The lost wife: la sfiga di Ade.

di Epicuro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera ad Atena ***
Capitolo 2: *** Scintille Pericolose ***
Capitolo 3: *** Un avvocato ficcanaso! ***
Capitolo 4: *** Caffè ***
Capitolo 5: *** Riunione aziendale ***
Capitolo 6: *** Due piccioni con una fava ***
Capitolo 7: *** Problemi idraulici ***
Capitolo 8: *** Un killer maldestro ***
Capitolo 9: *** Gli inglesi fanno sempre colpo! ***
Capitolo 10: *** Vai col liscio! ***
Capitolo 11: *** Chi spera, chi concretizza e chi ci dà un taglio! ***
Capitolo 12: *** B. D. ***



Capitolo 1
*** Lettera ad Atena ***


LETTERA AD ATENA

Tutto iniziò per un cane...

 

Cara Atena

 

Adorata nipotina mia, è da tanto tempo che non ci sentiamo, precisamente dall’era mitologica, quando quell’idiota di tuo zio mi ha relegato in una villa sui Colli Euganei, per seguire i suoi sogni di redenzione del mondo e mettermi al riparo dalle sanguinose guerre provocate dalla sua aspirazione.

Ultimamente ho fatto amicizia con alcune donne umane, che mi hanno parlato dell’esistenza di terribili figure in grado di risolvere questioni legali di ogni genere: gli avvocati.

So che da poco ne hai assunto uno alle tue dipendenze, una certa Penelope Fernandez, soprannominata “il terrore dei tribunali”, di cui ho sentito parlare molto bene. Volevo quindi gentilmente chiederti se potevi mandarmi il suo recapito, per aiutarmi a risolvere un piccolo problema legale con tuo zio. Nulla di particolare, voglio solo riappropriarmi del mio cagnolino; un batuffolo di pelo che mio marito continua imperterrito a tenere relegato nel regno dei morti, ritenendolo di sua proprietà. Ho quindi bisogno di un avvocato con gli attributi, che non si faccia intimorire dal re degli Inferi.

Grazie.

 

Attendendo risposta.... ti auguro una primavera fiorita ed un’estate rigogliosa!

 

P.S: Fate l’amore e non la guerra!

 

Persefone

 

NOTE

 

Ade, dopo essere stato ferito da Seiya e bastonato da Atena per l’ennesima volta, finalmente si è fatto due calcoli:

Cavolo se me le sono prese da una negata come Saori e pure dal suo inutile e brocco ronzino...forse è meglio che cambio aspirazione e invece di sterminare il genere umano lo sfrutto a mio vantaggio e mi faccio i soldi!” (e sì, il dio denaro fa proseliti ovunque!)

Ed è così che il signore degli inferi ha messo su un’agenzia multinazionale di Pompe Funebri (l’Ade s.p.a) con tanto di slogan: Dove c’è un lutto c’è Ade! Vi accompagniamo nel regno dei morti con stile!

Quindi i tre Giganti infernali hanno finito per fare doppio lavoro: generali delle truppe infere e manager dell’agenzia del loro signore. In particolare: Radamente commercialista, Minosse legale e Eaco addetto alle comunicazioni e settore pubblicitario. Pandora è stata declassata a segretaria, mentre Ipnos e Tanatos si sono beccati l’ingrato compito di gestire l’afflusso di dannati e occuparsi del buon funzionamento dei gironi infernali.

 

 

Nel contempo, al Santuario, Atena ha eletto un nuovo Grande Sacerdote di nome Epicuro e si è buttata nel settore abbigliamento con una linea di intimo.

 

 

Chi è Penelope Fernandez...

Penelope, prima di laurearsi in giurisprudenza ed essere assunta come legale da Atena, era l’ancella di Shura, nonché silver saint del Tucano. Fra l’arma più terrificante del Grande Tempio e il Cavaliere del Capricorno non scorre buon sangue per una serie di screzi che hanno portato Shura a tagliuzzarle la tesi e Penelope, in risposta, a citarlo in tribunale. (per saperne di più rimando al cap. IV e V di “Quando anche le stelle ti girano le spalle”).

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Capitolo 2
*** Scintille Pericolose ***


Scintille Pericolose.

Quando Ade non combina casini....ci pensa Atena!

(sono o no parenti?)

 

VROOM!

L’aereo privato di Saori Kido sorvolava delle nubi in alta quota, diretto verso l’Italia, da dove il viaggio sarebbe proseguito alla volta del Regno dei Morti. Come mai ci fosse un passaggio per il regno dei morti proprio in Veneto, sui colli Euganei e per la precisione sul Monte Venda, era una domanda che Shura si stava facendo già da un po’, ma senza venirne a capo.

Il saint di Capricorn decise quindi di lasciar perdere e iniziò ad osservare Penelope, che sonnecchiava di fronte a lui. Tailleur nero, tacco 12, capelli corti elegantemente acconciati, 24 ore e portatile: nonostante il suo viso e statura da bambolina, la sua ex ancella, nonché attuale avvocato di Atena, sapeva come far tremare le persone.

Cera poco da fare, e per quanto si sforzasse, nulla di quella donna gli ricordava più l’amica di un tempo.

Rammentò il primo giorno in cui si erano incontrati...

Era entrato in possesso del Tempio del Capricorno da poche ore e lo stava esplorando per riuscire ad ambientarsi. Quando si affacciò al giardinetto recintato, che si apriva sul salotto, venne centrato in fronte da qualcosa di metallo, mentre una voce femminile urlava delle imprecazioni oltre il muro. Shura, sorpreso, raccolse l’oggetto e lo guardò: era una maschera d’argento. Poco dopo, dal muretto, spuntò una ragazzina, all’incirca della sua età, che lo guardava incuriosita. La giovane aveva i capelli corti e castani, la pelle ambrata ed era vestita con abiti maschili, ma quello che lo colpì erano i suoi occhi: un verde smeraldo intenso e penetrante. Fu lei a parlare per prima:

«Ehm scusa! Hai visto la mia maschera? Una bimbetta dispettosa dai capelli verdi, che aspira a diventare saint dell’Ofiuco, l’ha lanciata qui dentro! Quanto la odio!»

«Parli di questo affare?» Shura mostrò la maschera «Scusa, ma a cosa ti serve?»

Penelope lo guardò perplessa «Nuovo eh? Le sacerdotesse devono portarla obbligatoriamente per non mostrare il proprio volto. Sembra infatti che il viso delle saint femmine turbi particolarmente i saint maschi, come se le nostre armature, praticamente dei bikini di metallo, non siano molto più provocanti!»

Shura la guardò perplesso. (Capì il discorso solo un paio di giorni dopo, quando vide una saint in armatura e constatò che l’ultima cosa su cui cascava l’occhio era il viso, visto che il cloth lasciava poco all’immaginazione). Poi chiese allarmato:

«Quindi cosa succede a chi ti vede senza maschera? Sion impartisce una punizione o c’è una multa?»

«Ma va!» rispose la ragazzina: «Ti devo solo uccidere!»

«Cosa!?»

«Tranquillo, non sono talmente pazza da suicidarmi, dall’armatura che indossi, si vede che sei il cavaliere d’oro del Capricorno! Oppure..»

«Oppure?» chiese il cavaliere scioccato.

«Ti devo amare!» sorrise la ragazza.

Shura arrossì violentemente, irrigidendosi come un tronco di legno.

La giovane si mise a ridere e, dopo averlo squadrato dall’alto in basso, disse: «Tranquillo non sei il mio tipo, preferisco i biondi! Facciamo così: io non ho visto te e tu non hai visto me, d’accordo?»

Il cavaliere annuì e le restituì la maschera.

«Bene! Io sono Penelope, silver saint del Tucano!»

«Io mi chiamo Shura» rispose impacciato lo spagnolo.

«Ci si vede Shura!» e la ragazza scomparve dietro il muro.

Quella fu l’inizio di una splendida amicizia, erano praticamente inseparabili. Era l’unica persona a cui avesse confidato i suoi sensi di rimorso per aver attaccato Aiolos su ordine di Saga Grande Sacerdote, e le aveva anche parlato del suo dubbio di aver fatto o no la cosa giusta. Per lui era come una sorella e quando Penelope riportò gravi danni alla schiena, durante una missione, e venne quindi destituita dalla carica, fu ben lieto di accoglierla al tempio del Capricorno per aiutarla ad intraprendere gli studi di giurisprudenza.

“Non l’avessi mai fatto” sospirò il cavaliere, è da quel dannato giorno che Penelope aveva iniziato la sua trasformazione: da gioviale rissaiola ad una terrificante donna in carriera in grado di far tremare chiunque si dovesse scontrare con lei in un’aula di tribunale.

“Ok anch’io ho avuto i mie cambiamenti negativi per colpa di Saga e il suo dannato Genro Mahoken” Shura si ricordò come stupidamente fosse andato dal Grande Sacerdote a palesarle i suoi dubbi sull’effettivo tradimento di Aiolos, finendo quindi vittima del saint di Gemini.

“E sono conscio di non essere stato esattamente gentile a tagliuzzarle la tesi per ripicca durante lo sciopero, su consiglio di Aiolos. Però infondo sono stato vittima della mia ingenuità! Non mi meritavo una citazione in quella sorta di tribunale per risarcimento danni! Ha veramente esagerato; soprattutto perché aveva salvato tutto su chiavetta! Ora, per colpa sua, la mia vita è un inferno!” rimuginò in cuor suo il gold saint.

Infatti, il cavaliere del Capricorno aveva fatto una pessima figura “All’Agorà” (una sorta di Forum) dove la sua ancella l’aveva fatto passare per un violento sanguinario; in mondo visione!. Quindi, per evitare di diffondere il panico tra i civili, a Shura era stato tassativamente vietato di uscire dal Santuario.

Di conseguenza, quando venne convocato da Epicuro, il nuovo Grande Sacerdote, la cosa lo sorprese e non poco, almeno fin quando non conobbe la destinazione: Inferi!

Li non avrebbe suscitato timore, al massimo gli spectre lo avrebbero malmenato tutti insieme in allegria!

Shura emise un lungo sospiro e poi passò la mano sul taschino della camicia, per controllare che la penna, con la cimice incorporata, fosse al suo posto. Dopo di che i suoi pensieri volarono al colloquio con il G.S. prima della partenza.

Epicuro non era stato molto chiaro sui dettagli della missione. Gli aveva solo detto che Atena (come al solito) aveva combinato un casino, acconsentendo a Penelope di prendere come cliente una certa Persefone, che voleva fare causa al re degli Inferi. Però la situazione, che lasciava trasparire un grosso inghippo diplomatico, poteva invece assumere risvolti interessanti per il Santuario, se gestita in modo adeguato.

Shura si rammentò anche che nel discorso c’era un cane da qualche parte e che, secondo il G.S, il batuffolo di pelo non era altro che un pretesto per dar vita a scintille sopite e, dato che il tirato in causa sarebbe stato Ade, le scintille probabilmente avrebbero dato origine ad un bel incendio che Penelope avrebbe sicuramente contribuito ad ingrossare.

Epicuro aveva inoltre concluso il monologo con una frase che Shura non comprese completamente: “Non saprò ancora prevedere le mosse di una divinità, ma so di cosa è capace una moglie incazzata e munita di un avvocato femminista come Penelope.”

La cosa che però lo inquietava di più, era il fatto che Epicuro sperasse che il casino scoppiasse, e il cavaliere continuava a chiedersi dove il G.S. volesse andare a parare, ma tutti le sue congetture finivano in un vicolo cieco.

Non gli rimaneva che rimanere agli ordini: ufficialmente scorta dell’avvocato, ma in realtà infiltrato per tenere sotto controllo la situazione e tenere informato il G.S. sui fatti. In pratica doveva essere gli occhi, le orecchie, la bocca e le mani di Epicuro agli inferi.

 

Ore dopo...

Colli Euganei, Monte Venda.

 

Shura e Penelope erano arrivati davanti ad un enorme portone d’ebano di una lussuosa villa recintata da un alto muro, che racchiudeva un lussureggiante giardino. Sul legno erano incise le iniziali “A” e “P”

PLIN! PLON!

Penelope suonò il campanello, ma non ottenne nessuna riposta dal citofono.

Shura: «Penelope sei sicura che la casa si questa?»

«Sul recapito, che la signora Persefone mi ha inviato, c’era questo indirizzo»

«Scusa, ma chi è questa Persefone? Il suo nome non mi è nuovo...»

Penelope guardò Shura sbalordita: «Ma come fai a non saperlo! Ah già! Durante le lezioni di mitologia tenute da Saga, dormivi sempre della grossa! Persefone è la moglie di Ade!»

«COSA?!» Shura era sotto shock. Lo spagnolo iniziò a capire il discorso di Epicuro. «Ma sei matta! Ti rendi conto del casino che ne verrà fuori? Tu sei l’avvocato di Atena!!!»

«E allora? L’avvocato è prima di tutto un libero professionista e quindi può essere assunto da chiunque! Ed è normale avere più clienti!» e Penelope, infastidita dall’ignoranza di Shura, suonò nuovamente il campanello.

«Ok, va bene, ma qui si tratta di Ade e sua moglie! Mica sono pizza e fichi!» ribadì il saint.

«La legge è uguale per tutti e io non faccio distinzioni di sorta!» rispose secca l’avvocato.

«Ma come fai a non capire! Ade penserà sicuramente che ci sia lo zampino di Atena sotto tutto questo e potrebbe scatenare una nuova Guerra Sacra. Proprio ora che il G.S. è riuscito a realizzare un armistizio tra i due regni!»

«E il dio degli Inferi farebbe tutto sto casino per un cane? Shura, ma smettila di dire idiozie! Stai tranquillo e rilassato, un paio di parole con Ade, con in mano il certificato di proprietà dell’animale, e vedrai che tutto si risolverà con un stretta di mano!»

Shura non ne era molto convinto, ma ormai era troppo tardi per caricarsi di peso l’avvocato in spalla e tornare in Grecia; il portone aveva infatti iniziato ad aprirsi.

«Su, smettila di essere così preoccupato! Neanche Epicuro era così allarmato quando ha cercato di dissuadermi dall’iniziativa! Anzi, dopo averci pensato un po’ mi ha lasciato carta bianca con un sorriso disteso! Sono sicura che sarà una bella gita istruttiva in un regno alternativo al nostro!» e Penelope entrò con non curanza nel giardino della villa; seguita da Shura, per nulla convinto della cosa (agli inferi c’era già stato, e non era stato esattamente il periodo più bello della sua vita).

SBAM!

Il portone si rinchiuse pesantemente alle loro spalle. Shura si guardò intorno ed incredulo esclamò:

«Sembra una foresta pluviale!»

Davanti a loro si estendeva un fitto giardino pieno di alberi giganteschi, fiori di ogni foggia e colore, piante e frutti.

Il cavaliere venne però subito messo in allarme da un rumore sinistro di rami in movimento e, fulmineo, afferrò l’avvocato per la vita e salì con un grande balzo sul ramo di un’enorme albero fiorito. Il tutto appena in tempo per non venire catturato da dell’edera che era spuntata all’improvviso dal terreno.

Shura non ebbe però il tempo di rilassarsi in quanto avvertì un pericolo imminente alle sua spalle.

«Ma che caz» imprecò lo spagnolo girandosi di scatto, ma non ebbe il tempo di finire la frase perché uno degli enormi fiori dell’albero lo ingoiò con un GNAM!.

«Petronilla! Cattiva! Sputalo subito, che poi ti viene il blocco intestinale! Come quando hai ingoiato Eaco! Ci ho messo due giorni a fartelo rigurgitare!» La voce di una donna riprese la pianta carnivora, che sputò Shura a terra e poi, sempre la stessa voce, riprese l’edera strangolatrice: «E a te, quante volte ti ho detto di non soffocare i miei ospiti! Puoi solo farlo con i tre Giganti Infernali, intanto resuscitano!»

Una forte luce, dalla quale comparve una donna, apparve di fronte all’avvocato e al cavaliere.

«Sono desolata, ma cercate di scusarli. La mie piante da compagnia sono come dei bambini piccoli, giocano e mettono in bocca tutto quello che gli capita a tiro!» poi rivolta a Penelope, che nel frattempo era scesa dall’albero: «Lei deve essere l’avvocato Penelope Fernandez giusto?»

«Esattamente! E lui è Shura, la mia guardia del corpo e saint di Atena, ma se venivo senza era la stessa cosa, vedendo i risultati!»

«Piacere! Io sono Persefone, la moglie di quell’idiota di Ade! Vi aspettavo con ansia!» poi rivolgendosi a Shura «Che disastro, Petronilla vi ha rovinato tutti vestiti, ma non si preoccupi, potrà ripulirsi alla villa e cambiarsi d’abito. Dovrei avere ancora dei vecchi vestiti di mio marito...di quando ancora si degnava di farmi visita di persona, invece di mandarmi i suoi tre leccapiedi con mazzi di crisantemi, rose in corona e gioielli!».

Shura, ricoperto di bava, squadrò la donna che gli tendeva la mano per aiutarlo ad alzarsi. Era alta con i capelli biondi lunghi e lisci, aveva gli occhi azzurri e un corpo mozzafiato. Dopo essersi soffermato sulle curve della bionda notò anche come era vestita: camicione bianco con fiori fantasia, pantaloni a zampa fucsia e zeppe.

“Si, Persefone era decisamente hippy! E Ade aveva buon gusto in fatto di donne, ma un po’ meno con gli omaggi floreali...” sentenziò mentalmente lo Spagnolo, afferrando la mano della donna e, alzatosi da terra, rivolse lo sguardo verso l’avvocato e pensò: “Penelope è proprio un’ingrata su tutta la linea! Ma prima o poi giuro che riuscirò a fargliela pagare!

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Capitolo 3
*** Un avvocato ficcanaso! ***


Un avvocato ficcanaso

 

Persefone aveva accompagnato Penelope e Shura alla villa e li aveva fatti accomodare nel salotto, dove il cavaliere controllò che la penna fosse ancora integra. Una cameriera offrì loro caffè e pasticcini e un secondo inserviente portò dei vestiti di ricambio per il saint di Capricorn. Il cavaliere li osservò e poi disse:

«La ringrazio per la sua cortesia, ma non posso accettarli. Indossare gli abiti del re degli inferi mi sembra un atto sacrilego nei suoi confronti. E poi i miei sono ancora passabili.».

Persefone guardò divertita il cavaliere e gli abiti: «Tranquillo Shura, io non sono come mio marito o Atena e quindi non è necessario tutto questo giro di parole per dirmi che quei vestiti fanno schifo. Non ti spedirò nel dolore eterno per così poco! E poi effettivamente sono un po’ datati, ma d’altronde è da diverso tempo che io e Ade non facciamo una bella vacanza tra gli umani»

«Occhio e croce dal medioevo, data la foggia degli indumenti» disse Penelope esaminando la calzamaglia e la casacca con maniche a sbuffo (il tutto rigorosamente nero).

«Firenze! E lì che per l’ultima volta abbiamo...sì insomma, avete capito no?» disse la dea sedendosi sconsolata sulla poltrona.

I due annuirono, anche se Shura avrebbe preferito non saperlo. Ficcare il naso negli affari privati di Ade e della consorte non gli andava affatto, Penelope invece era curiosa.

«E da allora più nulla? Bianco totale?» chiese l’avvocato sedendosi vicino alla consorte del dio infero, estraendo un plico di fogli, penna e taccuino.

«Sì, anzi, non ci siamo proprio più rivisti sotto lo stesso tetto...figuriamoci sotto le lenzuola! Negli ultimi secoli ci siamo solo sentiti per corrispondenza, perché quando andavo a trovarlo era puntualmente in viaggio per lavoro, e ogni volta litigavamo per Cerby, il cane a tre teste, avete presente no?»

Penelope annuì e Shura pensò ironico “Chissà perché, ma me lo sentivo che il cane conteso non era un barboncino!”

«Bene, vedo che avete presente» disse la dea e proseguì: «Cerbero è il cane che mia madre mi ha regalato per il mio matrimonio e che Ade, per risparmiare sui custodi infernali, ha pensato bene di utilizzare per il suo tornaconto! Vi sembra giusto che lo abbia messo a guardia del secondo cerchio solo perché siamo in comunione dei beni e per far dispetto alla mia mamy? Inoltre gli dà da mangiare solo schifezze che gli rendono l’alito pesante!»

“Già, cadaveri” pensò Shura.

«Quindi siete in comunione dei beni...e da quanto ho capito il vostro sposo ha abbandonato il tetto coniugale da diversi secoli...e che altro?» chiese l’avvocato prendendo appunti.

«Bhe ecco...Tutte le volte che lo cercavo i suoi dipendenti mi dicevano che era impegnato ad organizzare guerre sacre e che non aveva tempo, e quindi, per farsi perdonare, Ade mi mandava uno dei suoi tre Giganti Infernali con doni preziosi»

«Tipico...il contentino per far star buona la moglie mentre lui si dava alla pazza gioia!»

«Lo sa che le mie nuove amiche del paese mi hanno detto la stessa cosa?»

«E scommetto che quando hanno saputo che suo marito è Ade, il signore degli inferi e titolare dell’agenzia multinazionale di Pompe Funebri, hanno iniziato a commiserarla!»

«Sì, esatto! Ma più che per il suo ruolo di dio infero, mi hanno compatito perché ultimamente è diventato un imprenditore. In più mi hanno fatto notare che forse nel nostro rapporto c’era qualcosa che non andava e che, dal suo comportamento e lavoro, potevo star certa di essere più cornuta di Efesto!»

«Non so se Ade la tradisca o meno, ma dalla villa sperduta in mezzo ad un bosco e i gioielli recapitati da altri...beh...un dubbio ce l’avrei, ma anche senza l’ipotesi di tradimento qui abbiamo abbandono del tetto coniugale e inadempimento dai doveri coniugali. Lei ha le carte in regola per chiedere il divorzio con addebito! Altro che restituzione di un cane!»

«COSA?» Shura era allibito, stretta di mano un bel paio di balle, se non riusciva a fermare Penelope, Ade li avrebbe rispediti al Santuario in una bara: «Penelope, ma cosa dici! Somma Persefone mi ascolti, sono sicuro che Ade la ama e che ha fatto tutto questo per il suo bene! Qualunque uomo avrebbe cercato di mettere al sicuro la propria donna dalle sanguinose guerre che hanno coinvolto il proprio regno! E quale posto migliore di una lussuosa villa con tutti i confort?» poi, mentalmente, aggiunse “ma che mi tocca fare per evitare ulteriori contrasti con il Regno dei Morti!...pure difendere quel rimbambito di Ade che non sa nemmeno soddisfare sua moglie!”.

«Shura, non difendere l’indifendibile solo per solidarietà maschile! Basta con la visione maschilista della donna come mero oggetto del desiderio! Noi abbiamo tutte le credenziali per essere prese in considerazione in ogni situazione! Persefone dia retta a me e non a questo scimunito! Deve fare vedere a suo marito che non può comportarsi come le pare e piace, ma cha ha anche dei doveri nei suoi confronti!»

Persefone guardò i due che si ringhiavano contro a vicenda e li mise a tacere alzando la mano:

«La ringrazio per avermi informato sulla pratica del divorzio, signorina Penelope, ma per ora quello che mi interessa è riavere Cerbero, prima che diventi una palla di lardo. Negli ultimi secoli si è ingrassato troppo e se continua a mangiare gente che tenta di fuggire dagli Inferi finisce che rotola invece di camminare! Poi mio marito, è sì un idiota patentato, ma infondo lo amo e quindi spero di risolvere la questione in modo meno drastico.»

«Come vuole signora Persefone» rispose delusa Penelope, mentre Shura tirò un sospiro di sollievo.

Poi, cambiando discorso l’avvocato chiese:

«Avete con voi il certificato di proprietà dell’animale?»

«Certo! La mia mamy è stata felice di fornirmi la tavoletta d’argilla dell’acquisto del cane da Artemide. Una cagna della dea della Caccia aveva partorito una cucciolata in cui c’era Cerbero. Siccome era uscito deforme per una mutazione genetica, Artemide l’aveva venduto volentieri a mia mamma, che me l’ha regalato, in quanto, con tre teste, avrebbe morso meglio le chiappe di mio marito (come stravolgere la figura mitologica di Cerbero!)» Persefone fornì l’atto (o meglio il reperto archeologico) all’avvocato, che lo esaminò. La firma di Demetra e Artemide non lasciavano dubbi: Ade era spacciato!

«Bene direi che il cane sarà presto suo! Possiamo incamminarci verso l’abitazione del suo consorte!» disse Penelope.

«Ottimo, venite, faccio strada!» gioì la dea, ma Shura fermò il tutto ponendo un non piccolo quesito:

«Somma Persefone, io ho raggiunto l’ottavo senso e quindi posso scendere all’ade senza rimetterci la vita, ma Penelope non ha raggiunto nemmeno il settimo!»

«Che vuoi insinuare?» lo apostrofò l’avvocato

«Che se scendi agli inferi ci lasci le penne, genio!» la rimbeccò il saint.

«Quello che dice Shura è vero. I vivi che scendono agli inferi automaticamente perdono la vita appena ne varcano i cancelli, ma non è un grosso problema perché ti metterò sotto la mia protezione.» disse la dea all’avvocato.

Persefone uscì quindi sul terrazzino, che si apriva sul salotto, e fece un fischio. Dopo poco l’edera strangolatrice saltò in braccia alla padrona facendo le fusa.

«Scusa Affettuosella, ma ho bisogno di una tua foglia» e la dea staccò una foglia dalla pianta che guaì e poi, con il suo cosmo, trasformò la foglia in una collana nera e lucente, e la diede all’avvocato dicendo:

«Affettusella è stata dotata dall’ottavo senso da Ade. Così poteva seguirmi sia nei mesi che passavo sulla terra, ricordandomi il mio sposo, sia nei tre che passavo agli Inferi, per dare un po’ di verde in mezzo a tutto quel nero. Quindi con le sue foglie è possibile creare oggetti che permettono di recarsi ovunque nell’oltre tomba senza rimetterci la vita.»

«Fantastico, e poi la collana è veramente molto elegante e si abbina perfettamente con il mio abito!» disse Penelope, mentre l’edera saltò a terra andandosi a strofinare contro le gambe dell’avvocato e poi trotterellò soffiando verso Shura, che la guardò minaccioso pensando “Provaci a toccarmi e ti poto con Excalibur!”.

La pianta avvertì il pericolo e si rifugiò tra le gambe della padrona, continuando a soffiare.

«Affettuosella smettila! Comunque sono contenta che ti piaccia! Sai, anche Ipnos e Tanatos, mi avevano chiesto qualche foglia...quei due malandrini...sono sicura che le avranno usate per far passare di nascosto qualche bella giovane....» ridacchiò Persefone, mentre Shura pensò:

“Sì, quella st@@@za di Pandora!”

«Va beh andiamo, che voglio sbrigarmela in fretta, che poi devo andare in proloco per aiutare le mie amiche ad organizzare la sagra della “Poenta e Musso”(trad: Polenta e asino)»

E la consorte del dio infero, seguita dall’edera trotterellante, accompagnò i due verso una stanza che, nonostante le apparenze da sgabuzzino, era in realtà un passaggio per il regno dei morti. I tre entrarono e Persefone, con il suo cosmo, aprì il passaggio, e i tre si ritrovarono davanti ad un fiume.

Caronte, il barcaiolo addetto al trasporto dei dannati sul fiume (nonché esattore della tassa d’ingresso all’averno), per poco non si rovesciò con la gondola per la sorpresa:

«Ostrega! Varda chi ghe se qua! A Siora!» (trad: Ostrega, guarda chi c’è! La Signora!)

Persefone si guardò intorno. Anime di morti disperati gemevano da ogni parte e la dea delusa esclamò: «Ma questo è l’Acheronte! Non la Giudecca! Dannazione, quel passaggio non funziona mai come si deve! L’ultima volta, nel 1700 e fischia, mi aveva materializzata in mezzo allo Stige! Mi ero fatta un bel bagno e in più per niente. Mio marito era a fare un corso di pittura da qualche parte in Italia! Certo che qui fa sempre più schifo!» poi rivolgendosi a Caronte: «Ah! Ciao Caronte!, Ma dare un’accoglienza migliore a questi disgraziati no? Tipo panchine per l’attesa e macchinette per il caffè?»

«E che semo sensa schei! A guera a ga magnà tuto!» (trad: E che siamo senza soldi. La guerra li ha prosciugati tutti!)

«Certo, come no! Siamo sinceri e diciamo che sono più i soldi che ti intaschi, che quelli che versi nelle casse del regno...a me non mi freghi come Ade! Scommetto che la gondola nuova te la sei comprata con i ricavati delle tasse infere!» Persefone osservò severa lo spectre, che fece spallucce:

«Chea vecia iera na bagnaroa piena de busi!»(Trad. Quella vecchia era una bagnarola piena di buchi!).

Shura e Penelope si guardarono perplessi e pensarono entrambi la stessa cosa “Ma come parla questo?”. La dea si accorse del disagio dei due e disse al traghettatore:

«Caronte, chiudo un occhio sulle tue detrazioni fiscali se dai un passaggio a me e ai miei ospiti fino al Tribunale degli Inferi!...e smettila di parlare in dialetto veneto maccheronico per spacciarti gondoliere! Dall’accento si capisce lontano un miglio che sei di origini napoletane!!!»

«Si Signora! Ma tre passaggi gratuiti sono un po’ troppo, non le pare?»

«Caronte, non mettere alla prova la mia pazienza o ti spedisco a vendere cocco sulle spiagge di Rimini!»

«Pronti! Tre passaggi gratuiti per la Somma Persefone e i suoi ospiti!» e poi soffermandosi sui nuovi visitatori non poté che tirare l’occhio sulla minigonna nera di Penelope, che lo fulminò con lo sguardo:

«Però, abbiamo come ospiti una bella guagliona e uno sfigato sbavato dalla testa ai piedi. Ehi, scugnizzo, il tuo volto non mi è nuovo! Ci siamo già visti da qualche parte?» chiese Caronte a Shura.

«Ho soggiornato qui per un breve periodo e ho prestato servizio come spectre per 12 ore» rispose lo spagnolo senza tanto entusiasmo.

«Ah ecco, i soliti giovani moderni che non hanno voglia di lavorare! E dimmi, come sei tornato tra i vivi? Anche tu resuscitato con le Sfere del Drago?» poi guardando i tre chiese «L’avete capita vero?»

Shura non rispose, ma pensò: “Ma dove l’hanno pescato questo! Ok che è conciato da giullare, ma è completamente fuori di melone!”, mentre Persefone si chiese sotto l’effetto di quale droga si trovasse suo marito durante i colloqui per assumere il traghettatore dell’Acheronte, e concluse che doveva essere roba forte per aver scelto uno che parlava uno pseudo dialetto veneto con accento napoletano, solo perché la sua imbarcazione era una gondola.

Caronte, non ricevendo risposta, guardò prima Shura, poi Penelope ed infine Persefone, ma tutti e tre lo ignorarono di brutto e salirono sulla barca.

«Va beh andiamo, intanto ho capito che non siete passeggeri che amano l’umorismo, ma non sapete che vi perdete! Posso almeno canticchiare un motivetto?»

«NO!» fu la risposta secca dei tre.

«Ok, come non detto...che noia però!» e lo spectre, mortificato, inforcò il remo e partì alla volta dell’altra sponda (tranquilli, non “quella sponda”, quella del fiume! Ok, questa faceva pena, lo so!).

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Capitolo 4
*** Caffè ***


Caffè.

 

La gondola di Caronte si allontanò dalla riva per perdersi nell’orizzonte purpureo dell’Acheronte, mentre Persefone, Penelope e Shura si incamminarono verso il Tribunale Infernale.

Arrivati nei pressi dell’imponente edificio, i tre rimasero sorpresi nel vedere una chilometrica fila di defunti; alcuni erano rassegnati, altri disperati e altri...letteralmente incazzati.

Ed era proprio in uno di questi ultimi che era incappato Marchino. Un vecchio imbestialito lo aveva infatti fermato, per lamentarsi e fargli la paternale:

«È una cosa indecente! Ore di fila alla posta per pagare le bollette e in banca per ritirare la pensione, coda ai supermercati e mesi di aspettativa per una dannata visita in ospedale...se non anni! E adesso mi tocca fare la fila anche da morto! È una vergogna!»

«Sì, ha ragione, ma io non ne posso nulla, sono solo un povero guardiano sottopagato!» balbettò Marchino imbarazzato.

«Sempre la stessa storia vero? Quando qualcuno reclama c’è sempre la scusa pronta e la responsabilità è sempre degli altri! Vita terrena o inferi, non è cambiato nulla!»

«Signore si calmi! Abbiamo il sistema informatico fuori uso e siamo a corto di organico, ma sono sicuro che la cosa varrà risolta al più presto!»

«Sì, certo, come no! Anche all’ospedale dove sono morto per mancanza di posti letto, mi avevano detto la stessa cosa!»

«Ehi, Marchino, non ho mai visto tutta questa calca! Cos’è? Una nuova tortura per i dannati?» chiese Persefone allo spectre in evidente difficoltà e quindi ben felice di svignarsela dal vecchio.

«Somma Persefone, non vi aspettavamo agli Inferi!»

«Lo so, diciamo voglio fare una bella sorpresa al mio sposo, ma qui che cosa sta succedendo?»

«È andato in panne il vecchio sistema informatico di archiviazione dei defunti e quindi siamo tornati agli amanuensi»

«Sostituirlo con uno nuovo?» chiese la dea.

«Stiamo aspettando i fondi dalla Giudecca, ma non li abbiamo ancora visti!»

«Ma chi è che sta gestendo il Regno dei Morti da quando mio marito è diventato impresario?»

«Ipnos e Tanatos»

«Ora capisco perché i fondi si sono volatilizzati. L’ho sempre detto che Ade non sa scegliersi i collaboratori!»

«Mi scusi mia Signora, ma devo mettere i fila quei due defunti. Se non faccio rispettare la coda, gli altri dannati mi scorticheranno vivo!» disse Marchino indicando Shura e Penelope.

«Tranquillo, quelli non sono defunti, ma miei ospiti. Potresti scortarci da Minosse?»

«Certo!» rispose lo spectre ben felice di togliersi da lì.

«Minosse? Questo nome non mi è nuovo...» intervenne Penelope «Non è quel avvocato che era stato assunto da Nettuno per far causa a Kanon?»

«Sì, signorina, proprio lui!» rispose Marchino.

«Non posso credere che quel pirla sia anche uno spectre!»

«Per la precisione è Minosse del Grifone Stella della Nobiltà Celeste, uno dei tre Giganti degli Inferi!» Ripeté da etichetta Marchino.

«Ma dai? Questo si che è uno scoop! Devo assolutamente fargli una foto con la supplice e poi spedirla a tutti i miei colleghi! Che risate si faranno! Non ho mai visto un avvocato più disastroso di lui, è lo zimbello di tutto l’albo!» scoppiò a ridere Penelope. Shura e Marchino si guardarono perplessi, mentre Persefone assunse un’aria preoccupata:

«Cos’ha combinato?» chiese la dea.

«Nettuno aveva citato in tribunale Kanon per truffa e raggiro, ma, nonostante le prove schiaccianti a suo favore, Minosse è riuscito, non solo a perdere la causa, ma anche a farsi mettere nel sacco da un avvocato fresco di laurea, che ha fatto riassumere Kanon alle dipendenze del dio del Mare, il quale, tra l’altro, ha anche dovuto sostenere le spese legali della parte lesa!» spiegò Penelope.

«Ottimo...e io che speravo che almeno il top dell’armata infernale si salvasse. Ora capisco perché mio marito non ha mai vinto neanche una guerra!» commentò Persefone passandosi una mano sulla faccia.

“Però astuto Kanon...appena ha potuto ha preso la palla al balzo per tornare da Nettuno e scaricare l’armatura dei Gemelli a Saga! Come lo capisco, avrei fatto la stessa cosa, Saori è un’arpia!” rimuginò Shura.

«Signorina mi dispiace per la sua foto ricordo...ma attualmente è Rune a presiedere il Tribunale del Regno dei Morti, non Minosse» disse desolato lo spectre.

«Pazienza, sarà per un ‘altra volta» rispose un po’ delusa Penelope.

«Su, Marchino basta chiacchiere, accompagnaci da Rune!» incalzò la dea.

«Sì Signora, subito Signora!» si ricompose immediatamente Marchino prendendo la posa da diligente soldatino (petto in fuori e pancia in dentro XD) e i tre si avviarono dietro allo spectre alla volta del Tribunale.

 

Nel frattempo...

Sala del Giudice.

 

SCLACK!

Un colpo di frusta e l’ennesimo dannato era stato spedito nel girone assegnatogli.

«AVANTI IL PROSSIMO»

Un’anima tremante si portò di fronte all’impassibile giudice.

«LEI DEVE ESSERE IL SIGNOR GINO BRAMBILLA!»

«Ehm, veramente sarei una donna! Mi chiamo Ughetta Pautassa!»

Rune alzò il volto dall’enorme registro e guardò prima la donna e poi nuovamente il nome sul libro e non riuscì a trattenersi:

«Per tutti gli spectre dell’Ade! Non si può lavorare così! O mi sbagliano i cognomi dei defunti o mi danno direttamente la lista errata! Da quando è andato in tilt il sistema informatico qui è veramente un Inferno!»

«E io che faccio?» chiese la donna spaurita.

«Ah già...indulto!»

«Eh?! Vuol dire che vado nei campi Elisi?»

«Belinda va dove ti pare, basta che ti levi dai piedi!» rispose acido Rune, che, sospirando, decise di prendersi qualche giorno di mutua; non era da lui sbottare e perdere le staffe in quel modo (senza contare che, per la prima volta in vita sua, non aveva mandato un’anima nel dolore eterno!).

Rune si lasciò scivolare nella poltrona e sorseggiò il suo caffè. Non una tazzina...non una tazza da latte...ma una bottiglia. Infatti il giudice non chiudeva occhio da una settimana e andava avanti a panini e caffè. Non aveva delle borse sotto gli occhi, ma delle valige.

Lo spectre era esausto e con i nervi a pezzi; da quando si era tornati al vecchio sistema manuale, i tempi dei processi si erano dilatati e per fra fronte alle esigenze del regno era stato costretto a lavorare 24 ore su 24.

«Ehi Rune! Si batte la fiacca oggi? Fuori c’è una fila che non finisce più. Se non ti dai una mossa lo dico a Pandora!» Cheshire di Cat Sith era entrato da una porta secondaria e, con fare strafottente e sciallato, andò ad appollaiarsi su una delle due sfingi, che campeggiavano in cima all’imponente scalinata che portava alla scrivania del giudice.

«Cheshire sparisci, non è giornata! E poi Pandora non è più direttrice degli inferi, ma solo più una segretaria. Quindi non rompere.» replicò lo spectre di Barlon cercando di mantenere la calma.

«Che c’è Rune, sei geloso del mio nuovo collarino, che mi ha regalato la sacerdotessa del nostro Signore?» miagolò Cheshire mettendo in bella vista il collare con strass.

Rune non ce la fece più e fece esplodere tutta la frustrazione repressa:

«MALEDETTO GATTO RUFFIANO E SCANSAFATICHE! MENTRE IO LAVORO COME UN MULO TU TI FAI FARE I GRATTINI DA APNDORA E VIOLNATE E OSI PURE VENIRE A DIRMI CHE SONO UN FANNULLONE?! MA STROZZATI CON QUEL COLLARE!»

Per concludere la sfuriata, Rune prese il martelletto da giudice e lo lanciò al collega, che però lo evitò agilmente. L’oggetto andò a finire contro lo stipite della porta principale della sala, proprio mentre stava entrando Marchino con Persefone, Penelope e Shura.

«Ehi! Ragazzo, calmino!» Replicò Persefone, cosa che provocò un’ulteriore crisi isterica del giudice infernale.

«Come osi anima dannata! Calmino vallo a dire a tua sorella!»

SCLACK!

La frusta impietosa avvolse una stupefatta Persefone, che, dopo il primo momento di smarrimento si infuriò come una belva. Il suo cosmo si scatenò per tutto il tribunale e fece tremare le colonne, mentre la frusta del giudice si trasformò in una splendida ghirlanda fiorita. Nulla però in confronto a quello che successe al povero spectre di Balron. Rune infatti si ritrovò ad indossare, al posto della supplice, cappellino verde fosforescente con visiera, camicia hawaiana rossa con fiorelloni bianchi, bermuda verde rancido e infradito azzurre.

«Per la testa di Atena!Ma lei è Pe pe pe pe» iniziò a balbettare sconvolto Rune, accortosi della tremenda gaffe.

«Sì, da come ti ha conciato non può che essere Persefone, la divina consorte del nostro signore. Che Pirla che sei a non essertene accorto prima!» commentò Cheshire, scendendo insieme al giudice la scalinata per recarsi al cospetto della dea. Rune, tremendamente mortificato, non la finiva più di scusarsi, mentre il micio si esibì in un plateale inchino.

«Benvenuta agli Inferi, somma Persefone, servirvi è sempre un onore! Ehm...perdoni Rune, è sotto overdose di caffè!»

«Mi auguro che in futuro non vi venga più in mente di mancarmi di rispetto!» sbottò la dea guardando Rune, che continuava ad inchinarsi imbarazzato. La dea a quella scena non poté trattenersi dal ridere e alla fine disse allo spectre: «Smettila di inchinarti, sei perdonato, ma un po’ di colore ti dona!»

Rune si ricompose e finalmente notò Penelope e Shura.

«Mi scusi, ma i signori che si porta appresso sono suoi conoscenti?»

«Sì, Rune, sono Shura di Capricorn e Penelope Fernandez» rispose la dea.

Rune rimase sbalordito al sentire il nome di Penelope e dall’emozione per poco non svenne:

«Non ci posso credere, ma lei è proprio quella Penelope Fernendez? Cioè intendo dire l’avvocato...il terrore dei tribunali?»

«Sì!» rispose Penelope, guardando perplessa il giudice infernale.

«Cribbio, cribbio, cribbio....mi può fare un autografo sull’elmo, ehm cappellino? Lei è il mio mito! Nessun altro terrorizza la gente come lei!» esclamò concitato Rune mentre le porgeva speranzoso il cappello. Penelope lo prese è lo firmò con la sua stilografica.

«Grazie! Lo terrò come una reliquia, per me lei è un esempio da seguire! Non vorrei sembrare inopportuno... ma non è che per caso ha bisogno di un assistente?» osò lo spectre di Barlon.

Penelope frugò nella tasca della giacca del tailleur e ne tirò fuori un biglietto da visita.

«Prendi, qui c’è la mia mail. Prova a mandarmi il tuo curriculum, poi vediamo»

«Lo farò sicuramente! Vedrà, ho esperienza plurisecolare nel settore!» rispose lo spectre con gli occhi luccicanti (come un fun davanti al suo idolo, per intenderci!).

Intanto Persefone aveva mandato il gatto (ergo Cheshire) a prendere la carrozza nera, parcheggiata nelle scuderie del palazzo (sì, quella di Pandora in Lost Canvas. La sacerdotessa la usava a scrocco durante l’assenza della dea!).

Quando però la consorte del dio infero vide il mezzo di trasporto non poté trattenersi:

«Diamine, ok che siete in ristrettezze economiche e che mio marito ha dovuto effettuare dei tagli, ma almeno le teste ai cavalli potevate lasciarle!»

«Dovevamo risparmiare sul fieno!» Rispose il micio, aprendo da bravo paggetto la porta della carrozza alla dea, poi rivolgendosi a Shura: «Ma tu non eri morto?»

«Già è vero! Come hai fatto a tornare in vita?» chiese curioso Rune.

«Sono diventato una delle sfortunate vittime di un autore di fanfic» rispose secco Shura, salendo sulla carrozza dopo Persefone e Penelope.

«Eh?» chiese il gatto rivolgendosi a Rune.

«Lascia perdere, quelli del Grande Tempio sono tutti tocchi!» gli rispose il giudice.

«Allora Cheshire, ti muovi?» intimò la regina dell’Ade, da dentro la carrozza.

«Subito sinora!» lo spectre saltò sul cocchio facendo partire i cavalli con uno schiocco di frusta:

«Destinazione Giudecca!»

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Capitolo 5
*** Riunione aziendale ***


Riunione aziendale!

 

 

GIUDECCA...

Sala del consiglio del Regno dei Morti.

 

Il direttivo dell’Ades s.p.a. era riunito attorno al tavolo circolare ed era intento ad ascoltare Radamante che esponeva il resoconto del bilancio aziendale.

Eaco prendeva appunti, Pandora era intenta a stendere il verbale, Ade controllava i dati sul portatile e Minosse giocherellava con la penna, annoiato.

«E con questo ho concluso. Posso dire con orgoglio che l’Ades s.p.a. ha chiuso il bilancio annuale in netto rialzo!» disse fiero di se il responsabile commerciale della ditta di pompe funebri.

«Ammetto che hai fatto un ottimo lavoro Radamante, ma non basta. Poseidone fattura il triplo di noi e persino Atena, con la sua nuova linea di intimo, ci sta raggiungendo! Non posso farmi battere da quella strega pure in campo commerciale!» disse Ade controllando le quotazioni on-line delle imprese dei suoi divini parenti, poi rivolgendosi nuovamente ai sui dipendenti «Qualche idea per aumentare il fatturato?»

«Non saprei...potremmo aprire anche noi un parco a tema come Poseidone!» disse timidamente Eaco.

Ade guardò malissimo il sottoposto «Eaco, ci terrei a mantenere ancora un certo decoro!»

«Però potremmo incentivare gli acquirenti confezionando pacchetti funerari a modico costo per tutte le tasche. Un all inclusive!» disse Radamante.

«Questo mi piace!» disse Ade «Pandora prendi nota!»

«Sì mio signore!» rispose con tono asciutto l’ex sacerdotessa, mentre guardava con odio verso Radamante (essere stata declassata a segretaria era stato un brutto colpo, soprattutto perché nella gestione dell’azienda, Ade le aveva preferito lo spectre della Viverna).

«Poi, se mi è concesso aggiungere..» disse Rada e Ade gli fece cenno di proseguire: «Credo che sarebbe utile realizzare una ricerca approfondita sulle pratiche funerarie delle varie culture, per ampliare il mercato, e magari fare degli sconti ai clienti affezionati e alle famiglie! Un tre per due. Se si organizzano due funerali tramite la nostra agenzia il terzo è in omaggio!»

Ade annuì compiaciuto, mentre Minosse esclamò:

«Perché non realizziamo dei gadget pubblicitari! Tipo dei calendari...vanno di moda!»

Nella sala piombò il silenzio e tutti si girarono a guardare lo spectre del Grifone che disse:

«Beh? Che ho detto di male?»

E Ade, strofinandosi il mento: «Nulla, anzi...non è malaccia come idea. Atena, con il calendario allegato ai sui capi, sta facendo soldi a palate.»

«Si riferisce a questo?» Eaco tirò fuori dalla sua 24 ore il calendario con sopra le foto di Natalia (l’ex di Camus).

«Sì, esatto» disse il dio, mentre Minosse aveva requisito l’albo al collega e lo stava sfogliando con un certo interesse.

«Eaco, da quando compri calendari del genere? Non per farmi i fatti tuoi, ma se ti becca Violante ti smonta!» lo rimbeccò Radamante.

«Non l’ho comprato, me l’hanno dato in regalo con i completini che ho comprato per la mia pucci pucci!» ribatté Eaco.

«Astuta Atena! Così gli uomini sono incentivati a comprare l’intimo per le proprie donne!» rifletté Radamante.

«Più che Atena, il suo nuovo sacerdote. Sembra uno in gamba...almeno per quello che ho appreso da Salvatore, il cugino mascalzone del cavaliere del Cancro.» disse Eaco.

«Sì, l’ho sentito anch’io. Ogni tre per due Salvatore viene spedito agli inferi ed è una fortuna...altrimenti chi ci procura alcolici e sigarette!» disse Minosse, tra il consenso di Radamante.

«Allora è a lui che devo i miei sigari! Chi l’avrebbe mai detto!» dise Ade accendendosi un cubano, poi tornando serio disse: «L’idea del calendaro mi piace, ma pagare una modella mi costerebbe una fortuna, e il regno dei morti assorbe un’ingente quantità dei ricavati dell’agenzia...e siamo a corto di donne! Quelle che ci sono beh...non è il caso...senza offesa Pandora, ma non c’è storia contro la modella di Atena!»

Pandora guardò torva il sommo Ade e i sui Giganti, che sghignazzavano, e decise di metterli nei casini: «Beh...io non sottovaluterei anche la fetta di mercato in rosa...e qui abbiamo tre uomini baldanzosi, senza contare che le fan della serie di Saint Seiya probabilmente sarebbero ben felici della notizia di un calendario con i loro bignamini dell’averno!»

Ade stupito dall’intervento arguto di Pandora squadrò i suoi spectre e disse: «Giusto! Ne Atena ne Poseidone hanno ancora fatto calendari per donne! Anche se Poseidone ha messo su un gruppo di spogliarellisti!»

«GASP!» i tre Generali si erano messi sull’attenti pregando che il loro signore non parlasse sul serio, mentre Pandora rideva sotto i baffi.

TOC TOC

«AVANTI» disse Ade, mentre un preoccupatissimo Valentine dell’Arpia entrava timidamente nella stanza. Lo spectre si inginocchiò tenendo il capo chino e prese parola:

«Scusate l’interruzione e sono conscio che uno spectre del mio livello non ha il diritto di presentarsi al cospetto del sommo Ade, ma..»

«Sì, sì, taglia corto e muoviti!» sbuffò Ade.

«Sì, sommo Ade. Sono qui per un problema serio. Il Cocito si sta sciogliendo per colpa del surriscaldamento globale e l’effetto sera. Non sappiamo più come fare!»

Ade era attonito «Eh? Ho messo Ipnos e Tanatos per risolvere questi problemi!»

«Appunto sire! Ipnos e Tanatos non si trovano da nessuna parte! Si sono volatilizzati!» spiegò il sottoposto di Radamnte.

«Saranno tornati nei campi Elisi! Ade, ma che ti aspettavi da quei due?» un voce femminile e conosciuta fece calare il silenzio in sala, mentre la regina degli inferi scortata da Shura, Penelope e il gatto di Pandora, fece il suo ingresso.

«Tesoro che ci fai qui?» chiese stupito Ades.

«Indovina! Sono venuta a riprendermi Cerbero, con tanto di atto di proprietà. E non fare lo sbruffone perché questa volta sono munita d’avvocato!»

Penelope fece un lieve inchino, mentre Minosse sbiancò riconoscendola.

«Ma lei è..è Penelope Fernandez!» esclamò sconvolto Minosse, mentre Penelope annuiva con il capo.

«Minosse che hai? Sembra abbi visto il diavolo in persona! Ricomponiti, siamo i Giganti infernali!» lo riprese Radamante.

E Minosse sottovoce alla Viverna «Rada, se sapessi chi è quell’avvocato rabbrividiresti anche tu! Al nostro signore conviene assecondare la moglie o si ritroverà in mutande!»

«La smettete di bisbigliare alle mie spalle?» intimò innervosito il dio infero in direzione dei due e poi, più dolcemente alla moglie: «Persefone discutiamone più tardi, sono nel bel mezzo di una riunione aziendale! É ho seri problemi da affrontare anche nella gestione del Regno dei Morti!»

«Certo! Sempre più tardi, è da secoli che vai avanti con questa storia, non ne posso più!» e poi squadrando Pandora: «E questa sciacquetta dark chi è?»

Pandora non ci vide più: «ORA BASTA! NON SONO UNA SCIACQUETTA, BRUTTA...» Pandora venne bloccata appena in tempo da Rdamante, che fulmineo le tappò la bocca con la mano e le sussurrò:

«Sei pazza! É la moglie di Ade! Vuoi che gli inferi si trasformino in una foresta tropicale?»

Mentre Ade rispose con non curanza alla moglie: «É la mia segretaria»

La parola “segretaria” fece andare in bestia Persefone: «COSA?! COME SAREBBE A DIRE SEGRETARIA!»

Ade stupito della reazione della moglie rispose: «Sì, segretaria, fa le fotocopie, i caffè, risponde al telefono e altri lavoretti del genere! Qual’è il problema, non capisco!»

«Quali altri lavoretti? Quelli che si fanno sotto la scrivania durante le pause? Le mie amiche avevano ragione, un imprenditore fa sempre le corna alla moglie con la segretaria. È un classico!» squittì Persefone stizzita.

Ade non ci stava capendo nulla e si rivolse con aria interrogativa a Minosse, che gli spiegò in breve di cosa stava parlando la moglie.

«Ma figuriamoci se mi faccio fare quelle cose da Pandora, è mia sorella!» sbottò incredulo Ade.

«Non sarebbe la prima volta che in famiglia succedono cose del genere! E poi io sono tua nipote!»

«Erano altri tempi!» ribatté Ade.

«E comunque è la baggianata più grossa che abbia sentito! Non mi risulta proprio che abbi mai avuto una sorella di nome Pandora!»

«É la mia sorella terrena, o meglio, è la sacerdotessa a cui avevo dato il compito di prendersi cura del mio cosmo per farlo reincarnare in quello di un umano preso in prestito...sì, lo so, è un casino, te lo spiego dopo con calma, va bene?»

Persefone guardava attonita il marito: «Di bugie ne ho sentite tante, ma questo è il colmo!» rispose la dea, mentre Radamante cercò di correre ai ripari prima che Ade si ficcasse ancora di più nella melma.

«Somma signora degli inferi, non deve essere preoccupata della fedeltà del sommo Ade!»

«Tu che ne sai? Facevate le cose a tre!» la dea si rivolse stizzita allo spectre, che iniziò a sudare freddo.

«Certo che no! Ma agli inferi ci sono solo due donne; Violante, che fa coppia fissa con Eaco di Garuda, e Pandora che è fidanzata con Minosse!» e tirando un’occhiataccia la collega aggiunse: «Vero Grifone?»

«Eh? Ma non dire cazzate! Piuttosto di farmi Pandora accetto le proposte di Veronica! Eri tu invece che stavi rinchiuso ore e ore nei suoi appartamenti privati quando era a capo dell’armata infernale! Di la verità!»

«Certo, ci godevo come un riccio a farmi torturare a sangue con la sua arpa elettrica, solo perché aveva le scatole girate! Ti avrei lasciato volentieri il posto!»

«Scusate, secondo voi, alla mia pucci pucci piacerà di più il completino viola o quello rosso! Sapete domani è il suo compleanno!» esordì Eaco, che venne fulminato dallo sguardo di tutti presenti: «Era per sdrammatizzare...scusate!» e il Garuda si mise a braccia conserte imbronciato.

“Ma questi sono totalmente idioti! Non sono molto pratico di donne, ma questo non mi sembra il modo per calmare una moglie inferocita!” pensò con una certa strizza Shura, mentre Persefone stava letteralmente perdendo le staffe:

«Bene bene, vedo che ve la siete passati praticamente tutti! Abbiamo una segretaria molto compiacente! E questa Veronica? Le donne non erano solo due?»

«Amore non mi sono mai fatto Pandora! E Veronica è un uomo!» piagnucolò Ade.

«Pure! Bravi! Dovevo darti retta Penelope, altro che un cane, ma infondo dovevo capirlo da sola che il nostro rapporto era in crisi...se un uomo manca da casa per secoli vuol dire che si è stancato della moglie e ha trovato prati più verdi!»

«Persefone non è vero! Ti stai costruendo un film da sola! Non è come credi, i problemi sono stati altri!» Ade era disperato.

«BASTA! NON MI FACCIO FREGARE ANCORA! PRIMA IL CORSO DI SCULTURA NEL 1500, POI QUELLO DI PITTURA E L’ULTIMO DI ASTOFISICA! COSA VUOI INVENTARE ANCORA; QUELLO DI RICAMO E MERLETTO O CHE SEI USCITO DI CASA PER PRENDERE IL LATTE E TI SEI PERSO? ADE VOGLIO IL DIVORZIO

Ad Ade cadde il sigaro dalla bocca mentre un silenzio surreale calò nella stanza. Gli spectre presenti erano sconvolti, ma il più allarmato di tutti era Shura, che si vedeva già le truppe infernali alle porte del Santuario, mentre Penelope si sfregava le mani al pensiero di quanto il suo conto in banca ne avrebbe recato beneficio.

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Capitolo 6
*** Due piccioni con una fava ***


Due piccioni con una fava!

 

«ADE VOGLIO IL DIVORZIO!» la sfuriata e la richiesta di Persefone lasciarono tutti i presenti attoniti. Ade in particolare era sotto shock ed incredulo non riuscì a dire nient’altro che:

«Amore, siamo su “Scherzi a parte” vero?»

«No Ade, non sono mai stata così seria. Penelope, potresti preparare il necessario per liberarmi da questo bugiardo senza speranza?»

«Certamente Signora, avvierò immediatamente le pratiche di separazione.» annuì soddisfatta l’avvocato, mentre Shura la guardava allibito.

«Bene!» disse Persefone, poi rivolgendosi a Valentine e Cheshire: «Io e miei ospiti passeremo la notte qui, per evitare che Ade si dia alla macchia nei campi Elisi. Preparate quindi le mie stanze private e due per i miei ospiti. Non provate a fiatare o vi trasformo in piante grasse!» la dea perentoria uscì dalla sala con l’avvocato e il cavaliere, seguiti dai due spectre chiamati in causa. Il gatto e l’arpia erano letteralmente terrorizzati; sapevano infatti che la maglie di Ade non scherzava, nonostante avesse delle apparenze dolci e rassicuranti, sapeva essere più spietata del marito.

Ade rimase solo insieme ai tre Giganti infernali e a Pandora. L’atmosfera era glaciale.

Il primo ad interrompere quell’imbarazzante silenzio fu Eaco:

«Scusate, ma il tipo che accompagnava l’avvocato non era uno dei saint di Atena?»

«Già, quello era Shura, il gold saint del Capricorno! Ma che ci faceva con Persefone e l’avvocato?» esordì Pandora liberatasi dalla mano di Radamante con un morso.

«Probabilmente è la scorta dell’avvocatessa. Penelope è il legale della fondazione Grado. Per un avvocato è normale avere più clienti, essendo un libero professionista!» rispose sciallato Minosse.

«COSA!? DOVEVO SOSPETTARLO CHE C’ERA ATENA DIETRO A TUTTO QUESTO! SPECTRE ALLE ARMI; MARCIATE UNITI VERSO IL SANTUARIO!» Urlò assatanata Pandora, salendo in posa tattica sul tavolo.

I tre spectre guardarono la segretaria e poi scoppiarono a ridere:

«Ma hai visto come è ridotto il regno degli inferi? É già tanto che non siamo finiti in bancarotta per rimetterlo a nuovo dopo l’incursione di quella smorfiosa durante l’ultima guerra sacra! Finanziare una nuova guerra è una follia!» disse Eaco.

«Senza contare le rate che dobbiamo ancora versare ad Efesto per la riparazione del Muro del Pianto!» Replicò Minosse.

«Ed in più una nuova guerra sarebbe una pubblicità negativa all’Ade s.p.a. e siccome è l’unica attività intrapresa con successo dai tempi del mito, sarebbe meglio evitare di giocarsela così da sciocchi. Poi le nostre supplici sono a pezzi e per riparale dovremmo far nuovamente riferimento ad Efesto, e preferirei evitarlo.» aggiunse Radamante, mentre Pandora dava in escandescenze sopra il tavolo:

«Vigliacchi, non siete altro che rammolliti uomini d’affari e non valorosi e terrificanti guerrieri! Rivoglio gli Spettri di Lost canvas

«Sì, Pandora, hai ragione, ma i tempi sono cambiati, le guerre si vincono prima in borsa che sul campo di battaglia! Che ne dici di andare a fare il caffè per tutti!» disse secco Radamante accompagnando una recalcitrante Pandora fuori dalla sala riunioni.

Poi rivolto ai restanti presenti in sala: «Bene, torniamo alle cose serie. Direi che non abbiamo altra alternativa che agire per vie legali; l’opzione di far fuori l’avvocato la escluderei. Persefone penserebbe subito a noi. Minosse che sai dirci sul nostro nemico? Mi è sembrato capire che tu conoscessi Penelope!»

«Solo di vista, non gli ho mai parlato. Ci siamo incrociati un paio di volte in tribunale a Nuova Luxor, quando avevo prestato servizio a Poseidone. Quello che posso dirvi è che è veramente temibile! La migliore che esista sulla piazza! Avremo bisogno di un buon agente immobiliare, perché diremo addio al regno dei morti!»

«EH? Ma tu non sei un legale? Fa qualcosa!» esclamò stupito Radamante.

«Stiamo parlando di Penelope Fernandez: “Il terrore dei tribunali”, nemmeno con un intervento divino riuscirei a vincere la causa, mi dispiace.» sentenziò desolato il Grifone.

«Non voglio ritrovarmi a piedi!» disse sconvolto Eaco, ma poi assumendo l’aria di chi ha avuto il colpo di genio esclamò:

«Ehi! So come non finire per strada! Basta passare dalla parte di Persefone!»

Minosse guardò con un sorriso il collega: «Giusto, se la supplichiamo di prenderci come scorta, magari evitiamo di finire sotto un ponte!»

«State scherzando vero! Questo è tradimento. E la punizione per una cosa del genere è la morte! Vero mio signore?» intervenne incredulo Radamante.

I tre Giganti si girarono verso il loro dio, ma la poltrona era vuota.

Ade aveva infatti lasciato la sala poco dopo l’inizio della discussione, ma nessuno se ne era accorto.

Radamante si sentì tremendamente un verme, mentre Eaco e Minosse avevano iniziato a confabulare su cosa dire a Persefone, quando delle tremendi scosse di terremoto fecero tremare il palazzo.

I tre Giganti si precipitarono alle finestre dove videro un enorme muro di rovi e arbusti che aveva formato una cinta attorno alla Giudecca:

Minosse ed Eaco, uscendo di corsa dalla sala: «Somma Persefone, le giuriamo fedeltà, ci prenda sotto la sua protezione!»

Radamande osservò la scena in silenzio e poi volse nuovamente lo sguardo verso la finestra, erano in gabbia, nessuno poteva entrare od uscire dalla Giudecca senza il consenso di Persefone.

La Viverna rabbrividì: “Una moglie infuriata fa veramente paura, ma non abbandonerò il mio signore, a costo di doverlo seguire in una favelas.”

 

Tempo dopo, nell’ala residenziale del palazzo...

 

In una camera con letto a baldacchino in velluto nero, Shura gesticolava come un matto per far desistere Penelope dal suo intento, mentre l’avvocato guardava fuori dalla finestra seduta sul davanzale.

«Ragiona siamo ancora in tempo! Magari Ade non ha ancora radunato la sue truppe e con un po’ di fortuna riusciamo a far tornare Persefone sui suoi passi, infondo si è trattato di un malinteso tra i due! Sono sicuro che con la tua parlantina riuscirai a convincerla!» disse Shura.

«Non se ne parla, Ade è un idiota e la moglie ha tutte le ragioni e il diritto per mollarlo!» poi controllando un libro: «Umm... piuttosto devo convincere Persefone a far aprire le pratiche in Italia...qui i processi vanno per le lunghe...»

«Ma cosa dici! Voi mettere un litigio tra coniugi con la vita di molte persone? E non parlo solo dei saint, ma anche di civili! Quando Ade si muove puntualmente ci rimettono anche gli innocenti! E questo è giusto secondo te?»

«La giustizia non guarda in faccia a nessuno. Tu dovresti saperlo!»

«Sbagliavo!»

«Pfiù, Shura, quanto sei sciocco! Anche se Ade entrasse in guerra contro il Santuario, non ne avrebbe la forza economica! Hai visto in che condizioni versa il suo regno? I suoi stessi spectre lo fregano o cercano di cambiare lavoro! Senza contare che sono delle emerite schiappe! Insomma, farsi pestare da Seiya e compagnia bella!» poi sospirando aggiunse «Anche se qualche eccezione c’è sempre...»

«Anch’io sono stato battuto da Shiryu, e quindi sarei una schiappa?» Shura iniziava ad alterarsi.

«Sei perspicace oggi! E comunque non ho intenzione di tirarmi indietro. Farò di Persefone la nuova sovrana dell’Ade, e fidati, infondo la faccio anche per il bene di questo regno!»

«Penelope, ultimamente faccio fatica a credere che sei davvero tu! Anche il spectre sono meno cinici ed inumani di te! Cosa ti è successo, cosa ti hanno fatto a quel corso di giurisprudenza! Ti ricordi quando infrangevi le leggi di Saga di proposito per farmi capire che la giustizia non sempre stava in una legge scritta, ma che quella più importante era quella dettata dal cuore?»

«Sì. Shura, sì. Cielo quanto vorrei essere quell’asciugamano!»

«Eh! Di cosa stai parlando?» e non ricevendo risposta Shura si avvicinò alla finestra e capì cosa aveva attirato l’attenzione dell’avvocato. Lo spectre della Viverna, a torso nudo, si stava infatti asciugando il sudore con un asciugamano, dopo aver concluso l’allenamento.

«Va al diavolo!» e Shura se ne andò dalla stanza, per recarsi nella sua.

 

Shura camminava infuriato e taciturno dietro Zallos, che, su ordine di Radamante, aveva ricevuto l’ordine di tenerlo d’occhio e fargli da guida. Lo spectre saltellava arzillo per il corridoio contento di aver trovato un ascoltatore silenzioso, per quanto insolito, e ne aveva approfittato per cimentarsi in una dissertazione sul Grande Fratello, di cui non si perdeva una puntata (fortunatamente Shura era troppo incavolato e sovra pensiero per sentire quello che diceva!).

Arrivati a destinazione Zellos si sistemò dietro ad un tavolino su cui aveva collocato una piccola televisione, mentre Shura si chiuse in camera a telefonare al G.S. e far rapporto.

 

Grande Tempio...

Ufficio del G.S.

 

La nona sinfonia di Beethowen risuonò per tutto l’ufficio.

«Epicuro, questa è la suoneria del tuo cellulare? Che pacco! Senti la mia, che spacca!» e il saint di Libra face partire la sigla dei puffi: «Eh?»

«Doko, ti prego!» poi rispondendo al cellulare: «Pronto...Shura!...Sì, ho avuto modo di sentire tramite la cimice nella penna tutta la faccenda e...no, tranquillo non siamo nella melma anzi! Ascoltami, il tuo compito ora e di aiutare Ade a rimettersi con la moglie!...Non sono pazzo, taci e ascolta! Come prima cosa devi entrare nelle grazie del signore degli inferi, fartelo amico, capito? .... non è una missione suicida... Ade in questo momento è un uomo tremendamente solo e avrà sicuramente bisogno di una spalla su cui piangere, di qualcuno che lo capisca e comprenda il suo stato d’animo!.......Shura non è tradimento ad Atena, perché questa volta è proprio Ade che sta subendo un’ingiustizia....Non crederai mica che Penelope lo faccia in nome della giustizia! Ragazzo la tua ex ancella lo fa solo per il suo conto in banca! Sai quanto incamererà per un lavoro del genere?...No? Più dell’insieme degli stipendi annuali dei 12 Gold Saint!...Si, Shura, Penelope è una s@@@@@a! E tu vuoi permettere una cosa del genere dopo tutto quello che ti ha fatto passare?...Sapevo che avresti accettato questa missione delicata. Una volta fatto ti darò istruzioni per il resto, non mettiamo troppa carne al fuoco! Ciao e abbi fiducia in te stesso!»

Epicuro chiuse il cellulare soddisfatto.

Doko guardò stupito il G.S.

«Epicuro il Santuario non si è mai schierato con il re degli Inferi! È inaudito! Ti ricordo che fino all’altro giorno ce ne siamo date di santa ragione con gli spectre!»

«Doko, dividendo il mondo in bianco e nero, non si va da nessuna parte. La guerra è finita e l’astio non ha mai portato nulla. Se noi aiutiamo Ade a ritornare con la consorte, che è l’unica persona che ama veramente, ci sarà riconoscente e non vedrà più nell’umanità un errore da estirpare, ma il volto dell’uomo che gli ha teso una mano nel momento del bisogno! In più credo fermamente che Persefone ami ancora Ade, ma desideri che lui glielo dimostri. Due piccioni con una fava dunque! »

«Ai precedenti Grandi sacerdoti non è mai venuta in mente una cosa del genere!» disse stupefatto il saint di Libra.

«Probabilmente perché erano guerrieri. Un soldato pensa alle difese e a come comportarsi in caso di guerra, un civile pensa innanzi tutto a far in modo che le guerre non scoppino!»

«Ma nel caso le tue supposizioni si rivelassero errate?»

«Doko! Suvvia, dovresti conoscermi!» ed Epicuro estrasse un enorme faldone da un armadio.

«Che cos’è?»

«É la lista di tutte le allergie mortali degli spectre. Salvatore (il cugino di Death Mask) e Calogero (alias il cavaliere del Cancro) hanno fatto un bel lavoro»

«Quindi gli allenamenti speciali che hai fatto seguire a Death...»

«Sono serviti a fargli sviluppare un colpo in grado di spedire agli inferi anche oggetti inanimati!»

«Tipo sigarette e alcolici?»

«Esatto, e Radamente sverso spettegola più di una comare dal parrucchiere! Salvatore ha quindi registrato tutto e messo su carta!» Epicuro mise una mano sul faldone: «Come puoi vedere, in caso di pericolo, gli spectre ci lascerebbero le penne senza nemmeno combattere!»

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Capitolo 7
*** Problemi idraulici ***


NOTE: Ade in questo capitolo, per il particolare frangente in cui si trova, potrebbe usare un linguaggio leggermente scurrile e poco adatto al suo rango. Perdonatelo visto che è stato scaricato dalla moglie davanti ai suoi sottoposti.

 

 

Problemi idraulici!

 

Dopo la telefonata al G.S. Shura era rimasto a fissare il suo cellulare immerso nei suoi pensieri ed una domanda cruciale continuava ad assillare la sua testa:

“E adesso come cappero faccio a farmi amico Ade!!!”.

Poi passandosi una mano tra i capelli: “Perché non imparo a pensare prima di rispondere! Maledizione sono finito in un bel casino, e tutto per colpa di Penelope! Dannata affarista e pensare che una volta...non ci voglio ripensare, mi sono salvato in tempo! L’unica cosa che mi consola e che, se tutto va in porto, non cuccherà un soldo, mentre io salirò le scalinate del Grande Tempio in trionfo!”

Il cavaliere si alzò ed esaminò la stanza. Era tutto tranne che lussuosa. C’era una branda vicino al muro, una sedia e un tavolino basso con una caraffa d’acqua e una bacinella per lavarsi. Il bagno era completamente assente.

“Mi scappa da morire. È dall’arrivo agli inferi che la trattengo! E qui non c’è manco un vaso da notte!”

Shura decise quindi di chiedere a Zellos. Uscì dalla stanza e si rivolse allo spectre, intento a guardare la TV.

«Scusa, dove posso trovare un bagno?»

«Infondo alle scale, girato a destra, terza porta a sinistra. Non ti puoi sbagliare.»

Shura guardò stupito lo spectre, che non accennava ad alzarsi dalla sedia:

«La scorta?»

«E poi vuoi anche che ti tenga la porta? Balengo, non sono pagato abbastanza per farti da balia! E poi ci sono le nomination!»

Shura alzò un sopracciglio incredulo, ma poi decise che era meglio darsi una mossa prima di innaffiare il corridoio, mentre Zellos tornava a guardare le sua trasmissione preferita.

 

Ore più tardi...in uno degli infiniti corridoi del castello infero di Ade...

 

Infondo alle scale, girato a destra, terza porta a sinistra. Non ti puoi sbagliare! Un bel paio di balle! In quel corridoio c’erano solo degli sgabuzzini e una sala per torture!”

Shura si aggirava per le scale e i corridoi del castello alla disperata ricerca di un bagno; la sua vescica era infatti diventata una mongolfiera! (vi assicuro che in circostanze simili, si vive un vero e proprio dramma!)

Le porte erano tutte uguali, le scale pure, tutto rigorosamente dipinto di nero e non c’era una finestra manco pagarla oro. C’era poco da fare, Shura non poté far altro che constatare di essersi perso, oltre che notare la totale assenza di spectre a sorveglianza dell’edificio.

“Ora capisco come hanno fatto Saori, Seiya e gli altri suoi compari a giungere senza tanti problemi al cospetto del re degli inferi! Non c’è un cane a sorvegliare la Giudecca! E quelli che ci sono, sono degli emeriti rincoglioniti!”

Girovagando qua e girovagando là, il cavaliere del Capricorno arrivò ad un’apertura che dava su un giardinetto interno con qualche tetro cespuglio e un paio di alberi rinsecchiti. La resistenza di Shura era agli sgoccioli e il ragazzo non poté che trovare quegli arbusti molto invitanti. Con circospezione si avvicinò alle piante e tirò giù la bottega dei pantaloni.

“Che liberazione! Ora sto proprio meglio!”

Poi osservando il giardino, la volta purpurea del cielo (si può chiamare cielo la volta degli inferi?), e sentendo le voci e i lamenti dei dannati in lontananza, Shura esclamò:

«Certo che questo posto fa veramente schifo!»

«Hai perfettamente ragione Capricorno!»

Shura trasalì dallo spavento e per poco non si fece tanto (ma proprio tanto) male con la zip dei pantaloni. Il cavaliere si voltò bianco come un lenzuolo in direzione della voce del dio degli inferi, che gli disse:

«Lo dico sempre, meglio i bottoni. Ci si impiega più tempo, ma almeno non si rischia di amputarsi l’appendice come con quelle cerniere infernali!»

Shura annuì con il capo “sagge parole” pensò, “anche se arrivano dal re dell’oltre tomba” poi si affrettò a dire:

«Scusatemi non era mia intenzione utilizzare il vostro giardino come toilette, sono mortificato,se vi avessi visto non avrei osato...»

«Ormai sono abituato a non essere calcolato da nessuno e poi trovare un bagno in questo labirinto è sempre un casino! Solo le stanze di mia moglie e le mie sono dotate di acqua corrente e servizi igienici.» e Ade si accese un sigaro con l’accendino, poi rivolgendosi a Shura: «Ne vuoi uno?»

Il saint era sotto shock, quello era davvero Ade? Il tremendo dio degli inferi tanto temuto dalle Atene di tutte le epoche? Più che una terrificante minaccia per l’umanità in quel momento sembrava un povero disgraziato in piena crisi depressiva. Il dio era infatti seduto a terra con pantaloni della tuta e canotta, sigaro in bocca, fiaschetta di liquore in mano e sguardo perso nel vuoto.

«Che c'è, hai perso la lingua cavaliere? I tuoi amici nell’Elision erano molto loquaci e dispensatori di retorica!»

«Vi ringrazio, ma non fumo!»

«Bravo, il fumo uccide!» poi porgendo la fiaschetta a Shura: «Un goccetto? Non so bene cosa sia, ma è forte. L’ho fregato dalla stanza di Radamente mentre si allenava»

«Mi rincresce rifiutare, ma sono astemio.»

Ade sospirò: «E sì, i saint di Atena sono di un altro livello, altro che i mie spectre mezzi alcolizzati! Ora capisco perché me le sono sempre prese da quella inetta.»

Shura era tremendamente in imbarazzo e non sapeva minimamente come comportarsi:

Ade invece abbozzò un mezzo sorriso amaro e proseguì, senza nemmeno guardarlo in faccia: «Ma infondo che mi aspettavo! Soltanto dei poveracci disperati e con l’anima a pezzi come la mia potevano scegliere di giurarmi fedeltà!»

Shura, dopo il primo momento di smarrimento e panico, riuscì a captare il momento favorevole e prese la palla al balzo.

«Non dovete buttarvi così giù, sommo Ade, voi siete uno degli dei più potenti!»

Ade alzò la testa e guardò dritto Shura negli occhi: «Ragazzo, dillo apertamente che sono un emerito sfigato, che non riesce a tenersi stretta nemmeno la donna che ama! Sono il sovrano di un regno schifoso, i miei sottoposti sono delle barzellette viventi e i miei Giganti non si accorgono nemmeno se ci sono o no! In pratica potresti mozzarmi in questo momento la testa con Excalibur e nessuno dei miei uomini se ne accorgerebbe! Senza contare che non riesco nemmeno a procurarmi un corpo umano decente; nel 1500 uno scultore minchione e psicopatico convinto di essere donna, poi un pittore finocchio con manie salvifiche infatuato di quel burino spaccone di Pegaso ed infine un saint di Atena frignone in armatura rosa!»

Shura non sapeva cosa rispondere e cercò di arrampicarsi sui vetri: «Non siate così severo con voi stesso! Sia voi che le vostre armate sono sempre state temute dal Santuario e da Atena!»

Ade scoppiò in una risata amara: «Certo! Un esercito composto da falene sbrillucicanti, rane bitorzolute che saltellano, blatte, gatti con collarini di stras, vermi e mandragole di Harry Potter, fa venire i brividi a chiunque! Ho pure il Grifon dai capelli d’oro! Ci mancano solo i ratti e poi siamo a posto! Pure gli spettri con un nome decente hanno dei colpi con dei nomi di merda! Prendi l’Arpia! Ok che si chiama praticamente Valentino, ma il suo colpo doveva proprio chiamarlo Sweet Chocolate! Sì, sono effettivamente bravi a far morire gli avversari... dal ridere però! Posso aprire uno zoo che faccio prima!»

Shura non poté far altro che constatare che Ade non aveva tutti torti, ma disse: «Però la paura che incutete è reale. Voi regnate sulla morte, e il vostro è un potere tremendo!»

«Già, che culo!» sospirò Ade: «Ma voi del Santuario credete davvero che io sia così felice di essere il dio degli inferi? Guarda che ho ereditato questo ruolo per pura sfiga!»

Shura colpito dalle parole del dio si sedette di fianco a lui. Non gli era mai passato per l’anticamera del cervello che Ade, in realtà, non volesse essere il dio dei morti, e quindi timidamente chiese.

«Mi scusi, ma credo di non afferrare completamente quello che sta dicendo. Se la mia domanda non è troppo indiscreta, potrebbe spiegarsi meglio?»

Ade lo guardò stupito: «Ma non si studia più mitologia a scuola?»

Shura: «Ehm, i miei studi li ho conclusi al Santuario!»

«Quindi immagino che mi avranno dipinto come un sadico sanguinario! Mi dimentico sempre che la storia la scrivono sempre i vincitori!» poi guardando il disappunto che traspariva dal volto del suo inaspettato interlocutore aggiunse: «Sì, ok, ammetto che ultimamente non sono stato esattamente un santo con voi umani, ma se viveste 24 su 24 in un posto come questo, dove la luce, l’amore e tutto ciò che di bello esiste è bandito...credo che anche voi avreste odiato per invidia chi queste cose le ha e le spreca!» Ade si fermò per spegnere il sigaro e, dopo aver rivolto gli occhi verso la volta degli inferi proseguì, mentre Shura rimase in silenzio ad ascoltare.

«Vedi uomo, io non sono sempre stato così. Anch’io desideravo avere amore, felicità e serenità, ma la sorte mi ha riservato un ruolo ingrato. Conclusa la guerra contro i Titani, io, Zeus e Poseidone, ci siamo spartiti i ruoli e i doveri per mantenere l’equilibrio sulla terra e di conseguenza anche i regni corrispondenti. Per evitare dissidi per la divisione, mettemmo i simboli dei tre regni dentro un elmo. Io pescai gli Inferi. Ecco come sono diventato il dio dei morti! Da allora gestisco questa orrenda prigione e ora sono riuscito a perdere anche l’unico raggio di sole che illuminava la mia eterna solitudine.»

Shura incrociò lo sguardo del dio e vi vide la disperazione di un uomo solo e abbandonato alla sua sorte, mentre Ade vide negli occhi dell’uomo la comprensione ed un sincero dispiacere per la sua condizione. Per la prima volta dall’epoca del mito Ade si sentì in colpa per ciò che aveva fatto soffrire l’umanità. Quel ragazzo che aveva avuto un’infanzia e una vita orrenda per colpa della sua invidia e rancore nei confronti del mondo, non lo aveva solo ascoltato con interesse il suo sfogo, ma gli stava anche porgendo una spalla su cui piangere. Il dio voltò lo sguardo dall’altra parte per non far trasparire i suoi sentimenti.

Shura, dal canto suo, si sorprese di ritrovarsi a provare pietà per Ade e capì come molte cose si sarebbero potute evitare non arroccandosi sulle proprie posizioni. Quanto sangue e dolore si sarebbe potuto evitare da entrambe le parti se solo ci si fosse fermati a guardarsi veramente negli occhi.

Shura si alzò quindi di scatto e si rivolse ad Ade, che lo guardò sorpreso:

«Sommo Ade, non tutto è ancora perduto! I credo fermamente che la somma Persefone vi ami ancora, gettare la spugna così facilmente non è da voi!»

«E tu come fai a dirlo?»

«Con tutte le batoste che vi siete preso da Atena, se non foste stato un osso duro, vi sareste stancato di provare a sterminarci molto prima!» sfuggì a Shura, che sbiancò subito dopo per la frase poco rispettosa.

Ade lo guardò piegando la testa di lato e poi scoppiò a ridere: «Hai ragione!», ma poi tornando serio: «Negli ultimi secoli ho fatto troppe cazzate, o meglio non sono proprio riuscito a reincarnarmi in modo decente. Ho beccato prima un travestito, poi un effeminato ed in fine non sono riuscito ad avere un corpo che per pochi istanti. E tra una nascita e l’atra passavo il mio tempo sigillato da Atena. Non è che non volessi tornare da lei, che non l’amassi o che non la desiderassi più, anzi! Hai visto quanto è gnocca no? Ma non ho proprio potuto! Ormai è troppo tardi.» sospirò il dio.

«No invece, io credo che lei stia soffrendo quanto voi, ma avete visto quanto era gelosa di Pandora? Tra di voi c’è stato solo un malinteso e ci metto una mano sul fuoco che se voi le dimostrerete il vostro amore Persefone tornerà sui suoi passi! Vi assicuro che lei all’inizio non voleva divorziare, è stata quella vipera di Penelope a ficcarle in testa queste cose per ingrossare il suo conto in banca! E voi vorreste lasciare che vostra moglie vi molli per colpa di quella strega! Santo cielo siete un dio! Tirate fuori gli attributi!»

Shura si era lasciato infervorare dal discorso e aveva completamente dimenticato con chi stava parlando. Ade in compenso era rimasto completamente spiazzato da quell’intervento ed esclamò:

«Ma guarda come mi sono ridotto, a farmi fare la paternale da un saint di Atena!» e riprese il suo contegno altero e ombroso di sempre. Shura se la vide brutta e pensò “quando diamine imparo a mettere un freno tra lingua e cervello!” e tremò quando il dio si alzò e si diresse verso di lui, ma per gran sollievo lo oltrepassò senza batter ciglio. Ade però, prima di uscire dal giardinetto si rivolse a Shura:

«Per tornare alla tua stanza prendi la prima scala a destra e poi sali per due piani. Il corridoio a sinistra è il tuo.»

Shura ancora incredulo per essere ancora vivo sì inchinò e balbettò un grazie.

“No, Shura, grazie a te!” E il sovrano degli inferì svanì oltre l’apertura.

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Capitolo 8
*** Un killer maldestro ***


Un killer maldestro.

 

Shura, ancora incredulo per essere riuscito ad avere una conversazione civile con il dio dei morti, senza finire in coma, decise che era meglio cercare di riposare un po’. La tensione della giornata l’aveva completamente distrutto. Per precauzione accostò la sedia alla porta della camera; in questo modo un eventuale malintenzionato l’avrebbe fatta cadere svegliandolo.

Il ragazzo quindi si spogliò e si mise a letto, ma non riuscì a chiudere occhio. Il materasso era tutto tranne che comodo e cigolava ad ogni movimento del cavaliere; senza contare qualche molla andata, che fece tirare giù un paio di divinità olimpiche al saint, quando se le ritrovò puntate sulla schiena. In più il sottofondo musicale dei dannanti non era il massimo per conciliare il sonno.

Al saint non rimase altro da fare che chiudere gli occhi e cercare di rilassarsi. In quel momento invidiò tremendamente Shaka, che riusciva a dormire ovunque, pure da seduto.

Le ore passarono lente e Shura, spossato dalla stanchezza, aveva iniziato finalmente ad appisolarsi, quando uno SDENG, proveniente dal corridoio, lo ridestò e mise in allarme.

Una figura non tanto alta e ammantata di nero aveva infatti tramortito Zellos, con una vanga e ora stava cercando di entrare furtiva nella camera del saint, finendo però per far cappottare la sedia, inciampandoci sopra.

La figura, ritrovandosi a carponi di fronte ad un Shura in boxer alquanto alterato per la visita non gradita, estrasse una daga da sotto il mantello e si scagliò contro il cavaliere, che ebbe gioco facile nello schivare e immobilizzare il braccio dell’ aggressore:

«Vediamo quale spectre è venuto a farsi rifare il lifting!»

La stretta del cavaliere fece perdere l’arma al maldestro killer, che la fece cadere a terra insieme al mantello.

Shura rimase completamente senza parole nel vedere che il suo assalitore non era in realtà uno spectre, ma Pandora con un’espressione tra il furente, il frustrato e l’imbarazzato.

Shura lasciò immediatamente la presa, mentre Pandora, paonazza, si allontanò da lui e, finendo con le spalle al muro, l’unica cosa che riuscì a dire fu:

«.. tu...tu... sei in boxer!»

«Eh? Volevi farmi fuori e l’unica cosa che sai dirmi e questa? Ma chi se ne frega se sono in mutande! Tu piuttosto, ti è dato di volta il cervello? E poi che ti aspettavi, che dormissi in armatura?»

«I tre Giganti lo fanno!»

«Eh? Li spii mentre dormono?»

Pandora guardava in silenzio il pavimento, mentre Shura avvampò di rosso sotto shock.

«Aspetta, non è che volevi spiare anche me?»

«Non dire assurdità, sono venuta qui solo per farti fuori! ... e comunque io non spio Rada, Mino e Eaco! So che dormono in supplice perché è una regola che ho imposto io, per far in modo che fossero sempre pronti ad ogni evenienza e che Ade non ha ancora abrogato!»

«Ceto! Certo! E allora perché guardi il pavimento?» Shura la osservava poco convinto.

«Forse perché sei mezzo nudo e la cosa è alquanto imbarazzante? Guarda che non sono una maniaca! Quindi mi faresti il piacere di indossare qualcosa?»

«Sì ok va bene, ma mettiamo via questo giocattolo tagliente, prima che qualcuno si faccia male» e Shura recuperò lentamente la daga tenendo sott’occhio Pandora e, sempre non perdendola di vista, si rivestì. Dopo di che si sedette sul letto e si rivolse alla ragazza.

«Puoi riaprire gli occhi.»

Pandora quindi riuscì finalmente a guardare Shura. Il cavaliere la fissava serio in attesa di scuse e spiegazioni, ma non ricevendo risposta decise di prendere parola:

«Se sei venuta ad uccidermi, perché credi che ci sia Atena dietro a tutto questo e che io abbia il compito di decapitare Ade, sei fuori strada! Io non sono qui per il tuo signore, ma per tenere d’occhio l’avvocato e rattoppare il casino che ha fatto, rischiando di far finire nelle grane il Santuario. Diciamo che in questo caso potete considerarmi un vostro alleato. Chiedi pure ad Aed, se non credi alle mie parole.»

Gli occhi viola di Pandora fissarono quelli castani dello spagnolo, che non poté non notare un velo di tristezza nella sua interlocutrice. La ragazza non riuscì a sostenere lo sguardo e lo abbassò mentre disse:

«Lo so... Ade mi ha chiesto di informare tutti gli spectre di non sfiorarti con un dito e di trattarti con il rispetto dovuto.»

Shura la guardò interrogativo:

«E allora perché volevi farmi fuori, se non era per quello?»

Pandora si morse le labbra. In quel momento della terribile ex direttrice dell’armata infernale non vi era traccia, mentre traspariva solo l’insicurezza e la fragilità di una giovane donna costretta a rinunciare alla gioia della vita senza alternative.

Shura incuriosito da quell’inedita Pandora (di lei si era fatto ben altra idea durante la Guerra Sacra) e, memore del discorso con Ade, decise di provare a forzare la corazza austera ed aggressiva della ragazza per capire quello che realmente si agitava nel suo animo:

«Quindi cos’è che ti ha spinto a tentare di assassinarmi nonostante le disposizioni del tuo signore?»

Pandora si sentiva gli occhi del cavaliere addosso e svuotò il sacco. Il desiderio di liberarsi dal peso che aveva dentro con qualcuno, fu più forte che mandarlo a quel paese con un poco fine : “ma fatti i gironi tuoi” e scappare in camera sua a piangere come ogni notte.

«È per Ikki.... se avessi ucciso te, che sei suo amico, avrebbe sofferto e gliela avrei fatta pagare.» disse in un sussurro strozzato Pandora.

«Il tuo ragionamento è alquanto contorto e senza senso, te ne rendi conto?»

Pandora non rispose.

«Mettendo che ci fossi riuscita, ad Ikki non gliene sarebbe importato un fico secco di me. Non siamo in rapporti stretti. L’unico dei bronzini con cui ho legato è Shiryu, mentre Ikki è tampinato da Shaka, ma, anche ammettendo che tu riuscissi a far fuori il piccolo Budda, gli faresti solo un piacere. Per farlo soffrire dovresti eliminare Shun.»

Pandora deglutì: «Quindi avrei fatto tutto questo per nulla?»

«Sì, Pandora, hai rischiato le ire di Ade per un errore di valutazione. La prima cosa da fare per eliminare un nemico è informarsi e conoscere bene il proprio bersaglio.»

«Sono stata proprio una sciocca. Però, ti facevo più scemo!» sospirò la ragazza andandosi a sedere di fianco a Shura.

«Lo prendo per un complimento... ma ti devo deludere, queste parole non sono farina del mio sacco, ma sono gli insegnamenti che ci sta impartendo il nostro nuovo G. S. Lui si che è uno tosto. Piuttosto, perché odi Ikki?»

«Perché sono una maledetta stupida, ecco perché!» la sacerdotessa non riuscì a trattenere una lacrima.

«In che senso?»

«Io ho messo in gioco la mia vita per permettergli il passaggio nei campi Elisi e, mentre morivo per mano di Tanatos, ha giurato che mi avrebbe vendicato.»

«E non l’ha fatto?»

«Sì, ma poi, quando Ade mi ha riportato in vita insieme agli spectre, per mettere su l’agenzia, pensavo che Ikki sarebbe venuto a prendermi per portarmi via di qui e farmi conoscere la vita di cui mi ha ricordato l’importanza, ma così non è stato. Quando sono riuscita a contattarlo mi ha liquidato dicendomi che vendicata, ero stata vendicata, e che quindi il suo debito l’aveva pagato. Mi sono illusa come una sciocca pensando che ricambiasse i miei sentimenti.» Pandora era in lacrime e a Shura venne spontaneo abbracciarla e, accarezzandole i lunghi capelli neri, cercò di calmare i suoi singhiozzi:

«La prima cotta andata a male, ci siamo passati tutti, ma vedrai, il tempo passa e cancella molte cose e le ferite si rimargineranno.»

«Ma le cicatrici restano!» ribatté Pandora fra i singulti.

«Le cicatrici ci servono come monito per il futuro e come segno delle battaglie a cui siamo sopravvissuti. Portale sempre con orgoglio.» rispose con voce ferma e calda Shura.

Pandora si scostò malvolentieri dall’abbraccio rassicurante del saint, che la allontanò per recuperare dei fazzoletti di carta nella tasca dei pantaloni (praticamente l’aveva lavato con il suo pianto a dirotto). Pandora prese i fazzoletti che il ragazzo le porgeva e si asciugò le lacrime; poi gli chiese:

«È successo anche a te?»

«Sì, anch’io ho amato una persona in passato, ma lei aveva occhi solo per un altro cavaliere. All’inizio ci ero rimasto veramente male, ma con il senno di poi devo riconoscere che sono stato fortunato a non essermi messo con quella persona, perché sono sicuro che avrei sofferto molto di più, visto quello che è diventata.»

«Andavi dietro all’avvocato? Ho indovinato?»

«Sì.»

«E il cavaliere chi era?» chiese Pandora curiosa.

«Aiolos.»

«AHHH!!! Quindi è per quello che l’avevi fatto fuori!» esclamò Pandora.

«No. L’avevo fatto per ordini superiori, ma ammetto che quando venni a conoscenza che Penelope sbavava come un cane per Aiolos, una mezza idea di renderlo donna mi era venuta. Comunque, a lui di filarla non gli è mai passato per l’anticamera del cervello!»

«Quindi dici che con Ikki è stato meglio così?»

«Credo di sì, non lo conosco bene, ma non mi sembra un tipo particolarmente incline a dare l’affetto di cui tu hai bisogno per dimenticare il freddo degli Inferi. Anche Ikki penso abbia bisogno di qualcuno che gli curi le ferite e quindi non è in grado di curare quelle degli agli altri. Ma non ti preoccupare, sei così giovane che incontrerai sicuramente la persona giusta.»

«Agli inferi?»

«Bhe, Ade ha un’agenzia con diverse sedi in vari paesi del mondo. Cerca di farti spostare in una di quelle.»

«Ottimo consiglio! Grazie per lo sfogo e... scusa se ho cercato di sgozzarti» Pandora arrossì, mente Shura sorrise intenerito nel vedere la dark lady dell’averno impacciata solo per un gesto così semplice di calore umano.

La sacerdotessa si accinse ad uscire dalla camera, ma quando fu sulla soglia si voltò in direzione del cavaliere e gli disse sorridendo:

«Sai, credo che Penelope sia stata un’emerita cretina. Sei meno fanfarone e insensibile di quanto pensassi.» e Pandora, chiusa la porta e data un’altra vangata in testa a Zellos, scomparì nel buio del corridoio.

“Ma guarda, è proprio vero che la supplice non fa lo spectre e il nero il cattivo!” pensò Shura, mentre si portò le mani dietro la testa sdraiandosi su letto.

 

Il giorno seguente...

 

TOC, TOC

Shura era intento ad asciugarsi la faccia quando qualcuno bussò alla porta della camera.

Il cavaliere aprì, ma non vide nessuno. Sentì solo uno SQUETCH!!!

Shua abbassò lo sguardo sentendo qualcosa sotto il suo piede destro.

«Ops! Scusa Zellos, non ti avevo visto!»

«Ma vaff...ringrazia che Lord Ade ti ha messo sotto la sua protezione! A proposito, sei convocato al suo cospetto nella sala da pranzo. Desidera fare colazione con te.»

Shura si guardò i vestiti e poi si rivolse allo spectre, intento a massaggiarsi la schiena.

«Ehm, non è che avresti dei vestiti di ricambio? Ho avuto un incontro ravvicinato con una pianta del giardino della somma Persefone ...»

«... e una nottata con sua eccellenza Pandora! Ho sentito come cigolava il materasso! Brutto balengo, è da una vita che gli ho buttato gli occhi addosso e arrivate prima Ikki e poi te a soffiarmela sotto il naso!» rispose accigliato lo spectre.

«Eh? Aspetta, non è come sembra, tra me e Pandora non c’è stato proprio nulla! Era il materasso che aveva le molle rotte!»

«Certo, voi saint fate sempre i santarellini... se solo non avessi ricevuto l’ordine di non gonfiarti di patele...» e Zellos incavolato nero saltellò per il corridoio sparendo poi giù dalle scale, per ritornare sui suoi passi un paio di minuti più tardi. Aveva con se una maglia e un paio di braghe pulite.

«Thò!» e lo spectre glieli rifilò per poi girare sui tacchi.

«Aspetta, non so dov’è la sala da pranzo, non sono di qui!»

Ma Zellos si era già volatilizzato.

«Mierda!» imprecò lo spagnolo.

 

Ore dopo...

Sala da pranzo della Giudecca.

 

Ade era comodamente seduto su una sedia del lungo tavolo. Di fronte a lui, all’alto capo del mobile c’era Shura. Il saint era pallido e continuava a scusarsi per il tremendo ritardo. Infatti l’ora di colazione era passata da un pezzo e Pandora era infatti intenta a servire il pranzo.

Ade si strofinò il mento e disse:

«Uhmm, sarà meglio farti dare una piantina della Giudecca o mandarti a chiamare cinque ore prima dell’ora dell’appuntamento!»

«Sono veramente mortificato» rispose Shura.

«No, è Zellos che è uno s@@@@@o» sfuggì a Pandora.

Shura guardò la donna sorridendogli per aver preso parola in sua difesa.

«Fa nulla. I miei Giganti fanno di peggio. Piuttosto, quella maglia di Dylan Dog, te l’ha imprestata Radamante?» chiese Ade.

«Veramente me l’ha data Zellos» rispose Shura.

«Ah, capito. Deve avergliela fregata di nascosto. Ecco perché questa mattina ho sentito le imprecazioni della Viverna perfino dai miei appartamenti privati.» (sì, in pratica la stanza di Rada è saccheggiata di continuo dai collegi e dal suo superiore XD)

Poi, dopo aver bevuto un sorso di vino, il re degli inferi cambiò discorso:

«Questa notte ho riflettuto molto su quello che mi hai detto e hai perfettamente ragione. Non devo arrendermi così, ma scendere in campo per riconquistare mia moglie!»

«Sono felice di vedervi motivato, sommo Ade, conti pure sul mio aiuto!» rispose istintivamente Shura, prima di assaggiare le penne all’arrabbiata che gli erano state servite.

«Perfetto, perché non sono molto pratico di corteggiamenti, quindi ho bisogno di qualcuno che mi suggerisca.»

Shura per poco non si strozzò con il boccone, mentre pensava terrorizzato “Perché io sì! Non sono riuscito a rimorchiare nemmeno un’ancella del Grande Tempio! Qui ci vorrebbe Camus, non io, mannaggia!”.

«Tutto bene?» chiese preoccupato Ade.

«Mi è andato di traverso. Scusi.» disse Shura battendosi una mano sul petto per riprendersi.

«... qualche proposta?» lo incalzò quindi ansioso Ade.

“Ormai sei in ballo vecchio mio! Incrocia le dita e spera di non dire troppe cazzate” si incoraggiò Shura, prima di provare ad arrampicarsi sugli specchi:

«Bhe, eviterei i crisantemi e di mandare i vostri sottoposti a consegnarle regali al posto vostro. O lo si fa di persona o è meglio evitare.»

Ade annuì mentre prendeva appunti: «Sì, continua»

«Poi direi che la cosa migliore è cercare di farle rivivere il vostro primo incontro, sì insomma ricordarle come è sbocciato il vostro amore.»

Ade alzò un sopracciglio e guardò Shura: «Ma chi teneva i corsi di mitologia al Grande Tempio?»

«Ehm, Saga, perché?»

«Digli di cambiare attività. Il mio primo incontro con Persefone non è stato dei più romantici. L’ho rapita!»

«Eh, eh, eh! Effettivamente... allora cosa l’ha colpita di voi?»

«Bhe ecco...» Ade arrossì violentemente: «mi diceva sempre che, nonostante all’apparenza fossi un cinico bastardo, in realtà ero un coccolone tanto affettuoso e bisognoso d’affetto. Ruvido fuori e morbido dentro. L’unica cosa che mi appuntava e che riuscivo a dimostralo solo quando eravamo soli.» rispose fucsia il dio infero.

«Allora e su quello che dovete puntare. Fatele vedere che quella parte di voi esiste ancora e che è tutta per lei.»

«E che quando ci sono altre persone non riesco... insomma devo mantenere il mio cipiglio per non dimostrarmi debole di fronte a parenti e sottoposti. Insomma, recitare il mio ruolo classico da cattivo, come tutti se lo aspettano.»

«Uhmm... allora la cosa migliore da fare è invitarla ad un’uscita romantica voi due soli! In modo che non vi troviate in imbarazzo a mostrare il vostro lato romantico.»

«Ottimo, organizzo una bella gita sull’Acheronte o meglio un picnic sul Cocito?»

«Ehm, non per contraddirvi, ma credo che sia meglio fare qualcosa che piaccia lei... se non mi ricordo male era interessata ad una festa della polenta o qualcosa del genere...»

«Ah, sì, la sagra della “polenta e muso” di quel paesino sui colli Euganei dove abbiamo la villa. Ci va ogni anno. Non so cosa ci trova di così divertente a ballare in piazza con degli sporchi umani. Senza offesa ovviamente.»

Shura fece finta di non aver sentito e continuò con una sana punta di perfidia: «Allora sarà un’ottima occasione per dimostrarle che per lei siete disposto veramente a tutto... anche a passare una serata in compagnia di sporchi umani!»

Ade deglutì annuendo, si era incastrato da solo:

«E sia allora! Per lei questo e altro!»

«Così si parla sommo Ade!» rispose Shura, mentre Pandora intervenne ponendo un non piccolo problema:

«E con l’avvocato che si fa?»

«Quella donna ha un pessimo ascendete su mia moglie e non penso la lascerà uscire con me senza averle prima montato la testa per non farla ritornare sui suoi passi.» disse Ade preoccupato.

«Bisogna trovare un diversivo. Qualcosa che la distragga e la tenga occupata mentre voi corteggiate vostra moglie. Non c’è altra soluzione.» disse Shura pensieroso.

Un silenzio meditativo calò sui presenti, mentre Radamante trafelato fece irruzione nella sala:

«Sommo Ade, state bene? Questo lurido Saint di Atena non ha alzato mano su di voi vero? Perché non mi avete chiamato come scorta? Sarebbe potuto essere pericoloso! Avrebbe potuto decapitarvi, ve ne rendete conto?!»

Ade si alzò infuriato per l’intervento sconsiderato della Viverna:

«Come osi rivolgerti a me con questo tono Radamente! Ti ricordo che non sei altro che un mio sottoposto e non tollero intromissioni e giudizi sulle mie decisioni! Sono stato chiaro? E poi se Shura avrebbe voluto decapitarmi avrebbe già avuto un’occasione più propizia e sia te, che i tuoi pari grado, non ve ne siete nemmeno accorti!»

Radamante spiazzato e mortificato si inginocchiò prontamente chinando il capo:

«Chiedo umilmente perdono per la mia sconsideratezza. Per servirvi farei qualunque cosa!»

«Davvero?» Shura stava squadrando dall’alto in basso la Viverna, che, sentendosi osservato, si girò verso di lui con sguardo assassino.

«Certo Capricorno, per il mio signore sarei disposto a tutto! La felicità e l’incolumità di Lord Ade innanzi a tutto!»

Shura alla risposta del Giudice infernale si voltò in direzione del dio infero con un sorriso raggiante:

«Sommo Ade, vi comunico che ho appena trovato il diversivo perfetto per intrattenere l’avvocato!»

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Capitolo 9
*** Gli inglesi fanno sempre colpo! ***


Gli Inglesi fanno sempre colpo!.

 

Shura si voltò in direzione del dio infero con un sorriso raggiante:

«Sommo Ade, vi comunico che ho appena trovato il diversivo perfetto per intrattenere l’avvocato!»

«Fantastico! Di cosa si tratta?» esclamarono Ade e Pandora, mentre Rada assunse un’aria perplessa.

«Più di cosa, di chi!» e poi rivolgendo a Rdamante un sorriso sornione: «Viverna, hai mai fatto il cicisbeo?»

«Il che?» lo spectre guardò Shura ancora più perplesso.

«Il cascamorto! Quanto sei ignorante!» gli spiegò Pandora. Lo spectre guardò malissimo la sacerdotessa, che lo guardava di rimando con sprezzante superiorità, mentre Ade chiese:

«Spiegati meglio Shura. Credo di essermi perso un pezzo.»

«L’avvocato si è presa una bella cotta per il qui presente fustacchione infernale. Quindi, con vostro permesso, proporrei di mandare la Viverna in missione speciale, ovvero a corteggiare Penelope.»

«E bravo Radamente! Il fascino inglese non si smentisce mai!» Ade diede una poderosa pacca sulla spalla al suo spectre, mentre Pandora rideva senza ritegno dell’espressione paonazza della Viverna.

«Ma io non la ricambio! Come faccio a corteggiare una che ha fatto soffrire il mio signore! Io quella la voglio solo ficcare sotto terra!» esclamò contrariato la Viverna.

«Meglio ancora! Così potrai prenderla per i fondelli senza troppi scrupoli di coscienza! E poi non hai detto che per la felicità del tuo signore faresti qualunque cosa?» infilò il dito nella piaga il saint.

«Sì, ma cosa centra il rimorchiare l’avvocato con il mio sire?» chiese sempre più confuso lo spectre.

«Io voglio riconquistare mia moglie, ma per poterlo fare, devo prima rendere innocua l’avvocato» spiegò conciso Ade alla Viverna.

«E credete davvero che quella si lascerà incantare da me? Ma l’avete vista anche voi che è tutta ufficio e Grande Tempio!» disse scettico Radamante.

«Più che Grande Tempio, conto in banca! Comunque fidati, io la conosco da un pezzo e credo che, dopo una vita passata a rincorrere un amore impossibile, non si farà sfuggire l’occasione di rifarsi con l’uomo dei suoi attuali desideri, caro il mio asciugamano!» rispose Shura.

«Allora è deciso! Spectre della Viverna ti affido l’importantissimo compito di fare da diversivo. Ricordati che dal tuo successo dipende anche il mio, quindi non puoi permetterti di fallire!»

«Sommo Ade, se è questo che volete, mi sacrificherò per voi e mi farò l’avvocato!» disse Radamante risoluto, inchinandosi di fronte al suo dio, mentre Shura pensò “Sai che sacrificio! Però mi rincuora che quella strega si beccherà una bella batosta sentimentale e manco un soldo, se tutto andrà in porto!”. Poi Radamante si rivolse a Shura:

«Sai che anch’io ho una maglietta uguale alla tua?»

«Ma dai, non l’avrei mai detto!» sfuggì al saint, facendo scoppiare a ridere Pandora e perfino Ade. Lo spectre si rivolse al re degli inferi con aria interrogativa:

«Nulla Radamente, non ti preoccupare. Piuttosto, c’è ancora una piccola questione che mi impensierisce.» disse Ade.

«Quale?» chiese Shura.

«La mia assenza dagli inferi potrebbe essere notata da qualcuno e questo potrebbe mettere in allarme l’avvocato.»

«Sommo Ade, vi assicuro sul mio onore di spectre che questo non può succedere!» rispose prontamente da etichetta Rada e senza pensare a quello che diceva.

«Su questo non avevo dubbi... ma è per precauzione.» rispose sarcastico il dio.

«Questo non l’avevo considerato.» rispose Shura pensieroso.

Ma a risolvere la situazione ci pensò lo stesso Ade: «Forse so come fare. Basterà mettere un mio sostituto!»

«Cosa?» fu l’esclamazione di Pandora, Shura e Radamante, mentre Ade continuava con le sue congetture: «Sì. L’idea mi sembra buona, devo solo trovare il candidato a cui dare il mio aspetto. Umm, Eaco e Minosse hanno cambiato bandiera, gli spettri di grado inferiore, meglio di no, meno gente sa della cosa, meglio è, Radamante ha già il suo da fare e Pandora è donna, quindi sarebbe un casino. Ipons e Tanatos... stendiamo un velo pietoso...» gli occhi di Ade si fermarono sul Capricorno ed esclamò: «Giusto, Shura, se scompare lui non c’è alcun problema!»

«Eh? Sommo Ade, non credo di essere meritevole di tanto onore... sono un misero essere umano!»

Ade corrugò la fronte. «Durante la Guerra Sacra sostenevate ben altre cose!»

Ma in favore di Shura intervenne anche Rada: «Mio signore non ritengo saggio affidare gli inferi ad un saint di Atena!», ma Ade replicò:

«Gli darò solo il mio aspetto, non i miei poteri, e poi il mio regno è messo così male che più di così non si può! Quindi Radamnete tieni fermo Shura mentre io gli cambio aspetto!»

«Argh!» fu il commento di Shura, mentre alla Viverna non restò altro che agguantare l’ex nemico, che cercava di svignarsela.

 

Tempo dopo...

Stanza private di Ade.

 

«Bene Radamante, aspetto che tu ti accalappi l’avvocato e poi entro in azione.» Ade tirato a lucido (pantaloni e camicia nera attillata, occhiali da sole e profumato all’inverosimile), ripassò il piano e poi rivolgendosi a Shura, che si guardava sotto shock allo specchio, disse:

«Per dare più credibilità alla tua farsa ti consiglio di indossare l’armatura per compiere le mie mansioni da dio infero. Per quanto riguarda l’agenzia non ti devi preoccupare. Ho già avvisato i miei collaboratori/devoti umani sulla terra, che mi sono preso qualche giorno di malattia e quindi penseranno a tutto loro. Sai com’è, ma col cavolo che mettevo l’Ade s.p.a. in mano ad un cavaliere di Atena. Senza offesa ovviamente.»

«Ovviamente. Ma le armature divine rispondono solo ai loro legittimi proprietari» rispose sconsolato Shura.

«Per questo c’è ibay. Ho acquistato una copia della mia supplice, la trovi imballata nell’armadio. Per il resto rivolgiti a Pandora, è lei che tiene l’agenda della mia giornata. Mi raccomando eh?»

Shura annuì sospirando.

«Bene, allora noi andiamo, Radamnete a te la prima mossa!» e la Viverna e Ade uscirono dagli appartamenti per prendere corridoi diversi.

“Ma cosa mi tocca fare! Pure il dio degli inferi” sospirò Shura mentre scorreva lo sguardo sulla superficie riflettente. Occhi azzurri, viso pallido, lunghi capelli neri e tonaca da prete: “Assomiglio in tutto e per tutto ad Ade!”. Si faceva impressione da solo. Rimase per un po’ assorto in contemplazione, mentre una malsana idea gli balenò nella mente facendogli assumere un ghigno maligno....

“Giusto, ora sono Ade!” e sfregandosi le mani “Mi posso vendicare di quei dannati spectre che mi hanno fatto passare un periodo orrendo agli inferi!!!”

MUHAHAHAHA!!!

«Bene Shura, vedo che ti sei già calato nella parte!» disse Pandora entrando nella camera.

«Oh sì, Pandora dove lo trovo un telefono?»

«In salotto, ma sbrigati, tra mezz’ora dobbiamo presenziare agli allenamenti degli spectre nel campo per gli addestramenti, all’interno della Giudecca.» disse la sacerdotessa.

«Perfetto, faccio in un lampo!»

 

Grande Tempio....

Arena degli allenamenti.

 

TIC TIC TIC TIC TIC TIC

«Questa cifra moltiplicata per, divisa per, con l’aggiunta dell’iva e delle tasse.... No Death non basta, devi darti più da fare o il gioco non vale la candela!» Camus, con calcolatrice alla mano dava istruzioni al collega del Cancro, mentre scribacchiava cifre su cifre su un taccuino; il tutto sotto la supervisione di Doko ed Epicuro.

«Mi, ancora! E quante dovrei riuscire a spedirne allora!»

Camus fece vedere la cifra che aveva riportato sui suoi appunti a Death, che sbottò:

«Mi, che rottura!» e ricominciò ad allenarsi.

«Che dici Doko, ce la può fare? Il progetto è ambizioso.» chiese il G.S. al suo consigliere.

«Sì, Death è un po’ fatto a sua maniera, ma sulla sua forza e capacità non ci sono dubbi. La nuova tecnica che abbiamo messo a punto la padroneggia già con disinvoltura, va solo potenziata. A proposito, di Shura non hai avuto più notizie?»

La nona sinfonia di Beethowen risuonò per l’arena.

«Non l’hai ancora cambiata?» chiese Doko, mentre Death si prese una pausa per far partire la sua: “Anime dannate” dei Folkstone. (http://www.youtube.com/watch?v=soszlsYOM3w)

«G.S, questa sì che è figa!» disse Calogero mettendola a tutto volume, cosa che fece protestare Camus (musica classica dipendente).

«Volte chiudere il becco ed allenarvi invece che discutere sulla mia suoneria! Accidenti è una telefonata importante!» i due gold saint si inchinarono e ripresero i loro doveri.

«Scusa Shura, i tuoi colleghi sono delle capre!... Ah, sì perfetto, no figurati ai fatto benissimo... sì il tuo piano può funzionare e... ma dai, fatti fare una foto! Sono orgoglioso di te, continua così e avrai presto una promozione!» Epicuro chiuse il cellulare tra lacrime di gioia: «I miei piccoli gold saint stanno crescendo e diventando dei grandi infami! Che soddisfazione raccogliere ciò che si semina! Sapevo che sfruttando l’orgoglio e il suo desiderio di rivalsa avrei fatto il terno al lotto!» il G.S si asciugò le lacrime commosso.

«Ma chi era?»

«Shura, ha fatto rapporto. Il piano procede a gonfie vele. Ade si fida ciecamente del nostro spagnolo ed è già scattata la fase due: “Alla riconquista della moglie perduta”!»

 

 

Nel frattempo....

Giudecca, salone comune degli spectre.

 

«Cosa? Quindi non è tra gli obblighi di un ufficiale cucinare, lavare e stirare per il proprio comandante! Giuro che appena lo vedo lo devasto quel @#]+*ç### ecc..(Scusate, ma ho dovuto censurare i termini usati in questa frase, erano al limite della decenza XD)» Urlò Violante sbattendo un pugno sul tavolo.

«Sì cara, il Garuda ha attuato quello che si chiama abuso di potere ed è legalmente punibile. Tieni, questo è il mio biglietto da visita.» disse Penelope sorseggiando il suo tè.

Violante prese il biglietto e se lo rigirò fra le mani visibilmente interessata, mentre Marchino introdusse una questione da lui molto sentita:

«A proposito, ho saputo che al Grande Tempio tutti i sottoposti sono stati messi sotto sindacato e che quindi hanno ricevuto tutele e garanzie... tra cui ferie retribuite, assicurazione per infortunio, pensione ecc.. Credete che potremmo avere queste cose anche qui agli inferi?»

L’argomento aveva catturato l’attenzione di diversi spectre, che ora facevano ala attorno all’avvocato per sentire e informarsi sui loro diritti.

«Ma certamente, siete lavoratori dipendenti come tutti gli altri, mi sembra il minimo. Dovreste smetterla di buttarvi così giù e credervi degli insignificanti sudditi!»

Radamente entrò nella sala comune proprio in quel momento e, rimanendo un po’ in disparte, per capire il motivo di tanta agitazione, si allarmò nel sentire i vocaboli “sindacato”, “diritti dei lavoratori” e “sciopero”.

“Maledizione, se scoppia una rivolta come al Santuario di Atena, siamo rovinati! Il regno degli Inferi non si può permettere una cosa del genere, devo assolutamente tappargli la bocca prima che faccia degenerare la situazione!”

A Radamante, vennero in mente una miriade di modi per chiuderle le bocca all’avvocato, ma tutti troppo definitivi e splatter. Poi però ebbe il colpo di genio e, dopo aver pensato:“Vai Rada, buttati, al massimo finisci in galera per tentata violenza!”, avanzò a passi solenni in direzione di Penelope.

Gli spettri, presi in castagna, ammutolirono di botto e lasciarono passare a testa bassa il Gigante infernale, che, raggiunto l’avvocato, prese la donna per il colletto della camicia.

I presenti in sala trattennero il respiro in previsione della scena sanguinolenta, ma tutti rimasero invece a bocca aperta.

Radamante aveva infatti alzato l’avvocato da terra, portando il volto della donna di fronte al suo. Gli occhi inespressivi dello spectre fissarono senza esitazione quelli smeraldo, visibilmente sorpresi, di Penelope, per poi puntare spietato alla bocca del suo nemico. Le labbra pallide dell’inglese sfiorarono quelle rosee e delicate dell’avvocato, che colse la palla al balzo e non si fece sfuggire l’occasione. Penelope infatti, dopo il primo momento di smarrimento, cinse senza esitazione le sue braccia attorno collo della Viverna e, quello che Rada aveva pianificato come un bacio a stampo, si era trasformato in un focoso bacio alla francese, tra gli applausi dei presenti, che urlarono all’unisono:

«VAI RADAMANTE SEI IL MIGLIORE; COSÌ SI FA CON LE DONNE; DURI, CATTIVI E REPRESSIVI! W IL NOSTO COMANDANTE!»

Gli unici a non proferire parola furono i due spectre sfigati seduti di fianco a Violente, che vennero centrati sul naso da un gancio della donna, poco concorde con la frese “leggermente”maschilista dei colleghi.

 

XXXXXXXXXXXX

Tanto per far notare il tremendo sacrificio di Radamante per il suo signore, due precisazioni sull’aspetto fisico di Penelope Fernandez:

 

Prendete La Mariposa di Dead or alive 4 e fatela però tappa e con tutto in proporzione all’altezza.

 

Che gran sacrificio eh?

 

Comunque non fraintendete, Rada non è dell’altra sponda, è 100% maschio D.O.C! Semplicemente da buon soldato non può tollerare una donna che tenti di gabbare il proprio signore! Il dovere innanzi tutto!

 

Per Aiolos...ho progetti più ambiziosi e pericolosi per il suo futuro.

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Capitolo 10
*** Vai col liscio! ***


Vai col liscio!!!.

 

Mentre Rada piombava risoluto e determinato sul nemico, Ade...

 

«Amore, fammi entrare!»

«Col cavolo, non ti voglio vedere se non in un cimitero e possibilmente in una bara! Intanto ormai di funerali sei diventato esperto!»

 

... era impegnato in una gara di forza con la moglie per riuscire ad aprire la porta delle sue stanze e poterle così parlare faccia a faccia.

 

«Presefone, ascoltami è stato tutto un malinteso! Io ti amo e sono qui per dimostrartelo!»

«E come? Con un’altra collana in diamanti? Sai dove te la puoi infilare?»

«Lo posso immaginare, ma preferisco che tu non me lo dica! Comunque niente gioielli!»

«Ah! Crisantemi?»

«Nemmeno!»

«Sentiamo allora! In che modo vorresti dimostrarmi il tuo “amore”?» chiese sarcastica la dea.

«Ti dimostrerò che per te sono disposto a tutto... perfino affrontare una serata in compagnia dei tuoi amici umani!»

Persefone aprì incredula la porta e Ade, preso di sorpresa, perse l’equilibrio finendole addosso.

«Ehi! Chi ti ha dato il permesso di saltarmi addosso!» esclamò Persefone.

«Ho perso l’equilibrio! Scusa, non volevo!».

«Già, è da un pezzo che non vuoi!» disse irritata la dea rialzandosi.

«Perché... volevi?» chiese speranzoso Ade, alzandosi a sua volta.

«Va all’inferno!»

«Ci sono già!» disse con sarcasmo amaro il sire infero.

Persefone scosse il capo dicendo: «Ade, per favore, non prendermi per i fondelli! Per te gli umani sono solo un errore da correggere!»

«Non sto scherzando!»

«Da quando hai iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti?»

«Non mi drogo, ho solo preso il vizio del sigaro da quando ho aperto l’agenzia...per stress.»

«Allora devi avere la febbre!»

«No, semplicemente ho avuto modo di ricredermi... ultimamente» disse Ade guardando negli occhi la moglie. Era serio e Persefone sapeva che, quando il re degli Inferi aveva quello sguardo profondo, non mentiva.

«Guarda che non voglio ritrovare i miei compaesani, che mi hanno sempre accolta calorosamente, generazione dopo generazione, all’imboccatura dell’averno prima del tempo!»

«Non toccherò loro un capello, te lo assicuro!»

«Guarda che sono un po’... come si dice... esuberanti!»

«Sono disposto a tutto!».

«Proprio a tutto?»

«Sì!»

Persefone, vedendo Ade così risoluto, decise di prendere la palla al balzo e divertirsi un po’:

«Bene, ma poi non voglio sentire lamentele. Ricordati che te la sei cercata!»

«Vedrai che ti sorprenderò!»

 

Intanto Shura si preparava a presenziare agli allenamenti degli spettri...

 

Il mormorio tra i soldati di Ade cessò quando l’alta ed imponente figura del dio comparve oscura dietro i veli del pulpito per lui allestito, in modo da permettergli di assistere agli addestramenti in tutta tranquillità. Con lui vi era Pandora, che uscì dalle tende con il tridente e pose le domande di rito:

«Giurate fedeltà e devozione al Sommo Ade e alla sua causa?»

«Sì lo giuro!» fu la risposta all’unisono dei soldati (a parte qualche spettro buontempone, che storpiò leggermente la frase XD)

«E siete pronti a morire per lui?» proseguì Pandora con enfasi.

«!» risposero in coro le truppe.

«Bene! Questo è il vostro voto! Onoratelo e rispettatelo sempre! Che l’allenamento rituale abbia inizio!»

Gli spectre si divisero in base ai Generali sotto cui erano stati posti, per poi dare origine ad una simulazione di una battaglia tra plotoni, in modo da dar prova di essere pronti ad agire in ogni caso di emergenza (tipo le esercitazioni antincendio a scuola), ma nell’aria c’era odore di qualcosa che non andava.

Soldato semplice uno: «Ma dove sono finiti i nostri generali?»

Soldato semplice due: «Già! La Viverna, il Grifone e il Garuda non si sono presentati!»

Soldato semplice tre: «Si saranno rotti di questa buffonata! Intanto Ade se ne va dopo dieci minuti dall’inizio e quindi poi parte il torneo di scopone!»

Pandora avvertì il turbamento negli spettri e non sapeva cosa fare. Non poteva dire che Eaco e Minosse avevano cambiato bandiera e nemmeno che Radamante era a far felice l’avvocato. Ci voleva un balla e subito, ma, a venire in soccorso della sacerdotessa in panne, fu lo stesso Ade, ehm Shura. Il cavaliere infatti oltrepassò con solennità i veli e apparve in tutta la sua possente deitudine. L’esercito, alla vista del suo dio ammutolì di botto, mentre Shura li scrutò truce. Quei b#@#@]i lo avevano sfottuto e malmenato senza ritegno durante il suo soggiorno nel Cocito e ora aveva la possibilità di dirne loro quattro e non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione.

Pandora, sconvolta, si avvicinò a Shura per bisbigliarli sotto voce:

«Guarda che non potresti farti vedere così dai tuoi sudditi. Solo ai tre Giganti Infernali è concesso tale onore e..»

«Pandora, non oserai redarguire il tuo dio di fronte all’esercito?»

La ragazza deglutì e si fece da parte. Shura si era calato perfettamente nella parte, anche un po’ troppo. Ade non era mai stato così autoritario e, permettetemi il termine, incazzuso.

«Bene!» disse, per poi rivolgersi agli spectre: «Come osate immischiarvi nei miei affari. Di dove sono i tre Giganti non sono affari vostri! Voi non avete diritto di farvi domande, soprattutto così cretine! Piuttosto vedete di impegnarvi di più negli allenamenti!» e, scendendo i gradini del pulpito, gridò:

«SULL’ATTENTI INUTILI SACCHI DI PULCI

«Signor sì!» scattarono gli spectre. Ade era alterato e loro arano terrorizzati.

Shura passò quindi in rassegna le truppe e, insultandoli uno per uno, li fece sentire degli emeriti ricordini di piccione, per poi tornare sul pulpito e fare il mazzo nell’insieme all’esercito.

«FATE SCHIFO! SITE LA VERGOGNA DEGLI INFERI! AVETE LA BUZZA; I VOSTRI MUSCOLI SONO FLOSCI, IL VOSTRO FISICO CADE A PEZZI! I SAINT DI ATENA HANNO FATTO BENE A PRENDERVI A CALCI IN CULO, PERCHÈ NON VALETE UNA EMERITA PIPPA!»

Shura fece una pausa e li squadrò, per poi ricominciare. Gli spectre sudavano freddo.

«ALTRO CHE IL MIO TEMUTO E FEROCE ESERCITO, SIETE SOLO DELLE FEMMINUCCIE! MA ORA BASTA, I VOSTRI TEMPI DI OZIO SONO FINITI, VI VOGLIO VRDERE SUDARE! CORSA SUL POSTO FIN QUANDO NON VI DIRÒ IO DI SMETTERE! MUOVETEVI!!!» urlò perentorio Shura facendo scattare gli spectre come molle e commuovendo Pandora, che pensò con le lacrime agli occhi: “Questo sì che è il nostro dio!” per poi ricordarsi che quello non era Ade, ma Shura: “Che peccato, però questo vuol dire che non abbiamo nessun vincolo di parentela di nessun tipo...”.

Intanto, dopo dieci minuti, Shura rientrò dietro le tende.

Soldato semplice uno: «Ehi, raga! Ade come al solito si è rotto di stare a guardarci e se ne è andato!»

Soldato semplice due: «Già, tira fuori le carte!»

Soldato semplice tre: «Pronti! Oggi ho portato anche Uno!»

Ma le speranze dei soldati furono brutalmente deluse. Shura era infatti tornato sul pulpito con sedia e giornale:

«Bhe? Chi vi ha dato il permesso di fermarvi? SCATTARE, VELOCI, UN DUE UN DUE!!»

«ARGH! Signor sì!»

 

Nel frattempo....

 

SBRADABANG, STONK, STUMP.

«Ahia!» Ade e si era materializzato nello stanzino delle scope della villa veneta, insieme alla moglie.

«Mannaggia, il passaggio tra gli inferi e la nostra casa per le vacanze non funziona tanto bene!» disse il dio infero togliendosi il secchio del mocio dalla testa.

«E da una vita che te lo dico, ma tu hai sempre altro da fare!» rispose Persefone, per poi notare quanto il marito fosse in forma. La dea era infatti finita seduta sopra gli addominali di Ade e ora si appoggiava ai suoi pettorali nel tentativo di rialzarsi tra l’intrico di scope in cui erano finiti.

«Scusa se ho passato il 99 % del mio tempo sigillato da Atena e la parte rimanente...»

«A cercare di sterminare l’umanità servendoti di corpi umani pataccosi, che manco riuscivi a tenere sotto controllo!» finì la dea.

«Ma allora tu sai!»

«Certo, ho seguito gli episodi in TV e ho collezionato il manga!»

«Allora mi credi se ti dico che con Pandora non ho mai fatto nulla!»

«Con le donne sei sempre stato negato! Per avere una moglie l’hai dovuta rapire!»

«Già. È vero!»

«Ma questo non toglie che sei un pirla e che io mi sia stancata di te!» rispose secca la dea uscendo dallo sgabuzzino e guardando l’orologio:

«Cribbio come è tardi! Devo andare di corsa in proloco ad aiutare gli altri a sistemare per la festa di stasera! Mi avranno data per dispersa!» e Persefone uscì dalla villa di volata seguita dal marito:

«Aspettami, vengo anch’io!»

 

Un quarto d’ora più tardi...

 

Nella Piazza del pese ai piedi del Monte Venda erano già stati montati palco per l’orchestra, gazebo e tendoni per la cena, la cucina e il bar della proloco.

Appena le due divinità fecero il loro ingresso nello spiazzo, una signora tonda sulla quarantina si diresse verso la dea.

«Persefone, dove ierito finia?» (Trad: Persefone dove eri finita?)

«Go barufà con me mario. Semo lì lì per devorsiare!» (Trad: Ho litigato con mio marito. Siamo in procinto di divorziare).

«Iera ora cara. Queo l’è un mona!» (trad: Era ora cara. Quello è una testa di ca...volo!)

«Ehm! Persefone, ci sarei anch’io! Potresti tradurre?» disse Ade che non aveva capito una sola parola. Le due donne si girarono e Persefone esclamò:

«Scusa me ne ero dimenticata. Nulla, discutevamo su come sistemare i tavoli per la cena di questa sera. Ah, questa è Mariuccia, il capo della proloco.»

Mariuccia squadrò Ade dall’alto in basso e disse: «Chi sè sto toco d’omo?» (Trad: chi è sto figo?)

«El mona de me mario!»

«El bechin?» (trad: il becchino?)

Persefone annuì mentre con un calcio intimò ad Ade di salutare la signora. Mariuccia strabuzzò gli occhi per poi iniziare ad urlare a squarciagola per tutta la piazza:

«Vegnì tuti a vedre! Le venuo in sagra el bechin, el mario mona dea bea Persefone!»

Ade si avvicinò alla moglie incuriosito da una parola che sentiva dire ogni volta che veniva indicato:

«Persefone, cosa vuol dire mona?»

«Venerabile!» rispose la dea, mentre un capannello di uomini e donne avevano ormai fatto ala intorno al dio infero incuriositi.

Uno di loro, sulla trentina, prese Ade sotto braccio e iniziò a chiedergli in italiano:

«Tu sei Ade? Quello dell’agenzia di pompe Funebri?»

«Sì, e sono anche il dio degli Inferi, quindi più rispetto e giù le mani!» rispose Ade infastidito, svincolandosi dalla presa calorosa dell’umano.

«Ah, e cosa fa un dio infero?»

«Regna sulla morte e gestisce i gironi infernali!»

«Davvero?»

«Sì»

«Quindi se vengo nella tua agenzia per il funerale di mia suocera posso anche scegliere il girone in cui farla spedire?»

«Piero! Beco! T’ho sentio disgrasià!» (trad: Piero, brutto cornuto disgraziato, ti ho sentito).

«Scusa devo andare... mia suocera... passo poi in uno dei tuoi uffici per il preventivo!» e l’uomo venne agguantato dalla suocera, che iniziò a randellarlo con la borsetta, mentre Ade provò compassione per quell’umano alle prese con il peggiore delle disgrazie possibili.

«Vieni pure quando vuoi, vedremo di farti un pacchetto adeguato» rispose Ade comprensivo. Anche lui ne sapeva qualcosa.

Intanto Tony, il capo cuoco della proloco arrivò trafelato dalla cucina:

«Mariuccia ghe se un problema. Bepi non poe vegnere a menare a poenta! Se gà becà l’influensa!» (Trad: Mariuccia c’è un problema. Bepi non può venire a girare la polenta perché è malato)

«Zio can! E adeso? Dovremo trovare un omo forte per ramenare tuti quei chii de poenta o semo in un bel casoto! Non se po fare a sagra dea Poenta e muso sensa poenta!» (Trad: Acciderbolina, e adesso? Dobbiamo trovare un uomo forte per girare tutti quei chili di polenta o siamo in un bel pasticcio. Non si può fare la festa della “polenta e asino” senza polenta!)

«Io avrei la soluzione!» tutti si girarono verso Persefone, che a sua volta si rivolse ad Ade:

«Ade, perché non ci pensi tu a girare la polenta?»

«Cosa! Io sono un dio, non posso abbassarmi a fare questi umili e degradanti lavori uma..»

«Non mi avevi detto che eri disposto a tutto per riconquistarmi? E io adoro gli uomini che sanno girare la polenta, sono così virili! Mi ingrifano una cifra!» Persefone fece l’occhiolino a Mariuccia, che sogghignò, mentre Ade rispose rassegnato:

«Dove devo andare per girare sta polenta?»

 

Mentre Ade girava la polenta con tanto di asinello happy (intento ad ingozzarsi di polenta) stampato sopra al grembiule e al cappellino in dotazione allo staff, tra gli sfottò e le risate di moglie e capo proloco, Shura era intento a gustarsi la sua infernale vendetta...

 

«Bene, direi che due ore di corsa sul posto possono bastare...» disse solenne il cavaliere, alzando il viso dal giornale.

L’esercito tirò un sospiro di sollievo.

Soldato uno: «E ora piediluvio!»

Soldato due: «Ottima idea, mi presti i sali?»

Soldato tre: «Io invece gel contro i dolori muscolari! Ho male ovunque!»

«...e passiamo quindi passare agli addominali e alle flessioni! SU FORZA UNO, DUE, TRE...» concluse però impassibile Shura.

Un “Do” alla Omer Simpson risuonò nell’aria.

«COSA? NON HO SENTITO BENE!» Tuonò Shura.

«ARGH! Nulla signore, subito signore

«Così va meglio!» disse soddisfatto Shura con un ghigno, mentre riapriva il giornale per dedicarsi alla cronaca sportiva.

 

Nel frattempo, nel paesino ai piedi del Monte Venda...

 

L’ora di cena era arrivata e la gente del paese, e di quelli vicini, stava prendendo posto sotto i tendoni per gustarsi il piatto tipico locale.

Mariuccia sbraitava dando ordini a destra e a manca perché tutto filasse liscio, Persefone serviva raggiante gli antipasti ai tavoli e Ade... era intento ad armeggiare con il paiolo per rovesciare la polenta sul paniere.

«Ce la fai da solo?» chiese Tony (con un italiano fortemente accentato), mentre Ade alzava e rovesciava senza sforzo l’enorme calderone.

«Certo, è una bazzecola per me!»

«Allora ti ingaggiamo anche per l’anno prossimo!»

«Fantastico!» disse ironico Ade, cosa che gli valse una pacca sulla spalla e una bottiglia di lambrusco fatta ingurgitare al goccio. Il dio infero fece un enorme sforzo per non far finire il cuoco nel suo regno.

«Bene, allora sei dei nostri, ma sei un po’ pallidino. Quindi bevi che se no non rendi! Questa è una festa amico e ♪ “l’acqua fa male mentre il vino fa cantar” ♪» trillò Tony, canticchiando il motivetto, mentre affettava la polenta calda con il fil di ferro. Ade poté quindi togliersi di bocca la bottiglia per prendere fiato.

«Come siamo con la polenta e lo spezzatino d’asino?» chiese Persefone entrando con il vassoio vuoto.

«Quasi a posto tosata (Trad: bimba)! Fatti un goccetto anche tu! Ma voi dei siete tutti così pallidi e tristi? Far festa con gli amici e l’amore con la propria donna sono le cose più belle della vita!» per poi partire con: «♪ Marina, Marina, Marina, ti voglio al più presto sposar...♪»

«Tony, Tony! Non conosci Bacco e Zeus, loro si che si sanno divertire! Sono io che ho beccato il dio pacco!» trillò Persefone mentre sistemava i piatti pieni sul vassoio. Ade si offese, ma la moglie aveva ragione. Non sapeva cosa voleva dire divertirsi. Aveva sempre evitato anche i bagordi organizzati dal fratello sull’Olimpo e gli Inferi non è che fossero un luogo che ispirasse tanta voglia di far festa.

«Allora il prossimo anno portaci il dio del vino! Mio zio ha una cantina con del nettare d’uva favoloso!» ribatté il cuoco stappando un’altra bottiglia.

Ade intanto si era avvicinato alla moglie:

«Persefone, qua vanno tutti giù di alcol peggio di Rada! Ma che sono, seguaci di Bacco?»

«Te l’avevo detto che erano un po’ allegrotti! E aspetta a fine cena, quando c’è il grappino di rito! Tu piuttosto hai le guance tutte rosse!»

«Il cuoco mi ha quasi soffocato facendomi ingurgitare a forza una bottiglia di lambrusco al goccio a stomaco vuoto!»

«E sì bocia! Quando la bala la ciapa il gust, se beve il lambrusc!» (Trad: E sì ragazzo, quando il vino inizia a dare alla testa si va giù di lambrusco) cinguettò il cuoco rifilando ad Ade una seconda bottiglia, insieme ad un abbondante piatto di polenta e spezzatino d’asino: «Non fare complimenti, ce n’è in abbondanza! Qui si mangia e si beve in allegra e siamo tutti amici, quindi via quel muso lungo! Dico bene Persefone?»

«Benissimo Tony!» e Persefone uscì dalla cucina per servire i commensali ai tavoli, mente pensava “Però devo ammettere che è cambiato dall’ultima volta che l’ho visto. Normalmente spediva nell’ade umani anche solo per capriccio! Figuriamoci Tony che l’ha ingozzato come un cappone!” e la dea sorrise tra se.

A fine cena, come in ogni festa paesana che si rispetti, non poteva mancare l’orchestra del liscio simpatia e Ade era a fumarsi una sigaretta, scroccata ad un passante, in compagnia del cuoco, quando Persefone si avvicinò ai due con un’amica.

«Ade, c’è un’arzilla signorina che ti ha visto e voleva fare la tua conoscenza!» disse la dea.

Ade si rivolse alla moglie con aria stupita: «Eh, da quando sei così accondiscendente a presentarmi arzille signorine! L’ultima volta che mi si è avvicinata una fanciulla, tra l’altro solo per chiedermi indicazioni, l’hai trasformata in menta!»

«Cosa vuoi insinuare, che sarei gelosa di un tipo come te? E comunque nonna Giannina è una mia carissima amica da più di ottant’anni»

L’attempata e tracagnotta signora salutò Tony e Ade, che commentò:

«Ah, ecco, mi sembrava strano! Normalmente sei iper possessiva, quasi come Era, ma, a differenza di Zeus, io non do preoccupazioni. Ma se continui a sfottermi potrei anche cambiare atteggiamento. Una fan compiacente dovrei riuscire a trovarla!»

«Tu, delle fan? Non farmi ridere!» lo prese per i fondelli la moglie, mentre la nonna si fece avanti.

«Fame fare un baeo, invese de stare lì ad amufire!» (Trad: Fammi fare un ballo invece che stare lì ad ammuffire!) e Giannina trascinò Ade nella pista da ballo, proprio mentre l’orchestra suonava una bella mazurca:

Ade: «Non so ballare!»

Giannina: «S’empara!» (Trad: si impara)

Ade: «Ehi! Ma cosa fa? Tocca!»

Giannina: «Ovio, son vecia e devo sfrutare le ocasioni quando e se presenta!» (Trad: ovvio, sono vecchia e bisogna sfruttare le occasioni quando ci sono!)

Ade (urlando dalla pista da ballo verso la moglie piegata in due dal ridere): «Persefone, dopo facciamo i conti!»

Tony: «Tosata, va bene che ti voi vendicare degli anni che ti ha trascurato, ma proprio la vecchia zitella allupata del paese dovevi presentargli?»

Persefone: «In questo modo quando passerà a miglior vita, Ade la spedirà nei campi Elisi, per non averla tra i piedi agli Inferi. Avere una che racconta ai custodi inferi di aver palpato il deretano al sommo Ade sarebbe imbarazzante e avevo promesso a Giannina che l’avrei mandata in un bel posto dopo morta.»

Tony: «Però che non si sappia in giro che basti palpare il culo a tuo marito per finire in paradiso, se no davvero povero diavolo! Finisce peggio di Bonolis ad “Affari tuoi”!» e i due si guardarono per poi scoppiare a ridere.

Nel frattempo il ballo era finito ad Ade, sollevato, fece per allontanarsi dalla pista mentre partivano i balli di gruppo, ma venne agguantato dalla moglie su di giri.

«Forza Ade, tutti in pista, w i balli di gruppo!»

«No, i balli di gruppo no!», ma a nulla valse la protesta. Persefone lo trascinò in prima fila, mentre Tony urlava ad Ade:

«Forza dio dei morti, facci vedere come ciapi a gaina! (Trad: acchiappi la gallina)»http://www.youtube.com/watch?v=BaJVVGpnvTk

Ade si sentiva un emerito cretino ad imitare i movimenti dei ballerini sul palco, ma vedendo che alla fine, nella mischia, era il meno peggio e che nessuno badava a lui, ma erano tutti intenti a divertirsi, abbozzò un sorriso e anche lui si lasciò andare poco a poco al delirio collettivo.

I balli si susseguirono incalzanti e dal primo “Ciapa la galeina”, si era passati al “Mueve la colita”, alla “Bomba”, al “Waka, Waka” per finire al “Ballo del canguro” che con le strofe “♪ il ballo del canguro, se muovi un po’ la coda, è molto sexy te lo giuro♪” fece commentare delle graziose signorine site dietro al dio infero:http://www.youtube.com/watch?v=wmTm3Vv6E88

Signorina a modo uno: «É proprio vero che il diavolo non è poi così brutto come dicono!»

Signorina a modo due: «Parole sante!»

Signorina non tanto a modo tre: «Ciò, avete visto che gran bel cu.» La signorina tre si bloccò ritrovandosi faccia a faccia con lo sguardo furente di Persefone:

«Scusa, cosa hai detto?»

«Nulla sarà stata la musica ARGH!» le tre signorine vennero messe in fuga da una pianta grassa carnivora fatta comparire dal nulla dalla dea.

Ade: «Come puoi vedere ho ancora un po’ di fascino. Però ha ragione mio fratello Zues! Dovrei imparare a scindere chi mandare all’altro mondo e chi no. Alcune meritano! Ahia!»

Ade si beccò uno scappellotto dalla moglie: «Guarda che mi rivolgo a Efeso per farti fare la cintura di castità!»

«Intanto non divorziamo? Quindi che te ne frega!»

«...»

Ade sorrise e abbracciò la moglie: «Ma se cambi idea faresti di me il dio più felice dell’Olimpo»

«Ade, siamo in pubblico ed in mezzo a esseri umani!» disse incredula Persefone.

«E allora?»

«Ma non eri tu che dicevi che non volevi farti vedere in pubblico in atteggiamenti affettuosi, per preservare la tua fama di oscuro dio Infero?»

«Credo che, tra polenta, palpate di vecchie signore e balli demenziali, ormai la mia reputazione sia già andata a farsi benedire!»

«Al dire il vero a rovinarti l’immagine ci aveva già pensato Atena!» disse la dea ridendo, cosa che fece scattare la punizione divina da parte di Ade.

«Pietà! Tutto, ma il solletico no! Sai che lo soffro da morire!» rise Persefone cercando di fermare le mani di Ade.

«Solo se mi chiedi scusa!»

«Va bene, scusami, questa stasera sono stata proprio cattivella, ma te lo sei meritato! Comunque sono felice che tu abbia resistito!»

«Ti ho detto che ti avrei stupito! Facciamo due passi, così chiacchieriamo un po’?»

Persefone annuì e la due divinità si allontanarono per discutere in tranquillità, lontano da occhi indiscreti.

 

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So che questo capitolo è lunghissimo, ma mi sembrava brutto dividerlo in due! Chiedo venia!

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Capitolo 11
*** Chi spera, chi concretizza e chi ci dà un taglio! ***


Chi spera, chi concretizza e chi ci dà un taglio!

 

 

Mentre Ade e Persefone erano impegnati alla sagra della polenta....

 

«É tutto così romantico Radamante!»

«Sono contento che il sottofondo degli urli dei dannati ti piaccia, Penelope!»

 

Radamente e Penelope stavano facendo una romantica passeggiata lungo la sponda del Cocito (Come si suol dire, de gustibus).

«Radamnte, raccontami della tua vita, voglio sapere tutto di te!» chiese l’avvocato stringendosi al braccio della Viverna con occhi sognanti.

«Bhe, non c’è molto da dire... sono nato alle Isole Fellows da una famiglia di lord, sono diventato un spectre e me le sono prese da Kanon.»

«E come sei finito nell’esercito di Ade?»

«Sono sempre stato appassionato di mitologia greca e accanito studioso del medioevo e quando ho saputo dell’esistenza di corsi per diventare una sorta di cavaliere con tanto di armatura, bhe... non mi sono fatto sfuggire l’occasione!»

«Quindi hai scelto il nero per caso?» chiese sorpresa l’avvocato.

«Più che tutto per il design delle supplici, e ne è valsa la pena! Questa armatura non è uno spettacolo? I cloth di Atena mica hanno una livrea come questa e poi l’oro fa troppo tamarro, mentre il nero snellisce, da classe e non passa mai di moda!» spiegò Rada pavoneggiandosi come un tacchino mentre Penelope stava letteralmente sbavando.

«Concordo, l’oro dopo un po’ dà noia!»

«Devo però ammettere che mi hanno fregato. Sul volantino pubblicitario dei corsi era menzionato anche l’uso della spada, che però non ci hanno insegnato ad usare. Solo mani nude, niente armi bianche, che delusione!»

«E come mai sei diventato così devoto ad Ade?»

«Veramente sono ateo, ma quando un vassallo giura fedeltà al suo signore deve seguirlo in guerra e in pace. Deve dare la vita per la causa del proprio sovrano e io farò il mio dovere per la monarchia, come ogni inglese che si rispetti. God save de Queen!» rispose Rada portandosi una mano sul cuore.

«The king, vorresti dire!» rise Penelope.

«Sì, appunto!» poi guardando l’orologio: «Sono quasi le sette, che ne dici se ti preparo una bella cenetta romantica, per noi due soli, a lume di candela, sul terrazino dei mie appartamenti privati?»

«Certamente, che domande!» rispose Penelope saltando in braccio a Radamante.

«Il menù prevede ostriche, roast beef con salsa piccante e fragole con fonduta di cioccolato!»

«Tutto molto afrodisiaco!» rise Penelope che già pregustava il dopo cena, mentre mordicchiava delicatamente il collo della Viverna.

“Però, focosa la ragazza! Questa missione inizia a piacermi!” pensò il Gigante infernale mentre si dirigeva con la sua vittima verso le sue stanze.

 

Poco dopo...

 

«Sommo Radamente è proprio necessario?» Valentino, contrariato e con un violino in mano, guardava malissimo il suo superiore, alle prese con la cucina.

«In una cenetta romantica non può mancare il violinista! Non lo sapevi?»

«Non potevate chiamare Pharaoh? Io non so suonare nemmeno i coperchi delle pentole!»

«Pharaoh è sparito insieme alle divinità gemelle. Ho il sospetto che vogliano mettere su un gruppo rock!* Comunque rilassati. Devi solo far finta di suonare perché metterò lo stereo di sottofondo.»

«Come volete sommo Radamante» rispose l’Arpia con evidente poco entusiasmo.

La cena a lume di candela passò lentamente tra le effusioni dell’avvocato e dello spectre. Penelope faceva il piedino alla Viverna sotto il tavolo, mentre Rada le passava le fragole bagnate nel cioccolato da bocca a bocca, cosa che faceva scoccare un bacio ad ogni frutto. Dal canto suo Valentino faceva finta di suonare, mentre cercava di trattenere i conati di vomito; gli sembrava di essere finito per sbaglio in una storia Harmony e la cosa lo inquietava notevolmente.

Quando finirono di desinare il gigante infernale congedò il sottoposto, che non se lo fece ripetere due volte:

“Ok che mi chiamo Valentino, ma questo è troppo! Domani vado all’anagrafe e mi faccio cambiare nome prima che questo autore mi trasformi in un paffuto cupido!!!” pensò lo spectre mentre si allontanava il più possibile dagli appartamenti della Viverna. (sì, lo so, sono fissato con il nome dello specrte dell’Arpia, perdonatemi!)

Intanto Penelope non aveva perso tempo e appena il terzo incomodo sparì dalla sala, si alzò ed andò a sedersi in braccio dello spectre attaccandosi come una sanguisuga alle sue labbra. Radamante dovette scostarla da se per poter riprendere fiato:

«Ehi, anche noi spectre dobbiamo respirare!»

«Scusa, ma mi attizzi una cifra! E dopo anni passati in bianco in attesa di Aiolos...» Penelope si alzò, posò la punta del suo piede, con decolté a spillo, sul petto dello spectre e lo fece cappottare indietro con la sedia.

«... non vedo l’ora di andare finalmente in rosso e tu fai al caso mio!» L’avvocato piombò come un rapace sul suo obbiettivo, mentre Radamante rimase completamente sconvolto ed esclamò:

«Com’è possibile che tu abbia un cosmo pari a quello di un saint d’argento?»

«Perché prima di diventare avvocato ero un saint d’argento! Per la precisione quello del Tucano!»

Radamente rimase a bocca aperta mentre Penelope, ormai seduta a cavallo del suo addome, tolse a botta sicura la parte superiore della supplice della Viverna.

«E come fai a sapere come si smonta la mia supplice?»

«Al fondo dei manga ci sono le istruzioni!»

«Ah! Comunque non ho intenzione di farmi mettere sotto da una donna, soprattutto se è un saint di Atena!» E Radamnte rovesciò la situazione portando sotto di se l’avvocato, per poi farle saltare i bottoni della camicetta.

«Violento! Mi pace!» esclamò Penelope.

«Oh, sì, so essere molto violento...» rispose Rada intento a sganciarle il reggiseno, mentre la baciava sul collo. Penelope inarcò il dorso per facilitargli l’operazione, cosa che però provocò un sonoro CRAC.

«OUCH! Maledetti problemi alla schiena! Si fanno sentire sempre nei momenti meno opportuni!»

Radamente si fermò: «Tutto bene?»

«No, aiutami ad alzarmi!»

I due quindi si rialzarono dal pavimento e Penelope si massaggiò la schiena dolorante.

«Cosa è successo?»

«Durante una missione ho riportato gravi danni alla spina dorsale. Sono sopravissuta per un pelo, ma la schiena è rimasta danneggiata, per questo ho deciso di diventare avvocato. E adesso, quando faccio movimenti bruschi, questo è il risultato!»

«Quindi sta sera non...» chiese deluso la Viverna.

«No, scoccia anche a me, credimi.» rispose mortificata l’avvocato per poi chiedere: «Per caso hai dell’antidolorifico?»

 

Intanto Shura e Pandora avevano deciso di fare l’after guardando i film di Tarantino e avevano svaligiato il frigo bar di Ade.

«Adoro Kill Bill! E Uma Thurman mi piace molto come attrice!» disse Pandora mentre si abbuffava di popcorn: «E i pigiama party sono fortissimi!»

«Io preferisco le brune, ma cambiando discorso, qui cose allegre non le organizzate mai?» commentò Shura.

«No, agli inferi non si è mai fatta festa!»

«Neanche i pigiama party? Tutti almeno una volta ne hanno fatto uno, pure io che non sono esattamente il simpaticone della combriccola delle dodici case! Quella sera a casa di Aiolos c’era pure Shaka, anche se ha dormito tutto il tempo... o forse era sveglio... non ricordo.»

«Io non ho mai avuto amici» Pandora rispose abbassando lo sguardo.

Shura le accarezzò dolcemente il viso e la costrinse delicatamente a guardarlo negli occhi.

«Ora ci sono io!» Pandora avvampò, per poi assumere un’espressione strana, tra chi sta per scoppiare a ridere, ma si trattiene.

«Perché quella faccia?»

«Perché hai i baffi di cioccolato!» Shura aveva infatti appena finito di ingozzarsi con le tortine al cacao, che Ade teneva nascoste nel comodino per i momenti di sconforto.

Pandora si asciugò le lacrime dal ridere e proseguì: «E tenendo conto che hai la faccia di Ade, la cosa è alquanto comica ed imbarazzante allo stesso tempo!»

«Me ne ero dimenticato! Non sai quanto è fastidioso per me! E poi quella supplice di plastica è scomodissima!» disse il saint pulendosi la bocca.

«Se devo essere sincera ti preferisco con la tua faccia, che con quella di Ade!»

«A chi lo dici!»

«Comunque grazie per questa serata, mi sto divertendo molto!» disse con le guance rosse rosse la sacerdotessa.

«Sono felice, era questo il mio obbiettivo! Se ti fa piacere potresti farti un weekend al Grande Tempio, così potrai conoscere ragazze della tua età ed andare al cinema o a fare shopping con loro. Cassandra, la ragazza di Milo, è simpatica. Poi, se riesco a convincere il G.S. a lasciarmi uscire dal Santuario, ti potrei portare al mare.»

«Non sono mai stata al mare! Ho sentito dire che è di un azzurro meraviglioso»

«E il profumo della salsedine è qualcosa di indescrivibile!»

«Mi piacerebbe tantissimo!»

«Allora non farti problemi, ti ospito io!»

«Però non so se è fattibile! Insomma, sono la sacerdotessa di Ade e non credo che il mio signore mi permetterà di frequentare il Grande Tempio!»

«Dopo un saint di Atena che veste i panni di Ade, credo che una tua vacanza al Santuario non sia così impossibile, non credi?»

Pandora sorrise: «Forse hai ragione, ma non voglio farmi illusioni.»

«Parlane con Ade al suo ritorno e poi fammi sapere. Le porte della casa del Capricorno per te saranno sempre aperte, ma cerca solo di non infilzare Ikki con il tridente, ho finisco nelle grane con Atena! La Fenice è fra la rosa dei suoi cinque leccapiedi raccomandati»

«Ci proverò, ma non garantisco nulla. Se ti trovi un pollo flambè per cena, sai cosa è successo!» e i due scoppiarono a ridere pensando a Ikki con una mela in bocca tra ciuffi d’insalata. Shura però si bloccò di colpo:

«Che c’è, ho fatto qualcosa che non andava?» chiese preoccupata Pandora.

«Tu no, io sì! Ho lasciato gli spectre a fare addominali nello scorso capitolo e non mi sono ricordato di farli smettere! Sarà meglio che corra a congedarli prima che schiattino tutti, o poi Ade chi lo sente!» e Shura scattò come un fulmine verso l’arena della Giudecca sperando di trovarli ancora vivi, per poi infuriarsi cuccandoli a giocare a calcetto.

 

Nel frattempo... Ade e Persefone....

 

«Allora, sei ancora intenzionata a divorziare?» chiese Ade alla moglie, mentre passeggiavano lungo il viale alberato che portava alla loro villa.

«Devo ammettere che oggi mi hai stupito, ma ho paura» rispose la dea guardando le stelle luminose nel cielo. Le costellazioni brillavano come diamanti nel nero del cosmo.

«Di cosa?»

«Ho paura che sia solo una farsa, Ade.»

«Non sono il tipo che ama scherzare, lo sai bene»

«Ma chi me lo dice che domani non sparirai nuovamente per seguire qualche altro tuo sogno stupido? Sono stanca di aspettare chi non si fa mai vivo, sono stanca di andare a dormire la sera in un letto freddo e vuoto e alzarmi al mattino sperando di vederti al mio fianco. Se devo continuare a vivere così preferisco dirti addio.»

Ade abbassò lo sguardo: «Non era mia intenzione farti patire tutto questo, te lo assicuro, e non ho parole per giustificarmi, ma ero accecato dall’invidia.»

«Invidia?»

«Invidia nei confronti degli umani, del loro mondo colorato e allegro, della loro capacità di sorridere e far festa nonostante le difficoltà. Invidio la loro capacità di dare un senso alla vita nonostante duri un battito di ciglia, mentre a noi dei sfugge come sabbia tra le dita, era dopo era. La nostra immortalità a volte ci fa perdere il gusto dell’esistenza»

«Per questo hai perseverato nell’incarnarti in un umano nonostante i risultati?» Persefone guardò Ade e il dio annuì:

«Prendere possesso di un corpo umano era l’unico modo per sentirmi vivo in qualche modo, ma ogni volta la rabbia aumentava perché comprendevo che non avrei mai potuto essere come loro. Non avrei mai avuto l’autorizzazione a lasciare il mio ruolo di gestore degli inferi. A forza di risiedere nel regno dei morti, la mia anima ha finito per morire poco alla volta e io ho iniziato a desiderare di far provare agli uomini la desolazione e la disperazione che provavo, trasformando il mondo intero nel mio regno.» Ade strinse i pugni e abbozzò un sorriso: «Non sai quanto avrei voluto avere dei figli...» gli occhi del re infero erano lucidi «... ma quale genitore avrebbe il coraggio di far crescere i propri figli all’Inferno?»

«Ade perché non me ne hai mai parlato? Perché hai sempre finto che andasse tutto bene? Orgoglio?»

«No. Era perché volevo che almeno tu vivessi serena, ma ho sbagliato! Non puoi nemmeno immaginare quanto mi siano mancate le tua braccia, il tuo sorriso, il tuo calore!»

«Ma ero tua moglie!» sbottò la dea prima di portarsi il viso in lacrime tra le mani: «Sono stata veramente una stupida, avrei dovuto intuirlo da sola quello che si agitava nel tuo animo. Infondo anch’io come moglie non sono stata un gran ché. Ade perdonami... io...»

Il dio degli inferi prese fra le sue braccia Persefone e, posandole un dito sulle sue labbra, le face capire di stare in silenzio.

«Non dirlo nemmeno per scherzo, e comunque sarei stato talmente stupido da allontanarti. Tu sei la cosa più bella che mi sia capitata, senza di te non so dove sarei finito, il brutto e che l’ho capito troppo tardi! Anch’io non mi sono reso conto che il mio comportamento ti provocava un tale dolore e non mi è passato per la mente che qualcuno avesse potuto avere bisogno di me»

«Io avevo bisogno di te, Ade, e ne ho bisogno ancora!»

«Allora resta, non più solo come moglie, ma anche come mia regina, perché sia io che il mio regno abbiamo un tremendo bisogno di averti vicino. Solo tu puoi portare i colori nell’ade e nel mio cuore.» Il re degli inferi sollevò il viso della moglie per poterla guardare negli occhi e la dea sorrise.

«Non avrei mai pensato di sentirti pronunciare queste parole! Quindi posso ristrutturare l’inferno e darti una mano a risistemare il tribunale infernale?» chiese incredula Persefone.

«Sì, basta solo che non diventi il paradiso di Hello Kitty. Infondo è dal medioevo che non facciamo cambiamenti.»

«Già, da quando avevi assunto quel poeta fiorentino per dei nuovi progetti... Dante Alighieri, se non ricordo male!»

«Sì, lui. So che non avevi approvato»

«Personalmente preferivo la struttura dell’Ade mitologico. La gente non si divertiva, ma almeno non pativa tormenti per l’eternità solo per aver schiacciato una zanzara! Dovevano proprio far incavolare di brutto Zeus per beccarsi una tortura!»

«Quindi resti al mio fianco?»

«A una condizione» sorrise maliziosa la dea.

«Ti prego, per un’altra festa di paese tregua! Ho bisogno di riprendermi da questa!»

«Veramente pensavo di testare il tuo rendimento!»

«Rendimento? Quale, quello aziendale? Non ti facevo così affarista!»

Persefone rise: «Ma no, sei proprio arrugginito! Intendevo il tuo rendimento tra le lenzuola! E data la tua risposta noto che il test va assolutamente fatto. Insomma devo pur capire se vale la pena darti una seconda opportunità! Ti sei quasi sempre beccato umani dell’altra sponda e sai com’è... non si sa mai!»

«Cosa!? Brutta pianta infestante! Ti faccio vedere io se non ne vale le pena!» e Ade prese in braccio la moglie recandosi verso il portone della loro villa, mentre Persefone faceva partire l’imitazione della Litizzetto.

«Dai Ade, mi compri il calippo? Mi porti a Gardaland? Facciamo come l’imperatore Ciupa Ciupa in mezzo ai cactus della serra?»

“O dei, è partita! Mi sa che questa notte dovrò impegnarmi!” e Ade, con un sorriso soddisfatto e pregustando la notte calliente aprì il portene di casa, che si richiuse alle spalle delle due divinità occupate da amoreggiare come due piccioni su un cornicione.

 

Intanto, mentre Ade e Persefone si lasciavano travolgere dalla passione, un’altra coppia si accingeva a pregustare una notte di piacere...

 

Giudecca, stanze del Garuda.

 

Violante canticchiava un motivetto dei Gemboy mentre affilava una katana, quando Eaco uscì dalla doccia per recarsi nella sua stanza da letto.

«Pucci Pucci! Hai messo il completino che ti ho comprato! Sei pucciosissima!»

Violante non lo calcolò e continuò imperterrita ad affilare la lama.

«Violettinainaina, perché stai affilando un’arma? In Saint Seiya non si usano!»

«Lo so, ma adoperarle per affettare cetrioli non è vietato!»

«Come vuoi, ma un coltello normale non è più comodo?»

«Sì, ma è meno d’effetto!»

«Come preferisci! Ti aspetto a letto cucciolotta! Questa sera sadomaso ROARR!»

«Non aspettavo altro, ma questa volta cambiamo, tu sotto e legato e io sopra»

«Mi piace la tua audace intraprendenza!»

Rispose malizioso lo spectre mentre Violante lo incatenava al letto.

«Scusa, ma è proprio necessario legarmi come un salame? Le solite manette non bastavano?» chiese interdetto il Garuda.

«No perché questa sera ho in mente qualcosa di speciale per te!» E Violante, dopo aver chiuso il lucchetto brandì la katana.

«Violetta che vuoi fare con quella? Non avrai mica intenzione di...»

Violante lo guardò con occhio maligno mentre rivolgeva un ghigno malefico e terrificante al superiore.

«Oh! NO!» disse lo spectre terrorizzato.

«Oh! Sì!» gli fece eco la danna mentre abbassava la lama....

«VIOLANTE FERMATI, LA MIA APPENDICE MI SERVE! ARGH! NOOOOOOOO!!!!!»

 

Intanto, nelle stanze di Radamante...

 

L’urlo del Garuda fece sobbalzare Penelope.

«Rada, cosa è stato?» chiese l’avvocato alla Viverna.

«Eaco e Violante. Sadomaso estremo credo.» rispose lo spectre senza scomporsi mentre pescava dal mazzo di carte un due di picche.

«Loro a divertirsi e noi a giocare a scala 40! Come li invidio!»

«A chi lo dici!»

I due emisero un lungo sospiro e ritornarono a concentrarsi sulla partita.

 

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* Per chi non lo sapesse, Tanatos, in Lost Canvas, suona il flauto e Ipnos la lira (o viceversa, non riesco mai a distinguerli XD!).

 

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I fan di Radamante mi perdonino per aver demolito l’entrata tra le truppe di Ade del Gigante in questo modo....

 

.... per le fan di Eaco, mi dispiace tanto, ma da ora in poi dovrete rivolgere i vostri pensieri ad altri valorosi guerrieri della serie, Violante non gli ha lasciato scampo!

 

PER CASO, VISTO IL TEMA PICCANTE DEL CAPITOLO, DEVO CAMBIARE RATING ALLA STORIA?

 

 

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Capitolo 12
*** B. D. ***


B. D.

Bastardi Dentro!

 

7:30, ora locale

Refettorio comune della Giudecca.

 

Radamante sedeva in silenzio al tavolo in compagnia di Minosse ed era intento a gustarsi la sua solita colazione all’inglese, quando venne raggiunto da Valentino dell’Arpia:

«Sommo Radamante, vi vedo di cattivo umore questa mattina, la serata romantica con l’avvocato non è andata bene?»

«COSA!? CI HAI PROVATO CON L’AVVOCATO?» Esclamò sorpreso Minosse prima di scoppiare a ridere dando una manata sulla spalla al collega: «Vecchia volpe inglese! Su racconta, hai concluso?»

Radamante guardò truce l’Arpia bofonchiando un: «Ma farti una buona volta gli affari tuoi?» cosa che fece defilare Valentino (con un sorriso da gran bastardo) il più lontano possibile dal superiore, mentre Minosse curioso continuava ad incalzare Rada con le domande:

«Come è stato? Era vergine, che posizioni avete usato, quanto sei durato, le...» facendo segno di riferimento al davanzale di Penelope: «... sono tutte vere o sono in silicone e..»

«Minosse dacci un taglio! Non lo so perché non ho concluso, ma ho passato la notte a giocare a carte e ho leggermente le palle girate!» sbottò Rada alquanto alterato per aver dovuto ammettere il suo insuccesso al collega, che scoppiò a ridere:

«Sempre il solito sfigato! Invece di passarti le serate a leggere “l’investigatore dell’occulto”, sperando di diventare come lui, esci con me che ti insegno come si fa a rimorchiare come si deve!»

«Idiota, non è stata colpa mai, le è venuto il colpo della strega!» ringhiò il giudice, mentre Minosse rideva sguainatamene puntando un dito verso la Viverna continuando a ripetere:

«Sfigato, sfigato, sfigato!» a mo di cantilena.

Rada stava per saltare addosso a Minosse quando al tavolo si sedette la figura funerea di Eaco, che attirò la curiosità degli altri due giudici:

Minosse: «Ehi, Eaco, ieri notte ci siamo dati alla pazza gioia!»

Radamante, felice di spostare l’attenzione sul collega: «Già, vi abbiamo sentito urlare come degli ossessi!»

Minosse: «Eaco, perché non rispondi? Il gatto ti ha mangiato la lingua?»

Eaco, con una vocina tendente al femminile: «Violante ha deciso di dare un “taglio” alla nostra storia» per poi alzarsi in lacrime e uscire nuovamente dalla sala, lasciando i due giudici sotto shock:

Minosse: «Mai mettersi con Violante, piuttosto gay, ma mai con Violante!»

Rada: «Parole sante!»

Intanto Penelope entrò anche lei nel refettorio con un plico di fogli in mano esclamando:

«Radamuccio bello, finalmente ti ho trovato!» e appoggiando sonoramente la pila di fogli sul tavolo, dove c’erano i due giudici, disse tra la minaccia e il giubilo: «Firma queste pratiche!»

«Cosa sono?» chiese Rada incuriosito.

«Contratto prematrimoniale!» rispose senza scomporsi Penelope.

«COSA? Ehi! Quando abbiamo parlato di matrimonio?»

«Te ne parlo adesso! E non fare tante storie, ho già prenotato il comune per domani! Rune farà da testimone insieme a Violante!»

«Ma tu sei fuori! Siamo usciti solo una volta è parli già di matrimonio?» Radamante guardava incredulo la donna.

«Non pensavi mica che sarebbe stata solo una botta e via?»

«La botta me la sono solo sognata! E poi ci vuole tempo per queste cose, essere sicuri di fare la cosa giusta e con la persona giusta...»

SBAM!

Penelope si stava alterando e piantò una manata sul tavolo facendo esplodere il suo cosmo:

«STAI PER CASO CERCANDO DI MOLLARMI?»

«Al dire il vero non ci siamo nemmeno fidanzati!» cercò di farla ragionare Radamante, mentre Minosse disse ad alta voce:

«Dille di sì e poi sparisci con la scusa delle sigarette! Come tuo solito!»

«Non è vero!» puntualizzò la Viverna.

Ma la cosa fece comunque andare su tutte le furie l’avvocato:

«Ah, è così che fai con le donne? Prima le illudi con la prospettiva di metter su famiglia e poi le scarichi senza ritegno! Ma io ti cambio i connotati!»

«Non ho mai parlato di famiglia! Non inventarti le cose! Argh!»

Penelope era balzata sul tavolo sfondandolo con un pugno, mentre Rada se la dava a gambe per la sala urlando: «Minosse questa me la paghi!»; tra le risate di del Grifone, che, piegato in due, continuava a ripetere: «È pure una silver saint di Atena, che sfigato!»

 

Nel frattempo Ade e Persefone erano rientrati alla Giudecca dopo la notte di passione. I due si stavano avviando allo studio del dio, per convocare una riunione straordinaria degli inferi, quando il sovrano venne costretto a girarsi in malo modo dallo spectre della Viverna, che lo agguantò per il colletto della camicia urlando furibondo:

«Shura, sei un lurido bastardo! Perché non mi hai detto che l’avvocato era una ex silver saint con serie turpe mentali!»

«Ciao, Radamente, mi cercavi?»

La Viverna si voltò e sbiancò vedendo l’Ade/Shura, in compagnia di Pandora, che lo guardava perplesso alle sue spalle. Lo spectre rivolse lentamente il capo verso il vero Ade, che lo guardava truce.

«Ehm, good morning lord Ade!» disse sudando freddo, mentre rimetteva a posto il colletto del suo sire:

«RADAMANTE TI SEI COMPLETAMENTE RINCOGLIONITO DA NON RICONOSCERMI? MA IO TI LEVO LA SUPPLICE E LA DÒ SHURA» tuonò il dio.

«Nooo!!! Tutto, ma la supplice della Viverna nooo!» implorò Rada.

«Aspettate, fatemi capire bene!» intervenne Persefone incredula e divertita allo stesso tempo, guardando prima il marito e poi il suo sosia: «Hai trasformato Shura, un saint di Atena, in te per poterti assentare dagli inferi e hai fatto tutto questo solo per me?»

Ade annuì arrossendo e ridando a Shura il suo aspetto naturale.

«Quanto sei dolce!» e la dea abbracciò commossa il consorte, mentre una voce tonante fece voltare tutti in direzione di Penelope, che stava arrivando nella loro direzione:

«Rada smettila di fare il bambino e prenditi le tue responsabilità! Ho già prenotato il ristorante e l’albergo per la luna di miele con annesso fisioterapista!»

Rada si nascose prontamente dietro a Shura, mentre l’avvocato rimase allibita nel vedere Persefone e Ade abbracciati e indicando prima l’uno e poi l’altra disse incredula:

«Ma voi non dovevate divorziare?»

«Ho cambiato idea, voglio dare una seconda possibilità a questa testa vuota» disse Persefone baciando sulla guancia suo marito.

«Ah! Sicuri, sicuri? Perché posso farvi un lauto sconto divinità sulla mia parcella!»

«Sicuri, sicuri!» dissero Ade e Persefone assieme.

«Quindi niente pratica!» disse incredula e sconsolata l’avvocato.

«E niente soldi e matrimonio! É illegale sposare un uomo contro la sua volontà, quindi lascia stare questo povero spectre!» la riprese Shura mentre Rada lo guardava riconoscente.

«Mi ha illusa!»

«Ti sei illusa da sola mia cara! Io non ti ho mai promesso nulla!» rispose seccato Radamante mentre Shura commentò:

«Penelope è normale che gli uomini scappino se cerchi di ficcargli l’anello al dito al primo appuntamento! Mi dispiace, ma hai giocato male le tue carte!»

L’avvocato si morse frustata un labbro, ma purtroppo Shura aveva ragione, aveva perso la partita, mentre il Saint, conscio del poker ben riuscito avrebbe voluto ridere da sadico come Death, ma si trattenne (sentenziò che l’avrebbe fatto una volta tornato a casa).

Intanto Ade chiamò a se Pandora per farle convocare gli spettri nell’arena della Giudecca.

 

Qualche ora dopo...

 

Ade, la moglie, i tre Giganti infernali, Pandora, Shura e l’avvocato sedevano su un palchetto dietro a dei veli violacei e osservavano l’esercito impettito e silenzioso raccolto nell’arena.

Ade stupito si rivolse a Shura: «Ma questo è un miracolo! Shura cosa è successo?»

«Mi sono preso la briga di rimetterli un po’ in riga. Addominali, flessioni, corsa... cosette così. Se aprite le tende vedrete come inizieranno a tremare»

Ade incuriosito fece cenno a Pandora di aprire i tendaggi.

Ade: «Cribbio è vero, che meraviglia! La proposta di prima è ancora valida! Se vuoi la supplice della Viverna cerco di contrattare uno scambio con il nuovo Grande Sacerdote!»

Shura: «Vi ringrazio per l’offerta, ma questo posto non fa per me.»

Ade: «Capisco, ma se cambi idea questo è il mio numero di cellulare» e passò al saint il suo biglietto da visita. Poi rivolgendosi alla moglie: «Sei pronta cara?»

«Certo!»

Ade annuì e si alzò: «Miei fedeli sudditi, su saggio consiglio della qui presente vostra regina e mia amata consorte, ho deciso di effettuare una ristrutturazione dell’Ade e rendere gli inferi un luogo meno triste e tetro trasformandolo in una sorta di centro riabilitativo per le anime! Quindi farete corsi di aggiornamento in psicologia per poter permettere ai dannati di capire le loro colpe e non commetterle in futuro. I corsi inizieranno la prossima settimana. Persefone vuoi aggiungere ancora qualcosa?.»

«Sì caro, il nuovo volto dell’Ade prevede strutture adibite a scuola in ogni girone e aree verdi e sportive per le pause degli spettri e dei dannati meritevoli di buona condotta e sincero pentimento. Caro, le anime verranno adeguatamente vestite quando accedono all’averno vero?»

«Eh? Ma mi costerà una fortuna!»

«Basta fare in modo che la tassa d’ingresso all’Ade finisca nelle casse del regno e non nelle tasche di Caronte! Le anime delle donne con le grazie in bella vista non le voglio... anche se... ammetto che alcuni posteriori di qualche defunto maschio non sono male... come quel Adone all’epoca del mito...»

«Approvato, vestiti per tutti i defunti!»

«Ottimo, io non ho nulla da aggiungere» disse soddisfatta Persefone.

«Allora siete congedati!»

Gli spectre si apprestarono a lasciare l’arena tra i commenti stupiti, ma per nulla dispiaciuti della cosa, mentre Shura si accinse a salutare le due divinità, i Giganti e Pandora, trascinandosi dietro una Penelope delusa e frustrata:

Shura: «Vi faccio le mie congratulazioni per il vostro riavvicinamento e vi auguro ogni fortuna per il vostro futuro»

Rada: «Torni al Grande Tempio?»

«Sì, anche perché se restassi qui rischierei di fregarti il posto!»

«Cala le corna caprone» e i due ex nemici si strinsero la mano.

Venne quindi poi il turno di Ade e Persefone: «Grazie di tutto Shura, sei stato un amico prezioso. Per qualunque cosa conta pure su di noi. Ti siamo debitori.»

«È stato un piacere.» rispose il saint con un lieve inchino.

Poi Persefone si rivolse a Penelope:

«Mi dispiace che non abbia funzionato con Radamante, ma sono sicura che prima o poi troverai l’uomo che fa per te! Magari non è neanche così lontano!» (Nei campi Elisi Tanatos starnutì ignaro della sfiga che incombeva come un avvoltoio sulla sua testa...Muhahaha!!!)

«Fa nulla, ma se cambiate idea avete i miei recapiti!»

«Grazie, ma spero non succeda.»

Intanto Shura si era appartato a salutare Pandora:

«Noi dobbiamo andare, ma spero di rivederti. Hai chiesto ad Ade?»

«Sì, non ha nulla in contrario, ma devo aspettare le vacanze canoniche lasciate ai dipendenti dell’Ade s.p.a. Come hai sentito presto ci sarà tanto lavoro da fare e io servo qui.»

«Alla prossima allora. Questo è il mio numero. Ci sentiamo!»

Pandora prese il biglietto con il numero del cavaliere come se si trattasse di una reliquia.

«A quanto pare gatta ci cova!» sentenziò Persefone sussurrandolo all’orecchio della sacerdotessa, che avvampò di rosso.

«Somma Persefone, non siete più arrabbiata con me?»

«No e mi devo scusare di averti passato per una poco di buono, so che nei confronti di Ade nutri solo stima e amore fraterno, ma ero veramente infuriata con mio marito. Comunque gran bel partito, ottima scelta!»

«Dite che avrei una speranza?»

«Non sono Afrodite e non posso vedere nel cuore degli uomini, ma non rinunciare mai a lottare per chi ami.»

E le due donne si unirono al dio dei morti e ai Giganti infernali per salutare da lontano Shura e Penelope che si avviavano verso la carrozza, fatta venire apposta per loro.

 

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Studio del G.S.

Grande Tempio di Atene.

 

«Hai fatto un ottimo lavoro Shura! Hai dimostrato ottime doti diplomatiche riuscendo a scongiurare pacificamente una nuova Guerra Sacra e per questo ho deciso di nominarti ambasciatore del Grande Tempio presso le altre divinità e i loro regni! Congratulazione per l’avanzamento di carriera!» Epicuro sorridente strinse la mano al Saint di Capricorn sotto lo sguardo benevolo della dea e del Grande Consigliere Doko di Libra.

«Vi ringrazio per l’onore ricevuto, anche se sono sinceramente dispiaciuto per Penelope»

«Quanto è nobile il tuo animo, saint di Capricorn, la spada che ti ho concesso è più che meritata! Comunque non preoccuparti, Penelope si sta già riprendendo dalla batosta sentimentale buttandosi sul lavoro e maltrattando il suo nuovo aiutante; Rune» rispose commossa la dea nel vedere la bontà del suo cavaliere, mentre Shura faceva l’occhiolino ad un G.S. quasi in lacrime “Allora le mie lezioni servono a qualcosa!”.

«Grande Atena, venerabile G.S. e onorevole Doko, chiedo il permesso di congedarmi» chiese Shura in un inchino.

«Vai pure» acconsentì Atena, ma Epicuro aggiunse:

«Mentre scendi mandami su Camus»

«Come volete!» e Shura uscì dall’ufficio.

Lungo le scale Shura incontrò Detah intento a recarsi alla tredicesima casa su ordine di Epicuro.

«Ehi, Shura, ti vedo di buon umore oggi!».

«Ovvio! L’ho messa nel sacco a quella strega di un avvocato e mi sono beccato una bella promozione, scusami se non mi trattengo, ma voglio andare a telefonare a una persona per dirle della promozione!»

“Deduco che la missione agli inferi sì è svolta come pianificato da Epicuro. L’ex servo di Aiolos è proprio un gran bastardo e questo mi piace.” pensò Death, mentre proseguiva lungo le scalinate.

 

Poco dopo...

 

«Sono lieto che con la vostra divina consorte si sia risolto tutto per il meglio e mi dispiace per lo spiacevole inconveniente dell’avvocato, ma purtroppo sono liberi professionisti e, come voi ben sapete, possono avere più clienti contemporaneamente.... non avevate mai dubitato del Grande Tempio? La cosa mi fa piacere anche perché siamo ben disposti a sotterrare l’ascia di guerra e chiudere un occhio sul passato!...Certo, ve lo saluto, ma spiacente, non l’ascia il cloth.....Comunque se avete bisogno chiedete pure.....ah state ristrutturando l’Ade? E come, se non è inopportuno?....ah, si?... Splendido! Al riguardo avrei una proposta per rafforzare un’alleanza fra il vostro regno e il Grande Tempio...Noi ci impegniamo a rivolgerci alla vostra agenzia in caso di lutto, ma voi al contempo...»

Quando Camus fece il suo ingresso Epicuro era già al telefono in piena trattativa.

«Ciao Death!» l’Acquario salutò il collega, che l’aveva preceduto, e fece un inchino ad Atena e Doko.

«Mi, sempre in ritardo tu!» lo rimproverò Calogero.

«Volete stare zitti!» li rimbeccò Doko: «Epicuro è al telefono con Ade!»

«Incrociamo le dita perché tutto vada in porto!» esclamò Saori friggendo come una patatina nell’olio.

CLIC!

Epicuro ripose la cornetta al suo posto:

«Allora come è andata?» chiese la dea in evidente stato d’ansia.

«Death, sei finalmente riuscito a padroneggiare con disinvoltura la tua nuova tecnica?»

«Riesco ad aprire tranquillamente il varco per l’Ade e trasferirci oggetti inanimati senza problemi! Ho pensato di chiamare il nuovo colpo “Onda Commerciale del Sekishiki”!»

«E riesci anche a spedire la quantità di casse che ti avevo indicato?» chiese Camus.

«Certo!»

«Perfetto! Perché Persefone tornata nell’Averno non vuole donne nude che si aggirino nel suo regno e quindi vi comunico ufficialmente che possiamo dare il via all’operazione “Inferno in intimo”!» disse il G.S tra l’euforia generale.

«Come pianificato, noi dovremo usufruire della sua agenzia di pompe funebri per organizzare funerali, ma questo è nulla se pensiamo alla quantità di afflusso di defunti bisognosi di biancheria intima e sono lieto di annunciarvi che la Kido corporation si è appena assicurata l’esclusiva sul rifornimento di questa merce agli inferi!!!»

«E vai, soldi a palate! L’ho fregato anche in campo commerciale oltre che su quello di battaglia, visto che siamo in tempo di pace e abbiamo stipulato un’alleanza con lui e Poseidone, niente più sangue a fiumi e, tenendo conto che io posso usare la tecnica Misopethamenos (mezza morte), prima che mi rivolga a lui per il funerale dei miei cavalieri si attacca!!! Epi sei un mito!» gioì Saori immaginandosi al posto di Paperone a nuotare in un deposito ricolmo d’oro.

«Inoltre per i lutti dei civili che lavorano al santuario, la spesa della sepoltura è coperta dai loro familiari e non dalle casse del Grande Tempio, visto che sono lavoratori stipendiati.» concluse Camus visibilmente soddisfatto.

«Sono orgoglioso di te Acquario, hai avuto un’idea brillante a pensare all’Ade come possibile bacino di vendita della nuova collezione di Intimo firmata da Atena, così potremo aprire anche un settore maschile!»

«Quindi hai organizzato tutto tu, Camus?» chiese incredulo Calogero.

«Io ho proposto l’idea, ma è il G.S. ad averla resa fattibile con l’inconsapevole contributo di Shura!» spiegò il Cavaliere dell’Acquario e poi rivolgendosi ad Epicuro: «Io ho ancora molto da imparare, non è vero maestro?»

Epicuro annuì: «Ma devo ammettere che il terreno è buono e visto il tuo eccellente rendimento universitario ho deciso di nominarti gestore commerciale di questa operazione» concluse il G.S per poi congedare tutti ritrovarsi solo con Saori:

«E anche questa volta l’abbiamo fatta in barba ad Ade! Devo ammettere che ne sai una più del diavolo!»

«Modestamente sono un G.S.B.D» rispose il G.S. tra lo sguardo perfido e compiaciuto di Saori che disse:

«Già, un Grande Sacerdote Bastardo Dentro!»

 

FINE

 

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PROSSIMAMENTE:

 

AAA. BABY-SITTER CERCASI: un piccolo salto in dietro nel tempo alla scoperta di come i miei infami servetti si sono incontrati con i nobili santi di Kurumada!

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