Together Again di crazyhorse (/viewuser.php?uid=116878)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You Can Run or You Can Fight ***
Capitolo 2: *** Why Don't You Take Another Little Piece Of My Heart ***
Capitolo 3: *** I'm Still Alive ***
Capitolo 4: *** Tell Me 'Bout it ***
Capitolo 5: *** There's an Angel on my Shoulder ***
Capitolo 6: *** All the King's Horses ***
Capitolo 7: *** Don't Stop Me Now ***
Capitolo 8: *** The Best Was Yet to Come ***
Capitolo 1 *** You Can Run or You Can Fight ***
YOU CAN RUN OR YOU CAN FIGHT
Supernatural ed i suoi personaggi non mi appartengono, sono
di proprietà esclusiva di Eric Kripke. Mi appartiene, invece, il
personaggio di
Allison Carter. Questa storia è stata scritta senza scopo di
lucro. Ovviamente ogni riferimento a persone realmente esistenti e/o
fatti realmente accaduti è puramente casuale.
YOU CAN RUN OR YOU CAN FIGHT (1)
-Dannazione! Nove!- imprecò Sam irritato.
Per sparare aveva dovuto sporgersi dal finestrino della Chevrolet Impala nera del '67 lanciata a tutta
velocità nel mezzo del deserto del Nevada, ed ora si stava nuovamente sistemando sul sedile del passeggero.
-Nove? Sam, NOVE?!- gli urlò Dean stringendo il volante con
tutta
la sua forza per mantenere la traiettoria della macchina il più
dritta possibile; poi ancora: -Dannazione! Dannazione!!- continuava a
ripetere picchiando il pugno contro il volante della macchina.
Respirò profondamente, infine, concluse risoluto: -Ok, basta! Ora ce ne
torniamo indietro e cerchiamo un’altra soluzione!-
Dean era
furioso. Modificò la rotta leggermente verso ovest con l’intenzione
di immettersi, appena possibile, sulla statale 103 in direzione del
centro della città di Spring Creek.
Non appena oltrepassarono il cartello che dava il benvenuto in quella
piccola cittadina del Nevada, Dean rallentò fino a mantenersi
entro il limite di
velocità di 60 miglia orarie:
-Benvenuti un corno!- gridò furibondo.
Percorsero la statale 103 per circa 5 Km, poi svoltarono a sinistra in direzione del loro motel: l’OASIS MOTEL.
Una volta parcheggiata l’impolverata Impala davanti alla stanza
N. 33, Dean scese, prese un profondo respiro, di aria pulita questa volta, e disse a Sam senza troppi complimenti:
-Dai muoviti, dobbiamo trovare una dannata soluzione, non possiamo
farci mettere sotto da…nove donnette!- e incenerì il fratello con
uno sguardo.
Quest'ultimo cercò di difendersi:
-Ehi credi che sia facile mirare a quelle cose in movimento su un terreno così? Se almeno tu andassi più dritto!-
-Ah, ora magari è anche colpa mia?- gridò Dean entrando nella stanza.
-Ok, ok. Calmiamoci- proseguì una volta che entrambi furono in camera.
-Dean, le abbiamo provate tutte, a cosa non abbiamo pensato?- gli chiese Sam avvilito buttandosi sul prorpio letto.
-Avanti Sammy, non possiamo arrenderci di fronte a una cosa
così! Abbiamo affrontato un esercito di posseduti con un
megafono! Ci sarà pure una soluzione per questo, no?- Dean, invece, sembrava più che altro indispettito.
-E quale?- gli chiese Sam sospirando.
-Eh, non lo so!- rispose il fratello pensieroso. Poi: -Ok, io vado a fare una doccia, sono impolverato perfino nelle mutande!-
-Va bene, io do ancora un’occhiata a questi libri, magari ci
è sfuggito qualcosa.- disse Sam con molta poca buona
volontà.
-Beh, buona lettura allora!-
-Già...grazie mille...-
Mentre Dean si spolverava in bagno, Sam si mise al lavoro: accese il portatile, spiegò mappe di Spring Creek,
aprì vari volumoni di culture antiche sparsi qua e là per la camera e cominciò a leggere.
Quando suo fratello uscì dal bagno lo chiamò:
-Ehi Dean vieni qui. Ho pensato che potremmo dividerci: se tu mi distrai
quelle stronze mentre io vado a incendiare il corpo di questo George
Spender, pensi che non ci riusciamo?- chiese Sam fiducioso.
-Sam è stato il primo tentativo, non ti ricordi? Tu hai fatto
appena in tempo a trovare il punto in cui scavare e poi abbiamo dovuto
scappare perché se no mi facevano secco!-
-Già, hai ragione, ma magari questa volta sapendo dove devo
scavare…- Sam cercò di difendere la sua idea, ma Dean non
gli fece finire la frase:
-Magari questa volta riesco a farmi ammazzare sul serio! No senti...-
esitò qualche secondo prima di terminare la frase perchè
già sapeva come Sam avrebbe accolto quel suggerimento: -...ci
sarebbe un'altro modo!- poi fissò
negli occhi suo fratello.
Dean non ebbe bisogno di dirgli altro, perché Sam aveva
già perfettamente capito.
Era passato quasi un anno da quando avevano sistemato quella questione
nel sud del Wyoming, cioè era passato quasi un anno
dall'ultima volta che avevano visto la persona che li aveva aiutati.
Durante quel periodo di tempo, nessuno dei due aveva più avuto
contatti con lei. Per quanto lo riguardava, Dean non aveva voluto
cercarla per non farla sentire
sotto pressione dopo la richiesta che le aveva fatto prima di ripartire.
Durante i primi mesi aveva nutrito forti speranze
che lei lo chimasse per dargli una risposta, ma ora dopo quasi un anno
quelle speranze si stavano notevolmente affievolendo, se non spegnendo
del tutto. Ma andava bene così...in fondo quella non era
la sua di vita. Forse si era sbagliato a giudicarla, tutto qui.
Sam, invece, non aveva voluto cercarla per proteggerla,
cosa, questa, sulla quale lui non era per niente d'accordo.
Proteggerla da cosa? Se stava con loro l'avrebbero protetta loro e, in
poco tempo, sarebbe stata in grado di proteggersi anche da
sola. Ma andava bene anche quello, in fondo il perchè Sam
non l'avesse mai cercata riguardava solo Sam. Tuttavia Dean
sapeva perfettamente quello che suo fratello provava per lei,
nonostante in quell'anno non ne avessero mai parlato. Forse
Sam pensava che lui non
si fosse accorto che tutti i santi giorni metteva a soqquadro l'edicola
del paese dove si trovavano per cercare un quotidiano redatto nella
contea di Lincoln, nel sud del Wyoming appunto. E, se per caso,
si trovavano in un paese o troppo piccolo o troppo lontano dal Wyoming
per avere anche solo uno straccio di giornale di quella provenienza,
Sam lo constringeva a fare deviazioni anche di decine di chilometri per
raggiungere la città più vicina e più grande dove
avrebbe potuto trovare quello che cercava. Forse Sam pensava che lui
non si fosse accorto che passava delle mezz'ore a spulciare quei
quotidiani per assicurarsi che non ci fossero notizie riguardanti
incidenti più o meno misteriosi in quella particolare
area...ovviamente solo dopo aver controllato maniacalmente i necrologi.
Inizialmete non si era preoccupato, Sam aveva le spalle larghe e, come
del resto anche lui, ne aveva passate talmente tante che si sentiva
fiducioso del fatto che prima o poi gli sarebbe passata. Non era stato
così. Senza dire niente, giorno dopo giorno per un anno o
giù di lì, Sam si assicurava che tutto nella contea di
Lincoln nel sud del Wyoming fosse sotto controllo. Dean era
sicuro che suo fratello fosse ben lontano dall'aver dimenticato quella
ragazza.
Come si aspettava Sam ribattè con decisione:
-Non se ne parla, dobbiamo trovare una soluzione alternativa!-
-E quale Sam? Sono più di dieci giorni che siamo relegati qui,
nel mezzo del deserto del Nevada in balia di un branco sempre
più numeroso di puttane a cavallo e l’unica cosa che siamo
riusciti ad ottenere è un numero impressionante di volte che per
poco non ci siamo fatti ammazzare! Le abbiamo provate tutte, fratello.
Da soli non ce la possiamo fare, e lo sai anche tu!- disse Dean in tono grave, ma deciso.
Sam rimase in silenzio a pensare: per quanto detestasse la soluzione
proposta da suo fratello, in fondo sapeva che lui aveva ragione. Da soli non ce
l’avrebbero mai fatta; avevano bisogno di qualcuno che portasse
quell’esercito lontano mentre loro eliminavano quello che
rimaneva di George Spender, un professore pazzo scatenato di Greco Antico
dell’Università del Nevada che, in punto di morte, nel
1972, aveva avuto la brillante idea di invocare una protezione molto
particolare per le sue spoglie.
E l'aiuto di cui avevano bisogno l'avrebbero trovato nell'ultima
persona che lui avrebbe voluto coinvolgere. Voleva tenerla lontano da
sè, nonostante la cosa che più desiderasse al mondo fosse
riabbracciarla.
Alla fine, rassegnato e cercando di ignorare il suo cuore che stava
protestando per quello che lui stava per fare, Sam alzò lo
sguardo verso il fratello e,
senza che nessun sentimento trasparisse nè dai suoi occhi nè dalla sua voce, disse poche
semplici parole:
-Hai ragione, ma partiamo subito.-
Quindi si alzò, prese la giacca ed uscì dalla camera.
(1) Versi della canzone "Heat of the Night" Bryan Adams/Jim Vallance 1987
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Why Don't You Take Another Little Piece Of My Heart ***
WHY DON'T YOU TAKE ANOTHER LITTLE PIECE OF MY HEART?
WHY DON'T YOU TAKE ANOTHER LITTLE PIECE OF MY HEART (1)
(Why don't you take it and break it) (1)
Per Allison Carter il martedì era un giorno infernale, il
più lungo della settimana. Dopo che il lunedì il ranch di
Walter rimaneva chiuso, la sera del giorno successivo da non si ricordava
più neanche
quanti anni, Allison chiudeva la Carter Tools e si recava
direttamente da quelli che lei chiamava "i miei bimbi”: One
Breath e Fallen Angel, due cavalli molto speciali. Per loro, invece, il
martedì era un giorno di festa: dopo essere
stati chiusi in box per quasi 48 ore di seguito, poter uscire e
sfogarsi un po’ era una liberazione. In effetti quella monotona
routine si ripeteva ogni giorno della settimana, ma il martedì era comunque
peggio degli altri.
Erano le nove passate di un martedì qualunque, di un inverno
qualunque ad Afton nel sud del Wyoming, quando Allison chiuse a
chiave scuderia e selleria e montò in fuoristrada per tornare
finalmente a casa. Era stanca, spettinata, i suoi indumenti
puzzavano come se il
cavallo fosse lei e l’unica cosa che aveva in mente era la sua
doccia bollente. Per fortuna il ranch distava pochi Km
da casa sua, quindi le ci vollero
poco più di 10 minuti per giungere alla tanto agoniata
destinazione.
Quando arrivò, parcheggiò il fuoristrada sul vialetto
d’accesso della villetta su due piani dove abitava, spense il
motore e smontò. Si fermò di fronte alla porta
d’ingresso cercando le chiavi di casa, ma fu distratta da un
rumore.
Era passato quasi un anno dall’ultima volta che l’aveva
sentito, tuttavia l’avrebbe riconosciuto perfino nel bel mezzo
della parata del Columbus Day a New York: non era il motore
rombante di una qualunque Chevrolet Impala del ’67, ma era il motore rombante
della Chevrolet Impala del ’67 di Dean e Sam Whinchester.
Allison rimase paralizzata davanti alla porta di casa; nonostante
il suo cervello continuasse ad impartire alle sue gambe l'ordine di
voltarsi per controllare che fossero veramente loro, i suoi piedi erano
come inchiodati su quella pietra del vialetto d'accesso. Solo le
voci dei due fratelli furono in grado di riscuoterla:
-Ciao Allison, come stai?- la salutò Dean, come se neanche un giorno fosse passato dall'ultima volta che si erano visti.
-Ciao...Ally- la salutò Sam con voce incerta come se fossero
passati 100 anni dall'ultima volta che si erano visti, e per questo si
meritò una gomitata dal fratello.
Allison si voltò, ma non disse nulla. Rimase
lì dov’era, in piedi, in silenzio e fissando quelle
due figure davanti a lei.
Pensando che ci volesse una scossa, Dean prese in mano la situazione e propose:
-Possiamo entrare?- fece una pausa poi, in tono grave, spiegò: -Dobbiamo parlare.-
Sempre senza dire niente Allison, come un robot, si voltò, aprì la porta e li fece entrare.
Mentre loro si sistemavano in salotto, lei si tolse gli strati
più esterni dell’abbigliamento a cipolla che utilizzava al
ranch e li lasciò in terra vicino alla porta d’ingresso.
Dopo di che prese un respiro profondo e si impartì il seguente
ordine: “Ok Carter, basta prendere tempo, tira fuori le
palle e vai di là immediatamente!”. E così fece.
Dean si rese conto che se c’era una persona lucida in quella casa
era lui; la ragazza sembrava pietrificata, mentre dallo sguardo di suo
fratello trasparivano sentimenti che
andavano dall'accigliato al preoccupato, passando attraverso la voglia
di prendere Allison e strapparle di dosso tutti gli abiti. Alzò
gli occhi al cielo e, pensando che in certi frangenti Sam avrebbe
dovuto essere più come lui, disse con decisione:
-Allora a giudicare dalle apparenze fisicamente ti trovo bene Allison.-
e le diede una pacca amichevole sulle spalle, poi continuò:
-emotivamente….direi che è un altro discorso! Mi
dispiace, ma non siamo qui per una vacanza sul cucuzzolo della
montagna; abbiamo bisogno di aiuto, e di un aiuto che solo tu ci puoi
dare.-
Non era il caso di perdersi in inutili preamboli, bisognava andare
dritti al sodo, pensò Dean più che mai convinto che i due
ragazzi insieme lui in quel salotto avevano bisogno di uno scossone...e neanche troppo gentile.
Allison, ferma in mezzo alla stanza, lo stava fissando:
-Oh.- fu l’unico fonema che uscì dalla sua bocca.
Finalmente, dopo un istante e senza sapere come visto che una versione
biologica del millenium bug si era impadronita del suo cervello,
riuscì ad elaborare ed esternare una frase sensata:
-Oddio Dean non so se ce la faccio!-
-Beh tu sei l’unica che ce la può fare, te lo assicuro!- rispose lui con sicurezza.
-Dean non potete piombare nella mia vita da un secondo all’altro
a vostro piacimento e poi pretendere che io ubbidisca come un cagnolino
da circo!- il frastuono che lei aveva in testa e nel cuore in quel momento
cominciava a trovare una via d’uscita.
Sam, che fino ad allora era rimasto in silenzio, decise di intervenire,
anche se le parole che le avrebbe voluto dire erano altre:
-Ally hai ragione. Ma della gente continua a morire se non fermiamo
quelle…quelle pazze!- spiegò pensando che non era quello
il momento di entrare nei dettagli.
A quel punto il mostro che covava dentro Allison da un buon quarto d’ora trovò finalmente libero sfogo:
-HAI RAGIONE???!!! Tu dici a me che ho ragione???!!! Beh grazie mille
Sam, lo
sapevo anche prima che me lo dicessi, soprattutto dopo che ci ho
impiegato più di 6 mesi per rimettere insieme i mille pezzi del
mio cuore dopo
che tu te ne sei andato!- gridò fissandolo dritto negli occhi;
tuttavia era evidente che
la sua non era rabbia, ma piuttosto frustrazione mischiata
a sofferenza, sconforto ed amarezza. Aveva incontrato i fratelli
Winchester
circa un anno prima ed aveva passato con loro solo due giorni. Tuttavia
furono i giorni più intensi, veri e vissuti di tutta la sua
vita. Quando li aveva conosciuti sapeva perfettamente che non sarebbero
potuti restare, tuttavia quella consapevolezza non fu sufficiente per
impedirle di innamorarsi di Sam così profondamente ed in
così poco tempo. Dopo
la loro partenza lei aveva dovuto faticosamente mettere da parte, oltre
all'amore, anche quelle sensazioni di libertà e di
soddisfazione per aver contribuito a salvere delle vite, per tornare a
quello che era
giusto fare: lavorare, lavorare e anche lavorare. Dopo la loro
partenza lei avrebbe dovuto ritornare alla
sua vita normale e cercare di dimenticare Sam. Riuscì nel suo
primo intento, nonostante si rivelò essere la cosa più
difficile che avesse mai dovuto fare, ma Sam non l'aveva
dimenticato...per niente. Non ci era riuscita, o forse non aveva voluto
dimenticarlo.
A quel punto Dean si sentì veramente in imbarazzo:
-Ok, ok! Siccome mi pare di capire che voi due abbiate un paio
di cose da chiarire io vado a farmi un hamburger in paese. Ci
vediamo dopo!-
Detto questo, si voltò ed usci, lasciando Allison e Sam soli, in
balia dei loro sentimenti e di loro stessi.
Mentre usciva da quella
casa Dean si augurò di ritrovarli vivi al suo ritorno.
La tensione che si creò in quel momento fra i due ragazzi era palpabile, mentre si
fissavano negli occhi cercando di capire cosa provasse l’altro.
Sam le si avvicinò e cominciò un discorso che neanche lui
sapeva come terminare:
-Ally…- non riusciva a trovare le parole giuste che potessero
descrivere come si sentiva in quel momento; improvvisamente
avvertì l'urgente la necessità di sentire
Allison vicino a
sé.
-Accidenti Sam, mi sei mancato così tanto- tagliò corto
lei buttandoglisi fra le braccia e stringendolo più forte che
potè.
Lui l’allontanò un poco, il minimo indispensabile per
guardala in quegli occhi grigi che gli erano mancati come
l’ossigeno; le prese il viso fra le
mani e la baciò, mentre lei gli si aggrappava al bavero del
giaccone con tutte le forze, mettendo in quella stretta tutta la frustrazione accumulata durante quel lunghissimo anno.
Lentamente i baci di Sam si spostarono sul collo di Allison e si fecero
sempre più aggressivi. Voleva lei, la sua pelle, il suo respiro.
Tuttavia attese impaziente che fosse la ragazza a guidare
il gioco; il segnale che stava aspettando arrivò nel
momento
in cui anche Allison capì che non avrebbe avuto la forza di
tirarsi
indietro:
-Al diavolo...- disse e, con
un impeto per lei insolito, gli tolse il giaccone e
si avventò immediatamente sulla camicia del ragazzo
cominciando a
sbottonarla. Nello stesso istante lui le tolse freneticamente di
dosso gli ultimi indumenti,
fissandola sempre, ogni secondo, negli occhi, incapace di distogliere
lo
sguardo da quelle fiamme grigie che risplendevano in essi. Avrebbe
voluto baciarla e morderla dappertutto; esplorò ogni
centimetro del corpo di lei soffermandosi sulla
schiena, sfiorandola delicatamente e sentendo che nello stesso
istante il viso della ragazza si
incendiava improvvisamente. Ormai anche Allison era fuori da ogni
controllo: la razionalità e l'apparente freddezza che dominavano
costantemente il suo carattere, in quel momento erano chiusi
ermeticamente in un cassettino sepolto nei meandri del suo cervello.
Un brivido scosse il suo corpo quando le mani di Sam le
accarezzarono dolcemente la schiena; le sue ginocchia vacillarono e,
per non cadere, gli si aggrappò con tutte le proprie energie. Lui
rispose cingendole forte la vita e sollevandola da terra. Stretti in
quell'intenso abbraccio come due calamite di polarità
opposta e completamente abbandonati ai loro istinti si buttarono
sulla prima cosa morbida che trovarono: il divano.
(1) Versi della canzone dei Queen "Let Me Live" Mercury/May/Taylor/Deacon 1995; Album "Made In Heaven"
AVVERTIMENTO: Allora l'ultima scena fa schifo, lo so, non piace neanche
a me. L'avrò riletta e riscritta almeno mille volte e comunque non mi
piace! Non so più come rigirarla!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** I'm Still Alive ***
I'M STILL ALIVE
I'M STILL ALIVE(1)
Due ore dopo Sam ed Allison erano ancora sul divano, abbracciati, nudi, in
silenzio e godendo solo ed esclusivamente della vicinanza e del calore
dell’altro. L’idea di alzarsi non li sfiorava
minimamente.
Un'espressione pensierosa era dipinta sul volto di lei, mentre con
l'indice sinistro stava seguendo il contorno del tatuaggio che
Sam aveva sul torace, vicino al cuore: una specie di sole con al centro
un pentacolo.
Nonostante sembrasse in pace con il mondo, l'espressione assorta di
Allison riempì Sam di preoccupazione perchè aveva paura
che lei si fosse pentita di quello che era appena successo.
Cercando di
mascherare con curiosità il suo turbamento e baciandola sulla
fronte chiese:
-A cosa stai pensando?-
Lei, assorta come se si trovasse su una nuvola del paradiso, rispose:
-Che strano...-
-Cosa è strano?- chiese lui ora veramente curioso.
-Il tuo tatuaggio...sembra il mio.- rispose lei candidamente sempre dal paradiso dove si trovava.
Quelle tre parole, "sembra il mio", arrivarono direttamente al cervello di Sam come una
scossa elettrica, come quando si strappa da una ferita un certotto il
più velocemente possibile per fare meno male. In quel caso,
però, anche se le parole pronunciate da Allison erano state solo
tre, non fecero meno male, anzi. Una potente scarica di adrenalina
raggiunse il sangue di Sam, mentre lui
avrebbe voluto
saltare giù dal divano e perlustrare
ogni centimetro del corpo di Allison con una lente
d'ingrandimento per analizzare punto per punto il suo tatuaggio, che
per inciso fino a quel momento gli era sfuggito. Tuttavia, con uno
sforzo disumano, riuscì a dire,
mantenendo un certo contegno:
-Hai un tatuaggio? ...Ehm deve essermi sfuggito..prima...nel
momento..si vede che...- si schiarì la voce tradendo un po' d'imbarazzo.
Vedendolo in difficoltà e sorridendo sadicamente, Allison
si
voltò mostrandogli, appena sopra il
gluteo sinistro, un tatuaggio identico in tutto e per tutto a quello
che aveva lui. A quel punto il desiderio di sapere da dove venisse quel
tatuaggio e come mai lei avesse deciso di farsi proprio quello in particolare stava
letteralmente consumando Sam, per cui non riuscendo a resistere chiese ancora:
-Come te lo sei fatto?-
-Oddio che storia strana ha questo tatuaggio!- rispose lei ridendo.
Sembrava felice, mentre si sistemava a pancia in giù sul divano
appoggiandosi suoi gomiti e preparandosi a raccontargli una storia che
evidentemente lei trovava divertente: -Ok, allora avevo 15 anni
e la mia migliore amica, Phoebe, aveva avuto il permesso di farsi un
tautaggio. Io non volevo essere da meno, così una sera a cena ho
chiesto a mio padre se potevo farne uno anch'io. Ero terrorrizzata,
ero sicura che mi avrebbe detto....cioè gridato più che
altro...."NOOO!!!". E invece era più contento lui di me, pensa!
Anzi questo
disegno l'ha fatto lui! Era una condizione: non potevo farmi un
tautaggio qualsiasi, dovevo farmi proprio questo! Piccolo il mondo,
eh?- concluse ridendo e appogiando nuovamente la testa nell'incavo
della spalla di Sam.
-Già!- concordò lui semplicemente abbracciandola. Non
sapeva che altro risponderle, perchè in realtà il suo
cervello stava già febbrilmente lavorando per trovare una
spiegazione a quella che chiaramente non era una coincidenza. Quello
che aveva lui, e anche suo fratello, non era un disegno qualunque che
si poteva trovare nei cataloghi dei tatuatori. Lo scopo del tatuaggio
che avevano lui e
Dean era uno ed uno soltanto: impedire che un
demone li possedesse. Ma allora come faceva Allison ad avere lo stesso
tatuaggio? Ed era stato suo padre a disegnarlo, per giunta! Le sue
elucubrazioni furono interrotte dal campanello della porta
d’ingresso che
suonò nella mente del ragazzo come una sirena antiaerea della
seconda guerra mondiale.
Fuori dalla porta Dean era in attesa che un qualunque segno di
vita provenisse dall'interno della casa. Sperava con tutte le sue forze
che quei due avessero
risolto i loro problemi, in fondo lui e Sam avevano del lavoro da fare.
Finalmente, dopo un tempo che gli parve infinito, arrivò
il grido di Allison:
-E’ aperto!!-
Entrando nel salotto Dean vide una scena che gli parve quanto meno surreale:
Sam era disteso sul divano, ma gli si vedeva solo la testa,
perchè il resto del corpo era coperto da un plaid che aveva
tutta l'aria di essere molto comodo e caldo. Tuttavia da una posizione
che poteva corrispondere più o meno al torace di suo fratello si
ergeva una grossa protuberanza: era sicuramente Allison che si era
nascosta sotto la coperta mentre lui entrava in casa. Davanti a quella
strana composizione, Dean trasse un sospiro
di sollievo: "Finalmente Sam si è dato una mossa!!" pensò
fra
sè e sè, mentre diceva ad alta voce impaziente:
-Benissimo, vedo che avete risolto i vostri problemi per il meglio. Possiamo parlare di lavoro ora?-
Sam gli rispose semplicemente:
-Fra un attimo...- e lo buttò fuori dalla stanza con un gesto
della mano che non lasciava adito a possibili fraintendimenti.
Una volta che tutti e tre furono vestiti e raffreddati si
sedettero al tavolo della cucina e, con una tazza di caffè bollente davanti, fecero il punto della
situazione:
-Allora cosa avete in ballo questa volta?- chiese Allison un po’ curiosa.
-Amazzoni!- fu la risposta lapidaria di Dean.
-Amazzoni?- ripetè incredula Allison.
Sam prese in mano le redini della conversazione per spiegarle meglio:
-Sì, le Amazzoni sono degli Spiriti Guardiani. In pratica quando
si
vuole proteggere qualcosa o qualcuno si possono invocare questi Spiriti
Guardiani. Ne
esistono diverse categorie. Per le Amazzoni in particolare, bisogna
avere una profonda conoscenza della cultura della Grecia antica. E sono
proprio Amazzoni vere...voglio dire donne guerrire a cavallo con tanto
di asce o arco e frecce!-
Tuttavia si pentì di averle dato i particolari
sulle armi subito: "E se adesso non accetta di aiutarci perchè
ha
paura...." si chiese il ragazzo fissandola negli occhi grigi
per cercare di capire cosa stesse pensando lei in
quel momento. D'altra parte Allison era la persona più
imprevedibile (a parte Castiel, ma lui era un angelo) che avesse mai
conosciuto fino ad allora: sembrava
piccola e timida, ma all'occasione riusciva a tirare fuori una
grinta da tigre che l'anno precedente l'aveva lasciato letteralmente
di stucco.
-Oh...- fece Allison cercando di non restare a bocca aperta;
così lui, anche se non sapeva minimamente come
interpretare quel "oh", riprese la sua spiegazione:
-Nel
nostro caso, in particolare, questo professore, un pazzo,
dell’Università
del Nevada, George Spender, è morto nel 1972 e, per proteggere le
sue spoglie ha invocato un’amazzone. Il risultato è una
serie di morti ammazzati nel cimitero di Spring Creeek; praticamente
chiunque si avvicini alla sua tomba apposta o per caso viene ucciso
da queste pazze.-
-Aspetta un secondo...- lo interruppe Allison quasi ridendo
perchè pensava di aver capito male - ma prima avevi parlato di
una sola amazzone...- sentendosi vagamente allarmata lasciò la frase in
sospeso.
-Sì, in effetti…era una sola quando siamo arrivati a
Spring Creeek. Ehm, poi abbiamo scoperto che se cerchi di eliminarla
sparandole o colpendola in qualche modo…emh questa si
moltiplica...-
spiegò Sam cercando aiuto in Dean con uno sguardo decisamente
imbarazzato.
-Cosa vuoi dire esattamente con “si moltiplica”?- intervenne Allison che ora era molto più di vagamente
allarmata.
-Vuol dire che ora ce ne sono nove!- la risposta di Dean arrivò
secca, come uno schiaffo in faccia quando invece ti aspetti una carezza.
-NOVE?!- ora Allison era decisamente molto allarmata: –E io dovrei tenere a
bada nove amazzoni furiose ed armate mentre voi…voi…cosa
dovete fare esattamente per rompere l’incantesimo?- chiese
Allison.
Ancora una volta rispose Dean:
-Cospargere di sale e bruciare il corpo del professore matto.- risposta tranquilla e naturale.
-Ah, già che stupida, chissà perché non ci ho
pensato subito....- disse Allison quasi sotto voce. Poi
proseguì: -Fatemi capire, quindi voi dovete: trovare la tomba,
scavare fino alla
bara, aprirla e dare fuoco a ciò che rimane di questo George
Spender? Ma chissà quanto tempo vi ci vorrà! Come dovrei
fare io a distrarre le amazzoni nel frattempo?-
-Non è esatto!- intervenne Dean frettolosamente perchè
cominciava a dubitare che
lei potesse anche solo pensare di accettare l’aiuto che le
stavano chiedendo –…la tomba l’abbiamo già
trovata!- poi si schiarì la voce e si alzò dalla sedia
cominciando a camminare avanti e indietro per la cucina nervosamente
perchè si rese conto che
effettivamente la sua giustificazione era molto debole.
Continuò: -ehm...e poi…non dovrebbe essere troppo
difficile per una che
controlla gli animali, in carne ed ossa e non…insomma, in fondo
quelle cose sono sopra dei cavalli...quindi...-
aggiunse con il duplice scopo di minimizzare lo stato catastrofico
della
situazione e per darle un po' di fiducia.
-Oddio, nove amazzoni armate, pazze scatenate e io le devo tenere a bada per
chissà quanto tempo! Io faccio l’imprenditrice nella mia
vita, non…- queste parole Allison le mormorò il
più sottovoce possibile e più che altro per cercare di
farsi coraggio.
Alzò lo sguardo verso Sam e Dean di fronte a lei che aspettavano
pazienti che i suoi neuroni elaborassero la richiesta che le avevano appena
fatto; poi si guardò intorno, guardò la sua casa, il
computer sul tavolo della cucina di fianco a lei con una pila di documenti accanto,
pensò alla sua camera da letto sul cui comodino c’erano
altri documenti da leggere, pensò alle mille scadenze da
rispettare ogni mese. Un moto di disgusto le attraversò lo
stomaco come una coltellata e in quel momento senza più riflettere disse di getto:
-Ok, ok vengo, penso di essere impazzita, ma ok, verrò!-
Un sorriso immenso si stampò sui visi dei fratelli Winchester e
Dean disse immediatamente, per paura che lei ci ripensasse:
-Bene, bene! Allora siccome non abbiamo tanto tempo da perdere io vado
avanti per trovare una degna sistemazione per il quadrupede…- e si alzò.
Ma Allison, quasi gli saltò alla gola:
-I QUADRUPEDI!- precisò –L’unica cosa che può
separarmi dai miei cavalli è la morte…la loro o la mia,
quindi sarà meglio che cerchi DUE degne sistemazioni!- concluse ponendo un evidente accento sulla parola "due".
-Va bene, va bene! Non ti arrabbiare, anche un ranch intero se vuoi!-
-Mh...no, due posti saranno sufficienti.- rispose lei sarcastica. Poi gli chiese: -Senti ma vai via adesso? Avete
fatto un viaggio lungo non vuoi riposarti un po’?-
-No, no sono a posto e poi voi due immagino che dobbiate...chiarire
ancora di un
sacco di cose…quindi, tranquilli! Ci sentiamo, grazie
comunque...- lasciò in sospeso la frase come se stesse pensando,
poi chiese un poco esitante: -Anzi una cosa…potrei usare il
bagno per favore?-
-Certo, vieni ti accompagno- rispose Allison.
Mentre la ragazza lo precedeva lungo il
corridoio di fronte alla porta d’ingresso, Dean
sfogliò velocemente il suo vocabolario mentale cercando
le parole giuste per chiederle quello che voleva chiederle.
Quando furono
davanti alla porta del bagno, le appoggiò una mano sul
braccio sinistro per trattenerla e le disse:
-Senti, in realtà non ho bisogno del bagno, volevo solo
chiederti se avevi pensato…a quello che ti ho
chiesto…sai… tempo fa...-
Allison, nonostante si sentisse colta di sorpresa, fisso i propri occhi in quelli di Dean e disse senza esitazione:
-Ogni santo giorno da quando ve ne siete andati, però non so cosa sia giusto fare.-
-Tranquilla, non ti preoccupare, era solo per controllare…ora
vado a tirare l’acqua…- e scomparve dietro la porta
davanti a loro.
Dopo due minuti (Dean pensò che due minuti potessero bastare senza che Sam si insospettisse) uscì dal
bagno e, con un cenno della mano se ne andò, lasciando Sam ed
Allison soli a...“chiarire” per tutta la notte.
La mattina dopo verso le sei Sam fu svegliato da un intenso profumo di
caffè; quando aprì gli occhi vide Allison che stava
sistemando sul letto un ingombrante vassoio con la colazione:
caffè, succo d'arancia, uova, pancake e marmellata. Si
chiese se per caso non stesse ancora sognando ma la voce limpida ed
allegra della ragazza gli confermò che in effetti era sveglio:
-Buongiorno!- lo salutò allegrmente dandogli un bacio.
Nel giro di pochi istanti Sam si sentì invadere da un turbine di
emozioni allo stesso tempo profonde e contrastanti. Vedere Allison
seduta di fianco a lui, con indosso la sua camicia, nella quale avrebbe
potuto starci comodamente altre due volte, e ritornare con il pensiero
alla notte appena trascorsa durante la quale avevano riso, parlato e si
erano rotolati in quello stesso letto gli fecero venire voglia di
mollare tutto e cambiare vita per sempre. Poi ricordò quel
guizzante senso di euforia che aveva provato quando, l'anno pirma
insieme a Dean, avevano cacciato uno spirito, e per un secondo, un
brevissimo e sfuggente secondo desiderò con tutte le sue forze
che lei accettasse la proposta che le aveva fatto suo fratello in
quell'occasione. Il secondo dopo si diede dell'idiota, perchè
immaginò il corpo di Allison disteso a terra in un lago di
sangue e privo di vita in qualche catapecchia, fabbrica
abbandonata o foresta. NO! Non l'avrebbe mai permesso. Giurò a
se stesso che finchè lui avesse avuto la forza per respirare,
non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa di male, qualunque
decisione lei avrebbe preso.
-Ehi...- rispose lui dolcemente prendendo una tazza di caffè.
Dopo colazione i due ragazzi cominciarono a
sistemare tutto per la partenza. Allison prese una borsa che
riempì con qualche vestito comodo e la sua “tenuta da
caccia”, dopo di che raggiunse Sam al piano di sotto:
-Allora tu sei pronto?- gli chiese.
-Sì e tu?- rispose lui voltandonsi verso la voce di lei che
proveniva dalle scale. Vide, tuttavia, che in quel momento Allison
era sepolta nei meandri di un piccolo mobile accanto alla porta
d'ingresso:
-Vediamo...dove accidenti le ho messe l’estate scorsa…- stava dicendo per cercare di ricordare.
-Cosa stai cercando?- chiese Sam incuriosito avvicinandosi alla ragazza.
-Ah, eccole!- rispose lei trionfante risorgendo dallo stomaco di quel
mobiletto e sventolando sotto il naso di Sam un mazzo di chiavi. Poi
gli spiegò: -Ti sei mai chiesto come mai anche se ho il garage
tengo sempre il fuoristrada sul vialetto?- domanda retorica, e infatti
continuò immediatamente: -Te lo dico io perché,
perché in garage c’è mia sorella. E penso proprio
che in quest’occasione saremo costretti a farle sgranchire un
pò
le gambe! Vieni!- disse lei allegramente uscendo di casa diretta al
garage.
Sam la
seguì sempre più incuriosito e rimase di stucco quando la
porta del garage, come un sipario, si aprì su una sfolgorante
Pontiac Firebird del '67 blu elettrico con tanto di due strisce bianche sul
cofano anteriore.
-WOW!!- fu tutto quello che Sam riuscì a dire incantato davanti a quello spettacolo.
-Già! Ho il sospetto che mio padre tenesse a questa macchina quasi quanto teneva a
me. Per poco non gli venne un infarto quando scoprì che il
vecchio proprietario ci aveva montato il gancio da traino...anzi penso che avesse deciso di prendere proprio questa
perché pensava di “salvarla da quel bruto” in
qualche modo. In effetti non so perchè non tolse immediatamente
il gancio...diceva che poteva servirmi....ogni tanto mi sembrava un po'
ossessionato da cose che io proprio non capivo...e anche ora veramente ripensandoci non le capisco ancora!
Comunque, detto fra noi,
secondo me se sapesse che la uso per portare a spasso One
Breath e Fallen Angel si rivolterebbe nella tomba!-
-Fantastica...- Sam, il cui vocaboalrio evidentemente si era
improvvisamente ristretto, non aveva sentito una singola parola del
discorso di Allison, tanto era concentrato su quella macchina
splendente.
-Sam, dobbiamo andare, scantati!-
-Sì, sì,…ehm vado a prendere i bagagli!-
Mentre Sam era in casa a raccogliere i bagagli, Allison tirò
fuori la Firebird e mise in garage il fuoristrada, dopo di che si diressero al ranch.
Nel giro di una mezz’ora era tutto pronto: i cavalli sul rimorchio
insieme a tutto l’occorrente.
“A dire il vero mi sembra
tutto indispensabile e non ho lasciato qui nulla!” pensò
Allison il cui motto era "meglio avere qualcosa con sé e
non usarlo che averne bisogno quando non ce l’hai!”
Mentre chiudeva il bagagliaio della Firebird dopo aver caricato uno zaino si rivolse a Sam:
-Andiamo! Abbiamo un lavoro da fare!-
Partirono: direzione Spring Creeek, Nevada, per prendere a calci un piccolo esercito di Amazzoni.
(1) Verso della canzone "Alive" Vedder/Gossard - Pearl Jam - Album "Ten" 1991
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Tell Me 'Bout it ***
TELL ME 'BOUT IT
TELL ME 'BOUT IT (1)
Sam ed Allison erano in viaggio da tre ore e l'asfalto della
Highway 89 scorreva sotto le ruote della Firebird liscio come l'olio.
Mantenendo una velocità moderata e compatibile con le
possibilità limitate del rimorchio, prevedevano di arrivare a
Spring Creek nel tardo pomeriggio o, nella peggiore delle ipotesi,
nella prima serata, imprevisti permettendo. Avevano appena
attraversato Wellsville, una ridente cittadina dello Utah, come del resto ce ne sono
a milioni sparse su tutto il territorio federale, a circa
80 Km dal confine col Wyoming, quando, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada mentre guidava, Allison esordì
con un lieve imbarazzo:
-Sam?-
-Cosa c’è?- le chiese lui voltandosi a guardarla. Non gli
sembrava ancora vero di averla lì accanto a sè...Dio come
gli era mancata!
-Ehm, devo andare in bagno!- rispose lei sentendosi estremamente in
colpa pensando al fatto che erano partiti solo tre ore prima.
-Ok, allora vediamo noi siamo qui…-
Sam tirò fuori dal cruscotto una
cartina e la consultò per un istante cercando la strada che stavano percorrendo, poi
disse: -Riesci a resistere ancora una mezz’ora? Possiamo raggiungere Bobby a Salt Lake City dova sta finendo un lavoro.-
-Ok- rispose Allison preoccupata del fatto che mezz’ora poteva
sembrare un’eternità nello stato di necessità in
cui si trovava lei in quel momento. Per distrarsi decise di cambiare arogmento:
-Chi è Bobby?- chiese.
-Oh, Bobby! Bobby Singer è...cacciatore anche lui.- disse Sam di
getto quasi senza
pensare. Poi le spiegò meglio senza riuscire, però, a nascondere una lieve
emozione mentre parlava: -beh, è stato...è praticamente un padre
per me e Dean. Scommetto che ti piacerà!-
-Ok...- rispose lei pensando che non fosse il caso di girare il
coltello nella ferita ancora evidentemente aperta che John Winchester
aveva lasciato nel cuore dei suoi figli, e che probabilmente non si
sarebbe mai rimarginata.
-Gira qui a sinistra...verso l'interstatale 84!- le diede le indicazioni per
raggiungere Salt Lake City.
Mentre Allison svoltava, Sam fu distratto
da una scena che in qualunque altra condizione emotiva in cui
si fosse mai trovato avrebbe ingorato completamente: di fronte
all'incrocio dove loro stavano girando c'era un parco giochi per
bambini, ed un
papà stava sollevando la figlioletta, che poteva aver avuto non
più di quattro o cinque anni, per metterla sullo scivolo.
Entrambi ridevano felici. Ovviamente suo padre non aveva mai fatto una
cosa del genere. O almeno non l'aveva mai fatta con lui, ma forse con
Dean...quando ancora erano una famiglia normale, prima che la mamma
morisse...pensò malinconicamente continuando a guardare fuori
dal finestrino. Senza sapere il perchè, si chiese se
il papà di Allison l'avesse mai portata al parco a giocare.
Sicuramente l'aveva fatto, pensò, in fondo lui era stato un
genitore normale,
come tanti papà...no, Sam si stava convincendo che Edward Carter
non era stato un papà qualunque, non poteva esserlo stato. Un
papà qualunque avrebbe permesso alla figlia di tatuarsi un
cuore o un fiore o una farfalla, al limite un disegno tribale come ce
ne sono a milioni in giro per il mondo. Ma un papà qualunque non
avrebbe sicuramente indotto la figlia a tatuarsi un pentacolo
all'interno di un sole. Se veramente Edward Carter aveva spinto
Allison a tatuarsi quel particolare simbolo, e non c'era ragione di
credere che non fosse così, c'era solo un motivo possibile.
Doveva
assolutamente avere maggiori informazioni circa il padre di Allison.
Sam fu di parola e dopo mezz’ora la Firebird era
parcheggiata davanti ad un locale nella prima periferia nord di Salt
Lake City. L'edificio era abbastanza isolato, circondato com'era da
folti alberi e lontano dalle strade più trafficate.
Completamente costruito di legno era evidente che l'ultima manutenzione
di cui aveva goduto risaliva a prima del diluvio universale. Una grande
insegna sulla facciata anteriore indicava che il locale si chiamava
"NORTHWEST PASSAGE"(2). Prima di entrare Allison
diede da bere ai cavalli e si assicurò che stessero bene: non
avevano mai affrontato un viaggio così lungo. Tuttavia
sembravano più che tranquilli, così raggiunse Sam che
l’aspettava vicino all’entrata.
All'interno il locale non era tenuto molto meglio rispetto
all'esterno. Il bancone, sulla destra rispetto all'entrata, era ampio e
lungo, ma sporco ed impolverato. I tavoli, circa una quindicina, erano
sparsi un po' ovunque e a caso per tutta l'unica stanza che costituiva
la locanda. Nonostante tutto, il Northwest Passage era pieno di
gente. Allison capì subito che per lo più si trattava di
cacciatori intenti a pulire, riparare, lucidare o caricare fucili, coltelli,
balestre ed
ogni sorta di armi. Alcuni di loro erano ubriachi, altri stanchi e
sporchi, ma in generale, notò la ragazza, ognuno si faceva gli
affari propri.
-Sam...- la voce di un uomo chiamò il ragazzo, ma non
terminò il saluto quando vide che non era solo.
-Hey Bobby!!- lo salutò amichevolmente Sam, prima di presentargli Allison: -Ti presento Allison!-
La ragazza gli tese la mano e, sorridendo calorosamente, disse : -Allsion Carter, piacere!-
Bobby era un uomo di mezz'età con capelli castani ed una
folta barba. Indossava quella che era la sua tenuta ufficiale: jeans
scoloriti, camica e gilet imbottito e cappellino da baseball
che avevano visto tempi decisamente migliori. Dall'espressione sorpresa
del suo viso Allison
capì che lui si aspettava di incontrare solo Sam; tuttavia gli
occhi di Bobby erano buoni, coperti da un costante velo scuro, ma
comunque buoni ed ispiravano in lei naturali sensazioni di affetto
e fiducia, nonostante i suoi modi potessero sembrare burberi ad un
osservatore superficiale. Capì immediatamente perchè Sam e Dean lo consideravano come un padre.
Lui rispose energicamente alla stretta di
mano della ragazza mostrando emozioni che andavano dal disagio
alla sorpresa:
-Ehm...piacere...Allison...Carter...hai detto Carter...come William Carter? William Carter l’allevatore di cavalli?-
Allison rimase stupita nell’apprendere che un uomo del quale
fino a due minuti prima ignorava perfino l’esistenza conoscesse il
suo bisnonno ed il suo lavoro:
-Sì...mio nonno. Ma scusa...tu come fai a conoscerlo?-
-Niente niente… per gli appassionati di cavalli
tuo nonno è un mito, tutto qui. Allora Sam, come mai
da queste
parti?- taglò corto Bobby con fare sbrigativo; sembrava ansioso
di cambiare discorso.
-Abbiamo un lavoro più a sud ed Allison ci aiuta con i suoi
cavalli.- rispose Sam tranquillamente, come fosse una normale
conversazione sulle condizioni meteorologiche.
-Capisco, quindi siete qui con i cavalli?- lo strano
interesse di Bobby per i cavalli di Allison e la sua famiglia
cominciava ad insospettire Sam, che gli lanciò un'occhiata interrogativa.
La ragazza, però, non se ne accorse, aveva altre priorità
in quel momento, e cioè doveva andare in bagno urgentemente se
non voleva esplodere:
-Scusatemi ma non ce la faccio più! Sai dov'è il bagno Bobby per favore??!!-
-Certo, proprio dietro di te!- ed indicò di fianco al bancone una
porta con attaccato uno sporco e rovinato cartello che recitava, ormai
da decenni: “TOILETTE”.
-Grazie!- rispose Allison che si alzò e corse verso l’agoniata meta.
-Bobby...- comiciò Sam con uno strano risolino sulle labbra -tu
non sei appassionato di cavallli. Cosa succede? Tu sai qualcosa che vorrei
sapere anche io, cosa?-
-Sam, tu sai come si chiamano i cavalli di Allison?- gli chiese l'uomo tranquillamente.
-Bobby cosa c’entrano i nomi dei cavalli di Allison adesso?- rispose il giovane che cominciava a spazientirsi.
-Tu rispondi, poi ti spiego.- insistette Bobby deciso.
-Ok, va bene...il maschio di chiama Fallen Angel…-
-C, immagino, vero?- finì per lui Bobby.
-Ehi, ma come fai…- ribattè Sam con stupore.
-Continua!- gli intimò.
-La femmina si chiama One Breath…-
-C, sempre, giusto?-
Ora Sam ne aveva abbastanza di tutti
quei misteri; prima il tatuaggio della ragazza, ora i suoi cavalli che
a quanto pareva erano più famosi di quanto loro due, cioè lui e la
stessa Allison, pensassero. Sam aveva davvero perso la pazienza, e lei era solo andata
in bagno, non a fare una gita sulla luna, quindi poteva tornare da un
momento all'altro. Il ragazzo aveva davvero bisogno di una spiegazione, quindi si impose con determinazione:
-Adesso basta Bobby, mi spieghi tutto prima che Allison ritorni dal
bagno!!-
-La C sta per Carter. Sono sicuro che i suoi cavalli sono stati allevati dai Carter!-
-Ma Bobby è impossibile suo padre non aveva un
allevamento di cavalli. L’azienda di famiglia che ora gestisce
Allison è un’officina meccanica.-
-E' proprio questo il punto Sam! E lo sai perchè è
impossibile che i suoi cavalli vengano dall'allevamento Carter? Te lo
spiego io perchè, perchè non c'è più nessun
allevamento Carter!-
Siccome Sam lo stava guardando con espressione interrogativa, Bobby decise che era il caso di spiegarsi meglio:
-Il primo a sbarcare in America fu Rupert, se non
sbalgio. Lui e i suoi antenati prima di
lui allevavano cavalli già in Inghilterra.
Quando Rupert arrivò negli Stati Uniti si stabilì da
qualche parte a nord ed aprì una scuderia che poi passò
ai suoi discendenti,
fra i quali anche il padre di Allison scommetto. Poi un bel giorno,
quasi
trent’anni fa ormai, ci fu un incendio che rase al suolo l'intera
proprietà. Non
fu mai fatta luce su quell’incidente. Secondo me il padre di
Allison aprì l’officina dopo la distruzione
dell’allevamento.- spiegò Bobby, mentre il ragazzo ascoltava
ancora più stupito. Tuttavia Sam ancora non capiva:
-Ok, diciamo pure che i parenti di Allison allevavano cavalli, ma non
ho ancora capito come mai TU sai così tante cose sulla famiglia
Carter!!- ed accentuò la parola "tu".
-Sam, Rupert Carter allevava i cavalli che venivano usati solo da
cacciatori prima che inventassero altri mezzi di locomozione. E
anche adesso
c'è qualcuno che li considera..beh diciamo molto utili in
certe circostanze. E c’è un motivo per cui i cacciatori
usavano e usano solo i cavalli dei Carter: questi animali sono
speciali, hanno qualità e capacità che neanche immagini.
Non sono
bestie normali...- s'interruppe come se il resto della frase
facesse fatica ad uscire dalle sue labbra. Poi, serio in volto, si
sporse verso il ragazzo e con un filo di voce concluse:
-Allison è nata in una famiglia di cacciatori, Sam. Quella
ragazza è una cacciatrice nata...come tu e Dean del resto!-
Sam aveva ascoltato con attenzione ogni parola che gli aveva detto
Bobby ed ora lo stava fissando stupefatto, con un solo pensiero
fisso nella testa: aveva avuto la conferma dei suoi sospetti. Il
papà di Allison era stato un cacciatore ed il tatuaggio
disegnato sulla schiena di lei aveva
chiaramente la stessa funzione del suo, e cioè protezione dai
demoni.
A scuotere i due cacciatori riportandoli alla realtà del
Northwest Passage da chissà dove le loro menti si trovavano
in quel momento, fu un lampo di luce che proveniva dalla porta del
bagno
seguito dall'urlo di un uomo e una leggera folata di vento. Improvvisamente la
porta del
bagno si spalancò andando a sbattere rumorosamente contro il
muro ed alzando una
nuvola di polvere. Un secondo dopo un uomo grasso
e sporco che aveva evidentemente vuotato più di una bottiglia di
whiskey corse fuori urlando, inseguito da una biscia arrabbiatissima e da un branco di topi impazziti
che miravano alle sue caviglie. Dopo un attimo emerse dal bagno anche
Allison; quando si guardò intorno vide che tutti gli occhi che
c'erano in quel locale in quel momento erano puntati su di lei.
Arrossì lievemente per tutta quell'inattesa attenzione, e,
cercando di sembrare il più disinvolta possibile, si
sistemò la camicia a quadri e
raggiunse di nuovo Bobby e Sam al tavolo.
-Tutto bene Allison? Lo conosco quel deficiente! Carl! Idiota!!- disse Bobby disgustato.
-Tranquillo so badare a me stessa! Grazie!- rispose la ragazza cercando di mantenere la stessa disinvoltura di prima.
In quel momento si avvicinò un giovane cameriere dall'aria trasandata almeno quanto il locale e chiese loro:
-Cosa bevete ragazzi?-
-Birra, grazie- disse Sam che non vedeva l'ora che quel ragazzino se ne andasse per chiedere ad Allison cos'era successo.
-Anche per me!- concordò Bobby.
-Si può avere dell’acqua tonica?- chiese piano la ragazza,
che nutriva forti dubbi sul fatto che in quel posto servissero qualcosa
che
non avesse dell’alcol al suo interno.
-Come fatto!- disse il ragazzo con efficienza mentre si allontanava per preparare le bevande.
-Ally cos’e successo?- chiese Sam preoccupato.
-Niente, quel porco che a quanto pare si chiama Carl ha cercato di
mettermi le mani addosso ma…- non fece in tempo a finire
la frase che Sam era già in piedi e stava per dirigersi verso il
tavolo dove Carl si era rifugiato dopo aver seminato i topi e la biscia.
-Aspetta!- lo fermò lei più velocemente che potè
prendendolo per un braccio e costringendolo a sedersi di nuovo:
-Siediti accidenti!!-
Avrebbe
voluto spiegare cos'era successo, ma non sapeva se in presenza di
Bobby fosse il caso, quindi guardò interrogativamente Sam
nella speranza che lui le dicesse cosa fare. E infatti:
-Oh, tranquilla...Bobby praticamente è.. come la
famiglia...- si schiarì la voce prima di concludere -...lui sa
tutto...- disse ovviamente riferendosi ai poteri. Bobby si
sistemò meglio sulla sedia come se stare più comodo
potesse rendere l'avventura di Allison più interessante.
Contenta di poter sfoggiare la sua impresa, la giovane raccontò
loro
come si era disfatta di Carl:
- Tranquilli, credo che non ci riproverà
più,
gli ho
scatenato contro un branco di topi
furenti...e anche una biscia, visto che era nei paraggi!- disse visibilmente divertita e soddisfatta di
sè.
Bobby rimase letteralmente a bocca aperta, in effetti lui si aspettava
una qualche mossa segreta di arti marziali o cose del genere:
-Aspetta! cosa...cosa hai fatto?- chiese l'uomo che non sapeva se ridere o preoccuparsi.
Gli rispose Sam:
-Ehm sì...anche Ally ha...dei poteri...-
-Beh, la faccenda si fa interessante...molto
interessante- ribattè l'uomo, ora sicuro del fatto che cominciava a divertirsi e lanciando uno sguardo allusivo
a Sam. Poi chiese ancora: -E sarebbe a dire?-
Questa volta gli rispose Allison:
-Pare che io riesca a controllare gli animali...ehm tutti gli animali vivi e non...-
-Già, non poteva che essere quello!- concluse Bobby sorridendo
con ironia. Dopo di che si abbandonò contro lo schienale della
propria sedia e, senza abbandonare il suo sorriso,
rivolse a Sam un'altra occhiata allusiva il cui significato, questa
volta, era:
"ragazzo...cacciatrice più poteri...io ti ho avvisato...".
Tuttavia Sam pose subito fine all'auto compiacimento della ragazza per la sua impresa, rimproverandola:
-Ally, sei impazzita? Non possiamo sbandierare ai quattro venti i nostri poteri!-
-E dai Sam, fammi divertire un po', fino ad ora ho avuto occasione
solo di convincere una colonia di formiche a non cibarsi della mia
spazzatura! In più in quel bagno c’eravamo solo io e quel
microcefalo di Carl che, per inciso, secondo me è talmente
ubriaco che prima di realizzare cos’è successo sarà
già svenuto e a quel punto quando si risveglierà
penserà di aver sognato tutto!-
-Ok, ma sta attenta lo stesso Ally, meno persone sanno quello che
possiamo fare e meglio è!!- concluse il ragazzo risoluto
rispondendo furtivamente allo sguardo di Bobby di fronte a lui, che se
la stava spassando come un bambino il giorno di Natale.
Nel frattempo il cameriere fu di ritorno con due birre e un'acqua tonica e, mentre distribuiva le bevande, Allison
pensò a quanto le faceva piacere quando Sam usava il plurale.
Si trattennero con Bobby circa una mezz'ora, poi ripresero il viaggio
verso il Nevada. All'inizio Sam sembrava stranamente taciturno, tanto
che Allison cominciò a chiedersi se non avesse fatto veramente
male ad usare suoi poteri contro Carl. D'altronde una ragazza doveva
pur difendersi in circostanze come quella, dannazione, e lei aveva la
fortuna di avere dei poteri, come poteva non sfruttarli! Sam aveva proprio delle belle pretese!
In realtà il ragazzo
non
riusciva a smettere di pensare a quello che gli aveva detto Bobby.
Decise che quella era l'occasione ideale per indagare sulla famiglia di Allison:
-Ally, senti…abbiamo un sacco di strada quindi chiacchieriamo un
po', ti va?- le chiese improvvisamente sperando che lei non si accorgesse
che, in realtà, quella era tutta una scusa. Senza darle il tempo di rispondere proseguì: -Per esempio, quando
esattamente tuo padre ha aperto la Carter Tools…o magari
è stato tuo nonno?-
-Dimmi Sam ma queste domande le pensi di notte, invece di dormire?- gli
chiese Allison con il suo solito sarcasmo, evidentemente sorpresa dalla strana
domanda. Fortunatamente per Sam, comunque, la ragazza non aveva intuito il suo vero
scopo, perché proseguì immediatamente: - Beh, i
miei erano già sposati…Ah, sì aspetta mi ricordo
di avere una fotografia dei miei il giorno dell’apertura
dell’officina e mia mamma era incinta...abbigliamento primaverile...doveva essere 1981.-
-Oh- rispose Sam facendo finta di niente, poi ritornò alla carica quasi subito:
-E, i tuoi nonni cosa facevano? Ah, no aspetta mi sembra che Bobby
prima abbia detto che il tuo bisnonno allevava cavalli, giusto?-
-Si, beh...sì e anche mio nonno e mio padre all’inizio.
Poi però prima che io nascessi l'allevamento andò a
fuoco...- s'interruppe un secondo come per respirare dopo una lunga
apnea, poi: -mio papà mi disse che nell'incendio morì
anche il nonno. Era rimasto solo lui, per questo decise di chiudere
l'allevamento. Non ne parlava volentieri...penso che c'entrasse qualcosa
anche
mia madre... tutte le volte che gli facevo delle domande, diventava
triste, per cui a un certo punto ho smesso semplicemente di fargliele.
Però ti dico una cosa, mi ha insegnato tutto quello che sapeva
sui cavalli, e lui ne sapeva veramente molto, anzi certe volte sembrava
che volesse insegnarmi a tutti i costi delle cose proprio assurde. In
fondo
gli sarò sempre grata per i suoi insegnamenti, anche
perché senza di quelli non avrei potuto aiutarvi l’altra
volta!-
-Già hai ragione!-
Sam fece finta di niente ma
quest’ultima affermazione di Allison gli trapanò il
cervello per tutto il resto del viaggio: e se suo padre quando era ancora vivo
avesse veramente cominciato a prepararla per una vita da cacciatrice?
Nel complesso il resto del tragitto fu tranquillo, dopo
l’inconveniente con Carl, non ci furono
imprevisti degni di nota. Guidarono a turno e arrivarono a destinazione
per le nove di quella stessa sera e per prima cosa andarono al motel
a prendere Dean. La fedele Impala era placidamente parcheggiata davanti
alla stanza N. 33, ma di Dean neanche l'ombra:
-Eppure la macchina è qui...Dean non può essere molto
lontano...- disse Sam uscendo dalla camera vuota e pensando a dove potesse essere finito il fratello. Poi
guardò di fronte a sè e vide un edificio dall'altra parte
della strada, la cui insegna indicava un locale notturno di nome "BLUE
ELEPHANT". A quel punto gli fu tutto chiaro: -Ho capito!
Ally...andiamo...Dean è sicuramente là!- sentenziò
con sicurezza accingendosi ad attraversare la strada.
Sam ed Allison entrarono in un locale illuminato da una luce soffusa e
allietato da una musica sensuale in sottofondo. Era
cosparso da piccoli tavoli intorno ai quali erano stati disposti comodi
e soffici divanetti ricoperti di velluto viola. Gli avventori di quel locale, quella sera come
tutte le altre sere dell'anno, erano uomini più o meno giovani
intrattenuti da ragazze tutte al di sotto dei 23 anni, nella più
ottimistica delle ipotesi. Il bancone del bar era al centro dell'ampia sala e Dean, con la sua espressione spavalda spampata in
volto, vi era appoggiato con la schiena mentre, con un bicchiere
di birra in mano, chiacchierava fittamente con due ragazze che un
qualunque uomo normale avrebbe definito senza troppi problemi
"mozzafiato".
-E' là...figurati...- disse Sam spingendo una timida Allison a seguirlo per raggiungere Dean al bancone.
-Ehy!!- Sam salutò il fratello ignorando le due ragazze.
-Sammy!!! Com'è andato il viaggio?- gli chiese Dean senza
abbandonare la sua espressione da spaccone e dandogli una pacca sulle
spalle
allegramente, e la causa di tanta allegria, pensò Sam,
probabilmente non erano solo le due ragazze. A quel punto una delle
due, quella più vicina a Sam ed
Allison, si voltò verso di loro e lanciò al cacciatore
uno
sguardo decisamente ammiccante. La reazione che Allison ebbe d'istinto,
non lasciò stupita solo lei, ma anche i due fratelli.
Innanzitutto lo sguardo di quella smorfiosa fu come un pugno nello
stomaco per lei: "Whoa! Ma chi si crede di essere questa qui!!??"
pensò. Quindi spedì la timidezza di quando era entrata
a farsi benedire e decise di reagire. Si strinse più vicina a
Sam cingendogli la
vita con un braccio, mentre con l'altro afferrò saldamente il
bavero della giacca di lui e lo tirò verso di
sè dandogli un bacio che avrebbe potuto essere definito in
tanti modi ma sicuramente non casto. Tuttavia Sam accolse
quell'inaspettata effusione
senza alcun problema e abbracciando la giovane. Dopo di che Allison
allungò
la mano destra verso la
ragazza dicendole affabilmente:
-Ciao! Allison! Piacere di conoscerti!-
La sciacquetta per tutta risposta la ignorò con una smorfia tornando a voltarsi
verso Dean, che però aveva già capito come sarebbe andata
a finire la serata:
-Ragazze, scusate...ma il dovere mi chiama...sapete...noi agenti
dell'FBI dobbiamo sempre essere reperibili e pronti all'azione! Ehm..magari faccio un salto
se mi sbrigo...- poi si rivolse al fratello: -Forza guastafeste,
andiamo!-
Fuori dal nightclub Dean aveva ancora negli occhi l'immagine delle due ragazze, ma non così tanto da
non riconoscere il gioiello di macchina di Allison:
-WOW!- disse estasiato mentre gli occhi verdi gli si illuminavano di colpo.
"Sì, sono decisamente fratelli" pensò lei alzando gli
occhi al cielo. Dean proseguì la sua ispezione girando intorno
alla vettura e facendole dei complimenti che, probabilmente
continuò a pensare Allison con intima soddisfazione, non avrebbe
fatto a nessuna delle due ragazze di poco prima:
-Che splendore! E tu ci porti a spasso i cavalli con questa bellezza? Sei matta?- le chiese scandalizzato.
-Sì, perché?- ribattè con indifferenza lei che proprio non
capiva l’attaccamento ossessivo di certi uomini alle loro
macchine. Infine lui si rivolse direttamente all'automobile:
-Scusala dolcezza...non sa quello che fa!!-
Dopo che Dean ebbe finito di amoreggiare con la Firebird tutti e
tre salirono a bordo e, insieme, si diressero al Country Club di
Spring Creek: l’unico posto che nei paraggi potesse ospitare dei
cavalli e fosse, contemporaneamente, vicino al cimitero. Dean aveva
avvertito che sarebbero probabilmente arrivati tardi, quindi uno
stalliere li aveva aspettati fino a quell'ora anche se le scuderie
erano già chiuse.
-Non c’era qualcosa di più economico?- chiese Allison
ferma con il motore acceso, davanti al cancello di quella struttura nuova e chiaramente lussuosa,
preoccupata del conto che le avrebbero presentato alla fine della
scampagnata. Dean le rispose quasi offeso:
-Ehi, per chi mi hai preso! Ehm, mi sono informato prima e pare che a
causa della vicinanza al cimitero non abbiano la fila davanti al
cancello per le iscrizioni, quindi i prezzi sono davvero
stracciati....ehm soprattutto per un ispettore del dipartimento
d'igiene...quindi stai in campana se ti chiedono qualcosa!-
l'avvertì alla fine.
-Beh, meglio così allora!- rispose lei rincuorata e decidendo di ignorare l'ultima affermazione di Dean.
Mentre
attraversavano l'ingresso del Country Club, Allison sperò che i
pneumatici della Firebird non sporcassero troppo i bianchissimi ciottoli che
costituivano il fondo di quel sontuoso viale alberato che portava alle
scuderie.
Sistemati i cavalli, rientrarono al motel per riposarsi un po', in
previsione della nottataccia che li aspettava il giorno successivo. Sam
avrebbe voluto raccontare a suo fratello quello che gli aveva detto
Bobby su Allison e sulla famiglia della ragazza, ma era troppo stanco
e, soprattutto, aveva troppa voglia di stare da solo con lei, quindi
decise di rimandare quella discussione al giorno dopo.
(1) "Tell Me 'Bout It" Joss Stone - Stone/Saadiq/Ozuna - Album "Introducing Joss Stone"
(2) "Northwest Passage" è un episodio di "FRINGE" il 2x20 in particolare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** There's an Angel on my Shoulder ***
THERE'S AN ANGEL ON MY SHOULDER
THERE'S AN ANGEL ON MY SHOULDER(1)
La mattina successiva, i tre ragazzi si alzarono con calma e, dopo aver
fatto colazione in una tavola calda poco lontano dall'OASIS MOTEL, si rintanarono nella
camera di Sam e Dean per studiare la situazione che avrebbero dovuto
affrontare quella notte. Distesero sul tavolo della stanza una
piantina dell'area di Spring Creeek, tutta segnata da
righe ed appunti scritti dai due cacciatori e più che altro concentrati nella zona del
cimitero. Allison era impaziente di
capire con che cosa
avrebbe avuto a che fare:
-Allora, che aspetto hanno queste amazzoni?- chiese.
Dean rispose per primo con slancio:
-Oh, grandi, enormi e cattive anche!-
-E mi avete detto che non si possono eliminare...se no si moltiplicano, giusto?-
-Sì...beh...dalle ricerche che abbiamo fatto sembra che quando ce
n'è più di una per eliminarle tutte insieme si
dovrebbe riconoscere
la prima amazzone, cioè l'originale, e sparare a quella con un
proiettile
d'argento.- le rispose Sam. Poi si schiarì la voce,
perchè un po' in difficoltà e consluse: -....ehm insomma,
è evidente che noi non ci siamo riusciti.-
-Altrimenti io non sarei qui!- osservò Allison sorridendo
divertita e per nulla preoccupata. Con naturalezza allungò un
bacio di consolazione al ragazzo seduto di fianco a lei.
A quel punto intervenne Dean indicando la mappa per riportare
l'attenzione degli altri due al nocciolo del discorso: -Ragazzi?
Concentrati qui forza, ricordate? ....amazzoni?...tomba?....asce e
frecce? Tuberete più tardi, quando avremo finito!- li riprese
con deicsione neanche fosse un insegnante che ha scoperto due allievi
chiusi nel bagno della scuola a baciarsi. Poi proseguì in modo molto professionale: -Allora questo
è il cimitero, qui c'è il Country Club...vedi Allison?-
Lei annuì in silenzio studianto attentamente la cartina
sotto il suo naso, poi, indicò una linea curva disegnata a circa una
ventina di centimetri dalla "X" che indicava il punto dov'era la tomba
di George Spender, e chiese:
-E questa linea cosa sta ad indicare?-
-Quella linea in realtà è posta più o meno a due
Km dalla tomba di Spender. Abbiamo notato che se si supera quel confine
le amazzoni scompaiono spontaneamente.- le spiegò Dean.
-Ok.- rispose Allison pensierosa. Poi: -E avete detto che sono armate
di ascia o arco e freccie? Beh, immagino che dovrò dare fondo
agli insegnamenti di mio papà, allora.- disse lei
tranquillamente.
Mentre Sam impallidiva di colpo ed il suo cuore accelerava
improvvisamente la frequenza dei battiti, Dean le chiese incuriosito,
ma soprattutto all'oscuro di tutto quello che sapeva suo fratello:
-Insegnamenti di tuo padre?-
-Sì, mio padre mi diceva sempre: “Ally se ti trovi davanti un cavallo
o qualunque altra cosa
che ti punta, non importa quale sia la sua o la tua stazza, tu
galoppagli contro più forte! Non devi avere paura, i tuoi cavalli
non ti abbandoneranno!”. In effetti non ho mai capito
perché ci tenesse così tanto ad insegnarmi questa cosa
dal momento che nei maneggi è difficile che la gente ti venga
addosso di proposito...figuriamoci poi lui cosa poteva saperne delle "altre cose" che potrebbero aggredirmi!- spiegò
la ragazza sottolineando con il tono della voce le
parole "altre cose".
-Beh, per ogni evenienza…tipo previdente tuo padre eh?- ribattè Dean divertito.
A quel punto Sam aveva un bisogno quasi fisico di cambiare argomento.
Voleva discutere prima a quattr’occhi con suo fratello di
quello che
aveva saputo da Bobby, quindi, mentre sentiva che il panico stava per
prendere il sopravvento, disse velocemente:
-Allora come ci organizziamo questa sera?-
Lanciò un’occhiataccia a Dean, ma il
fratello non aveva colto la sua troppo criptica
richiesta di aiuto e gli aveva risposto con una smorfia, così Sam si trovò costretto a proseguire inventandosi
sul momento un possibile piano da seguire che sembrasse almeno
plausibile:
-Voglio dire…- s'interruppe...si stava impantanando...doveva
assolutamente trovare una via
d’uscita prima che lo specchio sul quale si trovava in quel
momento si frantumasse. Abbassò gli occhi sulla piantina di
Sping Creek stesa sul tavolo e decise di andare a braccio. Parlò
ancora più velocemente di prima:
-Allora questo è il cimitero, la tomba di George Spender
è questa- ed indicò la "X" nell’angolo a
nord-ovest del rettangolo che nella mappa indicava il territorio del
cimitero. Prima di continuare, con il pensiero si asciugò
l’immaginario sudore dalla fronte, quindi:
-Abbiamo detto che il Country Club è vicino, quindi non dovrebbe
essere difficile raggiungerci a cavallo. Ally, considera che le
amazzoni compaiono se ti avvicini a meno di tre metri dalla tomba.
Non appena tu ce le avrai levate di torno, noi
scaviamo ed eliminiamo i resti del professore prima che possiamo.
Vedi, qui intorno è tutto deserto, quindi una volta uscita dal
cimitero, basta che cominci a correre verso est. Però non troppo
lontano, non devi superare la linea dei due Km dalla tomba.
Anche questa volta non ti voglio perdere neanche per un secondo, quindi
saremo in continuo contatto telefonico. In teoria non appena il
professore comincerà a bruciare le amazzoni dovrebbero svanire.-
Aveva elaborato quel piano tutto d’un fiato, e solo alla fine si
rese conto di aver fatto un errore, e madornale per di più. Purtroppo, però, anche Allison se n'era accorta:
-In teoria? Sam, hai detto in teoria?- chiese preoccupata sgranando gli occhi.
-No, no, sono sicuro che sarà così!- rispose lui risoluto, ma pregando
qualunque Dio gli venisse in mente di non essersi sbagliato.
-Già speriamo...- rispose Allison poco convinta.
Stava per dire qualcos'altro, e infatti aveva già la bocca
aperta, quando si sentì investire da una lieve folata di vento e da
un rumore che assomigliava allo sbattere delle ali di un uccello:
-Ah!!!- invece delle parole le uscì dalla bocca un gridolino
soffocato dallo spavento quando si rese conto che davanti a lei era
comparso un uomo. Chiuse gli occhi e, istintivamente si
portò una mano al torace, come a voler impedire al proprio cuore
di saltarle fuori dal petto. Sam e Dean, che ormai erano abituati alle sue
improvvisate, non fecero una piega quando videro Castiel.
-Cass!! Cosa ci fai qui?- gli chiese Dean stupito. In effetti quello
era un lavoro di routine per loro e l'angelo non c'entrava affatto.
Come mai era lì?
Nel frattempo Allison stava osservando insistentemente il
nuovo
arrivato a bocca aperta: di fronte a lei si era letteralmente
materializzato dal nulla un uomo
sui 30 anni con indosso un completo scuro con camicia bianca e, sopra,
un impermeabile beige. Il suo viso era impassibile e anche lui la stava
fissando come incantato. Ovviamente Allison non aveva realizzato che si
trattava di un angelo, per cui Sam pensò fosse meglio sbloccare
la situazione e procedere alle presentazioni formali:
-Cass, lei è Allison Carter!- disse, ancora ridendo per
l'espressione che lo spavento aveva disegnato sui lineamenti del viso
della ragazza.
La voce di Sam fu utile anche a quest'ultima, che si riscosse ed
allungò istintivamente la mano verso il nuovo arrivato dicendo:
-Piacere Allison!- e gli sorrise.
Anche per Castiel valeva lo stesso
discorso fatto per Bobby: ad un osservatore superficiale l'uomo che le
stava di fronte poteva sembrare insensibile e freddo, tuttavia Allison
colse una luce in fondo ai suoi occhi. Era una luce calda e
rassicurante, che le infondeva un naturale senso di pace e sicurezza. Per questo il
suo sorriso risultò più dolce del solito.
-Ehm...Ally lui è Castiel...è un angelo...- le
spiegò Sam che proprio non riusciva ad immaginarsi la reazione
che la ragazza avrebbe avuto di fronte ad un angelo...in carne e ossa.
La reazione fu la seguente:
-Oh.- basta. Nient'altro uscì dalla sua bocca sempre aperta. Allison,
chiaramente, non aveva mai visto un angelo in vita sua e proprio non si
sarebbe aspettata che avessero un'aspetto così...umano.
Soprassedendo allo sbigottimento della ragazza, Dean tornò alla carica:
-Cass, cosa ci fai qui?- chiese un'altra volta.
-Ho bisogno di voi.- rispose lapidario ed in tono abbastanza
piatto l'angelo senza
distogliere lo sguardo da Allison, come se neanche stesse parlando con
il cacciatore che gli stava di fianco. Non riusciva a togliere gli
occhi di dosso dalla ragazza , era più forte
di lui, come se una calamita di dimensioni titaniche avesse catturato
tutta la sua attenzione e niente fosse in grado di distrarlo da quei
grandi e brillanti occhi grigi. Sperava solo che nè Sam nè
Dean se ne accorgessero, ma aveva i suoi dubbi in merito.
-Adesso?- ora Dean era leggermente irritato.
-No quando avrete finito questo lavoro.- ribattè Castiel. Poi
senza preavviso e senza degnare nè Sam nè Dean di
uno sguardo, ma sempre fissando la ragazza che aveva di fronte, orbitò via silenzioso com'era arrivato e
lasciando di stucco non solo lei, ma anche i due fratelli.
Castiel era stato un mistero per Sam e Dean all'inizio della loro
collaborazione, ma col passare del tempo i due ragazzi avevano imparato
a conoscerlo
e capirlo. Tuttavia ogni tanto facevano
ancora fatica ad interpretare i suoi bizzarri comportamenti, come
questa volta. Quell'improvvisata era stata ancora più
stravagante
del solito. In genere quando Castiel aveva bisogno di loro, glielo
diceva senza troppi problemi. Ok, alcune volte cavargli di bocca le
cose era un po' faticoso, ma non era mai successo che se ne andasse
senza aver loro comunicato il motivo della sua visita. A parte Allison
erano esterrefatti anche Sam e Dean.
-Ma fa sempre così...voglio dire...va...viene...così...-
il concetto che Allison provò ad esprimere non risultò
formalmente molto chiaro, ma i suoi compagni avevano comunque capito
cosa intendesse.
-In genere no in effetti! Che strano! Chissà cos'aveva oggi
Cass!!??- si chiese Dean.
-Ma davvero voi avete..un...angelo!!??- esclamò lei con sincera
ammirazione nella voce approfittando di in un lampo di lucidità.
-Ehm...si beh...diciamo che ci aiutiamo a vicenda...- rispose Dean che
non pensava fosse il caso di sottolineare
con gli altri due il fatto che aveva notato una strana luce negli occhi
dell'angelo mentre questi fissava insistentemente Allison. Decise che
la
cosa migliore era tornare a studiare la mappa sul tavolo. In ogni caso
per stare sul sicuro si fece un veloce appunto mentale per ricordarsi
di chiedere a Cass cosa avesse di così interessante quella
ragazza. Comunque pensò di non soffermarsi più del
necessario sui comportamenti dell'angelo, in fondo quando aveva
avuto bisogno urgente del loro aiuto glielo aveva sempre detto
senza troppi problemi, quindi se questa volta se n'era andato senza
accennare a niente, significava che il loro intervento avrebbe potuto
benissimo aspettare. Così, senza perdere altro tempo,
riportò
gli altri due al nocciolo della questione che stavano discutendo prima
di essere interrotti:
-Allora sarà meglio dare un’occhiata al territorio fuori
dal cimitero prima che faccia buio. Sentite, io direi di andare a
mangiare, poi andiamo a fare un sopralluogo, che ne dite?- propose.
-Ok!- rispose Sam riportando nuovamente lo sguardo alla piantina sul tavolo.
-Cosa?....ah...sì,
sì...dopo...pranzo...sopralluogo....certo..come no!-
accettò Allison che ancora stava ragionando sul concetto di
angelo.
**********
Castiel aveva bisogno di aria. O meglio Jimmy aveva bisogno di aria, e
quando Jimmy aveva bisogno di aria, Castiel trovava difficile pensare.
Per questo motivo, lasciata la stanza di Sam e Dean Winchester,
orbitò nel suo parco preferito, materializzandosi su una
panchina un po' appartata sotto un secolare noce, dove nessuno avrebbe
fatto caso se un uomo
campariva dal nulla. Per fortuna la giornata era soleggiata e l'aria
frizzante, quindi bastarono pochi secondi perchè i livelli di
ossigeno nel sangue di Jimmy tornassero alla normalità.
Non
aveva resistito alla tentazione di conoscere di persona Allison,
nonostante gli ordini che aveva ricevuto erano stati a dir poco cristallini:
Allison, almeno finchè non avesse preso una decisione, non
avrebbe dovuto sapere della sua esistenza. Non ce l'aveva fatta, e
comunque ne era
contento. Finalmente, dopo tutti quegli anni passati a sorvegliarla da
lontano ed intervenire in qualche rara occasione ma
sempre restando invisibile ai suoi occhi , l'aveva conosciuta e
lei aveva conosciuto lui.
Improvvisamente:
-Bene, vedo te ne sei infischiato dei miei ordini.- disse una voce abbastanza irritata di fianco a lui.
"Zachariah. Che verme! E ha anche il coraggio di arrabbiarsi, magari!" pensò Castiel immediatamente. Non gli
era mai stato simpatico il suo capo, ma da quando seguiva i fratelli
Winchester si abbandonava a pensieri poco lusinghieri su di lui sempre
più spesso e sentendosi sempre meno in colpa. In effetti nel
corso dei secoli si era reso conto che Zachariah non riscuoteva un gran
successo neanche frai suoi fratelli, solo che loro non formulavano la
propria avversione in modo colorito come faceva lui, anche se lui si
limitava ad esprimere dei pensieri.
-Sì.- rispose solamente. "Che domande, è evidente che ho ignorato i tuoi ordini da fuhrer!" pensò ancora.
-Non importa!- ribattè Zachariah per nulla disturbato.
"E allora perchè accidenti me l'hai dato quell'ordine...schifoso che non sei altro!". Ad alta
voce non disse niente, ed infatti Zachariah proseguì, con quel
suo tono di voce che Castiel normalmente definiva fra sè e sè "viscido":
-Tu lo sai cosa dovrai fare se lei decide di tornare indietro, vero?- gli chiese senza neanche guardarlo in faccia.
Castiel rabbrividì al solo pensiero.
-Sì- rispose ancora una volta con quel semplice monosillabo.
-Bene, allora questa volta vedi di eseguire gli ordini così come
ti sono stati dati.- gli intimò in tono minaccioso Zachariah prima di scomparire.
Castiel rimase impassibile, nonostante dentro stesse ribollendo di
rabbia. Sì, sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto fare ad
Allison se lei avesse deciso di tornare ad Afton. In pratica era
indispensabile, per chissà quale disegno divino che a lui non
era dato di conoscere nonostante l'avesse chiesto milioni di volte, che
Allison si
unisse a Sam e Dean Winchester come cacciatrice, per cui se non lo
avesse deciso lei in completa autonomia, lui avrebbe dovuto metterle
una mano sulla testa, proprio fisicamente, e farle cambiare idea. Un
angelo lo poteva fare, non era una cosa difficile. Tuttavia significava
entrare letteralmente nella mente delle persone e sfogliare tutti i
loro
pensieri come fossero le pagine di un libro, fino a trovare quello
voluto per poi cambiarlo. Detestava fare
quel genere di cose, con chiunque; non amava affatto conoscere i
più intimi desideri della gente. Ma il pensiero di fare una cosa
del genere proprio a lei gli dava addirittura il voltastomaco. Prima di
orbitare verso
nuove incombenze si chiese mesto: "Chissà se il libero arbitrio
è mai esistito!"
***********
-Accidenti non c’è neanche un cactus dietro cui nascondersi!- constatò Allison amareggiata.
Come programmato, insieme a Sam e Dean era andata a fare un sopralluogo
nell’area appena fuori dal cimitero. Erano le due del
pomeriggio ed il
sole batteva alto ed inesorabile nel cielo terso sopra il Nevada,
ma nonostante questo non
c'era il caldo afoso che generalmente le persone collegano con i luoghi
desertici. D'altra parte se lo chiamavano deserto una ragione ci doveva
pur
essere, e infatti in quel posto non c'era niente se non sterpaglie
e terra brulla ovunque. Non un filo d'erba, non un albero anche
rinsecchito, non un sasso più grande di un pugno. Figurarsi una
pozzanghera. Niente. Niente di niente.
-Già...dillo a me! Sono dieci giorni che ci tocca fare i salti mortali per
non farci ammazzare da quelle pazze!- rispose Dean che condivideva
appieno lo sconforto di Allison.
-E poi questo fondo non è il massimo per galoppare a tutta
velocità!- osservò ancora inginocchiandosi e tastando
il terreno non pari, ma leggermente sconnesso e pieno di buche e sassi -Speriamo...in fondo
Ange è sempre stato un cavallo robusto.- cercò di
consolarsi pensierosa mentre studiava attentamente ora il terreno, ora il paesaggio desolato e arido intorno a lei.
Sam intervenne per riportarla sulla terra insieme a loro:
-Allora Ally, vedi, il cimitero è la- e si voltò indicando
un’alta muraglia bianca con al centro un arco
d’ingresso sovrastato da una sottile croce metallica. Poi proseguì: -e direi che due Km sono
pressapoco dove ci troviamo noi ora.-
-Quindi io dovrei descrivere un arco del raggio di due km dalla
tomba di quel pazzo in direzione nord-est.- e nel pronunciare queste
parole descrisse con il braccio sinistro un arco immaginario in aria.
-Direi che è la soluzione migliore!- concordò Dean, poi
propose di fare un giro al cimitero in modo che Allison prendesse
confidenza anche con quell'ambiente.
Il cimitero si trovava al confine ovest della città. Era
suddiviso in due parti: verso est erano distribuite le tombe
interrate, che si presentavano con una semplice lapide bianca che
spuntava da un prato verde all'inglese perfettamente curato. Alcune
tombe erano completamente circondate da mazzi di fiori, specialmente
quelle delle persone giovani, mentre altre erano state tristemente
abbandonate da chissà quanti anni. Nella parte ovest, invece,
c'erano diverse cappelle, una trentina in tutto più o meno.
Erano piccole costruzioni dove venivano messi i defunti appartenenti
alla stessa famiglia. Mentre la parte orientale era decisamente
malinconica e molto spoglia, la parte occidentale era davvero lugubre.
Tutte quelle cappelle ingrigite dal tempo e dalle
intemperie, quelle cancellate nere che le chiudevano al mondo
esterno e quelle
imponenti statue di angeli che mettevano soggezione di giorno,
figurarsi di notte, rendevano quella parte di cimitero spettrale.
La tomba di George Spender, invece, era isolata rispetto alle altre.
Era interrata ma si trovava dietro le cappelle, a circa una ventina di
metri da esse. Era posizionata sotto un cipresso alto e smilzo, il cui
tronco portava con evidenza i segni delle asce e delle frecce delle
amazzoni. Quella tomba, così isolata e dimenticata da Dio e da
tutti non era semplicemente lugubre: metteva i brividi.
Quando raggiunsero l'ultima dimora del professor Spender, tenendosi a
debita distanza, Allison azzardò a mezza voce un suggerimento:
-Avete provato a fare un cerchio col sale attorno alla tomba?-
Dean la guardò di traverso offeso e rispose lapidario:
-Tutte e dieci le volte che siamo stati qui, ma il cerchio vale per le amazzoni, non per le loro frecce o peggio le loro asce!-
-Oh, scusa...-fece Allison quasi sottovoce.
Esaminarono ancora attantamente il percorso migliore che avrebbe fatto
Allison
per allontanare le amazzoni dalla tomba fino al limite oltre il quale
queste sarebbero svanite. Discussero per quasi un'ora sulle varie
possibilità e sia Sam che Dean notarno che, nonostante
l'inesperienza della ragazza in questo genere di cose, lei non solo
imparava spaventosamente in fretta, ma ora era anche in grado di dare
valide indicazioni sulla strategia che avrebbe dovuto seguire
quella notte. Una volta, con orrore di Sam, Dean le disse addirittura:
-Buona idea! Hey, impari in fretta! Sembra quasi che tu sia nata per
questo mestiere!-
Allison aveva minimizzato ribattendo:
-Beh, non mi sembra ci siano molte alternative!-
Insomma, alla fine Sam era fisicamente sfinito e sull'orlo di un infarto cardiaco:
non ce la faceva più a tenere per sè quello che sapeva su
Allison e la sua famiglia. Doveva parlarne con Dean in fretta, anzi
subito, per questo motivo propose di tornare al motel e, con suo
immenso sollievo, gli altri due concordarono.
(1) Verso di una canzone "Houses Of The Holy" Led Zeppelin - Album "Physical Graffiti" 1975
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** All the King's Horses ***
ALL THE KING'S HORSES
ALL THE KING'S HORSES(1)
Rientrati al motel dopo il sopralluogo al cimitero Sam e Dean
cominciarono a pulire le loro armi; in teoria non avrebbero dovuto
averne
bisogno,
ma, come Dean spiegò ad Allison senza mezzi termini, la teoria
in quel
lavoro portava solo in un posto, e cioè all'Inferno. Nel
frattempo lei aprì alcuni vecchi libri sparsi quà e
là per la stanza dei ragazzi e cominciò a studiarli attentamente.
Dean aveva ragione, le amazzoni erano
enormi ed erano sempre ritratte con espressioni che andavano dalla
collera alla pura pazzia passando per tutte le vie di mezzo.
Inoltre cavalcavano stalloni poderosi e statuari, i quali in genere
avevano la
stessa espressione feroce della donna che stava sulla loro schiena, il
che non era affatto lusinghiero per le donne, penso Allison
sarcasticamente.
Dopo
circa un paio d'ore i ragazzi avevano finito di preparare fucili e
pistole, per cui decisero di andare a riposarsi un po' prima che
facesse buio. Allison si alzò dalla sua sedia e prese Sam
per un
braccio con l’intento di portarselo in camera sua. Tuttavia,
quando sentì che lui opponeva una certa resistenza, si
fermò. Immobile, in mezzo alla stanza con il braccio di Sam a mezz’aria e rossa
in viso prese ad insultrsi silenziosamente per
l’arroganza che aveva avuto dando per scontato che lui volesse la
stessa cosa.
In realtà Sam volveva la stessa cosa
che voleva Allison, eccome, ma quella era l'occasione ideale per
parlare da solo a suo fratello. Vedendo l'espressione imbarazzata sul
volto della ragazza, Sam si affrettò a spiegarle:
-No, no tranquilla Ally, arrivo subito. Ho solo bisogno di parlare con Dean...ehm di una cosa…-
-Oh, ok, ti aspetto di la.- rispose lei rincuorata e sorridente, mentre gli allungava velocemente un bacio sulle labbra. Quindi
usci dalla stanza 33 per entrare nella 34 lasciando Sam e Dean ai loro
affari.
Appena Allison si chiuse la porta alle spalle, Dean si rivolse immediatamente al fratello:
-Ehy, Sam ma che ti prende?-
-Senti Dean, durante il viaggio ci siamo incontrati con Bobby a Salt Lake City…e non
indovineresti mai cosa mi ha detto di Allison!- esordì Sam che
non riusciva neanche a stare seduto e aveva cominciato a camminare avanti e indietro per la stanza.
-Sam calmati!- gli disse inizialmente, poi un sorriso ironico si stampò
sulla sua bocca mentre diceva: -...Dannazione è lesbica!-
scherzò Dean sperando di far rilassare un po' il fratello.
-Dai accidenti è una cosa seria! Dean, Bobby sostiene che
Ally viene da una
famiglia di cacciatori!- Sam non riusciva a fermarsi, era un fiume in
piena inarrestabile: -Mi ha detto che il suo trisnonno o giù di
lì era un allevatore di cavalli, ma non di cavalli normali, pare
che abbiano delle capacità particolari…non so esattamente
a cosa si riferisse. Comunque mi ha detto che i cacciatori prima di
usare le macchine, per cacciare usavano solo ed esclusivamente i
cavalli del nonno di
Allison. Poi l’allevamento è andato distrutto in un
incendio circa 30
anni fa, non si sa nè perché, né chi sia stato ad
appiccare il fuoco. A
quel punto il padre di Allison abbandonò la caccia e
l’allevamento per aprire la
Carter Tools.- si fermò e respirò profondamente
perchè dire ad alta voce quello che stava per dire significava
renderlo reale. Fece appello a tutto il suo coraggio e alla fine
concluse: -Dean
capisci? Lei è come noi!-
Dal tono di voce
Dean capì che suo fratello non sapeva se essere contento o
preoccupato. Invece lui sapeva benissimo come si sentiva:
-Lo sapevo!- esultò -Ah ah lo sapevo! Sapevo che doveva
esserci dell’altro in quella ragazza! Sam lo sai che cosa mi hai
appena detto?- ora anche Dean non riusciva più a stare seduto, era eletrizzato.
Sam, che invece era in preda alla confusione mentale più assoluta, gli rispose a malapena:
-No, cosa?-
-Mi hai appena detto che ho fatto bene un anno fa a chiederle di venire
con noi! Dannazione sono un genio! Lo sapevo!- Dean era
sempre più euforico.
Sam, nonostante avesse voluto tenere lontano Allison
da quella vita il più a lungo possibile, cominciava a rendersi
conto che non sarebbe stato possibile farlo per sempre, soprattutto
alla luce delle nuove informazioni che aveva avuto da Bobby.
-Sam questa è una buona notizia, non ti rendi conto?-
-Non lo so Dean! Non so cosa sia meglio fare! Glielo devo dire?-
-Ma certo che glielo devi dire! Non sei tu che devi decidere, ne
abbiamo già parlato! E’ la sua vita, deve decidere lei!
Senti se è davvero come dice Bobby tu non puoi farci un bel
niente! Se
non si unirà a noi adesso, prima o poi comincerà a
cacciare lo stesso in un
modo o nell’altro.-
-Hai ragione, hai ragione...- ammise Sam molto a malincuore.
-E poi se ci pensi è una cosa che ha perfettamente senso!-
continuò Dean ora più tranquillo, ma comunque raggiante,
mentre si sedeva sul suo letto.
-Cosa?- chiese Sam che continuava a non condividere l'entusiasmo del fratello.
-Voglio dire, i demoni e tutti quei brutti filgi di puttana sono sempre
esistiti! Non ci avevo mai pensato, ma secoli fa ci saranno sicuramente stati
dei cacciatori che in qualche modo si dovevano spostare, no? E allora, senza automobili,
avranno dovuto usare dei cavalli... speciali se volevano sopravvivere!-
-In effetti il ragionamento non fa una piega, ci avevo pensato anche
io. Bobby dice che qualcuno li usa
ancora!- quell'affermazione gli fece venire in mente un'altra cosa che
era forse più grossa del fatto che Allison provenisse da una
famiglia di cacciatori: -E poi c'è un'altra cosa che non
capisco. Secondo Bobby i
cavalli di Allison vengono dall'allevamento Carter...pare che la "C"
alla fine dei nomi stia proprio ad indicare Carter. Ma Dean, Allison
non ha più una famiglia! E allora i suoi
cavalli da dove vengono?-
Quella domanda, chiaramente retorica, rimase sospeva in aria fra i due fratelli che presero a fissarsi per un lungo
istante senza aver bisogno di parlare, perchè entrambi sapevano
di aver pensato la stessa cosa: da qualche parte doveva esserci almeno
un Carter ancora vivo che stava portando avanti l'allevamento.
A quel punto Sam si sentì
sopraffatto dai propri pensieri, per cui decise che era ora di chiarirsi un po'
le idee con qualche ricerca sui cacciatori del passato. Si diresse pigramente verso la porta della camera dicendo:
-Ok, ok vado di là!-
Uscì, lasciando Dean a crogiolarsi nel suo brodo di genio.
Mentre si dirigeva verso la stanza accanto, Sam pensò che fare
delle ricerche sulla famiglia di Allison all’insaputa di Allison
sarebbe stato molto difficile soprattutto con Allison nella stessa stanza, tuttavia
non poteva fare a meno di starle vicino: gli sembrava che quella
ragazza avesse della colla addosso e lui ci era rimasto apiccicato...non che avesse fatto molto per evitarlo, in effetti.
“Va beh, starò un po’ attento!” si disse
infine.
Fortunatamente lei era già nel meraviglioso mondo dei sogni
quando lui entrò nella stanza n. 34. La guardò con gli occhi
pieni di preoccupazione, ma in fondo si stava convincendo
che non poteva tenerla lontana dalla sua vita, se la sua vera
vita era quella. Dean aveva ragione.
Più in silenzio che potè, Sam apparecchiò il tavolo della stanza con vari
volumi vecchi, ingialliti e consunti, pieni zeppi di stampe e figure riguardanti
lo sviluppo della magia e del soprannaturale in America a partire dalla
colonizzazione da parte degli inglesi.
Senza sapere il perchè quelle ricerche gli fecero pensare ad
Adam, il fratellastro. Gli capitava spesso di pensare ad
Adam, anche se erano passati parecchi mesi. In effetti non avevano
conosciuto
lui direttamente, ma il mostro che aveva assunto le sue sembianze.
Comunque sia, ricordava perfettamente quei due giorni
durante i quali aveva cercato di insegnargli il mestiere di famiglia.
In quell'occasione era stato Dean a sostenere che Adam doveva essere
protetto e, quindi, tenuto lontano da quella vita. Lui non era
d'accordo. Adam era comunque un Winchester e, quindi, destinato a
quel mestiere; o almeno doveva essere in grado di difendersi nel caso
qualche bastardo avesse voluto vendicarsi di loro padre. In
quell'occasione lui e Dean erano arrivati troppo tardi: Adam era già
stato ucciso. "E se fossimo arrivati prima? E se fossimo riusciti ad
insegnargli come proteggersi....forse Adam sarebbe ancora vivo!" Quel
pensiero l'aveva torturato per parecchio tempo dopo aver scoperto
l'esistenza del fratellastro.
Ora al posto di Adam c'era Allison. Stessa identica situazione. "No!
Non è vero! Non è la stessa identica situazione! Per
niente!!" urlò una voce nella mente di Sam mentre lui guardava la ragazza che dormiva
pacificamente sul
suo letto. "Ally è viva! Lei è qui ora! Forse Dean ha
ragione, forse lei dovrebbe davvero venire con noi...perchè per lei non è troppo tardi!!" pensò
mentre ancora la confusione regnava sovrana nella sua mente.
Distolse lo sguardo da Allison e tornò a concentrarsi sulle
sue ricerche. Alle dieci di sera Sam fu in grado di ricostruire
l'intero albero
genealogico della ragazza a partire dal trisnonno Rupert che
sbarcò
per
primo in America.
Scoprì che effettivamente la famiglia Carter era sempre stata
nel campo dell'allevamento dei cavalli, ma i suoi membri erano anche
stati abili cacciatori. Prima di allora non ci aveva mai pensato, ma in
effetti il ragionamento che aveva fatto poco prima con Dean filava
liscio come l'olio.
"Sicuramente l'uomo avrà cominciato a cacciare il male
anche prima che inventassero le auto! E allora i cacciatori avranno
avuto bisogno di
cavalli particolari per sopravvivere in questo dannato mestiere!"
pensò Sam mentre con gli occhi scorreva quelle immagini di
cacciatori e cacciatrici a cavallo, fieri ed agguerriti come i loro colleghi
moderni che si spostavano con auto, pick up o furgoni.
Quella ricerca aprì a Sam un nuovo sconfinato
mondo. Riuscì
a trovare traccie di
parecchi
cavalli della famiglia Carter le cui qualità venivano lautamente
elogiate nelle pagine dei suoi libri, tramite la descrizione di
racconti ed anedotti realmente accaduti. Sembrava che questi animali
fossero eccezionali, non tanto per le loro doti, ma perchè
queste doti si esprimevano in loro alla massima potenza. Sam lesse con
interesse la descrizione del coraggio di Army of Heaven C il cavallo di
un cacciatore noto per aver
salvato l'antica Chicago dalla distruzione totale; si lasciò
impressionare della veloità
di Desdemona* C la cavalla del nonno di Allison, William Carter,
dall'intelligenza di Firefly* C l'ultima cavalla del padre di Allison,
Edward, e della resistenza dell'instancabile Peaseblossom* C che,
insieme al cacciatore nonchè pro-prozio di Allison, Thomas
Bishop,
nel
1740 coprì quasi volando e senza mai fermarsi i 100 km che li
separavano da Savanna in Georgia dove diedero un'importante contributo
per distruggere un demone di nome Gus.
Tuttavia la storia che
divertì Sam più delle altre, fu quella di Cobweb* C e
della sua cacciatrice Zoe Ferguson di Miami. Era
il
1865 e lei era sulle tracce di un non meglio specificato demone, la cui
storia si intrecciava con quella della famiglia di lei più o
meno come era successo alla famiglia di Sam con Azazel. Un bel giorno
Zoe non trova più Cobweb in scuderia, ma
seguendo alcune tracce scopre che l'animale è in
realtà stato
rapito dal demone. In preda alla disperazione lei si butta in
incantesimi, magia nera, vudù,
caccie agli scagnozzi del demone, ricerche a destra e a manca per
rintracciare il suo destriero, ma senza
successo, finchè, una settimana dopo la sua scomparsa, Cobweb
riappare tranquillo e beato fuori dal cancello di casa di Zoe
mentre, brucando tranquillamente un po' di erba, aspettava che qualcuno
si accorgesse di lui. La cacciatrice si convinse che il suo cavallo era
riuscito a scappare dalla sua prigionia (a nord, molto a
nord, perchè il pelo gli era cresciuto moltissimo nel
giro di una sola settimana, il che significava che era stato tenuto in
un posto
molto freddo) e a ritornare a casa da solo, sano e salvo.
Alla fine delle sue ricerche, ormai erano quasi le undici, Sam era stanco e
sconvolto per tuttte le notizie che aveva trovato: possibile che la
famiglia Carter avesse una tradizione ed una storia così
importanti senza che nè lui nè suo fratello ne
sapessero nulla?
Mentre elaborava questo pensiero Allison si svegliò:
-Ehi, ciao!-
-Ehi!- le risose lui dolcemente.
-Ma tu non hai riposato?- s'informò Allison mentre gli si
avvicinava e gli dava un bacio. Con noncuranza buttò un'occhiata
veloce ai libri aperti sul tavolo: -Cosa sono?- gli chiese.
A quel punto Sam si arrese. Non poteva tenerle nascosto nulla di quello
che aveva appena scoperto. Non sarebbe stato giusto. Ripensò a
tutta la sofferenza che lui e Dean avevano sopportato a causa dei
segreti che altri avevano deciso di tenere sulla loro famiglia e decise
che, potendo, avrebbe risparmiato tutto quello ad Allison. Per cui
cercando di sembrare disinvolto disse:
-Beh, Ally, ti presento la tua famiglia!- le disse lapidario senza troppi giri di parole.
Lei reagì sgranando gli occhi scioccata. Avrebbe potuto pensare
a milioni di risposte alla sua domanda, anzi miliardi, ma nessuna di
quelle coinvolgeva la sua famiglia. Decidendo in piena autonomia, si
sedette sulle
gambe di Sam, anche perchè era talmente sconvolta che
probabilmente sarebbe caduta anche da una sedia ferma sotto il tavolo. Aspettò che lui cominciasse a spiegarle:
-Allora, non ho dormito perchè non avrei potuto in ogni caso.
Bobby mi ha detto delle cose sulla tua famiglia...mentre tu eri in bagno..ti ricordi?-
Lei annuì, senza distogliere lo sguardo dai libri che ora stava
sfogliando con interesse, per cui Sam prosegì: -Mi ha detto che
la tua
famiglia allevava solo cavalli che erano poi utilizzati dai
cacciatori...quando ancora non
esistevano le macchine. Bobby
sostiene che la C alla fine dei nomi sta proprio ad indicare
"Carter"... - si pentì quasi subito di quella precisazione
perchè il terrore che lei collegasse velocemente il nome dei
suoi cavalli con un possibile allevamento Carter ancora esistente da qualche parte negli
Stati Uniti gli afferrò lo stomaco rivoltandoglielo come un
calzino. Per cui proseguì immediatamente sperando di seppellire
quella frase sotto una montagna di altre informazioni: -Beh Ally, quelli che stai guardando sono solo
alcuni, immagino, dei tantissimi cavalli dell'allevamento Carter. Ho
scoperto che la tua famiglia non allevava cavalli normali, insomma pare
possano fare più o meno qualunque cosa il cavaliere chieda loro
di fare...ma sei tu l'esperta in questo campo...inoltre i Carter stessi erano dei cacciatori, molto
competenti, sembra. Ehm...- si fermò; sembrava in
difficoltà, ma non
poteva nasconderle proprio quell'informazione: -...e poi ho scoperto
che anche tuo padre era un cacciatore...e anche molto bravo...a quanto
pare- concluse spostando gli occhi dai libri che lei non smetteva di
sfogliare al viso di Allison completamente assorbita da quelle immagini
di uomini e donne a cavallo.
Lei ascoltò le parole di Sam attentamente e in silenzio, ma
ebbe un tuffo al cuore quando lui nominò suo padre. Suo padre un
cacciatore? Com'era possibile? L'uomo che si era sempre categoricamente
rifiutato di montare un canestro da basket nel cortile di casa,
nonostante le sue incessanti richieste, perchè non sarebbe riuscito a
centrarlo neanche con una scala...era un cacciatore? Allison era
sconvolta, anzi più che sconvolta, il suo cervello si era in
preda al caos più totale.
Avvertì il tocco delicato della
mano di Sam che le spostava una ciocca di capelli dalla fronte,
chiedendole semplicemente:
-Tutto ok?-
Lei rispose annuendo con il capo, ma rimanendo sempre in silenzio. Non
sapeva cosa pensare. Il suo cervello era stato completamente svuotato
dalle parole di lui: "Tuo padre era un cacciatore."
Il silenzio di Allison si protrasse per diversi minuti, che per Sam furono
minuti di autentica tortura visto che non riusciva ad immaginare i
pensieri della ragazza. Infine lei chiese l'unica cosa alla
quale Sam aveva paura di rispondere, anche perchè non era
sicuro di avere ragione:
-Ma se della famiglia Carter sono rimasta solo io, One Breath e Fallen Angel da dove vengono?-
"Grande! E adesso cose le dico?" pensò Sam mentre inspirava
profondamente, come se sperasse che insieme all'aria potesse respirare
anche una risposta che non la sconvolgesse ancora di più. Infine in tono incerto disse:
-Ehm...non lo so Ally, ma direi che ci sono due possibilità.- si
schiarì la voce poi riprese: -Primo l'allevamento è stato
mandato avanti fino ad ora da qualche altro cacciatore...Bobby dice che
qualcuno usa i cavalli ancora adesso..il che ha senso,
perchè tu sei
qui con noi e fra poco andrai a caccia con il tuo cavallo, quindi...-
si rese conto che stava prendendo tempo per allontanare il momento in
cui avrebbe dovuto esporre la seconda possibilità. Si
schiarì ancora la voce anche se non ne aveva alcun bisogno prima
di sganciare la bomba: -ehm..oppure,
secondo...può essere che tu abbia ancora una famiglia...da
qualche parte...- concluse stremato.
(1) Aretha Franklin "All The King's Horses" 1972 Album "Young, Gifted and Black"
*Desdemona, Peasblossom e Cobweb sono tre personaggi di opere di
Shakespeare. In particolare Deasedemona è un personaggio di
"Otello", mentre Peasblossom e Cobweb sono entrambi da "Sogno di una
notte di mezza estate". Firefly invece è una serie creata da Joss
Whedon del 2002-2003
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Don't Stop Me Now ***
DON'T STOP ME NOW
DON'T STOP ME NOW(1)
(I'm Having Such a Good Time) (1)
Allison, a bordo della sua Firebird, si stava dirigendo al Country Club
per prepararsi alla caccia di quella notte, tuttavia il suo cervello era ancora
annebbiato dal fungo lasciato dalla bomba atomica che Sam le aveva
sganciato addosso poco prima di partire. Era sconvolta, non riusciva a capacitarsi di quello che il ragazzo
aveva scoperto sulla sua famiglia.
Sam aveva passato le ultime ore a
fare ricerche e non si era riposato per niente, anche per questo
le era dispiaciuto
essere così brusca con lui nel parcheggio del motel.
Ripensò a quei momenti. Lui l'aveva fermata mentre Dean saliva
sull'Impala:
-Ally, ascolta, non volevo sconvolgerti...- ma lei lo aveva interrotto senza troppi complimenti perchè in
effetti non avrebbe saputo cosa rispondergli dal momento che la sua
mente avrebbe potuto essere definita senza problemi un "sistema
caotico" a tutti gli effetti:
-Senti Sam sto cercando di compartimentalizzare le mie emozioni e i
miei pensieri! Non mi distrarre. Rimaniamo
concentrati su questo lavoro, ok? Dopo avremo tutto il tempo!- detto
questo si era voltata e si era diretta verso la macchina. Poi
però si era sentita tremendamente in colpa per la sua assoluta
mancanza di tatto, anche perchè la sincerità di
Sam l'aveva lasciata disarmata. Per cui prima di montare sulla Firebird
lo
aveva chiamato e questa volta aveva cercato di essere più dolce:
-Sam!- gli si era avvicinata di nuovo, poi: -Ehm...scusa e...grazie...per tutto...- aveva sorriso ed era partita.
Non era stata solo brusca, era stata quasi ostile, era vero, ma era
altrettanto vero che creare due compartimenti stagni nel suo
cervello dove
mettere da una parte la caccia che si apprestavano ad affrontare e
dall'altra la sua famiglia, e poi trovare una chiave che le
avrebbe permesso di aprire o l'uno o l'altro settore a suo
piacimento, si stava rivelando un compito più arduo di quello che immaginava. Quindi più
riusciva a concentrarsi su quello che doveva fare quella notte
meglio sarebbe stato per tutti.
Sam e Dean non andarono direttamente al cimitero, ma raggiunsero
Allison al Country Club, un attimo prima che lei fosse pronta.
Quella notte sarebbe stato Fallen Angel a dover dar prova delle sue
qualità di cavallo da caccia:
-Ah, ragazzi mi tenete d’occhio Ange un secondo per favore, io
vado a finire di prepararmi. Grazie!- cervello in modalità
"Caccia". Allison si sentiva più rilassata.
Fu Dean a risponderle spavaldo:
-Non c’è problema, io e lo stallone qui ce la intendiamo
alla grande, non è vero amico? Hey come stai, bello?- disse mentre dava una grattatina
dietro l’orecchio del puledro. Come l’ultima volta il cavallo, evidentemente amante delle grattatine dietro
l’orecchio, stampò in faccia a Dean una bella
leccata in segno di apprezzamento:
-Oh, no dannazione!- disse il cacciatore abbastanza disgustato.
-Ma non hai imparato la lezione dopo l’anno scorso?- gli chiese Sam ridendo di gusto.
Nel frattempo Allison era ritornata dal bagno ed era armata fino ai
denti: un fodero con un pugnale di ferro era fissato ad un
stivale e una fondina con una 9 mm semiautomatica alla cintura dei pantaloni. Sam e Dean erano ammirati:
-Bene, non sei stata con le mani in mano durante questo anno mi pare!- Dean.
-Ehy, vedo ti sei preparata bene? Vediamo...qui abbiamo un pugnale
di ferro…e qui una Beretta M92 direi...giusto? Proiettili?- Sam
-Sì, beh...tu continuavi a ripetermi che potevo essere in
pericolo, quindi mi sono adeguata!- si giustificò lei. Poi: -Beretta M92, esatto! Proiettili
normali per questa
volta...ma Peter quasi mi faceva ricoverare quando gli ho chiesto
di trovarmi delle munizioni in puro argento. –
rispose Allison sorridendo.
-Ehm…Peter?- chiese Sam con un filo di ansia nella voce.
-Ah, sì. Peter Frye. Ha un’armeria ad Afton, la pistola me l'ha venduta lui... –
ribattè lei sempre sorridendo ed allungando al ragazzo un bacio
per tranquillizzarlo; era forse gelosia quella che Allison aveva
sentito nella voce
di Sam? Cervello sempre in modalità "Caccia". Poi facendo
finta di niente continuò: -Ci ha impiegato
mesi per cercarle, poi si è rassegnato ad andare dal
gioielliere! Poveretto, com’era amareggiato quando ha capito che
non aveva alternative. Allora direi che sono pronta e voi?-
-Pronti! Si parte!- risposero i due fratelli insieme. Prima di salire a
cavallo Allison andò in modalità "Famiglia"; seria
si
avvicinò a Sam e gli diede un bacio (quando avrebbe smesso di
sentirsi in colpa per il suo comportamento nel parcheggio del motel?),
poi: -Scusa per
prima...facciamo questa cosa poi...ti ringrazierò come si
deve...- e sorrise maliziosamente. Sam si tranquillizzò, e non
poco; ora sapeva che lei aveva tutto sotto controllo.
Mentre i due fratelli raggiungevano il cimitero con la fida Impala, Allison, a cavallo,
prese
la strada più lunga per scaldare un po’ Fallen Angel.
Arrivati a destinazione, Dean parcheggiò la macchina accanto
all'ingresso e insieme a suo fratello si rifornì dall'arsenale
nascosto nel doppio fondo del bagagliaio. Oltre a pale, torce e sale
presero anche fucili con cartucce al sale e coltelli con lama di ferro.
-Allora come l'ha presa?- chiese Dean al fratello, mentre caricava il fucile.
-Boh...sinceramente non ne ho la minima idea!-
-Tranquillo...non è mica scema...sono sicuro che è solo
concentrata su questa notte...dalle tempo.- ribattè Dean che scoprì in quel momento di nutrire nei confronti
di Allison una naturale fiducia.
-Senti senti...e da quando sei diventato così saggio?- lo prese in giro Sam con un ghigno ironico sulla bocca.
Dean afferrò la pala e la torcia elettrica, si voltò e,
allargando le braccia come se stesse per dare una risposta scontata,
disse:
-Anni e anni di esperienza con quel testone di mio fratello!- e si
avviò verso il cimitero, con Sam alle calcagna che scuoteva il capo.
Dieci minuti dopo Allison li raggiungeva nel punto stabilito quel pomeriggio: a 5
metri dalla tomba di quel pazzo di George Spender.
-Ok, allora Ally, prova a chiamarmi.- disse Sam.
Il viso di Allison avvampò improvvisamente all’idea di rivelare che in
tutto l’anno precedente non aveva avuto il coraggio di cancellare
il numero di Sam dalle
chiamate rapide della rubrica del suo cellulare. Con un pizzico di
irritazione nella voce, per il suo orgoglio ferito, parlò ad alta voce e direttamente
nel microfono degli
auricolari:
-SAM!-
Il telefono cominciò a squillare ed il ragazzo rispose ironico:
-Ah, quindi il mio numero è ancora dov’era un anno fa! Bene. Mi senti?-
-Forte e chiaro...- rispose lei seccata sorvolando sul fatto che
avrebbe voluto scendere da cavallo e dargli un sonoro scappellotto.
-Allora Ally, possiamo proseguire, sei pronta?-
-Come sempre!- rispose
lei respirando profondamente, ma subito fermò i ragazzi: -PERO’!!!…fate in fretta a scavare ok?-
Sam e Dean si scambiarono uno sguardo d’intesa e
tutti e tre, bipedi e quadrupedi, mossero i primi passi verso il punto
di non ritorno. Una volta raggiunta la tomba i fratelli cominciarono
subito a scavare, ma non avevano neanche smosso due palate di
terra che davanti a loro comparvero nove nerborute ed arrabbiatissime donne, a cavallo di
stalloni scalpitanti ancora più enormi e arrabbiati e con due
immense narici dilatate ed ansimanti ciascuno. Davanti a quella vista
Allison si sentì inizialmente impreparata:
-Accidenti quanto sono grosse!-
Si riprese subito,
anche grazie al fatto che Fallen Angel non aveva fatto una piega di
fronte a quella vista che avrebbe terrorizzato un qualunque altro essere vivente anche più grosso di lui:
-Ok Ange diamoci dentro.- sussurrò Allison al suo puledro mentre con forza gli puntava gli
speroni nella pancia. Sembrava che lui aspettasse solo
quel comando perché schizzò in avanti come una saetta
e, con un’agilità ed un coraggio che la ragazza non avrebbe
detto gli appartenessero, dribblò con disinvoltura le nove amazzoni
che rimasero immobili come fossero i paletti di uno slalom.
Pochi secondi più tardi Allison e Fallen Angel stavano
galoppando veloci come il vento attraverso l’arco che portava
fuori dal cimitero diretti verso il deserto e inseguiti dalle amazzoni.
-Ally, tutto ok?- si informò Sam qualche istante dopo che la
ragazza era scomparsa al di là dell'ingresso del cimitero. La
risposta che ricevette, però, non era quella che si aspettava
lui:
-Sì, per ora! Tu piuttosto non sei affaticato abbastanza, scava più in fretta non so quanto posso tenerle a bada!-
-Ehy!- ribattè lui offeso ma aumentando il ritmo di lavoro ed invitando anche Dean a fare lo stesso:
-Ehy, ma chi si crede di essere quella lì! Vorrei vedere lei...- protestò quest'ultimo.
Sam non rispose, ma continuò a scavare finchè:
-Ally mi prega di dirti che lei è quella che ci sta salvando il culo.-
-Senti fratello tienile a freno la lingua...che non mi faccia pentire
di averle chiesto aiuto!- Dean lanciò quell'avvertimento senza
smettere di scavare.
La ragazza, nel frattempo, stava per raggiungere il confine dei due Km dalla tomba del
professore; fece velocemente un paio di conti e capì che doveva
trovare una soluzione differente, anche perché con una frequenza
preoccupante sentiva le frecce delle amazzoni sibilarle vicinissime
alle
orecchie. Con stupore si rese conto che Fallen
Angel si spostava ogni volta che le
sentiva arrivare,
come se avesse una specie di radar. Improvvisamente, però, un dolore acuto e lancinante la colpì alla
coscia destra, ed Allison emise un grido soffocato.
-Hey Ange!! Fai i conti per te, ma io sporgo dalla tua pancia, traditore!!!- si sfogò.
Istintivamente la giovane si
portò la mano nel punto dolente e sentì una freccia
conficcata nel muscolo ed un
liquido denso e caldo scorrerle sulla gamba: il bicipite femorale era
andato per quella sera e lei stava sanguinando copiosamente
-Dannazione! Stronze!- imprecò anche per liberare parte
dell'adrenalina accumulata. Adrenalina che le aveva comunque permesso
di sentire un dolore molto inferiore di quello che avrebbe avvertito in
condizioni normali.
-Cos'è successo? Ally?- Sam, apprensivo, le chiese via cellulare.
-Mi hanno colpito!-
-E' grave?- chiese lui semplicemente sempre continuando a scavare.
-Non direi, posso continuare! La freccia mi ha solo sfiorato!- mentì.
"Beh...quasi!" pensò poi mentre lanciava lontano la freccia
appena estratta dalla gamba.
A quel punto però Allison ebbe la conferma che
non poteva comunque continuare a scappare vagando per il deserto e
rischiando di essere ancora colpita. Doveva trovare un'altra soluzione per dare tempo a Sam e Dean di eliminare
il cadavere nel cimitero.
Fece l'unica cosa che poteva fare: si
fermò improvvisamente e si
voltò fronteggiando le sue inseguitrici. Cercando di non
pensare al dolore alla gamba, si concentrò
su di loro, che continuavano ad avanzare inarrestabili, e tese una mano
davanti a sè raccogliendo tutte le sue forze. Come un anno
prima, un
vento
caldo e d’intensità crescente si alzò intorno a
lei, che rimase ferma immobile. Con sollievo vide gli stalloni
delle amazzoni rallentare
progressivamente il loro galoppo, fino a fermarsi a circa venti metri da lei.
Il suo allenamento, però, era troppo scarso per poter
controllare nove enormi stalloni per un tempo sufficientemente lungo:
-Sam! A che punto siete? Non so quanto potrò resistere ancora!-
Questa volta fu Allison a ricevere la risposta che non si aspettava:
-Ci siamo quasi, Ally ancora pochi minuti!-
“Oddio non resisto pochi minuti, non so neanche se ho pochi secondi!” pensò lei sfinita.
“Ok Carter, stringi i denti non puoi mollare proprio ora!”
si disse per vedere se in fondo in fondo da qualche parte ci fossero ancora delle
forze da raschiare. Questo tentativo riuscì, perché
Allison trovò delle energie che non sapeva di avere: ora si
trovava al centro della sua tromba d’aria che cominciò
anche ad emanare una luce candida. Poi, concentrata com'era sulle
nove enormi minacce che aveva di fronte a sè, si accorse
che una di loro era circondata da una specie di bianca aura pulsante
che non c'era attorno alle altre otto. Quella doveva essere
la prima amazzone: un donnone possente dai capelli neri che cavalcava
un destriero
grigio e che stringeva in mano una gigantesca e pesantissima ascia agitandola come se fosse uno
stuzzicadenti.
-Sam!- chiamò –Forse ho riconosciuto la prima amazzone!-
-Ci siamo Ally, siamo arrivati alla bara. Ora l’apriamo
e…condiamo e bruciamo questo figlio di puttana! Tieni duro!- la
incoraggiò Sam.
Questa era la risposta che Allison voleva sentire. Abbassò il
braccio e, agguerrita, sussurrò fra le orecchie di Fallen Angel:
-Ok Ange, vediamo se papà aveva ragione!-
Estrasse la pistola dalla fondina e spronò con tutta la forza
che aveva ancora in corpo il puledro. Quest'ultimo, senza farselo
ripetere, si scaraventò, come un
carro armato, contro quel muro di guerriere.
Nello stesso momento le amazzoni, ora libere dalla costrizione imposta
loro
dai
poteri di Allison, ripresero selvaggiamente
la loro marcia verso l’intrusa che doveva essere eliminata.
La ragazza le vide avvicinarsi ad una velocità incalzante, e,
quando furono a pochi metri da lei, puntò la
pistola contro l'amazzone prescelta e senza esitare tirò il
grilletto. Nello stesso istante
quell’esercito infuriato si polverizzò in milioni di
piccole goccioline grigiastre che riempirono l’aria, e
scomparve, lasciando dietro di sé un silenzio ed
un’immobilità quasi oniriche. L’unico suono che
Allison
sentì mentre fermava Fallen Angel e si guardava
intorno fu il sibilo del proiettile della sua pistola che si
perdeva nell'aria ferma del deserto.
-Ok, Ally, fatto dovrebbero essere scomparse!- la voce speranzosa di Sam la chiamò negli auricolari.
-Sì! Sì!- gridò lei esultando -Sam, ce l’abbiamo fatta! Sono svanite! Oddio è
così eccitante! Aspettatemi sto arrivando!-
Rimise la pistola nella fondina e, al galoppo
sfrenato, fece ritorno al cimitero, complimentandosi con quello che si era rivelato essere un impavido destriero:
-Bravo Ange, bel
lavoro, con questa notte ti sei meritato tanto zucchero, tanto tanto!-
Raggiunto l’arco di ingresso rallentò fino a
mettere Fallen Angel al passo e accarezzandolo affettuosamente
sul collo.
In pochi secondi raggiunse Dean e Sam seduti sull'orlo della tomba ancora
rovente del professor George Spender; le fiamme brillavano sui loro
visi impassibili facendo luccicare i loro occhi. I due cacciatori erano esausti, sporchi e sudati, la
qual cosa, pensò Allison fra sé e sé, non
la disturbava affato, anzi.
Quando li raggiunse, Allison scese da cavallo e, letteralmente galvanizzata,
incurante delle condizioni disastrose in cui versavano i due fratelli
Winchester ed ignorando il dolore alla gamba, si precipitò fra le braccia di
Sam abbracciandolo e baciandolo. Dean, alzando gli occhi al cielo,
disse:
-Ehy, per favore ragazzi...sono le 4 della mattina e sono a pezzi, risparmiatemi per favore!-.
Detto questo s'incamminò deciso e risoluto verso l’Impala con la
precisa intenzione di lasciare gli altri due lì dove’erano.
-Va bene, va bene.- si arrese Sam -Ehy, aspettami!- gli gridò
dietro poi, sentendo il motore della macchina già avviato.
Stampò un ultimo e veloce bacio sulla
bocca di Allison e le sussurrò piano all’orecchio:
-Ci vediamo dopo...- non concluse con “al motel”
perché non gli sembrava una cosa molto carina da dire a una ragazza. Infine corse
dietro a suo fratello prima che questi lo lasciasse a piedi.
Tuttavia Allison non andò al motel subito. Quando finì di
sistemare Fallen Angel, lo mise nel box e ci si chiuse dentro anche
lei: nonostante la gamba le facesse male e sapesse perfettamente che doveva
pulire subito la ferita per evitare che facesse infezione, aveva
bisogno di riflettere e di elaborare quel turbine di informazioni sulla
sua famiglia
che aveva ricevuto nel corso di quel pomeriggio e di quella notte.
Terminata con successo la caccia, il compartimento stagno del suo
cervello ad essa adibito era svanito nello stesso modo delle amazzoni,
per cui ora
Allison riusciva solo a pensare a due cose: primo suo padre, che a
quanto pareva da genitore apprensivo ed amorevole si era trasformato in
esperto
cacciatore, e secondo la sua famiglia che da qualche parte in America
continuava ad
allevare cavalli da caccia.
Si
avvicinò al puledro, che nel frattempo si era sdraiato per
recuperare le forze, gli fece due grattini dietro l'orecchio e si
accocolò fra le sue zampe, senza paura perchè sapeva che
lui non le avrebbe mai fatto del male, neanche per sbaglio. In quella
posizione, che le dava uno sconfinato senso di sicurezza, si
addormentò.
Erano le otto del mattino, ma di Allison neanche l'ombra: Sam
cominciava a preoccuparsi. Insieme a Dean era arrivato al motel alle
quattro e un quarto ma, al contrario del fratello che era praticamente
svenuto a contatto con il cuscino dopo aver fatto la doccia, Sam era
rimasto sveglio per aspettare la ragazza. Per non addormentarsi
aveva fatto ricorso ai seguenti espedienti: doccia fredda, giro intorno
al
motel...tre volte, birra al distributore automatico, vista dell'alba
seduto su una panchina sul retro del motel bevendo la birra e capatina
alla
tavola fredda aperta tutta la notte per un caffè...due volte.
Ora, però, a
tenerlo sveglio era il vorticoso pensiero del perchè Allison non
era ancora tornata. Così, fermo ad aspettarla con le mani in
mano non poteva rimanere, quindi prese le chiavi dell'Impala e
lasciò un biglietto a Dean in modo che non si facesse venire un
infarto se si fosse svegliato e non avesse trovato la macchina.
Ovviamente, la macchina...se Dean si fosse svegliato e non avesse
trovato il fratello sarebbe sicuramente stata una cosa meno grave.
Montò sull'Impala, avviò il rombante motore e prese la
statale 103; direzione: l'unica che gli veniva in mente senza prendere
in considerazione rapimenti da parte di demoni o simili opzioni, e
cioè il Country Club. La strada cominciava a popolarsi di
diligenti lavoratori pigramente diretti verso i rispettivi posti di
lavoro, ignari che loro tre avevano appena salvato la vita a quanti di
loro il futuro aveva riservato una passeggiata troppo vicino alla tomba
di George Spender. Si sentì sollevato, come sempre dopo che con
Dean concludeva con successo una caccia: altre vite salvate; il
che significava un nuovo viaggio verso un altro lavoro e verso altre
vite da salvare, mentre loro rischiavano la propria. Quei pensieri lo
accompagnarono fino a destinazione dove parcheggiò l'Impala di
fianco alla Firebird di Allison. Se la macchina era lì ci doveva
anche essere la sua padrona, pensò. Si diresse subito alla
scuderia:
-Ally, sei qui?-
Nessuna risposta.
-Ally?- chiamò di nuovo un po' più forte.
Ancora niente. Ok, ora Sam cominciava davvero a preoccuparsi.
Però aveva ancora un'alternativa: il bar del Club apriva alle
sei per gli addetti ai lavori, magari Allison era andata a prendersi un
caffè per scaldarsi: "Sì come no...con uno squarcio
nella gamba..." riflettè poi mentre indugiava un poco
all'ingresso della scuderia. Stava per uscire quando:
-Sono qui!- la voce di Allison insieme alla sua mano sventolante
arrivarono da dentro il box di Fallen Angel. Sam tirò un sospiro
di sollievo. Mentre lui si avvicinava, lai uscì tutta
infreddolita, zoppicante e con qualche filo di paglia fra i capelli.
Sembrava comunque tranquilla e serena. Mentre la ragazza si ripuliva i lunghi
capelli castani dalla paglia:
-Come stai?- le chiese solo. In quel "Come stai" però mise tutto
quello che provava in quel momento: sollievo per averla trovata, ansia
perchè non aveva la minima idea di cosa le passasse per la testa
relativamente alle notizie sulla sua famiglia, tristezza ed
amarezza perchè il momento della separazione si stava
avvicinando più velocemente di quanto lui volesse. Quindi, in
effetti, quel "Come stai" sostituiva un uragano di parole che non
riuscivano ad uscire dalla sua bocca anche perchè tutte quelle
parole e tutti quei pensieri continuavano incessantemente ad agitarsi
nella sua testa senza riuscire ad organizzarsi in un discorso sensato.
Allison rispose altrettanto semplicemente: lo abbracciò.
Sperava, con quel contatto, di farsi perdonare per come lo aveva
trattato qualche ora prima, anche se i suoi programmi in materia di
perdono erano di altra natura. Dopo qualche istante, lei alzò lo
sguardo verso gli occhi di Sam e sentì un nodo stringerle
violentemente la gola. Lo ricaccio faticosamente indietro sorridendo e:
-Tutto ok, tranquillo. Ora tutto torna. Mi spiego tutti quei comportamenti
di mio padre che fino ad ora mi erano sempre sembrate ossessioni
assurde.- decise volutamente di non menzionare il resto della famiglia Carter. Non
era pronta ad affrontare anche quello. Concluse: -Grazie,
per essere stato sincero con me! Dai torniamo indietro, ho freddo e mi
fa male la gamba!-
Sam la strinse forte a sè per scaldarla un poco, poi si chinò per esaminare la ferita:
-Aspetta fammi vedere...- un secondo di silenzio, poi -Per fortuna che
era solo un graffio! Ti hanno proprio presa in pieno!!- la
rimproverò.
-Sì..ehm in effetti...ma non è niente! E poi ha smesso di
sanguinre già da un po'...- si giustificò lei, come una bambina
pescata con le mani nel vaso della marmellata.
-Ci vorranno un paio di punti. Vieni ci penso io!- ribattè Sam
mettendole un braccio sulle spalle e posandole un bacio sui capelli.
S'incamminarono nella frizzante aria mattutina diretti al motel.
(1) Queen "Don't Stop Me Now" - Freddy Mercury - 1979
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** The Best Was Yet to Come ***
THE BEST WAS YET COME
THE BEST WAS YET TO COME (1)
Quando Sam ed Allison giunsero all'OASIS MOTEL, lui si diresse subito nella
stanza numero 34 a preparare il necessario per ricucire la ragazza.
Quest'ultima, invece, parcheggiò la Firebird di fianco all'Impala, ma si sentiva come se il suo corpo fosse
inchiodato a quel sedile mentre la sua mente gli stava comandando di
alzarsi. Si guardò intorno e dalla finestra vide Sam che
armeggiava intorno al tavolo della camera.
Quella vista le procurò un brivido lungo tutta la schiena: non
un brivido di piacere in quest’occasione, ma di sofferenza.
Allison sapeva fin troppo bene che alzarsi da quel sedile avrebbe voluto dire
preparare tutto per il suo ritorno ad Afton, che alzarsi da quel sedile avrebbe voluto
dire ritornare all’insopportabile inerzia della sua vita fra le
montagne del Wyoming del sud, ma sopra ogni cosa alzarsi da quel
sedile di quella macchina parcheggiata di fronte alla stanza N. 34
dell’OASIS MOTEL di Spring Creeek
nel Nevada avrebbe voluto dire lasciare Sam, forse per sempre. Quel pensiero attraverso la sua mente fu come un pugno
dritto nello stomaco che le procurò un vero e prorpio dolore
fisico; tuttavia, dopo qualche istante, riuscì a raccogliere tutto il suo coraggio e tutte le poche forze
che ancora aveva e
si impose di alzarsi.
In silenzio e zoppicando entrò in camera e diede una
bacio a Sam:
-Togliti i pantaloni e siediti.- le disse lui senza troppi complimenti.
Senza una ragione in particolare quelle parole provocarono un fremito
nella ragazza, che pensò: "Beh Carter, se questo deve essere un
addio, che sia una addio con il botto!". Si tolse ubbidiente i
pantaloni, dopo di che andò verso il letto e vi salì
mettendosi in ginocchio. Con voce accattivante gli disse:
-Mh..mi piace quando sei così cattivo...-
Sam, ancora di schiena, smise di fare quello che stava facendo e
posò sul tavolo l'ago che aveva in mano. Si voltò e vide
che Allison lo stava fissando con i suoi luminosi occhi grigi,
sorridendo e tendendo le braccia verso di lui:
"Maledizione, questa ragazza mi fa perdere completamente il
controllo" pensò andandole incontro. Con decisione le
si avvicinò e la travolse
letteralmente con un bacio. Poi, con fare minaccioso, le disse:
-Ah sì? E ti piaccio anche se faccio così?-
l'afferrò saldamente le gambe, all'altezza delle ginocchia,
e tirò
energicamente verso di sè. Allison cadde sulla schiena
ridendo eccitata: "Accidenti ma perchè tutto questo deve
finire?" si chiese lei mentre, sempre ridendo, afferrava Sam per la
cintura dei pantaloni e lo attirava verso di sè .
Gia, perchè tutto quello doveva finire?
A quel punto lui si lasciò trascianare. Fecero l'amore per
quella che in quel momento sembrava loro l'ultima volta.
Il taglio alla gamba di Allison dovette aspettare almeno un paio d'ore abbondanti prima di essere sistemato:
-Bevi, farà un po' male!- le disse Sam porgendole una bottiglia di whyskey.
Allison bevve due lunghi sorsi e subito sentì che l'alcool
cominciava a fare velocemente effetto: la sua testa cominciò a
ronzare e girare. Sam capì all'istante perchè lei, due giorni
prima al "Northwest Passage" di Salt Lake City aveva bevuto una semplice acqua tonica: non reggeva l'alcool. La sua
lucidità era già andata a farsi benedire dopo solo due sorsi, mentre diceva:
-Ok, direi che può bastare...se no....- la frase terminò
con la stessa risatina di una bambina timida che si nasconde
dietro la sottana della madre di fronte ad uno sconosciuto.
-Sì, sono d'accordo!- disse Sam togliendole la bottiglia dalle
mani. Poi le intimò: -ora stai ferma, non ci vorrà molto.-
-Sì capo...ah ah ah- ancora la risatina da bambina timida.
-Forse la prossima volta sarà meglio che ti dia una coca-cola...ho
come la sensazione che ti farebbe effetto lo stesso.- constatò
Sam mentre cominciava a dare il primo punto alla gamba della ragazza.
Aveva detto quelle parole automaticamente, prima di pensare che forse non ci sarebbe
stata una "prossima volta". In quel momento, il desiderio che lei
accettasse la proposta che le aveva fatto Dean un anno prima
cominciò a radicarsi nella sua mente.
Cinque minuti dopo, Allison sfoggiava tre invidiabili punti sulla coscia destra ed
un'altrettanto invidiabile leggera sbronza. Tuttavia doveva cominciare a preparare
le sue cose visto che il lavoro era finito, lei avrebbe dovuto tornare a
casa. Per cercare di concentrarsi nonostante il poco whyskey che aveva
in corpo, prese dalla sua borsa l'iPod,
indossò le cuffie, avviò la riproduzione e
cominciò a preparare i bagagli. Nelle sue orecchie suonavano i
One Republic e la voce di Ryan Tedder cantava "Stop and Stare".
Cominciò mentalmente a ripetere ogni parola di quella canzone e
si ritrovò a pensare al senso che aveva:
"This town is colder now,
I think it's sick of us
It's time to make our move..."
La valigia di Allison finì sul letto e dentro di essa
cominciarono ad impilarsi un paio di scarpe e due paia di pantaloni.
"Stop and stare
I think I'm moving but I go nowhere
Yeah I know that everyone gets scared
But I've become what I can't be, oh
Stop and stare
You start to wonder why you're here, not there
And you'd give anything to get what's fair
But fair ain't what you really need
Oh, can you see what I see..."
I pantaloni stavano per essere raggiunti da qualche maglietta, quando Allison sentì dentro di sè una forza ed
un’energia improvvise ed incontenibili. Non avrebbe saputo dire se per colpa
dell'alcool, della ferita o della canzone, ma sentiva i suoi neuroni
comunicare fra loro a
tutta velocità con massice quantità di ogni
neurotrasmettitori che lei stessa non pensava di avere in corpo.
-STUPIDA STUPIDA STUPIDA CHE NON SEI ALTRO!- gridò inveendo contro se stessa. Poi ancora:
-Carter sei un’idiota! Come hai potuto essere così stupida!- disse ancora.
Sam fu colto alla sprovvista:
-Cos'è successo?- chiese sbigottito dall'improvviso comportamento di Allison che sembrava impazzita.
Ma lei, ignorando sia lui che la sua richiesta di spiegazioni,
piantò la valigia a metà e, mentre ancora si insultava
con il pensiero, uscì dalla camera 34 e, zoppicando,
entrò nella 33
dove Dean dormiva beato come un agioletto; si avvicinò al letto
di lui e cominciò a scuoterlo con forza dicendo:
-Dean! Svegliati devo dirti una cosa!-
Niente. A quel punto Allison, impaziente, non usò mezze misure: andò
in bagno, riempì il bicchiere di acqua fredda e, tornata presso
il letto di Dean, glielo rovesciò in piena faccia:
-Oddio! Cos’è stato!? Dove!? Cosa!?- gridò lui
confuso, frastornato ed ancora intorpidito dal sonno. Poi, giusto il
tempo necessario per rendersi conto che quella che aveva di fronte era
un’Allison raggiante, disse:
-Ehi, stavo sognando…beh non sono affari tuoi chi stavo
sognando, ma spero che sia importante…- lasciò la frase a
metà perché un pensiero orrendo gli attraversò la
mente non ancora del tutto lucida: -Oddio Sam! Gli è successo
qualcosa? Sam..!- Gridò mentre si alzava velocemente dal letto.
Allison si affrettò a tranquillizzarlo:
-No, Sam sta bene, calmati. Sono io che ti devo parlare!-
Era
euforica, incontenibile, elettrizzata e, secondo Dean anche elettrica; il cacciatore si convinse che
se avesse provato a toccarla avrebbe preso la scossa.
Ma lei continuò così in fretta da non lasciargli neanche il tempo di
realizzare cosa gli stesse dicendo:
-Oddio Dean ho capito solo ora che cosa devo fare della mia vita! Sono
stata cieca, una stupida. Ho la sensazione di aver sprecato la mia vita
fra le montagne fino ad ora! Capisci?!-
Dean aveva una mezza idea del concetto che lei stava cercando, con poco
successo pensò lui, di trasmettergli, ma, per evitare ulteriore
confusione, anche in considerazione del fatto che il sogno che stava
facendo pochi minuti prima stava ancora parzialmente occupando la sua
mente, le chiese:
-Calma, calma. Tu stai dicendo che…?-
-Sto dicendo che per tutto questo anno ogni giorno mi sono chiesta se
dovevo accettare la proposta che mi avevi fatto. Ma il punto è che ho
passato un anno a farmi la domanda sbagliata! Continuavo a chiedermi
cosa fosse giusto fare! Ma non dovevo chiedermi cosa fosse giusto fare,
ma che cosa io volessi fare! Capisci? Ho sempre pensato di fare la cosa
giusta per gli altri, ma ora è venuto il momento di fare la cosa
che io voglio!- si fermò per prendere un profondo respiro, dal
momento che aveva parlato in perfetta apnea fino a quel momento, poi
ancora più raggiante disse: -E io voglio venire con voi!!-
In quel momento nella stanza entrò Sam, allarmato da tutto quel
baccano. Sorpreso nel vedere quella strana scena, e cioè Allison come
impazzita cha saltava e rideva per la stanza e Dean immobile seduto sul
letto, chiese preoccupato a suo fratello:
-Dean che cosa le hai fatto?!-
Quest'ultimo rispose stizzito:
-Ehy, cosa c’entro io?! Ha fatto tutto da sola!- poi si rivolse
alla ragazza che aveva un sorriso enorme stampato in faccia e le
chiese: -Sei sicura? Sei assolutamente sicura?-
Sam non capiva, o forse voleva essere sicuro di aver capito bene cosa stesse succedendo in quella stanza:
-Sicura....di cosa?-
Allison gli si buttò letteralmente addosso con la forza di un
eruzione vulcanica e lo fece vacillare. Lo baciò poi gli disse:
-Ho deciso! Finalmente ho preso una decisione! Vengo con voi!!!-
sentenziò trionfante.
Sam ripetè le stesse identiche parole del fratello:
-Sei sicura? Sei assolutamente sicura?-
-Certo!! Di cosa avete bisogno? Di un'adesione in carta intestata del
Sindacato dei Cacciatori?- rispose lei sarcastica e senza riuscire
a smettere di ridere. In quel momento intervenne Dean:
-Allison, senti qui stiamo parlando di una cosa seria. La vita del
cacciatore è pericolosa. Noi rischiamo di morire ogni volta che
mettiamo il naso fuori. Quello che hai visto tu oggi e un anno
fa è stata una passeggiata in confronto! Là fuori ci sono cose che non
puoi immaginare! Sarà pericoloso!- Fece una pausa prima di:
-quindi te
lo chiedo un'altra volta: sei assolutamente certa della decisione che
hai preso!-
Allison si alzò, si avvicinò al ragazzo e lo fissò negli occhi. Fredda e risoluta gli disse:
-Non sono mai stata più sicura di una cosa in tutta la mia vita!-
Sam rimase impressionato dall'incontenibile ostinazione che lesse
negli occhi di Allison; la considerava una ragazza razionale ed
intelligente, tuttavia voleva essere certo che lei avesse preso quella
decisone per il motivo giusto. Senza riuscire a nascondere un leggero
imbarazzo, perchè sapeva che la sua domanda sarebbe stata
scambiata per un atto di arroganza, le chiese:
-Senti Ally...non hai deciso....ehm...per me, vero?-
Allison sorrise e si rivolse a Dean:
-Presuntuoso tuo fratello, eh? Dean tappati le orecchie un secondo per
favore- dopo di che si voltò verso
Sam. Fissandolo negli occhi gli prese le mani e le strinse forte nelle
proprie. Ebbe un brivido prima di rispondere alla sua domanda: -Sam, è inutile
girare intorno alla questione, tu mi
piaci...tanto...anzi sarebbe più corretto dire che ti
amo...e...che mi fai
ribollire il sangue nelle vene...ehm...comunque tu non c'entri con
la mia decisione. E non c'entra neanche quello che avete scoperto sulla
mia famiglia.
Per tutta la vita, in tutto quello che ho fatto mi ha sempre
accompagnato un costante senso di inadeguatezza. Non ho mai capito
perchè, pensavo che fosse colpa mia...non lo so. Ma ora grazie a
voi so che tutto quello che ho sempre fatto nella mia vita non
era giusto per me, ho sempre fatto quello che era giusto fare o quello
che gli altri si aspettavano che io facessi, ma non quello che volevo
fare io! Capite? E io voglio
fare questo. Questo e nient'altro!
Voglio che voi mi insegniate tutto quello che sapete. Voglio venire con
voi!- concluse fissando negli occhi prima Dean, poi Sam.
Mentre lei parlava i due fratelli furono letteralmente investiti dalla
stessa grinta che lei aveva tirato fuori in entrambe le occasioni
in cui loro tre avevano lavorato assieme. Un anno prima con fredda
determinazione aveva
lasciato che uno spirito l'aggredisse per permettere a loro di
eliminarlo, mentre quella notte con la stessa fredda
determinazione
si era lanciata senza esitare contro nove enormi ed arrabbiatissime
amazzoni. Ora i due
fratelli erano sicuri che Allison avesse preso la decisione giusta e
per il giusto motivo. Intervenne Dean per primo:
-Bene, per me è sufficiente!- continuò inarrestabile e
deciso: -Da oggi in poi Allison Carter non esiste più. Da oggi
in poi sarai praticamente una fuori legge. Niente casa. Niente amici.
La tua famiglia saremo noi. Ti insegneremo tutto quello che sappiamo, ma sarà
dura, dovrai farti crescere il pelo sullo stomaco. Posso darti
tanti alias quanti vuoi, ma dovrai essere sveglia per non farti
beccare. In ogni caso, non ti preoccuapare troppo anche se qualcuno lo
scopre, noi siamo stati ricercati
dalla polizia e dall'FBI per parecchio tempo...finchè non siamo
morti nell'esplosione di un elicottero. Viviamo falsificando carte
di credito e assicurazioni mediche. Siamo sempre in macchina, ci
spostiamo continuamente, magiamo quelle che mio fratello chiama
porcherie tre volte al giorno...se siamo fortunati. E, sempre se siamo
fortunati, dormiamo in posti come questo...- disse indicando la stanza
dove si trovavano in quel momento con un'espressione sul volto di
quelle che in genere non accompagnano un complimento -...altrimenti in
macchina. Dovrai
essere coraggiosa, non potrai tirarti indietro davanti a niente, quando
sarai là fuori non ci
sarà tempo per le incertezze, dovrai decidere cosa fare in
fretta perchè quando saremo là fuori da te
dipenderà anche la nostra vita. Noi ci fideremo ciecamente di
te, ma tu dovrai fare lo stesso con noi. Questo è il punto di
non ritorno, Allison, sei pronta?- concluse fissandola negli
occhi.
Allison sostenne quello sguardo fino in fondo, quasi volesse
leggervi quello che passava nella mente del ragazzo in quel momento, poi
rispose fermamente:
-Pronta, come sempre!-
Tre ore più tardi una strana carovana passò il confine
fra Nevada e Utah: una Chevrolet Impala del '67 nera rombante ed una Pontiac Firebird blu del '67 che trainava un
trailer nel quale riposavano beatamente due
cavalli.
Nascosto dietro un furgone parcheggiato poco distante dall'Impala,
Castiel trasse un profondo sospiro di sollievo quando vide Allison
dirigersi così decisa verso la camera di Dean e Sam con quel suo
sguardo determinato che le illuminava gli occhi grigi. Quello sguardo
glielo aveva visto milioni di volte e poteva voler dire solo una cosa,
e cioè che aveva deciso spontaneamente di seguire i due cacciatori.
Per fortuna il suo intervento
non sarebbe stato necessario; quell'insopportabile peso che gli opprimeva
l'anima da un anno si sciolse come neve al sole. Anche se i suoi
sentimenti per
Allison erano di tutt'altra natura, l'angelo capiva perfettamente come
doveva sentirsi Sam in quel momento, e cioè combattuto. Da una
parte contento perchè lei finalmente aveva trovato la sua
strada, ma anche in ansia perchè la sua strada era molto
pericolosa. Nonostante questo, però, Castiel non si sentiva
particolarmente afflitto, perchè non solo ora Allison avrebbe avuto
la
protezione dei due migliori cacciatori sulla faccia della terra, ma
anche perchè quei due cacciatori erano due uomini straordinari
che non avrebbero esitato a dare la propria vita per lei, come del
resto era sicuro che lei avrebbe fatto lo stesso per loro. Da
quel momento in poi i suoi angeli custodi sarebbero stati Dean e Sam
Winchester.
Il peggio era passato. Ora sperava solo di non dover intervenire
riguardo ad un altra questione, un altro piano divino. Castiel
odiava ferocemente i piani divini, primo perchè lui non sapeva mai quanto
avrebbe voluto e secondo perchè gli sembrava di tenere in mano i
fili di milioni di marionette e lui detestava manovrare gli esseri
umani. Comunque fosse, lui aveva degli ordini precisi anche in quel caso:
"Vi prego ragazzi non fatemi chiamare un cupido!" disse piano fra sè e sè prima di orbitare lontano da lì.
(1) "The Best Was Yet To Come" Bryan Adams - Adams/Vallance - 1983 - Album "Cuts Like A Knife"
Ok, anche questa storia è finita, ma io ho bisogno di sapere cosa ne pensate! Per favore per favore per favore....
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=657363
|