Just the way you are

di Lynx__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** tutto dopo un desiderio... ***
Capitolo 2: *** Shadow the hedgehog e gli smeraldi del Caos ***
Capitolo 3: *** scontro nella foresta ***
Capitolo 4: *** gli anelli inibitori ***
Capitolo 5: *** lacrime tra gli alberi ***
Capitolo 6: *** la recita perfetta ***
Capitolo 7: *** rivelazioni ***
Capitolo 8: *** Un nuovo nemico ***
Capitolo 9: *** risveglio ***
Capitolo 10: *** Quella perfida vocina... ***
Capitolo 11: *** la casa sulla spiaggia ***
Capitolo 12: *** con il mare sotto gli occhi ***
Capitolo 13: *** Nella base di Eggman... ***
Capitolo 14: *** incontro con 'testata' ***
Capitolo 15: *** il tempio sulla scogliera ***
Capitolo 16: *** Maria ***
Capitolo 17: *** prigionieri ***
Capitolo 18: *** stalker ***
Capitolo 19: *** Guardiana del tempo ***
Capitolo 20: *** Isabel, dove sei? ***
Capitolo 21: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 22: *** Scusa Isabel ***
Capitolo 23: *** Incubi ***
Capitolo 24: *** Come faccio ad essere arrabbiata con te se tu mi salvi la vita? ***
Capitolo 25: *** Si, hai capito bene ***
Capitolo 26: *** Quando i sogni si avverano ***
Capitolo 27: *** Arrivare a te ***



Capitolo 1
*** tutto dopo un desiderio... ***


Guardavo fuori dalla finestra osservando il cielo stellato. Non potevo crederci. Anche quest’anno era giunto al termine. In pochi secondi la mia mente venne bombardata dai ricordi che quell’anno aveva portato. I miei amici erano seduti su un grande tappeto davanti al camino giocando a quello stupido gioco: “Obbligo o verità”. Roxie adorava umiliarmi in quel gioco. Sapeva tutti i miei più oscuri segreti e li utilizzava contro di me. Sapevo che lo faceva per scherzare, ma odiavo quando faceva così… Guardai di nuovo il cielo. Le stelle brillavano quella notte come non mai. Sembrava quasi che anche loro iniziassero a prepararsi per l’arrivo del nuovo anno. Roxie mi tirò per il colletto della maglia e mi obbligò a sedermi accanto a lei su quel grande tappeto dal motivo floreale. Mi sorrise maliziosa.
“Isabel, obbligo o verità?”
Sapevo che se avessi risposto obbligo lei mi avrebbe ordinato di baciare uno dei ragazzi in sala. Anche se non ero molto convinta ero costretta a scegliere verità. Sospirai.
“Verità…”.
Roxie iniziò a pensare a cosa chiedermi tenendo la mano sotto il mento quasi a formare un’L un po’ storta. Non avrei mai potuto immaginare che in quel momento Britney mi formulasse una semplice ma diabolica domanda.
“ Chi ti piace?”
Ecco una delle domande che odiavo. Britney sapeva benissimo che a me piaceva Ace, il suo ragazzo. Non potevo credere che fosse così perfida. Ace mi guardava interessato. Improvvisamente diventai bordeaux nascondendo la testa tra le spalle come fa una tartaruga quando ritira la testa nel guscio. Britney sorrise maliziosa.
“ Stiamo aspettando”.
Che perfida e diabolica volpe. Roxie, Hacker e Ace sono invece dei porcospini proprio come me. Comunque dovevo rispondere alla domanda che mi era stata posta. Stavo quasi per aprire bocca e farfugliare il nome di Ace quando improvvisamente iniziò il conto alla rovescia. Roxie si precipitò tra le braccia di Hacker.
“ 10,9,8,7,6,5,..”
Salvata dal nuovo anno. Fiuuu… Britney andò ad abbracciare Ace tenendo puntati su di me i suoi occhi maligni. Io mi alzai dal tappeto e ritornai davanti alla finestra pronunciando quei quattro numeri che mi separavano da un nuovo capitolo. Mentre Roxie urlava a squarciagola i numeri accompagnata dalle voci di Hacker, Withney, la coniglietta bianca, e Ramon, il camaleonte blu. Io avvicinai il muso alla finestra pronunciando quei numeri in un unico sospiro.
“ 4,3,2,1…”.
Improvvisamente dallo stereo partì della musica e tutti si misero a ballare e a cantare. Io li osservai per qualche secondo. Sembravano così felici. Perché io invece ero così triste? Perché non riuscivo a divertirmi quella notte? Forse era colpa della vista di Britney e Ace o forse stavo solo accusando qualche cosa fuorchè la mia incapacità di andare avanti. Sospirai ritornando a guardare il cielo. Sembrava quasi che anche io fossi una di quelle stelle. Quella lì. Eccola. Quella che rimane isolata dalle altre che invece sono riunite in un’unica costellazione. Sembrava quasi la mia fotocopia esatta. Era anche quella che brillava di meno, rispetto ad un’altra stella che si trovava al centro della costellazione. Quella doveva essere la stella di Britney. La mia stella non era bella quanto la sua. Improvvisamente nel cielo vidi un fascio di luce. Sembrava una stella cadente. Chiusi subito gli occhi ed espressi un desiderio. Sussurrai quelle parole congiungendo le mani.
“ Desidero… Desidero poter trovare qualcuno che mi ami per ciò che sono, con tutti i pregi ed i difetti”.
Aprii gli occhi, ormai la stella non c’era più. Separai le mani facendole ricadere lungo i fianchi e sospirai. Sospiravo veramente troppe volte. Guardai i miei amici. Roxie si era appena staccata da Hacker, che evidentemente l’aveva baciata, ed era andata in cucina cercando non so cosa. Ritornò dopo pochi secondi urlando come una pazza.
“ Isabel! Ho scordato di comprare la panna! Puoi andarne a prendere un po’ a casa tua?”
Io sbuffai.
“ Ma perché proprio io?”
Witney uscì dalla cucina. Era così piccola,carina e ingenua. Faceva veramente tenerezza.
“ Perché la tua casa è la più vicina, e perché altrimenti non possiamo decorare la torta alle fragole… Per favore Isabel”.
Sospirai, un’altra volta, e sorrisi.
“ Va bene. Vado subito”.
Ace si alzò dalla poltrona sulla quale era seduto.
“ Vuoi che ti accompagno?” Io lo guardai sorpreso. “Può essere pericoloso fuori”.
Britney gli afferrò un braccio. “ Non penso che ce ne sia bisogno, con quelle sciabole che si porta dietro…” disse lei alludendo ai Sai che mi portavo sempre dietro.
Feci finta di non aver sentito e rivolsi un sorriso ad Ace.
“ Vado da sola, ho bisogno di schiarirmi un po’ le idee…”.
Avvolsi attorno al collo la mia sciarpa azzurra ed indossai il cappotto blu. Aprii la porta ed uscii dalla casa di Roxie. Fuori faceva molto freddo. Mi strinsi nel cappotto e mi avventurai fuori nella neve. La strada per casa mia non era molto lunga. Meno male! Camminavo a fatica sulla neve soffice e bianca. Le mie gambe sprofondavano fino alla caviglia nello strato di neve. Procedevo a tentoni e faticavo ad accennare ogni singolo passo. Mentre cercavo di camminare pensavo. Pensavo a cosa avrei fatto quest’anno. Ai buoni propositi che mi sarei imposta ma che tanto non avrei mantenuto. Alle promesse che mi faranno e che non saranno mantenute. Ai miei amici che mi sosterranno, ognuno a modo suo. Improvvisamente mi ritrovai al cospetto di un cratere. Al centro di questo buco c’era un riccio nero con striature rosse sui capelli. Senza l’ostacolo della neve riuscii a correre verso il riccio, privo di sensi. Lo osservai per qualche decimo di secondo. Era ferito. Non potevo abbandonarlo lì alla mercè del freddo e della neve. Misi le mani sotto alle sue braccia e lo trascinai fino a casa mia. Il percorso, con il riccio tra le mani, risultava ancora più difficile a causa della neve. Finalmente, quando io arrivai allo stremo delle forze, vidi la mia casa a pochi metri da noi. Con un ultimo sforzo trascinai il riccio fino alla porta che aprii sferrando un calcio. Ce l’avevo quasi fatta. L’ultima cosa da fare era distendere il corpo del riccio sul divano. Dopo andai in bagno e presi il kit del pronto soccorso. Presi delle bende piuttosto spesse e fasciai la vita del riccio facendo molta attenzione alla sua ferita. Era veramente bello. Tirai fuori da un cassetto una coperta di lana e la distesi sul riccio. Chissà cosa ci faceva in quel posto… doveva essergli capitato qualcosa di strano per farlo finire al centro di un cratere. Mi sedetti su un angolino del divano beige non occupato dal corpo del riccio. Tirai fuori dalla tasca dei jeans il mio cellulare e velocemente digitai il numero di Roxie. Aspettai qualche minuto, poi mi rispose l’inconfondibile voce di Roxie.
“ Isabel cosa è successo? Ti sei persa?” disse sarcasticamente. Io alzai gli occhi al cielo.
“ Non mi sono persa. Comunque sono a casa mia ma non posso tornare alla festa…”
“Perché?! È successo qualcosa?”
“ Ti spiegherò tutto domani, quando tutti se ne saranno andati da casa tua. Dici agli altri che non mi sentivo molto bene”.
“ Va bene”.
Terminai la telefonata e appoggiai il telefono sul tavolino da caffè in legno. Guardai di nuovo il riccio. Notai che tra i capelli aveva qualcosa che luccicava ed emetteva una luce rossa. Con molta cautela mi avvicinai e tirai fuori dai suoi capelli una grande gemma rossa. Sembrava più un rubino. Brillava di luce propria. Era tutto molto strano. Come faceva una gemma a brillare da sola? La rigirai tra le mani e poi sospirando la appoggiai delicatamente sul tavolino da caffè. Purtroppo per sapere qualcosa di certo su questa situazione dovevo aspettare il risveglio del riccio misterioso. Arrivai fino all’interruttore. Guardai per un altro secondo il mio salotto ed il riccio addormentato.
“ Spero che non ti sia successo niente di grave. Rimettiti presto…”
Con queste parole spensi la luce e mi diressi su per le scale, in camera mia.

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Capitolo 2
*** Shadow the hedgehog e gli smeraldi del Caos ***


I raggi del sole penetravano dal vetro della finestra. Mi rigirai nel letto strofinandomi gli occhi. Odiavo essere svegliata dalla luce. Mi misi a sedere sul letto scostando le coperte. Mi stiracchiai allungando le braccia e le gambe. Sbadigliando scesi le scale e raggiunsi il salotto dove il riccio dormiva ancora. Sembrava congelato in quella posizione. Andai in cucina, ma ne uscii subito. Non avevo fame quella mattina. Salii nuovamente le scale dirigendomi verso il bagno. Mi guardai allo specchio. La mattina ero veramente impresentabile... I capelli neri, a differenza del corpo che era viola, assomigliavano molto a quelli dei pazzi ricoverati negli ospedali psichiatrici. Gli occhi, di un castano scuro, erano ancora mezzi chiusi a causa dell’alzataccia mattutina. Dopo aver fatto una doccia ed essermi vestita corsi nell’ingresso. Il telefono squillava già da un bel po’. Andai in salotto ed afferrai il cellulare.                 
“Pronto?”                                                                                                                             
“ Isabel ,quando pensavi di rispondere al telefono?!” Era l’inconfondibile voce di Roxie.                                  
“ Scusami Roxie, ma ero in camera mia e non ho sentito il cellulare…” Roxie sospirò.                                    
“ Non fa niente, sei perdonata. Cosa ti è successo ieri?”                                      
“ Non ci crederai mai. Mentre mi dirigevo verso casa mia ho trovato svenuto, in un cratere, un riccio nero”.                                              
 “ Un riccio nero?”
“ Già… adesso è sul mio divano che dorme…”
Neanche pronunciai quelle parole che il riccio si svegliò aprendo gli occhi a poco a poco, per abituarli alla luce. Rimasi per qualche secondo con il cellulare in mano senza dire nulla. Mi rinvenni solo quando Roxie mi disse:                                                     
“ Isabel, ci sei?”
Io,senza togliere gli occhi dal riccio, accostai il cellulare alla bocca.
“ Scusa Roxie, ti chiamo dopo”.
Riaggancia il telefono senza permetterle di rispondere e mi diressi verso il divano. Il riccio si toccava la fronte con il palmo della mano.                                                               
“ Ehi, va tutto bene?”
Alzò lo sguardo e per un secondo mi persi nei suoi occhi color rubino. Scosse la testa disorientato.                                               
“ Penso di si… Dove mi  trovo?”                                                                                              
“Sei a casa mia, sul pianeta Athis…”.                                                                             
 Lui abbassò la testa. Sembrava un tipo di poche parole. Non sarebbe stato facile riuscire a capire da dove veniva.                                                     
“ Cosa mi è successo?” disse alzando nuovamente la testa.
Le sue domande erano formulate sempre con un tono serio e distaccato. Sembrava davvero un tipo misterioso.     
 “ Ti ho trovato ieri notte in un cratere nella foresta. Eri privo di sensi e ho deciso di portarti qui…”.
Lui annuì pensieroso.                                                 
“ Dove sono gli smeraldi del Caos?”
 Io alzai un sopracciglio.
“ Gli smeraldi del Caos??”                                                                                                    
Lui annuì.                                                                                                                            
“ Sono sette bellissime gemme di diversi colori. Emanano una grande energia e brillano di luce propria”.                                              
Io guardai sospetta il tavolino di legno. L’avevo appoggiata lì quella gemma, ne ero sicura. Mi avvicinai e controllai meglio sul pavimento. Vidi la gemma tra le gambe del tavolino. Evidentemente doveva essere caduta. Allungai la mano e l’afferrai. Poi la mostrai al riccio.                                                                                                                   
 “ Intendi una di queste? Assomiglia più ad un rubino che a uno smeraldo…”
 Lui la prese dalle mie mani delicatamente ed annuì.
“ Ne hai trovate altre?”                                                                                                            
Io scossi la testa.                                                                                                                    
  “ Ho trovato solo questa” dissi omettendo la parte in cui avevo frugato tra i suoi aculei…                                                     
Il riccio annuì non molto convinto, appoggiò lo smeraldo sul tavolino e si alzò dal divano. Poi sentendosi stringere la vita, toccò le bende con cui l’avevo medicato e mi guardò.                                                                                                                
“ Eri ferito quando ti ho trovato, perciò ti ho medicato con quelle bende. Sono troppo strette?”                                    
Lui non rispose, ma guardò a terra. Sembrava quasi impossibile fare un discorso completo con lui.  Improvvisamente il riccio si accasciò a terra emettendo un gemito di dolore. Riuscii ad afferrarlo ed evitare che cadesse completamente per terra. Lo distesi di nuovo sul divano. Lui fece per rialzarsi ma io lo bloccai con il braccio.                           
  “ Sei troppo debole per alzarti. Devi riposare…”                                                                   
Lui si oppose di nuovo.                                                                                                          
“ Non posso rimanere qui. Devo trovare gli altri sei smeraldi…”
Io lo afferrai per un braccio.                              
“ Se prometto di aiutarti a trovare gli altri smeraldi ti deciderai a riposare?”
Lui strinse i denti.                                                                                                                  
“ Tu non ti rendi conto… non si tratta di trovare quelle gemme solo per desiderio personale. Devo fare in modo che non cadano nelle mani sbagliate…”                            
“ In questo stato non potresti allontanarti molto da casa mia. Non riusciresti neanche ad arrivare alla fine del vialetto. Che ne dici se tu resti qui a riposare ed io vado a chiedere in giro se qualcuno li ha visti?”                       
Lui incrociò le braccia.                                                                                                         
“ Non sai come stanno le cose… non puoi capire la gravità della situazi…”                   
Gli tesi la mano senza permettergli di finire la frase.                                                         
  “ Ricominciamo, ti va? Io sono Isabel the hedgehog”.                                                          
Lui fece il permaloso per un secondo, ma poi mi strinse la mano.                                           
“ Shadow… Shadow the hedgehog”.                                                                                  
Io sorrisi mentre lui rimase impassibile. Cancellai subito il sorriso dal mio volto. Come era difficile… Mi allontanai dal divano e presi lo smeraldo tra le mani.                                    
“Ecco. Così sarai costretto a rimanere qui a riposo”.
Lui mi guardò male, alzò gli occhi al cielo e si distese sul divano. Poi incrociò le braccia.                                                    
“ Contenta?”                                                                                                                           
Io annuii sorridendo.                                                                                                          
“Andrò a chiedere in giro se qualcuno ha visto gli smeraldi…”.                                         
Lui si mise a sedere di scatto.                                                                                              
“ No… non vorrei che lo venisse a sapere la persona sbagliata…”.                                    
“ Come vuoi… Non lo dirò a nessuno allora…”                                                                  
Infilai il cappotto e misi lo smeraldo dentro ad una borsa nera. Aprii la porta e spalancai gli occhi vedendo Roxie arrivare a tutta velocità. In un decimo di secondo raggiunse l’uscio ansimando. Io incrociai le braccia.                                                                           
“ Cosa ci fai qui?”                                                                                                                  
  Lei mi fece l’occhiolino aggiustandosi i capelli fucsia ornati da una molletta color argento.           
“Volevo vedere l’affascinante nuovo arrivato”.                                                                 
Io sgranai gli occhi.                                                                                                              
“ Non l’ho definito così stamattina …”                                                                               
 “ Però la tua voce lo lasciava intuire… Allora mi fai entrare o no?”                               
 Io sbuffai e feci entrare Roxie. Shadow intanto era riuscito ad alzarsi e mi venne incontro.                                             
“Che succede?”                                                                                                                          
Io allungai le braccia di lato come per presentare l’arrivo di Roxie, la quale, mi sorpassò osservando interessata Shadow.                                                  
“Wow,allora sei tu quello caduto dal cielo”                                                                           
  Io scossi la testa guardando a terra e senza rialzare lo sguardo li presentai.                      
“Roxie, lui è Shadow. Shadow, lei è Roxie,la mia migliore amica”.                          
Roxie allungò la mano ma Shadow non la strinse. Lei lo guardò male, scosse i capelli e poi si voltò verso di me.                                          
“ Hacker mi aspetta nel suo negozio. Ci sentiamo più tardi…”                                             
Poi uscì senza rivolgere a Shadow alcuna forma di saluto. Io sospirai e mi voltai verso di lui.                          
  “ Mi sa che si è offesa…”                                                                                                                                                     
Shadow rimase impassibile e si voltò verso la porta. La luce del sole illuminava il suo viso. Gli occhi, rosso rubino, terminavano in una striatura rossa. Indossava una specie di polsini neri a cui sembrava mancare qualcosa… Improvvisamente si voltò verso di me, serissimo.                                                    
 “ Portami nel luogo dove sono caduto”.                                                                                    
Io mi avvicinai alzando una mano ,titubante.                                                                          
 “ Sei sicuro? Non vuoi riposarti un altro po’?”                                                                       
  Lui non rispose ma mi fissò intensamente con quel suo sguardo di ghiaccio. Evidentemente era il suo “No,grazie”. Allungai le braccia lungo il corpo in un gesto di sconforto.                                                              
“ Sembri piuttosto ostinato. Ok, ti condurrò al cratere…”                                                     
 Feci uscire Shadow e poi mi chiusi la porta alle spalle. Iniziai a percorrere il sentiero (coperto dalla neve e quindi impossibile da vedere) che conduceva nella foresta. Shadow mi seguiva silenzioso. Io camminavo tranquilla ascoltando il canto degli uccelli e lo scrosciare del fiume. Mi voltai un paio di volte, ma Shadow sembrava sempre impegnato in chissà quali riflessioni. Faceva quasi paura. Dopo una decina di minuti arrivammo nel luogo dove si era formato il cratere. Shadow si avvicinò al centro del buco ed iniziò ad osservare il terreno cercando non so cosa. Non mi aspettavo che ne parlasse con me, perciò iniziai ad osservare il bordo del cratere. Guardavo con attenzione aspettando che Shadow si decidesse a parlare. Improvvisamente vidi luccicare qualcosa tra la neve. Che fosse il secondo smeraldo del Caos?
 
*Il mio angolino*
Premettendo che è la mia prima ff  avrete capito che la storia parla di come Isabel abbia incontrato Shadow the hedgehog. Ho letto molte storie su Shadow ed ho notato che quasi sempre incontrava qualcuno che era collegato, in un modo o nell’altro, al suo passato. Ho pensato allora, ma se Shadow incontrasse il mio personaggio per puro caso? Ho iniziato quindi a scrivere e la storia è nata da sé. Spero che vi sia piaciuto il mio secondo capitolo.
Mi raccomando recensite.
Hilary     

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Capitolo 3
*** scontro nella foresta ***


Afferrai l’oggetto e tirai fuori dalla neve una specie di bracciale dorato. Lo rigirai tra le mani osservando scrupolosamente la sua superficie liscia. Shadow si avvicinò e lo prese delicatamente dalle mie mani. Lo osservò e se lo mise sopra al polsino destro, proprio nel posto dove sembrava mancare qualcosa. Il bracciale combaciava perfettamente.
“È tuo?”
Lui annuì.
“ Lui ed il suo gemello servono ad evitare che io sprechi energia…”.
Il suo gemello?
“Quindi ce ne sono due…”
“ Esatto… Il secondo non dovrebbe essere lontano da qui…”
Mi voltai osservando la foresta. Sarebbe stato difficile trovarlo tra tutti quegli alberi… Improvvisamente sentii un boato. Alzai lo sguardo al cielo. Più stormi di uccelli si stavano allontanando dalla foresta. Poi guardai Shadow preoccupata.
“ Cosa diavolo era quello?!”
Lui strinse i denti.
“ Ho un brutto presentimento… nasconditi!”
“ Cosa?”
“ Ho detto nasconditi!”
Scappai a gambe levate dietro ai primi alberi che trovai e cercai di nascondermi. Improvvisamente alcuni alberi caddero al suolo e apparve una specie di robot. Era veramente alto e sembrava piuttosto robusto. Un robot dalle braccia allungabili a forma di chele. Rimasi sbigottita, non avevo mai visto una cosa più assurda. Da dietro al robot spuntò una piccola navicella. Su questa specie di trabiccolo infernale sedeva un uomo calvo. Aveva un grosso naso e dei folti baffi castani. Indossava degli occhialetti rotondi che non lasciavano intravedere i suoi occhi. Tutto a un tratto l’uomo iniziò a ridere (più che altro a sghignazzare).
“ Bene Shadow. Da tanto che non ci vediamo, eh? Sapevo che eri sopravvissuto…”
Shadow strinse i pugni.
“Cosa vuole dottor Eggman?”
Eggman sghignazzò nuovamente e mise le mani sopra la pulsantiera di comando.
“ Il mio robot ha rivelato la presenza di uno smeraldo del Caos, e vorrei mettere in atto il mio piano malvagio, quindi dammelo subito”.
Shadow appoggiò una mano sul fianco.
“ Non ho idea di cosa stia parlando…”  
Eggman sorrise beffardo, poi si abbandonò sulla poltrona della navicella mettendo le mani dietro la testa.
“Non ne hai idea, eh? Allora lo chiederò alla tua amichetta…”
Senza che me ne accorgessi una di quelle chele meccaniche mi afferrò per i fianchi. L’unica cosa che riuscii a fare fu quella di lanciare la borsa contenente lo smeraldo tra i cespugli. Terrorizzata lanciai un urlo acutissimo. La chela mi portò proprio davanti alla faccia di Eggman.
“ Visto che Shadow non vuole collaborare..sarai tu a dirmi dov’è lo smeraldo!”ghignò.
Strinsi i denti.
“Sarò muta come una tomba…”
Eggman ritornò subito serio ed avvicinò pericolosamente il dito ad un pulsante rosso.
“Se non vuoi dirmelo con le buone, ti stritolerò fino a farti parlare…”
Premette il pulsante e in quel momento la chela che mi sosteneva strinse la sua morsa fino a stritolarmi.
“Aaaah”.
Non ero intenzionata a raccontargli dove si trovava lo smeraldo. Sapevo che Shadow voleva proteggere gli smeraldi ed io mi fidavo di lui. Strinsi i pugni cercando di non far prevalere le mie emozioni e contemporaneamente chiusi gli occhi tentando di non urlare. La chela lasciò andare la sua presa non appena Shadow la colpì con un suo attacco.
“Caos, colpisci!”
Stavo cadendo nel vuoto ed ero già pronta a schiantarmi al suolo. A salvarmi furono due braccia amiche che mi afferrarono al volo. Aprii gli occhi e vidi che era stato proprio Shadow a prendermi. Era come se stesse correndo, ma il movimento era troppo “lineare”. Mi sporsi e gli guardai i piedi. Stava pattinando… sull’aria! Lo guardai sorpresa.
“Come…?”
Improvvisamente si fermò e mi adagiò sulla neve.
“Rimani qui e,questa volta, cerca di nasconderti meglio”.
Lo vidi allontanarsi prima che potessi replicare. Mi alzai cercando di non emettere gemiti a causa della morsa della chela. Mi guardai intorno. Shadow mi aveva lasciata proprio nel punto in cui avevo abbandonato lo smeraldo. Eccola. Individuai subito la mia borsa nera tra i cespugli. Non potevo permettere che mi venisse sottratto. Shadow continuava a colpire il robot con i suoi attacchi, fino a che una di quelle chele non lo colpì facendolo arretrare di qualche metro. Eggman sghignazzò.
“Questo robot è molto più forte e resistente degli altri. Ti sarà difficile sconfiggerlo”.
Shadow strinse i denti e continuò ad attaccare il robot. Ci sarebbe voluta una delle scansioni di Hacker per capire il punto debole di quell'aggeggio. Osservai attentamente i punti che venivano attaccati da Shadow. Il robot ogni volta cercava di non farsi colpire nella parte bassa, dove forse doveva esserci la sua fonte di energia , o qualcosa del genere. Feci un paio di calcoli. Forse sarei riuscita ad aggrapparmi al rivestimento metallico del robot e a distruggerlo. Avevo bisogno della collaborazione di Shadow per riuscirci. Con un atto di coraggio,che non mi sarei mai aspettata da me, mi diressi verso Shadow correndo come non mai. Lui mi guardò sbigottito ed arrabbiato.
“Ti avevo detto di nasconderti!”
Io ,schivando due o tre colpi del robot, tirai fuori i miei Sai ed iniziai a spiegargli la mia strategia.
“Vedi quella insenatura nella parte bassa del robot? Penso che lì sia localizzato il motore, o il centro di energia. Ho bisogno che tu distragga Eggman, così potrò …”
“Colpirlo e distruggerlo. Non male come piano. Sei sicura di potercela fare?”
Io annuii e lui abbozzò una specie di sorriso. Shadow corse in direzione del robot, cercando di distrarre Eggman seduto sulla navicella. Non fu facile riuscire ad arrivare sotto al robot evitando tutti i colpi delle chele meccaniche. Evitai uno di questi scivolando sulla neve ed infilzando uno dei miei Sai nel rivestimento metallico del robot. Mi tenni aggrappata alla mia arma cercando,con molta attenzione, di rimuovere uno dei pannelli di rivestimento. Era piuttosto difficile considerando che il robot non si fermava una minuto e che ero praticamente appesa a testa in giù. Incisi il pannello con l’altro Sai e cercai di rimuoverlo il più velocemente possibile. Intanto Shadow provocava Eggman cercando di non farmi scoprire.
“ Dottore, pensavo foste più abile. Evidentemente quei giorni passati a servirla sono stati solo uno spreco di tempo …”
Eggman andò su tutte le furie.
“ Non hai idea di cosa sono capace ,Shadow. Se mio nonno ha potuto creare la creatura perfetta, io posso fare di meglio!”
Seguì un sobbalzo, dovuto evidentemente ad attacchi per mezzo dei missili, che mi fece cadere il Sai con cui stavo incidendo il pannello. Strinsi i denti. Dovevo arrangiarmi… Mi aggrappai con una mano nell’incavo della mia incisione e utilizzai il Sai rimasto per finire il lavoro. Finalmente, non so se per opera di un angelo protettore, riuscii a rimuovere il pannello. Mi sorpresi vedendo che l’energia proveniva da uno smeraldo del Caos. Questo, a differenza del precedente, era verde proprio come un vero smeraldo. Lo rimossi velocemente e mi lanciai a terra rimuovendo il Sai rimasto infilzato nel robot. Atterrai senza difficoltà e osservai il robot accasciarsi sulla neve. Eggman sembrava sbalordito.
“ Cosa sta succedendo?”
Shadow fece un salto acrobatico e attaccò il robot rimanendo sospeso in aria.
“Caos, colpisci!”
Prima ancora che il suo attacco raggiungesse il robot, lui atterrò vicino a me e mi buttò a terra facendomi da scudo. Il robot infatti esplose andando in mille pezzi. Fortunatamente nessuno dei componenti metallici ci colpì. Mi rialzai guardando Eggman che si allontanava dicendo:
“Non finisce qui. Mi riprenderò gli smeraldi e mi vendicherò!”


*Il mio angolino*
Grazie per aver letto il mio 3° capitolo. Spero che vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio
Hilary

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Capitolo 4
*** gli anelli inibitori ***


Osservai Eggman allontanarsi e raccolsi da terra il Sai che mi era caduto prima. Shadow si tolse un po’ di neve dai capelli e si alzò. Raccolsi la borsa con il primo smeraldo mentre consegnai l’altro a Shadow.
“Prendi. Sarà più al sicuro tra le tue mani…”
Lui nascose lo smeraldo tra gli aculei e si voltò, camminando verso casa mia.
“Shadow…”
Lui si fermò e stette in ascolto.
“Grazie per avermi salvata prima…”
“ Non devi ringraziarmi”.
Lo raggiunsi superandolo. Gli porsi un sorriso.
“ Davvero,Shadow, ti sei comportato da eroe”.
Lui chiuse gli occhi stringendo i pugni, evidentemente molto irritato.
“Non sono un eroe… non sono neanche sicuro di essere dalla parte giusta questa volta….”
Rimasi sbalordita. Sembrava avere molti più problemi di quanto pensassi. Feci un passo avanti sorridendo. Strinsi il pugno destro per incoraggiarlo.
“Dici quello che vuoi, ma per me sarai sempre un eroe…”
Lui sorrise chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.
“ Non capisci… ti ho detto che potrei non essere il “buono”…”
Feci per replicare ma Shadow mi sorpassò.
“ Vado a cercare l’altro anello inibitore. Tu vai pure dai tuoi amici…”
“ Sei sicuro di non volere il mio aiuto?”
Shadow si voltò e mi fissò con quegli occhi di ghiaccio ma rossi come il sangue. Rabbrividii. Lui scosse le spalle e si toccò la testa. Sembrava piuttosto scosso. Mi avvicinai preoccupata.
“Ti senti bene?”
Shadow alzò la testa e mi fissò ancora.
“Tutto ok. Devo trovare quel bracciale prima che perda altra energia… Tu vai pure a divertirti… Tornerò prima di sera…”
Io annuii poco convinta. Lui si allontanò a tutta velocità, pattinando. Improvvisamente mi sentii sola. Chissà perché Shadow mi guardava in quel modo… Iniziai a camminare verso la città. Non avevo niente di cui preoccuparmi. Finché avevo lo smeraldo, Shadow non poteva andarsene. Perché non volevo che se ne andasse? Scossi la testa. No, in quel momento dovevo solo concentrarmi sulla ricerca dell’anello inibitore. Continuai a camminare conficcando le mani nelle tasche del cappotto. Faceva davvero molto freddo, anche troppo. Improvvisamente una scia blu mi passò accanto. Sobbalzai facendo un passo di lato. Ero diventata pazza? La scia scomparve subito. Mi guardai intorno completamente terrorizzata. Non vidi nessuno. Sospirai e continuai a camminare. Senza che me ne rendessi conto arrivai in città. Camminavo tra i negozi osservando le vetrine. Non c’era niente che mi interessasse veramente. Mi stupii di essere arrivata così veloce davanti al negozio di Hacker. In vetrina solo computer ed apparecchi tecnologici. Non sapevo neanche io a cosa servissero tutti quei chip e microchip. Intravidi dal vetro la sagoma di Hacker, che aggeggiava con un cacciavite. I capelli, blu scuro, erano mantenuti all’indietro da un paio di occhiali da sole. Gli occhi verdi erano intenti a fissare a volte il computer, altre volte il viso di Roxie . Spinsi la porta che si aprii accompagnata da un tintinnio. Roxie, che era appoggiata con i gomiti sul bancone, si voltò di scatto e sorrise maliziosa.
“Isabel sei da sola?”
Feci spallucce.
“ Shadow non voleva venire…”
Hacker alzò la testa dal computer che stava modificando.
“ Chi è Shadow?”
Feci per rispondere ma Roxie fu più veloce di me.
“È il motivo per cui ci ha abbandonati ieri sera, e senza panna per di più…”
Hacker sgranò gli occhi. Io misi una mano dietro la testa e feci spallucce.
“ Era in difficoltà… non potevo lasciarlo lì…”
“Lasciarlo lì dove? Qualcuno mi può spiegare?”
Roxie sospirò e appoggiò di nuovo i gomiti sul bancone.
“ Ieri sera, mentre andava a casa a prendere la panna, ha trovato un riccio nero in un cratere. Lo ha portato a casa e lui non si è neanche degnato di salutarmi stamattina!”
Ridacchiai sotto i baffi.
“ Shadow non è così antipatico…”
Roxie incrociò le braccia voltando la faccia.
“ A me sembra molto maleducato… comunque fai quello che vuoi…”
Scossi la testa sorridendo. Poi guardai fuori dalla vetrina. Una coniglietta fucsia passò davanti al negozio sorseggiando una cioccolata calda. Improvvisamente volevo bere qualcosa di caldo. Mi voltai verso Roxie ed Hacker sorridendo.
“ Ragazzi, che ne dite di una cioccolata calda?”
Roxie guardò Hacker, il quale, si tolse la tuta da lavoro e avvolse attorno al collo una sciarpa verde.
“ Perché no! Rox, tu vieni?”
Roxie fece spallucce.
“ Va bene”.
Aprii la porta e feci passare Roxie. Hacker chiuse la porta a doppia mandata e ci scortò fino al bar più vicino. Ci sedemmo ad un tavolino in legno. In pochi secondi arrivò una gattina rossa con un grembiule da cameriera ed un block notes. Sapevo benissimo chi era. Laila si aggiustò una ciocca di capelli e sorrise.
“ Ragazzi! Cosa vi porto?”
“ Tre cioccolate calde per favore, pago io” disse Hacker.
Laila annuì e ritornò dietro al bancone. La osservai bene. Non era cambiata molto da quando l’avevo incontrata all’orfanotrofio. Era sempre sorridente e i suoi occhi azzurri luccicavano alla luce del sole. Giocherellai con i bottoni del mio cappotto fino a che Laila non ci portò le tazze con la cioccolata. Bevvi la mia cioccolata a piccoli sorsi. Era veramente bollente. Ogni volta che buttavo giù un sorso sentivo il petto che mi bruciava. Sempre meglio della sensazione che provavo quando Britney baciava Ace. Si parla del diavolo e spuntano le corna, come si suol dire. Proprio in quel momento la figura di Brtiney si stava avvicinando al nostro tavolo guardando il bracciale che aveva al polso.
“ Ciao ragazzi!”
Cercai di reprimere il desiderio di versargli la cioccolata addosso ed esordii con un sorriso falso.
“ Ciao Britney. Ma… cosa hai al polso?”
Lei fece finta di essere sorpresa e si guardò di nuovo il polso esibendo una delle sue solite facce false.
“ Questo???È solo uno dei tanti regali che Ace mi fa ogni giorno… niente di che…”
Repressi ancora una volta il desiderio di sbatterle in faccia uno dei vassoi ,che Laila stava portando avanti e indietro, e osservai bene il bracciale. Era dorato ed era perfettamente identico a quello di Shadow. Intanto Ace era arrivato ,a passo lento, vicino al nostro tavolo ed aveva esordito con un :
“ Ciao”
Osservai ancora per un secondo il bracciale.
“ Ace, dove l’hai preso?”
Ace sfoderò il suo incantevole sorriso beffardo e si toccò i capelli verdi, tenuti a bada da un gel.
“ L’ho comprato alla gioielleria. Mi pare ovvio…”
Mi alzai dalla sedia e lo presi per un braccio tirandolo in disparte.
“L’hai trovato stamattina nella foresta, vero?”
Ace mi guardò sbalordito.
“ Come fai a saperlo?”
Io lo tirai ancora più vicino a me.
“ Senti, quello non è tuo. Appartiene ad una persona di mia conoscenza ed è fondamentale che gli venga restituito…”
Ace si allontanò.
“ E chi sarebbe questa persona di tua conoscenza?”
“Non ha importanza adesso, e poi tu non lo conosci…”
Britney, che era intenta ad ammirare il bracciale, disse:
“ Brutta l’invidia, eh Isabel?”
In quel momento pensavo di esplodere. Strinsi i pugni e i miei occhi divennero di fuoco. Ci volle tutta la forza di Roxie per evitare che io le strappassi i capelli ad uno ad uno. Quando finalmente feci sbollire la rabbia ,capii che sarebbe stato meglio aspettare che Britney si stancasse e riponesse il bracciale nel porta gioie assieme agli altri regali di Ace. Istintivamente presi la borsa ed infilai velocemente il cappotto. Uscii dal bar senza salutare nessuno e corsi verso casa mia attraversando la foresta. Forse avrei trovato Shadow, o forse no. Fatto sta che, esausta, mi accasciai sul tronco di un albero ed iniziai a piangere.

*Il mio angolino*
Grazie per aver letto anche quest’altro capitolo. ringrazio soprattutto elly_ ed eleonor97 che seguono e recensiscono sempre i miei capitoli. Di questo che ne pensate?
Un bacio
Hilary

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Capitolo 5
*** lacrime tra gli alberi ***


(Shadow)

“Devo trovare quel bracciale prima che perda altra energia… Tu vai pure a divertirti… Tornerò prima di sera…” le dissi mentendo.
Iniziai a pattinare e non mi fermai fino a quando non caddi a terra privo di forze. Senza quei dannati bracciali ai polsi perdevo un sacco di energia. Era la seconda volta che li perdevo. Era imbarazzante ogni volta cadere a terra privo di sensi e farsi aiutare per riacquisire le forze. Mi alzai e mi guardai intorno. La foresta era molto fitta in quel punto. Mi arrampicai su un albero ed arrivai fino all’ultimo ramo. Osservai la foresta. Il sole era alto nel cielo e non c’erano altro che alberi per chilometri e chilometri. Quel pianeta assomigliava in modo strabiliante a Mobius e alla Terra. Tutti quegli alberi, la neve, il cielo ed il sole. Poteva anche darsi che i tre pianeti fossero collegati tra loro. Mi sedetti su un ramo ed appoggiai il gomito sulla gamba sinistra. Fu una sorpresa quando Isabel mi disse che mi trovavo sul SUO pianeta. Non pensavo che esistessero altre forma di vita simili agli abitanti di Mobius. Già… Isabel… Mi era dispiaciuto non poterla accompagnare, ma dovevo fermarmi un secondo a riflettere. Prima ho avvertito una strana sensazione guardandola. Quando sorrideva, Isabel mi ricordava lei. Maria. Eppure era strano. Maria era un’umana mentre Isabel era una riccia. Erano completamente diverse l’una dall’altra. Non potevo neanche creare collegamenti attraverso i caratteri del volto. Gli occhi di Maria erano azzurri come il mare, mentre quelli di Isabel erano castani. I capelli? Neanche. Maria aveva dei bellissimi capelli biondi, mentre Isabel li aveva neri. Ma quel suo modo di fare, i suoi gesti, le sue parole… mi ricordavano i miei primi mesi di vita sull’ARK. Maria… Come ho potuto permettere che ti uccidessero… è tutta colpa mia… sei morta nel tentativo di salvarmi… non eri tu quella che doveva morire. Eppure se non ti avessero uccisa quelli della G.U.N, saresti morta a causa della tua dannata malattia. Guardai di nuovo il sole che faceva risplendere i ghiaccioli appesi ai rami degli alberi. La luce del sole ed il ghiaccio creavano un bellissimo effetto ottico. Staccai uno di quei pezzi di ghiaccio e l’osservai. Potevo vedere, riflesso nel ghiaccio, lo sguardo dispiaciuto di Isabel. Gettai il pezzo di ghiaccio a terra. Non avevo proprio voglia di ascoltare la vocina dentro di me che diceva: “non avresti dovuto lasciarla da sola…” Mi alzai e scesi dall’albero con un salto. Atterrai sulla neve ed iniziai a guardare la foresta. Non sarebbe stato facile trovare l’altro anello inibitore… Sospirai, il che non è proprio nel mio genere, ed iniziai a correre tra gli alberi. Cercavo su ogni centimetro quadrato di neve, ogni albero, ogni ramo ed ogni sasso. Sicuramente sarei rimasto a cercare fino a notte fonda. Neanche la forma di vita definitiva riesce in tutto subito…Mi fermai. Ero stanco di cercare. Improvvisamente sentì singhiozzare qualcuno. Mi guardai intorno, ma non vidi nessuno. Camminai tra gli alberi ascoltando quel singhiozzio. Il rumore si faceva sempre più forte. Improvvisamente vidi qualcuno. Accasciata su di un albero c’era Isabel. Teneva la testa bassa abbracciando le gambe. Mi avvicinai.
“ Isabel, tutto bene?”
Lei si voltò verso di me con gli occhi colmi di lacrime.
“ Lasciami sola, per favore…”
“ Stai piangendo…”
Lei cercò di asciugarsi le lacrime che facevano luccicare i suoi occhi.
“Lo so… ma non posso farne a meno…”
Intuii in quel momento che Isabel piangeva a causa di qualcuno. Da come piangeva sembrava proprio che piangesse per amore. Non sapevo proprio come comportarmi. Non sono molto bravo in questo genere di cose… Di solito sono il primo ad andarmene quando si parla d’amore… Guardai Isabel. Aveva di nuovo abbassato la testa. Cosa potevo fare? Mi sedetti accanto a lei.
“ … lui non ti merita…”
Isabel alzò la testa e mi guardò stringendo i denti.
“ Che ne sai che sto piangendo per un “lui”?!!”
Un’altra lacrima scese sulle sue guance.
“Si vede da un kilometro che ti piace qualcuno… altrimenti non piangeresti in una foresta…”
Non era un gran che come incoraggiamento… Forse avrei dovuto utilizzare più tatto… facile, ma non per me… Isabel si asciugò quell’ultima lacrima. Mi guardò cercando di trattenere le lacrime. Poi mi si buttò tra le braccia rincominciando a piangere come una fontana. Io sgranai gli occhi. Doveva essere proprio disperata per cercare conforto in uno sconosciuto come me…


(Isabel)

Non sapevo neanche il perché, ma mi buttai tra le braccia di Shadow. Avevo bisogno di conforto, e sapevo che Shadow aveva cercato, seppur a modo suo, di confortarmi. In quel momento mi sentivo veramente abbandonata. Shadow mise una mano sui capelli. Continuai a singhiozzare per un bel po’ di tempo. Non potevo credere che Ace non mi aveva difesa, e che aveva preferito Britney alla sua migliore amica… Mi allontanai da Shadow arrossendo. Cosa avrà pensato di me? Con mia grande sorpresa Shadow mi tese la mano. La strinsi e lui mi aiutò ad alzarmi. Sorrideva appena (sempre quel suo mezzo sorriso che non si sapeva se era di felicità o no). Mi sorpresi ad arrossire di nuovo. Perché arrossivo? A me piaceva Ace. Perché la presenza di Shadow mi faceva quest’effetto? Potevo vedere, nell’iride rossa dei suoi occhi, molto dolore e molta sofferenza. Chissà.. magari anche Shadow aveva bisogno di appoggio. Guardai le nostre mani, ancora strette.
“ Ora puoi lasciarmi la mano…” dissi.
Lui mi lasciò andare la mano senza emettere un fiato. Mi incamminai verso casa, ma poi mi voltai verso Shadow.
“ Grazie…… di tutto…”
“ Ti avevo detto di non ringraziarmi. Se vuoi sapere il mio parere, penso che quel ragazzo sia veramente uno stupido…”
“ Perché pensi questo?”
Lui sorrise a malapena.
“ Non tutte le ragazzine sanno distruggere un robot di Eggman in così pochi minuti… Devo ammetterlo, mi hai sorpresa…”
Mi sentii ripagata nonostante l'utilizzo del termine "ragazzina". Sorrisi ed incrociai le braccia. Improvvisamente ricordai dell’anello inibitore.
“ Shadow, ho trovato l’altro bracciale”.
“ Dove?”
Io misi una mano dietro la testa e mi morsi il labbro.
“Veramente non ce l’ho con me… è al polso di Britney…”
“ Chi è Brtiney?”
Io strinsi il pugno destro.
“ La mia peggior nemica…” dissi con ironia.
Poi mi venne un’idea. Presi Shadow per un braccio.
“ Mi aiuteresti ad attuare il mio piano malvagio?”
Lui mi guardò divertito.
“ Che tipo di piano?”
“ Vedrai…”  
Iniziai a camminare verso la città tenendo Shadow a braccetto e spiegandogli il mio perfido piano.

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Capitolo 6
*** la recita perfetta ***


(Britney)

Isabel indossò il capotto e, dopo avermi lanciato un’altra occhiata, corse via stringendo i pugni e trattenendo a stento le lacrime. Ace aspettò che avesse svoltato l’angolo, poi si avvicinò a me stringendo i pugni.
“ Britney, si può sapere cosa ti prende?”
Io mi avvicinai a lui mettendo una mano sopra al petto.
“ Ace, sei cieco o cosa? Non vedi che lei vuole solo allontanarci?”
Ace sospirò e mi prese la mano.
“ Brit, è normale che voglia dividerci. So benissimo di piacerle, ma io sono il TUO ragazzo… Non devi essere gelosa e non devi pensare che io possa preferire lei a te”
Gli lasciai la mano piuttosto irritata.
“Gelosa io?! Di quella specie di bambina piagnucolona? Ma fammi il piacere!”
Mi voltai verso gli altri tavoli. Tutti ci guardavano. Bene, mi piaceva essere al centro dell’attenzione… Mi sedetti sulla sedia vuota di Isabel. Hacker e Roxie confabulavano tra loro guardandomi di sottecchi. Alzai un braccio ed accavallai le gambe.
“ Cameriera?”
Laila venne verso di me palesemente irritata. Odiava quando la trattavo come una cameriera e nient’altro, ma con quel grembiulino ridicolo che indossava non potevo non trattarla così…
“Un cappuccino, veloce!”
Laila sospirò e sparì dietro al bancone. Mi sistemai i capelli ed aspettai che Laila si decidesse a portare quel cappuccino. Tamburellai impaziente le dita sul tavolo. Alla fine Laila arrivò portandomi ciò che avevo ordinato. Lo assaggiai. Era orripilante! Guardai Laila, che evidentemente aspettava che pagassi e me ne andassi. Sapevo di non starle simpatica.
“ Metti sul conto di Hacker…”
Appena dissi queste parole Hacker sembrò strozzarsi con la cioccolata appena bevuta.
“ C-cosa?!”
Io feci spallucce.
“ Avevi detto che pagavi tu…”
Hacker sbatté i pugni sul tavolo.
“ Parlavo con Roxie ed Isabel, mica con te!”
Ace fece segno ad Hacker di calmarsi.
“ Hacker, non agitarti. Pago io… tieni Laila” le disse mettendogli delle monete nella mano.
Laila si voltò verso il bancone e scomparve. Ace sospirò. Prima guardai lui, poi mi voltai verso la vetrina del bar. Si potevano vedere tutto e tutti da lì.
“ Ma… chi è quello?!!”
Hacker, Roxie ed Ace si voltarono verso la vetrina. Roxie sorrise sotto i baffi. Sapeva a chi mi riferivo. Isabel che passeggiava a braccetto con un riccio nero molto affascinante. Mi alzai dalla sedia e mi diressi a passo di carica verso di loro, dopo aver spinto la porta con la delicatezza di uno scaricatore di porto.



(Isabel)

“Shadow, mi raccomando…”
Lui mi guardò facendo un mezzo sorriso.
“La mia performance ti lascerà a bocca aperta”.
Io sorrisi. Era bello vedere per la prima volta Shadow che sorrideva veramente.
“Vedremo, grande attore… Eccola che arriva..”
Shadow mi prese per mano, secondo i piani. La cosa che non faceva parte del piano fu che io arrossii. Cercai di pensare a qualcos’altro per eliminare il rossore delle mie guance. Britney mi passò davanti e ,dopo aver scosso i capelli castani, mi rivolse uno dei suoi sorrisi falsi.
“ Ti sei ripresa in fretta”.
Utilizzai tutta la calma raccolta nei miei anni di vita per evitare di risponderle. Shadow, vedendomi in difficoltà, iniziò a recitare la sua parte.
“ Isabel, chi è questa tua AFFASCINANTE amica?”
Io lo guardai per un secondo. Aveva convinto anche me! Sembrava davvero che fosse interessato a lei… Cercai di non ridere e vidi Ace arrivare preoccupato.
“ Shadow, lei è…”
“Britney the Fox” disse la mia nemica allungando la mano.
Shadow sfoderò un sorriso ammaliatore che non gli avevo mai visto fare prima. Sembrava completamente un altro.
“È un piacere” disse baciandole la mano.
Spalancai gli occhi. Non pensavo sapesse recitare così bene. Britney ,pensando che fosse uno sguardo d’invidia, fece uno dei sui sorrisi falsi. Ace intanto era arrivato vicino a me e guardava Shadow, del tipo “ se gli sguardi potessero uccidere”…
“ Isabel, chi è questo tuo amico?” disse Ace incrociando le braccia.
Ero stanca di fare la parte della tonta. Decisi di recitare la mia parte, finalmente.
“ Ace, Britney, lui è Shadow the hedgehog. Sapete è un vero intenditore nel campo dei gioielli…”.
Il volto di Britney si illuminò.
“Davvero?!”
Shadow si voltò per un secondo verso di me cercando una conferma. Non avevamo previsto l’arrivo di Ace, quindi dovevamo improvvisare. Si chinò e guardò attentamente il bracciale al polso di Britney. Lei fremeva dall’emozione. Io ridevo sotto i baffi. “Ti aspetta una bella sorpresa mia cara” dicevo tra me e me.
“ Britney, indossi un bracciale veramente molto bello”.
Ace si intromise prendendo per mano Britney e cercando di allontanarla da Shadow.
“ Quello è un mio regalo…”
Io e Shadow ci guardammo. Non sapevamo più che fare. Improvvisamente ebbi un lampo di genio.
“ Dimmi Shadow, quanto è prezioso quel bracciale?”
Lui comprese subito le mie intenzioni.
“ Beh, sinceramente non posso credere che il tuo ragazzo (rivolto verso Britney) ti abbia regalato un oggetto di bigiotteria…”
Britney guardò Ace staccandosi da lui.
“ BIGIOTTERIA??!!!!”
Ace la guardò sbalordito per alcuni secondi. Mi dispiaceva che lui dovesse subire quella tarantella, ma dovevo aiutare Shadow… e chissà, magari ero anche riuscita a separarli per sempre… Britney si sfilò il bracciale e lo sbatté a terra.
" Come hai potuto solo immaginare di rifilarmi un bracciale falso spacciandolo per oro!?"
Fece un giro su se stessa e se ne andò.
Ace le corse dietro gridando: “Brit, aspetta!”
Io sospirai. Perché non la lasciava andare via? Lui non meritava una come lei… Shadow si chinò e raccolse l’anello inibitore da terra. Hacker e Roxie vennero vicino a noi. Hacker iniziò a ridere.
“ Shadow, non so chi tu sia, ma sei stato grande!”
Roxie fece spallucce.
“ Devo ammettere che sei stato veramente bravo….”
Shadow li guardò, ma rimase impassibile. Roxie sussurrò qualcosa nell’orecchio del suo ragazzo, qQualcosa del tipo : “l’avevo detto che era maleducato…” Io sospirai e Roxie portò via Hacker salutandomi con la mano. Shadow si mise al polso il bracciale che aderì perfettamente al polsino nero. Lo guardai sorridendo.
“ Finalmente sei riuscito a riavere anche l’altro…”
“ Già… adesso mi sento meglio. Sto riacquisendo energie…”
Improvvisamente qualcuno abbracciò Shadow da dietro. Si sentì la vocina di una riccetta.
“ Sonic! Finalmente ti ho trovato!”
Spalancai gli occhi e la bocca. Non riuscivo a credere a ciò che avevo appena udito.
“Sonic??!!”


*Il mio angolino*
Grazie per seguire sempre la mia ff. Questo capitolo è stato veramente divertente da scrivere. Dovevo dare a Shadow l’aspetto di un vero ammaliatore (anche se lui lo aveva già di suo) e dovevo trovare il modo per dare una bella lezione a quell’antipatica di Britney. Spero che vi sia piaciuto, mi sono impegnata molto xD
Un bacio
Hilary

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Capitolo 7
*** rivelazioni ***


Io e Shadow guardammo la riccia. Aveva qualche anno in meno di me. Aveva un caschetto di capelli rosa ed indossava un vestitino rosso. Il pelo rosa come i capelli. Continuava ad abbracciare Shadow.
“ Sonic, non sai che paura ho avuto svegliandomi nella foresta senza di te!”
Io incrociai le braccia.
“Shadow, se questo è il tuo vero nome, mi spieghi cosa sta succedendo?!”
La riccetta si staccò da Shadow e mi guardò male.
“ Di chi stai parlando? Lui è S..(si voltò verso Shadow) SHADOW?!”
Lui rimase impassibile.
“È un piacere sapere che non riesci ancora a distinguere me da Sonic, Amy…”
Amy era ancora scioccata.
“Shadow? Ma come è possibile? Credevo… credevo fossi morto…”
“ Eppure sono ancora vivo…”
Nessuno mi stava degnando di attenzione.
“ Shadow, mi dici cosa sta succedendo?”
Amy si voltò verso di me, mentre Shadow non si degnò di guardarmi.
“ Come sono maleducata! Io sono Amy Rose. Piacere di conoscerti”.
Guardai Shadow, che non si era ancora voltato verso di me, poi mi rivolsi ad Amy.
“Io sono Isabel the hedgehog….”
Amy si guardò in giro.
“ Non avevo mai visto questa parte di Mobius… Come si chiama questa regione?”
Finalmente Shadow si voltò.
“ Amy non ci troviamo su Mobius… siamo sul pianeta Athis…”
Amy spalancò gli occhi.
“ Athis?! Come abbiamo fatto a finire su questo pianeta?”
“Dovresti saperlo… Cosa è successo prima che venissi teletrasportata?”
Amy mise l’indice sulla fronte cercando di ricordare.
“ Mmm… Beh, Eggman aveva minacciato, come al solito, di eliminare Sonic e conquistare Mobius. Sonic ha iniziato a combattere con uno dei suoi robot. Poi, improvvisamente, gli smeraldi del Caos hanno incominciato a brillare. Una strana luce ci ha avvolti e mi sono svegliata nella foresta, sola e infreddolita… Non ho i vestiti adatti per questo clima! Ma da voi l’estate è sempre così fredda?”
Io spalancai gli occhi.
“ Amy, penso che tu sia un po’ confusa… Qui è inverno…”
Shadow mise una mano sulla faccia.
“ Abbiamo viaggiato nel tempo e nello spazio...”
Amy abbassò lo sguardo.
“ Ma tu cosa ci fai qui? Se non sei morto come hai fatto ad arrivare qui?”
Shadow rimase impassibile come sempre.
“ Non lo neanche io cosa è successo… L’ultima cosa che ricordo è la battaglia finale con i Metarex. Dopo mi sono risvegliato in casa di Isabel con uno smeraldo del Caos…”
Peccato, pensai. Mi sarebbe piaciuto scoprire qualcosa di più su Shadow…Amy si grattò la testa.
“ Evidentemente Eggman deve aver utilizzato uno smeraldo falso per attivare la macchina e questo, entrando a contatto con quelli veri, ha originato una sorta di Caos Control che ha portato me sul pianeta di Isabel…”
Shadow mi venne vicino.
“ Portiamola da Hacker e Roxie. Sicuramente loro la ospiteranno da qualche parte”.
Io annuii e condussi Amy al negozio di Hacker. Lui e Roxie stavano cercando di riparare uno di quegli aggeggi tecnologici. Non capirò mai l’informatica e la meccanica -.- Appena entrammo Hacker alzò la testa dall’oggetto metallico e guardò Amy. Roxie mi salutò con un gesto della mano.
“ Da quanto tempo che non ci vediamo eh?”
Io sorrisi.
“ Già. Diciamo che questi 7 minuti e mezzo sono stati i più lunghi della mia vita…”
Hacker interruppe la nostra conversazione.
“ Chi è la ragazzina?”
Amy incrociò le braccia.
“ Non sono una ragazzina…”
“ Ragazzi, lei è Amy Rose. Un’amica di Shadow…”
Amy voltò lo sguardo. Io feci finta di nulla e continuai il mio discorso.
“ Le serve un posto dove stare e ,visto che casa mia è già occupata, pensavo che voi potreste ospitarla per un po’…”
Roxie sorrise.
“ Potrebbe venire a casa mia. Da quando mia sorella si è sposata ho un letto in più…”
Il volto di Amy si illuminò.
“ Grazie mille, ehm…”
“ Roxie. Lui invece è il mio ragazzo Hacker”.
Amy fece una sorta di inchino.
“ Piacere di conoscervi”.

Dopo la conversazione con Roxie ed Hacker e aver salutato Amy, io e Shadow eravamo intenti a tornare a casa mia. Passeggiavamo su un sentiero che costeggiava la foresta. Camminavamo in silenzio e l’unico suono che si sentiva era quello delle nostre scarpe che sprofondavano nella neve, ancora fresca, e che emetteva una specie di “prr”. Volevo chiedere a Shadow tante di quelle cose… Però non avevo il coraggio di rompere la barriera di silenzio che si era formata. Presi coraggio e iniziai a parlare.
“ Shadow, che ne dici di parlare un po’?”
Lui si voltò verso di me.
“ Di cosa dovremmo parlare?”
Unii gli indici delle mie mani guardando a terra.
“ Non lo so. Per conoscerci meglio…”
Shadow alzò un sopracciglio.
“ Va bene. Cosa dovrei dirti?”
“... Potresti raccontarmi la tua storia…”
“ La mia storia?Non penso ti interessi…”
“ Invece mi interessa eccome. Non intendo avere a che fare con qualcuno che non conosco…”
“ Eppure hai promesso di aiutarmi nonostante non avessi ancora saputo il mio nome…” disse sorridendo appena.
Era vero. Gli avevo promesso il mio aiuto prima ancora di sapere a cosa andavo incontro… Neanche io sapevo perché l’avevo fatto… Non era solo per farlo calmare, come pensavo che fosse. Appoggiai una mano sul fianco.
“ Inizierò io…”
“Ok, sono tutt’orecchi”.
Mi guardai intorno e presi per mano Shadow conducendolo verso una panchina. Tolsi un po’ di neve e mi sedetti. Era gelata! Feci finta di nulla ed osservai Shadow che si sedeva. Come faceva a non sentire nemmeno un brivido di freddo? Eppure non indossava un cappotto come me… Scossi la testa e poi iniziai.
“ La mia storia inizia nel piccolo orfanotrofio della città, un edificio antico e freddo. Sono stata trovata fuori da quella porta di legno quindici anni fa in una cesta. Su un biglietto c’erano scritti il mio nome e il giorno della mia nascita. Ho trascorso dodici anni in quella prigione, aspettando che qualcuno mi adottasse, fino a che la padrona non decise che ero troppo grande per stare lì o che probabilmente non c’era spazio per tenermi un secondo di più… Roxie mi ha aiutata a trovare una casa e da quel momento siamo diventate migliori amiche. Non so nulla dei miei genitori. Il giorno che mi hanno abbandonata sono spariti senza lasciare traccia. Tranne questa”.
Allargai il collo del dolcevita azzurro che indossavo sotto il cappotto e ne estrassi fuori una chiave dorata legata al mio collo con una cordicella. “ La tengo sempre con me. La mia adorabile padrona aveva tentato più volte di sottrarmela, credendo fosse preziosa… A volte mi aiuta ad andare avanti. Stringendola sento una grande energia. Non so cosa possa significare…”
Mi tolsi dal collo la chiave e la diedi a Shadow. Lui la osservò rigirandola tra le dita.
“ Io non sento alcuna forma di energia…”
Feci spallucce.
“ Forse è solo la mia immaginazione…”
Shadow mi allacciò la chiave attorno al collo e poi si alzò. Io mi alzai incrociando le braccia.
“ Ehi, dove vai? Adesso tocca a te!”
Shadow mi prese una mano.
“ Hai le mani gelate. Torniamo a casa tua e poi ti racconterò tutto, magari davanti al camino”.
Non ero molto convinta, comunque annuii. Cominciai a camminare, ma non riuscivo a evitare di tremare. Shadow si avvicinò e mi cinse le spalle con le braccia. Stranamente questa volta non arrossii. Forse il gelo non permetteva che le mie guance si infuocassero. Era una buona strategia. Continuammo a camminare così fino a quando non arrivammo nei pressi di casa mia. Varcammo la soglia e corsi ad accendere il camino. Presi un po’ di legna del mobile del salotto e finalmente accesi il fuoco. Soffiai un po’ per fare in modo che la fiamma crescesse. Mi sfregai le mani davanti alle fiamme. Ora mi sentivo veramente meglio… Shadow sorrise appena e si sedette sul divano. Io mi avvicinai all’attaccapanni e mi tolsi il cappotto e la sciarpa, ed appoggiai la borsa (quella di alcuni capitoli fa, ve la ricordate? Quella con lo smeraldo) sul tavolo da pranzo. Mi sedetti accanto a Shadow.
“ Racconta…”
“ Speravo te ne fossi dimenticata…”
“ Non mi dimentico di queste cose…”
“ Ti avverto, potresti rimanere sotto shock..”
“ Correrò il rischio” dissi sorridendo.
Lui sospirò. Stette alcuni secondi in silenzio tenendo lo sguardo basso.
“ Scusa, ma non ce la faccio…”.
Si alzò e corse fuori da casa mia senza darmi il tempo di rispondergli. Il vento freddo entrava dalla porta rimasta aperta, e una folata spense il fuoco. Guardai la porta incapace di alzarmi e seguirlo. Non volevo ferirlo più di quanto non lo fosse già…

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Capitolo 8
*** Un nuovo nemico ***


Aspettai tutta la notte il ritorno di Shadow tenendo il muso appiccicato al vetro della finestra. Guardavo la foresta sperando di scorgere la sua figura scura e longilinea. Aspettai inutilmente. Quando brillavano le ultime stelle ,Shadow non era ancora tornato. Ero stanchissima. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Ogni minuto che passava mi faceva preoccupare ancora di più. Guardavo con un occhio l’orologio e con l’altro la finestra. Non potevo credere di essere stata così invadente ed egoista. L’avevo spinto a parlare senza pensare che qualcosa del suo passato potesse averlo turbato… Ero stata una completa idiota… Presi un cuscino e lo sbattei a terra urlando dalla rabbia. Improvvisamente ebbi un flash-back. Avevo già provato quella sensazione. Strinsi la chiave dorata e guardai le stelle nel cielo . Istintivamente corsi verso l’attaccapanni e presi il cappotto. Uscii dalla porta e corsi tra gli alberi cercando quel dannato riccio nero. I sensi di colpa mi stavano opprimendo.
“ Shadow! Shadow, mi dispiace!”
Continuai a correre tra gli alberi guardando dappertutto. Cercavo quella figura nera a strisce rosse. Il buio rendeva questa ricerca ancora più difficile di quello che non fosse già. Ad ogni passo sprofondavo nella neve. Mi fermai ansimando e mi guardai intorno. Non avevo mai corso così veloce… Abbassai lo sguardo ed appoggiai le mani sulle ginocchia.
“ Dove sarà mai quello sconsiderato…” mi dissi.
Avevo torto a definirlo così. Sapevo che era tutta colpa mia. Improvvisamente un urlo riecheggiò tra gli alberi. Era la voce di Amy, ne ero più che sicura. Sfilai dalle tasche della cintura i miei fidatissimi Sai e accorsi in direzione della voce di Amy. Mi fermai dietro un albero osservando ciò che stava succedendo. Una strana e misteriosa riccia aveva sollevato Amy da terra e la teneva per il collo, impedendole quasi di respirare. La riccia aveva capelli neri ed ondulati come i miei, con l’aggiunta di alcuni ciuffi viola scuro. Il corpo era nero e si confondeva con il vestito gotico nero e viola che indossava. Al collo indossava un ciondolo a forma di chiave argentata. Assomigliava molto alla mia. I suoi occhi, scuri come la notte, si soffermarono sulla faccia sofferente di Amy.
“ Ti conviene parlare cara mia. Non hai idea di quanto io possa essere forte…”
Amy si aggrappò alla mano della riccia cercando di farle mollare la presa. Non riusciva a liberarsi ed aveva ormai terminato l’ossigeno.
“ Non ho idea di dove si trovi la tua chiave…”
La riccia ghignò.
“ Potrei spezzarti l’osso del collo… Decidi tu… Vuoi salvarti o vuoi morire nella mia morsa?”
Era troppo. Uscii allo scoperto stringendo i manici dei miei Sai.
“ Lasciala andare!”
La riccia si voltò verso di me. Appena mi vide fece cadere a terra il corpo, privo di sensi, di Amy. La straniera si avvicinò a passo lento verso di me.
“ Isabel, non credevo di trovarti così presto. È stato fin troppo facile. Non ho dovuto uccidere nessuno questa volta…”.
“ Come fai a conoscermi?”
Ormai lei era arrivata a pochi metri da me.
“ Questo non ha importanza. L’unica cosa che importa adesso è compiere la mia missione. Consegnami la chiave”.
“ Chi sei tu? E perché vuoi questa vecchia chiave arrugginita?”
Mi sorpresi nel vederla levitare. I suoi piedi erano a pochi centimetri da terra.
“ Io sono Darkness the hedgehog. Non ha importanza del perché voglio la chiave. Dammela e basta!”
“ Se mi rifiutassi?” dissi stringendo i Sai ancora di più.
La riccia sorrise tenendo gli occhi bassi.
“ Allora sarò costretta ad ucciderti…”
Alzò gli occhi, che diventarono rosso fuoco. Stese il bracciò ed aprì la mano rivolgendo il palmo verso di me.
“ Freccia del tempo, COLPISCI!”
Dalla sua mano uscirono tre o quattro frecce. Da quello che riuscii a vedere erano delle comunissime frecce antiche circondate, però, da una luce nera. Io le schivai buttandomi di lato. Le frecce caddero sulla neve creando dei piccoli incendi che non erano intenzionati a spegnersi. Era contro natura… Darkness mi fece una specie di applauso.
“ Non male, Isabel… Non male… Ma non hai ancora visto niente”.
Darkness si voltò, ma non verso di me. Voleva colpire Amy.
“ No! Non farlo!”
Darkness sorrise e fece scivolare le braccia lungo i fianchi. Chiuse gli occhi e pronunciò alcune parole sottovoce.
“ Oscurità temporale… distruggila…”
Improvvisamente stese il braccio e dalla sua mano uscì una sfera di energia nera. Corsi in direzione del corpo di Amy, ma ero troppo lontana per raggiungerla. La sfera stava per schiantarsi sul corpo di lei quando qualcosa, o qualcuno, la fece sparire. Vidi solamente una scia blu che scomparve dopo pochi secondi. Sollevata sospirai. Poi strinsi i denti e mi diressi in direzione di Darkness. Feci un salto e la attaccai. Lei parò bene il mio colpo e rimasero, per qualche secondo, i miei Sai incrociati con le sue braccia. Darkness non poteva attaccarmi. Questa volta fui io a sorridere.
“ Sei in trappola, mia cara”.
Lei chiuse gli occhi e sorrise. Non prevedevo nulla di buono.
“È qui che ti sbagli”.
In qualche decimo di secondo mi scaraventò contro un albero a una cinquantina di metri(se non di più) da lei. Amy era sorretta dalle braccia di un riccio blu . Gli toccò il braccio.
“ Difendila…” sussurrò prima di riperdere i sensi.
Il riccio depositò delicatamente il corpo di Amy sulla neve e corse in direzione di Darkness. Lei però fu molto più forte e con un solo pugno allo stomaco lo scaraventò vicino ad Amy facendolo rotolare sulla neve. Io tentai di rialzarmi. Perdevo sangue dal labbro a causa dei miei stessi Sai che mi avevano tagliato mentre venivo scaraventata. Sputai un po’ di sangue. Il colpo era stato tremendo. Sentivo il battito del mio cuore accelerare sempre di più. Praticamente avevo percorso quella cinquantina di metri in neanche mezzo secondo. Tentai di rialzarmi. Darkness fluttuò veloce verso di me e mi afferrò per il collo.
“ Ti toglierò quella chiave dal collo … dopo averlo spezzato in due. Sarei tentata di ucciderti subito, ma che fretta abbiamo? Ho tutto il tempo che mi serve. Potrei prima farti soffrire un po’, no?”
Dimenavo le gambe e cercavo, con le mani, di farle lasciare la presa. Senza che potessi oppormi, venni scaraventata contro una roccia. Battei la testa e mi accasciai sulla neve, impotente. Sentivo il sangue fuoriuscire dal cranio e potevo vederlo chiaramente tingere la neve di rosso. Darkness si avvicinò ancora a me. Sorrideva. Io ansimavo e guardavo, forse per l’ultima volta, il corpo di Amy, ancora privo di sensi. Il riccio blu cercò di rialzarsi, ma non fece neanche in tempo ad alzare la testa dalla neve che subito venne scaraventato via dalle frecce di Darkness. In quei pochi secondi di pausa, riuscii a mettermi carponi e a recuperare un po’ di fiato. Darkness si godeva lo spettacolo, sorridendo.
“ Demone, cosa vuoi ancora da loro? A te interessa solo la mia chiave, lasciali stare!”
Darkness mi afferrò per i capelli e mi fece avvicinare ai suoi occhi.
“ Non hai capito le mie intenzioni. Voglio la tua chiave, è vero, ma dopo quindici anni rinchiusa in una capsula penso di avere il diritto a divertirmi un po’”.
Detto questo mi scaraventò di nuovo a terra. Mi sentivo così impotente. Possibile che non riuscivo a reagire? Alzai lo sguardo e vidi, sulla cima di un albero, l’ombra che stavo aspettando.
“Shadow…” riuscii a dire in un sussurro prima di perdere i sensi.


*Il mio angolino*
Ecco un altro capitolo tirato fuori dalla mia testolina laboriosa. Finalmente compare il personaggio di Darkness, la mia preferita dopo Isabel. Mi è piaciuto molto creare questa “cattiva”. Darkness era già un personaggio nato molto tempo fa e che è stato perfezionato in quest’ultimo periodo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Bacioni Hilary

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Capitolo 9
*** risveglio ***


(Isabel)

Mi svegliai in un comodo letto bianco al suono di un macchinario che metteva una grande quantità di beep. Mi misi a sedere. Ero in un letto d’ospedale. Cosa era successo? L’ultima cosa che ricordavo era Darkness che mi scaraventava a terra e l’arrivo di Shadow. Mi toccai il collo preoccupata. La chiave era lì al suo posto. Meno male. Mi guardai intorno. La stanza era molto semplice, c’erano due letti metallici ed un tavolino in legno. Le pareti erano ricoperte con una colorazione grigia, piuttosto deprimente. In fondo, però, era un ospedale… Non si poteva pretendere di meglio… Accanto al mio letto c’era quel macchinario che mi aveva svegliata. Non era collegato a me tramite le flebo, quindi non correvo alcun rischio. Meno male. Odiavo con tutta me stessa ogni tipo di ago. Mi toccai la testa. Era fasciata con una benda piuttosto spessa e decisamente molto pesante. Sentivo un dolore fortissimo alle tempie ed ero ancora intorpidita a causa dei colpi. Solo in quel momento mi accorsi che i miei vestiti erano stati rimpiazzati da un camice bianco. Non era molto pulito… Chissà a chi l’avevano messo prima di me e soprattutto chissà se l’avevano lavato… A distogliermi da queste riflessioni fu un’infermiera che entrò senza bussare, credendo che io fossi ancora priva di sensi. Vedendomi sveglia tirò un sospiro di sollievo.
“ I tuoi amici sono in pensiero per te, Isabel. Vuoi che ti chiami qualcuno in particolare?”
“ Vorrei che lei chiedesse a Shadow di venire, se è presente, per favore” dissi senza pensare.
L’infermiera uscì e si diresse a passi veloci verso la sala d’attesa. Sospirai sollevata. Se era andata a chiamarlo voleva dire che non era ferito e che sicuramente non si trovava in un di quelle tristi stanze… Mi stesi appoggiando la testa sul cuscino ed aspettai l’arrivo del mio salvatore.

(Shadow)


“…quindi stavo dicendo, Sonic mi ha presa e mi ha portata dove Darkness non poteva colpirmi. È stato allora che Isabel ha cercato di immobilizzarla. Purtroppo è stata scaraventata contro un albero a non so quale velocità…”
Amy continuava a raccontare agli amici di Isabel l’accaduto mentre io ero rimasto seduto su una delle sedie in plastica della sala d’attesa. Alla loro banda si erano aggiunti Tails, trovato per caso in città, e Ramon, un amico camaleonte di Isabel. Non mi piaceva lavorare in grandi comitive. Non era proprio il mio genere… Odiavo dover essere condizionato dalle opinioni degli altri. Io avevo le mie idee da seguire e se nessuno voleva fare come dicevo io, beh, peggio per loro. Non sopportavo in particolar modo dover ascoltare quegli insulsi discorsi… Se avessi dovuto raccontare io la storia tutto sarebbe stato semplice e conciso, senza giri di parole, esagerazioni o quant’altro. Finalmente l’infermiera arrivò stringendo tra le mani una cartella clinica. Mi alzai di scatto e mi diressi preoccupato verso quella specie di scoiattola marrone scuro.
“ Come sta?”
Tutti gli amici di Isabel spalancarono gli occhi, in particolar modo Ace. Sonic e Tails si guardarono trasalendo mentre Amy congiunse le mani davanti al petto. Ma qual’era il loro problema? Isabel era un’amica e niente più… Si, era così. L’infermiera si tolse gli occhiali da vista e mi guardò sorridendo.
“ Aveva perso molto sangue ed abbiamo dovuto fare una trasfusione. Adesso è sveglia e sta bene. Ha chiesto di un certo “Shadow”…”
Tutti, me compreso, spalancammo gli occhi. L’infermiera mi condusse verso la stanza di Isabel, la numero 267. Entrai dalla porta laccata di bianco e finalmente potei vedere le sue condizioni. Era distesa sul letto in metallo e la sua testa era fasciata con una garza piuttosto spessa. Tutto sommato sembrava stare bene. Appena mi vide il suo volto si illuminò. Si mise subito a sedere mentre io mi avvicinavo al letto. L’infermiera chiuse la porta per lasciarci da soli.
“ Shadow, sono contenta di vedere che stai bene… Cosa è successo?”
“ Io e quella specie di demone abbiamo combattuto, ma lei è fuggita prima che potessi sconfiggerla…”
“ Allora non era poi così forte come diceva di essere…” disse lei interrompendomi.
“ Non se n’è andata perché voleva, ma perché doveva. Qualcuno l’ha richiamata alla “base” dicendo che si sarebbe occupata della chiave in un secondo momento…” conclusi.
“ E poi mi hai portata in ospedale?”
Annuii.
“ Si, inizialmente ho pensato di seguire la demone, ma poi ho compreso in che gravi condizioni eri… Non potevo lasciarti lì. Saresti potuta morire di ipotermia…”
Mi ritornò alla mente la scena: Isabel che tremava tra le mie braccia ed io che la stringevo per tenerla al caldo. Sembrava così debole ed indifesa. Non era la stessa Isabel determinata e piena di energie con cui avevo parlato quella stessa sera. Sembrava che le avessero portato via tutte le energie, e forse era vero. Se io non mi fossi allontanato lei sicuramente non sarebbe uscita a cercarmi. Mi sentivo così in colpa. L’avevo spinta io tra le mani di quella demone… Isabel comprese il mio stato d’animo.
“ Shadow, non devi dispiacerti. La colpa è mia… Non dovevo costringerti a parlare del tuo passato. Non avevo pensato che forse quel discorso poteva riportare alla mente un dolore profondo. Sono stata egoista ed invadente. Non meritavo che mi salvassi…”
Abbassò la testa sconsolata. Le presi il mento e la costrinsi a guardarmi.
“ Credimi, meritavi di essere salvata. Ho bisogno di te. Quando sei con me, dimentico i dolori del passato…”
Isabel sorrise ed io le lasciai il mento.
“ Grazie Shadow…”
Fummo interrotti dal cigolio della porta che si apriva e quindi dall’arrivo di Sonic.
“ Ma che bei piccioncini!” disse sorridendo malizioso.
“ Sonic che ne diresti di essere serio per una volta?”
Isabel alzò un sopracciglio.
“ Sonic?”
Sonic annuì timoroso.
“ Ehmm… si…”
Isabel incrociò le braccia irritata.
“ Tu non assomigli per niente a Shadow! Come ha fatto Amy a confondersi?”
Rimasi sorpreso dalle sue parole. Tutti affermavano che io e Sonic eravamo uno la copia dell’altro…
“ Perché dici che non ci assomigliamo?” chiese Sonic.
Non approvavo che lui si interessasse di questa faccenda. Dopo tutto, ero io quello che veniva scambiato per lui e che veniva chiamato “impostore”. Isabel alzò l’indice.
“ Primo: Shadow è nero a strisce rosse, mentre tu sei blu…”
“ Fin qui niente da eccepire…” aggiunse Sonic.
Isabel alzò il dito medio.
“ Secondo: Shadow ha i capelli all’insù, mentre tu li hai all’indietro...”
Sonic annuì sempre più contento. Isabel alzò l’anulare.
“ Terzo: Shadow ha gli occhi rossi, mentre tu li hai … aspetta…verdi!”disse concentrandosi sugli occhi di Sonic.
Sorrisi. Mi piaceva che si soffermasse su questi particolari… Alzò il mignolo.
“Quarto: Shadow ha un ciuffo di pelo bianco sul petto, mentre tu hai la pancia beige….”
Sonic sembrò colpito da tutte quelle osservazioni.
“ Ed infine Shadow si riconosce subito per il suo modo di fare… Non gesticola mai e la sua postura è molto diversa dalla tua. Poi ci sono altri particolari: le scarpe, i bracciali ed i polsini di Shadow che tu non hai…” detto questo sorrise compiaciuta.
Sapeva di essere riuscita in dieci secondi ad elencare tutte quelle differenze che pochi riuscivano a cogliere soprattutto considerando che conosceva Sonic da pochi minuti… Sonic sorrise ed uscì dalla stanza dicendo:
“ Hai ragione. Siamo completamente diversi, ma io sono il più carino”.
Alzai gli occhi al cielo. Non sarebbe mai cresciuto. Sospirai seccato mentre Isabel rideva.
“ che buffone…” dissi appoggiando una mano sul fianco.
Qualcun altro venne per interromperci. Erano Roxie, Hacker ed Ace. Britney era sicuramente rimasta fuori ad aspettare. Sospirai di nuovo ed uscii dalla stanza rivolgendo ad Isabel uno sguardo, a mo’ di saluto. Rimasi per qualche secondo nel corridoio, appoggiato al muro. Sentivo una strana sensazione. Non sapevo descriverla… L’avevo già provata e non sapevo come togliermela dal petto. Era un misto di felicità e di tristezza. Scossi la testa. Non dovevo pensare a quelle cose. Improvvisamente mi venne una grande paura: Darkness avrebbe potuto trovare Isabel di nuovo e farle del male. Non potevo permettere questo. Mi allontanai dalla stanza di Isabel con un’idea che mi ronzava per la testa. Forse avrebbe funzionato…


*Il mio angolino*
Salve fans x) Eccomi con questo nuovo capitolo. Volevo chiarire un concetto... Shadow e Sonic non sono uguali! Perchè tutti scambiano Shadow per Sonic?! ma perchè non si comprano un paio di occhiali?! Volevo proprio che fosse Isabel a distinguersi per la sua capacità di osservazione ( neanche poi così elevata visto che anche un bambino di due anni distinguerebbe Shadow da Sonic -.-)
Spero vi sia piaciuto.
Un bacio
(Aggiunta di quasi un anno più tardi) Sapete che è successo? Mi sono sbagliata. Anche adulti grandi e vaccinati non sanno distinguere Shadow da Sonic ç_ç "Sonic nero" ç_ç                                                                                   

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Capitolo 10
*** Quella perfida vocina... ***


Finalmente Roxie, Hacker ed Ace uscirono dalla stanza chiudendo la porta laccata di bianco. Adoravo i miei amici, ma a volte avevo bisogno di restare da sola. A dire la verità mi dispiaceva solo che Ace se ne dovesse andare… mi piaceva quando si preoccupava per me. Mi afflosciai sul cuscino chiudendo gli occhi. La stanza era così silenziosa… Potevo scaricare tutti i pensieri facendo una bella dormita. Sarebbe stato bello, ma c’era troppa luce. Sospirai irritata. Non avevo voglia di alzarmi o chiamare quell’infermiera che avrebbe rotto quel silenzio e quella pace. Strinsi la chiave dei miei genitori e mi girai sul lato sinistro in posizione fetale. Sospirai di nuovo e cercai di fare mente locale. La mia testa era piena di vocine che mi dicevano cosa fare. Una ammassata all’altra. Zitte! Non capisco un’accidenti di quello che dite, pensai cercando di farle calmare. Una di queste si distinse tra le altre . Era la ragione. Quella parte del mio cervello a cui mi ostinavo a non dare ascolto. Odiavo quella vocina. A volte complicava solo le cose, mentre molte volte aveva ragione…
“ Sono sicura che stai pensando a Shadow…” mi disse quella vocina irritante.
“ Cosa te lo fa pensare?” dissi tappandomi le orecchie con il cuscino.
Volevo che se ne andasse. Quei discorsi non li sopportavano. Mi facevano venire ancora più dubbi di quelli che non avessi già…
“ Sappiamo entrambe che lui non è quello che dice di essere…” disse la vocina sussurrandomi nell’orecchio.
“ Di cosa diavolo parli?”
La vocina sghignazzò.
“ Lo sai benissimo di cosa parlo. Ti ricordi con quel robot? Eggman, pensavo fossi più abile. Evidentemente quei giorni passati a servirti sono stati solo uno spreco di tempo… Non pensi che possa avere ancora a che fare con lui? In fondo se l’ha aiutato una volta può farlo ancora…”disse lei imitando la voce di Shadow.
“ Può anche darsi che sia cambiato…”
“ Può darsi?! Vedi che neanche tu sei sicura? Un altro esempio: quando ti ha salvata nella foresta eri priva di sensi. Non credi che lui possa aver a che fare con Darkness? Non l’hai visto combattere con lei… Può essere scappato nella foresta perché sapeva che prima o poi saresti andata a cercarlo come una cretina invocando perdono…”
“ Non è come dici tu! Shadow non mi tradirebbe mai, ed io mi fido di lui….”
“ Fai male a fidarti. Non ne hai ancora abbastanza di essere sfruttata dagli altri? Non hai dato già la tua fiducia a persone che non se la meritavano? Shadow potrebbe portarti alla rovina. Non sappiamo con chi abbiamo a che fare questa volta…”
Mi misi a sedere allontanando il cuscino dalla faccia, irritata.
“ Va via! Non voglio ascoltarti un minuto di più!”
“ Allora me ne vado…”
Non era la vocina che aveva parlato. Quella era la voce di Shadow. Aprii gli occhi e vidi la sua figura che si allontanava. Saltai subito fuori dal letto e mi misi davanti a lui agitando le mani.
“ Scusa Shadow, non mi riferivo a te…”
Lui mi guardò confuso.
“Allora a chi ti riferivi?”
Mi morsi il labbro cercando di trovare una scusa credibile.
“ Stavo sognando e non mi ero accorta di urlare…”
Lui fece spallucce.
“ Vedo che stai meglio… ho deciso di portarti in un posto…”
“Che posto?”
“Vestiti e raggiungimi fuori…”
Detto questo mi diede dei vestiti e uscì dalla stanza. Chiusi la porta e mi vestii velocemente. Shadow mi aveva portato un vestitino azzurro con dei leggings neri sotto. Non era proprio il mio stile… preferivo di gran lunga i miei comodi jeans, ma non potevo indossare qualcosa macchiato di sangue. Finalmente lasciai il camicione sul letto ed uscii definitivamente da quella stanza grigia. Sembrava di stare in un manicomio, era tutto scuro e triste. Scesi le scale sotto il pesante sguardo delle infermiere che non si aspettavano la mia veloce ripresa. Barcollando raggiunsi l’ingresso e spinsi la porta a vetri uscendo da quell’edificio assaporando il calore del sole. In cielo non c’era neanche una nuvola, però faceva comunque molto freddo. Che diavolo Shadow poteva portarmi almeno un cappotto!Chi lo capisce è bravo… Shadow… era sempre così serio e cupo…Era raro vederlo sorridere e pensavo che nessuno l’avesse mai visto ridere di gusto. Mi sarebbe piaciuto vedere Shadow in quella forma più rilassata e felice. Stupida, pensai, le persone non si possono cambiare così ,tutto d’un tratto. Devi accettarlo così come è. Non si possono modificare i caratteri delle persone per puro piacere personale. Neanche io ero perfetta… Odiavo lavorare in grandi gruppi, come quello con cui ora dovevo lavorare. Non ero la persona adatta per giudicarlo… In fondo, Shadow mi piaceva così… Non mi interessava che fosse più solare o rilassato. Mi guardai intorno e lo vidi appoggiato al muretto del sentiero sterrato che conduce fuori città . Mi avvicinai al muretto barcollando di nuovo. Non ero ancora del tutto lucida… Lui, sentendo il rumore delle mie scarpe sulla neve, rivolge lo sguardo verso di me.
“ Hai fatto in fretta…”
Poi si schiarì la voce abbassando lo sguardo. Notai che ai suoi piedi giaceva una valigia viola.
“Te li ha dati Roxie vero?”chiesi io alludendo ai vestiti che indossavo.
Shadow alzò  lo sguardo.
“Non mi sarei mai permesso di andare a guardare nel tuo guardaroba… Lei si è offerta di procurare qualcosa da farti indossare…”
Sospirai rassegnata. Roxie sapeva benissimo che preferivo i jeans, ma ancora si ostinava a propinarmi vestitini di tutti i tipi. Shadow mi passò il cinturone contenente i miei Sai. Sospirai sollevata.
“Pensavo di averli persi….”
“Sonic e Amy li hanno trovati sulla neve dopo aver ripreso i sensi….”
“Devo ricordarmi di ringraziarli appena li vedo….Come mai la valigia?” dissi allacciando la cintura attorno alla vita.
Lui rimase impassibile.
“Diciamo che stiamo per fare una piccola vacanza…”
Io spalancai gli occhi. Perché dovevamo andarcene?
“ Perché?”
“Darkness potrebbe ritornare per ucciderti. Adesso sa in che zona vivi e non sarà difficile trovarti di nuovo… Devo portarti in un luogo sicuro…”
Io deglutii. Non potevo nemmeno immaginare cosa mi avrebbe fatto quella specie di demone.
“ Ma poi saranno gli altri che non saranno al sicuro…” sussurrai.
Shadow, nonostante il mio basso tono di voce, udì le mie parole.
“ Non preoccuparti, sono sicuro che se la caveranno egregiamente” disse sorridendo appena.
Io ricambiai il sorriso che diventò subito una smorfia di insicurezza Non ne ero poi così convinta…
“ Mi seguirai?” disse lui allungando la mano.
Io sbattei le palpebre. Scossi la testa per riprendermi e gli strinsi la mano.
“ Si… Mi fido di te…”
Lui mi guardò sorpreso.
“ Davvero ti fidi di me?”
“ Perché, non dovrei?” dissi preoccupata ripensando al discorso che avevo avuto con la mia perfida vocina …
Shadow mi diede la valigia e poi alzò al cielo lo smeraldo del Caos rosso con la mano destra.
“Caos Control”

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Capitolo 11
*** la casa sulla spiaggia ***


Riaprii gli occhi e vidi che ci trovavamo vicino al mare. Sulla scogliera precisamente. Mi guardai intorno. A pochi metri da noi c’era una piccola casetta in legno situata sugli scogli e collegata alla spiaggia con una scalinata in legno. Il clima era piuttosto umido e troppo freddo per i miei gusti, anche se mitigato dalla brezza marina.
“Come hai fatto?!”
Shadow guardò lo smeraldo.
“ Ho il potere del Caos Control… toccando gli smeraldi posso teletrasportarmi dove voglio…” disse sempre impassibile.
“Solo tu hai questo potere?”
“No… anche Sonic sa usare il Caos Control…”
“Ah”
Abbassai lo sguardo. Shadow stringeva ancora la mia mano. Non che mi dispiacesse, ma doveva lasciarmi.
“Shadow?” dissi alludendo alla mia mano.
Lui sbatté le palpebre e lasciò andare subito la presa. Sembrava che fosse arrossito… Forse è ancora l’ospedale che mi gioca brutti scherzi… Shadow non arrossisce! Feci spallucce e mi avvicinai alla casa riconoscendone l’inconfondibile tetto spiovente e le sterpaglie che ricoprivano l’immenso giardino. Era la casa delle vacanze di Ramon. Shadow mi venne vicino.
“Come hai fatto a convincerlo?” chiesi.
Sapevo che Ramon teneva troppo alla sua casetta per lasciarla nelle mani di uno sconosciuto. Lui sorrise appena.
“ Ho promesso che se mi avesse dato le chiavi io gli avrei fatto dare un bacio da Amy…”
Io iniziai a ridere.
“Bell’accordo” dissi ridendo.
Shadow sembrò sorridere e si avvicinò alla porta della casetta. Tirò fuori dal nulla le chiavi attaccate all’inconfondibile portachiavi a forma di tavola da surf. Ramon adorava surfare sulle onde, anche d’inverno. Diceva sempre che il mare faceva riflettere e che cadere nell’acqua ghiacciata gli permetteva di chiarirsi le idee. Ti fa il lavaggio del cervello, gli dicevo sempre scherzando. Odiava quando scherzavo sulla sua passione, ma non lo facevo con cattiveria. Shadow mi condusse al piano di sopra, in una piccola stanzetta. Le pareti, il pavimento ed i mobili erano interamente in un legno grezzo e non levigato. Si potevano vedere benissimo le pieghe della corteccia. Shadow uscì dalla stanza dicendo:
“Sono al piano di sotto se ti serve qualcosa…”
Io annuii. Mi sedetti sul letto. Aveva una bella trapunta lilla molto soffice. Sbuffai, la parte più noiosa stava arrivando. Mi rialzai e sistemai tutti i vestiti nel grande armadio in legno. Shadow non sapeva che io venivo spesso qui con il consenso di Ramon. Anche se lo prendevo in giro, in fondo aveva ragione: il mare aiuta a riflettere. Certo, io non facevo surf, né mi facevo un nuotata. Faceva troppo freddo. Preferivo esercitarmi sulla spiaggia ascoltando solo la voce del vento. Aprii un cassetto della scrivania e trovai il mio computer portatile ed alcune della mie armi. Oltre ai Sai, che erano i miei preferiti, sapevo maneggiare anche le Katane, i Tessen ed i Nunchaku. Sistemai le armi sulle mensole (sempre in legno), appoggiai il computer sulla scrivania e uscii dalla camera. Nel corridoio trovai uno specchio. Ci passai accanto senza farci molto caso, ma poi tornai indietro soffermandomi sui miei capelli. Mi riguardai di nuovo nello specchio ed aggiustai alcuni ciuffi che non volevano saperne di stare al loro posto. Non sembravo una pazza psicopatica (si fa per dire). Scesi le scale a due a due ed arrivai nel grande salotto. Shadow era seduto sul divano e faceva zapping con il telecomando. Neanche il tempo di capire che tipo di programma era che lui subito girava. Scossi la testa e mi diressi in cucina. Ero piuttosto affamata costatando che non mangiavo dal giorno prima. Trovai poco e niente. C’erano delle fette di carne (non so quanto fresche) ed una confezione di uova non ancora scadute. Presi le uova ed iniziai a preparare una bella frittata. Feci saltare nella padella quel disco giallo cercando di evitare che cadesse. Per poco non si sfracellava sulle mattonelle, ma per fortuna riuscii a prenderla. La divisi a metà e la sistemai in due piatti in ceramica con una decorazione azzurra che richiamava molto l’immagine delle onde. Mi sporsi dalla porta della cucina e mi rivolsi a Shadow che era ancora spaparanzato sul divano.
“Ehi, brontolone. Ti va di mangiare?”
Lui alzò un po’ la testa e mi guardò.
“Non ho fame…”
“Come vuoi. Te lo lascio nel forno se per caso dopo cambi idea…”
Misi il piatto di Shadow nel forno, dove sarebbe stato più al caldo, e mangiai velocemente la mia frittata. Non era venuta molto bene, ma meglio di niente. Mi alzai e lavai il piatto. Non sapevo più cosa fare… Mi diressi in camera mia ed accesi il computer. Grazie alla connessione ADSL potevo accedere ad Internet facilmente. Guardai la posta elettronica, niente di nuovo. Improvvisamente un trillo annunciò una videochiamata di Hacker. Accettai la chiamata. Lo schermo, inizialmente nero, fece finalmente vedere la faccia di Hacker. Era a casa sua ed era affiancato, oltre che da Roxie, da un piccolo volpino arancione. Hacker sorrise.
“Ciao Isabel, come va con la sistemazione?”
“Non mi posso lamentare… Chi è lui?” dissi indicando il volpino.
“Piacere di conoscerti Isabel. Io sono Miles Prower, ma per gli amici Tails. Mi occupo di meccanica…”
“Piacere di conoscerti Tails…”
Lui sorrise. Improvvisamente nello schermo comparve anche la faccia di Sonic. Si era avvicinato troppo allo schermo ed era andato a finire con il naso appiccicato al computer, forse a causa della velocità con cui era arrivato.
“Isabel, come va con lo scorbutico?”
“Ti ho sentito…” disse Shadow entrando ed avvicinandosi allo schermo senza sorridere ma anche senza arrabbiarsi, troppo… Sonic si allontanò dallo schermo e si grattò la testa. Amy intanto era entrata nella stanza ansimando.
“Sonic… POTRESTI RALLENATRE LA PROSSIMA VOLTA?!!”
Io sorrisi scuotendo la testa.
“Allora ragazzi, avete capito perché siete caduti sul nostro pianeta?”
Tails sorrise e mostrò alla webcam una specie di disegno.
“Quando eravamo su Mobius il dottor Eggman aveva riunito quelli che noi pensavamo fossero i sette smeraldi del Caos. Infatti uno di quelli era una copia, comunque fatta molto bene, che ha creato uno strano Caos Control. Siccome poi il vero smeraldo era nelle mani di Shadow…” disse mostrando le illustrazioni con una matita.
“… sia loro che Shadow sono stati teletrasportati qui su Athis” concluse Hacker facendo scomparire il disegno.
Sonic avvicinò il disegno agli occhi e sorrise.
“Shadow sei davvero carino in questo disegno!” disse con sarcasmo.
Shadow guardò lo schermo con uno sguardo che diceva tutto. Hacker si schiarì la voce e abbassò lo sguardo.
“ Is, penso che ti interessi vedere queste immagini…” disse cliccando più volte con il mouse.
Osservai con attenzione lo schermo.
“Dove avete trovato queste foto?”
“Siamo dovuti entrare nel computer centrale con un virus per trovare queste immagini…”
“Lo sapete che se vi beccano finirete in prigione, vero?”
Tails mi rassicurò.
“Non preoccuparti. Quel virus non è nocivo… serviva solo a non far scattare l’allarme di intrusione… è impossibile che ci scoprano”
Annuii poco convinta. Riguardai di nuovo le immagini e feci molta attenzione alle date. Darkness una quindicina di anni fa… Aveva raso al suolo la valle “Temporis”… aveva lasciato dietro di se solo morte e distruzione…Era strano… Darkness non era cambiata… In quindici anni si dovrebbe invecchiare parecchio… Ripensai a cosa mi aveva detto lei: dopo quindici anni rinchiusa in una capsula penso di avere il diritto a divertirmi un po’…
Tails mi riportò alla realtà.
“Isabel?”
Scossi la testa disorientata.
“Si?”
“Amy e Sonic  mi hanno descritto Darkness come una ragazza di pressappoco la tua età… perché in questi quindici anni non è invecchiata?”
Tutti, tranne Shadow, annuirono concordando con l’osservazione del volpino.
“Beh, poco prima che Darkness mi mettesse KO, mi ha “detto” che è stata rinchiusa in una capsula per quindici anni… evidentemente si è creato uno stato di ibernazione che ha mantenuto il suo corpo giovane…oppure è immortale…”
Amy si avvicinò alla webcam.
“Come Shadow?”


*Il mio angolino*
Eccomi con un nuovo capitolo :) Ringrazio elly_, eleonor97,revroses e polly98 per aver sempre letto i miei capitoli. 
Un bacione

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Capitolo 12
*** con il mare sotto gli occhi ***


Spalancai gli occhi sconvolta e rivolsi il mio sguardo verso il riccio nero che era rimasto pietrificato accanto a me.
“Cosa c’entra Shadow?” chiesi tornando a fissare lo schermo e conquistando l’appoggio di Hacker e Roxie che non conoscevano Shadow così bene come Sonic e company.
Mi aspettavo che Sonic facesse una delle sue battute sarcastiche , ma stranamente rimase zitto. Nessuno, compreso Shadow, si degnava di rispondere alla domanda. Tails si girava i pollici. Mi voltai completamente verso Shadow. Teneva lo sguardo basso, stringendo i pugni, e cercava di non incontrare i miei occhi. Amy, dall’altra parte dello schermo, si morse il labbro per aver formulato quella stupida domanda. Sospirai.
“ Richiamatemi se trovate altre informazioni su Darkness… Io ed il riccio nero dobbiamo parlare…”dissi senza togliere gli occhi di dosso a Shadow.
Hacker abbozzò un sorriso un po’ insicuro e chiuse la conversazione. Spensi il computer e mi alzai. Lui rimase con lo sguardo a terra evitando di guardarmi.
“Non voglio che tu mi parli del tuo passato se non è quello che vuoi…Non voglio ripetere lo stesso errore… Non mi farò spifferare niente da nessuno… Sarai tu a parlarmene quando ti sentirai pronto o quando ti sarai fidato di me abbastanza…”
Shadow alzò improvvisamente lo sguardo con occhi pieni di rabbia.
“ E quel tuo Non intendo avere a che fare con qualcuno che non conosco?”
“ Non mi interessa più… lo sai, io mi fido di te…” dissi abbozzando un sorriso.
Shadow abbassò lo sguardo rimanendo impassibile come sempre.
“ Vado a farmi una camminata sulla spiaggia…” dissi uscendo dalla stanza.
Scesi le scale ed uscii dalla casetta. C’era una leggera brezza, faceva piuttosto freddo. Non ci feci tanto caso e mi diressi verso la scala di legno che portava sulla spiaggia. Era piuttosto lunga come scalinata… Finalmente arrivai sulla sabbia dorata. Anche se era inverno il panorama era sempre bellissimo. Il mare, un po’ agitato, si infrangeva sugli scogli vicini e tornava sulla spiaggia creando quella strana schiuma bianca. Sorrisi abbassando lo sguardo memore dei milioni di castelli di sabbia che erano crollati a causa di quelle onde. Pensare che io ed i miei amici lavoravamo tanto per renderli sempre più belli o più grandi. Ace era bravissimo. Sulla spiaggia trovava sempre qualcosa con cui decorare le mura o le torri. Conchiglie, legnetti o sassi erano le pietre preziose che rendevano il nostro castello ancora più bello. Mi piaceva quando scherzava e distruggeva le torri fatte male con gesto teatrale… Sembrava quasi di ritornare bambini…. Mi avvicinai alle onde facendo attenzione a non rovinare l’unico paio di scarpe che non avesse un accenno di tacco alto. Il vento mi scompigliava i capelli… Sbuffai, avevo faticato tanto per tenerli in ordine… Feci qualche passo sulla sabbia e mi sedetti su una di quelle dune. Non ero né troppo lontana né troppo vicina all’acqua. Perfetto, mi dissi, era il posto ideale per pensare un po’. Guardai l’orologio. Erano le 2:30. Avevo tutto il tempo che volevo. Rimasi per qualche minuto a guardare l’oceano. L’azzurro intenso delle onde era bellissimo. Sembrava una di quelle scene in cui la protagonista inizia a riflettere su di se, sul proprio passato, su ragazzo che le piace… Ace…………Shadow… Isabel COSA STAI PENSANDO?! Concentrati! Mi diedi degli schiaffi sulla faccia per riprendermi. Ahia… l’ultimo era stato piuttosto forte… Improvvisamente ripensai a quelle foto di Darkness. Come aveva potuto distruggere tutte quelle vite? Non sembrava una creatura vivente... Tutte quelle povere persone innocenti… Perché il cuore di Darkness era pieno di odio e rancore? A causa mia poi? Io non ero neanche nata in quel periodo…

(Shadow)

Guardai fuori dalla finestra. Isabel era ancora lì,seduta sulla sabbia che osservava le stelle. Fissai l’orologio a forma di salvagente appeso al muro. Erano le 6:30… Era lì seduta da 4 ore?! Osservai automaticamente il cielo. Come faceva buio presto d’inverno… Ma io ero abituato a vivere nell’oscurità e a guardare le stelle. Sull’ARK era una delle cose che facevo solo guardando fuori dai pannelli di vetro. Il sole non riusciva ad illuminare la colonia spaziale e l’unica luce che illuminava quei corridoi freddi proveniva dalle lampade al neon. Salii le scale ,presi un cappotto dalla camera di Isabel e mi diressi verso la spiaggia. Fuori faceva veramente molto freddo, proprio come sospettavo. Scesi le scale ed arrivai sulla sabbia. Osservai le onde per qualche secondo. Anche se era tutto al buio, lo spettacolo era stupefacente. Le onde riflettevano la luce della luna, sorta da pochissimi minuti. Non avevo mai visto il mare se non dallo spazio e nei libri del dottor Robotnik. Maria mi diceva sempre che avrebbe voluto imparare a nuotare… Maria… Una folata di vento mi distolse da quelle riflessioni. Sbattei le palpebre e scossi la testa. Mi diressi a passo deciso verso Isabel. Sulla sabbia non si sprofondava così tanto come quando si camminava sulla neve… Mi avvicinai e le posai il cappotto sulle spalle. Lei sussultò e si voltò spaventata verso di me. Dovevo aver interrotto qualche brutto pensiero. “Tutto bene?” chiesi.
Lei si voltò verso il mare ansimando. Dopo fece un grande sospiro e si voltò verso di me sorridendo dolcemente. Faceva sempre così, cercava di rassicurarmi e di non risultare troppo spaventata. Mi ricordava tanto Maria…
“Si, tutto bene”.
Abbassò la testa.
“Stavo solo pensando a Darkness…”
Mi sedetti accanto a lei.
“Hai paura?” chiesi fissando le onde.
“Più o meno… Durante il nostro scontro aveva detto di conoscermi già… Non so cosa voglia da me, è questo che mi preoccupa…”
“Cosa ti ha detto esattamente?” chiesi senza voltarmi.
Lei sospirò. “Ha detto: Isabel, non credevo di trovarti così presto. È stato fin troppo facile. Non ho dovuto uccidere nessuno questa volta…” disse imitando la voce di Darkness.
Abbozzai un sorriso per quella buffa imitazione, ma ritornai subito serio. Darkness , prima di sparire richiamata da una voce fin troppo familiare, mi aveva accennato al suo passato dicendo che Isabel le aveva rubato quella chiave. La chiave che, almeno secondo la sua mente malata, riusciva ad aprire il portale del tempo… Guardai le stelle sospirando. Non era proprio da me sospirare e penso di averlo già detto.
“Quando Darkness ti ha incontrato, cosa è successo?”
“Le ho detto di allontanarti da te, ma lei non voleva darmi ascolto. Mi ha raccontato che quella chiave apparteneva a lei e che tu l’avevo rubata…”
“Imbrogliona… Non è affatto vero!” disse palesemente irritata.
“ Lo so… Non so cosa le faccia credere che tu sia una ladra…”
Isabel sospirò e appoggiò la testa sulla mia spalla. La guardai sorpreso, ma lei non si accorse del mio sguardo. Era troppo intenta a fissare le stelle.
“ Quale ti piace?”
“Di cosa?”
“ Di stella… quale ti piace di più?” chiese lei sorridendo come una bambina.
Era veramente molto infantile… o ero io che non riuscivo più ad essere sereno… Osservai accuratamente ogni stella. Tralasciai quelle più luminose e mi concentrai su quelle più piccole. Eccola, quella era la mia preferita...
“Quella lassù… ” dissi indicandola.
Isabel capì e sussultò allontanandosi dalla mia spalla con lo sguardo assorto.  Era come se le si fosse fermato il cuore.
“Qualcosa non va?”                                                        
Lei scosse la testa e sorrise di nuovo.
“No, è che…. Perché proprio quella?”
“Forse perché è semplice e non troppo appariscente… non ha bisogno di essere la più grande o la più luminosa per essere bella…”
Mi stupii io stesso delle mie parole. Isabel sorrise e si appoggiò di nuovo sulla mia spalla. Sembrava felice e serena. Rimanemmo così per qualche minuto osservando il mare. O almeno era quello che pensavo. Voltai leggermente la testa verso di lei. I suoi occhi erano chiusi e riposava tranquilla. Sorrisi e con delicatezza la presi in braccio. Mi faceva quasi tenerezza. Era da tanto tempo che non stringevo qualcuno tra le braccia... Senza che potessi evitarlo lei si accoccolò attaccata al mio petto e riuscii a staccarla solo quando la depositai sotto le coperte. Il suo tocco delicato mi aprì nel cuore una ferita che non si era mai rimarginata. Isabel... perchè assomigliavi così tanto a Maria? Anzi, perchè io non riuscivo a lasciarti andare? Prima di coprirla con il piumino le tolsi il cappotto e lasciai fuori dalle lenzuola i piedi. Mi allontanai e osservai con attenzione la scena. Sorrisi. Era veramente carina… anche quando dormiva…. Improvvisamente sentii un debole sussurro e mi guardai intorno. Capii finalmente che era la voce di Isabel. Mi avvicinai a lei cercando di capire cosa dicesse e soprattutto cercando di rimanere a debita distanza. Lei non aprì gli occhi, ma sussurrò solo una parola (o più che altro un nome).
“Shadow…”

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Capitolo 13
*** Nella base di Eggman... ***


Il giorno prima, nel laboratorio di Eggman...

(Darkness)

Entrai fluttuando nella base attraverso la porta metallica che si aprì con un cigolio. Quel dannato dottore aveva rovinato tutto… Ero ad un passo dall’avere la mia vendetta contro Isabel e lui mi aveva richiamata. Presa da un attacco di rabbia diedi un pugno talmente forte alla parete metallica da deformarla. Eggman vide il mio gesto e mi venne incontro.
“Darkness! Smettila di rovinare la mia nuovissima e bellissima base segreta!” disse sfiorando la parete deformata come se fosse il suo più grande tesoro.
Emisi un verso di disgusto e mi incamminai velocemente verso la sala computer. Lì trovai i due robottini che erano sempre al seguito del dottore: Bocoe e Decoe. Patetici a mio avviso. Mi sedetti di fronte allo schermo del computer ed iniziai a digitare la parola del mio passato: Temporis. Lo schermo si riempì in pochi secondi di immagini in bianco e nero relative all’accaduto: io che radevo al suolo l’intera valle. Dovevo ammettere che nelle foto non ero venuta male, al contrario. Quella valle mi aveva tradita, così come i miei genitori e la mia cara sorellina. Loro volevano imprigionare il mio essere, volevano fare in modo che io perdessi il mio controllo sul tempo. Credevo di averli uccisi tutti… Mi sbagliavo… Isabel era ancora viva. Fnchè ci sarebbe stata lei, io non avrei mai potuto ottenere il controllo totale sul tempo e sullo spazio. I miei poteri per quanto potenti non mi avrebbero mai permesso di viaggiare nello spazio-tempo. La mia chiave non era abbastanza potente per teletrasportarmi. Diedi un pugno potentissimo al bracciolo di metallo della sedia sulla quale ero seduta. Odiavo dover aspettare per ottenere ciò che volevo.
Eggman mi rimproverò di nuovo.
“Darkness! Cerca di calmarti o raserai al suolo la mia bellissima base!!”
Io appoggiai il gomito sul bracciolo della sedia e appoggiai il mento sul palmo della mano.
“Non preoccuparti Eggman, non ho intenzione di ridurre in polvere questa ridicola e noiosissima base segreta…”
“Signorinella dovresti mostrare un po’ più di gratitudine verso colui che ti ha risvegliata da quella capsula. E ho deciso che d’ora in poi mi chiamerai Dottor Ivo Julian Robotnik.”
Io lo guardai incredula. Quello stupido e deficiente di genio del male voleva che io gli mostrassi più rispetto??
“Eggman, io ti chiamerò sempre così… Che ti piaccia o no…”
Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso il corridoio metallico. Avevo la mente annebbiata dalle mie moltissime domande. Non ricordavo nulla del mio passato prima della distruzione di Temporis. Non ricordavo come avevo scoperto il segreto dei miei genitori. Non ricordavo come li avessi uccisi… né se prima avessi avuto un rapporto speciale con loro. Osservai il mio volto riflesso nella parete di metallo. Sembravo un ragazzina di soli 15 anni… Eppure il mio cervello era più maturo. Adoravo sentire lo scricchiolio delle ossa ed il calore del sangue che scorre. Adoravo il lamento straziante dei feriti, ma odiavo la morte. Avrei preferito aver torturato i miei genitori in eterno, piuttosto che averli uccisi sul momento. Questa era una delle cose che volevo ricordare più di tutte: cosa mi ha spinta ad ucciderli subito? La morte è la pace. Il distacco dell’anima da proprio corpo. È una morte fisica, non psicologica. La tortura invece portava ad una morte lenta e dolorosa dell’anima… Un dolore senza fine… ed una pace mai raggiunta. La vita non ha senso se bisogna viverla soffrendo. Tanto vale morire… Questo era ciò che non volevo che avvenisse con Isabel. Lei avrebbe sofferto più di ogni altro essere vivente. Avrebbe conosciuto cosa voleva dire sentirsi strappare via l’anima… Sarebbe stata punita con il dolore ed il sangue delle persone che amava… A partire da quel Shadow… Lui avrebbe pagato per lei… Lei si sarebbe dissetata con il suo sangue. Finalmente avrebbe capito il vero senso della sofferenza… e avrebbe implorato pietà. Mi avrebbe chiesto di liberarla o di ucciderla. Io non le avrei dato questa soddisfazione… La morte è facile… Vivere è difficile…
“Darkness! Vieni a vedere!” urlò il dottor Eggman dalla sala computer.
Sospirai irritata e fluttuai verso la voce del dottore. Eggman guardava attentamente lo schermo. Due ricci camminavano sulla spiaggia tanto vicini da potersi dare la mano. Erano Isabel e Shadow.
“A quanto pare Shadow sta iniziando a sciogliersi un po’ accanto a quella ragazzina…”
“Come ci muoviamo?” chiesi fredda.
Il dottore mi mostrò una panoramica del loro percorso. Si sarebbero diretti verso l’altare del Tempo. Sorrisi. Era un luogo perfetto per dividerli.
“Eggman rechiamoci al tempio e facciamo in modo che lei si ritrovi intrappolata lì dentro… Non deve scappare questa volta!” dissi stringendo un pugno di fronte alla sua immagine nello schermo. Eggman si portò una mano sotto il mento.
“Forse dovremmo dividerli molto prima… Isabel rimarrà sola e l’unica cosa che potrà fare sarà quella di rifugiarsi nel tempio.. dove ci sarai tu ad aspettarla….”
Sorrisi immaginando la scena e mi rivolsi ad Eggman.
“Dottore, mi sorprendi”.
Eggman mise le braccia conserte e mi guardò male.
“Bocoe, Decoe. Andate a preparare il robot per la partenza… Dovete rinforzare le chele e renderle a prova di Shadow!” disse in tono autoritario.
“Ma… è impossibile!” replicò il robottino dorato.
“Shadow è la forma di vita definitiva! Non può essere catturato!” contribuì il robottino color argento.
“Io comando e voi obbedite, è chiaro?!”
“Si dottor Eggman…” risposero in coro i robottini.
Sospirai. Quella scena era veramente patetica… Mi incamminai verso l’hangar osservando attentamente i sistemi di sicurezza impiantati da Eggma. Un giorno, sicuramente non lontano, avrei distrutto quella base. Eggman voleva me per conquistare Athis, ed io avevo bisogno di lui per avere un tetto sulla testa. Sapevo essere autosufficiente ed ero in grado di badare a me stessa, ma perché vagare nella foresta cercando una caverna quando potevo dormire in un comodo letto caldo? Bocoe e Decoe mi sorpassarono e corsero verso il robot mezzo scassato che giaceva nel mezzo dell’hangar. In pochi minuti riuscirono a rinforzare le chele e a ridipingere la “carrozzeria”. Eggman si posizionò accanto a me.
“Avresti dovuto vedere il vecchio modello. Era perfetto. Purtroppo però quella dannata ragazzina è riuscita a trovare l’unico punto debole di cui era fornito… Lei e Shadow l’hanno distrutto in mille pezzi ed hanno rubato lo smeraldo che vi era all’interno…”
“Smeraldo?” chiesi piuttosto confusa.
Il dottore allungò la mano e mi mostrò una bellissima gemma color ametista.
“Questo è uno smeraldo del Caos. È una gemma dotata di grandissimi poteri. Ne esistono 7 e se vengono riunite possono generare il Caos Control, per mezzo del quale siamo capitati qui su Athis…”
“Se Isabel e Shadow ti hanno rubato lo smeraldo, questo da dove salta fuori?”
“L’ho trovato nella foresta quando ti ho risvegliata dal sonno della capsula. Era conficcato nel terreno lì intorno…”
Un'altro dilemma venne riportato alla mia mente… Chi mi aveva rinchiusa in quella capsula? Non ricordavo nulla riguardo la capsula e chi mia aveva imprigionata… Chi voleva che io rimanessi congelata per sempre? Forse Isabel. Ma… quando io sono stata rinchiusa nella capsula lei aveva si e no qualche mese di vita… Non era in grado di intendere e di volere anche se pensavo sapesse benissimo cosa rappresentavo io per lei…
“Darkness? A cosa pensi?” disse Eggman interrompendo i miei pensieri.
Senza che me ne fossi resa conto eravamo già in groppa al robot che si stava dirigendo verso il tempio.
“Questi non sono affari che ti riguardano, Eggman!”
Lui fece spallucce e continuò a manovrare il robot. Voltai il mio sguardo verso il sole. Isabel non poteva sopravvivere… Non doveva… Lei avrebbe distrutto me ed i miei poteri… Sarebbe stata lei a diventare la guardiana del tempo… avrebbe rovinato il mio futuro….

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Capitolo 14
*** incontro con 'testata' ***


Chiusa la parentesi di Darkness…




“Scusa per ieri sera… Non mi è mai successo di addormentarmi sulla spalla di qualcuno…” dissi in preda al panico.
“Non preoccuparti… Non sei molto pesante…” disse lui guardando in direzione del sole.
Sospirai. Iniziare una conversazione con Shadow era diventato sempre più difficile… Non sapevo neanche io come fossi riuscita a farlo uscire da casa di Ramon e proporgli di fare una passeggiata. Continuai a camminare osservando la punta delle converse nere che avevo ai piedi. Fortunatamente Roxie non aveva messo solo vestitini nella valigia. Aveva anche aggiunto i miei jeans ed alcune delle mie magliette e camicie. Infatti indossavo una canottiera bianca con una camicia a quadri bianca e nera. Sotto dei jeans leggermente strappati.
Non ero molto convinta dalla risposta di Shadow… Dovevo aver fatto la figura della bambina. Addormentarmi così sulla sua spalla… Ma come avevo potuto?
Era stato davvero carino con me, lui aveva scelto la mia stella... tra tutte quelle altre luminose e splendenti lui aveva scelto la mia… Chissà perché…
“Lo sai che parli nel sonno?”
Da viola diventai bianca come un lenzuolo.
“Io parlo nel sonno?!”
Lui annuì serio.
“E cosa ho detto?” chiesi quasi timorosa.
Lui esitò per un po’, poi farfugliò qualcosa.
“Hai pronunciato alcuni nomi, tutto qui”
“E quali nomi avrei pronunciato?”
“Ora come ora non mi ricordo… Non erano importanti per me…”
Sospirai sollevata. Avevo paura di aver potuto pronunciare il suo di nome...
“Ti stanno bene i vestiti di Roxie…” disse abbassando lo sguardo.
“Questi veramente sono i miei… mi sento molto più a mio agio con i jeans…” dissi io abbassando lo sguardo a mia volta.
“Comunque ti donano…”
Era strano ricevere un complimento da lui. Dava una strana sensazione…
Continuai a camminare mantenendo il mio sguardo fisso sul sole e sulle onde del mare. La luce del sole faceva risplendere l’azzurro ed il bianco delle onde creando un bellissimo gioco di luce. Guardai Shadow. Ora stava guardando davanti a se e non sembrava intenzionato a rivolgermi la parola. Feci spallucce e continuai a guardare il mare…
Improvvisamente una folata di vento mi costrinse a voltarmi verso sinistra e Shadow ed io ci ritrovammo petto a petto e naso quasi contro naso. Per qualche secondo mi persi nell’immensità dei suoi bellissimi occhi color rubino. Erano così profondi e lasciavano intravedere un senso di vuoto e tristezza. Erano comunque bellissimi, niente a che vedere con i miei banalissimi occhi castani… Lui continuò a guardarmi per alcuni secondi fino a che non distolse lo sguardo. Io diventai bordeaux in pochi decimi di secondo. Inutilmente cercai di nascondere il rossore del mio volto rivolgendo lo sguardo a destra. In pochi minuti avevo già cambiato colore due volte... non ero mica un camaleonte! Shadow fece finta di niente, ma poi si fermò di colpo. Tra gli alberi della foresta vicina si poteva intravedere la figura di un grande robot. Vidi tra gli alberi Darkness che era sollevata a mezz’aria. Dietro di lei c’era il dottor Eggman che guidava quel robot, molto più grande di quello dell’ultima volta. Shadow si mise davanti a me per proteggermi.
“Isabel, Shadow, finalmente vi abbiamo trovati! Darkness colpiscili e non fare errori!” disse il dottor Eggman.
Darkness sfoderò una faccia contrariata, ma strinse i pugni e obbedì al comando impostole. Tese un braccio e ci bombardò con quelle sue sfere di energia.
“Ma da quando quei due lavorano insieme?!” chiesi cercando di evitare le sfere correndo intorno al robot e riuscendo a farle distruggere buona parte della “carrozzeria”.
“Da quando il dottor Ivo Julian Robotnik o come diavolo si chiama, mi ha risvegliata dal sonno della mia capsula” rispose Darkness prendendo la mira su Shadow.
Shadow intanto cercava di evitare le sfere che gli arrivavano ed attaccava il robot. Eggman si alzò in piedi e si sporse dalla cabina di comando.
“Darkness ma sei cieca?! Non riesci nemmeno a colpire Shadow e quella ragazzina! Che sugli occhi, fette di prosciutto?!”
Darkness si voltò palesemente irritata e sollevò il dottore tenendolo per la giacca.
"Ripetilo se ne hai il coraggio..."
Un robottino argentato sussurrò qualche parola nell’orecchio di Eggman. Qualcosa che non riuscii a comprendere perfettamente ma che doveva assomigliare ad un:
“Non credo che le convenga farla arrabbiare dottore…”
Spuntò dal nulla un robottino dorato che sembrò completare la frase del suo collega.
“… soprattutto perché lei è importante per conquistare questo mondo”.
Eggman si coprì il volto con le mani.
“Fai finta che non abbia detto niente. Continua pure…” disse intimorito.
Darkness lasciò andare il dottore che cadde sul robot con un tonfo. Eggman si rialzò e riprese il controllo del robot che indirizzò una sua chela verso di me. Urlai e Shadow mi spinse facendomi rotolare a terra. Alzai lo sguardo. Era stato catturato dalla chela al posto mio!
“Shadow!” dissi sfoderando i Sai.
“Is, scappa! Vai via!”
“ No! Non ti lascio qui da solo!”
Detto questo mi precipitai verso il robot ed incisi più volte il rivestimento di metallo con le lame dei miei Sai. Shadow intanto fece esplodere la chela che lo imprigionava ma invece di cadere a terra, venne preso per un braccio da un essere volante, forse un pipistrello.
“Shadow!”
Lui rivolse lo sguardo verso il suo sequestratore e si divincolò facilmente attaccandolo con uno spindash. Il pipistrello, che io non riuscivo a distinguere bene, colpì Shadow con un calcio rotante proprio nel punto dove l’avevo fasciato (vi ricordate quella ferita di 28134759867 capitoli fa? Ecco, quella). Shadow perse i sensi e venne portato via dal pipistrello.
“Ok” pensai “che cosa faccio, che cosa faccio, che cosa faccio???”
Iniziai a correre tra gli alberi intimorita da Darkness. Non avevo la più pallida idea di dove andare o come scappare da lei. era dietro di me e mi aveva quasi raggiunta ormai. Continuai a correre ansimando. Non avevo più la forza di continuare, sentivo il respiro morirmi in gola… Ormai ero finita. Guardai terrorizzata dietro di me, ma di Darkness nessuna traccia. Rallentai fino a fermarmi. Dove era finita adesso? Mi guardai intorno aspettandomi un attacco. Il battito del mio cuore continuava ad accelerare ogni volta che vedevo qualcosa muoversi. Niente. Forse era meglio andare via da lì. Iniziai a correre spostando i rami degli alberi e facendo attenzione a non inciampare nelle radici che sporgevano dal terreno. Mi sentivo davvero in pericolo. Non avevo idea di cosa fosse successo a Shadow ed avevo un demone alle costole. Forse era più la prima affermazione a terrorizzarmi. Shadow era stato il mio punto di forza in questi giorni… Come avrei fatto senza di lui? Non ero neanche in grado di scappare da Darkness, figuriamoci trovare gli altri 5 smeraldi… Però lui contava su di me…

BAM!!

Caddi all’indietro e finii a terra tra le foglie. Mi toccai istintivamente la testa dolorante.
“Ma cavolo, guarda dove vai!” mi disse una voce scorbutica.
Aprii gli occhi, che avevo chiuso durante la “testata”, e vidi un echidna disteso sull’erba davanti a me. Anche lui si massaggiava la testa. Aveva gli occhi viola ed una mezzaluna bianca sul petto. Mi alzai massaggiandomi la testa.
“Scusa, non volevo colpirti…” dissi tendendogli al mano.
“Ti dovrebbero rinchiudere per questo, lo sai?” disse lui mentre l’aiutavo a rialzarsi.
“Mi dispiace per te, ma quella legge vale solo per i veicoli” dissi mettendo le braccia conserte.
Lui si voltò e iniziò ad andarsene.
“Beh, io ho da fare… Ci vediamo…” disse accennando ad un saluto con la mano.
Io mi guardai intorno. Darkness sembrava non essere nei paraggi. Sospirai ed il mio sguardo cadde sull’echidna. Nella mano sinistra teneva una gemma. Assomigliava molto a… no, non poteva essere… Ma si! Era uno smeraldo del Caos! Corsi in direzione dell’echidna e gli strappai la gemma di mano. Si, era uno smeraldo del Caos. Aveva una colorazione giallo-dorata. Sorrisi. Adesso nella nostre mani avevamo tre smeraldi. L’echidna mi strappò lo smeraldo di mano. Io mi voltai sorpresa.
“Senti ragazza, se anche tu hai un debole per i gioielli come una persona di mia conoscenza, hai un posto riservato nella mia lista nera!” disse stringendo un pugno davanti alla mia faccia. “Non ho un debole per i gioielli! Tu non sai quanto quella gemma sia importante!” dissi cercando di rubargli lo smeraldo dalle mani.
L’echidna però fu più veloce di me e riuscì ad immobilizzarmi le braccia.
“Sei tu a non sapere quanto questa gemma sia importante! È uno smeraldo del Caos questo!” disse avvicinando lo smeraldo ai miei occhi.
Cosa? Anche lui conosceva gli smeraldi del Caos??







*Il mio angolino*
Rieccomi con un altro capitolo xD Avrei tanto voluto lasciarvi un salutino nell’ultimo, ma avrei rovinato l’atmosfera di sanguinaria follia xD Qui in questo capitolo Isabel incontra una personcina, tanto avrete sicuramente capito chi è. Vediamo… Echidna maschio con occhi viola e mezzaluna bianca sul petto, un po’ irascibile e che ha un’amica che adora i gioielli… Chi può essere? xD
Un bacio
Hilary

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Capitolo 15
*** il tempio sulla scogliera ***


“Aspetta… tu sei amico di Sonic per caso?”
Lui fece spallucce.
“Amico è una parola grossa… comunque tu come fai a conoscerlo?”
“Ho dato ricovero a Shadow pochi giorni fa e… Aspetta, tu invece chi sei?” dissi liberando le braccia dalla sua stretta e puntando l’indice sul petto dell’echidna.
“ Tu hai dato ricovero a Shadow?!” disse togliendo con violenza il mio indice dal suo petto ed andandosene.
“Perché?” urlai cercando di raggiungerlo “Cos’ha Shadow che non va?”
L’echidna si voltò serio.
“Lui è alleato del dottor Eggman… Non posso fidarmi di lui…o di te…”
“Io e Shadow non lavoriamo per Eggman… lui ha provato a distruggerci pochi secondi fa…”
“E Shadow?” chiese interessato sempre di più alla faccenda.
“è … Ok, lo so che è strano, ma è stato portato via da un pipistrello…” dissi sicura che non mi avrebbe creduto.
Lui si fermò, sorrise e mi porse la mano.
“Io sono Knuckles the echidna”.
Strinsi la sua mano.
“Io sono Isabel the hedgehog, piacere”.
Knuckles nascose lo smeraldo tra i suoi capelli e continuò a camminare. Mi avvicinai a lui. Finalmente mi sentivo protetta. Knuckles era piuttosto muscoloso e sembrava uno che aveva attitudine alla lotta. Non avrei corso pericoli insieme a lui, anche se preferivo di gran lunga la compagnia di Shadow. Guardai per un secondo la punta delle mie scarpe e poi alzai lo sguardo. Era ormai un quarto d’ora che camminavamo e di Darkness nessuna traccia. Improvvisamente Knuckles si fermò ed il mio cuore fece una tripla capriola all’indietro.
“Ma cosa…?” disse indicando una costruzione in pietra alla sua destra.
Corsi più avanti per osservare meglio quel grande edificio. Era veramente imponente e si trovava in cima alla scogliera. Knuckles si avvicinò a me.
“Sembra un tempio…”
Mi avvicinai al tempio. C’era una grande scalinata in pietra, ma non sembrava così antica come si poteva pensare. Da un lato l’edificio cadeva a strapiombo sul mare. Salii le scale ed entrai in una specie di sala. Era veramente grande e maestosa. Non c’era niente fatta eccezione per un leggio. La luce solare faceva risaltare la presenza dei fregi e dei bassorilievi delle pareti. Rappresentavano solo fiori o piante forse per sottolineare la presenza del sole nel tempio. Mi avvicinai e vidi che sul leggio c’era una lastra di metallo. Anche Knuckles si avvicinò al leggio tenendo le braccia conserte.
“Ci sono delle incisioni…”
Mi avvicinai e soffiai per togliere lo strato di polvere non molto spesso che ci si era depositato sopra ed osservai attentamente le incisioni. Erano in lingua corrente, ciò voleva dire che, come il tempio, non era un reperto molto antico. Iniziai a leggere.
In ricordo della valle Temporis e di tutti coloro morti per proteggerla. Successori, portate nella valle abbandonata la vita e la pace che un tempo regnavano sovrani. Fate in modo che le guardiane del tempo portino la valle alla bellezza di allora e fate sì che loro combattano per la salvezza dell’intera specie. Combattete per distruggere l’odio ed il rancore fautori della distruzione…
“Le guardiane del tempo? ” ripeté Knuckles indietreggiando.
“Sei sordo per caso?” dissi con sarcasmo.
Lui mi mostrò il pugno destro piuttosto irritato e si avvicinò al muro che si trovava davanti al leggio.
“Ci deve essere qualcosa dietro a quel grande muro…” disse.
Io misi le braccia conserte e sfoderai un altro po’ del mio sarcasmo.
“Purtroppo proprio oggi ho dimenticato il bulldozer a casa…Mi dici come facciamo a sorpassare quell’enorme barriera?!” dissi riferendomi all’altezza e alla solidità del muro.
“Come fa un tipo come Shadow a sopportarti? Lui non è il classico tipo con cui scherzare” “Con lui non sono così sarcastica…” dissi sorridendo ed aspettandomi la sua reazione.
Ma Knuckles non mi puntò i pugni contro, rilesse l’incisione.
“Evidentemente l’iscrizione è la chiave per aprire un passaggio nel muro…”
“ Secondo me invece è solo commemorativo…”
“Chi sono le guardiane del tempo?” chiese lui.
“Non ne ho la più pallida idea…” dissi sfiorando l’incisione “è la prima volta che ne sento parlare in tutta la mia vita…”
“Iniziamo bene…” disse voltandosi.
Sfiorai di nuovo l’incisione… Sentivo una strana sensazione… Era la stessa sensazione che provavo toccando la chiave dorata al mio collo. Preferii non tirarla fuori finché c’era Knuckles. Sapevo che era “amico” di Sonic, ma non potevo comunque fidarmi pienamente di lui. Continuai a camminare dubbiosa intorno al leggio. Intanto Knuckles dava dei pugni alla parete di pietra.
“Ma cosa fai?! Sei pazzo?! Siamo in un tempio, non ad un incontro di box!!” dissi bloccando uno dei suoi pugni giusto in tempo per non permettergli di distruggere un girasole.
“Visto che il bulldozer è rimasto a casa tua, pensavo di rendermi utile…” disse serio.
Io spalancai gli occhi.
“Ma tu sei veramente così stupido o fai finta? È comunque un’opera d’arte! Non puoi distruggerlo così”
Lui abbassò i pugni lungo i fianchi e sospirò.
“Hai ragione… Solo che io voglio tornare a casa al più presto… Ho alcune faccende da sbrigare”
“Com’è il vostro pianeta?” chiesi improvvisamente presa dalla curiosità.
Non potevo chiederlo a Shadow. Non so come ma mi dava la sensazione che non ci fosse mai andato veramente…
“ Non è molto diverso dal vostro pianeta… solo che lì ci sono gli smeraldi del Caos…Qui assomiglia molto alla Terra…”
“Scusa la mia ignoranza, ma che pianeta è la Terra?”
Lui rimase un secondo a bocca aperta senza pronunciare una parola. Poi chiuse la bocca e si riprese.
“Beh.. la Terra è un pianeta penso piuttosto distante da qui… è simile al tuo, solo che è abitato dagli umani… è difficile da spiegare”
“Penso di aver capito….” dissi mentendo.
Non avevo capito nulla...
Improvvisamente una sfera di energia mi colpì dietro la schiena. Sapevo di chi era. Darkness era di fronte a Knucles a mezz’aria e mi fissava perfida.
“Mi mancavi lo sai, Dark?” dissi con un tono di sarcasmo.
“Siamo diventate sarcastiche tutto d’un colpo, eh? Bene, perché non avrai più occasione di prenderti gioco di me!” disse cercando di colpirmi con delle frecce.
Fortunatamente io le schivai tutte mettendomi velocemente in piedi e correndo verso Knuckles.
“Ma chi è? Una tua amica?” chiese lui con sarcasmo mettendosi in posizione d’attacco.
“Più o meno… non abbiamo ancora avuto modo di prendere un tè con i pasticcini” risposi io con altrettanto sarcasmo mettendomi dietro di lui.
“È inutile che ti nascondi dietro al tuo amichetto! Passerò anche sul suo cadavere se è necessario!” urlò Darkness preparando un attacco.
“Simpatia portami via…”pensai tra me e me.
Darkness ridusse gli occhi a due fessure, quasi come se avesse sentito i miei pensieri, e ci mandò una sfera di energia. Io tirai Knucles a me per evitare che venisse colpito. Il colpo di Darkness distrusse il muro dietro al leggio facendo in modo che i mattoni di pietra quasi ci seppellissero.
“Hai fatto tante storie prima per quel muro e lei in un decimo di secondo ha risolto il problema…” disse Knuckles togliendosi un mattone di dosso.
Spostai alcuni mattoni e quando vidi che Darkness voleva colpirci, presi Knuckles per mano e lo costrinsi a seguirmi oltre alle macerie del muro. Sapevo di essere caduta nella sua trappola. Era ciò che voleva sin dall’inizio, ma con lei che bloccava l’unica via d’uscita avevo ben poche opzioni.
“Isabel, non credo che ci sia un’uscita da questa parte…”
“Lo so, ma non avevamo altra scelta…”
Continuammo a correre anche se venivamo raggiunti sempre di più da Darkness che continuava a lanciare quelle sfere di energia. Ogni tanto ne dirottavo qualcuna con i miei Sai per cercare di colpirla, ma non avevo molto successo. Sapevo che con la sua velocità sarebbe potuta arrivare a me in pochi secondi, ma che non voleva. Lei, quella mente diabolica e malata, stava aspettando che rimanessi senza energie o fiato per continuare a correre. Prima o poi si sarebbe stancato anche Knuckles ed allora sarebbe stato ucciso anche lui.
“Isabel, o sto morendo o siamo salvi!” disse improvvisamente Knuckles.
“Cosa?” chiesi ancora intontita dalla rapidità dell’affermazione di Knuckles.
“Lì. Vedo una luce. Forse da sull’esterno”
Guardai in avanti. La vedevo. Riuscivo a vedere la luce che probabilmente ci avrebbe portati alla salvezza.
“La vedo anche io Knuckles… evidentemente saremo destinati a morire insieme” dissi con sarcasmo.
Lui sorrise e prendendomi la mano mi trascinò ancora più velocemente verso la luce. Ad ogni passo diventava sempre più vicina e realizzabile. Anche Darkness aumentava la velocità e potevo quasi percepire la sua mano stretta sulla mia coda. Improvvisamente Knuckles si accorse di Darkness e saltò verso la luce trascinando anche me. Chiusi gli occhi intimorita da non sapevo precisamente cosa e mi immersi in quella fonte luminosa.

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Capitolo 16
*** Maria ***


Un brivido di freddo mi percorse la schiena. Cercai di tastare il luogo nel quel ero capitata, era tutto così freddo e viscido. Aprii gli occhi lentamente cercando di farli abituare a quella luce accecante ed emisi un gemito di dolore cercando di rialzarmi. Mi misi carponi lentamente e guardai in avanti. Mi trovavo nel mezzo di un lungo corridoio illuminato da lampade al neon. Ogni due metri c’era un pannello di vetro. Mi avvicinai a tentoni al pannello più vicino e mi tirai su. Sotto di me c’era un grande pianeta azzurro. Non era Athis, anche se la somiglianza era notevole… Forse era quel pianeta di cui parlava Knuckles, la Terra…
Mi rialzai del tutto tenendo una mano sulla testa. Mi sentivo uno straccio. Dove era finito Knuckles? Mi guardai di nuovo intorno. Non ero morta, questo era sicuro. Il paradiso o l’inferno non sarebbero stati così metallici. Che mi trovassi nella base di Eggman?
Accanto ad un pannello, in lontananza c’erano un riccio ed una ragazzina umana. La ragazzina era biondissima e bellissima ed indossava un vestitino azzurro proprio come i suoi occhi. Nei capelli indossava un cerchietto azzurro. Si rivolgeva con tono gentile e premuroso a quel riccio nero. Ma… era Shadow!
Ok,ammetto che ero felicissima di poterlo rivedere e soprattutto di sapere che stava bene. Mi avvicinai, ma lui non si accorse della mai presenza. Non si mosse, né mi venne incontro.
“Shadow? Sono io, Isabel. Non ricordi?”
Gli misi una mano davanti alla faccia e la agitai. Niente. Feci per toccargli il naso. Incredibile… Potevo trapassare il suo corpo!
Ero diventata un fantasma??
“A cosa stai pensando?” chiese la ragazzina sorridendo.
Shadow rimase in silenzio e puntò lo sguardo fuori dalla finestra, verso la Terra. Guardai attentamente Shadow. Era diverso. I suoi occhi erano più luminosi e non seri e cupi come li avevo visti fino ad ora. Sembrava fosse quella ragazzina a renderlo diverso.
Finalmente crollò.
“Stavo pensando che ho visto decine di foto della superficie terrestre, ma mi piacerebbe andare lì di persona. Alzare gli occhi invece di abbassarli per vedere il cielo deve essere una sensazione grandiosa…”
“È vero…”
“Forse troverei delle risposte laggiù… Il professor Robotnik dice che ho un compito da svolgere, ma non mi ha mai spiegato qual è… Credo che il mio compito abbia a che fare con quel pianeta…”
“ Forse il tuo compito è portare la pace tra gli umani… Sarai destinato a fare grandi cose Shadow the hedgehog…”
Sorrisi al suono di quelle parole.
“Forse sarà così… spero solo di averti al mio fianco, Maria…”
“Te lo prometto Shadow, ma solo se tu mi prometterai che visiteremo insieme quel pianeta”.
Shadow sorrise abbassando lo sguardo. Anche Maria sorrise. Evidentemente quello era il suo modo di dire: te lo prometto.
Da una parte ero gelosa di quella ragazzina così amica di Shadow. Avrà avuto più o meno dodici anni, ma sembrava essere una donna. Oltre alla sua gentilezza e all’aria infantile c’era qualche ombra nei suoi occhi.
Sospirai e mi allontanai da Shadow e Maria. Volevo capire dov’ero e perché non potevo essere vista da nessuno. Vagai per una decina di minuti per quel corridoio senza incontrare anima viva. Scoprii anche che non potevo attraversare i muri o le porte chiuse. Ciò voleva dire che non ero un fantasma. Ok, era un passo avanti.
Finalmente una porta si aprì. Senza pensarci due volte mi intrufolai in quella stanza. Lì c’erano due umani, un ragazzo ed un anziano. L’uomo più vecchio era praticamente la fotocopia del dottor Eggman.
“Dottor Robotnik, come sta Maria?” chiese il ragazzo mettendo una mano nella tasca del camice da laboratorio.
Era alto, magro e moro.
“Non molto bene… Non ho visto nessun miglioramento negli ultimi giorni… anzi, sta diventando sempre più debole…la malattia le risucchia tutte le forze… tranne quella di sognare…” disse l’altro abbassando lo sguardo.
“Posso fare qualche cosa per lei?” chiese il ragazzo con aria preoccupata.
“Shadow è un aiuto più che sufficiente. Sono davvero inseparabili quei due…” sorrise “Penso che lui sia proprio il suo angelo custode”.
Il dottor Robotnik si avvicinò ad una scrivania in metallo e prese una fotografia. Mi sporsi oltre le spalle del dottore per vedere meglio. Riconobbi subito Shadow che era seduto accanto a Maria. Il dottor Robotnik era dietro di loro e sorrideva a differenza di Shadow che mostrava sempre la sua impassibilità. Eppure l’espressione dei suoi occhi faceva capire che era felice. Il mio occhio cadde sulla data stampata sulla fotografia.
Era di cinquant’anni fa!
“Nonno!”
La voce di Maria fece voltare sia me che il dottor Robotnik ed in meno di un secondo la ragazzina era già corsa ad abbracciare il nonno.
“Nonno, io e Shadow abbiamo promesso di andare insieme sulla Terra un giorno” disse con una punta di entusiasmo.
“Perché volete andare sulla Terra?” disse il nonno con un sorriso.
“Perché siamo stanchi di poterla vedere dall’alto. Vogliamo poggiare i piedi sui suoi continenti o nuotare negli oceani”
“ Forse un giorno potrete andarci” disse con po’ di amarezza.
 Finalmente notai Shadow. Era appoggiato allo stipite della porta e fissava Maria con amarezza. Lui ed il dottor Robotnik sapevano che Maria non avrebbe mai visitato la Terra… forse proprio a causa di quella malattia.
“Adesso tesoro vai a riposarti. Dopo potrai aiutarmi con gli esperimenti se ti va…”
“Va bene nonno” disse Maria prima di dargli un bacio sulla guancia.
“A dopo Shadow”
Quando fu uscita definitivamente dalla stanza e la porta si chiuse dietro di lei Shadow sospirò. Non era proprio da lui sospirare.
“Dottore, quante possibilità ha di vedere la Terra?” disse facendo capire che la sua domanda era “qual è la possibilità che sopravviva?”
“In questo momento meno dell’ 1%...” disse il dottore abbassando lo sguardo e sospirando.
Prima che potessi fare qualcosa venni investita da un altro fascio di luce che mi costrinse a cambiare scenario.


Era sempre quel luogo metallico, anche se l’atmosfera era molto diversa. Era come se ci fosse terrore ed angoscia nell’aria. Osservai quella strana situazione. Maria,Shadow e il dottor Robotnik correvano inseguiti da dei soldati che dovevano essere agenti del governo. Il dottore venne catturato, ma Maria e Shadow riuscirono a scappare.  
“Fermati o sparo!” disse un soldato rivolto. Era alto, i suoi lineamenti coperti dal caschetto e dagli occhialetti di protezione.
Corsi cercando di “aiutare” i miei amici ed arrivai in una stanza circolare che affacciava sullo spazio. Maria era di fonte ad un macchinario ed era pronta ad abbassare una leva. Dall’altra parte della stanza c’era Shadow chiuso in una capsula. Cercava di liberarsi, ma non ci riusciva.
“No, Maria, ASPETTA!!”
“Shadow… promettimi che aiuterai quelle persone e che diventerai loro amico…”
“Maria…”
“Sono sicura che sarai molto felice su quel pianeta, Shadow… Mi sarebbe piaciuto venire sulla Terra insieme a te… Sembra così bella vista da quassù, dallo spazio. Ma mio nonno dice che gli abitanti di quel posto meraviglioso devono affrontare tanti prolemi… è per questo che tu sei stato creato… per aiutare le persone che hanno bisogno e per essere loro amico…”
“Maria!”
“Sayonara Shadow the hedgehog”
Improvvisamente abbassò la leva. La capsula di Shadow cadde nell’oscurità dello spazio. Senza che me ne rendessi conto uno sparo riecheggiò nella stanza. Mi voltai terrorizzata verso Maria. Era accasciata a terra e perdeva sangue.
“No! MARIA!” dissi correndo verso di lei. Mi inginocchiai nella pozza del suo sangue e strappai la manica destra della mia camicia. Volevo tamponarle la ferita. Non potevo… ogni mio tentativo era vano perché le trapassavo il corpo.
Non potevo salvare la sua vita… Ero inutile…


*Il mio angolino*
Allora, so che è da molto tempo che non aggiorno, ma avevo il blocco dello scrittore .Poi l’estate e gli impegni che ne derivano mi hanno allontanata dal computer per un po’ xD Avrete notato  subito che ho utilizzato alcune frasi delle puntate di Sonic x, ma ammettendolo non dovrei avere problemi con i diritti d'autore.
 Grazie a tutti coloro che leggono la mia fan fiction, dai lettori silenziosi a quelli che recensiranno (spero xD)
Un bacio

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Capitolo 17
*** prigionieri ***


Finalmente aprii gli occhi. Mi trovavo in una grande sala di pietra poco illuminata,sembrava una specie di segreta o di prigione. Feci per sgranchirmi le mani, ma solo in quel momento capii che ero incatenata ai polsi. Ecco perché mi facevano così male….
Emisi un gemito di dolore e osservai di nuovo la grande sala. Non mi sentivo molto a mio agio… non solo perché ero incatenata, ma perché sentivo come un’energia oscura e negativa… qualcosa che mi stringeva lo stomaco quasi come se volesse soffocarmi. Non avevo mai provato una sensazione del genere…
“Isabel! Sei sveglia!” disse una voce.
Mi voltai leggermente verso sinistra e vidi Knuckles che penzolava incatenato ai polsi, proprio come me. Scossi la testa.
“Knuckles, cosa è successo?”
“Non era una via di fuga… era solo la luce di questa stanza… Sei svenuta tra le mie braccia non appena hai toccato il pavimento. Sei rimasta in queste condizioni per quasi ventiquattro ore …”
“Un giorno intero appesi qui alla parete?!”
“Si…deve essere una strana magia di Darkness… pensavo fossi morta ormai… non respiravi neanche…”
Non respiravo? Ero in uno stato di morte apparente? Non mi sembrava normale…Non potevo aver sognato il passato di Shadow… quello era vero! Non era solo un sogno… anche perché a detta di Knuckles ero rimasta molto tempo in catalessi…
“Quindi… è stata Darkness a incatenarci?”
“Non lo so… mi ha dato una botta in testa e non ricordo nulla…”
“Mi dispiace averti cacciato in questo guaio… non avrei mai dovuto scontrarmi con te…” dissi abbassando lo sguardo.
“Ehi, non è il momento di abbattersi. Non siamo ancora morti, quindi possiamo ancora trovare un modo per scappare da qui e andarcene.”
Appena la frase fu terminata dal nulla apparve Darkness. Era sollevata a mezz’aria e trascinava una catena al cui capo opposto era attaccato qualcuno. Appena riuscì a trascinarla verso la luce capii che si trattava della pipistrella che aveva colpito Shadow. Cercava di divincolarsi, ma non riusciva ad opporsi alla forza di Darkness. Anche lei, come me e Knuckles era incatenata ai polsi e veniva trascinata a forza dalla mia “amica demone”. Sul volto della pipistrella era dipinta ostinazione, ma anche paura, molta paura.
“Ehi scostumata, lasciami andare subito! Non conosci le buone maniere?!”
“Rouge!” urlò Knuckles.
Rouge si voltò, ma si accasciò non appena ricevette una ginocchiata nelle costole da Darkness.  Per Darkness fu facile attaccare la catena al muro di pietra che si trovava di fronte a Knuckles. Adesso anche la pipistrella penzolava tenuta per i polsi come noi. Darkness si avvicinò a me fluttuando .
“Come vedi Isabel non è stato necessario arrivare alla fine del corridoio per salvarti. Non so proprio come tu abbia potuto svenire lì per terra, ma te ne sono grata. In questo modo è stato molto più facile incatenarvi per bene… Adesso vado a cercare il tuo affascinante amico. Anche lui farà la tua stessa fine” disse sorridendo prima di sparire nell’oscurità.
Rimasi come un pesce lesso al suono di quelle parole. Lei voleva Shadow?! Non potevo permettere che lo portasse lì e lo imprigionasse. Iniziai a dimenarmi tirando con forza le catene. Speravo inutilmente di potermi liberare.
“Isabel fermati… è inutile. Non riuscirai a liberarti, le catene sono troppo resistenti…” disse Knuckles con gli occhi bassi.
“Devo avvertirlo… non posso rimanere qui con le mani in mano!”
Knuckles abbassò lo sguardo così come Rouge. Mi sentivo sconfitta ed ormai non avevo più la forza di oppormi alle catene.
“Rouge, dov’era Shadow quando Darkness ti ha presa?” chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
Rouge alzò la testa.
“Shadow era già andato via da un pezzo” disse come se fosse palesemente scontato.
“Se n’era andato?” feci sporgendomi un po’ per osservare l’espressione del suo viso.
“Allora, adesso ti spiego… quando ho visto Shadow combattere con il dottor Eggman, ho pensato che avesse bisogno d’aiuto… e poi, aveva con se uno degli smeraldi…” iniziò.                                
“Cioè, fammi capire, tu hai portato via Shadow per uno degli smeraldi??” fece Knuckles sporgendosi e coprendomi la visuale.
“Knucky, lo sai che vado pazza per i gioielli” poi ritornò s rivolgersi a me “Comunque non pensavo che tu fossi dalla sua parte e quindi mi sono portata via Shadow. A causa della sua ferita è stato facile indebolirlo ancora di più…”
“è colpa sua. Io volevo farlo rimanere a letto, ma lui voleva assolutamente trovare quegli smeraldi” dissi voltando lo sguardo verso un muro di pietra.
“Sai, penso che si sia proprio affezionato a te…” fece lei abbassando lo sguardo.
Mi voltai  e spalancai gli occhi. “Cosa te lo fa credere?” Lei sorrise.
“Appena si è svegliato ha chiesto di te”
 Lui aveva chiesto di me??
“Appena gli ho detto che eri indifesa contro Eggman è partito alla velocità della luce senza che io potessi fermarlo. Ha detto solamente che doveva trovarti prima che ti succedesse qualcosa di male…” aggiunse sorridendo.
“Stiamo parlando dello stesso Shadow che stava per distruggere la Terra?” fece Knuckles stupefatto.
Guardai Rouge con aria interrogativa, ma lei scosse la testa e disse:
“Te lo spiegherò non appena avremo trovato un modo per scappare da qui” fece sospirando.
Abbassai la testa e fissai il pavimento. Ci doveva essere un modo per scappare da quel postaccio orribile…
“Isabel, ma quelli non sono i tuoi sai?” disse Knuckles.
Sollevai lo sguardo e notai che al centro della sala fluttuavano un paio di Sai. Lame corrose dal tempo ,scheggiate, con una “i” dorata incisa e manici viola. Erano esattamente i miei sai.
“Ma… cosa…?” feci spalancando gli occhi.
Rouge e Knuckles osservarono i sai piuttosto sorpresi.
“Non mi avevi detto che sapevi far levitare gli oggetti” disse Knuckles.
“Infatti io non so far levitare gli oggetti”
Appena i sai furono abbastanza vicini alle mie mani li afferrai. Poi portai i piedi sulla parete dietro di me e distrussi le catene. Così facendo atterrai sul pavimento di pietra e mi guardai intorno. Era tutto troppo facile…
Distrussi le catene di Knuckles e successivamente quelle di Rouge. Quest’ultima si guardò intorno e poggiando una mano su un fianco disse:
“Sbaglio o è stato tutto troppo facile?”
“Hai ragione Rouge… non so se fidarmi…” dissi osservando i sai.
Knuckles sbuffò. “Vogliamo prendere un the con i pasticcini visto che ci siamo? Andiamocene, questo posto non mi piace per niente…”
“Hai paura Knucky?” fece Rouge punzecchiandolo.
“Paura io???!!!! E non chiamarmi Knucky!!”
“Come vuoi… Knucky” fece lei facendo l’occhiolino.
Improvvisamente capii che ero diventata la terza incomodo, ma dopotutto lo ero sempre stata… Appena intravidi l’uscita mi ci fiondai seguita dai miei compagni di sventura.
“è da qui che siamo entrati …” osservò Knuckles portando una mano al mento.
“Esatto, risalendo il corridoio dovremmo ritornare all’entrata del tempio…” dissi facendomi strada.
Adesso il mio unico obiettivo era di trovare Shadow ed evitare che gli venisse fatto del male. Non avrei potuto sopportare che mi venisse portato via.

*il mio angolino*
Cari lettori, ecco un altro capitolo :D spero che vi piaccia e ci terrei molto a sapere cosa ne pensate ;)
Un bacio

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Capitolo 18
*** stalker ***


(Shadow)

Ormai era da un giorno che cercavo di rintracciare Isabel. Ero anche ritornato nel luogo dove l’avevo vista l’ultima volta e non c’era nessuna traccia di lei o del dottor Eggman.
Correvo ancora tra gli alberi quando iniziai a sentirmi confuso e frastornato, non solo per il sonnellino causato dal calcio di Rouge.
Quanto avrei voluto non essere mai stato portato via da lei… Isabel non sapeva difendersi, o almeno non come avrei potuto difenderla io. Da quando l’avevo lasciata avevo il timore che le fosse accaduto qualcosa di male…
Non riuscivo ancora a capire il perché delle mie preoccupazioni. Lei per me non era nulla… era solo una conoscente che mi aveva salvato dal gelo invernale.
Non avevo alcun motivo per desiderare di proteggerla o di rivedere i suoi occhi grandi e luminosi. Scossi la testa. Quasi non riuscivo a riconoscermi.
“Shadow, ti stai rammollendo!” pensai.
Schivai un albero all’ultimo momento e decisi di fermarmi per riprendere il controllo delle mie emozioni.
Non mi sentivo così da…. 50 anni…
Se a quell’epoca mi avessero detto che un giorno io sarei stato in pensiero per qualcuno che non fosse stato Maria, non ci avrei creduto.
Isabel mi faceva uno strano effetto… sembrava sapesse quali erano i miei punti deboli e li usasse a suo vantaggio. Ma.. io non avevo punti deboli … o forse si?
“Che vuol dire che è scappata?!” disse una voce che conoscevo fin troppo bene.
“Signore, non sappiamo come sia potuto succedere… eravamo convinti che nessuno avrebbe potuto spezzare quelle catene e quindi non eravamo pronti…” disse una voce robotica.
Mi inoltrai tra la vegetazione e mi accucciai tra le foglie per mimetizzarmi, anche se i miei colori non ricordavano quelli di un tipico cespuglio.
Osservai la scena ed ebbi una sensazione di deja-vu quando vidi Eggman che fluttuava sulla sua navicella mentre sgridava Bocoe e Decoe.
“Pronti a cosa?!” fece  sporgendosi dalla sua navicella.
“C-ci hanno attaccati e sono fuggiti nella foresta…” fece Bocoe cercando di nascondersi dietro al suo compare robotico.
Eggman diventò pallidissimo e dopo aver urlato parole senza senso inspirò e diede compiti precisi, ma sempre urlando.
“Voglio che li riportiate subito qui!!! Sarebbe la fine se Darkness scoprisse che voi incompetenti li avete lasciati scappare!! Probabilmente mi sgozzerà o mi truciderà… o peggio, mi raserà i baffi!!”
Al solo pensiero Eggman trasalì e dopo essersi ricomposto urlò:
“Andate e non deludetemi questa volta!!”
I due robot annuirono tremando e partirono alla velocità della luce. Eggman volò via imprecando, insultando i suoi collaboratori e maledicendo il giorno in cui aveva riunito gli smeraldi del Caos ed era arrivato su quel pianeta.
“Sottomesso da una psicopatica” riuscii a capire prima che Eggman sparisse del tutto.
Mi rialzai e sospirai prima di correre in direzione della casa sulla spiaggia.
Sicuramente Isabel era andata lì e sicuramente non sapeva quanto io fossi preoccupato per lei.
Però non riuscivo a capire… perché i robot avevano detto che “erano fuggiti”? C’era qualcun altro con lei?

(Isabel)

“Dannazione Rouge smettila di parlare con quello smeraldo come se potesse capire i tuoi complimenti!”
Rouge ignorò Knuckles e ricominciò a sussurrare paroline “dolci” allo smeraldo del Caos che aveva rubato all’echidna.
“Ciao bellezza. Sei veramente un gioiello stupendo” disse sfiorando la sua superficie liscia.
Sospirai ed evitai una radice che minacciava di farmi inciampare. Il sole era tramontato da un pezzo e iniziava a fare freddo.
“Isabel, dove stiamo andando?”
Mi voltai verso Knuckles.
“Non ne ho la più pallida idea” feci disperata.
Rouge spiegò le ali e si sollevò oltre gli alberi per osservare cosa avevamo intorno ed indicarci la strada.
“Più avanti c’è una casetta di legno. Dal camino esce del fumo e si vedono le luci dalle finestre…” disse indicando davanti a noi.
“Non può essere la casa sulla spiaggia… non siamo abbastanza vicina al mare…” sussurrai tra me e me.
Knuckles non mi sentì e seguendo le indicazioni di Rouge si incamminò tra gli alberi. Lo seguii titubante. Sentivo una strana energia, molto diversa da quella emanata da Darkness, ma comunque molto forte.
“Isabel, vieni o no?” disse Knuckles notando che mi ero improvvisamente fermata.
Scossi la testa mentalmente e rivolgendo lo sguardo al mio amico sorrisi.
“Si, vengo subito…”
L'echidna fece spallucce e continuò a camminare fino a che non vedemmo la casetta di cui parlava Rouge.
“Chi va?” chiese la pipistrella dall’alto.
Entrambi i miei compagni guardarono me.
“Ma perché devo andare io?!”
“Perché è colpa tua se ci siamo persi” puntualizzò Knuckles .
Sbuffai e mi avvicinai alla casa notando che era interamente di legno, come quella sulla spiaggia.
Rouge mi diede una spintarella e deglutendo bussai alla porta. Da dentro si sentirono dei rumori di oggetti che cadevano ed un passo cadenzato.
La porta si aprii e davanti a noi apparve una riccia piuttosto matura , bassa e di un colore grigiastro. Appena ci vide spalancò gli occhi mostrando la colorazione viola delle sue iridi.
“Oh, dei visitatori! Nessuno viene mai a farmi visita. Vi prego entrate”.
Mi prese per un braccio e mi condusse verso il salotto facendomi sedere su un divano vecchio e polveroso. Knuckles e Rouge entrarono osservando la stanza. Se da fuori la casa sembrava piccola, da dentro era veramente striminzita. Il salotto, troppo piccolo per contenere 4 persone, era composto dal divano ed un caminetto. Alle pareti erano appese vecchie fotografie e ritagli di giornale.
La riccia fece sedere Rouge accanto a me, poi si rivolse a Knuckles.
“Mi dispiace giovanotto, ma il mio salotto è piuttosto piccolo… vado a prenderti una sedia in cucina”
“Preferisco stare in piedi, grazie” disse appoggiandosi al caminetto.
La riccia fece spallucce e si rivolse gentilmente a me e a Rouge.
“Allora, cosa vi conduce qui?”
“Ci siamo persi…” feci abbassando lo sguardo.
“Oh, capisco…” disse la donna prima di congiungere le mani “magari potete fermarvi qui per la notte e ripartire domani mattina quando ci sarà il sole”
Noi tre ci guardammo per un secondo e annuimmo all’unisono.
Non era una buona idea girovagare per la foresta di notte, soprattutto se lì fuori c’era quella pazza di Darkness.
Rabbrividii al solo pensiero.
La riccia salì al piano superiore e poi ritornò con due sacchi a pelo.
“Due di voi possono dormire nei sacchi a pelo, mentre un altro può dormire sul divano” fece sorridendo.
Rouge si fiondò sul divano appropriandosene. Io e Knuckles la fissammo per qualche secondo prima di sospirare e decidere con quale sacco a pelo dormire.
“Io voglio quello viola” feci convinta.
“Perfetto” fece lui prima di afferrare quello nero e posizionarsi per dormire.
“Voi ragazze volete qualcosa da mangiare?” fece la signora porgendo una coperta a Rouge.
Lei scosse la testa, così come feci io.
“Potrei solo usare il bagno?” chiesi un po’ in imbarazzo.
“Certo tesoro. È la porta a sinistra al piano superiore”
Salii le scale riflettendo su ciò che era successo in questi due giorni. La parte più frustrante era sapere di non avere Shadow al mio fianco. Con lui mi sentivo… come dire… protetta.
Sapevo di potermi fidare ciecamente di lui e sapevo che in un certo senso lui ci sarebbe stato se io avessi avuto dei problemi.
Improvvisamente mi ritrovai davanti a due porte, una a destra e una a sinistra.
“Qual’era quella giusta?” chiesi.
Non ebbi risposta e quindi mi accinsi ad aprire la porta a destra, che era la più vicina.
Entrando notai subito che era la stanza sbagliata. Perché? Perché c’erano un letto ed una scrivania, ma soprattutto tantissime foto. Mi avvicinai alla parete sconvolta.
Tutte le foto riguardavano un’unica persona: me.
Una mia foto al parco, un’altra a scuola, un’altra ancora al supermercato ecc… Mi avvicinai alla scrivania e mi sconvolsi ancora di più vedendo che c’era una catasta di fotocopie… Tutti i temi ed i compiti in classe che avevo svolto nei miei 15 anni di vita.
Sentì dei passi avvicinarsi e voltandomi non mi sorpresi di trovare la riccia di fronte a me.
“Isabel, aspetta, so che può sembrarti strano…”
“Chi sei tu e cosa vuoi da me?!”



Ok, ecco un altro capitoletto tutto per voi xD Spero che vi abbia incuriosito e vorrei tanto sapere cosa ne pensate =) Un bacio

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Capitolo 19
*** Guardiana del tempo ***


“Chi sei tu, e cosa vuoi da me?!” urlai stringendo i pugni.
“Isabel, lasciami spiegare…” disse la riccia cercando di calmarmi.
“Come fai a sapere il mio nome?” chiesi impugnando i Sai e avvicinandomi minacciosamente a lei.
“Spiegamelo! E cerca di essere convincente!”
“Forse è meglio che tu ti sieda…”
“No! Io non mi siedo! Ora tu mi spieghi perché la parete è tappezzata di mie foto e del perché hai tutti i miei temi!”
Sentii un rumore di passi provenire dalle scale e in pochi secondi vidi Knuckles e Rouge irrompere nella stanza.
“Isabel, cosa succede? Perché hai gridato in quel… o mio dio…” disse Rouge fissando la parete.
Ritornando con lo sguardo sulla riccia, le puntai uno dei Sai al petto.
“Adesso dimmi chi sei, forza”. 
Lei sospirò e poi iniziò a parlare.
“Mi chiamo Kora. Ero una guaritrice alla corte della valle Temporis, prima che tu nascessi…”
Annuii e la esortai a continuare ,inchiodando le mie iridi castane sulle sue color ametista.
Kora sospirò e ,guardandosi le mani, continuò.
“I sovrani della valle si chiamavano Richard e Therese. Il re aveva il pelo nero come la pece e gli occhi castani. La regina aveva il pelo violaceo e il suo viso, contornato da riccioli, era illuminato da due iridi azzurre…”
Mi voltai verso Rouge e vidi che mi stava squadrando da capo a piedi.
“Un giorno i due ebbero una bambina… la accudirono con tutto l’amore possibile, ma per lei non era abbastanza…”
Inarcai un sopracciglio.
“La bambina ereditò il potere del tempo e dello spazio, ma soprattutto della magia, arte antica come il mondo…”
Sentii su di me lo sguardo pesante di un echidna e una pipistrella curiosi.
“Passarono gli anni e quando la bambina compì dieci anni, nacque un’altra riccetta”
Con la coda dell’occhio vidi che Knuckles mi stava fissando, di nuovo.
“Qualcosa cambiò nella primogenita. Non voleva dividere il proprio potere con la sorellina e non voleva perdere l’amore dei genitori. Iniziò ad isolarsi e crebbe in lei la voglia di sangue, non appena capì cosa era in grado di fare”
Mi morsi un labbro. Possibile che fosse… ?
“Qualche mese dopo la nascita della sorella, la primogenita impazzì del tutto. Rase al suolo la valle ,cercando di ottenere quella metà del suo potere che era stata donata alla sorella, per mezzo di una chiave dorata. Nell’intento di proteggere la secondogenita, il re venne ucciso. La regina riuscì a scappare portando con sé la figlioletta di appena due mesi. Putroppo non riuscì mai a vederla crescere…”
“La bambina morì?” chiese cautamente Rouge.
“No, lei è sana e salva, fu la regina a morire…” fece una pausa “Quella che un tempo era la bambina, è qui, insieme a noi…”
Spalancai gli occhi e feci cadere i Sai sul pavimento. Tremai, quando capii cosa era successo veramente.
Darkness era la primogenita. Lei aveva ucciso i nostri genitori. Lei aveva raso al suolo la valle. Lei era la responsabile di tutto. Era colpa sua se io non avevo più dei genitori. Colpa sua se stavo mettendo a repentaglio la vita dei miei nuovi amici. Era sempre stata colpa sua…
Caddi in ginocchio e poggiai le mani sul caldo pavimento di legno. Chiusi gli occhi cercando di non farmi prendere dal panico o, peggio ancora, di scoppiare in lacrime. Asciugai una lacrima che minacciava di rigarmi la guancia, e mi rialzai tenendo gli occhi bassi.
Kora sospirò e, dopo essersi alzata dal letto, mi strinse le mani sorridendomi dolcemente.
“Tua madre aveva capito la situazione di Darkness qualche settimana prima che morisse. Prendendomi in disparte, mi pregò di vegliare sempre su di te, di proteggerti e di evitare ,che un giorno, tua sorella potesse avere la meglio su di te…”
“Pensi che i miei odiassero Darkness per ciò che era successo?”
Kora sorrise di nuovo e portò una mano alla mia guancia.
“No, mia cara. I tuoi genitori vi adoravano entrambe. Quando Lilith nacque, tua madre e tuo padre erano al settimo cielo”.
“Lilith?”
“Si, Lilith è il vero nome di Darkness”
“Perché ha deciso di cambiarlo?” chiesi ingenuamente.
“Sinceramente non lo so…”
Alzai lo sguardo ed incontrai gli occhi di Rouge. Azzurri come il mare e tanto profondi da far trasparire quanto fosse forte. Chissà se almeno lei provava un po’ di compassione per me… Sinceramente non meritavo neanche di essere compatita…
Sospirai e mi trascinai verso le scale. Non avevo voglia di ascoltare nient’altro in quel momento, ma almeno, sapere che Kora era una persona di cui potermi fidare, era qualcosa di confortante.
Mi trascinai fino al sacco a pelo viola e, dopo essermi avvolta, chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo.


Era notte fonda quando venni svegliata da un brivido di freddo che mi percorse la schiena. Sentivo qualcosa, o qualcuno, muoversi verso di me. Mi voltai lentamente cercando di non scoprirmi troppo. “Scusa Is, non volevo svegliarti” fu la risposta di Rouge.
Sospirai solleva.
“Non preoccuparti Rouge. Non stavo dormendo” la rassicurai sorridendo, anche se non so fino a che punto era possibile vedere il mio sorriso nel buio del salotto.
“Sai, mi sbagliavo su di te…” confessò dopo qualche minuto di silenzio.
“Ti sbagliavi?” dissi mettendomi a sedere.
“Si, pensavo fossi solo una ragazzina inutile e goffa. Eri di impiccio, secondo la mia visione delle cose, ai movimenti di Shadow. Lui è abituato a seguire il suo ritmo. Non si ferma per aspettare gli altri”.
“Sembri conoscerlo molto bene…” sussurrai.
“Ha lavorato con me, dopo esser ritornato vivo dall’ultima battaglia contro i metarex”
“Mi sa che dovrai raccontarmi la storia dall’inizio” sussurrai.
Rouge sospirò.
“Shadow è un esperimento genetico, nato sulla colonia spaziale ARK. Quando il dottor Eggman lo risvegliò dal sonno di una capsula, decise di schierarsi con lui ed attuare il piano di vendetta del suo creatore, il nonno del dottor Eggman. Il suo scopo era attivare il cannone “eclissi” e fare in modo che la colonia spaziale si schiantasse sulla Terra…”
Rabbrividii. Non credevo che Shadow fosse capace di fare certe cose…
“Quando capì cosa stava facendo, aiutò Sonic a fermare la colonia spaziale. Fu lì che pensammo fosse morto la prima volta…”
“è morto due volte?” chiesi incredula. Shadow era un riccio, mica un gatto!
“Beh, diciamo solo che era scomparso per un po’… La seconda volta “è morto” nella battaglia finale contro i metarex, che volevano conquistare tutti i mondi e privarli della loro fonte di vita”
“Ah, si. Mi ricordo di loro! Sono venuti qui un anno prima del vostro arrivo… il pianeta si stava impoverendo, ma poi improvvisamente si è rinvigorito…”
“Merito nostro” disse Rouge con orgoglio.
Io risi a bassa voce, cercando di non svegliare Knuckles che ronfava accanto a me.
“Quindi neanche la seconda volta era morto…” dissi invogliandola a continuare il racconto.
“No, era soltanto ritornato a Mobius. Non voleva che gli altri sapessero che era sopravvissuto, perciò abbiamo vissuto insieme per un po’ di tempo dove nessuno avrebbe potuto trovarlo. Ogni tanto io ritornavo in città, non volevo perdere i contatti con il mondo…”
“Capisco…” dissi mordendomi il labbro.
Knuckles emise un sospiro e Rouge si soffermò un po’ troppo con lo sguardo sulla sua figura dormiente.
“Ti piace, vero?” dissi io sorridendo.
“Certo che no!” rispose a voce un po’ alta “Voglio solo cercare il modo migliore per rubargli lo smeraldo del Caos…”
“Ma  glielo hai già rubato” le feci osservare.
Rouge stette zitta per qualche minuto, mentre io ridevo sotto i baffi.
“Buonanotte” sentenziò, prima di gettarsi sul divano.
Scossi la testa sorridendo e, infilandomi nel sacco a pelo, ebbi un’improvvisa voglia di un abbraccio.


Questa volta penso di esser stata molto più veloce ad aggiornare xD Sinceramente non so se chiedervi il vostro parere... mi sembrate tutti morti O_O
Naturalmente spero che vi sia piaciuto, contando che ho cercato di migliorare un po' il mio tipo di scrittura... spero di non aver rovinato tutto >//< 
Un bacio :)

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Capitolo 20
*** Isabel, dove sei? ***


(Shadow)

Scansai un ramo all’ultimo momento e continuai a pattinare con movimento fluido. Ormai mancavano pochi kilometri alla casa sulla spiaggia e riuscivo a scorgere una parte del tetto. Percorsi ancora qualche metro, prima di puntare lo sguardo sulle finestre. Luci accese. Bene, Isabel doveva per forza essere lì.
Chissà se in tutto quel tempo, la sua mente, si era soffermata per qualche secondo su di me…
Frenai appena in tempo per non schiantarmi contro la porta e, prima di aprirla, tesi le orecchie. Sentivo delle risate e dei sussurri, ma non riuscivo a capire di chi fossero. Non pensavo certo che Isabel invitasse qualcuno a quell’ora della notte e cercai di reprimere la possibilità che potessero essere Darkness ed Eggman. Aprii la porta, deciso, e spalancai gli occhi quando vidi Sonic, Amy, Tails, Cream e tutti gli amici di Isabel, gridare “SORPRESA!!”
Passai in rassegna ogni viso, ma di LEI nessuna traccia. Questo voleva dire che era ancora in giro per la foresta, senza protezione. Rimasi immobile sperando che quei cervelloni capissero da soli che Isabel non era con me. Roxie avanzò tra la folla.
“Ehi Shadow, dov’è Isabel?”
Abbassai lo sguardo, non sapendo cosa dire. Già immaginavo la furia assassina che mi si sarebbe scatenata contro.
“L’hai persa??!” urlò Roxie cercando, pochi secondi dopo, di afferrare il mio collo.
Aspettai che Hacker la calmasse e poi iniziai a fissare la punta delle mie scarpe. Cream mostrò un’espressione delusa e abbracciò il piccolo Cheese.
“Io volevo conoscerla…”
“Non preoccuparti Cream, adesso Shadow la va a cercare. Non è vero?!” fece Amy avvicinandosi alla piccola e perforandomi con il suo sguardo omicida.
“Dove li avete trovati?” chiesi.
“Li abbiamo cercati per tutto Athis, fino a che non li abbiamo trovati, su una spiaggia” disse Tails, parlando per la prima volta.
“Capito Shadow?”fece Roxie “Loro li hanno CERCATI”
“Adesso non scarichiamo tutta la colpa su Shadow, ci sarà stato un motivo se lui ed Isabel non sono insieme…” disse Sonic, cercando di calmare le ragazze.
Roxie abbassò lo sguardo annuendo, poi una smorfia di disgusto apparve sul suo viso.
“L’hai violentata per caso??!!”
Caddi quasi, al suono di quelle parole. Sonic, Amy e Tails ebbero la mia stessa reazione, mentre Cream cercava di capire cosa volesse dire “violentare”.
“Spero tu stia scherzando…”
Roxie continuò a fissarmi intensamente, senza mostrare la paura che in realtà stava provando.
“Shadow ha tante brutte qualità, ma di certo non è uno stupratore” affermò Sonic mettendo le braccia conserte.
“Grazie…” risposi sarcastico.
“Prego”
Alzai gli occhi al cielo e notai ,con la coda dell’occhio, lo sguardo disgustato di Ace .
“Cosa ci fai tu qui?” gli chiesi, voltandomi completamente verso di lui.
“Volevo partecipare alla sorpresa per Isabel. Mi sarebbe piaciuto rallegrarla un po’ visto che vivere con te non deve essere un gran divertimento..” disse ghignando.
Non so perché, ma sentii una strana sensazione percorrermi il corpo.
“Per tua informazione, Isabel sta molto meglio con me che con te”
“Ah, davvero?”
“Certo”
Ghignò beffardo.
“E perché dovrebbe stare meglio con te, piuttosto che con il suo migliore amico?”
Tutti si voltarono verso di me, attendendo quella risposta che non ero sicuro di sapere. Roxie era la più attenta e curiosa di tutti. Mi voltai verso la porta e mossi qualche passo, poi mi fermai.
“Non sono un riccio socievole. So poco sull’amicizia e tantomeno sull’amore, ma di una cosa sono certo: un amico avrebbe cercato di asciugarle le lacrime, consapevole di esserne la causa”. Silenzio, poi un borbottio.
“Lei lo sapeva benissimo che stavo con Britney…”
“Si, lo sapeva e non poteva farci niente, ma tu non hai mosso un muscolo per difenderla”
“Beh, tu non hai mosso un muscolo per trovarla…” disse cercando di rigirare la frittata.
Mi voltai furioso verso di lui, facendo fuoriuscire rabbia da ogni mio poro.
“Stupido ed imbecille, chi ti ha detto che non ho mosso un muscolo per trovarla?! Sono quasi due giorni che corro nella foresta per lei! È colpa mia se si è persa, ma io almeno sto cercando di riparare al mio errore ed ho un senso di colpa che, dalle scarpe, mi arriva alla punta degli aculei!!”
“Senti riccio depresso, non darmi dell’imbecille e dello stupido! Scommetto che se Isabel dovesse scegliere, sceglierebbe me!”
“Anche se scegliesse te, non mi importerebbe!!” urlai avvicinando i miei occhi ai suoi.
“Ne sei sicuro? Perché secondo me rosichi ,quando capisci che a lei piaccio io” fece ghignando.
Cream, di lato a noi, seguiva la conversazione come se fosse una partita di tennis. Gli altri, tranne Sonic e Tails, avevano avuto la saggia idea di spostarsi in cucina, lasciandoci quasi soli.
“Ragazzi, cercate di calmarvi…” tentò di dire Tails.
Ace ghignò di nuovo.
“Domani, quando la troverò, ti dimostrerò che lei vuole me”
Fissai gli occhi sicuri di Ace ed il ghigno che gli solcava il volto. Spostai lo sguardo sulla mia mano destra.
“Domani è troppo tardi…” sussurrai.
“Cosa?”
“Domani è troppo tardi. Io vado a cercarla adesso” dissi chiudendo la mano a pugno e dirigendomi a passo svelto verso la porta.
“Tu sei pazzo ad uscire nel pieno della notte”.
Mi fermai.
“Sai qual è la differenza tra te e me?” gli chiesi.
“Che io sono pieno di ragazze e tu no?”
Mossi la testa, come ad annuire.
“Forse anche quello, però quello a cui mi riferisco è che tu credi che tutto questo sia un gioco. Non siamo in una console e tu non tieni in mano un joystick. Questa è la vita reale, quella che non ti dà una seconda possibilità e che non risparmia nessuno. Dovresti iniziare a pensare anche agli altri, oltre che a te stesso”
Ace batté le mani.
“Potresti fare il filosofo”.
“E tu potresti andare a quel paese” risposi freddo.
“Dicono che è molto carino come posto. Tu che ci sei già stato, com’è?”
Sorrisi.
“Forse è troppo piccolo per contenere il tuo ego… Meglio. Vorrà dire che imparerai sulla tua pelle cosa comporta essere arroganti e pieni di sè”.
Senza permettergli di replicare, corsi fuori, ed iniziai a pattinare sull’erba coperta di brina, in direzione della foresta.


Rieccomi, dopo tanto tempo, con un nuovo capitolo :3
Mi dispiace aver deluso tutti coloro che si aspettavano l'incontro tra Shadow ed Isabel, ma penso che con questo bel discorso posso considerarmi perdonata. Vero?
Lo so che è stato sconvolgente per tutti, ma prima o poi il carattere dolce di Shadow doveva venire fuori, no? :3
Un bacio

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Capitolo 21
*** Di nuovo insieme ***


“Concentrati!”
“Ci sto provando!”
“Se davvero ti stessi concentrando, quel tronco non ti avrebbe sfiorata!”
Mi misi in piedi, stringendo i manici dei Sai. Kora sapeva essere una spina nel fianco, quando voleva.
“Knuckles, lanciale contro quel masso!” ordinò Kora.
Knuckles obbedi, anche se controvoglia, e sollevò una pietra enorme. Un brivido di terrore mi percorse la schiena.
“Cerca di fermarlo questa volta!” urlò Kora sbracciandosi, dall’altro capo della radura.
Mi misi in posizione di combattimento e, dopo aver inspirato ed espirato più volte, diedi “l’ok” a Kora. Secondo dopo secondo, vidi il masso avvicinarsi sempre di più e, reprimendo il desiderio di spostarmi, cercai di concentrarmi sul movimento veloce della pietra. I secondi passavano, ma non succedeva nulla. Mi gettai di lato evitando il masso.
“Ancora? Ma come è possibile?!” sbraitò Kora avvicinandosi.
“Penso che non sia nelle condizioni adatte a utilizzare i suoi poteri…” disse Rouge sedendosi sul masso, ormai fermo.
“E perché mai? È perfettamente in grado di utilizzare i suoi poteri, solo che non vuole applicarsi!”
“Kora, basta! Mi sto impegnando, ok?! È solo che non riesco ancora a percepire i movimenti…”
Kora mi guardò sconcertata.
“Isabel, non sei stupida. Come fai a non percepire i moventi?! Si tratta solo di fermare il tempo, è nella tua natura di guardiana. È impossibile che tu non ci riesca”.
Abbassai lo sguardo stringendo il manico del Sai sinistro. Come potevo essere così distratta? Cos’era la causa della mia distrazione?
“Ti conviene ritornare con i piedi per terra, se non vuoi ricevere una batosta da quella pazza psicopatica” disse Knuckles mettendo le braccia conserte.
Sbuffai, ricadendo all’indietro sull’erba. Non avevo proprio voglia di applicarmi sui miei poteri, non quando avevo altro per la testa. C’era qualcosa che mancava… come se un parte di me stesse chiamando qualcosa o qualcuno.
“Isabel, alzati”
Chiusi gli occhi.
“Se no?”
“Se no dovrò alzarti con le mie forze”
Improvvisamente mi sentii sollevare e, aprendo gli occhi, capii di essere sospesa a mezz’aria.
“Fammi scendere!!” urlai.
Kora ghignò, poi mi lasciò cadere sull’erba.
“Quindi sei stata tu a fare in modo che mi arrivassero i Sai, nel tempio…” dissi massaggiandomi la testa dolorante.
“Esatto, ora rialzati!”
Mi alzai sbuffando e mi allontanai da Kora.
“Scusa, allora perché hai fatto sollevare le cose a me quando potevi farlo tu senza sforzo?” chiese Knuckles rosso in volto.
“Non avevo voglia di usare i miei poteri, ecco tutto”
“E se non ne avessi voglia neanche io?” dissi, allontanandomi di un altro centinaio di metri.
“Tu sta zitta. Io sono l’insegnate e tu sei l’allieva”
Sbuffai, facendo scivolare le braccia sui fianchi.
“Pronta?” chiese, iniziando a sollevare un tronco cavo.
“Prontissima” risposi, senza troppa convinzione.
Kora scagliò il tronco verso di me ed io mi preparai a fermare il tempo. Però, se chiudevo gli occhi, non riuscivo ancora a sentire ciò che accadeva intorno a me. La cosa più frustrante, fu che sembrava che niente stesse per colpirmi. Aprii gli occhi, pronta a scansare ancora una volta ciò che mi avrebbe colpito. Solo in quel momento vidi posizionarsi davanti a me un corpo nero e longilineo, coperto di strisce rosse. Shadow era lì, pronto a proteggermi, pronto a distruggere il tronco che arrivava a tutta velocità. Colta dall’adrenalina, feci un salto che mi fece arrivare davanti a Shadow e contemporaneamente riposi i Sai nelle apposite tasche del cinturone. Stesi le braccia, facendo in modo che i palmi delle mani guardassero il tronco. Non so bene cosa successe in quel momento, ma so solo che il tronco si fermò e che, con un movimento veloce, riuscii a distruggerlo, tirando nuovamente fuori i Sai. Quando il tempo ricominciò a scorrere, sentii il pesante sguardo di Shadow, dietro di me. Mi voltai titubante.
“Shadow… Stai bene?”
Lui mi fissò incredulo, poi svenne, cadendo sull’erba bagnata di rugiada.



“Non si è ancora svegliato?” chiese Rouge, appoggiandosi al caminetto.
Scossi la testa lasciando che i riccioli neri mi coprissero gli occhi. Shadow era a pochi centimetri da me, steso sul minuscolo divanetto. Non aveva emesso alcun suono e teneva la bocca serrata. “Kora, quanto pensi gli ci vorrà per riprendersi?”
Kora posò, sul tavolino di fronte al divano, una tazza di latte fumante.
“Dipende… Non sappiamo cosa gli è successo prima di arrivare da noi… Potrebbe aver corso per giorni senza nutrirsi e questo gli ha provocato un collasso… oppure è ancora debole a causa di una ferita da poco rimarginata…”
Annuii pensierosa.
“Peccato doverlo rincontrare in situazioni come questa…” disse Knuckles mettendosi vicino a Rouge.
“Lo conosci?” chiesi.
“Certo che lo conosco! È colpa sua se la Terra stava per essere distrutta, c’ero anche io lì!”
“Ok, ok. Non ti scaldare così tanto…”
“Knuckles sta semplicemente dicendo che qualsiasi conoscente di Sonic è anche nostro conoscente” disse Rouge rivolgendo all’echidna un sorriso malizioso.
Knuckles sembrò arrossire dall’imbarazzo, ma non ne fui del tutto sicura. Ero troppo intenta a fissare il volto di Shadow. Sembrava fosse morto, da quanto era immobile. Repressi quel brutto pensiero e posai lo sguardo su Kora, che beveva lentamente il suo latte.
“Da quanto tempo è KO?” chiese Knuckles.
“Considerando che Isabel non ha pranzato e che sta per farsi buio, direi più o meno sei ore” sussurrò Rouge.
“Sei ore?! Diamine!”
“Si… è tanto..” sussurrai, sfiorando il braccio di Shadow.
Kora si alzò e si diresse in cucina, portando con sé la tazza ormai vuota.
“Andiamo a raccogliere un po’ di legna, prima che diventi completamente buio. Rouge e Knuckles, voi venite con me. Isabel ,tu resta con Shadow. Lascio le luci accese, così sarà più facile ritrovare casa mia…”
Annuii e la seguii con lo sguardo in ogni suo movimento, fino a che non la vidi scomparire oltre la soglia seguita dalla pipistrella e dall’echidna. Posai di nuovo lo sguardo su Shadow, sperando che avesse ripreso conoscenza.
Niente. Zero. Nada de nada.
Sospirai e non resistetti all’impulso di toccargli gli aculei. Era una strana sensazione, ma allo stesso tempo piacevole. Se fosse stato sveglio, probabilmente mi avrebbe allontanata con uno sbuffo o con durezza. Quando dormiva, Shadow era completamente un altro. Chissà cosa gli era successo prima di avermi trovata. Mi stava cercando? Improbabile… A lui interessavo solo perché dovevo aiutarlo con la ricerca degli smeraldi. Probabilmente, non mi avrebbe neanche difesa se non per suo interesse personale. Sospirai, un bruttissimo e lunghissimo sospiro.
“Stupido riccio, svegliati…” sussurrai distogliendo lo sguardo.
“I-Isabel..”
Volsi di nuovo lo sguardo verso Shadow. Stava aprendo gli occhi e cercava, nel vuoto, la mia mano. Gli afferrai la mano incredula.
“Sono qui Shadow…”
Lui aprii completamente gli occhi, cercando di abituarli alla luce della piccola abat-jour.
“Come diavolo hai fatto?”
“A fare cosa?”
“Come cosa? A distruggere quel tronco così velocemente!”
Sorrisi.
“Beh, ho scoperto di essere una guardiana del tempo”
“Una che?” fece confuso.
“Ti spiegherò tutto a tempo debito, ma prima spiegami come hai fatto a svenire, qualche ora fa”
“Penso di aver esagerato troppo con la corsa…”
“Non hai mangiato?”
Lui scosse la testa.
“Da quanto tempo corri?” chiesi, dirigendomi in cucina.
“Due giorni, più o meno” sussurrò.
“Due giorni?! Shadow!”
Lui sospirò, abbandonandosi sul cuscino del divano.
“Avresti dovuto fermarti, riposare e poi ricominciare a correre. Ma come mai questa improvvisa voglia di correre?” chiesi, portandogli il piatto di pasta che doveva essere il mio pranzo.
“Ti stavo cercando…”
Mi fermai, non riuscendo a guardarlo negli occhi.
“Mi stavi cercando?” chiesi titubante.
Lui infilzò un raviolo con la forchetta e se lo portò alla bocca.
“Certo, come faccio a recuperare gli smeraldi senza il tuo aiuto?”
“Ah, gli smeraldi…” dissi delusa.
Ennesimo momento romantico rovinato dal caratteraccio di Shadow… Le mie teorie erano state confermate.

Ok, i miei piani erano di postare questo capitolo tra un po' di tempo, ma a causa delle insistenze di qualcuno... (*tosse* Polly98 *tosse*) ho deciso di pubblicarlo ora xD Finalmente si sono rincontrati ** Spero sarete contenti xD
Un bacio

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Capitolo 22
*** Scusa Isabel ***


(Shadow)

L’ignorai completamente. Quello stesso giorno e anche il successivo. Mi comportai come se non l’avessi mai conosciuta, come se non mi avesse mai tirato fuori da quel cratere. Iniziai a diventare un estraneo.
La ascoltai parlare delle sue origini e dei suoi poteri, senza mostrarmi coinvolto. Non feci commenti, né lei chiese che ne facessi. Era troppo rispettosa per chiedermi qualcosa.
Non risposi quando mi rivolgeva la parola e mi sedetti sempre molto lontano da lei. Durante una conversazione mettevo in dubbio tutto ciò che diceva.
Notai la delusione nascere sul suo viso già quando capì che l’avevo cercata solo per gli smeraldi. E rimase lì, quella delusione, sempre e costantemente.
Vederla triste e non poter mai incontrare i suoi occhi mi pesarono sul cuore molto più di quanto volessi ammettere.
Era vero, ero diventato uno sconosciuto ed un antipatico, ma lo facevo per lei. Volevo proteggerla. Da Darkness, da Eggman, da Ace, ma principalmente da me stesso.
Stavo iniziando ad affezionarmi, come non avevo mai fatto con una persona, e questo non andava bene. L’avrei messa in pericolo e condotta alla morte, proprio come Molly e Maria. Perché succedeva esattamente così. Quando mi affezionavo ad una ragazza, lei moriva ed io non potevo fare niente per salvarla.
Non volevo che la stessa cosa succedesse ad Isabel. Non sarebbe stata l’ennesima vittima dell’amicizia con la “forma di vita definitiva”. Tenevo troppo a lei per rischiare che morisse, anche se ciò significava non passare più del tempo con lei o ricevere un suo sorriso. Avrei affidato il compito di proteggerla a Sonic e l’avrei guardata da lontano, combattendo per lei nell’ombra. Era la cosa che sapevo fare meglio: combattere e non prendermi il merito.
Sospirai, poggiando la testa sulle ginocchia. Ero seduto su uno dei gradini della casa sulla spiaggia e ,fino a quel momento, avevo guardato il mare. Eravamo ritornati alla casa di Ramon, assieme a Kora, Knuckles e Rouge. Isabel stava raccontando a tutti la sua storia, mentre io avevo preferito sedermi fuori a riflettere. Quella stessa sera avrei parlato con Sonic e sarei sparito per sempre dalla vita di Isabel. Apparentemente, è ovvio.
Il mio respiro si fece sempre più affannoso, forse a causa della stanchezza. Il sonno che avevo recuperato a casa di Kora non era stato abbastanza per rimettermi in forze. Se solo avessi potuto, sarei corso in camera mia e mi sarei spaparanzato sul letto. Purtroppo ,con tutta quella gente, la mia stanza era inaccessibile.
Una mano leggera si posò sulla mia spalla e, voltandomi, vidi Rouge.
“Posso sedermi vicino a te?” chiese, perdendo per un attimo quel suo sguardo malizioso.
Annuii e la osservai sedersi accanto a me. Sporsi la testa verso di lei, aspettando che dicesse qualcosa. Era più che ovvio che non si era seduta accanto a me per guardare il panorama.
“Qui il mare è molto più bello” disse, sospirando.
“Veramente non ci ho fatto molto caso…”
Rouge fece spallucce ed accavallò le gambe.
“Forse perché non sei stato molto attento”
“ Cos’è che vuoi davvero dirmi, Rouge?” chiesi, rasentando la strafottenza.
Lei abbassò lo sguardo.
“Perché ti comporti così? Non vedi che Isabel soffre?”
Non risposi e mi limitai a spostare lo sguardo sulle mie scarpe.
“Shadow, la stai allontanando sempre di più. La perderai se continui così!”
Sospirai, alzando lo sguardo. Era proprio quello il mio obiettivo: allontanare Isabel da me.
“Non sono affari che ti riguardano Rouge” dissi alzandomi.
La pipistrella mi rivolse uno sguardo sprezzante.
“Certo che sono affari miei! Non voglio vedere Isabel che nasconde i suoi sentimenti dietro ad un sorriso falso!”
“Da quando è diventata una tua amica?” chiesi, voltandomi verso di lei.
“Non è una mia amica...”
“Allora non impicciarti!”
Strinsi i pugni e mi allontanai a passi lenti. Ci mancava solo Rouge a farmi sentire peggio di come già mi sentissi. Avevo bisogno di allontanarmi e riflettere, la troppa rabbia mi impediva di pensare lucidamente. Continuai a camminare sulla spiaggia, dando calci a sassolini solitari. Scansavo la schiuma delle onde che arrivavano sul bagnasciuga.
Stavo facendo del male ad Isabel, ma ne stavo facendo molto di più a me. Il destino voleva che io fossi solo, sempre. Quando qualcuno mi diventava amico, doveva allontanarsi, in un modo o nell’altro. Mi trovavo bene da solo, ma non si poteva certo dire che avrei preferito vivere per sempre in solitudine.
“Signor Shadow! Signor Shadow!” disse una vocina in lontananza.
Mi voltai e vidi Cream correre verso di me, seguita da Cheese che le volava affianco. Il vestitino arancione della coniglietta venne mosso appena dalla brezza e le sue orecchie erano piegate verso destra.
“Signor Shadow, Kora vuole parlare con te ed Isabel. Ha detto che è urgente” disse, avvicinandosi a me.
Sospirai e mi diressi di nuovo verso la casa sulla spiaggia, seguito da Cream che saltellava.

(Isabel)

Non riuscivo a capire il perché del suo comportamento. Era strano, fin troppo…
Quando (e se) mi parlava era freddo e distaccato, mi evitava, si sedeva lontanissimo da me e aveva da ridire su tutto ciò che dicevo. Se voleva rendersi antipatico, c’era riuscito. Non potevo credere che Shadow avesse cambiato comportamento, così tutto d’un tratto. Non ricordavo neanche di avergli dato un motivo per tale cambiamento. Avevo aiutato Knuckles a portarlo a casa di Kora, avevo vegliato su di lui, gli avevo offerto il mio cibo, gli avevo fatto da infermiera. Cosa voleva ancora quel riccio ingrato?!
Mi sedetti sul letto, sospirando rumorosamente. Speravo che fosse solo qualcosa di passeggero, una parte lunatica del suo carattere, ma Sonic e gli alti non furono in grado di aiutarmi. Non conoscevano Shadow così bene da poter inquadrare il suo carattere.
Mi lasciai cadere all’indietro, atterrando sul morbido materasso, e guardai il soffitto costituito da travi di legno. Forse si era solo reso conto che non era il caso di illudermi troppo. Di solito per allontanare una persona si fa così. Il fatto era che io e Shadow non eravamo una coppia, io non avevo affermato di essere attratta da lui, quindi non c’era motivo di allontanarmi. A meno che… a meno che non mi volesse più neanche come amica.
Mi misi in posizione fetale, stringendo la coperta. Perché? Perché non voleva più essermi amico? Cosa avevo fatto di male?
Qualcuno bussò alla porta e fui costretta ad abbandonare i miei pensieri. Kora entrò ed io mi raddrizzai, sperando che non si accorgesse troppo del mio cattivo umore.
“Questi sono per te” disse, posando sul letto una pila di vestiti.
“Cosa devo farci?” chiesi, iniziando a esaminare con cura ogni singolo capo.
“Questi sono abiti da viaggio. Scegli il completo che ti piace di più e poi vieni in soggiorno. Le scarpe da abbinarci sono queste” disse, allungando verso di me delle scarpe da montagna, marroni e con un bordo rosa prima dei lacci.
Uscì con la stessa calma con cui era entrata e dopo più o meno mezz’ora di prove e controprove, scelsi un gilet marrone e dei jeans lunghi. Sotto al gilet avrei tenuto una fascia bianca, in modo da lasciare scoperto l’ombelico. Ma se fa freddo? Nella pila erano compresi anche giubbini di tutti i colori ed i tagli. Alla fine optai per un giubbotto in pelle, sempre marrone, che non indossai.
Finalmente scesi le scale e vidi Kora e Shadow, seduti uno di fronte all’altra. Deglutii e mi avvicinai a passi lenti.
“Vedo che ti sei decisa, finalmente” scherzò Kora.
Shadow emise un piccolo grugnito, ma cercai di non farci caso. Mi sedetti accanto a lui, facendo in modo che non potesse spostarsi. Fortunatamente non diede segno di voler cambiare posto e mi rasserenai, poggiando le mani sulle ginocchia.
“Da quanto mi è sembrato di capire Darkness conosce dove abitate, vero Isabel?”
La domanda mi colse alla sprovvista, ma riuscii comunque a sussurrare una risposta.
“Penso di si…”
Shadow spostò lo sguardo fuori dalla finestra e Kora sospirò.
“Allora non c’è nient’altro da fare… Dobbiamo lasciare questa casa…”
“E dove andremo?” chiesi, sporgendomi.
“Vi porterò sulle montagne. Sono inaccessibili agli aerei e gli apparecchi elettronici non hanno segnale, lassù”.
Shadow si raddrizzò.
“Non voglio andarci” sentenziò.
Abbassai lo sguardo, mordendomi il labbro inferiore.
“Tu ed Isabel siete una squadra, no?” fece Kora, sorpresa.
Shadow sospirò.
“Mi dispiace” disse.
Mi sentivo ferita, rifiutata ed umiliata. La rabbia mi percorse tutto il corpo, depositandosi nel petto. Strinsi pugni e denti. Ancora qualche secondo e sarei scoppiata.
“Anche se non vuoi venire, devi. Gli altri stanno lavorando per migliorare il Tornado X e noi abbiamo bisogno di te” disse Kora.
“Isabel ha imparato ad usare i suoi poteri, quindi può difendersi da sola…” disse ,alzandosi e uscendo dalla porta principale.
Mi ci vollero alcuni secondi prima di realizzare cosa fosse successo.
“Non voglio crederci…” dissi, seguendolo fuori dalla porta.
Vidi che era seduto sulla scalinata che portava alla spiaggia e teneva la testa tra le mani.
“Shadow...”
“Cosa vuoi?” chiese, alzando la testa.
Mi portai una mano al petto, prima di parlare. Non sapevo se avesse retto alla risposta che Shadow mi avrebbe dato.
“Cos’hai contro di me? Perché mi eviti e mi tratti male? Eravamo soci, amici….”
“Appunto Isabel, eravamo”
Quelle parole mi vennero sbattute in faccia con una violenza disumana. Strinsi i denti ed iniziai a sfogare tutta la rabbia che avevo dentro.
“Sei solo un ipocrita! Mi hai fatto credere che potevamo essere amici! Ti volevo bene, ma invece tu non provavi altro che interesse per gli smeraldi! Sai cosa è successo?! Quando il mio passato è diventato pericoloso, rivelando Darkness e tutto ciò che ne consegue, hai pensato bene di allontanarti, portando con te gli smeraldi che avevamo raccolto!”
Shadow fece un passo avanti.
“Non è assolutamente vero!”
“Perché te ne vai allora? Quale altro motivo ci potrebbe essere che io ignoro?!”
Shadow stette in silenzio per qualche minuto, fino a che non strinse i pugni e si voltò.
“Lascia stare. Non puoi capire” disse, allontanandosi e lasciandomi davanti all’uscio, da sola.
Il vento mi scompigliava i capelli, ma a me non importava. Tutta la mia preoccupazione era concentrata in quella lacrima che mi stava rigando la guancia.


Ok, penso che adesso vogliate uccidermi T.T
Ho aggiornato dopo tantissimo tempo e ho fatto anche in modo che Isabel e Shadow litigassero... Sono un essere spregevole ç_ç
Ringrazio Polly98 perchè senza le sue pressioni non sarei riuscita ad aggiornare, probabilmente neanche per la fine del 2012 xD

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Capitolo 23
*** Incubi ***


“Shadow! Shadow!” gridavo, correndo tra gli alberi ed evitando che i rami mi colpissero. “Shadow non te ne andare, per favore!”
Correvo disperatamente verso quella figura che si allontanava. Correvo con tutta la forza che avevo in corpo. Ad ogni passo sprofondavo nella neve, ma riuscivo comunque ad andare avanti.
“Shadow!”
Lui non si voltò e continuò a camminare, deciso come sempre. Accelerai, stringendo pugni e denti e lasciando che il vento mi scompigliasse i capelli. Non poteva andarsene, non quando avevo così bisogno di lui. Se se ne fosse andato senza che io gli avessi rivelato i miei sentimenti, avrei avuto il rimpianto per tutta la vita.
“Shadow!” gridai, ancora una volta.
Ora riuscivo a distinguerlo perfettamente ,davanti a me. La gola bruciava e sembrava che i polmoni si stessero corrodendo. Stavo correndo contro il tempo, quello che era tanto mio amico.
“Shadow! Fermati!”
Lui si voltò verso di me, facendomi perdere un battito. Inciampai in una radice sporgente e caddi rovinosamente nella neve. Gemetti, cercando di mettermi carponi, ed alzai lo sguardo, giusto in tempo per vedere Shadow avvicinarsi e guardarmi insistentemente.
“Shadow…” dissi in lacrime, stringendo tra le mani la neve fresca.
Mi giudicava, ghignando, e portò una mano alla vita, beffardo.
“Isabel, prima mi accusi e poi mi segui?” disse allargando le braccia.
Lo fissai per qualche secondo, aprendo la bocca senza sapere esattamente cosa dire. Non sembrava più lo stesso Shadow.
“Shadow…” sussurrai, infine.
“ Cosa, sei dispiaciuta?” disse abbassandosi fino a incontrare i miei occhi.
Fissai intensamente quelle iridi rosso sangue, trattenendo il respiro. Erano bellissime, proprio come la prima volta che le avevo incontrate.
Non te ne andare, ho bisogno di te.
“Pensavi che sarei tornato da te, come amico?” disse, quasi scoppiando a ridere. “Ah, no, aspetta. Tu volevi che fossimo più che amici!”
Rise ancora, lasciando che ghigni malefici gli deformassero il volto. Abbassai lo sguardo, stringendo la neve e reprimendo le altre lacrime che sarebbero potute cadere.
“Sei patetica Isabel”
Quel mostro non poteva essere Shadow, non il mio Shadow! Lo osservai allontanarsi,ascoltando il rumore del mio cuore che si rompeva in mille pezzi e inorridendo, sentendo addirittura i cocci cadermi nella cavità toracica.
Shadow… Non te ne andare…
Abbassai nuovamente il viso, bagnando la neve con i miei singhiozzi. Il dolore iniziò a pervadermi il corpo, depositandosi all’altezza del petto, in quel posto dove non esisteva più un cuore.
Shadow… Shadow non andartene…
Io ti amo…
Io…
“Ho bisogno di te!” urlai, facendo echeggiare la mia voce per tutta la foresta.



Mi svegliai di scatto, mettendomi a sedere. Continuai a respirare affannosamente per qualche minuto, ascoltando i battiti confusi del mio cuore che non ne volevano sapere di decelerare. Le lacrime agli occhi mi appannavano la vista e mi coprii il viso con le mani, sfogandomi.
Sembrava tutto così… realistico…
Il freddo pungente, la neve tra le mani, la gola che mi bruciava, la voce di Shadow, i suoi occhi… Quelle iridi erano state riprodotte alla perfezione. Possibile che la mia memoria ricordasse ogni singola gradazione del colore dei suoi occhi? Possibile che avessi così impressa la sua voce da apparirmi ,in un sogno, così terribilmente vera?
Poggiai una mano sul petto, concentrando la mia attenzione sui battiti sempre più lenti del mio muscolo cardiaco. Anche la sensazione di rottura mi era sembrata così spaventosamente vera. Mi lasciai ricadere all’indietro, atterrando sul mio sacco a pelo viola. Shadow…ti stavi davvero trasformando in quel mostro?
Una lacrima silenziosa mi rigò la guancia e io la lasciai fare, voltandomi leggermente verso sinistra e verso la fioca luce del fuoco. Kora dormiva a pochi metri da me, avvolta nel suo sacco a pelo. Riportai lo sguardo sulle fiamme e mi accorsi che stavano per spegnersi. Mi avvicinai carponi al mucchio di legna che avevamo portato nella caverna che fungeva da riparo e ravvivai il fuoco , aggiungendo ogni tanto qualche altro ramoscello, in modo da alimentare le fiamme. Appena ebbi finito, mi sedetti sul mio sacco a pelo, coprendomi con una coperta, e tesi le mani al fuoco.
Le immagini di quell’incubo continuarono a vorticarmi caoticamente nella testa, impedendomi di liberarmene. Avevo notato che più sentivo la mancanza di Shadow, più il mio subconscio lo trasformava in un essere mostruoso che continuava a rifiutarmi. Più io desideravo tenerlo vicino, più lui si allontanava, mostrandomi ciò che non volevo vedere e dicendomi cose che non volevo sentire. Non era l’unico incubo che avevo avuto. Erano già tre giorni che io e Kora eravamo in viaggio, ed erano tre notti che sognavo Shadow. In ogni sogno lo pregavo di non andarsene, di ritornare quello di sempre, e in ogni sogno riuscivo a sentire la mia voce che diceva “ti amo”.
Era davvero così? Mi ero davvero innamorata di Shadow?
Sospirai, stringendomi nella coperta. Beh, Shadow era davvero un riccio molto affascinante. Tutto di lui mi aveva sempre attratta, anche se non volevo ammetterlo. Il suo carattere così misterioso, scontroso a volte, mi incuriosiva. Sembrava che io dovessi tirargli fuori le parole con le pinze, io, che ero una delle ragazze più timide. Mi piaceva perché lui faceva la parte dell’eroe,senza volerlo. Mi salvava e con lui mi sentivo sempre protetta. Nessuno mi faceva sentire al sicuro come lui. Perfino in quel momento avevo paura. Sbuffai,alzandomi e gettando la coperta per terra. Ero stanca di innamorarmi di qualcuno che non mi corrispondeva. Uscii dalla caverna ed attraversai alcuni sentieri di montagna, correndo. Arrivai in una parete del monte piena di alberi ed iniziai a tagliare rami con i miei Sai. Ero talmente colma di rabbia che se avessi avuto davanti Darkness, l’avrei tagliata a strisce sottili e ne avrei ricavato una nuova carta da parati. Beh, non esageriamo, pensai.
Colpì tutti i rami che mi si pararono davanti, pensando a Shadow e ai miei incubi. Non volevo più essere così coinvolta. Volevo solo dimenticare tutto e andare avanti, allenandomi. Se avessi perso ancora la concentrazione, Darkness mi avrebbe uccisa. Dovevo imparare a combattere, a usare i miei poteri, a controllarmi.
Improvvisamente crollai e mi sedetti su una roccia, coprendomi il viso con le mani. Non piansi, né sospirai, né sbuffai. Stavo soltanto riflettendo su ciò che avrei dovuto fare, sulla cosa più giusta. Alzai lo sguardo, togliendo le mani dal viso, e sobbalzai non appena vidi un riccio nero che penzolava a testa all’ingiù dal ramo di un albero, come un pipistrello.
“Buona sera” disse, sorridendomi.
Fissai per qualche secondo i suoi magnetici occhi grigi. La bocca, piegata in un sorriso, era leggermente coperta dal colletto della giacca nera che indossava.
“Chi sei? Cosa vuoi da me?” chiesi, allontanandomi di qualche passo.
“Non preoccuparti” disse, staccandosi dal ramo e atterrando in piedi sulla neve “Non voglio farti del male”
Si avvicinò a me, tenendo le mani nelle tasche dei jeans e continuando a sorridere.
“Io sono Psycho. Tu come ti chiami?”
Lo guardai, decisa, mettendo le braccia conserte.
“Secondo te, io sono così ingenua da dire ad uno sconosciuto, che mi stava spiando da un albero, come mi chiamo?”
Lui rise, abbassando lo sguardo, e lasciò che uno dei due occhi venisse coperto dal ciuffo della sua pettinatura.
“Hai ragione. Come prima impressione, non è stata delle migliori”
“Beh, direi…” risposi acida.
Psycho si avvicinò ancora, tanto che ad un certo punto potevo sentire il suo fiato caldo sfiorarmi il volto.
“Cosa posso fare per rimediare al mio errore?” chiese, malizioso.
Feci un passo indietro e mi voltai verso gli alberi dietro di me.
“Inizia a spiegarmi cosa ci facevi su quell’albero” dissi, nuovamente acida.
“Stavo semplicemente prendendo qualche pezzo di corteccia e delle pigne. Sono degli ottimi combustibili”
“Ah, certo” fu il mio commento sarcastico.
“Sto dicendo la verità. Credevo che ti sentissi male e allora ho pensato di sporgermi per capire cosa ti stesse succedendo”.
Sospirai e lo guardai per qualche secondo. Non faceva che fissarmi con due occhi che avrebbero fatto invidia ad un cucciolo di foca. Sbuffai, piuttosto irritata.
“Ok, io sono Isabel” dissi, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi.
“Incantato” disse Psycho, prendendo la mia mano sinistra e dandole un bacio delicatissimo. Sgranai gli occhi, diventando improvvisamente rossa come un pomodoro. Sentii un tonfo provenire dalla foresta dietro di me, ma non ci feci tanto caso. Psycho mi sorrise, ammaliatore. Beh, dovevo ammettere che era piuttosto carino, ma niente in confronto a Shadow.
Una folata di vento mi scompigliò i capelli e mi fece rabbrividire. Psycho se ne accorse e decise di togliersi la giacca ed adagiarmela sulle spalle. La cosa mi turbò molto, naturalmente. Non volevo facesse il carino con me, non in quel momento e non quando avevo qualcun altro che occupava tutti i miei pensieri.
“Qui fa piuttosto freddo, sarà meglio che ti accompagni al tuo rifugio” disse, accostandosi a me.
La sua vicinanza mi infastidiva, così mi allontanai e mi tolsi la giacca dalle spalle. Gliela porsi, seria.
“Grazie mille, ma penso di poter ritrovare da sola la strada”.
“Sicura?” chiese, afferrando tristemente l’indumento.
“Sicurissima” dissi, voltandomi e ripercorrendo i miei passi.
“Ma è pericoloso andare in giro di notte, soprattutto se si è una ragazza indifesa come te” disse, affrettandosi a raggiungermi.
“Non so se te ne sei accorto, ma ho delle armi e non ho certo paura di usarle” obiettai, aumentando la velocità e alzando il mento.
Odiavo le persone che non capivano quando era il momento di togliersi dai piedi, e in particolare i ragazzi troppo ostinati.
“Andiamo, hai forse paura di restare da sola con me?”chiese, con un tocco di malizia.
“Con un nome come il tuo, tutti avrebbero paura a restare da soli con te”
Sentii una risata soffocata e un rumore di passi dietro di me. Accelerai, stringendo i manici dei Sai e desiderando davvero che non mi seguisse ancora.
“Quindi se mi chiamassi in un altro modo, ti fideresti?”
“No”
Sbuffò e si accostò a me, mantenendo un’andatura lenta, nonostante io stessi faticando per mantenere la massima velocità che la mia  camminata poteva sopportare.
“Come sei antipatica. Io sono diverso da come mi stai dipingendo”
“Se vuoi dimostrarmi che sei diverso, smettila di seguirmi”
Lui sorrise e si spostò il ciuffo dagli occhi.
“Non rinuncerò a seguirti, mi dispiace”
“Sei troppo ostinato per i miei gusti. Ho detto che devi lasciarmi in pace”
“Secondo me lo dici perché in realtà vuoi che io ti segua”
Sorrisi, evitando una radice sporgente.
“Voi uomini siete davvero patetici quando cercate di decifrare la mente femminile”
“Bene, è già un passo avanti. Ora non sono più un maniaco, ma il riccio patetico”
Sorrisi di nuovo, senza volerlo.
“Sto davvero migliorando, allora” disse, alludendo al mio sorriso.
“Non farti strane idee, la tua posizione non cambia. Buonanotte” dissi, accorgendomi di essere arrivata a destinazione.
Psycho non ebbe tempo di rispondere, perché io sparii oltre l’entrata della caverna. Mi appostai all’ingresso, cercando di udire i rumori dei suoi passi che si allontanavano, ma per molti minuti ci fu il silenzio assoluto. Alla fine sentii che sospirava e che farfugliava qualcosa che non riuscii a capire, dirigendosi lontano da me. Sospirai di sollievo e ritornai al calduccio nel mio sacco a pelo, dopo essermi tolta scarpe e giubbotto e dopo aver pregato qualsiasi divinità conosciuta perché Psycho mi lasciasse in pace, definitivamente.


Allora, so che è una schifezza assoluta T.T avrei voluto scriverlo meglio, questo capitolo, ma non sono riuscita a fare di meglio. Bene, qui appare Psycho ^^ Mi piace come personaggio, nonostante sia troppo "stalker" xD Poi capirete meglio cosa intendo. Bene,  per chi deciderà di seguirmi ancora dopo questo terribile coso (perchè non può definirsi capitolo), al prossimo chappy :)

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Capitolo 24
*** Come faccio ad essere arrabbiata con te se tu mi salvi la vita? ***


Aprii timidamente gli occhi, ansimando leggermente. Strinsi il mio sacco a pelo, cercando di riprendere possesso della mia mente e del mio respiro. Di nuovo lo stesso sogno. Di nuovo Shadow. Chiusi gli occhi, coprendomi tutta la testa con le mani e lasciando che qualche altra lacrima cadesse sulla mia pelle.
Erano passate poche ora dalla mia “scappatella notturna” e pensavo che ormai non avrei ripetuto l’incubo, non due volte nella stessa nottata almeno. Mi sbagliavo, così come mi ero sbagliata ad aver agito così impulsivamente e ad essermi avventurata da sola nella foresta, di notte. Strinsi ancora di più il tessuto, rimanendo rintanata al suo interno, al caldo.
Avevo voglia di urlare, di distruggere tutto ciò che avevo intorno, di scappare via e non tornare mai più. Tutto per colpa di un unico, stupido, bellissimo riccio.
Non volevo stare così male, non per lui. Non era giusto che lui stesse bene quando io ero ridotta in mille pezzi. Come non era neanche giusto che lui non avesse doveri a cui adempiere e potesse scappare.
Mi voltai sul lato destro, incontrando la debole luce del fuoco. Non era giusto che io fossi l’unica che soffriva, sempre. Mi asciugai gli occhi con la manica del mio pigiama e sospirai.
Quando la debole fiamma del fuoco si spense, decisi di alzarmi e andare a riaccenderlo. Non potei fare a meno di soffermarmi a guardare la legna che ardeva e le mille gradazioni di rosso e arancione che le vorticavano intorno. Il fuoco era qualcosa che mutava sempre, non si fermava mai, a meno che non arrivasse una folata troppo forte o dell’acqua a spegnerlo. Che io fino ad allora fossi stata come il fuoco? Pensandoci bene, tutto era peggiorato quando Shadow mi aveva abbandonata… Era come se avessi perso la legna che dovevo bruciare, il nutrimento che mi permetteva di ardere. Sbuffai sonoramente, lasciandomi cadere sul terriccio.
Uno dei miei tanti problemi era quello che mi affezionavo troppo alle persone, facendone il mio tutto. Ace, Shadow, entrambi erano stati il fulcro delle mie attenzioni e delle mie preoccupazioni, anche adesso che se ne erano andati.
“Possibile che tu non riesca mai a dormire?” mi chiese Kora, mettendosi a sedere sul suo sacco a pelo e distogliendomi dai miei pensieri.
“Non avevo sonno…” dissi, infilando la punta di uno dei rametti tra fiamme.
“Stavi pensando a Shadow?” chiese, avvicinandosi.
Non risposi, ma gettai il ramo tra le fiamme ed abbracciai le gambe. Possibile che fossi un libro aperto?
“Hai la stessa espressione che avevi a casa mia, quando aspettavi che si svegliasse…” disse, sedendosi accanto a me.
“Non sto pensando a Shadow” dissi, appoggiando la testa sulle ginocchia.
“Sicura?”
“Si”
Odiavo che gli altri conoscessero ciò che mi passava per la testa. I miei pensieri dovevano rimanere confinati nella mia calotta cranica, qualunque cosa fosse successa. Al massimo, potevo essere io a permettere loro di uscire.
Prima non ero così. Non avevo mai pensato di nascondere le mie emozioni, anzi, facevo in modo che gli altri se ne accorgessero. Evidentemente il contatto con il modo di essere di Shadow, aveva cambiato il mio.
Era grazie a lui che avevo scoperto il mio coraggio e la mia testardaggine. Da bambina piagnucolona ero diventata una ragazza piuttosto forte, che smetteva di mostrare le lacrime. Sorrisi, senza farmi vedere. Mi aveva protetta, facendomi da scudo con il suo corpo forte, nonostante stesse per perdere i sensi. Ero consapevole del fatto che stessi semplicemente cercando di farlo apparire come il mio principe azzurro, ma non potevo farci niente.
Forse era davvero vero… Forse, mi ero innamorata.
“Hai deciso cosa fare?” chiese Kora, infilzando un bastoncino con uno dei marshmallow che aveva trovato nel mio zaino.
“Riguardo a cosa?” chiesi, alzando la testa.
“Riguardo a Lilith…”
Sbattei le palpebre, spostando lo sguardo verso le fiamme. Non avevo proprio pensato a lei, in quell’ultimo periodo.
“Non lo so Kora. Sono successe tante di quelle cose in questo periodo che non so veramente cosa fare…”
“Io credo che la cosa migliore che possiamo fare sia quella di aspettare. Sarà lei a farsi viva, quando ne avrà voglia. Nel frattempo, ci alleneremo” disse, addentando il mashmallow lasciato solo pochi secondi al calore del fuoco.
“E dove?” chiesi, alzando lo sguardo verso di lei, che intanto si era alzata in piedi.
“Percorrendo il sentiero ho trovato una parete piena di spuntoni. Ci eserciteremo nel combattimento aereo” disse, avvicinandosi al suo zaino e tirando fuori i vestiti che avrebbe indossato.
Annuii e mi rinfilai nel sacco a pelo, per cambiarmi restando al caldo. Si, non ero una ragazza del tutto normale.
“Kora, io non sono portata per i combattimenti aerei. E se dovessi cadere?” dissi, non appena ebbi finito di vestirmi.
“Non preoccuparti, con i miei poteri sei al sicuro” disse, uscendo dalla caverna e dirigendosi a nord.
“E se ti distrai?” chiesi, seguendola, immaginandomi di cadere o di rimanere infilzata in uno di quei cosi.
“Non mi distrarrò, vedrai. Piuttosto legati gli aculei, altrimenti ti daranno fastidio alla vista” disse, allungandomi un elastico per capelli.
Obbedii e mi legai gli aculei corvini in una coda di cavallo. Non la portavo molto spesso, nonostante mi donasse abbastanza. Mi strinsi nel giubbotto, cercando di seguire il passo veloce di Kora.
Dopo un periodo di tempo che a me sembrò interminabile, arrivammo nel luogo dove probabilmente avrei rischiato di morire o di essere mutilata.
Kora si voltò e mi costrinse a guardarla negli occhi, che ora brillavano di una luce che mi dava la sensazione di andare davvero incontro alla mia morte.
“Sfodera le armi e attaccami” disse, preparandosi per la battaglia.
La guardai per qualche secondo, senza sapere se mettermi a ridere o a piangere.
“Fai sul serio?” chiesi.
“Serissima”
Sospirai e tirai fuori i miei Sai. Mi misi in posizione di combattimento e poi avanzai verso di lei, decisa. Cercai di colpirla, ma lei fu più veloce di me e saltò sulla mia arma. Era incredibile quanto fosse agile e leggera.
Ghignò e poi saltò su una delle sporgenze di roccia che aveva accennato prima. Tutto ad una velocità fuori dalla mia normale portata.
“Ora prova tu” disse, raggiungendo con un balzo il suolo.
“Siamo in vena di scherzi oggi, eh?” feci con sarcasmo.
“Ti ho detto di provare” disse, categorica.
Aspettai che mi attaccasse, ma non si mosse. Aspettai ancora, ma niente. Decisi di muovermi, non troppo velocemente e neanche in modo troppo deciso. Lei partì a gran velocità e in poco tempo venne circondata da massi che fluttuavano. Continuai a correre, stavolta più decisa, verso di lei e saltai non appena vidi una delle grandi pietre dirigersi verso di me. Saltai di pietra in pietra, fino a che non mi fu possibile arrivarle vicino. Stavo per colpirla, ma decisi di fermarmi a pochi centimetri dal suo petto.
“Vedo che il fegato non ti manca” disse, sorridendo.“Hai fatto esattamente come volevo che facessi”
“Posso andarmene?” chiesi, spostando lo sguardo sul sentiero dal quale eravamo venute ed atterrando sulla neve.
“Assolutamente no!” disse, allontanandosi con un balzo e scagliando verso di me degli shuriken.
Appena me ne accorsi, iniziai a correre verso la parete degli spuntoni e saltai da uno spuntone all’altro, cercando di deviare la traiettoria delle lame rotanti.
Istintivamente concentrai tutta la mia energia su una delle stelle che stava per arrivarmi contro e riuscii a fermarla. La colpii e la scagliai in direzione di Kora. Lei riuscì a prendere il controllo della piccola stella e, fortunatamente, non venne ferita.
Pensavo fosse finita, ma il ghigno della riccia mi convinse del contrario. Vidi arrivarmi addosso un’altra decina di stelle, che riuscii a fermare grazie ai miei poteri.
Non c’erano limiti a quello che potevo fare. Pensandoci, avrei potuto anche rimarginare le ferite, far crescere le piante, cambiare le stagioni e addirittura gli anni. Il tempo scorreva in ogni cosa naturale o artificiale che fosse, ma fermarne il flusso comportava un grande dispendio di energie e, in più, il tempo non poteva essere stravolto del tutto.
Colpii ancora una volta gli shuriken, per poi avvicinarmi velocemente alla mia “nemica” e puntargli la lama del Sai che tenevo nella mano destra vicino al collo. Lei controllò il mio corpo e mi sollevò in aria. Rimasi sbalordita dalla potenza della sua psicocinesi e fui ancora più sorpresa quando mi fece avvicinare velocemente al terreno, rischiando che mi sfracellassi. Fortunatamente lasciò la presa pochi secondi prima che toccassi terra, così mi fu facile atterrare senza ferirmi.
Gli shuriken continuavano a vorticarmi intorno come se fossero petali di fiori o foglie d’autunno. Non riuscivo a colpirli tutti e alcuni mi causarono delle lievi ferite al viso e alle mani. Altri strapparono il tessuto dei jeans e del giubbotto, unico mio rammarico visto che non potevo farli ritornare come prima. Una figura completamente vestita di nero si mise davanti a me e con una katana deviò la traiettoria di quasi tutti gli shuriken, provocandosi solo qualche graffio sul volto.
Sgranai gli occhi per la sorpresa e l’irritazione. Quello davanti a me non era Shadow, bensì Psycho. Strinsi i pugni e mi misi davanti a lui, non molto felice per la sua presenza.
“Psycho, cosa diavolo ci fai qui?!”
“Ti sto proteggendo” disse, serio.
Kora, intanto, si stava avvicinando verso di noi, preoccupata per l’incolumità del mio “amico”.
“Non ho bisogno di protezione, mi stavo solo allenando” dissi, spostando lo sguardo verso la neve che ricopriva uno shuriken, poco lontano da noi. Mi prese per il mento e mi costrinse ad avvicinarmi al suo volto. Sfiorò con le dita i graffi che avevo sul viso, trasmettendomi il calore del suo corpo.
“Tu ti alleni così? Rischiando la vita?”
Kora arrivò vicino a noi e mise una mano sulla spalla di Psycho.
“Stai bene? Non sei ferito, vero?”
“No, sto bene” rispose lui, voltando lo sguardo.
“Cioè, ti preoccupi più di lui che di me?”chiesi, irritata al massimo.
“Non era previsto che lui ti proteggesse, quindi è normale che sia preoccupata per lui, sapendo cosa puoi fare tu per le tue ferite”
Sospirai, portandomi le mani alle tempie. Ero stressata come non lo ero mai stata in vita mia ,e non andava bene. Le casalinghe disperate con cinque figli erano stressate , non una quindicenne con poteri temporali.
“Non sembri gravemente ferito…”
“Infatti sto benissimo” disse Psycho, con tono arrogante.
“Lei chi è, scusi?”
Kora stette in silenzio per qualche minuto, cercando di capire cosa realmente fosse lei per me.
“Diciamo che sono la sua tutrice” disse, facendo spallucce.
Lui si voltò verso di me, con gli occhi semi sgranati, cercando conferma. Annuii leggermente, riportando la mia attenzione su quello che stava succedendo.
“Certo che siete strane…” disse, mettendo le mani in tasca.
Sorrisi, spostandomi verso la vegetazione. In fondo, sapeva farmi ridere. Alzai lo sguardo e incontrai, tra i rami, due enormi occhi rossi, robotici. Retrocedetti di qualche passo, incredula. Un robot alto più o meno due metri, con tanto di tenaglie al posto delle mani, stava avanzando verso di me, producendo un rumore stridente e fastidioso. Il robot portava l’inconfondibile marchio del dottor Eggman, come il robot che avevo già avuto modo di sconfiggere. L’ammasso di ferro si avvicinava ancora di più, ma io non sapevo cosa fare. Non mi sentivo più così spavalda e coraggiosa. I miei piedi erano stati assorbiti dalla neve su cui poggiavano e non potevano muoversi. Sentii Psycho correre verso di me e ,a quel movimento, il robot iniziò a sparare dei razzi che gli fuoriuscivano dal petto. Saltai, cercando di schivarne il più possibile e bloccando il tempo per colpirli e rimandarli al legittimo proprietario, ma uno di questi arrivò un po’ più tardi degli altri e stava per colpirmi. Chiusi gli occhi, preparandomi a sentire il dolore lancinante della mia carne trapassata da uno di quei cosi, ma niente. Li aprii, titubante, e dovetti sgranarli, vedendo Shadow davanti a me, dopo aver scagliato uno dei suoi attacchi “Chaos Spear”.
“S-Shadow?” chiesi, pensando di non essere pienamente cosciente.
Lui si voltò e mi fece un mezzo sorriso. Sorrisi e mi buttai sul suo petto, abbracciandolo. Era così bello sentire il suo calore e la morbidezza del suo pelo. Era riuscito a salvarmi ancora una volta, parandosi tra me e quella macchina infernale inviatami da Eggman. Sobbalzai, non appena sentii le mani di Shadow posarsi sulla mia schiena. Non mi stringeva, ma mi faceva sentire ugualmente la sua presenza. Era il regalo di scuse più bello che potesse farmi. Mi allontanai, mostrandogli ancora un ampio sorriso, che lui naturalmente non stava ricambiando del tutto.
“Sembra che tu non sia più arrabbiata” disse, tornando di nuovo serio.
“Come faccio  ad essere arrabbiata con te se tu mi salvi la vita?” dissi, tornando anche io seria.
Psycho si avvicinò verso di noi, squadrando Shadow dalla testa ai piedi. Era chiaro che non gli piaceva, ma neanche un po’.
“Scusami, tu saresti?” disse, rivolgendosi in modo arrogante al mio salvatore.
“Un amico” disse l’altro, serissimo.
“Ah, capisco… Isabel, sei ferita? Stai bene?” disse, avvicinandosi a me e prendendomi per le spalle.
Sbattei le palpebre, leggermente disorientata.
“Psycho, sto benissimo”
“Si, ma forse ti gira la testa o ti senti debole” disse, poggiando le mani sul mio viso.“Forse è meglio che ti riporti alla caverna. Su, ti prendo in braccio”
Non opposi resistenza, quando mi sollevò e mi portò verso il sentiero, sotto lo sguardo stupito di Kora e quello impassibile di Shadow. Ero sicura che tutti pretendessero delle spiegazioni. Sul robot, sulla presenza di Shadow, sull’apparizione di Psycho, ma, persa tra le braccia di quest’ultimo, non potevo rispondere a nessuna domanda, né tantomeno me ne vennero rivolte. Il mio unico pensiero fu Shadow, che mi fissò intensamente per tutto il tragitto. Io naturalmente arrossivo, e lui reagiva con quel mezzo sorriso che mi faceva battere forte il cuore. Distolsi un secondo lo sguardo.
Era vero… mi ero innamorata.

Salveeeeee :D 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche perchè ho sudato sette camicie per scriverlo (anzi, per trovare il modo di scrivere queste cose in modo decente) 
I combattimenti non sono il mio forte, quindi spero di avervi almeno dato un'idea (a linee moooooolto grandi) di cosa sia successo. Come promesso Shadow non è stato via troppo a lungo, 1) perchè non mi piace separare quei due *w* 2) perchè adoro troppo scrivere anche solo poche righe su di lui xD
Quindi, che dire? Un bacio e al prossimo chappy ;)

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Capitolo 25
*** Si, hai capito bene ***


Il respiro caldo di Psycho mi accarezzava il viso ogni volta che il riccio accennava a muovere un passo. Mi dondolava monotonamente, prima verso sinistra e poi verso destra, tenendomi come se fossi stata una bambola. Mi aveva afferrata saldamente per la schiena e per le gambe esercitando una pressione notevole e impedendo buona parte dei miei movimenti.
Anche se mi fossi ribellata, non avrei mai avuto la possibilità di liberarmi dalle sue braccia.
Sembrava quasi volesse trattenermi dall’impulso di scappare e correre via.
Che stupidaggine pensai.
Non ero così tonta da rifiutare un servizio taxi, soprattutto quando avevo la possibilità di far rosicare un po’ Shadow.
Effettivamente il pensiero che aveva attraversato la mia mente durante quel piccolo lasso di tempo non era stato scappare da Psycho, bensì Shadow. Camminava tranquillamente accanto a noi, lanciandoci ogni tanto occhiate furtive e tenendo le braccia conserte. Io naturalmente non gli tolsi gli occhi di dosso per tutto il viaggio.
Finalmente arrivammo all’entrata della caverna, dove Psycho fu costretto a mettermi a terra. La sensazione della neve sotto le mie scarpe era bellissima, sopratutto dopo tutto quel dondolio. Mi stiracchiai e feci una giravolta, facendo ondeggiare le braccia seguendo l’andamento del vento. Mi sentivo felice. Felice perché Shadow era lì con me. Felice perché avevo la convinzione che non se ne sarebbe più andato.
“Shadow, Isabel, posso parlarvi in privato?” chiese Kora, battendo un piede sulla neve e interrompendo con la sua voce decisa il mio momento di felicità.
Osservai attentamente il suo sguardo. Era palesemente chiaro quanto fosse determinata ad ottenere delle informazioni. Le iridi sembravano essere circondate da anelli di fuoco color ametista e gli occhi si andavano stringendo, fino a formare due fessure.
Guardai Psycho, pregandolo silenziosamente di non offendersi o quantomeno di restare in disparte. Lui capì e decise di andarsene, dopo aver messo le mani in tasca.
“Dicci tutto” dissi, portando le mani ai fianchi, non appena Psycho sparì dietro una parete rocciosa.
Non ero sicura che se ne fosse andato veramente, comunque.
Lei si sedette su un masso e accavallò le gambe, preparando attentamente le parole da usare. Lo si poteva intuire dall’accortezza con cui faceva qualsiasi movimento: dall’aggiustarsi le pieghe del cappotto a posare le mani sulle ginocchia.
“Shadow, cosa ci faceva lì quel robot?” chiese.
Lui fece spallucce, mantenendo la sua posizione a braccia conserte.
“Non lo so”
Kora sembrò indispettirsi e strinse ancora di più gli occhi.
“Dimmi la verità, davvero non sai nulla su quel robot?”
“Ripeto: non ho la minima idea di cosa ci facesse lì” disse lui, guardando Kora con aria truce.
Osservavo i loro battibecchi, stando in disparte nel mio “angolino”. Se fossi intervenuta, probabilmente avrei causato solo danni.
“Lo avrà mandato Eggman per osservarvi. Ho visto il suo marchio”
“Allora c’è qualcosa che sai!”
Shadow emise una sottospecie di ringhio. Mi faceva un po’ di paura, dovevo ammetterlo.
“Ti ho detto che non so nulla. La mia era solo una supposizione”
“Spiegaci perché sei tornato allora. Questo dovresti saperlo”fece Kora, lanciando un’occhiata anche a me.
Shadow abbassò lo sguardo e notai che aveva stretto i pugni.
“Non sono tenuto a rispondere. Non a te, almeno”
Kora spostò lo sguardo su di me, alzandosi dalla sua seduta.
“Tu non hai niente da chiedergli?”
“No” dissi, senza pensarci.
“Per ora non ho niente da domandargli”
Il solo fatto che fosse tornato aveva cancellato tutto il rancore che avevo serbato nei suoi confronti. L’abbraccio, poi, mi aveva resa ancora più felice di prima. Forse ero stata ingenua, stupida e che so io, ma non mi importava. Finché potevo stare con Shadow, tutto il resto passava in secondo piano.
“Va bene… Fai come vuoi…” disse guardando il sentiero, coperto completamente dalla neve, che portava a valle.
“Sembra che abbiamo visite”
Voltai anche io lo sguardo e vidi due inconfondibili figure che avanzavano verso la caverna, una sulle spalle dell’altro. Camminavano lentamente (insomma, una camminava e l’altra no) e sembravano intrattenere una discussione piuttosto animata. Solo quando si fecero abbastanza vicine mi fu possibile udire i loro discorsi.
“Spiegami ancora una volta perché devo portarti sulle spalle” disse Knuckles, stringendo la presa sulle ginocchia di Rouge.
“Perché tra i due sono io quella che sta portando questo bel pacchetto, dolcezza, quindi mi stancherei troppo a camminare” disse lei, poggiando l’indice sulla fronte dell’echidna e facendolo irritare ancora di più.
“Si, ma tu hai le ali!” puntualizzò l’altro, scacciando il dito del pipistrello scuotendo la testa.
Rouge sbuffò.
“Come sei noioso! Ammettilo che ti fa piacere portarmi in spalla”
“Non mi piace per niente. Hai parlato per tutto il tragitto di come userai gli smeraldi per farne una collana, del Master Emerald che è rimasto solo soletto, di come sia stato freddo Shadow e che non vedevi l’ora che arrivassimo perché ti annoi. Le mie orecchie chiedono disperatamente silenzio e sei pesante”
Rouge strinse gli occhi e diede un forte ceffone alla testa dell’echidna. Non era la prima volta che succedeva, era chiaro.
“Stai dicendo che sono grassa, per caso?”
“Cavolo, Rouge, mi hai fatto male!” disse lui, massaggiandosi il punto dolorante.
Rouge alzò lo sguardo, ancora irritata, ma sorrise quando i suoi occhi incontrarono i miei.
“Isabel!” disse, sbracciandosi e facendo perdere l’equilibrio a Knuckles, che cadde rovinosamente nella neve, mentre lei usava le ali per mettersi in salvo e avvicinarsi a me.
“Rouge, come sono contenta di vederti!” dissi, allargando le braccia.
“Idem per me, zuccherino. Ho qualcosa da consegnarti” disse, porgendomi il pacco che portava tra le mani.
“Cos’è?”
“Te lo manda Tails. Dice che potrebbero esserti utili nella lotta contro Darkness”
Tolsi velocemente la carta che ricopriva la scatola e la aprii. All’interno c’erano un paio di stivali e dei vestiti di ricambio. Gli stivali erano fatti interamente in camoscio color cioccolato con un risvolto che li percorreva fino al tacco, per poi culminare con una fibbia nera. Era un modello piuttosto comune, ne avevo altri come quelli. Osservandoli bene, però, mi accorsi che non erano semplici scarpe. La suola a carro armato presentava dei buchi piuttosto larghi ed insoliti.
“Sono scarpe aeree” disse Shadow, avvicinandosi e prendendo lo stivale destro tra le mani.
“Come lo sai?” chiesi, piuttosto sorpresa che lui ne avesse riconosciuto il tipo.
“Sono come quelle che porto ai piedi”
“Quindi se indosso questa scarpe sarò in grado di pattinare come fai tu? Non ho bisogno di qualche potere speciale?”
“No, non hai bisogno di niente. Queste scarpe sono state ideate per correre su un cuscino d’aria, che isola dal terreno e permette di spostarsi con quel movimento fluido che si avvicina molto al pattinaggio…” disse, indicandomi quegli stessi buchi che io avevo notato, posti strategicamente sotto la suola.
“Sai pattinare, vero?”
Abbassai lo sguardo, poggiando la punta dell’indice della mano destra su quella della mano sinistra.
“Ehmm… No”
Shadow sospirò.
“ Devi risolvere questo problema, altrimenti questi stivali saranno inutili”
Annuii e spostai la mia attenzione su Knuckles, che arrivava a passi lenti.
“Era chiedere troppo che tu mi aspettassi?” chiese, rivolto a Rouge.
“Pensavo stessi facendo un sonnellino..” disse con aria tutt’altro che innocente lei.
“Un sonnellino?! Ma ti sembro così idiota da farmi un sonnellino nel bel mezzo della foresta e per giunta coperto dalla neve?!”
“Non penso che tu lo voglia sapere..” disse Rouge, non più  offesa. Knuckles sospirò, ancora più irritato di prima. Il pipistrello e l’echidna erano proprio come cane e gatto: litigavano sempre e per i motivi più sciocchi. Anche un cieco però avrebbe capito che c’era del feeling tra i due, che andava oltre l’attrazione fisica.
“Ah, a proposito. Sonic e Tails vogliono che tu dia loro delle informazioni su Darkness” disse Rouge, rivolta a Kora.
“Che tipo di informazioni?”
“Vogliono mostrarti del materiale che hanno trovato sull’incidente di quindici anni fa e vogliono un tuo parere. Hanno detto che serve che tu scenda a valle”.
“Ma Isabel non può interrompere l’allenamento. Lo sanno, vero?”
“Beh, c’è sempre Shadow. Lui è bravissimo a combattere”
Kora guardò con sospetto il riccio nero, per poi tornare a rivolgersi a Rouge.
“Non lo so… Non penso che lui possa allenarla come si deve”
“Kora, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Non possiamo preparare una difesa se non sappiamo niente sul nemico che dovremo fronteggiare” disse Knuckles.
Lei rifletté per qualche minuto, in silenzio. Alla fine, però, sospirò e decise di seguire Rouge e Knuckles a valle, per aiutare i miei amici. Raccolse la sua roba in pochi minuti e, messo lo zaino in spalla, seguì a passi lenti la strana coppia.
Capii di essere tesa solo quando finalmente riuscii a rilassare le spalle. Anche Shadow l’aveva notato e infatti continuava a fissarmi insistentemente. Anche io lo guardai, fino a che il suo sguardo non divenne troppo pesante da sopportare. Sentivo una scarica di adrenalina fortissima ogni volta che potevo guardarlo negli occhi.
“Mettiti gli stivali” disse, voltandomi le spalle.
Il tono della sua voce fu così deciso che non ebbi il coraggio di domandargli il perché. Intuii che volesse iniziare delle lezioni di pattinaggio. Indossai velocemente gli stivali e mi misi davanti a lui, con le braccia conserte. Mi prese delicatamente le mani ed iniziò a pattinare all’indietro, per permettermi di avanzare. Le scarpe si attivarono senza che me ne accorgessi e iniziai a scivolare sul cuscino d’aria, dando spinte incerte con le gambe.
“Tieni la schiena leggermente piegata in avanti, così non rischi di cadere all’indietro” disse, lasciando momentaneamente la mia mano sinistra per poggiare la sua sulla mia schiena.
Mi irrigidii e questo non sfuggì agli occhi di Shadow, il quale riportò subito la sua mano alla mia. Abbassai lo sguardo e lasciai che lui mi conducesse, muovendomi ancora con incertezza. Sembrava stessimo ballando sulle note di una melodia che solo noi conoscevamo, una melodia suonata ad un volume talmente basso da essere impercettibile.
“Dovresti guardare me, non i tuoi piedi” disse, in un sussurro.
Alzai lo sguardo e incontrai il suo. Sembrava quasi impossibile come potessi essere così attratta da quel rosso così intenso, che sembrava oscillare tra il sangue e il rubino. In quel momento, però, ero troppo su di giri per riuscire a capire quale gradazione avessero in quel momento i suoi occhi.
Quando finalmente acquistai sicurezza Shadow mi lasciò le mani e con un movimento velocissimo si allontanò di qualche decina di metri.
“Adesso cerca di venire verso di me. Mi raccomando, mantieniti a una velocità bassa e non perdere la concentrazione” disse, intimandomi con le mani di raggiungerlo.
Sorrisi e iniziai a pattinare. Non era così difficile. Avevo già imparato a muovermi con una certa scioltezza e sapevo anche muovermi in diverse direzioni, oltre che in linea retta,  ma non avevo ancora idea di come fermare la mia corsa. Impaurita da questa mia incapacità, chiusi gli occhi e iniziai a sventolare le braccia di qua e di là, mentre mi avvicinavo a velocità sempre crescente al riccio nero. Avevo completamente perso la concentrazione.
“Shadow ti prego fermami!” iniziai a urlare, in preda al terrore, dirigendomi forse verso Shadow, forse verso una roccia spigolosa.
Sentii di essere andata a sbattere contro qualcosa di morbido e dal fresco profumo di abete. Anche senza aprire gli occhi capii che si trattava di Shadow: sentivo battere il suo cuore e la sua mano era dolcemente posata sulla mia schiena, accogliendomi in una caldo abbraccio. Strinsi il suo pelo, assaporando quel momento che probabilmente non sarebbe durato molto. Era strano che l’avesse fatto così, di sua spontanea volontà. Da quanto mi era riuscito capire Shadow non era il tipo da dimostrare apertamente le proprie emozioni. Era troppo concentrato a nasconderle dietro una maschera, quella maschera con cui mi si era presentato la prima volta, fredda e apatica. Ero grata che fosse riuscito ad aprirsi con me, soprattutto perché anche io ero riuscita a farlo, nonostante la timidezza e la paura che provavo. Non ero mai stata molto fortunata in amore, anzi diciamo che l’amore scappava non appena mi vedeva arrivare, ma con Shadow era diverso. L’amore che provavo per lui non era semplicemente ammirazione o desiderio di farmi notare. Era qualcosa di più profondo: sentivo di doverlo aiutare, di doverlo sostenere, nonostante sapessi benissimo che lui era in grado di difendersi da solo. 
Sentii un fruscio e uno spostamento d’aria dietro di me (decisamente troppo poco potente perché fosse Sonic) ma decisi di non voltarmi. Era il momento più bello di tutta la mia vita e non me lo sarei fatto rovinare da…
“Insomma, piccioncini, avete finito o devo denunciarvi per atti osceni in luogo pubblico?” disse una voce che ormai conoscevo troppo bene.
Shadow si allontanò e dedicò a Psycho sguardi di completa indifferenza. Io, contrariamente a lui, desideravo ardentemente schiaffeggiarlo.
Ci volle tutto l’autocontrollo di cui ero stata dotata per impedirmi di avventarmi su di lui e strozzarlo con le mie stesse mani.
Mi voltai lentamente mostrando un sorriso estremamente finto.
“Che c’è, tesoro, non sei contenta di vedermi?” chiese, avvicinandosi e allargando le braccia.
“Dipende. Porti buone notizie o sei solo venuto a interrompere la mia sessione di pattinaggio?” dissi, indicando con l’indice destro gli stivali.
Lui fece un fischio, avvicinando il volto alle mie gambe.
“Sono proprio carini. Comunque sono venuto per proporti di venire a stare a casa mia” disse, tornando alla sua posizione originale.
“Cosa?”
“Si, hai capito bene. Quella caverna è troppo scomoda per te, ti rovinerai le ossa a dormire là, al freddo e al gelo”
Portai una mano al mento, iniziando a riflettere. La proposta era piuttosto allettante. La mia schiena reclama un letto caldo e Psycho mi stava praticamente offrendo un riparo dotato di bagno e elettricità su un piatto d’argento.
“Va bene, ma sono ad una condizione” dissi, sollevando un indice.
“Tutto quello che vuoi, dolcezza”
Ghignai e mi voltai per indicare Shadow.
“Verrà anche lui”
Psycho sussultò.
“Cosa?”
“Si, hai capito bene” dissi, imitando il tono di voce con cui si era rivolto a me poco tempo prima. “Shadow verrà con noi”
Gli occhi color ghiaccio di Psycho si strinsero, spiazzandomi un po’. Mi prese per il gomito, in modo rude e iniziò a trascinarmi.
“Cosa diavolo stai facendo?!”
“Non preoccuparti, dolcezza, ti sto solo mostrando la strada” disse, per poi voltarsi verso Shadow. “Ehi, bella statuina, ci muoviamo o dobbiamo aspettare che sua tenebrosità abbia terminato il suo sonnellino all’in piedi?”
Lui si voltò lentamente, mostrando la più totale apatia, e iniziò a camminare lentamente verso di noi, mentre Psycho mi strattonava giù per un sentiero innevato.





Pensavate davvero che li avrei lasciati da soli? Muahahahahah. Vi sbagliavate u.u Sono buona, ma fino a un certo punto é.é
Certo però che dopo un mese che non aggiorno è vergognoso presentarsi con una schifezza del genere… ç_ç sono pessima.
Spero comunque che vi sia piaciuto abbastanza da non venire a strozzarmi xD
Un bacio

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Capitolo 26
*** Quando i sogni si avverano ***


Aprii lentamente gli occhi, stringendo il cuscino e sbadigliando. Erano ben due giorni che vivevo nell’immenso chalet di Psycho, ma non ero ancora riuscita ad abituarmici: il letto della mia camera era molto più grande e comodo rispetto a quelli che avevo provato dall’inizio della mia avventura e le stanze troppo grandi perché potessero riscaldarsi facilmente.
Mi sorpresi di quante “case” e quanti letti avessi cambiato a partire dall’arrivo di Shadow. Era come se avessi visitato tanti luoghi, eppure non mi ero allontanata molto dall’area limitrofa alla mia città. Mi avvolsi nel piumone color magenta in modo da isolarmi dalla luce che filtrava dai buchi delle persiane.
Sembrava strano, ma avevo scelto quella camera proprio perché affacciava a Est: preferivo essere svegliata dalla luce del sole, piuttosto che dal rumorino insistente ed irritante di una sveglia. Comunque era normale che non avessero la stessa efficacia. Sbadigliai di nuovo e mi strinsi ancora di più nella coperte, facendomi inebriare dal tepore che c’era lì sotto.
“Ehi, svegliati!” disse una voce scorbutica, bussando alla porta. “La colazione è pronta..”
Ci misi qualche secondo in più del dovuto a percepire il suo della voce di Shadow.
Sbuffai e, gettato all’aria il piumone, mi trascinai verso il bagno. Mi lavai con svogliatezza, facendolo più per il dovere di farlo che per il desiderio di sentirmi più pulita, e indossai una felpa di pile e dei jeans. Essere svegliata dai rumori mi irritava , ma mi aveva fatto comunque piacere sapere che Shadow aveva avuto tanta premura da svegliarmi anche quella mattina. Già, perché in quei due giorni che avevo abitato lì era sempre stato lui a venire a svegliarmi prima degli allenamenti.
Sapeva che la porta della mia camera non era chiusa a chiave durante la notte, ma non si era mai permesso di entrare. Era come se… mi stesse trattando con i guanti.
E questo era piuttosto strano, soprattutto perché si parlava di Shadow… QUEL Shadow.
Avevo fatto molti sogni su di lui in quelle notti trascorse allo chalet. Non solo su di lui, ma anche su Maria. Sognavo la loro vita sull’ARK, le loro chiacchierate notturne, i sogni e i segreti che si erano confidati. Sognavo delle promesse, forse anche troppe perché un riccio potesse portarle a termine tutte.
Sognavo discorsi che restavano sospesi tra spazio e cielo, discorsi che nessuno avrebbe dovuto udire.
Mi sentivo colpevole. Avevo violato la privacy di qualcuno che amavo e di una persona che neanche conoscevo, avevo scavato avidamente nei meandri del suo passato, nelle sue paure più nascoste.
Scossi la testa, cercando di scacciare quei brutti pensieri. Non era colpa mia, non potevo evitare di avere quelle visioni ed era il mio potere che mi intimava di guardare, che mi costringeva. Non mi capitava mai durante il giorno, era qualcosa che avveniva solo di notte, qualcosa che a volte si avvicinava più ad un incubo che a un sogno. Ero obbligata ad ascoltare i loro discorsi e a non poter partecipare al MIO sogno, a sentirmi rinchiusa, inchiodata ad una fredda parete d’acciaio.
Feci scivolare le dita sul corrimano in ciliegio, lasciando che guidassero le mie gambe ancora assopite. Scesi l’ultimo gradino con un salto e mi sistemai una ciocca di capelli.
Inizialmente il soggiorno mi era sembrato vuoto, ma riconobbi quasi subito il manto nero striato di rosso di Shadow, seduto davanti al caminetto, con le mani tese verso il fuoco.
Mi avvicinai, tanto lentamente e silenziosamente che pensai non mi avesse sentita: sembrava troppo occupato ad osservare la danza che vedeva protagoniste le fiamme per poter fare caso a me.
Però, con mia grande sorpresa, si voltò verso di me e con un gesto della mano mi intimò di sedermi sul soffice tappeto bianco su cui era seduto.
“Tieni” disse dopo che mi fui accomodata, allungandomi una tazza di cioccolata calda. “Non sapevo se ti piacesse il caffè…”
Presi la tazza tra le mani e gli sorrisi.
“Grazie. L’hai fatta tu?”
Lui scosse la testa, continuando a tenere lo sguardo fisso sulle fiamme.
“L’ha fatta Psycho, prima di andare a lezione”
Portai la tazza alle labbra ed iniziai a bere, lasciando che la bevanda bollente mi riscaldasse il torace. Mi ero quasi dimenticata che Psycho frequentava dei corsi di musica, corsi che era riuscito a pagarsi lavorando come barista e cameriere.
Quando me lo disse non ne fui sorpresa: la musica rock era tutta la sua vita, aveva la camera piena zeppa di vinili, cd e chitarre elettriche, per non parlare dei poster che aveva attaccato in tutta la casa.
Quello in bagno avevo dovuto toglierlo, era troppo strano avere la faccia di un tizio che mi fissava quando mi spogliavo.
Guardai la finestra, rigata da gocce di pioggia. Evidentemente faceva troppo freddo anche perché nevicasse.
“Quindi oggi stiamo dentro casa?” chiesi, posando delicatamente la tazza sul pavimento in legno.
“Si. Ci dedicheremo a semplici mosse di autodifesa”
Sbuffai, abbandonandomi all’indietro, consapevole che il tappeto avrebbe addolcito la mia caduta.
“E io che speravo di riposarmi un po’ oggi..”
“Hai fatto passi da gigante, ma ti stai allenando con me solo da due giorni…”
Portai le mani alle tempie ed iniziai a massaggiarmele.
“È proprio questo il problema. Il tuo allenamento è troppo duro…Non trattarmi come se fossi una forma di vita definitiva, come te”
Shadow sobbalzò, facendomi ricordare improvvisamente di non avergli parlato ancora delle mie “visioni”.
“A quanto pare usufruisci dei tuoi poteri per indagare sulle vite e sul passato degli altri...”
“Non è affatto vero!” puntualizzai, mettendomi subito a sedere.
“Non è una cosa che posso controllare. Quando ho una visione non posso ignorarla!”
Shadow spostò lo sguardo verso di me, come se stesse cercando di capire se le mie parole fossero sincere.
“E meno male che affermavi di voler sapere tutto da me quando fossi stato pronto…”
Strinsi i pugni, impuntandomi quasi come una bambina.
“Ti ho detto che non è colpa mia! Pensi che mi faccia piacere andare a frugare nel tuo passato e non poter fare niente per impedirlo? Non posso neanche svegliarmi se sono nel bel mezzo di una visione!”
Shadow mi guardò intensamente, prima di farmi un mezzo sorriso e voltarsi di nuovo verso il fuoco.
“Almeno mi hai risparmiato un racconto lungo e noioso…”
“Veramente c’era qualcosa che volevo tu approfondissi…” dissi, unendo le mani.
“Cosa? Il Chaos Control? Il motivo della mia creazione?”
Deglutii prima di rispondere.
“So che potrà essere difficile per te, ma vorrei che tu mi parlassi di Maria…”
Lui mi guardò senza fiatare, lasciando a me il duro compito di invogliarlo a raccontare.
“Vi ho visti molte volte parlare di ciò che avreste fatto se foste andati sulla Terra e mi sono fatta una certa idea su di lei… però… vorrei che tu me ne parlassi. Sembrava una ragazza tanto buona e gentile…”
“Lo era… Se l’avessi conosciuta sarebbe piaciuta anche a te…” disse, rivolgendo un sorriso alle fiamme.
“Maria è stata la mia prima amica, l’unica che abbia avuto il coraggio di sacrificare la sua stessa vita per salvare la mia. Ero stato creato dal dottor Gerald Robotnik per sconfiggere la malattia che l’affliggeva, ma non sono riuscito ad adempiere al mio dovere. Lei era come la coltre di nuvole che mi separava dalla superficie terrestre: grazie a lei non riuscivo a vedere cosa accadeva di brutto nell’ARK e lei non me lo fece mai notare. Non potevo assistere alle sue visite e nemmeno mi era permesso dare un’occhiata alle sue analisi. Non ero io che proteggevo lei, ma lei che proteggeva me da una verità che mi avrebbe causato troppo dolore”
Bevvi l’ultimo sorso che restava della mia cioccolata, ascoltando attentamente la voce di Shadow, che ormai si stava riducendo ad un sussurro.
“Era gentile, dolce ed estremamente ottimista. Sorrideva sempre e comunque, il che a me non dispiaceva. Amavo il suo sorriso. Era ciò che riusciva a farmi uscire da quella gabbia di metallo e mi trasportava sui prati verdi che ricoprono il pianeta Terra. Tutti la ammiravano per il suo ottimismo, per la sua cordialità, ma soprattutto per la capacità di non far trapelare le proprie emozioni. Sorrideva anche quando ha tirato quella leva, poco prima di morire…”
Rabbrividii ricordando l’immagine del corpo senza vita di Maria, giacente nella pozza del suo stesso sangue. Strinsi la tazza, tanto riuscivo ad immedesimarmi nella sua situazione.
“Le volevi molto bene, vero?” chiesi.
“Te l’ho detto, è stata la mia prima amica… Tenevo molto a lei…”
Lasciai che le mie dita percorressero i contorni delle decorazioni floreali presenti sulla tazza e appoggiai la testa sulla spalla di Shadow. C’era qualcosa che volevo chiedergli, qualcosa a cui forse avrebbe risposto con un no secco. Io… potevo considerarmi sua amica?
“Shadow?” chiesi, titubante. “Tu mi consideri tua amica?”
La risposta non arrivò immediatamente.
“Non ti racconterei tutte queste cose se non lo fossi…”
Mi aprii in un grande sorriso e restai con la testa appoggiata alla sua spalla per non so quanto tempo, guardando silenziosamente la legna che bruciava nel camino.



Ormai la pioggia aveva smesso di cadere e i nuvoloni grigi avevano lasciato il posto ad una bellissima luna piena, la cui luce riflessa filtrava dal vetro della finestra del bagno.Sprofondai nell’acqua insaponata fino al mento, lasciando che il suo tepore mi riscaldasse le ossa.
Non riuscivo ad allontanare l’odore di Shadow, che aveva ormai impregnato la mia pelle e invaso le mie narici. Avevo la sensazione che lui fosse ancora accanto a me, nonostante fossi sola nella stanza.
Mi inabissai ancora di più, lasciando che l’acqua mi toccasse le labbra e mi bagnasse i capelli.
Psycho era tornato di ottimo umore, nonostante fosse rimasto bloccato per molto tempo a valle a causa dei corsi. Aveva l’espressione di chi è convinto di concludere qualcosa di importante durante il corso della serata.
Uscii dall’acqua e mi avvolsi nell’accappatoio che Psycho mi aveva prestato e di gran lunga troppo grande per me. Sospirai e indossai molto lentamente il mio pigiama grigio, le cui maniche presentavano del pizzo nella parte inferiore.
Appena arrivai nella mia stanza mi chiusi la porta alle spalle, in modo da crearmi un momento di privacy per riflettere. Lasciai la luce spenta e , guidata solo dai raggi lunari, mi avvicinai a passi lenti al letto. Rimasi per alcuni secondi ad osservare la decorazione geometrica del piumone, concentrando la mia attenzione sulle forme e sui colori che mi erano più familiari. Sussultai appena sentii delle braccia cingermi i fianchi e un respiro caldo toccarmi il collo. Capii subito che si trattava di Psycho, il suo odore non era neanche lontanamente simile a quello di Shadow.
“Ti ho fatto paura?” chiese, lasciando scivolare il dorso della propria mano sulla mia schiena.
“Certo che mi hai fatto paura! Pensavo di essere sola!” dissi, quasi urlando “Smettila di toccarmi!”
“Ma come? Pensavo ti piacesse ricevere delle coccole” sussurrò, continuando a sfiorarmi la schiena.
Rabbrividii e tentai di divincolarmi, ma Psycho mi bloccò entrambe le mani. Per tutta risposta gli pestai il piede destro, concentrando tutta la mia forza in quell’unico, disperato, tentativo di distrarlo.
Appena sentii lasciarmi le mani tentai di correre verso la porta, ma inutilmente: Psycho mi prese per i polsi e riuscì a farmi stendere sul letto, per poi mettersi sopra di me. Iniziai a tremare, terrorizzata da ciò che avrebbe potuto farmi.
Lui sembrò capire il mio stato d’animo, infatti allentò la presa che ancora teneva sui polsi.
“Non devi avere paura. Non voglio farti niente che tu non voglia…”
“Allora lasciami e torna in camera tua!”urlai, cercando di scappare.
Psycho strinse di nuovo la presa e mi costrinse a rimanere sul letto.
“Devi stare ferma, è chiaro? Se cerchi di scappare rovinerai tutto”
Strinsi i denti.
“Ma rovinerò tutto cosa?! Io non voglio! Lasciami!” urlai.
Improvvisamente la porta si aprì e una figura nera attraversò la camera a grandi falcate, per poi fermarsi davanti al letto e allontanare Psycho con un pugno nello stomaco. Io, ancora sorpresa dal suo arrivo, venni presa tra le sue braccia e portata nella sua stanza, buia quasi quanto la mia.
La cosa che più mi aveva sorpreso era il pollice alzato di Psycho e l’occhiolino che mi rivolse appena riuscì a rialzarsi.
Shadow mi appoggiò delicatamente sul letto e poi si diresse a chiudere la porta. Rimase per alcuni minuti davanti ad essa, con la maniglia ancora nella mano. Avevo paura di parlare, paura che tutta quella situazione lo avesse allontanato da me e che non fosse più possibile che io lo avvicinassi.
“Ti ha fatto male?” chiese, troppo velocemente perché io potessi capire.
“Come, scusa?”
Lo sentii fare un sospiro, un profondo sospiro.
“Ti ha… fatto male?”
Mi preoccupava il fatto che non si fosse ancora voltato a guardarmi. Era come se stesse creando un muro tra di noi, un muro costituito solo da se stesso.
“No… Non mi ha fatto male”
Restammo di nuovo in silenzio, silenzio che sembrava opprimermi con il suo peso. Mi pareva troppo strano che lui non avesse nient’altro da dirmi. Perché mi aveva portata in camera sua se poi alla fine voleva restare in silenzio? Sentivo il bisogno di sentirlo parlare, di lasciarmi cullare dalla sua voce vellutata, di sentirmi dire “non preoccuparti, ora ci sono io”.
“Ho rovinato tutto, vero?” disse.
“In che senso?”
Altro che sotto shock ,sembravo proprio una ritardata.
“Beh, tu e Psycho mi sembravate abbastanza presi quando sono entrato…”
Appena riuscii a capire il significato di quelle parole, mi alzai e mi diressi verso di lui, per poi dagli uno schiaffo fortissimo. O almeno, lo era per i miei standard.
Lui si toccò la guancia e mi guardò. I suoi occhi color rubino erano inchiodati ai miei, ormai pieni di lacrime.
“Secondo te avrei urlato in quel modo se avessi desiderato restare con lui?! Secondo te mi sarei fatta trascinare via se non lo avessi voluto?!”
Lui rimase impassibile e continuò a fissarmi, facendo in modo che io mi sentissi ancora più sconfitta.
“Sei uno stupido!” urlai, iniziando a colpirgli la testa con pugni che se lui avesse voluto avrebbe fermato tranquillamente.“Sei uno stupido! Stupidostupidostupidostupido!”
Lui sopportò impassibile tutte le mie urla e i miei pugni, fino a che non mi stancai e mi prese delicatamente i polsi.
Abbassai lo sguardo, lasciando che le lacrime bagnassero il parquet che rivestiva il pavimento.
“Dopo tutti i miei sforzi non hai ancora capito…”
“Cos’è che avrei dovuto capire ?” fece, in modo piuttosto freddo e distaccato.
Alzai lo sguardo e sfogai tutta la rabbia che avevo dentro, mescolandola a quelle confessioni che mai avrei sognato di riuscire ad esternare.
“Dopo tutto questo tempo non hai capito che l’unica persona che conta per me sei tu?! Cavolo, Shadow, è così ovvio! Lo hanno capito tutti!”
Lui sgranò gli occhi, forse per la sorpresa, forse per il mio atteggiamento.
“Non hai ancora capito che tu sei l’unica persona con cui voglio stare? L’unica che riesce a farmi battere talmente forte il cuore da farmelo uscire dal petto?” dissi, avvicinandomi a lui.
“Quando mi hai abbandonata ho vissuto un periodo orribile. Mi mancavi, Shadow. Mi mancava il tuo caratteraccio, il tuo viso, la tua impassibile presenza… Mi mancavano i tuoi occhi, i tuoi mezzi sorrisi, le piccole attenzioni che mi rivolgevi…”
“E poi improvvisamente sei ritornato e mi hai sorriso. E nonostante fossi arrabbiata con te, quel tuo sorriso è bastato a cancellare tutto il rancore che provavo nei tuoi confronti e mi sono sentita talmente bene da rischiare di impazzire. Sentivo il cuore esplodermi ogni volta che mi guardavi segretamente, ogni volta che potevo stare da sola con te, ogni volta che avevo il privilegio di toccarti…”
Mi fermai alcuni secondi per prendere fiato. Non riuscivo a respirare normalmente: era come se un groppo mi si fosse fermato in fondo alla gola e aspettasse solo di uscire fuori.
“Shadow, tu mi piaci” dissi, lasciando che altre lacrime mi rigassero il viso.
Non sapevo cosa mi avrebbe risposto. Sapevo solamente che ormai non potevo più tornare indietro. Continuare ad essere sua amica o diventare un’estranea: era una sua scelta. Finalmente le lacrime cessarono di sgorgare dai miei occhi e mi fu possibile guardare Shadow nitidamente. Riuscivo a vedermi, riflessa nelle sue pupille, che si avvicinavano terribilmente alle mie.
Senza che me ne accorgessi mi ritrovai con le labbra di Shadow posate delicatamente sulle mie, unite in un bacio appena percettibile. Quando si allontanò, dopo pochi secondi, mi toccai le labbra, ancora scioccata. Sembrava che fosse stato tutto un sogno, troppo bello perché potesse essere vero.
Guardai Shadow, per assicurarmi di non essermi immaginata tutto. Il mio timore venne spazzato via dal sorriso che aveva dipinto in volto. Non ricordavo di averlo mai visto sorridere così.
“S-Shadow… ma…?”
Lui mi prese il viso tra le mani e mi avvicinò a se, unendo di nuovo le nostre labbra ed impedendomi così di aggiungere altro. Quel bacio fu più intenso del primo, ma non passionale. Un bacio semplice, casto.
Quella volta fui io ad allontanarmi, ma solo perché avevo una grande voglia di rifugiarmi tra le sue braccia. Lui appoggiò delicatamente le mani sulla mia schiena, come aveva fatto pochi giorni prima.
Lo condussi lentamente sul suo letto e mi sistemai sopra di lui, in modo da poter ascoltare il suo cuore, mentre lui mi accarezzava i capelli. Restai tutta la notte appoggiata al suo petto, lasciandomi cullare dal suo profumo e dal movimento della sua cassa toracica.


Allooooora… Finalmente mi sono degnata di aggiornare xD E questo capitolo è stato il più difficile da scrivere. Diciamo che ho dovuto partorirlo con dolore xD
L’avrò riscritto tipo diecimila volte, ma non era mai perfetto (anche se adesso non lo è ugualmente). Ho dovuto fare un collage delle parti che più mi erano piaciute e ricorreggerlo tutto un sacco di volte perché c’era sempre qualche errore che spuntava (anche se ci saranno ancora, sicuramente xD)
Spero di non essere caduta nell’ OOC, perché mi andrei ad impiccare subito ç_ç Adoro questa pucciosità che aleggia per tutto il capitolo, e spero che non sia troppo per un tenebroso come il nostro Shaddino ç_ç Comunque, sperando di aver fatto un buon lavoro, adesso vado a commentare ciò che ho davvero da dirvi su questo capitolo.
Spero che l’abbiate capito, finalmente. Psycho non è il cattivo :D Lui è solamente un aiutante sexy :3
Sono sicura che quando Isabel ha portato Shadow sul letto avete pensato tutti male xD Porcellini :P
Ragazzi, è disperata, ma non fino a questo punto xP
Un bacione a tutti <3

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Capitolo 27
*** Arrivare a te ***


Quando mi capitava di ammalarmi, all’orfanotrofio, sognavo sempre di fluttuare in un cielo dorato cosparso di nuvole color avorio. Era una sensazione talmente rilassante che mi rifiutai sempre di credere ai racconti delle mie compagne di stanza sulla mia convalescenza.
“Non è possibile: io stavo volando” dicevo.
Non sapevo ancora cosa volesse dire fluttuare e volare era la parola più semplice per esprimere il concetto. Eppure era vero, non mi sentivo mai intontita o debole. Non avevo più fatto sogni di quel tipo dall’età di dieci anni e mai, dico mai, mi sarei immaginata di ricominciare.
Invece del cielo dorato questa volta avevo un’infinita distesa nera come il petrolio. Un’oscurità perenne che pareva non volerne sapere di lasciare posto alla luce. Il disagio lo sentivo, in concomitanza con la paura e il senso di vuoto. Sapevo di non essere sveglia, ma sembrava tutto così reale. Il freddo mi penetrava nelle ossa fino a farmi rabbrividire violentemente e i miei occhi non riuscivano a distinguere neanche i contorni delle mani, strette a pugno.
Improvvisamente capii di non star più fluttuando, ma di essere adagiata su un pavimento freddo e liscio, simile al marmo. Mi misi a sedere con movimenti insicuri, non riuscendo ancora a capire dove mi trovavo e, soprattutto, se fossi sola. Percepivo una specie di respiro freddo sul collo e istintivamente mi voltai, per scoprire che esso sembrava essersi dissolto nel nulla. Mi misi in piedi e venni colta da un forte capogiro. Percepivo un’energia negativa penetrare nel cervello e avvertivo i miei arti farsi sempre più deboli e pesanti.
“Stai vivendo quello che ti succederà una volta che ti avrò assorbita nel mio corpo…” disse una voce femminile, alle mie spalle.
Mi voltai e vidi, grazie alla luce che sembrava emanare, Lilith, o più comunemente Darkness.
“Lilith…”
Lei arricciò il naso e con uno scatto felino arrivò accanto a me e mi puntò una delle sue frecce alla gola.
“Non chiamarmi mai più con quel nome, sorellina. Mi chiamo Darkness”
“Kora mi ha raccontato diversamente” dissi, per niente spaventata dalla punta della freccia.
Darkness ghignò e si allontanò, riponendo la freccia nella faretra che portava dietro la schiena. Evidentemente ci voleva troppa energia per generarle ogni volta.
“Quella vecchiaccia ti ha raccontato un po’ troppe cose per i miei gusti...” disse,mettendosi a sedere sul vuoto.
“Evidentemente pensava fosse ingiusto che io lottassi contro mia sorella senza conoscerla… Mi ha detto che hai creato un po’ di scompiglio quindici anni fa, e voglio sapere perché” dissi, sentendo che la mia spavalderia per una volta stava venendo alla luce.
“Non sono cose che una mocciosa come te può capire fino in fondo…”
“Sappi che questa tua follia sta distruggendo non solo la vita di quelli che ti sono intorno, ma anche la tua. Come puoi vivere con il peso di aver ucciso i tuoi genitori?!” urlai.
Darkness spostò lo sguardo, infastidita.
“Non hai il diritto di parlare dei nostri genitori. Eri appena nata quando successe, per tutti questi anni non hai mai neanche saputo della loro esistenza!”
Strinsi i pugni, spostando lo sguardo da lei.
“Hai ragione, non ho il diritto di giudicarti per le tue azioni. Sappi, però, che nonostante tutto non li ho mai odiati.”
Darkness tornò a guardarmi e nei suoi occhi c’era un accenno di sorpresa. Io sorrisi, vedendola dissolversi nell’oscurità.


Dopo quella specie di sogno premonitore, avevo deciso di lasciare casa di Psycho per allenarmi in città, dove era più probabile che Darkness attaccasse. Sentivo che il giorno della resa dei conti si stava avvicinando sempre di più e sapevo benissimo di non essere pronta né fisicamente nè psicologicamente. Shadow non aveva battuto ciglio alla mia richiesta di partire e aveva preparato molto minuziosamente il percorso da seguire, consapevole che non sapessi ancora pattinare decentemente. Il problema fu che Psycho non fu molto felice della mia partenza.
“Io vengo con voi” disse, mettendosi uno zaino in spalla e guardandomi fisso negli occhi.
Shadow mise le braccia conserte, visibilmente irritato.
“Te l’ho già detto, questa è una questione che non ti riguarda. Non voglio che un altro innocente paghi per colpa di mia sorella…”
“Non mi interessa. Io voglio seguirvi e combattere al vostro fianco” disse, battendo un piede sul parquet, quasi come se avesse messo fine alla questione.
“Sei davvero troppo testardo per i miei gusti, Psycho. Ti ho detto che c’è il rischio che tu muoia, non tieni alla tua bella faccina?” dissi, più arrabbiata di quanto non fossi prima.
“Questa bella faccina ha deciso di seguirti e non le interessa se morirà o verrà sfregiata, capito? O hai forse paura che io rovini la bella gita che tu e il tuo innamorato avete programmato?”
Strinsi denti e pugni e mi intimai di stare calma, nonostante la sua stupidità fosse troppo evidente per riuscire a tollerarla.
“La tua faccina verrà sfregiata dai miei stessi Sai se non chiudi quella bocca e non butti a terra lo zaino! Non ho voglia di rimanere a parlare con uno stupido che pensa che io stia andando a fare un picnic!”
“ E io sono stufo di essere sempre messo da parte! Ho capito che preferisci Shadow e me ne sono fatto una ragione, ma non puoi pretendere che io stia qui con le mani in mano quando la riccia di cui mi sono invaghito sta percorrendo la strada che forse la porterà al patibolo!” disse, prendendomi un polso e avvicinandomi a se.
Shadow non intervenne e io gliene fui molto grata. Era una cosa che dovevamo risolvere io e Psycho, da soli.
“Permettimi di venire con voi. Cercherò di non disturbarvi in nessun modo e mi terrò a una distanza ragionevole…”
“Ok, ho capito, fai come ti pare. Tanto non riuscirei comunque a farti cambiare idea, testa dura” dissi, mettendomi lo zaino in spalla e aprendo la porta d’ingresso, sentendo i passi di Shadow e Psycho seguirmi all’unisono.
Per almeno un quarto d’ora non rivolsi la parola a nessuno dei due, ancora troppo arrabbiata per sostenere una conversazione civile.



“Insomma questa è casa tua?” chiese Psycho, percorrendo a passi lenti il vialetto che attraversava il giardino antecedente casa mia.
“Si e non azzardarti a sfiorare i miei fiori” dissi, ancora arrabbiata dalla discussione avuta alcune ore prima.
Il riccio alzò le mani, in segno di resa, e mi seguì come un cagnolino fino al porticato mentre Shadow lo osservava da dietro, attento ad ogni sua mossa. Mi dispiaceva doverlo trattare come un carcerato, soprattutto dopo aver ricevuto una sua dichiarazione, ma ritenevo fosse la punizione migliore per non aver ascoltato i miei avvertimenti. Dopotutto io l’avevo fatto solo per il suo bene, consapevole del rischio che poteva correre.
Scossi la testa e alzai lo sguardo, notando di essere ormai a pochi centimetri dalla porta. Inserii la chiave nella toppa e la girai con forza, permettendo così l’entrata nella mia modesta casetta. Appena entrata buttai lo zaino sul parquet e mi diressi a spalancare le finestre, nauseata dall’odore di chiuso che c’era nelle stanze. La mia camera fu l’ultima a godere della fresca aria invernale e della tenue luce del sole, e sfiorando la testata del letto capii finalmente di essere a casa mia. Mi sedetti sulle coperte color lilla e rivolsi lo sguardo alle foto che tappezzavano il muro di fronte. Improvvisamente provai l’ardente desiderio che tra esse ce ne fosse una raffigurante me e Shadow.
“Ehi, non ti sarai addormentata spero!” fece Psycho, entrando senza bussare.
“No, e per fortuna non mi stavo neanche cambiando” risposi in tono brusco.
Lui ghignò e si sedette accanto a me, come se con quel commento pungente gli avessi dato il permesso.
“Ho visto che c’è solo un divano oltre al tuo letto. Dove metterai a dormire Shadow?”
“Proprio su quel divano, mentre tu andrai da una delle mie amiche” dissi, ancora più seccata di prima.
Quel ragazzo sembrava essere bravo solo a farmi saltare i nervi.
“Ma non vale! Perché devo essere io ad andarmene?” fece, sfoderando una faccina innocente.
“Perché io sono la padrona di casa e so chi merita di stare qui e chi invece merita di andarsene”
Detto questo mi alzai e mi diressi verso il soggiorno, dove Shadow stava osservando silenziosamente la libreria. Sembrava quasi che avesse paura che parlando avrebbe potuto disturbarmi. Afferrai il telefono e chiamai Laila, l’unica a cui potessi affidare un caso umano come Psycho. Sapevo quanto le piacessero i bambini e Psycho non era tanto diverso da un ragazzino di dieci anni, quindi non avrebbe avuto problemi ad occuparsi di lui. O almeno così speravo.
“Pronto?” disse lei, con la sua voce infantile e delicata.
“Laila, sono Isabel. Ho bisogno che tu mi faccia un favore..”
Lei non rispose, facendomi seriamente preoccupare per quello che le poteva essere successo.
“Laila, tutto bene? Perché non rispondi?”
“Finalmente sei tornata! Ci sei mancata così tanto, Is…. Certo che potevi anche avvertirmi che saresti partita!” disse e percepii che il tremolio della sua voce era una vano tentativo di nascondere i suoi singhiozzi.
Mi sentii in colpa e mi morsi il labbro inferiore.
“Scusami tanto Laila, non volevo farti preoccupare in questo modo…”
“Va bene, ma non farlo mai più. Cosa volevi chiedermi?”
“Potresti ospitare un mio amico per un po’?”
“Un amico?” chiese, indagatrice.
“Si, Laila, un amico. Solo un amico, non pensare male e per favore non dirmi di no” risposi, disposta a mettermi in ginocchio pur di convincerla.
“Se me lo dici così non posso certo rifiutarmi… però sappi che per il mio compleanno pretendo quel videogioco che abbiamo visto in quel negozio in centro.”
“Ma costa un patrimonio!” protestai istintivamente.
“O quello o niente amico, pensaci bene”.
Sospirai e mi ripetei mentalmente che facevo tutto ciò per liberarmi di Psycho e fare in modo che io e Shadow rimanessimo da soli. Non che volessi fare chissà cosa comunque…
“E va bene, ma tu lo terrai da te fino a che te lo dirò io”.
“Affare fatto! Gli preparo il divano letto e poi lo vengo a prendere” disse, interrompendo la conversazione prima che potessi avvertirla sui comportamenti leggermente “maniaci” del mio amico.
Laila non era certo una brutta ragazza, anzi la consideravo molto più attraente di me, e proprio per questo volevo avvertirla. Sospirai e riposi la cornetta al suo posto, per poi girarmi verso Shadow che mi guardava con curiosità.
“Quindi stasera saremo solo tu ed io?” chiese, ma con un tono completamente diverso da quello con cui me l’avrebbe chiesto Psycho.
Ringraziai il cielo per aver ricevuto un riccio tanto “innocente”. Una ventina di minuti dopo il campanello suonò e fui finalmente in grado di consegnare Psycho nelle mani capaci di Laila, che lo accettò con un sorriso cordiale, come suo solito. Il riccio non sollevò obiezioni, ma mi fece promettere che il giorno successivo ci saremmo rivisti. Li salutai con un gesto della mano e li guardai allontanarsi con passo lento fino a che non furono più visibili all’orizzonte. Chiusi la porta accompagnando al mio gesto un profondo sospiro e mi avviai in salotto. Shadow stava ancora errando per la stanza, osservando con attenzione ogni minimo particolare e sfiorando ciò che lo affascinava di più. Aveva uno sguardo talmente assorto che rimasi in silenzio, forse per paura che di colpo sparisse.
Istintivamente mi toccai le labbra e le immagini di quella sera balenarono nella mia mente, vive e nitide come la prima volta. Il suo calore, il suo profumo, la delicatezza del suo tocco, tutte cose che continuavano a tormentarmi e che mi inducevano a chiedere ancora, affamata di quell’amore.
Shadow si voltò e iniziò a guardarmi, ma il suo sguardo era completamente diverso da quello che avevo visto fino a quel momento. Sembrava mi volesse invitare a gettarmi tra le sue braccia, come se con quel gesto potessimo completarci. Mi avvicinai lentamente e lo abbracciai, trovando il rifugio di cui avevo tanto bisogno. Restammo in quella posizione fino a che il sole non sparì oltre le montagne innevate e il colore rosato del cielo si tramutò in un nero picchiettato di bianco.
“Hai freddo?” mi chiese, notando che la temperatura in casa iniziava a scendere.
“No, se continuerai a scaldarmi così…”
Lui sorrise e mi baciò delicatamente la testa, per poi iniziare ad accarezzarmi il braccio. Il suo amore, tanto silenzioso quanto inesperto, mi riempì di gioia. Il fatto che provasse ad esprimersi a gesti, in mancanza momentanea delle parole, mi faceva sentire davvero amata.
“Cosa stai provando in questo momento?” gli chiesi, mettendogli la mano sul petto e cercando di aggrapparmi a lui.
“Sento un calore ignoto invadermi il corpo… è una bella sensazione…” disse, continuando ad accarezzarmi.
Una lacrima mi rigò la guancia e io me ne accorsi solo quando essa toccò le mie labbra; fu qualcosa di talmente veloce e involontario che mi sorprese. In quella lacrima era racchiusa tutta la mia felicità: un solo suo sguardo o una sola sua carezza mi facevano sentire bella per la prima volta e inaspettatamente desiderata. Il calore che Shadow sentiva all’interno della sua cassa toracica era lo stesso che mi imporporava le guance e che aveva permesso a quella lacrima di scorrermi lungo il viso. Il sentirmi improvvisamente così apprezzata era qualcosa di troppo bello per essere vero.
Continuai a piangere sotto il suo sguardo sorpreso. La bambina che era in me, quella che si stupiva per ogni piccola cosa, aveva preso il sopravvento, richiamata da tutte quelle emozioni bellissime. Volevo trasmettergli i miei pensieri, volevo che capisse quanto fossi felice. Forse volevo semplicemente arrivare a lui.



*il mio angolino*

Buon San Valentino a tutti quanti!! E soprattutto ai forever alone come me che non hanno una cena a cui andare e che si stanno spallando davanti al computer :3
Naturalmente buon san valentino anche alle coppie u.u Mi sento troppo buona per discriminarvi, almeno per quest’anno u.u

Questo capitolo è dedicato a JacobtheHedgehog 08 , a cui (poverino) non viene mai dedicato un capitolo xD Non preoccuparti Jake, ti vogliamo tutti bene :3
METARUUUUUU!!! <3

Un ringraziamento speciale poi va a Polly98 che mi ha mandato il suo solito messaggio minatorio/ di incoraggiamento xD Ti ringrazio per spronarmi ogni volta a scrivere e mi scuso  per non aver ancora recensito il “remake” della tua storia *si inchina dispiaciutissima* ti prego perdonami ç_ç

Un “ciao, come stai?” invece va fatto ad Elaj_ che studia, studia, studia, legge manga (spero xD) e ristudia. Mi manchi tanto ç_ç Spero che tu stia passando una bella serata con Giovanni o che comunque tu abbia passato una bella giornata con lui :3

Poi un altro grazie va a djamustar, con cui ho avuto il piacere di sclerare un po’ su keroro xD e particolarmente sulla GiroNatsu u.u

Bene, finiti i ringraziamenti xD Comunque vi avverto, se avete dei pomodori non lanciateli ora, ho appena fatto lo shampoo u.u
Non sono molto convinta di questo capitolo, in primis perché ho paura di aver descritto uno Shadow non IC (e per me sapete che è un’eresia xD), in secundis perché è cortissimo xD
Tra un po' sono più lunghi i ringraziamenti che il capitolo in se xD Prometto che la prossima volta vi farò la decenza di un capitolo un po' più lungo u.u e scritto meglio (spero).
Comunque volevo avvertirvi che d’ora in poi Isabel & co. non si sposteranno più u.u rimarranno tutti a casa, finalmente *w* e poi vi avverto anche che i sogni in cui Isabel e Darkness si faranno una bella chiacchierata saranno piuttosto frequenti in questi ultimi capitoli. La scelta di mandare via Psycho ha un motivo per preciso, quindi non uccidetemi per ora u.u
mmm… penso di aver detto più o meno tutto… si… penso di si xD
Adesso mi volatilizzo, con la speranza che a qualcuno sia piaciuto questo capitolaccio.
Ancora tanti augur
i di Buon San Valentino e non disperevi che domani è la festa dei single u.u
Ciaooo <3

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