A te che non sei più con noi
ma che in realtà non ci hai lasciato mai.
Salutami in cielo quella parte di me
che adesso si trova lì con te.
1864 – La
Famiglia Salvatore e…
Nicholas . . . Petrova?
Sai Stefan? Non avrei mai immaginato, dopo
la tua precoce morte, di modificare il ricordo che avevi lasciato in me.
Sai Stef? In
questo momento non so davvero che scriverti, non so come riuscire a riempire la
pagina di questo diario.
Sai Stefan? Mi manchi. Tanto.
«Dov’è
quell’ebete di Nicholas?», domandò il signor Jason Gilbert ridendo , entrando
nella stanza della signorina Elizabeth Salvatore.
Lei rispose
indicando la porta del bagno.
«Io vado al
Grill, magari trovo qualcuna»
«Gli dico di
raggiungerti allora», rispose la signorina Elizabeth sorridendo.
«Grazie
piccola», rispose lui lasciandole un bacio tra i suoi capelli.
«E’ quello»,
affermò il signor Stefan Salvatore non appena
il figlio, dell’ormai defunto
Jonathan Gilbert , varcò la soglia del Mystic
Grill.
Il signor
Damon Salvatore si alzò di scatto e si diresse verso lui, senza il minimo
indugio.
«Damon, mi raccomando…»
«Al massimo
lo uccido qui, davanti a tutti! Che ne dici?», scherzò il maggiore dei fratelli
Salvatore.
L’altro gli
rispose con uno sguardo timoroso e preoccupato.
«Sto
scherzando Stef! Hai venduto il tuo senso
dell’umorismo alla fiera dell’est, per comprare un topolino da sbranare?»,
domandò il signor Damon Salvatore che, senza però aspettare la risposta del
fratello, si precipitò immediatamente al tavolo dove si era seduto il giovane.
«Ti ricordi
di noi? Sai… ieri ti sei divertito a torturaci! Oh,
adorabile! Stef non trovi anche tu che con un paletto
nel cuore sarebbe più sexy?», domandò il signor Damon ironizzando.
«Vuoi morire,
bastardo?», gli rispose posizionandosi di fronte a lui.
«Hey, hey calma. Vogliamo solo
farti qualche domanda», cercò di tranquillizzare l’atmosfera l’altro Salvatore.
«Devi
candidarti per il nobel alla pace, fratello!», sussurrò sedendosi.
«Che volete
sapere?», domandò Jason Gilbert non
appena entrambi i Salvatore si accomodarono.
«Elizabeth»,
rispose il signor Stefan tutt’un fiato.
Il signor
Gilbert sorrise e si alzò scuotendo la testa.
«Ti prego.»,
lo supplicò il signor Damon trattenendolo per il braccio sinistro.
«Quello che
vi racconterò non è bello», affermò l’erede di Jonathan sedendosi nuovamente.
«Erano passati alcuni anni dalla vostra
presunta morte. Elizabeth era rimasta sola al mondo, così un giorno mi venne
fatta una proposta: sposare vostra sorella.
Conoscevo Elisabeth e non vi nascondo che
provavo una certa ammirazione per lei.
La incontrai un giorno di settembre alla colazione della signora Clancy.
Lì mi fu presentata ufficialmente come mia fidanzata.
“Vorreste deliziarmi con la vostra
compagnia, signorina Elizabeth?”, gli chiesi notandola passeggiare durante un
pomeriggio primaverile, sulla piazza centrale.
Lei rispose solo sorridendomi, sapete? Mi
aveva già conquistato così.
“Tutto bene in famiglia, signor Gilbert?”,
mi domandò con lo stesso sorriso di poco prima.
“oh.. emh.. ecco….si-si”, balbettai guardandola nei suoi occhi scuri.
Un colpo di vento si alzò e il capellino che
portava volò dall’altra parte della strada; ricordo che lo rincorsi come un
gatto che cerca di acchiappare il suo topo.
Ma non servì a nulla. Non appena mi voltai
verso lei, la notai in compagnia di un altro uomo.»
«Chi era
quell’uomo?», domandò il signor Stefan Salvatore interrompendo il racconto del
giovane Gilbert.
«Non era un
semplice uomo con cui avrei potuto combattere per convincere quella donna a
scegliere me.»
«Che
intendi?»
«Non avevo
altra possibilità, era come scritto che un Salvatore era destinato ad innamorarsi
di un Petrova».
Il signori Stefan e Damon Salvatore erano come pietrificati da quell'affermazione.
«Ci stai dicendo che nostra sorella....»
«Si è
innamorata di Nicholas Stevens, quell’uomo che vidi accanto a lei, in quella
giornata primaverile. Il figlio di Katherine Pierce…
o meglio Petrova.»
«E’ uno
scherzo», sbottò il signor Damon alzandosi dalla sedia
«Questo qui
c’ha preso in giro!», aggiunse sbattendo le mani sul tavolo.
«Pensa ciò
che credi», sentenziò il signor Gilbert sorseggiando il suo drink.
«Dopo che
successe?», chiese il signor Stefan Salvatore.
Avrei scommesso che il minore dei tra i due
fratelli avrebbe creduto molto più in fretta alle sue parole.
Sai Damon? Dopo che te sei andato la mia
vita non è stata più la stessa.
Sai Dam? Vorrei tanto riuscire a superare la
distanza che ci divide e venirti ad abbracciare, perché…
mi manchi tanto fratellone. Tanto.
«Jas ti aspetta al Grill», affermò la signorina Elizabeth
quando il suo amato comparve nella stanza.
«Ok, adesso
vado.
Tutto
bene?», domandò lui notando lo sguardo assente della sua donna.
«Certo. Però
non mi piace che esci in cerca di ragazze quando già ne hai una», rispose lei
cercando di mascherare la verità: la mancanza della sua famiglia.
Ah mia cara
Elizabeth! Non sei cambiata affatto!
«Lo sai che
senza di me, il nostro Jas, fa casini», ribatté il
signor Stevens sedendole accanto.
«Per me
esisti solo tu», le sussurrò all’orecchio facendola tremare.
«Ma
guardati.. dopo quasi 500 anni non ti sai nemmeno abbottonare una camicia»,
affermò sorridendo lei, notando l’abbagliamento del marito.
«Puoi
aiutarmi tu a sbottonarla e poi a rimetterla, no?», chiese lui maliziosamente
baciandola.
Non vi
descrivo nulla, miei cari lettori, lasciamo un briciolo di privacy a questi
vampiri centenari!
«Dopo? È una
storia talmente lunga che… », rispose il signor
Gilbert appoggiando il suo bicchiere sul tavolo.
«Abbiamo
tutto il tempo che vuoi», intervenne il signor Stefan Salvatore cercando di
convincerlo a proseguire nella sua narrazione.
«Io no
però», concluse facendo cenno al il signor Nicholas, appena entrato nel locale.
«Non assomiglia
molto a Katherine», sussurrò il signor Damon Salvatore al fratello.
Per tutta
risposta, quest’ultimo gli pestò un piede.
«Ma che ho
detto?», aggiunse dimostrandosi offeso.
Il signor
Gilbert raggiunse il suo amico e gli raccontò la conversazione da poco avvenuta
con in fratelli Salvatore.
«Chiariamo
un punto:
non vi
ucciso ma posso farlo quando e come voglio. Intesi? » , Nicholas si avvicinò ai
due fratelli minacciandoli.
«Ritiro
quello che ho detto. È identico!»
«Perché
siete rimasti a Mystic Falls
allora?», chiese il signor Stefan Salvatore ma, subito dopo, si allontanò
sentendo il suo telefono squillare.
Che strano
apparecchio il telefono del signor Salvatore! Certo che il mondo è talmente cambiato… ai miei tempi c’erano tutte queste comodità? Non
di certo miei amati lettori!
Oh, scusate
se sto degenerando, torniamo a parlare di sangue e vampiri!
«Mi ha
chiamato Jenna, Elena è sparita. Forse qualcuno stanotte l’ha presa», affermò
agitato tornando dal fratello maggiore.
«Sono stato con lei tutta la notte!
Impossibile», dichiarò il signor Damon
facendo impallidire il fratello.
Entrambi i fratelli Salvatore
si voltarono sentendo chiudere la porta del locale.
I due ragazzi erano spariti.
FINE secondo capitolo (non si
era capito? xD).
AHHH! Sono disperata, word mi
ha fatto venire i capelli bianchi solo per mettere una maledetta linea, e
adesso non so che dirvi!
Forse è meglio così dai,
avvolte le parole non sono necessarie.
Però devo ribadire il mio
grazie, a voi, che mi seguite con quell’interesse e quella partecipazione che
mi permette di scrivere sempre.
Al prossimo capitolo <3
Nel frattempo faccio un po’ di
pubblicità a una mia flashfic, sempre su The Vampire Diaries:
Quell’ultimo tavolo a destra
Damon: Sono
innamorato di una donna che non potrò mai avere.
Il punto è
che la amo e mi sta facendo impazzire. Sono fuori controllo.
E' la mia
natura è quello che sono. Ma poi devo controllarmi per proteggerla e lei vuole
che io si superiore il che significa che io non posso essere me stesso. Lo
capisci qual è il problema Andie?
Andie: Beh forse questo è quello che sei adesso. E' questo quello che fa l'amore
Damon. Ci cambia.