Together Again

di crazyhorse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You Can Run or You Can Fight ***
Capitolo 2: *** Why Don't You Take Another Little Piece Of My Heart ***
Capitolo 3: *** I'm Still Alive ***
Capitolo 4: *** Tell Me 'Bout it ***
Capitolo 5: *** There's an Angel on my Shoulder ***
Capitolo 6: *** All the King's Horses ***
Capitolo 7: *** Don't Stop Me Now ***
Capitolo 8: *** The Best Was Yet to Come ***



Capitolo 1
*** You Can Run or You Can Fight ***


YOU CAN RUN OR YOU CAN FIGHT Supernatural ed i suoi personaggi non mi appartengono, sono di proprietà esclusiva di Eric Kripke. Mi appartiene, invece, il personaggio di Allison Carter. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro. Ovviamente ogni riferimento a persone realmente esistenti e/o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

YOU CAN RUN OR YOU CAN FIGHT (1)

-Dannazione! Nove!- imprecò Sam irritato.
Per sparare aveva dovuto sporgersi dal finestrino della Chevrolet Impala nera del '67 lanciata a tutta velocità nel mezzo del deserto del Nevada, ed ora si stava nuovamente sistemando sul sedile del passeggero.
-Nove? Sam, NOVE?!- gli urlò Dean stringendo il volante con tutta la sua forza per mantenere la traiettoria della macchina il più dritta possibile; poi ancora: -Dannazione! Dannazione!!- continuava a ripetere picchiando il pugno contro il volante della macchina. Respirò profondamente, infine, concluse risoluto: -Ok, basta! Ora ce ne torniamo indietro e cerchiamo un’altra soluzione!-
Dean era furioso. Modificò la rotta leggermente verso ovest con l’intenzione di immettersi, appena possibile, sulla statale 103 in direzione del centro della città di Spring Creek.
Non appena oltrepassarono il cartello che dava il benvenuto in quella piccola cittadina del Nevada, Dean rallentò fino a mantenersi entro il limite di velocità di 60 miglia orarie:
-Benvenuti un corno!- gridò furibondo.
Percorsero la  statale 103 per circa 5 Km, poi svoltarono a sinistra in direzione del loro motel: l’OASIS MOTEL.
Una volta parcheggiata l’impolverata Impala davanti alla stanza N. 33, Dean scese, prese un profondo respiro, di aria pulita questa volta, e disse a Sam senza troppi complimenti:
-Dai muoviti, dobbiamo trovare una dannata soluzione, non possiamo farci mettere sotto da…nove donnette!- e incenerì il fratello con uno sguardo.
Quest'ultimo cercò di difendersi:
-Ehi credi che sia facile mirare a quelle cose in movimento su un terreno così? Se almeno tu andassi più dritto!-
-Ah, ora magari è anche colpa mia?- gridò Dean entrando nella stanza.
-Ok, ok. Calmiamoci- proseguì una volta che entrambi furono in camera.
-Dean, le abbiamo provate tutte, a cosa non abbiamo pensato?- gli chiese Sam avvilito buttandosi sul prorpio letto.
-Avanti Sammy, non possiamo arrenderci di fronte a una cosa così! Abbiamo affrontato un esercito di posseduti con un megafono! Ci sarà pure una soluzione per questo, no?- Dean, invece, sembrava più che altro indispettito.
-E quale?- gli chiese Sam sospirando.
-Eh, non lo so!- rispose il fratello pensieroso. Poi: -Ok, io vado a fare una doccia, sono impolverato perfino nelle mutande!-
-Va bene, io do ancora un’occhiata a questi libri, magari ci è sfuggito qualcosa.- disse Sam con molta poca buona volontà.
-Beh, buona lettura allora!-
-Già...grazie mille...-
Mentre Dean si spolverava in bagno, Sam si mise al lavoro: accese il portatile, spiegò mappe di Spring Creek, aprì vari volumoni di culture antiche sparsi qua e là per la camera e cominciò a leggere.
Quando suo fratello uscì dal bagno lo chiamò:
-Ehi Dean vieni qui. Ho pensato che potremmo dividerci: se tu mi distrai quelle stronze mentre io vado a incendiare il corpo di questo George Spender, pensi che non ci riusciamo?- chiese Sam fiducioso.
-Sam è stato il primo tentativo, non ti ricordi? Tu hai fatto appena in tempo a trovare il punto in cui scavare e poi abbiamo dovuto scappare perché se no mi facevano secco!-
-Già, hai ragione, ma magari questa volta sapendo dove devo scavare…- Sam cercò di difendere la sua idea, ma Dean non gli fece finire la frase:
-Magari questa volta riesco a farmi ammazzare sul serio! No senti...- esitò qualche secondo prima di terminare la frase perchè già sapeva come Sam avrebbe accolto quel suggerimento: -...ci sarebbe un'altro modo!- poi fissò negli occhi suo fratello.
Dean non ebbe bisogno di dirgli altro, perché Sam aveva già perfettamente capito.
Era passato quasi un anno da quando avevano sistemato quella questione nel sud del Wyoming, cioè era passato quasi un anno dall'ultima volta che avevano visto la persona che li aveva aiutati. Durante quel periodo di tempo, nessuno dei due aveva più avuto contatti con lei. Per quanto lo riguardava, Dean non aveva voluto cercarla per non farla sentire sotto pressione dopo la richiesta che le aveva fatto prima di ripartire. Durante i primi mesi aveva nutrito forti speranze che lei lo chimasse per dargli una risposta, ma ora dopo quasi un anno quelle speranze si stavano notevolmente affievolendo, se non spegnendo del tutto. Ma andava  bene così...in fondo quella non era la sua di vita. Forse si era sbagliato a giudicarla, tutto qui.
Sam, invece, non aveva voluto cercarla per proteggerla, cosa, questa, sulla quale lui non era per niente d'accordo. Proteggerla da cosa? Se stava con loro l'avrebbero protetta loro e, in poco tempo, sarebbe stata in grado di proteggersi anche da sola. Ma andava bene anche quello, in fondo il perchè Sam non l'avesse mai cercata riguardava solo Sam. Tuttavia Dean sapeva perfettamente quello che suo fratello provava per lei, nonostante in quell'anno non ne avessero mai parlato. Forse Sam pensava che lui non si fosse accorto che tutti i santi giorni metteva a soqquadro l'edicola del paese dove si trovavano per cercare un quotidiano redatto nella contea di Lincoln, nel sud del Wyoming appunto. E, se per caso, si trovavano in un paese o troppo piccolo o troppo lontano dal Wyoming per avere anche solo uno straccio di giornale di quella provenienza, Sam lo constringeva a fare deviazioni anche di decine di chilometri per raggiungere la città più vicina e più grande dove avrebbe potuto trovare quello che cercava. Forse Sam pensava che lui non si fosse accorto che passava delle mezz'ore a spulciare quei quotidiani per assicurarsi che non ci fossero notizie riguardanti incidenti più o meno misteriosi in quella particolare area...ovviamente solo dopo aver controllato maniacalmente i necrologi. Inizialmete non si era preoccupato, Sam aveva le spalle larghe e, come del resto anche lui, ne aveva passate talmente tante che si sentiva fiducioso del fatto che prima o poi gli sarebbe passata. Non era stato così. Senza dire niente, giorno dopo giorno per un anno o giù di lì, Sam si assicurava che tutto nella contea di Lincoln nel sud del Wyoming fosse sotto controllo. Dean era sicuro che suo fratello fosse ben lontano dall'aver dimenticato quella ragazza.
Come si aspettava Sam ribattè con decisione:
-Non se ne parla, dobbiamo trovare una soluzione alternativa!-
-E quale Sam? Sono più di dieci giorni che siamo relegati qui, nel mezzo del deserto del Nevada in balia di un branco sempre più numeroso di puttane a cavallo e l’unica cosa che siamo riusciti ad ottenere è un numero impressionante di volte che per poco non ci siamo fatti ammazzare! Le abbiamo provate tutte, fratello. Da soli non ce la possiamo fare, e lo sai anche tu!- disse Dean in tono grave, ma deciso.
Sam rimase in silenzio a pensare: per quanto detestasse la soluzione proposta da suo fratello, in fondo sapeva che lui aveva ragione. Da soli non ce l’avrebbero mai fatta; avevano bisogno di qualcuno che portasse quell’esercito lontano mentre loro eliminavano quello che rimaneva di George Spender, un professore pazzo scatenato di Greco Antico dell’Università del Nevada che, in punto di morte, nel 1972, aveva avuto la brillante idea di invocare una protezione molto particolare per le sue spoglie.
E l'aiuto di cui avevano bisogno l'avrebbero trovato nell'ultima persona che lui avrebbe voluto coinvolgere. Voleva tenerla lontano da sè, nonostante la cosa che più desiderasse al mondo fosse riabbracciarla.
Alla fine, rassegnato e cercando di ignorare il suo cuore che stava protestando per quello che lui stava per fare, Sam alzò lo sguardo verso il fratello e, senza che nessun sentimento trasparisse nè dai suoi occhi nè dalla sua voce, disse poche semplici parole:
-Hai ragione, ma partiamo subito.-
Quindi si alzò, prese la giacca ed uscì dalla camera.

(1) Versi della canzone "Heat of the Night" Bryan Adams/Jim Vallance 1987

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Capitolo 2
*** Why Don't You Take Another Little Piece Of My Heart ***


WHY DON'T YOU TAKE ANOTHER LITTLE PIECE OF MY HEART? WHY DON'T YOU TAKE ANOTHER LITTLE PIECE OF MY HEART (1)
(Why don't you take it and break it) (1)

Per Allison Carter il martedì era un giorno infernale, il più lungo della settimana. Dopo che il lunedì il ranch di Walter rimaneva chiuso, la sera del giorno successivo da non si ricordava più neanche quanti anni, Allison chiudeva la Carter Tools e si recava direttamente da quelli che lei chiamava "i miei bimbi”: One Breath e Fallen Angel, due cavalli molto speciali. Per loro, invece, il martedì era un giorno di festa: dopo essere stati chiusi in box per quasi 48 ore di seguito, poter uscire e sfogarsi un po’ era una liberazione. In effetti quella monotona routine si ripeteva ogni giorno della settimana, ma il martedì era comunque peggio degli altri.
Erano le nove passate di un martedì qualunque, di un inverno qualunque ad Afton nel sud del Wyoming, quando Allison chiuse a chiave scuderia e selleria e montò in fuoristrada per tornare finalmente  a casa. Era stanca, spettinata, i suoi indumenti puzzavano come se il cavallo fosse lei e l’unica cosa che aveva in mente era la sua doccia bollente. Per  fortuna il ranch distava pochi Km da casa sua, quindi le ci vollero poco più di 10 minuti per giungere alla tanto agoniata destinazione.
Quando arrivò, parcheggiò il fuoristrada sul vialetto d’accesso della villetta su due piani dove abitava, spense il motore e smontò. Si fermò di fronte alla porta d’ingresso cercando le chiavi di casa, ma fu distratta da un rumore.
Era passato quasi un anno dall’ultima volta che l’aveva sentito, tuttavia l’avrebbe riconosciuto perfino nel bel mezzo della  parata del Columbus Day a New York: non era il motore rombante di una qualunque Chevrolet  Impala del ’67, ma era il motore rombante della Chevrolet Impala del ’67 di Dean e Sam Whinchester.
Allison rimase paralizzata davanti alla porta di casa; nonostante il suo cervello continuasse ad impartire alle sue gambe l'ordine di voltarsi per controllare che fossero veramente loro, i suoi piedi erano come inchiodati su quella pietra del vialetto d'accesso. Solo le voci dei due fratelli furono in grado di riscuoterla:
-Ciao Allison, come stai?- la salutò Dean, come se neanche un giorno fosse passato dall'ultima volta che si erano visti.
-Ciao...Ally- la salutò Sam con voce incerta come se fossero passati 100 anni dall'ultima volta che si erano visti, e per questo si meritò una gomitata dal fratello.
Allison si voltò, ma non disse nulla. Rimase lì dov’era, in piedi, in silenzio e fissando quelle due figure davanti a lei.
Pensando che ci volesse una scossa, Dean prese in mano la situazione e propose:
-Possiamo entrare?- fece una pausa poi, in tono grave, spiegò: -Dobbiamo parlare.-
Sempre senza dire niente Allison, come un robot, si voltò, aprì la porta e li fece entrare.
Mentre loro si sistemavano in salotto, lei si tolse gli strati più esterni dell’abbigliamento a cipolla che utilizzava al ranch e li lasciò in terra vicino alla porta d’ingresso. Dopo di che prese un respiro profondo e si impartì il seguente ordine: “Ok Carter, basta prendere tempo, tira fuori le palle e vai di là immediatamente!”. E così fece.
Dean si rese conto che se c’era una persona lucida in quella casa era lui; la ragazza sembrava pietrificata, mentre dallo sguardo di suo fratello trasparivano sentimenti che andavano dall'accigliato al preoccupato, passando attraverso la voglia di prendere Allison e strapparle di dosso tutti gli abiti. Alzò gli occhi al cielo e, pensando che in certi frangenti Sam avrebbe dovuto essere più come lui, disse con decisione:
-Allora a giudicare dalle apparenze fisicamente ti trovo bene Allison.- e le diede una pacca amichevole sulle spalle, poi continuò: -emotivamente….direi che è un altro discorso! Mi dispiace, ma non siamo qui per una vacanza sul cucuzzolo della montagna; abbiamo bisogno di aiuto, e di un aiuto che solo tu ci puoi dare.-
Non era il caso di perdersi in inutili preamboli, bisognava andare dritti al sodo, pensò Dean più che mai convinto che i due ragazzi insieme lui in quel salotto avevano bisogno di uno scossone...e neanche troppo gentile.
Allison, ferma in mezzo alla stanza, lo stava fissando:
-Oh.- fu l’unico fonema che uscì dalla sua bocca. Finalmente, dopo un istante e senza sapere come visto che una versione biologica del millenium bug si era impadronita del suo cervello, riuscì ad elaborare ed esternare una frase sensata:
-Oddio Dean non so se ce la faccio!-
-Beh tu sei l’unica che ce la può fare, te lo assicuro!- rispose lui con sicurezza.
-Dean non potete piombare nella mia vita da un secondo all’altro a vostro piacimento e poi pretendere che io ubbidisca come un cagnolino da circo!- il frastuono che lei aveva in testa e nel cuore in quel momento cominciava a trovare una via d’uscita.
Sam, che fino ad allora era rimasto in silenzio, decise di intervenire, anche se le parole che le avrebbe voluto dire erano altre:
-Ally hai ragione. Ma della gente continua a morire se non fermiamo quelle…quelle pazze!- spiegò pensando che non era quello il momento di entrare nei dettagli.
A quel punto il mostro che covava dentro Allison da un buon quarto d’ora trovò finalmente libero sfogo:
-HAI RAGIONE???!!! Tu dici a me che ho ragione???!!! Beh grazie mille Sam, lo sapevo anche prima che me lo dicessi, soprattutto dopo che ci ho impiegato più di 6 mesi per rimettere insieme i mille pezzi del mio cuore dopo che tu te ne sei andato!- gridò fissandolo dritto negli occhi; tuttavia era evidente che la sua non era rabbia, ma piuttosto  frustrazione mischiata a  sofferenza, sconforto ed amarezza. Aveva incontrato i fratelli Winchester circa un anno prima ed aveva passato con loro solo due giorni. Tuttavia furono i giorni più intensi, veri e vissuti di tutta la sua vita. Quando li aveva conosciuti sapeva perfettamente che non sarebbero potuti restare, tuttavia quella consapevolezza non fu sufficiente per impedirle di innamorarsi di Sam così profondamente ed in così poco tempo. Dopo la loro partenza lei aveva dovuto faticosamente mettere da parte, oltre all'amore, anche quelle sensazioni di libertà e di soddisfazione per aver contribuito a salvere delle vite, per tornare a quello che era giusto fare: lavorare, lavorare e anche lavorare.  Dopo la loro partenza lei avrebbe dovuto ritornare alla sua vita normale e cercare di dimenticare Sam. Riuscì nel suo primo intento, nonostante si rivelò essere la cosa più difficile che avesse mai dovuto fare, ma Sam non l'aveva dimenticato...per niente. Non ci era riuscita, o forse non aveva voluto dimenticarlo.
A quel punto Dean si sentì veramente in imbarazzo:
-Ok, ok! Siccome mi pare di capire che voi due abbiate un paio di cose da chiarire io vado a farmi un hamburger in paese. Ci vediamo dopo!-
Detto questo, si voltò ed usci, lasciando Allison e Sam soli, in balia dei loro sentimenti e di loro stessi.
Mentre usciva da quella casa Dean si augurò di ritrovarli vivi al suo ritorno.
La tensione che si creò in quel momento fra i due ragazzi  era palpabile, mentre si fissavano negli occhi cercando di capire cosa provasse l’altro. Sam le si avvicinò e cominciò un discorso che neanche lui sapeva come terminare:
-Ally…- non riusciva a trovare le parole giuste che potessero descrivere come si sentiva in quel momento; improvvisamente avvertì l'urgente la necessità di sentire Allison vicino a sé.
-Accidenti Sam, mi sei mancato così tanto- tagliò corto lei buttandoglisi fra le braccia e stringendolo più forte che potè.
Lui l’allontanò un poco, il minimo indispensabile per guardala in quegli occhi grigi che gli erano mancati come l’ossigeno; le prese il viso fra le mani e la baciò, mentre lei gli si aggrappava al bavero del giaccone con tutte le forze, mettendo in quella stretta tutta la frustrazione accumulata durante quel lunghissimo anno.
Lentamente i baci di Sam si spostarono sul collo di Allison e si fecero sempre più aggressivi. Voleva lei, la sua pelle, il suo respiro. Tuttavia attese impaziente che fosse la ragazza a guidare il gioco; il segnale che stava aspettando arrivò nel momento in cui anche Allison capì che non avrebbe avuto la forza di tirarsi indietro:
-Al diavolo...- disse e, con un impeto per lei insolito, gli tolse il giaccone e si avventò immediatamente sulla camicia del ragazzo cominciando a sbottonarla. Nello stesso istante lui le tolse freneticamente di dosso gli ultimi indumenti, fissandola sempre, ogni secondo, negli occhi, incapace di distogliere lo sguardo da quelle fiamme grigie che risplendevano in essi. Avrebbe voluto baciarla e morderla dappertutto; esplorò ogni centimetro del corpo di lei soffermandosi sulla schiena, sfiorandola delicatamente e sentendo che nello stesso istante il viso della ragazza si incendiava improvvisamente. Ormai anche Allison era fuori da ogni controllo: la razionalità e l'apparente freddezza che dominavano costantemente il suo carattere, in quel momento erano chiusi ermeticamente in un cassettino sepolto nei meandri del suo cervello.  Un brivido scosse il suo corpo quando le mani di Sam le accarezzarono dolcemente la schiena; le sue ginocchia vacillarono e, per non cadere, gli si aggrappò con tutte le proprie energie. Lui rispose cingendole forte la vita e sollevandola da terra. Stretti in quell'intenso abbraccio come due calamite di polarità opposta e completamente abbandonati ai loro istinti si buttarono sulla prima cosa morbida che trovarono: il divano.

(1) Versi della canzone dei Queen "Let Me Live" Mercury/May/Taylor/Deacon  1995; Album "Made In Heaven"

AVVERTIMENTO: Allora l'ultima scena fa schifo, lo so, non piace neanche a me. L'avrò riletta e riscritta almeno mille volte e comunque non mi piace! Non so più come rigirarla!

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Capitolo 3
*** I'm Still Alive ***


I'M STILL ALIVE I'M STILL ALIVE(1)

Due ore dopo Sam ed Allison erano ancora sul divano, abbracciati, nudi, in silenzio e godendo solo ed esclusivamente della vicinanza e del calore dell’altro. L’idea di alzarsi non li sfiorava minimamente.
Un'espressione pensierosa era dipinta sul volto di lei, mentre con  l'indice sinistro stava seguendo il contorno del tatuaggio che Sam aveva sul torace, vicino al cuore: una specie di sole con al centro un pentacolo.
Nonostante sembrasse in pace con il mondo, l'espressione assorta di Allison riempì Sam di preoccupazione perchè aveva paura che lei  si fosse pentita di quello che era appena successo. Cercando di mascherare con curiosità il suo turbamento e baciandola sulla fronte chiese:
-A cosa stai pensando?-
Lei, assorta come se si trovasse su una nuvola del paradiso, rispose:
-Che strano...-
-Cosa è strano?- chiese lui ora veramente curioso.
-Il tuo tatuaggio...sembra il mio.- rispose lei candidamente sempre dal paradiso dove si trovava.
Quelle tre parole, "sembra il mio", arrivarono direttamente al cervello di Sam come una scossa elettrica, come quando si strappa da una ferita un certotto il più velocemente possibile per fare meno male. In quel caso, però, anche se le parole pronunciate da Allison erano state solo tre, non fecero meno male, anzi. Una potente scarica di adrenalina raggiunse il sangue di Sam, mentre lui avrebbe voluto saltare giù dal divano e perlustrare ogni centimetro del corpo di Allison con una lente d'ingrandimento per analizzare punto per punto il suo tatuaggio, che per inciso fino a quel momento gli era sfuggito. Tuttavia, con uno sforzo disumano, riuscì a dire, mantenendo un certo contegno:
-Hai un tatuaggio? ...Ehm deve essermi sfuggito..prima...nel momento..si vede che...- si schiarì la voce tradendo un po' d'imbarazzo.
Vedendolo in difficoltà e sorridendo sadicamente, Allison si voltò mostrandogli, appena sopra il gluteo sinistro, un tatuaggio identico in tutto e per tutto a quello che aveva lui. A quel punto il desiderio di sapere da dove venisse quel tatuaggio e come mai lei avesse deciso di farsi proprio quello in particolare stava letteralmente consumando Sam, per cui non riuscendo a resistere chiese ancora:
-Come te lo sei fatto?-
-Oddio che storia strana ha questo tatuaggio!- rispose lei ridendo. Sembrava felice, mentre si sistemava a pancia in giù sul divano appoggiandosi suoi gomiti e preparandosi a raccontargli una storia che evidentemente lei trovava divertente: -Ok, allora avevo 15 anni e la mia migliore amica, Phoebe, aveva avuto il permesso di farsi un tautaggio. Io non volevo essere da meno, così una sera a cena ho chiesto a mio padre se potevo farne uno anch'io. Ero terrorrizzata, ero sicura che mi avrebbe detto....cioè gridato più che altro...."NOOO!!!". E invece era più contento lui di me, pensa! Anzi questo disegno l'ha fatto lui! Era una condizione: non potevo farmi un tautaggio qualsiasi, dovevo farmi proprio questo! Piccolo il mondo, eh?- concluse ridendo e appogiando nuovamente la testa nell'incavo della spalla di Sam.
-Già!- concordò lui semplicemente abbracciandola. Non sapeva che altro risponderle, perchè in realtà il suo cervello stava già febbrilmente lavorando per trovare una spiegazione a quella che chiaramente non era una coincidenza. Quello che aveva lui, e anche suo fratello, non era un disegno qualunque che si poteva trovare nei cataloghi dei tatuatori. Lo scopo del tatuaggio che avevano lui e Dean era uno ed uno soltanto: impedire che un demone li possedesse. Ma allora come faceva Allison ad avere lo stesso tatuaggio? Ed era stato suo padre a disegnarlo, per giunta! Le sue elucubrazioni furono interrotte dal campanello della porta d’ingresso che suonò nella mente del ragazzo come una sirena antiaerea della seconda guerra mondiale.
Fuori dalla porta Dean era in attesa che un qualunque segno di vita provenisse dall'interno della casa. Sperava con tutte le sue forze che quei due avessero risolto i loro problemi, in fondo lui e Sam avevano del lavoro da fare. Finalmente, dopo un tempo che gli parve infinito, arrivò il grido di Allison:
-E’ aperto!!- 
Entrando nel salotto Dean vide una scena che gli parve quanto meno surreale: Sam era disteso sul divano, ma gli si vedeva solo la testa, perchè il resto del corpo era coperto da un plaid che aveva tutta l'aria di essere molto comodo e caldo. Tuttavia da una posizione che poteva corrispondere più o meno al torace di suo fratello si ergeva una grossa protuberanza: era sicuramente Allison che si era nascosta sotto la coperta mentre lui entrava in casa. Davanti a quella strana composizione, Dean trasse un sospiro di sollievo: "Finalmente Sam si è dato una mossa!!" pensò fra sè e sè, mentre diceva ad alta voce impaziente:
-Benissimo, vedo che avete risolto i vostri problemi per il meglio. Possiamo parlare di lavoro ora?-
Sam gli rispose semplicemente:
-Fra un attimo...- e lo buttò fuori dalla stanza con un gesto della mano che non lasciava adito a possibili fraintendimenti. 
Una volta che tutti e tre furono vestiti e raffreddati si sedettero al tavolo della cucina e, con una tazza di caffè bollente davanti, fecero il punto della situazione:
-Allora cosa avete in ballo questa volta?- chiese Allison un po’ curiosa.
-Amazzoni!- fu la risposta lapidaria di Dean.
-Amazzoni?- ripetè incredula Allison.
Sam prese in mano le redini della conversazione per spiegarle meglio:
-Sì, le Amazzoni sono degli Spiriti Guardiani. In pratica quando si vuole proteggere qualcosa o qualcuno si possono invocare questi Spiriti Guardiani. Ne esistono diverse categorie. Per le Amazzoni in particolare, bisogna avere una profonda conoscenza della cultura della Grecia antica. E sono proprio Amazzoni vere...voglio dire donne guerrire a cavallo con tanto di asce o arco e frecce!-
Tuttavia si pentì di averle dato i particolari sulle armi subito: "E se adesso non accetta di aiutarci perchè ha paura...." si chiese il ragazzo fissandola negli occhi grigi per cercare di capire cosa stesse pensando lei in quel momento. D'altra parte Allison era la persona più imprevedibile (a parte Castiel, ma lui era un angelo) che avesse mai conosciuto fino ad allora: sembrava piccola e timida, ma all'occasione riusciva a tirare fuori una grinta da tigre che l'anno precedente l'aveva lasciato letteralmente di stucco.
-Oh...- fece Allison cercando di non restare a bocca aperta; così lui, anche se non sapeva minimamente come interpretare quel "oh", riprese la sua spiegazione:
-Nel nostro caso, in particolare, questo professore, un pazzo, dell’Università del Nevada, George Spender, è morto nel 1972 e, per proteggere le sue spoglie ha invocato un’amazzone. Il risultato è una serie di morti ammazzati nel cimitero di Spring Creeek; praticamente chiunque si avvicini alla sua tomba apposta o per caso viene ucciso da queste pazze.-
-Aspetta un secondo...- lo interruppe Allison quasi ridendo perchè pensava di aver capito male - ma prima avevi parlato di una sola amazzone...- sentendosi vagamente allarmata lasciò la frase in sospeso.
-Sì, in effetti…era una sola quando siamo arrivati a Spring Creeek. Ehm, poi abbiamo scoperto che se cerchi di eliminarla sparandole o colpendola in qualche modo…emh questa si moltiplica...-  spiegò Sam cercando aiuto in Dean con uno sguardo decisamente imbarazzato.
-Cosa vuoi dire esattamente con “si moltiplica”?- intervenne Allison che ora era  molto più di vagamente allarmata.
-Vuol dire che ora ce ne sono nove!- la risposta di Dean arrivò secca, come uno schiaffo in faccia quando invece ti aspetti una carezza.
-NOVE?!- ora Allison era decisamente molto allarmata: –E io dovrei tenere a bada nove amazzoni furiose ed armate mentre voi…voi…cosa dovete fare esattamente per rompere l’incantesimo?- chiese Allison.
Ancora una volta rispose Dean:
-Cospargere di sale e bruciare il corpo del professore matto.- risposta tranquilla e naturale.
-Ah, già che stupida, chissà perché non ci ho pensato subito....- disse Allison quasi sotto voce. Poi proseguì: -Fatemi capire, quindi voi dovete: trovare la tomba, scavare fino alla bara, aprirla e dare fuoco a ciò che rimane di questo George Spender? Ma chissà quanto tempo vi ci vorrà! Come dovrei fare io a distrarre le amazzoni nel frattempo?-
-Non è esatto!- intervenne Dean frettolosamente perchè cominciava a dubitare che lei potesse anche solo pensare di accettare l’aiuto che le stavano chiedendo –…la tomba l’abbiamo già trovata!- poi si schiarì la voce e si alzò dalla sedia cominciando a camminare avanti e indietro per la cucina nervosamente perchè si rese conto che effettivamente la sua giustificazione era molto debole. Continuò: -ehm...e poi…non dovrebbe essere troppo difficile per una che controlla gli animali, in carne ed ossa e non…insomma, in fondo quelle cose sono sopra dei cavalli...quindi...-  aggiunse con il duplice scopo di minimizzare lo stato catastrofico della situazione e per darle un po' di fiducia.
-Oddio, nove amazzoni armate, pazze scatenate e io le devo tenere a bada per chissà quanto tempo! Io faccio l’imprenditrice nella mia vita, non…- queste parole Allison le mormorò il più sottovoce possibile e più che altro per cercare di farsi coraggio.
Alzò lo sguardo verso Sam e Dean di fronte a lei che aspettavano pazienti che i suoi neuroni elaborassero la richiesta che le avevano appena fatto; poi si guardò intorno, guardò la sua casa, il computer sul tavolo della cucina di fianco a lei con una pila di documenti accanto, pensò alla sua camera da letto sul cui comodino c’erano altri documenti da leggere, pensò alle mille scadenze da rispettare ogni mese. Un moto di disgusto le attraversò lo stomaco come una coltellata e in quel momento senza più riflettere disse di getto:
-Ok, ok vengo, penso di essere impazzita, ma ok, verrò!-
Un sorriso immenso si stampò sui visi dei fratelli Winchester e Dean disse immediatamente, per paura che lei ci ripensasse:
-Bene, bene! Allora siccome non abbiamo tanto tempo da perdere io vado avanti per trovare una degna sistemazione per il quadrupede…- e si alzò.
Ma Allison, quasi gli saltò alla gola:
-I QUADRUPEDI!- precisò –L’unica cosa che può separarmi dai miei cavalli è la morte…la loro o la mia, quindi sarà meglio che cerchi DUE degne sistemazioni!- concluse ponendo un evidente accento sulla parola "due".
-Va bene, va bene! Non ti arrabbiare, anche un ranch intero se vuoi!-
-Mh...no, due posti saranno sufficienti.- rispose lei sarcastica. Poi gli chiese: -Senti ma vai via adesso? Avete fatto un viaggio lungo non vuoi riposarti un po’?-
-No, no sono a posto e poi voi due immagino che dobbiate...chiarire ancora di un sacco di cose…quindi, tranquilli! Ci sentiamo, grazie comunque...- lasciò in sospeso la frase come se stesse pensando, poi chiese un poco esitante: -Anzi una cosa…potrei usare il bagno per favore?- 
-Certo, vieni ti accompagno- rispose Allison.
Mentre la ragazza lo precedeva lungo il corridoio di fronte  alla porta d’ingresso, Dean  sfogliò velocemente il suo vocabolario mentale cercando le parole giuste per chiederle quello che voleva chiederle.  Quando furono davanti alla porta del bagno, le appoggiò una mano sul braccio sinistro per trattenerla e le disse:
-Senti, in realtà non ho bisogno del bagno, volevo solo chiederti se avevi pensato…a quello che ti ho chiesto…sai… tempo fa...-
Allison, nonostante si sentisse colta di sorpresa, fisso i propri occhi in quelli di Dean e disse senza esitazione:
-Ogni santo giorno da quando ve ne siete andati, però non so cosa sia giusto fare.-
-Tranquilla, non ti preoccupare, era solo per controllare…ora vado a tirare l’acqua…- e scomparve dietro la porta davanti a loro.
Dopo due minuti (Dean pensò che due minuti potessero bastare senza che Sam si insospettisse) uscì dal  bagno e, con un cenno della mano se ne andò, lasciando Sam ed Allison soli a...“chiarire” per tutta la notte.
La mattina dopo verso le sei Sam fu svegliato da un intenso profumo di caffè; quando aprì gli occhi vide Allison che stava sistemando sul letto un ingombrante vassoio con la colazione: caffè, succo d'arancia, uova, pancake e marmellata. Si chiese se per caso non stesse ancora sognando ma la voce limpida ed allegra della ragazza gli confermò che in effetti era sveglio:
-Buongiorno!- lo salutò allegrmente dandogli un bacio.
Nel giro di pochi istanti Sam si sentì invadere da un turbine di emozioni allo stesso tempo profonde e contrastanti. Vedere Allison seduta di fianco a lui, con indosso la sua camicia, nella quale avrebbe potuto starci comodamente altre due volte, e ritornare con il pensiero alla notte appena trascorsa durante la quale avevano riso, parlato e si erano rotolati in quello stesso letto gli fecero venire voglia di mollare tutto e cambiare vita per sempre. Poi ricordò quel guizzante senso di euforia che aveva provato quando, l'anno pirma insieme a Dean, avevano cacciato uno spirito, e per un secondo, un brevissimo e sfuggente secondo desiderò con tutte le sue forze che lei accettasse la proposta che le aveva fatto suo fratello in quell'occasione. Il secondo dopo si diede dell'idiota, perchè immaginò il corpo di Allison disteso a terra in un lago di sangue e privo di vita in qualche catapecchia, fabbrica abbandonata o foresta. NO! Non l'avrebbe mai permesso. Giurò a se stesso che finchè lui avesse avuto la forza per respirare, non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa di male, qualunque decisione lei avrebbe preso.
-Ehi...- rispose lui dolcemente prendendo una tazza di caffè.
Dopo colazione i due ragazzi cominciarono a sistemare tutto per la partenza. Allison prese una borsa che riempì con qualche vestito comodo e la sua “tenuta da caccia”, dopo di che raggiunse Sam al piano di sotto:
-Allora tu sei pronto?- gli chiese.
-Sì e tu?- rispose lui voltandonsi verso la voce di lei che proveniva dalle scale. Vide, tuttavia, che in quel momento Allison era sepolta nei meandri di un piccolo mobile accanto alla porta d'ingresso:
-Vediamo...dove accidenti le ho messe l’estate scorsa…- stava dicendo per cercare di ricordare.
-Cosa stai cercando?- chiese Sam incuriosito avvicinandosi alla ragazza.
-Ah, eccole!- rispose lei trionfante risorgendo dallo stomaco di quel mobiletto e sventolando sotto il naso di Sam un mazzo di chiavi. Poi gli spiegò: -Ti sei mai chiesto come mai anche se ho il garage tengo sempre il fuoristrada sul vialetto?- domanda retorica, e infatti continuò immediatamente: -Te lo dico io perché, perché in garage c’è mia sorella. E penso proprio che in quest’occasione saremo costretti a farle sgranchire un pò le gambe! Vieni!- disse lei allegramente uscendo di casa diretta al garage.
Sam la seguì sempre più incuriosito e rimase di stucco quando la porta del garage, come un sipario, si aprì su una sfolgorante Pontiac Firebird del '67 blu elettrico con tanto di due strisce bianche sul cofano anteriore.
-WOW!!- fu tutto quello che Sam riuscì a dire incantato davanti a quello spettacolo.
-Già! Ho il sospetto che mio padre tenesse a questa macchina quasi quanto teneva a me. Per poco non gli venne un infarto quando scoprì che il vecchio proprietario ci aveva montato il gancio da traino...anzi penso che avesse deciso di prendere proprio questa perché pensava di “salvarla da quel bruto” in qualche modo. In effetti non so perchè non tolse immediatamente il gancio...diceva che poteva servirmi....ogni tanto mi sembrava un po' ossessionato da cose che io proprio non capivo...e anche ora veramente ripensandoci non le capisco ancora! Comunque, detto fra noi, secondo me se sapesse che la uso per portare a spasso One Breath e Fallen Angel si rivolterebbe nella tomba!-
-Fantastica...- Sam, il cui vocaboalrio evidentemente si era improvvisamente ristretto, non aveva sentito una singola parola del discorso di Allison, tanto era concentrato su quella macchina splendente.
-Sam, dobbiamo andare, scantati!-
-Sì, sì,…ehm vado a prendere i bagagli!-
Mentre Sam era in casa a raccogliere i bagagli, Allison tirò fuori la Firebird e mise in garage il fuoristrada, dopo di che si diressero al ranch.
Nel giro di una mezz’ora era tutto pronto: i cavalli sul rimorchio insieme a tutto l’occorrente.
“A dire il vero mi sembra tutto indispensabile e non ho lasciato qui nulla!” pensò Allison il cui motto era "meglio avere qualcosa con sé e non usarlo che averne bisogno quando non ce l’hai!”
Mentre chiudeva il bagagliaio della Firebird dopo aver caricato uno zaino si rivolse a Sam:
-Andiamo! Abbiamo un lavoro da fare!-
Partirono: direzione Spring Creeek, Nevada, per prendere a calci un piccolo esercito di Amazzoni.

(1) Verso della canzone "Alive" Vedder/Gossard - Pearl Jam - Album "Ten" 1991

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Capitolo 4
*** Tell Me 'Bout it ***


TELL ME 'BOUT IT TELL ME 'BOUT IT (1)

Sam ed Allison erano in viaggio da tre ore e l'asfalto della Highway 89 scorreva sotto le ruote della Firebird liscio come l'olio. Mantenendo una velocità moderata e compatibile con le possibilità limitate del rimorchio, prevedevano di arrivare a Spring Creek nel tardo pomeriggio o, nella peggiore delle ipotesi, nella prima serata, imprevisti permettendo. Avevano appena attraversato Wellsville, una ridente cittadina dello Utah, come del resto ce ne sono a milioni sparse su tutto il territorio federale,  a circa 80 Km dal confine col Wyoming, quando, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada mentre guidava, Allison esordì con un lieve imbarazzo:
-Sam?- 
-Cosa c’è?- le chiese lui voltandosi a guardarla. Non gli sembrava ancora vero di averla lì accanto a sè...Dio come gli era mancata!
-Ehm, devo andare in bagno!- rispose lei sentendosi estremamente in colpa pensando al fatto che erano partiti solo tre ore prima.
-Ok, allora vediamo noi siamo qui…-
Sam tirò fuori dal cruscotto una cartina e la consultò per un istante cercando la strada  che stavano percorrendo, poi disse: -Riesci a resistere ancora una mezz’ora? Possiamo raggiungere Bobby a Salt Lake City dova sta finendo un lavoro.-
-Ok- rispose Allison preoccupata del fatto che mezz’ora poteva sembrare un’eternità nello stato di necessità in cui si trovava lei in quel momento. Per distrarsi decise di cambiare arogmento:
-Chi è Bobby?- chiese.
-Oh, Bobby! Bobby Singer è...cacciatore anche lui.- disse Sam di getto quasi senza pensare. Poi le spiegò meglio senza riuscire, però, a nascondere una lieve emozione mentre parlava: -beh, è stato...è praticamente un padre per me e Dean. Scommetto che ti piacerà!-
-Ok...- rispose lei pensando che non fosse il caso di girare il coltello nella ferita ancora evidentemente aperta che John Winchester aveva lasciato nel cuore dei suoi figli, e che probabilmente non si sarebbe mai rimarginata.
-Gira qui a sinistra...verso l'interstatale 84!- le diede le indicazioni per raggiungere Salt Lake City.
Mentre Allison svoltava, Sam fu distratto da una scena che in qualunque altra condizione emotiva in cui si fosse mai trovato avrebbe ingorato completamente: di fronte all'incrocio dove loro stavano girando c'era un parco giochi per bambini, ed un papà stava sollevando la figlioletta, che poteva aver avuto non più di quattro o cinque anni, per metterla sullo scivolo. Entrambi ridevano felici. Ovviamente suo padre non aveva mai fatto una cosa del genere. O almeno non l'aveva mai fatta con lui, ma forse con Dean...quando ancora erano una famiglia normale, prima che la mamma morisse...pensò malinconicamente continuando a guardare fuori dal finestrino. Senza sapere il perchè, si chiese se il papà di Allison l'avesse mai portata al parco a giocare. Sicuramente l'aveva fatto, pensò, in fondo lui era stato un genitore normale, come tanti papà...no, Sam si stava convincendo che Edward Carter non era stato un papà qualunque, non poteva esserlo stato. Un papà qualunque avrebbe permesso alla figlia di tatuarsi un cuore o un fiore o una farfalla, al limite un disegno tribale come ce ne sono a milioni in giro per il mondo. Ma un papà qualunque non avrebbe sicuramente indotto la figlia a tatuarsi un pentacolo all'interno di un sole. Se veramente Edward Carter aveva spinto Allison a tatuarsi quel particolare simbolo, e non c'era ragione di credere che non fosse così, c'era solo un motivo possibile. Doveva assolutamente avere maggiori informazioni circa il padre di Allison.
Sam fu di parola e dopo mezz’ora la Firebird era parcheggiata davanti ad un locale nella prima periferia nord di Salt Lake City. L'edificio era abbastanza isolato, circondato com'era da folti alberi e lontano dalle strade più trafficate. Completamente costruito di legno era evidente che l'ultima manutenzione di cui aveva goduto risaliva a prima del diluvio universale. Una grande insegna sulla facciata anteriore indicava che il locale si chiamava "NORTHWEST PASSAGE"(2).  Prima di entrare Allison diede da bere ai cavalli e si assicurò che stessero bene: non avevano mai affrontato un viaggio così lungo. Tuttavia sembravano più che tranquilli, così raggiunse Sam che l’aspettava vicino all’entrata.
All'interno il locale non era tenuto molto meglio rispetto all'esterno. Il bancone, sulla destra rispetto all'entrata, era ampio e lungo, ma sporco ed impolverato. I tavoli, circa una quindicina, erano sparsi un po' ovunque e a caso per tutta l'unica stanza che costituiva la locanda. Nonostante tutto, il Northwest Passage era pieno di gente. Allison capì subito che per lo più si trattava di cacciatori intenti a pulire, riparare, lucidare o caricare fucili, coltelli, balestre ed ogni sorta di armi. Alcuni di loro erano ubriachi, altri stanchi e sporchi, ma in generale, notò la ragazza, ognuno si faceva gli affari propri.
-Sam...- la voce di un uomo chiamò il ragazzo, ma non terminò il saluto quando vide che non era solo.
-Hey Bobby!!- lo salutò amichevolmente Sam, prima di presentargli Allison: -Ti presento Allison!- 
La ragazza gli tese la mano e, sorridendo calorosamente, disse : -Allsion Carter, piacere!-
Bobby era un uomo di mezz'età  con capelli castani ed una folta barba. Indossava quella che era la sua tenuta ufficiale: jeans scoloriti, camica e gilet imbottito e cappellino da baseball che avevano visto tempi decisamente migliori. Dall'espressione sorpresa del suo viso Allison capì che lui si aspettava di incontrare solo Sam; tuttavia gli occhi di Bobby erano buoni, coperti da un costante velo scuro, ma comunque buoni ed ispiravano in lei naturali sensazioni di affetto e fiducia, nonostante i suoi modi potessero sembrare burberi ad un osservatore superficiale. Capì immediatamente perchè Sam e Dean lo consideravano come un padre.
Lui rispose energicamente alla stretta di mano della ragazza mostrando emozioni che andavano dal disagio alla sorpresa:
-Ehm...piacere...Allison...Carter...hai detto Carter...come William Carter? William Carter l’allevatore di cavalli?-
Allison rimase stupita nell’apprendere che un uomo del quale fino a due minuti prima ignorava perfino l’esistenza conoscesse il suo bisnonno ed il suo lavoro:
-Sì...mio nonno. Ma scusa...tu come fai a conoscerlo?-
-Niente niente… per gli appassionati di cavalli tuo nonno è un mito, tutto qui. Allora Sam, come mai da queste parti?- taglò corto Bobby con fare sbrigativo; sembrava ansioso di cambiare discorso.
-Abbiamo un lavoro più a sud ed Allison ci aiuta con i suoi cavalli.- rispose Sam tranquillamente, come fosse una normale conversazione sulle condizioni meteorologiche.
-Capisco, quindi siete qui con i cavalli?- lo strano interesse di Bobby per i cavalli di Allison e la sua famiglia cominciava ad insospettire Sam, che gli lanciò un'occhiata interrogativa.
La ragazza, però, non se ne accorse, aveva altre priorità in quel momento, e cioè doveva andare in bagno urgentemente se non voleva esplodere:
-Scusatemi ma non ce la faccio più! Sai dov'è il bagno Bobby per favore??!!-
-Certo, proprio dietro di te!- ed indicò di fianco al bancone una porta con attaccato uno sporco e rovinato cartello che recitava, ormai da decenni:  “TOILETTE”.
-Grazie!- rispose Allison che si alzò e corse verso l’agoniata meta.
-Bobby...- comiciò Sam con uno strano risolino sulle labbra -tu non sei appassionato di cavallli. Cosa succede? Tu sai qualcosa che vorrei sapere anche io, cosa?-
-Sam, tu sai come si chiamano i cavalli di Allison?- gli chiese l'uomo tranquillamente.
-Bobby cosa c’entrano i nomi dei cavalli di Allison adesso?- rispose il giovane che cominciava a spazientirsi.
-Tu rispondi, poi ti spiego.- insistette Bobby deciso.
-Ok, va bene...il maschio di chiama Fallen Angel…-
-C, immagino, vero?- finì per lui Bobby.
-Ehi, ma come fai…- ribattè Sam con stupore.
-Continua!- gli intimò.
-La femmina si chiama One Breath…-
-C, sempre, giusto?-
Ora Sam ne aveva abbastanza di tutti quei misteri; prima il tatuaggio della ragazza, ora i suoi cavalli che a quanto pareva erano più famosi di quanto loro due, cioè lui e la stessa Allison, pensassero. Sam aveva davvero perso la pazienza, e lei era solo andata in bagno, non a fare una gita sulla luna, quindi poteva tornare da un momento all'altro. Il ragazzo aveva davvero bisogno di una spiegazione, quindi si impose con determinazione:
-Adesso basta Bobby, mi spieghi tutto prima che Allison ritorni dal bagno!!- 
-La C sta per Carter. Sono sicuro che i suoi cavalli sono stati allevati dai Carter!-
-Ma Bobby  è impossibile  suo padre non aveva un allevamento di cavalli. L’azienda di famiglia che ora gestisce Allison è un’officina meccanica.-
-E' proprio questo il punto Sam! E lo sai perchè è impossibile che i suoi cavalli vengano dall'allevamento Carter? Te lo spiego io perchè, perchè non c'è più nessun allevamento Carter!-
Siccome Sam lo stava guardando con espressione interrogativa, Bobby decise che era il caso di spiegarsi meglio:
-Il primo a sbarcare in America fu Rupert, se non sbalgio. Lui e i suoi antenati prima di lui  allevavano cavalli già in Inghilterra. Quando Rupert arrivò negli Stati Uniti si stabilì da qualche parte a nord ed aprì una scuderia che poi passò ai suoi discendenti, fra i quali anche il padre di Allison scommetto. Poi un bel giorno, quasi trent’anni fa ormai, ci fu un incendio che rase al suolo l'intera proprietà. Non fu mai fatta luce su quell’incidente. Secondo me il padre di Allison aprì l’officina dopo la distruzione dell’allevamento.- spiegò Bobby, mentre il ragazzo ascoltava ancora più stupito. Tuttavia Sam ancora non capiva:
-Ok, diciamo pure che i parenti di Allison allevavano cavalli, ma non ho ancora capito come mai TU sai così tante cose sulla famiglia Carter!!- ed accentuò la parola "tu".
-Sam, Rupert Carter allevava i cavalli che venivano usati solo da cacciatori prima che inventassero altri mezzi di locomozione. E anche adesso c'è qualcuno che li considera..beh diciamo molto utili in certe circostanze. E c’è un motivo per cui i cacciatori usavano  e usano solo i cavalli dei Carter: questi animali sono speciali, hanno qualità e capacità che neanche immagini. Non sono bestie normali...- s'interruppe come se il resto della frase facesse fatica ad uscire dalle sue labbra. Poi, serio in volto, si sporse verso il ragazzo e con un filo di voce concluse: -Allison è nata in una famiglia di cacciatori, Sam. Quella ragazza è una cacciatrice nata...come tu e Dean del resto!-
Sam aveva ascoltato con attenzione ogni parola che gli aveva detto Bobby ed ora lo stava fissando stupefatto, con un solo pensiero fisso nella testa: aveva avuto la conferma dei suoi sospetti. Il papà di Allison era stato un cacciatore ed il tatuaggio disegnato sulla schiena di lei aveva chiaramente la stessa funzione del suo, e cioè protezione dai demoni.  
A scuotere i due cacciatori riportandoli alla realtà del Northwest Passage da chissà dove le loro menti si trovavano in quel momento, fu un lampo di luce che proveniva dalla porta del bagno seguito dall'urlo di un uomo e una leggera folata di vento. Improvvisamente la porta del bagno si spalancò andando a sbattere rumorosamente contro il muro ed alzando una nuvola di polvere. Un secondo dopo un uomo grasso e sporco che aveva evidentemente vuotato più di una bottiglia di whiskey corse fuori urlando, inseguito da una biscia arrabbiatissima e  da un branco di topi impazziti che miravano alle sue caviglie. Dopo un attimo emerse dal bagno anche Allison; quando si guardò intorno vide che tutti gli occhi che c'erano in quel locale in quel momento erano puntati su di lei. Arrossì lievemente per tutta quell'inattesa attenzione, e, cercando di sembrare il più disinvolta possibile, si sistemò la camicia a quadri e raggiunse di nuovo Bobby e Sam al tavolo.
-Tutto bene Allison? Lo conosco quel deficiente! Carl! Idiota!!- disse Bobby disgustato.
-Tranquillo so badare a me stessa! Grazie!- rispose la ragazza cercando di mantenere la stessa disinvoltura di prima.
In quel momento si avvicinò un giovane cameriere dall'aria trasandata almeno quanto il locale e chiese loro:
-Cosa bevete ragazzi?- 
-Birra, grazie- disse Sam che non vedeva l'ora che quel ragazzino se ne andasse per chiedere ad Allison cos'era successo.
-Anche per me!- concordò Bobby.
-Si può avere dell’acqua tonica?- chiese piano la ragazza, che nutriva forti dubbi sul fatto che in quel posto servissero qualcosa che non avesse dell’alcol al suo interno.
-Come fatto!- disse il ragazzo con efficienza mentre si allontanava per preparare le bevande.
-Ally cos’e successo?- chiese Sam preoccupato.
-Niente, quel porco che a quanto pare si chiama Carl ha cercato di mettermi le mani addosso ma…- non fece in tempo a finire la frase che Sam era già in piedi e stava per dirigersi verso il tavolo dove Carl si era rifugiato dopo aver seminato i topi e la biscia.
-Aspetta!- lo fermò lei più velocemente che potè prendendolo per un braccio e costringendolo a sedersi di nuovo:
-Siediti accidenti!!-
Avrebbe voluto spiegare cos'era successo, ma non sapeva se in presenza di Bobby fosse il caso, quindi guardò interrogativamente Sam nella speranza che lui le dicesse cosa fare. E infatti:
-Oh, tranquilla...Bobby praticamente è.. come la famiglia...- si schiarì la voce prima di concludere -...lui sa tutto...- disse ovviamente riferendosi ai poteri. Bobby si sistemò meglio sulla sedia come se stare più comodo potesse rendere l'avventura di Allison più interessante. Contenta di poter sfoggiare la sua impresa, la giovane raccontò loro come si era disfatta di Carl:
- Tranquilli, credo che non ci riproverà più, gli ho scatenato contro un branco di topi furenti...e anche una biscia, visto che era nei paraggi!- disse visibilmente divertita e soddisfatta di sè.
Bobby rimase letteralmente a bocca aperta, in effetti lui si aspettava una qualche mossa segreta di arti marziali o cose del genere:
-Aspetta! cosa...cosa hai fatto?- chiese l'uomo che non sapeva se ridere o preoccuparsi.
Gli rispose Sam:
-Ehm sì...anche Ally ha...dei poteri...-
-Beh, la faccenda si fa interessante...molto interessante- ribattè l'uomo, ora sicuro del fatto che cominciava a divertirsi e lanciando uno sguardo allusivo a Sam. Poi chiese ancora: -E sarebbe a dire?-
Questa volta gli rispose Allison:
-Pare che io riesca a controllare gli animali...ehm tutti gli animali vivi e non...-
-Già, non poteva che essere quello!- concluse Bobby sorridendo con ironia. Dopo di che si abbandonò contro lo schienale della propria sedia e, senza abbandonare il suo sorriso, rivolse a Sam un'altra occhiata allusiva il cui significato, questa volta, era: "ragazzo...cacciatrice più poteri...io ti ho avvisato...". 
Tuttavia Sam pose subito fine all'auto compiacimento della ragazza per la sua impresa,  rimproverandola:
-Ally, sei impazzita? Non possiamo sbandierare ai quattro venti i nostri poteri!-
-E dai Sam, fammi divertire un po', fino ad ora ho avuto occasione solo di convincere una colonia di formiche a non cibarsi della mia spazzatura! In più in quel bagno c’eravamo solo io e quel microcefalo di Carl che, per inciso, secondo me è talmente ubriaco che prima di realizzare cos’è successo sarà già svenuto e a quel punto quando si risveglierà penserà di aver sognato tutto!-
-Ok, ma sta attenta lo stesso Ally, meno persone sanno quello che possiamo fare e meglio è!!- concluse il ragazzo risoluto rispondendo furtivamente allo sguardo di Bobby di fronte a lui, che se la stava spassando come un bambino il giorno di Natale. 
Nel frattempo il cameriere fu di ritorno con due birre e un'acqua tonica e, mentre distribuiva le bevande, Allison pensò a quanto le faceva piacere quando Sam usava il plurale.
Si trattennero con Bobby circa una mezz'ora, poi ripresero il viaggio verso il Nevada. All'inizio Sam sembrava stranamente taciturno, tanto che Allison cominciò a chiedersi se non avesse fatto veramente male ad usare suoi poteri contro Carl. D'altronde una ragazza doveva pur difendersi in circostanze come quella, dannazione, e lei aveva la fortuna di avere dei poteri, come poteva non sfruttarli! Sam aveva proprio delle belle pretese!
In realtà il ragazzo non riusciva a smettere di pensare a quello che gli aveva detto Bobby. Decise che quella era l'occasione ideale per indagare sulla famiglia di Allison:
-Ally, senti…abbiamo un sacco di strada quindi chiacchieriamo un po', ti va?-  le chiese improvvisamente sperando che lei non si accorgesse che, in realtà, quella era tutta una scusa. Senza darle il tempo di rispondere proseguì: -Per esempio, quando esattamente tuo padre ha aperto la Carter Tools…o magari è stato tuo nonno?-
-Dimmi Sam ma queste domande le pensi di notte, invece di dormire?- gli chiese Allison con il suo solito sarcasmo, evidentemente sorpresa dalla strana domanda. Fortunatamente per Sam, comunque, la ragazza non aveva intuito il suo vero scopo,  perché proseguì immediatamente: - Beh, i miei erano già sposati…Ah, sì aspetta mi ricordo di avere una fotografia dei miei il giorno dell’apertura dell’officina e mia mamma era incinta...abbigliamento primaverile...doveva essere 1981.-
-Oh- rispose Sam facendo finta di niente, poi ritornò alla carica quasi subito:
-E, i tuoi nonni cosa facevano? Ah, no aspetta mi sembra che Bobby prima abbia detto che il tuo bisnonno allevava cavalli, giusto?-
-Si, beh...sì e anche mio nonno e mio padre all’inizio. Poi però prima che io nascessi l'allevamento andò a fuoco...- s'interruppe un secondo come per respirare dopo una lunga apnea, poi: -mio papà mi disse che nell'incendio morì anche il nonno. Era rimasto solo lui, per questo decise di chiudere l'allevamento. Non ne parlava volentieri...penso che c'entrasse qualcosa anche mia madre... tutte le volte che gli facevo delle domande, diventava triste, per cui a un certo punto ho smesso semplicemente di fargliele. Però ti dico una cosa, mi ha insegnato tutto quello che sapeva sui cavalli, e lui ne sapeva veramente molto, anzi certe volte sembrava che volesse insegnarmi a tutti i costi delle cose proprio assurde. In fondo gli sarò sempre grata per i suoi insegnamenti, anche perché senza di quelli non avrei potuto aiutarvi l’altra volta!-
-Già hai ragione!-
Sam fece finta di niente ma quest’ultima affermazione di Allison gli trapanò il cervello per tutto il resto del viaggio: e se suo padre quando era ancora vivo avesse veramente cominciato a prepararla per una vita da cacciatrice?
Nel complesso il resto del tragitto fu tranquillo, dopo l’inconveniente con Carl, non ci furono imprevisti degni di nota. Guidarono a turno e arrivarono a destinazione per le  nove di quella stessa sera e per prima cosa andarono al motel a prendere Dean. La fedele Impala era placidamente parcheggiata davanti alla stanza N. 33, ma di Dean neanche l'ombra:
-Eppure la macchina è qui...Dean non può essere molto lontano...- disse Sam uscendo dalla camera vuota e pensando a dove potesse essere finito il fratello. Poi guardò di fronte a sè e vide un edificio dall'altra parte della strada, la cui insegna indicava un locale notturno di nome "BLUE ELEPHANT". A quel punto gli fu tutto chiaro: -Ho capito! Ally...andiamo...Dean è sicuramente là!- sentenziò con sicurezza accingendosi ad attraversare la strada.
Sam ed Allison entrarono in un locale illuminato da una luce soffusa e allietato da una musica sensuale in sottofondo. Era cosparso da piccoli tavoli intorno ai quali erano stati disposti comodi e soffici divanetti ricoperti di velluto viola. Gli avventori di quel locale, quella sera come tutte le altre sere dell'anno, erano uomini più o meno giovani intrattenuti da ragazze tutte al di sotto dei 23 anni, nella più ottimistica delle ipotesi. Il bancone del bar era al centro dell'ampia sala e Dean, con la sua espressione spavalda spampata in volto, vi era appoggiato con la schiena mentre, con un bicchiere di birra in mano, chiacchierava fittamente con due ragazze che un qualunque uomo normale avrebbe definito senza troppi problemi "mozzafiato".
-E' là...figurati...- disse Sam spingendo una timida Allison  a seguirlo per raggiungere Dean al bancone.
-Ehy!!- Sam salutò il fratello ignorando le due ragazze.
-Sammy!!! Com'è andato il viaggio?- gli chiese Dean senza abbandonare la sua espressione da spaccone e dandogli una pacca sulle spalle allegramente, e la causa di tanta allegria, pensò Sam, probabilmente non erano solo le due ragazze. A quel punto una delle due, quella più vicina a Sam ed Allison, si voltò verso di loro e lanciò al cacciatore uno sguardo decisamente ammiccante. La reazione che Allison ebbe d'istinto, non lasciò stupita solo lei, ma anche i due fratelli. Innanzitutto lo sguardo di quella smorfiosa fu come un pugno nello stomaco per lei: "Whoa! Ma chi si crede di essere questa qui!!??" pensò. Quindi spedì la timidezza di quando era entrata a farsi benedire e decise di reagire. Si strinse più vicina a Sam cingendogli la vita con un braccio, mentre con l'altro afferrò saldamente il bavero della giacca di lui e lo tirò verso di sè dandogli un bacio che avrebbe potuto essere definito in tanti modi ma sicuramente non casto. Tuttavia Sam accolse quell'inaspettata effusione senza alcun problema e abbracciando la giovane. Dopo di che Allison allungò la mano destra verso la ragazza dicendole affabilmente:
-Ciao! Allison! Piacere di conoscerti!-
La sciacquetta per tutta risposta la ignorò con una smorfia tornando a voltarsi verso Dean, che però aveva già capito come sarebbe andata a finire la serata:
-Ragazze, scusate...ma il dovere mi chiama...sapete...noi agenti dell'FBI dobbiamo sempre essere reperibili e pronti all'azione! Ehm..magari faccio un salto se mi sbrigo...- poi si rivolse al fratello: -Forza guastafeste, andiamo!-
Fuori dal nightclub Dean aveva ancora negli occhi l'immagine delle due ragazze, ma non così tanto da non riconoscere il gioiello di macchina di Allison:
-WOW!- disse estasiato mentre gli occhi verdi gli si illuminavano di colpo.
"Sì, sono decisamente fratelli" pensò lei alzando gli occhi al cielo. Dean proseguì la sua ispezione girando intorno alla vettura e facendole dei complimenti che, probabilmente continuò a pensare Allison con intima soddisfazione, non avrebbe fatto a nessuna delle due ragazze di poco prima:
-Che splendore! E tu ci porti a spasso i cavalli con questa bellezza? Sei matta?- le chiese scandalizzato. 
-Sì, perché?- ribattè con indifferenza lei che proprio non capiva l’attaccamento ossessivo di certi uomini alle loro macchine. Infine lui si rivolse direttamente all'automobile:
-Scusala dolcezza...non sa quello che fa!!-
Dopo che Dean ebbe finito di amoreggiare con la Firebird tutti e tre salirono a bordo e, insieme, si diressero al Country Club di Spring Creek: l’unico posto che nei paraggi potesse ospitare dei cavalli e fosse, contemporaneamente, vicino al cimitero. Dean aveva avvertito che sarebbero probabilmente arrivati tardi, quindi uno stalliere li aveva aspettati fino a quell'ora anche se le scuderie erano già chiuse. 
-Non c’era qualcosa di più economico?- chiese Allison ferma con il motore acceso, davanti al cancello di quella struttura nuova e chiaramente lussuosa, preoccupata del conto che le avrebbero presentato alla fine della scampagnata.  Dean le rispose quasi offeso:
-Ehi, per chi mi hai preso! Ehm, mi sono informato prima e pare che a causa della vicinanza al cimitero non abbiano la fila davanti al cancello per le iscrizioni, quindi i prezzi sono davvero stracciati....ehm soprattutto per un ispettore del dipartimento d'igiene...quindi stai in campana se ti chiedono qualcosa!- l'avvertì alla fine.
-Beh, meglio così allora!- rispose lei rincuorata e decidendo di ignorare l'ultima affermazione di Dean.
 Mentre attraversavano l'ingresso del Country Club, Allison sperò che i pneumatici della Firebird non sporcassero troppo i bianchissimi ciottoli che costituivano il fondo di quel sontuoso viale alberato che portava alle scuderie.
Sistemati i cavalli, rientrarono al motel per riposarsi un po', in previsione della nottataccia che li aspettava il giorno successivo. Sam avrebbe voluto raccontare a suo fratello quello che gli aveva detto Bobby su Allison e sulla famiglia della ragazza, ma era troppo stanco e, soprattutto, aveva troppa voglia di stare da solo con lei, quindi decise di rimandare quella discussione al giorno dopo.

(1) "Tell Me 'Bout It" Joss Stone - Stone/Saadiq/Ozuna - Album "Introducing Joss Stone"
(2) "Northwest Passage" è un episodio di "FRINGE" il 2x20 in particolare. 

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Capitolo 5
*** There's an Angel on my Shoulder ***


THERE'S AN ANGEL ON MY SHOULDER THERE'S AN ANGEL ON MY SHOULDER(1)


La mattina successiva, i tre ragazzi si alzarono con calma e, dopo aver fatto colazione in una tavola calda poco lontano dall'OASIS MOTEL, si rintanarono nella camera di Sam e Dean per studiare la situazione che avrebbero dovuto affrontare quella notte. Distesero sul tavolo della stanza una piantina dell'area di Spring Creeek, tutta segnata da righe ed appunti scritti dai due cacciatori e più che altro concentrati nella zona del cimitero. Allison era impaziente di capire con che cosa avrebbe avuto a che fare:
-Allora, che aspetto hanno queste amazzoni?- chiese.
Dean rispose per primo con slancio:
-Oh, grandi, enormi e cattive anche!-
-E mi avete detto che non si possono eliminare...se no si moltiplicano, giusto?-
-Sì...beh...dalle ricerche che abbiamo fatto sembra che quando ce n'è più di una per eliminarle tutte insieme si dovrebbe riconoscere la prima amazzone, cioè l'originale, e sparare a quella con un proiettile d'argento.- le rispose Sam. Poi si schiarì la voce, perchè un po' in difficoltà e consluse: -....ehm insomma, è evidente che noi non ci siamo riusciti.-
-Altrimenti io non sarei qui!- osservò Allison sorridendo divertita e per nulla preoccupata. Con naturalezza allungò un bacio di consolazione al ragazzo seduto di fianco a lei.
A quel punto intervenne Dean indicando la mappa per riportare l'attenzione degli altri due al nocciolo del discorso: -Ragazzi? Concentrati qui forza, ricordate? ....amazzoni?...tomba?....asce e frecce? Tuberete più tardi, quando avremo finito!- li riprese con deicsione neanche fosse un insegnante che ha scoperto due allievi chiusi nel bagno della scuola a baciarsi. Poi proseguì in modo molto professionale: -Allora questo è il cimitero, qui c'è il Country Club...vedi Allison?-
Lei annuì in silenzio studianto attentamente la cartina sotto il suo naso, poi, indicò una linea curva disegnata a circa una ventina di centimetri dalla "X" che indicava il punto dov'era la tomba di George Spender, e chiese:
-E questa linea cosa sta ad indicare?-
-Quella linea in realtà è posta più o meno a due Km dalla tomba di Spender. Abbiamo notato che se si supera quel confine le amazzoni scompaiono spontaneamente.- le spiegò Dean.
-Ok.- rispose Allison pensierosa. Poi: -E avete detto che sono armate di ascia o arco e freccie? Beh, immagino che dovrò dare fondo agli insegnamenti di mio papà, allora.- disse lei tranquillamente.
Mentre Sam impallidiva di colpo ed il suo cuore accelerava improvvisamente la frequenza dei battiti, Dean le chiese incuriosito, ma soprattutto all'oscuro di tutto quello che sapeva suo fratello:
-Insegnamenti di tuo padre?-
-Sì, mio padre mi diceva sempre: “Ally se ti trovi davanti un cavallo o qualunque altra cosa che ti punta, non importa quale sia la sua o la tua stazza, tu galoppagli contro più forte! Non devi avere paura, i tuoi cavalli non ti abbandoneranno!”. In effetti non ho mai capito perché ci tenesse così tanto ad insegnarmi questa cosa dal momento che nei maneggi è difficile che la gente ti venga addosso di proposito...figuriamoci poi lui cosa poteva saperne delle "altre cose" che potrebbero aggredirmi!- spiegò la ragazza sottolineando con il tono della voce le parole "altre cose".
-Beh, per ogni evenienza…tipo previdente tuo padre eh?- ribattè Dean divertito.
A quel punto Sam aveva un bisogno quasi fisico di cambiare argomento. Voleva discutere prima a quattr’occhi con suo fratello  di quello che aveva saputo da Bobby, quindi, mentre sentiva che il panico stava per prendere il sopravvento, disse velocemente:
-Allora come ci organizziamo questa sera?-
Lanciò un’occhiataccia a Dean, ma il fratello non aveva colto la sua troppo criptica richiesta di aiuto e gli aveva risposto con una smorfia, così Sam si trovò costretto a proseguire inventandosi sul momento un possibile piano da seguire che sembrasse almeno plausibile:
-Voglio dire…- s'interruppe...si stava impantanando...doveva assolutamente trovare una via d’uscita prima che lo specchio sul quale si trovava in quel momento si frantumasse. Abbassò gli occhi sulla piantina di Sping Creek stesa sul tavolo e decise di andare a braccio. Parlò ancora più velocemente di prima:
-Allora questo è il cimitero, la tomba di George Spender è questa- ed indicò la "X" nell’angolo a nord-ovest del rettangolo che nella mappa indicava il territorio del cimitero. Prima di continuare, con il pensiero si asciugò l’immaginario sudore dalla fronte, quindi:
-Abbiamo detto che il Country Club è vicino, quindi non dovrebbe essere difficile raggiungerci a cavallo. Ally, considera che le amazzoni compaiono se ti avvicini a meno di tre metri dalla tomba. Non appena tu ce le avrai levate di torno, noi scaviamo ed eliminiamo i resti del professore prima che possiamo. Vedi, qui intorno è tutto deserto, quindi una volta uscita dal cimitero, basta che cominci a correre verso est. Però non troppo lontano, non devi superare la linea dei due Km dalla tomba. Anche questa volta non ti voglio perdere neanche per un secondo, quindi saremo in continuo contatto telefonico.  In teoria non appena il professore comincerà a bruciare le amazzoni dovrebbero svanire.-
Aveva elaborato quel piano tutto d’un fiato, e solo alla fine si rese conto di aver fatto un errore, e madornale per di più. Purtroppo, però, anche Allison se n'era accorta:
-In teoria? Sam, hai detto in teoria?- chiese preoccupata sgranando gli occhi.
-No, no, sono sicuro che sarà così!- rispose lui risoluto, ma pregando qualunque Dio gli venisse in mente di non essersi sbagliato.
-Già speriamo...- rispose Allison poco convinta.
Stava per dire qualcos'altro, e infatti aveva già la bocca aperta, quando si sentì investire da una lieve folata di vento e da un rumore che assomigliava allo sbattere delle ali di un uccello:
-Ah!!!- invece delle parole le uscì dalla bocca un gridolino soffocato dallo spavento quando si rese conto che davanti a lei era comparso un uomo. Chiuse gli occhi e, istintivamente si portò una mano al torace, come a voler impedire al proprio cuore di saltarle fuori dal petto. Sam e Dean, che ormai erano abituati alle sue improvvisate, non fecero una piega quando videro Castiel.
-Cass!! Cosa ci fai qui?- gli chiese Dean stupito. In effetti quello era un lavoro di routine per loro e l'angelo non c'entrava affatto. Come mai era lì?
Nel frattempo Allison stava osservando insistentemente  il nuovo arrivato a bocca aperta: di fronte a lei si era letteralmente materializzato dal nulla un uomo sui 30 anni con indosso un completo scuro con camicia bianca e, sopra, un impermeabile beige. Il suo viso era impassibile e anche lui la stava fissando come incantato. Ovviamente Allison non aveva realizzato che si trattava di un angelo, per cui Sam pensò fosse meglio sbloccare la situazione e procedere alle presentazioni formali:
-Cass, lei è Allison Carter!- disse, ancora ridendo per l'espressione che lo spavento aveva disegnato sui lineamenti del viso della ragazza.
La voce di Sam fu utile anche a quest'ultima, che si riscosse ed allungò istintivamente la mano verso il nuovo arrivato dicendo:
-Piacere Allison!- e gli sorrise.
Anche per Castiel valeva lo stesso discorso fatto per Bobby: ad un osservatore superficiale l'uomo che le stava di fronte poteva sembrare insensibile e freddo, tuttavia Allison colse una luce in fondo ai suoi occhi. Era una luce calda e rassicurante, che le infondeva un naturale senso di pace e sicurezza. Per questo il suo sorriso risultò più dolce del solito.
-Ehm...Ally lui è Castiel...è un angelo...- le spiegò Sam che proprio non riusciva ad immaginarsi la reazione che la ragazza avrebbe avuto di fronte ad un angelo...in carne e ossa. La reazione fu la seguente:
-Oh.- basta. Nient'altro uscì dalla sua bocca sempre aperta. Allison, chiaramente, non aveva mai visto un angelo in vita sua e proprio non si sarebbe aspettata che avessero un'aspetto così...umano.
Soprassedendo allo sbigottimento della ragazza, Dean tornò alla carica:
-Cass, cosa ci fai qui?- chiese un'altra volta.
-Ho bisogno di voi.- rispose lapidario ed in tono abbastanza piatto l'angelo senza distogliere lo sguardo da Allison, come se neanche stesse parlando con il cacciatore che gli stava di fianco. Non riusciva a togliere gli occhi di dosso dalla ragazza , era più forte di lui, come se una calamita di dimensioni titaniche avesse catturato tutta la sua attenzione e niente fosse in grado di distrarlo da quei grandi e brillanti occhi grigi. Sperava solo che nè Sam nè Dean se ne accorgessero, ma aveva i suoi dubbi in merito.
-Adesso?- ora Dean era leggermente irritato.
-No quando avrete finito questo lavoro.- ribattè Castiel. Poi senza preavviso e  senza degnare nè Sam nè Dean di uno sguardo, ma sempre fissando la ragazza che aveva di fronte, orbitò via silenzioso com'era arrivato e lasciando di stucco non solo lei, ma anche i due fratelli. Castiel era stato un mistero per Sam e Dean all'inizio della loro collaborazione, ma col passare del tempo i due ragazzi avevano imparato a conoscerlo e capirlo. Tuttavia ogni tanto facevano ancora fatica ad interpretare i suoi bizzarri comportamenti, come questa volta. Quell'improvvisata era stata ancora più stravagante del solito. In genere quando Castiel aveva bisogno di loro, glielo diceva senza troppi problemi. Ok, alcune volte cavargli di bocca le cose era un po' faticoso, ma non era mai successo che se ne andasse senza aver loro comunicato il motivo della sua visita. A parte Allison erano esterrefatti anche Sam e Dean.
-Ma fa sempre così...voglio dire...va...viene...così...- il concetto che Allison provò ad esprimere non risultò formalmente molto chiaro, ma i suoi compagni avevano comunque capito cosa intendesse.
-In genere no in effetti! Che strano! Chissà cos'aveva oggi Cass!!??- si chiese Dean.
-Ma davvero voi avete..un...angelo!!??- esclamò lei con sincera ammirazione nella voce approfittando di in un lampo di lucidità.
-Ehm...si beh...diciamo che ci aiutiamo a vicenda...- rispose Dean che non pensava fosse il caso di sottolineare con gli altri due il fatto che aveva notato una strana luce negli occhi dell'angelo mentre questi fissava insistentemente Allison. Decise che la cosa migliore era tornare a studiare la mappa sul tavolo. In ogni caso per stare sul sicuro si fece un veloce appunto mentale per ricordarsi di chiedere a Cass cosa avesse di così interessante quella ragazza. Comunque pensò di non soffermarsi più del necessario sui comportamenti dell'angelo, in fondo quando aveva avuto bisogno urgente del loro aiuto glielo aveva sempre detto senza troppi problemi, quindi se questa volta se n'era andato senza accennare a niente, significava che il loro intervento avrebbe potuto benissimo aspettare. Così, senza perdere altro tempo, riportò gli altri due al nocciolo della questione che stavano discutendo prima di essere interrotti:
-Allora sarà meglio dare un’occhiata al territorio fuori dal cimitero prima che faccia buio. Sentite, io direi di andare a mangiare, poi andiamo a fare un sopralluogo, che ne dite?- propose.
-Ok!- rispose Sam riportando nuovamente lo sguardo alla piantina sul tavolo.
-Cosa?....ah...sì, sì...dopo...pranzo...sopralluogo....certo..come no!- accettò Allison che ancora stava ragionando sul concetto di angelo.

**********

Castiel aveva bisogno di aria. O meglio Jimmy aveva bisogno di aria, e quando Jimmy aveva bisogno di aria, Castiel trovava difficile pensare. Per questo motivo, lasciata la stanza di Sam e Dean Winchester, orbitò nel suo parco preferito, materializzandosi su una panchina un po' appartata sotto un secolare noce, dove nessuno avrebbe fatto caso se un uomo campariva dal nulla. Per fortuna la giornata era soleggiata e l'aria frizzante, quindi bastarono pochi secondi perchè i livelli di ossigeno nel sangue di Jimmy tornassero alla normalità.
Non aveva resistito alla tentazione di conoscere di persona Allison, nonostante gli ordini che aveva ricevuto erano stati a dir poco cristallini: Allison, almeno finchè non avesse preso una decisione, non avrebbe dovuto sapere della sua esistenza. Non ce l'aveva fatta, e comunque ne era contento. Finalmente, dopo tutti quegli anni passati a sorvegliarla da lontano ed intervenire in qualche rara occasione ma sempre restando invisibile ai suoi occhi , l'aveva conosciuta e lei aveva conosciuto lui.
Improvvisamente:
-Bene, vedo te ne sei infischiato dei miei ordini.- disse una voce abbastanza irritata di fianco a lui.
"Zachariah. Che verme! E ha anche il coraggio di arrabbiarsi, magari!" pensò Castiel immediatamente. Non gli era mai stato simpatico il suo capo, ma da quando seguiva i fratelli Winchester si abbandonava a pensieri poco lusinghieri su di lui sempre più spesso e sentendosi sempre meno in colpa. In effetti nel corso dei secoli si era reso conto che Zachariah non riscuoteva un gran successo neanche frai suoi fratelli, solo che loro non formulavano la propria avversione in modo colorito come faceva lui, anche se lui si limitava ad esprimere dei pensieri.
-Sì.- rispose solamente. "Che domande, è evidente che ho ignorato i tuoi ordini da fuhrer!" pensò ancora.
-Non importa!- ribattè Zachariah per nulla disturbato.
"E allora perchè accidenti me l'hai dato quell'ordine...schifoso che non sei altro!". Ad alta voce non disse niente, ed infatti Zachariah proseguì, con quel suo tono di voce che Castiel normalmente definiva fra sè e sè "viscido":
-Tu lo sai cosa dovrai fare se lei decide di tornare indietro, vero?- gli chiese senza neanche guardarlo in faccia.
Castiel rabbrividì al solo pensiero.
-Sì- rispose ancora una volta con quel semplice monosillabo.
-Bene, allora questa volta vedi di eseguire gli ordini così come ti sono stati dati.- gli intimò in tono minaccioso Zachariah prima di scomparire.
Castiel rimase impassibile, nonostante dentro stesse ribollendo di rabbia. Sì, sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto fare ad Allison se lei avesse deciso di tornare ad Afton. In pratica era indispensabile, per chissà quale disegno divino che a lui non era dato di conoscere nonostante l'avesse chiesto milioni di volte, che Allison si unisse a Sam e Dean Winchester come cacciatrice, per cui se non lo avesse deciso lei in completa autonomia, lui avrebbe dovuto metterle una mano sulla testa, proprio fisicamente, e farle cambiare idea. Un angelo lo poteva fare, non era una cosa difficile. Tuttavia significava entrare letteralmente nella mente delle persone e sfogliare tutti i loro pensieri come fossero le pagine di un libro, fino a trovare quello voluto per poi cambiarlo. Detestava fare quel genere di cose, con chiunque; non amava affatto conoscere i più intimi desideri della gente. Ma il pensiero di fare una cosa del genere proprio a lei gli dava addirittura il voltastomaco. Prima di orbitare verso nuove incombenze si chiese mesto: "Chissà se il libero arbitrio è mai esistito!"

***********

-Accidenti non c’è neanche un cactus dietro cui nascondersi!- constatò Allison amareggiata.
Come programmato, insieme a Sam e Dean era andata a fare un sopralluogo nell’area appena fuori dal cimitero. Erano le due del pomeriggio ed il sole batteva alto ed inesorabile nel cielo terso sopra il Nevada, ma nonostante questo non c'era il caldo afoso che generalmente le persone collegano con i luoghi desertici. D'altra parte se lo chiamavano deserto una ragione ci doveva pur essere, e infatti in quel posto non c'era niente se non sterpaglie e terra brulla ovunque. Non un filo d'erba, non un albero anche rinsecchito, non un sasso più grande di un pugno. Figurarsi una pozzanghera. Niente. Niente di niente.
-Già...dillo a me! Sono dieci giorni che ci tocca fare i salti mortali per non farci ammazzare da quelle pazze!- rispose Dean che condivideva appieno lo sconforto di Allison.
-E poi questo fondo non è il massimo per galoppare a tutta velocità!- osservò ancora inginocchiandosi e tastando il terreno non pari, ma leggermente sconnesso e pieno di buche e sassi -Speriamo...in fondo Ange è sempre stato un cavallo robusto.- cercò di consolarsi pensierosa mentre studiava attentamente ora il terreno, ora il paesaggio desolato e arido intorno a lei.
Sam intervenne per riportarla sulla terra insieme a loro:
-Allora Ally, vedi, il cimitero è la- e si voltò indicando un’alta muraglia bianca con al centro  un arco d’ingresso sovrastato da una sottile croce metallica. Poi proseguì: -e direi che due Km sono pressapoco dove ci troviamo noi ora.-
-Quindi io dovrei descrivere un arco del raggio di due km dalla tomba di quel pazzo in direzione nord-est.- e nel pronunciare queste parole descrisse con il braccio sinistro un arco immaginario in aria.
-Direi che è la soluzione migliore!- concordò Dean, poi propose di fare un giro al cimitero in modo che Allison prendesse confidenza anche con quell'ambiente.
Il cimitero si trovava al confine ovest della città. Era suddiviso in due parti: verso est erano distribuite le tombe interrate, che si presentavano con una semplice lapide bianca che spuntava da un prato verde all'inglese perfettamente curato. Alcune tombe erano completamente circondate da mazzi di fiori, specialmente quelle delle persone giovani, mentre altre erano state tristemente abbandonate da chissà quanti anni. Nella parte ovest, invece, c'erano diverse cappelle, una trentina in tutto più o meno. Erano piccole costruzioni dove venivano messi i defunti appartenenti alla stessa famiglia. Mentre la parte orientale era decisamente malinconica e molto spoglia, la parte occidentale era davvero lugubre. Tutte quelle cappelle ingrigite dal tempo e dalle intemperie, quelle cancellate nere che le chiudevano al mondo esterno e quelle imponenti  statue di angeli che mettevano soggezione di giorno, figurarsi di notte, rendevano quella parte di cimitero spettrale.
La tomba di George Spender, invece, era isolata rispetto alle altre. Era interrata ma si trovava dietro le cappelle, a circa una ventina di metri da esse. Era posizionata sotto un cipresso alto e smilzo, il cui tronco portava con evidenza i segni delle asce e delle frecce delle amazzoni. Quella tomba, così isolata e dimenticata da Dio e da tutti non era semplicemente lugubre: metteva i brividi.
Quando raggiunsero l'ultima dimora del professor Spender, tenendosi a debita distanza, Allison azzardò a mezza voce un suggerimento:
-Avete provato a fare un cerchio col sale attorno alla tomba?-
Dean la guardò di traverso offeso e rispose lapidario:
-Tutte e dieci le volte che siamo stati qui, ma il cerchio vale per le amazzoni, non per le loro frecce o peggio le loro asce!-
-Oh, scusa...-fece Allison quasi sottovoce.
Esaminarono ancora attantamente il percorso migliore che avrebbe fatto Allison per allontanare le amazzoni dalla tomba fino al limite oltre il quale queste sarebbero svanite. Discussero per quasi un'ora sulle varie possibilità e sia Sam che Dean notarno che, nonostante l'inesperienza della ragazza in questo genere di cose, lei non solo imparava spaventosamente in fretta, ma ora era anche in grado di dare valide indicazioni sulla strategia che avrebbe dovuto seguire quella notte. Una volta, con orrore di Sam, Dean le disse addirittura:
-Buona idea! Hey, impari in fretta! Sembra quasi che tu sia nata per questo mestiere!-
Allison aveva minimizzato ribattendo:
-Beh, non mi sembra ci siano molte alternative!-
Insomma, alla fine Sam era fisicamente sfinito e sull'orlo di un infarto cardiaco: non ce la faceva più a tenere per sè quello che sapeva su Allison e la sua famiglia. Doveva parlarne con Dean in fretta, anzi subito, per questo motivo propose di tornare al motel e, con suo immenso sollievo, gli altri due concordarono.


(1) Verso di una canzone "Houses Of The Holy" Led Zeppelin - Album "Physical Graffiti" 1975



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Capitolo 6
*** All the King's Horses ***


ALL THE KING'S HORSES ALL THE KING'S HORSES(1)

Rientrati al motel dopo il sopralluogo al cimitero Sam e Dean cominciarono a pulire le loro armi; in teoria non avrebbero dovuto averne bisogno, ma, come Dean spiegò ad Allison senza mezzi termini, la teoria in quel lavoro portava solo in un posto, e cioè all'Inferno. Nel frattempo lei aprì alcuni vecchi libri sparsi quà e là per la stanza dei ragazzi e cominciò a studiarli attentamente. Dean aveva ragione, le amazzoni erano enormi ed erano sempre ritratte con espressioni che andavano dalla collera alla pura pazzia passando per tutte le vie di mezzo. Inoltre cavalcavano stalloni poderosi e statuari, i quali in genere avevano la stessa espressione feroce della donna che stava sulla loro schiena, il che non era affatto lusinghiero per le donne, penso Allison sarcasticamente.
Dopo circa un paio d'ore i ragazzi avevano finito di preparare fucili e pistole, per cui decisero di andare a riposarsi un po' prima che facesse buio. Allison si alzò dalla sua sedia e prese Sam per un braccio con l’intento di portarselo in camera sua. Tuttavia, quando sentì che lui opponeva una certa resistenza, si fermò. Immobile, in mezzo alla stanza con il braccio di Sam a mezz’aria e rossa in viso prese ad insultrsi silenziosamente per l’arroganza che aveva avuto dando per scontato che lui volesse la stessa cosa.
In realtà Sam volveva la stessa cosa che voleva Allison, eccome, ma quella era l'occasione ideale per parlare da solo a suo fratello. Vedendo l'espressione imbarazzata sul volto della ragazza, Sam si affrettò a spiegarle:
-No, no tranquilla Ally, arrivo subito. Ho solo bisogno di parlare con Dean...ehm di una cosa…-
-Oh, ok, ti aspetto di la.- rispose lei rincuorata e sorridente, mentre gli allungava velocemente un bacio sulle labbra. Quindi usci dalla stanza 33 per entrare nella 34 lasciando Sam e Dean ai loro affari.
Appena Allison si chiuse la porta alle spalle, Dean si rivolse immediatamente al fratello:
-Ehy, Sam ma che ti prende?-
-Senti Dean, durante il viaggio ci siamo incontrati con Bobby a Salt Lake City…e non indovineresti mai cosa mi ha detto di Allison!- esordì Sam che non riusciva neanche a stare seduto e aveva cominciato a camminare avanti e indietro per la stanza.
-Sam calmati!- gli disse inizialmente, poi un sorriso ironico si stampò sulla sua bocca mentre diceva: -...Dannazione è lesbica!- scherzò Dean sperando di far rilassare un po' il fratello.
-Dai accidenti è una cosa seria! Dean, Bobby sostiene che Ally viene da una famiglia di cacciatori!- Sam non riusciva a fermarsi, era un fiume in piena inarrestabile: -Mi ha detto che il suo trisnonno o giù di lì era un allevatore di cavalli, ma non di cavalli normali, pare che abbiano delle capacità particolari…non so esattamente a cosa si riferisse. Comunque mi ha detto che i cacciatori prima di usare le macchine, per cacciare usavano solo ed esclusivamente i cavalli del nonno di Allison. Poi l’allevamento è andato distrutto in un incendio circa 30 anni fa, non si sa nè perché, né chi sia stato ad appiccare il fuoco. A quel punto il padre di Allison abbandonò la caccia e l’allevamento per aprire la Carter Tools.- si fermò e respirò profondamente perchè dire ad alta voce quello che stava per dire significava renderlo reale. Fece appello a tutto il suo coraggio e alla fine concluse: -Dean capisci? Lei è come noi!-
Dal tono di voce Dean capì che suo fratello non sapeva se essere contento o preoccupato. Invece lui sapeva benissimo come si sentiva:
-Lo sapevo!- esultò -Ah ah lo sapevo! Sapevo che doveva esserci dell’altro in quella ragazza! Sam lo sai che cosa mi hai appena detto?- ora anche Dean non riusciva più a stare seduto, era eletrizzato.
Sam, che invece era in preda alla confusione mentale più assoluta, gli rispose a malapena:
-No, cosa?-
-Mi hai appena detto che ho fatto bene un anno fa a chiederle di venire con noi! Dannazione sono un genio! Lo sapevo!- Dean era sempre più euforico.
Sam, nonostante avesse voluto tenere lontano Allison da quella vita il più a lungo possibile, cominciava a rendersi conto che non sarebbe stato possibile farlo per sempre, soprattutto alla luce delle nuove informazioni che aveva avuto da Bobby.
-Sam questa è una buona notizia, non ti rendi conto?-
-Non lo so Dean! Non so cosa sia meglio fare! Glielo devo dire?-
-Ma certo che glielo devi dire! Non sei tu che devi decidere, ne abbiamo già parlato! E’ la sua vita, deve decidere lei! Senti se è davvero come dice Bobby tu non puoi farci un bel niente! Se non si unirà a noi adesso, prima o poi comincerà a cacciare lo stesso in un modo o nell’altro.-
-Hai ragione, hai ragione...- ammise Sam molto a malincuore.
-E poi se ci pensi è una cosa che ha perfettamente senso!- continuò Dean ora più tranquillo, ma comunque raggiante, mentre si sedeva sul suo letto.
-Cosa?- chiese Sam che continuava a non condividere l'entusiasmo del fratello.
-Voglio dire, i demoni e tutti quei brutti filgi di puttana sono sempre esistiti! Non ci avevo mai pensato, ma secoli fa ci saranno sicuramente stati dei cacciatori che in qualche modo si dovevano spostare, no? E allora, senza automobili, avranno dovuto usare dei cavalli... speciali se volevano sopravvivere!-
-In effetti il ragionamento non fa una piega, ci avevo pensato anche io. Bobby dice che qualcuno li usa ancora!- quell'affermazione gli fece venire in mente un'altra cosa che era forse più grossa del fatto che Allison provenisse da una famiglia di cacciatori: -E poi c'è un'altra cosa che non capisco. Secondo Bobby i cavalli di Allison vengono dall'allevamento Carter...pare che la "C" alla fine dei nomi stia proprio ad indicare Carter. Ma Dean, Allison non ha più una famiglia! E allora i suoi cavalli da dove vengono?-
Quella domanda, chiaramente retorica, rimase sospeva in aria fra i due fratelli che presero a fissarsi per un lungo istante senza aver bisogno di parlare, perchè entrambi sapevano di aver pensato la stessa cosa: da qualche parte doveva esserci almeno un Carter ancora vivo che stava portando avanti l'allevamento.
A quel punto Sam si sentì sopraffatto dai propri pensieri, per cui decise che era ora di chiarirsi un po' le idee con qualche ricerca sui cacciatori del passato. Si diresse pigramente verso la porta della camera dicendo:
-Ok, ok vado di là!-
Uscì, lasciando Dean a crogiolarsi nel suo brodo di genio.
Mentre si dirigeva verso la stanza accanto, Sam pensò che fare delle ricerche sulla famiglia di Allison all’insaputa di Allison sarebbe stato molto difficile soprattutto con Allison nella stessa stanza, tuttavia non poteva fare a meno di starle vicino: gli sembrava che quella ragazza avesse della colla addosso e lui ci era rimasto apiccicato...non che avesse fatto molto per evitarlo, in effetti.
“Va beh, starò un po’ attento!” si disse infine.
Fortunatamente lei era già nel meraviglioso mondo dei sogni quando lui entrò nella stanza n. 34. La guardò con gli occhi pieni di preoccupazione, ma in fondo si stava convincendo che non poteva tenerla lontana dalla sua vita, se la sua vera vita era quella. Dean aveva ragione.
Più in silenzio che potè, Sam apparecchiò il tavolo della stanza con vari volumi vecchi, ingialliti e consunti, pieni zeppi di stampe e figure  riguardanti lo sviluppo della magia e del soprannaturale in America a partire dalla colonizzazione da parte degli inglesi.
Senza sapere il perchè quelle ricerche gli fecero pensare ad Adam, il fratellastro. Gli capitava spesso di pensare ad Adam, anche se erano passati parecchi mesi. In effetti non avevano conosciuto lui direttamente, ma il mostro che aveva assunto le sue sembianze. Comunque sia, ricordava perfettamente quei due giorni durante i quali aveva cercato di insegnargli il mestiere di famiglia. In quell'occasione era stato Dean a sostenere che Adam doveva essere protetto e, quindi, tenuto lontano da quella vita. Lui non era d'accordo. Adam era comunque un Winchester e, quindi, destinato a quel mestiere; o almeno doveva essere in grado di difendersi nel caso qualche bastardo avesse voluto vendicarsi di loro padre. In quell'occasione lui e Dean erano arrivati troppo tardi: Adam era già stato ucciso. "E se fossimo arrivati prima? E se fossimo riusciti ad insegnargli come proteggersi....forse Adam sarebbe ancora vivo!" Quel pensiero l'aveva torturato per parecchio tempo dopo aver scoperto l'esistenza del fratellastro. 
Ora al posto di Adam c'era Allison. Stessa identica situazione. "No! Non è vero! Non è la stessa identica situazione! Per niente!!" urlò una voce nella mente di Sam mentre lui guardava la ragazza che dormiva pacificamente sul suo letto. "Ally è viva! Lei è qui ora! Forse Dean ha ragione, forse lei dovrebbe davvero venire con noi...perchè per lei non è troppo tardi!!" pensò mentre ancora la confusione regnava sovrana nella sua mente.
Distolse lo sguardo da Allison e tornò a concentrarsi sulle sue ricerche. Alle dieci di sera Sam fu in grado di ricostruire l'intero albero genealogico della ragazza a partire dal trisnonno Rupert che sbarcò per primo in America. Scoprì che effettivamente la famiglia Carter era sempre stata nel campo dell'allevamento dei cavalli, ma i suoi membri erano anche stati abili cacciatori. Prima di allora non ci aveva mai pensato, ma in effetti il ragionamento che aveva fatto poco prima con Dean filava liscio come l'olio. "Sicuramente  l'uomo avrà cominciato a cacciare il male anche prima che inventassero le auto! E allora i cacciatori avranno avuto bisogno di cavalli particolari per sopravvivere in questo dannato mestiere!" pensò Sam mentre con gli occhi scorreva quelle immagini di cacciatori e cacciatrici a cavallo, fieri ed agguerriti come i loro colleghi moderni che si spostavano con auto, pick up o furgoni.
Quella ricerca aprì a Sam un nuovo sconfinato mondo. Riuscì a trovare traccie di parecchi cavalli della famiglia Carter le cui qualità venivano lautamente elogiate nelle pagine dei suoi libri, tramite la descrizione di racconti ed anedotti realmente accaduti. Sembrava che questi animali fossero eccezionali, non tanto per le loro doti, ma perchè queste doti si esprimevano in loro alla massima potenza. Sam lesse con interesse la descrizione del coraggio di Army of Heaven C il cavallo di un cacciatore noto per aver salvato l'antica Chicago dalla distruzione totale; si lasciò impressionare della veloità di Desdemona* C la cavalla del nonno di Allison, William Carter, dall'intelligenza di Firefly* C l'ultima cavalla del padre di Allison, Edward, e della resistenza dell'instancabile Peaseblossom* C che, insieme al cacciatore nonchè pro-prozio di Allison, Thomas Bishop, nel 1740 coprì quasi volando e senza mai fermarsi i 100 km che li separavano da Savanna in Georgia dove diedero un'importante contributo per distruggere un demone di nome Gus.
Tuttavia la storia che divertì Sam più delle altre, fu quella di Cobweb* C e della sua cacciatrice Zoe Ferguson di Miami. Era il 1865 e lei era sulle tracce di un non meglio specificato demone, la cui storia si intrecciava con quella della famiglia di lei più o meno come era successo alla famiglia di Sam con Azazel. Un bel giorno Zoe non trova più Cobweb in scuderia, ma seguendo alcune tracce scopre che l'animale è in realtà stato rapito dal demone. In preda alla disperazione lei si butta in incantesimi, magia nera, vudù, caccie agli scagnozzi del demone, ricerche a destra e a manca per rintracciare il suo destriero, ma senza successo, finchè, una settimana dopo la sua scomparsa, Cobweb riappare tranquillo e beato fuori dal cancello di casa di Zoe mentre, brucando tranquillamente un po' di erba, aspettava che qualcuno si accorgesse di lui. La cacciatrice si convinse che il suo cavallo era riuscito a scappare dalla  sua prigionia (a nord, molto a nord, perchè il pelo gli era cresciuto moltissimo nel giro di una sola settimana, il che significava che era stato tenuto in un posto molto freddo) e a ritornare a casa da solo, sano e salvo.
Alla fine delle sue ricerche, ormai erano quasi le undici, Sam era stanco e sconvolto per tuttte le notizie che aveva trovato: possibile che la famiglia Carter avesse una tradizione ed una storia così importanti senza che  nè lui nè suo fratello ne sapessero nulla?
Mentre elaborava questo pensiero Allison si svegliò:
-Ehi, ciao!-
-Ehi!- le risose lui dolcemente.
-Ma tu non hai riposato?- s'informò Allison mentre gli si avvicinava e gli dava un bacio. Con noncuranza buttò un'occhiata veloce ai libri aperti sul tavolo: -Cosa sono?- gli chiese.
A quel punto Sam si arrese. Non poteva tenerle nascosto nulla di quello che aveva appena scoperto. Non sarebbe stato giusto. Ripensò a tutta la sofferenza che lui e Dean avevano sopportato a causa dei segreti che altri avevano deciso di tenere sulla loro famiglia e decise che, potendo, avrebbe risparmiato tutto quello ad Allison. Per cui cercando di sembrare disinvolto disse:
-Beh, Ally, ti presento la tua famiglia!- le disse lapidario senza troppi giri di parole.
Lei reagì sgranando gli occhi scioccata. Avrebbe potuto pensare a milioni di risposte alla sua domanda, anzi miliardi, ma nessuna di quelle coinvolgeva la sua famiglia. Decidendo in piena autonomia, si sedette sulle gambe di Sam, anche perchè era talmente sconvolta che probabilmente sarebbe caduta anche da una sedia ferma sotto il tavolo. Aspettò che lui cominciasse a spiegarle:
-Allora, non ho dormito perchè non avrei potuto in ogni caso. Bobby mi ha detto delle cose sulla tua famiglia...mentre tu eri in bagno..ti ricordi?-
Lei annuì, senza distogliere lo sguardo dai libri che ora stava sfogliando con interesse, per cui Sam prosegì: -Mi ha detto che la tua famiglia allevava solo cavalli che erano poi utilizzati dai cacciatori...quando ancora non esistevano le macchine. Bobby sostiene che la C alla fine dei nomi sta proprio ad indicare "Carter"... - si pentì quasi subito di quella precisazione perchè il terrore che lei collegasse velocemente il nome dei suoi cavalli con un possibile allevamento Carter ancora esistente da qualche parte negli Stati Uniti gli afferrò lo stomaco rivoltandoglielo come un calzino. Per cui proseguì immediatamente sperando di seppellire quella frase sotto una montagna di altre informazioni: -Beh Ally, quelli che stai guardando sono solo alcuni, immagino, dei tantissimi cavalli dell'allevamento Carter.  Ho scoperto che la tua famiglia non allevava cavalli normali, insomma pare possano fare più o meno qualunque cosa il cavaliere chieda loro di fare...ma sei tu l'esperta in questo campo...inoltre i Carter stessi erano dei cacciatori, molto competenti, sembra. Ehm...- si fermò; sembrava in difficoltà, ma non poteva nasconderle proprio quell'informazione: -...e poi ho scoperto che anche tuo padre era un cacciatore...e anche molto bravo...a quanto pare- concluse spostando gli occhi dai libri che lei non smetteva di sfogliare al viso di Allison completamente assorbita da quelle immagini di uomini e donne a cavallo.
Lei ascoltò le parole di Sam attentamente e in silenzio, ma ebbe un tuffo al cuore quando lui nominò suo padre. Suo padre un cacciatore? Com'era possibile? L'uomo che si era sempre categoricamente rifiutato di montare un canestro da basket nel cortile di casa, nonostante le sue incessanti richieste, perchè non sarebbe riuscito a centrarlo neanche con una scala...era un cacciatore? Allison era sconvolta, anzi più che sconvolta, il suo cervello si era in preda al caos più totale.
Avvertì il tocco delicato della mano di Sam che le spostava una ciocca di capelli dalla fronte, chiedendole semplicemente:
-Tutto ok?-
Lei rispose annuendo con il capo, ma rimanendo sempre in silenzio. Non sapeva cosa pensare. Il suo cervello era stato completamente svuotato dalle parole di lui: "Tuo padre era un cacciatore."
Il silenzio di Allison si protrasse per diversi minuti, che per Sam furono minuti di autentica tortura visto che non riusciva ad immaginare i pensieri della ragazza. Infine lei chiese l'unica cosa alla quale Sam aveva paura di rispondere, anche perchè non era sicuro di avere ragione:
-Ma se della famiglia Carter sono rimasta solo io, One Breath e Fallen Angel da dove vengono?-
"Grande! E adesso cose le dico?" pensò Sam mentre inspirava profondamente, come se sperasse che insieme all'aria potesse respirare anche una risposta che non la sconvolgesse ancora di più. Infine in tono incerto disse:
-Ehm...non lo so Ally, ma direi che ci sono due possibilità.- si schiarì la voce poi riprese: -Primo l'allevamento è stato mandato avanti fino ad ora da qualche altro cacciatore...Bobby dice che qualcuno usa i cavalli ancora adesso..il che ha senso, perchè tu sei qui con noi e fra poco andrai a caccia con il tuo cavallo, quindi...- si rese conto che stava prendendo tempo per allontanare il momento in cui avrebbe dovuto esporre la seconda possibilità. Si schiarì ancora la voce anche se non ne aveva alcun bisogno prima di sganciare la bomba: -ehm..oppure, secondo...può essere che tu abbia ancora una famiglia...da qualche parte...- concluse stremato.

(1) Aretha Franklin "All The King's Horses" 1972 Album "Young, Gifted and Black"

*Desdemona, Peasblossom e Cobweb sono tre personaggi di opere di Shakespeare. In particolare Deasedemona è un personaggio di "Otello", mentre Peasblossom e Cobweb sono entrambi da "Sogno di una notte di mezza estate". Firefly invece è una serie creata da Joss Whedon del 2002-2003

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Capitolo 7
*** Don't Stop Me Now ***


DON'T STOP ME NOW DON'T  STOP ME NOW(1)
(I'm Having Such a Good Time) (1)

Allison, a bordo della sua Firebird, si stava dirigendo al Country Club per prepararsi alla caccia di quella notte, tuttavia il suo cervello era ancora annebbiato dal fungo lasciato dalla bomba atomica che Sam le aveva sganciato addosso poco prima di partire. Era sconvolta, non riusciva a capacitarsi di quello che il ragazzo aveva scoperto sulla sua famiglia.
Sam aveva passato le ultime ore a fare ricerche e  non si era riposato per niente, anche per questo le era dispiaciuto essere così brusca con lui nel parcheggio del motel. Ripensò a quei momenti. Lui l'aveva fermata mentre Dean saliva sull'Impala:
-Ally, ascolta, non volevo sconvolgerti...- ma lei lo aveva interrotto senza troppi complimenti perchè in effetti non avrebbe saputo cosa rispondergli dal momento che la sua mente avrebbe potuto essere definita senza problemi un "sistema caotico" a tutti gli effetti:
-Senti Sam sto cercando di compartimentalizzare le mie emozioni e i miei pensieri! Non mi distrarre. Rimaniamo concentrati su questo lavoro, ok? Dopo avremo tutto il tempo!- detto questo si era voltata e si era diretta verso la macchina. Poi però si era sentita tremendamente in colpa per la sua assoluta mancanza di tatto, anche perchè la sincerità di Sam l'aveva lasciata disarmata. Per cui prima di montare sulla Firebird lo aveva chiamato e questa volta aveva cercato di essere più dolce:
-Sam!- gli si era avvicinata di nuovo, poi: -Ehm...scusa e...grazie...per tutto...- aveva sorriso ed era partita.
Non era stata solo brusca, era stata quasi ostile, era vero, ma era altrettanto vero che creare due compartimenti stagni nel suo cervello dove mettere da una parte la caccia che si apprestavano ad affrontare e dall'altra la sua famiglia, e poi trovare una chiave che le avrebbe permesso di aprire o l'uno o l'altro settore a suo piacimento, si stava rivelando un compito più arduo di quello che immaginava. Quindi più riusciva a concentrarsi su quello che doveva fare quella notte meglio sarebbe stato per tutti.
Sam e Dean non andarono direttamente al cimitero, ma raggiunsero Allison al Country Club, un attimo prima che lei fosse pronta. Quella notte sarebbe stato Fallen Angel a dover dar prova delle sue qualità di cavallo da caccia:
-Ah, ragazzi mi tenete d’occhio Ange un secondo per favore, io vado a finire di prepararmi. Grazie!- cervello in modalità "Caccia". Allison si sentiva più rilassata.
Fu Dean a risponderle spavaldo:
-Non c’è problema, io e lo stallone qui ce la intendiamo alla grande, non è vero amico? Hey come stai, bello?- disse mentre dava una grattatina dietro l’orecchio del puledro. Come l’ultima volta il cavallo, evidentemente amante delle grattatine dietro l’orecchio,  stampò in faccia a Dean una bella leccata in segno di apprezzamento:
-Oh, no dannazione!- disse il cacciatore abbastanza disgustato.
-Ma non hai imparato la lezione dopo l’anno scorso?- gli chiese Sam ridendo di gusto.
Nel frattempo Allison era ritornata dal bagno ed era armata fino ai denti: un fodero con un pugnale di ferro era fissato ad un stivale e una fondina con una 9 mm semiautomatica alla cintura dei pantaloni. Sam e Dean erano ammirati:
-Bene, non sei stata con le mani in mano durante questo anno mi pare!- Dean.
-Ehy, vedo ti sei preparata bene? Vediamo...qui abbiamo un pugnale di ferro…e qui una Beretta M92 direi...giusto? Proiettili?- Sam
-Sì, beh...tu continuavi a ripetermi che potevo essere in pericolo, quindi mi sono adeguata!- si giustificò lei. Poi: -Beretta M92, esatto! Proiettili normali per questa volta...ma Peter quasi mi faceva ricoverare quando gli ho chiesto di trovarmi delle munizioni in puro argento. –  rispose Allison sorridendo. 
-Ehm…Peter?- chiese Sam con un filo di ansia nella voce.
-Ah, sì. Peter Frye. Ha un’armeria ad Afton, la pistola me l'ha venduta lui... – ribattè lei sempre sorridendo ed allungando al ragazzo un bacio per tranquillizzarlo; era forse gelosia quella che Allison aveva sentito nella voce di Sam? Cervello sempre in modalità "Caccia". Poi facendo finta di niente continuò: -Ci ha impiegato mesi per cercarle, poi si è rassegnato ad andare dal gioielliere! Poveretto, com’era amareggiato quando ha capito che non aveva alternative. Allora direi che sono pronta e voi?-
-Pronti! Si parte!- risposero i due fratelli insieme. Prima di salire a cavallo Allison andò in modalità "Famiglia"; seria si avvicinò a Sam e gli diede un bacio (quando avrebbe smesso di sentirsi in colpa per il suo comportamento nel parcheggio del motel?), poi: -Scusa per prima...facciamo questa cosa poi...ti ringrazierò come si deve...- e sorrise maliziosamente. Sam si tranquillizzò, e non poco; ora sapeva che lei aveva tutto sotto controllo.
Mentre i due fratelli raggiungevano il cimitero con la fida Impala, Allison, a cavallo, prese la strada più lunga per scaldare un po’ Fallen Angel.
Arrivati a destinazione, Dean parcheggiò la macchina accanto all'ingresso e insieme a suo fratello si rifornì dall'arsenale nascosto nel doppio fondo del bagagliaio. Oltre a pale, torce e sale presero anche fucili con cartucce al sale e coltelli con lama di ferro.
-Allora come l'ha presa?- chiese Dean al fratello, mentre caricava il fucile.
-Boh...sinceramente non ne ho la minima idea!- 
-Tranquillo...non è mica scema...sono sicuro che è solo concentrata su questa notte...dalle tempo.- ribattè Dean che scoprì in quel momento di  nutrire nei confronti di Allison una naturale fiducia.
-Senti senti...e da quando sei diventato così saggio?- lo prese in giro Sam con un ghigno ironico sulla bocca.
Dean afferrò la pala e la torcia elettrica, si voltò e, allargando le braccia come se stesse per dare una risposta scontata, disse:
-Anni e anni di esperienza con quel testone di mio fratello!- e si avviò verso il cimitero, con Sam alle calcagna che scuoteva il capo.
Dieci minuti dopo Allison li raggiungeva nel punto stabilito quel pomeriggio: a 5 metri dalla tomba di quel pazzo di George Spender. 
-Ok, allora Ally, prova a chiamarmi.- disse Sam.
Il viso di Allison avvampò improvvisamente all’idea di rivelare che in tutto l’anno precedente non aveva avuto il coraggio di cancellare il numero di Sam dalle chiamate rapide della rubrica del suo cellulare. Con un pizzico di irritazione nella voce, per il suo orgoglio ferito, parlò ad alta voce e direttamente nel microfono degli auricolari:
-SAM!-
Il telefono cominciò a squillare ed il ragazzo rispose ironico:
-Ah, quindi il mio numero è ancora dov’era un anno fa! Bene. Mi senti?-
-Forte e chiaro...- rispose lei seccata sorvolando sul fatto che avrebbe voluto scendere da cavallo e dargli un sonoro scappellotto.
-Allora Ally, possiamo proseguire, sei pronta?-
-Come sempre!- rispose lei respirando profondamente, ma subito fermò i ragazzi: -PERO’!!!…fate in fretta a scavare ok?-
Sam e Dean si scambiarono uno sguardo d’intesa e tutti e tre, bipedi e quadrupedi, mossero i primi passi verso il punto di non ritorno. Una volta raggiunta la tomba i fratelli cominciarono subito a scavare, ma non avevano neanche smosso  due palate di terra che davanti a loro comparvero nove nerborute ed arrabbiatissime donne, a cavallo di stalloni scalpitanti ancora più enormi e arrabbiati e con due immense narici dilatate ed ansimanti ciascuno. Davanti a quella vista Allison si sentì inizialmente impreparata:
-Accidenti quanto sono grosse!-
Si riprese subito, anche grazie al fatto che Fallen Angel non aveva fatto una piega di fronte a quella vista che avrebbe terrorizzato un qualunque altro essere vivente anche più grosso di lui:
-Ok Ange diamoci dentro.- sussurrò Allison al suo puledro mentre con forza gli puntava gli speroni nella pancia. Sembrava che lui aspettasse solo quel comando perché schizzò in avanti come una saetta e, con un’agilità ed un coraggio che la ragazza non avrebbe detto gli appartenessero, dribblò con disinvoltura le nove amazzoni che rimasero immobili come fossero i paletti di uno slalom.
Pochi secondi più tardi Allison e Fallen Angel stavano galoppando veloci come il vento attraverso l’arco che portava fuori dal cimitero diretti verso il deserto e inseguiti dalle amazzoni.
-Ally, tutto ok?- si informò Sam qualche istante dopo che la ragazza era scomparsa al di là dell'ingresso del cimitero. La risposta che ricevette, però, non era quella che si aspettava lui:
-Sì, per ora! Tu piuttosto non sei affaticato abbastanza, scava più in fretta non so quanto posso tenerle a bada!-
-Ehy!- ribattè lui offeso ma aumentando il ritmo di lavoro ed invitando anche Dean a fare lo stesso:
-Ehy, ma chi si crede di essere quella lì! Vorrei vedere lei...- protestò quest'ultimo.
Sam non rispose, ma continuò a scavare finchè:
-Ally mi prega di dirti che lei è quella che ci sta salvando il culo.-
-Senti fratello tienile a freno la lingua...che non mi faccia pentire di averle chiesto aiuto!- Dean lanciò quell'avvertimento senza smettere di scavare.
La ragazza, nel frattempo, stava per raggiungere il confine dei due Km dalla tomba del professore; fece velocemente un paio di conti e capì che doveva trovare una soluzione differente, anche perché con una frequenza preoccupante sentiva le frecce delle amazzoni sibilarle vicinissime alle orecchie. Con stupore si rese conto che Fallen Angel si spostava ogni volta che le sentiva arrivare, come se avesse una specie di radar. Improvvisamente, però, un dolore acuto e lancinante la colpì alla coscia destra, ed Allison emise un grido soffocato.
-Hey Ange!! Fai i conti per te, ma io sporgo dalla tua pancia, traditore!!!- si sfogò.
Istintivamente la giovane si portò la mano nel punto dolente e sentì una freccia conficcata nel muscolo ed un liquido denso e caldo scorrerle sulla gamba: il bicipite femorale era andato per quella sera e lei stava sanguinando copiosamente
-Dannazione! Stronze!- imprecò anche per liberare parte dell'adrenalina accumulata. Adrenalina che le aveva comunque permesso di sentire un dolore molto inferiore di quello che avrebbe avvertito in condizioni normali.
-Cos'è successo? Ally?- Sam, apprensivo, le chiese via cellulare.
-Mi hanno colpito!-
-E' grave?- chiese lui semplicemente sempre continuando a scavare.
-Non direi, posso continuare! La freccia mi ha solo sfiorato!- mentì. "Beh...quasi!" pensò poi mentre lanciava lontano la freccia appena estratta dalla gamba.
A quel punto però Allison ebbe la conferma che non poteva comunque continuare a scappare vagando per il deserto e rischiando di essere ancora colpita. Doveva trovare un'altra soluzione per dare tempo a Sam e Dean di eliminare il cadavere nel cimitero.
Fece l'unica cosa che poteva fare: si fermò improvvisamente e si voltò fronteggiando le sue inseguitrici. Cercando di non pensare al dolore alla gamba, si concentrò su di loro, che continuavano ad avanzare inarrestabili, e tese una mano davanti a sè raccogliendo tutte le sue forze. Come un anno prima, un vento caldo e d’intensità crescente si alzò intorno a lei, che rimase ferma immobile. Con sollievo vide gli stalloni delle amazzoni rallentare progressivamente il loro galoppo, fino a fermarsi a circa venti metri da lei. Il suo allenamento, però, era troppo scarso per poter controllare nove enormi stalloni per un tempo sufficientemente lungo:
-Sam! A che punto siete? Non so quanto potrò resistere ancora!-
Questa volta fu Allison a ricevere la risposta che non si aspettava:
-Ci siamo quasi, Ally ancora pochi minuti!-
“Oddio non resisto pochi minuti, non so neanche se ho pochi secondi!” pensò lei sfinita.
“Ok Carter, stringi i denti non puoi mollare proprio ora!” si disse per vedere se in fondo in fondo da qualche parte ci fossero ancora delle forze da raschiare. Questo tentativo riuscì, perché Allison trovò delle energie che non sapeva di avere: ora si trovava al centro della sua tromba d’aria che cominciò anche ad emanare una luce candida. Poi, concentrata com'era sulle nove enormi minacce che aveva di fronte a sè, si accorse che una di loro era circondata da una specie di bianca aura pulsante che non c'era attorno alle altre otto. Quella doveva essere la prima amazzone: un donnone possente dai capelli neri che cavalcava un destriero grigio e che stringeva in mano una gigantesca e pesantissima ascia agitandola come se fosse uno stuzzicadenti.
-Sam!- chiamò –Forse ho riconosciuto la prima amazzone!-
-Ci siamo Ally, siamo arrivati alla bara. Ora l’apriamo e…condiamo e bruciamo questo figlio di puttana! Tieni duro!- la incoraggiò Sam.
Questa era la risposta che Allison voleva sentire. Abbassò il braccio e, agguerrita, sussurrò fra le orecchie di Fallen Angel:
-Ok Ange, vediamo se papà aveva ragione!-
Estrasse la pistola dalla fondina e spronò con tutta la forza che aveva ancora in corpo il puledro. Quest'ultimo, senza farselo ripetere, si scaraventò, come un carro armato, contro quel muro di guerriere.
Nello stesso momento le amazzoni, ora libere dalla costrizione imposta loro dai poteri di Allison, ripresero selvaggiamente la loro marcia verso l’intrusa che doveva essere eliminata. La ragazza le vide avvicinarsi ad una velocità incalzante, e, quando furono a pochi metri da lei, puntò la pistola contro l'amazzone prescelta e senza esitare tirò il grilletto. Nello stesso istante quell’esercito infuriato si polverizzò in milioni di piccole goccioline grigiastre che riempirono l’aria, e scomparve, lasciando dietro di sé un silenzio ed un’immobilità quasi oniriche. L’unico suono che Allison sentì mentre fermava Fallen Angel e si guardava intorno fu il sibilo del proiettile della sua pistola che si perdeva nell'aria ferma del deserto.
-Ok, Ally, fatto dovrebbero essere scomparse!- la voce speranzosa di Sam la chiamò negli auricolari.
-Sì! Sì!- gridò lei esultando -Sam, ce l’abbiamo fatta! Sono svanite! Oddio è così eccitante! Aspettatemi sto arrivando!-
Rimise la pistola nella fondina e, al galoppo sfrenato, fece ritorno al cimitero, complimentandosi con quello che si era rivelato essere un impavido destriero: -Bravo Ange, bel lavoro, con questa notte ti sei meritato tanto zucchero, tanto tanto!-
Raggiunto l’arco di ingresso rallentò fino a mettere Fallen Angel al passo e accarezzandolo affettuosamente sul collo.
In pochi secondi raggiunse Dean e Sam seduti sull'orlo della tomba ancora rovente del professor George Spender; le fiamme brillavano sui loro visi impassibili facendo luccicare i loro occhi. I due cacciatori erano esausti, sporchi e sudati, la qual cosa, pensò Allison fra sé e sé, non la disturbava affato, anzi.
Quando li raggiunse, Allison scese da cavallo e, letteralmente galvanizzata, incurante delle condizioni disastrose in cui versavano i due fratelli Winchester ed ignorando il dolore alla gamba, si precipitò fra le braccia di Sam abbracciandolo e baciandolo. Dean, alzando gli occhi al cielo, disse:
-Ehy, per favore ragazzi...sono le 4 della mattina e sono a pezzi, risparmiatemi per favore!-.
Detto questo s'incamminò deciso e risoluto verso l’Impala con la precisa intenzione di lasciare gli altri due lì dove’erano.
-Va bene, va bene.- si arrese Sam -Ehy, aspettami!- gli gridò dietro poi, sentendo il motore della macchina già avviato. Stampò un ultimo e veloce bacio sulla bocca di Allison e le sussurrò piano all’orecchio:
-Ci vediamo dopo...- non concluse con “al motel” perché non gli sembrava una cosa molto carina da dire a una ragazza. Infine corse dietro a suo fratello prima che questi lo lasciasse a piedi.
Tuttavia Allison non andò al motel subito. Quando finì di sistemare Fallen Angel, lo mise nel box e ci si chiuse dentro anche lei: nonostante la gamba le facesse male e sapesse perfettamente che doveva pulire subito la ferita per evitare che facesse infezione, aveva bisogno di riflettere e di elaborare quel turbine di informazioni sulla sua famiglia che aveva ricevuto nel corso di quel pomeriggio e di quella notte. Terminata con successo la caccia, il compartimento stagno del suo cervello ad essa adibito era svanito nello stesso modo delle amazzoni, per cui ora Allison riusciva solo a pensare a due cose: primo suo padre, che a quanto pareva da genitore apprensivo ed amorevole si era trasformato in esperto cacciatore, e secondo la sua famiglia che da qualche parte in America continuava ad  allevare cavalli da caccia.
Si avvicinò al puledro, che nel frattempo si era sdraiato per recuperare le forze, gli fece due grattini dietro l'orecchio e si accocolò fra le sue zampe, senza paura perchè sapeva che lui non le avrebbe mai fatto del male, neanche per sbaglio. In quella posizione, che le dava uno sconfinato senso di sicurezza, si addormentò.

Erano le otto del mattino, ma di Allison neanche l'ombra: Sam cominciava a preoccuparsi. Insieme a Dean era arrivato al motel alle quattro e un quarto ma, al contrario del fratello che era praticamente svenuto a contatto con il cuscino dopo aver fatto la doccia, Sam era rimasto sveglio per aspettare la ragazza. Per non addormentarsi aveva fatto ricorso ai seguenti espedienti: doccia fredda, giro intorno al motel...tre volte, birra al distributore automatico, vista dell'alba seduto su una panchina sul retro del motel bevendo la birra e capatina alla tavola fredda aperta tutta la notte per un caffè...due volte. Ora, però, a tenerlo sveglio era il vorticoso pensiero del perchè Allison non era ancora tornata. Così, fermo ad aspettarla con le mani in mano non poteva rimanere, quindi prese le chiavi dell'Impala e lasciò un biglietto a Dean in modo che non si facesse venire un infarto se si fosse svegliato e non avesse trovato la macchina. Ovviamente, la macchina...se Dean si fosse svegliato e non avesse trovato il fratello sarebbe sicuramente stata una cosa meno grave.
Montò sull'Impala, avviò il rombante motore e prese la statale 103; direzione: l'unica che gli veniva in mente senza prendere in considerazione rapimenti da parte di demoni o simili opzioni, e cioè il Country Club. La strada cominciava a popolarsi di diligenti lavoratori pigramente diretti verso i rispettivi posti di lavoro, ignari che loro tre avevano appena salvato la vita a quanti di loro il futuro aveva riservato una passeggiata troppo vicino alla tomba di George Spender. Si sentì sollevato, come sempre dopo che con Dean concludeva con successo una caccia: altre vite salvate; il che significava un nuovo viaggio verso un altro lavoro e verso altre vite da salvare, mentre loro rischiavano la propria. Quei pensieri lo accompagnarono fino a destinazione dove parcheggiò l'Impala di fianco alla Firebird di Allison. Se la macchina era lì ci doveva anche essere la sua padrona, pensò. Si diresse subito alla scuderia:
-Ally, sei qui?-
Nessuna risposta.
-Ally?- chiamò di nuovo un po' più forte.
Ancora niente. Ok, ora Sam cominciava davvero a preoccuparsi. Però aveva ancora un'alternativa: il bar del Club apriva alle sei per gli addetti ai lavori, magari Allison era andata a prendersi un caffè per scaldarsi: "Sì come no...con uno squarcio nella gamba..." riflettè poi mentre indugiava un poco all'ingresso della scuderia. Stava per uscire quando:
-Sono qui!-  la voce di Allison insieme alla sua mano sventolante arrivarono da dentro il box di Fallen Angel. Sam tirò un sospiro di sollievo. Mentre lui si avvicinava, lai uscì tutta infreddolita, zoppicante e con qualche filo di paglia fra i capelli. Sembrava comunque tranquilla e serena. Mentre la ragazza si ripuliva i lunghi capelli castani dalla paglia:
-Come stai?- le chiese solo. In quel "Come stai" però mise tutto quello che provava in quel momento: sollievo per averla trovata, ansia perchè non aveva la minima idea di cosa le passasse per la testa relativamente alle notizie sulla sua famiglia,  tristezza ed amarezza perchè il momento della separazione si stava avvicinando più velocemente di quanto lui volesse. Quindi, in effetti, quel "Come stai" sostituiva un uragano di parole che non riuscivano ad uscire dalla sua bocca anche perchè tutte quelle parole e tutti quei pensieri continuavano incessantemente ad agitarsi nella sua testa senza riuscire ad organizzarsi in un discorso sensato.
Allison rispose altrettanto semplicemente: lo abbracciò. Sperava, con quel contatto, di farsi perdonare per come lo aveva trattato qualche ora prima, anche se i suoi programmi in materia di perdono erano di altra natura. Dopo qualche istante, lei alzò lo sguardo verso gli occhi di Sam e sentì un nodo stringerle violentemente la gola. Lo ricaccio faticosamente indietro sorridendo e:
-Tutto ok, tranquillo. Ora tutto torna. Mi spiego tutti quei comportamenti di mio padre che fino ad ora mi erano sempre sembrate ossessioni assurde.- decise volutamente di non menzionare il resto della famiglia Carter. Non era pronta ad affrontare anche quello. Concluse: -Grazie, per essere stato sincero con me! Dai torniamo indietro, ho freddo e mi fa male la gamba!-
Sam la strinse forte a sè per scaldarla un poco, poi si chinò per esaminare la ferita:
-Aspetta fammi vedere...- un secondo di silenzio, poi -Per fortuna che era solo un graffio! Ti hanno proprio presa in pieno!!- la rimproverò.
-Sì..ehm in effetti...ma non è niente! E poi ha smesso di sanguinre già da un po'...- si giustificò lei, come una bambina pescata con le mani nel vaso della marmellata.
-Ci vorranno un paio di punti. Vieni ci penso io!- ribattè Sam mettendole un braccio sulle spalle e posandole un bacio sui capelli.
S'incamminarono nella frizzante aria mattutina diretti al motel.

(1) Queen  "Don't Stop Me Now" - Freddy Mercury - 1979


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Capitolo 8
*** The Best Was Yet to Come ***


THE BEST WAS YET COME THE BEST WAS YET TO COME (1)

Quando Sam ed Allison giunsero all'OASIS MOTEL, lui  si diresse subito nella stanza numero 34 a preparare il necessario per ricucire la ragazza.
Quest'ultima, invece, parcheggiò la Firebird di fianco all'Impala, ma si sentiva come  se il suo corpo fosse inchiodato a quel sedile mentre la sua mente gli stava comandando di alzarsi. Si guardò intorno e dalla finestra vide Sam che armeggiava intorno al tavolo della camera. Quella vista le procurò un brivido lungo tutta la schiena: non un brivido di piacere in quest’occasione, ma di sofferenza. Allison sapeva fin troppo bene che alzarsi da quel sedile avrebbe voluto dire preparare tutto per il suo ritorno ad Afton, che alzarsi da quel sedile avrebbe voluto dire ritornare all’insopportabile inerzia della sua vita fra le montagne del Wyoming del sud, ma sopra ogni cosa alzarsi da quel sedile di quella macchina parcheggiata di fronte alla stanza N. 34 dell’OASIS MOTEL di Spring Creeek nel Nevada avrebbe voluto dire lasciare Sam, forse per sempre. Quel pensiero attraverso la sua mente fu come un pugno dritto nello stomaco che le procurò un vero e prorpio dolore fisico; tuttavia, dopo qualche istante, riuscì a raccogliere tutto il suo coraggio e tutte le poche forze che ancora aveva e si impose di alzarsi.
In silenzio e zoppicando entrò in camera e diede una bacio a Sam:
-Togliti  i pantaloni e siediti.- le disse lui senza troppi complimenti.
Senza una ragione in particolare quelle parole provocarono un fremito nella ragazza, che pensò: "Beh Carter, se questo deve essere un addio, che sia una addio con il botto!". Si tolse ubbidiente i pantaloni, dopo di che andò verso il letto e vi salì mettendosi in ginocchio. Con voce accattivante gli disse:
-Mh..mi piace quando sei così cattivo...-
Sam, ancora di schiena, smise di fare quello che stava facendo e posò sul tavolo l'ago che aveva in mano. Si voltò e vide che Allison lo stava fissando con i suoi luminosi occhi grigi, sorridendo e tendendo le braccia verso di lui: "Maledizione, questa ragazza mi fa perdere completamente il controllo"  pensò andandole incontro. Con decisione le si avvicinò e la travolse letteralmente con un bacio. Poi, con fare minaccioso, le disse:
-Ah sì? E ti piaccio anche se faccio così?- l'afferrò saldamente le gambe, all'altezza delle ginocchia, e tirò energicamente verso di sè. Allison cadde sulla schiena ridendo eccitata: "Accidenti ma perchè tutto questo deve finire?" si chiese lei mentre, sempre ridendo, afferrava Sam per la cintura dei pantaloni e lo attirava verso di sè .
Gia, perchè tutto quello doveva finire?
A quel punto lui si lasciò trascianare. Fecero l'amore per quella che in quel momento sembrava loro l'ultima volta.
Il taglio alla gamba di Allison dovette aspettare almeno un paio d'ore abbondanti prima di essere sistemato:
-Bevi, farà un po' male!- le disse Sam porgendole una bottiglia di whyskey.
Allison bevve due lunghi sorsi e subito sentì che l'alcool cominciava a fare velocemente effetto: la sua testa cominciò a ronzare e girare. Sam capì all'istante perchè lei, due giorni prima al "Northwest Passage" di Salt Lake City aveva bevuto una semplice acqua tonica: non reggeva l'alcool. La sua lucidità era già andata a farsi benedire dopo solo due sorsi, mentre diceva:
-Ok, direi che può bastare...se no....- la frase terminò con la stessa risatina di una bambina timida che si nasconde dietro la sottana della madre di fronte ad uno sconosciuto.
-Sì, sono d'accordo!- disse Sam togliendole la bottiglia dalle mani. Poi le intimò: -ora stai ferma, non ci vorrà molto.-
-Sì capo...ah ah ah- ancora la risatina da bambina timida.
-Forse la prossima volta sarà meglio che ti dia una coca-cola...ho come la sensazione che ti farebbe effetto lo stesso.- constatò Sam mentre cominciava a dare il primo punto alla gamba della ragazza. Aveva detto quelle parole automaticamente, prima di pensare che forse non ci sarebbe stata una "prossima volta".  In quel momento, il desiderio che lei accettasse la proposta che le aveva fatto Dean un anno prima cominciò a radicarsi nella sua mente.
Cinque minuti dopo, Allison sfoggiava tre invidiabili punti sulla coscia destra ed un'altrettanto invidiabile leggera sbronza. Tuttavia doveva cominciare a preparare le sue cose visto che il lavoro era finito, lei avrebbe dovuto tornare a casa. Per cercare di concentrarsi nonostante il poco whyskey che aveva in corpo, prese dalla sua borsa l'iPod, indossò le cuffie, avviò la riproduzione e cominciò a preparare i bagagli. Nelle sue orecchie suonavano i One Republic e la voce di Ryan Tedder cantava "Stop and Stare". Cominciò mentalmente a ripetere ogni parola di quella canzone e si ritrovò a pensare al senso che aveva:

"This town is colder now,
I think it's sick of us
It's time to make our move..."

La valigia di Allison finì sul letto e dentro di essa cominciarono ad impilarsi un paio di scarpe e due paia di pantaloni.

"Stop and stare
I think I'm moving but I go nowhere
Yeah I know that everyone gets scared
But I've become what I can't be, oh
Stop and stare
You start to wonder why you're here, not there
And you'd give anything to get what's fair
But fair ain't what you really need
Oh, can you see what I see..."

I pantaloni stavano per essere raggiunti da qualche maglietta, quando Allison sentì dentro di sè una forza ed un’energia improvvise ed incontenibili. Non avrebbe saputo dire se per colpa dell'alcool, della ferita o della canzone, ma sentiva i suoi neuroni comunicare fra loro a tutta velocità con massice quantità di ogni neurotrasmettitori che lei stessa non pensava di avere in corpo.
-STUPIDA STUPIDA STUPIDA CHE NON SEI ALTRO!- gridò inveendo contro se stessa. Poi ancora:
-Carter sei un’idiota! Come hai potuto essere così stupida!- disse ancora.
Sam fu colto alla sprovvista:
-Cos'è successo?- chiese sbigottito dall'improvviso comportamento di Allison che sembrava impazzita.
Ma lei, ignorando sia lui che la sua richiesta di spiegazioni, piantò la valigia a metà e, mentre ancora si insultava con il pensiero, uscì dalla camera 34 e, zoppicando, entrò nella 33 dove Dean dormiva beato come un agioletto; si avvicinò al letto di lui e cominciò a scuoterlo con forza dicendo:
-Dean! Svegliati devo dirti una cosa!-
Niente. A quel punto Allison, impaziente, non usò mezze misure: andò in bagno, riempì il bicchiere di acqua fredda e, tornata presso il letto di Dean, glielo rovesciò in piena faccia:
-Oddio! Cos’è stato!? Dove!? Cosa!?- gridò lui confuso, frastornato ed ancora intorpidito dal sonno. Poi, giusto il tempo necessario per rendersi conto che quella che aveva di fronte era un’Allison raggiante, disse:
-Ehi, stavo sognando…beh non sono affari tuoi chi stavo sognando, ma spero che sia importante…- lasciò la frase a metà perché un pensiero orrendo gli attraversò la mente non ancora del tutto lucida: -Oddio Sam! Gli è successo qualcosa? Sam..!- Gridò mentre si alzava velocemente dal letto.
Allison si affrettò a tranquillizzarlo:
-No, Sam sta bene, calmati. Sono io che ti devo parlare!-
Era euforica, incontenibile, elettrizzata e, secondo Dean anche elettrica; il cacciatore si convinse che se avesse provato a toccarla avrebbe preso la scossa. Ma lei continuò così in fretta da non lasciargli neanche il tempo di realizzare cosa gli stesse dicendo:
-Oddio Dean ho capito solo ora che cosa devo fare della mia vita! Sono stata cieca, una stupida. Ho la sensazione di aver sprecato la mia vita fra le montagne fino ad ora! Capisci?!-
Dean aveva una mezza idea del concetto che lei stava cercando, con poco successo pensò lui, di trasmettergli, ma, per evitare ulteriore confusione, anche in considerazione del fatto che il sogno che stava facendo pochi minuti prima stava ancora parzialmente occupando la sua mente, le chiese:
-Calma, calma. Tu stai dicendo che…?-
-Sto dicendo che per tutto questo anno ogni giorno mi sono chiesta se dovevo accettare la proposta che mi avevi fatto. Ma il punto è che ho passato un anno a farmi la domanda sbagliata! Continuavo a chiedermi cosa fosse giusto fare! Ma non dovevo chiedermi cosa fosse giusto fare, ma che cosa io volessi fare! Capisci? Ho sempre pensato di fare la cosa giusta per gli altri, ma ora è venuto il momento di fare la cosa che io voglio!- si fermò per prendere un profondo respiro, dal momento che aveva parlato in perfetta apnea fino a quel momento, poi ancora più raggiante disse: -E io voglio venire con voi!!-
In quel momento nella stanza entrò Sam, allarmato da tutto quel baccano. Sorpreso nel vedere quella strana scena,  e cioè Allison come impazzita cha saltava e rideva per la stanza e Dean immobile seduto sul letto, chiese preoccupato a suo fratello:
-Dean che cosa le hai fatto?!-
Quest'ultimo rispose stizzito:
-Ehy, cosa c’entro io?! Ha fatto tutto da sola!- poi si rivolse alla ragazza che aveva un sorriso enorme stampato in faccia e le chiese: -Sei sicura? Sei assolutamente sicura?-
Sam non capiva, o forse voleva essere sicuro di aver capito bene cosa stesse succedendo in quella stanza:
-Sicura....di cosa?-
Allison gli si buttò letteralmente addosso con la forza di un eruzione vulcanica e lo fece vacillare. Lo baciò poi gli disse:
-Ho deciso! Finalmente ho preso una decisione! Vengo con voi!!!- sentenziò trionfante.
Sam ripetè le stesse identiche parole del fratello:
-Sei sicura? Sei assolutamente sicura?-
-Certo!! Di cosa avete bisogno? Di un'adesione in carta intestata del Sindacato dei Cacciatori?- rispose lei sarcastica e senza riuscire a smettere di ridere. In quel momento intervenne Dean:
-Allison, senti qui stiamo parlando di una cosa seria. La vita del cacciatore è pericolosa. Noi rischiamo di morire ogni volta che mettiamo il naso fuori. Quello che hai visto tu oggi e un anno fa è stata una passeggiata in confronto! Là fuori ci sono cose che non puoi immaginare! Sarà pericoloso!- Fece una pausa prima di: -quindi te lo chiedo un'altra volta: sei assolutamente certa della decisione che hai preso!-
Allison si alzò, si avvicinò al ragazzo e lo fissò negli occhi. Fredda e risoluta gli disse:
-Non sono mai stata più sicura di una cosa in tutta la mia vita!-
Sam rimase impressionato dall'incontenibile ostinazione che lesse negli occhi di Allison; la considerava una ragazza razionale ed intelligente, tuttavia voleva essere certo che lei avesse preso quella decisone per il motivo giusto. Senza riuscire a nascondere un leggero imbarazzo, perchè sapeva che la sua domanda sarebbe stata scambiata per un atto di arroganza, le chiese:
-Senti Ally...non hai deciso....ehm...per me, vero?-
Allison sorrise e si rivolse a Dean:
-Presuntuoso tuo fratello, eh? Dean tappati le orecchie un secondo per favore- dopo di che si voltò verso Sam. Fissandolo negli occhi gli prese le mani e le strinse forte nelle proprie. Ebbe un brivido prima di rispondere alla sua domanda: -Sam, è inutile girare intorno alla questione, tu mi piaci...tanto...anzi sarebbe più corretto dire che ti amo...e...che mi fai ribollire il sangue nelle vene...ehm...comunque tu non c'entri con la mia decisione. E non c'entra neanche quello che avete scoperto sulla mia famiglia. Per tutta la vita, in tutto quello che ho fatto mi ha sempre accompagnato un costante senso di inadeguatezza. Non ho mai capito perchè, pensavo che fosse colpa mia...non lo so. Ma ora grazie a voi so che tutto quello che ho sempre fatto nella mia vita non era giusto per me, ho sempre fatto quello che era giusto fare o quello che gli altri si aspettavano che io facessi, ma non quello che volevo fare io! Capite? E io voglio fare questo. Questo e nient'altro! Voglio che voi mi insegniate tutto quello che sapete. Voglio venire con voi!- concluse fissando negli occhi prima Dean, poi Sam.
Mentre lei parlava i due fratelli furono letteralmente investiti dalla stessa grinta che  lei aveva tirato fuori in entrambe le occasioni in cui loro tre avevano lavorato assieme. Un anno prima con fredda determinazione aveva lasciato che uno spirito l'aggredisse per permettere a loro di eliminarlo, mentre quella notte con la stessa fredda determinazione si era lanciata senza esitare contro nove enormi ed arrabbiatissime amazzoni. Ora i due fratelli erano sicuri che Allison avesse preso la decisione giusta e per il giusto motivo. Intervenne Dean per primo:
-Bene, per me è sufficiente!- continuò inarrestabile e deciso: -Da oggi in poi Allison Carter non esiste più. Da oggi in poi sarai praticamente una fuori legge. Niente casa. Niente amici. La tua famiglia saremo noi. Ti insegneremo tutto quello che sappiamo, ma sarà dura, dovrai farti crescere il pelo sullo stomaco. Posso darti tanti alias quanti vuoi, ma dovrai essere sveglia per non farti beccare. In ogni caso, non ti preoccuapare troppo anche se qualcuno lo scopre, noi siamo stati ricercati dalla polizia e dall'FBI per parecchio tempo...finchè non siamo morti nell'esplosione di un elicottero. Viviamo falsificando carte di credito e assicurazioni mediche. Siamo sempre in macchina, ci spostiamo continuamente, magiamo quelle che mio fratello chiama porcherie tre volte al giorno...se siamo fortunati. E, sempre se siamo fortunati, dormiamo in posti come questo...- disse indicando la stanza dove si trovavano in quel momento con un'espressione sul volto di quelle che in genere non accompagnano un complimento -...altrimenti in macchina. Dovrai essere coraggiosa, non potrai tirarti indietro davanti a niente, quando sarai là fuori non ci sarà tempo per le incertezze, dovrai decidere cosa fare in fretta perchè quando saremo là fuori da te dipenderà anche la nostra vita. Noi ci fideremo ciecamente di te, ma tu dovrai fare lo stesso con noi. Questo è il punto di non ritorno, Allison, sei pronta?- concluse fissandola negli occhi.
Allison sostenne quello sguardo fino in fondo, quasi volesse leggervi quello che passava nella mente del ragazzo in quel momento, poi rispose fermamente:
-Pronta, come sempre!-
Tre ore più tardi una strana carovana passò il confine fra Nevada e Utah: una Chevrolet Impala del '67 nera rombante ed una Pontiac Firebird blu del '67 che trainava un trailer nel quale riposavano beatamente due cavalli.


Nascosto dietro un furgone parcheggiato poco distante dall'Impala, Castiel trasse un profondo sospiro di sollievo quando vide Allison dirigersi così decisa verso la camera di Dean e Sam con quel suo sguardo determinato che le illuminava gli occhi grigi. Quello sguardo glielo aveva visto milioni di volte e poteva voler dire solo una cosa, e cioè che aveva deciso spontaneamente di seguire i due cacciatori. Per fortuna il suo intervento non sarebbe stato necessario; quell'insopportabile peso che gli opprimeva l'anima da un anno si sciolse come neve al sole.  Anche se i suoi sentimenti per Allison erano di tutt'altra natura, l'angelo capiva perfettamente come doveva sentirsi Sam in quel momento, e cioè combattuto. Da una parte contento perchè lei finalmente aveva trovato la sua strada, ma anche in ansia perchè la sua strada era molto pericolosa. Nonostante questo, però, Castiel non si sentiva particolarmente afflitto, perchè non solo ora Allison avrebbe avuto la protezione dei due migliori cacciatori sulla faccia della terra, ma anche perchè quei due cacciatori erano due uomini straordinari che non avrebbero esitato a dare la propria vita per lei, come del resto era sicuro che lei avrebbe fatto lo stesso per loro. Da quel momento in poi i suoi angeli custodi sarebbero stati Dean e Sam Winchester.
Il peggio era passato. Ora sperava solo di non dover intervenire riguardo ad un altra questione, un altro piano divino. Castiel odiava ferocemente i piani divini, primo perchè lui non sapeva mai quanto avrebbe voluto e secondo perchè gli sembrava di tenere in mano i fili di milioni di marionette e lui detestava manovrare gli esseri umani. Comunque fosse, lui aveva degli ordini precisi anche in quel caso:
"Vi prego ragazzi non fatemi chiamare un cupido!" disse piano fra sè e sè prima di orbitare lontano da lì.

(1) "The Best Was Yet To Come" Bryan Adams - Adams/Vallance - 1983 - Album "Cuts Like A Knife"

Ok, anche questa storia è finita, ma io ho bisogno di sapere cosa ne pensate! Per favore per favore per favore....

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