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di UgaRuga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Mai prima il suo istinto predominava così sull’amata ragione ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 Deve dimenticare, anzi, quello mai ***
Capitolo 3: *** Cap 3 Magari sarebbe più comodo ***



Capitolo 1
*** 1 Mai prima il suo istinto predominava così sull’amata ragione ***


cap 1 Mai prima il suo istinto predominava così sull’amata ragione

Gli occhi scorrono repentini da una riga alla seguente, con l’indice e il pollice giocherella con il labbro inferiore. Esamina ogni parola con minuzia dei particolare attenzioni. Ogni tanto poi posa il tomo, si riassume il discorso mentalmente, e torna a leggere altri pezzi di frase.

Se si stanca troppo allora lo riporta allo scaffale saluta, educatamente, la signora ossuta che mangia carote ed esce nell’autunno iniziato di Londra.

Costeggia il viale alberato, pieno di bambini corridori e genitori che li rincorrono. Le soffici foglie stanno diventando sempre più calde e accoglienti, passando dal verde brillante dell’afoso agosto a quelle infuocate e intricate dell’inverno. Da piccola lei era lì. Solitamente con la nonna perché lo studio dentistico impegnava mamma e papà fino alle sei. Non correva, si dondolava sull’altalena e immaginava un mondo popolato da lettere enormi, favolose poesie e colori arcobaleno che nascevano dal terreno come primule a marzo.

Svoltato l’angolo sorride a Dean e lui gli risponde cordialmente. Se possibile è ancora più cresciuto dall’anno scorso. Sembra abbastanza rilassato, quel tanto di una persona che riesce nuovamente a sentirsi sicuro di sé sempre con il costante senso di vuoto che può lasciare una battaglia.

-Ma sai.. Tutto sommato non mi lamento, sono andato via. Dall’Europa, come la chiamano i babbani..-

Anche se in modo impercettibile Dean sorride nel vuoto.

-Sto con una ragazza babbana, ora.. Sai sono in momenti come questi che rimpiango di non aver frequentato Babbanologia.-

Hermione sorride divertita, scambia ancora poche chiacchiere e si avvia verso casa. Abita in un monolocale sopra il negozio di dolciumi “stregha per te” e studia nella zona di Londra babbana. Sale le scale con le chiavi già in mano. È sempre più attenta e metodica, lo nota anche da se. Si scuote i capelli marroni e disordinati. Trattiene lo sbadiglio che la scuote tutta lungo la schiena, come un piccolo e lungo brivido che si dipana dalla schiena.

Solo arrivata sul pianerottolo nota i due uomini che attendono davanti alla sua porta. Uno è appoggiato contro la ringhiera, le da la schiena e il cappuccio della giacca in velluto copre completamente il viso. L’altro ragazzo è appoggiato alla sua porta. Il viso è tirato, pare quasi un modello. Bellissimo ma in qualche modo rendeva Hermione molto preoccupata. Gli occhi del ragazzo sono scuri e di quell’aspetto sgradevole che le ricordavano vagamente Peter Minus. Presa alla sprovvista, impaurita e spaesata Hermione tentenna. Si sistema la borsa e finge di aprire la porta della vicina di casa. Cerca disperatamente di pensare a come uscire da quella situazione. Fortunatamente entrambi non sembrano troppo attenti a lei. Finge di trafficare con le chiavi.

L’uomo dagli occhi da Peter si scosta dalla porta.

-Scusi, signorina.-

Terrificata Hermione stringe forte le chiavi e si volta tentennante verso la figura slanciata. Sorride con freddezza, mera e coincisa convenienza.

-Sa dirmi se la Signorina Grenger è già in casa? Sono un suo collega di lavoro..-

Hermione sta per svenire, prega di non sembrare preoccupata. Fa segno di no. Facendosi forza cerca di apparire disinteressata.

-L a ragazza arriva tardi, f.. Forse è dai suoi genitori. Mi dice spesso che, che dovrebbe andare a trovarli..-

-Sa dirmi dove si trovano i suoi?-

Hermione fa per rispondere ma si morde il labbro. Deve andarci cauta. Lo stomaco è chiuso in una morsa.

-Non saprei.. Le mandi un gufo magari.- sorride cordiale e si avvia verso le sacale. Non vuole illudersi. Deve correre velocemente via di lì, si accorgeranno della sua assenza. Appena sente dei rumori si smaterializza terrorizzata. Davanti a lei si staglia la figura irregolare della Tana. La luce della cucina è accesa ma è da più di un anno non vedeva nessun Weasley. Non poteva devvero essere tornata lì. Magari era in casa pure lui. Inaspettatamente sente uno schioppo poco lontano. Sonno veramente arrivati anche loro? Come? La conoscono meglio loro di quanto si comprenda lei stessa. Si smaterializza nuovamente

Questa volta è terrorizzata, che cosa sta succedendo? Corre fra i vicoli di Londra, cerca di raggiungere Soho. Ha fatto amicizia con una ragazza babbana, frequentano lo stesso corso universitario.

Arrivata all’angolo il fiato le viene a meno. Sente il calore che le percorre tutto il corpo. Ha brividi continui e si volta da qualsiasi parte. Si scontra con qualche babbano scontroso e burbero. Non ragiona razionalmente, come mai prima il suo istinto predomina così sull’amata ragione.

Sente ancora uno strattone forte e poi rivede il ragazzo con gli occhi di Peter che l’esamina con il fiatone e l’aria arrabbiata. La strattona con cattiveria e le dice di fare silenzio.

Le punta una bacchetta al fianco e sibila con poca pazienza.

-Zitta e cammina. Un fiato e raggiungerai Voldemort e Silente nello stesso istante.-

Hermione sente delle calde lacrime salate scivolare sulle sue guancie e camminare a passo svelto. Si smaterializzano e quando si ridesta è in un lungo corridoio oscurato ma dalle pareti bianche, porte in legno con targhette si susseguono alle pareti. Non riesce a leggere perché l’uomo la strattona con troppa violenza e corre verso la fine della corsia.

La porta si apre da se e lui la lancia quasi nella stanza, uno studio piuttosto essenziale, si potrebbe definire. Hermione è terrorizzata. Fulminea la giacca di velluto si scaglia contro l’uomo dagl’occhi di Peter Minus  e lo sbatte contro il muro.

-Razza di bradipo, ti pare il modo?-

A terra sul pavimento la ragazza cerca di orientarsi in qualche modo ma non capisce bene dove si trova. Si sente sollevare, questa volta con gentilezza. Solleva gli occhi e improvvisamente vede il volto dell’uomo incappucciato . Forse più di prima sente le gambe cederle. 

-T, tu?-

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Capitolo 2
*** Cap. 2 Deve dimenticare, anzi, quello mai ***


Cap 2 Deve dimenticare, anzi, quello mai

Vampe, vampe e  vampe. Lo ha letto da qualche poesia italiana. In quell’afosa giornata d’agosto sente le piccole goccioline di calore scorrere lente e poi repentine a seconda delle curvature del corpo. Si para gli occhi con la mano e, con attenzione, pone particolare accento alla folla festaiola. Non le interessano tutti ma i ragazzi maschi tra i 25- 28 anni, caucasici, abbastanza in forma e particolarmente solitari. Su qualsiasi isola in alta stagione requisiti del genere avrebbero uno spettro d’esame ampissimo. La peculiarità sta nel comportamento.

Accende una sigaretta e si appoggia svogliatamente allo stipite della porta. Quando trova il ragazzo che sta aspettando si ridesta. Scende la scala a chiocciola laccata di bianca e si fa spazio fra la folla.

Arrivatagli a pochi passi sorride ammiccante. Scombussola i capelli corti e mossi.

-Hey..-

Il ragazzo, spaesato, non dice nulla anzi continua a camminare senza più degnarla di uno sguardo.

-Alle 8. Non mi hanno detto altro.-

Lei annuisce mentre finge di guardarsi attorno, simile a tutti gli altri turisti.

Con l’arrivo del tramonto esce dalla doccia e si ferma, coperta dall’asciugamano, ad esaminare il mare sconfinato, il cielo, le passeggiate tranquille dei vacanzieri. Tutto secondo copione. L’unica cosa che stona è lei.

Chiude forte gli occhi torna in bagno per vestirsi e quando ne riaffiora sembra sempre alterata. Lascia veleggiare l’asciugamano fino alla balaustra perlata del balcone. Si lascia cadere sul letto ed esamina il soffitto, anche lui bianco, anonimo e nullo come tutto nella stanza. Si chiede se sta diventando pure lei come tutto quello che sta lì, precario e senza nome.

In fondo non le dispiace tutto quello. Le regole del gioco le ha capite abbastanza bene. È una brava maga e soprattutto astuta. Il tempo di Hogwarts è solo più un lontano ricordo. Il pensiero le fa venire una fitta potentissima al petto. Si rialza, respiro affannoso, il petto sembra quasi sobbalzare e fatica a trattenere il cuore. Batte, batte, non riesce a trattenerlo. Gli occhi arrossati, il viso quasi perlaceo.

Matrimonio, abito bello e visi tirati. Zia Muriel. Via, scappa.. Fred! Fred è a terra.. Teddy è orfano, Harry ci penserà. Veglia, urne, foto, memoriali. Feste di commemorazione per i caduti nella battaglia. La mamma ha lo sguardo vuoto. Il papà non la riconosce. Sembrano due estranei qualunque.

Stringe forte il capo fra le dita affusolate e si raggomitola nel letto.

Deve dimenticare, anzi, quello mai. Deve solo non pensare a nulla di rilevante. Si rifà la doccia fredda ed esamina le doppiepunte ramate, basta pensare a cose poco rilevanti.

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Capitolo 3
*** Cap 3 Magari sarebbe più comodo ***


Cap3 Magari sarebbe più comodo

Allunga il passo e solo per mera fortuna si appoggia al muretto prima di cadere. Le gambe le cedono, non lo vedeva da quasi da due anni. Tentenna per qualche minuto ma poi sente l’aggeggio babbano vibrare . Sul display lampeggia la scritta “Thomas”. Tom la sta aspettando all’angolo.

Si lega i capelli mossi. Indossa la maglia bianca che le hanno portato i suoi genitori dall’Australia qualche mese prima. Semplice, grigia. La scritta “yoyyo!” nera e un po’ sbiadita. Sembra una qualunque ragazza ventenne in giro per Londra. Proprio quei jeans un po’ sfilacciati la rendono simile a tanti e diversa un po’ da tutte. Ora vorrebbe comprarsi delle scarpe basse nuove, perché quelle che indossa sono quasi strappate sul tallone sinistro. Si sente quasi una qualsiasi ragazza babbana. Magari sarebbe più comodo essere veramente quello che ha confessato di essere, ma più probabilmente avrebbe gli stessi problemi in termini massimi.

Hermione corre rapido, raggiunge Tom e sistema la tracolla. Saluta con educazione l’autista e si accomoda sul sedile posteriore. Tom le bacia la guancia candida e fredda.

Si parlano sommerisi dalla tecnologia. Lui scrive sul palmare, chaima con l’i-phone e le sorride sporadicamente. Dal canto suo Hermione giocherella con un cellulare babbano che le ha lasciato il Ministero.

Lui la pensa una normalissima studentessa di Plymouth che si paga gli studi per non gravare sulla famiglia. La classica brava ragazza di origine italiana che, fedelissima ai dettami della sua Chiesa, vuole sposarsi prima di amare completamente il suo uomo. Dal canto suo l’idea non lo infastidirebbe tanto, non si chiamasse Tom Greew, l’infallibile sciupa femmine.

Hermione sente la mano calda del ragazzo stringerle il polso, si volta ed esamina con dolce educazione il ragazzo moro.

-Dobbiamo parlare della cerimonia. Mia madre proponeva una deliziosa chiesetta vicino alla Greew’s House di Scozia. Tu, naturalmente, non l’hai mai vista ma è fantastica. Davvero..-

Hermione lo interrompe, il cuore le batte forte, sente l’ansia dirompente nel suo corpo. Farfuglia un “Sì” o forse un “Va bene”.

Scende in St. Martins Lane e manda un bacio rapido al ragazzo. Rimane fra i babbani, dondola la borsa svogliata esaminando il ristorante italiano. Vorrebbe mangiare lì, probabilmente fra qualche sera la porterà Tom.

Giunge, nella via laterale e chiusa, la passaporta. Quando arriva al Ministero corre fra gli uffici. La vede: Ginny è alla scrivania con una sigarella alla menta. La sua segretaria fa per fermarla ma, riconoscendola, decide di lasciarla passata.

-è torinato.- Ginny, non avendola sentita, sussulta.

-Cosa?-

-Ronald! L’ho visto poco fa uscire dal negozio di George.-

Ginny trangugia, distoglie lo sguardo e si affoga nelle pratiche.-Sì, lo so. Oggi mamma farà gran festa.-

Hermione la vorrebbe fulminare con lo sguardo, cammina frenetica nella stanza. Spalanca la porta e guarda in maniera inequivocabile la segretaria, ostinata a rimanere nella stanza.

Uscita la ragazza Hermione sbatte la porta e l’amica fulva le sorride.

-Mamma mi ha chiesto se ci fai compagnia oggi, che le dico?-

Hermione riduce gli occhi in due lievissime fessure e l’altra si allontana un po’ dalla ragazza preoccupata.

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