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Piccola nota: In questa storia la scuola
si comincia un anno dopo, quindi il primo anno si frequenta a 12 anni anziché a
11 , il secondo a 13, il terzo a 14 e così via. Per questo i protagonisti
saranno un anno più grandi di quanto dovrebbero essere.
Grazie
dell’attenzione.
Lie Living
Draco Malfoy discendeva da due
delle più importanti, e al tempo stesso temute, famiglie di maghi. Per loro la
purezza del sangue era tutto, con il denaro si poteva comprare ogni cosa e i
Babbani valevano meno degli insetti. Non si lasciavano spaventare dai matrimoni
combinati, salvaguardare le loro idee e la loro purezza era tutto, d'altronde.
Nessuna incertezza, niente ripensamenti o segni di debolezza, un Purosangue,
per di più ricco, deve sempre distinguersi dagli altri e guadagnarsi il
rispetto di chi gli sta intorno.
Draco Malfoy era cresciuto in
quel mondo e il suo carattere era stato modellato apposta per diventare ciò che
ci si aspetta da un Malfoy. Si circondava solo di gente che riteneva degna di lui,
otteneva sempre tutto ciò che voleva, nessuno poteva intralciarlo o sfidarlo. A
scuola era visto come il più bello e dannato dei ragazzi, ricco, potente,
affascinante. Perfetto. Nessuna poteva occupare il suo fianco per più di
qualche giorno e, l’unica che c’era riuscita, l’unica che l’erede dei Malfoy
avesse scelto e amato, era stata uccisa dai Babbani.
Per sbaglio, ma era morta.
Draco non mostra i suoi
sentimenti, da fiero Malfoy va avanti, nulla può turbarlo.
Ma lui, dannazione, pur essendo
solo uno studente, voleva la sua vendetta.
-Draco?
Draco?-
Il ragazzo tastò con le mani le
lenzuola che sapeva essere color panna, si rigirò nel letto ma i suoi muscoli
protestarono, facendolo desistere dell’aprire gli occhi. Sapeva di trovarsi in
camera sua, riconosceva benissimo il suo letto e il suo cuscino.
Un risata lieve, leggere e allegra come lo scorrere dell’acqua.
-Dracuccio?-
Nessuno doveva chiamarlo in quel modo ridicolo.
Draco Malfoy scattò seduto e
fermò i polsi di quella persona che occupava il suo letto, bloccandola con la
schiena contro la spalliera. Le mostrò uno sguardo serio e vigile, a dispetto
dei minuti precedenti in cui rifiutava di svegliarsi.
Quella persona rise.
-Come sei prevedibile, Draco…-
Il ragazzo mostro un ghignò
astuto, avvicinò il proprio viso a quella della ragazza e fece scorrere la
punta del proprio naso lungo la linea elegante del suo collo. Le soffiò sulla
pelle trattenendo una risata e, sentirle inarcare la schiena sotto la sua presa
solida, lo fece sorridere ancora ma con una nota sinistra e divertita nella
sguardo.
-E tu, Claire? Non sei forse più
prevedibile di me?-
La teneva ferma contro il muro, i
polsi bloccati ai lati della testa nella sua presa inamovibile, e lei, non
osava muoversi e tentare di sfuggirgli.
Sarebbe stato inutile.
Draco prese a baciarle una
guancia fredda, il collo, la scollatura, e solo allora decise di lasciarla.
-Mai svegliare il cane che dorme.
Non te lo hanno insegnato?- la provocò, con il solito ghigno maligno a
sollevargli gli angoli della bocca seducente.
La ragazza si accarezzò
distrattamente i capelli e si finse assorta nei propri pensieri.
-Che strano- Sospirò. –Pensavo di
aver svegliato un serpente…-
Draco si voltò e le vide quel
delizioso ed irresistibile sorrisino furbo intrappolato fra le labbra sottili.
Scattò sopra di lei e la immobilizzò sul letto, sovrastandola.
-E pensi di vincere… contro
questo serpente?-
La ragazza lo guardò in silenzio,
i loro occhi che si specchiavano in quelli del compagno, in un susseguirsi di
lenti respiri.
-Sempre!- fu la risposta.
Draco sollevò il mento squadrandola
con sufficienza, mostrò un risolino perfido e si mise seduto, lasciandola
libera di imitarlo.
-Dovresti smetterla di giocare
con il fuoco, Claire. Potresti farti male sul serio…-
Claire rise lasciando ricadere la
testa leggermente all’indietro e i suoi capelli, eleganti fili setosi, le
solleticarono la schiena. La sua risata fu fresca e cristallina, ma anche
leggermente arrogante.
-E chi sarebbe il fuoco fra noi
due?-
Draco non rispose subito, si
concesse un mezzo istante per studiare la sua bellezza. Claire aveva la pelle
candida come le piume di un cigno, i capelli lunghi e lisci come fili di seta
pregiata di un candido color oro e, ad ogni suo elegante movimento, la chioma
bionda ondeggiava e splendeva come i raggi del sole. I lineamenti erano
sottili, aristocratici, il naso raffinato aveva la punta all’insùe le labbra erano piene e morbide, soffici e
rosee come petali di fiori. Il taglio degli occhi era obliquo, sensuale,
ricordava quello ammaliante di un felino. Lunghe ciglia nera circondavano il
suo sguardo di zaffiro, caldo e irresistibile.
La ragazza si sollevò con uno
slancio fluido rimanendo sulle ginocchia, un suo dito affusolato e fresco si
posò sulle labbra di Draco, per impedirgli di rispondere. Successivamente,
Claire gli posò un veloce, ma intenso, bacio sulla guancia, per poi alzarsi e
dirigersi leggiadra verso il bagno della camera, in punta di piedi.
Prima che potesse raggiungere la
porta, Draco la prese da un polso e l’attirò con impeto verso di lui
costringendo le loro labbra a chiudersi in un bacio.
Quando la ragazza indietreggiò,
Draco poté ammirare i suoi occhi azzurri luccicare per la confusione.
Le sorrise maligno.
-Sono io il fuoco Claire, sono
io-
La Sala Grande era colma di
gente, tutti i ragazzi della scuola sembravano essersi svegliati alla stessa
ora e sincronizzati per scendere a fare colazione nello stesso istante. I
tavoli delle quattro case erano pieni e imbanditi con ogni prelibatezza e
dolce, proprio per iniziare al meglio quell’ultima giornata ad Hogwarts.
Quando Draco Malfoy, quarto anno,
fece il suo ingresso in Sala, alcune ragazzine del primo e del secondo anno per
ogni casa, lo guardarono con occhi trasognanti, ma fecero finta di nulla.
Altre, di cui la maggior parte sedeva al tavolo dei Serpeverde, sospirarono
senza vergognarsi di essere viste.
Qualche istante dopo Draco, fece
il suo ingresso una bella ragazza, alta quasi quanto il biondo, bella e dal
fisico perfetto.
In altre parole, ciò che ogni
ragazza sogna di essere.
Si di lei la divisa scolastica
con i colori verde e argento cadeva a pennello e, quando si scambiò uno sguardo
con Draco e il ragazzo le cinse distrattamente la vita con un braccio, tutte le
ragazzine che avevano ammirato il ragazzo abbassarono la testa per la
delusione.
Draco Malfoy era bello quanto
arrogante e, se mezza scuola lo odiava per il suo carattere, l’altra metà lo
trovava affascinate o, quando meno, lo invidiava.
Lui e Claire erano magnifici
insieme e avanzavano con maestosa eleganza verso il tavolo della loro casa
guadagnandosi diverse occhiate. Alcuni li ritenevano solo una copia perfetta di
serpi, altri, una coppia perfetta e basta.
I due biondi presero posto al
tavolo della loro casa, Draco si sedette accanto ad un ragazzo e Claire si mise
di fronte e loro.
-Buon giorno, ben svegliati. Ci
avete messo un po’, ma vi capisco…- scherzò il ragazzo seduto al fianco di
Draco.
Quest’ultimo gli diede una
gomitata senza degnarlo di uno sguardo.
-Buon giorno anche a te, Blaise- disse Claire.
Il suo tono di voce era stato
piatto ma sublime, cordiale, e un sorriso educato le aveva amabilmente piegato
all’insù le labbra rosee.
-Visto, Draco?- esclamò Blaise,
falsamente indignato. –Perché lei è così educata, mentre tu ricambi il mio saluto
con la violenza?-
Claire fece un sorriso composto e
con la mano si sistemò un ciuffo di capelli dorati dietro l’orecchio.
Draco si versò del tè nella sua
tazza e rispose senza guardare nessuno dei due in viso.
-Blaise,
sai benissimo che se avessi voluto usare la violenza non mi sarei limitato a
darti una gomitata-
Blaise fece roteare gli occhi.
Era alto, bello, sicuramente uno
dei ragazzi più sospirati di Hogwarts, con i suoi capelli corvini perennemente
in disordine e gli occhi blu. Peccato che fosse amico di Draco Malfoy e che
come lui fosse attraente quanto impossibile. Con loro non si poteva sperare in
nulla di più che in un’avventura, e già quella non era una cosa facile.
-Lascialo perdere, Blaise, non è
di buono umore- spiegò Claire, educata e raffinata come sempre.
-Forse è dispiaciuto perché oggi
è l’ultimo giorno di scuola…-
Draco guardò Blaise con
noncuranza e alzò un fine sopracciglio biondo.
-Stai scherzando?- si limitò a
rispondere. –Andare via da questa prigione piena di mezzosangue e fannulloni
sarà una vera e propria liberazione-
-Non fingere con me, come farai
senza la tua Claire? Con papino a mammina che ti sorvegliano, come farai a
divertirti per davvero?-
Draco guardò Blaise nello stesso
identico modo ma, stavolta, si concesse una risata arrogante.
-Draco
Malfoy fa sempre quello che gli pare!-
-E dimmi, Draco Malfoy- canticchiò Claire, sorridendogli furba. –Avrai
tempo per scrivermi, durante le vacanze?-
Il biondo sghignazzò divertito.
-Carissima Claire Robinson, il
sottoscritto avrà ben altro da fare, durante l’estate!-
Blaise corse in suo appoggiò e
gli mise una mano sulla spalla guardando la ragazza.
-Esatto, ogni sera a spassarcela
in qualche locale con gli amici. Non dormiremo in casa neanche una sera, sarà
un vero sballo!-
Claire non si fece minimamente
stravolgere da quelle parole, né dal mezzo ghigno astuto di Draco. Le sue
pallide mani affusolate scivolarono sul piatto di biscotti al centro del tavolo
e presero un dolcetto, avvicinandoselo alle labbra.
-Credi forse, Draco, che non mi
divertirò anch’io durante l’estate? Non ho certo intenzione di rimanere in casa
e di amici ne ho molti anch’io…-
Draco la guardò assottigliando lo
sguardo, minaccioso. Si spose in avanti verso di lei, sull’altro lato del
tavolo e le bloccò il polso, impedendole di mangiare il biscotto.
-Imparerai, prima o poi, a
smetterla di giocare con me? Ricordati che fra i due il più forte sono io-
Detto ciò il ragazzo le rubò il
dolcetto e lo mangiò al posto suo.
Claire lasciò che le sue labbra
si curvassero in un mezzo sorriso ma lo sguardo rimase arrogante quando sollevò
il mento, altezzosa.
-Forse, Draco. Forse- rispose.
La bionda prese un altro biscotto
e lo avvicinò alle labbra del ragazzo ma, proprio quando questo aprì la bocca, lei
allontanò il dolce e lo morse.
Blaise sbuffò, quei due avrebbero
continuato a stuzzicarsi per tutta la mattinata, così, quando vide TheodoreNott con una loro
compagna di casa, fu felice di intrattenersi con loro.
Nessuno, purtroppo, poteva
immaginare che quegli allegri momenti di quotidianità, fossero in realtà gli
ultimi.
Era il cinque giugno e, durante
un nebbioso pomeriggio, Claire Robinson passeggiava per le trafficate strade di
Londra. Aveva appena lasciato DiagonAlley, ed era orgogliosa del pacchetto che teneva fra le
mani, un regalo perfetto per Draco, da donargli quella sera stessa durante la
sua festa di compleanno. Aveva deciso di uscire da sola per potersi prendere
tutto il tempo che voleva per scegliere il regalo perfetto per il fidanzato,
senza nessuno che le desse consigli sbagliati o che le mettesse fretta.
Peccato che il destino la portò a
svoltare per una via dove stava avvenendo una rapina ad una banca e che, per un
malaugurato caso, uno dei proiettili volanti della sparatoria che scoppiò mezzo
istante dopo, la colpisse dritto all’addome.
Essendo da sola nessuno l’aveva
portata al San Mungo, e i Babbani presenti aveva chiamato un ambulanza che
l’aveva portata di corsa all’ospedale più vicino, dove però, non erano riusciti
a salvarla.
Non era stata colpa dei Babbani,
qui criminali erano finiti in galera e nessuno avrebbe mai potuto evitare che
Claire finisse coinvolta in quella sparatoria di malviventi. Però, Blaise ne
era certo, Draco avrebbe per tutta la vita accusato i dottori Babbani della
morte della sua amata. Se di lei si fossero occupati i guaritori del San Mungo,
il più importante ospedale di maghi, Claire Robinson, sarebbe stata ancora al
suoi fianco e insieme avrebbero potuto iniziare il loro quinto anno ad
Hogwarts.
In verità, mentre Blaise Zabini
fissava gli occhi di Draco quel giorno al funerale di Claire, ebbe anche la
certezza che Draco Malfoy non avrebbe dato solo la colpa della sua morte ai
Babbani, ma anche a se stesso. Infondo, al biondo era stato rivelato che la
ragazza, durante tutto il viaggio in ambulanza, aveva stretto fra le mani il suo regalo.
Blaise pensava di dover assistere
per la prima volta al pianto di Draco, ma ciò non avvenne. Gli era stato solo
detto che Draco era esploso di rabbia quando aveva ricevuto la notizia ma,
durante il funerale, il suo sguardo era rimasto impassibile. Le gocce di
pioggia scivolavano lungo il suo corpo e la durezza della sua espressione
metteva i brividi più della tempesta gelida che si stava abbattendo su di loro
in quella triste giornata.
Blaise Zabini non aveva avuto
notizie di Draco per tutta l’estate e, quando lo aveva visto per i corridoi di
Hogwarts, era solo rimasto colpito dal vuoto intrappolato negli occhi grigi del
suo amico.
Draco Malfoy non lasciava
trapelare alcuna emozione, era solo un po’ più rigido del solito ma con gli
altri si dimostrava lo stesso di sempre, senza lasciar capire a nessuno cosa
provasse realmente.
Quando Blaise entrò in sala
comune, a tarda ora, molto dopo la fine della cena, trovò la stanza vuota. Forse
tutti erano andati a dormire e a prendere posto nelle proprie camera, quel
primo giorno di ritorno a scuola, o meglio: tutti tranne uno.
Un ragazzo apparentemente
sconosciuto sedeva su uno dei divani in pelle nera davanti al camino. Aveva le
gambe accavallate e teneva un gomito sul bracciolo con il mento appoggiato sul
pugno della mano. Indossava la divisa senza il maglione, e i muscoli pressavano
contro la stoffa bianca della camicia. Nel silenzio il fuoco scoppiettava
creando giochi d’ombra sinistri sulla pelle pallida del giovane. I suoi capelli
biondi erano illuminati di arancio, le linee decise del viso accentuate da quel
chiarore rosso fuoco, ma niente faceva più paura del suo sguardo. Le
sopracciglia formavano una linea retta e le sue iridi argento erano vuote e
profonde come l’oceano più nero. Le fiamme stesse sembravano tremare per
l’intensità di quell’occhiata penetrante con cui Draco Malfoy fissava il
camino, totalmente assorto nei suoi pensieri.
Quando Blaise avanzò di un passo,
notò i pugni di Draco serrarsi appena, come se stesse ricordando qualcosa di
spiacevole.
Il ragazzo avanzò fino a sedersi
nel divano di fronte, ma l’amico parve non accorgersi minimante di lui e non
cambiò posizione, senza neppure voltarsi a guardarlo.
-Allora, com’è andata la prima
cena a scuola?- chiese Blaise, rompendo il silenzio.
Draco non si mosse di un
millimetro, sospirò e dalle sue labbra uscì un gelido sussurro:
-Bene. A te?-
-A me?- fece Blaise, indicandosi.
–Ho rischiato di soffocarmi con l’arrosto, ma questo lo sapresti se non mi avessi
evitato per tutto il tempo!-
La voce di Blaise si era fatta
più decisa, ma Draco non si voltò per guardarlo neanche in quel momento.
Blaise sospirò per ritrovare la
calma, guardò la mascella contratta dell’amico, i suoi muscoli tesi e lo
sguardo vuoto e si accorse di sentirsi impotente.
-Draco,
come stai?-
Draco Malfoy respirò a fondo e
sollevò il mento dal pugno, tolse la gamba che teneva sul ginocchio e si mise a
sedere in maniera più composta.
Quando Blaise si trovò faccia a
faccia con lo sguardo di Draco, rimase di ghiaccio. Gli occhi grigi erano molto
più profondi di un oceano, e la sua serietà era disarmante.
Il gelo.
-Blaise,
mi deludi. Come pensi che stia? Sto bene, non lo vedi? Draco Malfoy non si fa
sconvolgere da nulla, io so superare i miei dolori. Un Malfoy non conosce né la
depressione né cose simili. Ricordalo-
Quando lo sentì parlare, Blaise scoprì
che niente di ciò che aveva detto era vero, ma capì anche che il gelo contenuto
nel suo sguardo non era nulla se paragonato al tono della voce.
In quel momento una ragazza sbucò
fuori dalla porta del dormitorio maschile e rimase nascosta dall’architrave, dato
che indossava solo una camicia da notte nera, assai poco coprente.
Draco si alzò, fece per andarsene
ma si fermò. Mise le mani sulla spalliera ai lati della testa di Blaise e si
chinò su di lui per sussurrargli all’orecchio:
-Come vedi so sempre come
divertirmi, non devi preoccuparti per me, so andare avanti-
Si sollevò e gli diede le spalle
senza mai guardarlo negli occhi e, quando raggiunse la ragazza, si chiuse la
porta alle spalle.
Blaise rimase immobile.
Bugiardo, pensò.
Quella mattina, finita la
colazione, Blaise e Draco si erano alzati ad insieme stavano lasciando la Sala
Grande, diretti verso il sotterraneo per la loro prima lezione di pozioni
dell’anno.
Il fulmine che da il via alla
tempesta, non si può mai prevedere e le disgrazie non vengono mai da sole. A
volte una valanga di neve non si può fermare, una volta che inizia la sua corsa
la sfera comincia a rotolare prendendo sempre più velocità ed ingrandendosi.
Un volta che si innesca qualcosa,
non si può che restare ad ammirare il corso degli eventi, sapendo di non poter
fare più nulla per cambiare le cose.
Fu questo ciò che pensò Blaise
Zabini quando vide Draco partire di corsa all’inseguimento di una ragazza.
A Draco Malfoy era sembrato che
un raggio di sole si fosse concentrato su un punto specifico della Sala Grande
per permettergli di individuare quella persona. Vide fluidi capelli, lisci come
seta, vibrare al movimento della giovane e seguirla come un dolce manto
protettivo.
Non importava che quei capelli
fossero ramati anziché biondi, avrebbe riconosciuto quel taglio, quella
lucentezza e quel modo di ondeggiare sulla schiena della proprietaria ovunque.
Poi, dandogli un tremendo colpo
al cuore, la ragazza si voltò, permettendogli di vedere il suo viso e la sua
pelle chiara. Aveva il naso all’insù, i lineamenti delicati come quelli di una
fata e le labbra piene e morbide di un rosa tenue.
Claire.
Partì al suo inseguimento,
spintonò con ferocia tutti quelli che gli bloccavano il cammino e seguì quella
ragazza con i suoi capelli lucenti e lisci fin sopra le scale e, quando
finalmente arrivò a lei, la bloccò da un braccio e la costrinse a voltarsi.
-Claire!-
disse.
La ragazza lo fissò con stupore,
le labbra deliziosamente arricciate per il disappunto e il suo sguardo si
soffermò un attimo su quella mano che la teneva ferma, per poi risalire lungo
il viso di Draco e fissarlo con due grandi e magnetici occhi verdi.
Draco sobbalzò.
Adesso che la guardava si
accorgeva che quella ragazza era troppo bassa per essere Claire, indossava la
divisa dei Grifondoro e aveva gli occhi color
smeraldo e non di zaffiro.
Notò anche che aveva una
minuscola cicatrice sotto l’occhi destro, che la sua Claire non aveva. Però le
sue labbra, i suoi lineamenti, la forma degli occhi e il colore della pelle
erano identici a quelli della sua amata. Perfino i capelli, ramati invece che
dorati, erano identici: lisci, della stessa lunghezza e dal taglio identico.
-Mi scusi signorina, ho sbagliato
persona- farfugliò Draco.
Il ragazzo abbassò il capo e si
schiarì la voce prima di lasciarla andare, e lei se andò per la sua strada
senza dirgli nulla.
-Draco!-
chiamò Blaise, che era riuscito a raggiungerlo solo in quel momento. –Ma che ti
prende? Come ha chiamato quella ragazza?-
-L’ha vista?-
-Cosa? Bhè…
sì ecco, insomma...-
-L’hai vista?- ringhiò Draco,
incenerendo l’amico con una delle sue più gelidi occhiate.
Blaise rimase immobile.
Draco era furioso, il vuoto nei
suoi occhi si era acceso e ardeva forse più dell’inferno, i muscoli erano tesi
e pronti a scattare.
Serrò i pugni con ferocia.
-Che diritto ha quella ragazza di
assomigliare in maniera così disarmante a Claire? Voglio sapere tutto su di
lei, voglio sapere chi è, come si chiama e ogni cosa riusciamo a scoprire!-
ordinò.
Blaise scosse il capo. –Draco che
vuoi fare?-
Draco abbassò il capo per un
attimo, i ciuffi biondi gli coprirono lo sguardo e, quando guardò negli occhi Blaise,
aveva un’espressione sinistra e maligna.
Ghignò perfido.
-Intendo farla pagare a quello
scherzo della natura, così impara a rubare la faccia alla mia Claire-
Continua….
Grazie a coloro che hanno letto, spero di avervi
incuriosito e che vogliate continuare a leggere questa Ff,
scritta per caso, forse perché amo il personaggio di Draco e non mi stanco mai
di scrivere storie.
Spero davvero che leggere questo capitolo vi sia
piaciuto, se volete commentare o farmi sapere cosa ne pensate, sappiate che mi
renderete felice.
-Sappi
che non ho intenzione di arrivare in ritardo alla nostra prima lezione di Cura
delle Creature Magiche, e che se non ti sbrighi, ti lascio qui!-
Leila
Morgan era una studentessa modello, eseguiva sempre i compiti, alzava la mano
per prima alle domande dei professori e dava ripetizioni ai compagni in
difficoltà. Discendeva da una famiglia discretamente ricca, suo padre lavorava
al ministero e la madre era una vera e propria maniaca dell’ordine e dalla
perfezione. Aveva cresciuto la figlia inculcandole l’idea che una donna deve
essere bella e presentabile in ogni occasione e, proprio per questo, Leila
teneva sempre i suoi lunghi e ricci capelli neri in ordine e non si lasciava
vedere da nessuno senza un filo di matita sugli occhi e un po’ di lucidalabbra.
Era stata smistata a Grifondoro ed era il lider
perfetto di tutte la ragazzine del loro anno, facendo da rappresentante, da
guida e da esempio.
-Calmati,
dannazione!- imprecò la ragazza che correva dietro di lei, sforzandosi
inutilmente di tenerle il passo. –Non siamo poi così in ritardo!-
Se
già per Leila era un affronto mettersi a correre come un maschiaccio fuori
dalla scuola, con i ricci al vento e la divisa tutta in disordine, sentirsi
dire che aveva torto e che, magari, stava pure esagerando, era decisamente
troppo.
-Non
è colpa mia se ti sei alzata tardi, la puntualità è tutto. Facciamo che ci
vediamo direttamente a lezione!-
E
detto ciò Leila Morgan accelerò mettendosi a correre verso la sua meta, senza preoccuparsi
della ragazza alle sue spalle.
Quest’ultima
si fermò piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato, e i suoi capelli
ramati le coprirono il viso per un istante, nascondendole la vista dall’amica,
decisamente troppo lontana per essere raggiunta. Il cielo era privo di nuvole e
la capanna di Hagrid era già visibile dal sentiero di
gradini su cui si trovava. Stava ancora riprendendo fiato, quando, mentre si
ravviava la liscia chioma fiammante, un rumore di passi alle sue spalle la
costrinse a voltarsi.
-Scusami,
ma hai perso questo-
Dietro
di lei c’era un bel ragazzo, con il fiso slanciato e allenato, i capelli biondi che
ricadevano in ciuffi ordinati sulla fronte, la pelle pallida e i lineamenti del
viso taglienti e decisi. Gli occhi brillavano di un grigio tenue, quasi verde,
le labbra erano sottili e piagate in un mezzo sorriso.
Tuttavia, per quanto attraente potesse essere, la
Grifondoro notò con disappunto la divisa dei Serpeverde che indossava.
-Deve essere tuo- insistette lui, porgendole un
libro.
La ragazza studiò ancora il ragazzo e il suo
sorriso educato, rimanendo sulla difensiva. Abbassò in fine lo sguardo sul
libro e lo prese fra le mani, dubbiosa. Riconobbe il fiore scarabocchiato sulla
copertina e, aprendolo alla prima pagina, lesse il suo nome.
Samantha King.
-Ho visto che ti è caduto dalla borsa, così ti ho
seguito per riconsegnartelo-
Alle parole del ragazzo la giovane Grifondoro non
rispose, rimanendo concentrata sul libro. Dopo secondi interminabili alzò gli
occhi di smeraldo e prese a fissare il biondo con insistenza, ma senza dire
nulla.
-Che maleducato- disse il giovane, dandosi
teatralmente un colpetto sulla fronte. –Sono Draco Malfoy-
Samantha King, adesso, si trovava davanti la mano
pallida di Malfoy e, il sorriso con cui quest’ultimo rimaneva in attesa, non
prometteva nulla di buono.
C’era qualcosa, nella sua voce e nel suo modo di
porsi, capace di attrarre e stregare chiunque. Proprio come il fuoco: magnetico ma letale.
La ragazza, senza smettere di fissarlo negli occhi,
accettò la sua stretta di mano.
-Piacere, sono Samantha King-
disse brevemente, con un sopracciglio alzato.
Draco Malfoy chinò il capo per un istante, in un
elegante sorriso, e ribelli ciuffi biondi gli solleticarono la fronte e lo
sguardo. Quando i suoi occhi argento si posarono sulla ragazza, mostravano un
particolare luccichio, sensuale e sinistro al tempo stesso. Osservò Samantha e
la vide stringersi nelle spalle, timida, quasi avesse improvvisamente paura di
lui.
E faceva bene.
Ad un tratto, però, la Grifondoro parve riscuotersi
come se avesse lento nella mente di Draco e, sorprendendosi a fissarlo, abbassò
subito il volto quando vide che lui se ne era accorto.
-Certo che è strano- esclamò Samantha.
-Cosa?- chiese Draco, con un sorriso cordiale ma distaccato,
che lo rendeva ancora più seducente di quanto non fosse già di suo.
-Oggi non ho incantesimi- spiegò lei, mentre
sistemava il libro nella borsa che aveva a tracolla. –La guida agli incantesimi
sarebbe dovuta essere in camera mia-
Quando Samantha lo guardò, risistemandosi i capelli
color rame, Draco la stava fissando con gli occhi grigi ridotti a due fessure,
le narici frementi e la mascella contratta. Era lo sguardo di un serpente
davanti ad una preda e, proprio quello sguardo, la terrorizzò per un secondo.
-Devo averlo messo per sbaglio nella borsa, che
sbadata!- si affrettò a dire.
Per un solo istante la ragazza guardò Draco negli
occhi e lui vide quelle gemme verdi tremare appena, subito dopo scappò via.
-Buona giornata- gli augurò, affrettandosi verso la
capanna di Hagrid.
Draco Malfoy rimase fermo dov’era, a fissare con
odio crescente quella ragazzina e, le sue labbra, si curvarono in un sorriso
crudele.
Una
nebbiolina leggera avvolgeva il bagno e appannava lo specchio sul lavabo,
mentre un silenzio tranquillo ed unicamente disturbato dai suoi respiri,
permetteva a Draco Malfoy di rilassarsi e di analizzare i propri pensieri. La
vasca era stata riempita con acqua calda e oli rigeneranti e lui vi si era
immerso già da un po’, ma non era intenzionato a terminare il suo bagno, troppo
stanco e pensieroso.
Un
bagno caldo era l’unica cosa che riuscisse ad aiutarlo a pensare e, in quel
momento, ne aveva davvero bisogno. Osservò la propria pelle, pallida, e si
accorse di non essere in grado di concentrarsi né di provare a ragionare.
Era
semplicemente troppo esausto.
I
capelli biondi, appena umidi, aderivano contro la sua fronte e gli
solleticavano la nuca. I muscoli appena delineati sull’addome erano coperti
dalla schiuma e le sue mani affusolate sfioravano elegantemente i bordi della
vasca. Lasciò ricadere la testa all’indietro e si lasciò scivolare appena un
po’ di più nell’acqua, con il calore e il silenzio che lo accompagnavano in
quel suo attimo di riposo.
…
-Vorrei
ricordarti che qui ci sono anch’io, o sei troppo impegnato a pensare a te
stesso come al solito?-
Il
biondo aprì pigramente gli occhi e si accorse dell’angelica figura che occupava
la vasca insieme a lui, seduta sul lato opposto. Era una ragazza bellissima, la
pelle rosata, i capelli biondi raggruppati in un elegante chignon e le guance
imporporate dal calore. I suoi occhi azzurri splendevano, maliziosi, e le sue
labbra delicate si curvarono all’insù in un tenue sorriso.
Draco
la vide mentre tentava di avvicinarsi la schiuma al petto, per coprirsi, e
mostrò un sorrisino divertito e maligno.
-Guarda
che ti ho già vita nuda, devo forse ricordartelo?-
Claire
non arrossì neppure per un secondo, piegò il collo da un lato e alzò le
sopracciglia. Ci fu un attimo di silenzio in cui i due si concessero un intenso
scambio di sguardi, la giovane fece scivolare il suo piede lungo i pettorali
del ragazzo, fino a puntarglielo sulla spalla, sensuale, silenziosa. Poi, nel
momento in cui Draco stava per muoversi, lei lo colse di sorpresa facendo schizzare
un po’ d’acqua sul suo viso e, quando lo vide lanciarle un’occhiataccia,
scoppiò a ridere.
Il
ragazzo rimase incantato da quella risata cristallina, dal modo in cui gettava
la testa all’indietro e si toccava il collo con la punta delle dita, divertita.
L’attimo
dopo Claire si era sollevata per avvicinarsi a lui, lo sovrastò e con le sue
labbra di rosa gli sfiorò dolcemente un guancia, il collo, il naso, fino a
ripercorrere ogni linea del suo viso e, solo in fine, scese sulle sue labbra.
Fu
un bacio lento, profondo, un tenero susseguirsi di piccoli morsi e intrecciarsi
di lingue. Le labbra di Claire era morbide, calde ed irresistibili, tanto che
Draco avrebbero continuato a baciarla per sempre, ma…
-Draco è tutta la mattina che ti cerco, devo parlarti, vieni fuori da
lì!-
Urlò
qualcuno con ben poca gentilezza, mentre batteva i pugni contro la porta del
bagno.
Draco
si svegliò di soprassalto, si guardò in torno per qualche secondo, confuso,
come se cercasse qualcuno. Poi, quando capì di essere appena stato sottratto ad
un sogno, colpì l’acqua con la mano.
Era
stato tutto magnifico, reale, travolgente ma niente a che fare con la realtà.
Quella verità lo sconvolse e lo fece infuriare, si passò una mano sulla fronte
portandosi indietro i capelli e prendendo un lungo respiro.
-Draco? Mi rispondi o no?-
Il
biondo fece un smorfia, infastidito.
-Blaise, mio padre ha sborsato fior di galleoni
perché avessi una camera tutta mia in questo dormitorio. Ciò significa, che se
sono in bagno, nessuno deve venire a bussare alla mia porta mettendomi fretta.
E, soprattutto, non saresti dovuto entrare nella mia stanza!-
-Poche
aree, non sei l’unico studente del quinto anno ad avere una camera tutta tua.
Io e Nott abbiamo pagato per avere il tuo stesso
trattamento-
Draco
Malfoy sbuffò, strinse i pugni e si decise ad uscire dalla vasca. Con Blaise
non c’era poi tanto da discutere, poteva infuriarsi e ruggire quanto voleva
tanto l’amico sarebbe sempre rimasto a guardarlo con la stessa espressione
impassibile stampata in viso e avrebbe continuato i suoi discorsi come se nulla
fosse.
Il
biondo si asciugò con un asciugamano candido e rimase per qualche istante a
guardarsi allo specchio, che dovette ripulire con la mano dato che si era tutto
offuscato.
Studiando
la sua immagine riflessa pensò di essere ridotto proprio uno straccio, aveva
lividi scuri sotto gli occhi e la sua espressione era a dir poco minacciosa.
Quando
Draco uscì dal bagno, con indosso la sua divisa scolastica e i capelli in
ordine, Blaise Zabini era comodamente disteso sul suo letto, le scarpe ancora
ai piedi e le mani dietro la nuca.
-Ci
vuole così tanto per fare un bagno?- lo salutò il moro.
Draco
lo ignorò, raggiungendo l’armadio e sistemando alcune cose.
-A
cosa devo l’onore della tua visita? Non hai niente di meglio da fare?-
-Certo
che sei gentile! Non potrei semplicemente essere venuto a fare un po’ di
compagnia al mio vecchio amico?-
Draco
lo guardò seriamente, ancora infastidito e per nulla intenzionato a scherzare.
Blaise lo guardò e si trovò a pensare che, per quanto Draco fosse sempre stato
un tipo irritabile e pronto ad accendersi per un non nulla, non era mai stato
tanto tetro e di cattivo umore come lo era in quel periodo.
Fortuna
che la scuola era ricominciata solo da due giorni.
-Frequenta
il terzo anno- Disse unicamente Blaise.
Draco
fece un ghignò avvicinandosi alla scrivania. –Lo so, ho preso il suo libro di
incantesimi: guida del terzo livello-
Blaise
alzò un sopracciglio. –Hai preso il suo libro?-
Draco
si voltò rimanendo appoggiato con la schiena alla scrivania, per poter guardare
l’amico. Fece un sorriso astuto.
-Si
da il caso, che un sua compagna di stanza, sia stata con me ad inizio dello
scorso anno. È stato un giochetto convincerla a portarmi quel libro, che mi ha
anche permesso di scoprire il suo nome-
Blaise
non disse nulla, per un attimo osservò con insistenza la parete alla sua
sinistra, in cerca delle parole corrette.
-Pensi
che ne valga davvero la pena?-
Draco
udì perfettamente il sussurro dell’amico e lo guardò con letale freddezza.
-Mi
chiedi se ne valga la pena? È una mezzosangue, una stupida Grifondoro e non è
neanche lontanamente all’altezza di Claire, ma le ha rubato la faccia ed io non
posso permettere che vada in giro ad umiliarla. È un’offesa alla sua memoria,
quella King è l’opposto di Claire, non è degna di essere la sua sosia-
Blaise
alzò gli occhi al cielo e si mise a sedere. –Come sai che è una mezzosangue?-
Draco
ghignò furbo, incrociando le braccia al petto. –Ho indagato, ieri notte, per la
precisione. I King sono maghi da secoli, ma suo padre sposò una strega dal
padre mago ma con la madre babbana-
-Wow! bhé con i
tempi che corrono, e con tutti gli incroci con i Babbani, questa King potrebbe
anche considerarsi una vera strega. Ormai i Purosangue non valgono quasi più
nulla-
Il
biondo lo fulminò con lo sguardo, serrando la mascella. –Non per me…- specificò
in un rauco sussurro.
A
quel punto, Blaise si alzò in piedi. –Sto solo dicendo, Draco, che non puoi
accanirti contro una ragazzina solo perché somiglia a Claire-
-Somiglia,
Blaise? Somiglia? È identica!-
-Oh,
ma certo! Solo se non consideri gli almeno venti centimetri di altezza che
questa King ha in meno di Claire, o il fatto che siano totalmente opposte, a
partire dallo status di sangue per finire con la casa di appartenenza!-
-Tu
non capisci Blaise, hai visto il suo volto? Io non posso perdonarglielo, voglio
farla pagare a quello dannato scherzo della natura, Sanguesporco,
nullità di una Grifondoro!- fece un pausa accompagnata da un mezzo sorriso. –Ti
rendi conto? Non so neanche quale offesa usare per prima con lei!-
-Maledizione
Draco, ha quattordici anni! Non ha fatto nulla di male e, per quanto sgradevole
possa essere o con tutti i difetti di questo mondo, non vale la pene finire nei
guai per lei. Vuoi farti espellere? Perché l’ultima volta che hai usato i tuoi
giochetti mentali su una ragazzina, ci sei andato molto vicino!-
-Non
dire sciocchezze! Non ho alcuna intenzione di spaventarla o di torturarla
psicologicamente. Niente magia nera o filtri strambi, promesso! Voglio
solo…divertirmi!-
-Divertirti?-
chiese Blaise, guardandolo di traverso.
Draco
fece un sorriso sinistro e affascinante insieme. –Non ti ricordi cosa facevamo
noi due, solo l’anno scorso, prima che trovassi Claire?-
Blaise
parve pensarci, face un mezzo sorriso e, quando parlò, lo fece con disprezzo e
repulsione. -Ma certo! Fare innamorare una qualsiasi ragazza di noi, usarla e
divertirci con lei fino a quando non ci stancavamo, e poi gettarla via come un
fazzoletto usato-
-Esatto!-
esclamò Draco, esaltato. –Questo è proprio quello che voglio fare con lei. Te
le ricordi tutte quelle ragazze, Blaise? Il modo in cui piangevano disperate?
Ti divertivano queste cose, un tempo!-
-Sì,
ma poi si cresce. Per quanto bello possa essere comportarsi da eterno bastardo,
prendere di mira una ragazza, con il solo intento di farla soffrire, mi sembra
alquanto scorretto-
-Risparmiami
le tue moralità, non è una ragazza qualunque quella! Le ho parlato, dovevi
vedere con che arroganza si rifiutava di sostenere il mio sguardo, quella
Mezzosangue!-
Blaise
scosse il capo, non c’era verso di far ragionare Draco Malfoy quando si metteva
in testa una cosa, e non cambiava opinione finché non andava a sbattere la
testa contro le sue dannate convinzioni.
-Dammi
solo la tua parola che non supererai il limite-
Mentre
Blaise appariva scocciato ed arrabbiato, Draco fece un ghignò malvagio.
-Sammi, davvero mi dispiace, sei sicura che non vuoi che ti aiuti?-
-Dacci
un taglio!- sbottò la Grifondoro dai capelli rossi, sollevando finalmente la
testa dal grosso libro che aveva sotto al naso.
-Non
essere così aggressiva!- Protestò Leila Morgan.
Le
due amiche erano sedute ad un tavolo della biblioteca, l’una di fronte
all’altra.
-Non
sono aggressiva, Leila, sei tu che mi ci fai diventare- Spiegò Samantha. –Da
quando siamo usciti dall’aula di pozioni non fai che assillarmi con frasi tipo:
mi dispiace, vedrai che andrà meglio la prossima volta, lascia che ti aiuti,
non abbatterti, ci penso io… piantala adesso!-
-Volevo
solo rendermi utile- si lamentò Leila, fingendosi offesa.
-Sono
in grado di terminare i miei cinque rotoli di pergamena sulla pozione
soporifera, assegnatami come punizione, anche da sola!-
Leila
fece roteare gli occhi, giocò per qualche minuto con i suoi riccioli corvini e
dopo di ché si alzò in piedi.
-Dato
che sei così tanto di cattivo umore- Disse, facendo sbuffare l’amica. –Torno in
sala comune, ho premesso a Meg di aiutarla con i compiti di trasfigurazione-
Detto
ciò, la graziosa Leila Morgan, lasciò la biblioteca a passo di danza.
E
Samantha King fu libera di respirare, o
forse no.
Ebbe
il tempo di sistemarsi un ciuffo di capelli ramati dietro l’orecchio,
spolverarsi la divisa, che qualcuno alle sue spalle la fece sussultare.
-Eccolo
dov’era! Sto cercando il manuale di pozioni livello intermedio da un po’. Ti
serve ancora per molto?-
Sammi alzò gli occhi, trovandosi ad ammirare l’impeccabile figura di
Draco Malfoy.
Era
uno dei ragazzi più belli e chiacchierati della scuola, biondo e perfetto, ed
era proprio al suo fianco. Le sorrise seducente indirizzandole uno sguardo
ammaliatore.
-Mi
dispiace, ma devo fare una relazione di cinque rotoli di pergamena- spiegò la
ragazza, guardandolo mentre si stringeva nelle spalle.
Draco
Malfoy parve non ascoltare quelle parole, sulle sue labbra si disegnò un
sorriso ambio quanto temibile.
-Aspetti
qualcuno?- le chiese indicando i posti liberi attorno al tavolo.
Lei
fece di no con la testa.
-Ti
dispiace se mi seggo qui con te, così possiamo usare il libro in due?-
Sammi lo guardò dubbiosa, poi, incapace di reggere il suo sguardo
argentato, fece spallucce.
Il
biondo prese posto di fronte a lei, le sorrise ancora con spacciata arroganza,
e solo dopo tirò fuori carta e piuma.
-Oggi
è la seconda volta che ci incontriamo, e c’è sempre di mezzo un libro - disse
Samantha, quasi a sé stessa.
Draco
alzò gli occhi su di lei e la osservò per un lungo istante. I capelli rossi
erano lisci, con un ciuffo che ricadeva perfino dallo stesso lato di quello di
Claire e, nascosto proprio da quel ciuffo ramato, c’era una minuscola cicatrice
orizzontale sul suo zigomo pallido. Il viso sembrava quello delicato di una
fata, con gli occhi caldi ed espressivi, color smeraldo, e le labbra rosee.
La
ragazza lo guardava, eppure, sembrava voler fare tutt’altro. Forse se ne
vergognava, ma riuscire a resistere a Draco Malfoy, d'altronde, non era cosa
facile e lui ne era perfettamente consapevole.
Le
rivolse l’ennesimo sorriso affascinante e lei abbassò gli occhi, rossa in viso.
Lui si concesse un ghignò soddisfatto per quella reazione.
-Hai
ragione, ma devo ripassare alcune vecchie pozioni e mi serve il manuale di un
livello più basso-
Sammi non disse nulla, ma nella sua mente si stava chiedendo perché
mai il ragazzo avesse fatto quella specificazione, quasi come se avesse bisogno
di giustificarsi.
Scosse
il capo e cacciò via quell’assurda idea.
Rimasero
in silenzio per qualche secondo, poi Draco parlò:
-Di
solito il professor Piton non lascia molti compiti…-
Sammi non si preoccupò neppure di alzare lo sguardo. –A quelli che
gli hanno fatto esplodere una pozione contro, alla prima lezione dell’anno, sì-
Draco
rise, una risata arrogante e sensuale, composta e rauca.
Da brivido.
-Io
sono molto bravo in pozioni- disse, scivolando sulla sedia accanto alla ragazza.
–Perché non lasci che ti aiuti-
Samantha
King rimase ad occhi spalancati davanti a lui, come un topolino impaurito al
cospetto del serpente. E, in effetti, Draco Malfoy sembrava proprio un serpente
con quel suo sguardo ipnotico e il suo strisciare audacemente verso di lei. Le
accarezzò una mano con la punta delle dita, fredde, e i suoi occhi color
tempesta si fissarono in quelli smeraldo della ragazza.
Fece
un sorriso. -E allora?-
Samantha
abbassò di corsa lo sguardo, improvvisamente si sentiva il fiato corto. Lo
guardò un altro solo istante e i suoi occhi verdi tremarono, si portò i capelli
rossi dietro le orecchie e prese un profondo respiro abbassando il viso.
-Anch’io sono sempre stata brava in quella materia, quello di oggi è
stato solo uno spiacevole incidente- Precisò, togliendo di scatto la propria
mano dal tavolo, su cui il ragazzo era intendo a disegnare cerchi immaginare
con la punta dell’indice.
-Credo
di aver preso abbastanza informazioni dal libro, puoi usarlo tu. Finirò la mia
relazione in sala comune-
Detto
ciò la ragazza si alzò dalla sedia, raccolse le sue cose e, senza osare neppure
per un istante incrociare lo sguardo di Draco, lasciò la biblioteca a grandi
passi.
Draco
Malfoy rimase a guardarla mentre usciva, senza dimenticare la sua fretta, il
modo in cui teneva la testa incavate nelle spalle e neppure i suoi occhi bassi.
In quel momento capì che quella di Samantha King non era arroganza.
Era Paura.
Sogghignò.
Continua…
Grazia a chi ha letto, spero
che questo secondo capitolo sia piaciuto. So che è una storia un po’ strana, ma
sarei felice se qualcuno lasciasse qualche commento, giusto per farmi capire
cosa pensa. Ve ne sarei infinitamente grata ^^
La scuola era talmente deserta e
silenziosa che Sammi percorreva quei corridoi freddi
con ansia e paura. Rimanere fino a tardi in giardino a studiare, non era stato
poi molto saggio. Adesso Hogwarts assomigliava ad una dimora di spettri, una di
quelle case dell’orrore che mai avrebbe voluto visitare e, raggiungere la torre
dei Grifondoro, sembrava una vera e propri impresa.
Tutti gli studenti, finite le
lezioni, erano corsi nelle rispettive sale comuni per ricongiungersi con gli
amici e prepararsi per la cena.
Samantha si strinse forte il
mantello al petto e affrettò il passo, era quasi dentro il castello quando la
vide.
Un ombra nera, strisciante, le
aveva tagliato la strada muovendosi sulle scale d’ingresso.
La ragazza sussultò dalla paura e
rimase ferma per qualche secondo ma, quando si guardò intorno, scoprì di essere
sola. Prese un profondo respiro e sollevò il mento, d'altronde, un Grifondoro
non ha mai paura e, decidendo di usare la prima caratteristica necessaria per
entrare a far parte di quella casa, ovvero il coraggio, decise di entrare nel
castello senza correre e con calma. Era a dir poco assurdo avere paura del
buio, di una scuola deserta o, peggio, vedere ombre quando non ce ne erano.
Sapeva che la paura poteva fare brutti scherzi e il pensiero che il cappello
parlate avrebbe potuto rimangiarsi la parola se qualcuno glielo avesse messo
sulla testa in quel momento, la convinse a farsi forza e a smetterla di
preoccuparsi per delle sciocchezze.
Varcò la scoglia di Hogwarts e
tirò un sospiro di sollievo, sorridendo quasi, pensando alla sua ingenuità.
Poi, con un gran tonfo, il
portone principale si chiuse alla sue spalle, costringendola a voltarsi con un
piccolo urlo. Non c’era nessuno lì con lei nell’ingresso, la sala grande ora
dietro di lei era deserta e quelle porte d’ingresso non avrebbero avuto alcuno
motivo per richiudersi da sole proprio in quel momento. Oltretutto, non si erano
accostate lentamente, ma in un secondo facendo un gran botto.
Quasi come se avessero voluto spaventarla.
Strinse i pugni e gonfiò il
petto, era una Grifondoro dopotutto, non doveva aver paura e, con quella
convinzione in testa, si avviò per le scale senza tuttavia credere davvero a
quel pensiero.
Come di consueto le scale di
Hogwarts cambiavano posizione di continuo ma, quando Samantha salì la prima
rampa, il loro movimento cessò, inquietando la giovane ancora di più.
Adesso tutto taceva, tutto era
immobile e, quando le luci si spensero senza preavviso, dovette mordersi il
labro per non urlare. La rampa di scale su cui si trovava decise di muoversi in
quell’istante, passando dall’immobilità alla marcia con uno scossone. Mentre
girava nel buio unicamente spezzato dalla luce delle stelle che filtrava dalle
vetrate, Sammi si aggrappò con forza al corrimano
dietro di lei.
Quando le scale sbatterono con
violenza, fermandosi, la luce si riaccese per magia e, a quel punto, la ragazza
iniziò a guardarsi intorno. Era convinta che qualcuno si fosse appostato lì
introno per farle qualche scherzo o che, quanto meno, ci fosse qualche docente,
impegnato in chissà quale lavoro che richiedeva lo spegnere e accendere le luci
e chiudere il portone principale.
Peccato che, in quell’interno
immenso dove solo le scale sembravano circondarla, Samantha non vide proprio
nessuno.
Ma sentì qualcosa.
Si voltò di scatto e vide
saettare, due piani sopra di lei, un’ombra nera. Si morse ancora il labbro e
corse verso l’altra rampa di scale che si mise in movimento proprio quando la
raggiunse, allontanandola dalla sua meta.
In quel momento vide l’ennesima
sagoma nera strisciare dalle scale sottostanti e, stavolta, urlò. Dai quadri
attorno a lei le reazioni furono diverse, c’era chi si guardava intorno
ansioso, chi sembra contrariato, chi si annoiava e chi la guardò infastidito.
Samantha corse per il corridoio
che si trovò di fronte quando le scale si fermarono ma, mentre correva, si
accorse di due ombre nere che strisciavano ai lati del muro accanto a lei.
Tremò di paura e sentì il suo
cuore battere fortissimo, gli occhi le si inumidirono e urlò ancora correndo
sempre più forte. Si illuse di aver seminato quelle sagome, vedendo però
crollare le sue speranze quando una le tagliò la strada sparendo nel corridoio
successivo.
Sammi
si fermò, pensando di dover tornare indietro ma, nel voltarsi, si accorse della
sagoma nera che la stava raggiungendo.
Urlò forte ed indietreggiò verso
il corridoio alla sua destra ma urtò contro qualcuno che l’afferrò saldamente
dalle spalle.
Urlò ancora più forte e cercò di
liberarsi dalla persona che la stava trattenendo, colpendola più volte ma senza
riuscire a fargli nulla.
-Ma che ti prende?-
Samantha aprì gli occhi di
scatto, ritrovandosi davanti uno sguardo argento che la costrinse a trattenere
il respiro.
Draco Malfoy era proprio lì che
la fissava dall’alto con la solita arroganza ma anche con un pizzico di
incertezza che luccicava da dentro i suoi occhi. I capelli biondo pallido erano
pettinati alla perfezione e sul suo viso affascinate spiccò un sorriso
elegante.
Samantha aveva paura di quel
Serpeverde, aveva sentito strane storie su di lui e sulla sua famiglia e,
trovarselo lì dopo quello che le era accaduto, non fece che accrescere i suoi
timori. Quel sorriso che le aveva rivolto sembrava quello di un assetato che
vede l’acqua dopo chilometri nel deserto. Sembrava quasi folle.
-Ma tu guarda, stavi per
piangere-
Disse lui con una strana cadenza
cantilenata, mentre le sfiorava il viso con una delle sue mani gelide e
pallide, passandole il pollice sotto l’occhio destro e rubandole una lacrima.
Sammi
indietreggiò.
Draco rimase a guardarla
intensamente, quasi come se volesse leggerle nella mente e parve trattenere uno
scatto d’ira. Guardò la lacrime sul suo polpastrello e si impose di sorridere.
-Cosa ti è capitato? Stai
tremando- costatò dolcemente.
A quel punto Samantha si lasciò
mettere le mani sulle spalle e non scappò via quando il viso del ragazzo si
avvicinò al suo.
-Io…-
Non riusciva neppure a parlare ma
Draco la incoraggiò con un sorriso, strofinandole le mani sulle spalle.
-Io.. io-
-Sì? Dimmi-
Samantha abbassò lo sguardo, si
sentiva un topolino indifeso davanti ad un serpente affamato, e forse era
davvero quella la situazione. Lei raffigurava benissimo i panni di un topo o di
un pulcino terrorizzato ma, purtroppo, non poteva immaginare quanto realmente
Draco impersonasse il serpente famelico.
-Credevo di aver visto qualcosa,
laggiù- farfugliò la ragazza senza osare guardarlo.
Draco la lascò andare e si avviò
verso il corridoio che gli era stato indicato, mosse qualche passo e si guardò
più volte intorno, poi, con studiata lentezza, si rivoltò verso di lei.
-Qui non c’è nulla- le annunciò
con un caldo sorriso, mentre allargava le braccia.
Samantha lo guardò, stretta nelle
spalle, e si portò le mani al petto come a proteggersi. In quel momento, dopo
essersi preso cura di lei e aver tentato di tranquillizzarla, Draco Malfoy
aveva smesso di farle paura. Era fermo, immobile, e le stava rivolgendo un
sorriso sincero. Forse avrebbe voluto ridere di lei e della sua stupidità, ma
non lo stava facendo.
Si era comportato in maniera
impeccabile, gentile.
-Credo che tu lo abbia solo
immaginato, questo castello e i suoi corridoi al buio, fanno davvero paura a
volte-
La ragazza rimase senza parole
dopo quella frase, abbassò ancora la testa e rimase in silenzio. Draco Malfoy
era temibile quanto affascinante e, fermo con le mani in tasca, nella penombra
del corridoio, sembrava proprio un dio delle tenebre. Si poteva temere ad
apprezzare una persona al tempo stesso?
-Fra due giorni ci sarà la gita
di inizio anno ad Hogsmead, per voi del terzo anno
sarà la priva volta, giusto?-
Samantha alzò gli occhi e,
guardando incuriosita, fece un cenno.
Draco mostrò un ghigno
affascinante.
-Allora, se ti va, quando siamo lì
potremmo incontrarci e andare a prendere qualcosa insieme ai Tre Manici di
Scopa, che ne dici?-
La ragazza rimase senza parole.
Doveva avere paura di lui e del
suo sguardo maligno, oppure rimanerne affascinata?
Incapace di fare altro, si
strinse nelle spalle e fece un altro cenno con il capo.
-Ottimo- esclamò il ragazzo, con
un sorriso ed un’alzata di sopracciglia.
Sammi
si voltò e lentamente se ne andò, salutandolo con la mano.
Quando Draco fu solo sollevò il
mento, pensieroso, con lo sguardo fisso su dove prima si trovava la ragazza. Le
sue labbra erano stranamente curvate all’insù ma i suoi occhi non sorridevano.
Dietro di lui due ragazzi
corpulenti avanzarono sghignazzando fino a fermarsi alle sue spalle.
-Allora Malfoy, abbiamo fatto
bene?- chiese il primo.
-Era così che volevi che
facessimo?- chiese il secondo.
Draco ghignò. -È andato tutto
secondo i piani…-
Tiger ridacchiò. –Dove hai
imparato quell’incantesimo per creare quelle ombre? Povera ragazza, era
terrorizzata-
-Le abbiamo mosse proprio bene,
vero?- domandò Goyle. –Quando Blaise lo saprà si farà
una bella risata-
-Non è necessario!-
La voce fredda e ammonitrice di
Draco li interruppe, zittendoli.
I due dietro di lui si
scambiarono uno sguardo e, con serietà, Tiger parlò:
-Rimarrà fra di noi, abbiamo
ricevuto il messaggio-
Draco si concesse l’ennesimo
sorrisino sinistro e non aveva ancora smesso di guardare dritto davanti a sé. Si
tolse le mani dalle tasche e sospirò soddisfatto.
-Perfetto- disse in conclusione.
-Quest’anno
va di moda il verde, me lo ha detto mia madre- spiegò Leila alle sue compagne
di stanza che la guardavano ammirate.
-Ti sta benissimo quel vestito,
tua madre ha buon gusto- le disse Meg, seduta sul proprio letto e alle prese
con i propri stivali.
Leila sorrise ravviandosi i
capelli e poi, guardandosi allo specchio per pettinarsi, si accorse dell’amica
intenta a fissare fuori dalla finestra.
-Sammi,
perché non sei ancora pronta?-
Samantha teneva il mento
appoggiato sulla mano mentre osservava le colline fuori da Hogwarts, con
sguardo spento ad annoiato. Sospirò e si concentrò su Leila.
-Per il primo fine settimana ad
Hogsmeade dobbiamo essere belle, non pensi?-
La ragazza dai capelli rossi
sbuffò e tornò a guardare oltre la finestra, senza rispondere.
Erano passati due giorni da
quando era quasi morta di paura dopo aver creduto di essere stata inseguita e
da quando Draco Malfoy le aveva detto di Hogsmeade. Si sarebbero davvero
incontrati al piccolo villaggio?
Ogni volta che la vedeva per i
corridoi lui le sorrideva, ma non si erano mai davvero parlati, dopotutto. E,
come se ciò non bastasse, Malfoy non era affatto conosciuto per essere un bravo
ragazzo e lei lo sapeva. Aveva ancora paura di lui, ma dimenticare la
gentilezza che le aveva rivolto quel tardo pomeriggio di due giorni prima, era
impossibile.
-Ovviamente io sono bella già di
mio, ma gli accessori e i vestiti sono tutto. Non trovate, ragazze?-
Alle parole di Leila, Meg e
Juilie risero.
Samantha si voltò verso le sue
tre compagne di stanza, lanciò un’occhiata al dormitorio e si avviò verso il bagno
per prepararsi, a dir poco stufa di riflettere.
Draco Malfoy passeggiava per i
negozi del villaggio di maghi appena fuori da Hogwarts, si era separato dai
suoi compagni di casa e si aggirava furtivo fra le vie, in cerca di qualcosa.
O meglio, di qualcuno.
Nel ricordare quegli occhi verdi
ad un passo dal piangere quando aveva spaventato quella ragazzina, pensò che
ciò che stava facendo fosse sbagliato. Lei si era aggrappata a lui, gli aveva
parlato, senza sapere di avere davanti il suo peggiore incubo.
Forse aveva ragione Blaise,
doveva lasciar perdere tutto ma, proprio quando stava per tornare indietro in
cerca dell’amico, si accorse del gruppetto di ragazze ferme davanti alla
bottega dei dolci.
Erano in quattro, una era Jiulie Smith, alta e con lunghi capelli biondi legati in
una coda di cavallo. Era stata lei a dargli il libro di quella King.
Subito dopo c’erano una ragazza
basa con un ridicolo caschetto castano e un’altra bella e formosa con i boccoli
corvini. Quest’ultima era proprio carina, magari si sarebbe divertito un po’
con lei nei prossimi giorni. La conosceva, era una Morgan, suo padre lavorava
al ministero peccato che, proprio accanto a lei, ci fosse la quarta ragazza che
non sfuggì all’occhio attento di Malfoy.
Era minuta e pallida, con lucenti
capelli color rame e, quando si voltò, due occhi di smeraldo lo
immobilizzarono. Erano seri, profondi, le labbra sottili erano deliziosamente
arricciate ed indossava un cappotto panna.
Quel colore candido, quel viso e
quella vetrina di dolciumi, lo riportarono inevitabilmente ad un giorno che
credeva ormai perso nel mare dei ricordi.
…
Era un Natale pieno di neve e,
prima di tornare a casa per le vacanze, Draco Malfoy ed alcuni amici avevano
deciso di recarsi ad Hogsmeade per ingannare il tempo e per far compre. Lui e
la sua Claire erano a braccetto, fermi davanti al negozio di dolci, in attesa
che un’amica della ragazza finisse di fare acquisti.
-Perché non sei voluta entrare?-
Claire guardò Draco con poca
attenzione, scrollò le spalle e tornò ad osservare le sculture di zucchero
animate oltre la vetrina.
-Non mi piacciono i dolci-
Draco fece un ghignò divertito e
alzò un sopracciglio.
-I dolci piacciono a tutti-
-Non a me- precisò Claire, senza
guardarlo.
Draco rise con arroganza.
–Secondo me lo dici solo perché fanno ingrassare-
Claire lo guardò attentamente e i
suoi occhi azzurri si ridussero a due fessure. Lo scrutò per diversi secondi,
quasi offesa, ed infine sorrise.
-Può darsi!-
I due rimasero fermi l’uno di
fronte all’altra, in silenzio, e poi, senza preavviso, Claire abbassò gli
occhi.
-Fossi in te mi sposterei- Gli
disse, scostandosi di un passo dalla vetrina.
-Perch…?-
Draco non ebbe neppure il tempo
di finire la frase che qualcosa lo colpì in pieno viso. Si voltò infuriato e
vide Blaise alle sue spalle piegato in due dalle risate. Si spolverò il
cappotto e capì che il suo amico gli aveva appena lanciato una palla di neve a
tradimento.
-Dannato Blaise, giuro che gliela
faccio pagare!- si lamentò il biondo sottovoce, lanciando un’occhiataccia al
ragazzo poco lontano da lui.
Claire sbuffò, lo prese sotto
braccio e lo fece voltare. Draco si trovò intrappolato in quello sguardo color
del cielo e dal sorriso enigmatico della ragazza.
Claire, infatti, aveva un modo di
sorridere tutto suo, con le sopracciglia sollevate e le labbra appena
incurvate. Era un sorriso furbo e statico.
Incantevole.
-Dopo- gli sussurrò. –Perché
adesso sei impegnato con me, giusto?-
La sua voce era ammaliante e
soave, quasi come il canto di una sirena.
Draco fece un sorriso ed insieme
si incamminarono, lasciando le loro impronte sul viale innevato.
…
-Ciao!-
Draco Malfoy alzò gli occhi color
argento e si ritrovò intrappolato in uno sguardo di smeraldo. Una fanciulla lo
stava fissando, aveva la pelle chiara e le guance imporporate dal freddo. I
capelli fiammeggianti cadevano lisci ai lati del viso, sfiorando il cappotto
panna che indossava. Il suo sorriso era semplice e solare, le labbra sottili
erano appena curvate all’insù ma, la particolarità di quel sorriso, stava nella
luce riflessa nei suoi occhi verdi.
Ciao? Pensò Draco, che razza
di saluto era? Un’altra qualsiasi ragazza gli avrebbe subito fatto una
qualche battuta per conquistarsi la sua attenzione, oppure lo avrebbe provocato
abilmente. Claire, ad esempio, avrebbe fatto il suo solito sorriso furbo e
sarebbe rimasta a guardarlo in attesa di una sua risposta. Avrebbe perfino riso
di lui per averlo sorpreso a riflettere ma, quella King, non aveva fatto nulla
di tutto ciò.
Si era limitata ad abbassare gli
occhi, timida, con le lunghe ciglia nere che sfiorarono gli zigomi delicati.
Il biondo sentì qualcosa dentro
di sé, era come una furia che lo stava soffocando e, per quanto gli scocciasse
ammetterlo, gli faceva male. Che diritto aveva quella mocciosa di una Grifondoro
di risvegliare quei ricordi dolorosi? E, soprattutto, che diritto aveva di
somigliare a Claire al punto tale da fargli battere il cuore ogni volta che la
vedeva e che, per sbaglio, pensava si trattasse della sua defunta amata?
Abbassò il capo e si avvicinò a
lei, ancora turbato dalla bufera che quel sorriso aveva scatenato dentro di
lui. La guardò un solo istante, pentendosene quello successivo.
-Non entri?- le chiese a capo
basso.
Samantha si voltò, accorgendosi
che le sue amiche erano entrate nel negozio. Scrollò le spalle e fece di no con
la testa.
Draco si accigliò, quella King
era davvero bella, mai quanto Claire, ma era bella. Sembrava ancora più piccola
quando rimaneva in silenzio e, in quel momento, si chiese perché non si fosse
mai accorto di quanto gli costasse stargli accanto. Si era illuso di poter
giocare con lei e di potersi vendicare senza conseguenze, ma si sbagliava.
Quella ragazzina era un dannato
veleno.
Era pericolosa.
-Ti va di fare due passi?- le
propose, con la voce stranamente rauca.
Draco non riusciva più nemmeno a
guardarla, si sentiva soffocare, la testa gli girava e il freddo sembrava
improvvisamente aumentato, si era perfino impadronito del suo cuore.
All’improvviso pensò di non voler più giocare con lei, era già stanco di troppe
cose, tuttavia si incamminò insieme a lei.
-Ti piace Hogsmeade?- Le chiese.
Lei fece un cenno.
-Fa freddo oggi, vero?-
Lei fece il secondo cenno.
Draco la guardò alzando un
sopracciglio. –Se continui a rimanere in silenzio il mio tentativo di
conversare diventa un monologo-
Sammi
lo guardò stupita e gli sorrise, imbarazzata.
-Scusa- gli disse. –Stavo
pensando-
-A cosa?-
Nel momento stesso in cui Draco
le aveva posto la domanda, si era già immaginato la risposta che avrebbe dato
Claire.La bionda gli avrebbe rivolto il
solito sorrisino furbo accompagnato da una frase tipo: non te lo dico!
Samantha, però, rispose in
tutt’altro modo. Scrollò le spalle e sospirò un: -Niente- senza nemmeno fissare
i suoi occhi luminosi in quelli del ragazzo.
Draco abbassò ancora lo sguardo,
Samantha King era già riuscita a sconvolgerlo?
Sciocchezze. Era solo una
ragazzina timida e in lui stava già tornando la voglia di fargliela pagare,
anche se non aveva fatto nulla.
Passarono davanti alla vetrina
del negozio di articoli sportivi e, tra le divise esposte, c’era anche il nuovo
modello di scopa volante. Involontariamente Samantha si fermò davanti alla
vetrina e poggiò la mano sul vetro freddo.
Draco la osservò in silenzio.
-Di solito alle ragazze non piace
il Quiddtch- Disse lei, quasi come a volersi
giustificare.
Draco si appoggiò indolentemente
con la spalla contro la vetrina e le rivolse un sorriso divertito.
-E a te?-
Due occhi verdi si puntarono nei
suoi.
-Ho fatto le selezioni per
entrare nella squadra della mia casa!-
-In che ruolo?- chiese lui,
sinceramente interessato.
-Cercatore…- Gli rispose tornando
tristemente a guardare la scopa.
Draco si scostò dalla vetrina con
una risatina fredda, quasi uno sbuffo. –Te la sei vista contro Potter!-
Samantha scosse il capo e lo
guardò. –Il posto di Potter in squadra non viene neanche lontanamente messo in
discussione. Io volevo fare la riserva, me la sono vista con GinnyWeasley-
-Volevi fare la riserva?- Chiese
lui, scettico. –Che gusto c’è ad essere la riserva, per scelta poi!-
Sammi
gli sorrise e voltò il capo. –Pochi allenamenti, niente ansia, così sì che ci
si può concentrare solo sul gioco e divertirsi!-
-Punti di vista!- Concluse lui,
guardandola furbo.
Lei ricambiò il suo sguardo e gli
sorrise ancora.
-Quindi sei il terzo miglior
cercatore della tua casa?- le chiese.
Lei fece un cenno.
-Io sono il primo!- Affermò
gonfiando il petto. –E quest’anno vinceremo noi il torneo-
Samantha scosse il capo. –La
coppa sarà nostra, come l’anno scorso-
-Ma quello prima abbiamo vinto
noi-
La ragazza sorrise e mosse la
mano in un gesto sbrigativo. –Dettagli!-
I due si sorrisero senza
aggiungere altro e, per un solo istante, Draco aveva dimenticato il vero motivo
per cui si trovava in compagnia di quella ragazzina.
Lui la guidò verso una seconda
via, su cui affacciava il famoso locale I Tre Manici Di scopa.
-Ti porto a prendere qualcosa di
caldo- le disse aprendole la porta.
Peccato che, proprio al centro
del locale e di fronte all’entrata, ci fosse un tavolo occupato da Blaise
Zabini, Theodor Nott, Pancy
Parkinson, Tiger, Goyle e altri Serpeverde. Draco
rimase immobile quando gli occhi blu del suo amico Blaise si fermarono su di
lui e il ragazzo si accigliò.
Blaise era contrario all’idea del
biondo e non apprezzava affatto quello che aveva intenzione di fare con la
King, e Draco sapeva che non era il caso di farsi vedere in compagnia della
ragazza proprio da lui.
Come se ciò non bastasse, un
altro pensiero gli attraversò la mente: Claire.
Cosa avrebbero detto i suoi
compagni vedendolo con un’altra a così poca distanza dalla morte di Claire? Lo
avrebbero commiserato, pensando che non avrebbe mai potuto trovare una degna
sostituta? Non sarebbe stata un’offesa alla memoria della sua amata? E se Theo
o qualcuno di loro avesse notato la somiglianza fra le due giovani?
-Non è necessario entrare…-
Draco si voltò a quelle parole e
rimase paralizzato nel trovarsi lo sguardo di Samantha puntato addosso. La
ragazza lo stava fissando con una serietà che non gli apparteneva e, in silenzio,
i suoi occhi sembravano dire mille cose. Nonostante ciò, le sue labbra rosee
rimasero leggermente piegate in un tenue sorriso.
-Se c’è qualcuno che non voi
vedere, possiamo anche andarcene-
Il ragazzo abbassò il capo,
quella ragazza aveva capito benissimo come stavano le cose. La guardò e scosse
appena il capo.
-Non vorrei che prendessi freddo…-
Le disse tenendo ancora aperta la porta.
Sammi
fece un passo indietro. –A me piace camminare!-
Draco non disse nulla, quella
piccola King alternava momenti di sorrisi ingenui a momenti di sguardi
estremamente seri che rivelavano la sua maturità.
Fece un ghigno, apprezzando
quella sua improvvisa cocciutaggine.
Samantha rimase immobile, quasi
turbata da quel sorriso che aveva riaccesero in lei tutte le paure che nutriva
verso quel Serpeverde ma, quando lui chiuse la porta e le fece cenno col
braccio di procedere, gli sorrise e lo seguì.
Passarono il pomeriggio insieme,
fra i negozi e le vie, ridendo e scherzando tranquillamente, ma facendo anche
dei discorsi più complessi. Parlarono ancora di Quidditch,
di pozioni e di incantesimi. Discussero dei loro progetti per il futuro e le
ore passarono in fretta.
Durante la strada del ritorno ad
Hogwarts Samantha rischiò di scivolare e Draco l’afferrò prontamente da un
braccio. Quando la ragazza si risollevò, sorreggendosi a lui, gli sorrise in
modo raggiante e la luce smeraldina dei suoi occhi fece sussultare ancora il
cuore di Draco che, tuttavia, si congelò.
Il viso di quella ragazza
sembrava quello di una fata, una fata dannata scesa in terra per punirlo e
condannarlo. I capelli rossi, lisci e morbidi, davano ancora più luce a quel
viso angelico.
I due erano rimasti per diversi
secondi e guardarsi e, mentre Samantha cancellava ogni pregiudizio contro di
lui e smetteva di temerlo, Draco iniziò ad aver seriamente paura di lei.
Di lei e del male che gli stava già facendo.
Perché quella ragazza doveva
sconvolgerlo così tanto?
L’attimo prima la trovava
adorabile e dolce, ma questo, non faceva che peggiorare le cose. L’attimo dopo
la detestava sentendosi tuttavia in colpa per ciò che aveva intenzione di farle.
Quella sera, nella sua camera
privata, Draco sedeva su di una poltroncina in pelle bianca, nella penombra di
una semplice candela, con un bicchiere di whisky preso da una bottiglia che
aveva sottratto dalle scorte del padre prima del suo rientro a scuola.
Durante quell’estate quello
schifoso passatempo Babbano, il bere, che suo padre
praticava quasi per hobby, era diventato la sua unica cura dal dolore.
Rimaneva nel buio, lo sguardo
rigido e terrificante, le labbra serrate a la mascella contratta. Chiunque lo
avesse fisso in quel momento, sarebbe fuggito via spaventato.
Sembrava un fantasma.
La camicia bianca aderiva
perfettamente al petto scolpito e i primi bottoni slacciati lasciavano una
visuale sulla muscolatura pallida. Le gambe erano semi aperte, le braccia sui braccioli
della poltrona e il bicchiere con il liquido ambrato in una mano, che creava
strani riflessi alla luce della candela.
Sua madre lo diceva sempre a suo
padre: mai giocare con il fuoco, si finisce con lo scottarsi.
In quel momento, Draco Malfoy, si
sentiva circondato dal fuoco.
La candela, il whisky e, per
finire, il rosso dei suoi capelli.
Con lo sguardo sempre più nero
puntato sul letto, Draco bevve un altro sorso dal bicchiere e lasciò che quel
liquido caldo gli bruciasse piacevolmente la gola, mentre, gli effetti
dell’alcol, gli causavano l’immagine di una ragazza bionda seduta sul suo letto
che giocava con le coperte e gli lanciava sguardi furbi e maliziosi.
Senza distogliere lo sguardo da
quell’illusione Draco Malfoy lanciò il bicchiere contro il muro e non si
preoccupò dei cocci sparsi sul pavimento, giurando a sé stesso che avrebbe
scoperto la verità.
Avrebbe scoperto chi era davvero
Samantha King e da quale inferno veniva.
Continua…
Grazie a quelli che hanno letto e in particolare a Alex91per aver recensito.
Non vorrei disturbare, ma sarei davvero felice se
qualcuno lasciasse un commento, giusto per farmi capire cosa ne pensa e per
darmi un motivo per continuare questa storia.
-Io davvero credevo di poter
lasciar correre, di poterti lasciare fare le tue scelte senza interferire. Ma
mi sono illuso-
Blaise sedeva comodamente sulla
poltroncina bianca nella stanza di Draco, la fronte sul pugno e lo sguardo severo
puntato sull’amico.
Il biondo, infatti, era seduto
sul proprio letto, circondato da fogli sparsi e tomi pesanti. Teneva la testa
china e non smetteva di leggere. Quando Blaise era entrato, a forza, nella
stanza, lo aveva trovato perso nelle sue ricerche e non era riuscito a
distrarlo.
-Che vuoi? Niente di meglio da
fare? Ti stai rammollendo secondo me, la scuola è iniziata da quasi un mese e
tu non hai ancora trovato una ragazza che ti faccia compagnia. Mi deludi-
Blaise sbatté i pugni contro la
poltrona, con tanta rabbia che perfino Draco fu costretto ad alzare gli occhi
dalle sue letture. Come se non bastasse, Blaise prese a calci una scarpa che
aveva lì davanti mandandola dritta contro il biondo, che tuttavia la scansò
senza scomporsi più di tanto.
-Vuoi piantarla? Cosa hai nella
testa? Perché non ammetti di avere un problema e chiudiamo la faccenda? Puoi
fare il duro con gli altri ma, a meno che tu non voglia che il tuo malessere ti
trascini in un abisso, credo sia ora di darsi una svegliata, cazzo!-
Draco lo fissò in cagnesco, la
mascella era contratta e gli occhi ridotti a due fessure. Fece una profonda
smorfia e tornò a leggere.
-Io sto benissimo-
-Ma certo!- urlò Blaise alzandosi
in piedi e dando un calcio alla seconda scarpa sul pavimento. –Saltare le
lezioni, mangiare a stento, passare tutte le tue giornate chiuso da qualche
parte con quei fottuti libri, per te è normale! Su quelle pagine non ritroverai
Claire, capiscilo dannazione, oppure giuro che...-
Draco alzò la testa con
un’espressione talmente nera che Blaise si zittì. Il biondo aveva uno sguardo
gelido e profondo, sembrava la morte.
-Non-nominare-Claire- sibilò
minaccioso.
Blaise sbuffò e si passò una mano
fra i capelli, facendo qualche passo intorno e cercando di calmarsi. Draco era
sempre stato un tipo curioso, scendeva nella cantina segreta di villa Malfoy
già ad otto anni, leggendo i libri proibiti del padre o cercando oggetti
maledetti. Se si metteva in testa di imparare un nuovo incantesimo, non si dava
pace finché non ci riusciva. Divorava i libri di magia nera, studiandone uno
dopo l’altro.
Ma quello che stava cercando in
quel momento era, purtroppo, maledettamente sbagliato e inutile. Come se non
bastasse lo stava portando ad un limite; quella ricerca era deleteria.
-Quello che voglio dire è che…-
-D’accordo!- sbottò Draco,
chiudendo di scatto un libro. –Come spieghi il fatto che non ci sia alcun
legame di parentela fra loro? Non c’è niente, neppure un lontanissimo parente
in comune, niente!-
-Oh santo cielo Draco tu hai
perso la ragione!- Gli rispose Blaise. –Hai passato l’ultima settimana sugli
alberi genealogici dei maghi, cercando cosa, poi? Pensavi che fossero sorelle
gemelle separate alla nascita? Ti saresti dato pace, a quel punto?-
-Blaise,
tutti i maghi purosangue sono in qualche modo imparentati. Ho addirittura una
parentela con i Weasley e i Potter, ti rendi conto?
Perché i Robinson e i King hanno origini totalmente diverse? Ho studiato la
loro storia e…-
-Basta! Non aggiungere altro, ti
prego!- Blaise si voltòtornando a
sedersi sulla poltrona. –Non avevi detto che questa King non è propriamente una
purosangue?-
-Ma non c’entra! I King…-
-Certo Draco, certo! Rigira le
carte come e quando vuoi tu! La devi smettere, giuro che se domani non ti vedo
a lezione vengo qui e ti spacco la faccia-
Draco afferrò il libro che aveva
davanti e lo scagliò contro il muro.
-E allora- iniziò urlando. –Come
spieghi il fatto che nessuno in tutta Hogwarts abbia mai notato la somiglianza
fra loro due? Come?-
Blaise rimase in silenzio, si appoggiò
allo schienale e guardò Draco quasi spaventato.
-Lo vedi?- continuò il biondo.
–Questa King non è spuntata fuori dal nulla, è qui da tre anni, e perché
nessuno ha notato quanto lei e Claire fossero identiche?-
Blaise chiuse gli occhi e non
rispose.
-Sono uguali, Blaise, uguali.
L’unica diversità, a parte gli occhi e i capelli, è la cicatrice che Samantha
King ha sullo zigomo destro-
Blaise lo guardò disgustato.
–Cosa significa questo? Pensi che gli alieni le abbiamo attaccato la faccia di
Claire lasciando quella piccola cicatrice come prova?-
-No, ma allora perché nessuno ha
mai visto niente?-
Il moro scosse il capo. –Sono
troppo diverse, Draco-
-Che vuoi dire?-
-Una era una Serpeverde, l’altra
una Grifondoro. Frequentavano corsi e soprattutto amici diversi, chi avrebbe
dovuto accorgersi della somiglianza? Stiamo parlando di due persone opposte
che, se anche si fossero trovate nella stessa stanza, non si sarebbero prese il
disturbo di guardarsi in faccia, figuriamoci chi le conosceva! E poi ci sono
due anni di differenza, quando Claire era già cresciuta la King appariva ancora
come una bambina-
Draco nascose una smorfia per
imporsi la calma. Guardò l’amico seriamente e serrò la mascella. –E i
professori?-
-Forse loro vedevano solamente
quello che le due ragazze erano dentro, ovvero una Serpeverde bionda e
autoritari ed una Grifondoro rossa e timida. Non hanno mai badato ai loro
profili, si sono concentrati sul carattere e sui modi di fare-
Draco si alzò in piedi e scese
dal letto con un unico salto, come una tigre. Le spalle si alzavano talmente
tanto quando respirava, che chiunque sarebbe scappato via terrorizzato, ma
ovviamente non Blaise che lo conosceva da sempre.
Il biondo avanzò, si sistemò la
divisa e si rimise le scarpe, sibilando:
-Quindi io sarei solo un povero
pazzo visionario, giusto? Bene!-
Detto ciò abbandonò la stanza
sbattendo la porta con forza, lasciando Blaise da solo che scuoteva il capo
contrariato e avvilito.
Samantha camminava lentamente per
uno dei grandi corridoi del castello, l’ora d’incantesimi era finalmente finita
e lei non vedeva l’ora di godersi le sue ore buche prima delle lezioni
pomeridianeper ripassare e
rilassarsi un po’. Quel giorno c’era un sole incantevole e neppure una nuvola
in cielo, era uno di quei rari giorni che ricordavano l’estate e quei bei
pomeriggi a correre spensierata.
Raggiunse l’aula di studio,
salutò due ragazze di Tassorosso del suo stesso anno e si sedettead un tavolino da sola, occupando anche il
posto per Leila. Prese il libro di Trasfigurazione ed iniziò a ripassare un
vecchio argomento che proprio non capiva e che, sicuramente, Leila sarebbe
stata felice di spiegarle.
Alzò gli occhi verdi dal manuale
per un solo istante e se ne pentì. Sul muro di fronte a lei una sagoma nera
sfrecciò rapida verso la porta e sparì così come era apparsa.
Le si chiuse lo stomaco.
Nessun’altro nella sala sembrava
aver notato nulla di strano, neppure i ragazzi seduti vicino alla porta. Prese
un respiro profondò e tornò a studiare, sicura di essersi sbagliati, a volte la
vista faceva strani scherzi.
Passarono pochi secondi prima che
un rumore la costringesse a sollevare la testa e, ciò che vide, per poco non la
fece morire di paura.
Una sagoma vagamente umana era
ferma sul soffitto come una semplice ombra, peccato che, sotto di lei, il
lampadario cigolasse sinistro e minacciasse di staccarsi dal soffitto per
cadere dritto su Samantha.
Si alzò in piedi di scatto e
tutti si voltarono a guardarla, qualcuno annoiato e altri stupiti. Forse
credevano che fosse impazzita.
-Quel lampadario è davvero
vecchio ma sta tranquilla, non cadrà- Le disse un ragazzo di Corvonero,
lanciando una brave occhiata al lampadario cigolante per poi tornare a scrivere
la sua relazione.
Sammi
sollevò il capo verso il soffitto e la vide ancora lì, quell’ombra ferma sul
lampadario che non si muoveva di un millimetro ma che sicuramente la stava
fissando.
Perché quel ragazzo non l’aveva
notata?
Improvvisamente l’ombra strisciò
contro un muro e si fermò alle sue spalle, costringendo la giovane a voltarsi.
Nella sala qualcuno la stava fissando in modo strano ma nessuno aveva visto
quell’ombra minacciosa a forma d’uomo che ancora torturava la piccola
Grifondoro.
La sagoma si spostò nuovamente
iniziando a sfrecciare da un muro all’altro, salendo sul soffitto e strisciando
sul pavimento.
A quel punto, prima di scoppiare
a piangere, Samantha raccolse le proprie cose e scappò via infischiandosene dei
ragazzi che la guardavano credendola pazza.
Forse era impazzita sul serio.
Durante la sua corsa e testa
basta si scontrò con Laila che le chiese spiegazioni ma lei la ignorò.
Continuò a correre fino a
raggiungere il cortile luminoso, tornando a desiderare che arrivasse la calda
estate. Desiderò che tornassero i pomeriggi spensierati che, magari, avrebbero
portato via quelle ombre oscure che tanto la terrorizzavano.
Corse ancora e, quando sollevò
gli occhi verso il sole, si ritrovò di fronte un sagoma in ombra. Stava quasi
pur urlare dalla paura quando, fermandosi, riuscì a mettere a fuoco i contorni
di quella persona.
O meglio, di quel ragazzo.
Era alto e magro, biondo, il viso
dai lineamenti rudi e mascolini, la fronte ampia accarezzata da ciuffi biondi e
gli occhi ghiacciati che la fissavano con attenzione. Teneva le mani in tasca e
le sue labbra erano piegate da uno strano e misterioso sorriso.
-Perché correvi?- le chiese
tranquillo.
Samantha riprese fiato ma non
riuscì ad articolare alcun suono.
Draco le sorrise e avanzò di un
passo fermandosi ad un palmo da lei, sollevò un braccio e le accarezzò
dolcemente una guancia con il dorso della mano.
-Sembri spaventata. Ogni volta
che mi vedi perdi il fiato? Non sapevo di farti questo effetto!-
Mentre Draco sogghignava
divertito, Samantha abbassò gli occhi e sorrise.
Perché vedere quel ragazzo
Serpeverde le faceva sempre quell’effetto? Il cuore le batteva forte e non
riusciva più a parlare. Aveva paura di lui, dei suoi modi serpenteschi e di
quel suo sorriso maligno, eppure, per la seconda volta, se lo ritrovava di
fronte dopo essere fuggita via dalle ombre che la inseguivano.
Forse, questo particolare, avrebbe
dovuto farla riflettere. Ma non fu così.
La ragazza lo guardò negli occhi
e sorrise raggiante, infondo, in quel momento, non poteva che considerare quel
bel ragazzo come il suo salvatore.
Come il suo raggio di luce.
Un raggio di luce…
Draco guardò altrove, incapace di
continuare ad ammirare quel volto splendido illuminato da quel sorriso dolce e
dagli occhi verdi e sinceri.
Non era degno di lei.
-Vieni con me- le disse
freddamente, con un sorriso spento.
A lei era sembrato di vedere il
più bello dei ragazzi tramite quel sorriso, senza accorgersi delle verità
nascoste in quello sguardo di ghiaccio così abile a schermare i propri
sentimenti e i propri pensieri.
Passeggiavano sul prato di
Hogwarts sotto quel caldo sole di inizio novembre, diretti alla riva del lago.
Era proprio una giornata strana, una aggiornata assolata d’inverno.
Un contro senso.
Draco guardò Samantha e pensò che
quella giornata rispecchiava proprio lei. I capelli rossi fiammeggianti, la
pelle chiara e gli occhi di smeraldo che, quando guardavano il cielo, si
illuminavano come se possedessero luce propria.
Sorrideva e quel sorriso era
incantevole e dolce, quasi capace di sciogliere il gelo del suo cuore. Proprio
in quel momento la ragazza si chinò per raccogliere un fiore e sorrise ancora
accarezzando con le dita esili i petali delicati. Le lunghe ciglia sfiorarono
gli zigomi e le guance si imporporarono, quando, per puro sbaglio, Samantha
sollevò le sguardo e si ritrovò sotto quello attento di Draco.
Il ragazzo serrò la mascella e inarcò
le sopracciglia. Teneva le mani in tasca, i muscoli erano tesi, inginocchiata
davanti a lui c’era la peggiore delle minaccia mai viste prima.
C’era un demone.
Un demone bellissimo dai capelli
rossi e con il viso da fata. Un demone dal sorriso dolce e dallo sguardo
magnetico.
Era proprio come quella giornata.
Calda e fredda.
Dolce e amara.
Un ossimoro.
-Ti sei imbambolato?-
Draco si riscosse e rimase ad
osservare Samantha che si rialzava e correva spensierata più vicina al fiume.
-Non vengo mai da questa parte
del castello, non avevo mai visto tutti questi fiori!- spiegò lei, tutta
contenta, mentre si inginocchiava a raccogliere altri fiori.
Draco avanzò e si appoggiò con la
schiena contro un albero incrociando le braccia al petto ed osservando la
ragazza senza mostrare alcuna espressione.
-Perché non vieni mai qui?-
-Non mi piace il lago nero-
-Hai paura?- ghignò lui.
Draco nascose il viso sotto
l’ombra delle fronde dell’albero, il sole lo infastidiva arrivandogli sugli
occhi. Pensò che avrebbe dovuto tenere a mente quel particolare e ricordare che
la ragazzina infernale che aveva davanti temeva il lago nero.
-Ti piacciono i fiori?- chiese
incuriosito, dato che rimaneva ancora seduta fra l’erba.
-Sì- gli rispose semplicemente.
Draco scosse il capo. –Ti piace
il Quidditch e i fiori. Che strano accoppiamento!-
Samantha lo guardò e, in quel
momento, per un solo istante, Draco si sentì per davvero al cospetto di un
angelo ammaliatore.
Un angelo dannato.
La ragazza aveva fra le labbra un
sorriso tenue, i suoi occhi lo fissavano con serietà e, poco lontano da lei, il
lago rispecchiava i raggi del sole diffondendo una luce arancio che accentuava
il colore dei suoi capelli, il candore della sua pelle e la lucentezza del suo
sguardo.
Un angelo fra le fiamme.
-Forse io sono strana- gli disse,
abbassando poi lo sguardo imbarazzata e tornando ad osservare i fiori che le
stavano intorno con un sorriso nascosto.
Draco prese un profondo respiro e
chiuse gli occhi, cercando di riordinare i pensieri e di calmare il suo cuore,
ormai corroso dalla rabbia, dal dolore e da qualcos’altro. Qualcosa che avrebbe
dovuto essere piacevole, ma che non lo era.
-E tu? Si può sapere che
intenzioni hai?-
Draco spalancò gli occhi ed
osservò la ragazza voltata verso di lui.
-Di che parli?- le chiese, con un
sorriso affascinante per fingersi disinvolto.
Lei sospirò e tornò a guardare il
lago. –Ti presenti, passeggiamo insieme ad Hogsmeade e poi… poi sparisci per un
mese!- detto ciò tornò a guardarlo dritto negli occhi.
Draco non disse nulla, rimaneva
appoggiato all’albero con le braccia incrociate. Sammi
lo trovò bello e tenebroso come sempre, senza sapere mai cosa stesse realmente
passando per la testa del ragazzo in quel momento.
Il Serpeverde, infatti, la
fissava con le sopracciglia contratte, sembrava un serpente davanti ad una
preda. Sembrava perfino spaventato da lei, da lei e dal suo sorriso. Odiava
quel modo che aveva di guardarlo e l’effetto che gli facevano quegli occhi non
proprio sconosciuti.
Quel viso…
-E poi, magicamente, ricompari e
mi porti qui senza un vero motivo. Cosa vuoi da me?- gli chiese senza paura,
fronteggiandolo apertamente con lo sguardo.
Sembrava incuriosita e decisa al
tempo stesso, non si aspettava nulla, non si mostrava né furba né maliziosa.
Deliziosamente ingenua e forte al
tempo stesso.
-Conoscerti- disse Draco, con una
nota arrogante nella voce.
-Conoscermi?-
-Conoscerti!- concluse con un
sorriso ammaliatore.
Samantha parve pensarci su e poi
si voltò ad osservare il lago con una strana espressione. Giocò distrattamente
con un fiore che aveva in mano e si portò dietro l’orecchio un ciuffo di
capelli che le era finito davanti agli occhi.
-Perché?- gli chiese con quel suo
sguardo intenso che tanto contrastava con i suoi sorrisi spensierati e solari.
Draco la fissò a lungo senza
distogliere gli occhi da quelli di lei. Era ancora seduta fra i fiori con il
sole che illuminava la sua figura donandole quasi un’aura luminosa e non aveva
cambiato espressione, rimaneva seria con le labbra appena dischiuse e un fiore
stretto fra le mani.
Un fiore rosso.
-Non lo so- le rispose gelido.
Samantha piegò il collo di lato e
corrugò la fronte. –Davvero non lo sai?- gli chiese.
Aveva sorriso a quella domanda,
eppure, nei suoi occhi, c’era qualcosa di terribile.
Lo sguardo di un demone
indagatore.
Un demone che legge i pensieri.
Draco guardò altrove, furibondo.
Non importavano i suoi piani
originali, non importava quanto quella ragazza somigliasse alla sua Claire.
Perché non era Claire.
Mentre stava con quella piccola
Grifondoro non riusciva a pensare alla sua defunta amata, erano su mondi
opposti. Samantha era un fiore troppo delicato nelle sue spire da serpente, un
piccolo bocciolo di rosa che riusciva a stregarlo.
Oltretutto adesso Draco sapeva
che non sarebbe mai stato in grado di fare del male a quella ragazzina così
fragile, dolce, tenera, indifesa.
A quella ragazza dal sorriso
tanto caldo da intenerirlo.
Era un veleno travestito da dolce
miele che scendeva dritto verso il suo cuore e nessuno poteva dire se lo
avrebbe stretto in una morsa mortale o se invece lo avrebbe curato.
Ma lui non voleva essere curato!
Non poteva aver fallito, non
poteva fermarsi ad un passo dal traguardo. Non avrebbe mai accettato che quella
ragazza lo rammollisse o che scatenasse sentimenti tanto contrastanti dentro di
lui.
Sentimenti che non gli
appartenevano.
Era una bugia.
Una bellissima bugia, ma pur
sempre un inganno.
Non poteva fare quello a Claire,
doveva farla pagare a quella mocciosa che le aveva rubato la faccia senza farsi
ammaliare.
Draco la guardò un’ultima volta
e, quasi come se si fosse scottato anche solo vedendola, si staccò dall’albero
di tutta fretta e si avviò a grandi passi verso il castello.
-Dove vai adesso?- urlò lei.
-Ci vediamo domani. Promesso- Le
rispose.
Non sapeva nemmeno lui perché le
aveva fatto quella promessa ma di sicuro non voleva allontanarla del tutto da
lui. Avrebbe trovato il modo per capire cosa rappresentasse realmente quella
Samantha King per lui oppure avrebbe trovato il modo per ferirla.
Quando Draco se ne andò Sammi rimase ferma dov’era stendendosi sul prato e beandosi
del calore che le riscaldava la pelle e del profumo dei fiore che la rilassava.
Le parve di chiudere gli occhi
solo per qualche minuto ma in realtà restò lì a riflettere a lungo. Si riscosse
solo quando il sole scese dietro le montagne e il freddo si posò su di lei
ricordandole che era ora di rientrare nel castello.
Si mise a sedere e pensò che già
una volta era rimasta fuori per troppo tempo, rientrando con il calar del sole,
e se ne era pentita.
Sperò di non doversene pentire
ancora
Ma, si sa, a volte le nostre
paure si avverano ancora prima dei nostri sogni.
Mentre si rialzava Samantha si
accorse che c’era qualcosa di strano sulla superficie del lago nero e, infatti,
una testa nera e tonda fuoriusciva e due grandi occhi bianchi e vuoti
emergevano dal pelo dell’acqua fissandola con insistenza.
Quando la sagoma riemerse piano,
rivelando un corpo umano, nero e spaventoso, Samantha si alzò e corse via
urlando e in lacrime.
Continua…
Grazie
a chi ha letto ma in particolare a:
Ravenwood
Alex91
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Per
la recensione, vi ringrazio infinitamente.
Spero
che il capitolo sia piaciuto, lasciate pure un commento e mi farete felice ^^