Detenuto n. 84

di lauritta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Evangeline Alexandra Foster ***
Capitolo 2: *** La partenza ***
Capitolo 3: *** Viterbo ***
Capitolo 4: *** Increduli ***
Capitolo 5: *** Una conversazione ( non troppo piacevole ) per Teddy ***
Capitolo 6: *** Oltre la porta e i pregiudizi ***
Capitolo 7: *** Contro luce ***
Capitolo 8: *** Le tre regole dell' insengnante ***
Capitolo 9: *** Monte Cristallo: Quando non ci si diverte, il tempo non passa mai ***
Capitolo 10: *** Monte Cristallo: La capanna, la storia di Gige e Candaule e... un tentativo di stupro ***
Capitolo 11: *** Monte Cristallo: L'arrivo di Teddy ***
Capitolo 12: *** Monte Cristallo: La canzone dell'eterno amore di Teddy ***
Capitolo 13: *** Monte Cristallo: Il segreto infranto e il bagno di mezzanotte ***
Capitolo 14: *** Monte Cristallo: Il dirottamento dell'autobus e la conoscenza di Andy ***
Capitolo 15: *** Il bacio di Andy e il ritorno di Richard ***
Capitolo 16: *** Vacanze di Natale: L'amico/amante/professore ritrovato ***
Capitolo 17: *** Vacanze di Natale: Addio, Bryan ***
Capitolo 18: *** Vacanze di Natale: Una bevuta? ***
Capitolo 19: *** Con me, per sempre ***
Capitolo 20: *** Diario del n.84: La matricola ***
Capitolo 21: *** Diario del n.84: La teoria sulle cavallette, gli scantinati e la grammatica ***



Capitolo 1
*** Evangeline Alexandra Foster ***


Cap. 1 Evangeline Alexandra Foster
Cap. 1   Evangeline Alexandra Foster
 

Le prigioni non sono come te le descrivono da piccola ( o da grande ). "Le prigioni sono posti cattivi per gente cattiva, spera di non andarci mai!"
Sbagliato.

La prigioni sono i luoghi in cui risiedono persone che potrebbero essere cattive. Uno potrebbe essere innocente, potrebbe essere buono, o colpevole. Chi lo sa poi?
La storia che sto per raccontare non è qualcosa per deboli di cuore. Da qui, come in prigione, si è confinati per sempre.

Mi chiamo Evangeline Foster, ho 28 anni, sono un’ insegnante di francese. Be' quasi insegnante... Per circa un anno ho fatto tirocinio per diventare professoressa nelle scuole medie e superiori insieme alle mie compagne di Università, che coltivavano il mio stesso sogno. Non eravamo nella stessa classe, magari lo fossimo state! Non avrei mai incontrato Brian, il mio ex ragazzo, un peso e un bastardo. Ma la scuola non mi ha mai insegnato tanto come la mia esperienza in prigione.
E' proprio in posti come questi che impari qualcosa in più, cose che non si leggono sui libri, o se le leggi sono per metà false. Le cose più importanti che mi sono state "insegnate" infatti, me le ha dette Teddy. Ecco, è una cosa positiva dell’Università c’è: ho incontrato lui, Teddy. Il mio migliore amico, il mio amante e la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita ( che non è stata lunga ).

La mia storia inizia da qui, o più precisamente da un nome: Paul Ralph McEnzevine, assassino 52enne, che il 13 settembre 1942 uccise a sangue freddo due ragazzi nella cella n.17 ( un numero pure sfortunato ).
Sono passati sette anni da quella notte. McEnzevine vaga libero per le vie caotiche di Viterbo come se niente fosse. Come se la sua vita non avesse mai preso il risvolto che nessuno avrebbe mai sospettato.
"Eppure così è la vita", diceva sempre Teddy.
"Ti sembra di aver trovato la tua strada, ma all’improvviso inciampi in un tappo di birra inconsapevolmente".

Ancora oggi sento l’odore degli abiti di Teddy: birra. Light, però per tenersi magro e in forma.
Teddy era sicuro che un giorno sarebbe uscito perché era innocente sul serio, e allora le ragazze gli sarebbero saltate al collo non appena avesse messo piede fuori dalla Questura. Quando diceva così lo odiavo, era gelosa, gelosissima.
Ma ovviamente aveva ragione: Teddy era bellissimo. Era scontato che dopo qualche minuto sarebbe stato in qualche squallido bar assieme ad una squallida bionda... Ma per raccontare di lui, di McEnzevine, di Brian e un po’ di me, devo partire dal principio, dal giorno in cui mi venne assegnato l’incarico della mia vita.


***


Sono nell’ufficio del Preside, secondo piano, seduta di fronte a lui su una poltrona molto scomoda fatta in pelle.
Non comprate mai sedie di pelle imbottita, soprattutto se sono verde acido e le pareti del vostro studio gialle.
Il Preside mi guarda insistentemente la scollatura sul seno ( che non è così provocante ) già da un po’, così decido di parlare per rompere la visione di un film porno che di porno non ha niente.

“ Voleva vedermi, signore?” chiedo.
“ Eh?” fa lui, stordito sbattendo le ciglia grigie un paio di volte.
Incrocio le braccia, coprendomi irritata.
“ Ah, si certo!” esplode all'improvviso.
“ Evangeline, dobbiamo parlare”
Ma dai? Giuri!

Il preside comincia a dondolarsi sulla sua poltrona ( molto più comoda della mia, sicuramente... ) guardandomi fisso e sorridendo.

“ Signorina Evangeline Foster, vorrei proporle un’ altro tirocinio. Questa volta sarà un po’... particolare”
“ Va bene. Di cosa si tratta?” rispondo subito senza lamentarmi del fatto che di tirocini e prove mi bastano per sempre, e che sono inutili adesso. Ho un'ottima preparazione, la mia promozione dovrebbe essere cosa fatta. Ma...
“ Umh..." biascica lui masticando rumorosamente la sigaretta.
" Si tratta di un lavoro nel carcere di Viterbo, a contatto con dei detenuti di massima sicurezza”
Il mio cuore perde un colpo. Ho detto che voglio essere promossa ed insegnare... ma a dei ragazzi, non a uomini con la fedina penale sporca! Cerco di sviare, cercando appigli che possano salvarmi.
“ Aspetti, dovrei insegnare?! Ma io sono ancora una...”
“ Oh, lo so, lo so Evangeline cos’è lei!" dice gesticolando annoiato.
" Ma vede nessun tirocinante o insegnante avrebbe la stoffa e le capacità che voi possedete”
mormora sporgendosi sul tavolo per scrutare meglio il mio volto dubbioso della proposta.
Mi faccio piccola sulla poltrona.
“ Umh... ha detto carcere?”
“ Di massima sicurezza” precisa tornando a dondolarsi come un ragazzino.
Rimango interdetta, non so cosa rispondere. Da una parte potrebbe essere una sfida, una prova per vedere se sono davvero in grado di badare a una classe. Alla fine, è questo cio che dovrò portarmi dietro di questa esperienza. So gia che probabilmente ascolteranno poco, ma se riuscirò a tenere a bada un gruppo di "studenti" in divisa arancione, non ci sarà studente che potrà scalfirmi.
“ Quanti... quanti sarebbero i detenuti?” dico fissando per la prima volta negli occhi il preside della mia scuola.
Lui fa spallucce, sospirando con la sigaretta tra le labbra.
“ Non più di una ventina"
“ Una...! Una ventina?!” esclamo sconvolta.
Una ventina è troppo, è estremo è... assurdo!
Il preside mi guarda torvo per qualche secondo. Sta dubitando della mia professionalità, e infatti mi domanda:
“ Le crea dei problemi questo? Posso anche trovare un sostituto...”
Lo guardo anche io, seria, e opto per una fuga strategica.
“ No. Mi ci faccia pensare un attimo” e lui mi aspetta.
Comincio a torturarmi l'orlo del maglione, nervosa. Venti detenuti di massima sicurezza che prendono lezioni di francese... No, non ce li vedo proprio, non porteranno nulla della mia materia fuori di prigione. Ma un po' di esperienza in più non può certo farmi male. Sarebbe, appunto, una vera sfida, la più ardua mai affrontata.
Il Preside nota il mio nervosismo e il tempo che impiego per pensare alla mia risposta è troppo.
“ La capisco, Evangeline. Nessuno ha voluto accettare questo incarico" dice spegnendo la sigaretta nel posa cenere.
" Stia sicura che li le regole le rispettano tutti. C'è una sorveglianza e un ordine ferrea"
" Non è di questo che mi preoccupo. Cioè, sarebbe stimolante, ma crede davvero che potranno prendermi sul serio? E sono in venti"
Il preside aggrotta le sopracciglia annuendo comprensivo. Probabilmente si è fatto anche lui le stesse domande, ma sembra che abbia gia le risposte.
" Io ho pensato che non vorranno prendere ordini da lei non perchè romperà a tutti le scatole, scusi il linguaggio, ma perchè è una sola donna contro venti gladiatori pronti per il macello nel colosseo. Mi spiego? Non vorrei offenderla"
" Non mi offende, capisco perfettamente" ribatto, sinceramente sollevata che abbia parlato per primo di rivalità fra sessi.
Il preside sorride, appoggia le mani sulla scrivania immacolata, mi scruta.
“ Allora... accetta?”
Accetto?
“ Si, accetto”
“ Magnifico, allora!" dice saltando in piedi, facendo quasi cadere la poltrona e il pavimento sotto di se.
" E' deciso. Partirà domani con il treno delle otto e arriverà alle dieci in punto” dice facendo scorrere sul tavolo una coppia di biglietti di andata e ritorno già pagati.
Li prendo con dita tremanti, fissandoli. Forse mi sto gettando in qualcosa che non posso controllare, ma non sia mai che perda punti per un tirocinio. Voglio essere un'insegnante, affronterò anche 50 di quei detenuti.
“ Un agente in borghese la condurrà al suo albergo e le darà ulteriori informazioni” mi spiega il preside accompagnandomi alla porta.
Mentre mi accingo ad uscire dal suo ufficio, mi trattiene delicatamente con una mano, mormorano:
" Se supererà anche questa prova, questo sarà il suo ultimo tirocinio... Professoressa Foster"
Sorride. Sorrido anche io.
“ La ringrazio, signore. Farò del mio meglio”

 









Ecco il primo capitolo! Questa fiction è stata un' idea improvvisa, ma spero che vi sia piaciuto ^-^

Alla prossima,

Laura

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Capitolo 2
*** La partenza ***


gggLa partenza

Quando Dio illuminò la mente del fabbricatore di treni, gli disse di farli partire in ritardo così da far disperare la gente che deve prenderli. Una ragazza dall’altra parte delle rotaie, di fronte a me, sta parlando e gesticolando nervosa al telefono con quello stronzo del fidanzato che doveva venirla a prendere già qualche ora fa, ma che non è potuto venire perché doveva consegnare una pizza entro le sette.
“ Stai dicendo che una pizza è meglio di me?”
“ Pensi che mi stia divertendo?!”
“ Josh!”
“ Vai al diavolo!”
“ No!”
“ Fidati, questa è l’ultima volta!” dice sbattendo il cellulare nella borsetta, dirigendosi verso l’uscita della stazione.
“ Noi non abbiamo di questi problemi...” dice Brian, stringendomi a se.
“ No, infatti” rispondo perdendomi nel suo abbraccio, baciandolo.
Brian, il mio ragazzo, si è offerto di accompagnarmi in stazione per prendere il treno che mi porterà a Viterbo. Sono felice che sia qui, era da molto che non ci facevamo delle coccole “pre – partenza per il lavoro”. Anche lui, come me, si deve spostare per cercare il lavoro. Queste sono le occasioni in cui anche i fidanzati che hanno appena litigato, fanno pace e si scambiano parole d’amore e baci interminabili per lasciarsi nel migliore dei modi.
“ Mi mancherai”
“ Anche tu, amore mio. Promettimi che non ti caccerai nei guai con quegli squilibrati”
“ Oh, il Preside mi ha assicurato che sono tutti molto gentili, li”
Brian alza un sopracciglio, scettico, guardandomi con quei suoi occhioni nerissimi da bambino.
“ Il capo stava fumando?”
“ Solo sigarette normali. Pure con il filtro”
Infilo le mani nei suoi capelli. Questo sarà il nostro ultimo bacio e incontro dopo che sarò partita.
Uffa, come farò senza le sue carezze al mattino?
“ Hai il mio indirizzo e-mail, vero?” chiedo disperata tra un bacio e l’altro.
“ Certo, Evangeline. Viviamo insieme e so tutto di te”
 “ Mi mancherai già quando sarò sul quel coso...” dico aggrappandomi alla sua maglietta, lasciando perdere il fischio del treno.
“ Facciamo così: adesso tu sali e io ti rincorro fin quando non scompari”
“ Si, mi sembra la cosa migliore” rispondo, dandogli un bacio su una guancia.
Brian riesce a farmi ridere in qualunque situazione, per questo mi piace. Gli mollo la mano con bega, facendo la faccia più triste che ho.
Però, prima di salire, sento qualcuno che mi chiama da lontano. Il tizio sventola le braccia in modo strano. Il tizio sono in realtà due...
“ Evangeline! Ti abbiamo trovata, finalmente”  dice ansante Alice, la mia migliore amica, appoggiando una mano vicino alle porte della carrozza, e l’altra sulla mia spalla.
“ Alice, ma che ci fate qui?” dico guardando anche Tom.
Non appena i nostri sguardi si incrociano, Tom abbassa lo sguardo controllando che le scarpe siano pulite.
Il mio migliore amico ha una cotta per me da un anno e tre giorni, con oggi. Mi ha quasi confessato i suoi sentimenti  l’estate scorsa al mare, sotto l’ombrellone, in una delle poche volte in cui Alice ci aveva lasciati soli. Ma lei, ovviamente, ci ha interrotti proprio quando mi stava per baciare, quando io lo stavo per respingere, perché stavo già con Brian. Adesso, sono esattamente tre anni che sto con il mio fidanzato, due che conosco Tom, e tutta la vita che io e Alice siamo ufficialmente sposate.
“ Volevamo augurarti buona fortuna!” dice soffocandomi, affondando la faccia nella mia sciarpa rossa.
“ Che amici che siamo, non abbiamo nemmeno festeggiato...”
“ E’ stata colpa mia. Se vi avessi avvertiti... ma era già molto tardi”
“ Hai fatto bene!” esclama Tom all’improvviso, e tutti ci giriamo involontariamente a fissarlo.
Lui abbassa la testa, nervoso e imbarazzato.
Il treno fischia ancora, e quando scendo per abbracciare in miei amici e Brian ( già in posizione ), salgo prima che fugga.
Brian e Alice cominciano a correre inseguendomi, ma Tom no. E’ questo il momento che ho trovato più strano ma interessante della mia partenza: Tom, nel suo cappotto scuro, lungo fino alle ginocchia, che mi saluta solo con uno sguardo ( un po’ triste forse ), ma impagabile per me. Per questo è il mio migliore amico, ci intendiamo perfettamente con uno sguardo. Mi dispiace in certo senso non poterlo amare. Spero solo che non mi aspetti per sempre perché non lo cercherò mai come nuovo compagno, ma solo come confidente. E spero anche di non sembrargli troppo egoista.
Tom diventa un puntino nero man mano che mi allontano, così anche Alice, che si mette a piangere, e Brian che cerca di consolarla.  

Il viaggio dura più del previsto tra bambini che piangono e gente che fuma ( come me ) nascosta nei bagni. Qui, conosco una ragazza simpatica, Jesse Haronn, 23 anni, molto bella. Ha i capelli rossi mossi, gli occhi azzurri e un bel fisico asciutto come solo le modelle lo possono avere.
“ Devo fare un’audizione per un rivista” dice gettando la sigaretta nel water.
“ Non ho idea di come si chiama... ho forse me l’hanno detto?” dice pensando.
“ Mah, chi se ne frega poi di come si chiama... Mi pagano bene, e questo basta”
“ Lo fai solo per i soldi?” chiedo tirando.
Jesse, accende un’altra sigaretta.
“ Diciamo che influiscono, bellezza” risponde.
“ Ma parlami di te. Dove te ne vai tutta sola a Viterbo? È una città di merda lo sai, si?”
“ Perché?”
“ I ragazzi là non sono un gran che. Tutti mosci e mammoni, credimi”
Cominciamo a ridere forte, tanto che il controllore bussa alla porta del bagno preoccupato.
“ Tutto bene, li?”
“ Non si preoccupi, capitano. Non ci sono bombe qui a parte noi” dice Jesse senza troppi complimenti, suscitando le risate di altre ragazze insieme a noi.
Sento i passi del controllore allontanarsi.
“ Come farai a relazionarti con il tuo manager?” le chiedo.
“ Ce l’ ha farò, vedrai. Tra qualche giorno, mi vedrete brillare su una di quelle riviste per gente famosa e di talento del settore” dice salendo sulla tavolozza di un water alzando la sigaretta a mo’ di spada.
“ Si, di quello porno...” dice una ragazza rannicchiata per terra, e Jesse le salta addosso facendole rimangiare quello che ha detto.
Alla fine, ci scambiano gli indirizzi di posta promettendoci che quando saremmo state al lavoro ci avremmo scritte.
“ Contaci” dico incamminandomi verso l’ uscita della stazione.
“ Ci si vede, Evangeline. E compra la mia rivista quando uscirà!”

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Capitolo 3
*** Viterbo ***


Cap. 3Viterbo

Stare in un’auto della polizia non è il massimo, mi sembra di essere un criminale che viene portato in cella... e non c’è niente da ridere. La cosa più sgradevole però, ( oltre al riscaldamento al massimo ), è che c’è un odore tremendo di fumo, sporco e cheeseburger. Io sopporto il fumo perché anche io fumo, ma qui veramente...
Siamo fermi ad un semaforo, una macchina ci affianca. Non c’è nessuno in strada a quest’ora, sono le due del pomeriggio. Viterbo è abbastanza bella, piena di vicoli e strade secondarie zeppe di bar e negozi. Appena mi sarò sistemata in albergo farò un po’ di sano shopping.
 “ Sa, quell’albergo è molto confortevole, c’è persino il collegamento a Internet” dice l’agente, guardandomi nello specchietto retrovisore.
“ E poi i camerieri sono gentili e disponibili per lei ad ogni ora”
“ Bene”
“ C’ è anche l’idromassaggio, ma non credo che possa interessarle...”
“ Perché?”
“ Che rimanga fra noi” dice il poliziotto sottovoce, voltandosi.
“ ... non è che sia un gran che, li. Pensi che una volta ho trovato delle palle di pelo in un angolo della vasca!”
“ Che c’è già stato, allora” dico slacciando qualche bottone del giubbotto, prendendo la sciarpa per farmi aria.
“ Si, mia moglie e io ci siamo stati in vacanza l’anno scorso” dice lui allungandomi una mano enorme.
“ Mi chiamo Carlo. Carlo Morino”
“ Evangeline Foster, insegnante nella sua prigione” dico stringendola.
Carlo ride di nuovo, premendo il piede sull’ acceleratore, ripartendo. Credevo che i poliziotti fossero freddi e impassibili a tutto, invece questo sembra una radio.
“ Non si preoccupi per il suo lavoro” dice ancora.
“ Qui le regole...”
“ Le rispettano tutti, si. Me l’hanno detto in molti”
Rimaniamo in silenzio per un po’, poi riattacca.
“ Rimarrò io fuori quando farà lezione”
“ Nel senso fuori... dalla cella?”
L’omone scoppia a ridere di nuovo slacciandosi la cintura.  
“ Cella? No, no, no, no, sarà in un’aula normale con la cattedra rialzata”
“ In un’aula normale” ripeto.
“ Ma dove avete lo spazio per delle aule, con i banchi e tutto il resto?”
“ Bé, prima di costruire il carcere di massima sicurezza c’era una scuola, e abbiamo tenuto degli spazi per i carcerati. Possono andare al computer, fare sport, studiare francese...” e mi guarda.
“ E se lo meritano?”
“ No, ma passare molti anni la dentro... abbiamo anche la biblioteca!”
“ Certo, capisco”
In realtà non capisco niente.
Da quando i detenuti passano il loro tempo al computer o a studiare? Forse non tutte le carceri possiedono un servizio del genere.
Mi apre la portiera aiutandomi a scendere.
“ Possiamo darci del tu?” dice strappandomi di mano le valigie, caricandosele sulle spalle.
“ Certo. Ma perché le macchine della polizia sono più basse delle normali?” dico afferrando la borsa.
“ Emh, a dire il vero solo questa rappresenta un’eccezione. Una ruota sta partendo...”
“ Oh, perfetto. Dove stiamo andando?”
“ All’albergo”  
Solo ora, alla luce, mi accorgo di com’ è fatto Carlo: è piuttosto cicciotto, con la faccia tonda, ben sbarbato. Ha gli occhi scuri quanto i capelli, lisci e corti. La cintura dei pantaloni penzola in modo strano sulla pancia quando cammina, ma tutto questo gli dona. Si vede subito che è simpatico e piacevole ( fin quando non comincia a parlare ).
Mentre camminiamo gli sorriso. Sono stata fortunata a trovare lui, almeno se la giornata andrà male avrò qualcuno con cui condividerla.
L’albergo si trova a parecchi metri dal parcheggio dove abbiamo lasciato la volante, ma per me non è un problema. Andrò al lavoro in radiale, sarà molto più rilassante. Il mio neo amico sembra però leggermi nel pensiero.
“ Verrai al lavoro con una macchina che ti daremo noi, ce la offre lo Stato. Sai guidare, vero?”
“ Si, certo. A che ora dovrò iniziare?”
“ Alle otto ogni mattina tranne il sabato e la domenica. Oggi è martedì... mi spiace”
“ Divertente, ma io non vedo l’ora di iniziare, invece”
“ Ok, ma ti consiglio di non prendere questo lavoro troppo alla leggera, non si può mai sapere cosa passa per la testa a quei criminali”
“ Va bene, si”
“ Ah, un’altra cosa” dice Carlo lasciando i bagagli sulle scale dell’albergo.
“ Dovrai portare solo pennarelli con te, mai biro o matite, potrebbero usarle per...”
Mi venne la pelle d’oca quando Carlo mi disse così, ma continuai a pensare che questa esperienza mi sarebbe servita per una maggiore autorità a scuola.
Mi stringo nel giubbotto, guardandolo.
“ Vuoi dire che potrebbero usarle per farmi del male?”
“ Si, potrebbe essere. Non voglio spaventarti Evangeline, ma lo sai: è un carcere di massima sicurezza. Tutto può succedere”
Ci guardiamo per un po’, poi Carlo intuisce i miei pensieri e dice allegro:
“ Ma che vuoi che sia alla fine? Sarà solo per un anno, e per tre ore a settimana!”
“ Si... si, infatti. Solo per un anno”
Prima che Carlo se ne vada, mi raggiunge sulle scale dandomi la cartina con segnato il posto dove sta il carcere. Non è lontano da qui, ci vorrà circa mezz’ora.
“ Ci vediamo domani, allora, Evangeline. Ti aspetterò fuori nel parcheggio del carcere, e andremo insieme dentro, ok?”
“ D’accordo, a domani”




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Importante!

Evitando fraintendimenti, dico subito che l'idea di entrare in classe nel carcere con i pennarelli e non con le biro o le matite, è una cosa vera che mi hanno raccontato, come anche le aule con i computer. Non tutti chiaramente possiedono un'attrezzatura così, ma anche questo è assolutamente vero e attendibile. Le opinioni a riguardo ( se è giusto o sbagliato dare ai detenuti questa possibilità ) saranno assolutamente personali per chiunque decida di recensire ( il che non sarebbe male^^ ). Se avrete delle domande, un' opinione, o soltando un commento sulla storia, sarò felice di rispondere =)

Con questo, passo ai ringraziamenti dei capitoli precedenti:

Vichy90 e XXX_Ice_Princess_XXX: sono molto contenta che la storia vi piaccia, grazie davvero! Spero che continuerete a seguirla. =)

Al prossimo capitolo,

Laura

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Capitolo 4
*** Increduli ***


cap. 4 IncreduliIncreduli

Le notizie qui girano come se fossero pettegolezzi succulenti di star famose. Anzi, un politico che si fa una cubista tradendo la moglie e i suoi quattro figli, avrebbe fatto meno scalpore.
La giornata ( il mio primo giorno a Viterbo ) è iniziata bene tutto sommato, ma nella prima settimana della mia nuova vita avrei voluto passare inosservata. Volevo rilassarmi e godermi gli ultimi momenti di “libertà” prima di cominciare il lavoro, tutto qui. Sono sicura che non avrò molto tempo per me, purtroppo. Ma la vera botta si fece sentire al pomeriggio, quando tutti i paesani seppero del primo giorno della nuova insegnante e i suoi “alunni”...

Appena ho messo piede nella hall dell’albergo, tirando le valigie enormi che un fattorino gentile mi portò fin su in camera ( al 5 piano ) dopo poco, tutti, intendo chiunque fosse li, mi ha guardato fisso come se fosse entrato qualcosa di incredibilmente interessante che nessuno non poteva non osservare. Anche il ragazzo che mi ha portato le valigie su in camera, prima mi ha guardata di sfuggita, per salutare la nuova cliente, poi ha preso le mie valigie, poi ha ricacciato su la testa fissandomi come il resto della gente: stupito, come se non potesse credere ai propri occhi.
Sono rimasta per qualche secondo sulla porta, restituendo gli sguardi con un semplice sorriso. Poi, visto che il garzone non si decideva, ho preso le mie cose e sono andata alla reception rivolgendomi alla commessa.
“ Buona sera” dissi.
“ Sono Ev...”
“ Oh, mia cara ragazza!” esplose la donna facendo il giro del tavolone da cui era prigioniera insieme a carte, chiavi e computer, chiudendo un cassetto della scrivania con un calcio.
Mi venne in contro stringendomi la mano con energia, posando anche l’altra un attimo dopo, scuotendomi con forza.
“ La aspettavamo tutti con piacere, sa? Finalmente è qui, lei è una ventata di aria fresca in questo paese di merda” disse, e mi sorpresi  tanto della parola finale, che cominciai a ridacchiare.  
Il mio buonumore fu dovuto in parte dall’applauso che mi fecero tutti i presenti quando me ne andai per i fatti miei seguita dal fattorino, che si era finalmente svegliato dal suo sogno.
Quando salì in ascensore con lui, mi chiese timidissimo:
“ Mi scusi, ma io non ho capito chi è lei...”
Gli ho sorriso con il sorriso migliore che avevo, porgendogli la mano che mi strinse.
“ Sono contenta che qualcuno me l’abbia chiesto. Sono Evangeline Foster, sarò l’insegnante di francese dei carcerati qui vicino”
“ Oh... ecco perché tutti la guardavano così...” disse passandomi davanti, prendendo le valigie e uscendo dall’ascensore.
“ Io sarò il vostro “servitore” per quest’anno. Le porterò la posta, i messaggi dal lavoro, la cena... Se ha bisogno di qualcosa si rivolga a me” disse.
“ Va bene, allora ho subito qualcosa da chiederti”
Il ragazzo, che non avrà avuto più di vent’anni, raddrizzò la schiena, dicendo un “ mi dica” deciso, da vero professionista.
“ Vorrei sapere il tuo nome”
Il biondino è rimasto fermo sulla porta della mia stanza per un po’, assimilando ciò che gli avevo detto, poi disse:
“ Mi chiamo Alex, Alex Borscha. Sono tedesco. Perché vuole saperlo?” disse fissandomi con i suoi occhioni azzurri.
Feci spallucce.
“ Così. Se diventeremo amici, vorrei che non mi dessi del voi. È un titolo eccessivo per me”
“ D’accordo... Evangeline. Sarò felice di essere tuo amico se lo vorrai, e non ti darò del voi” disse Alex deglutendo, sistemandosi il papillon.
“ Grazie”
Quando Alex se ne andò felice e sorridente, mi buttai sul letto a braccia e gambe aperte chiudendo gli occhi. Ripensai agli ultimi tempi, che erano stai favolosi, e ha quello che mi sarebbe aspettato la settimana prossima.

Primo giorno - Settembre -

Mi sono alzata presto, ho indossato l’abito migliore che avevo, professionale ma non troppo, capelli sciolti e occhiali. Sono scesa a fare una colazione abbondante, salutando la commessa che mi aveva accolta qualche giorno prima ( che poi ho scoperto essere la direttrice dell’albergo, si chiama Susan ). Mi salutò distrattamente con una mano perché era al telefono, e in contemporanea parlava con un cinese e sua moglie lì alla reception.
Dopo che abbi finito salutai Alex, e scesi al parcheggio per prendere la macchina che mi aspettava in piazza come un cane fedele. È un bella macchina, oltretutto: nera, sedili in pelle, aria condizionata.
Tirai fuori la cartina e seguii le indicazioni che mi aveva dato Carlo, arrivando all’entrata del carcere in un baleno.
Qui, successe una cosa molto spiacevole, la causa della mia giornata cominciata bene e poi andata in fumo a causa dei pettegolezzi: appena si entra dall’entrata per il personale, ovvero poliziotti e guardie, si sente un suono di ferro che sfrega sull’asfalto, come il segnale che qualcosa non va.
Mi spiego meglio.
Chissà quante volte i detenuti avranno sentito questo suono fastidioso e opprimente ogni volta che arrivava qualcuno. Un poliziotto che rientra alla base, o peggio, un avvocato che cerca di assolvere l’imputato senza riuscirci, e sa già come andrà a finire.
Infatti, quando entrai con la macchina e superai quel maledetto cancello murato, delle facce atterrite sbucarono dalle finestre sbarrate davanti a me, dall’interno dell’edificio. Incrociai lo sguardo di qualcuno di loro, chiedendomi se sarebbero stati miei “alunni”.
“ Su, col morale!” disse Carlo dandomi una pacca sulla spalla mentre ci avviavamo dentro.
“ Sono dei carcerati di massima sicurezza, meritano di stare in questo inferno perché se lo sono cercato. Non provare compassione per loro, fidati”
“ Si, hai ragione. Non devo pensarci”
 Quando fui dentro però, fu ancora peggio.
Mi portarono ai metal detector togliendomi la borsa che avevo portato con dentro il materiale di francese e sostituendola con una più leggera di un materiale che non riconobbi, dicendo che non andava bene perché la cinghia era in ferro e la avrebbero potuta usare per farmi del male.
“ Ha un bel fegato se è venuta fin qui” mi disse una guardia, guardandomi di sottecchi.
Non risposi, tanto agitata com’ero non avrei potuto rispondere a niente.
Finita la perquisizione, io e Carlo facemmo il giro più breve per arrivare alla mia aula, risparmiandomi la camminata per i corridoi con le celle.
Ci fermammo davanti a una porta. Si sentiva un po’ di brusio, rumore di fogli stropicciati e risate.
Guardai Carlo con la paura che mi si leggeva in viso, stringendo i pennarelli.
“ Facile a dirsi” dissi prima ancora che parlasse, e mi dicesse ciò che avrei sentito fino alla nausea d’ora in poi.
“ Non potranno farti nulla, ci sono io fuori”
“ Non è questo” mormorai.
“ E allora cosa c’è?”
Ci fu un attimo di silenzio.
“ Bé, ma è ovvio!” sbottai.
“ E se io non dovessi piacergli? Cosa faccio se non sono abbastanza simpatica?”
Carlo mi fissò, sorridendo.
“ Cioè... ti preoccupa di più il fatto di non sembrare simpatica, che di essere chiusa in una stanza con dei delinquenti?”
“ Si. Tanto lo hai detto anche tu che sarai sempre fuori, e poi so come tenerli a bada...”
“ Benissimo, allora. Vai” disse facendomi segno di passare.
Abbassai la maniglia, e quando entrai venti facce mi fissarono come la gente dell’ hotel, come Susan, la direttrice, e Alex, il mio servitore per tutto l’anno.
Increduli.





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Prima di tutto, mi scuso con tutti per l'immenso ritardo nel postare! Mi sono persa dei pezzi per strada e non ho avuto tempo per aggornare. Spero che questo capitolo piaccia almeno un po', soprattutto alle persone che hanno inserito questa fic tra le seguite o tra i preferiti, come _Vampy_ , AllegraRagazzaMorta, AlterSiby, Amy5, A___A , cussolettapink,  priscy, XXX_Ice_Princess_XXX e Vichy90. Ringrazio tutti di cuore, sono molto contenta!
Al prossimo capitolo,

Laura

p.s
Anche l'aggiornamento con l'Angelo Nero 3 è un po' a rilento e mi scuso anticipatamente anche per quello^_^

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Capitolo 5
*** Una conversazione ( non troppo piacevole ) per Teddy ***


Cap. 5
Una conversazione ( non troppo piacevole ) per Teddy

Uno di loro fa segno di alzarsi, gettando la sigaretta per terra pestandola con un piede ( tipico atteggiamento carcerario... ), e tutti si alzano, mentre appoggio i libri sulla cattedra, in attesa proprio di quello.
“ Grazie, seduti” dico sorridendo.
Faccio scorrere velocemente il registro leggendo i nomi e osservando le fotografie che vi sono state applicate. Che strano, hanno tutti delle facce da delinquenti, penso, osservandoli dal posto perfettamente in ordine ed in silenzio. Sembrano brave persone, ma è solo un’impressione: non sono qui di certo per una buona condotta nella società.
“ Allora, ragazzi... Posso chiamarvi ragazzi?”
Tutti si guardano in faccia bisbigliando tra di loro, poi lo stesso tizio di prima, quello che ha fatto cenno di alzarsi, dice:
“ Per lei saremo “ragazzi”, prof”
“ Bene, allora. Per cominciare, direi di presentarci per conoscerci meglio. Questo servirà non solo a me, ma anche a voi per scoprire un po’ di più sui vostri compagni”  
Dato il silenzio opprimente in classe, comincio io.
“ Di me dovete sapere molto poco, ma abbastanza per fidarvi per il tempo che staremo insieme. Mi chiamo Evangeline Foster, ho 28 anni e sto facendo tirocinio per diventare un’insegnante”
Un uomo con la faccia storta e i capelli neri alza la mano.
“ Si... Roger Brisch?” dico afferrando il registro con il suo nome.
“ Quindi lei non è un’insegnante, insomma, completa?”
“ No, ma sono preparata abbastanza per il mio incarico qui”
“ Ah, di sicuro, se ha avuto il coraggio di venire!” dice ridendo, e la sua battuta trova eco qua e là tra i banchi.
“ Tieni giù gli scarponi dal banco”
Li toglie.
“ Mi scusi”
“ Volete sapere qualcos’altro di me?”
Nessuno risponde.
“ No? Allora tocca a voi”
Uno alla volta si presentano tutti e un ragazzo in particolare attira la mia attenzione. Si chiama Teodor Zachary Drày, per gli amici Teddy, e ha raccontato delle cose molto interessanti sulla sua vita e sulle sue aspirazioni una volta fuori.
“ Vorrei anche dirle...”
Spero che concluda.
“ ...che io sono finito qui per...”
“ No! Non dirmelo Teodor, non lo voglio sapere” esclamo interrompendolo, alzando la voce di un’ottava.
Teodor mi guarda stralunato.
“ Non voglio sapere  da nessuno di voi perché siete qui e vi dico anche perché”
L’attenzione e la curiosità sono palpabili.
“ Non voglio che il vostro passato influenzi il mio giudizio, sia in termini di voti che a livello personale,  perché per me siete tutti uguali ( e devo dire anche molto educati ) e spero bravi nella mia materia... Voglio che andiamo d’accordo anche se non saremo mai ottimi amici. Mi spiego?”
Questa volta, tutti sorridono e rispondo “ si, prof” in modo chiaro e convinto.
I miei alunni, la mia prima classe, mi piace già così com’è...
“ Bene, allora. Direi di cominciare”
La lezione dura due ore, com’era previsto, nel più totale e prefetto silenzio. Ho dovuto richiamare poche volte della gente che non stava attenta, ma sono cose da niente rispetto a tutto quello che sono riuscita a fare oggi. Sono molto soddisfatta e contenta. Soprattutto, contenta.  
Il ragazzo che voleva dirmi perché era finito il prigione, non mi ha tolto gli occhi di dosso per tutto il tempo. Dico sul serio, all’inizio pensavo che stesse semplicemente attento, ma uno che ti guarda fisso due ore di fila... Insomma, già l’ambiente non è dei migliori, se poi ci mettiamo pure a fare gli scemi siamo a posto. Non ho sgridato Teodor per il suo comportamento inopportuno però, ma ero sicura che mi avrebbe rivolto la parola appena la lezione sarebbe terminata. Ed eccolo qui, infatti.
Ci mette tempo apposta per mettere via i suoi fogli, poi, quando la classe è deserta, si avvicina alla cattedra.
Noto Carlo sbirciare dentro, così gli faccio segno con una mano che tutto va bene, e che mi serve solo un minuto.
Sento Teodor alle mie spalle. Mi volto.
Due occhi azzurro cielo in un volto leggermente pallido, mi fissano dolci e un po’ stanchi per le ore appena passate. Ha completare l’opera, ci sono un gruppo di capelli biondi che gli arrivano appena sopra le spalle, tirati indietro senza la precisione di un pettine. Teodor Drày.
Come avevo fatto a non accorgermi della sua bellezza? Forse si era messo in fondo all’aula apposta per farmi sciogliere come neve al sole una volta vicini.
“ Professoressa, vorrei parlarle” dice in un sussurro.
“ Si, certo, dimmi pure”
Mentre chiudo la porta, Carlo mi afferra in un lampo per un braccio tirandomi verso di lui.
“ C- Che c’è?!” esclamo.
Perdo quasi l’equilibrio.
“ Ehi, Evangeline, stai molto attenta a Faccia d’Angelo...”
“ Cosa? Di che parli?”
“ Di lui!” dice indicando Teodor con il mento.
“ Dicono che sia molto bravo a incantare la gente con la sua parlantina, quindi non farti...”
“ Ciao, Carlo” sbuffo sbattendo la porta, chiudendolo fuori.
 Metto le mani sui fianchi, girandomi, e Teodor sorride.
“ Di cosa volevi parlarmi?”
“ Volevo dirle di prima, quando non ha voluto che le dicessi quello che facevo prima di essere messo qui”
Chiudo la valigetta con tutte le mie cose.
“ Ne abbiamo già discusso prima, Teodor”
“ Lo so, ma vede per me questa... è un’occasione d’oro per dimostrare il mio valore. Le sue lezioni, voglio dire”
“ Spiegati meglio”
“ Vede, io non sono mai stato bravo in nessuna attività lavorativa. No, prof, è vero glielo assicuro. Solo nelle lingue straniere riuscivo a cavarmela fino a quando non sono stato portato qui”
Teodor fa una pausa.
“ Molta gente qui mi prende per il... cioè, in giro, perché non ho fatto una cosa di cui vantarmi. Intendo una cosa molto pericolosa per la quale adesso sono qui. Purtroppo non dimostrerò mai il contrario, ma posso migliorare la mia condotta e farmi beffe di loro quando uscirò per primo, perciò le chiedo...”
“ Si?”
“ Di poter parlare con lei della mia storia, tutta la mia storia, perché voi siete l’unica della quale posso fidarmi e fare riferimento” conclude con un respiro profondo, come se si fosse tolto un peso.

“ Capito, perciò non so che fare...”
“ Ok. Beh, è una situazione un po’ contorta, ma credo che potresti risolvere tutto dicendogli: “ Senti, credo che dovresti parlarne con la tua psicologa perché... non ho nessun buon consiglio”
“ Non tengono psicologhe, e non è vero che non potrei dargli un buon consiglio! Gli ho già spiegato tutto nei particolari, ma è cocciuto come un mulo. Non so quale sia il suo problema...”
“ L’unico mio problema con lui sarebbe come slacciarmi il reggiseno”
“ Alice, è una cosa seria!”
“ Ok, con il suo avvocato, allora”
“ Non è sotto un processo imminente”
“ Guardi il pelo nell’uovo, Ev...” dice incrociando le braccia.
Alice riprende.
“ Cos’ hanno detto i paesani del tuo primo giorno?”
“ Ah, già. Mi ero quasi dimenticata della gente più pettegola del mondo...” dico buttandomi sul letto con il pc.
“ Commenti sgradevoli?”
“ No, affatto. Solo troppo curiosi”
“ Certo, Viterbo è abbastanza grande ma le notizie circolano in un baleno”
“ E’ quello che ho pensato anche io. Mi hanno chiesto delle cose assurde! Una vecchia oggi, mi ha bloccata mentre aspettavo al semaforo e mi fa: “ Ti hanno già violentata, piccina” e io “ No, signora, grazie. Sono tutti molto gentili””
Alice si rotola sul tappeto dal ridere.
“ Smettila subito!”
“ Ma dai Ev, cosa pretendevi? Che tutti ti lasciassero andare in giro senza battere ciglio? Viterbo è una delle poche città che ha aderito a tenere una struttura di quel tipo”
“ Lo so, lo speravo almeno”
“ E con il fattorino come va?” dice facendo una faccia da troia.
“ Non va. Non siamo mica fidanzati, sai? E comunque non sono obbligata a dirti tutto quello che mi succede, non sei mica la mia migliore amica”
Alice fa una linguaccia e chiude la video chat, salutandomi.
Mi metto sul letto come piace a me, a braccia e gambe aperte, chiudendo gli occhi. Sono stanchissima, e stanotte andrò un po’ in centro per rilassarmi. Una passeggiata e via.





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Eccomi con l'aggiornamento! C'è poco da dire per questo capitolo se non che non ho messo tutti i nomi dei "ragazzi", come li chiama Evangeline, perchè sarebbe stato un lavoro enorme e inutile poichè alla fine quelli che conteranno veramente saranno 3 o 4. Il titolo si riferisce alla discussione di Teddy con Evangeline, che non è stata piacevole per il fatto che parlare dei suoi problemi personali con qualcuno lo mette a disagio, ma è sicuro anche che la sua professoressa sarà l'unica in grado di capirlo.
 
Come avevo premesso nel capitolo precedente ( all' inizio ), la cosa spiacevole che è capitata a Evangeline dopo il suo primo giorno, sono i pettegolezzi della gente che, si sa, quando riguardano una cosa particolarmente interessante, si diffondono come la peste. Non mi sono dilungata troppo perchè volevo che il primo incontro tra Evangeline e Teddy fosse ben chiaro.

Se ci sono dei dubbi o dei commenti, sarò felice di rispondere a tutto!
Al prossimo capitolo,

Laura

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Capitolo 6
*** Oltre la porta e i pregiudizi ***


Cap. 6 Oltre la porta e i pregiudizi
Oltre la porta e i pregiudizi

Toc, toc.
Ma chi è a quest’ora?? Penso girandomi nelle coperte, ignorando bellamente  chiunque ci sia fuori dalla mia stanza. Il tizio però, non si arrende, e continua a bussare fino a quando urlo:
“ Chi è a quest’ora?!”
“ Sono io. Posso entrare?” dice timidamente la voce di Alex.
Mi alzo dal letto, inciampando anche in fogli e cose varie sparse sul pavimento, spalancando la porta, imbufalita. I suoi occhi azzurri mi danno il buon giorno accompagnati da un bel sorriso, ma la voglia di urlargli contro che sono le tre del mattino e che devo riposarmi prima di andare al lavoro è troppa.
“ Ti rendi conto di che ore sono?” dico mettendo la mani sui fianchi.
“ Emh...” fa lui imbarazzato, guardandomi da capo a piedi.
Mi guardo a mia volta.
Merda.
Indosso solo il lenzuolo bianco sotto le braccia e mi arriva fino ai piedi costruendo una specie di strascico. Non sono nuda, certo, ma la situazione è piuttosto imbarazzante, e infatti Alex distoglie subito lo sguardo dal mio decolté in bella vista.
“ S-Scusa, io volevo, ecco... no. Insomma, volevo dirti che c’è qualcuno per te, Evangeline” dice tutto d’un fiato rosso di vergogna quanto me.
“ Ah... bene. Chi è?”
“ Un ragazzo. Si chiama Bryan Morsee”
“ Oh. Non lo aspettavo” dico guardando oltre la spalla di Alex.
Nel corridoio non c’è nessuno.
“ E’ giù alla reception. Vuoi che lo faccia salire?”
“ Non ha delle valigie vero?” dico allarmata piantandogli gli occhi in faccia.
“ No, non credo... perché?”
“ Niente. Fallo salire, grazie”
“ Ok”
Sorrido ad Alex e non appena la porta si chiude, mi fiondo in mezzo alla massa informe di vestiti sul pavimento, cercando qualcosa di decente da mettermi.  
Chiaramente non trovo nulla a parte un paio di mutande e il reggiseno di mercoledì. Perfetto!
“ Toc, toc...”
Mi volto mentre sto ancora cercando di infilarmi gli slip. Gli occhi del mio ragazzo ridono di me a crepapelle.
“ C-Ciao, Br... Ah!”
Sono caduta su i miei vestiti.
Bryan ride, sento che appoggia qualcosa di pesante sul comodino vicino a me, mentre si avvicina tirandomi su per un braccio.
“ Grazie” dico ansante levandomi delle piume dai capelli arruffati.
“ Sei bellissima”
“ Non dire sciocchezze, sono terribile. Certo, mi sarei preparata meglio se mi avessi avvertito...” dico appoggiandomi su una sua spalla per abbracciarlo.
Bryan mi culla fra le sue braccia.
“ Volevo farti una sorpresa, e ti ho portato un regalo”
“ Un regalo?” mormoro allungando il collo per vederlo.
“ Si, ma se vuoi lo scartiamo dopo”
“ Dopo? No, io voglio scartarlo...!”
Non finisco, che subito mi bacia afferrandomi con forza i fianchi, stringendomi a se. Dopo qualche secondo di sorpresa, mi abbandono a quell’amore, passando la lingua sotto il suo labbro inferiore.
“ Evangeline...” dice portandomi lentamente al letto. Ha gli occhi chiusi.
Oh, no.
Mi sdraia. Lo guardo mentre mi abbassa il lenzuolo per baciarmi meglio il collo, abbandonandomi a lui. È una sensazione bellissima... Io e Bryan non abbiamo mai fatto l’amore, ma questa per me non sarebbe comunque la prima volta.
La mia prima volta è stata con un uomo ben più grande di me ma di cui ero follemente innamorata: il mio professore di francese, che mi insegnò tutto ciò  che sto insegnando io.
È stata una notte magica, la più bella della mia vita, ma lui era sposato, era un’insegnate ( il mio oltretutto ) e io la sua allieva. Non avrebbe mai funzionato, c’erano troppi casini in mezzo, e quando sua moglie naturalmente lo scoprì, lo cacciò di casa. Pensai però che era fatta: io e lui insieme per sempre, ma come si dice, mai fidarsi di un insegnante...
 “ Bryan, no” dico fermando le sue mani ovunque sul mio corpo, mettendomi a sedere.
“ Che c’è? Pensavo che ti piacesse” dice accarezzandomi una spalla nuda.
“ Si, solo che...”
“ Non sei pronta, ok”
Il mio ragazzo scivola giù dal letto accarezzandomi una guancia che poi bacia.
“ Ci proveremo. Te lo prometto” dico prima che se ne vada.
Lo so, non manterrò sicuramente questa promessa ( me lo si legge in faccia, oltretutto ), ma non voglio lasciarlo andare via con un brutto ricordo.
Bryan sorride facendo spallucce.
“ Non voglio metterti fretta, amore. Non c’è problema” dice aprendo la porta.
“ Scrivimi, ok? Oppure istalla la telecamera così vi potremo anche vederci” e il suo sorriso si allarga di più.
Mi sento in colpa.
“ Ok, ci vediamo allora”
Bryan chiude la porta e se ne va.
Mi alzo in piedi e mi scrollo il lenzuolo di dosso con ancora il suo profumo, guardandomi allo specchio vicino alla finestra. Non sono mai stata una modella, ma non sono neanche grassa come Carlo. Sono giusta, come direbbe la nonna, ma non sono per niente attraente dal punto di vista fisico. Di veramente bello ( modesti a parte ) ho solo gli occhi. Verdi. Come quelli di mio padre, e leggermente all’insù come un cinesino, il che da un tocco orientale al mio viso decisamente milanese.
Prima di diventare come Narciso, raccolgo i miei vestiti da terra cercando qualcosa di buono da mettere per il lavoro. Riordino anche un po’ la stanza, tanto adesso non riuscirò più ad addormentarmi.  


“ E’ di nuovo qui, vedo”
“ Si, esatto” dico “appoggiando” la borsa sul rullo.
Sorride in una maniera oscena facendo schioccare la lingua e masticando il sigaro che ha in bocca da anni.
“ Mi fa piacere. Ci voleva qualcuno che tenesse a bada quei delinquenti... pericolosi” dice porgendomi la mia roba.
Sorrido ( per quanto mi sia possibile ) e me ne vado.
Non lo sopporto più. Sto lavorando qui da una settimana e questo agente addetto alla mia, oltretutto,  personale perquisizione non ha mai smesso di torturarmi e ribadire il fatto che sto in compagnia di ben 20 detenuti di massima sicurezza che aspettano solo il momento buono per uccidermi 24 ore su 24. Mi piacerebbe spaccargli una sparachiodi in testa ogni volta che lo vedo...
“ Oh, via! Non è poi così antipatico”
“ Hai ragione, Carlo. Non è antipatico, è odioso!”
“ E’ uno dei pochi che svolge in maniera eccellente il suo lavoro” dice slacciandosi la cintura con la pistola, passandola alla commessa dietro al bancone.
“ Dovresti essere grata di quella gente” dice fissandomi.
“ Si, come no... Hiden Bonchiche: un vero uomo, educato e con un profondo senso del galateo”
“ Evangeline, sei davvero strana. Ma adesso vai, ti aspettano i ragazzi”
“ E tu dove vai?” chiedo vedendolo libero da armi e giubbotto.
Carlo allarga le braccia facendo spallucce.
“ Dove vuoi che vada? E’ il mio giorno libero oggi, me ne torno a casa”
“ Uffa... ma chi starà di guardia alla classe, allora?”
Carlo mi guarda sorridendo come un’idiota. Oddio.
“ No, Carlo! Non puoi farmi questo!”
“ Devi sopportare e guardare oltre le apparenze, Ev” dice correndo via.
Che vigliacco, ecco perché diceva tutte quelle belle parole!
“ Buona fortuna con gli uomini...” sussurra prima che entri.
Mi volto verso  Bonchiche infuriata, pronta a ribattere, ma poi penso a cosa farebbero le vere donne in carriera mature e senza mariti: passano oltre senza degnare di uno sguardo la gente che intende rovinare la loro giornata. Faccio così, e lui niente. Bene.
“ Buon giorno, ragazzi”  
“ Buon giorno, prof”
“ Allora, facciamo l’appello. Dite presente quando vi chiamo” dico appoggiandomi alla cattedra con il registro in grembo.
Noto che tutti mi guardano con l’acquolina in bocca mentre leggo. Ok, mi sono messa una camicia un po’ scollata, ma non c’è molto da ammirare ( purtroppo ). Chissà da quanto questi tipi sono in astinenza...
Sbatto il registro sulla cattedra, richiamando l’attenzione.
“ Ma Teodor che fine ha fatto?”
Un silenzio opprimente invade la stanza. Nessuno parla, nessuno mi dice niente.
“ Allora?” li incalzo.
“ Teddy non sta bene, prof” dice uno di loro.
“ Ha la febbre”
Il tizio che ha parlato abbassa subito la testa quando cerco di fissarlo negli occhi.
“ Ehi, Orvi. Guardami in faccia mentre ti parlo”
Orvi alza la testa. Se mi sta mentendo io...
“ Teddy ha davvero la febbre? Dimmi la verità Orvi, potresti finire in punizione per questo”
Lui non dice niente, sostenendo il mio sguardo.
“ Allora?”
“ Prof”
“ La verità, Orvi. Dimmi la verità”
“ Io...”
Sento un rumore di passi fuori dalla porta, qualcuno che urla e un tonfo.
I ragazzi si alzano preoccupati, ma li blocco ai loro posti.
“ Silenzio! Fermi li, vado a vedere. Roger, tieni d’occhio la classe”
“ Si, prof”
“ Bene”
Esco dalla stanza e vedo Bonchiche che strattona un uomo con un manganello. Lo picchia diverse volte, e resto li ad osservare la scena fino a quando il pezzo di tessuto con il numero di cella, salta via dalla maglietta arancione del tizio. Mi arriva proprio in mano e la volto.
N. 84
“ Ehi, fermo!” urlo lanciandomi su Bonchiche, noncurante delle sue mani enormi.
Lui si volta, fissandomi sorpreso, quando gli afferro il braccio prima che possa dare un altro colpo a Teddy. Un rivolo di sangue gli esce dal naso. Che schifo.
Approfittando della situazione, Teddy gli molla un pugno ben assestato che lo fa barcollare e poi cadere a terra come un pupazzo.
“ E vaffanculo” dice sputando del sangue per terra.
“ Teddy” dico avvicinandomi.
“ Sei stato bravo... ma anche stupido!” e gli mollo uno schiaffo.
Lui strilla, facendo scena, e si rotola per terra tenendosi la faccia.
“ Prof...” dice strisciando verso di me.
Rido.
“ Io la stimo”
“ Si, meraviglioso. Andiamo”
Lo tiro su per un braccio e lui si appoggia a me tenendomi per le spalle, abbracciandomi. Mi sbilancia da tanto che è pesante, e i suoi capelli biondi mi fanno il solletico. Sento il suo respiro sul collo.
“ Teddy... Pesi!”
“ Mi scusi”
Mentre sorride ( e mi fa sorridere ), sento degli applausi e delle urla provenire dalla classe.
“ Whooo! Che carini...” dice Roger fischiando.
Un branco di teste si sporge oltre quella di Roger fissandoci curiosi e ridendo.
Ne ho abbastanza. Sono proprio dei bambini.
“ Non ti avevo detto di tenere a bada la classe, Roger? Filate tutti dentro!”
Mi scrollo di dosso l’Armadio Teddy e ci avviamo in classe, ma prima di entrare, mi prende la mano stringendola nella sua, sorridendo. È la prima volta che azzarda a un gesto così, si era fermato a sorrisi e risate con me. Lo guardo e scuoto la testa spingendolo dentro, senza dire niente.
Mi spiace Teddy, non può esserci storia fra noi.








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Ecco il nuovo capitolo! Sono contenta che ci siano nuove persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti, sono molto contenta!

Ho aggiunto un nuovo personaggio ovvero Hiden Bonchiche, odiso addetto alla perquisizione detenuti. Quando ho cominciato a scrivere di lui, pensavo di usarlo come spazzino che ogni giorno spettegola su Evangeline e la sua classe, ma poi ho cambiato idea.

Qui Teddy fa un gesto molto romantico, ovvero tenere per mano la ragazza di cui è innamorato ( svelo l'arcano ). Non è infatti la prima volta che si vedono dopo "scuola", ma l'affascinante professoressa non intende cedere alle lusinghe dell' allunno "pericoloso".
Volevo fare un capitolo prima di questo solo su loro due, visto che nel precedente si conosce per la prima volta Teddy mentre qui è gia una persone che Evangeline conosce bene. Però ho sottolineato il fatto che tutto questo si svolge una settimana dopo il suo primo giorno, quindi penso che si capisca abbastanza.
Il prossimo sarà esclusivamente su di loro e svelerò anche altri particolari sulla vita nel carcere.

Se ci sono dubbi o cose poco chiare fatemelo sapere!
Al prossimo capitolo,

Laura

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Capitolo 7
*** Contro luce ***


Cap. 7 Contro luce
Contro luce

Hanno dato 3 punti alla guancia di Bonchiche. Che peccato, speravo almeno in una bella plastica facciale.
Carlo mi ha detto ( ridendo ) che bastava che mostrasse il tesserino alle guardie così da poter tornare al lavoro e che il mio salvataggio al detenuto 84 è stata una vera sorpresa per lui ( e per il personale carcerario e per tutto il paese, ovviamente ).
“ Non mi sarei mai immaginato un gesto del genere!” ha continuato a ripetermi durante la pausa pranzo del giorno stesso in cui avevo “salvato” Teddy.
“ Sei una vera donna, Ev”
“ Ma guarda...” dissi senza entusiasmo mentre pelavo una mela con un coltello.
Ne addentai un pezzo cercando di scacciare l’immagine di Bonchiche a terra sanguinante.
Io odio il sangue.
Ho la fobia del sangue, solo sentirne l’odore mi viene da svenire.
Infatti, sono riuscita a restare in piedi durante tutta la lezione successiva grazie alla presenza di Teddy ( in punizione ) vicino alla cattedra con me. Ho pensato che, se fossi crollata, lui mi avrebbe soccorso, e non ci sarebbe stato niente di sbagliato o impudico nel soccorrere una persona che sta male ( anche se ne sei innamorato ).
Mi sono accorta di come mi ha guardata Teddy nel momento in cui mi sono messa tra lui e Bonchiche...
A dire il vero, mi sono sempre resa conto di come lui mi ha guardata il primo giorno, il successivo, e quello dopo: adorante, estasiato. Come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto in tanti anni di reclusione, e forse è così, nel senso che probabilmente sono l’unica donna che ha visto dopo molto tempo, e i suoi ormoni hanno cominciato a ballare la conga non appena si sono resi conto che, forse, anche a me piace.
Ok, è un ragazzo bellissimo, intelligente ( quando vuole ) e sensibile, anche troppo forse. È piacevole, è una brava persona ( anche se non so come sia finito li... ), come lo si potrebbe trovare antipatico?
Ma non provo nulla e lui non si arrende e continua a provarci ogni volta che restiamo soli.  
Dulcis in fundo, oggi ha l’occasione adatta per fare colpo!
Gli hanno vietato di venire alle mie lezioni perché temono che possa ferire i suoi compagni e la sottoscritta, ma si sbagliano di grosso su questo punto. Non sanno nemmeno che io ero presente quando c’ è stato il litigio fra i lui e Bonchiche! Hiden ( Bonchiche ) non si ricordava di me anche se il colpo gli era stato dato un secondo dopo avermi visto, e questo dimostra quanto sia cretino, ma Carlo non mi ascolta.
Solo Teddy mi capisce, sto andando da lui infatti. Mi sono opposta al fatto che non potesse seguire la lezione, ma non c’è stato nulla da fare. Ho ottenuto però il permesso di portargli i compiti e ciò che abbiamo fatto in sua assenza.
I corridoi stretti delle prigioni sono molto puliti, sembra di stare in un ospedale, ma per nulla accoglienti. Ok, non ci si può aspettare molto da un posto di massima sicurezza, però è un luogo davvero infelice dove passare la vita.
La cella di Teddy è la penultima in fondo ad una serie di “stanze” con sbarre d’acciaio al posto di porte e finestre, al secondo piano. Gli porto personalmente i compiti perché sono certa che Bonchiche li passerebbe al setaccio come un avvoltoio, e non voglio dargli la soddisfazione di farlo.
Non c’è nessuno in giro a quest’ora tranne qualcuno che studia francese ( che soddisfazione! ).
Saluto Nott e Gregory che ripassano nel silenzio più assoluto. Nott sta ricopiando i verbi irregolari sul quaderno. Gregory legge.
“ Ehi, prof!” fa Nott saltando giù del letto.
“ Che bello vederla!”
“ Ciao, Nott. Studi?” dico indicando il quaderno aperto sulle lenzuola chiare.
“ Si, come un bravo ragazzo” risponde alzando un sopracciglio, scoprendo il suo occhio verde ( l’altro, quello sano, è castano chiaro, ma è una lunga storia ).  
“ Bene”
Mi fermo a parlare con Nott per quasi mezz’ora, lui appoggiato con i gomiti alle sbarre, io davanti.
“ Ci vediamo domani, ragazzi” taglio corto prima che il tempo mi sfugga.
“ Ok. Arrivederci, prof”
“ Ciao, Gregory”  
Gregory mi sorride senza dire niente seduto per terra, le ginocchia in gola, e riprende a sfogliare il libro che gli ho prestato.
Gregory è la persona più strana della classe. Sta sempre per i fatti suoi, non parla con nessuno e di fatto è intelligente, mi domando perché sia qui. Lo si può definire il sosia di Teddy, solo più riservato e meno bello.
Nott gli da un colpetto sulla spalla per incalzarlo a dire qualcosa, ma lui si sposta in un angolo della camera con una banana in bocca.
Nott fa spallucce, rassegnato, e ritorna a studiare sul letto sfatto.
Mentre mi allontano sento gli schiamazzi di Nott:
“ Greg! Non vale! Proprio adesso!” dice ridendo.
“ Ahia! Stai, ah ah, giocando sporco!”
Giusto, dimenticavo: Nott e Gregory sono omosessuali.



“ Toc, toc”
Teddy è stravaccato come un’animale sul letto rivolto verso la tv. Il telecomando è immerso in una ciotola di patatine ( rubate, quasi sicuramente, dalle cucine ).
“ Ehi, Teodor, non dormire al pomeriggio. Fai qualcosa: esci”
Teddy alza un gomito dalla faccia, guardandomi di sbieco. No, non è quello che volevo dire, ma ha capito.
“ Finalmente sei arrivata” dice mettendosi seduto.
“ Mi sei mancata”
“ Ehi, aspetta! Sei sporco di non so quale schifezza...” dico fermando la sua carica di ormoni concentrati nelle braccia.
“ Patatine al formaggio” precisa.
“ Bene, e io indosso una maglietta pulita, perciò eviterei tutte queste smancerie ( oltretutto sconvenienti... nel nostro caso )”
“ Linlin, perché fai così?” dice fissandomi con occhi da cerbiatto, mentre mi siedo lontano da lui.
“ Non chiamarmi Linlin, non mi piace, e dammi del lei. Sono la tua insegnante”
Teddy sorride. Ha un bel sorriso.
“ Cosa mi ha portato, prof Linlin?” dice indicando con il mento il sacchetto con le sue cose.
“ I compiti che svolgerai per domani e che farai” dico porgendoglieli.
Teddy prende il sacchetto e sbircia dentro, facendo una smorfia.
Non ne ha voglia.
C’era da immaginarselo...
Li devi fare. Ora li prendi, li distribuisci, tieni una copia per te e li studi per domani”
“ Non ne ho voglia”
“ Non dovrei nemmeno sentirle io queste cose!” dico mettendomi le mani nei capelli dirigendomi verso l’ uscita, ma Teddy mi prende per i fianchi, girandomi verso di lui.
“ Prof., sa ballare?” dice facendo una giravolta e un cascé.
“ No! Teddy, aiuto! Waah!” urlo con la testa a un millimetro dal pavimento.
Sento che gli vomiterò il pranzo addosso (almeno farà pandant  con l’arancione della divisa. Non c’è niente da ridere... ).
Teddy mi riporta su dopo vari giri della morte, fermandosi di botto e avvicinandomi al suo petto duro mettendo le mie braccia dietro la sua schiena. Sospira, guardando perso i miei occhi, sorridendo. Sento ancora il suo respiro pesante... ovunque stavolta.    
Ok, siamo troppo intimi per i miei gusti.
“ Teodor adesso...”
“ Venga con me. Le faccio vedere una cosa” dice tirandomi per un braccio.
“ Eh, cosa? Dove vuoi portarmi?”
“ Vedrà” dice voltandosi con un sorriso e nel mentre usciamo dalla sua cella.
Camminiamo fianco a fianco per qualche minuto, senza dire una parola. Lo scopro a guardarmi di sottecchi varie volte, ma sembra che lo faccia apposta...  
Ad un certo punto, mi spinge contro la parete opposta a dove stavamo camminando, spiaccicandomi contro il muro ruvido.
“ Uooh...” dico soffocando.
“ Scusa Linlin. Cioè, voglio dire... mi scusi prof. Solo che non vorrei che ci scoprissero”
“ Teddy” ansimo mettendo le mani sul suo petto, spingendolo via.
Che caldo...
“ Oh”
“ Se stai cercando di perdere tempo...”
“ No, no. È solo che... è una cosa privata. Solo lei potrà capire”
Lo guardo attentamente, nei suoi occhi azzurro cielo, ma non vedo nulla che potrebbe farmi tornare sui miei passi, lontano da lui.
Faccio scivolare le mani lungo i fianchi, senza abbassare lo sguardo.
“ E va bene. Andiamo”
“ Evviva!” e riprende a correre.
Ci dobbiamo nascondere molte volte dietro gli angoli, abbassarci e cercare di trattenere le risate di Teddy per non farci scoprire dalle guardie. Mi sento una terrorista.
Teddy riesce ancora a prendermi la mano, ma solo per poco, perché non appena arriviamo all’ultimo piano del palazzo, mi siedo sugli ultimi scalini e trovo la scusa di soffiarmi il naso per non averlo troppo vicino.
Sembra offeso.
“ Stai bene?” dice fissandomi dall’alto.
“ Si, tutto ok. Dieci piani correndo li faccio ogni mattina all’alba...”
Teddy sorride, mi supera e apre la porta con uno scatto della maniglia. Sento l’aria fresca della primavera sulla schiena, così mi volto e fisso la terrazza luminosa davanti a me.  
“ Eccoci” dice Teddy.
“ Stai attento, è pericoloso” mormoro sentendo un rumore di ferro che cigola.
Probabilmente si è sporto dalla ringhiera.
Il sole qui sopra è molto più tenue che da basso.
Mi copro gli occhi con una mano, ho il sole negli occhi, avanzando alla cieca verso Teddy, che mi prende le dita non appena se ne accorge.
Osservo l’orizzonte davanti a noi. È quasi il tramonto e il cielo è di un rosso aranciato fantastico.  
“ Le piace?” dice Teddy ispirando profondamente.
“ Si, è un bel posto”
“ Io vengo qui quasi ogni sera, prima di addormentarmi” dice appoggiando le spalle alla ringhiera, dopo un po’ di silenzio.
“ E penso. Penso e conto quanto tempo mi rimane prima di uscire e godermi questo spettacolo da un’altra parte. Magari a casa mia...”
Poi si gira e mi fissa. Io non lo guardo, so già cosa vuole.
“ Posso dirle perché sono finito qui?”
“ No, non puoi”
“ Perché?”
“ Perché di si”
“ Non è una risposta”
“ Non devo render conto a te”
“ Mi aiuterebbe”
Mi volto.
Che occhi da cucciolo. No, anzi, peggio: un cucciolo ferito che è stato preso a calci. Non so se abbracciarlo o dargli una botta in testa.
“ Non fare il furbetto”
“ Ok, non faccio il furbo. Ma io posso...”
“ No, non puoi!”
“ Allora...!” dice prendendomi per mano.
“ Ballerà con me!”
Ho già una mano sulla sua spalla e la sua mano su un fianco.  
“ Teddy, non so ballare”
Mi guarda.
“ Può affidarsi a me” mormora con un mezzo sorriso.
Balliamo per qualche minuto, ma poi i suoi piedi implorano pietà e ci fermiamo.
Non riesco a vederlo in faccia, ha il sole alle spalle.
Non riesco a scorgere in suo volto a un millimetro dal mio ma sento, solo alla fine, le sue labbra che premono sulle mie, e io... senza fiato.









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Per una volta penso di essere giusta con l'aggiornamento! ^^ 
Questa è stata la prima cosa in assoluto che ho scritto su Evangeline e Teddy, ovvero il ballo sulla terrazza di un carcere con un tramonto tra un detenuto molto bello e la sua insegnante. Ho scelto la terrazza dell'ultimo piano per il motivo che ha detto Teddy, cioè che è un posto speciale per lui, dove passa la maggior parte del tempo ( o almeno finchè le guardie non lo scoprono! ). Non ci sono molte cose particolarmente interessanti li, non ha organizzato niente per Linlin, niente musica, niente. Solo loro due e basta! Il bacio alla fine è stata l'unica cosa che ho aggiunto insieme ovviamente la ripresa del capitolo precedente su Bonchiche e alla rissa nel corridoio.

Con questo,
passo ai commenti sui capitoli precedenti:

Amy5: sono molto contenta che il capitolo ti sia paiciuto, spero che gradirai anche questo! Bé, Teddy ha un carattere tutto suo ed è difficile resitergli anche se Linlin non sembra particolarmente interessata...                                 
o almeno non dopo questo bacio.

Al prossimo capitolo,

Laura

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Capitolo 8
*** Le tre regole dell' insengnante ***


Cap. 8 Le tre regole dell' insegnanteLe tre regole dell' insengnante

Il paese e il carcere, mi hanno permesso di portare i ragazzi in “gita” sul Monte Cristallo, nelle Dolomiti. Faremo una specie di escursione per ammirare la natura ( e prendere appunti su ciò che è stato visto per un tema in francese ).
Sono sicura che da quando sono stati rinchiusi, i ragazzi non hanno più visto ne un fiore ne un animale selvatico. Bene, mi sembra il momento giusto per farlo, e non solo per stare alla larga da Teddy, ( il grosso-problema-della-mia- vita ) ma anche per svagarmi un po’ io stessa. Amen. Sono mesi che non faccio le passeggiate notturne con Brian mano nella mano, fumando e bevendo qualcosa, e mi mancano. Mi ricordo quando ubriachi e felici ci buttavano sull’erba e ci baciavamo per ore fino a quando la notte non calava e i grilli e le lucciole cominciavano le loro serenate. Ecco, questi momenti mi rimarranno impressi nella mente per tutta la vita, anche se Brian dovesse lasciarmi ( spero di no ).
“ Prof., ma che gita ( di merda... ) sarà se avremo costantemente la pula* alle costole?!” sbotta Nott alzandosi in piedi, le dita lunghe appoggiate al banco.  
“ Non potremo nemmeno fumare...”
“ No, non potrete fumare, certo Nott. Sono le regole, e non posso farci niente purtroppo. Anche io fumo e vorrei farlo almeno prima di partire, ma non ci è concesso nemmeno questo”
“ Cavolo!” e si ributta sulla sedia con le braccia al petto facendo il broncio.
“ Cosa dovremo portare con noi, prof?” dice Harry Tinkslay alzando la mano.
Il silenzio cade all’istante in classe; tutti fissano me e poi Harry, che si è fatto piccolo piccolo al suo posto.
“ Emh, è una buona domanda invece, Harry” mormoro scendendo dalla cattedra, appoggiandomi, fissando la classe.
“ Infatti il pullman che prenderemo avrà anche il posto bagagli, quindi se avete delle cose da portare con voi...”
Harry, rosso di vergogna, annuisce da sotto il banco. La tensione diminuisce.
“ Bene, allora. Chi ha delle cose da portare con se le porti pure, non ci saranno problemi” dico afferrando il gesso che mi ha comprato Carlo.
Già... il suo fantastico gesso...
L’altro giorno è andato a fare spesa con la moglie nel nuovo supermercato che hanno aperto all’angolo di via Cavour, e per farmi un “regalo” ( non ho ancora capito perché, tra l’ altro... ) a pensato bene di prendermi del gesso. Che originalità, ma è il pensiero che conta.
Insomma, mi ha allungato la scatola nel parcheggio dell’ hotel con un sorriso talmente sincero, talmente da buon amico, che non ho potuto rifiutare... Solo che il materiale utilizzato non è dei migliori, in più è pure colorato e mi si spezza sempre in mano con la conseguenza che mi tocca incidere sulla lavagna o con le unghie o con il sangue. I miei alunni ne andranno pazzi...! Infatti, il giorno dopo, quando mi sono presentata con una confezione di gessi colorati, tutti si sono fiondati attorno a me per vederli da vicino e toccarli, come se fossero un gioiello prezioso ( da rubare? ).
Tutti tranne Teddy.
Ho preso l’abitudine di chiamarlo così, tanto lo chiamano tutti così. Non ci siamo più parlati da quando lui mi ha baciata. Ok, io ho risposto al bacio per qualche attimo, ma poi quando mi sono resa conto che stavo bellamente tradendo il mio ragazzo con un alunno, gli ho mollato uno schiaffo e me ne sono andata.
Fisso Teddy con la coda dell’occhio mentre riprendo la lezione. Stiamo facendo il passato, un argomento che interessa quasi tutti in classe, ma lui come al solito guarda fuori dalla finestra mangiucchiando il tappo della biro che regge con due dita.
“ Teddy, prendi appunti e segui la lezione, forza” lo incito un po’ irritata. È l’unico che si fa gli affari suoi.
Lui mi guarda con occhi stanchi e dice:
“ Prof., non mi sento tanto bene. Posso uscire un attimo?”
Bene.
Mi volto verso di lui gettando via un altro pezzo di gesso rosso sangue nel cestino con aria irosa.
“ No, Teddy. Sei già uscito due volte in un’ ora. Cos’ hai?”
“ Mi gira la testa”
Balle. Tutte balle. Non ha mai voglia di fare una merda di niente e passa il tempo a spasso per il carcere! Basta.
“ Anche a me gira la testa e mi sto anche stufando di continuare a richiamarti. Se non stai attento almeno oggi, non passerai il prossimo test”
“ E allora? Non siamo mica a scuola...” dice sputando il tappo per terra.
Non ci posso credere.
Nessuno parla, nessuno muove un muscolo non appena Teddy ne esce così ben educato. Probabilmente sono tutti spaventati dalle mie vene sul collo che pulsano come cuori vivi, per fiatare.
“ Fuori” sibilo.
Teodor alza la testa che ha nascosto tra le braccia sul banco.
“ Come?”
“ HO DETTO FUORI!” e tutti sobbalzano sulle loro sedie per la mia voce su di due ottave di troppo.
Lui no.
Teodor infatti si alza con grazia e tira indietro la sedia, percorrendo gli scalini che ci separano a tre.
“ E non entrare finché non te lo dico io!” dico puntando il dito verso la porta.
Lui fa una smorfia e con le mani in tasca esce. Crede che sia finita?
Raggiungo l’uscita a grandi passi, i miei tacchi picchiano il pavimento facendo un rumore strano, quasi minaccioso, e lo vedo che si siede vicino alle gambe di Carlo che lo fissa incerto dall’alto della sua cintura di pelle nera e la pistola.
“ Guardia” dico quasi urlando anche se gli sono vicinissima.
“ Si assicuri che non vada in giro. E’ in punizione fino a venerdì”
Stavolta Teodor alza la testa, preoccupato. Mi fissa dilatando gli occhi azzurrissimi socchiudendo le labbra.
“ Ma... giovedì si va in gita...” sussurra deglutendo.
“ Non ci verrai” e sbatto la porta chiudendomela alle spalle, lasciando basito sia lui che Carlo.
Rientro il classe e riprendo la lezione.
“ Prof?” dice qualcuno alle mie spalle.
Ok, calma.
Prima regola di un insegnante: mai prendersela con gli studenti che non c’entrano con il tuo cattivo umore.
E così faccio.
Mi volto lentamente verso Harry che si lecca le labbra prima di parlare.
“ Volevo chiederle se sapeva cos’ ha Teddy. Per questo, intendo...” dice indicando con il mento la porta.
“ No, Harry, non lo so” rispondo subito.
“ Come potrei saperlo? Quel ragazzo è imperturbabile”
Harry incontra lo sguardo di alcuni compagni, preoccupato. Nessuno sorride o piange, nessuno parla.
“ Ah, d’accordo, allora” dice infine cacciando la testa fra i libri.
“ No, un momento” dico posando il gesso facendo un passo avanti.
“ Perché mi fai questa domanda, Harry? Voi prima di tutto dovreste sapere cosa gli passa per la testa, siete i suoi amici. Cosa centro io?”
Harry alza la testa, guardandomi neutro.
“ Ecco” dice fissando di nuovo i compagni.
“ Il fatto è che Teddy è cambiato molto da quando lei è arrivata. Pensiamo che possa centrare nel suo cambiamento, tutto qui”
“ Io? Non lo influenzo in nessun modo, e non credo di dargli preoccupazioni, anzi” ribatto, mentendo spudoratamente. Ehi, non posso mica dire che fissa il soffitto in continuazione perché è innamorato di me!
“ Non intendo questo. Lui... insomma... lui passa tutte le sue giornate parlando di una ragazza, accidenti! Vorrei... vorremmo, sapere perché. Noi tutti abbiamo una teoria” e scruta di nuovo i volti dei compagni serissimi.
Anche io li guardo.
“ Prof., Teddy ( per caso, eh... ) si sente ancora con la sua ex fidanzata?”
Eh?
La mia faccia presumo rispecchi i miei pensieri, perché Harry continua, esasperato.
“ Noi gli avevamo detto che era una poco di buono, che non lo meritava, eccettera. Ma lui niente. Non ci dice niente e la persona che in questo momento vede più spesso, a questo punto, siete voi. Non sappiamo a chi altro rivolgerci...” conclude torturandosi i capelli arruffati.
Quindi... mi ha sempre preso in giro? Prova qualcosa per me mentre si preoccupa molto di più della sua ex?
No, non è possibile. Il ballo sul terrazzo, le belle parole che l’hanno accompagnato e... quel maledetto bacio alla fine! Non può essere tutto falso. Non può.
Cerco di nascondere i miei sentimenti.
“ No, ragazzi, mi spiace. Teddy non parla con me di cose tanto private, c’è pur sempre un muro che separa alunno e insegnante, ricordate?” dico portando alla memoria il discorso del primo giorno.
Tutti rispondono con un lieve “ Si”.
“ Bene, allora. Per oggi è tutto, potete andare. Ah, Harry...”
Harry alza lo sguardo mentre mette via le sue cose. Ha gli occhi lucidi.
“ S- si, prof?”
“ Grazie per avermi messo al corrente di questa cosa, sei stato coraggioso nel parlarne” e gli sorrido.
Diverse persone lo fanno e l’atmosfera in classe si rilassa, anche se ormai la lezione è finita.
Seconda regola di un insegnante: mai lasciare gli alunni con un brutto ricordo della giornata.

“ Oh, ciao”
“ Ciao, mi serve un abbraccio” dico stringendo il corpo caldo di Alex, il mio fattorino personale in albergo.
Alex è cresciuto a dismisura in questi ultimi giorni. Sarà più alto di dieci centri metri dalla prima volta che l’ho visto ( circa tre mesi fa ).
Dopo un po’ di imbarazzo, appoggia la testa sulla mia, facendomi delle carezze sulla schiena. Mi viene da ridere, ma non lo faccio.
“ Qualcosa non va con il lavoro?”
Mi stacco.
“ Sai tenere un segreto?”
“ Certo, sei mia amica” ribatte lui fissandomi.
Gli sorrido anch’io.
“ Uno dei miei alunni mi ha fatto arrabbiare molto oggi. Mi sono offesa, non è da lui. Per punizione non verrà in gita sul Monte Cristallo”
“ Ah, già. La gita con i detenuti, me n’ero quasi dimenticato” dice riprendendo in mano la scopa.
Lo seguo mentre spazza e chiacchieriamo fino alla mia stanza. Alla fine, si appoggia al manico con il mento.
“ Hai fatto bene. O si porta rispetto all’autorità o si porta rispetto”
“ Bravo, esattamente”
Ci fissiamo per un po’, poi lui abbassa lo sguardo.
“ Ok, ci vediamo allora. Ti lascio con i tuoi pensieri”
“ Va bene. Grazie, Ale” ed entro nella mia stanza buttandomi sul letto.

Mancano due giorni alla partenza. La settimana è volata, ma Teddy non sembra dell’idea di chiedere scusa o perlomeno di cambiare atteggiamento. L’avrò spedito fuori dalla classe altre 2 volte nelle ultime 48 ore e non gli basta nemmeno un po’. Bene, sembra proprio deciso a non venire in gita, e di certo non avrà neanche il mio perdono per il suo comportamento. Prima mi bacia, poi mi ignora. Non funziona così. Oltre ad aver fatto una cosa che potrebbe ripercuotersi sia su di me che su di lui, non si degna nemmeno di parlare o almeno provarci. Si può dire che abbiamo ufficialmente rotto il rapporto di amicizia che avevamo, ed è improbabile riuscire a recuperarlo. Io ho cercato in tutti i modi di risolvere la situazione, ma lui niente. Non ha voluto sapere letteralmente. Me lo ha detto in faccia, ed è chiaro che ci sono rimasta peggio delle volte prima.
“ Non voglio parlare con lei. Non ho niente da dire, se non che quello che è successo l’altra volta è stato uno sbaglio. Un grosso, grosso sbaglio. Mio. Se vuole denunciarmi alle guardie faccia pure, tanto in galera ci sono già...”
“ Teodor, io...” ho cominciato, ma lui se n’è andato di corsa e visto che parlavamo nel cortile dove passa la maggior parte dei detenuti, ho lasciato perdere.
Terza regola di un insegnante: chiarire sempre i problemi con gli alunni...


*
per chi non lo sapesse, pula significa polizia ( gergo nelle carceri e non solo ).








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Poveri Teddy e Evangeline... Lui sta male per chissà cosa, lei sta male per lui. Linlin si è dimenticata che ha un ragazzo e molti amici con cui parlare invece del fattorino dell'albergo? ( ok, Alex è suo amico, ma io personalmente preferirei confidarmi con gli amici fidati, che non possono tradirmi... ). Si può dire che il gesto della bella insegnante sia dovuto al fatto che il suo lavoro impegnativo la stia risucchiando man mano nella piccola città, lasciandole poco tempo per se. E Alex è l'unica che la ascolta, l'unico amico in questo momento.

Il prossimo capitolo sarà ancora interamente su Evangeline e Teddy, stavolta con il panorama mozza fiato ( che consiglio di andare a vedere ) del Monte Cristallo, nelle Dolomiti alle spalle.

Alla prossima,

Laura

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Capitolo 9
*** Monte Cristallo: Quando non ci si diverte, il tempo non passa mai ***


Cap. 9 Monte Cristallo
Monte Cristallo: Quando non ci si diverte, il tempo non passa mai


Ore 9.00 del mattino
Siamo sul pullman... e fa un freddo terribile! Sto letteralmente congelando, nonostante mi trovi in un posto abbastanza angusto con 17 corpi caldi e muscolosi, eccitati per la loro prima uscita dopo mesi di reclusione. Tutto sommato la gita sta andando bene e, se tralasciamo il freddo, mi sto quasi divertendo. Non ho richiamato nessuno stamattina, a parte Nott che spingeva nella neve un povero Gregory che non sapeva andare sullo slittino formato baby, e Nott gli stava insegnando. Ho dovuto fermare la loro corsa ( rincorrendoli su per il vialetto... ) perchè i cancelli della prigione erano aperti per far passare il pullman, e Gregory stava imparando troppo in fretta...
Teddy è rimasto a Viterbo.
Mi sono voltata verso la finestra della sua cella prima di andarmene, immersa nei miei guanti di lana e la sciarpa. L'ho visto li, immobile, che mi fissava con un mezzo sorriso. Sembrava stanco. L'ho salutato con una mano, sorridendo, nonostante l'amarezza e la frustazione, e lui... ha chiuso le tende logore della finestra con un movimento brusco del braccio, scappando via. Sono scappata anche io.
Mi sono diretta verso i ragazzi, li ho contati due volte, ho posato tutte le cose per la scuola nel vano dell'autobus, e sono salita sul pullmann che mi avrebbe tenuta lontana da lui per tre giorni. Ciao, Teddy, siamo pari.
Ho sentito le lacrime bruciare non appena ho scelto il mio posto, sapevo che sedermi e costringermi a guardare altrove, sarebbe stato più diffile che insegnare il futuro a Harry. Mi sono tolta il giubbotto, restando solo con il maglione nero a collo alto, posandolo nel sedile ( vuoto ) accanto al mio, cercando di svagarmi. E ci sono riuscita.
Le valigie, nonostante le previsioni di Harry, hanno riempito tutti gli scompartimenti sopra i sedili. Ho guardato Harry per un secondo, stava scegliendo il posto insieme a Nott, e gli ho sorriso, ammiccando. Ha capito perfettamente il messaggio, perchè si è subito guardato intorno, e soddisfatto ha sollevato i pollici. Si, sono dei bravi ragazzi.
Però...
Teodor Drày di tipo 84, cosa mi stai facendo? Perchè mi ritrovo a pensare a te invece che al mio ragazzo? Mi hai soffiato dentro un po' del tuo amore con quel bacio?
E va bene. Non posso dire di non essere dispiaciuta per la sua assenza, mi manca. Terribilmente. Mi mancano le risate che facevamo insieme a tutta la classe. Mi manca il suo sorriso quando rideva per una battuta stupida di qualcuno. Mi mancano le passeggiate che facevamo insieme. Non ne ho mai parlato ad Alex, a Bryan, o alle mie amiche, delle lunghe, infinite e piacevoli passeggiate con Teddy. C'è un parco infatti, sul retro della prigione, usato per il basket e il calcio, ma nessuno ci va mai. La maggior parte dei detenuti preferisce rifugiarsi nei bagni o negli scantinati a fumare o a bere qualche bottiglia di birra rubata dalle dispense dei poliziotti assenti per il pranzo. Teddy e io parlavamo. Parlavamo di tutto, anche di cose inusuali per due amici come l'amore o la passione ( bé, era sempre lui che introduceva questi argomenti, un po' troppo al di la del rapporto insegnante/alunno quotidiano, ma ormai stavamo gia infrangendo le regole. Tanto valeva infrangerle tutte ).
" Sai, Linlin" diceva guardando il vuoto davanti a se.
" Certe volte penso che sarei dovuto stare al mio posto. Penso che forse non sarei dovuto intervenire, lasciare tutto nelle loro mani"
Quando diceva così, e lo faceva molto spesso, io gli rispondevo sempre la stessa cosa, ovvero che non capivo cosa intendesse. In verità, sapevo anche troppo bene di cosa stava parlando, cosa voleva comunicarmi tra le righe poetiche delle sue porole... Cercava di svelarmi il "segreto" della sua vita, il perchè fosse arrivato in carcere, in modo che non uscisse direttamente dalla sua bocca, ma che mi facesse solo capire la situazione ( o forse anche di più ). E grazie tante. Io fingevo di non capire, o quando le sue intenzioni erano fin troppo evidenti, gli dicevo che non volevo saperne niente. Per nulla al mondo. Mai, finchè avessi svolto qui il mio lavoro.
" Allora, mi deve promettere che quando se ne andrà ( spero mai ) io potrò raccontarle tutto" diceva prendendo le mie mani fra le sue, baciandole e fermando la nostra passeggiata.
Io lo fissavo, lo sgridavo, lo allontanavo. Mi faceva saltare i nervi! Sempre. Ma poi tornava tutto come prima. Mi prendeva le mani, le baciava e mi sussurrava ancora di promettergli quel piccolo favore.
E io alla fine ho ceduto.
Ero seduta e sfilacciavo dei fili d'erba tra le mani, le gambe incrociate vicinissime alle sue. Mi ricordo di aver sospirato e abbassato le palpebre. Mi sono chiesta a bassa voce se avessi mantenuto la parola. La risposta? Si.
" Va bene, Teddy. Prometto di sentire la tua storia"
Le sue lunghe gambe snelle erano vicinissime alle mie, fasciate dai jeans, ma non le toccava. Non osava troppo, sapeva che sarebbe stata la sua ultima possibilità quella di chiedermi qualcosa che rifiutavo categoricamente di sapere, e non sarebbe stato così stupido nell' infrangerla per un bacetto.
" Croce sul cuore?" disse facendosi segno sul petto.
" Si, croce"
" No, lo dica bene. Non faccia la burbera! Giuri!"
" Non alzare la voce con me, Teddy" lo rimproveravo.
Eravamo pur sempre maestro e allievo. Siamo maestro e allievo.
" Giuro" dissi facendo una croce anche più grande di me, alzando gli occhi al cielo.
" E non faccio mai la burbera, io..." dissi a bassa voce guardando in terra, arrossendo.
Io burbera? Sono burbera con lui?
Teddy senza pensarci su troppo, sorrise e mi prese in braccio in un lampo prima di che potessi ribattere, facendomi roteare in aria come una trottola. Rideva come un bambino, pestava l'erba che si staccava dal terreno umido quando saltava ( e che poi ci faceva tossire come dei cani... ). Mi piaceva in fondo, sia il suo modo di fare, sia il suo carattere. Era spensierato, era felice nonostante quello che gli accadeva intorno ogni giorno, gli orrori che vedeva di notte quando portavano dentro a forza un'altro compagno di cella. Solo in quei rari momenti gli concedevo di lasciargli più spazio, spazio che si traduceva in qualche bacio su una guancia, o quando, se era preso davvero bene ( come dice lui ), mi prendeva il volto tra le sue mani ruvide e mi baciava entrambe le guancie. Sono delle sciocchezze, lo so, ma per lui erano più vitali dell'aria.
Adesso allora, dopo tutto quello che abbiamo passato, perchè fa così? Perchè mi tratta in questo modo? Non penso di averlo ferito, non potrei mai, ho messo subito in chiaro le nostre posizioni dalla prima volta che ci siamo parlati. In più ho scoperto che si sente con la sua ex...
" Sta bene, prof?" dice ad un certo punto Nott sporgendosi dal suo sedile, appoggiandosi all'appoggia testa con i gomiti.
Mi fissa con occhi curiosi. Non mi ero neanche accorta che lui, Harry e Gregory fossere nei posti davanti a me...
" Si, si. Benissimo. Grazie, Nott. Tutto ok" rispondo incerta, sorridendo.
Lui mi guarda per altri secondi buoni, riducendo gli occhi ad una fessura, scrutandomi. Poi, vista la mia espressione stizzita, si volta e riprende la conversazione sui preservativi luminosi con Gregory e Harry. Che discorsi... da veri galeotti.
Scaccio una lacrima dal viso prima che si congeli come il vetro fuori del finestrino ricoperto da uno strato sottile di ghiaccio, soffiandomi il naso più volte. Piango. Sono una scema. Sto piangendo per uno stronzo. Decido che non ne vale la pena, così mi alzo, dirigendomi verso la cabina del guidatore, per prendere qualcosa di caldo dal bricco vicino al volante del poliziotto che ci accompagna. Indovinate chi è? ( non ci sono premi per chi indovina ).
" Brutto tempo, eh professoressa?" dice Bonchiche-di-merda scrutando oltre il vetro enorme davanti a se.
" Odore di pioggia..." dice tirando su col naso adunco.
Che stronzo, ha persino la ventola dell'aria calda che gli scompiglia i quattro capelli che ha in testa. Non lo ascolto.
" Allora, ragazzi. Facciamo un gioco!" dico battendo le mani, richiamando l'attenzione.
" Siiii!" urlano in molti, spingendosi a vicenda per avere i sedili davanti.
Che bambini. Non li scambierei con nessuno però.
" Non spingete, c'è posto per tutti... Harry, scendi subito dalle spalle di Vince!" urlo prima che uno dei due si spacchi la testa.
Inciampo ( ovviamente ) nei piedi di qualcuno mentre li raggiungo, e sento Bonchiche che sghignazza come un maiale mentre curva. Stronzo.


Ore 12. 36 del mattino

" Basta, li! Zitti e ascoltate!"
Un gruppo di teste si gira verso di me, impaziente di scendere. Sembrano sul punto di impazzire. Non posso biasimarli, 3 ore di pullman fanno saltare i nervi anche a me.
" Allora, scommetto che adesso vorrete correre ovunque..." introduco, lanciando un'occhiata verso il prato verde e luminoso fuori.
" Siiiii!" urlano alzandosi in piedi sui sedili, spingendosi per scendere.
" MA...!" li blocco.
" Dovete promettermi solennemente che non oltrepasserete il confine tracciato, d'accordo? Chiunque infrangerà questa regola, verrà ricondotto subito a Viterbo senza eccezioni, mi sono spiegata? Dormiremo in una specie di cascina, una cosa molto semplice, appunto per evitare che la distruggiate. E saremo su una collina, lontano dalla città, andremo giu solo per delle visite guidate o per delle emergenze. Domande?"
Nott alza la mano.
" Dormirà con uno di noi, professoressa?"
La classe scoppia in una risata fragorosa. Alcuni battono i pugni sui sedili.
" Molto spiritoso, Nott. Ovviamente si, ci sarò anche io, ma sarò in una casa un po' più distante dalla vostra, e nessuno dormirà con me. E mi raccomando... Vi sorveglierò per bene" rispondo con il dito puntato sulle loro faccie, cercando di incutere timore senza tanto successo.
Infatti, mi guardano tutti di sottecchi, sorridendo, come a voler dire: " avrà paura con noi di notte, eh prof? Uh, uh, uh..."
" Mmmh... Siete veramente simpatici oggi, ragazzi. Cosa vi hanno dato a colazione?"
Nessuno risponde, alcuni sorridono prendendo le borse dagli scompartimenti sopra i sedili, buttandosele in spalla.
" Bene, ci siamo. Macchinista"
Bonchiche-di-merda posiziona il dito sul bottone che aprirà le porte dell'autobus e darà inizio alla carica di 19 mufloni verso la prateria. Harry e Nott si sono gia posizionati vicino agli sportelli come se dovessero partecipare ad una gara, spingendosi e ridendo. 
" Uff... Tre, due uno,via" dico senza entusiasmo, alzando gli occhi al cielo.
" Yeeeeh!"
Si catapultano tutti fuori in un baleno, correndo come dei disperati usciti dal manicomio ( in effetti... ).
Io e Bonchiche li guardiamo ruzzolare sull'erba mentre fanno capriole e salti gettando gli zaini e le borse per aria, che finiscono metri lontano da loro. Dio, dammi la forza...
Mi passo una mano fra i capelli scendendo alla svelta ( non voglio godere della compagnia di Bonchiche ancora per molto ). 
L'aria fresca del mattino li scompiglia, mi vanno tutti sugli occhi, e decido di farmi una coda. Starò più comoda. Tenerli sciolti non sarà una cosa fattibile in questi giorni, ma tanto la mia capigliatura è sicuramente l'ultimo dei miei problemi...
Respiro profondamente, scacciando via un'ape con una mano. Assuefatta dal sole che mi scalda, mi vengono in mente le passeggiate con Teddy, ma non appena vedo cosa stanno combinando nello stagno quei 19 delinquenti, i miei pensieri sdolcinati svaniscono come fumo. Meglio. Non devo distrarmi, se succedesse qualcosa sarebbe colpa mia.
Fornisco le ultime indicazioni della giornata di domani a Bonchiche, che però non mi degna di uno sguardo, ma fissa avido l'acqua cristallina ( e sicuramente ghiacciata ) dove stanno facendo il bagno i ragazzi. Non vorrà mica tuffarsi?! Bonchiche nudo...
" Emh, allora... Domani mattina dovremmo essere pronti per le 8. Andremo in centro città per vedere un museo. Non sarà molto lungo e nemmeno troppo distante da qui, ma gradirei che ci accompagnasse"
Bonchiche torna tra noi, ma annuisce poco convinto, guardando con una smorfia la cartina. Gli sto indicando i punti delle nostre tappe che toccheremo tuttein tre giorni. Non sono molte, è abbastanza facile arrivare da qui fino in centro. Io per prima ho fatto il percorso in uno dei miei giorni liberi con la macchina, ma forse gli sto chiedendo troppo.
" Sa arrivare da qui a..." chiedo.
" Si, emh... no. Ma non si preoccupi professoressa" borbotta lui sistemandosi il cappello con un dito, asciugandosi la fronte con il dorso della mano.
" Sono come un topo io, mi infilerò ovunque! Provo oggi pomeriggio il percorso, e domani partiremo per la grande avventura!"
Mmh. Bene, deve aver bevuto qualcosa.
" Fantastico, ma mi raccomando, però. Le chiedo solo di sapere con certezza il percorso, è molto importante, non dobbiamo perderci altrimenti... Vince scendi subito di li!" urlò fiondandomi su per la collina verso quel pazzo in bilico su una roccia.
" Ah, professoressa!" dice richiamandomi.
Mi fermo di botto. La borsetta mi cade e anche la maggior parte del suo contenuto. Merda.
" Si?"
" Le attrezzature dove le lascio?"
" Emh, le lasci pure sul nostro autobus, fino a domani non ci serviranno"
Bonchiche mi guarda attentamente per alcuni istanti, poi sorride in modo orribile e riparte.
" A domani, professoressa" dice asciutto.
" A domani"
Lo guardo allontanarsi, fin che non sparisce all'orizzonte.
Sospiro mentre raccolgo le mie cose da terra, gettando delle occhiate al gruppo vicino allo stagno. Oh, bene Vince è sceso.
Li raggiungo, sfilandomi il maglione e stringendolo in vita. Sono tutti immersi in un laghetto, che forma una piccola cascata in un punto a strapionbo sulle rocce. E' abbastanza pericoloso, ma nessuno corre rischi. Le 13.20.
" Ok, ragazzi, raccogliete le vostre cose e seguitemi. Raggiungiamo l'albergo prima che faccia buio"
" Buio??" urla Harry a torso nudo asciugandosi i capelli neri bagnati con una mano.
Raccoglie il suo zaino mettendolo in spalla, affiancandomi insieme agli altri. Che carino, sembra persino più giovane così spettinato.
" Ma sono passati pochi minuti a mezzogiorno! Com'è possibile??"
" Siamo qui da un'ora circa, Harry. Il tempo vola quando ci si diverte, eh?" dico spingendolo, scherzando.
La mia battuta però non sortisce l'effetto desiderato. Harry si rabbuia all'improvviso, stringendosi nel suo zaino. Si asciuga meglio i capelli e guarda per terra, accellerando il passo.
" Gia, è quando non ci si diverte che non passa mai..." mormora salendo su per la collina.











Con questo primo capitolo, introduco la gita su Monte Cristallo che durerà circa tre giorni ( e quasi 4 capitoli^^ ). Evangeline e i 19 detenuti faranno molte escursioni su per la montagna, osservando la natura e prendendo appunti per il tema che li aspetterà al loro ritorno. La mancanza di Teddy pesa molto a Evangeline. Forse si sta innamorando del focoso n.84... Ma se in amore vince chi fugge, cosa aspetta Teddy a riprendersi Linlin e lasciar perdere la sua ex? Perlerò meglio e più avanti del rapporto che ha Teddy con la sua famiglia, la sua ex ragazza, e ovviamente il suo burrasco passato. Mi scuso in anticipo se delle parti erano poco chiare o troppo scarne riguardo Teddy, ma proprio per questo motivo non ne parlo mai troppo e a fondo^^

Il prossimo capitolo sarà una sorpresa, non ho ancora messo giu niente purtroppo, a causa di moltissimi impegni che mi si sono accumulati ( come al solito ).
Spero che gradirete questo!

Alla prossima,

Laura

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Capitolo 10
*** Monte Cristallo: La capanna, la storia di Gige e Candaule e... un tentativo di stupro ***


Cap. 10 Monte Cristallo
Monte Cristallo: La capanna, la storia di Gige e Candaule e... un tentativo di stupro.



Che schifo. Non ho mai visto tanto schifo in vita mia.

Mi volto verso i ragazzi che hanno voluto accompagnarmi a tutti i costi al mio alloggio anche se poco distante dal loro. Erano curiosi di vedere se me la sarei cavata meglio, ma credo proprio di no. Il loro "albergo" che sembrava più la Starmberga Strillante di Harry Potter messa peggio, era piena di ragnatele e c'era persino un topo morto e delle feci a ridosso del muro e sui letti. Sui letti! Ovviamente, dopo aver dato un'occhiata in giro ed esserci assicurati che almeno il posto per tutti fosse sufficiente, si sono lamentati. Non potevo biasimarli, una stalla era molto più pulita. Nott, da bravo spazzino quale dice di essere, ha proposto di organizzare delle "pulizie di gruppo", ma io gliel'ho vietato categoricamente. Solo perchè sono delle persone poco raccomandabili, non significa che vanno trattati come dei cani e tantomeno la sottoscritta, che si è fatta in quattro per cosa? Per trovarsi in un porcile? No, signore. Per stasera, chi vorrà, dormirà nel suo letto ( sporco ) chi invece preferirà dormire in tenda, ha il mio assoluto permesso. Io stessa dormirò fuori, nonostante, devo ammetterlo, è abbastanza rischioso con tutti gli animali selvatici che ci sono e i rumori della città, ma tanto non potrei evitare comunque di dormire male, tanto vale stare almeno più puliti nella tenda. Spero solo che nessuno mi faccia inquetare, la notte è ancora giovane. Domani mattina stessa, chiamerò il comune e dirò loro di venire a pulire immediatamente i nostri spazi. Se non lo faranno, mi spiace, la gita sarà annullata.
" Emh... guardate pure voi stessi. Non è niente di che" dico facendomi da parte, allungando un braccio verso l'interno.
Harry entra nel mio "appartamento" guardandosi attorno schifato, seguito da alcuni compagni. E' ancora a torso nudo nonostante faccia abbastanza freddo e i miei avvertimenti non sono serviti.
Harry si volta, le mani sui fianchi, mi scruta per un po' e poi esclama:
" Fa davvero schifo, prof"
" Grazie, Harry, immaginavo che lo avresti detto... Farò il reclamo al comune domani stesso, questi 3 giorni sono solo nostri" dico sorridendo.
Harry sorride. Ha un sorriso splendido quanto quello di Taddy l'avevo gia detto?
" Ehi, com'è la situazione qui dentro?"
Nott sbuca fuori dalla spalla di Gregory allungando il collo per vederci meglio. Sono uno in groppa all'altro. Nott si guarda attorno arricciando il naso per il puzzo che c'è.
" Prof, se vuole le lascio il mio letto" dice più mortificato di me.
Gli sorrido, scuotendo la testa.
" Grazie, Nott, ma dove dormiresti tu? Non c'è nemmeno il letto"
" Oh, caspita è vero!" esclama scendendo con un balzo dalla schiena di Gregory che scricchiola quando si stiracchia.
Io e Harry guardiamo Nott che si aggira per la baita di Heidi in miniatura, correndo ovunque e lanciando imprecazioni ad ogni cosa disgustosa che vede ( praticamente tutto ).
" Forza Nott usciamo, sopravviveremo per oggi" dico prendendolo per la schiena e spingendolo fuori.
" Si, prof, ma comunque non è giusto!"
Una volta fuori, raduno tutti i ragazzi attorno me. Per dare più effetto al mio discorso mi arrampico su una roccia, sopraelevandomi da tutti, e un coro di fischi di apprezzamento per il mio fondoschiena in bella mostra mi segue finchè non taglio corto con un cenno delle mani. Sono proprio dei bambini, avevo gia detto anche questo?
" Allora, vista la situazione nei nostri appartamenti, direi che la cosa migliore da fare è accamparci qui sul prato. Però chi volesse dormire comunque all'interno facccia pure. Avete il mio permesso in via del tutto eccezionale, ma non appena vedrò che non siete in grado di stare traquilli, dormirete tutti dentro insieme alla merda, d'accordo?"
Un'altro coro di Woooh! per la mia parolaccia rieccheggia sui monti alle mie spalle. Spero che vada tutto bene, le regole le conoscono.
" Bene. Allora direi che prima di montare le tende, sia necessario mangiare qualcosa" dico scendendo giu dalla roccia con un salto che per poco non mi spacca in due le scarpe da ginnastica.
" Nott prepara il fuoco, Harry vai con lui e trovate delle roccie e della legna da ardere, mangieremo fuori... e non allontanatevi troppo. Queste montagne non ospitano solo noi"
Harry lancia un'occhiata complice a Nott, sgranando gli occhi, come se non aspettasse altro. Nott sta preparando la sua tenda e parla fitto fitto con un Gregory decisamente scazzato, ma alle mie parole alza di scatto la testa incontrando gli occhi luccicanti di Harry che gli sorride. Gregory guarda malissimo Harry arricciando il naso e sbuffando. I suoi occhi nerissimi brillano nel buio come quelli di un lupo assetato di sangue, pronto per balzare sullla sua preda. Mmmh... Meglio calmare le acque prima che sia troppo tardi.
" Emh... ma può andare anche Vince con Harry..." propongo osservando rapida prima Gregory, Nott e Harry.
" Vince, c'è bisogno..."
" No, prof. Ci vado io" dice Nott calciando via le asticelle con un piede, avviandosi verso Harry raggiante.
Gregory si gira dall'altra parte, offeso. Hanno litigato. Prefetto.
" Ok, tornate presto però, e non allontanatevi troppo" dico rivolta ai due che si stanno incamminando da soli verso la foresta.
Sono bravi ragazzi, penso mentre recupero il mio zaino con le istruzioni per montare la tenda. Mi posso fidare. Mi devo fidare.
Superò Gregory con un po' di dispiacere per lui e Nott ( la loro litigata mi ha fatto venire in mente che non ho ancora richiamato Bryan dall'ultima volta che ci siamo visti, quando stavano quasi per fare l'amore in albergo). Cerco di non pensare a nulla se non alla gita. Avevo promesso a me stessa che non mi sarei fatta distrarre da niente, e così farò. Scelgo il punto in cui sistemare la mia tenda e il posto dove accendere il fuoco non molto lontanto dalla mia capanna. Mentre cerco di mettere ordine tra foglietti vari e pezzi di metallo, noto che Gregory mi sta fissando. Intensamente. Anche troppo, ha l'aquolina in bocca.
Oh.
Se c'è qualcosa di peggio di un detenuto di massima sicurezza arrabbiato, è un detenuto imperscrutabile. Poi vedo finalmente in che posto mi trovo: solo la mia tenda e quella di Gregory sono vicino alla mia casa, gli altri, la maggior parte per mia sfortuna, sono tutti più lontani, più vicino al ruscello di stamattina.
" Hai bisogno di una mano con la tenda, Greg?" dico tirandomi su con in mano un pezzo di metallo, cercando di spezzare il silenzio fra noi.
Gregory mi fissa di nuovo dall'alto in basso senza spiccicare parola. Neanche una smorfia, neanche un sorriso, solo rabbia e confusione in quegli occhi neri come la pece. Cosa vuole dirmi? Mi fissa insistemente il seno, come se volesse sbirciare sotto la maglietta.
" Smettila di fissarmi in quel modo, Gregory" taglio corto richiamandolo in se con un'occhiataccia, e lui sembra ravvedersi.
Alza di scatto la testa, guardando in rapida successione me e poi il mio seno.
" Mi, mi scusi, prof. Solo che... ecco..." balbetta lui.
" Dimmi, Greg"
Gregory si avvicina un po' sistemandosi i capelli brizzolati raccolti in una treccia sbarazzina e accarezzandosi il mento. Ma poi ci ripensa. Si ferma di botto a pochi metri da me, piantandomi gli occhi addosso, come se una mano invisibile impedisse ai suoi piedi di proseguire. Allora mi avvicino io. Non appena gli sono a un palmo di naso ( si fa per dire... ) sento immediatamente il suo profumo freddo. Un profumo strano, pericoloso, non come quello di Teddy, dolce e fresco. Pericoloso è la parola giusta, mi sento in pericolo standogli così vicino, ma ormai è fatta. Gregory è abbastanza alto da guardarmi "dall'alto" del suo mento lungo.
Poi lo fa ancora. Ma stavolta non gli do tempo di alzare un dito. Ho ancora in mano l'asta di ferro.
" Ehi, hai bisogno di una mano?"
" No, prof. Ho gia tutto quello che mi serve" dice rigirando una mia ciocca di capelli tra le dita bianchissime, osservandoli assorto nei suoi pensieri.
Tutto quello che gli serve? Cosa?
" Emh... ok, allora. Torno alla mia tenda" taglio corto aprendogli ogni dito delle mani ( fredde ) e scappando via.
Mentre mi allontano sento che mi sta fissando. Che palle. Cosa vuoi Gregory?? Se vuoi stuprare la tua insegnante questo è il momento buono, ma io ho un bacco di ferro tra le mani, non so se ti conviene, penso aprendo il libretto con le istruzioni. Gregory per fortuna non fa niente, anzi, di tanto in tanto mi sorride mentre monta la sua tenda. Mah, forse mi sto sbagliando... O forse no.


Ore 23. 48 della sera - intorno al fuoco -
" Ehi, prof, ci racconti una storia lei adesso" dice Vince addentando un wustel con i denti bianchissimi.
Guardo le faccie curiose e sorridenti attorno a me. Sembrano tutti più belli quasi, alla luce del fuoco scoppiettante.
Faccio spallucce.
" Io? Non ne conosco molte. E quelle che so sono noiose" mormoro scaldando un marshmellowe, allungando il bastoncino al fuoco.
Harry mi sorride mentre mangiucchio la mia cena. Abbraccia le ginocchia con le braccia lunghe e abbronzate e i suoi occhi verdi hanno un colore più caldo vicino alla luce.
" Ci racconti comunque qualcosa! Lo abbiamo fatto tutti" mi incalza Vince sistemandosi la felpa troppo larga sulle spalle.
Li guardo di nuovo uno per uno rigirando il ramo tra le dita, sorridendo.
" Ok, sentite qua" dico sedendomi su una roccia alle mie spalle, incrociando le gambe.
" Forse l'avrete gia sentita, chi ha studiato Erodoto?"
" Io!" esclama Roger alzando una braccio peloso.
Roger che conosce Erodoto??! Questa è nuova.
" E forse so anche di che storia si tratta..." dice mettendo le mani sulle ginocchia dondolandosi in avanti.
Gli sorrido sorpresa.
" Vediamo..."
" Gige e la moglie di Candaule. Ho indovinato? E' una delle più belle e famose di Erodoto. Come fa a conoscerla?"
Esatto. Bravo Roger.
" Ho studiato letteratura per un po' all'università, ma poi mi sono accorta che la grammatica e le lingue non erano la mia vocazione" sussurro strappando il rametto.
" Ah, ho capito. Che stupido perchè non sto zitto?! Vada pure avanti ( non mi ricordo neanche bene tutta la storia... )" esclama Roger grattandosi i riccioli neri.
Mi metto comoda gettando via il ramo, le mani in grembo.
" La storia è questa"
Si avvicinano tutti di più al fuoco, in cerchio, per vedermi meglio e ascoltare.
" Il Re della Libia Candaule, affermava che era riuscito a trovare il modo di dimostrare al di la di ogni dubbio, che sua moglie era la più bella di tutte le donne. "Ti nasconderò nella camera dove dormiamo, sei troppo bella per essere vista da altri uomini" le disse. Candaule poi dice a Gige, una guardia del suo castello a cui era molto affezionato, che la Regina segue le stesse abitudini ogni sera: si toglie tutte le vesti e le mette su una sedia, vicino alla porta.
" Wooh..." mormora Vince sfiorando il gomito di Gregory con il suo che però non batte ciglio.
Sorrido.
" "E dal tuo nascondiglio potrai contemplarla a tuo piacimento" dice Candaule che aveva consigliato all'amico di guardare sua moglie nuda per essere davvero certo che la sua era davvero la più bella. Quella sera accadde esattamente come il Re gli aveva detto: la moglie va alla sedia, e le vesti cadono una ad una finchè resta nuda in piena vista di Gige. Ed era anche più bella di quanto avesse immaginato, pensò"
Pausa, devo bere.
Poso il termos ai miei piedi e mi passo una mano fra i capelli, stringendomi nello scialle di lana.
" Ma poi la regina alza gli occhi e vede Gige nascosto nell'ombra. Non proferisce parola, ma... rabbrividisce" sussurro fissando Gregory che ricambia l'occhiata piuttosto eloquente.
I suoi occhi neri vagano un po' nei miei senza emozione.
" E... il giorno seguente ella fa chiamare Gige e lo affronta. Lo fissa per un po' come se volesse sapere se è attratto unicamente dal suo corpo o dalla sua anima. E gli disse..."
" Gli si mozzi la testa!" urla Harry facendo finta di sguainare una spada invisibile e scoppiamo tutti a ridere.
" No, Harry, al contrario... gli disse: o accetti la morte per aver contemplato cio che non dovevi, oppure uccidi mio marito che mi ha svergognata e divieni Re al suo posto"
" Quindi la regina sapeva cosa aveva fatto Candaule!" esclama di nuovo Harry con gli occhi sbarrati.
" Si, e lo voleva punire" rispondo sorridendo.
" Tsk, aveva del fegato, ha fatto bene" dice incrociando le braccia, annuendo.
Caro Harry, non si fa sfuggire niente, farebbe di tutto per avere la mia simpatia ( che ha gia, ma non a livello scolastico ).
" Gia, e farò la stessa cosa con voi se mi fate arrabbiare" dico puntandogli il dito contro.
Harry fa finta di essere stato sparato e cade a terra, strofinandosi contro l'erba umida.
" Ma nessuno l'ha ancora contemplata prof" dice d'un tratto Gregory sfilacciando il filo d'erba.
Stronzo. Bastardo.
Sembra sul serio sul punto di finire ciò che aveva cominciato prima di cena.
Mi blocco al doppio senso ( evidente ) di quella affermazione ma per fortuna, prima che Nott si alzi e se ne vada per quella uscita, prima che un silenzio imbarazzante rovini la serata, Vince prende per le spalle il timido, silezioso Gregory ridendo.
" Ti piacerebbe, eh Gregory! Ah, ah, ah!"
Lui ride e cerco di farlo anche io. Nott si rimette comodo, ma un po' più lontano da Gregory.  
" E' finita?" dice Harry stiracchiandosi.
" Non ancora. Gige alla fine uccide il Re, sposa la regina e regna sulla Libia per oltre 28 anni"
Alzo le spalle.
" E' tutto"
" Bella storia, wuuuuh!" urla Harry balzando in piedi.
Prima che i capelli di Nott prendano fuoco grazie al bastoncino infuocato di Harry, li fermo e annuncio:
" Non vi sembra ora di andare a dormire? E' mezzanotte passata"
" Oh, prof, stiamo qui ancora un po', la notte è giovane! Cantiamo" dice Harry prendendomi delicatamente e con rispetto il suo bastoncino dalle mani.
Li fisso tutti per un po'. Cavolo sono degli uomini adutli sulla 40 che vogliono cantare e andare in giro per i boschi di notte! Come faccio a tenerli?! Però Harry ha ragione: la notte è giovane, ma soprattutto loro hanno solo 3 giorni per divertirsi e poi tornare... in carcere. Dove sta Teddy. In una cella fredda.
NO, NO, NO! Non pensare a Teddy, non lo merita, non ti merita! urla una vocina nella mia testa e per una volta le do ascolto.
" Ok, state pure qui fuori, allora, ma non allontanatevi" dico voltandomi e avvolgendomi nel mio scialle.
" Lei dove va prof?" dice Nott all'improvviso fissandomi da sopra il fuoco.
" Vado a fare una passeggiata e a sedermi sulla riva del fiume" rispondo.
" Ho bisogno d'aria, puzzate come delle fogne" dico ridendo incamminandomi.
Harry si annusa un'ascella.
" Grazie prof, molto gentile...!" fa Nott e si rimette a sedere.
Mi volto e risalgo la rupe di fronte a me, fino a che non arrivo al laghetto di stamattina. L'erba fresca mi bagna le caviglie e alcuni ciuffi si impigliano nei jeans. Mi siedo sul punto più alto e rigoglioso, affondando la testa nell mani. Mi volto. Da qua si vede anche il punto dove i ragazzi stanno ridendo e scherzando attorno al fuoco. Forse si stanno raccontando altre storie, magari di paura. Peccato, Teddy si sarebbe divertito, mi concedo di pensare solo a questo.
Sospiro. Chissà come stanno i miei amici a Milano? Chissà come sta Bryan? Dovrò affrontarlo prima o poi, non credo che sia stato felice di andarsene dopo che lo avevo... ferito? Può essere? Si è sentito ferito davanti al mio rifiuto di fare l'amore con lui dopo due anni che siamo fidanzati? Si, sarebbe concepibile. Ma io ho sempre 28 anni, non mi sento pronta per farlo con lui e non so perchè, figuriamoci ritrovarmi sposato o peggio inc...
" Chi c'é?" urlo quasi balzando in piedi.
Qalcosa o qualcuno si è mosso tra i cespugli alle mie spalle, l'ho sentito fin troppo bene. Mi avvolgo meglio nello scialle per darmi calore e protezione.
" Se mi volevi in trappola Gragory, bé si sei..."
" Perchè Gregory dovrebbe volerla in trappola?" dice qualcuno nascosto all'ombra degli alberi più alti.
Oddio. C'è davvero qualcuno.
" Chi sei?" dico e le mie parole escono roche dalle mie labbra.
Cerco di indiduare l'uomo ( perchè si sente che è un uomo... ) ma l'oscurità è troppa.
Con mio grande orrore sento che si sta avvicinando lentamente.
La luna rischiara il punto in cui lo sconosciuto appoggia prima un piede e poi l'altro infilati in un paio di scarpe nere da ginnastica. Nell'ombra scorgo un sorriso e una fila di denti bianchissimi che sorridono beffardi.
" Chi diavolo sei?" stavolta urlo davvero indietreggiando di un passo.
Ho le mani ghiacciate. Ho paura. Ma perchè sono venuta qui, maledizione?!
Giro di poco la testa per vedere se ci sono tutti alle tende. No... Sono tutti spariti, a letto forse. Il fuoco lo hanno persino spento. Stupidi, come faccio a tornare indietro? Niente di meglio di uno stupro in piena notte potrebbe rallegrare di più l'umore di un carcerato in calore. No, non lo permetterò. Devo... devo scappare!
" Sono io" dice ancora lo sconosciuto avvicinandosi di più e stavolta gli vedo con chiarezza il volto.
" TU!" urlo con tutta la forza che ho indicandolo con un dito tremante.
" Uh, uh... Sorpresa" mormora avvicinandosi ancora e io sono senza via di scampo.









Ok, prima di dimenticarmi volevo subito scusarmi per il ritardo di questo capitolo. Le mie profonde scuse, ma ho avuto molto lavoro da fare con i Grest e cose varie ( si, faccio l'animatore, ed è stressante! ) e non ho avuto mai tempo per niente! Spero che abbiate gradito questo capitolo scritto con una certa fretta, e probabilmente mi sono sfuggiti degli errori di battitura^^ Se ci sono cose poco chiare fatemelo sapere assolutamente, soprattutto adesso che sto per entrare nel "vivo" di questa fic.

Dunque, riguardo la storia di Gige e Candaule ho dire poche cose, se non che spero di non aver sbagliato o dimenticato nulla della trama. Mi è piaciuta molto questa breve storia che il mio ragazzo mi ha raccontato ( in un momento di follia ) e l' ho trovata adatta per la fic e il senso che voleva dare. Ero molto indecisa se usare Gregory per la parte del cane che cerca di avvicinare ( senza successo ) Evangeline, oppure un nuovo personaggio, che non è Vince, ma un' altro che non ho neppure menzionato. Alla fine, Gregory mi è sembrato quello più adatto. Vedremo in seguito... e se soprattutto Evangeline sarà vittima di stupro oppure no.
Teddy non è stato menzionato molto in questo cap. come avrete visto, proprio per dare più spazio agli altri, come Harry nel quale Evangeline ci vede una specie di Teddy senza un vestito ricamato di bugie e menzogne addosso. Nott al quale tiene molto, Roger appasionato di letteratura e Vince, "nuovo arrivato" stravagante con i denti puliti e le maglie sfatte che ride di continuo.

Il prossimo capitolo sarà ancora sulla gita e sugli sviluppi della "notte di Evangeline"

Alla prossima,
Laura

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Capitolo 11
*** Monte Cristallo: L'arrivo di Teddy ***


Cap. 11
Monte Cristallo: L'arrivo di Teddy



" TU!"
Punto il dito tremante contro il mio agressore, sgranando gli occhi per la sorpresa e lo shock. Tutto mi sarei aspettata tranne che vedere lui, ma poi la mia inquetudine viena accantonata dalla paura. Una paura folle, che mi sale su per la schiena e mi gela il sangue, certa di non avere scampo. Sono su una collinetta lontana qualche decina di metri dal campo dove ho lasciato i ragazzi. Le lanterne e il fuoco dove ci siamo scambiati le storie sono spente, sono tutti andati a dormire come mi avevano promesso, che bravi. Gia, adesso però darei un braccio perchè uno di loro infrangesse le regole... Sono una stupida. Stupida!
Il volto pallido dell'uomo che credevo il più ragionevole di tutti, si avvicina ancora di più. Un paio di metri ci separano. Ho paura, ma non è possibile. Non è possibile che sia qui per...
" Si, io" dice con voce stranamente roca ma vellutata, in un sussurro.
Non spiccico parola. Lui continua.
" Sei sorpresa, Evangeline? Credo proprio di si, si vede dal tuo viso... Perdonami per questo, ma non avevo altra scelta"
Mi si avvicina sempre di più. Arretro anche io, ma mi fermo di botto perchè non so cosa c'è alle mie spalle, se una buca dove mi farò sicuramente male, o un fosso. Decido di distrarlo, magari se prendo tempo Harry e Vince potrebbero raggiungermi...
" Perchè sei qui?" dico cercando di mantenere un tono di voce stabile.
" Da dove sei sbucato, e come hai fatto a..."
" Oh, o i miei metodi. Vuoi che te li illustri?" mormora alzando un sopracciglio con un sorrisetto.
" Si, dimmeli" tentenno.
Lui comincia. La tuta è molto sporca e strappata in qualche punto, noto.
" Eccoli. Uno: non posso starti lontano. Due: sei molto bella, non so se te l'ho mai detto, ma mi fai impazzire. Tre:"
Si ferma. Le parole gli si bloccano in gola quanto a me.
Ok, per quanto mi sia possibile, ragioniamo.
Non puoi starmi lontano: bè, era prevedibile, non smette mai di guardarmi.
Sono bella: sono bella? Io? Da quando? Non sono mai stata bella, sono sempre stata carina. Un aggettivo semplice si, ma vero. Ma mai, mai, bella, anzi non per sminuirmi, sono meno desiderabile di chiunque.
Lo guardo. Sembra stanco, affaticato, ha delle occhiaie pazzesche sotto gli occhi arrossati, quasi sicuramente è una reazione allergica.
Tre...?
" Bè, io... credo di essermi innamorato" dice tutto d'un fiato, poi mi guarda dritto negli occhi ( io li ho spostati subito sull'erba non appena le sue labbra hanno ricominciato a muoversi ).
" Di te" scandisce.
Rimango interdetta.
Non l'aveva mai detto così chiaramente, me l'aveva fatto capire, ma dire le cose ad alta voce è come firmare un documento: è tutto li, indissolubile, nero su bianco.
Non so che dire, così butto la prima cosa che mi viene.
" Io?"
" Si, tu, Evangeline Foster, la più bella donna che abbia mai incontrato. Sei speciale, simpatica, hai carattere. Mi piaci. Tanto. Non posso starti lontano, non ci riesco, me ne sono accorto quando ho rivisto la mia ex ragazza"
Abbassa la testa mordendosi le labbra. Teddy chiude anche gli occhi cercando, forse, di rendersi conto di ciò che ha appena detto. Una cosa orribile. Non tanto che mi ha tenuto nascosto delle visite della sua ex mentre faceva lo smorfioso con me, quanto si è innamorato mentre lo faceva! E non di una persona qualque, della sua insegnante. Lo odio.
" Mi dispiace di averti tenuto nascosta la storia della mia ex, Evangeline, ma non volevo..."
" Ferirmi? Tranquillo Teddy, non mi hai ferito, mi hai solo deluso" dico riaquistando fiducia e coraggio.
Non è qui per violentarmi, è qui per... scusarsi? Per far si che mi innamori di lui solo perchè è scappato di prigione e molto probabilmente è rimasto nascosto nel bagagliaio dell'autobus per ore? Per me? Mai. E' la cosa più stupida che avesse potuto fare.
" Linlin, io... io ti amo, non riesci a capirlo?!" esplode afferrandosi i capelli biondissimi con le mani.
" Si, si certo che lo capisco! Ti capisco perchè sono stata male anche io! Per TE!" urlo più forte che posso, chissenefrega se qualcuno mi sente.
Teddy sgrana gli occhi con un sorriso vago che gli dipinge il volto. Ma poi sparisce, e capisce.
" Allora, quando tu mi salutavi, mi guardavi... era per fare pace? Non per insultare la mia stupidità?"
" No, Teddy! Anzi... si, invece! Sei uno stupido! Non hai capito quando potevo essere interessata a te nel momento giusto e adesso è tardi" dico asciugandomi in fretta una lacrima che ha osato farsi strada sulla mia guancia.
Teddy è sconvolto. Comincia a camminare avanti e indietro sull'erba misurando i passi, e pensando.
" Pensavo, pensavo..."
" Gia, meglio che non pensiamo più a questa storia. Io ho un ragazzo, la mia vita, io sono, soprattutto la TUA insegnante e non può esserci storia fra noi, mi space. Se c'era, bè..."
" Cosa?" domanda speranzoso Teddy.
Non mi rendo conto che si è avvicinato a me, e mi ha preso le dita fra le sue. Ho gli occhi gonfi di lacrime che mi impediscono di vedere qualsiasi cosa.
Mi scosto. Non mi prenderà di nuovo alla sprovvista come quella volta sulla terrazza.
" Vattene, ti odio, nessuno era mai stato così stronzo con me" sibilo a denti stretti.
" No, io voglio sapere" dice riacciuffandomi.
Mi cinge la vita con entrambe le braccia muscolose, ma dopo i miei spintoni e i calci, opta per uno solo, bloccandomi le mani con un mano. Ha un odore strano, di bosco e sudore. Mi viene da vomitare.
" Vai, vai... al diavolo, Teddy!" dico mollandogli un pungo sul petto. Mi sono fatta male, forse.
" No, dimmi cosa provavi per me. Dimmi cosa ci sarebbe stato se avessi continuato a corteggiarti ( perchè facevo questo in fin dei conti )"
" Niente. Non ci sarebbe stato niente. E adesso vattene di qui, torna a casa e..."
" Sei tu la mia casa"
" Non fare lo stupido, vai!"
" Non so dove dormire"
" Verrai alla capanna con me. No!"
Mi porto le mani alla bocca, sgranando gli occhi e maledicendomi. Teddy mi fissa sbigottito.
" C'è una capanna qui? Non facevate campeggio?"
" No, la capanna fa schifo e anche l'alloggio dei tuoi compagni. Lasciami mi fai male" dico fissando i suoi pugni sui miei fianchi.
" Scusa"
Quando Teddy si allontana dal mio corpo un senso di vuoto mi pervade. Forse il calore del suo è stato un tocca sana dopo tutti questi giorni di freddo. Si, dev'essere così.
Staccandosi, mi guarda come un cucciolo ferito. Anzi, un cucciolo che è stato preso a calci.
" Non guardarmi in quel modo. Forza, non possiamo stare qui per sempre" dico facendo per incamminarmi verso la radura.
" D'accordo, si. Emh... Linlin, forse è di qua"
Mi volto e Teddy sta indicando il punto giusto probabilmente, quello verso le lanterne spente e le tende dei miei alunni. Si, si vedono in lontananza, nel buio. Ecco! Sono talmente arrabbiata e sconvolta che non riesco nemmeno a essere lucida per un istante!
Mi passo una mano tra i capelli superandolo con un' occhiataccia.
" Si, infatti. La strada è questa, andiamo"
" Si"
Camminiamo per un po' in silenzio, ma l'attesa di arrivare è snervante. Teddy è alle mie spalle, e, ci giurerei la mia carriera, mi sta sicuramente fissando.
Torturo l'orlo del maglione come un'isterica, pensando a cosa dirgli nel momento in cui ci lascieremo. Teddy non si accorge della mia... confusione? Posso definirla così? Ma cammina lentamente e con le braccia lungo i fianchi.
Cosa faccio domani mattina quando tutti sapranno che il loro grande eroe è qui? Cosa farà Bonchiche quando verrà a prenderci al campo in autobus e vedrà il tizio che gli ha procurato 4 punti sulla faccia? Chiamerà la centrale di polizia più vicina e lo scorteranno fino a casa, per forza. Dovrei esserne contenta, invece! E' la giusta punizione per avermi fatto soffrire, per aver mentito e fatto il doppio gioco. Però...
" Ecco, questa doveva essere la mia capanna, ma è sporca e puzza. Puoi dormire qui o fuori se vuoi, ho un sacco a pelo in più" dico fermandomi davanti alla casa, arrivando e appoggiando una mano allo stipite della porta. La apro.
Teddy non entra subito ma si guarda attorno. Osserva la capanna, le tende con i suoi compagni che dormono, il paesaggio. Forse si sta rendendo conto di ciò che ha perso non volendomi ascoltare.
" Grazie prof, accetto il sacco, ma voglio dormire qui dentro" dice indicando la casetta. 
Lo fisso.
" Sei sicuro, è orribile qui dentro" dico dando un'occhiata all' unica stanza da letto lurida.
Faccio qualche passo, entrando, fermandomi davanti a un tavolo di legno intarlato, almeno per essere sicura che non dorma su un materasso di topi ( se vorrà restare ). Teddy, non so come, mi si avvicina da dietro appoggiandomi le mani calda sulle spalle. Sento le sue palpebre chiudersi a contatto con la mia guancia, sfiorandola con le labbra.
Lo scosto. Lui si rimette facendo scorrere le mani dalle mie spalle fin ai polsi, abbracciandomi dolce. Non lo scosto più.
" Evangeline" sussurra.
Le sue mani si muovono ancora veloci, stringendomi a se. I muscoli duri del petto si incastrano perfettamente con i miei della schiena.
Che tentazione, vorrei tanto girarmi...
" Ti amo"
... e baciarti...
" Non amarmi" rispondo appoggiando le dita sui suoi avambracci per levarli da me, ma lui non cede.
" Ti amerò, invece. Sempre" dice.
... affondare le mani nei tuoi capelli biondi...
" Non devi. Io sono un' insegnante e tu un carcerato" sussurro ma lui non mi sente ( o fa finta di non sentirmi ).
Le labbra di Teddy percorrono per un po' il collo, salgono fin sopra all'orecchio, annusandomi i capelli e terminano il giro fermandosi alla guancia. Mi volto verso di lui, prendendogli le mani nelle mie portandolo più all'interno della casa.
Noto che da un'occhiata veloce al letto alle mie spalle, ma poi i suoi occhi azzurri tornano nei miei.
" Linlin resta con me stanotte" dice incrociando le dita nelle mie, avvicinandomi a lui di nuovo.
" Qui"
Lo guardo. Cerco di cogliere in flagrante menzogna uno dei suoi occhi. Niente.
" Sai che non potrò dormire con te vicino. E poi non ti ho ancora perdonato per ciò che ha fatto. Mi ci vuole tempo"
Teddy sembra offeso, ma si ricompone subito.
" Pensi che possa farti del male?! Linlin io..."
" No, non lo penso. E' di me che non sono sicura..."
Adesso è sbalordito.
" Non ho capito"
" Se cominci con carezze, baci e sussurri non posso certo dormire, non ti pare? Io ti conosco bene, Teddy Drày"
" Prometto che non farò nulla del genere" dice sollevando le mani a mo' di resa.
Lo guardo negli occhi. No, è certo, non oserebbe toccarmi neanche con un dito, ma cosa faccio se durante la notte o peggio, domani mattina, qualcuno ci trova abbracciati in un luogo appartato? Gia ho avuto da spiegare ai miei studenti come stavano le cose tra me e Teddy, se mi vedessero in quello stato con lui...
" No, Teddy, mi spiace. Dormirai da solo stanotte"
Teddy abbassa le mani. Il suo sorriso sparisce.
" Ho capito. Allora non abbiamo più niente da dirci"
" No, niente. E domani mattina vedrò come sistemare la faccenda con... tutti"
Teddy si gratta la testa, pensieroso e non capendo poi esclama:
" Ah, gia... Il mio ingresso trionfale porterà ovviamente dei problemi..."
" Si, esatto"
Prima che me ne vada, ci fissiamo.
Perchè sono venuta qui? Perchè ho accettato questo incarico? Per degli stupidi crediti? Il direttore della mia università aveva ragione: dovevo stare più attenta, e adesso sono innamorata di un uomo che non potrà mai essere mio. Ho tradito il mio ragazzo, Bryan, per qualche coccola, stasera, di Teddy. Non ho più sentito le mie amiche da quando l' ho conosciuto. Cosa sta succedendo? Quello che ho sempre provato per Bryan non era amore, ma questo si? Amore da farmi dimenticare di ogni cosa? Amore per Teddy?
" Buona notte, Teddy" dico lanciandogli il sacco a pelo.
Lo afferra con una mano.
" Buona notte, Linlin. Ti penserò" dice con un debole sorriso.
Si, è innamorato pazzo di me.
Gli sorrido sperando che basti, e chiudo la porta di legno pesante alle mie spalle.
" Accidenti!" urlo verso il cielo gettando il maglione nella mia tenda.
Harry, nella tenda vicino alla mia, mormora qualcosa nel sonno riguardo a un'auto pompa e un pony giallo. Rido e mi infilo sotto le coperte, pensando. Sono in campeggio, in gita, con 20 detenuti di massima sicurezza in qualche tenda sparsa su delle montagne. E, ancora peggio, la persona più bella e della quale sono innamorata, dorme a pochi metri da me. Potrebbe andare meglio?? Io credo di no.











Ok, mi scuso umilmente per il ritardissimo di questo capitolo ma non sapevo davvero cosa infilare, primo, e sono stata impegnatissima con il lavoro che mi ha tolto tantissimo tempo! Mi scuso quindi con tutti sperando che qualcuno abbia ancora voglia di leggere questa fic a cui tengo molto.
La gita sul Monte Cristallo non è ancora finita ( ho in mente altri due capitoli circa ) e le sorprese non mancheranno!

Teddy, volevo precisarlo, si è nascosto nel posto per i bagagli, scappando non appena tutti erano saliti e nessuno poteva accorgersi di lui alla partenza. Si è nascosto è ha aspettato, poi quando Evangeline è scesa e ha raggiunto i ragazzi vicino al laghetto ( ricordate? ) lui è sceso e si infilato nella foresta, aspettando che arrivassero al punto prestabilito e si accampassero. Ha sentito anche la storia di Gige e Candaule, poi quando Linlin è andata verso la collinetta da sola, l'ha seguita e qui il resto. Volevo fare un'intero capitolo con gli antefatti visto che era venuto abbastanza bene ed era anche divertente, ma sarebbe stato inutile oltre che pesante per la trama.

Passo ai ringraziamenti per il capitolo precedente:

M Pesca: Ehi, hai cambiato nome! Me ne sono accorta stasera quando ho aperto^-^ Ti ringrazio per la recensione, mi fa molto piacere che il capitolo ti sia piaciuto. E questo?Fammi sapere!

Alla prossima!
Laura

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Capitolo 12
*** Monte Cristallo: La canzone dell'eterno amore di Teddy ***


Cap. 13 Monte Cristallo

Questo capitolo è dedicato a una delle mie più care lettrici, M Pesca, con la speranza che lo trovi interessante =)
Ci vediamo in fondo!
Monte Cristallo: La canzone dell'eterno amore di Teddy


La notte non passava più.
Alla fine non ho dormito sebbene fossi stanchissima per tutto quello che è successo durante il giorno. Dico sul serio. Non sono mai stata così stanca in vita mia. Tenere 29 "alunni" non è per nulla facile, ma cavolo, non ho chiuso occhio neanche un istante. Solo stamattina per fortuna, mi sono appisolata sulla riva del ruscello con i piedi nell'acqua.
Avevo deciso di assaporare un po' il fresco della montagna molto presto, erano le 4 e l'alba cominciava ad affacciarsi colorando il cielo terso di arancione e poi di giallo tenue. Mi piace il giallo, mi ricorda l'estate, il caldo, gli amici.
Prima però, sono andata a controllare la capanna dove Teddy dormiva.
Ho socchiuso la porta e ho dato una sbirciata dentro. Teddy sembrava un angelo caduto dal cielo e finito per sbaglio nel ripostiglio di Satana. Anzi, di tanti piccoli Satana che uscivano certe volte dai buchi neglio angoli e sgusciavano fuori dalla porta sul retro, quella meno illuminata.
Teddy dorme nudo, o almeno è probabile. Sono rimarsta li sulla porta a fissarlo mentre si girava alle volte sul letto sfatto e logoro. Alla fine ha usato il sacco a pelo come coperta e il materasso come letto. Teddy ha anche spostato diversi mobili perchè non era così incasinato questo posto...
Comunque, mi sono avvicinata un po' di più sedendomi su un angolo del letto e l' ho guardato.
E' davvero bellissimo.
I capelli biondi piuttosto lunghi volavano al primo movimento di Teddy. Glieli ho sfiorati con una mano mentre dormiva e mi sono sorpresa di quanto fossero morbidi e curati nonostante il loro aspetto suggerivano l'opposto.
Ho sorriso e ho sistemato una ciocca dietro all'orecchio destro con cura. Teddy si è girato subito come se mi avesse sentito.
Si è sporto con un braccio nudo e muscoloso vicino alla mia coscia appoggiando leggermente la spalla. L'ho scostato, non volevo che si svegliasse e mi trovasse li come una scema, ma non me ne sono andata.
Ho percorso con attenzione tutti i muscoli del torace e della schiena con lo sguardo sorprendendomi ancora di quanto fossero marcati e scolpiti. Dopodichè mi sono alzata, gli ho sfiorato un braccio con una mano e ho girato i tacchi dato che il piumino del sacco a pelo prometteva di svelare di più ai miei occhi del corpo di Teddy Drày...
Mi sono avvolta le spalle con lo scialle che avevo in tenda e mi sono diretta scalza verso il ruscello.
Faceva piuttosto freddo, ma non si stava male. Avrei potuto prendere il sole in costume il giorno dopo.
Ho sciolto i capelli dalla treccia che avevo fatto la sera prima di dormire, la faccio sempre per avere i capelli più mossi il giorno dopo ( provatelo funziona! n.d.s. ),  mentre mi siedevo sull'erba fresca. Ho incrociato le gambe e tirato su i jeans fino al ginocchio, infilando i miei piedi stanchi nell'acqua ghiacciata.
Mi sono subito sentita meglio.
Mi sono voltata verso le tende dei ragazzi per scrupolo, ma erano tutte silenziose e ferme. Si sentiva solo il russare di Vince.
" Questi uomini..." ho sospirato mettendomi comoda.
Ho strappato alcuni fili d'erba pensando seriamente a cosa fare domani mattina. Gia, domani, il sole non era ancora sorto quando ho iniziato a mettere giu la lista delle cose da fare.
Ecco la lista:

- Portare i ragazzi al museo della scienza ( Teddy rimane qui, perchè Bonchiche ci porta )
- Scampagnata nel bosco ( solo io e Teddy, fuga dalla porta sul retro )
- Centro città ( Teddy viene con me alla sera, perchè Bonchiche ci porta al mattino. oppure il contrario se i ragazzi sono mooolto bravi! )
- Colazione, pranzo e cena lo abbiamo noi ( a Teddy do la metà del mio )

N.B. se tutto dovesse andare male: coccole con Teddy

Ovviamente l'ultima cosa riguarda solo me, e anche se è un po' esagerata, un piano di riserva serve sempre...
Una lacrima inaspettatamente solca una guancia. Blocco la sua corsa verso il laghetto scacciandola con una mano. Si, mi piacerebbe avere un po' di coccole da Teddy...
Che casino, mi sono innamorata di una persona che non sarà mai mia, una persona dalla vita complessa e imprevedibile e non so come uscirne. Anzi, a dire il vero non voglio che Teddy esca dalla mia vita, adesso è diventato troppo importante per me non so ancora come ho fatto a perdonargli ciò che ha fatto. Non lo so, ma almeno, penso, tra noi è ancora come prima solo con la sottile, leggera differenza che adesso ci amiamo. Lui vuole me, e io voglio lui. Ma nessuno può fare nulla perchè se ci scoprissero... Non voglio nemmeno immaginare cosa direbbe la gente se sapesse...
Mi sa molto di Romeo e Giuglietta. Alla fine è finito tutto in tragedia...
Sospiro ancora, forse aspettandomi una risposta dallo specchio d'acqua cristallina di fronte a me. Nessuno però mi da un consiglio.
Ne verrò fuori da sola, allora. Ma prima di tutto, devo mettere qualcosa sotto i denti, penso, alzandomi notando che gia qualcuno si affaccia dalle tende per vedere chi è sveglio. Rimango ferma dove sono vicino al laghetto, pulendomi le mani dall'erba. A un tratto, la voce squillante di Harry rompe la quiete nel campo.
" Buon giorno, prof!" urla stiracchiandosi salutandomi con una mano.
Lo saluto con una mano e un sorriso, dopodichè Harry si fionda nella tenda trabattando con qualcosa di pesante dentro.
Mi stiracchio anche io imitandolo, grattandomi la testa, il mio maglione è troppo largo, e quando passo vicino a tutte le tende per svegliare gli ultimi orsi, Vince mi fa un fischio di apprezzamento.  Mi volto. A Vince probabilmente piace il mio look da strada quando dormo.
E' stravaccato a terra con i gomiti appoggiati al suolo e sorride. Mi fa "ciao" con una mano, muovendo le dita velocemente e sbattendo le ciglia come uno scemo.
" Che c'è, Vince?"
Sorride.
" Niente, la guardavo" dice innocente non pesando le parole con la SUA insegnante.
Prima che possa ribattere, Harry mi precede.
" Gia... vedi di non distrarti" dice sbattendogli uno scatolone di margherite finte su un piede.
Vince saltella sul posto urlandogli contro cose irripetibili sotto voce.
Harry si volta verso di me e ride dandomi un colpetto con un gomito sul mio.
" Spiritoso, Harry, ma adesso vestiti e preparati" dico fissando i suoi unici indumenti, ovvero un paio di pantaloni sbiaditi azzurri e delle scarpe marroni da campeggio.
" Ok, preparo la colazione. Vado nella capanna per un po' di leg..."
" No!"
Mi volto di scatto afferrandolo per le spalle e bloccando la sua corsa nel-luogo-proibito. Non appena si accorge delle mie mani sul suo corpo abbronzato, arrossisce fino alla radice e si allontata bruscamente.
" Emh, a-allora vado li vicino al bosco, eh prof? Si" dice indicando un punto con lo sguardo.
" Si, va bene"
Mentre cammina inciampa in un picchetto della tenda di Nott.
Mi avvio anche io vicino al bosco, ma stavolta per raccogliere i miei vestiti nella tenda e cambiarmi nella capanna. Si, lo so, c'è Teddy ma lui dorme quindi non mi vedrà. Mi nascondo anche dietro l'armadio che ha spostato mentre mi spoglio.
" Oh, buon giorno..." dice una voce maledettamente famigliare alle mie spalle.
Ti pareva se non arrivava.
" 'Giorno Teddy" dico sfilandomi la maglietta del piagiama.
Raccolgo il reggiseno da terra, legando i capelli per star più comoda.
Sento che Teddy si è appoggiato con la schiena dall'altra parte dell'armadio, perchè questo si muove e un po' di polvere mi scivola addosso.
" Teddy mi innaffi con la polvere dei mobili"
" Scusami, dormito bene?" dice. Lo sento spostarsi.
Infilo le braccia nelle spalline del reggiseno, allacciandolo.
" Non molto bene, faceva freddo e non dormivo. Tu?"
" Umh... Ho dormito benissimo" dice sbadigliando.
" E ti ho pure sognata..."
Indosso i jeans allacciandoli bene. Arrossisco e sorrido insieme. Per fortuna non mi vede.
" Oh. Cosa stavo facendo?"
" Ascoltavi una mia canzone" dice all'improvviso sfiorandomi le spalle nude con le mani.
Sobbalzo per la sorpresa, afferrando le sue con le mie. Da quanto tempo mi guardava oltre l'armadio? Farabutto, fa di tutto per tentarmi a stare con lui?
" Da quanto sei li?" esclamo voltandomi.
Lo guardo negli occhi, lui non dice niente. Tiene semplicemente le mie mani appoggiate alle sue spalle muscolose. Si, farabbe di tutto per tentarmi.
Stupidamente, mi viene da ridere.
Sembra sorpreso.
" Perchè ridi?" dice sgranando gli occhi.
" Non lo so" rispondo.
" Ridi di me?"
" Ma no! E solo che..."
Ho interpretato male i tuoi segnali? Volevi che ti baciassi e ti sbattessi al muro sfilandoti con passione l'unico indumento che hai addosso, Teddy? ( non ci sono premi per chi indovina qual è ).
" Niente" dico alla fine.
Non so perchè rido, forse è la situazione.
Teddy mi guarda pensieroso, così cerco di sviare il discorso.
" Un pigiamino farebbe comodo..." mormoro fissandolo dall'alto in basso.
Finalmente sorride anche lui. Si guarda il basso ventre fasciato dai boxer scuri nella penombra della stanzetta.
" Mi è scomodo e comunque non l'ho mai portato. Non sono mica una ragazza..." dice come uno che la sa lunga fissando il mio pigiama ai piedi dell'armadio.
" Harry lo indossa, ma a pezzi. Ed è un ragazzo" ribatto.
" Lo so, appunto"
Mmh. Qualcosa mi sfugge.
" Come appunto? Harry non è mica..."
" Gay? Oh, si lo è! E mi ha fatto anche il filo una volta..." aggiunge prendendomi per la vita.
" Cosa dici?! Harry non è mica un finocchio, ne sono sicura credimi..." mormoro riportando la mente a dieci minuti fa al campo.
Teddy non mi ascolta, mi abbraccia e appoggia la testa su una mia spalla bofonchiando qualcosa che non capisco.
I suoi capelli biondi mi fanno il solletico al viso e mi tocca spostarli con una mano per vederci. Teddy la interpreta come una carezza, così sposta le mani dalla mia vita alla schiena facendoci avvicinare al massimo. Quando sento il suo petto duro a contatto con il mio, decido di non rimanere ferma come una mummia ma di abbracciarlo.
E' solo un abbraccio, non significa niente, potrebbe ancora prendersi gioco di te! dice una vocina nella mia testa.
Non mi farebbe mai del male ribatte il cuore.
Lo ha gia fatto mettendoti in questo pasticcio, come pensi di uscirne eh? insiste ancora l'altra.
Ci ho gia pensato, e non voglio uscirne. Io lo amo! urla il mio cuore che comincia a battere come un tamburo contro le costole.
Teddy se ne accorge, perchè si stacca all'improvviso da me e mi fissa preoccupato.
" Ehi, stai bene? Hai in cuore a mille" dice fissandomi.
Alzo lo sguardo verso di lui. Sorrido. Teddy mi guarda interrogativo.
" Sto benissimo" sussurro.
Prendo la mano destra di Teddy tra le mie, accarezzandogli le dita. Lui si fa subito avanti prendendomi ancora la vita con l'altro braccio così da essere molto vicini.
" Si, Linlin?" domanda ma non lo ascolto.
Ne sono davvero sicura?
Dopo questa uscita non mi lascierà mai più. Mi cercherà anche quando me ne sarò andata. Quando uscirà di prigione succederà un casino se Brian sarà ancora con me ( ne dubito ).
Di quello che faccio ne rispondo solo io e io soltanto dice deciso il mio cuore che riprende a battermi incitandomi.
Avvicino la mano di Teddy a me, appoggiandola delicatamente al mio cuore, il mezzo al seno. Lo guardo cercando di penetrare la sua mente. A cosa penserà adesso?
Teddy però socchiude le labbra incredulo e imbarazzato.
" Oh, Lilnlin..." sussurra grattandosi la testa piantando gli occhi sulla sua mano.
" ...allora sei capace di usare quelle mani" dice cominciando a ridere.
Ok, dovevo aspettarmelo.
" Stronzo! Mi ci è voluto tutto il coraggio che avevo!" urlo picchiandolo.
Teddy continua a ridere, poi mi afferra i polsi e mi bacia.
" Lo so, è questo che mi ha sorpreso" mormora, ancora con le labbra attaccate alle mie.
" Non capisco"
" Sei così coraggiosa con quei cani, con noi, ma quando sei con me perdi la testa, non sei più tu. Questo mi piace, è cio che mi ha fatto innamorare di te" e mi bacia.
Io perdo la testa con lui? Bè, cosa pretende, è lui che mi rende così vogliosa! Ma stavolta ho la risposta pronta, anzi la domanda perfetta.
" Tu invece hai lo stesso comportamento sia che sei con me o con i tuoi amici. Perchè?"
Teddy mi fissa, mi studia. Ha capito che è una prova, un modo per vedere se potrò fidarmi di lui... in futuro.
" Io sono sempre me stesso perchè non mi vergogno di quello che sono. Se i miei amici non ti accetterebbero troveri un modo per farti accettare e se non ci riuscirei mi farei delle domande"
Metto le mani dietro la sua testa, infilando le dita nei capelli e avvicino le labbra alle sue. Non lo bacio.
" Mi piace questa risposta" sussurro.
Teddy sorride.
" Allora, professoressa Foster, lei è la mia ragazza?" dice dolcemente fermando le risate all'instante.
" Vedi, cambi atteggiamento anche tu certe volte..." ribatto.
Teddy ride ancora ma di gusto fissandomi negli occhi. Aspetta una risposta.
" Diaciamo di si, però, lo sai il silenzio su questa cosa è fondamentale. Io sono fidanzata con un'altro, ma tanto lo lascierò, mi ha pure fatto un regalo di merda..."
Dopo le varie raccomandazioni ( me ne ha date di più lui! ) Teddy si fa serio e mi stringe la mano libera con quella che ha ancora sul mio seno e mi giura eterno amore.
" Questa è la canzone che cantavo, nel sogno. Una canzone d'amore, un giuramento per te"
Stringo forte la sua mano nella mia, guardandolo negli occhi.
" La canteremo insieme"
Dopo baci ed effusioni varie ( non scendo nel particolare... ) la mia mente torna alla realtà e la favola si spezza.
Il pugno vigoroso di Harry batte più volte sulla porta della capanna urlando che sono tutti pronti per andare. Anche Bonchiche è arrivato, sento le ruote del pullman frenare sulla strada acciottolata vicino al campo.
" Vai, magari mi faccio un giro per i boschi" dice sapendo gia che non può venire.
" Mi spiace, andremo in città alla sera, troverò una scusa" ribatto vestendomi di malavoglia.
" Ok, come vuoi, sempre se non corriamo rischi" dice lasciandomi.
Una volta pronta mi dirigo verso la porta, gli sorrido e faccio per uscire.
Teddy si avvicina come un gatto a me richiudendo la porta con uno scatto e baciandomi con passione. Biascico qualcosa di incomprensibile mentre la sua bocca vaga sulle mie labbra cercando aria.
Il pugno di Harry sulla porta ci fa sobbalzare all'improvviso e Teddy scioglie il nostro ultimo abbraccio con una smorfia.
" E' sempre tra i piedi!" dice facendogli il dito.
" A dopo" dico baciandolo leggermente sulle labbra e uscendo.
" Ah, finalmente!" urla Harry sulla porta con le mani sui fianchi.
" Pensavo che fosse stata risucchiata dal pavimento, prof, quanto ci ha messo?"
" In verità poco..." ribatto superando Harry e il suo berretto da montanaro di pelo di capra.
Richiamo l'attenzione di tutti, spiegando brevemente il giro che faremo oggi e le tappe che percorreremo.
Noto che Bonchiche guarda spaesato la cartina geografica come si fosse aspettato diversamente.
" Se ci dovessimo perdere, ho il kit per segnalare le nostre posizioni alle guardie forestali. Stiamo uniti e in gruppo, la scampagnata durerà ore se fate i bravi e 10 minuti se fate gli scemi"
Un coro di Ooooh! accompagnano la strada verso la montagna mentre i ragazzi mi prendono in giro per la mia ben seconda-parolaccia-davanti-a-loro.
Harry, Nott, Gregory e Vince corrono su per il pendio come lepri mentre gli altri, ancora assonnati tengono il passo chiccherando allegramente. Come vorrei che per loro durasse per sempre, sono diversi quando sono con me. Si, come io con Teddy.
Mi volto verso la capanna guardando le finestre. Chiuse. La porta sul retro però è aperta.
Sorrido pensando al mio fidanzato galeotto e corro verso quei 4 scemi superandoli in corsa. Harry rimane basito.
" Avanti, vediamo quanto siete in armonia con la natura!" esclamo correndo su.
Harry sorride, comincia a correre verso di me e anche gli altri lo imitano.
Ben presto arriviamo in una distesa d'erba dove il sole caldo in alto nel cielo ci da il benvenuto sul suo monte.











Ciao lettori!
Allora, questo capitolo come l'altro è stata una sofferenza, dato che ha visto un trasloco e una litigata con il mio ragazzo per gli scatoloni ammassati nel soggiorno di casa. Comunque sia, spero che il risultato non sia male, e spero che qualcuno voglia ancora seguire le vicende sul Monte Cristallo di Linlin e Teddy visto che sono abbastanza lunghe e certe volte possono risultare noiose^^'

Con questo passo ai ringraziamenti del capitolo precedente:

M Pesca: sempre grazie per la recensione, mi ha fatto molto piacere! Si, possiamo finalmente dire che la storia comincia davvero da qui, ovvero il giorno in cui Teddy e Linlin si fidanzano ufficialmente. Nessuno dirà niente a nessuno, però, è un segreto solo loro, ma questo segreto potrebbe non essere il sogno d'amore che Evangeline si aspetta... Spero di non averti annoiato! Un bacio!


Laura

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Capitolo 13
*** Monte Cristallo: Il segreto infranto e il bagno di mezzanotte ***


Cap. 13 Monte Cristallo Il segreto infranto e il bagno di mezzanotte
Monte Cristallo: Il segreto infranto e il bagno di mezzanotte



La passeggiata è stata bella.
E' questo quello che ho risposto a Carlo per telefono quando siamo ritornati al campo.
Una telefonata "di avviso" ha detto, giusto per precauzione, anche se mi ricordavo perfettamente che dovevo dare un colpo di telefono alla centrale ogni giorno per avere delle informazioni su come si comportano i ragazzi fuori cella. Potrebbero servire a tutti dei punti per buona condotta ( Teddy ci ha rinunciato...! n.d.a. )
Gli ho detto quello che sperava: che sono tutti bravi e silenziosi.
Bè, forse silenziosi no...
Appena hanno messo piede sulla cima del Monte e dato un'occhiata al panorama, hanno cominciato a urlare, spingersi e fare capriole ( coinvolgendo anche me, mio malgrado ). Ma ovviamente non sanno che tutto questo potrebbe costare l'osso del collo a qualcuno. E mettermi nei casini, ovviamente, ma come ho gia detto, non danno troppo peso a queste cose, soprattutto in questi giorni.
Meglio così in fondo, se non stanno troppo a guardarsi attorno ma a concentrarsi su loro stessi e la loro libertà, avrò tutto il tempo di stare da sola con Teddy.
La volta che fatto questo pensiero, me ne sono pentita subito e ho chiesto scusa al mio buon senso.
In un attimo, mi sono resa conto di due cose: primo.
Di essere egoista e non degna del mio lavoro: se penserò così ogni volta che si presenterà un alunno carino in classe, andrà di male in peggio.
Con Teddy però, intendiamoci, tutto è diverso. Ma non è una buona scusa.
Secondo: dovrò scegliere.
Scegliere tra il mio lavoro, la mia carriera, il mio scopo e sogno da quando avevo 2 anni. Dall'altra, stare con l'uomo che amo, l'uomo che mi ha giurato eterno amore forgandolo con la sua mano appoggiata al mio seno nudo e la sua canzone. Non scorderò mai queste cose.
Teddy sarà l'uomo che sposerò? Non so, ma so che adesso è la cosa più bella che mi sia capitata in 28 anni di vita, e non la getterò per... vabè, lasciamo perdere. Ci penserò, ma adesso il problema grave è un'altro...
Partendo dal principio, Carlo ha creduto alla mezza bugia riguardo la gita.
Credo.
Anzi, a dire il vero penso che il mio collega e amico, farà un controllo dei presenti nella sua prigione di massima sicurezza, perchè dal tono vago che aveva nel rispondermi, sembrava avesse gia capito tutto. Non solo.
Mi ha anche messa alle strette con alcune domande sul corso di aggiornamento che mi ha spedito la scuola da Milano qualche giorno fa.
Il mio caro, vecchio, buon preside mangiatore di cicche di tabacco, si è preso il dusturbo di inviare alla centrale il resoconto delle mie precedenti esperienze nelle scuole e i buonissimi, come li ha definiti lui, risultati che ho ottenuto. Insieme ai vari fogli di congratulazioni! e ottima tirocinante!, timbrati dai vari istituti, c'erano però anche delle domande di fine corso molto vecchie riguardanti proprio il lavoro da svolgere quando si è fuori con la scolaresca. Sono "esami" che di solito si ripetono con l'andare del tempo poichè un' insegnante deve sempre essere all'altezza della situazione, niente di preoccupante ho pensato.
Ma alcune però, erano orribilmente mirate su cosa fare quando "si perde o si acquisisce un alunno per caso" e ovviamente sulla mossa successiva: chiamare i genitori per avvisarli che il figlio si è imboscato, o lasciar correre e far finta di niente?
Mi è venuta la pelle d'oca quando ho dovuto rispondere per telefono la cosa più ovvia del mondo dopo neanche mezzo secondo. Se avessi tentennato, Carlo si sarebbe insospettito, avrebbe controllato il registro, passato al setaccio tutti i nomi e alla voce di Drày avrebbe letto presente scoprendo tutto.
Mi sono spaventata.
Essere beccata sul lavoro a commettere una cosa così infantile e stupida, sarebbe molto imbarazzante. Ma non solo. Deluderei un sacco di persone in primis me stessa.
Adesso sono distesa sull'erba fresca con Teddy accanto. Ho deciso di parlare con lui di questa storia, sono molto preoccupata.
E' sera, siamo soli e ci stiamo godendo gli ultimi momenti prima di lasciarci alle spalle un'altro giorno.
" Linlin, io ho caldo" dice appoggiando il mento sulla mia testa.
" Non so che fare, mi sposto se vuoi. Siamo troppo appiccati..." mormoro e faccio per allontanarmi un po'.
Lui non si muove. " No, stai qui. Hai un buon profumo, di selvatico, mi piace"
Mi metto in ginocchio di fronte alla sua faccia tosta ( neanche lui ha un buon odore... ), scattando.
" Come di... selvatico?! Puzzo di cane?"
Teddy si sdraia per terra e ride sguaiato.
" Come puoi puzzare di cane? Ci sono cani nei boschi?"
" No, non credo" rispondo sdraindomi.
Appoggio la testa sulla sua spalla e gli passo un braccio attorno alla vita. Teddy mi scosta una ciocca di capelli dal viso accarezzandomi una guancia.
Faccio per sporgermi e baciarlo, ma poi so gia che non finiremo più, e devo parlargli urgentemente della conversazione con Carlo.
Mi sporgo lo stesso, intreccio le mie dita alle sue e sposto la sua mano calda sull'erba.
" Dimmi" dice cogliendo al volo i miei pensieri, fissandomi.
Sorrido malinconica.
" Devo parlarti di una cosa"
" Lo sospettavo, non sei tu stasera, Lin" Bene.
Mi alzo da terra e avvolgo le braccia attorno alle ginocchia, pensando alle parole giuste. Teddy mi segue in silenzio con lo sguardo.
" Forse è solo un presentimento stupido, ma tenerti nascosta una cosa del genere non mi sembra il caso" comincio.
" Sei incinta?"
Alzo lo sguardo verso Teddy e lo fulmino indigniata.
" Indovina!"
" Bè, non sono stato io" dice alzando le mani in segno di resa.
Gli do una botta nello stomaco con un piede, e lui si accascia a terra sbattendo la testa sul terriccio umido.
" Non è abbastanza duro, Ted..." sibilo sarcastica.
" Tu sottovaluti la durezza della mia testa, Lin" Una buona mezzora la passiamo a ridere e scherzare così serenamente, che per un attimo dimentico la conversazione che devo affrontare con lui.
Ci rincorriamo perfino come due adolescenti pazzi per il campo, e per poco Teddy non abbatte la tenda di Harry con un calcio cercando di acchiapparmi.
" Ops!" dice allontanandosi in punta di piedi quando sente Harry muoversi.
Lo raggiungo tirandolo per un braccio.
" Sta attento, potrebbero sentirci"
Mi prende per mano.
" Dove andiamo?"
Teddy scruta l'orizzonte in cerca di un punto isolato.
" Di la, vieni" e imbocchiamo un piccolo sentiero delimitato da alberi di pino e faggi.
Ci allontaniamo un bel po' dalle tende, saremo a una decina di metri circa se non di più, ma non è un problema: ho posizionato delle torce elettriche vicino a ogni tenda, sia per far luce se qualcuno dovesse alzarsi ( Vince si alza sempre ), oppure quando io e Teddy, in occasioni come queste, ci allontanassimo per i fatti nostri.
" Mi spiace che tu debba stare sempre da solo quando sono via con il resto del gruppo" mormoro mentre ancora camminiamo.
Teddy mi stringe di più la mano.
" E' di questo che volevi parlarmi?"
Mi fermo e incrocio il suo sguardo. Uno sguardo pieno di amore misto a preoccupazione. Il suo sguardo fatto dei suoi bellissimi occhi azzurri, che perderò se mi scoprono.
" Se è solo per questo, Lin..."
" No, non è di questo. Di una cosa molto più importante. Riguarda il nostro segreto"
Teddy sulle prime non dice niente. Mi guarda, si allontana un po' da me, e si siede su una roccia vicino a un laghetto.
" Ti ascolto" dice calmo.
Mi siedo anche io vicino a lui. Si irrigidisce. Faccio un respiro profondo.
" Oggi mi ha chiamato Carlo, sai quel poliziotto che..."
" So chi è" dice brusco fissando il lago davanti a se.
Lo guardo.
" Ok. Bè, stamattina appena siamo tornati, l'ho chiamato per il rapporto del giorno e insieme al vostro comportamento, ha voluto sapere... dell'altro"
Teddy tace.
" Le domande che mi ha fatto sono quiz che mi avevano fatto in precedenza nei tirocini che ho superato, ed erano tutti mirati al lavoro in gita. Anche troppo mirate" mormoro.
Teddy mi guarda pensieroso e scrolla le spalle.
" Siamo in gita. E' il momento adatto per fare certe domande. Ti valutano" dice.
" Lo pensavo anche io, ma... non so mi ha messo alle strette e non vorrei che una stupida risposta potesse rovinare tutto"
Rimaniamo il silenzio per un po'. Tutti e due digeriamo la notizia, e la tensione nell'aria si può quasi vedere.
" Pensi che abbia intuito qualcosa? Il tuo amico intendo"
Sospiro mettendomi le mani nei capelli.
" Spero di no. Ma se dovessero chiamare per farmi sapere che tu molto probabilmente ti sei imboscato sul pullman, ho la risposta pronta"
Teddy è esterrefatto. Si volta di scatto verso di me, sgranando gli occhi blu.
" Davvero? Quale?" dice tra il sollevato e il preoccupato.
Ecco, e adesso cosa mi invento?
Avevo intenzione di parlargli oggi di questa cosa e domani mattina del resto. Domani infatti sarà l'ultimo giorno che passiamo qui, e se Carlo dovesse chiamare sarebbe il momento perfetto per togliere dai guai Teddy ( o almeno secondo la mia idea ).
Ma si, forse è meglio che lo sappia in anticipo, reciterà meglio.
" Bè, ho pensato a una soluzione. Ma è un po' drastica e non sarà per nulla piacevole"
" Ti ascolto" dice Teddy tutto orecchie.
Torturo per un po' l'orlo della maglietta, poi prendo un'altro, profondo respiro e parto.
" Ho pensato a questo: se dico che non mi sono accorta di te, io sarò salva. Tuttavia, è improbabile e poco credibile che io non noti sul mio registro che manca un alunno in tre giorni che sono via"
" Si, hai ragione" dice Teddy grattandosi la testa.
" Però, se nessuno mi credesse, avranno motivo per pensare che tu mi abbia avvicinato, spaventata e minacciata se avessi detto a qualcuno che sei qui. Mi segui? In poche parole finiremmo tutti nei guai. Io per non aver avvertito nessuno prima del fatto, tu per avermi minacciata"
" Oh!"
Teddy mi guarda spaesato.
Mi dispiace, amore, ma non so che altro fare. E' il solo modo per proteggerti e proteggere il nostro rapporto, che, lo giuro, durerà anche quando il mio incarico finirà.
" Ricorda però che questa... "missione suicida" eliminerebbe i dubbi sul rapporto speciale che avevamo all'inizio. Prenderemo due piccioni con una fava, ovviamente se dovesse capitare qualcosa..."
Teddy si alza, ci pensa.
Lo so, è troppo in una sola serata.
" E' rischioso. Troppo. Tu potresti perdere il lavoro"
" E tu? A te cosa farebbero?" dico quasi sull'orlo delle lacrime.
Sono stressata non spaventata, quello è il meno.
Teddy però fa spallucce, guardando altrove.
" Bah, al massimo mi becco qualche manganellata. Della serie folla impazzita che esce dallo stadio"
" E dici: al massimo?!"
Mi porto le mani al viso, cercando di non pensare più a niente, ma non ci riesco.
La giornata cominciata così bene è diventata un inferno per colpa di un dannato cellulare. Se non avessi risposto non sarebbe successo nulla.
Teddy capisce tutto al volo, mi si avvicina e mi alza appoggiandomi la testa al suo petto.
" Non ti devi preoccupare. La colpa è mia, ti ho fatto innamorare di me!" dice ridendo.
Alzo la testa mostrando alla luna le mie guancie rigate dalle lacrime.
" Quindi accetti?" mormoro.
Teddy esita. Ma poi il chiaro e limpido "si" esce dalle sue labbra carnose.
Non so se esserne felice o spaventata, in fondo ci andiamo di mezzo tutti e due e nessuno si salva, ma un peso enorme scivola via dal mio cuore.
" Ok" sussurro baciandolo.
Mi allontano un po' da lui, inginocchiandomi sulla riva del lago.
Tasto l'acqua con le dita: fredda. Anzi, ghiacciata.
Sento Teddy avvicinarsi a me. Appoggia le mani sulle mie spalle, scostandomi di poco il maglione.
" Ti va di fare un bagno?"
Lo guardo, voltando la testa. L'idea non è male... se solo lo stagno non avesse la brina sulla superficie!
" Non so, mi sembra poco invitante" rispondo scrutando il lago diventato nero per l'oscurità sempre crescente.
" Sciocchezze, è perfetto"
In mezzo secondo se non meno, Teddy si leva di dosso tutto anche la sua pelle.
La maglietta e i pantaloni li getta via senza troppi complimenti e rimane in boxer vicino a me. Questa è la seconda volta che lo vedo mezzo nudo. Potrebbe essere quella buona...?
" Vado prima io o andiamo assieme?" dice con un sorriso.
Esito.
" Insieme. Solo... un attimo"
Mi allontano e mi nascondo dietro la roccia dove abbiamo parlato poco fa.
Cazzo, è la quarta settimana con oggi! Non credo che resisteremo tanto bagnati fradici ed euforici per l'acqua fredda: avremo voglia di scaldarci... ma io ho il ciclo, dannazione!
Non ho a dietro un preservativo se dovessimo fare del sesso, ed è molto probabile.
" Lin? Sei sicura, se no vado da solo" urla Teddy impaziente.
" Arrivo!" dico levandomi di dosso maglione e jeans.
Sono pazza, pazza, pazza, pazza, pazza!
Per poco non cado mentre raggiungo Teddy prendendolo per mano.
" Pronta?" dice guardandomi con un sorrisetto.
Annuisco.
" Ok"
Cominciamo a camminare lentamente... e recito una parolaccia alla volta mentre l'acqua freddissima mi penetra fin nel midollo.
Non resisto, è troppo fredda.
Corro su come una disperata raggiungendo la riva ansante.
Teddy ride sguaito, quando si accorge che al mio posto c'è un mucchio di schiuma. Bè, però l'unico pazzo qui è lui: si è tuffato completamente, ha immerso anche la testa!
" Od-dio T-Teddy, è f-freddissima" mormoro battendo i denti.
" Abitudine, dai vieni!" dice sparendo sotto l'acqua.
Lo vedo avvicinarsi alla riva con chiarezza anche se è notte.
La luce della luna delinea in modo preciso i muscoli della schiena. Ora che guardo meglio, anche quelli delle braccia quando le muove.
Teddy emerge qualche metro da me. Risalendo, si scrolla di dosso l'acqua muovendo la testa e le mani come un cane.
" Non male" dice stiracchiandosi.  
E ride.
Mi avvicino con una gatta a lui, abbracciandolo. Appoggio la testa al suo petto duro e chiudo gli occhi.
" Sono freddo?"
" No, tiepido direi. Non so come fai ad avere sempre il corpo caldo, tu. Io ad esempio, non sono mai calda"
Teddy si gira e mi bacia sulla fronte.
" Ci penso io, allora" dice e poco dopo mi ritrovo immersa nell'acqua fino alla testa a provare baci subacquei tra carezze e amore, con il mio ragazzo.
L'angoscia di poco prima, è scomparsa nel momento in cui ci siamo sdraiati sull'erba ad amarci per la prima volta.
Questa notte, l'ultima con Teddy in "libertà", non la scorderò mai.











La notte di San Lorenzo è stata mitica! E la vostra? Non ho visto nessuna stella, ma ho trascorto una bellissima serata in compagnia delle mie amiche e il mio ragazzo, che si è quasi stirato metà faccia con un fuoco d'artificio -.-' Dopo una grigliata in campagna a casa di Zio, avevo voglia di mettermi al pc e finire questo capitolo, ma poi ho scoperto che avevo lasciato la batteria a casa insieme al cervello. Spero di non essere in ritardo! =P

Dunque, ho moltissime cose da dire, quindi parto:
Primo: questo è l'ultimo capitolo dove parlo della gita su Monte Cristallo. Non ce ne saranno più e il prossimo sarà interamente dedicato al rientro a "casa" dei detenuti, di Evangeline e di Teddy.
So di aver parlato molto poco del monte in generale e mi rincresce, ma non ho trovato lo spazio adatto per metterlo sebbene abbia girato questo capitolo all'infinito per farcelo stare! Nel prossimo, comunque, sarà presente uno stralcio sulla scampagnata in valle della truppa guidata da Linlin! =)
Secondo: Teddy e Evangeline fanno l'amore per la prima volta sulla riva di un lago, di notte e senza preoccuparsi di nulla. Per loro ho scritto una misera riga, ma c'è un motivo: nel prossimo capitolo e più avanti, Evangeline parlerà molto della prima notte passata con Teddy, quindi i particolari salteranno fuori! Ho preferito chiudere così la faccenda proprio per questa scelta stilistica ( che parolone... u.u )
Terzo: Sto pensando di scrivere qualcosa sul passato di Teddy. Perchè, ad esempio, è finito in carcere; chi è la sua ex fidanzata e perchè la sentiva nonostante lui fosse in prigione e l'avesse lasciata. Sono domande che mi sono balzate subito all'occhio quando ho riletto tutta la storia la settimana scorsa, e prometto solennemente che farò un capitolo solo su Teddy per rendere le cose più chiare.

Con questo passo ai ringraziamenti del capitolo scorso:

M Pesca: grazie mille per i complimenti, li ho apprezzati molto! Mi fa piacere che la storia ti piaccia e che non ti annoi! Spero che apprezzerai anche questo =D Baci!

Un ringraziamento speciale anche alle persone che hanno aggiunto questa fic tra le seguite e i preferiti!

Alla prossima,
Laura

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Capitolo 14
*** Monte Cristallo: Il dirottamento dell'autobus e la conoscenza di Andy ***


Cap. 14
Monte Cristallo: Il dirottamento dell'autobus e la conoscenza di Andy



Ammetto che certe volte sono esagerata, troppo riflessiva e prudente più del dovuto, ma questa volta è veramente il colmo.
Indovinate?
Al carcere non si sono accorti che gli mancava un detenuto perchè per tre giorni esatti ne è mancato davvero uno.
Il signor Paul Ralph McEnzevine è stato sotto udienza dal 17 al 20 Marzo per stupro di minore e omicidio colposo ( però, niente male ), perciò le guardie avevani gia tenuto conto che i presenti all'appello sarebbero stati uno in meno.
Non appena ho realizzato che tutti i miei sforzi per far passare liscio il mio lavoro e l'incolumità di Teddy sono stati totalmente inutili, ho cominciato a scalpitare sul sedile, ficcandomi un pugno in bocca per non urlare tutto il mio disappunto a Carlo dall'altra parte del telefono.
Come se non bastasse, Bonchiche è passato per controllare che fossimo tutti a bordo del pullman ( lo avevo gia fatto io... ) in quel preciso istante, e fissandomi sconcertato tra un sedile e l'altro, si è allontanato in fretta con un sacco di patatine tra le braccia, borbottando qualcosa di comprensibile solo nella sua lingua.
Fisso la persona più schifosa e infame del mondo, finchè non prende posto al volante con un tonfo e mette in moto.
Si, purtroppo questa breve vacanza con i miei studenti e Teddy è finita.
Cerco di scacciare le lacrime inutili e amare dagli occhi con il dorso della mano. Non serve piangere, avrò altre occasioni per stare sola con Teddy, anche se queste giornate sono state indimenticabili. Quando abbiamo fatto l'amore per la prima vota sulla rive del lago ghiacciato giu a valle... indescrivibile. Non mi sono mai sentita così protetta, amata e voluta in vita mia. Nemmeno quando sto con Brian ho queste sensazioni di calore addosso. Forse perchè non ne sono veramente innamorata...
Ho deciso di lasciare Brian. Anche se al momento non sa di me e Teddy, non posso permettere che soffra per colpa mia. Gli dirò che mi sono innamorata di un'altro e capirà. Spero.
Una frenata brusca e il grido di Nott che vola giu dal sedile, interrompe il flusso dei miei pensieri violentemente costringendomi ad alzarmi.
Il cellulare mi scivola giu dalle gambe e rotola verso il posto di Harry che però lo afferrà prontamente e me lo rende con un sorriso.
" Grazie, Harry" mormoro aggrappandomi a due sedili per raggiungere il posto di guida di quell'idiota.
" Bonchiche! Che diavolo è... Oh, aspetta Nott ti aiuto"
Nott si aggrappa a me per rialzarsi con fatica, dev' essersi fatto molto male, forse il polso.
Sbandiamo ancora una volta prima di riprendere tutti i nostr posti, e stavolta persino Gregory rovina a terra, ma più lontano da noi. Fortunatamente, Vince lo afferra per le spalle interrompendo la sua folle corsa contro lo sporello del pullman e facendo tornare i miei battiti normali.
" Ahi... ahi..."
Oh, Nott.
" Nott, ti sei fatto male? Fa vedere" dico guardandolo preoccupata.
Con una smorfia di dolore e le guancie arrossare, Nott mormora.
" No, non è niente prof"
" Non è vero. Aspetta, vado a prendere il kit del pronto soccorso... Vince!" urlo dall'altra parte del pullman additando il mio alunno dai capelli rossi.
Vince mi guarda stralunato. Si è spaventato pure lui.
" Cerca di fare qualcosa per Gregory, non ha una bella cera. E voi altri..." dico spostando lo sguardo da un Gregory semi svenuto e il resto la classe ammutolita.
" Allacciatevi tutte bene le cinture, state al vostro posto e non muovetevi. Scopriremo per quale motivo siamo finiti... fuori strada"
Al mio comando, tutti fanno ciò che hanno sentito, poi i più vicini ai finestrini guardano fuori il campo di grano turco maturo e dorta che si spande di fronte a noi. Che bel panorama, gia, penso scuotendo la testa con disappunto. Maledetto, stupido, incompetente... Bonchice!
Mi volto di scatto con il cuore in gola, maledicendomi e urlando ai primi che mi capitano di controllare lo stato di Bonchice al volante. Due ragazzi si slacciano le cinture in fretta e corrono a vedere. Potrebbe essere ferito pure lui, e io me ne sono dimenticata. Stupida!
Nel frattempo, mi avvicino a Nott per disinfettargli il polso e constatare con dispiacere che è rotto. Alzo lo sguardo rapida su Bonchiche ma le schiene dei due carcerati mi bloccano la visuale.
Il lato destro del sedile però è ben visibile e con timore e paura noto che è sporco. Una macchia scura che spicca come una rosa rossa in mezzo a un campo di margherite.
Nott fa un verso strano che blocca l'impulso di andare a vedere con i miei occhi, e mi riporta da lui.
Giro e rigiro il suo posto tra le dita delicatamente. Non me ne intendo, non so nulla di pronto soccorso o polsi, ma credo che sia rotto. Non riesce nemmeno a muoverlo, e deve far male.
" Mi spiace, Nott. Credo che sia rotto, ma non so come mettere questi affari" mormoro mortificata guardando le due stecche di legno nella cassetta bianca.
Nott sorride.
" Se pensa che lo sappia io..." risponde ridendo.
" No, infatti. Ma all'ospedale si. Adesso chiamo un'ambulanza e porteranno te, Bonchiche e Gregory al più vicino, ok?"
Nott fa un'altra smorfia di dolore mista a un sorriso bieco e triste.
" Si, mi sembra giusto"

***

" Mi dica, in quanti eravate?" mormora il poliziotto di fronte a me, fissandomi.
Alzo lo sguardo su di lui, moribonda.
Sono quasi 10 minuti che stiamo parlando dell'incidente, e non mi reggo più in piedi per la stanchezza.
" Emh..." mormoro.
Tampono la ferita sulla fronte, cercando di sembrare calma e lucida.
" Eravamo in 28, anzi 30 in tutto con Bonchiche. Perchè?" rispondo con voce roca.
Il polizziotto si sistema meglio il cappello sul capo e alza le sopracciglia come se avessi chiesto un'ovvietà. L'infermiere di fianco a me, lo fissa alzando lo sguardo come per dirgli: "le sembra questo il momento?!", ma non da voce ai suoi pensieri e continua a controllare il polso.
" Dobbiamo stabilire le dinamiche dell'incidente, e sapere in quanti eravate ci aiuterà maggiormente per... bè..."
Scendo dal lettino verde acqua con un balzo, fuori di me, allontanando con il mio corpo il ragazzetto vestito da infermiere. Strigo talmente forte il fazzoletto impregnato del mio sangue, che le nocche delle mie mani sbiancano.
" Non penserà che uno di loro abbia dirottato il pullmann! E' ridicolo, io sono sempre stata con loro, non li ho mai persi di vista per un istante!"
Il vigile tenta di farmi sedere ancora insieme al ragazzo, ma io scanso entrambi in malomodo.
Non tollero che i miei ragazzi vengano accusati ingiustamente. Chi mai avrebbe perso tempo a rovinare i suoi giorni di libertà?!
Il vigilie però reagisce con sguardo bieco e stizza.
" Stia calma signorina Foster. O vuole una multa per mancanza di rispetto a un pubblico ufficiale?" ribatte rigido e glaciale costringendomi a sedermi di nuovo.
L'infermiere lo ringrazia per aver tenuto conto anche della sua autorità, con uno sguardo di disappunto.
Mi siedo di nuovo sul lettino in modo che il ragazzetto possa prendere le ultime informazioni, poi sparisce oltre la porta della mia stanza senza dire niente.
Il vigile ed io lo seguiamo con lo sguardo finchè non sparisce, ma il silenzio dura per poco.
" Torniamo a noi" dice voltandosi all'istante.
Tampono la ferita irritata, sperando che il dolore mi distragga, e non posso fare a meno di guardarlo male mentre rispondo a ogni sua domanda con precisione.
Ma poi mi stufo.
Non posso stare qui con le mani in mano a fare l'appello degli scolari come una scema. Voglio sapere come stanno Nott, Gregory e Bonchiche, vederli e tornarmene a casa.
Per fortuna Teddy non era con noi...
Ha preso il treno delle 7.20 in partenza per Viterbo stamattina ed è gia arrivato al carcere. Me lo ha fatto sapere con un trucco grazie a un suo amico, una storia lunga. E' andato tutto liscio come l'olio, nessuno lo ha visto entrare ne uscire, e all'appello i detenuti erano uno in più grazie all'arrivo di McEnzevine.
Tutto perfetto, meno questa sventura.
Noi poi, con l'andazzo di questo vecchio gufo in calza maglia blu, arriveremo domani sera o più tardi, e, se non trovano il colpevole, stiamo freschi.
La polizia infatti pensa che sia stato un cavo fuori dal sistema di controllo, a portare il pullman guidato da Bonchiche fuori strada. Lui, non aveva toccato alcoll, bevuto troppo caffè o ingerito delle pastiglie strane che fanno pensare a un attacco di sonno o una reazione allergica. Tutto regolare per fortuna.
E, come è amerso ancora dalle indagini, sembra che qualcuno o qualcosa abbia sfiorato questo maledetto, famigerato cavetto nero fuori posto e ci abbia portati dritti dritti in un campo di grano. Questa svista di Bonchiche, o del meccanico del carcere, o ancora di un animale che è passato sotto al pullmann inavvertitamente, ha causato un leggero trauma cranico a Gregory, un polso rotto a Nott e un taglio sulla fronte di qualche centimetro a me, dove, nel tentativo di liberare Bonchiche dal sedile, ho sbattuto la testa contro qualcosa di appuntito e sono svenuta.
Io, Gregory e Nott stiamo bene, e anche il resto dei ragazzi lo sono, ma quello che mi preoccupa è Bonchiche.
Non appena è arrivata l'ambulanza, hanno caricato prima tutti i ragazzi salvi su un furgone blindato della polizia, riportandoli al carcere. Logico, ho pensato, chiunque avrebbe approfittato di quei momenti di panico per svignarsela senza troppi complimenti...
Loro tuttavia, sono stati magnifici. Nessuno ha opposto resistenza, forse erano spaventati o in pensiero, e, uno per volta in fila e ammanettati fino ai denti, sono saliti sul furgone e sono tornati a... casa.
Carlo mi ha soccorso per primo, correndo affannato e sudato con la cinturona dei calzoni che ciondolava dalla vita grossa. Dopo i "stai bene?", " sei ferita?" " oh, cazzo, stai sanguinando!" mi ha portato di peso al pronto soccorso dove un infermiere con la faccia da maniaco e un poliziotto mi hanno poi raggiunto.
Questo è quello che ho saputo dopo che ho ripreso conoscenza da Carlo, che, gentile e affettuoso come sempre,è rimasto accanto a me tutto il tempo finchè non si è congedato al comandante ed è tornato a casa.
Ho saputo solo dopo, comunque, di Bonchiche. Pochi minuti fa infatti, un medico mi ha avvisato della situazione e assicurato che è fuori pericolo nonostante l'ossigeno gli sia mancato per diversi secondi. Leggero trauma cranico anche per lui, questa la diagnosica dei medici. Bonchiche si rimetterà fra qualche giorno insieme a Gregory. Nott torna con me questa sera spero o domani mattina, e visto che siamo anche in un paese vicino a Viterbo, non ci metteremo molto. Spero.
" Pensa che qualcuno abbia dirottato apposta il mezzo?"
" No, lo escludo"
" Per quale motivo?"
Alzo lo sguardo, irritata.
" Presumo che a nessuno venga in mente una cosa del genere con soli tre giorni di vacanza dopo anni di prigionia, no?"
Il polizziotto mi squadra da capo a piedi neutro, cambiando poi foglio su cui prendere appunti come se non mi avesse sentito.
" Sono io che faccio le domande, signorina Foster, lei si limiti a rispondere. Bene" mormora piantomi gli occhi addosso.
" Cosa le fa pensare che nessuno di quegli... individui possa aver avuto l'idea di dirottare il pullmann apposta. Magari la volevavano togliere di mezzo"
La facilità con cui pronuncia le ultime tre parole mi sconvolgono e mi colpiscono come un fiume in piena.
Scendo di nuovo dal lettino, con i pugni serrati, uno di fronte all'altro.
" Ma come si permette..."
" Mi scusi, signorina Foster, ma è più che probabile che si sia potuto trattare di un tentato omicidio nei suoi confronti. In fondo, lei tiene quei ragazzi sotto torchio da mes..."
La mia reazione non mi sorprende più di tanto.
Con un balzo, mi avvento sul corpo di quel bastardo, assestandogli un pugno sulla guancia destra. Il vigile barcolla, sbatte la testa contro la parete di fronte e cade a peso morto a terra.
Ansante e con la mano tremante, lo guardo mentre si rialza e chiama la sicurezza.
" Mai nella mia vita, avevo sentito una simile bestemmia alla mia persona e a quella di 29 persone. Mi levi le mani di dosso agente" intimo al nuovo vigile che cerca di scortarmi fuori mentre il collega ferito cerca di fermare il sangue.
L'uomo mi guarda con disappunto lasciandomi però il braccio. Lo guardo e indico il poliziotto che ho colpito.
" Questo ufficiale mi ha offeso moralmente. Ho reagito di istinto, è stata legittimo rispondere"
Il nuovo vigile, guarda prima me e poi il compagno.
" Thomas...? E' vero?" domanda incerto.
" Certo che no! Andy, per l'amor del cielo!"
" Cosa le ha detto, signorina?" mi domanda Andy.
Lo fisso senza staccare gli occhi dai suoi marrone scuro.
" Ha affermato che sarei stata il bersaglio dell'incidente avuto con il pullmann oggi, nei pressi del granaio dei Wintchcolt"
Andy guarda prima me e poi Thomas, sospettoso.
" Andy! Non crederai alle parole...?"
" Thomas" dice Andy avvicinandosi al compagno, mettendogli una mano sulla spalla.
Thomas lo guarda come se dovesse decidere della sua morte.
" Questa è l'ultima goccia. Mi spiace, se fuori"
Rimango interdetta davanti alla dichiarazione che fa arrossire Thomas fino al midollo.
Anche lui era un tirocinante come me, e non ha superato l'esame pratico. Bè, meglio...
Andy si rivolge di nuovo a me e mi guarda con disappunto mentre Thomas lascia la stanza in distintivo sul tavolino vicino alla porta.
Mi guarda interrogativo, spostando lo sguardo sulla mia mano.
" Ho reagito. Mi scuso, ma mi ha offeso. Li ha offesi. Non posso accettarlo"
" Me ne rendo conto, signorina Foster"
Andy si avvicina e mi appoggia le mani sulle spalle. Un calore simile a quello di Teddy mi pervade all'improvviso facendomi arrossire. Andy se ne accorge.
" E' meglio se si riposa. Nessuno di voi verrà dimesso fino a domani mattina" dice con un sorriso.
Annuisco, abbassando la testa, imbarazzata.
" Si, d'accordo. Mi faccia sapere qualcosa di..."
" Dammi pure del tu, Evangeline. Sotto questa divisa c'è un amico se lo vuoi" dice con naturalezza, come se gia mi conoscesse.
" Ok. Emh, allora Andy fammi sapere di Nott e degli altri. Sono sotto la mia custodia"
Andy sorride ancora, annuisce e mi lascia sola con i miei pensieri.
Wow.
Il mio cuore comincia a battere all'impazzata quando realizzo di aver fatto colpo su un polziotto niente male. E' da quando conosco Teddy che non mi viene un batti cuore del genere, ma forse è solo l'emozione per tutto quello che è successo.
Speriamo possa aiutarmi davvero, penso, mentre mi infilo sotto le coperte cercando di prender sonno.











L'estate sta per finire. Ma la voglia di pubblicare i capitoli di questa fic no! =)
Spero di avere il tempo che ho adesso per pubblicare quando sarò a scuola, visto che il momento... cruciale diciamo così, a cui sono arrivati Evangeline e Teddy sta per arrivare.
Qui inoltre, Linlin incotra e si scontra con nuove persone, ma la sua sventura si rivela piena di sorprese. Il giovane Andy infatti, le starà vicino per la sua permanenza di un giorno soltanto all'ospedale, ma avranno modo di conoscersi e capirsi davvero come con nessun'altro.

Nei prossimi capitoli, tornerà una vecchia fiamma di Evangeline che metterà per la prima volta alle strette il suo prodigioso senso del dovere e del controllo. La farà dubitare persino di Teddy e di Andy... Ok, basta previsioni... =) Commentate e leggete il prossimo capitolo! Baci!
Laura

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Capitolo 15
*** Il bacio di Andy e il ritorno di Richard ***


Cap. 15Il bacio di Andy e il ritorno di Richard


" Grazie Andy, lo apprezzo molto..." sussurro sperando di levarmelo dai piedi.
Andy sorride radioso, sfoderando due file di denti bianchissimi e perfetti che ho visto mille volte oggi. Ok, ha un bel sorriso, contagioso, ma gli verranno le rughe prematuramente se continua a ridere!
Il mio nuovo-amico-poliziotto che l'altra sera mi ha salvata dalle grinfie di un tirocinante nervoso, mi ha seguita dappertutto, oggi, in ospedale.
Quando dico dappertutto, intendo davvero ovunque. Gli ho dovuto chiudere la porta del bagno in faccia, altrimenti, sono sicura, mi avrebbe seguita anche li! E' un peccato che il suo umore sia cambiato da un giorno all'altro... Ieri sera infatti, me lo sono trovata davanti in armatura splendente, come un principe azzurro ( bè, rosso e blu nel suo caso ).
Poi tutto è cambiato.
Il giorno dopo, cioè oggi, ha cominciato a farmi domande assurde, parlare a sproposito e sorridere in continuazione. Insomma, una tragedia. Una mosca fastidiosa che non la smetteva di ronzarmi intorno.
Di notte fascinoso, bello e carismatico; di giorno uno stupidotto che non mi ha mollata un istante, anzi! Mi ha messo persino i bastoni fra le ruote.
Io infatti, stamattina, ho avuto per la testa solo Nott, Gregory e Bonchiche, perchè la responsabilità di quanto può ancora succedere è mia. Con Andy Parsonn alle calcagna in un ospedale perennemente affollato, non è stato piacevole organizzare un ritorno senza imprevisti, viste le litigate che ho ingaggiato con medici, paramedici e infermieri per sapere lo stato dei miei ragazzi. Andy infatti, quell'infame, bloccava sul nascere ogni questione con i dottori, dicendo che ero sotto effetto di sedativi, cosa, oltretturro, non vera, poichè non mi sono fatta gran che io.
Mi reggo in piedi, sono in grado di intendere e di volere perciò sto bene... e non mi capacito perchè adesso Andy mi sta fissando in quel modo.
Cercando di non farmi vedere, lo fisso cercando di capire cos'altro voglia.
Passano i secondi.
I minuti.
Lui non dice niente, si limita a sorridere come un idiota.
" Dimmi, Andy"
Cerco di essere cortese.
Andy mi guarda, mi studia, mi fissa... e ride.
" Che c'è da ridere?!" urlo quasi, leggermente isterica.
" Ma no, niente. Il fatto è che mi piace guardarti. Mi ricordi molto mia sorella..."
Mi volto all'improvviso, non credendo alle mie orecchie. Allora è per questo che continuava a fare l'interdetto oggi. Gli ricordo una persona speciale ( probabilmente non incline alle risate... ).
" Ti ringrazio, è una bella cosa quello che hai detto" dico stringendogli un braccio fasciato dalla camicia bianca.
Andy si stringe nelle spalle, fissando il tappetto rosso dell'ascensore, arrossendo.
" Grazie a te, Evangeline" mormora e si avvicina di più, appoggiandomi una mano su una fianco.
Che carino. Se preso a piccole dosi e MOLTO raramente durante il giorno, Andy diventa tenero e romantico. Non certo come Teddy che non appena sente l'odore dalla mia pelle si trasforma in una piovra mutante.
Ci stacchiamo solo quando l'ascensore arriva a destinazione, ma di malavoglia. Fuori fa un freddo terribile, ma dobbiamo uscire dall'ospedale per caricare la mia valigia in macchina. Il caldo del suo corpo e del mio in quel cubicolo, era perfetto per scaldarci a vicenda.
Ma cosa vado a pensare???!
" Prima le signore" dice Andy aprendo la porta di dell'ospedale.
Molto intelligente davvero. Sarà anche carino, ma ha il cervello di Australopiteco.
Una folata di aria fredda mi gela il sangue non appena le porte si spalancano. Della neve mi finisce perfino sul naso e nei capelli.
Mi getto sulle porte in un baleno e riacchiappo la vita possente del poliziotto tra le mani, cercando di scaldarmi.
Andy ride.
" Ah,ah! Mi dispiace, non mi ero accorto che stava nevicando"
" S-Sei un-n deficien-n-n-..."
Andy mi abbraccia cingendomi la schiena con le braccia e appoggiando il mento alla mia testa. E' proprio un cretino, ma come termostato umano è perfetto.
" Meglio?" sussurra dai miei capelli.
Annuso l'odore della pelle del suo giubbotto.
" Meglio. Grazie"
Andy scioglie l'abbraccio, fissandomi negli occhi.
" Affrontiamo a colpi di valigia gli orsi polari?" mormora con un sorrisino che gli illumina lo sguardo.
Scoppio a ridere per la prima volta in una giornata, e insieme usciamo dall'ospedale stringendoci nei giubbotti e nelle sciarpe.
Quando siamo alla macchina, Andy, molto cavallerescamente, apre lo sportello del baule e infila la valigia e la mia borsa da solo, lasciandomi interdetta a guardarlo.
Si, solo certe volte riesce a essere carino.
" Hai dell'altro? Oh, grazie" mormora imbarazzato quando gli levo un po' di neve dal capppello.
" No, niente. Ti ringrazio" sorrido.
Andy si appoggia al porellone, guardandomi. Ha le guancie rosse per il freddo.
" Sai, è un peccato che la nostra conoscenza finisca qui. Mi sarebbe piaciuto passare un po' più di tempo con te, Evangeline"
Annuisco, facendo spallucce.
" Bè, io la prossima settimana ho 4 giorni liberi. E' la vigilia di Natale, magari possiamo vederci, se non hai da fare" ma ciò che dico si rivela la cosa peggiore che potessi inventare.
Andy si rabbuia all'improvviso, fissando i suoi scarponi da trekking coperti di neve sporca.
" Si, potremmo fare qualcosa assieme. Io non ho nessuno a casa, quindi..."
" Ma certo, ho capito" esclamo all'istante per evitare di fargli aggiungere altro.
Andy sorride in una maniera strana.
" Davvero non ti scoccia se passo il Natale con te? Non hai, che ne so, una... famiglia che ti aspetta a casa?"
Mi si stringe il cuore quando dice così. Vorrei chiedergli: e tu, Andy? Tu ce l'hai ancora una famiglia?, ma non lo faccio, grazie al cielo.
" Bè, pensavo di organizzare qualcosa per i ragazzi al carcere al mattino. Alla sera non posso stare perchè sempre che organizzino qualcosa fra di loro, non so... Alla sera sono libera. Parlo della Vigilia. a Natale torno giu a Milano dai miei"
Andy abbassa la testa e scalcia un po' di neve con un piede. Si, ci sta.
" Che ne dici?"
" Dico che sono un maleducato. Dovrei essere IO, il maschio, a chiedere un appuntamento, non tu!" dice alzando la voce.
Gli do un colpetto sulla spalla.
" I tempi cambiano"
Andy annuisce.
" Hai ragione"
Un lungo silenzio carico di tensione si insinua fra di noi. Solo il rumore degli spazzaneve, qualche secondo dopo, lo rompe. Sono io a parlare per prima.
" Allora, ci vediamo. Ho fissato la web cam sul pc, possiamo sentirci se vuoi"
Andy sorride.
" Si, ci sentiamo"
" Ciao"
Sto per andarmene quando, qualche passo
dopo, sento delle braccia muscolose che mi prendono da dietro per la vita.
" Andy, che fai?" mormoro voltandomi.
Il mio amico, dopo avermi guardato intensamente, dice:
" Scusa, è che non ti ho dato... il bacio d'addio. Posso?"
Sorriso appoggiando le mani sulle su sulla mia vita.
" Il nostro non è un addio"
" Lo so, ma sarebbe bello comunque" e mi passa un dito sulle labbra, accarezzandole.
" D'accordo, ma sappi ch..."


***


E' quasi bello rientrare nella hole dell'albergo dopo quello che è successo al parcheggio... Andy sa baciare davvero bene, ma non si ripeterà più che un ragazzo al di fuori di Teddy mi baci. E' stato terribilmente bello... mi batteva il cuore all'impazzata quando mi ha afferrato la testa con forza e mi ha stretta a se. Il suo giubbotto di pelle con tutti quei bottoni di ferro e laccett, mi faceva un po' male alle costole, ma è stato un dettaglio di poca importanza. Le nostre labbra si fondevano le une con le altre in modo più che perfetto. Non è stato un bacio puro d'addio. Era intriso della passione di Andy, che si è sfogata sulle mie labbra. Ne sono da una parte felice, ma dall'altra confusa. Sicuramente lui ha attribuito la risposta al bacio come un interesse che ho io personalmente nel suoi confronti e che va ben oltre l'amicizia. Ma così non va bene, perchè lo farei soffrire se si innamorasse di me. Io sto gia con Teddy. Lui è il mio ragazzo, io sono la sua donna, questo può cambiare ma non adesso che il nostro rapporto è diventato così... intenso.
Penso a lui, Teddy, e ha Andy insieme mentre varco la soglia della hole dell'albergo in cui, praticamente, vivo da quasi 4 mesi. Alex, il mio fattorino "personale" adetto alla manutenzione della mia stanza, mi corre incontro
sventolando una mano, abbracciandomi con trasporto.
" Ciao, Alex! Come stai? E' da un po' che non ci si vede"
Alex si illumina quando capisce che mi deve seguire. Gli offro la valiga con un sorriso timido.
" Scusa, ti faccio sgobbare oggi perchè ho la schiena a pezzi..."
Alex sgrana gli occhi celesti come due fari.
" Ma che stai dicendo, Evangeline?? Io sono qui per te, è il mio lavoro. Se non lavoro mi cacciano... gia che ci sei, dammi anche la borsetta, sta passando il proprietario di questa baracca..." mormora Alex, e prima che possa ribattere ha gia la mia borsetta in fra le mani ossute.
" Ehi, ma il direttore non era la donna che stava dietro al bancone? Quella della receptions?" rammento, richiamando alla memoria la donna gentile ma un po' frivola dal primo giorno a Viterbo...
Alex si sistema il gilet rosso e verde a quadretti mentre mi risponde.
" L'hanno cambiata. E' in pensione. Suo fratello ha preso il suo posto" spiega lui.
Il direttore dell'albergo passa poprio davanti a noi, ma io non lo vedo perchè mi giro per chiamare l'ascensore. Sento però Alex che stringe una mano con vigore e la sua voce cristallina che saluta l'uomo in giacca e cravatta davanti a se.
Ad un certo punto, sento per la prima volta la voce del direttore che ride ad una battuta di Alex.
Impossibile.
Il direttore ha una voce molto famigliare. Una voce che riconoscerei fra mille, perchè è impossibile per me dimenticarla. E' radica nella mia anima la sua risata potente e affascinante.
Oh, no...

Mi volto lentamente, proprio quando sembra che se ne stia andando, quando ho la certezza che è davvero lui.
E lui, mi riconosce subito.
" Richard" mormoro.
Mi sorride. Distolgo subito lo sguardo, piantandolo sul tappeto. Non sono mai stata capace di resistere al suo sorriso, alle sue labbra. Ho paura di non sapermi controllare anche se sono passati anni dal nostro ultimo... incontro.
" Evangeline, che coincidenza, anche tu qui?" domanda Richard con voce melodiosa, constringendomi a guardarlo.
Alzo lo sguardo. I suoi bellissimi occhi grigi mi sollevano 2 metri da terra, e mentre mi sorridono ancora, mi accarezzano il corpo con un'unica, fulgida occhiata.
" Sei cambiata, sei più bella, più donna"
Ok, devo dire qualcosa. Subito. Ma cosa??
Buon giorno prof!
Ah, sono più bella dopo 4 anni che non ci vedavamo?
Eheh... Lei invece è sempre un figo!
No, questa non è una buona idea.
" Grazie, prof. E' gentile" balbetto.
Richard Osburne, il mio ex professore di francese all'università, non che mio amante per una notte, è il direttore dell'albergo in cui sono stata per 4 mesi... e io per tutto 'sto tempo, non mi sono mai accorta che lui fosse il fratello della proprietaria. Ma che idiota!
" Sarebbe bello parlare un po'" dice Richard avvicinandosi ancora a me.
La vicinanza è tale che percepisco con chiarezza il suo profumo, e noto per la prima volta il suo abbigliamento troppo essenziale per un direttore d'albergo.
Richard, il bel Richard, dagli occhi grigi e i capelli corvini leggermente mossi, veste con un abito scuro, molto semplice. Vedo con sollievo, che porta i capelli un po' più corti di come li portava a scuola, sempre ribelli. E' più bello che mai. E' il contrario di Teddy, un angelo bianco caduto dal cielo e finito in una prigione. Anche Richard è un angelo... maledetto, caduto per disgrazia sulla terra per farmi soffrire, innamorare e piangere come non ho mai fatto con nessun altro.
" Magari, potremmo scambiarci le avventure dopo la nostra..." dice ancora lasciando la frase volutamente in sospeso.
Si accarezza il mento con una mano, sorridendo di nuovo.
" Che ne dici?"
" Si" è la mia risposta ( pronta ) di cui mi stupisco.
" Stasera?"
Adesso sono io che sorrido. L'ho colto di sorpresa. Richard è rimasto alla vecchia Evangeline Foster, quella che si innamora degli uomini maturi ed esperti come una sciocca.
Si ricompone alla svelta.
" Se non hai da fare, Evangeline..." ribatte.
" No"
" Perfetto. Alle 10 sul balcone della sala da pranzo?"
Balcone? Non ci sono mai stata, dov'è?
Chissene frega, non ho tempo di pensare a questi dettagli, me lo dirà Alex...
" Si, alle 10"











Ciao a tutte! ^_^
Vi sono mancata? Ovviamente no, anzi. Mi avrete sicuramente maledetto per tutto il tempo che ci ho messo ha scrivere questo capitolo, ma capitemi se vi dico che la scuola è un incubo! >.< Ci hanno caricato di compiti, verifiche e interrogazioni gia dal PRIMO GIORNO, e sono stata impegnatissima. E' stato
un rientro piuttosto traumatico per la sottoscritta, che era abituata a svegliarsi alle 10 ogni mattina e a fare colazione a letto... Comunque,
l'unico momento per aggiornare era alla sera alle 11, ma il mio letto era sempre più invitante del pc... La colpa è sua ù.ù

Personaggi:
Il carattere di Andy, avrete notato, è leggermente diverso da come lo avevo descritto nel capitolo precedente, poichè mi è sembrato molto simile a quello Teddy.
Il mio intento ( spero di esserci riuscita ) era quello di creare un ragazzo carismatico ma non troppo, divertente ma non troppo. Infatti, la sua doppia personalità di giorno e di notte, è la linea sottilissima che lo differenzia da Teddy, eterno romanticone. Leggendo vi accorgerete subito di ciò, ma se ci sono delle cose poco chiare, prego di farmele sapere ^_^ Commenti e suggerimenti in proposito saranno come sempre ben accetti =]


N.B.
Ringrazio le persone che hanno aggiunto questa fic tra i preferiti e le seguite ( siamo a quota 20! ).
Grazie di cuore, sono sempre più soddisfatta di questa fic!




Baci!
Laura

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Capitolo 16
*** Vacanze di Natale: L'amico/amante/professore ritrovato ***


dd
Vacanze di Natale: L'amico/amante/professore ritrovato


" Bè, è un po' faticoso. Stressante a volte. Ma..."
Mi asciugo le labbra sul tovagliolo cremisi. Richard alza lo sguardo.
" ... ma sono pur sempre degli uomini con precedenti seri, e difficili da tenere"
Richard annuisce, tagliando in piccoli pezzi il suo pollo alla griglia.
" Quindi? Nonostante sia faticoso, stressante e pericoloso a volte... tu rimani con loro?"
Lo guardo con un sorriso.
" Si"
" Perchè, Alexandra?"
Richard ferma la sua carneficina alla braciola. Mi scruta per diversi istanti, vagando con lo guardo sul mio volto paonazzo.
Accidenti, che imbarazzo... Cosa sta pensando di me? Che sono una alla quale piace il rischio con dei detenuti di massima sicurezza? Sono ancora un bambina allora, che non ha valutato bene le offerte della scuola, sicuramente migliori di questa?
La risposta:
" Bè, prima di tutto non ho avuto altra scelta, Richard. O facevo questo o ero fuori" rispondo con un mezzo sorriso.
Lui mi ascolta attentamente, mordicchiandosi il labbro inferiore.
" Inoltre, se riesco a completare con il massimo dei voti questo tirocinio ( ricordo che lo è - n.d.a. ) sarò ufficilmente pronta per gli esami, e potrò diventare un'insegnante a tutti gli effetti"
Richard annuisce di nuovo.
Si, la mia risposta gli piace.
" Ho capito" sussurra tornando a fissa la sua cena.
Riprendiamo a mangiare dopo qualche occhiata e qualche sorriso. In una di esse, mi soffermo di più a fissare la sua bellezza che aumenta con gli anni.
Lui, ovviamente, se ne accorge, e incatenando i suoi occhi grigi ai miei, mi priva della parola.
Abbasso la testa più imbarazzata che mai, scoprendo quanto siano ancora belli i suoi occhi. E quanto sia ancora capace di farmi girare la testa, dopo tutti questi anni.
Una cosa positiva, in un certo senso, è rimasta: noi ci capiamo al volo.
Ciò che più ci accumunava e univa, infatti, e alle volte era anche un modo per smascherare bugie e inganni, era quella della nostra sintonia a livello mentale. Io capisco quello che lui vuole, pensa e sta per dire. Lui sente e sa le stesse cose di me. E' come se parlassimo una lingua nostra, che nessun altro può comprendere. Una lingua fatta di sguardi e sorrisi, che 4 anni fa erano sfociati in amore.
Gia.
Ma su quello però, sull'amore, nessuno parlava la stessa lingua...
Decido di mettere da parte i miei sentimenti sopiti per il mio professore di francese, chiedendogli un po' di lui. Così cominciamo a parlare di quello che è capitato negli ultimi anni, e quello che deve ancora capitare.
Non sembra, non me lo sarei mai aspettato, ma Richard è molto più interessato alla mia carriera che alla mia vita sentimentale.
Strano. Quando stavamo insieme era super protettivo, super ossessivo. Voleva sapere sempre cosa facevo il sabato con le mie amiche, e non solo! Voleva avere il controllo anche su quello che girava per la testa ai suoi colleghi.
Una volta abbiamo fatto una gita, quando lui era in servizio all'università, e il prof di matematica e quella di storia volevano bere qualcosa da qualche parte. Ricordo che eravamo in uno di quei villaggi sperduti che si vanno a vadere nelle gite giusto per perder tempo... e faceva un freddo dell'accidente!
Io e i miei compagni volevamo seguire i prof., ma Richard no. Non voleva fermarsi perchè stava facendo buio e temeva di perdere la via. Ma d'altra parte come potevamo continuare a camminare se eravamo tutti stanchi e faceva pure freddo? Ci avremmo messo la metà del tempo se ci fossimo fermati e, sta di fatto, Richard litigò per il resto della gita con i prof. anche se avevano acconsentito a continuare!
Io e Alice ci facemmo una bella risata per la faccia tosta di Richard ma, in quor mio, pensavo di notte a un modo per infilarmi nella sua stanza e dare una sbirciata...
" Ma c'è qualcosa che non mi convince del tutto"
Richard appoggia le mani sul tavolo, spostando la testa di lato.
" Dimmi"
Lui esita.
" E' una domanda un po' personale. Quindi se non vuoi rispondere..."
" D'accordo"
Richard tira avanti la sedia facendola cigolare sul pavimento. Si avvicina talmente tanto, che posso scorgere senza problemi le pagliuzze dorate dei suoi occhi.
" Tu... insomma... ti sei affezionata a quelle persone? Parlo dei carcerati"
" Detenuti" lo correggo.
Richard alza gli occhi al cielo.
" Mi scusi. Detenuti. Ebbene?"
Si sporge verso di me ancora di più, avido di sapere il mio "segreto".
Faccio spallucce.
" Suppongo di si. Altrimenti non mi sarei fermata per così tanto tempo! Ormai sono... vediamo... quasi quattro mesi emmezzo che sono qui, eppure mi sto divertendo... e sto scoprendo cose nuove..." mormoro pensando a Teddy.
Si, lui è stata la migliore scoperta che potessi trovare.
Richard allora, con un sorriso da parte a parte, alza il bicchiere colmo di vino a me.
" Alla nuova docente di Francese" dice.
Arrossisco leggermente.
" Per la quale riserverò sempre un posto speciale nella mia scuola..."
I suoi occhi, alla luce delle candele, assumono una tonalità diversa, ammaliante.
" Grazie, lo terrò a mente" mormoro ancora più imbarazzata, ma sorrido.
Richard, notando il mio imbarazzo, allunga una mano dandomi un pizziccotto su un braccio.
" Oh no, Alexandra... grazie a te"
Lo guardo bere in poche sorsate il vino, e posare il suo bicchiere con grazia sul tavolo. Poi mi guarda, aspetta una mia mossa.
Non ho più nulla da dirgli. Mi ha promesso che mi accetterà a scuola. Che riserverà un posto speciale quando sarò al suo stesso livello. Mi basta.
" Caffè?"


***


I giorni che precedono il Natale sono quelli che preferisco in assoluto. I colori che ci sono nei negozi e per le vie del paese, sono ogni anno più belle, a Milano soprattutto. Milano vanta di decorazioni meravigliose. Non so se ci sono anche in altre città belle come queste.
Quando ero bambina, io e la mamma andavamo in centro e passavamo al setaccio tutti i negozi per cercare il regalo adatto a papà. Mi dispiacerà non poter tornare per la Vigilia e rinnovare questa tradizione, ma almeno il Natale lo passerò tutto con la mia famiglia. E rivedrò i miei amici. Rivedrò Alice!
" Cosa ti passa per la testa, Evangeline? Oddio, ma che schifo!"
" Eddai è solo un po' di gelato..." rispondo cercando di fermare la scia di gelato alla panna sulle mie mani.
Carlo mi guarda disgustato, arricciando le labbra. Lo fisso.
" Ne vuoi un po...?" dico allungando un braccio.
Carlo fa un salto all'indietro.
" Grazie, no. Nessuno si sporca come te con il gelato, Lin" mormora leccando il suo.
" Hai un fazzoletto?"
Carlo me ne porge uno a debita distanza.
Alzo gli occhi al cielo mentre lo afferro e mi pulisco.
" E' colpa mia se quell'interdetto non sa spalettare bene il gelato?"
Carlo scoppia a ridere, e corre avanti per buttar via il suo cono vuoto. Mi aspetta con le manone sui fianchi, e un sorriso smagliante. Sembra Andy...
" Sapeva benissimo fare le porzioni da 1.50, Lin. Il problema forse è che ci hai voluto mettere un po' troppa roba. Ahah!"
Ignorando le risate fragorose del mio amico poliziotto, mi giro dall'altra parte fingendo di non sentirlo.
Hanno aperto un nuovo negozio di dolciumi in fondo al viale che fa gelati, frullati, caffè, cappuccini, cioccolate e crepes da lasciarci gli occhi.
Carlo ed io ci siamo appena stati, e abbiamo preso due gelati taglia King Kong da paura! Il problema di queste "creazioni" però, oltre ad essere un peccato mangiarle perchè sono belle, è che te le servono in scodellini molto piccoli, e sproporzionati alla quantità di cibo. Se ne mettessero meno farebbero un favore alle mie mani sulle quali il gelato è praticamente colato tutto, lasciandomi a bocca asciutta.
Peccato, ma ci tornerò.
Alex è stato il primo nel paese a sapere di questo negozio insieme a Richard ( che oggi è arrivato in albergo con un completo verde scuro... ). Quando loro si sono messi al lavoro, io ero scesa per la colazione, ma Alex mi ha preceduta.
Io alla mattina svuoto le scorte dell'albergo. Figuriamoci se non accettavo di andare con lui in gelateria!
Mi sono infilata una felpa ( orribile ), e siamo andati insieme giu in piazza, divorando tutto cio che c'era come due morti di fame.
Ovviamente, era tutto buonissimo e dato che era il giorno dell'inaugurazione, c'erano miele, gelatina e marmellata gratis. Se volevi un caffè da portare al lavoro, te lo mettevano in un bicchiere di cartone marrone scuro, come quelli che si usano in Inghilterra o in America.
E' stato davvero divertente, peccato che sia una cosa che posso fare solo quando non devo andare al lavoro. Il servizio è un po' lento e se mi mettessi ad aspettare per la mia parte, arriverei in ritardo.
Il giorno della Vigilia ci porterò Andy, e porterò anche una porzione di frittelle con il miele ai ragazzi.











Ciao!
Allora questo capitolo è un capitolo, come li chiamo io, di passaggio, ovvero che la storia si "ferma" per riordinare bene i pezzi delle vicende ^^
Qui, in breve sostanza, Evangeline passa la settimana che precede le vacanze di Natale, perciò nei 2 o 3 capitoli successivi, anticipo, non si parlerà di Teddy, del lavoro, del carcere... ma di Evangeline e i suoi amici, ovvero Alex ( il suo "fattorino" personale in albergo ), Richard ( ex fascinoso prof di francese ), e ovviamente Carlo che non l'abbandonerà mai ^^

Il negozio che ho citato, ovvero quello con i dolci, i gelati le crepes e tutto il resto, non è una mia invenzione per fortuna! Un locale del genere esiste davvero nella mia città e l'hanno inaugurato proprio ieri mattina. Sono andata con una mia amica a vederlo e visto che per uno sciopero degli insegnanti a scuola avevamo tempo, siamo andate a fare colazione li! Si chiama Baci e Abbracci per chi possa interessare e il caffè nel bicchiere americano è fantastico! xD

Richard Osburne era il professore di Francese di Evangeline quando frequentava l'università. Nel testo ho scritto che Linlin partecipava alle sue lezioni ( hanno fatto anche un gita ), ma che non l'ha più visto dopo la loro rottura, ovvero da 4 anni. Quando Evangeline ha conosciuto Richard era al terzo anno di università, perciò per 2 anni e mezzo circa ha dovuto "sopportare" la vista del suo ex a scuola.
I due però si incrociavano praticamente sempre nei corridoi della scuola, ma non si parlavano ne si salutavano. La frase "non lo vedo da 4 anni" significa che non gli parlava e non lo guardava bene da 4 anni. Facevano finta l'uno dell'altro a scuola, e la situazione è rimasta tale fino a quando Evangeline non ha incontrato Teddy e se ne è innamorata =]
Oggi, però, Richard è cambiato, si è fatto una vita e non è più geloso della sua studentessa, anzi! Per dimostrarle che non è più innamorato di lei, le ha offerto un posto nella scuola, proprio per dimostrarle che tra loro potrà esserci semplice amicizia =]

Il prossimo capitolo sarà una sorpresa! Non anticipo nulla, poichè è ancora in fase di produzione... =P

Alla prossima,
Laura

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Capitolo 17
*** Vacanze di Natale: Addio, Bryan ***


Cap. 17 Vacanza di Natale:
Vacanze di Natale: Addio, Bryan


" Stai passando delle belle vacanze?"
Bryan cammina più lentamente, quasi più piano di me.
Non vuole perdersi neanche un secondo del nostro ultimo incontro.
Ci stiamo lasciando, si, ma abbiamo ancora il coraggio di guardarci in faccia e scambiarci quegli sguardi che solo noi riuscivamo a decifrare. L'intesa che c'era un tempo però, quella che dava pepe alle nostre fugaci occhiate, è sparita come un fumo nero che al suo passaggio non lascia altro che terra bruciata.
Bryan e io, però, siamo adulti e sappiamo come affrontare nel migliore dei modi una separazione, per quanto possa essere dolorosa.
Stiamo camminando per le vie deserte di Viterbo, da soli. E' il giorno prima della Vigilia.
Che bel giorno che abbiamo scelto... ricorderemo questo Natale come il peggiore che abbiamo trascorso.
E fa freddo. Un freddo di quelli che ti gelano fin nel midollo. Non basta il pessimo tempo a mettere ansia, e forse anche fretta per sbrigarsela prima, a quello che uno dei due presto o tardi dirà. Io stessa sono nervosa per alcune faccende. Ma è un'altra storia.
" Come possono essere belle le mie vacanze?" mormora Bryan infagottato come un bambolotto nella sua sciarpa scarlatta.
Lo guardo accennando un sorriso triste. Gia, come possono essere belle se stiamo rompendo?
Sicuramente avrebbe voluto passare il Natale con me davanti al camino a bere champagne e fare festa con Alice e Paul. Ma loro non ci sono. Nessuno dei miei amici c'è, ma è meglio così.
Se fossero venuti anche Alice e Paul a spalleggiare un po' me e un po' lui, non ci saremmo mai cavati dall'impiccio. Conoscendoli, sarebbero stati dietro a un albero a spiarci tutto il tempo per vedere chi dei due cedeva prima o chi reagiva peggio alle parole dell'altro.
Ringrazio il cielo che non siano qui, mentre mi fermo in mezzo alla Piazza pricipale del centro.
Bryan non sente più i miei passi che fanno eco ai suoi sulle pietre rettangolari dell'asfalto. Sente che non sono più al suo fianco, sente che non sono più sua.
Si gira lentamente, le mani nelle tasche del giubbotto, fissandomi in attesa.
Prendo un respiro profondo, avvolgendomi nella sciarpa, e comincio.
" Sappiamo tutti e due perchè siamo qui, Bry" esce dalla mia bocca tutto d'un fiato.
Quasi mi sorprendo dalla facilità con cui ho pronunciato la frase più odiata dalle coppie.
" Se vuoi, se ti sta bene, parlo per prima per... spiegarti, per farti capire insomma..."
Bryan mi fissa per qualche secondo.
Prima che abbassi lo sguardo e annuisca con dolore, noto chiaramente la scintilla del suo amore sparire, e annegare nel blu dei suoi occhi.
" Non ti interromperò, Ev" sussurra scalciando via un sasso.
Il viso di Bryan è contratto dal dolore. Sa gia cosa sto per dire, cosa voglio fare. Ma quello che gia sa, è anche ciò che non vorrebbe sentire.
Mi dispiace, Bryan, ma non posso mentirti ancora. Ti farei soffrire il doppio di quello che stai e mi stai facendo patire. Perchè siamo uguali noi due. Il tuo dolore è il mio, lo so, ma faresti lo stesso per me. Ti comporteresti allo stesso modo se fossi stato tu a tradirmi. E io ti ho tradito. Con un mio alunno. Sono io che devo parlare per prima, scusarmi e farti capire. Cercherò di farlo nel modo meno doloroso possibile, lo giuro.
" Noi ci siamo persi di vista per molto tempo. Sono 4 mesi. Ne abbiamo passate tante insieme..."
Bryan non mi guarda, ma ascolta.
" Il tempo e la distanza, però, non c'entrano nulla con la mia decisione. Io non sono più innamorata di te"
Bryan rimane in silenzio per un minuto intero, prima di di dire qualcosa.
Non rompo il silenzio che ha creato però, non voglio mettergli fretta.
" Ti conosco molto bene, Evangeline" dice all'improvviso, alzando lo sguardo dalle sue scarpe.
" Ti conosco abbastanza da non voler sapere i motivi della tua scelta. So gia che sono più che validi. Ma se permetti, voglio dirti io una cosa..."
Stupita della calma improvvisa che ha trovato, e della risposta tutt'altro che prevedibile, sorrido debolmente e annuisco alla sua proposta, ascoltandolo con attenzione.
Bryan mi si avvicina con passo lento ma sicuro, e, a un palmo di naso dal mio viso, mi scosta una ciocca di capelli. Sorride quando lascia due baci sulle mie guancie e ripone con cura i miei capelli dietro un orecchio.
" Sappi che se avrai bisogno di me, io ci sarò. Per qualunque cosa sarò li per te"
" Grazie, Bryan. Me ne ricorderò"
La tentazione di Bryan sarebbe quella di baciarmi. Facevano sempre così quando io dovevo partire per le vacanze, o quando non ci saremmo visti per molto tempo.
Il mio ex ragazzo, scioglie il nostro ultimo abbraccio facendo scivolare via le mani dai miei fianchi.
" Ci vedremo, forse, quando tornerai a Milano"
Annuisco.
" Magari ti faccio un fischio" rispondo con un sorriso.
Bryan ricambia, ma in modo molto più malinconico.
" Ciao, Ev"
Bryan si volta, camminnando a passo svelto verso la stazione, lontano da me. Lo saluto mentre è girato e non può vedere le mie lacrime formare dei solchi sulle mie guancie rosse per il freddo.
Non sarò più attratta da lui, ma non significa che non rimanga male per la nostra separazione. Avere un ragazzo accanto significa avere amore e protezione da una persona importante che tiene a te in maniera speciale. La mancanza di Bryan la sentirò, anche con Teddy accanto. Il primo amore non si dimentica mai.


***



" Hai fatto quello che pensavi fosse giusto per non farlo soffrire. Questo basta, no?" dice Carlo tirando dalla mia sigaretta, guardandomi.
Mi stringo di più le ginocchia al petto.
" Non so.... Ma d'accordo, ammettiamo che adesso stia meglio; ciò non toglie che gli passerà in fretta. Insomma, per me che l'ho tradito, l'ho vissuta in modo diverso. Per lui è stato tutto in un colpo! Non mi sono nemmeno spiegata bene, forse..."
" Oh, Lin...!"
La voce, accompagnata da un'arruffata di capelli, è quella di Alex, che, con il suo completo verde intero da viaggio, tipico tedesco, scende i primi 3 gradini alzando gli occhi al cielo.
" Non ti angostiare per cose che non esistono, Lin. Sono sicuro che Bryan l'ha presa bene"
" Eh!" gli faccio eco io riprendendo la sigaretta dalle mani di Carlo.
" Direi di no invece! L'ha presa malissimo... Mi sono sentita una... una... merda"
Sospiro angosiata sulla salute mentale del mio ormai ex ragazzo, che è partito da circa 4 ore da Viterbo. Carlo e Alex stanno per partire per le vacanze di Natale anche loro, anzi. Alex mi saluta mi questo istante, baciandomi le guancie con un sorriso.
" Stai bene, Lin. E non preoccuaparti troppo per lui. Tutto si sistema e supera. Ci vuole del tempo, ma si supera"
Caro Alex... sempre pronto a dispensare fiducia e sicurezza.
" Cercherò. Fammi sapere qualcosa, non voglio perdermi il Natale tedesco in video chat!"
" Ahah! Magari si. Ti porterò i file quando torno, così ci facciamo due risate. Se ci sei anche tu, Carlo, mi farebbe piacere..."
Con un movimento d'anche da orso bruno, e una bella sistemata al panciotto ( inteso come la pancia in modo affettuoso^^ n.d.a ) che penzola dalla cintura, Carlo stringe la mano al fattorino con vigore, promettendo la sua partecipazione.
" Bene. Io rientro, comincia a far freddo" mormoro sfregandomi le mani.
" Al dopo Natale, ragazzi, godetevi le vacanze"










Hola lettori! ^-^ Come procede l'inverno da voi?? Da me male, anzi malissimo... .____________.° A Milano fa un freddo polare nonostante le innumerevoli stufe sparse per l'appartamento e i caloriferi a mille... Preferisco di gran lunga l'estate, senza fili di prolunghe per il pc dove inciampare... Va bè, sopravviverò! :P

Dunque, avevo in programma di inserire prima nella storia questo capitolo, vista l'importanza. Ma se avessi anticipato i tempi sarebbe stato tutto troppo frettoloso. Non era il caso, a mio avviso. Anche se in maniera molto ridotta, si parla anche del moroso ( non più ) ufficiale della protagonista in questa fic, perciò anche Bryan merita un posto da protagonista in un capitolo.
Giudicate voi! ^-^

Nel prossimo capitolo... Andy e Evangeline festeggeranno la Vigilia insieme. Ok, non siamo ancora in periodo natalizio, ma le cose che accadranno in carcere sono molto più interessanti, secondo me, che le vacanze di Evangeline dove succede poco e niente, ma per le quali Andy sarà MOLTO importante...

Alla prossima!
Laura

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Capitolo 18
*** Vacanze di Natale: Una bevuta? ***


Cap. 18
Vacanze di Natale: Una bevuta?


" Quante sono?"
Andy sfruga per qualche secondo, affondando la testa nel sacchetto per vedere bene. E' mezzanotte passata, fa freddo, e non si vede a un palmo di naso. Ed è la Vigilia di Natale.
" Sono 7 in tutto. Un bel numero!" dice trionfante emergendo come un sub dalla borsa.
Io, tutt'altro che entusiasta, gli strappo il sacchetto di mano, ricontando. Dev' esserci sicuramente un errore, non è possibile che ne abbia prese 7! Non bevo in questo modo, a meno che... Aspetta un attimo...
" Andy...?" faccio mettendo le mani sui fianchi fasciati dal mio vestito rosso.
Andy fa finta di non sentirmi e pianta gli occhi sulle sue scarpe.
" Non è che per caso hai aggiunto qualcosa tu? Io non ho pagato per 7 ma per 3, mi ricordo, ci siamo appena stati dal vinaiolo* giu al ponte. Hai aggiunto tu il resto vero?"
Apro bene il sacchetto in modo che quel furbetto possa vedere ciò che i miei 10 euro non hanno mai pagato.
Andy da una sbirciata veloce al contenuto, sbuffando e facendo spallucce.
" Si... be... può essere che io abbia aggiunto qualcosa..."
L'espressione contrariata sul mio viso dev'essere molto eloquente, perchè aggiunge in fretta:
" ... ma è solo per dare un tono alla serata! Renderla più viva! Cioè... insomma... che festa di Natale è se non si beve quel goccio in più?"
Mi avvicino pericolosamente e a grandi passi verso quel polizziotto che di legge se ne intende proprio poco. Apro il suo giubbino ficcando dentro 2 delle bottiglie che ha preso in più.
" Che stai facendo, Evangeline? Significa forse..."
"... che non possiamo entrare in hotel con degli alcolici? Si, esatto!"
Andy chiude in fretta il cappotto, affondando nella sciarpa fino alle orecchie. Fa davvero freddo, ma se vuole farmi passare dei guai solo per rendere la serata più movimentata, soffrirà con me.
Andy si offre di portare il sacchetto visto che le bottiglie pesano più del normale, ma tengo tutto stretto a me.
" No, le tengo io. In hotel non passeremo inosservati nemmeno nascondendo tutte le bottiglie, tanto vale farne vedere un paio. Ho gia la scusa pronta, ma forse, con il casino che ci sarà, non ce ne sarà bisogno"
Andy, inaspettatamente, mi prende per un braccio baciandomi su una guancia. Rimango basita per un po' per un gesto tanto avventato,  ma poi decido che è meglio non pensarci. E' la Vigilia di Natale, mi devo divertire!
Entriamo di soppiatto nella hole dell'albergo ma, c'era da immaginarselo, il frastuono è tale che nessuno si accorge della nostra fuga su nella mia stanza. Solo Richard bussa per farmi gli auguri, ma Andy trova il tempo di nascondere tutte le bottiglie ( e se stesso ) sotto il letto.
" Buon Natale, allora. Sicura che non vuoi unirti a noi?" dice con dolcezza.
Richard indossa un'abito grigio con un papillon nero, lucido come le scarpe. Ha i capelli pettinati con cura all'indietro, esattamente come li portava a scuola. La sola diversità è che sono brizzolati e gli danno un'aria più sofisticata. Non mi stupisco più di quanto sia bello il mio ex professore, ormai la sua presenza in hotel è qualcosa che posso superare.
" Grazie, no. Sono stanchissima e ho mangiato troppo..." rispondo sorridendo.
Richard ricambia il sorriso, annuendo divertito. Mi lascia una carezza su una spalla nuda quando dedice di allontanarsi e tornare alla festa.
Seguo con lo sguardo i suoi movimenti e la camminata fluida verso le scale, finchè non vedo con la coda dell'occhio un paio di mani che chiudono la porta.
Mi volto per affrontare l'oggetto della mia dannazzione ( per stanotte ). Andy mi guarda serafico dall'alto del suo metro e ottanta, con le braccia che quasi cingono le mie. Le mie spalle scoperte cominciano a sentire il freddo della porta alla quale sono spiaccicata tanto Andy mi sta addosso.
" Allora? Cosa facciamo?" mormora con un sorrisetto.
Dopo un po' mi accarezza un braccio con una mano. Andy parte dalla spalla, spostando per un secondo lo sguardo sul mio decoltè in bella vista ( non l'ho fatto apposta, è il vestito che è così :P ).  Arriva al gomito, tracciando dei disegni con un dito. Scendendo, si ferma alla mia mano che sfiora la maniglia della porta chiudendola a chiave con uno scatto.
Andy alza lo sguardo verso il mio, capendo forse qualcosa di troppo dal mio gesto.
" Sai ballare?" esclamo svelta prima che la situazione diventi imbarazzante.
Andy ci pensa un attimo, abbassa lo sguardo, lo rialza verso di me.
Intreccia le sue dita tipide alla mie, trascinandomi all'interno della stanza. Quando siamo vicini al letto, alza la mia mano stretta alla sua e la bacia.
" Ovviamente si. Ho seguito anche un corso di latino americano qualche tempo fa.."
Mi viene da ridere mentre ci mettiamo in posizione per quello che sarà un ballo lento e "stretto" ( ovvero saremo appiccicati come calamite ).
" Ma non mi dire.."
Metto una mano sulla spalla di Andy, sorridendo.
" Gia."
Balliamo per qualche minuto in silenzio senza musica, solo con i nostri respiri a farci compagnia. Dopo un po', Andy prende l'iniziativa e mi avvicina a se appoggiando le mani ( bollenti ) sulle mie anche.
Per star comoda ( e per rendere tutto più facile ), appoggio la testa a una sua spalla, dondolando lentamente.
Ridacchio all'improvviso, ma Andy non ci fa caso, preso com'è dall'osservare il "complicato" meccanismo che fa scattare la cerniera del mio vestito sulla mia schiena.
Che roba, questo ballo lento e romantico non ha niente a che spartire con il "ballo" scatenato e frettoloso di Teddy. Mi torna in mente quando mi ha fatto fare il giro della morte giu nelle sua cella, o quando mi ha baciata per la prima volta sul tetto del carcere. Momenti magici che non vedo l'ora di riavere.
" Grazie per aver passato il Natale con me" dice all'improvviso Andy rompendo il silenzio.
Io sorrido dalla sua spalla.
" Grazie a te per essere venuto. A Natale dovrò tornare dai miei. E' un peccato che tu non possa stare anche domani"
Andy si ferma di botto e quasi scivolo sul pavimento.
Mi aggrappo d'istinto al suo collo e lui ( compiaciuto d'avermi così vicina.. .--. ) mi sorregge stringendomi a se.
" Scusa" sussurro.
Andy annuisce perdendosi nei miei occhi. Il suo sguardo vaga ancora sul mio corpo.
" Cosa guardi?"
" Guardo te. Sei bellissima" mormora.
Andy pronuncia l'ultima parola con una dolcezza che mi scioglie e le mie guance prendono fuoco. Non contento di avermi sia lusingata che stupita, avvicina di più il suo volto serio al mio cercando le mie labbra.
Lo respingo delicatamente, allontanando con una mano la sua bocca invitante. Avevo promesso che non avrei mai più osato con lui, e manterrò la promessa.
Andy si sposta da me, abbracciandomi un' ultima volta svelto. Poi, si toglie la giacca e la cravatta gettandole sul letto. Con un sorriso, prende una bottiglia e due bicchierini di cristallo dal sacchetto alzandoli come trofei verso l'alto.
" Una bevuta prima della fine della Vigilia?" dice ridacchiando.
Che furbo. Ecco perchè si è spogliato... Vuole essere il meno vestito possibile per la sbronza che prenderemo. Magari ci scappa la scopata, eh, Andy La Volpe?
" Buona idea" dico stando al gioco, levando tutto ciò che potrà essermi d'intralcio come scialle, orecchini e tacchi.
Andy mi osserva con gola mentre versa il vino nei due bicchieri.
Me ne allunga uno poco dopo.
" Alla nostra... amicizia" dice con una punta di amarezza nella voce sorseggiando il vino.
" Alla nostra amicizia. E che possa durare per sempre" aggiungo.
Andy annuisce e beve in silenzio.


***


I festeggiamenti sono durati fino a tarda notte, quando io e Andy ci stavamo rincorrendo per la mia stanza e bevavamo come alcolizzati. Che irresponsabili, per giunta non mi ricordo niente! Gli effetti della sbronza sono terribili, chissà cosa diavolo ho combinato...? Non che la sua presenza non mi abbia fatto piacere, avrei passato il Natale da sola con il mio ex prof e non sarebbe stata una buona idea. Temo che Richard abbia dei sospetti per come ho concluso io la mia serata perchè i rumori provenienti dalla mia stanza, sono sicura, si sentivano anche giu da basso.
Io e Andy abbiamo fatto un gioco interessante. Dovrò proporlo a Teddy quando ci vediamo.
In poche parole, avevamo a disposizione 3 tipi di vino, del cibo preso dal frigo bar e il Lime ( tipo di limone verde più dolce. Provatelo ;) n.d.a ).
Il gioco consisteva nel bere prima un sorso di vino, tenerlo in bocca per 5 secondi e mandarlo giu. Il sapore del vino si mischiava a quello del cibo che, a turno, uno doveva scegliere e spargersi su qualche parte del corpo... Ad esempio, Andy ha scelto il collo, quindi io dovevo prima bere e poi leccargli il collo per prendere il sale che si era messo... Non è finita. Alla fine, bisognava mangiare uno spicchio di Lime però lo spicchietto doveva essere mangiato sulla parte del corpo di prima, ovvero dove prima ci stava il cibo.
Ricapitolando: ho dovuto bere e leccare del sale misto al Lime sul collo del mio amico. E' stato divertente, ok, ma forse abbiamo esagerato un po' verso la fine...
Adesso è mattina. Natale. Andy dorme beato abbracciato a me sul mio letto e tra poco dovremo partire per mete diverse. Io dai miei genitori, lui per casa.
Il pensiero di dovermi fare una doccia alle 10 della mattina per andare in stazione e prendere il treno mi fa girare la testa. Mi godo ancora un po' il tepore che trovo vicino a Andy e richiudo gli occhi.










Salve!
Dunque, in questo capitolo ho riassunto in breve sostanza in cosa consiste e consisterà il rapporto di Evangeline e Andy: amicizia. Semplice amicizia ( non posso dire pura perchè alla Vigilia sono stati tutt'altro che puri... xD ). I giochi, gli scherzi, le speranze di Andy di avere qualcosa di più, sono "fasi" che, a mio avviso, attraversano tutti i grandi amici, soprattutto tra maschi e femmine.
Il gioco del vino-cibo- Lime è un'invenzione della mia migliore amica che, per rendere più movimentata una serata passata con me, il suo ragazzo e il mio, ha deciso di provare questa cosa tutt'altro che divertente ( si cadeva nel volgare facilmente, non lo consiglio se volete divertirvi. A me personalmente ha quasi rovinato la serata ).

Nel prossimo capitolo parlo in generale della visita a casa dei genitori di Evengeline, visto che è una parte, ammetto, piuttosto noiosa e poco interessante. Parlerò soprattutto del rientro al carcere, delle "vacanze" dei detenuti, e ovviamente DOPO 2 SETTIMANE DI ATTESA i protagonisti si incontreranno di nuovo =)

Alla prossima!
Laura

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Capitolo 19
*** Con me, per sempre ***


Cap. 19
Cap. 19  Con me, per sempre


Le emozioni sono le stesse. Identiche agli odori e alla gente che passa per i corridoi il giorno che sono arrivata.
Il mio rientro in carcere è un trauma. I miei alunni si presentano in classe con una maschera di ferro e non mi salutano. Non un sorriso, un cenno, nemmeno un segnale che mi permetta di capire che ci sono con la testa e non solo con i loro corpi statuari. Non mi vedono, è il termine adatto.
Harry è l'unico che guarda verso di me mentre prende posto. Mi guarda di sfuggita però, come se avesse qualcosa da nascondere... o teme che presto verrà fuori. Nott, Gregory, Vince e tutti gli altri siedono imperturbabili nei banchi e nemmeno respirano.
Non posso far finta di non vedere tutto questo, e penso di averne una vaga idea. Meglio affrontare subito l'argomento.
Sto per aprire bocca quando noto una paricolare che mi era sfuggito. Ero così presa dall'osservare il comportamento dei ragazzi, che mi sono dimenticata di Teddy. Non l'ho visto entrare, non era insieme agli altri.
Accidenti!
Mi alzo facendo vibrare la sedia apposta. Alcuni carcerati alzano lo sguardo per capire le mie mosse. Uno di loro è Harry che mi sorride debolmente prima di interrompere uno sguardo durato un secondo.
Mi appoggio alla cattedra cercando di nascondere il nervosismo che mi pervade.
" Qualcuno... qualcuno sa dov'è Teddy?"
Il mio mormorio, si trasforma in un urlo e i ragazzi sobbalzano per lo spavento.
Sgrano gli occhi anch' io allibita dalla mia voce alta di un ottava di troppo. Non ho fatto apposta, anzi. Sono sicura di non aver urlato.
Guardando bene la classe, scopro che è diversa, cambiata. Le telecamere di sorveglianza sono raddoppiate, c'è nè una in ogni angolo del soffitto. Dai banchi sono spariti i segni di biro e pennarello, la lavagna alle mie spalle è sparita. La mia voce rimbomba con un eco insopportabile, perchè il soffitto è stato rialzato di due metri in più.
Le facce dei miei ragazzi sono terribili quando capiscono che ho capito.
" Ragazzi, che sta succedendo? Perchè la sorveglianza è raddoppiata? E la lavagna? E dov'è Teddy?"
Qualche secondo di silenzio precede la voce del più coraggioso del gruppo. Più coraggioso anche di me. Temo la sua risposta, ma nello stesso tempo so gia di saperla.
" Teddy ha cercato di fuggire l'altro giorno dalla sua cella, prof.. Voleva vedere i fuochi artificiali la notte di Natale. Qui a Viterbo è come un rito. I fuochi si fanno più a Natale che a Capodanno. Forse, li avrà visti anche lei"
Harry rimane in piedi quando finisce il discorso, in attesa di rivelare dell'altro. Si è accorto anche lui che Teddy è il mio preferito? Probabilmente si. Spero solo che non abbia capito anche dell'altro..
" C'è altro, Harry?" domando.
Harry annuisce, i pugni serrati, quasi rabbioso. Tutti guardano me e Harry avidi.
" Hanno punito Teddy stamattina. Adesso è nella sua cella. Penso che gli abbiamo vietato di seguire le sue lezioni"
" Che bastardi!"
Vince batte un pungo sul tavolo sputando in terra. Fa una battuta che trova eco qua e la per la classe. Io non rido.
" Per quanto tempo?" domando a Harry, che non si è scomposto un secondo.
" Una settimana" dice lui.
" E poi?" incalzo.
Harry scrolla le spalle fingendo noncuranza di fronte ai compagni, ma è evidente che la reclusione forzata del suo amico lo fa soffrire.
" Poi basta" mormora.
" Tornerà forse"
Vince, una fila dietro a Harry, lo tira per la manica della maglietta in malo modo, ed esclama:
" Si, però devi ammettere che ci è andato molto vicino! E' stato solo sfortunato. Certo con te come assistente era prevedibile..."
" Vince non parlare a questo modo" lo rimbecco saltando giu dalla cattedra.
Una rissa è meglio evitarla, soprattutto oggi che sono rientrata dopo settimane.
Harry, tuttavia, non accenna nemmeno a reagire. Continua a tenere gli occhi fissi su di me, come se la colpa di quello che è successo a Teddy fosse mia.
" Hanno sbagliato entrambi. Ma come mai non hanno punito anche te, Harry? Non voglio essere polemica, è solo una curiosità"
Harry scrolla di nuovo le spalle ostentando di nuovo sicurezza.
"Sei... fuggito?"
Un coro di fischi, risate e pacche ironiche sulle spalle di Harry, riempiono la classe. Vince urla qualcosa ma non riesco a sentirlo ( per fortuna ). Harry abbassa lo sguardo mortificato, ma sembra che l'umiliazione non lo abbia scalfito di un grammo.
" Silenzio! Tutti quanti!"
La mia voce sovrasta il frastuono qualche secondo dopo, e tutti tacciono ai loro posti. Vince ridacchia ancora tappandosi la bocca con le mani per non scoppiare.
" Ho fatto una domanda. Vorrei una risposta senza tutto questo casino"
Li guardo. Silenzio.
" Bene. Harry? Puoi rispondere?"
Harry alza di nuovo lo sguardo, neutro.
" Non sono fuggito prof.. Io ero più distante da Teddy perchè voleva che gli coprissi le spalle. Mi hanno preso e chiuso nella mia cella a insaputa di Teddy. Puntavano a lui, non a me. Non ho potuto fare niente se non aspettare"
" Si, aspettare come un vigliacco!"
Harry si vota di scatto verso Vince ribaltandogli addosso il banco con una mano con ira. Tutti fanno un balzo indietro, me compresa, quando i due intraprendono una lotta in mezzo alla classe. Vince si alza a stento, cercando di levarsi dalle spalle Harry che lo bracca da dietro con le braccia, ma non ci riesce.
" Basta voi due! Harry smettila! Vince lascialo! Nott, per l'amor del cielo, smettila di pomiciare con Gregory e chiama la sorveglianza!"


***


" Volevo vederti la notte di Capodanno. Da quella finestrella si vede di tutto... Pensavo che saresti uscita e passata per il centro, ma tu non c'eri"
Non mi consento più di entrare nelle celle dei ragazzi. Questione di principio, mi ha detto un sorvegliante con la faccia storta, scortandomi dove stava Teddy.
" Non abbiamo il permesso noi di entrare li dentro..."
Che scortesia. Stupido poliziotto maschilista. Cosa c'entra se sono una donna? Loro hanno più rispetto per me che di tutti quegli uomini in divisa blu.
Comunque sia, mi hanno dato il permesso solo di parlare con Teddy e vederlo per qualche ora. Ovviamente fuori cella. Mi hanno dato una sedia, e lasciata da sola con lui.
All'inizio il sollievo nel vederlo non troppo turbato per le feste passate lontani l'uno dall'altra, è stato forte perchè pensavo ( e avevo in un certo senso sperato ) che mi rinfacciasse tutte le sue disgrazie, incolpandomi del fatto che non sono venuta a trovarlo neanche una volta. Mi sono sentita un verme quando me l'ha fatto ricordare, ma ovviamente, come al solito, mi ha scusato perchè non avrei avuto comunque il permesso di salutarlo. Lui aveva cercato gia altre volte di arrivare a quella dannata finestrella per cercare di vedermi, ma non lo avevano mai punito. Il colpo la notte di Capodanno è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
" Mi spiace per quello che stai passando" mormoro stringendo le sue dite sulle sbarre della cella.
" Dovrei esserci io li dentro e non tu. Non sono mai venuta!" e rompo il contatto con le sue mani.
Teddy sorride spostandosi i capelli biondi dagli occhi.
" Non saresti passate comunque, Lin! Non preoccuparti, tanto ne ho passati di Capodanni in solitudine..."
" E' proprio questo il punto! Noi due stiamo insieme ma io me ne sono sbattuta altamente. Sai Teddy" sussurro.
Teddy spalanca gli occhi azzurri incalzandomi. Gli sorrido.
" Certe volte mi chiedo se siamo davvero fatti l'uno per l'altra. Se siamo destinati a stare insieme"
Teddy si passe le mani nei capelli in modo teatrale.
" Io credo che lo scopriremo quando uscirò di qui" dice.
" Mancano pochi mesi ormai! Capisci! Potremo stare veramente insieme! Andremo insieme al cinema, ci baceremo in santa pace, scoperemo tutte le notti..."
" Ehi!"
La mia mano manca di poco la sua guancia.
" Vabbe, forse non tutte, ma la maggior parte..."
" Ma! Teddy accidenti, pensi a scopare ancora prima di averne la possibilità!"
" Bisogna pensare in grande, ricordi?" dice ammiccando dondolandosi sulla sedia.
" No, non me l'hai mai detto questo.."
Rimaniamo in silenzio per un po', fissandoci e giocando l'uno con le dita dell'altro distrattamente. Il ticchettio dell'orologio alle mie spalle scandisce il tempo dei nostri sospiri annoiati. Non possiamo fare niente se lui è chiuso in cella e io sono fuori. Ora che ho la possibilità di vedere di più Teddy, succede di tutto maledizione.
Cos'altro posso dirgli? Pensiamoci.
" Cosa farai una volta che uscirai di prigione?" gli chiedo di getto, per curiosità.
Teddy alza lo sguardo verso di me e sbatte un paio di volte le ciglia bionde come se non mi avesse sentito.
" Perchè questa domanda?" chiede.
Faccio spallucce.
" Non so, per sapere. Hai detto che la prima cosa che faremo insieme sarà farci una bella scopata.."
Abbasso lo sguardo.
" E' davvero così? Cioè, pensi che noi staremo ancora insieme una volta che sarai fuori?"
Teddy sembra spaventarsi. Fa un balzo indietro e per poco non si ribalta dalla sedia.
" Pensi che noi non riusciremo a superare la prigione? Pensi che tutto questo" sussurra guardandosi intorno " possa... dividerci?" 
Io so gia la risposta a questa domanda, ma butto tutto sul ridere.
" Be se continuerai a farti bastonare la schiena per delle sciocchezze, credo proprio di si!"
Teddy ci pensa per qualche secondo, poi comincia a scherzare anche lui. La sua faccia però non mi piace per niente. Ha il tipico sguardo di qualcuno che vuole fregare chi crede di essere ancora più furbo..
" Ok. Mi metterò d'inpegno per non farmi più bastonare la schiena. Promesso" dice alzando la mano a mo di giuramento e l'altra sul petto.
" Ok. E quindi?"
I suoi occhi azzurri brillano nei miei di una luce che non conosco. Mi stringe le mani come fossero funi che lo salvano dal precipizio.
" Ma, se noi riusciremo a superare i pochi mesi che mi rimangono da stare in questo cesso... Ci sposeremo"
Il mio cuore perde un colpo. In un istante, tutto quello che avevo immaginato per il mio futuro, si spacca come un bicchiere di cristallo. Ma le schegge non creano caos e disordine: formano l'immagine mia e di Teddy che viviamo insieme circondati da due bambini con gli occhi verdi e i capelli ricci color del grano. Teddy in abito blu scuro affiancato dai testimoni di nozze. Mio padre che mi accompagna all'altare e il momento nel quale il mio sposo alza il velo bianco sul mio volto e mi bacia, giurandomi fedeltà e amore per sempre.
" Evangeline, mi sposerai... quando sarà il momento?"
Cercando di scacciare via le lacrime che minacciano di scendere copiose, mantengo una voce ferma ma rassicurante.
" Si."
Teddy sgrana gli occhi, sorride mi guarda. E' felice, l'ho reso felice finalmente, nel modo che ho sempre desiderato. Voglio vederlo felice per tutta la vita. Con me, per sempre.











Uff! Le vacanze di Natale ci volevano, ho avuto un po' più di tempo per aggiornare ( anche se perennemente in ritardo @.@ ).
Insomma, Evangeline e Teddy si sposeranno ma non prima che il bel biondo esca di prigione. Tuttavia, per chi ancora non lo sapesse, i matrimoni tra persona libere e prigionieri, sono permessi davvero oggi, ma ho deciso di scartare questa possibilità per il fatto che vorrei parlare un matrimonio diverso da quelli che normalmente si vedono. Non ho ancora in chiaro dove e come si sposeranno Teddy e LinLin, perciò fatemi sapere il vostro parere ;)

Baci,
Laura

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Capitolo 20
*** Diario del n.84: La matricola ***


Cap. 20
Ciao a tutti! :) Allora, nei capitoli che seguiranno ci sarà una specie di "Diario di Teddy", stralci brevi della sua vita e di quella dei suoi compagni. Avevo pensato di dividere questa parte dalla trama originale in un'altra fic, ma chi leggesse solo Detenuto n.84 e non questo piccolo "plus", non capirebbe il perchè di alcuni eventi. Con questo... buona lettura! Ci vediamo giu :)





Diario del n.84: La matricola

Venerdì 20. Ora di pranzo.
Oggi Harry non è stato di aiuto in niente. Continuava a fissare il vuoto in mensa, come se cercasse la risposta ai suoi problemi sul muro, che, peraltro, è più sporco della mia divisa e per nulla bello da vedere. Se voleva trovare un oggetto sul quale scaricare i suoi pensieri, poteva almeno farlo con classe... Comunque... Dopo un po', si è stufato di giocare ( da solo ) al gioco di chi fa meglio l'invertebrato passivo, così ha preso parte alla conversazione che ho intavolato con gli altri sulla matricola del carcere. Un nuovo inquilino abbiamo, tale Paul McEnzevine.
E' stato incastrato, pare, in una rissa in discoteca sfociata con una coltellata all'addome da parte del più giovane dei due. E questo imbecille, peraltro nemmeno amico di uno dei due litiganti, si è intromesso e ha cercato di placare l'ira dei ragazzi, ma con poco successo. Ti credo, alla fine si è trovato con la polizia a un palmo di naso, un occhio nero e un coltello di 12 cm sporco di sangue in mano.
Oggi è il suo primo giorno e, poveretto, non è riuscito a superare nemmeno il Livello Zero.
Io e Nott lo stiamo osservando da lontano, per capire che tipo sia. Alto, magrolino, capelli castano chiaro, un po' sfigato. Non c'è traccia di muscoli sul quel corpo da uccellino. Porta perfino gli occhiali...


Venerdì 20. Pomeriggio. Il girotondo dei detenuti è cominciato.
Ho deciso di rivolgere la parola a questo Paul. Non sembra antipatico, nemmeno arrogante. Mi tengo sempre lontano da tipi come lui perchè mi irratano. Cristo, non si sa nemmeno difendere da Robert, la merda più merdosa del carcere, figurati essere cintura nera di kung fu. Mi fa quasi pena, vorrei fare qualcosa per lui. D'altronde abbiamo anche qualcosa in comune. Non parlo degli occhi..

Mi avvicino al poveretto tutto preso a camminare intondo che, dopo le botte che ha ricevuto essendo la matricola, si copre il volto con le braccia per proteggersi da un calcio che potrebbe colpirlo. Cerco di vederlo in faccia senza toccarlo, per capire un po' come sia fatto. Non è facile visto che giriamo a vuoto e non sono in una posizione di vantaggio per conoscerlo. Juice è proprio dietro di me, ed è regola che alle matricole il primo giorno non si parla, ma si fa rissa. Che stronzata.
Juice Norriss è una specie di leggenda qui a Viterbo. Arrestato 11 volte per traffico di stupefacenti, ma sempre rilasciato dopo poche ore per insufficenza di prove ( e grazie all'aiuto di legali corrotti... ). Ha passato praticamente la sua vita in questo inferno e si vede. E' il più muscoloso, è nero, ed ha la stazza di un lottatore di Sumo.
In carcere farsi i muscoli è quasi obbligatorio, perchè ci sono delle ore di palestra da seguire e di conseguenza il fisico c'è. Riconosci subito il cucciolo dal leone. Juice è una specie di capo branco. E' il più vecchio ma anche il più prepotente. Mi ha salvato un paio di volte la vita in cella, perchè quando ero appena arrivato avevo un braccio rotto, e non era nella regola picchiare una matricola se non si può difendere. L'ho ringraziato per questo, ma anche perchè per il resto dei miei giorni nessuno mi ha picchiato. Sono stato la prima matricola a non essere picchiata il primo giorno, e per questo tutti cercano o di farmi la pelle per vendicarsi delle botte che era giusto darmi ( e che tutti hanno ricevuto ), o di essere nelle mie grazie, perchè essere mio amico equivale ad esserlo a quel bidone di Juice.
Quell'omone si è preso una cotta per me dal primo giorno che sono entrato. Non è gay, ma è molto affettuoso con chi reputa suoi amici.
Mi ha preso come un bambolotto dal fondo della palestra dove mi avevano bloccato; ha disperso i predatori con qualche urlo e qualche pugno, salvandomi, e mi ha riportato in cella in braccio. Mi sono sentito in imbarazzo e anche un po' preso per il culo. Avrei saputo cavarmela se non fosse stato per il braccio. Ma quello mi era servito per stordire decentemente il poliziotto che mi aveva preso...
Stavo facendo la figura del deficiente, così, non appena mi ha appoggiato sul letto, mi sono tirato indietro e non l'ho ringraziato. Lui, al contrario, si è seduto vicino a me e mi ha scostato i capelli dal viso con una dolcezza che mi dava il voltastomaco. Ha sorriso, dicendomi:

" Hai degli occhi stupendi, non coprirli. E non solo gli occhi hai di bello..."
Mi sono irritato per quell'atteggiamento da checca preoccupata che non si addiceva a un uomo che ritenevo un santo.
Con il passare del tempo però, ho capito che Juice è tutt'altro che un mostro o una checca, ma una specie di "protettore" dei nuovi arrivati che reputa
saggio preservare ed avere poi come amici.
Il primo della fila a rapporto alle guardie alla mattina, era sempre lui, per vedere appunto in faccia le matricole e giudicarle. Ed era anche bravo...
Dopo pochi giorni mi ero conquistato la fiducia e la stima di mezzo carcere, e lui aveva gia previsto questo successo. Sono entrato nel gruppo con la stessa facilità con cui avevo conquistato popolarità, e diventai il braccio del genio. Ho un compito però molto futile, perchè essere il prescelto equivale ad essere il più odiato. In molti aspirano a partecipare a questa specie di club di sfigati, ma non do a nessuno, se non in rari casi, la possibiltà di entrare. Faccio lo stronzo apposta, tanto non ho mai niente da fare qui, e Juice mi protegge come fossi il suo barboncino indifeso.
In sostanza, controllo che le matricole siano davvero come ha calcolato Juice: arroganti, sgarbati, superbi, avidi o viscidi; oppure gentili, intelligenti, furbi e scaltri. Io ho la dote, inoltre, di essere molto persuasivo. Parlare di qualcosa alla gente e portarla dalla mia parte oppure scoprire segreti e doppi fini dei loro atteggiamenti, è un passatempo che mi copre più della metà del tempo che devo passare qui. Questo gioco mi piace, non rischio di essere picchiato e sono sempre privilegiato. E' un atteggiamento che non rientra nelle qualità che vuole Juice per i suoi amici, ma io sono un gran oratore...
" Io ti consiglierei di usare delle lenti a contatto" sussurro, fissando sconsolato gli occhiali rotti tra le dita tremanti di Paul.
Lo affianco, cercando di stare al suo passo. Sta cercando di finire il giro prima degli altri, suppongo, per tornarsene in pace in cella.
" St
o parlando con te"
" Ti ho sentito, biondino" ribatte lui all'improvviso, brusco.
Arrogante. Sgarbato. Non mi piace.
Mi volto verso Juice dietro di me, ma mi accorgo che è sparito. Mi sbaglio. Dopo qualche secondo, mi da una spallata e mi guarda torvo, fissando prima me e poi Paul. Non gli ho chiesto il permesso. Faccio spallucce, innocente, e Juice ci casca. Decido di dare un'altra occasione a Paul.
" Se mi hai sentito, allora segui il mio consiglio. E te ne do un'altro: vieni in palestra quando abbiamo finito il giro qui"
Paul si scosta i capelli scuri con una mano, tirandoli indietro sulla nuca in modo svogliato.
" Non voglio essere picchiato un'altra volta. Scommetto che ci saranno dei bastardi appostati da qualche parte per farmi di nuovo la festa! Non vedo l'ora di incontrare una matricola..."
Mi faccio piccolo piccolo alla vista delle nocche bianche di Paul.
Juice si volta di nuovo, lanciandomi un'altra occhiata sospettosa. Sillabo tutto ciò che ho detto e mi ha detto. Paul non mi vede perchè si sta pulendo gli occhiali rotti nella divisa.
" Che sfiga essere capitato in mezzo a una rissa. Ho avuto lo stesso problema"
Paul si volta verso di me, scrutandomi dietro le lenti a mezzaluna. E' veramente sfigato, ma non so perchè i miei piedi non si decidano a muoversi.


Venerdì 20. Ora di cena.
Juice si complimenta con Paul per l'abbuffata di hamburger, dandogli una pacca sulla spalla che lo fa ribaltare dalla sedia. Scoppiamo tutti a ridere, ma Paul la prende con ironia e non si offende. E' troppo buono, non può esserlo qui.
Juice mi pesta un piede sotto il tavolo. Due colpi: vuole parlarmi.
Lo guardo in fretta prima di pulire il mio vassoio e uscire dalla mensa prima di lui. Lo aspetto alla lavanderia, dove ci incontriamo sempre noi alla sera quando abbiamo dei problemi. Io parlo a lui di quello che mi succede, e lui parla a me. Di solito è sempre lui che vuole parlare, io preferisco tenere alcune cose al sicuro.
Arriva poco dopo il mio ingresso, chiudendo a chiave la porta alle sue spalle enormi. Rimango in attesa.
" Paul può restare, ma a patto che tu lo educhi un po' come si deve. Minchia, è più imbranato di Robert, ma è intelligente e scaltro nonostante l'aspetto da mongoplettico"
Scoppio a ridere, ma Juice non ride con me. Sembra serio e anche preoccupato.











Hola! x)
Spero che questo breve capitolo sia piaciuto, il diario di Teddy è davvero pieno di cose ;P Qui si capisce a grandi linee il motivo per il quale Teddy è finito in carcere, ma sottolineo che è qualcosa di molto soft rispetto alla storia vera, che occuperà invece un capitolo intero :) Il passato di Teddy sarà uno dei temi centrali in questi brevi spazi, ma parlerò anche della sua relazione con Evangeline e soprattuto di Paul McEnzevine... Se questo nome non dovesse suscitare dubbi o particolari flash, rivedete il primo capitolo della fic ;P
Fatemi sapere!
Kiss, Laura

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Capitolo 21
*** Diario del n.84: La teoria sulle cavallette, gli scantinati e la grammatica ***


Cap. 21 Dalla parte di Teddy ( sec )
Diario del n.84: La teoria sulle cavallette, gli scantinati e la grammatica





Martedì 24. Mattino.
" Questo ti sveglierà, ragazzino..."
Il ghigno, sulla faccia storta della guardia, è facile da immaginare anche se gli do le spalle. Un getto d'acqua ghiacciata, che mi punge le spalle come tanti spilli, svegliandomi, effetivamente, ma in modo non proprio piacevole, arriva pochi istanti dopo. La guardia scoppia in una risata fragorosa quando mi vede saltar fuori dalla cabina come un grillo.
" Cazzo!" esclamo, cacciando indietro i capelli dagli occhi.
" Cosa ti salta in mente, n-non potevi avvertirmi?!" urlo congelato fin nel midollo, cercando di coprirmi.
La guardia fa spallucce, fissandomi da capo a piedi come se fossi uno degli scarafaggi della mia cella.
" Entra" mormora indicando la 'doccia', impassibile.
Non ci sono fondi per costruire delle cabine doccia vere e proprie. Un inserviente passa alla mattina, ti sveglia con una botta in testa, e ti porta nell'Ala Sud del carcere, cioè nel luogo dove tutti i detenuti si lavano. Gia. Ma se non fossero obbligati a salvaguardare il nostro igene intimo, sarebbero gli irrigatori del giardino a fare il lavoro "sporco" ( la battuta è casuale n.d.a :P ).
" Non ho tempo da perdere, muoviti"
" Non mi interessa, non mi lavo c-con l'acqua f-fredda"
" Se non entri con cosa ti lavi? Con la tua merda?" e scoppia a ridere di nuovo.
Non do segni di voler continuare, ma la guardia, che è obbligata a svolgere il suo compito, mi afferra per le spalle ( non è molto difficile ) e scaraventandomi dentro, fa partire il getto prima che possa dire qualcosa.
Si ferma, dopo un po', tra le risate fragorose di un'altro suo compagno che nel frattempo ha recuperato i miei vestiti.
Fradicio e congelato, mi volto per cercare lo sguardo del mio carceriere. Lui, però, mi fa un cenno con le dita, facendo 'no' con la testa: non sono ancora pulito. Mi volto di spalle, di nuovo, con la testa verso il muro piastrellato. La guardia riposiziona al suo posto il tubo per l'acqua, apre il rubinetto e il secondo getto mi scivola addosso.


Martedì 24. Pomeriggio. ( le cavallette sono come il PAS. Bisogna metterlo sempre dopo il verbo, è una mossa veloce esattamente come loro! )
" Lo sai che è scientificamente provato che una cavalletta adulta sia l'insetto più veloce del pianeta?"
Mi giro sulla pancia, appoggiando i gomiti all'erba. Fisso LinLin come se fosse un extra terrestre, e in effetti alcune volte lo è.
" Lo sai che è scientificamente provato che al termine di questa giornata io non avrò appreso nulla anche se facciamo lezione all'aria aperta?" mormoro con sguardo innocente.
LinLin mi guarda con sguardo cupo e stizzito, e levandomi lo stelo di un erbaccia di bocca, dice:
" Sei pigro e nullafacente, Teddy. Devi imparare qualcosa sul mondo. Gli ignoranti non faranno mai strada, e tu hai un'aspirazione nella vita vero?"
Sorrido, stavolta di gusto, alla mia bellissima donna che cerca di liberarsi dal mio abbraccio a testa in giu vicino a lei.
" La mia più grande aspirazione adesso è coccolarti un po'. Posso?" e allungo le braccia.
" Forse dopo, prima devi imparare qualcosa di utile" e si alza, lanciando dei fili d'erba sui miei capelli.
LinLin si allontana verso il carcere, tuffandosi nel buoi di quelle mura. Riappare, dopo un po', stringendo tra le dita affusolate un quaderno e delle biro.
" Oooooh nooooo!" urlo rotolandomi con un riccio sull'erba.
Evangeline mi guarda schifata mentre prende posto vicino a me. Le mie capriole, ben poco acrobatiche, non mi regalano neanche un sorriso da parte sua, e allora capisco che dovrò studiare prima di voler fare qualsiasi cosa.
" Siediti composto, e ascoltami" dice tirandomi per un braccio.
Mi accosto a lei a gambe incrociate, fissando i disegni e le parole sui fogli sparsi. Matita blu, spiegazione. Matita rossa, disegno.
" La forma negativa in francese è una delle cose più banali a questo mondo. Ci sono solo due parole da inserire, non è difficile"
" Perchè mi stai disegnando una cavalletta, allora, se parliamo di grammatica?" rispondo, scettico della scelta del metodo.
" Perchè così è più facile, e inoltre questo argomento non ti entra in testa"

Forma negativa DA STUDIARE!!!

1)   Si aggiunge NE prima del verbo, e PAS dopo il verbo:
      es. Je NE mange PAS des lègumes ---> Non mangio della verdura.

2)   Con JAMAIS ( che vuol dire MAI ) non si mette PAS dopo il verbo perchè ci formerebbe una doppia negazione:
      es. Je ne mange JAMAIS des lègumes.

3)   Per dire che una persona NON NE MANGIA ( di verdura, ad esempio ) si mette N' + EN prima del verbo e PAS dopo il verbo ---> Se si vuol dire che NON NE   
      MANGIA MAI qualcosa, si toglie PAS e si aggiunge JAMAIS dopo il verbo:

      es. Je N'EN mange PAS. -----------------------------------------------------------------------------------------> Je N'EN mange JAMAIS.


" Ci sono anche altre regole, ma per adesso fermiamoci qui. Osserva" dice LinLin indicando il quaderno sul quale ha appuntato tutto in bella grafia, nonostante sia seduta per terra.

" Fai finta che la cavalletta sia il PAS, ovvero ciò che esprime la negazione insieme a NE. PAS si mette quasi sempre, tranne nei casi nei quali sia gia presente una negazione. E' come una cavalletta, capisci? E' veloce, immediato, l'uso che fai di PAS perchè senza di esso non esprimi una negazione, ma... ma un qualcosa che non ha senso!"
" Che spiegazione filosofica..." ribatto con un sorriso.
" Diventeremo vecchi prima che tu possa imparare un po' di francese, figuriamoci insegnarti anche filosofia. Applicati, hai il cervello per capire"
Mi sporgo da sopra la sua spalla, grattandomi la testa. Ho capito perfettamente questo argomento, è talmente semplice che anche i muri lo capirebbero. Pare che non si sia accorta del trucco... 
Lin rimane immobile al suo posto, la schiena dritta, ma tiene d'occhio i miei movimenti. Impassibile, poi mormora:
" E' chiaro?"
Io la guardo, dandole un bacio sul naso.
" Ora, è chiarissimo, professoressa Foster"


Martedì 24. Notte fonda. ( la teoria sulle cavallette è valida solo per gli esercizi di grammatica francese. Adesso, sembro un'incrocio fra una lumaca e un riccio )
" E' abbastanza eccitante, ma levati dalla testa di farlo qui. Fa schifo"
Evangeline mi tiene la mano e guarda torva il posto in cui l'ho portata. Abbiamo deciso di cercare un posto solo per noi, un luogo dove possiamo baciarci e tutto il resto, senza che telecamere o Pula possano scoprirci.
Lin mi tira per passare oltre e cercare qualcosa di meglio che uno scantinato vicino alle fogne. Preferisco però, rimanere dove sono e la abbraccio, sfruttando del buio per arrossire come si deve. Quando siamo troppo vicini, mi sento strano e confuso. Dei brividi d'emozione mi salgono fin su sulla schiena e solo le labbra di Lin possono fermarli.
Finiamo con l'appoggiarci a un tavolo. Approfitto dell'appoggio per sollevarla e avvinghiarmi di più a lei, in un gioco di baci e carezze che ricevo solo quando anche lei lo vuole.
Lin è molto prudente per quanto riguarda il sesso, e condivido la sua scelta... ma fino a un certo punto. Sono davvero innamorato di questa donna un po' scorbutica e un po' dolce, bella come il sole e affascinante come la luna. E' perfetta, e sta la gioco che propongo quasi ogni sera senza mai tirarsi indietro. Se lo fa, mi dice apertamente il perchè, che sia qualcosa di personale non le interessa. Non vuole mentirmi e visto che stiamo ufficilamente insieme, non vuole che nemmeno io lo faccia. Le racconto sempre tutto di me, anche se non c'è molto da dire. Le mie giornate si realizzano solo con le sue lezioni di francese e i compiti che mi assegna Juice sulle matricole. Non racconto a Lin quello che faccio con Juice. Voglio tenere nascosto questo particolare della mia vita qui in carcere, per vedere la mia privacy rispettata. Anche Lin, scommetto, non mi dice tutto, quindi siamo pari.
Infilo le mani sotto il suo maglione, stupendomi della facilità con cui arrivo al suo seno senza incontrare ostacoli. Lei, appoggia la testa nell'incavo della mia spalla destra, lasciandosi cullare dalle mie carezze, sospirando. Dopo un po' ( con molto piacere ) mi ritrovo senza maglietta anche io. La guardo negli occhi, leggo la voglia di spingersi più in la in quel verde smeraldo
Ci baciano molto, anche troppo forse. Dobbiamo fermarci per non sentir scottare le labbra, ma il gioco riprende l'attimo sufficiente per riprendere fiato.
" Teddy, che ore sono?" sussurra lei tra un bacio e l'altro.
Apro un occhio, controllando l'ora sul polso.
" Ancora 7 minuti"
" Mmh.."
Lin si lascia spogliare di tutto meno i jeans. Quelli li lascierà per un'altra volta, magari in un luogo più romantico e meno umido.
Mi piace come riesce ad amare Lin. Mi accarezza il collo con le mani per prepararlo alle sue labbra incandescenti. Le mani sfiorano la cintura di tanto in tanto, ma non trova mai il coraggio di slacciare anche quella. Mi sta bene, non voglio che corra, anzi. Sono io il primo a voler consumare il nostro amore in un'altro posto.
Ci fermiamo. Mezzanotte passata da 2 minuti. Io devo ritornare in cella, lei all'albergo.
" Non fare niente di stupido, Ted" sussurra mordendomi il labbro in un'ultimo bacio.
Annuisco con la testa, incapace di spiccicare parola. Quando Lin fa così non capisco più niente, e acconsentisco ad ogni sua richiesta.
Sorride, sciogliendo le nostre mani, sparendo nel buio verso casa sua.











Ciao lettori alla crema ricoperti di glassa rosa *--* Vi è piaciuto il capitolo? Aveva un leggero retro gusto di menta ( o di m***a se non vi è piaciuto.. ) Se avete tempo, lasciate dei commenti alla liquerizia! ;P

A presto! Laura :)

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