Cancitotallus

di bevkim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno di Harry ***
Capitolo 2: *** La malattia di Hermione ***
Capitolo 3: *** Ospedale San Mungo ***
Capitolo 4: *** La chiacchierata di Hermione e Ginny ***
Capitolo 5: *** La storia di Harry ***
Capitolo 6: *** La casa di Harmione ***
Capitolo 7: *** Novità ***
Capitolo 8: *** Realizzando ***
Capitolo 9: *** Le notizie che nessuno voleva sentire ***
Capitolo 10: *** La cura ***
Capitolo 11: *** Felici per sempre? ***



Capitolo 1
*** Il ritorno di Harry ***


Cancitotallus

Questa opera è stata scritta da quella che ritengo una delle migliori scrittrici di fanfic inglesi, per la sua capacità di coinvolgere, sulla coppia Harry/Hermione, e cioè Kim Donovan. Quello che pubblico è il primo capitolo di una fanfic che mi ha colpito in particolar modo. Spero che vi piaccia e, per favore, RECENSITEEEEEEEEEEEEE^^

Capitolo 1 – Il ritorno di Harry

Harry Potter era in piedi alla fine della strada e si passò la mano tra i suoi capelli neri. La Tana non era cambiata nei cinque anni in cui era stato lontano, la sua familiarità in qualche modo lo confortava, mentre si preparava per qualunque cosa stesse per succedere. Risistemando lo zaino sulle spalle e afferrando la piccolo borsa ai suoi piedi, Harry fece un respiro profondo e iniziò a percorrere la strada. Era sabato sera e il cielo d’inverno si era già oscurato – dopo 3 anni nell’emisfero meridionale Harry si era felicemente dimenticato come d’inverno il sole calasse velocemente – ma la penombra di Gennaio non era la sua preoccupazione principale.

Harry non aveva visto o sentito nessuno dalla sconfitta di Voldemort cinque anni prima, scomparendo subito dopo essersi assicurato che tutti stessero bene. Fermandosi di nuovo prima di attraversare il piccolo cortile della casa, respirò di nuovo profondamente, e si preparò a qualunque reazione lo stesse aspettando – lo avrebbero accolto? O sarebbero stati arrabbiati e lo avrebbero cacciato? – era il momento di scoprirlo. Salendo gli ultimi scalini verso la porta, Harry bussò.

Passarono alcuni momenti prima che la porta si aprisse e una faccia familiare sbirciasse fuori, uno sguardo stupito prima di un grido di benvenuto, e Harry si ritrovò imprigionato in un abbraccio materno da Molly Weasley.

Molly? Molly, va tutto bene cara? Arthur Weasley arrivò velocemente e vide Harry bloccato dall’abbraccio di Molly, “Harry? Dio mio, Harry!” esclamò, avvicinandosi, “Molly, cara, lascia andare il ragazzo. Credo che non riesca a respirare. Harry non potè trattenere un sorriso quando la presa si allentò e riuscì a guardare la sua assalitrice.

“Salve Mrs Weasley, Mr Weasley,” iniziò timidamente, “mi dispiace disturbarvi…”

“Disturbarci? Suvvia,” esclamò Mrs Weasley, “oh Harry, vieni, vieni dentro. Nessuno dei ragazzi è qui al momento, ma… oh, Arthur, Ron sarà felicissimo!”

“Harry potrebbe non essere pronto a vedere tutti,” disse gentilmente Arthur mentre stringeva la mano a Harry e lo conduceva nella confortevole cucina, “sembri stanco figliolo…”

“Grazie Mr Weasley,” Harry rispose mentre si sedeva a tavola, mettendo i bagagli nella sedia accanto a se, “si, sono un po’ stanco. E’ stato un lungo viaggio arrivare fin qui…”

Be, un po’ di cibo ti aiuterà,insistè Mrs Weasley, “ e poi riposo. Da dove vieni esattamente caro?”

Nuova Zelanda…”

Nuova Zelanda?” intervenne Mr Weasley, “ma Harry, è lontanissima!” Harry annuì silenzioso, la sua bocca piena di pane appena sfornato che aveva appena immerso nella favolosa zuppa di zucca che Mrs Weasley aveva messo davanti a lui.

Starai qui a lungo Harry?” chiese la Signora Weasley, sedendosi vicino al marito dal lato opposto della tavola, “tutti vorrebbero incontrarti!”

“Veramente sono tornato per resta…” ma Harry non fece in tempo a finire la frase a causa delle grida di gioia della Signora Weasley.

Hai sentito Arthur, Harry vuole restare! Bene, sei più che benvenuto qui finché non troverai un posto tutto tuo, Merlino sa quanti spazi abbiamo ora che tutti i ragazzi sono andati. E Arthur – ci sono dei posti vacanti al Ministero? Non riesco a ricordare…”

Molly, cara, può darsi che Harry abbia già dei piani,” disse calmo Mr Weasley, facendo l’occhiolino a Harry mentre la moglie continuava a dare suggerimenti, “ma se non ne hai Harry saremmo molto contenti se tu rimanessi.”

“Volevo prendere una stanza al Paiolo Magico…”

“No! Non voglio sentire queste cose,” si intromise di nuovo Molly, “non quando ci sono stanze vuote qui alla Tana. Vado a prepararti la vecchia stanza di Ron. Senza altri commenti, uscì di corsa dalla stanza lasciano i sue uomini seduti al tavolo.

“Le cose sono diventate difficili per Molly dopo che Ginny è andata via,” spiegò Arthur, “la casa sembra così vuota. Comunque, si riempie abbastanza quando ritornano tutti.”

“Come va la famiglia?” chiese Harry mangiando un altro pezzo di pane.

“Cresce,” sorrise Mr Weasley, “Bill e Fleur hanno un figlio, Artie, che ha quattro anni ora. Bioll lavora ancora alla Gringott. Charlie ha sposato una ragazza carina un anno fa, si chiama Kimmy, e avranno un piccolo bebé chiamato Allie. Fred e Angelina si sono sposati, mmm, due anni e mezzo fa, e vivono felici in una casa a Hogsmeade. Non hanno ancora figli, poichè è molto impegnato col lavoro, che devo dire svolge molto bene. Lui e George hanno il negozio a Hogsmeade mentre Ginny controlla il negozio a Diagon Alley. George è ancora single, non riusciamo a tenere il conto delle sue ragazze! Chi altri? Oh sì, Ron ha sposato Luna e hanno un bambino chiamato Lenny che li tiene tutti sulle spine, mentre Ginny sta avendo degli appuntamenti con Neville Paciock da un pezzo ormai…” il Signor Weasley si fermò e iniziò a fissare Harry. Parte di Harry realizzò cosa gli veniva silenziosamente chiesto – la sua relazione con Ginny era ancora in corso quando lui se ne era andato, e il sapere che lei si era trovata un altro poteva essere doloroso. Non lo era.

“Sembra che tutti siano felici,” disse finalmente Harry, sorridendo mentre finiva la zuppa, “sono contento. E gli altri?

“Remus e Tonks sono tranquilli, ancora a Grimmauld Place anche se è irriconoscibile…”

E Hermione?”

“Hermione si sta addestrando a diventare una Curatrice,” rispose Mrs Weasley rientrando in cucina, “il tuo letto è pronto Harry, ma credo che sia Ron che Ginny sarebbero felici di vederti.” Harry si rattristò.

E Hermione?” ripeté?

“E’ un po’tardi per lei caro. La vedrai presto.”

Harry dette un occhiata all’orologio e vide che erano solo le sette, rendendo la sua tristezza ancora più profonda – come è possibile che alle sette sia gia tardi? – capì che avrebbe dovuto pensarci più tardi quando vide la faccia ansiosa della Signora Weasley, che attendeva il permesso di Harry per contattare i figli. Pensandoci capì che sarebbe stato bello rivedere Ron di nuovo, e sapendo che prima o poi avrebbe dovuto affrontare Ginny, sorrise accettando la sua offerta, e in un momento Molly si diresse verso il camino nel soggiorno.

“Non li farò rimanere a lungo Harry,” disse il Signor Weasley, “devi essere esausto. Ma gli piacerebbe molto vederti.” Prima che Harry potesse rispondere, una testa rossa si materializzò nella cucina, un sorriso stampato sulla faccia. Harry riconobbe immediatamente il suo amico, e si alzò per andargli incontro, permettendogli di abbracciarlo.

“Harry,”, esclamò Ron, “ non ci credo amico! Bentornato!” I due si allontanarono, e Harry notò che nonostante ci fosse una nuova maturità nella faccia familiare, aveva ancora la curiosità bambinesca che si ricordava dai suoi giorni di scuola.

“E’ bello rivedere anche te,” rispose Harry, sorridendo, “anche se non riesco a credere che tu sia padre!”

“Lo so! Ma, vedi, queste cose accadono se continui ad avere sesso!”

Ronald,” obbiettò Molly prima che un altra familiare chioma rossa entrasse nella stanza. Harry si voltò e guardo negli occhi la ragazza che un tempo aveva significato così tanto per lui.

Hey Ginny,” disse dolcemente. I due si guardarono a vicenda, Ginny con un sottile sorriso sulla faccia.

“Sembri in forma Potter,” rispose altrettanto dolcemente.

“Anche te,” aggiunse Harry, “Neville deve andare molto d’accordo con te”. Il sorriso di Ginny si incrinò leggermente, prima di fare alcuni passi e ritrovarsi direttamente davanti a lui.

“Pensavo che non ti avrei mai più rivisto.

“I fatti ci hanno messo un po’ più a sistemarsi di quanto avessi previsto.”

E sei tornato per restare?”

“Sì.” Entrambi si osservarono e Harry notò, come aveva già fatto con Ron, che il cambiamento maggiore in Ginny era una nuova maturità che si nascondeva nei suoi occhi. Ma l’angoscia che temeva lo avrebbe preso quando la incontrò non apparve – il suo cuore non aveva sussultato appena l’aveva vista e non si era addolorato adesso che si stava allontanando. Ginny era alla fine semplicemente Ginny, una buona amica e la sorella minore del suo migliore amico. Comunque, lui l’aveva lasciata senza dire una parola quella che sembrava una vita fa.

“Scusa Ginny.” Disse finalmente.

“Per cosa?”

“Per averti lasciata, per averti ferita, per non aver spiegato…”

“Non è con me che ti devi scusare Harry,” rispose, sorridendo di nuovo, “quello che avevamo avuto era già finito – lo sapevo. Non posso negare di essere stata triste o preoccupata quando sei scomparso, lo eravamo tutti – ma non era perché ero innamorata di te. Era perché tu eri mio amico e ci stavi ferendo.

“Harry interruppe lo sguardo e si guardò la punta delle scarpe.

“Dovevo sbrigare delle faccende da solo.” Mormorò sommessamente.

E si sono sistemate?”

“Sì, per la maggior parte.” Tornò a guardarla.

“Bentornato Harry,” sorrise Ginny, e ancora una volta Harry fu stretto in un abbraccio.

Più tardi quella notte Harry si ritrovò a camminare per le scale che conducevano alla vecchia stanza di Ron. La casa era sorprendentemente calda, quindi Harry si spogliò fino a rimanere in boxers e si infilò a letto, pronto a dormire. Stanco come era, comunque, scoprì che non riusciva a chiudere occhio, la sua mente vagante ancora e ancora su quello che era successo nelle ultime ore.

I Weasley lo avevano trattato come un figlio a lungo perduto, che non avesse fatto nulla di male tirandosi fuori dal loro mondo per così tanto tempo, e lo avevano riaccolto a braccia aperte. Harry sorrise ripensando alla loro cordialità, realizzando quanto era parte di questa famiglia.

Anche Ron lo aveva accettato di nuovo senza ripensamenti, tornando velocemente alla loro vecchia amicizia. Però Ron non era più un teenager insicuro – era un uomo con famiglia e responsabilità. Lavorava al Ministero nel Dipartimento del rispetto delle leggi magiche, in un ruolo di ufficio che lo teneva vicino alla sua famiglia, la cosa a cui Ron teneva. Aveva detto a Harry che aveva avuto abbastanza eccitazione e pericoli per una vita intera a Hogwarts, sentendosi felice nel sedere dietro un tavolo e lasciando ad altri il compito di prendere i cattivi. Harry era d’accordo. Ridacchiò nell’oscurita pensando al suo amico, ancora incredulo che Ron avesse sposato Luna, e non poteva aspettare ancora a lungo prima di sentire l’intera storia del corteggiamento e del conseguente matrimonio.

Il suo incontro con Ginny era stato molto meno complicate di quanto si aspettasse. Non l’aveva lasciata nel migliore dei modi e era incerto su come avrebbe reagito a lui. Sembrava che il tempo fosse stato un ottimo curatore, e che Neville fosse meglio di quanto Harry potesse mai esserlo stato per lei. Era felice per lei, felice per entrambi, e leggermente confortato dal non doverla ferire di nuovo se lei avesse voluto iniziare da dove era finita.

Singhiozzando, Harry chiuse gli occhi ma il sonno tardava a giungere. Ron e Ginny non l’odiavano – due andati, ne mancava uno. Si chiedeva se Hermione sarebbe stata così accomodante, sebbene la vicinanza che si era venuta a creare tra i due i giorni prima della battaglia finale avrebbe significato che il suo dolore sarebbe stato maggiore. Credeva sarebbe stato così.

Gli occhi di Harry si aprirono guardando il soffitto scuro della stanza. Parti di un poster dei Cannoni di Chudley erano ancora sopra di lui, ma lui non lo vedeva veramente. Sapeva che il suo ritorno non sarebbe stato tutto rose e fiori, la vita qui era andata avanti senza di lui, e le cose erano cambiate – ma questo non rendeva le cose più facili. Singhiozzando di nuovo, rimase a fissare il nulla finché finalmente la sua stanchezza prese il sopravvento.

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Capitolo 2
*** La malattia di Hermione ***


Capitolo 2 – La malattia di Hermione

NOTE: grazie mille per I vostri commenti!!! Due cose: 1_la scrittrice è donna, io sono un uomo ^^ l’errore lo ha causato il nick vero? Ma è quello dell’autrice nel testo originale, il mio nick ufficiale è reborned. 2_ continuate così, l’autrice sarà più che felice di leggere le vostre opinioni. Passando al capitolo che segue, già si iniziano a intravedere degli sviluppi interessanti, apparentemente qualcosa non torna con quello che Harry pensa nel 1° capitolo, pensateci^^ GRAZIE ANCORA CERCHERO’ DI POSTARE ALMENO UNA TRADUZIONE AL GIORNO, MA LUNEDI TORNO A SCUOLA T_T QUINDI NON SO…

Hermione era stanca – ma d’altronde, Hermione era sempre stanca. La stanchezza era una parte regolare della sua vita ora, e l’eccitazione del Natale e dell’anno nuovo ci metteva sempre un po’ per passare. Comunque, era la metà di Gennaio, e la routine tornava finalmente alla normalità mentre faceva pranzo con Ron, Luna, Ginny e Neville. Singhiozzando di felicità Hermione entrò nel caffè locale in cui si incontravano spesso.

Tutti erano lì, parlando concitatamente, non notando il suo arrivo finchè non fu praticamente al tavolo. Cavandosi guanti e sciarpa lì fissò finchè Ginny finalmente la notò in piedi, e il discorso tra tutti loro cessò improvvisamente.

Hey Hermione,” disse Ginny innocentemente mentre Ron si alzò e la trascinò in un abbraccio, prima di sedersi di nuovo e facendoli scalare tutti finchè non ci fu abbastanza spazio per lei sulla panchina, vicino a Luna. Hermione rimase in piedi mentre osservava i suoi amici. Qualcosa non andava. Sia Ron che Neville avevano uno sguardo colpevole, mentre Luna – beh, Luna sembrava semplicemente Luna.

Cosa succede?” chiese fermamente.

Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa che non va?” Rispose Ginny casualmente mentre raggiungeva la sua tazza di caffè, “tutto è…”

“Perché non sono stupida,” commentò Hermione, “ditemi cosa non va. Ora.” Le due coppie si guardarono tra di loro prima che Ron finalmente parlasse.

Si tratta di Harry.”

“Harry?” Hermione sobbalzò, confuse – non si aspettava quella risposta.

“Hermione, Harry è a casa.” Lei guardò aspramente Ron, che la ricambiò con un sorriso di scusa.

Ma Harry è morto…” disse fermamente, provando a concentrarsi che l’aveva mantenuta sana per gli ultimi cinque anni.

“Harry non è morto, cara,” rispose Ginny, uscendo dal suo posto vicino a Neville e avvicinandosi all’amica, “tu sai che non lo è:”

“Non lo vuoi vedere?” Provò a chiedere Ron esitante.

“No! No Ron!, scattò lei, “e perchè lo dovrei volere? Ci ha abbandonati! Lasciati a raccogliere i resti, ad affrontare…tutto!”

“Avrà avuto le sue ragioni…”

“Eravamo un gruppo!” Urlò, non preoccupandosi degli altri clienti “Siamo stati con lui, nel bene e nel male, fianco a fianco. E poi se ne è semplicemente andato! Qualunque fossero i suoi problemi, avremmo dovuto affrontarli insieme, così come ogni altra cosa. Dovevamo essere sempre noi tre insieme, sempre!”

Ma ormai non è più solo noi tre Hermione,” disse Ron gentilmente, provando a calmare l’amica, “Io ho Luna e Lenny. Un giorno troverai qualcuno e Harry – beh…”

“Questo è differente Ronald, e lo sai,” continuò lei, scuotendo la testa con emozione, “questo è crescere. Non credevo che saremmo vissuti tutti insieme e avremmo avuto avventure finché non saremmo morti, questo no. Credevo che saremmo stati amici, che ci saremmo stati l’uno per l’altro. Ma no, se ne è andato a quel paese e ci ha ignorato come se fossimo nulla!”

“Avrà avuto le sue ragioni…” ripetè Ron.

“Non mi interessa quali erano le sue ragioni! Non mi interessa quali sono le sue ragioni! Se avesse tenuto di conto la mia amicizia, la nostra amicizia, sarebbe dovuto rimanere!” La testa di Hermione iniziò a far male non appena il suo sfogo iniziò a pretendere un prezzo dal suo corpo. Facendosi strada verso il tavolo, si mise sulla panchina seduta vicino a Ron e si mise la sua testa tra le mani.

Harry era tornato. Harry era tornato e lei doveva affrontare questa cosa. Come – non ne era sicura, ma avrebbe dovuto trovare il modo. Un modo che non lo rovinasse agli altri. Sentì il braccio di Ron calare sulla sua spalla, provando a consolarla.

“Era nostro amico Hermione,” disse dolcemente.

“Lo so,” si lamentò, “e sarò là con te per accoglierlo. Ma non lo posso perdonare Ron, semplicemente non posso. Ron annuì prima di abbracciarla di nuovo. Rimase lì per un momento prima di ritirarsi.

“Immagino che ci sia una festa di benvenuto organizzata?” Chiese.

Sabato,” replicò Ron, “faremo una cena alla Tana, solo noi cinque. Oh, e Lenny.” Hermione annuì prima di alzarsi e guardare gli altri.

“Devo andare…” iniziò, prima che Ginny rimpiazzasse suo fratello al fianco di Hermione.

“Rimani, mangia qualcosa,” supplicò Ginny, “non rimanere da sola ora…”

“Starò bene,” interruppe Hermione, “ho solo bisogno di un po’ di tempo per pensare, prepararmi. E ho un mal di testa di cui devo occuparmi. Ci vediamo sabato.”

Prometti?”

Prometto.” Abbracciando la sua amica prima di dare il saluto a Ron, Luna e Neville, lasciò il caffè e iniziò a dirigersi verso casa. Il suo cervello doleva per le notizie che aveva apena ricevuto, ma il mantra che continuava nella sua mente era che lui era tornato, il bastardo era tornato.

Hermione non si sentiva bene, ma era determinata a mantenere la promessa a Ginny. Quindi era con moltissima paura che si incamminò verso la Tana il sabato seguente, il suo cuore che batteva con grande ritmo nel suo petto. Con energia uscì dal camino nel salotto dei Weasley prima che potè. Ma prima di poter persino pensare, una piccola testa rossa di ragazzo si avvicinò a lei.

“Zia Hermy,” gridò Lenny, “ce l’hai fatta!”

“Sì, ce l’ho fatta,” rispose Hermione, sorridendo mentre abbracciava il bambino di tre anni, “e come vanno a te le cose Mr. Weasley?”

“Mr. Weasley è mio papà,” sorrise il bambino, “io sono Lenny! Vieni, ho una sorpresa per te!” Lasciandosi condurre per mano tra il piccolo gruppo di facce familiari, sapeva chi sarebbe stato la sorpresa di Lenny. Il suo cuore continuava a battere selvaggiamente mentre si rendeva conto di non sbagliarsi. Il piccolo bambino si fermò trionfante davanti a lui – Harry James Potter.

“Guarda chi c’è zia Hermy,Lenny estasiato esclamò, “è Harry Potter! E’ famoso!”

Hermione guardò mentre un piccolo sorriso spuntava sulla bocca del suo vecchio amico.

“Ciao Hermy” disse sorridendo, che si spense non appena vide che non era ricambiato.

“Solo Lenny mi può chiamare Hermy,” rispose senza mostrare alcuna emozione, “bentornato Harry.” Vide la confusione attraversare il suo volto, ma non se ne interessò. Invece si inginocchiò e parlò a Lenny.

“Grazie per la sorpresa,” disse con quello che sperava fosse un sorriso, “ma faro meglio ad andare a vedere se la tua tata ha bisogno di aiuto.”

“Possiamo giocare dopo?”

“Sì.”

E mi leggerai una storia prima di andare a letto?”

Ci puoi scommettere.”

ok!” e con quell oil ragazzo fuggì, pronto per un altra avventura. Con un po’ di sforzo si alzò e, senza permettere a Harry di dire un’altra parola, andò in cucina con Ginny e Luna che la seguivano da vicino. Molly stava lavorando al lavelo, quando vide Hermione e le altre entrare. Stanca, Hermione si sedette al tavolo di cucina con il più giovane dei Weasley al suo fianco.

“Va tutto bene?” chiese Ginny, “Hermione, sembri stanca.”

“Non ho dormito bene,” rispose mentre si teneva giù la testa, “Ce l’ho fatta Ginny.”

Fatto cosa?”

Gli ho parlato senza urlare o piangere. Questo è un passo avanti, non credi?” Guardò nella faccia preoccupata dell’amica e sorrise, prima di rilassare la sua schiena dolorante con le mani.

“Hermione, dovresti riposare cara,” rispose a sua volta Ginny sedendosi accanto a lei, “perchè non mi permetti di porarti a casa…”

“No,” interruppe Hermione, “no, ho detto che sarei rimasta a cena e lo farò. Comunque penso che mi passerà tutto dopo un piccolo riposino.”

“Hermione…” iniziò Ginny, ma fu di nuovo interrotta.

“Perché questo mi sta colpendo così tanto? Se qualcuno deve essere triste dovresti essere tu ma non lo sei. E nemmeno Ron.”

“Questo è perché te eri la più vicina a Harry, persino più vicina di me in realtà…”

“No, non lo ero – voi eravate innamorati! Eravate innamorati quando se ne è andato!”

Pensavamo di essere innamorati, Hermione, è diverso,Ginny disse piano, “capisco ora che quello che sentivo per Harry non era nulla di quello che sentivo per Neville. Questo è reale – Harry no. E comunque sarei sempre stata seconda a te. Non ero la donna più importante nella sua vita…”
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“Harry non mi ha mai amata, lo sai, eravamo solo amici…”

“Non sei mai stata “solo” amica di Harry più di quanto lui fosse “solo” un amico per te. Ecco perché è stato così difficile…”

“Credevo veramente che fosse morto, lo sai. Credevo che fosse l’unica ragione per cui sarebbe stato lontano.”

“Lo so.” Entrambe si fermarono.

“mi dispiace di non essere mai stata la per te dopo che se ne è andato.” Disse finalmente Hermione.

“Avevi più da affrontaer te che chiunque di noi, Hermione,” sorrise alla sua amica, “Ho avuto altri che erano abbastanza gentili da ascoltare – incluso Neville.” Hermione ricambiò il sorriso.

“Anche Ron ne ha risentito,” Luna si intromise, avvicinandosi al tavolo e mettendosi dietro Ginny, “ma non voleva che voi sapeste quanto. Harry lo ha ferito così tanto, ma è molto felice di riaverlo di nuovo.”

“Immagino che dovrei esserlo anche io allora,” disse Hermione rassegnata.

“Fai quello che credi più giusto cara,” si unì Mrs. Weasley, “le tue circostanze sono diverse e tu hai più che il diritto di essere arrabbiata con Harry.”

Hermione guardò le tre donne che la avevano aiutata così tanto negli ultimi cinque anni. Perdendo Silente, poi i suoi parenti e infine Hagrid era stato orribile. Ma era nulla in confronto ad essere maledetta con una maledizione quasi letale, una maledizione che le prosciugava la vita ogni giorno di più, una maledizione che le aveva portata via la possibilità di godersi il poco di vita che le rimaneva – e poi non avere Harry al su fianco per aiutarla a superare tutto questo. Invece erano state tutte queste signore e le loro famiglie che l’avevano supportata e non ce l’avrebbe fatta senza tutti loro.

“Grazie Molly,” disse concludendo, “grazie a tutte voi.”

Quando il tavolo era apparecchiato e la cena pronta, gli uomini si unirono alle donne nella cucina. Hermione era già seduta al suo solito, Lenny vicino a se. Questa volta, aveva anche vicino Harry, che fu fatto sedere dal bambino al suo fianco.

“Zio Harry può sedersi vicino a me, non è vero papà?” Ron sorrise alla domanda del figlio così come sembrò a tutti gli altri che Harry avesse poca scelta.

“Se vuole, Lenny, ma non lo puoi annoiare mentre mangia, ok?

“Ok.” Silenzio.Zio Harry, hai una scopa? Perchè io ce l’ho. La mamma ha finalmente ditto che posso volare ed è cosi divertente. Te sai volare?

“Ah sì, anche se non lo faccio da un…”

Quando sarò cresciuto, giocherò a Quidditch, come papà e zio Bill, e zio Charlie, e zio Fred, e…”

“Penso che abbia capito Lenny,” interruppe Ron, con un piccolo sorriso di scusa verso Harry.

“Hai mai giocato a Quidditch zio Harry?” Continuò Lenny senza esitazione.

“Sì, ero un cercatore…”

“Papà era un portiere,” interruppe Lenny, “ma zia Hermy non giocava. Zia Ginny sì però! Non ti piace Quidditch non è vero zia Hermy…”

“No, no, non mi piace,” rispose Hermione, “ma andrò a guardare i Cannoni con te e papà la prossima volta che vengono in città.”

Promesso?” Hermione annuì, sorridendo. In un lampo, l’attenzione di Lenny ritornò a Harry.

“Zio Harry, vieni anche tu? O te ne vai di nuovo?” Hermione si ritrovò a trattenere il respiro mentre tratteneva il respiro per la risposta di Harry.

“Certo se posso,” rispose Harry, “e non vado da nessuna parte.” Lei chiuse gli occhi, e silenziosamente espirò mentre parlava, mentre si rendeva conto che la sua presa su tutto si stava facendo sempre più debole.

Zio Harry, hai…”

Penso che sia abbastanza Lenny,” interruppe Luna, “lascia mangiare Harry.” Lenny distolse lo sguardo da Harry e fissò la madre seduta dall’altra parte del tavolo, vedendo che era seria. Poteva avere solo tre anni, ma sapeva quando fermarsi.

Ok mami.” Disse prima di concentrarsi sul suo cibo.

“Allora Harry,” iniziò Ginny, riprendendo da dove il nipote aveva finito, “dove sei stato negli ultimi cinque anni?”

“Ah, due anni in Polonia, un anno e qualcosa in Australia e quasi due in Nuova Zelanda.”

“Wow,Lenny entusiasta, scordandosi di quello che la madre gli aveva detto, “dove sono questi posti? Ci puoi volare con una scopa?”

“Beh no Lenny,” rise Harry, “sono un pot groppo lontani.”

“Allora come ci sei arrivato?” chiese confuso il ragazzo.

“Ho volato in una macchina dei Babbani chiamata aeroplano che ci mette ore e ore,” spiegò Harry per soddisfare Lenny.

“Non hai usato i metodi dei maghi?” chiese Arthur, attirando l’attenzione di Harry lontano dal bambino seduto accanto a lui.

“No,” rispose, “non ho usato molto la magia da quando sono partito. Ho vissuto come un Babbano.

“Hai vissuto come un Babbano? Tu?” Ripetè Ron, affascinato.

“Sì,” sorrise al vecchio amico, “ironico non è vero?”

Come era l’Australia?” Neville si aggiunse alla discussione.

“Ho vissuto fuori Perth, quindi era caldo ma bello. Spiagge fantastiche.”

“E molte belle donne immagino,” insinuò Ginny sorridendo.

“Immagino di si.” Le rispose ridendole a sua volta.

“Andiamo Harry,” continuo Ginny, “non mi puoi dire che hai viaggiato in tutto il mondo e non hai notato le donne, perchè loro ti hanno sicuramente notato!”

Ginny!” Esclamò la signora Weasley, “Non penso che dovresti avere questa conversazione con il tuo ex-ragazzo mentre il ragazzo attuale si siede accanto a te…” Aggiunse Ron.

“Non mi interessa, “aggiunse Neville, “ anzi sono d’accordo. Sei un gran bell’uomo Harry.”

Hey Hey!” Rise Luna, per l’imbarazzo di Ron prima che anche lui notasse l’humor (e come Harry si sentiva a disagio) e si unì ala risata.

Comunque Hermione non rise e notò che nemmeno Harry lo fece ( o Lenny per quel che conta, che voleva finire la cena così da poter giocare fuori, totalmente escluso da quello che stava succedendo attorno a se). Lei aveva ascoltato la conversazione in silenzio, intenta solo a mangiare il dessert che era da poco davanti a lei, senza mostrare nessun indizio che si interessava a quello che diceva. Ma era una donna intelligente e persino nel suo stato, ogni parola e gesto che lui diceva o compiva era immagazzinato per una successiva rielaborazione.

“Mamma,” la voce di Lenny interruppe la discussione, “ho finito. Posso andare a giocare?”

Certo tesoro.” Luna sorrise mentre suo figlio ringraziava la nonna per la cena, prima di saltare giù dalla sedia e correre via.

“Allora,” l’attenzione di Ron tornò a Harry, “evidentemente le ragazze ti hanno notato ma te non hai notato le ragazze – ragazze straniere – durante i tuoi viaggi. Lo trovo difficile a crederci.”

“Beh, non ero nelle condizioni adatte per fidanzarmi…”

“Ma devi avere avuto qualche relazione mentre eri via,” chiese Ginny.

“No, non proprio…”

Nemmeno sesso?” Luna chiese, ignorando il sobbalzo dei vecchi Weasley e la risatina della più giovane.

“Puro come il giorno che ho lasciato Hogwards,” rise harry, senza imbarazzo alcuno. Contro la sua volontà, la testa di Hermione si alzò di scatto.

“Veramente?” Disse Ginny ad alta voce, la sua faccia che mostrava lo stupore, “Non hai mai avuto sesso?”

“Penso che ci dovremmo ritirare in salotto,” disse una frustrate Mrs Weasley mentre si alzava, ignorando gli altri al tavolo, “Arthur vieni con me?” Capendo che era un ordine più che una domanda, Mr Weasley si scusò e seguì la moglie fuori dalla stanza.

“No,” rispose finalmente Harry, una volta che i signori Weasley se ne erano andati, “mai fatto sesso.”

“Vuoi dire che tu e Genny non avete mai … beh lo sai…” chiese Hermione, facendo girare Harry al suono della sua voce.

“No. Avevo altre cose per la testa…”

“E io ero solo sedicenne,” intervenne Ginny, in parte infastidita, “perché tutti quanti pensano che io fossi una facilona?

“Non intendevo questo Ginny,” disse scusandosi in qualche modo Hermione, “pensavo solo che, beh, eravate così vicini…”

“Come te e Ron, ma neanche voi avete mai fatto sesso!”

“Grazie per questo Ginny,” Ron disse alla sorella, “sono sicuro che condividere questa informazione ha aiuato veramente…”

“Neanche voi… neanche voi lo avete ai fatto?” chiese Harry, guardando direttamente Hermione, i suoi occhi pieni di sorpresa. Lei poteva sentirsi scossa, gli occhi che avevano infestato i suoi sogni per cosi a lungo la stavano trafiggendo con stupore. Lui non sapeva ancora cosa le stava succedendo ma tuttavia erano quegli occhi meravigliosamente verdi che le dicevano che sapeva che qualcosa non andava. Si sentì in procinto di piangere e l’ultima cosa che lei voleva era lui che la vedesse piangere. Velocemente guardò di nuovo il suo dessert e provò con la piccola forza che le era rimasta di rimanere controllata.

“No amico, troviamo ancora difficile stare con gli altri e lasciarci dormire con gli altri,” sorrise Ron, “Diavolo, non posso credere che ho perso la mia verginità prima di voi ragazzi. Non me lo sarei mai aspettato!”

Ron ha appena detto questo? Pensò miseramente, sapendo che era appena arrossita dalla testa ai piedi prima di sorridere a se stessa, perlomeno mi ha fatto passare la voglia di piangere.

All’improvviso, la porta della cucina si spalancò.

“Zia Hermy, zia Hermy,Lenny (grazie a Dio) interruppe, “vuoi giocare? Lo avevi detto!”

“L’ho ditto, non è vero?” Rispose Hermione, ignorando gli altri e felice di avere una scusa per allontanarsi, “ beh andiamo ma dovrà essere qualcosa da seduti ok?”

Ok!” Felice, Hermione si alzò e si lasciò trascinare fuori dalla cucina da Lenny, assicurandosi di non guardare gli altri mentre se ne andava.

Sorridendo mentre passava oltre I signori Weasley che discutevano sul divano, Hermione seguì il suo giovane compagno nella sua stanza al primo piano. I suoi giocattoli erano dovunque, come gli oggetti dei suoi cugini, ma la sua sedia era pulita (probabilmente prima che Lenny la venisse a prendere, sapendo che era il suo posto preferito). Si sedette e chiuse brevemente gli occhi mentre Lenny andava a prendere qualunque cosa le potesse interessare.

Piccoli raggi di luce iniziarono a danzare davanti ai suoi occhi chiusi, roteando in un modo che iniziava a farla sentire male. Incapace di riaprire gli occhi, si concentrò per rimanere in piedi, scordandosi che attualmente era seduta comodamente. Infatti, non era più consapevole di Lenny o del gioco che aveva scelto per lei. Invece, la sua mente iniziò ad essere inglobata da un oscurità profonda che le fece capire che la maledizione stava di nuovo facendo effetto.

Si era sentita in quel modo solo quattro volte, sparsi nei cinque anni in cui la maledizione l’aveva accompagnata. Ogni volta che era stata troppo stanca per lottare il nulla, sapeva che presto esso la avrebbe consumata e in questa occasione non era diverso. La sua mente era totalmente vuota, e la sua coscienza scomparve. Non sentì Lenny impaurirsi e chiederle se, per favore, si potesse svegliare, ne Lenny scuoterla mentre scivolava giù dalla sedia che preferiva. Non sentì gli altri correre nella stanza di Lenny. Tutto ciò che c’era per Hermione era oscurità, dolce oscurità.
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NOTE DELL’AUTORE ORIGINALE: ora sapete cosa non va con Hermione – spero che nessuno si sia rattristato. Oh, e non conosco molti bambini di tre anni, quindi mi scuso per non aver rappresentato perfettamente l’età di Lenny nel modo di parlare.

A/N – so now you know what is wrong with Hermione – hope that hasn’t upset any of you. Oh, and I don’t really know too many three year olds so I apologise if I haven’t got the mannerisms for Lenny’s age right.

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Capitolo 3
*** Ospedale San Mungo ***


Capitolo 3 – San Mungo

NOTE:

Desdeus: grazie mille per i complimenti, ma…sono un uomooooooooooo, un uomo capito? T_T

Tinachan: non ti preoccupare, sono 11 capitoli e il bello non è ancora iniziato (si fa per dire bello… vedrete^^)

Herm88: grazie anche a te, e per gli errori… non posso evitarli, ho tradotto 3 capitoli in un giorno (questo l’ho finito all’ 1 di notte^^) e non sono molto cosciente in questi momenti… forse inizio ora il 4°…

Gillian: nessun problema, ho già sott’occhio un'altra fanfic di autore diverso che spero vi piacerà, ma per ora finisco questa, tanto l’altra ancora non si è conclusa.

aKifer: non so che dire, grazie XD

Dreamerina: mi fa piacere, grazie ancora

per tutti, comunque, aspetto di vedere i commenti a questo capitolo, poi li mando all’autrice e vi dico le reazioni

Questo capitolo è molto più triste del precedente, e la fanfic prosegue su questo filone per diverso tempo, siete avvisati (ah, siccome più in là l’autrice ha trovato un capitolo con la canzone adatta, vi consiglio di cercare fin da ora“ my immortal” degli Evanescence, vi servirà…

NOTE ORIGINALI: ora, alcuni potranno non apprezzare questo capitolo, ma la speranza non è perduta del tutto, lo prometto! Non arrendetevi!

RECENSITE VI PREGO^^

Uscendo fuori del camino in una sala d’aspetto vicino all’ospedale dei maghi, Harry vide che era alla fine di un lungo corridoio lucente, la sua candidezza disturbata solo da un piccolo gruppo di sedie e persone in piedi a circa metà del corridoio da dove si trovava. Non era come si ricordava il San Mungo e le sue disordinate corsie, ma doveva essere il posto giusto, poiché altri erano già qui. Velocemente, si fece strada verso dei preoccupati Ginny, Neville e Arthur.

“Che cosa sta succedendo,” esclamò Harry, “che le sta succedendo?”

“Il dottor Gower ti spiegherà non appena lei avrà…”

“Perché non puoi spiegarmelo te,” disse Harry interrompendo Arthur, “perché nessuno mi vuole dire cosa sta succedendo!”

“Perché è meglio se il dottore te lo spiega…”

“Lei sapeva cosa le stava succedendo? Voi sapevate che le poteva succedere?”

“Sapevamo che poteva succedere,” spiegò Neville, “eravamo pronti proprio nel caso in cui…”

“E’ successo a causa mia?” Harry osservò come il trio si scambiava occhiate preoccupate, confermando il suo sospetto. Sfibrato, Harry si lasciò cadere su una sedia.

“Non sarei dovuto tornare,” disse mesto, “questa è colpa mia.” Ma la pietà che Harry provava per se stesso fu interrotta da un urlo di donna proveniente dalle porte davanti a loro. Di nuovo fu in piedi, cercando di capire da dove arrivassero le urla.

“Cosa le stanno facendo?” chiese, non aspettandosi veramente una risposta.

“Credici o no, la stanno aiutando.” Affermò Ginny gentilmente, riportandolo sulla sedia. Triste, si sedette e chiuse gli occhi – questo era davvero troppo.

“Ah, le solite scuse vedo.” Harry guardò in alto da dove era seduto, e vide una donna sui trenta-quaranta anni uscire dalle porte, venire verso di loro, un seminascosto Ron seguendola dietro.

“Abbiamo fatto in tempo?” chiese Ginny “ Hermione è…”

“L’abbiamo portata qui in tempo, Miss Weasley,” rispose il medico, guardando come Neville abbracciava la ragazza in modo confortante, “è sopravvissuta un'altra volta.”

“Sopravvissuta? Volete dire che è stata in punto di morte ora?” Il curatore notò Harry per la prima volta, indietreggiando leggermente, mentre Harry si alzava e si avvicinava.

“E lei è?” chiese.

“Scusi dottoressa Gower, lui è Harry Potter, un vecchio amico di Hermione.” Disse velocemente Arthur.

“Mr. Potter, ho sentito molto parlare di lei,” disse la giovane donna, stringendogli la mano per salutarlo. Harry la strinse a sua volta, rimanendo comunque triste e insicuro su cosa stava succedendo.

“Hem, devo tornare da Luna e Lenny,” interruppe Ron, “Lenny non stava bene, grazie dottoressa Gower, ci vediamo Harry .” Con questo, Ron si girò e lasciò l’edificio.

“E’ meglio se andiamo anche noi,” disse Neville, tenendo Ginny per mano ma guardando Arthur e il medico, “lasciate detto a Hermione che verremo domani.”

“E’ stato bello rivederti Harry. Forse dovremmo… rifarlo,” disse Ginny esitante, mentre abbracciava uno scioccato Harry, “quando le cose si sistemano magari.” Harry annuì semplicemente. Lei abbracciò suo padre brevemente prima di girarsi a sua volta e andarsene con Neville per il corridoio.

“Dite a Molly che Hermione si sta riposando e potrà ricevere visite domani,” aggiunse gentilmente la dottoressa Gower ad uno stanco Arthur, “devo scambiare un paio di parole con Harry e spiegargli cosa sta succedendo.”

“Va bene,” rispose tristemente Arthur, “date a Hermione tutto il nostro affetto. Harry,” i due uomini si guardarono l’un l’altro, “Maggie qui ti spiegherà tutto. Scusa se questo è successo stanotte, ma bè, queste cose non possono essere predette. Torna semplicemente alla Tana quando te la senti, dirò a Molly che non ti aspetti sveglia.” Un alto abbraccio e Harry si ritrovò da solo con il medico nel corridoio ormai deserto.

“Bè penso che gli eventi di stanotte ti abbiano sconvolto.” La strega disse dopo un po’, attirando l’attenzione di Harry dal punto vuoto che stava fissando ai suoi.

“Che cosa è successo?” chiese semplicemente mentre lottava con tutte le sue emozioni, che stavano circolando follemente nella sua testa. Con un piccolo sorriso, la curatrice indicò un gruppo di sedie prima di condurci Harry e sedendosi insieme con lui.

“Hermione è stata maledetta con qualcosa che non è stato usato da almeno 150 anni, è estremamente potente e altrettanto rara.”

“Ma mi era stato detto che stava bene,” disse Harry, “mi era stato detto che potevo andare.”

“E io pensavo che fosse così, poiché ero il medico cui Hermione fu assegnata quando arrivò. Ma sfortunatamente le sue condizioni non si erano manifestate esplicitamente fino ad un mese dopo. Per quel periodo tu eri già irraggiungibile.”

“Quali sono le sue condizioni,” chiese, “cosa ha che non va?”

“Fu colpita dalla maledizione Cancitotallus da Voldemort, pochi momenti prima che tu lo sconfiggessi. E’ una maledizione che può essere solo evocata e curata da un estremo potere…”

“Estremo potere?”

“Sì, e questo è il motivo per il quale è raramente usata. Il suo utilizzo richiede molta energia magica. Pensiamo che Voldemort l’abbia usata rendendosi conto che non poteva vincere e decidendo di…”

“Decidendo di portare via qualcuno vicino a me, Hermione era al mio fianco.” La mente di Harry vorticava in un misto di rabbia, tristezza, colpevolezza e orrore, mentre riportava la sua mente a quella terribile battaglia; lui e Hermione separati dagli altri, lei che lo aiutava distraendo Voldemort e permettendogli di usare la spada di Godric Grifondoro per il colpo letale, Aveva visto Hermione cadere ed era stato al suo fianco mentre era portata al San Mungo… i suoi pensieri si interruppero mentre Gower continuò.

“Può solo essere annullata da chi l’ha lanciata inizialmente, che grazie a Dio ora è morto, ma questo non aiuta Hermione. Posso solo attenuare la piena forza della maledizione, ma non la posso curare.”

“La piena forza?” ripeté Harry, il suo cuore impazzito – non gli piaceva l’andamento della discussione.

“Harry, Hermione sta morendo. Ogni giorno diventa leggermente più debole. Pensiamo che abbia uno, forse due anni di vita rimasti. I collassi, come quello di stasera, le sono causati da situazioni di forte stress e ansietà, e portano via in un solo momento molta della forza che le rimane…”

“Hermione sta morendo,” sussurrò Harry, il cuore in gola, più che una domanda era un’elaborazione di ciò che gli era detto.

“Sì, mi dispiace…”

“Avevi detto che potevo andare!” Urlò improvvisamente Harry, alzandosi e voltandosi dalla donna di fronte a se, inconsapevole del bagliore rosso che aveva iniziato a circondare il suo corpo, “avevi assicurato che tutto andava bene, che tutti stavano bene,” continuò prima di voltarsi di nuovo verso il medico, gli occhi scintillanti, “ma tutti NON stavano bene! Non ci posso credere! Hermione sta morendo!” Pronunciando queste parole, la rabbia di Harry si dissolse rapidamente, rimpiazzata da una profonda malinconia.

“Hermione sta morendo” ripeté, sedendosi nuovamente.

“Se fossi rimasto non avresti potuto evitarlo, Harry” iniziò Gower, “infatti, probabilmente avresti solo peggiorato le cose.”

“Come?” Guardò nella faccia semisconosciuta della donna che aveva badato alla sua amica per gli ultimi cinque anni. Vide intelligenza, compassione e comprensione – una combinazione che fece saltar fuori della sua mente lo sguardo d’Albus Silente. Non si ricordava di lei, ma era sicuro che quella non era la prima volta che l’aveva incontrata. Le parole successive lo confermarono.

“perché eri distrutto e Hermione avrebbe speso tutta la sua energia per sistemarti. Hai fatto un ottimo lavoro nascondendo il dolore che provavi dopo l’Ultima Battaglia nelle settimane in cui sei rimasto, ma non lo avresti potuto fare per sempre. Se avessi provato, il tuo dolore per lei ti avrebbe consumato, e vi avremmo perso entrambi.” Il suo dolore lo aveva consumato comunque, e più a lungo di quanto fosse disposto ad ammettere. Se fosse rimasto non sarebbe stato d’aiuto a nessuno. Ma ora voleva aiutare.

“Raccontami tutto,” disse finalmente, “raccontami tutto quello che sai su questa maledizione e cosa le è successo da quando me ne sono andato.”

“Quando Hermione si è svegliata, quando tu eri ancora qui, le sue condizioni erano ritenute stabili da noi al San Mungo. Tutti i suoi segnali vitali erano nella norma, mostrava solo un’estrema stanchezza, che fu ricollegata alle sue ferite. Con il passare del tempo, ci rendemmo conto che ci sbagliavamo. Le ferite sull’addome si infettarono e la sua perdita di vista fu meno temporanea di quanto ci aspettassimo…”

“Ha perso la vista?”

“Hermione è rimasta cieca per due anni. Dopo che la diagnosi corretta fu fatta abbiamo fatto lavorare il nostro staff giorno e notte per trovare la cura. Quando ci siamo resi conto che la cura era al di là delle nostre capacità, abbiamo spostato l’attenzione su farle passare gli anni che sarebbe dovuta rimanere con noi nel modo migliore possibile. E’ rimasta al San Mungo per sei mesi, mentre noi cercavamo il miglior modo di trattare le sue condizioni, e tra noi e i suoi amici abbiamo badato a lei da allora.”

“E’ una donna coraggiosa e estremamente forte, che ha continuato a vivere la sua vita pienamente. Voleva studiare e diventare un medico, tenere la sua mente impegnata credo abbia detto, quindi abbiamo fatto i permessi per lei e ora è al suo secondo anno. Ha un appartamento modesto nel centro di Londra e penso stia scrivendo una versione aggiornata di “Hogwards: la storia”, così come le sue memorie. Ha imparato a convivere con la sua condizione ma, come avrai già notato, si stanca facilmente e se stressata, il suo corpo si spenge preservando solo gli organi vitali. Se non faccio una contromaledizione entro dieci minuti dal suo collasso, muore:”

“Che è quello che è successo stasera.”

“Sì. I Weasley mi hanno avvisata del tuo ritorno, avvertendomi che non l’avrebbe presa molto bene. Un piano di intervento fu messo in moto per proteggere Hermione e nei giorni in cui le è stato detto di te la scorsa domenica e ora, le sue condizioni sono peggiorate…”

“Perché non avete fermato il peggioramento?”

“Perché non sapevamo fosse arrivata al punto di collassate finché non è arrivata dai Weasley questa sera. Anche Hermione è brava a mantenere i segreti.”

“Non mi stupisco del suo odio,” singhiozzò Harry,” tutte le volte che è stata lì per me, e quando aveva bisogno più che mai di me – io non c’ero. Ho davvero mandato a puttane ogni cosa in questo periodo.” Il medico sorrise per il termine del giovane prima di continuare.

“Non penso che Hermione ti disprezzi Harry. Abbiamo parlato molto negli anni, sia professionalmente sia come le amiche che siamo diventati. Non ha mai menzionato il tuo nome con odio – arrabbiata, ferita, delusa magari, ma non con odio. Ha affrontato la tua assenza nel solo modo che conosceva.”

“Come posso sistemare le cose?”

“Pazienza,” rispose la donna prima di alzarsi, “vorresti vederla?” Harry annuì in silenzio, poiché il suo cuore aveva iniziato a battere focosamente nel suo torace. Prendendo un profondo respiro, seguì il dottore attraverso le porte e in una stanza singola, bianca e lucente come il corridoio appena lasciato. Un letto era situato nel mezzo, la sua testata contro il muro e con due armadietti accanto. L’unico mobile era l’armadio, altrimenti la stanza era vuota.

La sua attenzione si concentrò sulla fragile figura distesa nel letto. Camminando al suo fianco, Harry non si sarebbe accorto di nulla mentre guardava in basso la pallida faccia di Hermione. I suoi capelli erano raccolti in grandi ciocche, e due cerchi scuri annerivano la pelle attorno agli occhi. Gentilmente, mosse alcuni capelli dalla sia fronte dietro le orecchie, leggermente turbato quando i suoi occhi iniziarono a muoversi, poi si aprirono. Guardò come si concentrava su di lui, un piccolo sorriso sulle sue labbra.

“Harry?” chiese, la sua voce un sussurro.

“Sì Hermione, sono io,” rispose, sorridendo a sua volta.

“Questo è un bel sogno,” continuò Hermione, il sorriso sempre più largo, “volevo svegliarmi e vederti vicino a me da così tanto tempo ormai…”

“Vorrei esserci stato anche le altre volte…” iniziò, ma si interruppe non appena vide la sua faccia contorta dal dolore di un attimo, gli occhi subito chiusi perché stanchi.

“Bel sogno,” continuò lei, “ma solo un sogno. Harry non può essere qui. Harry è morto…lasciandomi da sola. Mi manca. Solo un sogno…”

Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito, e guardò la donna apparentemente addormentata sconvolto. Pensava fosse morto? Lo aveva appena visto, appena parlatogli – perché dovrebbe pensare che sono morto?

“Lasciamola riposare Harry,” disse la dottoressa Gower poggiando una mano sulla sua spalla. “ne ha bisogno…” Harry la guardò dispiaciuto.

“Non capisco…” iniziò.

“Ti posso spiegare tutto, ma non qui.” Intorpidito, Harry annuì e si voltò di nuovo verso di lei. La guardo ancora una volta e si sentì male, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a sistemare il caos che aveva causato. Versando senza volere qualche lacrima, si alzò e seguì la dottoressa fuori fino a tornare nelle sedie del corridoio.

“Il meccanismo di sopravvivenza di Hermione alla tua scomparsa è stato di autoconvincersi che eri morto,” iniziò rassegnata, “persino se le abbiamo detto che eri vivo, e abbiamo parlato di te – per lei, sei morto in battaglia. Ha speso cinque anni della sua vita aggrappandosi a questo.

Una scossa percorse il corpo di Harry. “Devo sistemare la cosa.” Fu l’unica cosa che riuscì a dire.

“E lo farai Harry,” disse la dottoressa, passandogli un piccolo e antico libro sullo sgabello. Harry girò il libro verso di se e lesse il titolo – la maledizione Cancitotallus – Un manuale, “questo è l’unico caso di cui si sia studiata la maledizione che ha colpito Hermione. Leggilo Harry, prova e comprendi con cosa hai a che fare.” Harry annuì sommessamente, con tutto quello che era successo in così breve tempo, il suo cervello sembrava non voler pensare più a nulla. Sconsolato, guardò in silenzio ancora una volta le porte che nascondevano Hermione al suo sguardo.

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Capitolo 4
*** La chiacchierata di Hermione e Ginny ***


Capitolo 4 – La chiacchierata di Hermione e Ginny

intanto i ringraziamenti:

Ether: non ti preoccupare, un capitolo al giorno mi sono prefissato e cercherò di mantenerlo

desdeus: nessun problema^^

aletheangel: grazie, mi fa piacere sentire il tuo parere, sei traduttrice anche te vero? Dimmi che ne pensi del mio lavoro…

Gillian: mmm, se non ti piacciono le tristi ne cercherò una diversa, ce ne sono tante, ma a me coinvolgono molto quelle tristi.

Akifer: hey T_T il nome fa ridere è vero, ma considera che per un australiana (l’autrice è di Perth, e direte che c’entra? C’entra, c’entra…) non è buffo, almeno non credo. Chiederò.

Marco: spiacente, le cose non andranno così liscie

Emma: ho modificato il genere apposta, sia malinconico che triste, e in fondo introspettivo per certi versi. Kim è bravissima secondo me, ma scrive fanfic tristi (non mi dispiace sia chiaro XD)

NOTE ORIGINALI: vediamo quali saranno le reazioni che avrete dopo questo nelle recensioni… (ndt :non ho manipolato nulla, lo giuro =D)

Hermione si buttò sulla poltrona e chiuse gli occhi mentre la sua mano accarezzava Grattastinchi, che era felicemente appoggiato sulla schiena. Era bello essere fuori dal San Mungo ed essere tornati a casa.

Ecco qua.” Hermione aprì gli occhi e guardò la sua amica mentre prendeva la tazza di cioccolata bollente dalle sue mani.

“Grazie Ginny,” disse sorridendo, “e grazie per essere venuta a prenderti cura di me.”

“Piacere mio,” rispose Ginny mentre si accomodava su un bracciolo, le sue mani attorno ad una tazza di caffè, “volevo essere sicura che stavi bene e, bè, volevo fare una chiacchierata.” Hermione smise di bere la sua bevanda mentre guardava l’altra donna.

“Una chiacchierata,ripetè lei, “ chissà perché mi sembra minacciosa…”

“Immagino che si possa definire anche così,” iniziò Ginny, guardando la sua bevanda mentre provava a mettere insieme i suoi pensieri.

Hermione la guardò con interesse. Era mercoledì, tre giorni dopo il suo svenimento alla tana, e tutti avevano cautamente menzionato Harry, capendo che il suo nome la turbava ancora. L’aveva visitata brevemente al San Mungo, una visita che aveva fatto girare i suoi pensieri su come si sentisse lei e come si sarebbe dovuta sentire con lui. Da allora aveva pensato ancora e ancora su cosa avrebbe dovuto fare con Harry Potter, e come il suo ritorno le avesse influenzato la salute. Non voleva che questo succedesse – d’altronde era tornato per restare – quindi fece a se stessa una promessa: avrebbe semplicemente accettato la sua presenza – ma non lo avrebbe perdonato, non ancora almeno.

Guardando la sua amica, Hermione realizzò che il ritorno di Harry aveva turbato anche lei, e capì che era di lui che avrebbero parlato. Pazientemente attese finche Ginny non fu pronta.

“Sabato, quando mi hai chiesto perché il ritorno di Harry non mi aveva colpito più di tanto,” incominciò esitante, “ho iniziato a pensare. E ho pensato che con Harry di nuovo qui avremmo dovuto parlare di… lui e noi… te e me. Ginny si fermò e guardò Hermione, che ricambiava il suo sguardo con interesse.

Cosa vuoi sapere?” Chiese Hermione gentilmente, insicura di cosa sarebbe seguito.

Perché non mi hai scritto l’estate dopo che Silente morì, l’estate che hai passato con Harry e Ron a Privet Drive?”

“Immagino perché le cose erano diventate un po’ folli,” rispose Hermione, frugando nei suoi ricordi, “ci sedevamo attorno a un tavolo insieme, parlando di cosa avremmo fatto, come avremmo trovato gli horcrux, facendo piani. Io cercavo di capire cosa stava succedendo tra Ron e me, aiutando Harry perché era ancora triste di averti lasciato. Inoltre provavo a stare con i miei genitori e non provare rimorso sulle bugie che gli raccontavo. Non ho avuto tempo, veramente.”

“Ero così gelosa di te, eri con lui, lui bisognoso di te.

Se ti fa sentire meglio, Harry era irritato con me la maggior parte delle volte…”

Perché?”

“Bè, penseresti che dopo sei anni in sua compagnia, avrei dovuto imparare che a Harry non piace parlare dei suoi sentimenti. Ero così triste di aver perso il professor Silente ed ero sicura che Harry ne fosse devastato, poiché lo aveva visto succedere e bè, il professore era più che un semplice preside per lui. Ma Harry aveva già creato un muro, e aveva messo le sue emozioni dietro. Non gli piaceva l’idea di me che provava a fare uscire quello che lui provava a trattenere così duramente.

“Posso immaginare,” aggiunse Ginny con un sorriso, persino al matrimonio era diventato più duro.”

“Sì,” mugugnò Hermione, “aveva tutte queste cose da affrontare, e stava cercando di farle tutte da solo. Ron e io lo abbiamo dovuto costringere ad includerci, enfatizzando col tempo che non importava se cercava di allontanarci, non lo avremmo mai lasciato. Almeno il matrimonio lo ha risollevato un po’, un giorno perlomeno.

“Ero così triste quando lo vidi,” continuò Ginny pensando, “e quando mi ha ignorato mi ha fatto male, molto male.”

Hermione si ricordò del giorno in cui Bill e Fleur si sposarono. Lei, Ron e Harry erano arrivati la notte prima in una casa piena di persone. L’umore nella casa variava dal caos puro ( e che in un modo o nell’altro era sempre riconducibile ai gemelli), meravigliosa felicità (quando sia Fleur o Bill entravano nella stanza), panico organizzato (Ron che senza sapere mangiò parte del banchetto nuziale, provocando uno stato di agitazione tale nella signora Weasley che nessuno osò avvicinarla per un paio d’ore) alla triste consapevolezza che ne Albus Silente né Percy avrebbero partecipato.

Durante il giorno del matrimonio, Ginny e Ron furono spesso richiamati ad aiutare la famiglia Weasley ed entrambi tornavano da Harry e Hermione frustrati e arrabbiati – Ginny aveva speso le settimane dopo aver lasciato Hogwarts aiutando la preparazione del matrimonio, lasciandola in uno stato tutt’altro che piacevole. Quando Luna e Neville si unirono agli ospiti nel giardino dei Weasley, il gruppo di quattro divenne di sei. E Ginny aveva ragione – Harry la aveva ignorata completamente, voltando lo sguardo ogniqualvolta si avvicinata e dicendo lo stretto necessario quando lei gli parlava. Presto si arrese e portò via Luna dal gruppo, così non sarebbe stata sola.

Durante la cerimonia, una strana calma coinvolse il giardino dei Weasley e sotto l’amichevole sole di Luglio la coppia si sposò. Hermione era seduta tra Harry e Ron, e piangeva mentre le promesse e gli anelli venivano scambiati. Non aveva mai pensato molto al matrimonio, pensando logicamente che non le sarebbe mai capitato di sposarsi. Ma sedendo lì e vedendo bill e Fleur pronunciare ognuno il loro amore per l’altro l’aveva fatta fantasticare, persino sperare, che un girono anche lei avrebbe trovato un uomo che lei amasse così tanto, e che la amasse a sua volta, che avrebbero speso il resto delle loro vite insieme.

Guardandosi indietro ora, mentre stava sul divano nel suo piccolo appartamento, sapendo che la sua vita si avvicinava ogni giorno sempre di più alla fine, hermione riflettè sul più grande rimpianto che aveva di morire giovane. Non si sarebbe mai sposata e non avrebbe mai avuto una famiglia tutta sua. Per tutta la sua vita, avere una famiglia era secondario – voleva avere una carriera, e quello doveva venire prima. Aveva lavorato così duramente per essere la migliore, così che quando la scuola fosse finita avrebbe potuto essere qualunque cosa volesse. Avrebbe voluto lo stesso una famiglia, ma più tardi. Era giovane, aveva speranze, aveva tutto il tempo che voleva.

Molte scelte ormai erano fuori portata, ma stranamente era solo la mancanza di una famiglia che le mancava. Comunque, questa conversazione non era su di lei e sul suo destino, ma su Harry.

“Anche lui era ferito Ginny,” disse finalmente Hermione, “e pensava che quello che faceva era la cosa migliore…”

“Te lo ha detto lui?”

“Sì, lo ha fatto. E’ stata l’unica volta in quell’estate in cui mi ha parlato di quello che provava.

Cosa ha detto?” Hermione guardò la sua amica e vide ancora una volta la tredicenne che aveva speso così tante notti sul suo letto a Hogwarts parlando di come si sentiva nei confronti del famoso Harry Potter e di come lui non sapesse nemmeno che esistesse. Esitando, Hermione rispose.

“Pensò che aveva fatto la cosa giusta, a rompere con te, ma non riusciva a capire perché stesse male. Era stata una sua scelta e nella sua mente era stata una scelta giusta, quindi non ci sarebbero dovuti essere effetti collaterali. Gli dissi che aveva fatto la cosa sbagliata e che tu non saresti stata zitta quando avessi scoperto che Ron e io saremmo andati con lui…”

“Non avevi torto qui.”

“No. bè, si arrabbiò un po’, ma poi parlandone ancora ammise che si preoccupava ancora di te e che rivederti sarebbe stato difficile. Questo portò al piano per cui non lo avrei mai lasciato finchè stavi a casa tua. E ha funzionato.”

Sempre ad aiutarlo, eh Hermione?” Hermione scattò al sarcasmo che spuntava dalla voce di Ginny, la sua rabbia scomparve quando vide le lacrime che erano comparse negli occhi dell’amica.

, Ginny, lo ero. Era il mio migliore amico.” Ancora una volta le due donne si guardarono in silenzio, ma Hermione non stava ricordando nulla – avrebbe aspettato che Ginny riprendesse il controllo.

“Pensavo che se fossi stata con lui, fossi venuta con voi tutti, nella vostra ricerca, le cose sarebbero potute cambiare – sarebbero cambiate, e che sarebbe stato il ragazzo che era stato per me per così breve tempo…”

“Lo so,” disse mesta Hermione, già immaginando che questa era la vera ragione per cui Ginny aveva imposto se stessa nella ricerca degli Horcrux, “ma Harry era già cambiato – solo come non volevi tu.”

“Ero così stupida,” continuo Ginny immerse nei suoi pensieri, “a pensare che stare con me lo avrebbe fatto felice di nuovo. Non riuscivo veramente a capire a cosa stava andando incontro. Te si invece.”

Hermione pensò ai mesi spesi per cercare gli Horcrux rimanenti, come orribile fosse stata quella storia. Neville e Luna, si erano imposti anche loro, quell’inclusione nel gruppo non andava bene a Harry, ma alla fine non avrebbero trovato tutti i pezzi senza l’intero gruppo e Harry, Hermione e Ron non sarebbero di certo sopravvissuti.

Comunque, era stato difficile.Harry era diventato instabile a causa della pressione che i suoi amici sembravano porre su di lui, proiettando le sue frustrazioni sulle persone intorno a se – Ginny trovò i suoi sfoghi difficili da maneggiare, Hermione no. Ginny aveva ragione tuttavia, Hermione aveva capito perché Harry agisse così e fu la sola Hermione che sembrava in grado di riportarlo all’Harry che tutti noi conoscevamo. Era stato tutto così difficile.

Quando lo hai scoperto?” il tentativo di Genny riportò Hermione al discorso, e ancora una volta si ritrovò a guardarla negli occhi.

“Scoperto cosa?”

Che amavi Harry.” Le due donne si guardarono a lungo, nessuna delle due distogliendo lo sguardo. Hermione pensò velocemente a cosa rispondere – non lo aveva ammesso di fronte a nessuno (nemmeno a se stessa, pensò parte di lei), su come si sentiva a proposito di Harry, e non era ancora sicura di volerci pensare. Comunque, gli eventi della settimana passata lo avevano fatto al posto suo. La sua vita era già cambiata drammaticamente al suo ritorno, ormai non si poteva più preoccupare di mentire.

“Quando i miei genitori furono uccisi,”rispose finalmente, sorridendo triste, “lo ricordo ancora vividamente, mi stavo nascondendo nell’attico di Grimmauld Place, dove stava Fierobecco, volevo stare sola, tentando di rimettere in ordine i miei pensieri.”

“Fu verso la fine,”si ricordò Ginny, “fu orribile, la vicenda di tuo padre e tua madre.”

“Sì, lo fu. Tutti avevano provato a farmi sentire meglio, credo, Ron fallendo miseramente,” Hermione rise brevemente, “Harry era stato cosi calmo, cosi lontano, e tutto quello che riuscivo a pensare era che avevo bisogno di superare questo, dovevo essere forte, per Harry. Andai nell’attico per trovare quella forza. Ma invece pensavo alle bugie che avevo detto ai miei genitori, il modo in cui li avevo esclusi dalla mia vita, come non sapessero nemmeno il motivo per cui erano stati uccisi.”

e poi lui arrivò. Non disse nulla all’inizio, si sedette semplicemente vicino a me – ma non toccandomi. Potevo sentirlo, ma non volevo che mi vedesse, che vedesse le mie lacrime. Mi raggiunse e prese la mia mano, intrecciando le sue dita con le mie e dicendo che gli dispiaceva. Quello fu troppo, e iniziai a piangere e piangere e piangere. Piansi per mamma e papà, per Hagrid e Silente. Piansi per l’inferno in cui ero vissuta nei mesi precedenti, per quanto avevo paura di perdere tutto, per Ron e te e… tutti. Ricordo che avvolse solo le sue braccia intorno a me, senza dire nulla di più e io mi strinsi a lui mentre piangevo. Quando non riuscii più a piangere, mi tirai indietro…” Hermione si fermò un attimo, pensando a cosa era successo dopo, un leggero arrossamento infiammò le sue guance.

“Vi… vi siete baciati?” Chiese esitante Ginny, per nulla sicura se volesse sentire la risposta. Lentamente Hermione annuì.

Appoggiò la sua fronte alla mia, ignorando la faccia gonfia e bagnata dal mio sfogo, e mi disse che apprezzava veramente quello che avevo dato per aiutarlo, poi mi stimò, dicendo che non sarebbe mai stato capace di ripagarmi per tutti i sacrifici che avevo fatto. Disse che era felice di avermi incontrato, e che non importava ciò che sarebbe successo, avrei sempre avuto un posto nel suo cuore.”

“Ti stava dicendo addio.”

“Sì, mi stava dicendo addio,ripetè Hermione, “e questo fece ripartire le lacrime. E poi mi baciò. Fu in quel momento che capii che era più che il mio migliore amico, e che sarei stata perduta senza lui nella mia vita. Una settimana dopo era andato, e tutto cambiò.”

“Oh Hermione,” singhiozzò Ginny mentre abbracciava la sua amica, “non mi meraviglio che è stato tutto così difficile per te.” Hermione si scansò e si asciugò le lacrime dalle guance col palmo della mano, notando che anche Ginny aveva iniziato a piangere.

“Va tutto bene,” disse provando a sorridere, “Non lo potevo amare allora perchè era con te, e non lo posso amare ora perché si merita molto più di quello che gli posso dare. E comunque, lui non prova la stessa cosa…”

“Come lo sai?”

Perché non ha mai scelto me.” Ginny si sedette sul pavimento e guardò Hermione che le sorrise leggermente, qualche lacrima ancora scendeva dai suoi occhi. Asciugando le sue, Ginny ritornò sulla sedia.

“Penso che potrei parlargli,” disse infine, “spiegargli che cosa accadde allora, per abbandonare il dolore che mi sono portata dietro da quando se ne è andato. Neville mi ha suggerito che dovrei fargli sapere che non ci sono problemi ora…”

Sono d’accordo, parlargli ti farà bene.”

“E te? Cosa farai?

“Bè, noi tre andremo insieme sabato e cercherò di capire perchè si è allontanato. Questo potrebbe allontanare a sua volta un po’ dei miei demoni.

Ginny andò via poco dopo, lasciando Hermione da sola nel suo appartamento. Dirigendosi verso la libreria, prese una delle poche foto che includevano Harry – era del matrimonio, e loro tre provavano a sorridere alla macchina fotografica. Si sedette nella sedia tenendo la foto in mano, vedendo la mancanza di vitalità negli occhi di Harry, che le riportò la tristezza che aveva sempre provato quando gurdava il trio. Scorrendo l’indice sulla sua faccia impressa, Hermione sentì le lacrime iniziare di nuovo a scendere, e per la seconda volta quel giorno pianse per Harry Potter.

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Capitolo 5
*** La storia di Harry ***


Capitolo 5 – La storia di Harry

NOTE:

desdeus: se ti piace il carattere di Harry aspetta di leggere questo capitolo…

Dreamerina: dai che forse qualcosa inizia…

Gillian: tanto ho ancora tempo, valuterò la situazione.

Emma: anche questo capitolo è triste, solo verso la fine la situazione sembrerà migliorare…

Akifer: direi di no XD comunque grazie.

PER TUTTI I FAN DELLE H/HR: SAPPIATE CHE QUALCUNQUE STORIA INIZI A TRADURRE, MOLTO PROBABILMENTE LA COPPIA SARA QUESTA!!! RIEMPIRO’ IL SITO, E’ UNA PROMESSA XD

Harry entrò nel bar in cui aveva accettato di vedere Ron e Hermione con occhio indagatore, cercando inconsciamente di capire se aveva la possibilità di lavorare lì. Per un momento si scordò del motivo per cui era là, meravigliandosi di come non fosse per nulla un tipico pub inglese.

Vedendo una figura solitaria in un angolo, inconsapevole del mondo mentre sedeva leggendo un libro, Harry fu riportato alla realtà in un baleno. Aveva accettato di vedere i suoi migliori amici sapendo che avrebbero voluto essere messi al corrente di cosa aveva fatto in questi cinque anni. avrebbe comunque detto loro tutto – ma questo non rendeva comunque le cose più facili.

Prendendo un profondo respiro, si avvicinò al tavolo di Hermione.

Hey” disse non appena abbastanza vicino, facendole abbassare il libro. Harry notò che indossava occhiali ora, non tanto differenti da quelli che indossava da quando aveva cinque anni, e anche se non sembrava pallida e malata come l’ultima volta che l’aveva vista, delle ombre circondavano ancora gli occhi e la stanchezza non era scomparsa.

Hey” rispose con un piccolo sorriso, mentre metteva via i suoi occhiali e chiudeva il libro.

“Ron?” Stavolta Hermione rise.

“La capacità di Ron di arrivare in tempo agli appuntamenti è peggiorata con gli anni,” sorridendo, “e se aggiungi Lenny, beh…”

“Sempre il solito,” sorrise a sua volta Harry, “em, vuoi qualcosa da bere?”

“Grazie,” rispose, “solo acqua con limone.” Harry annuì mentre si avviava al bar.

Mentre ordinava, si sentì leggermente sollevato. Era la prima volta che le parlava dalla Tana (la visita al San Mungo era stata silenziosa) e non era sicuro di come sarebbe andata. Ma per ora, bene – era molto meno fredda con lui del sabato precedente.

“Allora,” chiese lei mentre lui si sedeva accanto a lei, mettendo le bibite sul tavolo, “come hai passato la settimana?”

“Bah, facendo questo e quello,” rispose lui, “sono andato alla tomba di Silente, ho visto Remus e Tonks. Sistemato le cose alla Gringott, visto il negozio dei gemelli, salutato la Mcgrannit, parlato con Ginny…”

“Veramente?” incuriosita interruppe Hermione, “come è andata?”

“Bene,” rispose, “molto bene a dire il vero. Ci siamo chiariti, capito perché non ha funzionato e come si sono messi insieme lei e Neville. Sembrano molto felici.”

“Sì, lo sono.” Harry guardò Hermione mentre prendeva un sorso dalla bibita e vide una piccolo ombra di tristezza passarle sul viso. Harry si incupì leggermente.

Ma a parte questo – te come va?” chiese lui.

“Meglio,” disse imbarazzata Hermione, “di solito ci vuole qualche giorno perchè io mi riprenda dalla contromaledizione. Questa volta ci è voluta quasi una settimana, ma era probabile. Scusa comunque della scorsa settimana…”

“Perché ti stai scusando?” chiese Harry sorpreso, “dovrei essere io a scusarmi, non ne avevo idea.”

Entrambi si guardarono, desiderosi di sentir parlare l’altro. Quando nessuno lo fece, Harry prese un sorso dalla sua bibita.

Cosa è quello?” chiese Hermione improvvisamente. Insicuro a cosa si riferisse Hermione, fece una pausa prima di rispondere.

“Ah, acqua con ghiaccio…”

“Non quello, le tue braccia.” Arrossendo Harry capì cosa intendesse quando Hermione prese le sue mani, voltandole con il dorso sul tavolo e tirando su le maniche. Harry osservò ipnotizzato mentre lei passava gentilmente sulle tante cicatrici che risalivano le braccia, partendo dai polsi fino alle spalle.

“Ero in un posto molto oscuro.” Disse finalmente, ritraendo le braccia dalla sia presa e risistemando le maniche finche le cicatrici non furono di nuovo coperte. Hermione sconvolta stava per parlare quando Ron fece la sua comparsa.

Hey gente,” disse ad alta voce, facendosi strada e con una birra in mano, “scusate, ma Lenny proprio oggi ha deciso di provare a colorare le cose…”

“Colorare le cose?” disse Harry confuso.

“Sì, abbiamo appena capito come abbia fatto a diventare blu,” disse ron ridendo e prendendo un gran sorso di birra dal boccale, “Luna sta facendo la contromagia mentre parliamo. Sono il solo che beve alcolici?”

“Scusa amico, non pensavo che fosse saggio per me iniziare a bere…”

“Ma se hai detto che hai lavorato in un pub!”

“Hai lavorato in un pub?” entrambi si voltarono verso Hermione, che ora sedeva tra loro. Ron aveva portato Harry alla tomba di Silente e avevano parlato brevemente di cosa Harry avesse fatto – ma Hermione non era ancora stata coinvolta.

“Ah è vero, l’ho fatto,” disse Harry lentamente, conscio dello stupore nella faccia di lei, “quando ero in Australia e…”

“Vedi, ci ho riflettuto a lungo,” interruppe Ron, “come puoi avere questo look, lavorare in un pub e in Australia, e per la barba di Merlino non essere andato a letto con nessuna?”

“Ronald!” ammonì Hermione mentre Harry semplicemente rise.

“Non è che non abbia avuto offerte,” rispose Harry, “ma con ogni ragazza con cui uscivo, la paragonavo a…” fece una pausa e rubò uno sguardo a Hermione (che sembrava studiare la sua bibita piuttosto imbarazzata) prima di guardare di nuovo un sorridente Ron “… alle ragazze a casa e nessuna era al loro livello. Comunque, la tua prima fu Luna e poi l’hai sposata. Io voglio che la mia prima sia colei che sposerò – che c’è di sbagliato?”

“Nulla, infatti, è molto nobile. Ma Harry, hai ventitre anni! ventitre! Come fai ad avere ventitre anni e non aver avuto sesso? Voglio dire, Hermione non lo ha fatto, ma solo perché è malata. Te sei l’unica persona che conosco che non lo ha fatto. Tu! Tu che potresti avere chiunque! Il famoso…”

“Rilassati Ron,” interruppe harry senza sorridere, “se questo argomento ti interessa ne possiamo parlare più tardi…”

“…perchè oggi Harry ci dirà perchè se ne è andato.”

La voce di Hermione era calma ma determinata, fermando i ragazzi che parlavano velocemente tra di loro. Harry guardo Ron che scosse il capo e prese un altro sorso di birra, sapendo che la sua curiosità sulla vita sessuale di Harry (o la sua mancanza) sarebbe stato trattata un’altra volta. Harry allora guardò Hermione e la vide guardarlo a sua volta, facendo passare l’imbarazzo, sostituito da serietà.

L’atmosfera al tavolo era cambiata velocemente, come se fosse stato premuto un bottone. Andata era la scherzosa atmosfera che Ron aveva portato, rimpiazzata da una serietà che ricordava a Harry i mesi passati che avevano portato all’Ultima Battaglia. Esitando, prese un sorso della sua bibita prima di parlare, continuando a fissare le sue mani sul tavolo.

“Ho veramente pensato di morire,” iniziò, “che Voldemort mi avrebbe ucciso, che sarei morto per la causa. Ho pensato di non avere futuro e di pianificarne uno dopo che… dopo che Albus è morto. Tutto quello che volevo era uccidere Voldemort e Piton e farla finita. Non volevo Ginny perché non ne vedevo la ragione – sarei morto. Ho provato ad allontanarmi da tutti voi ragazzi perché ho pensato, sarebbe stato più facile per voi dopo.

“Come sarebbe potuto essere..

“Questo è quello che pensai Hermione,” interruppe Harry, serio come mai finora, guardandola per poco prima di tornare alle sue mani, “quando mi sono svegliato al San Mungo ero confuso. Non avrei dovuto essere ma c’ero. Ero sopravvissuto. Per un po’ fui preso da quello che avevamo fatto, dalla fine di Voldemort, alla libertà del mondo che ora provava per la priam volta. Ma non mi sentivo bene. Non sapevo cosa avrei dovuto fare dopo – non avrei mai pensato di arrivare fino a quel punto. La mia intera vita, sembrava, consisteva nel battere Voldemort. La mia amicizia con voi, Hogwarts, diavolo – solo io! Ero stato fatto per sconfiggere Voldemort…”

“Harry, sai che non è vero…”

“Per favore Hermione,” intervenne Harry, guardandola di nuovo brevemente, “volevate sapere la mia storia – beh, questa è la mia storia. Questo è quello che provavo.”

Scusa.” Disse dolcemente. Prendendo un altro respire, Harry continuo.

“Mi sentivo perduto e così, così colpevole. Così tanti erano morti e nonostante tutto c’erano feste e simili. E tu eri ancora malata Hermione, e mi sembrava sbagliato. Iniziai allora a notare l’oscurità…”

“L’oscurità?” chiese Ron finendo la birra.

“Sì. Era piccola all’inizio – rabbia, una senzazione di impotenza. Pensai fosse solo per quello che avevo passato, lo sapete no? Ma cresceva poco a poco ogni giorno, finchè non fu troppo difficile da nascondere a tutti. Capii che dovevo andare, andare via da tutti voi. Dovevo rimanere solo. Iniziai a pensare dove sarei potuto andare. Dopo un po’ elaborai un piano con Remus, che avrebbe trasferito soldi in una banca Babbana per pagare le spese che avrei fatto, che andavano su una carta di credito…”

“Carta di credito? Che cosa è?”

“Te lo spiego dopo Ron,” disse veloce Hermione. Harry continuò

“… dandomi così la libertà di scomparire dalla magia e sistemarmi. Comunque, tutto ciò che mi tratteneva qui eri te, Hermione. Dovevo sapere se saresti stata bene prima di poter partire. Sono stato con te, aspettando, sperando che guarissi, e quando ti sei svegliata, per un breve momento sentii una felicità che non provavo da tanto tempo. Harry guardò Hermione con un accenno di sorriso, ma vide le lacrime nei suoi occhi, così torno a fissare le sue mai.

“Quando i medici mi dissero che saresti guarita, partii. Fu come questa cappa di tutta la negatività che finalmente mi ricopriva, e non riuscivo più in qualche modo a respirare. L’Oscurità mi aveva preso. Salii su un treno per Parigi, e scelsi il primo che partì da là, per la Polonia. Credo che Silente sia intervenuto in qualche modo su dove stessi andando, perché non ne avevo veramente idea. Fu per caso che incontrai qualcuno che aveva una piccola baita di legno, che me la affittò finche avessi voluto. Ero fuori dal mondo, senza acqua o elettricità – perfetto per quello che volevo.”

Cosa volevi Harry,” chiese leggera Hermione.

“Oscurità. Non volevo nient’altro che l’Oscurità.”

“Il tempo non significava nulla, non ebbi idea finchè non me ne andai da lì di quanto ne fosse passato. Un locale mi portava un po’ di cibo due volte al mese, ma mangiavo solo quando avevo fame, e alcune volte non mangiai per giorni. Non mi lavai o cambiai i vestiti. Semplicemente mi sedetti e mi lasciai consumare da colpevolezza e pietà e odio. Non riuscivo a ricordare nulla di buono. Pensai solo ai morti e a come li avessi lasciati indietro. Arrivai al punto in cui non vedevo la ragione per continuare – non avevo nulla per cui vivere.”

“Ero seduto sul pavimento di questa casetta, guardando la mia vita portata via, quando li vidi. Per la prima volta in un anno vidi la luce. Davanti a me c’erano mamma, papà, Sirius, Hagrid e Albus. Non dissero nulla, ma sapevo che non mi volevano vedere morire. E mi ricordarono delle cose belle della vita, il bene che rimaneva ancora, il bene che era ancora in me. Con la poca forza rimastami, mi curai e iniziai la battaglia contro il male che mi aveva quasi consumato.”

“Era lui?” Harry la guardò, meravigliato che ancora una volta avesse compreso.

“Sì, era lui.” Le disse, vedendola annuire leggermente.

“Lui chi?” Chiese Ron confuso.

“Voldemort.” Rispose Hermione.

“Parte di lui era passata in me quando era morto, e mi ci volle un altro anno di lotta prima che riuscissi finalmente a controllarlo. E’ ancora lì, una piccola parte della sua oscurità è sempre con me…”

“Oh Harry,” Hermione singhiozzò, incapace di trattenere il dolore della sua voce. Harry vide una lacrima scendere lungo il suo volto, e tornò di nuovo a fissare le sui mani. Vederla piangere non era certo quello che voleva ora.

“Mi ripulii,” continuò, leggermente scosso, “e mi preparai a partire. Sapevo che non potevo tornare in Inghilterra, così andai in qualche modo nella direzione opposta, a Perth in Australia. Mi ritrovai in questa cittadina di mare che sembrava circondata da magnifiche spiagge. Venni accolto in un ostellom dove la padrona, Mrs McFarland, mi prese sotto di lei e si assicurò che mi tenessi in forma. Mi dette un lavoro al pub di suo figlio, e trovai che mi era perfetto. Lavoravo di notte, avevo poche ore di sonno e avrei speso le giornate nuotando, pensando o semplicemente godendomi il sole. Era favoloso sentire la luminosità in un mondo che per me non ne aveva mai avuta così tanta.”

“Hai detto che dormivi poche ore,” interruppe Hermione, “avevi ancora gli incubi?”

“Sì, sì c’erano,” disse, sforzandosi di mantenere lo sguardo sulle sue mani, “non dormivo per più di tre o quattro ore di fila da prima dell’Ultima Battaglia. Potrei dire che ero abituato…”

“Dimmi di più:” affermò Hermione. La guardò e vide che le lacrime erano state sostituite da uno sguardo di comprensione. Harry allora fissò Ron, che contemplava il suo boccale vuoto. Prima di continuare, tornò a fissarsi le mani.

Dopo un po’ era ora di ripartire. Andai a Melbourne, ma fui riconosciuto, quindi mi spostai in Nuova Zelanda. Ho viaggiato un poì finche non arrivai a Queenstown, e fu lì che incontrai Alex e sua moglie Christine.”

“Alex? E chi è Alex?” disse Ron, finalmente parlando.

Alex era un cliente del pub in cui lavoravo io, e quando ebbi un periodo di pausa iniziammo a parlare,” Harry guardò i suoi amici, finalmente qualcosa con cui si sentiva a proprio agio, “era al suo anno finale a psicologia, e mi trovò un soggetto interessante. Dopo poco, capì finalmente dove aveva sentito il mio nome. Si scoprì che i suoi genitori erano maghi, e che quando era bambino le nostre notizie erano giunte fino in Nuova Zelanda. Era come se tutto si ricomponesse. Dall’altra parte del mondo avevo trovato qualcuno con cui parlare…”

“Avresti potuto parlare con me,” obbiettò Hermione, “noi!”

“No, non potevo Hermione,” rispose Harry, “le cose nella mia testa erano sbagliate! Mi serviva un aiuto professionale per sistemare tutto…”

“Professionale?” chiese Ron, interrompendo la tensione che aveva avvolto il tavolo, “questo Alex era un dottore della mente?” Harry e Hermione guardarono Ron nello stesso momento, Harry sorridendo all’innocenza della domanda di Ron.

“Sì,”rispose all’amico, “Alex era un dottore della mente. E mi ha aiutato ad affrontare la morte dei miei genitori, i Dursley, Albus e, ovviamente, Voldemort. Abbiamo passato mesi e mesi a parlare. Abbiamo fatto un Patto Infrangibile che obbligava Alex e Christine a non dire a nessun’altro che mi conoscevano o di che cosa avessimo parlato. Sapendo che in nessun modo qualcuno avrebbe saputo cosa dicevo mi dette la libertà di dire tutto.

“Dopo aver pensato al passato, iniziammo a discutere del mio futuro, cosa volevo, dove sarei andato. Realizzai presto che quello che volevo veramente era una famiglia, e sapevo che l’unico posto dove avrei potuto trovarla era in Inghilterra. Era il momento di tornare a casa…” il sorriso di Harry per aver raccontato tutto ai suoi amici scomparve quando Hermione improvvisamente si alzò, scostandosi dal tavolo così violentemente che la bibita per la maggior parte intatta di Harry usci dai bordi del bicchiere. Scostò Ron fuori dalla sua strada mentre si avviava a uscire, senza guardare Harry mentre prendeva la sua borsa e il libro.

“De…devo andare,” si affrettò a dire.

“Hermione?” Harry era confuso – cosa era successo?

“Devo solo andare,” rispose, “ci vediamo più tardi.” E senza dire altro era andata. Harry guardò Ron, incupito.

Cosa è successo?” Chiese ripetendo i suoi pensieri.

Seguila Harry, non vive lontano da qui,” disse Ron alzandosi, “riuscirai a raggiungerla.” Ma Harry era paralizzato, non capiva.

“Harry,” disse Ron con più urgenza, “vai.”

“Grazie Ron.” Disse, prima di uscire dalla porta senza altra esitazione. Gente dappertutto, nascondendogli la vista di Hermione e con paura realizzò che non sapeva da che parte andare. L’istinto gli indico a destra, quindi andò in quella direzione, spingendo i pedoni. La vide aspettare ad un semaforo, e accelerò. Aveva appena attraversato quando fu abbastanza vicino da chiamarla.

“Hermione!” urlò, osservandola fermarsi ma non voltandosi. Era dietro di lei ora, e notò i sussulti delle spalle. La voltò gentilmente, il suo cuore infranto appena vide le lacrime scorrere.

“Hermione,” disse dolcemente, “aiutami a capire…”

Perché? Dopo tutto quello che ho fatto per provare ad aiutarti, quando avevi più bisogno di me – non potevo…”

“non ti lascerò Hermione, non che potresti…”

“Non è quello che hai detto,” pianse lei, “sei andato dall’altra parte del mondo per trovare qualcuno a cui parlare!”

“E’ questo che ti rattrista? Che non ti ho uccisa con tutto l’odio e il dolore che mi sono portato dietro per cosi tanto tempo?”

“Sì!” gli urlo contro Hermione, prima di dire più calma, “No. Harry, come hai potuto affrontare questo da solo? Avrei potuto aiutarti.”

Saresti morta provandoci Hermione.” Stavano l’una davanti all’altro, invisibili per le persone attorno.

“Remus lo sapeva?”

“No. le sue istruzioni erano di mettere una certa quantità di soldi nel mio acconto una volta al mese. Non aveva idea di dove o come fossi. Non lo dissi a nessuno.”

“Perché non hai detto che Voldemort era ancora dentro di te?”

Perché ero confuso e spaventato. Non capivo cosa mi stesse succedendo, pensavo fosse per le battaglie e per ciò che avevo visto. Non l’ho capito finchè non fu troppo tardi.

“Non avresti dovuto passare tutto questo da solo Harry.

“E’ stata una mia scelta.”

Hermione non rispose, rimanendo a fissarlo. Prendendo un profondo respiro, Harry la vide togliere delle chiavi dalla borsa prima di tornare a guardarlo.

“Questa è casa mia, em…” si fermò, prendendo un altro respiro, poi continuò, “vuoi… vorresti salire a prendere un tè?”

“Sì, grazie,” rispose Harry, sorridendo timido, “sarebbe bello.” Hermione annuì, e senza altre parole aprì la porta e salì le scale fino ad una delle porte di quella casa Vittoriana, Harry che la seguiva molto vicino.

NOTE AUTRICE ORIGINALE: ecco qua, leggermente più lungo degli altri, ma spiega i motivi della assenza di Harry. Recensite mi raccomando, grazie.

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Capitolo 6
*** La casa di Harmione ***


Capitolo 6 – La casa di Hermione

NOTE:

marco: detto fatto, il prossimo domani alle 14:30 circa^^

desdeus: ti ho già risposto, non è così facile…

emma: più felice questo capitolo, spero ti piaccia.

Gillian: nessun problema, ma devo avere il permesso dell’autore: dammi anche il sito dove l’hai presa o come contattarlo

ORA IL CAPITOLO, SPERO VI PIACCIA, A DOMANI^^

Hermione aprì la porta del suo appartamento e fece strada a Harry che la stava seguendo. Guardò mentre osservava il salotto sentendosi, per qualche motivo, apprensiva per quello che avrebbe pensato della sua casa.

“Questo posto è così tanto te, Hermione,” disse finalmente, voltandosi verso di lei con un sorriso.

“E’ una cosa buona o cattiva?”

“Buona.” Lei lo guardò e provò a cancellare dalla sua mente le immagini di lui che combatte la sua battaglia finale con Voldemort, sporco e seduto da solo in una baracca, aspettando che l’oscurità arrivasse – ma non poteva. Voltandosi velocemente, si cavò la giacca e si fece strada verso la cucina.

Cosa vorresti bere?” Gli disse.

“Ah, un tè sarebbe ottimo.” Lei sobbalzò leggermente mentre la sua voce le indicava che l’aveva seguita in cucina. Voltandosi, lo vide sulla soglia della porta, i suoi occhi esaminavano la cucina. Non rispose, ma invece si adoperò per fare il tè.

“Non usi la magia?” chiese mentre metteva l’acqua bollente con dentro le bustine del tè nelle tazze.

“La magia mi prosciuga,”, rispose lei, riportandosi nel salotto, “la uso molto raramente ormai.”

Quindi abbiamo entrambi vissuto come Babbani – il Prescelto e la migliore strega della sua età…”

“Ironico, non è vero.” Harry sorrise mentre ripeteva le sue parole della cena dei Weasley prima di sedersi in una degli enormi braccioli. Non appena si mise comodo, una familiare palla di pelo rossa saltò sulle sue ginocchia e iniziò a fare le fusa.

Grattastinchi,” si ricordò, grattando il gatto dietro alle orecchie, “come va vecchio mio?” Grattastinchi semplicemente continuò a fare le fusa.

Hermione guardò lo scambio tra il suo gatto e il suo amico, riportandole le lacrime che aveva combattuto con disperazione.

“Rendi veramente difficile arrabbiarsi con te, Harry,” disse dopo pochi istanti. Harry la guardò un po’ timidamente.

“Scusa,” rispose, “hai molte cose per essere arrabbiata con me.”

“Sì, ce l’ho,” singhiozzò lei, “ma, e non ti azzardare a dirlo a Ron, avevi le tue ragioni per andartene, ho speso cinque anni pensando che avessi trovato la felicità, che ti eri innamorato e avevi la famiglia che sapevo volevi così tanto. E ora scopro che la tua vita è stato tanto schifosa come la mia.”

Attualmente sono speculari, in un certo modo. Entrambi nell’oscurità per due anni e poi tre anni a trovare il nostro posto, accettare chi siamo…”

“Hai ragione,” disse Hermione pensante, “tranne te hai un futuro e io no.”

“Non lo dire…”

“E’ vero Harry,” lei interruppe, “sai cosa succede, hai parlato a Maggie. Sto morendo e prima lo capirai prima ne uscirai. Se vuoi stare vicino a me, devi accettare cosa sta succedendo e affrontarlo, perché non voglio che la gente si senta in pena per me o mi tratti in modo diverso…” Hermione realizzò che la sua voce si era fatta dura, ma aveva convinto tutti che la dovevano trattare come un essere umano e no come una fragile bambola – non aveva l’energia per farlo con Harry. Non era giusto per lui, ma quando è arrivato a questo, non era più così importante.

“Sto provando Hermione,” interruppe Harry, “ma ti avevo immaginato felicemente sposata, con figli. O ministro della magia. Uno delle due…”

Ministro della magia?” Hermione rise senza volerlo, la durezza di prima scomparsa, “Sono brava, ma non così brava!”

“Bè, magari non il ministro, ma con successo in un qualsiasi campo che avessi scelto. Non avrei mai pensato che avresti lottato per la tua vita.

“Non sto lottando Harry, ho smesso di lottare. Questa è una guerra che non può essere vinta. Sto solo cercando di godermi la vita che mi è rimasta.

“Molti pensavano che la guerra con Voldemort non potesse essere vinta, e abbiamo dimostrato il contrario…”

“Non questa volta. Questa volta Lord Voldemort ha vinto sicuramente.

Lo guardò mentre riportava la sua concentrazione al gatto sulle sue ginocchia, lo sguardo che rispecchiava la tristezza del suo con uno proprio. Aveva bisogno di fargli capire che questa volta non poteva salvarla.

“Ho accettato il mio destino Harry.” Disse dolcemente, dopo qualche momento, “Ora devi farlo anche te.

Entrambi si fermarono, finchè Harry apparentemente risolse qualunque cosa passasse nel suo cervello – e cambiò soggetto.

“Deve essere stato difficile per te, non poter vedere nulla per due anni. come hai fatto senza leggere…”

“Oh, ho letto. Il mondo dei maghi non ha molte facilitazioni per i ciechi, quindi sono ritornata nelle biblioteche Babbane e ho letto con il Braille. Ho imparato. Immagino sia stato difficile, ma non così difficile come lottare per la tua salute. Da sola. Almeno avevo i miei amici che mi aiutavano.” Aspettò che le sue parole lo colpissero. Non era più arrabbiata – ma non lo aveva nemmeno ancora perdonato.

“In quel periodo, non ricordavo nemmeno chi fossi…”

“Ti avrei aiutato a ricordare…”

“Ti avrei ucciso! Ero così pieno d’odio…”

“Avremmo superato anche questo. Credo fermamente che non mi avresti mai ferito.”

Avevi i tuoi problemi da affrontare, i miei ti avrebbero consumato…”

“I tuoi problemi, mi avrebbero aiutato a superare i miei più velocemente, cosicché ti avrei aiutato. Avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per aiutarti a combattere quel bastardo, così saresti stato più tranquillo. Ti meriti la felicità Harry.”

Anche te, anche se ti è stata portata via. E farò tutto ciò che è in mio potere per far si che ti torni.”

“Non puoi fare niente…”

“Non ne essere così sicura.” Lei lo guardò e lui ricambiò il suo sguardo, I loro occhi bloccati in una silenziosa battaglia di volontà. Poteva vedere la determinazione nei suoi occhi, che cosi tante volte prima aveva già visto, e distolse lo sguardo. Era sempre stato difficile per lei dire no a Harry.

Guardandolo mentre rivolgeva di nuovo la sua attenzione a Grattastinchi, in apparenza tranquillo e rilassato mentre sedeva nella sedia, nel suo salotto, col suo gatto, come se fosse la cosa più naturale del mondo da fare, Hermione provò a riordinare i pensieri. La sua storia spiegava perché se ne era andato, e perché adesso era tornato; ma lei voleva di più. Voleva ricreare l’amicizia che aveva con lui prima che se ne andasse. No, non era esatto – voleva riguadagnare l’amicizia che aveva con lui prima di Ginny e del sesto anno a Hogwarts. Decidendo di portare gli errori nelle sue mani, prese un respiro profondo e finalmente parlò.

“Non so se nessuno ti ha detto che ho una stanza libera da quando Ginny se ne è andata…”

“Poche persone,” sorrise malizioso Harry.

“Davvero,” chiese Hermione curiosa, “chi?”

“Vediamo – Molly, Arthur, Ginny, Ron, Neville, Luna, Fred, Gorge, Remus, Tonks e penso persino la professoressa McGranitt hanno menzionato che c’era un posto libero nel tuo appartamento…”

“Stai scherzando!”

“No, sembra che tutti pensino che dovrei venire qui…”

Perché non hai detto nulla?”

Perchè non pensavo che volessi parlare con me sulla possibilità di stare con te nell’appartamento:” Hermione sorrise sconfitta.

“Beh, vuoi vedere la stanza? Non hai bisogno di pagare l’affitto, basta che facciamo a metà delle spese…”

“Pagherò l’affitto…”

“Non hai un lavoro!”

“C’è sempre lavoro per un buon barman…”

“Vuoi tornare a fare il barman?”

“Sì, almeno per ora. Non sono ancora pronto per riprendere col mondo della magia. Hermione annuì alla sua affermazione e rimase in piedi. Harry ignorò il look annoiato di uno stanco Grattastinchi e seguì Hermione su per le scale e in una grande stanza in cima ad esse, totalmente fornita di un letto a due piazze, un armadio, alcuni scaffali e un guardaroba.

“Questa è la stanza. Praticamente hai questo piano per te, visto che la mia stanza e il bagno è disotto. Cosa credi?” Lo guardò osservare la stanza e vide un sorriso soddisfatto sulla sua faccia.

“Questo è fantastico,” disse, il suo sorriso diffuso nella sua voce, “sei sicura Hermione? Voglio dire, considerando quello che ti ho fatto…”

Cosa mi hai fatto? Harry, avevi le tue ragioni per andartene, lo capisco ora…”

“Non è quello che intendevo,” il cuore di Hermione saltò un battito mentre aspettava che Harry continuasse, “Hermione, hai il diritto di essere arrabbiata con me – di odiarmi persino – vuoi veramente che viva nella tua stessa casa? E’ colpa mia se stai mor…”

“Non pensarlo NEMMENO Harry Potter!” Gli urlò praticamente, “quello che è successo a me non è colpa tua! Posso aver pensato tante cose di te negli ultimi anni, ma non ho mai, mai condannato te per quello che è successo e farai meglio a non iniziare quel discorso! Voldemort mi sta uccidendo, non te!”

“Ma…”

“Non ci sono ma,” interruppe di nuovo, “NON E’ COLPA TUA!”

Chiudendo gli occhi con stanchezza, Hermione si sentì portata via leggermente mentre le urla la ferirono. Non protestando quando sentì le braccia sicure di Harry guidarla verso il letto, si sedette pesantemente tenendosi la testa tra le mani.

“Mi dispiace,” sentì dire da lui, il suo braccio ancora attorno alle sue spalle.

“Lo so Harry, lo so,” rispose mentre lo guardava, realizzando che le sue scuse coprivano così tante cose. Singhiozzando, continuò, “sarebbe favoloso se i trasferissi qui, la casa sembra così vuota con solo me e Grattastinchi. E ci darà una possibilità di conoscerci di nuovo entrambi. Harry sorrise e annuì.

“Mi piacerebbe,” era tutto quello che disse.

“Allora, questo significa che rimarrai?”

“Sì,” rispose Harry, cavando alla fine il braccio dalle sue spalle, “parlerò con Molly, ma non vedo nessun problema per loro. Quando ti andrebbe bene?”

Quando vuoi…”

Domani?”

“Domani va bene.” Si sorrisero a vicenda, prima che Hermione si alzasse e lasciasse la stanza, sentendosi leggermente nervosa per quello a cui aveva appena dato il suo consenso.

Un’ora dopo Harry era tornato, non vedendo alcuna ragione di attendere, e ora si sedettero sul suo nuovo letto; Hermione lo guardava mentre disfaceva i bagagli e tirava fuori i suoi beni, pronti ad essere messi via.

“Tutto qui?” chiese meravigliata.

“Beh, sì.” Rispose, togliendo dalla borsa l’ultimo dei suoi vestiti.

quindi tu possiedi…” Hermione iniziò a contare, “quattro magliette, una tuta, canottiere, due paia di pantaloni corti, due di boxer, un paio di calzoni larghi, un po’ di calzini, sei paia di mutande, una camicia, un impermeabile, una giacca a vento e quello che stai indossando…” che era un paio di jeans, scarpe, una camiciola, e un pullover, “questo è il tuo guardaroba?”

“Sì,” disse di nuovo, non suonando per nulla imbarazzato.

“Questo per cinque anni di viaggio?” continuò in enorme meraviglia, “Harry, è tutto quello che possiedi?”

“Sì,” disse di nuovo, non suonando per nulla imbarazzato.

“Questo per cinque anni di viaggio?” continuò in enorme meraviglia, “Harry, è tutto quello che possiedi?”

“No,” rispose sorridendo mntre sollevava l’altra, più piccola, valigia sul letto, “ho anche questa roba!”

Hermione fu allibita e osservò a bocca aperta mentre svuotava la seconda valigia. Sapeva che aveva dei soldi, e che tecnicamente possedeva Grimmauld Place, ma non avrebbe mai immaginato qualcuno con così pochi oggetti. Presto la sua toiletteria, l’album di foto che Hagrid gli aveva dato così tanti anni fa, la sua bacchetta, un piccolo gruppo di libri che sembravano diari e…

Cosa è quello?” chiese Hermione, un libro più largo ma più sottile di pelle nera attirava la sua attenzione.

“E’ il mio album dei disegni…”

Libro dei disegni? Tu disegni?” harry sorrise nervosamente a lei, ma la curiosità di Hermione significava che non si era accorta dei primi segni del suo disagio.

“Sì, disegno,” le disse, “principalmente persone. Alex me lo ha suggerito, e, beh, è terapeutico.

“Posso vedere?” chiese senza realmente pensarci, ma non appena le parole lasciarono la sua bocca, seppe che era stato la cosa sbagliata da dire. vide la paura nei suoi occhi mentre tutti gli altri colori lasciarono la sua faccia, la sua lotta interna praticamente visibile a lei la fece voltare da lui come se si stesse introducendo in qualcosa di molto privato. Che era quello, realizzò con un silenzioso lamento, che aveva fatto chiedendogli di vedere i disegni. Immaginò che nessuno li avesse mai visti, che li avesse nascosti e fatti perché nessuno li vedesse – come aveva potuto essere così stupida!

Um, lascia stare,” fece una pausa, “è personale, mi dispiace così tanto Harry, non volevo…”

“Mi piacerebbe che li guardassi.” Le sue parole uscirono d’un tratto, facendola voltare di nuovo verso il suo volto, che sembrava ancora intimorito, ma con un rossore d’imbarazzo che infiammava le sue gote.

Sei sicuro?” chiese.

, lo sono. Solo, sii gentile con me, ok? Nessun’altro li ha mai visti." Lei sorrise dolcemente mentre si faceva più comoda nel letto, distendendosi sui cuscini. Harry sposto le sue cose lontano sedendosi accanto a lei, dandole esitante il suo sketchbook.

Lei era nervosa – realizzò che nel permetterle di guardare i suoi disegni, Harry stava dando il permesso a lei, e solo a lei, di vedere una parte di se che nessun’altro aveva visto. In un certo modo, cercava di compensare l’essersene andato, l’aversi fatto aiutare da uno sconosciuto quando sarebbe dovuta essere lei, per averla lasciata. Gentilmente, aprì la copertina, muovendo la prima pagina di carta velina, e vide una faccia che non rivedeva da sei anni.

Albus Silente la stava guardando – saggio, gentile con gli occhi lucidi. Sentì un vuoto d’aria mentre la realtà di quel disegno le riportava tantissimi ricordi di lei a Hogwarts. Harry aveva catturato le qualità del vecchio preside con una precisione di cui lei non era consapevole.

Dall’altra parte della pagina c’era la sua faccia – una versione più giovane, ma lei di sicuro. Poteva sentire lo sguardo di Harry su di lei, così si sforzò di fissare il libro, sapendo che se non lo avesse fatto, avrebbe certamente pianto. L’aveva fatta sembrare bella, molto più bella di quanto mai si ricordasse di sentirsi a scuola, e si chiese se questo era il modo in cui la vedeva.

Molte altre facce familiari seguivano – Ron, Ginny, i gemelli, i Weasley in generale. Hagrid, Tonks, Remus – tutti coloro che avevano significato qualcosa per Harry erano stati disegnati a matita sulle pagine, la loro essenza catturata con estremo dettaglio. Persino la professoressa McGranitt faceva un’apparizione.

Hermione rimase silenziosa mentre sfogliava le pagine, perduta in un tempo in cui il lavoro di scuola era una prerogativa, e mantenere harry vivo sembrava un lavoro quotidiano. Voltò finalmente l’ultima pagina, chiudendo il libro gentilmente come lo aveva aperto. Aspettando qualche momento per riprendersi, si voltò verso Harry e gli restituì il libro, sapendo che aveva delle lacrime negli occhi.

“Sono incredibili Harry,” disse, la voce soffocata dall’emozione, “meravigliosi. Hai molto talento.”

“Grazie,” fu tutto quello che riuscì a dire, di nuovo imbarazzato. Hermione lo guardò riassumere il controllo e pensò che avesse bisogno di un po’ di tempo da solo – e lei doveva riposare. Senza preavviso, lui la guardò, e vedendola mentre lo stava studiando, sorrise.

“Sembri stanca Hermione,” disse gentilmente, “sono quasi le cinque. Perché non vai a riposare un paio di ore, finisco qui e ti preparo la cena.” Pensò alla sua offerta, poi annuì per confermare, sorridendo al pensare che ancora una volta lui sapeva esattamente cosa stava pensando.

“Penso che ti darò retta,” disse alzandosi, “mi sento un po’ debole.” E con un parziale sorriso, scese nella sua stanza.

Un paio di ore dopo Hermione si svegliò e sentì un meraviglioso odore di pomodoro italiano venire dalla cucina. Ci volle un momento per ricordare che Harry stava cucinando la cena, e quando quel pensiero comparve nella sua mente, andò a rendersi presentabile. Finalmente soddisfatta, si diresse nel salotto, fermandosi nel vedere Harry mettere coltelli e forchette nel piccolo tavolo tra la poltrona e le sedie, una cannuccia legata in vita – era adorabile.

La sua attenzione vacillò quando vide il familiare bagliore verde venire dal camino, e sentì la voce di Ginny iniziare a parlare a Harry. Curiosa su come la conversazione sarebbe andata, si nascose nelle ombre e ascoltò.

“Harry?” chiese Ginny, con un tono molto sorpreso, “cosa ci fai qui?”

Em, stavo…”

“Stai indossando una cannuccia?”

“Beh, sì, sto…”

“Pensavo che voi vi steste incontrando per parlare,” interruppe Ginny, facendo ridere Hermione, “no! Lo ha fatto? Lo deve aver fatto!”

“Ginny, va tutto…”

“Ti sei trasferito? Neville, Neville – Harry si è trasferito da Hermione! Merlino, credevo che non glielo avrebbe mai chiesto!”

Hermione fu soddisfatta e vide che harry si stava un po’ imbarazzando. Con un sorriso, si diresse verso il camino e si mise vicino a harry, guardando la testa verde della sua amica riapparire dalle fiamme.

“Ginny?” disse, “questa è una sorpresa. Tutto bene?”

“Non parlare a me di sorprese, Hermione Granger, specialmente quando trovo harry a casa tua di sera con una pannuccia indosso senza che tu mi dicessi nemmeno una parola!”

“Beh, è successo solo questo pomeriggio…”

“Ma vi siete incontrati solo all’ora di pranzo! Va bene, parleremo con più calma dopo. Le mia ginocchia sono doloranti e immagino la tua cena sia quasi pronta. Pensavo di passare per ricordarti del pranzo domani…”

Domani? Oh, Dio, me ne ero scordata!” Hermione si voltò verso Harry, “hai piani per domani? Siamo tutti insieme a pranzo. E’ una cosa regolare…”

“Penso che il mio calendario sia libero…”

“Perfetto,” interruppe di nuovo Ginny, “ci vediamo allora.” E se ne andò.

Mmm, cosa stai cucinando? Sembra delizioso,” si spostarono dal camino e Hermione si sedette sulla sua sedia preferita mentre Harry tornava in cucina.

“questo piatto di pasta che ho imparato a cucinare,” disse dalla soglia, “spero che ti piaccia.”

“Sono sicura di sì,” rispose, un ampio sorriso lungo tutta la faccia.

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Capitolo 7
*** Novità ***


Capitolo 7 – Novità

Note:

Gillian: ho contattato l’autore, carina come one-shot, vedrò di lavorarci…

Emma: grazie come sempre

Desdeus: dai, tra qualche capitolo sorriderete di pìù, questo è un po’ triste, continua presto la tua fanfic mi raccomando^^

Jica: grazie mille, vedrò di riferire, grazie

Merope: detto fatto, a domani per il prossimo capitolo

A proposito, se avete fanfic inglesi che vi sembrano belle suggerite (meglio se one-shot o complete, le capisco meglio XD ) GRAZIE ANCORA PER LE RECENSIONI

Due mesi erano passati e Harry e Hermione si erano abituati a vivere insieme. Harry aveva un lavoro part-time nel pub dove aveva inizialmente incontrato Ron e Hermione, lavorando solo tre notti a settimana, e spendendo il resto del tempo reimparando la magia con Remus o badando a Hermione.

Hermione era tornata all’addestramento come guaritrice. Harry imparò la sua routine velocemente, e fece in modo da essere vicino quando pensava che potesse aver bisogno di lui, ma le dava spazio quando aveva solamente bisogno di “centrare”, come lo chiamava lei. E lei sembrava fare la stessa cosa – rispettare i momenti in cui aveva bisogno di stare solo cos’ come quelli in cui godeva della sua compagnia. In due mesi sotto lo stesso tetto, entrambi avevano accettato le loro differenze e bisogni, e senza conflitti.

Harry era felice. Lui e Remus stavano cercando di capire se Harry avesse la capacità di curare Hermione – una missione fatta in gran segreto – e la coscienza che stava facendo qualcosa per rendere la sua amica sana lo aiutò moltissimo ad evitare che la tristezza lo sopraffacesse.

Aveva speso del tempo anche con Ron, incontrandosi e imparando come affrontare gli estremamente diversi stili di vita che entrambi facevano. Non era facile come con Hermione, ma Harry faceva lo stesso tesoro del tempo che passava col suo vecchio miglior amico.

Il suo ritorno al mondo dei maghi fu per la maggior parte ignorato – aiutato dal suo lavoro babbano e dal circolo di amici. La vita era buona.

Sembrava che il gruppo di cinque si riunisse due volte al mese da molti anni, usando il tempo insieme per raccogliere notizie che in qualche modo potevano non aver notato. Harry fu presto incluso nella tradizione, ma spesso fu l’osservatore all’ormai familiare bar, lasciando i suoi amici ad un complesso rituale di comunicazione in cui tutti parlavano, spesso insieme, su materie totalmente diverse, solo per ritrovarsi tutti coscienti di ogni discorso – più o meno.

Questa particolare domenica Harry e Hermione si unirono a Neville e Ginny e parlarono mentre aspettavano pazientemente Ron e Luna (che quasi sempre ritardavano): al loro arrivo le ordinazioni furono prese e ancora una volta Harry sedette a guardare i propri amici parlare.

Erano così in sintonia tra di se, il legame che si era formato da ragazzi rendeva la comunicazione tra di loro semplice e intuitiva. Una leggera tristezza lo colpì, realizzando che i cinque anni lontano lo avevano privato della vicinanza con i suoi amici, quanto gli erano mancati, e che ancora aveva un lungo percorso da fare prima che la connessione con tutti loro tornasse integra.

“Harry?” la voce di Hermione lo svegliò, “va tutto bene?” si voltò verso di lei, sorrise, sapendo che la conversazione era caduta e tutti attendevano la sua risposta.

“Sto bene,” disse, “pensavo solo a quanto mi siete mancati e che è bello essere di nuovo qui.” Hermione sembrò soddisfatta della risposta, così come gli altri, e l’arrivo del cibo impedì ulteriori commenti.

Mentre i piatti venivano portati via e i caffè ordinati, sia Ron che Ginny parlarono.

“Abbiamo delle novità,” dissero in coro, guardandosi l’un l’altro confusi.

“Prima te,” dissero, sorridendo al loro duetto improvvisato, mentre il reso del tavolo ridacchiava.

“no, te!” esclamarono di nuovo in coro.

“Uno di voi vuole parlare, per favore,” rise Hermione, “le donne prima.”

“Beh,” parlò Ginny, ancora sorridente, “Neville e io ci sposiamo!”

Il tavolo proruppe in un improvviso applauso, e congratulazioni furono fatte alla coppia, e Ginny attese che tutti si sedessero di nuovo prima di continuare.

“Neville me lo ha chiesto venerdì, ma pensavamo che oggi fosse il modo migliore per dirvelo a tutti in una volta sola. Mamma e papà stanno già sistemando le cose e abbiamo iniziato a preparare i festeggiamenti…”

“Quando farete la cerimonia?” chiese Hermione, la sua faccia raggiante di gioia.

“Beh, verso agosto pensavamo,” rispose Neville, altrettanto raggiante, “alla Tana…”

“e naturalmente tu e Luna sarete mie damigelle d’onore…” disse Ginny.

“E Ron e Harry, sarebbe meraviglioso se voi foste miei testimoni. Al tavolo silenzio. Harry era stordito – Neville lo voleva come suo testimone?

“Oh Ginny,” esitò Hermione, “non so se sia una buona idea. Sono onorata, veramente, ma non so come starò da qui a cinque mesi…”

“Anche se tutto quello che riuscirai a fare sarà stare seduta accanto a me mentre faccio le promesse nuziali, ti voglio là.” Le due donne si scambiavano gli sguardi, mentre Harry era ancora incredulo di essere stato incluso nella cerimonia.

Ok Ginny, grazie, mi piacerebbe molto esserlo.”

“E io sono dentro,” disse col solito entusiasmo Ron, “sarà bello vedere finalmente la mia sorella diventare una donna onesta.” Neville e Ron si strinsero le mani, sigillando l’accordo.

“Harry?” chiese Ginny, tutti gli occhi su di lui.

“Sei sicuro Neville,” chiese Harry, accigliato, “voglio dire, non sono stato presente negli ultimi cinque anni. Capisco se vuoi altri amici con cui sei più vicino…”

“Harry,” interruppe Neville, “mi hai insegnato ad essere un uomo, dandomi il coraggio di credere in me e nelle mie capacità come mago…”

“Hai fatto tutto da solo…”

“Non avrei nemmeno provato senza il tuo aiuto. Per favore, accetta di essere con me in uno dei giorni più belli della mia vita.

Harry si chiese nella sua mente se dovesse farlo o no. Tutti rimasero zitti mentre aspettavano una risposta, ma fu quando incrociò lo sguardo di Hermione e lei gli dette un leggerissimo sorriso che seppe cosa fare.

“Grazie Neville,” disse alla fine, “sono onorato e starò volentieri al tuo fianco. Devo dire che sei un uomo molto fortunato.” Neville sorrise e si alzò di nuovo, strigendo la mano a Harry. Il tavolo scoppiò di nuovo in un applauso, e Ron dette una forte pacca sulla spalla all’amico, indicando il suo assenso.

“E te Luna,” chiese Ginny mentre prendeva un sorso dalla sua tazza di caffè, “ti unirai a noi?”

“Anche io sono onorata,” replicò Luna, tenendo per mano Ron mentre si scambiavano occhiate, “ma potrei non entrare in nessun vestito da damigella…”

Cosa? Perché?”

Sei incinta!” rispose Hermione alla domanda di Ginny, e Luna annuì. Le tre donne si alzarono abbracciandosi, mentre gli uomini si congratularono con Ron, che rimase seduto ma sorrise ampiamente.

Harry era fuso. Un matrimonio e un bambino – chi lo avrebbe pensato? Solo due mesi fa era più o meno solo, dall’altro capo del mondo, preoccupato she la gente del suo passato lo avrebbe riaccolto. Un risonante ‘sì’ sarebbe stata la risposta a quella domanda.

“Oh, sono così gelosa,” esclamò Hermione, mentre si sedeva, “di entrambe! Quando nascerà Luna?”

“Inizi di settembre, siamo già a tre mesi.

Settembre! Beh, ecco qualcosa per cui vivere! Un matrimonio e un bambino – non ci posso credere!”

“Hermione, hai sempre qualcosa per cui vivere,” la ammonì Ginny.

“Sì, sì,” rispose Hermione, “ma ho perso il matrimonio di Ron e Luna e Lenny è nato quando ero ancora cieca. Vorrei esserci stavolta.”

“Anche io,” Harry esclamò mentre un nuovo silenzio scendeva sul tavolo, “e devo ammettere che sono anch’io geloso da matti.”

“Vorresti una famiglia?” chiese Ginny, guardandolo estremamente curiosa – Harry abbassò la testa.

“Sì la vuole, e gli ho detto che non troverà mai una moglie bloccato in quell’appartamento a curarmi,” disse Hermione, ignorando Harry e guardando invece Ginny, “ma non esce a cercarla!”

Le due donne inclusero Luna nella conversazione senza parole, e presto un sorriso attraversò il volto di Hermione. Harry le guardò, accigliato, e scambiò degli sguardi con gli altri uomini al tavolo – che gli sorrisero inaspettatamente.

“Hermione, Ginny, ho bisogno di una mano,” disse improvvisamente Ginny, “vorreste venire al bagno con me?” le tre donne si alzarono immediatamente e lasciarono il tavolo – con un confuso Harry che le osservava allontanarsi.

“Di cosa stavano parlando?” chiese a Ron e Neville.

“Che, mio caro amico, sei nei guai,” rispose Ron con un sorriso.

“Cosa intendi?”

“Penso che ti stiano cercando moglie,” sorrise Neville.

“Cosa!”

“Sì,” rise Ron, “ sii impaurito amico, molto impaurito.”

“Ma non voglio una moglie,” continuò Harry, “non voglio che me la cerchino, so già…”

Harry non finì la frase, sapendo che aveva quasi detto qualcosa che stava disperatamente cercando di mantenere per se.

“Sai cosa Harry?” chiese Ron ,improvvisamente serio, “hai già qualcuna in mente?” Harry guardò l’amico negli occhi e capì che Ron sapeva già dei suoi sentimenti per Hermione – ma non era ancora pronto a confermare quella informazione a Ron.

“No, immagino di no,” disse calmo, continuando a fissarlo, “ma non voglio…”

“Vi siamo mancate?” interruppe Ginny senza volerlo, mentre lei e le altre tornavano al tavolo – sorridenti.

Cosa state per fare,” provò Ron, cercando di essere serio, ma, poichè riguardava Harry, non riuscendoci.

“Chi? Noi? Nulla,” rispose Luna al marito, con un aria da innocente.

“Cavolo, guarda l’ora,” esclamò Ginny, alzandosi e mettendo la giacca, “Neville, penso che dovremmo andare.”

“Anche noi,” disse Luna, anche lei alzandosi e prendendo la borsa, “andiamo Ronald.” Harry le guardò ancor più accigliato, mentre i due uomini sorrisero e si alzarono, mentre Hermione rimase seduta con un leggero sorriso sul volto. I soldi per il conto furono trovati, i saluti detti e presto rimasero in due al tavolo.

“Per favore, non mi lasciare,” disse Harry dopo un momento, “Hermione, almeno te prometti che non te ne vai.” Hermione lo guardò, il sorriso svanito.

“Perché?” chiese, “harry, hai ditto te che avere una famiglia è per te la cosa più imprtante. Beh, per avere una famiglia ti serve una moglie. E per avere una moglie ti serve una ragazza. Il che significa che devi trovare una donna.

“Guarda, va bene, ma sono pieno di tempo in cui trovare la mia moglie potenziale…”

“Ma io no.”

Si guardarono l’un l’altra, e Harry potè vedere la determinazione nella sua faccia. Voleva vederlo accasato prima di morire, voleva vederlo felice e innamorato di un’altra donna. Il problema era, che non voleva un’altra donna – voleva lei. Chiudendo gli occhi e prendendo un profondo respiro, cercò di nascondere il misto di desiderio e tristezza che provava, aprendo gli occhi solo quando sentì di avere tutto sotto controllo.

“Harry, ti meriti la felicità,” continuò, “lasciaci – lasciami – fare questo per te.”

“Sono felice così come sono. Ho tutto quello di cui ho bisogno nella mia vita con te.” Le parole uscirono prima che potesse fermarle, facendogli capire che non aveva le cose così sotto controllo come credeva. Il suo cuore si fermò in un’attesa snervante di una risposta.

“Non posso darti quello di cui hai bisogno,” disse lei, esitante.

“Io penso che puoi…”

“No,” rispose con più fermezza, “non posso darti una famiglia! Dannazione Harry, non posso nemmeno darti una relazione di un anno! Ti meriti molto di più di me. Ti meriti qualcuno da amare. E qualcuno che ti ami a sua volta.”

Le sue parole lo colpirono come un enorme macigno – lei non lo amava. Si era preparato mentalmente a questo momento, il momento in cui avrebbe scoperto che i suoi sentimenti non erano e non sarebbero stati ricambiati. Determinato a non perdere la sua amicizia, lottò contro la senzazione del cuore che si frantumava in milioni di pezzi e la guardò negli occhi.

Ok,” disse dolcemente, “diciamo che accetto. Chiunque sia la ragazza, io ci esco, e controllo la situazione. Nessun risentimento se non funziona?

Nessun risentimento.” Harry sorrise così leggermente alla sua risposta, notando che il suo tentative di sorrido non aveva mai raggiunto I suoi occhi.

“Siamo ancora amici Hermione?” chiese Harry, “perché non voglio che le cose si mettano male tra noi due, nessun problema qualunque sia la nostra relazione…”

“Mi dispiace…”

Di cosa?”

Di non essere stata per te.” Si contunuarono a fissure in silenzio finchè harry non oltrepassò il tavolo e le prese le mani.

“Sei sempre stata là con me,” disse, “se non fisicamente, perlomeno nella mia mente. E ci sarai sempre. Sei la mia migliore amica, Hermione, lo sei sempre stata e sempre lo sarai. Tu e io, ci conosciamo, sappiamo quello che l’altro pensa o prova senza dover spiegare nulla. Abbiamo affrontato la morte insieme e siamo sopravvissuti così tante volte che fa paura. Sei stata cone me quando non me lo meritavo, sei stata con me quando ne avevo più bisogno.”

“Nonostante questo ti ho delusa, e sembra che lo sto ancora facendo. Mi dispiace. Non voglio che tu ti senta a disagio a causa di questo. Promettimi che non ti sentirai a disagio a causa mia.

Hermione era silenziosa, guardandosi le mai mentre Harry aspettava che mettesse le idee insieme, e sperando di non aver di nuovo peggiorato la situazione.

“Sei stato lontano così a lungo,” sussurrò finalmente, “e io stavo sempre peggio. Una delle ragioni per cui ho accettato che non sarei rimasta a lungo era che quando sarei morta ti avrei rivisto.” Lo guardò prima di continuare.

“Eri morto per me Harry, ti avevo chiuso fuori dal mio cuore così come dai miei pensieri. Ma ora sei qui e siamo tormati alla relazione precedente all’Ultima Battaglia così facilmente. Questi mesi sono stati i migliori della mia vita…”

“Stessa cosa…” iniziò prima che lei lo interrompesse.

“Ma sto morendo e non ho nulla da dare a nessuno – non ne ho le forze. Harry, devi capire – non ho nulla da dare. Provavo qualcosa per te una volta, ma ho passato cinque anni scordandomi cosa fosse. E ora ogni scelta di un futuro con te o chiunque altro sono state portate via. Non penso di avere un altro anno di vita e voglio godermi il tempo rimastomi. Apprezzerei volentieri che tu sia il migliore amico che puoi essere, che sei stato, perché non posso continuare a sentirmi colpevole di trattenerti, o che dovrei darti di più. Semplicemente non posso”.

“Io posso,” disse Harry altrettanto calmo, “e non voglio che tu ti senta colpevole per me, perché io inizierei a sentirmi colpevole per te e allora, beh, sarebbe un gran casino.”

Hermione sorrise e si lasciò sfuggire una piccola risata, che fece sorridere a sua volta Harry.

Ok, nessun colpevole,” rise lei, “solo due migliori amici, innocenti e felici – giusto?”

“Giusto.”

La sua conferma segnalò che la conversazione era finita, e nonostante le cose tra loro fossero cambiate, erano rimasti gli stessi. Mentre Harry apriva la porta per Hermione mentre uscivano dal bar, iniziò mentalmente a una tabella temporale da discutere con Remus la prossima volta che si fossero visti, una nuova determinazione rendeva i suoi ragionamenti formulati. Doveva essere sicuro che stesse bene per il matrimonio di Ginny e Neville, che significava anche per la nascita del secondo figlio di Ron e Luna. E se tutto avesse funzionato e lui non fosse morto, beh, allora forse – solo forse – lei avrebbe dato a loro stessi una possibilità.

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Capitolo 8
*** Realizzando ***


Capitolo 8 – Realizzando

RINGRAZIAMENTI:

emma: dai che tanto siamo tutti con Harry, vero?

Marco: per ora nulla di fatto, sorry

Desdeus: non preoccuparti per la tua fanfic, basta che non la lasci incompiuta e va bene così, falla quando vuoi, non voglio metterti fretta, è solo che è bellissima.

Merope: leggi questo capitolo, e poi dimmi cosa ne pensi

Grazie a tutti per le recenzioni, qualche nuovo recensore però non farebbe male, dai impegnatevi^^

NOTE: QUESTO E’ UN CAPITOLO SONGFIC, METTETE IN SOTTOFONDO LA CANZONE “MY IMMORTAL” DEGLI EVANESCENCE, E PREPARATEVI.

Hermione si svegliò con un sorriso felice sul volto. Per la prima volta da molto tempo si sentiva riposata e questo era bello. Si stirò e notò che stava ancora vestendo i vestiti del giorno prima – il pensiero la fece leggermente vergognare. Dando un’occhiata all’orologio notò che erano le nove di mattina.

L’ultima cosa che ricordo è di aver visto le previsioni del tempo dopo il telegiornale, che dovrebbe essere attorno alle sette. Ho dormito quattordici ore pensò tristemente dovrei sentirmi riposata. Sospirando, si alzò dal letto e si diresse verso il bagno, pensando che avrebbe dovuto ringraziare Harry un’altra volta per averla messa a letto dopo averla apparentemente trovata addormentata sul divano. Era accaduto spesso ultimamente e si fece una nota mentale, forse avrebbe dovuto iniziare a vestirsi.

Hermione si tolse i vestiti del giorno precedente e stava per infilarsi nella doccia, quando vide il suo riflesso allo specchio. Fermandosi, si passò gentilmente le dita sulle cicatrici che coprivano il suo addome – una grande ferita dalla magia che Dolohov le aveva dato una vita fa, e il marchio di Voldemort che stava prendendo la sua vita. Rabbrividendo al suo tocco, vide che stava sudando, e il segno era leggermente infiammato. Hermione chiuse gli occhi con rassegnazione – era iniziato. La fine che sapeva sarebbe arrivata, a cui si era preparata, era iniziata.

Entrando nella doccia, lasciò l’acqua lavarle via l’ansia che provava, ignorando le fitte che provenivano dalle ferite quasi aperte del suo stomaco.

Con un senso di irrealtà Hermione si vestì e andò in cucina, pronta a farsi una colazione. Determinata a nascondere il suo nuovo stato a Harry finchè non ne fosse sicura, fu più che sorpresa nel vedere una donna, vestita solo in una maglietta larga, davanti ai fornelli bevendo del caffè – improvvisamente tutti i pensieri sulla sua salute scomparvero.

“Anna?” l’altra donna si voltò alla voce di Hermione e sorrise. Anna era la donna che lei, Ginny e Luna avevano presentato a Harry un paio di mesi prima. Lavorava con Luna al giornale del padre, e sembrava perfetta per Harry – veniva dall’Australia, non sapeva della fama di Harry, intelligente, attraente e capace di essere indipendente. Le tre donne erano state molto contente della loro scelta per il loro amico, poiché sembravano averci preso. Per un po’ Hermione aveva raramente visto il suo compagno di appartamento poiché stava con Anna – ma questa era la prima volta che lei era rimasta.

“Oh, ciao Hermione,” disse Anna, “stavo per fare ad Harry una colazione completa ma, ad essere sincera, non hai gli ingredienti. Che peccato, sono sicura che avrebbe apprezzato un pasto completo, specialmente dopo la scorsa notte.”

“Noi non mangiamo molto la mattina,” rispose Hermione, accigliata leggermente – Harry odiava una colazione completa. Troppo per iniziare la giornata, era la sua opinione, “nessuno di noi due è un tipo mattiniero.

“Sembrava stare bene questa mattina,” continuò Anna mentre Hermione prendeva i suoi cereali.

“Hai avuto una bella nottata allora?” chiese educatamente Hermione, non sicura di voler ascoltare la risposta.

“Oh sì, è stato favoloso! Era così tardi quando abbiamo lasciato il club che Harry mi ha offerto di rimanere qui! Chi sono io per rifiutare un invito dal famoso Harry Potter!”

“Famoso?” un campanello d’allarme suonò nel cervello di Hermione – non suonava bene.

“Sì! Non lo capivo fino all’altra notte, quando siamo stati quasi abbordati…”

“Da chi?”

“Alcune ragazze. Erano state a Hogwarts con Harry evidentemente. Sembravano piuttosto prese da lui.”

Hermione si accigliò di nuovo alla notizia, ma non riuscì a replicare poiché sentì il suo nome chiamato dal camino nel salotto. Lasciando la sua ciotola dimenticata di cereali sul tavolo, andò a parlare con la testa galleggiante nel fuoco.

Hey Ginny,” disse lei, ancora cupa, “come va?”

“Bene, hey – venite ancora alla tana domenica?”

“Per quel che so sì – perché?”

“Mamma sta iniziando a preoccuparsi. Vuole che il compleanno di Harry sia speciale e… Anna?” Hermione si guardò alle spalle vedendo Anna che si era unita a loro nella sala.

“Il compleanno di Harry?” ripetè, “quando è? Non mi ha detto che sarebbe stato presto.”

“Non voleva creare scompiglio…” non sentendosi a suo agio nella conversazione.

“Dove è?” chiese Ginny, adesso cupa anche lei.

“Sta facendo una doccia,” rispose Anna, un sorriso, che sembrò un po’ troppo trionfante per i gusti di Hermione, le attraversò il volto. Ginny annuì prima di tornare a Hermione.

Comunque, mamma vuole che tu venga un po’ prima, prima di Harry, così che possiamo elaborare dei piani.”

“Nessun problema – gli dirò che discuteremo sui requisiti del tuo intimo per il matrimonio – questo lo terrà lontano.”

“Dovrei esserci anche io allora,” intervenne Anna, “dopotutto sono la sua ragazza.” Ginny e Hermione si guardarono a vicenda, incerte su cosa dire, e per fortuna Harry entrò nella stanza.

Hey ragazze,” disse tranquillo prima di notare Ginny nel camino, “ e Ginny,” aggiunse poi.

“Penso che tu mi abbia appena insultata Potter,” rise Ginny, una risata che morì velocemente mentre Anna tirò a se Harry in un bacio esuberante. Sia Ginny che Hermione si guardarono confuse, non notando Harry che la allontanava leggermente annoiato.

“Nessun insulto Weasley.” Rispose, frustrato.

“Beh, devo andare. Ci sentiamo dopo Hermione, Harry.” E con questo la testa di Ginny scomparve.

Realizzando che non aveva nient’altro da guardare lì se non la coppia, Hermione iniziò ad allontanarsi verso la cucina, esitando leggermente mentre il movimento le irritò le ferite.

“Tutto bene Hermione?” chiese hary, lasciando immediatamente Anna mentre si affiancava a lei. Hermione vide una nuvola scura attraversare il volto della ragazza del suo amico, mentre Anna annunciava ad alta voce che sarebbe andata a finire di preparare la colazione di Harry.

“Sto bene,” rispose Hermione con un sorriso, cambiando idea sulla colazione e iniziando invece a prendere i suoi libri per andare a lezione – e a visitare il medico, “allora, volpe, finalmente lo hai fatto eh?”

“Fatto cosa?”

Hermione fece una pausa mettendo un libro nella sua borsa mentre osservava una genuine confusione sulla faccia dell’amico.

“Harry, la tua ragazza di due mesi è in cucina a farti la colazione vestita solo con una tua maglietta dopo aver dormito nel tuo letto…”

“Non aveva nulla con cui dormire quindi le ho prestato una maglietta…”

“Non cambiare discorso!” interruppe Hermione, divertita dall’evasione del suo amico, “Harry, penso sia meraviglioso che voi siete finalmente arrivati ad un livello superiore nella vostra relazione, sono felice per te!”

“Livello superiore,ripetè Harry, chiaramente ancora confuso. Hermione vide letteralmente la comprensione di cosa stesse trattando la discussione e la faccia di Harry divenne di un profondo rosso. “oh no, pensi che abbiamo fatto sesso?”

“Non lo avete fatto?”

“No! no,” iniziò a dire Harry e Hermione lo guardò di nuovo con stupore. Se non fosse uscita presto avrebbe perso il treno, ma questo era troppo divertente per non vederne la fine.

“Dopo averti portato a letto…”

“Grazie per quello, a proposito.”

“Nessun problema,” questa volta era il turno di Harry di sorridere, “chiunque penserebbe che ti sei addormentata aspettandomi, controllando quando…”

“No! Non è vero! Lo giuro!”

“Lo so, lo so – ti stavo solo stuzzicando. Ma ti sei addormentata spesso sulla poltrona ultimamente,” Harry si avvicinò a dove si trovava Hermione, mentre lei sentiva la sua preoccupazione su di se, “ andrai a farti visitare dalla dottoressa Gower per questo?”

“Sì,” rispose Hermione, sapendo che non poteva nasconderlo a lui, “oggi. Ma hai deviato dal discorso originario Mr. Potter. Gli sorrise, mentre lui arrossì di nuovo.

“Anna disse che aveva troppo sonno per andare a casa, quindi le ho offerto il mio letto. Dopo averti tolto dalla poltrona, ci ho dormito io.

“Hai dormito qui?” ripetè Hermione, scioccata.

“Sì”

“Oh Harry,” rise mentre metteva la sua borsa sulle spalle, pronta a andare.

Cosa?”

“Normalmente, quando un uomo invita una donna a casa sua dopo un appuntamento, di solito sta a significare che vuole fare sesso. E quando una donna accetta, indica che vuole fare sesso anche lei.

“Anna sembrava un po’ arrabbiata quando le ho detto che avrei dormito sul divano…”

“Ci posso scommettere,” disse Hermione dirigendosi verso la porta, seguita a ruota da Harry, “vai e fai pace. Vedrai Remus oggi?”

“Più tardi. Dobbiamo affrontare delle cose. Hey, hai fatto colazione? Non mi sembra di averti visto mangiare…”

“Mangerò qualcosa al San Mungo, mamma,” rise Hermione mentre usciva e dava a Harry il solito bacio di saluto sulla guancia, notando che Anna li stava guardando dalla entrata della cucina, “ci vediamo più tardi.” E con questo sorriso uscì.

Il suo viaggio non era lungo – due corse in metrò e una camminata – e con la mente consumata dagli eventi mattutini e dal peggioramento della salute sembrò ancora più breve. Ogni volta che pensò a Harry le venne da sorridere. Era meravigliata dal fatto che quest’uomo che aveva passato così tanto fosse ancora un bambino quando si trattava di donne.

Prima di rendersene conto fu nei corridoi dell’ospedale dei maghi, seguendo un percorso che aveva fatto tante, tante volte negli ultimi cinque anni – verso l’ufficio della dottoressa Maggie Gower. Hermione aveva lezione quel giorno, ma era stata rimandata. Sapeva che doveva vedere prima Maggie e, irrequieta, aprì la porta che conduceva all’ufficio.

Hey Christine,” disse amichevolmente Hermione all’amministratrice seduta davanti a lei, “Maggie è qui?”

“Hermione, questa è una sorpresa,” disse la donna, ricambiando il sorriso di Hermione, “il medico Gower è in corsia dai suoi pazienti, ma tornerà tra circa trenta minuti, se vuoi aspettare.”

“Sarebbe favoloso, grazie.” Hermione si sedette su una delle sedie accostate alla parete della piccola sala d’attesa, tirò fuori un libro e sentì la stessa sensazione dolorosa allo stomaco che aveva sentito la mattina. Provando a ignorarla, aprì il libro, pronta ad aspettare il medico.

“Hermione,” disse in qualche modo esitante Christine, facendo alzare lo sguardo alla giovane strega da quello che stava leggendo, “cara, stai sanguinando.” Hermione si guardò nervosa lo stomaco, e vide una sottile striscia rossa sulla camicetta.

“Oh,” disse, la mente intorpidita, “questo non può essere positivo.” Concentrata sulla macchia che stava lentamente ingrandendosi, non vide Christine mandare a chiamare il capo, ne la sua entrata nell’ufficio pochi momenti dopo.

Hey signorina, disse dolce la guaritrice mentre veniva verso Hermione ad aiutarla.

“Ciao Maggie,” rispose Hermione, la voce suonava distante nelle sue orecchie, mentre si faceva portare nella stanza per essere esaminata, “penso che le cose si stiano aggravando.”

“Capisco.” Rispose Maggie, lasciando Christine portare gli effetti personali di Hermione nella sua sala prima di uscire, “mettiti comoda. Con poche parole, Maggie iniziò ad esaminare Hermione.

Hermione si lasciò toccare senza lamentarsi – era abituata. Sapeva anche cosa sarebbe successo, I risultati confermando le notizie che aveva già iniziato ad elaborare nella sua mente. Tutti i pensieri su Harry di quella mattina erano andati, e mentre si sedeva, bendata e con una camicetta prestatole, guardava la donna che la aveva curata per gli ultimi cinque anni e mezzo. Hermione prese un respiro profondo e attese Maggie.

“Penso che tu sappia già cosa sto per dire,” disse dolcemente, “ma non renderà la diagnosi più facile. Mi dispiace tanto Hermione.” Hermione annuì, combattendo le lacrime che sentiva così necessarie – sapeva che un giorno sarebbe successo

“Devo esserci per Ron e Luna. Il loro bambino nascerà a metà settembre. E Ginny e Neville…”

“Non sono sicura se settembre sarà un’opzione…”

“Sono solo due mesi,” singhiozzò lei, “non ho nemmeno due mesi?”

“La maledizione si è attivata e ha iniziato a fare quello che abbiamo combattuto tutto questo tempo. Le tue ferite si faranno sempre peggio mentre diverranno profonde. Il tuo corpo soffrirà, causando anche una stanchezza maggiore.

Cosa posso fare Maggie? Posso fare qualcosa?”

Noi possiamo fare molto per aiutarti a essere lì per il piccolo Weasley numero due,” disse Maggie, enfatizzando il ‘noi’ nella frase, “e potrai ancora essere una damigella d’onore per la giovane Ginny. Ma dovrai fare dei cambiamenti.”

“Tipo?”

“Dovrai riposare più che puoi, il che significa nessun addestramento da guaritrice, corse in metrò o in maratona”

Ok, smetterò di allenarmi per la maratona di Londra da subito,” rise Hermione prima di riprendere, “per fortuna ho ancora dei libri non letti a casa.”

“Sì, perché sarà tutto quello che farai. Ti visiterò ogni giorno per curare le ferite. Possiamo trovare dell’assistenza per quando cose come fare il bagno sarà troppo per te…”

“Diventerà così grave?”

“Sfortunatamente. Avevamo già discusso che volevi rimanere a casa fino alla fine, quindi avrai bisogno di aiuto.” Maggie e Hermione si guardarono, le lacrime di Hermione ancora non riuscivano a scorrere.

“Ci sarai? Quando lo dirò a loro?” Hermione poteva gestire il dolore e lo sconforto che le causavano le ferrite, e aveva già affrontato la brevità della sua vita diverso tempo prima. Ma dirlo a tutti coloro che erano vicini a lei, coloro che l’avevano amata più di tutti, coloro che erano stati con lei nella sua sofferenza – dire a tutti loro che la fine era a due mesi di distanza era la cosa più difficile che potesse fare.

“Ci sarò” rispose Maggie, abbracciando a lungo Hermione. Hermione non potè trattenere le lacrime e rispose all’abbraccio mentre piangeva sulle sue spalle.

Il viaggio di ritorno sembrò molto più lungo che quello d’andata. Hermione aveva detto al suo supervisore del corso che non avrebbe più partecipato, e era venuta vita con una punta di tristezza. Disse arrivederci agli altri compagni di classe che aveva conosciuto e poi era finita.

Sedendosi sul treno, la sua mente iniziò a organizzare tutto quello che aveva bisogno di fare prima che non potesse più farlo, e quando arrivò all’appartamento era pronta a sistemare la sua vita e assicurarsi di essere preparata.

Determinata a fare più cose possibili mentre era ancora fresca di mente, Hermione aveva tutto quello che le serviva e iniziò. Con penna e pergamena di fronte a se, una bibita e del cibo da un lato per dopo, e un miagolante Grattastinchi sulle ginocchia, accese lo stereo e la musica di un gruppo che non aveva mai sentito prima invase la casa.

Una delle poche cose che Harry aveva comprato subito era uno stereo. Era cresciuto amando la musica dei Babbani dopo i suoi anni come barista, e la sua selezione di CD aveva interessato Hermione dopo che si era sistemato da lui. Trovava i suoi gusti in fatto di musica sullo stile duro e rumoroso ma ogni tanto trovava interessante una traccia o due di cantanti che non aveva mai sentito nominare. La sua scelta era ricaduta su quel CD semplicemente perché era già dentro lo stereo, la custodia vuota, blu con un primo piano di donna sopra, era adagiato sopra il letto di Harry, probabilmente lo aveva ascoltato prima.

Idee iniziarono a uscire da lei, cose che sapeva di dover organizzare e fare mentre ancora poteva; un guardiano per Grattastinchi, che avrebbe avuto i suoi oggetti personali come foto e simili, la vendita dell’appartamento, cambiando il suo volere ora per includere Harry. La lista continuò a crescere. Aveva pensato a molte di quelle cose prima, ma si era detta che ci sarebbe stato un momento migliore per prendere le decisioni necessarie – questo era il momento..

Fermando il flusso dei suoi pensieri, era distratta dalla canzone attuale. Una voce femminile carica di emozione cantava parole che colpirono il cuore di Hermione.

When you cried I’d wipe away all of your tears (Quando piangevi ti tolsi tutte le lacrime

When you’d scream I’d fight away all of your fears Quando urlavi combattevo tutte le tue paure

And I’ve held your hand through all of these years E ho tenuto la tua mano per tutti questi anni

But you still have all of me ma tu hai ancora tutto di me.)

Harry. Quelle parole erano su lei e Harry. Scordandosi della penna nelle sue mani, prese lo stereo e alzò il volume, ascoltando il resto della canzone.

You used to captivate me ( Eri solito predermi

By your resonating light Con la tua luce risonante

But now I’m bound by the life you left behind Ma ora sono legata alla vita che hai lasciato indietro

Your face, it haunts my once pleasant dreams Il tuo volto, invade i miei sogni una volta piacevoli

Your voice it chased away the sanity in me La tua voce, ha cancellato la sanità in me

These wounds won’t seem to heal Queste ferite, non sembrano guarire

This pain is just too real Il dolore è semplicemente troppo reale

There’s just too much that time cannot erase C’è così tanto che il tempo non può cancellare)

Questa era la sua canzone. Questa era come si sentiva durante i momenti che lui aveva trascorso lontano da lei. Questa straniera cantava parole che appartenevano a Hermione e la sua sorpresa cancellò improvvisamente tutti gli altri pensieri dalla sua mente.

I’ve tried so hard to tell myself that you’re gone (Ho provato così tanto a dirmi che eri andato via

And though you’re still with me E pensavo che eri ancora con me

I’ve been alone all along Sono stata sola per tutto il tempo)

La canzone finì. Ma Hermione la fece ripartire. I versi iniziali, cantati dolcemente e in modo stupendo, la fecero pensare di nuovo alla sua relazione con Harry.

I’m so tired of being here (Sono così stanca di essere qui

Suppressed by all of my childish fears Soppresso tutte le mie paure infantili

And if you have to leave E se devi andartene

I wish that you would just leave Vorrei che tu te ne andassi semplicemente

Because your presence still linger here Perchè la tua presenza ha ancora una presa qui

And it won’t leave me alone E non mi lascerai da solo

Harry. La canzone era su lei e Harry. La ascoltò di nuovo e di nuovo, il suo testo fissato nella mente. Era andato ma era rimasto con lei, nel suo cuore, rendendola folle con i ricordi e i sogni che aveva avuto del loro futuro insieme, che era scomparso con lui. Tutte le volte che era stata li per lui, confortandolo – semplicemente stando con lui. E come la canzone diceva, lui aveva tutto di lei. Non importava quanto provasse a negarlo, non importava quanto si fosse detta che era felice che lui non fosse più da solo, non importava quante volte si fosse detta che era la cosa giusta da fare – lui aveva ancora tutto di lei.

Senza volerlo la sua mano sfregò le bende che le avvolgevano lo stomaco, coprendo ferite che non potevano mai guarire. Ma la canzone intendeva ferite emotive, ferite di un amore perduto che non poteva essere rimpiazziato. Hermione sentiva anche quelle.

Tutti quegli anni sprecati. Tutti quegli anni in cui lui aveva combattuto la sua battaglia senza di lei e ora che avevano solo due mesi, al Massimo, per… beh, non lo sapeva. La canzone iniziò di nuovo a suonare, e la disperazione che aveva trattenuto riprese a fare breccia nelle sue difese. Aveva bisogno di più tempo. Voleva più tempo. Come poteva Dio ridarle l’uomo che la amava a poi dirle che doveva lasciarlo dopo meno di un anno insieme.

Non era giusto. Lacrime amare, rapide come una cascata, iniziarono a solcarle il volto, silenziose e grandi, mentre continuava ad ascoltare le parole della canzone.

These wounds won’t seem to heal (Queste ferite, non sembrano guarire

This pain is just so real Il dolore è semplicemente troppo reale

There’s just so much that time cannot erase C’è così tanto che il tempo non può cancellare)

Tempo. Voleva più tempo. Voleva il tempo di vedere I suoi nipoti crescere. Voleva il tempo di vedere Ginny, la sua migliore amica, godere della gioia di essere madre. Voleva…

Voleva invecchiare con l’uomo che amava. Ma questo non sarebbe successo. Non era giusto. Le sue lacrime non erano più silenziose e non aveva nemmeno notato che Grattastinchi non era più con lei. Senza nemmeno pensare, quando la canzone finì – la fece ripartire. Era scivolata a terra, i suoi lamenti indebolivano il suo corpo mentre la sua tristezza per ciò che aveva perso e che stava perdendo continuò a consumarla. Non sentì la porta principale aprirsi, o Harry chiamarla. La prima volta in cui si accorse della sua presenza fu quando si inginocchiò di fronte a lei e la prese tra le braccia.

“Non è giusto,” disse, la sua voce interrotta dai suoi pianti e dalle sue spalle.

“Lo so, lo so,” la calmò, la sua mano stringeva i suoi capelli.

“Non voglio morire Harry!”

Lei sentì il dolore nella sua voce ma non aveva la forza dicontrollarlo. Harry non rispose e invece la tirò più vicino a se. Nonostante le lacrime poteva sentire il suo cuore battere e l’odore che caratterizzava così profondamente Harry. Questi due fattori insieme alla sicurezza che derivava dall’abbraccio di Harry sembrarono calmarla e presto si ritrasseda lui, imbarazzata di essersi lasciata andare così completamente. Pulendosi il naso e le lacrime con il suo vestito (finchè Harry non le fornì un fazzoletto pulito) tenne gli occhi puntati verso il basso, consapevole del suo braccio ancora attorno alle sue spalle.

“Mi dispiace,” sussurrò lei, quando senti di avere di nuovo tutto sotto controllo.

“Per cosa?” chiese dolcemente.

“Per sentirmi cosi tanto dispiaciuta per me stessa. Per averti spettatore del fatto che…”

“Hermione, non hai nulla di cui scusarti. Ne vuoi parlare?” lei curvò la testa ancora più in basso e sentì le lacrime tornare, guardando astrattamente le sagome che esse formavano mentre cadevano sui pantaloni.

“Il mio tempo sta finendo Harry, pianse lei, “ma farò tutto quello che potrò per durare fino al nuovo figlio di Ron.” Lo sentì teso, ma non si fidò di se stessa abbastanza da guardarlo. Una era andata, molti altre mancavano.

“Ti aiuterò a passare tutto questo…” disse dopo pochi momenti.

“Non c’è nulla che tu possa fare…”

“Ci sono tante cose che posso fare. Posso essere qui per te, che è molto più di quello che ho fatto finora. Lei lo guardò finalmente negli occhi e vide la determinazione nei suoi occhi – i suoi belissimi occhi verdi.

“Meriti molto di più che essere la mia balia…”

“Non merito nulla. Sei te quella che dovrebbe avere il mondo Hermione.”

“Lo avrò, immagino. Quando tutto questo sarà finito.” Lo guardò mentre i suoi occhi brillavano di lacrime e notò per la prima volta che aveva già pianto. Con un triste sorriso, lei lo abbracciò e insieme piansero un altro po’ insieme.

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Capitolo 9
*** Le notizie che nessuno voleva sentire ***


Capitolo 9 – Le notizie che nessuno voleva sentire

NOTE:

desdeus: anche a me ha colpito la canzone, è stupenda, Anna è una s@#[§a e si capisce…

Gillian: non preoccuparti, mi rivolgevo a gente che non recensisce, e comunque la fanfic che mi hai detto è bella, vedo se mi dà il permesso

Merope: forse questo capitolo ti farà riflettere, ti piacerà

Strega 91: grazie per la recensione, continua a sperare.

Marco: il link non lo ricordo, ma la trovi su portkey con una ricerca

Jica: che dire, grazie^^

Emma:nessun problema

Due cose ancora: la prima è… ma a che ore vi connettete voi? I commenti sono dalle 3 alle 6 di mattina, siete esseri notturni? La seconda è: il mio account originale è reborned, nelle note inserirò presto le fanfic che traduco con gli account tipo bevkim, se volete suggerire fanfic mandatemi l’indirizzo su reborned@hotmail.it, mi raccomando.

Harry era triste mentre entrava nella tana per due ragioni. Oggi Hermione avrebbe detto a tutti che cosa stava succedendo – e Anna si sarebbe unita a loro per il pranzo. Le donne erano già tutte lì, pianificando il party a sorpresa che non avrebbe dovuto conoscere, ma invece sapeva, poichè Ron era un pessimo bugiardo.

Vedendo Hermione, Ginny e Anna insieme ad un tavolo fu surreale – tutte le donne della sua vita, ognuna con un significato diverso. Il pensiero che aveva dato appuntamento a una rossa, era innamorato di una brunette e ora stava uscendo con una bionda portò un sorriso. Non si sentì di entrare nella discussione.

Ce l’hai fatta.” Harry si voltò verso di Ron che era apparso dietro di lui e parlava sussurrando, “stanno pianificando.”

“Vorrei che non lo facessero.”

“Beh, lo stanno facendo. Dovrai essere gentile.” Ogni pensiero di passare in silenzio fu disturbato mentre Lenny lo superò e corse da sua madre, che con Molly Weasley si era seduta con le atre donne al tavolo. Hermione guardò in alto e lo vide in piedi, dandogli un sorriso di incoraggiamento. Lui vide come fosse stanca, e che in qualche modo era a disagio. Avrebbe avuto bisogno di un'altra pozione presto.

Erano passati due giorni da quando la aveva trovata a piangere sul pavimento del salotto. Aveva speso il venerdì e il sabato solo con lei, parlandole e ascoltando le paure che doveva buttar fuori. Tutto ad un tratto Harry sentì un’angoscia che doveva lottare per tenere sotto controllo. L’Oscurità in lui amava la sensazione di disperazione e se ne nutriva avidamente, costringendo Harry a concentrarsi su due cose – salvare se e salvare Hermione.

Anna era stata arrabbiata per aver rotto il loro appuntamento per sabato sera, ma ad essere onesti non se ne preoccupava per nulla. Le cose erano andate peggiorando negli ultimi giorni per loro, e lui aveva cose più importanti nella sua mente. Come salvare Hermione per esmpio.

Il pranzo alla Tana fu servito con molte più risate del solito visto che Remus e Tonks si unirono alla tavola della famiglia Weasley. Harry osservò Hermione nervosamente, provando a non essere troppo ovvio, ma sapeva che stava fallendo miseramente, poiché sia Ron che Ginny avevano notato la sua preoccupazione, e Anna mostrava segni di dispiacere. Quando Maggie Gower intrò in cucina una comprensione illuminò i presenti.

Harry guardò Hermione alzarsi e unirsi alla dottoressa, prima di dare un’occhiata al resto della tavola. Lacrime avevano già iniziato a formarsi negli occhi di Ginny, mentre Molly aveva afferrato con quella che sembrava una presa mortale la mano del marito. Ma quello che preoccupò di più Harry fu Ron – era terribilmente pallido, fissava la tazza sul tavolo davanti a se intensamente.

Er, posso avere la vostra attenzione?” Hermione iniziò, una falsa dolcezza nella sua voce, “Credo di avere delle brutte notizie…”

Prima che potesse aggiungere qualcosa, Harry vide con stupore Ron mentre si alzava rumorosamente dal tavolo e uscì di corsa dalla cucina, incapace di nascondere le lacrime che scendevano nel suo volto. Il silenzio scese, ma riportò l’attenzione a Hermione, che era stata stordita dalla partenza di Ron, incapace di finire la frase.

“Vado a parlargli:” disse Luna mentre spostava il suo corpo incinta dalla sedia e seguì suo marito nel giardino. Harry passò sul volto di una silenziosa Ginny che piangeva (che si teneva a Neville) e su Remus. Si scambiarono uno sguardo d’intesa e Harry si alzò.

“Remus, potrei parlarti un attimo,” disse Harry, prima di incontrare Hermione con lo sguardo con uno sguardo che sperò sembrasse confortevole. Lei sorrise leggermente, mentre si sedeva al posto di Ron e abbracciò Ginny che cessò di tenere Neville.

Harry sapeva che stava facendo la cosa sbagliata, non era quello che Hermione voleva. Ma vedendo come gli amici avevano sussultato alle sue notizie, il suo bisogno di salvarla era più forte.

I due lasciarono la stanza, e si diressero dalla parte opposta in cui Ron e Luna si stavano abbracciando. Quando furono sicuri di essere soli, Harry si voltò verso Remus con una determinazione che spaventò il mago più anziano.

“Dobbiamo farlo prima,” disse Harry, “dobbiamo provare la contromaledizione nei prossimi giorni.”

“E’ ancora instabile Harry, tu sei ancora instabile,controbattè Remus, “non sappiamo cosa accadrà…”

Finchè il risultato è che Hermione sopravvive, è tutto quello che conta…”

“Non è solo della contromaledizione che ci preoccupiamo, e lo sai,” continuò Remus, “non sappiamo se puoi controllare il tuo potere!”

“Lo so, lo so. Ma le ultime prove sono state positive. Usavamo solo il tempo extra per esserne sicuri. Ora non abbiamo più questo lusso, Remus!”

“Sai che se non funziona morirai,” Remus provò un altro percorso, “lei non vorrebbe che te…”

“Si merita di vivere! Non questa mezza vita che ha ora, e di certo non si merita la morte. NON lo lascerò succedere!”

“Harry, puoi non avere scelta. Siamo passati già su questo…”

“Ho tutti gli ingredienti! Ho più potere di ogni altro mago vivo e ho parte di Voldemort in me! Perché stiamo ancora discutendo!” Harry guardò il suo amico rassegnato, facendogli realizzare che aveva vinto.

Quando lo vuoi fare?”

“Prima possibile – domani?”

“Lei deve essere d’accordo…”

“D’accordo su cosa?” Harry si voltò vedendo Ron in piedi, gli occhi rossi ma con uno sguardo ostinato.

“Harry pensa di poter fare la contromaledizione a Hermione,” rispose Remus.

Cosa? Come?”

“Questo è quello con cui mi esercitavo con Remus,” continuò Harry, “testavo il mio potere, facendomi sicuro di poter lanciare l’incantesimo…”

Ma nessuno è sopravvissuto lanciando la contromaledizione!”

Perché nessuno aveva tutte le parti necessarie. Io sì.” I due si fissarono mentre Ron cercava di capire cosa l’amico gli stesse dicendo.

“La ami?” gli chiese.

“Più di quanto sappia lei.” Ron annuì come se lo sapesse già.

“Non te lo permetterà, lo sai,” disse Ron, “specialmente se pensa che tu possa morire.”

“La convinceremo, le faremo capire. Non posso lasciarla morire, Ron, specialmente se penso di poterlo impedire.”Ron respirò profondamente e abbracciò una silenziosa Luna, i suoi occhi di nuovo lacrimosi.

“Allora, falle comprendere,” disse finalmente Ron.

Harry e Remus oltrepassarono Ron e Luna, mentre tornavano in casa. La mente di Harry cercava di trovare il modo di farla comprendere e farle fare qualcosa che non era mai stato fatto con successo prima. Rientrò nella cucina trovando tutti che chiacchieraano tranquillamente – tutti tranne Anna, che sedeva seria al tavolo. Harry se ne era scordato, e persino ora il suo disagio significava poco per lui. Hermione notò i due rientrare e guardò ansiosamente Ron e Harry.

“Tutto bene?” chiese mentre Tonks stette vicino a Remus e Maggie guardò Harry, leggermente preoccupata.

Prendendo un profondo respiro, Harry si sedette nella sedia vuota vicino a Hermione, prendendo le mani tremanti nelle sue, facendola guardare verso di se metre parlava.

“Posso sistemarlo,” disse calmo, “da quando sono tornato ho lavorato per sistemare questo, sistemare te, e penso sia il momento per me di provarlo.”

“No Harry, stavolta non puoi essere l’eroe,” rispose altrettanto calma, “stavolta non puoi salvarmi.”

“Hermione, ascolta. Ho letto, studiato e parlato a tutti coloro che sanno qualcosa della maledizione che ti ha colpito. E non appena ho saputo con cosa avevo a che fare, ho lavorato per fare la cosa giusta…”

“Era questo che facevi col professor Lupin?”

“Sì. Non ho usato la magia per molto tempo, ma questo non voleva dire che non potessi. Posso fare magie senza bacchetta con un pensiero. Posso entrare in luoghi ritenuti impenetrabili, incluso quelli a Hogwarts e al Ministero. Ricordi cosa dissi su cosa feci mentre ero via? Perché ero andato via?”

“Parte di Voldemort era divenuta te, come prima, quando avevi la cicatrice.

Il cuore di Harry si ruppe mentre sussurrava quelle parole. Sapeva che la parte logica di lei sapeva dove la discussione sarebbe andata a parare, che lui poteva provarle che era capace di fare la magia. E che poteva sentire il conflitto in lei poiché non voleva metterlo in pericolo a causa sua.

“Ti… ti ho visto fare magia senza bacchetta. A casa,” sussurrò, gli occhi pieni di lacrime, “ma ci vuole molto di più che il potere Harry.” Harry la raggiunse, e asciugò una lacrima che era uscita, il suo tocco ne fece uscire altre.

“Lui è con me,” disse, “lasciamelo fare Hermione. Per favore.”

Si guardarono l’un l’altro, ignorando tutti gli altri – lui insistente verso di lei con gli occhi, e lei dibattuta su cosa avrebbe dovuto fare. Lui voleva dirle quanto la amava, che era a causa di quell’amore che doveva farlo – ma non poteva. Comunque guardandola, tenendole le mani, osservando le emozioni attraversare la sua faccia – poteva vedere che lei aveva capito. Aveva sempre capito. Crescendo insieme c’erano così tante cose che si erano detti senza parole, e in questo momento lo stavano facendo di nuovo.

Sembro un’eternità, ma in realtà saranno stati minuti, prima che Harry vedesse Hermione annuire, anche se leggermente.

“Hermione?” chiese, “me lo lascerai fare?”

“Sì,” sussurrò, “ma non mi puoi lasciare di nuovo Harry, non puoi!”

“Non ho intenzione di farlo.” Harry la trascinò in un abbraccio, notando finalmente gli altri nella stanza che erano stati silenziosi mentre la discussione si svolgeva. Sorrise leggermente a Ron, che sembrava ancora molto pallido ma rispose al sorriso di Harry con uno suo.

“No, non te lo lascerò fare.” Harry si tirò via da Hermione, e con tutti gli altri guardò verso la fonte della voce, vedendo un’Anna veramente arrabbiata.

“Cosa?” chiese allibito.

“Ti aspetti che io sieda qui e ti ascolti mentre dici che sei pronto a morire per un'altra donna?” continuò Anna, di fronte a un Harry adesso in piedi, “sono parte della tua vita ora, sono la tua ragazza, e non ti permetterò di fare una cosa simile! Siamo stati insieme due mesi, ti amo con tutto il mio cuore e tu vorresti lasciare questo – lasciare me – per lei?”

“Sembra che mi stai chiedendo di scegliere…”

“Sì Harry, dovrai scegliere. Me o lei, perché non puoi avere entrambe!”

“Hermione.” Il nome rimase sospeso nell’aria mentre Anna lo fissava con odio. Harry stava combattendo così difficilmente il suo odio per mantenerlo sotto controllo. L’Oscurità che si era già allargata con la sua disperazione iniziò a divorare questo conflitto affamata, cercando disperatamente di crescere e guadagnare spazio dentro di lui. Presto guardò la sua presto ex-fidanzata camminare attorno al tavolo e mettersi davanti a lui, gli occhi furibondi.

“Te ne pentirai Harry Potter.” Sbottò lei.

“Questa è una minaccia?” chiese, calmo in apparenza.

“So cose di te che farebbero una grande impressione,” rispose Harry, “la tua mancanza di abilità nel creare una relazione fisica con le donne è solo la prima…”

“E’ questo tutto quello che hai?” interruppe Harry, “perché, cara, dovrai fare di meglio. La gente ha detto cose su di me da quando sono nato – alcuni hanno scritto persino libri e articoli di giornale. Non mi spaventi. Non mi puoi spaventare perché se farai qualcosa che mi ferirà o ferirà chiunque delle persone a cui voglio bene sarai te che te ne pentirai. Mi sono spiegato.” Harry sapeva che il potere che solo Remus aveva visto realmente dal suo ritorno aveva iniziato a brillare attorno a lui. Anna indietreggiò, la rabbia trasformata in terrore. Avrebbe potuta maledirla – ci sarebbe voluto un pensiero – ma fu una mano gentile sulla sua che lo fermò.

“Harry,” disse Hermione, la sua voce vicino all’orecchio, lasciandolo sapere che invece di allontanarsi da lui mentre brillava ancora – si era avvicinata. L’Oscurità era di nuova sconfita e Harry si sentì tornare normale.

“Penso che dovresti andartene ora.” Disse lui ad Anna, guardandola senza passione alcuna, mentre la sua ragazza ufficiale si voltò e lasciò la cucina senza dire altro. Voltandosi verso gli altri nella stanza, vide che tutti lo guardavano meravigliato, e forzò un sorriso.

“Scusate per questo,” disse, “non volevo portare i miei panni sporchi qui.”

Nessun problema amico,” rispose Ron, la sua voce tornata in qualche modo normale, “e comunque, sapevo che non avrebbe mai funzionato.”

“Come facevi a saperlo Ronald chiese Luna con un sorriso.

“Lo sapevo…”

Il sorriso di Harry divenne genuino mentre guardò attorno a se gli amici, i suoi occhi finalmente a riposare su Hermione. Lo avrebbe fatto bene, il suo pensiero determinato. Doveva farlo bene.

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Capitolo 10
*** La cura ***


Cpaitolo 10La cura

NOTE:

emma: grazie mille per l’interesse

Merope: scusate del ritardo, mi dispiace.

Marco: ecco qua, accontentato

Merope: mi sono già scusato, mi copro il capo di cenere, scusa T_T

Comunque, il capitolo di domani non verrà postato prima delle 16:30 perché non sono a casa, dai che ormai è finita^^

Se volete contattarmi, ricordo che l’email è reborned@hotmail.it, per suggerimenti, consigli o fanfic da suggerire. Grazie mille.

Hermione attraversò I cancelli di Hogwarts spaventata, stringendo la mano di Ginny con tutta la forza che aveva, e Neville silenzioso dall’altro lato. Era solo ieri che aveva detto a tutti loro le novità, quindi solo quattro giorni da quando Harry la aveva trovata a piangere sul pavimento – tutto sembrava succedere così velocemente.

La velocità aveva impedito a Hermione di parlare a Harry su cosa sarebbe successo, visto che era immediatamente andato via con Maggie e Remus per i “preparativi finali”. Nel frattempo, lei era andata a casa di Ginny e Neville, volendo parlare all’amica per dirle quanto stesse per succedere e assicurarle che stava facendo la cosa giusta. Hermione era terrorizzata. Non solo perché aveva acconsentito a quello che non aveva mai avuto successo in passato, ma anche perché aveva capito di amare Harry. E che avrebbe potuto perderlo di nuovo. A causa sua.

Vide Ron parlare con Charlie fuori da quella che era stata la casa di Harry, e quando la videro interruppero la conversazione. Ron e Hermione si abbracciarono, mentre Nelle, Ginny e Charlie guardavano, i loro parenti arrivarono poco dopo per unirsi al piccolo gruppo sul prato.

Dove è Luna?” chiese Hermione, ancora stretta a Ron.

“A casa. Non volevamo succedesse nulla al bambino. Solo per precauzione.”

“Sto facendo la cosa giusta?” Ron respinse l’amica e la guardò negli occhi.

“Lui ha bisogno di farlo, Hermione,” disse Ron, “perché se non prova e ti perdiamo, allora perderemmo anche lui.

E se…”

“Non possiamo pensare a ‘cosa succederebbe se’,” interruppe Ron, “dobbiamo avere fede.” Hermione sorrise leggermente a Ron e annuì.

“Dovremmo andare,” disse lei, “altrimenti faremo tardi.”

Tenendo ancora stretta la mano di Ron, e con la mano di Ginny nell’altra. Si diressero verso il campo da Quidditch. Era stato deciso che Hogwarts era il posto migliore per fare la contromaledizione, per la sua dimensione e la sua posizione remota. Se le cose fossero andate male, poco sarebbe stato danneggiato, e le difese magiche che circondavano il piccolo gruppo lo avrebbe difeso. La scuola era vuota a parte loro, venuti a supportare Hermione e Harry.

Non appena entrarono nel campo, Hermione vide Tonks parlare alla Professoressa McGranitt e ad una dottoressa del San Mungo, mentre Harry era al centro del campo, con Remus e Gower. Hermione si fermò, e sentì la mano della Signora Weasley sulla sua spalla. Sia Molly che Arthur erano rimasti silenziosi dal pranzo nella loro cucina il giorno prima, e Hermione sapeva che era perché oggi avrebbero potuto perdere qualcuno che avevano considerato loro figlia.

Prendendo un profondo respiro, Hermione si diresse verso il trio al centro del campo, notando che il gruppo di donne a bordocampo lo stavano anch’esse raggiungendo. Harry la guardò avvicinarsi e sorrise. Provò difficilmente a sorridere, maa fallì. Era passato solo sei mesi da quando era tornato, si era abituata alla sua presenza nella sua vita di nuovo – divertendosi con lui nella sua vita – e tra poco avrebbe potuto andarsene di nuovo. Non era giusto.

Hey,” disse lui mentre i tre gruppi divenivano uno solo, i suoi occhi costantemente su Hermione, “felice di vedere che ce l’hai fatta.”

“Beh,” disse, provando ancora a sorridere, “ho ricevuto un’offerta che non potevo rifiutare.” La sua voce esitò leggermente, mentre cercava di trattenere il terrore che provava. Harry le sorrise prima di rivolgersi agli altri.

“Questo è quello che succederà,” disse lui, Hermione che ascoltava come faceva con gli insegnanti tanti anni prima, “tutti torneranno al castello tranne me e Hermione. A quello che so, la contromaledizione impiega quindici minuti per la recitazione e altri quindici perché il trasferimento abbia luogo…”

“Trasferimento?” chiese lei. Harry la guardò prima di continuare.

“La maledizione si trasferirà da te a me, questo è come funziona,” tornò a parlare a tutti, “una volta che questo accade, potrete tornare al campo dove controllerete la situazione. Se, per qualche ragione, questo non funziona – l’effetto sarà immediato. La situazione di Hermione migliorerà e potrà vivere qualche anno in più, e io morirò.

“La mia preoccupazione è che ho ancora una parte di Voldemort in me e un grande potere. Remus e io non siamo sicuri di cosa potrebbe succedere se fallissi. Se l’ombra di Voldemort viene vista – è obbligatorio che venga distrutto. Potrebbe cercare un nuovo ospite, non lo so. La mia morte potrebbe significare che lui non riesca a sopravvivere, e penso sia la cosa più logica, ma se non è questo il caso, dovete distruggerlo. Al primo segno di pericolo, fuggite tutti. Hermione,” si voltò verso di lei, ricambiando la sua paura, “questo è il rischio. Credo che nulla andrà male, e il peggior caso possibile è che io muoia adesso e te tra qualche anno. E’ possibile anche che tu muoia oggi, che non riesca a controllare il mio potere. Remus e io ci abbiamo lavorato, ma non posso garantirlo. Lo capisci?”

“Mi fido di te, Harry.” Fu tutto quello che riuscì a dire, le lacrime le scendevano lentamente. Harry annuì e ritornò a guardare gli amici.

“Bene,” continuò, la sua voce piena di un’autorità che Hermione non aveva mai conosciuto, “facciamolo. Con un po’ di fortuna vi rivedremo tra mezz’ora. Se non fosse, è stato un onore e un privilegio essere parte della vostra vita. Quando ho deciso di tornare, pensavo che aveste tutti una ragione per odiarmi e tagliarmi fuori dalle vostre vite, ma non lo avete fatto. Dopo tutte le mie battaglie, i miei problemim siete sempre stati là per me. Grazie per avermi permesso di essere parte della vostra famiglia,” Harry indicò i Weasley, i gemelli e Charlie, “grazie per avermi insegnato e aiutato,” e indicò Remus, Tonks e la McGranitt, “e grazie per essere stati i migliori amici che un uomo possa avere,” queste ultime parole dirette a Ron, Hermione, Neville e Ginny.

Hermione arretrò un po’ quando tutti si avvicinarono a Harry per auguragli buona fortuna. La sua risolutezza stava cedendo. Tutti si erano abituati a vederla morire, perché non poteva accettarlo? A tutti sarebbe mancato quanto, se non di più, Harry, se fosse morto per lei. Perché la sua vita valeva meno di lei? Perché…?

Ma prima che potesse pensare ad altri motivi, lei e Harry erano soli nel campo. Aveva messo un materasso, cosi che non dovesse toccare direttamente il campo. Si sedette lentamente, Harry in ginocchio di fronte a lei.

“Allora, questo è come dovrebbe funzionare,” disse lui gentilmente, “ti distenderai e io poserò le mie mani sulle tue ferite mentre recito la formula. Per quel che so, sentirai caldo e forse un po’ di dolore, ma sto cercando di indovinare. Cosa succederà dopo, sinceramente non lo so. Sei pronta?”

Non fidandosi della sua voce, annuì solamente. Harry la aiutò a distendersi, mentre lei si sbottonava la camicetta chiuse gli occhi, non voleva vedersi. Lasciò la camicia in modo che solo il ventre bendato fosse visibile. Aprì gli occhi in tempo per vedere lui disintegrare le bende, lasciando scoperto lo stomaco.

“Ci vediamo presto,” disse con un sorriso, facendo scattare qualcosa dentro Hermione. Doveva dirglielo, doveva farglielo sapere, in ogni caso. Non voleva perderlo di nuovo senza che sapesse come lei si sentiva. Ignorando il dolore intenso delle ferite, si sedette e prese il suo volto fra le mani, baciandolo, volendo che lui ricambiasse. La sua sorpresa durò solo un istante, e presto anche lui la baciava, la bocca aperta leggermente – una mossa che lei copiò, e ora si stavano baciando con una passione mai provata prima. Dopo quella che sembrò una vita, Harry la distese di nuovo, e lei vide lacrime nei suoi occhi.

“Volevo solo dirti che ti perdono per essertene andato e che ti amo,” disse, asciugandosi le lacrime, “e dovresti tornare da me. Ora, facciamolo.” Il suo cuore batteva come se non riuscisse a credere di aver fatto quello che aveva fatto. Ma parte di lei era felice – qualunque cosa accadesse ora, almeno sapeva che lo amava.

Harry mise di nuovo le mani sulle ferite, e lei attese l’inizio della formula. Invece, lui le dette un dolcissimo bacio sulle labbra.

“Ti amo anche io, Hermione, con tutto il mio cuore,” disse, prima di sedersi di nuovo e recitare una magia in latino.

Hermione provò a concentrarsi su cosa diceva, ma la sua mente tornava al bacio e alla consapevolezza che era ricambiata. Presto sentì quello che si può solo descrivere come un bagliore crescere nel ventre, prima che risalisse le spalle e giù di nuovo per le braccia e le gambe. Il calore la avvolse e tutti i pensieri cessarono per un momento. All’improvviso visioni le affollarono la mente – il primo incontro con Harry, lui e Ron che la salvano dal troll, guardarlo giocare a Quidditch, vederlo passare gli ostacoli verso la Pietra Filosofale, lui che la abbracciava dopo essere stata pietrificata, la sua felicità nel sapere di avere un padrino come Sirius, la sua faccia al ballo del Ceppo, i loro momenti insieme durante il regno della Umbridge, lui che la bacia nell’attico di Grimmauld Place. Ogni ricordo includeva Harry. Ogni ricordo provava come lei lo amasse e come l’amore fosse parte della sua vita. Non la poteva lasciare, non ora.

I ricordi iniziarono a dissolversi, e una senzazione piacevole li sostituì. Senza accorgeresene, Hermione cadde nell’incoscienza con un piccolo sorriso sul volto.

Il suo sorriso era ancora nel volto quando si svegliò nell’infermeria di Hogwarts. La luce entrava dalle finestre, e irritò i suoi occhi mentre si guardava esitante attorno. Nessuno, anche se era certamente giorno, e l’infermiera sarebbe passata prima o poi.

Hermione iniziò a tastarsi, iniziando col suo stomaco di solito tenero, e scoprendolo liscio e non più dolorante. Dove erano tutti? Era nella parte della stanza vicino alla finestra, e vide una sezione con tende vicino. Era nel letto dove Harry aveva passato così tanto la sua vita a Hogwarts. Il letto di Harry. Harry.

Con il panico dentro, si alzò. Era nel suo pigiama, e i vestiti ai piedi del letto. Afferrandoli (e scoprendo che non era più una tortura indossarli), si diresse verso la zona con le tende. A metà via, Madama Chips entrò nella corsia, vide Hermione, e le si avvicinò.

“Miss Granger,” la chiamò, raggiungendola e riportandola al suo letto, “non dovresti essere alzata.”

Alla voce di Madama Chips, la faccia di Ron apparve da dietro le tende, prima di scomparire di nuovo. Hermione si preoccupò – perché Harry era nascosto? Prima di pensarci ancora, madama Chips la fece distendere mentre la controllava con incantesimi e magie. Ma Hermione era distratta. In quel momento Ron si accostò al letto, un sorriso gli divideva la faccia a metà.

Hey dormigliona, pensavo che non ti saresti più svegliata,” disse con una risata.

“Quanto ho dormito?”

“Solo una settimana…”

“Una settimana!” era allibita – era addormentata da una settimana?

“Come ti senti?” chiese Ron, un po’ seriamente.

“Bene,” rispose, leggermente triste, “perfettamente in verità. Tutto mi sembra… completo.”

“Questo perché tutto lo è,” disse madama Chips, dando a Ron e Hermione un bellissimo sorriso, “sei una giovane donna in salute con una lunga vita davanti a te. Sei stata curata, Miss Granger.”

“Dove è Harry,” chiese con urgenza, “Devo vedere Harry.”

“Gli stanno cambiando le bende,” disse Ron, “e poi potrai vederlo. Ha chiesto di te.”

“Sta bene? Ma hai detto che è bendato.” Hermione non riusciva a nascondere la paura nella sua voce. Sapendo che era viva era una cosa, ma il trasferimento significava anche che ora aveva poco da vivere, come lei prima?

“Ha le stesse ferite che avevi te, Miss Granger,” rispose madama Chips, “la dottoressa Gower ha spostato il tuo trattamento a lui.”

“E’… è terminale?” guardò direttamente Ron, sperando che dicesse no, che Harry sarebbe stato bene.

“Non lo sappiamo,” fu invece la sua risposta, ma con un sorriso, “ma il responso sembra essere che alla fine se la caverà. Te lo può dire lui, se vuoi.”

Dopo un ultimo controllo, Hermione si alzò e seguì Ron incerta verso la zona chiusa. Era spaventata – cosa avrebbe visto?

Toc toc,” esclamò Ron, “l’amica riparata di recente chiede di vedere il leggermente messo peggio amico.”

“Venite ragazzi,” rise Harry, un suono che fece formare il sorriso sulle labbra di Hermione. Ron spostò le tende, e lei lo vide, con la dottoressa Gower che usava delle magie sulle ferite all’addome, una pila di bende al fianco pronte per essere usate. L’attenzione di Harry era presa da quello che stava succedendo al suo stomaco, e fu solo quando Ron parlò che si voltò a guardarli.

“Guarda chi ho trovato a vagare per i corridoi,” disse Ron mentre sedeva accanto all’amico. Ma Hermione era colpita da ciò che vedeva. Invece degli occhi brillanti color smeraldo, che erano parte di Harry quanto la sua cicatrice (e i suoi capelli mossi) c’erano due vuoti grigi – non concentrati e, per quello che poteva supporre Hermione, incapaci di vedere. Era cieco.

Hey,” sorrise Harry, “come ti senti?”

“Perfettamente, grazie a te,” rispose Hermione, le lacrime iniziavano ad apparire, “come… come ti senti?”

“Beh, sembro essere ferito e mi sento piuttosto sfottuto, ma oltre a questo – bene. Hermione tirò un sospiro di sollievo, si sbagliava

“Ah, sono anche cieco.” Aggiunse Harry dopo poco.

“Sai, non dovresti usare questo linguaggio con delle signore presenti!” Hermione si voltò per vedere Ginny e Neville venire verso di loro, sorridenti entrambi. Ma Hermione non sorrideva – come poteva? Tutti sembravano parlare delle condizioni di Harry ottimamente, ma lei no – era cieco!

“Hermione!” esclamò Ginny, notandola finalmente, vicino a Harry, “sei sveglia!” ancora confusa, Hermione si lasciò abbracciare da Ginny e udì vagamente delle domande sulla sua salute, ma la mente di Hermione era fissa su Harry. Questo, finchè non sentì la voce sconvolta di Ginny-

Che c’è Ginny?”

“I… i tuoi occhi. Sono verdi!”

“I miei occhi sono marroni,” disse Hermione mogia.

“Lo so! Ma ora sono verdi!”

“No che non lo sono,” disse Ron avvicinandosi a Hermione e guardandola, i suoi occhi allargati dalla sorpresa, “cavolo, lo sono!”

“Allora hai i miei occhi,” rispose Harry, ancora sotto le cure dell’infermiera, “beh, ridammeli – ne ho bisogno!” tutti risero tranne Hermione, il suo silenzio imponendosi agli altri.

Ok Mr Potter, a posto,” proclamò la dottoressa Gower nel silenzio, “ e credo che potremmo lasciarla con Hermione per parlare.” Dette uno sguardo significativo a Hermione, che capì con gratitudine. Uno ad uno gli amici salutarono e si allontanarono, la dottoressa per ultima, salutando la sua paziente.

“Vorrei parlare con te quando hai finito,” disse dolcemente, “dobbiamo parlare di molte cose.” Hermione annuì e ben presto si ritrovò da sola con Harry. Si sentì subito nervosa.

“Perché cosi silenziosa Hermione,” provò a dire Harry, “pensavo che avresti danzato sul soffitto. Sei completa ora.” Lei lo guardò, e le lacrime che tratteneva iniziarono a scendere sulle sue guance.

“ma te no,” sussurrò. I suoi occhi bianchi si mossero verso di lei, e vederli senza il loro tipico verde vibrante la fece piangere più duramente.

“Non piangere,” disse lui, mettendo fuori la mano, così che si avvicinasse. Hermione si accostò al letto, prendendo la sua mano con le sue. “Hermione per favore non piangere, sono vivo! La contromaledizione è stata un successo, sei intera e io vivo…”

“Harry, sei bloccato in un letto, cieco con ferite su tutto il corpo. Ci siamo solo scambiati di posizione…”

Che è quello che sapevo sarebbe successo. Il fatto è, il mio corpo sta già guarendo. Non pensiamo sia terminale come era per te, Hermione, starò bene.” Lei lo guardò, e trovò che stare in piedi accanto a lui era estremamente difficile. Sedendosi sul bordo del letto la sua mente vagò, con la confusione che annebbiava i suoi pensieri razionali.

“Sei… sei sicuro?”

All’80 percento a questo punto. È sicuramente un azzardo, ma sembra andare tutto bene. Posso aggiungere questa alla lista di cose che ho sperimentato nella mia vita. Il suo tentativo di scherzare portò finalmente un sorriso sulle sue labbra, e la nebbia della confusione si dissipò istantaneamente. Aveva la sua vita di nuovo, e questa vita includeva Harry Potter. Non stava bene ora, ma lo sarebbe stato. Le cose erano finalmente come dovevano essere.

“Intendi la lista che include sopravvivere alla maledizione che uccide due volte, salvare il mondo, combattere il mago più malvagio mai conosciuto circa cinque volte – dovrei continuare?”

“No, altrimenti mi sentirei arrogante.” Si sorrisero a vicenda, e il silenzio tra loro non era più difficile da sopportare.

“Hermione,” disse dopo poco Harry, “cosa ti ricordi? Della contromaledizione?” Hermione provò, e si accorse che non ricordava quasi nulla.

“L’ultima cosa che mi ricordo è che camminavo sul campo da Quidditch mentre tutti erano lì, perché?” lo vide sbiancare, mentre un nuovo sorriso prendeva il suo posto dopo poco nel volto.

“Oh, nessun motivo,” Harry fece una pausa, “non riesco a credere che hai i miei occhi.”

“Nemmeno io,” sorrise anche Hermione, “mi chiedo se sia permanente.”

“Non lo so,” Harry fece un’altra pausa, “c’è un’altra cosa che non ho detto a nessuno.”

Cosa?”chiese Hermione, subito preoccupata.

“E’ andato. Sono libero alla fine.” Le sue parole criptiche ebbero senso per Hermione – in qualche modo, anche lui era di nuovo completo.

“La contromaledizione? Ha ucciso la parte che era in te?”

“Sì. Ora tutte le parti di Tom Ridde sono distrutte. Non ho più il male da combattere. E i miei poteri sono normali di nuovo. Sono lo stesso di tutti gli altri.”

“Non potrai mai essere come tutti gli altri, Harry Potter,” rise Hermione, “con il tuo bel look, rude fascino e grande salute, non sei sicuramente normale!”

“Pensi che sono bello?” la sua domanda fece arrossire così tanto Hermione che fu sicura che lui potesse sentire il suo calore.

“Beh, in un certo qual modo in una caotica maniera. Harry rise, un suono liberatorio, e Hermione capì perché nessuno attorno a Harry potesse fare a meno di sorridere. Era felice, veramente felice, probabilmente per la prima volta nella sua vita, e il peso del destino del mondo era finalmente stato sollevato dalle sue spalle, lasciando il suo spirito libero di volare. La loro conversazione presto si trasformò in cosa avrebbero fatto adesso. Una lotta si accese sulla insistenza di Hermione di badare a Harry finche non fosse pienamente in forma – lui dicendo che avrebbe curarlo per tutta la sua vita, e lei dicendo che era piena di tempo per conquistare il mondo. Aveva vinto.

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Capitolo 11
*** Felici per sempre? ***


Capitolo 11 – Felici per sempre?

NOTE: questo è l’ultimo capitolo, poi il nick di bevkim non mi servirà più (finchè non troverò altre fic sue carine), quindi tra qualche giorno (max una settimana) inizierò a pubblicare un altro autore, vi informerò nelle note della fic, non vi preoccupate. LEGGETE LE NOTE FINALI MI RACCOMANDO!

Harry corse su per le scale verso l’appartamento con un enorme sorriso sul volto. Non poteva aspettare di vedere la sua reazione quando le avrebbe detto le novità – provava a immaginarsele, ma non avrebbe saputo dire se sarebbe stata felicità o delusione per la scelta che aveva compiuto. Passando dal freddo decembrino al calore della sua casa, si tolse I vestiti che lo avevano riscaldato all’esterno e si diresse verso l’interno dell’appartamento.

“Hermione?” chiamò, “sei a casa?” Sorrise nel vedere una testa spuntare fuori dallo studio, I suoi capelli rici sulla faccia che ancora indossava gli occhiali, ricordandogli la loro giovinezza.

“Sì,” rispose, sorridendo a sua volta mentre si dirigeva verso di lui, “sembri un bambino in una fabbrica di dolci.”

“Questo perchè ho un lavoro.” Harry si fermò e la osservò. Vestita in jeans e maglione, sembrava stupenda.

Sei mesi erano passati da quando la maledizione era stata annullata, e il cambiamento in lei era evidente. Aveva mantenuto la sua promessa, e aveva passato i primi due mesi prendendosi cura di Harry, facendo si che ogni suo desiderio si avverasse (beh, non proprio ogni desiderio…) mentre lei aggiornava “Hogwarts: la storia”. Quando Harry si era rimesso abbastanza in forma per badare a se stesso, era tornata al San Mungo per continuare il suo addestramento, eccellendo ora che non aveva nulla di cui preoccuparsi.

Nel frattempo anche Harry aveva fatto progressi, con poche complicazioni. Il suo addome era tornato normale, lasciando solo delle cicatrici per ricordargli le ferite presenti in passato. Comunque la sua vista aveva avuto dei problemi, non era ancora tornata al suo solito ( i suoi nuovi occhiali erano definitivamente più spessi dei vecchi), ma almeno ora poteva vedere. Inoltre avrebbe potuto dire di nuovo che aveva gli occhi di sua madre – il solito verde era tornato con la vista.

Lui non aveva ripreso la conversazione che avevano avuto minuti prima della contromaledizione, ne mai più parlato del bacio. Ma Harry non si era scordato, e rimaneva nella convinzione che anche se non aveva detto nulla a proposito da allora, lei lo amasse. O perlomeno ci sperava.

Comunque, lui e Hermione erano più uniti che mai. Spesero il loro tempo al matrimonio di Ginny e Neville danzando e scherzando. Siccome era ancora cieco, Hermione aveva fatto si che si fosse divertito (e lo aveva protetto da ogni cattivo scherzo che i gemelli Weasley facevano a sue spese).

La nascita di Trixie Scarlett Weasley era avvenuta una settimana prima e pochi giorni prima del ventesimo compleanno di Hermione. Essendo la seconda femmina nata in una famiglia conosciuta per la sua popolazione maschile aveva provocato grandi festeggiamenti. Harry e Hermione erano stati nominati padrino e madrina.

“Allora, mi dici che lavoro hai accettato?” chiese, le mani sui fianchi.

“Hai davanti a te il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Saluta il professor Potter.” Harry vide il suo sorriso crescere mentre lo stringeva in un abbraccio spaccaossa.

“Oh, Harry, è fantastico!” gridò lei.

“Non pensi che sto solamente tornando a cosa è sicuro e familiare? Questo è un passo indietro…”

“No!” esclamò, accigliata, “perché lo dovrei pensare?”

“Non lo so,” rispose, sedendosi sul divano, “immagino che la gente si aspettasse da me di diventare Auror, o Indicibile, o qualcosa di più… eccitante.”

“Penso che ci stai pensando troppo,” rispose lei, sedendosi accanto e prendendogli la mano, “hai avuto abbastanza eccitazione per una vita intera. Harry, non importa cosa pensano gli alti – devi fare ciò che è giusto per te.

“Hai ragione Hermione,” disse lui cercando i suoi occhi, “veramente ragione. Quando ho detto si, mi sono sentito tornare a casa. Stupito, si preoccupò quando vide Hermione allontanarsi.

“Immagino che questo vuol dire che te ne andrai da qui,” disse dolcemente, i suoi occhi sfuggenti, “che dovrai vivere nella scuola.”

“No,” rispose con un tono calmo, riprendendole le mani, “non tutti gli insegnanti vivono là. Posso ancora vivere qui se vuoi. Ma se sei stanca di me…”

“Sei davvero confusionario,” rispose, con un sorrisetto sulle labbra, “ma butti via la spazzatura. Questo mi mancherebbe.”

“Vuoi che rimanga solo perché sono io che butto via la spazzatura?”

“Forse non solo per quello,” lo sguardo si posò di nuovo su di lui, il sorriso non più nascosto.

Qualcosa accadde a Harry quando vide quel sorriso. Decise che voleva di più. Si amavano, ma avevano sprecato una vita a cercare di ignorare quello che provavano. Non voleva che questo continuasse – era un Grifondoro, scelto per il suo coraggio! Aveva sconfitto Voldemort! Sarebbe dovuto essere impavido – perché non poteva dirle la verità? Perché era così difficile? Perché si sentiva spaventato quando aveva l’occasione di dirglielo? Ma non oggi, non ora.

“Non va bene,” disse, alzandosi di scatto, “Non posso più farlo.”

“Fare cosa? Cosa non va bene?” chiese una confusa Hermione, Harry la guardò.

“Noi. Io e te,” rispose, sedendosi di nuovo, “Hermione, non posso più essere tuo amico…”

Cosa?” vide la paura nei suoi occhi, il dolore, e comprese che cosa aveva detto.

“Volevo dire, non posso più essere solo tuo amico,” Harry fece una pausa, prendendo fiato, “voglio di più, voglio stare con te. Hermione, ti amo e ti ho amato da cosi tanto tempo. Amo il modo in cui i tuoi capelli hanno quei riflessi dorati sotto il sole. Amo come ti mordicchi il labbro inferiore quando pensi, come sei leggermente accigliata mentre leggi qualcosa di impegnativo. Amo come sei stata con me, attraversando tutto ciò in cui ti ho cacciata, i pericoli – tutto, sei sempre stata lì. Amo come ti guardi in giro cercandomi, assicurandoti che sto bene. Amo la tua intelligenza; la tua necessità che le cose siano sempre eguali e giuste. Amo come ti ergi in difesa di ciò in cui credi, persino se questo significa che sei da sola. Non ti sei mai adeguata a ciò che gli altri pensano perché sai cosa vuoi essere. Sei la persona più forte che conosca, la più gentile, la più dolce, la più…”

“Basta.”

La sua parola era un sussurro, ma aveva congelato Harry sul posto. Era molto pallida, e non lo guardava negli occhi. Il suo cuore si fermò, e capì che quello che aveva fatto sarebbe potuto essere il più grande errore della sua vita – oltre ad averla lasciata circa sei anni prima. La guardò mentre si alzava, barcollando leggermente, mentre si voltava e si dirigeva verso la porta.

“Hermione?” provò a chiedere, mentre la seguiva, immobilizzato nel vederla mettersi la giacca e la sciarpa. Si girò e lo guardò, ma non disse nulla. E poi se ne andò.

Harry si alzò e fissò la porta chiusa prima che la sua mente comprendesse cosa era appena successo. Si era confessato a lei – e lei era uscita. Si ridiresse verso la poltrona e vi si buttò sopra pesantemente, i suoi occhi fissi sul fuoco che bruciava nel camino. Cosa aveva fatto? Era sicuro che avrebbe detto di ricambiarlo, che si sarebbero baciati e chi sarebbero estasiati nel trovarsi uniti. Si sarebbero sposati e avrebbero iniziato la famiglia che entrambi volevano così tanto.

Invece aveva forse rovinato la migliore amicizia che avesse mai avuto. Invece aveva forse perduto l’unica persona che rappresentava il mondo per lui. Cosa avrebbe fatto se non lo avesse più voluto nella sua vita, se quello che aveva detto avesse reso impossibile stare persino nella stessa stanza? Cosa avrebbe fatto senza lei?

Harry non sapeva quanto era rimasto a fissare il fuoco, o quando Grattastinchi si era messo sulle sue ginocchia. Capiva comunque che si stava facendo buio. Ignorando la rabbia di Grattastinchi, che cadde dalle ginocchia soffiando, si alzò e si affacciò alla finestra. Aveva iniziato a nevicare, e sembrava spiacevole essere la fuori. Iniziò a preoccuparsi – era uscita da diverso tempo, sembrava una vita, e ora era buio e tempestoso. Voleva seguirla, trovarla e assicurarsi che fosse salva. Ma questa era Londra, e poteva essere dovunque.

Harry iniziò a passeggiare. Perché era via da così tanto? Confermava che aveva fatto un grandissimo errore. Si fermò e lasciò il sentimento di perdita uscire, prima di riprendere a camminare. Sia che lei lo amasse o no non importava. Era sola, nell’oscurità e stava arrivando una tempesta. Poteva essere in pericolo. Doveva andare a cercarla.

Con un nuovo obbiettivo, Harry corse nella sua stanza al piano di sopra per trovare dei pantaloni idrorepellenti, cambiandosi velocemente per trovarla prima possibile. La sua mente ripassava le magie che conosceva che lo avrebbero aiutato a trovarla, magie che gli aveva insegnato lei a Hogwarts. Pronto per la sua nuova avventura, scese le scale verso la porta.

Ma la strada era bloccata da una donna bagnata fradicia, in piedi davanti alla porta aperta.

“Hermione?” chiese, non sicuro se fosse veramente lei, “stai…stai bene?”

“Piuttosto infreddolita,” rispose, i suoi denti che battevano insieme. Harry la aiutò con il cappotto bagnato e la portò al caminetto vicino al fuoco. Con un movimento della mano, il fuoco crebbe di intensità e iniziò a riscaldare la stanza. Un altro movimento e le luci della stanza si accesero.

“Pensavo fossi un comune mago,” disse, stringendosi nel tentativo di riscaldarsi.

“Lo sono. Solo non ho bisogno di una bacchetta.” Rispose, felice che perlomeno le parlasse.

“Harry, mi dispiace…” iniziò.

“Hermione, mi dispiace…” disse nello stesso momento. Si guardarono e sorrisero. Si sedette davanti a lui, coccolando passivamente il suo gatto che le era saltato addosso.

“Non devi scusarti,” disse, “hai avuto il coraggio di fare qualcosa che ho sempre voluto fare – dirti la verità su come mi sentivo. Mi hai spaventato e avevo bisogno di pensare. Questo è quello che ho fatto nelle ultime tre ore. Pensavo a cosa mi avesse spaventato così tanto.

“Sei tornata con una risposta?”

“Prima di scoprire che ero una maga,” disse triste Hermione, “ero una solitaria. Avevo denti sporgenti, questi capelli e credo piuttosto intelligente, che faceva spaventare gli altri bambini. Poi compresi che ero una strega, che avevo una possibilità di reiniziare, di farmi nuovi amici con gente che non conoscevo, che mi avrebbero dato una possibilità. Il problema era che ero così certa che non avrei saputo nulla quando fossi arrivata a Hogwarts, che avrebbero capito il loro errore e mi avrebbero rimandato a casa, che imparai tutto quello che potevo sul nuovo mondo in cui stavo per entrare.” Harry sorrise a se stesso – aveva avuto le stesse insicurezze che lui aveva provato, che la scuola avesse in qualche modo sbagliato. E, certamente, solo Hermione avrebbe compensato imparando tutto.

“Mi sentivo nello stesso modo,” disse sorridendo lui.

Ma ti sei fatto degli amici, io no. Lavanda e Calì erano l’opposto di me, come puoi immaginare. Erano concentrate solo su vestiti, ragazzi e… beh, questo. E io ero tornata alla mia rete di libri e regole, separandomi di nuovo dagli altri. Quando sentii Ron chiamarmi incubo, e dire come nessuno potesse sopportarmi, mi sembrò troppo. Pensai che sarei dovuta andare avanti sempre da sola. Non avrei mai avuto amici, che, credici o no, era piuttosto triste. E poi qualcosa di strano accadde, qualcosa che cambiò la mia vita.

“Il troll…”

“No Harry, non solo il troll. Tu. Qualcuno che avevo conosciuto dai libri, un eroe nel mondo dei maghi, ma qualcuno che non mi conosceva veramente o a cui piacevo. Qualcuno che era amico di un ragazzo che mi aveva appena insultato. Quel qualcuno si ricordò di me.” Fece una pausa mentre prendeva le sue mani, intrecciando le loro dita e facendogli esplodere il cuore.

“Quando ti incontrai per la prima volta, nel vagone, eri il Ragazzo Sopravvissuto. Quando mi salvasti dal troll divenisti il ragazzo che aveva ricordato. Da quel momento ti dovevo la vita, ma mi convinsi anche che avrei fatto tutto quello che era in mio potere per aiutarti in ogni modo possibile. Quando imparai a conoscerti, divenisti solo Harry, una persona meravigliosa, e qualcuno di cui ero fiera chiamare mio amico. Non pensai mai a te come qualcosa di più che il mio migliore amico, ma capii la connessione che ci univa, e sapevo che in qualche modo era molto più di una semplice amicizia. Non capivo cosa fosse, ma c’era qualcosa.

“Possiamo essere solo amici, se è questo quello che vuoi…”

“Fammi finire Harry,” interruppe Hermione, “quando ci avvicinammo alla Battaglia Finale, iniziai a capire che non potevo immaginare la mia vita senza di te al suo interno. Dopo che i miei parenti morirono e tu mi baciasti nell’attico, capii che ti amavo e che non ci sarebbe mai stato nessuno nella mia vita che ti potesse sostituire.

“Mi ami?

“Oh Harry, certo che ti amo. Sei e sarai sempre la persona più importante della mia vita.

“Allora perché te ne sei andata?”

La domanda rimase sospesa per un momento, mentre lei pensava alla risposta.

“Per cinque anni ti ho considerato morto,” iniziò, “ provavo a non pensare a te perché quando lo facevo era semplicemente troppo doloroso. Per cinque anni ho saputo di dover morire giovane e di non poter avere la famiglia o, per quel che conta, la carriera, che avrei voluto. Non mi avvicinavo a persone nuove perché non vedevo il senso. Chiunque incontrassi lo paragonavo a te. Quando pensai a te, quando capii che eri in qualche modo vivo da qualche parte nel mondo, mi chiesi se avessi incontrato qualcuno, se mi avessi sostituito nella tua vita, se ti ricordassi di me…”

“Eri te la ragione per cui sono tornato…”

“Lo dicesti,” sorrise lei, “ma non ci credevo veramente. Harry, ho sognato per così tanto tempo di sentirti dire che mi amavi, che mi volevi nella tua vita. In un anno sono passata dal crederti morto e che ti avrei presto raggiunto ad averti di nuovo nella mia vita, vivendo in casa mia e poi rischiando la tua vita perché potessi avere la mia indietro. L’ultimo anno, nonostante fossi malata, è stato il più bello della mia vita perché te eri parte di essa. E poi mi dici che mi ami? Era troppo e il mio cervello si era fermato. Dovevo sistemare le cose.”

“Allora le hai sistemate? Ci darai una possibilità?”

“Forse.” Hermione lo guardò e lui non potè leggerle negli occhi, quindi attese pazientemente che continuasse, “mi hai detto tutte le ragioni per cui mi ami, quindi voglio restituirti il favore. Voglio che tu sappia perché ti meriti di essere amato. Harry, la tua vita è stata un inferno. Hai perso l’amore dei tuoi genitori prima di poter parlare e poi sei stato maltrattato dall’unica famiglia che tu abbia mai conosciuto. Sei stato scelto per un ruolo che sentivi non tuo, e affrontato orrori che nessuno dovrebbe mai affrontare. Hai visto amici, famiglia e un grande, grande uomo morire davanti a te, ma invece di lasciarti consumare in una sofferenza distruttiva, hai continuato nel percorso che il destino ti aveva riservato. Pensavi di dover morire, ma ce l’hai fatta. E nonostante tutto, sei rimasto un favoloso essere umano. Hai mostrato a tutti noi intorno a te come vivere. E anche se non lo comprendi, ci hai mostrato come amare. Perché questo è tutto quello che hai fatto – amarci abbastanza da voler sacrificarti per noi.

“Mi avete tutti dato un motivo per…”

Ma avresti potuto ignorarli. E quando pensasti di essere un pericolo per noi, quando eri un pericolo per te stesso, hai di nuovo sacrificato la tua felicità per noi. Sei stato favoloso, Harry, veramente fantastico.

“Grazie,” sussurrò Harry.

“Grazie a te,” rispose Hermione.

“Significa che ci darai una possibilità?”

“Solo ad una condizione…”

“Quale?”

Che tu mi baci ora.”

Harry sorrise. Prendendole la faccia gentilmente tra le mani, si avvicinò e pose le labbra leggere sulle sue. Si perse nelle emozioni che provava, più forti di quella sul campo da Quidditch tanti mesi prima. Senti la sua bocca schiudersi, e la sua lingua esplorare la sua bocca, qualcosa che ricambiò con passione. Posò le sue mani nei capelli di lui, come lui fece con lei, e presto il loro baciò divenne qualcosa di più forte. Lui sentì il suo corpo cadere di schiena, e presto la copriva, le mani di entrambi esploravano l’altro in dolci tentativi.

Stupito sentì Hermione allontanarsi e la guardò con evidente disappunto.

“Penso…penso che dovremmo fermarci ora,” disse esitante, la sua faccia rossa ma un sorriso negli angoli della bocca. Harry si sedette e provò a nascondere l’eccitazione che il loro abbraccio aveva causato, felice quando lei si adagiò su di lui, la testa a riposo sulle sue spalle.

“E’ stato incredibile,” disse lei.

“Dillo a me,” rispose Harry, mettendo una mano tra i suoi capelli, “quindi significa che usciamo insieme ora?”

“Penso di sì,” rise lei, “oh Dio, pensa cosa diranno gli altri quando ci faremo vedere alla prossima cena mano nella mano.”

Cosa, ve lo avevamo detto?”

“Penso che Ron, Ginny e Molly stiano già preparando il nostro matrimonio.

Sai, potrebbero avere ragione.” Harry rise con lei.

Non riusciva a ricordare un momento in cui si sentisse cosi felice, già pensava al modo perfetto per chiederle di sposarlo, la sua mente così persa nei suoi pensieri che non notò Hermione con una mano già sotto la sua maglietta finchè non sentì il suo tocco nel torace. Con un sorpreso respiro, guardò nella familiare oscurità dei suoi occhi, sorridendo nel vedere che ora dei riflessi verdi erano nell’iride marrone.

“Hermione?” disse lui, la sua voce leggermente più alta di quanto volesse, consapevole di altri movimenti incontrollabili che erano ripresi nelle sue parti intime.

“Mmm. Non va bene,” disse, un sorriso strano sulle labbra, “voglio di più.”

“Di più? Ma hai detto che dovevamo fermarci…” Harry si sentì nervoso, la parte del suo cervello ancora funzionante sapeva che c’era una buona possibilità che lui avrebbe fatto qualcosa molto presto che aveva sognato da tanto, tanto tempo. Ma c’era una parte, molto più forte del suo cervello, che era connesso a qualcosa di lui più istintivo, più primitivo – e quella parte stava vincendo. La faccia di lei era arrossata, e si stava leccando le labbra con leggeri passaggi della sua lingua, e questo le rendeva lucenti – non era mai stata così bella e lui non aveva mai voluto nessun’altra come lei ora. Le sorrise in quello che sperava non fosse un ghigno, e quando lei parlò i suoi pensieri lo abbandonarono.

“Mi sbagliavo. Voglio di più.” Fu tutto quello che disse, e con una velocità che sorprese persino se stesso, Harry la strinse tra le braccia, facendola gridare dalla immediatezza del movimento. Si riprese rapidamente dalla sorpresa, prendendogli la faccia e iniziando a baciarlo. Lui sapeva che non avrebbe mai raggiunto la sua camera di sopra,quindi si fece strada verso quella di lei, scansando i mobili e assicurandosi che non battesse in nulla che rovinasse il momento. Quando raggiunse il letto, la sua passione era ad un livello tale che non immaginava esistesse, ma mentre la distendeva osservandola, si fermò – facendola accigliare.

“Harry, cosa c’è?” chiese preoccupata Hermione.

“Non riesco a credere che sta succedendo,” rispose con un piccolo sorriso, “non posso credere che sono finalmente con te.”

“Lo so, ma… ma te vuoi essere con me, non è vero?” Hermione continuò esitante, e Harry vide l’insicurezza nei suoi occhi.

“Più di ogni altra cosa.” Disse prima di chinarsi e baciarla. Ma non aveva finito, doveva scoprire qualcos’altro prima di procedere, “ Hermione?”

“Sì Harry,” disse lei dolcemente.

“Non mi lascerai mai vero? Sarà sempre io e te, insieme, vero?” chiese, sapendo che l’insicurezza risuonava nella sua voce. Vide mentre le lacrime le scendevano dagli occhi e lo raggiungeva schiaffeggiandolo leggera.

“Per sempre.” Rispose prima di trascinarlo giù, baciandolo in un modo che confermasse tutto quello che voleva sapere. Lei era sua e lui era suo – l’unione che si era formata tra loro tredici anni prima nel bagno della scuola di Hogwarts si solidificò, mentre i loro corpi e le loro anime divenivano una, e Harry Potter si sentì finalmente completo.

RINGRAZIAMENTI:

DarthSteo: grazie, ma il merito è di una scrittrice australiana, io traduco solo, il mio nick è reborned

Emma: credo che la risposta ti sia piaciuta, dimmelo mi raccomando^^

Herm88: grazie mille, confermo la mia preferenza per le fic tristi (ma a lieto fine se possibile XD) e W H/HR FOREVER!!!

Marco: eh si, finalmente Voldy non darà più noia…

Alessia: grazie, ma come già detto non sono l’autrice ma il traduttore.

Merope: si, ora tutto è concluso; ho sistemato l’account, è il link che ho dato a DarthSteo, lì ci sono io^^

Desdeus: nessun problema, speriamo vi piaccia anche la prossima, dico subito che è malinconica anche quella ma non vi preoccupate, il finale bello piace anche a me^^

Gillian: mi spiace, l’autore non mi da il permesso quindi non posso, ma cercherò altre storie da pubblicare.

Grazie mille anche a tutti quelli che hanno letto la fic ma non hanno recensito (cattivoni T_T), fa piacere vedere come una fic triste colpisca l’animo di molti; l’autrice è felicissima e spera che la fic che sta per pubblicare vi piaccia (non vi preoccupate, la leggerò e posterò appena qualche capitolo sarà online, ancora non ne ha messo su nemmeno uno!)

NOTE FINALI:

RICORDATE, IL NICK E’ REBORNED, ORA E’ TRA GLI AUTORI, E SE DOVETE SUGGERIRE STORIE INGLESI MANDATE UNA MAIL A reborned@hotmail.it

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