noi quattro e Narnia

di _ L a l a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. .... come cadere in un cespuglio di felci da una stanza d'hotel ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***



Capitolo 1
*** 1. .... come cadere in un cespuglio di felci da una stanza d'hotel ***


Popolo di Narnia! Che emozione essere di nuovo qui a pubblicare una storia! Avviso già che questa non è demenziale come “intervista!!” è più seria (o, almeno, dovrebbe esserlo ^^)

Naturalmente se non capite qualcosa io sono sempre disponibile a spiegare e dovrei anche riuscire a postare più spesso, visto che ho già alcuni capitoli pronti.

Aspetto le vostre recensioni^^

Kizz <3

1.

Aiuto, aiuto e aiuto!  Mi sono persa. Ma perché cavolo non riesco a farne una giusta? Mi guardo intorno spaesata. Io lo sapevo che era una cavolata venire qua solo noi quattro! La prossima volta agli esami esco con 6, altro che 9! Così non sono costretta a perdermi in questa cavolo di città, dove parlano tutti alla velocità di un razzo. E io che voglio fare il linguistico! Cavolo, dopotutto ho solo 14 anni! Che pretendono, che sappia già parlare bene come loro? Non riesco ancora a capire come ho fatto ad uscire con 9 agli orali d’inglese! Uuh, che rabbia! Appena ripesco la Holly, gliene dico quattro! E anche a quella stupida della Giorgia che mi ha lasciato la mano. calma, Giulia, calma… respira… cerca di ricordarti come si chiamava quel piffero d’un hotel… Flicher? Falcher? Ma perché qua a Londra c’hanno tutti dei nomi inglesi? Ok, ora mi calmo, respiro a fondo e fermo qualcuno. Si, per chiedergli cosa?  Zitta coscienza! Adesso sei l’ultima cosa che mi serve! Devo sottolineare che sono anche la tua unica compagnia?  Ma che è? C’hai una mente tutta tua? Comunque zitta! Sto cercando di pensare… sprechi solo fatica!  T’ho detto zitta! Guardo insistentemente la vetrina del negozio qua di fronte, e la gente mi passa a fianco senza notarmi. A quanto pare sono abituati ai turisti sperduti. Ma dove cavolo sono quelle tre oche? Perché non sono ancora venute a recuperarmi? Calma, Giulia, calma…         - Giulia! Dio, credevamo d’averti perso! – urla Holly, appena apparsa da chissà dove. – effettivamente mi avete perso – puntualizzo io seccata.       – l’importante è che ti abbiamo ritrovata, no? e ora muoviamoci – taglia corto Silvia. Scommetto che se a perdersi fosse stata lei c’avrebbe urlato addosso per mezz’ora. Io neanche un urletto ho potuto fare. Ingiustiziè! Afferro saldamente la mano di Giorgia, che mi mormora una scusa. Scuoto la testa, rassicurandola. Ehi! Dov’è finito il tuo spirito combattivo? Te lo dico io dov’è finito maledetta coscienza! È rimasto a guardare la vetrina! Ahah, molto divertente!  –T’ho! – Holly mi piazza in mano la cartina della città, con disegnato sopra il percorso per arrivare all’hotel. –Scusa, ma quella di Londra, qui, non sei tu? – ribatto seccata. Oltre al fatto che mi sono persa mo’ devo fare pure da navigatore? Lei mi lancia un’occhiata saccente. – Chi è che al compleanno dell’Elisa è entrata urlando : “sono il navigatore perfetto!”? beh, allora dimostralo! -  -Guarda che fare il navigatore a Fino Mornasco e farlo qui a Londra è una cosa completamente diversa! -  -Fa niente! Dopotutto il percorso è pure segnato -  -e allora perché non la leggi te la cartina? -      - Perché non mi va! -  Uuh! Che rabbia! Mi limito a guardarla storto. Se non fosse che ho un mal di piedi terribile giuro che le tirerei un brutto scherzo. Continuo a camminare, cartina e valigia in mano, interrompendo ogni tanto il gioco dell’ “ABC” che Giorgia e Silvia stanno continuando da mezz’ora. In che cosa consiste il gioco dell’ ”ABC”? beh, tanto per cominciare è il gioco più stupido mai inventato che, all’inizio, può essere divertente ma che, quando hai due migliori amiche come le mie, diventa insopportabile. Adesso ve lo spiego: il giocatore uno inizia con la prima lettera dell’alfabeto: A. il secondo risponde B, il primo C, il secondo D, il primo E. a questo punto il secondo fa: “EH?” e il primo: E, e il secondo “AAAH!” e il primo fa: B! e così via. Beh, si, un po’ fa ridere, ma immaginatelo prolungato per mezz’ora. Una vera tortura.        – Arrivate! – urlo soddisfatta. Holly, tira un sospiro di sollievo quando Silvia e Giorgia interrompono il loro esasperante gioco. Holly ritira le chiavi e saliamo in camera. Non ho nemmeno guardato come si chiama l’hotel tanto ero contenta di essere arrivata. Mi butto sul letto senza nemmeno passare dal via. – Non sistemiamo le valigie? – dice Silvia, vedendo che sia Giorgia che Holly hanno seguito il mio esempio. Le lancio un’occhiata fulminante che lei ignora. Holly, si mette lentamente a sedere. – Silvietta cara, secondo te, in questa camera c’è qualcuno che ha voglia di farlo? -  - Io – risponde lei. Giorgia sbuffa accasciandosi ancora di più sul letto. Io scuoto la testa con disapprovazione. – Silvia, sai cosa vuol dire andare in vacanza ? – chiedo cercando, con scari successi, di tirarmi su.     – emh… giri per negozi, librerie, cinema, camminate lungo i fiumi… - risponde dubbiosa lei cercando di mettere dentro la frase qualcosa che piace a tutte.  – a-a! risposta sbagliata! Andare in vacanza significa COMPLETO riposo! Anche se le librerie non ci stanno male… – esclamo io. – e, indovina un po’! fare le valige non è stare in completo riposo! – conclude Holly, lasciandosi cadere sul cuscino. Silvia ci guarda storto. – Ma non possiamo lasciare tutto così!- ribatte lei. – e perché no? – chiede Giorgia. – perché… poi diventerà il caos totale! -  - e che c’è di male? -   - si, appunto! Una buona volta che posso sparpagliare tutto senza mia mamma dietro! -  - è noioso riordinare. Perché non lo fai tu, scusa, visto che ti piace tanto? –Silvia sbuffa. –Ok, vorrà dire che farò tutto da me – e inizia a sistemare la sua valigia. Io mi appisolo fino a che Silvia non mi sveglia. –umpf? – borbotto. –che ci fa il libro di Narnia nella tua valigia? -  - emh… secondo te che cosa ci fa un libro nella mia valigia? -  -si, ma perché di Narnia? Mica avrai intenzione di leggercelo! -   - certo che no! però se incontro Skandar per strada gli faccio fare l’autografo sul libro -   -sei proprio senza speranze… -  le faccio una linguaccia, alzandomi per andare in bagno. – uffi, che noia! - sbuffa Holly dalla camera. – Perché non mi aiuti a sistemare le valigie? – propone Silvia. Essendo in bagno non posso vedere la faccia di Holly, ma riesco benissimo a immaginarmela. Mi lascio sfuggire una risatina soffocata.  – Giuuuuuliaaaa! -  urla Giorgia a squarciagola. – che c’è? -  - dov’è il giornale? -  -perché, abbiamo comprato un giornale? – chiedo io uscendo dal bagno. – certo! E l’hai scelto tu! Non ti ricordi? – scuoto la testa. –certo che pensare a Narnia tutto il giorno deve averti recato un serio danno cerebrale! – ridacchia Holly. La guardo male – ma sta zitta, va’! che te il danno cerebrale ce l’hai dalla nascita! – ribatto. – Uffi! Smettetela! Siete prorpio noiose! Allora? Sto giornale dov’è? - Faccio spallucce. –boh. Perché? -  - magari andiamo a vedere qualcosa al cinema – dice Giorgia rigirandosi nel letto, già tutto sfatto.  -posso farti notare che parlano in inglese gli attori qui? – faccio io ironica. -fa niente. Ce lo facciamo tradurre da Holly all’uscita. E poi io negli orali ho preso 10, non ricordi? – ribatte lei.  – si, ma io ho preso 9 – aggiungo io. – e io 8! – sbotta Silvia, infastidita dal fatto che sia io che Giorgia abbiamo preso un voto più alto di lei. Beh, mica può averla sempre vinta, no? sbuffiamo, guardandoci storto a vicenda. – allora, ci andiamo si o no? – chiede sbuffando Giorgia. – e andiamoci! – concede Holly. – il giornale dov’è? –        - non ne ho la più pallida idea! È da mezz’ora che cerco di farvelo capire, ma i vostri rispettivi danni celebrali hanno impedito che il mio messaggio arrivasse al vostro cervello! – scoppiamo a ridere e ci mettiamo a cercare questo strabenedettissimo giornale in tutti gli angoli più impensabili della stanza. Inizio a credere che se lo siano immaginato di aver comprato il giornale.     – Ehi! Eccolo qui! – urla Silvia, sdraiata in modo da vedere sotto l’armadio. Mi sdraio di fianco a lei e sbircio sotto. Il giornale è incastrato in una fessura.  – Secondo me è bloccato – sbuffo poi, tirandomi su. Holly ispeziona attentamente la posizione del giornale.          –Proviamo a spostare l’armadio – dice poi. Io e Giorgia la guardiamo stralunate. – s-spostare l’armadio? – -esattamente -   - e come hai intenzione di riuscirci? -    -così! – e prende a spingere l’armadio da un lato. Silvia le si affianca, e adagio adagio, la fessura viene scoperta.          –sembra tanto una porticina – commenta Giorgia. Mi chino e prendo a strattonare il giornale, cercando di disincastrarlo.  Giorgia si unisce a me, prendendo un altro lato del giornale, mentre Silvia e Holly si riposando sbuffando sonoramente.   – uno… due … e… -  SDENG! La porticina segreta si sgancia dal muro, mostrandoci una galleria buia. Sollevo vittoriosa il giornale   –recuperato! – un’improvvisa folata di vento fa volare via il giornale dalla mia mano. –oh, no! – la rivista svolazza dentro la galleria.          – e mo’? -  -lasciamo perdere e ne compriamo un altro? – propone Giorgia, già stufa. Ma io mi sono già infilata nel cunicolo per raggiungere il foglio, che avanza dispettoso ad ogni soffio di brezza. Sento le mie amiche sbuffare seguendomi. –qui sembra fini… - non faccio in tempo a finire la frase che mi sento cadere nel vuoto. Chiudo gli occhi, cercando di scacciare l’improvvisa e insensata sensazione di vertigine. PAM! Cado su qualcosa di morbido. Apro cauta un occhio, poi l’altro. Sono atterrata in un cespuglio di felci?  Le altre sono di fianco a me, sedute sul cespuglio, e si guardano intorno stupite. – non avevo letto che nella camera era compresa pure una foresta – mormora Holly stordita. Giorgia inizia a dimenarsi isterica – Dove siamo??!! -    - questo non lo so, però so che se continui a muoverti così t’incastrerai ancora di più – sbuffa Silvia.  Giorgia si ferma di botto tra un frusciare di foglie e l’altro. Provo ad alzarmi, portandomi dietro mezzo cespuglio. Mi spazzolo via dai jeans i vari rametti che si sono impigliati nella stoffa e mi guardo intorno. È un posto familiare …        - ma come abbiamo fatto a finire qui? – dice perplessa Silvia aiutando Holly a rialzarsi. – io… sono come… scivolata… - risponde Giorgia, ancora immobile nel cespuglio. – anch’io… - mormora pensosa Holly, sistemandosi i capelli alla bell’e meglio. Annuisco, osservando il folto della foresta. È strano… mi sembra di conoscere questo posto…  - Beh, direi che dobbiamo trovare una via d’uscita, no? – propone Silvia stiracchiandosi. Annuisco nuovamente, distogliendo per un attimo la mia attenzione del paesaggio. Holly sta borbottando qualcosa a proposito dei suoi vestiti firmati. Mi avvio, sempre più perplessa, nel bosco cercando di capire da cosa derivi questo strano senso di familiarità.  Prima la vertigine, poi la familiarità… si può sapere che succede?  Scuoto la testa scacciando i pensieri. – Giulia! Fermati un attimo! – vedo Silvia che tende una mano a Giorgia, ancora incastrata nel cespuglio. – hai intenzione di rimanere qui ancora per un po’? – le chiede sarcastica e io e Holly ci lasciamo sfuggire una risatina. Giorgia ci lancia un occhiata inteneritrice e poi si alza faticosamente. Riprendo a camminare nel bosco, scervellandomi sui possibili collegamenti che la mia mente può aver fatto. – Giulia! Rallenta!  Stai praticamente correndo! – urla Holly sbracciandosi.   – scusa! – urlo di rimando fermandomi di colpo. Appena vedo che sono abbastanza vicine riprendo a camminare, ma pochi metri dopo vengo bloccata di nuovo. No, non dalle tre oche dietro di me, per una volta. Vengo fermata da un ragazzo moro, alto che mi punta una spada addosso. Rimango paralizzata dallo stupore.  Ecco perché era tutto così familiare! Siamo a Narnia! E quello davanti a me è… Caspian! Waaaaa!  Vorrei tanto mettermi a saltare per la gioia, ma il futuro re di Narnia sta attentando alla mia vita con la sua spada. Fa una faccia stupita di fronte al mio sorriso euforico.  – c-chi sei? – mi chiede sbalordito. – io? io mi chiamo Giulia, piacere! Vorrei tanto stringerti la mano ma ho paura che m’infilzerai… ma va bene anche così! – la sua espressione è sempre più sbigottita. – sei di Telmar, vero? Ti conviene dire la verità – e fa un cenno dietro di me. Le ragazze hanno le spade di tre minotauri puntate addosso. – io non sono di Telmar! – ribatto piuttosto offesa. – Gli unici umani a Narnia sono Telmarini – grugnisce minaccioso il minotauro che tiene sotto tiro Holly. – beh, sono vestita come una telmarina? – ribatto io agitandomi. – Effettivamente no… ehi ferma! Non puoi muoverti o t’infilzo sul serio! – esclama Caspian. Sbuffo, calmandomi. – se non siete telmarine che cosa siete? – chiede il minotauro che controlla Giorgia. – siamo Figlie di Eva – esordisco sicura. Caspian sembra disorientato. – ma… -  -veniamo dallo stesso mondo dei Quattro Antichi Sovrani – sbuffo io sbrigativa. – sul serio? -   - beh, certo! Che senso avrebbe mentire eh? -  - beh, sarebbe un modo d’infiltrarsi nelle file di Narnia e sabotare la guerra facendoci perdere -    - uh… non ci avevo pensato… comunque non sono di Telmar e non farei mai una cosa del genere! È praticamente un insulto da parte tua insinuare queste cose su di me! -  -e perché? -  - beh… come faccio a spiegartelo… emh… - mi scervello cercando una risposta che possa soddisfare il mio nuovo amichetto narniano - voglio crederti Figlia di Eva… portiamole al campo! E tenetele d’occhio! – cede il ragazzo, capendo che se aspettava me potevamo stare lì tutto l’anno.

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.

Esco dal “camerino” tra un frusciare di veste e l’altro.  Non mi sono mai sentita così felice e scema allo stesso tempo. é due giorni che Caspian ci ha portate al campo, e la prima cosa che ha fatto (beh, la seconda, visto che prima ci ha interrogate per circa tre ore) è stata quella di procuraci dei vestiti adatti. Per adatti non intendo vestiti adatti a NOI, ma vestiti adatti al LUOGO. Perciò, detto in parole povere, ha chiamato tutte le sarte di Narnia e c’ha confezionato quattro abiti narniani, che stiamo provando adesso.

– se penso che dovrò andare in giro tutto il giorno con sto coso frusciante addosso mi viene male… - mormoro fissando la mia figura allo specchio. Già, perché la lunga veste rossa mi copre addirittura i piedi.

C’ho paura d’inciamparci dentro.

Dopotutto, però, il vestito in se non è male: lungo, rosso, con i bordini dorati, le maniche a tre quarti che si stringono in torno al braccio, la scollatura praticamente nulla… beh, è un bel vestito, solo che sta male addosso a me.  

–Giuggiola sei stupenda! – Giorgia mi volteggia intorno allegra.

– Dici? -  lei annuisce tutta contenta. La guardo storto

Questa sta male! A lei l’aria di Narnia fa l’effetto sbagliato!  

- Holly, credo che tocchi a te.. – dice Silvia. Lei sbuffa e s’infila nel camerino. Io vengo recuperata da un’altra fauna che sta cercando di sistemare i miei intricati capelli. Alla fine ho due treccine che, partendo dai lati della testa, si uniscono dietro, raccogliendo i ciuffi che di solito sparano fuori e il resto dei capelli sciolti.

Holly esce dalla stanza con un lungo vestito blu. Faccio per alzarmi ma la fauna mi trattiene.

–aspetta ancora un attimo – si allontana di poco mentre Giorgia va a mettersi il vestito. La fauna, di nome Laila, torna e mi toglie gli occhiali.

–ehi! Così non ci vedo un accidente! – esclamo io; non che a me dispiaccia, sto meglio senza gli occhiali, ma il rischio di inciampare si alza decisamente.

– non ti preoccupare –Mi dice lei.

Giorgia esce dal camerino, ma io non riesco a vederla bene. Laila mi passa una mano davanti agli occhi, che chiudo istintivamente, e quando li riapro…

- cavolo! Come hai fatto? Ci vedo perfettamente! – esclamo io strabiliata. La testa di Silvia spunta curiosa dal camerino mentre Giorgia e Holly mi fissano stupite. Laila mi fa l’occhiolino.

– segreto! – mormora prima di andare a occuparsi dei capelli di Holly.

– bel vestito Gio – sorrido io.

– ma ci vedi sul serio? – annuisco tutta contenta e infilo gli occhiali nella tasca dei jeans, dove trovo MP3 e cellulare.

- dici che qui prende? – chiedo a nessuno in particolare accendendolo. Non che mi serva a tanto, in mezzo ai boschi e con le mie migliori amiche nei paraggi.                               

– cavolo se prende! – esclama Giorgia guardando il suo. – credo di non aver mai visto così tante tacchete da quando ce l’ho! -   

- fai vedere – chiede Holly tendendo la mano. Giorgia le passa il cellulare e gli occhi di Holly si sgranano dalla sorpresa.

– pensa, adesso chiami tua mamma e le dici :” ciao mamma! Lo sai che sono a Narnia? No, non è il nome dell’hotel, ma di un paese! Si! Quello di cui Giulia parla sempre! “- scoppiamo a ridere e Silvia riappare con un vestito viola. Laila e l’altra fauna prendono a sistemare i capelli di Giorgia e Silvia. Finito questo escono dalla stanza e fa la sua entrata in scena Caspian, appena tornato dalla ricognizione mattutina. Il moro si accascia sulla sedia.

- tutto ok, Caspian? – chiede Giorgia.

 – si. Oggi pomeriggio però ci tocca un’altra volta. Ci sono stati degli avvistamenti a nord dell’accampamento e preferirei non avere altri guai. – sospira, demoralizzato. Posso capirlo, condurre una guerra non dev’essere certo semplice.  

- bei vestiti comunque – commenta poi.  Perché non provi a andarci in giro tu?  Penso stizzita, ma anche lusingata.

– posso venire con voi oggi pomeriggio? – chiedo facendo la mia migliore faccia da cagnolino implorante. Non che mi venga bene, però tentar non nuoce.

Lui scuote la testa, anche se con un attimo di ritardo.

– dai, Caspian, ti prego. Ci tengo tanto! Giuro che sto zitta! – lo prego, con le mani giunte.

Caspian sospira, sconfitto.

– non c’è bisogno che tu stia zitta, mi basta che, nel caso di un attacco, tu te ne vada. Non metterò di certo a rischio la vita di una giovane dama! –

Lo guardo, ironica.

– giovane dama a chi? – lui diventa rosso dall’imbarazzo e noi scoppiamo a ridere.

– comunque è ora di pranzo! Quando si mangia? – protesta Silvia. Caspian sorride, più rilassato.

– ero venuto a avvisarvi -     

-aaah! Menomale! A me le sedute di bellezza fanno venir fame! -  

- Silvia, a te anche vedere un film fa venire fame – le dico canzonatoria.

–cos’è un film? – fa Caspian perplesso, mentre noi scoppiamo nuovamente a ridere.

 

- Mia signora – fa il centauro, porgendomi la mano per aiutarmi a salire.

- chiamami Giulia per favore – rido io, accettando il suo aiuto e salendogli in groppa. – e tu come ti chiami ? – chiedo io, una volta seduta.

– Alen, mia signora -  risponde, e io sbuffo.

– t’ho detto di chiamarmi Giulia! -   portesto.

- Alen! – Caspian arriva, in groppa al suo cavallo.

– ti affido Lady Giulia, abbine cura – detto questo s’avvia a capo della pattuglia.

– manco fossi un oggetto! E poi so badare a me stessa! E perché tutti si ostinano a non volermi chiamare con il mio nome? A me il mio nome piace. È bello come nome.. – mi lamento, salutando da lontano Giorgia, Holly e Silvia.

Ad un segnale di Caspian  il piccolo drappello parte al galoppo nella foresta. M’abbasso, evitando i rami degli alberi, che mi s’impigliano tra i capelli. Chissà dove siamo diretti… a nord del campo, ha detto Caspian, ma non sono mai stata brava ad orientarmi. Spero solo di non perdermi. Corriamo nella foresta per un bel po’ fino a che Caspian non ci ferma.

– fate silenzio. C’è qualcuno qui – mormora.

– Otron! – un minotauro si fa avanti.

– vai avanti tu. Io ti guardo le spalle – Otron e Caspian s’addentrano al di là di alcune querce. All’urlo di Caspian la squadra si fa vedere, e accerchia i presunti nemici. Alen si fa avanti, permettendomi di vedere la scena.  Un ragazzo biondo è sotto la spada di Caspian, mentre due ragazze, un ragazzo e un nano s’affacciano da dietro un cespuglio.

Edmuuuuund!!! Wow, e super wow! Di fronte a me c’è niente poco di meno di Edmund Pevensie, il mio mito da quando avevo 10 anni.

Il nano, Briscola, mi fissa torvo.

– tu… sei il principe Caspian? – chiede ansimando Peter. Caspian annuisce sorpreso.

– e tu chi saresti? - 

-io sono Re Peter – la spada puntata al collo di Peter viene ritirata.

– piuttosto… chi è lei? – fa il nano additandomi. Scendo da Alen.

– posso parlare io Caspian? – lui annuisce.       

- mi chiamo Giulia. – sorrido incerta – e, beh, diciamo che io e le mie amiche siamo capitate qui per caso. Oserei dire.. cadute.. però comunque non sono un nemico. –

Briscola ricambia il sorriso. Mi sento sollevata.

- ma.. da dove vieni? – chiede Lucy, curiosa.

- dal vostro stesso mondo, ma da un’epoca diversa. –

Si guardano eccitati dalla nuova scoperta, mentre Caspian mi spinge verso Alen.

– forza, torna su – mi incita.

Lo guardo sbuffando.

– non posso camminare per i fatti miei, scusa? –

Lui sbuffa e sale in groppa a Destriero. E io m’incammino guardandomi intorno.

– Lady Giulia.. – mi fa Alen, porgendomi la mano. Sbuffo.

– punto uno: chiamami Giulia. Punto due: no, grazie Alen… vorrei camminare un po’ se non ti dispiace. Sai, mi è sempre piaciuto camminare in montagna, e quando vado con i miei amici sono sempre nel gruppo davanti…– blatero cose senza senso e lui annuisce raggiungendo Caspian.

Guardo Caspian affidare il cavallo a Otron e prendere a camminare. Peter lo raggiunge spedito. Frugo nella sottospecie di borsa che m’hanno mollato e prendo l’MP3. L’accendo e faccio scorrere la play list. “ Master Plan – Adam Lambert * “ faccio play e cammino canticchiando.

I tre Pevensie rimasti mi raggiungono curiosi. Li guardo interrogativa, abbassando il volume.

– cos’è quello? – chiede Lucy indicando il mio Mp3.

 – è un lettore Mp3. Tipo una radio. Solo che è portatile e ci metti dentro le canzoni che vuoi tu - 

 - wow. E come fai ad averlo? Io non ne ho mai visto uno –

- beh, non ci sono ancora nella vostra epoca - 

- nella nostra epoca? – fa Edmund.

Distolgo lo sguardo per evitare di avere un improvviso attacco da fan girl.

– già. Diciamo che vivo sessant’anni dopo di voi -  continuo.

- sul serio? – chiede Susan sorpresa.

– si. Nel nostro tempo ci sono tantissime altre cose che voi non avete.. tipo il PC o il cellulare… beh, comunque credo che vivrete abbastanza da vedere tutto questo, magari grazie ai vostri nipoti. –

Rimangono allibiti. Sorrido.

Scusa cara, una domanda… ma il titolo “l’ultima battaglia” non ti ricorda nulla? Tesoro, certo che non vivranno abbastanza!             

Oddio, la mia mente s’è rivoltata contro di me!

- volete ascoltare? Non sono il genere di canzoni che ascoltate voi di solito però- passo una cuffietta a Lucy, ignorando la vocina nella mia testa.

L’altra la prende Susan che la porge a Edmund  

– vuoi sentire tu, Ed? – gli chiede. Lui scuote la testa. Poi s’avvicina a me.

–cos’è un… PC? - 

- è un po’ difficile da spiegare… è un… beh, contiene tante informazioni, e puoi usarlo un po’ per tutto: per lavoro, per giocare, per ascoltare la musica… - 

- cavolo… e cos’è un cellulare? – frugo nella solita borsetta e tiro fuori il mio.

– è un telefono portatile – spiego passandoglielo, mentre lo guarda ammirato. Dopo averlo esaminato me lo ridà. Camminiamo un po’ in silenzio.  Cavolo, Giulia, sei di fianco a Edmund Pevensie e non dici niente?  

Si, decisamente la mia testa ha preso vita propria.

- quanti anni hai Edmund? –  gli chiedo.

farai la figura della scema se continui con queste domande!

zitta coscienza! Che ci posso fare se non mi è venuto in mente un tubo?

– 14, appena compiuti. I miei genitori mi hanno regalato questa- dice, tirando fuori dalla sua cartella la torcia che si vede pure nel film e mostrandomela.

– non sarà tecnologica come il tuo cellu-coso ma… - arrossisce.

– è molto bella. – constato io, prendendola delicatamente in mano. Lui sorride orgoglioso. Gliela ridò.

– e tu quanti anni hai… Giulia, giusto? – annuisco.  

Waaa! Sa il mio nomee

- ne ho 14 anch’io. solo che li ho compiuti già da un po’- in questo momento vorrei poter andare a sbattere la testa contro un albero.

“compiuti già da un po’”! ma che cavolo di frasi mi vengono? Il mio italiano è andato a farsi benedire! A proposito se lui è inglese e io italiana.. come facciamo a capirci? Lo saprei se stessi parlando inglese… bah… Narnia e i suoi misteri…

Susan mi mette in mano l’MP3

– che strane canzoni che hai su! -  

-eheh… -  

- ma come siete arrivate a Narnia tu e le tue amiche? – chiede Lucy.

 – beh… eravamo in hotel, e poi abbiamo perso il giornale dentro un cunicolo che si è aperto nel muro, l’abbiamo seguito e poi… beh… siamo cadute in un cespuglio di felci. –  scoppio a ridere, capendo solo ora quanto questa situazione sia buffa.

- un.. cespuglio di felci? – chiede Edmund, mentre trattiene una risata. Annuisco, mentre anche lucy e Susan scoppiano a ridere. quando arriviamo alla Casa di Aslan non c’è nessuna pattuglia di guardia. Caspian ci raggiunge, seguito da Peter, che fissa il bruno con rimprovero.

– Giulia? Tu ti ricordi se quando siamo partiti la squadra di sorveglianza c’era? - 

- certo che c’era Caspian! Hai pure parlato con quel centauro… emh…Lukaan credo… - 

- e allora perché non  ci è venuto incontro nessuno? – alzo le spalle, cercando di non sembrare preoccupata, con scarsi successi.

 Io e lui ci scambiamo un occhiata, prima di correre a perdifiato dentro, seguiti dai Pevensie.

Avanziamo, con le spade sguainate (a me ovviamente non è concessa la spada, ma posso vantarmi del mio bel coltellino appuntito), verso l’unica stanza da cui provengono dei rumori. Delle risate per la precisione.

Caspian spalanca di colpo la porta, e la scena che ci si presenta davanti è stupefacente: sono tutti ubriachi.

I resti delle bottiglie sono sparsi sul pavimento.

– eccoli i nostri eroi che tornano! – urla Holly, tutta rossa in viso. Silvia ridacchia tra un attacco di singhiozzo e l’altro. Giorgia dorme.

– avete bevuto! – urlo io. Credo di essere sull’orlo di una crisi isterica. Non che io non abbia mai bevuto, eh!

– solo un gocci-hic-ietto – afferma Silvia.

– ma io v’ammazzo a tutte e tre! Cosa cazzo v’è saltato in mente? Siete delle quattordicenni già idiote di vostro, non avete bisogno di bere! Tre deficienti, ecco cosa siete! Tre deficienti! Bere il vino non è come bere la Red Bull! Anzi, non dovreste bere nemmeno quella!–

mi fissano tutti.

Forse per le parolacce, che con tutta probabilità non capiscono, o forse perché sono arrabbiata nera.

–cos’è la Red .. Bull? – fa Caspian preoccupato. Lo ignoro. 

– come –hic- al solito –hic- sei esager-hic-ata – borbotta Silvia. Le tiro uno schiaffo in piena faccia.

– ahia – è l’unico commento, proferito neanche da lei ma da Holly.

Ora è il turno di Caspian a urlare.

– io vi avevo detto di curarle! Non di ubriacarle! Non hanno ancora l’età per bere! Ma che cosa vi è saltato in mente? E perché avete coinvolto le sentinelle del turno di guardia? Se arrivavano i Telmarini che cosa facevate? Li uccidevate a suon di singhiozzi? - 

Scuoto Giorgia, svegliandola.

– uhuh… quante Giulie che ci sono… - borbotta.

Holly, continua a ridacchiare. La fulmino con un occhiata.

– Gylien, vai in lavanderia e chiamami Laila e Dahila, per favore – chiedo io a un fauno del nostro gruppo.

– subito Lady Giulia – fa inchinandosi e uscendo.

–chiamami Giulia e basta! Lady ci sta malissimo davanti al mio nome! Mi fa sentire vecchia! – gli urlo dietro, inutilmente. Dahila e Laila appaiono.

– avevate bisogno Lady Giulia? – sbuffo, e ignoro il “lady Giulia”.

– si, Dahila, per favore, prendi Holly, e Laila, prendi Silvia, aiutatemi a portarle in camera. – dico caricandomi Giorgia sulle spalle. La truppa sta pulendo la stanza, mentre Otron cerca di portar via gli ubriachi. Dopo aver appoggiato Giorgia sul letto esco, seguita dalle due faune che tornano ai loro compiti. Rientro nella stanza. 

– Otron, ti aiuto io! – dico aiutandolo a sollevare un centauro addormentato.

– grazie mille L… - lo fulmino con un’occhiata inteneritrice - … G.. Giulia –

Annuisco soddisfatta.

Trasciniamo con fatica il centauro fin dentro la sua stanza, poi torniamo indietro e aiutiamo i soldati ancora svegli a non perdersi per i corridoi.

Lucy rassetta la stanza e Susan porta via le bottiglie, lasciando Peter, Caspian e Edmund in mezzo alla stanza senza saper cosa fare.

– forse potreste provare a riordinare le sedie – propongo io , vedendo il loro sguardo perso, appena rientro.

– oh, si, già! – sbotta Caspian, mettendosi al lavoro. Lucy ridacchia dal fondo della stanza e io la imito, guadagnandomi tre occhiatacce. Io e Lucy guardiamo divertite i tre ragazzi che cercano di sistemare le sedie in un modo decente.

– no… forse questa va qui… -  

- ma no! cosa dici Ed! è chiaro che quella sedia deve stare qui! - 

- a dir la verità Peter, qui c’è già un'altra sedia… - 

- e allora spostala Caspian! È lampante che quello è il posto di questa sedia! - 

- e tu come fai a saperlo? È la prima volta che entri qui! – Susan ci raggiunge e Caspian le lancia un’occhiata, arrossendo. Sorrido.

– Peter, smettila! Dopotutto un posto vale l’altro! - 

- no! quella sedia deve stare lì! Non capisci Ed? è quello il suo posto! - 

-ma Peter… -   

- Edmund ha ragione Peter! Perché ti ostini tanto? - 

-Perché è il suo posto! – scoppiamo a ridere, mentre a Edmund tocca l’ingrato compito di dividere i due ragazzi, che si stanno ringhiando contro. 

Certo che, litigare per una sedia.. 

– aiutarmi no, vero? – sibila il moro, guardandoci. In tutta risposta scoppiamo nuovamente a ridere.

– Forse è il caso di riordinare – dice Lucy, guardando il lavoro incompiuto dei ragazzi. Io e Susan annuiamo e ci mettiamo all’opera, lasciando i tre giovani alle loro scaramucce. Edmund ci raggiunge poco dopo.

– Ho deciso di ritirarmi. Se devo passare il tempo a dividerli me ne torno a casa – sbuffa, accasciandosi su uno sgabello.

Sorrido, arrossendo. Lucy mi sorride con aria complice.

Susan corre a dividerli prima che arrivino i soldati, e li fa sedere ai due lati della sala.

Peter si siede soddisfatto sulla famosa sedia.

Quando tutto è a posto, mi spazzolo il vestito.

- rimani qui anche tu? – chiede Edmund.

– no, credo che andrò a fare un giro. -         

- ma se diciamo qualcosa d’importante e tu non ci sei? –

Sorrido.

– puoi sempre venirmi a cercare. Tanto non vado lontano–

Lui annuisce. Saluto tutti quanti e mi dirigo verso la lavanderia.

– è permesso? - 

-oh, Lady Giulia! Entri pure! – esclama Laila vedendomi entrare.

Sto per ribattere sul “Lady Giulia” per l’ennesima volta quando..

– LADY GIULIA! – urlano i quattro piccoli fauni, figli di Laila, appena mi vedono. La piccola Ahina mi corre incontro.

– Lady Giulia, giochi con noi? –

- Ahina! Non infastidire Lady Giulia! - 

- ma no, Laila, fa niente - 

- si giochiamo! – esulta il più piccolo, Domahi.

– vengo a giocare, però aspettate un attimo… Laila, posso chiederti un favore? -   

-certo Lady , mi dica pure –

 - niente Lady grazie.. comunque,  l’altro giorno c’erano qui una camicia rossa e dei pantaloni di cuoio… posso prenderli?-   

-certo, sono di là, glieli vado a prendere – la fauna ritorna poco dopo con i vestiti e me li porge.

–grazie … Genkay porta i tuoi fratellini fuori, sul prato, vi raggiungo subito- dico a Genkay il più grande.

Lui annuisce serio e, facendosi aiutare dalla sorellina Liliane, conduce i due piccoli fuori.

Io mi dirigo verso la stanza. Le ragazze dormono ancora.

Appoggio vestiti sotto il cuscino, in modo che non li vedano e esco silenziosamente. Raggiungo i quattro piccoli nel prato. 

– allora, cosa volete fare? – chiedo, sedendomi.

– raccontaci una storia! – propone Domahi, sistemandosi in braccio a Liliane.  

– e che storia vorreste sentire? – chiedo io, mentre Ahina s’aggrappa al mio braccio.

– la sai la storia della creazione di Narnia? – chiede Liliane.

Annuisco.

– bene! Racconta! – mi esorta Genkay sedendosi composto. Allora inizio a raccontare la storia narrata ne “il nipote del mago”. Sto giusto raccontando di come Diggory liberò la Strega Bianca che vengo interrotta.

– Giulia..? –

Alzo lo sguardo.

– oh… ciao Edmund! - 

L’ho detto in tono troppo sbrigativo. Non mi piace.

-tu sei Re Edmund! – esclama Genkay saltando in piedi. Lui annuisce. Domahi gli tira una manica della camicia.

– Lady Giulia ci stava raccontando una storia, ti va di stare qui con noi? – Edmund mi guarda e io sorrido, tutta rossa. Lui si siede accanto a me e Domahi gli si accoccola tra le braccia, tutto soddisfatto. Riprendo a raccontare, lanciando di tanto in tanto delle occhiate a Edmund, che mi guarda.

Ok, non è propriamente il massimo per la mia concentrazione, lo ammetto.

Arrivata alla fine della storia Ahina mi salta in braccio.

– ora giochiamo? – mi chiede implorante.

– va bene… a cosa volete giocare? – cedo, alzandomi.

– a Lupo Mannaro! – urla esagitato Domahi.

– no! a Strega Mangia Bambini! – ribatte Liliane.

– perché non giochiamo a Trova il Vampiro? – chiede Genkay.

Ahina lo guarda male.

–Lo sai che mi fa paura quel gioco! Perché non giochiamo a Palla Leone? – sorrido rassegnata. I bambini non cambiano neanche se sei a Narnia.

– non c’è un gioco che piace a tutti e quattro? – chiede perplesso Edmund.

– NO! – urlano contemporaneamente i quattro piccoli, mettendo su il broncio.

– umh… e se giocassimo a Strega Odia Colore? È piuttosto facile, qui – propongo.

– e che cos’è? – mi chiede Liliane, curiosa.

– è un gioco che si fa a casa mia: c’è una persona che fa la “strega” e un’altra persona che fa l’aiutante della strega, il folletto. La strega odia tutti i colori a parte il nero e deve catturare le fatine dei colori, solo che non può farlo lei perché è rinchiusa, perciò quello che corre in giro è il folletto. Ogni turno la strega dice un colore che serve come “casa” alle fatine e se in dieci secondi le fatine non hanno in mano un oggetto di quel colore o non sono su quel colore, il folletto le cattura e diventano prigionieri della strega. Il gioco dovrebbe finire quando la strega ha fatto prigionieri tutti. - 

- ma se io non ho trovato il colore e il folletto è lontano, posso continuare a cercare il colore? – chiede Genkay.  

- certo, puoi anche scappare se vuoi, però devi essere molto veloce - 

- mi piace! Giochiamo! – esclama Domahi.  

– sii! Lady Giulia fa la Strega e Re Edmund il Folletto – decide Ahina.

e lui ci guardiamo perplessi.

– non è un po’ troppo alto per fare il folletto? – chiedo sorridendo imbarazzata.

Che commento stupido…

Edmund diventa tutto rosso. Liliane lo fissa.

– mmm… si, ma sarebbe troppo difficile da prendere. –

I tre fratellini annuiscono seri.

– allora iniziamo! Vediamo… colore… blu! – urlo io.

I quattro piccoli si sparpagliano agitati.  Edmund li guarda confuso.

– ti conviene rincorrerli – gli suggerisco io.

– si, giusto – e prende a rincorrerne uno a caso. Dopo dieci minuti sta trasportando a peso morto Domahi su una spalla.

– dove lo metto? – mi chiede ansimando.

- Fallo sedere vicino a me. – gli dico io.

– Turno finito!! – urlo. I tre piccoli fauni rimasti ci raggiungono correndo.

– quanti turni mi mancano? – chiede Edmund stanco, lasciandosi cadere a terra. Sorrido divertita.

– tre, se sei fortunato – mi guarda sconvolto.

– così… tanti?! – scoppio a ridere.

– pensa che se non li prendi i turni aumentano – faccio io. M lancia uno sguardo disperato.

- massù, un po’ di esercizio non fa male a nessuno –

- intanto tu però devi stare ferma –

Ridacchio.

– non c’è nessun’altro modo? -   mi chiede poi.

- beh, puoi sempre sperare che la loro mamma venga a recuperarli prima della fine – sbuffa, rassegnato, tirandosi su.

– bene… allora… colore… viola! – Ahina, Liliane e Genkay si sparpagliano per il prato, inseguiti da Edmund.

– e io che faccio Lady Giulia? – mi chiede Domahi.

– non so… se vuoi puoi dare il cambio a Edmund il prossimo turno – lui sorride, contento di aver trovato un nuovo compito.

– Presa! – urla Edmund, trasportando Liliane in braccio. Sorrido, arrossendo leggermente.

– Turno finito! – Ahina e Genkay tornano verso di noi.

– Edmund, se vuoi Domahi ti da il cambio. – lui sospira di sollievo. Domahi saltella in attesa di correre.

– vediamo… colore… arancione! -        

- valgono i vestiti Lady Giulia? – mi chiede Ahina indicando la sua gonna arancione. Scuoto la testa negativamente e lei scappa, più veloce del vento. Domahi inizia a rincorrerla. Edmund si sdraia. Laila appare improvvisamente al mio fianco.

– mamma! – urla Liliane saltandole al collo.

– ciao piccola. Gli altri? –

- a giocare. - 

- spero che non vi abbiano dato troppo fastidio – fa rivolta a me e Edmund. Scuoto la testa e Edmund mi guarda storto. In effetti a lui un po’ di fastidio l’hanno dato. Sorrido divertita. Domahi torna trascinando per la mano Ahina.

– l’ho presa! – esulta.

– mamma! – urla poi, insieme ad Ahina, fiondandosi ad abbracciare Laila.

– Forza Genkay! È ora di andare! – urla quest’ultima.

– Ho vinto io mamma! -  festeggia allegro Genkay, raggiungendoci.

– bravo, piccolo. Ora, salutate Lady Giulia e Re Edmund, che andiamo –

I quattro piccoli ci salutano e Edmund si sistema nell’erba. Mi siedo affianco a lui.

– non hanno dato fastidio, neh? – borbotta lui ironico. Sorrido.

– no! sono solamente stati un pochino faticosi da gestire –

Si lascia sfuggire una risata.           

Non andare in brodo di giuggiole, Giu. Non andare in brodo di giuggole.

– la prossima volta lo faccio io il folletto, se preferisci -  propongo.

– guarda, ti assicuro che non ci sarà una prossima volta. E poi, non sei un po’ troppo alta per fare il folletto? – scoppio a ridere. Mi sistemo un po’ il vestito, togliendo dei fili d’erba.

- sicuramente più bassa di te, però. E meno adatta alle attività fische. –

Rido, fissando il cielo.

E pensare che fino a qualche giorno fa ero a Londra!

– allora? Cosa vi siete detti? – chiedo curiosa, fissandolo con un po’ d’imbarazzo.  

– beh, Peter vorrebbe tentare un attacco al castello di Miraz domani sera- 

- wow. Immagino che Caspian ti abbia mandato a dirmi che non posso venire con voi. -  

- beh… ecco… si - 

- non fa niente, lo immaginavo – sorrido,un po’ delusa.

– beh… però… c’è… tu sai usare un arma? -  

- beh, me la cavo con il tiro con l’arco, certo, non a livelli esorbitanti… - 

- e sapresti usarlo in battaglia?- 

-oh, questo non lo so.. l’ho usato solo nei campetti apposta.. -  

- beh, ma hai mai centrato un bersaglio? - 

- certo!! – rispondo orgogliosa. Lui annuisce.

– ti ci posso portare io… se vuoi - 

- dove? – faccio spaesata. La mia testa gira vari filmatini che è meglio che io tralasci.

- emh.. al castello di Miraz.. –

La mia mente si blocca e anche le mie supposizioni sul dove volesse portarmi.

Vi siete appena conosciuti e già tu pensi a ‘ste cose…  

Io loo conosco da quando avevo dieci anni!!  

ma lui no…

non ricordarmelo!!

Ma.. sto sul serio discutendo con me stessa? Uau, è la prima volta che mi capita!

- emh… Giulia? –

- oh! Ah! Si, ecco… non so… e se Caspian lo scopre? Sai, ultimamente non è di buon umore… credo abbia avuto giorni migliori… -

Lui scoppia a ridere.

- lo credo bene! –

Arrossisco all’inverosimile. Si alza.

- beh, pensaci… -

Annuisco meccanicamente. Lui torna dentro.

Che faccio? Vado? Lo dico alle ragazze? Non vado? Me lo tengo per me?

Mi sento esplodere la testa.

Per adesso è meglio farci una dormitina sopra…

Entro in camera. Le ragazze stanno ancora dormendo. Scosto il cuscino e guardo la camicia rossa e i pantaloni che ho preso in prestito da Laila. Pensavo di utilizzarli per andare meglio a cavallo… li scosto e mi ci siedo affianco.

Ho deciso.  

* è una canzone veramente stupenda, ve la consiglio vivamente!  

 

Uh, uh, uh!

Direi che a questo punto non posso fare altro che supplicare perdono. Anche perché non ho scuse che reggano, se non il fatto che mi era passata la voglia di tenere l’account.

Ma, adesso, dopo aver cambiato pure il nome –eh, già!- sono tornata!

Fù, fù, fù!

Bhe, che dire?

Era un po’ – un bel po’ – di tempo che non prendevo in mano questa storia, lo devo ammettere.

Forse perché io e le mie amiche non siamo più amiche come prima e non mi sembrava giusto scrivere di qualcosa che non c’era più.

Adesso, però, mi rendo conto che quando ho scritto la storia (perché l’ho anche finita, già. Devo solo trascriverla sul pc) ci credevo sul serio, nella nostra amicizia.

Quindi, perché lasciare a metà un lavoro, anche se ora sono cambiata ?

Ho aperto il file e ho scoperto che avevo un modo completamente diverso di scrivere.

, penso di essere migliorata almeno un po’, ma credo che lascerò tutto nella scrittura che avevo prima, perché ora rifarei tutto da capo. Mi limito a correggere giusto un po’ J

Ora non mi resta che ringraziare per le recensioni:

 noemi_moony: beh, mi fa piacere che questa storia e “With Jill” ti piacciano ^^

spero tu abbia notato che ho aggiunto un nuovo capitolo anche su quella. Hai fatto davvero una fic simile? Sai, dopo che ho “abbandonato” il mio povero account non ho più seguito nemmeno le storie che venivano aggiunte, ma ora che lo so andrò sicuramente a leggerla ;)

 Lady Gray: beh, speriamo che sia come dici tu e che venga bene .. di nulla, la tua storia mi era piaciuta veramente tanto ^_^

 The Magician: grazie per il consiglio, non sei la prima che me lo fa notare e ormai credo di aver imparato, anzi, la mia migliore amica dice sempre che vado troppo a capo per i suoi gusti XD spero che il seguito non ti abbia deluso :)

 laguerriera: spero di aver risposto bene alla tua curiosità, anche se siamo solo al secondo capitolo :)

 Niki_CuLLen_: beh, credo che le tue domande abbiano trovato risposta, a questo punto xD come ho già detto a  noemi_moony non ho più seguito le nuove storie, ma ora andrò sicuramente a leggere la tua ;)

 

Ringrazio moltissimo  JuliaShadow, laguerriera e Niki_CuLLen_ per aver inserito la mia storia tra le preferite.

Graize mille davvero!

Al prossimo aggiornamento (non ho la più pallida idea di quando sarà, ma la pazienza è la virtù dei forti, no? J )

p.s. chiedo perdono anche per le parolacce, ma secondo me ci stavano. Mi scuso se danno fastidio a qualcuno.

 

_ L a l a

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.

Trac.

Mi immobilizzo di colpo, sperando con tutto il cuore che nessuno l’abbia sentito.

Ma chi cavolo vuoi che ci sia? Sono tutti in cortile!

Riprendo a camminare, cercando di fare il meno rumore possibile, ma io sono silenziosa solo quando leggo o quando sono in classe. E non posso certo di dire di essere particolarmente aggraziata. Anzi.

Lancio un piccolo strilletto, quando inciampo in un sasso piuttosto grande. Appunto.

Inizio a intravedere la luce in fondo al corridoio.

Mamma mia, mi sembra di essere nel tunnel che conduce all’aldilà. Sempre che ci sia seriamente un tunnel che porta all’altro mondo.

Sbircio oltre il muro e vedo Caspian che ripassa il piano d’azione seduto sul suo cavallo. Mi viene da ridere ma mi trattengo.

Che poi, perché mi viene da ridere?

E adesso che si fa?

Guardo in giro, cercando di adocchiare Ed (oh, si, ora posso chiamarlo così con il suo permesso! Sono troppo felice) nonostante il buio.

- psss! Giulia! Qui! – mi giro verso Edmund, che non era dove stavo guardando io.

Certo che, oltre ad una “grazia innata” mi ritrovo anche un ottima vista. O forse sono uno schifo a nascondermi. E dire che giocavo sempre, a nascondino, da piccola.

Tutto il contrario di lui, perfettamente nascosto al buio (che i capelli neri aiutino? Bah) che mi ha notata anche celata nell’ombra e che se ne sta comodamente aggrappato al grifone.

No, nel suo caso, la frase “graziosamente aggrappato al grifone” non era adatta. E poi nessuno ha mai rivolto l’aggettivo “grazioso” ad un maschio.

Oddio, ma che sto pensando?

Mi fa segno di avvicinarmi, guardandosi intorno sospettoso.  

Striscio lentamente contro il muro, fino a raggiungerlo.

È orribile, strisciare contro un muro, credete a me. Vorresti appiattirti sempre di più ma non ci riesci mai.

- ma come sei conciata? – sussurra, guardandomi con curiosità. Gli altri sono tutti girati, o impegnati nei preparativi, per fortuna.

- beh, mi dici come facevo a salire su un grifone con il vestito? – ribatto a bassa voce, lisciandomi i calzoni di cuoio.

Sto davvero così male? E dire che ho messo la camicia apposta, dopo anni che rifiuto tutte quelle che mi vengono proposte.

E perché la mia voce esce sempre stridula, quando sono emozionata? Rischia di essere troppo acuta, e quindi troppo udibile, accidenti.

- se lo scopo era quello di somigliare a un maschio non ci sei riuscita. Sembri una ragazza anche così – commenta.

Non so se prenderlo come un complimento o meno. Se fosse un complimento sarebbe dovuto arrossire, no?

Bah, sarà il buio, ma a me le sue guancie sembrano del colore di sempre.

A parte che, perché mai sarebbe dovuto arrossire?

Io sono arrossita di sicuro, comunque.

Respiro a fondo, cercando di rimettere in ordine i pensieri e di far uscire una voce che non sembri quella di una gallina strozzata.

- e chi ha mia detto di voler sembrare un maschio? Io sono orgogliosamente femmina, sai? Forse non femminista, quello no. Però ho sempre pensato che le ragazze avessero una marcia in più rispetto a voi maschi. Pensa, mia sorella dice che i maschi usano solo l’1% del proprio cervello. E, riguardo ai pantaloni, nel mio tempo anche le ragazze li mettono, quasi tutti i giorni, ergo mi trovo più a mio agio che con quella sottospecie di tenda.–

O ho la voce da gallina strozzata o parlo a vanvera, sputando frasi senza senso alcuno. O tutti e due assieme. Sono irrecuperabile.

In più mi sta sicuramente guardando male, in quanto ho appena dato dell’idiota all’intera razza maschile, di cui lui fa ovviamente parte.

Infatti sembra sul punto di ribattere, quando una voce bassa, e per nulla umana, bisbiglia:

- la volete smettere? Se continuate così ci scopriranno.-

Edmund lancia uno sguardo offeso verso Byron, il grifone.

Se un’aquila reale potesse parlare avrebbe sicuramente la sua voce: bassa, ma capace anche di lanciare strilla acute.

Sospiro, quasi sollevata per la mancata discussione che, probabilmente, verrà riproposta in seguito.

- l’arco? – chiedo.

Edmund cerca a tastoni alle sue spalle, afferrandolo e porgendomelo. Bel nascondiglio, eh. Contro il muro. Avranno pensato che fosse di qualche arciere , spero.

- comunque Lady Giulia ha ragione. Anche solo salire su un cavallo con il vestito è difficile. Non che mi si possa paragonare a un cavallo… – continua Byron.

Sorrido mesta, tralasciando per una volta tanto il “Lady Giulia”. Riuscirò mai a convincerli che quel “lady” davanti al mio nome sta malissimo? Ne dubito. Non per questo mi arrendo, però.

Edmund sbuffa.

- ci muoviamo? Siamo i primi a dover partire, e dobbiamo farlo velocemente se non vogliamo che distinguano Giulia. –

Sale e mi fa segno di sedermi dietro di lui. Cerco di sistemare alla bell’e meglio la faretra sulle mie spalle, chiedendomi perché diavolo non hanno la protezione per il braccio, qui.

Poi mi arrampico (sempre poco aggraziatamente, anzi, credo di somigliare ad un troll di montagna che scala, appunto, la montagna) sul dorso di Byron.

Bene, ora che sono seduta dietro di lui me ne rendo conto: per non cadere dovrò stringermi a lui. Aiuto. Cioè, evviva è da anni che aspetto una cosa del genere, ma aiuto che imbarazzo.

Nel frattempo, però, sono ancora immobile come uno stoccafisso.

- emh, Giulia? –

- eh? eh, si? –

- forse è il caso che ti tieni a me. Non vorrei mai dover spiegare a Caspian cosa ci facessi su Byron, mentre stai su un lettino in infermeria –

- s..si giusto. –

Gli allaccio le braccia alla vita, tenendo l’arco tra le mani, cosa che non mi facilita il movimento già di per sé impacciato.

Oh, Miranda Kiss * ha ragione: dovrebbe esserci una botola per ognuno di noi, che si apre nel momento del bisogno.

- Edmund, puoi partire! – grida Caspian, da qualche parte nella sala.

- Subito! – urla Ed in risposta, mentre Byron spicca il volo così velocemente che dubito che qualcuno abbia visto qualcosa di più di una macchia sfocata.

L’aria è fredda e mi stringo più forte a lui, istintivamente. O quasi.

La treccia in cui ho raccolto i capelli mi svolazza dietro come un serpente impazzito.

Dio, che paragone orribile, ma in questo momento non mi è venuto proprio niente di meglio.

Posso dire di essere relativamente tranquilla, nonostante io stia eludendo gli ordini di Caspian e andando all’attacco di un castello.

So perfettamente come andrà a finire, so il film praticamente a memoria, e forse è per questo che sono calma. Alla fine non dovrò fare nulla di eclatante: semplicemente stare dietro a Edmund, e evitare di venire lasciata lì.

Rabbrividisco al solo pensiero.

Ok, ora forse un po’ agitata lo sono.

Ma Ed non mi abbandonerebbe mai lì, vero? Vero?

Ma con chi diavolo sto parlando?

Scuoto la testa, sfiorando con la fronte la sua schiena.

- Ed? – sussurro, e per un attimo ho paura che non mi abbia sentito.

- si? – la sua risposta giunge, appunto, in ritardo, ma forse è colpa del vento che ulula, portandosi via le nostre parole.

- quanto durerà il viaggio? –

- un po’ –

Non si è ovviamente girato verso di me. In più ,“un po’” , è una risposta leggermente generica, ma mi accontento.

- posso dormire? Credo che altrimenti potrei vomitare la cena –

In effetti il mio stomaco non gradisce particolarmente il volo, perché purtroppo, soffro leggermente di mal d’auto, soprattutto in quelle strade di montagna piene di curve e tornanti.

Non che si possa paragonare Byron ad un’auto, ovviamente.

In qualsiasi caso, sento il consueto nodo alla gola, che m’impedisce di respirare normalmente e mi costringe a deglutire nel vano tentativo di scioglierlo, andarsi a formare.

Finalmente si volta a guardarmi.

- si, certo. Ma credo siano solo un paio d’ore. Ti bastano? –

Oh, che carino. Si preoccupa per me. Deglutisco, maledicendo il mal d’auto e domandandomi come posso non riuscire a respirare quando ho tutta l’aria che mi sbatte in faccia.

- si. –

Rimango in silenzio, fissando la sua schiena, mentre lui torna a puntare lo sguardo davanti a noi. Deglutisco, di nuovo.

- Ed? – faccio per la seconda volta.

Stavolta si gira subito. Forse crede che riuscirei a vomitare sul serio.

Uh, beh, lo credo anche io. Anche se di solito mi limito a diventare bianca da far invidia ad un cadavere e ad avere un mezzo attacco d’asma.

- si? –

- posso appoggiarmi alla tua schiena? – è un sussurro talmente impercettibile che spero non l’abbia sentito. Ma mi ha sentito perfettamente.

Sorride, tra il divertito e l’imbarazzato.

- certo. O avevi intenzione di dormire in qualche altro modo? –

Scuoto la testa, sorridendo flebilmente e appoggiando una guancia contro di lui.

L’ultima cosa che sento è il suo cuore che batte:

tum, tu-tum.

 

- ehi. Ehi, Giuly, svegliati. –

Sbatto le palpebre, mettendoci un minuto buono a realizzare che:

·         mi trovo seduta su un grifone.

·         mi trovo seduta su un grifone con Edmund Pevensie

·         ho dormito sulla schiena di Edmund.

·         siamo arrivati a destinazione, e a momenti atterreremo

·         mi ha chiamato Giuly?! Nessuno mi chiama mai Giuly. Di solito optano per soprannomi più assurdi e che il più delle volte non c’entrano niente con il mio nome.

- ci sei? – domanda ancora lui, voltato verso di me, sebbene lanci occhiate preoccupate verso il castello.

- uh, più o meno. – rispondo, reprimendo un “come mi hai chiamata, scusa?”.

Non che non mi piaccia il soprannome Giuly. Semplicemente quasi nessuno mi chiama così. È … strano. Però detto da lui suona bene. Penso che gli concederò di chiamarmi così.

Sbadiglio.

- pensi di riuscire a non vomitare? – domanda divertito.

Ah-ah. Che spiritoso. Se la mia faccia potesse assumere espressioni da manga ora sarei quella faccina con i trattini al posto degli occhi e il punto al posto della bocca. E anche un bell’apostrofo come gocciolina.

Già. Peccato che non sono un personaggio da manga, io.

- credo. – rispondo seccata.

Mi rendo conto in questo momento che sono praticamente abbracciata a lui.

Divento rossa di botto e, facendo finta di niente, lancio uno sguardo sotto di noi.

Oh, wow.

Menomale che non soffro di vertigini. Anzi, sulla seggiovia che ho fatto in Francia, a Deux Alpes con Silvia, me la ridevo bellamente guardando la cuna sotto di noi che si apriva in una discesa piuttosto ripida.

Ora, vi starete chiedendo che diavolo ci facevamo in Francia io e Silvia.

La risposta è una sola: sciavamo. Anche se forse è meglio sottolineare che io stavo imparando a sciare.

Silvia adora sciare, e sua madre le ha promesso che quando avrà diciott’anni le farà fare le selezioni per diventare maestra di sci.

Lo sci è uno dei suoi argomenti preferiti, anche se sa che io non l’ascolto quasi mai, visto che non ci capisco niente.

In camera sua, esposte su una mensola, ha la sua bella collezione di medaglie e coppe vinte durante le gare; le stesse gare per cui ci abbandona durante i week-end, quando dovremmo uscire tutte quattro assieme e lei non c’è mai. Spesso non riesce ad esserci neanche per il suo compleanno.

Mi racconta sempre di quando va su a Motta a sciare, dove ha la casa, e delle stupidate che fa con il suo “giro”, come dice lei.

Una volta ci sono andata, a Motta, con lei. Era estate, però e di neve non ce n’era neanche un pochino. Quindi eravamo andate a raccogliere mirtilli. Mi ricordo che i bordi dei miei pantaloni rosa erano diventati viola e blu.

Quando sono tornata a casa, mia mamma, voleva mettermi in lavatrice con i pantaloni. Brr.

Comunque, non so neanche come, Silvia è riuscita a trascinarmi in Francia e a farmi fare il corso di sci per principianti o per “non esperti”, come lo chiama lei.

E la seggiovia citata prima serviva per portarci su fino alla funivia, che poi ci avrebbe portato all’ovovia che ci avrebbe depositate al ghiacciaio dove stavano le piste.

Vabbè.

Atterriamo con un tonfo soffocato sul tetto di una torretta. Poco sotto di noi ci sono alcune guardie di Telmar.

Edmund balza giù con agilità, senza fare alcun rumore e mi porge la mano, per aiutarmi a scendere.

Ho le gambe tutte indolenzite e mi si è informicolato un piede.

Stringo l’arco, per poi voltarmi e guardare il cielo, che stanotte è coperto. Non si vede neanche una stella.

Respiro profondamente, chiudendo gli occhi. Mi era mancata, la sensazione di qualcosa di solido sotto i piedi.

- tutto ok? – mi fa, tirando fuori la torcia dalla bisaccia. Mi guarda, un po’ troppo intensamente per i miei gusti. No, aspetta. Mi piace che mi guardi così, però mi manda in fibrillazione, e non credo sia il caso.

- si, tutto bene. – trovo la forza di rispondere, non so da dove.

- bene. Io vado giù. Ti chiamo io, quando puoi scendere. Stai qui e non muoverti.– mi intima.

Fa per calarsi giù dal tetto, quando lo fermo.

- emh… posso muovermi in caso di estrema emergenza? –

Mi guarda come se fossi pazza. In effetti che situazioni di estrema emergenza potrebbero mai esserci su un tetto? Il massimo che può succedere è  che si rompa qualche mattonella.

Annuisce, lentamente.

- muoviti solo se sei in pericolo. Non posso permettermi che ti venga fatto del male, quindi fa’ come ti dico. Intesi? –

Certo che potrebbe dirmelo senza sembrare un dittatore.

E quel “non posso permettermi che ti venga fatto del male” … oddio, l’ha detto in un modo talmente serio …

Ok, Giu, niente filmini mentali, intesi?

- intesi – rispondo, senza sapere se a lui o alla mia testa.

Cerco di sorridere, ma credo mi sia uscita una smorfia.

Lui annuisce, ancora, e la sua capigliatura corvina scompare oltre il bordo.

Sospiro.

Byron mi guarda in un modo strano. Ricambio lo sguardo.

- beh? – dico, cercando di suonare disinvolta.

Essere guardati da un grifone non è una cosa che mi succede tutti i giorni però, e non è per nulla facile reggerne lo sguardo.

- nulla. Pensavo a quando siete strani voi umani – commenta.

A che diavolo si riferisce?

- ah, grazie – borbottò, incrociando le braccia al petto con espressione imbronciata.

Mi sporgo verso il basso, e vedo Edmund armeggiare con la torcia, pronto a mandare i segnali.

Una guardia si sta avvicinando, silenziosa. Dev’essergli sfuggita, visto che altre due guardie sono stese a terra, non so dire se vive o morte.

Rabbrividisco. Vedere morire le guardie di Telmar nel film era tutta un’altra cosa.

Crack.

Il soldato telmarino schiaccia un sasso prima di fermarsi di botto, producendo un rumore che alle mie orecchie suona assordante, ma che Edmund non sente.

La guardia riprende a camminare, dopo essersi accertato che Edmund non l’abbia sentito, con più cautela, però.

-Ed! – sibilo, ma lui non mi sente, preso com’è.

Certo che riesce a distinguermi quando sono nascosta, ma quando si tratta di sentire qualcosa…

Oddio, che faccio?

Teoricamente non posso muovermi di qui, ma..

Afferro l’arco, e incocco una freccia, puntandola sull’uomo.

Ma le freccia non rimbalzerà sull’armatura?

Accidenti, è vero.

Lo guardo, indecisa, mentre si avvicina strisciando.

- Ed! – sibilo un’altra volta, ma lui non mi sente ancora.

Giuro che gli regalerò l’amplifon. Così riuscirà a sentire i miei avvertimenti, una buona volta.

Punto alla gamba dell’uomo.

Lascio andare la corda e la freccia spara dritta verso il polpaccio del telmarino, che si accascia con un gemito di dolore strozzato.

Edmund sobbalza, lo guarda sorpreso, poi alza lo sguardo verso di me, che ancora tengo in mano l’arco.

- non era una situazione di estrema emergenza – sibila con rimprovero.

Ah, vedo che gronda di gratitudine per avergli salvato la vita.

- volevi morire? – sibilo in risposta io.

Lui mi guarda corrucciato.

- non sarei morto – risponde imbronciato, tornando poi a guardare la sua torcia.

Mi sporgo ancora un po’.

- prego, eh! – faccio io, seccata.

La prossima volta manco il bersaglio apposta.

Ah, gli uomini. Sono troppo orgogliosi per accettare di essere stati salvati da una donna. Ora che ci penso, mi sa che mia sorella ha ragione. Ma non glielo dirò mai.

Edmund finisce di lanciare questi benedetti segnali luminosi e mi fa segno di scendere.

Guardo di sotto.

La fa facile lui, che è ben allenato.

Io a malapena scavalco i muretti, anche se devo ammettere che Silvia è messa peggio di me.

- Giulia, muoviti – mi incita a voce bassa, guardando verso destra, dove c’è una porta.

- come diavolo faccio a scendere? – rispondo io, piccata. Ed alza lo sguardo, con un sopracciglio alzato.

- salti, no? –

Saltare?! Ma siamo matti? Col cavolo che salto giù da questa sottospecie di cornicione! Mi rompo una gamba!

- n.. non sono proprio sicura di saperlo fare – balbetto, sedendomi sul bordo.

Oh, ma perché non sono rimasta alla Casa di Aslan?

- guarda che non saper saltare è grave – ironizza, anche se c’è un filo di tensione nella sua voce.

Ecco, fantastico. Sicuramente starà pensando che sono una palla al piede, il che non è poi così lontano dalla realtà.

Giulia, sei un genio. Ti sei bruciata tutte le tue possibilità con lui.

- non intendevo quello. So saltare, ma non credo di saper atterrare. – replico, cercando di sembrare calma.

- ti prendo io –

Deglutisco a vuoto.

Che cos’ha appena detto?

- altrimenti puoi restare con Byron, se preferisci. Anzi, forse è anche meg.. –

- NO! – sbotto subito io. – salto. Mi devo solo preparare psicologicamente –

Non sono venuta qua per stare sul grifone.

Anche se in effetti non so bene perché sono venuta.

Sarà che me l’ha chiesto Edmund…

- ti devo prendere? – mi domanda.

Si, si, si!

- no. Ce la posso fare. –

Ok, sono un’idiota.

Dovrebbero darmi il tesserino di riconoscimento per gli idioti più idioti del pianeta.

Ok, Giuggia. Ci siamo. Al tre.

Uno..

Due..

- tre! –

Salto, trattenendo il fiato per quel millesimo di secondo che sto in aria, per poi ruzzolare a terra.

Mi alzo traballante, e per un attimo il mondo mi gira intorno come impazzito.

Bene, niente di rotto: solo un livido sul ginocchio. È già un inizio.

Edmund, già davanti alla porta, mi fa cenno di stare dietro di lui. La apre di scatto, lama alzata, pronto ad attaccare eventuali telmarini, ma dietro non c’è nessuno.

Uh, che cosa sospetta.

Sento Byron alzarsi in volo, poco dietro di noi.

Ma nel film era così?

Oddio, ho dei vuoti di memoria.

No, non può essere! Io dovrei sapere a memoria ogni singola parola del film! Com’è possibile?

Avanzo a piccoli passi, sempre alle spalle di Edmund.

Mi volto di scatto, sentendo un rumore venire da dietro e evito per un soffio la spada del telmarino, procurandomi un innocuo graffietto sulla guancia.

- Edmund! – strillo, e mi sento incredibilmente stupida. Edmund lo trapassa in un attimo, prendendomi poi per il polso e trascinandomi su un altro balconcino.

Gli scivola la torcia dalla tasca, che cade giù, vicino ad una guardia.

Beh, questo me lo ricordavo.

- accidenti – sbotta lui, in un soffio – tu resta qui! – mi ordina poi, prima di scendere.

Ok, se prima ero tranquilla ora mi sento il cuore che batte furiosamente nel petto. E vorrei che fosse soltanto la vicinanza di Ed a farmelo battere così, e non la paura.

- ma guarda… -

Mi volto di scatto, sobbalzando alla voce roca che ha parlato. Un uomo, di Telmar, con un viso squadrato e la barba mal fatta, avanza verso di me a spada sguainata.  Ha una cicatrice che gli attraversa la guancia, fino al mento.

- da quando in qua i narniani hanno delle signorine così carine, nelle loro file? – continua, gongolante, come se fosse già sicuro dell’esito del nostro piccolo scontro.

Non che ci voglia tanto a capire, infondo.

Lancio un’occhiata ansiosa a Edmund, ma sta combattendo contro un’altra guardia.

Sento lo scalpiccio di cavalli, poco lontani.

Peter. Susan. Caspian. Sono entrati.

Credo di provare un po’ di sollievo, che però non dura molto.

Oddio, e ora che faccio? Non posso star certo qui ad aspettare che mi venga un’idea!

Schivo un paio di fendenti, stupendomi dei miei riflessi.

- una signorina bene addestrata, vedo – commenta, un po’ meno gongolante di prima. Ma dubito che evitare i suoi colpi lo faccia desistere. Oddio. Oddio. Oddio.

Sento il sangue del graffio di prima che mi cola lungo la guancia, e me lo strofino via col bordo della camicia.

Ok, Giuggiola, pensa. Pensa, pensa, pensa.

Mi costringe ad indietreggiare, mentre continua a menar fendenti che evito come meglio posso.

Faccio un ultimo passo all’indietro, prima di rendermi conto che, oddio, di lì si cade e basta.

- Ed! il segnale! – sento urlare Peter, da sotto.

- sono occupato, ora, Peter! – ribatte Edmund, parando un colpo con la spada.

L’uomo, intanto, ghigna e carica verso di me.

Non ho la più pallida idea di come, ma mi scanso un attimo prima che lui mi raggiunga, e finisce giù di sotto in testa al proprio compagno che sta combattendo con Ed.

Guardo giù, ansimando e ringraziando il mio istinto di sopravvivenza che è decisamente più sviluppato di ciò che credevo.

Edmund ha la testa alzata.

- co..come..? –

- Edmund. Il segnale. – faccio io, fingendomi calma e atterrando accanto a lui e in piedi.

Oh, come mi sento fiera di me stessa.

Lui annuisce frettolosamente, sbattendo la torcia sul proprio palmo un paio di volte, prima di riuscire a farla partire.

Lancia il segnale e, qualche attimo dopo, l’esercito narniano entra urlando.

Corriamo per i tetti, arrampicandoci su pezzo ripido.

Ci sono altre guardie, ma se stiamo in silenzio dovremmo raggiungere la porta senza problemi.

Purtroppo, il silenzio, non è una mia dote innata.

Scivolo.

- aaah! -

Chiunque altro, conscio del pericolo, si sarebbe limitato a sobbalzare per poi cercare appiglio. 

Io, invece, ho dovuto lanciare per forza uno strillo. E, se non ci fosse stato Edmund a prendermi, sarei scivolata giù di sotto.

Beh, ormai le guardie ci hanno visti.

- scendiamo! – urla Edmund, sempre tenendomi per il polso, e saltando giù. Atterriamo su corridoio all’aperto piuttosto stretto.

Altre guardie.

Mitico.                                                                                                     

Corre, e mi trascina verso una piccola terrazza.

Chiude la porta dietro di noi, fermandola con la torcia.

Sotto di noi di sente l’eco della battaglia. Una battaglia che stiamo ovviamente perdendo, d'altronde.

Ed si volta verso di me, con fare preoccupato.

- tutto bene? –

- oh – faccio con ironia, rendendomi conto solo dopo che non è il momento adatto. – cioè, si. Più o meno –

Il suo viso si rilassa un attimo, prima di tornare teso, quando sentiamo i colpi alla porta.

Oh, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.

La terrazza è una specie di vicolo cieco.

E non vedo come Byron possa salvarci, visto che non credo sappia che siamo qui.

Anche se nel film lo sa.

Ma mica siamo nel film! Solo per il fatto che io sono qui vuol dire che qualcosa dovrà pur cambiare!

Ok, ora siamo quasi sul bordo.

Inciampo in me stessa e finisco addosso a lui.

- scu.. – non faccio in tempo a finire che mi interrompe, afferrandomi la mano.

- guai a te se ti stacchi, capito? –

Annuisco, proprio mentre le guardie riescono a forzare l’entrata.

Ma in quante diavolo sono?

Edmund si mette davanti a me, con la spada alzata e io recupero per un soffio la torcia, che stava per cadere giù.

- arretra – sibila Edmund, voltandosi appena verso di me, mentre la pattuglia di Telmar ghigna, pregustandosi già la vittoria.

Oh Mio Dio.

Ok, dov’è finita tutta la calma che avevo prima? Perché se n’è andata?

Sono sul bordo. Un altro passo e cado nel vuoto.

Bene, benissimo.

Edmund ora mi affianca, stringendo saldamente la mia mano.

- salta quando te lo dico io, ok? –

- ma sei matto? – mormoro involontariamente, stringendo la torcia fino a farmi venire le nocche bianche. Mi sorride, cercando di risultare rassicurante.

- ehi, so quello che faccio –

Devo aver fatto una faccia poco convinta, per lui aumenta la stretta sul mio polso.

- ti fidi di me, no? Altrimenti mica mi avresti seguito qui –

Annuisco, piano.

- bene. – annuisce anche lui, lanciando un’occhiata nervosa alle guardie che si avvicinano. – non ti devi preoccupare. –

Sbuffo poco convinta.

- ora! – esclama, lasciandosi cadere all’indietro e trascinandomi con lui.

Atterro su Byron, davanti a Ed e con un suo braccio sulle spalle.

Come diavolo c’è finito lì?

Sono praticamente in braccio a Edmund.

Dio, che vergogna.

Si sente il segnale di ritirata, e Byron non se lo fa ripetere due volte, prima di cambiare rotta verso il nostro accampamento, schivando un paio di frecce senza troppo difficoltà.

E dire che gli sono mezza raggomitolata sopra.

E appoggiata a Edmund, per di più.

Oh, se avessi saputo che sarebbe finita così avrei fatto decisamente meno scene.

- ehi, stai bene? –

No, per niente. Abbiamo abbandonato un mucchio di gente, là dentro. Verranno trucidati, giustiziati, torturati o non so che altro. Dio, come mi sento in colpa. Cosa credevo di fare, venendo qui? Di cambiare quello che doveva succedere? Come se l’aiuto di una ragazzina possa servire..

- eh.. si. Si. – non suono un granché convinta, mi sa. Anche perché ho come l’impressione di essermi lasciata sfuggire una lacrima, che corre calda sulla mia guancia.

- vuoi dormire? – soffia lui, e arrossisco di botto quando sento il suo respiro così vicino.

In effetti posso dire di risentire delle mie ore di sonno mancate. Sono abituata a dormire fino a tardi, durante le vacanze estive.

E mi sento ancora più in colpa, per il fatto che io me ne sto qui ad arrossire mentre ci sono persone ancora dentro al castello. Persone che moriranno, di sicuro.

E io sono qui a pensare che ho sonno e che le braccia di Edmund sono calde e incredibilmente accoglienti.  E che mi piacerebbe tanto abbracciarlo ma mi vergogno troppo.

- mmm.. magari – mormoro, cercando di non sembrare sul punto di scoppiare a piangere.

-ok .. ti sveglio un po’ prima di arrivare, così scendi nel boschetto e fingi.. non so.. di essere andata a cavalcare –

- senza il cavallo? – rido io, con la voce impastata. Ride anche lui.

- digli che sei andata a fare una passeggiata, allora. –

Annuisco, stropicciandomi gli occhi.

- si, penso farò così – concludo, facendo fatica a tenere gli occhi aperti.

Sbatto le palpebre, un’ultima volta. Ho troppo sonno, ma non riesco a smettere di sentirmi in colpa.

- Ed? – sussurro e lui si volta verso di me. C’è una stella, proprio sopra di lui. Scuoto la testa. – grazie – mormoro. Non riesco a capire se risponde o meno, perché sto già dormendo.

 

- sicura di riuscire a saltare da qui? – fa preoccupato Edmund, lanciandosi occhiate dietro per controllare che Caspian e gli altri siano ancora lontani.

Siamo a qualche metro d’altezza, sopra il bosco che circonda la Casa di Aslan.

E no, non sono sicura di riuscire a saltare da qui, ma di farlo atterrare non se ne parla neanche. Darebbe troppo dell’occhio. Così, invece, può dire di essersi fermato ad aspettare gli altri.

- si – rispondo in un soffio. Annuisce, stringendo il mio arco e le mie frecce.

- ci vediamo dopo, allora – conclude, distogliendo lo sguardo.

- a dopo – sussurro io, prima di saltare.

Atterro sul ramo di un albero piuttosto grosso, dopo essere stata travolta da diversi rametti pieni di foglie e chissà quali insetti, facendomi male al fondoschiena e battendo lievemente la testa contro il tronco.

Guardo in basso, per decidere come calarmi dai rami senza spezzarmi il collo. Non mi ero mai arrampicata su un albero, prima.

A parte che non mi sono arrampicata, ci sono caduta sopra; il fatto è che se sapessi arrampicarmi saprei anche scendere, no?

Altrimenti tutti i bambini che sono saliti sopra un albero sarebbero ancora su, a pregare che arrivino i pompieri a prenderli, come si fa con i gatti.

Mi aggrappo saldamente al ramo e cerco un appoggio con il piede. Quando l’ho trovato provo a vedere se tiene il mio peso, visto che non poso definirmi propriamente un uccellino.

Bene, tiene.

Mi sposto in modo da tenermi aggrappata al tronco e scendo.

Ok. Bene. Mi basterà procedere così per un po’, lentamente, e sarò giù sana e salva.

Sto per appoggiarmi ad un altro ramo, quando sento un improvviso “crack” provenire dall’alto.

Sobbalzo, perdo la presa e cado per terra, senza troppi danni: per fortuna non ero troppo in alto.

Ah, il mio povero sedere.

Ancora stordita alzo lo sguardo e vedo un uccello guardarmi dal ramo dove poco prima dovevo esserci io.

Accidenti a lui. Mi ha fatto prendere un infarto.

Mi rialzo, spazzolo i calzoni e la camicia, provo a rifarmi la treccia decentemente e mi avvio verso la Casa di Aslan.

Arrivo all’entrata tranquillamente, l’esercito non è ancora arrivato.

Non faccio in tempo a entrare che Holly mi travolge in un abbraccio soffocante.

- Dio, Giuls, dove sei stata? Eravamo così preoccupate! –

- a.. a fare una pas.. passeggiata nel bosco – balbetto, cercando di liberarmi dalla presa asfissiante.

Si scosta da me e mi guarda con aria critica, con i suoi occhi che Elisabetta (una nostra compagna di scuola) ha definito “color cioccolato alla nocciola”.

Per la cronaca, io, secondo lei, li ho “color cioccolato all’arancia”. Quando me l’ha detto eravamo a pattinare,  e sono quasi scivolata, facendo cadere Silvia, che stava dietro di me. Ah, bei tempi.

Beh, detto in parole povere: mi fissa, con un sopracciglio alzato per di più.

- ah, si? – mi domanda, come se sapesse benissimo che non è vero. Ma mica lo sa, giusto?

- si – rispondo, notando con piacere che sembro piuttosto convinta.

- e sei andata a fare una passeggiata nel bosco notturna? –

Uh, porca miseria. E chi c’aveva pensato?

- e.. emh.. non avevo sonno – improvviso, scotendo in aria la mano destra.

Mi fa la faccia che fa sempre quando mi costringe a dire qualcosa che non voglio dire, una faccia da: “su, lo sai che sono la tua migliore amica, che non lo dico a nessuno. Ti puoi fidare”

È una di quelle espressioni che le migliori amiche fanno sempre, con il classico mezzo sorriso complice e le sopracciglia alzate. Però lei è quella del gruppo a cui riesce meglio, credo.

Si, come se mi potessi fidare sul serio di lei. Holly parla sempre troppo. Può metterci anche tutta la sua buona volontà, ma in un modo o nell’altro il tuo “segreto” le scappa sempre.

- sul serio? – domanda, le sopracciglia che si alzano ancora di più, e vorrei picchiarle in testa un bastone per farla stare zitta, ma so che non funzionerebbe neanche quello.

- s..si –

Dio, perché non so mentire?

- dai, Giu, lo so che non sei andata nel bosco a passeggiare. Abbiamo fatto il giro noi stamattina e non c’eri –

Oh, fantastico. La prossima volta lascio loro un bigliettino in cui scrivo di essere scappata e di non cercarmi, così mi lasciano in pace. Anche se, nei film, succede tutto il contrario. Vabbè.

- e.. ero molto lontana – ribatto.

- Giuuuuggia… non sei brava, a mentire, lo sai? –

- si – borbotto io, imbronciata.

- dooove seei andataaa? – domanda ancora, facendo somigliare la domanda ad una canzoncina, e prolungando alcune vocali, cosa che mi irrita alquanto.

- non te lo dico – rispondo io, incrociando le braccia al petto.

- allora provo a indovinare che dici? Vediamo.. dove potevi essere? – si picchietta un dito sul mento, alzando lo sguardo sul soffitto pensierosa.

Ah, tanto non indovinerà mai.

Sgrana improvvisamente gli occhi.

- Giuggi… tu non sei andata al castello, vero? –

Salto per aria.

Ma .. ma.. non è possibile!

Mi guarda stupita.

- oddio, Zuzu, come hai fatto? –

Gonfio le guancie. Ormai tanto vale dire tutto, no?

- mi ci ha portata Edmund – borbotto a voce talmente bassa che spero non l’abbia sentito.

- CHI?! – urla invece lei, e sono costretta a balzare in avanti per tapparle la bocca, prima che qualcuno la senta.

- ssh! – faccio poi, premendomi un dito della mano libera sulle labbra – dillo a qualcuno e ti strozzo. –

- ma.. ma.. non ti sei fatta male, vero? – mi tasta, cercando di capire se sono ferita o meno. Me la scrollo di dosso, infastidita.

- se mi fossi fatta male non sarei qui, non pensi? – commento mettendomi le mani sui fianchi.

- e .. e non si sono accorti che c’eri anche tu? – domanda, fissandomi sempre più stupita.

Scuoto la testa. Certe volte vorrei che non leggesse tutte quelle riviste scandalistiche dove fanno il terzo grado a tutti. La sua mente non fa altro che elaborare domande che riguardano soprattutto le situazioni complicate.

- non eravamo nella battaglia… Ed doveva solo lanciare i segnali dai tetti, non l’hai sentito? – sbuffo.

- quindi sei stata con.. Edmund – commenta, con un tono di voce che non fa presagire nulla di buono.

Oh, no, no, no! Adesso passerà alle domande imbarazzanti! Dov’è la mia botola?

- e… -

- e niente! – ribatto, forse un po’ troppo velocemente.

Sento i cavalli che arrivano e delle urla. Mi sporgo verso l’uscita e guardo fuori, vedendo l’esercito raccolto intorno a Caspian e a Peter, che litigano.

Oh, fantastico.

Mi avvio a passo di marcia verso di loro, sfoderando il mio miglior sorriso da benvenuto.

- ragazzi! –

Mi guardano.

Dietro di me appare subito Lucy, e sobbalzo, perché non l’ho vista arrivare.

Mi guarda.

Perché accidenti mi guardano tutti?

- si può sapere dove sei stata, tutta la mattina? Giorgia mi ha trascinato in giro disperata, credendo che ti avevano rapita – commenta Lucy, con un sopracciglio alzato.

Dio, credo che inizierò a odiare le sopracciglia alzate.

- e.. ero a fare una passeggiata. Non avevo sonno – mento, e sembra crederci.

Oh, vuol dire che non faccio così schifo a mentire.

Holly mi si affianca, e si appoggia col mento alla mia spalla, abbracciandomi da dietro. La guardo male. Solo perché sono più bassa di lei non vuol dire che sono il suo “appoggia-mento” personale.

Lucy sta fissando Caspian e Peter, con aria severa ma anche triste.

- dove sono.. gli altri ..? –

Loro due non si guardano, distolgono lo sguardo.

La folla si apre, e si vedono dei fauni che portano Briscola su una barella. Lo appoggiano a terra e Lucy gli corre incontro.

Byron e Edmund atterrano poco più in là, e anche lui corre al “capezzale” del nano.

E, non posso fare a meno di domandarmi come diavolo ha fatto a finire in fondo alla fila. Vabbè.

Non riesco a correre incontro a Briscola anche io perché Holly sembra intenzionata a rimanere ancorata al terreno.

Vedo Lucy fargli bere la sua famosa pozioncina, quella che ha salvato Edmund nel primo film.

Briscola tossisce, e si scuote tutto, prima rassicurare tutti quanti con uno dei suoi soliti commenti.

A questo punto, Caspian e Peter riprendono a litigare furiosamente, dandosi reciprocamente la colpa.

Evviva l’amicizia!

Caspian se ne entra nella Casa di Aslan a passo di marcia, così furibondo che non mi sorprenderei se comparisse da un momento all’altro una nuvola con tuoni e fulmini corredati, sopra la sua testa.

E non mi stupire per niente, anzi, se uno di quei fulmini per caso colpisse Peter, disintegrandolo.

Beh, su, tanto non è possibile, giusto? E Caspian non farebbe mai una cosa del genere. Non quando i Pevensie sono la sua ultima speranza. Si, beh, più o meno.

Briscola viene trascinato, a forza ovviamente, in infermeria, giusto per controllare che sia guarito del tutto.

Lo seguo con lo sguardo, sorridendo lievemente per le continue e rumorose proteste, fino a che Edmund non mi passa affianco, e, con un breve cenno della mano, mi saluta.

Guardandomi.

Perché oggi mi devono guardare tutti? Io odio essere guardata.

Holly sta per sparare fuori una cavolata delle sue, ma le tappo la bocca con una bella gomitata nello stomaco.

Ecco, così impara anche ad appoggiarsi a me.

Lucy mi guarda con un sorrisetto divertito.

Basta. Giuro che mi trasformo nella donna invisibile se non la smettono di fissarmi.

Seguo Edmund e Lucy all’interno, sommersa dalle estenuanti chiacchiere di Holly, che riesce a trovare qualcosa da raccontarmi anche quando viviamo assieme.

Qualcuno mi salvi. Per favore.

Peter è subito dopo di noi.

Già non è nella classifica dei miei personaggi preferiti, e viverci assieme non sta certo migliorando la sua postazione.

Si affianca a Edmund, e iniziano a parlare concitatamente.

Certo che è bravo a litigare, il biondo.

Si sente una sottospecie di tuono, e trema il terreno.

Ci fermiamo tutti di colpo.

- cosa.. cosa è stato? – sussurra Lucy, guardandosi intorno all’erta.

Peter scuote la testa.

- non lo so.-

- un terremoto? – propone Holly, che mi sta praticamente soffocando. Mi dimeno un po’, prima di riuscire a staccarmi, e mi avvicino a Lucy il più possibile. Magari se sto di fianco a lei Holly non s’appiccica. Vana speranza. Infatti mi afferra la mano.

- non credo – commenta Edmund, fissando il fondo del corridoio in cui ci siamo inoltrati.

Guardo la fiamma della torcia appesa al muro. Sento come un sussurro, impercettibile, una cantilena.

- ehi. Lo sentite anche voi? – esclamo all’improvviso, saltando per aria io stessa quando il suono della mia voce rimbalza lungo le pareti del corridoio, amplificandosi.

- che cosa? – mormora Edmund, prima che tutti si mettano in ascolto, orecchie tese e sensi all’erta.

Eccola. Sembra quasi una litania, e si sta facendo un po’ più forte.

Ehi. Ma io la conosco già.

Il respiro mi si blocca in gola, quando collego: la Strega.

Ommioddio la Strega!

Prendo a corre per il corridoio, trascinandomi dietro Holly che è ancora ancorata alla mia mano senza alcuna intenzione di staccarsi. Dietro di noi i passi veloci di Edmund, Peter e Lucy rimbombano in un modo inquietante.

Ecco, neanche due minuti che corro e c’ho già il fiatone.

Arrivo nella sala, e freno di colpo, strillando quando il lupo mannaro decide di lanciarsi addosso a noi.

- Holly, giù! – urlo, trascinandola a terra, ed evitando per un soffio gli artigli del mannaro.

Per fortuna, il licantropo, sembra decidere che noi non siamo alla sua altezza e si lancia contro Edmund, mentre Peter tenta di affettare la strega e Lucy corre in aiuto di Briscola, che sta combattendo contro Nikabric. 

Come diavolo c’è finito, qui, Briscola?

Alzo lo sguardo, fino ad arrivare alla lastra di ghiaccio in cui è ancora intrappolata la Strega. E Caspian se ne sta lì in mezzo, con lo sguardo incantato e la mano sanguinante tesa verso di lei.

Una delle tante domande che mi sono sempre posta è: perché la Strega ha bisogno di sangue, per uscire, se il suo braccio è uscito tranquillamente senza?

In qualsiasi caso, non posso certo starmene ferma a guardare, giusto?

 Mi avvicino, piano, lentamente, verso Caspian, scollandomi di dosso Holly.

- Caspian! – urlo. – esci subito di lì, accidenti! –

Lui si volta di scatto verso di me, sobbalzando, e mi guarda sorpreso. Abbassa di un po’ la mano.

So che la Strega mi guarda male, e si sta sicuramente chiedendo chi diavolo sono mentre cerca di congelarmi con uno sguardo.

Il sangue mi si ghiaccia nelle vene, e un brivido freddo mi corre lungo la schiena.

Ok, devo ammettere che avrebbe raggiunto il suo scopo, se Peter non si fosse letteralmente lanciato addosso a Caspian, buttandolo fuori dal cerchio magico.

Buttandolo addosso a me, per la precisione.

A momenti mi schiaccia. Cioè, va bene tutto, ma non pesa come una piuma, decisamente no.

Per fortuna si rialza, porgendomi la mano.

La afferro, tirandomi su.

Sento dietro un guaito di dolore, che diventa sempre più fievole, fino a spegnersi: Edmund deve aver sconfitto il lupo mannaro.

- lo sai che non ce la puoi fare da solo, Peter caro. – fa la Strega con quel fare suadente che ho sempre odiato.

Dio, fosse per me non so quali atroci torture le avrei fatto soffrire, alla fine del primo film. Altro che ucciderla, come ha fatto Aslan. Troppo poco doloroso. Ci volevano anni e anni di torture solo per quello che ha fatto a Ed.

Ora che ci penso, mi sa che la odio proprio perché ha imprigionato Ed.

Si, ok, Edmund se l’è cercata, quella volta.

Però continuare a perseguitarlo, no!

E poi: caro, carissimo Peter. Ma se l’ha sempre guardato male! Credo che neanche fosse sicura di quale fosse il suo nome, nel primo film. O forse gliel’ha detto Edmund. Si, probabile.

- Peter, vieni via! – lo incita Caspian, improvvisamente conscio del pericolo. Non fa in tempo a finire la frase, che la lastra di ghiaccio s’incrina. Si crepa tutta, in piccoli pezzi, mentre lo sguardo della Strega Bianca si fa furioso e confuso al tempo stesso. Il ghiaccio va in mille frammenti, che cadono a terra con un suono cristallino.

Edmund ci guarda tutti, ancora con la lama alzata, soffermandosi su Peter.

- lo so – dice, prima che l’altro possa fare niente – era tutto sotto controllo – e se ne va.

 

* Miranda Kiss è un personaggio della storia “Provaci ancora, signorina Kiss!” di Michele Jaffe; la potete leggere nella raccolta di storie “Danze dall’Inferno” in cui potete trovare anche racconti di Meg Cabot, Kim Harrison, Stephenie Mayer e Lauren Myracle. Sono tutti racconti “dell’orrore”, ambientati durante dei tipici balli scolastici americani. Ve lo consiglio caldamente.

 

Bene, sono fiera di me J

Posso dire di aver fatto un aggiornamento-lampo, visti i miei standard xD

Speriamo di non aver deluso nessuno . . .

Beh, un ringraziamento gigantesco a chi ha recensito :

 Kattiva97: ciao! Mi fa molto piacere che il personaggio di Giulia di piaccia J

Per le altre ragazze, hai ragione. Dovrei approfondirle decisamente di più. In questo capitolo ho provato un po’ a far conoscere meglio Silvia e Holly, ma non credo che sia uscito come volevo io.

Al solito, sono una frana nelle descrizioni xD

Per quanto riguarda alla tua domanda: nel libro viene spiegato che ci sono diversi portali, che conducono a Narnia; a quel punto, ho pensato che a Narnia il tempo scorre in modo diverso. E questo diciamo che è “testato”, quindi lo sanno tutti. Quello che mi sono inventata io di sana pianta è: se a Narnia il tempo scorre in modo diverso rispetto a qui, perché i portali si devono aprire tutti nella stessa epoca? (è una domanda senza senso, ora che ci penso, ma ormai quel che fatto è fatto) cioè, ogni portale ha il suo, diciamo.. “spazio temporale”. Quindi il portale è sempre nello stesso posto, (come nell’hotel, per esempio, o nell’armadio) ma non si apre sempre nello stesso periodo. Diciamo che mi sono basata anche sul fatto che il portale dell’armadio non si è riaperto, quando i Pevensie sono tornati indietro dopo essere diventati Re e Regine. Quindi, ho dedotto che il portale non è “fisso”. E poi, se Aslan vuole che qualcuno arrivi a Narnia, dubito che si faccia dei problemi sull’epoca da cui vengono. xD

Si, ok. È un po’ un casino, in effetti, ma più o meno è così. Ho la mente contorta, lo so.

Visto che sicuramente ti avrò fatto venire altri dubbi (xD), non farti problemi e chiedi pure.

P.S. uuuh.. dimmi il nome dell’hotel che vado, sfondo la porticina e mi catapulto a Narniaaa *__* poi ti chiamo, così mi raggiungi. Infondo la scoperta è tua J e che gusto c’è ad andare a Narnia se non c’è nessuno a sclerare con te? xD

 AlexJimenez: ahah! sai, ho pensato che rompergli il timpano non era il modo migliore per farselo amico, ma giuro che anche Giulia vorrebbe urlare in stile fan girl. xD

Beh, la tua domanda ha già avuto risposta, Giulia al castello c’è andata, e ho continuato la storia, quindi spero di averti reso felice :) e di non aver deluso le tue aspettative su questo capitolo.

Grazie mille per l’incoraggiamento J

Non avendo nient’altro da dire mi dileguo, ringraziando Kattiva97 e VesiSchwartz per aver messo la mia storia tra le seguite. Thank you all! <3

_ L a l a

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Capitolo 4
*** 4. ***


- buongiorno, ragasshe – borbotta Giorgia, vendo Holly già alzata e che tenta di soffocarmi col suo cuscino, nell’intento di svegliarmi.

Mi dibatto nel letto, liberandomi del cuscino e attaccandola a mia volta con le lenzuola, nel vano tentativo di imprigionarla o, meglio ancora, strangolarla.

- buon… aaaaah! – strilla Silvia, cadendo giù dal letto e rimanendo incastrata alle coperte per un piede.

Io e Holly ci fermiamo, guardiamo lei un attimo e poi ci guardiamo, cercando di trattenere le risate. Un attimo dopo, però, stiamo rotolando dalle risate sul mio letto, aggrovigliandoci nelle lenzuola, mentre Silvia borbotta un: - accidenti a questa vestaglia … -

Bisogna ammettere, però, che dormire con delle vestaglie non è per niente facile. Io ho solo una vestaglia, a casa, che potrebbe meglio definirsi come “vestitino estivo che non ho mai messo perché a mia mamma non piace e che quindi, pur di usarlo, lo tengo la notte”. 

Tutte le volte che me lo metto è un incubo: io mi rigiro spessissimo nel letto e la vestaglia finisce sempre per attorcigliarsi. Perlomeno, quella che ho a casa, è comoda e abbastanza larga.

Questa cosa che ci hanno rifilato è stretta, per niente comoda e una notte o l’altra mi ucciderà.

Mi vedo già il titolo dell’articolo sul giornale: ragazza uccisa nel sonno dalla propria vestaglia ribelle.  

Però non potevo certo dormire in jeans e canottiera. In effetti potevo, ma volevo provare a vestirmi da narniana. Vabbè.

Giorgia si rigira tranquillamente dall’altra parte, come se nulla fosse successo e Holly decide che è ora di svegliare anche lei, mentre io mi vesto e Silvia lotta con lenzuola e vestaglia da notte.

Mi pettino svogliatamente, cercando di far in modo che i capelli non prendano il loro “cespuglio-style” , ma che se ne rimangano belli tranquilli al loro posto.

Giorgia viene trascinata giù dal letto con la forza, e Silvia si rassetta il vestito che ha appena indossato. Mi siedo sul letto sfatto, aspettando che anche loro finiscano di cambiarsi e poi usciamo.

Lungo il corridoio incontriamo Caspian, ancora un po’ intontito per il sonno.

- buon giorno, ragazze, dormito bene? – domanda, mentre lo raggiungiamo.

- si, tu? – domanda Holly, a braccetto con Giorgia. Lui mugugna un assenso. La porta alla nostra destra si apre di colpo, sbattendo sul muro di pietra, e esce Peter che lancia un’occhiata strana a Caspian, prima di raggiungere di corsa Susan, appena uscita da una camera un po’ più avanti.

Caspian sospira. Edmund appare poco dopo, sulla soglia della stessa stanza di Peter. Sembra ancora nel mondo dei sogni.

- ‘giorno ! – cinguetto io, sorrisone gigantesco stampato in faccia.

- mm –

Lo guardo sorpresa, mentre Caspian gli molla una pacca sulla spalla, salutandolo.

Silvia decide di boicottare il mio tentativo di fare conversazione con Ed, prendendomi sotto braccio e raccontandomi del sogno che ha fatto stanotte, riguardo un cane che guidava una motocicletta nel campo dei telmarini mentre loro gli offrivano in sacrificio Miraz facendoci vincere la guerra.

Lucy si aggiunge al gruppo, iniziando a raccontare anche lei il suo sogno, qualcosa tipo Aslan che cantava l’inno narniano prima della battaglia.

E io non posso fare a meno di pormi la domanda più stupida del secolo: ma i leoni cantano?

A proposito di sogni, io ne ho fatto uno terribile:  ero dentro un tribunale, e nel banco dei deputati c’erano tutti i narniani che abbiamo lasciato al castello. Non che io li conoscessi tutti, ma sapevo che erano loro. Il giudice era la Strega Bianca e a testimoniare c’era il lupo mannaro, che diceva che avevamo abbandonato i nostri compagni e che quindi meritavamo una pena. Ero insieme a Edmund, Giorgia (che non ho la più pallida idea del perché fosse lì) e a Otron, e continuavo a cercare Byron con lo sguardo, come se fosse stato il mio avvocato.

Ovviamente evito di raccontarlo, visto che ho costretto Holly a giurare di non dire della mia “gita” al castello né a Giorgia né a Silvia. Mi limito a rispondere che non mi ricordo cos’ho sognato, con un’aria vaga.

Ci sediamo a tavola, seguendo Caspian e, miracolosamente, riesco a sedermi accanto a Edmund, mentre Silvia continua a parlare.

Sbocconcello il mio pane con la marmellata, guardando Edmund che rigira stancamente il suo latte nella tazza.

- cos’hai? – domando ad un certo punto, mentre Silvia è tutta presa a raccontare a Lucy quello che secondo lei è il significato del suo sogno.

Menomale che ha trovato qualcuno che l’ascolta, così io posso attaccare bottone senza interferenze.

Beh, più o meno.

Ma troverò un modo anche per sistemare Holly e Giorgia.  Qualcosa tipo legarle ad una sedia e imbavagliarle. O.. buttarle giù da un precipizio, raccoglierle col cucchiaino e chiuderle a chiave in infermeria.

Edmund alza lo sguardo sorpreso, arricciando poi il naso.

- sonno – risponde, con uno sbuffo.

- non è vero – ribatto io, e lui mi guarda con un sopracciglio alzato.

Alla gente di qui piacciono tanto le sopracciglia alzate, a quanto pare. A me no.

- Caspian ha sonno – continuo, indicando Caspian che ha lo sguardo perso nel vuoto, puntato chissà come verso Susan. – tu sembri arrabbiato –

Lui fa un altro sbuffo e evita di guardarmi, rigirando furiosamente il latte che sta nella sua tazza. Io capisco che sia nervoso, ma non può ignorarmi così! Cioè, si può. Però non mi va bene, ecco.  

- Ed? – faccio ancora, ben decisa ad attirare la sua attenzione. Fino ad ora non mi sono comportata da fan-girl, più o meno. Non gli o urlato nelle orecchie, non ho fatto gli occhi sbrilluccicosi e non gli sono ancora saltata addosso, per ora. sottolineo il per ora. Sono mezza intontita dal sonno, adesso, e ho tutte le intenzioni di comportarmi da fan-girl.

Ma che sto dicendo?!

Se mi comporto da fan-girl non mi rivolgerà più la parola! Ma uffaaaa!

Credo che appena finisco la colazione andrò ad urlare nel bosco, sperando che nessuno mi senta. Potrei portarmi dietro il mio fantastico coltellino e disegnare Edmund su un albero, così da far finta che quello sia lui per poi saltargli addosso.

Bella. Mi piace.

- che c’è? – sbotta, burbero, riservandomi un tono e un’occhiataccia degni di Yu Kanda * . Oh, come mi mancano i miei manga. Mi è venuta un improvvisa voglia di parlare di manga. Chissà se è disposto ad ascoltarmi.

- sei arrabbiato per ieri? –

Mi lancia uno sguardo tra lo stupito e il seccato. Faccio un sorrisetto di circostanza, mentre la mia mente già progetta la passeggiata nel bosco. Chissà com’è, saltare addosso ad un albero.

- per che cosa dovrei essere arrabbiato? -  chiede.

- beh, perché Peter e Caspian stavano dando retta alla Strega –

Devo stare attenta a quello che dico: non posso permettermi che scoprano che so già tutto. Quindi devo far finta di non sapere chi è la Strega.

Noto solo ora che ho raccontato a Domahi e fratelli della Strega con Edmund presente.

Bah, penserà che l’ho letto da qualche parte. Le creature di Narnia hanno portato qui i loro manoscritti con tutti i racconti del passato. Non che io ne abbia bisogno, s’intende. Però è una buona scusa.

- si, forse un pochino. Ma come fai a sapere che era una Strega? –

Ecco, fantastico. Se gli dico che sono andata a leggere, e poi scopre che non sono andata? E perché mi faccio tutti questi problemi mentali?

Pensa, Giu, pensa.

- ah. Era una fatina del ghiaccio? –

Mi rendo conto solo ora dell’incredibile scempiaggine che è uscita dalle mie labbra.

Ma, l’importante, è che lui sembra sul punto di scoppiare a ridere.

- non ci sono fatine del ghiaccio, a Narnia – dice, trattenendo un sorriso.

Si mette la mano davanti alla bocca per non ridere, e non posso fare a meno di esultare dentro di me.

- bene. Quindi era una strega, no? –

Annuisce, il sorriso che si rimpicciolisce di poco.

- si. –

- non ti stava molto simpatica, eh? – commento, come se non fosse ovvio.

- già – annuisce lui, tornando a guardare il suo latte con aria torva.

Dopo un momento di silenzio mi guarda incuriosito.

- non mi chiedi perché? – domanda, in un soffio.

- non sono fatti miei – rispondo io, con un’alzata di spalle.

A dir la verità, sapendo già il perché, non mi è neanche passato per la testa di chiedergli spiegazioni.

Mi guarda, un po’ sospettoso ma poi riprende la sua colazione con una strana espressione dipinta in viso.

Sospiro, grattandomi una guancia. Guardo il mio pane con la marmellata, mordicchiato a metà, indecisa se finirlo o meno.

Caspian sobbalza all’improvviso, quando dietro di lui compare il Dottor Cornelius.

- oh, Cornelius! Stavo proprio pensando di presentarla agli altri – sorride Caspian, ma so che stava pensando a ben altro. Qualcosa tipo lui, Susan e una camera da letto. Ho reso l’idea, no?

E non fate quelle facce lì, su. Ho quattordici anni, è vero, ma non sono scema. 

E sono anche una yaoista convinta, sebbene non possa leggere le rating rosso. Ma un giorno potrò! E a quel punto sarò in grado di conquistare il mondo! Buahah!

Ok. Colpa della prolungata assenza di manga. Non fateci caso.

Poi Caspian si volta verso di noi, sorridendo da un orecchio all’altro.

- ragazzi, lui è Cornelius, il mio mentore. Cornelius, loro sono Giulia, Holly, Giorgia, Silvia e lui è Re Edmund. Re Peter e le Regine sono quei tre un po’ più in là .. – li indica – ecco, li vede? –

L’uomo annuisce, accarezzandosi la lunga barba bianca. Borbotta qualcosa.

- si ferma con noi a fare colazione? – domanda a quel punto Caspian, facendo cenno verso il tavolo.

- no, grazie Caspian. È stato un piacere conoscervi – fa un lieve inchino e si dilegua.

Lui lo guarda con cipiglio interdetto poi torna a fissare noi e scrolla le spalle.

Dopo dieci minuti si alza e annuncia con aria solenne:

- vi voglio tutti alla Tavola di Aslan tra un’ora! –

Poi se ne va.

Arriccio il naso, indispettita.

La mia passeggiata nel bosco salta: come diavolo faccio a andare abbastanza lontano da qui, disegnare sull’albero, saltare addosso a questo e ritornare indietro, tutto in un’ora?

È impossibile!

Bah. Credo che mi accontenterò di leggere stesa nel prato qui di fronte e di fare “m’ama non m’ama” con le margherite.

Ah, mi sento patetica. Non faccio “m’ama non m’ama” dalla quinta elementare. Che poi, in quinta elementare non ne avevo certo bisogno, visto che il “fidanzatino” ce l’avevo già.

Ah, mi sento ancor più patetica di prima. Avevo il ragazzo in quinta elementare e ora che devo andare in prima liceo non so come approcciare.

Certo che è vero che col tempo si peggiora.

Sospiro, e i capelli mal raccolti mi cadono sul viso scompostamente.

Faccio un cenno di saluto a Edmund, prima di venir trascinata via da Giorgia, che dice di voler farmi assolutamente vedere la strana pianta che ha trovato a ridosso di un muro.

Bene. Anche la seduta di “m’ama, non m’ama “ salta. Possibile che non riesco a fare mai nulla per i fatti miei?

 

Chissà come mi ritrovo sempre ad essere trascinata in giro.

Ora, per esempio. Giorgia mi ha portato a vedere questa santa pianta (che a me è sembrata un arbusto piuttosto nell’ordinario, se non fosse stato per il colore dorato e il profumo non troppo gradevole che emana) che lei ha ribattezzato qualcosa tipo Puffilde, che credo sia un incrocio tra Puffo e Brunilde, ma quando si tratta di Giorgia non si sa ma.

Beh, è stata lì più di mezz’ora a raccontarmi di come l’ha trovata e blablabla.

Quindi?

Quindi ora siamo in ritardo, e mi sta trascinando verso la Tavola di Aslan credendo ancora che possiamo arrivare in tempo; io sono sicura che Caspian ci lincerà non appena varcheremo la soglia. 

Ecco, vedete (ormai parlo come se qualcuno mi stesse ascoltando. Vabbè, farò finta che un gruppo di fatine particolarmente interessate a me stiano seguendo questa serie di (s)fortunati eventi. Neanche gli orfani Baudelaire** avranno mai la sfortuna di avere amiche come le mie. Ogni tanto mi chiedo che ho fatto di male. ) io l’avevo detto, a Giorgia, che forse era il caso di andare, ma mi ha liquidato con uno sbuffo e un: “ma Giuggi, c’è ancora tempo!” .

Non riuscirò mai a fare quello che pare a me. È impossibile. L’ho già detto, questo, vero?

Come non riuscirò mai a saltare addosso a Edmund, ma credo che questa sia una questione diversa.

Giorgia spalanca la porta, e tutti si girano a guardarci, perché abbiamo bloccato Caspian a metà del suo discorso.

Edmund mi fa un cenno con la mano, sorridendo appena e rispondo con un sorriso leggermente troppo grande. Beh, magari non riesco a saltargli addosso, ma credo di potermi accontentare.

- siete in ritardo – sibila Caspian, e per un momento tempo sul serio che abbia intenzione di condannarci a morte. Una bella esecuzione pubblica, magari sul rogo, è proprio quello che ci vuole per concludere la serie delle mie vicende. Un impiccagione no, però. Non mi piacciono le impiccagioni. Mentre una ghigliottina mi ispira già di più. Fa tanto “Saga del Male”*** .

- eh, già – fa Giorgia, tutta giuliva. – ma, sai, ho dovuto assolutamente fare vedere a Giulia la mia pianticella. È così cariiina –

Si dondola sulle gambe, una mano ancorata al mio braccio. Caspian mi guarda interrogativo, e scrollo con fare esasperato il capo, alzando gli occhi al cielo.

- e poi non hai certo bisogno di noi. Fino ad ora ci hai vietato di fare alcunché – continua Giorgia, i fini capelli biondi che le ondeggiano alle spalle.

- sedetevi – dice sbrigativo, indicando i vari gradini e le sedie su cui tutti sono appoggiati. Sento Holly ridacchiare sommessamente, seduta sulla sinistra con Silvia e Lucy.

Sbuffo, mi scrollo di dosso Giorgia e punto decisa verso la direzione opposta, sedendomi in un angolino, appoggiata al muro.

Mi rannicchio lì, mentre Caspian riattacca a parlare. È inutile ascoltarlo, tanto a me non darà certamente qualcosa da fare.

Sbuffo, guardando il soffitto fatto di pietra.

- Holly andrà con Susan e Lucy a cercare Aslan. – dice e poso lo sguardo su di lui, incuriosita.

- Silvia darà una mano a Peter con i preparativi per la battaglia – continua e lo guardo ad occhi sempre più sgranati. Finalmente si è deciso a farci fare qualcosa anche a noi!

- Giulia andrà oggi pomeriggio con Edmund al campo Telmarino a portare la missiva –

Ok, se ho uno shock o un infarto o qualcos’altro e muoio sappiate che ho amato la vita. E che sono felice di essere morta così e non attraverso un’esecuzione pubblica.

Io. Edmund. Missiva.

Ok, sto per svenire.

- e Giorgia verrà con me, le spiegherò quello che deve fare. Potete andare. –

Mi alzo traballante.

Holly balza in avanti e mi afferra per un braccio.

- uhuh, la Giulietta va con Eddie. Chissà cos… – sussurra gongolante, al che le tappo la bocca con una gomitata. È l’unica cosa che la zittisce per un po’.

Edmund ci passa davanti velocemente, con Lucy alle calcagna che ridacchia per qualcosa di a me sconosciuto.

E Edmund le borbotta qualcosa di imbarazzato in risposta.

Questo si chiama “pressione psicologica”. Basta. Fuggo da qualche parte. Magari nel bosco per attuare il mio piano.

Lo farei sul serio se Holly non tenesse ben salda la presa sul mio braccio.

Giorgia ci raggiunge e s’abbranca al braccio libero.

- Giiiuggiiia. Sei feliiice? –

- smettila di allungare le “i” . mi dai fastidio. – borbotto contrariata, scuotendo il braccio a cui è attaccata.

Come se non bastasse arriva anche Silvia, che s’attacca alla mia vita e si fa praticamente trascinare.

- ooh, il sogno d’amore della Giu verrà finalmente coronaato – cinguetta, e vorrei tanto picchiarla ma è come se si fossero coalizzate contro di me.

Arrgh. Che diavolo di amiche ho?

- taci, idiota – ribatto piuttosto piccata.

- che modi sono, Giuggi? – fa, fingendosi offesa.

- tsk – borbotto con tono seccato, degno di Yu Kanda. Oh, oggi cos’è? Il “Yu Kanda Style Day”?

Vabbè.

- posso andare in camera o voi cretine avete intenzione di tenermi in ostaggio ancora per un po’? – sbraito, quando vedo che non hanno la minima intenzione di scollarsi.

Si lanciano un’occhiata d’intesa. Mi fanno paura quando si lanciano certe occhiate.

- ancora un po’! – ride Holly, mentre Silvia mi tira su di peso, e mi trascinano via correndo, sorpassando Edmund e Lucy che ci guardando perplesse.

- aiuuuutooo – urlo, ma devo sembrare poco convincente perché sto ridendo come una matta.

 

Sto camminando nell’erba alta, maledicendomi in tutte le lingue del mondo per aver rifiutato l’invito di Tarik a salire sulla sua groppa.

Il gigante è davanti a noi, e schiaccia l’erba, anche se al mio passaggio sembra tornare tutta su solo per farmi un dispetto.

Odio camminare nell’erba alta. Potrebbero esserci ogni tipo d’insetti e anche dei serpenti.

In più sono al buio, in quanto le stelle su là in alto sono si, belle, ma non troppo luminose.

Potrei inciampare, battere la testa su un sasso e morire.

Oddio, non ci voglio pensare.

Ed è già la terza volta, oggi, che penso di rischiare di morire. Bah.

Tarik, il centauro, si affianca al gigante, il cui nome per me è impronunciabile, e i due ridono.

Ovviamente Miraz ha accettato la sfida, e quindi il morale è alto. Non vediamo l’ora di arrivare per dare agli altri la buona notizia.

Edmund sembra un po’ pensieroso.

- Ed? – faccio, saltando una pozzanghera per non finirci dentro con i pantaloni di cuoio appena lavati.

- nh? – borbotta lui, sguardo puntato a terra e passo svelto.

- ma rispondi sempre a monosillabi? – protesto piccata, sciogliendomi quell’odiosa treccia in cui ho raccolto i capelli. Lui alza lo sguardo su di me, incuriosito.

- ti da fastidio? –

- parecchio. – sbuffo, mentre mi pettino con le dita per non sembrare troppo una pazza. – sembra che non mi stai ascoltando. –

- ma non stavi dicendo niente – mi fa notare lui, con un sorrisetto divertito.

Scrollo le spalle, indispettita.

- e chi te lo dice? Tanto non stavi ascoltando –

- ok,ok, hai ragione tu – si arrende, alzando le mani in segno di resa, mentre ride. Gli faccio la linguaccia.

Inciampo in un sasso, lanciando uno strillo sorpreso mentre cado in avanti. Sento lui che mi afferra per un braccio, cercando di trattenermi, ma trascino giù anche lui.

Aggraziata come al solito, eh?

Rotolo per un po’ nell’erba, ad occhi chiusi.

- stai bene? – sussurra da qualche parte sopra di me.

- eh? si, credo di .. – apro gli occhi e mi rendo improvvisamente conto che quel “da qualche parte sopra di me” era più un “a due centimetri dal mio naso”. Sussulto e finisco la frase in un soffio: - … si –

Ok, devo concentrarmi sulla respirazione, perché finisce che muoio asfissiata.

Prendo un bel respiro.

Ecco, così. Respira, Giu, respira.

- sicura? – mormora ancora e deglutisco a vuoto, sentendo il suo fiato così vicino alle mie labbra.

Ok, diciamocelo care fatine che si sono interessate alla mia storia: il mio cuore sembra aver deciso che deve uscire dal mio petto a tutti i costi. Lo sento che mi rimbomba nelle orecchie in un modo assordante.

- eh. eh.. si. T..Tu? – da dove diavolo mi esce la voce?

Che, in effetti, somiglia di più al miagolio di un gatto che esala il suo ultimo respiro che alla mia solita voce squillante.

- si, tutto bene –

Bene, fantastico. Felice per te. Ora, vuoi alzarti si o no prima che muoia di crepacuore? E perché diavolo mi stai fissando? Smettilaaaa …

Dio Mio, sto partendo alla grande.

Però è vero che potrebbe alzarsi. Non è propriamente una piuma neanche lui. Beh, magari un po’ più leggerino di Caspian è.

E potrebbe anche smetterla di fissarmi, perché mi vengono in mente un sacco di cose che è meglio censurare perché, magari, le fatine hanno figli minorenni, che non possono assistere ad una scena del genere.

Ora che ci penso, però, anche io sono minorenne. Evvabbè. La testa è la mia, e ci faccio i pensieri che voglio.

E poi l’erba inizia a pizzicarmi, e potrebbe esserci un insetto che mi vuole strisciare addosso proprio in questo istante e..

Oh.

Wow.

 Questa … non me l’aspettavo.

Beh, forse un pochino ci speravo. Ma pochino, eh!

Certo, niente più di un tocco soffice con le labbra, però..

Si rialza di scatto e lo guardo un po’ perplessa, ancora sdraiata per terra.

Mi rendo improvvisamente conto che se mi bacia un’altra volta potrei anche far finta di non essere stesa su un prato dove probabilmente ci sono diversi insetti che vogliono pungermi. E magari anche qualche serpente velenoso.

- scusa- borbotta, allontanandosi in fretta.

Me ne rimango ancora stesa, fissando il cielo in preda ad uno shock. Devo essere rimasta lì imbambolata per un po’, perché sento i suoi passi che si riavvicinano, incerti.

- ehi, hai intenzione di rimanere lì ancora per un po’? – borbotta, con tono imbarazzato e scoppio a ridere.

- che hai da ridere ora? – sembra quasi esasperato, mentre mi tiro su tenendomi la pancia per le risate.

Non riesco neanche a rispondergli, al che lui mi guarda imbronciato.

- si può sapere che c’è? – sembra quasi offeso. Cerco di calmare con scarsi successi le risate.

- nulla, nulla…  - scuoto la testa, sorridendo. Cerco con lo sguardo Tarik e il gigante, vedendoli già lontani.

Sento che sobbalza, quando gli afferro la mano, indicandogli i due.

- forse è il caso che li raggiungiamo, che dici? – propongo, sempre sorridendo.

Edmund mi fissa un attimo, con sguardo confuso, poi annuisce e prende a camminare.

 

Spalanco la porta della camera, facendo sobbalzare Holly, Giorgia e Silvia, tutte intente a mettersi la vestaglia da notte. Col cavolo che me la metto ancora, quella roba lì.   Stasera jeans e canottiera.

- Giuggiolottaa! – urla Giorgia, saltandomi addosso e atterrandomi.

Giuggiolotta? Questa mi è nuova …

- G.. Gioggi …- esalo io – n.. non è che ti togli, per piacere? –

Stasera sono stata schiacciata da fin troppe persone. Devo essere un ottimo cuscino, visto che tutti si ostinano ad atterrare su di me. 

Lei si rialza, sorridendomi da un orecchio all’altro.

Quel sorriso lì non è di buon auspicio. Soprattutto se diretto a me.

- Giulietta, com’è andata con Eddie? – fa Holly, con un sorrisino innocente.

Ah, me misera, me tapina! Iniziano le domande della Santa Inquisizione!

- punto uno: si chiama Edmund, Ed se proprio vuoi, non Eddie. Punto due: non siamo andati ad un appuntamento al buio, Holly, ma a proporre una sfida a quelli di Telmar, visto che, non so se l’hai notato, potrebbero farci a fette da un momento all’altro. 

Lei sbuffa con aria saccente, sventolando per aria la mano destra. Silvia scoppia a ridere, e io frugo soddisfatta dentro l’armadio, alla ricerca dei miei jeans e della mia canottiera verde-acqua scuro comprata da Tezenis prima di partire.

Forse, stasera, la Santa Inquisizione è alle Hawaii.

Estraggo vittoriosa la canottiera e i jeans, dal groviglio di vestiti che sono stati infilati lì dentro, iniziando a cambiarmi.

- Giu? – fa con aria disinteressata Giorgia, dopo che mi sono infilata con un sospiro appagato sotto le coperte.

- mm? – mugugno, rigirandomi alla ricerca della posizione giusta.

- non ci racconti quello che è successo? – continua, con lo stesso tono da finta indifferente. Sbuffo, chiedendomi se le migliori amiche servono solo a intromettersi nella tua vita privata quando non devono o se hanno anche un’altra funzione nascosta e che utilizzano di rado. O che non utilizzano affatto.

- cosa dovrebbe essere successo? – rispondo, con fare lagnoso, cercando di convincerle con il tono di voce che ho bisogno di dormire.

- bah, sai… - commenta Holly, con fare saputo – potrebbe … non lo so … averti detto qualcosa o .. –

- sisi, credici – la interrompo bruscamente, soffiando sulla candela che ho sul comodino.  Spengono sospirando anche le loro, e mentre scivolo nel sonno sento Silvia che ridacchia:

- non sfuggirai al terzo grado per sempre, Giul –

Mmm. Sa tanto di minaccia. Ma tanto la Santa Inquisizione è alle Hawaii, no?

 

* Yu Kanda è, per chi non lo sapesse, uno dei tre protagonisti del manga “D.Gray-Man” di Katsura Hoshino ed è particolarmente conosciuto per il suo carattere scontroso e per la sua incredibile bravura nel fare a fette chiunque lo irriti, cioè tutti. Bene. Ora, io so che a voi non ve ne può fregare di meno ma provo l’impellente voglia di raccontarvi di D.Gray-Man e quindi lo faccio. Potete passare all’asterisco successivo, se preferite.

Allora. Il manga è ambientato nel 1800 di un mondo parallelo, dove si sta svolgendo la classica lotta tra il bene e il male per la salvezza dell’umanità. Le due parti sono rispettivamente capitanate dal Vaticano e dal Conte del Millennio. Il primo credo lo conosciate tutti, il secondo è un grassone (presunto marshmellow mutante) con gli occhiali, che va in giro con un impermeabile giallo e un cappello a cilindro che cambia di volta in volta decorazione. Ah, e per muoversi usa Lero, uno strano ombrello parlante a forma di zucca, che deve trasportarlo in volo tipo Mary Poppins.

Il Vaticano, che ovviamente vuole salvare l’umanità, ha istituito un’associazione, chiamata Ordine Oscuro (lo so che fa tanto da cattivi, ma si chiama così), i cui membri sono gli Esorcisti cioè uomini con un potere speciale, donato loro dall’Innocence.

L’Innocence è una cosa troppo lunga da spiegare, chi è interessato vada a leggere il manga e capirà. Per ora vi basta sapere che ci sono due tipi di Innocence: Equipaggiamento e Parassita.

La prima va a formare un arma che solo il proprietario può usare, la seconda va a unirsi ad una parte del corpo dell’Esorcista stesso.

I tre protagonisti sono Allen Walker, Lavi the Bookman Junior e Yu Kanda. C’è chi conta anche Linalee Lee, ma secondo me non è poi così importante.

Il protagonista principale, quello a cui ruota attorno tutta la storia e che è perennemente nei guai fin sopra al collo, è Allen Walker, detto anche Moyashi ( ovvero “mammoletta”, così denominato da Kanda che, come ho già detto prima, è una persona mooolto gioviale xD). Viene spesso definito come un vero gentleman, mangia tanto, si fa una marea di problemi mentali grazia alla sua mania di salvare sempre tutti e ha un golem (ovvero un oggettino volante che serve a comunicare con l’ordine quando si è in missione) dorato, chiamato Timcampy.

Se andate a cercare il manga, lui è il ragazzino albino, con una cicatrice rossa sull’occhio sinistro e il braccio sinistro rossastro (o, in qualunque caso, non proprio nell’ordinario). Il suo braccio è quello che si definisce Innocence Parassita, cioè quando lui l’attiva il braccio prende la forma di una manona gigante, di un cannone o si stacca diventando una spada. Quest’ultima trasformazione arriva solo dopo che Tyki Mikk (uno dei cattivi che poi illustrerò) gli distrugge il braccio. Allen è anche un presunto Noah (cioè un cattivo), in quanto ha dentro di sé la memoria del 14°, il Noah che ha tentato di uccidere il Conte.

 

Lavi the Bookman Junior (soprannominato Baka Usagi –stupido coniglio- sempre dal nostro simpatico Kanda)è il mio amaaato *___* lui ha un passato leggermente particolare, in quanto ha avuto 48 personalità (Lavi è il 49esimo). Capelli rossi che sfidano le leggi di gravità, occhio sinistro verde, occhio destro coperto da una benda (non si sa ancora cosa diavolo c’è dietro, però) e Innocence Equipaggiamento, consistente in un martello che lui può ingigantire a piacimento. È un Apprendista Bookman, cioè una persona che assiste alle guerre per registrarle. I Bookman scrivono la storia e quindi devono essere imparziali. Di solito non diventano “soldati” e non partecipano agli eventi (si limitano a registrarli), ma nel caso di Lavi e Bookman (soprannominato amorevolmente “Panda-chan” o “Vecchio” dall’allievo, anche se va più di moda il primo xD)  sono entrati a far parte dell’Ordine come Esorcisti perché la guerra è, diciamo, sconosciuta al genere umano. (si. Questi combattono per gli uomini, e loro manco lo sanno).

Lavi inizia la sua carriera di Esorcista fingendosi un perfetto idiota, il solito tipo che fa le battute e che punzecchia i compagni, quello che, diciamo, risolleva un po’ il morale (se non ci fosse lui sarebbero tutti più depressi xD)  ma.. beh, finisce per diventarlo sul serio, man mano che si affeziona (cosa proibita dal regolamento dei Bookman. Il motto del Panda è: un Bookman non ha un cuore.) ai suoi compagni. Il che gli causa diversi problemi quando vanno nell’Arca, ma pace amen.

 

Oh, arriviamo al famigerato Yu Kanda. Lui è giapponese, capelli lunghi, neri e perennemente raccolti in una coda. Carattere tagliente, scorbutico e irritabile, Yuu-chan è il bersaglio preferito di Lavi, che adora chiamarlo con il nomignolo prima citato che tanto lo fa arrabbiare. Soprannominato da Allen, Bakanda (gioco di parole tra Baka –stupido- e Kanda, cognome del personaggio… no, i due non sono particolarmente affiatati xD) il moro ha un Innocence Equipaggiamento sottoforma di Katana e un passato decisamente sconvolgente e troppo difficile da spiegare. E andrei pure in spolier, se ve lo spiego.  

Per ora è anche l’unico ad essere riuscito ad accoppare un Noah, non senza un notevole sforzo da parte sua. Ma Yuu-chan può tutto!

Non adora particolarmente i finder (persone che lavorano all’ordine ma che non possono essere Esorcisti) perché li ritiene troppo deboli.

Mangia solo soba (piatto tipico giapponese) e Jerry, il cuoco dell’ordine, se ne lamenta spesso perché non ha mai provato uno dei suoi manicaretti. Per fortuna si rifà con Allen, che i suoi manicaretti se li mangia tutti, e anche la doppia porzione se c’è, grazie.

 

Passo ai cattivi che è meglio. I cattivi, meglio conosciuti come famiglia Noah sono 13 (si sono pochi, ma sono strapotenti), ma io conosco solo i primi 6, in quanto gli altri sono appena entrati in scena e mi risultano indifferenti. A parte Wisley, che se lo becco glielo cavo, quel diavolo di terzo occhio.

Il posto di Noah più forte se lo contendono Tyki Mikk e Road Kamelot, rispettivamente Noah del Piacere e Noah del Sogno.

Il primo è portoghese, strafigo (ma Lavi non lo batte nessuno) pelle ambrata, occhi dorati e capelli neri. Ha il potere di decidere cosa toccare e cosa no. ha tentato di strappare via il cuore ad Allen, gli ha distrutto il braccio sinistro e me l’ha quasi ucciso più di una volta. Anche Lavi, però un paio di volte in meno, in quanto Lavi è il bersaglio favorito di Road.

Road, ragazzina di 12 anni nell’aspetto, sembra essere la più vecchia tra i Noah. Gira sempre con un lecca-lecca in mano e ha un debole per Allen, infatti una volta l’ha baciato. Avreste dovuto vedere le facce di quelli dietro. Anche lei ha capelli corvini, pelle ambrata e occhi dorati (tutti i Noah hanno queste caratteristiche, facendo parte della stessa famiglia. A parte un paio che, come Jusdero, hanno i capelli biondi). Il suo potere consiste nell’aprire porte che attraversano i mondi e spedirci dentro gli Esorcisti (nel particolare: Lavi). Questi mondi sono un mix tra i ricordi del malcapitato e la sadica fantasia di Road. Non sono consigliabili come luogo di villeggiatura, ecco.

Subito dopo vengono Jusdero e Debitto, gemelli senza cognome, Noah del Legame. Jusdero è, come ho già detto prima, biondo e Debitto moro. A me piace molto di più Debitto, ma questi sono gusti. Hanno il potere di creare qualsiasi cosa vogliano se la pensano nello stesso istante e viene loro piuttosto bene. Quando s’incazzano veramente tanto ( e, indovinate? È successo) si uniscono, diventando una sola persona decisamente potente chiamata Jusdebi. Il povero Crowley è sopravvissuto per mera fortuna (Crowley è uno dei tanti Esorcisti che Allen e, in questo caso, Lavi recuperano. Più avanti Allen e Kanda troveranno Timothy).

Qui entra in scena Skin Boric, Noah dell’Ira ucciso da Kanda prima che potessero arrivarci informazioni approfondite su di lui, se non il fatto che ama (amava) i dolci. Uno dei tanti motivi per cui Kanda l’ha ucciso.

E poi c’è Lulubell di cui non mi ricordo il cognome. Francese, aria elegante, si trasforma spesso in un gatto che si accoccola sulle gambe del Conte (blah!). Noah della Lussuria ha la capacità di cambiare forma a piacimento.

Gli altri sono appena apparsi nel manga e mi ricordo solo Wesley, Noah della Mente e Cheryl (è un nome da femmina, ma è un maschio. Bah), padre adottivo di Road.

Ci sono anche gli Akuma (armi create dal Conte sfruttando il dolore delle persone per la perdita di un caro), Third (mezzi Akuma e mezzi Esorcisti che stanno dalla parte dell’Ordine) i Crow (tizi che uccidono Akuma anche senza Innocence) la Sezione Scientifica, Komui (sono rispettivamente scienziati e il Supervisore della Sezione Europea) e Link uno dei Crow che ha il compito di sorvegliare Allen perché ritenuto eretico. Personalmente non lo sopporto. Fosse per me sarebbe crepato in una di quelle innumerevoli volte in cui ha rischiato la pelle.

** non ditemi che non sapete chi sono gli orfani Baudelaire!

*** la Saga del Male è .. oddio, è difficile da spiegare! Mettiamola così: i Vocaloid sono cantanti virtuali giapponesi. Ce ne sono di diversi, tra cui Miku Hatsune, Rin e Len Kagamine, Megurine Luka che sono i quattro primi vocaloid usciti. Hanno poi acquistato successo anche Kaito, Meiko e Gachupo. Il 25 agosto è stata rilasciata la nuova Vocaloid, Lily. Tutti gli altri sono, diciamo, creati dai fan (come Teto). I miei preferiti sono i gemelli Kagamine (Rin e Len)

I vocaloid hanno la particolarità di cantare delle storie. In questo caso Rin e Len interpretano (cantando, ovviamente) la storia di questa principessa del regno dei mostri, che viene decapitata attraverso la ghigliottina dopo una ribellione popolare. Questo è quanto si capisce dal primo video, cioè “Figlia del Male”, cantato da Rin. (ci sono i video su You Tube, e li trovate sottotitolati in italiano. La Saga del Male è disegnata particolarmente bene, a parte il quarto e ultimo capitolo che non è della stessa autrice, sebbene sia bello) . nel secondo, video “Servo del Diavolo”, cantato da Len, si scopre che non è vero che la principessa è stata decapitata ma se volete scoprire come mai vi consiglio di andare a guardare il video. Il terzo capitolo “Regret Message” è cantato da Rin e il quarto “Re-Birthday” è cantato da Len.

Fine della fiera vi consiglio di guardarli. Sono veramente bellissimi.

 

 

Questo capitolo non è venuto particolarmente bene, secondo il mio modesto parere. Però sono riuscita a inserirci D.Gray-Man e Vocaloid, quindi un po’ fiera mi sento.

Grazie a chi ha inserito la storia tra i preferiti ( seguite ( ricordate. Thank you all!

Ringraziamenti a chi ha recensito:

 

 Kattiva97: ok, ammetto di aver rubato il nome Byron da Spiderwick, ma è troppo figo per un grifone. *__* e poi è come rendere un omaggio a Simon, il mio personaggio preferito. J

Uuh, si, io Miranda Kiss la stimo alla seconda! xD e troppo bella la scena del ballo, e quando parla con Chris (si chiama Chris, giusto?). il manuale, poi, è geniale. Quella dei pantaloni alieni mi ha fatto scompisciare dalle risate per una mezz’ora buona.

La mia storia preferita, però, rimane “La figlia dell’ammazza vampiri”. L’ho adorata.

Ed è un dittatore più o meno in tutte le storie, a quanto pare xD sarà un risvolto sconosciuto del suo carattere? ;)

Dei tuoi complimenti me ne importa eccome, e sono molto felice che la mia storia ti piaccia ^//^

 

 AlexJimenez: buooondì, cava J

Gli attacchi da fan-girl, prima o poi colpiscono, no? ;)

Sulla categoria di Edmund mi ritrovo a concordare con te: Ed è così figo che non può entrare a far parte della categoria dei comuni maschi. Bisognerebbe fare una sezione solo per lui xD

E si, me lo tengo volentieri così com’è *//*

Sono felice che la storia ti faccia ridere, e spero che continuerai a seguirmi :)

Peace, Love ‘n Edmund! <3

 

Eve_Cla84: meglio tardi che mai, giusto? Sono felice che la mia storia ti piaccia :D

Per me puoi anche incollarti come una sanguisuga, anzi mi fa un enorme piacere :)

Il tuo metodo di lettura somiglia tanto al mio, sai? Anch’io faccio così xDxD

Bene, siamo già in tre a concordare che il maschi usano solo l’1% del loro cervello. Potremmo fondare un club. xD e ci servirà anche un bel club pro - Miranda Kiss xD

Ed è sordo, e Giulia parlava piano in quanto non credo fosse consigliabile mettersi ad urlare xD però un minimo di udito da parte di Edmund sarebbe più che gradito. Infatti ho indetto la raccolta fondi per comprargli l’amplifon xD 

Oh, a me le recensioni lunghe piacciono (non a caso le scrivo anche io :D ) e hai recuperato alla grande!

* consegna tesserino di riconoscimento per i fan *

Kissu <

 

Spero di non aver deluso nessuno con questo capitolo. Alla prossima!

Smàck,

_ L a l a

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Capitolo 5
*** 5. ***


5.

Ok, mi sento un’idiota. Ultimamente mi sento spesso, un’idiota.

Anche quando sono a casa mi sento un’idiota, ma solo ogni tanto.

Qui a Narnia ogni giorno. Ci dev’essere qualcosa che non va.

E mi chiedo perché anche loro tre non si sentano idiote.

Cioè, la Santa Inquisizione non poteva rimanersene alle Hawaii? Sta boicottando la mia giornata!

Sbuffo, risentita, facendo in modo che mi sentano. Non sembrano farci caso, le maledette.

Non è bastato loro chiudermi a chiave in questa sottospecie di sgabuzzino, dopo avermi trascinato via a forza dal tavolo della colazione dove stavo tranquillamente parlando con Edmund: ora devono anche ignorarmi!

Aargh, che rabbia. Un giorno di queste le uccido sul serio.

Che non vengano poi a lamentarsi, quando saranno fantasmi.  Se la sono cercata.

- che diavolo c’è, adesso? – sbotto, guardandomi attorno nella ricerca frenetica di un arma da taglio con cui farle a fettine.

Holly si volta, un ghigno per nulla rassicurante ad arricciarle le labbra.

- è ovvio, Giu. Mica credevi di poter sfuggire alle tue migliori amiche, vero? –

La fulmino.

- guarda, io pensavo di avervi già detto che non è successo niente. – calco sulle ultime parole, cercando di suonare convincente anche a me stessa.

 Perché, ovviamente, se convinco me stessa convinco anche loro.

Giorgia mi lancia un sorrisetto divertito.

- ci credi veramente così stupide? – domanda, alzando un sopracciglio.

Bene. ricominciano anche con le sopracciglia alzate. Ma che bella giornata, sarà oggi! E pensare che era iniziata così bene …

Arriccio le labbra in un bel: - si – sonoro, che fa fare una smorfia indispettita a Silvia, appoggiata alla porta e che controlla ogni tanto che non passi nessuno.

Mi sento un’indiziata di CSI. Però, gli indiziati di CSI hanno il diritto di rimanere in silenzio finché non arriva l’avvocato. E io non ho un avvocato. Quindi perché parlare?

Holly recupera tre sedie, ovviamente spuntate dal nulla, visto che qua dentro c’è solo muffa e puzza di chiuso. Ah, e uno strano comò che, a prima vista, sembra infestato dai ragni.

Mi spinge a sedere su una e posiziona le altre due di fronte a me, prima di sedersi sopra una mentre l’altra viene occupata da Giorgia.

A quanto pare Silvia farà da controllore per il resto dell’interrogatorio.

Holly si china verso di me con un ghigno divertito.

- ok, Giuggi. Preferisci raccontarcelo partendo dall’inizio o rispondere alle nostre domande? –

- domanda di riserva? – commento indispettita, incrociando le braccia al petto e voltandomi a guardare il comò, chiedendomi perché mai non l’abbiano coperto con un bel telo per proteggerlo dalla polvere.

Silvia si lascia sfuggire una risatina, subito fermata dallo sguardo truce di Giorgia.

- ok, partiamo con le domande. E non provare a stare zitta Giu. Perché possiamo sempre andare a chiedere a Edmund – mi avvisa Holly, puntandomi un dico contro.

- si, certo, come no – la schernisco, ben sapendo che non lo farebbe mai. Anche perché dubito che Edmund le direbbe qualcosa.

Mi ignora, mentre Giorgia inizia:

- allora, Giu. Vi siete baciati? –

Sbuffo, relegando il ricordo in un angolino della mente per evitare di diventare rossa come un pomodoro e quindi di farmi scoprire.

- no – borbotto, gonfiando le guancie.

- davvero? – continua.

- già. –

- vi siete almeno detti … qualcosa? ­– domanda a questo punto Holly, anche se non sembra essersela bevuta.

Mmm. Penso proprio che dovrò avvisare Edmund di tenere la bocca cucita, soprattutto con Lucy. Potrebbe tranquillamente passare a Silvia o a Holly informazioni pericolose.

- certo. – commento, accavallando le gambe.

Il loro sguardo si fa speranzoso. Ghigno.

- “Evviva, Miraz ha accettato la proposta!” –

Mi lascio sfuggire un risolino, di fronte alle loro facce basite. Giorgia fa una smorfia.

- dai, sul serio Giu. Noi ti diciamo sempre tutto – dice.

Touché.

Se potessi la strangolerei, per avermelo fatto notare.

È vero, mi dicono sempre tutto, però.. mi mette in imbarazzo, tutta questa cosa. Loro se ne vanno tranquillamente in giro a sbandierare che si sono messe con Tizio e Caio, ma io non ci riesco. È una cosa mia, che senso ha che la sappia anche tutto il resto del mondo? E poi, io non le costringo quasi mai, perché so che se devono dirmi qualcosa d’importante, beh, me lo diranno.

Forse ha ragione, le migliori amiche dovrebbero raccontarsi tutto. Però.. mi piace l’idea che sia una cosa più o meno segreta. Anche perché non rende tutto una semplice routine ma fa si che ogni momento sia speciale.

Quindi.. non lo so.

- Giuuu? – cinguetta Silvia, dopo una sbirciatina al corridoio.

Sbuffo. Qualcosa posso anche concederglielo.

Il quadro generale della faccenda. Tanto prima o poi l’avrebbero scoperto comunque.

- allora? – mi incita Holly, negli occhi dipinto lo stesso identico sguardo di quando mi dice che piaccio a qualcuno e bla, bla, bla. Cosa che mai si è rivelata vera, in quanto non ho mai voluto testare.

La guardo con finto rancore, sentendo il sangue salirmi alle guancie, mentre lo stesso stupido sorriso che faccio quando sto per dire qualcosa di estremamente imbarazzante (secondo il mio punto di vista) va a dipingersi sulle mie labbra.

Cerco in tutti i modi possibili di cambiare espressione, ottenendo una smorfia imbarazzata che quasi mi fa rimpiangere il sorriso idiota.

Aargh, mi odio.

Distolgo lo sguardo dalle espressioni complici che mi stanno indirizzando da almeno dieci minuti nel tentativo di corrompermi e sussurro, così piano che si fa fatica a sentirlo:

- stiamo insieme –

Le vedo scambiarsi un’occhiata interrogativa.

- Giu, lo sai che non si è sentito niente? – ridacchia Giorgia, al che io balzo in piedi.

- ah, no! Non ho intenzione di ripetere! – sbotto e, con uno scatto raggiungo la porta, spalancandola.

Silvia fa appena in tempo a scostarsi, prima che gliela sbatta in faccia.

Inizio a correre, ridendo senza un motivo preciso, e sento loro tre venirmi dietro tra gli schiamazzi e le proteste urlate.

So perfettamente che Silvia e Holly mi raggiungeranno di sicuro, non sono mai stata un’amante della corsa. Per i percorsi brevi sono veloce –più o meno- , ma sulle lunghe distanze duro meno di un minuto. E credo che questa sarà una lunga, lunga, distanza.

Rido ancora, svoltando di scatto verso la destra, intravedendo l’uscita.

- Torna immediatamente qui! – urla Giorgia, e rido ancora più forte tra gli ansiti, mentre sento che anche loro iniziano a ridere.

Supero di corsa un Peter a bocca aperta, che viene poi travolto dalle tre furie al mio inseguimento.

Sbuco all’aria aperta, inciampando su uno dei gradini di pietra e rotolando per un po’.

Mi rialzo con un balzo e ricomincio a correre, notando appena Edmund e Lucy un po’ più in là, sulla destra.

Meglio girare a largo, per ora. Non si sa mai che prendano d’assalto anche loro. E poi è meglio evitare di dare a Lu la possibilità di collaborare con le tre impiccione.

- fermati subito!! – strilla ancora Giorgia, ferma ed ansante sull’uscio, mentre Holly e Silvia sono ancora al mio inseguimento.

Rido, girandomi giusto il tempo per fargli una pernacchia, e sentendo una goccia di sudore colarmi lungo la tempia.

Devo assolutamente lavarmi, anche perché ho come l’impressione che mi sporcherò tutto il vestito di terra. Una scusa in più per andare in giro con i pantaloni.

Continuo a correre, inciampo, rotolo e mi rialzo, evitando per un soffio Holly che mi si era lanciata verso di me, con l’intenzione di schiacciarmi a terra.

Ricomincio a correre, ridendo sempre più forte e attirandomi gli sguardi stupiti di Caspian e Susan, intenti a tirare con l’arco. Si fermano, lanciandosi un’occhiata divertita e abbassando gli archi.

Holly è a terra, che si rotola dalle risate, tenendosi la pancia, mentre Silvia ancora mi rincorre.

- smettila! – le urlo, ridendo e ansimando – non sei stanca? –

- non finché non ti ho preso, Lover ! – grida in risposta lei, usando il soprannome con cui solo lei mi chiama, quando è in vena di affettuosità. O quando vuole torturarmi fino allo sfinimento.

Mi giro con una piroetta, rischiando di cadere, per poi correre all’indietro.

- perchèèè? – mi lagno, guardandola, rossa in viso e con piccole goccioline di sudore a colarle lungo le tempie.

Non risponde, limitandosi a fare uno scatto in avanti, facendomi sobbalzare.

Scivolo, finendo gambe all’aria (con la mia solita grazia, ovviamente. Un troll di montagna sarebbe caduto più delicatamente, e soprattutto senza un tonfo che fa tremar la terra).

Silvia si ferma e mi guarda dall’alto, mentre riesco a malapena a trattenere le risate.

- ora non mi scappi più, Giuggi! – esclama tutta gasata.

Ghigno, tirandole poi un piede e facendola cadere accanto a me, con un tonfo sordo e uno strilletto acuto.

- questo non vale! – protesta, tirandosi a sedere e massaggiandosi poi la schiena. Sorrido, concedendomi un’ultima risatina.

- ah. E perché vale il rincorrermi fino alla stremo? – chiedo, allargando le braccia e dandole poi un pizzicotto sul braccio.

Mi tira uno schiaffo sulle dita, alzando le spalle.

- tutto ok? – la testa di Giorgia entra nella mia visuale, insieme alla sua mano tesa verso di me.

- no. – rispondo, ridendo – credo di non riuscire più a reggermi in piedi –

Mi alzo a sedere, scompigliandomi i capelli e muovendo un po’ le gambe.

Mi tiro via un filo d’erba dal vestito, spazzolandolo un po’ per evitare che delle simpaticissime formiche decidano di andare in gita sulle mie gambe.

- ehi, Giu – commenta Holly, che sembra essersi ripresa dal suo momento d’ilarità. Ovviamente in modo relativo. – sei buffissima con quell’espressione -

La guardo interrogativa.

- che espressione? – faccio, prima di ritrovarmela addosso intenta a tirarmi le guancie.

- ma quanto sei teneraaaa –

Quando i Pevensie ci raggiungono, seguiti da Caspian, è ancora presa a schiamazzare.     

Ci guardando allibiti.

- che state facendo? – domanda Caspian, perplesso.

- mi sta violentandooo! – urlo, cercando di staccarla, facendo sobbalzare tutti tranne Giorgia e Silvia, che attaccano a ridere come due matte. Il viso di Peter ha una tonalità che tende al rosso scuro mentre Lucy mi fissa come si fissa un alieno e Edmund storce il viso in una strana espressione. Caspian e Susan si lanciando un’occhiata imbarazzata.

- c.. come, scusa? – Domanda Peter, balbettando.

- scollatemela di dosso, porca miseria! – sbraito, riuscendo finalmente a sgusciare via dalla sua presa e alzandomi in piedi, anche se sento le gambe simili a gelatina.

- ma che cosa sei, tu? – strillo, guadagnandomi diverse occhiate sorprese.  – un ibrido tra uomo e sanguisuga? -

Silvia si sta tenendo la pancia dalle risate.

- donna, prego – puntualizza seccata Holly.

- sisi, come ti pare –

Sbuffo, e mi avvio traballante verso la casa di Aslan, sentendo Silvia che mi affianca.

- sicura di non voler essere portata in braccio Giu? – fa, non senza un po’  d’ironia nella voce, alta quanto basta per farsi sentire da tutti – non sembri un granché salda sulle gambe. –

Le tiro una gomitata.

Ora traballa anche lei. Tiè.

- e indovina di chi è la colpa? – commento, cercando di camminare un po’ più veloce.

Sbuffa, divertita.

- ooh, su. Un po’ di sano sport non ti uccide di certo! –

- io ODIO lo sport! – ribatto, piccata, anche se lei lo sa benissimo –e DETESTO correre! –

Entro a passo di marcia nella casa di Aslan, sbraitando cose senza senso sotto lo sguardo stupito e sconvolto dei presenti.

Oh, fantastico. Ho fatto la mia bella figura anche oggi.

- mi ritiro! – strillo arrabbiata nera, dirigendomi come una furia verso la mia stanza.

 

Sono un’idiota. L’idiota più idiota del mondo. Oltre al tesserino di riconoscimento dovrebbero darmi anche, che ne so, una freccia lampeggiante sopra la testa, che mi indica come persona più idiota del pianeta.

Rabbrividisco di freddo, sfregandomi le braccia lasciate scoperte dalla canottiera. Mi rannicchio il più possibile, poggiando il mento sulle ginocchia e fissando davanti a me.

L’idea di uscire, in canottiera  per di più, non è stata decisamente la migliore degli ultimi giorni.

Ma non avevo sonno. O meglio, dopo l’incubo che ho fatto, l’idea di riaddormentarmi non mi piaceva affatto.

Ho sognato che Miraz uccideva Peter durante il combattimento.

Si, lo so, è un sogno corto, però per nulla piacevole viste che le conseguenze sarebbero catastrofiche, a dir poco. In più mi sono svegliata con un incredibile nodo alla gola e il cuore che batteva all’impazzata e con la fronte grondante di sudore.

Come diavolo potevo tornare a dormire?

Rabbrividisco di nuovo, alzando lo sguardo verso il cielo punteggiato di stelle.

Mi spingo contro il freddo muro di pietra, che mi causa altri brividi che mi corrono allegramente sulla schiena, appoggiando poi anche la testa, per meglio vedere il cielo.

Sono in alto, un po’ più in là rispetto al punto in cui domani si posizioneranno gli arcieri, con Susan a far loro da capo.

Distendo le gambe. La pietra su cui sono seduta mi arriva a metà polpaccio, e per lasciar dondolare le gambe dovrei tirarmi un po’ più in là, ma sto comoda attaccata al muro.

Sbatto le palpebre più volte, cercando di evitare di addormentarmi lì, al freddo.  Ci manca solo che domani ho la polmonite o la febbre a quaranta.

Come godersi appieno l’epica battaglia per il destino di Narnia.

- ehi –

Sobbalzo, quando sento la voce di Edmund, che nel frattempo è scivolato a sedere accanto a me, porgendomi gentilmente un lembo della coperta che si è portato dietro.

- grazie – biascio, mezza intontita e decisamente stupida dalla sua improvvisa apparizione.

Ha su una camicia bianca, leggera, e dei pantaloni di cuoio.

Come diavolo riesce a dormirci, con i pantaloni di cuoio, non lo so. Sempre che questa sia la sua tenuta da notte. Ommioddio, ho visto Edmund Pevensie nella cosa che più si avvicina ad un pigiama, qua a Narnia.

- niente. Quando ti ho visto uscire con solo quella.. uh.. cosa addosso .. – trattengo un risolino, al suo tono di voce imbarazzato. Dimentico sempre che nel suo tempo le ragazze non vanno abitualmente in giro in canottiera e jeans.  O anche qualcosa di meno. – … ho pensato che avresti avuto freddo – conclude.

Annuisco, mettendomi a sedere a gambe incrociate.

Realizzo solo ora quello che ha detto.

- mi.. hai visto? –

Annuisce, giocherellando con un angolo della coperta.

- si. Avevo sete e sono andato a fare un salto nelle cucine. Piuttosto, tu che ci fai in giro? –

Oh, ma allora questo è sul serio il suo pigiama! Perché non ho mai una macchina fotografica, quando serve? E perché ho lasciato il mio cellulare sul comodino?

Sbuffo, rigirandomi su un dito una ciocca di capelli.

- non ho sonno – confesso, gonfiando le guancie come una stupida.

Sorride comprensivo.

-ansia? – chiede.

- può darsi - 

Starnutisco, due volte di seguito, come faccio sempre io. Il mio compagno di banco m’ha preso in giro per due mesi.  E, se potesse, continuerebbe tutt’ora.

Sorride appena, mentre mi arrotolo dentro la coperta e mi strofino il naso con una mano.

- accidenti – borbotto contrariata, tirando poi su con il naso.

- meglio così. – sospira lui, portandosi le mani dietro la testa – se sei malata, domani non rischi di farti uccidere –

- ah, non credere che un semplice raffreddore m’indebolisca a tal punto dall’essere costretta a letto. – ribatto io, piccata. Anche se è più che probabile.

Ok tutto, ma sentirmi inutile fino a questo punto no!

- la guerra non è fatta per le ragazze, Giuly –

Sbuffo, ignorando il rossore che mi è salito alle guancie a sentire il nomignolo.

- Susan e Lucy, però, combattono – protesto debolmente.

- non direi. Susan e Lucy andranno a cercare Aslan. E, comunque, loro sono Regine -  precisa, alzando l’indice della mano destra.

- e allora? – borbotto.

- c’è un po’ di differenza, soprattutto in esperienza. –

- solo perché sono qui da neanche una settimana e perché se prendo in mano una spada rischio di tranciarmi via un piede? – chiedo irritata, alzando la voce e drizzandomi sulla schiena. La coperta scivola via dalle mie spalle.

- io non h.. – tenta lui, ma non lo lascio finire. Prendo a gesticolare concitatamente.

- allora spiegami perché, Edmund. Perché mi hai fatto venire con te al castello, se mi credi un incapace? Perché non hai protestato quando Caspian ha deciso che avrei portato con te la missiva a Miraz, se sono una palla al piede così grande? E perché diavolo mi ha… 

Serra la sua mano sul mio polso, fermando il fiume di parole che mi sta uscendo dalla bocca e i miei gesti frenetici. 

Sto ansimando di rabbia, e sento i brividi di freddo che corrono sulla mia schiena al tempo del respiro, anche se credo che sia solo un’impressione.

- non lo so, il perché, ok? Ma sono contento che sia andata così. -  mi guarda con un’intensità tale che credo che i brividi, a questo punto, non siano causati solo dal freddo. – e non ho mai detto, né pensato, che tu sia un’incapace –

Molla la presa sul mio polso, scrollando le spalle e guardando verso l’alto.

- semplicemente non penso che tu sia capace di uccidere nessuno, Giuly. Non è una cosa per niente piacevole, neanche se sei costretto a farlo per salvarti la pelle – continua, in un soffio.

- lo so. Ma io non ho parlato di uccidere. Si può anche ferire, senza uccidere – spiego io, abbassando il tono e torturandomi le mani.

- ah – fa sarcastico – e tu credi veramente che sia così semplice non uccidere, quando si è nel pieno della battaglia? -  mi lancia uno sguardo – non è un duello, in cui hai il tempo di pensare a dove mirare. –

Vorrei riuscire a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ci riesco, perché so che ha ragione.

Però in battaglia ci voglio andare lo stesso. Come minimo mi farò uccidere, ma non fa niente. Altrimenti mi sentirò inutile.

Mi risistemo nella coperta, socchiudendo gli occhi.

- posso chiederti una cosa? – fa, voltandosi improvvisamente verso di me.

- si – sussurro, evitando accuratamente di riaprire gli occhi.

- perché stamattina Giorgia, Silvia e Holly t’inseguivano? –

Scoppio a ridere, lasciandolo perplesso.  Sono così sollevata che abbia cambiato argomento.

- oh, Ed – dico, tra le risate – non credo capiresti del tutto –

Fa uno sbuffo divertito.

- mettimi alla prova, allora -

Continuo a ridere, una punta d’imbarazzo che si fa strada nella mia voce.

- non.. non so se. . . –

- se? –

Soppeso quello che sto per dire, guardandolo di striscio.

- hai degli amici, a Londra, no Ed? –

Annuisce frettolosamente, grattandosi una guancia.

- ma che c’entra? –

- mi lasci spiegare?! -

 Ride sommessamente.

- non so se ti sei mai trovato in una di quelle situazioni in cui vorresti tenerti una cosa per te, e fai di tutto per mantenere il segreto,anche se, puntualmente, i tuoi amici intuiscono tutto e ti torturano fino allo stremo pur di farti parlare –

- più o meno .. – fa vago, e ho come l’impressione che lui non si sia mai trovato in una situazione simile, se non dalla parte degli “amici torturatori”.

- beh, ecco. M’inseguivano appunto per questo .- concludo, con un’alzata di spalle, sperando che decida di accontentarsi.

- e che cosa avresti dovuto dir loro, scusa? Non mi sembra siate state lontane più di tanto ultimamente. –

Credo che il mio viso si stia colorando di un imbarazzante rosso. Per fortuna è buio.

- … secondo te? – trovo il coraggio di dire, tirandomi poi la coperta fin sopra il naso. Mi guarda un po’ confuso.

- che vuoi che ne sappia io, scusa? –

Mi viene voglia di spaccargli in testa qualcosa, ma credo che rimpiangerei questo gesto per il resto della mia esistenza.

Come fa a non capire una cosa del genere, accidenti? Sono tutti così i maschi? Dio, allora siamo messi proprio male. Anzi, malissimo. Malerrimo. Malissimerrimo. Malissimerramente male.  Ok, sto partendo.

- prova a pensarci un attimo – sussurro, cercando di non urlare e fare qualcosa d’inconsulto. Qualcosa che può variare dal fargli cadere diversi massi addosso al saltargli addosso.

Credo che poi, in tutti e due i casi, qualcosa di buono verrebbe fuori: se gli faccio crollare dei massi addosso può darsi che uno di essi lo colpisca in testa, riattivandogli la funzione dell’udito e risvegliando i neuroni che, da quello che posso vedere, non stanno lavorando un granché; nel secondo caso, saltandogli addosso, capirebbe finalmente quello che voglio dirgli. Certo, poi magari non mi rivolgerebbe più la parola, ma io avrei raggiunto uno degli scopi della mia vita.

Mi accorgo solo ora che … beh.. che ultimamente penso a cose piuttosto violente, come buttare gente giù dai burroni o scaraventargli addosso sassi.

Dev’essere un risvolto ribelle della mia personalità che finora era stato al calduccio sotto le coperte.

O i miei pensieri si stanno sintonizzando su Radio Violenza, grazie al clima di guerra che c’è qui.

Saltare addosso a Edmund sarebbe una cosa violenta?

- e… emh .. – balbetta con tono imbarazzato, quasi avesse sentito i miei pensieri, e facendomi saltar per aria dallo spavento di essere stata –per modo di dire- scoperta.

Mi accorgo solo in quel momento che, la presunta vittima della mia presunta aggressione, mi sta fissando con una smorfia impicciata. Dio, devo essergli sembrata un’idiota fatta e finita con lo sguardo perso nel vuoto.

Lo fisso incuriosita, mentre distoglie lo sguardo, arricciando il naso.

Starnutisco un’altra volta.

- non è che hai un fazzoletto, vero? – domando, con una vocina così sottile che quasi non mi riconosco.

- eh… eh, si –

Si fruga nelle tasche dei pantaloni (tasche che io non ho, visto che mi hanno rifilato dei pantaloni di serie B.. e poi, da quando si hanno le tasche in un pigiama?) e tira fuori un fazzoletto di stoffa, porgendomelo.

- grazie – mormoro, prendendolo e soffiando il naso.

- niente – è la risposta sussurrata. Appallottolo il fazzoletto, rendendomi conto solo dopo che non è mio e che potrebbe dargli fastidio. Anche se credo che tutti appallottolino i fazzoletti dopo averci soffiato dentro il naso. Cioè, a me viene naturale. Come mi viene naturale grattarmi gli occhi e spalmarmi inconsapevolmente sulla faccia tutto il trucco quando me lo sono messo così bene la mattina.

Ok. Sto divagando.

Starnutisco di nuovo.

- ma proc.. ! – inizio, ma le parole mi muoiono in gola quando sento il suo braccio cingermi il fianco per poi attirarmi più vicino a lui.

Alzo lo sguardo verso di lui, leggermente sconcertata. Cioè, sempre di sorpresa, queste cose? Avvisarmi prima, per evitare di farmi morire di crepacuore no, eh?

Lui borbotta qualcosa di imbarazzato riguardo il freddo e i raffreddori.

Sorrido divertita e mi accoccolo contro di lui, sentendolo trasalire leggermente.

Oh, sentite, non potevo non approfittarmene. Sarebbe stato scortese nei confronti della mia buona stella.

Tiro su con il naso.

- in qualsiasi caso.. – sospiro, appoggiandomi meglio alla sua spalla – hai capito si o no? –

- ch.. che cosa? – balbetta lui, con tono quasi spaventato.

- perché mi inseguivano! – ribatto, con aria saccente. Sobbalza, e deglutisce.

- e.. eh .. i.. io forse… – farfuglia. Mi lascio sfuggire una risatina.

- ok, ho capito che hai capito –

Annuisce frettolosamente, tornando poi a guardare il cielo. Tiro su con il naso un paio di volte, puntandolo  poi verso l’alto per guardare le stelle.

Mi sono sempre piaciute, le stelle; quelle legate al destino degli uomini, le luci misteriose e affascinanti nel cielo non l’ammasso di materia a milioni di anni-luce da qui.

La scienza rovina un po’ tutte le cose misteriose, secondo me.

- Ed, che costellazione è, quella? – domando, indicando un paio di stelle a caso, tanto per farlo a sentire un po’ più a suo agio, visto che il discorso di prima era un po’… un po’.. insomma, avete capito.

Basta che non si aspetti che le riconosca al primo colpo. Non sono mai stata brava a individuare le cose. Una volta ero in seggiovia con mia madre, e ad un certo punto ha avvistato uno scoiattolo, che io ovviamente non ho visto. Ho dovuto mentire, e dirle che si, l’avevo visto anche io, per farla smettere di indicare l’albero. Ancora oggi, quando salta fuori lo scoiattolo, io mi limito ad annuire a quello che dice lei.

Edmund segue la direzione del mio dito, fissando poi il cielo con aria critica.

- è.. è quella del Centauro * .. guarda, quelle che hai indicato tu sono le stelle delle zampe anteriori, poi se  guardi un po’ più in su c’è il busto e .. –

Cerco di seguire un po’ quello che mi dice e, dopo cinque minuti di vuoto più assoluto, trovo finalmente questo benedetto centauro.

Visto? Con un po’ di calma c’arrivo anche io. Anche se, a dir la verità, come centauro è un po’ grassottello.  Sembra più metà uomo e metà mucca.

 - ooh! L’ho visto! – commento esaltata, evitando di esporgli la mia teoria del muccomo. – e quella lì di fianco? Somiglia ad un delfino.. –

Edmund mi lancia uno sguardo divertito, trattenendo un sorriso.

- a dir la verità è la costellazione del Ghepardo… -

Lo guardo ad occhi sgranati.

- mannòòò! Sembrava proprio un delfino! – mi lamento, e lui scoppia a ridere all’improvviso, facendomi lanciare uno strillo sorpreso.

Ride ancora più forte.

- smettila! – dico, ridendo anche io e tirandogli un pizzicotto sul braccio.

- un… ahah! .. un delfino! Ahah! –

- smettilaaa, stupido! – mi lamento, ma sto ridendo anche io, con le lacrime agli occhi. – sembrava sul serio un delfino! –

Dopo un attimo, in cui cerca di recuperare la calma, scoppia a ridere fragorosamente un’altra volta.

- la vuoi smettereee? – sbuffo divertita, senza però riuscire a bloccare il risolino che mi è salito alle labbra.

- s.. si, scusa, ora la smetto – ride un’ultima volta, prima di prendere un lungo respiro. Quando è sicuro di non rischiare di scoppiare più a ridere si gira verso di me.

- certo che voi gente del futuro siete strani. Scambiare un ghepardo per un delfino .. –

Metto su il mio miglior broncio offeso.

- guarda, che prima di arrivare qua, non avevo mai visto un ghepardo dal vivo in vita mia. A parte quella volta che sono andata allo zoo con la scuola materna. Ma forse era una tigre .. si, mi sembra fosse una tigre .. –

Mi picchietto l’indice sul mento, con fare pensoso, mentre cerco di fare mente locale. Mi sembra fosse una tigre bianca.. massì, che era una tigre! Che poi avevo pure comprato il portachiavi peluche a forma di tigre bianca che quando lo schiacciavi faceva “Roaaar” per i venti minuti a seguire. Chissà dov’è  finito..

Lui sospira divertito, mentre appoggio la mia testa sulla sua spalla.

- neanche io, prima di arrivare a Narnia, avevo mai visto un ghepardo. – m’informa e io alzo la testa incuriosita. Non so se chiedergli quand’è stata la prima volta che è venuto a Narnia, cosa piuttosto invadente,  o liquidare l’informazione con un’alzata di spalle, anche se mi sembra piuttosto scortese.

- ah, si? – faccio, fingendomi interessata. Come se non lo sapessi.

Annuisce semplicemente. Immagino che non abbia un granché voglia di raccontarmi quello che è successo la prima volta che sono arrivati qui. Non è una cosa di cui andare tanto fieri, ammettiamolo. L’importante, però, è imparare dai propri errori, e mi sembra che lui l’abbia fatto egregiamente.

- hai letto i racconti sull’Età d’Oro? – mi chiede.

- mm, si, qualcosa - rispondo vaga, senza entrare in particolare.

In parte è vero. L’altro giorno sono andata un po’ a frugare nell’archivio che hanno messo in una stanzetta vicina alla Tavola di Pietra.. c’era un sacco di roba polverosa, e mi sono divertita a soffiare la polvere addosso a Holly. E poi ho leggiucchiato qualcosa, giusto per vedere un po’ quante differenze c’erano tra quei racconti e il libro e il film. Alla fine sono più o meno le stesse cose.

- qualcosa.. su di me? –

Gli lancio un’occhiata sorpresa.

- in che senso? –

Mi guarda quasi irritato, però poi si limita a sbuffare.

- non lo so.. pensavo fossi andata a cercare .. –

- avrei dovuto? – replico, con un sorrisetto divertito. Mi guarda, aggrottando le sopracciglia, e arrossendo leggermente.  Non risponde.

- comunque si – commento, tirando su con il naso e raggomitolandomi contro di lui.

- si che cosa? – fa con tono stupito.

- si, ho letto qualcosa su di te. Beh, più di qualcosa. Ma non sono uno stalker, eh! Ero solo curiosa -  m’affretto a precisare.

- che cosa c’entrano gli stalker, scusa? -

- ah, no, niente.. magari pensavi che fossi una maniaca o qualcosa di simile.. – sussurro risentita.

- non penso che tu sia una manica – dice, accompagnando le parole con una risata.

Aaah, non sa quanto si sbaglia. Beata ingenuità.

- eh, ci tenevo a puntualizzarlo -

Rimaniamo in silenzio per un altro po’, e quando penso che il discorso è ufficialmente archiviato, come quello sull’1% del cervello maschile, lui riprende la parola:

- e.. che hai letto, di preciso? –

- mah, un po’ di tutto .. ho curiosato in giro. I miti e le leggende mi sono sempre piaciuti –

- io faccio il personaggio di un racconto della buona notte. È successo sul serio – mi rimbecca lui, infastidito.  Ah, ma va? Non oso immaginare cosa succederebbe se sapesse che è il personaggio di un libro e di un film.

- non ho detto che non ci credo. Semplicemente ora sono leggende. Non possiamo mica farci niente, eh! e poi non c’è nulla di male nel far parte di una favola per bambini –

Sorride leggermente.

 Starnutisco, torturando il fazzoletto tra le mie mani.

- se hai letto un po’ di tutto … - inizia con un sussurro – hai letto anche della Strega? –

- la Strega Bianca, intendi? –

- c’è stata qualche altra strega, nella storia di Narnia? – sbotta irritato. Arriccio il naso indispettita.

- e che ne so. Sono qui solo da una settimana, sai? – starnutisco, e soffio il naso. – e, si, ho letto anche su di lei. E ho notato che, cento anni, infondo non sono poi così tanti. Sono molti di più mille e trecento, trovi? –

- e questo che c’entra? –

- uh, non lo so. L’ho semplicemente notato leggendo e ragionando un attimo. –

Starnutisce anche lui.

- mi sa che ti ho attaccato il raffreddore – mormoro con tono dispiaciuto, non osando offrigli il fazzoletto sporco. Infondo io non lo prenderei mai, se è già stato usato.

- no, non preoccuparti . – fa sbrigativo lui, frugandosi nelle tasche e tirandone fuori un altro.

- ma hai la scorta? – domando sarcastica, mentre lui ridacchia, scuotendo la testa. Per un attimo sembra prendere fiato.

- hai letto che io all’inizio stavo dalla sua parte? –

Olè. Non mi aspettavo una cosa così esplicita, lo ammetto. Chissà perché me lo sta dicendo a me, poi.

- si, mi sembra ovvio. Tutto il discorso della Tavola di Pietra si basa poi su quello, alla fine. –

Annuisce lentamente, e rimane in silenzio, con lo sguardo basso, come se dovesse rendere conto a me di quello che ha fatto. Starnutisco, maledicendo il freddo e il raffreddore.

- sai, c’è molta gente che lo troverebbe ironico – comincio, dopo aver tirato su con il naso.

Lui alza la testa.

- che cosa? –

- il fatto che, sebbene tu avessi tradito, poi Aslan ti abbia chiamato il Giusto –

È improvvisamente teso. Balbetta qualcosa come scusa, ma non gli lascio il tempo di finire.

- ho detto molta gente  non io, quindi smettila di balbettare cose senza senso. – sbuffo - Io trovo che sia una cosa più che logica –

Sgrana gli occhi.

- sul serio? –

- già. Solo chi ha sbagliato per primo, può riconoscere gli errori degli altri e correggerli –

ok, questa frase è uscita da non so dove, ma fa effetto. Cioè, sembro quasi una filosofa!

Però è vero. Ho sempre odiato con tutta me stessa quelli che, alla fine del primo film, al momento dell’incoronazione di Ed facevano: “il Giusto? Proprio lui ..”

Li avrei strangolati dal primo all’ultimo. A mio padre è quasi toccata questa sorte. Ma lui l’ho risparmiato perché sono buona. E perché è mio padre.

Sospiro soddisfatta, avviluppandomi dentro la coperta e stringendomi a Ed, mentre lui rimane chiuso nel suo silenzio stupito.

Starnutisco di nuovo, e sto per mandare a quel paese mezzo mondo, prima che lui si alzi e mi porga la mano.

- forse è il caso di rientrare, che dici? Non è il caso di ammalarsi proprio oggi – alzo lo sguardo, e vedo che sta sorridendo. Sorrido di rimando, afferrando la sua mano e tirandomi in piedi. Raccoglie la coperta, piegandola ordinatamente.

Mi sento leggermente offesa dal fatto che lui sa piegare una coperta e io faccio fatica a sistemare una maglietta.  Argh, sono veramente un’incapace.

- direi di no. – sussurro, scoccandogli un leggero bacio sulle labbra, prima di incamminarmi allegramente verso la mia stanza.

Alla fine non è stata una poi così cattiva idea.

 

A colazione l’aria è tesa come una corda di violino. C’è gente che affila la lama della propria spada sul tavolo della colazione come se fosse la cosa più normale del mondo. Ovvio. Chi non ha mai affilato una spada mentre sta mangiando?

Aah, che atmosfera fantastica.

Caspian, prima di andarsene, ha programmato gli “allenamenti” in preparazione alla battaglia di questo pomeriggio.

Non ho ben capito cosa dovrei fare io, so solo che Giorgia ha seguito Caspian, scomparendo nel nulla insieme a lui, e che Holly deve imparare a montare un cavallo in un modo decente, così Lucy l’ha trascinata via. Silvia, per ora, è ancora qui, ma appena finiranno gli allenamenti Peter la porterà non-ho-capito-dove perché Caspian ha deciso che lei l’avrebbe aiutato. A far che cosa non lo so.

Il bello è che io, il mio compito di portare la missiva, l’ho già svolto, e quindi mi ritroverò sola in mezzo al prato come un’allocca.

Ok. Concentriamoci sulla colazione che è meglio.

Edmund sta guardando con scarso interesse le gocce di latte che cadono dal suo cucchiaino.

- Ed? – faccio, mentre Silvia racconta a Susan di quella volta che siamo state in Francia. Mi chiedo perché lo debba sempre raccontare a tutti. L’ha addirittura scritto nel tema di spagnolo agli esami!

- mm? – è la loquace risposta.

Alzo gli occhi al cielo, starnutendo. Il raffreddore un po’ è migliorato.

- in che cosa consistono, precisamente, questi allenamenti? – domando, togliendogli il cucchiaino di mano. Mi lancia un’occhiata offesa.

- ridammelo –

- solo se mi rispondi –

- non è nulla di che – tende la mano per riavere il suo cucchiaino.

- non è una risposta. – replico io.

Sbuffa irritato.

- praticamente io, Peter e Susan terremo qualcosa tipo.. dei “corsi facili e veloci” su come utilizzare al meglio spade, balestre, archi e simili .. ora posso riavere il mio cucchiaino? –

Gli lancio il cucchiaino, che lui afferra al volo, mentre mi alzo spazzolandomi il vestito.

- vabbè. credo andrò a fare un giretto – dico prima di uscire dalla mensa.

 

 

Buooondì. Come promesso ieri, oggi sono riuscita finalmente ad aggiornare.

Questo capitolo non è particolarmente movimentato, però ho pensato che sarebbe stato brutto passare subito alla battaglia, quindi.. eccomi qua.

Devo ammettere che questo capitolo “di transito” è stato decisamente difficile da scrivere, visto che mi bloccavo ogni due parole xD

Non so cos’altro dire, se non che entro stasera aggiornerò sicura mentente “l’Alfabeto di Narnia”, con la lettera D   :)

Passiamo ai ringraziamenti:

 Eve_Cla84: Dear :D si, il sogno è stato una sottospecie di colpo di genio, che mi è venuto durante la notte xD il terzo grado è stato.. mm.. esauriente? (Ho finito gli aggettivi xD) spero che questo capitolo non ti abbia deluso ^^

 Lola_Elric: grazie mille per i complimenti, veramente ^//^ sono felice di sapere che la mia storia ti piace, e spero continuerai a seguirmi :)

 AlexJimenez: Cava *__* pensa se disegniamo Ed su un platano picchiatore.. così si muove anche XD grazie mille per i complimenti, mi fanno veramente molto felice ^^ Peace, Love ‘n Edmund <3

 

mi sono appena resa conto che ho scritto risposte di massimo tre righe quando di solito ne scrivo almeno cinque. Devo avere la febbre O.o

ci sentiamo più tardi :)

_ L a l a

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Capitolo 6
*** 6. ***


6.

Sono nello stesso identico punto di ieri, con la sola differenza che non sto fissando un cielo stellato al calduccio sotto una coperta e abbracciata a Edmund, ma Holly che si fa disarcionare dal cavallo tra le risate di Lucy mentre due centauri delimitano il perimetro in cui Peter e Miraz combatteranno. Nonostante la fitta boscaglia, s’iniziano a intravedere le truppe di Miraz che s’avvicinano.

Sospiro. Non dovrei essere in ansia,in fondo so già come finisce. Ma.. e se l’arrivo mio e delle ragazze avesse cambiato radicalmente la storia di Narnia? Cosa succederà questo pomeriggio?

Dondolo le gambe nel vuoto, furiosamente. Odio questi dubbi atroci.

Alzo lo sguardo, e rimango mezza accecata dalla luce del sole che mi colpisce in pieno viso, così mi porto una mano alla fronte, a mo’ di barriera.

Forse è il caso di andare a vedere un po’ come sono questi allenamenti.  Tanto che altro ho, da fare?

Mi alzo, lisciandomi la scomoda tenda blu che mi hanno rifilato come vestito e che, a parer mio, mi sta malissimo. Queste maniche a sbuffo, poi, sono insopportabili.

Insomma, ho sempre desiderato avere dei vestiti come questi, ma li trovo estremamente scomodi. Credo che quando tornerò a casa non riuscirò a mettere una gonna per lungo, lungo tempo.

Scendo le scale a due a due, canticchiando “Dolls*”, sebbene non c’entri assolutamente nulla con il contesto generale della faccenda. Semplicemente me la sono ritrovata nella testa poco dopo colazione, e non ne ha voluto sapere di uscirsene, per lasciare spazio a qualcosa di un po’ più allegro, come.. non so.. “She is the sushine” anche se non è propriamente allegrissima neanche quella.

Atterro con uno sbuffo di terra e polvere sul pavimento di fronte alla sala della Tavola di Pietra. Sbircio dentro, notandola stranamente vuota. Faccio un paio di passi in avanti, sporgendomi per vedere anche gli angoli più nascosti. Incredibile a dirsi ma è vuota sul serio. E dire che di solito c’è sempre qualcuno. Lancio un ultimo sguardo al basso rilievo di Aslan, chinando istintivamente la testa e sorridendo leggermente, mentre mi avvio trotterellando verso l’uscita.

Quando arrivò sull’uscio mi metto le mani sui fianchi, osservando con aria critica la gente che si sta allenando. Un pochino mi demoralizzo, visto che a malapena so tenere un arco in mano. Beh, nel mio mondo so tenere a malapena un arco in mano. Qui devo ammettere di avere una mira piuttosto buona, sebbene non paragonabile a quella di Susan.

A proposito di Susan, non era lei che allenava gli arcieri? Mi guardo intorno e, una volta individuata la più grande delle sorelle Pevensie, mi avvicino, osservando interessata fauni e centauri che continuano a tirare frecce.

Susan mi lancia uno sguardo sorpreso.

- Edmund ti lascia partecipare agli allenamenti? – fa, con tono incuriosito. Le lancio un’occhiataccia, maledicendo Edmund che per quel poco che parla fa solo danni. Credo che approssimativamente dovrebbe saperlo ormai tutto l’accampamento, grazie anche al prezioso aiuto di quelle che dovrebbero essere le mie migliori amiche.

- mica può decidere lui, cosa faccio io! – sbotto irritata – non è la mia balia! –

Ridacchia, lanciando poi una strana occhiata a Caspian, poco più in là, intento a misurare a grandi passi il campo di battaglia con Giorgia subito dietro.

 Noto solo ora che posso considerarmi la quasi cognata di Caspian. Dio, che emozione.

Sorrido, senza un motivo preciso.

- vuoi provare? – mi chiede intanto Susan, porgendomi un arco. Annuisco, afferrando l’arco, mentre la seguo verso un bersaglio libero.

- sai come si fa? – domanda con fare professionale, porgendomi poi una freccia.

Non so se ritenermi offesa o meno.

- si – è la risposta un po’ secca, e che la lascia con un sorrisino sorpreso.

- allora prego – fa, allargando poi il braccio e indicando il bersaglio colorato.

Allora, vediamo di ricordare un po’ come si fa.

Quando Edmund mi ha portata al castello credo di aver sparato a caso, ma infondo avevo già imparato e non è stato difficile.

Però ci terrei a non fare la figura della scema che non sa tenere un arco nel modo giusto.

Tendo l’arco, portando le dita della mano a sfiorarmi una guancia e chiudo l’occhio sinistro, prendendo la mira. Lascio andare la freccia, che s’incastra poco lontano dal centro.

- brava. Non pensavo fossi capace – commenta piacevolmente stupita Susan, e per un attimo mi sento fiera di me stessa – però dovresti migliorare la mira. Cercare di prendere il centro – continua.

Sorride incoraggiante.

La guardo mezza pietrificata.

Non è che se non becco il centro non becco anche il soldato. E poi io ho tutti i miei propositi sul non uccidere da mantenere! Meglio, se non lo prendo in pieno!

Vedo che continua a sorridermi e, con un sospiro, mi decido a tendere nuovamente l’arco.

Dopo un paio di frecce lanciate nel fitto della foresta, un paio piuttosto lontane dal centro e una freccia quasi  al centro, riesco finalmente a prendere quell’odiosissimo cerchietto giallo.

- Brava! – si congratula Susan – visto che con un po’ d’impegno ci si riesce? Adesso, fai un altro paio di tiri e poi puoi andare –

Le lancio un’occhiata storta, mentre seguita a osservarmi sorridente.

- si può sapere perché non vai a sorvegliare anche gli altri arcieri? – borbotto contrariata, prendendo la mira.

- perché se Edmund sa che ti ho abbandonata ad allenarti da sola, con il rischio che poi ti fai uccidere, potrebbe arrabbiarsi molto. E non avendolo mai visto molto arrabbiato non so quanto possa essere pericoloso –

Tiro la freccia, che becca il centro per pura fortuna, e mi volto a guardarla.

- è impossibile che tu non l’abbia mai visto arrabbiato! – ribatto – è tuo fratello! –

- certo – concorda lei – ma è anche un tipo molto calmo. –

Sbuffo, ritrovandomi a darle ragione, per poi concentrarmi  sull’ultima freccia.

Faccio appena in tempo a tirarla, che sento Holly strillare.

Mi volto di scatto, vedendola poi gambe all’aria mentre il cavallo galoppa tranquillamente via.

- stupido cavallo! – urla, tirandosi a sedere tra le risate di Lucy.

- potrebbe offendersi, sai? – commento sarcastica io, avvicinandomi. Holly mi fulmina con lo sguardo.

- e perché mai? È un cavallo  -

- lo vedo anche io. Ma è un cavallo parlante  -

Ammutolisce di colpo, e non posso fare a meno di scoppiare a ridere.

Le porgo una mano.

- dai, andiamo a vedere come si usa .. chessò una spada –

Mi guarda storto, mentre afferra la mia mano tesa e si tira su.

- Lu, vieni con noi? – chiedo poi, mentre Lucy riesce finalmente a placare le risate.

Annuisce, e fa un cenno con la mano a Susan che riprende a seguire i suoi arcieri.

Lucy mi racconta ridendo tutte le cadute di Holly, mentre ci dirigiamo verso Peter, intento  in un combattimento contro un centauro.  Non appena riesce a disarmarlo si volta verso di noi, mentre l’altro se ne va con un lieve inchino.

- si? – domanda con il fiatone, mentre si scosta i capelli biondi appiccicati alla fronte.

- ci insegni ad usare la spada?  - cinguetta allegramente Holly, al che le tiro i capelli.

E, dovete sapere care fatine, che Holly è molto suscettibile quando si tratta dei suoi capelli. Fosse per lei passerebbe la sua giornata a pettinarseli.

- il piano era andare per gradi.  – le sibilo, mentre Peter corruccia la fronte, per poi scuotere la testa.

- no –

- daaai! Non veniamo in battaglia, è solo in caso di necessità! – lo prega Lucy, mentre Holly mi guarda male.

- non avevi detto che avevamo un piano! Potevi avvisarmi! –

- no, Lu, è pericoloso. E poi sono cose da maschi – risponde intanto Peter.

- ma era ovvio che ci fosse un piano! A malapena Caspian ci ha affidato dei coltelli! Secondo te cede subito nel tirar di scherma? – ribatto.

- questo è maschilismo! E se ne avessimo bisogno? –

- beh, non si sa mai che diventino improvvisamente più clementi! –

- vedrai che non ne avrete bisogno –

- si, certo, e ci credi anche? – sbotto io.

Mi guardano tutti e tre, con sguardo perplesso.

- che c’è? – faccio poi, alzando le spalle. – ho solo risposto ai quesiti di tutti –

Holly si lascia sfuggire un risolino.

- la risposta è comunque no. Non ce ne sarà bisogno.  – fa perentorio il biondo.

- Peter, se anche c’insegni non succede niente, perché Caspian non ci darà mai una spada. – cerco di convincerlo io, e Lucy annuisce convinta.

- e poi io e Lucy neanche ci saremo! – reincarna Holly.

- ehi! Io però si! – protesto.

- eh, cavoli tuoi –

- intanto ho già deciso che starò insieme agli arcieri! – dico io, vedendo l’espressione dubbiosa del biondo.

 - è solo per avere qualcosa da fare, Peter! – esclama a questo punto Lucy e, nello stesso istante in cui Peter sospira, sappiamo di aver vinto.

- va bene. Ma guai a voi se vi vedo maneggiare una spada oggi pomeriggio – ci minaccia, sventolandoci l’arma che tiene in mano davanti al viso e costringendoci a fare due passi indietro.

- certo –

- s..si –

- grazie!! –

L’unica a saltargli addosso senza alcun timore della spada è Lucy, che lo stritola in un abbraccio.

Si, in effetti credo che neanche una spada riuscirebbe a fermare Lucy, in questo caso. Quando vuole, quella ragazzina, sa essere implacabile.

Sorrido divertita.

- bene – dice Peter, una volta che è riuscito a togliersi Lucy di dosso, non senza una buona dose di moine e minacce – direi che possiamo iniziare dalle cose elementari –

Ci fa segno di raccogliere delle spade lasciate a terra e inizia la sua piccola lezione.

Un’ora dopo sono sudata fradicia, puzzolente come una capra, con ancora un’arma da provare ma piuttosto soddisfatta di aver imparato a tenere in mano una spada senza spezzarmi il polso o senza lasciarmela cadere su un piede.

Peter ci ha insegnato un po’ le mosse elementari, e le basi di un combattimento, ma non ha voluto approfondire, dicendo che tanto non ci sarebbe servito altro, in caso di necessità.

Mi duole dirlo ma il grado di simpatia verso di lui è incredibilmente levitato nel corso di una sola ora.

- noi andiamo a recuperare il cavallo. Tu? – domanda Lucy, messa un po’ meglio di me, al contrario di Holly che non ha fatto altro che inciampare nel vestito per tutta l’ora.

Io ho risolto la questione strappando i bordi quanto bastava per non rischiare di incastrarci dentro i piedi. E con questo mi vendico anche sulla maledetta tenda.

- andrò a cercare di convincere Edmund a insegnarmi come usare una balestra e poi cercherò Silvia, che sembra misteriosamente scomparsa. – decido io.

- non ho voglia di andare a cavallo – borbotta Holly mentre si dirigono verso il bosco dove, presumibilmente, è fuggito il cavallo e sento Lucy che ride.

Mentre cammino allegramente per il campo, asciugandomi il sudore, incontro Silvia.

- ah! Ti sarei venuta a cercare tra un po’! – commento ridendo.  Ride anche lei.

- sono stata a fare un giro nelle cucine, e poi ho seguito la lezione di un minotauro sull’ascia. – mi spiega.

- sull’ascia? – esclamo, arricciando il naso. L’ascia è forse l’unica arma che non mi è mai piaciuta un granché.

Annuisce.

- adesso andrò a fare tiro con l’arco. Voglio proprio vedere se le mie qualità sono migliorate rispetto a quando siamo andate in Francia! –  ride divertita, ricordando i disastrosi risultati ottenuti. Annuisco.

- vedrai che andrà sicuramente meglio – la rassicuro io. – ci sono già stata. E Susan sembra essere la più incline a farci lezione –

- perché? –

- beh, Peter non voleva, ma l’abbiamo convinto – sorrido, trionfante.

- e Edmund? – ci abbassiamo, evitando per un pelo una freccia e sentiamo qualcuno che grida di spostarsi.  Silvia gli risponde a tono, dicendo di migliorare la mira. Scoppio a ridere, decidendo che è il caso di sloggiare.

- ci sto andando – faccio io, salutandola con la mano e ricominciando a camminare per la mia strada.

- allora auguri! – ride lei, correndo verso Susan. – scommetto che non ci metterai molto, a convincerlo!  -

Scuoto la testa, ripromettendomi di strangolarla nel sonno stanotte, se sopravvive.

Cerco con lo sguardo la capigliatura corvina di Edmund, e mi avvicino saltellando innocentemente non appena l’adocchio.

- Ed! – lo chiamo sorridendo da un orecchio all’altro.

Alza lo sguardo dalla balestra che sta sistemando, mentre un minotauro e un paio di fauni continuano a tirare. Mi fissa, quasi chiedendosi che ci faccio qui. Poi sembra realizzare.

- no –

- sempre molto cordiale, vedo – lo rimbecco io, fingendomi offesa.

- Giulia .. no - ripete nuovamente, ma io sono una che non demorde facilmente. Ci sono volte che stresso così tanto la  gente che quella fa ciò che dico pur di non sentirmi più.

- daiii! –

- no. mi sembra che ne abbiamo già parlato –

- non sei mia madre! – protesto a questo punto io. Alza lo sguardo, con tutta calma.

- hai ragione. Però è comunque no. –

Batto i piedi per terra come una bambina, irritata, quando lui torna di nuovo a controllare l’arma che ha tra le mani.

- dai! Susan e Peter mi hanno già fatto lezione! Che ti costa? –

- Susan e Peter  cosa? -  domanda a questo punto, alzando di scatto la testa verso di me.  Sorrido vittoriosa.

- hai sentito benissimo –

Boccheggia per due minuti buoni, prima di chiudere di scatto la bocca.

- non sono tua madre e non sono Peter e Susan. Quindi no –

Torna a guardare la sua balestra, per poi iniziare a strattonare la corda in diverse direzioni, quasi con rabbia.

Non credo che quella balestra potrà essere utilizzata questo pomeriggio, dopo tutti gli strattoni che ha preso.  Forse, più che ripararla, la sta distruggendo.

Lo guardo avvilita. E un po’ triste per la sorte della povera arma.

Edmund non alza neanche più lo sguardo su di me.

Non è possibile! Faccio davvero così schifo a persuadere la gente?

Incrocio le braccia al petto, tentando di farmi venire in mente qualcosa per convincerlo.

Ah-ah! Idea fulminante, degna di Da Vinci! Di Newton! E di tutti gli altri scienziati messi assieme!

Il sorriso che è apparso sul mio viso dev’essere poco rassicurante e la lampadina che è sicuramente apparsa sopra la mia testa potrebbe illuminare a giorno l’intera sala della Tavola di Aslan.

- vorrà dire che andrò a fare il corso di ascia – butto lì con noncuranza e lui smette di colpo di tirare la corda della balestra.

Ah, ogni tanto mi stupisco del mio talento. Ma infondo l’ho sempre saputo di essere un genio incompreso.

- a.. ascia? – balbetta, sicuro di aver sentito male.

Annuisco decisa.

- si. Silvia c’è già stata, ha detto che è interessante – commento, fingendomi pensierosa. Sorrido innocentemente, mentre mi guarda a occhi sgranati come a dire “non lo faresti mai..”.

Mai dare nulla per scontato, quando si tratta di me. Quanto mi sento soddisfatta.

- bene. Ciao-ciao! – mi volto, facendo per andare.

- va bene! Giuly, va bene! Ma non osare toccare un’ascia! – mi ferma lui e sorrido trionfante, mentre gli do ancora le spalle. Mi volto, cercando di celare la soddisfazione.

- sicuro? –

Mi guarda malissimo, forse perché ho un sorriso idiota sul volto che proprio non sono riuscita a nascondere.

Cioè, quando mi ricapiterà di averla vinta?

- puoi anche smetterla di recitare, lo so che lo fai apposta. – ribatte, voltandosi e incrociando le braccia.

Scoppio a ridere, vedendo la sua faccia offesa.

- eddai, Ed, non fare l’offeso! – gli dico, avvicinandomi.

- non sto facendo l’offeso! – protesta lui.

- oh, si, invece. – lo punzecchio, sventolandogli l’indice della mano destra davanti al naso.

- guarda che posso ancora rifiutarmi di farti lezione! – mi minaccia, quasi divertito, afferrandomi la mano.

- e io posso ancora decidere di andare a imparare a maneggiare un’ascia. –

Sbuffa sconfitto, lasciando la presa sulla mia mano.

Mi porge una balestra, mentre lui recupera quella che stava riparando – più probabilmente distruggendo- prima.

- allora. Devi .. –

Circa mezz’ora dopo, in seguito a diversi tentativi falliti e a diverse frecce disperse nel bosco, mi abbandono sull’erba accanto a Edmund, seduto a gambe incrociate, intento ad osservare gli altri balestrieri.

- faccio schifo, con la balestra – borbotto contrariata, sdraiandomi sulla pancia e cogliendo un fiore.

- meglio così. – ribatte lui, piuttosto soddisfatto di questa mia incapacità.

Lo guardo male.

- tanto sono brava con l’arco – ribatto, e non certo per amor di precisione. Figuriamoci. Io e la precisione veniamo da due universi completamente diversi e distanti anni luce.  – e poi, chissà, magari potrei rivelarmi un talento nell’ascia –

A questo punto scoppia a ridere.

-  Giulia, non credo tu abbia la forza necessaria per tenere in mano un’ascia. – commenta, fra le risate.

Abbozzo ad un sorriso, rigirandomi il fiore tra le dita. Ha una strana sfumatura violacea. E un profumo dolciastro.

Sbadiglio.

Mi metto seduta, continuando a rigirarmi il fiore tra le mani.

Edmund si sporge verso di me.

- cos’è? –

Gli lancio un’occhiata perplessa.

- secondo te? È un fiore.

Mi fulmina con lo sguardo.

- lo so –

- e allora perché l’hai chiesto? –

Sbuffa, incrociando le braccia al petto. Sorrido, alzando lo sguardo verso il cielo. Chissà che ore sono.  Sarà meglio che vado in camera a darmi una lavata e a cambiarmi prima di andare a pranzo.

Certo, non che serva a molto, visto che prevedo di ridurmi in uno stato ben peggiore di questo, oggi pomeriggio. Però è tanto per non fare la solita figuraccia.

In più mi faccio schifo da sola, e non riuscirei a sopportare di andare in giro conciata così ancora per molto.

- to’ – faccio, sventolando il fiore a due centimetri dal naso di Edmund – te lo regalo –

Lo afferra con sguardo dubbioso, mentre mi alzo, cercando di spazzolarmi il vestito per farlo sembrare decente.

- dove vai? – mi chiede, alzando lo sguardo dal fiore.

- in camera a sistemarmi. Non posso andare in giro così! –

Ride, scuotendo la testa.

- ci vediamo a pranzo, allora –

Annuisco, avviandomi verso l’entrata della casa di Aslan.

 

- Holly, non farti ammazzare, ok? –

Lei sorride tesa e annuisce, seduta sul cavallo che la hanno dato.

Dopo questa mattina ha miracolosamente imparato a non farsi disarcionare.

Lucy e Susan, in groppa a Destriero, stanno salutando Caspian poco più in là.

Le sorrido di rimando.

-andrà tutto bene – la rassicura Giorgia, passando il peso da un piede all’altro. Silvia annuisce.-

- mi raccomando anche a voi – mormora poi, e per un attimo non sembra più la Holly che conosco io ma una persona diversa, più.. matura.  

- andiamo! – grida in quel momento Susan, e faccio appena in tempo a fare un ultimo cenno di saluto anche alle sorelle Pevensie che sono già fuori.

Caspian ci lancia uno sguardo. Poi sorride forzato.

- andiamo –

Annuiamo e, mentre lui  s’incammina lo seguiamo.

- Giulia – Giorgia mi afferra per un braccio e mi voltò a guardarla incuriosita.

Ha una faccia così seria che quasi mi fa paura.

- che succede.. se moriamo qui? –

Scuoto la testa.

- è forse l’unica cosa che non so: nessuno di loro è mai morto qui a Narnia. Presumo, però, che se quando muori nell’altro mondo vieni qui, allora se muori qui ti trovi nell’altro mondo. Ma è solo supposizione –

Silvia sospira impercettibilmente.

Caspian si è improvvisamente fermato. Sta guardando la foresta dove sono appena scompare Susan, Lucy e Holly.

- Caspian? – chiedo, confusa. Lui si volta di scatto.

- Giorgia, se non torno in tempo sai cosa devi fare – poi inizia a correre verso le stalle. Giorgia annuisce al vuoto, praticamente.

- che devi fare, Gio? – domanda Silvia, perplessa. Inutile chiedere che cosa sta andando a fare Caspian, visto che è fin troppo prevedibile.

- surprise! – ride lei.

 

Bene, Giu. Non guardare di sotto, non centrare un alleato, non uccidere nessuno, non cercare Edmund con lo sguardo, non guardare verso la foresta in attesa che Holly ritorni, non ..

Interrompo il mio elenco mentale non appena Briscola s’arrampica di fianco a me.

Siamo più a destra, rispetto a dov’ero io sta notte, e di fianco a noi ci sono tutti gli arcieri dell’esercito narniano.

- pronta? – mi domanda il nano, lanciando uno sguardo al “ring” dove Peter e Miraz combatteranno.

Oh, Signore, ti prego: fa che quello che ho fatto sta notte sia solo un incubo. Non ti chiedo di uscirne indenne, mi va bene anche se mi rompo tutte due le braccia e le gambe –giuro – ,  solo non far morire Peter. Per favore, per favore, per favore, per favore.. lo so che non è il massimo della modestia, però sa essere simpatico quando vuole, e mi ha insegnato ad usare la spada, e poi è il fratello di Ed, di Susan e di Lucy .. ed è Re Supremo! Cioè, vuoi lasciare i narniani senza Re Supremo? Per favore, Miraz  è proprio scontroso, Peter merita decisamente di più.. giuro che d’ora in poi non dirò più che è antipatico o cose simili.. diventerò la sua migliore amica se necessario, ma ti prego fallo vincere… infondo che ti costa? È lui, il buono, no?

È la prima volta – e anche l’ultima credo – in vita mia in cui mi ritrovo a fare il tifo per Peter.

Neanche al cinema facevo il tifo per lui, visto che sapevo già come finiva.

Ma qui.. qui è tutto diverso. È come se non conoscessi realmente la storia. Come se fossi un personaggio qualunque.

- credo – rispondo sospiro, tesa.

Lui annuisce.

Mi  sporgo a guardare di sotto proprio mentre Silvia alza lo sguardo dal masso su cui è seduta.

Mi sorride incoraggiante, brandendo la sua balestra.

Con mio estremo disappunto ho dovuto ammettere che è molto brava e Edmund, con estremo disappunto pure lui, le ha consentito di entrare a far parte dei balestrieri.

Non appena sento delle urla mi sporgo a guardare l’entrata, e vedo Edmund, Peter, uno orso e un centauro fare la loro gloriosa entrata in scena.

Faccio un cenno con la mano a Edmund, che mi lancia un’occhiata inceneritrice. Con tutta probabilità mi sta proibendo di morire, e credo che eseguirò l’ordine più che volentieri.

Gli sorrido.

Si, lo so che sono una rompiscatole, Signore, ma ti dispiacerebbe non far morire anche Ed? sai, ci rimarrei piuttosto male, visto che – oltre a essere il mio personaggio preferito per eccellenza – è anche il mio ragazzo. Ci terrei a riaverlo indietro intero, grazie, possibilmente non morto e … beh, non vegeto. Che poi, che vuol dire “vegeto”?

Anche Miraz si avvicina allo spiazzo che è stato riservato al combattimento e mi sento impallidire.

Senti, facciamo così: tu mi tieni in vita la maggior parte di gente possibile e giuro che non nasconderò mai più a mia mamma i brutti voti e che non mi lamenterò la mattina per andare a scuola. Mi sembra un compromesso accettabile, non trovi? Non posso prometterti che diventerò suora, perché dubito che sia la mia vocazione, e poi, come lo spiego a Edmund?

Le urla di battaglia risuonano da tutte e due le parti, quando Peter e Miraz entrano nel terreno circoscritto e si fronteggiano.

Smetto di pregare perché mi rendo conto che ora sta tutto a Peter, e spero vivamente che i fatti proseguano come nel film. Ma anche il libro va bene, sul serio. L’importante è che vinca lui.

Deglutisco.

Per favore, per favore, per favore..

Iniziano a combattere, e riesco a malapena a seguirli con gli occhi, tanto sono veloci.

Sobbalzo ogni qual volta Peter viene colpito e esulto ogni volta che Peter colpisce. Dio, che ansia tremenda.

- Pausa! – Peter e Miraz tornano ognuno ai rispettivi lati e io non riesco a trattenermi: salto giù dal masso e corro fino a loro, inciampando nel vestito rosso.

Silvia è subito dietro di me.

- come va? – domando ansiosa mentre Edmund controlla il braccio del fratello.

- lo vedi da te – è il sussurro di Peter, con il fiatone.

- fa tanto male? – chiede Silvia preoccupata, e Peter emette un grugnito per nulla rassicurante.

Credo che lo prenderò per un “si, fa abbastanza male”

Il centauro dietro di noi si fa avanti.

- credo sia il caso che voi torniate ai vostri posti, Ladies. –

- col cavolo! – sbotta Silvia, e prende ad elencare al povero centauro che non siamo inutili, che dobbiamo combattere anche noi e aggiunge che io sono la ragazza di Re Edmund, quindi è più che giusto che io sia qui.

- può darsi, Lady, ma lei non è la fidanzata di nessuno, se non sbaglio.  – le fa notare lui, e io mi metto una mano sulla bocca per non ridere, quando Silvia inizia a inveire in un modo piuttosto colorito, alternando le imprecazioni a qualche frase come “ma io sono la sua migliore amica!” o “non è giusto! Cioè, per stare qui devo per forza avere un fidanzato Re?”

Faccio finta di ascoltarla, mentre Peter e Edmund si parlano.

La pausa è finita e Peter e Miraz tornano a combattere.

- promettimi che dopo te ne torni su – sussurra Edmund. Annuisco.

Vorrei tanto fare una battuta, ma non riesco a pensare a nulla di minimamente divertente.

E forse è meglio così, perché rischierei di peggiorare la situazione e Edmund mi sembra già abbastanza teso di suo.

Sospiro, e gli stringo la mano.

E lui ricambia la stretta, mentre Silvia smette improvvisamente di sbraitare, per guardare con il fiato sospeso Peter e Miraz che si affrontano a colpi di spada, così forti che il suono quasi mi rimbomba nelle orecchie.

E salto per aria, quando Caspian e Susan appaiono improvvisamente dietro di me.

Edmund lancia un’occhiata alla sorella, che annuisce.

C’è un’altra pausa.

- grazie – sussurra Peter, lanciando uno sguardo riconoscente a Caspian, per poi sorridere a Susan.

- beh, tu eri occupato –

- Peter – fa Edmund, girandolo verso l’esercito – sorridi –

Peter fa come gli è stato detto, alzando la spada, e i narniani lanciano urla di guerra.

Silvia mi si avvicina.

- Giu – sussurra – fin’ora come sta andando? –

- come nel film – rispondo in un sibilo. – speriamo che continui così. –

- se no? – mi chiede, guardandosi intorno per evitare che qualcuno ci senta.

Ne abbiamo discusso sta mattina, poco prima di pranzo: loro non devono sapere che sappiamo come va a finire la storia, perché potrebbe rivelasi fatale. O, per lo meno, in quasi tutti i libri fantasy è così.

Secondo me, se noi dicessimo loro cosa fare, la storia cambierebbe del tutto e non vorrei rischiare di perdere l’ ”happy ending”.

Un po’ mi dispiace non poterlo dire a Ed. Forse gli eviterei tutta questa tensione, e tutta quest’ansia. Però preferisco che si preoccupi, piuttosto che rischiare di farlo morire.

- altrimenti ci inventeremo qualcosa. Non ho la minima intenzione di perdere questa guerra – rispondo battagliera, e Silvia annuisce.

- è meglio che andiate in là – sta dicendo Peter – non credo che i Telmarini manterranno la promessa –

Annuisco, non appena vedo Edmund che mi lancia uno sguardo d’avvertimento.

- buona fortuna, allora. – dico, sorridendo a Peter.

Oh, diamine, devo proprio essere senza speranza per sorridergli!

Lui annuisce di rimando. Poi Susan lo abbraccia e emette un verso di dolore.

- oh. – fa lei, staccandosi di colpo – scusa. –

- non fa niente. State attenti –

Annuiamo tutti quanti con aria grave; poi, io e Susan c’incamminiamo verso la postazione degli arcieri, Silvia torna sul masso di fianco ad un fauno e Caspian s’avvia velocemente all’interno della Casa di Aslan.

Speriamo che vada tutto per il verso giusto. Oh, Signore ti prego: fa’ che vada tutto per il verso giusto.

 

- porca di quella miseria! C’è mancato un soffio – è l’imprecazione di Giorgia, quando la radice la appoggia sana e salva a terra.

- fammi prendere un altro colpo così e giuro che non saranno i soldati di Telmar ad ucciderti! – sbraita Silvia, preoccupata e sollevata allo stesso tempo.

Ci siamo ritrovate qui per puro caso, dopo che hanno bloccato l’entrata alla Casa di Aslan, abbattuto la postazione degli arcieri e che Caspian e Giorgia sono sbucati fuori da sotto terra.

La situazione non stava volgendo a nostro favore, fino ad una manciata di minuti fa, ma sono fortunatamente arrivati gli alberi e questo vuol dire due cose: le cose stanno andando per il verso giusto, e Holly e Lucy sono vive e sono riuscite a trovare Aslan.

Mi guardo intorno ansiosa, ignorando il braccio sinistro che pulsa dolorosamente dopo la caduta che ho fatto.

Non uccidere è stato un po’ difficile, ho finito le frecce e ho un’incredibile voglia di vomitare anche l’anima.

Mi volto, e guardo Giorgia coperta di terra da capo a piedi e Silvia, che ha un graffio sopra l’occhio sinistro e la gamba destra completamente coperta di sangue. Non ho voglia di chiedere cos’è successo, voglio solo finirla il prima possibile.

- grazie – sussurra Giorgia girandosi verso l’albero con un lieve inchino del capo.

L’esercito di Telmar si sta ritirando verso il fiume, impotente di fronte alle piante .

Seguiamo con tutta calma i narniani che corrono all’inseguimento del nemico e mi chiedo dove trovino ancora tutta quella forza.  Credo che non guarderò mai più un film di guerra sotto lo stesso punto di vista.

I telmarini si sono fermati di fronte al Ponte di Beruna.

- Holly! – strilla Giorgia, saltellando, non appena vede Holly in piedi dietro Lucy e Aslan.

Aslan. Oddio, è proprio come nel film, solo più.. splendente? E decisamente più grande e maestoso.

Va bene. Credo che segnerò questo giorno sul calendario.

Aslan ruggisce e in pochi istanti – istanti così veloci, che se non avessi visto il film non saprei dire con sicurezza cos’è successo – il fiume inghiotte gli ultimi generali di Telmar.

È finita.

 

Olè! * esulti di gioia tipo mondiale *

Ho finalmente concluso questo capitolo!

Ok, ho tagliato gran parte della battaglia perché .. beh, perché non sono capace di descrivere una battaglia. C’ho provato, ma usciva un obrobrio, quindi zac!, saltiamo subito al pezzo successivo.

Di questo capitolo mi piace solo la parte degli allenamenti, forse perché c’è ancora un clima piuttosto leggero. La seconda parte è uno schifo, ma dovevo per forza scrivere qualcosa e quindi ..

Tutto sommato poteva venire peggio – credo –

Passo ai ringraziamenti di chi ha recensito lo scorso capitolo (si, so che ora c’è la funzione per rispondere alle recensioni, ma a me piace metterle a fondo capitolo e quindi farò così forever and ever ù.ù):

Eve_Cla84: Ave, Dear! Lo sai che anche io, quando sono andata all’Acquario di Genova, ho comprato un peluche a forma di delfino? O,o l’ho chiamata Mora ^^ felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, e spero di non averti deluso troppo con questo :D

Lola_Elric: grazie mille per i complimenti, cara :) si, Ed è puccio quando è imbarazzato *W* spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo :D

 AlexJimenez: Caraaaa *.* devo darti ragione, e giuro che non me n’ero accorta: ho dei dilemmi adolescenziali sui pigiami XD spero che questo capitolo ti sia piaciuto :)

Lils_: Daarling :D anch’io voglio l’Edmund-tascabileee *.* dopo tanta attesa spero di non aver deluso le tue aspettative con questo capitolo ^^

 

Ringrazio anche chi ha recensito la mia Le Ciel:

 

AlexJimenez: Cara, sono veramente felice che ti sia piaciuta *.* io il nomignolo “Eddie” non so se mi piace o no.. diciamo che quando guardo “la Strega, il Leone e l’Armadio” strepito: “Eddie! Eddie! Eddie!” mentre quando guardo “Il Principe Caspian” continuo con: “Ed! Ed! Ed! Ed” . sarà che chiamare “Eddie” Edmund mi sembra un po’ riduttivo, quando lo si vede nel secondo film xD

Lils_: eh, darling, anch’io non posso credere di aver scritto una shot su Peter (oddio, ma che ho fattoooo? O.O Ed, perdonamiiiii ç___ç ) in compenso mi fa veramente piacere che ti sia piaciuta :D e sono anche felice di essere la “tua droga (in senso buono, ovviamente XD)” e spero solo di non diventare un anestetico XD

lovely_: Grazie mille dei complimenti, dear :) sono felice che ti sia piaciuta, soprattutto perché sei una fan di Peter. Vuol dire che non sono un caso così disperato e che Peter ha ancora la speranza di non vedersi storpiato ogni qual volta scrivo di lui XD devo dirti che si, in effetti l’idea originale era di fare una shot su Polly, per la P. ma ho cambiato idea, giusto sta mattina. (mi è venuto un’incredibile colpo d’ispirazione e visto che con quella su Polly non avevo idee ho scritto ben volentieri la prossima shot. Non so quando la posto, perché l’ho scritta a mano durante supplenza e non ho la minima voglia di ricopiarla a computer.) In qualsiasi caso entro due giorni dovrei aggiornare ^^) in qualsiasi caso, se vuoi, te la conto come risposta giusta perché avevo detto che avrei scritto su di lei ^^’

ringrazio anche chiunque l’abbia inserita tra i Preferiti/ricordate/seguite.

Thank you all <3

Poooi.. an, si. Non appena finirò “L’Alfabeto di Narnia” – cioè tra un po’, ma neanche così lontano nel tempo, visto che sono già alla P e mancano… circa 9 lettere (togliendo la P) - non ho la minima intenzione di lasciarvi in pace e quindi ho già pronta un’altra raccolta – più o meno comica – che si chiama “P.D.A  (Progettando Disgrazie Altrui)

Per questa mia nuova, splendida (XD) idea ringraziate la mia amica, che quando non ha niente da fare urla: “Giulia! Scrivi immediatamente! “ .

 “le Ciel”, per esempio, è stata creata perché lei voleva che scrivessi qualcosa e mi son detta: scriviamo su Narnia! *w*

Non so perché ve l’ho detto, forse per prepararvi psicologicamente. XD

Detto ciò, mi dileguo e vado a studiare tedesco, prima di prendere un bel 4 nella verifica di domani :D

Adiòs!

_ L a l a

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Capitolo 7
*** 7. ***


7.

C’è un cavallo, che mi sta dicendo di correre. Ha una voce strana, somiglia a quella di Byron.

Inizio a correre, ma inciampo, incastrandomi nelle radici di una pianta. Perché sta ridendo?

Sento che la terra trema, come se stessero arrivando al galoppo una trentina di buoi.

Mi guardo intorno, ma il cavallo non c’è più.

Poi, all’improvviso c’è una grande voragine sotto ai miei piedi.

Strillo, cadendo.

Luce.

Spalanco gli occhi di colpo, sentendo la luce ferirmi prepotentemente gli occhi.

- Holly, e che diamine! – sbraito, coprendomi il viso con un braccio, abbassandolo subito dopo per la fitta di dolore che il gesto mi ha causato. – cosa ci fai nella mia stanza? –La fisso, truce, alzando l’altro braccio.  - e, soprattutto, perché diavolo hai aperto quelle tende? -

Lei sorride angelica, lisciandosi con le dita alcune ciocche di capelli.               

- beh, Giu, è tardi. Ci aspettano a colazione –

- ma che vadano a farsi fottere – borbotto poco educatamente. Ma di prima mattina sembro più uno scaricatore di porto che me stessa.

- anche Edmund? – domanda innocentemente, ricevendo per risposta un cuscino in piena faccia.

- taci, infimo essere dalle capacità intellettive di una mosca rincoglionita – le intimo, avvolgendomi poi nelle coperte fin sopra i capelli. – voglio dormire. E, già che ci sei, ridammi quel cazzo di cuscino –

- come siamo delicate, sta mattina, eh? – borbotta risentita, tenendosi stretto il cuscino.

- beh, abituatici. E ora, vuoi ridarmi o no quel fottuto cuscino? Sono scomoda! –

- no. devi scendere a colazione. Dopo, se vuoi, torni a dormire –

- non riesco a dormire con il cibo sullo stomaco, porca miseria. Sono ancora in vacanza, ho appena vinto una guerra e per di più sono ferita! Un minimo di riposto mi è dovuto! –

- oh, tesoro, è quello che ho detto anch’io a Silvia quando è venuta a svegliarmi. Che è la stessa cosa che ha detto lei quando Giorgia è andata a svegliarla e… -

- che è la stessa cosa che Giorgia ha detto quando non-si-sa-chi è andato/a svegliarla? – la interrompo io, prevedendo il resto della frase.

- no – commenta quasi delusa – lei si è alzata allegra e pimpante, e senza che nessuno la svegliasse –

- anch’io mi sarei svegliata allegra e pimpante, se avessi avuto il tempo di riposare del tutto –

- eh, la prossima volta fai meglio a morire, Giu – mi suggerisce Silvia, entrando e lanciandosi su di me, anche se credo che il suo obbiettivo fosse un pezzetto libero di materasso. – così non devi neanche più risvegliarti -

- grazie mille del suggerimento. Provvederò non appena avrò la forza di alzarmi e di buttarmi giù dalla finestra – borbotto torva. Holly ridacchia, poggiando il cuscino sul davanzale della finestra

- chi butta giù chi? – esclama allegramente Giorgia, entrando saltellante nella stanza.

- Giu – fissa l’ammasso informe di coperte in cui sono arrotolata. Cioè. Io penso che stia fissando le coperte, non ne sono sicura perché non la vedo. – che ci fai avvolta lì dentro? –

Si, sta fissando il mio bozzolo di bruco che si trasforma in farfalla. Anche se, credo, io non mi trasformerò proprio in un bel niente.

- dormo – rispondo – non si vede? –

- a dir la verità sembra che tu voglia diventare una mummia da esporre al museo. –

Beh, non sarebbe una cattiva idea. Infondo che fatica fa, una mummia? Assolutamente nessuna. Cioè, se ne sta lì, tutto il giorno dentro una teca di vetro a farsi ammirare dagli studenti e dai turisti. E non ti possono neanche fare le foto, perché sennò ti rovini. Una pacchia, insomma.

Si, diventerò una mummia.

È molto meglio che buttarsi giù dalla finestra.

- è un’ottima idea – concordo con lei, stringendomi ancora di più nelle coperte.

- ma non soffochi, così? – domanda Silvia, tappandomi naso e bocca attraverso la coperta.

Mi dimeno, tirandole qualche calcio, finchè non molla la presa.

Emergo dal mio “nascondiglio” boccheggiando.

- ma sei scema? -  e la prima frase che riesco ad articolare. Lei scoppia a ridere, e io ne approfitto per buttarla giù dal letto con un calcio.

- dai Giu. Non vuoi assaggiare il cibo narniano? – mi dice Holly, sperando di convincermi a scendere dal letto.

- e fino ad adesso che cos’ho mangiato, scusa? – le domando, con fare scettico, e lei mi guarda stupita.

- è vero! Abbiamo mangiato cibo narniano! E stiamo parlando in narniano! Ma, Giu, ti rendi conto? – sbotta, aprendosi in un sorriso gigantesco.

Inarco un sopracciglio.

- Beh, me ne sono resa conto molto prima di te, a quanto pare. -

Silvia scoppia a ridere, ancora seduta sul pavimento.

Giorgia ci fissa truce dalla porta.

- Giulia, muoviti. O dico a Edmund che lo tradisci –

- ahah, e con chi? Con un fauno? –

- no. con Peter. –

C’è un attimo di silenzio stupito.  Mi vengono i brividi alla sola idea. Si, ok, ultimamente ha guadagnato diversi punti, ma … BRR.

- ma non è vero! – protesto risentita.

- ovvio, ma Edmund non lo sa –

 

- mi fa male tutto il sedere – sbotta Silvia, per la.. vediamo, trecentesima volta; la parata che si è svolta stamattina è stata un immensa rottura di scatole.  Io non capisco proprio come si possa passare la propria mattinata su un cavallo salutando la gente come la regina Elisabetta. Cioè, che divertimento c’è? Organizza un torneo, piuttosto. Una gara di giavellotto, un combattimento tra minotauri o assumi un comico che intrattenga il pubblico, ma.. la parata! Come può piacere una parata?! A quanto pare, però, i narniani la pensano diversamente e quindi mi sono dovuta sorbire tre ore di vie piene di gente festante che acclamava Caspian la cui corona, detto fra noi, non regge proprio il confronto con quelle che avevano Ed e Peter. Sembra fatta di plastica!  L’unico lato positivo della faccenda è che, visto che non so cavalcare proprio benissimo, mi sono seduta sul cavallo di Edmund dietro di lui, per evitare di investire qualcuno durante il corso del palio, anche se avrebbe effettivamente reso le cose un po’ più movimentate.

Sbuffo, e scuoto i capelli che sfiorano il pavimento. No, non sono improvvisamente cresciuti a dismisura. Sono solo a testa in giù sul letto.  E Giorgia, la testa comodamente adagiata sulla mia pancia, sembra aver l’intenzione di farmi vomitare.

- posso sapere, di grazia, perché siete tutte quante in camera mia? – sbotto irritata.

- perché non sappiamo che altro fare, Giu – commenta Holly, rimirandosi nel grande specchio che sta appeso sulla parete di fronte al letto, poco sopra della cassettiera. Poi tira fuori una rosa dal vaso che è appoggiato lì di fianco e se la infila sui capelli, guardando il proprio riflesso soddisfatta.

Bussano alla porta.

- aaavanti – invita Giorgia.

- permesso? – domanda Caspian, affacciandosi alla porta sorridente.  – vedo che non avete niente da fare – dice poi.

- anche se fosse? – fa Silvia, abbracciata ad un cuscino e seduta a gambe incrociate sul tappeto rotondo che sta in mezzo alla stanza. .

Lui scuote la testa e entra. Dietro di lui c’è Edmund.

- ohya – saluto, alzando la mano e tirandola subito giù quando il braccio urla la sua protesta.  Stupido braccio, stupida ferita e stupido telmarino che me l’ha fatta. Poteva sbagliare la mira, no?

- siete venuti ad invadere la nostra privacy? – domanda Holly, tirando fuori una spazzola dal cassetto e osservandola interessata.

- di’ pure la mia privacy, visto che è la mia  camera –borbotto torva, strofinandomi con l’altra mano il braccio dolorante – e molla la spazzola! Non ho intenzione di passare il mio tempo a pulirla dai tuoi capelli –

Mormora qualche protesta, accompagnata da qualche maledizioni sicuramente rivolte a me, ma rimette la spazzola al suo posto.

- comunque no – continua Caspian. – non siamo venuti ad invadere la vostra privacy, ma ad avvisarvi che stasera c’è la festa. –

- ma tutto oggi dobbiamo fare? – si lagna Silvia, lasciandosi cadere all’indietro sul tappeto.  – abbiamo tutto il tempo del mondo, per festeggiare, lasciatemi almeno riprendere dallo shock di aver combattuto e vinto una guerra –

Giorgia scoppia a ridere, tirandosi finalmente su.  La mia testa torna ad appoggiarsi sul materasso.

- oh – sospiro soddisfatta, sistemandomi meglio.

- beh, ragazze, vi consiglio di trovarvi un cavaliere – suggerisce Caspian, senza un motivo ben preciso, scatenando l’attenzione di tutte e quattro.

- un cavaliere?! – strillano loro tre in coro.

- perché? – faccio io.

Holly mi fulmina.

- zitta tu, che neanche devi fare la fatica di cercarlo –

Afferro il cuscino e glielo lancio in faccia, con uno sbuffo risentito. Oggi, il cuscino e Holly, sono particolarmente attirati l’uno dall’altra.

Edmund ha assunto una tinta rossastra.

- dovete cercare un cavaliere per ballare, ragazze. – continua Caspian, lanciando un’occhiata divertita ad Edmund che lo fulmina. – ma anche per farvi accompagnare in giro: stasera la città sarà addobbata a festa ed dev’essere un bellissimo spettacolo. –

- e dove lo trovo, un cavaliere? – si lamenta Holly.

- fatevi un giro in città, rimorchiate qualcuno e lasciate in pace me – suggerisco.  Il cuscino che ho lanciato prima mi viene restituito non molto gentilmente.

- e cosa dobbiamo metterci, Caspian? – domanda Giorgia.

- beh, quello è il caso di chiederlo a Susan e Lucy. Sono loro, le esperte. –

Mi tiro su di scatto.

- fermofermofermoFERMO! Mi stai dicendo che dovrò mettermi .. un vestito elegante? Di quelli che neanche riesci a capire dove finisce lo strascico e dove inizia il pavimento? –

- è una definizione un po’ esagerata… - inizia Ed.

- .. però si – conclude Caspian e io lancio uno strillo disperato.

- ok, mi dispiace, ma io non ho intenzione di passare la notte ad inciampare nella gonna. Quindi tanti saluti e ciao. E poi, dove lo trovo, un vestito? – nessuno sembra ascoltarmi.  O forse m’ignorano. Perché non mi trasformo seriamente in una mummia? Forse nessuno mi ascolterà, non credo che le mummie possano parlare, ma per lo meno avrei un minimo d’attenzione.

- dici che se lo chiedo a Peter ci viene? – domanda Silvia, rivolta ad Edmund. Lui scuote il capo.

- va con Lucy. –

Altro urlo disperato. Non mio, questa volta.

- e io dovrei chiedere ad un fauno di uscire con me? – fa Holly con fare stizzito.

- non c’è nulla di male.. – intervengo io. – e, diamine, qualcuno sa dirmi dove posso trovare questo benedetto vestito? -

- zitta tu! – è l’educata risposta. Quant’è bella l’amicizia.

- da Lucy e Susan – risponde invece Edmund, alla seconda domanda.

Sbuffo sonoramente, alzandomi dal letto e rassettandomi lo stupidissimo vestito viola che ho indosso.  

- beh, fate quello che vi pare. Con tutti i ragazzi di Telmar che ci saranno in giro io dubito  che neanche uno sia disposto ad uscire con voi. Basta che lasciate in pace me, che ho un appuntamento con Lucy per lamentarmi dell’orribile vestito che dovrò mettermi e che lei mi costringerà a mettere. Adieu! –

Esco dalla camera, salutando con un cenno Edmund e Caspian, che mi fissano allibiti sulla porta.

Trotterello per i corridoi, inciampando nel vestito un paio di volte, e raggiungo la camera di Lucy, bussando poi disperata alla sua porta. Niente. Nessuno risponde. Ogni tanto mi chiedo se sono invisibile e inudibile.

- Luuucy –

- sono qui – mi dice, apparendo alle mie spalle e facendomi fare un salto che, se misurato,  batterebbe il record mondiale.

Dietro di lei c’è Susan, che sorride divertita.

- fammi indovinare: non vuoi metterti il vestito stasera –

Arrossisco fino alle punte dei capelli.

Lucy sospira, sorridendo. Poi mi prende sottobraccio.

- beh, andiamo dalle sarte di corte a trovarne uno che almeno ti piaccia. –

- il fatto non è se mi piace o no il vestito! Il problema è il vestito stesso! –

Susan ride, mentre ci precede scendendo le scale.

Prevedo un luuungo, luuungo pomeriggio.

E, se c’è una cosa positiva, è che non devo preoccuparmi di trovarmi il cavaliere. Almeno quello.

 

- è orribile. – mi lagno. – cioè. È orribile addosso a me  -

- non è vero. – risponde Lucy, aprendo la porta della mia camera. – ti sta molto bene –

Appoggia delicatamente il vestito piegato sul mio letto.

- non me lo metterò mai – sostengo, sedendomici accanto.  È color pesca, ed è un colore che mi piace tantissimo. Ha dei deliziosi ricami dorati ai bordi della scollatura e delle maniche, ma la gonna è troppo lunga, e ci inciampo continuamente. Mentre lo provavo prima, per poco, non mi sono fatta un volo fuori dalla finestra. Non smetterò mai di ringraziare chiunque abbia chiuso i vetri.

Come farò, ad andare in giro tutta sera?

- e invece si. – ribatte lei.

- oh, uffa. Perché non vanno bene i jeans? – sbuffo, incorciando le braccia e lasciandomi cadere all’indietro.

Lucy neanche mi ascolta, e sta guardando fuori.

- ehi, io vado. Ci vediamo sta sera in giro per la città o nella sala da ballo. Edmund ha detto che passa per le otto a prenderti. –

Esce tranquillamente, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando la mia mente a sbrigarsela con un black out totale delle funzioni intellettive.

Sala da ballo..  io non so ballare!

Che diamine gli dico, a Edmund? Ommioddio, perché a me? Non so neanche dove mettere i piedi!

Aiuto.  No, sul serio. Aiuto.

Non so ballare! Perché non sono andata a fare un corso? Perché?

Senza contare il vestito!

Oh, sant’Iddio! Con il vestito sarà solo peggio.

Dov’è la mia botola?

 

- non so ballare – esordisco con aria cupa, quando apro la porta a Edmund. È vestito con una camicia blu e dei pantaloni dello stesso colore. Io ho provato ad infilarmi decentemente il vestito, e dopo dieci tentativi ci sono riuscita. Non sembra, ma è difficile mettere su un vestito così elegante senza incastrarsi.

Comunque. Dopo il mio fantastico modo di avviare la serata, lui mi fissa prima stranito, forse pensando che sto scherzando, e poi scoppia a ridere, facendomi diventare rossa come un pomodoro.

- non c’è niente da ridere! – sbotto, sentendomi le guancie che scottano e trattenendo a stento la voglia di passarmi le mani fra i capelli, che Holly ha tanto faticato ad intrecciare in una strana capigliatura.  

Ecco, forse l’unica parte in cui mi sono divertita oggi è stata la seduta dal “parrucchiere” che Holly ha messo in piedi per me e le altre (ovviamente nella mia stanza).

- se.. ahah! se non vuoi ballare basta dirlo, sai? Ahah! – mi dice, sempre ridendo.

- ma io non so ballare sul serio! – protesto, incrociando le braccia al petto e mettendo su un broncio offeso. Prende un respiro profondo, spegnendo lentamente la risata, anche se il sorriso divertito rimane sulle sue labbra.

- ok, va bene.  Vorrà dire che andremo a fare un giro. – mi guarda divertito, porgendomi il braccio destro.  – ti va bene? -

Posso morire dalla vergogna o dite che è chiedere troppo?                              

Annuisco confusamente, e afferro il suo braccio.

Ci avviamo lungo il corridoio.

- ehi – dice.

- mm? – è la mia risposta intelligente.

- comunque, quel vestito, ti sta bene – borbotta, guardando dall’altra parte.

Arrossisco fino alla punta delle orecchie, sperando di non inciamparci dentro proprio ora.

Scendiamo le scale, mentre la musica proveniente dalla sala da ballo rimbomba lungo tutti i corridoi.

Mi affaccio alla porta della sala, sbirciando alla ricerca di facce conosciute: c’è Caspian, che sta invitando con un grande inchino Susan a ballare, e c’è Holly, davanti al tavolo del buffet, intenta a flirtare con un ragazzo decisamente più grande di noi e con una folta zazzera rossa in testa.

Ridacchio divertita per poi raggiungere Edmund, che mi aspetta in fondo al corridoio.

Usciamo da un cortile interno, e ci ritroviamo nella cittadella.

Ci sono tantissime lanterne colorate appese ai balconi delle case che mandano ombre danzanti sui muri e sui passanti, che sono tantissimi e tutti vestiti a festa.

Un ragazzo vestito da giullare distribuisce volantini. Edmund ne prende uno.

- fanno i fuochi d’artificio – dice, leggendolo. 

- davvero? – chiedo, sporgendomi verso il foglio. Lui annuisce.

- fanno anche un falò, nella piazza centrale.  E ci sono un sacco di spettacoli teatrali e simili nelle varie piazzette. – legge un altro po’, mentre mi perdo ad osservare una lanterna rossa con un disegno dorato sopra. Sembra quasi fatta di glitter, tanto brilla. Anche se dubito che abbiano già inventato i glitter, qua a Narnia. Ne voglio anch’io una così.

- allora – dice Ed, voltandosi verso di me. – che vuoi fare? –

Sempre guardando la lanterna, ci penso su.

- voglio vedere i fuochi  d’artificio. – decido, stringendomi un po’ di più al suo braccio.

- li fanno stasera tardi. Che ne dici se, nel frattempo, giriamo per i negozi? –

Annuisco, sorridendogli. Mi sorride di rimando.

Riprendiamo a camminare lentamente per le stradine affollate di gente che ride, scherza e, dentro ai locali illuminati, balla. È una sensazione strana, camminare normalmente tra quelli che fino a qualche giorno fa erano il nemico. Ed è ancor più strano pensare che in questo momento non stanno facendo caso a noi, né stanno pensando che siamo narniani. Siamo semplici persone, tra altre semplici persone.

Sorrido felice, mentre il fiato mi si condensa in tante nuvolette davanti al viso.

L’aria della sera è fredda, ma c’è uno strano senso di soddisfazione e felicità che mi pervade il corpo e che m’impedisce di sentire il freddo. Ok, ho tanta voglia di mettermi a saltellare felice ma penso che mi tratterrò: non è il caso di farsi riconoscere anche qui.

Passeggiamo per le vie, e ogni tanto ci fermiamo a qualche negozio, per osservare le vetrine. Davanti ad una gioielleria c’è Giorgia, che fissa una collanina dorata.

- ho deciso che me la compro – esordisce, rivolgendosi a noi.

- e con quali soldi? – la canzono io. Lei mi fa la linguaccia.

- guarda che mica mi sono scelta il cavaliere per niente – mi risponde, con un sorrisetto furbo. Poi si guarda intorno, alla ricerca del sopracitato cavaliere.

- a proposito, chissà dov’è finito.. –  mormora pensosa.

- è fuggito per evitare di doverti comprare la collana? – propone Edmund divertito, e scoppio a ridere di fronte alla faccia di Giorgia.

- non lo farebbe mai – sostiene, mettendosi dritta. Rido ancora più forte, mentre decido che è ora di ricominciare a girare. Quindi afferro saldamente la mano di Edmund e lo trascino via tra le risate, salutando Giorgia con un : - quando si fa vivo, fammi uno squillo! –

La sento urlare qualcosa in risposta, ma ormai siamo lontani.

Sbuchiamo nella piazza centrale, al cui centro si erge un falò. Attorno ci sono fauni e ninfe che ballano e suonano, mentre gente di Telmar tiene il ritmo battendo le mani e coppia balla.

Intravedo Lucy, che sta ballando con Peter e le faccio un segno con la mano. Lei ricambia, sorridendo.

Edmund si china verso il mio orecchio.

- sicura di non voler ballare? –

Gnè. Questo è mettere in difficoltà la gente.

Guardo il falò, e tutta la gente che ci balla intorno, chiedendomi perché devo essere così impedita a ballare mentre i riflessi rossastri del fuoco proiettano ombre danzanti sul pavimento di pietra della piazza, creando un incredibile effetto, simile ad un incantesimo.

Sospiro, sconfitta.

- se proprio ci tieni a farti pestare i piedi – rispondo, con un sorrisino mesto.

Edmund ride, prendendomi la mano, e portandomi vicino al falò.

- non è difficile – mi dice sorridendo e mettendomi le braccia attorno ai fianchi.  Gli appoggi una mano sulla spalla e l’altra la faccio passare dietro il suo collo.

- questo lo dici tu che non hai un vestito in cui potresti inciampare da un momento all’altro – gli faccio notare, mentre inizio a mettere un piede davanti all’altro a ritmo della musica, seguendola. – o che, magari, potrebbe avvicinarsi un po’ troppo al fuoco e bruciare –  continuo, e scoppia a ridere.

- ma figurati! –

- uh. Guarda che potrebbe succedere! – ribatto, mentre mi fa fare una giravolta.

Ride ancora, e mi sembra veramente tutto perfetto, in questo momento.

Troppo perfetto, in effetti. Quanto ci scommettiamo, che adesso inciampo?

Balliamo ancora per un po’, senza incidenti di percorso, per fortuna. Si, beh. Forse i piedi di Edmund non la pensano così, ma sono dettagli. Poi ci allontaniamo dal fuoco,mentre sento i miei di piedi che urlano di dolore come se un elefante li avesse schiacciati ripetutamente.

- stupide scarpe  - borbotto, contrariata e Edmund sorride, mentre saluta Peter e Lucy, che sembrano non avere intenzione di andarsene.

- a che ora fanno, i fuochi, Ed? – domando, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- tra poco, penso. – si guarda intorno. Poi si volta, sorridendomi. – conosco un posto da cui si vedo benissimo. Ci andiamo? – propone.

- come fai a conoscerlo, se siamo qui da neanche un giorno? – domando perplessa.  Edmund ride.

- l’ho visto dall’alto, quando eravamo su Byron. E poi ho chiesto a Caspian come arrivarci – mi spiega.

Lo guardo stupita.

- ok, allora. Andiamoci –

Mi sorride esultante e, prendendomi per mano, inizia a guidarmi per un labirinto di stradine e vicoli che neanche so come fa a ricordarseli se li ha percorsi una sola volta. Appesi ai muri ci sono bandiere narniane e grandi torce.

- Ehi, Giu! – strilla Silvia, seduta ad un tavolo di legno e con un piatto vuoto davanti, accanto ad un ragazzo dai capelli biondi e l’aria tranquilla. – dove andate di bello? –

- a vedere i fuochi! – le urlo in risposta, sventolando la mano libera. – non ingozzarti troppo! – le consiglio poi, prima che la folla mi copra la visuale. Però, la sento che ride.

All’improvviso sbuchiamo su un piccolo belvedere, che dà sul bosco. Non ci sono negozi né spettacoli qui, ed è completamente vuoto, quasi ci sia un confine tra le strade della cittadella e la piazzetta.

Mi stacco da Edmund e corro a vedere giù di sotto, sporgendomi.

- attenta a non cadere – mi dice lui, avvicinandosi.  Rido, allontanandomi di poco dal bordo.

- c’è una bellissima vista, da qui! – gli dico, indicando il paesaggio davanti a noi. Il bosco visto dall’alto e con la luce della luna sembra quasi uscito da una fiaba.

- lo so – mi risponde, appoggiandosi al parapetto con i gomiti. – ti ci ho portato apposta –

- ah-ah! – esulto io – dillo che avevi in mente questo fin dall’inizio! – lo punzecchio su una guancia.

- può darsi – risponde con un sorriso e un’alzata di spalle, tirandosi su e avvicinandosi ancora di più.

Deglutisco.

Concentrati sulla respirazione, Giu.

Mi dico, cercando di ignorare il fatto che siamo ad una distanza praticamente nulla e che sta per baciarmi.

Un botto improvviso mi fa fare un salto di mezzo metro e lanciare uno strilletto di spavento.

- ommioddio che colpo! – esclamo, mettendomi una mano sul cuore, mentre Edmund ride.

Intanto anche lui ha sobbalzato.

Alzo lo sguardo verso il cielo, dove fuochi d’artificio dai mille colori s’intrecciano in cielo.

- uau – mormoro, fissandoli incantata.

- già – risponde Edmund.

Mi volto verso di lui, sorridendo.

 E, stavolta, mi bacia sul serio.

 

Questo capitolo è uno spezzatino unico, che se lo vedesse la mia migliore amica mi spezzerebbe a me, ma pace amen.

In più dev’essere una schifezza, perché, proprio, non sapevo che scrivere.

In qualsiasi caso, il merito va tutto a Lils_ che m’ha costretta a continuarlo. Sennò, oggi, saremo ancora al punto di partenza.

Non te lo dedico, cara, perché ti ho già dedicato fin troppe cose e perché non penso sia all’altezza. Comunque, grazie mille.

* si sente fiera perché ha onorato il patto *

Beh, il prossimo (che verrà postato chissà quando) sarà il capitolo conclusivo, e penso che sarà anche il più corto. Pace amen.

Passo ai ringraziamenti, perché ho sonno e non vedo l’ora d’infilarmi sotto le mie copertine e sognare Edmund *__* e quindi, sappia telo, vi risponderò con due frasi in croce, perché per il mio cervello è già tanto aver elaborato la conclusione di questo capitolo:

Lola_Elric: sono felice che ti piaccia e che ti ritrovi nel testo^^ mi scuso per averti fatto aspettare tanto. Perdono ç___ç

AlexJimenz: mia cara, sono felice che ti sia piaciuto ^^ non so cosa scriverti, quindi ti scrivo ”Grazie:D”. spero ti basti, per questa volta. ^^

Niji_Shoku no Yume: (l’ho scritto giusto senza guardare sulla pagina di internet! Faccio sempre più progressi *fiera di sé*) Grazie mille anche a te, sul serio. Per il finale temo che dovrai aspettare il prossimo capitolo (e quindi un bel po’ di tempo XD) e spero di non averti delusa con questo^^

Lils_: tu sei la mia maledizione, lo sai? Mi sono ridotta a scrivere questo capitolo in due giorni per onorare quello stupido patto, e spero ne sia valsa la pena ù.ù (appena finisco di scrivere corro a leggere *___* per quello, il mio cervello è ancora sveglio) no  Giorgia e Caspian non stanno assieme. Era per darle qualcosa da fare XD bene, ora lo sai come continua. E, ti prego, dimmi che non è una schifezza assurda ç___ç

Au Revoir, gente.

_ L a l a

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