L'unico che non posso avere
A
te, che ogni giorno insieme non è mai come quello precedente
A
te, che se non ci fossi la mia vita sarebbe meno incasinata ma sicuramente meno
mia.
A
te, che sopporti ogni istante della mia infinita follia.
A
te, che quando litighiamo è per fare pace.
A
te, che è solo per merito tuo se sono guarita.
A
te, che riempi le mie giornate con tutti i colori dell’arcobaleno.
A
te, che sei l’unica cosa che mi tiene lontana dalla Spagna, il sogno della mia
vita.
A
te, che nella mia vita sei entrata senza chiedere il permesso e non hai avuto
quello di uscirne.
A
te, che la nostra è la favola più bella che sia mai stata inventata.
Ti
voglio bene Mina e te ne vorrò sempre.
Grazie,
soprattutto di essere te.
Lia
L’unico che non posso
avere
Capitolo 1
La brezza estiva entrava dolcemente dalla finestra aperta e
faceva gonfiare le tende di morbido velluto rosso. La luna, molto più intensa
di quella del loro mondo (esattamente come tutto il resto), brillava alta nel
cielo di Narnia. Non si sentivano rumori, a parte il canto delle cicale
nascoste tra gli alberi dell’enorme giardino e il respiro del vento tra le
foglie. La sera era molto tranquilla ma c’era qualcuno nel grande palazzo di
Cair Paravel che sembrava non avere intenzione di godersi lo spettacolo.
La regina Susan era distesa sul letto completamente vestita.
Un vassoio d’oro vuoto, tutto ciò che restava di una raffinata cena, era
appoggiato sul comodino alla sua destra. Sospirò per quella che doveva essere
la ventesima volta. Era successo tutto talmente così in fretta che faceva
ancora fatica a rendersi pienamente conto della situazione. La guerra, sua
madre che portava lei e i suoi tre fratelli in campagna a casa del professor
Kirke, sua sorella Lucy che esplorando la casa scopriva un mondo magico dentro
un armadio. E poi la profezia, la Strega Bianca, il tradimento di Edmund,
Aslan, un’altra guerra per liberare quel mondo che era diventato il loro. Alla
fine non solo non se ne erano più andati, ma erano anche stati proclamati
sovrani, oltre qualsiasi aspettativa potessero avere. Suo fratello maggiore,
Peter, era il re supremo ed era stato chiamato il Magnifico; Edmund era stato
perdonato ed era il Giusto; Lucy, senza la quale non sarebbe successo niente, la
Valorosa; e poi c’era lei, la regina Susan, la Dolce.
Le suonava ancora
strano sentire il suo nome accostato a quella parola. Certo, da piccola aveva
fantasticato molte volte, ma quale bambina non sogna di essere una principessa?
Vivere in grandi e lussuosi palazzi, indossare abiti meravigliosi, aspettare principi
azzurri su bianchi cavalli… La guerra l’aveva fatta crescere troppo in fretta e
aveva smesso di credere alle favole. Fino a quando si era ritrovata catapultata
in una di essa senza quasi accorgersene... Era circondata da ninfe, animali
parlanti, centauri e fauni. Ed era regina. Era meglio di qualsiasi sogno. E
poteva rivelarsi un incubo...
Susan amava molto
Narnia ma era spaventata dalle mille responsabilità che il suo ruolo
comportava. Erano passati solo tre mesi dall’incoronazione, tre mesi che parevano
anni, e ancora non si era adattata del tutto. Se doveva dare un ordine si
sentiva a disagio, e viveva con la tremenda paura di prendere le decisioni più
sbagliate per il popolo. Ma come facevano gli altri a essere sempre così
tranquilli? A essersi abituati così in fretta? A loro Narnia sembrava aver dato
tutte le caratteristiche giuste per essere re e regina… Cosa aveva dato a lei?
Niente. Assolutamente niente.
Irritata si girò per prendere un bicchiere d’acqua dalla
caraffa di cristallo sul comodino e la vide. In una cornice di splendido
argento intarsiato c’era una foto di lei e Peter abbracciati sullo sfondo del
loro vecchio college di Londra. Ricordi di un’altra vita... Venendo a Narnia
avevano perso tutto quello che avevano lasciato a casa del professor Kirke ma
Susan teneva particolarmente a quella foto e la portava sempre con sé. Anche
quel giorno quando, ormai rassegnata, le ninfe avevano restituito i suoi vecchi
vestiti e l’aveva trovata nella tasca della camicia, miracolosamente intatta dopo
tante avventure.
Rimase a guardarla per qualche secondo e poi, dimentica
della sete, affondò nel cuscino, triste. Non era vero che quel reame incantato
non le aveva dato niente. Aveva portato alla luce un sentimento che era sempre
stato dentro di lei, nascosto nel più profondo del suo cuore e che a Narnia
aveva trovato la magia giusta per esplodere. Un sentimento che non sarebbe mai
dovuto esistere. Tutto era iniziato con un sospetto che la teneva sveglia di
notte e che aveva portato con sé incredulità e paura. Susan aveva prestato
molta attenzione ai segnali e giorno dopo giorno quel sospetto diventava sempre
più reale. Fino a due settimane prima, quando la verità le era stata crudelmente
sbattuta in faccia e aveva passato tutta la giornata chiusa in camera sua a
piangere, da sola. Le era parso tutto così sbagliato, impuro, ma non poteva
smettere e il sentimento cresceva, inarrestabile. E poi, il pomeriggio prima,
un’altra scioccante scoperta: il sentimento era ricambiato. Era come se l’avesse sempre saputo, come se
fosse sempre stato così, ma la rivelazione le aveva gelato il sangue nelle
vene. Quel sangue che...
Dei colpi alla porta interruppero le riflessioni della bella
regina. Leggeri come le ali di una farfalla ma senza alcuna esitazione. Solo una
persona bussava alla porta in quel modo...
Agitata, scattò a sedere e fece un respiro profondo prima di
mormorare “ Avanti ” Le tremavano le mani...
La porta si aprì ed entrò lui, bellissimo come al
solito. Si appoggiò allo stipite con le braccia incrociate, e la guardò. “
Ciao, Susan ”
Il suo cuore perse un battito... “ Ciao, Peter ”
“ Perché non sei scesa a cena? Ero preoccupato... ”
Susan dovette abbassare gli occhi. Non era mai riuscita a
mentirgli, ma ci provò lo stesso.
“ Non avevo fame ”
Lo sguardo di Peter si spostò sul comodino di destra. “ Ma
ti sei fatta portare il vassoio in camera... ”
Accidenti, che stupida! Avrebbe dovuto nasconderlo. La mente
di Susan lavorava febbrile alla ricerca di una bugia credibile.
“ Ehm... ”
Peter tornò a guardarla con una deliziosa espressione di
curiosa attesa sul viso.
All’improvviso lei si ricordò di cosa s’inventava Edmund
quando non voleva andare a scuola. La mamma ci cascava tutte le volte.
“ Non mi sentivo tanto bene... ”
La regina alzò la testa giusto in tempo per vedere Peter
sussultare e correre verso di lei. Le s’inginocchiò davanti e le prese le mani.
“ E ora? Come stai ora? ”
Lei lo guardò mentre un fastidioso senso di colpa scoppiava
e si spandeva a velocità impressionante nel suo petto. Forse aveva esagerato.
Non doveva usare quella scusa, non con lui. Sentì l’istinto di rassicurarlo e
si affrettò a rispondere.
“ Ora sto bene. Sono felice ”
Ma Peter non era il tipo che si accontentava di risposte
vaghe ed era ancora all’erta. Non si mosse ma soffiò un “ Ma...? ” a voce così
bassa che pensò che Susan non lo avesse sentito.
Lei sbuffò con il naso. Nessuno la conosceva meglio di Peter
e a nessuno, dopo la frase “ Sono felice ” sarebbe venuto in mente di dire “
ma? ”. Si sentiva scrutata, esaminata dai suoi spettacolari occhi blu; o forse
era solo lei che aveva paura suo fratello potesse leggerle dentro quello che
entrambi già sapevano. Interruppe di nuovo il contatto visivo tra di loro e ...
si trovò a dire la verità.
“ Ma sono convinta di non essere né in grado né la persona
giusta per essere regina di questo posto ”
Peter era sorpreso ma si rilassò. Sapeva che poteva
crederle. Senza lasciare le sue mani si alzò e si sedette sul letto, accanto a
sua sorella. Lei cercò di non pensarci e non tornò a guardarlo.
“ Sue, neanche io penso di essere in grado di essere re,
così come non lo pensano neppure Edmund e Lucy. Ma l’unica di noi che ha la
certezza di riuscirci sei proprio tu. Non devi avere paura di fallire o di
deludere tutti, perché non fallirai, non ci deluderai ”
Lei provava a trattenersi ma le mancava l’aria. Ogni cellula
del suo corpo sembrava in fiamme e gridava quella disperata necessità che le
annebbiava la vista e le toglieva il contatto con la realtà.
“ Tu ce la farai. E ce la farai perché sei perfetta. Credi
nella giustizia e nell’onore, nell’amicizia e nella lealtà, nella pace e
nell’amore. E ti batterai perché tutti credano in questo. Sarai una buona
regina, Susan. Una guida per il popolo nei momenti di difficoltà e di buio e
l’esempio da prendere quando tutto andrà bene ”
Cercava di calmarsi ma il bisogno era diventato
insopportabile. Doveva resistere. Serrò le palpebre per sottrarsi alla
tentazione.
“ Vorrei essere come te... ”
Ma a quelle parole cedette. Alzò la testa e lo guardò negli
occhi. Le si mozzò il respiro. Perché si ostinava a farsi del male? Mordendosi
le labbra, si impose di concentrarsi sul suo discorso.
“ Vorrei che tutti vedendomi passeggiare per le strade mi
sorridano, come fanno quando vedono te ”
Susan non poté fare a meno di sorridere. “ Ma lo fanno già,
re Peter. Probabilmente sei troppo occupato con quelli che guardano me per
accorgerti delle ragazze che ti fissano sognanti. O dei ragazzi che ti prendono
a modello, incapaci di avercela con te perché la loro fidanzata ama te di più,
perché tu sei il loro re e anche loro ti amano ”
Peter scoppiò a ridere. “ Davvero succede questo? Non ci ho
mai fatto caso... ”
Un’improvvisa folata di vento scompigliò l’oro dei suoi
capelli. Nello stesso istante la ragazza imitò suo fratello. Lui si beò di quel
suono angelico come di un nettare. Gli permise di entrargli dentro e di
sfiorargli l’anima. Ma poi scosse la testa e tornò serio.
“ Comunque sia... Riguardo all’essere o no la persona
giusta... Susan, noi siamo stati scelti. Era destino che governassimo
Narnia. Quindi non voglio mai più sentire storie del genere da te, che devi
essere una splendida regina, la mia regina. Il popolo non potrebbe desiderare
di meglio. Sei così bella e distante e insieme così reale e presente... ”
La sua mano salì ad accarezzarle il viso. Lei non ebbe la
forza di ritrarsi, mentre un brivido le percorreva la schiena.
“ L’uomo che potrà
dire che appartieni a lui sarà senza dubbio il più fortunato. Si vanterà di
possedere il più prezioso dei tesori e chi gli darà torto? Tu vali davvero più
di qualsiasi altra cosa. Sei la donna che tutti vorrebbero avere al proprio
fianco, con la quale dividere ogni momento brutto o bello di questa vita... ”
Susan lo provocò senza pensare alle conseguenze. “ Stai
cercando di sedurmi, Peter Pevensie? ”
Lo sguardo di Peter si accese di una strana luce che si
rifletté anche sul sorriso malizioso.
“ L’ho sempre detto che sei molto intelligente... ”
Lei impallidì. Si accorse di aver commesso un errore
imperdonabile, ma parlare con lui era così facile.
Scostò bruscamente le mani e lui non gliele riprese.
Ignorando il cuore che sembrava volerle uscire fuori dal petto, giocò l’unica
carta a sua disposizione.
“ Cosa? ” L’espressione era passabile ma il tono di voce era
di un’ottava più alto del necessario. Se l’era bevuta?
“ Oh, andiamo. Non provare a fare quella faccia, Susan. Sai
benissimo quello che provo per te... E sai benissimo anche quello che tu
provi per me... ”
Parlò in fretta, quasi con impazienza. Quanto sarebbe durata
ancora quella messinscena?
Susan non voleva arrendersi. “ Che diavolo stai dicendo? Ti
sei bevuto il cervello? Noi siamo fratelli. Io non provo niente per te! ”
Lui inarcò un sopracciglio. “ Ah no? E allora perché mi hai
evitato tutto il giorno? ”
La regina esitò ma si riprese immediatamente. “ Ma che
significa? Se oggi ti avessi evitato non sarebbe stato certo perché ti amo! ”
E, dal momento che si trovava, aggiunse con un tono che voleva essere offeso. “
E comunque io non ti ho affatto evitato! ”
Suo fratello alzò gli occhi al cielo, esasperato. “ Sue...
Riconosci almeno questo ”
Susan strinse i pugni. Il suo viso mostrava chiaramente il
conflitto. Alla fine dovette piegarsi al suo volere, a quello strano potere che
esercitava su di lei...
“ E va bene... Sì, ho cercato di evitarti oggi, ma solo un
po’ ... ”
Il re supremo non credeva alle proprie orecchie. “ Solo un
po’ ? A malapena mi hai salutato stamattina a colazione, quando entravo in una
stanza dove c’eri tu correvi a rifugiarti in un’altra camera, non mi hai rivolto
la parola per tutto il giorno, e hai il coraggio di dire che mi hai evitato
solo un po’ ?! Persino Edmund si è accorto che qualcosa non andava visto che in
genere siamo inseparabili... ”
E Susan fu costretta ad ammettere l’evidenza dei fatti,
prontamente e giustamente elencati dal ragazzo.
“ D’accordo, hai ragione... Oggi ho fatto di
tutto per evitarti. Ma come vedi non ha funzionato. Sei qui... ”
Peter non si lasciò accecare da questa parvenza di vittoria,
e replicò.
“ Non hai risposto alla mia domanda, però. Perché mi hai
evitato? ”
Lei si aggrappò all’ultima speranza che le era rimasta, ma
non si accorse che sembrava voler rassicurare più sé stessa che ribattere a suo
fratello, mentre le prime lacrime cominciavano a spingere per uscire.
“ Te l’ho detto prima. Oggi non mi sentivo tanto bene e non
mi andava di vedere nessuno. Ora sto meglio ma vorrei che tu sapessi che,
essendo fratello e sorella, non c’è amore tra di noi e nemmeno può esserci. Tu
sei mio fratello. Io ti voglio un mondo di bene, ti adoro, ma non ti amo! ”
Il giovane re cominciava a spazientirsi. Ma dove trovava la
forza di tenere in piedi quella ridicola farsa?
“ Non mentirmi, Susan ”
Aveva sussurrato. Calmo, misurato, perfettamente padrone di
sé. Lei avrebbe voluto che urlasse, ma continuava a resistere.
“ Non ti sto mentendo! E’ la verità... IO NON TI AMO! ”
La prima lacrima sfuggì ribelle al suo controllo e cadde a
bagnarle il viso. Peter non se la fece scappare.
“ Dillo un’altra volta. Forse ce la fai a convincerti che è
così. Non è rifiutando quello che senti che smetterai di amarmi, non è
negandolo che smetterai di soffrire ”
Parole che colpirono come un pugno, proprio lì, al cuore,
dove fa più male. E Susan esplose.
“ E allora come?!
Com’è che smetterò di soffrire? Com’è che smetterò di cercare di non tremare
quando mi guardi, mi sorridi o mi tocchi? Com’è che smetterò di far finta che
non m’importi quando invece sei carino con le altre? Com’è che smetterò di
scoprirmi a fissarti o a desiderare i tuoi capelli, le tue mani o la tua bocca?
Com’è che smetterò di morire quando il tuo profumo o la
tua immagine mi invadono l’anima e la mente? Com’è che smetterò di sognarti?
Com’è che smetterò di maledirmi, di piangere di notte e di sentirmi in colpa
perché so che tutto questo è sbagliato? Perché so che il mio amore
è sbagliato? Com’è che potrò vivere senza avere bisogno di te per essere
felice? Com’è che smetterò di amarti Peter? ”
Credeva davvero che fosse tutto così facile? Che si potesse
risolvere tutto dicendo ‘Sì, è vero, Pete. Ti amo. Che si fa ora?’
Quasi senza accorgersene si era alzata dal letto, le lacrime
ormai scorrevano senza freni. Lui attese che il tintinnio metallico del vassoio
che aveva scagliato attraverso la stanza si spegnesse. Poi prese un respiro
profondo e la raggiunse, accanto allo specchio. Le asciugò il viso e la strinse
a sé. Lei non oppose resistenza ma chiuse gli occhi e si abbandonò con la
fronte contro la sua spalla. Singhiozzava.
“ Non puoi, Susan. Devi accettarlo. E’ successo, punto. E’
quello che senti e fa parte di te. Ma non dire che è sbagliato... Non lo è ”
Peter la cullava e le accarezzava i capelli. Lei si calmo un
po’ ma quando provò a parlare di nuovo le uscì solo un debole sussurro .
“ Peter... ”
Lui continuò come se non fosse mai stato interrotto. “ Ti
prego. Vivi quello che senti senza inutili sensi di colpa... ”
Quando lei ritrovò la voce questa suonò incredibilmente
atona e distante. “ Che cosa vuoi da me, Peter? ”
Lui si allontanò da lei cose se fosse rimasto scottato e le
sollevò il mento per guardarla negli occhi.
“ Oh, Susan! Come potrei volere qualcosa da te? Ti chiedo
solo di amarmi e di lasciarti amare... Ho il posto prenotato all’Inferno ma tu
lo puoi rendere meglio di qualsiasi Paradiso... ”
Lei tornò a sedersi stancamente sul letto. “ Perche mi dici
queste cose? ”
Il biondo sovrano la seguì, paziente e determinato. Era a
tanto così dalla realizzazione del suo più grande desiderio, per niente al
mondo avrebbe rinunciato proprio adesso.
“ Perché ti amo, lo sai. Ti amo da sempre e non posso più
fare finta di niente. Non ora che so che anche tu mi mai... ”
Aveva parlato dolcemente, come sempre, ma ogni parola era
una pugnalata. Susan era di nuovo sul punto di scoppiare in lacrime.
“ Perche mi fai questo, Peter? Lo sai che è sbagliato. Lo
sai che non possiamo... Io e te siamo fratelli. Abbiamo lo stesso sangue... E’
una cosa orribile e immorale in così tanti modi... “
Le dita di Peter si mossero verso quelle di Susan alla
ricerca di un rinnovato contatto.
“ Lo so, e non voglio farti soffrire ancora credimi...
Quando stai male, sto peggio di te. Ma non ce la faccio più. Vogliamo ignorare
quello che è successo? D’accordo. Ma come sarà poi? Come mi sentirò sapendo
quello che entrambi proviamo? Che io ti amo e che tu mi ami e che non possiamo
averci... E come ti sentirai tu? Riuscirai a continuare a vivere come se niente
fosse? Come se questo sentimento non fosse mai nato? Tu dici che è sbagliato,
Sue. L’amore non è mai sbagliato. E’ amore... ”
Susan fece appello all’ultima argomentazione logica che non
l’aveva ancora tradita, ma la sua forza di volontà era agli sgoccioli.
“ Però... Se il consiglio lo venisse a sapere... ”
Lui le rispose immediatamente, sorridendo complice. “ Il
consiglio non lo saprà mai se stiamo attenti... ”
I suoi occhi erano pieni di speranza, ma lei era ancora una
maschera di indecisione, conflitto e dolore.
“ Non lo so, Peter. Potrebbe sempre venirlo a sapere qualcun
altro... E questo è un rischio che non può essere corso... ”
Ormai la supplicava. La mano era tornata ad accarezzarle il
viso. Lei aveva gli occhi chiusi, come se da quel tocco delicato dipendesse la
sua intera esistenza.
“ Ti prego, Susan. Dimmi di sì. Sei così importante per me.
Sei la sola cosa che mi permetta di andare avanti. Non oserei immaginare la mia
vita se tu non fossi con me. Non puoi nemmeno cercare di capire quello che provo
per te. Non lo so neanche io, pensa. So solo che c’è e che è la cosa più bella
del mondo. All’inizio credevo che fosse solo un affetto più profondo, che ti
volessi più bene degli altri ”
Peter abbassò lo sguardo, come se parlarne gli facesse male.
“ Poi è arrivata la verità ed è stato come se si accendesse
la luce. Io non ti volevo più bene di Edmund e Lucy. Io ero innamorato di te...
”
Deglutì. Sembrava che avesse un groppo in gola. Lei aprì gli
occhi e si girò verso di lui.
“ La cosa più difficile è stata accettare questo sentimento.
Non ci volevo credere. Era impossibile: tu eri mia sorella , la mia sorellina.
Quante botte mi sono preso per te, per proteggerti...? Come potevo amarti?
Desiderarti? Era semplicemente ridicolo. Mi dicevo che dovevo vergognarmi e mi
costringevo a guardare le altre ragazze. Ma era tutto inutile... Mi eri entrata
dentro. E in un modo che non avrei mai immaginato. Non riuscivo a smettere e mi
odiavo per questo. Poi però ho scoperto che anche tu eri innamorata di me. Ed è
stato bellissimo: non mi sentivo più sporco e colpevole e ho cominciato a non
nasconderti più il mio amore, certo che te ne accorgessi, prima o poi. E così
siamo arrivati al picnic di ieri pomeriggio, quando finalmente hai capito, e a
stasera. Non negarmi Sue. Ti prego, non farlo... Io ti amo... Vieni all’Inferno
con me... ”
Peter si avvicinava sempre di più. Susan poteva distinguere
ogni singola sfumatura dei suoi occhi. Il panico si impossessò di lei. Cosa
doveva fare? Da un lato il suo cuore le sussurrava di cedere all’amore, al vero
amore, e di essere felice con l’unico che avrebbe mai potuto volere. Dall’altro
la sua parte razionale le gridava di non farlo, che era sbagliato, che
qualunque felicità ne derivasse sarebbe stata una sofferenza per gli altri.
Ma a che diavolo pensava? Troppo spesso aveva rinunciato ai
suoi, ai suoi progetti, mettendo gli altri prima di se stessa. Ma non adesso.
Impostò il suo cervello sulla modalità “OFF” e azzerò completamente la distanza
che la separava da suo fratello.
Lui rimase un po’ spiazzato da quel gesto ma rispose al
bacio. Il suo bacio. Delicato, timido, incerto. Come se non fosse ancora
sicura della cosa giusta. Desiderato come nient’altro. Sentì la mano di lei
posarsi sul suo viso, quasi a trattenerlo. Sorridendo dentro di sé, pensò che
non c’era nessun posto al mondo dove voleva stare. La sua mano scattò dietro la
nuca attirandola, per farle sentire che non sarebbe andato da nessuna parte,
non senza di lei.
Susan aprì un po’ di più la bocca, permettendo alla lingua
di Peter di incontrare la sua e di iniziare a giocarci. Le sue labbra erano
soffici e calde, esattamente come le aveva immaginate, e sapevano di
cioccolata. Dopo pochi minuti, o forse ore o giorni, il bisogno di ossigeno li
costrinse a separarsi. Avevano entrambi il fiato corto.
Peter aveva tutti i capelli in disordine e anche la lucente
e liscia chioma bruna di Susan aveva senza dubbio vissuto giorni migliori.
Avevano le guance rosse, gli occhi lucidi e le labbra gonfie. Ma nessuno dei
due aveva mai visto niente di più bello.
Si guardarono intensamente, con il respiro e il battito
cardiaco che tornavano alla normalità. Allora era così che ci si sentiva prima
di morire di felicità? Susan cercava parole che potessero esprimere quello che
provava in quel momento, ma nessuna era neanche lontanamente sufficiente a
descrivere quello che era appena successo.
Peter continuava ad accarezzarle lentamente il viso e lei
sorrise. Stavolta fu lui a baciarla di nuovo, mentre la passione esplodeva. Il
ragazzo la spinse piano giù e si ritrovò sopra di lei, schiacciandola. Susan
non aveva mai dovuto reggere un peso così piacevole e solo quando avvertì la
live carezza del vento si accorse che Peter le aveva sbottonato il vestito e
che l’aveva scaraventato sul pavimento. La consapevolezza di essere rimasta
nella raffinata biancheria intima reale la accesero ancora di più di
desiderio. Le sue mani bramavano un
contatto più diretto con la sua pelle e con un’audacia che non avrebbe mai
creduto di avere cominciò a trafficare con i bottoni d’oro della camicia, che
molto presto andò a fare compagnia al suo vestito a terra, raggiunti poco dopo
anche dai pantaloni di Peter.
Susan non poteva pensare di aver osteggiato quel sentimento
così a lungo e così tanto. Ma ora aveva capito. Aveva accettato. Persino le
paure di poco prima le parevano sciocchezze se sapeva di doverle affrontare con
lui al suo fianco. Era serena, tranquilla, libera. Era innamorata di suo
fratello e, per la prima volta dopo tanto tempo, era felice.
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