Adrenaline.

di Lhoahx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'indecisione. ***
Capitolo 2: *** Tu sei una modella! ***
Capitolo 3: *** One day, maybe we'll meet again. ***
Capitolo 4: *** Far far away, in a land that time can't change. ***



Capitolo 1
*** L'indecisione. ***


La bellezza non le mancava. Quello glielo dicevano tutti. Morbidi ed estremamente lisci cadevano sulle sue spalle quei capelli lunghi, di un nero come il colore del carbone. Cangianti con delle lunghissime ciglia erano i suoi occhi, definiti da tutti “un qualcosa di spettacolare” con delicatissimi lineamenti a mandorla, variavano dal verde scuro nelle giornate di pioggia al celeste più intenso nelle giornate dove il sole predominava in cielo. Le sue orecchie ed il suo naso erano in perfetta proporzione con il resto del suo volto, reso ancora più bello dagli zigomi ben marcati, e da un paio di labbra che carnose era dir poco. Alta quasi 180 centimetri, Bonnie aveva un corpo nettamente diverso rispetto alle ragazze della sua stessa età.. era magrissima, ma non tanto da essere anoressica, aveva un’abbondante seconda di seno –nonostante avesse pensato spesse volte di rifarlo-, e più belle tra tutte erano le sue gambe, lunghe e perfette con qualsiasi abito.  Non a caso, dopo aver concluso i 5 anni di liceo all’Accademia della Moda, Bonnie fu subito assunta come modella. Aveva 19 anni, quando scelse di seguire la sua passione e fare una saggia scelta di vita: andare via da Soho, un quartiere -o per meglio dire una “meta turistica del divertimento” per uomini provenienti da qualsiasi parte del mondo- di Londra.

20 Aprile 2011, ore 10:57..

Era il giorno precedente al mio imminente viaggio –si Audrey, la caporedattrice di una delle più importanti testate di moda mi aveva offerto la passerella di una sfilata che si sarebbe tenuta a Parigi-, alla radio trasmettevano ‘Over The Love’ degli Skunk Anansie, -una canzone davvero bella, che parla della disintossicazione di un amore trasformatosi in malattia verso un uomo- uno dei miei gruppi preferiti in assoluto, ed io ero in piena fase confusionale..non avevo la ben che minima idea di cosa dovessi mettere in quella dannatissima valigia, quando decisi dopo ore trascorse a fissare l’armadio di chiedere a Cassidy –lamiamiglioreamica- se mi avesse accompagnata a Notting Hill per comprare le ultime cose necessarie per la mia partenza.. così non persi tempo, afferrai il mio Nokia n97 color amaranto dalla mensola, aprii la tastiera qwerty e le mandai un sms:
‘Ti va di fare Shopping? Mi servirebbe compagnia a Notting Hill, kiss’

 –‘Nie-
 
 
Ore 10:59..
Hai un nuovo messaggio.
Leggi.

‘Perché non mel’hai detto prima? .. Ovvio che ti faccio compagnia stupida che non sei altro! Ci vediamo per le 12 circa sulle scalinate di Notting Hill Gate, a dopo, love u’

-Cas-

Bonni si sbattè la porta alle spalle, era troppo entusiasta ma nello stesso tempo agitata e ansiosa per il viaggio che avrebbe dovuto affrontare.. un completo salto nel buio, nell’ignoto.. ma per cosa? .. Per quella sua matta voglia di Moda.
Inizio' a camminare, frettolosa, in direzione di Piccadilly Circus.
Il traffico di londra le era sempre piaciuto fin da piccola...tutti quei suoni, le luci, le grida chiassose dei turisti....tutto questo le permettava di chiudersi dentro di sè, in quel mondo tutto suo fatto di moda, passerelle e tacchi.
 Senza nemmeno accorgersene si ritrovo' nella Londra sotterranea. La Londra proprio come nei film, quella che guardi in Tv e dopo la quale ti chiedi se mai un giorno potrai anche tu vederla da vicino.
Il tipico odore della metropolitana londinesa era sempre lo stesso, ostinatamente ancorato ai suoi ricordi di bimba.
Prese il metro' il direzione di Oxford Cyrcus, guardò distrattamente l'orologio, tant'è che subito dopo non sapeva che ora fosse.
Le porte si richiusero, uno scossone, ed il metrò si mosse.
Chiuse un attimo gli occhi, accompagnata dalla musica che usciva dalle cuffie dell'ipod di una ragazza seduta due posti dopo di lei, riflettè sul da farsi.. -aveva fatto bene o no ad accettare quella proposta? -molto timida all’apparenza e presa dai suoi pensieri,  le sembrava che la giovane stesse ascoltanto “I Can Fly” di ‘Angel Gabriel’ ..
Una frenata.
Bonnie si alzò e si apprestò ad uscire dal metrò.
Si guardò intorno cercando le indicazioni della linea arancione che l'avrebbero portata fino a Notting Hill Gate.
 
 
 
Le seguii solamente con il corpo . La sua mente era troppo rapita ad osservare i vari volti delle persone che incrociava in quell'infinito labirinto sotterraneo. Non era in grado di fare cinque passi senza incontrare qualcuno proveniente da una Nazione diversa dalla sua, qualcuno con una famiglia da mantenere, con dei problemi a cui pensare, probabilmente quel qualcuno con cui la vita era stata davvero spregevole e dura tanto da ridurre la proprio casa ad una panchina, quel qualcuno con una storia del tutto diversa da quella altrui.. Borchie, punte, collane anelli e bracciali, veli, pantaloni e gonne, abiti lunghi e maglie scollate.. Bonnie camminava e lasciava dietro le sue spalle miriadi di persone..  era tutto un turbinio di profumi, suoni e sensazioni che si stagliavano nella sua mente.
 
 
 
Cominciò a camminare, seguendo le indicazioni.  Per un soffio riuscì a prendere la metrò diretta  a Notting Hill Gate, e le porte incuranti si richiusero svogliatamente dietro di lei. Si sedette. Un battibecco tra un ragazzo sulla ventina ed un anziano attirò la sua attenzione.
Credette che sarebbe stato meglio distogliere lo sguardo dai due, sarebbe stato scortese. Così tiro' fuori dalla sua borsa l’Ipod per ascoltare un po di musica. Si la musica. Mai aveva avuto cosi' tanto bisogno di musica nella sua vita. Quello per lei era il momento –forse uno dei più importanti della sua vita- che non si sarebbe mai lasciata scappare: prese le cuffiette ed inizio' ad ascolatare un po’ di musica così, a caso, tra un play, un rewind ed un next.

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Capitolo 2
*** Tu sei una modella! ***


Non sono mancati i momenti in cui mi sono posta delle domande, quelle domande che ti riserva la vita arrivati ad un certo punto della tua esistenza, e a cui non puoi far a meno di dare una risposta.. una di queste, era come mai avessi scelto Cassidy come mia amica tra milioni di altre ragazze. Cas è completamente il mio opposto, siamo del tutto diverse.. spesse volte ci hanno paragonate al diavolo e all’acqua santa. Io timida, scrupolosa, diligente, quasi sempre acqua e sapone e con la testa sulle spalle, lei invece, per niente vergognosa, arrogante, molto appariscente e in determinate situazioni anche orgogliosa. Salii le ripide e vecchie scale della Notting Hill Gate Station, quando fra tante, un’ombra riuscì ad attrarre il mio sguardo. Gli inconfondibili capelli rosa con quelle ciocche sul violetto racchiusi da una bandana, le sue sopracciglia –tatuate- che rimanevano tali per qualsiasi sentimento provasse, il rosso del suo rossetto che non la lasciava passare inosservata, il dilatatore e i due monroe: era Cassidy, e nessun altro. Dietro la camicia di due taglie più grande di lei, gli shorts a tema mimetici e la nonchalance con cui portava gli anfibi nonostante stesse per avvicinarsi l’estate, spuntò Magda, una “cucciolona” di dobermann di 3 anni, che non esitò a saltarmi addosso e mostrarmi il suo affetto.

‘Ce ne hai messo di tempo’ mi disse, avvicinandosi e strappandomi le cuffie dell’Ipod dalle orecchie.

‘Non lo guidavo mica io il metrò’ le risposi ridacchiando.

La sola vista di Cas e del suo dobermann pose fine ad ogni mio pensiero.. in quel momento tutto mi era parso chiaro: Cas è stata l’unica che c’è sempre stata, a prescindere dalle situazioni.. se c’erano da prendere le mie difese, lei, nonostante stessi sbagliando le prendeva anche se dopo in privato mi correggeva.. se doveva fare qualcosa al posto mio – non perché io non ce la facessi a farla- la faceva, senza crearsi tanti problemi.. se doveva accompagnarmi da qualche parte veniva semplicemente per il piacere di stare in mia compagnia altrimenti non esitava a dirmi di no. E quella mattina si era visto.

‘Dove siamo dirette, bellezza?’  Mi chiese Cas con una voce che prometteva una giornata all’insegna del diverimento.

Feci per posare l’Ipod nella borsa, quando trovai un volantino: Wolf & Badger – Indipendent Fashion + Design.

‘Che ne dici di passare di qui e dare uno sguardo?’

Cas mi guardo e annuendo mi disse: ‘No problems, My Lady’.

Oltrepassammo Notting Hill Gate e ci ritrovammo in un universo davvero eterogeneo: dal negozio di libri di seconda mano che spara musica punk a tutto volume ai numerosi negozi di vestiti usati, passammo anche per il macellaio musulmano che ascolta elettronica di tendenza…il melting pot londinese si presentava ai nostri occhi.

‘Cos’è questa storia della sfilata?’ mi chiese Cas con un tono davvero incuriosito mentre ci accingevamo a andare a Notting Hill.

‘Beh, te lo dico senza tanti giri di parole: Audrey vuole farmi sfilare su una passerella Parigina e io non so se riuscirò a gestire l’ansia’.

Mi arrivò uno spintone che per poco non persi l’equilibrio..

‘Ma che sei matta? Sì.’ Mi domandò Cas e si rispose nello stesso momento da sola. ‘Quando avrai un’altra opportunità del genere? Soltanto tu sai quanto tieni alle tue sfilate, ai tuoi tacchi e alla moda, e non puoi farti sfuggire una così grande proposta capace di farti diventare una futura Naomi Campbell, per un po’ di ansia.. suvvia, non essere sciocca!’

‘Sì lo so, ma se poi inciampo e cado? Se quando salgo su quella passerella mi si bloccano le gambe e non riesco a camminare? Ci sono tantissimi blocchi che potrei avere in quel momento e sarei una delusione per tutti se uno di questi si dovesse verificare.. so che non riuscirei mai a perdonarmelo’.

Cas mi guardò fissa negli occhi: tu sei Bonnie, Bonnie Stevens.. anzi no, tu sei una MODELLA, e nulla di tutto ciò accadrà. Ne sei consapevole, giusto? Perché farti tutte queste pippe mentali? Lo dico io che tu sei brava solo a complicarti la vita!

Le sue parole mi diedero quel minimo di conforto capace di farmi proseguire verso Notting Hill. Non c’era nulla da fare.. quella ragazza aveva polso fermo, era sicura di quello che mi stava dicendo e io la credevo a pieno, tant’è vero che lei come nessun’altra persona riusciva a persuadermi in quel modo.

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Capitolo 3
*** One day, maybe we'll meet again. ***


Enormi ville dai colori pastello, giardini curatissimi e un viavai di macchine costose. Qui si trovano le boutique d’alta moda e le signore che girano per le strade con il tacco 12 dalle prime ore del mattino; Questa è Notting Hill, forse, la zona più famosa di Londra.
Il sole mi baciava con i suoi reflessi ed io con il miei occhiali Calvin Klein mi sentivo un po’ Kate Moss. E’ stata da sempre una delle mie modelle preferite.. anzi a dirla tutta, penso che nessuna abbia mai raggiunto il suo livello.
 Cas si fermò in una lussuosa gelateria –che più che gelateria somigliava ad una gioielleria-  per prendere un gelato puffo e cioccolato.. due gusti molto contrastanti tra loro, proprio come la sua personalità.
-Sicura che non ne vuoi uno anche tu?- Siamo ancora in tempo mi disse, con la bocca piena di gelato.
-Certo certo, non preoccuparti. Non ne ho voglia, e poi non voglio rovinarmi l’appetito-.
-Come vuoi. Io stamattina non ho fatto colazione-  esclamò Cas, con un tono come se avesse voluto giustificare quella sua scelta. –Non preoccuparti, lo divoro subito-.
Camminammo per ore ed ore tra vari negozi, alcuni carini, altri meno, fino a quando non arrivammo alla 46 Ledbury Road. Capimmo che eravamo arrivate quando vedemmo una grande scritta bianca su uno sfondo nero: Wolf & Badger.
 
Le imponenti vetrine davano già l’idea che quello probabilmente era uno dei negozi più importanti del quartiere. Entrai da sola perché i cani non erano ammessi in quel negozio, e quindi Cas dovette aspettarmi fuori con Magda. Alla prima impressione il negozio sembrava davvero un ospedale. Semplice nel design e nello stile, tutti gli arredi o quasi erano  predominati dal bianco. Mi si avvicinò una commessa con un sorriso a 364 denti stampato sul volto.. molto simile a quelle lunghe risate di Heat Ledger nei panni di Joker nel Cavaliere Oscuro.
-Come posso esserle di aiuto?- mi chiese la commessa con fare elegante.
-Preferirei dare prima un’occhiata in giro. Se sono interessata a qualcosa le faccio sapere.- le risposi ricambiando il sorriso.
Foulard, borse, sciarpe, stivali, cardigan, vestitini e jeans, maglioni e cappelli, fiori, righe, stelle, merletti e quante più fantasie si possano immaginare. Ogni accessorio sempre caratterizzato da perle o diamanti. Richiamai l’attenzione della commessa più e più volte e abbinai tutto quello che si potesse abbinare. Vedevo Cas che fuori dal negozio iniziava a borbottare tra sé e sé e la commessa con la pettinatura tutta scombinata, alchè decisi di prendere un po’ di cose e di pagare.
-Grazie, è stato un piacere. A rivederla.- Tutta contenta mi sorrise la cassiera.
-Arrivederla.- Risposi, pensando tra me e me al perché in quel negozio tutte le commesse erano estremamente felici.
Un po’ di felicità anche a me no? Sento che potrei stare meglio.
-Penso che la prossima volta devrò pensarci due volte su prima di decidere di accompagnarti da qualche parte- convenne Cas con aria molto scocciata e con un broncio stampato sul volto.-
-Perdono, perdono. Però lo sai, sono “malata” di moda e non posso fare a meno di provare qualsiasi indumento mi piaccia. Dopo tutto hai aspettato solo 1 ora e 15 minuti.. non lamentarti troppo. E poi non ho pagato nulla di tutto ciò che ho in queste buste. Audrey mi ha espressamente ordinato di addebitare tutto sul conto dell’azienda.. come potevo chiedere di meglio?-
-Allora vuoi dire che posso usarla anche io? Posso comprare qualsiasi cosa e non pagarla? Ma è fantastico!- .
 
L’espressione facciale di Cas divenne un qualcosa di indescrivibile.. fottutamente bella con i suoi difetti, e con quel sorriso un po’ da bimba un po’ da donna vissuta.
-Ecco, tienimi Magda, io vado in quel negozio laggiù.. mi alletta in una maniera incredibile. Prometto di tornare presto. Ah, dimenticavo, la carta di credito..-
Feci per sfilare la carta di credito dal portafogli. –Vabene, io osserverò un po’ le vetrine di quei negozi.. se non dovessi trovarmi, sono su quella panchina, ok? Fai con comodo- le dissi senza metterle troppa fretta.
 
Afferrai il guinzaglio nero con cui Magda andava a spasso e sprovveduta di una meta aspettai che la cagna mi indirizzasse in qualche direzione trascinandomi con la sua forza.
Ci avvicinammo svariate volte a diversi alberi dove Magda si limitò a marcare il territorio e annusare un po’ l’erba. Poi fui attratta da una bellissima Boutique e decisi di dare uno sguardo ad un bellissimo vestito color prugna che era esposto in vetrina.
Oggettivamente bello, ma non so perché, non fui tentata a comprarlo. Anche perché non avrei potuto, dato che ero in compagnia di Magda e sprovveduta della carta di credito.
 Solo pochi istanti dopo mi accorsi che la cagna mi stava indirizzando verso la direzione opposta a quella della vetrina della Boutique. Verso un Chihuahua. Non potei evitare di alzare lo sguardo e guardare il padrone. Mi accorsi che lui già mi stava osservando, e quando vide i miei occhi incrociarsi con i suoi, alzò gli occhiali da sole per mostrami quegli occhi di un azzurro così intenso, che mai avevo visto in vita mia.
Rimasi un po’ bloccata, non sapevo come agire.. era un uomo notevolmente bello, all’incirca sui 35 credo, non di più.. o almeno io non gliene avrei dati di più. Biondo lui, con occhi azzurissimi e altezza nella media. Maglia a giromaniche che metteva in mostra le sue possenti e muscolose braccia, pantaloni neri e scarpe a stivaletto. Fisico definirei da palestrato, e portamento longilineo.. molto curato esteticamente.
Non mi lasciai stregare troppo dai suoi occhioni azzuri e cercai subito di distogliere l’attenzione trascinando con forza Magda verso un’altra direzione.
 
-Oho! Abbiamo fatto conquiste a quanto pare- Escalmò Cas che era appena dietro le mie spalle.
-Ma non essere ridicola, stavo facendo un giro con Magda e casualmente mi ha trascinata verso quel tizio- le risposi fingendo di non essere interessata. –Cosa hai acquistato?-
-No no no no, non cambiare discorso cara mia! Si vedeva palesemente come quello ti guardava, e non era di certo lo sguardo di un uomo che era interessato al mio dobermann. Io comunque ho preso qualche maglietta, un paio di piercing e un paio di scarpe molto carine.-
 
Era arrivato il primo pomeriggio, erano verso le 4 circa e avevamo saltato anche il pranzo. Decidemmo di usufruire fino alla fine quella carta di credito, così ci fermammo fuori un bar molto chic per prendere qualcosa.
Cas prese un aperitivo analcolico, io un caffè macchiato.
Mi arrivò un calcio da sotto il tavolo da parte di Cas che cercò con successo di attrarre la mia attenzione.
 
-Avresti potuto semplicemente chiamarmi, non c’era mica bisogno di mollarmi un calcio-  le dissi.
-Lo so, non farla lunga-  mi disse -guarda un po’ chi c’è alla tua sinistra- ..
Mi girai con estrema cautela e indifferenza..
Oddio, il tizio di prima con il suo Chihuahua!
 
 Sorseggiava non so cosa in modo molto aggrazziato, con tanto di gambe a cavalcioni. Si accorse della mia presenza e mi sorrise. Ricambiai.
Cas a sua volta gli lanciò un occhiolino ammiccante ed io mi sentii estremamente imbarazzata al punto tale che decisi di chiedere in fretta il conto. Pagammo e ci allontanammo sempre di più dal tizio con gli occhioni color ghiaccio.
Tutto sommato, la giornata è stata bella, piena di risate e con il buon tempo dalla nostra parte. Forse la cosa che mi ha colpita di più è stato lui.. chi lo sa, magari un giorno ci rincontreremo .. sarà, ma mi ha colta davvero alla sprovvista.
Cas dice che non sono mai ottimista, che penso sempre alle cose negative e che sbaglio a non vivermi l’attimo.. mi dice che dovrei godermi il bene quando posso, perché il male un giorno non mancherà mai. Boh, vedremo, non lo so.

Mi lascio cullare dalle note di “Hero” di Enrique Iglesias mentre la metrò mi riporta a Soho.

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Capitolo 4
*** Far far away, in a land that time can't change. ***


Non ho mai reso partecipe i miei genitori della mia vita privata, per il semplice motivo che loro non mi rendevano parte della propria. Non ho mai avuto l’esigenza di parlare con loro e sfogarmi, perché in qualunque circostanza c’è sempre stata Cas.

Mio padre è un costruttore, resta mesi e mesi fuori per il lavoro ed è raro vederlo in casa, quelle poche volte che lo vedo, si ferma per massimo due giorni per poi riandarsene.. fin da piccola sono stata abituata alla sua assenza. Ha gli occhi chiari, proprio come sua madre, mia nonna, ed è proprio da lui che li ho ereditati. Ha i capelli neri che fanno contrasto con le due acquamarina che ha al posto degli occhi, alto e sempre in giacca e cravatta.. ai suoi tempi era un Latin Lover, ora non che non lo fosse, ma ha il visto più marcato dalle rughe di espressione.


Mamma invece è una scrittrice di fiabe per bambini, ricordo che quand’ero piccola era solita raccontarmi tante storie, alcune narranti di principi e principesse, altre di fate, elfi e unicorni.. se non sbaglio una di quelle storie narrava anche dell’inizio della storia d’amore tra lei e papà.. le raccontava con tanta audacia e convinzione di quanta ne impiegasse per scriverle.. ha sempre avuto la passione per la scrittura.. e fortunatamente è riuscita a far combaciare lavoro e passione.. credo che in pochi ci riescano e lei ha voluto talmente tanto questa cosa da impegnarsi con tutte le sue forze finché non ci è riuscita. Anche mamma stranamente è abbastanza alta, magrolina, ha un po’ i tratti Orientali -ad esempio i suoi favolosi occhi a mandorla- in quanto sua nonna, la mia trisavora, era originaria del Giappone. Ha gli occhi marroni con alcune sfumature nel giallo, ed anche lei è quasi sempre in Tailleur.

Non ho fratelli e né sorelle, e non so se pensare purtroppo o per fortuna.. non vedo né vantaggi né svantaggi.. semplicemente sono in una condizione normale.. credo che certamente tutto avrebbe potuto subire un cambiamento, sia all’interno della famiglia che nella mia vita se i miei avessero mai deciso un giorno di dare alla luce un altro figlio.
Mio padre credo sarebbe stato più presente, mia madre non avrebbe seguito la sua passione e non sarebbe diventata chi è ora, e forse io …. Io non lo so.. forse non avrei seguito l’Accademia e avrei continuato semplicemente l’università.. la seconda opzione, quella che veniva dopo l’Accademia e che mi allettava soltanto un po’ meno, era quella di diventare un dottore.. molto impegnativa come cosa, e credo che se non ci fosse stata l’Accademia avrei potuto anche farcela.. ma fortunatamente Lei c’è stata, e sono orgogliosa di aver fatto la scelta che oggigiorno si dimostra giusta.


Da un po’ a questa parte i miei genitori si sono abituati alla mia assenza, al fatto che essere una modella comporti l’essere continuamente in viaggio esplorando nuovi luoghi ed essere continuamente in contatto con persone diverse.. non essendo neanche loro spesso presenti a casa, fortunatamente non ho avuto nessuno che potesse mettermi il così detto “bastone tra le ruote” e fin dall’inizio ho avuto la loro approvazione su tutto..

 -“Se essere una modella è la cosa che ti rende felice, allora noi siamo con te.” –
Quelle parole pronunciate dalle labbra di mio padre avevano una certa importanza e un certo peso.. credo che non le dimenticherò mai più.


 
“Ti sei data alla pazza gioia oggi, vero?” era la voce di mamma, inconfondibile tra mille, -con il suo tono calmo e pacato rimasto invariato nel tempo- che mi accoglieva mentre rientravo a casa.
“Hei ciao mamma, da quanto tempo sei tornata? Io ero a fare delle compere con Cas.. sai domani è il famoso giorno..”

Mamma era rimasta per qualche secondo con le sopracciglia aggrottate, pensando a cosa accadesse domani di così importante..

“Domani.. ricordi? La sfilata di Parigi..” le aiutai a ricordare.

“Domani già dovrai partire? Cavolo, sembrava così lontana quella data eppure è arrivata! Quindi sei andata a fare compere? Capisco.. vi siete divertite? Vuoi mangiare qualcosa?”

“Pare proprio di si, domani devo partire… sono uscita un po’ oggi pomeriggio, per svagarmi, per riflettere, per stare con Cas… comunque non ti preoccupare, ora non ho tanta fame, casomai dopo mi faccio un toast”
“Sicura? Fai come vuoi! Se hai bisogno di me, per qualsiasi cosa io sono nello studio a fare delle traduzioni”
“Sissignore.”

Mentre salivo le scale per andare in camera mia, nella mia mente si stagliavano tutte le immagini di quel bellissimo pomeriggio trascorso insieme a Cas e quasi mi scendeva una lacrima.. manco come se stessi partendo per andare in guerra…  quanto sono scema!

Entro in camera, appoggio le borse sulla sedia e mi tuffo sul letto che mi accoglie come se fossi una piuma, attutendo l’impatto.
Chiudo gli occhi e penso... penso. Ma a cosa?
Ad un tratto mi prende una fitta allo stomaco, era la fitta identica a quella che mi era venuta quando il tizio dagli occhi di ghiaccio ha incrociato il mio sguardo. Un’altra fitta. E’ proprio vero che a Cas non le si può nascondere nulla, ha centrato in pieno il bersaglio.
Riapro gli occhi e per un istante mi sembra di averlo quasi al mio fianco, qui, proprio nella mia cameretta, sul mio letto. Bonnie ma a cosa pensi? Mi domando. Quell’uomo inevitabilmente mi aveva scossa, mi aveva incuriosita, lasciandomi in uno stato di completa inibizione. Come potrei rincontrarlo, come potrei scambiarci qualche parola? Se solo potessi tornare indietro nel tempo, sicuramente non avrei agito allo stesso modo.. che stupida che sono!

Cerco di non pensarci più e con le forze che mi sono rimaste trascino su il mio corpo, ormai stanco per aver trascorso una giornata tra le vetrine dei negozi. Il tempo di infilarmi il pigiama e di spostare le coperte e subito crollo. Vado verso nuovi orizzonti, verso un nuovo mondo, un nuovo posto molto molto lontano dove il tempo non cambia, un mondo dove tutto è possibile. Il mondo dei sogni. Pochi minuti di dormiveglia e subito mi lascio cullare da Morfeo che non esita ad accogliermi tra le sue braccia.

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