Un passo indietro

di kiku77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Accanto al Giuda ***
Capitolo 2: *** Ragazze a Yokohama ***
Capitolo 3: *** Senza soggetto ***
Capitolo 4: *** tre zero sette ***
Capitolo 5: *** A tutto tondo ***
Capitolo 6: *** Tu cosa vedi? ***
Capitolo 7: *** Ecco, appunto... ***
Capitolo 8: *** Piccola Aoba ***
Capitolo 9: *** Un passo indietro ***
Capitolo 10: *** Più di mille spiegazioni ***
Capitolo 11: *** Un'altra Yayoi ***
Capitolo 12: *** Come te e Pinker ***
Capitolo 13: *** Se tu fossi grande... ***
Capitolo 14: *** Tempo da vendere ***
Capitolo 15: *** Principi d'infarto ***
Capitolo 16: *** Vapore ***
Capitolo 17: *** Posso portare una persona? ***
Capitolo 18: *** Spogliarsi ***
Capitolo 19: *** Non lo so come sto... ***
Capitolo 20: *** Puoi fare di più ***
Capitolo 21: *** Io parto, tu resti. ***
Capitolo 22: *** Non si scappa dal dolore, ricordatelo. ***
Capitolo 23: *** ... allora è deciso... ***
Capitolo 24: *** Girl in progress ***
Capitolo 25: *** La notte ***
Capitolo 26: *** Voglio stare con te ***
Capitolo 27: *** Devi promettermi una cosa ***
Capitolo 28: *** In tutto l'universo ***
Capitolo 29: *** Nient'altro che questo ***



Capitolo 1
*** Accanto al Giuda ***


In quel momento, appoggiata al muro freddo e lucido del sottopassaggio, non distante dalla porta dello spogliatoio dell’F.C.Tokyo, le veniva da piangere.

Fissava il lato opposto, in alto: il display dell’orologio segnava già le 18:30.

Ogni tanto la porta dello spogliatoio si apriva e ne usciva un giocatore che scivolava via, con la divisa di rappresentanza, lasciando una traccia di profumo da uomo.

Il petto di Yayoi si alzava ritmicamente ogni volta. Ma tanto sapeva che non era da lì che sarebbe uscito Jun.

L’avevano fermato i cronisti e da più di mezz’ora era in sala stampa a rispondere alle solite domande.

Aveva giocato benissimo e fatto due goal. Era la sua giornata. Niente da dire.

Solo che lei doveva prendere il treno e tornare a casa, a Yokohama.

E prima di prendere il treno, doveva arrivare alla stazione di Shibuya. Considerando il traffico, non ci avrebbe messo meno di quaranta minuti in taxi. Aveva promesso a sua madre di rientrare per cena: doveva riuscire assolutamente a prendere il treno delle 19 e 45.

Neanche sapeva cosa ci fosse andata a fare quel weekend a Tokyo. Aveva dormito da suo padre, nella sua vecchia camera, nella casa di Chiyoda-ku, un appartamento stupendo, ideato e progettato proprio da lui, quando Yayoi doveva ancora nascere.

Era rimasta sola per tutto il tempo, dato che suo padre era ancora in vacanza, con la sua nuova compagna.

Nelle uniche due ore libere dal ritiro, aveva accompagnato Jun alla biblioteca della facoltà di medicina, dove doveva ritirare gli appunti della lezione di anatomia lasciati da un amico. O amica…

Non aveva importanza.

Il punto non era quello.

Ormai era da diversi mesi che andava avanti quella sceneggiata.

Lei che prende il treno due volte al mese e dorme a casa di suo padre: aspetta che arrivino quelle due ore per stare con Jun. Ma Jun ha puntualmente qualcosa da fare.

“Ancora un minuto e vedrai che arriva…” sussurrò il magazziniere, sorridendole.

“Ad avercelo un minuto…” pensò lei, rispondendo semplicemente, staccandosi dal muro e drizzandosi bene sulla schiena, per rispetto.

18:40.

Si morsicchiò un’unghia e avanzò verso lo spogliatoio. L’uomo ricomparve dopo un momento.

“La prego… dica a Jun che dovevo andare…”

Lui la fissò e aprì leggermente le braccia.

“D’accordo…”

Yayoi fece un inchino e prese a correre. Sentiva le lacrime che salivano, ma pensò che non avesse senso mettersi a piangere. Tanto da lì a pochi giorni ci sarebbe stata la festa di anniversario dei signori Misugi e sarebbe tornata a Tokyo.

Sua madre, giusto per l’occasione, aveva acconsentito a farle saltare un giorno di scuola.

Appena fuori, si guardò spaesata, ma era solo l’impressione che si riceveva osservandola: lei, di fatto, non lo era per niente. Conosceva quegli spazi a memoria. Aveva imparato a contare i passi che dividevano l’entrata riservata dallo spiazzo antistante, dove si radunavano i taxi, le auto eleganti di giocatori, dirigenti, familiari. E aveva anche imparato a riconoscere gli odori: alla sua destra, in lontananza, profumo di hot dog e caffè, proveniente dai chioschi all’aperto; a sinistra invece, odore prepotente di erba, poi, a seconda di come soffiava il vento, percepiva profumo di fiore.

Di fronte, in un fazzoletto di terra, avevano piantato un albero di Giuda.

Bellissimo, anche se un po’ triste.

Un unico albero solitario, fra altri arbusti, più comuni ed orientali.

Lei il nome non lo sapeva: gliel’aveva detto Jun, tempo prima.

Lui sapeva sempre tutto. O quasi.

Proprio lì, accanto al Giuda, nello spiazzo riservato ai taxi, di taxi non ce n’era neanche uno.

Girò nervosamente la testa di qua e di là e si sbracciò per far cenno ad un uomo in fondo al viale, fuori dall’auto, che si fumava una sigaretta, silente e pacifico.

Lui le diede un’occhiata: sembrava scocciato. Aspirò un ultimo tiro e avanzò fino al primo posacenere disponibile; buttò la cicca e salì in macchina, facendo il giro per arrivare  da lei.

La ragazza guardò l’orologio al polso e aprì la portiera.

“Aspetta Yayoi!”

Si volse e vide Jun correrle incontro.

Stavano insieme da una vita, ma vederlo arrivare fino a lei, da quella prospettiva, con l’uniforme della squadra, le faceva venire ancora i brividi.

Jun la raggiunse e fece un cenno al tassista per pregarlo di aspettare.

“Scusa…”

Lei abbassò la testa e arrossì. Stare a quella distanza da lui, le faceva sempre uno strano effetto.

Quasi provava vergogna.

“Niente… non preoccuparti… è solo che devo andare…”

“Non puoi restare e prendere il treno domani mattina?” provò a chiederle lui.

No. Non poteva.

“Mia madre mi aspetta, lo sai.”

Lui la guardò con i suoi occhi luminosi, grandi e quel suo sorriso che si apriva lentamente, come per svelarsi a piccoli tratti.

“Ci vediamo giovedì…” disse ancora Yayoi ed esitò un altro istante, sperando in un bacio.

Ma lui restava fermo dov’era.

Allora lei fece per salire.

“Aspetta…”

Yayoi si fermò nuovamente.

Jun sorrise e da dietro la schiena, finalmente mise avanti le mani. Non erano vuote.

Reggevano una busta di carta bellissima.

“E’ da ieri che volevo darti questo, ma non ho trovato il momento…” disse, imbarazzato come un adolescente.

Lei fissò la confezione.

“Jun… devi smetterla di farmi regali…”

“Non è un regalo…”

“Ah… no?”

“No… è un regalino…” sussurrò, avvicinandosi e facendole una carezza.

Ma a lei non importava né del regalo, né della carezza.

Lei, era un bacio che voleva.

“Un regalino…” replicò a quel punto, consapevole che lì, vicino all’albero di Giuda, davanti agli occhi spenti di un autista di tassì, lui non l’avrebbe mai baciata.

“A giovedì, allora…” disse Jun, allontanandosi definitivamente.

Lei si sforzò di sorridere e deglutì due volte di seguito. Sentiva la bocca piena di saliva, come quando i cani mangiano un veleno, fanno la bava e sovente muoiono. Anche se lei era una persona e di veleni non ne sapeva niente.

“Grazie…” rispose, sparendo dentro il taxi, reggendo la scena con il suo sorriso forzato e gli occhi fissi a lui.

“Alla stazione di Shibuya, per favore” disse.

Si abbandonò al sedile e gettò la busta lontano.

Riuscì ad arrivare giusto in tempo per essere inghiottita da un vagone e trovare un posto libero, anzi due.

Si sedette e tenne gli occhi sul suo regalo per un bel po’.

Solo quando il treno si mosse, decise di aprire la busta, cercando di non rovinarla.

Tirò fuori una borsa.

Una borsa bellissima e molto costosa.

“Un regalino…” sussurrò.

La strinse, l’aprì e ci frugò dentro.

La osservò con una certa perplessità, domandandosi in che occasione avrebbe potuto usare una borsa del genere. Considerando il fatto che frequentava l’anno integrativo del liceo, e a parte i weekend a Tokyo, non aveva vita sociale, le parve il regalo più assurdo che potesse ricevere.

“Yayoi!”

Alzò la testa e vide Atsuko, una sua compagna di classe.

“Ciao…”

“E’ libero quel posto o sei con Jun?”


Yayoi sorrise;
“magari” pensò.

“E’ libero. Jun è a Tokyo.”

“Grazie” fece lei, prendendo posto.

“Ma scusa… domani non hanno il giorno di riposo?”

“Sì, ma lui deve andare a lezione…”

“Ah già che stupida! Mi dimentico sempre che stai con un cervellone!” esclamò la giovane, cercando di fare la simpatica.

Peccato che Yayoi non avesse alcuna voglia di ridere.

Si limitò a socchiudere gli occhi, come per dimostrare che aveva apprezzato la battuta.

Atsuko si sistemò e si aprì la giacca. Aveva fatto una corsa tremenda per arrivare in tempo.

“Non dirmi che quella è una Coco Bag…” disse, notando l’oggetto che Yayoi teneva ancora fra le mani.

Lei arrossì.

“Già…”

“Dio… Yayoi è stupenda… posso vederla?”

Atsuko sembrava aver perso la testa.

“Certo, tieni…”

“E’ su tutte le riviste di moda del mese… costa un occhio della testa! Ma dimmi, dove l’hai presa? Oggi i negozi mi sembravano chiusi dappertutto…”

“Non lo so… è un regalo di Jun… credo l’abbia comprata in settimana. Me l’ha data quando ci siamo salutati. Non ho avuto il tempo di fargli domande…”

“Non è che affitti il tuo ragazzo?” le chiese, ironica.

“Se lo fosse, l’affitterei io stessa” pensò. Ma non lo disse.

Sorrise semplicemente.

“Io non so neanche perché mi abbia fatto un regalo…”

“Perché è cotto! S’intende! Oppure…”

Lei la fissò.

Atsuko non le stava molto simpatica. In classe era piuttosto fredda, sempre circondata dal suo gruppetto di amiche. O stavi con lei, o eri tagliata fuori.

Yayoi era tagliata fuori.

Non era ancora riuscita ad integrarsi bene fra i suoi coetanei, a Yokohama.

L’unica amica era la sua cucciola di Labrador, Pinker. Un regalo di Jun, tanto per cambiare.

“Oppure?”

“No… niente… stavo per dire una cattiveria. E tu sei la persona più buona del mondo. Non ti meriti cattiverie! E’ solo che ti sto odiando, perché sono invidiosa di te…”

“Se è per la borsa, te la puoi anche tenere” pensò. Ma non lo disse.

Non disse nulla. Non sapeva cosa pensare e come reagire.

Atsuko fece uno dei suoi sorrisi da amichetta e restituì il regalo a Yayoi.

Cominciò a raccontare il come e il perchè si fosse recata a Tokyo. Cercò di darsi importanza e di vantarsi di ogni cosa.

Yayoi, con molta educazione e pazienza, ascoltò ogni parola e fece finta di essere molto interessata.

Ogni tanto guardava il finestrino e pensava a quando in treno ci andava con suo padre e sua madre.

Pensava a quanto fosse stato bello essere baciata da Jun, la prima volta.

A quanto avesse pianto quando era andato da lei per dirle che gli esami erano perfetti e che poteva tornare a giocare.

Ascoltava e pensava.

Pensava e ascoltava.

Ascoltava, pensava e contava. Contava le stazioni che ancora mancavano prima di arrivare a casa. Da sua madre.

 

--

Ciao a tutti^^

 

Ringrazio le persone che proveranno a leggere questa mia nuova storia…

 

A presto^^

 

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Capitolo 2
*** Ragazze a Yokohama ***


Le prime due ore di lezione passarono senza che Yayoi se ne rendesse conto.

Aveva cominciato a fissare la finestra e da lì non si era più schiodata.

La sera prima, una volta rientrata, si era sorbita la solita porzione di lamentele di sua madre…

… la lasciava sempre sola e si riduceva a tutte le ore. Non aveva alcun riguardo per lei e aveva una predilezione per quel farabutto di suo padre, che le aveva piantate, tutte e due, e se n’era andato con una pazza schizofrenica…

Yayoi si era seduta sul tatami e Pinker si era accucciata accanto a lei senza scodinzolare, avvertendo la tensione tra madre e figlia.

Aveva ascoltato in silenzio, senza rispondere e poi aveva sistemato la stanza e lavato i piatti.

“Non dici mai niente…” aveva farfugliato sua madre avvilita, in cucina.

Ma Yayoi non era tipo da rispondere alle provocazioni.

Lei era piuttosto brava ad incassare: in quello era diventata incredibilmente abile.

Per il resto aveva capito che la scelta migliore era il silenzio. Sempre e comunque.

Quindi, a casa e al liceo, trascorreva la maggior parte del tempo in un mutismo allarmante.

Se aveva qualcosa da dire, aspettava di rientrare e varcare la soglia del cancello. Era con Pinker che si staccava dai suoi lunghi silenzi.

E se proprio aveva bisogno di un riscontro, prendeva il telefono e chiamava Sanae.

Ma Sanae non se la passava molto bene.

Tsubasa se n’era andato a Barcellona e si erano nuovamente salutati come se fra loro non ci fosse che una semplice amicizia.

Anego non era stata capace di dichiararsi. Il capitano, tutto preso dalla partenza per l’Europa, aveva continuato ad ignorare il resto e così, il breve periodo trascorso a Nankatsu, si era dissolto senza portare a definire il loro rapporto.

Al telefono Sanae aveva pianto, ma non aveva detto granché. Anche lei, come Yayoi, aveva enorme difficoltà a parlare dei suoi sentimenti.

Il silenzio sembrava aver investito entrambe, con la sua pesantezza sottile, ma affilata. Profonda, ma inquietante.

Fissava il panorama fuori, ma pensava a tutto quello che aveva dentro.

“Aoba… vieni tu alla lavagna…”

La professoressa di storia la riportò sulla terra.

Lei si spostò dalla sedia in un modo talmente goffo, che i compagni scoppiarono a ridere.

Si alzò, rossa come un peperone e andò verso la cattedra.

Dopo due minuti di attesa fu rimandata al suo posto con una grave insufficienza.

Ma a lei non importava.

A lei pareva non importare un bel niente.

Riprese a fissare il panorama e si estraniò da tutti.

Durante l’intervallo, corse in bagno per fare pipì.

Mentre lei entrava, due ragazze uscivano e fu stranamente felice di ritrovarsi lì, da sola.

Si richiuse la porta dietro e si sfilò gli slip, guardando verso l’alto.

“… da non credere… ragazze…”

Alcune compagne erano entrate e Yayoi riconobbe la voce di Atsuko.

Si morse il labbro: se c’era qualcuno che parlava, la pipì non le veniva giù.

“Allora io le dico che sono invidiosa e lei, come un pezzo di pietra, non fa una piega…”

Stava parlando di lei.

“Che oca!“ esclamò un’altra voce.

Tutte sghignazzarono.

“Io volevo quasi dirle che Jun le fa tutti questi regali perché di sicuro ha la coscienza sporca, ma alla fine mi sono trattenuta…”

“Chissà quante corna le fa!”

Yayoi si alzò e si tirò su gli slip. Tanto ormai non sarebbe più riuscita a fare la pipì.

Restò ferma dov’era. La conversazione si faceva interessante.

“Ma io mi chiedo: come fa Jun Misugi a stare con una ragazza così?”

“Se lo chiedono tutte! E’ una tipa senza personalità… né carne né pesce. Insipida…”

“Una bambolina…”

“E diciamocelo… non è neanche questa gran bellezza!”

“Sì, diciamocelo proprio!”

“E pensare che lui… “

“Secondo me si vede con altre…”

“Adesso basta!” esclamò una persona.

Yayoi non riuscì a capire chi fosse.

“Uffa! Eriko! Tu devi sempre fare la paladina della giustizia!”

“Cosa ve ne frega di Yayoi?”

“Niente… si fa per parlare!”

“Siete solo un branco di invidiose!”

Ci fu un momento di silenzio e poi Atsuko scoppiò a ridere. A ruota le altre la seguirono.

“Noi non siamo invidiose per niente. E’ solo che ci fa pena… qualcuno dovrebbe andare da lei e dirle come stanno le cose!”

“Perchè? Come stanno le cose?” chiese la ragazza, ancora più arrabbiata di prima.

“Beh, Eriko, lui sta a Tokyo tutta la settimana… gioca in una quadra importante, frequenta l’università… di sicuro si sta facendo altre storie. E’ matematicamente impossibile che un ragazzo così possa stare con Aoba…”

“Ma tu cosa ne sai? Eh?”

“Non ci vuole la scienza infusa per arrivare alla conclusione” replicò Atsuko.

“Ah sì?” chiese Eriko, infuocata, “ e quale sarebbe? Sentiamo!”

“E’ tutto molto semplice: Jun è un bravo ragazzo, ha sofferto e non è uno stupido. Yayoi gli è stata accanto, più di tanti altri, in tutti gli anni in cui entrava e usciva dagli ospedali. Con che coraggio scaricarla?... avanti Eriko, scendi dalla tua nuvoletta…”

“Secondo me è ancora vergine, scommettiamo?” aggiunse un’altra, dal fondo.

“Sì, di sicuro. Una che fa sesso con Misugi non si veste come lei…”

Tutte scoppiarono a ridere di nuovo e le risate riempirono l’aria, dentro il bagno delle femmine, al liceo sperimentale di Yokohama.

Suonò la campanella e le ragazze, dietro Atsuko, presero la via dell’uscita.

Eriko rimase ancora lì.

“Stronze” sussurrò, stringendo i pugni.

Ma Yayoi non la vide. Poté solo sentire quella voce.

Rimase ferma, in piedi, in quel piccolo spazio chiuso.

Aspettò che ogni respiro si esaurisse.

Le risate delle ragazze rimbombano. Rimbombano e creano un’eco.

E l’eco si propaga fin dentro il centro della terra. A Yokohama.

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Ciao a tutti^^

Grazie alle persone che hanno letto, a coloro che hanno messo la storia fra le seguite e preferite e grazie a chi ha recensito^^

 

Reggina: grazie per la recensione. Sono felice che le mie storie ti catturino^^ Mi fa anche piacere che sperassi in una mia ff con questa coppia^^ Avevo bisogno di staccarmi un attimo dalle mie storie precedenti e da quei pg, anche se, come sempre, l’idea della storia mi è arrivata in modo molto irrazionale. E’ una ff tutta incentrata su “ciò che si vede”: come ti vedono gli altri e come ti vedi tu (intendo Yayoi). Spesso la percezione che hanno gli altri di noi, ci porta ad osservarci in un modo nuovo… è questo che sta succedendo a Yayoi: il problema è che, nel suo caso, è del tutto inaspettato^^ (grazie infinite anche per la risposta alla rece che ti ho lasciato^^)

Giulyf87: grazie per la recensione^^ Sono felice che continui a seguirmi^^

Marychan82: grazie per aver recensito^^ Yayoi è un pg che ha poco spazio nel manga, perciò il fatto che tu non l’abbia letto non è un problema^^ Anche nell’anime, a parte qualche puntata, è solo una “comparsa” e credo sia per questo che è “venuta a trovarmi”: è il classico pg “in potenza”. Con questa ff, è come se mi fossi presa una vacanza. Stavo finendo il ”corpo” e mi è venuta questa idea, ma sentivo che sarebbe successo qualcosa. Avevo la percezione che fosse “solo” una situazione di passaggio: infatti mentre ho cominciato a scriverla, è “successo qualcosa”^^ Attraverso Yayoi sono tornata sul tema della ricerca di se stessi. E questa volta, quello che gli altri “vedono” di noi, avrà quasi sempre valore ”epifanico”. Almeno questo era l’intento mentre scrivevo^^

Sanae78: grazie per aver recensito^^ Beh, Yayoi non se la sta passando molto bene e… avevi indovinato, a parte Sanae, riesce ad avere un “dialogo” solo con Pinker. E’ la prima volta che inserisco un animale in una storia, affidandogli un ruolo attivo e devo dire che è stato molto bello^^ Tutto dipende da ciò che sto vivendo realmente in questi mesi e dal mio amore sconfinato per la natura e gli animali in generale. Pinker è un nome a cui sono intimamente legata e anche “Eriko”. E’ proprio Eriko, il primo pg originale di questa ff, (a parte Atsuko, che avrete già capito, non è certo un pg positivo…) a cui ho affidato un peso narrativo importante. Speriamo che sia di aiuto a Yayoi^^

Ligi: grazie per la rece^^ Sono felice che questa coppia ti piaccia! Avevo bisogno di respirare un attimo… “il Corpo” è stata una storia molto articolata e mi ha coinvolta moltissimo mentre la scrivevo.  Questa ff è più semplice, meno strutturata e la trama si fonda su un unico, semplicissimo elemento, che vedremo fra un po’. Mi piace moltissimo scrivere quando parto da un elemento “misero”: credo sia un buon modo per poter imparare a migliorarsi. Quando invece hai a che fare con molti pg e la trama è complessa, c’è talmente tanta “roba” da tenere sottocontrollo, che difficilmente si sperimenta; naturalmente, è una considerazione che riguarda me e il mio rapportarmi alla scrittura. Ci sono persone, invece, che proprio quando hanno una trama difficile e tanti personaggi, riescono a scrivere sperimentando e cambiando.^^

Sissi149: grazie per la recensione^^ Quella insinuazione iniziale qui viene dichiarata apertamente, anche se Atsuko e le sue amiche non sanno che Yayoi può sentirle. Di certo, ascoltare questa conversazione avrà un forte impatto su di lei, non tanto per l’insinuazione in sé, quanto per come l’hanno descritta. Ho sempre visto Jun come un ragazzo un po’ timido sulle questioni sentimentali e mi sembra anche il classico ragazzo giapponese vecchio stampo: quello che in pubblico segue un certo comportamento. E’ anche vero che sta da tanto tempo con Yayoi, perciò potrebbe anche lasciarsi un po’ più andare, ma… vai a capire gli uomini! Speriamo però che non faccia regali costosi per sentirsi a posto con la coscienza: questo sarebbe davvero molto, molto avvilente…

FlaR: Grazie per aver recensito^^ La recensione a cui fai riferimento me la ricordo, me la ricordo eccome! Mi aveva colpito molto il modo in cui tratteggiavi Yayoi e di sicuro questo avrà contribuito a farmi venire in mente questa storia^^ Grazie per aver citato alcuni degli elementi che fanno parte del mio mondo narrativo. Non poteva mancare la pipì, come puoi vedere^^ Riguardo a Jun, mi fa piacere che tu abbia compreso già il modo in cui volevo farlo apparire. Da quando ho cominciato a scrivere ff, ho letto diversi libri sulla cultura e la letteratura giapponese. Mi sono poi accorta che 3 autori che io amo molto, hanno esplicitamente o implicitamente, parlato/scritto del Giappone (Marguerite Yourcenar, Borges, Roland Barthes): credo che tutto questo mi abbia arricchito molto, anche se di fatto, il mio modo di scrivere sostanzialmente non potrà cambiare. Dietro ad una situazione di tranquillità apparente, c’è sempre qualcosa che non va, hai ragione. Non so perché, ma è sempre un motivo scatenante, nelle mie storie^^

Eldarion: grazie per la recensione^^ E grazie per aver letto, nonostante la coppia non sia fra le tue preferite^^ Come ho spiegato sopra, credo avessi bisogno di cambiare un po’ pg, anche se non so spiegarti razionalmente perché abbia scritto di Yayoi, piuttosto che altri. Senz’altro ha inciso il fatto che sia nel manga che nell’anime, è un pg secondario e mi piace molto com’è disegnata dal Taka. Mi piace molto anche Jun^^ Purtroppo Yayoi si ritrova ad ascoltare una conversazione davvero poco piacevole… lei, da quel poco che sappiamo, sembra immersa in un mondo tutto suo, perciò queste insinuazioni avranno l’effetto di “risvegliarla”. Per il momento sono solo parole, ma fanno un gran male lo stesso…

Miki87: grazie per aver recensito^^ Yayoi mi è sempre piaciuta. Soprattutto mi piace, come sottolinei tu, la costanza che ha dimostrato di avere nel corso della sua storia con Jun. E devo dire che attraverso la tua rece, ti sei fatta le domande che mi son fatta anch’io: Jun è abituato ad avere Yayoi accanto. Abituarsi alle cose è piacevole, certamente, ma bisognerebbe anche sapersi stupire ogni giorno per le cose e le persone belle che abbiamo. Non c’è niente di scontato nella vita… specialmente i sentimenti. Già il fatto di non vivere più nella stessa città, crea dei problemi, delle piccole incomprensioni, a quanto pare… Vediamo cosa succede^^

 

Grazie a tutti^^

 

A presto

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Capitolo 3
*** Senza soggetto ***


Come una pietra, per il resto delle lezioni, rimase senza espressione.

Non si sentiva né arrabbiata, né offesa.

Non poteva provare rabbia, perché in fondo non era stata aggredita direttamente e gli altri potevano pensare ciò che volevano.

Suo padre non le aveva spiegato molte cose, ma su quel punto era stato chiaro: “non limitare la libertà altrui, per nessuna ragione al mondo”, le aveva detto una volta, dopo una lite furibonda.

Non era offesa perché, a guardarsi bene, tutte le cose che avevano detto, potevano avere una loro fondatezza.

Chi era lei per potersi difendere?

Nessuno…

Perciò non provava niente di particolare, se non un profondo senso di confusione interiore, come se non facesse più parte di nessuna cosa e si sentisse estranea, finta.

Non appena suonò l’ultima campanella, con molta calma, raccolse le sue cose e si diresse fuori.

“Ciao Yayoi…” le disse Eriko, raggiungendola e fermandola.

”Ciao…” rispose lei.

“Mi chiedevo… ti va se facciamo la strada insieme?”

Yayoi la fissò un istante: Eriko era più piccola di un anno ed era la manager della squadra di calcio del liceo.

Si erano viste un paio di volte ad inizio anno, quando si era appena trasferita.

Yayoi le aveva dato qualche consiglio su come organizzarsi con la squadra, ma non si erano frequentate più, dopo quegli incontri iniziali.

“Certo” rispose, più per tenerezza che per altro.

Cominciarono a camminare insieme ma dopo qualche secondo, si fermarono di nuovo.

“Yayoi!” esclamò suo padre, sbracciandosi, in lontananza.

Lei, riconoscendolo, s‘illuminò.

“Papà…” sussurrò.

Si volse verso Eriko e sorrise. La ragazza rispose annuendo con la testa.

“Scusa, c’è mio padre… non sapevo che sarebbe venuto a prendermi…”

“Non preoccuparti! Magari ci facciamo compagnia domani, se ti va!”

A Yayoi prese una stretta al cuore. Sapeva che Eriko voleva farle compagnia, perché in un qualche modo voleva difenderla da quella situazione, anche se era tutto irrazionale.

“Certo…”

Eriko sorrise e si volse verso la strada laterale.

“Eriko…” sussurrò Yayoi.

“Sì?”

Pensò di dirle “grazie” ma si trattenne; non voleva farle capire di aver assistito a quella scena in bagno, per non farla sentire più coinvolta di quanto già non fosse.

“Niente… volevo solo ringraziarti per avermi aspettata…”

“Figurati! E’ sempre bello poter parlare con te!” rispose Eriko, con entusiasmo.

Yayoi la salutò con gli occhi e poi si girò per raggiungere il padre. Non appena furono vicini, si lasciò abbracciare e coccolare teneramente.

“La mia piccola Aoba…” disse lui, stringendola intensamente, accarezzandole i lunghi capelli.

“Che bella sorpresa, papà…”

“Yayoi!”

La ragazza si staccò e vide Yoko, la compagna di suo padre, che faceva ampi cenni con il braccio, accostata alla macchina.

Yayoi aprì la mano per rispondere al saluto.

“Siamo arrivati stamattina; vieni a pranzo con noi?”

Lei lo fissò, titubante.

“Mi piacerebbe, ma avevo già preso un mezzo impegno con la mamma…”

“L’ho appena chiamata per dirle che sarei passato a prenderti. E’ tutto ok.”

Yayoi allora si lasciò andare del tutto e si fece stringere dal padre con forza.

“In questo caso, vengo volentieri.”

Rimasero abbracciati e cominciarono a camminare per raggiungere la macchina.

Yoko aprì la portiera e fece accomodare Yayoi, poi si mise alla guida e raggiunsero il centro.

Parcheggiarono e cercarono un ristorantino tranquillo.

La donna camminava avanti con il suo solito passo spedito e frettoloso.

“Avrei tanto voluto pranzare da solo con te, ma Yoko sta facendo di tutto per farsi accettare…” disse il signor Aoba, come per scusarsi.

Yayoi si fermò, trattenendo il padre per un braccio.

“Non preoccuparti; a me fa piacere, sul serio! Yoko mi è molto simpatica. Cerca di rassicurarla quando siete soli. Per me lei è già parte della famiglia.”

Il signor Aoba la guardò e le sfiorò il volto.

“Grazie…” disse.

Lei si nascose dentro il petto dell’uomo e sorrise, anche se si sentiva un po’ strana e sapeva di dover frenare le emozioni, altrimenti avrebbe facilmente pianto.

Si sedettero all’interno di una veranda che dava su una stradina secondaria, lontano dal viavai dei pendolari.

Yoko cominciò a raccontare della vacanza e tirò fuori la macchina fotografica per mostrarle alcune foto.

“Che bello…” disse Yayoi, cercando di sembrare interessata.

Dopo aver ordinato, restarono un po’ a guardarsi e poi ripresero a far conversazione.

“Allora? Come va?” chiese il padre, controllando la sua agenda elettronica.

“Bene…”

“Tuo padre mi ha detto che questa settimana hai una cena d’anniversario per i genitori del tuo ragazzo!”

“Sì.”

Yoko la fissò, sorpresa.

“Non sembri molto entusiasta…”

“No è che… proprio stamattina stavo riflettendo e non so cosa mettermi…”

“Tieni” disse suo padre, tirando fuori delle banconote dal portafoglio, “comprati qualcosa di nuovo.”

La ragazza teneva lo sguardo sul tavolo. Era imbarazzata.

“Grazie.”

“Mi piacerebbe tanto accompagnarti a comprare un vestito!” esclamò Yoko.

Il signor Aoba la gelò con lo sguardo.

“Yoko! Non essere così invadente!”

Lei si fece improvvisamente seria e parve mortificata.

“Papà! Perché?“ intervenne Yayoi, ancora più mortificata di Yoko.

“Yayoi perdonami… è che per me è tutto nuovo… vorrei solo che tu mi vedessi come una persona amica…”


La ragazza sorrise ad entrambi.

“Non devi scusarti, anzi, a me farebbe altrettanto piacere, solo che purtroppo non posso venire a Tokyo prima di giovedì, quindi…”

Yoko la scrutò, incuriosita: del mondo dei liceali non sapeva granché.

Era stata con molti uomini, passando da una relazione all’altra, in balìa degli eventi, senza farsi troppe domande. Aveva studiato arte in Europa e poi aveva cominciato a dipingere. Per mantenersi, lavorava come decoratrice di ceramiche per una grande industria e, nei periodi fortunati, riusciva a vendere qualche quadro.

Nella vita aveva avuto due opportunità: a venticinque anni, un rinomato gallerista di Shinanomachi l’aveva fatta esporre per sei mesi e i suoi lavori avevano suscitato un tale interesse, da farle trovare un agente esperto e affidabile. Lei, però, da sempre lunatica ed incostante, aveva improvvisamente perso l’ispirazione e non aveva dipinto per molto tempo. L’agente l’aveva scaricata e così si era ritrovata al punto di partenza.

La seconda occasione era capitata non molti mesi prima: alcuni amici le avevano fatto conoscere Aoba, un architetto importante negli ambienti bene di Tokyo. L’aveva incontrato e dopo avergli parlato per poco più di un’ora, aveva capito di essersene innamorata.

Yoko era così: s’innamorava con niente.

“Yayoi, se è per quello, posso tornare a Yokohama quando vuoi. Io al momento sono disoccupata…” disse, prendendosi gioco di se stessa.

Yayoi la fissò, pretendendo una spiegazione.

“Il fatto è che aspetto una fornitura di piastrelle per il mio prossimo lavoro. Non arriveranno prima di due settimane, perciò sono ancora in ferie.”

“Dì tutta la verità…” aggiunse l’uomo, ironico.

Yoko si guardò intorno, quasi con vergogna.

“Beh… mi hanno chiesto di esporre per la Galleria K’s, ma non avendo un soggetto da dipingere, ed essendo totalmente priva di idee, ho risposto che ci devo pensare.”

“Ma è stupendo!”

“Sarebbe stupendo se sapessi cosa dipingere; non dipingo da mesi, Yayoi…”

“Hai molto talento. Vedrai che prima o poi qualcosa ti viene in mente!” esclamò la ragazza, per sostenerla e darle coraggio.

“Speriamo…” replicò Yoko, poco convinta.

“Allora? Andate insieme a fare shopping o no?” chiese Aoba.

Le due si guardarono con complicità.

“Se passo domani, dopo la scuola, va bene, per te?” chiese Yoko.

“Sì… benissimo!”

“Affare fatto, allora!” concluse l’altra, facendole l’occhiolino.

--

Ciao a tutti^^

Ecco il secondo pg originale importante: Yoko…

 

Grazie di cuore a tutte le persone che leggono e seguono le mie ff e a coloro che hanno recensito^^

Sanae78: grazie per la rece^^ Sanae, per certi aspetti, è messa peggio di Yayoi se vogliamo… avrà anche qui una piccola parte, anche se un po’ più limitata rispetto alle mie ff precedenti. La scena in questo cap si è spostata e sono tornati fuori altri temi a me cari: il vestito (le feste e i vestiti ci sono quasi sempre nelle mie ff) e la pittura^^ Beh, in una storia dove l’elemento “visuale” era importante, non poteva mancare una pittrice! Anche se Yoko è un'artista in difficoltà^^

Eldarion: grazie per aver recensito e per aver parlato del silenzio. Il silenzio è costante in tutta la ff e mi fa piacere che tu l’abbia percepito in modo così evidente. Ed è vero quello che sottolinei sui sentimenti inespressi: anzi… in parte è il motivo scatenante della ff, ma è ancora presto per parlarne. Riguardo a Sanae, come dicevo sopra, ha una parte piccola, ma, sarà presente in alcuni cap^^ I pettegolezzi su Yayoi l’hanno sconcertata, ma non tanto per l’insinuazione, come ci dice il narratore: lei non pensa nemmeno lontanamente che Jun possa tradirla. Non è questo il punto: ciò che la colpisce è cosa pensano quelle ragazze di lei. Tant’è che il primo problema che si pone è: come mi vesto alla festa? E’ un pensiero futile, se vuoi, ma è il primo campanello d’allarme…

Marychan82: grazie per la recensione… e grazie per amare Yayoi. Lei è il classico pg che colpisce: mi ha colpita subito quando ho cominciato a scrivere la ff. Lei non giudica; si mette lì e ascolta. Guarda le cose come se fosse la prima volta. Non esce dal bagno e fa una scenata; non odia la matrigna di suo padre, anzi. Ne è affascinata. Non pensa a Jun con rabbia o rancore. Sta zitta e piange, o medita. Il mondo intorno la inquadra, la incornicia - come dico sempre io “la chiude in una scatola”: ma lei, lei, cosa sente? Cosa prova verso se stessa? E’ questo che deve capire… e non è il tipo che si tira indietro: una volta che decide di tuffarsi, lo fa, senza rimpianti.

Miki87: grazie per aver recensito^^ Lo so, ti capisco. In questo momento Yayoi fa pena e il fatto che non reagisca la fa sembrare ancora più debole. La tua deduzione è perfetta ed è quello che sostiene anche lei: non è stupida e si rende conto che forse Jun si comporta così solo perché “non può lasciarla”. E’ un pensiero lecito. Adesso bisogna cercare di fare chiarezza…

Ligi: grazie per la recensione^^ Neanch’io vedo Jun come un Don Giovanni. E’ una persona molto seria che sa cosa significa soffrire, perciò voglio ben sperare che non venga meno a quelli che credo siano valori importanti per lui. Grazie per aver fiducia in questa storia; scriverla è stato bellissimo… sarà che io amo le cose semplici e sento che un po’ mi somigliano^^ Ho comunque cercato di dare significato a varie cose e ci sono diversi elementi che diventano simboli della ff : il primo era l’albero di Giuda, e qui abbiamo il vestito e l’idea di dipingere senza un soggetto… ma siamo all’inizio; ci vuole ancora un po’ di tempo per capire il filo della storia^^

Reggina: grazie per aver recensito^^E grazie anche per aver evocato Pirandello^^ Yayoi è un pg interessante ed è vero: non sembra portata a “farsi del male” come potevano fare Yukari o Kumiko. La sua fragilità è dovuta al modo “destrutturato” in cui guarda le cose intorno a sé, come se ancora non avesse imparato a giudicare, a discernere ciò che è buono o cattivo… ma scontrarsi con la realtà è un passo più o meno obbligato, prima o poi…

AzureKnight2008: Hi^^ Thank you so much for your comment to my ff^^ Honestly I was deeply impressed by the description you gave of the love relationship between Yayoi and Jun. I could perceive how you feel linked to this couple^^ Yayoi is an incredible character: it gives different keys of interpretation to one who wants to write about her, because, as you said, her personality is almost always shadowed by her being dependent to Jun. In a certain way, it seems she has “denied” herself, in order to keep her relation with Jun alive, and I think her perseverance is amazing; it’s something for which I feel admiration. At the same time, in love, some kind of balance is necessary to be found, otherwise it’s easy to come to an end… Let’s see what happens… I hope you will like the plot of this ff^^ Thanks again^^

Giulyf87: grazie per la rece^^ Le ragazze in bagno sono state davvero perfide, ma fortunatamente c’è anche qualcuno che si salva: Eriko è dalla parte di Yayoi e anche da questo cap si capisce quanto sia buona di carattere. Qui viene introdotta anche la figura di Yoko: sarà molto importante per Yayoi… vedremo prossimamente come^^

Sissi149: grazie per aver recensito^^ Beh anch’io vedo Yayoi come una persona forte; per me, il fatto che non reagisca alle provocazioni, che non abbia pregiudizi nei confronti delle persone (come ad esempio la compagna di suo padre) sono tutti sintomi di una grande forza interiore. E’ facile a volte, “sbraitare”, come diciamo dalle mie parti “strippare”. E’ più difficile invece riuscire a mantenere una “certa distanza” verso le cose. Ovviamente, è anche molto spaesata e sì, c’è qualcosa che non va, anche se nemmeno lei ne ha ancora ben preso coscienza. Mi ricordo gli episodi che hai citato ed è vero, Jun non è né freddo, né distaccato. Avrebbe potuto tranquillamente baciare Yayoi in quel momento. Anche perché la loro storia è datata e non ci sarebbe niente di strano. Forse non se l’è sentita, perché sapeva di non essere riuscito a dedicare del tempo alla sua ragazza e aveva perso l’ennesima occasione per stare con lei, chissà. Bisognerà vedere come si comporterà nei prossimi capitoli^^

Grazie a tutti^^

A presto

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Capitolo 4
*** tre zero sette ***


Dopo aver salutato suo padre e Yoko, Yayoi entrò in casa e andò a lavarsi i denti.

Afferrò il guinzaglio di Pinker e uscì subito: non aveva la minima voglia di studiare.

“Andiamo!” esclamò, abbassandosi quel tanto per poter agganciare il guinzaglio al collare.

Passeggiarono per molto tempo, fino a raggiungere il porto.

Yayoi aveva fatto presto ad abituarsi a quella nuova città. Così Pinker.

Entrambe sembravano essere in perfetta sintonia con i luoghi di mare.

Grosse navi riposavano, mentre su altre un gran viavai di uomini e carichi, animava lo sfondo.

Nubi di fumo annerivano il cielo e il mare sembrava diffidente e profondo.

A lei piaceva comunque.

I rumori e i movimenti che accompagnavano il porto sembravano riempire gli immensi vuoti che abitavano i suoi abissi, le sue profondissime solitudini.

Si sedette in un angolo e lasciò Pinker libera di andare dove voleva: tanto, non si sarebbe allontanata di molto.

Fissò il panorama e il vasto spazio di fronte a lei.

“Un’oca…” si ripeté a pappagallo, cercando di imitare una delle tante voci che aveva riso di lei, quella stessa mattina a scuola.

Una lacrima le venne giù inaspettatamente e Pinker, come avvertita da un odore di bagnato, le si avvicinò fino a leccarle il dorso della mano ciondoloni.

“Non è niente, Pinka…” disse la ragazza, strofinandosi via la riga dal volto.

“Andiamo, dai…” sussurrò, rassicurandola.

Camminarono in silenzio, come due amiche che non hanno niente di cui parlare da tanto che si conoscono e, una volta a casa, Yayoi si accorse delle molte chiamate di Jun.

Le cancellò nervosamente e spense il telefono.

Non voleva parlargli. Per dirgli cosa, poi?

Andò in cucina e cominciò a preparare la cena e, come ogni giorno, dal lunedì al venerdì, si sedette sul tatami ed aspettò.

Sua madre si degnò di rientrare quando erano già le nove.

“Yayoi scusa… è che c’è sempre così tanto da fare!”

Si tolse il soprabito e si sedette di fronte alla figlia, con l’aria stanca, il trucco perfetto ma un’espressione triste sul volto.

Dopo la separazione, aveva accettato un posto come responsabile in una grande ditta di spedizioni e si era buttata anima e corpo nel lavoro.

Distrutta dal dolore per il fallimento del suo matrimonio, aveva rischiato la depressione, ma, proprio grazie a quel nuovo ruolo, era riuscita a sopravvivere.

“Com’è andata?” chiese, prendendosi la sua parte di riso.

Com’è andata significava:”papà sta bene?”

Ormai Yayoi conosceva a memoria tutto il repertorio di frasi che sua madre metteva in scena per venire a sapere qualcosa su Yoko.

“Sì, tutto bene.”

“Che significa, scusa? Raccontami!”

Yayoi cominciò a mangiare. Teneva la testa leggermente reclinata verso la sua ciotola e sembrava lontanissima da quella situazione.

“L’ho trovata ingrassata…” disse per accontentarla.

“Ingrassata e imbruttita…” aggiunse.

Non le andava di mentire, ma nemmeno di spiegare ogni momento del suo pranzo con il padre e Yoko. Non aveva voglia di dire che erano innamorati e felici. Non quella sera.

“Non sa cosa l’aspetta poi… tuo padre la farà invecchiare in men che non si dica!“ esclamò lei, tutta soddisfatta e come rinvigorita dalle parole della figlia.

La ragazza non replicò e restò rinchiusa nel suo silenzio, fingendo, con lo sguardo, di condividere le sue opinioni.

Pazientemente aspettò la fine della cena e aiutò a rigovernare.

Dopo aver guardato un programma musicale con sua madre, salì in camera e si sdraiò sul letto.

Riaccese il telefono.

C’erano altre chiamate di Jun e una telefonata da parte di Sanae.

“Ciao Jun. Scusami, non sono stata bene, oggi. Avevo spento il cellulare. Ti chiamo domani. Buonanotte.

Digitò il messaggio a tempo di record e lo inviò senza rileggerlo.

Poi fece il numero dell’amica.

“Yayoi! Finalmente!”

“Ciao Sanae, come stai? Tutto bene?”

“Non direi proprio…”

Yayoi si guardò allo specchio e rimase in attesa di ulteriori spiegazioni, ma Sanae non parlava.

“Perché, cos’è successo?” chiese a quel punto, allarmata.

“Ma come, non hai saputo?”

“No… cosa dovrei sapere?”

“Ieri Tsubasa è uscito dal campo durante la partita contro il Real… sembrava molto sofferente. Jun non ti ha detto niente?”

“No… ieri non abbiamo avuto modo di parlare e oggi non ci siamo sentiti…”

“E’ su tutti i giornali virtuali… ho provato a chiamarlo, ma non risponde! Ha provato anche Ryo, ma non riusciamo a contattarlo!”

Sanae sembrava davvero preoccupata.

Yayoi era frastornata, confusa. Non sapeva cosa dire.

Aspettò un po’ e poi cercò di ostentare interesse.

“Hai provato a chiedere alla madre?”

“Macchè… è in crociera con il signor Ozora! Pensa che è una vita che aspetta di fare questo viaggio! Chissà se ha saputo… Yayoi, ti prego, chiedi a Jun di chiamare Tsubasa! Forse non vuole farci stare in pensiero, ma non posso dormire se prima non so qualcosa!”

La ragazza si sentì senza difese.

“D’accordo. Lo chiamo e poi ti faccio sapere…”

“Grazie!”

Yayoi riattaccò e poi digitò il numero del suo ragazzo.

“Hey…” disse Jun, rispondendo.

“Ciao Jun…”

“Come stai? Un po’ meglio?”

Lei esitò. Si ricordò solo dopo una frazione di secondo di essersi spacciata per malata.

“Insomma… così così… sono a letto. Scusa se non ho risposto alle tue chiamate…”


“Niente. L’importante è che tu stia bene. Sono felice di sentirti.”

Jun non sapeva cosa dire; aveva la voce stanca. Di sicuro doveva aver studiato tutto il giorno.

“Mi ha appena chiamato Sanae. Mi ha detto che Tsubasa è uscito dal campo per un infortunio. Non risponde alle chiamate. Per caso sai qualcosa? E’ molto in pena per lui…”

Jun si sollevò dal letto e spostò il libro che stava leggendo.

“No… niente. Ma dì a Sanae di stare tranquilla. Forse è solo una brutta botta. Dille di non leggere i giornali. Se riesco a parlargli, vi faccio sapere.”

Yayoi  si sdraiò dentro il futon e chiuse gli occhi. La voce di Jun le infondeva un calore, un’energia tali che aveva voglia di spogliarsi, di restare ferma dov’era e di sperare di essere raggiunta da lui in un momento.

“Ci sei ancora?”

“Sì… scusa… Jun… sento sempre molto la tua mancanza quando ci parliamo al telefono…”

Lui sorrise e si sdraiò a sua volta.

“Mi manchi molto anche tu… ma giovedì arriva presto, no?”

“Sì, domani è già martedì.”

“Che treno pensi di prendere? “

“Non lo so ancora. Forse quello delle tre e zero sette. Comunque in questi giorni ci sentiamo.”

“Certo… e ti prego, riguardati. Non potrei affrontare la cena dei miei senza di te… lo sai.”

Lei si sentì improvvisamente importante. Ma fu solo per pochi minuti.

“Non mancherò, non preoccuparti… buonanotte…”

“Notte…”

Spinse il pulsante rosso e il cellulare smise di emettere luce.

--

Ciao a tutti^^

Grazie a tutte le persone che leggono e seguono le mie ff e grazie a chi ha recensito^^

 

Ligi: grazie per aver recensito^^ Diciamo che come spesso succede nelle mie storie, i primi cap hanno un ritmo un po’ lento, il tempo si dilata e vado a presentare la situazione in generale, introducendo a mano a mano qualche elemento. Così abbiamo visto Yoko, che sì, sarà molto importante per la ff, la questione del vestito, ed ora, dopo un momento di riflessione in solitudine per Yayoi, sorge un problema nuovo: Tsubasa… Di Jun non sappiamo molto, ma cerca di rassicurare Yayoi riguardo alla salute del capitano e sembra molto dolce nei suoi confronti. Stiamo a vedere…

Sanae78: grazie per la recensione^^ Sia Eriko che Yoko sono due figure positive ed hanno un ruolo attivo nella ff; piano piano prenderanno il loro spazio, anche se prima bisogna arrivare a dei momenti di svolta. Se vogliamo, il primo turning point è stata la conversazione delle ragazze in bagno su Yayoi. Fra non molto ci sarà il prossimo^^ Qui invece abbiamo la cucciola Pinker (che Yayoi a volte chiama Pinka^^) e poi compare Sanae, anche se solo al telefono^^

Eldarion:grazie per la rece^^ dalle tue parole sento che sei già entrata completamente in sintonia con la storia, specialmente mi sembra che tu abbia colto il senso del rapporto che potrebbe crearsi tra Yayoi e Yoko… ma non posso darti una risposta ampia perché altrimenti rischierei di dare delle anticipazioni^^ Sono d’accordo con la tua riflessione sulla sensibilità dell’artista e penso che Yayoi avrà modo di apprendere molto da questa donna; tutto dipende se lo vorrà, se ne sentirà il bisogno… chissà. Troverai come sempre tutte le risposte alle tue domande andando avanti e saranno i pg stessi a dartele^^ Ed ecco qui Sanae; spero ne sarai felice… anche se come al solito Tsubasa vive nel suo mondo…

Miki87: grazie per aver recensito e per aver apprezzato sia Yoko che Eriko^^. Riguardo alla domanda che ti poni sul perchè Yayoi non stia con suo padre, beh… non te la fai solo tu^^ C’è qualcun altro che sta aspettando di capire come mai lei non abbia deciso di restare a Tokyo. Questo è un altro dei “grossi” problemi della ff… Questa volta, tra padre e figlia, non ci sono conflitti (non c’è un carico emotivo esagerato… tornando ad un’argomentazione, mi pare, sollevata da ligi tempo fa, qui infatti uso il termine “papà” e non “babbo”^^ Scusa ligi se ti ho citata^^) mentre il rapporto con la madre è abbastanza avvilente: anzi, al momento non sembra neanche un “rapporto”… Yayoi avrebbe di certo avuto vita più facile se fosse rimasta con il padre.

Sissi149: grazie per la rece^^ Sono felice che ti sia piaciuta la mia scelta di non far apparire Yoko come un pg negativo. Volevo avere a che fare con una coppia separata, ma proprio per poter introdurre un pg esterno alla famiglia (Yoko appunto) che potesse creare una tensione narrativa nuova. Per quanto riguarda i temi ricorrenti, il fatto che tu non abbia letto le storie precedenti, non è assolutamente un problema, perché ogni storia è a sé e l’uso di elementi che ritornano è legato ad un discorso “secondario/parallelo”, se vogliamo. I temi ricorrenti sono interessanti per quei lettori che magari mi seguono dall’inizio e vedono in essi qualcosa che caratterizza il mio modo di scrivere a prescindere dalla storia in sé^^ In un certo senso è un discorso che riguarda più l’identificazione dell’”autore”, che la storia; non so se sono riuscita a spiegarmi bene… scusami, oggi sono un po’ fusa^^ Grazie per avermi dato la possibilità di parlarne^^

DolceBarbara: grazie per la recensione^^ Non devi scusarti, scherzi? Mi fa piacere che tu stia leggendo anche questa ff e grazie per aver apprezzato la scelta della coppia di pg^^ Avevo bisogno di cambiare e staccarmi un po’ dai pg di cui avevo scritto fino ad ora. Come puoi vedere da questo cap, anche qui ci sarà Sanae. Avrà un ruolo un po’ più piccolo, ma sarà presente in diversi cap.^^

Giulyf87: grazie per aver recensito^^ Anche secondo me Yayoi ha avuto un atteggiamento ammirevole nei confronti di Yoko. Quando ne ho l’opportunità, mi piace molto parlare delle amicizie, dei rapporti che si creano fra donne e penso che il legame tra Yoko e Yayoi potrebbe arricchire molto entrambe. Le premesse ci sono: vediamo come andrà il loro pomeriggio di shopping^^

Grazie a tutti^^

A presto

 

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Capitolo 5
*** A tutto tondo ***


Quella sera non si mise a richiamare Sanae; le scrisse due righe via mail, per spiegarle che non appena Jun avesse avuto notizie, gliel’avrebbe fatto sapere.

La mattina seguente passò con molta lentezza: a Yayoi quel liceo non piaceva affatto. E doveva farselo piacere per forza.

Era sempre stata bravissima a scuola; ora era piena di insufficienze.

Aveva sempre desiderato iscriversi alla scuola per infermieri; ora non ci voleva più andare.

Aveva sempre saputo di amare Jun; adesso, però, non sapeva più che senso avesse stare con uno che vedi quattro ore al mese.

Non era affatto triste. Tanto meno disperata. Ed era questo il dramma.

Se almeno si fosse sentita a terra e distrutta, allora forse qualcosa sarebbe scattato dentro di lei.

Invece niente.

Calma piatta. Vetri trasparenti.

L’orizzonte era una linea perfetta. E lei? Lei dov’era? Sopra la linea o sotto?

Dentro il mare o nel cielo?

“Aoba vieni tu alla lavagna…”

Non c’era bisogno di sprecarsi a tenere alta l’attenzione. Sembrava che tutti i professori adorassero pronunciare il suo nome o il suo cognome: non passava mattina senza che facesse la sua comparsa alla cattedra.

In matematica fortunatamente se la cavava bene: essere figlia di un architetto, che faceva calcoli dalla mattina alla sera, e che quando guardava una cosa, fosse un sasso, un albero o un edificio, non faceva che sporgere il pollice per misurarne le proporzioni, era servito a qualcosa.

Risolse facilmente il problema e vide l’espressione soddisfatta del professore dipingersi in volto.

“Bene bene, Yayoi… ti metto un bel più.”

Lei s’inchinò e tornò a posto.

Ogni tanto si volgeva verso Atsuko: lei, che in matematica era penosa, stava incredibilmente buona durante quelle lezioni, e si ripiegava faticosamente su se stessa, come per rimpicciolirsi.

Era molto bella, Atsuko. Aveva un taglio di capelli moderno, lo smalto sempre ben disteso sulle unghie e un buon profumo.

Aveva un sacco di ragazzi con cui poter uscire, ma che sapesse Yayoi, non aveva una storia seria. A lei piaceva giocare con i maschi, sedurli, farli penare. E questo le donava un aura speciale.

Erano tutte considerazioni che ad Aoba vennero lì, sul momento, quella mattina stessa.

Non dava peso alle persone che aveva intorno, perché di fatto, non era riuscita ad integrarsi.

Da subito, l’avevano bollata come la figlia di papà che ha vissuto a Tokyo e sta con il principe del calcio.

Ma vedendola, spaesata, distratta, silente e timida, avevano imparato a guardarla per quello che era: una ragazza come tante.

Aveva dei bei capelli, questo sì.

Capelli lunghi, sempre molto puliti ed in ordine.

E degli occhi luminosi; un po’ lucidi. L’anello sottile della pupilla diventava grigio o verde, a volte anche oro antico, in base ai riflessi del sole.

Non si sapeva vestire, però. Questo, lo sapeva anche lei.

Non era molto sicura di saper abbinare i colori, non amava andare in giro per negozi e forse anche per questo, al di fuori della scuola, si era sempre trovata bene a seguire la squadra di calcio, con indosso la sua tuta sportiva, o la maglietta estiva e la gonna lunga fino al ginocchio, quando si andava in trasferta.

Jun non era interessato a questo genere di cose. Non le aveva mai fatto un’osservazione sui suoi abiti.

Era un ragazzo come tanti, anche lui. Aveva sofferto e lottato molto. Ma era una persona semplice, che non badava all’aspetto esteriore delle cose o delle persone. Lui badava alla sostanza.

Per Jun, Yayoi aveva rinunciato a tutto. Si era dedicata al calcio e alla malattia. Non aveva mai avuto un gruppetto di amiche con cui uscire. Non aveva avuto il sabato pomeriggio, passato in centro a comprare gingilli e sciocchezze, a mangiare schifezze, ad ascoltare dischi nei grandi magazzini o a sfogliare riviste dal parrucchiere.

Non aveva avuto feste di compleanno al ristorante o le serate nei luoghi di divertimento.

Nemmeno Jun, se per quello.

Si erano incontrati, e fondamentalmente, si erano trovati.

La sua adolescenza era passata fra l’odore pungente dell’erba e la puzza di disinfettante nei corridoi degli ospedali.

Aveva dormito in case bellissime, viaggiato in macchine lussuose e ricevuto molti regali.

Regali quasi tutti inutilizzabili, tranne Pinker.

Ma quella mattina, dopo aver risolto il problema alla lavagna, il suo cervello si era azzerato e riusciva a distinguere con estrema facilità solo l’erba e i corridoi del reparto di cardiologia. Nient’altro.

Si staccò da se stessa, come una mano che sfrega una pentola per scrostare un residuo di cibo e tornò a guardare le sue compagne.

Sentiva profumo di ragazza.

Ragazze che hanno sogni nascosti e molti segreti. Forse sono cattive, ma sono vive. Sono invidiose perché non sanno di essere belle e di aver avuto molto più di altre.

Hanno voglia di prendersi tutto: non sono linee d’orizzonte.

Sono forme che si muovono, cambiano e danzano.

Niente erba.

Niente ospedali.

Fu allora che sentì una stretta al cuore. Una sorta di dispiacere, come se si fosse persa un’infinita quantità di cose.

Ebbe la sensazione che ormai non avrebbe più potuto fare qualcosa di diverso.

Loro là, erano belle e in continuo movimento.

Lei, o dentro il mare, o dentro il cielo, era informe: niente di particolare.

Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi.

Intorno a lei tutti cominciarono a mettere via, così riuscì a percepire la fine delle lezioni.

Si alzò e lentamente andò verso la classe di Eriko.

“Ciao!”

Yayoi le sorrise.

“Ciao, scusa ancora per ieri…”

“Ma stai scherzando? Non ci pensare! Immagino che tu non veda spesso tuo padre…”

“Lo vedo quando vado da Jun, ma è sempre occupato in qualcosa… sono tutti impegnati…”

Eriko si accorse di quanto fosse seria, con la testa che fissava la terra.

“Scusa. Non volevo farmi gli affari tuoi…”

“Figurati… senti, io non torno a casa. Devo vedermi con una persona. Ti accompagno fino alla fermata degli autobus, poi ci separiamo, ok?”

Eriko annuì, sorridente.

Lungo il tragitto parlarono della squadra di calcio e la giovane raccontò a Yayoi come ormai fosse tutto sotto controllo.

L'altra ascoltò con attenzione: Eriko era davvero molto simpatica e le piaceva stare con lei.

“Siamo arrivate. Ci vediamo in giro...”

“D’accordo! Divertiti oggi pomeriggio!” esclamò Eriko, facendo un inchino.

Yayoi le sorrise e si girò.

“Aoba… aspetta…”

“Dimmi…”

“No, senti… lo so che tu non badi per niente a certe cose, ma, vedi, vorrei solo che sapessi che… no… se ti dovesse capitare di sentire delle cattiverie nei tuoi confronti, non devi farci caso… ci sono delle persone molto invidiose di te.”

Yayoi sorrise ancora. Aveva voglia di avvicinarsi e di abbracciare quella ragazza. Le saliva da dentro lo stesso sentimento che provava quando era a pochi passi da Jun e lui restava immobile su se stesso, invece che avvicinarsi e stringerla.

“Tranquilla… non m’importa. Anche se, onestamente, non so perché debbano essere invidiose di me.”

“Credo sia per via di Jun. E’ un ragazzo che piace molto… e oltretutto, non è solo bello; è un giocatore importante, studia medicina, insomma… il classico principe azzurro…”

“E io quindi chi sarei? Cenerentola?”

Eriko arrossì.

“In un certo senso sì… perché? Tu non ti consideri fortunata a stare con uno come lui?”

Yayoi non era abbastanza lucida per rispondere.

Lei non aveva mai guardato Jun, come una persona a cui ambire.

Semplicemente se n’era innamorata. E lui di lei.

Ora, invece, sembrava che al mondo esterno, insieme, sembrassero una coppia non omogenea.

Lui era il principe azzurro.

Lei, più che cenerentola, a questo punto, si sentiva il brutto anatroccolo.

Jun pareva meritarsi qualcosa di più. Qualcosa di meglio.

“Jun Misugi… il principe del calcio…” sussurrò a mezza voce.

Eriko la fissò, perplessa.

“Yayoi… ti senti bene?”

Lei sgranò gli occhi ed ebbe la sensazione di vedersi da fuori, a tutto tondo.

“Mai stata meglio.”

--

 

Ciao a tutti^^

 

Grazie a tutte le persone che mi seguono e grazie a coloro che recensiscono^^

 

Sanae78: grazie per la recensione^^ Sono felice che la scena tra Yayoi e Pinker ti sia piaciuta^^ Ho un debole per questa cucciola…  Visto che in questa parte il silenzio ha un ruolo fondamentale, un animale come compagno/amico mi è sembrata una scelta quasi obbligata. Per fortuna che è arrivata (questa scelta) con molta naturalezza^^ Jun al telefono è stato dolce. Speriamo che il loro prossimo incontro arrivi presto^^

Sissi149: grazie per aver recensito e per aver apprezzato la scena con Pinker^^ Su Tsubasa stendiamo un velo pietoso… è incorreggibile! Anche se magari non si fa vivo per non allarmare i suoi amici, ha un atteggiamento che non condivido e che non giustifico. Spero bene per lui che rimedi a questa ennesima “leggerezza”… Riguardo al tema della lontananza, ti sei spiegata benissimo e credo che sia l’aspetto che mi ha spinta a voler scrivere una storia su di loro. Io non ho un modo razionale di costruire le storie; a dire la verità, non so nemmeno se si possa parlare di “costruzione”. Succede che vedo delle scene. Scene a ripetizione. E da lì imbastisco la storia^^ Per due che sono cresciuti praticamente insieme, ritrovarsi lontani, anche se a poco più di 40 minuti di treno, non è facile. Come fai notare giustamente tu, loro non sono abituati a stare separati^^ Ma dovranno trovare una soluzione, altrimenti…

Ligi: grazie per aver recensito e grazie a te per avermi fatto riflettere su quella questione (babbo, papà) che torna continuamente in ciò che scrivo^^ Per quanto riguarda la tua supposizione, vedremo…^^ Tsubasa in questo momento è profondamente egoista: spero che con il tempo perda questo atteggiamento e si convinca di quanto sia importante condividere le cose con gli altri, specialmente gli amici lontani. Sanae dovrebbe essere arrabbiata o decidere di fregarsene altamente, ma come dici tu, non c’è speranza per questa ragazza… è un’anima in pena^^

Eldarion: grazie per la rece^^Ancora non abbiamo molti elementi su cui ragionare ma anche a me Jun sembra molto coinvolto. Per tutto il giorno ha chiamato Yayoi e quando finalmente si sono parlati, non è stato aggressivo, anzi è stato molto dolce^^  Grazie mille per tutta la seconda parte della rece in cui riassumi, citando vari momenti del manga, il carattere di Tsubasa: io a volte l’avrei volentieri strangolato! Ad ogni modo penso che la spiegazione che dai, sia una possibilità: a volte per non soffrire, si recidono i rapporti o si allentano. Anche qui, niente è a caso^^ Ci penserà la storia a risponderti^^

Azureknight2008: thank you for your comments^^ And thank you for the time you dedicated reviewing chapter 3 and 4^^ I’ll start answering to your review to ch 3… I fully agree with your point of view and with the portray you give of Yayoi and Jun. I think he cannot conceive his life without her, too, even if, as seen from outside, at first sight, it’s Yayoi who seems inevitably more dependant on him than the contrary. I know Yayoy may appear a little bit depressed, but I think that more than “depression”, we could define her state of mind with the word “sadness”: she is sad. It could be for all the reasons you mentioned and also for that typical kind of sadness coming sometimes at that particular age, just as a necessary means of passage towards adulthood. Me, too, I like to think of her as a beautiful and friendly girl: in fact she easily creates good relationships with Eriko and Yoko, but at the same time she finds it difficult to “enter” her new life, class, classmates. Some more details are given in this new ch, where also the problem of “university” is shown. I wanted to make things different form the original story, at least at the beginning: so, as far as we are, Yayoi is not so sure she wants to become a nurse. It’s not a drama and it can happen^^ It’s not easy to know what to do of one’s future, is it? Relatively to her choice to follow her mother, you will find the answer through the story^^ As for ch 4, thanks for appreciating the scene between Yayoi and Pinker. It’s the first time I have given a chance, a narrative chance, to an animal and it was very interesting for me to try^^ Unfortunately the relation between Yayoi and her mum is not very good. They do not hurt each other, but it seems they live together in a very passive way. Thanks for liking the part you mentioned and for all your words about Jun. All the elements of this story are inevitably linked together and there is a reason for every single narrative part or character: Tsubasa and Sanae have a little room in this ff, but they are important^^ (By the way, I would be very glad if you sent me the gifts you talked about^^) Sorry for having written too much…^^

Miki87: grazie per aver recensito^^ Le tue parole sono la perfetta anticipazione di questo cap e anche della fase in cui stiamo entrando. Ecco che il problema dell’identità comincia a farsi pesante. Yayoi è una cenerentola o un brutto anatroccolo? Le sensazioni che riesce a captare da fuori, è come se improvvisamente la svegliassero… è difficile da spiegare. Non so se sono riuscita a rendere bene il suo stato d’animo attraverso questo cap… lo spero. Per quanto riguarda Anego, sappiamo com’è… è inutile. Ha bisogno di sapere che Tsubasa sta bene. Ma in questa ff credo di aver dato una sfumatura un po’ più “amara” alla sua personalità, al suo modo di “vedersi” (tutto riguarda il “vedere”): ci vuole un po’ di tempo. Infine, bellissima (per me^^) la tua ultima domanda…

Marychan82: grazie per la tua rece^^… non metterti a ridere: su Mansfield Park ho dato un esame... E’ una piccola storia, di quelle che si raccontano alle amiche lontane e mi ci vorrebbe troppo tempo adesso per farlo nel modo giusto. Ma appena son tornata a casa, ho aperto un’anta dell’armadio cercando inutilmente un libro, un bellissimo libro di Nabokov. Ci sono le sue lezioni: una, sconvolgente, sull’Ulisse di Joyce, altre su vari autori e una su Mansfield Park. Chissà dov’è finito in tutto il mio casino… Jane Austen è una autrice per cui nutro un’ammirazione profonda. Non tanto per quello che ha scritto, ma perché penso che, nelle condizioni in cui lavorava (scriveva in salotto, nascondendo i fogli dentro un cassetto ogni volta che arrivava qualcuno – interrotta mille volte al giorno, senza privacy, senza possibilità) ha raggiunto livelli incredibili. Virginia Woolf l’amava molto e la rispettava profondamente. Borges invece non l’ha mai digerita, ma c’è da dire che non è stato un grande amante del romanzo in generale. Va beh… tutto questo per dire che certamente niente è a caso e i libri che leggiamo, gli autori che incontriamo, anche se pensiamo di non averli più in mente, lasciano un segno profondo dentro di noi^^ Quello che scrivi su Yayoi e su “Un passo” è intenso e lo condivido completamente. Yayoi è un pg totalmente “destrutturato”, lontano anni luci da Kumiko, da Yukari. Ma forse è proprio questa sua destrutturazione a rendere le cose così immediate. D’ora in poi, quasi ad ogni cap, c’è un’epifania: a differenza di altri mie pg che ci mettono secoli a capire le cose, lei le coglie al volo… (nel bene e nel male)^^

DolceBarbara: grazie per aver recensito e per tifare per Yayoi^^ Il rapporto con Sanae è profondo e sincero e avremo modo di saperne di più^^ Jun è stato molto dolce e sembra coinvolto e innamorato, anche se non hanno parlato molto. Vediamo cosa succederà…

 

Grazie a tutti^^

A presto

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Capitolo 6
*** Tu cosa vedi? ***


Yoko affrettò il passo, riconoscendo il corpo di Yayoi, all’altro lato della strada.

“Scusa, ma ho avuto un problema con la macchina e sono venuta in treno…” disse, con il respiro un po’ affannoso.

”… era una vita che non prendevo un treno… dio quanto sono vecchia!” esclamò poi, ridendo.

Yayoi la guardò, senza esaminarla: solo per godere della sua presenza.

Era una donna sui quarant’anni. Snella, di media statura. Il suo corpo emanava calore.

Si vestiva in modo colorato, con gran gusto e aveva sempre qualcosa di particolare: a volte era un semplice foulard oppure un cappello; altre, un paio di scarpe comprate chissà dove. Aveva uno stile unico e la cosa che più colpiva, era la profonda armonia con cui sapeva amalgamare il fuori con il dentro.

Yayoi, non appena l’aveva conosciuta, aveva sentito immediata simpatia verso di lei.

Una simpatia naturale, dettata dal corpo.

Poi, quando aveva cominciato a frequentarla, se n’era innamorata, anche se non l’aveva detto a nessuno, nemmeno a suo padre.

Le piaceva tutto di lei e inizialmente se n’era preoccupata.

Non doveva forse odiarla per aver preso il posto di sua madre? Non doveva provare per lei distacco e antipatia?

Doveva forse, ma non ci riusciva.

Yoko l’aveva travolta con la sua energia, il suo rispetto profondo per la natura, gli oggetti, e la meraviglia con cui guardava ogni cosa.

“Tutto bene?” le chiese.

“Sì… certo…”

Yoko ruotò su stessa per prendere confidenza con quella strada e poi indicò un punto lontano.

“Che ne dici se facciamo una passeggiata, tanto per vedere le vetrine e poi decidiamo dove andare a prendere il vestito?”

Le parve un’ottima idea.

“Perfetto!”

Camminarono insieme lungo i viali affollati e ogni tanto sostavano davanti ad una macchia interessante di colore o rapite dal riflesso che la luce provocava sui vetri.

Yoko cominciò a parlare e a raccontare piccoli aneddoti della vacanza: sentiva in anticipo se doveva farlo, o se piuttosto doveva mettersi in silenzio ed ascoltare.

 

Andarono avanti per un bel po’, poi decisero di fermarsi ad un caffè con i tavoli all’aperto: il tempo era buono e benché fossero quasi in autunno, fuori si stava ancora bene.

“Yoko, senti, a mia madre non ho detto che sarei venuta in centro con te… le ho detto che andavo da sola.”

Lei prese una zolletta e ne bagnò un angolino nel tè, ritirandola subito su: le piaceva vedere come il liquido salisse, assorbito dallo zucchero.

Le venne da sorridere.

“… lo faceva sempre mio padre… “ disse, notando lo sguardo un po’ stupito della ragazza.

“Beh, hai fatto bene” aggiunse. Era seria, eppure la sua voce era sempre incredibilmente calda.

“Non ti dispiace?”

“No, ti capisco. Tua madre è la parte lesa in tutta questa storia e posso immaginare che soffrirebbe molto a sapere che stai con me. Quando ero giovane, mi ero data una regola…”


“Quale regola?”

“Mai andare a letto con uomini sposati.”

Yayoi, a sentire quelle parole, pronunciate lì, all’aperto, da una donna vissuta, mentre lei era solo un corpo che sapeva di pietra, provò imbarazzo.

“Una buona regola, non trovi?”

La ragazza posò la sua tazza a si spostò sulla sedia, come per rimettersi a posto per bene.

“Non saprei… credo di sì…”

“Una regola del cavolo! Appena ti imponi una regola, il diavolo si sveglia, non lo sai?”

“E cosa succede?”

“Succede che la regola va a finire nel bidone dell’immondizia. Ho avuto più storie con uomini sposati che con single…”

Lei arrossì ancora. Sapeva che non era una santa, ma sentirla parlare di uomini con quella disinvoltura, era una novità.

“Si vede che sei stata in Europa… mi sembra che tu abbia una mentalità molto aperta.”

“Mah… sono solo una persona che ha fallito in molte cose. Speriamo di non rovinare tutto con tuo padre. Lui è davvero speciale. E bada che non lo dico per adularlo di fronte a te. E’ una persona a cui voglio davvero un bene profondo.”

Lei riprese la tazza.

“Anche lui te ne vuole molto. In fondo credo che sia quel tipo di persona che sa voler bene con grande sincerità, indipendentemente da chi ha di fronte.”

Yoko annuì con la testa.

“Sì, è una persona buona. Buona davvero.”

Restarono un po’ in silenzio, mentre alcune persone avevano preso posto ad un tavolo vicino.

Si decisero ad alzarsi e a riprendere il loro giro.

Arrivate davanti ad un negozio con molti capi esposti, entrarono.

Yoko cominciò a parlare, muovendosi e sfogliando gli abiti appesi come se fossero poster, e ne prese alcuni da far provare a Yayoi.

Lei si lasciò consigliare e ne indossò uno.

Un bel vestito rosa; il tessuto era sintetico ma leggermente lucente, con la gonna che si apriva e arrivava appena sopra al ginocchio, le maniche si stringevano ai polsi e le spalline erano un po’ ampie. Sul petto, un ricamo con fili di perline di un rosa più scuro, creava dei giochi di luce.

Lei si fissava ed era seria.

“Ti sta molto bene, Yayoi.”

“Già” replicò. Ma sembrava insoddisfatta.

“Cosa c’è, non ti piace? Non ti sai vedere?”

“Tu cosa vedi?” chiese la ragazza, restando seria.

Yoko si alzò e le si mise dietro.

“Vedo te…”

“Appunto.”

“Che vuoi dire?”

“Sia con questo, che con un qualsiasi altro vestito, io sono sempre io… sono un po’ insipida.”

Yoko si allontanò e si sedette su un divano. Aprì una rivista. Pareva distante. Ma non lo era affatto.

Attese, perché proprio non le andava di dare lezioni di vita. Lei, che non ne aveva combinata una giusta, era la persona meno indicata.

“Yoko… dimmi: non sono un po’ insipida? Priva di stile, di gusto nel vestire… nell’essere…”

Lei posò la rivista e la fissò.

“A me sembri molto bella. Molto giovane. Molto intelligente… no, Yayoi: non sei insipida per niente.”

Yayoi si riguardò allo specchio.

Purtroppo l’impressione che si faceva era molto più vicina all’eco di quelle parole, nel bagno delle ragazze, al liceo sperimentale di Yokohama.

“Voglio cambiare. Devo cambiare, Yoko. Voglio essere diversa…”

“Ah sì? E come mai?”

“Non mi va di parlarne. Però, se puoi, aiutami…”

Yoko si alzò.

“Io per aiutarti ti aiuto, ma non credo sia una buona idea.”

“Perché?”

“Perché ho la sensazione che tu voglia cambiare per un bisogno esterno. E non perché lo vuoi davvero…”

Lei si richiuse in camerino e si sedette sullo sgabello.

“Te l’ho detto, non ne voglio parlare. Trovami un vestito diverso…”

“Già fatto” disse Yoko.

Lei aprì di scatto la porta a soffietto: Yoko teneva in mano una specie di straccio di chiffon, color quarzo sabbiato.

“Dai, fammi vedere come ti sta…”

Yayoi l’afferrò. Ci mise un po’ a capire il verso.

“Mi sembra misero…”

“Hai detto che volevi sembrare diversa, no?”

La ragazza non disse più nulla: prese un respiro, per via del brivido di freddo che le aveva attraversato il costato al contatto con la stoffa e poi mosse la testa per sistemarsi i capelli.

Più che diversa, le sembrò di essere nuda.

Era un abito corto: la gonna leggermente rigonfia per via dei molti strati di tessuto, le arrivava a mezza coscia. Il corpetto, fermato sotto il petto da una fascia più stretta completamente lavorata ed intagliata, fissava due lembi trasparenti che salivano sulle spalle. La scollatura era profonda a tal punto che le rifiniture del vestito sembravano tagliarle il seno.

Yoko le sorrise.

“Adesso non sembri solo diversa. Si vede che sei donna… era questo che volevi, in fondo…”

Yayoi tornò allo specchio.

In quel momento, quando ormai i brividi erano passati e il tessuto aveva aderito bene al corpo, disegnandolo, definendolo, cercò di ascoltare il battito del suo cuore e socchiuse gli occhi.

Pensò alla faccia di Jun che guarda e la vede davvero: nota il lavorìo in filo di metallo sul costato e il raso che cinge le spalle. Sente profumo di pelle e vuole che anche quel misero pezzo di chiffon cada a terra.

Pensò a Jun che vuole il corpo.

“Non voglio più essere insipida, Yoko…”

--

Ciao a tutti^^

Grazie a tutte le persone che leggono “Un passo” e grazie a chi ha recensito^^

Sanae78: grazie per la rece^^ Sì, dentro Yayoi è scattato qualcosa, ma come dice Yoko, bisognerebbe fare chiarezza. Vuole cambiare per far piacere agli altri, per dimostrare che lei non è insipida, o perché ne sente urgenza dentro di sé? E poi… un vestito è sufficiente? Mah… stiamo a vedere^^

DolceBarbara: grazie per aver recensito. Penso anch’io che la cosa migliore sarebbe andare da Jun e parlare con lui, dirgli apertamente quello che ha sentito dire e che pare l’abbia sconvolta così tanto. Penso che se Jun le dicesse che l’ama per quello che è, Yayoi riuscirebbe a far tacere tutta questa “inquietudine” interiore. Beh… fra poco si dovrebbero vedere, no? Speriamo che tutto vada per il meglio…

Miki87: grazie per la recensione^^ Bella la tua analisi della situazione emotiva di Yayoi. Sicuramente il fatto di poter ”vedere” se stessa, Jun, la loro storia, da un altro punto di vista, diciamo, “da fuori” e “da lontano”, ha cambiato le cose e ha spinto Yayoi a fare delle riflessioni. E’ innamoratissima di Jun, eppure sente che c’è qualcosa che non va. Forse è stata anche un po’ colpa sua… voglio dire: non sembra una che si mette lì a farsi tante domande. Ha vissuto giorno per giorno e adesso si è ritrovata un po’ spiazzata. E’ come se cominciasse a prendere coscienza di sé da questo momento in poi… e non è facile. Anzi… è probabile che vada in totale confusione… ma, aspettiamo e vediamo come si comporterà nei prox cap^^

Sissi149: grazie per aver recensito^^ Prima che me ne dimentichi, parto dal tuo dubbio finale: sì, anche in questa ff, Jun e Yayoi sono coetanei, ma lei sta frequentando l’anno integrativo del liceo sperimentale, un anno in più, diciamo. E’ accennato nel primo cap. Avevo bisogno di creare questo gap, perché il “problema” della scelta di Yayoi per il futuro è importante in questa ff^^. Grazie per la tua riflessione: è molto articolata, profonda e credo che rispecchi perfettamente la situazione emotiva di Yayoi. C’è anche una bella intuizione fra le tue parole… tra un po’ capirai meglio e, se vorrai, ne riparleremo^^ Yayoi ha dato tutta se stessa per il suo rapporto con Jun ed è stata molto felice perché non era una persona a cui ambiva, ma è semplicemente il ragazzo che ama e con il quale vorrebbe condividere tutto. Ma allo stesso tempo, sta prendendo atto che forse si è annientata un po’ troppo, perdendo di vista tutto il resto… è una ragazza molto acuta: adesso che l’ha capito, non può tornare indietro, ma deve affrontare questa nuova situazione^^

Eldarion: grazie per aver recensito^^ Quanti spunti interessanti che hai dato! Mi è piaciuta moltissimo l’espressione riferita a Yayoi “coltivare se stessa”: è proprio così^^ Lei ha forse capito che deve anche “coltivare” se stessa, proprio come ha fatto Jun. Il tragitto per arrivare a questo, però non sarà tanto facile. Lei non è abituata. La prima sensazione, provando il vestito, è di sentirsi (vedersi?) nuda… A proposito del vestito, la tua ipotesi poteva essere una bella idea narrativa^^ Ho scelto un colore un po’ anonimo, perché è a Yoko che ho “associato” i colori vivaci, e non volevo creare una sorta di “somiglianza” fra le due. Riguardo a Sanae, beh, in questa ff non ha moltissimo spazio, ma quando c’è, è quasi sempre determinante… non posso dire altro^^P.S. Ormai ci siamo alla festa^^

Giulyf87: grazie per la rece^^ e grazie per aver apprezzato anche il cap precedente^^ Eriko è un pg a cui sono molto affezionata… un po’ come Kaori per Kumiko, e Haruko in Prospettive^^ Avremo ancora modo di vederla sulla scena^^

Ligi: grazie per la rece e per aver “spiegato” la situazione di Yayoi facendo riferimento al tuo vissuto^^ A me piacciono tanto le storie delle persone^^ E poi credo che sia un modo per rendersi conto di quanto la narrativa, alla fine, sia viva^^ Sono impaziente anch’io di natura, perciò ti capisco benissimo… e dopo aver preso il vestito, siamo pronte per entrare nella prossima fase^^ So che questa situazione introduttiva può apparire un po’ lenta, ma questi cap erano necessari, a mio parere. Io tendenzialmente sono una che scrive “il meno possibile”: asciugo le frasi, le situazioni e se posso condenso, taglio, elimino^^ Ma procedendo per scene, mi è impossibile, “saltarne” anche solo una. Devo seguire questo filo narrativo, perché solo così sento che “rispetto” il processo della storia. Naturalmente, come dico spesso, è un atteggiamento del tutto personale^^

Marychan82: grazie per aver recensito^^… non c’è molto da dire: riesci a cogliere tutto del mio modo di sentire i pg e di scrivere. La frase che citi è una di quelle in cui cambio il tempo: dal passato generico in cui è scritta la storia, passo al presente. Anche qui lo faccio verso la fine. E’ una cosa che mi lascia profondamente perplessa, nel senso che l’ho notato solo in una seconda fase, quando cioè ho cominciato a correggere i cap.; mentre scrivevo, non ne ero consapevole… E’ come se volessi avvicinarmi o se volessi far avvicinare il lettore alle parole, a tal punto, da annientare la distanza temporale. Oppure non so… non me lo spiego. Sono molto curiosa di sapere cosa pensi e delle idee che ti sei fatta. Sono curiosa di vedere se, andando avanti, troverai una corrispondenza tra le tue percezioni e l’evoluzione di questa storia. Io stessa non so come abbia potuto portarmi così lontano… in una zona piena d’acqua e ombre ( è quello, il mondo di Kumiko in fondo, no?)

 Grazie a tutti^^

A presto...

 

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Capitolo 7
*** Ecco, appunto... ***


Quel giovedì, dopo la scuola, Yayoi con una scusa, disse ad Eriko che aveva fretta e corse a casa come una scheggia.

Pinker, non appena sentì il suo odore, le corse incontro e pretese di entrare in camera.

Yayoi le fece un gran discorso. Era euforica e aveva voglia di saltare.

Scese di sotto e se ne tornò con una vaschetta di gelato che divise equamente con il cane.

Pinker, impegnata a leccare il barattolo in ogni suo millimetro, si era messa in un angolo, mentre Yayoi aveva acceso lo stereo e aveva cominciato a ballare come una scema.

Si fece la doccia e poi mise le sue cose nella borsa, infilando il vestito per ultimo.

Vide l’ora e si rese conto di aver perso il treno.

“Non importa” farfugliò.

Scese di nuovo di sotto e andò verso la credenza. Di nascosto, anche se era sola, aprì l’anta, e togliendo il tappo ad una bella bottiglia scura, bevve un sorso di sake.

Si asciugò la bocca con il braccio come fanno i maschi e scoppiò a ridere, divertita.

S’infilò le scarpe e corse alla stazione.

Arrivò a Chiyoda-ku verso le quattro e cinquanta. Il cielo era incredibilmente sereno e l’azzurro si mescolava al bianco delle nuvole, come se qualcuno si divertisse a girarci dentro un cucchiaio.

Le strade erano piene di persone e si sentì parte della città: anche se Tokyo era caotica e suscitava sempre un po’ d’ansia, lei c'era nata e cresciuta. Era lì che si sentiva davvero a casa.

Sorrise e si fece tutta la strada a piedi fino all’appartamento di suo padre.

Suonò, ma non aprì nessuno. Yoko doveva essere fuori.

Prese le sue chiavi ed entrò.

Corse in camera e tirò fuori il vestito: per non rovinarlo, lo posò sulla sedia imbottita di fronte alla scrivania.

Guardò il cellulare e controllò l’ora: proprio in quel momento vibrò.

Era Jun.

Provò a rispondere, ma non fece in tempo.

Nello stesso istante sentì suonare il campanello.

Corse ad aprire pensando fosse Yoko, di ritorno da un giro di commissioni.

“Jun!” esclamò, ritrovandoselo di fronte.

“Temevo non arrivassi più… è da un’ora che vado e vengo…”

Lei sorrise imbarazzata.

“Sono appena arrivata; non ho fatto in tempo a prendere il treno delle tre, ho preso quello dopo…”

“Avresti potuto avvisare, almeno!” esclamò lui, lievemente corrugato in fronte.

Yayoi si sentì rimproverata e, in un certo senso, le diede fastidio. Si morse il labbro, ma si sforzò di non lasciarsi prendere da sensazioni negative. Voleva essere diversa. Doveva riuscirci.

“Sì, hai ragione. Scusami…”

Lui avanzò e si mise le mani in tasca.

Lei richiuse la porta.

“Com’è andato l’allenamento?”

“Bene.”

“Bene…” replicò lei, a disagio. Non si aspettava di vederlo e aveva ancora voglia di stare un po’ da sola. Si ciondolò sulle gambe, indecisa sul da farsi.

“Hai avuto notizie di Tsubasa?”

Jun andò alla finestra; sembrava non essere molto in vena di parlare.

“No. Ma credo non sia niente di grave.”

“Speriamo… Sanae non è ancora riuscita a parlargli direttamente. E’ molto preoccupata.”

“Sì, immagino. Ma dille di non credere a quello che legge sui giornali. Mi raccomando…”

“Ma l’hai sentito?”

Lui si girò.

“Se ti dico che non ho notizie, significa di no, Yayoi.”

“Sì, scusa…”

Si sentì mortificata. Avanzò verso di lui.

Quando furono molto, molto vicini, lei si appoggiò al suo petto e Jun le accarezzò i capelli, baciandole la testa.

“Sono un po’ nervoso.”

“Perché?”

“Ho l’esame la prossima settimana e non sono riuscito a studiare abbastanza. Domenica siamo anche in trasferta… è un casino.”

Lei si staccò e andò verso l’uscita.

“Dai, facciamo una passeggiata, non pensiamo all’esame…” suggerì.

Lui la seguì senza parlare e, quando furono sul pianerottolo, si presero per mano.

Passeggiarono in silenzio, ascoltando le parole della città che a quell’ora risuonava di persone piene di fretta, di cose da fare, di luoghi da raggiungere.

Yayoi non aveva niente da dire perché pensava al suo bel vestito, pensava al calore, alla felicità che provava a stare accanto a lui. Non pretendeva discorsi. A lei bastava semplicemente stare così.

Da una parte pensò che fosse quello che l’aveva spinta a mettersi con Jun fin dai tempi delle medie e le aveva dato la forza di sopportare qualsiasi cosa, restando sempre al suo fianco.

Dall’altra si rendeva conto che essere lì, le procurava una calma immensa e che questo doveva avere un senso, a prescindere da tutto il resto.

“A cosa pensi?” chiese Jun, improvvisamente.

Lei si volse un momento verso di lui e strinse la mano più forte.

“… a niente…”


“Come va la scuola?”

Malissimo.

“Bene…”

“E Pinker?”

Si era appena affogata in mezza coppa di gelato.

“Benissimo.”

“Non le dai schifezze da mangiare, vero? I cani devono seguire un’alimentazione corretta.”

“Certo! Mangia solo cose sane, per chi mi prendi?” chiese lei, maliziosa, staccandosi e affrettando il passo.

Raggiunsero il ponte degli innamorati e sostarono lì, appoggiandosi.

“Hai mai pensato di venire a vivere da tuo padre?” le chiese. Jun sembrava ancora più serio. Ancora più triste.

“No. Ho fatto la mia scelta. Per mia madre sarebbe un trauma se dovessi lasciarla sola.”

“Sì, ma quando ha accettato il lavoro a Yokohama, non si è neanche posta il problema di chiederti cosa pensavi… cosa pensavamo…”

Lei si drizzò sulla schiena, come faceva sempre quando si sentiva chiamata in causa.

“Che vuoi dire, scusa? Tu non c’entri per niente.”

“Ah no? Buono a sapersi…”

Si sollevò anche lui e cominciò a camminare.

Lei lo raggiunse.

“Jun, fermati un momento. Spiegati.”

“Spiegati tu.”

“Io non ho niente da dire… ho già spiegato tutto a suo tempo, ricordi?”

“Ricordo solo che mi hai detto -  vado a vivere a Yokohama da mia madre -  questo ricordo. Nient’altro.”

Il grande orologio suonò le sei. Lei pensò al vestito.

“Che altro avrei dovuto fare, scusa? Mettiti nei miei panni!”

“Avresti dovuto pretendere un po’ più di rispetto. In fondo sei sempre stata qui. “

“Non credere che la vita a Yokohama sia facile!”

“Non mi sembra neanche difficile, a quanto pare… non dici mai niente, non ti lamenti di niente…”


“Preferiresti che mi lagnassi tutto il tempo?” chiese, arrabbiata, “… che poi quale tempo… ormai non ci vediamo quasi più…”

“Ecco, appunto.”

Ci fu una pausa di silenzio in cui continuarono a camminare, ognuno per conto proprio. Nel frattempo il cielo era diventato arancione.

“Anche se fossi qui, non cambierebbe poi di tanto…”

“Quindi la colpa è la mia” replicò Jun.

Lei si fermò.

“Io non ho niente da fare. Non ho mai avuto niente da fare. Sei tu quello che ha mille impegni… vorresti dire il contrario?”

“Lascia stare, hai ragione.”

“Ecco, appunto.”

Allora fu lui a fermarsi.

“Cosa vuoi dire? Mi fai l’eco?”

“No, Jun, non ti faccio l’eco, è solo che ogni volta che litighiamo, arriviamo fino ad un certo punto e poi tu tiri fuori questa frase… non andiamo oltre. Noi non andiamo mai oltre…”

Jun si avvicinò e l’abbracciò. Lei si lasciò stringere, avvilita.

Non voleva assolutamente farsi sopraffare dalla tristezza, perciò cercò di visualizzare il suo vestito e quella percezione di se stessa con quello indosso.

“Non mi abituo… non riesco ad abituarmi, capisci?” le disse lui, alla fine.

Lei lo fissò.

“… mi manchi…”

Yayoi provò un’emozione incredibile, come se dovesse scoppiarle il cuore.

Si alzò sulla punta dei piedi, perché aveva bisogno di baciarlo.

Lui le sorrise e le sfiorò le labbra velocemente.

Ripresero a camminare mano nella mano e non parlarono più fino alla soglia di casa.

“Non tornare a prendermi. Mi accompagnerà mio padre.”

“D’accordo, come vuoi. Ci vediamo verso le otto, allora.”

Jun fece per andarsene, ma lei lo trattenne e si aggrappò a lui.

Lo spinse verso di sé per farsi baciare.

Jun di nuovo posò le labbra sulle sue; provò a staccarsi subito, ma lei lo trattenne ancora e fece pressione, aprendo la bocca.

Voleva un bacio serio.

Lui cedette e la baciò profondamente.

Dopo un po’ si staccò e si nascose affondando fra i capelli di lei.

“Mi fai girare la testa” le sussurrò.

Yayoi sorrise.

“Jun, devo dirti una cosa…”

“Cosa?”

“Non adesso…” disse sottovoce.

Lo guardò e poi lo spinse a sé, cercando di parlargli all’orecchio.

“Non adesso: stasera, Jun… te lo dirò stasera…”

--

 

Ciao a tutti^^

 

Grazie alle persone che leggono e seguono le mie ff^^ Grazie mille a chi ha recensito^^

 

Ligi: grazie per aver recensito e per aver amato il cap^^ Penso anch’io che per Yayoi sia arrivato il momento di prendere coscienza di sé, a prescindere da Jun. E’ una ragazza che non ha pregiudizi e quindi, anche di fronte ai comportamenti non convenzionali di Yoko, non si scandalizza, anzi, continua a guardarla con ammirazione e interesse. Siamo quasi arrivati alla festa, ma prima c’è questo incontro inaspettato tra Jun e Yayoi: inaspettato, ma molto importante, perché cominciamo a sentire cosa pensa lui… sembra disorientato, anche deluso in parte, perché non ha accettato la scelta di Yayoi. Il problema è nel dialogo, dicevi: qui ne abbiamo la conferma. Scopriamo che Jun, quando si arriva al succo dei litigi, si ferma… e Yayoi, onestamente, non vuole più fermarsi. Lei vuole cominciare ad andare oltre…

Eldarion: grazie per la recensione^^ Dalle tue riflessioni, percepisco che sei proprio “dentro” la storia. Sono d’accordo con quello che dici sul dare e ricevere ed è anche molto “intuitivo” il modo in cui definisci il rapporto fra Yoko e Yayoi (lo vedrai^^). Grazie per il parallelismo che hai fatto con Prospettive^^ In un certo senso “Un passo” è una ff su quella lunghezza d’onda, ovvero, sulla ricerca di sé, sul prendere coscienza del diventare adulti. E’ un tema che amo molto perché mi permette di spaziare parecchio. Come sottolinei tu però, mentre Sanae sa quello che vuole, Yayoi è “contorta” nel suo modo d’agire. E’ confusa. Parte dall’esterno, da un vestito… parte da “ciò che si vede”. E Jun invece, non sembra molto interessato a questi aspetti: lui bada alla sostanza delle cose. Come reagirà, quindi?... ^^

Sissi149:grazie per la rece^^ Hai commentato la psicologia di Yayoi alla perfezione: il fatto di voler cambiare, di volerlo fare in modo così immediato e a tal punto da produrre degli effetti che si vedano, è pericoloso e poco chiaro. Grazie per aver citato quella frase di Yoko, perché sintetizza benissimo la situazione emotiva di Yayoi da una parte, e l’atteggiamento intuitivo di Yoko dall’altra. Quest’ultima ha capito che la nostra protagonista ha urgenza di “dimostrare” qualcosa. Il problema è questo: dimostrare a se stessa o agli altri? La reazione di Jun è vicina perché stiamo per andare alla festa; avevo bisogno però che si confrontassero prima. Si amano, si desiderano, ma c’è anche un po’ di tristezza fra loro…

Reggina: grazie per aver recensito e per aver parlato degli ultimi capitoli^^ Sono felice che la storia ti stia piacendo. E’ proprio così: Yayoi è caduta in una sorta di “dimensione” piatta e adesso è un po’ in confusione. Mi è piaciuto molto il modo in cui hai definito il suo atteggiamento in generale: accondiscendente, che non pianta grane, accetta impassibile. E’ stato così fino ad ora, ma qualcosa sta cambiando, anche se sembra che il cambiamento parta da lontano, dalla scelta di un vestito… in questo cap cominciamo a vedere anche Jun: dice chiaramente che non riesce ad abituarsi all’assenza di Yayoi. Mi sembra molto coinvolto, anche se, discutendo, ha un atteggiamento rinunciatario, nel senso che quando è il momento di dirsi veramente come stanno le cose, lui si arrende e tira fuori la sua frase ”ecco, appunto”^^ stiamo a vedere come va la festa…

Giulyf87: grazie per la recensione^^ Dispiace anche a me che Yayoi sia alle prese con una crisi di personalità, ma penso che sia arrivato il momento di fare chiarezza dentro di sé, di affrontare la realtà, di crescere… solo in questo modo, sentirà di vivere completamente e veramente^^

Benji79: grazie per la rece^^ E grazie di cuore per le rece ai cap precedenti^^. Ho preferito risponderti direttamente cap per cap, altrimenti avrei rischiato di sintetizzare troppo: ci tenevo a scriverti qualcosa per ogni rece che hai lasciato^^ Grazie per aver apprezzato il comportamento di Yoko: mi sembra una persona limpida, una che non vuole creare attrito verso gli altri e soprattutto volevo che emergesse il suo senso di rispetto verso il prossimo. Riesce a comprendere la madre di Yayoi e per questo non la giudica, anzi, la giustifica. Penso anch’io che possa essere di grande aiuto a Yayoi perché le persone che vivono tutto spontaneamente, se pur sbagliando e cadendo molto, hanno la capacità di trasmettere coraggio e onestà verso la vita^^

Sanae78: grazie per aver recensito^^ Penso anch’io che Yoko voglia trasmettere a Yayoi l’importanza di sapersi accettare. E’ una cosa molto difficile da fare, specialmente quando si è giovani; la donna però non si è esposta troppo. Ha espresso una sensazione con grande semplicità e non ha forzato la situazione, perché sente che è ancora presto^^ Si è creata una bella atmosfera fra loro, ma non si sentono ancora così intime, forse, per potersi parlare in totale libertà, specialmente Yayoi^^

Miki87: grazie per la recensione^^ Hai ragione… Yayoi è partita dal cambiamento più facile: ha comprato un vestito diverso, rispetto a quelli che indossa abitualmente e in parte, crede già di aver risolto ogni cosa. La vediamo qui: è euforica. Per il cambiamento totale, ammesso che lei lo voglia davvero (perchè ancora non si è capito fino in fondo…), ci vuole molto di più. Non basta un vestito, una parola, un atteggiamento… e poi il carattere di una persona, la sua indole, è una specie di “marchio”, è dentro il DNA… non credo sia così semplice, hai ragione^^ Sarebbe davvero triste se decidesse di “mettersi una maschera”… vediamo come prosegue la storia^^

Grazie a tutti^^

A presto…

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Capitolo 8
*** Piccola Aoba ***


“Posso entrare?” chiese Yoko, bussando timidamente alla porta.

Yayoi, che aveva lasciato l’uscio aperto per sentirla arrivare, le si precipitò di fronte e sorrise.

“Sei davvero stupenda…”

La ragazza si sentiva bella, profumata, felice.

“Sei sicura?”

“Sì, sono sicura” rispose Yoko, prontamente.

Avanzò nella stanza e insieme raggiunsero la specchiera.

“Tieni…” le disse, allungando le mani, ricoperte da una stola bellissima, color sabbia e un leggero riflesso d’argento; ”fa fresco fuori e poi… poi così fai un po’ più di scena…” aggiunse, facendo l’occhiolino.

Yayoi prese la stola e si coprì le spalle.

“Oggi abbiamo discusso. Dice che gli manco. Che non si abitua a non avermi qui…”

“L’hai abituato troppo bene.”

“Yoko, senti devo dirti una cosa…”

La donna si sedette sul futon già pronto e incrociò le gambe; la fissava con spirito critico, come se da un momento all’altro dovesse tirar fuori pennelli e tempere per dipingerla.

“Io e Jun stiamo insieme da tantissimo tempo, ma non abbiamo mai…”

“Lo so.”

Yayoi s’inginocchiò stupita di fronte a lei. Si guardarono negli occhi: la ragazza, innocente e acerba da una parte, la donna, esperta e sapiente dall’altra.

“Si vede così tanto?” chiese Yayoi, rassegnata.

“Io lo vedo.”

“Non sei l’unica… ma neanche vestita così, do l’idea di essere un po’ più adulta?”

Yoko si aprì in un sorriso materno. Lei non aveva avuto figli per scelta. Troppi uomini erano passati dentro quel corpo. Troppi uomini e nessuna certezza.

“Guarda che devi andarne fiera. Non è qualcosa per cui dovresti vergognarti. Vuol dire che per te, amare completamente il tuo ragazzo, è un passo importante, pieno di significato.”

Yayoi si rialzò e tornò allo specchio. Si guardava e si scrutava, inclinando la testa a destra e poi a sinistra.

“Jun è molto introverso su certe cose… ed io non sono brava a prendere l’iniziativa… ma ho paura che ad aspettare ancora, diventi un tarlo, un’ossessione. Anzi, un complesso… credo di essere l’unica vergine della mia età, al liceo di Yokohama…”

Yoko scoppiò a ridere, si alzò e le venne spontaneo stringerla a sé.

“Questa piccola Aoba ha proprio voglia di crescere e di essere una donna!” esclamò.

Yayoi diventò rossa sulle guance, ma non era a disagio. Parlare di queste cose con Yoko era semplice. Lei sapeva sempre trovare la reazione più adatta per non far sentire l’altro in imbarazzo o fuori posto.

“Vorrei parlarne con mia madre, ma c’è talmente tanta educazione fra noi, che il più delle volte sembriamo due estranee.”

“E’ un sentimento che provano tutte le ragazze più o meno, nei confronti della propria madre.”

“Anche tu?”

“Oh io con mia madre non ci parlo da una vita! Mi considera una donna senza cervello e senza pudore… e in fondo, forse, è così che sono.”

Sorrise ironica, ma nello sguardo c’era una vena di profonda tristezza.

“Scusa, non volevo essere indelicata.”

“Non preoccuparti. Mi fa piacere se parliamo un po’ ogni tanto. Sai, di solito le matrigne vengono viste come delle persone terrificanti. Se è possibile, io vorrei riuscire a sembrarti semplicemente una donna come tante.”

Yayoi annuì.

“Mi sei molto simpatica. Ho provato simpatia per te fin dal principio.”

Yoko le fece una carezza.

“Tu rendi tutto più facile. Tuo padre e tua madre devono essere fieri di te…”

“Grazie” replicò lei, giungendo le mani davanti a sé.

Dopo qualche istante si resero conto dell’ora ed uscirono insieme dalla stanza.

“Hm… forse è meglio se ti accompagno io: Aoba non si vede ancora…”

“Sì. Non vorrei far tardi.”


Yoko avanzò fino a prendere le chiavi della macchina e scesero in giardino.

Durante il tragitto ascoltarono lo stereo e parlarono di cose senza alcuna importanza, come due amiche di vecchia data.

“Accidenti che parco! Devono essere davvero molto ricchi i Misugi!”

“Sì… ti va di entrare? Così ti presento i genitori di Jun!”

“No, magari un’altra volta. E’ una serata troppo speciale questa. Divertiti!”

Yayoi scese dall’auto e attraversò velocemente il viale, stringendosi nella sua stola profumata d’argento.

“Buona sera” le disse il maggiordomo, aprendo.

“Buona sera Signor Watanabe.”

Fece qualche passo e vide che la grande sala della festa era piena di ospiti e di parenti dei Misugi.

Una cameriera, con passo svelto, avanzò e le chiese la stola.

Lei si spogliò e si sentì chiamare.

“Yayoi finalmente!” esclamò Hishiguro, cugino di Jun.

“Ciao Hishiguro! Sono felice di vederti!”

Lui si avvicinò e fece un cenno di saluto formale, poi ispezionò il corpo della ragazza come se fosse un oggetto di sua proprietà.

“Sei diventata così bella… “

Lei rispose abbassando la testa e fissandosi i piedi. Hishiguro aveva modi affascinanti: con le donne ci sapeva fare.

La invitò ad andare con lui e dopo poco furono in mezzo agli invitati.

Quando i signori Misugi si accorsero di lei, la salutarono e aspettarono di essere raggiunti.

“Buona sera” disse.

“Buona sera Yayoi. Complimenti per l’abito. Sei molto bella!” disse la madre di Jun, in tono ammirato e dolce.

“Grazie. E’ una sera speciale…”

Il signor Misugi fermò un cameriere e prese un calice da dare alla ragazza.

Lei lo accolse con un sorriso un po’ imbarazzato.

Con gli occhi cercava Jun, ma non riusciva ad individuarlo.

Fu solo dopo svariati minuti e aver salutato molti conoscenti, che lo vide, in fondo alla stanza.

La fissava già da molto, a giudicare dall’espressione, ed era insolitamente serio.

Lei gli sorrise, ma lui continuò a tenere lo sguardo fisso sul corpo, mentre Hishiguro le ronzava intorno e la pregava di ballare con lui.

“Scusa, vado da Jun… non l’ho ancora salutato.”

“A patto che balli con me, dopo cena!”

“D’accordo…”

Appoggiò il calice su un tavolo e andò verso il suo ragazzo.

Quando furono abbastanza vicini da parlarsi, lei arrossì.

Si aspettava un complimento, una parola.

Aveva superato la prova dell’abito alla grande. Persino la signora Misugi non si era sentita in imbarazzo alla vista di quella scollatura.

“Jun…” sussurrò.

Lui non aveva intenzione di parlare. Era teso in volto. Sembrava infastidito.

“Jun, prendiamo posto…” disse la signora Misugi, sopraggiungendo.

“Vi abbiamo messo al nostro tavolo, ragazzi” aggiunse, sorridendo a Yayoi.

Lei, quasi smarrita, seguì Jun e gli si sedette accanto.

Nei primi minuti l’atmosfera formale continuò ad aleggiare sugli invitati, poi lo zio di Jun cominciò a fare qualche brindisi per festeggiare l’anniversario e tutti si sentirono un po’ più liberi.

Intanto l’orchestra aveva cominciato a suonare e la cena aveva preso il via.

“La prossima volta, festeggeremo il fidanzamento di Jun e Yayoi! Non è così, ragazzi?”

Lui si lasciò andare ad un sorriso di circostanza e poi guardò sua madre per compiacerla.

“Non vedo l’anello, Yayoi! Non dirmi che non te ne ha ancora regalato uno!” esclamò Hishiguro, facendo scoppiare tutti a ridere.

Lei diventò rossa e si guardò le dita nude.

“Non correre Hishiguro!” intervenne il padre di Jun, “Yayoi deve ancora finire il liceo. Ha deciso di frequentare l’anno integrativo. C’è tutto il tempo…”

“Vi sposerete dopo i tre anni di scuola per infermieri, non è vero?” chiese una zia del ragazzo, già un po’ ubriaca.

Yayoi abbassò la testa.

“Beh… non saprei. Io ancora non so bene cosa farò, a dire la verità…”

Seguì un minuto di silenzio.

Forse anche meno di un minuto.

Di fatto, sembrò molto lungo.

“… ah, io avevo capito che fosse una cosa sicura” replicò la stessa zia di prima.

Proprio quando Yayoi stava per parlare, fu fermata da Jun.

“Anch’io…”

Lei allora si girò verso di lui.

“Quello che intendevo dire è che… la scuola per infermieri a cui avevo pensato è a Tokyo ed ora, vivendo con mia madre a Yokohama… ecco…”

“La cosa più logica sarebbe tornare da tuo padre…” disse uno.

“O fare la pendolare, come tanti” replicò un altro.

“Sì, infatti. Adesso però preferisco concentrarmi sul liceo. Deciderò poi come organizzarmi…”

Cercò di tutelarsi, di rattoppare un po’ la crepa che aveva aperto.

Ma sapeva che Jun sarebbe tornato sull’argomento, non appena avesse avuto l’occasione.

Per il resto della cena, le battute si alternarono ai brindisi e a frammenti di conversazioni disordinate.

Dopo la torta, molti degli invitati cominciarono a ballare e Yayoi si lasciò trascinare in pista da Hishiguro.

--

Ciao a tutti^^

Grazie a tutte le persone che leggono le mie ff^^ Grazie a chi ha recensito^^

Ligi: grazie per la recensione^^ Hai interpretato benissimo le parole di Yayoi e qui hai l’ennesima conferma di che cosa intendesse con quell’”andare oltre”… si rende conto che la loro storia è a un punto di svolta: deve evolversi, altrimenti rischiano di perdersi e di allontanarsi. Di Jun abbiamo un’immagine un po’ ambigua in questa fase. Da una parte ha chiaramente espresso i suoi sentimenti per Yayoi, ma come spieghi tu, è una persona che forse, tende a pensare troppo… sarebbe il caso di agire, anziché riflettere. Anche in questo cap sembra distante e infastidito: invece che “sostenere” Yayoi, con un complimento per l’abito, o con una parola di supporto per la questione della scuola, dimostra, con la sua replica, di non gradire il suo comportamento. Nel prossimo cap abbiamo il vero turning point della storia… vediamo a cosa porterà…

Benji79: grazie per aver recensito^^ Effettivamente Jun nella prima parte del cap 7 era un po’ nervoso. E anche la reazione quando parla di Tsubasa è lievemente “energica”; sembra che voglia evitare l’argomento… fortunatamente nella seconda parte lui e Yayoi si sono riavvicinati e il sentimento che provano è molto forte. Forse il problema è che rimane sempre un po’ “inespresso” (il sentimento, intendo). Jun si trattiene, i suoi gesti sono microscopici e fugaci. Lei invece ha bisogno di sentire la sua presenza e soprattutto vuole essere “desiderata”, amata. E’ un po’ una cosa su cui torno spesso nelle mie ff: c’è un pg distante, ed uno invece che cerca continuamente il contatto fisico: una carezza, un bacio, il corpo. C’è qualcuno che “fugge” (Jun) e qualcun altro che “insegue” (Yayoi)^^ Ma le cose cambiano molto velocemente e può bastare un niente per sconvolgere tutto…

Eldarion. Grazie per la rece^^ Hai ragione: per quanto riguarda la decisione di andare a vivere con sua madre, Yayoi avrebbe potuto parlarne un po’ più a fondo con Jun. In quel frangente c’è stata una chiara mancanza di comunicazione. Purtroppo ormai non si può tornare indietro e, trovo improbabile, vista la situazione, che Yayoi possa trasferirsi da suo padre. Anzi… sembra quasi che stia rinunciando alla scuola per infermieri, perché in qualche modo vuole crearsi una sua “stabilità” a Yokohama. E’ andata proprio in confusione su questo punto. Grazie per aver apprezzato la parte in cui dai suoi pensieri si evince che prova un benessere profondo anche semplicemente stando accanto a Jun senza parlare. Io penso che siano fatti proprio per stare insieme e la chimica che si crea fra di loro è potente: non c’è bisogno di avere chissà che^^ Dall’altra parte però, la vita non è solo questo, e confrontarsi con la quotidianità implica non pochi problemi… anche in questo cap si percepisce che c’è qualcosa che non va affatto bene. Per quanto riguarda la questione Tsubasa, non posso dire più di tanto, ma niente è a caso^^ Forse è riuscito a parlargli, chissà…

Sanae78: grazie per aver recensito^^ Forse il problema è proprio questo: non riescono a comunicare come una volta… una volta erano sempre insieme e quando stai con una persona ogni giorno, scattano dei meccanismi quasi in automatico, e spesso non si deve neanche ricorrere all’uso della parola^^ Ora invece, non frequentandosi più come prima, tutte le piccole, grandi incomprensioni vengono a galla. Speriamo che riescano a chiarire^^ La scena di Pinker e Yayoi che dividono il gelato ha un suo valore narrativo nel cap^^ Avevo bisogno di dar peso alla complicità tra la ragazza e l’animale, e, cosa c’è di meglio che farlo con il cibo? Il cibo è uno dei miei temi ricorrenti… forse inconsciamente ne avevo un po’ nostalgia^^ Inoltre, se vogliamo, attraverso questo piccolo episodio, che Yayoi non rivela a Jun, anzi, proprio su questo mente, si crea un’ulteriore frattura fra i 2: Yayoi comincia a “trasgredire” a delle regole… quelle stese regole su cui Jun fonda tutto il suo essere e la sua esistenza^^ Grazie per averne parlato, perché non era affatto messo a caso^^

Sissi149: grazie per la recensione e per le tue riflessioni, sempre molto profonde e interessanti^^ Bella la tua definizione iniziale del rapporto tra Yayoi e Jun… (io adoro la parola “vetro”, la metto sempre^^). Come succede da diversi cap, riesci ad interpretare benissimo i miei intenti narrativi: in questo cap, hai la conferma alle tue parole. E’ sempre Yayoi che deve prendere l’iniziativa, ma lei “non si sente brava” soprattutto in relazione alla loro intimità. E adesso questo diventa un problema… un problema serio. Grazie per le frasi che hai citato: sono fondamentali per l’economia del cap. I pg si scambiano poche battute, ma in esse si racchiude il loro malessere. Da una parte Jun, che è sempre un po’ frenato, e appena qualcuno lo mette in discussione, cerca di difendersi; dall’altro Yayoi, che si sente vuota (dice infatti con una certa fermezza” non ho mai avuto niente da fare” e una frase simile l’aveva detta anche ad Eriko precedentemente” … sono tutti impegnati”) e pare abbia una gran fretta di vivere…

Marychan82: grazie per la rece^^ Avrei voluto tanto parlarne io, ma ho cercato di trattenermi, sperando che questa cosa venisse fuori… grazie. Il corpo c’entra moltissimo in questa ff. In un certo senso c’entra ancora più che ne “Il corpo dell’altro”. Yayoi sta scoprendo di avere un corpo soltanto adesso. Non ha mai avuto alcuna percezione della sua corporeità, fino ad ora. E proprio per questo, in quella frase, non c’era l’aggettivo. E’ esattamente come spieghi tu: volevo dare la sensazione che il corpo in questione non fosse il suo. Per paradosso, se penso ad un corpo che non appartiene a nessuno, sento che si crea una percezione di esso più intima. Ma è difficile da spiegare… non sono proprio in grado…^^ E Yayoi ha di sicuro qualcosa di Yukari: lo stesso bisogno del corpo, della presenza dell’altro. Una presenza fisica. Quando manca quella, Yukari va in crisi e si perde. Yayoi non ha ancora vissuto certe situazioni, perciò ha una consapevolezza della corporeità ancora acerba. Chissà in quale modo riuscirà (ammesso che ci riesca) a vivere tutto quello che può attraversare un corpo… (Kumiko è sempre nei miei pensieri).

Miki87: grazie per aver recensito. Yayoi comincia a far sentire la sua voce, è proprio vero… purtroppo non sembra dire quello che gli altri vogliono ascoltare… Mi ha colpito molto quello che dici riguardo a Jun. E’ interessante il modo in cui ne parli: c’è effettivamente qualcosa che ricorda la gelosia. Anche qui le sue reazioni sono “microscopiche”, “millimetriche” (parla appena, non si muove) eppure i suoi gesti e quella mezza frase sono densi… Jun dipende da Yayoi in modo indiscutibile. E’ una dipendenza così assodata, che viene data per scontata. E se Yayoi se ne andasse? Bella domanda. Io credo che una parte di lei se ne sia già andata…

DolceBarbara: grazie per la rece e per aver apprezzato quel primo confronto tra Jun e Yayoi. Lei, anche da questo cap, sembra decisa a non fare sconti… vuole andare oltre e non ha paura di nascondere i suoi dubbi riguardo al suo futuro. Ora dipende anche da Jun: che tipo di reazione avrà quando le parlerà di nuovo?

Reggina: grazie per aver recensito^^ Hai usato il termine giusto: Yayoi non si accontenta, non vuole accontentarsi. Vuole un rapporto vero, autentico e se questo comporta delle complicanze, beh, lei vuole affrontarle a cuore aperto e con coraggio. E’ l’unico modo per evolversi^^ Per Jun invece è tutto un po’ destabilizzante: questi piccoli/grandi cambiamenti non se li aspettava… L’ha detto lui stesso: non riesce ad abituarsi alla sua assenza. Nel prox cap vediamo come prosegue la festa: l’inizio non è stato di certo incoraggiante… Grazie per le tue parole finali^^

Giulyf87. grazie per la rece^^ Sono felice che la scena dell’incontro fra Jun e Yayoi ti sia piaciuta^^ Purtroppo è stata solo una piccola parentesi, perché già qui Jun sembra distante e un po’ in contrasto con Yayoi. Speriamo riescano a stare un po’ da soli per parlare^^

Grazie a tutti^^

A presto…

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Capitolo 9
*** Un passo indietro ***


Per tutto il tempo in cui aveva ballato con Hishiguro, era riuscita a tenere d’occhio Jun.

Era rimasto fermo, nel suo angolo, a salutare ospiti, conoscenti ed amici, da buon padrone di casa.

Non aveva pensato neanche per un momento di avanzare in pista per chiederle di ballare con lui.

Non era il tipo.

Solo che ad un certo punto Yayoi non era più stata capace di vederlo.

Alla fine del brano, si era staccata da Hishiguro e lo aveva salutato, facendo un inchino.

Lui non aveva insistito e l’aveva lasciata andare.

Yayoi aveva cercato più o meno ovunque ed era uscita persino fuori, ma senza scorgerlo.

 

Un po’ preoccupata, decise di salire di sopra e di andare nella sua stanza.

La porta era aperta e appena sporse il volto, lo vide al computer: stampava dei fogli che prontamente riponeva in una cartella di plastica, con cura.

“Ah… sei qui…” disse, cercando di non spaventarlo.

”Dovevo controllare la posta. Aspettavo una mail molto urgente.”

Continuava a stampare i fogli e a metterli in ordine, senza guardarla.

“Problemi?”

“Non ne posso parlare. Riguarda un paziente del mio prof.”

Lei s’irrigidì. Non le piacevano certi discorsi e anche se sapeva che Jun ormai stava bene, quando parlava così, l’incubo della malattia tornava fuori.

Decise di non innervosirlo, investendolo di domande, ed avanzò completamente dentro la stanza, restando in silenzio.

Lui si alzò e mise la cartella dentro la sua borsa di pelle.

“Pensavo ti saresti messa il tuo vestito blu…” disse, fingendo di non dare importanza alle parole.

Yayoi si drizzò bene sulla schiena.

La scollatura sul petto si aprì ancora di più.

“Il vestito blu” pensò.

Ce l’aveva da due anni: era di stoffa pesante, di un blu notte che, a seconda della luce, poteva sembrare nero. Aveva la gonna che si gonfiava e le maniche a palloncino. Un vestito adatto ad una bambola più che ad una ragazza.

“L’ho usato tante volte e poi… poi non mi piace più… ho pensato di cambiare un po’. Per… per fare piacere anche a te…”

Lui allora la guardò.

Cercò di restare serio ed impassibile. Non voleva cedere ad un sorriso o lasciarsi andare. Era bella, sì.

Aveva sentito il cuore accelerare i battiti quando l’aveva vista arrivare.

Ma c’era una parte dentro di lui che non la voleva guardare. Che non voleva vederla e che avrebbe preferito di gran lunga che avesse scelto il vestito blu.

“Non bado a queste cose, dovresti saperlo.”

Lei distolse lo sguardo e diede una rapida scorsa alla stanza buia, illuminata dalla debole luce dello scrittoio e dal monitor del computer.

“Lo so, lo so. Tu non badi a molte cose, Jun.”

Si sedette sul letto occidentale e si tolse le scarpe.

“Mi sembri un po’ costruita, con quell’abito indosso…”

Lei lo fissò.

“Un po’ costruita?”

“Sì, non sei la solita Yayoi…”

“Forse perché non lo voglio più essere!” esclamò lei, leggermente nervosa nel tono della voce.

Jun si sedette allo scrittoio, e si mise di fronte a lei.

“Me ne sono accorto… anche l’uscita della scuola è stata un po’ infelice.”

Lei non riusciva a credere che Jun le parlasse con tanto cinismo.

“Uno può avere dei ripensamenti e cambiare idea. Non vedo dove sia il problema… a te non cambia nulla se invece di fare l’infermiera, faccio una qualsiasi altra cosa, Jun!”

Lui si alzò.

Gli sembrava quasi di essere tradito.

“Cambia tutto invece! Pensavo fossi convinta... adesso te ne esci fuori con questa scusa di Yokohama e di tua madre…”

Si alzò anche lei, offesa e agitata.

“Non sono affatto scuse! E poi non devo rendere conto a te di ogni singola cosa!“

“Ah no? Bene… buono a sapersi!” replicò lui, tirando fuori una delle sue solite frasi.

“Lo vedi? Lo vedi come fai?”

“No, come faccio?”

“Niente lascia perdere…” Yayoi si buttò a terra, cercando di rimettersi le scarpe.

“Era questo che dovevi dirmi?” chiese lui, addolcendo la voce.

Lei si alzò e si avvicinò, già pentita di essersi lasciata andare nuovamente ad un litigio.

Gli appoggiò le mani sul petto e gli baciò il collo disinvolta.

Lui, a stento si reggeva in piedi, tanta era l’eccitazione di ritrovarsela lì, così.

“No… non era questo…” sussurrò, alzandosi leggermente per raggiungere la bocca di Jun.

Si baciarono intensamente e quando si separarono, Yayoi  si sfiorò il petto con le dita, come ad offrirsi a lui.

Jun sgranò gli occhi.

Capì chiaramente il significato del suo gesto.

Lo capì, ma fece finta di non intendere ed indietreggiò.

Yayoi rimase ferma su se stessa, con le spalline del vestito che restavano appese per un soffio, tanto frequenti erano i battiti del suo cuore.

Lei lo conosceva bene e aveva capito ogni cosa.

A stare tutto quel tempo in ospedale, in palestra o sui campi, semplicemente osservandolo, aveva imparato a riconoscere ogni minima inclinazione della voce, ogni singola sfumatura delle sue espressioni e di fatto, interpretò quel passo indietro come un rifiuto.

Si sentì così umiliata che per un momento non respirò.

Come una cantilena, l’eco delle voci di Atsuko e delle altre compagne, risuonarono nella sua memoria, prendendosi gioco di lei.

Pensò sinceramente di non aver mai provato una sensazione più avvilente ed ebbe la certezza che Jun, per quanto amore provasse nei suoi confronti, non la desiderava affatto.

Quelle voci, là, dentro il suo cervello, avevano ragione. Lei era troppo anonima per stare con lui. Un vestito scollato non significava niente, non cambiava le proporzioni del suo corpo, i lineamenti del suo volto, la consistenza dei suoi capelli.

Non aveva alcun senso provare ad essere diversa.

Da qualsiasi angolazione la si guardasse, lei restava sempre uguale a se stessa.

Era e sarebbe sempre stata Yayoi.

Niente di più, niente di meno.

Finì di allacciarsi le scarpe e cercò di restare vigile.

Prese la via dell’uscita.

“Yayoi dove vai?” chiese lui, soffocando il desiderio di prenderla e di spogliarla.

“A casa. Penso sia meglio finirla qua, Jun.”

Lui sbiancò, anche se la sostanziale oscurità della stanza impedì a Yayoi di rendersene conto.

“Yayoi, ma che stai dicendo?” chiese in tono retorico.

Lei si girò verso di lui.

“Il fatto è questo Jun: tu stai con me per un qualche motivo… per un motivo che non ha nulla a che fare con l’amore… con la passione… io ecco… tu mi vedi come una sorella. Sono arrivata a questa conclusione.”

Lui non riusciva a formulare una replica. Restava silente e fermo.

“Io non voglio essere amata come una sorella. Non voglio essere amata per compassione o perché ti senti in debito con me…”

“Ma di cosa stai parlando?” farfugliò lui, ”… quale debito?”

Yayoi fece ancora qualche passo ed ora era proprio fra l’entrata e l’uscita della stanza: un piede dentro, l’altro fuori.

Non ci fu bisogno di spiegare.

Jun, in un lampo, rivide lei che lo accompagna alle visite e che lo aspetta fuori, sorridente, fiduciosa.

La rivide al campo, sotto il sole o la pioggia.

Aprì per bene gli occhi, svegliandosi dalla sua memoria: Yayoi se n’era andata.

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Ecco il “passo indietro” del titolo…

 

Ciao a tutti^^

 

Grazie a tutti coloro che leggono le mie ff; ringrazio di cuore le persone che le hanno messe fra le loro storie preferite, seguite, da ricordare e grazie a coloro che mi hanno messa fra gli autori preferiti.

Grazie mille a chi ha recensito^^

Reggina: grazie per la rece^^ Yayoi non tarda ad andarsene. Jun è frenato. Non esprime i suoi sentimenti, nemmeno quando lei gli fa capire che non si sente desiderata e per questo si sente umiliata da morire. I gesti sono ancora microscopici (un po’ tutta la ff è determinata da gesti minimi): Jun con quel passo indietro ha sconvolto un equilibrio. A differenza però di altre mie storie, in cui, il pg che “subisce” l’azione, s’immobilizza, qui Yayoi va dritta per la sua strada. Probabilmente non se ne rende conto, non ha realizzato la portata del suo gesto, ma l’ha fatto. Hishiguro non ha un ruolo nella ff; serviva solo come “sagoma” di passaggio per la festa^^ Sono felice che Yoko ti piaccia (mi ricordo quel film^^ è carino^^): è un pg a cui tengo parecchio^^

DolceBarbara: grazie per aver recensito^^ La tua previsione era giusta^^ Jun sembra molto confuso, scosso, geloso… vuole “la sua Yayoi”, quella che si mette il vestito blu, che non ha ripensamenti, che non cambia programmi. Purtroppo o per fortuna nella vita ci si evolve e forse il cambiamento, anche se può far paura, è una delle cose più belle, no? Almeno così dovrebbe essere^^

Sanae78: grazie per aver recensito^^  La frattura c’è, è evidente. Fondamentalmente avviene per un equivoco: Yayoi non si sente desiderata perché Jun fa un passo indietro, mentre il narratore ci dice che lui la desidera eccome… da quel passo indietro però si crea una distanza fra i 2 pg e al momento sembra incolmabile. Jun deve fare qualcosa di più che farfugliare per trattenerla…

Sissi149: grazie per la recensione^^ Beh… direi che la tua rece non andrebbe neanche commentata: hai colto in anticipo e con grande lucidità tutto quello che succede qui^^ Ed è come pensavi: succede qualcosa che, al momento, è irreparabile. Adesso tutto dipende da Jun, secondo me. Vediamo… fino ad ora non è stato molto convincente. Per Hishiguro, tranquilla: era solo un pg-comparsa^^ Grazie per la tua analisi sul rapporto Yoko-Yayoi: ha un peso molto importante in questa ff, per l’evoluzione di entrambe^^

Eldarion: grazie per aver recensito e per quello che scrivi su Yoko^^ Mi piace molto questa idea della “sorella maggiore”, una via di mezzo cioè, fra una figura materna ed un’amica^^ Yoko è una persona con parecchi punti deboli e con molte imperfezioni, ma il fatto che non si nasconda e che viva i rapporti, le esperienze, le emozioni con intensità e naturalezza, la rende un pg positivo, vero^^ Le tue riflessioni su Jun sono molto in linea con quello che sta succedendo: quel passo indietro che fa, è il riflesso del suo stato mentale al momento. Lui è “rimasto indietro” rispetto a Yayoi. E’ rimasto ad una fase anteriore del rapporto e ogni più piccolo cambiamento è fonte di paure per lui. Deve fare i conti con questa esperienza; ci deve provare se vuole che Yayoi ritorni. Interessante il discorso che fai sui ruoli che s’invertono (un leit motif, in narrativa), e penso sia proprio così: Yayoi è quella che non molla e non si piega. Ad essere fragile è Jun^^ P.S. Grazie a te per tutti gli spunti di riflessione che lasci con le tue rece, pur non essendo una coppia che ami particolarmente^^

Ligi: Grazie per aver recensito… bellissima la tua frase iniziale: un po’ perché penso che dalle tue parole si colga il “succo” di questa ff, cioè il concetto “di cosa vediamo quando guardiamo l’altro”, un po’ perché stai interpretando molto bene (rispetto ai miei intenti narrativi) i pensieri di Jun. Lo vedrai meglio nei prox capitoli^^ Sono felice che Yayoi ti piaccia: è insolitamente forte, rispetto ai miei pg femminili. Una forza che mette subito in pratica: anche qui, non la fa tanto lunga. Si rimette le scarpe e se ne va^^ Speriamo che non “ceda”: secondo me, le farebbe bene stare un po’ per conto suo… stiamo a vedere^^

Benji79: grazie per la recensione e per continuare a leggere questa ff^^ La fase della cena è stata davvero penosa e Yayoi si è sentita sola fino in fondo. Solitamente, quando decido di scrivere una scena corale in cui c’entra un pasto, creo sempre tensione e c’è una crisi. E’ una scena che compare sempre nelle mie ff, in alcuni casi anche più di una volta. Non so perché… Era solo il preludio a ciò che sarebbe accaduto qui: un disastro completo… E’ Yayoi a dire basta, ma come dicevi tu nella rece, credo che tutto sia dipeso da Jun… grazie per apprezzare Yoko^^

Miki87: grazie per aver recensito^^ Condivido pienamente il tuo pensiero sul cambiamento: una donna cambia velocemente e di continuo. Il semplice ciclo mestruale, per parlare di una cosa fisica e pratica, è l’emblema di come sappiamo affrontare e convivere con il cambiamento. Per un uomo invece è tutto più lento e, spesso anche meno fisico, più cerebrale. Non è né un bene né un male, anzi, trovo sia bellissimo il fatto di essere diversi^^ Tutto sta nel trovare un equilibrio, un modo per amalgamare i propri tempi… al momento per Jun e Yayoi sembra impossibile. Penso anch’io che lei debba resistere; non sarà facile, ma credo che ci proverà^^

Marychan82: grazie per la recensione^^ ci sono alcune cose di questa ff che mi hanno fatto pensare a “le falene”: lo stesso senso di destrutturazione e anche quel’intento a decostruire lo spazio e il tempo narrativo. Le falene finiva con dei movimenti microscopici; qui è tutto microscopico… l’epifania più “importante” ai fini della trama coincide con un passo indietro di Jun. E’ un elemento misero, insignificante; eppure diventa carico di senso. E’ segno. Jun non ha capito un bel niente, hai ragione. E’ sterile, nel suo egoismo (Yayoi lo vede “cinico”), nel suo mettere al centro se stesso. Forse è davvero arrivato quel momento: il momento per Yayoi di diventare una creatura contorta (come Kumiko), di non essere solo una mente, una serie di doveri, una bambola che compiace l’altro. Deve attraversare il corpo. Ora, sarà interessante quale via sceglierà (sempre che lo faccia). Kumiko cucina, fa figli che le si strappano da dentro, ha i fiori, e questo la fa sopravvivere. Yayoi non avrà nessuna di queste cose, temo.

Grazie a tutti^^

A presto

 

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Capitolo 10
*** Più di mille spiegazioni ***


Dopo aver recuperato la sua stola, uscì dalla porta di servizio della cucina, salutando le cuoche come se niente fosse. Una volta sul retro, si tolse le scarpe e corse verso la macchina dei Misugi.

“Signorina!” esclamò il signor Mazuki, l’autista di famiglia.

Lei era in lacrime, sconvolta; ma la gola non emetteva alcun suono.

“Mi porti a casa, la prego” sussurrò.

L’uomo, in evidente difficoltà, si mise a posto il berretto e avanzò per aprirle la portiera. Goffamente la fece salire sull’auto e andò verso il suo posto.

Mise in moto e guidò fino alla casa di Yayoi senza fiatare.

Lei si lasciò andare ad un pianto un po’ più rumoroso. Si mise a fissare il vetro e sperò che l’uomo non facesse domande.

Ma non c’era bisogno di sperare. Il signor Mazuki era un uomo tutto d’un pezzo, una creatura discreta e leggera, ma anche rigida e silenziosa. Non si sarebbe mai permesso di aprir bocca.

Così, restarono in un silenzio di tomba per venti minuti abbondanti.

“Grazie…” disse, uscendo dalla macchina con le scarpe fra le mani.

Yoko, sentendo aprire la porta, si diresse all’entrata, tutta sorridente.

Dopo pochi istanti, si ritrovò il corpo di Yayoi addosso, piangente.

Basita, la strinse e le accarezzò ritmicamente i capelli.

“Cosa succede, Yayoi?”

Lei si stringeva a Yoko e singhiozzava confusamente, senza parlare.

La donna allora decise di restare così e continuare ad abbracciarla, aspettando che si calmasse.

Trascorsero molti minuti, poi, quando sentì di non averne più, Yayoi si staccò e si strofinò il naso con il braccio.

Non le fregava niente di sembrare maleducata. Yoko non faceva caso a certe cose: non era un blocco di tufo come sua madre.

Si sedette sul tatami e si chiuse nella stola.

Yoko la fissava e si mordeva le labbra. Si odiava: si odiava perché in quel momento, una ferita dentro le si stava riaprendo e non voleva fare altro che correre di là e prendere le sue cose per poterla dipingere.

Yayoi stava ferma. Era stupenda.

Non aveva voglia di parlare, spiegare.

Si sentiva vuota e inconsolabile, ma anche tremendamente irreale, come se quelle cose non fossero successe a lei, ma a ciò che era oltre il corpo.

Yoko aspettò ancora e poi aprì la bocca.

“Yayoi… devo disegnarti… perdonami…”

Dicendolo, si alzò e corse nel suo studio.

Se ne tornò con un album di fogli bianchi e la matita.

Cominciò a tracciare linee e a passare ripetutamente il braccio sulla carta. Ogni tanto si bagnava un dito con la sua saliva e lo strisciava sul foglio.

Yayoi non faceva che guardarla incredula.

Non riusciva a parlare, perché tutto si sarebbe aspettata in una notte del genere, tranne che finire su un foglio da disegno.

“Non mi sono mai sentita così brutta ed insignificante come stasera.”

Yoko si fermò.

Inclinò il volto come per afferrare l’espressione della ragazza, poi tornò sul foglio. Tracciò l’ultima linea e posandolo a rovescio sul tavolino, si liberò di tutto e si passò una mano fra i capelli.

“Sei troppo bella, forse. Gli uomini… i ragazzi se la fanno sotto dalla paura di fronte alla bellezza, non lo sapevi?”

La ragazza scuoteva la testa.

No. Non era questione di bellezza. Era questione che lei non aveva capito niente. Si era innamorata del principe del calcio e le era andata bene fino a quando lui era stato male. Adesso Jun era guarito e spiccava il volo. Lei restava il brutto anatroccolo.

“Gli hai detto che volevi fare l’amore con lui?”

“No, ma gliel’ho fatto capire…”

“E lui?”

“Ha fatto un passo indietro.”

Yoko rimase a pensare, sperando di trovare una frase saggia da dire.

Lei purtroppo, di situazioni del genere, non ne aveva mai vissute. Si era data via per niente e quando fai così, gli uomini lo fiutano prima. Non si mettono a pensare se sei bella o se sei brutta. Ti prendono e basta.

Provò una punta d’invidia. Ma cercò di dissimularla: fare capire a Yayoi che doveva sentirsi quasi fiera, mentre lei aveva la percezione dell’esatto contrario, era roba troppo complicata in quel momento.

“Hai provato a chiedergli spiegazioni?”

“Un passo indietro vale più di mille spiegazioni.”

“Yayoi… mi dispiace… forse dovresti telefonare a tua madre o parlare con tuo padre… io vedi, io non so mai cosa consigliare… ho sempre sbagliato tutto nella vita. Ho fallito in ogni singola esperienza. Non so che dirti.”

“Non dire niente… disegna… disegnami pure, se vuoi…”

La donna deglutì.

In parte sapeva che già si stava innamorando di lei. Come ci si innamora dei figli, quando ti spuntano dentro e li partorisci e impari a conoscerli.

Lei di quelle cose non sapeva niente, eppure, provava un sentimento per Yayoi che aveva un sapore nuovo.

“Al diavolo” pensò. In fondo che importanza poteva avere analizzare le sue sensazioni? A che scopo?

Meglio riprendere il foglio, approfittare di tanta bellezza in un essere umano.

Godere di quell’attimo, senza stare a farsi troppe domande.

--

Ciao a tutti^^

 

Grazie a tutte le persone che mi seguono e grazie a chi ha recensito^^

Miki87: grazie per aver recensito^^ Il tema del rifiuto m’interessa moltissimo. E’ qualcosa su cui vorrei scrivere ancora in futuro. Hai ragione: sentirsi rifiutati, non accettati, nei vari livelli in cui questo può accadere, è davvero tremendo. Per Yayoi è sconvolgente. Non ha mai provato un’umiliazione più profonda e questo ha un impatto enorme su di lei. Però, qui entra in gioco un altro elemento: l’epifania vissuta nel cap precedente da Yayoi si trasferisce a Yoko. E’ lei che, confrontandosi con la tristezza della ragazza, sente dentro l’urgenza di ritornare a disegnare, come se si fosse svegliata dal suo lungo periodo di sterilità interiore. E’ dal “dolore” che l’artista genera bellezza. Un periodo di distacco e riflessione a questo punto è davvero necessario, anche se penso e spero che Jun almeno la chiami e cerchi di rivederla…

Sissi149: grazie per la rece^^ Sì, Jun l’ha proprio combinata^^ E’ ad un punto morto: incapace di prendere una decisione, di fare un passo oltre la “normalità” del suo rapporto con Yayoi e anche impossibilitato a spiegarsi. Quindi è immobile sia fisicamente, che mentalmente. Non agisce e non parla. La paura del cambiamento lo soffoca, lo rende inetto. Yayoi invece comincia ad essere “un corpo in divenire”: di lei parla tutto. La sua mente, l’eco dei ricordi, il suo vestito, le sue percezioni, e i gesti dell’altro l’attraversano. Jun la rifiuta; Yoko la disegna…

DolceBarbara: grazie per la recensione e per i complimenti^^ Sono felice che il cap ti sia piaciuto^^ Probabilmente Jun non è pronto e non si aspettava che le cose cominciassero a cambiare così rapidamente. Lui deve ancora “elaborare” il trasferimento di Yayoi a Yokohama, perciò è rimasto molto indietro rispetto a lei. Credo che dovrà darsi una mossa, però. Altrimenti il divario fra i due diventerà incolmabile…

Eldarion: grazie per aver recensito e per tutte le tue riflessioni^^ Rimango sempre piacevolmente stupita dai riferimenti che fai con le mie ff precedenti e mi fai ricordare tante cose che sono dentro il mio modo di scrivere^^grazie^^ Penso che Yayoi sia proprio a quello stesso punto di Sanae in “alla ricerca”: per motivi diversi e in modi diversi, sono al limite. Non riescono più ad accontentarsi delle briciole. Loro vogliono tutto. Ed è giusto che sia così. Yayoi specialmente teme che Jun stia con lei solo perché ormai le cose fra loro si sono assodate, solo perché si “sono abituati” a stare insieme. E’ un pensiero bruttissimo e quando arrivi a quel punto bisogna per forza che ci si faccia delle domande. Lei sente di meritarsi delle risposte e non è disposta ad  accontentarsi. Vedremo nei prox cap come si comporterà Jun e cosa farà. Dipende molto da lui, ora. Qui ho dato spazio ad un altro aspetto della ff, cioè al rapporto Yoko-Yayoi perché anch’esso è importante per l’evoluzione della nostra Aoba^^

Ligi: grazie per la rece e per aver condiviso la reazione di Yayoi^^ Adesso comincia un momento di profondo sconforto per lei. Piange e si avvilisce perché l’umiliazione che ha provato è grande e fa male. Ha rischiato il tutto per tutto ed è stato un disastro, ma almeno questa volta ha dato una scossa alla situazione. Non ci possono più essere quei litigi lasciati  a metà o quella sensazione di staticità che ha sempre predominato fra loro. Qualsiasi cosa accada, sarà determinante e avrà un certo peso per entrambi. Jun dovrà essere convincente, perché Yayoi adesso pensa proprio che lui stia con lei perché si sente in debito… Yayoi è un pg che non torna indietro facilmente sui suoi passi. Da questo punto di vista, è molto forte, perciò spero proprio che Jun trovi il modo migliore per poterle parlare ed esprimere i suoi sentimenti^^

Benji79: grazie per la recensione^^ Sono felice che il cap non ti sia apparso scontato e che non ti aspettassi una reazione così forte da parte di Yayoi^^ E’ interessante il modo in cui parli di lei e di Sanae e dei motivi per cui, in generale, non stravedi per loro. In effetti, la loro caratterizzazione è basata molto sulla “loro dipendenza” dai rispettivi fidanzati. E’ una caratterizzazione orientale, molto in linea con la mentalità giapponese, che, per tradizione, vede la donna in una posizione subordinata rispetto all’uomo (anche se è lei a gestire tutto quello che riguarda la vita domestica e ad amministrare anche il salario che porta a casa il marito – ora le cose sono cambiate e la donna è più “indipendente” anche in tutti gli altri aspetti della vita^^ Il manga, come espressione artistica, è proprio una delle testimonianza più evidenti dei cambiamenti della società giapponese, specie i manga per ragazze^^ va beh, scusa per questa digressione che magari non t’interessava neanche…). Anch’io le vedo un po’ troppo all’ombra di Jun e Tsubasa e credo che anche nelle mie ff precedenti, con Sanae protagonista, ho provato a dare un po’ più di spazio alla sua evoluzione come individuo prima, e come coppia dopo^^ Yayoi adesso sta soffrendo e sta male, ma non vuole rinunciare all’amore con la A maiuscola. Lei vuole essere amata completamente, fino in fondo, per ciò che è e vuole cambiare, vuole crescere. Ha bisogno di evolversi^^ Non è disposta a restare con Jun, annientandosi. Questo ormai è chiaro. Bisognerà vedere se riuscirà a non lasciarsi prendere da dei momenti di debolezza e se Jun cercherà di andarle incontro…

Sanae78: grazie per aver recensito^^ Non ci avevo pensato ma hai ragione: il passo indietro può essere letto anche come hai fatto tu. Nella realtà della scena, è Jun a fare un passo indietro. Ma concettualmente è anche Yayoi, perché, in quel momento, anziché ingoiare il rospo e far finta di niente, rimediando all’imbarazzo, prende le scarpe e se ne va. D’altra parte, credo che chiunque al suo posto non avrebbe retto all’umiliazione. Penso che abbia fatto bene. Ora deve fare qualcosa Jun… è a lui che spetta di rimediare a quel passo indietro^^

Reggina: grazie per la rece^^ Penso anch’io che Yayoi stia cercando di affermare se stessa, di sentirsi viva, vera e non una bambolina, o la “ragazza di Jun”. E’ forse proprio per questo che le ragazze di Yokohama, anziché provocarle rabbia, per paradosso, l’affascinano e le loro parole hanno avuto una forte risonanza dentro di lei. Loro sono tutto ciò che non è lei. “Forse sono cattive, ma sono vive”... questo pensiero di Yayoi, rimbomba ancora… non le va più di essere buona e passiva. Se c’è da soffrire, beh, che sofferenza sia! Il coraggio ce lo mette tutto… l’ultimatum era l’unico passo percorribile a questo punto. E per quanto possa star male, decide di andare avanti per la sua strada. Spero che Jun si renda conto della cosa nel più breve tempo possibile^^

Grazie a tutti^^

A presto

 

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Capitolo 11
*** Un'altra Yayoi ***


Aprendo gli occhi, si accorse che suo padre era dentro la stanza.

In piedi, con le mani in tasca, aveva il naso quasi appoggiato al vetro della finestra, immerso a spiare chissà cosa da un flebile spiraglio proveniente dall’esterno.

Si tirò su, tutta stropicciata.

Lui si avvicinò a lei e sorrise con dolcezza.

“So che ci sono stati dei problemi, ma Yoko ha detto che devo chiedere a te.”

“Io e Jun ci siamo lasciati.”

Il signor Aoba rimase fermo e si lasciò andare ad un’espressione di sorpresa mista a tristezza.

Per lui, Yayoi e Jun erano stati sempre insieme. Ormai non riusciva neanche a discernere l’una dall’altro. Se pensava a lei, poi automaticamente gli si accendeva il pensiero di lui e, di regola, succedeva anche l’esatto contrario.

“Ma come… come mai?”

“Non mi va di dirtelo. Sono questioni personali.”

“Capisco. Pensi che in qualche modo io ti possa aiutare? Con le faccende di cuore sono un autentico disastro, ma delle volte non si sa mai…”

Lei si alzò e sorrise, sforzandosi.

“Ti ringrazio, papà, ma davvero… non puoi fare niente.”

“Di sicuro la mamma ti saprà aiutare di più…”

“Come no! A lei forse non glielo dico neanche… tanto di sicuro mi dirà le solite cose…”

“Quali cose?”

“Che degli uomini non ci si può fidare e che sono tutti dei farabutti e che alla fine siamo sole al mondo…”

“Ah! E’ questo che dice?”

“Sì. Ogni santo giorno, ad ogni minima cosa.”

“Sarebbe meglio che le dicesse a me, invece che sfogarsi su di te! Io sono un farabutto, ma Jun, anche se non so cos’abbia fatto, non lo è di certo!”

Si era innervosito all’istante; toccato nell’orgoglio, nel suo profondo.

Lei lo sentì e uscì dalla stanza.

“Mi porti in stazione?”

Lui non rispose, limitandosi ad annuire con la testa.

Yayoi si preparò senza dare la minima importanza al suo aspetto e decise di lasciare il vestito a Tokyo. Tanto lei con i vestiti che ti fanno sembrare diversa, aveva chiuso.

Salutò Yoko con la mano e lei sorrise dolcemente.

Vide distintamente che lo sguardo della donna era differente: si era acceso. Trasudava di luce.

Ma aveva la testa troppo piena di pensieri per poterle chiedere come mai.

In macchina con suo padre, continuò a non parlare, affondando la testa nello scorrere vorticoso di ciò che c’era fuori e passava senza darle il tempo di prendere respiro.

“Quando ti posso vedere?”

“Non lo so. Non penso di tornare nelle prossime settimane. Tokyo mi deprimerebbe troppo…”

“Sì, capisco. Fammi sapere quando posso venire io da te… “

“D’accordo.”

“Yayoi…” disse ancora suo padre, “... al mondo non ci sono solo farabutti… ricordatelo…”

“Sì, papà, lo so. La mamma è arrabbiata, tutto qui.”

“Ma non deve rifarsi su di te. E’ un gioco sporco…”

Lei chiuse la portiera e andò a fare il biglietto. Velocemente controllò il binario e raggiunse la sua uscita.

Fu solo dopo aver oltrepassato la linea blu, che vide Jun appoggiato ad una delle tante colonne di cemento.

Aveva gli occhi stanchi ed un pallore preoccupante sul volto.

Yayoi sentì una fitta al cuore, come se fosse colpa sua.

Si raggiunsero a vicenda: avevano superato da un secolo la fase in cui, da fidanzatini, si litiga e poi ci si ignora, aspettando chi sarà il primo a cercare la pace.

“Non puoi prendere il prossimo treno?” le chiese.

“No. Arriverei troppo tardi…”

“Non avevi detto che avresti saltato la scuola?”

Lei scosse la testa e si mise le mani in tasca. Il suo soprabito color tortora esaltava la profondità dei suoi occhi.

“Prendiamo un tè?”

Lei diede una scorsa all’orologio.

“Va bene…”

Presero posto in una delle caffetterie della stazione e cercarono un tavolo nascosto. Se qualcuno si fosse accorto di lui, sarebbe stata la fine.

Ordinarono il tè e rimasero un po’ sospesi. Come sempre.

Lui la guardava e pareva implorare una parola dolce, per rassicurarlo e per dargli conferma che fosse tutto passato.

A vederla però, sembrava fredda e irremovibile.

A quel punto decise di dire qualcosa.

“Mi dispiace di trascurarti, di… di non capire.”

“Non devi dispiacerti.”

“In che senso, scusa?”

“Nel senso che del tuo dispiacere non me ne faccio granché.”

“Se la metti in questo modo, mi chiedo perché sia venuto fin qui a parlarti… tra neanche un’ora devo essere al campo. Rischio di prendermi anche una sgridata… c’è un traffico esagerato, lo sai.”

“Se ti sgridano, non ti sciupano mica… Non sei mai stato sgridato?” le chiese, neanche fosse il loro primo appuntamento.

“Cosa fai, mi prendi in giro? Guarda che vado a lavorare, io!”

“E con questo cosa vuoi dire? Che io mi vado a divertire?”

“Non riesco neanche ad ascoltarti… non mi sembri neanche tu… dov’è finita la mia Yayoi?”

Lei lo fissò con uno sguardo di gelo.

“Il fatto è questo Jun: non c’è nessuna Yayoi che sia tua… non c’è mai stata, forse.”

“C’è stata eccome!”

“Ah sì? E dimmi: com’era questa Yayoi?”

Jun si guardò intorno. A lui non piaceva litigare, discutere. Era uno che amava la tranquillità, la pace.

“Una persona semplice… di poche parole. Sensibile. Dolce… “

“L’amica perfetta.”

“Non era mia amica: era la mia ragazza. Io la voglio sposare.”

“Non puoi sposare una persona per la quale non provi alcuna…”

Si fermò. Che senso aveva dirgli “attrazione fisica”? Tanto lui avrebbe negato, avrebbe detto che no, si sbagliava, che la desiderava eccome. “Ecco, appunto” avrebbe tirato fuori dal cilindro. Non è così che finivano le loro discussioni?

Si alzò.

“Non ti amo più. Non voglio fare l’infermiera. Non voglio che mi sposi. Fattene una ragione.”

L’amava da morire. L’avrebbe sposato anche dentro quella caffetteria. Ma non le restava che mentire, per fargli capire che lui doveva cercare un’altra Yayoi.

Jun rimase seduto al tavolo.

Aveva gli occhi rivolti alla tazza e non riusciva a muoversi. Non poteva trovare la forza di alzarsi e andare alla macchina.

La cameriera si avvicinò timidamente.

“Scusami… sei proprio tu? Sei Jun Misugi?”

Lui, dopo una frazione di secondo, la guardò alzando leggermente il volto.

Sorrise, ma aveva gli angoli delle labbra che tremavano.

“Sì.”

Lei diventò tutta rossa e i suoi occhi s’illuminarono.

Gli ricordarono quelli di Yayoi, quando s’incontravano il sabato pomeriggio, alla fermata della metropolitana, vicino al Palazzo Imperiale. Occhi che abbagliano, senza motivo. O meglio: per il semplice motivo di aver visto ciò che vogliono.

--

Ciao a tutti^^

Grazie a tutte le persone che leggono le mie ff e grazie a coloro che hanno recensito^^

Sanae78: grazie per la rece^^ Sì è così: qui è Yayoi a fare un passo indietro, perciò è come se fossero pari, adesso. Lei, vedendo che Jun è così poco convincente, così confuso e vago nelle sue parole, decide di mentire. Lo ama moltissimo, ma a questo punto teme davvero che Jun la veda come “l’amica” perfetta e lei non vuole esserlo. E’ talmente risoluta, decisa, irremovibile, che lo spiazza. Questa Yayoi è tosta: Jun deve fare molto di più se vuole risolvere il tutto…

DolceBarbara: grazie per aver recensito^^Penso che, come dici tu, i sentimenti di Yayoi siano condivisibili. E’ a terra, avvilita, senza prospettive. E le parole di Jun, per paradosso, invece che convincerla del suo amore, la riportano sempre di più all’idea che si è fatta del loro rapporto: una relazione fra amici… Yayoi non reagisce in modo passivo però; ormai sta cambiando, è come se ci fosse una voce dentro di lei che la guida a non cedere. Così lei è categorica. Chissà se continuerà su questa linea… Sono felice che Yoko ti stia piacendo: in questo cap è solo di passaggio, ma gli stati d’animo sono agli estremi. Mentre Yayoi sprofonda nello sconforto e nella rabbia, Yoko si è “accesa”^^

Ligi: grazie per la recensione^^ Come puoi vedere Jun non ha vita facile. Farfuglia, continua ad essere troppo vago, troppo misurato nelle parole e Yayoi ormai è convinta, si convince di aver ragione: lui non la vede come un’amante, ma un’amica. Potrebbe decidere di accontentarsi e tornare sui suoi passi. In fondo non ci sarebbe niente di male e ci sono tante persone che si piegano ai compromessi, facilmente. E’ comodo e dà sicurezza. Ma non questa Yayoi. Lei preferisce che Jun trovi un’altra e che ognuno prenda la propria strada. Forse non sa quanto sarà dura… stiamo a vedere cosa succede nei prox cap^^

Sissi149: grazie per aver recensito^^ Sono d’accordo con te riguardo alle tue considerazioni che esprimi nella prima parte della rece. Questo è il secondo avvenimento della ff, in cui ho provato a mettere in “pratica” quello che dice Borges in una delle sue lezioni di letteratura; più precisamente la lezione in cui parla della biografia, (ref. Samuel Johnson e Boswell). La frase compariva, sotto forma di citazione, in una mia storia precedente perché mi aveva profondamente colpita: Borges dice che a volte i fatti che ci appaiono “banali” mentre accadono, diventano importanti dopo. Il primo avvenimento banale è successo quando Yayoi è andata a far pipì e ha assistito a quella conversazione; il secondo avvenimento è quel “misero”, “minimo” passo indietro. Basta in effetti quello per far scaturire un mondo di emozioni, sensazioni, verità. Mi è piaciuto moltissimo quello che hai scritto a proposito di Yoko; in un certo senso è vero: Yoko, attraverso la sua passione per l’arte, vorrebbe “fare sua Yayoi”. C’è qualcosa di profondo, di diverso, di intenso fra queste due persone e penso che dovrebbero continuare a frequentarsi, a coltivare la loro amicizia. Il problema è che adesso Yayoi non sembra intenzionata a tornare a Tokyo troppo spesso… sarebbe un peccato se non si vedessero più.

Benji79: grazie per aver recensito^^ Sono felice di non averti annoiata con la mia risposta^^ Alle volte, mentre rispondo, tendo a dilungarmi e ad ampliare i discorsi^^ Da questo confronto, sembra proprio che le loro strade debbano separarsi. Jun ha tutti i suoi punti fermi e fra questi c’era anche Yayoi, la “sua” Yayoi. Lei invece ha cominciato a cambiare e il cambiamento la rende “morbida”, “elastica”, più risoluta a proseguire su questa via, anziché tornare indietro ed accontentarsi. Non sarà facile perché Yayoi è innamoratissima di Jun e forse lui, anche se adesso non ci vuole pensare razionalmente, è l’unico punto fermo (a proposito di pti fermi^^) della sua vita. D’altra parte non mi sembra possibile che riveda le sue scelte al momento. Stiamo a vedere…

Eldarion: grazie per aver recensito^^ E’ un brutto momento, sì. E se Tokyo è deprimente, non immagino come sarà rientrare a Yokohama, dopo questa “conversazione” con Jun. Forse proprio il fatto di aver potuto trascorrere del tempo con Yoko, cioè, quel preciso momento del cap precedente, le ha dato la forza di non cedere adesso. Yoko ha semplicemente “accolto” Yayoi, senza volerle dare lezioni o consigli. Anzi, per paradosso, è lei (Yoko) ad “apprendere” dalla ragazza: si risveglia, sente che qualcosa dentro si riaccende. Jun è alla frutta: ma vuoi che sia farle un discorso del genere? E’ così difficile dire quel qualcosa in più? Il fatto è che quando sei abituato a dare una persona/una cosa per scontata, finisci col perderla di vista. Credo che a lui stia succedendo questo. E anche il fatto che continuamente nei momenti di crisi, ricorra al suo passato, alla sua memoria, mi fa molto pensare… mi convinco sempre di più che sia davvero rimasto indietro. Yayoi no: lei non si ferma. Va avanti. Fra qualche cap avremo una percezione un po’ più profonda di Jun^^

Miki87: grazie per la rece^^ E’ molto bello quello che scrivi^^ Yayoi è dotata di una bellezza nuova; la bellezza che si coglie con “occhio critico”, come dici tu^^ In questo momento Yoko era la persona più adatta da avere accanto e penso che confrontarsi con lei, con una situazione priva di preconcetti e pregiudizi, in una sera in cui, sì, si può finire anche dentro un foglio da disegno, abbia fatto molto bene a Yayoi. Probabilmente se qualcuno le avesse detto cosa fare (in un senso o nell’altro) lei si sarebbe fatta influenzare; invece così ha dato sfogo alle sue emozioni, al suo intuito. Ha fatto di testa sua. Ha sbagliato? Ha fatto bene? Intanto non si è lasciata trascinare dalla corrente ed è rimasta solida, sui suoi passi^^

Reggina: grazie per aver recensito e per quello che scrivi su Yoko. Mi affascinano i pg come lei: perdutamente imperfetti, ma dalla sensibilità spiccata e spero che sappia stare ancora accanto a Yayoi, nonostante la distanza oggettiva. Il loro rapporto è fondamentale per la ff e crea un equilibrio particolare: spero che possa piacerti anche nei prox cap^^

 

Grazie a tutti^^

 

A presto

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Capitolo 12
*** Come te e Pinker ***


Aveva pianto per tutto il tragitto e sentì di avere gli occhi gonfi.

Camminò un po’ senza meta e quando fu certa di non incontrare sua madre, rientrò a casa.

Pinker le scodinzolò da lontano, ma avvertì subito che c’era qualcosa che non andava.

Si mise giù e abbassò le orecchie in attesa di una carezza; Yayoi però, non la degnò di uno sguardo.

Quando ormai stava per richiudersi la porta alle spalle, con mezza voce la chiamò e il cane balzò dentro in un attimo.

Gettò le cose a terra e prese un barattolo di gelato.

L’assaggiò e poi cedette il posto alla sua compagna che, prima di tuffarci il muso, esitò un secondo: doveva sembrarle strano che Yayoi si comportasse così.

Andò in camera e Pinker la raggiunse solo dopo aver lucidato il fondo del recipiente.

Aprì il futon e ci si sdraiò senza forze. Chiuse gli occhi e provò ad annientare i pensieri, che, come fitte allo stomaco, le arrivavano dalle tempie e propagavano una sorta di dolore fin dentro la testa.

Si tirò su e cercò di distrarsi.

Preparò la vasca e fece un bagno caldo.

Non riusciva a togliersi dalla mente il momento in cui si era offerta ed era stata rifiutata, come se provocasse repulsione anziché desiderio.

Si chiuse dentro di sé per nascondere la vergogna e l’umiliazione, ma non ci riusciva: quel passo indietro di Jun tornava in superficie ogni secondo.

Si alzò improvvisamente, corse in camera e si asciugò.

Afferrò il guinzaglio e corse nuovamente in stazione, raggiungendo i binari secondari.

“Buongiorno!” esclamò un giovanotto, di bell’aspetto, sorridente.

“Buongiorno Yukitoshi… dovrei prendere il treno.”

Lui la fissò per un istante e poi guardò il cane.

Non era la prima volta che Yayoi si presentava ai treni merce, chiedendo un passaggio per se stessa e Pinker.

Yukitoshi sorrise e allargò un braccio, indicando il binario da cui sarebbe partito il primo treno.

Lei s’illuminò di gratitudine e tirò fuori dalla tasca un cioccolatino: quello era il prezzo del biglietto, per viaggiare in piedi, o rannicchiata in un angolo senza dare troppo nell’occhio.

 

Arrivò ed erano già le due del pomeriggio.

Si guardò intorno e andò verso i bagni pubblici.

Fuori dalla piccola stazione, si sedette su un muricciolo di cemento ed osservò alcuni studenti che cantavano e scherzavano felici.

Il sole era tiepido e a parte il gruppo di ragazzi, nei paraggi non c’era nessuno.

Imboccò la strada principale fermandosi dopo poco.

“Sono qui fuori: esci?” scrisse in un sms.

Sanae, di fronte alla scansia, continuava a fare ordine e spolverare. Il lavoro alla libreria era un po’ noioso a volte, ma in attesa di capire bene cosa fare, non era riuscita a trovare altro.

“Sanae, ti suona il cellulare” le disse la proprietaria, seduta dietro al banco, immersa nella compilazione di una scheda color crema, di carta grossa e spessa.

La ragazza si avvicinò alla borsa e lesse il messaggio.

“Posso fare una pausa? Dev’esserci una mia amica di Yokohama qui fuori… è del tutto inaspettato.”

La signora le sorrise ed annuì.

Sanae prese la borsa e corse fuori.

“Yayoi!” esclamò, vedendo l’amica in piedi, sull’attenti.

Si buttò a terra per accarezzare Pinker e la cucciola le rispose con una leccata su una guancia.

“Che bella sorpresa! Che ci fai qui?”

Lei aveva il volto distrutto, ma Sanae era troppo presa a soffrire per i fatti suoi. La sua tristezza semplicemente non la vedeva.

“Avevo voglia di vedere qualcuno… di vedere te…” e mentre lo diceva, si rendeva conto di non avere ormai più amiche, di essere completamente isolata dal resto del mondo, se si escludevano le conoscenze legate al calcio, Eriko, e pochi altri.

Scoppiò a piangere.

A quel punto anche per Sanae fu impossibile non vedere ciò che era evidente.

“Ma cos’è successo? Si tratta di Jun? Sta male?”

“E’ finita… ci siamo lasciati…”

Sanae permise a Pinker di leccarle tutto il volto. Poi, come un automa, si alzò e fissò l’amica negli occhi.

“Non sto scherzando… ci siamo lasciati. Non mi ama, lui… lui non prova niente per me…”

“Aspetta…” le disse, prendendola per un braccio, “andiamo in quel giardinetto…”

Le fece strada, tenendola per mano e alla prima panchina vuota si sedettero.

“Raccontami, dai…”

Yayoi si soffiò il naso e lasciò libera Pinker, ma lei, vedendo la sua padrona in quello stato, non si decideva neanche ad allontanarsi di un passo. Sentiva il suo dolore. Lo provava.

“Te l’ha detto lui?”

“No, ma me l’ha fatto capire… stava con me solo perché in un certo senso si sentiva in debito…”

Sanae scuoteva la testa.

“E come avresti fatto a capirlo? Sentiamo…”

Yayoi le raccontò del vestito, della festa e di quel maledetto passo indietro.

Ci fu silenzio. Sanae non riusciva a trovare un modo per rispondere subito. Piuttosto che dire una sciocchezza, aspettò.

“Un passo indietro… forse ha avuto paura.”

Yayoi la fissò.

“Dai Sanae, non fare la sprovveduta! Se fai capire a un ragazzo che ti può spogliare, lui ti spoglia e basta… andiamo! Non sono venuta fin qui per ascoltare le favole!”

Era spietata. Inconsolabile. Di favole ne aveva sentite anche troppe.

Sanae si scavò una pellicina intorno all’unghia. Era visibilmente in difficoltà.

“Non saprei che dirti, dal momento che io alla mia scandalosa età, non ho neanche mai avuto un ragazzo… forse hai sbagliato persona… cosa vuoi che ti dica io? Sono innamorata di uno che mi telefona due volte all’anno!”

“Sanae, scusami. Non volevo farti cadere nella tristezza.”

“Non preoccuparti. Io e la tristezza siamo come te e Pinker: inseparabili. “

A tutte e due spuntò un sorriso poco convinto, ma entrambe si sentirono finalmente libere di parlare.

“Jun è un ragazzo vecchio stampo: forse non si aspettava che tu facessi il primo passo.”

“Sai cosa si dice in giro?”

“Cosa?”

“Tutte le ragazze del liceo pensano che lui, quando io sono a Yokohama, frequenti altre persone e che stia con me solo per compassione. Dicono che sono una sfigata…”

Sanae si alzò.

“Andiamo in quel liceo del cavolo! Ci parlo io con quelle stupidine! Ma come si permettono? Tutta invidia! E poi, Jun potrà avere tutti i difetti del mondo, ma non ti tradirebbe mai! Su questo potrei scommetterci ad occhi chiusi! E tu che hai detto quando ti hanno trattata in questo modo?”

“Ho assistito a delle conversazioni dall’interno di un bagno della scuola. Non mi hanno affrontata direttamente. Ad ogni modo è come se sentire quelle cose mi avesse fatto guardare la realtà con un occhio diverso.”

“No, mi spiace, non sono d’accordo. Te ne devi fregare di quello che può pensare la gente. Di fatto la tua situazione suscita non poca invidia… non fa testo.”

“Invidia per cosa?”

“Per stare con un ragazzo come Jun Misugi… non ci vuole una scienza per capirlo.”

“Ah… forse non sanno cosa significa passare giornate intere in una corsia d’ospedale o tremare per un banale raffreddore…”

Sanae si sedette di nuovo.

“No, Yayoi. Non lo sanno. Loro vedono solo la superficie. Non conoscono tutto il resto. E questo deve farti capire che non vale la pena dar loro credito.”

Invece il credito l’avevano, perché era così che si sentiva lei: si sentiva un’oca, una che non aveva e non era niente di speciale, perciò non aveva alcun diritto di stare con Jun.

Sapeva però, di non poterlo dire a nessuno. Forse solo Yoko avrebbe potuto capire. Ma lei era a Tokyo e a Tokyo adesso non ci poteva tornare.

“Ti avrà tempestato di chiamate…”

“No. Ma stamattina me lo sono ritrovato in stazione.”

“E avete parlato?”

“Più che parlato, litigato.”

“Penso che per uno come lui sia impossibile far finta di amare. Lui ti ama e ti ha amata sul serio, Yayoi. A modo suo forse, ma lo ha fatto.”

“Mi sento disorientata. Non so che fare… non riesco a realizzare che sia accaduto davvero.”

“Immagino. Anche a me sembra impossibile…”

“E Tsubasa piuttosto?”

“Ha mandato una mail a Ryo dicendo che non sta bene e dovrà curarsi, ma che dobbiamo stare tutti tranquilli. Sua madre ha ripetuto la stessa versione. Ma io non me la bevo.”

“Non ti ha telefonato?”

“Macché! Figuriamoci se mi chiama! E tu ti lamenti se Jun ha fatto un passo indietro? Vuoi fare cambio?” le chiese, per cercare di sdrammatizzare.

Si fissarono e scoppiarono a ridere: finalmente Pinker si sentì autorizzata ad esplorare le vicinanze.

“Ozora è tutto da rifare…”

“lo dico anch’io!”

Continuarono a chiacchierare, cercando di soffocare i loro stati d’animo e la paura di restare ferme su quella panchina per tutta la vita.

 

--

Ciao a tutti^^

Grazie a tutte le persone che mi seguono e grazie a chi ha recensito^^

Miki87: grazie per aver recensito^^ Direi che il termine “idealizzato” è il più adatto che tu potessi trovare. Jun ha idealizzato Yayoi, si è costruito il suo film, fatto di piccole certezze, di abitudini e non sembra disposto ad accettare il cambiamento. Nel loro incontro volevo rendere due stati d’animo contrastanti: da un lato, il senso dell’abitudine, un’atmosfera di routine in una coppia che si confronta bevendo il tè, in un luogo senza identità, cioè un luogo “pubblico” (che è una cosa a cui ricorro spesso…) – la stazione, la caffetteria. Dall’altro, il disagio, il parlare due linguaggi che sembrano in totale contrasto e che portano al contrario dell’armonia. Yayoi non cede di un millimetro: è granitica. Secondo il mio pto di vista ha fatto bene, anche se mentire non è mai la scelta più giusta… qui aveva però poche alternative. Adesso le cose si mettono piuttosto male.

Sanae78: grazie per la rece e per aver apprezzato le parole del padre di Yayoi. Mi piaceva dargli una connotazione neutra, ma decisa, e soprattutto volevo che fosse discreto, specie dopo il padre che avevo dato a Yukari…^^ Senza dubbio, un periodo di distacco fra Yayoi e Jun, porterà entrambi a riflettere e questo è sempre positivo. Trovare un pto d’incontro è difficile, ma se davvero tengono l’uno all’altra, ci devono provare^^

Ligi: grazie per la recensione e per le tue parole che sono molto acute, specie quando rifletti su Jun^^ Mi sembra che tu stia interpretando benissimo le sue paure e i suoi timori, benché fino ad ora il narratore l’abbia lasciato quasi sempre in secondo piano… tra un po’ ci sarà un cap in cui riusciremo a percepire meglio i suoi pensieri^^ In questo ultimo periodo, specie nella scrittura delle ff, do molto spazio alle figure femminili (mentre, ad esempio, nei racconti brevi che scrivo di tanto in tanto, ho sempre protagonisti maschili – chissà perché^^) e anche “un passo” è molto più proiettata a vivere le vicende dal pto di vista di Yayoi^^ Sono d’accordo con te sul parallelismo con il quale identifichi i due pg: Jun è ancorato al passato, mentre Yayoi guarda avanti^^ Se cercassero di spiegarsi meglio, si compenserebbero alla grande^^ Ma, come spesso accade nei rapporti, ci vuole tempo… Ti ringrazio per i complimenti e sono felice che la storia ti sembri bellissima^^ La ff si è sviluppata molto più rapidamente rispetto al solito, nella mia testa, ed è forse per questo che per me è stato più semplice scriverla. Più semplice rispetto ad altre cose che ho scritto: ciò non toglie che mi senta molto, molto legata a questi pg e a queste vicende, quindi sapere che ti piace, mi rende molto felice^^

Sissi149: grazie per aver recensito^^ Hai ragione, Jun deve fare di più. Il suo problema è che finisce sempre per mettere prima di ogni cosa se stesso (vedi il rinfacciare a Yayoi di averla raggiunta in stazione). Tende a non comunicare il suo disagio, ma a soffocarlo, mostrando con il corpo che non sta bene e rifugiandosi nella memoria con il pensiero. Ma se fa così, non andrà molto lontano. Le esigenze delle persone cambiano e non ci si può fermare ad un rapporto “adolescenziale” (perchè in fondo è questo che Jun teme di perdere…). In questo momento non si riesce a comprendere bene come mai non provi ad essere un po’ più convincente e risoluto. Non lo capisce il lettore, figuriamoci Yayoi…

Eldarion: grazie per la rece^^ Il padre di Yayoi si è comportato con discrezione e ha anche ammesso le sue colpe, non negando di essere forse più colpevole della moglie nel fallimento del matrimonio e credo che Yayoi abbia apprezzato le sue parole e le abbia ascoltate profondamente. Per lei il padre è una figura positiva e non ci sono “attriti” fra i due^^ E’ molto bello quello che scrivi, commentando i passi citati: Yayoi ha ancora occhi che abbagliano, ma il riflesso è cambiato. Si è dovuta confrontare con delle situazioni nuove e diverse e le ha accolte, ci si è adattata; magari a fatica, ma l’ha fatto. Quella campana di vetro entro cui era, la protezione, la certezza di stare con Jun, sono andate in frantumi. Lei sta cercando di reagire. Lui, come abbiamo detto, è rimasto un po’ indietro. E’ rimasto indietro paradossalmente perché è “già” cresciuto, come dici tu: è guarito, gioca a calcio, studia medicina. Lui sa già cosa vuole. Ha già scelto. Al contrario Yayoi era rimasta soffocata dalla sua relazione con Jun e forse si era un po’ lasciata in sospeso come individuo. In questo momento non sono più in sintonia. Anche questo fa parte del crescere, quindi penso che porterà a qualcosa. Almeno lo spero^^

Benji79: grazie per aver recensito. Effettivamente, leggendo le tue riflessioni sul dialogo fra Yayoi e suo padre, avrei anche potuto intraprendere quella strada narrativa e lasciare che la ragazza si aprisse chiaramente con lui. Non me la sono sentita, un po’, perché come ho detto, volevo rendere il padre una persona molto “discreta” e poi perché avrei avuto molte difficoltà a creare un dialogo sull’argomento andando nello specifico. Non credo di essere in grado di scrivere certe cose, senza renderle artificiali. Ho preferito evitare^^ Sono felice che Yayoi ti stia piacendo e che condivida la sua risolutezza. Jun non sta facendo una bella figura e in questo momento continua a mettere davanti se stesso. Deve stare attento però, perché come dici tu, Yayoi non sembra intenzionata a cedere…

DolceBarbara: grazie per la rece e per aver apprezzato il dialogo far Yayoi e suo padre. Purtroppo questa è una delle fasi più tristi della ff, perché qui si procede per complicazione su complicazione e forse, la tristezza è resa così densa, perché c’è molta amarezza. E’ amaro per entrambi rendersi conto, dopo tanti anni, che le cose non vanno bene e che non ci si capisce più. In questo cap Yayoi ritrova Sanae e l’amica prova a farle vedere le cose con più realismo. Non so fino a che punto ci riesca, però…

SakuraScarlett: grazie per la recensione e per le tue parole^^ Non sai quanto piacere mi faccia sapere che non trovi i pg OOC^^ Non sono molto esperta riguardo la questione OOC /IC, per questo, per evitare di urtare la sensibilità di qualche lettore, preferisco mettere l’avviso. Ti ringrazio molto però per aver espresso il tuo parere^^ Sono felice che la ff ti stia piacendo e spero che continuerai a seguirla^^

Grazie a tutti^^

A presto^^

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Capitolo 13
*** Se tu fossi grande... ***


Durante il weekend non si mosse praticamente da casa. Aspettò una telefonata, un messaggio di Jun, ma lui non si fece sentire.

Guardò la partita in tv, poi cercò di fare i compiti e recuperare nello studio.

Aiutò sua madre nelle faccende domestiche e insieme fecero il bucato alla lavanderia pubblica del loro quartiere.

La domenica pomeriggio andò al supermarket aperto 24 ore su 24 per fare la spesa.

Continuava a tastare il cellulare dentro la sacca interna della borsa e ogni tanto lo tirava fuori. Per ben due volte, lo spense per togliere e rimettere la batteria, illudendosi che fosse fuori uso. Ma riceveva normalmente i messaggi di Sanae o quelli promozionali da parte della sua compagnia telefonica perciò, dopo tutto quel tempo, dovette arrendersi all’evidenza.

Da una parte sentiva di aver fatto la cosa più giusta: era inutile portare avanti una storia a cui pareva credere solo lei.

Dall’altra non riusciva a realizzare distintamente che cosa l’avesse spinta davvero a comportarsi così. L’immagine di Jun che fa quel passo indietro, come a tracciare una linea divisoria fra lui e lei, era molto più accentuata adesso: si era caricata di sfumature, di colore; di pensiero. Yayoi ci aveva lavorato su con l’immaginazione e per forza di cose, era riuscita a deformarla. Pertanto non era più in grado di distinguere il fatto vero, da quello creato.

Era confusa e il cuore le batteva forte.

Prese le cose che mancavano e filò dritta a casa. Di fronte al cancello, riconobbe Yuchan che giocava con Pinker.

Alzò gli occhi al cielo: “proprio adesso…” sussurrò a mezza voce.

“Ciao Yuchan…”

“Ciao Yayoi! Hai visto come riporta la palla Pinker?”

“Sì… gliel’ha insegnato Jun… Jun è bravissimo ad insegnare le cose, non lo sapevi?”

Yuchan si fermò e sorrise: era un bambino delle elementari, magro e di media statura, con un sacco di capelli neri e gli occhi che parlavano.

Abitava nella strada parallela a quella di Yayoi ed era diventato un assiduo frequentatore del suo giardino: aveva perso la testa per Pinker dal primo momento in cui l’aveva vista.

Tutti a scuola pensavano che fosse un po’ strano e che gli mancasse qualche rotella, ma a Yayoi stava simpatico e lo faceva giocare con Pinker senza problemi.

“Allora, Yayoi? Hai pensato a quello che ti ho detto?”

La ragazza si era seduta sui gradini di casa, accanto alla spesa.

“Quale cosa?”

“Hm… ma è possibile che ti scordi sempre tutto? Hai detto a Jun del mio amico? Quello che ha il labrador maschio! Quando sarà il momento, potresti far accoppiare Pinker con il suo cane e poi potremmo vendere i cuccioli. Sono tutti e due campioni di bellezza!”

Yayoi si alzò lentamente e poi si chinò per afferrare la busta.

“Ti ho già spiegato che non ho ancora deciso se farò mai partorire Pinker… mia mamma non credo che sarebbe d’accordo.”

“Sì ma se lo dici a Jun…”

“Basta!” esclamò lei, quasi con un tono isterico.

“Lo vedi? Vedi per caso Jun da queste parti? Jun non c’è, lo capisci? E poi non ha niente a che fare con Pinker!”

Yuchan lì per lì rimase sull’attenti, poi come se niente fosse, riprese la parola.

“Sì, ma dovete decidere adesso, perchè poi tu tornerai a Tokyo e ti sposerai con lui e quando farai la scuola per infermieri, lo so già che non avrai più voglia di far fare i cuccioli a Pinker!”

Lei, ormai verso la porta, si girò e aveva uno sguardo molto arrabbiato.

“Ascoltami bene: io non vado a vivere a Tokyo, non mi sposo Jun e non farò la scuola per infermieri, hai capito? E ora vattene!Lasciami in pace!”

S’infilò dentro senza riguardarlo e si appoggiò alla porta, lasciando cadere la spesa.

Aveva le lacrime che le premevano per uscire. Era arrabbiata con Yuchan, con Jun, con la scuola per infermieri. Odiava Tokyo.

Ma più di tutto e tutti, ce l’aveva con se stessa.

Contò fino a tre e poi riaprì la porta di scatto.

Yuchan era rimasto fermo su se stesso, come faceva sempre.

Tra le sue qualità, c’era un’incredibile capacità di incassare colpi, rimproveri, parole brutte: lui non si offendeva.

Appena vide Yayoi, le sorrise come se non fosse stato cacciato via un minuto prima.

“Avanti… cosa fai lì? Entra…”

Il bambino allora avanzò e fece cenno a Pinker di seguirlo all’interno.

Andò in cucina e si sedette sul tatami.

“Mi andrebbe tanto un biscotto…” disse, senza pudore.

“Stavo proprio per offrirtelo… lo prendi un po’ di tè?”

Yuchan annuì felice e aspettò che Yayoi posasse sul tavolino un vassoio di biscotti farciti.

“Li ha fatti tua madre?”

“Sì, è l’unica cosa che le viene discretamente. Sai, lei ha sempre lavorato. Non ha mai avuto molto tempo per cucinare.”

“Forse è per quello che tuo padre l’ha lasciata…”

“Yuchan!” esclamò Yayoi.

“Beh… agli uomini le donne che non sanno cucinare non piacciono molto… mio padre è molto innamorato di mia mamma perché sa fare delle cose buonissime.”

“Per esempio?”

“Per esempio la zuppa di miso. Come la fa lei, non la fa nessuno a Yokohama.”

“… la zuppa di miso… è un secolo che non la preparo. Ti avessi incontrato prima, mi avresti dato un’idea per la cena.”

“… devi cucinare tu?”

“Sì, mia mamma si vede con delle amiche, stasera. Mangi qui?”

“Mi piacerebbe ma non posso. Stasera mia mamma fa il sukiyaki. E’ andata al mercato molto presto per poter scegliere i pezzi di carne migliore e le verdure fresche. Anzi… visto che sei sola, perché non vieni tu?”

Yayoi preparò le tazze.

“Ma non hai sentito quello che ho detto? Non mi sposo più con Jun, sono distrutta…”

Yuchan alzò le spalle: faceva le elementari. A lui le femmine non interessavano minimamente ancora.

“Guarda che non c’è solo lui: tu un marito lo trovi in 5 minuti, se è questo il problema…”
Lei abbassò la testa verso la superficie lucida del tavolino basso.

“No. Non m’importa di avere un marito. Ma di Jun invece m’importa tutto… non mi vuole più… credo di non essergli mai piaciuta veramente. Intendo come donna…”

Lui la fissava, prendendo un altro biscotto. Masticava e teneva lo sguardo sul bel volto di Yayoi.

“Ma infatti tu non sei mica una donna ancora. Le donne sono vecchie e hanno odore cattivo…”

“Guarda che io sono una donna a tutti gli effetti!” e dicendolo, si eresse sul busto, come per esaltare il suo seno.

Yuchan, per tutta risposta, girò la testa verso Pinker.

A nessuno importava del suo corpo. Era questo il punto.

Si alzò e andò verso lo specchio.

“Yayoi, ma che fai?”

“Niente… se tu fossi grande, mi sposeresti?”

Yuchan si alzò e andò verso di lei.

“Sì, ti potrei sposare, però non ti bacio sulla bocca e non ti tocco. Potrebbe andar bene lo stesso?” chiese.

“Un altro Jun…” sussurrò lei, appoggiando una mano sulla cornice del riquadro.

__

Note:

Miso: pasta di fagioli di soia bollita e fermentata con sale, lievito e altri ingredienti.

Sukiyaki: piatto a base di carne, verdure e altri ingredienti tagliati a fettine, che si cuoce direttamente in tavola in un brodo di salsa di soia, sake dolce e zucchero.

 

Ciao a tutti^^

Grazie a tutte le persone che leggono le mie ff e grazie a coloro che hanno recensito^^

Sanae78: grazie per la rece^^ Per quanto riguarda la scena del viaggio, mi sembrava improbabile e macchinoso, riuscire a mettere un labrador in un trasportino, per questo ho optato per i treni merce^^ Mi piaceva l’idea di una Yayoi che ha confidenza con tutti e nessuno e strappa un “passaggio” pagando con un cioccolatino^^ Sono tutti piccoli elementi che la differenziano da Jun (Jun non farebbe mai una cosa del genere, credo^^) e in questo momento, ho bisogno di caricare il pg di differenze. Sanae, anche se all’inizio sembrava un po’ assente, si è comportata molto bene e ha dato dei buoni consigli a Yayoi, anche se lei continua a pensarla a suo modo…

Reggina: grazie per la recensione e per i complimenti^^ Sono contenta che Pinker ti paccia^^ In questa ff ha un ruolo narrativo importante^^ Penso anch’io che le protagoniste femminili delle mie ff, abbiano la tendenza naturale a farsi del male, a soffrire un po’^^ In questo cap ne trovi la conferma: Yayoi ha “lavorato” talmente tanto nella sua testa, che la scena del passo indietro e tutta la situazione, sono ormai deformi. Non riesce più a capire fino a che punto sia reale e dove cominci l’immaginazione. Il tema del “deformare” (le cose, gli avvenimenti, gli stati d’animo, il corpo) è apparso adesso e tornerà… Jun deve davvero fare qualcosa: è scandaloso il fatto che non abbia neanche fatto una telefonata a Yayoi. Scandoloso e preoccupante…

Ligi: grazie per aver recensito^^ Posso immaginare che questi cap transitori non siano il massimo per te^^ Yayoi ha bisogno di tempo per mostrare al lettore vari momenti e diversi stati d’animo. A differenza di altre storie, in cui le sensazioni e le vicende erano completamente drammatiche, qui ho cercato di leggere tutto con un po’ più di “morbidezza”. In questo cap, si capisce che Yayoi sta male, ma grazie alla figura di Yuchan (i bambini che metto spesso, cioè, che non vogliono “toccare e baciare” le femmine^^) è tutto un po’ più sfumato e meno carico di tensione. Tant’è che alla fine, a Yayoi non resta che sospirare” …un altro Jun”, cioè “un altro a cui piaccio come amica”. Ancora un po’ e capiremo anche gli stati d’animo di Jun. Sta facendo una figura penosa… neanche una telefonata!

Miki87: grazie per aver recensito e per aver parlato del tuo cane (io adoro gli animali, nel caso non si fosse ancora capito^^) Vorrei ringraziarti anche per le parole che hai dedicato a Sanae: come al solito, sei riuscita a cogliere molte cose di lei^^ Questa Sanae è un po’ diversa dalle Sanae delle mie ff  precedenti: qui è leggermente più “amara”. E’ giovane, inesperta, ma sembra quasi che sia già “rassegnata”; rassegnata per via di Tsubasa, e quindi anche verso la vita. Si è messa a fare un lavoro tanto per riempire i suoi vuoti e non sa che fare della sua vita. E’ talmente presa dalla sua tristezza, che non vede quella degli altri (di nuovo “vedere”… il tema principale torna sempre^^). E’ vero quello che dici sugli amici: a me è capitato; mi è capitato di essere di fronte ad un’amica che neanche si accorgeva più della mia tristezza. Era troppo presa a soffrire per se stessa. Probabilmente l’avrò fatto anch’io, senza realizzarlo, con qualcuno dei miei amici. Può succedere: ed è un po’ triste. Per fortuna nella ff, è solo una situazione di passaggio: dopo poco Sanae si risveglia e si rende conto dello stato emotivo di Yayoi^^

DolceBarbara: grazie per la rece^^Sono felice che il cap ti sia piaciuto. All’inizio è tutto un po’ triste, poi, a mano a mano che il cap procede, come sottolinei tu, si crea una tale sintonia fra le due amiche che riescono a sdrammatizzare, a prendersi gioco di loro stesse. Sono molto giovani perciò è un bene che vivano tutto anche con una certa leggerezza, anche se l’ultima frase fa intendere che entrambe abbiano delle paure riguardo al loro futuro. Sono sentimenti contrastanti che però, riescono a convivere nell’animo umano, specialmente quando si sta diventando adulti. Purtroppo Yayoi non ha ricevuto alcuna notizia da Jun: lui non la chiama e non la sta cercando…

Eldarion. Grazie per la rece e per l’analisi molto accurata del cap. Hai riassunto perfettamente (con la tua prima frase) il “tono” narrativo del cap^^ Sono d’accordo con le tue riflessioni e, come dicevo sopra, spesso il proprio dolore ci rende “assenti” e incuranti verso quello altrui. Penso che a Sanae si possa perdonare quel momento di egoismo iniziale, vista la sua situazione. Con le sue parole, dimostra poi di comprendere l’amica ed è vero, non si sente di darle dei consigli e dimostra una grande discrezione, un profondo rispetto per Yayoi. Il fatto che riesca a sdrammatizzare e a “metterla sul ridere”,  è forse il suo modo per “esorcizzare” la tristezza, l’amarezza per delle situazioni che si ripetono, non cambiano e che la “inchiodano” a vivere aspettando qualcosa che magari non arriverà mai… sia Tsubasa che Jun sembrano “negarsi” per il momento: ma qualcosa dovrà pur succedere?^^

Giulyf87: grazie per aver recensito^^ Sono felice che il cap ti sia piaciuto^^ Spero anch’io che per entrambe le cose migliorino. Come spesso succede nelle mie ff, arriva una fase in cui i cap tendono a concentrarsi su frammenti: questo dilata un po’ l’azione e rallenta la vicenda principale, ma è necessario, altrimenti i pg perdono spessore. Piano piano ogni elemento troverà la sua naturale evoluzione^^

Sissi149: grazie per la recensione^^ Bello quello che scrivi, le sfumature dei pg che sottolinei. Penso anch’io che Yayoi abbia capito di essere ad un pto di non ritorno, con niente fra le mani. Se le togli Jun, non le rimane proprio niente… anche qui, con Yuchan, è destabilizzata, cerca lo specchio, come se cercasse di affermare se stessa. E questo concetto tornerà ancora: saranno i suoi pensieri a spiegarci tutto ciò che prova^^ Un po’ lo capiamo anche qui, con la questione del “lavorìo deformante” della sua testa. Non so se ti è mai capitato di ripensare a qualcosa che ti è successo (anche una cosa misera e banale) e “lavorarla” con l’immaginazione fino a che dubiti che ti sia addirittura successa. A me succede… (e a volte ne farei volentieri a meno^^) Sono d’accordo con te su quello che dici su Tsubasa: spero tanto che abbia un buon motivo per comportarsi così, anche se forse una telefonata avrebbe potuto farla davvero…

Benji79: grazie per aver recensito^^Hai ragione, il gelato ai cani non si dà^^ Diciamo che l’azione di concedere il gelato a Pinker, è come un modo per Yayoi, per trasgredire al mondo “prestabilito” e pieno di regole di Jun. In un certo senso, anche se è paradossale e molto sbagliato, lei in questo modo vuol far male a lui… Come sempre, niente è a caso nelle mie ff e anche questo atteggiamento ritornerà più avanti, ma con un’altra valenza…^^ Sono contenta che anche tu abbia apprezzato il dialogo fra le due ragazze e il loro tentativo di sdrammatizzare^^ Certo i ragazzi di questa ff se la prendono molto comoda… E’ piuttosto deludente il fatto che Jun non abbia ancora chiamato Yayoi. Non è da lui: chissà cosa gli passa per la testa…

Grazie a tutti^^

A presto

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Capitolo 14
*** Tempo da vendere ***


Dopo le lezioni, Yayoi si precipitò all’uscita per incontrare Eriko.

La ragazza, vedendola sopraggiungere, alzò il braccio per salutarla.

“Ciao Eriko! Oggi possiamo fare la strada insieme se ti va!”

Doveva tenersi impegnata, occupata in qualcosa, pur di non logorarsi a pensare a lui.

Eriko diventò leggermente rossa.

“Yayoi, mi spiace, ma oggi i ragazzi riprendono gli allenamenti, perciò io devo andare subito al campo…”

Lei rimase di stucco un momento e poi si diede della stupida.

“E’ vero, scusa… è che non sono più abituata a queste cose. Pazienza. Beh, ci vediamo in giro…” fece, allontanandosi.

Eriko guardò Yayoi girarsi e prendere la via verso la fermata dell’autobus: aveva l’aria triste e venne un po’ di tristezza anche a lei.

“Aspetta!” esclamò.

“Dimmi, Eriko…”

“Gli allenamenti finiscono alle cinque e mezzo e dopo vado sempre in biblioteca: a casa non riesco a studiare. Devo dividere la stanza con i miei fratelli e in sala la mamma tiene le sue lezioni di cucina, perciò non ho un posto mio… tu vai mai in biblioteca?”

Yayoi si guardò intorno.

“La nostra biblioteca, intendi?”

“Sì, quella che è dietro la palestra.”

“No… mi è capitato di andare a cercare dei libri, ma non mi sono mai fermata a studiare.”

“Dalle cinque e mezzo alle sette mi trovi lì. Se per caso non hai impegni, potremmo studiare insieme.”

Fu in quell’attimo che, nella disperazione solitaria e composta che stava sentendo dilagare dentro, Yayoi vide un misero spiraglio.

“Certo! Ho molto bisogno di studiare anch’io e a casa non riesco a concentrarmi. Mi vergogno un po’ ad entrare da sola… possiamo incontrarci lì fuori?”

“Come no! Allora ci vediamo alle cinque e mezzo!”

Eriko cominciò a camminare verso il campo e lasciò una scia profumata dietro i suoi passi.

“Si tratta solo di prendere nuove abitudini… e di riempire il pomeriggio dalle due alle cinque e mezzo…” pensò Yayoi, sforzandosi di tenere testa a quel vuoto che le si era fatto prepotente all’altezza del petto.

Andò alla fermata e salì sull’autobus. Scese a Minato e si fermò in un chiosco per il pranzo. Girovagò senza meta per poi riprendere l’autobus verso le tre.

A casa, appoggiò la borsa e afferrò il guinzaglio.

Con Pinker fece il giro di tutto il quartiere, passando volutamente per ben due volte di fronte alla casa di Yuchan: con un po’ di fortuna l’avrebbe incontrato e il bambino le avrebbe fatto perdere un po’ di tempo.

Perché il punto era quello: si sentiva piena di tempo. Aveva tempo da vendere, da regalare e non sapeva proprio che farsene.

Non aveva alcuna passione. Niente di speciale da fare.

Guardò le ombre muoversi nella casa del piccolo Yuchan: probabilmente sua madre, in cucina, già si organizzava per quando sarebbe rientrato suo marito.

Provò un dolore ai fianchi e alle tempie; sentì che si stava perdendo, dentro tutto quel tempo che non passava.

Fino a poco prima, era stata come la mamma di Yuchan: costantemente al servizio di Jun.

Lei gli era stata accanto sempre: nei giorni di allenamento, al campo; o durante i ricoveri in ospedale, le convalescenze, i pomeriggi forzati a riposo, nella sua camera spaziosa e rigida, pulita fino all’inverosimile.

Aveva imparato il suo ruolo alla perfezione, tanto che ora, si sentiva derubata di se stessa, come se non avesse più senso, così, con il guinzaglio in mano sul viale anonimo di quel quartiere.

Socchiuse gli occhi e cercò di ricordare l’odore dell’ospedale. Era ancora pungente, se si concentrava a dovere.

Riusciva perfettamente ad isolarlo, come se Jun fosse ancora malato.

Ma non era così.

Lui era guarito, si era fortificato e stava andando avanti, sempre a prendersi tempo, sempre a rincorrerlo per le troppe cose che doveva fare, per recuperare i giorni che la vita gli aveva negato.

Adesso Yayoi non serviva più a niente.

“E’ desolante la luce a quest’ora, eh Pinker?” chiese a voce bassa.

Il silenzio della strada amplificava la proporzione delle immagini, i lunghi ricordi che, come momenti, diventavano bolle senz’aria, senza colore.

Per un istante provò nostalgia per il tempo della malattia di Jun: e si odiò per desiderare una cosa del genere.

Una parte del suo cervello metteva a fuoco il dolore e la paura; la costante pressione e preoccupazione che avevano accompagnato quei periodi. Ma c’era tutta un’altra parte che ricordava quanto lui avesse avuto bisogno di lei. Si era sentita importante e lì, sul momento, ebbe l’impressione di aver vissuto davvero.

Lentamente, una volta tornati alla normalità, Jun era diventato distante, inarrivabile.

Lei avrebbe continuato a stargli accanto. Si stava già abituando a quella nuova situazione. Non era felice, ma era pur sempre con lui. E lui era tutto.

“Se solo non avesse provato così tanta repulsione quella sera… se solo fossi un po’ più bella…” disse ancora.

La sua testa aveva continuato ad elaborare, a deformare, a costruire.

Si era allontanata a tal punto, che erano proprio i ricordi, le impressioni e le bolle d’aria incolore, a fare pressione sui fianchi e le tempie.

Passò un ragazzo in bicicletta e il fruscìo della brezza la fece tornare in sé.

Diede una leggera spinta al guinzaglio e riprese a camminare.

“Dai, sono le quattro e tre quarti… ce l’ho quasi fatta”.

Si cambiò e dopo aver bevuto un po’ di tè e messo a bagno le verdure per il brodo, si avviò verso la biblioteca.

Decise di farsi tutta la strada a piedi così da arrivare all’ora stabilita e, senza forzare il passo, cominciò a camminare, prendendo in mano il cellulare di tanto in tanto.

 

Eriko, seduta sul muretto adiacente l’entrata della biblioteca, era già lì ad aspettarla.

Vedendola arrivare, si tirò su e salutò.

“Scusa… non ho calcolato bene i tempi. La prossima volta parto dieci minuti prima!”

Eriko sorrise: non era affatto dispiaciuta.

“Non preoccuparti! Sono appena arrivata anch’io… ma perché non hai preso l’autobus? Casa tua è distante parecchio da qui!”

“Non avevo niente da fare. Mi annoio a morte a Yokohama… camminare mi occupa il tempo.”

“Capisco… “

Yayoi, rendendosi conto che le sue parole avevano una certa risonanza su quella ragazza gentile, scosse la testa e cercò di ostentare serenità.
“Sai, non riesco a prendere confidenza con questa situazione; non mi sono integrata per niente… ma sono felice di aver conosciuto te!”

“Grazie… non dev’essere facile cambiare tutto, in questo modo…”

“Già… forza entriamo!”

Eriko fece strada e presero posto in uno dei tavoli da sei, non molto lontano dall’ingresso.

Tirarono fuori le loro cose e si misero a studiare.

Yayoi cominciò a fare i compiti di inglese, mentre Eriko doveva leggere un racconto.

Ogni tanto si guardavano, si sorridevano e verso le sei e un quarto, quando ormai erano rimaste sole, si presero cinque minuti di pausa.

“Sei molto gentile con me, Eriko… non so neanche perché…”

Lei posò il racconto, semplicemente girando il libro sulle pagine, per non perdere il segno.

“Tu lo sei stata con me quando sono diventata manager della squadra. E poi, a pelle, mi stai simpatica. Io non lego facilmente con le femmine… mi trovo molto meglio con i maschi. Forse è per quello che mi piace tanto seguire la squadra di calcio.”

Yayoi annuì.

“Sì, con i maschi, fin quando non si complicano le cose sentimentalmente, è tutto più facile. Le amicizie fra ragazze sono impegnative. Anch’io ho sempre avuto problemi. Ho una cara amica a Nankatsu, ma non la vedo spesso.”

“Ti troverai un po’ spaesata, lontana da Jun…”

Lei abbassò la testa verso il suo quaderno. Le veniva da piangere, ma non voleva lagnarsi con l’unica persona, a parte Yuchan, che le dava un po’ d’attenzione.

“Eriko, devo dirti una cosa…”

Lei rigirò il libro, come per prendersi un momento.

“Lo so già. So già tutto… non so come sia accaduto, ma la notizia è già in circolo da venerdì...”

Yayoi la fissò, incredula.

“Ma io l’ho detto a Yuchan soltanto ieri! E non ne ho fatto parola con nessun altro!”

“Evidentemente qualcuno che conosce Jun deve aver saputo. Oggi al campo non facevano che commentare la cosa… ti ritroverai presto una schiera di corteggiatori, Yayoi… e non parlo dei marmocchi della squadra di calcio!”

Eriko lo disse convinta, ma semplicemente per sdrammatizzare il momento.

“Ecco perché Atsuko è stata così carina oggi con me in classe… l’ha fatto per compatirmi. Come darle torto, in fondo?”

“Ah! Non badare a quelle oche! E poi un momento di difficoltà per due persone come voi, che stanno insieme da una vita, è normale. Ci può stare! Voi state troppo bene insieme! Vedrai che tutto si sistema.”

Fu allora che Yayoi scoppiò a piangere. Quel genere di pianto, tra l’isterico e il silente, con singhiozzi soffocati, perché in biblioteca si legge, si studia, ma non si deve far rumore.

E il pianto, in generale, ne fa molto. Troppo.

Si chiuse la faccia, vergognandosi da morire.

Una riga di candela le straripò sul dorso della mano e subito Eriko, tirò fuori un fazzoletto.

“Lascia, te lo sporcherò tutto…” disse Yayoi, con un leggero affanno, vedendo il lembo di tessuto finissimo e le sue iniziali incise in un angolo.

“Non preoccuparti… dai forza… pulisciti.”

Allora Yayoi prese il fazzoletto e si asciugò lacrime e candela. Gli occhi erano lividi. Gonfi.

Non per quel misero pianto; ma per le lacrime che le erano venute giù negli ultimi giorni.

“Hai l’aria stanca, Yayoi. Usciamo dai. Dei compiti chi se ne frega…”

“No, no, non voglio disturbarti oltre. Vado da sola…”

“Neanche per idea!” esclamò l’altra, raccogliendo le sue cose.

Uscirono insieme e l’impatto con l’aria esterna riaccese l’impulso di piangere.

Ingoiò le lacrime da dentro, proprio come fai quando senti che ti devi soffiare ancora il naso, ma non puoi.

Ingoi la tua stessa candela e ti fa veramente schifo, ma di solito, se succede, significa che sei proprio messo male e onestamente, non t’importa granché del resto. Candela o non candela.

“Sei molto innamorata di lui, non è vero?”

Yayoi si appoggiò al muretto.

Vedeva la sagoma di Eriko, neanche fosse un’ombra leggera, prima che la notte affondi dentro la vita del giorno. Non era la persona giusta per parlare di certe cose. Ma non c’erano altri. Non c’era nessun altro.

“Credo di non aver mai amato nessuno come amo lui. E questa Eriko, è una tragedia.”

Si alzò e fece qualche passo.

Eriko la seguì, un po’ come faceva sempre Pinker: lasciandole qualche metro di vantaggio, perché i pensieri di Yayoi pulsavano nelle tempie e si espandevano, rendendo denso l’asfalto.

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Ciao a tutti^^

 

Ringrazio le persone che leggono le mie storie e grazie di cuore a chi ha recensito^^

Miki87: grazie per la rece^^ Direi che le tue parole trovano un pieno riscontro in questo cap. Yayoi, senza Jun, si ritrova con un problema enorme: trovare un modo per passare il tempo. Deve riempire le giornate, fare qualcosa, altrimenti si sente persa, inutile. Jun è la sua droga, la sua medicina e le manca moltissimo; al punto da rimpiangere i giorni della sua malattia. E’ solo un momento, ma è tremendo (anche terribilmente umano). Per fortuna c’è Eriko e la storia della biblioteca: non è una cura vera e propria ma è già qualcosa… Grazie per quello che scrivi a proposito di Yuchan e le tue riflessioni finali. Cerco sempre di rendere le cose con realismo e per questo mi affido alla corporeità (qui ho ritirato fuori la storia della candela, che avevo già usato in Prospettive) e alle cose “banali” ma concrete della vita: salire sull’autobus, lavare le verdure per il brodo…^^

Marychan82 (prima parte^^): grazie per aver recensito ”come te e Pinker”… e per le tue parole sulla questione di leggere “come un romanzo”. Ogni tanto penso che effetto farebbe, postare una ff intera, tutta in una volta…  così, attraverso i tuoi pensieri, immagino. Mentre scrivo e, solitamente, dopo svariati giorni, anch’io tendo a leggere molti cap in una volta per capire se legano bene insieme, ma quando una ff è finita, non riesco a leggerla più e un po’ mi dispiace, anche se penso sia normale. Sono felice di quello che scrivi a proposito di Jun, perché anch’io lo trovo interessante e sono d’accordo con il tuo modo di definirlo: il tipo che ti può ferire decine di volte… e ferisce, ferisce e lacera, fin quasi al limite. Yayoi si arrangia come può e non cede, mentre Sanae, questa Sanae, sembra aver già mollato da un pezzo: rassegnata ad una vita senza ”prospettive” (^^). C’è tanta amarezza in lei, l’amarezza del clown, quando lo spettacolo è finito^^

DolceBarbara: grazie per la recensione^^ Grazie mille per le parole che dedichi a Yuchan^^ I bambini, alla fine, ci sono sempre nelle mie ff^^ In questo caso mi serviva per rafforzare i pensieri che Yayoi ha su se stessa e anche per creare “leggerezza”, nonostante il momento difficile. I bambini sono eccezionali per creare questi effetti. Mi piace molto il modo in cui stai riflettendo sul comportamento di Jun e penso proprio che ci siano delle intuizioni nelle tue parole^^ Presto ne avrai la conferma^^

Sissi149: grazie per la rece^^ Jun è immobile e assente. Devo sempre trovare il modo di dare ad uno dei miei pg questo ruolo, perché è un lato dell’essere umano che mi affascina, m’inquieta, mi suscita dentro delle forte emozioni e mi costringe a pensare. Il suo è un immobilismo che non porta a niente di buono, perché Yayoi non torna indietro, non cede alla tentazione di cercarlo (io sarei già tornata da lui da un bel pezzo; non avrei resistito…). Vediamo se nei prox cap deciderà di fare qualcosa: sarebbe ora^^ E’ vero, lei ha ormai “ridotto” tutto al fisico e continua a chiedersi come mai, perché… qui addirittura si vorrebbe “un po’ più bella”, ha deformato tutto e anche il tempo si dilata. La sua vita le si rivolta contro e si sente derubata di se stessa: peggio di così…

Marychan82 (seconda parte^^) grazie per questa rece… bellissimo quello che scrivi all’inizio e quel senso di amarezza (una parola prepotente per definire questa ff – io stessa la uso di continuo) è proprio il taglio emotivo che aleggia sui pg. Tutti ne sono attraversati, persino quelli a cui non l’assoceresti mai (lo vedremo…). Yayoi vuole essere vissuta oltre che vivere, vuole sentire che il suo corpo è vivo. Yukari non passava un secondo senza attraversare tutto tramite la fisicità, mentre qui succede l’esatto contrario: tutto attraversa la mente e le vicissitudini (il passo indietro) vengono deformate, mentre il corpo resta assetato, affamato, abbandonato. La poesia di Masters mi emoziona: è in totale sintonia con ciò che prova Yayoi e le parole risuonano di bellezza. E poi… e poi il geranio è un fiore a cui mi sento legata, perché mi ricorda un racconto di Flannery O’Connor (la conosci?): un racconto che, nella superficie,  ruota intorno ad un geranio ed è costruito con una tale perfezione, che arrivi alla fine e ti senti un nodo alla gola perché ti chiedi come sia possibile scrivere in quel modo, utilizzando così poco materiale narrativo. Sarà che i fiori stanno tornando ed io, ne avevo bisogno…

Ligi: grazie per la recensione^^ Jun è davvero in difficoltà. Non è da lui comportarsi in questo modo. Forse, abituato com’era, pensava che Yayoi andasse da lui. In fondo, e qui Yayoi ci permette di averne una chiara visione, è sempre stata lei ad avere un ruolo passivo, ad accettare, ad adeguarsi a Jun e non il contrario. Visto però che il tempo passa, sarebbe bene che si facesse qualche domanda e si decidesse a fare qualcosa! Ma mi sa che è come dici tu: si fa dei viaggi assurdi, perciò gli ci vuole tempo… sempre ammesso che voglia provare a riprendersi Yayoi^^ Hai ragione riguardo a lei: fa molta tenerezza in questi cap, anche qui, credo. Nessuno vede davvero questa ragazza, come se non fosse reale. E’ comprensibile la sua difficoltà e la sua tristezza, ma è anche ammirevole la sua voglia di non piegarsi agli eventi e a cercare di vivere le giornate, aggrappandosi ad Eriko, alla biblioteca, agli autobus, a Pinker…

Benji79: grazie per la rece^^ Di Jun al momento non possiamo che avere un’opinione negativa, perché si comporta male nei confronti di Yayoi: non si può sparire così. Sono contenta che Yuchan ti abbia fatto sorridere: il suo “compito” narrativo doveva essere quello di alleggerire un po’ il tono di questa fase della ff. Mi sembrava simpatico far pensare a Yuchan che le donne “sono vecchie e hanno cattivo odore” proprio per generare in Yayoi ancora più insoddisfazione. Penso che Yuchan lo dica solo perché crea un’associazione… magari conosce una donna vecchia che puzza e così tutte le donne diventano vecchie e puzzano^^ Anche la storia dei cuccioli, credo sia dettata dalla forte influenza che le parole di un amico (evidentemente più grande) possano avere su un bambino così piccolo: senz’altro a lui non importa dei soldi, ma gli interessa solo accarezzare e giocare con i cuccioli^^ Yayoi, nonostante ci rimanga male, in questo cap lo va a cercare e rilette anche sulle sue parole. E’ davvero molto triste…

Sanae78: grazie per aver recensito e congratulazioni per la cucciolata^^ Complimenti alla tua cagnolina, per essere diventata mamma^^Yuchan è un tipetto niente male^^ e pare aver capito molte cose sulle donne e sui rapporti di coppia^^ E’ e resta un bambino, perciò le sue parole non dovrebbero lasciare un segno così forte in Yayoi, invece, penso che lei l’abbia ascoltato molto attentamente^^E’ triste vedere che Jun non stia facendo niente, però, da quel che sappiamo, il loro legame è molto forte perciò prima o poi qualcosa si deve sbloccare… almeno lo spero!

Reggina:grazie per la rece^^ Sono felice che il pg di Yuchan ti abbia fatto sorridere^^ I bambini sono sempre un po’ speciali^^ Yayoi persevera e continua a sopravvivere: cerca di riempirsi le giornate e di fare sempre qualcosa, così da non lasciarsi prendere dal dolore e dalla solitudine. Non è facile però, perché si rende conto di amare Jun nel suo profondo^^

Eldarion: grazie per la recensione e per i complimenti^^Grazie per aver apprezzato Yuchan e per la questione del “fare semplice” e della cucina. Per me il cibo è molto importante in narrativa e il fatto di cucinare o di parlare di mangiare, è un elemento spesso presente nelle mie ff^^ Qui il binomio moglie/cuoca è ridotto all’osso dal bambino, ma in sostanza è un pensiero articolato, che tornerà di nuovo, anche se non tanto nella realtà effettiva (cioè non è strettamente legata  a Yayoi ai fini della trama) quanto come concetto e come modo di intendere e definire i rapporti.  Hai ragione riguardo al “deformare” il passo indietro e anche relativamente alle cose che mancano a Jun e Yayoi per rendere il loro rapporto davvero vivo: manca qualcosa e non se ne sono accorti; adesso però, non c’è più tempo e devono guardarsi per bene dentro. E’ vero anche quello che scrivi sulle “mie” eroine: non si piacciono, in generale hanno un rapporto molto forte (sia in bene che in male) con il corpo e proprio il corpo è un veicolo per arrivare alla conoscenza di se stesse. Come farà Yayoi? Che cosa imparerà dal suo corpo? Che dire di Jun e Tsubasa… se fossimo alla fine, direi che son due cause perse! Ma questi due pg hanno bisogno dei loro spazi narrativi per poter evolvere e solo allora, avremo una visione completa del loro comportamento. Tsubasa si è staccato da tutti, isolandosi completamente, mentre Jun non sta facendo niente per tornare con Yayoi. Dov’è finita la loro determinazione e la loro bontà d’animo? Speriamo di avere presto qualche elemento in più e riuscire a capirli, se non del tutto, almeno in parte^^

 

Grazie a tutti^^

A presto^^

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Capitolo 15
*** Principi d'infarto ***


“Salvare in bozze?”

Jun guardò la scritta che appariva per l’ennesima volta sul suo palmare.

Per l’ennesima volta, scelse il sì.

Fuori dall’aula in cui aveva sostenuto l’esame, si appoggiò alla parete, sconsolato.

Aveva preso il massimo. Come sempre.

Era la prima volta, da quando era all’università, che la cosa non gli faceva né caldo né freddo.

Non gli era fregato niente neanche della partita in trasferta, vinta più che altro per merito suo.

I tre quarti del tempo, li aveva passati ad abbozzare dei messaggi per Yayoi.

Ma da giovedì sera, non gliene aveva mandato neanche uno.

Pensò a tutti i principi d’infarto che aveva avuto durante l’adolescenza. Il suo dottore gliel’aveva spiegato bene: ”sono tutti piccoli avvertimenti, per un infarto grande. Per l’infarto vero e proprio. L’infarto con la i maiuscola.”

C’era voluto un sacco di tempo, ma era arrivato anche quello, ed era sopravvissuto.

Tutte quelle bozze erano principi d’infarto. Piccoli accenni, frasi a metà, pensieri in composizione, in attesa del messaggio vero e proprio.

Il messaggio con la m maiuscola; quello che l’avrebbe fatta salire sul primo treno per Tokyo per farsi abbracciare da lui.

Ma Jun non aveva alcuna voglia di abbracciarla.

I suoi occhi erano rimasti ancorati alle spalline di quel vestito color sabbia.

Lui voleva solo spogliarla.

Ecco.

Spogliarla, guardarla un po’ e poi finalmente amarla.

Vedendola così, quella sera, disponibile e pronta, si era sentito strano.

Il solo fatto che stesse cambiando i suoi piani, che si fosse comprata un vestito nuovo, l’avevano portato a dubitare. Ma non sapeva neanche lui spiegarsi perché o come mai.

L’aveva vista diversa. E aveva avuto paura.

Quando una donna cambia, significa che c’è qualcosa di latente che sta per venire allo scoperto.

Sua madre era cambiata una volta sola e in quell’unica volta, aveva rischiato di perderla. Per un pelo era ritornata sui suoi passi, e non se n’era andata, lasciando immutato l’ordine delle cose.

Jun stesso aveva vissuto il cambiamento: un cambiamento radicale, anche se ci aveva messo parecchio affinchè avvenisse.

Da malato, era diventato sano.

E, se pur in meglio, era stato difficile abituarsi alla salute.

Gli venne da ridere.

Ripensò alle cose che aveva fatto dopo aver saputo che il suo cuore aveva ricominciato a funzionare per bene.

Lui e Yayoi erano andati a ballare e poi avevano mangiato schifezze fino a tardi.

Si era allenato sotto la pioggia, come gli altri.

Era andato in gita, con gli altri.

Aveva cominciato a fare le cose che facevano gli altri.

Solo una cosa ancora non aveva provato.

Il sesso.

E dire che il sesso lui ce l’aveva a portata di mano. Avesse solo fatto un passo, lei non si sarebbe negata.

Una volta, al mare, c’erano andati vicino.

Ma come poteva prendersi una cosa così bella?

Non era sicuro di averne il diritto. Era guarito: la vita gli aveva già dato molto.

E Yayoi, quella volta, non aveva fatto una piega. Si era spostata di qualche passo e in silenzio si era messa a posto i capelli, un po’ rossa in volto, per i molti baci ricevuti e dati.

Lei era fatta così. Non gli chiedeva niente, a parte il fatto di restare vivo.

Ma le cose erano cambiate. Un cambiamento rapido, quasi impercettibile; esattamente identico alla consistenza del vestito nuovo di Yayoi.

Lui non aveva capito e adesso rimaneva lì, come uno stupido.

“Un’esposizione impressionante, Misugi… qui cominciano a parlare di genio…” gli disse il suo professore, uscendo dalla stanza.

Lui si staccò dal muro e ripose il telefono.

“Grazie…”

“A dirti la verità”, replicò l’uomo, fermandosi e aprendo un braccio per fare cenno al ragazzo di seguirlo, “io mi aspettavo una discussione un po’ più articolata, ma la commissione non se n’è accorta. Fosse stato per me, ti avrei tolto un voto.”

Jun s’incamminò con lui e sorrise.

Si conoscevano troppo bene per nascondersi le cose.

Non era il classico rapporto professore-studente. Lì c’era di mezzo la conoscenza della medicina. Si formavano persone che potessero salvare vite umane. Un professore non impartiva una semplice lezione. Un bravo professore, almeno, non era semplicemente quello che faceva.

“Lo so. Infatti secondo me ho fatto schifo. Me ne meritavo anche due di voti in meno… mi sento quasi in debito.”

L’altro scoppiò a ridere e scosse la testa.

“Misugi, forse dovresti cominciare a divertirti un po’ di più…”

Il che significava: hai una ragazza, pensa a lei e meno al resto.

Jun si fermò.

“Misugi…” disse il professore, fermandosi a sua volta, “c’è qualcosa che non va?”

“Sì, ma è una questione personale.”                                      

“Cosa c’è di più personale di un esame di anatomia, scusami? L’anatomia, la chirurgia… la diagnostica… è tutto dannatamente personale…”

Già.

L’anatomia di un corpo.

Un passo indietro.

Il lento lavorìo di un meccanismo perfetto che si rompe e improvvisamente smette di funzionare.

Un cuore.

Un ginocchio.

“Ha dato un’occhiata a quella cartella clinica?” gli chiese, a quel punto, per non andare al fondo della cosa.

“Sì… brutta faccenda Misugi. Brutta brutta.”

“Infatti.”

“Ma aspettiamo di vedere dal vivo.”

“In questi casi, è la cosa migliore. Credo sia inutile provare ad operare: meglio una cura lenta e all’avanguardia.”

“Bravo. Con questa valutazione, ti sei riconquistato quel voto. Andiamo, forza.”

“D’accordo, professore”.

­­__

Ciao a tutti^^

Scusatemi se sto postando meno frequentemente, ma ho appena traslocato e sono un po' affogata...^^

Ringrazio le persone che leggono le mie ff e grazie a chi ha recensito^^

Miki87: grazie per la rece^^ In effetti Eriko è una sorta di Sanae e al momento è l’unica in grado di poter ascoltare e capire il turbamento di Yayoi. Confrontarsi con lei, anche se solo a livello superficiale, l’ha aiutata, inoltre la sua presenza è anche un supporto pratico: in questo modo può affrontare meglio la questione del tempo. Grazie per la tua riflessione sulle amicizie; anche se è un po’ triste doverlo ammettere, penso che le amicizie con i maschi siano, nella maggioranza dei casi, più integre e sincere, mentre quelle fra ragazze, spesso, sfociano in piccole rivalità o malizia. Riuscire ad avere delle amicizie vere, profonde e durature tra ragazze è un percorso difficile, lungo e che richiede pazienza, ma vale sempre la pena tentare^^

Ligi: grazie per aver recensito^^ Sono felice che il comportamento di Yayoi ti piaccia. Sta soffrendo moltissimo (nel prossimo cap, capiremo meglio anche i suoi pensieri), ma cerca di non lasciarsi andare. Riguardo a come sia stato possibile che al liceo sapessero già tutto, diciamo che è stata una scelta narrativa: il fatto in sé non era importante, nel senso che non m’interessava mostrare come si fosse diffusa la notizia. A me interessava fare in modo che fosse Yayoi a sorprendersi e non Eriko: volevo che fosse la prima a subire l’epifania e non la seconda, anche perché descrivere la scena mettendo Eriko nella posizione di restare sorpresa, avrebbe creato un effetto patetico, visto e rivisto. In questo modo l’ho evitato^^ Non sapremo chi ha diffuso la notizia, un po’ come ne “il corpo dell’altro”, non abbiamo saputo chi fosse la donna di cui Genzo si era innamorato ad Amburgo. Jun non ha per il momento dei pg secondari che lo sostengono, a parte il professore che vediamo qui. Il dialogo fra i due è breve, perché quasi tutto lo spazio è occupato dai suoi pensieri. Mi sembra abbastanza in difficoltà. Chissà se deciderà di mandarlo questo sms!

Sissi149: grazie per aver recensito^^ Il succo del problema è proprio nelle tue parole: Yayoi prende consapevolezza del tempo. Un tempo nuovo, diverso, dilatato, vuoto. Deve ricostruirsi in un certo senso: inventarsi delle abitudini, avere dei pretesti per non finirne vittima, ma come dici tu, se non trova qualcosa che l’appassioni, sarà molto difficile che riesca a superare questa fase. Il tempo sa essere crudele, se non sai che fartene. Per quanto riguarda la tua perplessità, ho spiegato sopra (vedi risposta a ligi^^) come mai io abbia deciso di procedere in questo modo: onestamente non ho la più pallida idea di come la notizia si sia diffusa^^ Io scrivo solo quello che “vedo” ( le scene che vedo, intendo) e cerco di raggiungere determinati effetti narrativi; in questo momento non m’interessava spiegare il percorso che porta Eriko e gli altri a sapere di Yayoi e Jun, ma volevo che fra le due ragazze fosse la nostra Aoba a vivere il senso della sorpresa. E’ una scelta narrativa personale e discutibilissima, perciò capisco che magari anche dopo questa mia spiegazione, la tua perplessità resti^^ Purtroppo, per paradosso, sono una che tende a “non scrivere”, quando è possibile, specialmente quei passaggi che implicano spiegazioni, descrizioni e cose del genere^^ Sono consapevole che questo modo di scrivere implichi il doppio della “fatica” e del lavoro al lettore, ma non riesco a cambiare sotto questo profilo ( temo dipenda dalla mancanza di un metodo… ).

Benji79: grazie per la rece^^ Hai ragione, è proprio un cap malinconico. Ad un certo punto Yayoi, parlando con Pinker, usa l’aggettivo “desolante” e questo ci fa capire bene il suo stato d’animo. E’ giù di brutto. Per fortuna ha trovato Eriko e la sua discrezione, la sua “delicatezza”, aiutano Yayoi a sentirsi meno sola. In questo cap finalmente vediamo Jun: non è messo bene per niente… Non può restare fermo in questo modo, però… deve fare qualcosa. Almeno, dovrebbe…

Sanae78: grazie per la recensione^^ Sono felice che Eriko ti stia simpatica. Ho cercato di rendere positivamente il suo carattere: in lei vedo una persona semplice, di buon cuore, all’apparenza senza pretese, ma determinata e gentile. Il tipo più adatto a sostenere Yayoi, senza diventare invadente^^ Lei e Pinker stanno facendo in modo che Yayoi resti a galla, ma credo che il problema del tempo, di come spendere le proprie giornate sia comunque qualcosa con cui debba fare i conti…

Eldarion: grazie per aver recensito e per aver dedicato parte della rece al momento in cui Yayoi, rassegnata, riflette in solitudine, di fronte alla casa di Yuchan, percependone le ombre, pensando alla madre che si spende per la propria famiglia, ha un obiettivo, delle cose da fare. Era un momento “desolante”, come la luce del pomeriggio che cambia e la sesazione di felicità e vita che sono “dentro la casa”, sono in totale contrasto con Yayoi, che ne è rimasta fuori. E’ in giro, senza meta (“senza meta” è un’espressione ricorrente in questa ff – non a caso^^), persino il guinzaglio di Pinker sembra senza senso… tutto è svuotato di significato e di senso, perché Yayoi non ha più un “ruolo”: perdendo Jun, ha perso la cognizione di sé, ed ora il tempo, anziché un tesoro prezioso, è diventato un “nemico” contro cui inventarsi qualcosa da fare. Yoko, Eriko, Sanae (e direi anche Pinker) hanno, ognuna a suo modo, qualcosa da dare a Yayoi per farla maturare, per aiutarla a prendere consapevolezza di sé. Da dove passerà questa consapevolezza? Dalla testa o dal corpo?^^ Ecco finalmente anche Jun: non si concede molto al lettore, ma penso non ci siano dubbi sull’amore che prova per Yayoi. Solo che se continua a salvare gli sms senza inviarli, diventa tutto molto difficile… Grazie per i complimenti^^

Dolce Barbara: grazie per la rece^^ Eriko è molto dolce con Yayoi: è una ragazza semplice, per niente invidiosa e si pone sempre con grande disponibilità nei confronti della nostra protagonista. Anche a me ha fatto piacere che non si sia messa a fare tante domande sulla crisi fra Yayoi e Jun: ha cercato anzi, di farle capire che era al corrente e che non era necessario approfondire. Sembra che Eriko conosca quel genere di dolore e non voglia alimentarlo, tant’è vero che appena Yayoi scoppia a piangere, tira fuori il fazzoletto: vuole “cancellare” il pianto, rimediare, guarire. Speriamo che succeda presto qualcosa di bello… ce ne sarebbe davvero bisogno^^

 

Grazie a tutti^^

A presto^^

 

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Capitolo 16
*** Vapore ***


“Ci vediamo alle cinque e mezzo, allora!”

Yayoi annuì, restando un momento ferma, mentre Eriko già si allontanava in direzione del campo.

Sospirò e volse lo sguardo verso il viale che portava alla fermata.

Proprio quando si decise a muoversi, si sentì chiamare. Si girò e riconobbe Yoko, dall’altra parte della strada.

Corse verso di lei, dopo aver guardato prima a destra, poi a sinistra, per attraversare la via.

“Che bella sorpresa!” esclamò, ritrovandosi di fronte alla donna.

Yoko avanzò e le fece una carezza.

“Sicura? Ti fa piacere?”

“Scherzi? Dalle due alle cinque e mezzo, vivo nell’inferno…”

Yoko allora si espose e tirò a sé la ragazza per stringerla. Yayoi si lasciò abbracciare senza stare a pensare se fosse opportuno o meno.

“Perché? Alle cinque e mezzo che succede?”

“Vado in biblioteca a studiare con Eriko, la mia amica.”

“Ah… bene; allora non perdiamo tempo! Ho un sacco di cose da dirti!”

“Davvero?”

Yoko la strinse di nuovo.

“Sì…”

“Dimmi!”

“Eh no! Ogni cosa a suo tempo! Prima mangiamo, ti va?”

Yayoi si aprì in un sorriso incredibile. Sapeva bene che quella donna aveva distrutto sua madre e la sua famiglia. Eppure non riusciva ad odiarla. Anzi, in un certo senso, era innamorata cotta di lei.

“Sì… dove vuoi mangiare?”

“Andiamo all’ Ogurayama. Lo conosci?”

“No…”

“E’ vicino al museo dell’arte” disse, facendole strada fino alla macchina.

Dopo venti minuti, si trovarono proprio nelle vicinanze dell’imponente struttura che ospitava il museo.

“E’ stato progettato da Kenzo Tange. Tuo padre l’adora. Ancora oggi, lo considera un maestro. Non ti ha mai parlato di architettura?”

“No… la regola a casa era non parlare di lavoro. In compenso è stato un grande insegnante di matematica. Nei calcoli vado come una scheggia…”

“Bene, bene, piccola Aoba…”

Entrarono nel locale e si sedettero in uno dei tavoli con i divanetti.

“Che meraviglia, eh?” chiese Yoko, guardandosi intorno.

“Sì… vengo spesso qui, ma non ho mai notato questo caffè.”

“Io non ci vengo da molto. Questo museo mi fa diventare sentimentale, perciò se posso, lo evito…”

“Perchè sentimentale?”

“Quando ero all’università, mi hanno permesso di esporre. Sembrava che io fossi una giovane promessa…”

“Veramente?”

“Veramente.”

“E poi?”

“E poi niente. Come è successo in seguito, ho piazzato qualche quadro e nient’altro… un fiasco, insomma.”

“Mi piacerebbe vedere qualche tuo lavoro.”

“Oh, li vedrai, non dubitare…”

“Ma io non so niente di arte. Voglio dire, la mia è pura curiosità.”

“Tranquilla. Lo capisco. Ma la tua opinione m’interessa.”

Yayoi si fece piccola piccola e fissò il menu, fingendo di essere immune a frasi del genere.

“Avanti, che hai? Sputa il rospo…”

“Jun non si è fatto vivo per niente. Nemmeno una telefonata. Un misero messaggio… niente…”

Yoko fece cenno alla cameriera di aspettare ancora, così che la donna, deviò verso un altro tavolo.

“Gli hai detto che non l’ami più. Cosa ti aspettavi?”

“Non lo so… speravo mi venisse a cercare… a te cosa succedeva?”

“Io non ho mai lasciato. Sono stati gli altri a lasciarmi.”

La ragazza si schiuse in un’espressione attonita.

“Com’è possibile?”

“Come donna sono piuttosto scadente… non so cucinare, sbaglio a programmare la lavatrice, non mi piace pulire, insomma… sono un disastro totale. Una donna che non cucina, ha vita difficile…”

“E’ quello che sostiene Yuchan.”

“Chi?”

“Un mio amico… un bambino.”

“Sono stata scaricata tante di quelle volte che ormai ho smesso di tenere il conto.”

“Mi sembra così impossibile… tu sei così… così… interessante.”

“Sono molto brava a letto. Questo sì. Ma sai, gli uomini, a lungo andare, diventano pigri… se devono scegliere fra sesso e cucina, scelgono la cucina. Almeno… gli uomini con cui sono stata io hanno optato per le certezze. Non faceva alcuna differenza che fossi una brava amante…”

Yayoi, ascoltando, era diventata paonazza.

Yoko se ne accorse solo dopo qualche istante.

“Accidenti. Scusa. Mi dimentico sempre che sei la figlia di Aoba…”

“Non fa niente…  è solo che non sono molto abituata a parlare in questi termini con qualcuno…”


Lei sorrise e si decise a chiamare la cameriera.

“Parliamo di cose serie. Cosa vuoi mangiare?”

“Vorrei provare la zuppa di miso e le frittelle di riso.”

“Ottima scelta. Lo stesso anche per me, grazie” disse, volgendo lo sguardo alla signora che prendeva nota.

Per un minuto rimasero in ascolto della musica di sottofondo e poi ripresero a parlare.

“Probabilmente Jun sta cercando un modo per riavvicinarsi a te. Solo che non è facile trovare la via giusta…”

“Basterebbe chiamarmi. Non ci vogliono grandi cose…”

“Quindi torneresti da lui all’istante?”

Yayoi si morse il labbro. Aveva la sensazione che, sì, sarebbe tornata da lui, come un cane torna dal padrone, nonostante la sua indifferenza.

Ma cercò di ragionare.

“Gli parlerei. Mi spiegherei. Cercherei delle risposte. In fondo ho tutto il diritto di chiedere, no?”

“Certo…”

“Non mi sembri convinta.”

“Sei troppo innamorata di lui. Penso che ti scioglieresti come un ghiacciolo se solo ti chiamasse.”

“… hai ragione. Sono un disastro completo…”

“Meno male che non sono l’unica, allora!” esclamò Yoko.

Yayoi si lasciò andare ad una risata senza suono e quando la cameriera portò l’ordinazione, si mise ad osservare la ciotola fumante.

“Che bello il vapore… il vapore mi è sempre piaciuto…” disse Yoko.

Yayoi la guardò e poi si ributtò alla ciotola.

Il vapore creava goccioline sui bordi della scodella e una scia fumante prendeva la sua via verso l’alto.

“Mio padre adorava il vapore… in tutti i miei quadri di nature morte, metto sempre l’effetto che fa… ma ormai non ne dipingo quasi più…”

“Si sente che sei un’artista.”

“Dici?”

“Sì. Il vapore non è affatto interessante. Invece, dal tuo punto di vista, ecco che diventa stupendo…”

Yoko sorrise.

“Senti… ho affittato uno studio, vicino al giardino Sankeien. Ho trovato un soggetto. Ricomincio a dipingere.”

Yayoi assaggiò la zuppa e con il volto, si mise sopra la vampa di vapore, come per esserne assorbita.

La luce del locale era soffusa. C’era qualcosa di stranamente erotico in quella situazione. Ma lei non sapeva distinguere le varie fasi mentali che la portavano a fare certi pensieri.

“Un soggetto? Quale soggetto?”

Yoko prese un respiro e si volse verso le vetrate.

Oltre quello spazio c’era parte del suo passato. Un passato di fallimenti, di quadri sbagliati, di uomini che l’avevano usata senza capirla. Era troppo vecchia per ricominciare. Ma anche troppo giovane per lasciar perdere.

Di fronte c’era solo uno strato, neanche troppo sicuro, di presente.

Era da lì che doveva ritentare.

Da lì.

Soltanto.

“Sei tu, piccola Aoba.”

--

Ciao a tutti^^

 

Grazie a tutte le persone che leggono le mie ff e grazie di cuore a chi ha recensito^^

Sanae78: grazie per la rece^^ Finalmente abbiamo saputo qualcosa in più di Jun e abbiamo la percezione che, a parte i suoi tentennamenti su “come poter fare”, i suoi sentimenti sono sinceri e profondi. Qui invece veniamo a sapere che Yayoi, se solo lui la chiamasse, tornerebbe sui suoi passi: non ce la fa più… per questo si definisce “un disastro completo”, un po’ come si considera Yoko, anche se per motivi diversi. Fra le due intanto il legame si consolida a tal punto che Yoko vuole che sia proprio Yayoi a riempire i suoi quadri^^

Miki87: grazie per aver recensito e per le tue parole sulle “bozze”: anch’io ho passato dei periodi della mia vita in cui potevo impiegare anche un pomeriggio intero a pensare a come impostare un sms, perché lo ritenevo molto importante^^ A rifletterci, mi faccio tenerezza da sola^^ Sono quelli i momenti in cui prendi coscienza di quanto sia importante la parola. Jun aspetta, aspetta, come se da un momento all’altro lei dovesse ricomparire, o dovesse arrivargli una frase talmente perfetta da convincerla a tornare all’istante. Nel frattempo il tempo passa e si ritrova sempre più indietro… Yayoi sta vivendo la sua vita e sta scoprendo nuove cose. Il solo fatto di confrontarsi con persone al di fuori della  sua “cerchia ristretta di conoscenze” è un modo per prendere coscienza di se stessa. Parlare con Yoko è di grande aiuto in questo momento. Si rende conto di quanto sia fragile, di quanto una sola parola da parte di Jun, la farebbe ricadere ai suoi piedi. E Yoko si limita a farglielo notare: non la giudica, non si mette lì ad impartirle una lezione. E’ proprio quel che le ci vuole^^

Ligi: grazie per aver recensito^^ Jun nel mio immaginario è sempre stato un pg molto “controllato” e razionale; una persona che si è dovuta confrontare con il dolore, con i limiti che t’impone una malattia e quindi mi piaceva sottolineare l’aspetto riflessivo (fino all’esagerazione) del suo carattere. Qui è evidente che stia perdendo solo il suo tempo: la sua vita “reale” procede e riesce in tutte le sue cose con relativa facilità, come se per lui “dividere” lo studio e il calcio, dal resto, fosse una cosa facile. Continua a cercare i pensieri, le parole, non può confidarsi con nessuno e ha paura del cambiamento, anche se, per paradosso, quello che ha vissuto lui, sulla sua pelle, gli ha ridato la vita. Ha bisogno di affondare completamente, forse, per poter riemergere e capire davvero quanto sia importante Yayoi: fino ad ora, ha sempre dato troppo per scontato il loro rapporto. E’ arrivato il momento di dare una svolta a questa situazione^^

Sissi149: grazie per la rece^^ anche secondo me Jun sta sbagliando strada ed è come se stesse tradendo la vita, quella stessa vita che, proprio attraverso il cambiamento (da malato a sano), gli è stata ridata in tutta la sua pienezza. Il fatto che Yayoi volesse donarsi completamente a lui è stato mal interpretato e non capito. Jun, vedendola comportarsi diversamente, si è sentito spaesato. Avrebbe potuto e dovuto chiedere. Avrebbe dovuto vivere. Invece ha fatto un passo indietro: ha rinunciato. Da lui non ci si aspetterebbe un errore di valutazione del genere, ma può capitare, perché è giovane ed in amore è inesperto, anche se è fidanzato da una vita.  Speriamo che prenda una decisione e smetta di rifugiarsi solo nei suoi pensieri. Basterebbe così poco per riavere Yayoi; ce lo fa capire lei stessa in questo cap. Di fronte a Yoko non regge e veniamo a sapere che, ad un solo messaggio, tornerebbe da lui. Lo ama e quando si è innamorati, ci si comporta in modo molto irrazionale. A questo punto, tutto dipende da chi farà il “primo passo” per riavvicinarsi. Yayoi sta colmando il suo tempo, sta diventando un “soggetto”: non pare intenzionata a cedere di sua iniziativa, o almeno ce la mette tutta per resistere e pensare ad altro; Jun è preso dai suoi mille impegni, ma un po’ di tempo per risolvere questa faccenda, deve trovarlo… Riguardo alla tua frase finale, vedremo fra poco con più chiarezza ogni cosa^^

Benji79: grazie per aver recensito e per aver apprezzato il paragone fra le bozze di sms e i principi d’infarto e anche come ho trattato il tema del cambiamento. Jun ha reagito in quel modo proprio perché si è sentito spiazzato e in un certo senso “tradito”. Tradito perché “non è da Yayoi comportarsi così”. Ma le persone maturano, si evolvono e, a mano a mano che crescono, aumentano anche le loro esigenze, aspettative. Cambia il modo di vivere, di comportarsi. E’ così semplice: perché allora Jun non ha saputo capire? Eh… ci complichiamo sempre la vita! Speriamo che trovino un modo per riavvicinarsi^^ Riguardo alla parte finale del cap, vedremo presto come si svilupperà anche quella faccenda^^

Marychan82: grazie per la recensione^^ Grazie per le tue parole, per aver compreso le ragioni di Jun, e la sofferenza di Yayoi. Yayoi è un “tipo” di pg che sento profondamente: sono ossessionata da questa idea di una ragazza che cammina nel vento… a volte c’è un cane, altre c’è un fiume, o comunque l’acqua (ma quella è un’altra storia^^). Lei stoicamente va avanti; procede in silenzio, cammina, va in biblioteca (come faceva Yukari, per portare a termine qualcosa), diventa un soggetto. Si trasforma, perché il tempo che aveva non è più uguale, ed ora ne è vittima. Da ogni angolo spunta un tempo nuovo, una pulsazione diversa, un’abitudine che si smarrisce e che deve essere rimpiazzata. E’ un processo solitario e tremendo che forse, solo chi ha vissuto, può comprendere a pieno. Solo chi si è dovuto reinventare la vita con un nuovo tempo, sa cosa significa temere di perdersi e non ritrovarsi più. Yayoi vive tutto questo ad un livello semi-adolescenziale, ma il suo smarrimento e il suo dolore sono consistenti e reali, come se fosse già adulta…

Eldarion:grazie per aver recensito^^ Non sbagli affatto quando parli in generale dei miei pg: è un leit motif, quello del non meritare ciò che si ha, nelle mie storie. Come se i pg avessero paura di vivere, di “godere” a pieno di ciò che hanno. Jun in questa storia incarna proprio questo concetto. Se pensa al cambiamento di Yayoi, lo ricollega ad una sbandata di sua madre e la madre “che se ne va” è destabilizzante sempre e comunque; se pensa a lei fisicamente, teme quasi di non meritarsela. Si sente in colpa, perché ha già ricevuto molto dalla vita (la guarigione, in primis). Anche per me Jun è molto razionale, perciò credo che gli occorra un po’ di tempo per poter capire bene cosa significa amare davvero: sarebbe bello se facesse come nel film “Pretty Woman”, ma come dici tu, non è nel suo stile avere certi atteggiamenti^^ Riguardo alla cartella clinica e alla seconda parte della rece, non posso dire molto, se no rischio di parlare troppo^^ Ad ogni modo ci avviciniamo ad una nuova fase della ff e molte delle tue domande troveranno una risposta. Sono felice che trovi bella questa storia^^ Grazie^^

DolceBarbara: grazie per la rece^^ Grazie per aver apprezzato le riflessioni di Jun. I suoi sentimenti per Yayoi sono forti e forse, solo adesso che non è più con lei, riesce a prenderne veramente coscienza. L’importante è che si scrolli di dosso un po’ di paura ed agisca: deve fare qualcosa per tornare con lei^^ Speriamo che lo capisca presto^^

 

Grazie a tutti^^

A presto^^

 

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Capitolo 17
*** Posso portare una persona? ***


La domenica seguente, contro la Consadole Sapporo, non riuscirono a sbloccare il risultato. La partita finì 1 a 1.

Dopo la doccia, Matsuyama andò a salutare per bene Jun.

“Ah, eccoti…” disse, quando vide Yoshiko, farsi largo, fra le altre persone nel sottopassaggio.

“Scusami. Non volevano farmi passare.”

Matsuyama le accarezzò la testa e poi la prese per mano.

I giocatori dell’ F.C Tokyo uscivano a gruppi. Jun fu l’ultimo.

“Ciao Misugi!” esclamò il difensore.

Jun guardò prima lui, poi lei, e si sentì morire.

“Ciao ragazzi…”

“Per poco non mi facevi un altro goal…”

“Ah non me lo ricordare. Oggi con la testa ero su un altro pianeta.”

Hikaru guardò Yoshiko per un momento. Jun sembrava a terra.

“Dai, un pareggio contro di noi ci può stare…”

“Sì, sì, certo…” replicò, senza dar peso alle parole.

Rendendosi conto della perplessità dei suoi amici, cercò di farsi forza e trovò un motivo per alimentare la conversazione.

“Come stai Yoshiko?”

“Bene… molto bene, grazie…” rispose lei, reclinando leggermente la testa, per via della sua timidezza cronica.

“Siamo venuti a darti una notizia… una bella notizia” disse allora Matsuyama, stringendo la mano a Yoshiko.

Jun si fece attento.

“Ho proprio bisogno di una bella notizia: ditemi!” esclamò, anche se il suo volto sembrava lontano e indifferente.

“Io e Yoshiko ci sposeremo a giugno e, approfittando della breve pausa del campionato, abbiamo deciso di dare una piccola festa allo Sheraton, qui a Tokyo, fra due giorni. Una festa informale…”

Jun fu preso da un nodo alla gola. Non sapeva cosa dire, ma cercò dentro di sé, una frase, uno straccio di frase da gettare lì, sul momento.

“E’ fantastico… complimenti. Complimenti davvero!”

“Grazie… ovviamente tu e Yayoi siete invitati “ disse Yoshiko, cercando con gli occhi la ragazza di Jun.

Lui si fece serio e distolse lo sguardo.

“Verrò molto volentieri. In quanto a Yayoi però, dovrete chiederglielo voi…”

I due innamorati si guardarono stupefatti.

“Ci siamo lasciati.”

Il silenzio si dilatò e creò una separazione fra Jun e la coppia felice. Intorno c’erano i soliti rumori dello stadio, la domenica, dopo la partita. Giornalisti in attesa, giocatori profumati che vanno verso il parcheggio, addetti alla manutenzione e personale delle società che si muovono in tutta fretta.

Un brusìo di fondo accompagnava i gesti e riempiva gli immensi vuoti che si creavano a mano a mano che il tempo passava.

Tra Jun e Matsuyama, però, era proprio il silenzio a dominare.

“Ma che stai dicendo…” vaneggiò.

“Mi ha lasciato… non la sento da parecchi giorni. Dovrete chiederglielo voi.”

Yoshiko si staccò dalla presa del suo ragazzo.

“Noi non ne sapevamo niente… scusa…”

“Non devi scusarti. “

“… ma se dovesse venire anche lei, per te sarebbe un problema?” si azzardò a chiedere Hikaru.

“No. Nessun problema. E’ amica vostra tanto quanto lo sono io. Nessun problema.”

Yoshiko era perplessa, imbarazzata.

Per limitare il disagio, Jun si mise a chiedere alcune cose riguardo il matrimonio, la casa e altre sciocchezze.

Matsuyama, con le labbra che quasi tremavano, per via della tensione, rispondeva a macchinetta.

Dopo un po’ si salutarono, cercando di ostentare una certa serenità.

“Ah dimenticavo… posso portare una persona?” chiese Jun, quando ormai stavano per voltarsi verso l’uscita.

Yoshiko spalancò i suoi grandi occhi e ritrovò la stessa profondità in quelli di Matsuyama.

“… sicuro…” rispose lui.

“Grazie… allora ci vediamo allo Sheraton” aggiunse Jun, mettendo le mani in tasca.

Una volta fuori, Yoshiko prese il telefono.

“Scusa… devo chiamare subito Sanae.”

“Certo… io vado a salutare i compagni” replicò secco Hikaru.

 

 

Anego camminava verso casa.

Nonostante il pomeriggio trascorso con Yukari al centro commerciale, era un’anima in pena.

Tsubasa non si era fatto vivo con lei e non aveva giocato nelle ultime settimane.

Aveva chiesto spiegazioni a sua madre, ma la signora Ozora aveva cercato di essere vaga e di tranquillizzarla.

I profumi dell’autunno rendevano più aridi i pensieri e lei si accorgeva di quanto fosse inutile portare avanti un sentimento così profondo per un ragazzo che era ormai distante e irraggiungibile.

Avanzando verso casa però, aveva la sensazione che qualcosa di travolgente dovesse succedere. Come se una presenza oscura e silente fosse lì, a seguirla e sorvegliarla.

“Tutto si deforma, quando smetti di vivere e ti fermi troppo a pensare…” sussurrò.

Scrollò le spalle e allungò le braccia verso il cielo.

Doveva farsi coraggio.

Era sola. Lì a Nankatsu. E se non si fosse data una mossa, avrebbe messo le radici in quel piccolo paese, senza rendersi conto del tempo che passava.

“Forza Anego” si disse. Ma la prima a non crederci era proprio lei.

Davanti alla porta, sentì vibrare il telefono.

“Ciao Yoshiko!”

“Ciao!”

“Che bello sentirti. Com’è andata la partita?”

“1 a 1…”

“Beh, un bel risultato, no?”

“Sì… ti chiamo per confermarti la festa.”

“Ah! Allora avete poi deciso per questa settimana? Lo scorso mese mi avevi detto che non eri sicura…”

“Infatti. Hikaru ha saputo solo ora che la società li lascia liberi fino a venerdì. E’ per questo che non sono riuscita ad avvisarti prima. Spero che non sia un problema per te.”

“No. Avevo detto alla signora che probabilmente mi sarei presa due giorni di ferie, perciò domani appena arrivo al lavoro, le confermo la cosa. Nessun problema.”

“Bene… naturalmente spero che verrà anche Yukari.”

“Che sbadata, scusami! Purtroppo non può esserci. Ha iniziato il tirocinio all’asilo comunale e non può chiedere permessi.”

“Che peccato!”

“Sì… sai le avevo accennato che Ryo sarebbe stato invitato e sperava di poterlo vedere. E‘ da tanto che non s’incontrano. Ma non può fare diversamente…”

“Capisco.”

Sanae si accorse che Yoshiko sembrava titubante e incerta.

“Dimmi, c’è qualche problema?”

“Yayoi. Io… non sapevo niente…”

“Giusto… sono fuori fase. Avrei potuto scriverti ma con il lavoro e poi con questa cosa di Tsubasa, sono sempre sulle nuvole!”

“Hai avuto novità?”

“Macchè! Niente… immagino anche voi non abbiate notizie.”

“No, Hikaru ha provato a chiamarlo, ma al cellulare non risponde mai. Il capitano è tutto a modo suo.”

“Infatti. Come dice Yayoi, sarebbe da rifare….”

Yoshiko si lasciò scappare una mezza risata, ma subito dopo tornò seria.

“L’hai sentita?”

“L’ho anche vista se è per quello… lasciamo perdere. E’ uno straccio.”

“Ma perché si sono lasciati?”

“E’ una questione un po’ contorta da spiegare al telefono. Magari ne parliamo mercoledì sera.”

“Va bene. Ad ogni modo, ho intenzione d’invitarla.”

“Certo!”

“Non me la sento di chiamarla. Domani andrò a Yokohama, per dirle della festa, di persona.”

“Ottima idea.”

“Allora ti aspetto mercoledì. Ho prenotato una camera, così puoi dormire in hotel e ripartire con calma il giorno dopo.”

“Sei molto gentile, Yoshiko. Appena mi pagano, ti rimborso la stanza.”

“Ma sei matta? Sei mia ospite! Sono davvero felice di rivederti.”

“Grazie… grazie di cuore.”

--

Ciao a tutti^^

Grazie alle persone che mi leggono e seguono, e grazie mille a chi ha recensito^^

 

Eldarion: grazie per aver recensito^^ E’ bellissimo sapere che sei un’artista^^ Avevo avuto la percezione che la tua sensibilità verso questo aspetto della ff (in alcune tue rece passate) fosse molto profonda ed ora capisco perché^^ Grazie per le tue riflessioni^^ Yoko è davvero nella condizione mentale che descrivi tu: ha ritrovato l’ispirazione (che in un pittore forse, è ancora più spiccata che in uno scrittore), ha scoperto la sua ”musa” e adesso vuole dare un senso a questo suo momento. E’ una persona che non ha mezze misure: vive tutto di petto e il fatto che abbia affittato uno studio a Yokohama, la dice lunga sulla sua impulsività. E’ un pg a cui devo molto, perché mi ha permesso di andare un po’ “oltre”, rispetto ai miei canoni e credo che mi sia servito per sviluppare le idee che sono venute successivamente alla stesura di questa ff^^Riguardo all’amore, sono pienamente d’accordo: è una specie di malattia e non ci si può far molto… Intanto la ff prosegue e stiamo per andare ad un’altra festa…

Reggina: grazie per la rece^^ Come sai, nelle mie storie non c’è quasi niente di casuale, perciò tutto (o quasi tutto^^) ha una sua logica e contribuisce all’economia della storia^^ Adesso la ff entra in un’altra fase e avremo alcune risposte riguardo a determinati elementi inseriti e lasciati in sospeso^^ Sono felice che la questione del tempo, ti sia sembrata realistica e umana, avendola tu stessa vissuta. Penso che in generale, sia qualcosa che prima o poi capiti a tutti: a volte il cambiamento porta a dover reinventare le proprie abitudini, la propria realtà ed è facile avere a che fare con dei vuoti immensi… per fortuna Yayoi ha Eriko e Yoko: con loro, l’assenza di Jun sarà un po’ più sopportabile…

Miki87: grazie per aver recensito^^ Come sempre una tua frase vale cento delle mie parole^^ Grazie per le tue parole iniziali, perché sintetizzano perfettamente Yoko e la situazione emotiva che si crea fra lei e Yayoi: la nostra Aoba ha bisogno di sentire accanto una persona imperfetta che l’ascolti senza giudicarla, senza volerle dare dei consigli^^ Come puoi vedere Jun è a terra, ma non si muove. Anzi… non vorrà mica portarsi una ragazza alla festa di Matsuyama e Yoshiko? Forse per ingelosire Yayoi? Mah… stiamo a vedere^^

Sissi149: grazie per la recensione^^ Grazie per le tue analisi, sempre così ricche di particolari e di spunti di riflessione. Mi fa piacere che  apprezzi il rapporto tra Yoko e Yayoi. Mi piace sempre, quando è possibile, creare delle relazioni “positive” tra 2 pg femminili e in questo caso, per una serie di motivi, mi è stato relativamente semplice. Yoko è un pg a cui tengo molto, come ho già detto prima, perché mi ha fatto scrivere con più libertà rispetto a delle situazioni precedenti; il fatto che sia apprezzata anche dai lettori, non può che rendermi felice^^ Molto interessante anche la seconda parte della rece: che impatto avrà per Yayoi, diventare il soggetto di Yoko? E cosa succederà agli altri pg?^^

Benji79: grazie per aver recensito e per aver sottolineato quella frase che hai citato, riguardo a Yoko: è molto importante per me, perché inquadra la situazione emotiva in cui si trova il pg^^Mi ha fatto davvero piacere che tu l’abbia presa in considerazione: Yoko è una donna ancora in evoluzione. Si sente vecchia, per certi aspetti, e quindi tende a buttarsi giù, ma allo stesso tempo è anche troppo giovane per mollare. E’ un momento  “cruciale” perché basterebbe un niente per gettare la spugna e continuare a vivacchiare come ha fatto fino ad ora. Invece, essendo una donna molto acuta (ed un’artista), “sente” che la vita le sta offrendo una possibilità ed ha il coraggio di non lasciar perdere. Tutto questo grazie a Yayoi… e trovo che la combinazione del caso, sia semplicemente stupenda per loro: entrambe hanno molto da dare e da ricevere^^

Ligi: grazie per la rece^^ Hai perfettamente ragione: siamo entrati in una nuova fase di questa ff e adesso si scioglieranno alcuni nodi iniziali^^ Yoko sembra aver trovato una motivazione per dipingere e questo avrà senz’altro un forte effetto su Yayoi. La presenza della compagna di suo padre, nella sua vita, è una specie di “medicina”, di “cura”: si sente libera di essere completamente se stessa e, nonostante l’imbarazzo in cui cade ogni tanto, riesce a non chiudersi a chioccia, ma rimane “aperta”, come un fiore perenne^^ Yayoi sta cercando di accettare gli eventi della vita, i cambiamenti, mentre Jun è ad un punto di non ritorno…

Sanae78. grazie per la rece^^ Sono felice che il rapporto Yayoi-Yoko continui a piacerti^^ Probabilmente è come dici tu: questo periodo sarà di aiuto a Jun per comprendere bene come riavvicinarsi a Yayoi; è anche vero, però, che da questo cap percepiamo il suo più totale smarrimento… speriamo bene^^

DolceBarbara: grazie per aver recensito^^ Yoko è proprio come la definisci tu: se deve dirti una cosa non ci gira tanto intorno… la dice e basta^^ E’ molto diretta e sincera e Yayoi, se pur con un po’ d’imbarazzo, riesce a capire quanto di buono ci sia nel suo cuore^^  Spero che accetti di diventare il soggetto dei suoi quadri, così potrà riempire le sue giornate e vivere delle esperienze nuove. Invece con Jun siamo ancora in alto mare…

 

Grazie a tutti^^

 

A presto^^

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Capitolo 18
*** Spogliarsi ***


Dentro l’ascensore, spinse il pulsante per il terzo piano.

Il quartiere di Chinatown era pieno di colori, di luci e persone.

Si divertiva a prendere il bus e ad arrivare fino a lì. Ogni volta cambiava chiosco e mangiava qualcosa al volo, poi riprendeva l’autobus o andava a piedi fino al palazzo dove Yoko aveva affittato uno studio.

Spingeva il pulsante per il terzo piano e, appena varcata la soglia, si dimenticava ogni cosa: fino alle cinque era solo un soggetto.

Non era più Yayoi, l’ex ragazza di Jun. Non era un’oca, non era un corpo di brutto anatroccolo. Non era viva.

Era solo un manichino e Yoko poteva fare ciò che più le piaceva.

Fece cadere il soprabito e dal bancone all’entrata, prese un grappolo d’uva.

“Sono andata in un posto dove fanno dei panini pieni di pepe! Ho troppa sete!” esclamò, addentando un chicco.

Yoko aveva lo sguardo stanco e Yayoi immaginò che avesse lavorato tutta la mattina.

Si guardò intorno.

Le tele erano sparse a terra. Alcune erano appoggiate alle grandi vetrate.

In ogni quadro c’era qualcosa di suo: uno studio della sua mascella; il suo ombelico; i capelli.

Tutta la testa da dietro.

E poi molti tentativi di disegnare il volto.

Ormai non ci faceva più caso.

Si sedette sullo sgabello.

Yoko accese la musica.

“Tuo padre ti vuole vedere. Sta diventando geloso…”

“Bene. Mi piacciono gli uomini gelosi…” farfugliò, con la bocca acquosa per via dell’uva.

Yoko la fissava e si mordeva il labbro. Non aveva mai visto niente di più forte. O almeno, in quel momento nessuna delle cose che aveva conosciuto, valeva quanto quel corpo di giovane ragazza.

“Parlami…”

“Non ho proprio niente da dire…”

“Impossibile!”

“Possibilissimo.”

“Allora togliti la maglia.”

Yayoi sorrise e ubbidì.

“Intendo tutto…”

Lei la fissò. Era solo per un quadro. Non era come spogliarsi davvero. Spogliarsi di fronte ad un uomo.

Si sfilò il reggiseno. E poggiò le mani sullo sgabello come per fare pressione.

“Ci credo che abbia fatto un passo indietro…” sussurrò Yoko, indecisa su come procedere.

“Cosa?”

“Niente… niente… non ti muovere. Spingi con tutta la forza che hai sullo sgabello.”

E lei lo fece.

Yoko prese un pennello diverso e cominciò a fare dei segni. Poi lo buttò e immerse le mani dentro le tempere.

Toccava la tela. Era in estasi.

Non provava niente di particolare in realtà, ma stava immensamente bene. Aveva mille idee e non sapeva come fare, perché non aveva abbastanza tempo. Doveva tornare a casa alla sera, perché la vita non era unicamente dentro quella stanza.

Solo che si sentiva così coinvolta dal lavoro, che non riusciva a mantenersi lucida.

“Yoko…”

“Non parlarmi…”

“Ma avevi detto di sì, prima!”

“Adesso no, Yayoi. Non posso ascoltarti. Apri un po’ di più le gambe. Divaricale…”

E lei lo fece.

Yayoi non provava alcun interesse per le cose che le stavano succedendo. Lei era ancora vincolata al tempo e quello, il fatto di essere diventata il soggetto di un quadro, era uno dei tanti modi che la vita le offriva per riempire i suoi vuoti.

Tutto qui.

Non si sentiva importante. Non era felice. Non credeva a nessuna delle cose che Yoko le diceva, specialmente quando le parlava della sua bellezza. Ormai a lei non importava più.

Pensava solo a far passare le ore per non pensare a Jun e alla sua vecchia vita.

 

Quel pomeriggio, si spogliò completamente.

Nuda, si stese sul futon, come le aveva chiesto Yoko.

Aveva alzato le braccia, per inarcare naturalmente il petto.

La donna aveva continuato a dipingerla fino alle quattro e tre quarti.

Poi, tutto d’un tratto Yayoi si era sollevata per rivestirsi.

“Non ho finito!”

“Devo andare Yoko… ci vediamo domani.”

“Resta…”

“A domani…“ disse di nuovo, quasi con la voce da innamorata e si avvicinò all’uscita.

“Yayoi… domani viene un agente a visionare i lavori…”

La ragazza si fermò.

“Sei bravissima. Vedrai che ti faranno esporre.”

Yoko sapeva che l’opinione della piccola Aoba non aveva alcun valore.

Eppure si sentì infinitamente convinta di aver fatto qualcosa di buono.

Era la sua occasione e sperò di non rovinarla per nulla al mondo.

“A domani…” replicò, vedendola riprendere l’ascensore.

 

Una volta al piano di sotto, fissò l’orologio e si diresse verso la fermata.

Il telefono suonò e lei, salendo sull’autobus, rispose, riuscendo a non far cadere l’apparecchio per un pelo.

“Yayoi sono Yoshiko!”

“Ciao!”

“Sono a Yokohama, vicino al tuo liceo… dovrei parlarti.”

Yayoi rimase in silenzio qualche secondo.

“Sto giusto venendo lì. Mi devo vedere con la mia amica alle cinque e mezzo. In dieci minuti, dovrei arrivare.”

“Ti aspetto.”

 

Yoshiko camminava avanti e indietro nervosamente.

Aveva pensato alle parole da usare; non voleva essere brusca, ma doveva anche essere sincera.

Sperò di non ferire l’amica.

“Yoshiko!” esclamò Yayoi, arrivando di corsa.

Le due si abbracciarono e si misero a sedere su una panchina poco distante.

“Che ci fai qui?”

Lei spiegò ogni cosa ed invitò Yayoi alla festa.

Poi si fece più seria.

“E’ stato uno shock, domenica, sapere che tu e Jun…”

“Avrei voluto chiamarti, ma sai come son fatta. Sono riuscita a dirlo a malapena a Sanae…”

“Non preoccuparti. Vorrei tanto che venissi. Potresti dormire con Sanae allo Sheraton.”

“Quello non sarebbe un problema. E poi io ho ancora mio padre a Tokyo, non dimenticarlo.”

“Sì, è vero, che stupida… no è che…”

Yayoi scrutò l’amica.

“Che problema c’è? Avanti, dimmi.”

“Jun ha confermato la sua presenza…”

“Immaginavo. E’ molto legato a Matsuyama. E’ normale che voglia partecipare.”

“Non è tutto, Yayoi…”

La ragazza allora si alzò.

“Parla.”

“Ci ha chiesto se può portare una persona…”

Yayoi gelò, ma fece l’indifferente.

“Una persona…”

“Non ha specificato se una ragazza o un ragazzo. Non so nemmeno se sia vero… fatto sta che né io né Hikaru abbiamo avuto la prontezza di chiederglielo. Come due ebeti gli abbiamo detto di sì…”

Yayoi si volse. Il cielo era di un colore stupendo e riuscì a scorgere Eriko che arrivava.

“Io e Jun non stiamo più insieme. Ha tutto il diritto di venire alla tua festa con chi vuole.”

Yoshiko si sollevò. Non sapeva cosa rispondere.

“Yayoi…”

“Io non me la sento di partecipare… non sarei venuta a prescindere. Ormai non c’è più nessuna cosa che mi leghi a quel mondo. Devo fare del mio meglio per staccarmene.”

“Ma gli amici, gli amici restano…”

“Sì, ma mi occorre più tempo. Mi dispiace averti fatto fare tutta questa strada per niente…”

“Lo so che non posso darti consigli, ma in rapporti che durano da così tanto tempo, dei momenti di stanchezza ci possono essere… secondo me dovreste provare a risolvere la cosa…”

“Non si tratta di stanchezza, Yoshiko… il problema è molto profondo.”

“Profondo?””

“Sì.”

“Eravate così uniti… siete una coppia modello. Un punto di riferimento… ne avete passate tante insieme… non mi do pace…”

“Ora devo andare” disse Yayoi, quasi senza intonazione.

“Salutami Hikaru. Sono davvero felice per voi.”

“Yayoi…”

Lei non rispose e non si volse.

Raggiunse Eriko, sorridendo.

“Chi è quella ragazza?”

“Una vecchia amica… niente di importante.”

Eriko guardò lei e poi Yoshiko, che ancora non si era mossa e sperava in un gesto di saluto.

“Sembra conoscerti bene.”

“Conosceva qualcosa di me che non esiste più.”

--

Ciao a tutti^^

Grazie a tutte le persone che mi seguono, che leggono le mie ff e grazie a chi ha recensito^^

 

Sanae78: grazie per la rece^^ E’ sì, la storia mi ha portato ad inserire un’altra festa. Hikaru e Yoshiko sono pg puramente di passaggio in realtà e non hanno peso narrativo; funzionano solo come ”movente”, diciamo^^ Nei prox cap capiremo meglio diverse cose, mentre qui abbiamo invece una Yayoi che è diventata puro corpo. Dice che non andrà alla festa… sarà vero?

Miki87: grazie per aver recensito^^ Hai ragione: se Jun si presenta con una ragazza è letteralmente uno scemo. Yayoi è una grande: quando Yoshiko glielo dice, gela, ma non fa una piega. Resta ferma nelle sue posizioni e, addirittura non conferma la sua presenza alla festa. Come se quel cap si fosse definitivamente chiuso. Come se quel mondo non le appartenesse davvero più. Le parole finali, con le quali “definisce” la sua amicizia con Yoshiko ad Eriko, sono taglienti e definitive. Almeno… così pare. Questa Yayoi è un corpo che viene vivisezionato, è una persona che riempie il suo tempo: ha smesso di vivere, eppure, allo stesso tempo, pare proprio che stia restando a galla… Una cosa è sicura: Jun vedrà Sanae e i due comunque dovranno parlare. Magari la nostra Anego (che tante volte nelle mie ff è un pg di sostegno per le vicende principali) lo farà ragionare… speriamo^^

Eldarion: grazie per la rece e per aver usato un termine “musicale” (contrappunto) che mi piace moltissimo, specie se usato anche in narrativa^^ In un certo senso, Yoshiko e Hikaru, sono come due meteore, due puntini in mezzo alla nebbia: una nebbia che travolge i sentimenti di Jun, Yayoi, Sanae… tutto è confuso e niente è chiaro. Jun avrebbe potuto dire chi vuol portare alla festa, senza stare così sul vago. Yayoi qui, avrebbe potuto mostrarsi un po’ meno fredda e un po’ più morbida. Invece, dentro, si sta irrigidendo parecchio: è il corpo, il corpo che diventa morbido, perché Yoko riesce a dividerlo, a prendersi quello che vuole. Ma il resto, il resto è duro e arido come pietra. Tsubasa è solo evocato perciò non possiamo sapere esattamente come mai si stia comportando così; Sanae, anche se sembra davvero al limite, è un pg forte. Penso che sia meno ottimista che in altre mie storie e questo la rende forse un po’ più completa come pg, almeno secondo me^^ E’ uno dei mie pg preferiti, e anche se non le ho dato tantissimo spazio, avrà ancora modo di farci vedere le sue mille sfaccettature in questa ff^^

Sissi149:grazie per la rece^^ Hai ragione riguardo ad Hikaru e a Yoshiko^^ Si prestano bene al ruolo di coppia innamorata e serena^^ Sono d’accordo con la tua riflessione su Jun e penso che di fronte a Matsuyama e Yoshiko abbia “toppato” di brutto; almeno il narratore ci ha dato qualche elemento reale sul suo stato d’animo, ma la scappata di portare qualcuno alla festa è stata molto, molto infelice… Yayoi non andrà alla festa (e già questo è un elemento destabilizzante), almeno così dice. Conoscendola per ciò che ci ha mostrato fino ad ora, non credo che tornerà sui suoi passi. Se dice che non ci va, non ci va. Come si può interpretare questa scelta? Paura di incontrare e rivedere Jun? Vergogna? Rassegnazione? Yoshiko è stata molto dolce; dolce e discreta (la “discrezione” è una costante in molti pg di questa ff, a differenza di altri miei lavori precedenti^^), ma qui non viene ripagata con la stessa moneta. Yayoi è un po’ distante, è fredda. Per alcuni aspetti, rasenta la “maleducazione” (considerando la mentalità giapponese), ma sta attraversando il momento più “forte” del cambiamento e non riesce a fare diversamente.

Ligi: grazie per aver recensito^^Grazie per i complimenti e per non trovare la storia scontata^^ Ancora non sappiamo chi porterà alla festa Jun, ma manca poco^^ Intanto qui un “colpo di scena” in parte c’è: Yayoi non andrà alla festa. Quindi, a differenza della solita funzione che hanno le feste nelle mie storie, cioè far incontrare due pg, la festa in questo caso deve avere un’altra funzione… chissà… stiamo a vedere^^

Marychan82: grazie per la rece^^ Hai ragione: la storia si è sospesa. Si sospende. Un po’ per la questione del tempo: Yayoi lo riempie, come se fosse un grande contenitore. Ormai non sa più niente. Entra nella vita di Yoko, si spoglia, si fa prendere a pezzi e ascolta, ma non crede. Non crede di essere bella se lei glielo dice. E un po’ per la questione delle parole: quando le chiedono di parlare non ha argomenti, quando vorrebbe dire qualcosa, le dicono di non fiatare. E’ sospesa; appesa al calendario, alle ore che passano, ai giorni che cominciano a somigliarsi tutti e quindi lei sta diventando solo un’altra serie di abitudini. Non aveva fatto di tutto per togliersele di dosso? Non se ne rende conto, ma ci sta ricadendo… E non andrà alla festa: ormai Yayoi è diventata proprio un corpo. Ma Jun, no. Non ancora. Ci vuole più tempo. In questo momento sembrano davvero due entità lontanissime… mi chiedo come sia possibile arrivare ad un tale stato di estraneità, dopo aver vissuto all’unisono per così tanto tempo come è capitato a loro…

 

Grazie a tutti

 

A presto^^

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Capitolo 19
*** Non lo so come sto... ***


Visto che la festa di Yoshiko ed Hikaru era del tutto informale, Sanae non si vestì in modo speciale.

Si mise un bel paio di jeans attillati e una maglia scura, con qualche brillantino sul petto.

A dire la verità, non aveva neanche una gran voglia di partecipare. L’umore era sotto i piedi: non aveva avuto nessuna notizia precisa riguardo al capitano e le cose tra Jun e Yayoi sembravano irrisolvibili.

Tutto intorno a lei si sgretolava: forse, però, proprio per quello, nonostante la tristezza, vedeva nella serata di festa, uno spiraglio di luce.

S’infilò le sue scarpe con il tacco e scese al piano di sotto.

Nella sala c’erano già molti amici della coppia e passò a salutare coloro che conosceva anche lei, fino a che non scorse la figura di Yoshiko.

“Sanae!”

“Ciao Yoshiko… grazie per la stanza… è bellissima…”

“Figurati! Ti presento le mie amiche Azuchi e Chie.”

“Piacere!”

“Piacere nostro…” replicò una delle due,” Yoshiko ci parla spesso di te!”

La festeggiata procurò un bicchiere di spumante a Sanae, così da appartarsi un momento con lei.

“Non sei riuscita a convincerla, vero?”

“No. Mi ha trattata con un certo distacco. Ci sono rimasta molto male.”

“Yayoi ha un carattere particolare. Si chiude facilmente nel suo mondo… e quando le hai detto di questa famosa persona?”

“Niente… aveva lo sguardo lontano. Jun ha tutto il diritto, mi ha ribadito…”

“Mi auguro per lui che non si presenti qui con una ragazza, altrimenti io…”

Sanae vide Jun entrare e si fermò di colpo.

Le si formò sul volto un’espressione di sasso.

Ma non era soltanto lei ad essere in quello stato.

Molti dei ragazzi, notandolo, si erano fatti increduli e silenti.

“Tsubasa!” esclamò Hikaru, raggiungendo Misugi e il capitano.

Jun sorrideva e Tsubasa sembrava un po’ imbarazzato.

“Era questa la persona…” disse Jun, timidamente; “volevo fosse una sorpresa e poi Tsubasa è qui in incognito. La stampa non lo deve sapere.”

Matsuyama salutò entrambi e Yoshiko li raggiunse in un baleno.

Ryo posò il bicchiere e corse dal suo amico.

“Tsubasa! Mi hai fatto preoccupare!” esclamò il difensore.

Il capitano si strofinò la testa, un po’ a disagio.

“Lo so, scusa… è che non potevo parlare più di tanto…”

“Ma come stai, dimmi!”

“Eh… domani mi faccio visitare da uno dei professori di Jun… non lo so come sto, Ryo. Non l’ho ancora capito.”

Da una parte c’era un brusìo costante; dall’altra un silenzio profondo.

Sanae era rimasta al suo posto, raggiunta dalle ragazze che aveva appena conosciuto.

“Ti senti bene?” chiese una.

“… sì, sì, sto bene, grazie.”

Appoggiò il bicchiere perché non aveva sete e avanzò fino a lui.

“Sanae…” sussurrò il capitano, vedendola.

Lei sorrise, ma dentro era triste. Ancora più triste di prima. E arrabbiata. Arrabbiata per non essere stata avvisata del suo arrivo.

Si formò un gruppo di ragazzi intorno a loro e tutti chiedevano e facevano festa al capitano, mentre lui cercava di sorridere e rispondere alle loro domande.

Dopo un po’ gli invitati presero posto ai tavoli assegnati e iniziarono a mangiare.

Yoshiko ed Hikaru si erano divisi, ognuno ad un tavolo con gli amici più cari, perciò Sanae non poteva che guardare all’altro capo della stanza ogni tanto, scrutando le espressioni divertite di Tsubasa, che pareva ignorarla come sempre.

Arrivati al dessert, alcune persone cominciarono a ballare, a girare fra i tavoli, così che Anego rimase sola, di fronte alla sua fetta di torta.

Le sembrava enorme.

“Allora? Come stai?” le chiese Tsubasa, sedendosi proprio lì accanto.

Lei lasciò cadere il cucchiaio e si scompose dalla sedia.

“Io?”

“Sì, Anego… proprio tu…”

“Sto bene. Tu piuttosto?”

Tsubasa si fece improvvisamente più serio: con lei non poteva certo dire sciocchezze.

“A Barcellona mi vogliono operare… operare al ginocchio. Qui invece dicono che non sono operabile. Un bel dilemma prendere una decisione…”

Lei scavò la fetta di torta.

“Sono stata molto in pensiero. Neanche una mail. Una telefonata. Come se noi di Nankatsu fossimo amici meno importanti…”

“Non volevo preoccuparti.”

“Mi sono preoccupata il doppio.”

“Non ne faccio una giusta...”

“Sei diventato egoista. La Spagna ti ha fatto diventare egoista.”

Lui si guardò intorno.

“Non è facile la vita in Europa. E poi non è facile prendere delle decisioni così importanti da solo… Uno mi dice A l’altro mi consiglia B… non sai cosa sto passando…”

“Tu non sai cosa passo io…” le rispose, alzandosi e allontanandosi.

“Sanae!” le gridò.

Ma lei andò dritta verso la hall.

Tsubasa le andò dietro. La vide mentre, con la faccia rossa e gli occhi lucidi, cercava nella pochette la scheda magnetica per entrare nella sua camera.

“Dai, Sanae… non prendertela.”

Lei scosse la testa.

“Non me la sto affatto prendendo.”

“Ah no?”

“No… è la tua impressione.”

“Senti, mi dispiace. Mi dispiace di essere passato per un egoista. Volevo solo che ne restassi fuori.”

“… come in tutte le cose. Il mio posto è sempre quello: fuori. Fuori, devo stare…”

“Che vuoi dire… non ti seguo…”

“Lascia stare… in bocca al lupo per la visita, domani.”

Sanae, finalmente recuperata la scheda, si diresse verso l’ascensore per salire nella sua stanza.

“Perché, tu non vieni?

Lei allora si fermò.

Si volse.

“Venire dove?”

Tsubasa sembrava leggermente a disagio, e prese a toccarsi la testa, come faceva sempre.

“Alla visita… pensavo che beh, se non hai altri impegni, potresti venire con me e Jun. Mi farebbe piacere…”

Lei sentì che stava per caderci un’altra volta. Si stava letteralmente sciogliendo.

Non aveva più voglia di lottare. Di sperare. Di cercare. Di capire.

“Certo che vengo… tanto non ho niente da fare. Ho preso un giorno di ferie” disse, da buona migliore amica.

Lui sorrise soddisfatto.

“Allora ti veniamo a prendere alle nove.”

“Alle nove. D’accordo”, replicò, mentre l’ascensore li separava un’altra volta.

--

Ciao a tutti^^

Ringrazio di cuore tutte le persone che leggono le mie ff e coloro che hanno recensito^^

Grazie mille anche a chi ha inserito una o più delle mie ff fra le preferite, seguite, da ricordare e a chi mi ha messo fra gli autori preferiti^^

Ligi: grazie per la rece^^ Hai analizzato benissimo lo stato emotivo di Yayoi: fa l’indifferente, ma dentro muore. Una “morte” lenta, inesorabile, calma… è molto triste. Talmente triste da non riuscire più ad esprimere per bene ciò che prova. In tutta questa situazione però, è vero, si sta anche “risvegliando”: accetta il cambiamento e prende coscienza del suo corpo. Ha una mentalità aperta e questo le permette di andare avanti, anche se, diciamocelo, felice non lo è di sicuro^^ Ed eccoci alla festa… alla fine doveva servire a far incontrare due persone (come sempre nelle mie ff), ma non Jun e Yayoi^^ Spero che ti abbia fatto piacere rivedere il capitano^^ Sanae è sempre Sanae: è troppo innamorata…^^

Benji79: grazie per aver recensito gli ultimi due cap^^  Il tuo dubbio era più che lecito e infatti… la persona “misteriosa” è proprio Tsubasa^^ Grazie per le parti che hai citato, specialmente quella frase legata a Sanae (che avevo messo apposta^^) perché volevo creare una specie di “atmosfera”… come se dovesse succederle qualcosa di speciale^^ Il primo confronto fra i due non è stato dei migliori, ma si rivedranno perciò speriamo che la prox volta vada meglio. Sono felice che la coppia Hikaru-Yoshiko ti piaccia^^ Non volendo inserire i pg di cui ho scritto nelle ff precedenti (sono stati troppo importanti per me, per “usarli” solo di passaggio), ho pensato di inserire loro 2^^ Riguardo alla scelta di Yayoi, da un certo punto di vista hai ragione: non dovrebbe rinunciare alla festa solo per Jun; gli amici restano. Ma credo che la sua decisione dipenda dal peso che sta avendo il cambiamento dentro di sé. Per poter riemergere deve tagliare i ponti con tutto, non definitivamente, ma almeno per un po’. Continuare a vedere le persone che le ricordano il passato, non l’aiuterebbe. Speriamo che nei prox cap le cose vadano meglio anche a lei^^

DolceBarbara: grazie per aver recensito^^ Sono felice che gli ultimi 2 cap ti siano piaciuti^^ Purtroppo Yayoi non è andata alla festa: aveva detto che non ci sarebbe andata ed ha mantenuto fede a questo suo proposito. E’ un peccato, perché avrebbe avuto un’occasione per parlare con Jun, ma allo stesso tempo, decidere di farla andare, non solo sarebbe stato negativo per la trama, ma da un pto di vista narrativo, secondo me, non avrebbe funzionato per niente… spero però che la delusione per questa cosa, sia stata compensata dall’entrata in scena di Tsubasa^^ Sanae è stata un po’ amara, rispetto al solito; d’altra parte ci spiega bene i suoi motivi. E’ stanca di essere sempre lasciata “fuori”. Alla fine, però, non resiste e quando Tsubasa, con la sua solita innocenza, le chiede di accompagnarlo alla visita, lei che fa? Ovviamente accetta^^

Sissi149: grazie per la rece^^ E’ un’analisi molto profonda del testo e mi ha fatto riflettere molto sulla questione del dentro e del fuori (che è una delle mie ossessioni narrative^^). Ho deciso di far dire a Yoshiko una frase così “forte” emotivamente, e cioè “non mi do pace” (che è un’esagerazione, ma si sa, a 18-20 anni queste frasi si dicono^^), proprio per sottolineare quello che evidenzi tu nella rece. Per gli altri, Jun e Yayoi insieme, sono perfetti, perfetti a tal punto che la loro rottura crea “malessere” in loro. Nessuno percepisce il disagio di Yayoi: lei l’ha dissimulato con grande abilità. Ma non puoi soffocarti per sempre; prima o poi hai bisogno di respirare… Stai interpretando perfettamente la sua psiche e infatti alla festa non va. E’, credo, la prima volta che riesco a rendere un pg femminile così “deciso”. Come puoi notare ho usato la festa per de-localizzare l’attenzione e mettere in primo piano Sanae e Tsubasa: è una scelta narrativa. A questo punto, forse, il lettore, si aspetta che succeda qualcosa tra Jun e Yayoi e invece… invece non succede un bel niente (Jun praticamente è un’ombra in questo cap). Andranno però alla visita, lui, Tsubasa e Sanae, e forse quella sarà l’occasione per fare due chiacchiere… almeno speriamo^^ A proposito… in questo cap hai la conferma che tutte le tue intuizioni su Tsubasa erano fondate^^

Reggina: grazie per aver recensito^^ Mi fa piacere che anche tu abbia sottolineato questo modo di procedere dall’esterno per parlare di Jun e Yayoi. E’ un momento di totale sospensione fra loro, da un lato è come se la storia si fosse interrotta, tant’è che qui si sviluppa un’altra vicenda, cioè la questione Sanae-Tsubasa. Il fatto che Yayoi abbia finito con lo spogliarsi completamente è senz’altro “anomalo” se pensiamo a lei. Diciamo che la cosa è avvenuta gradualmente e con molta naturalezza: non si sente in imbarazzo, perché con Yoko ormai ha instaurato un legame davvero speciale. Si fida di lei, anche se non le crede e lo stesso vale per Yoko. C’è una tale sintonia fra le due, che tutto può succedere senza creare scompiglio o disagio^^ Imparare a riconoscersi… bella quest’espressione: è proprio ciò che serve a Yayoi e Jun, perché al momento mi sembrano due perfetti estranei ( o quasi…)

Eldarion: grazie per la recensione^^ Hai ragione, gli artisti sono un po’ egoisti, specie nella fase creativa^^ In effetti in questa fase, se vogliamo, sia Yoko che Yayoi, pur avendo un bellissimo rapporto, sono egoiste e prendono l’una dall’altra ciò che serve. Non è qualcosa che fanno nascondendosi, anzi, lo fanno senza veli ed è per questo che il loro rapporto è così intenso. Stare a contatto con un’artista è qualcosa che arricchisce sempre: Yayoi, dopo questa esperienza, riuscirà forse ad accettarsi, ad accettare il suo corpo per quello che è, a prescindere dal fatto che possa essere bello o meno. Le tue speculazioni su Tsubasa, visto che somiglia negli atteggiamenti, ad una persona che hai conosciuto, sono molto interessanti^^ E finalmente eccolo, Tsubasa… Ci sono voluti 19 cap, ma alla fine è arrivato e come sempre, spiega le cose a suo modo. Però quando chiede a Sanae, come se niente fosse “Perché? Tu non vieni?” come a dire “ è ovvio che io voglio che tu ci sia”, è troppo carino… come fa Sanae a restare di pietra? Ha provato ad essere un po’ più distante, ma alla fine ha dovuto dire di sì. Chissà se avranno modo di parlare un po’ di più. Fai benissimo ad avere fiducia in Sanae, perché è un gran bel pg^^ Vediamo come si muoverà anche nei confronti di Jun, visto che sarà con lui e Tsubasa alla visita medica^^L’inserimento del capitano, ha messo in ombra Jun che in questo cap è come se non ci fosse. Volevo che questa festa portasse a degli effetti narrativi diversi e non troppo scontati. Spero di esserci riuscita in minima parte^^

Sanae78: grazie per aver recensito^^ Finalmente Yoko può lavorare su un soggetto e sembra ormai tornata in gran forma. Yayoi che si spoglia per un quadro è un gesto forte, fuori dal suo modo di agire, ma come ho avuto modo di spiegare sopra, mi è sembrato un passo naturale, un progredire gradualmente verso la consapevolezza del proprio corpo. Speriamo che serva quindi a qualcosa^^ Sarebbe senz’altro uno shock per Jun vederla in un quadro… al momento sono così lontani che un loro riavvicinamento sembra davvero impossibile…

Miki87: grazie per la rece^^ Quella frase ha colpito diversi lettori… all’inizio, appena ho buttato giù il cap, quella parte finale era ancora più estrema: alla domanda “chi è quella ragazza” di Eriko, Yayoi rispondeva “Nessuno”… nella fase di correzione, l’ho modificata perché mi sembrava una riposta eccessiva. Invece quella frase l’ho lasciata intatta e hai ragione a non saper come prendere quelle parole. Da un lato c’è il senso del cambiamento (che di per sé è positivo), dall’altro c’è una sorta di volontà di cancellare tutto il passato e questo è esasperante e in parte, illegittimo, ingiusto. Non credo nemmeno io sia la cosa migliore. Penso che in sostanza lo sappia anche lei; forse ha risposto in modo così categorico solo per auto-convincersi… Di sicuro starà pensando che Jun si è messo con un’altra e che le sue sensazioni sono vere. Fortunatamente, almeno noi, non sappiamo grandi cose su Jun, ma lo vediamo con Tsubasa. Spero che Sanae la chiami subito per dirglielo^^

 

Grazie a tutti^^

A presto

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Capitolo 20
*** Puoi fare di più ***


Il mattino seguente, verso le otto, Sanae si sentì chiamare.

“Ryo!” esclamò, aprendo la porta della sua stanza.

“Ciao… io vado di sotto a fare colazione e poi parto. Vieni con me?”

“Sì, scendo fra un minuto: devo prima chiamare Yayoi.”

“D’accordo. Ti aspetto di sotto.”

Sanae annuì e richiuse la porta.

Digitò il numero e si mise di fronte alla finestra: la vista non era delle migliori, ma a lei in quel momento non importava.

Yayoi scese alla fermata e cercò di individuare Eriko fra i gruppetti di studenti lì intorno.

Avvertì le vibrazioni del suo cellulare e distrattamente lo prese dalla borsa; aveva perso ogni speranza di essere chiamata da lui. In un certo senso si era messa il cuore in pace.

“Ciao Sanae” disse e intanto deglutì.

In quell’istante, il mondo di rumori intorno a lei si spense: diventò tutto immobile, silenzioso e grigio.

Il terrore di ricevere una brutta notizia le aveva gelato il sangue.

“Ciao. Quella persona era Tsubasa… è Tsubasa.”

Yayoi non rispose. Nella sua testa il nome del capitano si amplificò fino ad occuparle ogni cellula.

“Tsubasa…”

“Sì, Yayoi. Proprio Tsubasa.”

“Ah…” fece l’altra e cercò di nascondere il sollievo.

“Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere saperlo.”

“Sì... mi fa piacere sapere che tu abbia potuto vederlo. So che ti manca molto.”

Sanae scosse la testa: Yayoi voleva spostare l’angolatura della discussione e lei, onestamente, era a pezzi. Non aveva alcuna voglia di lottare, indagare. Decise di stare al gioco.

“Ma, non lo so neanch’io. Ormai non ci capisco più niente. Non riesco a capire che senso abbia avere a cuore una persona che non ti avverte nemmeno del suo rientro.”

“Posso immaginare, ma almeno avrai avuto modo di parlare con lui, no?”

“Più o meno. Alle nove mi viene a prendere; mi ha chiesto se lo accompagno alla visita: perché è tornato per quello… non per altro…”

Yayoi si allontanò un po’.

“Il fatto che ti voglia vicino è un buon segno, però…”

“Sì… devo fare la mia solita parte da crocerossina…”

“Dai Sanae, non metterla su questo piano!”

Anego non rispose.

“… quello che voglio dire è che forse è arrivato il momento: il tuo momento. Digli quello che provi e vada come vada.”

“Sì. Non mi resta che dirglielo in faccia. Se avrò una possibilità, lo farò. Sai, ci sarà anche Jun, ovviamente.”

“Sì, capisco. Vedrai che troverà una scusa per lasciarvi un po’ da soli. Lo conosco bene…”

“Yayoi, vuoi che gli dica qualcosa?”

“No, ti prego. Non parlare di me. A meno che…”

“A meno che?”

“Non sia lui a chiederti qualcosa…”

Sanae sorrise.

“Ok. Ti chiamo stasera.”

“Ti chiamo io… non preoccuparti. Ti abbraccio.”

“Anch’io.”

Sanae ripose il cellulare nella sua borsa e lasciò la stanza.

Passando davanti alla camera di Yoshiko, fece scivolare da sotto la porta un biglietto. Aveva scritto due righe per ringraziarla, dicendole che l’avrebbe chiamata una volta rientrata a casa.

Raggiunse Ryo, che aveva scelto un tavolo e si era riempito il piatto di cibo.

Sembrava intontito e un po’ triste.

Lei si sedette e lo guardò con dolcezza: senza doverglielo chiedere, lui le aveva già preso una tazza di tè verde.

“Avanti, dimmi…”

Ryo ingoiò il boccone e la fissò quasi sbalordito.

“Dirti cosa?”

“Non devi chiedermi niente?”

Lui si strofinò la bocca sul tovagliolo.

“Beh… pensavo che Yukari sarebbe venuta con te.”

“Avrebbe voluto, ma è molto impegnata. Parla sempre di te, comunque…”

Lui tossì imbarazzato.

“Ma dai, davvero?”

“Sì, Ryo. Solo che a voi ragazzi bisogna spiegare ogni singola cosa: devo farti un disegnino?”

“Un disegnino di che?”

“Devi cercare di essere più presente, devi chiamarla, farti vivo!”

“… sono impegnato con la squadra, lo sai… e poi, ogni volta che la chiamo è sempre così irascibile!”

“Non hai tutti i torti… è nervosa. Ha sempre un sacco da studiare e con il tirocinio praticamente non ha più un momento libero. E poi ti vede distante…”

“Come se lei non lo fosse!”

“Ryo, ascoltami. Ascolta me: mi prometti che la chiamerai e la inviterai presto?”

Lui ingoiò un altro boccone.

“Invitarla? Un momento, un momento… invitarla è una parola grossa! Invitarla dove?”

“Non lo so, al ristorante, al parco! A fare un giro!”

“… a fare un giro…”

“Un po’ di fantasia! Un po’ di spirito d’iniziativa, su!” esclamò lei, a mezza voce.

Ryo si abbandonò alla sedia, un po’ avvilito.

“Ci proverò…”

“Bravo!”

Sanae si alzò e andò a scegliersi qualcosa da mangiare. Se ne tornò con il piatto quasi vuoto.

“Non hai fame?”

“Non molta.”

“C’è qualcosa che non va? Non sei felice di aver visto Tsubasa?”

“Sì, certo. E’ solo che tra poco ripartirà. Siamo sempre al solito punto… che non è neanche un punto.”

Ryo continuava a mangiare e ad ascoltare. Le parole avevano un certo impatto su di lui: gli altri non si rendevano conto di quanto le assimilasse profondamente.

“Ti viene a prendere alle nove, vero?”

“E tu come fai a saperlo?”

“Me l’ha detto lui. Era molto dispiaciuto ieri sera per quello che vi siete detti.”

“Non ci siamo detti molto.”

“Appunto.”

“Appunto lo dico io, se permetti!” esclamò lei, quasi offesa.

“Tsubasa fondamentalmente è un timido.”

“E quindi?”

“E quindi ci vuole pazienza con uno come lui.”

“Ti sembra che non ne abbia avuta a sufficienza?”

Il difensore sorrise.

“Puoi fare di meglio.”

Lei riversò gli occhi sul piatto e spezzò una fetta di pane nero.

“Sanae…” sussurrò, avvicinandosi.

“Tu puoi fare di meglio… io lo so.”

Continuarono a fare colazione e dopo un momento di silenzio e di attesa, cambiarono completamente argomento: nel loro modo unico, si erano detti tutto e non c’era altro da aggiungere.

 

Sanae accompagnò Ryo alla macchina e lo guardò partire, poi si mise accanto all’entrata ed aspettò che arrivassero Tsubasa e Jun.

Riconobbe l’auto e si avvicinò.

“Ciao!” esclamò il capitano, come se niente fosse.

“Ciao…” rispose lei, prendendo posto dietro.

Durante il tragitto parlarono della festa per il fidanzamento di Matsuyama e Yoshiko e di argomenti senza importanza.

La tensione dentro la macchina era alle stelle: Tsubasa aveva paura di subire l’ennesima visita e di ricevere cattive notizie; allo stesso tempo si sentiva inquieto nei confronti di Sanae. L’aveva trovata triste, avvilita, come in attesa di qualcosa che lui non poteva darle.

Lei, dal canto suo, temeva che le cose per Tsubasa si mettessero male per via del suo ginocchio. Nonostante stesse soffrendo, non riusciva a non preoccuparsi di lui come atleta. Sapeva quanto il calcio fosse importante: tutta la sua vita era incentrata sul pallone. Un infortunio grave, in un momento così delicato per la sua carriera, era un problema non indifferente. Cercava qualcosa da dire per sostenerlo, per poterlo aiutare, come quando alle medie lo incitava o si prendeva cura di lui, ma quei momenti le sembravano lontanissimi. Adesso era tutto più reale, più concreto e ogni gesto, ogni decisione determinava il passo successivo. Questo lei lo sentiva.

Jun guidava e cercava di non esternare la sua preoccupazione. Era a due passi da Sanae e doveva provare a parlarle, a chiederle di Yayoi, anche se non sapeva bene come introdurre l’argomento.

Arrivati in clinica, si diressero velocemente verso lo studio del professor Haruki e Tsubasa entrò senza voltarsi indietro.

Nel lungo corridoio del reparto, il bianco e l’azzurro fumo, disegnavano i contorni di ogni cosa.

Le distanze erano esaltate proprio dall’esplosione delle tonalità candide e la luce che proveniva dalle finestre si rifrangeva sulle superfici intatte dei pavimenti e delle pareti.

Sanae si era rivolta verso il paesaggio esterno, mentre Jun guardava la porta dello studio che aveva ingoiato l’amico.

“…come stai, Sanae?”

Lei si girò un secondo.

“Bene. E tu?”

“Bene… bene direi.”

Ricaddero nel silenzio; ognuno aveva il suo segreto, il suo fragile muro da spaccare e non trovava la via.

Jun attese ancora e poi si volse a fissare la finestra insieme a Sanae.

“Hai sentito Yayoi?”

“Sì, la sento spesso.”

“Sta bene?”

“Più o meno… cerca di riempire le sue giornate. Passa il tempo in biblioteca e sta aiutando la sua matrigna, anche se non mi ha detto con precisione a fare cosa…”

“Riempire le giornate?”

“Sì. Cerca di occupare il tempo: altrimenti starebbe chiusa in camera, ogni giorno, ad aspettare una telefonata che non arriva mai.”

Sanae lo disse senza intonazione. Non c’era malizia. Non c’era ironia.

Era solo una ragazza che vede cosa succede ad una sua amica. Niente di più. Niente di meno.

“Mi ha detto che non mi ama. Che non mi ama più. E’ stata chiara. Inflessibile.”

“Ma tu non hai neanche provato a capire. La lasci andare a se stessa, come se ti fosse indifferente.”

“Non mi è indifferente e lo sai bene.”

“Io non lo so. E credo che non lo sappia neanche lei.”

Jun la guardò intensamente: provò a cercare un minimo di compassione e comprensione, ma non trovò né l’una né l’altra.

“Ho provato… provo a pensare a qualcosa, ma mi sento paralizzato… paralizzato dentro.”

“… ti ha abituato troppo bene. Hai sempre avuto tutto da lei, senza dover chiedere. E adesso non sai come comportarti… beh, cerca di fare in fretta: lei sta diventando bellissima. Di ragazzi come te, il mondo è pieno.”

Lui si sentì soffocare dentro.

“Mi fai sentire colpevole.”

“Mi spiace” rispose lei, senza guardarlo ”sono diventata così. Guardo le cose e non mi ci nascondo. Non voglio nascondermi più, Jun… adesso quel tempo è finito.”

“… Yayoi è sempre stata bellissima. Non ha bisogno di diventarlo ancora di più.”

“Pensa quello che vuoi, Jun. Vedi di non girare intorno alle cose… se non le afferri, è ovvio che le perderai.”

Lui si allontanò di un passo.

Un passo che sembrò infinito. Verso l’interno del corridoio.

Ebbe la sensazione di essere risucchiato dalla sua stessa vita. Provò ad immaginare il volto di Aoba, i suoi capelli, gli occhi luminosi. Il corpo.

In bilico, tra indietreggiare ancora un po’ o restare fermo, decise di non muoversi.

--

Ciao a Tutti^^

 

Ringrazio di cuore le persone che leggono le mie ff e coloro che hanno recensito^^

Benji79: grazie per la recensione^^ Anch’io direi che la parola giusta (e che stiamo usando già da un po’ per questa ff) è “amaro”; è amaro il comportamento e lo stato d’animo di Sanae, è amara la situazione in generale. Tsubasa riesce sempre a rendere le cose talmente innocenti che, alla fine, un po’ di luce s’intravede. Lui voleva “solo” non far preoccupare i suoi amici, invece li ha fatti preoccupare il doppio. Se ne rende conto soltanto quando si confronta con Sanae. Spero abbia capito. Anche in questo cap Sanae è inflessibile: invece di “consolare” Jun, lo lascia solo con i suoi dubbi e le sue perplessità. E’ innamorata del capitano, ok: ma è anche cresciuta e, come ci dice lei stessa, non ha più voglia di nascondersi… chissà se Jun si deciderà a muoversi…

Ligi: grazie per aver recensito^^ Sono felice che l’entrata in scena di Tsubasa ti sia piaciuta^^ Dalla telefonata tra Sanae e Yayoi in questo cap, percepiamo la voglia di Anego di “liberarsi” da questa situazione. “O la va o la spacca” diciamo noi dalle nostre parti: basta aspettare, basta nascondersi. Penso quindi che, se solo ne avrà l’opportunità, parlerà con il capitano… credo che tutto dipenderà dall’esito della visita e dall’umore di Tsubasa… stiamo a vedere^^Per quanto riguarda Jun e Yayoi, non so spiegarti oggettivamente come mai abbia deciso di procedere in questo modo: per quanto con ogni ff cerchi di utilizzare certi elementi narrativi, la prima fase, cioè “l’idea” della trama, è per me, qualcosa di totalmente irrazionale: la storia mi spunta da dentro, come un fungo dalla terra^^ Vedo le scene secondo un certo ordine e continuo a rivederle (alle volte per giorni interi, sempre le stesse) fino a che non butto giù i cap, come se l’idea, pazientemente, aspettasse i miei tempi^^ Credo che l’evoluzione di Yayoi avesse bisogno di un distacco totale da Jun. E a quanto pare, visto l’immobilismo del nostro protagonista, le cose stanno andando proprio in quella direzione…

Sissi149: grazie per la recensione^^ Tsubasa ha “toppato” di brutto e se ne rende conto. Vive nel suo mondo, e, un po’ come un artista, mette sempre se stesso al centro. D’altra parte tutti lo assecondano, quindi non credo sia solo colpa sua. Sanae ha modo di parlare con Jun e non risparmia niente: è decisa ad andare fino in fondo… è matura, disillusa, realista. Mentre con Ryo, riesce a mantenere un tono dolce e protettivo, con Jun è quasi “spietata”. A questo punto mi domando come sarà con Tsubasa: al telefono con Yayoi (che dimostra ancora una volta di non essere disposta a fare passi indietro), ammette di essere consapevole del suo ruolo, cioè la crocerossina di turno…

Eldarion: grazie per la recensione^^ In questo cap, trovi alcune risposte alle tue domande^^ Sanae parla con Jun ed è abbastanza diretta con lui: cerca di fargli vedere le cose per quello che sono e gli dice chiaramente che forse è stato abituato troppo bene… nonostante la sua malattia, ha avuto sempre a disposizione l’amore, come se fosse quasi una cosa dovuta. E’ ora di cambiare^^ Tsubasa ha sbagliato e, attraverso Ryo, capiamo quanto ci sia rimasto male. Penso che il suo atteggiamento sia dovuto, in parte al fatto che la sua professione lo porti per natura a concentrarsi molto su se stesso, in parte per una inconsapevolezza di fondo. Essendo il protagonista del manga, per me, resta sempre un pg molto molto positivo: è semplicemente un po’ ingenuo in certe situazioni^^ E Sanae, che lo conosce bene, lo sa, lo capisce. E’ per questo che nonostante la tristezza, decide di andare con lui e Jun alla visita. Inoltre come dici tu, il capitano, in certe cose è molto timido, quindi anche questo è un ostacolo non da poco^^ Sanae è arrivata al capolinea: se ne avrà la possibilità, andrà fino in fondo e chiarirà se si tratta di amicizia o amore fra loro. Non può stare sempre in bilico, in attesa che succeda qualcosa. Sta prendendo la vita come viene, ma anche attraverso l’atteggiamento e le parole di Yayoi, capisce che è arrivato il momento di agire.^^ Sono felice che la storia ti stia piacendo^^

DolceBarbara: grazie per aver recensito^^ Anche secondo me alla fine, Sanae ha fatto bene ad accettare di accompagnare Tsubasa alla visita. Si percepisce quanto sia cambiata e cresciuta; riflette sul passato e vede come sia diverso il presente: ogni minima scelta, ogni singola parola hanno un peso diverso, un impatto sulla vita propria e degli altri, incredibile. Ne prende atto e, con coraggio, va avanti. Vuole sfruttare questa possibilità per chiarirsi, così da sapere di che morte dovrà morire… è ammirevole. Ovviamente questi atteggiamenti così “attivi” di alcuni pg (le donne di questa ff^^) sono compensati dalle reazioni piuttosto passive di altri… speriamo che sia Tsubasa che Jun si sveglino…

Reggina: grazie per la rece^^ Mi è sempre di grande aiuto avere una specie di “sotto-storia” a quella principale, per creare più ricchezza nella trama e per variare le varie tensioni narrative che si creano a mano a mano che le vicende si sviluppano. Questa ff è stata concepita per “esaurirsi in se stessa”, nel senso che l’evoluzione dei fatti porta ad una fine, senza lasciare degli eventi sospesi, quindi al momento non c’è nella mia testa un seguito. Chissà, magari in un futuro questi pg torneranno a trovarmi: è già successo e quindi non me ne stupirei, ma al momento, considero le loro vicende chiuse^^ Riguardo alle tue considerazioni sul cap, è proprio vero, Tsubasa si comporta come se non vedesse (ma in realtà lo vede eccome – lo scopriamo fra poco^^) il cambiamento di Sanae e per quello gli piace chiamarla Anego. Non è un caso che usi questo soprannome: è un suo modo per non crescere, per non dimenticare e staccarsi dal passato. In parte è un atteggiamento “tenero”, se vogliamo^^ Yayoi è molto più determinata di Sanae, anche perchè lei almeno un’idea su Jun se l’è fatta (si è convinta di non essere amata), mentre Sanae vive in un continuo dilemma: che tipo di rapporto c’è fra lei e Tusbasa? E’ ora di arrivare ad una risposta^^

Sanae78:grazie per aver recensito^^ Mi fa piacere che la sotto-storia si stia sviluppando bene, dal tuo punto di vista. In questa ff, che è più breve e anche più semplice per molti aspetti, rispetto ad altre cose che ho scritto, non ho dato uno sviluppo dilatato a questi pg secondari; ho preferito concentrare l’evoluzione delle loro vicende in uno spazio più delimitato, ma spero che piaccia comunque^^ Tsubasa e Sanae sono sempre presenti nelle mie ff, in un modo o nell’altro, e non volevo “riutilizzarli” in maniera troppo scontata. In questo cap, abbiamo vari confronti, fra cui la comparsa del mitico Ryo, un pg che fa sempre respirare la narrazione e a cui sono molto affezionata^^

Giulyf87: grazie per la rece^^ Non preoccuparti e non scusarti^^ Sono felice che tu stia seguendo la ff e mi ha fatto piacere avere il tuo parere riguardo all’entrata in scena di Tsubasa^^ Anche in questo cap e nel prox avremo a che fare con lui e Sanae… speriamo bene^^

Miki87: grazie per la recensione^^ Hai perfettamente ragione, nel senso che con la tua recensione, non solo hai avuto un’intuizione riguardo al comportamento di Yayoi (e ne hai conferma in questo cap), ma anche nell’analisi di Sanae e Tsubasa, hai percepito come stanno le cose. Il capitano ha come priorità il calcio. Il suo sogno viene prima di tutto il resto e Sanae lo sa. Solo che finalmente si rende conto che non può star ferma ad aspettare per tutta la vita: è arriva al punto limite. Se Tsubasa la considera solo un’amica, è bene che lo sappia e non importa se dovrà soffrire:vuole andare fino in fondo. E’ un atteggiamento coraggioso e spero tanto che non debba aspettare più. E’ ora che anche lei cominci a vivere davvero^^

Marychan82: grazie per aver recensito entrambi gli ultimi cap. “Spogliarsi” è forse quello a cui tengo di più in questa ff: sono felice che tu l’abbia commentato e ti ringrazio per le tue parole. Attraverso quel frammento Yayoi vive la sua “metamorfosi”: il bruco diventa farfalla, il brutto anatroccolo diventa cenerentola, la razionalità e l’astratto diventano carne, corpo, tempera. E hai detto bene tu: forse non si tratta neanche di un cambiamento, bensì del “formarsi” di Yayoi, come se fino ad ora non fosse che un germoglio che deve ancora capire come essere fiore^^ Grazie anche per quello che scrivi sul cap 19 (incluso il titolo^^). Penso e ripenso alle tue parole e mi rendo conto quanto siano vere le tue riflessioni: Tsubasa è “l’unico” pg che non cambia, che resta fermo nelle mie ff, perché ho bisogno che rimanga sempre uguale all’immagine che maggiormente di lui mi resta dentro. Che dire di Jun? Sebbene abbia dato pochissimi elementi su di lui, tu ne hai colto l’essenza: è un buco nero, informe, impalpabile, un pg amaro, immobile e mi ha colpito il fatto che ti sia venuto in mente il Dickens più maturo, quello che ormai non aveva più illusioni (forse nemmeno più storie…).  Anche Jun preme per diventare corpo, solo che a differenza di Yayoi, non ha ancora capito quale svolta prendere. La trama si è annientata e i pg principali sono impercettibili: proprio come l’attimo in cui il tulipano si schiude, il pulcino ha rotto l’uovo, il fungo è spuntato dalla terra… solo la consistenza del corpo resta. Ed è quella che detta il procedere della storia…

Grazie a tutti^^

A presto^^

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Capitolo 21
*** Io parto, tu resti. ***


Quando Tsubasa uscì, aveva il volto disteso. Vide Jun ad aspettarlo e sorrise.

“Ma Sanae?”

“E’ di sotto, in giardino… non ce la faceva più ad aspettare. Com’è andata?”

“Mi ha ripetuto la sua tesi. Il ginocchio è inoperabile. O meglio… l’operazione è inutile. Ci vuole solo una lunga cura e tanta riabilitazione. Ha già parlato con il medico della società e decideranno insieme come procedere.”

“Te l’avevo detto: il mio professore è un talento. Vedrai che è la scelta migliore.”

“Lo spero. Comunque ti confesso che già il solo pensiero di non dover subire un intervento, mi fa stare meglio.”

“Immagino. Anzi… lo so: lo so bene.”

Il volto di Jun fu attraversato da una smorfia di dolore, ma cercò di non pensare al passato e recuperò un po’ di lucidità.

Camminarono insieme fino al giardino e Tsubasa spiegò nuovamente a Sanae l’esito della visita.

“Sono molto felice per te, Tsubasa” rispose lei.

Era fredda, però. Glaciale. C’era qualcosa di distaccato, d’insapore, nel suo tono di voce, nello sguardo.

Tsubasa se ne accorse subito.

“Cosa facciamo, ragazzi?” chiese Jun, per smorzare la tensione.

“Io devo tornare a Nankatsu. Potresti accompagnarmi in stazione?”

Jun guardò lei, poi il capitano.

“Di già?” chiese quest’ultimo, smarrito.

“… sì…”

“Che peccato. Io ho il volo stasera. Non puoi prendere un treno nel pomeriggio?” chiese Tsubasa.

“No. Non posso.”

Sanae si volse andando verso la macchina e i due ragazzi, dopo essersi scambiati uno sguardo perplesso, la seguirono.

Dopo un po’ arrivarono in stazione.

Sanae fece il biglietto e andò al suo binario, mentre Jun e Tsubasa continuavano a starle dietro.

Lei avanzò un po’ e si fermò.

“Scusate, devo fare una telefonata…” disse Jun, cercando una scusa per allontanarsi.

Tsubasa si avvicinò a Sanae e fissò il binario.

“… che sensazione strana…” sussurrò, con un sorriso a metà sul volto.

Lei lo guardò con la coda dell’occhio.

“In che senso?”

“Non ti ho mai vista partire. Di solito sono io che parto. Io parto e tu resti. Invece adesso sei tu che parti ed io che resto…”

“Ma tu non resti, Tsubasa… hai il volo stasera.”

“Lo so, ma è come se restassi… adesso sono qui. Sono qui. E tu invece te ne vai.”

“Una o due ore in più, non cambiano la sostanza delle cose.”

“E’ vero.”

“Infatti…”

Lei strinse la sua borsa un po’ di più. Sapeva che era quello il momento, ma c’era qualcosa dentro di lei che le rodeva, una rabbia, una rabbia segreta e pungente che le impediva di dire la verità.

“Mi sono comportato male, me ne rendo conto.”

Lei non rispose. Non le bastava certo una frase del genere.

Lui si guardò intorno e si avvicinò un po’.

“Sei proprio arrabbiata, eh?”

“Non sono affatto arrabbiata.”

“Ah no?”

“No.”

“A me sembri nera...”

“Non sono nera. Sono solo innamorata.”

Si odiò per averlo detto. La voce automatica annunciava il treno e lei si odiava.

“Sei bellissima. Solo che te ne vai.”

“Non sono affatto bellissima.”

“Ah no?”

“No.”

“Allora sarò io che ti vedo così…”

“E perché mai dovresti?”

“Perché sono innamorato.”

La gente si raggruppò quasi travolgendoli.

Lei rimase un secondo immobile e poi, sentendo le persone che la chiudevano intorno per posizionarsi di fronte all’apertura del vagone, lasciò la presa della borsa che cadde sui suoi piedi.

Per un pelo non cadde anche lei.

Tsubasa la tenne su, sorreggendola per un braccio.

“Attenta…”

Si scansò per fare in modo che lui la lasciasse. Non voleva essere toccata da uno che era innamorato di lei, ma che se ne stava andando.

“Ti odio…”

“Anch’io...”

“Guarisci presto…”

Inghiottita dalla fila di viaggiatori, ebbe la netta sensazione che sarebbe svenuta se non avesse raggiunto l’interno del treno in pochi minuti.

“E tu resta sempre innamorata di me, perché io me ne vado, ma appena posso, torno.”

Si girò una volta ancora per vederlo.

Era lì, immobile, con il suo solito sorriso e gli occhi che parlavano.

Anche se non c’era altro da dire.

--

Ciao a tutti^^

Grazie alle persone che leggono le mie ff e grazie mille a chi ha recensito^^

Sanae78: grazie per la rece^^ Ed eccoci finalmente… è stata una dichiarazione un po’ “particolare”, ma c’è stata e, soprattutto da entrambi^^ Tsubasa, ricorda un po’ quel che dice in “Prospettive”, perché chiede a Sanae di aspettarla, ma questa volta lei lo sente. Chissà se torneranno ancora questi due pg prima della fine della ff… riguardo a Ryo, sono felice che la sua apparizione e il dialogo con Sanae ti siano piaciuti: mi è sembrato il pg ideale per affidargli il ruolo di “portavoce” e poi riesce sempre a portare un po’ di leggerezza, senza scadere nel banale (almeno a mio parere^^)

Eldarion: grazie per aver recensito^^ Grazie per aver parlato di Ryo e per l’analisi del comportamento di Sanae. Anche secondo me, in questa ff, pur non avendo una parte molto ampia, è riuscita a dare il suo apporto e penso che la sua maturità sia l’elemento che la caratterizza di più, rispetto alle altre mie ff in cui è presente. Volevo renderla un po’ meno “sognante” rispetto a Prospettive e anche più diretta: spero di esserci riuscita, almeno in parte^^ Jun è ancora in una fase di totale “paralisi” e, si può effettivamente valutare in modo negativo il suo atteggiamento. Sembra non riesca a trovare la motivazione “necessaria” per poter andare da Yayoi e affrontare la questione apertamente. Ad ogni modo non credo che possa andare avanti così per molto: qualcosa deve succedere^^ Riguardo a Tsubasa, penso che dall’atteggiamento e dalle parole di questo cap, si possano comprendere molte cose (forse non tutto, ma… tempo al tempo^^). E’ innamorato di Sanae, anche se continua a “tenere” una certa distanza. Forse perché sa di non poterla portare con sé, o non crede nei rapporti quando c’è di mezzo la lontananza… chissà. Comunque, anche se in un modo un po’ strano, tutti e due si sono dichiarati. A loro è andata bene^^Mi piaceva molto creare una situazione al contrario, cioè vedere Tsubasa che resta (anche se è solo un’illusione) e Sanae che parte… poi qui ritorna la stazione, il treno, la folla… tutto il mio piccolo “mondo” narrativo^^ Ah prima che mi dimentichi! Non so dirti esattamente perché non abbia dedicato spazio alla descrizione fisica di Sanae: in questa ff, il corpo è “il mondo” di Yayoi. Inoltre io non amo molto descrivere… non descrivo mai niente^^ Se andiamo a guardare di fino, penso di non aver mai descritto fisicamente qualche mio pg. Magari ho tratteggiato qualche particolare, ma senza caricare troppo. Credo che dipenda molto dal mio bisogno di essere sintetica (cioè, scrivere il meno possibile – che può sembrare un paradosso, ma non lo è^^) e dai miei gusti come lettore^^

Ligi: grazie per aver recensito^^ Grazie per aver apprezzato Sanae^^ Diciamo che anche qui, pur avendo un momento di dubbio, riesce a “cogliere l’attimo” (se aspettiamo Tsubasa, facciam notte^^). Lo dice, quasi sottovoce, che è innamorata e viene premiata! Tsubasa ricambia e le chiede di aspettarla. Alla fine, non riesco proprio a “scoppiare” questa coppia: per me sono speciali insieme^^ Come ho detto sopra, ho creato un “addio” al contrario, anche se è fittizio e mi piaceva l’idea che quasi non avessero tempo e modo di sigillare questo momento con un bacio… (non odiatemi^^). Beh hai proprio ragione… gli uomini in questa ff sono stati colpiti da un virus… però qualcosa nell’aria si sta muovendo e il capitano non è rimasto imbambolato^^ Chissà se anche Jun riuscirà a sbloccarsi…

Sissi149: grazie per la rece e per l’analisi concettuale che hai fatto riguardo a Jun, partendo da una frase, quella frase. Sai, io sono una che scrive, cerca di scrivere il meno che può, perciò le mie parole sono proprio essenziali e mi fa piacere che, in un cap in cui il focus principale era su altro (Sanae/Tsubasa), tu sia riuscita a cogliere quanto importante fosse quell’ultima riga legata a Jun. L’abbiamo visto così poco, eppure, siamo in grado di delinearne i comportamenti molto chiaramente: o indietreggia o resta immobile. Restare fermi è sempre peggio che andare indietro, sono d’accordo (e la narrativa del novecento ce lo ribadisce ogni volta che può^^). Essere immobili è un po’ come non esser capaci di vivere, perciò crea ansia, aspettativa, inquietudine e dilata il tempo e lo spazio. E’ questo che sta succedendo a Jun. Però, è anche vero, che forse per lui questo immobilismo è solo una lunga fase di passaggio, un tunnel mentale da attraversare, per poi riprendere a camminare. Jun è uno dei pg di cui ho amato di più scrivere: tenerlo sempre nell’ombra, concentrare quello che volevo far passare di lui in pochi passaggi, è stato “importante” per me, per il mio modo di relazionarmi con la scrittura. Adoro gli inetti (ovviamente in narrativa^^) quindi parlare di lui è stato bello quanto scrivere di Yayoi, per me. Logicamente ci sono delle esigenze di trama che ad un certo punto ti chiedono di fare qualcosa e di far fare qualcosa ai tuoi pg. Vediamo che tipo di reazione ci sarà per Jun…

Benji79: grazie per aver recensito^^ Hai detto bene: spesso le proprie paure, l’orgoglio, la non comunicazione, portano ad esasperare le situazioni. Le ingigantiscono, le deformano e complicano anche le cose più semplici. Sanae è riuscita a restare ferma nelle sue posizioni e per una volta, è andata fino in fondo: sembrava che non potesse dire al capitano che l’ama, invece… invece gliel’ha detto^^ E anche se si sono separati di nuovo, si sono chiariti e possono affrontare il domani con una consapevolezza dell’altro, maggiore. Questo cap è proprio di “respiro”.  Ora dobbiamo tornare da Yayoi…

DolceBarbara: grazie per la rece^^ Spero che questo cap ti piaccia^^ Finalmente qualcosa si sblocca e Sanae non tradisce se stessa: aveva detto che non voleva più nascondersi e, nonostante un po’ d’esitazione, si dichiara. E’ andata bene^^ Anche se purtroppo non si sono neanche baciati… che peccato^^ I baci alla stazione sono un gran problema in narrativa: con niente rischi di scrivere qualcosa di patetico. Ho aggirato l’ostacolo… Spero che si rivedranno prima della fine della ff^^ Riguardo a Jun, sarebbe bellissimo se adesso andasse da Yayoi e le dicesse che l’ama e che è bellissima… stiamo a vedere come si muoverà^^

Miki87: grazie per aver recensito^^ Sono d’accordo con te: spesso sono le donne a “buttarsi nel vuoto”. Ricordo un bel film americano (in alcuni passaggi un po’ patetico, ma in sostanza bello) dal titolo”fiori d’acciaio”: una donna, che assiste alla morte della figlia, mentre il genero, il marito e gli altri suoi figli maschi escono dalla camera d’ospedale, medita con le amiche e dice qualcosa tipo…”loro dovrebbero essere d’acciaio, invece no, se ne sono andati. Io… io invece ero lì, a tenerle la mano…”. Le donne hanno un rapporto con il dolore molto più intenso, perciò hanno sempre meno paura di buttarsi, anche se in apparenza, può sembrare il contrario^^ Bella e vera la tua considerazione sulla crocerossina: nel manga le femmine sono in posizione di “sottomissione” e non se ne lagnano affatto. La cultura giapponese ha, in essere, questa separazione dei ruoli, perciò è “normale” che il Taka le dipinga così. Non è un elemento discriminante, anzi, è realistico e i due sessi, nella consapevolezza dei loro ruoli, convivono in armonia (l’armonia è alla base della loro vita^^). Per quel che posso dire, in questa ff, volevo rendere i pg femminili un po’ più consapevoli di loro stessi come individui, oltre che dare spazio ai loro pensieri. Sanae è un po’ esasperata dalla situazione, che, come spieghi tu, ha contribuito a creare lei stessa: se solo avesse avuto più forza prima, si sarebbe fatta meno paranoie, ma… a volte anche le cose più semplici diventano difficili! Complichiamo sempre tutto noi^^ Per quanto riguarda Jun, spero proprio che segua il tuo suggerimento: è ora che si muova, davvero^^

Marychan82: grazie per aver recensito^^ no, non conosco quella canzone, ma penso che le parole di De Andrè siano molto intense. Mi ha colpito il frammento che hai trascritto… Jun è proprio come hai spiegato tu: è la paura, è il lasciarsi guardar vivere. Forse si è talmente abituato alla malattia che non ci si ritrova nel corpo di un sano. L’ha detto lui stesso, tempo fa, che il cambiamento da malato a sano è stato per lui, paradossalmente, “allucinante”. E’ difficile spiegare certi meccanismi che avvengono dentro le persone. A volte le cose più impensabili e remote, quelle più assurde, bloccano il comportamento. So che è difficile potersi mettere nell’ordine d’idee di “capire” questo personaggio (tu ci riesci^^), eppure, nonostante io stessa non approvi il suo atteggiamento (e da un certo punto di vista io stia “dalla parte di Yayoi”), nutro per Jun una sorta di comprensione profonda…

Grazie a tutti^^

A presto

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Capitolo 22
*** Non si scappa dal dolore, ricordatelo. ***


Yoko non la smetteva di ridere e fare battute, mentre il signor Aoba teneva a braccetto Yayoi e faceva finta di sedurla, come un ragazzo.

La giovane aveva le lacrime agli occhi, perché novembre era arrivato in un lampo e aveva fatto gelare ogni foglia, ogni grumo d’asfalto.

La strada risplendeva: da un momento all’altro le condizioni atmosferiche potevano precipitare e una nevicata improvvisa inondare la metropoli.

Tokyo era un involucro di luci e di rumori; anche se era un giorno feriale, a quell’ora, i bar e i ristoranti di Ginza richiamavano clienti ed attiravano i passanti per godere dei segreti della notte.

Giunti di fronte al locale, Yoko si avvicinò a Yayoi e la strinse a sé come per coccolarla e sedurla a sua volta. Il padre della ragazza le guardava e vedeva che fra loro si era creato un legame destinato a durare per sempre. Non era amicizia, non era amore. Era una complicità irrazionale: qualcosa che si era sviluppato lentamente ma con una costanza perversa e che, attraverso l’arte, si era dilatata nei loro cuori e nei loro corpi.

Abbagliato da tanta bellezza e da una tale intensità, rimase in silenzio più del dovuto.

“Allora Aoba? Non apri neanche la porta?” chiese la sua compagna, canzonandolo.

Lui di colpo, impacciato e quasi stralunato, fece un passo in avanti e spinse il portone pesante per far entrare le sue donne.

Il ristorante era al completo e la musica di sottofondo creava una risonanza strana, impastandosi con il brusìo dei discorsi dei tanti clienti.

Lasciarono i cappotti alla hostess.

“Jun! Ma quella non è Aoba?” chiese un giovane calciatore dell’F.C. Tokyo.

Il ragazzo, seduto di fronte, seguì le indicazioni del compagno e la vide.

Yayoi si era appena girata verso la sala interna: il suo vestito nero, a vita alta, esaltava la scollatura sul petto e le calze scure definivano la linea perfetta delle cosce. I lunghi capelli, raccolti da una parte, erano fermati da una piccola spilla colorata e splendente.

Sorrideva e il rosso delle labbra si concludeva all’angolo superiore, in un punto che diventava bianco, per via dell’esposizione alla luce artificiale.

“E’ favolosa…” sussurrò un altro compagno, alimentando la delusione nello sguardo della ragazza che gli era accanto.

Il signor Aoba aveva aiutato le due donne a sedersi e insieme avevano continuato a parlare, ridendo.

“Prendiamo un aperitivo?” suggerì Yoko, sfogliando la carta dei vini.

“Un aperitivo?” chiese Yayoi, un po’ stupita.

“Sì… ho bisogno di bere… sono nervosa e agitata.”

Aoba allora fermò un cameriere e ordinò una bottiglia di champagne.

Yayoi era totalmente assorbita da luci e colori: le piaceva sentirsi dentro le sue calze nere e dentro il vestito di Yoko.

“L’ho preso a Parigi…” le aveva detto, tirandolo fuori da un baule.

Parigi la faceva sognare.

Non pensava più alla sua vita stretta, al sapore amaro del suo corpo rifiutato e deriso.

Lei era diventata mille corpi grazie alla sapienza di Yoko che l’aveva inventata, distrutta, riscritta, dipinta e fermata sulla tela.

Tutto il suo corpo era nuovo e lei lo sentiva.

Non aveva più paura di guardarsi e sapeva che da qualche parte nel mondo, prima o poi, qualcuno l’avrebbe vista per quello che era.

Non era bella; non era niente di speciale.

Non aveva talenti.

Ma il suo corpo pulsava e sentiva il ritmo del colore che si stende sulla tela.

Lei conosceva i tempi dell’artista che medita e che crea.

Yayoi aveva visto cose che non esistevano. E aveva voglia di sognarle per sempre.

“Sembri così felice, amore…” le sussurrò suo padre, versandole lo champagne nel calice.

“Lo sono…”

Yoko sorrise e bevve il suo bicchiere in un momento.

Le mani le tremavano perchè aveva sempre voglia di dipingere, di sentire che il suo mondo interiore prendeva il sopravvento su quello reale.

Se pensava all’esposizione, se la faceva sotto dalla paura.

Non dipingeva per gli altri: lei aveva imparato a dipingere per sé.

C’era voluto molto tempo per capirlo: un tempo fatto di sesso con uomini sbagliati, viaggi sprecati ed errori che sanno di veleno.

Aveva dovuto rompere tutti i legami con sua madre e suo padre.

Aveva dovuto strisciare, umiliata, ai piedi di uomini importanti, per poter sopravvivere.

Era stata costretta a soffocarsi e a fingere di essere felice, mentre era lontanissima dalla verità.

L’universo le era sembrato troppo grande per lei un’infinita quantità di volte. E la vita le era parsa insignificante e incredibilmente lunga.

Ora era il contrario: l’universo, in confronto a ciò che aveva da dipingere, non era niente.

E la vita, soprattutto quella, era troppo corta.

Aveva fretta. Aveva voglia di vivere. Di amare. Di lavorare.

Guardò Yayoi e per un istante ebbe la sensazione di riconoscere nel suo sguardo tutta la bellezza, l’innocenza che a lei erano state negate.

Era un frutto maturo, ma ancora così attaccato al suo ramo, che aveva l’aria di essere indistruttibile.

“Non morire mai…” disse, guardandola.

Yayoi sorrise senza rispondere. Aveva imparato a conoscerla e a capire il suo modo così assurdo e irrazionale di esprimersi.

“Buona sera…”

Tutti e tre alzarono lo sguardo e lo riconobbero.

“Jun! Che piacere vederti!” esclamò il signor Aoba, alzandosi e allungando la mano per stringere quella del ragazzo.

Yayoi e Yoko si incontrarono con gli occhi e per una frazione di secondo non respirarono.

Entrambe seppero che proprio lì, in quel momento, qualcosa stava per rompersi per sempre.

Nulla sarebbe stato più uguale.

Yoko bevve un altro sorso mentre Yayoi si richiuse in se stessa, volgendo l’attenzione al menu.

“Yayoi!” esclamò il padre, in imbarazzo.

A quel punto lei si alzò.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, ma riuscì a trattenerle.

Solo guardarlo le faceva male, come se non potesse rinnegare se stessa per il semplice fatto che lei era lui, lei era tutto ciò che lui le aveva insegnato ad essere.

“Ciao Yayoi…”

“Ciao Jun.”

Lui non riusciva a parlare. Si sentiva in dovere di dire qualcosa di determinante, ma non gli veniva in mente niente.

Sapeva che se non avesse parlato, avrebbe perso l’ultima, l’unica sua occasione.

“… sei molto bella… davvero…”

Lei si sedette subito.

Quelle parole le facevano ancora più male.

“Se fossi bella, non mi avresti rifiutata a quel modo” pensò.

Ma non lo disse.

Bevve il bicchiere di champagne in una volta e si rimise al menu.

“Grazie” disse, con distacco e indifferenza.

Jun si rese conto di aver scelto la frase meno indicata. Capì subito di non poter sembrare credibile.

Eppure non riusciva a pensare ad altro. Che cosa poteva dire se non quello?

Anche i muri la vedevano e lei era proprio questo.

“Perché non ti siedi qui con noi?” chiese allora Aoba, per rimediare al disagio.

“Grazie, ma sono con degli amici…”

Yayoi guardò distrattamente il tavolo dell’F.C. Tokyo, ma ritornò subito al menu.

“Capisco… beh, lascia almeno che vi offra una bottiglia di barricato italiano.”

“Grazie… accetto molto volentieri” rispose il giovane, per non sembrare maleducato.

“E’ stato bello rivedervi…” aggiunse, mentre si metteva le mani in tasca e si sforzava di sorridere.

“Sai, Yoko ha ricominciato a dipingere” disse il signor Aoba.

Jun fissò la donna e lei rispose con uno sguardo soddisfatto anche se un po’ imbarazzato.

“E’ una bella notizia. Mi fa davvero piacere.”

Yoko sorrise e sfilò dalla borsa un cartoncino.

“Domenica alle cinque inauguriamo la mia mostra alla galleria K’s. Se ti va di passare, ne sarei felice.”

Yoko si prese un altro bicchiere e continuò a non alzare la testa.

Jun prese il cartoncino ma non lo guardò e se lo mise nella tasca interna della giacca.

“Dopo la partita, se non mi trattengono, verrò senz’altro.”

“La galleria rimarrà aperta fino a tardi, quindi vieni con comodo…” disse Aoba.

Jun fece un piccolo inchino e se ne tornò al tavolo.

Yayoi aveva la faccia gonfia, quasi deformata dalle emozioni.

“Vorrei andarmene…”

“Lo so” replicò Yoko.

“Non andiamo da nessuna parte: ceniamo qui e andiamo avanti. Non si scappa dal dolore, Yayoi. Ricordatelo” le disse il padre, richiamando il cameriere per ordinare la cena.

--

Ciao a tutti^^

 

Grazie alle persone che leggono le mie ff e grazie a chi ha recensito^^

 

Sanae78: grazie per la recensione^^ Sono molto felice che il cap ti sia piaciuto^^ Per fortuna Tsubasa e Sanae sono riusciti a dichiararsi e almeno questa situazione si è chiarita. Invece per Yayoi e Jun le cose sono ancora sospese. Siamo arrivati a novembre senza che lui abbia mosso un dito: il “fato” ha voluto che si siano rivisti in questo ristorante, anche se ancora è tutto molto vago… mah…

Miki87: grazie per aver recensito^^ mi sa che Jun ti stia deludendo parecchio… anche in questo cap è in totale confusione… invece per Sanae e Tsubasa c’è stata la dichiarazione^^ Effettivamente il fatto che debbano separarsi subito rende le cose un po’ sospese, ma da un pto di vista narrativo non avrei potuto concepire questa ff (per quanto riguarda loro) diversamente: c’erano un po’ di problemini “strutturali” da evitare^^ Tsubasa ha fatto una specie di promessa: ha detto che appena può, torna, perciò…^^

Eldarion: grazie per la recensione^^ Ti sei spiegata benissimo^^ Sono felice che ti sia piaciuto il modo in cui ho scritto e gestito il cap e grazie per aver sottolineato quello scambio di battute “ti odio” /”anch’io” che sta ad indicare proprio il contrario^^ Mi fa piacere anche che le poche parole del cap siano comunque state d’effetto affinché vedessi la scena come in un film^^ Purtroppo per Jun e Yayoi le cose non si stanno sviluppando con la stessa “facilità”: lui non si è fatto vivo, ma è evidentemente coinvolto. Lei sembra forte e ormai disillusa, ma basta rivederlo per ripiombare nell’abisso. D’altra parte lo ama, come deve fare?

Sissi149: grazie per la recensione^^ Grazie anche per aver apprezzato l’inversione dei ruoli^^ Sono d’accordo con te sulla questione del “rendere” la situazione in sospeso: localizzando la scena in stazione e, inserendo la folla, ho cercato di non “risolvere” la loro dichiarazione completamente e subito. E’ una scelta narrativa, in parte dettata dai mie gusti personali  e da certi “atteggiamenti” che ho quando scrivo e che uso a ripetizione; in parte ho deciso di agire così perché una dichiarazione “definitiva” poteva portarmi a sentimentalismi eccessivi (naturalmente dal mio pto di vista)^^ Per quanto riguarda Jun, direi che fino ad ora hai ragione: l’unica volta in cui non ha sbagliato, è stato quando si è allontanato per lasciare soli Tsubasa e Sanae^^ Anche in questo cap, direi che siamo in alto mare…

DolceBarbara: grazie per la rece^^ Finalmente Tsubasa e Sanae si sono dichiarati^^ E’ stata una dichiarazione particolare, ma la sostanza non cambia^^ Mi fa sempre piacere dedicare un po’ di spazio narrativo a questa coppia, perché sono due pg che amo molto^^ Come puoi vedere Jun è ancora in confusione e Yayoi non è rimasta molto bene da questo incontro. Speriamo che le cose si sistemino…

Benj79: grazie per aver recensito^^ Sono felice che la dichiarazione ti sia piaciuta^^ Ho cercato  di rendere la situazione un po’ diversa, specialmente rispetto alle mie ff precedenti, visto che Sanae e Tsubasa ci sono sempre^^ Anch’io spero che ci sia ancora un po’ di spazio per loro^^

Ligi: grazie per la rece^^ Hai ragione: anche se Tsubasa ha detto davvero poco, le parole dette da lui, acquistano una risonanza esagerata^^ Ho pensato che fosse giunto il momento di fargli dire qualcosa di conciso, ma “definitivo” e “sono innamorato”, a questo punto della storia e soprattutto considerando lo stato d’animo di Sanae, sono più che sufficienti^^ Come avevi previsto, ora siamo tornati su Jun e Yayoi e, guarda caso, ci troviamo sempre in un luogo pubblico e, che strano, è un ristorante… ancora una volta, il momento del pasto, diventa “terreno minato”: lo spazio e il tempo danno origine all’incontro e ad una nuova situazione di “crisi”. E’ una specie di “svolta” per entrambi: Jun rivede Yayoi e ne rimane “folgorato”, lei, anche se il narratore ci dice che ha raggiunto una sorta di “equilibrio” interiore, ritorna fragile e instabile, semplicemente guardandolo… è innamorata cotta (della serie: facciamoci del male^^)

Reggina: grazie per aver recensito^^ Penso anch’io che scrivere i sequel sia più difficile, anche se onestamente non so bene perché^^ Grazie per aver apprezzato il cap e per sentirti sempre più coinvolta nella storia. Per me Tsubasa è un pg molto positivo e credo che, al di là della sua timidezza e anche dei suoi tempi (un po’ lunghi^^), sia molto determinato in tutte le cose che ha a cuore e spero che potrà avere ancora modo di esprimersi^^ Per quanto riguarda Jun, è vero… a questo punto l’unica speranza è che si svegli vedendo Yayoi nuda^^ No, a parte gli scherzi… la situazione è ancora molto sospesa fra loro, anche se ormai è chiaro che si amano. Speriamo che arrivino ad un chiarimento: ne hanno bisogno^^

Giulyf87: grazie per aver recensito^^ Sono felice che la dichiarazione fra Sanae e Tsubasa e l’ambientazione della scena ti siano piaciuti^^ Purtroppo si sono separati, ma almeno adesso sanno cosa provano l’uno per l’altra^^

 

Grazie a tutti^^

A presto^^

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Capitolo 23
*** ... allora è deciso... ***


Sanae, all’interno della vetrina, cercava di restare concentrata sui suoi compiti: doveva cambiare tutti i libri esposti, posizionando le nuove uscite secondo un ordine ben preciso.

Ogni tanto guardava fuori, perché qualcuno si fermava a sostarle di fronte.

Erano i suoi ultimi giorni lì. La ragazza che aveva sostituito in quei mesi, sarebbe rientrata a momenti.

Era riuscita a risparmiare un bel po’ e aveva fatto una tale impressione che la proprietaria le aveva proposto di andare a lavorare nella libreria che aveva a Tokyo.

Sanae si era sentita lusingata: il lavoro le piaceva molto, ma Tokyo le faceva un po’ paura.

Non si era mai mossa da Nankatsu e andare a lavorare nella capitale significava anche andarci a vivere.

Non riusciva a vedersi là, da sola, senza nessuno della sua famiglia, senza Yukari, i suoi amici.

Certo, sarebbe stata più vicina a Yayoi, ma non era un motivo sufficiente per poter accettare il lavoro.

Alla fine, sentiva che tutti quei pensieri erano solo delle scuse per non fare qualcosa di determinante per se stessa.

Non aveva il coraggio di prendere in mano la sua vita e decidersi.

Era avvilente, ma non sapeva che altro fare.

Aveva vissuto più o meno sempre così: in attesa, nella speranza che Tsubasa facesse qualcosa.

Ma lui, dopo quelle belle parole alla stazione, aveva ricominciato a comportarsi come prima.

Non la chiamava quasi mai e si degnava di rispondere alle mail con due righe sintetiche in cui ripeteva sempre le stesse cose.

Stava bene, era felice, stava guarendo e recuperando.

Non era proprio capace di fare il fidanzato. Questo era chiaro.

Lo era sempre stato.

Sentiva le persone che passavano; alcune entravano, altre si fermavano a leggere i titoli delle copertine e commentavano o restavano in silenzio.

Quei rumori di sottofondo le facevano compagnia mentre cercava di rendere la vetrina più invitante possibile.

La luce esterna cambiava e con essa anche la tipologia di passanti: gli studenti lasciavano via via il posto ai pendolari, ai viaggiatori adulti che si preparavano a tornare a casa.

Era bello stare lì e qualcosa dentro di lei le faceva sperare che nulla cambiasse anche se sapeva che questo non era possibile.

Diede l’ennesima occhiata fuori, perché un’ombra si era messa proprio su di lei, impedendole di vedere bene i riflessi delle copertine sul vetro.

Tornò al lavoro e poi, di scatto, si alzò e fissò la figura al di là del vetro.

Lui sorrise, come se niente fosse. Come se fosse sempre stato lì.

Lei si passò una mano fra i capelli e si sistemò la gonna.

Scese dal piccolo soppalco e infilò le scarpe per uscire.

Il freddo era così acuto che si dovette stringere su se stessa e decise di rientrare a prendere il giubbotto.

Fece tutto così velocemente che Tsubasa, osservandola, si era lasciato andare ad una risata.

“Che ci fai qui?” chiese lei.

“Avevo l’ultimo controllo a Tokyo. Dopo la pausa natalizia tornerò a giocare, Sanae.”

La ragazza abbassò lo sguardo e sorrise.

“Sono molto felice per te… certo che avresti anche potuto avvisare…”

“Non ti piacciono le sorprese?”

“No… non molto.”

“Me ne ricorderò.”

Tsubasa si mise le mani in tasca e si guardò intorno. La sera era arrivata in un lampo e sembrava che tutto dovesse cominciare a brillare.

“… ora devo tornare dentro…”

“A che ora finisci?”

“Alle sette.”

“Allora torno più tardi” disse lui, facendo un cenno con la mano e allontanandosi.

Sanae rimase impalata e solo dopo qualche minuto, si decise a tornare nel negozio.

“Ma quello non era Ozora?” chiese la proprietaria, maliziosa.

“Sì…”

“Se vuoi, puoi uscire anche adesso, Sanae.”

“Non occorre. Neanche mi ha avvisata che sarebbe tornato a casa… lasciamolo aspettare, una volta tanto.”

La donna si rimise a confezionare due pacchi regalo e per tutto il resto del tempo non parlarono più.

Alle sette raccolse le sue cose ed uscì.

Si guardò a destra e a sinistra, ma non vide nessuno, così s’incamminò verso casa.

“Ah eccoti…” disse Tusbasa, sbucando da un vicolo laterale.

Sanae si era toccata il petto per lo spavento.

“Scusa… non volevo farti paura. Ma non mi andava di aspettarti lì davanti…”

“Capisco.”

Uno accanto all’altra, cominciarono a passeggiare verso casa Nakazawa, ma senza neanche sapere come mai, si ritrovarono al vecchio campo da calcio.

“Quanti ricordi…” sussurrò il capitano.

Lei lo guardò: sembrava diverso. Forse un po’ più adulto. Più maturo.

“Sì. Dei ricordi bellissimi.”

“Come stai?” le chiese.

Sanae alzò le spalle:” alti e bassi, come sempre… sono un po’ tesa…”

“Come mai?”

“La prossima settimana sarò di nuovo disoccupata. La ragazza che ho sostituito alla libreria, rientra, perciò…”

Tsubasa avanzò dentro il campo, fece qualche passo, poi si sedette sulla panchina.

“Tenevi molto a quel lavoro?”

Sanae lo raggiunse.

“Beh, certo non era il lavoro dei miei sogni, ma almeno era qualcosa. A Nankatsu non ci sono molti sbocchi per le ragazze che non hanno studiato.”

“Quale sarebbe il lavoro dei tuoi sogni?”

“Nessuno… a dirti la verità: è anche questo il problema. Non c’è niente che m’interessi abbastanza per potermi appassionare. E’ come se fossi ancora in uno stato di incertezza totale.”

“… non capisco…”

“Ci credo! Tu hai sempre saputo cosa volevi fare! Per te è stato diverso.”

“Sì. Credo di sì. Sono stato fortunato. Ma tu sei molto intelligente: puoi fare quello che vuoi. Potresti anche fare l’università, magari.”

“No… non credo.”

Tsubasa si era fatto improvvisamente serio.

“E’ a causa mia che stai provando tutte queste incertezze?” si decise a chiederle.

Sanae, che non si aspettava una domanda del genere, s’irrigidì di colpo e si allontanò.

Sì. Di fatto era a causa sua.

“No, ma cosa dici… tu non c’entri…”

Lui le si avvicinò di nuovo.

“Ti sarò sembrato insensibile ed egoista…”

Sì. L’era sembrato esattamente così.

“… no, Tsubasa, tu dovevi seguire la tua strada.”

“Mi sono chiesto molte volte se…”

“Dimmi…”

“Beh, non ci crederai, ma io il problema me lo sono posto.”

“Quale problema?” chiese Sanae; era andata un po’ in confusione.

“Sono andato in Brasile ed ero un bambino. Perché uno a quindici anni cos’è?”

“Sì, diciamo pure bambino…”

“Ecco… e i bambini non possono chiedere alle bambine di aspettarli… i bambini mica si fidanzano…”

“Giusto” replicò lei, allontanandosi. Ormai era all’estremità della panchina.

Lui la seguì a ruota. Le era appiccicato.

“Poi sono andato in Europa ed ero un ragazzo…”

“Sì.”

“A diciotto anni puoi anche fidanzarti con una ragazza, ma le spezzi tutti i sogni. Lei si fidanza con te, finisce la sua vita e diventa parte della tua. E la vita di un ragazzo che gioca a calcio può essere molto opprimente per una ragazza…”

Lei ascoltava ogni parola con molta attenzione, ma non replicava più.

“So che se ti avessi chiesto di sposarmi, l’avresti fatto all’istante. Lo so. Lo sento.”

Sanae stava zitta.

“… ma non ho potuto. Almeno… non ho potuto farlo, prima che arrivassimo a questo punto.”

“… quale punto?”

“Il punto in cui siamo adesso. Abbiamo diciannove anni e mi sembra di aver vissuto mezza vita… ho fretta… adesso mi è venuta una gran fretta…”

“Io non ti capisco Tsubasa. Scusa non capisco.”

Sanae si alzò: voleva andare via da lì, voleva tornare a casa.

“Sono sempre solo. Solo come un cane. E quest’infortunio, io che non guarivo… i dubbi, le paure. Mi sembra di aver sbagliato ogni cosa con te. Avrei dovuto sposarti quando ero un bambino. Ma l’ho capito solo adesso…”

Lui si alzò e la raggiunse.

“… cioè, l’ho capito da un po’, da quando ti ho vista che salivi su quel treno. Ho provato anche a dirtelo per bene.”

“Te l’ho detto anch’io, ricordi?”

“Sì… è stato bello. Molto bello…”

“Infatti… ma è stato anche così triste, Tsubasa…”

“Già; c’è sempre un po’ di tristezza nelle cose che viviamo io e te. Anche adesso… non capisco come mai.”

“Sarà per via di tutto il tempo in cui abbiamo aspettato.”

“Può darsi.”

Sanae fece un passo verso di lui e si appoggiò al suo petto per farsi abbracciare.

“Allora è deciso… ci sposiamo…” sussurrò il capitano.

Lei spinse la testa su di lui, come a dire sì.

“E’ deciso” replicò, perché voleva esserne certa.

Tsubasa cercò il suo volto e le diede un bacio.

Abbracciati, continuarono a camminare verso casa Nakazawa.

Sanae sentiva la mano di Tsubasa che la stringeva al fianco come se avesse paura di perderla.

Era successo tutto in un modo così spontaneo che non riusciva a prenderne coscienza.

Più volte si fermò per baciarlo; voleva essere sicura che fosse tutto reale e lui le accarezzava i capelli, per poi riprenderle il fianco e scortarla fino a casa.

--

Ciao a tutti^^

 

Grazie alle persone che leggono le mie ff e grazie a coloro che hanno recensito^^

 

Sanae78: grazie per la recensione^^ E’ stato un cap a due facce, quello precedente: da un lato abbiamo percepito quanto Yayoi sia “maturata” e cresciuta, dall’altro, non appena vede Jun, la ritroviamo fragile e insicura. Le sue certezze adesso sono nei rapporti che ha costruito con Yoko, con suo padre, ed Eriko. Il suo piccolo mondo è tutto lì, ma forse non è abbastanza… forse è solo un pretesto. Speriamo che nei prox cap succeda qualcosa di bello anche a lei. Nel frattempo eccoci tornati a Sanae e Tsubasa^^ Il capitano fa un discorso un po’ innocente, ma… si è fatto capire molto bene. D’altra parte quando due persone si amano, non c’è poi tanto da girare intorno alle cose… Jun dovrebbe prendere esempio da Tsubasa^^

Miki87. grazie per aver recensito^^ Grazie per aver apprezzato la figura del Signor Aoba e le sue parole. Per me questo padre è un pg positivo e il rapporto padre-figlia qui non ha alcun punto di crisi. E’ un genitore molto imperfetto, ma anche molto umano, discreto, semplice. Una persona a cui voler bene con facilità, come diceva Yoko all’inizio della storia: penso abbia fatto bene a dire quelle cose a Yayoi, perché per quanto possa provare a scappare, la realtà le si ripresenterà sempre. Il dolore si deve affrontare e basta. Jun si è comportato in modo molto passivo e non è stato convincente: per convincere Yayoi dovrà fare qualcosa di più. Spero che il narratore gli dia modo nei prox cap di avere un po’ più di spazio narrativo… stiamo a vedere^^

Eldarion: grazie per la rece e per aver apprezzato il comportamento del padre di Yayoi. Il rapporto Yayoi – Yoko è forse, l’altra faccia della medaglia di questa ff, nel senso che è la parte narrativa che va a compensare il rapporto Jun-Yayoi: dove le 2 donne creano una sintonia, una chimica incredibili, la coppia invece muore e si ritrova sempre ad un pto di non comunicabilità. Attraverso Yoko, Yayoi ha preso coscienza del suo corpo e di un senso più “ampio” di che cos’è la bellezza. E’ riuscita a superare una specie di barriera mentale che era andata formandosi nel suo cervello, nelle sue convinzioni. Chissà se nel frattempo questa processo mentale è avvenuto anche in Jun. Ancora non abbiamo abbastanza elementi per poter giudicare e, proprio per rompere il filo narrativo, sono tornata a Sanae e Tsubasa: non potevo lasciarli in sospeso… in fondo devo molto a questi 2 pg ed era giusto dedicar loro un altro capitolo^^

Ligi: grazie per aver recensito^^ Hai ragione, Jun è davvero deludente… a differenza di Yayoi che, per buona parte della storia, ha vissuto una sorta di epifania ad ogni cap  (nel senso che ogni cap è stata una rivelazione per lei), Jun sembra destinato a rimanere sempre allo stesso punto. Ho cercato di rendere in modo molto forte questo contrasto di atteggiamento verso la vita da parte loro, anche se penso che Jun, abbia capito certe cose. Ha solo bisogno di poterle esprimere… Nel prox cap vedremo e capiremo qualcosa in più, magari. Ho deciso però di inserire qui il cap dedicato a Sanae e Tsubasa. Da una parte respiriamo, dall’altra però si crea anche un po’ di apprensione per Yayoi e Jun…

Sissi149: grazie per la recensione^^ E’ vero, spesso un gesto vale più di mille parole e di sicuro Jun ha sbagliato ancora una volta. Ogni pg ha i suoi tempi e lui sembra particolarmente indietro… addirittura più indietro di Tsubasa^^ A questo punto non ci sono più scuse, quindi credo che la prossima mossa che farà, sempre se la farà, sarà decisiva. E’ davvero tutto nelle sue mani. Yayoi ha fatto il suo percorso, ce l’ha messa tutta, ma i sentimenti per me (e, di riflesso per i pg di cui scrivo) spesso sono come degli ostaggi… restano…, magari possono cambiare (nel suo caso no), ma restano, non si cancellano. Sono felice che la frase del padre di Yayoi ti sia piaciuta. Era molto importante, tanto da diventare il titolo del cap, anche se fino all’ultimo ero indecisa se usare quella o un’altra, sempre di quel cap, che per me, ha altrettanto valore^^ Ho spezzato la narrazione con questo cap che conclude la situazione Tsubasa / Sanae: ci tenevo a dare una chiusura alle cose lasciate in sospeso, anche se non dire tutto, in narrativa, spesso alla fine funziona meglio. In questo caso, però, ho ritenuto opportuno dedicare un altro po’ di spazio a Sanae e al capitano^^

Benji79: grazie per aver recensito^^ Commentando questo cap, hai tratteggiato uno dei miei temi ricorrenti: la sostanziale difficoltà dei pg a comunicare… c’è un po’ in tutte le mie ff. E’ un aspetto del rapportarsi umano che m’interessa molto e anche quando non è in primo piano, alla fine spunta sempre fuori^^ Grazie per aver apprezzato le parole del Sig Aoba e, spero anch’io che questa coppia ritrovi la sua sintonia, un modo per potersi amare fino in fondo^^

Reggina: grazie per la rece^^ Bella la riflessione che hai fatto: la Yayoi nuova, che vede cose che non esistono, si “scontra”, o meglio, fa i conti con la Yayoi vecchia, quella che si è fatta addomesticare da Jun e che è ancora presente. Non possiamo rinnegare ciò che siamo stati: se mai, possiamo evolverci, senza però dimenticare o annientare ciò che eravamo; così come non si può fuggire dal dolore… E’ arrivato il momento di fare un passo in avanti…

 

Grazie a tutti^^

 

A presto^^

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Capitolo 24
*** Girl in progress ***


Riuscì facilmente a schivare i giornalisti e a raggiungere la sua auto, fuori dallo stadio.

Guidò con il cuore in gola e parcheggiò non lontano dalla galleria.

C’era molta gente lì fuori e le luci delle vetrate mostravano altrettanti gruppi di persone all’interno delle sale.

L’hostess lo riconobbe subito e lo fece passare senza fargli perdere tempo, così lui affrettò il passo.

 

Soltanto quando era arrivato a casa, aveva preso in mano il cartoncino con l’invito alla mostra di Yoko e gli aveva dato un’occhiata.

C’erano le indicazioni e gli orari sulla parte inferiore, mentre in alto c’era la riproduzione di un particolare di un quadro: il profilo di un volto con gli occhi rivolti verso il basso e la linea del collo, fino alla spalla.

Il titolo della mostra era “Girl in progress”.

Lì per lì, gli era sembrato strano che Yoko Tamahura, a suo tempo una promessa dell’arte giapponese, avesse deciso di dare un nome così internazionale alla sua esposizione; poi aveva avuto la sensazione che fosse solo un modo per poter trovare più acquirenti e piazzare qualche lavoro fra i mercanti occidentali.

Non era un esperto d’arte, ma sapeva come funzionavano certe cose. Dietro a tutto, c’era sempre un interesse recondito e in quel caso, non ci aveva visto poi niente di male.

Si era spogliato e aveva fatto una doccia. Si era asciugato e si era fatto portare il tè, come sempre.

Poi si era messo a leggere un po’ per riuscire ad addormentarsi, ma poco prima di spegnere la luce, aveva ripreso in mano il biglietto e aveva guardato meglio.

Aveva riconosciuto Yayoi. E gli era preso un colpo.

Si era sollevato e aveva acceso la luce grande per poter scrutare a fondo.

Non avendo avuto più dubbi, si era sdraiato di nuovo e, fissando la sua immagine, si era fatto mille domande e mille idee su cosa potesse significare.

 

Ora, varcando l’ingresso ed entrando in galleria, capì il senso di ogni cosa.

La ragazza in progress era lei. Era Yayoi.

Ogni quadro era monotematico: le prime tele, quelle più grandi, la ritraevano completamente. In alcune era vestita a metà; in altre era nuda.

Poi, a mano a mano che si cambiava sala, i quadri erano studi di particolari: intere pareti con i suoi occhi, pezzi di muro con le sue labbra, o le spalle. Il suo petto, la schiena, le mani.

Yayoi era stata fatta letteralmente a pezzetti. Yoko l’aveva vivisezionata e aveva cercato la verità del suo corpo.

Alcune visioni erano più realistiche e fedeli all’originale; in altre l’artista l’aveva trasfigurata, usando colori densi e tecniche strane, formando un nuovo corpo dal corpo, o deformando i lineamenti, distruggendolo e ricreandolo.

Jun non sapeva più dove guardare, come guardare. Camminava e si voltava, si fermava, andava avanti e poi tornava indietro.

Ad un certo punto gli si avvicinò un cameriere con un vassoio di bicchieri; Jun ne prese uno e se lo scolò senza respirare. Aveva caldo e gli veniva anche un po’ da piangere.

Vide Yoko, attorniata da molte persone e al suo fianco riconobbe il signor Aoba: pensò di aspettare un po’ prima di andare a salutarli, perciò fece un altro giro.

 

Yayoi aveva perso il treno perché si era gingillata davanti all’armadio senza riuscire a scegliere cosa mettere.

Alla fine si era infilata il suo vestito azzurro fumo, dal busto stretto e la gonna a veli e, le era venuta l’idea, chissà da dove, di usare la sua Coco bag.

“Inauguriamo anche te, oggi” le disse, parlando alla borsa, come faceva con Pinker, che, accucciata a lato della stanza, aveva assistito ai comportamenti insensati della ragazza.

 

Corse fino alla galleria e quando entrò, si toccò la fronte, in imbarazzo.

Non tanto per i quadri, ma perché suo padre le aveva chiesto di non tardare.

Si tolse il cappotto e vagò per le stanze, con la sua bellissima borsa sulla spalla, cercando Yoko.

Fu dopo aver attraversato la seconda sala, che si trovò di fronte Jun.

“Pensavo non saresti venuta…” disse lui, sollevato.

Yayoi arrossì subito e si sentì nel posto sbagliato, al momento sbagliato.

“Ed io non pensavo di trovarti qui…”

“Sono stato invitato. Avevo detto che avrei fatto il possibile per esserci.”

“Credevo fosse una frase di circostanza” rispose lei, guardando la gente che passava di lato.

“Sono… sono un po’ frastornato…”

“Perché?” fece Yayoi, finalmente fissandolo.

“A vedere tutto quello che sogno da una vita… non me l’aspettavo…”

Lei riprese a guardarsi intorno. Si sforzò di non farsi incantare, di restare vigile.

“Sono geloso da morire…” aggiunse, e questa volta cercò di essere più convincente.

“Geloso? E perché mai?”

“Yoko ha avuto tutto questo senza dover chiedere…”

“L’avresti potuto avere anche tu. Ma non l’hai voluto.”

Jun non respirò per un momento e si mise le mani in tasca.

“Già, sono stato proprio uno stupido.”

Yayoi si sentì chiamare e cercò qualcosa da dire per salutarlo. Solo che non riusciva a staccarsi da lui. Non riusciva a trovare una sola parola, un solo, dannato motivo per andare.

“… devo, io devo andare…” disse, alla fine.

“L’altra sera, quando ti ho detto quella cosa, ero sincero, Yayoi. Io sono sincero.”

“Grazie. E’ meglio che vada, ora…”

“Usciamo?” chiese lui, d’improvviso.

Yayoi, che si era già quasi completamente girata, si fermò e si volse nuovamente verso di lui.

“Uscire? Come?”

“Adesso… ti va di fare due passi?”

Sì. Le andava moltissimo.

“… ma non so, adesso non credo di potermene andare. Non ho ancora salutato Yoko…”

“Salutala e andiamo” fece lui.

Era sicuro e aveva un piglio nella voce che faceva un certa impressione.

“D’accordo.”

Yayoi andò verso suo padre.

“Ah eccoti… evviva la puntualità!” esclamò, ironico.

Yoko la strinse a sé.

“Ti dispiace se esco con Jun?... credo voglia parlarmi…”

Lei sorrise.

“No, figurati. Ci vediamo più tardi.”

“Ok…”

Aoba, non avendo capito le parole, osservò la figlia fino a un certo punto e poi si volse verso Yoko.

“Ma dove sta andando?”

“Deve uscire con Jun.”


“Ma come? E’ la tua festa!”

“Lei conosce questi quadri a memoria… lasciala stare… dai…” gli disse con malizia.

 

Usciti dalla galleria, camminarono insieme.

“Ho la macchina qui” disse, indicando il parcheggio.

Guidò fino al complesso di Roppongi Hills e non disse una parola.

Yayoi, in attesa di un suo segnale, era rimasta immobile e rigida per tutto il tragitto.

Passeggiarono per le vie e Jun continuava a non parlare.

A lei sembrava del tutto strano, ma non aveva intenzione di fare domande: in fin dei conti, aveva già spiegato tutto a suo tempo, perciò era lui che doveva parlare adesso.

“Che ne dici di andare al cinema?”

Yayoi lo fissò, sorpresa, anzi, sbalordita.

Il cinema era di certo il luogo meno adatto alla conversazione.

“Al cinema?”

“Sì, al cinema…”

“Per me è uguale” rispose a quel punto, avvilita.

Seguì Jun fino al multisala a fianco, e aspettò qualche passo indietro mentre lui faceva i biglietti.

Jun se ne tornò e la vide fissare il chiosco dell’entrata.

Sorrise, notando i suoi occhi grandi che puntavano i dolciumi e i colori della vetrina.

“Sembra un po’ bambina, quando fissa le cose così…” pensò.

Si avvicinò.

“Vuoi qualcosa?”

Yayoi sorrise e indicò un grande sacco di caramelle e girandole gommose.

Jun scosse la testa divertito e chiese al signore di darglielo.

Lei, tutta felice lo accolse fra le mani e lo infilò nella sua borsa nuova.

“Grazie…”

“Niente…”

Entrarono nella sala, e si sedettero in fondo. Le luci si spensero subito.

“Che film c’è?” chiese lei, girandosi con la testa verso Jun.

Non arrivò risposta.

A lui del film non importava niente.

Yayoi sentì l’umido della sua bocca che la baciava con decisione. Prima sulle labbra e dentro, poi sul collo, sulla fronte.

Si appoggiò, un po’ spaesata, alla sua poltroncina, mentre Jun continuava a baciarla e a toccarle il volto, i capelli.

Poi con le mani scese fino al petto. Alle cosce.

Fu così per tutto il film.

Lei sentiva le parole; distingueva bene i dialoghi dei personaggi e i commenti rari degli spettatori. Riuscì a dividere bene il tema musicale principale, dai motivi che erano stati adattati alle sequenze della storia, in base alla loro importanza. Ma non vide neanche una scena.

Se provava a muoversi come voleva lei, o a staccarsi da lui, Jun, come un’ombra, nel buio, le indicava di nuovo dove fosse il suo volto, dove fossero le sue mani, e lo faceva con una tale certezza, che le era impossibile reagire.

Si sentì desiderata. Lo sentì con tutta se stessa.

Smise di pensare.

Lasciò solo che lui si riprendesse quello che aveva perso, così come si era lasciata dipingere da Yoko, nel piccolo studio vicino al giardino Sankeien.

--

 

Ciao a tutti^^

Ringrazio di cuore tutte le persone che leggono le mie ff e grazie a chi ha recensito^^

Spero che abbiate passato bene la Pasqua^^

 

Sanae78: grazie per la rece^^ Sono felice che il cap ti sia piaciuto^^ Ho cercato di affrontare questo momento dando molto spazio a Tsubasa nel senso che aveva lui in mano la gestione degli eventi. Avendo già scritto in ”Prospettive” scene in cui i due si dichiarano e decidono di sposarsi, avevo un po’ paura di ripetermi e creare qualcosa di simile. Ho cercato di variare il più possibile, anche se si arriva al solito finale^^ Come ho spiegato, ci tenevo a “chiudere” questa parentesi, anche se secondaria^^ Adesso torniamo invece alla vicenda più importante^^

Sissi149: grazie per aver recensito e per aver interpretato e spiegato così bene il comportamento di Tsubasa^^ Mi ha fatto piacere leggere la tua riflessione iniziale perché risponde esattamente al mio intento narrativo. Per me Tsubasa non è stupido, non è un tonto: è il protagonista del manga e per me è un pg molto positivo. E’ innocente, ingenuo, ha un modo tutto suo di ragionare, ma dal mio pto di visto, cerca sempre di agire per il meglio. A volte ci riesce, altre volte no, ma mi premeva filtrare tutta questa ultima parte della loro vicenda attraverso i suoi pensieri. Grazie per avermi capita^^ Questa coppia è un po’ l’elemento perenne nelle mie ff: quando non sono protagonisti, funzionano da spalla per gli altri pg, e tendo a fare molto affidamento su di loro. Ai pg che via via scelgo come protagonisti, do invece delle valenze anche di concetto e mi servono per parlare di temi che mi stanno a cuore^^ Comprendo benissimo anche ciò che mi dici nella seconda parte e, in fondo, l’effetto che volevo creare, interrompendo la vicenda Jun/Yayoi era proprio quello: far salire la tensione. E’ una storia determinata dal tempo (tempo che non passa, da riempire, che si dilata) e pg che non si muovono, nella fattispecie Jun… qui si è mosso: anche troppo, forse^^

Miki87: grazie per aver recensito^^ Capisco il tuo sgomento e mi spiace che questa Sanae ti deluda un po’. Hai ragione, è incostante, ma aveva già dati i suoi bei segni di cedimento alla festa di fidanzamento, quando, al primo cenno del capitano, aveva deciso di accompagnarlo alla visita. In un certo senso è come se fosse rassegnata all’amore che prova per lui. E credo sia questo che la rende così amara. Per creare più reticenza in lei qui, avrei dovuto dedicar loro più spazio narrativo, cosa che non ho potuto fare perché questa ff mi è venuta così, dando proprio poco terreno ai pg secondari^^

Eldarion: grazie per la rece^^ Grazie per le tue parole^^ La visione dell’amore che tratteggi tra Sanae e Tsubasa corrisponde proprio alla mia: io li vedo molto in sintonia, una sintonia talmente radicata e profonda che, una volta creata, non ha bisogno di tanto altro per sbocciare^^ Sono 2 pg positivi che mi permettono di respirare e, quando affido a loro una funzione secondaria, mi aiutano proprio a sostenere li peso narrativo della vicenda principale (solitamente contraddistinto da complicazioni). Anche a me non dispiace affatto che il sogno di Sanae sia “semplicemente” sposare Tsubasa: amare una persona è qualcosa che ti completa e ti arricchisce moltissimo e, non è escluso, come dici tu che, una volta realizzato questo sogno, lei possa anche realizzarne altri^^ Jun finalmente ha cominciato a far qualcosa anche se ha parlato poco. Diamogli un altro po’ di tempo^^

Ligi: grazie per aver recensito e per aver trovato il cap inaspettato^^ Sai, avevo il terrore di essere un po’ scontata… un po’ perché già in Prospettive mi ero confrontata con una dichiarazione e con il matrimonio (anche se erano completamente diversi), un po’ perché non riesco a vedere questa coppia divisa, quindi la conclusione doveva per forza essere questa nella mia testa^^ Mi rendo conto che Jun sia un pg un po’ particolare in questa ff, di non facile inquadratura per il lettore; ma per me, per quello che volevo tentare di scrivere da un pto di vista narrativo, è stato incredibilmente significativo. Gli sono molto grata^^ Il narratore ha centellinato sia i suoi pensieri che le sue parole, perché i pg che si “risparmiano” (cioè che vivono e si alimentano di micro gesti), nel mio immaginario, sono molto intensi… spero che Yayoi sia felice di quello che le sta succedendo adesso…^^

Krys: grazie per la rece^^ Sì, io Tsubasa “romantico” non ce lo vedo proprio^^ Preferisco che si esprima con innocenza e semplicità, senza tanti giri di parole^^ Sono felice che ti sia piaciuto e spero che ti piacerà anche questo capitolo^^ Grazie per gli auguri che ricambio di cuore, anche se in ritardo^^

Marychan82: grazie per aver recensito e per quello che hai scritto… davvero è così: Tsubasa e Sanae, pur nelle storie complicate, sono sempre semplici in fondo. Lo erano in "alla ricerca2, in "Prospettive" e anche nelle ff dove non sono protagonisti. I loro problemi si risolvono con una tale “facilità” che alla fine ti chiedi se davvero fossero problemi… e questo mi alleggerisce il cuore. Mi alleggerisce il pensiero, mentre tutta la tensione è rivolta agli altri pg. E’ vero quello che dici sull’attesa e sul tempo e, se vogliamo, anche questo cap ne è una testimonianza:Yayoi sale in macchina, si fa comprare le caramelle, si lascia toccare, (mentre razionalmente divide i temi musicali della colonna sonora del film), ma in realtà non fa che aspettare. Aspetta una parola, un segno evidente, qualcosa di definitivo che provenga da Jun. Ed è vero anche ciò che dici su “Un passo” rispetto a Prospettive (due storie che ho scritto con più facilità, a differenze di altre…): qui i pg hanno una consapevolezza maggiore. In tutti c’è qualcosa che ha il sapore della tristezza e dell’amarezza, anche se non sanno perché. L’altra domenica ho finito questa ff e nelle parole finali, secondo me, si percepisce molto questo aspetto. Non so spiegarlo bene e non riesco a giustificarlo razionalmente (non so neanche se avranno lo stesso impatto sul lettore), ma sento che “il senso dell’amaro” è, in definitiva, il movente narrativo stesso di questa ff ^^

Benji79. grazie per la rece^^ Penso anch’io che Sanae sia in parte “colpevole” della situazione emotiva in cui si trova. E’ il classico pg che si annienta per amore e, addirittura in questa ff,come ho detto poco sopra, sembra proprio rassegnata. Rassegnata ad amare Tsubasa. C’è una consapevolezza nuova, rispetto magari alle mie ff precedenti in cui si confrontava con questi sentimenti. Sono felice che il discorso di Tsubasa ti sia piaciuto e ti sia sembrato plausibile: diciamo che apre il suo cuore e dice le cose come stanno, senza nascondersi o metterci troppi arzigogoli^^ La pazienza di Sanae è stata premiata e spero che le cose continuino ad andare bene per loro^^ Grazie mille per gli auguri^^ Spero che tu abbia trascorso una Pasqua serena^^

Grazie a Tutti^^

A presto^^

 

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Capitolo 25
*** La notte ***


Le luci si accesero e Jun si ritrasse.

Si volse, dandole le spalle e prese il suo cappotto.

Yayoi si mise a posto i capelli e fece lo stesso.

Fuori dal cinema, camminarono verso la macchina senza parlarsi.

Jun si rimise alla guida. Ogni tanto si girava, la guardava, sorrideva.

Ma non parlava.

E andò avanti così per un po’.

“Vorrei che passassimo la notte insieme.”

Lo disse, fissando il buio della strada, in un unico lungo respiro di voce, come se fosse una frase decisiva, definitiva.

E lo era.

Lei si girò verso di lui.

“… la notte insieme…”

“Sì.”

Yayoi riprese a guardare fuori.

Tokyo era piena di luci e di persone. Tutto viveva, pulsava e lei si sentiva strana.

“… dove?”

“Non qui.”

“Non a Tokyo, intendi?”

Jun si limitò ad annuire e aveva quella sua espressione solita: l’intensità di un volto che sa quello che vuole, che conosce bene ogni cosa e di cui devi solo fidarti.

Non ricevendo alcuna replica, proseguì a guidare e il tempo sembrò diventare spazio. Spazio che pone delle distanze, muri, argini ai fiumi, nuvole dentro il cielo, fogli su tavoli, tende alle finestre.

I minuti erano centimetri. I suoni erano colori. L’aria era diventata densa come se si fosse fusa. Liquefatta.

Soltanto quando attraversarono il ponte, prese coscienza del posto.

“Kamakura…”

“Già” disse Jun, cercando di fare piano, per timore di disturbare la notte.

Scesero vicino alla vecchia casa.

Yayoi si strinse nel suo cappotto: faceva davvero freddo adesso.

Jun tirò fuori la chiave ed aprì la porta.

“E’ una vita che non veniamo qui…”

“Sì, è vero. Non so neanche come mai…” replicò Yayoi, con una specie di malinconia nella voce.

Quella era la casa dei nonni di Jun. Ci avevano trascorso intere estati, nei periodi dell’adolescenza.

Poi, quando i due anziani avevano deciso di trasferirsi in montagna, Jun e Yayoi, pur disponendo di un posto tutto per loro, non c’erano più tornati.

“… mi dispiace che i miei nonni non ci vivano più.”

“Forse è per quello che non ci siamo più venuti. Le case, quando smetti di viverle, appassiscono, come fiori.”

“Sì… è un posto bellissimo, eppure c’è qualcosa di doloroso adesso.”

Yayoi avanzò e accese la luce dell’entrata. Era tutto in ordine e c’erano ancora molti oggetti che appartenevano alla coppia: un vaso cinese, due grandi quadri, gli ombrelli, i cuscini di seta, avorio e blu, sul tatami.

Il legno degli infissi, con l’aria dell’esterno, aveva scricchiolato, e si era mosso.

“E’ qui che ci siamo dati il primo bacio” disse lei, sfiorando il tavolino basso, dopo essersi inginocchiata.

“Lo so. E’ qui che sono stato male l’ultima volta.”

“Sì… evidentemente è il nostro posto… il posto delle prime volte…”

“Anche delle ultime…”

Lei abbassò la testa. Sentiva ancora le grida della nonna di Jun, mentre lui perdeva conoscenza e sembrava passare all’altro mondo.

Era una sensazione talmente lacerante che il solo evocarla in quel modo, le faceva venire i brividi.

“Preferisco pensare al bacio.”

“Sì, lo so. Te la sei vista brutta, quella volta…”

“E’ stato peggio di tutto il resto. Ho pensato davvero che stessi morendo… non credo che sarei mai capace di rivivere una cosa del genere.”

“Non succederà. Io ora sto bene. E… a meno che non sia tu a spezzarmi il cuore, penso che resisterò ancora per molto a tutte le altre cose.”

Restava in piedi, vicino all’entrata. Non si avvicinava, ma neanche si allontanava.

“… ho provato ad essere diversa… ho provato a diventare un po’ più bella. Ma non ci riesco. Per quanto mi sforzi, io resto sempre uguale a me stessa.”

“Non possiamo cambiare per far piacere agli altri.”

“Già… me l’aveva detto anche Yoko. Ma quella sera, a casa tua… è stato umiliante.”

“Scusa, Yayoi.”

Lei si alzò e si tolse il cappotto.

“Non puoi diventare più bella di come sei. Scusa se ti ho fatto pensare di non volerti… io ti voglio. Ti voglio molto… troppo, forse…”

Yayoi gli sorrise.

Non sapeva se credergli o no. Alla fine, non le importava più niente.

Aveva conosciuto un altro modo di vivere: adesso sapeva cosa voleva dire stare senza Jun.

Avere tutto il tempo per se stessi.

E una cosa l’aveva capita: non le piaceva affatto.

Cento volte meglio Jun, sano, malato, impegnato, a rate, in affitto, a metà.

Forse era il suo modo per nascondersi, per sfuggire alla vita vera.

Ma non aveva più senso andare avanti così.

Non era fatta per stare da sola, per farsi delle amiche, per intraprendere una nuova storia.

Lei amava Jun. L’amava ancora troppo.

E per quanto potesse allontanarsi da lui, c’era qualcosa che la riportava lì.

Andò avanti, fino a raggiungere la camera. Aprì le finestre e poi l’armadio. Distese il futon e tornò alla finestra, aspettando ancora un momento prima di chiudere i vetri.

Jun la seguì senza fretta.

Si avvicinò fino a trovarsela di fronte.

Yayoi cominciò a sbottonarsi le maniche.

“Aspetta…” disse lui,“…vorrei farlo io… vorrei spogliarti io…” sussurrò.

Lei, allora, lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi e reclinò leggermente la testa.

Jun la strinse a sé e la baciò più volte.

Poi, cominciò a toglierle il vestito e sfilarle le calze.

 

Intorno alle quattro del mattino, sentì dei rumori strani, come di plastica che si spacca e poi un brusìo che si propaga lì vicino.

Si volse, aprendo gli occhi ancora gonfi di sonno e vide Yayoi, mezzo corpo nudo e scoperto, che succhiava una girandola di gomma rossa e fissava il soffitto.

Si era appoggiata il sacchetto di caramelle appena sotto i seni e sembrava incredibilmente concentrata.

“Lo sai che è tutto veleno, quello, vero?” le chiese lui, sollevandosi e reggendosi la testa con il braccio.

Lei sorrise: aveva capito che Jun l’amava.

“Un ragazzo non ti tocca così, se non gli piaci…” aveva pensato.

Era felice.

“Sì, sì, lo so…”

“Rovinano i denti, lo stomaco… ti avvelenano…” ribadì lui.

“Infatti mi voglio avvelenare tutta. Così dopo, puoi esercitare la tua professione su di me… non stai forse diventando un dottore?” gli chiese, voltandosi verso di lui, così che il sacchetto scivolò nel mezzo del futon.

In quel momento, sentendola parlare così, come se fosse più donna, il sonno di colpo andò via e gli tornò la voglia di toccarla.

Le si avvicinò fino a salirle sopra e cominciò a baciarle il contorno della bocca, dove piccoli granelli di zucchero si erano depositati.

“Finisce che mi avveleno anch’io, così… e dopo? Dopo chi ci salva?”

Lei si staccò dal bacio e scoppiò a ridere divertita.

Si divincolò perché voleva stargli sopra: le piaceva farsi guardare.

I suoi occhi la ispezionavano in modo diverso da quelli di Yoko.

Le ore trascorse nello studio dell’artista le avevano fatto fare pace con il suo corpo. Con se stessa. Non si vergognava a farsi vedere da lei, perché Yayoi sentiva bene che Yoko semplicemente la attraversava per arrivare ad un’idea, a qualcosa che le era dentro.

Anche lì, sul letto, non provava vergogna, perché dopo un po’ che ti spogli davanti ad un altro, come in tutte le cose, ci fai l’abitudine.

Gli occhi di Jun che passavano sulla sua pelle,però, la riempivano di emozione.

Si risvegliava dentro e le veniva la pelle d’oca. I suoi sensi si animavano e non le bastava essere guardata. A quel punto, automaticamente, voleva anche essere toccata.

Jun di nuovo la spinse giù ed iniziò a baciarla ovunque.

Lei inarcò la schiena e con una mano spostò le caramelle.

“Devo portarne qualcuna a Pinker… bisognerà avvelenare anche lei…” pensò, mentre lui le entrava dentro.

--

Ciao a tutti^^

Vorrei ringraziare tutte le persone che mi seguono, che leggono le mie ff e grazie mille a chi ha recensito^^

 

Sissi149: grazie per la rece^^ Hai interpretato alla perfezione sia l’atteggiamento di Jun, che quello di Yayoi. E’ una storia in cui il corpo, l’accettarlo, rifiutarlo, comprenderlo, saperlo vedere, trasformare, toccare, amare, è il tema centrale, pertanto, credo che non potesse esserci altro se non questo, in un loro riavvicinamento. Il corpo li aveva divisi, il corpo ora li “riunisce”. Sono dell’idea che le parole vengano sempre dopo… sarà che è così “difficile”, per paradosso, parlarsi… I ruoli si sono invertiti: Jun diventa il “motore trainante”, colui che decide, mentre Yayoi diventa colei che “segue” e si lascia guidare da lui. In questo cap, dove c’è ancora molto “corpo”, ci sono anche le parole. Parole molto semplici, dirette, che vanno al succo del problema. Parleranno ancora: devo farli recuperare per tutto il silenzio che c’è stato fra loro^^

Sanae78: grazie per aver recensito e per esserti soffermata sul contenuto della mostra^^ Mi piaceva l’idea che Yoko avesse davvero lavorato sul corpo, concentrandosi su quello e cercando di ricreare un suo mondo, partendo da un tema unico^^ Anche secondo me al cinema c’è stato un bel passo avanti e qui il passo si completa^^ Volevo creare l’atmosfera della “prima volta” senza analizzarla (come invece avevo fatto in “Prospettive”) e provare a concluderla con una scena a “sipario” (quella delle caramelle) per sciogliere tutta la tensione. Spero di esserci riuscita, almeno in minima parte^^

Eldarion: grazie per la recensione^^ Mi fa piacere che la parte relativa all’esposizione ti abbia coinvolto; per me è molto importante, sia da un pto di vista concettuale, che a livello di trama e, non ultimo, proprio come spunto narrativo^^ Attraverso l’esposizione e i quadri, Jun vive finalmente la sua vera e propria “epifania” e dopo tanto tempo trascorso a non muoversi, ecco che decide di agire. Mantiene questa “decisione” anche qui: quando dice “vorrei che passassimo la notte insieme”, trova la sua dimensione, secondo me. E’ “gentile”, infatti dice “vorrei”, ma si fa capire bene. Lo trovo molto intenso^^ Sul cinema hai ragione, è un po’ retrò^^ L’idea mi è venuta sempre nello stesso modo: mi spunta da dentro in modo molto irrazionale, però se ci ragiono, da un pto di vista narrativo, applicato alla situazione, è stato particolarmente utile, perché volevo che non parlassero subito, o meglio, volevo che comunicassero attraverso il corpo^^ Qui invece cominciano a parlarsi… ce n’è voluto davvero tanto di tempo!

Benji79: grazie per aver recensito^^ Beh sono felice che non ti aspettassi un’esposizione monotematica: mi fa sempre piacere quando un lettore legge il cap e lo trova, per un motivo o per l’altro, inaspettato. Jun si rende conto di quanto desideri Yayoi ma è solo la prima fase di una riflessione più articolata (lo vedrai) che occupa un po’ di spazio narrativo. Mi è piaciuto molto scrivere la scena del cinema e sono contenta che tu l’abbia trovata buona^^

Ligi: grazie per la rece^^ … diciamo che le tue previsioni trovano una conferma in questo cap^^ Tutta la ff ruota intorno ad un corpo rifiutato, per via di un “passo indietro” e adesso cominciano a sciogliersi i nodi… Non so perché, ma ultimamente un po’ in tutte le ff che scrivo c’è sempre questo leit motif di pg che si riavvicinano, prima con il corpo, e poi con le parole… credo che, nel caso specifico di Jun, sia stato più coerente il suo approccio, che non un discorso-fiume: Yayoi non l’avrebbe neanche tanto ascoltato. Bella anche la riflessione su Yayoi, ed è il motivo per cui spesso parlo del “senso dell’amaro”: si ritrova al punto di partenza, anche se c’è stato da parte sua un percorso. L’itinerario di Yayoi offre diverse chiavi di lettura ed anche diverse interpretazioni: il lettore ha la libertà di riflettere ed elaborarla a suo piacere^^ P.S. Spero che tuo figlio sia guarito! In bocca al lupo per la comunione! Sarà una giornata lunga, importante ed impegnativa per il tuo bambino e per tutti voi^^

Krys: grazie per aver recensito^^ Anche in questo cap Jun va dritto al sodo e chiede a Yayoi se può spogliarla lui^^ Mi sembra davvero deciso^^ Lei è molto innamorata e, anche se un po’ di domande se le fa (perché non è una stupida e sta riflettendo su ciò che prova e ciò che ha vissuto), accoglie Jun con dolcezza e spontaneità. Per quanto riguarda Sanae e Tsubasa, la loro vicenda si è conclusa... Come avevo accennato in altre occasioni, non ho dato molto sviluppo alla vicenda secondaria, per scelta narrativa^^

DolceBarbara: grazie per la recensione e per avermi fatto sapere cosa pensavi dei cap precedenti^^ Mi ha fatto piacere che tu li abbia apprezzati^^ Ormai non manca molto alla fine di questa ff e quindi tutte le questioni irrisolte vengono sviluppate, in un modo o nell’altro. Per Tsubasa è stato molto facile, mentre per Jun il percorso è più articolato, ma come puoi vedere, adesso sembra molto più deciso e consapevole^^

Marychan82: grazie per aver recensito^^ Penso anch’io che Yayoi, in definitiva, sia il “mio” pg più strano. Non è complicato come Kumiko e non è triste come Yukari, il pg femminile che più incarna la tristezza fra le mie storie. Penso che mi sia servito scrivere di Yayoi per arrivare dove sono ora, ed è stato molto bello averla incontrata. E’ amara come la vita, come le storie di certe persone che ci vivono accanto o che non sanno di essere dentro di noi. Non ha la forza di cambiare completamente, di voltare le spalle a quel rifiuto iniziale, perché ha sete di amore e l’amore per lei è Jun. Non la giudico, non riesco a dire, da lettore, se stia facendo bene o male (parleranno ancora e forse si capirà meglio perché sto dicendo questo); so solo che lei non riesce a fare niente di diverso da questo: e si guarda da fuori, come se in parte, quello che sta vivendo non stesse succedendo a lei, ma ad un’altra. Già questo, pur avendo, a mio parere, un germe poetico, è abbastanza amaro di per sé…

Miki87: grazie per la rece^^ Mi hanno colpito molto le tue parole, specialmente la seconda parte, quella cioè, in cui spieghi di percepire in Yayoi una sorta di mancanza di illusioni. Il fatto di crearsi illusioni è sintomo di un atteggiamento “amaro” (di nuovo), disincantato, realistico, delle cose. Ecco, hai ragione: Yayoi, attraverso la sua evoluzione, ha conosciuto questo. Ha capito che nella vita non ci si può far illusioni ed essendo maturata, non solo non vuole raccontarne a se stessa; non vuole nemmeno regalarle agli altri… capirai ciò che intendo nei prox cap. Credo tu abbia avuto una grande intuizione concettuale nei confronti del pg. Grazie per avermi dato la possibilità di parlarne.

 

Grazie a tutti^^

A presto^^

 

 

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Capitolo 26
*** Voglio stare con te ***


Yayoi aprì gli occhi in due volte.

Si sentiva tutta rotta, indolenzita. E la luce del sole la colpiva sul volto, quasi con violenza.

“Pensavo volessi dormire tutto il giorno…” disse Jun, in piedi e già vestito.

Lei si sollevò e con una mano si resse la coperta sul petto.

“E’ tardi?”

“Sono le dieci.”

“Le dieci? Ma non arriverai mai in tempo a Tokyo! Non hai lezione stamattina?” chiese, raccogliendo le sue cose, confusa, spettinata.

Jun, con molta calma, appoggiato alla soglia della porta, continuava ad osservarla.

“Sì.”

Lei, nel tentativo di alzarsi, inciampò e ricadde sul futon.

Jun scoppiò a ridere.

“Ma cosa ridi?”

“… non c’è fretta, Yayoi” disse, ritornando serio a metà.

Lei lo fissò, stordita.

“Non ci vado a lezione. Oggi sto con te.”

“Sei sicuro?” chiese, incredula.

“Sicurissimo” replicò lui, senza la minima inflessione nella voce.

Yayoi sorrise e si stese di nuovo sul letto. Si rialzò subito, s’infilò la maglietta e corse fino a lui per farsi abbracciare.

“Mi hai fatto diventare una donna, stanotte…” gli sussurrò.

“E tu un uomo. “

Lei lo guardò intensamente.

“Grazie…”

“Grazie a te…”

“Stringimi forte, Jun.”

“Ti stringo forte, non temere” le disse.

Si separarono e Jun lasciò che Yayoi finisse di prepararsi.

Uscirono e andarono alla caffetteria del quartiere.

Fecero colazione e poi in macchina raggiunsero il grande Buddha. Comprarono fiori e frutta da offrire in dono e rimasero in preghiera per qualche minuto.

“Non sai quante volte sono venuta qui, quell’estate... prendevo l’autobus, o affittavo una bicicletta e arrivavo fino ai piedi del tempio. Sbucciavo la frutta, la riponevo in una bella ciotola e poi pensavo a te. Al Buddha…”

Jun socchiuse gli occhi un’ultima volta.

“Non so se troverò mai un modo per spiegarti cosa significhi per me” le disse.

Lei restò in silenzio.

“Anche tu per me.”

“No, Yayoi, tu significhi molto di più… sai, tutti tendono a pensare che fra noi, io sia il più forte o quello che… non so come dire: gli altri mi vedono come uno che può fare a meno di te. Invece non è così. Io senza di te non riesco ad essere veramente me stesso. Mentre tu hai dimostrato di farcela… se non fossi tornato, che avresti fatto?”

Yayoi si alzò: era meglio spostarsi, per non disturbare gli altri fedeli.

“Pensavo che stessi con me per una sorta di compassione, di dovere… non credo che sarei tornata. No: non ti avrei cercato.”

“Lo vedi? E come avresti fatto?”

“Non so… ho cercato di riempire le giornate e sono stata fortunata: ho trovato Eriko e poi… e poi Yoko… tutti i pomeriggi andavo nel suo studio. Così le giornate si consumavano ed io avevo la sensazione di star bene. Ma adesso penso che prima o poi sarei crollata.”

“Non saresti tornata, comunque. Io ti conosco, Yayoi. Piuttosto muori, ma non ti vendi. E per te, tornare, sarebbe stato come arrenderti, accontentarti. Lo capisco. D’altra parte se io ti avessi espresso meglio ciò che provo, tutto questo non sarebbe accaduto… ma a volte prima di arrivare ad afferrare il senso delle cose, bisogna sbattere contro i muri.”

“Avevo solo bisogno di sapere che mi ami e che il tuo amore è gratis: non è la ricompensa per ciò che è stato. E’ amore e basta.”

“Lo è. Ti assicuro.”

Lei allungò la mano.

“Dai, andiamo…” sussurrò.

 

Arrivati a casa di Yayoi, entrarono un momento e Jun afferrò il guinzaglio di Pinker.

“Facciamo una bella passeggiata oggi, ok?”

Yayoi non si svestì nemmeno e richiuse subito la porta.

Camminarono un po’ dappertutto e arrivarono al giardino Sankeien.

Faceva freddo, ma il cielo ero di un azzurro impressionante e c’erano poche nuvole.

Mangiarono in piedi, all’aperto e rientrarono solo verso il tardo pomeriggio.

“Tua madre si arrabbierà quando saprà che hai saltato la scuola?”

“Non penso. Sto andando benissimo…”

“Sono felice per te.”

Yayoi controllò la dispensa e poi lo fissò.

“Torni a Tokyo prima o dopo cena?” gli chiese.

Lui si appoggiò alla porta.

“A dire la verità, vorrei tornare direttamente domani mattina… vorrei stare qui stanotte. Ma non voglio dormire di là, da solo. Voglio stare con te.”

Yayoi diventò tutta rossa e cominciò a tirare fuori la verdura dal frigo.

“Bene… facciamo le omelettes al formaggio.”

“Hai sentito cos’ho detto?”

“Sì...“

“E quindi?”

“E quindi ok. Dormiamo insieme… lo dirò a mia madre. Tanto ormai non credo ci sia molto da nascondere.”


Lui sorrise.

Tornò fuori da Pinker e cominciò a giocare con lei.

 

“Jun!” esclamò la madre di Yayoi, rientrando e trovandolo in giardino.

“Salve!”

“Sono felice di vederti!”

“Anch’io...”

“E’ tutto a posto?”

“Sì. Tutto a posto.”

“… bene… Yayoi è stata molto triste negli ultimi periodi.”

“Anch’io. Ma adesso è tutto chiarito.”

Lei lo sorpassò, salutando anche Pinker ed entrò in casa.

Raggiunse Yayoi, tutta presa a cucinare.

La donna le si avvicinò e le accarezzò la testa.

“… la mia piccola Aoba…”

Yayoi sorrise e lasciò un momento il lavoro per farsi abbracciare.

“Facciamo le omelettes.”

“Buone! Peccato che io abbia un impegno.”

“Un impegno?”

“Sì… mi hanno invitata a cena fuori…”

“Chi?” chiese la ragazza, un po’ stupita.

“Un collega… ha talmente insistito che ho dovuto cedere” rispose la madre, alzando le spalle.

“Ti piace?”

“Non saprei… è simpatico. Un bell’uomo…”

“E’ già qualcosa, no?”

“Sì. Yayoi…”

“Dimmi.”

“Non ti dispiace, vero?”

“Perché mai dovrebbe dispiacermi! Anzi… sono felice se provi a frequentare altre persone.”

“Non mi sento molto pronta ancora. Ma credo sia più che altro la paura di dover ricominciare tutto da capo.”

“Lo capisco. Magari, se cerchi di essere meno schematica e metodica, e ti lasci andare un po’ di più, le cose verranno anche da sole…”

“Giusto...” replicò la donna, prendendo una carota dal piano di lavoro; diede un morso e poi riprese a parlare,”c’era un articolo sul giornale… la mostra è andata molto bene.”

“Sì, a quanto pare. Yoko se lo meritava. Ha lavorato così tanto, in questo periodo.”

“E anche tu!”

“Beh… io stavo solo lì con lei e le facevo compagnia. Dice che sono bella…”


“Lo sei, Yayoi, lo sei.”

“… sia tu che lei non siete obiettive. Ma mi fa piacere comunque.”

“Hai sistemato tutto con Jun. Questo conta più della bellezza, non è vero?”

“Sì” rispose, muovendo ripetutamente la testa.

“... mamma…” aggiunse ancora, “Jun resta qui. Torna a Tokyo domani.”

Lei si staccò dal mobile e andò verso l’uscita; si doveva preparare.

“Va bene, metteremo il futon di là, come sempre”.

“No… non occorre” disse ancora Yayoi, tenendo lo sguardo sulle verdure che stava tagliando con cura.

“Dorme con me stanotte. Nella mia camera.”

La donna si girò: da quella distanza vedeva il corpo di Yayoi, esile, slanciato. Scorgeva la linea delle spalle, su cui i capelli ricadevano luminosi. Sentiva il suo profumo e il taglio del collo che saliva fino a disegnarle il mento.

Sorrise.

“Nella tua camera…” ripeté, senza dare intonazione alle parole.

--

Ciao a tutti^^

Grazie alle persone che mi seguono e leggono e grazie a chi ha recensito^^

 

Benji79: grazie per la rece^^ Spero anch’io che Yayoi scherzasse e non abbia dato le caramelle alla sua Pinker^^ Sono felice che tu abbia apprezzato le mie scelte narrative: la decisione cioè di parlare della casa dei nonni di Jun, caricandola di significati e ricordi. I vincoli familiari, come materiale narrativo, mi interessano parecchio in quest’ultimo periodo e ci sto lavorando su^^ Questi cap sono tutti incentrati sul chiarimento fra i due, specie questo, in cui Jun e Yayoi si parlano proprio senza veli. Non so perché, ma trovo che, nonostante tutto, ci sia costantemente un po’ di “tristezza” nel modo in cui si confrontano e al solo pensiero che se Jun non si fosse mosso, forse non si sarebbero rimessi insieme, mi viene un po’ di magone dentro… per fortuna le cose sono andate diversamente, ma questa “opzione mancata”, lascia una traccia, un alone opaco su di loro. Dopo tanto, qui ritorna anche la madre di Yayoi: sembra che si sia ammorbidita anche lei…

Sanae78: grazie per aver recensito^^ Il luogo dove Jun ha deciso di portare Yayoi per amarla diventa per loro un “simbolo”: è il posto dell’amore ma anche del dolore, dell’affetto, e dell’abbandono, dei ricordi, di qualcosa che non hanno più. Lo spazio spesso tende ad essere identificato con qualcosa nelle mie storie e, se quelli “pubblici” mi servono sempre per creare rottura, o crisi, i luoghi intimi sono quelli su cui tendo a creare la “ricostruzione” o il “recupero” di un rapporto. Qui torna un altro tema a me caro (da un pto di vista narrativo, intendo): il fatto di cucinare… è un momento intimo, di meditazione ( il tempio, il Buddha…), di condivisione, in cui ci si parla senza nascondersi, ma anche di grande complicità: fra Jun e Yayoi che vogliono dormir ancora insieme e tra la ragazza e sua madre che si parlano con intensità^^

DolceBarbara: grazie per la recensione^^ Jun e Yayoi si sono veramente ritrovati: lui finalmente si lascia andare e sceglie di dedicare un giorno intero a lei; anzi… non vuole neanche rientrare a Tokyo per la notte. Credo che il discorso che fa a Yayoi, lo faccia ad alta voce anche a se stesso e prenda atto di quanto lei sia più forte di lui^^

Sissi149: grazie per aver recensito^^ Effettivamente la prima parte del cap è dominata dal silenzio. Il silenzio è una parte abbastanza importante di ciò che scrivo: mi rendo conto, pensandoci, che l’atmosfera che si crea nel silenzio è per me sempre “motivo narrativo”, ed è un po’ “strano”, considerando quanto la musica sia stata importante nella mia vita… (ma questa è un’altra storia^^). Grazie anche per aver capito la funzione narrativa della seconda parte: volevo alleggerire la situazione e nello stesso tempo renderla ancora più naturale. Non sono per niente brava a creare delle situazioni leggere, perciò a volte non riesco a renderle bene, pur cercando di fare del mio meglio. In questa scena in particolare sono stata aiutata dalla situazione e dall’inserimento delle “caramelle”, un elemento narrativo che associo proprio al concetto di leggerezza. In questo cap l’atmosfera è un po’ più consistente e il confronto fra i due va un po’ più in profondità.

Miki87: grazie per la recensione^^ La tua interpretazione di questa ff è molto in linea con i miei intenti narrativi. Interessante quello che dici su come avrei potuto svilupparla forse diversamente per far penare un po’ di più Jun. Poteva essere una strada da intraprendere, ma come sai bene, per me la trama è del tutto istintiva: non ci lavoro mai razionalmente, a tavolino (non ne sono capace). Mi rendo conto che alla fine Jun non ha fatto moltissimo per riavere Yayoi e in lei, come in Sanae, c’è una sorta di “rassegnazione“ all’amore, anche se dal loro confronto si capisce che non sarebbe mai tornata da sola e di sua iniziativa (ma è tutto da dimostrare…). E’ proprio per le sensazioni che suggerisci, che penso sia una ff molto amara: per quanto sia leggera e molto più semplice rispetto ad altre cose che ho scritto e che sto scrivendo, mi sembra che i sentimenti, anche quelli positivi, siano velati di una certa tristezza.

Eldarion: grazie per la rece e per quello che scrivi sul rapporto tra l’artista e la sua opera^^ Sono felice che le parti narrative legate a Yoko e a ciò che ha fatto ti appaiano realistiche e coerenti. M’interessa molto il percorso che compie l’artista per arrivare ad esprimersi e nutro una grande passione per la pittura, in particolare, sin dai tempi del liceo^^ Non penso assolutamente che la tua percezione di questa coppia e di questa ff sia “limitante”. La tua sensibilità nella lettura ti ha portato a fare delle valutazioni personali che rispetto e che sono la tua interpretazione e rielaborazione della storia. Ognuno di noi, leggendo, vive la storia, in base alle sue esperienze, ai suoi gusti, alla sua vita ed è un aspetto molto interessante, secondo me^^ Penso, e chiedo scusa a tutti se ritorno sempre sul solito punto, che la tua impressione di freddezza, derivi proprio dall’impostazione iniziale della ff e dei pg: c’è una sorta di “ombra” su di loro. Un’ombra che invece non c’è mai quando parlo di Sanae e Tsubasa, che per me, sono proprio l’incarnazione di un’idea di “trasparenza” (trasparenza di rapporti, sensazioni, amore^^) e infatti quando non sono protagonisti delle mie ff, funzionano da contrasto alle complicate vicende degli altri^^

Grazie a tutti^^

A presto^^

 

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Capitolo 27
*** Devi promettermi una cosa ***


Rientrando, cercò di fare piano.

Si tolse le scarpe ed avanzò nel corridoio.

“Ahi!” sentì dire da Yayoi, passando davanti alla sua camera.

Sostò un momento: i respiri e i sospiri si alternavano a risa soffocate.

Scosse la testa e andò oltre: veniva da ridere anche a lei.

Nella sua stanza, sistemò il futon e si svestì. Guardò l’orologio e prese il cellulare.

Erano le undici di sera, ma era sicura di trovarlo ancora al lavoro.

Il signor Aoba, seduto al tavolo da disegno, vide il telefono vibrare.

“Hey…” disse.

“Ti disturbo?” chiese, incerta e con la voce tremante.

“Tu non disturbi mai…”

Lei si stese sul futon.

“Tua figlia è di là che gioca con Jun…”

Il signor Aoba si alzò e andò alla finestra. Sorrise, fissando la distesa di luci fuori: “giocare” nel loro gergo speciale, significava “fare l’amore”.

“… e me lo dici così?”

Lei scoppiò a ridere.

“Sì… come te lo dovrei dire, scusa?”

“Non dovresti e basta!” esclamò lui, ironico.

Ci fu un momento di silenzio e poi entrambi sospirarono facendo capire l’una all’altro che erano felici.

“Pensavo che non sarebbero più tornati insieme, invece…” disse il signor Aoba.

“E’ una cosa bellissima, ma mi rende anche triste.”

“Sì… ormai Yayoi è diventata adulta. E’ come se non avesse più bisogno di noi.”

“Di me, di certo… sono stata orribile con lei negli ultimi tempi.”

Aoba si sedette di nuovo.

“Ti vuole molto bene, lo sai.”

“Sì… vorrei…”

“Vorresti?”

“Vorrei tanto poter venire e vedere la mostra di Yoko.”

“Lei ne sarebbe felice. Anzi, mi ha detto che se mai tu volessi uno dei quadri che ha dipinto, ne sarebbe onorata.”

“Ti ha detto questo?”

“Sì. Nutre una specie di venerazione per te…”

“Ma cosa dici! Sono stata odiosa con lei, le poche volte in cui l’ho vista.”

“Yoko non è per niente stupida: sa quanto hai sofferto. Lei riesce a sentire il dolore delle persone. E poi ti considera una madre eccellente. E’ innamorata di Yayoi.”

“Credo che se è diventata così, sia più per merito tuo, che mio, Aoba…”

“L’abbiamo fatta insieme. E tu sei stata una madre meravigliosa.”

Fu in quel preciso istante che lei si mise a piangere.

“… scusa… non volevo dire qualcosa di sbagliato. Lo penso sul serio.”

“… lo so, lo so, ma… sono diventata così… sono così arrabbiata!”

Lui non disse nulla.

“Perché è successo tutto questo, Aoba? Io ti amavo alla follia. “

“Anch’io.”

Lei singhiozzò e poi trattenne il respiro.

“Anch’io. L’amore che provo per Yoko, è molto diverso… penso che quello che c’è stato fra noi sia unico. Voglio dire, quel genere di amore si prova una sola volta, nella vita.”


“… se solo fossi stata meno egoista… forse non ci saremmo mai lasciati.”

“Abbiamo tutti e due le nostre colpe. Non ero mai a casa… ti trascuravo troppo e come vedi non sono cambiate le cose.”

“E Yoko non si arrabbia?”

“No… lei è diversa. A queste cose non bada. Perciò riusciamo ad essere in sintonia. E’ una bella persona.”

“Lo immagino. Mi dispiace per come mi sono comportata con lei e per le cose che ho detto in passato.”

“Non preoccuparti. Forse potremmo vederci una volta… se ti va. Tutti insieme.”

Lei si sollevò.

“Noi tre?”

“Beh anche Yayoi e Jun e… potresti portare chi vuoi. Non dirmi che non esci con nessuno! Ci sarà la fila alla porta.”

Lei si stese di nuovo.

“Vedo qualcuno, ma… non riesco a lasciarmi andare completamente ancora. Yayoi dice che sono troppo metodica… troppo schematica. Che sia quello?”

Aoba sorrise e tracciò una linea sul foglio che scombinò tutto il progetto a cui stava lavorando.

“Per una donna credo sia molto più difficile che per un uomo. Voi siete creature complesse. Per voi ogni cosa diventa mille cose… noi siamo più “barbari”, se vuoi.”

Lei rise.

“Più barbari?”

“Sì…”

“Vorrei esserlo anch’io.”

“Puoi sempre provare!”

“Aoba…” disse ancora lei, dopo una breve pausa.

“Sì?”

“Non voglio perderti del tutto.”

“Neanch’io.”

“In fondo, prima di essere amanti e di sposarci, siamo stati anche due grandi amici.”

“Esatto. Perché dovremmo rinunciare a questo? Ma devi promettermi una cosa.”

“Cosa?”

“Non saremo mai amici per far piacere a Yayoi. Dobbiamo esserlo per noi, per noi stessi.”

La donna si alzò del tutto e tornò alla finestra.

“Per noi… promesso, Aoba. Promesso.”

--

Ciao a tutti^^

Ringrazio tutte le persone che leggono le mie ff, coloro che ne hanno messa una o più di una fra le loro seguite, preferite, da ricordare e chi mi ha messo fra gli autori preferiti^^

Grazie di cuore a chi ha recensito^^

 

Ligi: grazie per le tue due recensioni^^ Per quella al cap 25, ci siamo incrociate: io stavo controllando il cap da postare e tu recensivi… me ne sono accorta troppo tardi, scusami^^ Per prima cosa vorrei ringraziarti per avermi fatto sapere che la comunione è andata bene ed è stato un momento indimenticabile per te: ne sono felice. Mi ha toccato molto il modo in cui ne hai parlato… mi dispiace che in un frangente così “bello”, tu abbia provato anche dolore, per due persone che ti mancano immensamente. Se ci fossero state, sarebbe stato tutto perfetto… purtroppo però, la vita è perdutamente imperfetta e dentro la gioia, dentro la bellezza, spesso ci finisce anche il dolore. Ma quelle due persone tu le porti dentro di te, e questo non te lo toglierà mai nessuno. Scusami se ti sto scrivendo queste cose… spero di non essere stata invadente^^. Tornando alle tue riflessioni sul cap, sono felice che tu abbia apprezzato il taglio narrativo che ho dato, senza entrare nel dettaglio della “prima volta”^^ Eh sì, siamo di nuovo arrivati ormai alla fine: questa ff è di 29 cap in tutto, perciò siamo proprio agli sgoccioli. E’ stato molto bello scriverla e so che questi pg mi mancheranno…^^ Grazie anche per quello che scrivi riguardo al cap 26: la tua domanda è proprio il succo della trama della ff, cioè, se il destino non li avesse fatti incontrare di nuovo, come sarebbe andata a finire? Eh… Forse Jun avrebbe avuto la forza e la determinazione per agire comunque. Oppure Yayoi sarebbe crollata, o non sarebbero mai tornati insieme… chissà^^ In questo cap abbiamo un confronto tra i genitori di Yayoi: volevo dare un po’ di spessore alla madre, anche se mantengo sempre un certo distacco, tant’è che ho deciso di non dare un nome a nessuno degli Aoba… Ah dimenticavo: hai ragione, Yayoi a dire quella cosa a sua madre ha avuto coraggio^^ Io, al suo posto sarei stata zitta e avrai fatto entrare Jun, di nascosto^^ Ma lei, lei è abbastanza coraggiosa, direi^^

Sanae78: grazie per la recensione^^ Sì, ho pensato che per Jun a questo punto, il modo migliore per dimostrare ciò che prova, oltre le parole, fosse dedicare un giorno intero (e la notte) a Yayoi^^ Penso si siano chiariti ed ora, il loro rapporto, secondo me può solo migliorare^^ Grazie per aver dedicato una breve riflessione alla madre di Yayoi, visto che in questo cap è la protagonista^^ Mi sembrava giusto dedicarle un minimo di spazio narrativo.

Miki87: grazie per aver recensito^^ Sono d‘accordo con ciò che scrivi; anch’io penso che Yayoi, non solo sia la più forte, ma che abbia fatto un percorso incredibile. Un’altra al suo posto, di fronte alla malattia di Jun, avrebbe lasciato perdere, perché è difficile convivere con la sofferenza. Lei invece ha accettato la situazione, l’ha affrontata senza mai lamentarsi e penso che sia proprio stata quella la sua “scuola” di vita. Ha imparato ad affrontare le cose, e quando si è trovata sola, non si è persa d’animo: è andata avanti. Certo, non ha “brillato”, ma questo la rende più vera ed umana. Ed è vero anche che quando trovi quel genere di amore (penso che questo cap ne sia la prova), è difficile trovare qualcun altro: oddio, si può anche, ma non sarà mai come l’amore con la A maiuscola… Il signor Aoba, qui lo ammette chiaramente…^^

DolceBarbara: grazie per la rece^^ La situazione è cambiata completamente e per fortuna, in meglio^^ Yayoi ha talmente tanta fiducia in sé, e talmente tanta voglia di essere se stessa, che dice chiaramente a sua madre di voler far dormire Jun con lei… è imbarazzante, ma allo stesso modo si capisce che avviene tutto con molta naturalezza^^ Qui la madre di Yayoi si lascia un po’ andare e si confida con il suo ex-marito. E’ un cap di transizione, ma ci tenevo a far respirare un momento la storia principale^^

Sissi149: grazie per aver recensito^^ Grazie per la tua analisi, che spiega bene i miei intenti narrativi. Il fatto che Jun dedichi un giorno intero a Yayoi, le sue parole, così chiare, essenziali, ma anche dirette, mettono a fuoco la presa di coscienza di questo pg, che, ha vissuto la sua evoluzione ed ora la manifesta al lettore e alla sua ragazza^^ Grazie per quello che scrivi sulle parole che ho usato e l’analisi proprio del testo che fai: quel “voglio” al posto di “vorrei” usato in precedenza, è molto importante. Dietro quel verbo, c’è il cambiamento di Jun^^ Infine, mi ha fatto molto piacere che tu abbia dedicato parte della tua riflessione alla madre di Yayoi, anche perché è una sorta di preludio a questo cap: anche se non le ho dato un nome (dare un nome a un pg è una questione molto importante per me…), ho ritenuto giusto darle modo (anche se non nel dettaglio) di spiegare come si sente, cosa prova. E poi mi piaceva lasciare uno spiraglio fra lei ed il suo ex marito: non certo per tornare insieme (lui è felice con Yoko), ma magari per non disperdere tutto quello che di buono c’è stato fra loro^^.

Eldarion. Grazie per la recensione^^ Effettivamente il cap precedente era tutto incentrato sui sentimenti, come dici tu^^ Ce n’era bisogno… E’ il momento in cui sia Jun che Yayoi si parlano con chiarezza e parlano di se stessi, del loro modo di rapportarsi l’uno all’altra: lui cerca di far capire a Yayoi quanto sia importante, mentre lei sottolinea quello che voleva, cioè avere la certezza di essere amata davvero^^ Grazie per esserti soffermata sul luogo, la cucina, che per me ha un valore narrativo speciale. E’ di sicuro il posto più intimo della casa per la famiglia, cioè quello spazio in cui ci si ritrova e si “condivide” la quotidianità, ma anche tanti stati d’animo diversi^^ Per me è anche il “posto” di Kumiko, il pg che più di tutti mi sta a cuore… il breve dialogo tra Yayoi e sua madre è semplice, ma intenso. Da questo cap percepiamo che, a suo modo anche la signora Aoba ha vissuto la sua personale evoluzione, anche se il narratore non l’ha raccontata nel dettaglio^^

Benji79: grazie per aver recensito ed apprezzato il cap^^ Penso che sia Jun che Yayoi abbiano detto ciò che stava a loro più a cuore: Jun si è ormai reso conto che solo con lei è davvero se stesso, forse perché Yayoi è la persona che lo conosce di più e più a fondo e ha condiviso con lui la parte più dolorosa della sua vita; mentre Yayoi capisce che la risposta che andava cercando era molto semplice, cioè sapere che l’amore di Jun per lei è gratis. A volte le cose più semplici sembrano impossibili da dire…^^ Adesso che si sono amati completamente, penso che il loro rapporto non possa che evolversi ancora^^

Marychan82: grazie per la rece^^ Sì, siamo alla fine… come ho detto sopra, questa ff è di 29 cap: un bel po’ più corta rispetto alle mie due ultime^^ Il cerchio c’è sempre, anche se cambia un po’ la sua volta, il suo diametro, i suoi colori. Questa storia è molto “concreta” per molti aspetti: c’è il rifiuto di un corpo, per via della paura, e poi una lenta presa di coscienza. Nel frattempo il corpo cambia e si mette a nudo. Due punti del cerchio, che fungono da estremità, si ricongiungono, ma resta qualcosa in ombra, anche se non so bene cosa. Proprio per questo, mi sembra molto “umana”, cioè zuppa di un’amarezza che spesso avvolge le situazioni, le esperienze, gli stati d’animo. E’ stato importante scrivere di questi pg: i loro percorsi, per tanti aspetti, mi toccano dal profondo e aprono delle finestre su di me, sul mio mondo di cose sommerse, non dette… dovevo liberarmene, per non soffocare, forse…

Krys: grazie per aver recensito entrambi i cap^^ Sono felice che questo cambiamento di Jun ti piaccia^^ Anch’io, razionalmente, avrei voluto scrivere un po’ di più su Tsubasa e Sanae, ma per come è venuta fuori la ff, credo che alla fine sia stato meglio così. Per scrivere una ff su Tsubasa-Sanae ci vuole un diverso punto di partenza, non questo, perché in definitiva, io l’ho già affrontato in altre ff. Avrei rischiato di ripetermi, qui^^ Riguardo al cap 26, Yayoi ha davvero un modo diretto di affrontare le cose ed anche con sua madre va dritta al sodo^^ Le due comunque si sono capite al volo e c’è al momento una buona sintonia fra di loro. Grazie per esserti soffermata anche sulla madre, perché qui le ho dedicato il cap e anche se non è stato un pg fondamentale, meritava un piccolo spazio, altrimenti rischiava di restare solo una sagoma^^

 

Grazie a tutti^^

A presto^^

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Capitolo 28
*** In tutto l'universo ***


“Allora ci salutiamo qui…” disse Eriko, arrivata alla fermata degli autobus.

“Sì… devo andare al museo per incontrare Yoko” replicò Yayoi.

“Sono felice che tutto si sia sistemato. E sono contenta che la tua amica Sanae si sposerà presto.”

“Non immaginavo che la storia fra lei e Tsubasa si sbloccasse così rapidamente… A volte si vive ad una velocità incredibile, mentre in altre situazioni, sembra che il tempo non passi mai.”

“Già.”

“Ti sono molto riconoscente, Eriko. Non so se ce l’avrei fatta a sopportare questi pomeriggi… senza di te, senza la biblioteca.”

“Certo che ce l’avresti fatta!” esclamò la ragazza.

Yayoi le sorrise e la guardò fissa negli occhi.

“Sei un’amica speciale. Ma adesso mi sento in debito… vorrei fare qualcosa per te.”

Eriko scosse la testa.

“L’hai già fatto, non ricordi?”

Yayoi si fece perplessa.

“Mi hai aiutata con la squadra!”

“Oh, ma quello non è stato niente, Eriko! Niente a confronto di ciò che ha significato la tua presenza per me...”

“Ti sbagli… non sai quanto tu mi sia stata vicina in quei momenti. Avevo bisogno di appassionarmi a qualcosa, di sentirmi utile, ma l’idea di occuparmi di una squadra di calcio, mi faceva un po’ paura. Non potevo parlarne con nessuno. A casa i miei non hanno una gran considerazione di me, lo sai…”

Un’ombra le aveva attraversato il volto e si era incupita, anche se continuava a tenere le labbra aperte in un bel sorriso.

“Penso che se non ti fossi interessata a me, avrei lasciato perdere… “

“Dici sul serio?”

Eriko annuì con la testa.

“Sono felice che tu non l’abbia fatto. Sei una bella persona, Eriko. Davvero.”

“Anche tu, Yayoi.”

Ci furono alcuni attimi di silenzio; ognuna a suo modo pensò a qualcosa da dire o da fare. Erano diventate amiche, ma forse non ancora al punto da abbracciarsi, lì, alla fermata non lontano dall’uscita del liceo.

“Ci vediamo domani…”

“Ok… e fai i complimenti a Yoko, per i suoi quadri.”

“Senz’altro!”

Yayoi attraversò la strada e camminò spedita verso l’altra fermata.

 

Yoko era di fronte alla grande entrata. Appena vide Yayoi, le sorrise.

La ragazza affrettò il passo e, una volta arrivata a pochi centimetri da lei, le si buttò addosso.

Yoko la strinse e la coccolò.

“Aoba…”

Aspettarono ancora un minuto e poi entrarono per visitare le sale del museo.

Osservavano le opere e camminavano con lentezza, in un silenzio assoluto e contemplativo.

“… magari un giorno ti faranno esporre anche qui.”

“Lo spero, Yayoi, lo spero…”

“Mi sembri diversa, Yoko. Non so dire perché, ma mi sembri…”

“… più fiduciosa?”

“Ecco! Sì! Più fiduciosa!” esclamò Yayoi.

Yoko reclinò il capo verso i suoi piedi.

Per tutta la vita si era sentita sbagliata. Una fallita.

E in sostanza le cose non erano state stravolte. Aveva esposto, sì, alla galleria K’s. Aveva venduto molti pezzi e il gallerista era rimasto soddisfatto.

Ma non era quello a renderla così fiduciosa nei confronti della vita. Aveva già vissuto quella fase; lei, l’aveva già attraversata. E sapeva bene che la distanza tra l’entusiasmo e la precipitazione nella realtà, non era poi così ampia. Bastava un attimo, un soffio. Un misero, semplice errore, una parola mal posta, una frase interrotta.

No. Non era la vita in sé e per sé.

Non era quel piccolo spazio, i trafiletti sui quotidiani, gli articoli sulle riviste specializzate, i soldi inaspettati, a renderla così.

Era tutt’altro.

Forse la consapevolezza che aveva molto sbagliato e che sì, aveva imparato ad accettarsi in proporzioni a quegli stessi sbagli.

Non voleva più nascondersi o sperare di far meglio.

Lei continuava solo ad aver fretta: fretta di vivere.

“Allora?” chiese, volgendosi a lei.

“Allora?... niente… sono sempre io. Sempre e solo Yayoi. Yayoi Aoba.”

“E non c’è niente di male o di sbagliato.”

“Infatti. Mi ci è voluto un po’ per arrivarci, ma credo di averlo capito.”

Yoko annuì.

“Sei fortunata Yayoi… credo che Jun sia proprio l’amore della vita, per te.”

“Lo penso anch’io. Non dovrò attraversare tanti corpi, per arrivare all’amore. Mi basterà lui.”

Yoko la fissò.

“Per me è stato più difficile.”

“Sì… ma spero tanto che Aoba sia l’amore della vita, per te.”

Ripresero a camminare; ogni tanto si fermavano e Yoko raccontava quello che vedeva nei quadri degli altri.

Fiori, volti, paesaggi, deformazioni, collages: ogni cosa era il pretesto per raccontare una piccola storia, una visione, una sensazione.

Yayoi la lasciava parlare, proprio come quando nel suo studio, lasciava che facesse qualsiasi cosa con il suo corpo.

Aveva un’incredibile voglia di ascoltarla, di succhiare le parole che venivano da quella bocca. Sentiva ancora il bisogno di averla accanto. Un bisogno fisico dell’altro.

La trovava una presenza erotica e speciale. Vedeva in lei il germe di se stessa anche se, in tutto l’universo, forse, non c’erano due esseri umani, dalle storie più lontane delle loro.

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Ciao a tutti^^

Grazie alle persone che leggono le mie ff e grazie a chi ha recensito^^

 

Sanae78: grazie per aver recensito^^ Alla fine io sono proprio un’inguaribile ottimista… nel mio mondo interiore spero sempre che le cose si mettano a posto^^ Mi piaceva che ci fosse un chiarimento fra i genitori di Yayoi, perché è sempre molto triste quando una coppia rimane a crogiolarsi nel rancore. All’inizio è normale, poi bisogna avere l’umiltà e la forza di andare incontro all’altro, perché non è una persona qualsiasi, ma è stato parte della propria vita. La madre di Yayoi ha ammesso i suoi sbagli e mostra le sue fragilità, ma all’altro capo del telefono, ha trovato chi davvero può comprenderla^^

Ligi: grazie per le recensione e grazie a te per le tue parole^^ Anch’io penso che i genitori di Yayoi siano diventati “migliori”, nel senso che, attraverso il loro percorso, hanno vissuto un’evoluzione e non un’involuzione, anche se il loro matrimonio non è andato a buon fine. Dopo la fase di elaborazione ed accettazione, bisogna ritrovare (almeno si dovrebbe) la lucidità per poter non provare rancore verso il passato e verso l’altro^^ Non è facile, ma ci si può provare^^ Non preoccuparti, non sei petulante o noiosa, anzi, mi fa piacere che ci sia un po’ di tristezza anche in te per via della fine di questa ff^^ Sto scrivendo il sequel di “quando arrivano le falene”. Come sempre comincerò a postare quando sarò certa di non dover far passare troppi giorni fra un post e l’altro^^

Benji79: grazie per la rece e per considerare bello quel cap^^ Mi ha fatto piacere^^ So che era solo di transizione, ma per me era important che i genitori di Yayoi avessero un confronto. E’ una conversazione-sfogo, dove entrambi si parlano intimamente (dal profondo, cioè) e prendono anche coscienza che Yayoi è adulta (sta giocando con Jun). E’ uno dei cap a cui mi sento più legata da un pto di vista umano^^ grazie per le tue parole^^

Sissi149: grazie per aver recensito e per l’analisi del cap^^ Era di transizione (un po’ come questo), ma di vitale importanza, nell’economia della storia, per fare in modo che i 2 pg acquistassero un po’ più di spessore narrativo. Se il padre aveva avuto qua e là, modo di mostrarsi, alla madre ho dato davvero pochissimo spazio. Ho cercato di costruire il dialogo in modo molto semplice per renderlo il più realistico possibile. Mi rendo conto che avrei potuto sviluppare di più questo aspetto della ff, ma non lavorando razionalmente alla trama, mi è stato impossibile. Anche qui abbiamo un ultimo incontro fra Eriko e Yayoi e Yoko e Yayoi: ci tenevo a dare voce ad entrambi questi 2 pg secondari, per “salutare” la storia e prepararci al finale. Riguardo alla tua speranza di sapere cosa deciderà di fare Yayoi, vedrai tu stessa^^.

Reggina: grazie per la rece e per aver parlato un po’ degli ultimi cap, facendomi conoscere le tue impressioni^^ Grazie per la frase sul tempo che avevo scritto e hai citato e anche per la citazione della canzone. Oltre al corpo, anche il tempo ha avuto un ruolo determinante in questa ff e ha assunto valenze diverse per i pg. La trama si evolve e si respira un’aria nuova, dominata dalla sensazione che tutto si stia sistemando, lasciando però qua e là qualche ombra. Purtroppo siamo di nuovo arrivati agli sgoccioli… è stato davvero bello scrivere questa ff per me, e sono felice che tu te ne sia affezionata^^

Marychan82: grazie per aver recensito e per le tue parole, perché colgono interamente quello che volevo dire, i miei intenti narrativi e il sapore di questa ff. Se dovessi scegliere un colore (oltre l’azzurro fumo che ho menzionato esplicitamente in questa storia – l’azzurro fumo è come il sapone: mi fa pensare a James Joyce), per “definire” questa ff, probabilmente direi “grigio”. Va tutto bene, e non è triste. Eppure c’è qualcosa che non ti permette di “rilassarti” completamente, proprio come succede spesso nella vita. Grazie anche per l’ultima tua frase: mi ha fatto pensare a Virginia Woolf…

Eldarion: grazie per la recensione^^ E’ veramente un cap dai sentimenti contrastanti: come hai detto tu, c’è il senso della perdita (della loro “bambina”, della loro vita da sposati) e una certa nostalgia, ma anche la speranza, la voglia di “sistemare” le cose, di voler essere felici per Yayoi, per loro stessi. Non so bene spiegarlo razionalmente, ma penso che sia molto difficile vivere degli stati emotivi integri, totali, a senso unico: per me in ogni emozione, c’è una moltitudine di sensazioni diverse, e spesso contrastanti fra loro. E’ per quello che, se uno ci fa caso, riesce a cogliere sempre sfumature nuove dentro di sé. La trama e i temi di questa ff mi hanno aiutata ad “esaltare” questo aspetto, mentre in altri miei lavori precedenti ero rimasta più ancorata a delle emozioni più “forti” (portate all’esasperazione, cioè), ma con meno varianti all’interno. E’ stato davvero bello scriverla^^

Miki87: grazie per aver recensito^^ Hai ragione, dal dialogo fra i genitori di Yayoi, emerge un rapporto complicato, una fitta rete di emozioni diverse, di possibilità interrotte, ma anche di nuove prospettive. E’ difficile per la signora Aoba accettare il fallimento del suo matrimonio, anche perché non è finito l’amore. Allo stesso tempo non ci sono più i presupposti perché loro si rimettano insieme. Dev’essere dura da accettare… però ce la sta mettendo tutta e spero per lei che possa ritrovare un suo equilibrio^^ Eh sì, questa ff sta finendo: è più corta rispetto ai miei 2 lavori precedenti; avevo bisogno di scrivere qualcosa di più “semplice”. E’ stato comunque molto intenso per me e spero che, pur nella sua semplicità, questa storia possa lasciare qualcosa anche in chi l’ha letta e seguita^^

 

Grazie a tutti^^

A presto^^

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Capitolo 29
*** Nient'altro che questo ***


Quel lunedì, al suono della campanella, Yayoi cercò di fare in fretta.

Jun aveva giocato in trasferta e quindi lei non aveva trascorso il weekend a Tokyo, ma voleva prendere il treno delle tre e zero sette per andarci quel pomeriggio stesso.

Voleva stare con lui almeno qualche ora, perchè le mancava tremendamente e sapeva che non ce l’avrebbe fatta ad aspettare tutta la settimana.

Jun aveva lezione fino alle cinque, ma, pazienza, si era detta, almeno avrebbe trascorso un po’ di tempo con lui.

Uscì fuori e il freddo pungeva negli occhi e sulle guance.

L’aria tagliava il respiro, anche se si percepiva l’odore del mare; un’umidità mista a salsedine che non abbandonava nemmeno l’inverno.

Salutò in fretta Eriko, prima che questa si precipitasse al campo e poi fece qualche passo.

Si fermò subito.

Jun era a poca distanza da lei.

E non era solo. Teneva Pinker al guinzaglio e la cucciola, riconoscendo la sua padrona, aveva cominciato a scodinzolare e a muoversi, senza esagerare. Jun sapeva come controllarla.

Alcune ragazze e ragazzi gli si erano avvicinati per chiedergli un autografo o farsi una foto con lui.

Jun sorrideva ed era gentile con tutti, come sempre.

“Jun!” esclamò Yayoi, arrivando fino a lui.

“Ciao…”

“Stavo per prendere il treno delle tre e zero sette per venire da te.”

“Ma io non potevo aspettare…”

Lei arrossì e guardò a terra.

“Credevo avessi lezione fino alle cinque” sussurrò, mentre Pinker le aveva lavato una mano.

“Infatti… ma oggi non sono andato a lezione. Avevo qualcosa di più urgente da fare…”

Lei non sapeva se abbracciarlo o no. Se baciarlo o no. Le persone intorno se n’erano andate e quando si ritrovarono soli, lui le prese una mano e la sbilanciò per potersela trovare addosso.

“Mi manchi tanto…” disse lei, chiudendosi nel suo petto.

Lui le baciò più volte la testa e poi si nascose nell’angolo del collo.

“Anche tu… andiamo dai…” disse, staccandosi e spingendo Pinker verso di loro.

In macchina, Yayoi stava girata a metà, per guardare Jun e volgersi verso Pinker.

“Sembriamo una famiglia…” le venne da dire.

Lui si girò e sorrise.

“Lo siamo… lo siamo alla grande” disse.

Yayoi allora scoppiò a ridere divertita e cominciò a cercare una stazione radio che trasmettesse una canzone decente; poi prese a parlare, dicendo cose senza importanza.

Dopo un po’, osservando la strada, si accorse che Jun si stava allontanando da Yokohama.

“… dove andiamo?”

“A Tokyo…”

“Con Pinker?”

“Sì. Ti riporto io domani mattina.”

Lei guardò fuori.

“Cosa c’è? Non vuoi?” chiese lui, avvertendo un senso di malessere nello sguardo di Yayoi.

“No, è che non credo che tua madre sia contenta se andiamo a casa tua con Pinker… a lei i cani non piacciono molto.”

Jun sorrise ma non la guardò. Continuava a fissare la strada.

“Lo so.”

“Ah, ecco, allora forse sarebbe meglio lasciare Pinker a casa…”

“Siamo una famiglia, no? Pinker fa parte della famiglia. Pinker viene con noi…”

Lei lo fissò e poi si girò verso la cucciola, che, un po’ inquieta, sembrava cercare una via per scendere.

“Fai come ti pare… basta che ti prendi la colpa!” esclamò lei.

“Come sempre…” replicò Jun.

A quel punto Yayoi gli arrivò uno scappellotto in testa e si mise a ridere di nuovo.

Tutto si calmò per un bel pezzo, fino a che, ormai dentro la capitale, la ragazza vide che Jun stava guidando verso tutt’altra direzione, rispetto alla villa dei Misugi.

“Jun, ma dove stai andando?” chiese.

Lui non rispondeva e aveva assunto quell’espressione calma e sicura che gli si dipingeva sempre sul volto, quando le voleva far capire, che doveva solo fidarsi.

Dopo un po’ s’immise in una strada solitaria ed ampia: si ritrovarono su un bel viale indipendente e residenziale con delle belle case ad entrambi i lati.

“Siamo arrivati. Forza, scendi Pinker!”esclamò, quasi ignorando Yayoi.

La ragazza seguì Jun e la cucciola.

Lui tirò fuori un mazzo di chiavi e aprì un cancello verniciato di fresco: il giardino era grande e il prato ben curato.

Avanzò fino alla porta e l’aprì.

Yayoi entrò e, dopo aver attraversato il corridoio, arrivò in una sala vuota.

“… non ho avuto tempo per arredarla. Poi ho pensato che volessi farlo tu…”

Lei lo fissò.

“Ma che significa?”

“Ho comprato una casa. Una casa per noi. So che devi finire il liceo, ma quando ti sentirai pronta, io… io ci sono… non voglio che stiamo a casa dei miei. Voglio che abbiamo un posto tutto nostro.”

Yayoi, mentre Jun parlava, girava per le stanze vuote.

“… una casa enorme…”

“Sì, perché voglio che ci prendiamo anche un gatto.”

Lei si volse.

“Un gatto?”

“Sì. Hai qualcosa contro i gatti?”

“…no, no… ma resta sempre enorme.”

“Sì, perché voglio fare tanti bambini.”

“Tanti bambini?”

“Sì, perché, hai qualcosa contro i bambini?”

Yayoi si avvicinò alla finestra e pensò al suo amico Yuchan e a tutte le sue teorie sulle donne.

Donne che cucinano e si tengono ben strette un marito.

Che non sanno amare, ma raccontano storie.

Ragazze che s’innamorano e scappano, che si comprano un vestito e si spogliano.

Donne che cadono e passano da un uomo all’altro. Dipingono e piangono.

Ragazze che incontrano la vita negli occhi di chi ha il cuore spaccato, ma ancora buono.

Pensò al bel volto di Eriko e capì che nella squadra di calcio, lei aveva trovato qualcuno da amare.

Immaginò Sanae, finalmente felice.

Guardò Pinker.

“Hai sentito Pinka? Jun vuole fare tanti bambini… cosa dici, l’accontentiamo?”

Si sedette per terra e la cucciola si stese accanto, sperando che qualcuno le lanciasse una pallina da andare a prendere, forse.

Jun prese posto lì vicino.

“Non voglio fare l’infermiera…” disse, accarezzando il cane.

“Non m’importa.”

“Non lo so quando sarò pronta e lascerò mia madre…”

“Non m’importa. Tu hai aspettato tanto di quel tempo, là, fuori dal campo, o dentro un corridoio d’ospedale. Non mi sciupo, se ti aspetto un po’… anzi…”

“Anzi cosa?”

“Ogni minuto che passa, m’innamoro ancora di più.”

“Sul serio?”

“Sul serio.”

“Potremmo cominciare proprio da Pinker, allora…”

“A fare cosa?”

“A farle fare dei piccoli!” esclamò Yayoi, divertita.

“E’ ancora troppo giovane. Ci vuole del tempo. Comunque quando sarà diventata adulta, se ti fa piacere, possiamo farla accoppiare. E’ un bene anche per lei. Si dice che le femmine debbano partire almeno una volta nella vita. Ma sai, a riguardo ci sono mille teorie…”

“Sì, immagino. E tu più o meno le conoscerai tutte…”

“Ma che dici! No so molto sugli animali… però mi piacciono.”

“Pinker è il regalo più bello che tu mi abbia mai fatto. Più bello di tutte le altre cose.”

“… cose inutili, stupide… solo per sentirmi meno in colpa. Ti facevo un regalo ed ero in pace con me stesso. Mi dicevo saprà quanto è importante per me, non c’è bisogno che glielo dica o che passi più tempo con lei… e così mi convincevo e andavo avanti per la mia strada, senza rendermi conto della realtà. Sono proprio un idiota…”

Yayoi si alzò e andò ad abbracciarlo.

“Adesso però, ti sei fermato e hai capito. E’ questo che conta.”

“Sì, ma c’ho messo un’eternità. Ho rischiato di perderti. Nel tempo in cui io mi sono gingillato a pensare, avresti potuto incontrare il principe azzurro.”

“Già… avrei potuto, ma non è successo.”

“La fortuna mi è venuta a cercare una seconda volta. Mi sa che d’ora in poi non avrò più sconti. E dovrò stare molto attento… vigile e attento.”

“In fondo, a me, il principe azzurro non serve.”

“Ah no?”

“No… io sono innamorata di Jun. Jun Misugi. Quello che regala un cane alla sua ragazza e si vergogna di baciarla in pubblico. Quello che trema se le foglie cadono, se il vento respira e cambia le prospettive. Quello che non sa aspettare perchè sono gli altri a farlo per lui. Quello che ci mette un po’ a capire l’amore, ma una volta che lo sente dentro, non ha più paura e non fa più passi indietro…”

Lui la strinse.

Pinker si accovacciò ai loro piedi, come per scortarli, proteggerli e sentirli tutti e due vicini.

“Jun Misugi…” ripeté il ragazzo, a voce alta.

“Sì, proprio lui.”

“Un passo indietro… mai più.”

“Nient’altro che questo, ti chiedo” disse infine Yayoi, senza guardarlo.

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Ciao a tutti^^

Eccoci di nuovo arrivati alla fine…

Prima di tutto vorrei scusarmi con i lettori per non aver postato con la mia solita frequenza. Purtroppo il lavoro e lo studio non mi lasciano molto tempo libero^^ Grazie per la vostra pazienza^^

Vorrei ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto e/o leggono le mie ff. Un ringraziamento speciale a tutti coloro che, silenziosamente, hanno scelto le mie storie e le hanno inserite fra le loro preferite, seguite, da ricordare e anche a chi mi ha messa fra gli autori preferiti.

 

Un grazie particolare va a tutti coloro che hanno recensito, dedicando tempo, pazienza ed energie a scrivere un commento a questo lavoro. Il dialogo con i lettori è sempre fonte di grande arricchimento e riflessione per me ed è qualcosa di prezioso, perciò grazie davvero.

 

Ringrazio tutti gli amici e colleghi che mi sopportano, che con pazienza mi ascoltano, mi aiutano a vivere il mio quotidiano, fatto di quel milione d’impulsi che a volte mi travolge, altre mi getta a terra.

Grazie a Delfino Blu, la persona che, senza stare a fare tanti giri di parole, da un bel po’ di tempo è il mio faro nel buio.

Grazie a Paola per la pazienza con cui sa sopportare i miei lunghi silenzi e le mie assenze.

 

Spero di ritrovarvi, alla prossima storia…

 

Miki87: grazie per la rece e per le tue bellissime parole. Hai un dono davvero grande: riuscire a trasmettere tanto, sintetizzando al massimo^^ Grazie per aver colto tanti aspetti di questa ff, fra cui il significato del rapporto fra Yayoi e Yoko: due persone diversissime, lontanissime, eppure capaci di fondersi, di comunicare così profondamente e, alla fine, talmente in sintonia da somigliarsi un po’^^ Grazie per aver amato anche questa ff e per tutti i tuoi commenti e la tua costanza.

Krys: grazie per aver recensito sia il cap 27 che il 28 e non devi scusarti, figurati! Uno legge e commenta se e quando può/vuole^^ Mi ha fatto piacere leggere le tue riflessioni e sono felice che tu abbia apprezzato il comportamento della mamma di Yayoi  e che la relazione tra Yoko e Yayoi ti abbia incuriosita^^  Erano due capitoli di transizione, ma per me era importante dar voce a questi pg secondari, così da renderli un po’ più vivi, ai fini della storia^^ Grazie mille per aver letto e commentato questa ff^^

Benji79: grazie per la rece^^ Sono felice che quella frase sul tempo ti abbia colpita, visto che il tempo era uno dei temi di questa ff e ha attraversato il percorso di diversi pg^^ Hai detto bene: Yoko e Yayoi sono cambiate e in meglio; hanno vissuto un’evoluzione, hanno affrontato la vita capendo che la fase di “accettazione di sé” è qualcosa a cui prima o poi bisogna sottoporsi^^ Vorrei ringraziarti per avermi seguita anche durante questa storia, pur non essendo presente il tuo pg preferito: grazie per il tempo che hai dedicato alla lettura e alle recensioni e per tutte le volte in cui, citando le frasi che ti piacevano di più, mi hai fatto riflettere sulla scrittura^^

Sanae78: grazie per la recensione^^ Grazie per aver apprezzato il cap e le scelte narrative che ho fatto^^ Il finale di questa ff è, se vogliamo, aperto: sappiamo cosa non vuole fare Yayoi, ma non ci dice altro. E’ concentrata sull’attimo presente e penso che non sia ancora pronta (lo dice lei stessa) ad indagare sul futuro. La sua unica certezza è Jun e l’amore che prova per lui. Mi sembrava poco credibile “chiudere” e rispondere a tutti i dubbi, le domande che il percorso di questa ff ha provocato nei pg. Credo sia in parte per questo, che sento ancora un substrato di amarezza, un’ombra… Grazie infinite per le tue rece e per aver seguito anche questo mio lavoro^^

Sissi149: grazie per aver recensito^^ Mi fa piacere che il cap precedente ti sia sembrato funzionale rispetto alla storia e di “preparazione” per il finale^^ Come dici tu, sia Eriko che Yoko sono state molto importanti, anche se in misura diversa, per Yayoi: era giusto dar loro un altro po’ di spazio^^ Per quanto riguarda Atsuko, ti confesso che nella fase di correzione, mi era venuta l’idea di inserire un accenno anche a lei, ma ho lasciato perdere perché, per come la vedo io, non avrebbe funzionato bene come elemento narrativo (troppo scontato, troppo tradizionale). Inoltre volevo lasciare anche diverse cose sospese, per non dare stabilità alla chiusura della storia^^Mi ha fatto molto piacere confrontarmi con te e ti ringrazio per tutte le tue analisi, le riflessioni, gli spunti che mi hai dato per poter pensare e ripensare alla scrittura^^ Grazie di cuore^^

Ligi: grazie per aver recensito^^Grazie a te per l’entusiasmo che riservi sempre alle mie ff! Spero che il sequel di “falene” non ti deluda^^ La frase che hai citato “in fondo sono sempre io…” doveva essere anche il movente per il titolo, perché forse è una delle più importanti di tutto il testo. Ecco, prendere coscienza di se stessi, l’accettazione di sé (mi verrebbe da dire “del sé”) è così importante… è ciò che dà forza a Yayoi, nel suo profondo. Alla fine ho optato per un altro titolo (dare i titoli questa volta è stato un problema, per me^^), ma sono felice che tu abbia sottolineato quell’aspetto del cap^^ Grazie mille per le tue recensioni, per i tuoi commenti e per tutto il tempo che hai dedicato a questa ff^^

Eldarion: grazie per aver recensito^^ grazie per il tuo commento, molto profondo ed articolato; grazie per esserti soffermata sulla questione del tempo e per aver apprezzato le ultime scelte narrative^^ Io la penso come te, nel senso che scrivendo la ff, ero pervasa dall’idea che nulla fosse definitivo, che ci fosse sempre un po’ di malinconia, una zona d’ombra. Lo sento anche nel finale. Proprio per questo, ho scelto di non far ricomparire Tsubasa e Sanae: sarebbe stato come “voler mettere a posto ogni cosa”, mentre l’intento era lasciare dei punti in sospeso. Sappiamo che si sposeranno, ma non leggiamo del matrimonio, così come molte altre cose legate a quest’ultimo cap. E’ una scelta narrativa, del tutto personale, e capisco che a molti non possa piacere^^ Inoltre, relativamente a Sanae e Tsubasa, io ho già scritto del loro matrimonio in un’altra ff e il rischio di cadere in un doppione, era a portata di mano… Se dovessi scrivere un’altra Sanae-Tsubasa, dovrei partire da un’altra angolazione, credo^^ Grazie per avermi seguita e per aver scritto ciò che, di volta in volta, sentivi e provavi: grazie per il tuo tempo e per tutte le tue riflessioni^^

Reggina: grazie per la rece^^ Grazie mille pr aver sottolineato il rapporto tra Yayoi ed Eriko perché è proprio quella sfumatura a cui fai riferimento, che volevo far emergere. L’amicizia fra le due è forte ma ancora non troppo sviluppata per potersi abbracciare… Ti ringrazio anche per aver accennato al titolo, commentando il rapporto Yayoi- Yoko^^ Anch’io mi sento un po’ giù: mi sento sempre così quando finisce una storia… Grazie di cuore per averla letta e per le tue recensioni^^

DolceBarbara: grazie per aver recensito^^ Sono felice che i pg originali ti siano piaciuti e che tu ne abbia compreso il valore per l’evoluzione di Yayoi: grazie a Yoko e ad Eriko, è riuscita a superare davvero un momento difficile. Adesso è più forte: più forte perché non deve più nascondere le sue fragilità^^ Spero che ti piacerà questo finale… Grazie mille per aver letto e per tutte le tue rece^^

 

Grazie di cuore a tutti^^

A presto…

 

 

 

 

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