Presunzione e Preconcetti di luvnote4u (/viewuser.php?uid=92920)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Presunzione e preconcetti
Forks
è tutta un chiacchiericcio sulla nuova ricca famiglia in
città. Cosa vorrà dire questo per le tre sorelle
Swan – Alice, Bella e Jessica?
La storia di Orgoglio e Pregiudizio con un salto in Twilight.
di
Luvnote4u - Traduzione di daydreamer88
Capitolo 1
Forks,
stato di Washingthon era una piccolissima cittadina, di
scarsa importanza, sulla costa nord ovest del Pacifico. Sotto una
costante coltre
di nuvole e di pioggia, il massimo su cui questa cittadina poteva
discutere era
il tempo: umido. Fine della storia. In quel momento, la pioggia stava
appena
iniziando a battere lievemente sui tetti della brava gente di Forks.
Era ancora
abbastanza presto trattandosi di un sabato mattina; eppure una teenager
di
Forks era già sveglia, seduta sul divano nel suo soggiorno,
immersa nella
propria copia del Conte di Montecristo. Era così coinvolta
dal romanzo che notò
appena la madre entrare dalla porta d’ingresso, fradicia con
un pacco della
spesa in mano.
“Buongiorno,
Bella”, disse Renée Swan, dando un bacetto in
fronte
alla sua secondogenita, mentre entrava in casa. “Ti sei
alzata presto”
“’Giorno,
mamma. Eh si. La pioggia mi ha svegliato. Così ho pensato
di fare un po’ di piacevole lettura”
“Maledetta
pioggia!”
Renée mormorò in modo cospiratorio alla figlia
mentre nascondeva la carne in
scatola nella credenza. Non era un segreto che lei e Bella detestavano
la
pioggia. In ogni caso, Forks era l’unica casa che la loro
famiglia aveva
conosciuto. D’altronde, cos’è
l’amore senza un po’ di sacrificio?
“Maledetta
pioggia” Bella concordò semplicemente mentre suo
padre,
Charlie si trascinava giù dalle scale.
“Giorno,
Bells. Giorno, tesoro.” Disse, baciando prima Bella e poi
sua moglie sulla guancia.”Vedo che sei andata al negozio. Per
caso hai preso
salsa e patatine? Billy e Jacob vengono dopo per la partita dei
Mariners”
“Qua”
disse Bella, prendendo in mano diverse buste di patatine da
mostrare a suo padre. Le posò sullo scaffale ed
iniziò a prendere la roba
congelata. Charlie annuì, apparentemente contento di non
dover andare lui
stesso al negozio, si sedette al tavolo della cucina e
iniziò a leggere il
giornale.
“Mamma,
dove hai messo il libro delle ricette? Vorrei fare i
waffle ma non riesco a trovare la ricetta da nessuna parte.”
Bella rigirò tutte
le cose intorno a dove il libro in questione doveva essere.
“Oh,
l’ho messo nello scaffale sotto il lavandino” sua
madre rispose
assente mentre sorseggiava il suo caffè corretto.
Bella
scosse la testa, annoiata, e chiese “Perché mai
… ?” ma poi pensò fosse meglio
non chiedere. Sua madre non era famosa per la sua
prevedibilità.
Charlie
ridacchiò tra se e se, mentre Bella iniziò a
mischiare gli
ingredienti. Presto, i waffle cuocevano nel ferro e l’aria si
profumò col dolce
odore. Vagò fino al piano di sopra, avvisando le altre due
Swan di svegliarsi e
scendere giù per colazione.
La
primogenita, Alice, scese al pianterreno per prima, i suoi movimenti
erano
pieni di grazia e fluidi paragonati a quelli di Bella, il cui
equilibrio
lasciava molto a desiderare. Alice era indiscutibilmente la
più carina delle
ragazze Swan. Era piccolissima e possedeva dei tratti delicati. I suoi
capelli
erano nerissimi, come quelli di un elfetto, e contrastavano in modo
sfolgorante
con la sua pelle d’avorio. Alice aveva gli occhi blu di sua
madre, incorniciati
da spesse ciglia.
Bella
aveva solo un anno in meno di Alice, ciò nonostante si
comportava
come fosse più grande – come fosse più
grande dei suoi genitori …
o almeno di sua madre. Come sua sorella
maggiore, Bella aveva capelli scuri che contrastavano con il suo
pallore
latteo. Comunque, i suoi capelli erano lunghi e spessi, cascavano fino
a metà
della sua schiena, e i suoi occhi erano marroni come quelli del padre.
Non si
sarebbe mai considerata alta, eppure era molto più alta di
Alice.
Intontita,
la più giovane – e solo di due anni! –
Jessica si fece
strada nella cucina. Come le sue sorelle, aveva gli stessi colori
estremi. I
suoi capelli erano ricci come quelli del padre e i suoi azzurri come
quelli
della madre. In altezza, era più vicina ad Alice che a
Bella. Comunque, i suoi
riccioli ribelli spesso l’aiutavano per i centimetri persi.
La
famiglia prese posto come di consueto intorno al piccolo tavolo
mentre Bella posava qualche waffle caldo in un piatto da servire.
Ognuno di
loro ne acchiappò un paio e lo posò nel proprio
piatto, imburrandolo e poi
sommergendolo nello sciroppo d’acero. Per un po’,
mangiarono tutti in silenzio.
Bella li aveva appena raggiunti quando Renée
parlò.
“Charlie”
iniziò “sai quella casa stupenda un paio di miglia
fuori
il paese che sembra vecchia almeno un secolo ed è ancora in
perfette
condizioni?”
La
fronte di Charlie si corrugò per un momento mentre masticava
“Uh huh” disse alla fine.
Lei
continuo. “Bene, a quanto pare, è stata venduta.
La nuova
famiglia dovrebbe traslocare oggi.”
“Sul
serio?” disse Charlie,
sorseggiando il caffè. “E dove lo hai
sentito?” Bella analizzò la sua
espressione. Sembrava molto più divertito del necessario. Le
fece l’occhiolino
impercettibilmente. Lei sorrise compiaciuta.
“Mentre ero al
negozio
stamattina, mi sono imbattuta in Mr. Weber, mi ha detto tutto al
riguardo. Mi
pare che ad un certo dottore sia piaciuto il posto, e l’ha
preso li su due
piedi. Carlisle qualcosa …”
“Cullen”
rispose Charlie.
Il sorrisetto compiaciuto di Bella divenne un sorriso schietto; Jessica
e Alice
gettarono un’occhiata al loro padre, confuse.
“Papà,
ci stai tendendo
sulle spine ” Jessica lo accusò. Renée
fissò il marito in modo significativo,
chiaramente chiedendogli di chiarire dove avesse attinto a queste
informazioni.
“Ho già
incontrato il tipo”
Disse Charlie, divertito dalle espressioni sui visi delle ragazze.
“Quando?”
“Beh, sapete che
Harry
Clearwater ha avuto quell’intervento al cuore”
iniziò
“Oh, si. Come se
la passa?”
“Bene. Comunque,
sono
andato a fargli visita in ospedale, e così è
successo che il dottor Snow stesse
mostrando al dottor Cullen il posto. Beh, ci ha presentati e abbiamo
iniziato a
parlare.
“Beh,
com’è?” Alice chiese curiosa.
“è un
uomo davvero carino”
disse Charlie.ӏ sposato ma senza figli
… ancora. Comunque, lui e sua moglie
sono al momento i tutori legali di tre ragazzi – i due nipoti
della moglie e il
suo figlioccio.”
“Quanti anni
hanno?”
domandò Jessica. Bella sbuffò al modo in cui la
sua sorellina si era drizzata
nel suo posto al cenno delle parole nipote e figlioccio.
“Beh, fammi
pensare … credo
che la nipote e il nipote siano gemelli – diciotto anni.
Saranno all’ultimo
anno come Alice. E il figlioccio ha diciassette anni, così
sarà al penultimo
come Bells.” Jessica guardò torvo per un minuto e
poi si animò all’idea di
ragazzi più grandi.
“Credi che
dovremmo andare
e cercare di dare un aiuto …?” domandò
Renée mentre sciacquava il suo piatto
nel lavandino.
“Tesoro,”disse
Charlie,
“dai loro un po’ di tempo per sistemarsi. Lasciali
adattare. E poi potrai
sopraffarli con la tua ospitalità” Il suo sorriso
era divertito mentre baciava
il broncio di sua moglie.
“Bene”
replicò rassegnata “Posso almeno passare
casualmente e
lasciare un accogliente regalo casalingo?
Biscotti ad esempio?”
Charlie
ponderò la cosa per un momento “Immagino questo
non faccia
male a nessuno. Solo cerca di non disturbarli troppo” disse,
sorridendo
perfido.
“Mami, disse
Alice,
colpendo leggermente con la mano la spalla della madre “forse
dovresti lasciare
che sia Bella a fare i biscotti. Ricordi l’ultima
volta?” Renèe storse lo
sguardo quando si ricordò le sue scarse capacità
culinarie.
“Okay”
si rassegnò. “Potresti preparare qualche
biscottino per i
Cullen, Bella?”
“Sicuro.”
Replicò sua
figlia “Nessun problema.”
“Okay allora.
Bella ha preparato
la colazione, allora Jessica e Alice lavano i piatti.” La
famiglia si allontanò
dal tavolo, ognuno puntando verso il proprio impiego –
Jessica brontolava
mentre completava il suo.
Non
appena la piccola cucina fu sgombrata dai piatti della
colazione, Bella preparò le patatine e la salsa per dopo,
quando Billy e Jacob
sarebbero arrivati. Poi iniziò ad impastare una dose di
biscotti con schegge di
cioccolato. Il campanello suonò proprio mentre
l’ultima infornata veniva fuori
dal forno.
“Billy!
Jacob” Venite
dentro” disse Charlie, facendo cenno di entrare ai due amici
di famiglia. Billy
Black e Charlie erano amici da anni. Ora Billy era costretto su una
sedia a
rotelle e contava sul figlio per il trasporto principale. Jacob aveva
l’età di
Jessica e una volta lei aveva avuto una cotta per lui. Ora
però era mortalmente
offesa dalla palese indifferenza di Jacob per tutto quello che
interessava a
lei. Non andavano molto d’accordo; in ogni caso, lui era
piuttosto vicino a
Bella ed Alice.
“Charlie, amico
mio, come
butta?” disse Billy con la sua voce profonda e gli porse un
pacco di birre da
sei per la partita, mentre Jacob lo spingeva dentro la casa.
“Wow,
c’è un gran profumo
qui” commentò Jacob, annusando l’aria,
assaporando l’odorino dei biscotti
appena sfornati.
“Dev’essere
Bells. Sta
preparando qualche biscotto per la famiglia del nuovo dottore che ha
comprato
quella casa appena fuori l’autostrada.”
“Davvero?
Finalmente
qualcuno ha preso quella casa?” chiese Billy casualmente,
sistemandosi da solo
per la partita di baseball.
Le
chiacchiere dei due diminuirono appena iniziò la partita.
Jacob
entrò in cucina dove Bella stava lavando la piastra dei
biscotti.
Silenziosamente cercò di afferrare un dolce, ma Bella era
più veloce.
“Giù le
zampe!” disse,
schiacciando a mo’ di scherzo la mano di lui.
“Questi non sono per te”
“Ah,
dai Bells! Solo uno? Per favore?” aggiustò il suo
viso in
un’espressione da cagnolino. L’occhiataccia di
risposta di lei si sciolse sotto
questa capacità di persuasione. Lui sorrise soddisfatto
felicemente prese
risoluto un morso dei biscotti appiccicosi, e gemette apprezzando il
sapore
unico. Bella scosse leggermente la testa e tornò a scrostare
le piastre da
cucina.
“Jacob!”
chiamò Alice, saltellando con grazia nella cucina.
“Nanerottola!”
Jacob raggiunse Alice che strinse le proprie
braccia attorno la sua vita in un abbraccio amichevole. Lui
spettinò ancora di
più i suoi capelli già sbarazzini e rise al suo
entusiasmo. Sembrava quasi che
fosse alto il doppio di Alice.
“Così,
venite a guardare la partita con noi ragazze?”
domandò
Jacob, accennando in direzione del soggiorno.
“No”
rispose Alice. “Ho promesso di portare Jessica a Port Angeles
per fare shopping. Potrebbe volerci tutto il giorno”
“Ah,
giusto. Jessica non può sopportare di restare nella stessa
casa con me” Jacob rise. “E tu, Bells? Ci sei per
un po’ di baseball?”
Bella
sorrise beffarda al suo enorme amico e disse “No. Ho una
tonnellata di compiti questo finesettimana. Inoltre … sai come sono quando si
tratta di sport” A
causa della propria incapacità di partecipare a qualsiasi
sport, Bella non
aveva mai neppure davvero avuto la pazienza di sedersi sul divano e
guardarli.
Jacob annuì cosciente, gettando la sua mano in un sacco di
patatine al frumento
e tuffandone una nella salsa di nachos accanto a lui.
“Bene,
forse dovrei tornare di là. Parliamo un poco dopo,
raga”
tagliò la corda dalla cucina e verso il soggiorno dove si
sentiva un frastuono
terribile. A quanto pareva, la squadra contraria aveva appena segnato
un
fuoricampo.
Alice
chiamò dalle scale Jessica, dicendo di essere pronta ad
andare. Jessica scese giù un momento dopo, la sua faccia ben
truccata
nonostante la pioggia incessante. Alice e Bella alzarono le loro
sopracciglia
verso la sorella, che ricambiò lo sguardo e disse
“Cosa? Potrebbero esserci
ragazzi carini; voglio apparire al meglio.” Sorrise
innocentemente, e tutte
dovettero scoppiare a ridere.
“Okay,
andiamo prima che tutti i ragazzi carini spariscano” Alice
ridacchiò ancora, mentre alzava le spalle nella sua giacca.
Jessica la seguì,
tutta rossa. Quando passò dal soggiorno, sentì
Jacob ridere sotto i baffi.
L’occhiata di risposta che gli spedì, lo fece
rabbrividire lungo la schiena.
Bella
– adesso sola - stava in cucina. Con i ragazzi occupati a
guardare la partita, sua madre a correre errante da qualche parte, e le
sue
sorelle a Port Angeles per tutto il giorno, si sentì un
po’ annoiata. Non
volendo iniziare la pila di compiti che l’aspettava in camera
sua, decise di
consegnare in prima persona i biscotti. Ne ammucchiò un
po’ di più che una
dozzina in un piatto, li avvolse nella pellicola e
scarabocchiò su un post-it
una breve nota di benvenuto ai Cullen da parte dei Swan.
Chiamò suo padre,
spiegando dove stava andando – nonostante lui la sentisse
solo a metà – e si
diresse verso la porta.
L’autostrada,
per gran parte, era deserta. Bella girava le curve
ad una ad una col suo vecchio Chevy. La pioggia interferiva con la
ricezione
dell’autoradio, come al solito; dovette concentrarsi per
trovare dove svoltare.
Tutti
a Forks sapevano relativamente dove la strada si ramificava
in una più piccola via di ciottoli, conducendo verso la
nuova abitazione dei
Cullen. Comunque, poiché era usata raramente, la via era
diventata coperta
d’erbacce - edera e felce avanzavano
nell’acquazzone, oscurando la via dagli
automobilisti sulla strada principale, automobilisti come Bella.
Guardò storto
attraverso la pioggia, cercando di vedere la strada stretta.
L’avrebbe persa
completamente se non fosse stato per il camion che passava, uscendo
dalla via,
una cinquantina di metri davanti a lei.
Girò
all’incrocio e avanzò lungo la via di ciottoli.
Non c’era
nessun dubbio nella sua testa che i Cullen avrebbero sentito il suo
fragoroso
fuoristrada, anche sopra il rombo del vento e della pioggia; il motore
del suo
fuoristrada poteva essere sentito a mezzo miglio di distanza.
Alzò le spalle.
Bene, pensò, almeno sanno che sono qui.
Spegnendo il motore, si infilò il cappuccio, e
si trascinò fuori sotto
la pioggia. Non ebbe l’opportunità di ammirare lo
splendore della casa; la
pioggia le avrebbe bagnato completamente il viso.
L’interno
della casa sembrava immobile. Protetta dalla pioggia
dalla veranda che la circondava, Bella poteva farsi un’idea
del soggiorno
attraverso la finestra. L’interno era varie sfumature di
bianco. Il muro di
dietro sembrava essere fatto completamente in vetro - guardava sul
fiume. Di
lato su una piattaforma elevata c’era un bel piano a coda. A
parte qualche
mobile, la stanza era piena di scatole di cartone marroni.
Bella
rimase lì per un minuto, valutando quale via
d’azione
dovesse prendere. Da un lato, sarebbe sembrato strano lasciare
semplicemente i
dolci senza informare la famiglia che erano lì ma
dall’altro, lei non era il
tipo di persona che facesse il primo passo nell’incontrare
degli sconosciuti,
alla fine, scelse di mischiare le due azioni, suonando il campanello,
che tintinnò
melodicamente per lei, lasciando il piatto, e tornando verso il suo
fuoristrada.
Bella
non sapeva che un paio di luminosi occhi verdi, l’avevano
spiata mentre piegava la sua testa nella sicurezza del suo Chevy e
guidava per andare
via.
--
Il
giorno seguente si dimostrò abbastanza noioso per la
famiglia
Swan. Cioè, fu così, fino a metà
pomeriggio quando un bussare inaspettato alla
porta interruppe i loro vari impieghi.
Charlie
e Billy Black stavano vagando distrattamente da un canale
all’altro della tv, cercando di trovare una partita che
potesse colpire il loro
interesse. Renée era assorta nel suo nuovo romanzo rosa
tascabile mentre Alice
e Jessica stavano accumulando riviste di moda, cercando la prossima
tendenza.
Bella era in cucina, tagliando i peperoni per l’enchiladas
che stava preparando
per la cena.
Quando
il soffice colpo risuonò in casa, tutte e sei le teste si
voltarono verso la porta. Alice, sbirciando fuori dalla finestra, disse
“Papà,
perché c’è una Mercedes nera sul
vialetto?”
Charlie
saltò in piedi e inciampò verso la porta. Quattro
curiose
paia di occhi seguirono la sua schiena – Bella non aveva
ancora lasciato la
cucina.
Due
persone stavano in piedi sulla veranda della piccola casa dei
Swan – un uomo ed una donna. L’uomo sorrideva
simpaticamente sotto l’ombrello.
“Sceriffo Swan” disse con voce calda e confortante.
La donna accanto a lui
sorrideva educatamente, guardando Charlie con interesse disinvolto.
“Dottor
Cullen” Charlie esclamò sorpreso. Si
spostò frettoloso
dalla porta, indicando loro di entrare ed uscire dalla pioggia.
“Per
favore, chiamami Carlisle” disse il dottore
all’entrata.
Adesso, ognuna delle ragazze Swan stava ficcando il naso intorno
all’angolo per
avere una visione migliore dei loro ospiti. Renée fu la
prima ad entrare, sorridendo
a mo’ di benvenuto verso i nuovi arrivati.
“A
cosa dobbiamo questo onore?” disse, stringendo loro le mani.
“Volevamo
semplicemente fermarci per ringraziarvi personalmente
dei biscotti che la vostra famiglia ci ha mandato”
replicò Carlisle
“E
per restituirvi il piatto” aggiunse la donna dietro di lui,
porgendolo a Renée.
“Uh
… si, questa è mia moglie,
Renée” disse Charlie indicando sua
moglie “e queste piccole spione sono le mie figlie Alice,
Bella e Jessica”
Accennò a ciascuna delle ragazze mentre diceva il loro nome.
“Io
sono Carlisle e lei è mia moglie, Esme” il dottore
disse alle
ragazze. Bella osservò in silenzio il loro aspetto. Carlisle
aveva capelli di
un biondo chiaro ed occhi nocciola – quasi dorati. Anche la
sua pelle sembrava
brillare di riflessi dorati nonostante l’ovvia freschezza di
carnagione. Sua
moglie aveva dei boccoli color caramello che le circondavano il viso
con
grazia. I suoi occhi erano giusto una sfumatura più chiari
del cioccolato
fondente ma conservavano la stessa ricchezza. Le mele delle sue guancie
erano
leggermente arrossate ed il suo sorriso benevolo. Tutto intorno a lei
gridava:
“dolcezza”.
“È
un piacere fare la vostra conoscenza” disse Alice,
raggiungendo
i suoi genitori nell’atrio, ora affollato. Jessica
seguì sua sorella mentre
Bella rimase sulla porta della cucina.
“Ehi
Charlie” chiamò Billy “perché
non li inviti a cena? Ho
trovato una partita di basket che sembra interessante, se hanno voglia
di
guardarla”
“Si”
accordò Renée “Perché non
rimanete per un po’? Sono sicura
che c’è abbastanza cibo per tutti … se
non vi crea problemi mangiare in
soggiorno. Ho paura che la nostra cucina non possa contenere otto
persone
contemporaneamente” disse imbarazzata.
“Oh
non possiamo davvero importunarvi così” disse Esme
“Oh,
certo che potete!” replicò Renée
“Non disturbate affatto”
“A
dire il vero, devo preparare la cena per i ragazzi a casa. Sai
come sono gli adolescenti quando sono affamati” Esme rise.
“Beh,
allora che ne pensate di restare per un caffè?”
offrì Charlie.
Carlisle
si strinse nelle spalle e disse “Non ci vedo nessun
problema. I ragazzi adesso sono fuori per conoscere la zona,
così non
torneranno per un po’. Possono badare a loro stessi
finché non torniamo.”
Bella
iniziò immediatamente a preparare il caffè mentre
gli adulti
si riunivano nel soggiorno. Poteva sentire mentre si scambiavano i
saluti con
Billy e la partita di cui aveva parlato prima in sottofondo.
Nell’insieme, la
prima impressione sulla famiglia era piuttosto positiva.
“Sembrano
così carini” Alice le sussurrò mentre
l’aiutava a
riempire le tazze con la bevanda fumante.
“Speriamo
che i figli siano come loro” Bella mormorò,
portando il
caffè ai suoi genitori e ai loro ospiti.
“Devo
avere la ricetta di quei biscotti” Bella sentì
dire ad Esme,
non appena entrò in soggiorno. “In tutta
onestà, non ho mai visto i ragazzi
trangugiare niente così velocemente. Praticamente hanno
ripulito il piatto.”
Ridacchiò.
“Si,
io, Rosalie ed Esme siamo stati fortunati a non avere le dita
mordicchiate, lasciamo stare riuscire a prendere un biscotto. Erano
deliziosi”
aggiunse Carlisle.
“Beh,
le vostre congetture sono uguali alle nostre quando si
tratta di quella ricetta. Bella l’ha creata su misura tutta
da sé. Non la
condivide con nessuno. Non che servirebbe se lo facesse, nessuno in
questa
famiglia sa cucinare come lei” Charlie sorrise radioso e
paterno a Bella che
arrossì completamente per l’elogio.
Carlisle
valutò un attimo Bella e disse “Tu allora devi
essere la
ragazza che ha suonato al nostro campanello?” Bella,
sorpresa, incontrò i suoi
occhi, lui continuò “il mio figlioccio, Edward, ha
detto di aver visto una
ragazza con capelli lunghi e castani lasciare la casa immediatamente
dopo aver
suonato alla porta.” Lui sorrise un po’ di
più quando il rossore sulle guancie
di lei aumentò. “Ci siamo chiesti
perché non sei rimasta. Avremmo potuto usare
la forza.” A questo tutti risero.
“Non
volevo importunarvi. Immaginavo voleste un po’ di spazio per
respirare prima che ogni membro curioso della comunità di
Fork ingolfasse casa
vostra”
“È
stato molto premuroso da parte tua” disse Esme “la
prossima
volta comunque sentiti libera di fermarti. Siete molto più
che benvenuti tutti
voi.”
“Come
si chiamano i ragazzi di cui vi prendete cura?” chiese
Jessica incapace di nascondere il suo interesse.
“Beh,
ho accennato al fatto che il mio figlioccio si chiama
Edward. Lui sarà al penultimo anno … come Bella
se non mi sbaglio. E poi i
nostri nipoti si chiamano Rosalie e Jasper. Loro saranno
all’ultimo anno come
Alice.”
“Tu
a che anno sei, Jessica?”
“Sono
al secondo” rispose prontamente. Sembrava fiera di questo
fatto, fiera di non essere più tra la ‘carne
fresca’ della scuola superiore di
Forks.
“Ah.
Sei un anno più grande della mia figlioccia” disse
Carlisle.
“Figlioccia?”
chiese Charlie perplesso “Pensavo ne aveste solo
tre”
“Rosalie,
Jasper ed Edward vivono con noi ma abbiamo in affido
anche la sorellina di Edward, Renesmee. Avrebbe dovuto trasferirsi con
noi,
però ha ricevuto una borsa di studio per un collegio
femminile – ci teneva ad
andare e quando è gratis … non potevamo dire di
no. Il distacco è stato più
difficile per Edward, penso” La pena del figlioccio sembrava
causare anche a
Carlisle una gran sofferenza, sebbene la mantenesse ben nascosta.
“Potrei
chiedere come avete fatto a diventare i tutori di tutti
questi adolescenti?” chiese Billy “cioè
con voi due così giovani e …”
“Rosalie
e Jasper sono i figli di mio fratello” replicò
Esme
“avevo solo diciotto anni quando lui e sua moglie sono morti
ma io ero l’unico
parente stretto. Non avrei mai potuto dire di no. È strano
pensare che ho solo
dieci anni in più di loro.” Scosse la testa al
pensiero del cambiamento
bizzarro che la vita le aveva gettato addosso.
“Come
sei riuscita così giovane a mantenere due
bambini?” Renée
domandò, confusa dalla situazione di Esme.
“Beh,
studiare è stato senza dubbio difficile. Ho dovuto finire i
miei Generals al Community College e poi far domanda per
un’infinità di
prestiti studenteschi per poter prendere la mia laurea in design
d’interni. Per
fortuna, i miei genitori erano un tantino taccagni quando erano vivi, e
mi
hanno cresciuto allo stesso modo. Avevo un fondo universitario
relativamente
sostanzioso che ha fatto una notevole differenza”
“E
su Edward e Rene … smee?”
“I
figli del mio miglior amico” spiegò Carlisle
“Edward Masen
Senior era il direttore generale di una piccola compagnia in
espansione. Quando
lui ed Elizabeth hanno avuto Edward mi hanno scelto come padrino
… e poi
di nuovo con Nessie. Quando morirono,
nel testamento era specificatamente dichiarato che il loro tutore
legale sarei
dovuto essere io. Ciò causò un po’ di
scalpore nella famiglia, perché hanno uno
zio, direttore di una sua compagnia, che voleva tenerli con
sé per i suoi
bizzarri motivi” Carlisle ridacchiò
“Quell’uomo è decisamente medievale.
Crede
fermamente che la ricchezza debba restare in famiglia e nei matrimoni
combinati. Mi dispiace per sua figlia Tanya.”
Bella
corrugò la fronte mentre assimilava queste informazioni. E
poteva constatare di non essere l’unica perplessa da tutto
ciò. La sua
espressione era riflessa nei volti delle sorelle. La porta principale
si aprì e
una voce roca gridò verso il soggiorno.
“Ehi
cos’è questa Mercedes nel vialetto? Di chiunque
sia sono
terribilmente geloso!” Jacob Black scrollò i suoi
lunghi capelli corvini non
appena entrò nella stanza. I suoi occhi diedero uno sguardo
su Bella ed Alice,
sorpassarono Jessica, e si posarono sul dottore e la signora Cullen
“Salve”
disse confuso ma in modo radioso “Immagino che voi ragazzi
siete i proprietari
di quella Mercedes, eh? Sono Jacob comunque … il figlio di
Billy”
“Io
sono Carlisle e questa è mia moglie Esme, è un
piacere
conoscerti Jacob”
“Anche
voi” Si girò verso Bella
“Così, Bells sono passato da qua e
ho sentito questa grande zaffata di enchiladas. Devo dirtelo, la mia
pancia sta
crescendo al pensiero. Sono quasi pronti?”
Bella
sorrise e allo stesso tempo Esme aggrottò le sopracciglia
“Mi dispiace” disse “vi stiamo
trattenendo dalla vostra cena. Grazie mille per
l’ospitalità. Quando la mia famiglia si
sarà sistemata potrete forse unirvi a
noi per una cena a casa nostra?”
Era
impossibile dire di no ad un viso così gentile –
non che
qualcuno volesse. Esme era irresistibilmente incantevole.
“Sarebbe
meraviglioso” disse Renée mentre vedeva i Cullen
andare
alla porta. Indossarono i loro impermeabili – semplici nel
design eppure
sofisticati – e affrontarono coraggiosamente la pioggia
battente. Charlie li
salutò dalla finestra.
Mangiarono
in soggiorno come Renée aveva detto avrebbero fatto.
Mentre la maggior parte di loro chiacchierò felicemente
– soprattutto sui loro
nuovi conoscenti – Bella masticava tranquillamente,
riflettendo sulle
informazioni che i Cullen avevano fornito riguardo la loro famiglia.
Anche lei,
come le sue sorelle, era naturalmente curiosa sui i loro nuovi compagni
di
scuola ed era ansiosa di incontrarli, eppure aveva una strana
sensazione alla
bocca della stomaco. Era come se qualcosa di grande stesse per
accadere. Solo
non sapeva cosa fosse, ancora.
NT: Mi han spiegato
che Cross-over implica la presenza di personaggi di storie diverse in
una FF. In qst FF non ci sono personaggi di O&P, ma solo
personaggi di Twilight che agiscono come fossero in O&P (oh...
sn confusa!) Comunque, per ora lo metto qui, se non va bene ditemelo.
ok?
Mi son presa qualche
libertà su alcune espressioni che risultavano quasi
incomprensibili in italiano, in soli due casi ho fatto meno del mio
dovere - Give and take reso con Sacrificio, e Extra muscle reso
semplicemente con Forza. Ogni suggerimento è ben accetto.
Alla roba da mangiare ho lasciato i nomi originali - waffle,
enchiladas, nachos - perché non sono cibi
americani.
Spero vi piaccia. Io appena l'ho
letta mi son innamorata dell'idea - mi son detta "Non importa quanto ci
metti, questa la devi tradurre". Vi chiedo di leggere e farmi sapere
cosa ne pensate, cosìcché io poi lo possa
trasmettere all'autrice. Grazie. J 11/02/10 - scusate ho dovuto cambiare il titolo, xkè la traduttrice idiota (io)dalla fretta di postare non aveva chiesto all'autrice cosa intendesse col suo titolo, adesso è più fedele allo scopo.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Presunzione e Preconcetti
di luvnote4u
Capitolo
2
Le
sorelle Swan non avevano idea di cosa aspettarsi per il mattino
successivo.
Tutte erano curiose di sapere se Rosalie, Jasper ed Edward sarebbero
apparsi a
scuola o se avrebbero aspettato di sistemarsi meglio. La strana
sensazione che
aveva tormentato Bella la sera precedente ritornò, e la fece
sentir male. Alice
notò il disagio ma non disse nulla. C’era un
accordo tra loro due: se una non
voleva parlare di qualcosa, l’altra non chiedeva.
Jessica,
nel frattempo, era completamente eccitata dalla possibilità
di qualche nuovo
bellone.
Era assolutamente certa che i figli adottivi del dottor e della signora
Cullen
erano belli così come i loro genitori.
“Su!”
esclamò quando le sue sorelle scossero la testa dubbiose
“Avete visto Esme.
Sembra una modella. Scommetto i soldi del mio pranzo che Jasper e
Rosalie sono
belli quanto lei. Ovviamente non c’è modo di
scoprire a chi somigli questo
Edward, perché non hanno legami di sangue, ma se fosse stato
brutto non pensate
che Carlisle avrebbe sistemato il problema? Voglio dire, è
un dottore!”
La
sue sorelle di risposta si scambiarono appena uno sguardo.
“Buongiorno,
papi” disse Alice saltellando allegramente in cucina. Fece un
giro su se
stessa, chiedendo in silenzio l’opinione del padre sul suo
aspetto.
“Molto
carina Alice, come sempre” Sorseggiava il suo
caffè.
Le
labbra di Alice si incresparono leggermente quando non sentì
entusiasmo per il
suo capolavoro. “Dov’è mamma?”
chiese. Renée le avrebbe dedicato la quantità di
zelo necessaria. I padri semplicemente non sanno apprezzare la moda.
“Oggi
è dovuta andare prima all’asilo. Mi ha chiesto di
dire a voi ragazze di passare
una bella giornata a scuola” sembrava ignaro della delusione
di Alice alla sua
reazione.
“’Giorno
papà” disse Bella, assente, mentre si sedeva
accanto a suo padre per mangiare
il suo toast freddo. Bella non faceva grandi sforzi riguardo al suo
abbigliamento. I capelli erano intrecciati verso il basso sulla testa,
ed indossava
una camicia blu di flanella ed un paio di jeans. Il suo viso era
completamente
privo di trucco.
Jessica
li raggiunse un momento dopo; il suo umore accesso
dall’anticipazione.
“’Giorno, papi” diede un bacetto sulla
guancia del padre, e lui divenne tutto
rosso.
“Sei
di buon umore, Jess” commentò lui.
“Chi
non lo sarebbe con due nuovi ragazzi a scuola?” chiese, come
se fosse ovvio.
Sebbene volesse essere una domanda retorica, Jessica si
trovò capace di
rispondere. “Beh,”disse “immagino che
Bella sarebbe ancora di un umore
schifoso. Dev’essere depressa perché quello brutto
sarà in classe sua”
Bella
alzò gli occhi al cielo mentre Charlie aggrottò
la fronte “Cosa ti fa credere
che Edward sia brutto?” lui la sfidò.
“Oh,
non lo so” affermò Jessica “Ma sono
sicura che accanto a Jasper sembrerà
scialbo” Non offrì altre spiegazioni. Charlie
rimase gelato nella sua sedia,
perplesso alle parole di Jessica. Quest’ultima ed Alice si
affrettarono a
mangiare la loro colazione, Alice masticando delicatamente, Jessica
comportandosi
un po’ meno da gentildonna. Non appena finirono di mangiare,
corsero fuori la
porta.
“Okay”
mormorò Charlie. Bella stava seguendo le sue sorelle quando
lui disse “Stai
bene Bells? Sembri un po’ giù
stamattina.”
Bella
si costrinse ad un sorriso che le parve quasi faticoso.
“Papà, sto bene. Ci
vediamo dopo” e con questo chiuse il portone dietro di lei.
“Tocca
a me guidare” Jessica discuteva con Alice, mentre erano in
piedi davanti alla
loro Toyota di seconda mano. In genere era la macchina che usava Alice
ma
quando andavano a scuola le tre ragazze la condividevano, guidando a
turno.
Alice
rispose alla sorella con voce calma e controllata “No. Tu hai
guidato venerdì
scorso, è il mio turno Jess. Sii ragionevole.”
Bella
che non era dell’umore per la loro discussione
s’intromise “Ho un numero da uno
a dieci. La prima che lo indovina, guida. La perdente si siede dietro
senza
lamentele”
“Bene”
disse Jessica “Tre”
“Otto”
“Cinque”
“Sette”
“Alice
ha risposto esattamente. Jess, dalle le chiavi.” Bella si
fece strada verso il posto
anteriore e
gettò la sua borsa sul pavimento di fronte. Jessica,
nonostante il loro patto,
brontolò mentre dava le chiavi a sua sorella e scivolava nel
sedile posteriore.
Alice, euforica per la vittoria del caso, si
‘arrampicò’ dietro lo sterzo e
mandò il motore su di giri.
La
Forks High School era, come tante costruzioni in città,
appena fuori
l’autostrada. Non era come i tipici edifici per le scuole,
che sembravano
irradiare l’idea dell’istituzione. La Forks High
School sembrava molto più simile
ad un raggruppamento di piccole case a mattoni rossi – una
per ogni dipartimento
disciplinare,
Bella
in particolare sentiva come questa situazione non fosse pratica,
considerato il
tempo. Era incredibilmente spiacevole andare in classe, sentendosi
inzuppati
fino alle ossa.
Accostarono
in un parcheggio vicino la mensa. A causa delle costanti precipitazioni
che
Forks si beccava, questo posto era estremamente ambito da tutti quelli
che non
volevano finire bagnati. Bella ed Alice si scambiarono
un’occhiata. Ogni
piccolo gesto tra le sorelle era sufficiente a far sentire Bella un
poco
meglio, la sua strana ansia stava scemando. Comunque al momento
c’era solo un
po’ di nebbia ma oltre l’orizzonte, nuvole di
pioggia molto più consistenti
stavano arrivando.
“Bella!”
chiamò una voce gentile. Angela Weber era al terzo anno come
Bella. Era alta e
magra, con capelli biondi che si fermavano sulle sue spalle, la sua
indole
timida aveva naturalmente attratto verso di lei Bella che come lei
possedeva un
carattere introverso.
“Angela”
disse Bella, sorridendo all’amica – le quattro
ragazze si riunirono intorno
alla Toyota degli Swan, appoggiandosi contro la fiancata del veicolo.
“Sono
qui” disse Angela. Non c’erano dubbi su chi potesse
intendere.
“Dove?”
domandò Jessica entusiasta. I suoi occhi scorsero
dettagliatamente i gruppi di
studenti che si muovevano alla spicciolata nel campus “Non
vedo nessuno di
nuovo”
Angela
indicò impercettibilmente dall’altra parte.
“Sono venuti a scuola con quella
Volvo. Ora sono in segreteria ma probabilmente usciranno
presto.” La Volvo in
questione era lustra, argentata e brillante. Bella sospettò
che fosse
probabilmente nuova di zecca, al massimo vecchia di un anno.
“Bella
macchina” disse apprezzandola una voce profonda. Le ragazze
si voltarono a
guardare Emmett, il clown e atleta All-American dell’ultimo
anno. Era un tipo
muscoloso, con riccioli scuri e le fossette sulle guancie. Lui ed Alice
erano
amici fin dall’asilo. Si appoggiò contro la sua
jeep con nonchalance, valutando
l’auto lucente con occhi avidi.
“Immagino
non dovremmo essere sorpresi” mormorò Jessica
“Vivono con un dottore”. In quel
momento si aprirono le porte della segreteria.
Sembrava
di essere usciti fuori da un mediocre film per adolescenti. Non appena
si
spalancarono le porte, le tre figure che ne uscirono furono rivestiti
da uno
scintillio celestiale, il vento scombussolava loro i capelli, i visi e
l’andatura
lunga e sicura. I due ragazzi affiancavano la ragazza mentre lei
camminava
impettita nei suoi tacchi di marca verso la sua prima lezione. Tutte le
bocche
dei presenti si spalancarono, incluse quelle di Alice, Bella, Jessica,
Angela
ed Emmett. I figli dei Cullen erano senza alcuna obiezione bellissimi.
Era
facile decifrare chi fosse chi tra i nuovi arrivati. Rosalie aveva come
capelli
dei lucenti, ramoscelli dorati, che scendevano a spirale lungo la
schiena. Il
suo volto aveva forma di cuore, i suoi occhi erano di un blu profondo
circondati da scure ciglia e le sue labbra erano piene e rosse. Era
statuaria,
possedeva un corpo come quelli della pubblicità di
Victoria’s secret.
Suo
fratello aveva la stessa struttura e colore di capelli ma i suoi occhi
erano di
una sfumature più chiara di quelli di lei. Era alto e
muscoloso. Emmett mormorò
tra sé e sé che Jasper sarebbe apparso gracile
accanto a lui.
Edward,
sebbene interamente diverso dai suoi compagni, era ugualmente
straordinario. La
sua pelle era più chiara di quella di Jasper e Rosalie. I
suoi capelli erano un
caotico scompiglio di ricci bronzati. I suoi occhi erano di un leggero
verde e
sembravano rimuginare su qualcosa. I suoi tratti del viso erano
incredibilmente
simmetrici. Era più magro di Jasper, il corpo di un
corridore accanto a quello
di un lottatore, forse.
Erano
vestiti elegantemente – semplici eppure sofisticati. Jasper
indossava una
giacca su misura bianca su di un maglione di cashmere grigio ed i
jeans.
Rosalie era abbigliata in una camicia di maglia viola, un jeans blu
scuro e una
sciarpa argentata, legata attorno al suo collo da cigno. Edward aveva
una
giacca di pelle beige e un maglione bianco su un paio di pantaloni
color kaki a
vita alta. Nel loro complesso suggerivano che fossero opera di qualche
stilista.
“Oh”
mormorò Alice
“Mio”
sussurrò Bella
“Dio”
la voce di Emmett suonò alta e chiara.
“Detto
io!” ridacchiò Jessica “Adesso
pagate”
Il
clan dei Cullen superò il gruppo un momento dopo.
Simultaneamente, i loro occhi
ruotarono nella loro direzione. Gli occhi di Jasper sembrarono essere
magneticamente indotti verso Alice, le sue labbra si sollevarono agli
angoli
quando lei incontrò il suo sguardo. Rosalie diede al gruppo
un’occhiataccia,
apparendo disinteressata alle loro attenzioni. Il suo sguardo
indugiò su Emmett
un secondo in più che sugli altri, comunque lui
afferrò l’opportunità e le fece
l’occhiolino. Edward riuscì a mantenere la stessa
esatta espressione che
indossava prima di guardare verso gli spettatori. Quando i suoi occhi
incontrarono lo sguardo fisso ed inquisitivo di Bella, ebbe un fremito
nello
sguardo ancora presuntuoso.
“Oh
wow” mormorò Jessica col fervore calmato quando
passarono “Loro sono … wow!”
“Dannazione”
Emmett disse, apprezzando “Quella ragazza è un
capolavoro”
Alice
alzò gli occhi il cielo ma fu incapace di fermare un sorriso
che le saliva sul
suo viso. Bella rimase stupefatta, confusa dalla reazione di Edward nei
suoi
confronti. “Questo sì che è
strano” disse tranquillamente ad Alice mentre
andavano in classe.
“Cosa?”
“Non
l’hai visto?” Come poteva non averlo visto? A Bella
sembrava ovvio. Allora capì
che Alice era stata un tantino preoccupata (da altro).
“No”
disse “ma devo andare a Calcolo” Alzò
gli occhi al cielo “Ti conservo un posto
a pranzo”
Bella
ed Angela furono intercettate dal piccolo Ben Cheney, il fidanzato di
Angela.
Molto tempo fa, Ben aveva una mal diretta infatuazione per Bella. Lei
comunque,
non aveva particolare interesse per lui. La loro relazione fu
rasserenata dal
suo rifiuto. Quasi mentre lei gli rifilava un piatto no, lui si
consolò con Angela.
Ora, sembrava strano immaginare uno senza l’altra. Sembravano
la combinazione perfetta
l’uno per l’altra, anche se Angela era
più alta di almeno sei centimetri.
L’intera
mattinata Bella ascoltò ritagli di pettegolezzi riguardo i
loro nuovi compagni
(molti dei quali erano lontani da quello che Esme e carlisle avevano
detto).
Cercò di ignorarli, ma in verità era tanto
curiosa su di loro quanto i suoi colleghi.
Stava anche segretamente sperando di andare ad una delle lezioni e
vedere Edward
lì. Il modo in cui lui aveva distorto gli occhi da lei,
abbastanza stranamente,
l’aveva affascinata. Voleva decifrare cosa quel suo sguardo
volesse dire.
Quando
suonò la campanella, congedando gli studenti per pranzo,
Bella andò a mensa,
cercando la macchia d’inchiostro dei capelli della sorella ma
cercando segretamente
anche gli oggetti dell’attenzione di tutti quel giorno. Per
la sua totale
sorpresa, trovò entrambi seduti allo stesso tavolo, Alice
stava chiacchierando
animatamente col ragazzo biondo alla sua sinistra. Alzò lo
sguardo e salutò
Bella.
Nervosamente
Bella inciampò sul suo solito tavolo, sedendosi accanto a
sua sorella. C’erano
tre nuove aggiunte alla loro compagnia per pranzo.
“Bella”
disse Alice dolcemente “questo è Jasper Hale, sua
sorella Rosalie, ed Edward
Masen” Jasper sorrise radiosamente, prendendo la mano di
Bella e stringendola
in modo fermo. Rosalie sorrise educatamente ma i suoi occhi sembravano
prendere
le misure di Bella come un cobra che misura la sua preda. Edward
annuì una
volta ma fallì di ammettere la sua presenza in altro modo.
“E’
un tale piacere conoscerti” disse Jasper “Alice ci
stava appena parlando di te.
Tu, uh, tu hai fatto quei biscotti che la vostra famiglia ha lasciato
per noi
l’altro giorno, giusto?”
“Si”
Bella arrossì.
“I
miei complimenti allora! E parlo per tutta la famiglia quando dico che
hai
bisogno o di darci la ricetta o di farne un’altra dozzina
perché erano
fantastici. Davvero.”
Sorridendo
nervosamente, disse in replica “Okay allora. Sicuro. Ma dovrete pagarmi questa
volta”
La
faccia di Jasper crollò leggermente “Oh.
Naturalmente. Quanto vuoi per una
dozzina?”
“Stavo
solo scherzando. Seriamente, non è tutta questa gran cosa.
Ne porterò qualcuno
da voi ragazzi la prossima volta che li faccio, il che potrebbe
accadere
presto. Il mio amico Jacob mi sta assillando per prepararne qualcuno
per lui.”
Gli
occhi di Edward non si lasciarono sfuggire Bella in
quell’istante. C’era
qualcosa di così altezzoso nella sua espressione che il
mento di lei si sollevò
leggermente come difesa. La loro lotta silenziosa durò solo
per un secondo, fu
rotta dalla pungente voce di Jessica.
“Assurdo!”
Bella indietreggiò al suono della voce della sorella.
Jessica
e la sua compagna fedele, Lauren, erano dall’altra parte
della mensa quando avvistarono
le sorelle Swan più grandi che mangiavano con il
più caldo (in questo caso
letteralmente)
pettegolezzo della scuola. Alice fece delle smorfie alla loro ingenua
trasparenza mentre Bella sprofondava lentamente nella sedia.
“Ciao,
sono Jessica. La sorella di Bella ed Alice”
“Ed
io sono Lauren” le due ragazze cercarono di sorridere in modo
seducente.
“Voi
dovete essere Jasper, Rosalie ed Edward” Jessica
continuò senza mancare un
battito. Offrì la sua mano a ciascuno di loro, che
accettarono educatamente in
ritorno, Jasper sembrava il solo genuinamente compiaciuto della loro
presenza.
Notando il vago attaccamento che già sembrava formarsi tra
sua sorella e
Jasper, Jessica disse “Così …
c’è un ballo questo sabato, dicono sia
semiformale.
Pensate di andare?”
“Ummm
… Non saprei veramente. Che ne pensi Ed? Vogliamo
andare?”
Edward
alzò gli occhi dall’involtino
che stava lacerando con le dita come fosse un rito. “ Non
m’importa
una cosa o l’altra.” La sua indifferenza
irritò Jessica per ovvie ragioni e
Bella per ragioni che evadevano persino la sua stessa comprensione.
“Bene”
disse Jessica, parlando solo a Jasper “se ci vai, dovresti
assolutamente
chiedere ad Alice di ballare con te. Sono sicura che passereste dei
gran bei
momenti” tutti e due, Alice e Jasper, arrossirono alle
insinuazioni. “Ci
vediamo dopo” gridò, girando i suoi talloni e
camminando a grandi passi con
Lauren che la seguiva da vicino.
--
La
pioggia rigava le finestre dell’aula di Biologia. Bella stava
fissando disperatamente
la lastra di vetro più vicina a lei, una leggera ruga si
stava formando sulla
sua fronte. Un sospiro quieto scappò dalle sue labbra.
Aggrottando ancora le
ciglia, ritornò allo scarabocchio di stella che copriva la
copertina del suo
quaderno degli appunti. Comunque, pagò poca attenzione al
disegno che tracciava
la sua penna, la sua mente stava ponderando sugli eventi che avevano
seguito
l’uscita di Jessica a pranzo.
Rosalie
aveva partecipato brevemente alla loro discussione, chiedendo se Alice
avesse
un vestito da indossare per il ballo, e se così non fosse,
se volesse prendere
in prestito qualcosa. Alice era stata deliziata dall’offerta
di Rosalie, non
afferrando l’aria condiscendente che possedeva mentre la
faceva. Bella scosse
la testa all’ostinata cecità di Alice, tutto il
mondo era buono e caro ai suoi
occhi. Nonostante la sua gioia alla ‘gentilezza’
della proposta di Rosalie,
Alice la declinò, dicendo di aver trovato un vestito che
sarebbe stato perfettamente
adatto per l’occasione. Con ciò, le due ragazze si
lanciarono in una
discussione riguardo a cosa esattamente costituiva
‘semiformale’ mentre Jasper
stava seduto, in silenzio, ammirando inconsciamente, il modo in cui le
labbra
di Alice si muovessero mentre parlava. Bella contribuì alla
conversazione
quando sentiva fosse necessario ma non spesso. Edward non disse
un’altra
parola.
Bella
non era cinica di natura. Come Alice, preferiva dare alle persone il
beneficio
del dubbio quando sentiva che lo meritavano. Eppure, non era
così ingenua da
confondere i motteggi di Rosalie per sorrisi e il silenzio di Edward
per
timidezza. Il suo contegno era indifferente come la pietra. A parte la
sua
risposta alla domanda di Jasper, non aveva pronunciato una sola
sillaba,
nonostante non fosse stata quella l’ultima volta ad essere
chiamato in causa.
Alice non percepiva il suo atteggiamento freddo come Bella; lo
sentivano anche
Jasper e Rosalie, comunque Bella
non
pensava che desse loro fastidio, almeno non a Rosalie.
Un
pezzo di carta stropicciata navigò in aria fino al banco di
Bella, spingendola
fuori dal suo sogno ad occhi aperti. Risvegliata, saltò
nella realtà. Quando si
girò a vedere chi fosse il colpevole, un ragazzo con la
faccia da bimbo ed i
capelli a spazzola le sorrise. Alzò la sua mano e la
salutò una volta,
sorridendo apertamente mentre lo faceva. Non appena si voltò
nuovamente in
avanti, le guancie di lei si colorarono leggermente, mordendo il
sorriso che si
stava formando.
La
classe era quasi piena a quel punto. Solo pochi banchi restavano vuoti,
includendo il posto accanto a Bella al suo banco. Se il signor Banner
non fosse
stato così duro nel mantenere il suo grafico dei posti,
Bella si sarebbe seduta
accanto ad Angela, che aveva come lei Biologia alla sesta ora ma era
posizionata dall’altro lato della stanza. O forse Bella si
sarebbe potuta
sedere con Mike Newton, lui era sempre amichevole
con lei.
La
porta si spalancò. Come se un regista avesse dato
l’imbeccata il mormorio
incoerente della classe si calmò immediatamente. Bella
alzò gli occhi dallo
scarabocchio sul suo quaderno e fissò con il resto dei suoi
compagni. Edward
Masen era appena entrato nella loro classe, diverse ragazze si
riunirono sulla
porta spalancata. Quando i suoi occhi si posarono su di lui, Bella fu
sconvolta
momentaneamente dalla sua evidente bellezza. Era un Adone coi capelli
di bronzo
in impermeabile. Allora fu presa dai piccoli dettegli come la sua
espressione –
altezzosa – e la posizione delle sua spalle -
che erano tirate indietro orgogliosamente. I suoi sensi
ritornarono a
lei quando lo vide sussurrare qualcosa al signor Banner e porgergli un
piccolo
pezzo di carta. Il signor Banner gesticolò nella direzione
di Bella; il suo
battito accelerò quando Edward avanzò a grandi
passi e tirò indietro la sedia
accanto a lei.
Bella
respirò profondamente col naso, per calmarsi. Sapeva che
questa sistemazione
sarebbe stata permanente. Sapeva anche che se permetteva al suo
giudizio
frettoloso di influenzarla, sarebbe stato un anno davvero lungo.
Così, in quel
momento, decise che avrebbe tentato di essere civile col suo nuovo
partner di
laboratorio. Forse il tempo avrebbe dimostrato che non era
così presuntuoso
come sembrava. Ma Bella era propensa a dubitarne.
“Ciao”
disse tranquilla, piegando leggermente la testa verso la sua direzione.
I
suoi occhi di smeraldo si rivolsero un attimo a lei.
“Salve”. Poi lui tornò ad
ignorarla.
Gli
angoli della bocca di Bella minacciarono di piegarsi verso il basso.
Combatté
contro l’esigenza di guardarlo male rivolgendo la sua
attenzione al signor
Banner. Ogni tanto, però, riusciva a sentire i suoi occhi su
di lei. La prima
volta che accadde ricambiò l’occhiata di Edward ed
immediatamente lo rimpianse.
La fissava con una tale arroganza, una tale indifferenza insolente come
per
mostrarle quanto lui fosse più importante di lei. Bella
lottò con il desiderio
di morire di vergogna e lo fissò provocatoria di risposta
finché il signor
Banner li richiamò all’attenzione e chiese se ci
fosse qualche problema.
Simultaneamente risposero entrambi in maniera negativa.
Bella
mantenne la sua compostezza fino a che non lasciò Biologia
quel giorno. Per la
prima – e unica – volta nella sua vita era grata
che stessero giocando a
badminton in palestra. Aveva un disperato bisogno di una racchetta in
mano e
qualcosa da colpire. Ciò la sorprese perché non
si era mai considerata come una
persona violenta. Rimpianse la sua allergia per gli sport.
Subì e procurò agli
altri più ferite del solito. Dopo che prese un colpo alla
testa con la sua
stessa racchetta, le chiesero di mettersi a sedere. Mentre guardava il
suo
compagno di squadra cercare di vincere il match da solo, malediceva
Edward
Masen per farla sentire così folle.
Traduzione di daydreamer88
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Presunzione
e preconcetti
di luvnote4u
Capitolo
3
Bella
non portava mai del trucco. A
parte quella sera.
La
sua mente vagava libera sugli ultimi giorni
trascorsi mentre Alice arricciava e acconciava le sue spesse ciocche in
una
pettinatura gratuitamente intricata sulla sua testa. Era certamente un
po’
troppo per un ballo che era bollato solo come semiformale. Questo non
fermò
Alice, a prescindere da quante volte Bella avesse protestato. Alice
aveva
sorriso affettuosamente alla sua sorellina,
tenendo fissi i suoi occhi grandi e supplicanti su di lei,
ricordandole
che quello era il suo ultimo anno e che voleva passarlo per la gran
parte con
Bella al suo fianco. Sospirando, Bella acconsentì a
malincuore mentre Alice
giocava con le diverse pettinature per lei.
Bella
– e in parte Alice - aveva
notato un motivo dominante negli ultimi
giorni. I ragazzi dei Cullen continuavano a mettere in soggezione
chiunque
incontrassero. I più evitavano di parlare con loro
perché erano intimiditi dal
loro comportamento. Comunque, i pochi che avevano tirato fuori il
coraggio di
presentarsi venivano immediatamente affascinati dai modi contagiosi di
Jasper e
dalla bellezza non descrivibile di Rosalie. Molti erano confusi
dall’attitudine
decisamente fredda di Edward.
Non
solo continuavano ad ispirare voci
fanatiche, ma avevano continuato a pranzare con Alice, Bella, Angela,
Ben, ed
Emmett ogni giorno. A parte Alice che poteva facilmente riscaldare il
cuore di
chiunque, Emmett sembrava essere l’unico a fare qualche
progresso con Rosalie
ed Edward. Rosalie non si comportava
pretenziosamente nei suoi confronti come faceva con Bella
ed Alice e
persino Edward non poteva ignorare il turbolento Emmett. Di
conseguenza, Bella
si sentiva come una ruota di scorta per la maggior parte del tempo.
Ciò non
vuol dire che nessuno parlasse con lei. Aveva sempre una parte nelle
discussioni centrali; soltanto non era scattato quel qualcosa con due
dei tre
nuovi arrivati. Rosalie si rivolgeva a Bella in un falsamente dolce
“cara
Isabella”. Edward le parlava ogni tanto in una tenue versione
del ragazzo
arrogante che aveva incontrato il primo giorno. Bella cercava di essere
educata
quando gli rispondeva, anche se qualche volta il suo spirito aveva la
meglio su
di lei, causando un’eruzione di risa nella maggior parte dei
presenti a tavola.
Ogni volta che accadeva, gli occhi di Edward lampeggiavano di rabbia
verso di
lei prima di raffreddarsi immediatamente.
Apparentemente,
ad Edward non piaceva
essere stuzzicato.
Il
comportamento dei Cullen non era la
sola cosa che rimase uguale per il resto della settimana. Jessica e
Lauren
fecero un rito giornaliero il fermarsi per
‘chiacchierare’ con le Swan
maggiori. Il loro scopo era quello di mettersi in mostra davanti ai
ragazzi e
di prendere in giro Jasper, il cui affetto per Alice diventava evidente
ogni
giorno di più. Lui la prendeva piuttosto bene, tutto
considerato. Rideva con
loro; solo il tremolare dei suoi occhi verso il volto di Alice tradiva
il suo
disagio.
Questi
erano i pensieri di Bella mentre
Alice le sistemava i capelli, rifiutandosi di ascoltare alle proteste
della
sorella. Alla fine, Bella si calmò. Lo stile che Alice
considerava adatto era
elegante, e allo stesso tempo semplice. Attorcigliò i
capelli di Bella in uno
chignon basso e decentrato(?) con alcune ciocche che graziosamente
giravano
attorno al suo viso a forma di cuore. Per se stessa invece, Alice fece
davvero
poco per cambiare la sua acconciatura. L’unica cosa diversa
dalla sue solite
punte da elfo era una barretta di perla che tratteneva una ciocca di
capelli
fuori dal viso.
“Così”
disse, soddisfatta da come Bella
appariva “ Sei quasi perfetta”
“Quasi
perfetta?” chiese Bella giocando.
Si alzò e stiracchiò le gambe; era rimasta seduta
per un’ora e incominciava a
sentirsi rigida.
“Non
stai indossando ancora il tuo
vestito o le scarpe,” replicò Alice facendo
spallucce “Il che mi ricorda …”
Alice
balzò verso il suo armadio e
iniziò a rovistarne il contenuto. Il rumore delle grucce ed
il frusciare dei
tessuti fu tutto quello che Bella poté percepire dal suo
posizione privilegiata.
Quando si voltò, Alice aveva tra le braccia un vestito blu
chiaro.
“Viola!”
Reggeva il capo d’abbigliamento
in modo che Bella potesse ispezionarlo. Il vestito era di raso che
luccicava
cangiante per rivelare toni di giada e viola. La gonna era corta,
arrivava
appena al ginocchio con uno strato di garza che mostrava
l’orlo e
le dava il giusto volume.
Bella
sorrise; era un gran bel vestito.
Alice si illuminò non appena lesse l’espressione
di Bella. “Ti piace?” Bella
annuì. “Sii!”
“Tu
cosa indosserai?” Bella chiese con
la schiena girata mentre provava il vestito. Il tessuto era fresco al
tatto e
si sentiva più come una seconda pelle che come un vestito.
Sospirò sognante, le
sue dita stavano graffiando la stoffa liscia.
“Niente
di troppo stravagante” replicò
Alice. Bella si voltò per vedere sua sorella in un piccolo
numero elegante e
argentato. Forse per un millisecondo, ricordò a Bella della
stupida, brillante
Volvo che ora era di regola tra le macchine arrugginite del Forks High.
Comunque, doveva ammettere che sua sorella stava un incanto.
L’abito abbracciava
elegantemente la piccola figura di Alice e aveva una sottile lucentezza
che
faceva saltare all’occhio la pelle d’alabastro di
sua sorella, facendola
apparire raggiante.
“Stai
una meraviglia” dissero all’
unisono e scoppiarono a ridere.
“Dovremmo
andare. Il ballo è iniziato
un’ora fa; facciamo finta di pensare che siamo in ritardo
alla moda.” Alice
scivolò nei suoi tacchi e afferrò una giacca dal
suo armadio. Bella la seguì
giù per le scale e nel soggiorno dove i suoi genitori,
Jessica e Lauren stavano
aspettando.
Seguì
una serie di foto di ognuna delle
ragazze nei loro abiti da festa. La signora Swan vezzeggiò
le sue figlie,
dicendo quanto apparissero belle tutte e tre, in particolare offrendo
complimenti ad Alice più che alle altre. Jessica e Lauren
riuscirono a gettare
un paio di battute sarcastiche anche a lei, causando lo sguardo torvo
di Bella
mentre le guancie di Alice si arrossavano. Charlie sorrise imbarazzato
verso la
sua figlia di mezzo; sapeva che stava andando a questo ballo
perché Alice
l’aveva pregata; lui più degli altri capiva il suo
disagio. Quando Renée fu
soddisfatta da avere abbastanza foto per riempire un intero album,
spinse le
ragazze fuori la porta, invitandole a divertirsi.
Nel
sedile posteriore, Jessica e Lauren
chiacchieravano riguardo problemi triviali che potevano interessare
solo
ragazzine sciocche come loro. Alice lasciò che Bella
guidasse, così da darle
qualcos’altro su cui concentrarsi oltre alle ore di danza
umiliante che
l’attendevano. Bella corrugò la fronte: non aveva
idea di come sarebbe sfuggita
alla sua natura goffa. Nel frattempo, Alice si era accomodata al posto
del
passeggero tranquillamente, un sorriso contento le aggraziava la bocca.
Guardò
verso la sorella e mimò con la bocca un grazie. Bella
sorrise brevemente in
ritorno.
Il
parcheggio era pieno quando
arrivarono al Forks High. L’unico posto disponibile era
sconvenientemente situato
accanto alla brillante Volvo a cui Bella stava pensando circa
un’ora prima.
Resistendo all’impulso di graffiare la vernice metallizzata,
scivolò nelle strisce
e uscì goffamente dal veicolo.
Luci
e casse di carta accompagnavano il
sentiero che conduceva alla palestra. Bella pensò
beffardamente che sembrava il
dietro le quinte di un film horror. “Lasciamo che
passi” mormorò, causando la
risatina di Alice.
“Andrà
tutto bene” lei insistette,
stringendo la mano di Bella gentilmente prima di pagare per il suo
biglietto.
Pagò anche Bella, camminando esitante nella palestra gremita
di gente.
Il
suo sguardo scorse tutta quella
calca, cercando qualche faccia amica. Individuò Angela che
roteava ballando con
Ben a lato della pista. Avrebbe parlato con loro dopo; non voleva
interrompere
di già il loro divertimento. Una testa bronzata
catturò la sua attenzione;
nascosto in un angolo accanto al contenitore del punch c’era
Edward Masen
insieme a Rosalie ed Emmett. Edward le voltava le spalle, ma sia Emmett
che
Rosalie erano di fronte a lei. Emmett sorprese Bella a guardare e le
fece l’occhiolino.
Lei gli sorrise in
ritorno e poi si
allontanò.
Chiedendosi
a chi avesse fatto l’occhiolino,
Edward si girò per vedere, ma Bella era già persa
nella folla.
Lei
trovò Alice che chiacchierava con un
Jasper molto animato. Le sue labbra sembravano essere sotto il
controllo di
fili da marionetta; non riusciva a smettere di sorridere, a costo della
vita. Questo
non poteva che far piacere a Bella. Era carino vedere quanto sua
sorella gli
piacesse. Nonostante non fosse così esuberante sui suoi
sentimenti, Bella
poteva facilmente percepire anche l’ammirazione di Alice.
Il
ritmo battente della musica si
addolcì, passando in una ballata lenta e romantica. Con
piacere, Bella guardò
come Jasper offrì la sua mano ad Alice. Alice la prese e lui
la condusse verso
il centro della pista. Era stupefacente guardarli. Bella era sicura che
Alice
fosse l’essere vivente più aggraziato che avesse mai conosciuto;
era sorprendente
vedere come Jasper manteneva facilmente il suo ritmo insieme a lei.
Avrebbe
potuto essere più perfetto? Si chiese Bella.
Le due persone più aggraziate sulla terra erano
riuscite a trovarsi. Un
incontro voluto dal cielo degli adolescenti.
Dopo
circa due minuti della canzone,
Bella si sentì come un imbranato pezzo della tappezzeria e
decise di
nascondersi nel bagno delle signore per la durata della canzone. Cosa
non
avrebbe dato per avere un normale sabato sera, a passare la serata con
Jacob
nel suo garage? Invece, era vestita in garza ad ascoltare smielate
canzoni d’amore
mentre sua sorella ballava. Non che invidiasse loro tutto quel
divertimento,
avrebbe solo voluto che non l’avessero costretta a
partecipare.
Poiché
stava ascoltando attentamente, si
accorse quando la canzone tornò ad un varietà un
po’ più movimentata, il tipo
in cui fianchi volteggianti erano più permissibili di lenti
ondeggianti. Bella
se la svignò dalla toilette, entusiasta di parlare con
Angela riguardo a quello
che aveva osservato tra Alice e Jasper quando sentì il nome
di sua sorella
pronunciato proprio dal ragazzo.
Dietro
l’angolo c’erano Jasper ed
Edward. Edward era piegato, che beveva dalla fontana
dell’acqua.
Apparentemente, il punch non era di suo gradimento. Jasper, nel
frattempo,
stava parlando in tono silenzioso e fervente a suo fratello adottivo.
“E’
meravigliosa”, praticamente sgorgò
mentre Edward si asciugava la bocca. “Non ho mai incontrato
una ragazza più
bella in vita mia. Ed è molto più che bella!
È intelligente, divertente, dolce …”
“Stai
ballando con la sola ragazza
carina della stanza” Edward accordò ironico.
“Questo
non è vero! La sorella di Alice,
Bella, anche lei è molto carina … ed è
da sola”, accennò. Dal suo nascondiglio,
Bella diventò rosso cremisi.
“E’
passabile”, replicò Edward, “ma non
abbastanza attraente da tentare me” Il calore nelle guancie
di lei aumentò non
appena lui pronunciò queste parole. I suoi occhi le
pungevano con lacrime di
rabbia. Silenziosamente maledì la sua rabbia per essere
collegata ai suoi dotti
lacrimali.
“Beh,
ascoltati!” disse Jasper,
scioccato. “Sembri un vero imbecille adesso, lo
sai?”
Edward
sospirò. “Perché non torni da
Alice? Sono sicuro che lei apprezzerebbe i tuoi sorrisi più
di me” Jasper annuì
una sola volta, recuperando il suo buon umore e lo lasciò
solo.
Bella
stava fremendo di rabbia proprio
dietro l’angolo. Un opprimente bisogno di colpire qualcosa la
consumò. Perché
Edward la faceva sempre sentire così violenta?
Riassorbì l’impulso in un
respiro profondo per calmarsi. Sbirciando dietro l’angolo,
poté vedere che lui
era ancora lì fisso, che osservava i suoi pari dalla
distanza con uno sguardo
di disprezzo. Bella decise. Era passato solo un secondo
dall’uscita di Jasper –
ancora abbastanza presto perché la nuova idea che le era
balenata in testa
avesse l’effetto desiderato.
Tirando
indietro le spalle, e tenendo
alta la testa, girò l’angolo, passando Edward che
la fissava scioccato, e
sorrise a se stessa.
Poté
sentire i suoi occhi su di lei fino
a che l’orda di studenti non la avvolse.
Angela
la salutò con la mano da un
piccolo tavolo a lato. Era seduta con i piedi nel grembo di Ben, lui li
stava
massaggiando diligentemente, guardandola come se avesse visto il sole
per la
prima volta. Bella collassò nella sedia accanto a lei,
togliendosi i tacchi che
Alice le aveva fatto indossare precariamente.
“Ti
stai divertendo?” chiese Angela
tanto per chiacchierare. Bella le lanciò uno sguardo
significativo. “Oh,
immagino di no.” Ridacchiarono entrambe.
“Sfortunatamente
non si tratta solo dei
miei problemi di equilibrio” disse Bella tranquillamente.
Angela la guardò con
confusione. Sommessamente, tanto che Ben, il quale era solo a pochi
passi da
loro non poteva sentire, raccontò tutto quello che aveva
sentito tra Jasper ed
Edward.
“E’
orribile!” Esclamò Angela quando
Bella finì. “Come ha potuto dire qualcosa del
genere su di te?”
“Chi
ha detto cosa su Bella?” Alice
comparve accanto alla sorella. Le sue guancie erano rosse da tutto quel
ballare.
“Evidentemente,
Edward non pensa tu
abbia fatto un bel lavoro su di me stanotte” Bella rispose
beffarda.
Il
viso da elfo di sua sorella fu scosso
dallo shock. “Perché dici
così?” Di nuovo, Bella raccontò la
storia. “Forse hai
solo sentito male” offrì Alice. Bella la
canzonò. “Non può essersi riferito a
te. Sei bellissima, Bells”
“Grazie,
Alice. Ma davvero non è che m’importi
molto. Non sono particolarmente legata ad Edward neppure io. Non
c’è nessun
problema”
Nonostante
i loro sforzi per mantenere
la conversazione privata, Jessica aveva sentito le sorelle parlare.
Essendo la
pettegola che era, il racconto della calunnia di Edward si
allargò a macchia d’olio
attraverso la palestra. Non ci volle molto tempo prima che
l’opinione dell’intera
scuola su Edward Masen si confermò: era arrogante, altezzoso
e non aveva gusto
in fatto di bellezza.
--
Casa
Swan quella sera era silenziosa.
Jessica aveva optato per spendere la notte a casa di Lauren
così non c’erano
chiacchiere notturne tra Jessica e Renée. Charlie era andato
a letto prima che
le sue figlie maggiori ritornassero. Renée rimase in piedi
abbastanza a lungo
per sentire che Alice si era divertita con Jasper e che Bella era stata
insultata da Edward. Naturalmente, fu scioccata nell’udire
una cosa del genere,
ma non così scioccata come sarebbe stata se avesse offeso
Alice.
Una
vaga luce lunare colava dalla
finestra aperta di Bella sul letto dove si era stesa. Nonostante
provasse, non
riusciva a dormire.
Parole che non
voleva le dessero fastidio risuonavano forte nella sua mente.
“Non
abbastanza attraente da tentare me.”
“Bella?”
La
porta di Bella si aprì, la luce del
corridoio brillava attraverso la fessura. Un momento dopo, una
silhouette
bloccò la luce. Alice scivolò dentro e
controllò sul letto della sorella per
vedere se fosse addormentata.
“Cosa?”mormorò
Bella intontita.
“Riesci
a dormire?”
“No.”
“Neppure
io” Per ragioni molto
differenti, pensò Bella.
Alice
si infilò sotto le coperte di
Bella e si rannicchiò vicino alla sorella come un cucciolo
di gatto alla sua
mamma. Per un po’ di tempo, non si dissero nulla. Infine,
Alice parlò.
“Pensi
che gli piaccia davvero?”
A
Bella scappò uno sbuffo. “Me lo stai
chiedendo sul serio?”
“Si”
“Alice,
ha ballato con te metà della
notte, e ti ha fissato con gli occhi a cuoricino il resto del tempo. Se
c’è
qualche dubbio nella tua testa, allora non sei intuitiva neppure la
metà di
quello che credi” la prese in giro.
“Lo
so … è solo che … non ho mai
incontrato nessuno come lui prima. Se potessi ritrarre come dovrebbe
essere il
Principe azzurro, cosa dovrebbe dire, o fare – sarebbe
Jasper. È tutto quello
che avrei potuto immaginare. Sembra così irreale pensare che
esista una persona
così, sai?”
“Beh,
di sicuro hai la mia approvazione.
Paragonato agli altri ragazzi che ti son piaciuti, lui sembra perfetto.
Ma tu
vedi sempre il meglio nelle persone, mai i difetti evidenti ed ovvi
– tutto il
mondo è buono e caro, giusto?” scherzò,
esprimendo i pensieri che le si erano
accumulati in mente tutta la settimana.
“Non
direi così. Non posso credere a
quello che Edward ha detto riguardo a te, ma non posso pensare tu
sappia
mentire – sei una bugiarda terribile. Così, quello
che hai detto dev’essere
vero. Solo non avrei mai immaginato fosse un tale snob. Se non riesce a
vedere
la gemma che sei, è uno sciocco.”
La
sua enfasi sul termine sciocco causò
uno scoppio di risa da parte di entrambe.
“Si,
lo è. Ma non ho intenzione di
sprecare il mio tempo con uno così orgoglioso come lui.
C’è un sacco di altra
gente là fuori. Quello che Edward Masen pensa di me non
conta affatto.”
Prima
che finisse di parlare, Bella
sentì il respiro profondo e regolare della sorella.
Sorridendo calorosamente
alla sorellina addormentata, chiuse i suoi occhi e venne trasportata
anche lei
nell’oblio.
Traduzione di daydreamer88
NT: Devo chiedere scusa per
l'improponibile ritardo nella traduzione della storia. Ho avuto diversi
problemi di 'tempistica' con l'università ed altre
sciocchezze del genere. Prometto di accellerare adesso i tempi ....
Grazie a tutti da parte mia e di luvnote. Commentate se vi va :-)
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Presunzione e Preconcetti
di luvnote4u
Capitolo 4
La più nera forma di blasfemia agli occhi di Charlie Swan era l’insulto di una delle sue figlie, in particolare se si trattava di Bella.
Il mattino successivo al ballo fu sorprendentemente teso. Partì con relativa calma, come sono molte domeniche, ma quando lo sceriffo Swan domandò alle ragazze sulla sera precedente s’infuriò. Sbalordito che qualcuno potesse essere così insensibile, specialmente se cresciuto da una famiglia così gentile, Charlie ebbe una mezza idea di chiamare Carlisle e chiedergli di ‘parlare’ al suo figlioccio. Solo dopo quindici lunghi minuti di persuasione da parte di Bella, la sua rabbia finalmente si calmò da lasciargli vedere altri colori oltre al rosso. Mentre da una parte sarebbe stato divertente sapere che Edward veniva rimproverato dal dottor Cullen, Bella non desiderava che lui sapesse di averla colpita nel profondo. Rasserenò Charlie dicendo che neppure lei la pensava così bene di lui, e così non era stato fatto nessun danno serio. Lui brontolò per tutto il resto della colazione e anche mentre usciva per andare a pescare.
Renée se ne andò subito dopo suo marito; aveva intenzione di trascorrere la giornata con un’amica del college. Promise che sarebbe tornata in tempo per la cena. Bella e Alice si scambiarono un’occhiata. Sembrava che loro fossero le adulte e la loro madre una teenager che usciva per la giornata. Alle undici di mattina Alice e Bella rimasero sole solette, tutte per loro stesse.
“Bella” chiamò Alice poco dopo
“Si?” Bella alzò lo sguardo dai suoi compiti di trigonometria per vedere gli occhi della sorella illuminati dall’eccitazione.
“Indovina chi ha appena chiamato?” Alice stava saltellando in anticipazione.
“Jasper?”
I saltelli della sorella si fermarono “Beh, no, non esattamente. Ha chiamato Rosalie in realtà”
“Sul serio?” disse Bella, già scettica. “Cosa voleva?”
“Mi ha solo chiesto se volessi andare a pranzo con lei a Port Angeles” Bella continuava a fissarla aspettando la parte che avrebbe spiegato perché sua sorella fosse così predisposta all’entusiasmo. Capendo il silenzio di Bella, Alice continuò “E’ un gran colpo, Bells. Jasper mi ha detto una volta che le due opinioni che più contano per lui sono quelle di Edward e Rosalie. Rispetta il loro giudizio. Se riesco a convincere Rosalie a pranzo allora forse le mie chance con Jasper potrebbero salire. Lui è già così fuori la mia portata, forse questa volta con Rosalie posso avvicinarmi a lui un pochino.”
Bella la beffò “Alice, prima di tutto, chiunque non si lascia immediatamente conquistare da te è un completo imbecille; sei meravigliosa e lo sai. Secondariamente, lui non è fuori la tua portata. Non ho mai visto due persone più perfette l’uno per l’altra. È quasi disgustoso” Aggiunse scherzando.
Alice colpì sua sorella giocando. “Allora a che ora devi andare?” chiese Bella.
“Mezzogiorno; sta venendo a prendermi.”
Guardando l’orologio Bella replicò “Beh, è meglio che ti sbrighi. Se vuoi fare colpo sulla sorella, così importante, hai solo trenta minuti per prepararti”
Alice sorrise “Grazie”
--
Bella non si preoccupava mai molto di rimanere da sola, almeno non quanto la gran parte della sua famiglia. Eccetto Charlie, che spesso preferiva la solitudine all’interazione sociale, ogni altro Swan sarebbe morto senza avere nessuno con cui parlare. In ogni caso, Bella non si curava molto di stare in mezzo alla gente. Aveva il suo piccolo gruppo di compagni, che includeva la sua famiglia e qualche amico, e raramente si spostava dal suo circolo. Per questo motivo, quel pomeriggio in cui tutta la sua famiglia era fuori a godersi un’avventura, il silenzio di casa Swan non la infastidiva.
Quello che la infastidì fu lo squillare stridulo del telefono in cucina.
Verso le tre Bella era rannicchiata in un paio di pantaloni di tuta malridotti e una t-shirt, mentre finiva i suoi compiti d’inglese. Proprio mentre stava battendo l’ultima frase del suo saggio, il telefono strillò dal piano di sotto. Presa di sorpresa, crollò dalla sedia, sul pavimento di legno duro. Scendendo le scale due alla volta, mentre contemporaneamente si massaggiava il fianco, ora dolorante, corse al telefono, che stava ancora suonando incessantemente.
“Pronto” sussurrò.
“Ciao Bella. Sono Jasper Hale” Automaticamente un sorriso le si formò sul viso. “Oh! Ciao Jasper! Che succede?”
Lui sembrò esitare dall’altro capo della linea. Poi disse “E’ Alice”
A lei non piacque il modo in cui lui disse questa piccola frase. Non le piacque affatto. “Cosa c’è che non va?” chiese con cautela. La sua mente stava già vagando tra i diversi scenari che avrebbero potuto indurre Jasper a fare una telefonata così grave.
“Credo non si senta bene” disse. Bella emise un sospiro di sollievo, maledicendo la sua mente per essere troppo morbosamente creativa.
“Cosa c’è che non va?” ripeté, meno tesa di prima.
“Beh, lei e Rosalie sono andate a Port Angeles per pranzo e … e non lo so. Immagino debba aver mangiato qualcosa di cattivo perché sta vomitando un sacco. Ha anche chiesto di te. Carlisle è con lei ora, ma ha pensato che dovessi chiamarti e fartelo sapere”
Bella sospirò e disse “Sarò lì per riportarla a casa in pochi minuti. Ci vediamo dopo Jasper” Appese il telefono prima che lui avesse l’opportunità di risponderle.
Dopo aver cambiato i suoi pantaloni strappati in qualcosa di più presentabile, arrancò fuori dal santuario di casa sua verso l’onnipresente pioggia. Il suo pick-up rimbombò, in segno di vita, e avanzò lentamente sulla strada. I Cullen avevano apparentemente ripulito l’entrata di svolta per la loro incantevole dimora, affinché fosse visibile dalla strada principale. Questo tranquillizzò Bella: non era sicura che sarebbe stata capace di ritrovarla senza nessun camion che la segnalava per lei.
Non appena parcheggiò nel prato di fronte casa Cullen, adocchiò una figura alta con la testa chinata per evitare la pioggia che camminava verso la veranda. La figura si voltò al suono del pick-up e la fissò sorpreso per un momento. Il cuore di Bella arrancò di rabbia o paura, una delle due; non riusciva a distinguere quale fosse. Edward Masen la guardò attentamente con un’espressione indefinibile sul volto, non sembrava notare la pioggia che batteva sul suo viso pallido.
Bella spense il motore sospirando amaramente alla sua fortuna. Per sua immensa sorpresa, Edward era al suo sportello quando si voltò, e lo stava aprendo per lei.
“Grazie”mormorò stupefatta. Sfortunatamente, il suo stivale colse l’estremità dello sportello mentre cercava di uscire dalla sua macchina e inciampò verso il terreno. Fortunatamente per lei, una mano ferma catturò il suo bracciò prima di completare l’imminente faccia a faccia con la fredda terra; gli occhi di lei si diressero in un lampo verso quelli di lui e le sue guancie si accesero mentre lui la guardava con disapprovazione.
“Grazie” borbottò di nuovo, scostandosi dalla stretta vicinanza.
“Nessun disturbo” disse lui rizzandosi e sorridendole in modo arrogante. È tornato, pensò Bella seccamente.
“Che ci fai qua?” chiese Edward mentre correvano verso la veranda.
Bella rispose senza pensarci mentre controllava che non avesse addosso nessuna erbaccia. “Sono venuta a prendere Alice”
Soddisfatta dal fatto di non avere nulla sui suoi jeans , incontrò lo sguardo di lui… e immediatamente desiderò di non averlo fatto. La stava guardando con occhi da investigatore, come se stesse cercando di tirare fuori qualche significato nascosto alle sue parole. Bella non riuscì a capire perché intendeva esattamente quello che aveva detto; non era il tipo di persona a cui piaceva essere criptica; questo era il ruolo di Edward … almeno quando si avventurava a parlare con lei.
“Oh” lui replicò alla fine. Bella scosse la testa in risposta.
“Allora devo restare qua fuori nella pioggia o posso entrare e vederla?”
Gli occhi di Edward si strinsero come stesse riflettendo ma aprì la porta e le offrì con un gesto plateale di entrare per prima. Nessuno dei due lo vide, ma entrambi alzarono gli occhi allo stesso momento.
Bella d’un tratto si rese conto che quella era la prima volta in cui entrava in casa dei Cullen, sia prima che dopo il loro trasferimento. Immediatamente, l’eleganza dei mobili, l’ampiezza del piano, l’immacolata pulizia di ogni angolo nella casa la colpì. L’ultima volta che aveva visto l’interno di questo soggiorno lo stava spiando da una finestra striata dalla pioggia e la stanza era piena di scatoloni. Ora poteva vedere un liscio divano bianco posizionato di fronte uno schermo piatto; Rosalie era raggomitolata sul cuscino all’angolo, lasciava scorrere le dita tra le sue ciocche dorate e passava da un canale all’altro indifferentemente; non si voltò quando Bella ed Edward entrarono nella stanza. Sul muro di fronte a loro si trovava una piattaforma innalzata, che era la dimora di un vistoso pianoforte a coda.
Bella si ricordò che aveva già visto questo pezzo di mobilia – l’unico mobile discernibile al tempo. Dall’altra parte della stanza c’era una scala, e sulla scala Jasper Hale, che era appena giunto sulla scena.
“Credevo di averti vista parcheggiare” disse a Bella.
Bella gli sorrise con facilità e replicò “Si, ero io. Allora dov’è Alice?”
“E’ di sopra”. Non fu Jasper a rispondere alla domanda di Bella. Lei si voltò verso Edward, ma lui era già diretto verso la cucina, ignorando sia lei, sia il suo fratello adottivo. Jasper scosse semplicemente la testa e chiese “Andiamo?” Con galanterie le offrì il suo braccio, facendola ridere, e insieme salirono per le scale verso la camera per gli ospiti del secondo piano.
Alla fine del corridoio si vedeva una porta semiaperta. Bella riusciva a sentire Carlisle ed Esme nella stanza che parlavano dolcemente mentre Alice si lamentava quietamente. Bella emise un sospiro; non aveva bisogno di vedere la faccia della sorella per sapere quale espressione avesse. Bella sapeva bene come inutilmente colpevole si sentisse Alice per essere ‘un’imposizione’ sui Cullen.
Non le era però difficile capire che Alice era già una favorita della famiglia e che non ci avrebbero pensato due volte sulla sua presenza lì.
Ciononostante, conosceva meglio il punto di vista della sorella sul caso, perché lei si sarebbe sentita allo stesso modo se i ruoli fossero stati invertiti.
“Ho sentito che c’è una ragazza malata qui” Bella disse entrando nella stanza, il dottor Cullen ed Esme le sorrisero a mo’ di benvenuto. Alice girò la testa verso la voce della sorella. Sembrava davvero avvilita. La sua solita aureola di capelli era arruffata col sudore sulla sua fronte e le sue labbra erano pallide. Sul comodino c’era una bacinella pronta se ci fosse stata immediata necessità. Alice fece una smorfia verso Bella.
Voltandosi verso Carlisle Bella chiese “Allora, cosa c’è che non va?”
“E’ difficile da dire senza tutta l’attrezzatura diagnostica” disse sorridendo debolmente, ritornando ad esaminare Alice “all’inizio avrei pensato che avesse mangiato qualcosa che poteva darle fastidi, ma dato che ha continuato ad avere dolori di stomaco, direi che potrebbe aver preso un virus negli ultimi giorni che si sta manifestando adesso. La febbre leggera dimostra questa teoria”
“Starà bene?” chiese Jasper, incapace di nascondere la sua preoccupazione.
“Con un po’ di riposo ed abbondanza di fluidi sono sicuro che recupererà completamente” replicò il dottore, calmando il nipote. “Nel frattempo, è la benvenuta qui, così come te. Mi pare di aver capito che la tua famiglia è fuori questo pomeriggio. Personalmente, preferirei sapere che c’è qualcuno che si prende cura della mia paziente e che tu non siedi da sola a casa, Bella”
“Tu e la tua famiglia potreste farci compagnia per cena” aggiunse Esme “In ogni caso, pensavo di invitarvi. So che le circostanze non sono ideali, ma forse lo stomaco di Alice si sistemerà abbastanza perché ci possa raggiungere?”
Bella non poteva dire no a un tale invito, soprattutto non dopo la gentilezza che avevano dimostrato ad Alice. Eppure era ancora diffidente nei confronti di Edward e Rosalie. Comunque, non avrebbe lasciato che loro la dissuadessero dal dimostrare quanto fosse grata; accettò senza pensarci una seconda volta.
I Cullen lasciarono Bella con Alice per qualche momento di privacy. Bella andò ad accomodarsi sul lato del letto dove Alice era stata posata ed accudita. “Come stai?” chiese Bella genericamente; Alice alzò gli occhi al cielo.
“Bene, credo. Il dottore e la signora Cullen sono stati grandi riguardo tutta questa situazione. Probabilmente, Rosalie non mi farà entrare mai più nella sua macchina ma a parte questo sto bene.”
“Perché pensi che non ti farà entrare più nella sua macchina?”
“Beh … diciamo soltanto che la sua piccola bellissima BMW deve essere ripulita dettagliatamente prima che la porti da qualsiasi altra parte” Entrambe fecero delle smorfie.
Bella decise di cambiare il corso della loro chiacchierata. “Così,” iniziò “come ti ha trattato Jasper durante tutto questo casino?”
Le guancie di Alice si colorarono leggermente. “E’ stato molto gentile, insieme al resto della sua famiglia. Non ho lamentele da fare”
“Sono sicura che non ne ha neppure lui. Sembra assolutamente eccitato che tu sia qui. In effetti, non mi sorprenderebbe sapere che sta sperando che accada qualcosa che ti costringa a rimanere qui”
“Sono sicura che non è vero” ribatté Alice, soffocando uno sbadiglio.
“Tu hai bisogno di riposo” stabilì Bella. “Tornerò a controllare che tu stia bene dopo. Prega che non torca il collo di Edward nel corso del pomeriggio” aggiunse uscendo dalla stanza. Prima di chiudere la porta completamente vide la sorella giungere le mani in solennità derisoria.
Una musica accolse Bella mentre si avvicinava alle scale. Guardando giù verso il soggiorno, vide Edward seduto al piano, con la fronte aggrottata in concentrazione mentre scribacchiava qualcosa su un foglio di carta davanti a lui. Ritornando ai tasti d’avorio, le sue dita si mossero agili sulla tastiera. Ciononostante, qualcosa del suono non gli piacque; scosse la testa violentemente, cancellò un rigo sul foglio e scrisse qualcos’altro al suo posto. Mentre lui continuava in questo modo per qualche minuto, Bella lo osservò in silenzio, momentaneamente affascinata da questo tratto di lui appena scoperto.
“Sapevi che fosse un musicista, no?”
Sorpresa dalla nuova voce, la mano di Bella volò sul suo petto dove riusciva a sentire il cuore battere rapido che lentamente rallentava verso un battito regolare. Si voltò per vedere Esme Cullen, che stava dietro di lei, brillare di calore materno verso il suo figlioccio. Era assurdo per Bella vedere una dimostrazione silenziosa d’affetto tale per una persona così fredda e indifferente come Edward. D’altronde, pensò, Esme sembrava possedere amore più che sufficiente da distribuire in giro.
“No, non lo sapevo” disse, rispondendo alla domanda di Esme. Senza dubbio Edward stava salvando questa notizia ghiotta per quando avrebbe terminato le altre cose che lo fanno sentire superiore, aggiunse silenziosamente.
“Suppongo non sia mai venuto fuori” disse Esme. “Edward non è il tipo che ama vantarsi” Bella soppresse uno sbuffo.
“Allora,” disse Esme, girandosi direttamente verso Bella, “cosa ti piacerebbe fare questo pomeriggio? Ho mandato Jasper e Rosalie a comprare qualcosa per cena questa sera, e so bene che non è il caso di disturbare Edward mentre lavora. Ma forse avevi qualcosa in mente? Ho sentito che ti piace molto leggere; abbiamo un’ampia collezione di libri – gran parte che trattano di medicina, se t’interessa – ma abbiamo anche parecchi romanzi. Vorresti dargli un’occhiata? Sei la benvenuta se vuoi prendere in prestito qualsiasi cosa ti piaccia.”
Accettando gentilmente l’offerta di Esme, la coppia si girò e si diresse verso il corridoio. Aprirono la porta di quello che Bella suppose fosse lo studio Carlisle. La stanza era delineata da scaffali su scaffali di libri; il suo studio era meglio fornito del negozio di libri in città. Rimase bloccata alla porta, allibita e sentendosi come un bimbo in un negozio di caramelle.
Esme fu estremamente gratificata dalla reazione di Bella a tutti i libri. Rimase a lato, godendo silenziosamente dell’esitanza stupita della ragazza mentre camminava lentamente tra i diversi volumi sul muro di fronte. Le sue dite tracciavano la vecchia pelle che rilegava una vecchia copia di Cime Tempestose. La sua consumata versione in paperback sembrava eccezionalmente squallida quando paragonata alla copia immacolata che aveva in mano. Riposizionando il libro sullo scaffale, si mise a vagare tra titoli familiari e altri di cui non aveva mai sentito.
Si fermò dietro alla scrivania di Carlisle. Infilato tra un enorme volume di teoria medica e una biografia di Albert Einstein c’era un’edizione dei sonetti di Shakespeare meravigliosamente intagliata. Con cautela prese il libro in mano e lo osservò mentre la luce faceva brillare le pagine dorate.
“Trovato qualcosa?” chiese Esme da dietro di lei.
Bella si girò e sorrise imbarazzata. “Posso?”
“Naturalmente! Ho detto che potevi.” La sua risposte fece un immenso piacere a Bella.
Mentre si voltavano per uscire dallo studio, qualcos’altro catturò l’occhio di Bella. Sulla scrivania di Carlisle c’erano diverse fotografie incorniciate: una di lui ed Esme abbracciati, una di Jasper in piedi dietro Rosalie seduta mentre sorrideva schiva, e un’altra di Edward con le sua braccia intorno a quella che poteva essere solo la sua sorellina, Renesmee. Bella la fissò stupida; sarebbero potuti essere gemelli! Erano molto più somiglianti di Jasper e Rosalie che erano gemelli. Ogni cosa tra loro due era uguale: gli insoliti capelli bronzati, il pallore candido, e anche il sorriso sbieco. Ogni cosa eccetto gli occhi era identica. Diversamente dal fratello, Renesmee aveva gli occhi castani, simili al cioccolato fondente, in contrasto con gli occhi color smeraldo di lui.
Esme sorprese Bella a fissare le foto e disse “Si somigliano molto, non è vero?”
“Si” disse Bella, a corto di ogni altra parola.
“Tu mi ricordi lei, sai” disse casualmente.
“Io?”
“Si,” replicò Esme. “Quando ti ho incontrato la prima volta, nell’istante in cui ho visto i tuoi occhi, ho immediatamente pensato alla piccola Nessie; è lo stesso identico colore. Normalmente non si vede questa profondità negli occhi marroni; spesso sono piatti nel colore. Invece, voi due avete degli occhi molto profondi ed espressivi …” smise di parlare lentamente, persa nei suoi pensieri.
“E’ divertente” Bella disse dopo un momento di silenzio. “Non credo di aver mai visto Edward sorridere in questo modo” O sorridere affatto, se è per questo, pensò sarcastica.
Gli angoli della bocca di Esme si abbassarono. “Non ha sorriso più così da quando ci siamo trasferiti. Prende il suo ruolo da fratello maggiore molto seriamente. La separazione da Nessie non è stata un bene per lui; gli manca troppo.”
Sentire compassione per Edward Masen non era qualcosa a cui Bella era abituata, ma, ciononostante, era quello che provava in quel momento. Sapeva come lei si sarebbe sentita persa senza le sue sorelle. Poteva facilmente immaginare quanto difficile dovesse essere per lui. “E’ per lei che sta componendo la canzone di sotto?” chiese.
“E’ possibile,” Esme rispose pensierosa. “Perché?”
“Il tono e melodia sembravano belli ma malinconici. Non so … è solo una supposizione.”
“E’ plausibile,” disse Esme. L’atmosfera si fece silenziosa. Esme sospirò e disse, “Sembra che Edward ha finito di comporre … per oggi almeno.”
Bella alzò un sopracciglio a mo’ di domanda ed Esme rispose, dicendo, “In genere continua finché non incontra un ostacolo o finisce un pezzo – quale dei due arriva prima.”
“Oh.”
Ritornarono in soggiorno. Jasper e Rosalie erano ritornati dal negozio; Esme andò ad aiutarli a riporre le cose acquistate e incominciò a scongelare la carne per la cena.
Edward stava piegato sulla schiena al piano con la testa nelle mani. Lo stato di compassione di Bella per lui si era dissipato e passò accanto a lui, ignorandolo. Lui, però, non la stava ignorando affatto; i suoi occhi la seguirono finché lei si rannicchiò in una poltrona.
Il pomeriggio passato nella dimora dei Cullen fu tranquillo. Per una gran parte del tempo Bella lesse con tranquillità nel loro soggiorno, interrotta solo da qualche commento maligno da parte di Rosalie o dalle sempre presenti domande di Jasper concernenti sua sorella, a cui lei rispose positivamente al meglio delle sue capacità. Era impossibile per lei non notare la velocità con cui Edward era uscito; quasi immediatamente dopo il suo ingresso nella stanza. Non riemerse fino a quando il resto del clan Swan arrivò per cena quella sera.
Renée e Jessica quando arrivarono sembrava avessero speso l’intero pomeriggio a prepararsi per la loro visita a casa dei Cullen; Bella soppresse un’alzata di spalle quando le vide; sentiva che stavano cercando troppo di far impressione. Charlie, per il suo sollievo, sembrava molto più simile a se stesso che sua madre e sua sorella. Il dottore e la signora Cullen li accolsero calorosamente in casa sua. Carlisle gli fece fare un tour della casa mentre Esme finiva di apparecchiare la tavola per la cena. Mentre tutti erano occupati, Bella colse l’opportunità di controllare Alice e, se fosse stato possibile, di persuaderla a raggiungere il gruppo di sotto.
Alice capiva sua sorella e quanto fastidioso dovesse essere per lei l’intero casino. Sfortunatamente, al momento, non si sentiva abbastanza sicura sulla propria salute per raggiungerli. Bella sospirò, si rassegnò alle risposte di Alice, e si offrì di portare qualcosa di sopra per lei. Alice declinò ma promise che sarebbe scesa in un lampo se si fosse sentita bene. Preparandosi a fare un’espressione felice, Bella ritornò di sotto dove trovò la sua famiglia e i Cullen riuniti nella formale sala da pranzo.
“Alice ci farà compagnia stasera?” Esme chiese quando Bella entrò nella stanza. Bella scosse la testa e replicò, “Dice che si sente meglio ma non vuole rischiare e rovinare altra tappezzeria per oggi. Forse scende dopo ma, per ora, non è sicura se si sente abbastanza bene,”
Bella si sentì tesa per tutta la durata della cena, ansiosa che qualcuno della sua famiglia facesse qualcosa che avrebbe potuto causare imbarazzo, specialmente Jessica. La sua sorellina non la deluse. Quasi subito, si espose al ridicolo con frasi presuntuose e domande impertinenti. Ogni volta che lo faceva, Bella si mordeva il labbro inferiore e le sue guancie s’infiammavano, mentre pregava che i Cullen non lo notassero, o perlomeno non si offendessero.
“Dovreste assolutamente dare una festa qui,” disse Jessica (sicuramente fu la frase più mite). “Sarebbe un modo fantastico per fare nuovi amici e mettere in chiaro ogni pettegolezzo che vi vuole un branco di vampiri o qualcosa del genere, ragazzi.”
Jasper rise tranquillamente e disse “Sembra una buona idea per me, se a Carlisle ed Esme non importa.” Suo zio rispose, dicendo che non c’erano problemi per loro. “Quando dovremmo tenerla questa festa, Jessica? Ti lascio decidere la data.”
Jessica sembrò risvegliata dall’eccitazione. “Hmmm,”disse” beh, dato che abbiamo avuto un ballo, quando?, ieri, ci dovrebbero volere almeno due settimane prima che si riesca ad organizzare qualcosa. Oh, e dovrebbe essere a tema! Un po’ più carino che semiformale … ma non del tutto formale. Sapete?”
Si decise. La festa si sarebbe tenuta due settimane dopo. Mentre c’era ancora il tema da decidere, si accordarono sull’abbigliamento semiformale/formale. Bella ringraziò la sua stella fortunata dato che i Cullen avevano preso il consiglio di Jessica con così buon umore – o almeno così sembrava. Li ringraziò di nuovo quando Alice li raggiunse a fine pasto. Ogni tensione che Bella aveva sentito fino ad ora si alleviò con la presenza di sua sorella maggiore.
“Grazie per essere venuta,” disse Jasper, aiutando Alice ad entrare nel pick-up di Bella. Il resto degli Swan era già impacchettato nella radiomobile della polizia di Charlie ed erano per la loro strada sul viottolo dei Cullen.
“No! Grazie a voi che mi avete sopportato questo pomeriggio. Mi sento orribile per la macchina di Rose,” Alice aggiunse imbarazzata.
“Non ti preoccupare. L’avrà ripulita per domani, non è stato fatto alcun danno.” Le sorrise, portando le guancie di lei ad arrossire, un colore complementare alla sua pelle chiara.
“Ringrazia Carlisle ed Esme anche da parte nostra.”
“Sarà fatto.”
Sorridendo una volta in più tra di loro prima che il fuoristrada di Bella rombò, si salutarono. Jasper ritornò dentro e trovò che sua zia e suo zio si erano ritirati presto quella sera. Sua sorella ed Edward rimanevano nel soggiorno, Rosalie guardava la televisione ed Edward, stranamente, stava lavorando di nuovo alla sua ultima composizione.
Jasper si sedette accanto alla sua sorella. Spostando lo sguardo dallo schermo la ragazza disse, “Non capirò mai perché tutti in questa città sembrano pensare così bene di quella famiglia. Certo, il padre è un uomo decente, ma è un sempliciotto. Sia la madre che Jessica sono ridicole. Voglio dire, hai sentito le cose che escono dalla bocca di quella ragazza? Almeno ha qualche caratteristica fisica a cui fare ricorso … credo. E Bella? E’ il più grande mistero di tutti. Tutta la settimana ho sentito gente lodare le sorelle Swan. Ora, capisco completamente perché dovrebbero lodare Alice; è adorabile ed è divertente averla intorno – quando non sta vomitando il suo intestino nella mia macchina – ma Bella è così noiosa e insignificante. Eppure metà della popolazione maschile della nostra scuola ha una fissazione per lei.”
“Rose, sei troppo severa. Lo sceriffo Swan e Bella sono solo riservati, né semplici né noiosi; la signora Swan e Jessica sono solo … vivaci; e Bella non è insignificante. Devo ammettere, che non è nulla se confrontata con Alice ma è carina a modo suo.”
“Oh, per favore. Jazz, finiscila.” Poi voltandosi verso Edward, disse, “So che tu sei d’accordo con me Edward. Non pensi che Bella sia una regolarissima insignificante Mary Jane?”
Normalmente Edward non si sarebbe fermato per rispondere. Così, fu uno shock quando d’un tratto smise di suonare i tasti d’avorio per dire, “Beh, come ha detto Jasper, non è bella come Alice … o te. Ma c’è qualcosa di interessante sul suo viso – il contrasto tra la pelle chiara e i capelli e gli occhi scuri. In più, ha degli occhi molto belli.”
A quel punto diede loro le spalle, e ritornò alla sua composizione, colpito da una nuova onda di ispirazione.
Traduzione di jaybree88 (ex-daydreamer88)
NT: Quanto tempo è passato questa volta?Un mese?Due? Ma ... ogni traduzione necessita il suo tempo. Spero che la storia vi piaccia nella sua evoluzione ... luvnote ringrazia and me too.
Giova71 Eddie si è redento un pochino, tu che dici? ma ... grazie di tutto :-) |
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Presunzione e Preconcetti
di luvnote4u
Capitolo 5
Se c'era qualcuno in una cittadina
sottotono come Forks che avrebbe
potuto sconvolgere tutti per un evento era Jessica Swan. Il mattino
successivo,
aveva già pronta una pila spessa di volantini, che
annunciavano quello che
sarebbe diventato presto il party più atteso dell'anno, e
probabilmente della
storia di Forks, Stato di Washigton. Era pubblicizzato come un evento
per le
classi superiori, i ragazzi del primo e del secondo avevano il permesso
di partecipare
solo se invitati da qualcuno del terzo o dell'ultimo anno. Quando Alice
e Bella
lessero i volantini, immediatamente sottolinearono l'errore nei piani
di
Jessica - non avrebbe potuto partecipare alla festa che aveva
organizzato!
Jessica sorrise sicura del fatto suo e spiegò che aveva
così una scusa per
flirtare senza sosta con i ragazzi più grandi. Alla sua
spiegazione, non c'era
altro da fare che alzare gli occhi al cielo.
Tutto il giorno, la scuola fu un
cicalio continuo per l’entusiasmante
notizia. Ciò condusse gran parte degli insegnanti fuori di
sé mentre tentavano
di catturare l'attenzione dei loro studenti sui banali argomenti di
trigonometria, riproduzione cellulare, e analisi retorica. I loro
sforzi non
servirono a nulla. Gli studenti erano troppo presi dalle loro fantasie
personali. Insieme agli sguardi inespressivi negli occhi degli
studenti, c'era
anche una improvvisa disperazione per diventare i migliori amici dei
Cullen.
Quel giorno, il tavolo, che di solito era occupato da una manciata di
persone,
era intasato da studenti, molti dei quali prima dell'invito avevano
scansato i
Cullen, principalmente a causa del contegno freddo di Edward.
Era difficile decidere chi si
trovasse più in imbarazzo -
Bella che non si sentiva a proprio agio tra molte persone, o Edward,
che
sembrava soltanto odiare le persone in generale. Alla fine, fu Edward
che non
riuscì a sopportare un altro minuto di adulazione eccessiva;
a metà del pranzo,
scomparve dalla mensa senza una parola ai suoi amici, confondendoli
tutti.
Quando arrivò
l’ora di biologia, la sesta, non era ancora
tornato. Questa consapevolezza diede a Bella una dose extra di energia,
finché,
entrando in classe, non inciampò sui suoi stessi piedi.
Sprofondò imbarazzata
nella sua sedia e pregò che nessuno l'avesse notato.
"Okay, calmatevi tutti" disse il
signor Banner
mentre richiamava la classe all'ordine. "Bene. Okay, oggi continuiamo
gli
esercizi di laboratorio che abbiamo iniziato lo scorso
venerdì sulle fasi della
mitosi. Potete lavorare a coppie. Avete fino alla fine dell'ora per
completarlo" disse, passando dei fogli di carta.
"Bella, ho notato che il signor Masen
non c'è. Sai
dov'è andato?" domandò il signor Banner quando
raggiunse il banco di
Bella.
Lei fece segno di no con la testa.
"Non ne ho
idea," replicò. "Se n'è andato a metà
del pranzo. Non l'ho visto da
allora."
"Bene," disse il signor Banner, "So
che il
signor Crowley è assente oggi e che anche il signor Newton
è senza compagno. Ti
dispiacerebbe lavorare con lui?"
Bella si girò per vedere
Mike Newton che le sorrideva
calorosamente. Nella scorsa settimana, si era così abituata
all'atteggiamento
freddo di Edward verso di lei che ricevere un sorriso era estremamente
gratificante e rinfrescante.
"Sicuro," Bella rispose allegramente
senza
esitazione. Prendendo la sua borsa, raggiunse Mike al suo banco vuoto.
Mike Newton era genericamente un
ragazzo popolare. Era
amichevole e ben voluto, soprattutto da molte delle signorine della
Forks High.
I suoi capelli erano di un biondo chiaro e appuntiti in modo ordinato.
Come
ogni altro abitante di Forks, la sua pelle era pallida e chiara. Il suo
sorriso
era accogliente sulla sua faccia da bambino e i suoi occhi brillarono
mentre
Bella si avvicinava.
“Ehi,” Bella lo
salutò non appena prese posto.
“Ehi,” le fece
eco lui. “Dovrò chiederti scusa per il mio ritmo.
Non sono così intelligente come sembra essere Masen, e la
biologia non è il mio
forte così …”si affievolì la
voce.
Bella ridacchiò.
“Va bene così. Preferirei studiare con te
comunque”
Adesso era il turno di Mike di
ridere. “Non sei una sua
grande fan, no?”
Bella scosse la testa rapidamente.
“Non che ti
biasimi,” continuò Mike, “soprattutto
dopo
quello che ha detto di te lo scorso sabato.”
“Tu sai di quella
cosa?” Bella sussultò a bassa voce.
Mike abbaiò una risata,
“Chi non lo sa? Tutta la scuola ne
stava già parlando prima che la notte fosse
finita.”
Bella rimase seduta immobile, muta,
come se fosse caduta
dalle nuvole.
“Giusto perché
tu lo sappia,” Mike continuò, non rendendosi
conto dello stato mentale di lei, “Penso che sia
assolutamente fuori di testa
per aver detto una cosa del genere su di te”
Bella alzò gli occhi verso
il suo compagno, “Davvero?”
“Seh! Sei una delle ragazze
più carine che abbia mai
conosciuto.” Bella iniziò a canzonarlo quando lo
disse “Tieni presente che ho
vissuto in posti molto più popolati di Forks”
Bella spazzò i suoi
capelli mogano sulle spalle per creare
una tenda tra lei e Mike così da non fargli notare il
leggero rossore che le
colorava le guancie chiare.
Ritornarono poi al compito ,
rispondendo alle domande sulla
mitosi. Mike non aveva esagerato dicendo che la biologia non era il suo
punto
forte. Bella finì per rispondere a gran parte delle domande,
tranne qualcuna di
base verso l’inizio. Mike chiaramente si sentiva male
riguardo a quanto fosse
inutile ma a Bella importava davvero poco; era carino per lei avere
qualcuno
con cui poter parlare davvero.
Erano rimasti solo quindici minuti di
lezione quando Edward
riemerse dal suo nascondiglio. I suoi occhi automaticamente si
diressero rapidi
verso il banco suo e di Bella e gli angoli della sua bocca si
abbassarono
quando realizzò che lei non c’era.
“Ah, signor
Masen,” esclamò il signor Banner,
“stavamo
iniziando a pensare che non ci avrebbe raggiunto in classe oggi. Le
servirà uno
di questi” disse, passando ad Edward il foglio del compito.
“Deve essere
consegnato alla fine della lezione ma dato che è arrivato in
ritardo, lo
accetterò all’inizio della lezione domani.
Può lavorare con la signorina Swan e
il signor Netwon, se preferisce.”
Quando il signor Banner
menzionò il nome di Bella, il viso
di Edward s’illuminò ma i suoi occhi si strinsero,
in modo infinitesimale,
quando gli accostò subito dopo il nome di Mike. Entrambi,
Bella e Mike,
notarono questo cambiamento minuscolo nell’espressione di
Edward.
“Va bene, signor
Banner,” disse Edward di fretta. “Posso
farcela da solo.” Il suo volto s’indurì
come quello di angelo di marmo mentre
si girava dando le spalle ai suoi sconcertati compagni di classe e si
affrettava verso il suo banco.
“E questo per cosa
era?” Bella sussurrò al suo compagno di
banco. Il viso di Mike era privo di emozione. Bella gli diede un
colpetto di
gomito, cercando di rompere la sua reverie.
Sbatté le palpebre diverse
volte prima di rispondere. “Non
ne ho idea,” replicò, simulando un sorriso. Bella
riconobbe subito la farsa.
“Seriamente,”
sibilò. “Qual è il suo problema? Voglio
dire,
questo non è normale, neppure per lui.”
Gli occhi di Mike si spostarono per
vedere se qualcuno stava
ascoltando. I loro compagni erano tutti ancora impegnati a studiare sul
compito; a quanto pareva, loro erano l’unica coppia ad aver
finito. “Okay, mi
hai beccato.” Esitò, “Masen e io abbiamo
… un passato. Ci siamo incontrati la
scorsa estate in California. Stavo visitando qualche vecchio amico e
immagino
che i Cullen fossero in vacanza al mare.
Ero con una dei miei amici, Amber, il
giorno in cui l’ho
incontrato in spiaggia. Io e Amber avevamo una piccola storia. Lei era
– non
vorrei sembrare sdolcinato – il mio amore
d’infanzia. Rivederla era abbastanza
importante per me.
Stavano costruendo un castello di
sabbia quando si è
presentato,” brontolò, indicando con la testa
nella direzione di Edward. “Tutta
la famiglia stava giocando a Frisbee e ci chiese se fossimo interessati
a
partecipare; immagino stessero solo cercando di essere amichevoli.
Così, ci
unimmo al loro piccolo gioco. Sorprendentemente, ci divertimmo molto;
Masen
sembrava un tipo decente; io e lui andavamo abbastanza
d’accordo.
Mi chiese riguardo ad Amber e gli
spiegai quello che c’era
tra me e lei. Dal modo in cui rispose, pensavo che rispettasse questo
rapporto.
Dopo di ciò, ci separammo e pensavo che sarebbe finita
lì. Io e Amber stavamo
pianificando di andare al molo quella sera. Ci incontrammo al pontile.
All’inizio tutto sembrava andare bene. Ad un certo punto, mi
disse che doveva
tornare indietro; aveva bisogno di trovare la toilette o qualcosa del
genere.
Ho aspettato. Ma non è tornata indietro. Naturalmente, ero
preoccupato così
sono andato a cercarla …” la sua voce si
affievolì, i suoi occhi assenti nel
ricordo del passato.
“L’hai
trovata?” Bella chiese gentilmente quando lui non
riprendeva la sua storia.
“Oh, l’ho trovata
e stava benissimo,” quasi ringhiò “Ho
trovato lei e Masen che lo facevano dietro uno di quei scadenti giochi
di
carnevale.”
Bella rimase a bocca aperta.
Qualsiasi cosa si aspettasse di
sentire, non era questa. “Stai scherzando”
esclamò mentre Mike scuoteva la sua
testa. “Cosa hai fatto?”
“ L’ho picchiato
a sangue” replicò con un pizzico di
compiacimento. I suoi occhi erano diretti sul viso di Bella, per
valutare la
sua reazione.
Lei era scettica. Edward poteva
sembrare leggero vicino a
Jasper o Emmett ma lei sapeva, dato che si sedeva accanto a lui giorno
dopo
giorno, che era eccezionalmente muscoloso sotto i suoi mediocri abiti
firmati.
Mike risultava gracile accanto a lui. Non avrebbe avuto neppure una
possibilità
contro di lui. Eppure, non riusciva a trovare un’altra
spiegazione per lo
strano comportamento di Edward verso Mike. Doveva essere vero.
“Cosa è successo
dopo?” Bella chiese a bassa voce, i suoi
occhi puntavano sulla nuca di Edward.
“Niente,” Mike
alzò le spalle. “E’ stata
l’ultima volta che
ho visto Amber. Ha cercato di contattarmi un paio di volte dopo quel
fatto ma …
non volevo avere niente a che fare con lei,”
“Mi spiace,”
disse Bella, allontanando i suoi occhi da
Edward.
“A me no,” Mike
replicò, il suo umore alleggerito. La fronte
di Bella si aggrottò dubbiosa. Mike si chiarì.
“Se Edward non mi avesse rubato
Amber, non avrei mai notato qualcuno che era …
meglio.” Il suo sguardo era così
penetrante, così fermo che Bella non poté
guardare altrove. Alla fine, suonò la
campanella, liberando Bella dai suoi occhi.
“Così, immagino,
giudicando dal tuo passato con la famiglia,
probabilmente, non andrai alla festa a casa dei Cullen, no?”
Mike ridacchiò
maliziosamente e replicò “In realtà,
sto
pensando di andare. Non sono spaventato da Masen. Se non mi vuole
vedere, deve
andarci d’accordo.”
“Oh,” Bella
rispose zoppicante.
“Così,”
disse Mike, cambiando argomento, “Hai qualcuno con
cui andare? Potremmo andare insieme.” La guardò
speranzoso.
Non appena le parole uscirono dalla
sua bocca, Edward sfiorò
i due, come se fosse al rallentatore, girando la testa per sentire la
risposta
di Bella. Le sue pupille di smeraldo incontrarono quelli di lei di
cioccolato
prima che guardasse altrove – con il tempo che correva di
nuovo – forse
pensando di tenere a freno la sua curiosità.
“Bella?” la voce
di Mike tagliò in due la sua breve trance,
riportando l’attenzione di nuovo su di lui.
--
“Così, fammi
capire bene,” Jacob disse mentre stringeva una
cinghia del motore della sua macchina, “hai un appuntamento
… con Mike Newton?”
Bella arrossì
d’imbarazzo al tono accusatorio dell’amico. Mentra
fissava la ciocca di capelli che aveva in mano per la milionesima
volta, rispose
a sua volta con una domanda “Cos’hai contro Mike
Newton?”
Bella osservò come la
fronte scura di Jacob si corrugava nel
considerare la sua domanda. I suoi lunghi capelli corvino erano
annodati sulla
nuca; aveva arrotolato le maniche sopra il gomito, rivelando una pelle
liscia e
ambrata, indurita dai muscoli che si stavano formando. Era stupefacente
quanto
velocemente stesse crescendo.
“E’ un
marshmallow,” Jacob decise alla fine, prima di
ritornare alla sua macchina.
“Marshmallow?”
Jacob guardò nuovamente
verso Bella con uno sguardo
particolare negli occhi. “Ti ricordi quando io e te siamo
andati a vedere quel
film idiota, Crosshairs, a Port Angeles? Newton e un gruppo di suoi
amici erano
lì anche loro. Non eravamo nemmeno a metà del
film quando è scappato fuori
perché era sul punto di rigurgitare i suoi
biscottini!”
Bella ricordava il giorno che Jacob
stava descrivendo, ma
per motivi diversi. Durante il film, Jacob era rimasto seduto per tutto
il
tempo nel cinema oscurato con la mano pronta a prendere la sua; lei non
la
prese mai. Comunque, ricordava vagamente anche lei quella parte della
storia.
“Quale sarebbe il tuo
punto?” chiese Bella.
Jacob sbruffò, “
Dovresti resistere per qualcuno con lo
stomaco più forte.”
Bella odiò profondamente
il silenzio che seguì. Era chiaro
che il dispiacere di Jacob scaturiva da molto più del
desiderio di vederla
aspettare per un uomo con uno stomaco più robusto. Bella
sapeva quello che
Jacob provava per lei. Non gliel’avrebbe detto affatto che
sarebbe andata alla
festa con Mike, se lui non le avesse chiesto che piani aveva per il
sabato
successivo. Vedendo quella rabbia, così strana sulla sua
faccia, desiderò potergli
alleggerire il dolore. Ma ancora di più, desiderò
aver tenuto a freno la
lingua.
“Puoi venire anche tu se
vuoi.” Morì mentalmente di vergogna
alla sua offerta; i confini dell’amicizia erano sempre
confusi tra lei e Jacob.
Jacob incontrò gli occhi
di Bella con un sorrisetto
divertito.
“Non credo. Non voglio che
ti arrabbi con me perché ti
rovino … l’appuntamento.” Masticando
l’ultima parola, si dimostrò incapace di
nascondere quanto davvero gli dava fastidio tutto ciò.
Bella era scossa mentre circondava
con le sue braccia la
vita enorme del suo amico. Si sentiva in colpa perché Jacob
stava soffrendo,
perché in qualche modo era sempre colpa sua e, molto
più importante, perché era
felice che avesse declinato l’offerta di unirsi a loro.
Sarebbe riuscita ad avere Mike tutto
per sé.
Traduzione
di jaybree88 (ex-daydreamer88)
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Presunzione e Preconcetti
di luvnote4u
Capitolo
6
Luci
scintillanti brillarono tra gli alberi dei Cullen, non appena Edward e
Jasper
infilarono l'ultima di esse attraverso i rami. Nessuno dei due
parlava, il
secondo perché era troppo accalorato dall’
anticipazione per quello che la
serata prometteva, il primo perché ne era assolutamente
terrorizzato.
Lo
aveva sopportato ogni giorno. Ogni giorno durante i cinque
minuti prima
che il signor Banner finalmente riuscisse a iniziare la lezione di
Biologia,
Mike Newton si sedeva sul
bordo del
banco di Edward e Bella, chiacchierando animatamente con lei su varie
curiosità, principalmente la festa, che Edward stava
co-organizzando. Dai
frammenti di conversazione che Edward aveva colto suo malgrado, aveva
capito
che avevano intenzione di andare insieme - Bella e
Mike. Cercava di
ignorare le loro conversazioni, senza curarsi di sapere se si sarebbero vestiti in modo che
corrispondente o se
fossero andati a mangiare insieme prima; non voleva sentire.
Qualcosa
su di loro due insieme ... infastidiva Edward. O forse era
semplicemente
il fatto di Mike che stava con qualcuno a turbarlo così
tanto. Questa era
la scusa con cui Edward si contentò per diversi
giorni. Aveva senso per
lui; aveva un senso per lui volere
che
quel viscido serpente fosse assolutamente infelice e
solo. Eppure, dopo
diversi giorni di lotta subcosciente con l'idea, divenne chiaro a
Edward che
questa non era la vera ragione dietro la sua irritazione. In
fondo, sapeva
che il suo fastidio aveva a che fare con il fatto che Mike stava
conquistando
Bella.
Non
avrebbe dovuto avere importanza per lui. Non poteva iniziare a
comprendere
il motivo per cui gli importava. Eppure,
suo malgrado, nonostante
facesse il suo meglio per ignorare la situazione nel miglior modo
possibile,
per mettere la coppia fuori dalla sua testa, alla fine della giornata
quando
era a letto sveglio o stava scrivendo una lettera a Nessie, la sua
mente vagava
sempre verso di loro .
Odiava questo
fatto.
Che
cosa avrà mai visto in lui, comunque? La domanda
bruciava costantemente
nei suoi pensieri come se qualcuno avesse preso un ferro caldo e
l’avesse
marchiata a fuoco nel suo cervello. Non è che ci
fosse nulla di
particolarmente speciale riguardo Mike. Era popolare agli
occhi dei loro
pari, è vero, ma era anche poco perspicace e tocco mentre
Bella era intuitiva e
brillante.
Ogni giorno
quando Edward silenziosamente osservava Bella e Mike di lato,
annotava qualcosa. Aveva notato come il sorriso di Bella, anche se
spesso
timido, lo invitava sempre a continuare a parlare. Aveva visto
come la sua
fronte s’increspava leggermente ogni volta che sentiva
qualcosa che non
necessariamente approvava. Aveva visto come la figura esile di
lei era
sempre posizionata lontano da se stesso e verso l'imbecille che lui
detestava
...
Edward
non solo prestava attenzione a Bella Swan, ma anche a
Mike. Era
determinato a tirare fuori il motivo dell’infatuazione
evidente di lei verso di
lui. Se solo fosse stata più facile da
leggere! Le espressioni di
Mike erano abbastanza semplici da comprendere –
l’arroganza, l'ammirazione, la
svogliatezza, e anche occasionalmente il desiderio attraversavano i
suoi
occhi. Bella, d'altro canto ... Era esasperante.
Jasper
riusciva a sentire la tensione rotolare via da Edward come una valanga
ardente
giù da una montagna. La sua fronte si
corrugò, mentre osservava il
fratello adottivo lanciare, con più forza del necessario, la
stringa di luci
intorno alla parte superiore dell’ultimo
albero. Purtroppo, non riusciva a
pensare a nessun motivo che potesse giustificare il comportamento di
Edward. Sembrava così diverso da se
stesso. Edward guardò in alto e
incontrò lo sguardo preoccupato di Jasper; il suo viso era
liscio e non tradiva
nulla. Jasper si accigliò, desiderando di avere le
stesse capacità di
Edward nel leggere le persone.
"Andiamo,
Edward," disse onestamente, cercando di sollevarlo dal suo
abbattimento arrabbiato. "Abbiamo finito qui. Vediamo se Esme
ci
vuole per aiutarla con qualcosa e poi
prepariamoci per la festa. Abbiamo ospiti in arrivo!"
Edward
ridacchiò per una volta all'entusiasmo di
Jasper. Proprio come Jasper
aveva sperato, si sentiva meglio ... in parte. Almeno, non
pensava che la
notte sarebbe stata un disastro, per il momento. Sapeva,
però, che ogni
entusiasmo che provava per la festa sarebbe evaporato non appena fosse
rimasto
da solo con se stesso e i suoi pensieri meditabondi.
--
“Ouch!" Bella
fece una smorfia mentre Alice allontanò con uno strattone il
ferro arricciacapelli
lontano dal suo cuoio capelluto. Sbatté le palpebre
più volte, cercando di
bandire le lacrime dagli occhi. Alice lanciò a sua sorella
uno sguardo di
scusa. Era la terza volta che la bruciava in un’ora.
"Scusa,
scusa, scusa!" Alice borbottò di nuovo, le sue
labbra si abbassarono
in un broncio straziante.
"Va tutto bene",
disse Bella compostamente, "Sto bene".
Alice invece no,
era chiaro sul suo viso da folletto. Bella si voltò
di
scatto verso di lei sorella, gli occhi scrutanti, cercando di pescare
il motivo
dell’insolita goffaggine di sua sorella – essere
goffa era compito di Bella.
"Alice",
disse lentamente. Guardò sua sorella fino a quando
lo sguardo innocente di
Alice la incontrò e sospirò rumorosamente.
"Sono
solo un po’ nervosa," Alice spiegò, rispondendo
alla domanda inespressa di
Bella.
"Perché
sei nervosa?" Bella richiese in risposta. Avrebbe
potuto
facilmente intuire il motivo, ma semplicemente non aveva
senso. Praticamente Alice aveva Jasper che sbavava sul palmo
della sua
delicata manina. Se c'era qualcuno che avrebbe dovuto essere
nervoso,
sarebbe stato Jasper, perché non era in grado di respirare
ogni volta che
vedeva Alice.
"Voglio
solo fare una buona impressione”, rispose lei, tornando ai
capelli di sua
sorella. "Oh, adoro questo qui", aggiunse, dopo un attimo,
come
se il soggetto precedente fosse stato chiuso e non c’era
bisogno di
continuarlo. Rilasciò il boccolo mogano dal ferro e
questo cadde
dolcemente, a spirale come un grazioso cilindro.
"Lo
sai che è pazzo di te," Bella disse un momento dopo,
ignorando il
tentativo di Alice di evasione. "Davvero, non c'è
nulla di cui ti
devi preoccupare. E se mi sbaglio, lui è il più
grande idiota che abbia mai
camminato su questa terra". Il secondo più grande
idiota, si corresse
mentalmente.
Alice
s’illuminò. Si girò verso la
sorella e chiese con entusiasmo: "Che
cosa ne pensi?" gesticolando verso il riflesso di Bella nello
specchio.
Bella
si strinse nelle spalle con noncuranza. "Non ha molta
importanza per
me. E’ quello che pensa Mike che conta." Al pensiero
di Mike, un
sorriso sognate si diffuse sul suo viso. Anche se le feste non
erano mai
state specialità di Bella, avere Mike lì
l’assicurava sul fatto che ne valesse
la pena.
Una
mano delicata schiacciò la spalla di Bella, il cipiglio di
Alice tracciò delle
linee nel suo volto che la facevano sembrare più grande di
quanto fosse in
realtà. Sbuffò
indignata. "Davvero, Bella, è così
difficile far
finta almeno che ti importa per il tuo aspetto? Fino a un
certo punto è
importante, dopo tutto.”
"Qual
è il punto?" Bella chiese col sopracciglio
alzato. "Ovviamente è tutta fatica sprecata visto
che sono 'non
abbastanza attraente' per tentare alcune persone." Lo sguardo
nei
suoi occhi era diabolico e il suo sorriso era vivace mentre citava il
suo
avversario.
Alice
strinse le labbra. “Oh, taci. Sono sicura che Edward
in realtà non voleva
dire questo.” Ma nonostante la sua affermazione, non riusciva
a trovare una
spiegazione razionale per l’atteggiamento decisamente
caustico di Edward verso
la sua sorellina.
“Mia
cara Alice, non ho alcun dubbio che intendeva dire ogni parola.
Indipendentemente da ciò, non mi importa quello che Edward
Masen pensa di me.
Stavo solo scherzando.”
Al piano di
sotto, squillò stridente il telefono. Il suono dei
passi
letargici di Charlie verso il telefono echeggiarono fino alla camera da
letto
di Alice in cui le due ragazze erano sedute. Si scambiarono
uno sguardo ma
scrollarono le spalle, assumendo che fosse Billy Black per programmare
la pesca
del giorno dopo. Invece, sentirono Charlie chiamare Bella,
dicendo che era
Mike.
"Bella?" disse
Mike, la voce poco più che un sussurro, il cui
suono fece tremare il cuore di Bella in allarme.
"Mike?
Stai bene?" chiese a bassa voce.
Un gemito
risuonò all'altro capo della linea. “No.
Mi dispiace, Bella, ma
sono costretto a cancellare i nostri piani per questa sera. Penso di
avere
l'influenza. Odierei passartela.” La sua voce si
spezzò e Bella sentì una
fitta di compassione.
“Va
tutto bene, Mike. Non ti preoccupare. Spero che ti sentirai meglio
presto.”
"Ciao,
Bella". La linea si interruppe.
Bella
riattaccò il telefono delusa. Contava
così tanto sulla presenza di
Mike per rendere la serata piacevole per lei! Improvvisamente,
l’immediato
futuro le si parò davanti e la fece raccapricciare.
L'idea di forzare
l’allegria, in particolare con Edward lì, mentre
indossava un abito attillato e
tacchi, più simili a trappole mortali sotto mentite spoglie
che ad altro ...
era il suo peggior incubo che prendeva vita.
"Che
c’è?" Chiese Alice, misurando
l'espressione di sua sorella.
"Mike
è malato". La sua voce era monotona, senza vita; il
terrore penetrò nelle sue vene, facendola sentire come il
ghiaccio.
"E’
terribile! Che cosa ha?"
"L'influenza ...
pensa."
Alice
tentò inutilmente di rallegrare Bella, ma Bella non
ascoltava. Era
determinata a sguazzare nella autocommiserazione e utilizzare
ciò come scusa
per non partecipare alla festa dei Cullen. Alice era
irremovibile, il
bisogno della presenza confortante di sua sorella era troppo acuto per
permetterle di uscire di scena tanto facilmente.
“Puoi
invitare qualcun altro? Ci deve essere qualcuno a disposizione e anche
se
non c'è, davvero non c'è bisogno di avere un
accompagnatore, non è che ti piace
ballare comunque."
Questa risposta
dispiacque a Bella. No, lei non aveva bisogno
di un
accompagnatore, ma certamente avrebbe illuminato le sue prospettive se
avesse
avuto qualcuno con cui poteva scherzare. Poi le venne in
mente. Sperò
soltanto che non fosse troppo all'ultimo minuto ....
Le sue dita
composero rapidamente il numero. Il telefono
squillò solo due
volte prima che la voce aspra di Billy Black risuonò
all'altra estremità della
linea. Chiese di Jacob, pregando in silenzio che non avesse
fatto piani
con Quil e Embry, e contemporaneamente castigando se stessa per
confondere
ancora di più i loro limiti.
Jacob
deve essere stato vicino quando suo padre rispose al
telefono. Bella non
aveva avuto il tempo di espirare prima che la voce rauca del suo amico
la
salutò calda. "Ehi, Bella! Che succede? Newton ti
ha mollato?"
Bella si
accigliò. "Vicino", ammise.
Jacob
abbaiò una risata all'altra
estremità. "Ah, mi dispiace,
tesoro. Vuoi che vengo da te? Possiamo passare un po’ di
tempo in garage. O
forse potremmo andare a Port Angeles e guardare un film?"
Un sorriso
esitante le si formò
all'angolo delle labbra. "Hmm, allettante ma no.
Alice non
mi lascerà
saltare la festa".
"Oh," rispose
debolmente.
"In
realtà," Bella ha cominciato, "in un certo senso speravo che
non ti dispiacesse venire? So che è davvero all'ultimo
minuto, ma se potessi,
sarebbe un enorme aiuto. Non
c’è nemmeno bisogno di agghindarti
realmente se non vuoi. "
Jacob rise di
cuore prima di rispondere: "Va bene, verrò. A che ora dovrei
essere lì a prenderti?"
Un sospiro di
sollievo le sfuggì, "Otto e quarantacinque va bene per
te?" Bella guardò l'orologio. Se si fosse
presentato a
quell’ora, lei e Alice avrebbero avuto solo
un’altra ora per prepararsi. A
giudicare dal modo in cui Alice stava tamburellando con le dita sullo
stipite,
l’avrebbe spinta. "O nove?" chiese lei,
guardando Alice. Le
sue dita smisero di tamburellare
"Sì,
alle nove va benissimo per me," rispose Jacob. "Ci vediamo tra
un po’."
"Okay. Bye,
Jake!"
"Ciao, Bells."
Alice sorrise a
sua sorella. Prendendole la mano, trascinò Bella di
nuovo
su per le scale, dove un gran numero di cosmetici la stavano
aspettando. Alice ignorò l’espressione da
martirio di Bella, mentre si
sedeva sullo sgabello e, iniziò a giocare a fare
l’estetista. Bella
soffocò un gemito. Jacob non sarebbe mai potuto
arrivare abbastanza presto
...
--
Edward non si
sarebbe mai sognato di vedere il soggiorno dei suoi padrini
così
pieno di gente. Da parete a parete, corpi ondeggiavano al
ritmo di una
canzone pop per la quale non aveva pazienza. Jasper era lieto
di tutta
quella partecipazione, il suo stato d'animo era solo smorzato dal fatto
che
Alice doveva ancora fare il suo ingresso. Rosalie mantenne il
suo
atteggiamento simpatico nei confronti degli ospiti, ma Edward poteva
leggere
chiaramente sul suo volto il disgusto per i suoi
compagni di classe da
‘cittadina’. Si
rianimò, tuttavia, quando arrivò il chiassoso
Emmett e la reclamò per la
serata.
Edward si
appoggiò con noncuranza contro una delle pareti, esaminando
la scena
sorseggiando un punch. Notò
la
presenza di Jessica Swan, era arrivata con un grande gruppo di ragazzi
più
grandi con il suo tirapiedi, Lauren, al suo fianco; le due di loro
stavano
dando spettacolo di sé, danzando in un modo che era
più disgustoso. Come
Jasper, non aveva ancora visto Alice ... o Bella.
Rivolse i suoi
pensieri e l'attenzione altrove, spostando lo sguardo alla vista
fuori dalla finestra. Auto erano parcheggiate in tutte le
direzioni lungo
il vasto prato, le riconobbe tutte dal lotto della
scuola. Proprio mentre
gli occhi di Edward iniziarono a tornare indietro nel delirio del
salotto dei
suoi padrini, una macchina sconosciuta si fermò sul prato -
una Volkswagen
Rabbit. Un ragazzo enorme con la pelle color ruggine e lunghi
capelli
corvini uscì dal veicolo; Edward era sicuro di non aver mai
visto questo ragazzo
prima e stava chiedendosi perché questo sconosciuto fosse
venuto
affatto. Cioè, fino a quando vide i passeggeri con
lui.
Jacob
girò intorno alla vettura, verso il lato opposto, e
aprì lo sportello di
Bella. Lei uscì, le sopracciglia cordonate in costernazione,
e afferrò il
braccio di lui, per paura di cadere in tacchi. Nel frattempo,
Alice
agilmente uscì dalla macchina e sorrise rassicurante a sua
sorella prima di
ballare verso la porta d'ingresso. Jacob sorrise
sardonicamente a Bella e
seguì Alice, trainando al suo fianco la sua compagna.
Jasper
spiò il loro arrivo allo stesso tempo di Edward e si
affrettò a salutare
Alice davanti alla porta. Rose fiorirono sulle guance di Alice
mentre
Jasper calorosamente le fece i complimentò per quanto bene
apparisse; lei lo
seguì sulla pista da ballo dove lui la prese tra le braccia
e la fece roteare
sul pavimento.
"Ehi, Emmett,"
disse Edward, catturando il braccio del amico al suo
passaggio, "chi è quello lì con Bella? Non penso
di averlo visto a scuola
prima."
Emmett
guardò la coppia che rideva in un angolo
opposto. "E’ Jacob
Black. Suo padre è un buon amico dello sceriffo Swan e
così è cresciuto con
Alice, Bella e Jessica. Lui e Bella sono così", disse,
incrociando le dita
leggermente. "Povero ragazzo", aggiunse in finta
gravità.
"Perché?" Chiese
Edward, i suoi occhi rimanevano concentrati
sulla coppia.
Emmett
ridacchiò: "Beh, non è un segreto che
è fuori per lei. Ma, per
quanto ne so, lei non ha ceduto ancora." Con queste parole di
commiato, Emmett lasciò Edward per trovare Rosalie.
--
"Ehi, devo
andare in bagno. Torno subito".
"Okay," Bella
rispose, guardando il suo amico scomparire nella folla
di adolescenti.
Sospirò,
sprofondando nel suo angolo. Lei e Jacob erano lì
da poco più di
due ore e avevano ballato solo due volte. Non poteva
lamentarsi di ciò
-non aveva nessuna voglia far la corte a momenti potenzialmente
imbarazzanti. Avevano fatto il minimo, ondeggiando goffamente
al ritmo di
una ballata. Per il resto del tempo, erano rimasti leggermente
lontani da
tutti gli altri ospiti, Bella a tenere d'occhio le sue sorelle e Jacob
a
raccontarle barzellette in un orecchio.
Questa era la
prima volta che aveva lasciato suo fianco. Immediatamente,
l’imbarazzo sociale che teneva sempre sotto controllo quando
Jacob era presente,
strisciò su di lei minacciando di
annegarla. Fortunatamente, Angela le si
avvicinò con un vertiginoso sorriso sul suo volto.
"Sembra che ti
stai divertendo," Bella osservò. Angela
semplicemente ridacchiò, scuotendo i riccioli
biondi. "Dov'è
Ben?"
"È
andato a prendermi un drink. Gli ho detto che mi avrebbe trovato qui
con te," Angela rispose. "Dov'è
Mike?" chiese lei,
chiedendosi perché non li aveva visti insieme, nonostante
sapesse che dovevano
venire insieme.
Bella si
accigliò, "Malato. Crede abbia l'influenza."
"Oh. Che
rottura.”
"Dimmi."
Come un
fantasma, Edward apparve al fianco di Bella, proprio non appena la
musica si spostò nuovamente verso una melodia
dolce. Angela e Bella
trasalirono entrambe al suo apparire, il loro cuore sussultò
diverse volte prima
di tornare a un ritmo normale.
"Ciao, Edward,"
disse Angela vivacemente dopo un attimo per
recuperare. "Grande festa".
Bella costrinse
le labbra in un sorriso duro e annuì. Non
incontrò del
tutto gli occhi scrutatori di lui.
"Ang!" Ben
chiamò Angela. "Amo questa canzone!
Balliamo.” Balzò vicino a lei e le prese
la mano con
entusiasmo. Angela lo seguì verso la pista
designata per la danza,
guardando indietro apologeticamente verso la sua amica, mentre Ben si
voltò
incuriosito.
Bella
sentì d’irrigidirsi. I suoi denti
mordevano nervosamente il proprio
labbro inferiore mentre pregava in silenzio affinché Edward
la lasciasse
sola. Nel frattempo, lui era completamente a suo
agio. I suoi occhi
color smeraldo guardavano costantemente al viso di lei, cercando di
leggere i
suoi pensieri come se fossero parole stampate sulle pagine di un
libro. Percepì il suo disagio e lo stato di
agitazione evidente, ma la sua
interpretazione di queste emozioni era tutt'altro che in
conformità con quella
di lei.
"Ti va di
ballare?" chiese dopo un momento di silenzio tra i
due.
Bella
sgranò gli occhi e le sopracciglia balzarono verso la sua
attaccatura dei
capelli per l'incredulità. Si voltò
verso di lui, per vedere se fosse una
battuta di pessimo gusto da parte sua. Lui aveva addosso lo
stesso sorriso
irritante che portava sempre quando si parlava di lei, ma i suoi occhi
erano
abbastanza seri. Era quasi allarmante.
"Io",
cominciò, cercando le parole giuste. I suoi occhi
scannerizzarono la stanza disperatamente, alla ricerca di
Jacob. Lo vide,
ancora in attesa in coda per il bagno. Il suo volto era contorto in
un'espressione comica di fastidio mentre aspettava con
impazienza. E
l’avrebbe fatta ridere se non fosse stata così
stressata.
"Io ... Immagino
di poter ballare con te", accettò con riluttanza.
Il
ghigno di Edward si ampliò quanto la
sua mano circondò quella di Bella e la condusse verso gli
altri
ballerini. Alcune coppie smisero quello che stavano facendo
quando i due
passarono. I loro occhi li seguivano con curiosità
e qualcuno si rivolse
al proprio partner e indicò in direzione di Bella e Edward.
Con fiducia,
Edward prese Bella tra le sue braccia. Le sue dita si
distesero con sicurezza sulla parte bassa della schiena di lei, mentre
l'altra
mano la cullava dolcemente, come se lei fosse stata una fragile
figurina di
vetro. Il respiro di lei era agghiacciato dalla
prossimità di lui e lei si
rimproverò mentalmente per permettergli di agitarla in quel
modo.
Poi
cominciò a guidare.
Era una danza
infinitamente superiora a quella dei loro coetanei, anche tenendo
conto dell'handicap goffaggine di Bella. Lei
brontolò dentro di sé, doveva
essere grande in tutto? I piedi di lui
scivolavano sinuosamente nel
loro piccolo spazio assegnato, mentre lei barcollava dietro di
lui. Sospirando, Edward la sollevò in modo che le
dita dei piedi
poggiassero sulle punte dei suoi; non voleva davvero che rimanesse
zoppa
cercando di ballare.
Bella
rimase a bocca aperta, le sue guance si colorarono di un brillante
cremisi.
Cercano disperatamente di distrarsi dalla situazione a portata di mano,
rivolse
la sua attenzione al brano che vorticava per la stanza. Anche
se non era
una melodia familiare, trovò che ci fosse qualcosa di
piacevole nel modo in cui
gli strumenti e le voci s’intrecciavano tra di loro senza
sforzo..
"Mi piace questa
canzone", decise dopo un momento.
Un piccolo
sorriso si creò sulle labbra di Edward mentre esprimeva il
suo accordo:
"Sì, è una delle mie preferite." Questo
la lasciò a bocca
aperta; avevano davvero qualcosa in comune.
La stanza era
ben lungi dall'essere tranquilla ma il silenzio che cadde tra
Edward e Bella era tangibilmente penoso. Si sforzò
di parlare di
nuovo. "E’ il tuo turno di dire qualcosa", disse
tanto leggera
quanto poteva gestire.
Le sopracciglia
di Edward si alzarono leggermente. "Davvero?",
chiese, rispondendo al tono scherzoso di lei. "Cosa ti
piacerebbe di
più sentire?"
"Suppongo che la
tua risposta basterà per ora," rispose lei, il suo
sguardo con una punta d’impertinenza tutta sua.
La
fronte di lui s’accigliò infinitesimamente quando
tentò invano di discernere i
significati dietro gli sguardi e le parole di lei. Finora ra
insoddisfatto
con la loro danza. Né era più vicino a
capire questa ragazza particolare,
né aveva avuto risposte per quanto riguarda le scottanti
domande nella sua
mente.
"Allora,
dov'è Newton?" Edward chiese. Sorrise
storto verso
la sua partner.
"Eh?" Bella
borbottò, stordita per un attimo dal sorriso di
Edward. Scosse la testa per chiarirsi le idee.
"Avevo
l'impressione che tu e Mike Newton avreste dovuto venire
insieme", chiarì lui, perplesso dalla sua risposta.
"Avremmo
dovuto", si protesse lei.
"E
allora?" Edward non riusciva a contenere la sua
curiosità.
Bella lo
fulminò con aria di sfida e disse: "Non vedo come questo sia
affar tuo."
Il ghigno di
Edward divenne più pronunciato. Sbuffò,
"Ti ha
piantato?"
Con rabbia,
Bella strinse i denti insieme prima di rispondere freddamente:
"Sono sicura che ti sarebbe piaciuto. Purtroppo, no. E 'malato con
l'influenza."
"Che peccato,"
Edward sogghignò. "Sentiremo molto la sua
mancanza."
"Certo", rispose
Bella, abbinando il suo tono: "lo so che stavi
aspettando impazientemente questa situazione imbarazzante."
A quel punto, i
due avevano smesso di muoversi e semplicemente si fissavano con
aggressività passiva nei loro occhi. La musica
sbiadì in un ritmo più
movimentato. Bella ruppe la gara di sguardi per prima e
sparì tra la
folla. Edward continuò a guardarla, la bocca in una
linea dura e pugni
chiusi ermeticamente.
Edward era
più che pronto perché la festa
finisse. Un emicrania che si
preparava nella sua testa e l’irritazione che provava per
alcuni degli ospiti
affliggevano il suo aspetto. Occupò il suo tempo
tenendo sotto stretto
controllo Jasper e Alice. Tutto ciò era tanto per
la salvezza del suo
amico quanto per distrarsi da se stesso.
Se fosse stato
onesto con se stesso, non avrebbe potuto che gli piaceva quello
che vedeva.
Guardò
Jasper ronzare al fianco di Alice, graziosamente recuperare le bevande
di lei e galantemente chiederle di ballare. A tutte le sue
attenzioni
Alice sorrideva educatamente. Eppure, se Edward non si era
sbagliato,
c'era la sua riluttanza in ogni sua azione. Turbato dalle sue nozioni e
desiderando avere una seconda opinione, Edward consultò
Rosalie, dato che lei e
Alice sembravano essere entrate in confidenza. Rosalie
confermò i suoi
dubbi, dicendo che Alice non aveva fatto
alcun accenno al fatto che preferisse Jasper a nessuno dei
loro
coetanei. A queste informazioni, Edward si limitò
ad annuire
silenziosamente, considerando quale sarebbe stato il piano
d’azione adeguato.
Sembrava
assorto nei suoi pensieri e lentamente si diresse verso la finestra per
guardare nella notte. C'era una ragazza in piedi fuori,
rabbrividiva,
sembrava, alla luce della luna. La pallida luce aveva
sbiancato la sua
pelle e creato un contrasto dinamico tra la stessa e i capelli
scuri. Bella, Edward realizza tardivamente. Quando
era riuscita a
scivolare fuori? Si chiese mentre una figura più scura
attraversava il prato
inclinato per stare accanto a lei.
Il volto di
Bella era rivolto con attenzione verso il cielo stranamente
sereno. La luna brillava deforme su di lei e dipingeva tutto
intorno a lei
di un bagliore argenteo. Una leggera brezza frusciò tra gli
alberi e soffiò i
boccoli dei suoi capelli sul suo viso. Lì, nel
silenzio della notte,
sentiva il primo momento di pace.
"Che ci fai qui
fuori, Bells?" una voce rauca da dietro le
chiese.
Si
voltò per vedere Jacob sorriderle. "Avevo solo
bisogno di una
pausa. Tu più di tutti dovresti sapere che questo non
è il mio genere.”.
"Sì",
rispose debolmente. La brezza soffiava intorno a loro di
nuovo, sollevando la pelle d'oca sulla carne scoperta di
Bella. "Oh,
vieni qua”, disse Jacob, scrollando le spalle fuori dalla sua
giacca e offrendo
a lei. "Stai congelando."
Prese la giacca,
sorridendo con gratitudine, e scorrendovi dentro le
braccia."Grazie," mormorò, stropicciandosi le mani fredde
insieme.
"Ci penso io a
questo," Jacob offrì, prendendo entrambe le mani nelle
sue.
Le sue mani
facevano sembrare piccole quelle di lei, avvolgendole nel
calore. Suo malgrado, Bella sospirò soddisfatta.
Jacob lasciò andare una
mano e la strinse contro guancia di Bella. Lei
appoggiò la testa nel palmo
della mano come un cane che strofina la testa nelle mani del suo
padrone per
una maggiore attenzione. Lui fece un sorrisetto, lasciando
andare le mani,
e cominciò a massaggiare delicatamente le
tempie. Lei, ancora una volta,
sospirò.
"Sai," lui
sussurrò quasi, dopo un attimo, "è piuttosto
carino
qua fuori, con la luce della luna e le stelle. Quasi ... romantico".
Gli occhi di
Bella si aprirono di scatto. "Jake", disse a mo’ di
avvertimento.
"Lo so, lo
so”, rispose lui, roteando gli occhi. "Guarda che ci
sono arrivato che non provi le stesse cose ora. Ma mi puoi biasimare
perché
sperò?"
"No", disse lei,
la sua voce suonò leggermente in
difficoltà. "Ma io non credo che sia giusto per te.
Se ti senti in
questo modo ..."
"Stop", disse
lui, premendo con un dito sulle sue
labbra. "Non ti preoccupare." Alzò lo
sguardo su verso il cielo e poi disse: "Su, andiamo dentro. Sta iniziando a fare
freddo."
Decidendo di
testare la sua fortuna, afferrò la mano di Bella mentre
camminavano verso la casa. Lei non la tirò via dato
che era persa nei suoi
pensieri. Passeggiarono mano nella mano verso la casa mentre gli ospiti
iniziarono a uscire fuori, verso le proprie abitazioni.
Entrambi erano
completamente ignari della presenza dello spettatore che avevano
alla finestra.
(Traduzione di jaybree88)
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Presunzione
e Preconcetti
Di
luvnote4u
Capitolo
7
L’aggressività
non era una caratteristica di norma
sfoggiata da nessun membro della famiglia Swan. Quando
Charlie era seccato di qualcosa che veniva fuori a lavoro o frustrato
da
"i pericoli di una grande città", come diceva quando si riferiva a Seattle, raccoglieva la sua
attrezzatura e si avviava verso
il suo punto preferito per pescare e
lasciava rifluire i suoi guai nella serenità della natura.
Renée si rapportava
con lo stress
balzando in nuove attività,
spesso suscitando un’espressione accigliata da parte di due o
tre delle sue
figlie e del marito perplesso. Alice
pareva non provare mai alcun sentimento di
rabbia. Secondo
Bella, era troppo dolce per
consentire alla vita di strapparla dal suo mondo di farfalle e
arcobaleni. Ogni
volta che le venivano rivolte
queste accuse Alice non faceva
altro
che sorridere e scuotere la testa, confermando i pensieri della sorella. Bella
in genere si immergeva in un libro ogni volta
che la vita sembrava intrappolarla. Ai
suoi occhi, le tribolazioni di personaggi fittizi
erano sempre da preferire ai suoi minuscoli problemi. Tra
tutti gli Swan, Jessica era
quella che aveva più probabilità di essere
affetta da un comportamento
aggressivo. Era
notoriamente drammatica ed era sempre la prima a scattare
contro un commento maligno. Eppure,
in quel particolare pomeriggio, non era la più
giovane, più drammatica Swan a cedere
all’aggressività. No,
era Bella che sperimentava gli
artigli della veemenza mentre tornava a casa da La Push.
"Alice", urlò, sbattendo
la porta del suo pick-up dietro di lei. Si
arrampicò su per i gradini del portico, spinse la
porta aperta. E
batté contro il muro, nel fare
ciò, il paravento tremò. Si
tolse gli stivali pieni di pioggia e barcollando
salì su per le scale. Il
pugno stretto e un dolore alla
mano, come ricordo del suo pomeriggio disastroso.
-: -
Le nuvole pesavano sopra
l'oceano mentre Jacob e
Bella passeggiavano lungo il bagnasciuga. Bella guardava la marea
rotolare pigramente
sulla spiaggia, come il respiro di un bambino, che sale e scende
lentamente. Era ipnotico. Era così
assorta a
guardare le onde che quasi non registrò il
silenzio insolito di Jacob.
Il pollice di lui
accarezzava linee sul dorso
della mano di lei, mentre erano seduti su una panchina fatta di pezzi
di legno
sbiancato - la loro panchina di
legno
alla deriva. Solo allora Bella
registrò la strana calma.
Bella volse gli occhi scuri
verso il suo amico. Lui
sorrise dolcemente, ma per motivi sconosciuti a lei, non
incontrò i suoi occhi. Lei posò
la mano libera sulla sua guancia e tentò di tirargli su gli
angoli delle labbra,
sforzandosi per farlo sorridere realmente. Per un breve momento
funzionò. Lui
tirò indietro le
sue labbra in un ghigno lupesco, ma poi caddero
di nuovo. In
risposta, lei scosse la testa.
"Cosa c'è che
non va, Jake?" chiese, le
sopracciglia increspate in segno di preoccupazione.
"Niente," mentì,
guardando l'orizzonte.
Lei scosse la testa e
sospirò. "
Non penserai che me la beva sul serio? Ti conosco meglio di
così." Mise
su il broncio.
Una folata di aria
soffiò via dalla bocca di lui in
un modo troppo frustrato per essere un
sospiro. Bella
sentì
il suo peso spostarsi e il suo sguardo indugiare
sul viso di lei."Che-?"
La sua domanda fu bruscamente interrotta dalle
labbra di lui,
che si schiacciarono e modellarono contro quelle di lei. Gli occhi di
Bella si spalancarono in stato di shock. La mano
di Jacob le afferrò il collo, cercando di tirarla vicino a
lui. Con
rabbia, Bella spinse le mani contro l’ampio petto di lui fino
a quando il
bisogno di aria non lo costrinse a rompere il bacio. Gli occhi
di Jacob erano vivaci mentre cercava il viso di Bella.
"Beh?" chiese,
le sopracciglia si alzarono in attesa.
"Cosa diavolo era?" sputò,
asciugandosi la bocca brutalmente. Al suo rifiuto, Jacob si
allontanò.
"Um ... un bacio?"
" A me sembrava
più un assalto! Perché l'hai
fatto?"
"Mi hai chiesto cosa
c’era che non andava",
cominciò a spiegare. "Stavo cercando di concentrarmi su cosa non fare, quando ho
pensato 'che
diavolo?'"
Gli occhi di Bella uscirono
fuori dall’orbite
dall’esasperazione. "Beh, forse questo ti
ricorderà di trattenerti la prossima
volta", rispose prima di colpirgli la mascella con il suo pugno chiuso. Sibilò dal
dolore nel momento in cui il suo pugno entrò in collisione
con il volto di lui.
Jacob si
strofinò la guancia, esterrefatto. Poi registrò
il dolore di lei. "Bella!
Stai bene?" Prese la mano per esaminarla, ma lei la tirò via.
"Non mi toccare",
ringhiò. Si alzò e
si diresse verso il
suo pick-up. Jacob tentò
di seguirla, ma lo sguardo omicida di Bella lo fermò sul
posto. Si alzò in
piedi accanto alla panchina, guardandola allontanarsi guidando con una
mano
sola, chiedendosi esattamente quanti danni avesse fatto …
-:-
"Alice," Bella
chiamò ancora. Aveva
bisogno di sua sorella. Aveva bisogno che la sua calma,
razionale sorella placasse
la sua mente prima che lei rompesse qualcosa. Non le sarebbero
neppure dispiaciute le sue conoscenze
di primo soccorso.
"Alice, non crederai mai-"
La tirata si
fermò sulla sua lingua quando vide sua sorella. Improvvisamente
seppe che i ruoli si erano invertiti. Era Alice che aveva bisogno di lei
per tranquillizzarsi
e calmarsi. I
rimorsi di Bella
con Jacob avrebbero dovuto aspettare.
Alice sedeva sul bordo del
letto con la schiena contro
Bella. Aveva la testa china e le spalle
delicate leggermente accasciate
in avanti in una postura scomposta. Bella rimase sulla soglia,
guardando Alice piegare le dita
sottili insieme, ancora e ancora. Più inquietante di
tutto, Alice era in tuta da
ginnastica. Tuta grigia. E un maglione grumoso che teneva nel retro del suo
armadio perché non aveva
avuto il coraggio di buttarlo via.
Se le avessero chiesto da
quanto tempo se ne stava
lì a guardare la sorella a pezzi, Bella non sarebbe stata in
grado di rispondere. Ogni
secondo di silenzio pulsava dolorosamente per entrambe. Era certa Alice
fosse consapevole
della sua presenza, ma la sorella rimase accasciata, piegando le dita
insieme
in silenzio. Quando per Bella il silenzio da
reggere fu troppo,
gentilmente si schiarì la gola. Alice a malincuore si
voltò verso di lei. I suoi
begli occhi erano gonfi e il bianco era iniettato di sangue, come se
avesse
pianto. Un debole sorriso le tirava su gli
angoli della bocca, era
quasi doloroso.
"Oh, Alice," Bella
soffiò. Il
labbro
inferiore di sua sorella cominciò a tremare. Quella
visuale era
più di quello che Bella
poteva sopportare. In tre lunghi passi,
attraversò la stanza e avvolse
Alice nel suo abbraccio. La facciata attenta che la ragazza
aveva lottato per
mantenere crollò e le lacrime sgorgarono liberamente. Insieme
si dondolavano avanti e indietro dolcemente, Alice pianse le sue
lacrime
silenziose e Bella le zittiva
accarezzandole i capelli in modo materno.
"Hai sbagliato," Alice
soffocò quando le
sue lacrime erano quasi a secco.
Bella si congelò
e si allontanò dalla sorella per esaminare
la sua espressione. Non c'era dolore inciso nel volto
di Alice. C'era una
tristezza luccicante dietro i suoi occhi azzurri. C'era un
vuoto da fantasma dietro il guscio del suo viso. Tuttavia,
non c'era niente nella sua espressione che chiarisse il significato
delle sue
parole, niente che spiegasse perché tale agonia la
tormentava. Infine,
Bella decise che fosse meglio chiedere.
"Che vuoi dire?"
Alice fissò il
soffitto, desiderando che le
lacrime restassero dietro il loro argine. Asciugò quelle
in eccesso e cercò la sua borsetta. Bella la guardò con
occhi confusi. "Alice?" chiese
dolcemente quando sua sorella tirò fuori il suo telefono e
cominciò a selezionare
i suoi messaggi di testo.
Senza dire una parola, le
diede il piccolo
oggetto. Bella corrugò la fronte,
ma prese il telefono abbastanza
volentieri. Rivolse la
sua
attenzione al messaggio sullo schermo e poi improvvisamente
desiderò non averlo
fatto. Il suo sguardo tornò al
viso di Alice, che era ormai una
maschera impressionante di passività. Non passò una parola tra
le due. La
mano
di Bella timidamente si allungò verso quella della sorella
che la prese con
gratitudine.
Non
era nella
natura di Alice
Swan soccombere
all'aggressività. Per
fare ciò avrebbe dovuto biasimare qualcun’altro. Per
quanto fosse ingiusto, Alice addossava solo a se
stessa ogni colpa. Bella
non era così stupida. Vide
su chi far ricadere
le colpe e sperò che la sua mano sarebbe guarita in fretta.
Era sicura che avrebbe
avuto bisogno del suo
gancio destro molto presto.
Traduzione
di jaybree88
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