Memoria di un Ricordo

di LaMicheCoria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Age: Three [Buon Natale, Spock] ***
Capitolo 2: *** II Age: Seven [Troppo Giovane. Parte I - Selek's Side] ***
Capitolo 3: *** III Age: Seven [Troppo Giovane. Parte II - Spock's Side] ***
Capitolo 4: *** IV Age: Thirteen [Invidia] ***
Capitolo 5: *** V Age: Seventeen [Seguire la Propria Strada] ***
Capitolo 6: *** VI Age: Eighteen [Io Sarò Ancora Qui, al Mattino] ***



Capitolo 1
*** I Age: Three [Buon Natale, Spock] ***


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Autore: Nemeryal
Titolo: Memoria di un Ricordo
Fandom: Star Trek The Original Series e film ad essa correlati + possibile Reboot
Genere: Variabile ad ogni Shot-capitolo
Tipologia: Raccolta – Long Fic
Personaggi: Spock, Altri
Musica: Variabile ad ogni Shot-capitolo oppure assente
Note: Okay, primo tentativo di Long Fic..anche se non è propriamente una Long Fic, più una Raccolta ecco.
Cioè..è una Long Fic perché segue comunque un filo cronologico preciso, ma è una Raccolta perché comunque è un’insieme di One Shot, Flash Fic, Drabble (?) unite fra loro unicamente dal filo conduttore che è il regalo di Amanda alla fine del primo capitolo.
A proposito di questo..l’idea mi è venuta perché, comunque, credo che sia un oggetto che ogni bambino ha avuto nella propria infanzia e, parlando almeno per me, ci sono ancora molto affezionata. Da piccoli, credo che sia una cosa che aiuti davvero molto a superare dei momenti tristi o le nostre paura, o anche perché quando si è insicuri è bello poter stringerlo fra le braccia e lasciarsi cullare da qualcosa che in realtà sei tu a cullare..ehm. Okay, quattro ore e mezza in treno per tornare da Roma mi hanno fatto male..
Spero vivamente di non andare OOC con Spock, soprattutto nei prossimi capitoli..quanto all’arco di tempo, coprirà gran parte della vita del nostro piccolo Vulcaniano, soprattutto –ovviamente- della sua infanzia sul pianeta Natale, e non escludo qualche capitolo extra magari dedicato al Reboot di JJ Abrams..chissà.
Vediamo, qualche altra piccola noticina in particolare..hn..Ah!
Questa NON è la Long Fic di cui avevo parlato nella Drabble “Idea”..quella è un filino, come dire, ad un punto morto..vedrò di sistemarla al più presto!

Dedica: A Silentsky e Pimplemi_chan, le mie filosofe preferite, attrici e fumettiste!
Ringraziamenti: A Pimplemi_chan per aver recensito “Idea” e a tutti i lettori e le lettrici del Fandom di Star Trek che mi hanno seguito e sostenuto e spero di poter condurre per mano in questa nuova follia, senza disgustarle troppo!

 

Capitolo: 1
Personaggi: Spock, Amanda, Sybok, altri
Genere: Malinconico, SliceofLife

Note: Andando a leggiucchiare qualche recensione di Star Trek: V L’ultima frontiera, ho scoperto che questo film ha orripilato talmente tanto i fan da essere stato escluso dal canon. Di contro, invece, a me è piaciuto^^
La trama nasconde, a mio parere, ben più di quello sembra e non credo sia poi così infantile.
Per quel che riguarda il Trio, poi, Shatner ha fatto davvero un ottimo lavoro, limando i dettagli del loro rapporto e curando anche i legami degli altri componenti della Enterprise.
E poi c’è Sybok.
Kamisama, quanto mi piace come personaggio..

 

 

 

Capitolo numero 1

 
Vulcano: Anno 2233

Age: Three
Buon Natale, Spock 

 

[Una parte di lei le sussurrava che forse, in qualche modo, sarebbe stata una fiammella insignificante nella luce del giorno, ma indispensabile nel buio della notte]

 

 Fino a quel momento, non aveva mai avuto un chiaro ricordo, un’immagine nitida del piccolo albero che lo stava osservando dal tavolo basso, posto davanti alla grande finestra della Sala.
Sporse un poco il viso oltre l’uscio della stanza, facendo ben attenzione a non farsi vedere dalle due persone che la occupavano, stringendo appena le palpebre e umettandosi le labbra con la punta della lingua.
L’alberello non doveva superare i cinquanta centimetri, aveva rami corti coperti di aghi di un verde talmente scuro da sembrare nero, e un tronco marrone chiaro, punteggiato di screziature più scure; era addobbato con un sottile nastro tra l’oro e l’argento e vi erano appese delle palline colorate, con figure rosse e bianche che si rincorrevano lungo la superficie liscia, assumendo la forma di fiocchi o di persone o di bastoni dalla punta ricurva.
Piegò la testa di lato, posando lo sguardo sulla donna comodamente seduta sul divano accanto al basso arbusto: i capelli biondi, striati di grigio, erano trattenuti da una retina nera, cosparsa di perle candide; il viso era triangolare, attraversato da alcune rughe abbastanza profonde, che si raccoglievano attorno agli occhi grigi e agli angoli delle labbra sottili fino a intessere una ragnatela dalla trama scura e irregolare. Il collo era lungo, circondato da un nastro blu cupo, cui era appesa una goccia di cristallo lucente, che, ad ogni respiro, andava ad accarezzare il bordo dorato del bustino.
Ritrasse la testa, piegando le labbra in una piccola smorfia, subito cancellata,come imponeva la rigida cultura Vulcaniana.
Non che Lady Elysa non gli piacesse, era pur sempre la madre di sua madre –e la famiglia era uno dei principi fondanti della società Vulcaniana-, ma di lei ricordava con un freddo brivido di disagio gli abbracci stretti, la consistenza molle del rossetto contro le proprie guance e le unghie lunghe che andavano a stringere gli zigomi in un buffetto doloroso .
Lui doveva imparare a dimenticare queste manifestazioni di affetto, sia date, sia ricevute.
Solo sua madre poteva abbracciarlo e lui, ovviamente, la lasciava fare perché era una cosa che le procurava gioia e appagava il suo umano bisogno di contatti ed emotività..non certo perché trovava rilassante e gradevole sentire le braccia calde di Amanda circondarlo prima di andare a letto, oppure perché le sue labbra, così fresche e soffici, gli solleticavano piacevolmente le guance quando lei gli dava un tenero bacio materno.
Scosse la testa e strinse forte le mani a pugno, imponendo a se stesso di cancellare quei ricordi, quelle sensazioni e quei bagliori di sentimento che sentiva nascere nel petto, costringendoli verso un angolo oscuro della propria mente, perché la sua parte umana se ne nutrisse a sazietà.
Si avvicinò un poco allo stipite della porta, sentendo chiamare il proprio nome.
-Non è comunque giusto che sia Spock a pagare- stava dicendo sua madre, scrollando i corti capelli ambrati1, circondati da un velo dorato che le ricadeva in morbide pieghe sul vestito scarlatto, nascondendo le lunghe dita aggraziate, intrecciate in grembo –Sono passati quattro anni, non capisco come Papà non lo abbia ancora accettato-
-Amanda, tesoro- sembrò rabbonirla Lady Elysa, poggiandole la mano rugosa sul ginocchio –E’ solo che tuo padre voleva una vita diversa per te..un marito diverso- strinse le labbra, come a raccogliere le parole –Un “uomo” che ti dimostri in qualche modo il suo affetto e non ti tratti come..-
-Ci sono molti modi per dimostrare il proprio amore alle persone care- rispose Amanda e Spock notò una rabbia crescente nello scintillio indignato delle iridi azzurre e nella linea marcata, secca, creata dalle sopracciglia aggrottate–Stucchevoli cene a lume di candela, serenate melense sotto al balcone e stomachevoli baci in pubblico che durano più di un viaggio da qui ad Alpha Centauri, non sono gli unici modi! Anzi, sono felice che Sarek mi dimostri il suo affetto in tutt’altra maniera!-
-Amanda..-
-E poi cosa c’entra mio figlio con tutto questo? Se Papà ha dei dissapori con mio marito, non deve certo essere mio figlio, suo nipote a pagarne le conseguenze-
-Ma è proprio per questo che tuo padre preferisce rimanere sulla Terra, ha paura che venendo qui e incontrandosi con l’Ambasciatore Sarek potrebbe rovinare..-
-Sarek queste due settimane è impegnato per una missione di Ambasceria. Ve lo avevo scritto nel messaggio- ripose sua madre con un sibilo irato e Spock sentì uno strano movimento nel petto, una sorta di ringhio vibrante nei confronti di quel parente che tanto odiava suo padre.
Sarek era un Vulcaniano e i Vulcaniani non mostrano i propri sentimenti a nessuno, nemmeno a loro stessi.
Le aspettative del marito di Lady Elysa erano del tutto illogiche, profondamente e irragionevolmente umane.
Suo padre era una figura importante, nota ad ogni Vulcaniano e la sua famiglia occupava un posto non indifferente nella società del Pianeta.
Meritava rispetto, non solo dai Vulcaniani, ma anche dagli esseri umani e soprattutto non bisognava paragonarlo ad un qualsiasi, emotivo terrestre e neppure bisognava aspettarsi da lui un comportamento diverso da quello di un figlio di Vulcano.
Se fosse stato umano si sarebbe sentito orgoglioso della figura di suo padre, ma era un Vulcaniano e quindi provava solo ammirazione e deferenza..non aveva bisogno di carezze o abbracci o altri gesti simili per sentirsi apprezzato da Sarek.

O forse per tuo padre non sei abbastanza Vulcaniano per essere lodato gli sussurrò all’orecchio una voce sottile, maligna, umana.
Scosse la testa con vigore, coprendosi le orecchie con le piccole mani e chiudendo gli occhi, serrando con forza le palpebre.
Non voleva pensare ad una cosa del genere.
Era troppo umano per un Vulcaniano..
-Spock, cosa stai facendo?- lo chiamò una voce accanto a lui –Sai che non si devono origliare i discorsi delle altre persone-
Aprì gli occhi lentamente, scivolando nello sguardo scuro e lucente di suo fratello Sybok, che lo fissava con un piccolo sorriso sornione, le gambe piegate e i gomiti poggiati sulle ginocchia.
-Non stavo origliando- puntualizzò il bambino, cercando di mantenere un tono di voce fermo e privo di qualsiasi inflessione emotiva, ma le parole, pronunciate in un soffio, suonarono come un sibilo indignato, piccato.
-Ma certo- gli rispose accondiscendente il fratello, posandogli una mano leggera sul capo e scompigliandogli i capelli.
Spock si irrigidì e come sempre quando si trovava in contatto con Sybok, si scoprì a temere e ad invidiare allo stesso tempo il carattere del fratello: Sybok era diverso da lui, da suo padre, da tutti i Vulcaniani. Aveva undici anni eppure la cultura del pianeta, i suoi rigidi schemi logici, sembravano averlo sfiorato appena, quel tanto da consentirgli di coltivare e migliorare un’intelligenza già di per sé brillante.
Il piccolo lo vedeva, qualche volta, quando parlava con alcuni compagni o anche con Sarek; il volto di Sybok, dapprima serio, rigido, cominciava a mutare, piano, ma in modo continuo, costante, fino a quando il sorriso accennato sulle labbra, o la piega infelice della bocca o lo scintillio rabbioso negli occhi scuri non sembravano una condizione naturale, logica del suo essere.
Sybok poteva ridere.
Sybok poteva piangere.
Sybok poteva e sapeva fare entrambe le cose.
E quando i Maestri o anche suo padre gli facevano notare che non era così che un Vulcaniano doveva comportarsi, allora assumeva un’espressione composta, una maschera di rigida freddezza che si infrangeva in un sorriso divertito e canzonatorio non appena i suoi interlocutori gli davano le spalle.
-Non preferiresti andare di là con Lady Amanda e Lady Elysa?- gli chiese il fratello, poggiandogli una mano dietro la schiena e spingendolo piano verso il centro della Sala.
Spock cercò di ribellarsi, alzando di scatto lo sguardo verso Sybok e fissandolo ad occhi sgranati, le labbra tremanti; l’altro gli sorrise, socchiudendo le iridi scure.
-Non ti preoccupare Spock, non avere paura-
Il bambino si morse il labbro inferiore, le gambe d’un tratto pesanti e il respiro ansante.
Cercò di controllarsi, ma la sua parte umana stava prendendo il controllo troppo velocemente perché riuscisse a mitigarne gli effetti.
-Pace e Lunga Vita, Lady Amanda- salutò Sybok, chinando il capo –Pace e Lunga Vita, Lady Elysa-
-Lunga Vita e Prosperità, Sybok-  Spock osservò sua madre rispondere al saluto del figliastro con una tenerezza genuina, priva di qualsiasi rancore potesse serbare nei confronti del figlio della prima moglie di Sarek.
Lady Elysa, invece, strinse le labbra e si limitò a fare un piccolo cenno del capo, intrecciando rigidamente le dita in grembo.
-Mamma, ricordi Sybok, il primo figlio di Sarek- spiegò Amanda, piegando la testa di lato –Sua madre era una principessa di Vulcano-
Spock si sentì a disagio: avvertiva la fredda ostilità di Lady Elysa irradiarsi verso il fratello che, dal canto suo, sembrava non essere toccato da un simile atteggiamento; Sybok si inchinò ancora una volta, sorridendo nella direzione della donna.
-Lady Amanda è stata come una madre per me- spiegò –Mi ha cresciuto come se fossi davvero figlio suo-
-Capisco-
Al piccolo Vulcaniano non piacque il tono usato dalla donna, così freddo e tagliente, come una lama. Voltò lo sguardo verso Amanda, che stava fissando sua madre con lo sguardo colmo di rabbia e di sdegno.
-Dimmi Sybok, cosa ti porta qui? Credevo che i tuoi studi su Sha-Ka-Ree ti avessero costretto a rimanere lontano da casa fino a sera- domandò allora, tornando a guardare il figliastro.
-Sono solo passato ad augurarvi buon Natale, Lady Amanda- rispose Sybok –So che questa festa è molto importante per voi esseri umani-
-E’ un modo per potersi ritrovare tutti insieme, al di là del significato religioso..che non mi tocca poi molto a dire il vero- Spock si agitò un poco, spostando il peso del corpo da un piede all’altro, mentre sua madre rivolgeva un’altra fredda occhiata a Lady Elysa –Anche se non sempre è possibile riunire tutti i propri cari come si vorrebbe-
-E’ un vero peccato, Lady Amanda. Lady Elysa, spero che l’anno prossimo si riesca a rimediare ad un simile dispiacere. Sarebbe un onore per me conoscere vostro marito-
-Credo che sarebbe lo stesso anche per lui. Vedrò cosa posso fare-
Di nuovo il tono era gelido, puramente formale e Spock capì che non avrebbe mai avuto modo di conoscere quello che doveva essere suo nonno. Ma in fondo, sentiva che la cosa non gli procurava alcuna sorta di malessere o tristezza.
-Ora, se volete scusarmi, devo ritirarmi per i miei studi. Ma non preoccupatevi- Sybok sorrise –Vi lascio comunque in buona compagnia-
Il piccolo si sentì spinto in avanti e barcollò appena, cercando di rimanere in piedi; quando alzò lo sguardo, si scontrò con gli occhi freddi di Elysa che, osservandolo, sembrarono sfiorati dalla tenue luce di una candela.
-Spock, piccolo mio, fatti guardare!- esclamò infatti, tendendo le braccia e invitandolo per farsi abbracciare –Come sei cresciuto! Oh, gli occhi sono sempre di più i tuoi, Amanda! E le labbra, oh, quelle sono di tuo padre-

Così sei molto più umano che Vulcaniano rise la vocetta maligna e questa volta Spock non seppe come ribattere; abbassò lo sguardo verso il tappeto scuro, intrecciando le mani dietro la schiena.
-Trovo invece- si intromise la voce di suo fratello sopra di lui –Credo Spock abbia molto di Sarek, come la forma del viso, le mani, le dita e..-
-E le orecchie- concluse Amanda, nascondendo le labbra dietro le dita.
Il bambino sentì i muscoli delle guance tendersi in un sorriso compiaciuto e si dominò a stento, tornando a fissare Lady Elysa, gli occhi sgranati e le braccia inerti, lasciate cadere lungo i fianchi.
La donna si ricompose quasi immediatamente, schiarendosi la gola con fare contrito e chinandosi a prendere un piccolo pacco, avvolto in carta dorata e abbellita con un grande fiocco rosso, che teneva accanto a sé.
-Nonostante su Vulcano il Natale non si festeggi- esordì alzandosi e avvicinandosi a Spock –Questo è un piccolo regalo per te, piccolo mio-
Spock alzò lo sguardo verso sua madre, che gli sorrise incoraggiante, accennando al pacco e invitandolo a prenderlo, e poi verso Sybok
-Suvvia Spock, non è buona educazione rifiutare un dono che ci viene fatto- gli disse il fratello, spingendolo ancora un po’ e pungolandolo con le dita.
Il piccolo piegò la testa di lato e prese il pacco, titubante, poi lo osservò per alcuni istanti, soffermandosi sulla luce che si rifletteva sulle piccole stelle bianche della carta lucida e sfiorando i larghi lobi del fiocco scarlatto che lo sovrastava.
Si voltò verso sua madre e le si accomodò accanto, i piedi che sfioravano a malapena il pavimento; cominciò a scartare il pacco lentamente, avvertendo su di sé lo sguardo curioso di Amanda, quello orgoglioso di Lady Elysa e quello divertito e soddisfatto Sybok che, nonostante tutto, non aveva ancora deciso di andarsene.
-E’ il modello della Enterprise del Capitano Archer- spiegò Lady Elysa mentre la Navetta, bianca e perfetta in ogni dettaglio, si librava in aria, davanti al viso stupefatto di Spock –Buon Natale, tesoro-

 

***

-Vedo che il regalo della nonna ti piace molto- commentò Amanda sedendosi sul letto accanto a Spock, intento ad osservare con interesse il modello Enterprise, sulla cui superficie candida si rifletteva la luce intensa della lampada appesa alla parete.
-E’ una riproduzione molto fedele- rispose il piccolo, poggiando il mento sui pugni, i gomiti che affondavano nelle lenzuola azzurre –E’ stata curata in ogni dettaglio-
-Davvero- disse Amanda, resistendo all’impulso di stringere il bambino fra le braccia e poggiare il mento sui suoi capelli scuri –Chissà, potrebbe anche essere il tuo futuro..non ti piacerebbe essere Capitano di una Nave come l’Enterprise?-
-Non è il potere il mio sogn..il mio obiettivo- negò Spock, voltandosi appena verso la madre –E poi, sono sicuro che mio padre non sarebbe d’accordo su una simile scelta di vita-
-Ma sei tu a decidere del tuo futuro, non tuo padre-
-Ma il mio futuro è legato alla mia famiglia- fu l’ultima risposta del bambino, che si girò di nuovo verso la Nave e premette il pulsante che disattivava il congegno di levitazione; poi ripose il modellino nella propria scatola, con un rammarico talmente evidente da costringere Amanda a sospirare sconfitta, mentre il cuore le si stringeva nel petto.
La donna si alzò lentamente e uscì dalla stanza, per rientrarvi pochi istanti dopo, con in un mano un grande pacco, di forma irregolare e avvolto in una carta bianco-argento, spruzzata di fiocchi di neve blu scuro.
-Forse non sarà interessante come il regalo della nonna- ammise, con una scrollata di spalle –Ma è una cosa che ogni bambino deve possedere, o almeno secondo il mio punto di vista. È una sorta di..ancora di salvezza. Aiuta molto, in certi casi-
Ricordava con chiarezza i momenti più difficili della sua infanzia, di come stringere al cuore quel piccolo oggetto le avesse fatto sembrare tutto più leggero; quando le lacrime le rigavano le guance, era sicura che esse sarebbero state raccolte con una tenerezza muta, da una voce silenziosa e da uno sguardo cieco che non l’avrebbero mai giudicata.
La donna si morse le labbra, stringendo la presa attorno al pacco e rallentando il passo.
Forse aveva sbagliato a fare un simile regalo a suo figlio, forse non era adatto, forse invece di aiutarlo in futuro, non avrebbe fatto altro che rendere la sua vita di mezzo Vulcaniano ancora più difficile, la sua battaglia contro i sentimenti ancora più dolorosa.
Alzò lo sguardo verso Spock, che la osservava curioso, la testa piegata di lato e il sopracciglio destro appena inarcato sopra i lucenti occhi scuri.
Però.. una parte di lei le sussurrava che forse, in qualche modo, sarebbe stata una fiammella insignificante nella luce del giorno, ma indispensabile nel buio della notte.
-Anche mio padre ne ha avuto uno?- si informò Spock, mettendosi a sedere e fissando la madre con curiosità palese.
Amanda si morse le labbra e si accomodò accanto al figlio, tenendo il regalo fra le ginocchia.
-Non lo so- rispose, passando con delicatezza le dita sulla carta colorata –Però chissà, forse gli avrebbe fatto piacere-
Convinto dalle parole della madre, Spock prese il pacco fra le mani e cominciò a scartarlo velocemente, fino a quando non si ritrovò a fissare gli occhi color miele di un piccolo orsetto di pezza.
-Non capisco- fu l’unica cosa che disse, piegando la testa di lato e stringendo le dita attorno alla pancia pelosa del pupazzo, continuando ad analizzarlo con uno sguardo tra il curioso e lo stupito.
-Non ti piace?- domandò sua madre, la voce ridotta ad un fievole mormorio –Anche io ne avevo uno da bambina e pensavo che..-
-E’..morbido-
Amanda chiuse gli occhi, con un dolce sorriso sulle labbra.

 

(1)   (1)Allora..Nella Serie Animata Amanda ha i capelli castano chiaro, nel V film boccolosi e dorati, in quello di JJ Abrams scuri. Sinceramente, preferisco castano chiaro!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** II Age: Seven [Troppo Giovane. Parte I - Selek's Side] ***


2239I

Capitolo: 2
Personaggi: Amanda Grayson, Spock “Selek”
Note: Ambientato nell’Episodio “Yesteryear” della Serie Animata. Non sapendo quanti di voi hanno potuto vedere questa particolare serie –non ho trovato nessuno Streaming in italiano-, vi faccio un breve riassunto della trama:
Dopo una missione su Time Planet, Kirk e Spock, che avevano usato il Guardiano per una missione di ricerca scientifica su Orione, al loro ritorno scoprono che la linea temporale è mutata: al posto di Spock vi è Thelin, un Andoriano, come Primo Ufficiale e nessuno sembra ricordarsi del Vulcaniano.
Grazie ad alcune ricerche, si viene a sapere che Spock, muore nel tentare di superare da solo la prova detta kash-wan, nonostante la sua giovane età. A seguito di quest’incidente Amanda lascia Vulcano e muore sullo Shuttle che l’avrebbe riportata sulla Terra.
Tornando alla memoria a quel giorno, Spock ricorda di essere stato davvero ad un punto dalla morte, ma l’intervento provvidenziale di un suo lontano cugino, tale Selek, lo aveva salvato. Compreso che Selek altri non era che se stesso tornato dal futuro, Spock usa di nuovo il Guardiano e ritorna al 2239, per salvare se stesso.
(Nel precedente capitolo, avevo messo come data 2233, utilizzando la timeline, quella più seguita, secondo cui Spock sarebbe nato nel 2230, mentre Kirk nel 2333. La data, però, è ancora molto combattuta, visto che si continua ad oscillare tra il 2230 e il 2232.. La Compagnia Nemeryal FanFic. si scusa per il disagio!)

Capitolo 2

 

ShirKhar, Vulcano, Anno: 2239

 

Age: Seven
Troppo Giovane. Parte I [Selek’s Side]

 
[Gli animali riconoscono le persone grazie al fiuto, ma noi madri abbiamo un senso ancora più affinato]

 

Accanto alla grande finestra, Selek osserva i contorni di ShirKhar, sfumati, immersi nel bagliore scarlatto di Vulcano. Il suo sguardo, acceso da una fiammella di malinconia, è fisso su due figure, sedute una accanto all’altra, il padre col viso chino sul figlio e il figlio con gli occhi abbassati, colmi di vergogna e incertezza.
Selek è composto, la luce ne accende i contorni decisi, il portamento rigido, ma tiene in ombra le mani, nascoste dietro la schiena, e preda di brevi scatti nervosi, come se una parte inconscia del Vulcaniano volesse poggiarne le dita contro la finestra e continuare ad osservare, non visto, la scena che si svolge davanti ai suoi occhi.
-Spero che tu non sia stato disturbato dal comportamento di mio figlio-
Selek si volta piano, senza scomporsi, la tunica chiara che fruscia appena sul pavimento scuro.
Negli occhi del Vulcaniano si dipinge l’esile figura di Amanda, i capelli corti, il corpo aggraziato fasciato da un vestito rosa antico, dalle maniche svasate, e un sorriso sincero sul volto ancora giovane.
-No Amanda, mia signora- risponde Selek, con tutta la cortesia dovuta alla moglie dell’Ambasciatore Sarek –Ogni ragazzo ha molto da imparare. Il mio giovane cugino ha una strada più difficile degli altri da percorrere-
Il sopracciglio sottile di Amanda si inarca appena, creando una lieve ruga sulla fronte, e gli occhi azzurri vengono percorsi da un breve scintillio.
-Sembra che tu lo comprenda meglio di suo padre- quella della donna non è un accusa, ma una semplice constatazione, eppure Selek, per un istante, avverte come una morsa di disagio alla bocca dello stomaco.
-E’ molto difficile per un padre pretendere meno della perfezione da suo figlio- ribatte comunque, senza lasciar trasparire quella strana sensazione –Spock troverà la sua strada-
Il tono è deciso, sicuro, pare quasi affermare un’innegabile certezza, come se i suoi occhi avessero visto molto più lontano di quel momento, arrivando a cogliere ogni immagine nascosta nelle profonde e volubili pieghe del tempo.
-Lo spero proprio- un sussurro affranto, quasi sconfitto, quello di una madre che vede il proprio figlio costretto ad una sofferenza che non può in alcun modo alleviare, perché rischierebbe solo di aumentarla irrimediabilmente –Io rispetto Vulcano e le sue tradizioni, ma sono pesanti per una persona sensibile-
Dallo sguardo di Selek si possono cogliere parole silenziose, che la sua voce non pronuncerà mai.

Lo so. Lo è per lui, come per te.
-Il ragazzo deve affrontare fra poco la prova del Kash-wan, non è vero?-
Diretto, privo di inflessioni. Selek ha indossato una maschera impenetrabile, sicuro che quelle parole, tutta la malinconia di cui sono impregnate, non verranno mai sentite, se non da lui, nei sussurri quieti della notte, quando è difficile controllare se stessi, ma è necessario un confronto, pena la negazione e l’annullamento di se stessi.
-Il mese prossimo-
Il sopracciglio del Vulcaniano si inarca, le labbra si piegano appena, in una piccola smorfia di confusione.
-Domani non è il giorno venti del mese di Tasmeen?-
-Certo, c ‘è qualcosa che non va?-
-A volte mi sembra..- Selek si porta una mano al viso, nascondendo le labbra dietro le dita –Di aver perso la nozione del tempo-1
Amanda si avvicina con circospezione, piegando la testa di lato e corrugando la fronte. Allunga una mano verso il volto di Selek, i cui occhi, persi nella concentrazione, non colgono il lento movimento della donna; quando le dita stanno per sfiorare la guancia del Vulcaniano, un uggiolio di protesta le fa voltare il capo e abbassare subito il braccio.
Un sehlat di grandi dimensioni, il pelo fulvo e gli occhi di un nero talmente denso da sembrare liquido, li osserva entrambi con le zampe anteriori allungate sul pavimento e la schiena inarcata verso l’alto, la lingua rosa che appare e scompare tra le zanne affilate.
Selek si riscuote e sente il corpo sussultare nel vedere Amanda così vicino a lui; si allontana appena, dirigendosi verso l’uscita, ma il sehlat lo raggiunge con un balzo, bloccandogli la strada.
-Sembri proprio piacere ad I-Chaya- ride Amanda, nascondendo le labbra dietro le dita lunghe e sottili, ma gli occhi azzurri dardeggiano con astuzia sul volto del Vulcaniano, che si sente costretto in trappola.
Abbassa  lo sguardo verso il sehlat e il naso nero, pulsante, dell’animale gli fa provare un brivido spiacevole lungo la schiena: grazie all’olfatto, I-Chaya lo ha riconosciuto, nonostante gli anni, nonostante la piega temporale.
No..non può permetterlo..i ricordi lo assalgono come un fiume in piena e si infrangono con la rigida diga di controllo vulcaniano, costruita dopo tanti, dolorosi anni di fatica e privazioni. Non può permettere che ceda, non in quel momento.
Non in quel tempo..
Alza lo sguardo, per deviare in qualche modo il discorso, qualsiasi cosa per fargli dimenticare, ma Amanda non è più nella stanza.
E Selek non sa se sentirsi al sicuro o  nella peggiore delle trappole.

 

***

 

Non ha resistito.
Alla fine, una parte della diga ha ceduto e le sue gambe si sono mosse spinte solo dalla calda malinconia umana, non dalla fredda curiosità vulcaniana.
Selek si ferma sulla soglia della stanza, soffermandosi sui dettagli che colpiscono con forza la sua vista e il suo animo: la finestra accanto alla lunga scrivania, il letto dalle coperte azzurre, il tappeto scuro, dai riflessi sanguigni, la piccola lampada appesa alla parete, sopra un comodino su cui è appoggiata una lunga candela blu notte, con accanto alcune bacchette di incenso odoroso.
Entra e si volta, scostando con un movimento leggero la porta e soffermandosi sulle linee decise dell’armadio di legno chiaro, con alcuni simboli vulcaniani impressi ai lati delle maniglie e sulla parte superiore.
Si accosta nuovamente all’entrata, facendo ben attenzione che nessuno arrivi e lo colga a “ficcare il naso” come direbbe un certo Ufficiale Medico di sua conoscenza, nella camera di un’altra persona.
Anche se, gli sussurra la sua parte Vulcaniana, non sta veramente “ficcando il naso”, visto che ogni cosa in quella stanza gli appartiene..in teoria.
Scrolla le spalle con un  movimento involontario e si siede sul bordo del letto, affondando appena tra le lenzuola, stringendo le mani l’una con l’altra e lasciando che tutti i ricordi, tutti i suoni, tutti i profumi contenuti in quella stanza gli danzino attorno, come spiriti invisibili che con voci argentine cantano trame diverse per un’unica storia.
Riapre gli occhi, con il trillo di un’ultima, soave nota pizzicata sulla corda tesa di una lira vulcaniana, e il suo sguardo, seguendo il sussurro di un tenue ricordo, soffuso e sfocato, si fissa di nuovo sull’armadio.
La luce proveniente dalla finestra avvolge la maniglia scura entro un bagliore scarlatto, tempestato di pulviscolo dorato, racchiudendola in una gabbia dalle sbarre preziose ed evanescenti.
Si alza dal letto e avvicina, incerto, la mano, prima di bloccarsi.
Vuole davvero riaprire le porte dei ricordi?
Dietro quelle ante c’è tutto quel che di Umano il piccolo Spock ha deciso di lasciarsi alle spalle, o almeno ha finto di decidere: una parte di lui lo ha fatto, ma l’altra si è lasciata sopraffare dal rimorso, dalla consapevolezza del rischio di gettare, spazzare via un lato inscindibile di sé.
La mano si serra attorno alla maniglia e le ante si aprono lentamente; i contorni degli oggetti contenuti, o meglio, nascosti nell’armadio, appaiono in un lampo, colpiti dai raggi prepotenti del sole.
Uno in un particolare attira l’attenzione del Vulcaniano: una scatola scura, squadrata, con sopra l’immagine slanciata della Enterprise appartenuta al Capitano Archer.
Allunga le dita verso la confezione, ricordo del regalo della sorella di Amanda, Lady Elisa, e la tiene stretta, prima di aprirla ed estrarne il contenuto.
Ma come ben sa, dentro non vi è il modello della Enterprise, che riposa placidamente dentro il secondo cassetto del comodino, ma qualcosa di più intimo e personale, qualcosa che la parte Vulcaniana ha desiderato distruggere in più occasioni, tagliando il filo sempre più fragile, però mai in procinto di spezzarsi, che lo teneva legato al lato Umano.
Persino Sybok, per mettere Spock alla prova, lo aveva –anzi, lo avrebbe- invitato a distruggerlo, sfidandolo a dimostrargli quanto Vulcaniano fosse effettivamente diventato, ma in quel momento, in quel tempo, il pupazzo a forma di orso è ancora lì, in quella piccola scatola, gli occhi color miele fissi verso un punto lontano e il muso nocciola un poco schiacciato all’altezza del naso.
Stringe appena la presa sulla pancia morbida del pupazzo e può quasi sentire i gemiti soffocati di Spock sprigionarsi da quelle labbra scure, mute, sottili, la rabbia del Vulcaniano che non riesce, non può prevalere sull’Umano, il dolore, la disperazione.
E poi il calore, il conforto, il dolce profumo di Amanda sul pelo forse un po’ liso, sulle zampe più chiare rispetto al resto del corpo, sul fiocco scarlatto annodato alla gola.
Quanti ricordi, quanta malinconia in un unico, piccolo oggetto..
-Credevo tenessi il pupazzo in un punto più nascosto della sua stanza-
-Sarebbe stato illogico, l’angolo più nascosto è dove si va a controllare per primi, e dunque...-  gli occhi di Selek si sgranano e la testa si alza di scatto, scontrandosi con lo sguardo quieto di Amanda, le braccia incrociate al petto e un sorriso astuto sul viso.
-Amanda, mia signora..-
-Oh, non c’è bisogno che dici nulla-  la donna ride e si avvicina, per poi posargli dolcemente la mano sulla guancia - Gli animali riconoscono le persone grazie al fiuto, ma noi madri abbiamo un senso ancora più affinato, non lo sapevi..Spock?-

 

1.  

1.   Il dialogo riportato è preso direttamente dall’Episodio “Yesteryear”

 

Diario di Nemeryal, Data Astrale 23.05.2010

Oplà! Nuovo capitolo per voi, miei signori! (E ringrazio Persefone Fuxia! Effettivamente "bacchi di incenso" è un'espressione tipicamente del parlato -o almeno dalle mie parti XD E' stato comunque corretto nel testo *inchino*
Quanto mi aiuta scrivere queste OneShot..con il poco tempo a disposizione causa scuola (troppe interrogazioni! Troppe! Qualcuno lo spiega ai prof che a Maggio gli studenti sono più fumati di una sigaretta?) Per le mie due Long Fiction (di cui una, sì, è quella di Star Trek, di cui ho da poco riscritto il primo capitolo per la..quarta volta, credo) non ho abbastanza tempo, ma per queste un angolino-ino-ino riesco a ritagliarlo!
Comunque! Rispondiamo alle recensioni!

Lady Amber: Ti consiglio di guardarlo Star Tre V, più che altro per le scene con Kirk, Spock e McCoy, ma soprattutto per Sybok! Grande Sybok, tanta stima..Concordo, Spock che coccolo un peluche credo sia una delle cose più pucciose al mondo..tranne forse Bones con le orecchie da coniglietto XD Grazie per la recensione!

Persefone Fuxia: Meno male che il finale andava bene, quanto ci ho messo a scriverlo, devo aver consumato la tastiera! (Anche io sono ancora molto affezionata al mio orsetto, praticamente ha la mia veneranda età XD) Spero di essere riuscita a fare un lavoro decente anche questo capitolo, anche se personaggi nuovi non ve ne sono..eh vabbè! Grazie per la recensione!

Thiliol: Spero di essermela cavata anche con questa^^ Grazie per la recensione!

Abdulla: E io mi spingerò là, dove nessun trekker-fanwriter è mai giunto prima! *posa plastica davanti al pc e grilli in sottofondo* ehm..oh, qualcuno che condivide con me una buona opinione del film (pensavo di essere l’unica!)..spero che questo capitolo possa piacerti e ti ringrazio per essere sempre presente! (e Sybok tornerà anche nei prossimi capitoli! W Sybok!!!)

 

Ringraziamenti:
A Dolce_Lady per averla messa fra le preferite, a Lady Amber e Istul per averla inserita tra le seguite e Rei Hino e Astry_1971 per aver commentato la fan fiction “Il Sacrificio dell’Alfiere”

 E ovviamente alle mitiche Silentsky e Pimplemi_Chan (che riescono a sopportarmi in questo mio periodo di crisi isterica causa scuola! Che sante!)

Al prossimo capitolo,
Tai Nasha no Karosha!

 

 

 

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Capitolo 3
*** III Age: Seven [Troppo Giovane. Parte II - Spock's Side] ***


c3

Capitolo: 3
Personaggi: Spock
Musica: Bittersweet Romance – Final Fantasy IX Original Soundtrack
Note: Seconda parte ambientata nell’episodio “Yesteryear”, stavolta dal punto di vista del giovane Spock.
Avevamo lasciato Selek a interrogarsi sul perché la data del suo Kash-wa  fosse così lontana, sebbene lui ricordasse di essere stato salvato da suo “cugino” Selek proprio il giorno venti del mese di Tasmeen.
Il mistero è presto risolto: Spock per dimostrare a se stesso di potercela fare, di sapere resistere, di essere un vero Vulcaniano a dispetto di quello che dicono i suoi compagni, la sera scappa di casa per affrontare il suo personale Kash-wa, nonostante la sua giovane età e insicurezza.
Capitolo estremamente piSSicologico, di quelli che mi piacciono tanto tanto! Oh my dear Spock, sento l’OOC alitarmi sul collo O_o ..o forse è solo il nostro amato Spocky-pooh che cerca di usare una presa vulcaniana per vendicarsi di come l’ho trattato.
Lo capisco, cucciolotto..

 

 

 

Capitolo 3

 

ShirKhar, Vulcano, Anno: 2239

 

Age: Seven
Troppo Giovane [Spock’s Side]

 
Il silenzio è talmente opprimente da pesare sulle tue piccole spalle: da dietro le finestre lo scrosciare argentino delle fontane si mischia al lieve soffiare dei venti del sud, mentre la luce lentamente scompare, cancellata dal quieto distendersi della notte.
Fuori vi è una pace che dentro di te non riesci a sentire.
Sei come una delle gocce d’acqua della fontana, come loro ti spezzi contro lo specchio freddo della realtà, della tua natura e ti dividi, sempre, senza fermarti, fino a quando i frammenti di te stesso sono troppo lontani per essere recuperati e ricomposti.
Ti porti una mano al viso, dove la guancia palpita appena sotto le dita tremanti, lì dove sei caduto sull’acciottolato, quando gli altri Vulcaniani ti hanno spinto e deriso e colpito, perché non sei e non sarai mai come loro1.
Ma tu..tu lo sei, vero?
Sei un Vulcaniano e anche se ancora non sei capace di usare una presa al collo, presto lo sarai e affronterai degnamente il Kash-wa, nessuno riderà più di te, o ti spingerà, o ti colpirà.
Tuo padre ha fiducia, lo ha detto, sa che ci riuscirai, che supererai la prova, così da dimostrare di essere un vero figlio di Vulcano.
Eppure..
Nonostante tutto, hai paura di non farcela, di non riuscire a trovare in te quell’equilibrio che ti permetterebbe di superare la prova: la logica che con mano di ferro impone il proprio volere alla paura, che permette alla mente di elevarsi verso il cielo, per trovare un modo per sopravvivere nel deserto.
Tu non possiedi quell’equilibrio: non sai chi sei, cosa diventerai, cosa sei mai stato e non riesci a mettere fine al tormento che ti lacera senza fermarsi.
Odiato dagli Umani perché troppo Vulcaniano. Disprezzato dai Vulcaniani perché troppo Umano.
Due mondi inconciliabili, che cozzano, lottano dentro di te, incapaci di trovare un accordo, anche perché, forse, tu sei il primo a volerlo.
Il respiro ti si mozza nel petto, il cuore perde un battito.
La verità fa male, vero?
Sei un figlio di due mondi e non sei capace di rinunciare ad uno di loro, perché terrorizzato all’idea di perdere entrambi; così ti mantieni nel limbo, cammini su un filo sottile, oscilli tra il Vulcaniano e l’Umano, con la paura di cadere dalla parte sbagliata e vivere per sempre con il rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere e che invece non sarà mai.
Vuoi la logica per compiacere tuo padre, per essere lodato da lui, anche solo con una parola, un cenno del capo, ma non sai rinunciare alle carezze di tua madre, alle sue braccia che ti circondano, calde, alle sue labbra che ti sfiorano la guancia in un timido bacio della buona notte.
Sai che devi farlo, lasciare da parte il tuo “io” umano, per essere completamente Vulcaniano, per dare modo a tuo padre di non vederti più come un figlio “quasi umano”2, però..tua madre ti dice che sarà sempre fiera di te, qualunque strada sceglierai, ma se tu decidessi di essere un vero figlio di Vulcano, con tutti i sacrifici di rinuncia emotiva, non potrebbe forse iniziare a guardarti con disgusto, con disprezzo, perché hai gettato via una parte di te, perché hai gettato via lei?
Forse..forse lo fa già, forse inorridisce davvero quando ti guarda e vede le tue orecchie appuntite, o i tuoi lineamenti severi, o il tuo sopracciglio che si inarca perché quello è il solo, unico modo che hai per esprimerti, quando qualunque altro gesto ti è negato.
No, non lei, non tua madre, lei ti apprezza, ti ama per quello che sei.
Ma..Cosa sei, tu?
Non sei Umano, perché sei Vulcaniano e non sei Vulcaniano perché sei Umano.
Non hai un bivio tra cui scegliere, semplicemente perché non hai una strada da percorrere.
Come puoi davvero pensare di superare il Kash-wa, in queste condizioni? Non puoi pensare di affrontare Vulcano se prima non hai affrontato te stesso.
Se è così, la soluzione è una sola: metterti alla prova, scoprire chi sei, trovare il tuo equilibrio senza che siano sconosciuti a sceglierlo per te, tracciandoti una strada che sarai il solo a percorrere.
I bivi ci saranno, sarebbe illogico pensare di evitarli o di poter percorrere una strada perennemente dritta, ma se saprai mettere fine alla tua indecisione, saprai sempre quale via scegliere.
Ti dirigi veloce all’armadio e ne estrai un mantello grigio fumo, in modo da nasconderti tra le ombre della notte, perché nessuno ti veda o tenti di fermarti.
Affronterai la tua prova personale, dimostrerai a tuo padre che aveva ragione ad avere fiducia in te, e dimostrerai a te stesso di non essere diviso e incompleto, ma capace di superare le tue mancanze a testa alta.
È giunto il momento di scegliere, la strada si apre con un bivio, la via centrale non ti è concessa e nemmeno la desideri.
Stai per chiudere le ante, quando il tuo sguardo si posa su una scatola scura, con l’immagine della Enterprise del Capitano Archer che si staglia bianca, perfetta, sulla superficie di cartone.
Ti blocchi, perché senti su di te due occhi ciechi, color miele, che ti fissano da dentro il pacco e attendono, muti, la tua scelta. Allunghi la mano, sai che devi distruggerlo, tagliare ogni ponte che ti lega al tuo lato Umano e devi farlo velocemente, prima che esso prenda il sopravvento ancora una volta, obbligandoti a rimanere fermo, indeciso, sul ciglio della strada, in mezzo al bivio.
Senti uno scricchiolio e abbassi il braccio di scatto, voltandoti per vedere se sta arrivando qualcuno.
Il corridoio è deserto, silenzioso.
Prendi un respiro profondo, torni a guardare la scatola e di nuovo senti gli occhi ciechi che ti fissano, immobili e dorati, dentro la scatola.
Basterebbe poco, così poco! Tendere le dita, strappare la stoffa e osservare i batuffoli di cotone cadere bianchi dal corpo lacerato del pupazzo, e ad ogni fiocco un’emozione in meno che ti lascia, che ti abbandona, per sempre.
Ti fermi, contraendo le dita e chiudendo gli occhi.
No, non puoi, non ora, non hai tempo, fuori è già buio e devi affrontare la tua prova prima che il sole sorga.
Chiudi le ante con un singulto strozzato e ti infili in fretta il mantello, avvolgendolo bene attorno al corpo, poi corri via, nel cuore delle tenebre, nell’oscurità del tuo cuore.
Un bivio dopo l’altro.
Una scelta alla volta.

 

 

·         1. Molti hanno criticato a JJ Abrams il fatto di aver inserito, nella scena in cui si vede per la prima volta Spock da bambino, una piccola lotta fra Vulcaniani, giudicandola estranea al loro modo di comportarsi e io ero d’accordo con loro. Poi ho visto questo episodio..c’è davvero una scena in cui i compagni di Spock lo spingono e lo insultano e lui cerca in qualche modo di ribellarsi, ma senza riuscirci. Chiedo metaforicamente perdono a JJ Abrams per aver dubitato e criticato senza conoscere XD

 

·         2. Nel V film (Star Trek V: L’Ultima Frontiera), quando Sybok fa rivivere a Spock un momento doloroso della sua vita, viene riportata sullo schermo la scena della nascita del nostro Vulcaniano preferito in cui Sarek, preso il neonato fra le braccia, lo guarda e afferma “E’ quasi umano”. Piccola citazione innocente ^^

 

Diario di Nemeryal, Data Astrale 1-06-2010
11 giorni..mancano solo 11 giorni..devo resistere..devo resistere..posso farcela..io possiedo il controllo, io possiedo il controllo..
Ho riscritto il prologo dell’altra long fic..che parto lungo e travagliato XD Però mi sono venuti in mente dei risvolti niente male *sogghigna*

 

Persefone Fuxia: come ti ho risposto privatamente, la Serie Animata è di taglio più infantile rispetto alla TOS e non è che come animazione sia un granché (e poi non c’è Pavel..non possono togliermi Pavel ç_ç), però è rilassante da guardare, venti minuti in cui vuoi prenderti un po’ di tempo e hai la mente troppo in pappa per reggere qualcosa di più impegnativo.
Amanda, Amanda, forse l’unica moglie degna di Sarek! Per quel poco che ho visto di Perrin, non mi sembra proprio miss simpatia, ma forse finendo di vedere quell’episodio potrebbe anche risultarmi sopportabile, ma ditemi voi, devo ancora vederla la TNG.
All’Università? Ma grazie! Arrossisco! In vero sono al quarto anno di Liceo Classico, anno prossimo maturità..ma priva vediamo di superate matematica XD

 
Abdulla: Sono d’accordo con te, il rapporto tra Amanda e Spock è talmente intenso da essere commovente, spero di rendergli giustizia!
La risposta è sì, cercherò di riportare alcuni momenti importanti presi anche dalla TOS e dai film e quelli che non riuscirò a trattare seguendo il filo “logico” della Long Fic ho intenzione di trattarli in separata sede (equipaggio della Enterprise, trema! Muw-ahahahahahaha!)
Grazie mille per la recensione e per la fiducia!

 Lady Amber: Eh, la mamma è sempre la mamma! Se poi la mamma in questione è una umana fra Vulcaniani e si chiama Amanda Grayson, allora bisogna dire ai nostri amichetti dalle orecchie a punta di fare molta attenzione!
Io la Serie Animata l’ho scoperta relativamente da poco e riuscire a vedere gli episodi non è semplice, ho provato a guardarla in inglese, ma molto spesso le uniche voci chiare sono quelle di Nimoy (Ovvio, è anche un attore teatrale, in quanto a “dizione” deve essere al top), di Nichelle Nichols e qualche volta DeForest Kelley. Per il resto, ecco XD

Thiliol: E’ puccia la serie animata! Ti rilassa tantissimo, vero? Evviva! Vedi, OOC? Anche per questa volta sono riuscita ad esorcizzarti! Sono contenta che il risultato sia così buono, ho sempre paura di andare troppo fuori dal personaggio con loro due, insomma, rendere Amanda troppo zuccherosa o Spock un patatone orsacchiottoso (Non che non lo sia XD Ma di solito tende a non darlo a vedere!)

 
Ringrazio Thiliol per aver messo la fan fiction fra le ricordate^^

 

Al prossimo capitolo!
Tai Nasha no Karosha!

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Capitolo 4
*** IV Age: Thirteen [Invidia] ***


2245

Capitolo: 4
Personaggi: Spock - Sybok
Musica: Blue - Gackt
Note: Sybok può tutto, e anche qualcosa di più..E la Nemesi perfetta di Spock, laddove il nostro cucciolotto dalle orecchie a punte tenta in ogni modo di essere un Vulcaniano, il suo caro fratellastro cerca di essere più umano possibile, in barba a Surak e ai suoi insegnamenti.

 

Capitolo numero 4

ShirKhar, Vulcano, Anno: 2245

Age: Thirteen
Invidia

 
[Così diviso, sei più unito di quanto potresti esserlo scegliendo una sola delle tue parti]

 
Quando Sybok lo fissava in quel modo, Spock avvertiva sempre un brivido freddo correre lungo la schiena.
Era uno sguardo folle, dove ogni emozione esplodeva con la forza e la luce di un lampo e si mescolava ad un’altra e un’altra ancora, all’infinito, fino a quando era impossibile riconoscerle, distinguerle, catalogarle.
Era un vortice, un Caos cui non si poteva dare un nome preciso, se non Emozione.
Era uno sguardo che Spock temeva con tutte le sue forze, perché, non appena i suoi occhi incontravano quelli del fratello, sentiva la sua parte umana ruggire, sollevarsi come l’onda di un mare in tempesta e ricadere di schianto contro il petto, con uno spumeggiare di invidia e bramosia.
Perché Spock lo aveva capito, dopo ore e ore di meditazione, lotte contro se stesso e contro gli altri, della logica contro l’impulsività, ma alla fine lo aveva capito.

Invidiava Sybok.
Invidiava tutto di lui: la mente brillante, svelta e aperta, il sorriso che non tentava mai di nascondere, la rabbia che gli incendiava gli occhi scuri, le lacrime che scorrevano libere sugli zigomi alti, tutto.
Tutto quello cui lui aveva rinunciato e a cui Sybok aveva dato tutto se stesso.
Lui, Sybok, un Vulcaniano, che rinunciava alla Logica, alla Serenità per lasciarsi sopraffare dalle passioni e dalle emozioni, lasciando che esse lo lacerassero come fosse un inutile pezzo di carta?
Perché, aveva tutto quello che Spock desiderava a cui tendeva in ogni modo, perché aveva avuto la sfrontatezza di gettare ogni cosa al vento, quasi fosse inutile o dannosa?
Sì, ammise, abbassando il capo e mordendosi il labbro inferiore, lo invidia e lo odiava, con tutte le sue forze umane, con tutta quella rabbia che gli faceva fremere il cuore quando il fratello si prendeva gioco di Surak, di Vulcano, di Sarek, e rideva, piangeva, sorrideva e gridava, coprendosi di ridicolo e infamia.
Come poteva essere così sereno, Sybok, quando aveva rinunciato a Surak e alla Logica?

E’ illogico, Spock gli aveva detto una volta Rifiutare le emozioni. Esse sono parte di noi e negarle è irrazionale. Siete voi a non seguire la logica, non io.
Ricordava ancora la voce profonda del fratello, screziata di sarcasmo e ironia, il divertimento che lampeggiava nello sguardo profondo e la tensione delle labbra, in procinto di piegarsi in un sorriso derisorio.
Quanta rabbia aveva provato all’udire quelle parole! Quanto risentimento! Quanto rancore!
Sybok non poteva dire una cosa del genere, non ne aveva il diritto, non dopo tutto quello che lui, Spock, aveva passato per diventare un vero Vulcaniano, dopo tutte le privazioni che aveva dovuto sopportare, quando sarebbe stato sicuramente più facile lasciare che la parte umana avesse il sopravvento!
Non poteva distruggere così, con poche, semplici frasi, tutte le convinzioni che lo avevano sostenuto in quei tredici anni!
La logica, la negazione, erano le uniche cose che gli avrebbero permesso di ottenere il rispetto di suo padre, che avrebbero cancellato per sempre quell’espressione quasi disgustata che lui, che ogni Vulcaniano, gli rivolgeva!
-Tu invidi..me?- domandò Sybok, mentre un ghigno sarcastico gli si dipingeva sulle labbra sottili.
Spock si trattenne a stento, chiudendo le mani a pugno e conficcando con forza le unghie nella carne.

Voleva cancellare quell’espressione dal viso del fratello, stringere fra le dita ogni singola emozione e lacerarla, pezzo dopo pezzo, fino a quando anche il rimpianto non fosse scomparso insieme a loro.
-Sono io ad invidiare te, Spock- Sybok gettò la testa all’indietro, ridendo. Una risata amare, incredula –Tu puoi essere diviso, senza venir meno al tuo essere te stesso. Io fingo di essere un Umano, quando tu tenti in ogni modo di cancellare quella parte di te! Non lo capisci, Spock? Tu non devi fingere, sarai sempre Umano e Vulcaniano, non devi inscenare alcuna recita!
- Così diviso, sei più unito di quanto potresti esserlo scegliendo una sola delle tue parti. Molto più unito di me, che sono interamente Vulcaniano-
E così dicendo, uscì dalla stanza, mentre Spock rimaneva fermo, con gli occhi sgranati e fra le mani il piccolo orso di pezza che Sybok gli aveva lanciato prima di andarsene.

 

 

Diario di Nemeryal, Data Astrale 05-07-2010

 Hn. A dire il vero questo capitolo non mi convince più di tanto.
Non lo so, mi sembra..vuoto, ecco. Però era necessario per il prossimo, per completare quello che succederà in Age: Seventeen.
Che salti temporali, eh? XD
Eeeh..da quanto non aggiornavo questa raccolta! Però questo particolare di vita è stato alquanto difficile da scrivere. Eh vabbè, spero che il risultato non sia proprio da buttare via!
C’è Sybok, almeno un punto a mio favore c’è! XD

 

Angolo delle Recensioni.

 

Thiliol: Oh ma certo che puoi chiamarlo Spocky! Non credo si arrabbierebbe troppo considerando che io gli affibbio nomignoli quali Spocky-pooh o Spockino-ciccino quando mi metto a scrivere su di lui e non riesco a far venire bene le sue parti (Sì, potete ufficialmente rinchiudermi in manicomio)

 

Persefone Fuxia: Evvai! Matura, ma non marcia XD (Battuta pessima ed infelice…) In effetti credo che la vita del nostro povero Vulcan –soprattutto la sua infanzia, considerando poi chi c’era a sostenerlo sull’Enterprise- sia stata un vero Inferno. Più che altro perché, anche con tutta la buona volontà, la meditazione, Surak e compagnia Logica, una parte di lui –quella piccola e fastidiosa vocetta umana- lo avrà sempre tormentato. Spero di aver reso abbastanza bene l’idea anche in questo capitolo^^

 

Abdulla: Yesteryear è un episodio davvero bello! La Serie Animata è, come dire, strana..per quanto sia di taglio più infantile rispetto alla TOS, ci sono degli episodi che vedi, poi ti fermi e dici “No, aspetta un attimo, ma che cacchio..?” perché effettivamente sotto c’è qualcosa di più. Come ad esempio l’episodio “Le Magie dei Megas-Tu” (Non so se lo hai presente) dove abbiamo Kirk&Co che incontrano Satana e tutti gli Altri Demoni degli Inferi e sono proprio i nostri cari membri della Enterprise ad essere messi sotto processo, perché accusati –come esseri umani- di aver cacciato –millenni prima- la loro razza, che era solo venuta per aiutarli nello sviluppo, costringendoli a ritirarsi in quel piccolo pianeta sperduto dove ancora vigevano le leggi della Magia. E soprattutto anche Satana viene messo sotto processo dai suoi simili, perché aveva tentato di fuggire da quella solitudine portando la Enterprise sul pianeta Megas, perché provava nostalgia della razza umana! Processo che poi si rivelerà fasullo e atto solo a vedere quanto la bontà umana si sia evoluta nei millenni trascorsi –Kirk arriverà a salvare la vita dello stesso Satana..con cui brinderanno “Ad una nuova amicizia” alla conclusione dell’episodio- E la frase finale, poi “Se così fosse, Capitano, sarebbe la seconda volta che Lucifero viene cacciato e, grazie a lei,è  la prima volta che riesce a salvarsi” (Della serie, Spock tu sai SEMPRE cosa dire)
Cioè, risvolti filosofici pazzeschi XD

 

Maya891: Eh sssssì!!! Un’altra fan di Sybok!!! Grandioso!

 Spero di aver risposto a tutte le recensioni (ho internet che da un po’ i ciocchi in questo periodo, ma non ho idea del perché..) e di non avervi deluso con questo capitolo!

 

 

Alla prossima!
Tai Nasha no Karosha!

 

 

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Capitolo 5
*** V Age: Seventeen [Seguire la Propria Strada] ***


c5

Capitolo: 5
Personaggi: Spock, Sybok
Musica: Wolf’s Rain Original Soundtrack – Shiro, Long Tail’s
Note: Penultima Fan Fiction ambientata su Vulcano! Sono così emozionata!

 

 

Capitolo numero 5
ShirKhar, Vulcano, Anno: 2249

Age: Seventeen
Seguire la Propria Strada

 

[-Vulcano è la mia casa!-
-Vulcano è la tua prigione!-]

 

 

 
Spock superò sua madre, senza degnarla di uno sguardo e corse lungo il corridoio, i passi che rimbombavano fra le mura, rimbalzando contro le pareti.
Aprì la porta della propria stanza di scatto e con una forza tale che i cardini gemettero sotto la sua spinta; si bloccò sulla soglia, il respiro affannoso e le pupille dilatate.
-S..Sybok- boccheggiò, il cuore che batteva senza controllo contro il fianco –Cosa hai fatto?-
Il fratello, seduto sul bordo del letto, alzò lentamente il viso, un sorriso malinconico dipinto sulle labbra sottili.
-Ho scelto la verità- rispose e la fede, la speranza, biancheggiarono nei suoi occhi scuri, accendendoli di una fiamma che Spock non aveva mai visto. O provato.
-Sybok- provò ancora, scuotendo la testa –Sei stato esiliato da Vulcano!-
La voce gli era uscita più alta del normale, il dolore e la rabbia impregnavano ogni sua parola, vibrando nella sua gola, ringhiandogli nell’animo. Ma in quel momento non gli importava.
Essere Umano o essere Vulcaniano, non gli interessava. Nella sua mente solo una voce, un solo grido: Sybok bandito da Vulcano!
-Lo so- Sybok annuì gravemente e accarezzò le lenzuola chiare. Malinconia e rassegnazione –Per seguire il mio cuore, ho rinunciato alla mia famiglia-
-Il tuo cuore?- incredulo, Spock raggiunse il fratello e si piegò sulle ginocchia quel tanto che bastava per avere il proprio viso all’altezza di quello dell’altro –Tu stai seguendo le tue passioni, Sybok! Hai scelto la follia alla logica!-
-No- Sybok scosse la testa e lo fissò, sorridendo sereno –Ho scelto il calore al gelo. Ho scelto la verità alla menzogna-
Inutile ragionare con lui, Spock lo sapeva. Ma quel grido, quella sentenza non taceva! Bandito! Bandito! Bandito!
-Ritira ogni cosa! Ogni discorso su Sha-Ka-Ree, ogni teoria, ogni cosa!-
-Abiurare?- lo canzonò il fratello –Non si abiura la verità, non è logico-
-Smettila!-
Bandito! Bandito! Bandito!
-Non è la verità! E’ una leggenda! Smettila di comportarti da essere umano!-

Oh Surak, ti prego, ti prego, riportalo alla ragione!
-E come dovrei comportarmi? Come..te?-
Se Sybok gli avesse dato uno schiaffo, forse avrebbe sentito più male. Si allontanò, continuando a scuotere la testa, a scacciare senza sosta quel grido: bandito..bandito..bandito..
-Io ho il coraggio di seguire me stesso, di seguire la mia strada senza voltarmi indietro! Ho il coraggio di ammettere che è contro tutto ciò per cui sono cresciuto, ma io voglio andare avanti- tutta la rabbia e il rancore esplosero con un sibilo irato dalle labbra contratte di Sybok.
-La mia strada..- mormorò Spock, senza guardare il fratello negli occhi –Io l’ho già decisa-
-Ah davvero? La tua strada o quella di Sarek?-
-Io sono fedele a mio padre!- urlò, le unghie conficcate nella carne e il sapore metallico della rabbia e del sangue sulla lingua.
-Tu sei il suo schiavo, non suo figlio! Smettila di essere un bambino, Spock! Sii uomo, anche se questo significa andare contro Sarek! Anche se questo significa andare contro Vulcano!-
-Vulcano è la mia casa!-
-Vulcano è la tua prigione!-
-Vaneggi..- Spock si portò le mani alle tempie –Vaneggi!-
Si aspettava di sentire la mano del fratello calare pesante su di lui o le sue urla sovrastare il Bandito! Che rantolava nella sua mente. Invece, solo il frusciare di una coperta, lo spostarsi della federa del cuscino e il rumore di fogli gettati a terra.
Il respiro di Spock si mozzò nella gola ed ebbe paura.
-Mettili via- sussurrò, mordendo le parole e lacerandole, come a negarne l’esistenza –Mettili via-
-Perché? Perché continui a tenere questi opuscoli di Starfleet, quando hai già deciso che il tuo futuro sarà nell’Accademia delle Scienze, come Sarek ha scelto? Non è logico indugiare nel passato, non è Vulcaniano..-
-Basta!- alzò il viso e affrontò Sybok con occhi ardenti –Vattene da qui se è questo che vuoi! Scappa dalla prigione, visto che te ne è stata data la possibilità! Segui la tua strada! Hai ragione, sono illogico! Strapperò quegli opuscoli uno alla volta, davanti ai tuoi occhi e ti dimostrerò che non ho paura, che sono un vero Vulcaniano!-
-Molto bene..- accondiscese l’altro –Fallo-
-..Come..?-
-Fallo. Ora- ripeté Sybok ed il suo sguardo era freddo e opaco come una lastra di vetro –Distruggi il tuo futuro-
Reso cieco da una furia senza nome, Spock si gettò terra a carponi e afferrò tra le dita gli opuscoli, ringhiando come una belva; rantolando, strinse la presa e i muscoli guizzarono per la forza eccessiva, ma non riuscì a strappare nulla.
Rimase in silenzio alcuni istanti, poi lasciò cadere i fogli a terra, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
-Non posso..- scrollò il capo –Non posso..-
-Hai ragione- lo raggiunse maligna la voce del fratello –Per essere un Vulcaniano devi smetterla di essere umano..dunque distruggi questo-
Il vecchio peluche di pezza cadde a terra con lentezza esasperante: il nero degli occhi graffiati dal trascorrere degli anni, il pelo impolverato e stopposo, le cuciture allentate.
Quel semplice regalo che Spock non aveva mai osato distruggere, lo fissava con lo sguardo intenso di Sybok.

Distruggimi diceva Distruggimi e vedi sei sarai davvero libero.
-Dimostrami quanto sei Vulcaniano!- esplose la voce del fratello, ma, ancora una volta, Spock abbassò il viso e mormorò
-Non posso..io..- prese un respiro profondo e alzò di scatto la testa –Io non devo dimostrarti nulla!- ruggì.
Si sarebbe aspettato qualsiasi reazione, dall’insulto all’amarezza, dal ghigno derisorio alla furia cieca, ma mai e poi mai si sarebbe aspettato che suo fratello si mettesse a ridere.
Sybok lo prese per le spalle e lo aiutò ad alzarsi, poi si chinò e raccolse uno degli opuscoli e l’orso di pezza; mise questi ultimi in mano a Spock, prima di accarezzargli la testa e posare la propria fronte contro la sua.
-Hai ragione- sussurrò con un sorriso –Non mi devi dimostrare niente, non devi dimostrare niente a nessuno. Sono fiero di te-
E si allontanò, senza una dire nulla di più. Non sarebbe più tornato, se ne era andato per sempre. In silenzio, con un sorriso sulle labbra e una promessa lasciata nella mani tremanti di Spock.

Segui la tua strada, fratello.

 

 

Diario di Nemeryal, Data Astrale 64326.4
Sì lo so, sono secoli seculorum amen che non aggiorno questa raccolta. Dettagli insignificanti! XD
In effetti si nota che è da un po’ che mi ci metto, il risultato mi sembra scarsino. Più che altro Spock, che qui credo abbia sfondato il muro dell’OOC per raggiungere vette che nessun fanwriter aveva mai raggiunto prima.
Spero proprio di non aver esagerato con la sua reazione per la partenza di Sybok..ma ai lettori l’ardua sentenza!
Notizia fantasmagorica! Internet è tornato!!! Vivo, vegeto e veloce! Quindi, appena finisce la settimana di lavoro, gli aggiornamenti di The Time Has Come For Us dovrebbero tornare! Pazientate ancora un poco o miei fidi! *grilli* Oh toh…

 

Angolo delle Recensioni

 Lady Amber: carissima! Sì, quell’episodio della serie animata sembra una fumata di Marjuana uscita male XP Perrò fa morir dal ridere, soprattutto quando Spock decide di fare l’avvocato..del diavolo! Ah-Ah! Ho fatto la battuta! E il nomignolo Spocky-pooh prende piede, gente!!

 
Thiliol: è un soprannome così puccioso :3 Sono contenta che tu abbia trovato fascinating la riflessione! Grazie ^^

 
Persefone Fuxia: la tua idea verrà sicuramente usata per uno spin-off *annuisce* Mi mancherà tanto Sybok! Gli voglio così bene! Sono la coppia di fratelli perfetta! Odio/amore, luce/ombra dove non si capisce quale sia una e quale l’altra!
Vabbè, okay, sto sragionando! XD

Tai Nasha No Karosha!

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Capitolo 6
*** VI Age: Eighteen [Io Sarò Ancora Qui, al Mattino] ***


2250

Capitolo: 6
Personaggi: Lady Amanda, Spock
Musica: Lullaby For a Stormy Night, Vienna Teng
Note: Non sono io ad essere in ritardo, ma il mondo ad essere in anticipo! LOL! Ultimo capitolo ambientato su Vulcano!
Uhm..questo è visto secondo Amanda più che secondo Spock. L’orso di pezza è molto più simbolico che in altri capitoli. Appare pure poco. Ehm. Spero che apprezzerete comunque ^^ E’ molto strano come capitolo, vi avverto! Grazie a tutti!! (Risponderò alle recensioni, giuro, prometto, parola di lupetto!)

 

 

Capitolo numero 6
ShirKhar, Vulcano, Anno: 2250

Age: Eighteen
Io Sarò Ancora Qui, al Mattino

 

[C’è il sole, la tempesta è passata.
Ma il dolore ha scavato nell’animo della madre,
come la pioggia fa con la pietra]

 

La stanza non è vuota.
Una donna siede poco distante dalla finestra e la luce del mattino che filtra dai vetri le circonda i capelli chiari come un’aureola. Tiene il capo abbassato, quasi stesse dormendo, e una mano sul ventre. Le labbra si muovono appena, un lampo scarlatto attraverso le ciocche castane, e la voce è bassa, il sussurro di una limpida sorgente.

 

La stanza è piena del vagito di un neonato.
La donna è affianco la finestra, i raggi del pomeriggio che disegnano lacrime d’oro sul suo volto sorridente: con le dita accarezza le orecchie a punta del bambino che tiene tra le braccia. La sua voce è melodiosa, dolce come solo la voce di una madre sa essere.
Il canto parla di pioggia, di boschi, di fiumi.
In questo mondo creato dalle parole della madre, il neonato chiude gli occhi e si addormenta, le manine strette al vestito di lei.
La donna posa un bacio leggero sulla fronte del figlio, e il suo canto si abbassa solo di intensità.
Uno sbuffo di nubi copre appena il volto del sole.

 

La stanza sa di fiele.
E’ il far della sera e la figura di un bambino nascosto sotto le coperte si staglia contro la finestra, sfumata nella luce del crepuscolo. La zampa bruna di un orsetto di pezza spunta appena dal fianco del letto, nascosto dalle lenzuola.
La donna gli è accanto, gli accarezza il profilo della schiena, una lacrima appesa alle ciglia. La voce trema, mentre le prime gocce di pioggia cominciano ad infrangersi sul vetro con un pigolio appena sussurrato.
Ma il loro battere lieve è abbastanza forte da coprire il canto grave di tristezza di una madre per il proprio figlio.

 
La stanza è velata di silenzio e di lacrime non versate.
La notte l’ha coperta con la sua luce nera, ma la figura del giovane, teso, rigido anche sotto le coperte, è una macchia ancora più scura. Una figura sottile scivola attraverso il buio, nemmeno si siede sul letto, rimane in piedi ad osservare quel volto amato, che anche nel sonno si fa violenza per trattenere quanto di umano dimora in lui. La madre ne coglie ogni particolare, perché rimanga per sempre nel suo cuore, anche quando il figlio non sarà più lì, ma lontano, in un mondo sconosciuto e freddo, dove sarà solo, nel silenzio di una folla confusionaria.
L’orso di pezza, roso dagli anni, è una macchia nera, riversa sul pavimento. La donna lo raccoglie, quasi con pietà, e lo posa sul comodino accanto al letto.
La madre non canta, ma con parole silenziose sfiora il volto del figlio addormentato, col pensiero gli accarezza la testa e lo tiene stretto a sé, in un ultimo, straziante abbraccio.
Dietro la finestra, la tempesta infuria.

 

La stanza è vuota.
Una donna siede distante dalla finestra e la luce del mattino che filtra dai vetri circonda l’orso di pezza che ha fra le mani. Tiene capo abbassato, quasi stesse dormendo, ed una mano sul volto. Le labbra non si muovono, solo il lampo di una lacrima d’argento attraverso le ciocche castane, e la voce è un singhiozzo strozzato, il singulto del fiume accerchiato da rapide labirintiche e violente.

 

C’è il sole, la tempesta è passata, ma il dolore ha scavato nell’ animo della madre come la pioggia fa con la pietra.
L’orso di pezza è lì, dimenticato sul letto. Silenzioso e lontano da colui cui appartiene, come solo un ricordo può pensare di esistere.
Ma la madre sarà sempre lì, al mattino.

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