noi quattro e Narnia di _ L a l a (/viewuser.php?uid=64378)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. .... come cadere in un cespuglio di felci da una stanza d'hotel ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 1 *** 1. .... come cadere in un cespuglio di felci da una stanza d'hotel ***
Popolo
di Narnia! Che emozione
essere di nuovo qui a pubblicare una storia! Avviso già che
questa non è
demenziale come “intervista!!” è
più seria (o, almeno, dovrebbe esserlo ^^)
Naturalmente
se non capite
qualcosa io sono sempre disponibile a spiegare e dovrei anche riuscire
a
postare più spesso, visto che ho già alcuni
capitoli pronti.
Aspetto
le vostre
recensioni^^
Kizz
<3
1.
Aiuto,
aiuto e aiuto! Mi
sono persa. Ma perché cavolo non riesco a
farne una giusta? Mi guardo intorno spaesata. Io lo sapevo che era una
cavolata
venire qua solo noi quattro! La prossima volta agli esami esco con 6,
altro che
9! Così non sono costretta a perdermi in questa cavolo di
città, dove parlano
tutti alla velocità di un razzo. E io che voglio fare il
linguistico! Cavolo,
dopotutto ho solo 14 anni! Che pretendono, che sappia già
parlare bene come
loro? Non riesco ancora a capire come ho fatto ad uscire con 9 agli
orali
d’inglese! Uuh, che rabbia! Appena ripesco la Holly, gliene
dico quattro! E
anche a quella stupida della Giorgia che mi ha lasciato la mano. calma, Giulia, calma…
respira… cerca di
ricordarti come si chiamava quel piffero d’un
hotel… Flicher? Falcher? Ma
perché qua a Londra c’hanno tutti dei nomi inglesi?
Ok, ora mi calmo,
respiro a fondo e fermo qualcuno. Si, per
chiedergli cosa? Zitta
coscienza!
Adesso sei l’ultima cosa che mi serve! Devo
sottolineare che sono anche la tua unica compagnia? Ma
che è? C’hai una mente tutta tua? Comunque
zitta! Sto cercando di pensare… sprechi
solo fatica! T’ho
detto zitta!
Guardo insistentemente la vetrina del negozio qua di fronte, e la gente
mi
passa a fianco senza notarmi. A quanto pare sono abituati ai turisti
sperduti. Ma
dove cavolo sono quelle tre oche? Perché non sono ancora
venute a recuperarmi?
Calma, Giulia, calma…
- Giulia!
Dio, credevamo d’averti perso! – urla Holly, appena
apparsa da chissà dove. –
effettivamente mi avete perso – puntualizzo io seccata.
–
l’importante è che ti abbiamo
ritrovata, no? e ora muoviamoci – taglia corto Silvia.
Scommetto che se a
perdersi fosse stata lei c’avrebbe urlato addosso per
mezz’ora. Io neanche un
urletto ho potuto fare. Ingiustiziè! Afferro saldamente la
mano di Giorgia, che
mi mormora una scusa. Scuoto la testa, rassicurandola. Ehi! Dov’è finito il
tuo spirito combattivo? Te lo
dico io dov’è
finito maledetta coscienza! È rimasto a guardare la vetrina!
Ahah, molto
divertente!
–T’ho!
– Holly mi piazza in mano la
cartina della città, con disegnato sopra il percorso per
arrivare all’hotel.
–Scusa, ma quella di Londra, qui, non sei tu? –
ribatto seccata. Oltre al fatto
che mi sono persa mo’ devo fare pure da navigatore? Lei mi
lancia un’occhiata
saccente. – Chi è che al compleanno
dell’Elisa è entrata urlando : “sono il
navigatore perfetto!”? beh, allora dimostralo! - -Guarda
che fare il navigatore a Fino
Mornasco e farlo qui a Londra è una cosa completamente
diversa! -
-Fa niente! Dopotutto il
percorso è pure
segnato -
-e allora perché
non la leggi
te la cartina? -
-
Perché non mi va! -
Uuh! Che rabbia! Mi limito a
guardarla storto.
Se non fosse che ho un mal di piedi terribile giuro che le tirerei un
brutto
scherzo. Continuo a camminare, cartina e valigia in mano, interrompendo
ogni
tanto il gioco dell’ “ABC” che Giorgia e
Silvia stanno continuando da mezz’ora.
In che cosa consiste il gioco dell’
”ABC”? beh, tanto per cominciare è il
gioco
più stupido mai inventato che, all’inizio,
può essere divertente ma che, quando
hai due migliori amiche come le mie, diventa insopportabile. Adesso ve
lo
spiego: il giocatore uno inizia con la prima lettera
dell’alfabeto: A. il
secondo risponde B, il primo C, il secondo D, il primo E. a questo
punto il
secondo fa: “EH?” e il primo: E, e il secondo
“AAAH!” e il primo fa: B! e così
via. Beh, si, un po’ fa ridere, ma immaginatelo prolungato
per mezz’ora. Una
vera tortura.
–
Arrivate! – urlo soddisfatta. Holly, tira un
sospiro di sollievo quando Silvia e Giorgia interrompono il loro
esasperante
gioco. Holly ritira le chiavi e saliamo in camera. Non ho nemmeno
guardato come
si chiama l’hotel tanto ero contenta di essere arrivata. Mi
butto sul letto
senza nemmeno passare dal via. – Non sistemiamo le valigie?
– dice Silvia,
vedendo che sia Giorgia che Holly hanno seguito il mio esempio. Le
lancio
un’occhiata fulminante che lei ignora. Holly, si mette
lentamente a sedere. –
Silvietta cara, secondo te, in questa camera c’è
qualcuno che ha voglia di
farlo? -
- Io – risponde
lei. Giorgia
sbuffa accasciandosi ancora di più sul letto. Io scuoto la
testa con
disapprovazione. – Silvia, sai cosa vuol dire andare in
vacanza ? – chiedo
cercando, con scari successi, di tirarmi su.
– emh…
giri per negozi, librerie, cinema, camminate lungo i fiumi…
-
risponde dubbiosa lei cercando di mettere dentro la frase qualcosa che
piace a
tutte.
– a-a! risposta
sbagliata! Andare
in vacanza significa COMPLETO riposo! Anche se le librerie non ci
stanno male…
– esclamo io. – e, indovina un po’! fare
le valige non è stare in completo
riposo! – conclude Holly, lasciandosi cadere sul cuscino.
Silvia ci guarda
storto. – Ma non possiamo lasciare tutto così!-
ribatte lei. – e perché no? –
chiede Giorgia. – perché… poi
diventerà il caos totale! - -
e che c’è di male? - -
si, appunto! Una buona volta che posso
sparpagliare tutto senza mia mamma dietro! -
- è noioso
riordinare. Perché non lo fai tu, scusa, visto che ti piace
tanto? –Silvia sbuffa. –Ok, vorrà dire
che farò tutto da me – e inizia a
sistemare la sua valigia. Io mi appisolo fino a che Silvia non mi
sveglia.
–umpf? – borbotto. –che ci fa il libro di
Narnia nella tua valigia? -
- emh… secondo te
che cosa ci fa un libro
nella mia valigia? -
-si, ma perché di
Narnia? Mica avrai intenzione di leggercelo! -
- certo che no!
però se incontro Skandar per strada gli faccio fare
l’autografo sul libro - -sei
proprio
senza speranze… -
le faccio una
linguaccia, alzandomi per andare in bagno. – uffi, che noia!
- sbuffa Holly
dalla camera. – Perché non mi aiuti a sistemare le
valigie? – propone Silvia.
Essendo in bagno non posso vedere la faccia di Holly, ma riesco
benissimo a
immaginarmela. Mi lascio sfuggire una risatina soffocata. –
Giuuuuuliaaaa! -
urla Giorgia a squarciagola.
– che c’è?
- -
dov’è il giornale? - -perché,
abbiamo comprato un giornale? –
chiedo io uscendo dal bagno. – certo! E l’hai
scelto tu! Non ti ricordi? –
scuoto la testa. –certo che pensare a Narnia tutto il giorno
deve averti recato
un serio danno cerebrale! – ridacchia Holly. La guardo male
– ma sta zitta, va’!
che te il danno cerebrale ce l’hai dalla nascita! –
ribatto. – Uffi! Smettetela!
Siete prorpio noiose! Allora? Sto giornale dov’è?
- Faccio spallucce. –boh. Perché?
- -
magari andiamo a vedere qualcosa al
cinema – dice Giorgia rigirandosi nel letto, già
tutto sfatto.
-posso farti notare che
parlano in inglese
gli attori qui? – faccio io ironica. -fa niente. Ce lo
facciamo tradurre da
Holly all’uscita. E poi io negli orali ho preso 10, non
ricordi? – ribatte
lei.
– si, ma io ho
preso 9 – aggiungo
io. – e io 8! – sbotta Silvia, infastidita dal
fatto che sia io che Giorgia
abbiamo preso un voto più alto di lei. Beh, mica
può averla sempre vinta, no?
sbuffiamo, guardandoci storto a vicenda. – allora, ci andiamo
si o no? – chiede
sbuffando Giorgia. – e andiamoci! – concede Holly.
– il giornale dov’è? – -
non ne ho la più pallida idea! È da
mezz’ora che cerco di farvelo capire, ma i
vostri rispettivi danni celebrali hanno impedito che il mio messaggio
arrivasse
al vostro cervello! – scoppiamo a ridere e ci mettiamo a
cercare questo strabenedettissimo
giornale in tutti gli angoli più impensabili della stanza.
Inizio a credere che
se lo siano immaginato di aver comprato il giornale. –
Ehi! Eccolo qui! – urla Silvia, sdraiata
in modo da vedere sotto l’armadio. Mi sdraio di fianco a lei
e sbircio sotto.
Il giornale è incastrato in una fessura.
– Secondo me
è bloccato – sbuffo poi, tirandomi su. Holly
ispeziona
attentamente la posizione del giornale. –Proviamo
a spostare l’armadio – dice poi. Io
e Giorgia la guardiamo stralunate. – s-spostare
l’armadio? – -esattamente - -
e come hai intenzione di riuscirci? - -così!
– e prende a spingere l’armadio da un
lato. Silvia le si affianca, e adagio adagio, la fessura viene
scoperta. –sembra
tanto una porticina – commenta
Giorgia. Mi chino e prendo a strattonare il giornale, cercando di
disincastrarlo.
Giorgia si unisce a me,
prendendo un altro lato del giornale, mentre Silvia e Holly si
riposando
sbuffando sonoramente.
–
uno… due … e… - SDENG!
La porticina segreta si sgancia dal muro,
mostrandoci una galleria buia. Sollevo vittoriosa il giornale –recuperato!
– un’improvvisa folata di vento
fa volare via il giornale dalla mia mano. –oh, no!
– la rivista svolazza dentro
la galleria. –
e mo’? - -lasciamo
perdere e ne compriamo un altro? –
propone Giorgia, già stufa. Ma io mi sono già
infilata nel cunicolo per
raggiungere il foglio, che avanza dispettoso ad ogni soffio di brezza.
Sento le
mie amiche sbuffare seguendomi. –qui sembra fini…
- non faccio in tempo a
finire la frase che mi sento cadere nel vuoto. Chiudo gli occhi,
cercando di
scacciare l’improvvisa e insensata sensazione di vertigine.
PAM! Cado su
qualcosa di morbido. Apro cauta un occhio, poi l’altro. Sono atterrata in un cespuglio di felci? Le
altre sono di fianco a me, sedute sul
cespuglio, e si guardano intorno stupite. – non avevo letto
che nella camera
era compresa pure una foresta – mormora Holly stordita.
Giorgia inizia a
dimenarsi isterica – Dove siamo??!! - -
questo non lo so, però so che se continui a muoverti
così t’incastrerai ancora
di più – sbuffa Silvia. Giorgia
si ferma
di botto tra un frusciare di foglie e l’altro. Provo ad
alzarmi, portandomi
dietro mezzo cespuglio. Mi spazzolo via dai jeans i vari rametti che si
sono impigliati
nella stoffa e mi guardo intorno. È un
posto familiare … -
ma come
abbiamo fatto a finire qui? – dice perplessa Silvia aiutando
Holly a rialzarsi.
– io… sono come… scivolata…
- risponde Giorgia, ancora immobile nel cespuglio.
– anch’io… - mormora pensosa Holly,
sistemandosi i capelli alla bell’e meglio.
Annuisco, osservando il folto della foresta. È strano… mi sembra di
conoscere questo posto… -
Beh, direi che dobbiamo trovare una via
d’uscita, no? – propone Silvia stiracchiandosi.
Annuisco nuovamente,
distogliendo per un attimo la mia attenzione del paesaggio. Holly sta
borbottando qualcosa a proposito dei suoi vestiti firmati. Mi avvio,
sempre più
perplessa, nel bosco cercando di capire da cosa derivi questo strano
senso di
familiarità. Prima
la vertigine, poi la familiarità… si
può
sapere che succede? Scuoto
la testa
scacciando i pensieri. – Giulia! Fermati un attimo!
– vedo Silvia che tende una
mano a Giorgia, ancora incastrata nel cespuglio. – hai
intenzione di rimanere
qui ancora per un po’? – le chiede sarcastica e io
e Holly ci lasciamo sfuggire
una risatina. Giorgia ci lancia un occhiata inteneritrice e poi si alza
faticosamente. Riprendo a camminare nel bosco, scervellandomi sui
possibili
collegamenti che la mia mente può aver fatto. –
Giulia! Rallenta!
Stai praticamente correndo!
– urla Holly
sbracciandosi. –
scusa! – urlo di
rimando fermandomi di colpo. Appena vedo che sono abbastanza vicine
riprendo a
camminare, ma pochi metri dopo vengo bloccata di nuovo. No, non dalle
tre oche
dietro di me, per una volta. Vengo fermata da un ragazzo moro, alto che
mi
punta una spada addosso. Rimango paralizzata dallo stupore. Ecco
perché era tutto così familiare! Siamo a Narnia!
E quello davanti a me è…
Caspian! Waaaaa! Vorrei
tanto
mettermi a saltare per la gioia, ma il futuro re di Narnia sta
attentando alla
mia vita con la sua spada. Fa una faccia stupita di fronte al mio
sorriso
euforico.
– c-chi sei?
– mi chiede
sbalordito. – io? io mi chiamo Giulia, piacere! Vorrei tanto
stringerti la mano
ma ho paura che m’infilzerai… ma va bene anche
così! – la sua espressione è
sempre più sbigottita. – sei di Telmar, vero? Ti
conviene dire la verità – e fa
un cenno dietro di me. Le ragazze hanno le spade di tre minotauri
puntate
addosso. – io non sono di Telmar! – ribatto
piuttosto offesa. – Gli unici umani
a Narnia sono Telmarini – grugnisce minaccioso il minotauro
che tiene sotto
tiro Holly. – beh, sono vestita come una telmarina?
– ribatto io agitandomi. –
Effettivamente no… ehi ferma! Non puoi muoverti o
t’infilzo sul serio! –
esclama Caspian. Sbuffo, calmandomi. – se non siete telmarine
che cosa siete? –
chiede il minotauro che controlla Giorgia. – siamo Figlie di
Eva – esordisco
sicura. Caspian sembra disorientato. – ma… -
-veniamo dallo stesso mondo
dei Quattro Antichi Sovrani – sbuffo io
sbrigativa. – sul serio? - -
beh,
certo! Che senso avrebbe mentire eh? - -
beh, sarebbe un modo d’infiltrarsi nelle file di Narnia e
sabotare la guerra
facendoci perdere -
-
uh… non ci avevo pensato… comunque non sono
di Telmar e non farei mai una cosa del genere! È
praticamente un insulto da
parte tua insinuare queste cose su di me! - -e
perché? -
- beh… come faccio
a spiegartelo… emh… - mi scervello cercando una
risposta che possa soddisfare il mio nuovo amichetto narniano - voglio
crederti
Figlia di Eva… portiamole al campo! E tenetele
d’occhio! – cede il ragazzo,
capendo che se aspettava me potevamo stare lì tutto
l’anno.
|
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Capitolo 2 *** 2. ***
2.
Esco
dal
“camerino” tra un frusciare di veste e
l’altro. Non
mi sono mai sentita così
felice e scema allo stesso tempo. é due giorni
che Caspian ci ha portate al
campo, e la prima cosa che ha fatto (beh, la seconda, visto che prima
ci ha interrogate
per circa tre ore) è stata quella di procuraci dei vestiti
adatti. Per adatti
non intendo vestiti adatti a NOI, ma vestiti adatti al LUOGO.
Perciò, detto in
parole povere, ha chiamato tutte le sarte di Narnia e c’ha
confezionato quattro
abiti narniani, che stiamo provando adesso.
–
se
penso che dovrò andare in giro tutto il giorno con sto coso
frusciante addosso
mi viene male… - mormoro fissando la mia figura allo
specchio. Già, perché la
lunga veste rossa mi copre addirittura i piedi.
C’ho
paura d’inciamparci dentro.
Dopotutto,
però, il vestito in se non è male: lungo, rosso,
con i bordini dorati, le
maniche a tre quarti che si stringono in torno al braccio, la
scollatura
praticamente nulla… beh, è un bel vestito, solo
che sta male addosso a me.
–Giuggiola
sei stupenda! – Giorgia mi volteggia intorno allegra.
–
Dici?
- lei annuisce
tutta contenta. La guardo
storto
Questa
sta male! A lei l’aria di Narnia fa
l’effetto sbagliato!
-
Holly,
credo che tocchi a te.. – dice Silvia. Lei sbuffa e
s’infila nel camerino. Io
vengo recuperata da un’altra fauna che sta cercando di
sistemare i miei
intricati capelli. Alla fine ho due treccine che, partendo dai lati
della
testa, si uniscono dietro, raccogliendo i ciuffi che di solito sparano
fuori e
il resto dei capelli sciolti.
Holly
esce dalla stanza con un lungo vestito blu. Faccio per alzarmi ma la
fauna mi
trattiene.
–aspetta
ancora un attimo – si allontana di poco mentre Giorgia va a
mettersi il
vestito. La fauna, di nome Laila, torna e mi toglie gli occhiali.
–ehi!
Così non ci vedo un accidente! – esclamo io; non
che a me dispiaccia, sto
meglio senza gli occhiali, ma il rischio di inciampare si alza
decisamente.
–
non ti
preoccupare –Mi dice lei.
Giorgia
esce dal camerino, ma io non riesco a vederla bene. Laila mi passa una
mano
davanti agli occhi, che chiudo istintivamente, e quando li
riapro…
-
cavolo!
Come hai fatto? Ci vedo perfettamente! – esclamo io
strabiliata. La testa di
Silvia spunta curiosa dal camerino mentre Giorgia e Holly mi fissano
stupite.
Laila mi fa l’occhiolino.
–
segreto! – mormora prima di andare a occuparsi dei capelli di
Holly.
–
bel
vestito Gio – sorrido io.
–
ma ci
vedi sul serio? – annuisco tutta contenta e infilo gli
occhiali nella tasca dei
jeans, dove trovo MP3 e cellulare.
-
dici
che qui prende? – chiedo a nessuno in particolare
accendendolo. Non che mi
serva a tanto, in mezzo ai boschi e con le mie migliori amiche nei
paraggi.
–
cavolo
se prende! – esclama Giorgia guardando il suo. –
credo di non aver mai visto
così tante tacchete da quando ce l’ho! -
-
fai
vedere – chiede Holly tendendo la mano. Giorgia le passa il
cellulare e gli
occhi di Holly si sgranano dalla sorpresa.
–
pensa,
adesso chiami tua mamma e le dici :” ciao mamma! Lo sai che
sono a Narnia? No,
non è il nome dell’hotel, ma di un paese! Si!
Quello di cui Giulia parla
sempre! “- scoppiamo a ridere e Silvia riappare con un
vestito viola. Laila e
l’altra fauna prendono a sistemare i capelli di Giorgia e
Silvia. Finito questo
escono dalla stanza e fa la sua entrata in scena Caspian, appena
tornato dalla
ricognizione mattutina. Il moro si accascia sulla sedia.
-
tutto
ok, Caspian? – chiede Giorgia.
– si. Oggi
pomeriggio però ci tocca un’altra
volta. Ci sono stati degli avvistamenti a nord
dell’accampamento e preferirei
non avere altri guai. – sospira, demoralizzato. Posso
capirlo, condurre una
guerra non dev’essere certo semplice.
-
bei
vestiti comunque – commenta poi. Perché non provi
a andarci in giro tu? Penso
stizzita, ma anche lusingata.
–
posso
venire con voi oggi pomeriggio? – chiedo facendo la mia
migliore faccia da
cagnolino implorante. Non che mi venga bene, però tentar non
nuoce.
Lui
scuote la testa, anche se con un attimo di ritardo.
–
dai,
Caspian, ti prego. Ci tengo tanto! Giuro che sto zitta! – lo
prego, con le mani
giunte.
Caspian
sospira, sconfitto.
–
non c’è
bisogno che tu stia zitta, mi basta che, nel caso di un attacco, tu te
ne vada.
Non metterò di certo a rischio la vita di una giovane dama!
–
Lo
guardo, ironica.
–
giovane
dama a chi? – lui diventa rosso dall’imbarazzo e
noi scoppiamo a ridere.
–
comunque è ora di pranzo! Quando si mangia? –
protesta Silvia. Caspian sorride,
più rilassato.
–
ero
venuto a avvisarvi -
-aaah!
Menomale! A me le sedute di bellezza fanno venir fame! -
-
Silvia,
a te anche vedere un film fa venire fame – le dico
canzonatoria.
–cos’è
un
film? – fa Caspian perplesso, mentre noi scoppiamo nuovamente
a ridere.
-
Mia
signora – fa il centauro, porgendomi la mano per aiutarmi a
salire.
-
chiamami Giulia per favore – rido io, accettando il suo aiuto
e salendogli in
groppa. – e tu come ti chiami ? – chiedo io, una
volta seduta.
–
Alen,
mia signora - risponde,
e io sbuffo.
–
t’ho
detto di chiamarmi Giulia! -
portesto.
-
Alen! –
Caspian arriva, in groppa al suo cavallo.
–
ti
affido Lady Giulia, abbine cura – detto questo
s’avvia a capo della pattuglia.
–
manco
fossi un oggetto! E poi so badare a me stessa! E perché
tutti si ostinano a non
volermi chiamare con il mio nome? A me il mio nome piace. È
bello come nome.. –
mi lamento, salutando da lontano Giorgia, Holly e Silvia.
Ad
un
segnale di Caspian il
piccolo drappello
parte al galoppo nella foresta. M’abbasso, evitando i rami
degli alberi, che mi
s’impigliano tra i capelli. Chissà dove siamo
diretti… a nord del campo, ha
detto Caspian, ma non sono mai stata brava ad orientarmi. Spero solo di
non
perdermi. Corriamo nella foresta per un bel po’ fino a che
Caspian non ci
ferma.
–
fate
silenzio. C’è qualcuno qui – mormora.
–
Otron!
– un minotauro si fa avanti.
–
vai
avanti tu. Io ti guardo le spalle – Otron e Caspian
s’addentrano al di là di
alcune querce. All’urlo di Caspian la squadra si fa vedere, e
accerchia i
presunti nemici. Alen si fa avanti, permettendomi di vedere la scena. Un ragazzo biondo
è sotto la spada di
Caspian, mentre due ragazze, un ragazzo e un nano
s’affacciano da dietro un
cespuglio.
Edmuuuuund!!!
Wow, e
super wow! Di fronte a me c’è niente poco di meno
di Edmund Pevensie, il mio
mito da quando avevo 10 anni.
Il
nano,
Briscola, mi fissa torvo.
–
tu… sei
il principe Caspian? – chiede ansimando Peter. Caspian
annuisce sorpreso.
–
e tu
chi saresti? -
-io
sono
Re Peter – la spada puntata al collo di Peter viene ritirata.
–
piuttosto… chi è lei? – fa il nano
additandomi. Scendo da Alen.
–
posso
parlare io Caspian? – lui annuisce.
-
mi
chiamo Giulia. – sorrido incerta – e, beh, diciamo
che io e le mie amiche siamo
capitate qui per caso. Oserei dire.. cadute..
però comunque non sono un nemico. –
Briscola
ricambia il sorriso. Mi sento sollevata.
-
ma.. da
dove vieni? – chiede Lucy, curiosa.
-
dal
vostro stesso mondo, ma da un’epoca diversa. –
Si
guardano eccitati dalla nuova scoperta, mentre Caspian mi spinge verso
Alen.
–
forza,
torna su – mi incita.
Lo
guardo
sbuffando.
–
non
posso camminare per i fatti miei, scusa? –
Lui
sbuffa e sale in groppa a Destriero. E io m’incammino
guardandomi intorno.
–
Lady
Giulia.. – mi fa Alen, porgendomi la mano. Sbuffo.
–
punto
uno: chiamami Giulia. Punto due: no, grazie Alen… vorrei
camminare un po’ se
non ti dispiace. Sai, mi è sempre piaciuto camminare in
montagna, e quando vado
con i miei amici sono sempre nel gruppo davanti…–
blatero cose senza senso e lui
annuisce raggiungendo Caspian.
Guardo
Caspian affidare il cavallo a Otron e prendere a camminare. Peter lo
raggiunge
spedito. Frugo nella sottospecie di borsa che m’hanno mollato
e prendo l’MP3.
L’accendo e faccio scorrere la play list. “ Master
Plan – Adam Lambert * “
faccio play e cammino canticchiando.
I
tre
Pevensie rimasti mi raggiungono curiosi. Li guardo interrogativa,
abbassando il
volume.
–
cos’è
quello? – chiede Lucy indicando il mio Mp3.
– è un
lettore Mp3. Tipo una radio. Solo che è
portatile e ci metti dentro le canzoni che vuoi tu -
- wow. E come fai ad averlo?
Io non ne ho mai
visto uno –
-
beh,
non ci sono ancora nella vostra epoca -
-
nella
nostra epoca? – fa Edmund.
Distolgo
lo sguardo per evitare di avere un improvviso attacco da fan girl.
–
già.
Diciamo che vivo sessant’anni dopo di voi -
continuo.
-
sul
serio? – chiede Susan sorpresa.
–
si. Nel
nostro tempo ci sono tantissime altre cose che voi non avete.. tipo il
PC o il
cellulare… beh, comunque credo che vivrete abbastanza da
vedere tutto questo,
magari grazie ai vostri nipoti. –
Rimangono
allibiti. Sorrido.
Scusa
cara, una domanda… ma il titolo
“l’ultima battaglia” non ti ricorda
nulla? Tesoro, certo che non vivranno
abbastanza!
Oddio,
la
mia mente s’è rivoltata contro di me!
-
volete
ascoltare? Non sono il genere di canzoni che ascoltate voi di solito
però-
passo una cuffietta a Lucy, ignorando la vocina nella mia testa.
L’altra
la prende Susan che la porge a Edmund
–
vuoi
sentire tu, Ed? – gli chiede. Lui scuote la testa. Poi
s’avvicina a me.
–cos’è
un… PC? -
-
è un
po’ difficile da spiegare… è
un… beh, contiene tante informazioni, e puoi
usarlo un po’ per tutto: per lavoro, per giocare, per
ascoltare la musica…
-
-
cavolo…
e cos’è un cellulare? – frugo nella
solita borsetta e tiro fuori il mio.
–
è un
telefono portatile – spiego passandoglielo, mentre lo guarda
ammirato. Dopo
averlo esaminato me lo ridà. Camminiamo un po’ in
silenzio. Cavolo,
Giulia, sei di fianco a Edmund
Pevensie e non dici niente?
Si,
decisamente la mia testa ha preso vita propria.
-
quanti
anni hai Edmund? – gli
chiedo.
farai
la figura della scema se continui con
queste domande!
zitta
coscienza! Che ci posso fare se non mi è venuto in mente un
tubo?
–
14,
appena compiuti. I miei genitori mi hanno regalato questa- dice,
tirando fuori
dalla sua cartella la torcia che si vede pure nel film e mostrandomela.
–
non
sarà tecnologica come il tuo cellu-coso ma… -
arrossisce.
–
è molto
bella. – constato io, prendendola delicatamente in mano. Lui
sorride
orgoglioso. Gliela ridò.
–
e tu
quanti anni hai… Giulia, giusto? – annuisco.
Waaa!
Sa il mio nomee
-
ne ho
14 anch’io. solo che li ho compiuti già da un
po’- in questo momento vorrei
poter andare a sbattere la testa contro un albero.
“compiuti
già da un po’”! ma che cavolo di frasi
mi vengono? Il mio italiano è andato a
farsi benedire! A proposito se lui è inglese e io italiana..
come facciamo a
capirci? Lo saprei se stessi parlando inglese…
bah… Narnia e i suoi misteri…
Susan
mi
mette in mano l’MP3
–
che
strane canzoni che hai su! -
-eheh…
-
-
ma come
siete arrivate a Narnia tu e le tue amiche? – chiede Lucy.
– beh…
eravamo in hotel, e poi abbiamo perso
il giornale dentro un cunicolo che si è aperto nel muro,
l’abbiamo seguito e
poi… beh… siamo cadute in un cespuglio di felci.
– scoppio
a ridere, capendo solo ora quanto
questa situazione sia buffa.
-
un..
cespuglio di felci? – chiede Edmund, mentre trattiene una
risata. Annuisco,
mentre anche lucy e Susan scoppiano a ridere. quando arriviamo alla
Casa di
Aslan non c’è nessuna pattuglia di guardia.
Caspian ci raggiunge, seguito da
Peter, che fissa il bruno con rimprovero.
–
Giulia?
Tu ti ricordi se quando siamo partiti la squadra di sorveglianza
c’era? -
-
certo
che c’era Caspian! Hai pure parlato con quel
centauro… emh…Lukaan credo… -
-
e
allora perché non ci
è venuto incontro
nessuno? – alzo le spalle, cercando di non sembrare
preoccupata, con scarsi
successi.
Io e lui ci scambiamo un
occhiata, prima di
correre a perdifiato dentro, seguiti dai Pevensie.
Avanziamo,
con le spade sguainate (a me ovviamente
non è concessa la spada, ma posso vantarmi del mio bel
coltellino appuntito),
verso l’unica stanza da cui provengono dei rumori. Delle
risate per la
precisione.
Caspian
spalanca di colpo la porta, e la scena che ci si presenta davanti
è
stupefacente: sono tutti ubriachi.
I
resti
delle bottiglie sono sparsi sul pavimento.
–
eccoli
i nostri eroi che tornano! – urla Holly, tutta rossa in viso.
Silvia ridacchia
tra un attacco di singhiozzo e l’altro. Giorgia dorme.
–
avete
bevuto! – urlo io. Credo di essere sull’orlo di una
crisi isterica. Non che io
non abbia mai bevuto, eh!
–
solo un
gocci-hic-ietto – afferma Silvia.
–
ma
io
v’ammazzo a tutte e tre! Cosa
cazzo v’è saltato in mente? Siete delle
quattordicenni già idiote di vostro,
non avete bisogno di bere! Tre deficienti, ecco cosa siete! Tre
deficienti!
Bere il vino non è come bere la Red Bull! Anzi, non dovreste
bere nemmeno
quella!–
mi
fissano tutti.
Forse
per
le parolacce, che con tutta probabilità non capiscono, o
forse perché sono
arrabbiata nera.
–cos’è
la
Red .. Bull? – fa Caspian preoccupato. Lo ignoro.
–
come
–hic- al solito –hic- sei esager-hic-ata
– borbotta Silvia. Le tiro uno
schiaffo in piena faccia.
–
ahia – è
l’unico commento, proferito neanche da lei ma da Holly.
Ora
è il
turno di Caspian a urlare.
–
io vi
avevo detto di curarle! Non di ubriacarle! Non hanno ancora
l’età per bere! Ma
che cosa vi è saltato in mente? E perché avete
coinvolto le sentinelle del
turno di guardia? Se arrivavano i Telmarini che cosa facevate? Li
uccidevate a
suon di singhiozzi? -
Scuoto
Giorgia, svegliandola.
–
uhuh…
quante Giulie che ci sono… - borbotta.
Holly,
continua a ridacchiare. La fulmino con un occhiata.
–
Gylien,
vai in lavanderia e chiamami Laila e Dahila, per favore –
chiedo io a un fauno
del nostro gruppo.
–
subito
Lady Giulia – fa inchinandosi e uscendo.
–chiamami
Giulia e basta! Lady ci sta malissimo davanti al mio nome! Mi fa
sentire
vecchia! – gli urlo dietro, inutilmente. Dahila e Laila
appaiono.
–
avevate
bisogno Lady Giulia? – sbuffo, e ignoro il “lady
Giulia”.
–
si,
Dahila, per favore, prendi Holly, e Laila, prendi Silvia, aiutatemi a
portarle
in camera. – dico caricandomi Giorgia sulle spalle. La truppa
sta pulendo la stanza,
mentre Otron cerca di portar via gli ubriachi. Dopo aver appoggiato
Giorgia sul
letto esco, seguita dalle due faune che tornano ai loro compiti.
Rientro nella
stanza.
–
Otron,
ti aiuto io! – dico aiutandolo a sollevare un centauro
addormentato.
–
grazie
mille L… - lo fulmino con un’occhiata
inteneritrice - … G.. Giulia –
Annuisco
soddisfatta.
Trasciniamo
con fatica il centauro fin dentro la sua stanza, poi torniamo indietro
e
aiutiamo i soldati ancora svegli a non perdersi per i corridoi.
Lucy
rassetta
la stanza e Susan porta via le bottiglie, lasciando Peter, Caspian e
Edmund in
mezzo alla stanza senza saper cosa fare.
–
forse
potreste provare a riordinare le sedie – propongo io ,
vedendo il loro sguardo
perso, appena rientro.
–
oh, si,
già! – sbotta Caspian, mettendosi al lavoro. Lucy
ridacchia dal fondo della
stanza e io la imito, guadagnandomi tre occhiatacce. Io e Lucy
guardiamo
divertite i tre ragazzi che cercano di sistemare le sedie in un modo
decente.
–
no…
forse questa va qui… -
-
ma no!
cosa dici Ed! è chiaro che quella sedia deve stare qui! -
-
a dir
la verità Peter, qui c’è già
un'altra sedia… -
-
e
allora spostala Caspian! È lampante che quello è
il posto di questa sedia!
-
-
e tu
come fai a saperlo? È la prima volta che entri qui!
– Susan ci raggiunge e
Caspian le lancia un’occhiata, arrossendo. Sorrido.
–
Peter,
smettila! Dopotutto un posto vale l’altro! -
-
no!
quella sedia deve stare lì! Non capisci Ed? è
quello il suo posto! -
-ma
Peter… -
-
Edmund
ha ragione Peter! Perché ti ostini tanto? -
-Perché
è
il suo posto! – scoppiamo a ridere, mentre a Edmund tocca
l’ingrato compito di
dividere i due ragazzi, che si stanno ringhiando contro.
Certo
che, litigare per una sedia..
–
aiutarmi no, vero? – sibila il moro, guardandoci. In tutta
risposta scoppiamo
nuovamente a ridere.
–
Forse è
il caso di riordinare – dice Lucy, guardando il lavoro
incompiuto dei ragazzi.
Io e Susan annuiamo e ci mettiamo all’opera, lasciando i tre
giovani alle loro
scaramucce. Edmund ci raggiunge poco dopo.
–
Ho
deciso di ritirarmi. Se devo passare il tempo a dividerli me ne torno a
casa –
sbuffa, accasciandosi su uno sgabello.
Sorrido,
arrossendo. Lucy mi sorride con aria complice.
Susan
corre a dividerli prima che arrivino i soldati, e li fa sedere ai due
lati
della sala.
Peter
si
siede soddisfatto sulla famosa sedia.
Quando
tutto è a posto, mi spazzolo il vestito.
-
rimani
qui anche tu? – chiede Edmund.
–
no,
credo che andrò a fare un giro. -
-
ma se
diciamo qualcosa d’importante e tu non ci sei? –
Sorrido.
–
puoi
sempre venirmi a cercare. Tanto non vado lontano–
Lui
annuisce. Saluto tutti quanti e mi dirigo verso la lavanderia.
–
è
permesso? -
-oh,
Lady
Giulia! Entri pure! – esclama Laila vedendomi entrare.
Sto
per
ribattere sul “Lady Giulia” per
l’ennesima volta quando..
–
LADY
GIULIA! – urlano i quattro piccoli fauni, figli di Laila,
appena mi vedono. La
piccola Ahina mi corre incontro.
–
Lady
Giulia, giochi con noi? –
-
Ahina!
Non infastidire Lady Giulia! -
-
ma no,
Laila, fa niente -
-
si
giochiamo! – esulta il più piccolo, Domahi.
–
vengo a
giocare, però aspettate un attimo… Laila, posso
chiederti un favore? -
-certo
Lady , mi dica pure –
- niente Lady grazie..
comunque, l’altro
giorno c’erano qui una camicia rossa e
dei pantaloni di cuoio… posso prenderli?-
-certo,
sono di là, glieli vado a prendere – la fauna
ritorna poco dopo con i vestiti e
me li porge.
–grazie
… Genkay porta i tuoi fratellini fuori, sul prato, vi
raggiungo subito- dico a Genkay il più grande.
Lui
annuisce serio e, facendosi aiutare dalla sorellina
Liliane, conduce i due piccoli fuori.
Io mi dirigo
verso la stanza. Le
ragazze dormono ancora.
Appoggio
vestiti sotto il cuscino, in modo che non li vedano e esco
silenziosamente.
Raggiungo i quattro piccoli nel prato.
–
allora,
cosa volete fare? – chiedo, sedendomi.
–
raccontaci una storia! – propone Domahi, sistemandosi in
braccio a
Liliane.
–
e che
storia vorreste sentire? – chiedo io, mentre Ahina
s’aggrappa al mio braccio.
–
la sai
la storia della creazione di Narnia? – chiede Liliane.
Annuisco.
–
bene!
Racconta! – mi esorta Genkay sedendosi composto. Allora
inizio a raccontare la
storia narrata ne “il nipote del mago”. Sto giusto
raccontando di come Diggory
liberò la Strega Bianca che vengo interrotta.
–
Giulia..? –
Alzo
lo
sguardo.
–
oh…
ciao Edmund! -
L’ho
detto in tono troppo sbrigativo. Non mi piace.
-tu
sei
Re Edmund! – esclama Genkay saltando in piedi. Lui annuisce.
Domahi gli tira
una manica della camicia.
–
Lady
Giulia ci stava raccontando una storia, ti va di stare qui con noi?
– Edmund mi
guarda e io sorrido, tutta rossa. Lui si siede accanto a me e Domahi
gli si
accoccola tra le braccia, tutto soddisfatto. Riprendo a raccontare,
lanciando
di tanto in tanto delle occhiate a Edmund, che mi guarda.
Ok,
non è
propriamente il massimo per la mia concentrazione, lo ammetto.
Arrivata
alla fine della storia Ahina mi salta in braccio.
–
ora
giochiamo? – mi chiede implorante.
–
va
bene… a cosa volete giocare? – cedo, alzandomi.
–
a Lupo
Mannaro! – urla esagitato Domahi.
–
no! a
Strega Mangia Bambini! – ribatte Liliane.
–
perché
non giochiamo a Trova il Vampiro? – chiede Genkay.
Ahina
lo
guarda male.
–Lo
sai
che mi fa paura quel gioco! Perché non giochiamo a Palla
Leone? – sorrido
rassegnata. I bambini non cambiano neanche se sei a Narnia.
–
non c’è
un gioco che piace a tutti e quattro? – chiede perplesso
Edmund.
–
NO! –
urlano contemporaneamente i quattro piccoli, mettendo su il broncio.
–
umh… e
se giocassimo a Strega Odia Colore? È piuttosto facile, qui
– propongo.
–
e che
cos’è? – mi chiede Liliane, curiosa.
–
è un
gioco che si fa a casa mia: c’è una persona che fa
la “strega” e un’altra
persona che fa l’aiutante della strega, il folletto. La
strega odia tutti i
colori a parte il nero e deve catturare le fatine dei colori, solo che
non può
farlo lei perché è rinchiusa, perciò
quello che corre in giro è il folletto.
Ogni turno la strega dice un colore che serve come
“casa” alle fatine e se in
dieci secondi le fatine non hanno in mano un oggetto di quel colore o
non sono
su quel colore, il folletto le cattura e diventano prigionieri della
strega. Il
gioco dovrebbe finire quando la strega ha fatto prigionieri tutti. -
-
ma se
io non ho trovato il colore e il folletto è lontano, posso
continuare a cercare
il colore? – chiede Genkay.
-
certo,
puoi anche scappare se vuoi, però devi essere molto veloce -
-
mi
piace! Giochiamo! – esclama Domahi.
–
sii!
Lady Giulia fa la Strega e Re Edmund il Folletto – decide
Ahina.
e
lui ci
guardiamo perplessi.
–
non è
un po’ troppo alto per fare il folletto? – chiedo
sorridendo imbarazzata.
Che
commento stupido…
Edmund
diventa tutto rosso. Liliane lo fissa.
–
mmm…
si, ma sarebbe troppo difficile da prendere. –
I
tre
fratellini annuiscono seri.
–
allora
iniziamo! Vediamo… colore… blu! – urlo
io.
I
quattro
piccoli si sparpagliano agitati. Edmund
li guarda confuso.
–
ti
conviene rincorrerli – gli suggerisco io.
–
si,
giusto – e prende a rincorrerne uno a caso. Dopo dieci minuti
sta trasportando
a peso morto Domahi su una spalla.
–
dove lo
metto? – mi chiede ansimando.
-
Fallo
sedere vicino a me. – gli dico io.
–
Turno
finito!! – urlo. I tre piccoli fauni rimasti ci raggiungono
correndo.
–
quanti
turni mi mancano? – chiede Edmund stanco, lasciandosi cadere
a terra. Sorrido
divertita.
–
tre, se
sei fortunato – mi guarda sconvolto.
–
così…
tanti?! – scoppio a ridere.
–
pensa
che se non li prendi i turni aumentano – faccio io. M lancia
uno sguardo
disperato.
-
massù,
un po’ di esercizio non fa male a nessuno –
-
intanto
tu però devi stare ferma –
Ridacchio.
–
non c’è nessun’altro modo? -
mi
chiede poi.
-
beh,
puoi sempre sperare che la loro mamma venga a recuperarli prima della
fine –
sbuffa, rassegnato, tirandosi su.
–
bene…
allora… colore… viola! – Ahina, Liliane
e Genkay si sparpagliano per il prato,
inseguiti da Edmund.
–
e io
che faccio Lady Giulia? – mi chiede Domahi.
–
non so…
se vuoi puoi dare il cambio a Edmund il prossimo turno – lui
sorride, contento
di aver trovato un nuovo compito.
–
Presa!
– urla Edmund, trasportando Liliane in braccio. Sorrido,
arrossendo
leggermente.
–
Turno
finito! – Ahina e Genkay tornano verso di noi.
–
Edmund,
se vuoi Domahi ti da il cambio. – lui sospira di sollievo.
Domahi saltella in
attesa di correre.
–
vediamo… colore… arancione! -
-
valgono
i vestiti Lady Giulia? – mi chiede Ahina indicando la sua
gonna arancione.
Scuoto la testa negativamente e lei scappa, più veloce del
vento. Domahi inizia
a rincorrerla. Edmund si sdraia. Laila appare improvvisamente al mio
fianco.
–
mamma!
– urla Liliane saltandole al collo.
–
ciao
piccola. Gli altri? –
-
a
giocare. -
-
spero
che non vi abbiano dato troppo fastidio – fa rivolta a me e
Edmund. Scuoto la
testa e Edmund mi guarda storto. In effetti a lui un po’ di
fastidio l’hanno
dato. Sorrido divertita. Domahi torna trascinando per la mano Ahina.
–
l’ho
presa! – esulta.
–
mamma!
– urla poi, insieme ad Ahina, fiondandosi ad abbracciare
Laila.
–
Forza
Genkay! È ora di andare! – urla
quest’ultima.
–
Ho
vinto io mamma! - festeggia
allegro
Genkay, raggiungendoci.
–
bravo,
piccolo. Ora, salutate Lady Giulia e Re Edmund, che andiamo –
I
quattro
piccoli ci salutano e Edmund si sistema nell’erba. Mi siedo
affianco a lui.
–
non
hanno dato fastidio, neh? – borbotta lui ironico. Sorrido.
–
no!
sono solamente stati un pochino faticosi da gestire –
Si
lascia sfuggire una risata.
Non
andare in brodo di
giuggiole, Giu. Non andare in brodo di giuggole.
–
la
prossima volta lo faccio io il folletto, se preferisci - propongo.
–
guarda,
ti assicuro che non ci sarà una prossima volta. E poi, non
sei un po’ troppo
alta per fare il folletto? – scoppio a ridere. Mi sistemo un
po’ il vestito,
togliendo dei fili d’erba.
-
sicuramente più bassa di te, però. E meno adatta
alle attività fische. –
Rido,
fissando il cielo.
E
pensare
che fino a qualche giorno fa ero a Londra!
–
allora?
Cosa vi siete detti? – chiedo curiosa, fissandolo con un
po’ d’imbarazzo.
–
beh,
Peter vorrebbe tentare un attacco al castello di Miraz domani sera-
-
wow.
Immagino che Caspian ti abbia mandato a dirmi che non posso venire con
voi.
-
-
beh…
ecco… si -
-
non fa
niente, lo immaginavo – sorrido,un po’ delusa.
–
beh…
però… c’è… tu sai
usare un arma? -
-
beh, me
la cavo con il tiro con l’arco, certo, non a livelli
esorbitanti… -
-
e
sapresti usarlo in battaglia?-
-oh,
questo non lo so.. l’ho usato solo nei campetti apposta.. -
-
beh, ma
hai mai centrato un bersaglio? -
-
certo!!
– rispondo orgogliosa. Lui annuisce.
–
ti ci
posso portare io… se vuoi -
-
dove? –
faccio spaesata. La mia testa gira vari filmatini che è
meglio che io tralasci.
-
emh..
al castello di Miraz.. –
La
mia
mente si blocca e anche le mie supposizioni sul dove volesse portarmi.
Vi
siete appena conosciuti e già tu pensi a
‘ste cose…
Io
loo
conosco da quando avevo dieci anni!!
ma
lui no…
non
ricordarmelo!!
Ma..
sto
sul serio discutendo con me stessa? Uau, è la prima volta
che mi capita!
-
emh…
Giulia? –
-
oh! Ah!
Si, ecco… non so… e se Caspian lo scopre? Sai,
ultimamente non è di buon umore…
credo abbia avuto giorni migliori… -
Lui
scoppia a ridere.
-
lo
credo bene! –
Arrossisco
all’inverosimile. Si alza.
-
beh,
pensaci… -
Annuisco
meccanicamente. Lui torna dentro.
Che
faccio? Vado? Lo dico alle ragazze? Non
vado? Me lo tengo per me?
Mi
sento
esplodere la testa.
Per
adesso è meglio farci una dormitina
sopra…
Entro
in
camera. Le ragazze stanno ancora dormendo. Scosto il cuscino e guardo
la
camicia rossa e i pantaloni che ho preso in prestito da Laila. Pensavo
di
utilizzarli per andare meglio a cavallo… li scosto e mi ci
siedo affianco.
Ho
deciso.
*
è una canzone veramente
stupenda, ve la consiglio vivamente!
Uh,
uh, uh!
Direi
che a questo punto non posso fare altro che
supplicare perdono. Anche perché non ho scuse che reggano,
se non il fatto che
mi era passata la voglia di tenere l’account.
Ma,
adesso, dopo aver cambiato
pure il nome –eh, già!- sono tornata!
Fù,
fù, fù!
Bhe,
che dire?
Era
un po’ – un bel po’ – di tempo
che non prendevo in mano questa storia, lo devo ammettere.
Forse
perché io e le mie amiche
non siamo più amiche come prima e non mi sembrava giusto
scrivere di qualcosa
che non c’era più.
Adesso,
però, mi rendo conto che
quando ho scritto la storia (perché l’ho anche
finita, già. Devo solo
trascriverla sul pc) ci credevo sul serio, nella nostra amicizia.
Quindi,
perché lasciare a metà un
lavoro, anche se ora sono cambiata ?
Ho
aperto il file e ho scoperto
che avevo un modo completamente diverso di scrivere.
,
penso di essere migliorata
almeno un po’, ma credo che lascerò tutto nella
scrittura che avevo prima, perché
ora rifarei tutto da capo. Mi limito a correggere giusto un
po’ J
Ora
non mi resta che ringraziare
per le recensioni:
noemi_moony:
beh, mi
fa piacere che questa storia e “With Jill” ti
piacciano ^^
spero
tu abbia notato che ho aggiunto un nuovo capitolo anche su quella.
Hai fatto davvero una fic simile? Sai, dopo che ho
“abbandonato” il mio povero
account non ho più seguito nemmeno le storie che venivano
aggiunte, ma ora che
lo so andrò sicuramente a leggerla ;)
Lady
Gray: beh,
speriamo che sia come dici tu e che venga bene .. di nulla, la tua
storia mi
era piaciuta veramente tanto ^_^
The
Magician: grazie
per il consiglio, non sei la prima che me lo fa notare e ormai credo di
aver
imparato, anzi, la mia migliore amica dice sempre che vado troppo a
capo per i
suoi gusti XD spero che il seguito non ti abbia deluso :)
laguerriera:
spero
di aver risposto bene alla tua curiosità, anche se siamo
solo al secondo
capitolo :)
Niki_CuLLen_:
beh,
credo che le tue domande abbiano trovato risposta, a questo punto xD
come ho
già detto a noemi_moony
non ho più seguito le nuove storie, ma ora andrò
sicuramente a leggere la tua
;)
Ringrazio
moltissimo JuliaShadow, laguerriera
e Niki_CuLLen_ per aver inserito la mia storia tra le
preferite.
Graize
mille davvero!
Al
prossimo aggiornamento (non ho
la più pallida idea di quando sarà, ma la
pazienza è la virtù dei forti, no? J
)
p.s.
chiedo perdono anche per le
parolacce, ma secondo me ci stavano. Mi scuso se danno fastidio a
qualcuno.
_
L a l a
|
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Capitolo 3 *** 3. ***
3.
Trac.
Mi immobilizzo
di colpo, sperando con tutto il cuore che
nessuno l’abbia sentito.
Ma chi
cavolo vuoi che ci sia? Sono tutti in cortile!
Riprendo a
camminare, cercando di fare il meno rumore
possibile, ma io sono silenziosa solo quando leggo o quando sono in
classe. E
non posso certo di dire di essere particolarmente aggraziata. Anzi.
Lancio un
piccolo strilletto, quando inciampo in un sasso
piuttosto grande. Appunto.
Inizio a
intravedere la luce in fondo al corridoio.
Mamma mia,
mi sembra di essere nel tunnel che conduce
all’aldilà. Sempre che ci sia
seriamente un tunnel che porta all’altro mondo.
Sbircio oltre il
muro e vedo Caspian che ripassa il piano
d’azione seduto sul suo cavallo. Mi viene da ridere ma mi
trattengo.
Che poi,
perché mi viene da ridere?
E adesso
che si fa?
Guardo in giro,
cercando di adocchiare Ed (oh, si, ora posso
chiamarlo così con il suo permesso! Sono troppo
felice) nonostante il buio.
- psss! Giulia!
Qui! – mi giro verso Edmund, che non era dove
stavo guardando io.
Certo che, oltre
ad una “grazia innata” mi ritrovo anche un
ottima vista. O forse sono uno schifo a nascondermi. E dire che giocavo
sempre,
a nascondino, da piccola.
Tutto il
contrario di lui, perfettamente nascosto al buio
(che i capelli neri aiutino? Bah) che mi ha notata anche celata
nell’ombra e
che se ne sta comodamente aggrappato al grifone.
No, nel suo
caso, la frase “graziosamente aggrappato al
grifone” non era adatta. E poi nessuno ha mai rivolto
l’aggettivo “grazioso” ad
un maschio.
Oddio, ma che
sto pensando?
Mi fa segno di
avvicinarmi, guardandosi intorno sospettoso.
Striscio
lentamente contro il muro, fino a raggiungerlo.
È
orribile, strisciare contro un muro, credete a me. Vorresti
appiattirti sempre di più ma non ci riesci mai.
- ma come sei
conciata? – sussurra, guardandomi con curiosità.
Gli altri sono tutti girati, o impegnati nei preparativi, per fortuna.
- beh, mi dici
come facevo a salire su un grifone con il
vestito? – ribatto a bassa voce, lisciandomi i calzoni di
cuoio.
Sto davvero
così male? E dire che ho messo la camicia
apposta, dopo anni che rifiuto tutte quelle che mi vengono proposte.
E
perché la mia voce esce sempre stridula, quando sono
emozionata? Rischia di essere troppo acuta, e quindi troppo udibile,
accidenti.
- se lo scopo
era quello di somigliare a un maschio non ci
sei riuscita. Sembri una ragazza anche così –
commenta.
Non so se
prenderlo come un complimento o meno. Se fosse un
complimento sarebbe dovuto arrossire, no?
Bah,
sarà il buio, ma a me le sue guancie sembrano del colore
di sempre.
A parte che,
perché mai sarebbe dovuto arrossire?
Io sono
arrossita di sicuro, comunque.
Respiro a fondo,
cercando di rimettere in ordine i pensieri e
di far uscire una voce che non sembri quella di una gallina strozzata.
- e chi ha mia
detto di voler sembrare un maschio? Io sono
orgogliosamente femmina, sai? Forse non femminista, quello no.
Però ho sempre
pensato che le ragazze avessero una marcia in più rispetto a
voi maschi. Pensa,
mia sorella dice che i maschi usano solo l’1% del proprio
cervello. E, riguardo
ai pantaloni, nel mio tempo anche le ragazze li mettono, quasi tutti i
giorni, ergo
mi trovo più a mio agio che con quella sottospecie di
tenda.–
O ho la voce da
gallina strozzata o parlo a vanvera, sputando
frasi senza senso alcuno. O tutti e due assieme. Sono irrecuperabile.
In
più mi sta sicuramente guardando male, in quanto ho appena
dato dell’idiota all’intera razza maschile, di cui
lui fa ovviamente parte.
Infatti sembra
sul punto di ribattere, quando una voce bassa,
e per nulla umana, bisbiglia:
- la volete
smettere? Se continuate così ci scopriranno.-
Edmund lancia
uno sguardo offeso verso Byron, il grifone.
Se
un’aquila reale potesse parlare avrebbe sicuramente la sua
voce: bassa, ma capace anche di lanciare strilla acute.
Sospiro, quasi
sollevata per la mancata discussione che,
probabilmente, verrà riproposta in seguito.
-
l’arco? – chiedo.
Edmund cerca a
tastoni alle sue spalle, afferrandolo e
porgendomelo. Bel nascondiglio, eh. Contro il muro. Avranno pensato che
fosse
di qualche arciere , spero.
- comunque Lady
Giulia ha ragione. Anche solo salire su un
cavallo con il vestito è difficile. Non che mi si possa
paragonare a un
cavallo… – continua Byron.
Sorrido mesta,
tralasciando per una volta tanto il “Lady
Giulia”. Riuscirò mai a convincerli che quel
“lady” davanti al mio nome sta
malissimo? Ne dubito. Non per questo mi arrendo, però.
Edmund sbuffa.
- ci muoviamo?
Siamo i primi a dover partire, e dobbiamo
farlo velocemente se non vogliamo che distinguano Giulia. –
Sale e mi fa
segno di sedermi dietro di lui. Cerco di
sistemare alla bell’e meglio la faretra sulle mie spalle,
chiedendomi perché
diavolo non hanno la protezione per il braccio, qui.
Poi mi arrampico
(sempre poco aggraziatamente, anzi, credo di
somigliare ad un troll di montagna che scala, appunto, la montagna) sul
dorso
di Byron.
Bene, ora che
sono seduta dietro di lui me ne rendo conto:
per non cadere dovrò stringermi
a
lui. Aiuto. Cioè, evviva è da anni che aspetto
una cosa del genere, ma aiuto
che imbarazzo.
Nel frattempo,
però, sono ancora immobile come uno
stoccafisso.
- emh, Giulia?
–
- eh? eh, si?
–
- forse
è il caso che ti tieni a me. Non vorrei mai dover
spiegare a Caspian cosa ci facessi su Byron, mentre stai su un lettino
in
infermeria –
- s..si giusto.
–
Gli allaccio le
braccia alla vita, tenendo l’arco tra le
mani, cosa che non mi facilita il movimento già di per
sé impacciato.
Oh, Miranda Kiss
* ha ragione: dovrebbe esserci una botola
per ognuno di noi, che si apre nel momento del bisogno.
- Edmund, puoi
partire! – grida Caspian, da qualche parte
nella sala.
- Subito!
– urla Ed in risposta, mentre Byron spicca il volo
così velocemente che dubito che qualcuno abbia visto
qualcosa di più di una
macchia sfocata.
L’aria
è fredda e mi stringo più forte a lui,
istintivamente.
O quasi.
La treccia in
cui ho raccolto i capelli mi svolazza dietro
come un serpente impazzito.
Dio, che
paragone orribile, ma in questo momento non mi è
venuto proprio niente di meglio.
Posso dire di
essere relativamente tranquilla, nonostante io
stia eludendo gli ordini di Caspian e andando all’attacco di
un castello.
So perfettamente
come andrà a finire, so il film praticamente
a memoria, e forse è per questo che sono calma. Alla fine
non dovrò fare nulla
di eclatante: semplicemente stare dietro a Edmund, e evitare di venire
lasciata
lì.
Rabbrividisco al
solo pensiero.
Ok, ora forse un
po’ agitata lo sono.
Ma Ed non mi
abbandonerebbe mai lì, vero? Vero?
Ma con chi
diavolo sto parlando?
Scuoto la testa,
sfiorando con la fronte la sua schiena.
- Ed?
– sussurro, e per un attimo ho paura che non mi abbia
sentito.
- si?
– la sua risposta giunge, appunto, in ritardo, ma forse
è colpa del vento che ulula, portandosi via le nostre
parole.
- quanto
durerà il viaggio? –
- un
po’ –
Non si
è ovviamente girato verso di me. In più
,“un po’” , è
una risposta leggermente generica, ma mi accontento.
- posso dormire?
Credo che altrimenti potrei vomitare la cena
–
In effetti il
mio stomaco non gradisce particolarmente il
volo, perché purtroppo, soffro leggermente di mal
d’auto, soprattutto in quelle
strade di montagna piene di curve e tornanti.
Non che si possa
paragonare Byron ad un’auto, ovviamente.
In qualsiasi
caso, sento il consueto nodo alla gola, che
m’impedisce di respirare normalmente e mi costringe a
deglutire nel vano
tentativo di scioglierlo, andarsi a formare.
Finalmente si
volta a guardarmi.
- si, certo. Ma
credo siano solo un paio d’ore. Ti bastano? –
Oh, che carino.
Si preoccupa per me. Deglutisco, maledicendo
il mal d’auto e domandandomi come posso non riuscire a
respirare quando ho
tutta l’aria che mi sbatte in faccia.
- si.
–
Rimango in
silenzio, fissando la sua schiena, mentre lui
torna a puntare lo sguardo davanti a noi. Deglutisco, di nuovo.
- Ed?
– faccio per la seconda volta.
Stavolta si gira
subito. Forse crede che riuscirei a vomitare
sul serio.
Uh, beh, lo
credo anche io. Anche se di solito mi limito a
diventare bianca da far invidia ad un cadavere e ad avere un mezzo
attacco
d’asma.
- si?
–
- posso
appoggiarmi alla tua schiena? – è un sussurro
talmente impercettibile che spero non l’abbia sentito. Ma mi
ha sentito
perfettamente.
Sorride, tra il
divertito e l’imbarazzato.
- certo. O avevi
intenzione di dormire in qualche altro modo?
–
Scuoto la testa,
sorridendo flebilmente e appoggiando una
guancia contro di lui.
L’ultima
cosa che sento è il suo cuore che batte:
tum,
tu-tum.
- ehi. Ehi,
Giuly, svegliati. –
Sbatto le
palpebre, mettendoci un minuto buono a realizzare
che:
·
mi trovo seduta
su un grifone.
·
mi trovo seduta
su un grifone con Edmund Pevensie
·
ho dormito sulla
schiena di Edmund.
·
siamo arrivati
a destinazione, e a momenti
atterreremo
·
mi ha chiamato Giuly?!
Nessuno mi chiama mai
Giuly. Di solito optano per soprannomi più assurdi e che il
più delle volte non
c’entrano niente con il mio nome.
- ci sei?
– domanda ancora lui, voltato verso di me, sebbene
lanci occhiate preoccupate verso il castello.
- uh,
più o meno. – rispondo, reprimendo un
“come mi hai
chiamata, scusa?”.
Non che non mi
piaccia il soprannome Giuly. Semplicemente
quasi nessuno mi chiama così. È …
strano. Però detto da lui suona bene. Penso
che gli concederò di chiamarmi così.
Sbadiglio.
- pensi di
riuscire a non vomitare? – domanda divertito.
Ah-ah. Che
spiritoso. Se la mia faccia potesse assumere
espressioni da manga ora sarei quella faccina con i trattini al posto
degli
occhi e il punto al posto della bocca. E anche un
bell’apostrofo come
gocciolina.
Già.
Peccato che non sono un personaggio da manga, io.
- credo.
– rispondo seccata.
Mi rendo conto
in questo momento che sono praticamente
abbracciata a lui.
Divento rossa di
botto e, facendo finta di niente, lancio uno
sguardo sotto di noi.
Oh, wow.
Menomale che non
soffro di vertigini. Anzi, sulla seggiovia
che ho fatto in Francia, a Deux Alpes con Silvia, me la ridevo
bellamente
guardando la cuna sotto di noi che si apriva in una discesa piuttosto
ripida.
Ora, vi starete
chiedendo che diavolo ci facevamo in Francia
io e Silvia.
La risposta
è una sola: sciavamo. Anche se forse è meglio
sottolineare che io stavo imparando a sciare.
Silvia adora
sciare, e sua madre le ha promesso che quando
avrà diciott’anni le farà fare le
selezioni per diventare maestra di sci.
Lo sci
è uno dei suoi argomenti preferiti, anche se sa che io
non l’ascolto quasi mai, visto che non ci capisco niente.
In camera sua,
esposte su una mensola, ha la sua bella
collezione di medaglie e coppe vinte durante le gare; le stesse gare
per cui ci
abbandona durante i week-end, quando dovremmo uscire tutte quattro
assieme e
lei non c’è mai. Spesso non riesce ad esserci
neanche per il suo compleanno.
Mi racconta
sempre di quando va su a Motta a sciare, dove ha
la casa, e delle stupidate che fa con il suo
“giro”, come dice lei.
Una volta ci
sono andata, a Motta, con lei. Era estate, però
e di neve non ce n’era neanche un pochino. Quindi eravamo
andate a raccogliere
mirtilli. Mi ricordo che i bordi dei miei pantaloni rosa erano
diventati viola
e blu.
Quando sono
tornata a casa, mia mamma, voleva mettermi in
lavatrice con i pantaloni. Brr.
Comunque, non so
neanche come, Silvia è riuscita a
trascinarmi in Francia e a farmi fare il corso di sci per principianti
o per
“non esperti”, come lo chiama lei.
E la seggiovia
citata prima serviva per portarci su fino alla
funivia, che poi ci avrebbe portato all’ovovia che ci avrebbe
depositate al
ghiacciaio dove stavano le piste.
Vabbè.
Atterriamo con
un tonfo soffocato sul tetto di una torretta. Poco
sotto di noi ci sono alcune guardie di Telmar.
Edmund balza
giù con agilità, senza fare alcun rumore e mi
porge la mano, per aiutarmi a scendere.
Ho le gambe
tutte indolenzite e mi si è informicolato un
piede.
Stringo
l’arco, per poi voltarmi e guardare il cielo, che
stanotte è coperto. Non si vede neanche una stella.
Respiro
profondamente, chiudendo gli occhi. Mi era mancata,
la sensazione di qualcosa di solido sotto i piedi.
- tutto ok?
– mi fa, tirando fuori la torcia dalla bisaccia.
Mi guarda, un po’ troppo intensamente per i miei gusti. No,
aspetta. Mi piace
che mi guardi così, però mi manda in
fibrillazione, e non credo sia il caso.
- si, tutto
bene. – trovo la forza di rispondere, non so da
dove.
- bene. Io vado
giù. Ti chiamo io, quando puoi scendere. Stai
qui e non muoverti.– mi intima.
Fa per calarsi
giù dal tetto, quando lo fermo.
-
emh… posso muovermi in caso di estrema emergenza?
–
Mi guarda come
se fossi pazza. In effetti che situazioni di
estrema emergenza potrebbero mai esserci su un tetto? Il massimo che
può
succedere è che
si rompa qualche
mattonella.
Annuisce,
lentamente.
- muoviti solo
se sei in pericolo. Non posso permettermi che
ti venga fatto del male, quindi fa’ come ti dico. Intesi?
–
Certo che
potrebbe dirmelo senza sembrare un dittatore.
E quel
“non posso permettermi che ti venga fatto del male”
…
oddio, l’ha detto in un modo talmente serio …
Ok, Giu,
niente filmini mentali, intesi?
- intesi
– rispondo, senza sapere se a lui o alla mia testa.
Cerco di
sorridere, ma credo mi sia uscita una smorfia.
Lui annuisce,
ancora, e la sua capigliatura corvina scompare
oltre il bordo.
Sospiro.
Byron mi guarda
in un modo strano. Ricambio lo sguardo.
- beh?
– dico, cercando di suonare disinvolta.
Essere guardati
da un grifone non è una cosa che mi succede
tutti i giorni però, e non è per nulla facile
reggerne lo sguardo.
- nulla. Pensavo
a quando siete strani voi umani – commenta.
A che diavolo si
riferisce?
- ah, grazie
– borbottò, incrociando le braccia al petto con
espressione imbronciata.
Mi sporgo verso
il basso, e vedo Edmund armeggiare con la
torcia, pronto a mandare i segnali.
Una guardia si
sta avvicinando, silenziosa. Dev’essergli
sfuggita, visto che altre due guardie sono stese a terra, non so dire
se vive o
morte.
Rabbrividisco.
Vedere morire le guardie di Telmar nel film
era tutta un’altra cosa.
Crack.
Il soldato
telmarino schiaccia un sasso prima di fermarsi di
botto, producendo un rumore che alle mie orecchie suona assordante, ma
che
Edmund non sente.
La guardia
riprende a camminare, dopo essersi accertato che
Edmund non l’abbia sentito, con più cautela,
però.
-Ed! –
sibilo, ma lui non mi sente, preso com’è.
Certo che riesce
a distinguermi quando sono nascosta, ma
quando si tratta di sentire qualcosa…
Oddio, che
faccio?
Teoricamente non
posso muovermi di qui, ma..
Afferro
l’arco, e incocco una freccia, puntandola
sull’uomo.
Ma le
freccia non rimbalzerà sull’armatura?
Accidenti,
è vero.
Lo guardo,
indecisa, mentre si avvicina strisciando.
- Ed!
– sibilo un’altra volta, ma lui non mi sente
ancora.
Giuro che gli
regalerò l’amplifon. Così
riuscirà a sentire i
miei avvertimenti, una buona volta.
Punto alla gamba
dell’uomo.
Lascio andare la
corda e la freccia spara dritta verso il
polpaccio del telmarino, che si accascia con un gemito di dolore
strozzato.
Edmund sobbalza,
lo guarda sorpreso, poi alza lo sguardo
verso di me, che ancora tengo in mano l’arco.
- non era una
situazione di estrema emergenza – sibila con
rimprovero.
Ah, vedo che
gronda di gratitudine per avergli salvato la
vita.
- volevi morire?
– sibilo in risposta io.
Lui mi guarda
corrucciato.
- non sarei
morto – risponde imbronciato, tornando poi a
guardare la sua torcia.
Mi sporgo ancora
un po’.
- prego, eh!
– faccio io, seccata.
La prossima
volta manco il bersaglio apposta.
Ah, gli uomini.
Sono troppo orgogliosi per accettare di
essere stati salvati da una donna. Ora che ci penso, mi sa che mia
sorella ha
ragione. Ma non glielo dirò mai.
Edmund finisce
di lanciare questi benedetti segnali luminosi
e mi fa segno di scendere.
Guardo di sotto.
La fa facile
lui, che è ben allenato.
Io a malapena
scavalco i muretti, anche se devo ammettere che
Silvia è messa peggio di me.
- Giulia,
muoviti – mi incita a voce bassa, guardando verso
destra, dove c’è una porta.
- come diavolo
faccio a scendere? – rispondo io, piccata. Ed
alza lo sguardo, con un sopracciglio alzato.
- salti, no?
–
Saltare?! Ma
siamo matti? Col cavolo che salto giù da questa
sottospecie di cornicione! Mi rompo una gamba!
- n.. non sono
proprio sicura di saperlo fare – balbetto,
sedendomi sul bordo.
Oh, ma
perché non sono rimasta alla Casa di Aslan?
- guarda che non
saper saltare è grave – ironizza, anche se
c’è un filo di tensione nella sua voce.
Ecco,
fantastico. Sicuramente starà pensando che sono una
palla al piede, il che non è poi così lontano
dalla realtà.
Giulia, sei
un genio. Ti sei bruciata tutte le tue possibilità con lui.
- non intendevo
quello. So saltare, ma non credo di saper
atterrare. – replico, cercando di sembrare calma.
- ti prendo io
–
Deglutisco a
vuoto.
Che
cos’ha appena detto?
- altrimenti
puoi restare con Byron, se preferisci. Anzi,
forse è anche meg.. –
- NO!
– sbotto subito io. – salto. Mi devo solo preparare
psicologicamente –
Non sono venuta
qua per stare sul grifone.
Anche se in
effetti non so bene perché sono venuta.
Sarà
che me l’ha chiesto Edmund…
- ti devo
prendere? – mi domanda.
Si, si, si!
- no. Ce la
posso fare. –
Ok, sono
un’idiota.
Dovrebbero darmi
il tesserino di riconoscimento per gli
idioti più idioti del pianeta.
Ok,
Giuggia. Ci siamo. Al tre.
Uno..
Due..
- tre!
–
Salto,
trattenendo il fiato per quel millesimo di secondo che
sto in aria, per poi ruzzolare a terra.
Mi alzo
traballante, e per un
attimo il mondo mi gira intorno come impazzito.
Bene, niente di
rotto: solo un livido sul ginocchio. È già un
inizio.
Edmund,
già davanti alla porta, mi fa cenno di stare dietro
di lui. La apre di scatto, lama alzata, pronto ad attaccare eventuali
telmarini, ma dietro non c’è nessuno.
Uh, che cosa
sospetta.
Sento Byron
alzarsi in volo, poco dietro di noi.
Ma nel film era
così?
Oddio, ho dei
vuoti di memoria.
No, non
può essere! Io dovrei sapere a memoria ogni singola
parola del film! Com’è possibile?
Avanzo a piccoli
passi, sempre alle spalle di Edmund.
Mi volto di
scatto, sentendo un rumore venire da dietro e
evito per un soffio la spada del telmarino, procurandomi un innocuo
graffietto
sulla guancia.
- Edmund!
– strillo, e mi sento incredibilmente stupida.
Edmund lo trapassa in un attimo, prendendomi poi per il polso e
trascinandomi
su un altro balconcino.
Gli scivola la
torcia dalla tasca, che cade giù, vicino ad
una guardia.
Beh, questo me
lo ricordavo.
- accidenti
– sbotta lui, in un soffio – tu resta qui!
– mi ordina
poi, prima di scendere.
Ok, se prima ero
tranquilla ora mi sento il cuore che batte
furiosamente nel petto. E vorrei che fosse soltanto la vicinanza di Ed
a
farmelo battere così, e non la paura.
- ma
guarda… -
Mi volto di
scatto, sobbalzando alla voce roca che ha
parlato. Un uomo, di Telmar, con un viso squadrato e la barba mal
fatta, avanza
verso di me a spada sguainata. Ha
una
cicatrice che gli attraversa la guancia, fino al mento.
- da quando in
qua i narniani hanno delle signorine così
carine, nelle loro file? – continua, gongolante, come se
fosse già sicuro
dell’esito del nostro piccolo scontro.
Non che ci
voglia tanto a capire, infondo.
Lancio
un’occhiata ansiosa a Edmund, ma sta combattendo
contro un’altra guardia.
Sento lo
scalpiccio di cavalli, poco lontani.
Peter. Susan.
Caspian. Sono entrati.
Credo di provare
un po’ di sollievo, che però non dura molto.
Oddio, e ora che
faccio? Non posso star certo qui ad
aspettare che mi venga un’idea!
Schivo un paio
di fendenti, stupendomi dei miei riflessi.
- una signorina
bene addestrata, vedo – commenta, un po’ meno
gongolante di prima. Ma dubito che evitare i suoi colpi lo faccia
desistere.
Oddio. Oddio. Oddio.
Sento il sangue
del graffio di prima che mi cola lungo la
guancia, e me lo strofino via col bordo della camicia.
Ok,
Giuggiola, pensa. Pensa, pensa, pensa.
Mi costringe ad
indietreggiare, mentre continua a menar
fendenti che evito come meglio posso.
Faccio un ultimo
passo all’indietro, prima di rendermi conto
che, oddio, di lì si cade e basta.
- Ed! il
segnale! – sento urlare Peter, da sotto.
- sono occupato,
ora, Peter! – ribatte Edmund, parando un
colpo con la spada.
L’uomo,
intanto, ghigna e carica verso di me.
Non ho la
più pallida idea di come, ma mi scanso un attimo
prima che lui mi raggiunga, e finisce giù di sotto in testa
al proprio compagno
che sta combattendo con Ed.
Guardo
giù, ansimando e ringraziando il mio istinto di
sopravvivenza che è decisamente più sviluppato di
ciò che credevo.
Edmund ha la
testa alzata.
- co..come..?
–
- Edmund. Il
segnale. – faccio io, fingendomi calma e
atterrando accanto a lui e in piedi.
Oh, come mi
sento fiera di me stessa.
Lui annuisce
frettolosamente, sbattendo la torcia sul proprio
palmo un paio di volte, prima di riuscire a farla partire.
Lancia il
segnale e, qualche attimo dopo, l’esercito narniano
entra urlando.
Corriamo per i
tetti, arrampicandoci su pezzo ripido.
Ci sono altre
guardie, ma se stiamo in silenzio dovremmo
raggiungere la porta senza problemi.
Purtroppo, il
silenzio, non è una mia dote innata.
Scivolo.
- aaah! -
Chiunque altro,
conscio del pericolo, si sarebbe limitato a
sobbalzare per poi cercare appiglio.
Io, invece, ho
dovuto lanciare per forza uno strillo. E, se
non ci fosse stato Edmund a prendermi, sarei scivolata giù
di sotto.
Beh, ormai le
guardie ci hanno visti.
- scendiamo!
– urla Edmund, sempre tenendomi per il polso, e
saltando giù. Atterriamo su corridoio all’aperto
piuttosto stretto.
Altre guardie.
Mitico.
Corre, e mi
trascina verso una
piccola terrazza.
Chiude la porta
dietro di noi,
fermandola con la torcia.
Sotto di noi di
sente l’eco della
battaglia. Una battaglia che stiamo ovviamente perdendo, d'altronde.
Ed si volta
verso di me, con fare
preoccupato.
- tutto bene?
–
- oh –
faccio con ironia,
rendendomi conto solo dopo che non è il momento adatto.
– cioè, si. Più o meno
–
Il suo viso si
rilassa un attimo,
prima di tornare teso, quando sentiamo i colpi alla porta.
Oh, cazzo,
cazzo, cazzo, cazzo.
La terrazza
è una specie di vicolo
cieco.
E non vedo come
Byron possa
salvarci, visto che non credo sappia che siamo qui.
Anche se nel
film lo sa.
Ma mica siamo
nel film! Solo per il
fatto che io sono qui vuol dire che qualcosa dovrà pur
cambiare!
Ok, ora siamo
quasi sul bordo.
Inciampo in me
stessa e finisco
addosso a lui.
- scu..
– non faccio in tempo a
finire che mi interrompe, afferrandomi la mano.
- guai a te se
ti stacchi, capito?
–
Annuisco,
proprio mentre le guardie
riescono a forzare l’entrata.
Ma in quante
diavolo sono?
Edmund si mette
davanti a me, con
la spada alzata e io recupero per un soffio la torcia, che stava per
cadere
giù.
- arretra
– sibila Edmund,
voltandosi appena verso di me, mentre la pattuglia di Telmar ghigna,
pregustandosi già la vittoria.
Oh Mio Dio.
Ok,
dov’è finita tutta la calma che
avevo prima? Perché se n’è andata?
Sono sul bordo.
Un altro passo e
cado nel vuoto.
Bene, benissimo.
Edmund ora mi
affianca, stringendo saldamente la mia mano.
- salta quando
te lo dico io, ok? –
- ma sei matto?
– mormoro involontariamente, stringendo la
torcia fino a farmi venire le nocche bianche. Mi sorride, cercando di
risultare
rassicurante.
- ehi, so quello
che faccio –
Devo aver fatto
una faccia poco convinta, per lui aumenta la
stretta sul mio polso.
- ti fidi di me,
no? Altrimenti mica mi avresti seguito qui –
Annuisco, piano.
- bene.
– annuisce anche lui, lanciando un’occhiata nervosa
alle guardie che si avvicinano. – non ti devi preoccupare.
–
Sbuffo poco
convinta.
- ora!
– esclama, lasciandosi cadere all’indietro e
trascinandomi con lui.
Atterro su
Byron, davanti a Ed e con un suo braccio sulle spalle.
Come diavolo
c’è finito lì?
Sono
praticamente in braccio a Edmund.
Dio, che
vergogna.
Si sente il
segnale di ritirata, e Byron non se lo fa
ripetere due volte, prima di cambiare rotta verso il nostro
accampamento,
schivando un paio di frecce senza troppo difficoltà.
E dire che gli
sono mezza raggomitolata sopra.
E appoggiata a
Edmund, per di più.
Oh, se avessi
saputo che sarebbe finita così avrei fatto
decisamente meno scene.
- ehi, stai
bene? –
No, per
niente. Abbiamo abbandonato un mucchio di gente, là dentro.
Verranno trucidati,
giustiziati, torturati o non so che altro. Dio, come mi sento in colpa.
Cosa
credevo di fare, venendo qui? Di cambiare quello che doveva succedere?
Come se
l’aiuto di una ragazzina possa servire..
- eh.. si. Si.
– non suono un granché convinta, mi sa. Anche
perché ho come l’impressione di essermi lasciata
sfuggire una lacrima, che
corre calda sulla mia guancia.
- vuoi dormire?
– soffia lui, e arrossisco di botto quando
sento il suo respiro così vicino.
In effetti posso
dire di risentire delle mie ore di sonno
mancate. Sono abituata a dormire fino a tardi, durante le vacanze
estive.
E mi sento
ancora più in colpa, per il fatto che io me ne sto
qui ad arrossire mentre ci sono persone ancora dentro al castello.
Persone che
moriranno, di sicuro.
E io sono qui a
pensare che ho sonno e che le braccia di
Edmund sono calde e incredibilmente accoglienti.
E che mi piacerebbe tanto abbracciarlo ma mi
vergogno troppo.
- mmm.. magari
– mormoro, cercando di non sembrare sul punto di
scoppiare a piangere.
-ok .. ti
sveglio un po’ prima di arrivare, così scendi nel
boschetto e fingi.. non so.. di essere andata a cavalcare –
- senza il
cavallo? – rido io, con la voce impastata. Ride
anche lui.
- digli che sei
andata a fare una passeggiata, allora. –
Annuisco,
stropicciandomi gli occhi.
- si, penso
farò così – concludo, facendo fatica a
tenere gli
occhi aperti.
Sbatto le
palpebre, un’ultima volta. Ho troppo sonno, ma non
riesco a smettere di sentirmi in colpa.
- Ed?
– sussurro e lui si volta verso di me.
C’è una stella,
proprio sopra di lui. Scuoto la testa. – grazie –
mormoro. Non riesco a capire
se risponde o meno, perché sto già dormendo.
- sicura di
riuscire a saltare da qui? – fa preoccupato
Edmund, lanciandosi occhiate dietro per controllare che Caspian e gli
altri
siano ancora lontani.
Siamo a qualche
metro d’altezza, sopra il bosco che circonda
la Casa di Aslan.
E no, non sono
sicura di riuscire a saltare da qui, ma di
farlo atterrare non se ne parla neanche. Darebbe troppo
dell’occhio. Così,
invece, può dire di essersi fermato ad aspettare gli altri.
- si –
rispondo in un soffio. Annuisce, stringendo il mio
arco e le mie frecce.
- ci vediamo
dopo, allora – conclude, distogliendo lo
sguardo.
- a dopo
– sussurro io, prima di saltare.
Atterro sul ramo
di un albero piuttosto grosso, dopo essere
stata travolta da diversi rametti pieni di foglie e chissà
quali insetti,
facendomi male al fondoschiena e battendo lievemente la testa contro il
tronco.
Guardo in basso,
per decidere come calarmi dai rami senza
spezzarmi il collo. Non mi ero mai arrampicata su un albero, prima.
A parte che non
mi sono arrampicata, ci sono caduta sopra; il
fatto è che se sapessi arrampicarmi saprei anche scendere,
no?
Altrimenti tutti
i bambini che sono saliti sopra un albero
sarebbero ancora su, a pregare che arrivino i pompieri a prenderli,
come si fa
con i gatti.
Mi aggrappo
saldamente al ramo e cerco un appoggio con il
piede. Quando l’ho trovato provo a vedere se tiene il mio
peso, visto che non
poso definirmi propriamente un uccellino.
Bene, tiene.
Mi sposto in
modo da tenermi aggrappata al tronco e scendo.
Ok. Bene. Mi
basterà procedere così per un po’,
lentamente, e
sarò giù sana e salva.
Sto per
appoggiarmi ad un altro ramo, quando sento un
improvviso “crack” provenire dall’alto.
Sobbalzo, perdo
la presa e cado per terra, senza troppi
danni: per fortuna non ero troppo in alto.
Ah, il mio
povero sedere.
Ancora stordita
alzo lo sguardo e vedo un uccello guardarmi
dal ramo dove poco prima dovevo esserci io.
Accidenti a lui.
Mi ha fatto prendere un infarto.
Mi rialzo,
spazzolo i calzoni e la camicia, provo a rifarmi
la treccia decentemente e mi avvio verso la Casa di Aslan.
Arrivo
all’entrata tranquillamente, l’esercito non
è ancora
arrivato.
Non faccio in
tempo a entrare che Holly mi travolge in un
abbraccio soffocante.
- Dio, Giuls,
dove sei stata? Eravamo così preoccupate! –
- a.. a fare una
pas.. passeggiata nel bosco – balbetto,
cercando di liberarmi dalla presa asfissiante.
Si scosta da me
e mi guarda con aria critica, con i suoi
occhi che Elisabetta (una nostra compagna di scuola) ha definito
“color
cioccolato alla nocciola”.
Per la cronaca,
io, secondo lei, li ho “color cioccolato
all’arancia”. Quando me l’ha detto
eravamo a pattinare, e
sono quasi scivolata, facendo cadere
Silvia, che stava dietro di me. Ah, bei tempi.
Beh, detto in
parole povere: mi fissa, con un sopracciglio
alzato per di più.
- ah, si?
– mi domanda, come se sapesse benissimo che non è
vero. Ma mica lo sa, giusto?
- si –
rispondo, notando con piacere che sembro piuttosto
convinta.
- e sei andata a
fare una passeggiata nel bosco notturna?
–
Uh, porca
miseria. E chi c’aveva pensato?
- e.. emh.. non
avevo sonno – improvviso, scotendo in aria la
mano destra.
Mi fa la faccia
che fa sempre quando mi costringe a dire
qualcosa che non voglio dire, una faccia da: “su, lo sai che
sono la tua
migliore amica, che non lo dico a nessuno. Ti puoi fidare”
È una
di quelle espressioni che le migliori amiche fanno
sempre, con il classico mezzo sorriso complice e le sopracciglia
alzate. Però
lei è quella del gruppo a cui riesce meglio, credo.
Si, come se mi
potessi fidare sul serio di lei. Holly parla
sempre troppo. Può metterci anche tutta la sua buona
volontà, ma in un modo o
nell’altro il tuo “segreto” le scappa
sempre.
- sul serio?
– domanda, le sopracciglia che si alzano ancora
di più, e vorrei picchiarle in testa un bastone per farla
stare zitta, ma so
che non funzionerebbe neanche quello.
- s..si
–
Dio,
perché non so mentire?
- dai, Giu, lo
so che non sei andata nel bosco a passeggiare.
Abbiamo fatto il giro noi stamattina e non c’eri –
Oh, fantastico.
La prossima volta lascio loro un bigliettino
in cui scrivo di essere scappata e di non cercarmi, così mi
lasciano in pace.
Anche se, nei film, succede tutto il contrario. Vabbè.
- e.. ero molto
lontana – ribatto.
-
Giuuuuggia… non sei brava, a mentire, lo sai? –
- si –
borbotto io, imbronciata.
- dooove seei
andataaa? – domanda ancora, facendo somigliare
la domanda ad una canzoncina, e prolungando alcune vocali, cosa che mi
irrita
alquanto.
- non te lo dico
– rispondo io, incrociando le braccia al
petto.
- allora provo a
indovinare che dici? Vediamo.. dove potevi
essere? – si picchietta un dito sul mento, alzando lo sguardo
sul soffitto
pensierosa.
Ah, tanto non
indovinerà mai.
Sgrana
improvvisamente gli occhi.
-
Giuggi… tu non sei andata al castello, vero? –
Salto per aria.
Ma .. ma.. non
è possibile!
Mi guarda
stupita.
- oddio, Zuzu,
come hai fatto? –
Gonfio le
guancie. Ormai tanto vale dire tutto, no?
- mi ci ha
portata Edmund – borbotto a voce talmente bassa
che spero non l’abbia sentito.
- CHI?!
– urla invece lei, e sono costretta a balzare in
avanti per tapparle la bocca, prima che qualcuno la senta.
- ssh!
– faccio poi, premendomi un dito della mano libera
sulle labbra – dillo a qualcuno e ti strozzo. –
- ma.. ma.. non
ti sei fatta male, vero? – mi tasta, cercando
di capire se sono ferita o meno. Me la scrollo di dosso, infastidita.
- se mi fossi
fatta male non sarei qui, non pensi? – commento
mettendomi le mani sui fianchi.
- e .. e non si
sono accorti che c’eri anche tu? – domanda,
fissandomi sempre più stupita.
Scuoto la testa.
Certe volte vorrei che non leggesse tutte
quelle riviste scandalistiche dove fanno il terzo grado a tutti. La sua
mente
non fa altro che elaborare domande che riguardano soprattutto le
situazioni
complicate.
- non eravamo
nella battaglia… Ed doveva solo lanciare i
segnali dai tetti, non l’hai sentito? – sbuffo.
- quindi sei
stata con.. Edmund – commenta, con un tono di
voce che non fa presagire nulla di buono.
Oh, no, no, no!
Adesso passerà alle domande imbarazzanti!
Dov’è la mia botola?
- e… -
- e niente!
– ribatto, forse un po’ troppo velocemente.
Sento i cavalli
che arrivano e delle urla. Mi sporgo verso
l’uscita e guardo fuori, vedendo l’esercito
raccolto intorno a Caspian e a
Peter, che litigano.
Oh, fantastico.
Mi avvio a passo
di marcia verso di loro, sfoderando il mio
miglior sorriso da benvenuto.
- ragazzi!
–
Mi guardano.
Dietro di me
appare subito Lucy, e sobbalzo, perché non l’ho
vista arrivare.
Mi guarda.
Perché
accidenti mi guardano tutti?
- si
può sapere dove sei stata, tutta la mattina? Giorgia mi
ha trascinato in giro disperata, credendo che ti avevano rapita
– commenta
Lucy, con un sopracciglio alzato.
Dio, credo che
inizierò a odiare le sopracciglia alzate.
- e.. ero a fare
una passeggiata. Non avevo sonno – mento, e
sembra crederci.
Oh, vuol dire
che non faccio così schifo a mentire.
Holly mi si
affianca, e si appoggia col mento alla mia
spalla, abbracciandomi da dietro. La guardo male. Solo
perché sono più bassa di
lei non vuol dire che sono il suo “appoggia-mento”
personale.
Lucy sta
fissando Caspian e Peter, con aria severa ma anche
triste.
- dove sono..
gli altri ..? –
Loro due non si
guardano, distolgono lo sguardo.
La folla si
apre, e si vedono dei fauni che portano Briscola
su una barella. Lo appoggiano a terra e Lucy gli corre incontro.
Byron e Edmund
atterrano poco più
in là, e anche lui corre al “capezzale”
del nano.
E, non posso
fare a meno di
domandarmi come diavolo ha fatto a finire in fondo alla fila.
Vabbè.
Non riesco a
correre incontro a
Briscola anche io perché Holly sembra intenzionata a
rimanere ancorata al
terreno.
Vedo Lucy fargli
bere la sua famosa pozioncina, quella che ha
salvato Edmund nel primo film.
Briscola
tossisce, e si scuote tutto, prima rassicurare tutti
quanti con uno dei suoi soliti commenti.
A questo punto,
Caspian e Peter riprendono a litigare
furiosamente, dandosi reciprocamente la colpa.
Evviva
l’amicizia!
Caspian se ne
entra nella Casa di Aslan a passo di marcia,
così furibondo che non mi sorprenderei se comparisse da un
momento all’altro
una nuvola con tuoni e fulmini corredati, sopra la sua testa.
E non mi stupire
per niente, anzi, se uno di quei fulmini per
caso colpisse Peter,
disintegrandolo.
Beh, su, tanto
non è possibile, giusto? E Caspian non farebbe
mai una cosa del genere. Non quando
i
Pevensie sono la sua ultima speranza. Si, beh, più o meno.
Briscola viene
trascinato, a forza ovviamente, in infermeria,
giusto per controllare che sia guarito del tutto.
Lo seguo con lo
sguardo, sorridendo lievemente per le
continue e rumorose proteste, fino a che Edmund non mi passa affianco,
e, con
un breve cenno della mano, mi saluta.
Guardandomi.
Perché
oggi mi devono guardare tutti? Io odio
essere guardata.
Holly sta per
sparare fuori una cavolata delle sue, ma le
tappo la bocca con una bella gomitata nello stomaco.
Ecco,
così impara anche ad appoggiarsi a me.
Lucy mi guarda
con un sorrisetto divertito.
Basta. Giuro che
mi trasformo nella donna invisibile se non
la smettono di fissarmi.
Seguo Edmund e
Lucy all’interno, sommersa dalle estenuanti
chiacchiere di Holly, che riesce a trovare qualcosa da raccontarmi
anche quando
viviamo assieme.
Qualcuno mi
salvi. Per favore.
Peter
è subito dopo di noi.
Già
non è nella classifica dei miei personaggi preferiti, e
viverci assieme non sta certo migliorando la sua postazione.
Si affianca a
Edmund, e iniziano a parlare concitatamente.
Certo che
è bravo a litigare, il biondo.
Si sente una
sottospecie di tuono, e trema il terreno.
Ci fermiamo
tutti di colpo.
- cosa.. cosa
è stato? – sussurra Lucy, guardandosi intorno
all’erta.
Peter scuote la
testa.
- non lo so.-
- un terremoto?
– propone Holly, che mi sta praticamente
soffocando. Mi dimeno un po’, prima di riuscire a staccarmi,
e mi avvicino a
Lucy il più possibile. Magari se sto di fianco a lei Holly
non s’appiccica.
Vana speranza. Infatti mi afferra la mano.
- non credo
– commenta Edmund, fissando il fondo del
corridoio in cui ci siamo inoltrati.
Guardo la fiamma
della torcia appesa al muro. Sento come un
sussurro, impercettibile, una cantilena.
- ehi. Lo
sentite anche voi? – esclamo all’improvviso,
saltando
per aria io stessa quando il suono della mia voce rimbalza lungo le
pareti del
corridoio, amplificandosi.
- che cosa?
– mormora Edmund, prima che tutti si mettano in
ascolto, orecchie tese e sensi all’erta.
Eccola. Sembra
quasi una litania, e si sta facendo un po’ più
forte.
Ehi. Ma io la
conosco già.
Il respiro mi si
blocca in gola, quando collego: la Strega.
Ommioddio la
Strega!
Prendo a corre
per il corridoio, trascinandomi dietro Holly
che è ancora ancorata alla mia mano senza alcuna intenzione
di staccarsi.
Dietro di noi i passi veloci di Edmund, Peter e Lucy rimbombano in un
modo
inquietante.
Ecco, neanche
due minuti che corro e c’ho già il fiatone.
Arrivo nella
sala, e freno di colpo, strillando quando il
lupo mannaro decide di lanciarsi addosso a noi.
- Holly,
giù! – urlo, trascinandola a terra, ed evitando
per
un soffio gli artigli del mannaro.
Per fortuna, il
licantropo, sembra decidere che noi non siamo
alla sua altezza e si lancia contro Edmund, mentre Peter tenta di
affettare la
strega e Lucy corre in aiuto di Briscola, che sta combattendo contro
Nikabric.
Come diavolo
c’è finito, qui, Briscola?
Alzo lo sguardo,
fino ad arrivare alla lastra di ghiaccio in
cui è ancora intrappolata la Strega. E Caspian se ne sta
lì in mezzo, con lo sguardo
incantato e la mano sanguinante tesa verso di lei.
Una delle tante
domande che mi sono sempre posta è: perché la
Strega ha bisogno di sangue, per uscire, se il suo braccio è
uscito
tranquillamente senza?
In qualsiasi
caso, non posso certo starmene ferma a guardare,
giusto?
Mi
avvicino, piano,
lentamente, verso Caspian, scollandomi di dosso Holly.
- Caspian!
– urlo. – esci subito di lì, accidenti!
–
Lui si volta di
scatto verso di me, sobbalzando, e mi guarda
sorpreso. Abbassa di un po’ la mano.
So che la Strega
mi guarda male, e si sta sicuramente
chiedendo chi diavolo sono mentre cerca di congelarmi con uno sguardo.
Il sangue mi si
ghiaccia nelle vene, e un brivido freddo mi
corre lungo la schiena.
Ok, devo
ammettere che avrebbe raggiunto il suo scopo, se
Peter non si fosse letteralmente lanciato addosso a Caspian, buttandolo
fuori
dal cerchio magico.
Buttandolo
addosso a me, per la precisione.
A momenti mi
schiaccia. Cioè, va bene tutto, ma non pesa come
una piuma, decisamente no.
Per fortuna si
rialza, porgendomi la mano.
La afferro,
tirandomi su.
Sento dietro un
guaito di dolore, che diventa sempre più
fievole, fino a spegnersi: Edmund deve aver sconfitto il lupo mannaro.
- lo sai che non
ce la puoi fare da solo, Peter caro. – fa la
Strega con quel fare suadente che ho sempre odiato.
Dio, fosse per
me non so quali atroci torture le avrei fatto
soffrire, alla fine del primo film. Altro che ucciderla, come ha fatto
Aslan.
Troppo poco doloroso. Ci volevano anni e anni di torture solo per
quello che ha
fatto a Ed.
Ora che ci
penso, mi sa che la odio proprio perché ha
imprigionato Ed.
Si, ok, Edmund
se l’è cercata, quella volta.
Però
continuare a perseguitarlo, no!
E poi: caro, carissimo Peter.
Ma se l’ha sempre guardato male! Credo che neanche fosse
sicura di quale fosse
il suo nome, nel primo film. O forse gliel’ha detto Edmund.
Si, probabile.
- Peter, vieni
via! – lo incita Caspian, improvvisamente
conscio del pericolo. Non fa in tempo a finire la frase, che la lastra
di
ghiaccio s’incrina. Si crepa tutta, in piccoli pezzi, mentre
lo sguardo della
Strega Bianca si fa furioso e confuso al tempo stesso. Il ghiaccio va
in mille
frammenti, che cadono a terra con un suono cristallino.
Edmund ci guarda
tutti, ancora con la lama alzata, soffermandosi
su Peter.
- lo so
– dice, prima che l’altro possa fare niente
– era
tutto sotto controllo – e se ne va.
*
Miranda Kiss è un personaggio
della storia “Provaci ancora, signorina Kiss!” di
Michele Jaffe; la potete
leggere nella raccolta di storie “Danze
dall’Inferno” in cui potete trovare anche
racconti di Meg Cabot, Kim Harrison, Stephenie Mayer e Lauren Myracle.
Sono tutti
racconti “dell’orrore”, ambientati
durante dei tipici balli scolastici
americani. Ve lo consiglio caldamente.
Bene,
sono fiera di me J
Posso
dire di aver fatto un
aggiornamento-lampo, visti i miei standard xD
Speriamo
di non aver deluso
nessuno . . .
Beh,
un ringraziamento gigantesco
a chi ha recensito :
Kattiva97:
ciao! Mi
fa molto piacere che il personaggio di Giulia di piaccia J
Per
le altre ragazze, hai
ragione. Dovrei approfondirle decisamente di più. In questo
capitolo ho provato
un po’ a far conoscere meglio Silvia e Holly, ma non credo
che sia uscito come
volevo io.
Al
solito, sono una frana nelle
descrizioni xD
Per
quanto riguarda alla tua
domanda: nel libro viene spiegato che ci sono diversi portali, che
conducono a
Narnia; a quel punto, ho pensato che a Narnia il tempo scorre in modo
diverso. E
questo diciamo che è “testato”, quindi
lo sanno tutti. Quello che mi sono
inventata io di sana pianta è: se a Narnia il tempo scorre
in modo diverso
rispetto a qui, perché i portali si devono aprire tutti
nella stessa epoca? (è
una domanda senza senso, ora che ci penso, ma ormai quel che fatto
è fatto) cioè,
ogni portale ha il suo, diciamo.. “spazio
temporale”. Quindi il portale è
sempre nello stesso posto, (come nell’hotel, per esempio, o
nell’armadio) ma
non si apre sempre nello stesso periodo. Diciamo che mi sono basata
anche sul
fatto che il portale dell’armadio non si è
riaperto, quando i Pevensie sono
tornati indietro dopo essere diventati Re e Regine. Quindi, ho dedotto
che il portale
non è “fisso”. E poi, se Aslan vuole che
qualcuno arrivi a Narnia, dubito che
si faccia dei problemi sull’epoca da cui vengono. xD
Si,
ok. È un po’ un casino, in
effetti, ma più o meno è così. Ho la
mente contorta, lo so.
Visto
che sicuramente ti avrò
fatto venire altri dubbi (xD), non farti problemi e chiedi pure.
P.S.
uuuh.. dimmi il nome dell’hotel
che vado, sfondo la porticina e mi catapulto a Narniaaa *__* poi ti
chiamo,
così mi raggiungi. Infondo la scoperta è tua J
e che gusto c’è ad andare
a Narnia se non c’è nessuno a sclerare con te? xD
AlexJimenez:
ahah! sai,
ho pensato che rompergli il timpano non era il modo migliore per
farselo amico,
ma giuro che anche Giulia vorrebbe urlare in stile fan girl. xD
Beh,
la tua domanda ha già
avuto risposta, Giulia al castello c’è andata, e
ho continuato la storia,
quindi spero di averti reso felice :) e di non aver deluso le tue
aspettative
su questo capitolo.
Grazie
mille per l’incoraggiamento
J
Non
avendo nient’altro da dire mi dileguo, ringraziando Kattiva97
e
VesiSchwartz
per aver messo la mia storia tra le seguite. Thank you
all! <3
_
L a l
a
|
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Capitolo 4 *** 4. ***
- buongiorno,
ragasshe – borbotta Giorgia, vendo Holly già
alzata e che tenta di soffocarmi col suo cuscino,
nell’intento di svegliarmi.
Mi dibatto nel
letto, liberandomi del cuscino e attaccandola
a mia volta con le lenzuola, nel vano tentativo di imprigionarla o,
meglio
ancora, strangolarla.
-
buon… aaaaah! – strilla Silvia, cadendo
giù dal letto e
rimanendo incastrata alle coperte per un piede.
Io e Holly ci
fermiamo, guardiamo lei un attimo e poi ci
guardiamo, cercando di trattenere le risate. Un attimo dopo,
però, stiamo
rotolando dalle risate sul mio letto, aggrovigliandoci nelle lenzuola,
mentre
Silvia borbotta un: - accidenti a questa vestaglia … -
Bisogna
ammettere, però, che dormire con delle vestaglie non
è per niente facile. Io ho solo una vestaglia, a casa, che
potrebbe meglio
definirsi come “vestitino estivo che non ho mai messo
perché a mia mamma non
piace e che quindi, pur di usarlo, lo tengo la notte”.
Tutte le volte
che me lo metto è un incubo: io mi rigiro
spessissimo nel letto e la vestaglia finisce sempre per attorcigliarsi.
Perlomeno, quella che ho a casa, è comoda e abbastanza
larga.
Questa cosa che
ci hanno rifilato è stretta, per niente
comoda e una notte o l’altra mi ucciderà.
Mi vedo
già il titolo dell’articolo sul giornale: ragazza
uccisa nel sonno dalla propria vestaglia ribelle.
Però
non potevo certo dormire in jeans e canottiera. In
effetti potevo, ma volevo provare a vestirmi da narniana.
Vabbè.
Giorgia si
rigira tranquillamente
dall’altra parte, come se nulla fosse successo e Holly decide
che è ora di
svegliare anche lei, mentre io mi vesto e Silvia lotta con lenzuola e
vestaglia
da notte.
Mi pettino
svogliatamente, cercando
di far in modo che i capelli non prendano il loro
“cespuglio-style” , ma che se
ne rimangano belli tranquilli al loro posto.
Giorgia viene
trascinata giù dal
letto con la forza, e Silvia si rassetta il vestito che ha appena
indossato. Mi
siedo sul letto sfatto, aspettando che anche loro finiscano di
cambiarsi e poi
usciamo.
Lungo il
corridoio incontriamo
Caspian, ancora un po’ intontito per il sonno.
- buon giorno,
ragazze, dormito
bene? – domanda, mentre lo raggiungiamo.
- si, tu?
– domanda Holly, a
braccetto con Giorgia. Lui mugugna un assenso. La porta alla nostra
destra si
apre di colpo, sbattendo sul muro di pietra, e esce Peter che lancia
un’occhiata strana a Caspian, prima di raggiungere di corsa
Susan, appena
uscita da una camera un po’ più avanti.
Caspian sospira.
Edmund appare poco
dopo, sulla soglia della stessa stanza di Peter. Sembra ancora nel
mondo dei sogni.
-
‘giorno ! – cinguetto io,
sorrisone gigantesco stampato in faccia.
- mm –
Lo guardo
sorpresa, mentre Caspian
gli molla una pacca sulla spalla, salutandolo.
Silvia decide di
boicottare il mio
tentativo di fare conversazione con Ed, prendendomi sotto braccio e
raccontandomi del sogno che ha fatto stanotte, riguardo un cane che
guidava una
motocicletta nel campo dei telmarini mentre loro gli offrivano in
sacrificio
Miraz facendoci vincere la guerra.
Lucy si aggiunge
al gruppo,
iniziando a raccontare anche lei il suo sogno, qualcosa tipo Aslan che
cantava
l’inno narniano prima della battaglia.
E io non posso
fare a meno di pormi
la domanda più stupida del secolo: ma i leoni cantano?
A proposito di
sogni, io ne ho
fatto uno terribile: ero
dentro un
tribunale, e nel banco dei deputati c’erano tutti i narniani
che abbiamo
lasciato al castello. Non che io li conoscessi tutti, ma sapevo che
erano loro.
Il giudice era la Strega Bianca e a testimoniare c’era il
lupo mannaro, che
diceva che avevamo abbandonato i nostri compagni e che quindi
meritavamo una
pena. Ero insieme a Edmund, Giorgia (che non ho la più
pallida idea del perché
fosse lì) e a Otron, e continuavo a cercare Byron con lo
sguardo, come se fosse
stato il mio avvocato.
Ovviamente evito
di raccontarlo,
visto che ho costretto Holly a giurare di non dire della mia
“gita” al castello
né a Giorgia né a Silvia. Mi limito a rispondere
che non mi ricordo cos’ho
sognato, con un’aria vaga.
Ci sediamo a
tavola, seguendo
Caspian e, miracolosamente, riesco a sedermi accanto a Edmund, mentre
Silvia
continua a parlare.
Sbocconcello il
mio pane con la
marmellata, guardando Edmund che rigira stancamente il suo latte nella
tazza.
-
cos’hai? – domando ad un certo
punto, mentre Silvia è tutta presa a raccontare a Lucy
quello che secondo lei è
il significato del suo sogno.
Menomale che ha
trovato qualcuno
che l’ascolta, così io posso attaccare bottone
senza interferenze.
Beh,
più o meno.
Ma
troverò un modo anche per
sistemare Holly e Giorgia. Qualcosa
tipo
legarle ad una sedia e imbavagliarle. O.. buttarle giù da un
precipizio,
raccoglierle col cucchiaino e chiuderle a chiave in infermeria.
Edmund alza lo
sguardo sorpreso,
arricciando poi il naso.
- sonno
– risponde, con uno sbuffo.
- non
è vero – ribatto io, e lui mi
guarda con un sopracciglio alzato.
Alla gente di
qui piacciono tanto
le sopracciglia alzate, a quanto pare. A me no.
- Caspian ha
sonno – continuo,
indicando Caspian che ha lo sguardo perso nel vuoto, puntato
chissà come verso
Susan. – tu sembri arrabbiato –
Lui fa un altro
sbuffo e evita di
guardarmi, rigirando furiosamente il latte che sta nella sua tazza. Io
capisco
che sia nervoso, ma non può ignorarmi così!
Cioè, si può. Però non mi va bene,
ecco.
- Ed?
– faccio ancora, ben decisa
ad attirare la sua attenzione. Fino ad ora non mi sono comportata da
fan-girl,
più o meno. Non gli o urlato nelle orecchie, non ho fatto
gli occhi
sbrilluccicosi e non gli sono ancora saltata addosso, per ora.
sottolineo il per ora. Sono mezza
intontita dal sonno,
adesso, e ho tutte le intenzioni di comportarmi da fan-girl.
…
Ma che sto
dicendo?!
Se mi comporto
da fan-girl non mi
rivolgerà più la parola! Ma uffaaaa!
Credo che appena
finisco la
colazione andrò ad urlare nel bosco, sperando che nessuno mi
senta. Potrei
portarmi dietro il mio fantastico coltellino e disegnare Edmund su un
albero,
così da far finta che quello sia lui per poi saltargli
addosso.
Bella. Mi piace.
- che
c’è? – sbotta, burbero,
riservandomi un tono e un’occhiataccia degni di Yu Kanda * .
Oh, come mi
mancano i miei manga. Mi è venuta un improvvisa voglia di
parlare di manga.
Chissà se è disposto ad ascoltarmi.
- sei arrabbiato
per ieri? –
Mi lancia uno
sguardo tra lo
stupito e il seccato. Faccio un sorrisetto di circostanza, mentre la
mia mente
già progetta la passeggiata nel bosco. Chissà
com’è, saltare addosso ad un
albero.
- per che cosa
dovrei essere
arrabbiato? - chiede.
- beh,
perché Peter e Caspian
stavano dando retta alla Strega –
Devo stare
attenta a quello che
dico: non posso permettermi che scoprano che so già tutto.
Quindi devo far
finta di non sapere chi è la Strega.
Noto solo ora
che ho raccontato a
Domahi e fratelli della Strega con Edmund presente.
Bah,
penserà che l’ho letto da
qualche parte. Le creature di Narnia hanno portato qui i loro
manoscritti con
tutti i racconti del passato. Non che io ne abbia bisogno,
s’intende. Però è
una buona scusa.
- si, forse un
pochino. Ma come fai
a sapere che era una Strega? –
Ecco,
fantastico. Se gli dico che
sono andata a leggere, e poi scopre che non sono andata? E
perché mi faccio
tutti questi problemi mentali?
Pensa, Giu,
pensa.
- ah. Era una
fatina del ghiaccio?
–
Mi rendo conto
solo ora
dell’incredibile scempiaggine che è uscita dalle
mie labbra.
Ma,
l’importante, è che lui sembra
sul punto di scoppiare a ridere.
- non ci sono
fatine del ghiaccio,
a Narnia – dice, trattenendo un sorriso.
Si mette la mano
davanti alla bocca
per non ridere, e non posso fare a meno di esultare dentro di me.
- bene. Quindi
era una strega, no?
–
Annuisce, il
sorriso che si
rimpicciolisce di poco.
- si.
–
- non ti stava
molto simpatica, eh?
– commento, come se non fosse ovvio.
- già
– annuisce lui, tornando a
guardare il suo latte con aria torva.
Dopo un momento
di silenzio mi
guarda incuriosito.
- non mi chiedi
perché? – domanda,
in un soffio.
- non sono fatti
miei – rispondo io,
con un’alzata di spalle.
A dir la
verità, sapendo già il perché,
non mi è neanche passato per la testa di chiedergli
spiegazioni.
Mi guarda, un
po’ sospettoso ma poi
riprende la sua colazione con una strana espressione dipinta in viso.
Sospiro,
grattandomi una guancia.
Guardo il mio pane con la marmellata, mordicchiato a metà,
indecisa se finirlo
o meno.
Caspian sobbalza
all’improvviso,
quando dietro di lui compare il Dottor Cornelius.
- oh, Cornelius!
Stavo proprio
pensando di presentarla agli altri – sorride Caspian, ma so
che stava pensando
a ben altro. Qualcosa tipo lui, Susan e una camera da letto. Ho reso
l’idea,
no?
E non fate
quelle facce lì, su. Ho
quattordici anni, è vero, ma non sono scema.
E sono anche una
yaoista convinta,
sebbene non possa leggere le rating rosso. Ma un giorno
potrò! E a quel punto
sarò in grado di conquistare il mondo! Buahah!
Ok. Colpa della
prolungata assenza
di manga. Non fateci caso.
Poi Caspian si
volta verso di noi,
sorridendo da un orecchio all’altro.
- ragazzi, lui
è Cornelius, il mio
mentore. Cornelius, loro sono Giulia, Holly, Giorgia, Silvia e lui
è Re Edmund.
Re Peter e le Regine sono quei tre un po’ più in
là .. – li indica – ecco, li
vede? –
L’uomo
annuisce, accarezzandosi la
lunga barba bianca. Borbotta qualcosa.
- si ferma con
noi a fare
colazione? – domanda a quel punto Caspian, facendo cenno
verso il tavolo.
- no, grazie
Caspian. È stato un
piacere conoscervi – fa un lieve inchino e si dilegua.
Lui lo guarda
con cipiglio
interdetto poi torna a fissare noi e scrolla le spalle.
Dopo dieci
minuti si alza e annuncia
con aria solenne:
- vi voglio
tutti alla Tavola di
Aslan tra un’ora! –
Poi se ne va.
Arriccio il
naso, indispettita.
La mia
passeggiata nel bosco salta:
come diavolo faccio a andare abbastanza lontano da qui, disegnare
sull’albero,
saltare addosso a questo e ritornare indietro, tutto in
un’ora?
È
impossibile!
Bah. Credo che
mi accontenterò di
leggere stesa nel prato qui di fronte e di fare
“m’ama non m’ama” con le
margherite.
Ah, mi sento
patetica. Non faccio
“m’ama non m’ama” dalla quinta
elementare. Che poi, in quinta elementare non ne
avevo certo bisogno, visto che il “fidanzatino” ce
l’avevo già.
Ah, mi sento
ancor più patetica di
prima. Avevo il ragazzo in quinta elementare e ora che devo andare in
prima
liceo non so come approcciare.
Certo che
è vero che col tempo si
peggiora.
Sospiro, e i
capelli mal raccolti
mi cadono sul viso scompostamente.
Faccio un cenno
di saluto a Edmund,
prima di venir trascinata via da Giorgia, che dice di voler farmi
assolutamente
vedere la strana pianta che ha trovato a ridosso di un muro.
Bene. Anche la
seduta di “m’ama,
non m’ama “ salta. Possibile che non riesco a fare
mai nulla per i fatti miei?
Chissà
come mi ritrovo sempre ad
essere trascinata in giro.
Ora, per
esempio. Giorgia mi ha
portato a vedere questa santa pianta (che a me è sembrata un
arbusto piuttosto
nell’ordinario, se non fosse stato per il colore dorato e il
profumo non troppo
gradevole che emana) che lei ha ribattezzato qualcosa tipo Puffilde,
che credo
sia un incrocio tra Puffo e Brunilde, ma quando si tratta di Giorgia
non si sa
ma.
Beh,
è stata lì più di mezz’ora a
raccontarmi di come l’ha trovata e blablabla.
Quindi?
Quindi ora siamo
in ritardo, e mi
sta trascinando verso la Tavola di Aslan credendo ancora che possiamo
arrivare
in tempo; io sono sicura che Caspian ci lincerà non appena
varcheremo la
soglia.
Ecco, vedete
(ormai parlo come se
qualcuno mi stesse ascoltando. Vabbè, farò finta
che un gruppo di fatine
particolarmente interessate a me stiano seguendo questa serie di
(s)fortunati
eventi. Neanche gli orfani Baudelaire** avranno mai la sfortuna di
avere amiche
come le mie. Ogni tanto mi chiedo che ho fatto di male. ) io
l’avevo detto, a
Giorgia, che forse era il caso di andare, ma mi ha liquidato con uno
sbuffo e
un: “ma Giuggi, c’è ancora
tempo!” .
Non
riuscirò mai a fare quello che
pare a me. È impossibile. L’ho già
detto, questo, vero?
Come non
riuscirò mai a saltare addosso
a Edmund, ma credo che questa sia una questione diversa.
Giorgia spalanca
la porta, e tutti
si girano a guardarci, perché abbiamo bloccato Caspian a
metà del suo discorso.
Edmund mi fa un
cenno con la mano,
sorridendo appena e rispondo con un sorriso leggermente troppo grande.
Beh,
magari non riesco a saltargli addosso, ma credo di potermi
accontentare.
- siete in
ritardo – sibila
Caspian, e per un momento tempo sul serio che abbia intenzione di
condannarci a
morte. Una bella esecuzione pubblica, magari sul rogo, è
proprio quello che ci
vuole per concludere la serie delle mie vicende. Un impiccagione no,
però. Non
mi piacciono le impiccagioni. Mentre una ghigliottina mi ispira
già di più. Fa
tanto “Saga del Male”*** .
- eh,
già – fa Giorgia, tutta
giuliva. – ma, sai, ho dovuto assolutamente
fare vedere a Giulia la mia pianticella. È
così cariiina –
Si dondola sulle
gambe, una mano
ancorata al mio braccio. Caspian mi guarda interrogativo, e scrollo con
fare
esasperato il capo, alzando gli occhi al cielo.
- e poi non hai
certo bisogno di
noi. Fino ad ora ci hai vietato di fare alcunché –
continua Giorgia, i fini
capelli biondi che le ondeggiano alle spalle.
- sedetevi
– dice sbrigativo,
indicando i vari gradini e le sedie su cui tutti sono appoggiati. Sento
Holly
ridacchiare sommessamente, seduta sulla sinistra con Silvia e Lucy.
Sbuffo, mi
scrollo di dosso Giorgia
e punto decisa verso la direzione opposta, sedendomi in un angolino,
appoggiata
al muro.
Mi rannicchio
lì, mentre Caspian
riattacca a parlare. È inutile ascoltarlo, tanto a me non
darà certamente
qualcosa da fare.
Sbuffo,
guardando il soffitto fatto
di pietra.
- Holly
andrà con Susan e Lucy a
cercare Aslan. – dice e poso lo sguardo su di lui,
incuriosita.
- Silvia
darà una mano a Peter con
i preparativi per la battaglia – continua e lo guardo ad
occhi sempre più
sgranati. Finalmente si è deciso a farci fare qualcosa anche
a noi!
- Giulia
andrà oggi pomeriggio con
Edmund al campo Telmarino a portare la missiva –
Ok, se ho uno
shock o un infarto o
qualcos’altro e muoio sappiate che ho amato la vita. E che
sono felice di
essere morta così e non attraverso un’esecuzione
pubblica.
Io. Edmund.
Missiva.
Ok, sto per
svenire.
- e Giorgia
verrà con me, le
spiegherò quello che deve fare. Potete andare. –
Mi alzo
traballante.
Holly balza in
avanti e mi afferra
per un braccio.
- uhuh, la
Giulietta va con Eddie.
Chissà cos… – sussurra gongolante, al
che le tappo la bocca con una gomitata. È
l’unica cosa che la zittisce per un po’.
Edmund ci passa
davanti
velocemente, con Lucy alle calcagna che ridacchia per qualcosa di a me
sconosciuto.
E Edmund le
borbotta qualcosa di
imbarazzato in risposta.
Questo si chiama
“pressione
psicologica”. Basta. Fuggo da qualche parte. Magari nel bosco
per attuare il
mio piano.
Lo farei sul
serio se Holly non
tenesse ben salda la presa sul mio braccio.
Giorgia ci
raggiunge e s’abbranca
al braccio libero.
- Giiiuggiiia.
Sei feliiice? –
- smettila di
allungare le “i” . mi
dai fastidio. – borbotto contrariata, scuotendo il braccio a
cui è attaccata.
Come se non
bastasse arriva anche
Silvia, che s’attacca alla mia vita e si fa praticamente
trascinare.
- ooh, il sogno
d’amore della Giu
verrà finalmente coronaato – cinguetta, e vorrei
tanto picchiarla ma è come se
si fossero coalizzate contro di me.
Arrgh. Che
diavolo di amiche ho?
- taci, idiota
– ribatto piuttosto
piccata.
- che modi sono,
Giuggi? – fa,
fingendosi offesa.
- tsk
– borbotto con tono seccato,
degno di Yu Kanda. Oh, oggi cos’è? Il
“Yu Kanda Style Day”?
Vabbè.
- posso andare
in camera o voi
cretine avete intenzione di tenermi in ostaggio ancora per un
po’? – sbraito,
quando vedo che non hanno la minima intenzione di scollarsi.
Si lanciano
un’occhiata d’intesa.
Mi fanno paura quando si lanciano certe occhiate.
- ancora un
po’! – ride Holly,
mentre Silvia mi tira su di peso, e mi trascinano via correndo,
sorpassando
Edmund e Lucy che ci guardando perplesse.
- aiuuuutooo
– urlo, ma devo
sembrare poco convincente perché sto ridendo come una matta.
Sto camminando
nell’erba alta,
maledicendomi in tutte le lingue del mondo per aver rifiutato
l’invito di Tarik
a salire sulla sua groppa.
Il gigante
è davanti a noi, e
schiaccia l’erba, anche se al mio passaggio sembra tornare
tutta su solo per
farmi un dispetto.
Odio camminare
nell’erba alta.
Potrebbero esserci ogni tipo d’insetti e anche dei serpenti.
In
più sono al buio, in quanto le
stelle su là in alto sono si, belle, ma non troppo luminose.
Potrei
inciampare, battere la testa
su un sasso e morire.
Oddio, non ci
voglio pensare.
Ed è
già la terza volta, oggi, che
penso di rischiare di morire. Bah.
Tarik, il
centauro, si affianca al
gigante, il cui nome per me è impronunciabile, e i due
ridono.
Ovviamente Miraz
ha accettato la
sfida, e quindi il morale è alto. Non vediamo
l’ora di arrivare per dare agli
altri la buona notizia.
Edmund sembra un
po’ pensieroso.
- Ed?
– faccio, saltando una
pozzanghera per non finirci dentro con i pantaloni di cuoio appena
lavati.
- nh?
– borbotta lui, sguardo
puntato a terra e passo svelto.
- ma rispondi
sempre a monosillabi?
– protesto piccata, sciogliendomi quell’odiosa
treccia in cui ho raccolto i
capelli. Lui alza lo sguardo su di me, incuriosito.
- ti da
fastidio? –
- parecchio.
– sbuffo, mentre mi
pettino con le dita per non sembrare troppo una pazza. –
sembra che non mi stai
ascoltando. –
- ma non stavi
dicendo niente – mi
fa notare lui, con un sorrisetto divertito.
Scrollo le
spalle, indispettita.
- e chi te lo
dice? Tanto non stavi
ascoltando –
- ok,ok, hai
ragione tu – si
arrende, alzando le mani in segno di resa, mentre ride. Gli faccio la
linguaccia.
Inciampo in un
sasso, lanciando uno
strillo sorpreso mentre cado in avanti. Sento lui che mi afferra per un
braccio, cercando di trattenermi, ma trascino giù anche lui.
Aggraziata come
al solito, eh?
Rotolo per un
po’ nell’erba, ad
occhi chiusi.
- stai bene?
– sussurra da qualche
parte sopra di me.
- eh? si, credo
di .. – apro gli
occhi e mi rendo improvvisamente conto che quel “da qualche
parte sopra di me”
era più un “a due centimetri dal mio
naso”. Sussulto e finisco la frase in un
soffio: - … si –
Ok, devo
concentrarmi sulla
respirazione, perché finisce che muoio asfissiata.
Prendo un bel
respiro.
Ecco,
così. Respira, Giu, respira.
- sicura?
– mormora ancora e
deglutisco a vuoto, sentendo il suo fiato così vicino alle
mie labbra.
Ok, diciamocelo
care fatine che si
sono interessate alla mia storia: il mio cuore sembra aver deciso che
deve
uscire dal mio petto a tutti i costi. Lo sento che mi rimbomba nelle
orecchie
in un modo assordante.
- eh. eh.. si.
T..Tu? – da dove
diavolo mi esce la voce?
Che, in effetti,
somiglia di più al
miagolio di un gatto che esala il suo ultimo respiro che alla mia
solita voce
squillante.
- si, tutto bene
–
Bene,
fantastico. Felice per te. Ora, vuoi alzarti si o no prima che
muoia di crepacuore? E perché diavolo mi stai fissando?
Smettilaaaa …
Dio Mio, sto
partendo alla grande.
Però
è vero che potrebbe alzarsi.
Non è propriamente una piuma neanche lui. Beh, magari un
po’ più leggerino di
Caspian è.
E potrebbe anche
smetterla di
fissarmi, perché mi vengono in mente un sacco di cose che
è meglio censurare
perché, magari, le fatine hanno figli minorenni, che non
possono assistere ad
una scena del genere.
Ora che ci
penso, però, anche io
sono minorenne. Evvabbè. La testa è la mia, e ci
faccio i pensieri che voglio.
E poi
l’erba inizia a pizzicarmi, e
potrebbe esserci un insetto che mi vuole strisciare addosso proprio in
questo
istante e..
Oh.
Wow.
Questa
… non me l’aspettavo.
Beh, forse un
pochino ci speravo.
Ma pochino, eh!
Certo, niente
più di un tocco
soffice con le labbra, però..
Si rialza di
scatto e lo guardo un
po’ perplessa, ancora sdraiata per terra.
Mi rendo
improvvisamente conto che
se mi bacia un’altra volta potrei anche far finta di non
essere stesa su un
prato dove probabilmente ci sono diversi insetti che vogliono pungermi.
E
magari anche qualche serpente velenoso.
- scusa-
borbotta, allontanandosi
in fretta.
Me ne rimango
ancora stesa,
fissando il cielo in preda ad uno shock. Devo essere rimasta
lì imbambolata per
un po’, perché sento i suoi passi che si
riavvicinano, incerti.
- ehi, hai
intenzione di rimanere
lì ancora per un po’? – borbotta, con
tono imbarazzato e scoppio a ridere.
- che hai da
ridere ora? – sembra
quasi esasperato, mentre mi tiro su tenendomi la pancia per le risate.
Non riesco
neanche a rispondergli,
al che lui mi guarda imbronciato.
- si
può sapere che c’è? – sembra
quasi offeso. Cerco di calmare con scarsi successi le risate.
- nulla,
nulla… -
scuoto la testa, sorridendo. Cerco con lo
sguardo Tarik e il gigante, vedendoli già lontani.
Sento che
sobbalza, quando gli afferro
la mano, indicandogli i due.
- forse
è il caso che li
raggiungiamo, che dici? – propongo, sempre sorridendo.
Edmund mi fissa
un attimo, con
sguardo confuso, poi annuisce e prende a camminare.
Spalanco la
porta della camera,
facendo sobbalzare Holly, Giorgia e Silvia, tutte intente a mettersi la
vestaglia da notte. Col cavolo che me la metto ancora, quella roba
lì. Stasera
jeans e canottiera.
- Giuggiolottaa!
– urla Giorgia,
saltandomi addosso e atterrandomi.
Giuggiolotta?
Questa mi è nuova …
- G.. Gioggi
…- esalo io – n.. non
è che ti togli, per piacere? –
Stasera sono
stata schiacciata da
fin troppe persone. Devo essere un ottimo cuscino, visto che tutti si
ostinano
ad atterrare su di me.
Lei si rialza,
sorridendomi da un
orecchio all’altro.
Quel sorriso
lì non è di buon
auspicio. Soprattutto se diretto a me.
- Giulietta,
com’è andata con
Eddie? – fa Holly, con un sorrisino innocente.
Ah, me misera,
me tapina! Iniziano
le domande della Santa Inquisizione!
- punto uno: si
chiama Edmund, Ed
se proprio vuoi, non Eddie. Punto due: non siamo andati ad un
appuntamento al
buio, Holly, ma a proporre una sfida a quelli di Telmar, visto che, non
so se
l’hai notato, potrebbero farci a fette da un momento
all’altro. –
Lei sbuffa con
aria saccente,
sventolando per aria la mano destra. Silvia scoppia a ridere, e io
frugo
soddisfatta dentro l’armadio, alla ricerca dei miei jeans e
della mia
canottiera verde-acqua scuro comprata da Tezenis prima di partire.
Forse, stasera,
la Santa
Inquisizione è alle Hawaii.
Estraggo
vittoriosa la canottiera e
i jeans, dal groviglio di vestiti che sono stati infilati lì
dentro, iniziando
a cambiarmi.
- Giu?
– fa con aria disinteressata
Giorgia, dopo che mi sono infilata con un sospiro appagato sotto le
coperte.
- mm?
– mugugno, rigirandomi alla
ricerca della posizione giusta.
- non ci
racconti quello che è
successo? – continua, con lo stesso tono da finta
indifferente. Sbuffo,
chiedendomi se le migliori amiche servono solo a intromettersi nella
tua vita
privata quando non devono o se hanno anche un’altra funzione
nascosta e che
utilizzano di rado. O che non utilizzano affatto.
- cosa dovrebbe
essere successo? –
rispondo, con fare lagnoso, cercando di convincerle con il tono di voce
che ho
bisogno di dormire.
- bah,
sai… - commenta Holly, con
fare saputo – potrebbe … non lo so …
averti detto qualcosa o .. –
- sisi, credici
– la interrompo
bruscamente, soffiando sulla candela che ho sul comodino. Spengono sospirando anche
le loro, e mentre
scivolo nel sonno sento Silvia che ridacchia:
- non sfuggirai
al terzo grado per
sempre, Giul –
Mmm. Sa tanto di
minaccia. Ma tanto
la Santa Inquisizione è alle Hawaii, no?
* Yu Kanda
è, per chi non lo
sapesse, uno dei tre protagonisti del manga
“D.Gray-Man” di Katsura Hoshino ed
è particolarmente conosciuto per il suo carattere scontroso
e per la sua
incredibile bravura nel fare a fette chiunque lo irriti,
cioè tutti. Bene. Ora,
io so che a voi non ve ne può fregare di meno ma provo
l’impellente voglia di
raccontarvi di D.Gray-Man e quindi lo faccio. Potete passare
all’asterisco
successivo, se preferite.
Allora. Il manga
è ambientato nel
1800 di un mondo parallelo, dove si sta svolgendo la classica lotta tra
il bene
e il male per la salvezza dell’umanità. Le due
parti sono rispettivamente
capitanate dal Vaticano e dal Conte del Millennio. Il primo credo lo
conosciate
tutti, il secondo è un grassone (presunto marshmellow
mutante) con gli
occhiali, che va in giro con un impermeabile giallo e un cappello a
cilindro
che cambia di volta in volta decorazione. Ah, e per muoversi usa Lero,
uno
strano ombrello parlante a forma di zucca, che deve trasportarlo in
volo tipo
Mary Poppins.
Il Vaticano, che
ovviamente vuole
salvare l’umanità, ha istituito
un’associazione, chiamata Ordine Oscuro (lo so
che fa tanto da cattivi, ma si chiama così), i cui membri
sono gli Esorcisti
cioè uomini con un potere speciale, donato loro
dall’Innocence.
L’Innocence
è una cosa troppo lunga
da spiegare, chi è interessato vada a leggere il manga e
capirà. Per ora vi
basta sapere che ci sono due tipi di Innocence: Equipaggiamento e
Parassita.
La prima va a
formare un arma che
solo il proprietario può usare, la seconda va a unirsi ad
una parte del corpo
dell’Esorcista stesso.
I tre
protagonisti sono Allen
Walker, Lavi the Bookman Junior e Yu Kanda. C’è
chi conta anche Linalee Lee, ma
secondo me non è poi così
importante.
Il protagonista
principale, quello a cui ruota attorno tutta la storia e
che è perennemente nei guai fin sopra al collo, è
Allen Walker, detto anche
Moyashi ( ovvero “mammoletta”, così
denominato da Kanda che, come ho già detto
prima, è una persona mooolto gioviale xD). Viene spesso
definito come un vero gentleman, mangia
tanto, si fa una marea
di problemi mentali grazia alla sua mania di salvare sempre tutti e ha
un golem
(ovvero un oggettino volante che serve a comunicare con
l’ordine quando si è in
missione) dorato, chiamato Timcampy.
Se andate a
cercare il manga, lui è il ragazzino albino, con una
cicatrice rossa sull’occhio sinistro e il braccio sinistro
rossastro (o, in
qualunque caso, non proprio nell’ordinario). Il suo braccio
è quello che si
definisce Innocence Parassita, cioè
quando lui l’attiva il braccio prende la forma di una manona
gigante, di un
cannone o si stacca diventando una spada. Quest’ultima
trasformazione arriva
solo dopo che Tyki Mikk (uno dei cattivi che poi illustrerò)
gli distrugge il
braccio. Allen è anche un presunto Noah (cioè un
cattivo), in quanto ha dentro
di sé la memoria del 14°, il Noah che ha tentato di
uccidere il Conte.
Lavi the Bookman
Junior (soprannominato Baka Usagi –stupido coniglio-
sempre dal nostro simpatico Kanda)è il mio amaaato *___* lui
ha un passato
leggermente particolare, in quanto ha avuto 48 personalità
(Lavi è il 49esimo).
Capelli rossi che sfidano le leggi di gravità, occhio
sinistro verde, occhio
destro coperto da una benda (non si sa ancora cosa diavolo
c’è dietro, però) e
Innocence Equipaggiamento, consistente in un martello che lui
può ingigantire a
piacimento. È un Apprendista Bookman, cioè una
persona che assiste alle guerre
per registrarle. I Bookman scrivono la storia e quindi devono essere
imparziali. Di solito non diventano “soldati” e non
partecipano agli eventi (si
limitano a registrarli), ma nel caso di Lavi e Bookman (soprannominato
amorevolmente “Panda-chan” o
“Vecchio” dall’allievo, anche se va
più di moda il
primo xD) sono
entrati a far parte dell’Ordine
come Esorcisti perché la guerra è, diciamo,
sconosciuta al genere umano. (si. Questi
combattono per gli uomini, e loro manco lo sanno).
Lavi inizia la
sua carriera di Esorcista fingendosi un perfetto idiota,
il solito tipo che fa le battute e che punzecchia i compagni, quello
che,
diciamo, risolleva un po’ il morale (se non ci fosse lui
sarebbero tutti più
depressi xD) ma..
beh, finisce per
diventarlo sul serio, man mano che si affeziona (cosa proibita dal
regolamento
dei Bookman. Il motto del Panda è: un Bookman non ha un
cuore.) ai suoi
compagni. Il che gli causa diversi problemi quando vanno
nell’Arca, ma pace
amen.
Oh, arriviamo al
famigerato Yu Kanda. Lui è giapponese, capelli lunghi,
neri e perennemente raccolti in una coda. Carattere tagliente,
scorbutico e
irritabile, Yuu-chan è il bersaglio preferito di Lavi, che
adora chiamarlo con
il nomignolo prima citato che tanto lo fa arrabbiare. Soprannominato da
Allen,
Bakanda (gioco di parole tra Baka –stupido- e Kanda, cognome
del personaggio…
no, i due non sono particolarmente affiatati xD) il moro ha un
Innocence
Equipaggiamento sottoforma di Katana e un passato decisamente
sconvolgente e
troppo difficile da spiegare. E andrei pure in spolier, se ve lo
spiego.
Per ora
è anche l’unico ad essere riuscito ad accoppare un
Noah, non
senza un notevole sforzo da parte sua. Ma Yuu-chan può
tutto!
Non adora
particolarmente i finder (persone che lavorano all’ordine ma
che non possono essere Esorcisti) perché li ritiene troppo
deboli.
Mangia solo soba
(piatto tipico giapponese) e Jerry, il cuoco dell’ordine,
se ne lamenta spesso perché non ha mai provato uno dei suoi
manicaretti. Per fortuna
si rifà con Allen, che i suoi manicaretti se li mangia
tutti, e anche la doppia
porzione se c’è, grazie.
Passo ai cattivi
che è meglio. I cattivi, meglio conosciuti come famiglia
Noah sono 13 (si sono pochi, ma sono strapotenti), ma io conosco solo i
primi
6, in quanto gli altri sono appena entrati in scena e mi risultano
indifferenti. A parte Wisley, che se lo becco glielo cavo, quel diavolo
di
terzo occhio.
Il posto di Noah
più forte se lo contendono Tyki Mikk e Road Kamelot,
rispettivamente Noah del Piacere e Noah del Sogno.
Il primo
è portoghese, strafigo (ma Lavi non lo batte nessuno) pelle
ambrata, occhi dorati e capelli neri. Ha il potere di decidere cosa
toccare e
cosa no. ha tentato di strappare via il cuore ad Allen, gli ha
distrutto il
braccio sinistro e me l’ha quasi ucciso più di una
volta. Anche Lavi, però un
paio di volte in meno, in quanto Lavi è il bersaglio
favorito di Road.
Road, ragazzina
di 12 anni nell’aspetto, sembra essere la più
vecchia tra
i Noah. Gira sempre con un lecca-lecca in mano e ha un debole per
Allen,
infatti una volta l’ha baciato. Avreste dovuto vedere le
facce di quelli
dietro. Anche lei ha capelli corvini, pelle ambrata e occhi dorati
(tutti i
Noah hanno queste caratteristiche, facendo parte della stessa famiglia.
A parte
un paio che, come Jusdero, hanno i capelli biondi). Il suo potere
consiste nell’aprire
porte che attraversano i mondi e spedirci dentro gli Esorcisti (nel
particolare: Lavi). Questi mondi sono un mix tra i ricordi del
malcapitato e la
sadica fantasia di Road. Non sono consigliabili come luogo di
villeggiatura,
ecco.
Subito dopo
vengono Jusdero e Debitto, gemelli senza cognome, Noah del
Legame. Jusdero è, come ho già detto prima,
biondo e Debitto moro. A me piace
molto di più Debitto, ma questi sono gusti. Hanno il potere
di creare qualsiasi
cosa vogliano se la pensano nello stesso istante e viene loro piuttosto
bene. Quando
s’incazzano veramente tanto ( e, indovinate? È
successo) si uniscono,
diventando una sola persona decisamente potente chiamata Jusdebi. Il
povero
Crowley è sopravvissuto per mera fortuna (Crowley
è uno dei tanti Esorcisti che
Allen e, in questo caso, Lavi recuperano. Più avanti Allen e
Kanda troveranno Timothy).
Qui entra in
scena Skin Boric, Noah dell’Ira ucciso da Kanda prima che
potessero arrivarci informazioni approfondite su di lui, se non il
fatto che
ama (amava) i dolci. Uno dei tanti motivi per cui Kanda l’ha
ucciso.
E poi
c’è Lulubell di cui non mi ricordo il cognome.
Francese, aria
elegante, si trasforma spesso in un gatto che si accoccola sulle gambe
del
Conte (blah!). Noah della Lussuria ha la capacità di
cambiare forma a
piacimento.
Gli altri sono
appena apparsi nel
manga e mi ricordo solo Wesley, Noah della Mente e Cheryl (è
un nome da
femmina, ma è un maschio. Bah), padre adottivo di Road.
Ci sono anche
gli Akuma (armi
create dal Conte sfruttando il dolore delle persone per la perdita di
un caro),
Third (mezzi Akuma e mezzi Esorcisti che stanno dalla parte
dell’Ordine) i Crow
(tizi che uccidono Akuma anche senza Innocence) la Sezione Scientifica,
Komui (sono
rispettivamente scienziati e il Supervisore della Sezione Europea) e
Link uno
dei Crow che ha il compito di sorvegliare Allen perché
ritenuto eretico. Personalmente
non lo sopporto. Fosse per me sarebbe crepato in una di quelle
innumerevoli volte
in cui ha rischiato la pelle.
** non ditemi
che non sapete chi
sono gli orfani Baudelaire!
*** la Saga del
Male è .. oddio, è
difficile da spiegare! Mettiamola così: i Vocaloid sono
cantanti virtuali
giapponesi. Ce ne sono di diversi, tra cui Miku Hatsune, Rin e Len
Kagamine,
Megurine Luka che sono i quattro primi vocaloid usciti. Hanno poi
acquistato successo
anche Kaito, Meiko e Gachupo. Il 25 agosto è stata
rilasciata la nuova
Vocaloid, Lily. Tutti gli altri sono, diciamo, creati dai fan (come
Teto). I miei
preferiti sono i gemelli Kagamine (Rin e Len)
I vocaloid hanno
la particolarità di cantare delle storie. In questo caso
Rin e Len interpretano (cantando, ovviamente) la storia di questa
principessa
del regno dei mostri, che viene decapitata attraverso la ghigliottina
dopo una
ribellione popolare. Questo è quanto si capisce dal primo
video, cioè “Figlia
del Male”, cantato da Rin. (ci sono i video su You Tube, e li
trovate
sottotitolati in italiano. La Saga del Male è disegnata
particolarmente bene, a
parte il quarto e ultimo capitolo che non è della stessa
autrice, sebbene sia
bello) . nel secondo, video “Servo del Diavolo”,
cantato da Len, si scopre che
non è vero che la principessa è stata decapitata
ma se volete scoprire come mai
vi consiglio di andare a guardare il video. Il terzo capitolo
“Regret Message”
è cantato da Rin e il quarto
“Re-Birthday” è cantato da Len.
Fine della fiera
vi consiglio di guardarli. Sono veramente bellissimi.
Questo
capitolo
non è venuto particolarmente bene, secondo il mio modesto
parere. Però sono
riuscita a inserirci D.Gray-Man e Vocaloid, quindi un po’
fiera mi sento.
Grazie
a
chi ha inserito la storia tra i preferiti ( seguite ( ricordate. Thank
you all!
Ringraziamenti
a chi ha recensito:
Kattiva97:
ok,
ammetto di aver rubato il nome Byron da Spiderwick, ma è
troppo figo per un
grifone. *__* e poi è come rendere un omaggio a Simon, il
mio personaggio
preferito. J
Uuh,
si, io Miranda Kiss la stimo alla seconda! xD e troppo bella
la scena del ballo, e quando parla con Chris (si chiama Chris,
giusto?). il
manuale, poi, è geniale. Quella dei pantaloni alieni mi ha
fatto scompisciare
dalle risate per una mezz’ora buona.
La
mia storia preferita, però, rimane “La figlia
dell’ammazza
vampiri”. L’ho adorata.
Ed
è un dittatore più o meno in tutte le storie, a
quanto pare xD
sarà un risvolto sconosciuto del suo carattere? ;)
Dei
tuoi complimenti me ne importa eccome, e sono molto felice che
la mia storia ti piaccia ^//^
AlexJimenez:
buooondì,
cava J
Gli
attacchi da fan-girl, prima o poi colpiscono, no? ;)
Sulla
categoria di Edmund mi ritrovo a concordare con te: Ed è
così figo che non può entrare a far parte della
categoria dei comuni maschi. Bisognerebbe
fare una sezione solo per lui xD
E
si, me lo tengo volentieri così com’è
*//*
Sono
felice che la storia ti faccia ridere, e spero che
continuerai a seguirmi :)
Peace, Love ‘n Edmund! <3
Eve_Cla84:
meglio tardi che mai, giusto? Sono felice che la mia storia ti piaccia
:D
Per
me puoi anche incollarti come una sanguisuga, anzi mi fa un
enorme piacere :)
Il
tuo metodo di lettura somiglia tanto al mio, sai? Anch’io
faccio così xDxD
Bene,
siamo già in tre a concordare che il maschi usano solo
l’1%
del loro cervello. Potremmo fondare un club. xD e ci servirà
anche un bel club
pro - Miranda Kiss xD
Ed
è sordo, e Giulia parlava piano in quanto non credo fosse
consigliabile mettersi ad urlare xD però un minimo di udito
da parte di Edmund
sarebbe più che gradito. Infatti ho indetto la raccolta
fondi per comprargli l’amplifon
xD
Oh,
a me le recensioni lunghe piacciono (non a caso le scrivo
anche io :D ) e hai recuperato alla grande!
*
consegna tesserino di riconoscimento per i fan *
Kissu
<
Spero
di non aver deluso nessuno
con questo capitolo. Alla prossima!
Smàck,
_
L a l a
|
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Capitolo 5 *** 5. ***
5.
Ok, mi sento
un’idiota. Ultimamente mi sento spesso,
un’idiota.
Anche quando
sono a casa mi sento un’idiota, ma solo ogni
tanto.
Qui a Narnia
ogni giorno. Ci dev’essere qualcosa che non va.
E mi chiedo
perché anche loro tre non si sentano idiote.
Cioè,
la Santa Inquisizione non poteva rimanersene alle
Hawaii? Sta boicottando la mia giornata!
Sbuffo,
risentita, facendo in modo che mi sentano. Non
sembrano farci caso, le maledette.
Non è
bastato loro chiudermi a chiave in questa sottospecie
di sgabuzzino, dopo avermi trascinato via a forza dal tavolo della
colazione
dove stavo tranquillamente parlando con Edmund: ora devono anche
ignorarmi!
Aargh, che
rabbia. Un giorno di queste le uccido sul serio.
Che non vengano
poi a lamentarsi, quando saranno
fantasmi. Se la
sono cercata.
- che diavolo
c’è, adesso? – sbotto, guardandomi
attorno
nella ricerca frenetica di un arma da taglio con cui farle a fettine.
Holly si volta,
un ghigno per nulla rassicurante ad
arricciarle le labbra.
- è
ovvio, Giu. Mica credevi di poter sfuggire alle tue
migliori amiche, vero? –
La fulmino.
- guarda, io
pensavo di avervi già detto che non
è successo niente. – calco sulle
ultime parole, cercando di suonare convincente anche a me stessa.
Perché,
ovviamente, se
convinco me stessa convinco anche loro.
Giorgia mi
lancia un sorrisetto divertito.
- ci credi
veramente così stupide? – domanda, alzando un
sopracciglio.
Bene.
ricominciano anche con le sopracciglia alzate. Ma che
bella giornata, sarà oggi! E pensare che era iniziata
così bene …
Arriccio le
labbra in un bel: - si – sonoro, che fa fare una
smorfia indispettita a Silvia, appoggiata alla porta e che controlla
ogni tanto
che non passi nessuno.
Mi sento
un’indiziata di CSI. Però, gli indiziati di CSI
hanno
il diritto di rimanere in silenzio
finché non arriva l’avvocato. E io non ho un
avvocato. Quindi perché parlare?
Holly recupera
tre sedie, ovviamente spuntate dal nulla,
visto che qua dentro c’è solo muffa e puzza di
chiuso. Ah, e uno strano comò
che, a prima vista, sembra infestato dai ragni.
Mi spinge a
sedere su una e posiziona le altre due di fronte
a me, prima di sedersi sopra una mentre l’altra viene
occupata da Giorgia.
A quanto pare
Silvia farà da controllore per il resto
dell’interrogatorio.
Holly si china
verso di me con un ghigno divertito.
- ok, Giuggi.
Preferisci raccontarcelo partendo dall’inizio o
rispondere alle nostre domande? –
- domanda di
riserva? – commento indispettita, incrociando le
braccia al petto e voltandomi a guardare il comò,
chiedendomi perché mai non
l’abbiano coperto con un bel telo per proteggerlo dalla
polvere.
Silvia si lascia
sfuggire una risatina, subito fermata dallo
sguardo truce di Giorgia.
- ok, partiamo
con le domande. E non provare a
stare zitta Giu. Perché possiamo sempre andare a
chiedere a Edmund – mi avvisa Holly, puntandomi un dico
contro.
- si, certo,
come no – la schernisco, ben sapendo che non lo
farebbe mai. Anche perché dubito che Edmund le direbbe
qualcosa.
Mi ignora,
mentre Giorgia inizia:
- allora, Giu.
Vi siete baciati? –
Sbuffo,
relegando il ricordo in un angolino della mente per
evitare di diventare rossa come un pomodoro e quindi di farmi scoprire.
- no –
borbotto, gonfiando le guancie.
- davvero?
– continua.
-
già. –
- vi siete
almeno detti … qualcosa?
– domanda a questo punto Holly, anche se
non sembra essersela bevuta.
Mmm. Penso
proprio che dovrò avvisare Edmund di tenere la
bocca cucita, soprattutto con Lucy. Potrebbe tranquillamente passare a
Silvia o
a Holly informazioni pericolose.
- certo.
– commento, accavallando le gambe.
Il loro sguardo
si fa speranzoso. Ghigno.
-
“Evviva, Miraz ha accettato la proposta!”
–
Mi lascio
sfuggire un risolino, di fronte alle loro facce
basite. Giorgia fa una smorfia.
- dai, sul serio
Giu. Noi ti diciamo sempre tutto – dice.
Touché.
Se potessi la
strangolerei, per avermelo fatto notare.
È
vero, mi dicono sempre tutto, però.. mi mette in imbarazzo,
tutta questa cosa. Loro se ne vanno tranquillamente in giro a
sbandierare che
si sono messe con Tizio e Caio, ma io non ci riesco. È una
cosa mia, che senso
ha che la sappia anche tutto il resto del mondo? E poi, io non le
costringo
quasi mai, perché so che se devono dirmi qualcosa
d’importante, beh, me lo
diranno.
Forse ha
ragione, le migliori amiche dovrebbero raccontarsi
tutto. Però.. mi piace l’idea che sia una cosa
più o meno segreta. Anche perché
non rende tutto una semplice routine ma fa si che ogni momento sia
speciale.
Quindi.. non lo
so.
- Giuuu?
– cinguetta Silvia, dopo una sbirciatina al
corridoio.
Sbuffo. Qualcosa
posso anche concederglielo.
Il quadro
generale della faccenda. Tanto prima o poi
l’avrebbero scoperto comunque.
- allora?
– mi incita Holly, negli occhi dipinto lo stesso
identico sguardo di quando mi dice che piaccio a qualcuno e bla, bla,
bla. Cosa
che mai si è rivelata vera, in quanto non ho mai voluto
testare.
La guardo con
finto rancore, sentendo il sangue salirmi alle
guancie, mentre lo stesso stupido sorriso che faccio quando sto per
dire
qualcosa di estremamente imbarazzante (secondo il mio punto di vista)
va a
dipingersi sulle mie labbra.
Cerco in tutti i
modi possibili di cambiare espressione,
ottenendo una smorfia imbarazzata che quasi mi fa rimpiangere il
sorriso
idiota.
Aargh, mi odio.
Distolgo lo
sguardo dalle espressioni complici che mi stanno
indirizzando da almeno dieci minuti nel tentativo di corrompermi e
sussurro,
così piano che si fa fatica a sentirlo:
- stiamo insieme
–
Le vedo
scambiarsi un’occhiata interrogativa.
- Giu, lo sai
che non si è sentito niente? – ridacchia
Giorgia, al che io balzo in piedi.
- ah, no! Non ho
intenzione di ripetere! – sbotto e, con uno
scatto raggiungo la porta, spalancandola.
Silvia fa appena
in tempo a scostarsi, prima che gliela
sbatta in faccia.
Inizio a
correre, ridendo senza un motivo preciso, e sento
loro tre venirmi dietro tra gli schiamazzi e le proteste urlate.
So perfettamente
che Silvia
e Holly mi raggiungeranno di sicuro, non sono mai stata
un’amante della corsa.
Per i percorsi brevi sono veloce –più o meno- , ma
sulle lunghe distanze duro
meno di un minuto. E credo che questa sarà una lunga, lunga, distanza.
Rido ancora,
svoltando di
scatto verso la destra, intravedendo l’uscita.
- Torna
immediatamente qui!
– urla Giorgia, e rido ancora più forte tra gli
ansiti, mentre sento che anche
loro iniziano a ridere.
Supero di corsa
un Peter a
bocca aperta, che viene poi travolto dalle tre furie al mio
inseguimento.
Sbuco
all’aria aperta,
inciampando su uno dei gradini di pietra e rotolando per un
po’.
Mi rialzo con un
balzo e
ricomincio a correre, notando appena Edmund e Lucy un po’
più in là, sulla
destra.
Meglio girare a
largo, per
ora. Non si sa mai che prendano d’assalto anche loro. E poi
è meglio evitare di
dare a Lu la possibilità di collaborare con le tre
impiccione.
- fermati
subito!! – strilla
ancora Giorgia, ferma ed ansante sull’uscio, mentre Holly e
Silvia sono ancora
al mio inseguimento.
Rido, girandomi
giusto il
tempo per fargli una pernacchia, e sentendo una goccia di sudore
colarmi lungo
la tempia.
Devo
assolutamente lavarmi,
anche perché ho come l’impressione che mi
sporcherò tutto il vestito di terra.
Una scusa in più per andare in giro con i pantaloni.
Continuo a
correre, inciampo, rotolo e mi rialzo, evitando
per un soffio Holly che mi si era lanciata verso di me, con
l’intenzione di
schiacciarmi a terra.
Ricomincio a
correre, ridendo sempre più forte e attirandomi
gli sguardi stupiti di Caspian e Susan, intenti a tirare con
l’arco. Si
fermano, lanciandosi un’occhiata divertita e abbassando gli
archi.
Holly
è a terra, che si rotola dalle risate, tenendosi la
pancia, mentre Silvia ancora mi rincorre.
- smettila!
– le urlo, ridendo e ansimando – non sei stanca?
–
- non
finché non ti ho preso, Lover ! – grida in
risposta
lei, usando il soprannome con cui solo lei mi chiama, quando
è in vena di
affettuosità. O quando vuole torturarmi fino allo
sfinimento.
Mi giro con una
piroetta, rischiando di cadere, per poi
correre all’indietro.
-
perchèèè? – mi lagno,
guardandola, rossa in viso e con
piccole goccioline di sudore a colarle lungo le tempie.
Non risponde,
limitandosi a fare uno scatto in avanti,
facendomi sobbalzare.
Scivolo, finendo
gambe all’aria (con la mia solita grazia,
ovviamente. Un troll di montagna sarebbe caduto più
delicatamente, e
soprattutto senza un tonfo che fa tremar la terra).
Silvia si ferma
e mi guarda dall’alto, mentre riesco a
malapena a trattenere le risate.
- ora non mi
scappi più, Giuggi! – esclama tutta gasata.
Ghigno,
tirandole poi un piede e facendola cadere accanto a
me, con un tonfo sordo e uno strilletto acuto.
- questo non
vale! – protesta, tirandosi a sedere e
massaggiandosi poi la schiena. Sorrido, concedendomi
un’ultima risatina.
- ah. E
perché vale il rincorrermi fino alla stremo? –
chiedo, allargando le braccia e dandole poi un pizzicotto sul braccio.
Mi tira uno
schiaffo sulle dita, alzando le spalle.
- tutto ok?
– la testa di Giorgia entra nella mia visuale,
insieme alla sua mano tesa verso di me.
- no.
– rispondo, ridendo – credo di non riuscire
più a
reggermi in piedi –
Mi alzo a
sedere, scompigliandomi i capelli e muovendo un po’
le gambe.
Mi tiro via un
filo d’erba dal vestito, spazzolandolo un po’
per evitare che delle simpaticissime formiche decidano di andare in
gita sulle
mie gambe.
- ehi, Giu
– commenta Holly, che sembra essersi ripresa dal
suo momento d’ilarità. Ovviamente in modo
relativo. – sei buffissima con
quell’espressione -
La guardo
interrogativa.
- che
espressione? – faccio, prima di ritrovarmela addosso
intenta a tirarmi le guancie.
- ma quanto sei
teneraaaa –
Quando i
Pevensie ci raggiungono,
seguiti da Caspian, è ancora presa a schiamazzare.
Ci guardando
allibiti.
- che state
facendo? – domanda
Caspian, perplesso.
- mi sta
violentandooo! – urlo, cercando
di staccarla, facendo sobbalzare tutti tranne Giorgia e Silvia, che
attaccano a
ridere come due matte. Il viso di Peter ha una tonalità che
tende al rosso
scuro mentre Lucy mi fissa come si fissa un alieno e Edmund storce il
viso in
una strana espressione. Caspian e Susan si lanciando
un’occhiata imbarazzata.
- c.. come,
scusa? – Domanda Peter,
balbettando.
- scollatemela
di dosso, porca
miseria! – sbraito, riuscendo finalmente a sgusciare via
dalla sua presa e
alzandomi in piedi, anche se sento le gambe simili a gelatina.
- ma che cosa
sei, tu? – strillo,
guadagnandomi diverse occhiate sorprese. –
un ibrido tra uomo e sanguisuga? -
Silvia si sta
tenendo la pancia dalle risate.
- donna, prego
– puntualizza seccata Holly.
- sisi, come ti
pare –
Sbuffo, e mi
avvio traballante verso la casa di Aslan,
sentendo Silvia che mi affianca.
- sicura di non
voler essere portata in braccio Giu? – fa,
non senza un po’ d’ironia
nella voce,
alta quanto basta per farsi sentire da tutti – non sembri un
granché salda
sulle gambe. –
Le tiro una
gomitata.
Ora traballa
anche lei. Tiè.
- e indovina di
chi è la colpa? – commento, cercando di
camminare un po’ più veloce.
Sbuffa,
divertita.
- ooh, su. Un
po’ di sano sport non ti uccide di certo! –
- io ODIO lo
sport! – ribatto, piccata, anche se lei lo sa
benissimo –e DETESTO correre! –
Entro a passo di
marcia nella casa di Aslan, sbraitando cose
senza senso sotto lo sguardo stupito e sconvolto dei presenti.
Oh, fantastico.
Ho fatto la mia bella figura anche oggi.
- mi ritiro!
– strillo arrabbiata nera, dirigendomi come una
furia verso la mia stanza.
Sono
un’idiota. L’idiota più idiota del
mondo. Oltre al tesserino di riconoscimento
dovrebbero darmi anche, che ne so, una freccia lampeggiante sopra la
testa, che
mi indica come persona più idiota del pianeta.
Rabbrividisco di
freddo, sfregandomi le braccia lasciate
scoperte dalla canottiera. Mi rannicchio il più possibile,
poggiando il mento
sulle ginocchia e fissando davanti a me.
L’idea
di uscire, in canottiera per
di più, non è stata decisamente la
migliore degli ultimi giorni.
Ma non avevo
sonno. O meglio, dopo l’incubo che ho fatto,
l’idea di riaddormentarmi non mi piaceva affatto.
Ho sognato che
Miraz uccideva Peter durante il combattimento.
Si, lo so,
è un sogno corto, però per nulla piacevole viste
che le conseguenze sarebbero catastrofiche, a dir poco. In
più mi sono
svegliata con un incredibile nodo alla gola e il cuore che batteva
all’impazzata e con la fronte grondante di sudore.
Come diavolo
potevo tornare a dormire?
Rabbrividisco di
nuovo, alzando lo sguardo verso il cielo
punteggiato di stelle.
Mi spingo contro
il freddo muro di pietra, che mi causa altri
brividi che mi corrono allegramente sulla schiena, appoggiando poi
anche la
testa, per meglio vedere il cielo.
Sono in alto, un
po’ più in là rispetto al punto in cui
domani si posizioneranno gli arcieri, con Susan a far loro da capo.
Distendo le
gambe. La pietra su cui sono seduta mi arriva a
metà polpaccio, e per lasciar dondolare le gambe dovrei
tirarmi un po’ più in
là, ma sto comoda attaccata al muro.
Sbatto le
palpebre più volte, cercando di evitare di
addormentarmi lì, al freddo.
Ci manca
solo che domani ho la polmonite o la febbre a quaranta.
Come godersi
appieno l’epica battaglia per il destino di Narnia.
- ehi
–
Sobbalzo, quando
sento la voce di Edmund, che nel frattempo è
scivolato a sedere accanto a me, porgendomi gentilmente un lembo della
coperta
che si è portato dietro.
- grazie
– biascio, mezza intontita e decisamente stupida
dalla sua improvvisa apparizione.
Ha su una
camicia bianca, leggera, e dei pantaloni di cuoio.
Come diavolo
riesce a dormirci, con
i pantaloni di cuoio, non lo so. Sempre che questa sia la sua tenuta da
notte.
Ommioddio, ho visto Edmund Pevensie nella cosa che più si
avvicina ad un
pigiama, qua a Narnia.
- niente. Quando
ti ho visto uscire con solo quella.. uh.. cosa
addosso .. – trattengo un risolino,
al suo tono di voce imbarazzato. Dimentico sempre che nel suo tempo le
ragazze
non vanno abitualmente in giro in canottiera e jeans.
O anche qualcosa di meno. – … ho
pensato che
avresti avuto freddo – conclude.
Annuisco,
mettendomi a sedere a gambe incrociate.
Realizzo solo
ora quello che ha detto.
- mi.. hai
visto? –
Annuisce,
giocherellando con un angolo della coperta.
- si. Avevo sete
e sono andato a fare un salto nelle cucine.
Piuttosto, tu che ci fai in giro? –
Oh, ma allora
questo è sul serio il suo pigiama! Perché non
ho mai una macchina fotografica, quando serve? E perché ho
lasciato il mio
cellulare sul comodino?
Sbuffo,
rigirandomi su un dito una ciocca di capelli.
- non ho sonno
– confesso, gonfiando le guancie come una
stupida.
Sorride
comprensivo.
-ansia?
– chiede.
- può
darsi -
Starnutisco, due
volte di seguito, come faccio sempre io. Il
mio compagno di banco m’ha preso in giro per due mesi. E, se potesse, continuerebbe
tutt’ora.
Sorride appena,
mentre mi arrotolo dentro la coperta e mi
strofino il naso con una mano.
- accidenti
– borbotto contrariata, tirando poi su con il
naso.
- meglio
così. – sospira lui, portandosi le mani dietro la
testa – se sei malata, domani non rischi di farti uccidere
–
- ah, non
credere che un semplice raffreddore m’indebolisca a
tal punto dall’essere costretta a letto. – ribatto
io, piccata. Anche se è più
che probabile.
Ok tutto, ma
sentirmi inutile fino a questo punto no!
- la guerra non
è fatta per le ragazze, Giuly –
Sbuffo,
ignorando il rossore che mi è salito alle guancie a
sentire il nomignolo.
- Susan e Lucy,
però, combattono – protesto debolmente.
- non direi.
Susan e Lucy andranno a cercare Aslan. E,
comunque, loro sono Regine - precisa,
alzando l’indice della mano destra.
- e allora?
– borbotto.
-
c’è un po’ di differenza, soprattutto in
esperienza. –
- solo
perché sono qui da neanche una settimana e perché
se
prendo in mano una spada rischio di tranciarmi via un piede?
– chiedo irritata,
alzando la voce e drizzandomi sulla schiena. La coperta scivola via
dalle mie
spalle.
- io non h..
– tenta lui, ma non lo lascio finire. Prendo a
gesticolare concitatamente.
- allora
spiegami perché,
Edmund. Perché mi hai fatto venire con te al castello, se mi
credi un incapace?
Perché non hai protestato quando Caspian ha deciso che avrei
portato con te la
missiva a Miraz, se sono una palla al piede così grande? E
perché diavolo mi
ha… –
Serra la sua
mano sul mio polso, fermando il fiume di parole
che mi sta uscendo dalla bocca e i miei gesti frenetici.
Sto ansimando di
rabbia, e sento i brividi di freddo che
corrono sulla mia schiena al tempo del respiro, anche se credo che sia
solo
un’impressione.
- non lo so, il
perché, ok? Ma sono contento che sia andata
così. - mi
guarda con un’intensità tale
che credo che i brividi, a questo punto, non siano causati solo dal
freddo. – e
non ho mai detto, né pensato, che tu sia
un’incapace –
Molla la presa
sul mio polso, scrollando le spalle e
guardando verso l’alto.
- semplicemente
non penso che tu sia capace di uccidere
nessuno, Giuly. Non è una cosa per niente piacevole, neanche
se sei costretto a
farlo per salvarti la pelle – continua, in un soffio.
- lo so. Ma io
non ho parlato di uccidere. Si
può anche ferire, senza uccidere – spiego io,
abbassando il tono e torturandomi le mani.
- ah –
fa sarcastico – e tu credi veramente
che sia così semplice non uccidere, quando si è
nel pieno
della battaglia? - mi
lancia uno sguardo
– non è un duello, in cui hai il tempo di pensare
a dove mirare. –
Vorrei riuscire
a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma
non ci riesco, perché so che ha ragione.
Però
in battaglia ci voglio andare lo stesso. Come minimo mi
farò uccidere, ma non fa niente. Altrimenti mi
sentirò inutile.
Mi risistemo
nella coperta, socchiudendo gli occhi.
- posso
chiederti una cosa? – fa, voltandosi improvvisamente
verso di me.
- si –
sussurro, evitando accuratamente di riaprire gli
occhi.
-
perché stamattina Giorgia, Silvia e Holly
t’inseguivano? –
Scoppio a
ridere, lasciandolo perplesso. Sono
così sollevata che abbia cambiato
argomento.
- oh, Ed
– dico, tra le risate – non credo capiresti del
tutto –
Fa uno sbuffo
divertito.
- mettimi alla
prova, allora -
Continuo a
ridere, una punta d’imbarazzo che si fa strada
nella mia voce.
- non.. non so
se. . . –
- se? –
Soppeso quello
che sto per dire, guardandolo di striscio.
- hai degli
amici, a Londra, no Ed? –
Annuisce
frettolosamente, grattandosi una guancia.
- ma che
c’entra? –
- mi lasci
spiegare?! -
Ride
sommessamente.
- non so se ti
sei mai trovato in una di quelle situazioni in
cui vorresti tenerti una cosa per te, e fai di tutto per mantenere il
segreto,anche se, puntualmente, i tuoi amici intuiscono tutto e ti
torturano
fino allo stremo pur di farti parlare –
- più
o meno .. – fa vago, e ho come l’impressione che
lui
non si sia mai trovato in una situazione simile, se non dalla parte
degli
“amici torturatori”.
- beh, ecco.
M’inseguivano appunto per questo .- concludo,
con un’alzata di spalle, sperando che decida di
accontentarsi.
- e che cosa
avresti dovuto dir loro, scusa? Non mi sembra
siate state lontane più di tanto ultimamente. –
Credo che il mio
viso si stia colorando di un imbarazzante
rosso. Per fortuna è buio.
- …
secondo te? – trovo il coraggio di dire, tirandomi poi la
coperta fin sopra il naso. Mi guarda un po’ confuso.
- che vuoi che
ne sappia io, scusa? –
Mi viene voglia
di spaccargli in testa qualcosa, ma credo che
rimpiangerei questo gesto per il resto della mia esistenza.
Come fa a non
capire una cosa del genere, accidenti? Sono
tutti così i maschi? Dio, allora siamo messi proprio male.
Anzi, malissimo.
Malerrimo. Malissimerrimo. Malissimerramente male.
Ok, sto partendo.
- prova a
pensarci un attimo – sussurro, cercando di non
urlare e fare qualcosa d’inconsulto. Qualcosa che
può variare dal fargli cadere
diversi massi addosso al saltargli addosso.
Credo che poi,
in tutti e due i casi, qualcosa di buono
verrebbe fuori: se gli faccio crollare dei massi addosso può
darsi che uno di
essi lo colpisca in testa, riattivandogli la funzione
dell’udito e risvegliando
i neuroni che, da quello che posso vedere, non stanno lavorando un
granché; nel
secondo caso, saltandogli addosso, capirebbe finalmente quello che
voglio
dirgli. Certo, poi magari non mi rivolgerebbe più la parola,
ma io avrei
raggiunto uno degli scopi della mia vita.
Mi accorgo solo
ora che … beh.. che ultimamente penso a cose
piuttosto violente, come buttare gente giù dai burroni o
scaraventargli addosso
sassi.
Dev’essere
un risvolto ribelle della mia personalità che
finora era stato al calduccio sotto le coperte.
O i miei
pensieri si stanno sintonizzando su Radio Violenza,
grazie al clima di guerra che c’è qui.
…
Saltare addosso
a Edmund sarebbe una cosa violenta?
- e…
emh .. – balbetta con tono
imbarazzato, quasi avesse sentito i miei pensieri, e facendomi saltar
per aria
dallo spavento di essere stata –per modo di dire- scoperta.
Mi accorgo solo
in quel momento che, la presunta vittima
della mia presunta aggressione, mi sta fissando con una smorfia
impicciata.
Dio, devo essergli sembrata un’idiota fatta e finita con lo
sguardo perso nel
vuoto.
Lo fisso
incuriosita, mentre distoglie lo sguardo,
arricciando il naso.
Starnutisco
un’altra volta.
- non
è che hai un fazzoletto, vero? – domando, con una
vocina così sottile che quasi non mi riconosco.
- eh…
eh, si –
Si fruga nelle
tasche dei pantaloni (tasche che io non ho,
visto che mi hanno rifilato dei pantaloni di serie B.. e poi, da quando
si
hanno le tasche in un pigiama?) e tira fuori un fazzoletto di stoffa,
porgendomelo.
- grazie
– mormoro, prendendolo e soffiando il naso.
- niente
– è la risposta sussurrata. Appallottolo il
fazzoletto,
rendendomi conto solo dopo che non è mio e che potrebbe
dargli fastidio. Anche
se credo che tutti appallottolino i fazzoletti dopo averci soffiato
dentro il
naso. Cioè, a me viene naturale. Come mi viene naturale
grattarmi gli occhi e
spalmarmi inconsapevolmente sulla faccia tutto il trucco quando me lo
sono
messo così bene la mattina.
Ok. Sto
divagando.
Starnutisco di
nuovo.
- ma proc.. !
– inizio, ma le parole mi muoiono in gola
quando sento il suo braccio cingermi il fianco per poi attirarmi
più vicino a
lui.
Alzo lo sguardo
verso di lui, leggermente sconcertata. Cioè,
sempre di sorpresa, queste cose? Avvisarmi prima, per evitare di farmi
morire
di crepacuore no, eh?
Lui borbotta
qualcosa di imbarazzato riguardo il freddo e i
raffreddori.
Sorrido
divertita e mi accoccolo contro di lui, sentendolo
trasalire leggermente.
Oh, sentite, non
potevo non approfittarmene. Sarebbe stato
scortese nei confronti della mia buona stella.
Tiro su con il
naso.
- in qualsiasi
caso.. – sospiro, appoggiandomi meglio alla
sua spalla – hai capito si o no? –
- ch.. che cosa?
– balbetta lui, con tono quasi spaventato.
-
perché mi inseguivano! – ribatto, con aria
saccente.
Sobbalza, e deglutisce.
- e.. eh .. i..
io forse… – farfuglia. Mi lascio sfuggire una
risatina.
- ok, ho capito
che hai capito –
Annuisce
frettolosamente, tornando poi a guardare il cielo.
Tiro su con il naso un paio di volte, puntandolo
poi verso l’alto per guardare le stelle.
Mi sono sempre
piaciute, le stelle; quelle legate al destino
degli uomini, le luci misteriose e affascinanti nel cielo non
l’ammasso di
materia a milioni di anni-luce da qui.
La scienza
rovina un po’ tutte le cose misteriose, secondo
me.
- Ed, che
costellazione è, quella? – domando, indicando un
paio di stelle a caso, tanto per farlo a sentire un po’
più a suo agio, visto
che il discorso di prima era un po’… un
po’.. insomma, avete capito.
Basta che non si
aspetti che le riconosca al primo colpo. Non
sono mai stata brava a individuare le cose. Una volta ero in seggiovia
con mia
madre, e ad un certo punto ha avvistato uno scoiattolo, che io
ovviamente non
ho visto. Ho dovuto mentire, e dirle che si, l’avevo visto
anche io, per farla
smettere di indicare l’albero. Ancora oggi, quando salta
fuori lo scoiattolo,
io mi limito ad annuire a quello che dice lei.
Edmund segue la
direzione del mio dito, fissando poi il cielo
con aria critica.
- è..
è quella del Centauro * .. guarda, quelle che hai
indicato tu sono le stelle delle zampe anteriori, poi se guardi un po’
più in su c’è il busto e .. –
Cerco di seguire
un po’ quello che mi dice e, dopo cinque
minuti di vuoto più assoluto, trovo finalmente questo
benedetto centauro.
Visto? Con un
po’ di calma c’arrivo anche io. Anche se, a dir
la verità, come centauro è un po’
grassottello. Sembra
più metà uomo e metà mucca.
-
ooh! L’ho visto! –
commento esaltata, evitando di esporgli la mia teoria del muccomo.
– e quella
lì di fianco? Somiglia ad un delfino.. –
Edmund mi lancia
uno sguardo divertito, trattenendo un
sorriso.
- a dir la
verità è la costellazione del
Ghepardo… -
Lo guardo ad
occhi sgranati.
-
mannòòò! Sembrava proprio un delfino!
– mi lamento, e lui
scoppia a ridere all’improvviso, facendomi lanciare uno
strillo sorpreso.
Ride ancora
più forte.
- smettila!
– dico, ridendo anche io e tirandogli un
pizzicotto sul braccio.
- un…
ahah! .. un delfino! Ahah! –
- smettilaaa,
stupido! – mi lamento, ma sto ridendo anche io,
con le lacrime agli occhi. – sembrava sul serio un delfino!
–
Dopo un attimo,
in cui cerca di recuperare la calma, scoppia
a ridere fragorosamente un’altra volta.
- la vuoi
smettereee? – sbuffo divertita, senza però
riuscire
a bloccare il risolino che mi è salito alle labbra.
- s.. si, scusa,
ora la smetto – ride un’ultima volta, prima
di prendere un lungo respiro. Quando è sicuro di non
rischiare di scoppiare più
a ridere si gira verso di me.
- certo che voi
gente del futuro siete strani. Scambiare un
ghepardo per un delfino .. –
Metto su il mio
miglior broncio offeso.
- guarda, che
prima di arrivare qua, non avevo mai visto un
ghepardo dal vivo in vita mia. A parte quella volta che sono andata
allo zoo
con la scuola materna. Ma forse era una tigre .. si, mi sembra fosse
una tigre
.. –
Mi picchietto
l’indice sul mento, con fare pensoso, mentre
cerco di fare mente locale. Mi sembra fosse una tigre bianca..
massì, che era
una tigre! Che poi avevo pure comprato il portachiavi peluche a forma
di tigre
bianca che quando lo schiacciavi faceva “Roaaar”
per i venti minuti a seguire.
Chissà dov’è
finito..
Lui sospira
divertito, mentre appoggio la mia testa sulla sua
spalla.
- neanche io,
prima di arrivare a Narnia, avevo mai visto un
ghepardo. – m’informa e io alzo la testa
incuriosita. Non so se chiedergli
quand’è stata la prima volta che è
venuto a Narnia, cosa piuttosto invadente, o
liquidare l’informazione con un’alzata di
spalle, anche se mi sembra piuttosto scortese.
- ah, si?
– faccio, fingendomi interessata. Come se non lo
sapessi.
Annuisce
semplicemente. Immagino che non abbia un granché
voglia di raccontarmi quello che è successo la prima volta
che sono arrivati
qui. Non è una cosa di cui andare tanto fieri, ammettiamolo.
L’importante,
però, è imparare dai propri errori, e mi sembra
che lui l’abbia fatto
egregiamente.
- hai letto i
racconti sull’Età d’Oro? – mi
chiede.
- mm, si,
qualcosa - rispondo vaga, senza entrare in
particolare.
In parte
è vero. L’altro giorno sono andata un
po’ a frugare
nell’archivio che hanno messo in una stanzetta vicina alla
Tavola di Pietra..
c’era un sacco di roba polverosa, e mi sono divertita a
soffiare la polvere
addosso a Holly. E poi ho leggiucchiato qualcosa, giusto per vedere un
po’
quante differenze c’erano tra quei racconti e il libro e il
film. Alla fine
sono più o meno le stesse cose.
- qualcosa.. su
di me? –
Gli lancio
un’occhiata sorpresa.
- in che senso?
–
Mi guarda quasi
irritato, però poi si limita a sbuffare.
- non lo so..
pensavo fossi andata a cercare .. –
- avrei dovuto?
– replico, con un sorrisetto divertito. Mi
guarda, aggrottando le sopracciglia, e arrossendo leggermente. Non risponde.
- comunque si
– commento, tirando su con il naso e
raggomitolandomi contro di lui.
- si che cosa?
– fa con tono stupito.
- si, ho letto
qualcosa su di te. Beh, più di qualcosa. Ma
non sono uno stalker, eh! Ero solo curiosa -
m’affretto a precisare.
- che cosa
c’entrano gli stalker, scusa? -
- ah, no,
niente.. magari pensavi che fossi una maniaca o
qualcosa di simile.. – sussurro risentita.
- non penso che
tu sia una manica – dice, accompagnando le
parole con una risata.
Aaah, non sa
quanto si sbaglia. Beata ingenuità.
- eh, ci tenevo
a puntualizzarlo -
Rimaniamo in
silenzio per un altro po’, e quando penso che il
discorso è ufficialmente archiviato, come quello
sull’1% del cervello maschile,
lui riprende la parola:
- e.. che hai
letto, di preciso? –
- mah, un
po’ di tutto .. ho curiosato in giro. I miti e le
leggende mi sono sempre piaciuti –
- io faccio il
personaggio di un racconto della buona notte.
È successo sul serio – mi rimbecca lui,
infastidito. Ah, ma
va? Non oso immaginare cosa
succederebbe se sapesse che è il personaggio di un libro e
di un film.
- non ho detto
che non ci credo. Semplicemente ora sono leggende.
Non possiamo mica farci niente, eh! e poi non c’è
nulla di male nel far parte di
una favola per bambini –
Sorride
leggermente.
Starnutisco,
torturando il fazzoletto tra le mie mani.
- se hai letto
un po’ di tutto … - inizia con un sussurro
–
hai letto anche della Strega? –
- la Strega
Bianca, intendi? –
-
c’è stata qualche altra strega, nella storia di
Narnia? –
sbotta irritato. Arriccio il naso indispettita.
- e che ne so.
Sono qui solo da una settimana, sai? –
starnutisco, e soffio il naso. – e, si, ho letto anche su di
lei. E ho notato
che, cento anni, infondo non sono poi così tanti. Sono molti
di più mille e
trecento, trovi? –
- e questo che
c’entra? –
- uh, non lo so.
L’ho semplicemente notato leggendo e
ragionando un attimo. –
Starnutisce
anche lui.
- mi sa che ti
ho attaccato il raffreddore – mormoro con tono
dispiaciuto, non osando offrigli il fazzoletto sporco. Infondo io non
lo
prenderei mai, se è già stato usato.
- no, non
preoccuparti . – fa sbrigativo lui, frugandosi
nelle tasche e tirandone fuori un altro.
- ma hai la
scorta? – domando sarcastica, mentre lui ridacchia,
scuotendo la testa. Per un attimo sembra prendere fiato.
- hai letto che
io all’inizio stavo dalla sua parte? –
Olè.
Non mi aspettavo una cosa così esplicita, lo ammetto.
Chissà perché me lo sta dicendo a me, poi.
- si, mi sembra
ovvio. Tutto il discorso della Tavola di
Pietra si basa poi su quello, alla fine. –
Annuisce
lentamente, e rimane in silenzio, con lo sguardo
basso, come se dovesse rendere conto a me di quello che ha fatto.
Starnutisco,
maledicendo il freddo e il raffreddore.
- sai,
c’è molta gente che lo troverebbe ironico
– comincio,
dopo aver tirato su con il naso.
Lui alza la
testa.
- che cosa?
–
- il fatto che,
sebbene tu avessi tradito, poi Aslan ti abbia
chiamato il Giusto –
È
improvvisamente teso. Balbetta qualcosa come scusa, ma non
gli lascio il tempo di finire.
- ho detto molta gente non
io, quindi
smettila di balbettare cose senza senso. – sbuffo - Io trovo
che sia una cosa
più che logica –
Sgrana gli
occhi.
- sul serio?
–
-
già. Solo chi ha sbagliato per primo, può
riconoscere gli
errori degli altri e correggerli –
ok, questa frase
è uscita da non so dove, ma fa effetto.
Cioè, sembro quasi una filosofa!
Però
è vero. Ho sempre odiato con tutta me stessa quelli che,
alla fine del primo film, al momento dell’incoronazione di Ed
facevano: “il
Giusto? Proprio lui ..”
Li avrei
strangolati dal primo all’ultimo. A mio padre è
quasi toccata questa sorte. Ma lui l’ho risparmiato
perché sono buona. E perché
è mio padre.
Sospiro
soddisfatta, avviluppandomi dentro la coperta e
stringendomi a Ed, mentre lui rimane chiuso nel suo silenzio stupito.
Starnutisco di
nuovo, e sto per mandare a quel paese mezzo
mondo, prima che lui si alzi e mi porga la mano.
- forse
è il caso di rientrare, che dici? Non è il caso
di
ammalarsi proprio oggi – alzo lo sguardo, e vedo che sta
sorridendo. Sorrido di
rimando, afferrando la sua mano e tirandomi in piedi. Raccoglie la
coperta,
piegandola ordinatamente.
Mi sento
leggermente offesa dal fatto che lui sa piegare una
coperta e io faccio fatica a sistemare una maglietta.
Argh, sono veramente un’incapace.
- direi di no.
– sussurro, scoccandogli un leggero bacio
sulle labbra, prima di incamminarmi allegramente verso la mia stanza.
Alla fine non
è stata una poi così cattiva idea.
A colazione
l’aria è tesa come una corda di violino.
C’è
gente che affila la lama della propria spada sul tavolo della colazione
come se
fosse la cosa più normale del mondo. Ovvio. Chi non ha mai
affilato una spada
mentre sta mangiando?
Aah, che
atmosfera fantastica.
Caspian, prima
di andarsene, ha programmato gli “allenamenti”
in preparazione alla battaglia di questo pomeriggio.
Non ho ben
capito cosa dovrei fare io, so solo che Giorgia ha
seguito Caspian, scomparendo nel nulla insieme a lui, e che Holly deve
imparare
a montare un cavallo in un modo decente, così Lucy
l’ha trascinata via. Silvia,
per ora, è ancora qui, ma appena finiranno gli allenamenti
Peter la porterà
non-ho-capito-dove perché Caspian ha deciso che lei
l’avrebbe aiutato. A far
che cosa non lo so.
Il bello
è che io, il mio compito di portare la missiva,
l’ho
già svolto, e quindi mi ritroverò sola in mezzo
al prato come un’allocca.
Ok.
Concentriamoci sulla colazione che è meglio.
Edmund sta
guardando con scarso interesse le gocce di latte
che cadono dal suo cucchiaino.
- Ed?
– faccio, mentre Silvia racconta a Susan di quella
volta che siamo state in Francia. Mi chiedo perché lo debba
sempre raccontare a
tutti. L’ha addirittura scritto nel tema di spagnolo agli
esami!
- mm?
– è la loquace risposta.
Alzo gli occhi
al cielo, starnutendo. Il raffreddore un po’ è
migliorato.
- in che cosa
consistono, precisamente, questi allenamenti? –
domando, togliendogli il cucchiaino di mano. Mi lancia
un’occhiata offesa.
- ridammelo
–
- solo se mi
rispondi –
- non
è nulla di che – tende la mano per riavere il suo
cucchiaino.
- non
è una risposta. – replico io.
Sbuffa irritato.
- praticamente
io, Peter e Susan terremo qualcosa tipo.. dei
“corsi facili e veloci” su come utilizzare al
meglio spade, balestre, archi e
simili .. ora posso riavere il mio cucchiaino? –
Gli lancio il
cucchiaino, che lui afferra al volo, mentre mi
alzo spazzolandomi il vestito.
-
vabbè. credo andrò a fare un giretto –
dico prima di uscire
dalla mensa.
Buooondì.
Come promesso ieri, oggi sono riuscita finalmente ad aggiornare.
Questo
capitolo non è particolarmente movimentato, però
ho pensato che sarebbe stato
brutto passare subito alla battaglia, quindi.. eccomi qua.
Devo
ammettere che questo capitolo “di transito”
è stato decisamente difficile da
scrivere, visto che mi bloccavo ogni due parole xD
Non so
cos’altro dire, se non che entro stasera
aggiornerò sicura mentente “l’Alfabeto
di Narnia”, con la lettera
D :)
Passiamo ai
ringraziamenti:
Eve_Cla84:
Dear
:D si, il sogno è stato una sottospecie di
colpo di genio, che mi è venuto durante la notte xD il terzo
grado è stato..
mm.. esauriente? (Ho finito gli aggettivi xD) spero che questo capitolo
non ti
abbia deluso ^^
Lola_Elric:
grazie
mille per i complimenti, veramente ^//^ sono
felice di sapere che la mia storia ti piace, e spero continuerai a
seguirmi :)
AlexJimenez:
Cava
*__* pensa se disegniamo Ed su un platano
picchiatore.. così si muove anche XD grazie mille per i
complimenti, mi fanno
veramente molto felice ^^ Peace, Love ‘n Edmund <3
mi
sono appena resa conto che ho scritto risposte di
massimo tre righe quando di solito ne scrivo almeno cinque. Devo avere
la
febbre O.o
ci
sentiamo più tardi :)
_
L a l a
|
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Capitolo 6 *** 6. ***
6.
Sono nello stesso identico punto di
ieri, con la sola
differenza che non sto fissando un cielo stellato al calduccio sotto
una
coperta e abbracciata a Edmund, ma Holly che si fa disarcionare dal
cavallo tra
le risate di Lucy mentre due centauri delimitano il perimetro in cui
Peter e
Miraz combatteranno. Nonostante la fitta boscaglia,
s’iniziano a intravedere le
truppe di Miraz che s’avvicinano.
Sospiro. Non dovrei essere in
ansia,in fondo so già come
finisce. Ma.. e se l’arrivo mio e delle ragazze avesse
cambiato radicalmente la
storia di Narnia? Cosa succederà questo pomeriggio?
Dondolo le gambe nel vuoto,
furiosamente. Odio questi dubbi
atroci.
Alzo lo sguardo, e rimango mezza
accecata dalla luce del
sole che mi colpisce in pieno viso, così mi porto una mano
alla fronte, a mo’
di barriera.
Forse è il caso di andare
a vedere un po’ come sono questi
allenamenti. Tanto
che altro ho, da
fare?
Mi alzo, lisciandomi la scomoda tenda
blu che mi hanno
rifilato come vestito e che, a parer mio, mi sta malissimo. Queste
maniche a
sbuffo, poi, sono insopportabili.
Insomma, ho sempre desiderato avere
dei vestiti come questi,
ma li trovo estremamente scomodi. Credo che quando tornerò a
casa non riuscirò
a mettere una gonna per lungo, lungo
tempo.
Scendo le scale a due a due,
canticchiando “Dolls*”, sebbene
non c’entri assolutamente nulla con il contesto generale
della faccenda.
Semplicemente me la sono ritrovata nella testa poco dopo colazione, e
non ne ha
voluto sapere di uscirsene, per lasciare spazio a qualcosa di un
po’ più
allegro, come.. non so.. “She is the sushine” anche
se non è propriamente
allegrissima neanche quella.
Atterro con uno sbuffo di terra e
polvere sul pavimento di
fronte alla sala della Tavola di Pietra. Sbircio dentro, notandola
stranamente
vuota. Faccio un paio di passi in avanti, sporgendomi per vedere anche
gli
angoli più nascosti. Incredibile a dirsi ma è
vuota sul serio. E dire che di
solito c’è sempre qualcuno. Lancio un ultimo
sguardo al basso rilievo di Aslan,
chinando istintivamente la testa e sorridendo leggermente, mentre mi
avvio
trotterellando verso l’uscita.
Quando arrivò
sull’uscio mi metto le mani sui fianchi,
osservando con aria critica la gente che si sta allenando. Un pochino
mi
demoralizzo, visto che a malapena so tenere un arco in mano. Beh, nel
mio mondo
so tenere a malapena un arco in mano. Qui devo ammettere di avere una
mira
piuttosto buona, sebbene non paragonabile a quella di Susan.
A proposito di Susan, non era lei che
allenava gli arcieri?
Mi guardo intorno e, una volta individuata la più grande
delle sorelle
Pevensie, mi avvicino, osservando interessata fauni e centauri che
continuano a
tirare frecce.
Susan mi lancia uno sguardo sorpreso.
- Edmund ti lascia partecipare agli
allenamenti? – fa, con
tono incuriosito. Le lancio un’occhiataccia, maledicendo
Edmund che per quel
poco che parla fa solo danni. Credo che approssimativamente dovrebbe
saperlo
ormai tutto l’accampamento, grazie anche al prezioso aiuto di
quelle che
dovrebbero essere le mie migliori amiche.
- mica può decidere lui,
cosa faccio io! – sbotto irritata –
non è la mia balia! –
Ridacchia, lanciando poi una strana
occhiata a Caspian, poco
più in là, intento a misurare a grandi passi il
campo di battaglia con Giorgia
subito dietro.
Noto
solo ora che posso
considerarmi la quasi cognata di
Caspian. Dio, che emozione.
Sorrido, senza un motivo preciso.
- vuoi provare? – mi chiede
intanto Susan, porgendomi un
arco. Annuisco, afferrando l’arco, mentre la seguo verso un
bersaglio libero.
- sai come si fa? – domanda
con fare professionale,
porgendomi poi una freccia.
Non so se ritenermi offesa o meno.
- si – è la
risposta un po’ secca, e che la lascia con un
sorrisino sorpreso.
- allora prego – fa,
allargando poi il braccio e indicando
il bersaglio colorato.
Allora, vediamo di ricordare un
po’ come si fa.
Quando Edmund mi ha portata al
castello credo di aver
sparato a caso, ma infondo avevo già imparato e non
è stato difficile.
Però ci terrei a non fare
la figura della scema che non sa
tenere un arco nel modo giusto.
Tendo l’arco, portando le
dita della mano a sfiorarmi una
guancia e chiudo l’occhio sinistro, prendendo la mira. Lascio
andare la
freccia, che s’incastra poco lontano dal centro.
- brava. Non pensavo fossi capace
– commenta piacevolmente
stupita Susan, e per un attimo mi sento fiera di me stessa –
però dovresti
migliorare la mira. Cercare di prendere il centro – continua.
Sorride incoraggiante.
La guardo mezza pietrificata.
Non è che se non becco il
centro non becco anche il soldato.
E poi io ho tutti i miei propositi sul non uccidere da mantenere!
Meglio, se
non lo prendo in pieno!
Vedo che continua a sorridermi e, con
un sospiro, mi decido
a tendere nuovamente l’arco.
Dopo un paio di frecce lanciate nel
fitto della foresta, un
paio piuttosto lontane dal centro e una freccia quasi
al centro,
riesco
finalmente a prendere quell’odiosissimo cerchietto giallo.
- Brava! – si congratula
Susan – visto che con un po’
d’impegno ci si riesce? Adesso, fai un altro paio di tiri e
poi puoi andare –
Le lancio un’occhiata
storta, mentre seguita a osservarmi
sorridente.
- si può sapere
perché non vai a sorvegliare anche gli altri
arcieri? – borbotto contrariata, prendendo la mira.
- perché se Edmund sa che
ti ho abbandonata ad allenarti da
sola, con il rischio che poi ti fai uccidere, potrebbe arrabbiarsi molto. E non avendolo mai visto molto arrabbiato non so quanto possa
essere pericoloso –
Tiro la freccia, che becca il centro
per pura fortuna, e mi
volto a guardarla.
- è impossibile che tu non
l’abbia mai visto arrabbiato! –
ribatto – è tuo fratello! –
- certo – concorda lei
– ma è anche un tipo molto calmo. –
Sbuffo, ritrovandomi a darle ragione,
per poi concentrarmi sull’ultima
freccia.
Faccio appena in tempo a tirarla, che
sento Holly strillare.
Mi volto di scatto, vedendola poi
gambe all’aria mentre il
cavallo galoppa tranquillamente via.
- stupido cavallo! – urla,
tirandosi a sedere tra le risate
di Lucy.
- potrebbe offendersi, sai?
– commento sarcastica io,
avvicinandomi. Holly mi fulmina con lo sguardo.
- e perché mai?
È un cavallo
-
- lo vedo anche io. Ma è
un cavallo parlante -
Ammutolisce di colpo, e non posso
fare a meno di scoppiare a
ridere.
Le porgo una mano.
- dai, andiamo a vedere come si usa
.. chessò una spada –
Mi guarda storto, mentre afferra la
mia mano tesa e si tira
su.
- Lu, vieni con noi? –
chiedo poi, mentre Lucy riesce
finalmente a placare le risate.
Annuisce, e fa un cenno con la mano a
Susan che riprende a
seguire i suoi arcieri.
Lucy mi racconta ridendo tutte le
cadute di Holly, mentre ci
dirigiamo verso Peter, intento in
un
combattimento contro un centauro.
Non
appena riesce a disarmarlo si volta verso di noi, mentre
l’altro se ne va con
un lieve inchino.
- si? – domanda con il
fiatone, mentre si scosta i capelli
biondi appiccicati alla fronte.
- ci insegni ad usare la spada? - cinguetta allegramente
Holly, al che le
tiro i capelli.
E, dovete sapere care fatine, che
Holly è molto suscettibile
quando si tratta dei suoi capelli. Fosse per lei passerebbe la sua
giornata a
pettinarseli.
- il piano era andare
per gradi. –
le sibilo, mentre Peter
corruccia la fronte, per poi scuotere la testa.
- no –
- daaai! Non veniamo in battaglia,
è solo in caso di
necessità! – lo prega Lucy, mentre Holly mi guarda
male.
- non avevi detto che avevamo un
piano! Potevi avvisarmi! –
- no, Lu, è pericoloso. E
poi sono cose da maschi – risponde
intanto Peter.
- ma era ovvio che ci fosse un piano!
A malapena Caspian ci
ha affidato dei coltelli! Secondo te cede subito nel tirar di scherma?
– ribatto.
- questo è maschilismo! E
se ne avessimo bisogno? –
- beh, non si sa mai che diventino
improvvisamente più
clementi! –
- vedrai che non ne avrete bisogno
–
- si, certo, e ci credi anche?
– sbotto io.
Mi guardano tutti e tre, con sguardo
perplesso.
- che c’è?
– faccio poi, alzando le spalle. – ho solo
risposto ai quesiti di tutti –
Holly si lascia sfuggire un risolino.
- la risposta è comunque
no. Non ce ne sarà bisogno.
– fa perentorio il biondo.
- Peter, se anche c’insegni
non succede niente, perché
Caspian non ci darà mai
una spada. –
cerco di convincerlo io, e Lucy annuisce convinta.
- e poi io e Lucy neanche ci saremo!
– reincarna Holly.
- ehi! Io però si!
– protesto.
- eh, cavoli tuoi –
- intanto ho già deciso
che starò insieme agli arcieri! –
dico io, vedendo l’espressione dubbiosa del biondo.
-
è solo per avere
qualcosa da fare, Peter! – esclama a questo punto Lucy e,
nello stesso istante
in cui Peter sospira, sappiamo di aver vinto.
- va bene. Ma guai
a
voi se vi vedo maneggiare una spada oggi pomeriggio
– ci minaccia,
sventolandoci l’arma che tiene in mano davanti al viso e
costringendoci a fare
due passi indietro.
- certo –
- s..si –
- grazie!! –
L’unica a saltargli addosso
senza alcun timore della spada è
Lucy, che lo stritola in un abbraccio.
Si, in effetti credo che neanche una
spada riuscirebbe a
fermare Lucy, in questo caso. Quando vuole, quella ragazzina, sa essere
implacabile.
Sorrido divertita.
- bene – dice Peter, una
volta che è riuscito a togliersi
Lucy di dosso, non senza una buona dose di moine e minacce –
direi che possiamo
iniziare dalle cose elementari –
Ci fa segno di raccogliere delle
spade lasciate a terra e
inizia la sua piccola lezione.
Un’ora dopo sono sudata
fradicia, puzzolente come una capra,
con ancora un’arma da provare ma piuttosto soddisfatta di
aver imparato a
tenere in mano una spada senza spezzarmi il polso o senza lasciarmela
cadere su
un piede.
Peter ci ha insegnato un
po’ le mosse elementari, e le basi
di un combattimento, ma non ha voluto approfondire, dicendo che tanto
non ci
sarebbe servito altro, in caso di necessità.
Mi duole dirlo ma il grado di
simpatia verso di lui è incredibilmente
levitato nel corso di una sola ora.
- noi andiamo a recuperare il
cavallo. Tu? – domanda Lucy,
messa un po’ meglio di me, al contrario di Holly che non ha
fatto altro che
inciampare nel vestito per tutta l’ora.
Io ho risolto la questione strappando
i bordi quanto bastava
per non rischiare di incastrarci dentro i piedi. E con questo mi
vendico anche
sulla maledetta tenda.
- andrò a cercare di
convincere Edmund a insegnarmi come
usare una balestra e poi cercherò Silvia, che sembra
misteriosamente scomparsa.
– decido io.
- non ho voglia di andare a cavallo
– borbotta Holly mentre
si dirigono verso il bosco dove, presumibilmente, è fuggito
il cavallo e sento
Lucy che ride.
Mentre cammino allegramente per il
campo, asciugandomi il
sudore, incontro Silvia.
- ah! Ti sarei venuta a cercare tra
un po’! – commento
ridendo. Ride anche
lei.
- sono stata a fare un giro nelle
cucine, e poi ho seguito
la lezione di un minotauro sull’ascia. – mi spiega.
- sull’ascia? –
esclamo, arricciando il naso. L’ascia è
forse l’unica arma che non mi è mai piaciuta un
granché.
Annuisce.
- adesso andrò a fare tiro
con l’arco. Voglio proprio vedere
se le mie qualità sono migliorate rispetto a quando siamo
andate in Francia!
– ride
divertita, ricordando i
disastrosi risultati ottenuti. Annuisco.
- vedrai che andrà
sicuramente meglio – la rassicuro io. –
ci sono già stata. E Susan sembra essere la più
incline a farci lezione –
- perché? –
- beh, Peter non voleva, ma
l’abbiamo convinto – sorrido,
trionfante.
- e Edmund? – ci
abbassiamo, evitando per un pelo una
freccia e sentiamo qualcuno che grida di spostarsi.
Silvia gli risponde a tono, dicendo di
migliorare la mira. Scoppio a ridere, decidendo che è il
caso di sloggiare.
- ci sto andando – faccio
io, salutandola con la mano e
ricominciando a camminare per la mia strada.
- allora auguri! – ride
lei, correndo verso Susan. –
scommetto che non ci metterai molto, a convincerlo!
-
Scuoto la testa, ripromettendomi di
strangolarla nel sonno
stanotte, se sopravvive.
Cerco con lo sguardo la capigliatura
corvina di Edmund, e mi
avvicino saltellando innocentemente non appena l’adocchio.
- Ed! – lo chiamo
sorridendo da un orecchio all’altro.
Alza lo sguardo dalla balestra che
sta sistemando, mentre un
minotauro e un paio di fauni continuano a tirare. Mi fissa, quasi
chiedendosi
che ci faccio qui. Poi sembra realizzare.
- no –
- sempre molto cordiale, vedo
– lo rimbecco io, fingendomi
offesa.
- Giulia .. no - ripete nuovamente,
ma io sono una che non
demorde facilmente. Ci sono volte che stresso così tanto la gente che quella fa
ciò che dico pur di non
sentirmi più.
- daiii! –
- no. mi sembra che ne abbiamo
già parlato –
- non sei mia madre! –
protesto a questo punto io. Alza lo
sguardo, con tutta calma.
- hai ragione. Però
è comunque no. –
Batto i piedi per
terra come una
bambina, irritata, quando lui torna di nuovo a controllare
l’arma che ha tra le
mani.
- dai! Susan e Peter mi hanno
già fatto lezione! Che ti
costa? –
- Susan e Peter
cosa? - domanda a questo punto,
alzando di scatto la
testa verso di me. Sorrido
vittoriosa.
- hai sentito benissimo –
Boccheggia per due minuti buoni,
prima di chiudere di scatto
la bocca.
- non sono tua madre e non sono Peter
e Susan. Quindi no –
Torna a guardare la sua balestra, per
poi iniziare a
strattonare la corda in diverse direzioni, quasi con rabbia.
Non credo che quella balestra
potrà essere utilizzata questo
pomeriggio, dopo tutti gli strattoni che ha preso.
Forse, più che ripararla, la sta
distruggendo.
Lo guardo avvilita. E un
po’ triste per la sorte della
povera arma.
Edmund non alza neanche
più lo sguardo su di me.
Non è possibile! Faccio
davvero così schifo a persuadere la
gente?
Incrocio le braccia al petto,
tentando di farmi venire in
mente qualcosa per convincerlo.
Ah-ah! Idea fulminante, degna di Da
Vinci! Di Newton! E di
tutti gli altri scienziati messi assieme!
Il sorriso che è apparso
sul mio viso dev’essere poco
rassicurante e la lampadina che è sicuramente apparsa sopra
la mia testa
potrebbe illuminare a giorno l’intera sala della Tavola di
Aslan.
- vorrà dire che
andrò a fare il corso di ascia
– butto lì con noncuranza e lui
smette di colpo di tirare la corda della balestra.
Ah, ogni tanto mi stupisco del mio
talento. Ma infondo l’ho
sempre saputo di essere un genio incompreso.
- a.. ascia? – balbetta,
sicuro di aver sentito male.
Annuisco decisa.
- si. Silvia c’è
già stata, ha detto che è interessante
–
commento, fingendomi pensierosa. Sorrido innocentemente, mentre mi
guarda a
occhi sgranati come a dire “non lo faresti mai..”.
Mai dare nulla per scontato, quando
si tratta di me. Quanto
mi sento soddisfatta.
- bene. Ciao-ciao! – mi
volto, facendo per andare.
- va bene! Giuly, va bene! Ma non osare toccare un’ascia!
– mi ferma lui e sorrido trionfante, mentre
gli do ancora le spalle. Mi volto, cercando di celare la soddisfazione.
- sicuro? –
Mi guarda malissimo, forse
perché ho un sorriso idiota sul
volto che proprio non sono riuscita a nascondere.
Cioè, quando mi
ricapiterà di averla vinta?
- puoi anche smetterla di recitare,
lo so che lo fai
apposta. – ribatte, voltandosi e incrociando le braccia.
Scoppio a ridere, vedendo la sua
faccia offesa.
- eddai, Ed, non fare
l’offeso! – gli dico, avvicinandomi.
- non sto facendo l’offeso!
– protesta lui.
- oh, si, invece. – lo
punzecchio, sventolandogli l’indice
della mano destra davanti al naso.
- guarda che posso ancora rifiutarmi
di farti lezione! – mi
minaccia, quasi divertito, afferrandomi la mano.
- e io posso ancora decidere di
andare a imparare a maneggiare
un’ascia. –
Sbuffa sconfitto, lasciando la presa
sulla mia mano.
Mi porge una balestra, mentre lui
recupera quella che stava
riparando – più probabilmente distruggendo- prima.
- allora. Devi .. –
Circa mezz’ora dopo, in
seguito a diversi tentativi falliti
e a diverse frecce disperse nel bosco, mi abbandono sull’erba
accanto a Edmund,
seduto a gambe incrociate, intento ad osservare gli altri balestrieri.
- faccio schifo, con la balestra
– borbotto contrariata,
sdraiandomi sulla pancia e cogliendo un fiore.
- meglio così. –
ribatte lui, piuttosto soddisfatto di
questa mia incapacità.
Lo guardo male.
- tanto sono brava con
l’arco – ribatto, e non certo per
amor di precisione. Figuriamoci. Io e la precisione veniamo da due
universi
completamente diversi e distanti anni luce. –
e poi, chissà, magari potrei rivelarmi un
talento nell’ascia –
A questo punto scoppia a ridere.
- Giulia,
non credo
tu abbia la forza necessaria per tenere in mano un’ascia.
– commenta, fra le
risate.
Abbozzo ad un sorriso, rigirandomi il
fiore tra le dita. Ha
una strana sfumatura violacea. E un profumo dolciastro.
Sbadiglio.
Mi metto seduta, continuando a
rigirarmi il fiore tra le
mani.
Edmund si sporge verso di me.
- cos’è?
–
Gli lancio un’occhiata
perplessa.
- secondo te? È un fiore.
–
Mi fulmina con lo sguardo.
- lo so –
- e allora perché
l’hai chiesto? –
Sbuffa, incrociando le braccia al
petto. Sorrido, alzando lo
sguardo verso il cielo. Chissà che ore sono.
Sarà meglio che vado in camera a darmi una
lavata e a cambiarmi prima di
andare a pranzo.
Certo, non che serva a molto, visto
che prevedo di ridurmi
in uno stato ben peggiore di questo, oggi pomeriggio. Però
è tanto per non fare
la solita figuraccia.
In più mi faccio schifo da
sola, e non riuscirei a sopportare
di andare in giro conciata così ancora per molto.
- to’ – faccio,
sventolando il fiore a due centimetri dal
naso di Edmund – te lo regalo –
Lo afferra con sguardo dubbioso,
mentre mi alzo, cercando di
spazzolarmi il vestito per farlo sembrare decente.
- dove vai? – mi chiede,
alzando lo sguardo dal fiore.
- in camera a sistemarmi. Non posso
andare in giro così! –
Ride, scuotendo la testa.
- ci vediamo a pranzo, allora
–
Annuisco, avviandomi verso
l’entrata della casa di Aslan.
- Holly, non farti ammazzare, ok?
–
Lei sorride tesa e annuisce, seduta
sul cavallo che la hanno
dato.
Dopo questa mattina ha
miracolosamente imparato a non farsi
disarcionare.
Lucy e Susan, in groppa a Destriero,
stanno salutando
Caspian poco più in là.
Le sorrido di rimando.
-andrà tutto bene
– la rassicura Giorgia, passando il peso
da un piede all’altro. Silvia annuisce.-
- mi raccomando anche a voi
– mormora poi, e per un attimo
non sembra più la Holly che conosco io ma una persona
diversa, più.. matura.
- andiamo! – grida in quel
momento Susan, e faccio appena in
tempo a fare un ultimo cenno di saluto anche alle sorelle Pevensie che
sono già
fuori.
Caspian ci lancia uno sguardo. Poi
sorride forzato.
- andiamo –
Annuiamo e, mentre lui
s’incammina lo seguiamo.
- Giulia – Giorgia mi
afferra per un braccio e mi voltò a
guardarla incuriosita.
Ha una faccia così seria
che quasi mi fa paura.
- che succede.. se moriamo qui?
–
Scuoto la testa.
- è forse
l’unica cosa che non so: nessuno di loro è mai
morto qui a Narnia. Presumo, però, che se quando muori
nell’altro mondo vieni
qui, allora se muori qui ti trovi nell’altro mondo. Ma
è solo supposizione –
Silvia sospira impercettibilmente.
Caspian si è
improvvisamente fermato. Sta guardando la
foresta dove sono appena scompare Susan, Lucy e Holly.
- Caspian? – chiedo,
confusa. Lui si volta di scatto.
- Giorgia, se non torno in tempo sai
cosa devi fare – poi
inizia a correre verso le stalle. Giorgia annuisce al vuoto,
praticamente.
- che devi fare, Gio? –
domanda Silvia, perplessa. Inutile
chiedere che cosa sta andando a fare Caspian, visto che è
fin troppo
prevedibile.
- surprise! – ride lei.
Bene, Giu.
Non
guardare di sotto, non centrare un alleato, non uccidere nessuno, non
cercare
Edmund con lo sguardo, non guardare verso la foresta in attesa che
Holly
ritorni, non ..
Interrompo il mio elenco mentale non
appena Briscola
s’arrampica di fianco a me.
Siamo più a destra,
rispetto a dov’ero io sta notte, e di
fianco a noi ci sono tutti gli arcieri dell’esercito
narniano.
- pronta? – mi domanda il
nano, lanciando uno sguardo al
“ring” dove Peter e Miraz combatteranno.
Oh, Signore,
ti prego:
fa che quello che ho fatto sta notte sia solo un incubo. Non ti chiedo
di
uscirne indenne, mi va bene anche se mi rompo tutte due le braccia e le
gambe
–giuro – , solo
non far morire Peter.
Per favore, per favore, per favore, per favore.. lo so che non
è il massimo
della modestia, però sa essere simpatico quando vuole, e mi
ha insegnato ad
usare la spada, e poi è il fratello di Ed, di Susan e di
Lucy .. ed è Re
Supremo! Cioè, vuoi lasciare i narniani senza Re Supremo?
Per favore,
Miraz è
proprio scontroso, Peter merita
decisamente di più.. giuro che d’ora in poi non
dirò più che è antipatico o
cose simili.. diventerò la sua migliore amica se necessario,
ma ti prego fallo
vincere… infondo che ti costa? È lui, il buono,
no?
È la prima volta
– e anche l’ultima credo – in vita mia in
cui mi ritrovo a fare il tifo per Peter.
Neanche al cinema facevo il tifo per
lui, visto che sapevo
già come finiva.
Ma qui.. qui è tutto
diverso. È come se non conoscessi
realmente la storia. Come se fossi un personaggio qualunque.
- credo – rispondo sospiro,
tesa.
Lui annuisce.
Mi
sporgo a guardare
di sotto proprio mentre Silvia alza lo sguardo dal masso su cui
è seduta.
Mi sorride incoraggiante, brandendo
la sua balestra.
Con mio estremo disappunto ho dovuto
ammettere che è molto
brava e Edmund, con estremo disappunto pure lui, le ha consentito di
entrare a
far parte dei balestrieri.
Non appena sento delle urla mi sporgo
a guardare l’entrata,
e vedo Edmund, Peter, uno orso e un centauro fare la loro gloriosa
entrata in
scena.
Faccio un cenno con la mano a Edmund,
che mi lancia
un’occhiata inceneritrice. Con tutta probabilità
mi sta proibendo di morire, e
credo che eseguirò l’ordine più che
volentieri.
Gli sorrido.
Si, lo so
che sono una
rompiscatole, Signore, ma ti dispiacerebbe non far morire anche Ed?
sai, ci
rimarrei piuttosto male, visto che – oltre a essere il mio
personaggio
preferito per eccellenza – è anche il mio ragazzo.
Ci terrei a riaverlo
indietro intero, grazie, possibilmente non morto e … beh,
non vegeto. Che poi,
che vuol dire “vegeto”?
Anche Miraz si avvicina allo spiazzo
che è stato riservato
al combattimento e mi sento impallidire.
Senti,
facciamo così:
tu mi tieni in vita la maggior parte di gente possibile e giuro che non
nasconderò mai più a mia mamma i brutti voti e
che non mi lamenterò la mattina
per andare a scuola. Mi sembra un compromesso accettabile, non trovi?
Non posso
prometterti che diventerò suora, perché dubito
che sia la mia vocazione, e poi,
come lo spiego a Edmund?
Le urla di battaglia risuonano da
tutte e due le parti,
quando Peter e Miraz entrano nel terreno circoscritto e si
fronteggiano.
Smetto di pregare perché
mi rendo conto che ora sta tutto a
Peter, e spero vivamente che i fatti proseguano come nel film. Ma anche
il
libro va bene, sul serio. L’importante è che vinca
lui.
Deglutisco.
Per favore,
per
favore, per favore..
Iniziano a combattere, e riesco a
malapena a seguirli con
gli occhi, tanto sono veloci.
Sobbalzo ogni qual volta Peter viene
colpito e esulto ogni
volta che Peter colpisce. Dio, che ansia tremenda.
- Pausa! – Peter e Miraz
tornano ognuno ai rispettivi lati e
io non riesco a trattenermi: salto giù dal masso e corro
fino a loro,
inciampando nel vestito rosso.
Silvia è subito dietro di
me.
- come va? – domando
ansiosa mentre Edmund controlla il
braccio del fratello.
- lo vedi da te –
è il sussurro di Peter, con il fiatone.
- fa tanto male? – chiede
Silvia preoccupata, e Peter emette
un grugnito per nulla rassicurante.
Credo che lo prenderò per
un “si, fa abbastanza male”
Il centauro dietro di noi si fa
avanti.
- credo sia il caso che voi torniate
ai vostri posti,
Ladies. –
- col cavolo! – sbotta
Silvia, e prende ad elencare al
povero centauro che non siamo inutili, che dobbiamo combattere anche
noi e
aggiunge che io sono la ragazza di Re Edmund, quindi è
più che giusto che io
sia qui.
- può darsi, Lady, ma lei
non è la fidanzata di nessuno, se
non sbaglio. –
le fa notare lui, e io mi
metto una mano sulla bocca per non ridere, quando Silvia inizia a
inveire in un
modo piuttosto colorito, alternando le imprecazioni a qualche frase
come “ma io
sono la sua migliore amica!” o “non è
giusto! Cioè, per stare qui devo per
forza avere un fidanzato Re?”
Faccio finta di ascoltarla, mentre
Peter e Edmund si
parlano.
La pausa è finita e Peter
e Miraz tornano a combattere.
- promettimi che dopo te ne torni su
– sussurra Edmund. Annuisco.
Vorrei tanto fare una battuta, ma non
riesco a pensare a
nulla di minimamente divertente.
E forse è meglio
così, perché rischierei di peggiorare la
situazione e Edmund mi sembra già abbastanza teso di suo.
Sospiro, e gli stringo la mano.
E lui ricambia la stretta, mentre
Silvia smette
improvvisamente di sbraitare, per guardare con il fiato sospeso Peter e
Miraz
che si affrontano a colpi di spada, così forti che il suono
quasi mi rimbomba
nelle orecchie.
E salto per aria, quando Caspian e
Susan appaiono
improvvisamente dietro di me.
Edmund lancia un’occhiata
alla sorella, che annuisce.
C’è
un’altra pausa.
- grazie – sussurra Peter,
lanciando uno sguardo
riconoscente a Caspian, per poi sorridere a Susan.
- beh, tu eri occupato –
- Peter – fa Edmund,
girandolo verso l’esercito – sorridi –
Peter fa come gli è stato
detto, alzando la spada, e i
narniani lanciano urla di guerra.
Silvia mi si avvicina.
- Giu – sussurra
– fin’ora come sta andando? –
- come nel film – rispondo
in un sibilo. – speriamo che
continui così. –
- se no? – mi chiede,
guardandosi intorno per evitare che
qualcuno ci senta.
Ne abbiamo discusso sta mattina, poco
prima di pranzo: loro
non devono sapere che sappiamo come va a finire la storia,
perché potrebbe
rivelasi fatale. O, per lo meno, in quasi tutti i libri fantasy
è così.
Secondo me, se noi dicessimo loro
cosa fare, la storia
cambierebbe del tutto e non vorrei rischiare di perdere l’
”happy ending”.
Un po’ mi dispiace non
poterlo dire a Ed. Forse gli eviterei
tutta questa tensione, e tutta quest’ansia. Però
preferisco che si preoccupi,
piuttosto che rischiare di farlo morire.
- altrimenti ci inventeremo qualcosa.
Non ho la minima
intenzione di perdere questa guerra – rispondo battagliera, e
Silvia annuisce.
- è meglio che andiate in
là – sta dicendo Peter – non credo
che i Telmarini manterranno la promessa –
Annuisco, non appena vedo Edmund che
mi lancia uno sguardo d’avvertimento.
- buona fortuna, allora. –
dico, sorridendo a Peter.
Oh, diamine, devo proprio essere
senza speranza per
sorridergli!
Lui annuisce di rimando. Poi Susan lo
abbraccia e emette un
verso di dolore.
- oh. – fa lei, staccandosi
di colpo – scusa. –
- non fa niente. State attenti
–
Annuiamo tutti quanti con aria grave;
poi, io e Susan c’incamminiamo
verso la postazione degli arcieri, Silvia torna sul masso di fianco ad
un fauno
e Caspian s’avvia velocemente all’interno della
Casa di Aslan.
Speriamo che
vada
tutto per il verso giusto. Oh, Signore ti prego: fa’ che vada
tutto per il
verso giusto.
- porca di quella miseria!
C’è mancato un soffio – è
l’imprecazione
di Giorgia, quando la radice la appoggia sana e salva a terra.
- fammi prendere un altro colpo
così e giuro che non saranno
i soldati di Telmar ad ucciderti! – sbraita Silvia,
preoccupata e sollevata
allo stesso tempo.
Ci siamo ritrovate qui per puro caso,
dopo che hanno
bloccato l’entrata alla Casa di Aslan, abbattuto la
postazione degli arcieri e
che Caspian e Giorgia sono sbucati fuori da sotto terra.
La situazione non stava volgendo a
nostro favore, fino ad
una manciata di minuti fa, ma sono fortunatamente arrivati gli alberi e
questo
vuol dire due cose: le cose stanno andando per il verso giusto, e Holly
e Lucy
sono vive e sono riuscite a trovare Aslan.
Mi guardo intorno ansiosa, ignorando
il braccio sinistro che
pulsa dolorosamente dopo la caduta che ho fatto.
Non uccidere è stato un
po’ difficile, ho finito le frecce e
ho un’incredibile voglia di vomitare anche l’anima.
Mi volto, e guardo Giorgia coperta di
terra da capo a piedi
e Silvia, che ha un graffio sopra l’occhio sinistro e la
gamba destra
completamente coperta di sangue. Non ho voglia di chiedere
cos’è successo,
voglio solo finirla il prima possibile.
- grazie – sussurra Giorgia
girandosi verso l’albero con un
lieve inchino del capo.
L’esercito di Telmar si sta
ritirando verso il fiume,
impotente di fronte alle piante .
Seguiamo con tutta calma i narniani
che corrono all’inseguimento
del nemico e mi chiedo dove trovino ancora tutta quella forza. Credo che non
guarderò mai più un film di
guerra sotto lo stesso punto di vista.
I telmarini si sono fermati di fronte
al Ponte di Beruna.
- Holly! – strilla Giorgia,
saltellando, non appena vede
Holly in piedi dietro Lucy e Aslan.
Aslan. Oddio, è proprio
come nel film, solo più..
splendente? E decisamente più grande e maestoso.
Va bene. Credo che segnerò
questo giorno sul calendario.
Aslan ruggisce e in pochi istanti
– istanti così veloci, che
se non avessi visto il film non saprei dire con sicurezza
cos’è successo – il fiume
inghiotte gli ultimi generali di Telmar.
È finita.
Olè!
* esulti di
gioia tipo mondiale *
Ho
finalmente
concluso questo capitolo!
Ok, ho
tagliato gran
parte della battaglia perché .. beh, perché non
sono capace di descrivere una
battaglia. C’ho provato, ma usciva un obrobrio, quindi zac!, saltiamo subito al pezzo
successivo.
Di questo
capitolo mi
piace solo la parte degli allenamenti, forse perché
c’è ancora un clima
piuttosto leggero. La seconda parte è uno schifo, ma dovevo
per forza scrivere
qualcosa e quindi ..
Tutto
sommato poteva
venire peggio – credo –
Passo ai
ringraziamenti di chi ha recensito lo scorso capitolo (si, so che ora
c’è la
funzione per rispondere alle recensioni, ma a me piace metterle a fondo
capitolo e quindi farò così forever
and
ever ù.ù):
Eve_Cla84:
Ave,
Dear! Lo sai che anche io, quando
sono andata all’Acquario di Genova, ho comprato un peluche a
forma di delfino?
O,o l’ho chiamata Mora ^^ felice che lo scorso capitolo ti
sia piaciuto, e
spero di non averti deluso troppo con questo :D
Lola_Elric:
grazie
mille per i complimenti, cara :)
si, Ed è puccio quando è imbarazzato *W* spero
che ti sia piaciuto anche questo
capitolo :D
AlexJimenez:
Caraaaa
*.* devo darti ragione, e giuro
che non me n’ero accorta: ho dei dilemmi adolescenziali sui
pigiami XD spero
che questo capitolo ti sia piaciuto :)
Lils_:
Daarling
:D anch’io voglio l’Edmund-tascabileee
*.* dopo tanta attesa spero di non aver deluso le tue aspettative con
questo
capitolo ^^
Ringrazio anche chi
ha recensito la mia Le
Ciel:
AlexJimenez:
Cara,
sono veramente felice che ti sia
piaciuta *.* io il nomignolo “Eddie” non so se mi
piace o no.. diciamo che
quando guardo “la Strega, il Leone e
l’Armadio” strepito: “Eddie! Eddie!
Eddie!”
mentre quando guardo “Il Principe Caspian” continuo
con: “Ed! Ed! Ed! Ed” .
sarà che chiamare “Eddie” Edmund mi
sembra un po’ riduttivo, quando lo si vede
nel secondo film xD
Lils_:
eh,
darling, anch’io non posso credere
di aver scritto una shot su Peter (oddio, ma che ho fattoooo? O.O Ed,
perdonamiiiii ç___ç ) in compenso mi fa veramente
piacere che ti sia piaciuta
:D e sono anche felice di essere la “tua droga (in senso
buono, ovviamente XD)”
e spero solo di non diventare un anestetico XD
lovely_:
Grazie
mille dei complimenti, dear :)
sono felice che ti sia piaciuta, soprattutto perché sei una
fan di Peter. Vuol dire
che non sono un caso così disperato e che Peter ha ancora la
speranza di non
vedersi storpiato ogni qual volta scrivo di lui XD devo dirti che si,
in
effetti l’idea originale era di fare una shot su Polly, per
la P. ma ho
cambiato idea, giusto sta mattina. (mi è venuto
un’incredibile colpo d’ispirazione
e visto che con quella su Polly non avevo idee ho scritto ben
volentieri la
prossima shot. Non so quando la posto, perché l’ho
scritta a mano durante
supplenza e non ho la minima voglia di ricopiarla a computer.) In
qualsiasi
caso entro due giorni dovrei aggiornare ^^) in qualsiasi caso, se vuoi,
te la
conto come risposta giusta perché avevo detto che avrei
scritto su di lei ^^’
ringrazio
anche
chiunque l’abbia inserita tra i Preferiti/ricordate/seguite.
Thank you
all <3
Poooi.. an,
si. Non appena
finirò “L’Alfabeto di Narnia”
– cioè tra un po’, ma neanche
così lontano nel
tempo, visto che sono già alla P e mancano… circa
9 lettere (togliendo la P) - non
ho la minima intenzione di lasciarvi in pace e quindi ho già
pronta un’altra
raccolta – più o meno comica – che si
chiama “P.D.A (Progettando
Disgrazie
Altrui)“
Per questa
mia nuova,
splendida (XD) idea ringraziate la
mia amica, che quando non ha niente da fare urla: “Giulia!
Scrivi immediatamente!
“ .
“le
Ciel”, per esempio, è stata creata
perché lei
voleva che scrivessi qualcosa e mi son detta: scriviamo su Narnia! *w*
Non so
perché ve l’ho
detto, forse per prepararvi psicologicamente. XD
Detto
ciò, mi dileguo e vado a studiare tedesco, prima di prendere
un bel 4 nella verifica di domani
:D
Adiòs!
_ L a l a
|
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Capitolo 7 *** 7. ***
7.
C’è
un cavallo, che mi
sta dicendo di correre. Ha una voce strana, somiglia a quella di Byron.
Inizio a
correre, ma
inciampo, incastrandomi nelle radici di una pianta. Perché
sta ridendo?
Sento che la
terra
trema, come se stessero arrivando al galoppo una trentina di buoi.
Mi guardo
intorno, ma
il cavallo non c’è più.
Poi,
all’improvviso
c’è una grande voragine sotto ai miei piedi.
Strillo,
cadendo.
Luce.
Spalanco gli occhi di colpo, sentendo
la luce ferirmi
prepotentemente gli occhi.
- Holly, e che diamine! –
sbraito, coprendomi il viso con un
braccio, abbassandolo subito dopo per la fitta di dolore che il gesto
mi ha
causato. – cosa ci fai nella mia stanza? –La fisso,
truce, alzando l’altro
braccio. - e,
soprattutto, perché
diavolo hai aperto quelle tende? -
Lei sorride angelica,
lisciandosi
con le dita alcune ciocche di capelli.
- beh, Giu,
è tardi. Ci aspettano
a colazione –
- ma che vadano a
farsi fottere –
borbotto poco educatamente. Ma di prima mattina sembro più
uno scaricatore di
porto che me stessa.
- anche Edmund?
– domanda
innocentemente, ricevendo per risposta un cuscino in piena faccia.
- taci, infimo essere
dalle
capacità intellettive di una mosca rincoglionita –
le intimo, avvolgendomi poi
nelle coperte fin sopra i capelli. – voglio dormire. E,
già che ci sei, ridammi
quel cazzo di cuscino –
- come siamo
delicate, sta
mattina, eh? – borbotta risentita, tenendosi stretto il
cuscino.
- beh, abituatici. E
ora, vuoi
ridarmi o no quel fottuto cuscino? Sono scomoda! –
- no. devi scendere a
colazione.
Dopo, se vuoi, torni a dormire –
- non riesco a
dormire con il
cibo sullo stomaco, porca miseria. Sono ancora in vacanza, ho appena
vinto una
guerra e per di più sono ferita! Un minimo di riposto mi
è dovuto! –
- oh, tesoro,
è quello che ho
detto anch’io a Silvia quando è venuta a
svegliarmi. Che è la stessa cosa che
ha detto lei quando Giorgia è andata a svegliarla
e… -
- che è la
stessa cosa che
Giorgia ha detto quando non-si-sa-chi è andato/a svegliarla?
– la interrompo
io, prevedendo il resto della frase.
- no –
commenta quasi delusa –
lei si è alzata allegra e pimpante, e senza che nessuno la
svegliasse –
- anch’io
mi sarei svegliata
allegra e pimpante, se avessi avuto il tempo di riposare del tutto
–
- eh, la prossima
volta fai
meglio a morire, Giu – mi suggerisce Silvia, entrando e
lanciandosi su di me,
anche se credo che il suo obbiettivo fosse un pezzetto libero di
materasso. –
così non devi neanche più risvegliarti -
- grazie mille del
suggerimento.
Provvederò non appena avrò la forza di alzarmi e
di buttarmi giù dalla finestra
– borbotto torva. Holly ridacchia, poggiando il cuscino sul
davanzale della
finestra
- chi butta
giù chi? – esclama
allegramente Giorgia, entrando saltellante nella stanza.
- Giu –
fissa l’ammasso informe
di coperte in cui sono arrotolata. Cioè. Io penso che stia
fissando le coperte,
non ne sono sicura perché non la vedo. – che ci
fai avvolta lì dentro? –
Si, sta fissando il
mio bozzolo
di bruco che si trasforma in farfalla. Anche se, credo, io non mi
trasformerò
proprio in un bel niente.
- dormo –
rispondo – non si vede?
–
- a dir la
verità sembra che tu
voglia diventare una mummia da esporre al museo. –
Beh, non sarebbe una
cattiva
idea. Infondo che fatica fa, una mummia? Assolutamente nessuna.
Cioè, se ne sta lì, tutto il giorno
dentro una teca di
vetro a farsi ammirare dagli studenti e dai turisti. E non ti possono
neanche
fare le foto, perché sennò ti rovini. Una
pacchia, insomma.
Si,
diventerò una mummia.
È molto
meglio che buttarsi giù
dalla finestra.
- è
un’ottima idea – concordo con
lei, stringendomi ancora di più nelle coperte.
- ma non soffochi,
così? –
domanda Silvia, tappandomi naso e bocca attraverso la coperta.
Mi dimeno, tirandole
qualche calcio,
finchè non molla la presa.
Emergo dal mio
“nascondiglio”
boccheggiando.
- ma sei scema? - e la prima frase che
riesco ad articolare.
Lei scoppia a ridere, e io ne approfitto per buttarla giù
dal letto con un
calcio.
- dai Giu. Non vuoi
assaggiare il
cibo narniano? – mi dice Holly, sperando di convincermi a
scendere dal letto.
- e fino ad adesso
che cos’ho
mangiato, scusa? – le domando, con fare scettico, e lei mi
guarda stupita.
- è vero!
Abbiamo mangiato cibo
narniano! E stiamo parlando in narniano! Ma, Giu, ti rendi conto?
– sbotta,
aprendosi in un sorriso gigantesco.
Inarco un
sopracciglio.
- Beh, me ne sono
resa conto
molto prima di te, a quanto pare. -
Silvia scoppia a
ridere, ancora
seduta sul pavimento.
Giorgia ci fissa
truce dalla porta.
- Giulia, muoviti. O
dico a
Edmund che lo tradisci –
- ahah, e con chi?
Con un fauno?
–
- no. con Peter.
–
C’è
un attimo di silenzio
stupito. Mi vengono
i brividi alla sola
idea. Si, ok, ultimamente ha guadagnato diversi punti, ma …
BRR.
- ma non è
vero! – protesto
risentita.
- ovvio, ma Edmund
non lo sa –
- mi fa male tutto il
sedere –
sbotta Silvia, per la.. vediamo, trecentesima volta; la parata che si
è svolta
stamattina è stata un immensa
rottura di
scatole. Io
non capisco proprio come
si possa passare la propria mattinata su un cavallo salutando la gente
come la
regina Elisabetta. Cioè, che divertimento
c’è? Organizza un torneo, piuttosto.
Una gara di giavellotto, un combattimento tra minotauri o assumi un
comico che
intrattenga il pubblico, ma.. la parata! Come può piacere
una parata?! A quanto pare,
però, i narniani
la pensano diversamente e quindi mi sono dovuta sorbire tre ore di vie
piene di
gente festante che acclamava Caspian la cui corona, detto fra noi, non
regge
proprio il confronto con quelle che avevano Ed e Peter. Sembra fatta di
plastica! L’unico
lato positivo della
faccenda è che, visto che non so cavalcare proprio
benissimo, mi sono seduta
sul cavallo di Edmund dietro di lui, per evitare di investire qualcuno
durante
il corso del palio, anche se avrebbe effettivamente reso le cose un
po’ più
movimentate.
Sbuffo, e scuoto i
capelli che
sfiorano il pavimento. No, non sono improvvisamente cresciuti a
dismisura. Sono
solo a testa in giù sul letto. E
Giorgia, la testa comodamente adagiata sulla mia pancia, sembra aver
l’intenzione di farmi vomitare.
- posso sapere, di
grazia, perché
siete tutte quante in camera mia? – sbotto irritata.
- perché
non sappiamo che altro
fare, Giu – commenta Holly, rimirandosi nel grande specchio
che sta appeso
sulla parete di fronte al letto, poco sopra della cassettiera. Poi tira
fuori
una rosa dal vaso che è appoggiato lì di fianco e
se la infila sui capelli,
guardando il proprio riflesso soddisfatta.
Bussano alla porta.
- aaavanti
– invita Giorgia.
- permesso?
– domanda Caspian,
affacciandosi alla porta sorridente.
–
vedo che non avete niente da fare – dice poi.
- anche se fosse?
– fa Silvia,
abbracciata ad un cuscino e seduta a gambe incrociate sul tappeto
rotondo che
sta in mezzo alla stanza. .
Lui scuote la testa e
entra.
Dietro di lui c’è Edmund.
- ohya –
saluto, alzando la mano
e tirandola subito giù quando il braccio urla la sua
protesta. Stupido
braccio, stupida ferita e stupido
telmarino che me l’ha fatta. Poteva sbagliare la mira, no?
- siete venuti ad
invadere la
nostra privacy? – domanda Holly, tirando fuori una spazzola
dal cassetto e
osservandola interessata.
- di’ pure
la mia privacy, visto che
è la mia camera –borbotto
torva, strofinandomi con
l’altra mano il braccio dolorante – e molla la
spazzola! Non ho intenzione di
passare il mio tempo a pulirla dai tuoi capelli –
Mormora qualche
protesta,
accompagnata da qualche maledizioni sicuramente rivolte a me, ma
rimette la
spazzola al suo posto.
- comunque no
– continua Caspian.
– non siamo venuti ad invadere la vostra privacy, ma ad
avvisarvi che stasera
c’è la festa. –
- ma tutto oggi
dobbiamo fare? –
si lagna Silvia, lasciandosi cadere all’indietro sul tappeto.
– abbiamo
tutto il tempo del mondo, per
festeggiare, lasciatemi almeno riprendere dallo shock di aver
combattuto e
vinto una guerra –
Giorgia scoppia a
ridere,
tirandosi finalmente su. La
mia testa
torna ad appoggiarsi sul materasso.
- oh –
sospiro soddisfatta,
sistemandomi meglio.
- beh, ragazze, vi
consiglio di
trovarvi un cavaliere – suggerisce Caspian, senza un motivo
ben preciso,
scatenando l’attenzione di tutte e quattro.
- un cavaliere?!
– strillano loro
tre in coro.
- perché?
– faccio io.
Holly mi fulmina.
- zitta tu, che
neanche devi fare
la fatica di cercarlo –
Afferro il cuscino e
glielo
lancio in faccia, con uno sbuffo risentito. Oggi, il cuscino e Holly,
sono
particolarmente attirati l’uno dall’altra.
Edmund ha assunto una
tinta
rossastra.
- dovete cercare un
cavaliere per
ballare, ragazze. – continua Caspian, lanciando
un’occhiata divertita ad Edmund
che lo fulmina. – ma anche per farvi accompagnare in giro:
stasera la città
sarà addobbata a festa ed dev’essere un bellissimo
spettacolo. –
- e dove lo trovo, un
cavaliere?
– si lamenta Holly.
- fatevi un giro in
città,
rimorchiate qualcuno e lasciate in pace me – suggerisco. Il cuscino che ho lanciato
prima mi viene
restituito non molto gentilmente.
- e cosa dobbiamo
metterci,
Caspian? – domanda Giorgia.
- beh, quello
è il caso di
chiederlo a Susan e Lucy. Sono loro, le esperte. –
Mi tiro su di scatto.
-
fermofermofermoFERMO! Mi stai
dicendo che dovrò mettermi .. un
vestito
elegante? Di quelli che neanche riesci a capire dove finisce
lo strascico e
dove inizia il pavimento? –
- è una
definizione un po’
esagerata… - inizia Ed.
- .. però
si – conclude Caspian e
io lancio uno strillo disperato.
- ok, mi dispiace, ma
io non ho
intenzione di passare la notte ad inciampare nella gonna. Quindi tanti
saluti e
ciao. E poi, dove lo trovo, un vestito? – nessuno sembra
ascoltarmi. O forse
m’ignorano. Perché non mi trasformo
seriamente in una mummia? Forse nessuno mi ascolterà, non
credo che le mummie
possano parlare, ma per lo meno avrei un minimo d’attenzione.
- dici che se lo
chiedo a Peter
ci viene? – domanda Silvia, rivolta ad Edmund. Lui scuote il
capo.
- va con Lucy.
–
Altro urlo disperato.
Non mio,
questa volta.
- e io dovrei
chiedere ad un
fauno di uscire con me? – fa Holly con fare stizzito.
- non
c’è nulla di male.. –
intervengo io. – e, diamine, qualcuno sa dirmi dove posso
trovare questo
benedetto vestito? -
- zitta tu!
– è l’educata
risposta. Quant’è bella l’amicizia.
- da Lucy e Susan
– risponde
invece Edmund, alla seconda domanda.
Sbuffo sonoramente,
alzandomi dal
letto e rassettandomi lo stupidissimo vestito
viola che ho indosso.
- beh, fate quello
che vi pare.
Con tutti i ragazzi di Telmar che ci saranno in giro io dubito
che
neanche uno sia
disposto ad uscire con voi. Basta che lasciate in pace me, che ho un
appuntamento con Lucy per lamentarmi dell’orribile vestito
che dovrò mettermi e
che lei mi costringerà a mettere. Adieu! –
Esco dalla camera,
salutando con
un cenno Edmund e Caspian, che mi fissano allibiti sulla porta.
Trotterello per i
corridoi,
inciampando nel vestito un paio di volte, e raggiungo la camera di
Lucy,
bussando poi disperata alla sua porta. Niente. Nessuno risponde. Ogni
tanto mi
chiedo se sono invisibile e inudibile.
- Luuucy –
- sono qui
– mi dice, apparendo
alle mie spalle e facendomi fare un salto che, se misurato, batterebbe il record
mondiale.
Dietro di lei
c’è Susan, che
sorride divertita.
- fammi indovinare:
non vuoi
metterti il vestito stasera –
Arrossisco fino alle
punte dei
capelli.
Lucy sospira,
sorridendo. Poi mi
prende sottobraccio.
- beh, andiamo dalle
sarte di
corte a trovarne uno che almeno ti piaccia. –
- il fatto non
è se mi piace o no
il vestito! Il problema è il vestito stesso! –
Susan ride, mentre ci
precede
scendendo le scale.
Prevedo un luuungo,
luuungo
pomeriggio.
E, se
c’è una cosa positiva, è
che non devo preoccuparmi di trovarmi il cavaliere. Almeno quello.
- è
orribile. – mi lagno. – cioè.
È orribile addosso a me -
- non è
vero. – risponde Lucy,
aprendo la porta della mia camera. – ti sta molto bene
–
Appoggia
delicatamente il vestito
piegato sul mio letto.
- non me lo
metterò mai –
sostengo, sedendomici accanto. È
color
pesca, ed è un colore che mi piace tantissimo. Ha dei
deliziosi ricami dorati
ai bordi della scollatura e delle maniche, ma la gonna è
troppo lunga, e ci
inciampo continuamente. Mentre lo provavo prima, per poco, non mi sono
fatta un
volo fuori dalla finestra. Non smetterò mai di ringraziare
chiunque abbia
chiuso i vetri.
Come farò,
ad andare in giro
tutta sera?
- e invece si.
– ribatte lei.
- oh, uffa.
Perché non vanno bene
i jeans? – sbuffo, incorciando le braccia e lasciandomi
cadere all’indietro.
Lucy neanche mi
ascolta, e sta
guardando fuori.
- ehi, io vado. Ci
vediamo sta
sera in giro per la città o nella sala da ballo. Edmund ha
detto che passa per
le otto a prenderti. –
Esce tranquillamente,
chiudendosi
la porta alle spalle e lasciando la mia mente a sbrigarsela con un
black out
totale delle funzioni intellettive.
Sala
da ballo.. io
non so
ballare!
Che diamine gli dico,
a Edmund?
Ommioddio, perché a me? Non so neanche dove mettere i piedi!
Aiuto. No, sul serio. Aiuto.
Non so ballare!
Perché non sono
andata a fare un corso? Perché?
Senza contare il
vestito!
Oh,
sant’Iddio! Con il vestito
sarà solo peggio.
Dov’è
la mia botola?
- non so ballare
– esordisco con
aria cupa, quando apro la porta a Edmund. È vestito con una
camicia blu e dei
pantaloni dello stesso colore. Io ho provato ad infilarmi decentemente
il
vestito, e dopo dieci tentativi ci sono riuscita. Non sembra, ma
è difficile
mettere su un vestito così elegante senza incastrarsi.
Comunque. Dopo il mio
fantastico
modo di avviare la serata, lui mi fissa prima stranito, forse pensando
che sto
scherzando, e poi scoppia a ridere, facendomi diventare rossa come un
pomodoro.
- non
c’è niente da ridere! –
sbotto, sentendomi le guancie che scottano e trattenendo a stento la
voglia di
passarmi le mani fra i capelli, che Holly ha tanto faticato ad
intrecciare in
una strana capigliatura.
Ecco, forse
l’unica parte in cui
mi sono divertita oggi è stata la seduta dal
“parrucchiere” che Holly ha messo
in piedi per me e le altre (ovviamente nella mia
stanza).
- se.. ahah! se non
vuoi ballare
basta dirlo, sai? Ahah! – mi dice, sempre ridendo.
- ma io non so
ballare sul serio!
– protesto, incrociando le braccia al petto e mettendo su un
broncio offeso.
Prende un respiro profondo, spegnendo lentamente la risata, anche se il
sorriso
divertito rimane sulle sue labbra.
- ok, va bene. Vorrà dire che
andremo a fare un giro. – mi
guarda divertito, porgendomi il braccio destro.
– ti va bene? -
Posso morire dalla
vergogna o
dite che è chiedere troppo?
Annuisco
confusamente, e
afferro il suo braccio.
Ci avviamo lungo il
corridoio.
- ehi –
dice.
- mm? –
è la mia risposta
intelligente.
- comunque, quel
vestito,
ti sta bene – borbotta, guardando dall’altra parte.
Arrossisco fino alla
punta
delle orecchie, sperando di non inciamparci dentro proprio ora.
Scendiamo le scale,
mentre la
musica proveniente dalla sala da ballo rimbomba lungo tutti i corridoi.
Mi affaccio alla
porta della
sala, sbirciando alla ricerca di facce conosciute:
c’è Caspian, che sta
invitando con un grande inchino Susan a ballare, e
c’è Holly, davanti al tavolo
del buffet, intenta a flirtare con un ragazzo decisamente
più grande di noi e
con una folta zazzera rossa in testa.
Ridacchio divertita
per poi raggiungere
Edmund, che mi aspetta in fondo al corridoio.
Usciamo da un cortile
interno, e
ci ritroviamo nella cittadella.
Ci sono tantissime
lanterne
colorate appese ai balconi delle case che mandano ombre danzanti sui
muri e sui
passanti, che sono tantissimi e tutti vestiti a festa.
Un ragazzo vestito da
giullare
distribuisce volantini. Edmund ne prende uno.
- fanno i fuochi
d’artificio –
dice, leggendolo.
- davvero?
– chiedo, sporgendomi
verso il foglio. Lui annuisce.
- fanno anche un
falò, nella piazza
centrale. E ci sono
un sacco di
spettacoli teatrali e simili nelle varie piazzette. – legge
un altro po’,
mentre mi perdo ad osservare una lanterna rossa con un disegno dorato
sopra. Sembra
quasi fatta di glitter, tanto brilla. Anche se dubito che abbiano
già inventato
i glitter, qua a Narnia. Ne voglio anch’io una
così.
- allora –
dice Ed, voltandosi
verso di me. – che vuoi fare? –
Sempre guardando la
lanterna, ci
penso su.
- voglio vedere i
fuochi d’artificio.
– decido, stringendomi un po’ di
più al suo braccio.
- li fanno stasera
tardi. Che ne
dici se, nel frattempo, giriamo per i negozi? –
Annuisco,
sorridendogli. Mi sorride
di rimando.
Riprendiamo a
camminare
lentamente per le stradine affollate di gente che ride, scherza e,
dentro ai
locali illuminati, balla. È una sensazione strana, camminare
normalmente tra
quelli che fino a qualche giorno fa erano il nemico. Ed è
ancor più strano
pensare che in questo momento non stanno facendo caso a noi,
né stanno pensando
che siamo narniani. Siamo semplici persone, tra altre semplici persone.
Sorrido felice,
mentre il fiato
mi si condensa in tante nuvolette davanti al viso.
L’aria
della sera è fredda, ma c’è
uno strano senso di soddisfazione e felicità che mi pervade
il corpo e che m’impedisce
di sentire il freddo. Ok, ho tanta voglia di mettermi a saltellare
felice ma
penso che mi tratterrò: non è il caso di farsi
riconoscere anche qui.
Passeggiamo per le
vie, e ogni
tanto ci fermiamo a qualche negozio, per osservare le vetrine. Davanti
ad una
gioielleria c’è Giorgia, che fissa una collanina
dorata.
- ho deciso che me la
compro –
esordisce, rivolgendosi a noi.
- e con quali soldi?
– la canzono
io. Lei mi fa la linguaccia.
- guarda che mica mi
sono scelta
il cavaliere per niente – mi risponde, con un sorrisetto
furbo. Poi si guarda
intorno, alla ricerca del sopracitato cavaliere.
- a proposito,
chissà dov’è
finito.. – mormora
pensosa.
- è
fuggito per evitare di
doverti comprare la collana? – propone Edmund divertito, e
scoppio a ridere di
fronte alla faccia di Giorgia.
- non lo farebbe mai
– sostiene,
mettendosi dritta. Rido ancora più forte, mentre decido che
è ora di
ricominciare a girare. Quindi afferro saldamente la mano di Edmund e lo
trascino
via tra le risate, salutando Giorgia con un : - quando si fa vivo,
fammi uno
squillo! –
La sento urlare
qualcosa in
risposta, ma ormai siamo lontani.
Sbuchiamo nella
piazza centrale,
al cui centro si erge un falò. Attorno ci sono fauni e ninfe
che ballano e
suonano, mentre gente di Telmar tiene il ritmo battendo le mani e
coppia balla.
Intravedo Lucy, che
sta ballando
con Peter e le faccio un segno con la mano. Lei ricambia, sorridendo.
Edmund si china verso
il mio
orecchio.
- sicura di non voler
ballare? –
Gnè.
Questo è mettere in difficoltà
la gente.
Guardo il
falò, e tutta la gente
che ci balla intorno, chiedendomi perché devo essere
così impedita a ballare
mentre i riflessi rossastri del fuoco proiettano ombre danzanti sul
pavimento
di pietra della piazza, creando un incredibile effetto, simile ad un
incantesimo.
Sospiro, sconfitta.
- se proprio ci tieni
a farti
pestare i piedi – rispondo, con un sorrisino mesto.
Edmund ride,
prendendomi la mano,
e portandomi vicino al falò.
- non è
difficile – mi dice
sorridendo e mettendomi le braccia attorno ai fianchi. Gli appoggi una mano sulla
spalla e l’altra la
faccio passare dietro il suo collo.
- questo lo dici tu
che non hai
un vestito in cui potresti inciampare da un momento all’altro
– gli faccio notare,
mentre inizio a mettere un piede davanti all’altro a ritmo
della musica,
seguendola. – o che, magari, potrebbe avvicinarsi un
po’ troppo al fuoco e
bruciare – continuo,
e scoppia a ridere.
- ma figurati!
–
- uh. Guarda che
potrebbe
succedere! – ribatto, mentre mi fa fare una giravolta.
Ride ancora, e mi
sembra
veramente tutto perfetto, in questo momento.
Troppo perfetto, in
effetti. Quanto
ci scommettiamo, che adesso inciampo?
Balliamo ancora per
un po’, senza
incidenti di percorso, per fortuna. Si, beh. Forse i piedi di Edmund
non la
pensano così, ma sono dettagli. Poi ci allontaniamo dal
fuoco,mentre sento i miei di piedi
che urlano di dolore come
se un elefante li avesse schiacciati ripetutamente.
- stupide scarpe - borbotto, contrariata e
Edmund sorride,
mentre saluta Peter e Lucy, che sembrano non avere intenzione di
andarsene.
- a che ora fanno, i
fuochi, Ed? –
domando, sistemandomi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
- tra poco, penso.
– si guarda
intorno. Poi si volta, sorridendomi. – conosco un posto da
cui si vedo
benissimo. Ci andiamo? – propone.
- come fai a
conoscerlo, se siamo
qui da neanche un giorno? – domando perplessa. Edmund ride.
- l’ho
visto dall’alto, quando
eravamo su Byron. E poi ho chiesto a Caspian come arrivarci –
mi spiega.
Lo guardo stupita.
- ok, allora.
Andiamoci –
Mi sorride esultante
e,
prendendomi per mano, inizia a guidarmi per un labirinto di stradine e
vicoli
che neanche so come fa a ricordarseli se li ha percorsi una sola volta.
Appesi ai
muri ci sono bandiere narniane e grandi torce.
- Ehi, Giu!
– strilla Silvia,
seduta ad un tavolo di legno e con un piatto vuoto davanti, accanto ad
un
ragazzo dai capelli biondi e l’aria tranquilla. –
dove andate di bello? –
- a vedere i fuochi!
– le urlo in
risposta, sventolando la mano libera. – non ingozzarti
troppo! – le consiglio
poi, prima che la folla mi copra la visuale. Però, la sento
che ride.
All’improvviso
sbuchiamo su un
piccolo belvedere, che dà sul bosco. Non ci sono negozi
né spettacoli qui, ed è
completamente vuoto, quasi ci sia un confine tra le strade della
cittadella e
la piazzetta.
Mi stacco da Edmund e
corro a
vedere giù di sotto, sporgendomi.
- attenta a non
cadere – mi dice
lui, avvicinandosi. Rido,
allontanandomi
di poco dal bordo.
-
c’è una bellissima vista, da
qui! – gli dico, indicando il paesaggio davanti a noi. Il
bosco visto dall’alto
e con la luce della luna sembra quasi uscito da una fiaba.
- lo so –
mi risponde,
appoggiandosi al parapetto con i gomiti. – ti ci ho portato
apposta –
- ah-ah! –
esulto io – dillo che
avevi in mente questo fin dall’inizio! – lo
punzecchio su una guancia.
- può
darsi – risponde con un
sorriso e un’alzata di spalle, tirandosi su e avvicinandosi
ancora di più.
Deglutisco.
Concentrati
sulla respirazione, Giu.
Mi dico, cercando di
ignorare il
fatto che siamo ad una distanza praticamente nulla e che sta per
baciarmi.
Un botto improvviso
mi fa fare un
salto di mezzo metro e lanciare uno strilletto di spavento.
- ommioddio che
colpo! – esclamo,
mettendomi una mano sul cuore, mentre Edmund ride.
Intanto anche lui ha
sobbalzato.
Alzo lo sguardo verso
il cielo,
dove fuochi d’artificio dai mille colori
s’intrecciano in cielo.
- uau –
mormoro, fissandoli
incantata.
- già
– risponde Edmund.
Mi volto verso di
lui,
sorridendo.
E,
stavolta, mi bacia sul serio.
Questo
capitolo è uno spezzatino unico, che se lo vedesse la mia
migliore amica mi spezzerebbe a me, ma pace amen.
In
più dev’essere una schifezza, perché,
proprio, non sapevo che
scrivere.
In
qualsiasi caso, il merito va tutto a Lils_ che m’ha costretta
a
continuarlo. Sennò, oggi, saremo ancora al punto di
partenza.
Non
te lo dedico, cara, perché ti ho già dedicato fin
troppe cose e perché
non penso sia all’altezza. Comunque, grazie mille.
*
si sente fiera perché ha onorato il patto *
Beh,
il prossimo (che verrà postato chissà quando)
sarà il capitolo
conclusivo, e penso che sarà anche il più corto.
Pace amen.
Passo
ai ringraziamenti, perché ho sonno e non vedo
l’ora d’infilarmi
sotto le mie copertine e sognare Edmund *__* e quindi, sappia telo, vi
risponderò con due frasi in croce, perché per il
mio cervello è già tanto aver
elaborato la conclusione di questo capitolo:
Lola_Elric:
sono felice che ti piaccia e che ti ritrovi nel testo^^
mi scuso per averti fatto aspettare tanto. Perdono
ç___ç
AlexJimenz:
mia cara, sono felice che ti sia piaciuto ^^ non so
cosa scriverti, quindi ti scrivo ”Grazie:D”. spero
ti basti, per questa volta.
^^
Niji_Shoku
no Yume: (l’ho scritto giusto senza guardare sulla
pagina di internet! Faccio sempre più progressi *fiera di
sé*) Grazie mille
anche a te, sul serio. Per il finale temo che dovrai aspettare il
prossimo
capitolo (e quindi un bel po’ di tempo XD) e spero di non
averti delusa con
questo^^
Lils_:
tu sei la mia maledizione, lo sai? Mi sono ridotta a
scrivere questo capitolo in due giorni per onorare quello stupido
patto, e
spero ne sia valsa la pena ù.ù (appena finisco di
scrivere corro a leggere
*___* per quello, il mio cervello è ancora sveglio) no Giorgia e Caspian non
stanno assieme. Era per
darle qualcosa da fare XD bene, ora lo sai come continua. E, ti prego,
dimmi
che non è una schifezza assurda ç___ç
Au Revoir, gente.
_ L a l a
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