Last Tears 3: The Death Threat

di Summerbest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Orgoglio Ed Egoismo ***
Capitolo 2: *** Una Cosa Che Non Capirò Mai ***
Capitolo 3: *** L'Alba Dei Mari ***
Capitolo 4: *** La Paura Supera L'Orgoglio ***
Capitolo 5: *** Come Rovinare La Giornata Ad Un Ignaro Sconosciuto ***
Capitolo 6: *** Non Si Può Sempre Fuggire ***
Capitolo 7: *** La Paladina Delle Vittime Di Barbossa ***
Capitolo 8: *** Lo Scacchiere Matto ***
Capitolo 9: *** Pace? ***
Capitolo 10: *** Il Lato Recitativo Di Barbossa ***
Capitolo 11: *** Destinazione Remota ***



Capitolo 1
*** Orgoglio Ed Egoismo ***


Ahoy! Che bello tornare a scrivere dei pirati dopo tanto tempo^^
Ecco a voi il… terzo Last Tears!!!
Alcune cose da anticipare:
1- questo Last Tears intendo incentrarlo soprattutto su Jack
2- intendo farlo più “piratesco” e meno “soprannaturale”
3- possibile inserimento di due nuovi personaggi, che comunque non andranno oltre questa storia
In ogni caso sono aperta alle vostre idee, nel caso pensiate sia necessario l’inserimento di qualcosa in particolare^^
Ringrazio Fannysparrow, Imperfect_angel, Rebecca Lupin, chirkin, LadyKiki90,victoriavandort e emmawh per le recensioni dell’ultimo capitolo di LT 2: GRAZIE!!!
Spero vi piaccia quest’inizio, buona lettura!!!



Last Tears 3: The Death Threat




Capitolo 1



Orgoglio Ed Egoismo




Ero persa nei miei pensieri, con lo sguardo assente fisso in un punto preciso. Contemplavo la raffinata tazza in porcellana sotto i miei occhi, il fumante the caldo la scaldava, ancora ad una temperatura troppo alta per essere bevibile. Con il cucchiaino in mano sinistra mossi la bevanda ambrata, provocando un lieve tintinnio che accompagnò quel lento gesto rotatorio. Attraverso quel semplice liquido un viso familiare ricambiava il mio sguardo, apparendo ancora serio e composto dopo l’ultima discussione.
No, non ero impazzita al punto di vedere Jack in una tazza di the, l’unico motivo della mia “visione” era che non riuscivo a non pensare alla nostra ultima discussione, e a ciò che aveva portato. Avevamo usato un tono duro accompagnato da tante bugie pronte a ferire entrambi. Tutto ciò non aveva affatto giovato al nostro rapporto fraterno, ed ora nessuno dei due voleva anche solo rivolgere la parola all’altro.
ed ora come faccio?
A breve sarei dovuta tornare sulla Perla, da Jack. Avrei dovuto incontrare il suo sguardo corrucciato ed udito le sue parole che non mi avrebbero più riguardata per un incerto lasso di tempo. Dovevo essere io la sola a provare rabbia dei due, ero io quella che era stata ferita da tutte le cose omesse da Jack, dalla strana e misteriosa promessa con John e dalle mille bugie che circondavano il tutto. Eppure anche Jack era arrabbiato: perché? Credo fosse per tutto ciò (in parte falso) che era fuoriuscito dalla mia bocca durante il litigio. Lo avevo trattato male, ed ora anche lui pretendeva delle scuse.
Ancora rivivevo l’istante in cui avevo deciso di far scalo a Port Royal, per passare qualche giorno con mia madre. Dopo la storia di Adrien tutti noi avevamo bisogno di una pausa, quindi ne approfittai per cogliere quell’occasione al volo e prendermi una pausa anche da mio fratello. Non sapevo dove invece possono aver passato quei giorni i pirati della Perla, anche se sospettavo avessero speso il loro tempo in qualche fugace incontro a Tortuga.
Jack non mi ha accennato nulla al riguardo
E di cosa mi meravigliavo? Se non mi parlava non mi poteva dire dei suoi piani. Avevamo comunicato solo quando eravamo obbligati a decidere il tempo della mia assenza: tre giorni, ed al passare di questi la Perla sarebbe tornata a riprendermi con sé.
ed il suo Capitano con essa
In cuor mio sapevo che Jack non era così meschino da non venire, eppure continuavo a non averne la totale certezza. Sicuramente anche lui in quell’istante si sarà posto la mia stessa domanda: tornerà davvero?
<< Alexis? Mi stai ascoltando? >>
Mi destai dai ricordi, venendo richiamata da mia madre, che avvolta nel suo maestoso ed appariscente abito color crema mi fissava attonita. Ero stata assente per così tanto tempo che neppure avevo a mente l’ultima frase pronunciata dalle due. Mia madre sembrò accorgersene, infatti, appoggiò la sua tazzina di the sul tavolo, abbandonando l’idea d’intraprendere un discorso con quella lunatica di sua figlia. Il vento autunnale sembrò spazzare via anche la sua voglia di chiacchiere. Entrambe ci limitammo ad ammirare l’ambiente attorno a noi, beandoci del panorama visibile dalla terrazza che ci ospitava per quella serata improvvisata.
<< poco fa ti ho chiesto se rimani ancora qualche giorno o parti già quest’oggi >>
Ruppe il silenzio. Io posai il cucchiaino al lato della tazza, rendendomi conto che tutti quei pensieri mi avevano chiuso lo stomaco e fatto passare la mia voglia di the.
<< come vi ho già detto la partenza è prevista per oggi, precisamente per ora >>
Spiegai, accompagnando quella che poteva sembrare una brusca risposta con un dolce sorriso. Riportai alla mente le raccomandazioni di Jack: sarei dovuta andare alla Perla quando il cielo iniziava a scurirsi, non abbastanza buio per i manigoldi ma abbastanza tardi per limitare l’afflusso di gente. Inoltre avrei dovuto proseguire oltre il porto, in una zona nascosta da guardie, poiché una nave pirata a Port Royal non sarebbe di certo passata inosservata.
Notai l’annuire di mia madre, rallegrandomi al pensiero di non doverla pregare per lasciarmi andare.
<< a presto >>
La salutai avvolgendola in un caldo abbraccio subito ricambiato.
Abbandonai la terrazza, affrettandomi su per le scale. Raggiunsi la mia stanza, recuperando il mio bagaglio ed aggiungendoci all’interno qualche cianfrusaglia a cui ero particolarmente legata. Saltellai fino all’uscio, voltandomi in un ultimo silenzioso saluto a quello che in quei tre giorni era stato un ottimo rifugio per pensare.
Corsi giù per le scale, salutando e promettendo ancora una volta un mio ritorno al più presto.
Non ero sicura di voler perdonare Jack molto facilmente, questa volta non intendevo lasciargliela passare liscia come se nulla fosse. Anche se ciò significava vivere un lungo viaggio senza rivolgergli parola.
spero in delle sue scuse? Sono proprio un’illusa
Entrambi eravamo troppo orgogliosi per cedere al volere dell’altro, nessuno dei due avrebbe dato le proprie scuse senza prima esser stato minacciato di morte.
forse non passeremo un lungo viaggio ignorandoci, forse passeremo tutto il tempo a litigare
Allettante più di un voto del silenzio.
M’incamminai per la strada, affiancata dal mare da un lato e tante casupole dall’altro. Avevo da poco raggiunto e superato il ponte, venendo accarezzata più volte dal freddo vento di stagione. Più che ad una carezza assomigliava ad un getto d’acqua ghiacciata. Rabbrividii, con alcune ciocche corvine che m’impedivano una chiara visione del tragitto ed il vestito addosso che ogni tanto s’alzava lasciando raffreddare anche le gambe spoglie. Il cielo grigio prometteva pioggia, ed io già m’immaginavo in una veloce corsa tra pozzanghere e fossi. L’abito signorile color azzurro che indossavo non mi dava per nulla un’aria da pirata, e sotto la pioggia, totalmente fradicia, sarei stata ancora più irriconoscibile di quanto non ero già.
la prima cosa che farò tornata a bordo è cambiarmi
Proseguii lungo una discesa rocciosa, stando ben attenta a dove mettevo i piedi. Dovetti levare le scarpe con il tacco e tenerle in mano, mentre scendevo a piedi nudi da una roccia all’altra.
Saltai dall’ultimo ostacolo per la mia incolumità e raggiunsi la destinazione, tornando ad ammirare, dopo tanto tempo, la Perla Nera.
con quel nuvoloso fondale ha un’aria quasi inquietante
<< ma guarda che bella ragazza, Stue >>
Un malizioso vocione maschile mi mise in guardia. Proveniva da dietro di me. Estrassi un semplice coltello dal piccolo bagaglio e, voltandomi di scatto, lo puntai contro quelli che già consideravo come dei pervertiti di passaggio. I loro sorrisi svanirono non appena si resero conto di non aver davanti l’indifesa dama che credevano. La mia espressione ostile invece rimase sul viso, mentre abbassavo l’arma.
<< Miss Sparrow >>
Esclamò uno di loro, dando prova di avermi riconosciuta. Notai i loro sguardi andare oltre la mia minuta figura di mezza piratessa acquisita. Mi voltai, seguendo la traiettoria dei loro occhi, e mi ritrovai faccia a faccia con il Capitano della Perla.
Nessuno dei due mutò espressione in un sorriso, finendo in un breve silenzio colmo di tensione.
<< sei in ritardo >>
per lo meno non mi ha dato del lei
<< non avevo fretta >>
Esclamai spocchiosa, superandolo e rimettendo il coltello al suo posto nel bagaglio. Sentii la sua presenza dietro farsi più vicina, quando credetti stesse per rivolgermi nuovamente la parola, mi superò, salendo per primo sulla Perla.
è per caso una prova di superiorità?
Feci una smorfia, salendo anch’io a bordo. Ricevetti sguardi privi di felicità o di un qualsiasi altro bel sentimento da parte di tutta la ciurma, eccetto per Lisey che mi circondò subito con un abbraccio.
<< bentornata >>
Esclamò gaia, con accanto la figura bassottina del nostromo Gibbs. Quest’ultimo si limitò ad un veloce cenno della mano, mentre Lisey scioglieva l’abbraccio. Mi resi conto che era da quando eravamo tornati dall’ultima avventura che Lisey e Gibbs non facevano altro che stare insieme…
I miei pensieri nei loro confronti svanirono sul nascere quando vidi John girare l’angolo alla mia vista. Dall’istante in cui aveva stretto quel patto con Jack non aveva osato neppure guardarmi.
Abbassai lo sguardo, decidendo di non pensare a lui. Accennai un sorriso a Lisey e Gibbs, prima di superare anche loro e dirigermi verso la mia cabina. Percorsi il tragitto con un espressione alla statemi-alla-larga dipinta sul volto, intimando proprio tutti ad evitare di portare la loro attenzione su di me. Avevo proprio voglia di passare inosservata.
Aprii la porta della cabina e mi ci fiondai dentro, lasciandomi avvolgere dalla familiarità di quei mobili e di quella stanza in cui tutto era esattamente come lo avevo lasciato.
Mi cambiai veloce, limitandomi a sostituire quell’abito azzurro con una camicia ed un paio di pantaloni.
Subito dopo raggiunsi la scrivania, aprendo il cassetto ed estraendone il famoso diario di bordo. Lo lasciai sul tavolo, mentre prendevo qualche candela e l’accendevo per far luce nell’oscurità della cabina. Ne misi una a sinistra ed un’altra a destra.
Mi sedetti e con uno scricchiolio della sedia m’inchinai sulla prima pagina bianca, iniziando a scrivere:

Jack è arrabbiato, io sono arrabbiata e quasi tutta la ciurma è arrabbiata… con me. Quasi ho nostalgia dei primi giorni sulla Perla in cui mi limitavo a farmi notare solo per i miei pasticci, giorni in cui Jack era sempre lì pronto ad aiutarmi. In seguito dovetti iniziare a maturare, come quando restai da sola faccia a faccia con Adrien. Ora non so cosa fare… Non ho idea di quanto tempo durerà questa “lite”. Maledetto orgoglio che m’impedisce di far pace con Jack.
Se all’inizio ponevo tutto su di mio fratello e dopo iniziavo ad essere indipendente.. Ora? Avrei dovuto agire da sola? Come se fossi un pirata qualsiasi della ciurma?

Smisi di macchiare d’inchiostro e di pensieri a vanvera quella pagina, fissando il resto del foglio privo di scrittura.
Alzai lo sguardo sulla fiamma della candela e, come se stessi vedendo una stella cadente, espressi un desiderio: che tutto si risolva al più presto.


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Capitolo 2
*** Una Cosa Che Non Capirò Mai ***


Ahoy!!! Scusate per la lunga attesa, purtroppo il tempo per scrivere in questo periodo è poco, ma spero di riuscirmi a riscattare con l’arrivo delle vacanze… intanto sono riuscita comunque a scrivere, ed ecco infatti il secondo capitolo^^

ora rispondo ai commenti:

Per emmawh: wow davvero? Google mi conosce, wow! :D eh Jack orgoglioooso, in lui riuscirei a sopportare anche quello XD nonostante io detesti l’orgoglio… certo che faranno pace, solo non subito^^ puoi pure abbassare quell‘arma^^’ esatto, vigliacco è la parola adatta per definirlo… siii, Lisey/Gibbs fan club *_* ho sempre desiderato trovare una compagna al nostromo** grazie^^
Per la copertina ho avuto fortuna a trovare due belle immagini che insieme fanno una bella copertina :D
La cosa del meno fantasy è più intesa per meno kit del piccolo mago di Adrien xD
Buona lettura(:


Per victoriavandort: davvero? Grazie! Si, in effetti cerco d’impegnarmi di più, riscrivendo le parti che non mi convincono e rivedendo il testo più volte.. Ancora grazie^^ buona lettura(:

Per LadyKiki90: eh si, si parte già con un bel paio di cose in mezzo.. Ahahah non posso prevedere niente, spero anch‘io non arrivino a tanto xD alla fine si vogliono bene.. Si… buona lettura(:


Per Imperfect_angel: ehh Jack è un tipo permaloso, ed in parte anche Alexis lo è xD diciamo che il torto è più dalla parte di Jack, anche se la sorellina rischia comunque di passare dalla ragione al torto anche lei… sono complicati da capire xD dopotutto sono Sparrow u.u felice che ti piaccia la coppia Lisey-Gibbs :D ho sempre pensato che Gibbs dovesse avere qualcuno accanto xD ehhh John, John… scoprirai anche quello, solo che dovrai aspettare un po’ di più… buona lettura(:


Per Fannysparrow: esatto, la traduzione è quella… ehhh lo scoprirai(: hihihi la situazione Gibbs-Lisey viene spiegata in parte in questo capitolo… anche se in ritardo auguri anche a te xD
Nuovamente grazie per il voto, non tanto per il fatto del concorso ma principalmente per quello che hai scritto, il fatto che ti piaccia così tanto Alexis e la storia… davvero, sono commossa ^///^
Buona lettura^^




Capitolo 2



Una Cosa Che Non Capirò Mai




La cabina ospitava ancora la mia presenza, divisa tra la penombra alle mie spalle e la luce delle candele accanto al foglio. La fiamma creava svariati giochi d’ombra attorno alla mia figura, gettando un po’ di buio in alcuni punti specifici, ed ogni tanto rileggere ciò che avevo scritto si rivelava più complicato.
Dopo il desiderio espresso avevo ripreso a scrivere, ricordando più eventi passati che esprimendo il mio umore attuale. Metà delle frasi contenute in quella pagina erano rivolte a Jack, condite da qualche acido commento che dovevo assolutamente tenere per me.
Un movimento brusco della nave, provocato sicuramente da qualche onda selvaggia, fece cadere a terra alcuni degli oggetti in bilico, ed inclinare quelli che fino a poco fa erano dritti ed al loro posto. Vidi la candela prendere una pericolosa posizione, e per un attimo temetti che fosse in procinto di toccare il foglio o la scrivania e dar loro fuoco. Per mia fortuna si limitò ad assumere una posizione verso la destra, tornando al suo posto non appena la nave si fu nuovamente stabilizzata.
Emisi un sospiro di sollievo, ringraziando la mia buona stella.
Qualcuno bussò alla porta, ed avendo ancora il cuore in tumulto per la paura di prima balzai sulla sedia, spaventata da quel rumore improvviso. Mi diedi della stupida, cercando di assumere un po’ di calma.
<< posso entrare? Sono Lisey >>
Per un istante avevo davvero creduto che dietro quella porta vi fosse Jack, pronto a porgermi le sue scuse. Mi diedi anche dell’illusa, ricordandomi poi di rispondere a Lisey:
<< entra pure >>
In quel frangente di tempo non avevo comunque smesso di scrivere, alzando gli occhi dal foglio solo per controllare la candela e prendermi due spaventi. Anche quando udii la porta aprirsi non staccai lo sguardo dalla pagina, almeno finché non riuscii a finire di scrivere l’ultima frase.
Dopo aver messo un punto per concludere il tutto, le mie iridi scure andarono a scontrarsi con quelle chiare di Lisey. La ragazza sostava nell’uscio, con la chioma rossa piena di riflessi del sole ed un’aria curiosa nel volto. Notai che ciò che suscitava il suo interesse in quel momento era il mio diario di bordo, aperto sulla scrivania e pieno di parole misteriose intinte di mille pensieri.
Presa da un’improvvisa gelosia per i miei ricordi chiusi bruscamente il diario, mettendo fine all’occhiata curiosa di Lisey. Mi vergognai in parte della mia reazione, dopotutto avrei potuto agire in un modo più delicato o comunque non così evidente. La verità era che l’ultima cosa che desideravo era rendere pubblica la mia versione degli eventi passati, lasciando così via libera per entrare nella mia testa.
cosa che traumatizzerebbe chiunque a vita
Strinsi gli occhi per un secondo, nel tentativo di cancellare via quell’antipatica vocina che adorava tanto prendersi gioco di me.
Lisey aveva assistito tranquillamente alla scena, lasciando cadere senza chiedere spiegazioni il suo interesse per i miei “segreti”. Per un attimo pensai volesse spezzare la tensione con una battuta, invece preferì passare subito a spiegarmi il motivo della sua visita:
<< sono venuta qui per informarti che oltre la soglia di questa porta c’è una simpatica ragazza, tua amica, che non aspetta altro che gettarsi in una chiacchierata tra donne >>
Sorrisi insieme a lei, comprendendo benissimo come si doveva esser sentita a passare giorni con una ciurma di soli uomini.
Mollai il diario, chiudendolo nel cassetto.
<< sicura di non preferire la compagnia di Gibbs alla mia? >>
La canzonai. Era più forte di me, l’aria che c’era tra loro due aveva riscattato l’istinto da pettegola che ogni ragazza d’alta borghesia possedeva.
Lisey arrossì, apparendo per la prima volta timida ai miei occhi. Veder colorire in quel modo le sue gote mi fece sorgere ancora più sospetti.
<< prima o poi dovrai spiegarmi esattamente cosa c’è tra voi due >>
Esclamai, lasciando sott’intendere che desideravo fosse più un “prima” che un “poi”.
<< forza, usciamo all’aperto! >>
Lisey cambiò repentina il discorso, accingendosi a prendermi per i polsi per trascinarmi fuori. Mi divincolai dalla presa dopo poco, lasciandole intendere che l’avrei seguita e che non avevo nessuna intenzione di negarle parte della mia giornata. L’unica cosa che mi premeva era lasciare incustodito il diario nella cabina, separato dal resto del mondo solo da un semplice cassetto. Sapevo che se mi fossi congedata per occuparmi di quello avrei offeso Lisey, lasciandole intendere che preferivo curarmi di un diario invece che allietare la sua giornata con qualche sano pettegolezzo. Ciò non doveva proprio avvenire, non se lo meritava.
<< mi chiedo cos’abbia la ciurma contro di me >>
Esordii, riportando alla mente gli sguardi degli uomini quando ero salita a bordo. Speravo solo che qualunque fosse il motivo del loro comportamento non li spingesse a portarmi rancore per troppo tempo. Avevo già una persona contro, e non intendevo averne altre.
<< non sono arrabbiati con te, semplicemente non vogliono andare contro il loro Capitano, cosa che, invece, tu stai facendo >>
Era questo dunque? La ciurma era dalla parte di Jack anche in questo caso? Dopotutto non potevo aspettarmi che qualcuno preferisse dar ragione a me invece che all’uomo che poteva abbandonarli in un porto.
<< ci sono io dalla tua parte >>
Mi rassicurò Lisey, quando le feci notare la totale assenza di alleati. Le sorrisi grata.
Salimmo sopra coperta, ed in effetti, non appena raggiunsi il ponte, notai subito che il distacco della ciurma nei miei confronti era dettato da una semplice paura. Paura di evadere dall’opinione comune in cui io ero in torto e Jack aveva ragione.
Ne fui rincuorata in parte, passeggiando più a mio agio affiancando parapetto. Ci dirigemmo a prua, distanziandoci dalla ciurma ed appoggiandoci al legno con uno sguardo sul mare. Ero consapevole che da quella posizione Jack, che stava al timone, mi avrebbe vista. Ed in parte speravo che quello bastasse a fargli pensare che non mi disperavo per la nostra lite.
<< allora, cosa c’è tra te e Gibbs? >>
Ritoccai nuovamente l’argomento, assistendo ancora una volta alla stralunata reazione di Lisey allo sentir pronunciare quel nome. Il sorriso le si allargò di colpo, diventando ancora più radioso di prima. Prese una strana luce negli occhi, quel tipo di luce che può avere solo chi è… oh mio Dio.
<< tu sei inna… >>
Venni bloccata repentinamente dalla mano di Lisey. In effetti il mio tono di voce, alterato dalla sorpresa, rischiava di rivelare la mia scoperta a tutti i membri dell’equipaggio.
<< …morata >>
Conclusi in un sussurro, non appena la mano liberò la mia bocca.
Non ero una persona molto superficiale, ma… Gibbs! Non riuscivo proprio a capirla, ed ero sicura che non avrei mai davvero capito. Per ora dovevo limitarmi ad accettarlo, cosa già più facile.
Lisey non disse nulla per qualche secondo, limitandosi a giocare con i lacci che legavano il corpetto sopra la bianca camicia.
<< si, beh… non lo so! >>
Sembrava parecchio confusa.
<< è così gentile con me! È bello venire trattate in un modo così romantico >>
Romantico?
Un immagine di Gibbs vestito di tutto punto che si esibiva in una serenata mi saettò in mente. La cacciai subito, tornando a prestare attenzione alle parole di Lisey.
<< è piacevole stare in compagnia di un uomo così, specialmente dopo la strana relazione con Adrien >>
Abbassai il capo, non reggendo bene il ricordo di Adrien e ciò che avevo fatto. Dopo l’accaduto avevamo evitato entrambe di parlarne. In quell’istante mi chiesi se non stessimo mettendo troppe cose da parte per un futuro che non si prospettava molto roseo. Temetti che quei discorsi si potessero ripresentare in seguito mettendo fine all’amicizia tra me e Lisey. Il mio non fidarmi completamente di lei, la sua paura nel rivelarmi i suoi sentimenti, Adrien… specialmente Adrien.
Il silenzio pervase l’aria, venendo distrutto da un mio impeto di coraggio che mi spinse ad evitare quella tensione aprendo bocca:
<< quindi tu e Gibbs ora siete… >>
Lasciai la frase in sospeso, indecisa su come definirli.
Lisey scosse la testa, sconsolata.
<< non ancora, per il momento siamo solo buoni amici >>
Dal suo tono di voce e dai suoi sentimenti nei confronti di Gibbs, intuii fosse colpa di quest’ultimo se le cose non si erano ancora mosse. Non pensavo fosse esperto di relazioni sentimentali, le uniche che ipotizzai potesse aver avuto immaginai avessero un solo obbiettivo ed una durata di una notte. Di certo quelle non includevano una qualche dichiarazione d’amore.
<< non perdere la speranza >>
La incoraggiai, sorridendole.
Tornammo a stare in silenzio, questa volta volontariamente e senza imbarazzo. L’unico rumore presente (oltre a quello della ciurma che lavorava) era il verso di uccelli che migravano verso la direzione opposta a quella della Perla, punteggiando il cielo grigio e sempre più di cattivo auspicio. Una fredda brezza tornò a colpirmi, muovendo la mia folta chioma nera e facendomi nuovamente rabbrividire. Questa volta il mio viso fu anche toccato da alcune gocce d’acqua, che aumentavano di numero, dando inizio ad una fitta pioggia. Notai le onde scontrarsi contro lo scafo e far sobbalzare così la nave, spingendomi a tenermi salda al legno di parapetto, spaventata.
<< tempesta in arrivo! >>
Urlò l’uomo sulla coffa.
Io e Lisey ci scambiammo uno sguardo preoccupato. Era la prima volta che affrontavo una tempesta in mare in tutta la mia vita. Il mio primo pensiero fu: Jack.


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Capitolo 3
*** L'Alba Dei Mari ***


Ahoy!!! Come avevo già annunciato nel primo capitolo, due nuovi personaggi sono in arrivo. Il primo fa la sua comparsa proprio in questo capitolo, e sono proprio curiosa di sapere cosa ve ne pare di questo primo impatto con lui^^

ora rispondo ai commenti:

Per Rebecca Lupin: ben arrivata cara, tranquilla, non hai perso molti capitoli^^ ehh lo so, dispiace anche a me fargli tenere il broncio :( Alexis sarà felice di sapere che sei dalla sua parte u.u ehhh tra Lisey e Gibbs se son rose fioriranno (giusto per rimanere in tema xD) buona lettura(:


Per Piccola Letty: ohh che piacere conoscere una nuova lettrice(: grazie, mi fa piacerissimo che ti piaccia così tanto^^ ho letto la tua storia e devo dire che anche tu non scherzi in fatto di creatività (ho lasciato pure un commento u.u) se ti va fammi sapere anche cosa ne pensi di questo capitolo :D e buona lettura(:

Per LadyKiki90: yes, together forever XD wow lo desideravi così tanto? XD ehhhhh chissà se il caro fratellone lo farà… buona lettura ^_^

Per victoriavandort: accie** lo spero anch‘io xD anche se sono la scrittrice di questa storia non posso obbligare il nostromo a fare cose che non vuole, quindi attendo un suo impeto di coraggio xD buona lettura^^


Per Imperfect_angel: sono d‘accordo, l‘ho sempre pensato come un uomo un po’ timido** per sapere cos‘accade durante la tempesta dovrai attendere al prossimo capitolo…
Uhh posta posta che non vedo l‘ora di leggere** tranquilla, non è un obbligo, lo faccio con piacere^^
Buona lettura :D


Per Fannysparrow: ohh grazie** (quante volte ti avrò ringraziato dal primo Last tears a questo? XD non riesco a smettere^^) rivangare quell‘episodio non è valido, era ubriaco ed era per quello che stonava xD comunque non sono così crudele da infierire a Lisey una tortura simile xD buona lettura(:




Capitolo 3



L’Alba Dei Mari




Entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle. Bastava un’occhiata fugace per notare la preoccupazione che aveva addosso. L’ansia era un’emozione comune e frequente per lui, che si presentava anche per le cose più frivole, ma mai come in questo caso aveva raggiunto livelli così alti. Era consapevole di doversi calmare, ma non riusciva ad ordinare al suo cuore di smettere di battere così veloce, e detestava che i suoi passi fossero accompagnati da quella paura attanagliante.
Strinse i pugni, lasciando che le unghie segnassero i palmi delle mani, immerse in un bagno di sudore provocato dalle emozioni che provava in quel momento.
Calmati, non ti ha ancora parlato, né dato il compito da eseguire… calmati!
L’autoconvinzione stava iniziando ad avere effetto, mentre quel briciolo di dignità rimasto lo spingeva a nascondere il terrore che gli dava quell’incontro. Sapeva che ora era in grado di aprir bocca senza emettere suoni insensati, perciò ne approfittò per porre la domanda:
<< mi volevate vedere? >>
Ci fu una pausa, in cui potè udire solo il battito del suo cuore ed il rumore dei rami che sbattevano contro le finestre.
Si ritrovò a fissare il panorama dal vetro: un giardino visibile a metà, oscurato da un imponente albero con i rami scossi dal vento. Notò inoltre che il sole era tramontato da tempo, ed ormai il buio incombeva, segnato dal maltempo.
Tornò a guardare davanti a lui. Nella zona in ombra della stanza, poco sfiorata dalla luce delle candele, una figura si sporse in avanti. Quella fioca illuminazione rivelò solo poche zone del suo viso, zone che non comprendevano gli occhi, lasciando comunque l’aspetto dell’uomo avvolto nel mistero.
<< Lawliet Crane? >>
La voce dello sconosciuto si appellò all’ansioso giovane davanti a lui.
Quest’ultimo annuì, rimanendo fermo nel suo gessato e formale soprabito nero. Gli stivali in pelle che portava ai piedi si sfiorarono tra loro, con la suola ancora bagnata dopo aver affrontato varie pozzanghere all’aperto. I capelli castani erano perfettamente sistemati, quasi a simulare l’omogeneità di una parrucca, ed in parte il merito di quella perfezione era della pioggia. Il suo viso giovanile mostrava tutta l’ingenuità e la timidezza che lo caratterizzavano, con gli occhi, così scuri da non distinguersi dalla pupilla, che scrutavano con curiosità l’ignoto individuo.
Lawliet era a conoscenza dell’importanza che aveva seguire quegli ordini per la sua famiglia. Da generazioni la parte maschile del suo albero genealogico faceva parte dell’“Alba Dei Mari”, e lui non poteva di certo interrompere quell’usanza di famiglia solo per la sua mancanza di coraggio. Non era come uno dei suoi amati libri, in cui per trovare una risposta bastava cercare nell’indice del volume o sfogliarlo attentamente. Era più l’azione e la furbizia a pesare, dosata con un pizzico di investigazione.
L’“Alba Dei Mari” consisteva in un Ordine che non era né dalla parte della marina, né da quella dei pirati. Era un gruppo a parte, con le loro leggi ed i loro commerci. Lavoravano dalla parte del popolo, o più che altro dalla parte di coloro che avevano in mente un progetto non proprio legale e non intendevano sporcarsi le mani. Per la maggior parte dei casi si trattava di semplici consegne anonime, ma nell’eventualità peggiori si poteva anche parlare di omicidi su commissione. Ovviamente il tutto era sotto pagamento, e nel caso che qualcuno si “dimenticasse” di dare la giusta somma di denaro, la sorte che lo attendeva non si prospettava molto piacevole.
Come ogni volta, Lawliet, sperava con tutto se stesso che il caso in questione non riguardasse un omicidio, ma una semplice consegna. Non aveva mai ucciso qualcuno, e non intendeva di certo iniziare da quel momento. Anche se, per quanto le cose gli lasciassero l’anima in pace, non poteva non restare turbato da come veniva preso in considerazione. Non si fidavano a commissionare un omicidio ad una persona con il suo carattere. La sua dignità subiva un brutto colpo ogni volta che giungeva a quella conclusione.
<< si tratta di una consegna >>
Lawliet emise dentro di sé un sospiro di sollievo. Le dita di due mani guantate abbandonarono l’ombra per raggiungere un punto preciso della scrivania. Tenevano con loro un pacco, che venne lasciato lì mentre le dita tornavano nell’oscurità.
Del misterioso individuo Lawliet sapeva solo che veniva chiamato Yama e che era lui ad incontrare i clienti e a scegliere poi a chi dare i casi. Il massimo grado dell’Alba era suo, e non vi erano fonti certe per sapere se ne era anche il fondatore.
Lawliet esitò un attimo, allungando poi le mani per prendere la busta. Una volta che le sue dita toccarono la carta potè notare che la forma non ricordava quella di un semplice foglio.
all’interno vi è anche un oggetto, anche se dal tatto non riesco a percepire di che utensile si tratti
Naturalmente non aveva il permesso di aprirlo, era una delle leggi da rispettare e non osava immaginare quale potesse essere la punizione per tale infrangimento.
Le dita di Lawliet proseguirono lungo la superficie, andando poi ad incontrare il timbro della busta: una A incastrata con una M tra le onde. Andò avanti con l’esaminazione, trovando il nome del destinatario scribacchiato malamente in un lato del pacco: Sparrow.
Lawliet restò interdetto, cercando inutilmente un’altra scritta che gli rivelasse il nome oltre al cognome.
<< ehm… credo ci sia un errore, manca il nominativo del destinatario >>
Osservò titubante. Ricevere chiarimenti era più importante della paura che gli provocava fare domande a Yama. Inoltre la sua indole pignola lo avrebbe spinto in ogni caso a far presente una mancanza simile.
<< nessun errore, l’uomo che ci ha incaricati della consegna ha specificato solo quello. Dovrete scoprire voi il giusto destinatario >>
Lawliet lo guardò come se attendesse uno “scherzavo!” da un momento all’altro. Il soggetto in questione poteva far parte di una numerosa famiglia, ed in quel caso non sarebbe mai arrivato al vero destinatario. Era quasi impossibile!
<< cos’altro aspettate per lasciare la stanza? >>
Lawliet quasi balzò dallo spavento, al sentire l’alteramento improvviso della voce di Yama.
Si esibì in un impacciato inchino, scusandosi per la sua prolungata presenza. Poi, sempre più goffamente, uscì dalla stanza. Portandosi dietro il disagio per come era andata male con Yama.
non sono portato per questo lavoro
<< ehy Law! Attento a non fartela addosso anche questa volta! >>
Una voce canzonatoria s’innalzò nella sala che aveva appena raggiunto. Si trovava in un’ampia ala per il ristoro che sfociava a destra in un corridoio, e proseguendo questo si arrivava alla porta d’ingresso. L’urlò di poco fa proveniva dal tavolo centrale, precisamente dal posto a capo tavola. Da lì un uomo (anzi, un’Idiota) si era appena messo in piedi per reclamare le risate dei suoi compari, provocate con quella brillante battuta. I presenti non avevano esitato ad accontentarlo, lasciando il dubbio sul se fosse l’alcool in corpo a divertirli così tanto o la compagnia di un uomo così simpatico.
In quel viso sbruffone Lawliet riconobbe con facilità il “collega” tutto-pugni-niente-cervello che rispondeva al nome di Dan. Egli non perdeva mai occasione di mettersi al centro dell’attenzione come “vincente” e far risultare Lawliet il “perdente”.
<< sempre la solita frase, Daniel. Manchi d’originalità >>
Nessuno diede molto peso alle sue parole, continuando a ridere, scherzare e brindare, lasciando modo a Lawliet di abbandonare quella scomoda situazione senza dare troppo nell’occhio.
Superò il corridoio raggiungendo la porta d’ingresso, l’aprì e si gettò nella piovosa Cayman. Le gocce gli resero la casacca fradicia in un attimo, sparendo nel nero più assoluto. Con un tempo così, Lawliet, si ritrovò a pensare ai suoi “colleghi” trattenuti a terra dal mare ingestibile. Subito dopo puntò una locanda a caso, decidendo di iniziare la sua ricerca partendo dal chiedere informazioni su di un certo “Sparrow”. Non aveva altro tempo da perdere, prima svolgeva il suo compito e prima poteva tornare ai suoi tranquilli studi in biblioteca.


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Capitolo 4
*** La Paura Supera L'Orgoglio ***


Ahoy!!! Sono passati 19 giorni dall‘ultimo aggiornamento: mi dispiaceee! Vi avverto che questo capitolo è più un ‘passaggio’ per arrivare ad una parte importante che ci attende dopo, a fine lettura sono sicura che avrete capito benissimo a cosa mi riferisco(:

ora rispondo ai commenti:

Per victoriavandort: non preoccuparti, non ti deluderanno i due Sparrow :P thank you as always(:


Per Fannysparrow: grazie, ormai c’ho preso la mano a tenere tutti sulle spine :P hehe chissà, probabilmente andranno d’accordo… o forse no? È troppo lunatica per poter prevedere in anticipo come agirà xD per scoprire il destinatario del pacco ci vorrà ancora un bel po’ di tempo… intanto Gibbs ha detto che sei perdonata e ti augura buona lettura u.u xD


Per LadyKiki90: haha l’influenza di Jack si fa sempre sentire xD buona lettura(:

Per Rebecca Lupin: ehh povero Lawliet, non se ne intende proprio di pirati xD chissàààà… dovrai pazientare per scoprirlo, intanto dimmi che ne pensi di questo capitolo^^ buona lettura(:


Per Piccola Letty: bene bene, spero che anche a te vada tutto bene^^ spero ti sia piaciuto anche questo capitolo(: buona lettura(:




Capitolo 4



La Paura Supera L’Orgoglio




Le onde del mare spingevano la nave ad inclinarsi da una parte e poi dall’altra, mentre la pioggia continuava a bagnare il ponte, rendendolo sempre più scivoloso e compromettente per l’equilibrio di tutti i passeggeri. Dovetti stare ben attenta a non cadere, mentre raggiungevo le funi e compivo la mia parte di lavoro in quella tempesta.
<< su i pennoni! Accorciate le vele di gabbia! Tirate dentro le vele da prora a poppa! >>
Tutti ci affrettavamo correndo da una parte all’altra, sfidando la pioggia ed il vento che rallentavano i nostri movimenti. La situazione si fece sempre più complicata, ed io arrivai a camminare con il costante timore che la nave potesse ribaltarsi da un momento all’altro. Pensiero che svanì non appena il mare sembrò acquistare un po’ di magnanimità diminuendo la forza delle onde, che ora si limitavano a far dondolare lo scafo. La ciurma, intanto, eseguì l’ordine ammainando i pennoni per offrire meno superficie al vento, rallentando la nave.
Jack dominava le onde dal cassero di poppa, tenendo saldamente il timone e non lasciandosi abbattere dal maltempo. La nave continuò il suo tragitto, mentre la pioggia ed il vento continuavano ed un nuovo pericolo stagliava l’orizzonte: scogli. Sgranai gli occhi per la paura.
Supposi che un pericolo simile non fosse passato inosservato a Jack, ma comunque abbandonai la vista di quell’imminente ostacolo, dandogli le spalle e correndo da lui.
la paura supera l’orgoglio
Lungo il mio tragitto venni fermata da una corda, che mi s’impigliò nel piede facendomi cadere sul ponte bagnato. Potevo sentire la fune tirarmi la caviglia quando cercavo di andare avanti e liberarmi di quel fastidioso imprevisto, mentre più tiravo e più il nodo si faceva stretto. Smisi di arrancare in avanti, andando a controllare il piede e la corda che lo legava. Feci pressione con le dita nel tentativo di sciogliere il nodo che si era creato, ma la fune sembrò non voler mollare la presa.
con un coltello risolverei tutto più in fretta
Purtroppo non avevo armi taglienti con me, ed inoltre con il rollare della nave non ero sicura di essere in grado di liberarmi senza compiere danni.
Un’onda violenta colpì fortemente la nave, facendomi scivolare più a lato, con la corda che mi stringeva ancora la caviglia. In quel brusco movimento la paura mi colse, spingendomi a chiudere gli occhi, e quando li riaprii una figura stava liberando il mio piede da quella fastidiosa morsa. Con mia sorpresa non si trattava di Jack, ma di John, che a capo chino lanciava lontano la maledetta fune e riponeva con attenzione un coltello nel cinto. Non appena ebbi la caviglia libera mi scostai da lui, grata ed allo stesso tempo infastidita.
<< grazie >>
Mormorai, fissando le assi del ponte invece che gli occhi di John.
<< guardami >>
Obbedii, seppur controvoglia. Non c’era pentimento nei suoi occhi, ma solo dispiacere.
La nave continuava a lasciarsi portare dalle pericolose onde, mentre la pioggia non smetteva di battere.
Ero sul punto di congedarmi da lui ricordandogli della situazione in cui ci trovavamo, facendogli presente che se aveva qualcosa da dirmi era meglio se avrebbe atteso un momento più adatto. Le sue parole, però, mi anticiparono:
<< non è il momento più adatto, però sappi che non rispetterò la promessa >>
Si limitò a dire ciò, alzandosi ed andandosene come se nulla fosse. Io lo seguii con lo sguardo, ancora a terra e confusa. Con lentezza cercai di mettermi in piedi, ma proprio quando stavo per riuscire nel mio intento qualcosa fece balzare la nave, spingendomi a cadere nuovamente sul ponte.
Quando riuscii a vedere la causa di quel salto improvviso mi si raggelò il sangue: la nave si era incagliata sugli scogli!
<< Capitano! >>
Urlò uno della ciurma, invitando Jack ad assistere alla scena da più vicino.
La Perla non aveva subito grandi danni, poiché per nostra fortuna non si era schiantata contro le rocce ma solo adagiata tra di esse, impedendo però di proseguire per mare.
<< ora che facciamo, Capitano? >>
Domandò, sempre lo stesso uomo, attendendo gli ordini del superiore.
Jack aveva raggiunto il resto della ciurma in breve tempo, abbandonando la sua posizione al timone, ed ora scrutava l’ambiente davanti a sé pensieroso.
<< prendete le scialuppe ed andate a terra, io e Mastro Gibbs vi raggiungeremo dopo, dobbiamo discutere di alcune faccende… >>
Ordinò, trasformando quello sguardo perso nei suoi pensieri in uno leggermente inquieto. Subito dopo si voltò e tornò dal nostromo, circondato dalla ciurma che annuiva e correva ad eseguire l’ordine.
Rimasi a fissare Jack per qualche secondo, consapevole che in un’altra occasione sarei rimasta pure io a decidere come risolvere il problema.
<< Alexis! >>
Venni chiamata da Lisey, che in procinto di salire sulla scialuppa mi faceva cenno di raggiungerla.
Smisi di volgere il mio sguardo da cane bastonato a quella scena che mi escludeva, affrettandomi a rispondere alla chiamata di Lisey.
<< arrivo >>
Esclamai, priva di entusiasmo.
<< prima o poi tornerai a farne parte anche tu >>
Tentò di consolarmi, una volta che l’affiancai sulla barcaccia.
Con quelle parole sembrava che fossi io la colpevole di tutto e che Jack era l’unico offeso che portava rancore.
<< vedremo >>
Dissi in tono teatrale, con una finta indifferenza addosso. Subito pronta a riacquistare la mia posizione di sorella-ferita.
La scialuppa solcò per il tratto le onde ormai deboli, decise a calmarsi subito dopo lo spiacevole imprevisto, quasi a rilassarsi dopo aver compiuto il loro dovere di punizione.
In breve tempo raggiungemmo la riva, portandoci a toccar nuovamente terra. Cespugli rigogliosi ed enormi rocce facevano parte del panorama, impedendo quasi di poter visualizzare qualunque dettaglio che vada oltre di essi. La mia poca conoscenza del territorio non mi aiutava a capire dove fossimo approdati, lasciandomi solo sperare che non si trattasse di un’isola deserta.
<< oltre le rocce, andando avanti per un po’, dovremmo imbatterci nella città, dove cercheremo una locanda che possa ospitarci per il tempo necessario >>
Esclamò uno dei pirati che prima di lasciare la nave aveva parlato con Jack.
Annuii anch’io insieme al resto degli uomini, seguendo Lisey come fossi la sua ombra. Il primo anno ero riuscita a sopravvivere nella ciurma solo grazie a Jack, consapevole che senza di lui mi ritrovavo in balia di mascalzoni quasi sconosciuti, ed affiancare una ragazza intraprendente come Lisey, che aveva già avuto a che fare con balordi e gente simile, mi dava una certa sicurezza.
Nonostante ciò mi sentivo un po’ in colpa, poiché sapevo che Lisey non aspettava altro che rimanere da sola con il suo quasi-compagno-se-non-fosse-così-cieco Gibbs.
<< dove siamo? >>
Le chiesi in un sussurro, leggermente imbarazzata per la mia ignoranza. Speravo con tutta me stessa che nessun altro oltre a Lisey avesse udito la mia domanda.
<< Cayman >>
Rispose sorridente.
Cayman?
Non ero mai stata lì…

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Capitolo 5
*** Come Rovinare La Giornata Ad Un Ignaro Sconosciuto ***


Ahoy!!! Come sempre in un mostruoso ritardo, torno con un nuovo capitolo(:
Questo è diviso in due parti: la prima vista in prima persona, con protagonista Alexis, mentre la seconda vista in terza persona, con protagonista Jack;
Spero davvero che vi piaccia anche questo(:

ora rispondo ai commenti:

Per victoriavandort: grazie^^ per John dovrete attendere ancora, però intendo mettere un nuovo indizio riguardo il suo segreto al più presto… ho cercato di dare più spazio a Jack in questo capitolo, non voglio fargli fare la fine di personaggio secondario. Buona lettura^^

Per LadyKiki90 : chissà riguardo Lawliet… spero ti piaccia questo capitolo, buona lettura(:

Per Piccola Letty: grazie come sempre^^ spero che l’attesa sia valsa la pena, buona lettura(:

Per Fannysparrow : il tempo per scrivere è sempre difficile da trovare, ti capisco, con gli ultimi giorni di scuola non ho potuto neppure pensare a come continuare la fanfic! Spero che l‘esame sia andato bene^^ ho scritto passaggio nel senso che non succedeva nulla di particolarmente importante (tranne John) anche se in effetti potevo pure non definirlo così.. Boh, sarà che non avevo niente di meglio da scrivere nelle note all‘inizio, non so neppure io perché l‘ho definito così xD il caldo fa già il suo effetto o.o hehe ormai mi conosci xD cercherò di fargli accennare almeno qualcosa, in modo da non torturarvi troppo nell‘attesa^^ buona lettura(:


Rebecca Lupin: hehe i piani di Jack sono sempre interessanti(: chissà, di certo è un tipo che quando vuole qualcosa non si lascia fermare neppure dalle minacce… buona lettura^^




Capitolo 5



Come Rovinare La Giornata Ad Un Ignaro Sconosciuto




Nessun rumore di vetri rotti, urla o odori nauseabondi, quella locanda era anche troppo tranquilla per essere definita tale. Molti pirati l’avrebbero presa come un affronto, un luogo privo di divertimento, ma dopo una tempesta la tranquillità che aleggiava in quella stanza era l’ideale. Per me sarebbe stato tutto ancora più piacevole senza la visuale perennemente oscurata da due volti sognanti e stucchevoli: Gibbs e Lisey. Tutti e due persi in un silenzioso discorso con gli occhi, che nonostante la sua trasparenza caricava la mia tensione ed il mio imbarazzo.
Ero posizionata esattamente al centro, posta fra l’uno e l’altra, proprio come metaforicamente s’intende un “terzo incomodo”. Non mi sarei di certo mai sognata di ricoprire quel ruolo, se non fosse che Lisey mi aveva ripetutamente pregata di accomodarmi al loro tavolo, dicendomi che “non li avrei di certo disturbati”. Ed io come una stupida avevo accettato, ed ora facevo la figura della statua di cera. Avevo pure scioccamente tentato di avviare un discorso, giusto per affermare la mia esistenza, ma ero stata deliberatamente ignorata, e ciò aveva dato fine ai miei inutili tentativi di interrompere il silenzio.
Sgranai gli occhi quando la mano di Lisey si posò su quella di Gibbs, quasi a fare da cancello che divideva me e la mia libertà di movimento. La situazione era diventata davvero troppo imbarazzante, obbligandomi ad intervenire per lasciare la coppietta finalmente da sola.
<< ehm… io vado, scusate >>
Mormorai, uscendo dalla mia invisibilità il tanto giusto per lasciare quella scomoda posizione. Lisey restò meravigliata nel notare che la sua amica era rimasta lì per tutto il tempo, tornando poi a prestare attenzione solo al suo amato Gibbs.
Mi allontanai dal tavolo con in mente l’idea di mettere qualcosa tra i denti, desideravo placare il brontolio dello stomaco che man mano passavano i minuti si faceva sempre più fastidioso. Lungo la strada verso il bancone mi guardai attorno curiosa, passando tra i tavoli. Feci scricchiolare il legno del pavimento con i miei passi per qualche altro secondo, finché il rumore non cessò e venni spinta con forza in un angolo da parte.
ormai ho perso il conto delle volte in cui vengo presa di colpo e portata in un altro punto controvoglia
Potevo sentire degli anelli premere il tessuto della mia camicia, ed in breve tempo arrivai a capire che le mani che mi tenevano per le spalle erano quelle di Jack.
Mi voltai verso di lui, senza riuscire ad incontrare i suoi occhi, che vaganti per la stanza finivano per ignorarmi del tutto. Rimase in silenzio per un periodo che mi sembrò eterno, visto l’imbarazzo ed il fastidio che provavo nel constatare quanto potere avesse ancora su di me. Il primo impulso che provai fu quello di distanziarmi subito da Jack, sorpassato in breve dalla curiosità e la voglia di riavere una normale discussione con lui. Lottavo dentro di me, venendo finalmente calmata dal suo parlare:
<< in questa taverna, precisamente in questa stanza, un uomo intervista i presenti alla ricerca di un certo Sparrow… >>
Iniziò, facendo poi una pausa prima di continuare.
<< …non so chi sia di preciso, poiché la conoscenza che mi ha comunicato ciò si è limitata a quest’informazione, ti lascio però immaginare quali intenzioni possa avere una persona nei confronti della nostra famiglia >>
Ammiccò, lasciandomi intendere che non poteva essere nulla di buono.
Puntò gli occhi su di me, andando ad incontrare i miei e fissandoli così intensamente da darmi l’idea d’essere quasi entrato nella mia testa. Ero vulnerabile, rossa e piena d’umiliazione per come teneva bene le redini del gioco.
<< fai attenzione >>
Mi raccomandò, con tono che riconobbi come sincero. Con la mano destra mi diede una veloce pacca sulla spalla, affrettandosi poi a levarmi entrambe di dosso. Cambiò immediatamente espressione, quasi le sue ultime azioni fossero state compiute da un’altra persona e solo ora fosse tornato in sé. Aveva infranto la promessa fatta a se stesso di reagire alla mia rabbia con ancora più rabbia, ed ora sembrava intenzionato a riprendere le cose come stavano, ovvero entrambi pieni d’orgoglio e d’un sentimento tendente all’odio. Smise di fissarmi negli occhi, allontanandosi senza aggiungere altro.
Restai immobile nell’angolo in cui mi aveva lasciata, ancora cercando di recepire il significato dei gesti compiuti poco fa da Jack. La sua premura iniziale era dovuta sicuramente all’affetto che comunque provava nei miei confronti, questo l’avevo capito, quel cambio d’espressione però continuava a lasciarmi perplessa. Soprattutto delusa, poiché tutta quella dedizione nell’ignorarmi significava pure poche intenzioni di riappacificare i rapporti.
Scossi la testa rassegnata, decidendo di abbandonare quei ragionamenti per dedicarmi al vero motivo per cui Jack mi aveva rivolto la parola: un uomo era alla ricerca di uno Sparrow.
Iniziai a guardarmi intorno squadrando ogni cliente della locanda, ricevendo subito molte occhiatacce infastidite di risposta che si domandavano il motivo del mio interesse per loro. Cercai perciò un approccio meno evidente, gettando fugaci sguardi di sottecchi.
come veste di solito un possibile assassino/ladro/vendicatore/infuriato creditore?
Ero così presa dalla mia ricerca che non mi accorsi dell’uomo abbigliato di nero che mi veniva addosso.
In una pioggia di fogli lasciai che le mie ginocchia cedessero e battessero sul pavimento, mentre le mani frenavano il resto della caduta nel tentativo di evitarmi un danno al viso. Mi ritrovai con la punta del naso ad un centimetro di distanza da terra e gli occhi così vicini al pavimento da poter analizzare attentamente le venature del legno. Nessuno mi aiutò a rialzarmi, e quando cambiai visuale alzando il capo notai che pure lo sconosciuto che mi era andato contro era caduto, ed ora si rimetteva in piedi, in ottima sincrone con me.
Prima di dilungarmi in un’infinità di “mi dispiace”, il mio piccolo lato altruista spinse me stessa ad ignorare la maligna vocina egoista e ad aiutarlo a raccogliere i suoi fogli sparsi per il locale. Involontariamente la mia testa andò quasi subito a scontrarsi con quella dell’uomo, lasciandomi scappare il primo “scusatemi” della giornata. Mollai a disagio i fogli che avevo raccolto, lasciandoli cadere a terra e dando inavvertitamente una gomitata a quello che ormai era diventata una vittima della mia goffaggine. Mi distanziai subito da lui, ripetendo le mie scuse e lasciando le mie guance rosse esposte al pubblico. Non era necessario che mi voltassi per sapere che tutti gli occhi erano puntati su di noi, l’imbranata che rendeva difficile la giornata di uno sconosciuto con una ridicola scenetta d’intrattenimento.
<< non preoccupatevi, spesso mi ritrovo in situazioni del genere >>
Mi rincuorò l’uomo, alzando i suoi occhi neri da terra.
<< vi capita spesso d’esser travolto e colpito più volte di seguito da una giovane sconosciuta parecchio imbranata? >>
Domandai allibita. Pover’uomo!
<< no, veramente mi capita spesso di ricoprire il vostro ruolo >>
Rispose, accompagnando le sue parole con una risata.
Tutto ciò alleviò un poco il mio disagio, facendomi tornare il sorriso sul volto. Provavo un senso di colpa ad assistere al suo affaccendamento senza muovere neppure un dito per aiutarlo. In fondo, però, sapevo che altre mie buone intenzioni gli avrebbero solo recato altri danni.
Vidi la sua mano cogliere anche l’ultimo dei fogli, e già mi preparavo a salutarlo quando mi accorsi che oltre la sua figura giaceva ancora una lettera di sua appartenenza. Corsi a raccoglierla, pronta a fare qualcosa per sentirmi meno in colpa.
<< avete dimenticato questa >>
Il mio tono gioviale scemò non appena lessi “Sparrow” sulla busta. Alzai gli occhi dalla lettera per poi incontrare la tranquillità sul viso dello sconosciuto, che dimostrava di non essersi accorto del mio repentino cambio d’umore.
è lui l’uomo di cui parlava Jack?
Non potevo averne la certezza.
<< oh grazie! >>
Esclamò l’uomo, prendendo la lettera dalla mia mano e salutandomi poi con tanto di sorriso a 32 denti. Continuai a seguirlo con lo sguardo per tutto il suo tragitto, pensando che se si trattava davvero del “nostro uomo” era necessario fare qualcosa.

* * *




<< ehy, vostra sorella sembra aver trovato uno spasimante >>
Esclamò l’insolente Kreys, indicando davanti a sé, sempre pronto a non portare rispetto ai suoi superiori.
Jack lo fulminò con lo sguardo, rifiutandosi di seguire il punto indicato dal pirata e voltarsi a guardare.
<< buon per lei, la cosa non mi riguarda >>
Disse con fare indifferente, venendo comunque toccato dalla curiosità. Era però deciso a non voltarsi, ricordando bene cos’era successo l’ultima volta che aveva provato a difenderla da uno “spasimante”.
questa volta rispetterò il suo volere, visto che ci tiene così tanto a fare i suoi errori
Pensò, seppur convinto che fosse una cattiva idea.
Continuò a fissare il liquore nel bicchiere per qualche altro istante, finendo per autoconvincersi che dare un’occhiata non equivaleva ad immischiarsi. Con una smorfia lasciò che i suoi occhi cadessero su Alexis e il misterioso ragazzo accanto a lei.
Iniziò a squadrarlo da capo a piedi, concludendo subito che un tipo come lui era decisamente sospetto e fuori luogo rispetto i restanti presenti.
lo dice l’uomo con dei gingilli e una tibia di renna fra i capelli
Piantala.
Zittì subito quell’insolente vocina interiore, continuando a seguire con lo sguardo i movimenti dello sconosciuto. Una volta che lo vide allontanarsi, si alzò dalla sedia, seguendolo, intenzionato a confermare la sua teoria.
<< Jack Sparrow >>
Una voce pronunciò il suo nome, proprio quando era ad un solo metro di distanza dal suo indiziato.
Jack si bloccò lì, con tutti gli occhi puntati addosso, poiché chi lo aveva chiamato aveva usato un tono di voce abbastanza alto.
Io lo dicevo che dovevi continuare a bere rum al tuo tavolo…


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Capitolo 6
*** Non Si Può Sempre Fuggire ***


Ahoy!!! Continuo a scusarmi per i miei enormi ritardi tra un capitolo e l‘altro! Spero davvero di riuscire a pubblicare anche un altro capitolo prima di partire il 2 agosto e tornare il 19, anche perché questo capitolo è pure piccolo. La prima parte è in terza persona mentre la seconda è in prima persona^^

ora rispondo ai commenti:

Per emmawh: che bello tornare a leggere un tuo commento :D
mi fa piacere di andar bene avanti^^
haha se si sposano ti manderò un invito ù.ù già, anche solo per il fatto che sappia respirare rimane un mito xD si, l'ho spudoratamente preso da Death Note *-*
mi fa piacere che John riesca a suscitarti un po' d'odio, è una cosa che lo rende più umano^^ e poi dopotutto ho bisogno di fare anche qualcuno non proprio simpaticissimo xD le risposte son in questo capitolo, tranne il fidanzato di Alexis ed il vestito di Gibbs (anche se per quello stiamo optando per un blu scuro.. ma shhh non dirlo a Lisey, è una sorpresa u.u) rischio di morire ad ogni immagine che vedo ormai xD hai visto la foto di Barbossa? è cambiato, sembra più giovane ò.ò che abbiano inserito un flashback o che abbia semplicemente deciso di adottare un nuovo look? xD chissà... hai visto poi il video dove Jack/Johnny parla di POTC 4? *-* non vedo l'oraaaaa *-* sia per i film di Johnny che quelli di Timmy ù.ù Johnny e Timmy xD
buona lettura(:

Per chirkin: davvero, avere Jack Sparrow come fratello non dev'essere facile^^
mi fa piacere che tu legga la storia, se vuoi commenta pure anche questo capitolo e dimmi cosa ne pensi(:
buona lettura(:

Per victoriavandort: ehhh lo scoprirai in questo capitolo, spero ti piaccia(:
fammi sapere e buona lettura;)


Per Piccola Letty: bene, mi fa piacere^^ spero ti piaccia anche questo, buona lettura(:

Per LadyKiki90: lo scoprirai proprio in questo capitolo e spero ti piaccia come entrata… fammi sapere e buona lettura(:

Per Fannysparrow :mi dispiace averti fatto attendere così tanto ^^'
grazie e sono contentissima di sapere che l'incontro ti sia piaciuto(: Alexis deve dar prova dei disastri che può compiere almeno ogni tanto xD già, che cari Lisey e Gibbs<3
spero ti piaccia l'entrata del "nuovo personaggio" ^^
si io sono già in vacanza(:
buona lettura(:

Per Rebecca Lupin : esatto, ha avuto decisamente fortuna(:
la tibia di renna (sempre se è proprio "tibia" il suo nome, ora non ricordo ^^') l'avevo notata nel dvd, quando nei contenuti speciali mostrano i dettagli della capigliatura di Jack e fanno notare che Johnny aveva voluto inserire quell'oggetto per dare la possibilità al suo personaggio di raccontare storie al riguardo^^
spero ti piaccia il capitolo e anche la nuova entrata(:
buona lettura(:




Capitolo 6



Non Si Può Sempre Fuggire




Un timbro di voce roco e decisamente maschile aveva appena pronunciato il nome del Capitano. Questo rispose al richiamo incrinando le labbra in una smorfia, avendo già collegato quel tono alla persona a cui apparteneva. Esitò ancora, andando poi a voltarsi e a tramutare quell’espressione in una che tentava di nascondere quanto spiacevole fosse per lui quell’incontro, pur sapendo che il suo interlocutore non avrebbe, invece, esitato a mostrare il suo odio nei suoi confronti, anche solo con il tono di voce con cui gli si sarebbe rivolto.
<< che piacere rivederti… sei in forma >>
L’uomo a cui aveva appena rivolto la parola non mutò lo sguardo furente e l’inclinazione delle labbra che sembravano trattenere un ringhio. La piuma del cappello si mosse leggermente con l’arrivare di una piccola folata di vento all’apertura della porta del locale, mentre gli stivali dalle suole bagnate scricchiolarono durante i suoi due passi fatti per avvicinarsi a Jack. Anche se il motivo della distanza colmata poteva semplicemente derivare dalla voglia d’incutere ancora più timore. Barbossa lo aveva finalmente raggiunto.
<< tu invece sei come sempre… e non è un complimento >>
Ribatté Hector, puntando il rivale con sufficienza.
<< è passato parecchio tempo dal nostro ultimo incontro >>
Constatò Jack, lasciando capire che in realtà avrebbe voluto dire “è passato parecchio tempo dall’ultima volta che ti ho battuto”. Non voleva però muovere le acque più del dovuto, poiché in quell’istante era fondamentale concentrarsi per trovare un modo che lo aiutasse ad uscire da quella scomoda situazione. Aveva uno storico nemico davanti, un possibile avversario alle spalle ed una sorella arrabbiata alla sua destra. Non bene
<< già, esattamente dall’ultima volta in cui sei nuovamente scappato con la mia nave, dopo aver rubato il mio manufatto >>
Ricordò Barbossa, non scordando di sottolineare ogni aggettivo possessivo nella frase. Incrociò le braccia ed iniziò a pensare a tutti i modi che poteva adoperare per vendicarsi, trascurando per il momento la presenza dello sconosciuto in nero e della sorella di Jack. La partita che giocavano da anni per la nave più veloce dei caraibi era ancora aperta, e di certo non intendeva né abbandonare né lasciare la vittoria al suo avversario. Aveva continuato a solcare i mari con la sua Blue Moon alla ricerca della Perla Nera, godendosi la vita da ottimo pirata qual’era ed allo stesso tempo puntando ad un solo obbiettivo che per lui valeva molto più di un tesoro qualsiasi.
<< a quanto vedo non sei il tipo di persona che sa accettare una sconfitta >>
Commentò Jack, indietreggiando molto lentamente. La mano di Barbossa lo riportò bruscamente alla posizione iniziale, abbandonando subito dopo la spalla del pirata con un certo moto di disgusto per averlo anche solo sfiorato. I suoi occhi bollivano di rabbia, rendendo palpabili le sue intenzioni per nulla amichevoli.
<< questo dovresti saperlo già da tempo, Sparrow >>
I due continuarono a sfidarsi con lo sguardo, quando, incurante del tira e molla appena iniziato, il misterioso uomo ingessato s’intromise tra loro:
<< Sparrow? Il vostro cognome è Sparrow? >>
Tentò di accertarsi, rivolgendosi a Jack che, per nulla intenzionato a conoscere quell’uomo, esitò, rispondendo subito dopo con un << no >> in contemporanea al << si >> di Barbossa. Jack scoccò un occhiataccia al rivale, che, sempre pronto a trovare nuovi alleati nel suo odio, si godeva la scena.
Colui che aveva posto la domanda alternò lo sguardo tra i due Capitani, decidendo alla fine di dar retta a quello che sembrava avere lo sguardo più temibile, ovvero Barbossa.
<< ho una lettera per voi >>
Disse, porgendo la busta con fare impacciato nelle mani dello strano filibustiere. Questo accettò di prenderla con sé senza togliere gli occhi dallo sconosciuto, andando poi a scrutare la missiva con attenzione. Il timbro che la chiudeva gli era familiare, e qualcosa dentro di lui era certo d’essere a conoscenza del suo significato, solo che in quel momento non riusciva proprio a ricordarlo. Il nome del destinatario non era stato scritto, solo una parola spiccava sopra: Sparrow. Jack rialzò lo sguardo per posarlo nuovamente sul commissionario.
<< da parte di chi è? >>
L’uomo fece spallucce, non essendo davvero a conoscenza dell’identità del mittente.
Jack si rigirò la busta tra le mani, consapevole che quella lettera poteva esser destinata a lui esattamente come poteva esserlo per Alexis, per suo padre o per… lei. Scacciò l’ultima possibilità dalla testa, certo che quando questa aveva affermato d’aver rotto ogni ponte con la famiglia non scherzava.
<< altri guai ti attendono, Sparrow >>
Notò Barbossa, con un sorriso compiaciuto sul volto, mentre i suoi occhi restarono a fissare la busta con malcelato interesse e curiosità.

* * *


Rimasi esclusa da quel terzetto, così, ignorando la possibilità di venire respinta, mi decisi a raggiungerli, seguendo poi i loro sguardi e rincontrando la lettera ora in mano a Jack. Alzai gli occhi, creando attraverso essi un contatto con mio fratello, e chiedendogli così se dovessi preoccuparmi per quello, poiché avevo già notato l’ansia che andava a formarsi nell’aria. In quell’istante la lettera anonima era più importante del nostro litigio. Jack mi rassicurò con un’occhiata, cercando poi un modo per parlarmi in privato:
<< io ed Alexis dovremmo parlare, da soli >>
Esordì, calcando le ultime due parole.
<< prima dei vostri squallidi discorsi fratello/sorella dobbiamo chiarire una faccenda importante >>
Si mise in mezzo Barbossa, già pronto a pareggiare i conti. Jack roteò gli occhi esasperato.
<< a quello penseremo dopo, Hector >>
A quel nome l’ingessato uomo s’illuminò, andando a frugare furiosamente tra i suoi fogli, fino ad estrarre una lettera dal mucchio e tenerla tra lui ed il Capitano.
<< Hector Barbossa? >>
Il diretto interessato neppure rispose alla domanda, togliendo con uno scatto la lettera dalle sue mani.
Notai che era totalmente simile alla nostra, ad eccezione che oltre al cognome nella sua busta era stato scritto anche il nome.
<< guarda un po’… i guai cercano anche a te >>
Esclamò Jack, felice che Barbossa si trovasse in una situazione probabilmente brutta come la sua.
Gli sguardi passarono da una lettera all’altra, e tutti e tre avevamo in testa una sola domanda: che diamine succede?!

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Capitolo 7
*** La Paladina Delle Vittime Di Barbossa ***


Ahoy!!! Ce l‘ho fatta! Ho pubblicato il nuovo capitolo prima della partenza(:
Purtroppo vi preannuncio già che non ho ancora rivelato molto… ma dopotutto sapete che mi piace tenervi sulle spine :P nel prossimo capitolo però vi avviso che già inizierò a chiarire meglio le cose, durante la vacanza mi metterò d‘impegno ù-ù
Vi saluto e ci risentiamo a fine agosto(:

ora rispondo ai commenti:

Per victoriavandort: verissimo, se poi sono loro i Capitani ancora meglio^^ ecco il nuovo capitolo, buona lettura =)

Per emmawh: lo so, sono crudele XD prometto che inizierò a rivelare qualcosina dal prossimo capitolo, però^^ immagina se alla fine si scopre che hanno sbagliato recapito ed erano indirizzate a due omonimi che non hanno nulla a che vedere con loro XD no, non è mia intenzione svolgere le cose così, tranquilla XD dai proprio settembre no, circa fine agosto^^ e ritornerò accennando proprio al mistero di questa “lei”…
Speriamo** sinceramente mi interessa di più scoprire le maggiori cose possibili sul loro passato più che sul loro stato attuale. Con il video sono morta *ç* ma ho notato che è un po‘ cambiato Jack, nei film precedenti era diverso XD non so… forse ha più matita nera? XD
Ah, maledetti <>! L‘ho modificato comunque, grazie per avermelo fatto notare^^
Sure :D
E buona lettura ù.ù

Per LadyKiki90: pure io ne sentivo la mancanza, mi sembrava d‘obbligo farlo tornare, che io volessi o no, anche perché il caro Hector s‘intrufola nella storia di sua volontà °° capitolo pubblicato, buona lettura ;)

Per Piccola Letty: grazie come sempre per i tuoi complimenti^^ per scoprire di più sulle lettere dovrai attendere, intanto spero ti piaccia anche questo capitolo, buona lettura(:

Per pinkstar_girl95: che bello una nuova lettrice! Grazie per i complimenti** mi fa davvero piacere sapere che la storia ti piace così tanto :D uh, mi raccomando mantieni la tua idea, potrebbe anche rivelarsi giusta^^ spero ti piaccia anche questo capitolo, buona lettura(:

Per Fannysparrow : grazie, ci tengo molto al tuo parere su come gestisco Hector tenendo conto di quanto sei brava a scrivere di lui^^ spero ti piaccia anche questo capitolo, buona lettura(:




Capitolo 7



La Paladina Delle Vittime Di Barbossa




<< il mio lavoro qui sembra esser giunto al suo termine, se non vi dispiace io andrei >>
disse l’abbigliato di nero in un farfuglio, protraendo il dito in direzione della porta, come a tradurre le sue parole con i gesti. Senza indugiare ulteriormente incalzò il primo sprazzo libero dalla nostra presenza, venendo, però, bloccato da Gibbs e Lisey che ci raggiungevano nell’esatta direzione che aveva appena intrapreso l’uomo. Si ritrovò con la strada sbarrata e gli occhi della coppietta puntati addosso, e voltandosi potè notare che non erano gli unici ad esser diretti su di lui. Jack, Barbossa ed io gli rivolgemmo un eloquente occhiata che lo intimava a restare, sostenuti da Gibbs e Lisey che facevano lo stesso, oltre ad impedirgli la fuga.
Lo sconosciuto era l’unico collegamento al mittente, e per quanto si ostinasse a rimarcare che l’identità di questo non era fra le sue conoscenze, era necessario informarci di più sul suo conto. Le sue potevano essere solo un mucchio di bugie, scatenate per assicurarsi di tenere il mittente nell’anonimato, e per quel motivo lasciarlo andare non era un ottimo piano.
<< non vorrete privarci della vostra compagnia già da adesso, come potrete immaginare la vostra apparizione con queste due lettere ha un qualcosa di molto sospetto >>
Esordì Barbossa, con la lettera ancora ben serrata in mano. L’uomo, che ora dalla paura che mostrava pareva un ragazzino, deglutì con affanno. La mano con l’anello del pirata andò a posarsi sulla sua spalla, spingendolo a riavvicinarsi a noi.
Provai un po’ di pena per lui, nel vederlo così tremante e preoccupato, rievocando a mente quello che provai la prima volta che vidi Barbossa. Riuscivo a comprendere benissimo la sua più che normale reazione.
<< la r-ringrazio per l’ invito, ma io davvero non so chi sia il mittente delle lettere, non posso che esservi d’intralcio >>
<< l’ingessato serve >>
Proclamò Jack, alzando lo sguardo dal timbro della lettera, esaminato minuziosamente coi suoi occhi fino a poco fa.
<< Lawliet, il mio nome è Lawliet >>
Balbettò il pover’uomo, venendo quasi del tutto ignorato. L’attenzione ora era tutta su Jack, che, con sguardo perso in un punto indefinito, sembrava esser stato folgorato da un’improvvisa illuminazione.
<< tu fai parte dell’Alba dei Mari, vero? >>
Lawliet non rispose subito, annuendo ripetutamente solo quando gli occhi di Barbossa lo fulminarono in una minaccia silenziosa.
I due Capitani si scambiarono uno sguardo quasi d’intesa, come se entrambi avessero appena appreso cosa stesse accadendo. Lisey non sembrava esser del tutto sicura della conclusione a cui era arrivata, mentre Gibbs sgranò gli occhi, pronto a sperare nell’aiuto di Dio per affrontare il nuovo ostacolo che si presentava. Come sempre l’unica che non batté ciglio, perché troppo inesperta per capire, ero io.
<< l’Alba dei Mari? Che cosa sarebbe? >>
Domandai, ormai abituata a mostrare la mia ignoranza nel campo.
<< un Ordine che ha il compito di maneggiare il lavoro sporco del popolo. Vuoi che il tuo vicino sia ucciso? Ci pensano loro. Vuoi che il locandiere riceva una lettera minatoria? Ci pensano loro >>
Spiegò Jack, usando un tono di disprezzo che aumentava ad ogni parola. Intuii che non dovevano essere molto apprezzati dai pirati, e la “lettera minatoria” a cui accennò mi fece fissare con inquietudine la busta in mano a Jack. Restai quasi delusa da quella scoperta, oltre che ovviamente preoccupata, poiché davvero non pensavo che un uomo impaurito e dall’apparenza gentile come Lawliet potesse andare in giro ad uccidere su commissione o a consegnare lettere minacciose. Sembrò quasi che mi avesse letto nel pensiero quando il suo viso si voltò verso di me, mostrando dispiacere ed anche imbarazzo per quella situazione.
<< il suo ruolo si limita alla consegna o dite che esegue pure l’assassinio? >>
Domandò Lisey, scrutando Lawliet con sospetto. Barbossa con gesto veloce estrasse la pistola e sparò a poca distanza dalla testa di Lawliet, questo chiuse gli occhi coprendosi la testa con le braccia ed urlando un “non uccidermi!” disperato. Decisamente non era la reazione di un uomo specializzato in omicidi. La canna dell’arma continuò a fumare, mentre il Capitano la rimetteva nel suo fodero e guardava Lawliet con disgusto.
<< con questo credo tu intenda dire che non c’è da preoccuparsi >>
Disse Lisey, con una punta d’ironia, guardando con contrarietà i bruschi modi del pirata.
<< innocente o no, potrebbe comunque essere in combutta con il nemico >>
S’intromise Gibbs, esponendo il suo parere. Jack, che fino ad allora era rimasto estraniato da tutto ciò, sembrò cadere dalle nuvole, tornando a giocare un ruolo in quella discussione:
<< no, non ha davvero la più pallida idea di chi sia il mittente, era sincero >>
Barbossa gettò una breve occhiata a Lawliet che annuiva, tornando poi a posare lo sguardo su Jack.
<< immagino che sia stata la tua esperienza nel raccontare frottole a fartelo capire >>
Mi misi in mezzo prima che Jack potesse ribattere dando il via ad un nuovo litigio:
<< se non può dirci nulla, perché non lo lasciamo semplicemente andare? >>
Chiesi, ricevendo un occhiata piena di speranza da parte di Lawliet.
da quando sono diventata la paladina delle vittime di Barbossa?
Entrambi i Capitani scossero la testa.
<< non conosce il nemico ma allo stesso tempo può tornarci utile, lavora per l’Alba dei Mari, perciò potrebbe frugare tra le scartoffie e scoprirne il nome >>
Spiegò Jack, sicuramente non interessato alle conseguenze che poteva avere su Lawliet frugare in un posto come quello dove lavorava.
<< cosa?! Non posso, se mi scoprono mi uccideranno! >>
Esclamò Lawliet, preso dal panico che gli suscitava anche solo il pensiero di rubare qualcosa.
<< se non lo fai morirai comunque >>
Asserì Barbossa, sfiorando l’elsa della sua spada. Lawliet raggelò.
<< devi sempre minacciare qualcuno per ottenere qualcosa?! >>
Sbottai, stufa di vedere quel povero ragazzo rabbrividire ad ogni movimento di Barbossa. Quest’ultimo mi scoccò un’occhiataccia, portando me, questa volta, a tremare.
<< è il caso di discuterne in un luogo più appartato >>
Constatò Jack, facendoci notare solo in quell’istante che tutti i presenti in quella locanda erano immobili ed intenti ad assistere alla scena, compresa la cameriera accanto ad uno dei tavoli, con la caraffa di rum inclinata verso il bicchiere, ed il proprietario di quel posto, con due pistole alle mani puntate verso di noi. Non appena ci girammo tutto riprese a muoversi, ma ad una velocità maggiore, l’uomo che gestiva la locanda iniziò a sparare un colpo in aria intimandoci ad andarcene, un giovane ragazzo si affiancò a lui, con la spada sguainata, seguito a ruota dal resto dei presenti, che parevano esser tutti quanti armati. Tra il baccano, le urla e gli spari ci ritrovammo fuori, ma non senza poche difficoltà, infatti uno di noi dovette tornare dentro per recuperare Lawliet che si era ritrovato tra due ubriaconi che se le suonavano di santa ragione. Quell’uomo capitava sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.
<< torniamo alla Perla >>
Ordinò Jack, tenendo Lawliet ben stretto per il colletto della camicia. Quasi lo strozzava.
<< me ne occupo io di lui >>
Dissi. Jack me lo cedette molto volentieri, ed io esitai qualche secondo non sapendo bene come condurlo fino alla nave. Alla fine optai per una ferrea stretta al braccio accompagnata da un espressione rigida in volto. Speravo davvero non si rendesse conto che la mia forza in confronto alla sua era pari a zero. Grazie al cielo Gibbs si affrettò ad agguantargli l’altro braccio, dandogli meno possibilità di fuga. Lo ringraziai con il labiale.
Facemmo qualche passo, finché Barbossa non si schiarì la voce e voltandoci scoprimmo che era l’unico a non essersi mosso dall’uscio.
<< non ho viaggiato fin qui per nulla >>
Disse il Capitano, incrociando le braccia e fissando Jack con evidente rabbia. Il silenzio calò e dovetti nuovamente interferire per interrompere quella linea di sguardi minatori. Mollai il braccio di Lawliet e mi frapposi tra loro.
<< Barbossa deve venire con noi, anche lui ha una lettera, e probabilmente essa proviene dalla stessa persona che ha mandato la nostra. Inoltre da quanto ho capito in questi anni, le vostre strade tendono spesso ad incrociarsi, perciò dividersi ed affrontare la cosa da soli implica maggiore tempo e maggiori possibilità di fallire >>
Suggerii controvoglia. Placare del tutto le acque era impossibile, però almeno potevo interrompere i litigi sul nascere rimandandoli ad un’altra occasione.
<< io non lo voglio sulla mia nave >>
Protestò Jack, usando un tono leggermente infantile.
<< potrei dire lo stesso di te sulla MIA nave >>
I due si avvicinarono di più, finché non li ebbi entrambi accanto. Mi sbagliavo, non avevo placato un bel niente.
<< lo fai apposta! >>
Jack gettò la colpa su di me. Lo guardai indignata, sbottando con un:
<< non sono io che in passato ho commesso così tanti torti da ritrovarmi a pagare tutto quanto adesso >>
<< come fai ad esser sicura che il guaio che stiamo affrontando ora non sia a causa tua? La lettera potrebbe essere anche per te! >>
Boccheggiai a vuoto, accorgendomi della verità che aveva appena detto Jack. Non riuscivo a ricordare il nome di qualcuno che potesse fare una cosa simile, ma ero consapevole di poter avere anch’io i miei nemici, dopotutto ero una Sparrow, essere odiato da qualcuno è una cosa naturale per noi, ed impossibile da evitare.
<< non lo sapremo mai finché quelle due lettere non saranno aperte ed il loro contenuto rivelato >>
S’intromise Lisey, che ora si era avvicinata con Gibbs e Lawliet al seguito. Nessuno di noi poteva darle torto, perciò annuimmo quasi in sincrone.
<< ci conviene affrettarci a raggiungere la Perla, in modo da poterle aprire prima del ritorno del resto della ciurma a bordo. >>
Disse Jack, ricevendo un assenso generale.
<< inoltre sarà meglio se eviteremo le liti concentrandoci sulla cosa più importante adesso, siamo intesi? >>
Chiesi, con un tono da madre autoritaria che io stessa mi vergognai d’usare. Entrambi i Capitani restarono sorpresi nel sentirmi rivolgermi così a loro. Anche se le mie parole non li toccarono minimamente.
<< mi ero dimenticato quanto fosse fastidiosa tua sorella >>
Commentò Barbossa, quasi ignorando il fatto che io fossi lì con loro in ascolto. Lo fulminai, leggermente offesa. All’annuire di Jack, però, lo fui ancora di più, tornando ad indignarmi davanti al loro comportamento. Li vidi iniziare a camminare verso la zona dove la nave si era incagliata, mentre Lisey mi si avvicinava con sguardo dispiaciuto.
<< almeno su di una cosa sono d’accordo >>
Tentò di rincuorarmi. Le diedi ragione, ancora una volta, incamminandomi insieme a lei verso la Perla.
Questa è l’ultima volta che mi propongo per mettere pace fra quei due


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Capitolo 8
*** Lo Scacchiere Matto ***


Ahoy!!! È inutile, faccio schifo nei tempi di pubblicazione, specialmente con le vacanze ^^’ ho dovuto rimandare la pubblicazione oltre fine agosto per vari impegni post ritorno a casa. Ora però ci sono riuscita!

rispondo ai commenti:

Per chirkin: prima o poi organizzeranno uno sciopero delle poste xD povero Lawliet, non è proprio fatto per quel mestiere… se la storia andrà davvero così il ruolo della Balia a Gibbs non glielo toglie nessuno u.u buona lettura(:


Per LadyKiki90: grassieee^^ sisi, in questo capitolo svelo entrambi i contenuti delle lettere ;) buona lettura!

Per victoriavandort: grazie! Vedo che Lawliet sta riscuotendo un successo generale, bene! *tira fuori i pon-pon ed inizia a canticchiare “go Lawliet go Lawliet”* buona lettura(:


Per Fannysparrow: uh, spero sia andato bene il tuo viaggetto^^ oh, davvero? Grazie ^///^ mi fa piacerissimo che Barbossa non sia OOC, ho sempre un po’ il timore nello scrivere di lui… siii viva Barbossino e Lawliet *-* buona lettura(:


Per Piccola Letty: Lawliet cucciolo *-* in effetti non dev‘essere molto rassicurante xD scoprirai in questo capitolo cosa contiene la lettera(: finalmente hanno trovato un punto d‘incontro xD buona lettura(:




Capitolo 8



Lo Scacchiere Matto




Il lungo tavolo in legno scuro padroneggiava la scena nella sala da pranzo della Perla Nera. Solo pochi erano gli eletti che in quel momento sedevano attorno ad esso: io, sorella del Capitano, seduta alla sinistra del posto capotavola dove era solito accomodarsi mio fratello; Lisey, seduta accanto a me, con gli occhi che passavano dalla dolcezza di un’innamorata all’inquietezza di una condannata; Gibbs, seduto proprio davanti a quest’ultima, troppo impegnato a svolgere il suo dovere di controllore del prigioniero per ricambiare le brevi languide occhiate dell’amata; ed infine Lawliet, con gli occhi del nostromo puntati addosso, seduto al lato opposto al mio, postazione che gli dava la possibilità con un’alzata di capo di posare l’onice delle sue iridi su di me, cosa che avveniva più spesso di quanto potevo immaginare. Mancavano solo i due Capitani all’appello, ed eravamo consapevoli che se avevano iniziato nuovamente a litigare, l’attesa si sarebbe prolungata per chissà quanto altro tempo. Ricordavo benissimo la lamentela di Barbossa riguardo l’incagliamento della nave ed immaginai che solo da quello potesse esser scaturita un enorme lite su quanto fosse incompetente Jack come Capitano, seguito da risposte a tono ed altri insulti.
Sbuffai, balzando speranzosa quando udii un rumore di passi provenire dalle scale che portavano alla sala in cui ora ci trovavamo. Il mio sollievo svanì non appena scoprii che nessuno dei due Capitani ci aveva raggiunti, colui che stava scendendo l’ultimo gradino fissandoci con circospezione era solo John. Anche se “solo John” bastava a mandare in subbuglio ogni mio lucido pensiero e a rievocarmi le sue ultime parole su di noi. Sappi che non rispetterò la promessa. Quella frase riecheggiò per un po’ nella mia testa, finché non m’impegnai a scacciarla via e a rivolgere un’occhiata di sfida all’uomo che mi turbava, facendogli chiaramente intendere che non era il momento per parlare. Sempre se esistesse davvero un momento per me adatto ad affrontarlo.
Lui m’ignorò, andando invece a posare gli occhi su Lawliet. Un’ondata di rabbia (o gelosia?) lo sommerse, e quasi arrivai a vedere il fumo uscirgli dalle orecchie e dal naso dall’espressione che assunse. Sbattendo i piedi con violenza abbandonò la stanza e salì rumorosamente le scale, attirando silenziosi pensieri su di sé. Guardai Lisey e ricevetti il suo “lascialo perdere” d’incoraggiamento, seppur mettere da parte quello che provavo per lui non era così facile come sembrava. Mi decisi ad annuire, facendo un tentativo a non pensare a John e spostando le mie preoccupazioni sull’argomento del giorno.
Finalmente, non senza battibeccare, i Capitani ci degnarono della loro presenza, dirigendosi -con una sfida a chi arriva prima- verso il posto a capo tavola, precisamente quello migliore per interagire da “vero Capitano”. Con spallate e borbottii si litigarono la sedia come solo loro erano capaci di fare, e se non fosse stato per l’interruzione di Lisey quella povera sedia probabilmente sarebbe finita divisa in due.
<< come discutevamo in precedenza, scoprire il contenuto della lettera è la cosa che più semplifica le cose in questo momento. Penare senza neppure sapere cosa vi è scritto all’interno non ha senso, ed attendere per sapere chi è o non è il destinatario della lettera degli Sparrow rischia di essere solo una perdita di tempo >>
Espose il suo parere, la mia rossa amica. L’esitazione non fece arrivare nessun consenso o dissenso, quindi azzardai un << sono d’accordo >> nel tentativo di smuovere le cose e decidere per davvero cosa fare. Jack e Barbossa annuirono anche loro, ancora non disposti a cedere il posto capotavola e con una mano posata sullo schienale in una ferrea presa piena d’orgoglio piratesco. Il primo non sembrò del tutto convinto, quasi avesse pensato a qualcosa che non concordava con l’idea di Lisey e, conoscendo Jack, probabilmente era proprio così. Barbossa, invece, diede la sua approvazione senza disguidi, anche perché il problema del destinatario non lo toccava, la sua missiva aveva ben chiaro il suo lettore. Gibbs, seppur non pesasse molto in quel gruppo assortito, annuì, più per far notare quant’era fiero di Lisey che per dare un altro voto a favore. Lawliet non ascoltava neppure, intento a sfogliare uno dei libri che aveva pescato da un mucchio abbandonato sul pavimento, con gli occhi che brillavano d’interesse per ciò che leggeva. Non riuscii a trattenere un sorriso alla vista della buffa espressione che assumeva quando appariva assorto: il labbro morso si alternava all’apparizione della punta della lingua facente capolino da quelle sottili labbra. L’alternarsi di quelle innocenti espressioni ricordava un incrocio tra un nervoso ricercatore ed un goloso degustatore… e forse il “nervoso” non era uno stato d’animo molto distante da quello attuale. Mi resi conto di aver prestato troppa attenzione alle labbra di Lawliet (anche se detto così può suonare malizioso) e mi riscossi giusto in tempo per notare la lettera fuori dalla busta nelle mani di Jack, in procinto d’aprir bocca ed iniziare a leggere senza di me. Abbandonai il mio posto e lo affiancai repentinamente, restia dal limitarmi all’ascolto invece che alla lettura:

“ L’alfiere si muove in diagonale,
Verso est con un obiettivo razionale,
La torre va in orizzontale o verticale,
Pochi passi ad ovest, poi a nord, son l’ideale,
Il cavallo segue una lettera precisa,
Sotto comando gira dove lo si avvisa,
Il Re e la Regina vengono raggiunti. Per il Re è troppo tardi, scacco matto.
La scacchiera è la vostra mappa, non riuscirete a scappare dai bordi, le mie pedine vi raggiungeranno.
Lo Scacchiere Matto

Ps: una visita ad una parente troppo lontana può aiutare il gioco, pensateci ”


Io e Jack staccammo gli occhi dalla lettera in contemporanea, scambiandoci poi uno sguardo preoccupato, il suo leggermente più distaccato, come se sapesse qualcosa in più di me, lo stesso che aveva acquisito un momento prima. Dovevo indagare.
<< un parente troppo lontano… intende nostro padre? >>
Domandai, rileggendo mentalmente l’ultima frase.
<< o lui o… >>
S’interruppe, rendendosi conto solo in quel momento di ciò che stava per dire e cercando subito di camuffare quell’esclamazione lasciata incompiuta. Io, però, non gli lasciai cambiare argomento, troppo presa dalla smania di risolvere l’enigma della lettera e scoprire, allo stesso tempo, più cose sull’albero genealogico degli Sparrow.
<< o? quale membro della famiglia mi stai nascondendo? >>
Chiesi, riportando a galla la stessa sensazione di “ingenua-borghese-solo-metà-pirata” che provavo ogni volta che mi ritrovavo a fare i conti con l’oscurità che invadeva gran parte degli aspetti legati alle mie origini. Se fino ad un momento fa avevo messo da parte la lite per dare spazio a quella lettera, ora il mio lato arrabbiato ed offeso aveva mandato via quello più adatto all’occasione, rendendomi pronta a sfociare in un’inopportuna lite con Jack.
<< nessuno… solo una persona che di sicuro non ti piacerebbe, ha istinti violenti, adora uccidere le ragazzine troppo invadenti e fastidiose dai capelli neri increspati ed un nome che inizia per A >>
Disse tutto d’un fiato, volontariamente provocatorio.
<< certo… se credi di potermi nascondere ancora qualcosa ti sbagli di grosso! >>
Sbottai, gesticolando davanti i suoi occhi.
<< ed i miei capelli sono crespi perché in questa nave pare impossibile farsi un bagno… altrimenti avresti visto che chioma! Molte dame di Port Royal mi invidiavano! >>
Gettai in mezzo al discorso questa perla di vanità, pur consapevole che la grossa bugia finale non aveva raggiunto la credibilità che speravo. In quell’istante aveva parlato la vecchia Alexis, quella che non sopportava il puzzo della nuova Alexis e sentiva la mancanza del suo bagno profumato.
Persa nelle mie frivole preoccupazioni non mi resi conto dell’espressione particolare di Jack. Non era in procinto di litigare con me, al contrario sembrava pronto a cercare un punto d’incontro per mitigare le acque. Ed ora che ci pensavo la sua frase precedente sui miei “capelli crespi” era stata detta con ironia ed un sorriso sulla faccia. Lo vidi dischiudere le labbra, e quasi ebbi paura di pensare troppo per il rischio di perdere anche solo una parola delle seguenti.
<< va bene, e tieni a mente questo momento per la prossima volta in cui vorrai lamentarti sul fatto che non ti dico mai niente. Credo di aver capito a chi si riferisce la lettera. Vedi… nostro padre non è figlio unico, ha una sorella di nome Marmony che potrebbe essere la parente troppo lontana citata fra quelle righe. Credo intenda il “lontana” come il distacco che ha preso dalla nostra famiglia, andando addirittura a cambiare cognome, anche perché la sua casa non è molto fuori dalla nostra rotta. >>
Mi spiegò, lasciandomi decisamente perplessa per quella scoperta, ed allo stesso tempo curiosa di sapere di più su questa zia e sul motivo per cui ha preso un altro cognome. Iniziai appena ad articolare una sillaba che dalle scale apparve un affannato ed ansimante pirata. Lisey e Gibbs, che erano impegnati a dialogare, si zittirono all’istante, mentre Lawliet alzò con calma gli occhi dalla pagina per posarli su quella stremata figura. Barbossa lasciò perdere la sua lettera ancora chiusa in busta per dedicargli un po’ di attenzione e pure noi smettemmo di discutere per lasciare la parola a quell’uomo.
<< una lite, Capitano, John Willing e Très Leviante se le stanno dando di santa ragione sul ponte! >>
Biascicò, asciugandosi la fronte sudata con un pezzo di stoffa appena estratto da una tasca dei calzoni.
Quell’imprevisto aveva interrotto uno dei pochi momenti di totale sincerità di Jack. Rimasi infastidita da ciò, ma sgranai subito dopo gli occhi allo sentire il nome di John legato a quello del mingherlino ma sveglio Très ed al “darsele di santa ragione”.
Seguii Jack che correva sopracoperta, vedendo Gibbs, Lisey e Lawliet restare al loro posto e Barbossa abbandonare la sala dirigendosi, però, verso le cabine. Il pirata si era rivolto a Jack e non a lui, perciò era logico che prendesse l’accaduto come una cosa che non lo riguardava. Ciò che sentiva suo, ciò che rivoleva, era la nave, non la strampalata ciurma che Jack aveva assoldato.

* * *



Il suo cappello piumato venne posato sul lato destro del tavolo, mentre gli occhi di Barbossa vagavano per la cabina esaminando ogni dettaglio. Ovviamente quella non era la cabina del Capitano, quella ora era di Jack (primo fastidioso dettaglio). Ed ovviamente la cabina che gli avevano dato era terribile (secondo fastidioso dettaglio). La poca illuminazione lo obbligava ad accendere una candela se non intendeva inciampare in qualcosa, era già un miracolo se era riuscito ad arrivare al tavolo senza inciampare in… bottiglie. Quando la fiamma illuminò il pavimento Barbossa scoprì che ogni asse di legno era coperta da vuote bottiglie, intere e rotte. Altro fastidioso dettaglio.
Alzò la candela per illuminare il resto, venendo a conoscenza che una parte del muro (per fortuna non verso il mare) era bucata, non molto, ma era bucata. Un tappeto giallo, forse un tempo bianco, era gettato in mezzo alla stanza, ed un baule aperto e pieno di carte nautiche si trovava accanto ad esso. L’unico lato positivo era il letto, all’apparenza non poi così pessimo, in ogni caso Barbossa non era tanto pignolo, soprattutto quando sopraggiungeva la stanchezza.
Appoggiò la fonte di luce sul tavolo, al lato opposto del cappello, e poi si lasciò cadere di peso sulla sedia in legno. Riprese a rigirarsi la busta in mano, andando poi ad aprirla senza più esitazioni.

“ La Perla Nera non è più quella di una volta,
Il timore che incuteva è andato via insieme al suo vero Capitano,
È ora che le cose tornino come dovrebbero essere,
Gli Sparrow spariranno da questo mare,
Ma perché ciò sia possibile necessito di un aiuto,
Sei pronto a tornare a dominare la tua spettrale nave?
Lo Scacchiere Matto

Ps: …..

Barbossa lesse fino all’ultima riga, specialmente il post scriptum finale in cui gli veniva spiegato cosa fare per riottenere la Perla. Il piano era buono, ed una sola parola gli aleggiò in mente per tutto il tempo, vittoriosa e mancata anche per troppo: vendetta.



piccola nota: non vorrei sembrasse un errore, nel ps ho messo i punti di sospensione apposta per lasciarvi all’oscuro del piano, altrimenti vi rivelavo troppo tutto insieme :P

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Capitolo 9
*** Pace? ***


Ahoy!!! Che bello tornare a pubblicare dopo tanto tempo! Mi siete mancati, sia voi che la fic ç_ç
Mi scuso in anticipo per il capitolo breve, dopo tanta attesa avrei dovuto farlo più lungo, lo so, però prometto di pubblicare il prossimo capitolo prima, ho già iniziato a scriverlo(:
Ed in ogni caso, anche se breve, riguarda qualcosa che penso abbiate desiderato (penso o spero? Entrambe)

ora rispondo ai commenti:

Per Fannysparrow : uhh sempre felicissima di sapere che la storia ti piace**
chissà riguardo Lawliet e John... non vedo l'ora di descrivere l'entrata della zia, era un idea che mi affiorava già dall'inizio della storia, quindi ora voglio proprio scrivere di lei e sapere cosa ne pensate^^
prego, è sempre un piacere leggere e recensire le tue storie(:
ahahaha ha anche lui un lato sexy xD sarà il suo modo di fare burbero a renderlo affascinante xD ho dovuto trascurarlo in questo capitoletto, però tornerà presto anche lui ù.ù
si, ho scoperto che ha quel look perché non si sa come si è alleato alla marina inglese ç___ç Barbossa cosa combiniiiii? ç_ç
spero ti piaccia anche questo capitolo, buona lettura(:

Per Piccola Letty: ehhhhh per alcune delle domande dovrai attendere, ma non preoccuparti, spiegherò tutto^^
grazie per i complimenti sulla scrittura ^///^
buona lettura(:

Per LadyKiki90: sisi, Jack e Barby non si sono mai sopportati. Adoro i loro litigi, per questo continuo a renderli rivali anche nelle mie fic :D
moooooooooolto nascosto... chissà, speriamo riesca a trovarlo xD
of course, mi piace tenervi sulle spine ù.ù
buona lettura(:

Per emmawh: ahahaha quale lettera degli scacchi ti fa venire in mente LLLLLawLLLiet? non lo capisco proprio ahahah xD
verooo giù le mani dalla Perla... ma dopotutto con una nave così bella e potente non si può pretendere che nessuno si metta in mezzo...la vorrei pure io ù.ù (si lo ammetto, sono io che mi firmo come "scacchiere matto" u.u *musica da colpo di scena*)
coooooomunque: ma no, povero Barby xD è un bastardo, ma è un bastardo amabile**
felicissima di sapere che sei curiosa di scoprire come continua :D
visteeee ormai controllare se ci sono nuove foto su potc4 è un abitudine xD marzo? non è a maggio? O.o
buona letturaaaaaaaaa(:

Per victoriavandort: Barbossa vs Jack again xD li adoro tantissimo pure io** il mio cuore appartiene a Jack, però Barby è Barby, mi dispiace u.u
sii, Lawliet si deve ancora riprendere dallo spavento che gli ha fatto prendere Barbossa probabilmente xD poi però chissà...
eccome se la conoscerete, non vedo l'ora di scrivere di lei(:
buona lettura(:




Capitolo 9



Pace?




La prima cosa che mi saltò agli occhi fu il labbro insanguinato di John, seguito da un’inquadratura completa del suo viso malridotto. I due “lottatori” sembravano aver preso una pausa, infatti ora si limitavano a guardarsi in cagnesco ad un metro di distanza l’uno dall’altro. Io e Jack ne approfittammo per intrometterci, interrompendo quello che stava per diventare un altro round di lotta libera. Potei vedere la rabbia nel viso di Jack, scatenata a causa di quell’infrazione di disciplina sul veliero, e per paura di una sua reazione troppo brusca lo precedetti, andando da John prima che lui potesse urlargli contro. Sapevo che il motivo di quella lite poteva essere stata causata da Lawliet e me (che poi non c’era nessun ‘Lawliet e me’, non eravamo neppure amici). Rivolsi una breve occhiata a Jack, quasi a comunicargli così quello che intendevo fare, andando poi a sfiorare la spalla di John con una mano.
Quest’ultimo reagì al tocco con uno scatto, spingendo via la mia mano in un modo così brusco da farmi quasi cadere a terra. Lo guardai scioccata, totalmente stupita da quella reazione che proprio non mi aspettavo. A bocca aperta compietti qualche passo indietro, quasi a scappare da John, mentre lui si mosse verso di me, mormorando qualcosa di vagamente simile ad una scusa. Sembrava davvero dispiaciuto, e qualcosa dentro continuava a ripetermi che non lo aveva fatto intenzionalmente. Nonostante quello, però, non riuscivo a non sentirmi umiliata ed offesa. Jack si frappose tra me e John, fulminando subito con un occhiataccia la causa del mio sconvolgimento. Se prima era arrabbiato con lui, ora era probabile stesse progettando il suo omicidio.
<< non ammetto insubordinazioni sulla mia nave, ragazzo >>
Gli comunicò secco, venendo interrotto dalla mia voce prima che potesse fare o dire qualsiasi altra cosa.
<< non era sua intenzione farmi cadere >>
Le parole uscirono da sole dalla mia bocca. Non avevo nessuna certezza sulla sua innocenza, e difenderlo in quell’istante mi mostrava solo molto ingenua. Eppure non rettificai ciò che avevo appena detto, limitandomi a fissare Jack e a sfiorare con le dita la mano che John aveva appena respinto.
<< devo comunque punire il loro comportamento, hanno causato il caos sulla nave >>
disse Jack, indicando tutto attorno a sé.
<< io vedo solo due botti a terra ed una ciurma ubriaca >>
Ribattei, evitando il contatto con gli occhi di John. Perché lo stavo difendendo?
Jack sbuffò, constatando che in effetti non avevo tutti i torti. Due botti vuote avevano smesso di rotolare restando ferme ai lati della nave, ed una ridente ciurma che sembrava non avere la più pallida idea di cosa stesse succedendo fissava la scena con più sonno che interesse.
<< direi che una notte in cella può bastare >>
Comunicò il suo verdetto, evidentemente infastidito per avermi dato retta. Io mi morsi il labbro per non mostrare il mio sorriso trionfante, andando a guardare John solo in quel momento. Lui sembrò non esprimere felicità, anche se potevo giurare d’aver visto un sorriso apparire per qualche secondo tra quelle sottili labbra.
Cos’ho fatto di male per provare qualcosa per un tale idiota? pensai, rendendomi conto che tutto quello che avevo fatto era stato causato da quello stupido sentimento che si scatenava ogni volta che vedevo John. No, purtroppo non ero ancora riuscita a sopprimerlo.
Entrambi i “lottatori” vennero scortati alle loro celle, ed io ne approfittai per raggiungere Jack a parapetto. Mi accostai a lui, pensando alla prima volta che avevamo vissuto una scena simile. Allora neppure sapevo del nostro legame di sangue. Sorrisi ricordando una serie di divertenti eventi collegati a tutto quel periodo.
<< cos’è che ti rende così di buon umore? >>
Chiese Jack, notando il mio sorriso.
<< discutevamo spesso anche all’inizio, anche sulle cose più futili… >>
Risposi, tenendo lo sguardo fisso sulla linea che separava il mare dal cielo. Jack annuì, aspettando che continuassi.
<< …ed è sempre stata una cosa normale, altrimenti non saremo fratello e sorella. Il bello di tutto, però, era che alla fine ci riconciliavamo sempre… >>
Feci un’altra pausa, incerta su come dire ciò che cercavo di comunicare a Jack. Sapevo che lui aveva già compreso dove volessi arrivare, però non mi avrebbe mai interrotta a metà discorso con un “ho capito”, no, lui voleva sentirmelo dire ad alta voce. Maledetto
<< non sto dicendo che ti perdono per tutto, o che lascerò da parte il mistero di John >>
Chiarii subito, lanciando una chiara occhiata a Jack. Lui si limitò a fissarmi con aria seria.
<< però… credo che dovremo tornare a parlarci. Mi… >> fermai il fiume di parole prima di dire una cosa troppo gentile come “mi manchi” << …mancano i nostri litigi sulle stupidaggini. >>
Conclusi quello che in teoria doveva essere un discorso sulla nostra “rappacificazione”. Giocherellai con le mani, prima di scrutare con imbarazzo la reazione di Jack. Lui non disse nulla per qualche istante, prima di uscirne con una frase che nel suo linguaggio corrispondeva ad un “mi sei mancata anche tu”: << questo significa che dovrò riaverti tra i piedi per tutto il giorno? >>
Gli diedi una spinta ricambiando il sorriso, e rendendomi conto per davvero quant’era stato straziante fare il muso per così tanto. Tornare a punzecchiarci l’un l’altra alleggerì per un attimo l’ansia che avevano portato con sé quelle lettere, finalmente.


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Capitolo 10
*** Il Lato Recitativo Di Barbossa ***


Ahoy!!! Altro che capitolo pubblicato presto, con la scuola ho potuto pubblicarlo solo ora! Scusatemi : (
Questa volta, però, spero di farmi perdonare con un capitolo più lungo… e completamente al maschile ;)

rispondo ai commenti:

Per Piccola Letty: tutto bene, per fortuna(: a te come va?
Già, finalmente! Sono uno più testardo dell‘altra u.u purtroppo per parte delle domande dovrai ancora attendere, anche se le intenzioni di Barbossa puoi già immaginarle dopo aver letto questo capitolo… anche se nulla è certo… buona lettura(:

Per Fannysparrow : alla fine i guai non portano solo cose negative, senza la brutta situazione in cui si trovano chissà quanto ancora sarebbe durata la “lite” o.o mi fa piacerissimo sapere che la mia fan fiction è una piacevole distrazione, diciamo che lo stesso rappresenta per me che la scrivo xD la zia arriverà, e non vedo l‘ora di farvi leggere di lei :D
Siiii, non vedo l‘ora arrivi Dicembre, son troppo curiosa *-*
Buona lettura! :D

Per Josephina Jonas: oh, mi fa sempre piacere conoscere nuovi lettori! Benvenuta nel risultato di troppe ore passate a vedere i film dei Pirati dei Caraibi u.u fan di Jack Sparrow, e come si fa a non esserlo? *-*
Ohhhhh che gentile, son felice che ti piaccia(:
Buona lettura :D

Per victoriavandort: son molto più felice di scrivere di loro non arrabbiati, quindi è una bella svolta anche per me** oh, rileggerai di lui proprio in questo capitolo(: preparati u.u hehe bene, quindi ti segno nel team Jalexis u.u buona lettura(:

Per chirkin: davvero, povero postino! Non ha vita facile! Finalmente hanno fatto pace(: ho ritardato, ma alla fine per fortuna sono riuscita ad aggiornare! Buona lettura(:

Per emmawh: sono stata breve, i‘m sorry, ma questo nuovo è più lungo, mi sono impegnata u.u yeeee diamo una festa in onore della loro riappacificazione! Da bere per tutti! :D ahahaha ormai ho deciso che John tiene un lato da &%$/# u.u un &%$/# è necessario u.u il parere di Alexis non conta xD diamo un nome anche a questa coppia, se Alexis e John sono Jalexis, allora Lawliet ed Alexis sono Lalexis? O.o spero ti piaccia anche questo capitolo :D
Beata quella bimba *-* ma beate anche le maestre xD son d‘accordo sulla lettera contro la Gelmini, chiediamo a Johnny/Jack di aiutarci xD quell‘uomo è un angelo, l‘ho sempre pensato *w*
Buona lettura :D

Per LadyKiki90: sii, sono molto carini** hehe viva il nerd xD ecco a te il continuo, buona lettura(:





Capitolo 10



Il Lato Recitativo Di Barbossa




Lisey si alzò dalla sedia non appena vide Alexis sulla soglia della porta con la sua espressione da “dobbiamo parlare”. Sussurrò qualcosa all’orecchio di Gibbs e poi lasciò la stanza, con i due uomini a valere l’uno della compagnia dell’altro. In quel momento Lawliet alzò nuovamente gli occhi dalla pagina che stava leggendo con tanto interesse, finendo per chiudere ed appoggiare il libro sul tavolo con un tonfo.
<< che lettura affascinante! Questi libri sono pieni d’informazioni sulla pirateria! >>
Esclamò, con una vivida luce negli occhi, ancora fissi sulla copertina di quel tomo. Gibbs sorrise alle sue parole.
<< sai cos’è ancora più affascinante? Essere pirati! >>
Ribatté, uscendo dal suo crogiolarsi nel nulla fare per rispondergli e battere un pugno sul legno del tavolo per sottolineare il concetto. Lawliet fece un piccolo saltello sulla sedia come reazione a quell’improvviso gesto, iniziando poi a liberare la sua curiosità. Aveva tanti di quei quesiti irrisolti riguardo quel modo di vivere così sregolato ed allo stesso tempo eccitante, che quasi dimenticò per un momento che dare la corda ad un pirata sconosciuto poteva portare ad un pericolo. Dopotutto, però, doveva ammettere che quel Gibbs non aveva proprio l’aria del tagliagole pronto ad uccidere…
<< e com’è? Intendo… essere pirati >>
Domandò, avventandosi sulla possibilità di avere qualche risposta ai suoi dubbi. Gibbs non lo deluse, già pronto a dare inizio ad un lungo e dettagliato racconto sulla vita di mare:
<< è vivere una vita piena di avventure, combattimenti, libertà e tesori! Il mare è nostro amico e la nave la nostra casa, l’aria che anima i nostri polmoni è quella salmastra e la lama di una spada completa il nostro braccio! >>
Espose con fervore quello che quasi sembrava un discorso preparato in anticipo. Lawliet lo fissava con enorme interesse, incapace di negare, dopo quelle parole, che la vita da pirati fosse quella ideale per chiunque voglia davvero vivere appieno ciò che significa “libertà”.
<< sono i continui pericoli che la rendono meno affascinante… la lotta continua per sopravvivere >>
Commentò il ragazzo, pensando a quante città erano contro il loro “mestiere” e cercando d’immaginare quanta altra gente poteva volerli morti. Di sicuro non era una vita facile.
Gibbs annuì. << vero, e non sempre si tratta di pericoli qualsiasi. Ad esempio, una volta abbiamo dovuto affrontare una piovra gigante! >>
Il nostromo sorrise come se fosse in procinto di raccontare una divertente barzelletta, mentre Lawliet sgranò gli occhi. << Jack, il nostro Capitano, venne mangiato da quella bestiola, finendo nello scrigno di Davy Jones! >>
Nonostante Lawliet non avesse idea di chi fosse quel Jones, si ritrovò comunque a rabbrividire dopo che Gibbs lo ebbe nominato in quel modo così teatrale. Provò ad immaginarsi la scena, ritrovandosi bloccato dalla sua mente che gli ripeteva quanto assurda fosse una situazione simile.
Non esistono piovre giganti, deve trattarsi sicuramente di un qualche racconto rielaborato per essere reso più affascinante all’orecchio dell’ascoltatore.
Si autoconvinse, essendosi più volte ripromesso di non credere a tutte le “grandiose” storie o superstizioni che poteva udire nell’arco della sua vita. Poi, in ogni caso, come poteva essere lo stesso Jack che aveva visto fino ad un attimo fa?!
<< il Capitano… Jack… >>
Lawliet indicò verso l’uscita che dava per il ponte, come ad indicarlo. Gibbs capì la sua perplessità, affrettandosi a chiarire il tutto: << tranquillo, siamo andati ai confini del mondo e lo abbiamo salvato, ed ora è come nuovo! Più o meno… credo abbia perso la ragione… intendo, più di prima >>
Il tono con cui aveva spiegato il salvataggio lasciava quasi intendere che la soluzione a quel problema fosse assolutamente logica, mentre la conclusione faceva preoccupare Lawliet, consapevole di dover passare ancora molto tempo in compagnia di quello che Gibbs designava come un Capitano senza ragione. Il tentativo di rincuoro del nostromo era miseramente fallito.

Un rumore di passi divenne sempre più udibile, finché gli stivali che producevano quel suono non si fermarono a poca distanza dalla soglia appena oltrepassata. Barbossa era tornato.
La mano destra era poggiata sopra la tasca interna della giacca, nel punto esatto in cui aveva prontamente nascosto la lettera. La sfiorò quasi a voler assicurarsi della sua sicurezza, per poi far ricadere la mano lungo il braccio, avvolgendosi d’indifferenza. La mano sinistra, invece, teneva salda a sé una succulenta mela non ancora addentata. Il pirata fissò i due uomini per qualche attimo, prima di mordere il suo frutto e gustarne il sapore senza preoccuparsi delle occhiate curiose che aveva addosso. Quando smise di masticare, continuò a non dire nulla, limitandosi ad accostarsi al tavolo ed in seguito ad accomodarsi sulla sedia a capotavola.
Lawliet seguì i gesti del pirata con lo sguardo, prima di ricordare la principale ragione per cui entrambi si ritrovavano a bordo della Perla: le lettere. Rammentò, inoltre, che la lettera di Barbossa non era ancora stata aperta. Perciò, mordicchiandosi il labbro per il timore di osare troppo, si azzardò ad aprire bocca: << avete già scoperto cosa contiene la vostra lettera? >>
Barbossa gli prestò attenzione per un secondo, inarcando le sopracciglia e concedendosi, poi, pochi secondi d’esitazione in cui si dedicò all’osservazione della mela addentata, quasi sopra di essa vi fosse scritta la bugia che andava cercando. Gibbs teneva lo sguardo su di lui, come lo stesso faceva anche Jack, unitosi al terzetto giusto in tempo per udire le parole di Barbossa in merito alla lettera.
<< Si, il messaggio è lo stesso destinato agli Sparrow. Dobbiamo eliminare questo scacchiere matto >>
Rispose, alzando lo sguardo dal frutto. Con la coda dell’occhio potè vedere Jack fare una smorfia alle sue parole, dubbioso, anche se sembrò tenere per sé il suo scetticismo, mentre avanzava verso il tavolo ed esclamava un: << questo è certo, dobbiamo solo trovare il modo per farlo >>
Jack sembrò essere sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma quando riaprì la bocca nessuna parola uscì da essa. Preferì tacere, mentre incontrava lo sguardo stranito che Lawliet gli aveva rivolto da quand’era entrato nella stanza. Era rimasto da solo con il nostromo, e gli fu praticamente istintivo pensare che quella strana occhiata fosse dovuta a qualche suo racconto. Il ragazzo smise di fissare Jack, imbarazzato per esser stato colto in flagrante, e si affrettò ad interrompere quel silenzio, quasi a cercare di passare oltre la brutta figura.
<< e se seguissimo il consiglio di visitare quel vostro lontano parente? >>
Mormorò, tenendo gli occhi fissi sulle sue mani congelate per il freddo.
<< è una possibilità. Nonostante la cosa non mi renda esattamente felice >>
Rispose Jack, accentuando il suo fastidio con una smorfia scocciata.
<< e voi? >>
Chiese Lawliet a Barbossa, passando lo sguardo dalle mani al viso del pirata. << dovete visitare lo stesso suo parente o avete ricevuto un altro consiglio? >> gli rivolse un’altra domanda << non avrebbe senso se fosse lo stesso >> aggiunse ancora, bloccando Barbossa prima che potesse rispondere. Quest’ultimo lo fulminò con lo sguardo, e Lawliet, ricordandosi della volta in cui aveva usato un pistola per esprimere la sua rabbia, chinò il capo timoroso e pregante in un perdono per la sua sfrontatezza.
<< nessuno vi ha insegnato a non mettere il becco negli affari altrui? >>
Gli ringhiò contro, Barbossa. Lawliet a quell’esclamazione si fece ancora più piccolo e, fingendo di essere del tutto rapito dalla lettura, si coprì il viso con uno dei libri posati tempo prima. Jack era intenzionato a conoscere la risposta alla domanda di Lawliet, ma Gibbs si frappose tra lui e Barbossa prima che potesse fare una qualunque osservazione: << con l’aiuto fornitoci da Capitan Barbossa la nave è ormai pronta a partire. Non ci resta che decidere la rotta >>
Barbossa sembrò felice di quel cambio di discorso, intervenendo per tenere la conversazione incentrata su quel nuovo argomento di discussione: << dove si trova questa tua fantomatica parente? >> domandò, rigirando la mela tra le dita.
Jack sbuffò, per nulla felice di parlarne << dove si trova… direi, piuttosto, vicino a cosa si trova. La parente in questione non è esattamente un tipo da città… >> si morse il labbro alla ricerca delle parole adatte per descrivere la destinazione, ma sembrò non trovarne << è complicato da spiegare >> concluse, visualizzando il luogo che dovevano raggiungere ma incapace d’illustrarlo a parole.
Barbossa roteò gli occhi, come sempre infastidito dal comportamento di quello che, in teoria, doveva essere un suo “collega”.
<< con voi Sparrow ogni cosa diventa complicata >>
Commentò infastidito, pensando a quanto facile sarebbe tutto se non dovesse aver più a che fare con loro. La lettera nascosta sembrò quasi chiamarlo a quel pensiero, ricordandogli la sua proposta.
Gli Sparrow spariranno da questo mare
Era una proposta allettante.


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Capitolo 11
*** Destinazione Remota ***


Salve a tutti!
Perdonate ancora una volta il mio ritardo ç_ç purtroppo ultimamente sto avendo sempre meno tempo per scrivere… maledetta scuola!
Comunque ora son riuscita finalmente a finire il capitolo, perciò buona lettura(:
Ps: come avrete di sicuro capito d’ora in avanti risponderò ai commenti nella pagina delle recensioni, è decisamente un metodo più comodo e meno confusionario ;)



Capitolo 11



Destinazione Remota




<< Mi stai ascoltando?! >>
Sbottai, notando che Lisey non stava prestando attenzione alle mie parole. Era da quando avevo pronunciato il nome “John” che si rifiutava di fermarsi, continuando a seguire un percorso da lei prestabilito che ancora non riuscivo a capire quale scopo avesse. Avevo portato avanti il discorso comunque per un po’ di strada, dando sfogo alla mia spasmodica rabbia e confusione, fino a quando non mi resi definitivamente conto che parlare con un muro sarebbe stato più produttivo. Continuai a seguirla, scoprendo che la sua destinazione era la cabina di Jack, in cui entrò senza preoccuparsi del divieto che vi era stabilito sopra. Neppure io potevo entrare ed uscire da lì così liberamente!
<< non puoi entrare nella cabina di Jack senza il suo permesso! >>
Esclamai, senza ricevere nessuna reazione da parte di Lisey. Vidi quest’ultima andare alla scrivania ed aprirne uno dei cassetti, da cui tirò poi fuori la bussola di Jack.
<< e non puoi neppure rubare la sua bussola! >>
Aggiunsi, rimanendo comunque confusa da ciò: perché mai Lisey dovrebbe volere quella bussola?
Lei mi fece cenno di stare zitta. Almeno ora sapevo che non mi aveva dimenticata.
<< per rispondere alla domanda di prima: si, ti ascolto. Esattamente come ti ho ascoltata tutte le volte in cui parlavi di John, lo insultavi e poi rinnegavi ogni cosa dicendo: “però non è così male” >>
Le ultime parole le pronunciò con una vocina stridula che doveva richiamare il mio tono di voce quando parlavo di John. Il mio viso cominciò ad arrossire.
<< e ti ho ascoltata anche quando dicevi che non provavi nulla per lui e poi ridicevi che invece ti piaceva, contraddicendoti più volte >>
Abbassai lo sguardo ed iniziai rigirare più volte la manica della camicia, come se ciò fosse un’improvvisa necessità, mentre ero sommersa dall’imbarazzo.
<< ora: non sarebbe magnifico se esistesse un modo per sapere che cosa realmente provi? Che cosa realmente vuoi? >>
Iniziò a sventolarmi la bussola davanti agli occhi. Io li sgranai ed allontanai l’oggetto da me con un veloce gesto.
<< No, non è così facile. La bussola punta ciò che più desidero, e non è di certo un ragazzo! Ho altri pensieri per la testa in questo momento… >>
Esclamai, non riuscendo comunque a mantenere un tono del tutto convinto.
Diamine, eppure lo penso davvero! Si, insomma, penso di pensarlo davvero… anche perché è ciò che giustamente devo pensare, o meglio non pensare…
L’unica cosa di cui potevo essere certa era che la cosa mi metteva a disagio, ed uno dei principali motivi per cui non volevo tentare era il timore dell’effetto che avrebbe avuto su di me scoprire che l’ago puntava davvero John.
Lisey continuava ad ammiccare alla bussola, mentre io cercavo di non tradire la mia espressione risoluta, fallendo non appena cedetti all’impulso di mordicchiarmi il labbro, primo cenno d’insicurezza.
<< perché non provi? >>
Mi tentò ancora, approfittando di quello spicchio d’insicurezza che avevo appena mostrato. Io feci resistenza ancora per poco, finendo per strappargliela di mano con uno sbuffo scocciato. Vidi Lisey emettere un “si!” di vittoria e non esitai a fulminarla con lo sguardo.
Subito dopo la mia attenzione si concentrò solo sulla bussola, che iniziai a rigirarmi tra le mani. Non ebbi comunque il coraggio di aprirla, e balzai dallo spavento quando Lisey mi parlò di nuovo:
<< per vedere se punta John dovremo dirigerci al ponte >>
Suggerì pacatamente. Io annuii, seguendola verso l’uscita della cabina.
All’uscio per poco non finii contro Jack, che andando nella direzione opposta mise in precaria condizione il mio equilibrio e quindi anche lo stato della bussola, che riacchiappai prima che potesse toccare terra. Jack sembrò non accorgersene, era infatti troppo impegnato a perlustrare la cabina e a mettere sottosopra ogni cassetto che incontrava. Incuriosita cambiai direzione, ed invece di uscire mi diressi verso lui. Lisey capii in fretta che la storia di John e la bussola avrebbe dovuto aspettare, così dopo avermi sussurrato un << non credere di averla scampata >> ci lasciò da soli.
<< cosa cerchi? >>
Gli domandai, continuando a rigirarmi la bussola tra le mani e rendendomi conto solo in quel momento che se Jack mi avesse visto con quella in mano si sarebbe di sicuro infuriato. Mi affrettai a nasconderla quindi dietro la schiena, giusto poco prima che Jack alzasse lo sguardo verso di me. Non rispose alla domanda però, limitandosi ad un cenno che indicava che dovevo aspettare. Attesi per qualche secondo, finché non lo vidi estrarre trionfante un pezzo di carta da uno dei tanti cassetti perlustrati.
<< quello cos’è? >>
Chiesi, posando la bussola sulla scrivania ed avvicinandomi a lui per vedere meglio di cosa si trattasse.
<< è la strada per trovare Marmony! >>
Esclamò sorridente, sventolando il foglio.
<< Marmony? La zia che si è distaccata dalla famiglia? >>
<< esatto! >>
Rimasi interdetta per qualche secondo. Avrei conosciuto una nuova parente (che però odia noi Sparrow) e scoperto qualcosa in più sul mistero della lettera… non ero sicura se gioire o no.
<< quindi questa Marmony vive sott’acqua? >>
Gli domandai, indicando il punto del disegno contrassegnato da una x. L’immagine rappresentava un lago circondato da alberi, con al centro una x rossa che supponevo indicasse la posizione della parente.
<< non proprio… >>
Mi rispose, senza staccare gli occhi dalla mappa. Ancora una volta dovevo accontentarmi di due parole e nessuna spiegazione.
<< e come raggiungiamo questo posto? >>
Tentai un’altra domanda.
<< prima di tutto dobbiamo raggiungere una piccola isola immersa nella vegetazione non troppo distante dalla nostra posizione, poi stando attenti a non perderci lungo il cammino raggiungere la montagna, seguire una strada precisa e dopo aver attraversato il lago siamo arrivati >>
Spiegò finalmente, concludendo con un mezzo sorriso.
<< perciò vive proprio dietro l’angolo >>
Ironizzai, dando ancora un’altra occhiata alla mappa.
<< credimi, non sarà il percorso la parte più difficile >>
Mi confidò, allontanandosi verso l’uscita della cabina.
<< vieni, mostriamo la direzione al resto dei graditi e sgraditi compagni d’avventura >>
Assentendo lo seguii, venendo però prima fermata da un altro suo intervento:
<< cosa ci fa la mia bussola fuori dal suo cassetto? >>
Mi domandò, indicandola nel punto in cui l’avevo lasciata, sopra la scrivania. Presa dalla curiosità per la mappa avevo scordato la necessità di tenere nascoste le prove del quasi-ma-non-esattamente furto di Lisey.
<< ehm… affrettiamoci a mostrargli questo, o potrebbero pensare che il loro Capitano li stia nascondendo qualcosa, e tu non vuoi un altro ammutinamento, vero? >>
Balbettai, trascinandolo fuori dalla cabina per un braccio, mentre con l’altra mano tenevo la mappa ed in mente avevo la sensazione che John non sarebbe stato per davvero la mia principale preoccupazione per quel viaggio.

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