No Second Chance

di DarkSun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strangers ***
Capitolo 2: *** Decisions ***
Capitolo 3: *** I'm Not A Reporter ***



Capitolo 1
*** Strangers ***


Ho pensato spesso di mollare tutto e  ora stavo per farlo davvero. Un’ora prima avevo litigato con Tom, perché gli avevo confessato di voler sciogliere la band, alla luce dei fatti accaduti con gli stalkers e tutto il resto. Inutile dire quale fosse stata la sua reazione: mi urlò contro di voler distruggere il suo sogno e quello dei nostri amici.

Di certo io non avrei mai voluto questo, ma lui non volle ascoltare più nulla ed uscì sbattendo la porta. Poco dopo uscii anche io, per schiarirmi le idee. Scelsi il posto dove andavo da piccolo, a prendere ispirazione e a rilassarmi. Già allora, quella vecchi stazione, era abbandonata e non ci andava più nessuno. O quasi. Mi sedetti alla solita panchina, sotto il solito neon intermittente, del quale non capivo la funzionalità. Ringraziai mentalmente che fosse ancora lì, comunque, a farmi pesare di meno il freddo e il buio di quella serata di Ottobre. Faceva uno strano effetto essere lì dopo tanto tempo. E pensare che ad Amburgo, tutto sommato, ci venivamo spesso e inoltre da casa nostra alla stazione c’era una distanza percorribile anche a piedi. Eppure anche io avevo abbandonato questo posto, che mi aveva in precedenza così ispirato. Avrei scritto anche in quel momento, avevamo un album in lavorazione, ma poi mi ricordai del motivo per cui ero lì. Alzai il viso verso il cielo: troppe nuvole a coprire le stelle. Un vento gelido mi fece rabbrividire. Ero molto teso. Il neon  si spegneva e si accendeva ad un ritmo sempre meno irregolare, finchè non cesso definitivamente di funzionare. Era rimasto solo un lieve ronzio e poi la fine anche di quest’ultimo.  Non amavo per niente il buio totale e mi diedi dell’idiota per essere andato lì proprio di sera. Un ticchettio sul pavimento malandato mi bloccò sulla panchina dov’ero seduto: Chi poteva esserci lì?

Il rumore regolare di quei passi si faceva sempre più vicino, mentre nell’oscurità mi era praticamente impossibile distinguere una sagoma qualsiasi. All’improvviso il neon si riaccese e quella che potei scorgere era una figura tutt’altro che minacciosa.

Una giovane ragazza, minuta, dai capelli lunghi e lisci e piuttosto pallida. Pensai che fosse a causa del neon. Aveva su un giubbotto di pelle da motociclista e semplici jeans di un grigio scolorito a fasciarle le gambe snelle. Rimanemmo entrambi stupiti di vederci lì, in quel momento.

Lei sorrise incerta ed esordì: “ Credevo che qui non ci venisse più nessuno”

Io le sorrisi di rimando: “ Lo credevamo entrambi, allora”

Mi torturavo le mani per il freddo e per l’imbarazzo, mentre lei si sedeva accanto a me, sulla panchina. Una cosa mi saltò all’occhio: il suo respiro non si condensava, a differenza del mio, che mi faceva sembrare un toro nell’arena. Non sapevo come rompere il ghiaccio. Io, che non stavo zitto un secondo, ora non avevo improvvisamente nulla da dire. Lei stava immobile con le braccia appoggiate sulle gambe, e le mani l’una nell’altra, mordicchiandosi il labbro inferiore. Mi rendo conto che sono cose che pochi notano, ma io ho il vizio di osservare le persone che non conosco e di farmi una prima idea attraverso il loro movimenti.

“ Cosa ti porta qui? Una ragazza giovane come te non dovrebbe essere a divertirsi?”- dissi, alla fine. Lei incontrò il mio sguardo e rispose impertinente: “ E tu? Non mi sembri tanto più vecchio di me”. Sorrise, io ridacchiai.

“ Ho litigato con il mio fratello gemello”

“ Oh”- disse lei, annuendo con decisione- “ So cosa significa, anche io ho una sorella”

“ Il fatto è che non so cosa fare”

Lei rise, io rimasi perplesso. Confessavo queste cose ad una sconosciuta e ora lei rideva di me?

“ Cosa c’è di divertente?”- lei chiesi io, serio.

“ Scusa, è solo che…niente lascia stare”

“ No, dimmi, ti prego”

“ Quando hai detto che non sai cosa fare…ecco, è così ovvio! Devi andare a casa e fare pace con lui. La vita è troppo breve per poter avere rancori a lungo”. – lo disse con un’innocenza tale, che non ebbi la forza di ribattere. Mi toglieva di nuovo le parole.

“ Come ti chiami, mister bello sguardo?”- interruppe i miei pensieri lei, sorprendendomi. Raramente qualcuno mi chiedeva il mio nome, tutti sapevano chi fossi.

“ Ehm…Bill, mi chiamo Bill”

“ Lena”, mi porse la mano, piccola, liscia e fredda, così fragile che ebbi paura di stringerla davvero. Lei se ne accorse, credo, ma non gli diede importanza.

“ Ma da dove lo hai preso mister bello sguardo?”- risi io.

“ Va bene che questo neon fa piuttosto schifo, ma i tuoi occhi si vedono bene lo stesso”- disse lei, senza alcun imbarazzo. Poi cambiò argomento.

“ Anche io ho litigato con mia sorella una volta”

“ E poi avete fatto pace?”

Una pausa di silenzio, vidi la sua espressione mutare.

“ Sai Bill, ci sono cose alle quali non possiamo rimediare, che restano tali per sempre, una volta che hai commesso un errore”.

Annuii. Sentivo che in qualche modo questo mi riguardava, ma non avevo capito ancora in quale proporzione.

“ Per me è ora di andare”- disse lei ad un certo punto, alzandosi.

“ Vuoi che ti accompagni?”

“ No, ho la mia moto, grazie”- sorrise.

“ Addio, Bill. Mi ha fatto piacere conoscerti”

“ Addio, Lena”

La osservai allontanarsi, di nuovo il ticchettio dei suoi stivali ritmico ed elegante, mentre il neon si spegneva di nuovo, per non riaccendersi più.

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Capitolo 2
*** Decisions ***


Era ora di tornare a casa. Quando rientrai, Tom era in salotto, a fare zapping frenetico con il telecomando, chiaramente interessato a tutto fuorchè alla televisione.

“ Dove sei stato?”- mi chiese, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla tv.

“ Ho incontrato una”- gli risposi, facendogli il verso. Ogni volta che glielo chiedevo io, mi rispondeva allo stesso modo.

Spense definitivamente il televisore e si alzò dal divano, avanzando verso di me e puntandomi un dito contro: “ Io invece ho parlato a Georg e Gustav di quello che vuoi fare”- lo disse così, senza troppa enfasi, e ciò mi lasciava intendere come l’avessero presa. Ovviamente male, come avrebbero potuto fare altrimenti?

Mi voltò le spalle e se ne andò in camera sua, sbattendo la porta. Mi incamminai verso il corridoio che portava alla mia, quando lui uscì di nuovo : “ Ah, per domani abbiamo indetto una conferenza, così potrai dire al mondo che vuoi mettere fine ai Tokio Hotel”-

Poi fece retro front e si sbattè la porta alle spalle ancora più forte di prima.

Entrai nella mia camera: avevo bisogno di una doccia. Lasciai i miei vestiti in giro per la stanza e feci scorrere l’acqua, sperando che potesse lavarmi la coscienza, che sentivo inspiegabilmente sporca.

Lo faccio per il nostro bene.

 

 

 

La notte non fu per niente tranquilla. Mi svegliai di soprassalto alle 4:00 del mattino, avevo fatto uno strano sogno: stavo inseguendo qualcuno, ma appena ero arrivato a prenderlo, questo svaniva, come se fosse fatto…d’aria? In ogni caso, mi aveva angosciato e impedito di dormire, insieme alla paura per la conferenza. I nostri fans. Riuscivo solo a pensare che li avremmo delusi, ma si erano verificati episodi troppo gravi: avevano picchiato nostra madre, avevano avvicinato me con un coltellino, avevano mandato insistenti minacce via lettere e via telefono.  Lo avevamo detto alla polizia e li avevano rintracciati, gli stalker. Tom era pronto a dargli quello che si meritavano, ma ormai erano nelle mani della giustizia, sulla via del processo e del carcere. Ma io credevo che sarebbe potuto verificarsi ancora ed ero preoccupato principalmente per i miei cari. E a quel punto, la musica e tutto il resto passavano in secondo piano. Immerso in questi pensieri, mi lavai e mi vestii, quando erano solo le 6:00. Non avevo idea a che ora fosse la conferenza, ma mi dissi che non poteva essere prima delle 10:00, considerando gli orari consueti delle nostre precedenti. Uscii senza far rumore, per evitare di svegliare Tom e di dovergli dare spiegazioni. La macchina percorreva automaticamente il tragitto per arrivare alla vecchia stazione. Non sapevo perché andassi lì, di altre riflessioni non avevo bisogno. Ma forse ero convinto di trovarci Lena, anche se non capivo perché il mio cuore palpitava più forte se pensavo a lei, alle cose che mi aveva detto.  Invece lei non c’era, assente come il sole coperto dalle nubi. Mi sentivo così vuoto e colpevole.

 Passeggiai un po’ sui binari e anche se sapevo che nessun treno sarebbe passato di lì, avevo un po’ di inutile timore. Come quando hai paura del buio: sai che i mostri non esistono, ma non ti senti ugualmente a tuo agio. Restai seduto sui binari per un bel po’, ad osservare le nuvole che man mano si diradavano e un po’ di luce che finalmente faceva capolino nel cielo grigio- azzurro. Mi scaldò il cuore. Era il momento di andare via, così tornai al parcheggio, accesi il motore della mia Audi e sfrecciai verso casa. Rientrato, trovai un bigliettino di Tom sul quale aveva scritto che ci saremmo visti agli studi Universal, nella sala adibita alle conferenze. Spesso avevamo annunciato lì varie cose: gli album, i concerti…E adesso avrei avuto il coraggio di dire che era finita?

 

 

I giornalisti erano già in sala, Tom, Georg e Gustav avevano preso le distanze da me. Davvero non riuscivo a capirli: volevano ancora essere minacciati in tal modo? Rischiare tanto? No, non glielo avrei permesso: erano i miei amici e mio fratello e dopo, passato il rancore, mi avrebbero ringraziato. C’era anche David, che mi guardava comprensivo: non me lo sarei aspettato da lui, eppure mi capiva, vedeva le brutture che si nascondevano nella vita da star e non riusciva a biasimarmi davvero perché avevo reagito così alla goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Entrammo nella sala anche noi: i flash consueti, accecanti, molesti.

Ci sedemmo, mi preparai alla ovvia domanda.

“ Allora, cosa volete annunciare ai vostri fans oggi? Sono tutti trepidanti!”

Osservai la giornalista che mi fece la domanda ed era anche pronta a registrare l’audio di ciò che avrei detto. Scrutai anche gli altri presenti e poi vidi un volto…conosciuto? Pensai di essere pazzo,  ma c’era Lena che mi guardava seria. Che fosse una giornalista? Non l’avrei creduto possibile, era troppo giovane…Come era entrata?

“ Beh”- mi trovai ad esordire, con la gola riarsa- “ Volevo annunciare che siamo arrivati ad un punto della nostra carriera in cui…”- non riuscivo a staccare lo sguardo da quello di Lena , sentivo lo sguardo interrogativo di Tom puntato su di me, insieme a quello dei nostri compagni di band . Respirai profondamente. Che cosa stavo dicendo? – “ In cui abbiamo bisogno di una svolta…musicale”- in sala si sentiva trapelare la curiosità dei giornalisti e la confusione di David e degli altri tre Tokio Hotel : “ Abbiamo quasi pronto del nuovo materiale e lo faremo uscire presto, con un nuovo sound, anche se siamo sempre noi”- Cosa mi stavo inventando? Giurai di aver visto Lena sorridermi, mentre venivamo sommersi di altre domande e la conferenza finiva. Ci alzammo per uscire e Lena era sparita, svanita nel nulla, come era arrivata.

“ Si può sapere che diavolo ti prende? Prima dici che vuoi sciogliere la band, poi che abbiamo nuove canzoni per un nuovo album!”- mi sbraitò contro Gustav, che non riusciva più a trattenersi.

Non sapevo che giustificazione trovare, del resto neppure i sapevo perché lo avevo fatto.

“ Io…volevo che facessimo almeno un altro tour per dire addio…beh, per dire addio ai nostri fans”- cercai di essere il più convincente possibile.

“ Guarda che noi non siamo disposti a vivere in base ai tuoi cambiamenti d’umore. Hai già sconvolto abbastanza le nostre vite. Sai una cosa? Tu non sei più il Bill di una volta”- mi disse Georg, furioso.

“ Ma ti sei dimenticato di quello che ci hanno fatto? Maledizione, Hagen, non lo sto facendo solo per me! Non è un capriccio da star!”

“ Quella storia è finita,Bill. Sai perfettamente cosa significa la musica per tutti noi, te compreso, ma ti ostini a non ammetterlo”

Mi superarono e mi lasciarono solo. Sapevo che Tom provava quello che provavo io, ma per lui il passato era passato: bisognava guardare al futuro. Ma quale futuro, quando certi avvenimenti potrebbero verificarsi di nuovo?

In quel momento mi raggiunse David, che disse soltanto: “ Facciamo questo album”

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: Ce l’ho fatta xD Ecco il secondo capitolo. I primi capitoli di ogni storia sono quelli di assestamento, quindi potrebbero non risultare molto avvincenti, ma devo contestualizzare al meglio questi personaggi per riuscire a dare forma e vita alla storia nei capitoli futuri. Bill è davvero confuso e ha agito in maniera inaspettata. Cosa succederà in seguito? Spero che avrete voglia di scoprirlo insieme a me =) p.s. Ho ingigantito di proposito la questione già grave delle stalker, per scopi puramente inerenti al racconto.

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Capitolo 3
*** I'm Not A Reporter ***


Ero nel panico più totale. Avevo praticamente promesso un album che non era neppure in lavorazione, e avremmo dovuto finirlo in poco tempo. O meglio, avremmo dovuto prima di tutto iniziarlo. Però c’era una cosa, o sarebbe più giusto dire una persona, che aveva rubato parte dei miei pensieri: ancora non riuscivo a capire cosa diavolo ci facesse Lena lì…O se fosse stata solo la mia fervida immaginazione a farmela comparire davanti. Fatto sta che, dopo pranzo, andai in studio da solo, visto che gli altri tre ancora non mi rivolgevano molto la parola: avrebbero dovuto farlo presto, in ogni caso. Lo studio trasudava musica, io però non la percepivo. Rimasi lì fino a pomeriggio inoltrato, ma tutto quello che ricavai fu un bel niente.

Zero concept.

Zero testi.

Zero, zero, zero.

Una cifra importante, non c’è che dire.

Inventarmi qualcosa su due piedi non era mai stato il mio genere: di solito riempivo foglietti di parole e poi da lì venivano fuori le canzoni vere e proprie. Dopo un certo periodo, però, avevo smesso di scrivere, di comporre, di cantare. Mi era passata la voglia.

Non riuscivo più a trovare il bambino sognatore nei miei occhi.

Non si resta bambini per sempre, certo. Però si può restare sognatori.

 

 

Lo studio era piuttosto lontano da casa e la mia benzina era al limite: l’auto si fermò proprio davanti alla vecchia stazione, che stava diventando il centro della mia vita, senza che io me ne rendessi conto. L’aria era gelida come al solito. Tentai di scacciare un pensiero che considerai idiota, però il mio corpo non ubbidiva alla mia mente. Quando mi stavo già incamminando verso la panchina, mi convinsi che forse avrei trovato l’ispirazione lì…e, perché no, magari avrei rivisto Lena. Dovevo chiederle di oggi. Ma forse nemmeno mi importava. Una folata di vento mi investì e mi spinse a sedere. Tirai fuori un foglio e una penna. Di cosa volevo scrivere? Cosa c’era di interessante da dire, su di me? Cosa mi importava in questo momento?

Confesso, sono sempre stato un po’ melodrammatico, ma allora neppure ciò che contraddistingueva i miei testi poteva ispirarmi. L’amore? Non lo ricordavo più. L’avevo mai provato? Chi lo sa. Cosa ne sapevo io, di un sentimento del genere? Probabilmente più di quanto credessi, forse non lo avevo mai tirato fuori abbastanza per scoprirlo.

No, non avrei scritto d’amore. Forse avrei scritto di rivincita. Sì, decisi. Quante volte in passato avevo fatto questo? Scritto contro chi mi dava fastidio, mi opprimeva, tentava di rendermi insicuro…Di farmi del male.

Nasceva in quel momento il concept di Hunde. La penna scorreva veloce sul foglio, come ai vecchi tempi. Il mondo intorno a me non esisteva più, c’eravamo solo io e quelle parole…

Lass die hunde los

Ich warn dich

C’ero dentro.

“ Cosa scrivi, bello sguardo?”- sussultai a quella voce.

“ Scusami, ti prego, non era mia intenzione spaventarti!”- comparve una Lena mortificata, sotto la luce del neon che, come al solito, andava ad intermittenza. Ci sarei diventato cieco.

“ Oh no, figurati!”- le sorrisi sorpreso io.

“ Ma cosa ci fai qui? Fa freddo e…”

“ Quanto sei ripetitivo, Bill”- ridacchiò – “ Vengo qui per lo stesso motivo per cui ci sei tu”

Ridacchiai, furbo – “ Naaah, non credo…Voglio dire, non credo a te sia finita la benzina!”

“ E se ti dicessi che mi si è fermata la moto?”-

Ridemmo. Lei passeggiò un po’ avanti e indietro, e poi venne a sedersi.

“ Comunque sto scrivendo una canzone…”- le comunicai.

“ Oh, quindi hai deciso di non lasciare la band!”- sorrise lei entusiasta.

Io la guardai storto. – “ Non fingere di non saperne niente”

Lei fece uno sguardo perplesso – “ Non capisco, cosa vuoi dire?”

“ Ti ho vista oggi, fra i giornalisti. Sei una reporter?”

“ Reporter? Bill, come ti salta in mente!”- rise – “ Oh Cielo! Secondo te cosa potevo farci io, tra i giornalisti”- fece uno sbuffo. Io ero piuttosto deluso – “ Ma io ero sicuro di averti vista …”- obiettai, ma lei mi guardava con ovvietà.

“ Sai una cosa? Io ti ho detto tutto di me, tu invece niente…”- le dissi, lasciando da parte la canzone.

“ Beh, sei tu il logorroico che si confida con la prima sconosciuta di turno”- ammiccò lei.

Io la guardai falsamente torvo.

“ Ok, cosa vuoi sapere?”- si arrese. Si vedeva che l’argomento non le piaceva, comunque.

“ Parlami di te.”

“ Diciamo che la musica è la mia vita, così come mi piace scrivere. E disegnare. E dipingere. Di solito mi esprimo sulla mia realtà, non cerco con l’arte di dare giudizi, ma solo opinioni…E poi, vivo in simbiosi con la mia moto.”

“ E la tua famiglia?”

“ Ho perso i miei genitori molto piccola, e mia sorella si è presa cura di me, essendo più grande.”

“ Ma con lei non vai molto d’accordo…”

“ A volte preferisco la mia moto, ecco”- sorrise. Ma vidi che si era rabbuiata, perciò cambiai argomento.

“ E quanto alla musica? Cosa ascolti?”

Sorrise- “ Quelli che preferisco sono i Foo Fighters”

“ Oh, forti”- commentai io. A dire il vero non ero molto informato su di loro, li avevo sentiti qualche volta per merito di Gustav, non erano i miei preferiti.

 Mi dispiace di averti tolto l’ispirazione”- disse poi sinceramente, indicando con un movimento della mano il foglietto che avevo lasciato da parte.

“ Oh no, non l’hai fatto, tranquilla”- le risposi io, serafico.

“ Hai mai guidato una moto?”- chiese lei all’improvviso. Io rimasi pietrificato, capendo cosa mi avrebbe proposto.

“ No e non credo che faccia per me”- dissi sulla difensiva.

“ Bene, allora credo che ti insegnerò”- si alzò dalla panchina, mostrando di aver ignorato la seconda parte della mia frase.

“ Ma…Lena!”- cercai di richiamarla, mentre lei proseguiva spedita per uscire dalla stazione.

A quel punto feci una piccola corsetta per raggiungerla e lei sorrise, come sempre.

 

 

Alla fine mi ero fatto convincere, la sua moto era davvero bella. Avevo anche imparato in fretta. Ora sfrecciavamo per le strade di periferia, lei era appoggiata a me, quasi non me ne accorgevo, io ero impegnato a fare il novello motociclista. Il vento sul viso era una bella sensazione di libertà. Ci fermammo vicino ad un prato: la luna piena era l’unica luce.

“ Non è stato poi così difficile”-

“ No, avevi ragione”- le sorrisi io. Ci sedemmo nel prato. Lena sembrava così fragile: sembrava doversi rompere da un momento all’altro. Io la fissai. In quello stesso istante si voltò verso di me, i nostri volti vicini.

Driiiiiiiiin!

Ecco, la grande invenzione tecnologica capace di rovinare un momento del genere. Perché, io desideravo baciarla? Cosa mi veniva in mente?

Era Tom. “ Scusa Lena”- dissi prima a lei, in imbarazzo, mentre sorrideva sotto i baffi.

“ Tom, che problema c’è?”- chiesi piuttosto irritato al mio gemello.

“ Che problema c’è? Volevo solo sapere che cavolo di fine avevi fatto, idiota!”

Sospirai- “ Sono vivo, non preoccuparti. Anzi, sto per tornare a casa”- mi voltai verso Lena, chiedendole ancora scusa con lo sguardo.

“ Beh, muoviti, fuori si gela”- chiuse la telefonata.

“ Devo andare”- mi alzai e precisai – “ Vado da solo, tanto siamo vicini… e cercherò di contattare qualcuno che traini la mia macchina dal benzinaio!”.

“ Sicuro?”-

“ Sì”

“ Beh, allora…buonanotte”

“ Buonanotte”

Si alzò per guardarmi negli occhi mentre lo diceva, come se fosse la cosa più importante del mondo. Poi le voltai le spalle e mi incamminai verso casa.

In ogni caso, anche se Lena fosse venuta con me, se ci fosse stato qualche problema, lei non avrebbe potuto proteggermi.

Credevo.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:  Finalmente il terzo capitolo =) Scusate l’attesa, ma il tempo è sempre troppo poco per fare tutto .-. Allora, abbiamo visto che Bill ha anche le allucinazioni…o no? E che Lena è una fan dei Foo Fighters *_* Comunque, tra i due sembra esserci feeling…ma è ancora troppo presto per dirlo.  

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