non poteva desiderare nessun’altra che lei. Le baciò la guancia,facendo girare verso di lui. Si fermò poco dopo,vedendo il suo sguardo languido e le sue labbra piegate in un sorriso forzato.
-Sei preoccupata? Se posso sapere,di cosa?- Chiese lui con apprensione,stringendola a se. Sospirò,nascondendo il viso nell’incavo tra il collo e la spalla di suo marito. Le piaceva sentire il suo profumo nei suoi vestiti,ricordarlo anche quando lui non c’era.
-Volevo venire anch’io quest’anno- Disse velocemente, chiudendo gli occhi. Lui la prese per le spalle e la spostò velocemente.
-Cosa? No,lo sai che… - In realtà nemmeno lui sapeva il perché..
-Che?- Lo spronò Val,alzando la testa verso di lui.
-Che… se vieni tu poi voglio venire tutte le altre. Per non parlare di tua sorella!- Iniziava a scocciarsi,perché doveva rendere quel momento di tranquillità in un inferno? Ogni volta era così. Lei si allontanò,guardandolo stupita.
-Hai qualcosa contro mia sorella?- Sbraitò lei,urlandogli quasi contro.
-Mamma?- Si girarono all’unisono,fissando il piccolo bambino che,mezzo addormentato,si era affacciato allo stipite della porta. Valary corse subito da lui,forse per liberarsi da quella situazione. Matt era ancora fermo,a riflettere su quella situazione che si verificava ogni volta prima di un nuovo tour. Perché non riusciva a capire? Perché non si rendeva conto che anche per lui era difficile starle lontano? Dovevano finire a litigare sempre,per poi partire con il rimpianto di non averla portata. La vide passare davanti a lui e i loro occhi si incrociarono per pochi secondi,prima di vederla sparire dietro la porta. Prese il bambino in braccio,andando verso la finestra e la guardò mentre metteva in moto la macchina e andava via. Non capiva mai se si incazzava di più per il fatto che non la portasse con lui o perché ogni volta ribadiva che la sua gemella era una gran puttana. Fece spallucce,non preoccupandosi più di tanto,sarebbe tornata entro una notte.
Quanto ore era rimasto seduto sul divano con la bottiglia di birra piena in mano? Non era riuscito a berne nemmeno un sorso. Charles dormiva vicino a lui,stringendo la sua maglietta. Sorrise dolcemente,guardando il suo visino sereno. Come avrebbe voluto tornare bambino… senza pensieri e preoccupazioni. E invece stava lì in trepidante attesa di sua moglie,che alle tre non era ancora tornata. Durante tutta la serata gli era capitato di prendere in mano la cornetta del telefono almeno cinque volte,comporre il numero di Michelle e poi spegnere la chiamata;era troppo orgoglioso per dimostrare che era preoccupato. Spense la tv,poggiando la bottiglia nel tavolino di fronte a lui per poi coricarsi nel divano fin troppo stretto,tenendo tra le braccia il bambino.
 

08.11.2006

Scese dall’aereo senza nemmeno controllare di aver preso tutto. Inspirò a pieni polmoni l’aria fresca della notte,da quant’era che non respirava aria pura? Dentro l’aereo stava per morire,all’ora di pranzo. Un odioso odore di cipolle e altro cibo si mescolavano fra loro,finendo proprio sotto il naso di Geneviève. Per non parlare delle flatulenze del bambino dietro di lei! Ma quanto erano maleducati? Scrollò via dalla sua mente quei pensieri quando Romain,tutto agitato,l’aveva presa per un braccio per trasportarla verso un posto a lei sconosciuto.
-Dobbiamo assolutamente trovare un signore con in mano un cartello con scritto il tuo cognome!- La informò lui,quando vide che Geneviève era leggermente spaesata.
-Quindi,un cartello con scritto Lewton?- Romain annuì,mollandola,per poi girare velocemente tra le persone ammucchiate all’entrata dell’aeroporto. Restò un po’ ferma,vedendo vari signori dall’aria severa e composta tenere dei cartelli. Lesse vari cognomi francesi,e anche il nome di un progetto scolastico,ma del suo cognome proprio non c’era traccia.  Trascinò per vari corridoi le sue valigie,fino a vedere un ragazzino slanciato correre verso di lei,con il cartello che cercava. Indossava un paio di jeans stracciati e una felpa di almeno tre taglie più grande. Geneviève spalancò gli occhi,proprio a loro doveva capitare quel ragazzino? Cercò di sorridere nel miglior modo possibile. Il ragazzino la sorpassò,correndo affannato. Riuscì per un pelo a prenderlo per la felpa larghissima,fermandolo.
-Sono io la signorina Lewton – Rispose con un sorriso alla domanda che quasi sicuramente si era fatta il tipo di fronte a lei. Questo annuì e sorrise,togliendosi i capelli bagnati dalla fronte.
-Buongiorno! Desidera che la porti subito dal gruppo su cui dovrà operare o in albergo?- Le diede l’impressione di una persona alquanto logorroica con quella vocina fine e la velocità con cui aveva detto quella frasetta. Si sentiva seriamente imbarazzata in quella situazione. Cosa doveva fare?  Per fortuna da dietro comparve Romain che,tutto contento si attingeva a stringere la mano del loro accompagnatore con tutta la delicatezza possibile,non poteva rompersi le unghie!
-Preferiamo andare in albergo prima,abbiamo bisogno di una dormita e una doccia!- Disse lui, mettendosi a ridere poco dopo. Il nostro accompagnatore accennò un sorriso,non capendo bene il perché di quella del mio amico.
-Comunque,io sono Alex- Si presentò,mentre camminavamo verso il taxi.
-Io sono Romain e lei e Geneviève – Disse,puntandomi contro la sigaretta spenta che teneva in mano.
Dopo pochi minuti di viaggio mi addormentai,cullata dal loro animato discorso su dove stavamo andando e chi stavamo per incontrare. Da quel che avevo capito erano abbastanza famosi. Per il momento la cosa che mi aveva attirato di più era la pioggia finissima e il caldo che la contrastava,mi sarei ammalata all’istante in quel posto.
 
 
Quella notte si era rincontrato con quella parrucchiera,l’aveva vista nel pub dove lui e gli altri erano soliti andare. Visto che era solo non aveva esitato più di un minuto ad avvicinarsi a quella ragazza dai capelli biondo platino,di cui purtroppo non si ricordava il nome,ma che considerava molto carina dalla prima volta in cui le sue mani erano finite sul suo viso. Quante volte aveva respinto l’istinto di baciarla mentre lo truccava così vicina alle sue labbra? Più volte aveva ricevuto dei rimproveri da parte sua perché continuava a mordersi convulsamente le labbra,e lui,ogni volta,sorrideva imbarazzato. Per fortuna il fondotinta nascondeva il suo imbarazzo.  Zachary James Baker imbarazzato? Non si era mai visto!
Poggiò con movimenti programmati la birra nel bancone,sedendosi nello sgabello vicino a…
-Ciao…- Disse,cercando di sforzarsi per ricordare il nome di quella ragazza.
-Geena. E tu sei Zacky- Rise lei,finendo il suo cocktail. La vide giocare con il suo monroe,e cercò di cambiare oggetto del suo interesse.
-Sì,Geena,mi ricordavo sai? – Lei rise di nuovo in faccia al ragazzo,che la guardava stranito. Iniziò a giocare con una ciocca del suo ciuffo,mordendosi uno dei piercing presenti sul suo labbro.
-Guarda che così i capelli si rovinano! Non dovresti- Lo rimproverò lei con un colpo della mano sulla sua.
-Beh,sono i miei capelli, penso possa fare quello che mi va su di loro- Sorrise,bevendo un sorso della sua birra. Geena sospirò,facendo spallucce.
-Sarà un bel lavoro allora per la tua nuova parrucchiera- Disse lei,ordinando un altro intruglio di alcolici. Quanti ne aveva già bevuto? Sembrava abbastanza lucida. Zacky aggrottò le sopracciglia.
-Nuova parrucchiera? Vuoi dire che non sarai più tu?- Domandò quasi impaurito,ricevendo come risposta una risatina e un “no” con la testa.
-Beh,non posso gestirvi tutti e le altre non lavorano,dicono che questa è molto brava,i francesi sono particolarmente portati per queste cose. Sono in due,uno penso sia un uomo,sennò ci sono troppe donne,e si sa che quell’Haner impazzisce quando vede donne- Restò totalmente incantato dalle labbra che si muovevano della ragazza,tanto che dovette sbattere più volte le palpebre per riprendersi.
-Si sa,un pelo di figa tira più di un carro di buoi- Disse, cercando di nascondere un sorrisino divertito che andava formandosi nel suo viso tondo. La ragazza rimase un po’ sorpresa da quella frase,non l’aveva mai sentita,ma era fottutamente vera.
-Dove…l’hai trovata?- Chiese,cercando di memorizzarla. Si mise a ripeterla mentalmente mentre il suo cocktail di vodka e fragola le veniva servito. Zacky scrollò le spalle,
-Sai,i truccatori italiani,lo sento spesso dire da loro,però rende eh? – Le fece l’occhiolino. Lei annuì,portandosi il bordo del bicchiere tra le labbra.

16.08.2006

Si era svegliato grazie a Charles,che continuava a dargli piccoli colpetti nelle guance per farlo svegliare. Aprì gli occhi e chiuse la bocca,mordendosi leggermente la lingua. Imprecò silenziosamente,odiava tenere la bocca aperta quando dormiva. Poi,dopo aver realizzato che il telefono squillava si alzò velocemente poggiando Charles sul divano.
-Stai qui- Sussurrò prima di allontanarsi a grandi passi verso l’apparecchio che continuava a suonare. Lo prese tra le mani,rigirando più volte l’oggetto nelle sue mani,il numero era sconosciuto. Cliccò il tasto verde che lampeggiava a ritmo di musica e lo portò all’orecchia.
-Il signor Matthew Sanders?- Una voce femminile sconosciuta lo chiamò dall’altra parte. Matthew annuì preoccupato,poi sussurrò un “Sì” ,rendendosi conto che lei non poteva vedere i suoi movimenti. Che succedeva?
-Sua moglie è morta in un incidente stradale un’ora fa- Concluse la voce,annoiata. Matt rimase fisso con lo sguardo verso la mattonella gialla della cucina. Non riusciva più a sentire niente,solo il battito pesante e accelerato del suo cuore,gli sembrava di averlo nella gola. Per non parlare della testa, se tratteneva per ancora qualche secondo l’aria il suo cervello sarebbe scoppiato seduta stante. Per non parlare della delicatezza con cui era stato informato. Davvero,prima o poi avrebbe fatto causa a chiunque essa fosse.
-Signor Sanders,è ancora lì? Vuole venire dunque qui?- Strinse forte la mascella contro la mandibola,lanciando il cellulare contro la parete. Sentì solo un rumore di plastica e vetro scagliarsi contro qualcosa di più duro,per poi sostituirsi il silenzio. Cadde sulle ginocchia,non sapeva se stava respirando,in quel momento non gli importava più di tanto. Charles non si sentiva,doveva essersi riaddormentato. Chiuse gli occhi per far scendere le lacrime che si erano accumulate davanti alla sua iride verde. Anche se,pensandoci,non riusciva a capire bene quello che succedeva. 



Buonasera! Scusatemi,scusatemi tanto per aver pubblicato così tardi!Sapete,ho trovato un lavoretto part-time in un bar da brava sedicenne,inoltre sto andando in palestra e questa settimana avevo un casino di compiti! Devo allungare i capitoli,devo allungare i capitoli! Scusatemi per eventuali errori,ma veramente sono cotta. Questa sera sono pure rientrata prima per pubblicare,avevo tutta la sera in mente questo capitolo,inoltre nel mio paesino non c'era un cavolo,come tutte le sere,quindi mi sono limitata a tornare a casa e mettermi a scrivere davanti al mio bel camino invece che stare in giro. Scusate se fa schifo,ma lunedì ci sarà una sorpresa per farmi perdonare di questo scempio. 
Beh,ancora grazie a tutte quelle che vi seguono,vi adoro,dovete saperlo assolutamente u.u
Baci,
Chelsea. 

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Capitolo 4
*** Buon San Valentino,Zachary! ***


Un piccolo flashback dei nostri personaggi :P è per farmi perdonare,l'ho scritto così di getto questa mattina e,mettendo che ho anche la febbre,penso sia uscita un pò una cagata. Ah,la canzone è I won't see you tonight,quella che canta Zacky. Beh,diciamo che ho cercato di impersonarmi nel bimbo che era,quindi troverete tutte parole molto semplici,non è un discorso molto elaborato,insomma. Bene,non è niente di che e non è neanche lungo,ma mi andava di scrivelro ^_^ Penso ne troverete altri di questi,così,che non incidono nella storia. Non mi auguro buon San Valentino perchè è una cosa alquanto commerciale,quindi... 
A presto,Chelsea <3
p.s. Matt è il fratello di Zacky. E gli assomiglia un casino! o.o 


Buon San Valentino,Zachary!

Non riesco ancora a capire perché questa mattina mamma e papà in cucina si scambiano tutte quelle coccole,e mia sorella che se ne sta rinchiusa in camera a parlare al telefono e ridere. Se prendo uno sgabello e mi affaccio alla finestra vedo un sacco di palloncini a forma di cuore appesi dalle palme alle nostre case. E in spiaggia è pieno di persone che camminano e si scambiano bacini. Io ho sempre odiato i baci e gli abbracci. Io e mio fratello continuiamo a chiederci perchè questa malattia ha colpito tutti tranne noi due,cosa c’è di più spaventoso che restare tutto il giorno attaccati a una femmina? Non ho voglia nemmeno di andare a scuola,so già che quella bambina mi scoccierà per tutto il giorno,ma mamma mi accompagna lo stesso.
-Zachary,fa da bravo oggi!- Mi dice con un sorriso stampato in viso prima di lasciarmi nelle mani delle maestre. E come sospettavo quella Geneviève è seduta vicino al mio posto,ma io non voglio stare vicino a lei! Mi guardo un po’ intorno e mi accorgo che anche qui c’è un’aria strana,di felicità;le pareti sono completamente ricoperte di rosa e cuoricini rossi. Mi viene da rabbrividire,è tutto così romantico! Geneviève mi si avvicina e mi prende per la mano,facendomi arrossire leggermente.
-Oggi è San Valentino!- Esclama,porgendomi un cartoncino rosa ripiegato in due parti. Lo apro,vedendo dentro un cuore e noi due in mezzo.
-E cosa è San Valentino?- Chiedo,richiudendo quel cartoncino. Lei mi fissa attentamente,forse ha paura che lo rompa come la prima volta che ci siamo incontrati? No,non lo farò.
-San Valentino è la festa degli innamorati!Tutti gli innamorati si scambiano un segno d’amore come cioccolati,rose,baci..-
-Che schifo! Per fortuna io non mi sono ammalato!- Esclamo mettendo nello zaino il suo regalo. Faccio una smorfia,sperando che lei non mi veda. Non voglio che si offenda,altrimenti devo riabbracciarla. La sento ridere da dietro e mi giro,fissandola.
-Non è una malattia! È il giorno in cui si dimostra l’amore per un’altra persona,o in cui si dichiara nel caso questi non stiano già insieme- La guardo stranito,che cosa sta dicendo? Non capisco…sono parole così…da adulti!
-L’amore comunque si dimostra tutti i giorni,non lo sai?- Ribatto,andando verso gli strumenti musicali. Lei mi segue,ma non risponde. Sorrido,sa anche lei che ho ragione. Prendo in mano una chitarra classica senza farmi vedere dalle maestre,non sono strumenti per noi,dicono,ma io la so suonare!
-Non puoi prendere quelle!- Dice Geneviève,ma la ignoro,uscendo dalla porta che da alla spiaggia. Ho sempre amato la spiaggia,papà mi ci porta ogni sera. Mi siedo per terra poco distante dalla scuola e Geneviève,fedele come un cagnolino,si siede al mio fianco.
-Voglio suonare qualcosa- Dico,e inizio a strimpellare la chitarra,cercando di trovare le giuste note per la canzone che mi ero inventato il giorno prima.
-Piango da solo, me ne sono andato,niente più notti, niente più dolore,stasera non ti rivedrò… - Iniziai,cercando di ricordarmi il testo. Mi piaceva scrivere di amori spezzato,anche se in realtà non me ne intendevo molto.
-No! Perché dici queste cose?- Mi blocca lei,mettendo una mano sulle corde della chitarra. Giro la testa e la fisso,prima di parlare. Sembra essere leggermente in imbarazzo,lo so che i miei occhi chiari incutono soggezione.
-Perché il testo l’ho inventato io e così anche le note. C’è passione in quello ho scritto?- Chiedo curioso. Lei piega la testa da un lato.
-Cosa è la passione?- scuoto la testa,anche perché neanche io so cosa vuol dire. Torniamo dentro,meglio comportarsi come bambini che come piccoli adulti,non fa proprio per noi.
-Hey Zacky- Mi chiama Geneviève,e io mi giro,ritrovandomela davanti. Si avvicina fino a poggiare le sue labbra sulle mie. Rimango fermo e rigido,cosa sta facendo?
-Buon San Valentino- Mi augura poi con un sorriso. La maestra ci richiama,ha in mano una scatola tutta ricoperta da cuori con una fessura sul coperchio.
-E ora,miei bimbi,scrivete una letterina ai vostri compagni e mettetela qui dentro,ci divertiremo un mondo!- Dice,e tutti corrono verso di lei. Sospiro e vado anch'io,devo divertirmi come un bimbo,no?
Questa sera saprò di cosa parlare con Matt. 

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Capitolo 5
*** I just wanna live! ***


≈Don’t really care about the things that they say, 
Don’t really care about what happens to me... 



Dopo due lunghe ore di viaggio,Romain svegliò Geneviève,avvisandola che erano arrivati. Aprì piano gli occhi,guardandosi intorno. Non riusciva a riconoscere quel posto,non si ricordava niente. Scesero tutte le valigie dal bagagliaio e il loro autista li mostrò uno stabilimento non molto grande dove avrebbero alloggiato. Non era poi così male,era discreto,più che un hotel assomigliava a una pensione,almeno da fuori. Inoltre il giardino verde che circondava l’edificio gli dava un'aria ancora più accogliente
-Geneviève!- Tutti e tre si girarono verso la voce,vedendo due ragazze in mezzo alla strada che li guardavano. La prima ragazza aveva un sorriso che andava da un occhio all’altro,con due guanciotte che non permettevano la visibilità degli occhi. L’altra era seria,con le braccia incrociate. Aveva un’aria…come dire,superiore. Geneviève rimase sorpresa,chi erano? Cercò di fare mente locale,ma due braccia circondarono il suo collo,distraendola dal flusso dei suoi pensieri.
 

Poggiò la penna sul banco,guardando il foglio bianco davanti a se. In realtà non era totalmente bianco,aveva completato il primo esercizio grazie alle parole che erano scritte sotto. Purtroppo non ci poteva fare niente,da quando se n’era andata non riusciva più a studiare. E certo,riusciva a memorizzare qualcosa solo con lei presente. Era più forte di lui, nonostante i genitori lo minacciassero di cancellare le lezioni di chitarra (che al momento era l’unica cosa che davvero contasse per lui) non riusciva a concentrarsi sulla scuola. Appariva una cosa così distante e irraggiungibile,così come lo era la sua ex amica. Da quel giorno di fine estate non si erano più sentiti. Aveva provato più volte a chiamarla,trovando sempre il numero occupato,spento o irraggiungibile. E ogni giorno non riusciva a togliersela dalla testa, lui aveva rispettato la promessa,ma lei? Lei l’aveva cancellato dalla sua vita. Quanti mesi era lontana,ormai? Quattro?Cinque? Aveva perso il conto. Ed era solo in quel posto per colpa del suo carattere squilibrato;nessuno voleva stare con il fantomatico ragazzino tutto trassato a scuola. Anzi,forse un amico c’è l’aveva,un certo Sanders che frequentava i corsi di chitarra con lui,non che fossero amici intimi,certo,ma parlavano tranquillamente insieme,condividevano gli stessi generi musicali e quant’altro.
Sbuffò,girando il foglio dall’altra parte,per poi mimare con le labbra parole a caso scritte sul foglio,prendere la penna,poggiarla su uno spazio vuoto e scuotere la testa. Era giusto per fare un po’ di scena se la prof si fosse girata verso di lui. Non gli andava di subirsi altre prese in giro anche da parte della professoressa. Sentirsi ripetere che non sarebbe andato avanti neanche con la musica lo faceva incazzare,e anche molto. Cosa ne sapevano loro della sua vita? Che cosa gli importava? Ma soprattutto che cosa ci guadagnavano a stuzzicarlo? Evidentemente amavano ricevere insulti e la sua voce,ma ancor di più amavano vederlo fuori dalla scuola.
Eppure Zachary era un bravo ragazzo,per caso qualcuno ti ha spezzato il cuore?Non sapeva nemmeno lui quanto odiava quelle fottute parole che a ogni chiamata dal preside sua mamma ripeteva,accennando un sorriso di scuse. Perché lo faceva? Anche lei voleva incidere nel rovinare la reputazione a suo figlio? Eppure sapeva bene qual’era il motivo,ma non voleva accettare quella debolezza di suo figlio.
Geneviève l’aveva viziato alla grande,lo coccolava,lo aiutava a studiare nonostante fosse un anno più piccola di lei…insomma,fino a due anni prima non erano mai stati staccati. Forse all’inizio della terza media LEI si era fatta nuove amiche e qualche amico e LUI nessuno nonostante avesse iniziato la prima superiore,continuava a ingelosirsi per ogni conquista della sua migliore amica,che diventava sempre più carina. Ma la trovava carina come una sorella,l’amava come una sorella. Fino al giorno in cui lei gli aveva dato la “lieta” notizia. Ma,che bisogno c’era di dirle che l’amava non più come una sorella proprio due ore prima del loro addio? Nessuno,non voleva far star male anche lei.
Si girò alla sua destra,fissando la sua compagna di classe che continuava a sbatacchiare  la matita sul banco,quanto odiava quel rumore insopportabile? Si rincuorò in fondo,evidentemente neanche lei aveva studiato,o magari anche lei aveva problemi sentimentali,o famigliari,o tutto quello che voleva. Ma rimaneva sempre il fatto che non aveva studiato,e Zachary adorava quel punto. Ma adorava ancor di più quella melodia che giungeva dal corridoio. L’unico suono stridulo che avesse mai adorato nella sua carriera scolastica,la campanella a fine ora. Si mise lo zaino in spalla e prese il foglio,buttandolo sulla cattedra per poi volatilizzarsi con una velocità che neanche lui sapeva di possedere. Attraversò velocemente la strada per ritrovarsi in spiaggia,era fortunato ad abitare lì. Si rifugiò sotto una piccola grotta scavata nella roccia dal mare e prese il pacchetto di sigarette che custodiva segretamente nella tasca interna del suo giubbotto. In effetti doveva iniziare a cambiare luogo per nasconderle,i genitori si sarebbero chiesti perché teneva il giubbotto in pelle nera durante l’estate,sapendo che il loro figlio soffriva terribilmente il caldo. Posò la testa nella roccia e prese l’accendino a forma di lucertola,era affezionato a quell’oggetto,l’avevano trovato lui e Geneviève nella sua cantina. Accese la sigaretta e mandò fuori il primo sbuffo di fumo,per poi chiudere gli occhi e continuare a fumare indisturbato. Non credeva di essersi addormentato,visto che i sogni si confondevano così bene con i suoi viaggi mentali. Sentiva solo un dolore allucinante al dorso della mano,ma non aveva voglia di guardare cosa succedeva. Si destò quando un braccio continuava a scuotere violentemente e con forza la sua spalla. Aprì di scatto gli occhi aspirando tutto d’un colpo l’aria possibile. Si trovò davanti un colosso,un armadio a quattro ante. Anzi,neanche tanto,quelle magliette larghe e svolazzanti che indossava lo facevano sembrare magro. Sbattè più volte le palpebre prima di riprendersi del tutto,non riusciva mai a essere completamente lucido quando lo svegliavano di scatto.
-Hey,hai un accendino da prestarmi?- Chiese quello davanti a lui. Zacky lo guardò un attimo,scrollandosi la sua mano di dosso,e annuì distratto frugando nella tasca alla ricerca dell’oggetto richiesto. Rimase a fissarlo,un ragazzo estremamente alto e magrolino,come si poteva vedere dal braccio,ma con una forza immane. Sembrava tanto il gigante buono,tranne che per la maglietta nera con un teschio circondato da strani disegnini blu tutt’attorno,con una vistosa scritta verde in alto: P A N T E R A.  Porse l’accendino al tizio e alzò un angolo della bocca a formare un sorriso visibile solo a lui,agli altri sarebbe apparsa una strana smorfia.
-Perché sorridi?- Chiese il tizio davanti a lui. Zacky scrollò le spalle in un gesto di naturalezza,piegando leggermente la testa da un lato.
-Hai buoni gusti musicali- Disse semplicemente ma non ricevette nessuna risposta,per poi girarsi verso la mano che ancora gli faceva male. Vide un vistoso segno rosso e la sigaretta spenta sopra. La mandò via in fretta,mugugnando.
-Ah sì,mi sono dimenticato di dirti che stavi bruciando da circa cinque minuti- Lo informò il ragazzo,piegando verso di lui e allungando la mano.
-The Reverend Tholomew Plague- Disse serio,giocando con la sigaretta tra le labbra. Zacky aggrottò le sopracciglia,dubitava che quello fosse il vero nome ma non fece domande.
-Zacky- Rispose stringendo la mano al suo nuovo conoscente. Wow,il primo che non faceva apprezzamenti inutili su di lui e che gli stringeva la mano senza considerarlo un appestato!
 

-Geneviève!- Ripetè la ragazza al suo collo,non ricevendo alcuna risposta. Quando si staccò,convinta di aver sbagliato persona la fissò,ma era sicura fosse la sua vecchia amica!
-Sono Leana!- Esclamò mantenendo sempre lo stesso sorriso. In quel momento,gli angoli della bocca di Geneviève si alzarono,formando l’espressione più stupita ed entusiasta che avrebbe mai potuto fare.
-Leana! Ma come…quanto sei cambiata! – Rispose abbracciandola questa volta lei. Restarono così per almeno due minuti,a ridere e a darsi pacche affettuose sulle spalle. Da quanti anni non si vedevano? Da ben dodici anni!
-Tu invece sei sempre uguale,tranne che per i capelli! Dove sono finiti quei fili d’ebano che ricoprivano la tua capoccia?-
-Oh,non ti immagini neanche quante tinte abbia fatto nel corso di due anni!- Si intromise Romain,che fino a quel momento non aveva parlato. Non credeva di ritrovare le sue vecchie conoscenze, tutti volevano andare via da quel posto,ma a quanto pareva se ne erano anche aggiunti. Chi era quella ragazzina bionda?
-Quindi hai deciso di andare alla cena?- Le chiese Romain sistemando la roba nell’armadio gigantesco della loro camera. Geneviève si affacciò dalla porta del bagno
-Certo,perché no? È una mia vecchia amica-
-Non mi avevi mai detto che abitavi qui- La rimbeccò Romain quasi offeso.
-Non ne avevo mai avuto l’occasione,e poi tu sapevi che non ero nata in Francia,no? Non vedo quale sia il problema. Piuttosto,non sarai mica offeso perché ti lascio solo- Lo vide irrigidirsi,la schiena dritta e le mani ferme sulle ante dell’armadio.
-Chi io? No,tranquilla … io non ci faccio nulla,mi cercherò qualche bell’uomo qui da scoparm…-
-ROMAIN!- lo rimproverò Geneviève,odiava quando parlava così,non era da lui. Era la persona più educata,delicata e gentile che conosceva sulla faccia della terra. E anche molto effeminata,certo,ma erano dettagli. Era il suo migliore amico da quando era entrata nella scuola per parrucchiere,e lui era uno tra i tanti ragazzi che avevano quella passione. Ma l’unico che era riuscito ad aprire un negozio tutto suo e aveva chiamato lei come prima parrucchiera. E ne andava fiera,erano i più bravi di tutto il quartiere,per non dire di tutta Parigi. Tutte le celebrità che avevano fatto scalo lì a Parigi avevano fatto un salto da loro almeno una volta. Rimise al suo posto l’asciugamano e si distese sul letto,mettendo le mani dietro la testa e sospirando.
-Sai,sono stata la sua prima amica quando si è trasferita qui ad Huntington… - Incominciò,mentre Romain si sistemava sul letto. Sapeva che la stava ascoltando,quindi continuò il suo discorso.
-Io non avevo amiche femmine,e per lei era molto difficile socializzare,visto che era nuova nella nostra classe,e si sa che le ragazzine di terza media sono molto scettiche nel far entrare nuove ragazzine nel loro gruppo,soprattutto se queste hanno già inquadrato il loro ragazzo ideale e quindi la nuova potrebbe rubarglielo,o comunque innamorarsi del ragazzo di una di loro,e quindi hanno un po’ di difficoltà a farla entrare,ma sai com’è il mio carattere,no?-
-Geneviève,sei logorroica,sta zitta un pochino e dormi- La zittì il ragazzo,mettendosi sotto le coperte sopra la testa per poi spegnere la luce. 

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Capitolo 6
*** Let it live. ***


≈Let it live 

Non era abituata a sentire così tante voci e così tanti rumori alle sei del mattino. Aveva un mal di testa terribile,e di primo mattino non era di certo una buona cosa,sapendo che entro un’ora sarebbe dovuta andare al lavoro. Aprì gli occhi di scatto,ma poi gli richiuse,una luce accecante illuminava tutta la stanza,non si ricordava che il sole fosse già così alto a quell’ora! Si fregò più volte gli occhi prima di fare attenzione ad aprirli. Si stese lungo tutto il letto,scoprendo che la parte di Romain era vuota;dov’era? Guardò l’orario e spalancò la bocca,sedendosi velocemente nel bordo del letto,erano già le dieci! Perché quel coglione non l’aveva svegliata? E in quel momento dove diavolo era? Corse subito in bagno,catapultandosi sotto la doccia.
Alle dieci e trenta era già pronta,infilò le prime scarpe senza lacci disponibili e scese di corsa le scale che la portarono alla Hall. Si fermò al primo gradino,scorgendo Romain seduto con la ragazza bionda del giorno prima e altre due ragazze nel bar poco lontano. Una musichetta leggera e rilassante popolava l’intera stanza,cercando di camuffare il rumore della tv e delle stoviglie che regnava nella stanza poco lontana. Prese un paio di respiri e si mise a camminare più lentamente verso di loro,che conversavano amabilmente seduti a un tavolino. Quando fu abbastanza vicina Romain la salutò con un gesto della mano,mentre lei ancora lo guardava furente.

-Perché diavolo non mi hai svegliato?! L’appuntamento non era alle otto?- Chiese con la voce più calma che potesse avere. Strinse i denti e i pugni,per non aggredirlo,ma poi sentì una risatina che proveniva da poco lontano. Si girò verso la bionda dai capelli cortissimi,che teneva una mano davanti alla bocca.
-In realtà un componente della band non sta tanto bene,quindi oggi è saltato tutto- disse la ragazza. Geneviève si raddolcì,tirando un sospiro di sollievo. Nessuna brutta figura,allora. Si sedette vicino a loro,chiedendo scusa a Romain per l’equivoco. Poco dopo venne una cameriera a chiederle se desiderava qualcosa. Erano veramente gentili in quella pensione!
-Io sono Gena,come voi sono una parrucchiera,son qui da circa un anno,e come ho già detto al tuo compare,sarà dura lavorare con loro! Sono veramente molto simpatici!- Geneviève dovette ricredersi,non era antipatica e altezzosa come le era sembrata il giorno prima.
-Io mi chiamo Geneviève. Penso che ti abbia già detto tutto Romain!- Rispose lei,sorseggiando il suo caffè all’italiana. Quello normale faceva schifo,troppo acquoso.
-Ma dimmi,come fai a conoscere Leana?- chiese poi l’altra. Geneviève sorrise appena,facendo ondeggiare il contenuto della sua tazza.
-Abitavo qui un po’ di tempo fa,eravamo amiche. Ma per un po’ di tempo fa intendo dieci anni e qualcosa di più- Gena annuì,sorridendo e giocando col piercing sopra il labbro. Le stava veramente bene!
 

-Briaaaan,sto male,penso resterò a casa-
-Cazzo Zack,hai veramente una voce di merda,e dire che oggi arrivava quella nuova…-
-Mh?-
-Arriva una nuova truccatrice per noi genio! E cerca di non fartela,hai già Gena,questa la voglio io!-
-Cazzo sì! Me ne ha parlato Gena! E comunque vaffanculo,non mi chiamo Brian Elwin Haner che si scopa ogni cosa che si muove!-
-Ti prego smettila,la tua voce nasale mi sta facendo scompisciare,mi sto rotolando in terra!-
Zacky chiuse la telefonata tra le risate sguaiate dell’amico. E poi quel mal di testa insopportabile e quella continua tosse non gioviavano a sopportare le cazzate di Brian. Cosa aveva la sua voce? Quella di Matt era ventiquattro ore su ventiquattro nasale eppure era apprezzata. Prese un fazzoletto dal comodino e si soffiò il naso,in quel momento l’avrebbe volentieri staccato da tutto il resto del corpo. Odiava anche i suoi occhi che continuavano a bruciare facendogli cadere ogni due secondi delle lacrime calde sul suo viso. Si mise a ridere da solo,un brivido gli percorse tutta la schiena,fino a farlo chiudere come un riccio sotto il piumone caldo. Gli stava sicuramente salendo la febbre,e non andava bene,non poteva non provare per più di due giorni! Chiuse gli occhi,la pastiglia l’aveva già presa,quindi non gli restava che riaddormentarsi. I pensieri cominciarono ad impadronirsi della sua mente,scorrendo veloci davanti ai suoi occhi,fino a quando un dolce tepore non lo avvolse del tutto,appesantendolo però più del solito.
 

Matt l’aveva chiamato verso le otto di sera,chiedendogli se voleva andare a vedere un concerto al bar centrale,di un certo gruppo chiamato Pinkly Smooth. Si guardò allo specchio che gli stava di fronte. Avrebbe voluto dirgli: No,sto già in pigiama,sì,ho sedici anni e uso i pigiami con gli orsacchiotti,qualche problema? Comunque non ho voglia di uscire,ci vediamo alle lezioni.
-Sì,certo che vengo! Dammi un’ora che mi preparo.-
-Grande Zachary! Ci si vede alle nove e mezza davanti alla fontana!- E poi aveva richiuso. Nella sua mente ancora risuonava quella frase detta dal suo pseudo amico,perché amico in tutto e per tutto non si poteva chiamare,visto che quella era la prima volta che uscivano insieme. Strano,aveva così tanti amici quel Sanders,e andava a chiamare uno sfigato come Zacky? Sospirò,poggiando la cornetta sopra il resto del telefono. Doveva farselo assolutamente spostare dalla sua camera,che se ne faceva ormai? Era solo come un cane. Si alzò svogliatamente e mise un paio di jeans a caso e una maglietta nera di un gruppo a casaccio. Aveva solo quelle ormai nell’armadio,la madre neanche ci provava più a comprargli magliette normali. Si spogliò per poi rivestirsi velocemente,faceva davvero troppo freddo anche in casa! Cosa strana per Huntington beach. Si lavò i denti,la faccia e per ultimo pettinò i suoi amati capelli. Decise di non rasarsi,quella barbetta incolta nelle guance lo faceva sembrare più grande. Indosso il suo chiodo e un cappelletto in lana insieme agli anfibi.
-Zachary,dove scappi?-La voce della madre lo colse alla sprovvista,si era pure dimenticato di dire alla madre che usciva,tanti erano gli anni che non faceva una vera uscita.
-Mamma,vado a vedere un gruppo suonare insieme a Matt,quello di musica- Vide gli occhi della madre lucidi,così le sorrise e scappò velocemente.
 

-Quindi,cellulare preso,portafoglio preso,trucco fatto,capelli fatti,sono pronta! Secondo te sto bene così?-
-Sei bellissima Geneviève,non dovresti neanche chiederlo. E ora vai,ti staranno aspettando!- La incitò Romain prendendola per le spalle per buttarla fuori dalla camera d’albergo. Chiuse la porta della camera,senza darle nemmeno il tempo di salutarlo o,come preferiva,nascondersi dentro la stanza nascondendo un malore. Aveva scoperto solo quella sera che c’erano sia Gena,che Leana,che un’altra ragazza che lei non conosceva! A cui era morta da pochi mesi la sorella! E lei sapeva già che vedere gente triste la metteva giù di morale,inoltre non poteva fare le sue solite battutine,doveva limitarsi nel ridere e quant’altro. Prese un respiro e tirò su la zip del suo giubbotto,per poi scendere nella Hall. Fuori c’era già Leana che impaziente aspettava in macchina,così non dovette neanche sedersi in una di quelle poltroncine rosse per attendere il suo arrivo. Camminò a passo svelto verso l’uscita,facendo rimbombare il suono dei suoi tacchi sul parquet. La salutò con un sorriso che Leana subito ricambiò con uno più accentuato.
-Sei pronta? Vedrai che sono simpatiche!- Le disse,una volta partite.
 
Si risvegliò dal suo sonno senza sogni con un gran mal di testa,mentre un rumore metallico continuava a risuonare intorno a lui. Tastò il comodino prendendo il cellulare,schiacciando un tasto a caso e biascicando qualcosa come: “pronto” Ma sempre a occhi chiusi. Ma nessuno rispondeva,e quel rumore fastidioso continuava a perforargli le orecchie. Aprì gli occhi,scoprendo che non era il cellulare,ma bensì il campanello. Si vide costretto ad alzarsi,anche se gli risultava molto difficile,vista la pesantezza del suo corpo. Strisciò fino alla porta,per fortuna la camera era appena vicino al salone,quindi pochi passi e sarebbe arrivato. Anche se,dati i giramenti di testa,gli sembrava di essere lontano anni luce. Quando girò la maniglia si ritrovò davanti Jimmy con una scatola piena di birra e aspirine. Sorrideva,mostrando i suoi denti bianchissimi.
-Serata tra amici? Visto che stai male… - Disse,e da dietro apparvero Matt,Johnny e Brian. Sorrise anche Zacky,starnutendo poco dopo e spostandosi da davanti alla porta,non sarebbe mai guarito se continuava a stare in mezzo alle correnti! 
Dopo mezz'ora erano tutti ubriachi da far schifo,era grazie a Dio se Zacky non era ancora colassato e continuava a ridere con il naso competamente rosso e le lacrime agli occhi, insieme a una montagna di fazzoletti vicino,mentre Jimmy continuava a cantare stile rap e di tanto in tanto sorseggiava il Jack Daniel's trovato nella dispensa di Zack. 

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Ok,fa S C H I F O. Scusate,non ho moltissimo tempo :( Cercherò di recuperare nel prossimo capitolo,ve lo giuro! Giurin Giurello,ecco! u.u 
Ok,è Fondamentale questo per il prossimo capitolo,prometto che ne farò uno stupenderrimo v.v 
Scusate ancora,ho un casino di roba da fare ç___ç 

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