Last Song

di Jedis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** + Intro + ***
Capitolo 2: *** + Prologo + ***
Capitolo 3: *** 1. Keep remembering ***
Capitolo 4: *** 2. Pieces of a dream ***



Capitolo 1
*** + Intro + ***


Intro

 

+Intro+

 

Il risveglio è vicino…

 

Il risveglio della memoria, di un legame nato 500 anni prima, in un luogo dove non piove mai, dove tutto è apparenza ma niente è differente dal luogo in cui quattro persone, all’apparenza diverse, viaggiano…

 

Il risveglio di un potere legato alla Madre Terra, che tutto può donare e tutto può togliere…

 

Quando questo avverrà, il figlio della natura sarà completo ritroverà i suoi compagni, che sono sempre stati unici… ritroverà un sole che pensava di aver perso in un tempo lontano, di cui non ricordava  niente… di cui solo il nulla era rimasto…

 

Il ricordo, il legame, il sole… gli verranno restituiti da un sogno… venuto da un luogo lontano, la cui vita è stata troppo segnata nel dolore…

 

Ma questo recupero, che all’apparenza è tanto innocuo, porterà in realtà a confrontarsi con un nemico conosciuto e uno venuto dalla stessa terra da cui proviene colei che ha aiutato a compiere questo ritrovamento…

 

E questo porterà altro dolore… e altra sofferenza…

 

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Capitolo 2
*** + Prologo + ***


Una piccola premessa: questo sarà l’unico capitolo della storia che verrà raccontato in prima persona

 

 

 

+Prologo+

 

 

 

Mia madre aveva una voce dolce… quando cantava, e lo faceva solo per me, era come sentir cantare un angelo… era bella… e mi ha lasciato un suo dono… vedere il passato… per lungo tempo ho odiato questo potere… ma ora lo amo…

Mio padre all’apparenza era un uomo duro, ma con me era tenero e comprensivo… ed anche lui poteva vedere nel tempo… ma nel futuro… da piccola ho sempre desiderato di poter avere questo tipo di potere invece di quello di mia madre… ora invece no… erano due demoni orientali che hanno viaggiato per arrivare in Europa, dove sono nata io…

 

Mi volevano bene e non mi hanno mai accusato di niente… neanche in quel momento… hanno sorriso… sempre…

 

Una bambina troppo piccola con in sé un potere troppo grande… così forte da perderne il controllo… e annientare quello che era il suo paradiso in quel momento… il dolore è stato così straziante che in quel momento dimenticai e credetti che fosse stato un incidente… ma col tempo il mio “potere del passato”, così chiamai il dono, mi fece comprendere la verità… quella verità atroce che non volevo ricordare…

 

In quel momento, decisi di non voler più avere niente di caro, per paura di fargli del male ancora… fino a quando…

 

-Sei un tipo strano… lo sai?

 

È ricominciato tutto così… con questa frase, che in teoria mi avrebbe dovuto far innervosire, conoscendomi, ma in realtà mi ha fatto innamorare…

 

Con questa frase tanto semplice è cominciata la parte più bella della mia vita, L’UNICA parte bella della mia vita… ma come tutte le cose, quelle belle sono destinate a durare poco. Lo sapevo, ma non volevo pensarci.

Volevo solo vivere la mia storia con lui… ma questo mi è stato negato…

 

Volete sapere come è andata? Ve lo racconterò…

 

Io sono Yume, un demone europeo che rientra nella cerchia dei pochi demoni Maggiori.

Lui era Lucifer, anche lui demone e anche lui della stessa cerchia.

I “Sette”, i capi della stirpe demoniaca di quasi mezzo mondo non accettarono questa nostra storia…

 

-No! È inaccettabile che due demoni maggiori stiano insieme! Dovete separarvi! ORA!

 

Tsk… reazione prevedibile… anche Lucifer non è sorpreso… e anche a lui come me non interessa… non ci è mai interessato avere il consenso degli altri per stare insieme… vedevamo le facce inorridite e spaventate di chi ci incontrava… siamo sempre stati “un terrore” per questi idioti… la cosa non cambia anche se stiamo insieme, quindi perché farsi problemi?

 

-Dobbiamo ucciderli. Non possiamo permetterci di avere un potere così enorme concentrato. Se quei due demoni si rivoltassero a noi, non potremmo contrastarli.

-D’accordo. Allora cominciamo con la donna. Lei è quella che ha meno poteri.

-Così sia. Scegliete un demone comune e mandatelo contro la donna.

-Sì.

 

Questo è l’inizio della fine del mio piccolo sprazzo di luce…

 

Cercammo di andarcene da quella civiltà idiota, che pensa solo al suo tornaconto… ma qualcuno fece la spia… e le carte in tavola cambiarono…

 

Non più un demone comune… ma un sicario… LUI…

 

Non volevano solo distruggerci, ma anche annientarci interiormente…

 

-Michael

-Già Yume, sorpresa di vedermi?

-No

-Bene, allora puoi morire in pace

-Tu non toccherai nessuno, Michelino.

-E sarai tu a impedirmelo, Lucifer?

-Sì.

-Luci, no…

-Vattene, Yu… questo non è più un posto per un angelo come te…

-No, io non vado da nessuna parte.

-Immaginavo che lo avresti detto.

 

Cominciò uno scontro… uno scontro tra fratelli…

 

Si, Michael e Lucifer erano fratelli… un fratello che odio con tutta me stessa per avermi portato via un fratello che amavo e che era la mia vita…

Morì tra le mie braccia, con il suo sorriso… con quel sorriso che riservava solo a me… che mi dimostrava che come per me lui era il mio mondo, per lui io ero il suo… ma il mio mondo l’ho perso…

 

-Completati… Yu… e vola libera…

-Luci… no… NOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

In quel momento persi il mio mondo… la mia vita… persi me stessa…

 

Me ne andai… per esaudire l’ultimo desiderio della mia sola luce nelle tenebre… e per saldare un conto…

 

Ho impiegato due anni per trovare coloro che mi possono aiutare…

 

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Capitolo 3
*** 1. Keep remembering ***


 

 

 

Jedis [Yume&Akito]’s FanFics Corporation presents

 

 

~ Last song ~

 

 

 

 

1.    Keep remembering

 

 

 

 

 

Se c’era una cosa che Genjo Sanzo Hoshi e i suoi tre compagni di viaggio avevano imparato, nel corso di quei lunghi mesi, era che i fatti più straordinari ed imprevedibili capitavano loro tra capo e collo quando meno se lo aspettavano. Lo sapevano molto bene, eppure quel giorno non poterono fare a meno di restare sconcertati… il giorno in cui tutto, a ripensarci dopo, ebbe inizio.

Era un pomeriggio non particolarmente afoso ma illuminato da un sole accecante, e la piccola jeep verde viaggiava pigramente lungo una strada polverosa in pieno deserto, mentre i suoi quattro occupanti osservavano senza troppo interesse il paesaggio monotono attorno a loro: il bonzo e il rosso Sha Gojyo fumavano in silenzio, Hakkai spostava lo sguardo dal volante alla cartina, calcolando quanto mancava alla tappa successiva, e il ragazzo dagli occhi dorati sonnecchiava, per una volta tranquillo, cercando disperatamente di non fare caso ai brontolii sordi del proprio stomaco, che già reclamava del cibo.

Era tutto talmente simile a mille altre volte che i quattro compagni non si scomposero più di tanto nel trovarsi davanti l’ennesima truppa di demoni provenienti dal Tenjiku, giunti lì con il solo, solito scopo di ucciderli.

- Mph… siamo alle solite – commentò Sanzo con uno sbuffo mal represso.

Gojyo sospirò pesantemente: - Già… ma non si stancano mai? Una vacanza gli farebbe bene –

- Stavo per dirlo io. Che rompiscatole, questi demoni! – sbottò Son Goku, con evidente esasperazione.

- Avanti, non lamentatevi – intervenne gentilmente Hakkai, frenando di colpo – Un po’ di moto ci vuole -

Goku scosse la testa: - Buon per te che la pensi così… io ne farei volentieri a meno – borbottò, accingendosi comunque a scuotersi dal sonnellino ristoratore di poco prima, visto che non era certo tempo di rilassarsi troppo.

- E piantala di lamentarti, scimmia. Tanto sai benissimo che ci tocca comunque – lo freddò il biondo, amabile come sempre, mentre gettava a terra il mozzicone di Marlboro. Ogni volta che gli rispondeva in questo modo si sarebbe poi morso volentieri la lingua, se ne rendeva conto lui stesso, ma detestando ancora di più il prenderne atto trovava che fosse meglio continuare a seguire quella linea di comportamento, con Goku. Fin quando gli fosse stato possibile, ovvio.

- Andiamo, signori, non è cortese far aspettare gli ospiti – se ne uscì il demone dagli occhi verdi in tono del tutto tranquillo, già fronteggiando il gruppo ghignante e noiosamente sicuro di sé di nemici. Non ci volle molto perché il bonzo, il kappa e il ragazzo dagli occhi dorati gli si affiancassero, le armi strette in pugno, e ancor meno tempo fu necessario affinchè lo scontro avesse inizio.

Nel giro di alcuni minuti, il pacifico tratto di deserto si trasformò in un campo di battaglia, e il silenzio che fino ad allora aveva fatto da padrone venne spodestato dalle grida rabbiose degli youkai, dai colpi secchi della pistola di Sanzo e dalle esclamazioni soddisfatte che Goku e Gojyo tiravano ogni volta che uccidevano un avversario, avvicinandosi così a grandi passi al momento in cui avrebbero potuto rimettersi in viaggio e raggiungere la cittadina meno distante.

- Mi auguro che ci siano belle donne, alla prossima locanda! – disse il rosso mentre faceva ruotare la catena della shakujo, la cui falce già macchiata di sangue riluceva nella luce piena del giorno. Per una volta, nessuno fece commenti.

- Dobbiamo fare anche rifornimento – ricordò invece Hakkai, impegnato a sfoderare il proprio repertorio di arti marziali contro uno sparuto trio di nemici, al resto del quartetto. Il ragazzo dagli occhi dorati annuì con decisione nella sua direzione, lasciando ad intendere che non aspettava altro che rimpinguare la sporta delle provviste e suscitando un prevedibile, palese sbuffo d’insofferenza da parte del monaco biondo: - Voi tre non cambierete mai – fu la sua conclusione.

Goku scoppiò a ridere, il Nyoibo che vorticava tra le sue mani: - Senti chi parla, Sanzo! – esclamò. Nemmeno lui sarebbe mai cambiato, soprattutto nel modo di fare, e solo gli dei potevano sapere quanto il giovane eretico desiderasse il contrario. Ma, come sempre, si guardò bene dallo specificare il pensiero ad alta voce. Ci mancava soltanto di far innervosire il biondo ancora di più…

- Già, bonzo corrotto! – intervenne Gojyo, sogghignando – La scimmia ha ragion… -

Si bloccò, senza finire la frase, e alzò gli occhi al cielo con un’espressione stupita sul volto; gli altri tre seguirono il suo sguardo e si fermarono a loro volta, esattamente come i loro avversari: una scia luminosa e screziata di nero passò sopra le loro teste e planò verso il suolo, travolgendo il gruppo di demoni rimasti con la stessa intensità e velocità di un lampo. Si udirono nuove grida, e quando quella misteriosa scia di luce andò a posarsi qualche metro più in là i quattro compagni si accorsero che non c’erano più nemici da abbattere: quel “qualcosa” li aveva uccisi tutti.

- Cosa diamine è quello? – chiese infine Sanzo, senza smettere di fissare i corpi degli youkai.

- Non ne ho idea… - mormorò Goku che, volontariamente o meno, gli si era accostato come in cerca di protezione.

- Per tua informazione, io non sono una cosa! – esclamò una voce femminile in tono sdegnato, facendoli sobbalzare.

Il bonzo, il ragazzo, il kappa e il demone gentile si voltarono di scatto: colei che aveva parlato era una ragazza di più o meno vent’anni, inguainata in uno strano abito nero, con alti stivali e lunghi guanti di pelle, e coperta da un ampio mantello color della ruggine; aveva i capelli corvini raccolti in un codino alla base della nuca, due penetranti occhi azzurri, e nel complesso la sua espressione un po’ scontrosa la faceva rassomigliare pericolosamente a Sanzo. E poiché era anche molto bella, Gojyo non potè trattenersi dall’emettere un basso fischio d’ammirazione. Per fortuna nessuno sembrò farci caso.

Fu Goku il primo a riprendersi dallo stupore: - Una… donna? – balbettò.

- Ehi, bimbetto, non sono una semplice donna – lo rimbeccò lei – E non guardarmi in quel modo, sei un moccioso punto e basta – aggiunse nel notare l’aria offesa assunta dal ragazzo nel sentirsi dare del “bimbetto”.

- Ma che vuole questa? – brontolò il bonzo, rivoltò più a sé stesso che alla misteriosa interlocutrice.

Quest’ultima gli lanciò un’occhiata di sufficienza: - Sei sempre estremamente fine quando parli, non c’è che dire… Comunque, voi siete il famoso “gruppo di Sanzo”, immagino – lo apostrofò la ragazza, asciutta.

Il biondo mosse la testa in segno d’assenso: - Esatto. E tu chi sei? – domandò, altrettanto glaciale.

- Il mio nome è Yume Toomei Na – rispose lei – E sono un demone -

Tale affermazione fu seguita da un silenzio estremamente pesante e che parve durare ore, invece che una manciata di istanti; l’unico che non si mostrò troppo sconvolto fu il rosso, impegnato com’era a rimirare la giovane con uno sguardo vispo che non prometteva niente di buono. Se era un demone, perché mai aveva ucciso dei suoi simili? Era pur vero che non sembrava certo una della medesima risma, ma i dubbi rimanevano. Fu Goku a porle la domanda, e Yume tornò a guardarlo.

- Prima di tutto mi intralciavano la strada – rispose – Secondo, mi intralciavano per parlare con voi -

Sanzo la fissò in tralice, sospettoso: - Parlare con noi? E di che cosa? –

- Beh… volevo conoscervi meglio… - azzardò la donna, alla ricerca di una scusa plausibile per giustificare il suo arrivo improvviso senza metterli troppo in allarme – E conoscere anche qualche dettaglio in più sul sutra del cielo demoniaco -

Aveva decisamente azzardato troppo, ma se ne rese conto soltanto quando si vide puntare contro una piccola pistola lucente: non aveva tenuto in considerazione l’estrema facilità con cui il bonzo era capace di irritarsi se si trattava di toccare l’oggetto in questione. Un ennesimo colpo secco esplose sotto il cielo assolato, immediatamente seguito da due urli quasi scandalizzati:

- EHI! SANZO!!! -

Goku, che aveva seguito la scena con gli occhi sgranati.

- Brutto bonzo maledetto… TI SEMBRA QUESTA LA MANIERA DI TRATTARE UNA RAGAZZA?! -

Yume, che lo fronteggiava ansimante e con lo sguardo infuocato: il proiettile della Smith&Wesson non era riuscito a raggiungerla, per fortuna, lo aveva bloccato in tempo con una sorta di vortice d’aria. Ma non poteva certo lasciar correre.

- E TU VEDI DI NON FARE DISCORSI STRANI! – sbraitò il biondo di rimando, irritato dall’idea di aver commesso un errore. Era stato più forte di lui il mettere mano al calcio della pistola, gesto ormai radicato nel suo stesso DNA.

L’altra inarcò un sopracciglio: - E tu vedi di crescere, Koryu! Non tutto quello che ti si para di fronte è un nemico – sentenziò.

Sanzo abbassò di colpo la shoreju, spiazzato: - Come cavolo fai a sapere che mi chiamavo così? –

- So molte più cose di quanto non crediate tu e i tuoi amici… Koryu della corrente del fiume – ribattè Yume, più seria e calma. Non avrebbe spiegato nient’altro, per il momento. Non era certo la situazione adatta, non dopo, soprattutto, la piazzata di quel monaco schizofrenico… se avesse rivelato tutti i motivi per cui era giunta fin lì con il solo scopo di incontrarli sarebbe incappata in qualcosa di peggio di una dozzina di pallottole, visto l’andazzo. Non che ne avesse paura, figuriamoci! Eppure non le andava proprio. Girare per ben due anni attraverso il mondo intero con il solo scopo di trovare i quattro, con un fardello gravoso da portarsi dietro, e ricevere un simile benvenuto gliene avevano fatto passare del tutto la voglia. Pertanto, Yume scrollò le spalle e si accinse ad andarsene:

- Vi lascio qui, per adesso – disse – Comunque ci rivedremo presto -

Goku, Gojyo e Hakkai la guardarono basiti, pronunciando all’unisono un “Ah” inespressivo (dovevano riordinare le proprie idee circa gli ultimi avvenimenti), mentre la giovane donna si rivolgeva di nuovo a Sanzo con fare risentito: - E la prossima volta vedi di non spararmi addosso, razza di bonzo fasullo! –

L’interpellato rinfoderò la shoreju: - Ti assicuro che lo farò ancora se mi disturberai, mocciosa! – tuonò. Insomma, chi si credeva di essere quella ragazzina per rispondergli a tono? Fino a prova contraria era stata lei a provocarlo! E lui aveva raccolto la provocazione nel modo sbagliato, d’accordo, ma era un dettaglio bellamente trascurabile…

- Mph… devi solo provarci, idiota… - bofonchiò Yume prima di calarsi il cappuccio del mantello sugli occhi.

- Tsk… cretina… -

Poi la demone dai capelli corvini girò i tacchi e scomparve, rapida com’era arrivata, sotto gli sguardi immobili dei quattro compagni. Infine Hakkai, con voce sommessa, fece notare che avrebbero fatto meglio a rimettersi in marcia, ora che tutto sembrava finalmente tranquillo. Senza dire una parola gli altri tre lo seguirono sulla jeep, ciascuno immerso in stanche riflessioni: l’incontro con quella strana ragazza li aveva spossati sul serio, comunicando loro quasi un bizzarro presentimento d’inquietudine, in particolar modo in Goku. Il giovane dagli occhi dorati aveva avvertito una sorta di sensazione di déjà-vu nel trovarsi Yume davanti, e la cosa strana era che essa riguardava lui medesimo, non la donna… come un ricordo vago che si fosse riflesso attraverso di lei.

S’impose di non pensarci e, come distrazione, si ritrovò a guardare di sottecchi le spalle e la chioma bionda di Sanzo, che gli sedeva di fronte: ma ciò non fece che aumentare lo sfarfallìo nello stomaco e l’irrequietezza che Goku avvertiva già da un po’.

E non era sicuro che si trattasse solo e soltanto di semplice fame.

 

 

Per circa una settimana, la misteriosa demone non si fece vedere, ed i quattro viaggiatori trascorsero alcuni giorni di inaspettata calma, spostandosi senza fretta da una tappa all’altra. Fu nuovamente in un pomeriggio che volgeva al termine che Yume Toomei Na riapparve all’improvviso, nel paese in cui il gruppo si era fermato per la notte: quando arrivò, trovò soltanto Sanzo, seduto su una staccionata al bordo della strada che si apriva al di fuori dell’abitato, intento a fumare con lo sguardo assorto. Si sarebbe immaginato di tutto, tranne che quella mocciosa rompiscatole tornasse alla carica…

- Salve, bonzo corrotto – lo salutò ironica la giovane donna – Raffreddati i bollenti spiriti? -

Il biondo la scrutò di sbieco: - Tu e l’educazione viaggiate su piani completamente diversi, ragazzina – replicò in tono stizzito.

Yume, di rimando, sbuffò sonoramente: - Ma senti chi parla! E poi corrotto sei e corrotto resti. Da quando in qua i bonzi fumano, bevono, picchiano la gente con l’harisen e hanno una soreju? –

Sanzo evitò accuratamente di rispondere, e si voltò dall’altra parte con un’espressione sempre più scocciata. Quella tizia sembrava conoscerlo fin troppo bene, nonostante non l’avesse mai vista prima, e non riusciva a capacitarsene; inoltre avrebbe voluto sapere cosa cercava realmente da lui, da tutti e quattro, e quanto altro sapesse sul loro conto.

- Cos’è, ammetti che io abbia ragione? – incalzò Yume, andandogli più vicino – Del resto è così… tanto più che vuoi bene ad un essere eretico, Genjo Sanzo Hoshi – aggiunse, abbassando la voce. “Vediamo se iniziamo a smuoverti un minimo”

Il monaco tornò di scatto a fissarla, agitato: - Cosa diamine stai dicendo? – sibilò. No, non poteva sapere pure quello!

Gli occhi azzurri della ragazza ebbero un guizzo divertito: - La verità, purtroppo per te. La stupida scimmia non è forse il tuo punto debole? Pensa se lo scoprissero i vostri nemici, quale vantaggio potrebbero trarne… - rispose, una punta di malizia nella voce.

Sanzo rimase imperterrito in silenzio. Non le avrebbe certo dato soddisfazione.

- Oh, andiamo, bonzo fasullo! Lo vedrebbe anche un cieco! -

Nessuna reazione.

- Solo tu non ci sei arrivato… e probabilmente lui -

Ancora il mutismo più completo, ma la sua impassibilità era già molto meno credibile.

- O magari lo sai benissimo -

Uno sguardo interrogativo si dipinse nelle iridi violette del biondo.

- Ti è chiaro il concetto se ti dico chiaro e tondo che tu, bonzo corrotto, ami  Son Goku? -

Amare. Che esagerazione. Non provava amore per il ragazzo dagli occhi dorati. Provava nei suoi confronti una grande forma d’affetto, sì, ma non era amore: per un sentimento del genere era necessario un coraggio che lui aveva perduto una notte di dieci anni prima e che non sarebbe rinato per alcuno. Eppure… eppure, perché quelle parole, parole di una sconosciuta, lo turbavano?

- Non dire idiozie, mocciosa – sbottò quindi – Cosa puoi capirne tu? -

- Capisco che hai paura di ammetterlo, bonzo fasullo – rispose prontamente Yume.

Sanzo sorrise sarcastico: - E di cosa dovrei avere paura, sentiamo, se il problema non si pone? –

- Non sarò io a dovertelo ricordare – disse l’altra con estrema serietà.

E proprio in quel momento, l’oggetto della loro discussione comparve in fondo alla strada, palesemente in cerca di qualcuno: aveva un chicco di riso sulla guancia destra e l’aria rilassata, e al biondo monaco quasi venne da urlargli contro, visto che stava rischiando di farsi saltare i nervi per causa sua. O forse no, forse la colpa non era di Goku.

Anche la demone dai capelli corvini lo aveva notato: - Visto che con le parole non si arriva a niente, passo all’azione – sentenziò.

Prima che tanto Sanzo quanto il giovane potessero reagire in alcun modo, sulla schiena di Yume comparvero due grandi ali di lucenti piume nere, e la donna si scagliò verso Goku volando a mezz’aria; nelle mani teneva adesso una falce scintillante.

- Cos… -

- Ehi! Tu sei la demone dell’altro giorno! – urlò il ragazzo – Perché mi stai attaccando?! -

Lei gli si fermò davanti: - Per due ragioni, Seiten Taisei Son Goku. La prima è per te… e la seconda per me –

Goku la fissò interdetto. Non riusciva nemmeno a richiamare il Nyoibo: - Se è anche per me, perché mi dai contro? –

- Lo capirai quando qualcuno – e ammiccò verso Sanzo – ammetterà -

- Qualcuno? – ripetè lui. Ma non ebbe tempo di soffermarsi a pensare. Yume mosse la falce con precisione, e la lama sibilò vicinissima al ventre di Goku, che fece un salto indietro. Cosa stava cercando quella donna?

Poco lontano udiva la voce di Sanzo richiamarlo con una certa urgenza, però non la ascoltò: di nuovo, come una settimana prima, gli parve di cogliere un’atmosfera di familiarità nell’alone che circondava Yume, un carico di memorie che gli appartenevano.

- Che cosa vuoi da me? – domandò, il fiato corto.

- Voglio che ricordi, Son Goku – disse lei – Ricordati di cinquecento anni fa… e saprai controllare la tua stessa forza -

Il ragazzo schivò un ennesimo affondo di falce: - Tu vaneggi! Io non posso ricordare nulla! –

- Puoi! È tutto chiuso dentro di te – esclamò Yume – Ricordati di Konzen -

Goku, a quel nome, esitò un istante, e la giovane donna ne approfittò per colpirlo, stavolta con successo.

- Scimmia! – urlò il biondo monaco, vedendolo accasciarsi a terra in ginocchio.

Kon… zen?

- Ricordati chi sei realmente – insistette Yume – Ricordati di Nataku e di coloro che avevi affianco -

Con un sussurro pressochè incomprensibile, il ragazzo dagli occhi dorati cadde lungo disteso al suolo, tenendosi le mani premute sul ventre ferito. Non riusciva a capire bene… però credeva di conoscere ciò cui Yume stava accennando.

La demone gettò un’occhiata di sfida a Sanzo e alzò la propria arma sopra la testa come se avesse l’intenzione di infliggere il colpo ferale ad un Goku ormai privo di sensi. E se una provocazione era, riuscì alla perfezione, poiché il giovane bonzo scattò in avanti con un grido rabbioso e si precipitò a bloccare il movimento di Yume, afferrando la falce con entrambe le mani.

La donna sorrise appena: - Bentornato tra noi, bonzo fasullo – lo apostrofò. La grande falce sparì d’improvviso.

Lui le riservò uno sguardo di puro odio: - Ma ti rendi conto di ciò che stavi per fare?! – la aggredì.

- Vi stavo aiutando, anche se non è andata come speravo -

- Lo stavi per uccidere! Tu questo lo definisci aiutare? -

Yume fece spallucce: - Ancora non puoi comprendere. A tempo debito ti darò tutte le spiegazioni – ribattè asciutta.

- Che cosa gli stavi dicendo, prima? – continuò Sanzo.

- Arrivederci, bonzo inutile -

La bruna si voltò per andarsene, ignorando l’altro che ancora le diceva: - Ferma! Ti ho posto una domanda! –

- Mi rivedrete presto – fu la risposta – Arrivederci, Konzen – e spiccò il volo, scomparendo in un vortice d’aria calda.

Sanzo si lasciò sfuggire un’imprecazione, ma decise comunque di lasciar perdere. Aveva da pensare a Goku, al momento, sebbene questo implicasse una riflessione non da poco sul dialogo avuto con la strana visitatrice. Più vi entrava in contatto e meno capiva… o meglio, capiva sempre di più desiderandolo sempre di meno.

Di lì a poco sopraggiunsero anche Gojyo e Hakkai, attratti dal trambusto che avevano udito, e che tempestarono il compagno di domande e commenti quando si accorsero di Goku disteso a terra privo di sensi; Sanzo bandì ogni qualsivoglia tipo di spiegazione, esortandoli invece a tornare subito alla locanda alla quale avevano preso alloggio per aiutarlo a curare la scimmia.

- Sono d’accordo – disse Hakkai, precedendo lui e il kappa lungo la strada. Avrebbe preparato le giuste medicine e avvertito i padroni della pensione. Il rosso si soffermò invece a guardare Sanzo con un sorriso complice:

- Ehi, occhi suadenti… non pretenderai che trasporti io questo scemo fin là, vero? -

- Quindi dovrei portarlo io? – fu la replica scocciata.

Gojyo soffiò in alto il fumo della sua Hi-Lite: - Ti rammento che è il tuo animale, te ne devi occupare tu – ridacchiò.

E incredibilmente, sebbene avesse una gran voglia di prenderlo a calci, il biondo monaco si limitò a sbuffare e prese Goku tra le braccia, stando ben attento a non peggiorarne la ferita: aveva il volto terribilmente pallido, e le labbra socchiuse erano diventate quasi violacee, e nemmeno uno freddo come lui seppe trattenere un breve fremito al pensiero di non poterlo salvare. Così, ignorando i commenti maliziosi del kappa dai capelli scarlatti, Sanzo e quest’ultimo tornarono in fretta nella cittadina.

 

 

 

 

 

#to be continued#

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

×

Note delle autrici: salve a tutti! Se siete giunti a leggere sin qui ne siamo oltremodo felici, perché significa che quantomeno avete dato una lettura anche veloce del capitolo appena finito… thank you! Dato che siamo all’inizio della storia, sarà forse bene dare alcune spiegazioni. Quest’idea è nata nei mesi scorsi, delirando su argomenti saiyukeschi nelle nostre lunghe chattate su MSN, una faccenda nata un po’ per gioco e che piano piano si è trasformata in un vero e proprio “gioco di ruolo” di cui abbiamo interpretato i protagonisti muovendoli in una vicenda che spesso si è rivelata una sorpresa anche per noi che la stavamo scrivendo! E una volta temrinata, abbiamo deciso di riadattarla sotto forma di una vera e propria fic… che speriamo sarà di vostro gradimento. Non vi anticipiamo nulla sui suoi sviluppi futuri, almeno per il momento, se non che le numerose fans del 3x9 avranno di che sognare ^__-

Perciò mi raccomando, leggete, recensite, fateci sapere cosa ne pensate e non ve ne pentirete!

See you soon! Jedis [the White Witch] – aka Akito&Yume

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Capitolo 4
*** 2. Pieces of a dream ***


~ LAST SONG ~

 

 

~ LAST SONG ~

 

 

 

2. Pieces of a dream

 

 

 

Fortunatamente, la ferita di Goku si rivelò meno pericolosa del previsto: era profonda, questo sì, e il ragazzo aveva perso sangue in abbondanza, ma gli organi interni non erano stati lesionati e sarebbero bastati alcuni impacchi e alcune ore di sano riposo per farlo rimettere in sesto. Nell’udire le parole rassicuranti del medico, Sanzo, Gojyo e Hakkai si sentirono rincuorati, e se i secondi due si profusero in ringraziamenti e sospiri di sollievo, il primo si guardò bene dal mostrare che era lui quello che si era preoccupato più di tutti. Nonostante ciò, rimase per una nottata intera nella stanza del giovane dagli occhi dorati, vegliandone il sonno e fumando sigarette su sigarette, lo sguardo rivolto verso la finestra aperta: non poteva fare a meno di ripensare al dialogo avuto con “quella pazza sconsiderata”, come ormai aveva ribattezzato Yume, e si scervellava chiedendosi cosa mai cercasse.

La mattina seguente giunse quasi senza che lui se ne accorgesse. Doveva essersi appisolato, poiché quando riaprì gli occhi si stupì di vedere la luce del sole filtrare attraverso le imposte socchiuse; Goku dormiva ancora profondamente, il volto sprofondato nel cuscino e il respiro regolare. Il biondo monaco non riuscì a non lasciarsi sfuggire un lieve sorriso nell’osservarlo e nel constatare, oltretutto, che le sue guance avevano riacquistato il loro consueto colorito. La sua stupida stupida scimmia…

- Ehilà! – fece una voce allegra proveniente dall’esterno – Di cattivo umore pure stamattina? -

Yume lo fissava con i suoi maliziosi occhi chiari, appollaiata sul ramo d’albero che ombreggiava la finestra e per una volta senza mantello. Sanzo inarcò le sottili sopracciglia, rammentandole che era la colpa era sua.

Lei scrollò le spalle: - Tu sei sempre di cattivo umore. Comunque, tralasciando questo piccolo particolare… hai riflettuto su quanto ti ho detto ieri? Vedo che sei preoccupato per la scimmia, e questo dovrebbe bastare a farti ammettere che… -

- Insisti ancora con questa storia, mocciosa? – la interruppe il biondo, brusco.

- Sei testardo in una maniera assurda… Ma già, dimenticavo – sospirò Yume e poi recitò in tono annoiato: - Se incontri un Buddha uccidilo, se incontri un tuo antenato uccidilo; non avere legami, non essere schiavo di nessuno, vivi semplicemente per la tua vita -

Si voltò a guardare Sanzo, che nel frattempo aveva assunto un’aria a metà tra l’infastidito e il colpito:

- Non è forse per questo che non riesci a riconoscere quello che per tutti è evidente? – incalzò la donna.

Il giovane monaco ricambiò lo sguardo con una certa fatica. Yume stava centrando il punto cruciale della questione, la verità che lui respingeva servendosi dell’ultimo insegnamento di suo padre come giustificazione: - E se anche fosse? – disse quindi con stizza.

Lo sbuffo della demone stavolta fu particolarmente esasperato:

- Ma idiota di un bonzo, pensaci bene – lo redarguì – Vivere nel ricordo e nel rimorso, non è forse un legame? E il fatto che il tuo maestro sia morto per proteggerti… non lo è pure questo? -

E la sua voce era seria, in netto contrasto con l’espressione scocciata che le si leggeva in viso.

- Proprio perché era un legame… se non lo fosse stato, magari non… - iniziò Sanzo di rimando.

Yume non gli concesse il tempo di proseguire: - Non ha rispettato il suo stesso precetto. Per quale motivo tu dovresti farlo? –

Più che centrare il nodo della questione, si sarebbe potuto tranquillamente dire che lo aveva ridotto in briciole, venne da pensare al bonzo mentre cercava di dire qualcosa che gli permettesse di non darle ragione. Eppure di ragione ne aveva eccome: non c’era niente al mondo che lo obbligasse a intestardirsi sulle posizioni che gli impedivano di vivere in pace da una decina d’anni. Ma ammetterlo in quel momento non gli parve una soluzione molto allettante.

- Piantala, ragazzina! Del resto, cosa puoi saperne tu? – inveì, una mano serrata a pugno.

Con sua grande sorpresa, la “ragazzina”  lo fissò con uno strano alone di tristezza dipinto negli occhi e nella piega che la sua bocca aveva assunto: - Già… cosa posso saperne io? Cosa può sapere una mocciosa del senso di colpa che non ti dà tregua… della consapevolezza di non aver saputo proteggere ciò che avevi di più caro? – disse, come parlando tra sé – Niente, è chiaro –

Sanzo, per un istante, si morse le labbra: - Io non volevo… oh, insomma! – borbottò.

- Lasciamo perdere – fu la secca replica di Yume – Piuttosto, guarda un po’. Il nostro malato si sta svegliando… -

Il biondo si girò fin troppo in fretta in direzione del letto. Goku aveva appena aperto gli occhi e sbadigliava di gusto, e lui, dal canto suo, non esitò un attimo a soffocare un sospiro di sollievo e a precipitarsi verso il ragazzo; l’altra, invece, con un elegante salto balzò dentro la stanza. Adesso potevano iniziare le danze, probabilmente, le venne da pensare.

- Goku! – chiamava intanto Sanzo, ormai ai piedi del letto.

Questi si mise a sedere tra le coperte: - Mmh… mi sembra di aver dormito una vita intera – farfugliò.

- Bentornato nel mondo dei vivi, scimmia – lo salutò Yume in tono cordiale. Era sincera, anche se non lo si sarebbe detto.

Difatti, il giovane dagli occhi dorati le riservò un’occhiata di profondo stupore: - Tu! Ma sei quella che… -

- … quella che ti ha ridotto così, esatto – terminò per lui la demone, senza smettere di sorridergli.

- E… ehi, non ci sto capendo più niente. Che ci fai qui? – chiese Goku, sempre poco convinto.

Yume accennò a Sanzo con la testa, rispondendo che era lì per “fare due chiacchiere con quel bonzo deficiente” e per aiutare lui, come aggiunse subito dopo tornando ad essere seria. Il ragazzo si grattò il capo, un sopracciglio inarcato:

- Mi riesce difficile crederti – borbottò – Insomma, è da ieri che mi parli di aiutarmi… ma in cosa di preciso? -

Il monaco, strano a dirsi, si fece da parte e rimase in silenzio, desideroso di ascoltare la conversazione tra i due, e Yume si avvicinò al letto: - Aiutarti a controllare la forza che hai in te, Son Goku. E per farlo, devi recuperare ciò che hai perduto – rispose.

Di nuovo. Ancora quella sensazione, l’ondata di ricordi che gli si riversavano addosso, l’ombra di una tristezza che, seppur mischiata a quella presente che la demone si portava appresso, era ben nota a Goku. Era quasi… straziante.

- Aspetta un attimo – la bloccò – Non credo di comprendere a cosa ti riferisci -

Forse era meglio prendere tempo. Non era sicuro di voler sapere.

- Ah no? Però ieri, quando ti ho fatto certi nomi, hai reagito -

In un secondo, Yume si portò tanto vicina da permettere a Goku di specchiarsi nei suoi occhi azzurri, ora severi e vagamente malinconici, e lui non si ritrasse; percepiva la presenza di Sanzo a pochi passi da loro, ma la sua attenzione era tutta concentrata sulle parole della donna: - Quali… nomi? – mormorò incerto.

La sua interlocutrice si allontanò un poco: - Nataku. Kenren. Tenpou. E… Konzen – cantilenò sommessa.

Le iridi dorate del ragazzo si sbarrarono di colpo, e Yume sorrise. Adesso si cominciava a ragionare.

- Ammetto… di conoscere questi nomi. Solo che… non so perché – bisbigliò Goku.

Gli stava facendo male la testa, mentre alcuni strani sprazzi di luce gli balenavano dietro le palpebre ora socchiuse. Magari era a causa della ferita, e del fatto che aveva dormito a lungo, ma era una spiegazione troppo semplice.

- Sai anche quello – disse la donna – Coraggio, un piccolo sforzo! -

Goku si portò una mano alla fronte, avvertendo sotto la pelle il freddo metallo del diadema: ciò che gli si presentava davanti agli occhi ad intervalli regolari non erano guizzi di luci, bensì brandelli di immagini dai vaghi contorni. E per quanto indefiniti fossero, il ragazzo si rese conto di saperle perfettamente riconoscere.

Intravide alti edifici, il selciato di un cortile assolato, alberi carichi di fiori chiari che ombreggiavano il suolo.

E alcune figure, ora slanciate, ora di poco più basse, che sembravano chiamarlo da angoli remoti.

Si lasciò scappare un gemito: - Ricordo… un posto. Un luogo che ho già visto… un bel posto… -

- Il Tenkai – precisò Yume. Poi notò lo sguardo perplesso di Goku e aggiunse: - Significa, scimmia, che tu hai vissuto lì -

- Ma quello… è il mondo celeste! Non è possibile! Cosa ci facevo? – sbottò l’altro, facendosi pallido. Di tutte le cose assurde che avrebbe potuto sentirsi dire, quella era la peggiore. Uno come lui, nel mondo ultraterreno degli dei! Quella donna si stava prendendo gioco di lui, era chiaro. Non poteva conoscere il suo passato… quando Goku stesso non lo rammentava.

- Non aspettarti una risposta da me. È uno dei particolari che dovrai ricordarti – mormorò Yume.

Sanzo si mantenne ancora in silenzio. Non avrebbe saputo come intervenire poiché, se da una parte i discorsi di lei gli apparivano insensati, dall’altra non credeva che fosse completamente uscita di senno. Non avrebbe potuto inventarsi simili fatti.

- Chi sei tu per sapere tutto questo? – chiese Goku, le mani strette al lenzuolo.

Yume non rispose, si limitò a scoccargli un’occhiata che significava “scordati che te lo dica adesso”.

- Almeno… spiegami perché vuoi aiutarmi – insistette il giovane.

La donna sospirò: - Non pensare che io non intenda trarne alcun vantaggio. Ma i tuoi, di vantaggi… - s’interruppe e si voltò verso il bonzo, un sorriso appena accennato - … li saprai a tempo debito –

Il biondo si sarebbe volentieri andato a sotterrare da qualche parte, cogliendo l’allusione di Yume alla conversazione del giorno prima, e invece serrò le labbra e arrossì leggermente, non si sa se per stizza o per qualcos’altro di molto diverso. Goku, incuriosito dal suo comportamento, gli domandò subito se stesse poco bene (poteva avere la febbre, non si sa mai), e la demone non seppe trattenersi dal sogghignare: - Ma che carino… pare che abbia ammesso qualcosina a sé stesso, vero bonzo inutile? –

Sanzo si rigirò verso di lei con uno scatto che avrebbe fatto invidia ad un felino: - TACI! – sbraitò.

Sarebbe stato meglio se avesse fatto finta di niente, dal momento che peggio reagiva e più confermava le parole di Yume, eppure non fu proprio capace di trattenersi. Dove diamine era finita la sua proverbiale e forzata freddezza?

- Di cosa state parlando, si può sapere? Ci capisco sempre meno! – si lamentò Goku, ignaro.

“Non sai quanto mi fa piacere, scimmia” pensò il biondo. Yume ridacchiava con discrezione, ancora accanto al letto.

Poi si avvicinò a Sanzo: - E adesso come te la sbrogli? – gli sussurrò im modo che il ragazzo non ascoltasse.

Il monaco la fissò in tralice: - In qualunque modo lo faccia, non sarà in tua presenza – sibilò di rimando.

- Per quanto ancora… potrai essere il sole per lui? -

Tali ultime parole sussurrate ebbero il potere di bloccare Sanzo lì dov’era, appoggiato alla parete della stanza. E mentre cercava di capire dove le avesse udite – perché certamente qualcuno gliele aveva già dette – Yume si rivolse ad entrambi:

- Signori miei, per il momento me ne vado di nuovo. A più tardi! – esclamò, e con un cenno di saluto saltò oltre il davanzale della finestra, scomparendo nell’aria limpida. Le foglie dell’albero frusciarono, e dopo cadde il silenzio.

Goku guardava Sanzo in cerca di delucidazioni, Sanzo guardava ovunque tranne che verso di lui. Fortunatamente, almeno per il bonzo, un paio di colpi contro il legno della porta della camera li distolsero dai loro pensieri.

 

 

Gojyo e Hakkai si erano svegliati da un po’, ma avevano preferito aspettare prima di andare ad accertarsi delle condizioni di Goku: sapevano che c’era il biondo monaco con lui, e questo li tranquillizzava in parte; inoltre, come il kappa aveva asserito con una risatina, probabilmente se avessero fatto subito irruzione nella stanza li avrebbero disturbati. Alla fine, comunque, bussarono alla porta, incuriositi dalle voci soffocate che avevano sentito: - Ehi, scimmia sul letto di morte e bonzo corrotto! – chiamò Gojyo.

- Ecco il pervertito… - commentò asciutto Sanzo nel vederlo entrare, seguito a ruota dal demone gentile.

Il kappa notò con piacere che Goku si era ripreso: - Vedo che ti sei deciso a tornare tra noi – lo apostrofò.

Il ragazzo sorrise, e il bonzo borbottò che uno come lui non sarebbe morto nemmeno ad ammazzarlo. Fu a quel punto che Gojyo si accorse di un particolare non propriamente usuale:

- Ehiehi, aspettate un secondo… Occhi suadenti, come mai quel colorito? – insinuò con voce melliflua.

Sanzo, in effetti, era ancora troppo cianotico in viso, almeno per i suoi standard. Ed era ovvio che a uno come il kappa dai capelli scarlatti, che da qualche tempo a quella parte non perdeva occasione per prenderlo in giro sulla questione Goku, una simile stranezza non sarebbe sfuggita. Il biondo tentò di mettere a tacere la faccenda con una frase secca, ma ci voleva ben altro per fermare Gojyo, una volta partito: - Scimmia… cos’avete fatto qui da soli, eh? – incalzò infatti, sorridendo sornione.

Prima che scoppiasse il finimondo e che anche Goku arrossisse da fare spavento, Hakkai ebbe la prontezza di inserirsi nella conversazione e di raffreddare gli animi, per poi precipitarsi al capezzale del ragazzo dagli occhi dorati.

- Goku! Stai meglio adesso? Eravamo tutti preoccupati per te! – disse.

- Ah… scusatemi. Vi ho fatti stare così in pensiero? – replicò il giovane – Anche… anche Sanzo? -

Hakkai annuì: - Soprattutto lui, oserei dire – sentenziò, controllando la ferita con fare critico e professionale.

Il monaco accusò il colpo con quanta più indifferenza gli era possibile, nel tentativo di non far capire a Goku che il demone gentile aveva detto la verità, e il ragazzo si scoprì piacevolmente sorpreso: era una stupidaggine, ma era contento di aver ricevuto quella risposta. Negli ultimi tempi Sanzo era cambiato, nei suoi confronti. Lo evitava più spesso, forse, eppure nonostante questo appariva molto più “reattivo” alla sua persona… appariva più simile a come lui si comportava verso l’uomo dai capelli di sole. E questo, oltre a renderlo felice, lo confondeva eccome.

Alla fine, dopo un piccolo tafferuglio tra il bonzo e il kappa, Hakkai si decise ad indagare sul proprietario della terza voce che avevano udito nella stanza, e il primo gli spiegò così che con loro c’era la strana demone di alcuni giorni addietro, la stessa che aveva ferito Goku e che aveva preso a fare discorsi alquanto bizzarri. Ignorando Gojyo, che si lagnava perché al bonzo toccavano tutte le fortune, comprese le belle ragazze, il moro proseguì:

- Sanzo, vorresti dirci perché quella signorina ce l’ha con voi? -

Il biondo scosse le spalle: - Non è che ce l’abbia con noi. Ha uno scopo che non ci ha ancora svelato e in cui è coinvolto Goku –

Hakkai si fece pensoso: - Ma che genere di discorsi vi ha fatto? – domandò.

- Beh, mi parlava di cose del passato… del mio passato – intervenne il ragazzo, cauto – Mi ha fatto dei nomi… e sinceramente credo di conoscerli, anche se non so come… E poi ha detto che un tempo vivevo nel Tenkai -

A quell’affermazione, cadde il silenzio.

- Il… Tenkai? – ripetè Hakkai, non molto convinto, all’apparenza.

- Sì. Ma non so se crederci o meno – si affrettò ad aggiungere Goku, temendo che gli dessero del bugiardo.

- E i nomi quali sono? – continuò l’altro. Non sembrava scettico, forse più concentrato.

Il giovane scoccò un’occhiata a Sanzo in cerca di sostegno, prima di rispondere: - Kenren, Tenpou, Nataku e Konzen –

E Hakkai, inaspettatamente, assunse un’espressione tranquilla, quella di chi ha appena appurato di aver fatto una supposizione giusta. Poi sorrise come solo lui sapeva fare e si rivolse agli altri due compagni, che nel frattempo avevano ascoltato:

- Potrebbe esserci un fondo di verità. Non avete notato che spesso Kanzeon Bosatsu, o quantomento nelle sue rare visite, ci chiama con questi nomi e non con i nostri? – disse. Gojyo annuì lentamente.

- Hai ragione. Non ci avevo pensato – ammise invece Sanzo, ricambiando un’ennesima occhiata di Goku.

Quest’ultimo corrugò la fronte: - Scusate, però… ci capisco meno di prima –

No, era una menzogna. Più andavano avanti, più la matassa di pezzi di sogno iniziava a sbrogliarsi e più chiare apparivano certe cose… e certe immagini. Perché mai, allora, aveva una tale paura di ricordare tutto quanto?

Hakkai sospirò: - Penso che siano poche le spiegazioni plausibili. Mi verrebbe da dire che siamo collegati strettamente a coloro che portano, o portavano, quei nomi. E che quasi sicuramente sono divinità –

- Oh, vedo che nel gruppo c’è qualcuno che usa il cervello! – lo interruppe una voce femminile.

Si voltarono: Yume era tornata, e sorrideva loro restandosene mollemente appoggiata al bordo della finestra ancora aperta.

 

 

 

 

#to be continued#

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Note delle autrici: ecco a voi il secondo capitolo! Forse interrotto in un punto “cruciale”, ma ci è sembrata la soluzione migliore. Anche per il “povero” Sanzo, che già nel giro di poche pagine abbiamo spremuto da destra e da sinistra…! Allora, innanzitutto vorremmo ringraziare le ragazze che hanno finora recensito: ARIGATOU GOZAIMASU, MINA-SAN ^-^! Siamo davvero contente che la storia vi piaccia e, se ce lo consentite, anche se all’inizio vi sia sembrata tanto strana… era per suscitare la vostra curiosità, lo ammettiamo! Ora, comunque, dovrebbe essere tutto più chiaro. Beh, d’accordo, relativamente… ma piano piano tutto verrà spiegato e i nodi verranno al pettine, garantito. In attesa del prossimo aggiornamento fateci sapere cosa pensate di questo, mi raccomando *-*!

Ah, altra cosa… Vi proponiamo un indovinello: riuscite a capire (a parte chi già lo sa XP) chi si cela in realtà sotto il nome di Akito? Perché vi assicuriamo che conoscete anche quella che, tra le due, porta tale pseudonimo… Premio per chi indovina, uno spoiler gratuito XP!

Bene, e con questa abbiamo tirato la cavolata della serata… Ci sentiamo al più presto!

See you soon! Jadis [the White Witch] – aka Akito&Yume

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