Triste dolcezza

di ArashiStorm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Epilogo - ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Titolo: Triste dolcezza
Capitolo: prologo
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono proprietà CLAMP
Note: spoiler del volume 10 nei prossimi capitoli



Triste Dolcezza


“Ehi”

“Mmh?”

“Domani abbiamo un lavoro per Yuuko-san” se ne uscì all’improvviso Watanuki rivolgendosi all’amico seduto intento a mangiare il pranzo preparatogli come di consuetudine.

“domani, eh?”

“si perché? Qualche problema?”

“beh… no, niente, nessun problema…”

Era insolita da parte di Doumeki quella leggera indecisione nel rispondere. Solitamente all’eventualità di un lavoro per Yuuko la sua unica domanda era, quando la faceva, se avrebbe avuto bisogno del suo arco oppure no. Quella volta però…

“sei sicu…”

“Doumeki-kun, Watanuki-kun!!! Eccomi!! Scusate il ritardo”

Il giovane cuoco si dimenticò immediatamente di ciò che stava per chiedere all’altro ragazzo e si voltò verso la proprietaria di quella, alle sue orecchie, voce melodiosa.

“Himawari-chan!! Vieni Vieni, oggi ho preparato delle gustose onigiri!”

“ohh sembrano buonissime, grazie mille Watanuki-kun. Sei fantastico”

“Oh no no. Sei tu fantastica Himawari-chan” pensò il ragazzo gongolando tra sè e sè

“che idiota”

“COOOOSAAA???? COME OSI???” sbraitò rivolto all’odiato compagno

“ahaha siete proprio amiconi voi due” rise Himawari-chan assaggiando un’onigiri

“NOOO Himawari-chan, non è così!!!!”

“sei proprio un idiota”

Ci pensò il suono della campanella che indicava la ripresa delle lezioni a interrompere l’ovvia sequela di insulti e urlate e a preservare il delicato udito di Doumeki.


“Oh che peccato- disse Himawari – oggi ho fatto proprio tardi, è già ora di tornare in classe… tutta colpa di quella riunione per il comitato scolastico…. La prossima volta verrò sicuramente prima” concluse con un bellissimo sorriso in viso che sciolse letteralmente il povero Watanuki

“OHHH Himawari-chan è così carinaaaaa!!!”

Doumeki lo riportò velocemente alla cruda realtà:

“ehi aspettami per tornare a casa oggi!”

“UMPH sisì, lo so” sbuffò Watanuki rincorrendo Himawari che già si era allontanata per raggiungere la classe

L’arciere restò ai piedi delle scale del terrazzo ancora qualche secondo guardando i due amici che si allontanavano, poi, prima di dirigersi anch’egli verso la propria classe, rivolse il suo sguardo fuori dalla finestra e con gli occhi al cielo sussurrò una sola parola:

“Domani…”




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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Titolo: Triste Dolcezza
Rating: verde
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono proprietà CLAMP
Note: spoiler fino al volume 10 nei prossimi capitoli

Capitolo 1


“io mi domando perché siamo sempre noi due da soli…”

“Kunogi doveva concludere la riunione” sentenziò inespressivo Doumeki

“LO SO BENISSIMO!!! E infatti mi sto lamentando!”

Come previsto la sfuriata di Watanuki non impressionò minimamente il giovane arciere che continuò a camminare come nulla fosse… Ciò non fermò comunque le lamentele di Watanuki che ad ogni passo trovava modo di ricordare all’altro quando non sopportasse la sua compagnia.

“Ehi a che ora devi essere da Yuuko-san?” lo interruppe Doumeki guardando l’orologio

“Eh? Alle 3 perché?”

“manca meno di un quarto d’ora, se non ti muovi arriverai in ritardo” lo informò l’arciere

“COOOSA??? OH CAVOLO!!! SE ARRIVO TARDI YUUKO-SAN È CAPACE DI AUMENTARMI IL DEBITO!!!” urlò così forte il ragazzo da riuscire ad informare della cosa tutto il vicinato

“Ma che casino!” commentò Doumeki portandosi le mani alle orecchie nel tentativo di proteggere il suo sensibile udito

“Presto seguimi, possiamo prendere una scorciatoia…” disse il tuttofare di Yuuko cominciando a correre

L’altro ragazzo non potè far altro che seguire l’amico mentre questo si infilava in una viuzza attraverso le case

“Ma che strada stai facendo? Non siamo mai venuti da questa parte…” notò l’arciere mentre senza fatica si affiancava nella corsa al ragazzo scalmanato.

“Lo so benissimo- rispose – ma adesso non posso farne a meno, se fossimo andati per la solita strada non sarei mai riuscito ad arrivare in tempo… ho sempre evitato questa strada ma andando di qui ci si sta la metà del tempo”

“L’hai sempre evitata? Perché?”

“…”

Watanuki non rispose, ma Doumeki ebbe presto la risposta alla sua domanda davanti ai suoi occhi.
Erano infatti sbucati in un luogo che per il piccolo cuoco doveva essere decisamente pericoloso. Erano arrivati davanti al cimitero…

#**#

Watanuki come per riflesso condizionato accelerò il passo, il cimitero era sempre pieno di spiriti di ogni sorte, alcuni malvagi e alcuni no, ma tutti attirati dal gustoso, a loro dire, sangue del ragazzo.

Come previsto, infatti, un nugolo di spiriti gli si presentò davanti in pochi secondi

“GYAAAAA!!!! MALEDETTO perché la tua aura non li scaccia” urlò voltandosi verso Doumeki che però non era al suo fianco come il ragazzo pensava.

“Cos…? Ma dove?” si guardò intorno mentre il panico di essere da solo saliva. Fortunatamente lo vide presto. Era rimasto indietro, ancorato sui piedi con lo sguardo rivolto al cimitero.
Watanuki si affrettò e tornò sui suoi passi per avvicinarsi all’odiato, ma utile compagno e non appena gli fu vicino gli spiriti si dissolsero.

“Fiuuu” lasciò uscire un respiro sollevato e raccolto un po’ di fiato:

“BRUTTO STUPIDO!!!! NON DOVRESTI PROTEGGERMI??? INVECE TE NE STAI QUI IMPALATO A GUARDARE CHISSA’ CHE, MENTRE IO MI FACCIO MANGIARE VIVO DA QUELLI????EHI MI STAI ASCOLTANDO????”

A quanto pareva non lo stava affatto ascoltando… non aveva nemmeno commentato con il suo solito “casinista” che ormai era diventata la parola più pronunciata da Doumeki. Una delle poche che il ragazzo regalava al mondo…Perché essendo cresciuto in un tempio Doumeki era effettivamente un ragazzo dalle poche, pochissime parole, ma nonostante ciò non mancava mai di commentare le sfuriate dell’amico. In quel momento invece dalle sue labbra non era uscito alcun suono…

Ben presto il viso infuriato di Watanuki lasciò posto ad una espressione interrogativa in cui chi conosceva il ragazzo avrebbe scortò sicuramente anche una goccia di preoccupazione che aumentò quando, anche dopo averlo chiamato una seconda volta, Doumeki non gli rispose.

“Ehi cos’hai? Mi senti? Ehi? Doumeki” questa volta accompagnò le sue parole ad un delicato tocco sulla spalla dell’amico.

Quel gesto, per quanto leggero, sembrò bastare per risvegliare Doumeki dal suo stato di intesa riflessione.

“Eh?” si voltò verso Watanuki “hai detto qualcosa?”

“Ah bentornato tra noi!- commentò ironico il ragazzo sistemandosi gli occhiali sul naso – CERTO CHE HO DETTO QUALCOSA!!!! MA TU ERI TROPPO IMPEGNATO A STARE IMPALATO COME UNO STUPIDO MENTRE IO ME LA VEDEVO CON GLI SPIRITI” concluse sbruffando e incrociando le braccia sul petto

“Eh?” la cosa aveva allarmato l’arciere che questa volta si era completamente girato verso Watanuki ispezionandolo con lo sguardo “ Ti hanno fatto qualcosa?” aggiunse con tono interrogativo che sembrava richiedere un’immediata risposta

“Tsk, non è che tu sia indispensabile, cosa credi? Sto benissimo! Ti faccio presente che so cavarmela anche da solo!” gli spiattellò in faccia il giovane

“e allora dovresti finirla di chiamarmi ogni volta che sei nei guai!” lo imbeccò l’altro riprendendo a camminare

“CHE HAI DETTO???? GUARDA CHE SE FOSSE PER ME NON TI CHIAMEREI DI CERTO!!! E’ YUUKO-SAN CHE MI OBBLIGA A CHIAMARTI… E VISTO CHE IO DEVO GIA’ SOPPORTARE LA TUA PRESENZA POTRESTI ALMENO FARE IL TUO LAVORO E SCACCIARE QUEGLI SPIRITI INVECE DI …”

“Scusa”

Bastò quella parola per zittire di colpo tutta l’ira che Watanuki aveva in corpo. Si bloccò con le braccia alzate e rimase a fissare la schiena dell’altro. Rimasero entrambi fermi per pochi minuti come fossero stati in una fotografia, immobili, con solo il vento e un lontano vociare di bambini come sottofondo. Il corso del tempo riprese quando il ragazzo di spalle si voltò verso l’amico.

“beh andiamo?” chiese

“eh? Ah si” rispose il giovane evitando lo sguardo di Doumeki. Era chiaro perfino a se stesso che questa volta fosse lui ad avere torto. Nessuno obbligava l’arciere a proteggerlo, lo faceva di propria sponte chissà per quale motivo e senza chiedere poi molto in cambio…Cos’è un bento contro la prospettiva di fare da scudo umano a qualcuno che dice continuamente di odiarti…

“e adesso mi chiede pure scusa…è proprio un idiota”

Mentre questi pensieri gli affollavano la testa, il negozio di Yuuko cominciò a vedersi e pochi passi dopo i due arrivarono davanti al cancello d’entrata.

“mancano 5 minuti alle 15” commentò Doumeki dando un’occhiata all’orologio

“Tsk, te l’avevo detto che era una scorciatoia” fece il saccente l’altro

“a che ora dobbiamo occuparci del lavoro per Yuuko-san domani?” chiese l’arciere per nulla impressionato dalla scenata di superiorità di Watanuki

“umph…non lo so. Yuuko-san ha detto di tenerci tutta la giornata libera…”

Doumeki riflettè qualche secondo

“…capisco” disse subito dopo. Detto questo si avviò per la sua strada ma fu bloccato dalla voce dell’amico

“Doumeki” lo chiamò. E quando questo si girò verso di lui, si vide lanciar un pacchetto che prese al volo e su cui pose uno sguardo interrogativo che subito rivolse a Watanuki

“Sono biscotti che Yuuko-san mi ha chiesto di prepararle e ne ho fatti troppi…tutto li” disse sbrigativo il ragazzo mentre richiudeva la borsa da dove aveva estratto il pacchettino

“mah…se lo dici tu” ripose pacatamente il giovane arciere mentre apriva il pacchetto,ma non fece a tempo a assaggiarne il contenuto che Watanuki aggiunse puntando il dito verso di lui

“E COMUNQUE NON SEI TU QUELLO CHE SI DEVE SCUSARE” e con questo concluse la conversazione entrando come un razzo all’interno del negozio

Doumeki rimase per un momento perplesso dalle parole del amico, ma subito capì a cosa si stesse riferendo e il suo viso si tinse di un mezzo sorriso.

“Ahh --- allora è per quello”

pensò rivolgendo nuovamente lo sguardo ai biscotti e addentandone uno.

“ottimi … come sempre”

#**#


“Yuuko-san, il lavoro di domani… sarà pericoloso?”

Yuuko abbassò il bicchier di sakè per rivolgere la sua attenzione al suo tuttofare

“perché lo chiedi?vuoi davvero saperlo?”

Watanuki sentì un brivido lungo la schiena nel guardare il viso della sua datrice di lavoro

“NO! – ci ripensò - conoscendola mi farebbe pagare per la risposta, quindi, no, non lo voglio sapere. Faccia finta che non le abbia chiesto nulla” disse convinto mentre tornava a raccogliere i piatti dalla tavola

“potrebbe essere pericoloso. – rispose ugualmente Yuuko – ma se sarai con Doumeki-kun non avrai nulla di cui temere” rise la donna scolandosi in un sol sorso il contenuto del bicchiere

“È PROPRIO QUELLO CHE VORREI EVITARE!!!” esplose il giovane ragazzo “ POSSIBILE CHE SIA SEMPRE OBBLIGATO A ANDARE IN MISSIONE CON LUI?”

La donna non rispose, ma cominciò a ridere ancora più rumorosamente, mandando ancor di più su tutte le furie il povero ragazzo che con le risa di sottofondo finì i suoi ultimi lavori domestici al negozio.

Arrivò presto l’ora di tornare a casa, ma mentre stava per infilarsi il cappotto le parole di Yuuko lo fermarono

“resta per questa notte Watanuki”

“Eh? Perché – chiese allarmato il ragazzo – sta per succede qualcosa?”

Yuuko sia avvicinò a lui e delicatamente prese tra le sue lunghe dita il mento di Watanuki sussurrando

“Chissà…e poi…” Watanuki deglutì aspettando che la donna concludesse la frase

“domani vorrei mangiare dei pancake” sorrise Yuuko allontanandosi dal ragazzo

“EHHHHHH???? SOLO PER QUELLO???? YUUKO-SANNNN!!” si infuriò pochi secondi dopo il giovane.

“ahaha, Watanuki è arrabbiato” finse uno sguardo spaventato la giovane maga,subito affiancata da Maru e Moro che prontamente si unirono a lei ripentendo le sue parole.

“Watanuki è arrabbiato… Watanuki è arrabbiato” cantilenarono le due ragazzine imitando la loro padrona sulla cui spalla Mokona saltellava divertito.

“ LEI È UNA MALEDETTA EGOISTA YUUKO-SAN” urlò Watanuki mentre riappendeva il cappotto all’attaccapanni e ripresa la sua borsa si diresse verso la stanza che ormai era diventata la “sua” stanza

Non appena il ragazzo fu lontano Yuuko smise di ridere e appoggiatasi al muro soffiò fuori il fumo aspirato dalla sua lunga pipa

“Sogni d’oro Watanuki…che la notte ti porti consiglio” disse mentre il suo viso veniva circondando dal fumo…


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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Titolo: Triste dolcezza
Rating: verde
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono proprietà CLAMP
Note: spoiler volume 9, dal prossimo capitolo anche volume 10



#**#

“Ma che cavolo… possibile che debba sempre spaventarmi così…poteva dirmelo subito che voleva i pancake per colazione…” brontolò Watanuki indossando il pigiama pronto per andare a letto per un po’ di meritato riposo.

“Bah…meglio dormire – concluse distendendosi sul futon – che domani mi aspetta chissà quale assurda missione per Yuuko-san… e come se la cosa non fosse già abbastanza una rottura dovrò anche essere accompagnato da quell’idiota”

“…” il ragazzo si zittì un attimo e stette fermo su futon con gli occhi a fissare il soffitto.

“Ripensandoci, oggi Doumeki era un po’ strano… ogni volta che parlavamo del lavoro di domani faceva uno strano sguardo… per non parlare di quando si è eclissato dal mondo guardando il cimitero… Mah, in fondo a me che importa…” cercò di convincersi chiudendo gli occhi e riponendo gli occhiali sul pavimento.

^^^^^^^^^

“eh? Ma questo è…”

“Benvenuto nel mio tempio Kimihiro-kun” sentì una voce provenire dall’entrata dell’edificio. Watanuki si avvicinò alla figura che aveva parlato.

“Haruka-san!!” si sorprese il ragazzo “ ma allora siamo davvero al tempio di Doumeki e se lei è qui, questo è…”

“un sogno…” concluse sorridendo la giovane figura in kimono

“Ma come mai? Ecco…voglio dire--- perché….?” cominciò senza sapere bene come porre la domanda il giovane.

“Perché sono nuovamente in un tuo sogno?” si avvicinò sempre sorridente il nonno di Doumeki.

Watanuki non potè nascondere il suo imbarazzo e si limitò ad annuire.

Il giovane uomo si sedette allora sulle scale del tempio facendo segno al ragazzo di fare altrettanto. Watanuki si avvicinò lentamente e si accomodò come gli era stato chiesto.

I due rimasero li seduti per qualche istante ad osservare il cielo stellato sopra di loro. Per quante volte gli fosse capitato di incontrare Haruka-san, Watanuki trovava sempre incredibile pensare che ciò che stava accadendo, nonostante sembrasse incredibilmente reale fosse solo un sogno.

“Come sta Shizuka?”

La domanda arrivò all’improvviso e spiazzò non poco il giovane ragazzo.

“Beh…ecco – temporeggiò – in realtà…”

“Ti sembra strano vero?” Haruka lo anticipò rivolgendogli un dolce, ma triste sorriso.

Watanuki annuì senza nemmeno accorgersi.

“Lo immaginavo… domani per lui è un giorno importante e triste allo stesso tempo” commentò il nonno tornando ad osservare il cielo. Il giovane non sapeva come rispondere, era la prima volta che vedeva sul volto perennemente sorridente di quell’uomo che aveva imparato a rispettare, uno sguardo tanto malinconico.

Non fece tempo a chiedere spiegazioni che Haruka tornò a prendere la parola.

“Devi sapere che domani ricorre l’anniversario della mia morte” disse con voce calma che tanto ricordava quella del nipote “e da quel giorno, ogni anno per tutto il giorno Shizuka rimane seduto davanti alla mia tomba, con la pioggia, con il sole, ogni anno, senza saltarne nemmeno uno…per tutto il tempo… nel tentativo di richiamare la mia anima”

La gola di Watanuki si era fatta secca, non riusciva a far uscire nessuna parola, si limitava ad ascoltare mentre ad ogni parola del nonno si sentiva crescere dal petto un dolore che pervadeva ogni parte del suo corpo. Un dolore che conosceva fin troppo bene, il dolore per la perdita di qualcuno di amato, la paura di rimanere solo, chi meglio di lui poteva dire di conoscerle…
Ma non era il solo… più Haruka continua più Watanuki sentiva di capire il rapporto che intercorreva tra nipote e nonno.

“Lei gli vuole molto bene…” riuscì a commentare con un fil di voce il ragazzo.

Haruka si voltò verso di lui e il suo viso si tinse nuovamente di un sorriso sincero.

“Già, molto – rispose – avevamo un rapporto molto profondo. Io gli volevo bene come un figlio, in lui scorreva il mio potere oltre che il mio sangue. Ciò che mi preoccupava era la sua reazione alla mia morte… Shizuka sa amare in modo estremamente intenso, anche se non lo dà a vedere, dentro di lui è disposto a tutto per le persone che ritiene importanti”

Watanuki a tali parole si senti stringere il cuore… gli passarono davanti agli occhi tutte quelle volte nelle quali Doumeki si era posto in sua difesa, aveva sacrificato qualcosa di suo per salvarlo o aiutarlo. Abbassò la testa e inconsciamente portò la mano al suo occhio destro annuendo nel contempo… Dentro di lui provava un rimorso tremendo…chi era lui per meritare tutte quelle attenzioni, tutta quell’amicizia incondizionata da parte dell’arciere...

In quel momento si sentì accarezzare dolcemente la testa e come se fosse ancora un bambino quel gesto lo tranquillizzò al punto da permettergli di tentare di guardare negl’occhi l’uomo seduto al suo fianco, che accolse il suo sguardo con uno dei suoi soliti sorrisi che Watanuki trovava così strani su quel volto tanto simile a quello del suo rivale.

“Sono contento che lui abbia deciso di proteggerti, e anche grazie a te se riesce ad andare avanti ora che non ci sono più”

Dalle sue parole si sentiva chiaramente quanto Haruka avrebbe voluto poter parlare nuovamente con il suo adorato nipote.

“Perché non entra nei sogni di suo nipote?” Chiese il ragazzo, sarebbe stato facile per una persona potente come doveva essere Haruka-san, pensò.

“Purtroppo non è possibile – rispose tristemente – il potere di Shizuka mi blocca, è per quello che per quanto lui tenti di richiamare la mia anima non ci potrà mai riuscire, io non posso avvicinarmi a lui… sono uno spirito”

“Ma Doumeki può avvicinarsi ad alcuni spiriti – protestò Watanuki pensando a quando Zashiki Warashi gli rubò l’anima, quella volta il potere dell’arciere non la respinse – perché con lei non…”

“è una cosa complicata” si limitò a commentare il monaco tornando a portare gli occhi al cielo. 

“Non è possibile! Non può non esserci un modo per permettervi di incontravi di nuovo” reclamò il ragazzo, non capendo nemmeno perché l’impossibilità di far qualcosa lo irritasse tanto…

Haruka lo guardò intensamente.

“Un modo ci sarebbe, ma per te non sarebbe affatto piacevole…” si limitò a dire.

^^^^^^^^^^

Watanuki si svegliò di colpo con le prime luci dell’alba che entravano dalle finestre della stanza. Si alzò, indossò la divisa scolastica e veloce uscì dalla camera.

“Stupido, sei un maledetto stupido… accettare un lavoro di Yuuko-san in un giorno tanto importante, non potrei mai perdonarmi di impedirgli di visitare la tomba di suo nonno nel giorno dell’anniversario,… dato che lui può farlo, lo farà!”

pensò tra sé e sé mentre si avvicinava alle porte della stanza di Yuuko

“YUUKO-SAN!!” urlò aprendo gli shouji e in fondo non fu sorpreso nel trovare la maga già sveglia con uno sguardo sul viso che sembrava attendere proprio lui.

“ Il lavoro di oggi – cominciò – lo faccio io, ora, da solo!” proclamò convintissimo.

“Se vai da solo potrebbe essere pericoloso”

“non importa, ho deciso!”

Yuuko sorrise e dalla sua manica uscì il kudakitsune che velocemente si arrotolò al collo di Watanuki.

“Hai fatto la tua scelta Watanuki. Ma è meglio che porti Mugetsu con te”


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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Titolo: Triste Dolcezza
Rating: per tutti
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono proprietà CLAMP
Note: spoiler volume 10.
è assai possibile che Doumeki vi risulti OOC, ma spero che la cosa possa essere comprensibile vista la situazione in cui il nostro amato arciere si troverà. Buona lettura ^_^


#**#

Quella mattina Doumeki non l’aveva ancora visto a scuola e la cosa non gli piaceva minimamente, era dall’alba che aveva un brutto presentimento e un leggero fastidio all’occhio destro non faceva che intensificarlo.

La lezione stava per finire, ma il ragazzo non aveva ascoltato poi molto delle parole dell’insegnante, tanto non ne aveva bisogno, tutte quelle teorie filosofiche che il professore stava spiegando, lui le conosceva fin da piccolo…Suo nonno era stato un maestro decisamente migliore di quell’uomo che se ne stava in cattedra con il libro in mano…

Gli sembrava strano starsene seduto davanti al suo banco proprio quel giorno, era il primo anno da dopo la 5° elementare che in questa giornata dell’anno veniva a scuola.

“Se non fosse che Watanuki ha detto che dobbiamo tenerci tutta la giornata libera, ora sarei davanti alla tua tomba …nonno…” pensò con un filo di rimorso, dando un veloce sguardo fuori dalla finestra della classe.

Il suono della campanella indicò la fine della prima ora e Doumeki ne approfittò per uscire dalla classe e non appena mise fuori la testa dalla porta senti una voce familiare chiamarlo

“Doumeki-kun”

“Kunogi?”

Himawari non aspettò una risposta al suo richiamo, le bastò che l’arciere si voltasse dalla sua parte per comprendere che il ragazzo le avesse rivolto la sua attenzione.

“Hai visto Watanuki-kun questa mattina?” chiese la ragazza con un espressione preoccupata.

“Quindi non era nemmeno in classe” “No”

“Mi domando se sia successo qualcosa, non penso che non verrebbe a scuola per sua scelta, ha già perso molte lezioni …”

Aveva ragione, dopo la caduta dalla finestra, era dovuto stare a riposo per molto tempo e conoscendolo non avrebbe saltato la scuola sapendo benissimo di essere indietro con la preparazione per gli esami.

Pochi istanti dopo la campanella richiamò i due amici alle proprie classi, anche se i pensieri di entrambi convergevano unicamente su Watanuki e non certo sulla materia della lezione.

Arrivò la fine della terza ora e ancora nessuna notizia di Watanuki, Himawari era sempre più preoccupata.

“E se fosse successo qualcosa, magari non ho pagato un prezzo abbastanza alto per salvarlo, magari ha avuto una ricaduta e per colpa mia …”

“Yuuko-san domanda l’esatto prezzo per qualsiasi cosa, ciò che abbiamo pagato bastava per salvarlo. Ci sarà una spiegazione molto più semplice. Magari non ha sentito la sveglia…” Doumeki cercò di consolare la ragazza pronunciando parole in cui anche lui voleva credere, ma se la prima parte del discorso era indubbiamente vera, di sicuro si poteva dire che la seconda fosse difficilmente verosimile…

All’ora di pranzo Doumeki uscì dalla classe intenzionato a saltare la mensa per andare a controllare all’appartamento dell’amico. In fondo se non poteva magiare il pranzo preparato da Watanuki poteva tranquillamente evitare di mangiare, tanto è vero che in quella giornata non mangiava mai quindi non ci sarebbe stato niente di strano.

Si diresse verso le scale ma si bloccò non appena sentì la voce di Himawari che saliva i gradini.

“Watanuki-kun, sei sicuro che non vuoi che lo porti io”

“Non ti preoccupare Himawari-chan, va tutto bene”

Watanuki!

“Oh Doumeki-kun! A quanto pare avevi ragione, Watanuki-kun non ha sentito la sveglia” sorrise la ragazza mentre saliva le scale affiancata dal compagno di classe.

Gli occhi di Doumeki si fissarono immediatamente sull’amico soffermandosi soprattutto sulle mani.

“Che c’è? Preoccupato per il tuo pranzo? Prendi” disse Watanuki allungando il braccio e presentando davanti agl’occhi dell’altro la scatola del bento.

A Doumeki quella scatole sembrò invisibile, i suoi occhi erano inchiodati sulle mani del ragazzo, non vedevano altro in quel momento.

“Perché hai le mani fasciate?” disse cercando di coprire il tono preoccupato.

“Non è nulla! Questa mattina mi sono svegliato tardi perché non ho sentito la sveglia e Yuuko-san ha voluto che le andassi a preparare la colazione, ma siccome ero di fretta ho finito con bruciarmi intanto che preparavo i pancake. E per bendarmi le mani ho perso ancora tempo quindi sono arrivato solo mezz’ora fa… ecco tutto!” disse Watanuki tutto d’un fiato nella speranza che la bugia inventata suonasse abbastanza credibile.

“E allora come mai quei cerotti sul viso? Non sono segni di bruciature…”

“Err… ah insomma , ma che vuoi? Non sono venuto a scuola per essere sottoposto ad un interrogatorio da te. Vuoi il tuo pranzo o no? Altrimenti me lo mangio io!” tentò di cambiare discorso sentendosi smascherato…Non aveva pensato come coprire i tagli in viso…

Doumeki ovviamente non era soddisfatto, ma decise di lasciar perdere, sarebbe riuscito a farlo confessare più tardi. Per ora si limitò a prendere il bento e a guardare l’amico mentre tutti e 3 si dirigevano verso il loro solito ritrovo per il pranzo.

“Di sicuro deve avere qualche ferita anche sulle gambe…- pensò l’arciere - cammina più lentamente del solito”

#**#

Suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni e tutti gli studenti rapidamente lasciarono le proprie classi per dirigersi verso il cancello d’uscita.

Ed era proprio a fianco del cancello che Watanuki trovò Doumeki ad aspettarlo per accompagnarlo come al solito al negozio di Yuuko.

I due non si rivolsero nemmeno la parola, si limitarono ad un cenno del capo e si incamminarono verso la loro meta.

“Yuuko-san non ti ha ancora detto nulla per il lavoro di oggi?” spezzò il silenzio Doumeki dopo alcuni minuti di cammino.

“Prendiamo la scorciatoia” rispose evasivo Watanuki

“Ma non sei in ritardo, siamo in perfetto orario” fece notare l’arciere, ma questa volta non ebbe risposta dall’amico che come aveva anticipato si infilò per la stradina ora conosciuta.

Arrivati davanti al cimitero non affrettò il passo, anzi al contrario si bloccò esattamente davanti all’entrata.

Doumeki gli si affiancò all’istante, non aveva intenzione di commettere lo stesso errore del giorno precedente, non avrebbe mai più perso di vista la sua priorità.

“Che ti prende? Perché ti sei fermato qui? Nella missione dobbiamo entrare nel cimitero?” non era da lui fare tutte queste domande, ma il silenzio in cui Watanuki si era chiuso per tutto il tragitto ero decisamente più strano.

Il piccolo ragazzo si voltò con uno sguardo irritato.

“La finisci di preoccuparti per quel dannato lavoro!” - disse prendendo l’amico per il polso e trascinandolo dentro al cimitero - “Il lavoro l’ho già fatto io” concluse

“Eh?”

Come previsto Doumeki si bloccò di colpo, ma Watanuki non si fece fermare e strattonandolo lo obbligò a continuare a camminare, non riuscì però a evitare le parole dell’arciere.

“Dunque è per quello che sei pieno di ferite!” questa volta era il suo turno di adirarsi “Quante volte devo dirti che devi chiamarmi, non importa l’ora, il tempo, il giorno…”

“SI CHE IMPORTA!!!!” urlò Watanuki abbastanza forte da coprire il tono dell’altro tenendo la testa bassa senza voltarsi.

“INVECE NO! NIENTE E’ PIU’ IMPORTANTE DI TE!!!” Perse la calma Doumeki, non ne poteva più della poca considerazione in cui Watanuki teneva se stesso.

“INVECE C’E’ UN SACCO DI PERSONE A CUI DOVRESTI PENSARE PRIMA, STUPIDO!”

“SONO IO CHE DECIDO LE MIE PRIORITA’!!!”

“ALLORA FARESTI MEGLIO A RIVIDERLE PRIMA DI PENTIRTENE…”

“LA VUOI FINIRE!! SE TI SUCCEDESSE QUALCOSA…”

“ZITTO!!! NON BISOGNA URLARE IN UN CIMITERO!!!”

Avrebbe voluto dirgli che anche lui stava urlando e decisamente più forte anche, ma si bloccò quando Watanuki si fermò davanti ad una tomba lasciando andare il polso dell’arciere.

“Ecco qualcuno che è più importante di me” disse.

Doumeki pensò si stesse riferendo ai suoi genitori e portò gli occhi alla tomba che l’amico stava osservando e non riuscì a trattenere lo sguardo stupito che gli si dipinse in volto.

Sulla lapide ai suoi piedi era inciso un nome a lui fin troppo noto.

Doumeki Haruka

“OHHH ma guarda… sei stupefatto… oggi è una gran giornata, devo scrivermelo da qualche parte – disse Watanuki ironico facendo finta di impugnare una penna e di tirar fuori un taccuino - ho visto l’imperturbabile Doumeki arrabbiarsi, stupirsi e …

piangere…

Il ragazzo si zittì di colpo bloccando la sua recita e, messe le mani nelle tasche, rimase ad osservare con la coda dell’occhio l’amico.

Doumeki era caduto sulle ginocchia, sul suo volto scendevano le lacrime copiose mentre, poste le mani sulla lapide, si curvò finchè anche la fronte non si appoggiò delicatamente alla pietra incisa.

“Nonno…” solo questo uscì dalla sue labbra per molti minuti mentre le lacrime rigavano silenziose il volto. Anche nel dolore Doumeki riusciva ad essere silenzioso, pensò Watanuki mentre si ritrovava a non riuscire a staccare gli occhi dalla figura inginocchiata di fianco a lui. Di sicuro non erano molte le persone che potevano dire di aver visto il ragazzo in preda alle proprie emozioni in maniera tanto evidente.

Watanuki non voleva essere un impedimento a Doumeki, soprattutto in un momento come questo sapeva bene quanto si preferisse star da soli per poter lasciarsi andare senza dover pensare a schermare i propri sentimenti ed emozioni. Proprio perché lo sapeva decise che avrebbe fatto bene ad allontanarsi e raccolto un po’ di coraggio per poter affrontare gli spiriti che di sicuro gli sarebbero appiccicati non appena si fosse allontanato dal suo “anti-spirito” umano, fece qualche passo…

“Fermo stupido!”

“Chi sarebbe lo stupido?” rispose senza voltarsi.

“Se te ne vai, poi mi tocca venire a salvarti come al solito e adesso non c’ho voglia” - commentò l’altro alzando la testa dalla lapide -“e poi…se sei tu puoi restare” concluse.

Questa ultima affermazione fece voltare Watanuki che si ritrovo a fissare l’amico con sguardo alquanto interrogativo.

“Non c’è problema se sei tu a vedermi in questo stato pietoso…” spiegò Doumeki asciugandosi gli occhi continuando ad osservare la tomba, cosa di cui Watanuki fu immensamente grato dato che in risposta alle parole dell’amico si sentì così imbarazzato che il viso assunse una leggera tinta di rosso.

Tra i due scese nuovamente il silenzio anche se ora erano uno a fianco all’altro, uno in piedi e l’altro ancora in ginocchio.

“Come lo sapevi?” ancora una volta fu Doumeki a rompere il silenzio.

“Me lo ha detto lui… in sogno” ripose con voce bassa.

“Capisco…” si limitò a commentare l’altro.

“…”

“…”

“Mi ha detto che tu ogni anno vieni qui tentando di richiamare la sua anima”

“… già, ma no ci sono mai riuscito…”

“Lo so. Lui ha detto che è per via del tuo potere di esorcismo,… non riesce ad avvicinarsi a te”

“Già, lo immaginavo…”

“…”

“…”

“Gli volevi parlare?”

“eh?”

“Rispondi e basta… volevi richiamare la sua anima per potergli parlare un’altra volta?”

Doumeki lo guardò interrogativo, mentre Watanuki distolse lo sguardo osservando i sassi sul terreno.

“Allora vuoi rispondere? Non è una domanda difficile”

“…si, volevo potergli parlare ancora una volta” disse solamente rivolgendo nuovamente lo sguardo alla tomba mentre il suo volto si tingeva di un espressione di una dolcezza così profonda che fece a capire a Watanuki quanto effettivamente nipote e nonno si assomigliassero.

“Umph… se facessi quell’espressione un po’ più spesso e ti guardassi allo specchio, lo potresti vedere quando vuoi tuo nonno” disse sbuffando Watanuki alzando gli occhi al cielo.

“Eh?” anche Doumeki alzo lo sguardo ma i suoi occhi si soffermarono sul viso dell’amico che cambiava espressione ogni secondo passando da dolcezza, arrabbiatura, preoccupazione, noia, dolore, gioia, rassegnazione…

“…questa sarà la prima e unica volta, sia ben chiaro…” disse improvvisamente Watanuki voltandosi verso di lui, poi rivolto al cielo urlò:

“E VA BENE!!! ACCETTO!!!”

Note: Piaciuto? spero di si perchè è il mio capitolo preferito^^ Spero che Doumeki non via sia sembrato troppo OOC
Volevo dedicare questo capitolo alla memoria di mio nonno. Ti voglio bene nonno, grazie per tutto quello che mi hai insegnato!!


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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Titolo: Triste Dolcezza
Rating: per tutti
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono proprietà CLAMP
Note: spoiler fino a volume 10




“E VA BENE!!! ACCETTO!!!”

Detto questo il corpo del ragazzo ebbe un violento sussulto susseguito da un improvviso svenimento.

“Watanuki!” Doumeki fermò la caduta di Watanuki, accogliendo il corpo dell’amico tra le braccia.

“Watanuki!” ripetè preoccupato

Il ragazzo non rispondeva, ma il suo corpo era continuamente scosso da tremiti come in prenda a violente scosse, che dopo pochi minuti si bloccarono lasciando il corpo di Watanuki perfettamente immobile. La testa del ragazzo era delicatamente appoggiata sul petto di Doumeki mentre le braccia circondavano come senza vita le spalle dell’arciere.

Doumeki stava per alzasi per precipitarsi in ospedale ma fu fermato da una delicata carezza sulla sua testa.

“Watanuki?” ripetè ancora in tono confuso. Non era possibile che Watanuki gli stesse accarezzando la testa. Ebbe la certezza che la persona di fronte a lui non era l’amico che proclamava ogni secondo della sua esistenza di odiarlo quando questo alzò lentamente la testa.

Sul suo viso era dipinto uno dei più bei sorrisi che Doumeki avesse mai visto ed era rivolto proprio a lui…No, decisamente questo non era Watanuki, pensò.

“Chi sei? Che fine ha fatto lui?” chiese l’arciere assumendo uno sguardo sospettoso.

“Shizuka…”

“Cos…?”

“Sei davvero cresciuto” disse la figura tra le braccia dell’arciere accarezzandogli una guancia.

“No…Nonno?” domandò timidamente il ragazzo.

Il sorriso sul volto di Watanuki si fece ancora più dolce, a Doumeki bastò quello per capire che aveva indovinato. Colui che ora era davanti a lui, altri non era che il suo adorato nonno.

Realizzato questo non aspettò un altro secondo e gli gettò le braccia al collo abbracciandolo così forte da stupire anche Haruka.

“Ehi…calmati, ti ricordo che il corpo non è il mio” rise divertita la vecchia anima.

“Già, hai ragione, lui non ne sarebbe felice” sorrise il ragazzo sciogliendo l’abbraccio. Suo nonno era l’unico a cui Doumeki avesse mai rivolto veri sorrisi o a cui avesse permesso di vedere le sue vere emozioni dipinte sul suo volto. Di fronte a lui non era più Doumeki, era solo Shizuka.

“Mi sei mancato nonno”

“Lo so, ma io in realtà non ti ho mai abbandonato. Shizuka…il potere e il sangue che scorre nelle tue vene … è li che mi troverai sempre, io non ti abbandonerò mai, ricordalo. Non sarai mai solo nell’affrontare il tuo destino.” Disse Haruka con un tono estremamente serio.

“Hai ragione – riflettè il ragazzo – ma se tu fossi ancora vivo, se fossi ancora qui…”

“Hitsuzen Shizuka. In questo mondo non esiste nulla di casuale, tutto è inevitabile. La mia morte, la maledizione che grava su quella ragazza chiamata Himawari, la morte dei genitori di questo ragazzo – aggiunse appoggiandosi una mano sul petto – e anche il suo incontro con quella donna e con te…tutto…tutto è inevitabile. Non ci si può opporre a tale regola”

“…”

“Sono sicuro che anche tu l’hai capito Shizuka” concluse Haruka rivolgendo al nipote un sorriso sincero accompagnato da una leggera carezza tra i capelli.

Doumeki non rispose, si limitò ad annuire con un cenno del capo.

“Nonno…grazie…”

“eh?”

“Per averlo riportato indietro, per averlo salvato, quando io non ne sono stato capace…”

“Shizuka…non sono stato io a salvarlo, sei stato tu…”

“Cosa?” Doumeki era sinceramente stupito dalla risposta di Haruka “non è vero, non avrei dovuto lasciarlo solo, soprattutto dopo aver saputo dell'avvertimento che tu gli avevi dato…senza quel palloncino era completamente privo di difese, io lo sapevo, ma … ma…”

“Come pensi che io sia riuscito a fermarlo? Ci sono riuscito solo grazie a te…”

Doumeki continuava a guardare la dolce espressione sul volto di Watanuki, non riuscendo a comprendere le parole di suo nonno.

“Ascolta Shizuka… Io sono riuscito a fermarlo solo perché ti assomiglio moltissimo…Watanuki-kun era un bambino quando io sono arrivato, quando mi ha visto non è scappato, non ha tentato di liberarsi dalla mia presa solo perché vedeva in me una figura che il suo subconscio riconosceva come amico… la tua figura Shizuka!”

“…”

“Ha reagito d’istinto come ogni bambino, sapeva che non avrei potuto mai fargli del male perché sapeva che poteva fidarsi di me, che poteva fidarsi di te!”

“Fidarsi di me? Di una persona che lo ha portato a perdere un occhio? Di una persona che dice sempre di detestare?”

“Certo!” sorrise l’uomo “di quella persona che gli ha salvato la vita più di una volta, di quella persona che gli ha donato parte della sua vista e del suo sangue, ma soprattutto di una persona che lo sa comprendere e che gli ha donato la sua amicizia…”

Suo nonno aveva ragione, come sempre, la cosa più preziosa per Watanuki era proprio la sua amicizia, altrimenti per quale motivo mai si sarebbe prestato a dare il proprio corpo nelle mano di uno spirito … non malvagio certo,ma pur sempre una creatura soprannaturale …

“Vedo che hai capito Shizuka… per Watanuki-kun l’avermi permesso di entrare nel suo corpo è stata una decisione molto difficile e anche decisamente coraggiosa…”

“Puoi leggermi nel pensiero?”

“Te ne stupisci? Anche da vivo per me eri un libro aperto ragazzo mio” sorrise divertito allo sguardo perplesso del nipote “non mi è affatto difficile capire ciò che pensi…”

“Già, hai ragione… tu sei sempre riuscito a capirmi meglio di chiunque altro, forse anche meglio di quanto io capisca me stesso”

“Allora eri un bambino Shizuka…sono sicuro che ora riesci a capire molto meglio sia te stesso che gli altri…”

Il ragazzo si fermò a riflettere sulle parole del nonno mentre continuava a fissare gli occhi spaiati di Watanuki che a loro volta lo guardavano con dolcezza. Era davvero strano vedere quell’espressione rivolta a lui sul viso del piccolo ragazzo, di certo Doumeki non avrebbe mai dimenticato quel giorno, … in fondo poteva anche rivelarsi un ottimo ricatto per avere qualche piatto particolare per pranzo, pensò con un sorriso. Ormai era abituato a sfruttare tutte le situazioni per ottenere uno dei deliziosi pranzi di Watanuki, la sua cucina era insuperabile, Doumeki ne era pienamente convinto anche se non l’avrebbe mai ammesso. E come sempre, di fronte a una delle sue richieste culinarie, Watanuki avrebbe urlato fino a farsi male ai polmoni, lo avrebbe mandato a quel paese, continuando ad insultarlo per tutto il giorno…ma tra una lamentela e l’altra avrebbe fatto di tutto per preparare il piatto richiesto e non lo avrebbe fatto solo per fargli vedere che era in grado di preparare qualsiasi cosa, ma lo avrebbe fatto perché era il suo modo di ringraziarlo perché preparare il pranzo per due ti fa capire che non sei solo al mondo. E per Watanuki quella era la cosa più importante…non era solo, non più ormai…

Suo nonno aveva ragione, il piccolo Shizuka era cresciuto, ora sapeva leggere molto bene nel cuore degli altri.

“Hai ragione nonno” disse infine lasciandosi scappare un sorriso che vide specchiarsi identico sul volto di Watanuki. Se Haruka avesse avuto il suo vero aspetto sarebbe stato come essere di fronte ad uno specchio, ma a sorridergli c’era il volto dello stesso ragazzo che non faceva altro che rivolgergli espressioni arrabbiate, annoiate ma allo stesso tempo poco sincere. Questa era l’espressione che avrebbe sempre voluto vedere sul viso dell’amico, un espressione che alle volte gli aveva fatto pensare che Watanuki non fosse un essere umano come tutti gli altri…forse lui---

“Shizuka…quando arriverà quel momento non perdere di vista le tue priorità, sii deciso e sicuro di te” le parole di Haruka erano molto serie e rispecchiavano in qualche modo le stesse che Yuuko gli disse quando gli diede quello strano uovo.

Avrebbe voluto chiedere spiegazioni a suo nonno, ma sapeva che egli non avrebbe comunque potuto dirgli nulla altrimenti lo avrebbe già fatto…

“Si! Ho capito” rispose quindi con tutta la serietà e determinazione che aveva in corpo.

“Bravo ragazzo mio! So che di te posso fidarmi, per questo sono tranquillo se so che ci sei tu. Tu hai un grande potere Shizuka e sono sicuro che imparerai ad usarlo al meglio”

“Proprio come te”

“Forse anche meglio di me” sorrise nuovamente Haruka “Non avrei potuto scegliere un successore migliore!”

“Grazie di tutto nonno”

Haruka sorrise in riposta alle parole del nipote e poi lo abbracciò per l’ultima volta.

“Ora devo andare, Watanuki-kun non può sopportare oltre la mia presenza”

“Arrivederci nonno. Chissà forse un giorno anch’io sarò in grado di vedere il mondo di voi spiriti e forse potremo rivederci”

“Shizuka… in ogni caso…”

“…in ogni caso – continuò Doumeki – tu sarai sempre al mio fianco, lo so. Non c’è più bisogno che venga qui a cercare di invocare la tua anima, perché ora so che tu sei comunque sempre con me, nel mio sangue e nel mio potere”

“Esatto! Sei proprio mio nipote – concluse soddisfatta la voce di Haruka, mentre gli occhi di Watanuki cominciavano lentamente a chiudersi – sono fiero di te Shizuka!”

“Arrivederci” e con questo ultimo saluto gli occhi nascosti dagli occhiali si chiusero e il corpo di Watanuki si abbandonò di nuovo come senza vita tra le braccia dell’arciere.

#**#

Piaciuto? spero di si^^. E nel prossimo capitlo... la fine!


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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Epilogo - ***


Title: Triste dolcezza 
Rating: per tutti
Paring: 104
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono proprietà CLAMP
Note: spoilers volume 10
Ecco finalmente l'epilogo. Spero che la storia, nonostante vecchia, vi sia piaciuta nel suo complesso. Se vi va lasciate un vostro parere ^_^

#**#

Pochi secondi dopo le ciglia di Watanuki cominciarono leggermente a muoversi preannunciando il suo imminente risveglio.

“Oi” la voce di Doumeki lo accolse nel mondo dei vivi.

“Ah…” rispose ancora confuso.

“Come va?” chiese ormai come di consuetudine il robusto ragazzo. Era abituato a essere presente al momento dei risveglio dell’amico dopo un qualche strano avvenimento che lo avesse coinvolto.

“…insomma – sussurrò ancora in dormiveglia il giovane mentre tentava di alzare la testa - dove?…”

“EHHHHHHHHHHHHHHHHH?????????” Watanuki si accorse di colpo di trovarsi tra le braccia di Doumeki e ciò che ne derivò non fu nulla di diverso da quello che il giovane arciere si era immaginato…

“WHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! NON PROVARE A TOCCARMI!!!!!!! NON AVVICINARTI NEANCHE CON IL PENSIERO!!!!! CHE MI HAI FATTO ??????” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo allontanandosi dal corpo dell’amico come se fosse un portatore di una pericolosa malattia contagiosa.

Doumeki non si stupì, ma non potè evitare di lasciarsi sfuggire un sospiro leggero che rapidamente si trasformò nel suo solito sorrisetto ironico.

“Adesso sei di nuovo tu, non ci sono dubbi” disse alzandosi in piedi e togliendosi di dosso la polvere dalla divisa.

Watanuki lo osservò per un momento e in un attimo si ricordò cosa fosse successo…

“Allora…sei …sei riuscito a parlargli?” disse con un filo di voce.

Doumeki volse lo sguardo verso il basso dove l’amico era ancora fermo a sedere rivolto verso la tomba di Haruka.

“Si” rispose il ragazzo posando anch'egli gli occhi sulla lapide.

“Bene…- disse solamente il piccolo ragazzo sorridendo – spero che Haruka-san sia felice allora” poi rivolgendo gli occhi all’amico aggiunse “ guarda che l’ho fatto per tuo nonno, sai, non mica per te! Che sia ben chiaro”

“Si certo” ripose l’altro ben sapendo quale fosse la verità.

“Beh ora possiamo andare allora” concluse Watanuki alzandosi in piedi.

“No, c’è un'altra cosa che dobbiamo fare prima” e detto questo afferrò il polso dell’amico e lo trascinò con se verso un altro vialetto.

“EHI! MA CHE FAI? LASCIAMI!” si lamentò il ragazzo come previsto agitandosi come un gatto arrabbiato.

“Eccoci” ripose Doumeki semplicemente fermandosi dopo alcuni metri.

Gli occhi di Watanuki si fecero ancora più grandi per la sorpresa…

“Papà…Mamma…”

Davanti ai suoi occhi c’erano le tombe dei suoi genitori, tombe che da quando era rimasto solo avrebbe voluto andare a vistare, ma a cui non aveva mai potuto avvicinarsi.

Si accucciò davanti alle due lapidi e si avvicinò toccando leggermente la pietra con la mano…era la prima volta che le vedeva…finalmente poteva vedere dove erano stati messi a riposare i suoi adorati genitori…Non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire le lacrime …dapprima cominciarono a scendere lente una ad una, ma con il passare dei secondi i ricordi cominciarono a susseguirsi nella mente del ragazzo e con quelli le lacrime si fecero sempre più intese finchè non si ritrovò come un bambino piangente davanti a quelle due pietre che gli trasmettevano emozioni talmente intense che non poteva contenerle…

Doumeki cercò di allontanarsi un po’, non troppo per non mettere in pericolo il suo protetto, ma allo stesso tempo per permettergli un po’ di privacy, ma venne bloccato dalle parole del giovane inginocchiato.

“Fermati! …tu mi hai permesso di vederti piangere, quindi anche tu puoi fare lo stesso…” disse semplicemente senza guardarlo in volto.

Doumeki ne fu leggermente stupito, ma comunque si avvicinò all’amico e gli pose una mano sulla spalla nel tentativo di consolare la tristezza che ben sapeva scorrere nel corpo del ragazzo.

Rimasero li fermi per alcuni minuti finchè le lacrime di Watanuki non cominciarono a smettere di scendergli dagl’occhi… Una volta fermate le lacrime i due si ritrovarono in un assoluto silenzio, spezzato solamente dal gentile fruscio del vento che faceva muovere delicatamente le fronte degli alberi…

#**#

Alcuni minuti dopo entrambi erano usciti dal cimitero. Doumeki ripensava all’incontro con il nonno mentre Watanuki stava ripensando alle tombe dei due genitori.

La cosa che non capiva era come mai le tombe di due persone della cui famiglia era rimasto solo lui erano così ben tenute, con fiori e incenso…

“Spero che i fiori siano adatti”

“Eh?” Watanuki si volse verso l’amico con uno sguardo che richiedeva ulteriori spiegazioni che il giovane arciere gli fornì poco dopo.

“Non sono fiori che solitamente si usano per le onoranze funebri, ma una volta mi è parso di capire che ti piacessero i fiori di ciliegio quindi ho pensato che sarebbero piaciuti anche ai tuoi genitori” spiegò con molta semplicità.

“Sei stato tu? Perché?”

“Non potevo certo lasciare quelle due povere anime sfortunate che ti hanno generato senza un minimo di onoranza…non è colpa loro se tu non puoi avvicinarti alle loro tombe”

“Non è nemmeno colpa mia, scusa tanto…” ripose seccato il ragazzo intendevo le parole dell’amico come un insulto nei suoi confronti.

“Non era quello che intendevo, lo so bene che non è colpa tua …stupido! Comunque se non vuoi che me ne occupi non lo farò…”

“No scemo, va bene, ma voglio venire anch’io la prossima volta…”

“Con me?” chiese incredulo.

“Per forza … da solo non posso venire…”

“Ok…allora andremo insieme…”

Insieme…come sempre avrebbe voluto aggiungere, ma in fondo sapeva che non ci fosse bisogno di sottolinearlo … anche Watanuki stava cominciando a percepire la presenza dall’arciere come una costante della sua vita e chissà, forse cominciava anche a considerarla una costante piacevole nonostante tutto… Entrambi sapevano di essere legati l’uno all’altro, … erano speculari e complementari, come il giorno e la notte…come i loro poteri… diversi, ma con un destino comune a cui si stavano avvicinando percorrendo la stessa strada uno a fianco all’altro come rivali, come ragazzi, come amici…




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