Ad un passo dalla follia

di gin90
(/viewuser.php?uid=23940)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Feste, litigate e pagliacciate: che il teatrino abbia inizio ***
Capitolo 2: *** La verità fa male ma il passato di più ***
Capitolo 3: *** Tu, che non sei Lui ***
Capitolo 4: *** Il principe che tradisce il suo Re ***
Capitolo 5: *** Marchiata dal Diavolo, amata dall'Angelo ***
Capitolo 6: *** Una fitta rete di bugie ***
Capitolo 7: *** Una serie di sfortunati eventi...o no?! ***
Capitolo 8: *** Un tuffo nel passato ***
Capitolo 9: *** Ed ora piangi Ginevra ***
Capitolo 10: *** Vodka alla menta ***
Capitolo 11: *** Ad un nuovo anno, la fine di un'era ***
Capitolo 12: *** Non puoi odiarmi più di quanto io odi me stesso ***
Capitolo 13: *** E' Lui, è stato Lui sempre ***
Capitolo 14: *** Non ti lascio (Atto primo) ***
Capitolo 15: *** Non lasciarmi (secondo atto) ***
Capitolo 16: *** La follia dell'abbandono (Terzo atto) ***
Capitolo 17: *** Devi lasciarmi andare (quarto atto) ***
Capitolo 18: *** Epilogo: Che fantastica storia è la vita ***



Capitolo 1
*** Feste, litigate e pagliacciate: che il teatrino abbia inizio ***


Capitolo 1
Feste, litigate e pagliacciate: che il teatrino abbia inizio

Questo è un sequel de la Regina dei Ghiacci e L'ultimo Addio,ragion per cui non credo capiate molto se non leggete prime le suddette anche se poteste provarci comunque non saprei; in ogni caso ho deciso di scriverlo su consiglio di Uchiha_chan . Credo fermamente che tu abbia ragione, forse posso usare questo dramma, se così si può dire, per scrivere su questi personaggi che io tanto amo, voglio precisare che come al solito la storia di fondo è reale anche se romanzata, ma in linea di massima segue fatti realmente accaduti, detto ciò è una long-fic perchè avrei avuto bisogno di troppe one-shot per descrivere quello che in effettivo è accaduto in questi mesi, grazie a tutte coloro che hanno recensito le precedenti storie e coloro che si accingono a leggere anche questa, con la speranza di un esito positivo vi auguro una buona lettura. (Mi scuso anticipatamente per gli eventuali errori ma ho perso la mia beta, se qualcuna volesse offrirsi volontaria per aiutarmi le sarei davvero riconoscente, eventualmente contattatemi qui o sulla mia e-mail vanny90.angel@hotmail.it grazie!!)




La luce fievole dell'alba le illuminava gli occhi infastidendole la vista, appoggiata alla finestra della sua stanza ammirava il nuovo giorno, erano le sei del mattino e non riusciva a dormire.
Quel giorno l'11 di Luglio, doveva essere un giorno come un altro, ma non per lei, e non perchè dopo poche ore si sarebbe tenuta la festa del primogenito di Ron ed Hermione, ma perchè sarebbe stato il funerale del suo cuore.
In lontananza vide un bellissimo falco avvicinarsi alla sua finestra per poi picchiettare insistentemente sul vetro, le sue piume alla luce dell'alba erano così nere e lucide, le ricordavano la tonalità degli occhi di lui quando era visibilmente arrabbiato e sembrava che le sue iridi volessero esprimere quanto era nero il suo umore in quell'istante, dopo tutto gli occhi sono lo specchio dell'anima.
Prese la missiva attaccata alla zampetta del falco e lui subito dopo dispiegò le sue grandi ali per librassi nel cielo.
Quandò l'aprì il cuore le mancò un battito.

So che non servirà a nulla, ma io dovevo farlo altrimenti non me lo sarei perdonato per il resto della mia vita.
Fra poche ore mi legherò ad un'altra donna per il resto della mia vita, la donna dalla quale aspetto un figlio, allora cos'altro dire?
Che vorrei prendere e andarmene per non tornare mai più e non per ansia da matrimonio, ma perchè so che quando mi troverò su quell'altare e la vedrò arrivare, quando guarderò il suo volto, allora saprò che è tutto sbagliato, che non è lei che deve stare lì, che lei non è quella giusta, che le parole che dovrò pronunciare davanti a tutti sono solo bieche menzogne, perchè lei non è te.
So da fonti certe che Potter ha deciso di accettare l'invito e quindi almeno per i festeggiamenti sarete presenti, allora lì davvero saprò che è la fine.
Non so come tu possa stare lì in piedi a sorridere mentre io mi sono appena sposato con un'altra e tu sei legata a quel damerino che ti porta in giro tipo trofeo.
Mi hai sempre detto che non saresti mai diventata un oggetto da sbandierare, anche per questo ti sei sempre rifiuata di stare con me, ma ora?
Possibile che tu non ti renda conto di quanto lui si pavoneggi sullo stare con te, sull'averti avuta alla faccia di quei due emeriti cretini quali io e mio cugino?
Sono rimaste poche ore e poi tutto sarà finito, so che non sarai lì per fermarmi, so che non correrai tra le mie braccia chiedendomi di non farlo, perchè tu sei troppo orgogliosa per fare una cosa del genere, rispetti troppo gli altri per fare un simile torto, ma a quanto pare non rispetti abbastanza te stessa e me.
So che è inutile ma io devo chiedertelo, fermami, fermami prima che tutto questo avvenga, fermami, prima che sia troppo tardi.
D.L.M.

Aveva finito di leggere la lettera da tanto o forse no, non lo sapeva, il tempo e lo spazio avevano perso di importanza per lei.
Un mugolio sommesso attirò la sua attenzione e quandò si voltò vide la ragione di tanto dolore.
Harry dormiva placidamente in quello stesso letto dove poche ore prima avevano fatto l'amore, ed ora non si immaginava minimamente che lei, la sua fidanzata, fosse stata sfiorata anche solo per un momento dal pensiero di lasciare tutto ed andarsene, per stare con un altro.
Si riscosse, asciugò le poche lacrime che erano sfuggite al suo controllo e nascose la lettera insieme con le altre, in un cofanetto con tanto di lucchetto, perchè era lì che doveva stare Draco e tutto quello che riguardava loro due, in un angolo ben sigillato così che non avesse potuto fare troppi danni.
Si stese affianco del suo principe dall'armatura scintillante e chiuse gli occhi nella speranza di dormire per qualche ora.

Aveva indossato un bel vestito su ordine di Harry, si era stampato un finto sorriso e al braccietto dell'eroe era andata a quel ricevimento.
Fin dal primo momento l'inquietudine aveva attangliato il suo cuore, sentiva che tutto quello era sbagliato, lei non doveva essere lì, a dirla tutta non ci sarebbe venuta se non fosse stato per Harry, lui era stato categorico sull'argomento, non potevano mancare perchè non sarebbe stato educato da parte loro, in realtà cominciava a sospettare che fossero lì solo perchè lui non aveva potuto farsi scappare l'occasione di mostrare a Malfoy e la sua cricca la sua bella dama, questo la fece adirare ancora di più se possibile.
"Dobbiamo salutare i novelli sposi, guardali sono lì!"
Seguì con lo sguardo il punto indicato da Harry e il mondo le cadde addosso di nuovo, Draco era lì con la sua sposa dal ventre pronunciato che chiacchieravano amabilmente con Blaise Zabini e la sua nuova fiamma.
Si fece trascinare da Harry verso il quartetto.
"Sorridi, sembra che tu stia ad un funerale, non è educato!"
Strabuzzò gli occhi, scioccata, perchè diavolo Harry si preoccupava tanto dell'educazione adesso?
Proprio lui che fino a qualche anno prima aveva fatto a botte con quei due.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui il mondo parve fermarsi per un istante.
Il chiacchiercciò li ridestò entrambi.
"Congratulazione Malfoy, davvero una splendida festa, non è vero Ginevra?"
Spiazzata dalla finta cortesia di Harry era rimasta senza parole, si decise a rispondere solo quando sentì il suo ragazzo stringerle più forte il braccio come monito.
"Si, si, davvero una bella festa, congratulazioni!"
Vide la ragazza di Blaise Zabini fulminarla con lo sguardo, lei sapeva, o almeno in parte, quello che c'era stato tra di loro, ricordava che a scuola era qualche anno indietro e di quei tempi loro erano molto famosi, metà della scuola passava il tempo a spettegolare su questo loro squallido triangolo mentre l'altra metà se la rideva di brutto.
"Questa volta il nostro Draco ha dato il meglio di se, volevi proprio far colpo sulla tua bella!"
Disse Blaise alzando il calice di champagne a mo di brindisi.
Era una sua impressione o quella era una frecciatina mirata a loro due?
Dallo sguardo di Harry ne ebbe la conferma.
"Scusate, vado a prendere da bere ho la gola secca, ancora congratulazioni."
Non aveva intenzione di assistere a quella pagliacciata un minuto di più.
Si dileguò da tutti compreso il suo ragazzo, andò a rifugiarsi verso un magnifico roseto che con un po' di fortuna l'avrebbe nascosta da tutti.
Tutta quella storia le sembrava assurda, Blaise lo sapeva che era uno stronzo, ma Harry, non l'aveva mai visto così, le sembrava un altro e non riusciva proprio a darsi una spiegazione, non poteva sapere che lei e Draco si erano rivisti, o forse, si?
Scosse la testa dandosi della stupida, cominciava a farsi troppe pare.
Distrattamente accarezzò una rosa rossa e inevitabilemente si punse.
"Le rosse più belle hanno le spine Ginevra, non lo sapevi?"
Addio ai suoi sogni di beata solitudine, ma possibile che Zabini quel giorno avesse deciso di torturarle l'anima?
Lo sentiva dietro di lei, molto vicino, troppo.
"Mi sono punta perchè sono stata sciocca, se fossi stata accorta nel toccarla mi sarei evitata questo grattacapo!"
Non sapeva se quello scambio di parole fossero in realtà delle metafore ma conoscendo Zabini era molto probabile, infondo era proprio per questo suo charme da filosofo che si era innamorata di lui, almeno fino a quando non aveva scoperto che era tutta una maschera.
"Perchè ti nascondi? Non dirmi che il tuo povero cuoricino rischia l'infarto nel vedere il suo bello tra le braccia di un'altra?"
Infatti come volevasi dimostrare. Non riusciva ancora a capire se era stronzo di natura o se era quell'ossessione che tra lei e Draco ci fosse sempre stato qualcosa che tirava fuori il peggio di lui.
"Non mi nascondo Zabini, solo non sono ipocrita, non amo assistere a falze rimpatriate di vecchi amici, soprattutto considerato che tu Draco ed Harry non siete mai stati amici!"
Il tono acido mostrava tutta l'amarezza che provava in quell'instante.
"Su via siamo cresciuti, ora siamo adulti e questa si chiama convivenza pacifica, cerchiamo tutti di passare oltre, ma non tu e non Draco, sembrate ancora quelli di un tempo, ancora intenti a mangiarvi con lo sguardo, devi andare avanti Ginevra non credi sia ora?"
Le ultime parole le aveva appena sussurrate nel suo orecchio. Ma gli piaceva tanto fare l'avvocato del diavolo?
Stizzita la rossa si girò tanto per guardarlo a brutto muso.
"Potrei dire la stessa cosa di te Blaise, ti conosco troppo bene per pensare che questa situazione non ti faccia piacere, sei tanto pieno di belle parole, ma invece di fare il predicatore del diavolo prova ad applicare le tue teorie, sono sicura che dopo potresti risultare più convincente!"
I suoi occhi scuri parvero per un attimo sbalorditi, lentamente portò la mano verso il viso di lei per scostare due ciocche rosse che erano sfuggite alla pettinatura.
"Touché!"
Un sussurro roco appena udibile.
"Ginevra, è ora di andare!"
Harry era lì in piedi e la stava osservando come la peggiore delle donne.
Blaise si scostò da lei per voltarsi verso di lui.
"Scusaci Potter, stavamo ricordando i vecchi tempi, niente di più!"
"Hai detto bene Zabini, vecchi tempi, vedi di ricordarlo, fa male rimanere troppo attaccati al passato!"
Un sorrisetto furbo si dipinse sul volto di Blaise.
"Lo stavo giusto dicendo a Ginevra!"
E se ne andò lasciando i due fidanzatini.
"Harry io..."
Non la lasciò finire di parlare, era visibilmente arrabbiato.
"Non qui...andiamo!"

Non le lasciò il braccio fin quanto non arrivarono a casa di lei.
"Credi che io sia stupido?"
La guardava disgustato, proprio lei che si era fatta del male da sola per non ferirlo.
"No Harry non credo che tu sia stupido, ma ora sono stanca e non ho affatto voglia di discutere sul tuo quoziente di intelligienza!"
Fece per voltarsi ma lui l'afferò al braccio con rabbia costringendola a voltarsi.
"Non prendermi in giro, ho visto come lo guardi!"
Lei strabuzzò gli occhi un attimo confusa.
"Tra me e Blaise è finita da tempo e tu lo sai, ora lasciami che mi fai male!"
Aveva parlato a denti stretti furibonda per tutta quella situazione insostenibile.
Lui la lasciò.
"Non parlo di lui, ma di Malfoy, ho visto che sguardi vi lanciate!"
Qualcosa sembrò spezzarsi dentro di lei, lui non poteva sapere, non era possibile!
"Non dire sciocchezze, tu sei pazzo, vedi quello che non esiste, vattene ora e ritorna quando sarai di nuovo in te!!"
Aveva urlato più che parlato e la voce era leggermente inclinata, per un attimo il volto di Harry fu pervaso da un lampo di genio, come avesse avuto improvvisamente un'illuminazione su una verità che non aveva mai voluto vedere ma che era sempre stata lì davanti ai suoi occhi.
Ma durò solo per un istante, subito dopo tornò quello di sempre, forse ancora un po' arrabbiato, ma in linea di massima sembrava calmo.
La prese tra le braccia accarezzandole la testa.
"Scusami, hai ragione, non volevo, la gelosia fa brutti scherzi delle volte, scusami piccola!"
Lei scoppiò a piangere tra le sue braccia, provata dagli avvenimente di quella giornata.
"Non mi piace litigare con te!"
Aveva frignato tra le lacrime. Bugia. Era una maledetta bugiarda, una volta un suo professore di psicologia le aveva detto che le donne erano molto brave a rigirarsi gli uomini con le lacrime, ricordava che allora si era trovata in disaccordo con quell'affermazione, ma ora era dannatamente vero.
"Gin guardami, non piangere e guardami, devo dirti una cosa!"
Lei alzò il volto verso di lui con gli occhi ancora arrossati dal pianto, le lacrime di una maledetta bugiarda, lei non piangeva per lui, ma per un altro che appena poche ore prima aveva giurato eterno amore ad un'altra donna e questo la faceva sentire ancora peggio se possibile.
In quell'insolito frangente le venne in mente una frase che si scirveva sui diari ai tempi della scuola.
Io amo te, tu ami lei, lei ama un altro e si passa la vita ad essere amati da chi non ami ed amare chi non ti ama, se questa è vita fermate il mondo scendo!
Immediatamente le venne da sorridere dandosi della stupida per aver pensato ad una cosa così insulsa in un momento del genere, doveva proprio essere impazzita.
Harry interpretò quel suo sorriso diversamente e la guardò compiaciuto.
"Ascoltami piccola, ci ho pensato e ormai è parecchio che stiamo insieme, credo che sia arrivato il momento di fare un passo avanti nel nostro rapporto, che ne dici di andare a vivere insieme?"
A quanto pare non era l'unica ad essere impazzita.

Se potete lasciate un commentino.
Vostra affezionata Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La verità fa male ma il passato di più ***


Capitolo 2

La verità fa male ma il passato di più.

Guardava il suo caffè distrattamente appoggiata al tavolo della cucina con la seria intenzione di studiare Antropologia, la quale era andata a farsi benedire dopo i primi cinque minuti.

La proposta di Harry, le parole di Blaise, la lettera di Draco, tutto si affollava nella sua mente senza prendere un senso.

Aveva accettato di andare a vivere con il suo eroe, ma era stata la scelta migliore?

In tutta onestà non ne aveva la minima idea, quello che di per certo sapeva era che la sua risposta era stata dettata dal desiderio di non ferire Harry e di auto convincersi che tutto quello fosse in qualche modo quello che aveva sempre voluto.

Bugiarda, ancora una volta aveva mentito, cosa che accadeva da un po' di tempo a quella parte, proprio lei che si era sempre ritenuta troppo sincera da essere brutale ora era diventata una gran bugiarda, era evidente che la presenza di Draco e Blaise, che erano rientrati prepotentemente nella sua vita, avesse un'influenza negativa su di lei.

Nel pomeriggio avrebbe cominciato a portare le sue cose nella nuova casa, un piccolo appartamento nel centro di Diagon Alley, Harry si era fatto in quattro per trovarlo in meno di una settimana e lei aveva deliberatamente lasciato tutto a lui con la scusa che era troppo impegnata tra il lavoro e lo studio, lui aveva accettato la cosa di buon grado, infondo l'importante era che stessero insieme aveva detto, non sapeva quanto si sbagliava.

Richiuse il libro con un gesto stizzito, quella situazione le avrebbe mandato in pappa il cervello uno di questi giorni.

Decise di uscire a fare due passi, magari le si sarebbero schiarite le idee.

Entrò nel suo solito bar, un localino piccolo ma tranquillo, dove era solea passare le mattinate vuote come quella, ordinò un caffè doppio, tanto per cambiare, e si mise seduta a leggere il giornale.

Sfogliando le pagine di malavoglia le si parò davanti la foto del matrimonio della nuova famiglia Malfoy, davvero un bel quadretto a parer suo, sotto un piccolo trafiletto diceva che la neo signora Malfoy era in attesa di un bel maschietto con i migliori auguri che assomigli al padre, si augurò per il mondo che non fosse così, altrimenti cera da divertirsi.

"Non è che guardarla cambierà la realtà Weasley!"

Ma possibile che il mondo ce l'avesse con lei, possibile che doveva avere tanta sfiga?

Usciva di casa un momento tanto per cambiare aria e chi doveva incontrarsi se non il suo caro ex ragazzo che non le rivolgeva uno sguardo da tre anni ma che improvvisamente sembrava avere voglia di diventare il suo confidente più intimo?

"Gira a largo Zabini!"

Non alzò neanche il volto, si limitò a voltare la pagina del giornale sorseggiando il caffè.

Lui non sembrò scomporsi minimamente per la scarsa attenzione, anzi si mise a sedere davanti alla ragazza come se non avesse detto nulla.

"A proposito congratulazioni per la convivenza, sono sicuro che sarete molto felici insieme, sempre che non vi uccidiate dopo due giorni, in tal caso faccio il tifo per te, non mi sei particolarmente simpatica ma Potter proprio..."

Immaginava che Harry non avesse perso l'occasione di far sapere la buona novella ai suoi nemici, a quanto pare aveva sottovalutato la sua gelosia.

Voltò nuovamente la pagina del giornale con la speranza che questo suo silenzio forzato convincesse il suo indesiderato interlocutore a demordere e a battere in ritirata, povera piccola ingenua Ginevra, come se non sapesse che quello che aveva davanti era il principe dei serpeverde, il quale non aveva mai speso una parola per nulla, se stava lì a parlare con lei era perché voleva raggiungere un obiettivo e lei era più che sicura di non voler sapere quello che lui era così desideroso di dirle.

"Sai Draco ed Astoria sono partiti per il viaggio di nozze, ma a quanto pare non si stanno divertendo particolarmente, soprattutto perché lui è improvvisamente diventato più irascibile del solito e scatta per un non nulla!"

Quello era davvero troppo, ma cosa voleva quel demente da lei?

Cos'era quello un patetico tentativo di ferirla?

Oppure di scoprire se tra lei e il re delle serpi c'era effettivamente qualcosa di più del salutare odio tra Grifondoro e Serpeverde?

Si accomodò sulla sedia in modo da poter guardare il suo interlocutore negli occhi, con le braccia conserte ed un sorrisetto ironico sbuffò sonoramente.

"Illuminami Zabini, perché sei improvvisamente così ansioso di parlare con me quando fino a pochi giorni fa mi evitavi come la peste?"

Lui rispose con una scrollata di spalle, davvero odioso, aveva così tanta voglia di ciarlare, allora perché non si decideva ad arrivare al nocciolo della questione e farla finita con tutta quella finta cortesia?

"Sai perché Draco sta dando così di matto?"

"Dovrei?"

"Perché ha saputo del nuovo covo d'amore di Potter e la sua dubbia dama!"

"Ed immagino che per la notizia debba ringraziare te!!"

"Può darsi!"

Sì come no, e lei era nata ieri.

Lui si alzò con la chiara intenzione di andarsene ma lei lo fermò per un braccio portandosi poi davanti a lui.

"Hai passato gli ultimi tre anni ad ignorarmi bellamente e le cose andavano benissimo, quindi fai un favore ad entrambi, torna a pensare che io sia una fastidiosa macchiolina nel tuo immacolato passato e fingi che io non esista!"

Lui si abbassò verso il suo viso per poterla guardare meglio.

"Non credere che io sia stupido perché potrebbe essere un grave errore, è stato lui il primo a violare le regole ed ora io non starò di certo in disparte a farvi fare le sfortunate vittime della situazione, conosco abbastanza bene entrambi per sapere che non lo siete affatto!"

"Questo non è un gioco e non ci sono regole!"

"Ed è proprio qui che ti sbagli, ci si vede!"

"Vai al diavolo!"

"Solo se vieni con me!"

Uscì dal locale senza voltarsi indietro.

Poteva andare peggio di così?

Non sapeva ancora quanto.

 

Quella stessa sera andò a cena con Harry Ron ed Hermione, per festeggiare la lieta notizia aveva detto il suo ragazzo, peccato che lei non si sentisse affatto in vena di festeggiare.

In ogni caso Harry aveva scelto un ristorante molto lussuoso, quindi lei si era dovuta rivestire a dovere.

Aveva optato per un vestito nero di raso con le bretelline, le arrivava sopra il ginocchio lasciando scoperte gran parte delle gambe.

I capelli erano lasciati liberi sulle spalle e con un paio di sandali neri lucidi aveva contornato il tutto.

Per tutta la sera il magico trio non aveva fatto altro che parlare del loro bellissimo lavoro di Auror e lei era rimasta assente.

"Non è vero Gin?"

Ora tutti e tre la stavano fissando in attesa di una risposta che lei non poteva avere poiché non conosceva la domanda.

"Ehm...scusate non vi stavo ascoltando."

Harry le accarezzò la testa affettuosamente.

"Stai poco bene? E' tutta la sera che sei strana!"

Povero Harry, lui si preoccupava per lei che invece pensava ad un altro.

"Mi fa solo un po' male la testa, vado a vedere se possono darmi qualcosa al bar, scusate!"

Lui annuì e lei si alzò dal tavolo senza curarsi di prendere il soprabito.

Uscì dal locale e la brezza estiva le provocò la pelle d'oca, si sfregò le braccia e si accese una sigaretta, ne aveva proprio bisogno.

Sentì qualcuno poggiare un soprabito sulle sue spalle.

"Non dovresti uscire così, potresti prendere un malanno!"

Ma cos'era una persecuzione? Anche lì doveva incontrare Blaise? In versione apprensiva poi?

"Che fai mi segui?"

Lui sorrise in modo furbo accendendo una sigaretta a sua volta.

"Mi dispiace deludere le tue aspettative narcisistiche ma sono qui con Lisa!"

Ecco come si chiamava quella ragazzina, si era torturata il cervello nel tentativo di ricordare il suo nome.

"Noto che i vecchi vizi sono duri a morire, in tutti i sensi a quanto pare!"

"Ti prego Zabini, evita almeno per questa sera di torturarmi le meningi, due volte in un solo giorno sono troppe."

Lui sorrise nuovamente.

"Hai mai pensato a come sarebbe stato?"

Ma di che diamine parlava?

"A che ti riferisci?"

Il suo sguardo era lontano ora, sembrava quasi assente.

"Parlo di noi, hai mai pensato a come sarebbe stato se gli altri non si fossero immischiati? Probabilmente staremmo ancora insieme?"

"Oppure uno di noi due sarebbe morto perché ucciso dall'altro in una lite furibonda!"

Lui si voltò nuovamente verso di lei con un'espressione seria.

"Stavamo bene insieme noi due, non confondere i ricordi, non litigavamo mai se non per colpa di terzi."

Il suo tono così serio la colpì, ma perché diavolo dovevano parlare di loro due ora?

Si tolse il soprabito e glielo restituì.

"Non tormentare entrambi con questi nefasti pensieri, non servirebbe a nulla, anche se non si fossero immischiati gli altri non sarebbe comunque durata, eravamo ragazzi, ora siamo adulti e siamo troppi diversi per poter anche solo pensare di stare insieme."

Aveva pronunciato quelle parole senza scherno o malinconia, era solo un dato di fatto, tutto lì.

Si voltò con l'intenzione di tornare dentro, ma la voce di lui la interruppe.

"Non sono d'accordo! Semmai è il contrario! Ora che siamo adulti e che nessuno dei due è condizionato dalla propria famiglia potrebbe funzionare!"

Lei non si voltò nemmeno, quello era un discorso chiuso da troppo tempo per poterlo riaprire in una sera nella quale si erano incontrati per caso e forse avevano bevuto troppo.

"E' finita Blaise! Non riapriamo pagine della nostra vita che porterebbero solo dolore per entrambi."

Tornò dentro con un sorriso smagliante pronta a riprendere la patetica recita che chiamava vita.

Ecco un altro chappy...spero che vi piaccia e ringrazio coloro che hanno letto il primo...mi sto divertendo un monte a scrive questa fic (Lo so sono pazza perchè non è normale) mi rendo conto che in fondo la situazione è abbastanza tragicomica, forse perchè comparo le facce dei personaggi o almeno come me li immagino in certe situazioni con quelle dei personaggi reali e credetemi fa morire dal ridere, ad esempio nella vita reale non credo che se il vero "Harry" avesse avuto una bacchetta in determinate situazioni si sarebbe astenuto dal regalare un bel crucio al vero "Draco" o "Blaise" XD. Oki mi scuso per gli errori ma sono ancora alla disperata ricerca di una Beta e il nuovo Word è uno strazio, nessuna di voi ha notato che corregge delle cose assurde come un termine è troppo logoro ma che significa? Tu insulsa macchina che ne vuoi capire se un termine è troppo logoro, è già tanto che conosci l'italiano!! VAbbè so matta lo so Sorry...

Kiss Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tu, che non sei Lui ***


Capitolo 3

Tu, che non sei Lui

Per l'ennesima volta tentava di studiare, la nuova casa le piaceva perché aveva un immenso terrazzo dove batteva il sole tutto il giorno, lei amava cuocersi al sole, soprattutto mentre studiava, quel caldo tepore che sentiva sulla pelle in qualche modo la faceva sentire viva e le richiamava alla memoria bei ricordi, Harry sapeva tutto questo, a riprova di ciò, infatti, aveva comprato un bel dondolo, dove lei si lasciava andare tentando di studiare e un bel tavolino dove eventualmente fare dei bei pranzi all'aperto nelle giornate più calde.

Harry...era così premuroso con lei, nelle ultime due settimane si era dato un gran da fare per sistemare tutti gli scatoloni, sia quelli di lui sia quelli di lei, non le aveva permesso di alzare un dito, diceva sempre che lei era la sua principessa, ma Ginevra, in quell'insolito frangente della sua vita non si sentiva affatto tale, perché nelle favole la principessa non inganna il principe, nelle favole la bella principessa non s’innamora del gemello cattivo per di più ammogliato con la strega e con un figlio in arrivo.

Ma infondo Draco non era il gemello cattivo di Harry e Astoria non era la strega, almeno non in senso fiabesco, aveva provato a odiarla, a odiare entrambi in realtà, ma proprio non le era riuscito; per quello che riguardava Draco sapeva che ormai era una battaglia persa in partenza, non l'avrebbe odiato neanche se avesse commesso il più nefasto dei crimini proprio verso di lei, a riprova di ciò c'era il fatto che in quei dieci anni che si conoscevano lui gli e ne aveva fatte tante e di tutti i colori e per un certo periodo aveva anche creduto di odiarlo, ma era solo una bugia, non si può odiare chi hai amato con tutta te stessa, sarebbe solo un altro modo per dire che lo ami da morire e ti fa soffrire terribilmente.

Per quello che riguardava Astoria, non riusciva proprio a biasimarla, conosceva abbastanza bene Draco da sapere che in tutti i casi lui aveva tenuto all'oscuro la sua dolce mogliettina di tutto quello che era stato il loro penoso triangolo, sapeva che lui era molto bravo a incantarti con le parole, complice la sua strabiliante bellezza, era convinta che quando Astoria guardava quelle pozze di ghiaccio si scioglieva e si beveva ogni cosa lui le dicesse, se lui diceva di amarla, lei ci credeva, se lui le prometteva la luna, lei aspettava con impazienza, perché lui era bravo a mentire a chi non lo conosceva realmente, ma Ginevra sapeva, era stata nelle spire del serpente tante e troppe volte, ci sarebbe voluto ben più di un ti amo sussurrato in un momento di passione per convincerla che lui non era ancora il sadico bastardo di un tempo; ma Astoria era ingenua e non lo conosceva come lo conosceva lei, in più era innamorata di lui, lo vedeva da come lo guardava, Ginevra sapeva in prima persona come poteva essere facile innamorarsi di lui, ma sapeva anche come il sogno potesse trasformarsi in un incubo nel giro di pochi minuti ed era anche per questo che lei non aveva ceduto, non solo per Harry che in ogni caso l'amava e non meritava di essere ferito, non solo per se stessa, che teneva particolarmente a mantenere la sanità mentale che inevitabilmente sarebbe andata a farsi benedire con Draco, ma anche per Astoria, quella ragazza dai capelli castani e gli occhietti dolci che non meritava di ritrovarsi sola con il figlio del demonio, anche se stare con il demonio stesso non poteva essere meglio.

Con un sospiro tornò allo studio; sperava davvero per quella ragazza che non se ne avesse a pentire.

Sentì una mano accarezzarle il viso, aprendo gli occhi scoprì che il sole era tramontato per lasciare il posto all'imbrunire, Harry la guardava con un sorriso dolce.

"Tesoro si è fatto notte, dovresti rientrare o ti prenderai un malanno, l'aria è tagliente sta sera!"

Lei lo fissava senza rispondere, lui continuava ad accarezzarla con fare amorevole, la guardava come se fosse l'unica donna sulla faccia della terra, la coccolava come fosse qualcosa di prezioso e fragile e in quei frangenti Ginevra aveva come l'impressione che lui la guardasse con il forte timore che potesse scomparire da un momento all'altro.

Era così stanca, così dannatamente a terra, soffriva nel vedere tutto quell'amore di lui per lei che in ogni caso non lo meritava affatto, si sentiva così sporca e fuori posto, avrebbe tanto voluto fuggire da tutto e tutti, avrebbe tanto voluto cambiare per lui, che lo meritava sopra ogni altra cosa.

A dispetto di tutto comunque, quando si trovava con lui, in quelle situazioni, si sentiva bene, protetta...

Con un colpo di reni si avvicinò a lui per baciarlo con foga.

 Dapprima sorpreso, si riprese subito rispondendo attivamente al bacio.

La mano le sfiorava la schiena in una dolce carezza, lei gli scompigliava i capelli in modo quasi violento.

Si spostarono velocemente nella camera da letto.

Si buttò sopra di lui finendo entrambi distesi sul materasso.

A cavallo sopra di lui muoveva insistentemente il bacino verso il suo, registrò immediatamente l'asta rigida monito della sua eccitazione.

Tornando eretta con la schiena si sfilò la maglietta e andò a fare lo stesso con quella di lui.

Le mani di Harry arrivarono presto al gancetto del reggiseno viola e lo tolse quasi fosse di troppo.

Con un colpo di reni il ragazzo si mise sopra e appoggiandosi con la mano al materasso in modo da tenersi su, la contemplava come qualcosa di magnifico.

Dapprima con le mani poi con una scia di baci percorse il ventre fino ai suoi seni pronunciati, con fare gentile le morse il capezzolo per poi succhiarlo delicatamente.

Gli short di entrambi finirono sul pavimento insieme alla restante biancheria, prima di buttarsi su quel corpo che gli apparteneva, Harry rimase un momento, una frazione di secondo, ad ammirarlo, lei poté registrare in lui un senso di completezza, una felicità impossibile da esprimere a parole ma esprimibile semplicemente con gli occhi.

"Se bellissima Gin!"

Harry, così buono e dolce, Harry che la faceva sentire la donna più speciale dell'universo, Harry che l'accarezzava con rispetto, Harry che la baciava con amore, Harry che la prendeva con dolcezza, Harry che l'amava incondizionatamente, Harry che si donava a lei interamente...Harry che era l'uomo perfetto, l'amante dolce, il fidanzato accorto e il principe dalla scintillante armatura, Harry che era tutto, ma non era lui...

 

Capitolo breve ma volevo dedicarlo interamente a descrivere questa scena, perché leggendo gli altri capitoli mi sono resa conto che questo "Harry" poteva apparire forse apatico e che trattasse questa "Ginny" come un bel trofeo e forse da un certo punto di vista può anche essere così, ma non esattamente, leggendo in qualche modo si può pensare che questa "Ginny" e questo "Draco" fossero le povere vittime della situazione ma come ha detto "Zabini" che conosce bene questi "Draco e Ginny", non lo sono affatto, e "Harry" non è il cattivo della situazione, anzi forse è più una vittima dei giochi infantili e perversi di quel triangolo apparentemente destinato a durare in eterno, volevo solo precisare questo perché questo "Harry" non merita davvero di essere considerato quello che non è, nonostante il personaggio di Harry Potter in generale non sia uno dei miei preferiti, anzi forse mi sta un tantino sulle balle con tutto quel fare da eroe!!!

In ogni caso voglio ringraziare coloro che hanno letto e invitarvi a lasciare un commentino se lo ritenute opportuno!!! Grazie a tutti

Kiss Gin90


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il principe che tradisce il suo Re ***


Capitolo 4

Il Principe che tradisce il suo Re

Aveva lasciato il lavoro!

Perché?

Perché quel maledetto di Malfoy sapeva esattamente come e quando trovarla e lei non voleva averci nulla a che fare!

E desso non aveva la minima idea di come si sarebbe mantenuta, ma infondo lei aveva il suo cavaliere dalla scintillante armatura, maledizione a lui e a tutti.

 

Ma a che serviva prendersela con gli altri?

La colpa era solo sua e di nessun altro.

Era colpevole di amare l'uomo sbagliato, era colpevole di aver avuto un legame con un altro uomo sbagliato ed era colpevole, per quanto s’impegnasse, di non amare l'uomo giusto.

In ogni caso la sua coscienza era costellata da una miriade di sensi di colpa che alla fine l'avrebbero schiacciata.

 

Quando quella mattina lui si era presentato in quella gelateria per poco non le era venuto un colpo!

Sapeva che era tornato dal viaggio di nozze e sapeva che lui era venuto a conoscenza della sua convivenza con Harry, e per questo doveva ringraziare solo Blaise Zabini che improvvisamente aveva deciso non solo di torturarle le meningi con le sue chiacchiere da predicatore del diavolo, ma anche di rivangare un passato troppo doloroso da ricordare.

Quando posò lo sguardo sul suo viso, si rese immediatamente conto che era nero di rabbia, il che, conoscendolo, non prometteva nulla di buono.

"Buongiorno desidera?"

Brutta mossa quella di trattarlo come un normale cliente, perché Draco Malfoy non poteva essere e non sarebbe mai stato un normale cliente, in nessun locale e per nessun commesso, tantomeno in quella gelateria dove lavorava lei!

Perché Draco Malfoy quella mattina non si era svegliato presto, lavorato come un somaro per più di due ore, cancellato i suoi appuntamenti della giornata, liberato dalle stressanti smanie della dolce Astoria, solo per prendere un gelato, no proprio.

Violentemente sbatté il pugno sul bancone, il locale quella mattina era vuoto perché la stagione stava finendo e le belle giornate soleggiate stavano lasciando posto a quelle piovose, come la giornata in questione.

"Che cavolo stai combinando?"

Ok, quella era una domanda alla quale lei proprio non sapeva rispondere.

"Non so di cosa parli!"

Più che parlato, aveva urlato, ma tanto ormai era arrivata da tempo alla conclusione che tra lei e Draco non ci sarebbe mai stata una conversazione normale.

Lui la fissò ancora più adirato se possibile, ma lei non si lasciò intimorire, in quello strano gioco di sguardi nessuno dei due avrebbe ceduto, perché Ginevra sapeva che se solo avesse abbassato lo sguardo per un momento tutto il suo finto autocontrollo sarebbe andato a farsi benedire.

"Non prendermi in giro Ginevra, non farlo!"

Aveva parlato a denti stretti, era a dir poco furibondo.

Ma perché poi?

Perché lei era andata a vivere con il suo fidanzato?

Proprio lui, che si era sposato poco tempo prima con una donna dalla quale aspettava anche un figlio, era in collera con lei perché aveva deciso di fare un passo avanti nella sua relazione che in ogni caso non lo riguardava minimamente?

O magari era ferito, lui che l'aveva lasciata andare tante e troppe volte e che l'aveva cercata quando ormai non era più tempo, sapendo che così avrebbe mandato in frantumi tutto quello che lei aveva pazientemente costruito; ma lei tutto ciò non glielo avrebbe mai detto, perché con Draco era sempre stato tutto così dannatamente complicato, lui era complicato e contorto fino all'inverosimile, un momento diceva di amarti, quello dopo non ti parlava, guardare ad esempio i tre anni nei quali non si erano più visti, poi tornava con la faccia fresca pretendendo qualcosa che non gli apparteneva più.

E lei?

Lei in tutto ciò si era rinchiusa a riccio come per meccanismo di difesa, tagliando con lui ogni sorta di comunicazione e facendo sì che il loro rapporto divenisse qualcosa di poco definito e carico di parole non dette e sentimenti nascosti.

Allora continuiamo a giocare a "Non te lo dico perché tu non me lo dici", che tanto lei, arrivati a quel punto, non aveva più nulla da perdere.

"Ripeto che non so di cosa parli!"

Cosa voleva?

Che lei gli dicesse che era andata a vivere con Harry per sfuggire a quell'apatia che la opprimeva da quando lui era prepotentemente rientrato nella sua vita, oppure perché era quello che tutti si aspettavano da lei, oppure perché faceva parte del copione della recita che era diventata la sua vita?

"E va bene Draco! SONO ANDATA A VIVERE CON HARRY CONTENTO?"

Il suo viso parve pietrificarsi, cos'era?

Non ci aveva creduto forse, e sentirselo dire da lei lo rendeva a un tratto più reale?

"E VUOI SAPERE PERCHE'? PERCHE' E' GIUSTO COSì, LUI E' IL MIO FIDANZATO E IO LO AMO, LO AMO CAPITO? E ADESSO FINISCILA UNA BUONA VOLTA!"

Aveva il sospetto che l'avessero sentita fino a Nocturn Alley.

Aveva mentito ancora una volta, ma se questo fosse servito a far star male lui almeno un decimo di quello che stava male lei, poteva ritenersi più che soddisfatta.

"Continuare a ripeterlo non lo renderà più reale Ginevra."

Uno a zero palla al centro.

Era destino, lei non avrebbe mai vinto contro di lui, perché sapeva sempre cosa rispondere e coglieva a far male.

Uscì dal locale sparendo all'orizzonte.

 

Il girono dopo aveva consegnato le sue dimissioni e tanti saluti.

In tutto ciò la cosa che poi le faceva ribollire veramente il sangue era che Harry sembrava fin troppo soddisfatto che lei non lavorasse più!

Cos'era, in questa maniera poteva stringere ancora di più il guinzaglio intorno alla sua testa?

Ok, stava diventando maligna, lui non se lo meritava!

Però in certi momenti si sentiva davvero strozzare.

 

Il suono del campanello la ridestò.

Stizzita si diresse ad aprire la porta, sicuramente era qualche rompiscatole.

E mai parole furono più vere.

Quando aprì l'uscio in legno massiccio per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.

Blaise Zabini era sulla porta di casa sua e del suo fidanzato Harry, che per inciso se l'avesse beccato lì lo avrebbe maledetto senza tanti complimenti.

"Che diavolo ci fai tu qui?"

Lui sorrise in modo strafottente.

"Non posso fare visita a una vecchia amica?"

Ok, quello doveva essere uno scherzo, ed anche di cattivo gusto, ma cosa aveva fatto di male per meritarsi una cosa del genere?

"Zabini, io non sono una tua vecchia amica e se Harry dovesse tornare credo che non sarebbe affatto contento!"

Qualcuno lassù doveva proprio odiarla.

Il ragazzo, o forse sarebbe più appropriato dire lo stronzo, entrò senza badare minimamente alle proteste della padrona di casa.

Si guardò intorno con fare annoiato e Ginevra si sentì un attimo imbarazzata.

Con tutto quel caos non era ancora riuscita a metterci le mani in quella casa, certo Harry aveva fatto del suo meglio, ma diciamocielo, gli uomini in genere hanno un gusto pari a zero e, infatti, come volevasi dimostrare, a quel cervellone del suo ragazzo era venuto in mente di tappezzare il salottino di poster di Quiddich e trofei vari, più che un salotto ora sembrava il ritrovo di un club sportivo.

"Sicura di viverci anche tu qui dentro?"

Domanda volontariamente velenosa..Era proprio da lui.

"A parte il fatto che nessuno ti ha invitato, quindi non vedo come tu possa permetterti di dire certe cose, e comunque, si Zabini, ci vivo anch'io!"

Era stizzita con il mondo, con il destino e soprattutto con il suo ex ragazzo che la perseguitava come se fossero vecchi amici di infanzia.

"C'è così poco di te qui! O forse niente a parte l'odore!"

Odore?

Ma cos'era un segugio?

Perché che diavolo di odore aveva lei?

Decise che era meglio non indagare, non era sicura di volerlo sapere.

Lui si mise comodo sul divano accavallando la gamba destra sulla sinistra e allargando le braccia sulla testiera.

"E bravo Potter, ha rinchiuso la sua bella qui nella speranza che il cattivo non la trovi mai!"

Lei alzò un sopracciglio alla Malfoy con fare interrogativo, ma che cavolo significava quello che aveva detto?

Aveva l'impressione di non voler sapere neanche questo.

"Allora non mi offri qualcosa?"

Per la barba di Silente, certo che era un bel soggetto, non se lo ricordava così rompiscatole.

"Zabini, tu non sei il benvenuto qui e ti consiglierei, se ci tieni alla palle, di levarti dai piedi, perché quando torna Harry, il che avverrà a momenti, se per qualche malaugurato caso tu dovessi trovarti ancora qui, neanche le mie parole potrebbero bastare a salvare il tuo bel sederino da stronzo!"

Si alzò dal divano per avvicinarsi a lei, le sfiorò una guancia con il dorso della mano.

"Touché ma petite, ma vedi Potter non tornerà ora, è al bar con quello spiantato di tuo fratello e ne avranno per le lunghe a giudicare da come bevevano!"

Ma perché diavolo quando serviva, Harry non c'era mai?

Lei soffiò e allargò le braccia in segno di resa.

"Come vuoi hai vinto, avanti illuminami, perché sei qui? Perché tu non credi certo che io mi beva che questa è una visita di cortesia vero?"

Lui sorrise.

"Sì e no!"

Si voltò verso la finestra, solo per qualche secondo parve incantato a fissare il paesaggio, poi tornò a sedersi sul divano di nuovo con quell'aria da stronzo.

"Volevo vedere dove vivevi, e soprattutto come stavi, ho saputo che hai lasciato il lavoro."

Se quello era un gioco, lei non si stava divertendo e se non lo era, allora si trovava davvero in un bel guaio.

"Zabini, arriva al punto, che cosa vuoi?"

"Andiamo Ginevra, il tuo patetico universo sta crollando a pezzi ed io da bravo amico sono venuto a consolarti!"

Il mondo stava girando al contrario.

"Potresti anche avere ragione, ma hai trascurato il piccolo particolare che tu ed io non siamo amici, non lo siamo mai stati e mai lo saremo, quindi ora piantala con le cazzate, fai un favore ad entrambi e dimmi perché sei qui!"

Aveva parlato con molta calma, ma in realtà stava solo cercando di mantenere una parvenza di autocontrollo, altrimenti il serpeverde rischiava veramente di vincere un soggiorno gratuito al S.Mungo.

"Forse si forse no, è irrilevante al momento. Invece è molto più importante il fatto che io ti conosca meglio di chiunque altro, ragion per cui so perfettamente che tutto quello che ti sta accadendo è colpa di Malfoy, e se non ricordo male, io sono sempre stato l'unico in grado di tenerti lontana da lui, perché ti conosco a sufficienza da sapere che né Potter né la mogliettina di Malfoy con moccioso annesso ti impediranno di fare qualche cazzata, quindi io sono venuto a salvarti, vedi alla fine non sono così stronzo come pensi!"

Ok, avete presente la scena dei cartoni animati dove un personaggio sta per avere un eccesso d'ira e quindi sta tutto rigido con i pugni chiusi e una strana aura rossa che gli aleggia intorno stile super seian? Bene era proprio così che si presentava ora Ginevra.

Incazzata a livelli da poter provocare un infarto.

"Zabini, QUANDO LA FINIRAI CON QUESTA PATETICA GELOSIA? IO SONO CAPACISSIMA DI BADARE A ME STESSA E STA PUR CERTO CHE FARO' DI TUTTO PER STARE LONTANO DA VOI DUE!! QUINDI ORA ALZA I TACCHI E PORTA IL TUO CULO FUORI DA CASA MIA! SONO STATA CHIARA?"

Lui non sembrò scomporsi minimamente.

Si alzò dal divano per tornare nuovamente di fronte a lei, le sue iridi scure la fissavano famelico, si era stampato di nuovo quel sorrisetto da stronzo.

Lentamente calò il volto verso quello di lei e le poggiò un leggero bacio a fior di labbra.

La ragazza pur interdetta si scostò bruscamente.

Erano ancora vicini.

"Tanto lo so che alla fine dei giochi quello che è più importante per te sono io, non Malfoy, perché è con me che sei stata, è a me che hai giurato amore, con me hai condiviso cose che Malfoy a malapena si sogna."

Le aveva sussurrato quelle parole vicino all'orecchia.

Si diresse alla porta con la chiara intenzione di andarsene finalmente.

"Crepa stronzo!"

Lui sorrise divertito.

"E poi tu come faresti senza di me??"

Uscì di casa lasciando la porta aperta.

Ovvio, lui doveva sempre lasciare un segno del suo passaggio.

E lo aveva lasciato, nel cuore di Ginevra Weasley.

 

Non erano stato quel bacio a colpirla e nemmeno il ricordo del loro amore finito, era stata colpita dalle sue parole, aveva parlato del cugino in maniera sprezzante, era venuto lì con la chiara intenzione di tenerla lontana da lui a qualunque costo, il che poteva significare una sola cosa:

La guerra tra il principe e il suo re era cominciata e il premio sarebbe stato il suo cuore distrutto.

Lei conosceva bene entrambi per sapere che non si sarebbero fermati davanti a nulla, nemmeno se lei stessa glielo avesse chiesto in preda ad una crisi profonda, perché le regole erano state violate e l'equilibrio che aveva tenuto in piedi fino ad allora quella pace artefatta, era crollato come un grande castello di carte.

Bene!!! Ho aggiornato di nuovo!! Sto diventando un lampo, questa storia mi ha presa molto!! Anche se scrivendo questo capitolo mi sono incazzata (scusate la volgarità ma trasmette meglio il concetto) più di quando è accaduto in precedenza, cioè avete presente la scena nella quale Ginevra sembra Goku super seian (non so come si scrive) di quarto livello? Beh in verità era anche peggio nella realtà...ma non è facile da esprimere...

In ogni caso ringrazio chi ha letto e Funnybee che è così dolce e tenera che si preoccupa sempre dei miei sentimenti.

Grazie tesoro perchè sei sensibile un monte (anche quando non lo meriterei) e perchè trovi sempre un momento per lasciare un commentino...sei davvero un tesoro.

Oki oggi mi sento sdolcinata a presto!!

Kiss

Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Marchiata dal Diavolo, amata dall'Angelo ***


Cap
Marchiata dal Diavolo, amata dall'Angelo

Dicono tutti che quando in una coppia qualcosa si rompe questo è perso per sempre.

Forse.
Noi guardiamo gli altri, i nostri amici e parenti e siamo convinti di sapere tutto di loro o almeno una gran parte; nessuno crede che la vita che viviamo tutti i giorni alla luce del sole, sia in realtà un gran menzogna, nessuno crede che una persona possa fingere ventiquattr'ore su ventiquattro, nessuno crede che la persona con la quale dividi il letto, alla quale confidi tutti i tuoi segreti e speranze per il futuro, la persona che chiami amore, possa in realtà mentirti ogni singolo momento, nessuno sospetterebbe che in ogni sorriso, in ogni bacio, in ogni più piccolo gesto si nasconda, inconfondibile, il marchio del tradimento e della menzogna che trascina le anime all'inferno.
Beh è una cazzata, una grandissima cazzata.
Perché io sono Ginevra Weasley e sono una gran bugiarda.
Mento ogni singolo momento della mia patetica recita che chiamo vita, che sicuramente segue un copione ben costruito, ma rimane sempre una recita.
Mento al mio uomo, perché io non sono la sua donna, mento quando lo bacio, mento quando lo abbraccio, mento quando dico di amarlo, mento, mento e ancora mento, perché lui è il mio uomo, ma io sono la donna di un altro.
Perché io sono Ginevra Weasley e sono una gran manipolatrice.
Non uscirò da questo circolo vizioso di menzogne e tradimenti, perché il mio peccato è Draco Malfoy e sarei bruciata all'inferno per lui.
Forse un giorno, guardandomi indietro me ne pentirò, quando la mia anima sarà dannata in eterno, macchiata dal dolore causato agli altri, dai pianti di chi dicevo di amare pur sapendo di mentire, torturata dal tarlo del tradimento, forse allora me ne pentirò, ma magari neanche lì, perché io sono Ginevra Weasley e il mio più grande peccato si chiama Draco Malfoy e lui mi ha corrotta, mi ha dannata, mi ha marchiata come sua, allora come si può tornare dall'angelo con addosso il marchio del diavolo?
Io lo facevo ogni giorno, ogni sera io tornavo a casa dal mio angelo con addosso l'odore, il respiro, e il peccato del diavolo e lui non lo vedeva o forse non voleva vederlo.
Perché io sono Ginevra Weasley e vivo solo nei ricordi di Draco Malfoy.

C'è stato un tempo, forse non molto lontano, in cui ero convinta che sarei riuscita a venire fuori dal baratro nero nel quale ero sprofondata, c'è stato un tempo in cui credevo di essere immune alle tentazioni.
Beh mi sbagliavo.
Perché è proprio quando credi di essere invincibile che il male si insinua dentro di te e agisce di nascosto, nell'ombra della notte, opera nelle parole dei traditori e nelle azioni dei giusti, perché nessuno è immune ad esso.
Se dovessi scegliere un momento per definire la storia con il mio diavolo, sceglierei la prima volta che mi ha guardata, quando ero poco più di una bambina e da allora per molto tempo non ero stata nulla per lui, o forse tutto, dipende dai punti di vista, in ogni caso sbaglierei, perché quello che accadde una sera di ottobre mi fece ricredere su tutto, quello fu veramente l'inizio della dannazione, ma come potevo saperlo, io povera piccola stupida che credeva di sapere tutto e di controllare tutto?
No non potevo, eppure gli indizi c'erano...

Quella mattina il vento soffiava forte e tra le vie di Diagon Alley  le foglie svolazzavano mosse da questa forza invisibile.
Ginevra stava uscendo dalla biblioteca, nella quale era stata a studiare, per tornare al suo appartamento.
Si sentiva stanca e depressa, non aveva più visto Draco, ma in compenso c'era Blaise che rompeva l'anima per entrambi e poi c'era Harry sempre super impegnato con il lavoro e più asfissiante che mai.
Il quel medesimo momento pensò che una bella vacanza in solitudine non le avrebbe fatto poi tanto male, ma come spiegarlo alla sua famiglia?
Non poteva dir loro che partiva, così all'improvviso senza Harry, sarebbe scattato il codice rosso: Ginevra ha di nuovo fatto qualche cazzata!
E addio alla pace dei sensi.
Si perché, da quando a quindici anni si era immischiata in quella losca relazione con Blaise Zabini, che dire che era mal visto era un eufemismo, e aveva rifiutato pertanto Harry, che invece era sempre il benvenuto a casa sua; lei era improvvisamente diventata una ragazza senza la testa sulle spalle, e non contava nulla che si fosse diplomata con il massimo dei voti, che ora conducesse brillantemente la sua carriera universitaria e che fosse anche riuscita ad infilarci un lavoro, perché Ginevra Weasley, alla veneranda età di vent'anni, non era assolutamente una donna con la testa sulle spalle, indi per cui la sua famiglia doveva controllarla come un segugio, per evitare che si cacciasse nei guai, insomma lei era la pecora nera.
Fidanzata con Blaise Zabini e amica di Draco Malfoy, per il suo buon nome uno scandolo, per la sua famiglia un suicidio.
Sospirò stanca.
"Gin, aspetta!"
Si voltò e vide una testolina bionda corrergli incontro affaticata.
"Luna!"
L'amica le sorrise piegandosi in due nel tentativo di riprendere fiato.
"Sono cinque minuti che ti chiamo, ma dove eri su Marte? Oppure volevi farmi morire per iperventilazione?"
Sempre la solita esagerata, non sarebbe cambiata mai.
"Scusa Luna, ero sovrappensiero!"
La ragazza la guardò un attimo stralunata.
"Immagino, sempre i soliti problemi?"
Che dirle? Che il problema era la sua famiglia?
No, lei aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi, il groppo che sentiva in gola ormai stava per sfuggire al suo controllo, abbassò il volto perché la sua amica non scorgesse le lacrime che cominciavano a rigarle il viso.
Ma Luna era la sua amica di sempre, lei la conosceva meglio di chiunque altro, lei conosceva la vera Gin, non la maschera che era costretta a presentare ogni giorno.
"Ascolta, perché non andiamo a mangiare qualcosa così mi racconti le novita? Sto morendo di fame!"
Ginevra sospirò, forse non doveva andare tutto male, almeno non sempre.
Alzò il volto ancora rigato dalle lacrime ma con un bel sorriso a fargli da contrasto.
"Ok Luna, ho fame anch'io!"

Scelsero un localino tranquillo e sedute ad un tavolino, con in mano un Hamburgher, Ginevra Wealsey si sentì rinata dopo tanto tempo.
"Quindi fammi capire bene, Zabini è tornato all'attacco e Malfoy come sempre non si è dato per vinto, poi c'è Harry che come sai non mi va' proprio a genio, per cui non esprimo alcun parere!"
Sempre la solita, non aveva mai accettato la sua relazione con Harry, Ginevra ricordava ancora le sue parole il giorno che lei le disse di stare con lui.

"Attenta amica mia! Non vorrai essere Ginny Weasley per sempre? Tu non sei fatta per lui e lui non è fatto per te, tu devi sentire, devi provare emozioni forti e Harry Potter, senza offesa, mi sembra sensibile come un nano da giardino, molto carino e magari fa anche la sua bella figura vicino a biancaneve, ma rimane sempre un fottuto nano da giardino!"


In maniera molta contorta, ma nenache tanto per i suoi standard, Luna aveva cercato di dirle quella che poi era la verità, ma lei c'era caduta dentro con tutte le scarpe ed aveva come la sensazione di non riuscire più a venirne fuori.

"Harry è un brav'uomo Luna, solo che..."
"Solo che è fottutamente banale, insomma diciamocielo, quando si tratta di sentimenti e di emozioni Harry Potter non vince esattamente il premio come amante dell'anno, sarà premuroso e forse anche gentile, e andrebbe bene per moltissime donne, ma non per te, non per Ginevra Weasley, che ha cominciato a provare la vera passione a quindici anni! Non è vero?"
La rossa bevve un lungo sorso di birra per evitare di strozzarsi con il panino.
"Sarà Luna, ma quella stessa passione ha rischiato di mandarmi al manicomio tre anni fa ricordi?"
"Può darsi, ma tu sei fuoco puro ed Harry Potter invece...è Harry Potter!"
Ginevra alzò un sopracciglio con fare guardingo.
"Grazie per aver esplicato il nome del mio ragazzo, ma in ogni caso, fosse pure come dici tu, non ho più quindici anni, non posso più correre dietro le cazzate!"
"Appunto! Al diavolo Potter e vivi il resto, hai solo vent'anni! Non è ancora ora di rinunciare ai nostri sogni e di accontentarci di quello che capita, e io so che Harry Potter non è il tuo sogno, non fraintendermi, io lo ammiro molto, ed è anche mio amico, ma non è l'uomo per te, forse non lo sarà neanche Malfoy, ma non puoi saperlo se non provi!"
"Luna, Malfoy è sposato e sta per diventare padre, ed io ormai sto con Harry e sto benissimo come sto e con questo la questione è chiusa, è solo un momento di crisi tutto qui, passerà prima poi, ma non parliamone più!"
"Ma..."
Luna fece per ribbattere ma Ginevra la bloccò sul nascere.
"Ho detto chiusa!"
La biondina si ributtò sulla sedia soffiando sonoramente e borbottando.
"Come vuoi, ma io sono sempre del parere che Potter è un fottuto nano da giardino!"
E Ginevra rise, come non faceva da tanto tempo, non poteva crederci, dopo tre anni diceva ancora  le stesse cose, era tutto così assurdo ma troppo divertente.
Rimasero a chiacchierare fino all'imbrunire, ridendo e bevendo birra, per poi passare al prosecco all'ora dell'aperitivo.
Si congedarono con la promessa di rivedersi da lì a pochi giorni.

Quando Ginevra rientò in casa, trovò un Harry ad attenderla seduto sul divano, con le braccia incrociate ed un'aria molto incazzata.
"Posso sapere dove sei stata?"
Lei non si era nemmeno tolta il cappotto che lui subito le era piombato addosso.
"Sono stata con Luna, ci siamo messe a chiacchierare e si è fatto tardi."
Lui le lanciò uno sguardo di puro odio.
"Balle, sei stata con lui non è vero?"
Le strattonò violentemente il braccio.
Lei cercò inutilmente di divincolarsi da quella presa ferrea che le bloccava l'afflusso di sangue al braccio destro.
"Tu sei fuori di testa!"
"Stai mentendo!"
Per una volta che diceva la verità, in seguito pensò che fosse stato proprio quell'episodio a portare  Harry a fidarsi ciecamente di lei tanto da non vedere l'evidenza dei fatti e anche di negarla a volte.
"Hai bevuto, puzzi di alcool!!"
"Te l'ho detto, sono stata con Luna e abbiamo fatto un aperitivo!"
Ma lui non le credeva e lei ormai aveva le lacrime agli occhi.
"Attenta Ginny, non prendermi per il culo perché potresti pentirtene amaramente, non farò la figura del cornuto mi hai capito, tantomeno davanti a quei deficienti che ti porti appresso, dimmi con quale dei due hai scopato oggi?"
Ma che diavolo gli prendeva?
Non sembrava neanche più lui.
"Non so di cosa stai parlando e di chi stai parlando!"
Le lacrime avevano smesso di scendere in quel viso di giovane donna, tutto il dolore era sparito per lasciare posto solo ad una grande rabbia.
"Parlo di Malfoy e Zabini, chi altri sennò!"
"Io non ho scopato con nessuno oggi, tantomeno con uno di loro due!"
"E perché no? Infondo non sarebbe una novità, dimmi chi ti fa urlare di più? Da quanto va avanti questa cosa? Magari scopi con Malfoy da quando stavi con Zabini, è per questo che poi ti ha dato il benservito, o magari si sono divertiti tutti e due a scoparti come una troietta alle tue spalle! Chissà sono indeciso!"
Quello era davvero troppo, che ne sapeva lui di quello che c'era stato tra lei e Blaise?
E con che diritto parlava di lui? O di Draco? Lui non sapeva nulla e in quel momento, se qualcuno glielo avesse chiesto, lei avrebbe detto che Blaise Zabini, in tutta la sua gelosia e possessione, era stato un fidanzato migliore di Harry Potter, senza ombra di dubbio.
"Io non ho mai tradito Blaise, e non sono mai stata con Malfoy, ma magari ora vado a recuperare visto che soffri tanto di questa mia mancanza!"
Aveva parlato a denti stretti, lasciando Harry basito, approfittando dell'attimo di distrazione si divincolò dalla sua presa per poi uscire di casa furibonda.
Non sapeva dove stesse andando, l'aria era tagliente e lei stava senza cappotto, ma pareva non curarsene, camminava furibonda incurante degli sguardi basiti dei passanti.
Ancora oggi non sa come sia arrivata lì, forse era stato il suo inconscio ferito, oppure tutto l'alcool che aveva assunto, o magari semplicemente il destino.
Fatto sta che erano le otto e trenta della sera e lei si trovava impalata davanti alla porta dell'ufficio di Draco Malfoy.
Entrò senza curarsi di bussare, non era neanche sicura che lui ci fosse ancora, ma quando posò lo sguardo sulla scrivania lo vide.
Seduto a controllare dei documenti, con la sola luce della piccola lampada da scrivania ad illuminargli il volto, l'espressione sorpresa di vederla lì, proprio lei che l'aveva mandato al diavolo tante volte, lei che infestava i suoi sogni di notte e le sue fantasie di giorno, lei che odiava e amava allo stesso tempo, lei con il viso sconvolto e gli occhi arrossati che lo guardava timorosa.
Lui si alzò avvicinandosi alla ragazza che era rimasta schiacciata contro la porta.
Le sfiorò la guancia quasi per timore che non fosse vera ma solo una mera illusione.
"Che cosa è successo?"
Aveva la voce roca, così bassa e sensuale.
"Non posso più fingere che tu non esisti!"
Aveva detto quelle poche parole con la voce rotta dal pianto.
Fu solo un attimo, una breve scintilla, il corpo di Draco premuto contro il suo, le loro labbra unite, le loro lingue che si cercavano, le loro mani che si accarezzavano.
Finalmente, in quella sera di Ottobre il diavolo aveva ritrovato la sua anima.


A distanza di tempo mi sono tormentata su quella fatidica sera senza mai riuscire a trovare una risposta.
Perché andai da lui?
Perché le parole di Luna mi avevano toccata in qualche modo? Perché Harry mi aveva terribilmente ferita e io volevo fargliela pagare? O magari queste erano scuse buone per cedere a quello che veramente volevo?
Non lo so sinceramente, però non posso fare a meno di pensare che la sequenza di eventi che aveva costellato quella giornata, era ambigua a dir poco.
Se non avessi incontrato Luna e quindi non fossi rientrata tardi?
Harry non si sarebbe arrabbiato.
Ma se Harry quel giorno non fosse tornato prima dal lavoro e non avesse quindi saputo che ero stata fuori tutto il giorno?
Non ci sarebbe stata quella sfuriata.
E se Draco non fosse rimasto a lavorare fino a tardi oppure se con lui ci fosse stato Blaise?
Nulla sarebbe accaduto.
In ognuno di questi casi la cosa rilevante è che non mi sarei trovata in quell'ufficio sola con lui e la mia anima non sarebbe mai stata dannata.
In ognuno dei casi non potevo fare a meno di pensare che il destino ci aveva messo lo zampino.
Allora se era destino che io fossi dannata a che cosa serviva opporsi?

Ecco un altro chappy...che dire, questo è l'inizio di tanti, forse troppi sfortunati eventi.
Ringrazio coloro che hanno letto e di nuovo Funnybee...mi sono innamorata di te...Xd
A presto.
Kiss
Gin90





Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Una fitta rete di bugie ***


Capitolo 6
Una fitta rete di bugie


Le mani di Draco percorrevano strade invisibili sul suo ventre e sul suo seno nudo.
Il contrasto tra il freddo legno della scrivania, e il calore del corpo del biondo, la fece rabbrividire.
Quando sentì la mano di lui farsi strada sotto la gonnellina a pieghe fino a giocare con l'elastico del perizoma, le si spezzò il respiro.
Draco sapeva come farla impazzire, bastava che lui la guardasse, o che la sfiorasse, che il suo corpo godeva e la sua anima era raggiante, e poco importava che lui appartenesse ad un'altra, in quel momento, in quell'ufficio, c'erano solo loro due, testimone una pallida luna.
Sentiva l'eccitazione di lui premerle sulla coscia, costretta dai jeans; incerta, ma con mano ferma, andò a liberarlo da quella prigione, così che finalmente la sua virilità potesse mostrarsi.
Nudi, sopra quella scrivania, si amavano, giocavano con i loro corpi, si mordevano, si baciavano, affamati dal desiderio di averne di più, avevano aspettato così tanto che ora sembravano voler scoprire tutto l'uno dell'altro.
Ginevra ebbe come l'impressione che Draco avesse ormai percorso ogni singolo centimetro della sua pelle con quella bocca che tante e troppe volte l'aveva ferita.
Prima di prenderla e farla sua per sempre, lui fissò le sue iridi ghiacciate in quelle caramellate di lei.
"Dimmi che sei mia."
Una supplica, sussurrata appena, una certezza che lui aveva bisogno di avere e che lei non gli avrebbe negato.
"Sono tua!"
Una condanna per entrambi, un peccato che non avrebbero mai potuto lavare.
Ma se un destino beffardo aveva deciso che per qualche gioco perverso loro dovevano amarsi, perché resistere?
Se era previsto fin da principio che le loro anime fossero dannate dal desiderio che provavano l'uno per l'altro, perché opporsi?
In quel momento Ginevra pensò che se le braccia di Draco erano le spire dell'eterna dannazione, lei avrebbe davvero passato tutto il resto dei suoi giorni all'inferno.
Poi lui la prese e dopo tanto tempo la vita comiciò ad avere senso.

Si staccarono l'uno dall'altra dopo un tempo indefinibile.
Lei cercò di rapprezzare tutti i suoi indumenti sparsi per la stanza, mentre lui immobile, la guardava in modo indecifrabile.
Si sentiva in imbarazzo e inadeguata sotto quello sguardo che non la lasciava.
Si rivestì dandogli le spalle, in modo che lui non potesse scorgere il suo imbarazzo.
Quando si voltò aveva riacquistato un sorta di contegno, mentre lui era rimasto sempre nella stessa posizione, immobile con lo sguardo fisso su di lei.
"Io...credo che...si ecco...devo andare..."
Più che parlato aveva balbettato, ma che ci poteva fare lei se davanti a lui perdeva improvvisamente tutto il suo contegno?
Draco dal canto suo sembrava pensieroso, aveva quell'espressione di quanto gli sfuggiva qualcosa.
Alla fine si decise a parlare.
"Perché ora? Perché dopo tanto tempo hai deciso solo ora di venire da me?"
Lo chiedeva proprio alla persona sbagliata, lei povera piccola stupida, cosa si aspettava?
Pensava di poter andare lì, fare sesso con lui, poi tanti saluti?
Senza che lui le chiedesse uno straccio di spiegazione?
No Ginevra, hai fatto male i tuoi conti.
Distolse lo sguardo dal suo, come una bimba timorosa che sa di aver fatto una marachella.
"Io non lo so...non..."
E lì il precario equilibrio di Draco Malfoy si ruppe.
Corse verso di lei prendendola per le spalle e squotendola violentemente.
"TU NON PUOI VENIRE QUI, DOPO CHE MI HAI MANDATO AL DIAVOLO, DOPO CHE MI HAI VISTO SPOSARE UN'ALTRA, FARE L'AMORE CON ME E DIRMI CHE NON SAI IL PERCHE', NON SONO IL TUO GIOCATTOLO E NEMMENO LA TUA VENDETTA PER IL TUO CARO FIDANZATINO!"
Lei lo guardò con gli occhi pieni di lacrime.
Non poteva avere un'idea così distorta di lei, non glielo avrebbe permesso.
"NO, CAZZO NO! Io non so perché ora sono qui, però non credere che tu sia una ripicca perché non è così!"
Aveva sussurrato le ultime parole, lui l'aveva lasciata andare e si era voltato verso la finestra a guardare la notte.
"Sei pentita?"
Poteva vedere la sua tensione attraverso i muscoli del collo, era rigido, la sua pelle nuda risplendeva alla fievole luce della luna.
Ginevra lo guardava affascinata, da quel corpo così bello, e dalla disinvoltura con la quale si ergeva nudo di fronte a lei, arrossì un poco a quel pensiero.
In quel momento si rese conto che molto probabilmente non sapeva dare una spiegazioni agli avvenimenti di quella sera, però di una cosa era certa, se fosse tornata indietro l'avrebbe rifatto ancora, altre mille volte e più.
"No!"
Lui si voltò nuovamente verso di lei e la scrutava quasi per costantare se avesse mentito.
Per alcuni secondi, forse minuti, restarono così, uno di fronte all'altra, senza parlare, scrutandosi con lo sguardo.
Poi fu lui a rompere quello strano gioco di sguardi, prendendola fra le braccia e affondando il viso fra i suoi capelli.
Lo sentì inspirare profondamente, sembrava si stesse nutrendo di lei.
Successivamente le prese il viso fra le mani e poggiò un lieve bacio a fior di labbra.
"Ti amo Gin."
"Ti amo."
Allora seppe di essere perduta per sempre, ormai si era legata a lui e niente sarebbe potuto restare come prima.

Quando tornò a casa era ormai tardi, appena varcata la soglia dell'appartamento trovò Harry addormentato sul divano.
Nell'istante in cui lo guardò una morsa le strinse lo stomaco.
Poggiò le chiavi nella solita ciotola, il rumore metallico sembrò destare il ragazzo.
Si guardarono per qualche secondo e lei ebbe come l'impressione che lui la stesse studiando, che avesse fiutato il tradimento.
Ma queste sono solo le paranoie di un bugiardo.
Perché un attimo dopo lui la stringeva tra le sue braccia.
"Mi dispiace Gin, mi dispiace così tanto!"
Lei dapprima interdetta, portò le braccia intornò al suo collo.
"Harry io..."
Doveva dirglielo, perché era giusto così.
"No, aspetta!"
Le aveva preso il viso tra le mani.
"Ascolta, io non pensavo tutto quello che ti ho detto, appena te ne sei andata mi sono sentito malissimo, poi ha chiamato Luna per parlare con te, allora mi sono sentito morire, scusami tesoro!"
"Harry io devo dirti una cosa!"
"Ok, però prima ascoltami ti prego, ti ho detto delle cose orribili che non pensavo, ero solo geloso, è solo che...Ti amo Gin e mi dispiace per tutto!"
L'aveva stretta così forte a se, quasi per paura che lei scomparisse, e in quel preciso istante sarebbe scomparsa volentieri.
"Dispiace anche a me."
Stretta a lui, con il profumo di Draco ancora sulla sua pelle, con i suoi baci impressi a fuoco sulle sue labbra, si sentì orribile.
Non doveva essere Harry a scusarsi, lui aveva sbagliato, ma lei l'aveva tradito.
In quell'attimo capì che un pezzo della sua anima era scomparso, un pezzo della sua anima ormai apparteneva a Draco Malfoy.
Perché i loro spiriti ora erano congiunti dal peccato che li avrebbe dannati.


Bene, ecco un altro chappy..ultimamente sto diventando un lampo.
Ringrazio coloro che hanno letto e che hanno messo la mia storia tra le seguite.
Ringrazio funnybee che non manca mai di farmi sapere il suo parere, il che mi rende molto felice.
Oki, fatemi sapere quello che ne pensate.
Mi lasciate un commentino?
Kiss
Gin90


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Una serie di sfortunati eventi...o no?! ***


Capitolo 7
Una serie di sfortunati eventi...o no?!


Dopo quell'interminabile notte ne sono seguite altre.
Ci incontravamo nei posto più disparati, ogni giorno, guardavo l'alba, mentre un ignaro Harry dormiva poco distante da me, e mi imponevo che non sarebbe più accaduto, che non ti avrei più cercato, e che ti avrei ignorato quando tu avresti cercato me, ma col calare delle tenebre era come se diventassi un'altra, quando l'oscurità avvolgeva tutta e solo una pallida Luna concedeva un fascio di luce, il mostro dentro di me prendeva il sopravvento e allora ti cercavo e allora ti amavo, e allora mi concedevo a te.
Durante i nostri baci fugaci, le tue audaci spinte, i nostri nomi sussurrati alla notte, non potevo fare a meno di pensare a quanto fossi diversa con te, io mi sentivo diversa, la donna che spudoratamente ti donava il suo corpo, la donna che ti baciava, la donna che ti amava, non era la stessa persona che la sera abbracciava e baciava il suo ragazzo, e mi sono torturata intere giornate, nella speranza di trovare una soluzione a quel dualismo che sembrava caratterizzare il mio essere, povera cieca Ginevra, sempre a voler negare quello che invece era lampante.
La donna che faceva sesso con Harry Potter era Ginny, la donna che faceva l'amore con Draco Malfoy era Ginevra.
E questa non era una dicotomia, perché Ginny non esisteva, la donna che Harry  baciava con dolcezza e prendeva con lentezza, non era reale, quella che mordeva le labbra di Draco Malfoy, mentre lui la faceva sua in modo rude sopra ad una scrivania, era Ginevra.
A distanza di tempo, mi ritrovo a pensare che l'amore sia avere un amante sposato, un fidanzato apprensivo, un ex geloso e sperare che nessuno dei tre scopra lo spazio che occupa l'altro nel tuo cuore.
Ad ogni modo, anche quando ti convinci che va bene così, che infondo finchè sei tu a scegliere la tua vita, non può andare così male, la realtà dei fatti torna sempre a farsi viva con prepotenza.
Perchè nonostante quello che si era costretta a credere, Draco Malfoy non le apparteneva, e lei non apparteneva a lui.

Una sera di Novembre, Ginevra Weasley, come da un mese a quella parte, si era recata nel bar poco distante dall'ufficio del biondo serpeverde, dovevano essere accorti nell'incontrarsi, quindi lei evitava il più possibile di farsi vedere nell'ufficio del suddetto, soprattutto considerato che lavorava spalla a spalla con il suo ex.
Harry era fuori per lavoro, ormai era quasi una settimana che era via, e sarebbe tornato l'indomani; tra di loro le cose procedevano abbastanza nella routine, se solo Harry non fosse stato troppo cieco, perché ad un esperto osservatore, sarebbe parso lampante che lei si era allontanata irrimediabilmente, ma lui continuava a crogiuolarsi nella mera illusione di quella dolce favola e a lei stava bene così.
Mentre tutti questi pensieri le affolavano la mente, si accorse che erano ben due ore che stava lì, e lui non si era fatto vivo.
Stanca, prese il cellulare e decise di chiamarlo.
Pochi squilli a vuoto poi la segreteria, lui aveva riagganciato.
Irritata decise di scrivergli un sms, sicuramente aveva avuto qualche imprevisto, ma almeno poteva avvisare invece di lasciarla lì ad aspettare come un idiota.
POTEVI ALMENO AVVISARE CHE NON VENIVI, IL MIO MONDO NON GIRA ATTORNO A TE!
A distanza di tempo, si trovò poi a pensare che forse era stata troppo pungente, ma la risposta di lui lo era stata di più.
LO STESSO VALE PER ME WEASLEY, MIO FIGLIO STA NASCENDO...NON HO TEMPO PER QUESTE CAZZATE.
E lì, il piccolo equilibrio di Ginevra crollò sotto il peso del suo dolore.
Con le lacrime agli occhi aveva pagato il conto e se ne era andata.
Soffriva perché lui stava avendo un figlio da un'altra, perché "suo" figlio non sarebbe mai stato "nostro" figlio.
Soffriva perché in quell'insolito frangente si era sentita come l'ultima delle puttane scaricate perché la famiglia era più importante, e la famiglia di Draco Malfoy non era lei, e non lo sarebbe mai stata, ma questo lo sapeva da sempre, allora perché piangere?
Si era forse illusa che lui mettesse lei prima di sua moglie?
No, non era questo.
Si era fosse autoconvinta che quel bambino non esistesse, e ora che stava venendo al mondo d'un tratto era diventato reale?
No, non era neanche questo.
La verità era che quello che faceva soffrite Ginevra sopra ogni altra cosa, erano i sensi di colpa verso quel bambino che stava nascendo e la tremenda paura di aver fatto una grossa cazzata, perché in quel momento, era convinta più che mai che Draco non l'amasse, era diventata lo stupido giocattolino di un uomo sposato, proprio di quell'uomo al quale si era sempre imposta di non cedere mai.
Doveva sfogarsi, ne aveva un disperato bisogno, ma sapeva che Luna era fuori città.
In quel momento le balenò nella mente un'idea totalmente assurda.
Ma si sa, quello che si ritiene impossibile, non solo è molto probabile che accada, ma è quasi sicuramente certo.
Tirò fuori il telefono.
HO BISOGNO DI VEDERTI, VIENI A CASA MIA.
G
La bomba era stata lanciata, ora non poteva più tornare indietro.
Quando mezz'ora dopo andò ad aprire la porta, una voce ben conosciuta le arrivò alle orecchie.
"Sperò per te che sia importante Weasley, ho dovuto fare i salti mortali per liberarmi di Lisa!"
Non appena il moro vide in che stato era la ragazza, tutta l'ironia andò a farsi benedire.
Il viso stanco, le lacrime che non accennavano a smettere, i capelli arrufati e lo sguardo stravolto.
Lei senza pensarci due volte si buttò tra le sue braccia e lui la strinse come non faceva da molto tempo.
Solo dopo molto tempo, riuscì a calmarla e farla stendere sul letto.
"Immagino che la notizia del lieto evento sia giunta fino a te!"
Lei lo guardò un attimo stralunata.
"Astoria era in ufficio quando le sono comiciate le doglie, era passata per fare un amorevole chicchierata con suo marito, non so come non ti abbiano fischiato le orecchie!"
Ok, era ufficiale, non ci stava capendo più nulla, ma infondo Blaise Zabin serviva proprio a quello, visto che era così ansioso di illuminarla su quella losca faccienda lei restò zitta e buona ad ascoltare il racconto di un Blaise molto divertito.

Quel giorno, la dolece Astoria aveva deciso di fare una sorpresina al marito, se così si poteva definire.
Era entrata nell'ufficio del suddetto, con aria dolce e triste.
Lui non si era nemmeno sprecato ad alzare gli occhi dalle carte che stava leggendo per guardarla in faccia.
"Che ci fai qui?"
"Pensavo potessimo andare a cena insieme, di questi tempi sei sempre così impegnato!"
Ma Draco per quella sera, aveva ben altri piani, che riguardavano una camera d'albergo ed una certa ragazza dai capelli rossi.
"Devo lavorare Astoria, non ho tempo da perdere con queste sciocchezze!"
Ora, non si sa bene in che modo, ma la cara molgiettina sapeva perfettamente cosa in realtà occupasse le serate del marito, ed era ben lontano da essere il lavoro.
Una donna tradita è già abbastanza susciettibile, ma figurarsi poi se è anche incinta, diventa un mix micidiale.
Infatti la dolce Astoria, con le lacrime agli occhi aveva sbattuto i pugni sulla scrivania del marito così da attirare la sua attenzione.
"NON PRENDERMI IN GIRO DRACO, SO PERFETTAMENTE COSA DEVI FARE, COME TUTTE LE SERE DA UN PO' DI TEMPO A QUESTA PARTE."
Lui dal canto suo si era limitato a guardarla con aria di sufficienza, tipico di Draco Malfoy.
"Non so di cosa tu stia parlando!"
"CAZZO DRACO E' TUO FIGLIO QUELLO CHE PORTO IN GREMBO, SEI MIO MARITO, NON POSSO SOPPORTARE CHE TU MI TRADISCA CON QUELLA PUTTANA."
Ora non si sa bene perché, a quelle parole, tutto il sangue freddo del nostro caro sepreverde era andato a farsi benedire, indi per cui si era alzato dalla scrivania e aveva preso Astoria per il collo con poca grazia.
"Ti ho sposato, sono tuo marito, ti ho detto che mi prenderò cura di nostro figlio, non parlare di quello che non sai!"
Nel medesimo istante Astoria aveva accusato un malessere, quindi tutta la discussione era stata dimenticata, erano corsi al S.Mungo, dove ora stava venendo alla luce il rampollo Malfoy.

"E speriamo che non assomigli al padre, di stronzo basta e avanza lui!"
Concluse il suo racconto Blaise.
La donna, alla luce di ciò, non sapeva cosa pensare, era incredula, in primis perché Astoria sapeva, ma soprattutto non riusciva a capire come Blaise sapesse e non l'avesse ancora squoiata viva.
A quel punto tanto valeva fare chiarezza.
"Da quanto lo sai?"
Lui fece un sorrisetto amaro.
"Da un po'!"
Lei desiderava ardentemente chiedergli perché allora fosse lì, ma non ne aveva il coraggio.
Ad ogni modo Blaise sembrava davvero conoscerla bene, perché intuì tutto senza che lei aprisse bocca.
Si alzò dal letto per recarsi alla finestra, sembrava non volesse guardarla negli occhi.
"Non sono uno stupido, almeno non fino a questo punto, però ero davvero convinto che alla fine non ci saresti caduta, ovviamente ho dovuto ricredermi, tu hai scelto così, e io non ho potuto fare altro che mettermi da parte, almeno per ora."
Non le era sfuggita la nota di sarcasmo.
Lui si voltò nuovamente, lei si era alzata senza che se ne accorgesse ed ora erano uno di fronte all'altra.
"Immagino comunque che non sia per la nascita del marmocchio che stai così, non sei una stupida, sapevi che lei eri incinta, quindi ora la domanda è, perché?"
A quel punto tanto valeva mettere le carte in tavola, non si aspettava quella reazione da Blaise, ma evidentemente lo aveva sempre sottovalutato.
"Diciamo solo che mi ha fatto bene intendere che devo stare al mio posto e che per lui non valgo più di una puttana, magari una puttana di alto borgo, ma sempre una puttana!"
Lui andò ad accarezzarle la guancia e lei si sciolse sotto quel tocco gentile.
"Alla fine riusciamo sempre a farti soffrire, in un modo o nell'altro, forse dovresti stare davvero lontana da noi!"
Aveva sussurrato quelle parole senza malizia ne rancore.
Vinta dalle troppe emozioni si buttò di nuovo tra le sue braccia e lui l'accolse accarezzandole la testa.
Con la voce rotta dal pianto sussurrò poche parole.
"Resta con me sta notte Blaise, ti prego."
Piccola e infida doppiogiochista, voleva farla pagare a Draco?
No, non era per quello, non era sesso che cercava, e nemmeno vendetta, aveva solo bisogno del conforto di qualcuno che la conoscesse veramente, che poi questo fosse un serpverde poco raccomandabile, per giunta suo ex ragazzo, poco importava.
"Sono qui non ti lascio!"
Dopo tre anni, si addormentò tra le sue braccia con lui che le accarezzava la testa, si era dimenticata di quanto lui la facesse sentire sicura e protetta.

Bene...ecco un nuovo chappy, che dire, spero vi piaccia, non so...non mi convince poi troppo, in particolare la scena tra Draco e Astoria, non so se sono riuscita a renderla bene, anche perché a differenza di quello letto fino ad ora, è un racconto di terzi.
Oki fatemi sapere che ne pensate, ringrazio di nuovo funnybee.
A presto.
Kiss Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un tuffo nel passato ***


Capitolo 8
Un tuffo nel passato


Pochi raggi di sole le risplendevano sul viso, lentamente aprì gli occhi per poi sbatterli in modo da mettere a fuoco qualcosa.
Il calore di un altro corpo premuto sulla sua schiena, forti braccia che le avvolgevano la vita, un odore conosciuto, profumo di zolfo leggermente muschiato, profumo di casa, profumo di Blaise.
Si voltò lentamente tanto per assicurarsi che non stesse sognando, come un tempo si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso, con il respiro placido che le solleticava le guance.
Subito i ricordi della sera precedente la investirono con la potenza di un terremoto.
Lei e Draco.
Blaise e Draco.
Lei e Blaise.
Possibile che certe cose non dovessero cambiare mai?
Lentamente lo vide sbattere gli occhi, forse intontito come lei da un placido risveglio.
Per minuti interminabili rimasero così, stretti l'uno tra le braccia dell'altro, a fissarsi, forse imbarazzati o magari a corto di parole.
Si trovò a pensare di essere molto stupida, anzi lo erano entrambi, come si fa a provare imbarazzo per una persona con la quale hai condiviso tanto, compreso il letto?
"Dormito bene?"
Ok, forse non era esattamente un pensiero eloquente, ma almeno aveva spiccicato parola invece di rimanere a boccheggiare come un pesce lesso, si sentì orgogliosa.
Un sorriso appena accennato gli increspò il volto.
"Come non facevo da molto."
Lei arrossì impercettibilmente.
Lui le sfiorò una guancia.
"Non essere imbarazzata, infondo abbiamo dormito insieme tante volte..."
Come se non lo sapesse!!
Il fatto era che erano passati tanti anni, ed ora le cose erano assai diverse...
Una tempo le veniva naturale accoccolarsi tra quelle braccia forti che le conferivano un senso di amore e protezione; c'era stato un tempo in cui bramava quel calore, ma ora era tutto diverso, in qualche modo sbagliato, perché ora lei aveva un fidanzato, che non sarebbe stato affatto contento vedendo quella scena, e poi c'era Draco...
Non doveva pensare poi molto per sapere come avrebbe reaggito a quella vista...probabilmente era meglio non indugiare su questi nefasti pensieri.
"Già...beh vuoi qualcosa? Io ho un impellente bisogno di caffeina nelle vene!"
Si alzò a malincuore, spostando la conversazione su un argomento meno angosciante.
Lui mugugnò qualcosa stizzito.
"No, devo passare in ufficio per sbrigare degli affari..."
Si alzò dal letto stiracchiandosi con i segni del cuscino ancora sul viso.
"Poi però, sono libero e possiamo fare qualsiasi cosa..."
La rossa alzò un sopracciglio con fare interrogativo.
Lui le si avvicinò cingendole la vita.
"Non accetto un no come risposta principessa...non resterai in casa a commiserarti per mister faccia da schiaffi...ora ti fai una bella doccia e fra un paio d'ore io ti passo a prendere!!"
Lei annuì in risposta.
Sapeva che non sarebbe servito contraddirlo, se anche ci avesse provato, sarebbe stato capacissimo di trascinarla di peso sotto la doccia e lavarla lui stesso, non che poi la cosa le sarebbe dispiaciuta poi tanto...
...Oppure si?
Si diede della stupida per aver solo pensato una cosa simile...
Il cervello le era andato in corto e ora vagava per conto suo...

Più tardi, quando lui la passò a prendere, era ormai ora di pranzo, quindi sensza farsi pregare si fece condurre in un ristorantino nel centro.
Lui guardava il menù assorto.
Si ritrovò a vagare con la mente, le sembrava tutto così strano, ma anche così familiare; aveva pranzato mille volte con lui, come fidanzati si intende, poi tutto era finito, non si erano più parlati per anni, e forse erano addirittura arrivati ad odiarsi, ma nonostante questo, ora sembrava come se quel tempo non fosse mai passato.
Lui sapeva ancora capirla, poteva intuire il suo stato d'animo con un solo sguardo, notava in lei anche un semplice tremolio delle ciglia che ad altri passerebbe inosservato, anche a chi l'aveva messa al mondo.
Non sapeva se esserne felice o rattristata, cioè questo voleva dire che in quei tre anni lei non era mai cambiata?
Oppure che per quanto il tempo passasse, loro si sarebbero sempre e comunque capiti?
Non lo sapeva.
Non vi indugiò poi molto, troppo impegnata a ridere e a scherzare con lui...
Almeno fino a quando non fu colta dalla fastidiosa sensazione che qualcuno la stesse osservando.
Si voltò e lo vide.
Draco.
Non sapeva quando fosse arrivato o da quanto fosse lì.
Stava pranzando con un altro uomo, forse un cliente, oppure un collega.
Fatto sta che li fissava con un sguardo da far paura anche al più temerario degli uomini.
Era arrabbiato e poi molto.
Ma infondo a lei cosa importava?
Era stato lui il primo a trattarla senza un briciolo di rispetto, e poi lei non stava facendo nulla di male.
Balle, aveva dormito con Blaise, e non era accaduto niente, almeno non fisicamente, però le era piaciuto...
Ma questo lui non poteva saperlo giusto?
Almeno fin quando non si fosse trovato a litigare con il cugino, a quel punto non confidava poi tanto sulla discrezione di Blaise...
Forse il suo atteggiamento non era stato poi tanto disinteressato!
Continuarono il pranzo in silenzio, poi vide Draco alzarsi ed andarsene.
Tirò un sospiro di sollievo, almeno fin quando non lo vide rientrare nella sala solo e dirigersi verso di loro.
In quel momento desiderò di non essere mai nata.
Il biondinò si accomodò tranquillamente al loro tavolo con uno sguardo da fare scintille.
"Ma bene, chi abbiamo qui...non mi dire che la coppietta felice ha scoperto di amarsi ancora...no perché l'avete già fatto e la minestra riscaldata non è mai un buon piatto!"
Aveva parlato con tono di scherno e Blaise gli sorrise in risposta.
"A cosa dobbiamo la tua compagnia Draco?"
Lui ghignò.
"Andiamo Blaise...sai perfettamente che è qui che svolgiamo i nostri pranzi di lavoro e nella stessa misura sai che oggi avevo un incotro con il signor Cornwel proprio a pranzo..."
Come volevasi dimostrare.
Blaise non era affatto cambiato, non faceva nulla per nulla e lei come una sciocca ci era cascata.
"Touché!"
Aveva un gran voglia di prenderli a schiaffi.
"Non ti sei ancora stancato di provarci? Non sei ancora convinto che lei è me che vuole? No perché potrei darti diverse ragioni per crederlo!"
Cioè parlavano di lei come se non fosse presente.
"Non sembrava così ieri sera quando è venuta da me e nemmeno questa notte quando stava tra le mie braccia...ma queste sono cose che non puoi capire...!"
Questo era davvero troppo...
Come aveva anche solo potuto sperare che Blaise si attappasse quella fogna che si ritrovava a posto della bocca?
I due si lanciavano sguardi omicidi,ignari che l'ira di una Ginevra assassina stesse per scagliarsi su di loro.
"Cosa le puoi dare Draco? Guarda in faccia la realtà, sappiamo entrambi che merita di più di una sveltina consumata in uno squallido hotel...sii sincero con te stesso, lei merita di meglio..."
"E immagino che il meglio in questione sia tu!!"
"Ora basta!"
Lei sbattè violentemente le mani sul tavolo.
Tutti i presenti, compresi i due litiganti, si voltarono verso di lei con l'espressione basita.
Cos'era? Si erano improvvisamenti ricordati della sua presenza?
"Vi rendete conto che nessuno dei due ha anche solo il diritto di partecipare a questa discussione? Io ho un fidanzato, che sta per tornare a casa a momenti e in tutta sincerità sono stanca di ascoltare i litigi di due mocciosi un po' troppo cresciuti che si contendono il ciuccio!"
Con lo sguardo di tutti puntati addosso raccattò le sue cose e si avvià verso l'uscita.
Davanti all'entrata del ristorante si sentì afferrata per un braccio, voltandosi trovò due occhi di ghiaccio intenti a fissarla intensamente.
"Credo che dovremmo parlare!"
"Blaise ha ragione, questa storia è andata avanti anche troppo a lungo..."
Ovviamente non si riferiva al litigio o alla patetica guerra che aveva intrapreso con il cugino.
"Non è così."
Tutto lì quello che le sapeva dire?
"Dammi una ragione Draco? Una sola buona ragione per continuare perché ti giuro che sono impazzita nel tentativo di trovarla e proprio non ci sono riuscita!"
"Stiamo bene insieme Gin e tu lo sai."
Un sorriso amaro le incurvò le labbra.
"Può darsi, ma allo stato attuale delle cose...è un po' poco Draco, non trovi?"
Non sentì la risposta di lui, scappò prima di dargliene il tempo.
Quando si fu allontanata a sufficienza, poté finalmente lasciarsi andare ad un pianto liberatorio.
Cosa si aspettava che le dicesse?
Che l'amava forse?
Non sarebbe cambiato poi nulla, infondo lui rimaneva sempre di un'altra!!
Realizzando ciò si sentì come se qualcuno le avesse strappato il cuore e lo avesse calpestato fino a ridurlo in una massa informe di colore rossastro.
Non c'era una soluzione, non c'era nulla per cui valesse la pena di lottare.
Il destino aveva deciso di prendersi gioco del suo cuore e aveva mandato i suoi emissari sotto forma di due ragazzi che le stavano riducendo l'anima a brandelli.
Si sarebbe venduta per loro, aveva perso la stima di se stessa, aveva calpestato il suo orgoglio tante e troppe volte.
Era così stanca.


Oki, anche questo chappy è scritto...che dire...mi mette una malinconia...
Fatemi sapere che ne pensate...
Kiss
Gin90


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ed ora piangi Ginevra ***


Capitolo 9
Ed ora piangi Ginevra


Era passato più di un mese dall'ultima volta che li aveva visti, quel pomeriggio di Novembre.

Loro non l'avevano più cercata e lei...
Beh lei si era proprio astenuta anche solo dal pensiero di cercarli.
Quel mese di silenzio non l'aveva aiutata a fare chiarezza sui suoi sentimenti, ma era riuscita almeno a scendere a patti con la propria testa, se così si può dire.
Dopo tante notti passare insonni, era giunta alla conclusione che tutta quella storia era un'immensa, gigantesca, grottesca, cazzata!
Lei aveva una vita perfetta, un fidanzato perfetto, una famiglia perfetta e un matrimonio perfetto all'orizzonte.
Allora cos'era che non andava?
Tutto nella sua esistenza era perfetto, era lei che era sbagliata.
Ormai era giunta a questa conclusione e si era ripetuta all'infinito che doveva porre rimedio.
L'unica soluzione a questa drammatica realtà, a suo parere, era di imporsi di essere diversa, di tornare quella che era stata per quei tre anni, fino a quando mister simpatia e paparino dell'anno non avevano deciso di tornare a romperle gli zebedei; e così si era applicata il più possibile, in quel mese era stata la fidanzata perfetta, la figlia perfetta, la studentessa perfetta e chi più ne ha più ne metta.
E da un certo punto di vista le era riuscito anche bene, era un'attrice nata, tutti ci erano cascati, lo stesso Harry non si era più calato in tragiche scene di gelosia e la sommergeva di attenzioni e regali.
Quindi in linea di massima si poteva dire che andava tutto bene...
Ma c'era un tarlo, un piccolo dannato animaletto che ogni tanto si insinuava nel suo cervello e le ricordava che tutta quella recita non era reale, che anche se agli occhi altrui potesse sembrare una persona esemplare, la realtà era ben lontana da tutto ciò, perché aveva infangato il nome della sua famiglia, aveva calpestato i suoi ideali, aveva tradito il suo fidanzato e soprattutto le era piaciuto.
Il tradimento che lei si rimproverava, non era tanto quello fisico, perché se pur abbietto, poteva essere perdonato con una buona dose di volontà, ma infondo non c'era nulla da perdonare, perché il tradimento può essere definito tale quando tra due persone c'è un forte sentimento e uno dei due lo calpesta bellamente, ma tra lei e Harry non c'era nulla di tutto ciò, o se c'era, era a senzo unico, perché lei ormai sapeva di non amare Harry.
Allora continuava a tormentarsi con mille forse e se; ed anche se agli occhi degli altri poteva sembrare che avesse tutto, anche se sorrideva continuamente, dentro urlava.
La vera lei, Ginevra, era intrappolata da tutti i suoi passaggi mentali e urlava nel vano tentativo di uscire, torturandole le meningi; ogni giorno che passava, ogni momento che scivolava via nei meandri del tempo, quell'urlo straziato si faceva sempre più debole, più lei si calava nella sua parte da donna modello, più quel grido strozzato si affievoliva, Ginevra stava morendo lentamente, in agonia; era una pugnalata continua, tutte le volte che Ginny sorrideva, tutte le volte che Ginny baciava il suo ragazzo, ogni volta che Ginny faceva l'amore con lui, Ginevra inesorabilmente riceveva una nuova ferita, sempre più profonda e sanguinante, e mentre Ginny viveva la sua vita di impeccabile fidanzata e figlia, Gienvra moriva.
Pressioni?
E chi ne vuole!!
E' più facile vivere una recita che la realtà, perché la realtà era diventata troppo dolorosa, tanto meglio lasciare che Ginevra morisse così magari alla fine quella recita sarebbe diventata reale.
Sorrise all'ennesima battuta dei suoi fratelli.
Guardò quella tavolata piena di ogni ben di Dio, osservò i suoi fratelli con le rispettive famiglie, fece scivolare lo sguardo sul suo fidanzato seduto al suo fianco, con la coda dell'occhio individuò l'albero di Natale vicino all'ingresso, e di nuovo sorrise.

Sorridi Ginevra.


"Allora Harry, quando porterai all'altare la nostra sorrellina?"

Era stato Bill a parlare, guardando solo per un momento sua sorella e poi fissando i suoi occhi in quelli del cognato.
E lei sorrise ancora.

Sorrdi Ginevra, fallo ancora e ancora.


Harry le cinse le spalle.

"Ci stavamo pensando effettivamente, forse non dovrai aspettare ancora molto."
Bugia.
Non ne avevano mai parlato, lei non ci aveva affatto pensato, ma Ginny non deve pensare, c'è Harry che lo fa per entrambi.

Non pensare Ginevra, fa troppo male.



"Se avete davvero intensione di sposarvi dovete organizzare tutto con mesi di anticipo, dovete scegliere il lugo per la cerimonia, e poi c'è la lista degli invitati, non si può tralsciare nulla! Potreste sposarvi ad Hogwarts, infondo è un luogo che lega entrambi."
"Sarebbe un'idea magnifica Molly."
A lei non piaceva affatto come idea.

Sta zitta Ginevra, non è compito tuo, non è il tuo matrimonio.


"Oppure potremmo svolgere la cerimonia ad Hogsmead."

Adorava quella piccola cappella, aveva sempre immaginato il suo matrimonio lì, una piccola cerimonia con pochi invitati.
Tutti la guardarono stizziti, ma fu il suo ragazzo a parlare.
"Non mi sembra una buona idea amore, la cappella è piccola, dove li metteremmo tutti gli invitati? Hogwarts è prefetta!"
Lei annuì sorridendo.

Annuisci Ginevra, non sei tu a dover scegliere, Potter sa cosa è meglio.


"Hai ragione amore, come sempre!"

Lui le sorrise soddisfatto di rimando.
Suo padre si alzò in piedi con un bicchiere di vino in mano.
"Allora propongo un brindisi a Harry e Ginny, la dimostrazione che il vero amore esiste ancora!"
Tutti sorridendo si alzarono con i calici spiegati.
"Ad Harry e Ginny."
E lei sorrise nuovamente.
Vero amore, era quello il vero amore?
Lei non amava Harry.

Sta zitta Ginevra, nessuno ha parlato di te.


Harry le cinse la vita e le stampò un bacio sulle labbra.

I suoi commensali ripresero a mangiare contenti.
Lei si alzò.
"Dove vai amore?"
"Al bagno tesoro."

Fissava il suo riflesso allo specchio.
Aspetto impeccabile, capelli lisci lasciati liberi sulle spalle, il viso leggermente truccato, l'abito scuro senza una piega.
Ma gli occhi?
Gli occhi erano spenti, come se non vedessero nulla.

Non devi vedere Ginevra, non puoi vedere, farebbe troppo male.


Aveva perso diversi chili, e tutti le avevano detto che così stava davvero bene.

Lei non era d'accordo, non che prima fosse grassa, ma amava le sue forme al punto giusto.
Un sorriso amaro le increspò le labbra, se lui avesse potuto vederla ora, sicuramente le avrebbe detto di ricominciare a mangiare perché lui non amava i pali di scopa.

Non pensare Ginevra, non provarci neanche.


Quella dannata voce, le stava torturando le meningi, quella maledetta vocetta ironica che aveva lo stesso timbro di lui.

Possibile che il suo inconscio si volesse prendere gioco di lei a tal punto da mostrarsi con la voce di Draco Malfoy.
Guardò di nuovo al suo riflesso.

Convinciti che ti piaccia, convinciti che sia quello che vuoi veramente, e la mattina quando ti guardi allo specchio continua a ripeterti quanto sei perfetta e quanto è magnifica la tua vita.


Quelle stesse parole le aveva già sentite.

"NO!"
Sbatté violentemente il pugno contro lo specchio mandandolo in frantumi, e tagliandosi la mano che ora sanguinava copiosamente.
Si coprì gli occhi con la mano pulita.
Calde lacrime cominciarono a scorrere silenziose ma inesorabili.

Ed ora piangi Ginevra.

Capitolo breve, ma non volevo inserirvi altro...
Ok, è evidente che la protagonista sta impazzendo...
Un ringraziamento a chi segue la storia...
Un ringraziamento speciale a Funny_bee
A presto
Kiss
Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Vodka alla menta ***


Capitolo 10
Vodka alla menta


Quel giorno, se ne era andata dalla casa dei suoi senza farsi vedere, aveva camminato per ore al freddo e al gelo, ed era tornata a casa solo molte ore dopo.
Rientrando aveva trovato un Harry molto irato; ma quella camminata era stata più un lungo discorso con se stessa, durante il quale aveva finalmente capito che le cose non dovevano e non potevano andare così, al di fuori di Draco, al di là di chi lei amasse, prima di tutto quella a cui doveva rispetto e amore era se stessa, e nell'ultimo tempo non è che brillasse di autostima, ma se la notte porta consiglio, il giorno ne porta di più, indi per cui aveva deciso che da oggi si sarebbe cambiata musica, basta mettere la testa sotto la sabbia.
"Si può sapere dove sei andata? Non puoi sparire così il giorno di Natale per giunta, ai tuoi è preso un colpo e non sapevo più che inventarmi per giustificare il fatto che io non sapessi dove diavolo fosse la mia fidanzata!"
Era nero di rabbia, la stava guardando di sbieco, e Ginevra era convinta che di lì a poco l'avrebbe colpita se lei non avesse trovato un'argomentazione più che ragionevole.
Ma ormai lei aveva preso la sua decisione, era in ballo, tanto valeva ballare.
"E immagino che il problema fosse tutto lì!"
Aveva parlato con tono tranquillo, tanto per dimostrare che se in quella casa c'era un pazzo di certo non era lei.
"Che vuoi dire?"
Ora lui aveva assottigliato gli occhi.
"Voglio dire che l'unico problema è che hai dimostrato davanti a tutti di non sapermi comandare a bacchetta ferendo il tuo orgoglio da maschio alfa, ma...notizia flash Potter, io non sono una proprietà d'amministrare, sono una donna, una persona con dei sentimenti e dei desideri!"
Ma lui proprio sembrava non capire, aveva sempre sospettato che fosse un po' tardo per certe cose.
"Non mi sembra di averti mai trattato differentemente da una donna!"
"Ed è proprio questo il problema, tu mi tratti secondo il tuo concetto di donna, ma io non sono il tipo da farsi comandare, sarà andata bene per mia madre, ma io non sono lei, non sono più padrona neanche di decidere dove sposarmi, ammesso che io voglia farlo!"
E d'improvviso i suoi occhi verdi si illuminarono, sembrava aver colto finalmente il nocciolo della questione, beata ignoranza!
Possibile che ancora non avesse imparato che Harry Potter era assai difficile che comprendesse qualcosa che andava al di là del suo naso?
 Se prima pensava che la persona più narcisista che conoscesse, fosse Draco Malfoy, ora aveva di che ricredersi, l'ego di Harry Potter non poteva essere superato.
"Allora è questo il problema? Vuoi sposarti in quella dannata cappella?"
Lei sbatté la mano contro la fronte, ricordandosi del taglio solo quando una forte fitta la colse.
Possibile che lui avesse colto solo quella parte?
A quanto pare si.
"Il problema Harry, è che io non voglio proprio sposarmi, ti sei azzardato a parlare di una cosa così delicata con la mia famiglia, prima ancora di parlarne con me, ma su quell'altare a dire di si, ci dovrei essere io eventualmente non la mia famiglia, ed io non ho alcuna intenzione di dire di si a te Harry Potter, non commetterò questo errore!"
Ora pareva davvero basito.
"Non ti seguo più Gin, davvero!"
Possibile che fosse così idiota?
D'accordo, forse era anche colpa sua che si comportava in maniera poco chiara, ma lui di certo stava facendo orecchie da mercante.
Sospirò stanca.
"Va bene Harry, voglio scoprire le mie carte, la verità è che questa cosa non va' affatto bene, la nostra storia, la nostra convivenza, è tutto sbagliato, io non credo di amarti, credo di non averlo mai fatto in realtà, ed è meglio per entrambi se la smettiamo con questa stupida recita."
Non fece in tempo a terminare di parlare, che lui le aveva mollato un ceffone da serie A.
Lei era rimasta immobile, sapeva di meritarlo, almeno in parte.
Si avvicinò sbattendola violentemente contro il muro e schiacciando il suo corpo contro quello di lei.
"Che cazzo stai dicendo Gin? Non ti vuoi sposare? Va bene, ma non dire cazzate!"
Povero sciocco Harry, la verità è che niente di quello che avrebbe potuto dire o fare le avrebbe fatto cambiare idea, ormai aveva deciso di sistemare la sua vita, e lo avrebbe fatto con o senza il consenso delle persone che ne facevano parte.
Era stanca di farsi comandare, era stanca di affannarsi per non deludere le aspettative altrui, era stanca di non essere se stessa.
Ginevra Weasley aveva pianto, era morta ed era risorta dalle sue stesse ceneri più agguerrita che mai.
Lo scostò da se con una spinta, si diresse alla porta e prima di chiuderla alle sue spalle si voltò un'ultima volta per guardare quello che era stato il suo fidanzato.
"La verità Harry, sto solo dicendo la verità, a che cazzo ti servono quegli occhiali se non riesci a vedere ad un palmo dal tuo naso?"
Se ne andò senza dargli modo di replicare.

"Quindi fammi capire, hai mandato al diavolo Harry Potter?"
Ginevra si trovò ad annuire per l'ennesima volta alla sua amica, che le stava ponendo la stessa domanda da più di un'ora.
"Si Luna, e anche gli altri due!"
L'amica portò un dito sotto il mento con fare pensieroso.
"Sì, però hai mandato al diavolo Harry Potter?"
Ginevra sbuffò alquanto irritata.
"Per la centesima volta, sì Luna, ho mandato al diavolo Harry Potter!"
La biondina si aprì in un grande sorriso soddisfatto.
"Ma allora che stiamo a fare qui? Andiamo a festeggiare!"
L'entusiasmo della sua migliore amica la stava un pelino irritando.
"Scusami tanto Luna, se non ho esattamente voglia di ballare la macharena, infondo ho solo lasciato il mio ragazzo con il quale stavo da tre anni!"
Ora era la bionda a guardarla irritata.
"Andiamo Gin, non diciamo cazzate, e non cercare di fare la vedova affranta perché proprio non ti riesce, io so come sta Ginevra Weasley quando sta male per amore e ti assicuro che non è questo il caso, andiamo guardati intorno, e pensa a com'era quando ti sei lasciata con Zabini!!"
La rossa fece percorrere lo sguardo sullo spazio circostante, stavano nel suo vecchio appartamento, che tanto per la cronaca non aveva più un mobile, indi per cui si erano sedute sopra ad una vecchia coperta, si stavano abbuffando di cibo cinese a lume di candela, faceva tanto boy scout.
Poi ripensò a tre anni prima, quando aveva detto addio al suo grande amore di bambina, e l'unica cosa che le veniva in mente era un letto, sul quale aveva passato giorni interi, poi lacrime, pianti, urla e incubi.
No, decisamente non era questo il caso.
Improvvisamente scoppiò a ridere di gusto, quanto le era mancata la sua amica.
"Lo vedi, alla fine io ho sempre ragione, quindi cara la mia signorina ora dai retta alla tua amica che sa perfettamente come tirarti su!"
Detto ciò, tirò fuori due bottiglie di vodka alla menta dalla borsa.
Quella ragazza era un uragano di risorse.
"Luna, dall'ultima volta che mi hai sottoposta alla tua terapia, ho dovuto dire addio sia alla vodka alla pesca che all'amaro montenegro, non vorrei fare lo stesso con la vodka alla menta!"
Lei sorrise furba.
"Allora se così deve essere, ci conviene darle un addio come si deve...altrimenti potrebbe offendersi!"
Le porse una delle bottiglie già stappata.
Luna brindò verso la rossa.
"Alla tua amica mia...bentornata Ginevra Weasley!"
Lei non potè non sorridere.
"Già, bentornata Ginevra Weasley!"

Dopo una grande dose di risate e una buona dose di alccol, le due ragazze stavano stese a terra, in uno stato che non è meglio precisare.
"Allora Gin, ora che il tuo fottuto gnomo da giardino ha preso il largo, che hai intenzione di fare?"
Già che aveva intezione di fare?
Forse era l'acool, ma si sentiva come se si fosse svegliata da un lungo sonno, e la cosa che le venne in mente fu una sola.
"Vivere!"
Luna era scoppiata a ridere di gusto.
"D'accordo, allora qual è il primo passo?"
La rossa si mise dritta per poter guardare meglio la sua amica, certo la stanza non smetteva di girare, ma non si era mai sentita meglio in vita sua.
"Non so, respirare?"
E risero di nuovo come due oche.
"No dai seriamente, fra poco verrà il capodanno, come hai intenzione di passarlo?"
Un nuovo anno?
Oddio, questo poteva essere potenzialmente problematico.
"Non ne ho idea, la mia famiglia andrà al ristorante, e ovviamente si porteranno anche il caro Harry, ora che è così affranto perché Ginevra la stronza l'ha mollato, Malfoy starà con la sua bella famigliola immagino, e Zabini faccio davvero a meno di sapere che cosa farà, indi per cui, non ne ho idea!"
Il viso dell'amica si illuminò.
"Allora perché non facciamo prendere un colpo a tutti??"
Conosceva Luna da abbastanza tempo per sapere che quello sguardo non prometteva nulla di buono.
"Che cosa intendi?"
"Visto che hai deciso di fare la guerra, tanto vale fare le cose per bene..."
"Ripeto, che intendi?"
"Un paio di miei amici, che prima che ti mettessi a giocare a biancaneve con il tuo fottuto gnomo da giardino erano anche amici tuoi, trascorreranno l'ultimo dell'anno allo stesso ristorante dei tuoi, potremmo andare anche noi, sai che colpo?"
Sapeva che la sua amica era pazza, ma non credeva fino a questo punto.
"Assolutamente no, non andrò nella fossa dei leoni di mia spontanea volontà!"
"Andiamo Gin, sarà divertente, e poi che vuoi che ti facciano, sei maggiorenne, mica possono portarti via per i capelli!"
Di questo non era tanto sicura, però, era ora che dimostrasse che loro non potevano permettersi di decidere per lei.
"Mi hai convinta Luna, facciamolo!"
L'amica scoppiò di nuovo a ridere.
"Ti ho chiesto di passare il capodanno con me, mica di commettere un omicidio!"
Già, ma non era così sicura che non ci sarebbe scappato il morto.

Ok, questo è un chappy di transizione...nel prossimo vedremo come il fato è proprio deciso a prendersi gioco della nostra protagonista...in ogni caso qui la nostra protagonista è sicuramente più serena...con questo capitolo non voglio osannare gli effetti terapeutici dell'alcool, assolutamente, però credo che la maggior parte delle persone almeno una volta nella vita abbia ricorso a ciò, magari per divertimento o tanto per provare...
Quindi non voglio offendere nessuno...
A presto e ringrazio funnybee...
Kiss
Gin90



 



Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Ad un nuovo anno, la fine di un'era ***


Uploaded with ImageShack.us Capitolo 11

Ad un nuovo anno, la fine di un'era

"Andiamo Gin muoviti, ci aspettano per l'aperitivo!"
"Arrivo!"
Erano le sette di sera dell'ultimo dell'anno e una Luna Lovegood abbastanza irritata, chiamava a gran voce la sua amica che non voleva saperne di uscire dal bagno.
Quando l'uscio si aprì, lasciò intravedere una ragazza dai lunghi capelli rossi e il corpo sinuoso.
Per quell'occasione aveva optato per un tubino nero con il corpetto di raso e la gonna di seta, i capelli erano stati acconciati in una crocchia morbida con tanti piccoli boccoli rubini che fuoriuscivano dando l'effetto di una fontana di lava bollente.
"Ok principessa andiamo."
La bionda annuì in risposta.

Da principio l'idea di Luna non le era sembrata poi così geniale, ma ora che si trovava in quel localino dall'alone soffuso, insieme a quelli che un tempo erano stati amici e conoscenti, a bere e a  scherzare, le sembrava di essere tornata a scuola e improvvisamente dimenticò tutti i suoi dubbi.
"Dai Mike, se continuiamo di questo passo arriveremo a cena già ubriachi!"
Michael Greenther, un ragazzo della sua stessa età, ai tempi della scuola erano molto amici, insieme a Luna, Nik e Simon erano inseparabili, almeno fino a quando non si era lasciata trascinare dalla sua torbida vita sentimentale.
Mike le avvolse le spalle con un braccio mentre con l'altro sventolava il bicchiere ormai vuoto.
"Lo spero bene tesoro, andiamo è l'ultimo dell'anno, rilassati!"
Lei non poté fare a meno di ridere.
In quell'insolito frangente si sentì come catapultata indietro di anni, il tempo era passato, la vita o chi per lei li aveva divisi, ma infondo, erano rimasti quelli di sempre, adolescenti dal cuore caldo ed il fine intelletto.
"Ragazzi vi propongo un brindisi!"
Nik si era eretto in tutta la sua somma altezza, con il bicchiere spiegato e un sorriso da abbagliare.
I restanti quattro si alzarono con i bicchieri pronti.
"A questa bella compagnia che non manca mai di farmi divertire e ai bei tempi andati che a quanto pare fanno presto a tornare!"
Tutti risero.
"Ai bei tempi andati!" Urlarono in coro.
Non si divertiva così da non si sa quanto tempo.

Quando arrivarono davanti al ristorante erano ubriachi fradici ma contenti come non mai.
Lei dal canto suo si era anche dimenticata dei suoi genitori e tutto il resto, se il nuovo anno si prospettava così, per lei andava benissimo.
Varcando l'ingresso inciampò e se non fosse stato per Mike sarebbe finita col muso per terra.
"Attenta rossa, certo che certe cose non cambiano mai, sei sempre il solito impiastro!!"
Gli altri scoppiarono a ridere e lei li guardò irritata.
Lui le teneva ancora saldamente un braccio attorno alla vita e nel frattempo avevano continuato a camminare.
"Michael Philip Greenther, ti informo che io non sono affatto un impiastro e tu sei un gran maleducato bello mio!"
In quel frangente assomigliava incredibilmente a sua madre e l'effetto dell'alcool le aveva tolto qualsiasi freno inibitorio, tanto da non riuscire più a controllare il suo tono di voce.
Probabilmente l'avevano sentita anche in Australia.
Risero di nuovo, ma quando voltò il viso verso la sala, il sorriso le si congelò morendo all'istante.
Sulla destra c'erano tutti i suoi parenti con Harry al seguito, e alla fine se lo aspettava, ma dal lato opposto, Malfoy e Zabini con rispettive compagne la guardavano alquanto irritati.
Aspetta forse no, Malfoy era molto più che irritato.
Forse era inebriata dalla bella serata, o più probabilmente dal tanto alcool assunto, fatto sta che l'unica cosa che riuscì a dire fu:
"Cazzo, sono circondata!"

 Capitolo piuttosto breve, ma volevo descrivere solo questa scena, lo dedico ai miei amici che sono immancabilmente scapestrati ma mi fanno morire dal ridere.
In ogni caso per farmi perdonare della brevità del chappy, vi ho inserito una piccola funart fatta da me, magari ne seguiranno altre, forse si, forse no, fatemi sapere che ve ne pare...
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le seguite, chi legge e vi invito a lasciare un commentino.
E per ultimo, ma non meno importante (squillo di trombe), ringrazio funnybee per il supporto, i consigli, i commenti, lo scambio di opinioni e tutto il resto, per le amanti delle D&G (purtroppo siamo rimaste in poche) vi invito inoltre a leggere la sua fic "Il gioco del destino", davvero bella e originale e anche "I'll always remember" (questa raga è fighissima), di cui spero scriva presto un prequel e magari anche un sequel...
Detto questo vi saluto, alla prossima.
Kiss
Gin90  

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Non puoi odiarmi più di quanto io odi me stesso ***


Uploaded with ImageShack.us Capitolo 12
Non puoi odiarmi più di quanto io odi me stesso



Il nuovo anno stava per iniziare, e lei avrebbe tanto voluto essere altrove.
Seduta al suo tavolo, mangiava, beveva e sorrideva ad ogni battuta, ma quel piccolo prurito dietro la nuca, quella strana sensazione che qualcuno la stesse fissando intensamente, non la abbandonava mai, e doveva ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non voltarsi e mandare a quel paese chiunque la stesse guardando così poco carinamente.
Ma infondo sapeva che molto probabilmente la metà delle persone in quella sala la stava fissando.
Innanzitutto perché il loro era il tavolo più chiassoso, e poi perché in ogni caso tutta la sua famiglia occupava almeno la metà della sala, se poi ci agginugevamo il corteo della morte in vacanza, rappresentato da Zabini, Malfoy e signore, si poteva affermare tranquillamente che tutta la sala era intenta a fissarla, manco avesse un bersaglio attaccato alla schiena.

Nicholas, già visibilmente ubriaco, non che lei stesse meglio, si alzò dal tavoli spiegando il calice.
"Propongo un brindisi!!"
La rossa gli rivolse uno sguardo tagliente.
"Un altro Nik??"
Lui le sorrise di rimando e Ginevra non potè fare a meno di pensare che tutto ciò non prometteva nulla di buono.
Nicholas non accennò alla ritirata, i suoi commensali erano già in piedi con i calici traboccanti di vino rosso spiegati, decise che era meglio adeguarsi, infondo cosa poteva fare un piccolo, sciocco e insulso brindisi?
Povera stupida Ginevra, possibile che non avesse ancora imparato che bastava un non nulla per far saltare il labile equilibrio di quella sala?
Possibile che non si fosse resa conto della tensione che li avvolgeva?
"Al nuovo anno, ai cambiamenti che esso porterà..." Fece una breve pausa.
La quiete prima della tempesta.
"E a quello che non cambierà mai, come le occhiatacce di certa gente invidiosa!"
E lì il patetico equilibrio di Ginevra Weasley si frantumò, insieme alla speranza di una serata piacevole.
Avvertì dietro di lei il rumore di sedie strascicate sul pavimento, il tintinnio dei calici provocato dai movimenti dei tavoli e per un breve frangente avrebbe giurato di aver udito un flebile ringhio.
Voltò lentamente la testa e individuò immediatamente due occhi di ghiaccio, o forse furono loro a trovare i suoi.
Anche a quella distanza poteva vedere le sue iridi scurite dalla rabbia, i nervi tesi sotto la camicia nera e i muscoli irrigiditi pronti allo scontro.
Tutta quella rabbia, tutta quella collera, era indirizzata a lei, al suo cuore martoriato.
Poteva senitre quanto in quel frangente la stesse odiando; e lei si sentì perduta.
Tutta la sala sembrava essere svanita, i loro stessi corpi erano scomparsi, c'era solo quello strano gioco di sguardi, il serpente che adocchia la preda.
Oppure no.
Era la vittima che era diventata carnefice, perché lui la stava guardando come fosse la peggiore delle donne, la sua ira era rivolta a lei.
Ma poi se lo meritava?
Oh si, si meritava ogni singola occhiataccia, ogni pensiero poco carino rivolto alla sua persona, perché era stata egoista.
Aveva voluto tenersi per se colui che sapeva appartenere ad un'altra, aveva ingannato l'uomo che le era rimasto al fianco imperturbabile, aveva seguito accondiscendente i piani della mente corrotta quale Zabini, era stata peggio che egoista, era stata pessima.
Eppure non poteva fare a meno di odiare lui, perché era così dannatamente eccitante, così bello, così unico, era tutto quello che avrebbe mai potuto o voluto desiderare, ma allo stesso tempo era irangiungibile, apparteneva ad un'altra, però continuava a cercarla e per questo lei l'odiava.
Non era sicura di quanto ancora avrebbe retto, si sentiva come se qualcuno le avesse strappato il cuore per berne il sangue.
Si sentì mancare, le immagini si sfocarono e la terra perse di consistenza sotto le sue gambe molli.
La voce di Luna la riportò alla realtà.
Il brusio sommesso della sala tornò a far parte del suo universo.
"Gin stai bene??"
Rivolse all'amica un sorriso sommesso.
"Tutto bene, ho solo bisogno di una boccata d'aria, torno subito."

Il vento freddo le sferzò il viso, respirò a pieni polmoni con il chiaro intento di riprendersi.
Con mano tremante afferrò il pacchetto di sigarette, se ne accese una svogliatamente.
Uno strano brivido le percorse le spalle, solo in quel momento realizzò di essere uscita senza soprabito, magari si sarebbe beccata una polmonite e tanti saluti.
Ci sperava con tutta se stesa, in quel dolore che le pervadeva il corpo a intervalli, realizzò che l'unica via d'uscita a quelle fitte lancinanti era la morte.
"Hai deciso di farmi impazzire?"
Quella voce, calda e sensuale, avrebbe potuto riconoscerla fra mille.
Il brivido che un attimo prima le aveva attraversato la schiena non era per il freddo, era il suo corpo che reagiva alla presenza di lui.
Era sempre stato così, in qualche modo il suo essere avvertiva la sua presenza e cercava di avvisarla nei modi più disparati, quasi come un istinto di sopravvivenza che ti allerta di un reale pericolo.
E alla fine era proprio quello, lui era diventato un pericolo per lei, per la sua sanità mentale e fisica, non poteva stargli lontana, ma neanche troppo vicina.
Lui era il suo inferno personale, il tutto nel nulla e il nulla nel tutto.
Decise di non voltarsi, non avrebbe retto ad un altro scontro di sguardi, non con lui.
"Non so di cosa parli."
La sua voce le era parsa tanto lo squittio di un topolino in trappola, ed era proprio così che si sentiva in quel momento, non c'erano vie di fuga, se l'aveva seguita fuori era perché aveva intenzione di parlare con lei, e non si sarebbe fermato.
Una conversazione civile era impensabile, la fuga non poteva neanche essere contemplata, era in trappola, stretta da quella morsa di ghiaccio e fuoco.
Delicatamente le posò una mano sul braccio costringendola a voltarsi.
Quelle dita sembravano essere impresse a fuoco sul suo incarnato pallido.
Il minimo tocco era l'inferno, la sua voce un supplizio.
Sentiva le lacrime spingere per uscire, un groppo in gola le mozzava il respiro.
Lui si portò le mani al viso con fare stanco, sembrava turbato, almeno quanto lei.
"Non ce la faccio più Ginevra, non possiamo continuare così!"
La sua voce per un momento le era parsa temante, i suoi occhi sembravano un tripudio di dolore.
"Lo so."
Era tutto ciò che poteva dirgli, perché non aveva una soluzione, ormai aveva l'impressione che quella storia si sarebbe risolta solo con la morte di uno dei due.
I loro cuori sembravano uniti per la vita, ma in un modo contorto le loro menti erano distanti anni luce.
Era possibile amare qualcuno con il quale non si ha la minima affinità?
Evidentemente si.
Lo vide stringere i pugni e le nocche sbiancarsi per reazione.
"Non posso, non posso. Diavolo. Avrei rinunciato ad ogni cosa per te, anche a mia moglie e a mio figlio, alla mia famiglia, ma per te non era abbastanza, va bene, lo accetto! Ma non puoi continuare a far parte della mia vita, non ci riesco ad averti così vicina senza poterti toccare!"
Di tutto quel tripudio di belle parole il suo cervellino già tanto provato dallo stress e dall'alcool, aveva recepito solo una parte: rinunciare alla mia famiglia.
Una rabbia cieca la investì.
"Per me non era abbastanza? Cosa non è stato nelle tue aspettative Draco? Ci frequentavamo solo per una scopata, sicuramente una bella scopata, ma rimaneva sempre e solo sesso, scusa tanto se non mi sono sentita al settimo cielo per questa tua magnanima concessione!"
"Tu in tutta questa storia hai avuto solo che da guadagnare, io invece, ho rinunciato ad un uomo che mi amava, ho rinunciato ai miei affetti, quindi non venire a parlare con me di sacrifici Draco, non è proprio il caso!"
Lui le rivolse uno sguardo inalberato.
"Potter! Sempre e solo lui! Quando ti ficcherai in quella testolina che lui non ti ha mai amata? Almeno non quanto ti amo io!"
Forse in un altro momento quelle parole le sarebbero suonate come qualcosa di assolutamente unico, ma non in quell'istante, non quando finalmente tutto il dolore aveva deciso di fuoriuscire dal suo corpicino.
Lui l'aveva cercata, lui l'aveva provocata, e sempre lui si sarebbe sorbito la sua sfuriata.
Lei era una strega.
Lui era il diavolo.
E le streghe si sa, ne sanno sempre un più del diavolo.
"Lo dimostri in maniera contorta Draco, davvero, chi potrebbe mai capirlo?"
La sua ironia però non sembrò andare a genio al suo interlocutore.
"Sei una sciocca se credi il contrario. Lui ha sempre saputo quello che eravamo l'uno per l'altra, ha sempre saputo quello che significavo per te, e proprio per questo ha sempre tentato di allontanarti da me!"
Lo guardò stranita, dove voleva arrivare?
"Non è amore se conquistato con l'inganno e la menzogna, non è amore se intriso di profonda sofferenza, quando ami qualcuno saresti disposto a tutto pur di non vederlo soffrire. Se io fossi stato al suo posto e lui al mio, io non ti avrei mai allontanato da lui sapendo quello che rappresentava per te, ti avrei amata comunque e avrei sofferto in silenzio, fin quando per te lui fosse stato importante non l'avrei allontanato, sarei morto lentamente piuttosto, mi sarei consumato goccia dopo goccia e avrei sfogato il mio dolore nell'oscurità, quando tu non potevi sentirmi, solo quando sarei stato sicuro che lui per te non rappresentava più nulla, allora gli avrei cavato gli occhi solo per aver osato guardarti, ma fino ad allora, non avrei osato toccarlo e non mi conosci bene se credi il contrario!"
Quelle parole penetrarono nella sua anima facendosi varco fra sangue, cuore e nervi.
Ma lei non era ancora pronta per affrontare quella verità, era già stato difficile accettare di amarlo e di essere ricambiata in qualche modo, ma scoprire l'intensità di quel sentimento, per lei era ancora impossibile.
"Il mondo non si costruisce con i se, attieniti ai fatti! La realtà è che tu mi hai fatto del male che più non si può, e ti odio per questo!"
Lui abbassò lo sguardo quasi scottato.
"Non puoi odiarmi più di quanto io odi me stesso!"
Era stato un sussurro.
Lo superò per dirigersi nuovamente verso il locale.
"Magra consolazione!"
Rientrò nel ristorante senza voltarsi indietro.
Mentre attraversava la sala con lo sguardo di tutti puntato addosso, nella sua mente fece capolino una strana immagine.
Una campo verde cosparso di margherite e viole, infondo una lapide grigia e spoglia, sopra di essa un' incisione.
"Qui giace il cuore di Ginevra Weasley, unica colpa, aver amato Draco Malfoy."


Mi scuso per il ritardo, ma immagino che tutti abbiate visto al tg gli allagamenti nelle Marche, e purtroppo io mi ci sono trovata in mezzo, indi per cui sono rimasta senza cellulare e computer fino ad ora.
Colgo quindi l'occasione per rivolgere un pensiero a quelle famiglie che hanno perso i loro cari in questo sfracello climatico.
Detto ciò ringrazio coloro che leggono, chi ha messo la storia tra le seguite e le ricordate e soprattutto chi recensisce....indi per cui non possono mancare i miei più vivi ringraziamenti a Funnybee che in questa avventura è diventata un'amica più che una lettrice...XD
A proposito tesor è un sacco che non ci si sente...ma quando aggiorni la tua storia?? Sono in astinenza...XD
A presto kiss
Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** E' Lui, è stato Lui sempre ***


Uploaded with ImageShack.us Capitolo 13
E' Lui, è stato Lui sempre



E consacrai il mio spirito ad adorare
Te, semprepresente, casa fantasma;
Mio schiavo, mio compagno, mio re,



Le parole del suo Diavolo, travestito da Angelo, pervenuto sulla terra per dannare la sua anima, le rimbombavano continuamente nel cervello, facendo da colonna sonora a quel dolore lento ma costante che le attanagliava il cuore.
Non sarebbe potuto essere diversamente.
Che sciocca a pensare che si stesse allontanando da lui, ogni passo che muoveva era verso la sua dannazione eterna, ogni singolo gesto era calibrato a finire tra le spire infernali.
Era schiava del suo carnefice e carnefice del suo schiavo al tempo stesso.


Schiavo, perché sempre ti domino;
Ti piego al mio mutevole volere,
E l'influsso tuo rendo buono o malo:
Compagno, perché notte e giorno
Sei la mia intima delizia,
Mia cara pena che brucia e ferisce
E strappa alle lacrime un dono
Per me spegnendo ogni terrena cura;
Tuttavia un re, sebbene Prudenza
abbia insegnato ribellione alla tua schiava.

In quel preciso momento realizzò che nulla poteva spegnere quel fuoco maledetto che le incendiava il cuore e le corrompeva l'anima, tanto da indurla a chiederne ancora.
Qualunque fosse stato il suo destino, il loro destino, lei sarebbe sempre appertenuta a lui e lui a lei.
Era un amore maledetto il loro, due nemici naturali uniti da un sentimento inumano, ma divisi dalle leggi umane.
Quale Dio era stato così beffardo da permettere tutto questo?
Quale divinità del destino poteva godere della disfatta del suo cuore?


Sbaglio a genuflettermi dove
Fede non dubita, nè speranza dispera,
Poichè l'anima mia stessa esaudisce la mia preghiera?
Parla, Dio delle Visioni, intercedi per me,
Spiega perché ho scelto te*

Ma infondo, le divinità sono per gli umani.
Il diavolo tentatore e la sua anima dannata non appartenevano a quella categoria.
Se in loro fosse rimasto un briciolo di umanità, forse tutto sarebbe andato diversamente.
Per una frazione di secondo ripensando al discorso fatto da lui sull'amore, si trovò d'accordo.
Quando si ama qualcuno non si è disposti a vederlo soffrire e il solo pensiero che la causa di tanto dolore possa essere tu, ti porta a scivolare lentamente in un'inesorabile follia.
Lei aveva ferito, aveva inflitto dolore al suo ragazzo, alla sua famiglia e a chi le stava intorno, li aveva ingannati, traditi e bisfrattati, aveva giocato a fare la vittima quando lei era per prima carnefice.
Quali che siano stati i comportamenti tenuti dalle persone a lei care, lei ne era per prima responsabile.
Ginevra non amava la sua famiglia.
Ginevra non amava il suo ragazzo.
Ginevra non amava se stessa.
Perchè, tutta la capacità di amare, contenuta nel suo essere, era rivolta a lui, ogni pensiero, ogni azione, avveniva nella scenografia di loro due.
E nel realizzare ciò non era cambiato nulla, oppure tutto.
Nulla, perché loro erano comunque divisi dal quel velo invisibile dalla consistenza d'acciaio.
Tutto, perché se prima fosse tendente all'abnegazione e al rifiuto di quel sentimento, ora non le sarebbe stato più possibile.
Non avrebbe più potuto fingere che non esisteva.
Ginevra Weasley aveva scoperto l'intensità di quel sentimento dannato, aveva eretto il rogo e aveva dato fuoco alla sua anima.


La cena era terminata, i tavoli erano stati spostati, per fare spazio ad una pista da ballo improvvisata.
Le luci erano calate e la musica le rimbombava prepotentemente nelle orecchie.
Ballava, si muoveva, osservava, tutto senza la cognizione della realtà.
Le sembrava di essere circondata da un'enorme campana di vetro a specchio, dove lei osservava il mondo esterno, ma l'esterno non poteva vedere lei.
Si sentì tirare per un braccio.
Davanti a lei, due occhi verdi la sfioravano languidamente, prima il suo corpo, poi il suo volto.
Solo quando riuscì a distaccare gli occhi da quelle pozze smeraldine, fu in grado di dare un nome e un volto al suo propretario.
Harry Potter, suo ex ragazzo, salvatore autonominato della sua anima ormai dannata.
Le prese la vita e la trascinò con se in un lento.
Le sfiorava la schiena nuda in una carezza continua, il loro sguardi erano incatenati.
Fu lui il primo a rompere quel silenzio.
"Ginny, ti prego, parliamone!"
Era stato poco più che un sospiro, sussurato al suo orecchio; e lei sapeva a cosa si riferisse, senza bisogno di chiedere spiegazioni, così come sapeva che non poteva dargli quello per cui lui tanto si struggeva, Harry Potter non poteva reclamare il cuore di Ginevra Weasley, semplicemente perché questo non gli era mai appartenuto.
Lei non accenava ad una risposta, e lui classificò il suo silenzo come un invito a proseguire.
"Non ce la faccio a stare senza di te, lo so che forse negli ultimi tempi non ho brillato per accondiscendenza nei tuoi confronti, ma ti amo, lo sai che è così, e non posso immaginarmi senza te."
Che situazione assurda e drammatica allo stesso tempo.
Lei sorrise, poi portò una mano ad accarezzargli il volto sfiorando appena la ruvidezza della barba.
E Harry Potter pensò di aver vinto.
Lo vide dai suoi occhi, specchi sinceri dei suoi pensieri.
Ma lei era dannata due volte, perché il suo era l'attegiamento di un Dio paterno, in tripudio per la punizione terrena che avrebbe scagliato sulla sua creatura.
Lei sorrise ancora, prima di spezzare per sempre il fragile cuore di colui che aveva creduto d'amare.
"E' lui Harry, è stato lui sempre!"
Col senno di poi avrebbe potuto immortalare l'istante preciso in cui il suo interlocutore aveva appreso appieno la grandezza delle sue parole.
Ma lei non gli diede tempo di replicare, non sarebbe cambiato nulla, avrebbe solo portatato più disperazione per lui e più dolore per lei.

Scappò nel bagno, con passo eretto e fiero, una maschera di freddezza nel tentativo di non abbandonarsi al dolore.
Soffriva, non per Harry, per la sua famiglia o per Draco, ma per se stessa, perché nell'esatto istante in cui aveva fatto la sua confessione a Harry, era stata una rivelazione anche per lei.
Nell'abitacolo che separava il bagno degli uomini da quello delle donne, sentì tirarsi per un braccio nella costrizione a voltarsi.
Quegli occhi, quelle pozze ghiacciate erano lì, che la guardavano, che la cercavano, che la lambivano nella più dolce delle torture.
I loro corpi si avvicinarono ulteriormente, spinti da chissà quale forza di gravità.
"Non rinuncierò a te, dovessi andare all'inferno a poi tornare, non ti lascierò andare questa volta!"
E quelle parole valsero più di tutti i ti amo del mondo.
Si unirono in un bacio infuocato dal retrogusto dolciastro.
Calde lacrime le solcavano il viso, mentre si stringeva ulteriormente al suo diavolo.
Gli echi dei festeggiamenti erano lontani, il nuovo anno era subentrato.
Loro due, stretti l'uno all'altro, scossi dai troppi eventi, percossi dalla felicità e al tempo stesso dal terrore per quella scoperta.
Si erano odiati, erano stati amanti, poi si erano odiati ancora, ma mai, mai una sola volta avevano compreso realmente quello che erano l'uno per l'altra.
L'intensità di quel sentimento li lasciò impauriti ma appagati.
E così il primo dell'anno, testimone solo quella stessa divinità beffarda che li aveva unite, due anime così diverse si amarono.

*La poesia appartiene ad Emily Bronte

Bene, ecco un nuovo chappy...che dire, credo che sia abbastanza intenso...
In ogni caso ringrazio coloro che hanno letto e vi prego mi lasciate un commentino?? Uno piccino piccino??!! XD ps: che ne dite della mia funart??
A presto
Gin90


Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Non ti lascio (Atto primo) ***


Capitolo 14
Non ti lascio (Atto primo)

I primi giorni del nuovo anno furono avvolti da un'insana quiete.
Non aveva più visto Draco, lui non l'aveva cercata e lei nemmeno; ma infondo sapeva che se lui provava anche solo minimamente quello che provava lei, allora si sarebbero rivisti a breve.
Quei giorni le erano serviti per prendere atto della sua situazione, si sentiva spaesata, confusa, come se improvvisamente si fosse svegliata e avesse scoperto di vivere la vita di un altro, e immaginava che molto probabilmente lui doveva sentirsi alla stessa maniera; la motivazione era molto semplice quanto più ironica, avevano passato la vita a cercarsi senza mai trovarsi, quando lui amava lei, lei lo respingeva, quando lei amava lui, lui si negava, e questo circolo vizioso sembrava destinato a non finire mai, avevano passato l'esistenza a rincorrersi e quando finalmente si erano trovati, sembrava essere troppo tardi, Draco era sposato ed aveva un bambino.
E lei?
Lei stentava persino a ritrovare se stessa ora, i sentimenti che erano venuti fuori in un impeto di follia pochi giorni prima, l'avevano lasciata scossa e amareggiata.
Non vedeva una reale soluzione al problema, ed era più che sicura che quando si fosse trovata a parlarne con Draco, l'enormità della faccenda le si sarebbe parata finalmente davanti straziandole il cuore.
Il suono del campanello la ridestò e solo allora si accorse di quel pallido puntino rosso che lentamente scendeva verso ovest, il sole stava tramontando, un altro giorno se ne andava e a lei non pareva neanche di averlo vissuto.
Un sorriso amaro le increspò il volto, con la tazza di tee in mano si diresse alla porta.
Sapeva sarebbe venuto.
Quando aprì lo spesso portone in noce, l'ultimo raggio arancione del sole morente illuminò la pelle diafana di lui e i suoi capelli chiarissimi, quasi bianchi, sembrarono brillare di luce propria.
Le sue labbra si curvarono di nuovo in una piega amara, trovò quell'immagine estremamente ironica, il volto di lui era provato dalla sofferenza esattamente come il suo, ormai la follia mentale si ripercuoteva sul fisico, stonando notevolmente con la sua bellezza eterea.
Si fece da parte per lasciarlo entrare e lui scivolò all'interno dell'appartamento con movenze feline.
Nessuno dei due parlava, entrambi in piedi uno di fronte all'altra, le mura dell'appartamento, spoglio da ogni tipo di arredamento, sembravano andare a fuoco, riflettendo la luce rossa del tramonto.
Ginevra notò una lieve scintilla nello sguardo di lui, poi lentamente, lo vide allungare il braccio ed accarezzarle una guancia delicatamente.
Sembrava quasi avesse paura di romperla, come se il suo corpo fosse diventato fragile quanto la sua anima, ed ora rischiasse di andare in pezzi al minimo sconquasso.
Lei abbassò la testa dimostrando di accettare, bramare persino, quel contatto; e quello fu troppo per entrambi, si ritrovarono l'uno nelle braccia dell'altro scossi da forti tremori, incapaci di trattenere oltre le loro emozioni.
I loro corpi erano troppo piccoli per poter racchiudere tutti quei sentimenti contrastanti: e Ginevra si sentì di nuovo avvolta dalle spire infernali, complice anche l'ambiente, sembrava che l'inferno la stesse inghiottendo, aveva la netta sensazione che le fiamme lambissero il suo corpo e finalmente constatò che era quello che più aveva desiderato e bramato, quel contatto struggente era tutto quello per cui valesse la pena di vivere.
Era stanca del vuoto assoluto che pervadeva la sua anima, era stanca del nulla che inghiottiva il suo cuore, sfuggire a lui era come tentare di fuggire da stessa e questo l'aveva trascinata lentamente nell'oblio, ma era riuscita a tornare a galla, viva e di nuovo pronta a combattere per lui, per se stessa e per quel loro amore rinnegato da troppo tempo.
Dopo un tempo indefinibile lui parlò.
"Andrà tutto bene, sono qui, non ti lascio."
Quelle parole appena sussurrate le erano di enorme conforto, ma dal ritmo irregolare del respiro di lui poteva capire che aveva dato conforto in ricerca del conforto stesso.
Alzò il volto per poterlo guardare negli occhi, lo sguardo fermo, l'espressione decisa.
"Lo so."
E tanto bastava.
I loro corpi attratti come calamite non riuscirono più a resistere al sempre eterno richiamo, si amarono sul pavimento mentre scendeva la notte.

Ok, mi scuso per il ritardo e anche per il chappy breve, ma mentre per il primo non ho scuse, per il secondo posso dire che la storia è pensata appositamente in questa maniera, siamo praticamente agli sgoccioli, la storia sta per finire, ci dovrebbero essere ancora all'incirca tre capitoli, forse quattro, ragion per cui ho deciso di focalizzare l'attenzione su tre avvenimenti(da qui i tre atti) che poi hanno influenzato enormemente il finale, ovviamente questo è il primo.
Detto ciò ringrazio chi ha letto e come al solito in particolar modo funnybee.
Mi scuso di nuovo per il ritardo.
A presto
Kiss
Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Non lasciarmi (secondo atto) ***


Capitolo 15
Non lasciarmi (secondo atto)

Lentamente scivolò dall'incoscienza del sonno alla piena coscienza di se, sentiva le lenzuola sfiorarle il corpo nudo in una carezza fredda ma piacevole; senza aprire gli occhi tastò con una mano lo spazio di fianco a se: era vuoto, ma il leggero calore impresso sul sottile strato di stoffa le ricordò che non era sempre stato così.
Inesorabilmente i ricordi della notte scorsa le entrarono prepotentemente nel cervello, trascinando con se forti emozioni, protagoniste e padrone incontrastate di tutti gli avvenimenti dell'ultimo periodo.
Aprì gli occhi e un raggio di sole le illuminò il viso irritandole la vista.
Nuda, con i capelli scarmigliati, il corpo turgido e la pelle accaldata, si guardò intorno; immediatamente individuò un un biglietto sul cuscino di fianco al suo.
Poche righe in una calligrafia scomposta che ben conosceva:

Mi dispiace essere andato via mentre dormivi, ma come sempre il lavoro chiama.
Ci vediamo nel pomeriggio.
Ti amo

Quel semplice pezzo di carta sembrava così giusto, ma anche tremendamente sbagliato.
Era intriso di abitudine, anche se tra loro non vi era mai stato nulla di abituale; eppure quel ti amo sembrava così spontaneo, come se avessero passato l'esistenza a sussurrarselo; prepotentemente le apparve nella testa la figura di Astoria, tutto quello era sbagliato, perché inesorabilmente stavano ferendo tutti quelli che avevano avuto la sfortuna di ruotare intorno a quella patetica storia.
Si portò una mano alla testa per scacciare i nefasti pensieri.
Aveva provato a non amarlo, Dio solo sapeva quanto ci avesse provato, ma ogni passo volto all'allontanarsi da lui era un passo verso l'oblio, ormai le era chiaro come il sole che non sarebbe mai riuscita a smettere di amarlo.
Qualsiasi cosa facesse, in qualsiasi momento delle sue vuote giornate lui era lì, alegiava indisturbato nei suoi pensieri, non era particolarmente piacevole, non era uno di quei pensieri che ti rende incommensurabilmente felice od eccitato, non più di quanto fosse felice di se stessa, semplicemente era una presenza costantante che spartiva il proprio spazio con la sua anima, Draco era lei più di quanto lo fosse lei stessa, lui era la sua anima, nel vero senso del termine; e che sciocca a pensare di poterlo eliminare, avrebbe anche potuto mettere chilometri di distanza tra loro, ma nessuno può fuggire da se stesso, non puoi separarti dalla tua anima.
Di malavoglia si vestì ed uscì per andare a lezione, a dispetto di tutto, anche lei aveva una vita a cui pensare.

All'ora di pranzo si sentiva vuota e a corto di energie, ma nonostante ciò stava bene, dopo tanto tempo si era ritrovata a sperare nel futuro, un futuro con lui.
Loro si amavano e non c'era niente che potesse cambiare quella semplice realtà di fatto; ma come sempre il destino aveva deciso di essere beffardo con lei, è incredibile come sia difficile acquisire delle certezze e come allo stesso tempo basti un soffio di vento per spazzarle via.
Tra la calca di studenti che da sempre affollava il campus alle ore di punta, individuò la figura di una ragazzina con un bimbo in braccio; per un secondo si abbandonò al pensiero di quanto quella scena fosse scomposta e fuori posto, una bambina con un bimbo in braccio.
Astoria era poco più che una bambina, lo si capiva chiaramente dai tratti fisici, dalla postura così poco sicura e intomirita, ma i suoi occhi, conosceva bene quello sguardo perché un tempo ne era stata padrona lei stessa, erano gli occhi di chi è disperato perché sta perdendo tutto ma non è disposto ad arrendersi senza combattere.
La vide guardarsi attorno in cerca di qualcuno, e immediatamente seppe che era lì per lei.
Con passo deciso le andò incontro, le loro iridi si trovarono solo quando erano a pochi passi l'una dall'altra, quelli erano gli occhi di due donne, due esseri così diversi, ma che per giogo beffardo del destino si erano trovati a dividere lo stesso uomo.
Per un tempo indefinibile rimasero così, in silenzio, l'una di fronte all'altra, gli studenti continuavano a circolare lanciando di tanto in tanto occhiate indagatrici ad Astoria, il bambino giocava con una ciocca bionda di lei, eccitato da tutte quelle novità, lo spazio circostante continuava imperterrito il suo ciclo vitale, per loro due, tutto pareva essersi fermato, Ginevra avrebbe pensato di essere morta e scesa nell'oblio, se non fosse stato per qull'inisistente ticchettio che imponeva alla sua cassa toracica di alzarsi ed abbassarsi ritmicamente.
"Non qui, andiamo in un posto più tranquillo vuoi?"
L'altra annuì, quasi soggiogata dalla figura di Ginevra; ma infondo non poteva essere altrimenti.
Ginevra non temeva un confronto con Astoria, non più ormai, sapeva che prima poi sarebbe arrivato, era solo questione di tempo.
Camminarono silenziosamente l'una di fianco a l'altra, ai passanti potevano sembrare due semplici amiche se non addirittura sorelle, e Ginevra si trovò di nuovo a maledire l'ironia della vita.
Senza accorgersene, forse per abitudine, la stava conducendo a casa sua, e in quell'insolito frangente non le sembrava un'idea tanto assurda, infondo avevano bisogno entrambe di stare tranquille e lontane da sguardi indiscreti.
Solo quandò insieme varcarono la soglia del suo appartamento, un senso di inquietudine si impossessò del suo animo, portare Astoria dove fino a qualche ora prima lei aveva fatto l'amore con quello che era suo marito, le sembrava dannatamente sbagliato.
Superato l'ingresso la vide indugiare sulla porta della camera da letto dove si intravedeva il letto ancora sfatto, sulla coperta rosa antico faceva capolino ancora il messaggio di Draco, certo Astoria non poteva sapere cosa contenesse o chi ne fosse il mittente, ma Ginevra era sicura che quanto meno avesse il sospetto se non la certezza che in ogni caso era in quel letto che suo marito aveva passato la notte, perché infondo Astoria sapeva che lui non era rincasato e a quel punto, se ora si strovava lì, era perché era anche coscia del fatto che lui si era trattenuto in ben altra compagnia, e non faticava a identificare chi fosse questa fantomatica donna.
La fece accomodare nel piccolo salottino arredato solo in parte per il precedente trasloco.
La bionda si mise seduta con il bimbo sulle ginocchia e le braccia che gli cingevano la vita sottile.
Ginevra si sedette a sua volta.
Quella situazione era dannatamente imbarazzante, Astoria era lì per parlare, ma era evidente che non ne avesse il coraggio e lei non sapeva come incitarla.
"Gradisci qualcosa?"
Non appena aveva pronunciato quelle parole, le erano suonate tremendamente sciocche.
Perchè non arrivava al punto?
Perchè non l'aggrediva?
Non l'accusava, o qualsiasi altra cosa?
Tutto sarebbe stato meglio di quel silenzio snervante e quell'atomosfera surreale.
La sua ospite scosse la testa in segno di dinego.
"Astoria ascolta io..."
Non potè finire la frase, perché quelle poche parole che erano suonate come un patetico tentativo di scusarsi, benchè non lo fossero, erano bastate a far scattare qualcosa in Astoria, improvvisamente si alzò in piedi con il bambino in braccio, i capelli all'aria e un espressione feroce che le deformava il volto da ragazzina.
"LO VEDI QUESTO? -Urlò indicando il bambino, che ignaro della situazione rideva,  gioioso di essere al centro dell'attenzione- QUESTO BAMBINO E' IL FIGLIO DELL'UOMO CHE TI OSTINI A VOLER TENERE ANCORATO A TE, LO STESSO UOMO CHE E' SPOSATO E HA UNA FAMIGLIA CHE TU STAI DISTRUGGENDO PER PURO CAPRICCIO, COME PUOI NON VEDERE I DANNI CHE STAI CREANDO? COME PUOI FARE UNA COSA DEL GENERE? SE NON PER ME, ALMENO ABBI UN PO' DI COSCIENZA PER QUESTO BAMBINO!"
Aveva vomitato quella sequela di improperi tutta di getto ed era stato peggio di qualsasi altro insulto meno velato.
Doveva sentirsi offesa, forse umiliata, oppure in colpa, ma proprio non le riusciva, perché per quanto ora Astoria si cruogiolasse nella parte della vittima, lei per prima era la causa di tanto dolore, aveva tentato di legare a se Draco pur sapendo che non le sarebbe mai appartenuto, Astoria era vittima non più di quanto lo fosse Ginevra o Draco, tutti in un modo o nell'altro avevano le proprie colpe con cui fare i conti, l'unica vera vittima era quel bambino, che rideva gioso, ignaro di quanto fossero vili nei suoi confronti i suoi genitori e quella donna dai capelli rossi che sedeva difronte a lui con espressione immutabile.
Ginevra non avrebbe perso il controllo, non questa volta, probabilmente se fosse scoppiata una lite con Draco avrebbe urlato per ore, ma con Astoria non ci riusciva, la vedeva come una ragazzina, ed un senso di maturità sconosciuto si impossessava di lei, è incredibile come di fronte a chi è più piccolo diventiamo improvvisamenti profeti di maturità ed esperienza; ma era proprio questo che stava accadendo a Ginevra, era come se lei fosse l'adulto responsabile, e Astoria la bambina piccata e capricciosa da educare.
"Se credi che io abbia cercato questa assurda situazione per capriccio, non hai capito nulla, tu sai Astoria, io so che sai; sai che ho cercato di allontanarmi da Draco, perché quando è accaduto lui ti ha incolpata, sai che non volevo farti del male come sapevi perfettamente quello che c'era tra me e Draco quando hai deciso di portarlo su quell'altare! Tu hai sentito quell'uomo gridare il mio nome in preda all'alcool e ad una rabbia cieca, quello stesso uomo che ti sei ostinata ad idenficare come tuo, quando non era non sarà mai tale, non voglio sottrarmi dalle mie colpe e Dio solo sa quanto queste mi perseguitino ogni giorno, ma non ho neanche intenzione di addossarmi gli errori degli altri, non questa volta!"
Aveva parlato con calma, come si fa con un bimbo capriccioso, e dinanzi a quella ostenta maturità, Astoria cedette, accasciandosi nuovamente sulla poltrona, con il volto rigato dalle lacrime e il corpo scosso dai singhiozzi; e Ginevra provò pena per lei, perché infondo non era che una ragazzina innamorata che aveva deciso di giocare a fare l'adulta e si era inbarcata in una situazione dannatamente più grande di lei, con un uomo che non sarebbe mai stata in grado di gestire, neanche avesse passato i prossimi ottant'anni al suo fianco, perché lui l'avrebbe sempre vista come la causa della sua prigionia, di questo Ginevra era più che sicura.
"Ti prego Ginevra, ti scongiuro, da donna a donna-singhiozzò con voce rotta dal pianto- io so che lui ti ama, perché non c'è stato giorno da quando mi ha portata su quell'altare che non me l'abbia ricordato, non c'è giorno che tu non abbia preso almeno un suo pensiero, io ho visto come ti guarda e so che lui non guarderà mai me allo stesso modo, ho creduto, sperato che un giorno si accorgesse di quello che lui rappresenta per me, ma non potrà mai essere fin tanto che tu occuperai la sua mente, quindi ti prego, te lo chiedo per mio figlio, lascialo andare, vattene, scompari, fa quel che ti sembra meglio, ma non distruggere la mia esistenza, non permettere che questo bambino cresca nella sofferenza, se hai mai amato qualcuno come io amo Draco, ti prego, ti scongiuro, non portarmelo via, morirei se mi lasciasse."
Terminò con un forte singhiozzo.
Ginevra sapeva cosa stava provando Astoria.
Se hai mai amato qualcuno come io amo Draco.
Oh lei amava qualcuno a quel modo, il problema era che si trattava della stessa persona.
Ginevra sapeva che se anche fosse fuggita, se anche avesse lasciato Draco, Astoria non avrebbe comunque trovato pace, perché quella sceneggiata le aveva dato la conferma di quello che lei sospettava da sempre: Astoria non era la donna per Draco, se si era lasciata andare a questi show con lui, e aveva la certezza che l'aveva fatto, allora non poteva stare con lui, perché Draco calpestava bellamente chi era più debole, questo Ginevra lo sapeva bene, aveva passato l'esistenza a cercare di non farsi schiacciare da lui nonostante lei non si potesse certo definire un carattere debole.
Guardò il piccolo, riconobbe gli occhi di Draco, i tratti, i capelli, erano di Astoria, ma quelle iridi ghiacciate erano incofondibilmente quelle di lui.
Poi posò nuovamente lo sguardo su Astoria.
"Va' a casa Astoria e risolvi la questione con tuo marito, non è con me che devi parlare di questo, da parte mia posso assicurarti che vi lascerò tutto il tempo per chiarirvi, non vi intralcierò in alcuna maniera, ma ora va' via!"
Lo sguardo le si illuminò di una nuova speranza, annuì e senza indugiare oltre si alzò dirigendosi verso l'uscita.
Prima di sparire si voltò nuovamente verso Ginevra, in piedi affianco allo stipite della porta del salotto.
"Ora so perché ti ama così tanto, siete incredibilmente simili voi due e allo stesso tempo diversi, ma so che può amare anche me alla stessa maniera, ne sono certa."
Poi sparì per le scale.
In cuor suo Ginevra sperava per lei che fosse così, ma ne dubitava, perché la storia tra Draco e Astoria era iniziata male e non poteva che finire peggio, lei aveva cercato di ingabbiarlo e lui non era tipo da apprezzare certi sotteffuggi, nonostante lui stesso ne fosse un uitilizzatore assiduo; però erano sposati e avevano un bambino, era giusto che trovassero un punto di incontro o una sorta di equilibrio e questo non sarebbe mai accaduto fin tanto che lei fosse rimasta nei paraggi.
Annuì tra se e se, aveva preso la sua decisione.


Ciaooooooooo....eccomi con un altro chappy...non mi dilungo troppo perché vado di fretta...
Spero sia di vostro gradimento...ringrazio nuovamente funnybee per il suo sostegno...tesoro siamo agli sgoccioli però sono sicura che il finale sarà di tuo gradimento! XD
A presto
Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** La follia dell'abbandono (Terzo atto) ***


Capitolo 16
La follia dell'abbandono (Terzo atto)


Quello stesso giorno, il rampollo Malfoy, tornando a casa, non si aspettava minimamente quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
La casa che condivideva con Astoria era molto ampia, decisamente troppo, ma forse era stata una scelta volta a cercare di incontrare il meno possibile la sua consorte.
Quel giorno però la dolce mogliettina non era affatto intenzionata a starsene rinchiusa in qualche stanza con il suo primogenito, evitando accuratamente di incappare nelle ire del marito; no e poi no.
Quel primo pomeriggio Astoria Greengrass in Malfoy, se ne stava tranquillamente seduta nello studio del marito in sua attesa.
Quando Draco varcò la suddetta soglia, notò immediatamente la sua dolce metà, e il suo rinomato istinto di sopravvivenza captò subito il guaio in arrivo.
"Che cosa ci fai qui? Non ti avevo già detto che il mio studio è appunto solo mio e che quindi devi girarne alla larga?"
La bionda lo guardò per qualche istante, indugiando sui tratti facciali, tanto per saggiare fino a che punto poteva spingersi prima di oltrepassare il limite.
"Dobbiamo parlare Draco, tutto questo non e più possibile."
Aveva parlato con un tono bassissimo.
Sul volto del marito comparve un sorriso di scherno.
"Non mi dire tesoro. E illuminami. Cos'è esattamente che non rientra nelle tue aspettative?"
Lei si alzò spazientita sbattendo i pugni sul tavolo.
"Adesso basta Draco. BASTA! So perfettamente dove hai passato la notte e con chi! E sappi che non sono più disposta a sopportare tutto questo in silenzio! Sei mio marito, di là riposa nostro figlio e tu nel frattempo ti scopi un'altra!"
Lui sorrise ancora.
Le scenate di gelosia ormai erano all'ordine del giorno, quindi nonostante il suo istinto gli intimasse di valutare più affondo la situazione, nonostante c'era una piccola vocina nel suo cervello che gli urlava che questa volta c'era qualcosa di diverso, Draco continuò a sorridere, convinto che tutto sarebbe terminato in un bel pianto e tanti saluti.
Povero sciocco Draco Malfoy, come poteva sapere che questa volta la sua cara mogliettina aveva giocato sporco?
Sottovalutare chi gli stava intorno era sempre stato un suo grande difetto.
"Senti, io so che forse siamo partiti col piede sbagliato, ma ciò non cambia che siamo una famiglia, abbiamo un figlio e forse ne arriveranno altri! Dobbiamo provare ad amarci, per i nostri figli, per la nostra famiglia, io so che noi possiamo essere felici se lo vogliamo!"
E Draco sorrise ancora.
Lentamente si avvicinò a lei, le sfiorò una guancia con due dita soffermandosi sui lineamenti da bambina.
"Tu tesoro, sei stata una scopata finita male!-Disse con tono dolce- Ora, tu ameresti una scopata finita male? Dimmi Astoria, ci riusciresti?"
Quelle parole furono troppo, la maschera di stentata sicurezza della signora Malfoy cadde, lasciando il posto a calde lacrime e singhiozzi incessanti.
"Come puoi-Singhiozzò disperata-COME PUOI DIRMI QUESTO? SONO LA MADRE DI TUO FIGLIO!!"
E Draco rise di nuovo, neanche l'isteria di sua moglie poteva rovinargli la giornata. Sciocco e incosciente.
"Mettitelo bene in testa Astoria perché non te lo ripeterò di nuovo-Sussurrò tra i denti-qualsiasi cosa tu faccia, per quanti sforzi tu possa compiere, non cambierà mai nulla, non sarai mai nulla di più di un obbligo capitatomi tra capo e collo, e il fatto che tu cerchi di tenermi testa, di emulare lei, mi fa solo incazzare di più, perché non sarai mai come lei, ne ora ne mai!"
E lei pianse ancora, tramortita dalle parole meschine del marito; ma ormai tutta la sofferenza patita, la solitudine forzata, premeva per uscire e non sarebbe stato Draco Malfoy ad arginarla.
Astoria era arrabbiata, ferita e delusa, stanca di essere paragonata ad un'altra donna, stanca di essere messa perennemente a confronto e stanca di essere punita perché non era come lei.
Lei era Astoria Greengrass, non sarebbe mai stata Ginevra Weasley e per certi versi era meglio così!
"CHE COSA HA LEI CHE IO NON HO? ME LO DICI? CHE COSA HA PIU' DI ME? COSA FA LEI PER FARSI RINCORRERE DA TE, PERCHE' PER LEI ANDRESTI ANCHE IN CAPO AL MONDO? SPIEGAMI DRACO PERCHE' GIURO CHE NON RIESCO A CAPIRE!"
Errore Astoria. Mai porre determinate domande se poi non si è pronti a subirne le risposte; e questa volta Draco non era intenzionato a risparmiarle neanche un po' della sua tanto decantata cattiveria.
"E come potresti capire tu? Dimmi Astoria, come potresti capire qualcosa che è lontana da te anni luce? Ma infondo la questione è un'altra, la domanda che dovresti porti non è perché lei, ma perché non te piuttosto! E la risposta non è perché tu non sei lei, ma piuttosto perché tu sei la donna che mi ha costretto a sposarla, sei quella donna che mi ha legato a se con l'inganno ed il ricatto, lei c'era prima di te e continuerà ad esserci anche dopo, ma anche non fosse stato così, io non ti avrei amata comunque!"
I singhiozzi di Astoria erano diventanti constantemente più forti, il pianto ossessivo.
"E smettila di piangere, perché non provo un briciolo di pietà per te, tutto questo lo hai cercato tu, sapevi che amavo un'altra, ma hai voluto comunque sposarmi, ed io non provo pena per chi è così masochista!"
"Sei un sadico bastardo" Singhiozzò isterica.
"Può darsi, ma io almeno ho dei buoni motivi per esserlo: sono sposato con una donna che non amerò mai e che mi ha costretto a dire quel fottuto si, ho dovuto vedere la donna che amo tra le braccia dell'uomo che odio, le ho fatto del male e mi sono fatto del male per codardia, allora io sarò un sadico bastardo perennemente in lotta con il mondo e con me stesso, ma ho un motivo, valido o meno che sia, tu che motivo hai invece per essere quello che sei?-Sussurrò di rabbia ad un passo dal viso di lei-Perchè tu sei l'essere più abietto che abbia mai avuto la sfortuna di entrare a far parte della mia vita! Io sono quello che sono, ma non mi nascondo dietro ai falzi buonismi e ai pianti isterici, cresci Astoria, che è ora che passata!"
Poi si voltò con la chiara intenzione di andarsene, ma Astoria questa volta non avrebbe sopportato in silenzio, non sarebbe stata buona in un angolo a farsi umiliare e deridere senza ferirlo almeno un pochino a sua volta, e lì fece il più grosso errore della sua vita, toccare il tasto dolente della vita di Draco Malfoy.
"Non la troverai tanto."
Poche parole appena sussurrate ma che erano arrivate chiaramente alle orecchie del suo interlocutore, e lui si girò con espressione feroce, gli occhi ridotti a due fessure.
"Di che cosa stai parlando?" Ringhiò.
E questa volta fu Astoria a sorridere tra le lacrime, la sua piccola vendetta personale, lei aveva perso, ma Draco non sarebbe stato da meno.
"Di lei. Non ci sarà, non per te almeno, come vedi, hai perso!"
Poi si lasciò andare ad una risata isterica.
"DI CHE CAZZO STAI PARLANDO ASTORIA? COSA HAI FATTO? DIMMELO!"
Ma lei ormai non rispondeva più, non sembrava neanche più presente, troppo presa dalle sue risa isteriche, l'amore delle volte porta alla follia.
Draco provò a scuoterla, continuando a urlare in cerca di una spiegazione.
Le uniche parole che lei riuscì ad articolare risultarono alquanto velenose.
"Come vedi Draco tutto torna alla fine, io non riesco a farmi amare da l'uomo che amo, e tu non riesci a tenerti la donna per la quale moriresti, alla fine non siamo poi tanto diversi io e te, se non per il fatto che il mio è amore, la tua è una brutale ossessione, si proprio così, perché uccideresti chiunque provasse a privarti di lei, anche se fosse lei stessa, perché tu non sei capace di amare Draco Malfoy, ma poi vedi quanti giri fa' una ruota?"


Ok, questo è un capitolo transitorio, che in realtà non pensavo nemmeno di inserire, per diversi motivi, ma soprattutto perché è il frutto di un racconto di terzi ovviamente, poichè io non ho assistito alla scena reale. Alla fine ho deciso di scriverlo per due ragioni: primo perché fino ad oggi non sapevo con chiarezza come fossero andate le cose, poichè ne avevo avuta solo una versione, poi recentemente ho sentito l'altra campana come si suol dire e ho ricongiunto i pezzi, da lì c'è il secondo motivo, cioè che non mi sembrava giusto rappresentare Astoria come quella che non è, perché infondo, nonostante tutti gli errori ne ha dovute subire davvero tante, si è sentita dire parole che nessuna donna dovrebbe sentirsi dire mai, non dal proprio marito almeno, ma nonostante tutto, ha continuato imperterrita con il suo amore per il marito, e questo è sicuramente da ammirare, specialmente per la sua giovane età.
Con questo vi saluto e vi annuncio che mancano solo due capitoli alla fine.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e in particolar modo funnybee.
Un bacio.
Kiss
Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Devi lasciarmi andare (quarto atto) ***


Capitolo 17
Devi lasciarmi andare (quarto atto)

La comparsa di Astoria, poteva aver portato nuovi dubbi nella vita di Ginevra, lei era la prova vivente che il suo amore per Draco era quanto di più peccaminoso ed impuro ci fosse nella sua vita; ma nonostante questo, lei continuava ad amarlo e forse sarebbe sempre stato così.
Allora cosa fare?
Quella chiacchierata le aveva aperto la mente e il cuore, non sapeva cosa poteva aspettarsi dal futuro, ma di una cosa era certa: la sua vita era arrivata ad un punto morto e forse era arrivato il momento di scuoterla.
Era fermamente convinta che il matrimonio di Draco e Astoria fosse stato un errore, era fermamente convinta che Draco l'amasse, ma allo stesso tempo era convinta che forse se lei non ci fosse stata, le cose sarebbero andate diversamente, la sua presenza aveva giocato un ruolo fondamentale nel disastro di quell'unione.
Sapeva, o forse sperava che alla fine non sarebbe cambiato nulla, che comunque i sentimenti che Draco nutriva per lei avrebbero in ogni caso preso il sopravvento, voleva crederci con tutta se stessa, ma proprio non poteva, doveva sapere se la sua lontananza poteva ricostruire quell'unione come affermava Astoria.
Ginevra aveva amato Draco da molto prima di Astoria, l'aveva desiderato con un'intensità tale da fare male, aveva sopportato tanto e represso di più, ma ora, era arrivata la resa dei conti.
Anelava una relazione stabile con lui, la desiderava con tutta se stessa, ma non ci sarebbe stato futuro per loro fin quando lui non avesse concluso con sua moglie, lei lo amava da molto tempo, ma Astoria era sua moglie ed era giusto darle una possibilità.
Sapeva che non sarebbe riuscita a farsi da parte, soprattutto perché Draco stesso non l'avrebbe permesso, l'unica possibilità che le rimaneva era di andarsene, cambiare aria per un po', vedere cosa poteva riservarle il destino e se quando poi fosse stata pronta a tornare, tra lei e Draco non ci fosse stato più nessuno ostacolo, allora forse potevano darsi una possibilità, era troppo grande per bersi la favola dell'eterno amore che vince su tutto, ma era dannatamente necessario che sottoponesse il suo sentimento a quell'ultima prova.
Animata da questi pensieri, quello stesso giorno aveva comprato un biglietto d'aereo di sola andata per Parigi, aveva chiamato sua zia per annunciarle il suo arrivo e in tutta tranquillità, stava preparando i bagagli, due giorni dopo avrebbe preso quell'areo e niente l'avrebbe fermata.
Fu nella totale tranquillità del suo appartamento, mentre cercava con scarsi risultati di chiudere la valigia, che il campanello suonò in modo insistente.
Il suo cuore sapeva che si trattava di lui, prese un bel respiro mentre si dirigeva verso la porta, era il momento di far valere le proprie ragioni.
Non appena aprì l'uscio il profumo di lui la investì, rimasero a fissarsi per una manciata di secondi e lei si perse in quelle iridi ghiacciate che cercavano di scavarle l'anima, far valere le proprie ragioni si stava rivelando più complicato del previsto.
"Posso entrare?"
Ginevra annuì distrattamente, facendosi da parte per farlo passare; dall'ingresso, lui notò immediatamente la valigia sul letto, circondata da una miriade di vestiti, sembrava che nella sua stanza fosse esplosa una bomba.
Quando si voltò verso di lei, notò che era nervosa, forse troppo.
"Vai da qualche parte?"
E Ginevra sentì mancarle la terra sotto ai piedi.
Fece vagare lo sguardo nello spazio circostante, nel goffo tentativo di evitare gli occhi di lui, percepiva chiaramente quanto fosse arrabbiato e si aspettava di vederlo prima della partenza, ma non così presto.
La strattonò violentemente per un braccio, costringendola a guardarlo.
"Ginevra dimmi che sta succedendo per l'amor del cielo!"
Sentiva le lacrime che spingevano per uscire, con uno sforzo immane le ricacciò indietro, doveva essere forte, doveva fare quell'ultimo sforzo.
"Sto andando via, parto per un po' di tempo."
Cercò di sembrare il più naturale possibile, con scarsi risultati, era più facile mentire a se stessa che a lui, perché lui la conosceva fin troppo bene, era capace di smontare tutta la sua sicurezza in meno di un minuto, sapeva leggerle dentro come nessuno.
"Ah si?? E quando torni?"
Il suo tono aveva una sfumatura ironica, Ginevra cominciava davvero a temere quel confronto, Draco era palesemente incazzato, fuori ogni misura.
"Non lo so!"
Lui la guardò circospetto.
"Capisco! Come mai questa decisione improvvisa?"
"Non so, è da un po' che ci pensavo in realtà, credo che mi farà bene cambiare aria!"
E Draco rise, rise come mai in vita sua, Ginevra iniziava a sospettare che stesse impazzendo.
"Cioè fammi capire bene, hai passato la notte con me, hai ammesso di amarmi, fino a questa mattina dormivi beata tra le mie braccia, ed ora vuoi farmi credere che così dal nulla, hai deciso di partire per non si sa quanto tempo ne per dove?"
"In Francia, vado a Parigi!"
Nell'immediato istante in cui quelle parole uscirono dalle sue labbra, si rese conto di quanto suonassero stupide se guardate nel suo contesto.
"Non prendermi in giro Ginevra, non ti conviene proprio!-Ringhiò ad un palmo dal suo muso strattonandola violentemente contro il muro- Mi credi uno stupido? So perfettamente che l'artefice di tutto questo è Astoria, ma scappare non risolverà le cose!"
Era ufficiale, Draco Malfoy stava impazzendo, era passato dalle risate isteriche alle minacce, in meno di un secondo.
"Non credo affatto che tu sia stupido e ti assicuro che la decisione l'ho partorita io, mi offendi se pensi che tua moglie possa decidere per me!"
"Strano, perché a quanto pare Astoria sapeva perfettamente che sei intenzionata ad andartene, cos'è allora, siete improvvisamente diventate amiche?"
Lei si strattonò dalla sua presa, animata dalla discussione.
"Non nego di aver parlato con Astoria oggi, ma se credi che me ne vada perché lei vuole così, sei uno sciocco, se pensi che io sia così influenzabile, sei un idiota, e se credi che bastino le tue minacce per farmi cambiare idea, ti convincerò presto del contrario!"
Il silenzio scese tra di loro e Ginevra si sentì nuovamente in trappola, aveva la netta sensazione che quella discussione si sarebbe conclusa con uno spargimento di sangue.
"Ascoltami Draco, non parto perché voglio fuggire, ma perché ho bisogno di cambiare aria, devo prendermi del tempo per riflettere, devo allontanarmi per un po' da tutta questa tensione che altrimenti rischia di soffocarmi, cerca di capirmi."
Aveva l'assoluto bisogno che lui comprendesse e che facesse tesoro del tempo che lei gli stava concedendo.
Draco la guardò dubbioso.
"Perfetto, ti capisco come no, vuoi cambiare aria? Va bene, dammi solo il tempo di sistemare alcune cose e poi possiamo andare dove vuoi!"
Per un istante Ginevra rimase senza parole, era disposto a lasciare tutto solo per lei e questa era la prova più grande che lui le potesse dare, ma le cose non cambiavano.
Si accorse di piangere solo quando avvertì la sensazione di bagnato sul viso.
Con una mano andò ad accarezzargli il volto.
"Devo andare da sola, il tuo posto è qui, con tua moglie e con tuo figlio, non potremo mai stare insieme fin tanto che avrai delle questioni irrisolte e io non voglio chiederti di rinunciare ad Astoria, se il vostro matrimonio deve finire, non sarà per colpa mia."
Lui la prese per la vita con lo sguardo afflitto, per la prima volta Draco Malfoy sembrava un uomo reale, che soffre perché sta perdendo tutto ma cerca di opporsi con tutte le sue forze.
"Io ti amo e non voglio rinunciare a te."
Lei gli sorrise stanca.
"Ed è proprio per questo che me ne devo andare, non so quando tornerò, ma quando sarà, se per allora tu avrai definitivamente risolto con Astoria, allora vorrà dire che potremo stare insieme, non sono io a doverti dire cosa devi fare, solo tu puoi saperlo, ma ti prego, sfrutta questo tempo per capire cosa è meglio!"
"Non voglio lasciarti."
"Devi!"
"Non posso!"
"Si invece!"
"PERCHÉ'?"
I corpi di entrambi tremavano per le troppe emozioni, le guance di Ginevra erano solcate da calde lacrime che non accennavano a diminuire, la stretta di Draco intorno alla sua vita era dannatamente forte e rassicurante, ma lei doveva andare.
"Perché devi lasciarmi andare." Queste ultime parole, rotte dal pianto, furono troppo per Draco, con forza la strinse a se premendole la testa sul suo petto, mentre il corpo di lei era scosso da  singhiozzi.


Quando due giorni dopo partì, non c'era nessuno a salutarla all'aeroporto, dall'oblò dell'aereo, mentre decollava, pensò che forse stava dicendo addio a tutto quello che di più caro aveva al mondo, ma questo, solo il tempo avrebbe potuto dirlo.


Fine


Ok, non mi uccidete, è la fine e lo so che è uno schifo, però come vi avevo già annunciato, c'è un altro capitolo, che è l'epilogo, dove vedremo veramente che fine faranno questi due cretini...
Oki vi lascio perché vado di fretta...ci vediamo al prossimo chappy, ringrazio tutti coloro che leggono e in particolar modo funnybee....
Kiss
Gin90

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Epilogo: Che fantastica storia è la vita ***


Capitolo 18
Epilogo: Che fantastica storia è la vita



Non appena varcò la porta del suo appartamento, l'odore di chiuso e stantio la invase, ma anche un profumo conosciuto, odore di casa; in qualche modo era come se il profumo di Draco fosse rimasto sigillato per tutto il tempo, come monito a non dimenticare quello che era stato.
Era stata via per più di un mese, in quel tempo aveva avuto modo di riflettere, pensare a cosa fare della sua vita e soprattutto ponderare sui propri errori.
Non aveva ricevuto neanche una chiamata di Draco, un sms, una lettera, nulla di nulla, e lei, in quel silenzio così opprimente, più di una volta aveva rischiato di cedere alla tentazione di sentire almeno per un momento la sua voce, anche solo per sapere se stava bene e per dirgli che lei non l'aveva mai dimenticato, e come avrebbe potuto?
Per quanti chilometri di distanza potesse mettere tra loro, lui sarebbe stato sempre con lei, perché in fondo era una parte di se stessa.
Era stata brava, non l'aveva cercato, l'aveva lasciato andare, perché infondo se una persona ti appartiene tornerà sempre, e lei sperava che tornasse, lo sperava con tutta se stessa, ma c'era sempre quella vocina, quel piccolo tarlo insistente, forse animato proprio da quel silenzio forzato, che le torturava le meningi, insinuando in lei il dubbio che forse la sua lontananza aveva portato davvero alla ricostruzione di quel matrimonio, e se così fosse stato cosa avrebbe fatto?
Per quanto il solo pensiero le scavasse una voragine nel petto scuotendo ogni fibra del suo essere, l'avrebbe lasciato andare, non avrebbe insistito, questa volta avrebbe definitivamente detto addio alla parte più perversa ma anche viva di se stessa, perché se lui avesse scoperto anche un briciolo d'amore per Astoria, allora era giusto che stessero insieme.
Poggiò le valigie a terra e si lasciò andare mollemente sul letto, come un bambola di pezza, lo sguardo perso sul soffitto, le braccia larghe e le gambe leggermente piegate, un sospiro incurvò le sue labbra truccate.
Dopo una manciata di secondi si alzò dal letto, doveva muoversi, aveva promesso a Luna che avrebbe preso con lei l'aperitivo, si erano date appuntamento in un noto bar del centro di Londra e nonostante la stanchezza fisica e mentale, non poteva proprio permettersi di mancare; già Luna era inviperita per quella partenza improvvisa, se le avesse dato buca avrebbe avuto una bella gatta da pelare.
Ancora ricordava la prima conversazione telefonica avuta con l'amica dopo la sua partenza.

"Ciao Gin, ti va' più tardi di vederci da qualche parte? Devi aggiornarmi sulle ultime novità!"
Non appena la voce di Luna le era pervenuta nelle orecchie, si era sentita un nodo alla gola, nella foga di partire, nella furia di scappare il più lontano possibile, prima che il suo cuore traditore decidesse di cambiare idea e cedere per sempre alle lusinghe del suo serpente, non aveva pensato minimamente alla sua migliore amica.
"Ciao Luna, ecco mi piacerebbe, però vedi, in questo momento non mi trovo nei paraggi!"
Che stupida, idiota, balbuziente.
"Ah no? E dove sei??"
Veloce e indolore, ma forse non per lei.
"A Parigi!"
Seguì un lungo minuto di silenzio, tanto che Ginevra pensò vi fosse un'interferenza telefonica.
"E COME DIAVOLO CI SEI ARRIVATA A PARIGI?"
Bella domanda! Ehm, con l'aereo?!
"E' complicato Luna, è stata una decisione dell'ultimo minuto, e in tutta onestà non ho minimamente pensato ad avvertirti!"
Ma Luna conosceva Ginevra come le sue tasche, il suo tono di voce la diceva lunga sul perché di quel viaggio improvviso.
"Capisco! Certo! E quando hai intenzione di tornare?"
Domanda di riserva?
Luna era passata da un tono nettamente irritato a comprensivo e cordiale.
"Non so veramente, sono partita da una settimana, ma in ogni caso non credo che tornerò molto presto, ho bisogno di stare un po' per conto mio!"
"Certo, le persone normali quando hanno bisogno di stare da sole fanno un ritiro alla natura o robe simili, tu invece vai a stare da sola in una metropoli, curioso!"
Era tornata la solita, sempre piena di ironia e sarcasmo.
"Sai perfettamente a cosa mi riferisco Luna!"
"Oh certo, immagino che per questa tua decisione dobbiamo ringraziare il caro re delle Serpi, cazzo Gin, non puoi andartene solo perché quel fottuto cretino, infedele per natura, infido per propensione genetica, ti pressa l'anima fino allo sfinimento, se c'è qualcuno che deve andarsene quello è lui, dannazione, sono sicura che metà Londra tirerebbe un sospiro di sollievo!"
Quella sequela di insulti verso Draco le aveva portato un contrazione nelle viscere, il solo pensiero di lui, le costava un'enorme fatica.
"Non me ne sono andata perché mi pressa l'anima, o forse anche, non lo so, però so che ne avevo un disperato bisogno e sono sicura che l'altra metà di Londra mi ringrazierà di avergli lasciato il loro bene e amato damerino in giacca e cravatta!"
"No zucchero, la prima metà tirerebbe un sospiro di sollievo se andasse via, la seconda metà farebbe direttamente un festino di quelli stile rave party! Alla fine non lo può vedere nessuno, onestamente non so come tu sia riuscito a sopportarlo per tutti questi anni, i normali mortali ogni tanto passano la patata bollente a qualcun altro, ma tu no, tu sei sempre rimasta lì, o meglio entrambi siete sempre rimasti lì in questo circolo di amore e odio infinito!"
Entrambe scoppiarono a ridere.
"Luna?"
"Si?"
"Se per ipotesi, tra me e Draco nascesse qualcosa di veramente serio, tu credi che sarebbe sbagliato?"
I secondi che precedettero la risposta della bionda, a Ginevra parvero anni, se non secoli.
"Certo per ipotesi! Ascoltami Gin, io non sono cieca e non lo è nemmeno il resto del mondo, tutti vedono quello che c'è e c'è stato sempre tra voi, ora, potrebbe anche essere dannatamente sbagliato, ma ciò non toglie che è reale, smettila di fossilizzarti su quello che è giusto e quello che è sbagliato, smettila di tormentarti con il peccato e la purezza dell'anima, perché la sai una cosa? Come si suol dire, tu forse sarai una peccatrice, ma intorno a te non vedo Santi, per cui fai sempre quello che è giusto per te e fregatene del resto del mondo, perché il giorno che vedrò che i pensieri altrui ti influenzano la vita, beh spero per te che quel giorno corrisponda a quello della tua morte, altrimenti potresti passare una brutta ora!"
"Luna?"
"Si?"
"Si dice un brutto quarto d'ora!"
"So perfettamente come si dice, ma un quarto d'ora è troppo poco per quello che ti farei, un'ora dovrebbe essere sufficiente!"
Entrambe scoppiarono a ridere nuovamente.
"Luna?"
"Si?"
"Grazie!"
"Ginevra?"
"Si?"
"Mi devi una bevuta!"


Molte persone sostengono che l'anima gemella non esiste, che quella persona che ti sostiene e ti sorregge in ogni momento della vita non ci sarà mai, o forse, anche ci fosse, sarebbe impossibile trovarla; ma Ginevra, fra milioni di persone su questa terra, aveva avuto la fortuna di trovarla.
Per quanto avesse sofferto nella sua vita, c'era stata sempre una persona pronta a consolarla e a capirla come nessun altro.
Ginevra Weasley aveva avuto la fortuna nella sua vita di trovare l'anima gemella, e l'aveva trovata in Luna Lovegood.


Alle cinque in punto si trovava davanti al bar, non appena vide una testa bionda farsi largo fra la gente, un sorriso spontaneo si allargò sul suo viso.
Le due ragazze si abbracciarono senza riserve.
"Mi sei mancata Luna!"
Era vero. Dannatamente vero.
"Anche tu Gin."
Non c'era altro da dire.
Si sistemarono all'esterno, per avere la possibilità di fumare liberamente, e ordinarono una bottiglia di Traminer, l'occasione andava festeggiata in grande.
"Allora zucchero, come è andata questa tua pseudo vacanza?"
Ginevra scrutò la sua amica per qualche secondo bevendo un lungo sorso dal calice di vino.
"Parigi è stupenda, proprio una città magica!"
Luna la guardò scettica.
"So perfettamente che Parigi è una città splendida, ma più che ad essa sono interessata ai Parigini, allora spara, hai conosciuto qualcuno di interessante? Magari qualche artista incompreso, drogato e alcolizzato, sai ti ci vorrebbe qualcuno dotato di una certa sensibilità dopo quei zotici dei tuoi fidanzati!"
Gin rise rischiando di strozzarsi col vino.
"A parte che io non ho fidanzati, e poi di uomini ne ho abbastanza per i prossimi duecento anni, non ho alcuna intenzione di conoscerne altri!"
E risero ancora.
La compagnia di Luna aveva il potere di far dimenticare qualsiasi pensiero, forse complice anche l'alcool, ma purtroppo, Ginevra aveva un piccolo problema con il vino, in particolar modo quello bianco, ne bastava un solo bicchiere che immediatamente la vescica reclamava attenzione, morale della favola: aveva un assoluto bisogno del bagno.
"Luna sai dov'è la toilette?"
L'amica annuì ingurgitando altro vino.
"Vai dentro, dirigiti verso la seconda sala, si trova lì!"
Si alzò allisciando la gonna dell'abito rosso rubino e cercando di tenersi in equilibrio sulle scarpe col tacco dodici dello stesso colore.
A passo spedito si diresse verso la seconda sala, ignorando deliberatamente le occhiate languide lanciate da altri clienti.
La seconda sala era delimitata da un arco a volta, la toilette si trovava dritto ad esso, mentre a destra vi erano i tavolini.
Notò immediatamente che l'abitacolo era già occupato, quindi si appoggiò al muro in attesa, detestava le file.
Non appena alzò lo sguardo, un tavolino in particolare attirò la sua attenzione, la cosa comica era che lei stessa aveva attirato l'attenzione dei suoi occupanti che ora la fissavano come se avessero visto un morto in vacanza.
Ad un'altra persona, quel tavolino, poteva sembrare quanto di più normale si potesse trovare in un bar del centro di Londra alle sei del pomeriggio, tre ragazzi, ben vestiti, sicuramente appena usciti dal lavoro, davanti ad una bella bottiglia di vino e diversi stuzzichini ad accompagnarlo; ma per Ginevra, quella scena non poteva essere descritta con l'aggettivo "normale", proprio no.
Blaise Zabini, Draco Malfoy e Harry Potter che prendevano l'aperitivo insieme come vecchi amici, in questo, non c'era proprio nulla di normale.
La porta del bagno si aprì e Ginevra vi si infilò dentro alla velocità della luce.

Con le mani appoggiate al lavandino, rimirava la sua figura allo specchio, era diventata bianca come un cencio, tra sé e sé maledisse la sorte, possibile che fra tanti posti, loro dovevano stare proprio lì?
E poi che diavolo ci facevano insieme?
Aveva come la netta sensazione di non volerlo sapere.
Prese la decisione di ignorarli bellamente.
Uscì spedita dalla toilette e a passo di marcia tornò al suo tavolino, senza mai voltarsi.


"Gin ma che è successo? Hai una faccia!"
Ginevra guardò la sua amica con aria veramente incazzata.
"Loro sono qui, tutti e tre, ora Luna, illuminami, perché diavolo Draco Malfoy, Harry Potter e Blaise Zabini, sono nel mio stesso locale, seduti allo stesso tavolo, insieme, come vecchi amici di infanzia? E cerca di darmi una risposta esauriente, o giuro che non rispondo di me!"
L'amica tirò un sospiro stanco.
"Mi dispiace Gin, non sapevo fossero qui, in genere frequentano altri posti!"
Ginevra la guardò interdetta.
"Frequentano? Vuoi dire tutti e tre? Insieme?"
Luna non rispose, chi tace acconsente.
"Ma....perché?"
La faccia di Ginevra equivaleva a quella che avrebbe fatto se qualcuno le avesse detto che un leone aveva deciso di diventare vegetariano e si nutriva solo di erbe e radici.
"In realtà non so che dirti, qualche settimana dopo la tua partenza li ho incontrati per la prima volta insieme, e credimi, ho pensato la stessa identica cosa, ad ogni modo, poi li ho rivisti spesso, ma non so dirti altro, come sai, frequento altre compagnie! Lascio a te l'esclusiva!"
Il cameriere si avvicinò al loro tavolo con un'altra bottiglia di vino in mano.
Le due ragazze lo guardarono basite.
"Queste signore è da parte di tre ragazzi nella sala cocktail, dicono che è per dare il bentornato alla signorina Ginevra e vi invitano cortesemente a sedervi al loro tavolo!"
Quello era davvero troppo, per un secondo lo sguardo di Ginevra si soffermò sul viso di Luna che le faceva strane smorfie come ad intimarle di stare calma, ma non fu sufficiente.
La rossa scosse leggermente il calice di vino prima di svuotarlo del tutto, poi con una calma glaciale, si portò la sigaretta alla bocca aspirando una bella boccata, e buttando fuori il fumo accavallò elegantemente le gambe abbandonandosi sullo schienale della sedia.
"Per cortesia, riferisca ai signori che quella bottiglia di vino possono anche ficcarsela là dove non batte il sole e che non sederei al loro tavolo neanche fosse l'ultimo rimasto libero in tutto il continente, perché la signorina Ginevra del loro bentornato non se ne fa proprio nulla!"
Il cameriere la guardò basito, probabilmente quella era la prima volta che gli capitava una cosa simile.
"E ci porti il conto per favore, ce ne andiamo!"
Lui annuì impacciato, mentre Luna rideva in sottofondo.

Le due ragazze passarono la serata insieme, ingurgitando più alcool che cibo, Ginevra tornò a casa solo a notte inoltrata e stanca e ubriaca si buttò sul letto senza neanche cambiarsi.


Il suono insistente del campanello le entrò prepotentemente nel cervello, un vero disastro per la sua povera testa già tanto provata dalla serata viziosa.
Svogliatamente si alzò dal letto, cercò di ravviarsi i capelli alla bene e meglio e di pizzicarsi la faccia in modo da non risultare un pezzo di carta bianco fantasma.
Aprì la porta sapendo già chi vi avrebbe trovato.
Draco Malfoy stava appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte e lo sguardo vacuo.
I suoi occhi percorsero la figura della donna per poi soffermarsi sul suo viso.
"Posso entrare?"
"Te ne andresti se ti dicessi di no?"
Lui scosse il capo con un ghigno.
"Appunto" Disse facendosi da parte per lasciarlo passare.
Lei si diresse in cucina nel disperato bisogno di caffeina e lui la seguì a ruota.
Mentre lei armeggiava con la caffettiera lui si accomodò sul divano.
"Allora quando sei tornata?"
Lei si portò una mano alla testa con fare stizzito, le sembrava che Draco stesse urlando.
"Ieri! E per favore puoi parlare più piano? Mi sta scoppiando la testa!"
Lui ghignò nuovamente e Ginevra avrebbe voluto volentieri strozzarlo all'istante.
"Immagino che per questo devi ringraziare la tua amica, non dovresti bere sai?"
Lei si girò appoggiandosi al bancone della cucina, incrociando le braccia.
"Che ipocrita che sei! Non dovrei bere? Non mi avete mandato voi una bottiglia di vino per darmi il bentornato?"
Lui ghignò ancora.
"L'idea non è stata mia, in realtà ha insistito Harry!"
Ginevra strabuzzò gli occhi, quello doveva essere solo un brutto sogno.
"Harry? E da quando è diventato Harry e non Potter?"
"Harry, Potter, fa lo stesso, sono la stessa persona!"
"No che non fa lo stesso, almeno non per te! Quindi Malfoy illuminami, che diavolo sta succedendo?"
Lui si alzò e in pochi passi coprì la distanza che li separava, stringendo le braccia intorno alla vita di lei e schiacciandola ulteriormente contro il bancone.
Per qualche istante si fissarono poi lui scese a baciarle il collo, mentre lei era rigida come un ghiacciolo, voleva delle risposte e le avrebbe avute.
"Draco sto aspettando!"
Lui mugugnò tra un bacio e l'altro.
"Dopo la tua partenza-un bacio-abbiamo stipulato una specie di tregua-un altro-finché nessuno ti ha, siamo tutti amici-ancora-e il bello è che così è molto più facile, abbiamo molto in comune devo dire!"
Lei sospirò stanca.
"Lo immagino certo."
"E' così-ancora baci-tanto per cominciare ci accomuna una certa stronza che ci ha spezzato il cuore!"
"Simpatico! Ehm Draco?"
Lui mugugnò continuando nella sua opera.
"Non stai infrangendo le regole così?"
Lui si staccò da lei guardandola negli occhi e sospirando.
"Ok, ho lasciato Astoria!"
Lei gli lanciò uno sguardo indecifrabile.
"Io non te l'ho chiesto!"
Draco si portò le mani in tasca con fare nervoso.
"Lo so, l'ho voluto io, e se l'ho fatto non è per te, cioè almeno non solo, ho capito cosa volevi dirmi, ma in realtà era così da sempre, io non volevo stare con Astoria perché semplicemente non è la donna che amo!"
Ginevra annuì.
"Quindi l'ho lasciata, me ne sono andato, le ho lasciato la casa ed io ho preso un piccolo appartamento, lei è e rimarrà sempre la madre di mio figlio, questo non posso e non voglio cambiarlo, però non sarà mai la donna che amo!"
Sentì il cuore esploderle per l'emozione, aveva capito, e sentiva che qualsiasi ostacolo ci fosse stato tra loro d'ora in avanti probabilmente l'avrebbero superato insieme.
Si baciarono lentamente e languidamente, solo dopo molto tempo si staccarono per riprendere fiato.
"Ti amo Gin."
Lei sorrise.
"Lo so!"


E poi?
E poi non c'è una finale della serie: vissero tutti felici e contenti.
Perché il seguito deve essere ancora scritto e vissuto, e quasi sicuramente non ci sarà un costante "felici e contenti"!" Perché questa non è una favola per romantici sognatori, questa è la vita, con i suoi alti e bassi, con attimi di felicità e altri di dolore intenso.
Tutto di questa storia è reale, dall'amore viscerale e contorto che si intreccia a tratti con l'odio profondo.
Ho sofferto, ho pianto, ho riso, ho amato...
Delle volte ho avuto l'impressione di perdere la strada e di non poterla ritrovare mai più, semplicemente perché credevo di aver perso me stessa, ma non era così, perché infondo all'oscurità c'è sempre la luce ad attenderci.
C'è chi potrebbe darmi della pazza, e francamente non potrei biasimarli, o chi potrebbe scendere nel banale e darmi della sgualdrina e anche lì non potrei appellarmi più di tanto.
A terzi potrebbe sembrare un capriccio, ho amato un uomo per tanto tempo e l'ho capito solo quando ormai era troppo tardi, ma non è esattamente così, sapevo di amarlo, l'ho capito quando il mio cuore sussultava al suo minimo tocco, oppure quando nonostante tutto quello che faceva non riuscivo ad odiarlo, e credetemi, quando ci sono arrivata ho tentato con tutta me stessa di sopprimere questa cosa, a volte ho ferito anche chi non c'entrava nulla fallendo nell'intento, questo perché lui è davvero contorto e geneticamente infido (diritti d'autore a Luna), è perverso fino all'invero simile ed ha uno strano modo di dimostrare i suoi sentimenti, ed onestamente non me la sono mai sentita di mettere in gioco me stessa rischiando il tutto per tutto; perché con lui era davvero un salto nel vuoto.
Qualcuno potrebbe dire che amare lui è una strana forma di masochismo e per certi versi è così; lui è dannatamente contorto, sadico, permaloso, possessivo, subdolo, ha un'intelligenza volta al male, ma è il mio sadico, bastardo, permaloso, possessivo, dall'intelligenza volta al male!
E non c'è nulla di più vero!




The end


Bene questa è davvero la fine, (della fic ovviamente).
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto, so che questa fic non ha riscosso un particolare successo, ma l'ho scritta per me stessa più che per altri, e riuscire a concluderla mia ha in qualche modo aiutata!
Ringrazio Fannybee che mi ha accompagnata in questa avventura, sorbendosi le mie mail di sfogo anche a tarda sera, grazie cara, mi sei stata di enorme aiuto e anche quello che sputa fuoco ha detto che sei un tipo decente (credimi detto da sua maestà è un complimento)!!
Invito coloro che stanno leggendo questo capitolo a commentarlo, vi prego almeno alla fine.*.*

Kiss
Gin90



Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=655691