With you I'm born again di Burnt Orchid (/viewuser.php?uid=20080)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3-pensa a qualcosa che ti fa sorridere ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** capitolo 1 ***
ff j&L
Lily camminava per i sentieri innevati e candidi di Hogsmeade, pensando
che non esisteva periodo più bello e felice del natale. La
sua
amica Debs si era fermata a parlare con un ragazzo, a suo dire, molto fico.
Lily aveva mostrato un'espressione piuttosto scettica alle sue parole
ma la sua compagna non ci aveva fatto troppo caso, essendosi ormai
abituata alla schiettezza di Lily, e si era defilata. La ragazza dai
capelli rossi, aveva continuato la sua passeggiata, non troppo triste
per essere stata lasciata sola.
Entrando da Mielandia per comprarsi un leccalecca al Firewhisky, si
chiese perché lei era l'unica del suo dormitorio a non
provare
attrazione per i ragazzi. Che fortuna, pensò con sollievo,
perché se provarla significa andare dietro a uno con il naso
troppo lungo e la schiena gobba come il ragazzo definito fico da Debs,
allora era meglio così.
Non c'era mai stato un ragazzo in grado di farla sognare e non aveva
mai sentito il bisogno di ricoprire interi fogli di pergamena con nomi
tipo Barney o Fulton o, ancora peggio, Chip. Rabbrividì, non
le
sarebbe mai potuto piacere un ragazzo con un nome tanto orribile da
pronunciare... anche perchè chi avrebbe il coraggio di
dichiararsi moglie di un Chip in pubblico? E se poi il caro maritino
avesse desiderato dare il suo così melodico nome al
pargoletto
che sarebbe stato conseguenza della notte di fuoco durante la quale lei
avrebbe proferito con passione travolgente le parole "Oh Chip!" oppure
"Più forte Chip!" e perchè non "Fammi cinguettare
come un
usignolo, Chip!!!!!!!! AHHhhh!" e.... Lily scosse la testa e
strizzò le palpebre per fermare il filo di pensieri che le
passava davanti agli occhi come una pellicola. Fece un sorriso.
Sì, non c'era dubbio, la fase dell'innamoramento era una
cosa
che non faceva per lei e poteva benissimo farne a meno.
Se doveva proprio ammetterlo, aveva provato delle strane sensazioni in
passato nei confronti di un ragazzo. Lui aveva tentato così
tante volte di prenderla per mano e lei era arrossita e si era sentita
così calda che aveva temuto di non stare bene. Ma
non
erano altro che sensazioni, piccole sciocchezze che non significavano
niente, piacevoli percezioni che l'avevano incuriosita al punto che
aveva agognato di sentirle ancora e ancora e ancora... ma non aveva
certo lasciato che i piaceri del corpo prendessero possesso della sua
mente così determinata e razionale. No, aveva voltato le
spalle
a ciò che la rendeva vulnerabile, la bramosia del quale le
aveva
causato tale vergogna. Umiliata da ciò che non poteva
controllare, aveva fatto di tutto pur di allontanarsi dall'oggetto dei
suoi desideri, che era certa non fosse il ragazzo, ma la mera alchimia
tra i due, una scarica elettrica scatenata dal contatto delle loro
pelli, quella di lui così abbronzata e diversa dalla sua,
chiara
e sensibile.
Arrossendo ancora al ricordo di quei giorni di battaglie interne, le
quali la sua mente fredda aveva ovviamente vinto, guardò
l'orologio da polso che le avevano regalato i suoi genitori due natali
prima, quando ancora frequentava il quinto anno, e vide che era ancora
piuttosto presto, quindi decise di tornare a scuola così
avrebbe
potuto sfruttare la tranquillità di una torre di Grifondoro
molto meno affollata del solito per studiare. Dopotutto, era l'anno dei
M.A.G.O. ed era richiesto un approfondimento nello studio delle materie
che seguiva.
Raggiunse la Torre in circa dieci minuti e disse con nonchalance la
parola d'ordine. Distrattamente entrò nella sala comune, e
mentre lo faceva aveva la testa tra le nuvole del cielo più
alte, tanto che sobbalzò quando udì delle voci.
E niente popò di meno che la voce abbaiante di Sirius Black.
Cosa ci faceva Black nella sala comune di sabato, specialmente in uno
dei sabati in cui erano previste le gite a Hogsmead? Scelse di non
scoprirlo, poichè non aveva bisogno di perdere tempo e si
voltò di nuovo verso il Quadro della Signora Grassa per
dirigersi nella sempre silenziosa biblioteca, quando non volendo
decifrò le parole dell'affascinante malandrino, che
stranamente
stava usando un tono di voce piuttosto basso. Parlava con voce
piuttosto suadente, non quella che si userebbe con una donna, ma quella
con cui parleresti ad un bambino, un bambino molto capriccioso. Si
fermò e si nascose dientro ad un angolo vicino alla porta
del
ripostiglio delle scope, concentrata sulle parole del giovane
Grifondoro. "Forza, bevila tutta... no tutta. Sì, lo so che
fa
schifo, però ti farà bene..." stava dicendo
"bravo,
Ramoso... adesso perchè non provi a dormire per un po'...
dai,
sdraiati... ecco, adesso dormi."
Ramoso? Allora
c'è anche Potter... Ma che succede? Cosa gli ha fatto bere
quell'idiota? Pensò
Lily, oltraggiata. Stava per rimproverare Black quando lo
sentì
parlare di nuovo, stavolta con voce stanca e seria. "Si è
addormentato, Lunastorta, finalmente. Era distrutto." Lo
sentì
dire e a quel punto udì la riconoscibilissima voce di Remus
Lupin, "Lo so, Sirius. E' stato un duro colpo. Per tutti noi.
Non
credevo che ... che..." e la sua voce si ruppe. Fu Black a finire per
lui, "che fosse possibile. No, anch'io non lo credevo... quasi non ci
credo ancora". Un silenzio teso invase la sala comune di Grifondoro, e
Lily sentì un brivido percorrerle la schiena. Era successo
qualcosa, qualcosa di molto brutto. Ma cosa? Era avvenuto l'ennesimo
attacco ad una famiglia mezzosangue? Ma come poteva avere a che fare
con Potter... Lui era un purosangue. No, era accaduto qualcosa a
Potter. Ma cosa? Qualcosa che aveva scosso persino Black e Lupin. Quei
tre ne avevano viste di brutte, cosa poteva essere avvenuto di
così orribile?
Non si mosse dal suo nascondiglio, perchè la sua
curiosità di donna glielo impediva. Mentre apparivano
nuvolette
a forma di punto di domanda tutt'attorno alla sua testa rossa, i due
malandrini ancora svegli ripreserò a parlare. Tese
l'orecchio
per non perdersi una parola e nel frattempo bloccò la porta
d'ingresso con la bacchetta così nessuno avrebbe potuto
interromperli.
Fu di nuovo Black a parlare per primo, "Silente mi ha detto che
dobbiamo fare a turno per tenergli compagnia la mattina per
tutta
la prossima settimana, ma se non vuoi perdere le lezioni, a me va bene
stare con lui tutti i giorni, basta che mi porti i tuoi appunti."
"Sì, forse è meglio se ci stai tu... sai come
prenderlo.
E poi magari riesci anche a farlo ridere un po'" replicò
Remus.
"Allora siamo d'accordo. Ci penso io.",disse Black. Dopo pochi momenti
aggiunse con voce rotta dalla stanchezza "Ho paura che non si
riprenderà."
Lily udì il rumore di quella che era certa fosse una pacca
sulla
spalla. "Smettila, Felpato. James è forte. Ce la
farà,
vedrai. Ci siamo noi con lui. Dagli un po' di tempo e
tornerà il
solito casanova e chiederà alla Evans di uscire per quella
che
credo sia la centoventottesima volta." Centotrentaquattresima,
pensò Lily, dopo aver cercato di reprimere un sussulto per
essere stata nominata. Il cuore le batteva forte, e si premette una
mano sulla bocca per non far sentire il suono della sua stessa
respirazione.
Sentì un risolino, di sicuro proveniente da Black, il quale
disse "Grazie, Lunastorta, mi hai tirato su il morale di almeno un
centimetro...comunque... credo che... a questo punto dovremmo... solo"
abbassò ulteriormente la voce e Lily si chinò
ancora in
avanti per sentire meglio, "occuparci della questione degli... " Lily
trattenne il respiro e allungò il collo, "INTRUSI!".
E la ragazza non ebbe il tempo di pensare alle parole di Sirius,
perchè d'improvviso una scopa volò fuori dal
ripostiglio
e la colpì nel didietro, facendola cadere in avanti.
Strillò prima di atterrare e mise le mani di fronte a
sè
ma lo scontro con il duro pavimento non avvenne, perchè fu
Black
a prenderla al volo.
Lui la tirò su con fare sbrigativo e poco delicato, e quando
lei
alzò lo sguardo, lui la fissava con fare minaccioso. Dopo
alcuni
momenti, sussurrò "Non te l'ha mai detto nessuno, Evans, che
è maleducazione origliare?". Lei era senza parole,
d'altronde
non poteva difendersi, era stata colta con le mani nel sacco.
Cercò quindi di spingerlò lontano da
sè, ma Black
era piuttosto muscoloso e non la lasciò andare. Invece le
scosse
le spalle, con violenza e si fermò solamente quando Lupin
gli
pose una mano sulla spalla, per calmarlò. A quel punto le
chiese
con un ghigno crudele sulla faccia "Che cosa hai sentito, prefettina,
eh?" Lei boccheggio impaurita e poi disse "Lasciami.... non ho sentito
niente" "Bugiarda!" urlò lui. Lupin cercò di
allontanarlo
da lei e alla fine Black mollò la presa e abbassò
la
voce, "Va bene, Evans. Allora vattene. Non raccontare a nessuno quello
che hai sentito".
Lei balbettò "Certo, ma... ma... che cosa... ?" "Ti aspetti
anche che ti raccontiamo cio che è successo? Non ci sperare,
carina. Hai ficcato il naso abbastanza a lungo. Vattene e
lascia
in pace James."
Le diede una leggera spinta e lei per una volta abbassò la
testa
e fece come gli diceva. Sbloccò la porta e fece per uscire
dalla
sala comune, ma si voltò per un attimo verso Potter, steso
sul
divano, con espressione serena.
Affranta, se ne andò e scese le scale del castello
lentamente,
ignorante delle urla della Signora Grassa che la rimproverava per aver
mancato di salutarla.
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Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
ff j&L 2
Lily
Evans fissò il foglio di pergamena srotolato davanti a
sè e si mise le mani tra i capelli. Il Professor Vitious le
passò accanto con occhi pieni di compassione e
ritirò
l'ultimo test.
Lily
non alzò nemmeno il capo e ripetè nella sua testa
quello che gli altri studenti bisbigliavano da ormai quindici minuti. Lily
Evans ha preso una A.
Lily Evans ha preso una A. Una A... Come Accettabile. Accettabile?
Noooo! Non è accettabile. A come Assurdo, semmai. A come
Affliggente, Attanagliante, Amaro, Angoscioso, Atroce, Abominevole,
Abietto, A... NOooo!
Tutte quelle ore passate a leggere il
vocabolario per imparare più parole possibili, e ora non
riusciva neanche a descrivere quello scempio.
Colpì
il banco con un pugno, facendosi male. E lanciò
un'occhiataccia alle due sedie vuote in fondo all'aula. Che infami.
La
situazione era degenerata. Non poteva andare avanti così.
Era
avvenuto ciò che lei aveva sempre cercato di evitare. Era
stata
distratta dai suoi studi, aveva perso la concentrazione. Le avevano
crudelmente strappato la media dell'Eccezionale nella sua materia
preferita. Doveva assolutamente rimediare. Ma come? Ci aveva provato.
Aveva tentato più volte di studiare, ma niente! La sua mente
continuava a vagare ed i suoi occhi ad alzarsi verso il dormitorio dei
maschi del settimo anno, in quei giorni perennemente chiuso. E mentre
le sue compagne si chiedevano come mai i ragazzi non permettessero
più che le più belle pollastrelle si
infiltrassero nelle
loro stanze, lei, Lily, lo sapeva. Erano stati i Malandrini a vietare
loro l'accesso, per evitare che qualcuno scoprisse di Potter.
C'era
una sola cosa che non sapeva, ed era anche la sola cosa che
desiderava sapere. La sua sete di conoscenza aumentava ogni minuto di
più e lei era giunta al limite ormai. Doveva scoprirlo, o
non
avrebbe mai più trovato pace.
Erano
passati due giorni da quando lei stessa aveva contribuito alla
distruzione della sua media scolastica. Due lunghi giorni e due ancora
più lunghe notti insonni.
E
durante le ore passate a tentare di studiare in sala comune, aveva
notato strani comportamenti da parte dei Malandrini: una sera mentre
stava tentando di ripassare per il test di Incantesimi, la testa bionda
di Lupin era sbucata dalle scale che portavano al dormitorio. Lupin
aveva chiamato Black con voce abbastanza disperata e aveva detto
"Sirius, forse è meglio che vieni". Black a quel punto si
era
voltato verso di lei e l'aveva guardata malissimo prima di abbandonare
la sua partita a scacchi magici, facendo vincere Minus.
Per
non parlare della sera in cui dalla sua camera Lily aveva visto uno
snowglobe, quei souvenir natalizi nei quali, se capovolti, una sostanza
bianca comincia a cadere in un'imitazione di una tempesta di neve,
infrangere la finestra del dormitorio dei malandrini e cadere nel
cortile della scuola, frantumandosi in mille pezzi.
Si
alzò dal banco, prese la sua borsa a tracolla e si
allontanò spedita dalla classe.
---
Quella
sera Lily rimase in Sala Comune fino a tardi per controllare che tutti
fossero andati a letto. Sorprendentemente Black e Lupin non si erano
neanche fatti vedere di sotto. Soddisfatta, poichè ormai era
passata un'ora da quando tutti erano andati in dormitorio, si
alzò e andò al ripostiglio delle scope e ne prese
una, a caso, perchè di sicuro il Quidditch non faceva per
lei e non ci capiva niente di manici di scopa.
Uscì
dalla Torre, con il cuore che le batteva forte. La Signora Grassa le
disse "Non dovresti girare per la scuola di notte, ragazzina,
è contro le regole" e Lily le fece segno di fare silenzio.
Salì le scale a cui piaceva cambiare, in punta di
piedi, pregando ogni Dio che nessuno si accorgesse di lei.
Sobbalzò spaventata quando Mrs. Purr le passò tra
le gambe e seppe che doveva fare in fretta perchè sarebbe
sicuramente corsa ad avvertire il signor Gazza.
Quando
raggiunse la rampa di scale che portavano alla Torre Ovest,
udì dei passi e si nascose dietro ad un'armatura, alla quale
chiese di non muoversi, e quella acconsentì facendo il
saluto militare.Sentì il respiro affannoso di Gazza passarle
vicino ma il custode si allontanò lentamente e faticosamente
dal suo nascondiglio, dirigendosi verso i piani inferiori.
Allora
Lily ringraziò l'armatura e salì la prossima
rampa di scale arrivando nella Guferia in fretta. Entrando
tentò di non fare troppo rumore così da non
agitare i pochi gufi della scuola rimasti. Montò sulla scopa
con fare insicuro ed uscì dalla finestra.
Decise
in pochi momenti che volare non le piaceva affatto. Non
guardare giù. Non guardare giù. Oh Potter cosa mi
tocca fare per te!
Lentamente
volò fino alla Torre di Grifondoro e con circospezione si
avvicinò alla finestra del dormitorio dei malandrini. Mentre
si appropinquava si chiese se le sarebbe servito a qualcosa spiarli
mentre probabilmente dormivano tutti, ma ormai era arrivata fino a
lì e non sarebbe certo tornata indietro senza almeno una
fotografia di Potter che russava con la bava alla bocca.
Prese
un respiro profondo e sbirciò dalla finestra: Minus dormiva
sonoramente nel letto vicino alla porta, a seguire Remus pareva
trovarsi in un sogno abbastanza agitato e muoveva la bocca a formare
parole che Lily non poteva sentire. Andò avanti con lo
sguardo: un letto vuoto. Si chiese per un momento come mai non fosse
occupato, ma proseguì con gli occhi verso destra e vide un
letto occupato da due persone, uno era Black che dormiva, voltato verso
l'altro occupante del letto. Potter. Potter che era sveglio.
AHHHH! Lily
riuscì a trattenersi dall'urlare veramente, ma si fece
indietro con un sobbalzo. E se Potter l'avesse vista? No,
era impossibile, si
disse. Altrimenti
si sarebbe mosso, avrebbe fatto qualcosa, avrebbe cambiato espressione.
Probabilmente si era sbagliata, probabilmente stava dormendo anche lui.
Sì,
pensò, mentre si avvicinava di nuovo alla finestra, stavolta
con più prudenza, allungò di nuovo il collo e ...
si ritrovò faccia a faccia con James Potter, solo il vetro
della finestra a dividerli. A quel punto perse l'equilibrio e stava per
strillare quando Potter aprì la finestra. Lei si aspettava
che lui la prendesse per un braccio o per la mano o... qualcosa. Ma lui
semplicemente posò
la
sua mano sulla scopa e disse con voce pacata "Raddrizza la schiena",
Lily lo fece, "e ora piega le gambe". Così, seguendo le sue
istruzioni, Lily riguadagnò l'equilibrio.
Quindi
alzò lo sguardo su di lui, che chiese "Una volatina
notturna, Evans?".
Lei
rispose con aria di sfida "Sì, Potter".
"Non
ti facevo una sportiva".
"Ci
sono molte cose che non sai di me, Potter".
"Beh,
allora questa sarà una cosa in più".
Lily
odiò il silenzio che seguì. Quindi lo
spezzò, dicendo "Adesso dovrei andare". Sperando che lui non
le avrebbe chiesto di uscire insieme per l'ennesima volta,
partì sulla scopa traballante.
"Evans,
aspetta".
Oh,
no! pensò
lei.
"Sì?"
chiese lei, senza girarsi, per paura di cadere.
"Ti
accompagno... non voglio avere anche la tua morte sulla coscienza".
In
pochi secondi lui la raggiunse sulla sua scopa ed insieme volarono fino
alla Guferia, poichè Lily non poteva rientrare in dormitorio
dalla finestra senza svegliarle, perchè la finestra non
poteva essere aperta dall'esterno.
Quando
atterrarono nella Guferia, lei fece per andarsene, ma lui la
fermò di nuovo "Adesso sputa il rospo Evans, cosa ci facevi
davanti al mio dormitorio?".
Lei
rispose con un'altra domanda "Perchè hai la faccia di uno
che sta per tagliarsi le vene, Potter?".
Lui
alzò le sopracciglia. "Non sono affari tuoi, Evans."
"Sono
d'accordo", disse lei, con lo stomaco che le si stringeva per la
vergogna.
"Ecco
vedi, dato che siamo d'accordo, domani notte è meglio se fai
la nanna, invece di ficcare il naso".
Potter
non era mai stato così cattivo con lei, anche se in quel
caso forse se lo meritava. Ma lo stava facendo per i suoi studi! Aveva
un motivo più che buono per ficcare il naso! E poi, chi era
a parlare? Il ragazzo che si era intrufolato innumerevoli volte nei
dormitori delle ragazze per vedere la loro biancheria! Indignata, disse
"Senti chi parla, Potter!"
"Allora
lo ammetti che mi stavi spiando!", urlò lui, arrabbiato.
"Non
ho detto questo!", disse lei incrociando le braccia ed alzando il suo
naso alla francesina.
Restarono
a fissarsi per alcuni momenti, e lui parlò, con voce vuota
stavolta "Vuoi sapere cosa mi è successo?"
Lei
non riuscì a trattenersi dall'annuire e se ne
vergognò.
"Molto
bene. Te lo dirò ad una condizione."
Lei
digrignò i denti. Avrebbe dovuto saperlo. Quel ragazzo era
il capo dei Malandrini: era risaputo che giocava sempre sporco. Ma lei
doveva sapere. Avrebbe fatto qualunque cosa.
"Quale?"
"In
realtà le condizioni sono due", ammise lui, alzando le
spalle muscolose.
"E
va bene!" replicò lei, fumando di rabbia.
Lui
la fissò con i suoi occhi color nocciola, sempre
così vivaci e ardenti ed ora così tristi.
Poi
dettò le sue condizioni "La prima condizione è
che devi concedermi due ore delle tue notti per tutto l'anno
scolastico. Le passeremo insieme."
"Sei
prevedibilissimo, Potter, come sempre", disse lei arrabbiata "e non ti
sembra un po' troppo, tutto l'anno scolastico? Siamo solo ad ottobre."
"Quello
che vuoi sapere non è una piccola sciocchezza, Evans. A me
costa parecchio dirtelo. Poi dipende tutto da quanto valore dai a
quello che succede a me". E dopo quelle parole, l'ombra del suo solito
ghigno, il quale aveva fatto cadere ai suoi piedi molte ragazze, gli
attraversò il viso.
Lei
lo guardò male e disse suo malgrado "Molto bene. Qual
è la seconda condizione?"
"Che
dopo che ti avrò detto quello che vuoi sapere, tu devi stare
in silenzio e non avvicinarti a me. Io me ne andrò nel mio
dormitorio e tu nel tuo e ci rivedremo domani a mezzanotte in Sala
Comune."
Era
una richiesta piuttosto ambigua.
Si
prese un po' di tempo per osservarlo: aveva un aspetto orribile e,
anche se era sempre bellissimo, non risplendeva come suo solito. I
capelli stavano spiattellati sulla testa, e sembrava che non si lavasse
la faccia da almeno tre giorni. Le spalle erano abbassate e non teneva
la testa alta come faceva sempre. Non c'era più quello
sguardo di sfida che le lanciava sempre, ma i suoi occhi erano vuoti e
malinconici. Osservò le sue labbra carnose e
sentì un intenso desiderio di toccarle con un dito per
scoprire se erano veramente così morbide come sembravano.
Scosse impercettibilmente la testa per cacciare quel pensiero e lo
guardò di nuovo degli occhi, prima di acconsentire "Ci sto".
"Sei
sicura?"
"Sì".
"Non
si torna indietro, Evans. Questo non è un gioco.".
"Ho
già accettato", disse lei, anche se cominciava
già a credere che non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe
scoperto.
"Molto
bene", replicò lui, impostando le spalle e serrando la
mascella. Sembrava che stesse cercando di farsi forza.
Alcuni
secondi passarono, molto lentamente. Lei attese, attese e attese.
Attese che lui fosse pronto. E alla fine lo fu.
"I
miei genitori sono morti tre giorni fa... Anzi a quest'ora sono ormai
quattro giorni".
O
mio Dio,
pensò lei. Non era in grado di pensare ad altre parole, ed
era proprio quello che stava per dire quando lui la fermò
"Ricorda la seconda condizione."
Lei
chiuse la bocca, ma continuava a fissarlo con occhi spalancati. Fece un
passo verso di lui, ma non riuscì a raggiungerlo in tempo,
poichè era già montato sulla sua scopa ed era
scomparso nella notte, lasciandola sola con il senso di colpa che le
stava dilaniando l'anima.
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Capitolo 3 *** cap 3-pensa a qualcosa che ti fa sorridere ***
ff j&L
James
volò fino alla finestra del suo dormitorio,
precedentemente rimasta aperta. Entrò tentando di non fare
alcun
rumore. Indeciso se andare a dormire nel letto vuoto di Sirius, si
fermò per un attimo ad osservare l'amico, che respirava
profondamente dandogli la schiena. Erano passati quattro giorni da
quell'orribile sera e Sirius non l'aveva lasciato solo neanche per un
attimo. Dormiva con lui, mangiava con lui, studiava con lui... l'aveva
persino aiutato a lavarsi la mattina prima del funerale. James
arrossì al ricordo di quella mattina. Sirius aveva provato a
farlo reagire, ma James si era rifiutato di fare qualunque movimento, a
parte camminare. Così, il suo migliore amico l'aveva
spogliato,
anche se gli aveva lasciato addosso le mutande per non umiliarlo
ulteriormente ed era entrato nella doccia con lui, pur essendosi
già lavato e vestito.
Al
funerale
Sirius era stato accanto a James tutto il tempo, e quando tutti i
presenti si avvicinarono al figlio dei defunti per le condoglianze era
stato Sirius a stringere le loro mani e a ringraziare. James non aveva
pianto, questo era vero, ma non aveva fatto nient'altro. Non aveva
altri parenti, così del funerale si era occupato il
Professor
Silente.
Quella
sera,
quando furono tornati a Hogwarts e tutti i Malandrini furono nel loro
dormitorio, Sirius aveva preso il pigiama blu di James e glielo aveva
tirato addosso, di fronte agli sguardi stupiti di Peter e Remus. James
non si era mosso. Aveva semplicemente fissato con gli occhi il suo
pigiama blu caduto a terra. Allora il suo migliore amico, suo fratello,
si era arrabbiato: l'aveva preso per le spalle e le aveva scosse
finchè James non era caduto a terra, accanto al suo pigiama
blu.
Remus
aveva
urlato "No, Felpato! Ma che fai?", prendendo l'amico per un braccio. Ma
Sirius aveva strattonato il suo braccio, finchè Remus non
aveva
mollato la presa. Peter osservava la scena con i suoi piccoli occhietti
spaventati, seduto sul suo letto. Non osava muoversi.
James,
ancora
seduto sul pavimento, teneva gli occhi bassi. Sirius si era avvicinato
a lui lentamente e James aveva guardato i suo piedi appressarsi a lui.
Remus aveva flebilmente mormorato "Sirius, non farlo.... guardalo...
non puoi trattarlo così adesso...". Sirius non aveva
risposto.
Aveva semplicemente raccolto il pigiama blu e se lo era rigirato tra le
mani. Pensieroso o nervoso. Non lo sapeva. Poi aveva detto con voce
gelida "Guardami".
E
James l'aveva
guardato, e aveva visto il viso stanco e triste del suo migliore amico
addolcirsi. Allora Sirius gli aveva detto una cosa che molti avrebbero
potuto considerare crudele, perfida. Ma James l'aveva presa per quello
che era: la verità.
"Se
tuo padre ti vedesse così, si vergognerebbe di te".
Allora
James si
era costretto ad alzare un bracco e aveva ripreso in mano la sua vita.
Aveva afferrato il suo pigiama blu e l'aveva indossato. Poi aveva
guardato Sirius, e quest'ultimo gli aveva sorriso. Quel sorriso che
riservava solamente a James, che racchiudeva in sè tutta la
sua
vita, tutte le sue sofferenze e i suoi dubbi, ma anche tutte le sue
sicurezze e i suoi bei ricordi. Gli aveva messo le mani ai lati della
testa e l'aveva guardato negli occhi e ancora con il sorriso sulle
labbra gli aveva sussurrato "Bravo il mio cornuto!"
Da
quella sera
James era quasi tornato in se stesso: parlava, anche se poco, e faceva
quello che doveva fare senza che nessuno dovesse ricordarglielo. Certo,
c'erano ancora gli incubi. Tre notti erano passate dalla morte dei suoi
genitori, e nessuna di esse era stata piacevole. Non era passata
mattina in cui non si fosse svegliato urlando. Aveva avuto
così
tanta paura di addormentarsi che Sirius aveva cominciato a dormire con
lui nel suo letto, per farlo stare meglio. Avevano allargato il letto
di James con un incantesimo e avevano dormito fianco a fianco, fingendo
che fosse una cosa normalissima.
James
non
sapeva quanto potesse aiutarlo la vicinanza di Sirius, ma ora se ne
stava lì, nel suo pigiama blu, a tremare al centro del
dormitorio. Non sapeva se per paura o per il freddo. Per un momento
avvertì la sensazione di smarrimento che aveva provato
quando
erano arrivati i Medimaghi a casa sua e gli avevano confermato la morte
dei suoi genitori.
James
era in piedi vicino al camino. Sirius era al suo fianco, e gli teneva
una spalla con la mano, mentre il Medimago dai capelli biondi si
rialzava dal corpo sanguinante di Dorea Potter. Quello lo
guardò con occhi freddi e con tono professionale gli disse
"Mi
dispiace, signor Potter. Non c'è nulla che possiamo fare. I
suoi
genitori sono morti".
James sentì la mano di Sirius stringersi sulla sua spalla.
Non era una gran sorpresa ciò che gli stava dicendo il
Medimago.
D'altronde era stato lì, tutto il tempo, e aveva visto suo
padre
spirare davanti ai suoi occhi e sua madre cedere alle torture dei
mangiamorti. Lei era morta lentamente, dissanguata.
Annuì al Medimago, il quale si diresse a parlare
con uno degli auror, Moody.
Lui non si mosse, rimase lì, con Sirius, non sapendo che
farne
di se stesso. Sentiva Sirius che gli parlava, ma non riusciva a
comprendere le sue parole. Ma riusciva ancora a percepire quelle di sua
madre "James, devi restare qui dentro finchè non veniamo a
tirarti fuori. Promettimelo!"
James non aveva promesso e lei non si era fidata di lui.
Così
aveva bloccato la porta del nascondiglio, e aveva insonorizzato quella
stanza, costruita apposta per le emergenze. Allora James si era piegato
sul buco della serratura e aveva osservato tutta la scena, e aveva
sentito tutto.
Le grida di sua madre non le avrebbe mai dimenticate....
"Ramoso!"
James
sussultò e si voltò verso la voce che l'aveva
chiamato.
Sirius era sveglio e lo stava chiamando. Sbattè le palpebre
e si
guardò intorno. Il suo dormitorio. Hogwarts.
Sirius si
puntellò sui gomiti e gli chiese "Dove sei stato?"
"Da
nessuna parte" sussurrò James per non svegliare gli altri
due Malandrini, e si avvicinò al suo letto.
Sirius
alzò le sopracciglia "Allora cosa ci fai con la scopa in
mano?"
James
si
guardò attorno in modo ottuso e poi i suoi occhi si
fermarono
sul suo manico di scopa, "Cosa? Oh, questa... niente... solo un...
volevo... lucidarla...", disse impacciato.
Tentò
uno sguardo verso Sirius, e seppe che non l'aveva bevuta.
Il
ragazzo dai
capelli lunghi disse scetticamente "Ehm... sì! Va bene...
comunque non mi sembra il momento... puoi farlo domani, no? Dai mettila
a posto e vieni a letto."
James
non fu
tanto stupido da contraddirlo e si alzò per riporre la sua
scopa
accanto al suo baule, ma fu fermato dall'amico "Ramoso?"
"Sì?"
"Lo
sai che mi puoi dire tutto, sì?"
James
lo
sapeva. Non c'era persona di cui potesse fidarsi di più. Ma
non
aveva voglia di parlarne in quel momento. Sarebbe stato troppo
complicato raccontare quello che era successo con la Evans. E James era
così stanco.
"Lo
so, Felpato".
Quando
si
rannicchiò tra le coperte accanto al suo migliore amico,
questo
restò a guardarlo per qualche minuto, prima di domandargli
"Non
riesci a dormire?"
James
scosse la testa in silenzio.
"Domani
chiedo a Remus di prenderti una pozione Sonno Senza Sogni. Ma per
stanotte dovrai stare senza."
Restarono
ancora in silenzio per un po', ad ascoltare i rumori della notte. Il
vento faceva tremare le finestre, e si sentiva il fruscio degli alberi
in movimento.
"Non
ci riesco, Sirius", disse James con voce sconfitta.
Si
sentiva come un bambino, a chiedere aiuto al suo migliore amico, ma
sapeva che a Sirius non dispiaceva.
"Non
importa, Jamie. Facciamo come ieri sera, va bene?" rispose l'altro,
mentre si accomodava meglio sul fianco destro.
Sirius
lo chiamava Jamie solo quando nessuno poteva sentirli e solo quando
James ne aveva bisogno.
James
chiuse
gli occhi, preparandosi. Non sapeva dove Sirius avesse imparato quel
metodo, considerando che non aveva dei genitori molto amorevoli, ma
sembrava funzionare. Non teneva lontani gli incubi ma perlomeno lo
faceva addormentare.
Con
gli occhi
chiusi ascoltò la voce profonda di Sirius "Allora, hai gli
occhi
chiusi, sì? Bene... pensa a qualcosa di colore blu,"
il
mio pigiama
"Ora
pensa a qualcosa di colore rosso"
i
capelli della Evans
"Ora
pensa a qualcosa di colore verde"
gli
occhi della Evans
"Ora
pensa a qualcosa con un buon profumo"
la
pelle della Evans
"Ora
pensa a qualcosa che ti fa sorridere"
Evans....
Sirius
osservò il petto di James alzarsi e abbassarsi con moto
ritmico.
Sentì il respiro del suo amico farsi più profondo.
"Ok,
è andato", disse piano, con sollievo.
Ronf
ronf...
"Pensa
a un rimedio contro il russare...", e si addormentò prima di
trovarlo.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
ff j&L 4
Lily Evans si guardò allo specchio del bagno e
urlò, terrorizzata.
Sentì Alice battere un pugno sulla porta e gridare "Lily!
Tutto bene?"
Affermò, per tranquillizzare l'amica, anche se ovviamente
non
andava tutto bene. Aveva due occhiaie orribili e, nonostante non fosse
una delle tipiche ragazze ossessionate dall'aspetto fisico, si
vergognava di farsi vedere in giro in quello stato.
La verità era che non aveva chiuso occhio quella notte. Le
parole di Potter erano risuonate nelle sue orecchie per ore, anche dopo
aver nascosto la testa nel cuscino.
Aveva passato le ore notturne a sentirsi in colpa, a rimproverarsi. Si
sentiva crudele e stupida. Lei, che si era sempre reputata una persona
integra e seria, ora sapeva di essersi sbagliata. Era solo una
ragazzina, pettegola ed immatura. Spiare Potter e costringerlo a
raccontarle una cosa così brutta! Aveva sfruttato
l'infatuazione
che il ragazzo aveva per lei e l'aveva inconciamente obbligato a
rivelarle il suo segreto.
Ovviamente, lei non si sarebbe mai, in vita sua, aspettata una tale
tragedia, ma si sentiva comunque tremendamente colpevole. Merlino solo
sapeva quali sofferenze Potter aveva subito nei giorni precedenti e lei
si era comportata come una bambina. Non aveva pensato alle possibili
conseguenze e non aveva nemmeno messo in dubbio le ragioni che i
Malandrini avevano per tenere il segreto di Potter nascosto da tutti.
Era stata un'egoista; aveva pensato solo ed unicamente a se
stessa, e non si era fermata davanti a nulla, neanche davanti allo
sguardo tormentato di Potter.
E ora doveva trovare il coraggio di affrontarlo. Cosa gli avrebbe detto
quella sera? 'Mi
dispiace'?
Nulla di quello che poteva dire avrebbe significato qualcosa.
Non c'erano scuse per come si era comportata, e lo sapeva bene.
---
Una figura incappucciata sovrastava il corpo di Dorea Potter. La
figura levò la bacchetta, pronta a lanciare un incantesimo
fatale, quando Charlus Potter si gettò su di essa, ed
insiema
rotolarono a terra. Quattordici bacchette furono puntate sui due
uomini. L'Auror cercò di strozzare il Mangiamorte, non
essendo
in possesso di una bacchetta, ma i suoi tentativi furono vani,
perchè il suo rivale lo allontanò da
sè con un
movimento di bacchetta. I due si fissarono ansimanti.
Fu l'Auror a spezzare il silenzio "Non toccarla!" disse con voce
gelida. L'altro replicò "Allora vuoi che prima ci occupiamo
di
te, Auror
Potter?".
Il suo tono sarcastico fece arrabbiare ancora di più James,
che osservava la scena dal buco della serratura.
"Sempre che ci riusciate!", disse Charlus Potter, irriverente.
Il Mangiamorte rise con perfidia. I peli del collo di James si
rizzarono.
Anche gli altri quattordici Mangiamorte risero, dietro alle loro
maschere d'argento.
Il padre di James si alzò, fiero. Andò a porsi
davanti al corpo inginocchiato di sua moglie.
Il Mangiamorte che Charlus aveva sfidato levò per una
seconda
volta la bacchetta ed in un attimo James fu trasportato nel mezzo della
scena e cominciò a spintonare quello che sarebbe stato
l'assassino di suo padre. Ma non importava quanta forza ci mettesse,
quanti pugni tirasse, non riuscì a impedirgli di scargliare
la
più temuta delle Maledizioni Senza Perdono contro suo padre.
Diede un altro spintone al Mangiamorte, mentre urlava con voce disumana
"NOOOOOOOOOOOOOO!"
"Ahio!"
James si svegliò all'udire la voce soffocata di Sirius. Si
guardò attorno, ma il suo amico non c'era. Tuttavia Remus e
Peter erano in piedi e lo guardavano con occhi terrorizzati.
Fu allora che James vide Sirius emergere da sotto il letto. Teneva una
mano premuta sulla propria tempia e aveva lo sguardo arrabbiato. James
ebbe la sensazione che quella rabbia fosse diretta a lui.
"Ma che ti prende?" urlò Sirius.
James non riusciva a rispondere. Sudava freddo e tremava. Non riusciva
a cancellare le immagini che aveva appena visto dalla sua mente.
Sirius lo guardò e si accorse dello stato del suo amico e
subito
capì cosa doveva essere successo. Si avvicinò a
lui e
disse, stavolta con voce più bassa e più pacata,
"James?"
Remus fece un passo verso i due amici, ma non disse nulla, lasciando
che fosse Sirius ad occuparsene. In fondo, era meglio così.
James non rispose fino a che Sirius non lo prese per un braccio e lo
scosse leggermente. A quel punto, guardò l'amico negli occhi
e
disse "Scusa. Ti ho fatto male?"
Sirius ghignò, sollevato nel vedere il suo migliore amico
reagire. "Figurati! Una botta in testa non è abbastanza per
mettere al tappeto il grande Sirius Black!"
James sorrise debolmente "Con tutte le volte che devi aver battuto la
testa in vita tua ci sarai abituato!"
Il ragazzo con gli occhiali non si rese subito conto dell'effetto che
avevano avuto le sue parole, ma vide il sorriso apirsi sulle faccie
degli altri tre Malandrini.
La risata abbaiante di Sirius riecheggiò nella stanza. "Wow,
James! Hai fatto una battuta! Era un po' scarsa ma pur sempre una
battuta!"
Si voltò verso Codaliscia e Lunastorta e cominciò
a battere le mani. Gli altri due lo seguirono a ruota, ridendo.
Sirius, pervaso da una sensazione di sollievo, saltò sul suo
letto e si mise in piedi, guardando dall'alto la faccia stupefatta di
James. Esibendosi in una triste parodia di un inchino, parlò
con
voce solenne "Diamo ufficialmente il bentornato a Monsieur Ramoso!"
Peter fece una risatina stridula.
Sirius continuò "Diamo anche il bentornato alle sue battute
scadenti! Signor Ramoso, vuole salire sul palco e dire qualcosa al
pubblico?"
Peter e Remus urlarono in coro "Discorso! Discorso!"
James sorrise e disse "Dato che il mio pubblico mi acclama...", e
salì sul letto accanto a Sirius, che rideva mentre gli dava
forti pacche sulla spalla.
James imitò Sirius e si inchinò goffamente,
mentre diceva
con tono di finta modestia "Grazie Lunastorta, grazie Codaliscia... e
bè, Felpato... ", abbracciò l'amico con fin
troppo
entusiasmo, e quando si sentì abbracciare a sua volta, James
fece scendere la sua mano lentamente giù per la schiena di
Sirius e... e agguantò le sue mutande e cominciò
a
tirarle verso l'alto con forza!
"Ahhhhhh!" gridò Sirius, tra lo spaventato e il divertito.
"No, Ramoso, questo è un colpo basso!"
Remus e Peter ridevano a crepapelle mentre osservavano Sirius dimenarsi
e James continuare a tirargli sù le mutande.
---
James
attese che tutti i Malandrini fossero andati a dormire
quella sera. Aveva convinto Sirius a tornare a dormire nel suo letto.
Sentiva di non avere più bisogno del suo aiuto per dormire.
Inoltre aveva deciso di tornare a lezione l'indomani, perciò
l'amico si era messo a letto presto, perchè sapeva che la
mattina avrebbe dovuto svegliarsi in tempo per la colazione in Sala
Grande.
Quando fu certo che i suoi compagni di stanza dormissero,
sgattaiolò fuori dal suo dormitorio e scese in Sala Comune,
con
passo sicuro, certo di trovare la Evans ad aspettarlo. Già
se la
immaginava: bellissima in un elegante vestito da sera, con i capelli
legati in una particolare acconciatura. Le labbra tinte di rosso e
orecchini di diamanti alle orecchie. Sarebbe stata stupenda, solo per
lui.
Un gran sorriso gli si allargò tra le guance.
Giunto alla Sala Comune, vide con delusione che la sua Lily non era
ancora arrivata.
Sedette sul divano di fronte al camino acceso ed attese.
Attese per almeno dieci minuti e stava per rassegnarsi al fatto che non
sarebbe venuta quando la vide scendere le scale, in tuta da ginnastica
e con i capelli legati in una coda alta.
Certamente non era ciò che si era aspettato, ma la vista gli
mozzava comunque il fiato.
Cercò di riguadagnare un po' di autocontrollo e disse "Sei
in ritardo, Evans".
---
Lily indossò la tuta e si legò i capelli. Di
certo non
avrebbe dato a Potter la soddisfazione di sapere che si era
fatta
bella per lui.
Si diede mentalmente un pugno in testa.
Non riusciva proprio ad evitare di essere crudele con Potter. Quel
ragazzo era diventato orfano da pochi giorni e lei stava continuando a
trattarlo come aveva sempre fatto! Certamente, lui se l'era meritato in
passato, per averla sempre messa in ridicolo e per essere stato sempre
insopportabilmente invadente... Ma ora non poteva essere perfida con
lui! Doveva provare almeno un po' di pietà!
Scese le scale lentamente, anche se sapeva benissimo di essere in
ritardo.
Quando fu all'ultimo gradino lo vide: era seduto sul divano di fronte
al camino. Le fiamme gli illuminavano solo una parte del viso. Sembrava
stare meglio del giorno precedente. Aveva un sorriso beffardo stampato
sulla faccia ed i suoi occhi sembravano aver ripreso parte della loro
vivacità. Indossava una maglietta aderente che evidenziava
le
sue larghe spalle muscolose.
Si fermò per un millisecondo ad ammirarlo, sperando che lui
non se ne accorgesse.
Anche lui la stava fissando, con i suoi occhi nocciola che parvero
addolcirsi per un momento. Lui rinsavì e disse "Sei in
ritardo,
Evans".
Lei non rispose e si avvicinò a lui. Sedette anche lei sul
suo
stesso divano anche se si mantenne a debita distanza.
Boccheggiò
per pochi secondi e lui alzò le sopracciglia. Questo la
spinse a
parlare, infine.
"Potter,
io.... vorrei chiederti scusa".
Lui sorrise, con nonchalance e replicò "Scuse accettate. Ora
vieni, non abbiamo tempo da perdere!".
Lei lo guardò stupefatta mentre si alzava e si dirigeva
verso l'uscita della Sala Comune.
Accortisi che Lily non lo stava seguendo, James si voltò
indietro e disse "Allora? Vuoi venire o no?"
Resistendo al desiderio di dirgli che no, non voleva andare, si
alzò e gli corse dietro.
---
James precedette Lily lungo i corridoi di Hogwart. Camminarono per
pochi minuti, almeno secondo Lily, che era intenta ad osservare il
ragazzo davanti a lei. Aveva proprio un bel... un bell'andamento!,
pensò.
Presto lui si fermò e, rivolto verso di lei, disse con voce
solenne "Evans, ti presento la stanza delle Necessità!"
Lei alzò le sopracciglia e, tentando di trattenere il
sarcasmo, disse "Io vedo solo un muro, Potter..."
Lui parve sgonfiarsi.
"Ehm... già... dammi solo un attimo..."
Vide Potter cominciare a camminare avanti e indietro e si chiese se,
alla fine, fosse davvero diventato seriamente disturbato.
Stava per domandargli se si sentiva bene quando, le antiche mura di
Hogwarts si trasformarono in una grande porta.
James si voltò verso di lei e sorrise quando la vide
spalancare la bocca in segno di sorpresa.
Il ragazzo aprì la porte e, facendosi da parte,
proferì
"Prima le signore", e Lily gli lanciò un occhiataccia, prima
di
entrare con eccessiva cautela.
La stanza era mediamente grande. C'era un vasto camino e di fronte ad
esso due poltrone ed un divano in stile imperiale. Tra le due poltrone
c'era un set da scacchi. Vicino al divano c'era un tavolino con una
clessidra in cristallo. Dalla parte opposta della stanza c'era una
larga libreria. Infine, alla
sua destra un'ampia porta-finestra dava su un giardino. Avvicinandosi
alla finestra Lily vide la figura della luna riflessa sull'acqua che
riempiva una piscina.
Lily era immobile davanti alla finestra quando sentì Potter
chiudere la porta. Sussultò e si voltò verso di
lui.
Era in piedi al centro della stanza e le stava sorridendo con
timidezza. "E' di tuo gradimento?"
Lily si allontanò dalla finestra e annuì. Poi
domandò "Che posto è questo?"
"Si chiama Stanza delle Necessità, come ho già
detto,
perchè può trovarla solo chi ne ha bisogno.
Dentro ci
troverai ciò di cui necessiti. Per farla apparire basta
passarci davanti tre volte pensando a una
'necessità'.
Sarà qui che passeremo le nostre due ore insieme."
Lily si lasciò penetrare da quelle informazioni ed
annuì.
James andò a sedersi sul divano e le fece segno di fare lo
stesso. Lei sedette, ma non sul divano. Si accomodò su una
delle
due poltrone.
James si sentì un po' rattristato dalla differenza di lei,
ma
cercò di non badarci. Invece, allungò una mano
per
prendere la clessidra di cristallo e la rivoltò. La Evans lo
guardò con curiosità e lui diede la risposta alla
sua
silenziosa domanda "Quando la sabbia avrà finito di cadere
le
nostre due ore saranno terminate e torneremo alla torre".
Lei annuì nuovamente. Dopo alcuni attimi di silenzio chiese
"E ora che facciamo?"
Lui alzò le spalle. "Dobbiamo per forza fare qualcosa?"
Lily lo guardò stupefatta "Certamente, Potter! Hai
intenzione di
tenermi sveglia fino alle 2 di notte a non fare niente?!"
Lui sorrise, canzonatorio.
"Ci sono molte cose che potremmo fare, Evans", e le lanciò
uno sguardo pieno di significati.
Lily gli tirò addosso un cuscino che era appena apparso
accanto a lei. "Sei un maiale, Potter! Scordatelo!"
Decise di non pensare al motivo per il quale un cuscino si era appena
materializzato.
Lui fece una smorfia delusa. "D'accordo. Allora..." si
guardò attorno per un momento "sai giocare a scacchi?"
Lei fece segno di no.
"Bè, neanch'io."
Lei sbuffò e lui la guardò male "E allora?"
chiese sulla difensiva, "neanche tu sai giocarci!"
Lei incrociò le braccia e le gambe e James pensò
che sembrava proprio una dea.
"Sei bella quando ti arrabbi", le disse con sincerità.
Sinceramente neanche lui sapeva proprio cosa fare; aveva sperato che
avrebbero parlato. Lei era così intelligente e lui adorava
ascoltarla.
"E tu sei originale come una Nimbus a dieci galeoni!"
replicò
lei, impedendo al rossore di prendere possesso delle sue guance.
Lui sorrise, "Mi sento lusingato, Evans".
"Non era un complimento!" replicò lei.
Lui continuò a sorridere e lei lo odiò. Lo
odiò
perchè non riusciva a ferirlo, mentre lui la rendeva
vulnerabile
ogni secondo di più. Lo odiò perchè il
suo sorriso
era così bello, che veniva voglia di sorridere anche a lei.
Ma
non lo fece.
James voltò il viso verso la finestra per un momento e poi
propose "Che ne dici di un tuffo in piscina?"
Lei sbarrò gli occhi "Ah ah! Molto divertente, Potter! Credi
davvero che acconsentirò a spogliarmi davanti a te?"
"Non ci avevo pensato", disse lui, un po' deluso. Poi sembrò
rallegrarsi, "Magari un'altra sera", disse.
Sì,
come no!,
pensò
Lily.
Sbuffò un po', per l'ennesima volta. Si alzò e si
diressa all
libreria. Scorse con gli occhi tutti i libri e poi concentrò
lo
sguardo su un piccolo libro: Sonetti
e Poesie di Elizabth Barrett Browning.
Lo estrasse dalla libreria e tornò a sedersi. Si rivolse a
Potter "Dato che non abbiamo nulla da fare, ti dispiace se leggo?".
Sapeva di essere rude, ma affrontare Potter era per lei un'immensa
sfida e questo la innervosiva.
Lui la guardò sorpreso e rispose "Perchè no?
Però leggi ad alta voce".
"Come scusa?"
"Leggi ad alta voce", ripetè lui, allungando le gambe sul
divano, "altrimenti mi annoio".
Lei non avrebbe voluto, ma poichè non riusciva a trovare una
motivazione valida per rifiutare, aprì semplicemente il
libro a
caso e cominciò a leggere la poesia che le era capitata
sotto
gli occhi.
"Come
ti amo? Ora ne conto i modi."
Lily si sentì arrossire. Era questa la poesia che avrebbe
dovuto
leggere a Potter? Deglutì e continuò, restia a
mostrare
il suo imbarazzo.
"Ti
amo quanto profondo e ampio e alto
la
mia anima può, quando oltre ogni sguardo
si
volge all’Essenza, alla Grazia ideale."
Non osò alzare lo sguardo, per paura di vedere lo sguardo
ardente di Potter su di lei.
"Ti
amo al livello del più quieto bisogno
di
ogni giorno, al sole e a lume di candela."
Faceva davvero caldo lì dentro... ora non le
sarebbe dispiaciuto più tanto un bagnetto in piscina.
"Ti
amo in liberà, come chi per giustizia lotta;
ti
amo semplicemente, come chi evita la lode;"
Oddio, probabilmente Potter si era già spogliato e messo
addosso un preservativo colorato.
"ti
amo con la passione delle mie amiche pene
e
con la fiducia che avevo da bambina."
Prese un respiro profondo; la poesia era quasi finita e poi avrebbe
potuto scavare una buca e sotterrarsi. Fece per continuare, ma fu la
voce profonda di Potter a parlare.
"Ti
amo di un amore che credevo perduto,
coi
miei passati santi, ti amo col respiro
i
sorrisi e le lacrime di tutta la mia vita!
E,
Iddio lo voglia, di più ti amerò dopo la morte."
Lily lo guardò, sorpresa. "La conosci a memoria?" Lo
osservò bene e vide che gli occhi di Potter avevano perso la
luce che poco prima li aveva illuminati.
"Sì."
"Ti piace la poesia?"
"Piaceva a mia madre".
Un silenzio teso seguì le sue parole.
Lily non osò fargli ulteriori domande. Credette che lui non
avrebbe detto più nulla, ma Potter la stupì
ancora.
"Quando ero piccolo soffrivo di insonnia, così mia madre una
sera provò a farmi addormentare leggendomi una poesia di
Elizabeth Barrett. Funzionò, così da allora lo
fece ogni
sera... Era la poetessa preferita di mia madre."
Lily era immobile. Non si mosse per paura di infrangere quell'aura di
confidenzialità che si era creata attorno a loro.
Sperò
che lui continuasse.
"Sai, lei diceva che potevi imparare cos'è l'amore solo
leggendo
le sue poesie", disse piano e poi aggiunse con tono imbarazzato "in
effetti sono un po' da femmina".
Lei sorrise e decise di parlare, infine "Le poesie non hanno sesso,
Potter".
Lui alzò l'angolo destro della bocca "E' quello che diceva
anche lei".
Lily provò dispiacere per quel ragazzo, che stava provando
ad
essere forte e che ancora non sapeva di esserlo. Gli chiese "Vuoi che
ne legga un'altra?".
Lui la guardò, e pareva così confuso e
così perso
e così solo che a Lily venne una voglia quasi irrefrenabile
di
abbacciarlo.
Per la prima volta quella notte, James abbassò gli occhi.
Scosse
la testa e disse con voce debole "Non... non stasera". Non credeva di
poterlo sopportare. Quella poesia aveva fatto tornare vivide tante
delle sue memorie e per lui era già stato un immane sforzo
trattenere le lacrime.
Lily annuì e, dopo aver chiuso il libro, lo posò
sulla poltrona accanto alla sua.
---
Non fecero molto altro quella sera, si limitarono a parlare di scuola.
Lily aveva cambiato atteggiamento e, ora che si sentiva più
a
suo agio, parlava con Potter come avrebbe parlato con qualunque altro
suo compagno di classe. Lo aggiornò sugli argomenti che
avevano
studiato a lezione in quei giorni e parlarono della festa che Lumacorno
avrebbe organizzato per il mese seguente.
Ad un certo punto, James chiese a Lily con chi sarebbe andata la festa,
ma prima che lei potesse rispondere udirono una dolce melodia.
Lily si voltò alla ricerca della fonte di quel suono e vide
che
proveniva dalla clessidra che stava accanto a Potter. La sabbia era
completamente ricaduta nel recipiente inferiore ed ora Lily poteva
vedere nella parte superiore la figura di una piccola sirena di
cristallo. All'interno della clessidra, la sirena aveva cominciato a
ruotare su se stessa e a cantare.
Lily distolse lo sguardo dalla clessidra quando Potter si
alzò.
James disse "Le due ore sono finite. Dobbiamo andare".
Anche Lily si alzò e lo seguì fuori dalla Stanza
delle Necessità.
In silenzio tornarono alla torre di Grifondoro, entrambi immersi nei
loro pensieri.
Quando furono in Sala Comune, James le diede la buona notte e disse "Ci
vediamo domani a lezione, Lily", prima di salire le scale che portavano
al dormitorio dei maschi.
Lily lo guardò sparire e sussurrò "Buonanotte,
James".
Buonanotte,
buonanotte fiorellino,
buonanotte
fra le stelle e la stanza,
per
sognarti, devo averti vicino,
e
vicino non è ancora abbastanza.
Ora
un raggio di sole si è fermato
proprio
sopra il mio biglietto scaduto.
Tra
i tuoi fiocchi di neve, le tue foglie di tè.
Buonanotte,
questa notte è per te.
-Francesco De Gregori
SPAZIO
AUTRICE
Solitamente
non perdo tempo a
scrivere qualcosa qui perchè spero sempre che bastino le
parole
delle mie storie, e anche perchè quando finisco di scrivere
un
capitolo non vedo l'ora di pubblicarlo e spendere 10 minuti per lo
spazio autrice mi fa soffrire fisicamente. Comunque credo che questa
volta qualcosa ci sia da dire: sono un po' delusa. Per il 3 capitolo,
ho ricevuto solo 1 recensione. So di averlo pubblicato di mattina
presto alle 8, e quindi probabilmente il mio aggiornamento ha avuto
minore visibilità, ma comunque ho avuto circa 100 visite, e
14
persone hanno questa fic tra le seguite, e 4 tra le preferite.
So
che le recensioni non sono
la cosa più importante, ma se volessi semplicemente scrivere
senza che nessuno commenti, non pubblicherei le mie storie su EFP.
Sarebbe carino se qualcuno dei lettori sprecasse due minuti per
commentare. Criticate! Voglio sapere quello che pensate. Mi impegno per
scrivere i capitoli rapidamente e, non importa quanto scrivere sia un
piacere, è comunque un gran bel lavoro.
Ecco,
non volevo fare la predica. Volevo solo spingervi a recensire.... spero
che funzioni.
Per
concludere, ringrazio BlueBreath:
sono contenta che la storia ti interessi tanto. Io stessa sono
soddisfatta del 3 capitolo, modestamente XD. Sono felice di sapere che
non sono stata troppo sdolcinata, perchè era esattamente
quello
che temevo. Grazie mille, spero che recensirai ancora! Baci, pikkola
Prongs.
Nonostante
questa mia... ehm lamentela, ringrazio tutti voi che avete letto, e
quelli che hanno recensito in precedenza.
Porgo
i miei più cordiali saluti,
pikkola
prongs.
ps. La poesia si intitola "Come
ti amo? Ora ne conto i modi" di
Elizabeth Barrett Browning.
|
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Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
ff j&L5
Quella mattina Lily Evans sedette al suo solito posto per fare
colazione. Mangiò le sue solite uova strapazzate ed il suo
solito bacon. Parlò con le solite compagne e
lanciò i
soliti sguardi ai soliti quattro malandrini.
Quattro?, pensò confusa.
Guardò meglio.
Erano davvero lì, i quattro Grifondoro. E stavano facendo
una
normale colazione. Potter era seduto tra Minus e Lupin e di fronte a
lui mangiava Black.
Sembrava proprio che tutto fosse tornato alla normalità ed
in
parte Lily ne era contenta. Alla fine, Potter se lo meritava. Aveva
bisogno di farsi vedere dal suo fan club di ragazze urlanti o loro
l'avrebbero dimenticato.
---
Ben presto gufi e civette volarono sopra le teste degli studenti
portando legati alle zampe lettere e giornali. Gli studenti aprirono la
loro posta. Lily non ricevette nulla, ma la sua amica Alice
spiegò la Gazzetta del Profeta ed iniziò a
leggerla
silenziosamente. Dopo alcuni secondi la bocca di Alice si
aprì
in un tacito grido. Lily la guardò con sconcerto.
"Alice?"
La ragazza scosse solo la testa, apparentemente troppo sconvolta per
parlare.
Lily le sfilò il giornale di mano e lesse l'articolo in
prima pagina.
COPPIA DI AUROR
BRUTALMENTE UCCISA DA 15 MANGIAMORTE!
Charlus e Dorea Potter,
43 e 40
anni, sono stati trovati morti nella loro casa a Durham cinque giorni
fa. La notizia non è trapelata fino a questa mattina.
15 Auror sono riusciti a
entrare in
casa Potter alle 9 di sera e dopo aver ucciso il signor Potter,
tortutano la moglie per più di un'ora e per poi
assassinarla.
Il figlio, 16 anni, osserva la scena da una camera blindata, costruita
per le emergenze. Gli auror giungono sul posto mezz'ora dopo la morte
di Dorea Potter e dopo più di tre ore si accorgono che il
figlio delle vittime è in casa...
Lily non terminò di leggere l'articolo
perchè la
Sala Grande si riempì di voci. A destra e a sinistra gli
studenti di
Hogwarts si bisbigliavano nelle orecchie ed una buona parte di loro
stava osservando Potter e anche Lily si voltò a guardarlo.
Potter teneva tra le mani la Gazzetta del Profeta. Le labbra gli
tremavano visibilmente, ma, a parte quel piccolo dettaglio, non
sembrava
sul punto di perdere il controllo.
Lily vide Remus dire qualcosa e poi Black strappò il
giornale dalle mani di Potter e lo gettò a terra.
---
Remus intravide gli occhi di James riempirsi di lacrime e disse
"Dovremmo andare".
"No!", replicò Sirius. Gli altri tre malandrini lo
guardarono.
Sirius si affrettò a spiegare: "Prima o poi l'avrebbero
scoperto. E comunque è inutile che ce ne andiamo,
perchè
anche a lezione sarà così. Dobbiamo solo
aspettare che
passi lo stupore iniziale".
James annuì, mentre ricacciava indietro le lacrime. Sapeva
che
Sirius aveva ragione ma si sentiva soffocare dagli sguardi che erano
puntati su di lui.
Anche Sirius era infastidito. Si alzò in piedi e
urlò:
"Smettetela di fissare! E chiudete quelle bocche: dovete pagare un
biglietto per succhiarmelo!"
James e Peter spalancarono gli occhi, stupefatti dalla sfrontatezza di
Sirius. Remus invece gli lanciò un'occhiataccia e con tono
di
rimprovero disse "Sirius!"
Lui alzò semplicemente le spalle e, dopo che si fu
nuovamente seduto, sussurrò "Magari qualcuno ci crede..."
---
Le lezioni furono un noioso affare. Lily non era in grado di
concentrarsi.
Non poteva fare a meno di pensare all'articolo di giornale che aveva
letto. Potter aveva davvero assistito all'uccisione dei suoi genitori?
Si voltò per scrutarlo. Era seduto all'ultimo
banco, di
fianco a Black.
Potter stava scrivendo, mentre il suo fedele amico si guardava le
unghie. Prima che Lily tornasse a leggere la lavagna, Black
alzò
gli occhi ed incontrò i suoi. Nelle iridi grigi di Black
balenò una scintilla di soddisfazione mista a sospetto, ma
Lily
si voltò troppo in fretta per potervi cogliere anche la
rabbia.
---
Sirius vide la Evans osservare James di sottecchi. Non lo stava
guardando come lo guardava sempre, cioè con disgusto e odio.
Aveva una strana espressione in viso.
Alla fine James era riuscito a suscitare un po' di interesse nella
ragazza, allora. Ma Sirius non si fidava di lei: sapeva che teneva il
coltello dalla parte del manico in tutto ciò che riguardava
James e aveva la possibilità di ferirlo. E in quel momento
il
suo amico non aveva davvero bisogno di ulteriori delusioni.
La Evans avrebbe fatto meglio a stargli lontano...
---
00:00
James osservò l'orologio, seccato. Aveva creduto che
stanotte Lily
sarebbe stata puntuale, ma a quanto pareva la ragazza aveva bisogno di
un po' più di persuasione.
Quando Lily lo raggiunse in Sala Comune, James notò subito
in
lei qualcosa di strano: lei non lo stava guardando come lo guardava
sempre, con altezzosità. Anzi, non lo guardava affatto.
Decise di non indagare, almeno non così presto. Le chiese,
con fare galante "Vogliamo andare?"
Lei annuì, sempre con gli occhi rivolti verso il basso e lo
seguì per i corridoi di Hogwarts. Improvvisamente fu
assalita da
un dubbio: e se li avvessero visti?
"Potter, che cosa facciamo se Gazza ci scopre?"
"Basterà dirgli che tu stavi facendo la ronda notturna e mi
hai
incontrato per i corridoi. Gli diremo che mi stavi accompagnando dalla
Mcgranitt", replicò James, senza voltarsi.
Lily pensò che era... cortese, da parte sua, offrire di
prendersi la colpa se fossero stati scoperti. Anche se, in fondo, era
colpa sua: non era lei che lo stava costringendo a lasciare la Torre
ogni notte.
---
"Remus! Svegliati!"
Qualcuno gli stava scuotendo una spalla. Remus tentò di
voltarsi, così da poter dare le spalle a quella voce con
fastidiosamente familiare, ma quella non cedette e la mano che lo stava
scrollando si fece più insistente.
"REMUS!"
"Che c'è?!", chiese infine il lupo mannaro, piuttosto
acidamente.
"James è sparito", disse Sirius. Aveva ancora l'aria
assonnata,
ma parlava con un tono di voce che, pur se basso, lasciava intendere la
sua preoccupazione.
"Come? Che vuol dire 'sparito'?"
"Che non è nel dormitorio!"
Remus alzò le sopracciglia. Non era una tragedia che uno dei
Malandrini girovagasse per la scuola di notte; tutt'altro, accadeva
spesso.
"E allora? Si starà facendo un giro", replicò con
indifferenza e ciò infastidì Sirius.
"Ma perché da solo? Eh? Ci sta nascondendo qualcosa,
Lunastorta. Te l'ho detto che anche l'altra notte..."
"Sì, me l'hai detto, Sirius", lo interruppe Remus, "E anche
se
fosse? Sta passando un brutto periodo: probabilmente ha bisogno di
riflettere. Non stargli troppo addosso, Sirius."
Sirius si passò una mano tra i capelli e sedette accanto a
Remus, il quale sospirò. A quanto pareva, non sarebbe potuto
tornare a dormire troppo presto. Occhieggiò Peter con
invidia; a
volte essere il meno sveglio del gruppo era conveniente, ti risparmiavi
un sacco di conversazioni inutili.
"Ho paura che possa fare qualcosa di stupido", continuò
Sirius, "Tipo, che ne so, buttarsi dalla Torre!"
Remus strabuzzò gli occhi. "Ma per favore, Sirius! Smettila
di
dire sciocchezze!", ribatté concitato. James non avrebbe mai
nemmeno pensato di fare qualcosa del genere.
"Ma allora perché sparisce sempre di notte? Che cosa
combina?"
"Non lo so, Sirius. Ma non ti preoccupare. Qualunque cosa combini, non
farebbe mai niente di troppo pericoloso."
Sirius abbassò lo sguardo. Ovviamente, Remus aveva ragione,
come
sempre. Ma non poteva fare a meno di preoccuparsi per l'amico. James
non aveva mai fatto niente senza di lui. Erano sempre stati Felpato e
Ramoso, e se uno dei due faceva qualcosa da solo, poi lo andava sempre
a raccontare all'altro.
"Io lo aspetto sveglio", affermò, con decisione.
Remus roteò gli occhi.
Sempre il solito impulsivo.
"No, Sirius, non è una buona idea. James si sentirebbe solo
assillato e non ti direbbe nulla. Lascialo fare e se
continuerà
a sparire tutte le notti gli parleremo, insieme."
"Mm-mm", mugolò Sirius, pensieroso. Poi sorrise,
definitivamente convinto. "Hai ragione Lunastorta, come sempre!"
Com'era difficile fare da mamma a Sirius...
---
James esalò l'ennesimo rumoroso respiro. Il silenzio che
riempiva la Stanza delle Necessità era vagamente
imbarazzante
ma, d'altronde, non era lui quello che continuava a bocciare delle
iniziative alquanto interessenti, almeno secondo la sua opinione.
Che male c'era nel giocare a strip-poker?!
E poi, Lily non era certo l'anima della festa quella sera! Come la
notte precedente aveva fatto in modo di non sedersi a più di
tre
metri da James e già questo fatto aveva contribuito alla
delusione del ragazzo.
"C'è qualcosa che non va, Evans?", le chiese infine.
Gli occhi di Lily si posarono per meno di un istante sulla sua borsa,
posata
accanto a lei. "A parte il fatto che devo ancora passare più
di
un'ora con te, assolutamente nulla".
James finse per un momento di non essersi accorto della
fugacità
dello sguardo smeraldino e ribatté "Di certo la colpa non
è mia, cara la mia Evans. Se il gatto è
curioso... ben
gli sta!"
Lily sbuffò ed incrociò le braccia. Come osava?
In fondo,
lei non aveva potuto fare a meno di scoprire il suo segreto, l'aveva
fatto per il bene della sua carriera scolastica!
In realtà sapeva di essere intrattabile quella
sera, ma la
sua ostilità era dettata dall'imbarazzo. Ogni giorno che
passava
si rendeva sempre più conto della sua
insensibilità nei
confronti di Potter: lo aveva costretto a rivelarle la morte dei suoi
genitori e nei giorni seguenti lei non aveva neanche tentato di provare
un po' di empatia per lui. Tutt'altro: aveva finto che lui fosse il
pagliaccio di sempre e di odiarlo come pochi giorni prima.
Lei, in effetti, lo odiava ancora, ma il dispiacere che cominciava a
provare per ciò che gli era accaduto, specialmente dopo aver
letto parte delll'articolo sulla Gazzetta, contrastava con i
suoi sentimenti di
disprezzo verso di lui.
James decise di venire a capo della situazione: con
l'agilità
degna di una tigre si allungò e le sgraffignò la
borsa da
sotto il naso. Lily si alzò indignata a gridò
"Ridammela
subito, Potter!".
James si alzò in piedi sul divano e ghignando beffardo le
rispose "Sì, certo Evans, appena avrò visto cosa
ci
nascondi...". Cominciò a frugare le tasche esterne della
cartella ma sempre mantenendo gli occhi in quelli di lei. La sfida fu
lanciata e Lily, più arrabbiata di quanto l'avesse mai
vista,
estrasse la bacchetta e aprì la bocca, ma James si
tuffò
dietro al divano, impedendole così di prendere la mira.
"Non osare guardare cosa c'è dentro, POTTER!"
James ridacchiò.
"Così mi rendi solo più curioso, mia dolce Evans!"
Lily si stava avvicinando. James deglutì e, preparandosi a
correre, uscì dal suo rifugio. Allora corse alla porta
finestra
ed uscì nel giardino. Lily gli fu subito dietro.
"Ridammela, POTTER!"
James si nascose dietro ad un albero. Quel gioco cominciava a
divertirlo davvero. "No, tu dammela, Evans!", la canzonò con
malizia.
"AHHHHHH!", la sentì urlare per la frustrazione.
Lily aguzzò lo sguardo per trovarlo nel buio. Il giardino
era
piuttosto grande e anche se la voce profonda di Potter proveniva da
destra, c'erano molti alberi dietro ai quali poteva nascondersi.
James seppe che Lily ci avrebbe messo un po' a trovarlo così
abbassò lo sguardo sulla sua borsa. La aprì e la
prima
cosa che vi trovò gli mozzò il respiro.
Scivolò
con la schiena contro il rugoso tronco dell'albero e sedette a terra,
paralizzato.
---
Lily illuminò i dintorni con la sua bacchetta. Ma di Potter
non
c'era traccia. E il ragazzo aveva anche smesso di parlare
così
Lily non poteva sentirlo. Stava per chiamarlo di nuovo quando
udì il fruscio di vesti alla sua destra. Vide un vasto
tronco
d'albero e seppe che aggirandolo avrebbe trovato Potter e la sua borsa.
Levò il braccio armato e lo puntò dritto davanti
a
sé.
Fece un passo in avanti e un altro ancora finché non si
trovò adiacente all'albero. Prese un respiro, preparandosi a
Schiantare Potter, e si mosse in avanti.
"STU--", si bloccò alla prima sillaba. Potter non era
lì. Abbassò lo sguardo e si
immobilizzò.
Era seduto ai piedi del tronco e stringeva tra le mani un giornale. La
Gazzetta del Profeta di quella mattina.
"Potter... Io..."
"Vattene", la interruppe lui con voce perentoria. Non la guardava. Lui,
che la osservava sempre con sguardo malizioso; lui, che cercava i suoi
capelli rossi ogni mattina entrando in Sala Grande, proprio lui si
stava rifiutando di guardarla.
Lily boccheggiò. "Cosa...?"
"Vattene, Evans", disse ancora lui e stavolta sembrava più
infastidito che turbato.
"Ma... Le due ore non sono..."
Non sapeva perché non stava prendendo la palla al balzo.
Avrebbe
potuto fare fagotto e andarsene una volta per tutte e il loro patto
sarebbe stato spezzato. Sarebbe stata libera. Libera di odiarlo, libera
di non provare pena per lui, libera di ignorarlo per sempre.
"E che cosa vorresti fare in queste due ore, Evans? Parlare dei miei
genitori? Mi pare che tu sia già abbastanza informata!",
proferì James.
Ignorava il motivo per il quale si stesse sentendo così
tradito.
Forse perché non aveva creduto che lei, tra tutti, avrebbe
letto
quell'articolo. Forse perché aveva creduto che lei non
sarebbe
mai stata la tipica ragazza che spettegola. Forse perché
aveva
pensato che a lei sarebbe piaciuto sentire tutta la storia da lui.
Lily sentì il tradimento nella sua voce e si morse le
labbra. "Non l'ho neanche letto tutto, Potter... "
"E allora perché lo tieni nella borsa?"
"Non è colpa mia se l'hanno pubblicato!"
"Come pensi che io mi senta, Evans, a sapere che probabilmente tutta la
scuola si tiene questo maledetto quotidiano nella borsa, eh?"
Lily non poteva vederlo bene, a causa del buio, ma era certa che i suoi
occhi si fossero appannati.
Le dispiaceva per lui. Non doveva essere gradevole vedere la propria
tragedia personale sbattuta in prima pagina. Per la prima volta in vita
sua, comprese i pensieri che stavano affollando la mente di Potter.
Allora decise che avrebbe fatto quello che poteva per farlo stare
meglio, almeno per quella notte.
"Scommetto che vorresti solo bruciare quel giornale", disse con voce
pacata.
"Infatti."
Lily annuì e prima che lui potesse dire o fare qualcosa gli
strappò il giornale dalle mani. James strabuzzò
gli
occhi. "Ma che--?"
"Bruciamolo, Potter. Facciamolo."
I loro occhi si incontrarono e James ghignò.
Alzandosì, annuì. "Facciamolo", disse.
Entrambi ignari del doppio senso, levarono le bacchette e le puntarono
sul giornale che Lily aveva gettato a terra.
Insieme urlarono "INCENDIO!"
Rimasero in piedi ad osservare la carta diventare fiamma e le parole
diventare cenere.
---
Insieme tornarono dentro e sedettero di nuovo ai loro posti. Lily vide
il libro sulle poesie di Elizabeth Barrett accanto a lei.
Alzò
lo sguardo su James e si accorse che anche lui lo aveva notato. Lily
inarcò le sopracciglia.
James allungò le gambe sul divano e annuì, senza
dire nulla.
Lily sorrise ed iniziò a leggere.
"Se devi amarmi, per
null'altro sia
se non che per amore.
Mai non dire:
"L'amo per il sorriso,
per lo sguardo,
la gentilezza del
parlare,
il modo di pensare
così conforme
al mio,
che mi rese sereno un
giorno".
Queste son tutte cose
che posson mutare,
Amato, in sé
o per te, un amore
così sorto
potrebbe poi morire.
E non amarmi per
pietà di lacrime
che bagnino il mio volto.
Può scordare
il pianto
chi ebbe a lungo
il tuo conforto, e
perderti.
Soltanto per amore amami
e per sempre, per
l'eternità."
SPAZIO AUTRICE
E' stato un capitolo
particolarmente difficile da scrivere e so di averci messo tanto. Mi
dispiace. E' un capitolo di passaggio, direi. Nel prossimo forse
avverrà qualcosa. Recensite!
Un grazie speciale a Lizzyluna, nenezebubba, gufetta_95,
BlueBreath, Nymphy Lupin che hanno recensito l'ultimo capitolo!
Baci,
pikkola prongs.
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