Magic and Prejudice

di Scaramouch_e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capito IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capito VIII ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di Jane Austen (per quanto concerne Pride and Prejudice) e di J.K. Rowling (per Harry Potter.)


Magic and Prejudice.
00-Prologo.


Per i maghi undicenni la più grande felicità era quella di ricevere la lettera da Hogwarts che permetteva ai ragazzi di frequentare la grande scuola di Magia e Stregoneria.
Ciò valeva anche per Elizabeth Bennet la quale il giorno dell’undicesimo compleanno osservava dalla finestra della cucina il cielo limpido e privo di nuvole per vedere arrivare un gufo. Sua sorella maggiore, Jane, che aveva un anno in più di Elizabeth, già frequentava Hogwarts. Lei era stata smistata a Tassorosso, casa in cui si trovava benissimo. Sperava tanto che la sorella Elizabeth frequentasse Tassorosso, anche se a detta del padre la piccola sarebbe stata smistata a Corvonero per via della sua intelligenza e ironia.
Elizabeth faceva parte di una famiglia benestante e abbastanza numerosa: oltre a lei e a Jane c’era Mary, di due anni più giovane, e le due gemelle Kitty e Lidya, piccole, di appena tre anni.
Possedevano una casa a Diagon Alley proprio sotto il negozio gestito dalla mamma. ‘da Madama McMadam Malkin’s Robes for All Occasions’ recitava l’insegna ed era un negozio di vestiti. Il negozio era gestito dalla famiglia della signora Bennet da moltissimi anni: generazioni e generazioni di maghi avevano scelto come loro divisa la McMadam, facendo inorgoglire la mamma.
Suo padre invece lavorava al ministero nel reparto della cooperazione magica. Doveva lavorare anche quel giorno speciale e stava in ufficio, ma aveva espresso il desiderio di essere informato quando sarebbe arrivato il gufo.
Elizabeth lanciò un urletto quando vide finalmente un uccello planare tranquillo sul balcone della cucina, era un corvo reale e portava due lettere nella zampa; Elizabeth era eccitata e non riuscì ad aprire il nodo, ci dovette pensare sua sorella a farlo per lei. Prese la propria lettera e lanciò alla sorella la sua.
Lesse avidamente la missiva e arrivata alla fine dovette leggere una seconda volta, lanciò un altro urletto e corse via dalla madre con Jane che la seguiva con un sorriso morbido sul viso.

***


Anche per i Darcy quello era un giorno importante: il loro figlio Fitzwilliam avrebbe frequentato per la prima volta Hogwarts.
I Darcy erano una delle più antiche famiglie veramente purosangue che il mondo magico avesse mai visto. Al pari dei Malfoy o dei Black i Darcy ritenevano che la purezza di Sangue e la ricchezza fossero due qualità da portare avanti nel corso degli anni. Abitavano in una bella magione a Godric’s Hollow, villaggio abitato quasi esclusivamente da maghi.
I Darcy avevano anche una figlia, Georgiania, che aveva sette anni, ma era tradizione che il figlio maschio fosse quello a cui si dava più attenzione perché perpetuare la stirpe.
E così quello era un giorno di festa molto particolare: erano stati invitati i maggiori rappresentanti purosangue della zona per festeggiare il piccolo Darcy.
Fitzwilliam non era tanto felice del festeggiamento: odiava i modi di fare dei purosangue e tutte le manie ad essi legate. Per questo era chiuso in soffitta, al buio cercava di scappare dai genitori e dalle zie e zii che lo volevano festeggiare.
La porta si aprì e una testa rossa fece capolino nella stanza: era un ragazzino come lui dai grandi occhi azzurri, i capelli scompigliati e le lentiggini sul viso.
Non appena Fitzwilliam lo notò, sperò di non essere scoperto dagli altri purosangue tutti intenti a cercarlo.
“Ciao. Sei quello che tutti cercano?” chiese il ragazzino andando verso il maggiore dei Darcy.
Aveva occhi vispi era alto e muscoloso, vestiva con abiti di seconda mano e Fitzwilliam si chiese cosa ci facesse lì. Ma gli piacque e sorrise: Darcy quando sorrideva era un altro ragazzino, purtroppo non gli capitava sorrideva quasi mai poiché i suoi detestavano le risate.
“Sono io. Mi chiamo Fitzwilliam Darcy. Ma mi puoi chiamare Will è più corto.”
Il rosso sorrise. “Mi chiamo Charlie Weasley. Scendi, dai, ci divertiamo a prendere in giro la gente, e a far impazzire le vecchie!” propose Charlie con un gran sorriso in viso che riempì gli occhi azzurri di divertimento...
Era divertente e buffo quel ragazzo, fu forse per questo motivo che Fitzwilliam lo prese sotto la sua ala protettrice nonostante fosse di famiglia molto modesta.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di Jane Austen (per quanto concerne Pride and Prejudice) e di J.K. Rowling (per Harry Potter.)


Magic and Prejudice.




Al binario 9 ¾ c’era già folla quando i Bennet arrivarono: gufi che si chiamavano fra di loro, ragazzini in preda al panico, genitori commossi. Erano definitivamente entrati nel mondo della magia.
Elizabeth si guardò intorno restando a bocca aperta. Inutile dire che aveva accompagnato sua sorella, l’anno precedente al treno, ma ora che vi si trovava a prenderlo lei era tutta un’altra cosa.
Come l’anno precedente ad accompagnare le bimbe vi era tutta la famiglia compreso il padre.
Mary guardava incantata la locomotiva immaginando chissà cosa, Kitty e Lidya invece chiacchieravano con due gemelli entrambi dai capelli rossi che avevano la loro stessa età... Erano i gemelli Weasley dall’aria uguale e dagli stessi occhi azzurri aperti in sorrisi simili (i Weasley secondo il signor Bennet, erano la famiglia di maghi più rispettabile che conosceva).
A Elizabeth davano fastidio, erano troppo uguali, pensava si completavano le frasi a vicenda e avevano insegnato qualche trucchetto a Kitty e Lydia per non farsi distinguere mai.
Lei invece trovava molto affascinante Charlie Weasley, il secondo della nidata Weasley.
Chiacchierando con Jane (lei era sicuramente la sua sorella preferita) non vide contro chi andava a sbattere finchè non ci si scontrò.
Il sorriso strafottente spiccava sul volto affilato, i capelli neri danzavano in tutte le direzioni e gli occhi blu guardavano la giovane Bennet come fosse un insetto.
“Ehm... Scusa!” balbettò Elizabeth con un po’ di rossore in viso.
Il ragazzo le rivolse un occhiata in cui sembrò che tutto l’odio del mondo fosse contenuto in quel unico sguardo.
Elizabeth per poco non si mise a piangere, nonostante fosse forte, aveva comunque paura. Jane la strinse a se e non disse nulla giusto perché col ragazzo c’era Charlie Weasley.
-Il bello- si chiese Elizabeth -è come posso esser diventati amici!-
“Andiamo Charlie, qui non c'è nessuno da vedere!” disse il ragazzo bruno prendendo per la spalla Charlie.
“Aspetta Will sono i Bennet, e Lizzy è al nostro anno! Potremmo fare amicizia!” Charlie sorrise radioso alle due sorelle, ma ‘Will’ non si mosse.
“Non mi sento disposto, a fare amicizia con gente di così basso lingaggio. Andiamo Charlie.”
Charlie si scusò mentre veniva portato via dall’amico.
Elizabeth si rivolse alla sorella, arrabbiata e delusa. “Può mai essere che Charlie Weasley sia amico di un tale... Borioso, antipatico e orribile ragazzino!?”
“Magari ci avrà visto qualcosa che tu non hai visto... Avanti Lizzy saliamo sul treno, prima che parta.”
Da brava Tassorosso sua sorella vedeva le cose belle anche in un rospo, lei certo era sognatrice ma con i piedi per terra! Insomma non poteva credere che tutti fossero buoni e gentili, c’erano anche degli idioti irascibili pieni di crudeltà a questo mondo.
Non protestò con sua sorella perché lei era troppo buona e poi le voleva troppo bene per vedere anche solo una volta il volto rabbuiarsi per colpa sua.
Così con un sospiro, si mise le zampe in spalle e seguì Jane sulla carrozza per la sua nuova avventura.
Il viaggio fu fortunatamente tranquillo, nel corso di esso vennero interrotti da alcuni ragazzi che entrarono chiacchierando, erano amici di sua sorella.
Elizabeth si mise a leggere, in genere era la prima a chiacchierare, ma adesso non ne aveva voglia e poi voleva finire ‘Storia di Hogwarts’ in santa pace.
All’arrivo della signora del carrello dei dolci, presero qualcosa e i ragazzi si tuffarono sul cibo.
“Ragazzi ci siamo...” disse Morgana, un’amica di sua sorella, zittendosi per sentire l’altoparlante che annunciava che presto sarebbero arrivati a Hogwarts.
Lizzy con gli occhi lucidi di emozione si voltò verso il finestrino: il paesaggio era dominato dall’ombra di un gran castello che si vedeva in lontananza... Era Hogwarts, era casa.
Strinse con la mano il polso di Jane che sorrise senza dir nulla, capendo l’emozione della sorella alla vista del castello.

***

Giovani maghi e streghe erano radunati in sala grande: c’era un gran vociare, quasi  tutti erano intenti a parlare e a ridacchiare fra di loro aspettando i piccoli del primo anno.
“Bill non sei curioso di scoprire in che Casa finirà tuo fratello?” Bill Weasley, quarto anno, Grifondoro, era come al solito circondato da ragazzine che ammiravano la sua bellezza.
“Certo anche se so che verrà smistato nei Grifondoro, ha coraggio da vendere mio fratello!” disse guardando verso il portone chiuso, probabilmente la professoressa McGranitt stava istruendo i piccoli circa l’uso del Cappello Parlante.
La professoressa McGranitt, pochi minuti dopo, fece la sua spettacolare entrata portandosi dietro i bambini: erano tutti agitati, e Bill sorrise notando come suo fratello invece fosse tranquillo, e stesse cercando di calmare due ragazzi che litigavano. Bill assottigliò gli occhi quando capì chi era il ragazzino: Fitzwilliam Darcy, il maggiore dei Darcy. Era una famiglia purosangue e i suoi genitori avevano dovuto partecipare a una loro festa portandosi dietro Charlie, il quale, con tutta la sua spontaneità, si era fatto amico il ragazzino. Bill conosceva anche la ragazzina: era una delle Bennet, e il suo sguardo si posò sul tavolo dei Tassorosso dove la giovane Jane Bennet sedeva rigida e composta al suo posto.
Bill sorrise: quella ragazzina gli era sempre piaciuta anche se si erano scambiati solo alcune parole, data la differenza di età che c’era fra loro due, ma i loro genitori si conoscevano e poteva dire che Jane era assolutamente da adorare.
La professoressa, nel frattempo, nel silenzio generale, aveva fatto apparire uno sgabello sul quale aveva messo un vecchio cappello a punta, da mago e aveva finito di spiegare le modalità di smistamento ai bambini.
Dopo la solita filastrocca, che spiegava le quattro virtù per entrare nelle quattro Case, la strega aveva estratto una pergamena e cominciato a chiamare i nomi dei futuri maghi e streghe.
Elizabeth fu molto sorpresa che lo smistamento consistesse nel provare un vecchio capello: sembrava che la cerimonia dello smistamento dovesse rimaner segreta nelle famiglie purosangue e persino in Storia di Hogwarts non c’era niente.

Finalmente cominciò. Arcibald Cora fu la prima: il capello parlante, non appena le fu posato in testa, la smistò nei Grifondoro e il tavolo all’estrema sinistra scoppiò in un applauso fragoroso.
Poi fu chiamato Baan Liam il quale divenne un Tassorosso, e questa volta a battere le mani fu il tavolo a destra.
Elizabeth aveva notato che qualche volta il Capello Parlante ci metteva più tempo a decidere proprio come aveva fatto per Baan Liam.
“Bennet Elizabeth!” la professoressa McGranitt chiamò sonoramente Lizzy e la ragazzina si avvicinò al capello gettando un’occhiata alla sorella e a tutta la sala grande.
L’ultima cosa che vide, prima che il Capello Parlante le fosse infilato in testa coprendole gli occhi, furono due occhi neri che irriverenti la fissavano.
“Bene... Un’altra Bennet! La tua Casa ideale è Corvonero poiché tu possiedi una buona dose di intelligenza, sapienza e voglia di apprendere, mista a ironia... Sì sei perfetta per quella Casa. Ebbene, sei una CORVONERO!”
Il tavolo di sinistra battè le mani per la prima Corvonero e Lizzy, dopo essersi tolta il capello, prese posto vicino a un ragazzo alto e magro, che era un suo lontano cugino, un tal Collins, che la salutò con cortesia. Lizzy gettò uno sguardo a sua sorella Jane che sorrise alzando in alto il calice.
Lo smistamento riprese subito con Bingley Caroline che divenne la prima serpreverde. Lizzy la conosceva poiché aveva viaggiato nella stessa barca con lei, Darcy e Charlie ed era stata attaccata tutto il tempo a Darcy; Elizabeth pensò che era la Casa giusta per lei.
Lo smistamento continuò con Darcy Fitzwilliam il quale divenne anche lui un serpreverde e si andò a sedere accanto alla ragazza antipatica.
Fu smistata una nuova Grifondoro di nome Hall Rebecca, poi fu smistata la gemella di quest‘ultima, Cassandra, che fu la nuova Corvonero. Tre ragazzi divennero dei Serpreverde e altri due ragazzini divennero dei Corvonero. Lucas Charlotte, una ragazzina che Elizabeth aveva preso in simpatia, divenne una Tassorosso come anche una Tonks che si andò a sedere alla Casa giallo-blu; poi fu chiamato Weasley Charlie che divenne un Grifondoro come predetto dal fratello.
Lo smistamento finì con Yuong Liam che venne smistato a Serpeverde.
A quel punto la McGranitt arrotolò la pergamena e portò via il capello e lo sgabello.

***

Il preside Albus Silente si alzò subito dopo: sorrideva e aveva le braccia aperte, orgoglioso della sua scuola.
“Benvenuti! Benvenuti a tutti vuoi studenti, vecchi e nuovi! Prima di incominciare il nostro buonissimo banchetto vorrei  ricordarvi che Gazza, il nostro custode, si è premurato di mettere il regolamento sulla porta del suo ufficio. Infine vorrei presentarvi il vostro nuovo insegnante di Difesa contro le arti oscure! Dunque diamo il benvenuto a: Kingtt Grian! Purtroppo il vecchio professore si è ammalato, ma fortunatamente il nostro bravo Kingtt ha accettato l’incarico.”
Gli applausi era tutti per l‘uomo che si era alzato: era un uomo piuttosto tarchiato dai capelli mossi neri e grandi baffi a ‘manubrio’, indossava un abito color prugna con un cappello coordinato. Lizzy riprese ad ascoltare Silente.
“Bene. E ora buon appetito a tutti!”
I piatti, magicamente, si riempirono e tutti si affrettarono a mangiare.
Lizzy incominciò a parlare con suo cugino, che era al quinto anno, trovando in lui un ragazzo piuttosto noioso e prolisso. Allora si interessò alla storia di Cassandra(intorno alla quale si era radunata una piccola corte) la sorella della Hall: era una ragazza interessante, di certo non ordinaria... Insomma si fece un’amica.

***

Non appena la cena finì i Caposcuola presero in mano la situazione: portarono nei dormitori i ragazzini.
Il dormitorio dei Corvonero era protetto da una porta senza maniglia né serratura, era necessario rispondere a un indovinello per entrare nella sala comune, vasta ed ariosa, con il soffitto decorato da un affresco raffigurante il cielo notturno, punteggiato di stelle di bronzo, ripetute sulla moquette blu notte. Lizzy apprezzò le moltissime librerie traboccanti di libri e tomi. La porta d'ingresso aveva di fronte una stupenda scultura di marmo levigato rappresentante Priscilla Corvonero.
Dopo aver sentito parlare i Caposcuola sulle norme della scuola, i ragazzi andarono nei loro dormitori e le ragazze nei loro. Lizzy parlò con Cassandra e le altre compagne di stanza per un po’ prima di cadere, soddisfatta, in un sonno ristoratore.

Fitzwilliam si era alzato dalla panca con al seguito la giovane Bingley non appena Silente aveva finito di parlare. Si sentiva segretamente molto deluso dalla sua assegnazione a Serpeverde. Guardò verso la tavola di Grifondoro dove il suo amico Charlie rideva fra i suoi compagni ... Charlie, la sua amicizia era molto importante e il neo-serpeverdere sperò di non perderla.
“William, che guardi?” la voce da oca di Caroline lo portò alla realtà. “Nulla non guardo nulla. Andiamo Caroline.”
Caroline sorrise prendendo per il braccio il giovane Fiztwilliam e seguendolo nella sala comune. La sala comune di Serpeverde si trovava nei sotterranei di Hogwarts  sotto il Lago Nero. L'arredamento era costituito da poltrone e sofà neri, tappeti verdi e argento e lampade che diffondevano una luce verdastra. L'unica fonte di calore era un colossale camino di marmo, abbellito da statuette e teschi. Il tutto dava l’idea di morte e Fitzwilliam rabbrividì mentre ascoltava i caposcuola dare le regole per una buona convivenza.
Finalmente si andò a dormire, e i due ragazzini si salutarono con un bacio sulla guancia.

Charlie Weasly seguì suo fratello per i corridori di Hogwarts fino a una torre, la loro torre. Per accedere alla Sala Comune dei Grifondoro, bisognava dare la parola d’ordine a un quadro rappresentante una Signora Grassa. Si entrava in una sala circolare, ampia e accogliente. Il pavimento era ricoperto da uno stupendo tappeto rosso vermiglio e oro, mentre le pareti erano tappezzate di drappi e magnifici arazzi dei colori della Casa.
Charlie sorrise contento mentre sentiva il Caposcuola parlare. Gli dispiaceva solo per Fiztwilliam, non era sicuro che si sarebbe trovato bene in quella Casa, ma lui era a casa.

Ninfandora Tonks era sconvolta: tutto si sarebbe aspettata tranne di andare a finire a Tassorosso, ma tutto sommato le andava bene così, perché era stupendo stare in quella casa dove forse aveva trovato anche un’amica: una ragazza del secondo anno, Jane. Appena sveglia avrebbe scritto alla mamma per avvertirla della cosa, sicuramente ne sarebbe stata felice: nonostante fosse una Black era diversissima dai Purosangue che conosceva.
Ninfadora arrivò  nella sala comune che si trovava vicino alle cucine era molto calda e accogliente, decorata in giallo e nero, i colori della Casa.
La ragazza andò a letto chiacchierando con Charlotte Lucas e altre ragazze del suo anno.

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Grazie per i commenti, spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


02 m disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di Jane Austen (per quanto concerne Pride and Prejudice) e di J.K. Rowling (per Harry Potter.)

Magic and Prejudice.


Oh Jane cara, meno male che sei andata via, che sei partita. Non immagini nemmeno il dolore che proveresti stando qui.

Che disgrazia sorella mia, che disgrazia!
I signori Darcy sono morti, ma non di morte naturale, bensì di una morte atroce: attaccati nel pieno della notte, uccisi come cani e davanti ai figli.
Non so chi possa aver commesso questo barbaro delitto, ma la Gazzetta del Profeta e nostro padre, pensano a un ritorno dei mangiamorte, ma io spero tanto di no, anche perchè non possono essere ritornati dico bene? Oh Jane, ho tanta paura e temo per il nostro amico in comune: Charlie sta male, ma come non può esser? Povero, povero Charlie, se le notizie che circolano sono vere, beh… dovrebbe stare cauto con Darcy, anche se non credo che ascolterà i miei consigli, che pure sono giusti, ma tu sai quanto ci tiene al suo amico.
Sai quanto ci tiene al suo amico, e nonostante io non approvi la famiglia Darcy, provo orrore e disgusto per ciò che è successo.
Deve essere terribile perdere i propri familiari! Non saprei cosa fare se una cosa del genere accadesse a te o a mamma, a papà o alle piccole.
Proprio oggi ci sarà il funerale.
Vorrei che mi fossi vicina, ma so che non è possibile e spero che il tuo, tanto atteso, viaggio intorno al mondo stia procedendo per il meglio. Te lo sei meritato sorella mia.
La tua affezionata sorella, Lizzy.

***

Charlie aveva avuto l’opportunità di andare a trovare Will dai suoi genitori. Di buon'ora si era recato, con la metropolvere, a casa Darcy.
Pemberley era una grande magione: imponente e solitaria si estendeva su una collina dominante Godrick’s Hollow, il villaggio dei maghi.
Il giovane Weasley dovette percorrere pochi passi prima di vedere la figura dell’amico: Darcy per lui era sempre stato un mistero, eppure era il suo migliore amico.
In quel momento il giovane uomo non piangeva, stava freddamente composto in piedi e stava bevendo in un calice il vino rosso.
Si voltò quando sentì Charlie entrare. Il rosso gli posò la mano sulla spalla e questo gesto, bastò a Fiztwilliam che si rilassò immediatamente.
“I miei genitori, non mi sono mai andati a genio, ma vederli combattere e vederli morire per noi... Per proteggerci, mi ha fatto soffrire. Perché la vita deve essere così difficile Charlie?”
Più che avere diciassette anni, Will sembrava averne dieci.
“Non so spiegartelo, Will, non ho mai provato un dolore più grande del tuo. Non saprei cosa fare, ma tu hai Georgiana, devi pensare a lei... Non sei solo in questo.”
A queste parole Fiztwilliam emise un piccolo sorriso. “Si è vero non sono solo. Charlie, ho paura anche per lei... Vorrei proteggerla, ma ho paura che così facendo le chiuderei le ali e l’impedirei di volare.”
Charlie scosse la testa: non sapeva che dire né che fare e si limitò a dire: “Fatti forza amico.”

Il funerale si sarebbe tenuto, a Pemberley nella cappella di famiglia e i due amici si diedero da fare per organizzare il funerale: dovettero prender possesso di tutte le carte del padre e della madre, portarle dagli avvocati, dovettero far fare le stanze per chi veniva da lontano; e infine dovettero organizzare i diversi elfi della casa per far in modo che tutto fosse splendente e ricco.
“Non sembra proprio un funerale.” Fitzwillam era estenuato alla fine e si era buttato su un divano di uno dei mille salotti.
“Siete voi ricchi che organizzate funerali così imponenti.” scherzò Charlie stanco anche lui; si era fatta sera e i due avevano lavorato fino ad allora. “Dov’è Georgiana?”
“Di sopra. Fortunatamente fra un po’ incomincia la scuola... Non saprei se ce l’avrei fatta ad occuparmene.” Fitzwillaiam sospirò: fra un po’ sarebbero stati invasi da amici, parenti e conoscenti era meglio andarsi a riposare.
“Charlie andiamo a riposare anche noi... E grazie dell’aiuto.”

***
Elizabeth, Mary, Kitty, Lidya e la signora Bennet con il marito si trovavano nell’anticamera aspettando il maggiore dei Darcy.
I Bennet erano arrivati prima al funerale, poiché la mamma li odiava e quindi ‘prima arriviamo, prima finiamo.’ Elizabeth, che odiava arrivare presto o tardi a qualsiasi cosa, aveva dovuto accettare quando il padre, davanti alle suppliche della moglie, aveva annuito.
E così ad aprirli era stata la giovane Darcy. Georgiana Darcy era quello che si diceva una bellezza tipicamente Inglese, anche se un po’ sciupata dal pianto. Elizabeth osservava il cammino della giovane che procedeva avanti e indietro, avanti e indietro come una leonessa in gabbia. La povera Georgiana doveva essere veramente stanca.
Mentre Elizabeth fissava l’andare della signorina Darcy, un piccolo “puf” annunciò l’arrivo di un elfo domestico. Era lo stesso che li aveva fatti accomodare in salotto.
“Kotka ha provato a fermarlo... Ma il giovane ha dato una botta in testa a Kotka e Kotka non ha potuto far nulla... Signorina se vuole Kotha si punisce!” e il piccolo elfo incominciò a punirsi.
Prima che tutti potessero dire qualcosa la porta dove erano entrati i Bennet si aprì e apparve un ragazzo.
Era il più bel ragazzo che Elizabeth avesse mai visto. Aveva un’espressione fiera mentre marciava verso la giovane Darcy.
“Ditemi dov’è vostro fratello, desidero parlargli e lui non può rifiutarsi. Anche il vecchio Darcy avrebbe voluto così, e voi lo sapete bene.” disse il giovane appellandosi alla benevolenza della giovane Darcy e prendendola per le esili spalle.
“Vi prego... Mr. Wickham, lo vado a chiamare subito... Ma mi lasci stare.”
Il giovane la lasciò e si mise seduto in poltrona con la testa fra le mani senza badare ai Bennet, i quali a parte Lizzy che lo guardava con un certo interesse, lo lasciarono stare.

Quando entrò Darcy l’atmosfera risultò raffreddarsi notevolmente. Il giovane Wickham alzò gli occhi e gli andò incontro, mentre Darcy avanzava verso di lui con al seguito Charlie Weasley e la sorella ... sembrava un duello.
“Wickham, ma che piacevole sorpresa.” disse con voce fredda il nuovo signor Darcy osservando mister Wickham come se avesse potuto ucciderlo.
“Sapete anche voi il perché sono qui fratellino. Voglio solo vedere mio padre un’ultima volta.”
“Oh certo... E ti sei presentato proprio al suo funerale! Ma che bravo Wickham, complimenti proprio un bel coraggio. Mio padre ti voleva pure bene, e allora ti sei presentato al funerale nella speranza di avere un po’ della nostra eredità, ma invece non ti ha lasciato nulla! Vattene Wickham.”
Wickham lo guardò con tutto il disprezzo del mondo. “Io non me ne vado, resterò perché voglio vedere mio padre... E tu non puoi fare nulla per impedirmelo visto che hai ospiti.”
Solo in quel momento Darcy sembrò accorgersi della presenza dei Bennet e tutta la sua rabbia sembrò svanire come neve al sole... Sembrò solo un ragazzino di diciassette anni troppo stanco per poter lottare ancora contro un ragazzo di vent’anni. Se Lizzy non l’avesse odiato, se per gli anni passati egli non le avesse fatto ogni genere di dispetto, avrebbe provato un po’ di pena per quel giovane e probabilmente si sarebbe innamorata di lui. Ma era troppo orgogliosa per poter permettere a quel tipo di sentimento di passare anche solamente come pensiero e pensò, anzi che era ora che si accorgesse di loro, quando aveva dovuto sopportare di veder maltrattato Wickham davanti ai suoi occhi.
“Scusate signori, voi avete onorato mio padre con la vostra presenza, e io non vi ho accolti a dovere.”
I Bennet erano sorpresi dal sentirsi rivolgere così da Darcy. “Vogliate accomodarvi in salotto.” riprese il neo-proprietario, con modi alquanto umani.
I sei Bennet si accomodarono nel gran salone di Pemberley e la signora Bennet si rivolse così al signor Darcy: “Che bella magione che è Pemberley signor Darcy, come mai non avete dato nessun ballo?”
La madre di Elizabeth adorava i balli, poiché era l’unico momento in cui una femmina (possibilmente una delle sue adorate figlie) potesse conversare con i gentiluomini. Certo vi era Hogwarts, ma a Hogwarts lei non c’era lei a controllare e a plasmare gli eventi.
“Il mio vecchio padre non amava molto il ballo signora Bennet, e io men che mai. Trovo più fruttuosa una conversazione.”
“Ma quando si balla si può fare conversazione.” interruppe Lizzy.
A lei i balli piacevano, li trovava un passatempo interessante e, soprattutto, c’erano così bei giovanotti da poter conoscere.
“Ma una conversazione, fatta ad arte, non è una conversazione fatta a un ballo, e per me per conoscere veramente qualcuno non bastono poche ore.”  
“Non intendevo dire questo, signor Darcy.” era ufficiale: Elizabeth era veramente arrabbiata. “Non sono così superficiale! Il ballo è una bella moda, divertente e piacevole e se una donna vuole ballare con un uomo anche solo per un po’, lo può fare!”
“Non la volevo offendere, signorina Bennet, comunque signora, ecco il motivo per cui non abbiamo mai dato un ballo.”
Mr Darcy aveva definitivamente finito di parlare con Miss Bennet e con la signora e si voltò verso la sorella incominciando a parlare fra di loro.

Charlie si avvicinò a Lizzy e sorridendo in un modo un po’ teso, incominciò a parlare: “Volevo scusare il mio amico, se mi permetti Lizzy. Lui è fatto così quando ha ansia aggredisce la gente... E il signor Wickham gliela deve aver fatta venire. Poi oggi è anche il funerale dei suoi. Perdonatelo se puoi.”
Lizzy sospirò, con Charlie si era un po’ allontanata ultimamente... In realtà la giovane Corvonero, aveva sperato inizialmente che l’amicizia col Serpeverde finisse e invece... Era continuata in modo profondo e sincero. Almeno da parte di Charlie, da parte di Darcy, non lo sapeva ovviamente, anche se in quel caso non poteva dire che non fosse sincera. Lo sperava anche.
“Io trovo che siete stata bravissima signorina?!” una voce profonda fece capolino fra i due conversatori: Mr Wickham si era fatto strada fra i due e stava sorridendo con un sorriso
simpatico che si adattava al suo viso.
“Elizabeth Bennet. Ma voi che parentela avete con Mr. Darcy? Portate un altro cognome eppure vi fate chiamare fratello.”
Wickham sospirò chiudendo per un attimo gli occhi prima di rispondere: “Mio padre e la madre di Mr. Darcy si conoscevano fin dalla più tenera età... Erano amici, quasi fratelli. Ma quando avevamo, io dieci e lui nove anni successe la tragedia: i miei vennero uccisi. Allora suo padre e sua madre si presero cura di me... Erano così buoni con me, così gentili. All’età di dieci anni ho dovuto fare i bagagli, i miei genitori volevano che mi iscrivessi a Durmstrang, così per onorare la loro memoria sono andato nella scuola bulgara, anche se avrei preferito andare Hogwarts. Quando sono tornato quell’estate trovai, quello che consideravo mio fratello, profondamente cambiato: con i Darcy c’era stata una loro parente, sorella della mamma di Fitzwilliam, fu lei, a far sorgere il seme dell’odio che, a torto, Fitzwilliam prova ancora per me.”
Elizabeth chiuse gli occhi posando la mano sul braccio di Wickham. “Mi dispiace signor Wickham, di avervi fatto tornare in mente ricordi dolorosi. Mi dispiace davvero.”
“A me non aveva mai parlato di questa storia.” intervenne Charlie, sorpreso dall‘inventiva di quel gentiluomo.
Wickham guardò Charlie con sguardo d’odio. “Siete suo amico immagino. Ebbene qualunque storia vi abbia raccontato, anche se immagino quale sia, non gli credete.”

Lizzy guardava dall’uno all’altro... Aveva paura che si scagliassero contro e forse l’avrebbero fatto se non fosse stato che incominciarono a entrare degli ospiti: la prima fu Caroline Bingley che si andò a gettare fra le braccia di Darcy poi entrarono tre persone: una giovane, un ragazzo e una vecchia.
“Quella è Lady de Bourgh, la zia di cui vi parlavo prima... È malefica, dovete far attenzione a lei. La ragazzina è sua figlia. Poverina è promessa sposa di mio fratello. Loro provengo dalla Francia, ma vivono qui. La ragazza fa lezione private, ecco perché non l’avete mai vista. Il ragazzo non so chi sia, ma credo che non abbia nulla a che fare con la famiglia. Sarà un protetto della signora de Bourgh.” spiegò Wichkam a Lizzy parlando a bassa voce, visto che la signora De Buorghe si stava avvicinando e Elizabeth la potè vedere meglio: era una donna tozza e molto anziana con un volto, che un tempo, doveva esser stato bello; la figlia era una ragazza pallida e bruttina e parlava con il ragazzo che le accompagnava, per Elizabeth fu una sorpresa accorgersi che il ragazzo era suo cugino, Collins.

Non ci fu bisogno di dire nulla, visto che il giovane si fu avvicinato a loro.
“Cugina, cara cugina! Come state?” domandò il 21enne con un gran sorriso.
“Ehm scorre tutto a meraviglia, posso chiedervi come mai state con Lady De Bourgh?”
Gli occhi di suo cugino luccicarono e sorrise rispondendo con gran felicità: “Conoscete la signora De Bourgh? Sto con lei perché è la mia protettrice: in realtà mio padre mi voleva far sposare sua figlia, solo che Anne è promessa sposa al signor Darcy, così lei, visto che mio padre le era simpatico ha promesso di farmi entrare al ministero. Ma chi è il bel giovane che vi accompagna?”
Chiese suo cugino, Wickham rispose subito e come si conviene a un vero gentiluomo fece un piccolo inchino:  “Mi chiamo George Wickham, e voi come vi chiamate?”
“William Collins.” salutò Collins ricambiando l’inchino.
“Ma tu, cugina se mi posso permettermi, come mai sei qui?” chiese suo cugino.
Elizabeth rispose sinceramente: “Credo solo per merito di mio padre: lui e il signor Darcy, per un periodo hanno svolto un’indagine insieme. Per questo motivo, credo, il figlio ha ritenuto opportuno invitarci.”
Nel frattempo, notò Elizabeth, Charlie se n’era andato richiamato dall’arrivo della sua numerosa famiglia, e la ragazza si concentrò nell’ammirare il perfetto chiacchiericcio di mister Wickham sentendo appena le parole di Collins non stupendosi affatto che suo cugino non fosse cambiato: sempre gentile, eppure c’era qualcosa che lo rendeva veramente insopportabile, tipo il fatto che parlava sempre della famiglia De Buorghe e di quella dei Darcy, comunque Wickham si dimostrò un ascoltatore e un parlatore raro.

***

Quando fu il tempo di andare nella cappella era ormai primo pomeriggio, gli ospiti erano venuti tutti e si trattò solo di trasferirli dal salotto alla cappella.
Il tempo era bruttissimo e minacciava un gran temporale, per mister Darcy non fu difficile, aiutato dalla sorella e dagli elfi, riunirli tutti nella piccola cappella della casa.
Era una piccola e ben tenuta cappella dove venivano sepolti i Darcy da quando avevano acquistato la tenuta.
Il prete, un uomo di colore amico di famiglia, sorrise a tutti e incominciò a dire l’omelia, poi toccò a Mr Darcy fare un discorso.
Il ragazzo si avvicinò al palco con un senso di vuoto e incominciò a parlare: “Io, mia sorella e i miei genitori non siamo stati molto uniti. Nonostante ciò quando sono morti per difenderci, ho capito che ci volevamo bene ed è stato proprio allora che ho deciso che io e mia sorella saremmo stati uniti per sempre. Ci vuole amore, e decisione per guidare una famiglia, spero di averla. Ti voglio bene Georgiana e voglio bene anche a voi, mamma e papà.”

“Non vedo l’ora che finisca questo funerale, fa male ai i miei poveri nervi! sono stanca signor Bennet.”
Il marito fissò la moglie, era stanco anche lui, e la sua cara compagna non poteva sapere quanto: per lei c’erano solo feste e balli, il negozio e le figlie; per lui c’erano tanti pensieri e tanti guai. Ora che era morto il signor Darcy, aveva paura! Secondo quello che diceva La Gazzetta del Profeta e gli auror a loro malincuore confermavano, dei nuovi gruppi di mangiamorte si sarebbero riuniti e avrebbero incominciato ad attaccare chi non si univa alì loro, così era capitato anche ai Darcy: erano morti, secondo gli auror perché nonostante Serpeverdi e purosangue da generazione non si erano uniti al loro nuovo ordine. Nonostante la Gazzetta scrivesse che i Darcy avevano combattuto perché erano fedeli solo ed esclusivamente a Tu-sai-chi, il signor Bennet che aveva avuto il piacere di lavorare con il signor Darcy, tentava di dissentire: i Darcy, erano quella specie di purosangue che a lui piaceva molto: non si sarebbero mai sottomessi a qualcuno, che non fossero loro stessi e il bene, quindi di sicuro non si sarebbero mai sottomessi a Lord Voldermort nemmeno in passato. Comunque secondo la Gazzetta e gli auror, c’era da aver paura e lui ne aveva tanta: erano tutti purosangue i Bennet e temeva che avrebbe messo in pericolo se e la sua adorata famiglia. Eppure non poteva non guardare con un briciolo di gelosia, al coraggio dei Darcy.
Rivolse uno tenero sorriso alla moglie e le dette un bacio in fronte.
Aveva scelto: il suo futuro sarebbe stato da combattente.

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Eccomi qui, finalmente ad aggiornare!
Questo capitolo è stato il più difficile da scrivere fin ora ed è anche quello più lungo lo so, ma non mi andava di spezzarlo a metà.
Passiamo al capitolo: come avete capito son passati  sette anni e la mia fanfic sarà ambientata nel settimo anno dei nostri protagonisti.
Il capitolo è un capitolone di transizione per farvi capire gli eventi e farvi conoscere i diversi personaggi che succederanno nei prossimi capitoli.
Spero vi piaccia nonostante sia troppo lungo e di ricevere commenti e critiche negative.
Un grazie a chi ha commentato, ma anche a chi ha messo la mia fanfic fra le preferite e ricordate, spero di ricevere anche da voi dei commenti.

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Capitolo 4
*** Capito IV ***


4 capitolo disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di Jane Austen (per quanto concerne Pride and Prejudice) e di J.K. Rowling (per Harry Potter.)
Buona lettura! :)

Magic and Prejudice.


I mesi passarono e la vita di Elizabeth non cambiò poi tanto, oltre che l’inizio della scuola, e al fatto che aveva un nuovo amico di penna: Mr Wickham, infatti, era riuscito a farsi dare l’indirizzo di casa dei Bennet e da allora si scrivevano, suo padre non approvava per niente, e continuava a borbottare, sua madre invece era felicissima del successo della figlia; i due erano rimasti in contatto anche a Hogwarts e si scrivevano lunghissime lettere fitte di cose. A metà ottobre, inoltre Elizabeth ricevette la tanta attesa lettera di Jane che diceva che lei e i suoi compagni sarebbero presto tornati in Inghilterra. Per Elizabeth si prospettava un bel periodo: adorava sua sorella e vederla di ritorno era una felicità unica.


“Cosa abbiamo ora?” a interrompere i pensieri di Elizabeth fu Ninfandora Tonks, una ragazza appartenente a Tassorosso del suo stesso anno.
Elizabeth sorrise: era una sua amica e le voleva bene; nonostante fosse così distratta da non ricordarsi nulla, e così toccava a lei e le altre amiche ricordarsi anche i suoi orari.
“Noi abbiamo Incantesimi con i Serpeverde e tu hai Pozioni con i Grifondoro.” spiegò all’amica che la guardava con gli occhi blu.
Ninfandora, sospirò: Pozioni era una delle materie più odiate da quasi tutti gli studenti di Hogwarts da quando Albus Silente aveva sostituto il buon Lumacorno con l’acido Severus Piton.
“Io odio Pozioni.” sbuffò lasciandosi cadere malamente contro la parete di un corridoio urtando un quadro, che rappresentava tre donne intente a filare la lana, una di loro, per l‘urto della ragazza cadde e se la prese con lei: l‘impacciata Tassorosso, si dovette scusare con un colorito rosso sulle guance e anche nei capelli; Tonks era una Metamorfomagus: riusciva a cambiare l’aspetto del proprio corpo a suo piacimento e le amiche trovavano ciò molto divertente, e anche utile: Tonks infatti cambiava colore dei capelli e degli occhi anche in base all’umore.
“Pensa almeno che tu ce l’hai con i Grifondoro. Io invece devo sopportare l’intera ora con in Serpeverde!” sbuffò Lizzy.
“E poi?” domandò la ragazza impacciata alle amiche. Charlotte rispose, consultando il suo orario: “Abbiamo due ore di Incantesimi, con voi e poi pausa pranzo.”
“Dopo la pausa, noi abbiamo Divinazione con i Grifondoro e voi Cura delle creature magiche con i Serpeverde.” finì Cassandra anticipando l’amica e facendo sorridere le ragazze.
“Poi dovremmo studiare tutto quello che abbiamo avuto, e poi di corsa in sala comune.” completò il quadretto Lizzy. “…a leggere le missive di un certo Mr. Wickham!” disse Cassandra, facendo arrossire la secondogenita dei Bennet che si toccò quasi distrattamente la borsa di pelle di drago, nella quale c‘era l‘ultima lettera di George Wichkam che non aveva ancora letto.

I ragazzi uscirono sciamando dall’aula d‘incantesimi. Era appena finita la lezione e i loro doppioni erano spariti: i ragazzi parlavano animatamente dei doppioni che avevano creato e delle difficoltà incontrate.
Il gruppetto di Lizzy era quello più animato: erano andati quasi tutti bene a parte Tonks che si era confusa totalmente facendo un altro incantesimo e Martin, un Corvonero che aveva fatto il doppione di Charlotte quasi perfettamente, ma aggiungendovi due ciocche bionde.
“Il problema è che non devi essere distratto quando pronunci l’incanto, ma concentrato e non pensare a una certa ragazza bionda.” stava spiegando Charlotte con un sorriso sornione sul volto.
Martin arrossì voltandosi verso Cassandra che parlava con Lizzy.
“Io non stavo assolutamente pensando a una ragazza bionda, che ti viene in mente Charlotte?!” domandò il ragazzo.
Charlotte alzò le spalle sorridendo. “Io dico solo quello che vedo, caro Martin, e credo proprio di vedere che c’è qualcosa fra di voi.” gli fece la boccaccia, e andò a raggiungere Lizzy, Cassandra, e Tonks, lasciando di stucco Martin.
“Di che si parla qui?” domandò con un sorriso la ragazza dal capelli castani alle altre tre. “Stavamo parlando di come aiutare Tonks con la sua distrazione.” rispose prontamente Elizabeth, facendo sbuffare la giovane Tassorosso. “Ragazze, io sono così, ed è così che mi dovete tenere!” disse con alzata di spalle Tonks. Le altre non trovarono niente da ridire e si stettero zitte fino a quando arrivarono in sala Grande.

***



La sala Grande quella mattina era sotto una coltre di nuvole perenni, di lì a poco infatti sarebbe venuto a piovere, e Charlie Weasley che giocava a quidditch come cercatore, borbottava al suo tavolo: la sera dopo ci sarebbe stato la partita Grifondoro-Serpeverde e se il tempo era come quello di quel giorno, loro avrebbero perso, già lo sapeva. Venne raggiunto da Fred e George, i suoi due fratelli che erano uguali e che stavano sempre con le sorelline di Elizabeth Bennet: Kitty e Lydia. Charlie credeva che stessero insieme solo perché le due ragazzine li seguivano da per tutto, altrimenti non comprendeva la pazienza di Fred e George. Quei due erano davvero strani.
“Charlie, scommettiamo, che riesci a…” incominciò Fred
“…Prendere il boccino…” e completò George
“…Ma che Grifondoro…” incominciò Kitty
“…arriva a vincere con tre punti di meno?” e finì Lidya.
Charlie non sopportava quando parlavano a quattro, ma visto che erano suoi fratelli e sue amiche, li doveva sopportare sempre, comunque l’idea della scommessa intrigava Charlie, che nonostante fosse al settimo anno, era rimasto ancora un ragazzino del secondo.
“Sicuri che volete scommettere sulla vostra prima partita?” domandò Charlie con un sorriso sornione sul volto, i due gemelli annuirono in contemporanea. “Perfetto scommettiamo.” accettò Charlie e i due gemelli se ne andarono confabulando con le altre due ragazzine.

Charlie scosse la testa osservando le nuvole, poi posò lo sguardo sul tavolo di Serpeverde dove Darcy stava seduto circondato da molte ragazze che gli facevano la corte. Sorrise dela sua amicizia con Dracy, che era fortunatamente durata a ogni intemperia. Con la coda dell’occhio notò Caroline Bingley alzarsi dalla tavola verde e argento e dirigersi verso quella argento blu, da Elizabeth Bennet; l’inimicizia fra le due era invece durata e ogni occasione era buona per punzecchiarsi, forse perché Darcy non prendeva in giro Elizabeth come Caroline voleva, oppure per una semplice antipatia a pelle. Fatto sta che Caroline era di certo, molto antipatica con Lizzy e la poverina non poteva fare altro che ricambiare.
Quando Caroline arrivò al tavolo dei Corvonero, con Liam, un altro serpeverde con la puzza sotto al naso, Lizzy era un po’ in disparte dalle amiche a leggere la lettera di Wickham.

Caroline ghignò e incominciò, con la voce da ochetta che tutti conoscevano: “Ti stai portando un po’ avanti con i compiti Lizzy, o hai ricevuto una lettera d’amore?”
Elizabeth, stava per ribattere ma Liam che si era accostato dietro di lei, nel frattempo, le aveva preso la lettera, e aveva incominciato a leggerla in falsetto per imitare la voce di Elizabeth: “Cara, amica mia, spero che questa mia ultima
non sia arrivata in ritardo come al solito, comunque ti volevo
ringraziare per il bellissimo dono che mi hai fatto quella sciarpa era
veramente incantevole.
ect, ect… Vediamo è un lui o una lei questo tizio o tizia? Tu che pensi Caroline?” domandò Liam passando la lettera Caroline visto che Elizabeth si era alzata in piedi per cercare di prendere la lettera dall’alto serpeverde.

“Uhmm… qua sta scritto un certo mr, è un lui! La nostra Lizzy ha un innamorato. Avevo ragione io Liam!”
“Ragazzi ridatemi la lettera!” disse dura Elizabeth cercando di prenderla, ma i due serpreverde ghignarono e Caroline appallottolò la lettera, e Liam prese la bacchetta e sillabo un “Wingardium Leviosa.” facendo alzare la lettera di almeno più in alto di Elizabeth così che la ragazza non poteva arrivarci proprio.
“La vuoi? Si Lizzy? Prima devi chiedere per favore!” sghignazzò Caroline mentre gli occhi neri di Liam si riempirono di malizia. “Altrimenti la stracciamo, dopotutto è solo una lettera!” pronunciò serio e prese la lettera deponendo la bacchetta nella tasca del pantalone fissando Elizabeth con cattiveria.
“Non mi abbasso alle vostre provocazioni, per me la potete pure buttare!” esclamò la ragazza anche se aveva gli occhi lucidi di pianto trattenuto e il viso rosso per la rabbia.

I due serpeverde si guardarono, e stavano giusto per darle fuoco alla lettera con la bacchetta, quando una voce li fermò.
Darcy era, infine, intervenuto accompagnato dal rosso Charlie Weasley che lanciò un sorriso a Lizzy.
Non capivano che era meglio non dare spettacolo con i professori lì presenti? Il Serpeverde stava in grande svantaggio rispetto alle altre case, ed era meglio recuperare, piuttosto che andare a 0 punti come stavano rischiando di fare quei due cretini.
“Datemi quella lettera!” sibilo Darcy fissando con gli occhi di ghiaccio i due suoi compagni di casata.
Caroline arrossì, tenendosi stretta la lettera e fissando altera gli occhi di Fitzwilliam, il corpicino tremante per l’essere stata scoperta a fare una cosa che non andava fatta da un suo caposcuola.
Liam gli suggerì di dargliela assottigliando, però, gli occhi anche lui. Caroline dopo un momento di stasi gliela consegnò  e se ne uscì con uno sbuffo sibilando tutta convinta: “Ti odio! Sei diventato un mollaccione Darcy, e la colpa è tutta del tuo amichetto Grifondoro.” quindi se ne andò a testa alta recuperando l’artiglieria perduta colpendo con una spallata Charlie che si trovava dietro il serpeverde.
I ragazzi che avevano assistito e che pregavano che ci fosse una zuffa, se ne andarono un po’ delusi dal ennesima interruzione di un caposcuola.

Darcy rivolse un sorriso a una stupita Elizabeth e le porse la lettera, ma gli capitò di leggere con la coda del’occhio il nome di mr Wickham. In quel momento sbiancò, e dopo essersi assicurato di aver letto bene il nome del fratello la guardò, poi le lanciò la lettera, quasi come se scottasse e sparì anche lui.
Lizzy lo guardò andar via con un sopracciglio alzato, chissà cos’era successo! Prima quello strano serpeverde l’aveva aiutata, su invito di Charlie, ci poteva scommettere, e poi non le permetteva nemmeno di ringraziarlo! Alzò le spalle, non erano affari suoi.
“Tutto bene Lizzy?” una mano gentile le si posò sulle spalle e lei si voltò sorridendo a Cassandra.
“Va tutto benissimo Cassandra.” notò che gli altri ragazzi si erano dispersi, visto che fra un po’ incominciavano le lezioni del pomeriggio, e quindi era meglio muoversi. Si riprese la tracolla, mettendo dentro la lettera, e dopo aver guardato il tavolo quasi vuoto dei serpeverde aggrottò le sopracciglie, alzando in contemporanea le spalle. Non voleva pensarci alla strana reazione di Dracy, soprattutto ora che aveva da andare a lezione. Si rivolse all’amica sorridendo. “Andiamo ad affrontare Divinazione.” annunciò sentendosi più leggera, anche se ciò era dovuto all’aiuto di un Serpeverde.

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So che è una vita che non aggiorno, ma prorio l'altro ieri mi sono rivista 'Orgoglio e Pregudizio', e mi è venuta voglia di aggiornare questa mia vecchia fanfic.
Spero tanto che vi piaccia come capitolo e di ricevere dei commenti, anche negativi mi vanno bene.
Cosa importantissima: andatevi a rileggere lo scorso capitolo, ho fatto delle modificazioni, mi son resa conto che il Lord Oscuro è morto nell'epoca di Charlie e io invece l'avevo inteso come vivo. Vi prego di perdonare questa mia distrazione.
Non posso che lasciare la parola a voi, miei cari lettori. Mi raccomando commentate.



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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


cap 5 disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di Jane Austen (per quanto concerne Pride and Prejudice) e di J.K. Rowling (per Harry Potter.)
Buona lettura! :)

Magic and Prejudice.




Elizabeth era in biblioteca quel pomeriggio sul tardi, a leggere la lettera di Wickham, finalmente sola.

Si era portata avanti con i compiti e aveva detto agli altri di andarsene, che sarebbe rimasta un altro po’ lì. Così, con il sole che calava all’orizzonte, il silenzio interrotto solo dai battiti del suo cuore e dai fantasmi che discutevano a bassa voce, Elizabeth leggeva la lettera.  

Cara amica mia, spero che questa mia ultima non sia arrivata in ritardo come al solito, comunque ti volevo ringraziare per il bellissimo dono che mi hai fatto: quella sciarpa era veramente incantevole.
Ti ringrazio per la risposta alla mia ultima lettera. Sono contento che il tuo ultimo anno a Hogwarts non si stia rivelando molto faticoso, ma come ti ho già detto ho trovato fin da subito che tu sei una persona davvero intelligente e sono certo che troverai la tua strada Per quanto mi riguarda, ti volevo dire una novità piacevole, almeno spero che lo sia per te: abito a Hogsmeade, dove lavoro come cameriere ai tre manici di scopa, non è un lavoro molto remunerativo, ma almeno mi permette di mettere da parte qualcosa. Spero anzi che quando verrai a Hogsmeade, mi verrai a trovare, così ti mostrerò anche l’appartamentino in cui vivo.
Sono ovviamente contento che Darcy non ti dia fastidio più del necessario e che i rapporti con quel Weasley siano piuttosto buoni.
Dammi dettagli di quel che accade, cara amica. Ti voglio bene e spero di vederti al più presto.
Tuo, George Wickham

Un foglio davanti, la penna d’oca in bocca, Lizzy pensava intensamente a cosa scrivere a George; non sapeva infatti se rivelargli quello che era successo quella mattina, o se lasciare perdere: non voleva infatti vedere gli sguardi fra lui e Darcy, quando e se, lei sperava mai, si sarebbero rivisti.
Finalmente, dopo aver fissato per un po’ il foglio vuoto trovò di che scrivere.  

Caro amico,
Ho finalmente trovato il tempo per scriverti. Sono contentissima che tu abbia trovato casa e lavoro in così poco tempo e che ti sia trasferito a Hogsmead vicino casa mia. So quanto ci tenevi a essere indipendente dalla famiglia Darcy. Appena mi sarà possibile ti verrò a trovare te lo prometto.
Qui procede tutto con regolarità. Domani ci sarà l’ennesima partita Grifondoro-Serpeverde e per quanto non mi piaccia il Quiddicth, mi vedrò costretta a tifare per Grifondoro (la andrò a vedere per i miei amici, in realtà da uno solo: Charlie mi ha praticamente costretta ad andare a vedere questa benedetta partita, e io, essendo una buona amica, ci andrò.)
Con Darcy, niente di nuovo, anche se la sua amica, la signorina Bingley, ha visto che stamattina leggevo la tua ultima, e me l’ha praticamente strappata di mano. Se non fosse stato per Darcy, a quest’ora mi trovavo in Infermeria. Ma non ti allarmare, sto bene.
Ti voglio bene George.
Un bacio Elizabeth Bennet.

La rilesse con attenzione, e dopo aver notato che andava bene così, la mise in una busta, la sigillò e si alzò, andò su fino in guferia e la dette a un gufo anonimo; per via della taccagneria di sua mamma, nessuna delle figlie Bennet aveva avuto un gufo, a parte Jane, ma lei l’aveva avuto come regalo di diploma; solo Lizzy si era comprata un gatto (ma grazie hai suoi risparmi) che dormiva nel suo bel letto caldo.
Lasciò che il gufo la beccasse con affettuosità e lo lasciò volare fuori dalla grande finestra. Con un sbadiglio controllò l’ora e notò che si era fatto tardissimo. Ritornò nella sala comune di Corvonero e senza svegliare le sue due compagne andò a dormire nel proprio letto vicino alla finestra, dove già ronfava Pozza, la sua gattona nera.

***

Charlie Weasley aveva l’aria preoccupata e eccitata al tempo stesso mentre osservava il suo capitano, Baston, dare le ultime istruzioni ai suoi compagni circa la partita fra Grifondoro e Serperverde. Sapeva che quei serpenti ci sarebbero andati pesanti, ma era il suo ultimo anno e voleva assolutamente la coppa, anche se avevano sempre giocato bene, non avevano mai visto il trofeo nelle mani del capitano.
“Ragazzi, quest’anno voglio la coppa, non mi interessa se i Serpeverde, hanno sempre vinto, noi abbiamo un ottimo cercatore e questa e la prima partita contro quei serpenti… Quindi dateci dentro per l‘orgoglio rosso-dorato!” finì Baston e gli altri ragazzi lanciarono un boato maestoso.
Charlie sapeva che tutto dipendeva da lui, la vittoria e la sconfitta e, forse fu per questo che sentì il bisogno di urlare più di tutti gli altri giocatori.
Finalmente uscirono dallo spogliatoio accolti da fischi e applausi; in campo la squadra fu accolta dall’arcigna insegnante madama Bumb, insegnante di volo e arbitra delle partite di quidditch. Poco dopo si presentò anche la squadra di Serpeverde e vi furono applausi e fischi. Dopo la stretta di mano e le raccomandazioni della Bumb accolte da occhiatacce da entrambe le squadre, i giocatori si misero sulle scope e partirono subito dopo il fischio d’inizio.

Ad animare la partita ci sarebbe stato il telecronista d’eccezione: il giovane Lee Jordan, non per niente amico dei gemelli e tifosissimo del Grifondoro.
“Le squadre sono in campo signori e signori. Sembra che Serpeverde anche quest’anno abbia schierato i soliti sette idioti giocatori.” la Mcgrannit, gli lanciò uno sguardo che avrebbe fatto impallidire una ciliegia, ma secondo Charlie aveva ragione Lee: i Serpeverde quell’anno c’erano andati peggio del solito: erano tutti troppo grossi e stupidi per essere dei giocatori.
“Invece nella squadra dei Grifondoro ci sono giocatori bravissimi.” Un buu venne dagli spalti dei Serpeverde, e un evviva da quello dei Grifondoro, ma non solo da loro: Charlie notò che mezza scuola era vesti in rosso-oro e tifava per loro. Sapeva che sugli spalti, per lui, c’era anche Lizzy Bennet con una sciarpa del colore della sua squadra. Sorrise. Sapeva che a Lizzy non piaceva il quidditch e saperla sul palco gli dava grande forza. Lei era la sua migliore amica, dopotutto.
“Vediamo di ricordarci i nomi dei campioni: come portiere e capitano, abbiamo il grande Baston, i due battitori sono i mitici Weasley, e come cacciatrici il Grifondoro schiera tre belle fanciulle: Bell, Spinet, e Johnson.” dagli spalti un eco di applausi accompagno il commento di Lee, “E, infine ma non per ultimo, lo splendido cercatore Charlie Weasley. Che speriamo farà vincere i Grifondoro. Molto bene. Il Grifondoro segna grazie a Johnson, 10 a 0 per il Grifondoro signore e signori.”
Mentre il risultato veniva sparato, grazie all’incantesimo sonorus, Charlie volava in alto per vedere dov’era il boccino seguito da Terence Higgs, cercatore di Serpeverde un individuo poco raccomandabile come quasi tutti a Serpeverde.
“Ma Serpeverde segna 10 a 10, è pareggio ragazzi e la partita si fa sempre più scorretta.” Infatti Charlie, poteva osservare che il battitore  della squadra avversaria per poco non aveva mandato fuori uso Angelina Johnson che perse la pluffa permettendo ad Adrian Pucey di prendersela lui, e andare verso la rete segnando un clamoroso 10 a venti; per tutta risposta i Grifondoro incominciarono a essere vendicativi, così mentre Fred e George mandavano due bolidi contro i cacciatori, Bell segnò un bel 20 a 20 finendo di nuovo in parità; Baston passò la pluffa a Spinet che segnò, immediatamente senza farsi beccare dai due cacciatori di Serpeverde che pure la tallonavano, un bel 30. Ora Charlie poteva stare più attento al boccino d’oro, la palla che doveva catturare, visto che erano in vantaggio. Così si mise a cercarla più attentamente. “Aspettate, signori e signori, guardate là. Charlie Weasley ha visto qualcosa. Sì è lui il boccino d’oro, ecco vai, vai Charlie ce la poi fare… forza amico, vai, vai! Eh si ce l’ha fatta!!! E Gifondoro vince 180 a 20!!! Grande Charlie Weasley!!” Charlie spuntò fra le nuvole reggendo il boccino d’oro, sudato ma felice come una pasqua, mentre la squadra scendeva giù e si abbracciavano collettivamente. Era ancora presto per poter dire di essere vicini alla coppa, ma almeno erano al capolinea e si sentiva talmente bene che si sarebbe potuto mangiare un drago a colazione.
Nella mischia si ritrovò abbracciato ai suoi fratelli. I due gemelli gli cingevano entrambi le spalle, con uno sguardo cristallino e divertito.
“Hai vinto, tu fratellino…” disse George.
“Anche contro di noi, bravo. Ora ci puoi chiedere qualsiasi cosa.” completò Fred e il cuore di Charlie ruggì, mentre abbracciava Fred e George contemporaneamente e dando loro un bacio per uno sulle guance e facendoli arrossire fino alle punte dei capelli.

***

“Charlie, complimenti, tutti meritati, ottima partita!!” la prima che incrociò, mentre la squadra si disperdeva, fu Elizabeth Bennet.
“Grazie Lizzy!, sinceramente? Non pensavo di farcela, in particolare per via della pioggia.” disse lui sorridendo divertito. Vicino a Lizzy, c’era Tonks, la tassorosso mutaforma svampita al massimo, ma che almeno, a differenza di Lizzy e delle altre sue amiche, sapeva qualcosa di quiddicht. “Oh Charlie, complimenti che bella partita, ma a tutta la squadra di Grifondoro, vanno i miei complimenti. Soprattutto alla nuova scoperta, quella Johnson quant’è brava e come ci sa fare con la scopa.” la ragazza aveva gli occhi che le brillavano mentre si dondolava su se stessa; uno dei suoi sogni, irrealizzato, era quello di fare il cercatore, ma purtroppo per via della sua sbadataggine e distrazione l’era stato proibito dalla madre e dal padre.
“Grazie Tonks.” disse sorridendo Charlie, alla ragazza con il viso a forma di cuore e i capelli in quel caso blu.
“Credo che ad Angelina le faccia piacere avere i tuoi complimenti… perché non vai a parlare?” chiese e Tonks, annui, andando verso la squadra di Grifondoro, ma inciampando sui suoi piedi.
Lizzy ridacchiò della sbadataggine dell’amica e Charlie la guardò con profondo affetto. “Ti va di ritornare, dentro, al coperto?” domandò all’amica: c’era una leggera pioggerellina che presto sarebbe diventato un temporale.
Lizzy annuì. “Non voi andare a festeggiare?” chiese osservando l’intera squadra soffermarsi vicino agli spogliatoi, probabilmente decidendo il posto migliore dove andare a festeggiare la vittoria. Charlie fece segno di no con il viso. “Voglio parlare con te.”
la prese per le braccia portandola all’interno del castello, proprio sotto al gran portone.
“Cosa c’è?” domandò Lizzy osservando Charlie.
“So che ti scrivi con Wickham.” il volto di Lizzy divenne rosso e stava per domandare da chi l’avesse saputo, quando si rese conto che era lui con Darcy il giorno prima. “Ah. E allora?” domandò alzando le spalle e non capendo, non volendo capire l’avvertimento del ragazzo. “Non ti devi più scrivere. Devi fare finta come se non esistesse.” rispose Charlie.
“Senti non so cosa ha detto Darcy a George, ma io credo di più a lui che a al tuo Darcy.” Elizabeth, si impuntò, era una ragazza testarda e avrebbe fatto di tutto per far prevalere il suo mister Wickham su Darcy.
“George è un uomo valoroso, un uomo che ha sofferto, non è come Darcy che non capisco cosa abbia fatto per meritare la tua amicizia.” disse senza permettere a Charlie di aprire bocca, e continuò. “Mi ha raccontato tutto Charlie, tutto su di lui e Dracy.”
Il volto di Charlie si illuminò e disse speranzoso, di avere una possibilità: “Ti ha detto ciò che voleva lui, non ciò che è la verità.”
“Si, ma io credo a lui. La sua parola prevale tutto quello che potrà dire Darcy. E ora scusa, ma ora è meglio che vada a cercare Tonks. Ero solo venuta a farti i miei complimenti. Non pensavo di imbarcarmi in una conversazione su Darcy e George.” finì Elizabeth uscendo nella tempesta che si era creata e lasciando solo un disperato Charlie.

Non poteva risolverla da sè, qui ci voleva l’appoggio di Darcy, pensò Charlie che rientrò nel castello, partendo alla ricerca di Will: lo trovò davanti alla sala grande con uno stormo di ragazzine chiacchierine; Charlie scosse il capo osservando l’amico ridere finto divertito a una battuta detta da Caroline Bingley.
Gli arrivò vicino e lo prese per un braccio. “Ti devo parlare.” mormorò, e Will si districò facilmente dalla presa delle ragazze.
“Cosa c’è?” chiese Will. “Si tratta di Elizabeth Bennet. Ho provato a dirle di Wickham, ma non mi vuole dare ascolto. Secondo me è cotta di lui.”
Will sospirò. “Ci penserò io a farlo sparire, non ti preoccupare Charlie.”
“Sta attento però.”
Will annuì e venne richiamato da Caroline. “Ti faccio sapere come va con Wickham, ma sta sicuro che lo stanerò quello sporco serpente.” sibilò Darcy a Charlie prima di sorridere verso Caroline e di andarle incontro a braccia aperte. Una promessa dei Darcy, è una promessa. Charlie sapeva per esperienza che l’amico aveva i giusti agganci e sapeva come pigliare i pesci, senza essere immischiato di persona. Se ne andò a dormire più tranquillo, quella notte, pensando alla vincita di Quidditch e sognando di cavalcare un drago.



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Nonostante sia in ritardo, rispetto a quello che mi ero prevista, un capitolo prima di natale, almeno l'ho pubblicato prima della fine dell'anno. Passiamo alla fanfic.
Dunque questo piccolo capitolo è di transizione, ma a me piace un sacco. Forse per via della partita (che ne pensate approposito?), o perchè dò finalmente voce a Charlie, ma comunque mi piace.
Invece non mi convince nè la fine, nè le due lettere.... Ma comunque deve piacere a voi, e spero che piacerà.
Non posso che lasciare la parola a voi, miei cari lettori. Mi raccomando commentate.

Ah, voglio augurare a tutti voi buon anno nuovo!

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


capitolo VI disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di Jane Austen (per quanto concerne Pride and Prejudice) e di J.K. Rowling (per Harry Potter.)
Buona lettura! :)

Magic and Prejudice.


Arrivò Halloween e Albus Silente aveva organizzato non solo il solito banchetto, ma anche un gran ballo per festeggiare il decimo anno senza Voldemort.

Il vecchio preside a inizio anno, aveva dato l’annuncio che oltre il ballo ci sarebbe stata una gradita sorpresa e molti studenti bisbigliavano su quale fosse: per alcuni si trattava sicuramente di lupi mannari, troll e vampiri non addomesticati portati dal loro nuovo professore di difesa contro le atri oscure; altri invece dicevano che ci sarebbe stato alcool a volontà e giovani e innocenti veele ad accompagnare il ballo; altri ancora speravano che Albus Silente avesse invitato il nuovo complesso rock, le Streghe Stravagarie che faceva follie nel cuore di parecchie studentesse.
Il preside aveva tenuta nascosta l’identità di questa sorpresa persino ai prefetti e caposcuola, ed essi non erano del’umore adatto, visto che gli altri continuavano a chiedere cos‘era.
Quindi, quando arrivò Halloween i prefetti e i caposcuola compreso Charlie, sembravano tutti più rilassati.

La mattina c’era normalmente lezione, e i Grifondoro e Corvonero avevano cure delle creature magiche insieme.
“Non mi fare domande su cosa ci sarà stasera.” disse Charlie, stanco, arrivando dietro a Lizzy e facendola spaventare.
“Non ti farò domande, basta che tu stai fermo!” sibilò la ragazza all’amico osservandolo torva.
Charlie alzò le braccia in segno di resa.
 “Tu con chi vai al ballo?” domandò Charlie sbadigliando, osservando Elizabeth la ragazza sbuffò.
Forse era l’unica ragazza a Hogwarts a non essere agitata per il ballo, ma anzi era così tranquilla che non aveva nemmeno pensato a chi invitare, anche se aveva ricevuto diverse proposte, ma non aveva pensato ancora con chi andare.
“Con nessuno.” sbottò dopo un attimo di silenzio. “Io non ho invitato nessuno, ho ricevuto molte proposte, ma non ho ancora risposto a nessuno!” disse con uno sguardo da ‘e non ti permettere di dire il contrario, che altrimenti ti fulmino.’
“Tu con chi vai?” domandò per cambiare argomento e interessata, mentre insieme agli altri studenti si avviavano a lezione. Non aveva mai sentito di Charlie innamorato, e voleva sapere se per caso stesse con qualcuno.
“Ancora non ho pensato a nessuno… anche se effettivamente mi piacerebbe invitare Tonks.”
Elizabeth esultò dentro di se: la giovane Tassorosso aveva espresso più volte il desiderio di partecipare al ballo, e quando le amiche incuriosite, le avevano chiesto da chi voleva essere invitata, la strana ragazza dopo esitazioni aveva mormorato un timido ‘Charlie Weasley‘.
“Spero… di ehm… non averti creato problemi con la mia scelta…” borbottò Charlie colpito dall’insolito fare di Lizzy: la ragazza era rimasta infatti muta, come se stesse riflettendo su qualcosa.
Svegliata dal borbottio del suo amico, Elizabeth si riprese e lo abbracciò facendolo arrossire. “Sono così contento per te, per voi!” disse eccitata Lizzy. “Invitala subito mi raccomando, prima che lo faccia qualcun altro.” disse con gli occhi lucidi di felicità dopo essersi staccata da Charlie e avergli dato un pugnetto sul braccio muscoloso.
“Siamo arrivati…” Charlie si staccò da Lizzy facendo un colpo di tosse.

Per quanto vecchio, il professor Kettleburn godeva di stima e rispetto da parte degli alunni che decidevano di frequentare Cura delle Creature Magiche. Era un uomo canuto e anziano, ma che sapeva il fatto suo e nelle sue lezioni c’era sempre qualche sorpresa, qualche animale esotico o strano che lui aveva personalmente catturato.
Le lezioni si tenevano all’aperto, vicino alla capanna di Ruberus Hagrid custode delle chiavi e dei luoghi a Hogwarts, in pratica il guardiacaccia. Ruberus era un omone, enorme ma per niente spaventoso.
Almeno non per chi gli era amico: Charlie era uno degli amici stretti del gigante, per via della passione per le creature pericolose, in particolare i draghi: Charlie, infatti adorava letteralmente quelle grandi creature misteriose e paurose e Hagrid ne voleva adottare una. Elizabeth non sapeva dire chi fosse più pazzo fra i due, ma l’amicizia fra l’omone e il rosso Weasley continuava ancora.
Lizzy doveva ringraziare Charlie per averle fatto scoprire Cura delle Creature Magiche; i Weasley infatti, conoscevano molto bene il vecchio professore e avevano consigliato al ragazzo di inserirla fra le materie da seguire cosa che egli aveva fatto esortando anche gli altri amici a farlo e Lizzy, alla fine aveva ceduto.
Il professore quel giorno sembrava ancor più arzillo e eccitato del solito quando li accolse vicino alla capanna di Hagrid.
“Molto, molto bene. Avvicinatevi ragazzi. Oggi studieremmo le Fenici, grandi creature le Fenici!”
I ragazzi bisbigliarono fra di loro eccitati e il prof sorrise.
“Animali fantastici nevvero? Possono guarire ferite lievi con le lacrime e posso trasportare carichi pesantissimi.” incominciò il professore andando verso uno zaino che aveva messo poco più in là dai ragazzi e da dentro pescò un uovo. Era grande tre volte un uovo di gallina, dorato e rosso fuoco.
I ragazzi bisbigliarono colpiti da quell’uovo che il professore teneva con una mano. “Avete capito cos’è ragazzi? È un uovo di fenice, bello vero? L’ho preso tanto tempo fa in India quando ero giovane e arzillo, e fra poco si schiuderà.” il professore guardò la classe rimasta stupita dall’ultima informazione.
Il professore continuò a parlare delle Fenici: delle loro leggende presso i babbani e i maghi, del loro spegnersi e riaccendersi con il fuoco e delle altre cose che riuscivano a fare i leggendari animali.
“Guardate si sta per schiudere.” mormorò Cassandra e i ragazzi si fecero vicini all’uovo.
Effettivamente l’uovo tremava molto e c’erano delle crepe, poco dopo esso si schiuse facendo nascere il pulcino che guardò i ragazzi con i suoi occhi grandi.
Eccitati, i ragazzi non si lamentarono del tema da svolgere, e il professore li guardò sorridente quando lasciarono l’improvvisata aula.


***

“Come vorrei avere un cucciolo di fenice!” esclamò Charlie con gli occhi luccicanti di gioia. Lizzy scosse la testa mentre leggeva Storia Moderna della Magia, per il tema che doveva svolgere per Storia della Magia.
“Tu vorresti avere un sacco di animali.” disse la ragazza chiudendo il libro, aveva capito che quella mattinata non l’avrebbe passata a studiare. Fissò il suo migliore amico con un po’ di sofferenza per il suo carattere.
“Allora, Charlie Weasley, parliamo d’altro. Entro stasera, anzi adesso, devi invitare la signorina Tonks al ballo. Come farai?” Charlie passò lo sguardo da Elizabeth che lo fissava, a Tonks seduta tranquillamente al tavolo dei Tassorosso a parlare con la sua amica Charlotte.
“Io… Oh… okay.. Vado!” balbettò e senza pensarci due volte andò verso il tavolo dei Tassorosso.
“Tonks posso parlarti un attimo? In privato grazie.”
Lizzy sorrise sentendo le parole di Charlie dette a Tonks e poi vide lui portare fuori la ragazza che aveva un colorito leggero sulle guance.
“Ma come diavolo hai fatto?” il posto di Charlie venne occupato ben presto da Charlotte.
La migliore amica di Tonks era esterrefatta e guardava Lizzy con uno sguardo d’invidia.
“Sono solo molto brava a persuadere la gente.” Elizabeth richiuse il libro e fissò Charlotte negli occhi.
“Allora Cupido, adesso dobbiamo pensare a te!”
“Non incominciare Charlotte, io non vado con nessuno. Tu con chi ci vai?”
Charlotte alzò le mani. “Lo sai che sono già fidanzata.”
Lizzy sbuffò: Charlotte aveva conosciuto, quell’estate William Collins, suo cugino, erano usciti insieme e magicamente era scoppiato l’amore.
Lei non approvava quell’unione, non per via del’età, ma per il carattere di suo cugino: era troppo… diverso da loro, troppo falso e stare con Lady de Bourghe di certo non migliorava il carattere del cugino.
“Non dirò niente.” disse Lizzy osservando l’amica che sorrise in segno d’affetto e ritornò sulle pene della signorina Bennet.
“Grazie Lizzy, ma ritornando a te: possibile che nessun ragazzo abbia attirato la tua attenzione? Non sei nemmeno fidanzata! E esci con qualcuno, oppure stai troppo in pensiero per Mr. Wickham?” a quel nome gli occhi di Lizzy si riempirono di amarezza.
“Non ci sentiamo più. Temo di avertelo detto.”
Purtroppo era vero: ormai era da metà del mese di Ottobre che non si sentivano, che lui non scriveva più, visto che lei aveva sempre provato a scrivergli.
Lizzy aveva paura che il suo principe azzurro fosse partito, che si fosse fidanzato o peggio ancora che fosse morto.
Quando aveva capito che non avrebbe più visto il falco nero entrare nella stanza con una lettera da parte sua, aveva capito di averlo perso; aveva scritto alla sua adorata Jane dicendole tutto, anche le cose che non le aveva rivelato prima: che in realtà, lei per il giovane George provava qualcosa di più del’amicizia e lei le aveva detto di resistere, che presto sarebbe stata con lei e che a Natale si sarebbero riviste... Eppure l’attesa, di una lettera da parte di lei o di lui, stava diventando snervante.
“Lizzy, ma mi stai ascoltando?” a richiamarla al presente, fu ovviamente Charlotte, che la guardava con aria preoccupata.
“Stavo pensando ad altro, dimmi ti chiedo scusa.” mormorò Lizzy.
Charlotte scosse la testa. “Stavo semplicemente chiedendoti che ti metterai stasera.” per il ballo era previsto anche un vestito mascherato: insomma era una vera e propria festa babbana di Halloween.
“Ah mia mamma mi ha procurato qualcosa, anche se non l’ho ancora visto.” disse Lizzy sentendosi colpevole.
Dall’amica venne un urletto. “Stasera mettitelo, voglio vedere cos’è! e non fare che dopo non vieni!”

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Capitolo un pò cortino, ma spero che vi possa piacere.
Nel prossimo, ovviamante ci sarà il ballo e tornerà Darcy.

Come al solito, se commentereste mi farebbe tanto piacere.
Un bacio a tutti!



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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


7 Disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di Jane Austen (per quanto concerne Pride and Prejudice) e di J.K. Rowling (per Harry Potter.)
Ringraziamenti: ringrazio la beta, Charme , che si è occupata di corregermi gli orrori! Grazie cara!
Buona lettura :)

Magic and Prejudice.


Il problema era che Lizzy non si sentiva a suo agio con il vestito che sua mamma le aveva portato dal negozio: era troppo per lei, era troppo scollato e quella gonna a campana non le piaceva proprio; inoltre il colore rosso, non le donava ecco… sembrava troppo zia Muriel, la zia di Charlie e quello non era un complimento che faceva piacere ricevere, anzi, tutt’altro.

Elizabeth sbuffò un’altra volta, fissando il riflesso imbronciato che le restituiva lo specchio posto al centro del dormitorio femminile di Corvonero.
“Lizzy! Stai benissimo!” Cassandra, la sua compagna di stanza, si stava spazzolando la chioma bionda vicino al mobile da toletta e nel contempo la stava guardando.
“Sembro un paralume, più che altro, Cassandra, aiutami!” implorò l’amica.
Cassandra scosse il viso, in segno negativo, ricordandole che non era andata e fare shopping con loro e che quindi non vedeva come aiutarla. Lizzy si sentiva più stupida a ogni minuto che passava, ma quel fine settimana non era andata a Hogsmeade non perché non avesse voluto, ma per una serie di incombenze rimandate troppo a lungo, non per ultima, l'ormai improrogabile necessità di studiare. Inoltre, non essendo fidanzata e non avendo risposto a nessuna lettera era rimasta indecisa fino all'ultimo se andare o meno. Alla fine il suo lato responsabile aveva avuto la meglio, e non era uscita.
Ma fortunatamente Elizabeth Bennet era una strega positiva, che non si lasciava intimidire da niente. Così fece un grande sorrisone all’amica, e dopo essersi messa un cerchietto sui capelli fulvi disse: “Ma a me che me ne importa. Dopotutto l’ho dico sempre: è meglio l’aspetto interiore delle cose, che quello esteriore. Dunque andrò così, e mi divertirò.”
Disse all’amica, che la guardò sorridente.
“Andiamo!” all’annuncio di Cassandra, Elizabeth annuì e insieme scesero in Sala Comune dove trovarono altre quattro amiche ad aspettarle, chiacchierando, camminarono fino alla Sala Grande addobbata per il party di Halloween.

***

Ad accogliere le ragazze ci fu una lieve musica: partiva da un grande piano messo al centro della Sala suonato da un giovane che cantava con una leggera voce.
“Quello è Adam Bhutter!” Cassandra era eccitata e si aggrappava al braccio di Lizzy facendole male.
Anche Elizabeth conosceva Adam Bhutter, giovane cantante e pianista delle Streghe Stravagarie, era molto affascinante: sembrava un po’ Bill Weasley, il fratello maggiore di Charlie.
“Gli vado a chiedere l’autografo.” Lizzy annuì distrattamente, a Cassandra che scomparve nella folla, mentre ancora si guardava intorno: le pareti della Sala erano occupate da folte ragnatele e da candele che mandavano bagliori spettrali. I tavoli delle quattro Case erano spariti, e al loro posto si vedevano dei tavolini più piccoli ospitanti ciascuno una dozzina di persone.

Gli studenti erano già stipati nella grande Sala e Elizabeth, scorse il tavolo delle autorità dove Silente sedeva sul suo scranno d’oro: stava parlando con un uomo piccolo e tarchiato dai capelli neri. Elizabeth si sentì rabbrividire, quando egli rivolse gli occhi verso gli studenti: aveva le iridi rosse e pelle pallidissima; molto di più di Severus Piton.
Inoltre da quello che aveva studiato in Difesa Contro le Arti Oscure, aveva capito senz’ombra di dubbio che l’essere era un Vampiro.
Nel frattempo le sue amiche erano state raggiunte dai loro Cavalieri che le avevano portate via.
A lei poco dopo si unì Charlotte Lucas vestita come un lupo, per prima cosa si complimentò con Lizzy per il vestito e poi le due presero a parlare del più e del meno.
Poco dopo si unirono anche Charlie e Tonks, a cui Lizzy dette un bacio per ciascuno. Tonks era bellissima e Charlie magnifico nel suo abito da moschettiere.
“Sono veramente felice che tu ce l’abbia fatta Charlie.” disse Elizabeth sorridendo all’amico, quando Tonks si allontanò per parlare con Charlotte.
Charlie le fece un enorme sorriso. “Mi piace quella ragazza, è assolutamente fuori dall’ordinario.”
“Oh sì è una grande.” convenne Lizzy sorridendo.
Il fulvo Charlie si voltò a sorridere a qualcun altro, qualcuno che Elizabeth non aveva nessuna intenzione d’incontrare: Darcy e Caroline Bingley erano appena entrati nella sala Grande abbracciati: o meglio, lei lo teneva per un braccio e lui, mogio si faceva trasportare nella sala.
Darcy bisbigliò un’qualcosa, non appena vide Charlie e Lizzy a Bingley, e quest’ultima lo lasciò, ma non prima di essersi fatta dare un bacio.
“Ciao, amico.” disse FitzWilliam sorridendo a Charlie, una volta vicino ai due, non notando proprio Lizzy, ma quest’ultima era felice così; non voleva essere notata in particolare da lui, eppure nulla accade come lo vogliamo noi: infatti gli occhi di Darcy , si posarono sul corpicino di Elizabeth stretto nell’abito ottocentesco, e per la prima volta le sorrise senza malizia.
Era davvero molto bella in quel abito rosso, e Darcy si ritrovò, per la prima volta a parlarle senza sprezzo nella voce: “Miss Elizabeth, si ricorda che mi dovete un ballo?”
A quella richiesta Elizabeth, alzò gli occhi su di lui guardandolo incredula, così come Charlie.
Nessuno dei due avrebbe mai sognato di udire simile parole da Darcy.
“Ma perché?” domandò Lizzy sconvolta.
“Elizabeth, non guardatemi sconvolta. Ricordate il funerale dei miei genitori?” domandò Darcy, e lo sguardo gli si intristì per un attimo al ricordo di quella spiacevole circostanza.
“Mi ricordo che disse che non le dispiaceva ballare. Ebbene sono qui perché la voglio accontentare.”

Non sapendo che fare, alla fine Lizzy accettò la proposta da Darcy di ballare insieme.
Elizabeth si fece consolare da Cassandra, che era ritornata con il pezzetto di carta firmato dal componente delle Streghe Stravagarie.
“Secondo me lo troverai molto interessante Lizzy!” la consolò Cassandra accarezzandole i capelli.
“Oh, mi auguro di no! Non augurerei al mio peggior nemico, di trovare interessante un essere che si è risolute ad odiare da ben sette anni! Non me lo augurare nemmeno!”
Tuttavia quando incominciò la musica e Darcy le se avvicinò per incominciare a ballare, Cassandra bisbigliò a Lizzy di non fermarsi alle apparenze e che, forse Darcy valeva molto di più di Wickham che non si era più fatto vivo da mesi.
Elizabeth sbuffò senza rispondere all‘amica, e si lasciò trascinare da Darcy, prendendo il proprio posto fra gli altri ballerini, molto sbigottita dal grande onore che le veniva fatto, e notando che anche per gli altri lo stupore era lo stesso.

Rimasero per un po’ in silenzio, quasi intimiditi dalla presenza l’uno dell’altra e poi Elizabeth incominciò a parlare riguardo al ballo, un po’ per smorzare il silenzio divenuto insostenibile e un altro po’ per far dispetto al signor Darcy che, a quanto aveva capito, era un ragazzo silenzioso e muto.
Lui rispose qualcosa, ma poi si barricò di nuovo nel suo gelido silenzio, e toccò di nuovo a Elizabeth intervenire.
“Adesso tocca a lei dire qualcosa. Io ho parlato del ballo e lei adesso deve dire qualcosa riguardo alla sala o al numero di coppie presenti…”
Darcy, sorrise, colpito lui stesso nel trovarsi a ballare con Elizabeth Bennet, mai avrebbe pensato a una simile compagna, eppure a ben guardare era carina oltre che spiritosa.
“Okay che ne dici se ci diamo del tu, miss Elizabeth?” domandò dopo un attimo di silenzio.
“D’accordo, dopotutto stiamo ballando insieme…” accettò la proposta una stupita Elizabeth.
Ci fu un attimo di silenzio interrotto solo dalle chiacchiere degli altri ragazzi.
“E se parlassimo di libri?” domandò Darcy.
“Sono sicura che non leggiamo gli stessi libri.”
“Se fosse come dici tu, potremmo confrontare i nostri pareri.” insistette Darcy.
Elizabeth sorrise, misteriosamente e gli fece una linguaccia, poi con il visetto serio completò: “E comunque non amo parlare di libri durante un ballo. Ho troppi pensieri.”
“Tu stai troppo concentrata a pensare al presente!” disse Darcy.
“Ah certo. E tu sei troppo concentrato a pensare al passato, a non cambiare mai la tua opinione. O almeno così mi hanno detto” lo ammonì Elizabeth, ma senza volerlo. E che si era lasciata sfuggire, una cosa che effettivamente pensava dal suo incontro con Mr. Wichkam.
Il volto di Darcy si fece buio, e fissò Lizzy con le labbra sottilissime e lo sguardo serio, serio.  “Ti riferisci a qualcosa in particolare?” quasi sputò il ragazzo.
“Oh no, volevo solo studiarmi il tuo carattere.” ammise Lizzy, trovando nuova foga nel parlare, come quasi sempre quando diceva qualcosa che le interessasse. “E si dà il caso che il tuo, di carattere non l‘abbia ancora capito, anche perché mi si danno informazioni diverse su di te.”
L’espressione di Darcy non cambiò, e trovò il coraggio di dire: “Si lo so, ma non vorrei che si facesse un opinione sbagliata su di me, perché in questo caso a nessuno dei due gioverebbe.”
“Temo che se non lo faccio ora, non lo farò mai più. E voi, mr Darcy, non potete togliermi così tutto il divertimento.”
“Molto bene, miss Elizabeth, non vorrei scontentarla.” Darcy lo disse freddamente e altrettanto freddamente finì il ballo che, almeno per Mr Darcy, era stato un vero e proprio tormento, ma perdonò subito Miss Elizabeth, concentrando la propria rabbia su Mr. Wickham, che ancora non aveva trovato, sebbene fosse già al corrente che il gentiluomo in questione non scriveva più a Elizabeth.

***

Appena finito di ballare con Mr Darcy, Elizabeth si avvicinò a Cassandra e a Charlotte, notando che Tonks e Charlie erano andati a ballare, Elizabeth sorrise mentre osservava le sue amiche, che invece non ballavano.
“Com’è andata??” domandarono le due in coro, tanto da fare invidia alle gemelline. Elizabeth alzò le spalle e si prolungò sul racconto di com’era il signor Darcy come ballerino, su quello che avevano discusso e del opinione ancora incompleta che aveva di lui.
Alle due ragazze brillarono gli occhi quando Elizabeth completò il discorso e subito Charlotte prese parola: “Penso proprio che questo fantomatico FitzWilliam stia iniziando a piacerti, Lizzy.”
“Ci ho parlato bene solo adesso, per il resto del tempo non abbiamo fatto altro se non punzecchiarci.” ricordò immediatamente Lizzy alle due ragazze, che sospirarono sdegnate.

Nel frattempo, la canzone finì e il cantante propose ‘a chi voleva’ di andare a suonare.
Mary, la sorella dimenticata, di Elizabeth, si alzò e prese posto al piano;
Elizabeth e il resto delle amiche, sapevano cosa poteva fare quella ragazza quando ci si metteva, ma non riuscirono a fermala.
Incominciò a suonare, non era male come pianista ma il problema era la voce: Mary era stonatissima eppure si credeva chissà chi… e nessuno le aveva mai detto nulla.
Così quando incominciò a cantare, i ragazzi storsero il naso, si chiusero le orecchie con le mani e molti Serpeverde incominciarono a ridere di lei, ma Mary non si accorgeva del loro scerno e andava avanti a cantare facendo vergognare moltissimo Elizabeth e ridacchiare Kitty e Lydia.
Elizabeth notò che un’altra persona guardava sdegnosamente verso di loro: Caroline Bingley con il suo degno compare Liam Scott, guardava la scenetta con la puzza sotto il naso, Darcy l‘aveva lasciata a se stessa per tutta la serata, e lei di questo non se lo sarebbe certo dimenticato.
Fu proprio lei, a dirle con la vocetta da oca: “Sei un usignolo, Miss Bennet, ma adesso basta: lascia che qualcuno ti dia lezione di canto.”
La piccola Mary, avendo capito che non era un complimento, si voltò verso la signorina Bingley con l’intenzione di dirle qualcosa, ma poi ci ripensò e inghiottì il magone, andandosene via dal piano, e dalla Sala Grande.
Caroline soddisfatta della sua mezza vendetta, prese posto al piano e intonò una nenia dolce  invitando Darcy a sedersi vicino a lei e a cantare con lei.
I ragazzi stettero ad ascoltare incantati il duetto e Lizzy prese a chiacchierare con le amiche, con il pensiero rivolto verso la sorellina, ma non osando andare in camere di Mary, sapendo bene che avrebbe solo ferito l’orgoglio che la piccola Bennet mostrava.
Trascorse il resto della serata con le amiche, sotto le occhiate altezzose -perlomeno secondo il parere di Lizzy- che Darcy le indirizzava, mentre era tenuto sotto stretta sorveglianza da Caroline.
Non fu più felice nella sua vita che un ballo finisse: quando il Preside si alzò dallo scranno d’oro, ad annunciare che finalmente la tortura era terminata, Elizabeth sospirò di piacere e insieme alle amiche ritornò nella sala comune di Corvonero con il timore della vendetta di Caroline l’indomani visto l‘occhiataccia che quest‘ultima le aveva rivolto prima di andarsene.


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Uff... Che fatica... Questo capitolo è stato un vero e proprio parto!
Spero però che sia uscito qualcosa di decente.... e finalmente i nostri protagonisti si incominciano a conoscere un pò di più -anche se comunque si odiano sempre (e si odieranno per altri capitoli, ve lo garantisco)
Apparte ciò, spero che vi sia piaciuto, e per favore commentate!
Detto questo ringrazio chi ha letto, messo nelle seguite, preferite!

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Capitolo 8
*** Capito VIII ***


8 Disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di Jane Austen (per quanto concerne Pride and Prejudice) e di J.K. Rowling (per Harry Potter.)
Ringraziamenti: ringrazio la beta, Charme , che si è occupata di corregermi gli orrori! Grazie cara!
Buona lettura :)

Magic and Prejudice.



Dicembre arrivò presto. Con esso anche la neve che si posò sul castello di Hogwarts, rendendolo bianco panna.

Molti ragazzi se ne sarebbero andati a casa per le feste natalizie.
Fra coloro che non sarebbero rimasti a scuola ci sarebbe stata anche Elizabeth, la cui sorella Jane stava per tornare. Con lei anche una bella novità: si era fidanzata con Bill Weasley. Lizzy era stata la prima a saperlo e a gioire per lei.
Anche i suoi genitori erano stati felici di sapere della notizia. Dopotutto quale miglior partito di un Weasley per i Bennet? Suo padre era stato molto contento quando aveva appreso la notizia, e sua madre era subito andata a dirlo ai vicini. Tipico.
Anche Darcy ben presto sarebbe partito per casa sua, e aveva invitato i Bennet a Capodanno. Lizzy non lo capiva più. Certo era sempre stato un mistero per lei quel ragazzo, ma da quando avevano ballato insieme a Halloween lo era ancora di più: praticamente, non si erano più parlati, mai più se non i soliti riti di cortesia, e ora di punto in bianco l’invitava a casa sua a Capodanno? no non lo capiva.
Fra l’altro c’era anche il problema di Mr. Wickham. Lui non si era più fatto vivo, da tanto, troppo tempo. Lizzy aveva provato a scrivergli, sul serio, ma non era mai arrivata nessuna risposta. Si sentiva male ogni volta che pensava a lui, non capendo il suo strano comportamento. Di certo lei non gli aveva fatto nulla di grave. Sperava non stesse male, ma anche se stava male, avrebbe potuto risponderle. No?
Insomma Lizzy non capiva gli uomini. Erano troppo stani, i suoi due uomini.
Chi capiva, ahimè, perfettamente, erano i professori: li stavano uccidendo, massacrando,  eppure Lizzy capiva il loro comportamento. Quello era il loro ultimo anno e ben presto avrebbero dovuto passare un esame tosto.
 
“Sono distrutta. Non vedo l’ora che questa cosa finisca.” Cassandra, si stese sul banco, la testa messa tra mani e pronunciò quelle esatte parole.
Charlotte la osservò, dall’altra parte del banco, anche lei stanchissima e con pesanti occhiaie.
“Sì; anch’io sono molto stanca; Lizzy non ti sembra ora di finirla di ripassare?” domandò alla giovane Corvonero.
Elizabeth sbadigliò, prima di riuscire a balbettare: “Ragazzi, guardate che abbiamo ancora Aritmanzia, per domani.”
I suoi amici le lanciarono occhiate di fuoco, e lei alzò le mani al cielo sbuffando. “D’accordo, siamo stanchi, ma dobbiamo metterci su, altrimenti…”
“Oh Lizzy, la stai facendo troppo pesante. Io vado a dormire.” annunciò Martin -il ragazzo che corteggiava Cassandra- alzandosi e prendendo le sue cose e andandosene via subito dopo, seguito da Cassandra, che lanciò un occhiata di scuse a Lizzy.
Rimasero solamente, lei Charlotte, Charlie e Tonks.
“Mi dispiace, Lizzy, ma vado anch’io via, sono troppo stanco. Tonks, vieni con me?”
La Metamorfomagus, annuì alzandosi e scusandosi con Elizabeth e Charlotte, andò via assieme a Charlie.
Lizzy e Charlotte rimasero sole. Lizzy guardò la ragazza e poi, mormorò: “Se vuoi andare a letto, vai, io non me la prendo.”
Charlotte annuì, e sfrecciò verso la sua sala comune lasciando sola la Bennet.
La ragazza sospirò.
Da quando, dopo le vacanze di Halloween, erano ricominciati i corsi, i ragazzi avevano visto che era veramente dura, e Lizzy aveva proposto di incominciare una sessione di studi extra per prepararsi al meglio agli esami.
Tutti i ragazzi del suo gruppo avevano accettato ed era divertente, ma anche snervante quando qualcuno mollava di punto in bianco gli studi.
Elizabeth cominciava a comprendere i professori; visto che era stata sua l’idea, tutti la trattavano come una professoressa e avevano timore nel farla dispiacere, ma allo stesso tempo, le erano grati. O meglio, lei sperava che lo fossero.
Lizzy sbadigliò, era stanca anche lei dopotutto, e quindi con un colpo di bacchetta riordinò il tavolo della biblioteca, si mise la borsa a tracolla sulle spalle e dopo aver salutato madama Pince, andò nel suo Dormitorio.

***

La sala Grande quel giorno risplendeva, la neve aveva dato un po’ di tregua ai ragazzi che comunque stavano dentro dato il grande freddo.
Lizzy e i suoi compagni chiacchieravano prima di partire.
“Mr. Darcy ha invitato a me e alla mia famiglia a Capodanno a casa sua.” annunciò Lizzy. Ancora non aveva detto nulla agli altri, che si sorpresero moltissimo.
“Almeno starai con me.” annunciò Charlotte, sorprendendo anche lei, gli altri. “Sono stata invitata in qualità di fidanzata di William. Almeno credo, non gli sto molto simpatica.” ammise in tutta semplicità la Tassorosso.
Lizzy la guardò, poi guardò il tavolo dei Serpeverde, dove Darcy sedeva con Caroline.
“Io invece proprio non capisco perché mi abbia invitato.”
Quell’ultimo giorno passò in un lampo, e chi se ne dovette andare per le vacanze estive fece i bagagli, prima del giorno dopo, quando ‘nel pomeriggio’ sarebbero partiti.

Gli amici di Lizzy sedevano tutti insieme sulle sponde del lago nero ad ammirare l’acqua cristallina.
Era una bella giornata, la neve si era posata a Hogwarts, ma ormai non nevicava più; per questo i ragazzi avevano deciso di passare la giornata fuori.
Stavano chiacchierando quando qualcuno lanciò una palla di neve verso di loro, colpendo Elizabeth.
La ragazza si voltò, trovandosi davanti Darcy, da solo, e con un sorriso sornione sul volto appuntito.
Teneva la bacchetta in mano puntata contro di lei, e una palla di neve come arma.
“Ragazzi, ci stanno attaccando. Rispondiamo al fuoco?” domandò Lizzy. Gli altri approvarono la sua scelta, e incominciarono ad attaccare furiosamente a colpi di palle di neve Darcy, che si difese in modo eccellente.
Quella fu, forse, una delle migliore partite di palle di neve mai vista e i ragazzi dai volti raggianti se ne andarono di nuovo in sala grande.
Lizyy si trovò da sola con Darcy.
“Ci hai fatto divertire, Darcy, devo ammetterlo.” disse la ragazza.
“Sembravi dispiaciuta per qualcosa e volevo rivedere il tuo sorriso.”
Darcy era serio, e Elizabeth arrossì mentre entrambi camminavano diretti alle carrozze. “Non ero dispiaciuta, ero solo sorpresa. Anzi, lo sono ancora.”
“Da cosa?”
“Dal tuo comportamento.”
Il ragazzo, si strinse nelle spalle, ma non rispose continuando a camminare in silenzio. Elizabeth lo guardò, senza riuscire a capire cosa provava verso il muto ragazzo. “Allora vieni?” le domandò lui.
“Hai invitato tutta la mia famiglia, non posso non venire se loro vengono.” rispose Elizabeth prontamente, avendo capito a cosa si riferiva il ragazzo, che le rivolse un sorriso raggiante.
I due continuarono a camminare, fino a vedere le carrozze che gli avrebbero portati alla stazione.
Darcy salutò Elizabeth con un cenno del capo e andò verso i suoi amici, Elizabeth rimase un attimo a guardarlo, prima di salire sulla carrozza dove già erano saliti i suoi amici.

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Eccomi qui, il solito aggiornamento in ritardo. Chiedo viena, a chi se lo aspettava prima, ma in questi giorni con gli esami, non capisco più niente.

Comunque su quest'ultimo capitolo non ho niente da dire... A parte: che ve ne pare dell'accopiata Bill/Jane? A me piacciono troppooo!! E vi dico già, che nel prossimo li vedrete in azione.
Detto questo, a voi i commenti (spero positivi). <3

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