ArtexArte

di lelia_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Lacrime ***
Capitolo 3: *** Distanza ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Incontro

 


-Smettila idiota-

-Io non sto dicendo niente, niente che non sia vero-

-Non è vero niente, ma stai rompendo come non mai!-

-Senti non so che problemi hai, ma io non sono sicuramente la causa-

-No infatti non sei tu il problema, ma quel bastardo dell’Uchiha-  grido mentre le lacrime cominciano a rigarmi il viso

-Itachi? Che cosa ha fatto?-

-Non sono affari tuoi…-

In un attimo mi ritrovo con gli occhi di Sasori che mi trapassano da parte a parte e le sue mani bloccarmi i polsi al muro

-Che cosa ti ha fatto?-

-L…lui niente, Sasori-  balbetto inutilmente

-Cosa ti ha fatto!?!?- continua Danna gridando

-Che cosa ti importa Danna?-

-N…niente, mi sono stufato di te, torno a casa mia-

Cosi Sasori se ne va lasciandomi da solo in classe dopo le lezioni pomeridiane, recentemente mi lasciano tutti da solo, almeno le uniche persone che significano qualcosa per me. Ma forse è tutta colpa mia.  

Meglio se comincio da capo.

Mi chiamo Deidara Iwa, ho 17 anni e frequento il liceo Konoha, sono un ragazzo molto carino, capelli biondi e lunghi occhi azzurri, ma sono gay fino all’osso perciò spesso le ragazze a scuola restano deluse. Detesto la scuola non so nemmeno perché la frequento, in ogni caso ho tutti voti alti, specialmente perché frequento un corso pomeridiano di arte che migliora la mia media scolastica. Io amo l’arte; per me è qualcosa di effimero e che dura un istante. Purtroppo io sono l’unico in tutta la scuola che abbia un concetto d’arte decente, c’ anche Sasori che si definisce un “artista” dicendo che l’arte è qualcosa di eterno ma sono solo sciocchezze.

In ogni caso sto divagando, vi starete chiedendo cosa mi ha fatto il caro Itachi Uchiha, bhè vi racconterò tutto dall’inizio.

Era stato un giorno come gli altri, Sasori mi ha svegliato come sempre molto presto e mi aveva messo in imbarazzo facendosi trovare nudo in camera mia come se niente fosse, le lezioni assolutamente noiose come sempre, la pausa e poi finalmente il corso d’arte. È stato più duro del solito quella volta, Sasori non faceva che criticare le mie sculture d’argilla (suo solito comportamento così incostante da non farmi capire che diavolo gli frulla per la testa mi fa saltare i nervi) e nel frattempo costruiva quelle orribili marionette. A fine lezione toccò a noi pulire l’aula.

-Deidara leva quest’affare dal mio banco- sussurra Sasori col suo solito tono freddo

-È arte caro mio, uhn- dico spostando la mia scultura

-Arte un corno, l’arte sono le mie marionette bellissime ed eterne-

-Certo come no e io sono la fatina dei denti, l’arte è un’esplosione- 

-L’arte non dovrebbe essere anche ciò che ti provoca una fortissima emozione?-

-Questa scultura ha più emozione di te credimi, anzi qualunque cosa ha più sentimenti di te- dico io freddo

-Bhè, allora stamattina non avevo sentimenti secondo te?-mi risponde di spalle

Effettivamente non ci avevo pensato, stamattina mi sono svegliato e lui non c’era, ma mi aveva fatto trovare la mia colazione preferita pronta in tavola senza nessuna spiegazione e nemmeno un biglietto.

-A proposito, perché l’hai fatto? Me ne ero quasi dimenticato-

-Deidara vai a prendere altri stracci nello stanzino del bidello-dice all’improvviso Sasori

-Perché io? E poi stavamo parlando d’altro-

-Perché non so dove sia lo stanzino del bidello- continua Danna –Che palle che sei Danna- dico prima di uscire e andare nello stanzino a prendere degli stracci. Tornando verso la classe sento un pianoforte suonare una melodia bellissima ma malinconica, mi affaccio all’aula di musica e vedo un ragazzo moro e atletico che suona il pianoforte mettendoci l’anima. Rimango a fissarlo sulla porta come rapito dalla melodia che le sue dita magiche suonano.

-Piaciuta?- dice improvvisamente il moro mentre lo guardo ancora mezzo incantato -C…cosa?-

-La canzone- continua calmo

-Emh...s…si molto bella- dico ancora sbalordito dalla sua bravura

-Comtine D’un Autre Ete-

-Come?-

-La canzone si chiama  Comtine D’un Autre Ete, la conosci?- mi chiede con un leggero sorriso

-Emh…n..no non la conosco, ma mi sembra molto bella- dico arrossendo per la mia ignoranza in fatto di musica classica, dannata la mia passione per il pop commerciale.

-Ok…bhè io sono Itachi Uchiha- dice ampliando il sorriso, è davvero bellissimo.

-Deidara Iwa…piacere- dico arrossendo ancora più vistosamente –Non mi sembra di averti mai visto a scuola sei nuovo?- mi chiede –No, sono del secondo anno forse è per questo che non mi hai mai visto- dico un po’ distratto mentre fisso il pianoforte

-Ah ecco io sono del terzo di solito non scendo al secondo piano, ti va di sederti vicino a me?- dice notando il mio sguardo sul piano –S…si va bene- titubante mi avvicino a lui e mi siedo sullo sgabello cercando di non incrociare il suo sguardo magnetico.

-Sai suonare?- mi chiede mentre accarezzo i tasti

-No, non sono bravo con la musica- ammetto con un leggero imbarazzo

-Bhè la musica è una forma d’arte sai?-

-Una …forma d’arte?-

-Si, mi considero un artista io- continua mentre sistema alcuni spartiti di fronte a noi

-Anche io sono un’artista sai? Ma, il mio è un tipo d’arte diversa-

-Cioè?- mi chiede senza guardarmi

-Io sono uno scultore d’argilla- dico fieramente

-Uno scultore d’argilla? Argilla esplosiva per caso?- stavolta mi guarda in modo strano

-S…si certo che si- continuo io

-Allora sei tu che hai fatto saltare l’aula d’arte tre mesi fa vero?-

-Emh…s..si ma è stato un incidente non era prevista un esplosione cosi grande- mi ero completamente dimenticato dell’accaduto e ora che me lo ricordava sentivo una vergogna enorme, fu uno dei miei esperimenti mal riusciti.

Ridacchiando per il mio imbarazzo, Itachi da’ un'altra occhiata allo spartito e ricomincia a suonare. Lo osservo attentamente, l’espressione del suo viso è cambiata, da sorridente e estremamente seria a concentrata sui tasti mentre le mani esperte fanno produrre al pianoforte una melodia sofferta e vissuta.

Completamente assorto lo osservo ancora e vengo rapito dalla canzone che sta suonando finché Sasori, affacciato alla porta, mi riporta alla realtà.

-Deidara, dobbiamo andare a casa ho finito di pulire io- dice più freddo del solito interrompendo Itachi

-Scusalo Itachi, lui è Sasori un mio amico-dico fissando Sasori maledicendolo per aver interrotto Itachi

-Non fa niente Deidara, piacere Itachi Uchiha- dice il moro presentandosi a Danna, il suo sguardo era cambiato.

-Akasuna Sasori- continua Sasori con uno strano tono, senza guardarlo nemmeno, sembrava sarcastico - Andiamo Deidara- dice infine voltandosi

-Ma Danna…- dico un po’ arrabbiato -Domani abbiamo un interrogazione, andiamo a casa e basta- mi paralizza con il suo sguardo freddo e per me insostenibile.

-Scusami Itachi, devo proprio andare, ci si vede- corro via un po’ risentito verso Sasori per non avermi permesso di restare con il moretto.

-Questa me la paghi Sasori- gli dico alle spalle mentre lo seguo

-Fidati, meglio se quello lo lasci perdere-

-Che cosa? Lasciar perdere? Perché?- ma non mi risponde più.

Restiamo in silenzio finché non torniamo a casa e subito entrambi ci chiudiamo nelle nostre stanze.

Verso ora di cena Sasori bussa in camera mia chiamandomi per mangiare e io lo mando a quel paese, sono ancora arrabbiato con lui. Vado a dormire presto un po’ affamato, ma non ci faccio caso e dopo un po’ mi addormento.

“-Sasori? Cosa ti prende stai bene?- è girato di spalle e non posso vederlo negli occhi

-Si che sto bene idiota, perché non dovrei stare bene?- mi risponde glaciale

-Io, non lo so Sasori…mi sembra che ci sia qualcosa che non va-

-Sta zitto Deidara! Sta zitto! Non ti voglio ascoltare non ti voglio vedere mai più!!!- mi grida in faccia mentre gli occhi arrossati e pieni di lacrime mi trapassavano da parte a parte come mille pugnali”

Mi sveglio ansimante e sudato, è stato solo un incubo fortunatamente, cerco di calmarmi e regolarizzare il respiro.

- Sasori non potrebbe mai ridursi in quel modo-

Quell’incubo mi ha scosso parecchio, stringo le lenzuola al mio petto e cerco di non immaginare Sasori ridotto in quello stato. Mi giro e mi rigiro nel letto asfissiante e dopo qualche minuto risprofondo nel sonno.

 

 


Salve!

Ok scusatemi per quest’orrore che vi sto presentando, ma era da tempo che mi frullava nella testa quest’ideuzza ^ ^ perciò non me ne vogliate.

Spero vi sia piaciuto il primo capitolo e ditemi se è troppo ooc, alla prossima.

Recensite mi raccomando ciao ciao!!!

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Capitolo 2
*** Lacrime ***


Lacrime

 

Passa qualche giorno e io sono ancora in collera con Danna, non sono  più riuscito a vedere nemmeno Itachi dopo le lezioni, in più sono anche stato preso di mira da un coglione che si crede chissà chi, un altro biondo della scuola Naruto Uzumaki non fa che prendermi in giro per la mia arte.

Che idiota.

-Deidara! Alzati dai la lezione d’arte è finita dobbiamo andare-

Lo guardo indifferente, poi raccolgo le mie cose senza dirgli niente.

-Sei ancora arrabbiato ?-

Non gli rispondo. -Che palle che sei-

Usciamo nel cortile dirigendoci verso il cancello, quando vedo Itachi ad un lato seduto su un muretto.

-Deidara!- mi chiama sorridendo, faccio altrettanto. Mi fa segno di avvicinarmi e non mi faccio attendere nemmeno per un istante e mi avvicino a lui, mentre Sasori mi segue come un’ombra.

-Dove vai?- mi chiede -Da Itachi-

Mi prende per una manica cercando di fermarmi per qualche strano motivo, ma io imperterrito do uno strattone e lo raggiungo.

-Ciao Deidara è da un po’ che non ti vedevo, come stai?-

-Bene grazie Itachi-kun, tu come stai?-

-Bene grazie, scusa se non mi sono più fatto vedere-

-Non preoccuparti- gli sorrido mentre sento lo sguardo di Sasori addosso.

-Va tutto bene a scuola? Ho sentito che l’Uzumaki ti dava fastidio-

-Va tutto a meraviglia, quello è solo un coglione- dico raggiante, non posso di certo farmi mettere al tappeto da un idiota del genere.

-Deidara, dobbiamo andare- Danna stavolta se lo scorda che io lo segua.

-Vai tu avanti, io torno a casa dopo-

Mi guarda ancora e dopo poco se ne va a gran velocità. Itachi lo guardava e aveva uno strano ghigno.

-Scusalo- dico sedendomi sul muretto vicino a Itachi.

-Non importa Deidara-

Restiamo a chiacchierare per qualche ora, del più e del meno e non mi accorgo che si sono già fatte le sette di sera.

-Cavolo com’è tardi, devo andare- salto giù dal muretto stringendomi nella giacca per il freddo.

-Ti accompagno a casa se vuoi-

-Davvero?  Grazie !!!-

Ci incamminiamo verso casa mia mentre alcune stelle fanno già capolino.

È strano stare affianco ad Itachi, è così magnetico, è davvero un ragazzo speciale.

Arrivati davanti casa Itachi comincia a farsi più silenzioso

-Tutto bene?- gli chiedo

-Si, è solo che da piccolo abitavo qui vicino…brutti ricordi lascia stare-

-Ah mi dispiace- aveva uno sguardo così triste, avevo voglia di abbracciarlo ma non lo faccio.

-Non fa niente, senti ti va di vederci questo venerdì pomeriggio dopo la scuola?-

-V…venerdì? Ma certo con piacere-

Non ci posso credere, mi ha invitato ad uscire, è così strano ciò che provo in questo momento. Non devo lasciarmi trascinare dalle emozioni!

-Allora ci vediamo davanti al parco alle cinque e mezza, porterò anche dei miei amici-

-Va bene Itachi, a venerdì ciao-

-A venerdì- ho il cuore che va a mille. Mi ha davvero invitato ad uscire. Ok ci saranno anche dei suoi amici ma non mi importa.

Apro la porta con la chiave e quasi vengo travolto da Sasori che però mi trascina dentro.

-Era qui?- mi chiede quasi gridando

-Chi?- gli grido io di rimando, non sopporto quando urla. Meno male che non lo fa spesso.

-ITACHI!!!-

-Sasori calmati! Che ti prende?!-

-N…niente-dice calmandosi di botto

-Sasori ma…- non riesco a dire altro che si chiude in camera sua sbattendo la porta.

Resta davanti alla sua porta per ore mentre cerco le parole giuste da dire. Non aveva mai avuto una reazione del genere. Mai. È così difficile da capire.

Dopo tre ore finalmente busso e chiedo di entrare ma non ottengo risposta, allora apro lentamente la porta e vedo Sasori che dorme sul letto, mi avvicino sedendomi affianco a lui e lo osservo a lungo.

Gli accarezzo il viso rilassato dal sonno, i capelli rossi che gli contornano il viso. Toccandogli le guance, le sento umide lo guardo meglio e vedo che anche il contorno degli occhi è umido e lucido.

“Cosa gli è preso, non l’avevo mai così sconvolto” continuo a pensare mentre lentamente realizzo che ha pianto. Danna ha pianto. Lui. Lui che è sempre stato il più insensibile di tutti quelli che conosco. Lui aveva pianto.

Lo lascio in camera e vado fuori sul balcone con una coperta; mi siedo per terra e  osservando la luna piena della notte che ormai è alta in cielo, svuotando per un po’ la mente.

Avevo bisogno di lasciare andare tutto per un attimo. Mi siedo spesso fuori al balcone quando sono triste. Mi addormento poco dopo mentre una leggera brezza mi porta nel mondo dei sogni.

 


Hola!

Sono riuscita a correggere questo capitolo. Spero che vi piaccia aggiornerò il più presto possibile. Buona lettura.

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Capitolo 3
*** Distanza ***


Distanza

 

Il mattino dopo mi sveglio in camera mia sotto le coperte. Sasori deve avermi portato dentro. Chissà cosa gli passava per la testa.

Corro in bagno a lavarmi senza farmi vedere e poi mi vesto. Mi decido poi ad andare in cucina dove Sasori è intento a servire la colazione. Faccio un grande sospiro.

-Colazione occidentale? Che bello- mi siedo sorridendo, ma all’improvviso mi ritorna in mente il ricordo di cosa era successo la sera prima.

-Sasori, ma cosa ti è preso ieri sera?- chiedo

Non mi risponde, continua a mangiare i pancakes in silenzio. Cerco di farlo parlare ma niente, non mi rivolge nemmeno la parola. Andrà avanti così per tutta la settimana, senza dire una parola e sparendo spesso, lasciandomi quasi sempre solo.

E la cosa peggiore è che l’ho anche visto in compagnia di quell’Uzumaki Naruto, che mi prende spesso di mira. Davvero non lo capisco, mi fa andare ai matti.

Finalmente arriva il venerdì pomeriggio, ma dopo la lezione mi tocca tornare a casa da solo perché Sasori è sparito, ancora.

Corro a casa e tiro fuori tutti i vestiti dall’armadio, in cerca qualcosa di decente. Dopo ore e ore di estenuante ricerca, opto per un completo di giacca e pantaloni neri con una maglietta blu chiara sotto, un po’ leggera per la stagione, ma di grande effetto; mi vesto in fretta, mi piastro i capelli e mi trucco con la solita matita nera e per le cinque e venti sono pronto… e già in ritardo.

Esco dalla mia stanza e mi trovo Sasori davanti, piantato davanti alla porta con uno sguardo più freddo e arrabbiato del solito.

-Che ci fai lì?- lo guardo mentre continuo a sistemarmi la giacca

-Ti impedisco di fare una cazzata Deidara-la sua voce era gelida, i suoi occhi più vuoti del solito.

-Una cazzata? Guarda che devo solo uscire- prendo le scarpe dal pavimento e me le allaccio per bene

-Appunto, ma esci con l’Uchiha no?- si appoggia alla porta e mi trapassa coi suoi occhi, comincia a spaventarmi -Si ma che ti frega?-

-Me ne frega eccome!-

-Spostati dai che faccio tardi- mi avvicino intenzionato a passare, ma non si sposta di un centimetro –Sasori fammi passare per favore- dico guardandolo seriamente negli occhi.

-Stai facendo un grosso errore, non fare la femminuccia innamorata e ascoltami- mi trattiene per un braccio e non mi lascia, allora sentendomi trattenuto gli mollo un pugno. Non pensavo che mi sarei fatto male alla mano anche io.

-Fatti gli affari tuoi- apro la porta e me ne vado sbattendola dietro di me, sento un mugolio proprio nel momento in cui mi appoggio alla ringhiera del terrazzo. Cos’ha?

Essendo già in ritardo di parecchio comincio a correre verso il parco evitando di andare addosso ai passanti. “Chissà se Danna sta bene” non dovrebbe importarmene però non posso non pensarci.

Sul cellulare cominciano ad arrivarmi i suoi messaggi che mi dice di tornare a casa, allora decido di spegnere il telefono così almeno non disturberà. Non aveva mai fatto così.

Arrivo al parco e lì vedo Itachi, che appena mi vede, mi fa un sorriso che mi lascia senza fiato. O forse era per il fatto che avevo corso per parecchi isolati. Mi avvicino a lui cercando di calmare il respiro sorridendo –Ciao Itachi scusa il ritardo-

-Non preoccuparti non sono qui da molto- dice lui sedendosi sul muretto al quale era appoggiato.

Comincia ad alzarsi un vento piuttosto forte che mi fa rabbrividire –Hai freddo eh? Forse sarebbe stato meglio andare in un posto chiuso- L’aveva notato. Che figura.

-N-no sto bene tranquillo, i tuoi amici quando arrivano?- chiedo mentre mi stringo alla giacca e maledico di aver messo una maglietta troppo leggera

-Non credo che verranno, altrimenti sarebbero già stati qui. Hidan e Kakuzu sono due tipi puntuali- dice mentre si accende una sigaretta- Hidan e Kakuzu…? Vuoi dire quelli che hanno dato fuoco ad una cattedra l’anno scorso?- quei due mi terrorizzavano a morte anche se non lo ammettevo.

Hidan era un ragazzo che sembrava avere qualche rotella fuori posto e Kakuzu era un armadio che nascondeva sempre il viso lasciando scoperti solo gli occhi verdi.

-Proprio loro… ne vuoi una?- mi avvicina il pacchetto di sigarette ma io rifiuto con un cenno –Scusa se lo chiedo ma che ci fa uno come te con due come loro?-

-A conoscerli non sono così male- dice scendendo dal muretto.

Mi sorride buttando fuori il fumo dal naso. Il mio cuore impazzisce.

Cominciamo a parlare della scuola per un oretta buona e io quasi mi dimentico del vento che mi scompigliava  i capelli e mi attraversava la schiena.

 –Che ne dici di venire a casa mia?- mi guarda con un sorriso strano dopo un’altra mezz’ora

-A casa tua? – la mia mente comincia a vagare e sento la sua voce che ripete “A casa mia”.

-Si mi sembri piuttosto infreddolito e poi non c’è un granché da fare - ricomincia a camminare e io lo seguo subito, come un cagnolino. Non potevo farmi scappare questa occasione.

-Va bene, però non ho freddo!-dico io arrossendo un po’ –Se lo dici tu. Dai andiamo non è molto lontano-

Cominciamo a camminare intorno al parco, il vento tira forte, troppo forte per essere solo metà settembre. Io mi stringo alla mia giacca nera cercando di sembrare il meno infreddolito possibile, anche se stavo gelando. Itachi che mi camminava affianco invece, sembrava completamente a suo agio mentre il vento gelido gli sfiora la pelle pallida e bianca come la neve. Di tanto in tanto lo osservo mentre lui guardava dritto davanti a lui con quegli occhi scuri e profondi e rimanevo incantato per qualche secondo, finché anche lui non si girò verso di me e mi fece un piccolo sorriso.

-Siamo arrivati, mio fratello oggi non c’è, è a dormire a casa di Naruto- tira fuori le chiavi e apre il cancello che dava sul giardino di casa sua. Gli alberi che sono nel giardino sono un po’ inquietanti e la casa sembra un po’ mal ridotta, ma appena apre la porta la casa all’interno è completamente diversa, è bellissima sembra quasi un antico castello pieno di quadri e foto di famiglia.

-Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo Deidara?-dice lui togliendosi la giacca e lasciandola su una sedia della cucina mentre io lo raggiungo guardandomi intorno –No non disturbarti, sto bene-

-Nessun disturbo ma se non ti va non importa vieni ti faccio vedere la mia stanza- dice sorridendomi mentre comincia a salire le scale “La camera di Itachi, la camera di Itachi non ci credo” non riuscivo a credere che mi stesse portando in camera sua.

-Eccoci, questa è la mia camera- mi fa entrare e mi fa togliere la giacca –Sei molto ordinato vedo- dico osservando la sua gigantesca stanza che oltre il letto matrimoniale conteneva una libreria piena di volumi giganteschi e fotografie. C’era un pianoforte a coda che occupava una buona parte della stanza –Immaginavo avessi un pianoforte in casa- dico io sedendomi sullo sgabello e premendo un tasto -Mi piace suonare- mi guarda mentre si siede vicino a me e comincia a premere qualche tasto.

–Si vede l’altro giorno che ti ho visto suonare sembravi così preso ed emozionato ma allo stesso tempo sapevi cosa fare- mi lascio prendere un po’ troppo dai pensieri e lui comincia a fissarmi con uno strano ghigno  -C-che c’è? Itachi?- lo guardo arrossendo

-Nulla Deidara è che sei arrossito- dice avvicinandosi al mio viso col suo facendomi arrossire ancora di più –N-non è vero- davvero pessimo sono completamente rosso col viso di Itachi a pochi centimetri dal mio quando mi ricordo di avere il cellulare spento.

-Oh no ho lasciato il telefono spento- si allontana da me ridacchiando e toccando i tasti del piano, io tiro fuori il telefono e lo accendo.

Pieno zeppo di messaggi di Sasori che mi chiede di tornare a casa.

“Ma che gli prende…” mi alzo dallo sgabello e comincio a girare per la stanza leggendo tutti i messaggi e le chiamate perse. Mi avvicino alla libreria e vedo varie foto di Itachi da piccolo con i genitori, col fratello e qualche foto con gli amici, ma resto a fissare una foto in particolare. Itachi e Sasori abbracciati in una foto che poteva avere tre anni al massimo “Com’è possibile… non può essere Sasori insomma, lo odia!”

All’improvviso il telefono comincia squillare ed è Sasori, rispondo immediatamente un po’ stranito per la foto che continuo ad osservare.

-Hei Sasori non sapevo conoscessi Itachi- dico sottovoce

-Che cosa?! Dove sei? Torna subito a casa e non fare l’idiota Deidara- mi dice lui quasi urlando e con una voce strana –Sono a casa di Itachi  e non strillare così-

-…S-sei a casa sua? Mi prendi in giro?-

-No Danna e qui c’è una tua foto con lui, credevo che l’avessi conosciuto quella volta a scuola… pronto? Pronto!-

Mi aveva attaccato il telefono in faccia, era così strano sentire Sasori così agitato.

-Tutto bene Deidara?- mi chiede Itachi alzandosi e avvicinandosi a me –Certo Itachi è solo Sasori che è un po’ strano ultimamente… non sapevo che vi conosceste, insomma quella volta a scuola vi siete presentati-

-Ah si… l’ho fatto per cortesia pensavo che avrebbe fatto qualche battuta e invece si è presentato- ridacchia –E’ sempre il solito imbronciato vero?-

-Sempre e in ogni caso- rido pensando alla faccia imbronciata ma allo stesso dolce di Sasori.

-E tu sei sempre così carino?- dice avvicinandosi ancora di più a me e spingendomi contro la libreria, mentre io divento rosso come un pomodoro e non riesco a spiccicare parola. Mi accarezza il viso con una mano e poggia le sue labbra calde e morbide sulle mie che sono bollenti dall’imbarazzante momento.

Mi bacia prima piano con le sue mani sulle mie guancie bollenti e poi in un modo sempre più passionale con la sua lingua che scivola e cerca di insinuarsi nella mia bocca mentre sento un calore corrermi sul ventre, quando all’improvviso qualcuno bussa con foga sulla porta di casa e sul campanello.

Itachi si stacca da me un po’ rosso, ma sicuramente molto meno di me e sussurrando qualcosa si avvicina alla porta della sua stanza –Andiamo a vedere chi è vieni- lo seguo senza dire una parola ancora troppo scosso e col cuore che va a mille ma cercando di darmi un contegno. Lo seguo fino al piano di sotto e quando apre la porta di casa con mia grande sorpresa vedo Sasori, col fiatone e uno sguardo quasi assassino –Sasori! Che cosa ci fai qui?! Ma stai bene?- dico io avvicinandomi a lui, era così scosso.

Ma che cosa gli stava succedendo.

-Ciao Sasori che bella sorpresa vederti qui, non ci vieni da un bel po’ a casa mia vero?- dice Itachi con un tono un po’ diverso dal suo tono dolce e pacato di sempre.

-Fottiti Uchiha, Deidara vieni per favore-

Mi guarda con degli occhi così penetranti che quasi non mi accorgo che mi sta tirando via per il polso. Mi volto verso Itachi senza parole, ma ormai ci stiamo allontanando attraverso il giardino.

Mi trascina e io sono come in trance.

Mi tiene per il polso fino a che non arriviamo a casa, io non sono riuscito a dirgli una parola e nemmeno lui ha detto niente per tutto il tragitto. Appena arrivati a casa mi ricordo di aver lasciato la giacca a casa di Itachi.

-Ho lasciato la giacca da Itachi- Sasori non dice una parola –Perchè sei venuto a casa di Itachi?- Niente se ne sta solo fermo li davanti alla porta della sua stanza.

-Sasori mi devi una spiegazione, perché in casa di Itachi c’era una tua foto insieme a lui?-

Mi avvicino cominciando ad innervosirmi –Hai perso la lingua? Rispondimi! Non puoi ignorarmi come sempre!- Ho i nervi a fior di pelle. Comincio a non sopportarlo.

-Lasciami in pace Deidara- entra nella sua stanza e chiude a chiave.

-Che ti è successo Sasori? Cos’hai contro Itachi?- mi avvicino alla sua porta e mi ci siedo.

Resto li per parecchio cercando di convincere Sasori ad uscire, ma non mi rispondeva nemmeno e io mi sentivo sempre più strano e confuso.

 

NdME

Oddio mi sembra una vita che non scrivo, è quasi un anno ma fortunatamente  sono tornata.

Spero che questo capitolo vi piaccia! Sono ore che lo scrivo e continuerò a scrivere e ad aggiornare le mie altre fif.

Sono così contenta di essere riuscita a finire questo capitolo anche se è passato troppo tempo quindi spero apprezziate.

Un bacio a tutti!

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni


Non riuscendo a farlo uscire dalla sua stanza allora mi rassegno, mi alzo e vado a prendere un bicchiere d’acqua.

Era stata una serata così strana. Decido che l’acqua è troppo leggera per una serata così assurda, quindi scavo bene nel frigorifero e trovo le solite bottiglie di birra che Sasori si scola quando la sera è annoiato, così forse sarei anche riuscito a farlo uscire di lì visto che odia che io le tocchi.

Ne prendo un paio e mi siedo a tavola cominciando a pensare a tutte le cose che erano successe in una sola giornata; avevo dato un pugno a Sasori, ero stato a casa di Itachi sul suo letto, c’era una foto di Sasori con Itachi  e il bel moretto mi aveva baciato, aveva baciato proprio me.

Prima che me ne accorgessi avevo bevuto entrambe le bottiglie, mi sentivo la testa leggera e la faccia andare a fuoco. Appoggiai la testa sul tavolo cercando un po’ di fresco e per sbaglio feci cadere con un brusco movimento le bottiglie vuote che si ruppero immediatamente producendo un suono fortissimo .

“Oh cazzo” pensai mi alzai lentamente e mi girai intorno in cerca di una scopa, ma con mia grande sorpresa vidi Sasori sulla soglia della porta della sua stanza, era uscito finalmente.

-Eccoti! Finalmente hai avuto le palle di uscire da lì- dissi; mi sentivo stranamente prepotente.

-Hai bevuto?- mi domanda ignorando completamente quello che avevo detto mentre mi si avvicinava –Oh si mio caro! E ho anche bevuto le tue due ultime birre!- risposi io sarcastico, mi girava la testa. Mi lascio cadere vicino ai cocci di vetro –Deidara tu l’alcool non lo reggi, guarda come sei ridotto e spostati da li o potresti farti male- mi dice avvicinandosi e osservando i vetri verdi sul pavimento.

-Dovresti smetterla di preoccuparti per me, non sei mica mia madre- lo guardo rabbioso, aveva anche la faccia tosta di preoccuparsi perché ero ubriaco –Deidara smettila sei ubriaco fradicio alzati da lì- mi prende per le spalle e mi alza letteralmente di peso –Toglimi le mani di dosso stronzo!- mi allontano bruscamente -Devi calmarti Deidara- mi tira via dai vetri  e io barcollando mi appoggio a lui –Tu mi devi molte spiegazioni Sasori-

–Non oggi Deidara-  

In quell’istante i suoi occhi erano così freddi da farmi impazzire di rabbia. Lo spingo via e indietreggio ma mi sento le gambe molli come gelatina –Tu hai rovinato tutto oggi!- dico puntando il dito contro di lui –Deidara calmati- era così irritante –Non mi calmo! Mi hai abbandonato tutta la settimana per poi venire a rovinare tutto con Itachi!- 

Comincio ad avere gli occhi appannati dalle lacrime ma cerco lo stesso di avere un atteggiamento infuriato o almeno ci provo –Voglio solo …- mi guarda con i suoi occhi freddi ma la voce ha un tono diverso, molto diverso dal solito –Vuoi solo cosa eh?!- continuo a gridare nervoso e confuso, ormai non mi reggo in piedi e infatti le mie gambe cedono e mi ritrovo sul pavimento con una mano poggiata su un vetro –Cazzo!-  ho un taglio profondo alla mano

-Ma che hai combinato Deidara?! Adesso basta ti comporti come un bambino- Sasori mi alza nuovamente dal pavimento e mi tira in camera sua spingendomi a sedere sul suo letto, lo guardo furioso mentre mi osserva la mano.

-È un bel taglio non potevi stare più attento?- dice togliendomi qualche pezzetto di vetro rimasto attaccato alla ferita, mi lamento più per la sua presenza così vicina che per la ferita –Smettila di preoccuparti per me, non ti ho chiesto di aiutarmi, so cavarmela da solo- lo guardo negli occhi, ormai dai miei sgorgano le lacrime che non avrei mai voluto fargli vedere.

-Non piangere…- mi dice mentre finisce di fasciarmi la mano -Non ci riesco- dico lasciando andare altre lacrime.

La mano di Sasori improvvisamente mi afferra la nuca e mi spinge verso di lui facendo combaciare le nostre labbra in un bacio inaspettato. Le sue labbra calde e morbide premono contro le mie, sento di non poter resistere inerte e così approfondisco il bacio assaporando le sue labbra con la lingua. Chiudo gli occhi e lascio che le nostre lingue si attorciglino e si cerchino in quel bacio passionale, ma che mi dava la sensazione di essere stato trattenuto per molto tempo.

Ho il respiro affannato, mi tremano le mani e mi fa male l’inguine, sento il petto di Sasori che struscia contro il mio, l’unico rumore che si sente nella stanza è quello dei nostri respiri affannati. Mi lascia andare e ci guardiamo intensamente per qualche secondo, i suoi occhi brillano alla luce fioca del vecchio lampadario della sua stanza.

Mi tolgo la maglietta in fretta per poter tornare a lambire le sue labbra, gli accarezzo il petto scendendo verso il suo addome. Appoggia il viso nell’incavo del mio collo e il suo respiro caldo mi fa tremare. Non resisto.

Mi sdraio sul suo letto e avvolgendo le mie mani dietro la sua nuca lo costringo a seguirmi. Riprendo a baciarlo con foga cercando la sua lingua con la mia, come se ne avessi bisogno. Non è l’alcool a rendermi così, ne sono certo. Non sentivo quasi più la ferita alla mano.

Gli strappo letteralmente di dosso la maglietta e lui senza battere ciglio mi lascia fare. Lo guardo per un attimo negli occhi prima che cominci a baciarmi il collo per scendere via via sul petto e sulla pancia. Boccheggiando raddrizzo la testa e osservo gli innumerevoli segni rossi che mi ha lasciato sul petto, mentre lui è intento a baciarmi e a leccarmi la pancia.

Sento i pantaloni troppo stretti per continuare a tenerli addosso, il cavallo tirava davvero troppo. Mi siedo e Sasori mi guarda staccandosi a malincuore dal mio ventre, mi slaccio il bottone dei jeans e tiro giù la cerniera. Poi avvicino le mie mani ai suoi jeans cercando di sbottonaglieli quando all’improvviso mi ferma.

-Basta Deidara-

Questo è quello che ricordo.

Mi sveglio nel mio letto con un mal di testa spaventoso riesco a malapena ad aprire gli occhi e a guardare l’orologio sul comodino, erano le dieci del mattino.

Mi tiro a sedere a fatica, barcollo sul materasso ma alla fine riesco a raddrizzarmi, ero stranamente senza maglietta, ma non ci faccio troppo caso. Appoggio i piedi sul pavimento di legno ma non ho il coraggio di alzarmi. Metto a fuoco lentamente tutti gli oggetti intorno a me prima di alzarmi e provare a camminare, non ricordo esattamente cos’era successo la sera prima. Forse Sasori ha ragione, non reggo l’alcool. In ogni caso lentamente mi alzo ed esco dalla mia stanza.

Non riesco a camminare dritto quindi mi mantengo al muro cercando di non premere troppo la mano ferita. La porta della sua stanza è socchiusa mi avvicino e sbircio ma lui non c’era. Sbuffo arrabbiato e spalanco la porta osservando per bene la camera. Il letto è disfatto, cosa un po’ strana visto quanto Sasori teneva all’ordine in camera sua e in casa. Mi faceva sempre un sacco di prediche sul non lasciare vestiti per terra in bagno o i piatti sporchi sul tavolo.

Noioso.

Chiudo la porta e mi ci appoggio, mi guardo in giro ed è tutto come al solito. Tutto perfettamente in ordine, mi avvicino al tavolo, gli giro intorno, mi chino sul pavimento dove la sera prima avevo fatto cadere le bottiglie e tocco il pavimento di legno; non c’era nemmeno una scheggia di vetro ma in compenso il legno aveva riportato parecchi graffi.

All’improvviso sento una stupida canzoncina (a detta di Sasori) conosciuta anche come Caramell Dansen provenire dalla mia camera, mi alzo e torno nella mia stanza recuperando il telefono che tremava sul comodino.

Era Itachi.

-Pronto Deidara?- la voce di Itachi è splendida anche al telefono

-Itachi ciao, scusami per ieri sera- dico seriamente imbarazzato

-Scusami tu Deidara non volevo scatenare qualche guaio- dice con la sua voce seria ma allo stesso tempo dolce e premurosa.

-Non preoccuparti Itachi, non è nulla di grave- rispondo mentendo.

Era chiaro che era qualcosa di grave.

-Bhè in ogni caso, ti avevo chiamato per dirti che hai lasciato qui la giacca. E…volevo invitarti a uscire anche stasera, però non vorrei che si ripetesse la stessa storia di ieri sera-

Resto sorpreso per un attimo, non credevo che mi avrebbe invitato più dopo la fine disastrosa della serata precedente. Accetto senza pensarci troppo e mi faccio dare l’indirizzo del luogo in cui dovremmo incontrarci.

Era una discoteca. Strano, Itachi non mi sembra proprio il tipo da discoteca, ma fa nulla. Avevo un’altra chance con Itachi e mi importava solo di questo.

Passo svariate volte sulla parte del legno scheggiata la sera prima dai vetri e mi accorgo che dopo quell’avvenimento non ricordo nulla. Il vuoto più totale.

Me ne sto tutta la mattinata a vagare per casa cercando di ricordare cosa possa essere accaduto. È frustrante non riuscire a ricordare nulla.

Le ore passano e di Sasori nessuna traccia, neanche una telefonata. Che ironia la sera prima mi aveva intasato il cellulare di messaggi e chiamate e invece adesso è praticamente scomparso.

Pranzo da solo in camera mia mangiando una porzione di ramen istantaneo visto che non so cucinare ed è sempre il rosso ad occuparsi di colazione pranzo e cena. Guardo la tv annoiato, di tanto in tanto la ferita alla mano si fa sentire ma cerco di non farci caso.

Appoggio la ciotola per terra cercando di ricordare cos’era successo la sera prima e come un flash mi torna in mente Sasori, senza maglietta sopra di me. Mi alzo immediatamente e corro in camera sua.

Il letto è disfatto, le coperte sono quasi buttate per terra, il cuscino storto e in un angolo del letto un pezzo di stoffa azzurro appallottolato e stropicciato. La mia maglietta azzurra!

Afferro la mia povera maglietta stropicciata e subito mi passa di mente il motivo per cui ero entrato in quella stanza. Tenevo molto a quella maglietta, me l’aveva regalata mia madre due anni fa, prima che morisse. Cerco inutilmente di lisciare il povero indumento inutilmente. “Che noia dovrò stirarla” penso mentre giro per la stanza. Mi soffermo per qualche momento a guardare le “opere” di Sasori.

Le sue care marionette e le bambole inespressive sparse un po’ dappertutto. Sulla scrivania vicino al computer ci sono tantissimi piccoli animaletti di legno. Più volte aveva provato a farmi apprezzare la sua arte a suon di calci, ma io gli rispondevo prendendolo a calci a mia volta. Vicino agli innumerevoli gatti ed elefantini c’è una collana d’argento piccola, un mezzo cuore. La prendo tra le dita e la osservo, è strano che Sasori abbia un oggetto simile.

Su un lato del cuore c’era scritto Itachi.

Davvero?

Itachi?!

Resto per un attimo abbastanza sorpreso, c’erano dei trascorsi tra loro due. Ormai era chiaro perfino a me. Non poteva essere altrimenti.

“Scoprirò di cosa si tratta. Si! Stasera scoprirò la verità”.

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