Presunzione e Preconcetti

di luvnote4u
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Presunzione e preconcetti

Forks è tutta un chiacchiericcio sulla nuova ricca famiglia in città. Cosa vorrà dire questo per le tre sorelle Swan – Alice, Bella e Jessica? La storia di Orgoglio e Pregiudizio con un salto in Twilight.

di Luvnote4u - Traduzione di daydreamer88

Capitolo 1

Forks, stato di Washingthon era una piccolissima cittadina, di scarsa importanza, sulla costa nord ovest del Pacifico. Sotto una costante coltre di nuvole e di pioggia, il massimo su cui questa cittadina poteva discutere era il tempo: umido. Fine della storia. In quel momento, la pioggia stava appena iniziando a battere lievemente sui tetti della brava gente di Forks. Era ancora abbastanza presto trattandosi di un sabato mattina; eppure una teenager di Forks era già sveglia, seduta sul divano nel suo soggiorno, immersa nella propria copia del Conte di Montecristo. Era così coinvolta dal romanzo che notò appena la madre entrare dalla porta d’ingresso, fradicia con un pacco della spesa in mano.

“Buongiorno, Bella”, disse Renée Swan, dando un bacetto in fronte alla sua secondogenita, mentre entrava in casa. “Ti sei alzata presto”

“’Giorno, mamma. Eh si. La pioggia mi ha svegliato. Così ho pensato di fare un po’ di piacevole lettura”

“Maledetta pioggia!” Renée mormorò in modo cospiratorio alla figlia mentre nascondeva la carne in scatola nella credenza. Non era un segreto che lei e Bella detestavano la pioggia. In ogni caso, Forks era l’unica casa che la loro famiglia aveva conosciuto. D’altronde, cos’è l’amore senza un po’ di sacrificio?

“Maledetta pioggia” Bella concordò semplicemente mentre suo padre, Charlie si trascinava giù dalle scale.

“Giorno, Bells. Giorno, tesoro.” Disse, baciando prima Bella e poi sua moglie sulla guancia.”Vedo che sei andata al negozio. Per caso hai preso salsa e patatine? Billy e Jacob vengono dopo per la partita dei Mariners”

“Qua” disse Bella, prendendo in mano diverse buste di patatine da mostrare a suo padre. Le posò sullo scaffale ed iniziò a prendere la roba congelata. Charlie annuì, apparentemente contento di non dover andare lui stesso al negozio, si sedette al tavolo della cucina e iniziò a leggere il giornale.

“Mamma, dove hai messo il libro delle ricette? Vorrei fare i waffle ma non riesco a trovare la ricetta da nessuna parte.” Bella rigirò tutte le cose intorno a dove il libro in questione doveva essere.

“Oh, l’ho messo nello scaffale sotto il lavandino” sua madre rispose assente mentre sorseggiava il suo caffè corretto.

Bella scosse la testa, annoiata, e chiese “Perché mai … ?” ma poi pensò fosse meglio non chiedere. Sua madre non era famosa per la sua prevedibilità.

Charlie ridacchiò tra se e se, mentre Bella iniziò a mischiare gli ingredienti. Presto, i waffle cuocevano nel ferro e l’aria si profumò col dolce odore. Vagò fino al piano di sopra, avvisando le altre due Swan di svegliarsi e scendere giù per colazione.

La primogenita, Alice, scese al pianterreno per prima, i suoi movimenti erano pieni di grazia e fluidi paragonati a quelli di Bella, il cui equilibrio lasciava molto a desiderare. Alice era indiscutibilmente la più carina delle ragazze Swan. Era piccolissima e possedeva dei tratti delicati. I suoi capelli erano nerissimi, come quelli di un elfetto, e contrastavano in modo sfolgorante con la sua pelle d’avorio. Alice aveva gli occhi blu di sua madre, incorniciati da spesse ciglia. 

Bella aveva solo un anno in meno di Alice, ciò nonostante si comportava come fosse più grande – come fosse più grande dei suoi genitori …  o almeno di sua madre. Come sua sorella maggiore, Bella aveva capelli scuri che contrastavano con il suo pallore latteo. Comunque, i suoi capelli erano lunghi e spessi, cascavano fino a metà della sua schiena, e i suoi occhi erano marroni come quelli del padre. Non si sarebbe mai considerata alta, eppure era molto più alta di Alice.

Intontita, la più giovane – e solo di due anni! – Jessica si fece strada nella cucina. Come le sue sorelle, aveva gli stessi colori estremi. I suoi capelli erano ricci come quelli del padre e i suoi azzurri come quelli della madre. In altezza, era più vicina ad Alice che a Bella. Comunque, i suoi riccioli ribelli spesso l’aiutavano per i centimetri persi.

La famiglia prese posto come di consueto intorno al piccolo tavolo mentre Bella posava qualche waffle caldo in un piatto da servire. Ognuno di loro ne acchiappò un paio e lo posò nel proprio piatto, imburrandolo e poi sommergendolo nello sciroppo d’acero. Per un po’, mangiarono tutti in silenzio. Bella li aveva appena raggiunti quando Renée parlò.

“Charlie” iniziò “sai quella casa stupenda un paio di miglia fuori il paese che sembra vecchia almeno un secolo ed è ancora in perfette condizioni?”

La fronte di Charlie si corrugò per un momento mentre masticava “Uh huh” disse alla fine.

Lei continuo. “Bene, a quanto pare, è stata venduta. La nuova famiglia dovrebbe traslocare oggi.”

 “Sul serio?” disse Charlie, sorseggiando il caffè. “E dove lo hai sentito?” Bella analizzò la sua espressione. Sembrava molto più divertito del necessario. Le fece l’occhiolino impercettibilmente. Lei sorrise compiaciuta.

 “Mentre ero al negozio stamattina, mi sono imbattuta in Mr. Weber, mi ha detto tutto al riguardo. Mi pare che ad un certo dottore sia piaciuto il posto, e l’ha preso li su due piedi. Carlisle qualcosa …”

 “Cullen” rispose Charlie. Il sorrisetto compiaciuto di Bella divenne un sorriso schietto; Jessica e Alice gettarono un’occhiata al loro padre, confuse.

 “Papà, ci stai tendendo sulle spine ” Jessica lo accusò. Renée fissò il marito in modo significativo, chiaramente chiedendogli di chiarire dove avesse attinto a queste informazioni.

 “Ho già incontrato il tipo” Disse Charlie, divertito dalle espressioni sui visi delle ragazze.

 “Quando?”

 “Beh, sapete che Harry Clearwater ha avuto quell’intervento al cuore” iniziò

 “Oh, si. Come se la passa?”

 “Bene. Comunque, sono andato a fargli visita in ospedale, e così è successo che il dottor Snow stesse mostrando al dottor Cullen il posto. Beh, ci ha presentati e abbiamo iniziato a parlare.

“Beh, com’è?” Alice chiese curiosa.

 “è un uomo davvero carino” disse Charlie.”è sposato ma senza figli … ancora. Comunque, lui e sua moglie sono al momento i tutori legali di tre ragazzi – i due nipoti della moglie e il suo figlioccio.”

 “Quanti anni hanno?” domandò Jessica. Bella sbuffò al modo in cui la sua sorellina si era drizzata nel suo posto al cenno delle parole nipote e figlioccio.

 “Beh, fammi pensare … credo che la nipote e il nipote siano gemelli – diciotto anni. Saranno all’ultimo anno come Alice. E il figlioccio ha diciassette anni, così sarà al penultimo come Bells.” Jessica guardò torvo per un minuto e poi si animò all’idea di ragazzi più grandi.

 “Credi che dovremmo andare e cercare di dare un aiuto …?” domandò Renée mentre sciacquava il suo piatto nel lavandino.

 “Tesoro,”disse Charlie, “dai loro un po’ di tempo per sistemarsi. Lasciali adattare. E poi potrai sopraffarli con la tua ospitalità” Il suo sorriso era divertito mentre baciava il broncio di sua moglie.

“Bene” replicò rassegnata “Posso almeno passare casualmente e lasciare un accogliente regalo casalingo? Biscotti ad esempio?”

Charlie ponderò la cosa per un momento “Immagino questo non faccia male a nessuno. Solo cerca di non disturbarli troppo” disse, sorridendo perfido.

 “Mami, disse Alice, colpendo leggermente con la mano la spalla della madre “forse dovresti lasciare che sia Bella a fare i biscotti. Ricordi l’ultima volta?” Renèe storse lo sguardo quando si ricordò le sue scarse capacità culinarie.

“Okay” si rassegnò. “Potresti preparare qualche biscottino per i Cullen, Bella?”

 “Sicuro.” Replicò sua figlia “Nessun problema.”

 “Okay allora. Bella ha preparato la colazione, allora Jessica e Alice lavano i piatti.” La famiglia si allontanò dal tavolo, ognuno puntando verso il proprio impiego – Jessica brontolava mentre completava il suo.

Non appena la piccola cucina fu sgombrata dai piatti della colazione, Bella preparò le patatine e la salsa per dopo, quando Billy e Jacob sarebbero arrivati. Poi iniziò ad impastare una dose di biscotti con schegge di cioccolato. Il campanello suonò proprio mentre l’ultima infornata veniva fuori dal forno.

 “Billy! Jacob” Venite dentro” disse Charlie, facendo cenno di entrare ai due amici di famiglia. Billy Black e Charlie erano amici da anni. Ora Billy era costretto su una sedia a rotelle e contava sul figlio per il trasporto principale. Jacob aveva l’età di Jessica e una volta lei aveva avuto una cotta per lui. Ora però era mortalmente offesa dalla palese indifferenza di Jacob per tutto quello che interessava a lei. Non andavano molto d’accordo; in ogni caso, lui era piuttosto vicino a Bella ed Alice.

 “Charlie, amico mio, come butta?” disse Billy con la sua voce profonda e gli porse un pacco di birre da sei per la partita, mentre Jacob lo spingeva dentro la casa.

 “Wow, c’è un gran profumo qui” commentò Jacob, annusando l’aria, assaporando l’odorino dei biscotti appena sfornati.

 “Dev’essere Bells. Sta preparando qualche biscotto per la famiglia del nuovo dottore che ha comprato quella casa appena fuori l’autostrada.”

 “Davvero? Finalmente qualcuno ha preso quella casa?” chiese Billy casualmente, sistemandosi da solo per la partita di baseball.

Le chiacchiere dei due diminuirono appena iniziò la partita. Jacob entrò in cucina dove Bella stava lavando la piastra dei biscotti. Silenziosamente cercò di afferrare un dolce, ma Bella era più veloce.

 “Giù le zampe!” disse, schiacciando a mo’ di scherzo la mano di lui. “Questi non sono per te”

“Ah, dai Bells! Solo uno? Per favore?” aggiustò il suo viso in un’espressione da cagnolino. L’occhiataccia di risposta di lei si sciolse sotto questa capacità di persuasione. Lui sorrise soddisfatto felicemente prese risoluto un morso dei biscotti appiccicosi, e gemette apprezzando il sapore unico. Bella scosse leggermente la testa e tornò a scrostare le piastre da cucina.

“Jacob!” chiamò Alice, saltellando con grazia nella cucina.

“Nanerottola!” Jacob raggiunse Alice che strinse le proprie braccia attorno la sua vita in un abbraccio amichevole. Lui spettinò ancora di più i suoi capelli già sbarazzini e rise al suo entusiasmo. Sembrava quasi che fosse alto il doppio di Alice.

“Così, venite a guardare la partita con noi ragazze?” domandò Jacob, accennando in direzione del soggiorno.

“No” rispose Alice. “Ho promesso di portare Jessica a Port Angeles per fare shopping. Potrebbe volerci tutto il giorno”

“Ah, giusto. Jessica non può sopportare di restare nella stessa casa con me” Jacob rise. “E tu, Bells? Ci sei per un po’ di baseball?”

Bella sorrise beffarda al suo enorme amico e disse “No. Ho una tonnellata di compiti questo finesettimana. Inoltre …  sai come sono quando si tratta di sport” A causa della propria incapacità di partecipare a qualsiasi sport, Bella non aveva mai neppure davvero avuto la pazienza di sedersi sul divano e guardarli. Jacob annuì cosciente, gettando la sua mano in un sacco di patatine al frumento e tuffandone una nella salsa di nachos accanto a lui.

“Bene, forse dovrei tornare di là. Parliamo un poco dopo, raga” tagliò la corda dalla cucina e verso il soggiorno dove si sentiva un frastuono terribile. A quanto pareva, la squadra contraria aveva appena segnato un fuoricampo.

Alice chiamò dalle scale Jessica, dicendo di essere pronta ad andare. Jessica scese giù un momento dopo, la sua faccia ben truccata nonostante la pioggia incessante. Alice e Bella alzarono le loro sopracciglia verso la sorella, che ricambiò lo sguardo e disse “Cosa? Potrebbero esserci ragazzi carini; voglio apparire al meglio.” Sorrise innocentemente, e tutte dovettero scoppiare a ridere.

“Okay, andiamo prima che tutti i ragazzi carini spariscano” Alice ridacchiò ancora, mentre alzava le spalle nella sua giacca. Jessica la seguì, tutta rossa. Quando passò dal soggiorno, sentì Jacob ridere sotto i baffi. L’occhiata di risposta che gli spedì, lo fece rabbrividire lungo la schiena.

Bella – adesso sola - stava in cucina. Con i ragazzi occupati a guardare la partita, sua madre a correre errante da qualche parte, e le sue sorelle a Port Angeles per tutto il giorno, si sentì un po’ annoiata. Non volendo iniziare la pila di compiti che l’aspettava in camera sua, decise di consegnare in prima persona i biscotti. Ne ammucchiò un po’ di più che una dozzina in un piatto, li avvolse nella pellicola e scarabocchiò su un post-it una breve nota di benvenuto ai Cullen da parte dei Swan. Chiamò suo padre, spiegando dove stava andando – nonostante lui la sentisse solo a metà – e si diresse verso la porta.

L’autostrada, per gran parte, era deserta. Bella girava le curve ad una ad una col suo vecchio Chevy. La pioggia interferiva con la ricezione dell’autoradio, come al solito; dovette concentrarsi per trovare dove svoltare.

Tutti a Forks sapevano relativamente dove la strada si ramificava in una più piccola via di ciottoli, conducendo verso la nuova abitazione dei Cullen. Comunque, poiché era usata raramente, la via era diventata coperta d’erbacce - edera e felce avanzavano nell’acquazzone, oscurando la via dagli automobilisti sulla strada principale, automobilisti come Bella. Guardò storto attraverso la pioggia, cercando di vedere la strada stretta. L’avrebbe persa completamente se non fosse stato per il camion che passava, uscendo dalla via, una cinquantina di metri davanti a lei.

Girò all’incrocio e avanzò lungo la via di ciottoli. Non c’era nessun dubbio nella sua testa che i Cullen avrebbero sentito il suo fragoroso fuoristrada, anche sopra il rombo del vento e della pioggia; il motore del suo fuoristrada poteva essere sentito a mezzo miglio di distanza. Alzò le spalle. Bene, pensò, almeno sanno che sono qui.  Spegnendo il motore, si infilò il cappuccio, e si trascinò fuori sotto la pioggia. Non ebbe l’opportunità di ammirare lo splendore della casa; la pioggia le avrebbe bagnato completamente il viso.

L’interno della casa sembrava immobile. Protetta dalla pioggia dalla veranda che la circondava, Bella poteva farsi un’idea del soggiorno attraverso la finestra. L’interno era varie sfumature di bianco. Il muro di dietro sembrava essere fatto completamente in vetro - guardava sul fiume. Di lato su una piattaforma elevata c’era un bel piano a coda. A parte qualche mobile, la stanza era piena di scatole di cartone marroni.

Bella rimase lì per un minuto, valutando quale via d’azione dovesse prendere. Da un lato, sarebbe sembrato strano lasciare semplicemente i dolci senza informare la famiglia che erano lì ma dall’altro, lei non era il tipo di persona che facesse il primo passo nell’incontrare degli sconosciuti, alla fine, scelse di mischiare le due azioni, suonando il campanello, che tintinnò melodicamente per lei, lasciando il piatto, e tornando verso il suo fuoristrada.

Bella non sapeva che un paio di luminosi occhi verdi, l’avevano spiata mentre piegava la sua testa nella sicurezza del suo Chevy e guidava per andare via.

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Il giorno seguente si dimostrò abbastanza noioso per la famiglia Swan. Cioè, fu così, fino a metà pomeriggio quando un bussare inaspettato alla porta interruppe i loro vari impieghi.

Charlie e Billy Black stavano vagando distrattamente da un canale all’altro della tv, cercando di trovare una partita che potesse colpire il loro interesse. Renée era assorta nel suo nuovo romanzo rosa tascabile mentre Alice e Jessica stavano accumulando riviste di moda, cercando la prossima tendenza. Bella era in cucina, tagliando i peperoni per l’enchiladas che stava preparando per la cena.

Quando il soffice colpo risuonò in casa, tutte e sei le teste si voltarono verso la porta. Alice, sbirciando fuori dalla finestra, disse “Papà, perché c’è una Mercedes nera sul vialetto?”

Charlie saltò in piedi e inciampò verso la porta. Quattro curiose paia di occhi seguirono la sua schiena – Bella non aveva ancora lasciato la cucina.

Due persone stavano in piedi sulla veranda della piccola casa dei Swan – un uomo ed una donna. L’uomo sorrideva simpaticamente sotto l’ombrello. “Sceriffo Swan” disse con voce calda e confortante. La donna accanto a lui sorrideva educatamente, guardando Charlie con interesse disinvolto.

“Dottor Cullen” Charlie esclamò sorpreso. Si spostò frettoloso dalla porta, indicando loro di entrare ed uscire dalla pioggia.

“Per favore, chiamami Carlisle” disse il dottore all’entrata. Adesso, ognuna delle ragazze Swan stava ficcando il naso intorno all’angolo per avere una visione migliore dei loro ospiti. Renée fu la prima ad entrare, sorridendo a mo’ di benvenuto verso i nuovi arrivati.

“A cosa dobbiamo questo onore?” disse, stringendo loro le mani.

“Volevamo semplicemente fermarci per ringraziarvi personalmente dei biscotti che la vostra famiglia ci ha mandato” replicò Carlisle

“E per restituirvi il piatto” aggiunse la donna dietro di lui, porgendolo a Renée.

“Uh … si, questa è mia moglie, Renée” disse Charlie indicando sua moglie “e queste piccole spione sono le mie figlie Alice, Bella e Jessica” Accennò a ciascuna delle ragazze mentre diceva il loro nome.

“Io sono Carlisle e lei è mia moglie, Esme” il dottore disse alle ragazze. Bella osservò in silenzio il loro aspetto. Carlisle aveva capelli di un biondo chiaro ed occhi nocciola – quasi dorati. Anche la sua pelle sembrava brillare di riflessi dorati nonostante l’ovvia freschezza di carnagione. Sua moglie aveva dei boccoli color caramello che le circondavano il viso con grazia. I suoi occhi erano giusto una sfumatura più chiari del cioccolato fondente ma conservavano la stessa ricchezza. Le mele delle sue guancie erano leggermente arrossate ed il suo sorriso benevolo. Tutto intorno a lei gridava: “dolcezza”.

“È un piacere fare la vostra conoscenza” disse Alice, raggiungendo i suoi genitori nell’atrio, ora affollato. Jessica seguì sua sorella mentre Bella rimase sulla porta della cucina.

“Ehi Charlie” chiamò Billy “perché non li inviti a cena? Ho trovato una partita di basket che sembra interessante, se hanno voglia di guardarla”

“Si” accordò Renée “Perché non rimanete per un po’? Sono sicura che c’è abbastanza cibo per tutti … se non vi crea problemi mangiare in soggiorno. Ho paura che la nostra cucina non possa contenere otto persone contemporaneamente” disse imbarazzata.

“Oh non possiamo davvero importunarvi così” disse Esme

“Oh, certo che potete!” replicò Renée “Non disturbate affatto”

“A dire il vero, devo preparare la cena per i ragazzi a casa. Sai come sono gli adolescenti quando sono affamati” Esme rise.

“Beh, allora che ne pensate di restare per un caffè?” offrì Charlie.

Carlisle si strinse nelle spalle e disse “Non ci vedo nessun problema. I ragazzi adesso sono fuori per conoscere la zona, così non torneranno per un po’. Possono badare a loro stessi finché non torniamo.”

Bella iniziò immediatamente a preparare il caffè mentre gli adulti si riunivano nel soggiorno. Poteva sentire mentre si scambiavano i saluti con Billy e la partita di cui aveva parlato prima in sottofondo. Nell’insieme, la prima impressione sulla famiglia era piuttosto positiva.

“Sembrano così carini” Alice le sussurrò mentre l’aiutava a riempire le tazze con la bevanda fumante.

“Speriamo che i figli siano come loro” Bella mormorò, portando il caffè ai suoi genitori e ai loro ospiti.

“Devo avere la ricetta di quei biscotti” Bella sentì dire ad Esme, non appena entrò in soggiorno. “In tutta onestà, non ho mai visto i ragazzi trangugiare niente così velocemente. Praticamente hanno ripulito il piatto.” Ridacchiò.

“Si, io, Rosalie ed Esme siamo stati fortunati a non avere le dita mordicchiate, lasciamo stare riuscire a prendere un biscotto. Erano deliziosi” aggiunse Carlisle.

“Beh, le vostre congetture sono uguali alle nostre quando si tratta di quella ricetta. Bella l’ha creata su misura tutta da sé. Non la condivide con nessuno. Non che servirebbe se lo facesse, nessuno in questa famiglia sa cucinare come lei” Charlie sorrise radioso e paterno a Bella che arrossì completamente per l’elogio.

Carlisle valutò un attimo Bella e disse “Tu allora devi essere la ragazza che ha suonato al nostro campanello?” Bella, sorpresa, incontrò i suoi occhi, lui continuò “il mio figlioccio, Edward, ha detto di aver visto una ragazza con capelli lunghi e castani lasciare la casa immediatamente dopo aver suonato alla porta.” Lui sorrise un po’ di più quando il rossore sulle guancie di lei aumentò. “Ci siamo chiesti perché non sei rimasta. Avremmo potuto usare la forza.” A questo tutti risero.

“Non volevo importunarvi. Immaginavo voleste un po’ di spazio per respirare prima che ogni membro curioso della comunità di Fork ingolfasse casa vostra”

“È stato molto premuroso da parte tua” disse Esme “la prossima volta comunque sentiti libera di fermarti. Siete molto più che benvenuti tutti voi.”

“Come si chiamano i ragazzi di cui vi prendete cura?” chiese Jessica incapace di nascondere il suo interesse.

“Beh, ho accennato al fatto che il mio figlioccio si chiama Edward. Lui sarà al penultimo anno … come Bella se non mi sbaglio. E poi i nostri nipoti si chiamano Rosalie e Jasper. Loro saranno all’ultimo anno come Alice.”

“Tu a che anno sei, Jessica?”

“Sono al secondo” rispose prontamente. Sembrava fiera di questo fatto, fiera di non essere più tra la ‘carne fresca’ della scuola superiore di Forks.

“Ah. Sei un anno più grande della mia figlioccia” disse Carlisle.

“Figlioccia?” chiese Charlie perplesso “Pensavo ne aveste solo tre”

“Rosalie, Jasper ed Edward vivono con noi ma abbiamo in affido anche la sorellina di Edward, Renesmee. Avrebbe dovuto trasferirsi con noi, però ha ricevuto una borsa di studio per un collegio femminile – ci teneva ad andare e quando è gratis … non potevamo dire di no. Il distacco è stato più difficile per Edward, penso” La pena del figlioccio sembrava causare anche a Carlisle una gran sofferenza, sebbene la mantenesse ben nascosta.

“Potrei chiedere come avete fatto a diventare i tutori di tutti questi adolescenti?” chiese Billy “cioè con voi due così giovani e …”

“Rosalie e Jasper sono i figli di mio fratello” replicò Esme “avevo solo diciotto anni quando lui e sua moglie sono morti ma io ero l’unico parente stretto. Non avrei mai potuto dire di no. È strano pensare che ho solo dieci anni in più di loro.” Scosse la testa al pensiero del cambiamento bizzarro che la vita le aveva gettato addosso.

“Come sei riuscita così giovane a mantenere due bambini?” Renée domandò, confusa dalla situazione di Esme.

“Beh, studiare è stato senza dubbio difficile. Ho dovuto finire i miei Generals al Community College e poi far domanda per un’infinità di prestiti studenteschi per poter prendere la mia laurea in design d’interni. Per fortuna, i miei genitori erano un tantino taccagni quando erano vivi, e mi hanno cresciuto allo stesso modo. Avevo un fondo universitario relativamente sostanzioso che ha fatto una notevole differenza”

“E su Edward e Rene … smee?”

“I figli del mio miglior amico” spiegò Carlisle “Edward Masen Senior era il direttore generale di una piccola compagnia in espansione. Quando lui ed Elizabeth hanno avuto Edward mi hanno scelto come padrino …  e poi di nuovo con Nessie. Quando morirono, nel testamento era specificatamente dichiarato che il loro tutore legale sarei dovuto essere io. Ciò causò un po’ di scalpore nella famiglia, perché hanno uno zio, direttore di una sua compagnia, che voleva tenerli con sé per i suoi bizzarri motivi” Carlisle ridacchiò “Quell’uomo è decisamente medievale. Crede fermamente che la ricchezza debba restare in famiglia e nei matrimoni combinati. Mi dispiace per sua figlia Tanya.”

Bella corrugò la fronte mentre assimilava queste informazioni. E poteva constatare di non essere l’unica perplessa da tutto ciò. La sua espressione era riflessa nei volti delle sorelle. La porta principale si aprì e una voce roca gridò verso il soggiorno.

“Ehi cos’è questa Mercedes nel vialetto? Di chiunque sia sono terribilmente geloso!” Jacob Black scrollò i suoi lunghi capelli corvini non appena entrò nella stanza. I suoi occhi diedero uno sguardo su Bella ed Alice, sorpassarono Jessica, e si posarono sul dottore e la signora Cullen “Salve” disse confuso ma in modo radioso “Immagino che voi ragazzi siete i proprietari di quella Mercedes, eh? Sono Jacob comunque … il figlio di Billy”

“Io sono Carlisle e questa è mia moglie Esme, è un piacere conoscerti Jacob”

“Anche voi” Si girò verso Bella “Così, Bells sono passato da qua e ho sentito questa grande zaffata di enchiladas. Devo dirtelo, la mia pancia sta crescendo al pensiero. Sono quasi pronti?”

Bella sorrise e allo stesso tempo Esme aggrottò le sopracciglia “Mi dispiace” disse “vi stiamo trattenendo dalla vostra cena. Grazie mille per l’ospitalità. Quando la mia famiglia si sarà sistemata potrete forse unirvi a noi per una cena a casa nostra?”

Era impossibile dire di no ad un viso così gentile – non che qualcuno volesse. Esme era irresistibilmente incantevole.

“Sarebbe meraviglioso” disse Renée mentre vedeva i Cullen andare alla porta. Indossarono i loro impermeabili – semplici nel design eppure sofisticati – e affrontarono coraggiosamente la pioggia battente. Charlie li salutò dalla finestra.

Mangiarono in soggiorno come Renée aveva detto avrebbero fatto. Mentre la maggior parte di loro chiacchierò felicemente – soprattutto sui loro nuovi conoscenti – Bella masticava tranquillamente, riflettendo sulle informazioni che i Cullen avevano fornito riguardo la loro famiglia. Anche lei, come le sue sorelle, era naturalmente curiosa sui i loro nuovi compagni di scuola ed era ansiosa di incontrarli, eppure aveva una strana sensazione alla bocca della stomaco. Era come se qualcosa di grande stesse per accadere. Solo non sapeva cosa fosse, ancora.

NT:  Mi han spiegato che Cross-over implica la presenza di personaggi di storie diverse in una FF. In qst FF non ci sono personaggi di O&P, ma solo personaggi di Twilight che agiscono come fossero in O&P (oh... sn confusa!) Comunque, per ora lo metto qui, se non va bene ditemelo. ok?

Mi son presa qualche libertà su alcune espressioni che risultavano quasi incomprensibili in italiano, in soli due casi ho fatto meno del mio dovere - Give and take reso con Sacrificio, e Extra muscle reso semplicemente con Forza. Ogni suggerimento è ben accetto. Alla roba da mangiare ho lasciato i nomi originali - waffle, enchiladas, nachos - perché non sono cibi americani. 

Spero vi piaccia. Io appena l'ho letta mi son innamorata dell'idea - mi son detta "Non importa quanto ci metti, questa la devi tradurre". Vi chiedo di leggere e farmi sapere cosa ne pensate, cosìcché io poi lo possa trasmettere all'autrice. Grazie. J 11/02/10 - scusate ho dovuto cambiare il titolo, xkè la traduttrice idiota (io)dalla fretta di postare non aveva chiesto all'autrice cosa intendesse col suo titolo, adesso è più fedele allo scopo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Presunzione e Preconcetti

di luvnote4u

Capitolo 2

Le sorelle Swan non avevano idea di cosa aspettarsi per il mattino successivo. Tutte erano curiose di sapere se Rosalie, Jasper ed Edward sarebbero apparsi a scuola o se avrebbero aspettato di sistemarsi meglio. La strana sensazione che aveva tormentato Bella la sera precedente ritornò, e la fece sentir male. Alice notò il disagio ma non disse nulla. C’era un accordo tra loro due: se una non voleva parlare di qualcosa, l’altra non chiedeva.

Jessica, nel frattempo, era completamente eccitata dalla possibilità di qualche nuovo bellone[1]. Era assolutamente certa che i figli adottivi del dottor e della signora Cullen erano belli così come i loro genitori.

“Su!” esclamò quando le sue sorelle scossero la testa dubbiose “Avete visto Esme. Sembra una modella. Scommetto i soldi del mio pranzo che Jasper e Rosalie sono belli quanto lei. Ovviamente non c’è modo di scoprire a chi somigli questo Edward, perché non hanno legami di sangue, ma se fosse stato brutto non pensate che Carlisle avrebbe sistemato il problema? Voglio dire, è un dottore!”

La sue sorelle di risposta si scambiarono appena uno sguardo.

“Buongiorno, papi” disse Alice saltellando allegramente in cucina. Fece un giro su se stessa, chiedendo in silenzio l’opinione del padre sul suo aspetto.

“Molto carina Alice, come sempre” Sorseggiava il suo caffè.

Le labbra di Alice si incresparono leggermente quando non sentì entusiasmo per il suo capolavoro. “Dov’è mamma?” chiese. Renée le avrebbe dedicato la quantità di zelo necessaria. I padri semplicemente non sanno apprezzare la moda.

“Oggi è dovuta andare prima all’asilo. Mi ha chiesto di dire a voi ragazze di passare una bella giornata a scuola” sembrava ignaro della delusione di Alice alla sua reazione.

“’Giorno papà” disse Bella, assente, mentre si sedeva accanto a suo padre per mangiare il suo toast freddo. Bella non faceva grandi sforzi riguardo al suo abbigliamento. I capelli erano intrecciati verso il basso sulla testa, ed indossava una camicia blu di flanella ed un paio di jeans. Il suo viso era completamente privo di trucco.

Jessica li raggiunse un momento dopo; il suo umore accesso dall’anticipazione. “’Giorno, papi” diede un bacetto sulla guancia del padre, e lui divenne tutto rosso.

“Sei di buon umore, Jess” commentò lui.

“Chi non lo sarebbe con due nuovi ragazzi a scuola?” chiese, come se fosse ovvio. Sebbene volesse essere una domanda retorica, Jessica si trovò capace di rispondere. “Beh,”disse “immagino che Bella sarebbe ancora di un umore schifoso. Dev’essere depressa perché quello brutto sarà in classe sua”

Bella alzò gli occhi al cielo mentre Charlie aggrottò la fronte “Cosa ti fa credere che Edward sia brutto?” lui la sfidò.

“Oh, non lo so” affermò Jessica “Ma sono sicura che accanto a Jasper sembrerà scialbo” Non offrì altre spiegazioni. Charlie rimase gelato nella sua sedia, perplesso alle parole di Jessica. Quest’ultima ed Alice si affrettarono a mangiare la loro colazione, Alice masticando delicatamente, Jessica comportandosi un po’ meno da gentildonna. Non appena finirono di mangiare, corsero fuori la porta.

“Okay” mormorò Charlie. Bella stava seguendo le sue sorelle quando lui disse “Stai bene Bells? Sembri un po’ giù stamattina.”

Bella si costrinse ad un sorriso che le parve quasi faticoso. “Papà, sto bene. Ci vediamo dopo” e con questo chiuse il portone dietro di lei.

“Tocca a me guidare” Jessica discuteva con Alice, mentre erano in piedi davanti alla loro Toyota di seconda mano. In genere era la macchina che usava Alice ma quando andavano a scuola le tre ragazze la condividevano, guidando a turno.

Alice rispose alla sorella con voce calma e controllata “No. Tu hai guidato venerdì scorso, è il mio turno Jess. Sii ragionevole.”

Bella che non era dell’umore per la loro discussione s’intromise “Ho un numero da uno a dieci. La prima che lo indovina, guida. La perdente si siede dietro senza lamentele”

“Bene” disse Jessica “Tre”

“Otto”

“Cinque”

“Sette”

“Alice ha risposto esattamente. Jess, dalle le chiavi.” Bella si fece strada verso il posto anteriore [2]e gettò la sua borsa sul pavimento di fronte. Jessica, nonostante il loro patto, brontolò mentre dava le chiavi a sua sorella e scivolava nel sedile posteriore. Alice, euforica per la vittoria del caso, si ‘arrampicò’ dietro lo sterzo e mandò il motore su di giri.

La Forks High School era, come tante costruzioni in città, appena fuori l’autostrada. Non era come i tipici edifici per le scuole, che sembravano irradiare l’idea dell’istituzione. La Forks High School sembrava molto più simile ad un raggruppamento di piccole case a mattoni rossi – una per ogni dipartimento disciplinare[3], Bella in particolare sentiva come questa situazione non fosse pratica, considerato il tempo. Era incredibilmente spiacevole andare in classe, sentendosi inzuppati fino alle ossa.

Accostarono in un parcheggio vicino la mensa. A causa delle costanti precipitazioni che Forks si beccava, questo posto era estremamente ambito da tutti quelli che non volevano finire bagnati. Bella ed Alice si scambiarono un’occhiata. Ogni piccolo gesto tra le sorelle era sufficiente a far sentire Bella un poco meglio, la sua strana ansia stava scemando. Comunque al momento c’era solo un po’ di nebbia ma oltre l’orizzonte, nuvole di pioggia molto più consistenti stavano arrivando.

“Bella!” chiamò una voce gentile. Angela Weber era al terzo anno come Bella. Era alta e magra, con capelli biondi che si fermavano sulle sue spalle, la sua indole timida aveva naturalmente attratto verso di lei Bella che come lei possedeva un carattere introverso.

“Angela” disse Bella, sorridendo all’amica – le quattro ragazze si riunirono intorno alla Toyota degli Swan, appoggiandosi contro la fiancata del veicolo.

“Sono qui” disse Angela. Non c’erano dubbi su chi potesse intendere.

“Dove?” domandò Jessica entusiasta. I suoi occhi scorsero dettagliatamente i gruppi di studenti che si muovevano alla spicciolata nel campus “Non vedo nessuno di nuovo”

Angela indicò impercettibilmente dall’altra parte. “Sono venuti a scuola con quella Volvo. Ora sono in segreteria ma probabilmente usciranno presto.” La Volvo in questione era lustra, argentata e brillante. Bella sospettò che fosse probabilmente nuova di zecca, al massimo vecchia di un anno.

“Bella macchina” disse apprezzandola una voce profonda. Le ragazze si voltarono a guardare Emmett, il clown e atleta All-American dell’ultimo anno. Era un tipo muscoloso, con riccioli scuri e le fossette sulle guancie. Lui ed Alice erano amici fin dall’asilo. Si appoggiò contro la sua jeep con nonchalance, valutando l’auto lucente con occhi avidi.

“Immagino non dovremmo essere sorpresi” mormorò Jessica “Vivono con un dottore”. In quel momento si aprirono le porte della segreteria.

Sembrava di essere usciti fuori da un mediocre film per adolescenti. Non appena si spalancarono le porte, le tre figure che ne uscirono furono rivestiti da uno scintillio celestiale, il vento scombussolava loro i capelli, i visi e l’andatura lunga e sicura. I due ragazzi affiancavano la ragazza mentre lei camminava impettita nei suoi tacchi di marca verso la sua prima lezione. Tutte le bocche dei presenti si spalancarono, incluse quelle di Alice, Bella, Jessica, Angela ed Emmett. I figli dei Cullen erano senza alcuna obiezione bellissimi.

Era facile decifrare chi fosse chi tra i nuovi arrivati. Rosalie aveva come capelli dei lucenti, ramoscelli dorati, che scendevano a spirale lungo la schiena. Il suo volto aveva forma di cuore, i suoi occhi erano di un blu profondo circondati da scure ciglia e le sue labbra erano piene e rosse. Era statuaria, possedeva un corpo come quelli della pubblicità di Victoria’s secret.

Suo fratello aveva la stessa struttura e colore di capelli ma i suoi occhi erano di una sfumature più chiara di quelli di lei. Era alto e muscoloso. Emmett mormorò tra sé e sé che Jasper sarebbe apparso gracile accanto a lui.

Edward, sebbene interamente diverso dai suoi compagni, era ugualmente straordinario. La sua pelle era più chiara di quella di Jasper e Rosalie. I suoi capelli erano un caotico scompiglio di ricci bronzati. I suoi occhi erano di un leggero verde e sembravano rimuginare su qualcosa. I suoi tratti del viso erano incredibilmente simmetrici. Era più magro di Jasper, il corpo di un corridore accanto a quello di un lottatore, forse.

Erano vestiti elegantemente – semplici eppure sofisticati. Jasper indossava una giacca su misura bianca su di un maglione di cashmere grigio ed i jeans. Rosalie era abbigliata in una camicia di maglia viola, un jeans blu scuro e una sciarpa argentata, legata attorno al suo collo da cigno. Edward aveva una giacca di pelle beige e un maglione bianco su un paio di pantaloni color kaki a vita alta. Nel loro complesso suggerivano che fossero opera di qualche stilista.

“Oh” mormorò Alice

“Mio” sussurrò Bella

“Dio” la voce di Emmett suonò alta e chiara.

“Detto io!” ridacchiò Jessica “Adesso pagate”

Il clan dei Cullen superò il gruppo un momento dopo. Simultaneamente, i loro occhi ruotarono nella loro direzione. Gli occhi di Jasper sembrarono essere magneticamente indotti verso Alice, le sue labbra si sollevarono agli angoli quando lei incontrò il suo sguardo. Rosalie diede al gruppo un’occhiataccia[4], apparendo disinteressata alle loro attenzioni. Il suo sguardo indugiò su Emmett un secondo in più che sugli altri, comunque lui afferrò l’opportunità e le fece l’occhiolino. Edward riuscì a mantenere la stessa esatta espressione che indossava prima di guardare verso gli spettatori. Quando i suoi occhi incontrarono lo sguardo fisso ed inquisitivo di Bella, ebbe un fremito nello sguardo ancora presuntuoso.

“Oh wow” mormorò Jessica col fervore calmato quando passarono “Loro sono … wow!”

“Dannazione” Emmett disse, apprezzando “Quella ragazza è un capolavoro”

Alice alzò gli occhi il cielo ma fu incapace di fermare un sorriso che le saliva sul suo viso. Bella rimase stupefatta, confusa dalla reazione di Edward nei suoi confronti. “Questo sì che è strano” disse tranquillamente ad Alice mentre andavano in classe.

“Cosa?”

“Non l’hai visto?” Come poteva non averlo visto? A Bella sembrava ovvio. Allora capì che Alice era stata un tantino preoccupata (da altro).

“No” disse “ma devo andare a Calcolo” Alzò gli occhi al cielo “Ti conservo un posto a pranzo”

Bella ed Angela furono intercettate dal piccolo Ben Cheney, il fidanzato di Angela. Molto tempo fa, Ben aveva una mal diretta infatuazione per Bella. Lei comunque, non aveva particolare interesse per lui. La loro relazione fu rasserenata dal suo rifiuto. Quasi mentre lei gli rifilava un piatto no, lui si consolò con Angela. Ora, sembrava strano immaginare uno senza l’altra. Sembravano la combinazione perfetta l’uno per l’altra, anche se Angela era più alta di almeno sei centimetri.

L’intera mattinata Bella ascoltò ritagli di pettegolezzi riguardo i loro nuovi compagni (molti dei quali erano lontani da quello che Esme e carlisle avevano detto). Cercò di ignorarli, ma in verità era tanto curiosa su di loro quanto i suoi colleghi. Stava anche segretamente sperando di andare ad una delle lezioni e vedere Edward lì. Il modo in cui lui aveva distorto gli occhi da lei, abbastanza stranamente, l’aveva affascinata. Voleva decifrare cosa quel suo sguardo volesse dire.

Quando suonò la campanella, congedando gli studenti per pranzo, Bella andò a mensa, cercando la macchia d’inchiostro dei capelli della sorella ma cercando segretamente anche gli oggetti dell’attenzione di tutti quel giorno. Per la sua totale sorpresa, trovò entrambi seduti allo stesso tavolo, Alice stava chiacchierando animatamente col ragazzo biondo alla sua sinistra. Alzò lo sguardo e salutò Bella.

Nervosamente Bella inciampò sul suo solito tavolo, sedendosi accanto a sua sorella. C’erano tre nuove aggiunte alla loro compagnia per pranzo.

“Bella” disse Alice dolcemente “questo è Jasper Hale, sua sorella Rosalie, ed Edward Masen” Jasper sorrise radiosamente, prendendo la mano di Bella e stringendola in modo fermo. Rosalie sorrise educatamente ma i suoi occhi sembravano prendere le misure di Bella come un cobra che misura la sua preda. Edward annuì una volta ma fallì di ammettere la sua presenza in altro modo.

“E’ un tale piacere conoscerti” disse Jasper “Alice ci stava appena parlando di te. Tu, uh, tu hai fatto quei biscotti che la vostra famiglia ha lasciato per noi l’altro giorno, giusto?”

“Si” Bella arrossì.

“I miei complimenti allora! E parlo per tutta la famiglia quando dico che hai bisogno o di darci la ricetta o di farne un’altra dozzina perché erano fantastici. Davvero.”

Sorridendo nervosamente, disse in replica “Okay allora. Sicuro.  Ma dovrete pagarmi questa volta” 

La faccia di Jasper crollò leggermente “Oh. Naturalmente. Quanto vuoi per una dozzina?”

“Stavo solo scherzando. Seriamente, non è tutta questa gran cosa. Ne porterò qualcuno da voi ragazzi la prossima volta che li faccio, il che potrebbe accadere presto. Il mio amico Jacob mi sta assillando per prepararne qualcuno per lui.”

Gli occhi di Edward non si lasciarono sfuggire Bella in quell’istante. C’era qualcosa di così altezzoso nella sua espressione che il mento di lei si sollevò leggermente come difesa. La loro lotta silenziosa durò solo per un secondo, fu rotta dalla pungente voce di Jessica.

“Assurdo![5]” Bella indietreggiò al suono della voce della sorella.

Jessica e la sua compagna fedele, Lauren, erano dall’altra parte della mensa quando avvistarono le sorelle Swan più grandi che mangiavano con il più caldo (in questo caso letteralmente)[6] pettegolezzo della scuola. Alice fece delle smorfie alla loro ingenua trasparenza mentre Bella sprofondava lentamente nella sedia.

“Ciao, sono Jessica. La sorella di Bella ed Alice”

“Ed io sono Lauren” le due ragazze cercarono di sorridere in modo seducente.

“Voi dovete essere Jasper, Rosalie ed Edward” Jessica continuò senza mancare un battito. Offrì la sua mano a ciascuno di loro, che accettarono educatamente in ritorno, Jasper sembrava il solo genuinamente compiaciuto della loro presenza. Notando il vago attaccamento che già sembrava formarsi tra sua sorella e Jasper, Jessica disse “Così … c’è un ballo questo sabato, dicono sia semiformale. Pensate di andare?”

“Ummm … Non saprei veramente. Che ne pensi Ed? Vogliamo andare?”

Edward alzò gli occhi dall’involtino[7] che stava lacerando con le dita come fosse un rito. “ Non m’importa una cosa o l’altra.” La sua indifferenza irritò Jessica per ovvie ragioni e Bella per ragioni che evadevano persino la sua stessa comprensione.

“Bene” disse Jessica, parlando solo a Jasper “se ci vai, dovresti assolutamente chiedere ad Alice di ballare con te. Sono sicura che passereste dei gran bei momenti” tutti e due, Alice e Jasper, arrossirono alle insinuazioni. “Ci vediamo dopo” gridò, girando i suoi talloni e camminando a grandi passi con Lauren che la seguiva da vicino.

--

La pioggia rigava le finestre dell’aula di Biologia. Bella stava fissando disperatamente la lastra di vetro più vicina a lei, una leggera ruga si stava formando sulla sua fronte. Un sospiro quieto scappò dalle sue labbra. Aggrottando ancora le ciglia, ritornò allo scarabocchio di stella che copriva la copertina del suo quaderno degli appunti. Comunque, pagò poca attenzione al disegno che tracciava la sua penna, la sua mente stava ponderando sugli eventi che avevano seguito l’uscita di Jessica a pranzo.

Rosalie aveva partecipato brevemente alla loro discussione, chiedendo se Alice avesse un vestito da indossare per il ballo, e se così non fosse, se volesse prendere in prestito qualcosa. Alice era stata deliziata dall’offerta di Rosalie, non afferrando l’aria condiscendente che possedeva mentre la faceva. Bella scosse la testa all’ostinata cecità di Alice, tutto il mondo era buono e caro ai suoi occhi. Nonostante la sua gioia alla ‘gentilezza’ della proposta di Rosalie, Alice la declinò, dicendo di aver trovato un vestito che sarebbe stato perfettamente adatto per l’occasione. Con ciò, le due ragazze si lanciarono in una discussione riguardo a cosa esattamente costituiva ‘semiformale’ mentre Jasper stava seduto, in silenzio, ammirando inconsciamente, il modo in cui le labbra di Alice si muovessero mentre parlava. Bella contribuì alla conversazione quando sentiva fosse necessario ma non spesso. Edward non disse un’altra parola.

Bella non era cinica di natura. Come Alice, preferiva dare alle persone il beneficio del dubbio quando sentiva che lo meritavano. Eppure, non era così ingenua da confondere i motteggi di Rosalie per sorrisi e il silenzio di Edward per timidezza. Il suo contegno era indifferente come la pietra. A parte la sua risposta alla domanda di Jasper, non aveva pronunciato una sola sillaba, nonostante non fosse stata quella l’ultima volta ad essere chiamato in causa. Alice non percepiva il suo atteggiamento freddo come Bella; lo sentivano anche Jasper e Rosalie, comunque  Bella non pensava che desse loro fastidio, almeno non a Rosalie.

Un pezzo di carta stropicciata navigò in aria fino al banco di Bella, spingendola fuori dal suo sogno ad occhi aperti. Risvegliata, saltò nella realtà. Quando si girò a vedere chi fosse il colpevole, un ragazzo con la faccia da bimbo ed i capelli a spazzola le sorrise. Alzò la sua mano e la salutò una volta, sorridendo apertamente mentre lo faceva. Non appena si voltò nuovamente in avanti, le guancie di lei si colorarono leggermente, mordendo il sorriso che si stava formando.

La classe era quasi piena a quel punto. Solo pochi banchi restavano vuoti, includendo il posto accanto a Bella al suo banco. Se il signor Banner non fosse stato così duro nel mantenere il suo grafico dei posti, Bella si sarebbe seduta accanto ad Angela, che aveva come lei Biologia alla sesta ora ma era posizionata dall’altro lato della stanza. O forse Bella si sarebbe potuta sedere con Mike Newton, lui era sempre amichevole con lei.

La porta si spalancò. Come se un regista avesse dato l’imbeccata il mormorio incoerente della classe si calmò immediatamente. Bella alzò gli occhi dallo scarabocchio sul suo quaderno e fissò con il resto dei suoi compagni. Edward Masen era appena entrato nella loro classe, diverse ragazze si riunirono sulla porta spalancata. Quando i suoi occhi si posarono su di lui, Bella fu sconvolta momentaneamente dalla sua evidente bellezza. Era un Adone coi capelli di bronzo in impermeabile. Allora fu presa dai piccoli dettegli come la sua espressione – altezzosa – e la posizione delle sua spalle -  che erano tirate indietro orgogliosamente. I suoi sensi ritornarono a lei quando lo vide sussurrare qualcosa al signor Banner e porgergli un piccolo pezzo di carta. Il signor Banner gesticolò nella direzione di Bella; il suo battito accelerò quando Edward avanzò a grandi passi e tirò indietro la sedia accanto a lei.

Bella respirò profondamente col naso, per calmarsi. Sapeva che questa sistemazione sarebbe stata permanente. Sapeva anche che se permetteva al suo giudizio frettoloso di influenzarla, sarebbe stato un anno davvero lungo. Così, in quel momento, decise che avrebbe tentato di essere civile col suo nuovo partner di laboratorio. Forse il tempo avrebbe dimostrato che non era così presuntuoso come sembrava. Ma Bella era propensa a dubitarne.

“Ciao” disse tranquilla, piegando leggermente la testa verso la sua direzione.

I suoi occhi di smeraldo si rivolsero un attimo a lei. “Salve”. Poi lui tornò ad ignorarla.

Gli angoli della bocca di Bella minacciarono di piegarsi verso il basso. Combatté contro l’esigenza di guardarlo male rivolgendo la sua attenzione al signor Banner. Ogni tanto, però, riusciva a sentire i suoi occhi su di lei. La prima volta che accadde ricambiò l’occhiata di Edward ed immediatamente lo rimpianse. La fissava con una tale arroganza, una tale indifferenza insolente come per mostrarle quanto lui fosse più importante di lei. Bella lottò con il desiderio di morire di vergogna e lo fissò provocatoria di risposta finché il signor Banner li richiamò all’attenzione e chiese se ci fosse qualche problema. Simultaneamente risposero entrambi in maniera negativa.

Bella mantenne la sua compostezza fino a che non lasciò Biologia quel giorno. Per la prima – e unica – volta nella sua vita era grata che stessero giocando a badminton in palestra. Aveva un disperato bisogno di una racchetta in mano e qualcosa da colpire. Ciò la sorprese perché non si era mai considerata come una persona violenta. Rimpianse la sua allergia per gli sport. Subì e procurò agli altri più ferite del solito. Dopo che prese un colpo alla testa con la sua stessa racchetta, le chiesero di mettersi a sedere. Mentre guardava il suo compagno di squadra cercare di vincere il match da solo, malediceva Edward Masen per farla sentire così folle.

Traduzione di daydreamer88

[1] Eye Candy è, secondo le definizioni più varie, qualcosa bello da vedere che non implichi un gran pensare – anche un ghirigoro su un sito internet è un eye candy. Qualcuno sa suggerire una traduzione più fedele?

[2] Shotgun – posizione avanzata nello sport

[3] Educational Concentration . dipartimenti disciplinari è quello ke mi pare si avvicini di più

[4] A once – over

[5] No freaking way - non sapevo proprio come rendere gli urletti di Jessica

[6] Hot – in inglese indica anche qualcuno di molto, molto attraente.

[7] Bagel – da quel che ho capito un involtino di pane – qualcuno sa qualcosa in più?

GRAZIE per esservi fermati a leggere! Che ne dite di un bel commentino che faccia felice l'autrice? (ed anke un po' la traduttrice) Ogni critica è ben accetta. Grazie ancora.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Presunzione e preconcetti

di luvnote4u

Capitolo 3

Bella non portava mai del trucco. A parte quella sera.

La sua mente vagava libera sugli ultimi giorni trascorsi mentre Alice arricciava e acconciava le sue spesse ciocche in una pettinatura gratuitamente intricata sulla sua testa. Era certamente un po’ troppo per un ballo che era bollato solo come semiformale. Questo non fermò Alice, a prescindere da quante volte Bella avesse protestato. Alice aveva sorriso affettuosamente alla sua sorellina,  tenendo fissi i suoi occhi grandi e supplicanti su di lei, ricordandole che quello era il suo ultimo anno e che voleva passarlo per la gran parte con Bella al suo fianco. Sospirando, Bella acconsentì a malincuore mentre Alice giocava con le diverse pettinature per lei.

Bella – e in parte Alice -  aveva notato un motivo dominante negli ultimi giorni. I ragazzi dei Cullen continuavano a mettere in soggezione chiunque incontrassero. I più evitavano di parlare con loro perché erano intimiditi dal loro comportamento. Comunque, i pochi che avevano tirato fuori il coraggio di presentarsi venivano immediatamente affascinati dai modi contagiosi di Jasper e dalla bellezza non descrivibile di Rosalie. Molti erano confusi dall’attitudine decisamente fredda di Edward.

Non solo continuavano ad ispirare voci fanatiche, ma avevano continuato a pranzare con Alice, Bella, Angela, Ben, ed Emmett ogni giorno. A parte Alice che poteva facilmente riscaldare il cuore di chiunque, Emmett sembrava essere l’unico a fare qualche progresso con Rosalie ed Edward. Rosalie non si comportava  pretenziosamente nei suoi confronti come faceva con Bella ed Alice e persino Edward non poteva ignorare il turbolento Emmett. Di conseguenza, Bella si sentiva come una ruota di scorta per la maggior parte del tempo. Ciò non vuol dire che nessuno parlasse con lei. Aveva sempre una parte nelle discussioni centrali; soltanto non era scattato quel qualcosa con due dei tre nuovi arrivati. Rosalie si rivolgeva a Bella in un falsamente dolce “cara Isabella”. Edward le parlava ogni tanto in una tenue versione del ragazzo arrogante che aveva incontrato il primo giorno. Bella cercava di essere educata quando gli rispondeva, anche se qualche volta il suo spirito aveva la meglio su di lei, causando un’eruzione di risa nella maggior parte dei presenti a tavola. Ogni volta che accadeva, gli occhi di Edward lampeggiavano di rabbia verso di lei prima di raffreddarsi immediatamente.

Apparentemente, ad Edward non piaceva essere stuzzicato.

Il comportamento dei Cullen non era la sola cosa che rimase uguale per il resto della settimana. Jessica e Lauren fecero un rito giornaliero il fermarsi per ‘chiacchierare’ con le Swan maggiori. Il loro scopo era quello di mettersi in mostra davanti ai ragazzi e di prendere in giro Jasper, il cui affetto per Alice diventava evidente ogni giorno di più. Lui la prendeva piuttosto bene, tutto considerato. Rideva con loro; solo il tremolare dei suoi occhi verso il volto di Alice tradiva il suo disagio.

Questi erano i pensieri di Bella mentre Alice le sistemava i capelli, rifiutandosi di ascoltare alle proteste della sorella. Alla fine, Bella si calmò. Lo stile che Alice considerava adatto era elegante, e allo stesso tempo semplice. Attorcigliò i capelli di Bella in uno chignon basso e decentrato(?) con alcune ciocche che graziosamente giravano attorno al suo viso a forma di cuore. Per se stessa invece, Alice fece davvero poco per cambiare la sua acconciatura. L’unica cosa diversa dalla sue solite punte da elfo era una barretta di perla che tratteneva una ciocca di capelli fuori dal viso.

“Così” disse, soddisfatta da come Bella appariva “ Sei quasi perfetta”

“Quasi perfetta?” chiese Bella giocando. Si alzò e stiracchiò le gambe; era rimasta seduta per un’ora e incominciava a sentirsi rigida.

“Non stai indossando ancora il tuo vestito o le scarpe,” replicò Alice facendo spallucce “Il che mi ricorda …”

Alice balzò verso il suo armadio e iniziò a rovistarne il contenuto. Il rumore delle grucce ed il frusciare dei tessuti fu tutto quello che Bella poté percepire dal suo posizione privilegiata. Quando si voltò, Alice aveva tra le braccia un vestito blu chiaro.

“Viola!” Reggeva il capo d’abbigliamento in modo che Bella potesse ispezionarlo. Il vestito era di raso che luccicava cangiante per rivelare toni di giada e viola. La gonna era corta, arrivava appena al ginocchio con uno strato di garza che mostrava l’orlo  e le dava il giusto volume.

Bella sorrise; era un gran bel vestito. Alice si illuminò non appena lesse l’espressione di Bella. “Ti piace?” Bella annuì. “Sii!”

“Tu cosa indosserai?” Bella chiese con la schiena girata mentre provava il vestito. Il tessuto era fresco al tatto e si sentiva più come una seconda pelle che come un vestito. Sospirò sognante, le sue dita stavano graffiando la stoffa liscia.

“Niente di troppo stravagante” replicò Alice. Bella si voltò per vedere sua sorella in un piccolo numero elegante e argentato. Forse per un millisecondo, ricordò a Bella della stupida, brillante Volvo che ora era di regola tra le macchine arrugginite del Forks High. Comunque, doveva ammettere che sua sorella stava un incanto. L’abito abbracciava elegantemente la piccola figura di Alice e aveva una sottile lucentezza che faceva saltare all’occhio la pelle d’alabastro di sua sorella, facendola apparire raggiante.

“Stai una meraviglia” dissero all’ unisono e scoppiarono a ridere.

“Dovremmo andare. Il ballo è iniziato un’ora fa; facciamo finta di pensare che siamo in ritardo alla moda.” Alice scivolò nei suoi tacchi e afferrò una giacca dal suo armadio. Bella la seguì giù per le scale e nel soggiorno dove i suoi genitori, Jessica e Lauren stavano aspettando.

Seguì una serie di foto di ognuna delle ragazze nei loro abiti da festa. La signora Swan vezzeggiò le sue figlie, dicendo quanto apparissero belle tutte e tre, in particolare offrendo complimenti ad Alice più che alle altre. Jessica e Lauren riuscirono a gettare un paio di battute sarcastiche anche a lei, causando lo sguardo torvo di Bella mentre le guancie di Alice si arrossavano. Charlie sorrise imbarazzato verso la sua figlia di mezzo; sapeva che stava andando a questo ballo perché Alice l’aveva pregata; lui più degli altri capiva il suo disagio. Quando Renée fu soddisfatta da avere abbastanza foto per riempire un intero album, spinse le ragazze fuori la porta, invitandole a divertirsi.

Nel sedile posteriore, Jessica e Lauren chiacchieravano riguardo problemi triviali che potevano interessare solo ragazzine sciocche come loro. Alice lasciò che Bella guidasse, così da darle qualcos’altro su cui concentrarsi oltre alle ore di danza umiliante che l’attendevano. Bella corrugò la fronte: non aveva idea di come sarebbe sfuggita alla sua natura goffa. Nel frattempo, Alice si era accomodata al posto del passeggero tranquillamente, un sorriso contento le aggraziava la bocca. Guardò verso la sorella e mimò con la bocca un grazie. Bella sorrise brevemente in ritorno.

Il parcheggio era pieno quando arrivarono al Forks High. L’unico posto disponibile era sconvenientemente situato accanto alla brillante Volvo a cui Bella stava pensando circa un’ora prima. Resistendo all’impulso di graffiare la vernice metallizzata, scivolò nelle strisce e uscì goffamente dal veicolo.

Luci e casse di carta accompagnavano il sentiero che conduceva alla palestra. Bella pensò beffardamente che sembrava il dietro le quinte di un film horror. “Lasciamo che passi” mormorò, causando la risatina di Alice.

“Andrà tutto bene” lei insistette, stringendo la mano di Bella gentilmente prima di pagare per il suo biglietto. Pagò anche Bella, camminando esitante nella palestra gremita di gente.

Il suo sguardo scorse tutta quella calca, cercando qualche faccia amica. Individuò Angela che roteava ballando con Ben a lato della pista. Avrebbe parlato con loro dopo; non voleva interrompere di già il loro divertimento. Una testa bronzata catturò la sua attenzione; nascosto in un angolo accanto al contenitore del punch c’era Edward Masen insieme a Rosalie ed Emmett. Edward le voltava le spalle, ma sia Emmett che Rosalie erano di fronte a lei. Emmett sorprese Bella a guardare e le fece l’occhiolino.  Lei gli sorrise in ritorno e poi si allontanò.

Chiedendosi a chi avesse fatto l’occhiolino, Edward si girò per vedere, ma Bella era già persa nella folla.

Lei trovò Alice che chiacchierava con un Jasper molto animato. Le sue labbra sembravano essere sotto il controllo di fili da marionetta; non riusciva a smettere di sorridere, a costo della vita. Questo non poteva che far piacere a Bella. Era carino vedere quanto sua sorella gli piacesse. Nonostante non fosse così esuberante sui suoi sentimenti, Bella poteva facilmente percepire anche l’ammirazione di Alice.

Il ritmo battente della musica si addolcì, passando in una ballata lenta e romantica. Con piacere, Bella guardò come Jasper offrì la sua mano ad Alice. Alice la prese e lui la condusse verso il centro della pista. Era stupefacente guardarli. Bella era sicura che Alice fosse l’essere vivente più aggraziato  che avesse mai conosciuto; era sorprendente vedere come Jasper manteneva facilmente il suo ritmo insieme a lei. Avrebbe potuto essere più perfetto? Si chiese Bella.  Le due persone più aggraziate sulla terra erano riuscite a trovarsi. Un incontro voluto dal cielo degli adolescenti.

Dopo circa due minuti della canzone, Bella si sentì come un imbranato pezzo della tappezzeria e decise di nascondersi nel bagno delle signore per la durata della canzone. Cosa non avrebbe dato per avere un normale sabato sera, a passare la serata con Jacob nel suo garage? Invece, era vestita in garza ad ascoltare smielate canzoni d’amore mentre sua sorella ballava. Non che invidiasse loro tutto quel divertimento, avrebbe solo voluto che non l’avessero costretta a partecipare.

Poiché stava ascoltando attentamente, si accorse quando la canzone tornò ad un varietà un po’ più movimentata, il tipo in cui fianchi volteggianti erano più permissibili di lenti ondeggianti. Bella se la svignò dalla toilette, entusiasta di parlare con Angela riguardo a quello che aveva osservato tra Alice e Jasper quando sentì il nome di sua sorella pronunciato proprio dal ragazzo.

Dietro l’angolo c’erano Jasper ed Edward. Edward era piegato, che beveva dalla fontana dell’acqua. Apparentemente, il punch non era di suo gradimento. Jasper, nel frattempo, stava parlando in tono silenzioso e fervente a suo fratello adottivo.

“E’ meravigliosa”, praticamente sgorgò mentre Edward si asciugava la bocca. “Non ho mai incontrato una ragazza più bella in vita mia. Ed è molto più che bella! È intelligente, divertente, dolce …”

“Stai ballando con la sola ragazza carina della stanza” Edward accordò ironico.

“Questo non è vero! La sorella di Alice, Bella, anche lei è molto carina … ed è da sola”, accennò. Dal suo nascondiglio, Bella diventò rosso cremisi.

“E’ passabile”, replicò Edward, “ma non abbastanza attraente da tentare me” Il calore nelle guancie di lei aumentò non appena lui pronunciò queste parole. I suoi occhi le pungevano con lacrime di rabbia. Silenziosamente maledì la sua rabbia per essere collegata ai suoi dotti lacrimali.

“Beh, ascoltati!” disse Jasper, scioccato. “Sembri un vero imbecille adesso, lo sai?”

Edward sospirò. “Perché non torni da Alice? Sono sicuro che lei apprezzerebbe i tuoi sorrisi più di me” Jasper annuì una sola volta, recuperando il suo buon umore e lo lasciò solo.  

Bella stava fremendo di rabbia proprio dietro l’angolo. Un opprimente bisogno di colpire qualcosa la consumò. Perché Edward la faceva sempre sentire così violenta? Riassorbì l’impulso in un respiro profondo per calmarsi. Sbirciando dietro l’angolo, poté vedere che lui era ancora lì fisso, che osservava i suoi pari dalla distanza con uno sguardo di disprezzo. Bella decise. Era passato solo un secondo dall’uscita di Jasper – ancora abbastanza presto perché la nuova idea che le era balenata in testa avesse l’effetto desiderato.

Tirando indietro le spalle, e tenendo alta la testa, girò l’angolo, passando Edward che la fissava scioccato, e sorrise a se stessa.

Poté sentire i suoi occhi su di lei fino a che l’orda di studenti non la avvolse.

Angela la salutò con la mano da un piccolo tavolo a lato. Era seduta con i piedi nel grembo di Ben, lui li stava massaggiando diligentemente, guardandola come se avesse visto il sole per la prima volta. Bella collassò nella sedia accanto a lei, togliendosi i tacchi che Alice le aveva fatto indossare precariamente.

“Ti stai divertendo?” chiese Angela tanto per chiacchierare. Bella le lanciò uno sguardo significativo. “Oh, immagino di no.” Ridacchiarono entrambe.

“Sfortunatamente non si tratta solo dei miei problemi di equilibrio” disse Bella tranquillamente. Angela la guardò con confusione. Sommessamente, tanto che Ben, il quale era solo a pochi passi da loro non poteva sentire, raccontò tutto quello che aveva sentito tra Jasper ed Edward.

“E’ orribile!” Esclamò Angela quando Bella finì. “Come ha potuto dire qualcosa del genere su di te?”

“Chi ha detto cosa su Bella?” Alice comparve accanto alla sorella. Le sue guancie erano rosse da tutto quel ballare.

“Evidentemente, Edward non pensa tu abbia fatto un bel lavoro su di me stanotte” Bella rispose beffarda.

Il viso da elfo di sua sorella fu scosso dallo shock. “Perché dici così?” Di nuovo, Bella raccontò la storia. “Forse hai solo sentito male” offrì Alice. Bella la canzonò. “Non può essersi riferito a te. Sei bellissima, Bells”

“Grazie, Alice. Ma davvero non è che m’importi molto. Non sono particolarmente legata ad Edward neppure io. Non c’è nessun problema”

Nonostante i loro sforzi per mantenere la conversazione privata, Jessica aveva sentito le sorelle parlare. Essendo la pettegola che era, il racconto della calunnia di Edward si allargò a macchia d’olio attraverso la palestra. Non ci volle molto tempo prima che l’opinione dell’intera scuola su Edward Masen si confermò: era arrogante, altezzoso e non aveva gusto in fatto di bellezza.

--

Casa Swan quella sera era silenziosa. Jessica aveva optato per spendere la notte a casa di Lauren così non c’erano chiacchiere notturne tra Jessica e Renée. Charlie era andato a letto prima che le sue figlie maggiori ritornassero. Renée rimase in piedi abbastanza a lungo per sentire che Alice si era divertita con Jasper e che Bella era stata insultata da Edward. Naturalmente, fu scioccata nell’udire una cosa del genere, ma non così scioccata come sarebbe stata se avesse offeso Alice.

Una vaga luce lunare colava dalla finestra aperta di Bella sul letto dove si era stesa. Nonostante provasse, non riusciva  a dormire. Parole che non voleva le dessero fastidio risuonavano forte nella sua mente.

“Non abbastanza attraente da tentare me.”

“Bella?”

La porta di Bella si aprì, la luce del corridoio brillava attraverso la fessura. Un momento dopo, una silhouette bloccò la luce. Alice scivolò dentro e controllò sul letto della sorella per vedere se fosse addormentata.

“Cosa?”mormorò Bella intontita.

“Riesci a dormire?”

“No.”

“Neppure io” Per ragioni molto differenti, pensò Bella.

Alice si infilò sotto le coperte di Bella e si rannicchiò vicino alla sorella come un cucciolo di gatto alla sua mamma. Per un po’ di tempo, non si dissero nulla. Infine, Alice parlò.

“Pensi che gli piaccia davvero?”

A Bella scappò uno sbuffo. “Me lo stai chiedendo sul serio?”

“Si”

“Alice, ha ballato con te metà della notte, e ti ha fissato con gli occhi a cuoricino il resto del tempo. Se c’è qualche dubbio nella tua testa, allora non sei intuitiva neppure la metà di quello che credi” la prese in giro.

“Lo so … è solo che … non ho mai incontrato nessuno come lui prima. Se potessi ritrarre come dovrebbe essere il Principe azzurro, cosa dovrebbe dire, o fare – sarebbe Jasper. È tutto quello che avrei potuto immaginare. Sembra così irreale pensare che esista una persona così, sai?”

“Beh, di sicuro hai la mia approvazione. Paragonato agli altri ragazzi che ti son piaciuti, lui sembra perfetto. Ma tu vedi sempre il meglio nelle persone, mai i difetti evidenti ed ovvi – tutto il mondo è buono e caro, giusto?” scherzò, esprimendo i pensieri che le si erano accumulati in mente tutta la settimana.

“Non direi così. Non posso credere a quello che Edward ha detto riguardo a te, ma non posso pensare tu sappia mentire – sei una bugiarda terribile. Così, quello che hai detto dev’essere vero. Solo non avrei mai immaginato fosse un tale snob. Se non riesce a vedere la gemma che sei, è uno sciocco.”

La sua enfasi sul termine sciocco causò uno scoppio di risa da parte di entrambe.

“Si, lo è. Ma non ho intenzione di sprecare il mio tempo con uno così orgoglioso come lui. C’è un sacco di altra gente là fuori. Quello che Edward Masen pensa di me non conta affatto.”

Prima che finisse di parlare, Bella sentì il respiro profondo e regolare della sorella. Sorridendo calorosamente alla sorellina addormentata, chiuse i suoi occhi e venne trasportata anche lei nell’oblio.

Traduzione di daydreamer88

NT: Devo chiedere scusa per l'improponibile ritardo nella traduzione della storia. Ho avuto diversi problemi di 'tempistica' con l'università ed altre sciocchezze del genere. Prometto di accellerare adesso i tempi .... Grazie a tutti da parte mia e di luvnote. Commentate se vi va :-)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

Presunzione e Preconcetti

di luvnote4u

Capitolo 4

La più nera forma di blasfemia agli occhi di Charlie Swan era l’insulto di una delle sue figlie, in particolare se si trattava di Bella.

Il mattino successivo al ballo fu sorprendentemente teso. Partì con relativa calma, come sono molte domeniche, ma quando lo sceriffo Swan domandò alle ragazze sulla sera precedente s’infuriò. Sbalordito che qualcuno potesse essere così insensibile, specialmente se cresciuto da una famiglia così gentile, Charlie ebbe una mezza idea di chiamare Carlisle e chiedergli di ‘parlare’ al suo figlioccio. Solo dopo quindici lunghi minuti di persuasione da parte di Bella, la sua rabbia finalmente si calmò da lasciargli vedere altri colori oltre al rosso. Mentre da una parte sarebbe stato divertente sapere che Edward veniva rimproverato dal dottor Cullen, Bella non desiderava che lui sapesse di averla colpita nel profondo. Rasserenò Charlie dicendo che neppure lei la pensava così bene di lui, e così non era stato fatto nessun danno serio. Lui brontolò per tutto il resto della colazione e anche mentre usciva per andare a pescare.

Renée se ne andò subito dopo suo marito; aveva intenzione di trascorrere la giornata con un’amica del college. Promise che sarebbe tornata in tempo per la cena. Bella e Alice si scambiarono un’occhiata. Sembrava che loro fossero le adulte e la loro madre una teenager che usciva per la giornata. Alle undici di mattina Alice e Bella rimasero sole solette, tutte per loro stesse.

“Bella” chiamò Alice poco dopo

“Si?” Bella alzò lo sguardo dai suoi compiti di trigonometria per vedere gli occhi della sorella illuminati dall’eccitazione.

“Indovina chi ha appena chiamato?” Alice stava saltellando in anticipazione.

“Jasper?”

I saltelli della sorella si fermarono “Beh, no, non esattamente. Ha chiamato Rosalie in realtà”

“Sul serio?” disse Bella, già scettica. “Cosa voleva?”

“Mi ha solo chiesto se volessi andare a pranzo con lei a Port Angeles” Bella continuava a fissarla aspettando la parte che avrebbe spiegato perché sua sorella fosse così predisposta all’entusiasmo. Capendo il silenzio di Bella, Alice continuò “E’ un gran colpo, Bells. Jasper mi ha detto una volta che le due opinioni che più contano per lui sono quelle di Edward e Rosalie. Rispetta il loro giudizio. Se riesco a convincere Rosalie a pranzo allora forse le mie chance con Jasper potrebbero salire. Lui è già così fuori la mia portata, forse questa volta con Rosalie posso avvicinarmi a lui un pochino.”

Bella la beffò “Alice, prima di tutto, chiunque non si lascia immediatamente conquistare da te è un completo imbecille; sei meravigliosa e lo sai. Secondariamente, lui non è fuori la tua portata. Non ho mai visto due persone più perfette l’uno per l’altra. È quasi disgustoso” Aggiunse scherzando.

Alice colpì sua sorella giocando. “Allora a che ora devi andare?” chiese Bella.

“Mezzogiorno; sta venendo a prendermi.”

Guardando l’orologio Bella replicò “Beh, è meglio che ti sbrighi. Se vuoi fare colpo sulla sorella, così importante, hai solo trenta minuti per prepararti”

Alice sorrise “Grazie”

--

Bella non si preoccupava mai molto di rimanere da sola, almeno non quanto la gran parte della sua famiglia. Eccetto Charlie, che spesso preferiva la solitudine all’interazione sociale, ogni altro Swan sarebbe morto senza avere nessuno con cui parlare. In ogni caso, Bella non si curava molto di stare in mezzo alla gente. Aveva il suo piccolo gruppo di compagni, che includeva la sua famiglia e qualche amico, e raramente si spostava dal suo circolo. Per questo motivo, quel pomeriggio in cui tutta la sua famiglia era fuori a godersi un’avventura, il silenzio di casa Swan non la infastidiva.

Quello che la infastidì fu lo squillare stridulo del telefono in cucina.

Verso le tre Bella era rannicchiata in un paio di pantaloni di tuta malridotti e una t-shirt, mentre finiva i suoi compiti d’inglese. Proprio mentre stava battendo l’ultima frase del suo saggio, il telefono strillò dal piano di sotto. Presa di sorpresa, crollò dalla sedia, sul pavimento di legno duro. Scendendo le scale due alla volta, mentre contemporaneamente si massaggiava il fianco, ora dolorante, corse al telefono, che stava ancora suonando incessantemente.

“Pronto” sussurrò.

“Ciao Bella. Sono Jasper Hale” Automaticamente un sorriso le si formò sul viso. “Oh! Ciao Jasper! Che succede?”

Lui sembrò esitare dall’altro capo della linea. Poi disse “E’ Alice”

A lei non piacque il modo in cui lui disse questa piccola frase. Non le piacque affatto. “Cosa c’è che non va?” chiese con cautela. La sua mente stava già vagando tra i diversi scenari che avrebbero potuto indurre Jasper a fare una telefonata così grave.

“Credo non si senta bene” disse. Bella emise un sospiro di sollievo, maledicendo la sua mente per essere troppo morbosamente creativa.

“Cosa c’è che non va?” ripeté, meno tesa di prima.

“Beh, lei e Rosalie sono andate a Port Angeles per pranzo e … e non lo so. Immagino debba aver mangiato qualcosa di cattivo perché sta vomitando un sacco. Ha anche chiesto di te. Carlisle è con lei ora, ma ha pensato che dovessi chiamarti e fartelo sapere”

Bella sospirò e disse “Sarò lì per riportarla a casa in pochi minuti. Ci vediamo dopo Jasper” Appese il telefono prima che lui avesse l’opportunità di risponderle.

Dopo aver cambiato i suoi pantaloni strappati in qualcosa di più presentabile, arrancò fuori dal santuario di casa sua verso l’onnipresente pioggia. Il suo pick-up rimbombò, in segno di vita, e avanzò lentamente sulla strada. I Cullen avevano apparentemente ripulito l’entrata di svolta per la loro incantevole dimora, affinché fosse visibile dalla strada principale. Questo tranquillizzò Bella: non era sicura che sarebbe stata capace di ritrovarla senza nessun camion che la segnalava per lei.

Non appena parcheggiò nel prato di fronte casa Cullen, adocchiò una figura alta con la testa chinata per evitare la pioggia che camminava verso la veranda. La figura si voltò al suono del pick-up e la fissò sorpreso per un momento. Il cuore di Bella arrancò di rabbia o paura, una delle due; non riusciva a distinguere quale fosse. Edward Masen la guardò attentamente con un’espressione indefinibile sul volto, non sembrava notare la pioggia che batteva sul suo viso pallido.

Bella spense il motore sospirando amaramente alla sua fortuna. Per sua immensa sorpresa, Edward era al suo sportello quando si voltò, e lo stava aprendo per lei.

“Grazie”mormorò stupefatta. Sfortunatamente, il suo stivale colse l’estremità dello sportello mentre cercava di uscire dalla sua macchina e inciampò verso il terreno. Fortunatamente per lei, una mano ferma catturò il suo bracciò prima di completare l’imminente faccia a faccia con la fredda terra; gli  occhi di lei si diressero in un lampo verso quelli di lui e le sue guancie si accesero  mentre lui la guardava con disapprovazione.

“Grazie” borbottò di nuovo, scostandosi dalla stretta vicinanza.

“Nessun disturbo” disse lui rizzandosi e sorridendole in modo arrogante. È tornato, pensò Bella seccamente.

“Che ci fai qua?” chiese Edward mentre correvano verso la veranda.

Bella rispose senza pensarci mentre controllava che non avesse addosso nessuna erbaccia. “Sono venuta a prendere Alice”

Soddisfatta dal fatto di non avere nulla sui suoi jeans , incontrò lo sguardo di lui… e immediatamente desiderò di non averlo fatto. La stava guardando con occhi da investigatore, come se stesse cercando di tirare fuori qualche significato nascosto alle sue parole. Bella non riuscì a capire perché intendeva esattamente quello che aveva detto; non era il tipo di persona a cui piaceva essere criptica; questo era il ruolo di Edward … almeno quando si avventurava a parlare con lei.

“Oh” lui replicò alla fine. Bella scosse la testa in risposta.

“Allora devo restare qua fuori nella pioggia o posso entrare e vederla?”

Gli occhi di Edward si strinsero come stesse riflettendo ma aprì la porta e le offrì con un gesto plateale di entrare per prima. Nessuno dei due lo vide, ma entrambi alzarono gli occhi allo stesso momento.

Bella d’un tratto si rese conto che quella era la prima volta in cui entrava in casa dei Cullen, sia prima che dopo il loro trasferimento. Immediatamente, l’eleganza dei mobili, l’ampiezza del piano, l’immacolata pulizia di ogni angolo nella casa la colpì. L’ultima volta che aveva visto l’interno di questo soggiorno lo stava spiando da una finestra striata dalla pioggia e la stanza era piena di scatoloni. Ora poteva vedere un liscio divano bianco posizionato di fronte uno schermo piatto; Rosalie era raggomitolata sul cuscino all’angolo, lasciava scorrere le dita tra le sue ciocche dorate e passava da un canale all’altro indifferentemente; non si voltò quando Bella ed Edward entrarono nella stanza. Sul muro di fronte a loro si trovava una piattaforma innalzata, che era la dimora di un vistoso pianoforte a coda.

Bella si ricordò che aveva già visto questo pezzo di mobilia – l’unico mobile discernibile al tempo. Dall’altra parte della stanza c’era una scala, e sulla scala Jasper Hale, che era appena giunto sulla scena.

“Credevo di averti vista parcheggiare” disse a Bella.

Bella gli sorrise con facilità e replicò “Si, ero io. Allora dov’è Alice?”

“E’ di sopra”. Non fu Jasper a rispondere alla domanda di Bella. Lei si voltò verso Edward, ma lui era già diretto verso la cucina, ignorando sia lei, sia il suo fratello adottivo. Jasper scosse semplicemente la testa e chiese “Andiamo?” Con galanterie le offrì il suo braccio, facendola ridere, e insieme salirono per le scale verso la camera per gli ospiti del secondo piano.

Alla fine del corridoio si vedeva una porta semiaperta. Bella riusciva a sentire Carlisle ed Esme nella stanza che parlavano dolcemente mentre Alice si lamentava quietamente. Bella emise un sospiro; non aveva bisogno di vedere la faccia della sorella per sapere quale espressione avesse. Bella sapeva bene come inutilmente colpevole si sentisse Alice per essere ‘un’imposizione’ sui Cullen.

Non le era però difficile capire che Alice era già una favorita della famiglia e che non ci avrebbero pensato due volte sulla sua presenza lì.

Ciononostante, conosceva meglio il punto di vista della sorella sul caso, perché lei si sarebbe sentita allo stesso modo se i ruoli fossero stati invertiti.

“Ho sentito che c’è una ragazza malata qui” Bella disse entrando nella stanza, il dottor Cullen ed Esme le sorrisero a mo’ di benvenuto. Alice girò la testa verso la voce della sorella. Sembrava davvero avvilita. La sua solita aureola di capelli era arruffata col sudore sulla sua fronte e le sue labbra erano pallide. Sul comodino c’era una bacinella pronta se ci fosse stata immediata necessità. Alice fece una smorfia verso Bella.

Voltandosi verso Carlisle Bella chiese “Allora, cosa c’è che non va?”

“E’ difficile da dire senza tutta l’attrezzatura diagnostica” disse sorridendo debolmente, ritornando ad esaminare Alice “all’inizio avrei pensato che avesse mangiato qualcosa che poteva darle fastidi, ma dato che ha continuato ad avere dolori di stomaco, direi che potrebbe aver preso un virus negli ultimi giorni che si sta manifestando adesso. La febbre leggera dimostra questa teoria”

“Starà bene?” chiese Jasper, incapace di nascondere la sua preoccupazione.

“Con un po’ di riposo ed abbondanza di fluidi sono sicuro che recupererà completamente” replicò il dottore, calmando il nipote. “Nel frattempo, è la benvenuta qui, così come te. Mi pare di aver capito che la tua famiglia è fuori questo pomeriggio. Personalmente, preferirei sapere che c’è qualcuno che si prende cura della mia paziente e che tu non siedi da sola a casa, Bella”

“Tu e la tua famiglia potreste farci compagnia per cena” aggiunse Esme “In ogni caso, pensavo di invitarvi. So che le circostanze non sono ideali, ma forse lo stomaco di Alice si sistemerà abbastanza perché ci possa raggiungere?”

Bella non poteva dire no a un tale invito, soprattutto non dopo la gentilezza che avevano dimostrato ad Alice. Eppure era ancora diffidente nei confronti di Edward e Rosalie. Comunque, non avrebbe lasciato che loro la dissuadessero dal dimostrare quanto fosse grata; accettò senza pensarci una seconda volta.

I Cullen lasciarono Bella con Alice per qualche momento di privacy. Bella andò ad accomodarsi sul lato del letto dove Alice era stata posata ed accudita. “Come stai?” chiese Bella genericamente; Alice alzò gli occhi al cielo.

“Bene, credo. Il dottore e la signora Cullen sono stati grandi riguardo tutta questa situazione. Probabilmente, Rosalie non mi farà entrare mai più nella sua macchina ma a parte questo sto bene.”

“Perché pensi che non ti farà entrare più nella sua macchina?”

“Beh … diciamo soltanto che la sua piccola bellissima BMW deve essere ripulita dettagliatamente prima che la porti da qualsiasi altra parte” Entrambe fecero delle smorfie.

Bella decise di cambiare il corso della loro chiacchierata. “Così,” iniziò “come ti ha trattato Jasper durante tutto questo casino?”

Le guancie di Alice si colorarono leggermente. “E’ stato molto gentile, insieme al resto della sua famiglia. Non ho lamentele da fare”

“Sono sicura che non ne ha neppure lui. Sembra assolutamente eccitato che tu sia qui. In effetti, non mi sorprenderebbe sapere che sta sperando che accada qualcosa che ti costringa a rimanere qui”

“Sono sicura che non è vero” ribatté Alice, soffocando uno sbadiglio.

“Tu hai bisogno di riposo” stabilì Bella. “Tornerò a controllare che tu stia bene dopo. Prega che non torca il collo di Edward nel corso del pomeriggio” aggiunse uscendo dalla stanza. Prima di chiudere la porta completamente vide la sorella giungere le mani in solennità derisoria.

Una musica accolse Bella mentre si avvicinava alle scale. Guardando giù verso il soggiorno, vide Edward seduto al piano, con la fronte aggrottata in concentrazione mentre scribacchiava qualcosa su un foglio di carta davanti a lui. Ritornando ai tasti d’avorio, le sue dita si mossero agili sulla tastiera. Ciononostante, qualcosa del suono non gli piacque; scosse la testa violentemente, cancellò un rigo sul foglio e scrisse qualcos’altro al suo posto. Mentre lui continuava in questo modo per qualche minuto, Bella lo osservò in silenzio, momentaneamente affascinata da questo tratto di lui appena scoperto.

“Sapevi che fosse un musicista, no?”

Sorpresa dalla nuova voce, la mano di Bella volò sul suo petto dove riusciva a sentire il cuore battere rapido che lentamente rallentava verso un battito regolare. Si voltò per vedere Esme Cullen, che stava dietro di lei, brillare di calore materno verso il suo figlioccio. Era assurdo per Bella vedere una dimostrazione silenziosa d’affetto tale per una persona così fredda e indifferente come Edward. D’altronde, pensò, Esme sembrava possedere amore più che sufficiente da distribuire in giro.

“No, non lo sapevo” disse, rispondendo alla domanda di Esme. Senza dubbio Edward stava salvando questa notizia ghiotta per quando avrebbe terminato le altre cose che lo fanno sentire superiore, aggiunse silenziosamente.

“Suppongo non sia mai venuto fuori” disse Esme. “Edward non è il tipo che ama vantarsi” Bella soppresse uno sbuffo.

“Allora,” disse Esme, girandosi direttamente verso Bella, “cosa ti piacerebbe fare questo pomeriggio? Ho mandato Jasper e Rosalie a comprare qualcosa per cena questa sera, e so bene che non è il caso di disturbare Edward mentre lavora. Ma forse avevi qualcosa in mente? Ho sentito che ti piace molto leggere; abbiamo un’ampia collezione di libri – gran parte che trattano di medicina, se t’interessa – ma abbiamo anche parecchi romanzi. Vorresti dargli un’occhiata? Sei la benvenuta se vuoi prendere in prestito qualsiasi cosa ti piaccia.”

Accettando gentilmente l’offerta di Esme, la coppia si girò e si diresse verso il corridoio. Aprirono la porta di quello che Bella suppose fosse lo studio Carlisle. La stanza era delineata da scaffali su scaffali di libri; il suo studio era meglio fornito del negozio di libri in città. Rimase bloccata alla porta, allibita e sentendosi come un bimbo in un negozio di caramelle.

Esme fu estremamente gratificata dalla reazione di Bella a tutti i libri. Rimase a lato, godendo silenziosamente dell’esitanza stupita della ragazza mentre camminava lentamente tra i diversi volumi sul muro di fronte. Le sue dite tracciavano la vecchia pelle che rilegava una vecchia copia di Cime Tempestose. La sua consumata versione in paperback sembrava eccezionalmente squallida quando paragonata alla copia immacolata che aveva in mano. Riposizionando il libro sullo scaffale, si mise a vagare tra titoli familiari e altri di cui non aveva mai sentito.

Si fermò dietro alla scrivania di Carlisle. Infilato tra un enorme volume di teoria medica e una biografia di Albert Einstein c’era un’edizione dei sonetti di Shakespeare meravigliosamente intagliata. Con cautela prese il libro in mano e lo osservò mentre la luce faceva brillare le pagine dorate.

“Trovato qualcosa?” chiese Esme da dietro di lei.

Bella si girò e sorrise imbarazzata. “Posso?”

“Naturalmente! Ho detto che potevi.” La sua risposte fece un immenso piacere a Bella.

Mentre si voltavano per uscire dallo studio, qualcos’altro catturò l’occhio di Bella. Sulla scrivania di Carlisle c’erano diverse fotografie incorniciate: una di lui ed Esme abbracciati, una di Jasper in piedi dietro Rosalie seduta mentre sorrideva schiva, e un’altra di Edward con le sua braccia intorno a quella che poteva essere solo la sua sorellina, Renesmee. Bella la fissò stupida; sarebbero potuti essere gemelli! Erano molto più somiglianti di Jasper e Rosalie che erano gemelli. Ogni cosa tra loro due era uguale: gli insoliti capelli bronzati, il pallore candido, e anche il sorriso sbieco. Ogni cosa eccetto gli occhi era identica. Diversamente dal fratello, Renesmee aveva gli occhi castani, simili al cioccolato fondente, in contrasto con gli occhi color smeraldo di lui.

Esme sorprese Bella a fissare le foto e disse “Si somigliano molto, non è vero?”

“Si” disse Bella, a corto di ogni altra parola.

“Tu mi ricordi lei, sai” disse casualmente.

“Io?”

“Si,” replicò Esme. “Quando ti ho incontrato la prima volta, nell’istante in cui ho visto i tuoi occhi, ho immediatamente pensato alla piccola Nessie; è lo stesso identico colore. Normalmente non si vede questa profondità negli occhi marroni; spesso sono piatti nel colore. Invece, voi due avete degli occhi molto profondi ed espressivi …” smise di parlare lentamente, persa nei suoi pensieri.

“E’ divertente” Bella disse dopo un momento di silenzio. “Non credo di aver mai visto Edward sorridere in questo modo” O sorridere affatto, se è per questo, pensò sarcastica.

Gli angoli della bocca di Esme si abbassarono. “Non ha sorriso più così da quando ci siamo trasferiti. Prende il suo ruolo da fratello maggiore molto seriamente. La separazione da Nessie non è stata un bene per lui; gli manca troppo.”

Sentire compassione per Edward Masen non era qualcosa a cui Bella era abituata, ma, ciononostante, era quello che provava in quel momento. Sapeva come lei si sarebbe sentita persa senza le sue sorelle. Poteva facilmente immaginare quanto difficile dovesse essere per lui. “E’ per lei che sta componendo la canzone di sotto?” chiese.

“E’ possibile,” Esme rispose pensierosa. “Perché?”

“Il tono e melodia sembravano belli ma malinconici. Non so … è solo una supposizione.”

“E’ plausibile,” disse Esme. L’atmosfera si fece silenziosa. Esme sospirò e disse, “Sembra che Edward ha finito di comporre … per oggi almeno.”

Bella alzò un sopracciglio a mo’ di domanda ed Esme rispose, dicendo, “In genere continua finché non incontra un ostacolo o finisce un pezzo – quale dei due arriva prima.”

“Oh.”

Ritornarono in soggiorno. Jasper e Rosalie erano ritornati dal negozio; Esme andò ad aiutarli a riporre le cose acquistate e incominciò a scongelare la carne per la cena.

Edward stava piegato sulla schiena al piano con la testa nelle mani. Lo stato di compassione di Bella per lui si era dissipato e passò accanto a lui, ignorandolo. Lui, però, non la stava ignorando affatto; i suoi occhi la seguirono finché lei si rannicchiò in una poltrona.

Il pomeriggio passato nella dimora dei Cullen fu tranquillo. Per una gran parte del tempo Bella lesse con tranquillità nel loro soggiorno, interrotta solo da qualche commento maligno da parte di Rosalie o dalle sempre presenti domande di Jasper concernenti sua sorella, a cui lei rispose positivamente al meglio delle sue capacità. Era impossibile per lei non notare la velocità con cui Edward era uscito; quasi immediatamente dopo il suo ingresso nella stanza. Non riemerse fino a quando il resto del clan Swan arrivò per cena quella sera.

Renée e Jessica quando arrivarono sembrava avessero speso l’intero pomeriggio a prepararsi per la loro visita a casa dei Cullen; Bella soppresse un’alzata di spalle quando le vide; sentiva che stavano cercando troppo di far impressione. Charlie, per il suo sollievo, sembrava molto più simile a se stesso che sua madre e sua sorella. Il dottore e la signora Cullen li accolsero calorosamente in casa sua. Carlisle gli fece fare un tour della casa mentre Esme finiva di apparecchiare la tavola per la cena. Mentre tutti erano occupati, Bella colse l’opportunità di controllare Alice e, se fosse stato possibile, di persuaderla a raggiungere il gruppo di sotto.

Alice capiva sua sorella e quanto fastidioso dovesse essere per lei l’intero casino. Sfortunatamente, al momento, non si sentiva abbastanza sicura sulla propria salute per raggiungerli. Bella sospirò, si rassegnò alle risposte di Alice, e si offrì di portare qualcosa di sopra per lei. Alice declinò ma promise che sarebbe scesa in un lampo se si fosse sentita bene. Preparandosi a fare un’espressione felice, Bella ritornò di sotto dove trovò la sua famiglia e i Cullen riuniti nella formale sala da pranzo.

“Alice ci farà compagnia stasera?” Esme chiese quando Bella entrò nella stanza. Bella scosse la testa e replicò, “Dice che si sente meglio ma non vuole rischiare e rovinare altra tappezzeria per oggi. Forse scende dopo ma, per ora, non è sicura se si sente abbastanza bene,”

Bella si sentì tesa per tutta la durata della cena, ansiosa che qualcuno della sua famiglia facesse qualcosa che avrebbe potuto causare imbarazzo, specialmente Jessica. La sua sorellina non la deluse. Quasi subito, si espose al ridicolo con frasi presuntuose e domande impertinenti. Ogni volta che lo faceva, Bella si mordeva il labbro inferiore e le sue guancie s’infiammavano, mentre pregava che i Cullen non lo notassero, o perlomeno non si offendessero.

“Dovreste assolutamente dare una festa qui,” disse Jessica (sicuramente fu la frase più mite). “Sarebbe un modo fantastico per fare nuovi amici e mettere in chiaro ogni pettegolezzo che vi vuole un branco di vampiri o qualcosa del genere, ragazzi.”

Jasper rise tranquillamente e disse “Sembra una buona idea per me, se a Carlisle ed Esme non importa.” Suo zio rispose, dicendo che non c’erano problemi per loro. “Quando dovremmo tenerla questa festa, Jessica? Ti lascio decidere la data.”

Jessica sembrò risvegliata dall’eccitazione. “Hmmm,”disse” beh, dato che abbiamo avuto un ballo, quando?, ieri, ci dovrebbero volere almeno due settimane prima che si riesca ad organizzare qualcosa. Oh, e dovrebbe essere a tema! Un po’ più carino che semiformale … ma non del tutto formale. Sapete?”

Si decise. La festa si sarebbe tenuta due settimane dopo. Mentre c’era ancora il tema da decidere, si accordarono sull’abbigliamento semiformale/formale. Bella ringraziò la sua stella fortunata dato che i Cullen avevano preso il consiglio di Jessica con così buon umore – o almeno così sembrava. Li ringraziò di nuovo quando Alice li raggiunse a fine pasto. Ogni tensione che Bella aveva sentito fino ad ora si alleviò con la presenza di sua sorella maggiore.

“Grazie per essere venuta,” disse Jasper, aiutando Alice ad entrare nel pick-up di Bella. Il resto degli Swan era già impacchettato nella radiomobile della polizia di Charlie ed erano per la loro strada sul viottolo dei Cullen.

“No! Grazie a voi che mi avete sopportato questo pomeriggio. Mi sento orribile per la macchina di Rose,” Alice aggiunse imbarazzata.

“Non ti preoccupare. L’avrà ripulita per domani, non è stato fatto alcun danno.” Le sorrise, portando le guancie di lei ad arrossire, un colore complementare alla sua pelle chiara.

“Ringrazia Carlisle ed Esme anche da parte nostra.”

“Sarà fatto.”

Sorridendo una volta in più tra di loro prima che il fuoristrada di Bella rombò, si salutarono. Jasper ritornò dentro e trovò che sua zia e suo zio si erano ritirati presto quella sera. Sua sorella ed Edward rimanevano nel soggiorno, Rosalie guardava la televisione ed Edward, stranamente, stava lavorando di nuovo alla sua ultima composizione.

Jasper si sedette accanto alla sua sorella. Spostando lo sguardo dallo schermo la ragazza disse, “Non capirò mai perché tutti in questa città sembrano pensare così bene di quella famiglia. Certo, il padre è un uomo decente, ma è un sempliciotto. Sia la madre che Jessica sono ridicole. Voglio dire, hai sentito le cose che escono dalla bocca di quella ragazza? Almeno ha qualche caratteristica fisica a cui fare ricorso … credo. E Bella? E’ il più grande mistero di tutti. Tutta la settimana ho sentito gente lodare le sorelle Swan. Ora, capisco completamente perché dovrebbero lodare Alice; è adorabile ed è divertente averla intorno – quando non sta vomitando il suo intestino nella mia macchina – ma Bella è così noiosa e insignificante.  Eppure metà della popolazione maschile della nostra scuola ha una fissazione per lei.”

“Rose, sei troppo severa. Lo sceriffo Swan e Bella sono solo riservati, né semplici né noiosi; la signora Swan e Jessica sono solo … vivaci; e Bella non è insignificante. Devo ammettere, che non è nulla se confrontata con Alice ma è carina a modo suo.”

“Oh, per favore. Jazz, finiscila.” Poi voltandosi verso Edward, disse, “So che tu sei d’accordo con me Edward. Non pensi che Bella sia una regolarissima insignificante Mary Jane?”

Normalmente Edward non si sarebbe fermato per rispondere. Così, fu uno shock quando d’un tratto smise di suonare i tasti d’avorio per dire, “Beh, come ha detto Jasper, non è bella come Alice … o te. Ma c’è qualcosa di interessante sul suo viso – il contrasto tra la pelle chiara e i capelli e gli occhi scuri. In più, ha degli occhi molto belli.”

A quel punto diede loro le spalle, e ritornò alla sua composizione, colpito da una nuova onda di ispirazione.

Traduzione di jaybree88 (ex-daydreamer88)

NT: Quanto tempo è passato questa volta?Un mese?Due? Ma ... ogni traduzione necessita il suo tempo. Spero che la storia vi piaccia nella sua evoluzione ... luvnote ringrazia and me too.

Giova71 Eddie si è redento un pochino, tu che dici? ma ... grazie di tutto :-)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Presunzione e Preconcetti

di luvnote4u

Capitolo 5

Se c'era qualcuno in una cittadina sottotono come Forks che avrebbe potuto sconvolgere tutti per un evento era Jessica Swan. Il mattino successivo, aveva già pronta una pila spessa di volantini, che annunciavano quello che sarebbe diventato presto il party più atteso dell'anno, e probabilmente della storia di Forks, Stato di Washigton. Era pubblicizzato come un evento per le classi superiori, i ragazzi del primo e del secondo avevano il permesso di partecipare solo se invitati da qualcuno del terzo o dell'ultimo anno. Quando Alice e Bella lessero i volantini, immediatamente sottolinearono l'errore nei piani di Jessica - non avrebbe potuto partecipare alla festa che aveva organizzato! Jessica sorrise sicura del fatto suo e spiegò che aveva così una scusa per flirtare senza sosta con i ragazzi più grandi. Alla sua spiegazione, non c'era altro da fare che alzare gli occhi al cielo.

Tutto il giorno, la scuola fu un cicalio continuo per l’entusiasmante notizia. Ciò condusse gran parte degli insegnanti fuori di sé mentre tentavano di catturare l'attenzione dei loro studenti sui banali argomenti di trigonometria, riproduzione cellulare, e analisi retorica. I loro sforzi non servirono a nulla. Gli studenti erano troppo presi dalle loro fantasie personali. Insieme agli sguardi inespressivi negli occhi degli studenti, c'era anche una improvvisa disperazione per diventare i migliori amici dei Cullen. Quel giorno, il tavolo, che di solito era occupato da una manciata di persone, era intasato da studenti, molti dei quali prima dell'invito avevano scansato i Cullen, principalmente a causa del contegno freddo di Edward.

Era difficile decidere chi si trovasse più in imbarazzo - Bella che non si sentiva a proprio agio tra molte persone, o Edward, che sembrava soltanto odiare le persone in generale. Alla fine, fu Edward che non riuscì a sopportare un altro minuto di adulazione eccessiva; a metà del pranzo, scomparve dalla mensa senza una parola ai suoi amici, confondendoli tutti.

Quando arrivò l’ora di biologia, la sesta, non era ancora tornato. Questa consapevolezza diede a Bella una dose extra di energia, finché, entrando in classe, non inciampò sui suoi stessi piedi. Sprofondò imbarazzata nella sua sedia e pregò che nessuno l'avesse notato.

"Okay, calmatevi tutti" disse il signor Banner mentre richiamava la classe all'ordine. "Bene. Okay, oggi continuiamo gli esercizi di laboratorio che abbiamo iniziato lo scorso venerdì sulle fasi della mitosi. Potete lavorare a coppie. Avete fino alla fine dell'ora per completarlo" disse, passando dei fogli di carta.

"Bella, ho notato che il signor Masen non c'è. Sai dov'è andato?" domandò il signor Banner quando raggiunse il banco di Bella.

Lei fece segno di no con la testa. "Non ne ho idea," replicò. "Se n'è andato a metà del pranzo. Non l'ho visto da allora."

"Bene," disse il signor Banner, "So che il signor Crowley è assente oggi e che anche il signor Newton è senza compagno. Ti dispiacerebbe lavorare con lui?"

Bella si girò per vedere Mike Newton che le sorrideva calorosamente. Nella scorsa settimana, si era così abituata all'atteggiamento freddo di Edward verso di lei che ricevere un sorriso era estremamente gratificante e rinfrescante.

"Sicuro," Bella rispose allegramente senza esitazione. Prendendo la sua borsa, raggiunse Mike al suo banco vuoto.

 

Mike Newton era genericamente un ragazzo popolare. Era amichevole e ben voluto, soprattutto da molte delle signorine della Forks High. I suoi capelli erano di un biondo chiaro e appuntiti in modo ordinato. Come ogni altro abitante di Forks, la sua pelle era pallida e chiara. Il suo sorriso era accogliente sulla sua faccia da bambino e i suoi occhi brillarono mentre Bella si avvicinava.

“Ehi,” Bella lo salutò non appena prese posto.

“Ehi,” le fece eco lui. “Dovrò chiederti scusa per il mio ritmo. Non sono così intelligente come sembra essere Masen, e la biologia non è il mio forte così …”si affievolì la voce.

Bella ridacchiò. “Va bene così. Preferirei studiare con te comunque”

Adesso era il turno di Mike di ridere. “Non sei una sua grande fan, no?”

Bella scosse la testa rapidamente.

“Non che ti biasimi,” continuò Mike, “soprattutto dopo quello che ha detto di te lo scorso sabato.”

“Tu sai di quella cosa?” Bella sussultò a bassa voce.

Mike abbaiò una risata, “Chi non lo sa? Tutta la scuola ne stava già parlando prima che la notte fosse finita.”

Bella rimase seduta immobile, muta, come se fosse caduta dalle nuvole.

“Giusto perché tu lo sappia,” Mike continuò, non rendendosi conto dello stato mentale di lei, “Penso che sia assolutamente fuori di testa per aver detto una cosa del genere su di te”

Bella alzò gli occhi verso il suo compagno, “Davvero?”

“Seh! Sei una delle ragazze più carine che abbia mai conosciuto.” Bella iniziò a canzonarlo quando lo disse “Tieni presente che ho vissuto in posti molto più popolati di Forks”

Bella spazzò i suoi capelli mogano sulle spalle per creare una tenda tra lei e Mike così da non fargli notare il leggero rossore che le colorava le guancie chiare.

Ritornarono poi al compito , rispondendo alle domande sulla mitosi. Mike non aveva esagerato dicendo che la biologia non era il suo punto forte. Bella finì per rispondere a gran parte delle domande, tranne qualcuna di base verso l’inizio. Mike chiaramente si sentiva male riguardo a quanto fosse inutile ma a Bella importava davvero poco; era carino per lei avere qualcuno con cui poter parlare davvero.

Erano rimasti solo quindici minuti di lezione quando Edward riemerse dal suo nascondiglio. I suoi occhi automaticamente si diressero rapidi verso il banco suo e di Bella e gli angoli della sua bocca si abbassarono quando realizzò che lei non c’era.

“Ah, signor Masen,” esclamò il signor Banner, “stavamo iniziando a pensare che non ci avrebbe raggiunto in classe oggi. Le servirà uno di questi” disse, passando ad Edward il foglio del compito. “Deve essere consegnato alla fine della lezione ma dato che è arrivato in ritardo, lo accetterò all’inizio della lezione domani. Può lavorare con la signorina Swan e il signor Netwon, se preferisce.”

Quando il signor Banner menzionò il nome di Bella, il viso di Edward s’illuminò ma i suoi occhi si strinsero, in modo infinitesimale, quando gli accostò subito dopo il nome di Mike. Entrambi, Bella e Mike, notarono questo cambiamento minuscolo nell’espressione di Edward.

“Va bene, signor Banner,” disse Edward di fretta. “Posso farcela da solo.” Il suo volto s’indurì come quello di angelo di marmo mentre si girava dando le spalle ai suoi sconcertati compagni di classe e si affrettava verso il suo banco.

“E questo per cosa era?” Bella sussurrò al suo compagno di banco. Il viso di Mike era privo di emozione. Bella gli diede un colpetto di gomito, cercando di rompere la sua reverie.

Sbatté le palpebre diverse volte prima di rispondere. “Non ne ho idea,” replicò, simulando un sorriso. Bella riconobbe subito la farsa.

“Seriamente,” sibilò. “Qual è il suo problema? Voglio dire, questo non è normale, neppure per lui.”

Gli occhi di Mike si spostarono per vedere se qualcuno stava ascoltando. I loro compagni erano tutti ancora impegnati a studiare sul compito; a quanto pareva, loro erano l’unica coppia ad aver finito. “Okay, mi hai beccato.” Esitò, “Masen e io abbiamo … un passato. Ci siamo incontrati la scorsa estate in California. Stavo visitando qualche vecchio amico e immagino che i Cullen fossero in vacanza al mare.

Ero con una dei miei amici, Amber, il giorno in cui l’ho incontrato in spiaggia. Io e Amber avevamo una piccola storia. Lei era – non vorrei sembrare sdolcinato – il mio amore d’infanzia. Rivederla era abbastanza importante per me.

Stavano costruendo un castello di sabbia quando si è presentato,” brontolò, indicando con la testa nella direzione di Edward. “Tutta la famiglia stava giocando a Frisbee e ci chiese se fossimo interessati a partecipare; immagino stessero solo cercando di essere amichevoli. Così, ci unimmo al loro piccolo gioco. Sorprendentemente, ci divertimmo molto; Masen sembrava un tipo decente; io e lui andavamo abbastanza d’accordo.

Mi chiese riguardo ad Amber e gli spiegai quello che c’era tra me e lei. Dal modo in cui rispose, pensavo che rispettasse questo rapporto. Dopo di ciò, ci separammo e pensavo che sarebbe finita lì. Io e Amber stavamo pianificando di andare al molo quella sera. Ci incontrammo al pontile. All’inizio tutto sembrava andare bene. Ad un certo punto, mi disse che doveva tornare indietro; aveva bisogno di trovare la toilette o qualcosa del genere. Ho aspettato. Ma non è tornata indietro. Naturalmente, ero preoccupato così sono andato a cercarla …” la sua voce si affievolì, i suoi occhi assenti nel ricordo del passato.

“L’hai trovata?” Bella chiese gentilmente quando lui non riprendeva la sua storia.

“Oh, l’ho trovata e stava benissimo,” quasi ringhiò “Ho trovato lei e Masen che lo facevano dietro uno di quei scadenti giochi di carnevale.”

Bella rimase a bocca aperta. Qualsiasi cosa si aspettasse di sentire, non era questa. “Stai scherzando” esclamò mentre Mike scuoteva la sua testa. “Cosa hai fatto?”

“ L’ho picchiato a sangue” replicò con un pizzico di compiacimento. I suoi occhi erano diretti sul viso di Bella, per valutare la sua reazione.

Lei era scettica. Edward poteva sembrare leggero vicino a Jasper o Emmett ma lei sapeva, dato che si sedeva accanto a lui giorno dopo giorno, che era eccezionalmente muscoloso sotto i suoi mediocri abiti firmati. Mike risultava gracile accanto a lui. Non avrebbe avuto neppure una possibilità contro di lui. Eppure, non riusciva a trovare un’altra spiegazione per lo strano comportamento di Edward verso Mike. Doveva essere vero.

“Cosa è successo dopo?” Bella chiese a bassa voce, i suoi occhi puntavano sulla nuca di Edward.

“Niente,” Mike alzò le spalle. “E’ stata l’ultima volta che ho visto Amber. Ha cercato di contattarmi un paio di volte dopo quel fatto ma … non volevo avere niente a che fare con lei,”

“Mi spiace,” disse Bella, allontanando i suoi occhi da Edward.

“A me no,” Mike replicò, il suo umore alleggerito. La fronte di Bella si aggrottò dubbiosa. Mike si chiarì. “Se Edward non mi avesse rubato Amber, non avrei mai notato qualcuno che era … meglio.” Il suo sguardo era così penetrante, così fermo che Bella non poté guardare altrove. Alla fine, suonò la campanella, liberando Bella dai suoi occhi.

“Così, immagino, giudicando dal tuo passato con la famiglia, probabilmente, non andrai alla festa a casa dei Cullen, no?”

Mike ridacchiò maliziosamente e replicò “In realtà, sto pensando di andare. Non sono spaventato da Masen. Se non mi vuole vedere, deve andarci d’accordo.”

“Oh,” Bella rispose zoppicante.

“Così,” disse Mike, cambiando argomento, “Hai qualcuno con cui andare? Potremmo andare insieme.” La guardò speranzoso.

Non appena le parole uscirono dalla sua bocca, Edward sfiorò i due, come se fosse al rallentatore, girando la testa per sentire la risposta di Bella. Le sue pupille di smeraldo incontrarono quelli di lei di cioccolato prima che guardasse altrove – con il tempo che correva di nuovo – forse pensando di tenere a freno la sua curiosità.

“Bella?” la voce di Mike tagliò in due la sua breve trance, riportando l’attenzione di nuovo su di lui.

--

“Così, fammi capire bene,” Jacob disse mentre stringeva una cinghia del motore della sua macchina, “hai un appuntamento … con Mike Newton?”

Bella arrossì d’imbarazzo al tono accusatorio dell’amico. Mentra fissava la ciocca di capelli che aveva in mano per la milionesima volta, rispose a sua volta con una domanda “Cos’hai contro Mike Newton?”

Bella osservò come la fronte scura di Jacob si corrugava nel considerare la sua domanda. I suoi lunghi capelli corvino erano annodati sulla nuca; aveva arrotolato le maniche sopra il gomito, rivelando una pelle liscia e ambrata, indurita dai muscoli che si stavano formando. Era stupefacente quanto velocemente stesse crescendo.

“E’ un marshmallow,” Jacob decise alla fine, prima di ritornare alla sua macchina.

“Marshmallow?”

Jacob guardò nuovamente verso Bella con uno sguardo particolare negli occhi. “Ti ricordi quando io e te siamo andati a vedere quel film idiota, Crosshairs, a Port Angeles? Newton e un gruppo di suoi amici erano lì anche loro. Non eravamo nemmeno a metà del film quando è scappato fuori perché era sul punto di rigurgitare i suoi biscottini!”

Bella ricordava il giorno che Jacob stava descrivendo, ma per motivi diversi. Durante il film, Jacob era rimasto seduto per tutto il tempo nel cinema oscurato con la mano pronta a prendere la sua; lei non la prese mai. Comunque, ricordava vagamente anche lei quella parte della storia.

“Quale sarebbe il tuo punto?” chiese Bella.

Jacob sbruffò, “ Dovresti resistere per qualcuno con lo stomaco più forte.”

Bella odiò profondamente il silenzio che seguì. Era chiaro che il dispiacere di Jacob scaturiva da molto più del desiderio di vederla aspettare per un uomo con uno stomaco più robusto. Bella sapeva quello che Jacob provava per lei. Non gliel’avrebbe detto affatto che sarebbe andata alla festa con Mike, se lui non le avesse chiesto che piani aveva per il sabato successivo. Vedendo quella rabbia, così strana sulla sua faccia, desiderò potergli alleggerire il dolore. Ma ancora di più, desiderò aver tenuto a freno la lingua.

“Puoi venire anche tu se vuoi.” Morì mentalmente di vergogna alla sua offerta; i confini dell’amicizia erano sempre confusi tra lei e Jacob.

Jacob incontrò gli occhi di Bella con un sorrisetto divertito.

“Non credo. Non voglio che ti arrabbi con me perché ti rovino … l’appuntamento.” Masticando l’ultima parola, si dimostrò incapace di nascondere quanto davvero gli dava fastidio tutto ciò.

Bella era scossa mentre circondava con le sue braccia la vita enorme del suo amico. Si sentiva in colpa perché Jacob stava soffrendo, perché in qualche modo era sempre colpa sua e, molto più importante, perché era felice che avesse declinato l’offerta di unirsi a loro.

Sarebbe riuscita ad avere Mike tutto per sé.

Traduzione di jaybree88 (ex-daydreamer88)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Presunzione e Preconcetti

di luvnote4u

Capitolo 6

Luci scintillanti brillarono tra gli alberi dei Cullen, non appena Edward e Jasper infilarono l'ultima di esse attraverso i rami. Nessuno dei due parlava, il secondo perché era troppo accalorato dall’ anticipazione per quello che la serata prometteva, il primo perché ne era assolutamente terrorizzato.

Lo aveva sopportato ogni giorno. Ogni giorno durante i cinque minuti prima che il signor Banner finalmente riuscisse a iniziare la lezione di Biologia, Mike Newton si sedeva  sul bordo del banco di Edward e Bella, chiacchierando animatamente con lei su varie curiosità, principalmente la festa, che Edward stava co-organizzando. Dai frammenti di conversazione che Edward aveva colto suo malgrado, aveva capito che avevano intenzione di andare insieme - Bella e Mike. Cercava di ignorare le loro conversazioni, senza curarsi di sapere se si sarebbero  vestiti in modo che corrispondente o se fossero andati a mangiare insieme prima; non voleva sentire.

Qualcosa su di loro due insieme ... infastidiva Edward. O forse era semplicemente il fatto di Mike che stava con qualcuno a turbarlo così tanto. Questa era la scusa con cui Edward si contentò per diversi giorni. Aveva senso per lui; aveva un senso per lui  volere che quel viscido serpente fosse assolutamente infelice e solo. Eppure, dopo diversi giorni di lotta subcosciente con l'idea, divenne chiaro a Edward che questa non era la vera ragione dietro la sua irritazione. In fondo, sapeva che il suo fastidio aveva a che fare con il fatto che Mike stava conquistando Bella.

Non avrebbe dovuto avere importanza per lui. Non poteva iniziare a comprendere il motivo per cui gli importava. Eppure, suo malgrado, nonostante facesse il suo meglio per ignorare la situazione nel miglior modo possibile, per mettere la coppia fuori dalla sua testa, alla fine della giornata quando era a letto sveglio o stava scrivendo una lettera a Nessie, la sua mente vagava sempre verso di loro .

Odiava questo fatto.

Che cosa avrà mai visto in lui, comunque? La domanda bruciava costantemente nei suoi pensieri come se qualcuno avesse preso un ferro caldo e l’avesse marchiata a fuoco nel suo cervello. Non è che ci fosse nulla di particolarmente speciale riguardo Mike. Era popolare agli occhi dei loro pari, è vero, ma era anche poco perspicace e tocco mentre Bella era intuitiva e brillante.

Ogni giorno quando Edward silenziosamente osservava Bella e Mike di lato, annotava qualcosa. Aveva notato come il sorriso di Bella, anche se spesso timido, lo invitava sempre a continuare a parlare. Aveva visto come la sua fronte s’increspava leggermente ogni volta che sentiva qualcosa che non necessariamente approvava. Aveva visto come la figura esile di lei era sempre posizionata lontano da se stesso e verso l'imbecille che lui detestava ...

Edward non solo prestava attenzione a Bella Swan, ma anche a Mike. Era determinato a tirare fuori il motivo dell’infatuazione evidente di lei verso di lui. Se solo fosse stata più facile da leggere! Le espressioni di Mike erano abbastanza semplici da comprendere – l’arroganza, l'ammirazione, la svogliatezza, e anche occasionalmente il desiderio attraversavano i suoi occhi. Bella, d'altro canto ... Era esasperante.

Jasper riusciva a sentire la tensione rotolare via da Edward come una valanga ardente giù da una montagna. La sua fronte si corrugò, mentre osservava il fratello adottivo lanciare, con più forza del necessario, la stringa di luci intorno alla parte superiore dell’ultimo albero. Purtroppo, non riusciva a pensare a nessun motivo che potesse giustificare il comportamento di Edward. Sembrava così diverso da se stesso. Edward guardò in alto e incontrò lo sguardo preoccupato di Jasper; il suo viso era liscio e non tradiva nulla. Jasper si accigliò, desiderando di avere le stesse capacità di Edward nel leggere le persone.

"Andiamo, Edward," disse onestamente, cercando di sollevarlo dal suo abbattimento arrabbiato. "Abbiamo finito qui. Vediamo se Esme ci vuole per aiutarla con qualcosa e poi  prepariamoci per la festa. Abbiamo ospiti in arrivo!"

Edward ridacchiò per una volta all'entusiasmo di Jasper. Proprio come Jasper aveva sperato, si sentiva meglio ... in parte. Almeno, non pensava che la notte sarebbe stata un disastro, per il momento. Sapeva, però, che ogni entusiasmo che provava per la festa sarebbe evaporato non appena fosse rimasto da solo con se stesso e i suoi pensieri meditabondi.

--

“Ouch!" Bella fece una smorfia mentre Alice allontanò con uno strattone il ferro arricciacapelli lontano dal suo cuoio capelluto. Sbatté le palpebre più volte, cercando di bandire le lacrime dagli occhi. Alice lanciò a sua sorella uno sguardo di scusa. Era la terza volta che la bruciava in un’ora.

"Scusa, scusa, scusa!" Alice borbottò di nuovo, le sue labbra si abbassarono in un broncio straziante.

"Va tutto bene", disse Bella compostamente, "Sto bene".

Alice invece no, era chiaro sul suo viso da folletto. Bella si voltò di scatto verso di lei sorella, gli occhi scrutanti, cercando di pescare il motivo dell’insolita goffaggine di sua sorella – essere goffa era compito di Bella.

"Alice", disse lentamente. Guardò sua sorella fino a quando lo sguardo innocente di Alice la incontrò e sospirò rumorosamente.

"Sono solo un po’ nervosa," Alice spiegò, rispondendo alla domanda inespressa di Bella.

"Perché sei nervosa?" Bella richiese in risposta. Avrebbe potuto facilmente intuire il motivo, ma semplicemente non aveva senso. Praticamente Alice aveva Jasper che sbavava sul palmo della sua delicata manina. Se c'era qualcuno che avrebbe dovuto essere nervoso, sarebbe stato Jasper, perché non era in grado di respirare ogni volta che vedeva Alice.

"Voglio solo fare una buona impressione”, rispose lei, tornando ai capelli di sua sorella. "Oh, adoro questo qui", aggiunse, dopo un attimo, come se il soggetto precedente fosse stato chiuso e non c’era bisogno di continuarlo. Rilasciò il boccolo mogano dal ferro e questo cadde dolcemente, a spirale come un grazioso cilindro.

"Lo sai che è pazzo di te," Bella disse un momento dopo, ignorando il tentativo di Alice di evasione. "Davvero, non c'è nulla di cui ti devi preoccupare. E se mi sbaglio, lui è il più grande idiota che abbia mai camminato su questa terra". Il secondo più grande idiota, si corresse mentalmente.

Alice s’illuminò. Si girò verso la sorella e chiese con entusiasmo: "Che cosa ne pensi?" gesticolando verso il riflesso di Bella nello specchio.

Bella si strinse nelle spalle con noncuranza. "Non ha molta importanza per me. E’ quello che pensa Mike che conta." Al pensiero di Mike, un sorriso sognate si diffuse sul suo viso. Anche se le feste non erano mai state specialità di Bella, avere Mike lì l’assicurava sul fatto che ne valesse la pena.

Una mano delicata schiacciò la spalla di Bella, il cipiglio di Alice tracciò delle linee nel suo volto che la facevano sembrare più grande di quanto fosse in realtà. Sbuffò indignata. "Davvero, Bella, è così difficile far finta almeno che ti importa per il tuo aspetto? Fino a un certo punto è importante, dopo tutto.”

"Qual è il punto?" Bella chiese col sopracciglio alzato. "Ovviamente è tutta fatica sprecata visto che sono 'non abbastanza attraente' per tentare alcune persone." Lo sguardo nei suoi occhi era diabolico e il suo sorriso era vivace mentre citava il suo avversario.

Alice strinse le labbra. “Oh, taci. Sono sicura che Edward in realtà non voleva dire questo.” Ma nonostante la sua affermazione, non riusciva a trovare una spiegazione razionale per l’atteggiamento decisamente caustico di Edward verso la sua sorellina.

“Mia cara Alice, non ho alcun dubbio che intendeva dire ogni parola. Indipendentemente da ciò, non mi importa quello che Edward Masen pensa di me. Stavo solo scherzando.”

Al piano di sotto, squillò stridente il telefono. Il suono dei passi letargici di Charlie verso il telefono echeggiarono fino alla camera da letto di Alice in cui le due ragazze erano sedute. Si scambiarono uno sguardo ma scrollarono le spalle, assumendo che fosse Billy Black per programmare la pesca del giorno dopo. Invece, sentirono Charlie chiamare Bella, dicendo che era Mike.

"Bella?" disse Mike, la voce poco più che un sussurro, il cui suono fece tremare il cuore di Bella in allarme.

"Mike? Stai bene?" chiese a bassa voce.

Un gemito risuonò all'altro capo della linea. “No. Mi dispiace, Bella, ma sono costretto a cancellare i nostri piani per questa sera. Penso di avere l'influenza. Odierei passartela.” La sua voce si spezzò e Bella sentì una fitta di compassione.

“Va tutto bene, Mike. Non ti preoccupare. Spero che ti sentirai meglio presto.”

"Ciao, Bella". La linea si interruppe.

Bella riattaccò il telefono delusa. Contava così tanto sulla presenza di Mike per rendere la serata piacevole per lei! Improvvisamente, l’immediato futuro le si parò davanti e la fece raccapricciare.  L'idea di forzare l’allegria, in particolare con Edward lì, mentre indossava un abito attillato e tacchi, più simili a trappole mortali sotto mentite spoglie che ad altro ... era il suo peggior incubo che prendeva vita.

"Che c’è?" Chiese Alice, misurando l'espressione di sua sorella.

"Mike è malato". La sua voce era monotona, senza vita; il terrore penetrò nelle sue vene, facendola sentire come il ghiaccio.

"E’ terribile! Che cosa ha?"

"L'influenza ... pensa."

Alice tentò inutilmente di rallegrare Bella, ma Bella non ascoltava. Era determinata a sguazzare nella autocommiserazione e utilizzare ciò come scusa per non partecipare alla festa dei Cullen. Alice era irremovibile, il bisogno della presenza confortante di sua sorella era troppo acuto per permetterle di uscire di scena tanto facilmente.

“Puoi invitare qualcun altro? Ci deve essere qualcuno a disposizione e anche se non c'è, davvero non c'è bisogno di avere un accompagnatore, non è che ti piace ballare comunque."

Questa risposta dispiacque a Bella. No, lei non aveva bisogno di un accompagnatore, ma certamente avrebbe illuminato le sue prospettive se avesse avuto qualcuno con cui poteva scherzare. Poi le venne in mente. Sperò soltanto che non fosse troppo all'ultimo minuto ....

Le sue dita composero rapidamente il numero. Il telefono squillò solo due volte prima che la voce aspra di Billy Black risuonò all'altra estremità della linea. Chiese di Jacob, pregando in silenzio che non avesse fatto piani con Quil e Embry, e contemporaneamente castigando se stessa per confondere ancora di più i loro limiti.

Jacob deve essere stato vicino quando suo padre rispose al telefono. Bella non aveva avuto il tempo di espirare prima che la voce rauca del suo amico la salutò calda. "Ehi, Bella! Che succede? Newton ti ha mollato?"

Bella si accigliò. "Vicino", ammise.

Jacob abbaiò una risata all'altra estremità. "Ah, mi dispiace, tesoro. Vuoi che vengo da te? Possiamo passare un po’ di tempo in garage. O forse potremmo andare a Port Angeles e guardare un film?"

Un sorriso esitante le si formò  all'angolo delle labbra. "Hmm, allettante ma no. Alice non mi  lascerà saltare la festa".

"Oh," rispose debolmente.

"In realtà," Bella ha cominciato, "in un certo senso speravo che non ti dispiacesse venire? So che è davvero all'ultimo minuto, ma se potessi, sarebbe un enorme aiuto. Non c’è nemmeno bisogno di agghindarti realmente se non vuoi. "

Jacob rise di cuore prima di rispondere: "Va bene, verrò. A che ora dovrei essere lì a prenderti?"

Un sospiro di sollievo le sfuggì, "Otto e quarantacinque va bene per te?" Bella guardò l'orologio. Se si fosse presentato a quell’ora, lei e Alice avrebbero avuto solo un’altra ora per prepararsi. A giudicare dal modo in cui Alice stava tamburellando con le dita sullo stipite, l’avrebbe spinta. "O nove?" chiese lei, guardando Alice. Le sue dita smisero di tamburellare

"Sì, alle nove va benissimo per me," rispose Jacob. "Ci vediamo tra un po’."

"Okay. Bye, Jake!"

"Ciao, Bells."

Alice sorrise a sua sorella. Prendendole la mano, trascinò Bella di nuovo su per le scale, dove un gran numero di cosmetici la stavano aspettando. Alice ignorò l’espressione da martirio di Bella, mentre si sedeva sullo sgabello e, iniziò a giocare a fare l’estetista. Bella soffocò un gemito. Jacob non sarebbe mai potuto arrivare abbastanza presto ...

--

Edward non si sarebbe mai sognato di vedere il soggiorno dei suoi padrini così pieno di gente. Da parete a parete, corpi ondeggiavano al ritmo di una canzone pop per la quale non aveva pazienza. Jasper era lieto di tutta quella partecipazione, il suo stato d'animo era solo smorzato dal fatto che Alice doveva ancora fare il suo ingresso. Rosalie mantenne il suo atteggiamento simpatico nei confronti degli ospiti, ma Edward poteva leggere chiaramente sul suo volto il disgusto per i suoi  compagni di classe da ‘cittadina’. Si rianimò, tuttavia, quando arrivò il chiassoso Emmett e la reclamò per la serata.

Edward si appoggiò con noncuranza contro una delle pareti, esaminando la scena sorseggiando un punch. Notò  la presenza di Jessica Swan, era arrivata con un grande gruppo di ragazzi più grandi con il suo tirapiedi, Lauren, al suo fianco; le due di loro stavano dando spettacolo di sé, danzando in un modo che era più disgustoso. Come Jasper, non aveva ancora visto Alice ... o Bella.

Rivolse i suoi pensieri e l'attenzione altrove, spostando lo sguardo alla vista fuori dalla finestra. Auto erano parcheggiate in tutte le direzioni lungo il vasto prato, le riconobbe tutte dal lotto della scuola. Proprio mentre gli occhi di Edward iniziarono a tornare indietro nel delirio del salotto dei suoi padrini, una macchina sconosciuta si fermò sul prato - una Volkswagen Rabbit. Un ragazzo enorme con la pelle color ruggine e lunghi capelli corvini uscì dal veicolo; Edward era sicuro di non aver mai visto questo ragazzo prima e stava chiedendosi perché questo sconosciuto fosse venuto affatto. Cioè, fino a quando vide i passeggeri con lui.

Jacob girò intorno alla vettura, verso il lato opposto, e aprì lo sportello di Bella. Lei uscì, le sopracciglia cordonate in costernazione, e afferrò il braccio di lui, per paura di cadere in tacchi. Nel frattempo, Alice agilmente uscì dalla macchina e sorrise rassicurante a sua sorella prima di ballare verso la porta d'ingresso. Jacob sorrise sardonicamente a Bella e seguì Alice, trainando al suo fianco la sua compagna.

Jasper spiò il loro arrivo allo stesso tempo di Edward e si affrettò a salutare Alice davanti alla porta. Rose fiorirono sulle guance di Alice mentre Jasper calorosamente le fece i complimentò per quanto bene apparisse; lei lo seguì sulla pista da ballo dove lui la prese tra le braccia e la fece roteare sul pavimento.

"Ehi, Emmett," disse Edward, catturando il braccio del amico al suo passaggio, "chi è quello lì con Bella? Non penso di averlo visto a scuola prima."

Emmett guardò la coppia che rideva in un angolo opposto. "E’ Jacob Black. Suo padre è un buon amico dello sceriffo Swan e così è cresciuto con Alice, Bella e Jessica. Lui e Bella sono così", disse, incrociando le dita leggermente. "Povero ragazzo", aggiunse in finta gravità.

"Perché?" Chiese Edward, i suoi occhi rimanevano concentrati sulla coppia.

Emmett ridacchiò: "Beh, non è un segreto che è fuori per lei. Ma, per quanto ne so, lei non ha ceduto ancora." Con queste parole di commiato, Emmett lasciò Edward per trovare Rosalie.

--

"Ehi, devo andare in bagno. Torno subito".

"Okay," Bella rispose, guardando il suo amico scomparire nella folla di adolescenti.

Sospirò, sprofondando nel suo angolo. Lei e Jacob erano lì da poco più di due ore e avevano ballato solo due volte. Non poteva lamentarsi di ciò -non aveva nessuna voglia far la corte a momenti potenzialmente imbarazzanti. Avevano fatto il minimo, ondeggiando goffamente al ritmo di una ballata. Per il resto del tempo, erano rimasti leggermente lontani da tutti gli altri ospiti, Bella a tenere d'occhio le sue sorelle e Jacob a raccontarle barzellette in un orecchio.

Questa era la prima volta che aveva lasciato suo fianco. Immediatamente, l’imbarazzo sociale che teneva sempre sotto controllo quando Jacob era presente, strisciò su di lei minacciando di annegarla. Fortunatamente, Angela le si avvicinò con un vertiginoso sorriso sul suo volto.

"Sembra che ti stai divertendo," Bella osservò. Angela semplicemente ridacchiò, scuotendo i riccioli biondi. "Dov'è Ben?"

"È andato a prendermi un drink. Gli ho detto che mi avrebbe trovato qui con te," Angela rispose. "Dov'è Mike?" chiese lei, chiedendosi perché non li aveva visti insieme, nonostante sapesse che dovevano venire insieme.

Bella si accigliò, "Malato. Crede abbia l'influenza."

"Oh. Che rottura.”

"Dimmi."

Come un fantasma, Edward apparve al fianco di Bella, proprio non appena la musica si spostò nuovamente verso una melodia dolce. Angela e Bella trasalirono entrambe al suo apparire, il loro cuore sussultò diverse volte prima di tornare a un ritmo normale.

"Ciao, Edward," disse Angela vivacemente dopo un attimo per recuperare. "Grande festa".

Bella costrinse le labbra in un sorriso duro e annuì. Non incontrò del tutto gli occhi scrutatori di lui.

"Ang!" Ben chiamò Angela. "Amo questa canzone! Balliamo.” Balzò vicino a lei e le prese la mano con entusiasmo. Angela lo seguì verso la pista designata per la danza, guardando indietro apologeticamente verso la sua amica, mentre Ben si voltò incuriosito.

Bella sentì d’irrigidirsi. I suoi denti mordevano nervosamente il proprio labbro inferiore mentre pregava in silenzio affinché Edward la lasciasse sola. Nel frattempo, lui era completamente a suo agio. I suoi occhi color smeraldo guardavano costantemente al viso di lei, cercando di leggere i suoi pensieri come se fossero parole stampate sulle pagine di un libro. Percepì il suo disagio e lo stato di agitazione evidente, ma la sua interpretazione di queste emozioni era tutt'altro che in conformità con quella di lei.

"Ti va di ballare?" chiese dopo un momento di silenzio tra i due.

Bella sgranò gli occhi e le sopracciglia balzarono verso la sua attaccatura dei capelli per l'incredulità. Si voltò verso di lui, per vedere se fosse una battuta di pessimo gusto da parte sua. Lui aveva addosso lo stesso sorriso irritante che portava sempre quando si parlava di lei, ma i suoi occhi erano abbastanza seri. Era quasi allarmante.

"Io", cominciò, cercando le parole giuste. I suoi occhi scannerizzarono la stanza disperatamente, alla ricerca di Jacob. Lo vide, ancora in attesa in coda per il bagno. Il suo volto era contorto in un'espressione comica di fastidio mentre aspettava con impazienza. E l’avrebbe fatta ridere se non fosse stata così stressata.

"Io ... Immagino di poter ballare con te", accettò con riluttanza.

 Il ghigno di Edward si ampliò quanto la sua mano circondò quella di Bella e la condusse verso gli altri ballerini. Alcune coppie smisero quello che stavano facendo quando i due passarono. I loro occhi li seguivano con curiosità e qualcuno si rivolse al proprio partner e indicò in direzione di Bella e Edward.

Con fiducia, Edward prese Bella tra le sue braccia. Le sue dita si distesero con sicurezza sulla parte bassa della schiena di lei, mentre l'altra mano la cullava dolcemente, come se lei fosse stata una fragile figurina di vetro. Il respiro di lei era agghiacciato dalla prossimità di lui e lei si rimproverò mentalmente per permettergli di agitarla in quel modo.

Poi cominciò a guidare.

Era una danza infinitamente superiora a quella dei loro coetanei, anche tenendo conto dell'handicap goffaggine di Bella. Lei brontolò dentro di sé, doveva essere grande in tutto? I piedi di lui scivolavano sinuosamente nel loro piccolo spazio assegnato, mentre lei barcollava dietro di lui. Sospirando, Edward la sollevò in modo che le dita dei piedi poggiassero sulle punte dei suoi; non voleva davvero che rimanesse zoppa cercando di ballare.

Bella rimase a bocca aperta, le sue guance si colorarono di un brillante cremisi. Cercano disperatamente di distrarsi dalla situazione a portata di mano, rivolse la sua attenzione al brano che vorticava per la stanza. Anche se non era una melodia familiare, trovò che ci fosse qualcosa di piacevole nel modo in cui gli strumenti e le voci s’intrecciavano tra di loro senza sforzo..

"Mi piace questa canzone", decise dopo un momento.

Un piccolo sorriso si creò sulle labbra di Edward mentre esprimeva il suo accordo: "Sì, è una delle mie preferite." Questo la lasciò a bocca aperta; avevano davvero qualcosa in comune.

La stanza era ben lungi dall'essere tranquilla ma il silenzio che cadde tra Edward e Bella era tangibilmente penoso. Si sforzò di parlare di nuovo. "E’ il tuo turno di dire qualcosa", disse tanto leggera quanto poteva gestire.

Le sopracciglia di Edward si alzarono leggermente. "Davvero?", chiese, rispondendo al tono scherzoso di lei. "Cosa ti piacerebbe di più sentire?"

"Suppongo che la tua risposta basterà per ora," rispose lei, il suo sguardo con una punta d’impertinenza tutta sua.

La fronte di lui s’accigliò infinitesimamente quando tentò invano di discernere i significati dietro gli sguardi e le parole di lei. Finora ra insoddisfatto con la loro danza. Né era più vicino a capire questa ragazza particolare, né aveva avuto risposte per quanto riguarda le scottanti domande nella sua mente.

"Allora, dov'è Newton?" Edward chiese. Sorrise storto verso la sua partner.

"Eh?" Bella borbottò, stordita per un attimo dal sorriso di Edward. Scosse la testa per chiarirsi le idee.

"Avevo l'impressione che tu e Mike Newton avreste dovuto venire insieme", chiarì lui, perplesso dalla sua risposta.

"Avremmo dovuto", si protesse lei.

"E allora?" Edward non riusciva a contenere la sua curiosità.

Bella lo fulminò con aria di sfida e disse: "Non vedo come questo sia affar tuo."

Il ghigno di Edward divenne più pronunciato. Sbuffò, "Ti ha piantato?"

Con rabbia, Bella strinse i denti insieme prima di rispondere freddamente: "Sono sicura che ti sarebbe piaciuto. Purtroppo, no. E 'malato con l'influenza."

"Che peccato," Edward sogghignò. "Sentiremo molto la sua mancanza."

"Certo", rispose Bella, abbinando il suo tono: "lo so che stavi aspettando impazientemente questa situazione imbarazzante."

A quel punto, i due avevano smesso di muoversi e semplicemente si fissavano con aggressività passiva nei loro occhi. La musica sbiadì in un ritmo più movimentato. Bella ruppe la gara di sguardi per prima e sparì tra la folla. Edward continuò a guardarla, la bocca in una linea dura e pugni chiusi ermeticamente.

Edward era più che pronto perché la festa finisse. Un emicrania che si preparava nella sua testa e l’irritazione che provava per alcuni degli ospiti affliggevano il suo aspetto. Occupò il suo tempo tenendo sotto stretto controllo Jasper e Alice. Tutto ciò era tanto per la salvezza del suo amico quanto per distrarsi da se stesso.

Se fosse stato onesto con se stesso, non avrebbe potuto che gli piaceva quello che vedeva.

Guardò Jasper ronzare al fianco di Alice, graziosamente recuperare le bevande di lei e galantemente chiederle di ballare. A tutte le sue attenzioni Alice sorrideva educatamente. Eppure, se Edward non si era sbagliato, c'era la sua riluttanza in ogni sua azione. Turbato dalle sue nozioni e desiderando avere una seconda opinione, Edward consultò Rosalie, dato che lei e Alice sembravano essere entrate in confidenza. Rosalie confermò i suoi dubbi, dicendo che Alice non aveva fatto  alcun accenno al fatto che preferisse Jasper a nessuno dei loro coetanei. A queste informazioni, Edward si limitò ad annuire silenziosamente, considerando quale sarebbe stato il piano d’azione adeguato.

Sembrava assorto nei suoi pensieri e lentamente si diresse verso la finestra per guardare nella notte. C'era una ragazza in piedi fuori, rabbrividiva, sembrava, alla luce della luna. La pallida luce aveva sbiancato la sua pelle e creato un contrasto dinamico tra la stessa e i capelli scuri. Bella, Edward realizza tardivamente. Quando era riuscita a scivolare fuori? Si chiese mentre una figura più scura attraversava il prato inclinato per stare accanto a lei.

Il volto di Bella era rivolto con attenzione verso il cielo stranamente sereno. La luna brillava deforme su di lei e dipingeva tutto intorno a lei di un bagliore argenteo. Una leggera brezza frusciò tra gli alberi e soffiò i boccoli dei suoi capelli sul suo viso. Lì, nel silenzio della notte, sentiva il primo momento di pace.

"Che ci fai qui fuori, Bells?" una voce rauca da dietro le chiese.

Si voltò per vedere Jacob sorriderle. "Avevo solo bisogno di una pausa. Tu più di tutti dovresti sapere che questo non è il mio genere.”.

"Sì", rispose debolmente. La brezza soffiava intorno a loro di nuovo, sollevando la pelle d'oca sulla carne scoperta di Bella. "Oh, vieni qua”, disse Jacob, scrollando le spalle fuori dalla sua giacca e offrendo a lei. "Stai congelando."

Prese la giacca, sorridendo con gratitudine, e scorrendovi dentro le braccia."Grazie," mormorò, stropicciandosi le mani fredde insieme.

"Ci penso io a questo," Jacob offrì, prendendo entrambe le mani nelle sue.

Le sue mani facevano sembrare piccole quelle di lei, avvolgendole nel calore. Suo malgrado, Bella sospirò soddisfatta. Jacob lasciò andare una mano e la strinse contro guancia di Bella. Lei appoggiò la testa nel palmo della mano come un cane che strofina la testa nelle mani del suo padrone per una maggiore attenzione. Lui fece un sorrisetto, lasciando andare le mani, e cominciò a massaggiare delicatamente le tempie. Lei, ancora una volta, sospirò.

"Sai," lui sussurrò quasi, dopo un attimo, "è piuttosto carino qua fuori, con la luce della luna e le stelle. Quasi ... romantico".

Gli occhi di Bella si aprirono di scatto. "Jake", disse a mo’ di avvertimento.

"Lo so, lo so”, rispose lui, roteando gli occhi. "Guarda che ci sono arrivato che non provi le stesse cose ora. Ma mi puoi biasimare perché sperò?"

"No", disse lei, la sua voce suonò leggermente in difficoltà. "Ma io non credo che sia giusto per te. Se ti senti in questo modo ..."

"Stop", disse lui, premendo con un dito sulle sue labbra. "Non ti preoccupare." Alzò lo sguardo su verso il cielo e poi disse: "Su, andiamo dentro. Sta iniziando a fare freddo."

Decidendo di testare la sua fortuna, afferrò la mano di Bella mentre camminavano verso la casa. Lei non la tirò via dato che era persa nei suoi pensieri. Passeggiarono mano nella mano verso la casa mentre gli ospiti iniziarono a uscire fuori, verso le proprie abitazioni.

Entrambi erano completamente ignari della presenza dello spettatore che avevano alla finestra.

(Traduzione di jaybree88)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Presunzione e Preconcetti

Di luvnote4u

Capitolo 7

L’aggressività non era una caratteristica di norma sfoggiata da nessun membro della famiglia Swan. Quando Charlie era seccato di qualcosa che veniva fuori a lavoro o frustrato da "i pericoli di una grande città", come diceva quando  si riferiva a Seattle,  raccoglieva la sua attrezzatura e si avviava  verso il suo punto preferito per pescare e lasciava rifluire i suoi guai nella serenità della natura. Renée si rapportava con lo  stress balzando in nuove attività, spesso suscitando un’espressione accigliata da parte di due o tre delle sue figlie e del marito perplesso. 
Alice pareva non provare mai alcun sentimento di rabbia. Secondo Bella, era troppo dolce per consentire alla vita di strapparla dal suo mondo di farfalle e arcobaleni. Ogni volta che le venivano rivolte queste accuse Alice non faceva altro che sorridere e scuotere la testa, confermando i pensieri della sorella. Bella in genere si immergeva in un libro ogni volta che la vita sembrava intrappolarla. Ai suoi occhi, le tribolazioni di personaggi fittizi erano sempre da preferire ai suoi minuscoli problemi. Tra tutti gli Swan, Jessica era quella che aveva più probabilità di essere affetta da un comportamento aggressivo. Era notoriamente drammatica ed era sempre la prima a scattare contro un commento maligno. Eppure, in quel particolare pomeriggio, non era la più giovane, più drammatica Swan a cedere all’aggressività. No, era Bella che sperimentava gli artigli della veemenza mentre tornava a casa da La Push. 

"Alice", urlò, sbattendo la porta del suo pick-up dietro di lei. Si arrampicò su per i gradini del portico, spinse la porta aperta. E batté contro il muro, nel fare ciò, il paravento tremò. Si tolse gli stivali pieni di pioggia e barcollando salì su per le  scale. Il pugno stretto e un dolore alla mano, come ricordo del suo pomeriggio disastroso. 

-: - 

Le nuvole pesavano sopra l'oceano mentre Jacob e Bella passeggiavano lungo il bagnasciuga. Bella guardava la marea rotolare pigramente sulla spiaggia, come il respiro di un bambino, che sale e scende lentamente. Era ipnotico. Era così assorta a guardare le onde che quasi non registrò  il silenzio insolito di Jacob. 

Il pollice di lui accarezzava linee sul dorso della mano di lei, mentre erano seduti su una panchina fatta di pezzi di legno sbiancato - la loro panchina di legno alla deriva. Solo allora Bella registrò la strana calma.

Bella volse gli occhi scuri verso il suo amico. Lui sorrise dolcemente, ma per motivi sconosciuti a lei, non incontrò i suoi occhi. Lei posò la mano libera sulla sua guancia e tentò di tirargli su gli angoli delle labbra, sforzandosi per farlo sorridere realmente. Per un breve momento funzionò. Lui tirò indietro le sue labbra in un ghigno lupesco, ma poi  caddero di nuovo. In risposta, lei scosse la testa. 

"Cosa c'è che non va, Jake?" chiese, le sopracciglia increspate in segno di preoccupazione. 

"Niente," mentì, guardando l'orizzonte. 

Lei scosse la testa e sospirò. " Non penserai che me la beva sul serio? Ti conosco meglio di così." Mise su il broncio.
Una folata di aria soffiò via dalla bocca di lui  in un modo troppo frustrato per essere un sospiro. Bella sentì il suo peso spostarsi e il suo sguardo indugiare sul viso di lei."Che-?" 

La sua domanda fu  bruscamente interrotta dalle labbra di lui, che si schiacciarono e modellarono contro quelle di lei. Gli occhi di Bella si spalancarono in stato di shock. La mano di Jacob le afferrò il collo, cercando di tirarla vicino a lui. Con rabbia, Bella spinse le mani contro l’ampio petto di lui fino a quando il bisogno di aria non lo costrinse a rompere il bacio. Gli occhi di Jacob erano vivaci mentre cercava il viso di Bella.

"Beh?" chiese, le sopracciglia si alzarono in attesa. 

"Cosa diavolo era?" sputò, asciugandosi la bocca brutalmente. Al suo rifiuto, Jacob si allontanò. 

"Um ... un bacio?" 

" A me sembrava più un assalto! Perché l'hai fatto?" 

"Mi hai chiesto cosa c’era che non andava", cominciò a spiegare. "Stavo cercando di concentrarmi  su cosa non fare, quando ho pensato 'che diavolo?'" 

Gli occhi di Bella uscirono fuori dall’orbite dall’esasperazione. "Beh, forse questo ti ricorderà di trattenerti la prossima volta", rispose prima di colpirgli la mascella con il suo pugno chiuso. Sibilò dal dolore nel momento in cui il suo pugno entrò in collisione con il volto di lui. 

Jacob si strofinò la guancia, esterrefatto. Poi  registrò il dolore di lei. "Bella! Stai bene?" Prese la mano per esaminarla, ma lei la tirò via. 

"Non mi toccare", ringhiò. Si alzò e  si diresse verso il suo pick-up. Jacob tentò di seguirla, ma lo sguardo omicida di Bella lo fermò sul posto. Si alzò in piedi accanto alla panchina, guardandola allontanarsi guidando con una mano sola, chiedendosi esattamente quanti danni avesse fatto … 

-:- 

"Alice," Bella chiamò ancora. Aveva bisogno di sua sorella. Aveva bisogno che la sua calma, razionale sorella placasse la sua mente prima che lei rompesse qualcosa.  Non le sarebbero neppure dispiaciute le sue conoscenze di primo soccorso.

"Alice, non crederai mai-" La tirata si fermò sulla sua lingua quando vide sua sorella. Improvvisamente seppe che i ruoli si erano invertiti.  Era Alice che aveva bisogno di lei per tranquillizzarsi e calmarsi. I rimorsi di Bella con Jacob avrebbero dovuto aspettare. 

Alice sedeva sul bordo del letto con la schiena contro Bella. Aveva la testa china e le spalle delicate leggermente accasciate in avanti in una postura scomposta. Bella rimase sulla soglia, guardando Alice piegare le dita sottili insieme, ancora e ancora. Più inquietante di tutto, Alice era in tuta da ginnastica. Tuta grigia. E un maglione grumoso che  teneva nel retro del suo armadio perché non aveva avuto il coraggio di buttarlo via. 

Se le avessero chiesto da quanto tempo se ne stava lì a guardare la sorella a pezzi, Bella non sarebbe stata in grado di rispondere. Ogni secondo di silenzio pulsava dolorosamente per entrambe. Era certa Alice fosse consapevole della sua presenza, ma la sorella rimase accasciata, piegando le dita insieme in silenzio. Quando per Bella il silenzio da reggere fu troppo, gentilmente si schiarì la gola. Alice a malincuore si voltò verso di lei. I suoi begli occhi erano gonfi e il bianco era iniettato di sangue, come se avesse pianto. Un debole sorriso le tirava su gli angoli della bocca, era quasi doloroso. 

"Oh, Alice," Bella soffiò. Il labbro inferiore di sua sorella cominciò a tremare. Quella visuale  era più di quello che Bella poteva sopportare. In tre lunghi passi, attraversò la stanza e avvolse Alice nel suo abbraccio. La facciata attenta che la ragazza aveva lottato per mantenere crollò e le lacrime sgorgarono liberamente. Insieme si dondolavano avanti e indietro dolcemente, Alice pianse le sue lacrime silenziose e Bella le zittiva  accarezzandole i capelli in modo materno. 

"Hai sbagliato," Alice soffocò quando le sue lacrime erano quasi a secco. 

Bella si congelò e si allontanò dalla sorella per esaminare la sua espressione. Non c'era dolore inciso nel volto di Alice. C'era una tristezza luccicante dietro i suoi occhi azzurri. C'era un vuoto da fantasma dietro il guscio del suo viso. Tuttavia, non c'era niente nella sua espressione che chiarisse il significato delle sue parole, niente che spiegasse perché tale agonia la tormentava. Infine, Bella decise che fosse meglio chiedere. 

"Che vuoi dire?" 

Alice fissò il soffitto, desiderando che le lacrime restassero dietro il loro argine. Asciugò quelle in eccesso e cercò la sua borsetta. Bella la guardò con occhi confusi. "Alice?" chiese dolcemente quando sua sorella tirò fuori il suo telefono e cominciò a selezionare i suoi messaggi di testo. 

Senza dire una parola, le diede il piccolo oggetto. Bella corrugò la fronte, ma prese il telefono abbastanza volentieri.  Rivolse  la sua attenzione al messaggio sullo schermo e poi improvvisamente desiderò non averlo fatto. Il suo sguardo tornò al viso di Alice, che era ormai una maschera impressionante di passività. Non passò una parola tra le due. La mano di Bella timidamente si allungò verso quella della sorella che la prese con gratitudine. 

Non era nella natura  di Alice Swan soccombere all'aggressività. Per fare ciò avrebbe dovuto biasimare qualcun’altro. Per quanto fosse ingiusto, Alice addossava solo a se stessa ogni colpa. Bella non era così stupida. Vide su chi far ricadere le colpe e sperò che la sua mano sarebbe guarita in fretta. 

Era sicura che avrebbe avuto bisogno del suo gancio destro molto presto.

Traduzione di jaybree88

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