Peppermint and nicotine, this is happiness. di Dominil (/viewuser.php?uid=49959)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's not the bottom, it is? ***
Capitolo 2: *** Sunshine, let me shine. ***
Capitolo 3: *** Bright Eyes Shine ***
Capitolo 4: *** Life in Technicolor ***
Capitolo 1 *** It's not the bottom, it is? ***
It's not the bottom, is it?
E'
brutto iniziare da una fine, vedere i titoli di coda scorrere
sullo schermo della propria vita, soprattutto quando questi non sono
voluti,
quando si ha la certezza che della propria esistenza non si e' mai
scelto
niente.
Forse e' ancora più orribile ricordare vivamente ogni
particolare di una
persona che non rivedrai più, lo sai per certo questo.
Sapete che il profumo puo' uccidere?
L'odore inconfondibile che ti rende esplicita la reale natura di
qualcuno, che
ti fa pensare: cazzo allora non sto sognando... Beh quello uccide
più di
qualsiasi arma, distrugge l'anima e la consapevolezza che non sarai
più viva,
non davvero.
Tutto cio' e' come una bomba ad orologeria nella testa, la senti
ticchettare
nelle orecchie.
Stava albeggiando appena, lo si percepiva dal riverbero dorato che si
insinuava
tra gli spiragli delle tapparelle. La debole luce acuiva solo il dolore
lancinante che si protraeva da tutta la notte ormai.
Aspirina. Aspirina. Aspirina.
Margaret si alzo' con uno scatto e si diresse in bagno trascinando i
piedi.
Frugava nel mobiletto dei medicinali con gli occhi socchiusi, ogni
minimo
rumore era un chiodo che si conficcava nelle tempie.
Non vedeva l'ora che fosse giorno davvero, che si potesse uscire di
casa e
chiudere la porta dell'ufficio lasciandovi dietro la realta',
quell'orribile
verita' che non sarebbe mai stata accettata.
Doveva pensare, aveva un estremo bisogno di ascoltare i propri pensieri
ma il
dolore la stava facendo impazzire, vedeva il suo appartamento come
un'opera
horror distorta. Dopo poco fu costretta a tornare sul letto, immerse il
viso
nel cuscino disillusa e distrutta.
Le emicranie sempre più frequenti erano il prezzo da pagare
per aver dato
troppo, lo stress accumulato rasentava quantita' ingenti per il suo
corpo
debole.
"Sto per avere un esaurimento nervoso, la Warner mi licenziera' e
verro'
rinchiusa."
Riusci' a chiudere gli occhi, benedisse l'aspirina, poi ebbe inizio
l'incubo
della giornata: i sorrisi complici, i sospiri, il profumo denso e quasi
tangibile
tra le lenzuola...
Profumo, era solo una questione di olfatto; esisteva solo questo e il
pensiero
che un'altra parte di passato, questa volta felice, stesse tornando,
era stato
del tutto eclissato dalla sua mente.
"Si torna a casa, si torna a casa... SI TORNA A CASA!"
"Taci cretino, stavo dormendo sai?"
"Eccolo, Synyster Fottuto Gates, l'uomo che deve sempre rovinare
l'euforia
del signor Vengeance."
Voci roche nel buio, erano solo questo per Matt e Johnny che dormivano
tranquilli nelle loro cuccette.
"Ok ho capito, tu continua a gridare cosi' Matt ti tirera' un ceffone.
Io
vado di la'."
Brian odiava tornare a casa, Brian non considerava più
Huntington Beach la sua
casa. I palchi di tutto il mondo sì, li e' dove avrebbe
voluto essere.
Allungo' il braccio per prendere il suo Iphone che aveva lasciato sul
tavolo la
sera prima per controllare i messaggi: papa', Brent, Michelle.
Tutto regolare insomma, troppo quotidiano.
Avvicino' le ginocchia al petto, cercando di stare tutto nella sedia e
volse
uno sguardo veloce all'oceano che riprendeva lentamente colore.
Un nuovo giorno iniziava per Huntington Beach, le solite torture
inutili per
Brian. Ci voleva una svolta, una fottuta svolta che gli facesse tornare
il
piacere del brivido.
Nei suoi occhi era gia' proiettato il futuro, tutto cio' che sarebbe
accaduto
nelle prossime ore secondo dopo secondo. La mattina seguente si sarebbe
svegliato tra le braccia di Michelle dopo aver passato tutta la notte a
fare
l'amore. Ormai nemmeno più quello lo faceva stare bene,
nessun gesto aveva più
un senso preciso; l'apatia era la sua unica compagna di vita.
"Bri..."
"Mmmm?"
"Non vedo l'ora di essere a casa, Zacky e' diventato insopportabile con
la
sua allegria insensata."
"Ah."
"Ma mi stai ascoltando?"
"Matt aspetta, questo cellulare mi fa sentire un idiota."
"Dovresti dirmi grazie per averti impedito di prendere un Blackberry,
sei
troppo tonto per la tastiera qwerty."
Un'occhiata fin troppo eloquente trafisse quella verde dell'altro, poi
torno'
verso lo schermo.
Cos'era quella, una famiglia?
No cazzo, erano solo tre tipi strani con cui aveva condiviso i momenti
più
importanti della sua vita.
Voleva solo stare solo, rimanere in silenzio nel buio.
Give me loneliness.
Flash.
Give me darkness.
Flash.
Give me happiness.
Flash.
Eccomi
qua con una nuova fic; forse sono tornata, forse.
So
di avere in sospeso un bel po’ di ff ma non temete, se siete
fans della mia
Bratt sappiate che il prossimo capitolo e’ in arrivo.
Parlando
di questa, spero vi abbia incuriosito. So che non e’
lunghissimo ma essendo solo
un’introduzione non volevo rivelare troppo. Fatemi sapere che
ne pensate,
sapete che necessito di saperlo!
See
ya soon <3
Glo.
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Capitolo 2 *** Sunshine, let me shine. ***
Sunshine, let me shine.
"Non guardatemi
cosi'..." Mormoro' Margaret un lunedì' mattina, verso il
pacchetto di Marlboro poggiato sul cruscotto dell'auto.
Si era promessa che
avrebbe smesso di fumare, si era convinta che quella fosse la parte
fondamentale del suo malessere eppure non era riuscita a disfarsi di
quel pacchetto anzi, continuava a comprarne nonostante poi rimanessero
intatti in ogni angolo della casa. Dalla radio proveniva rock del
passato, alzo' il volume lasciando che l'aria dal sapor di fragola
della cabina sapesse di musica.
Il problema della
nicotina fu soppiantato dal futuro più prossimo, dall'enorme
lavoro che avrebbe dovuto svolgere alla casa discografica. A volte,
solo a volte pero', invidiava i musicisti che ogni giorni erano di
passaggio negli uffici, liberi nei loro panni stravaganti mentre lei
era china sulle scartoffie.
Ultimamente pero' aveva
imparato ad amare il suo lavoro, a trovare confortante la regolarita'
con cui si svolgeva la sua routine, c'era sicurezza persino nei
caratteri stampati tutti uguali.
E cosi', immersa nei
suoi pensieri e paure, l'enorme edificio di vetro comincio' ad occupare
la maggior parte della visuale fuori dal parabrezza. Rallento'
lievemente fino al suo posto auto, spense il motore e slaccio' la
cintura. Margaret dai capelli corvini, Margaret con gli occhi da
cerbiatto era li' con la schiena premuta contro la portiera e il fiato
corto. Strinse forte i pugni gia' sudati, convinta che un attacco di
panico tanto leggero era destinato ad aver vita breve; la Warner ormai
era la sua unica famiglia, non c'era bisogno di aver paura. Si sarebbe
chiusa presto in quel mondo di dischi di platino e contratti milionari
senza la preoccupazione che una folata di vento dal profumo di menta
peperita la facesse scoppiare in lacrime.
Menta peperita.
La casa era silenziosa
e non vi si percepiva nulla, solo i respiri e quel profumo fresco in
cui era avvolto il suo corpo sudato privo di imperfezioni. Era cosi'
naturale che avesse quel particolare profumo, che avesse quello
specifico sapore quando lo mordicchiava. Nessun momento avrebbe potuto
essere più perfetto di cosi', Margaret e Sonny, il meglio
era passato e loro lo sapevano. Lui c'era con il cuore, ma non con la
mente; c'erano i suoi sentimenti ma non i pensieri.
Basta cazzate.
Comincio' a camminare
verso l'ingresso stretta tra le proprie braccia, lo sguardo perso nel
vuoto e il desiderio incolmabile di essere seduta dietro la sua
scrivania.
"Buongiorno Margaret."
"Ehi ciao Peter, felice
di vederti." rispose al ragazzo appena incontrato davanti
all'ascensore. "Secondo piano anche tu, vero?" Aggiunse con l'indice
destro posato sul pulsante.
Il ragazzo fece si con
la testa.
Il resto dei pochi
secondi furono spesi in assoluto silenzio e sia Margaret che Peter non
vedevano l'ora che si aprissero le porte per potersi allontanare
vicendevolmente. Non che non si sopportassero anzi, erano ottimi
colleghi, ma nell'ultimo periodo era imbarazzante passare del tempo con
quella ragazza. I continui silenzi erano troppo pesanti, le mute
richieste di aiuto non potevano essere ascoltate da nessuno, d'altronde
ognuno aveva i propri problemi di cui preoccuparsi.
"Buona giornata." Disse
subito Peter non appena le porte si aprirono, prima di scappare via.
"Grazie, anche a te."
Nonostante tutto
continuava a dispensare il suo sorriso luminoso e perfetto a chiunque
incontrasse, nonostante tutto Margaret stava ancora lottando.
Erano circa le undici e
mezza quando si decise a staccare gli occhi dallo schermo del computer
e concedersi una pausa, un caffè e sarebbe tornata in sesto.
"Margaret, sei tu?"
Alzo' il viso dal
bicchiere di carta per poi puntarlo sulla porta della saletta.
"Christ?"
La risata dell'altro la
fece sorridere di rimando e i due si avvicinarono, prima di
abbracciarsi.
"Johnny cavolo non ci
vediamo da una vita." Gli sussurro' in un orecchio, trattenendo a
stento sorrisi. Poi lo bacio' sulla guancia senza mollare la presa.
Johnny Seward, il piccolo e docile ragazzo che restava sempre in
silenzio o che timidamente annuiva ad ogni proposta ora era cresciuto,
era li' forte e sicuro di se' tenendola stretta come avrebbe fatto un
vecchio amico.
"E' bello vederti, ci
speravo davvero." Rispose dividendosi, specchiandosi in quegli occhi
cosi' luminosi. "Il grande capo ci ha convocato come alla fine di ogni
tour. Gli altri sono ancora di la', io avevo bisogno di un po' d'aria."
"Voglio salutare anche
gli altri, voglio vedere che fighi siete diventati." Rispose lei
rimanendo sempre vicino a Johnny, le dava la sensazione di essere in un
ricordo d'infanzia: ode ai tempi felici.
Rimasero per qualche
istante in silenzio a guardarsi, era un bel tuffo nel passato per
entrambi, quando il fior fiore della giovinezza rendeva tutto
più semplice.
"Hai tanto da
raccontarmi, Margaret."
"Anche tu Christ."
"Beh prima le signore."
Esibi' un debole
sorriso, e lei immagino' che un ciuffo di capelli ossigenato gli
cadesse sulla fronte. Adesso li aveva tagliati, adesso c'era l'ombra
del giovane ragazzino e i segni che qualcosa fosse cambiato, che i
giochi fossero finiti.
"Sempre la solita vita,
Los Angeles e' la stessa."
Johnny non credeva che
rivederla gli avrebbe fatto quell'effetto, che l'errore di una notte
sarebbe rimasto al massimo un bel ricordo. Margaret non aveva
più lo stesso profumo, non sapeva più di dolcezza
e nicotina.
"Ehi Johnny cosa
diav-.. Margaret!"
Matthew Sanders
percorse la piccola stanzetta a grandi passi, seguito da Brian e Zacky;
il primo sguardo vitreo, il secondo tutto sorrisi e allegria. Il
cantante la abbraccio', cazzo lui non era cambiato di una virgola.
Erano passati quasi sei anni dall'ultima volta in cui l'aveva visto, ma
sembrava lo stesso ragazzo ancora acerbo e con tanti sogni da
realizzare. Al contrario di Johnny, il suo sorriso era ancora infantile
e il tempo non aveva cancellato nemmeno le fossette agli angoli della
bocca.
Matthew Sanders non
conosceva la vecchiaia, eterno Peter Pan per sempre.
Anche i due chitarristi
si avvicinarono per salutarla, Zacky l'avrebbe presa in braccio se Matt
non fosse stato ancora attaccato a lei.
"Come te la passi?"
Chiese Brian, l'espressione del viso scazzata come sempre.
"Tutto bene." Il
sorriso di Margaret fu forzato, forzato perche' nulla andava bene.
Il ragazzo annui' con
un cenno del capo per poi tornare nel suo mondo di accordi... Chissa'
se qualcuno fosse mai riuscito ad entrarci...
"Andiamo a fumarci una
sigaretta dolcezza? Vogliamo sapere cosa hai fatto negli ultimi 6
anni." Propose Zacky con una mano gia' in tasca alla ricerca del
pacchetto di sigarette.
"Ehm... Io avrei
smesso..."
"Cosa?!" S'intromise
Matt. "Allora sei proprio diventata una brava ragazza. Mmmh ci vuole
una bella Sevenfoldizzazione."
Questa
volta sono stata veloce, dovete ammetterlo. Spero che lo siano anche i
prossimi :P
Riconosco
che non siamo ancora entrati a pieno nella storia, ma vorrei andar
lenta e fare capire l'intero mondo di quelli che saranno i protagosti,
ma presto si sveleranno un po' di altarini.
Ah
una cosa riguardo lo scorso capitolo di cui Fluorescent si era accorta:
le ultime frasi in inglese non sono state copiate ma seguivano lo
schema di Invisible Monsters di Chuck Palahniuk.
Risposte
recensioni:
Fluorescent: grazie
mille per i complimenti cara, sono davvero contenta che nonostante sia
solo il primo capitolo ne sia rimasta colpita! Come ho scritto sopra,
era Invisible Monsters hai indovinato, amo quel libro e ancor
più l'autore ** spero in una prossima recensione, voglio la
tua opinione! A presto :)
Etoile_Noir:
amore/hunnie *-* le tue recensioni mi esaltano in una maniera assurda
(ormai sai perche', ti stimo troppo)! Ho tirato un sospiro di sollievo
leggendo i commenti positivi, ne sono davvero contenta soprattutto
quando dici che do una reale rappresentazione di Brian, almeno vuol
dire che col tempo qualcosa ho imparato. Ti adoro mentore <3
Public_Enemy: tesoro
mio sai che comincio a dipendere dalle tue recensioni? Mi fai gasare xD
grazie, spero tu abbia apprezzato anche questo aggiornamento
(recensirai, ovvio u.u). La Bratt l'ho aggiornata quindi mi son fatta
perdonare xD Bacioni.
Un
grazie va anche a tutti quelli che leggono o che magari
preferiranno/ricorderanno/seguiranno <3
Dipendo
da voi.
Dominil.
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Capitolo 3 *** Bright Eyes Shine ***
Bright
Eyes Shine
"Los Angeles è in continuo cambiamento,
perché per te è rimasta la stessa?"
Forse per la prima volta lo sguardo di Johnny si era fatto serio e
Margaret fu costretta a nascondere il suo oltre il bordo della tazza di
Ginseng, mentre lo beveva a piccoli sorsi.
"Non lo so."
Sbattè più volte le palpebre quando la retina
della sua mente fu attraversata da un portafoto con il vetro incrinato
sul pavimento di una casa di cui ricordava ogni minimo particolare. I
timpani quasi sanguinarono al ricordo dei passi di lui che si
avvicinavano lenti e pesanti. Non sarebbe importato a nessuno di quella
foto, nessuno tranne Margaret.
"Semplicemente non è accaduto niente degno di nota. Sei tu
la rockstar Johnny, non io!"
Bastò concentrarsi sul suo vecchio amico per far apparire
sulle labbra l'accenno di un sorriso.
"Si ma ogni vita è a suo modo interessante, almeno questo
è ciò che penso io." Era bello però
vedere che, nonostante il tempo passato, le sue guance si coloravano
ancora di rosso ogni tanto, ovviamente senza preavviso.
Margaret continuava a rimanere li quasi immobile cercando comunque di
nascondersi, non aveva voglia di parlare e non ne era nemmeno il caso.
Voleva solo ridere con Johnny, aveva bisogno della sua risata
contagiosa.
"O-Ok ho capito." riprese, senza forse riprendere fiato. "Se non vuoi
raccontarmi niente lo accetto e lo rispetto."
Guardare negli occhi di Margaret erano un costante deja-vu per Johnny
Christ: quante volte vi si era affacciato in una sola notte?
Nulla era mai sembrato più vivido nella sua testa.
"Grazie JC." Un sorriso imbarazzato le fece mostrare i denti e
finalmente la tazza di Ginseng vuota poté tornare sul suo
piattino. "In questo momento non sono proprio dell'umore ma prometto
che ti racconterò tutto molto presto."
L'altro alzò un sopracciglio, ma al tempo stesso
cercò di nascondere la propria preoccupazione.
"Hai fame? Io si, il mio stomaco sta impazzendo ed ha bisogno di
qualcosa da mettere sotto i denti."
"No, tranquillo." Rispose Margaret. "Non è che durante il
tour ti hanno tenuti a dieta?"
Johnny rise divertito, passare il pomeriggio con quella ragazza era
balsamo per il cuore.
"Naaa ho sempre mangiato tanto, dovresti ricordarlo."
Se lo ricordava eccome, non passava ora in cui Johnny non avesse
bisogno di mangiare e tutti si chiedevano dove mettesse tutto quel
cibo. La pancetta ce l'aveva, siamo sinceri, ma quello era tutto Jack
Daniel's.
***
L'acqua della piscina brillava alla fioca luce della notte, rifletteva
con sfumature di blu le candele posizionate lungo il bordo di quello
specchio e le luci che ornavano il giardino di casa Haner. Zacky era
appena arrivato sfregandosi le mani, le feste organizzate da Michelle
dopo ogni rientro ad Huntington Beach erano sempre le migliori.
"Ciao Zack, ti stavamo aspettando!"
La padrona di casa venne fuori dalla mischia di invitati che avevano
accerchiato il buffet e corse ad abbracciarlo.
"M-Michelle ma... Quante persone ci sono qui?!"
"Dici che mi sono lasciata un po' andare con la lista degli invitati?"
"Non più di tanto, alla fin fine lo fai sempre." concluse
Zacky con un piccolo sorriso, per poi entrare con la sua amica nel
cuore della festa.
I gemelli Berry si erano autoproclamati intrattenitori della serata e a
quel punto tutto avevano paura di ciò che sarebbe potuto
accadere; Michelle si guardava intorno nervosamente alla ricerca di
oggetti fragili da mettere in salvo.
"Ehi Johnny." Il secondo chitarrista si sedette vicino al suo amico.
"Birra?"
"Si grazie Zack, ho già la gola secca."
Bevve con un occhio rivolto al cielo a malapena puntinato di stelle,
pensò a Margaret che dormiva nel suo letto aggrappata con
una mano alle lenzuola.
"Ti ho visto uscire dalla Warner con Margaret oggi, siete andati a bere
qualcosa insieme?"
"Si un caffè, siamo stati bene." rispose Johnny guardandosi
istintivamente le scarpe ma Zacky non se ne accorse, non era mai stato
granché come osservatore.
Anche Brian era assorto nei suoi pensieri quella sera o meglio, era
assorto nella sua noia. Se ne stava tranquillamente appoggiato al muro
vicino alle bevande estranamente era piuttosto sobrio. Nessuno se n'era
accorto, nessuno tranne Matt che stava venendo da quella parte.
"Che ci fai qui tutto solo Haner? Ti stai perdendo i Berry."
"No riesco a vederli anche da qui."
"Ok." riprese Matt, costringendo l'altro a guardarlo negli occhi. "Che
hai scazzo-man?"
Brian storse il naso, aveva sempre detestato quel soprannome.
"Niente."
Non aveva senso parlare o spiegare o farsi comprendere, nessuno avrebbe
mai capito davvero. Nella sua mente viaggiavano liberi i ricordi dei
piccoli pub in cui si poteva essere chiunque, dove si potesse essere
chiunque. Vista l'impossibilità di essere di nuovo solo
Brian, si accontentava di essere Synyster ma per farlo non poteva
rimanere li.
Buon pomeriggio giovani
lettori, pensavate che avessi abbandonato questa storia eh?
Ammetto di averci pensato qualche volta D:
Come sempre mi auguro che abbiate apprezzato, lo spero tanto! Ho
risposto alle recensioni con un messaggio, dovreste averlo ricevuto :)
Un bacio e alla prossima!
Dominil.
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Capitolo 4 *** Life in Technicolor ***
Life in technicolor
Quando Michelle si svegliò quella mattina, era consapevole che sarebbe stata una giornata faticosa e piena di cose da fare, ma la consapevolezza che avrebbe potuto confidare nel balsamico aiuto di suo marito Brian la faceva stare tremendamente bene.
Fu per questo infatti, che aggrottò le sopracciglia stanche quando notò che suo marito non era accanto a lei, che il suo cuscino spiegazzato era vuoto.
I don't belong here
I gotta move on dear
Escape from this afterlife.
Portò una mano davanti alla bocca non appena aprì quel biglietto solitario sul tavolo della cucina. Era l'inconfondibile calligrafia rotonda di Brian; non sapeva bene come reagire a quella situazione ed era tremendamente spaventata.
Quella canzone era stata scritta dal migliore amico di lui, Jimmy, una figura importante che la morte aveva deciso di accogliere a sé. Il solo pensiero che avesse voluto seguirlo le fece tremare le gambe.
In lacrime, decise di chiamare sua sorella Valary.
Un album dei Rise. Against The Machine urlava rabbioso dalle casse dello stereo dell'auto, in quel momento Killing In The Name Of entrava con molta facilità nella mente di Brian svuotandola da ogni sorta di pensiero.
Una giornata passata in macchina divorando chilometri stava per concludersi e il confine con il Nevada era stato oltrepassato da poco. Sfilò gli occhiali da sole che ormai non servivano più, con una mano li chiuse per poi posarli sul cruscotto.
Moriva dalla voglia di arrivare al locale dove suo padre era riuscito ad organizzargli una serata dove nessuno avrebbe mai potuto immaginare chi fosse davvero, in collaborazione con un cantante della zona.
Rivolse un'occhiata al sedile vuoto al suo fianco dove il cellulare riposava immobile e silenzioso. La tentazione di accenderlo era tanta, ma al tempo stesso si rendeva conto di aver bisogno solo della musica, almeno per un giorno.
Mentre guidava i suoi pensieri viaggiavano addirittura più veloci dell'auto, balzavano analogicamente da un ricordo all'altro. Le immagini dell'ultimo tour erano vivide nei suoi occhi, si stupiva di quelli che erano stati gli ultimi mesi. Esibirsi era l'unica cosa di cui vivesse davvero, gli permetteva di ritrovare se stesso anche solo per un paio d'ora... Era il post concerto, il dopo tour il problema. Scendendo dal palco riaffiorava tutto, tornavano le responsabilità e le pressioni, la vita del XXI secolo sempre al limite.
I suoi amici si aspettavano molto da Synyster Gates.
Michelle pretendeva troppo da Synyster Gates.
I fans chiedevano addirittura l'impossibile da Synyster Fuckin' Gates.
E Brian?
Brian non lo voleva più nessuno, non serviva più a nessuno.
Gli Avenged Sevenfold gli avevano regalato soldi e successo ok, ma sentiva di cominciare a perdere il vero motivo per cui era li: la musica.
E quella sera aveva deciso di riprendersela.
Parcheggiò davanti alla porta del retro del locale, tirò fuori la chitarra dal cofano e si avviò dentro. Dall'arredamento pareva la patria della musica country, sorrise all'idea che probabilmente nessuno tra il pubblico l'avesse mai visto.
Per la prima volta dopo anni non gli occorsero truccatori e parrucchieri per esibirsi, era già pronto a suonare.
Assenza totale di matita intorno agli occhi, si riavviò i capelli e salì sul palco.
Erano anni che non mostrava al pubblico solo e soltanto chi era.
E gli piaceva così.
***
Un'ora dopo la chiamata di Michelle a Valary, gli Avenged Sevenfold si ritrovarono riuniti a casa Haner più o meno spaventati. Johnny era il più tranquillo e si gustava la sua bionda ancora un po' assonnato, Matt alternava momenti di ottimismo a momenti apocalittici mentre Zacky era letteralmente impazzito. Percorreva ripetutamente e a grandi passi il salotto senza fermarsi nemmeno per un attimo.
"Vuoi stare fermo Vengeance? Mi stai facendo venire il mal di mare." sbottò Matt, preda di un attacco isterico.
Michelle singhiozzava all'angolo del divano e Val la teneva stretta a sé provando a calmarla un po'.
"Secondo me sta benissimo, aveva solo bisogno di una pausa." disse Johnny, cercando un appoggio che nessuno gli concesse.
Michelle singhiozzò più forte come per esprimere tutto il suo dissenso.
"Ma non è così che ci si comporta! Dicci che succede non che ci lasci così con Afterlife, cazzo!"
Zacky sembrava irriconoscibile.
"Secondo me agitarsi in questo modo non serve a niente, ci impedisce soltanto di essere lucidi." si intromise il bassista cercando di calmare le acque, invano. Stamattina non se lo cagava nessuno, più del solito.
Abbassò lo sguardo un po' deluso, prima di sentire il proprio cellulare vibrare nella tasca. Erano tutti così presi dalla situazione che non catturò attenzioni.
Si trattava di un sms da parte di Margaret e sinceramente non se l'aspettava proprio. Le aveva scritto il suo numero su un fazzolettino del Cafè dove erano stati insieme, consapevole che probabilmente la ragazza lo avrebbe perso. E invece a quanto pareva si era sbagliato.
"Ti va di pranzare insieme tra mezz'ora alla tavola calda di fronte agli uffici? Scusa ho bisogno di parlare con qualcuno e non sapevo a chi rivolgermi.
Meg."
Jimmy saltò in piedi come una molla.
"Che hai, JC?" chiese Matt alzando un sopracciglio.
"Devo andare scusate, fatemi sapere se ci sono aggiornamenti." concluse, per poi infilare la giacca.
"Bri è disperso e tu te ne vai?!"
"Brian non è disperso, Zachary, sappiamo bene che ha bisogno dei suoi spazi e quando gli altri non glieli concedono li pretende e se li prende ad ogni costo. A dopo."
Uscì in fretta da casa Haner ed entrò in macchina sbattendo la portiera. Prima di mettere in moto rispose al messaggio precisando che stava arrivando.
Non sopportava come si stessero comportando i ragazzi, sembravano delle ragazzine mestruate! Anche lui era un po' preoccupato certo, ma Brian agiva solo e sempre per un fine preciso, l'egoismo era il suo moto propulsore. Era necessariamente da qualche parte per fare qualcosa.
Parcheggiò l'auto alla Warner e percorse la strada fino alla tavola calda a piedi, era utopico anche solo sperare che ci fosse un posto li.
Rivolse uno sguardo all'interno prima di entrare e notò subito la ragazza che alzò una mano per salutarlo non appena lo vide. Stranamente non c'era molta gente quel giorno, di solito a pranzo era sempre strapieno.
"Ho già ordinato." disse sorridendo non appena il ragazzo prese posto davanti a lei. "Pasta in quantità, io non ti metto a dieta tranquillo."
Johnny arrossì lievemente, imbarazzato.
"Grazie Meg."
Rimasero qualche minuto in silenzio, lei teneva timidamente lo sguardo basso mentre il bassista osservava ogni particolare dei suoi lineamenti.
"Di che volevi parlare?" le chiese, non appena ebbero un piatto fumante di pasta sotto il naso.
Gli occhi di Margaret diventarono improvvisamente acquosi.
"E che... Insomma.. Sonny si è presentato in casa mia dicendomi che vuole che torniamo insieme ma pochi mesi fa è scappato c-con un'altra..."
La situazione fu subito chiara a Johnny, nonostante lei non avesse detto molto. Era orribile anche il solo pensiero di quella ragazza tanto dolce distrutta da uno stronzo di tali dimensioni.
Racchiuse la mano di lei posata sul tavolo nella sua, uno sguardo amorevole gli si dipinse sul volto.
Give me life in technicolor.
Flash.
Dom's corner:
Sono piuttosto consapevole non aggiorno questa fic da poco più di quattro mesi, ma purtroppo sono una scrittrice che si blocca spesso ma ho come obiettivo di finire pian piano tutte le mie incomplete.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio in particolar modo Benny e JuliaMad per le recensioni allo scorso capitolo -prometto che prossima volta ringrazierò singolarmente- più coloro che preferiscono, ricordano, seguo questa fanfiction.
Vi adoro dal profondo del mio cuore <3
Dom. |
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