Potter Family

di Lucas Zabini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Potter Family

 
Prologo
 
“Non tornerai, vero?” chiese la strega, fissando testardamente l’uomo ad un paio di passi da lei.

Se voleva lasciarla senza nemmeno una misera spiegazione, avrebbe dovuto quantomeno sopportare l’accusa nel suo sguardo nocciola, e che questo potesse perseguitarlo a vita.

Lui come percependo i suoi pensieri sollevò il proprio sguardo nero e insondabile per confermare con un semplice “Sì.” i suoi timori.
In cuor suo la donna sapeva da tempo che quel giorno sarebbe arrivato, ma il dolore che l’attraversò da parte a parte come una lama di coltello non fu affatto mitigato dalla debole ragione.

Quando lui le voltò le spalle non potè comunque impedirsi di richiamarlo, di avvisarlo “Te ne pentirai.”

Desiderava con tutto il cuore che la ascoltasse, almeno quella volta, ma lui pur fermando i suoi passi per un momeno non si voltò. Quando ormai credeva che se si fosse sbrigata avrebbe potuto raggiungerlo e tenerlo con sè il mago si smaterializzò lasciandole solo un flebile “Lo so.” che non avrebbe potuto consolarla.

“Stupido.” singhiozzò piano nella fresca brezza serale di quegli ultimi giorni di primavera coprendosi con una mano la bocca mentre l’altra correva al ventre aggrappandosi come fosse l’unico appiglio rimastole allo strato sottile della camicetta.

Faceva così dannatamente male.

“Sei uno stupido, Tom.”

-

Due occhi verdi si spalancarono nel buio di una cameretta spoglia di Privet Drive, mentre il suo occupante combatteva contro le lenzuola madide di sudore che accentuavano ancor di più la sensazione insopportabile di soffocamento che l’incubo appena fatto gli aveva lasciato addosso.

Sapeva di aver appena visto qualcosa di importante, qualcosa che Voldemort non aveva avuto alcuna intenzione di mostrargli se il bruciore alla cicatrice poteva essere indicativo.

Sfregandosi distratamente una mano sul petto sudato si diresse alla scrivania cercando di raccogliere i pensieri.

L’intenzione, in una situazione normale, sarebbe stata quella di informare i suoi amici di quanto appena sognato ma dopo la catastrofe di un paio di mesi prima al Dipartimento Misteri, non sarebbe stato affatto saggio.

Già sentiva nelle orecchie Hermione ripetere all’infinito quanto erano stati imprudenti e stupidi e ‘Possiamo solo ringraziare Merlino per esserne usciti tutti vivi.”

No, Hermione non era una possibilità accettabile per i suoi poveri nervi.

E Ron ancor meno, spesso nel corso degli anni il dubbio che, se non fosse stato per la volontà di mettere le distanze con i Serpeverde, non gli avrebbe concesso nemmeno una seconda occhiata si era presentato invadente.

Ron era un amico, un buon amico se era dell’umore giusto, ma certo non la persona giusta a cui parlare dei propri problemi, soprattutto se non li si voleva far sapere a tutto il mondo. Il fatto che il rosso tremasse come un topolino impaurito ogni volta che sentiva nominare Voldemort non aiutava a migliorare il suo giudizio.

No, anche Ron non era adatto.

A quel punto la mente di Potter si inceppò momentaneamente, non che rimanessero molte persone di fiducia a cui potesse rivolgersi. Silente si era giocato la sua stima tacendo sulla profezia fino a che non l’aveva già bella che scoperta da sé, rischiando l’osso del collo nel frattempo. Sirius era leale, ma dopo tanti anni ad Azkaban era tutto fuorchè stabile e anche nel pieno possesso delle sue facoltà mentali rimaneva pur sempre un adolescente imprudente. Remus, per carità era affidabile, ma passava il novante per cento del suo tempo in compagnia di Sirius e non era affatto capace di mentire, tanto valeva dire tutto direttamente al suo padrino. Severus era forse la persona di cui più si fidasse in assoluto, ma non riusciva a fare a meno di sentirsi in colpa ogni volta che incrociava il suo sguardo e ora che sapeva tutto quello che era successo tra lui e i suoi genitori, non se la sentiva assolutamente di affrontarlo.

Stupida profezia, stupido Voldemort…

Come un fulmine il ricordo del sogno di quella notte si scagliò nella sua mente, sovrapponendosi al ricordo della battaglia al Ministero.

C’era qualcosa lì, nello sguardo di Voldemort, qualcosa che ancora non riusciva ad afferrare ma aveva la certezza che fosse dannatamente importante.

No, non erano paranoie da quasi Serpeverde come qualcuno aveva spesso insinuato, tra i suoi amici, era pura e semplice attenzione ai dettagli. Che però al momento sfuggivano dalla sua mente avvolgendosi fumosi gli uni sugli altri.

Maledizione, così non andava…

“Potter!”

La voce melodiosa come il canto di una sirena fuor d’acqua di sua zia giunse dal piano inferiore scacciando i pensieri infruttuosi in favore di ben più utili doveri.

Qualcuno doveva pur preparare la colazione per quel bestione di Dudley, no?

-

Note finali: prima storia, non betata - perdonatemi ma sono possessivo e paranoico, soprattutto con le mie idee - , grazie per aver letto, spero davvero di avervi incuriositi.

Confesso, resterò tutta la notte sveglio se necessario, a controllare ogni dieci minuti se, per caso, non ci siano nuovi commenti... ma mi sembra brutto chiedere ^^".

Il prossimo capitolo sarà pubblicato mercoledì prossimo.

Alla prossima!
L.Z.

-

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Potter Family


Capitolo 1
 
Una giovane ragazza si svegliò nel cuore della notte con un sussulto e un sospiro esasperato già incagliato in gola. Non era possibile continuare a quel modo, erano settimane che non dormiva decentemente per una notte intera senza svegliarsi a metà di quell’incubo assurdo.

All’inizio aveva considerato la cosa irrilevante, poi curiosa ma ora iniziava a temere che se non avesse trovato in fretta una soluzione sarebbe andata completamente fuori di testa. L’aveva sfiorata più di una volta l’idea di scrivere una lettera a Voldemort intimandogli di piantarla di rammaricarsi per una storia che risaliva ad ancor prima che assumesse il suo aspetto serpentiforme, quindi molti anni addietro, e di mettersi il cuore in pace perchè tanto nessuna donna sana di mente l’avrebbe voluto con quell’aspetto raccapricciante.

Non era cattiveria.

Nella rinascita Voldemort si era dimeticato il naso!

Questo le aveva fatto capire che forse c’erano più che mere motivazioni biologiche al fatto che procreare fosse un compito a pertinenza prettamente femminile. Merlino, se uno poteva dimenticarsi il proprio naso, cos’avrebbe potuto combinare con un bambino intero?

Sapeva di star delirando, ma la mancanza di sonno aveva sempre avuto questa spiacevole controindicazione per lei.

Aveva la quasi assoluta certezza che se continuava a rivedere nella mente proprio quel momento particolare della vita del Signore Oscuro un motivo doveva pur esserci, non poteva essersi semplicemente ricordato una mattina che c’era stato un tempo in cui aveva avuto sia il naso che una fidanzata.

Qualcosa era successo per farlo ritornare insistentemente su quel ricordo che mano a mano che passavano i giorni diventava più nitido.

Helena ancora non riusciva a distinguere perfettamente i lineamenti del viso della donna, solo il dolore quasi insopportabile che brillava nei suoi occhi era nitido e infraintendibile.

Lo aveva amato davvero e lui se l’era lasciata sfuggire tra le dita.

Assurdo, e dire che Voldemort si vantava tanto della propria intelligenza.

Senza indizi in nessun senso Helena si era aggrappata all’unica certezza che aveva, i sogni – o incubi che dir si voglia – erano iniziati subito dopo l’attacco al Dipartimento Misteri, pertanto qualunque cosa avesse sconvolto lo stramaledetto Signore Oscuro a rigor di logica doveva essergli capitata lì.

Ma cosa?

Ci aveva pensato, e pensato, e ripensato senza arrivare a niente. Nulla, tabula rasa.

Se lo avesse capito, almeno avrebbe avuto un indizio per far finire quella follia, era quasi certa che quei sogni fossero involontari. Gli incubi del Signore Oscuro che andavano a tormentare anche lei.

Sentiva quanto gli facevano male quei ricordi e segretamente, in un angolino nascosto del suo animo, perfino le dispiaceva per lui.

Naturalmente se mai qualcuno l’avesse scoperto lei avrebbe negato fino alla morte quei sentimenti, immorali, di compassione verso il suo nemico predestinato.

Rassegnandosi all’ennesimo buco nell’acqua nei suoi ragionamenti che parevano girare a vuoto sempre nello stesso punto si lasciò ricadere supina sul letto con l’obbiettivo tassativo di dormire.

E non sognare preferibilmente.

Ma quando mai qualcosa andava come diceva lei?

-

Era accasciata a terra, su gelide piastrelle scure rese ruvide da quella che sembrava sabbia. Sentiva un dolore lancinante comprimergli il corpo e la mente come se fosse stata rinchiusa in una scatola troppo piccola per la sua grandezza e qualcuno per giunta si fosse dimenticato di fare dei buchi per l’aria.

Silente era poco distante con sulla faccia quella perenne espressione pietosa che aveva così bene imparato ad odiare.

“Sei tu il debole.” pronunciò stentatamente, quella che doveva essere la sua bocca ma che non sentiva affatto propria “E non conoscerai mai l’amore… o l’amicizia.”

Diavolo ado ogni parola la scatola sembrava farsi più stretta, più soffocante e piena di bordi acuminati e taglienti. Odiava sognare del Dipartimento Misteri, era ogni volta una nuova agonia.

Stupido Voldemort.

Era sempre dannatamente colpa sua.

Non poteva concederle una notte di tregua? Una sola.

Sapeva già cosa stava per accadere ma comunque il dolore che la attraversò come migliaia di spilli trasformando l’angusta scatola nella mortale Vergine di Norimberga al seguente “E mi dispiace per te.” quasi la fece schizzare fuori dalla sua stessa pelle.

Cos’aveva detto sul non provare pena per i propri nemici?

Era un sentimento evidentemente controproducente.

Quando vodemort si arrese lasciando il corpo indebitamente posseduto, Helena tirò un sospiro di solievo mentre lentamente i suoi nervi iperstimolati e doloranti si distendevano nella nuova scatola, molto più confortevole.

Era ridicolo quel dettaglio, si sentiva a suo agio nel corpo del Signore Oscuro e non in quello di Potter.

Misteri delle connessioni mentali.                        

Poi si sentì mentre si chinava per sussurrare con superbia e cattiveria alla sè stessa che stesa a terra ancora rantolava in cerca di solievo “Sei una sciocca Helena Potter e perderai.” incrociando volontariamente il suo sguardo sofferente “Ogni cosa.”

E poi li vide, li vide davvero, i suoi stessi occhi colmi di dolore.

Verdi come quelli di sua madre… ma identici per forma e intensità a quelli di suo padre.

E fu come se uno scuarcio di luce abbagliante si fosse aperto nella sua mente mostrandole quello che non aveva saputo cogliere da sola. Aveva notato lo strano sguardo che Voldemort le aveva rivolto un momento prima dell’arrivo degli Auror ma non era riuscita a decifrarlo.

Nemmeno quando erano iniziati i sogni.

E ora aveva visto.

Aveva capito.

-


Note finali: pubblicato in anticipo per ringraziare Bell25_ e ika90 per i loro splendidi commenti e tutti coloro che hanno letto e apprezzato il prologo di questa  storia, grazie di cuore.

Ehm... immagino che ora abbiate molti dubbi e forse qualcuno vuole anche Cruciarmi, ma lasciate che vi spieghi prima di saltare a conclusioni affrettate. Ho praticamente tirato pazzi i miei amici  per anni a forza di racconti omosessuali. Fino al punto che sono arrivati letteralmente ad implorarmi di provare, per una volta sola, a mettermi nei loro panni... e far divertire anche loro (se non volevo finire molto male). E  devo ammettere (contro la mia volontà) che il cambio di prospettiva non mi è dispiaciuto.

Ecco questo è stato l'imput principale di questa storia e, visto che loro l'hanno apprezzata, ho deciso di pubblicarla ma... beh... non è mica detto che piaccia anche a voi, giusto? Mi è stato detto che è un pochettino troppo Fuori Canon per il Fandom, ma io non sono ancora troppo sicuro di aver capito cosa voglia dire e mi mantengo fiducioso ^^".

A voi l'ardua sentenza.
L.Z.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Potter Family


Capitolo 2
 
Helena Lilian Potter quella mattina si svegliò urlando come non le capitava da quasi un anno, dai tempi in cui ogni notte il fantasma di Diggory andava a tormentarla.

Balzando giù dal letto come se scottasse perlustrò l’intera stanza con sguardo febbrile e terrorizzato.

Cos’aveva sognato?

Semplicemente non era possibile!

Doveva essere un’altra delle manipolazioni di Voldemort, questa volta mirata a mandarla fuori di testa. Ma l’atipica assenza di bruciore della sua cicatrice pareva sottintendere altro.

Il vocione di suo zio che batteva sulla porta della camera intimandole di non fare tutto quel chiasso passò completamente inosservato mentre la giovane riflettendo a velocità di record prendeva inchiostro e pergamena.

Il destinatario di quella missiva non era più un problema, doveva assolutamente parlare con qualcuno che conoscesse bene la… sua famiglia. Pertanto appena ebbe scribacchiato un paio di righe storte e nervose, macchiando mezza scrivania di inchiostro nel processo, consegnò la pergamena già sgualcita a Hedvige con l’ordine tassativo di consegnarla a Sirius e solo a lui il più velocemente possibile.

La civetta delle nevi non perse tempo, forse percependo l’angoscia della padrona e spiccò il volo ancor prima che la finestra della stanzetta fosse completamente aperta.

Helena ignorando i richiami di sua zia, per una volta, si acasciò accanto al letto prendendosi la testa tra le mani.

Era pura follia, sicuramente un inganno.

Ma non poteva rischiare.

Perchè se quel sogno non fosse stato pilotato da Voldemort, allora voleva dire che neanche lui sapeva.

Fino a quel momento, almeno.

-

Fu solo il pomeriggio successivo che un grosso cane dall’ispido pelo nero con l’aria del randagio denutrito si fece strada nel parchetto in fondo al borghese quartiere di Privet Drive accompagnato da un uomo brizzolato altrettanto sgualcito nei suoi vestiti pluri rammendati.

Ancora non lo sapeva mentre si acquattava per sgusciare furtivo alle spalle della sua figlioccia ma tutto era cambiato nel breve tempo di una giornata. Voldemort era arrivato per primo questa volta.

Helena non diede segno di aver notato la nuova prsenza continuando a dondolarsi pigramente sull’altalena rugginosa, mentre si portava la sigaretta alle labbra per aspirare una salutare boccata di fumo.

Chi diceva che quella roba uccideva non aveva mai provato l’ebrezza di essere la Bambina Sopravvissuta, solo per vivere una vita di merda.

A questo punto persino un cancro sarebbe potuto rientrare nella categoria delle ‘Buone Notizie’.

“Ciao Sirius.” esalò il saluto insieme al fumo non accennando a voler distogliere lo sguardo dalla nuvola con una strana forma su cui l’aveva fissato “Sei in ritardo.” volle comunque informarlo per amor di precisione.

E forse questa era davvero una paranoia da Serpeerde.

Il cagnolone smascherato su più bello uggiolò giocoso senza perdere un minimo della sua irrequietezza mentre le girava attorno convinto che quando le si fosse piazzato davanti scodinzolando Helena non avrebbe resistito a regalargli una coccola.

Non fu così, Helena a malapena gli rivolse uno sguardo assente prima di reindirizzare tutta la sua attenzione al cielo “Ciao anche a te Remus.” aggiunse spegnando la sigareta mentre il Malandrino pendeva posto sull’altra altalena.

Un lungo momento di silenzio scese sui tre facendo agitare Sirius sul posto che pur avendo smesso immediatamente di scodinzolare alla vista dello stato pietoso in cui versava la figlioccia, non riusciva a celare in nessun modo il suo nervosismo. Un’occhiataccia di Remus lo convinse a starsene buono fino a che Helena non si fosse sentita pronta a parlare ma la ragazza continuava a tacere.

Nella tasca centrale della larga felpa, che la ragazza aveva inutilmente indossato nella speranza di scacciare il freddo che si sentiva dentro, pesante come un macigno se ne stava accanto al suo primo pacchetto di sigarette una lettera accartocciata che tanto somigliava a una condanna a morte.

“Vuoi parlarci di cosa ti ha turbata tanto Helena?” offrì dopo interminabili minuti di tensione Remus.

Lei gli rivolse uno sguardo poi annuendo tra sè ammise semplicemente “Mio nonno.”

I due Malandrini sbatterono confusi le palpebre scambiandosi uno sguardo come a chiedersi l’un l’altro una spiegazione che ovviamente nessuno di loro possedeva. Resistendo all’impulso di accendersi un’altra sigaretta alla vista delle loro reazioni Helena aggiunse “Il padre di mio padre… mio nonno.” parlando lentamente come se quelle parole le pesassero scomode sulla lingua.

A quel punto nemmeno un intero esercito di Auror pronti ad arrestarlo avrebbe potuto impedire a Sirius di riprendere la sua forma umana per poter consolare la sua figlioccia.

“Helena come mai ci stai pensando?” chiese pentendosene subito dopo quando la vide estrarre dalla tasca con mani tremanti una sigaretta che fortunatamente non riuscì ad accendere prima che il padrino le strappasse dalle dita l’accendino “E da quando fumi?”

“Da questa mattina.” ribattè Helena irritata prima di sospirare stancamente “Parlami solo di mio nonno tu… voi l’avete incontrato.” un brivido la scosse rendendosi conto che non aveva impostato la frase come una domanda, del resto lei sapeva bene che essendo membri attivi dell’Ordine della Fenice entrambi avevano con ogni probabilità incontrato ben più di una volta quell’uomo.

Anche se ancora non lo sapevano.

Si passò una mano nei capelli frustrata, ben sapendo che non credeva più nemmeno lei che i Malandrini le avrebbero potuto portare le buone notizie in cui aveva tanto sperato solo il giorno prima.

I due uomini si scambiarono un nuovo sguardo preoccupato prima che Remus scrollando le spalle le spiegasse pacatamente “No, Helena, nemmeno James l’ha mai conosciuto. Da quel che so è morto prima della sua nascita.” il licantropo chiese conferma al vecchio amico per quanto detto.

Sirius annuì “Sì, Isobel non ne parlava volentieri, penso che le causasse troppo dolore.” riflettè tra sé “Potresti comunque provare a chiederglielo, sono…”

Non finì mai la frase perchè lo scatto con cui Helena era balzata giù dall’altalena lo prese di sorpresa al punto che l’animagus inciampò all’indietro nei suoi stessi piedi ritrovandosi a ruzzolare nella terra polverosa e secca del parchetto di periferia.

Un momento dopo Helena gli balzò addosso con uno sguardo febbrile e vagamente inquietante “Mia nonna è viva? Dove si trova?” inquisì con voce stridente scuotendolo per le spalle.

Sembrava completamente fuori di sè.

E in quel momento la cicatrice riprese a bruciare.

-


Note finali: nuovo capitoletto, scritto in tempi record e pubblicato tutto per voi. Io vorrei dirvi che il prossimo è già in fase di stesura, ma temo che ben presto una valanga di Cruciatus mi pioveranno addosso pertanto potrei aver bisogno di tempo per la riabilitazione prima del prossimo ^^".

Io aspetto sempre fiducioso i vostri pareri, siate pietosi e abbattetemi senza farmi soffrire.
L.Z.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Potter Family


Capitolo 3
 
Alla fine Helena si era calmata mentre Remus si premurava di informare entrambi delle poche informazioni che gli erano giunte su Isobel Potter dopo la tragica scomparsa di James e Lily.

Era stato Remus a portarle la notizia della morte dei due, con un filo di voce raccontò di come la signora Potter avesse preso la notizia come uno scherzo all’inizio rifiutando categoricamente di credere alle sue parole.

Sirius la descrisse come una donna gentile e solare, che non si era fatta nessun problema ad accoglierlo in casa propria come un figlio quando i suoi stessi genitori lo avevano cacciato.

Il licantropo invece raccontò di come si fosse isolata nel suo lutto dopo la perdita di James e il rifiuto da parte di Silente di affidarle la nipotina in favore dei Dursley e della protezione di sangue che essi offrivano.

Helena si sentì smuovere dentro qualcosa a quelle parole ma continuò ad ascoltare in silenzio Remus mentre spiegava di come poco tempo dopo il funerale la donna avesse lasciato l’Inghilterra chiudendo tutti i rapporti col passato per tasferirsi in una località isolata nel sud della Spagna.

Remus non sapeva dire dove precisamente fosse andata ad abitare o se si trovasse ancora lì, ma Helena non aveva dubbi sul fatto che doveva trovarla al più presto.

L’unico problema era sgusciare via dal controllo asfissiante di Silente che certo non avrebbe apprezzato se si fosse volontariamente allontanata dalla protezio…

I suoi pensieri si incepparono ed Helena mise improvvisamente di camminare osservando con malcelato disgusto la ormai poco distante villetta perfetta dei Dursley, prima di girarsi di scatto verso Remus e il non ancora tornato in forma canina Sirius.

Non se la sentiva di spiegare loro la verità sui dubbi che al momento l’affliggevano, ma aveva bisogno di risposte pertanto l’unica possibilità era sfruttare la meccanica Serpeverde per esprimere sottilmente i suoi concetti.

“Voldemort in passato mi ha fatto intendere che suo padre era un babbano… e di essere stato lui stesso ad ucciderlo.” partì prendendola alla larga “Mi chiedevo se questo non fosse un controsenso, i Dursley mi odiano eppure mi proteggono, no?” chiese sperando che dalla sua espressione non trapelasse quanto fosse importante per lei quell’informazione.

Sirius si grattò la testa confuso, era tutto il giorno che la sua figlioccia si comportava in modo strano e quest’ultima domanda non aveva una risposta semplice, ci si addentrava nelle tradizioni purosangue fino al nodo centrale del loro preteso potere.

“No, vedi, se fosse stato un mago sarebbe stato diverso, ma…”

Helena si avvicinò “In quel caso avrebbe potuto difendersi, giusto?” chiese con nuovamente quella luce maniacale negli occhi.

Sirius sussultò “No, assolutamente. Per un mago rivolgere la bacchetta contro il suo stesso sangue è molto pericoloso… ci sono dei buoni motivi se io non ho mai strangolato quell’arpia di mia madre.” spiegò velocemente cercando di alleggerire un po’ la conversazione.

Helena però non aveva nessuna intenzione di lasciar perdere, se la sua intuizione era giusta allora Silente avrebbe pagato caro per tutte le menzogne che le aveva propinato “Ad esempio?” inquisì testardamente.

“I rischi sono innumerevoli, e aumentano esponenzialmente tra i maghi. La magia viene trasmessa insieme al sangue, per questo le famiglie Purosangue si considerano tanto superiori.” spiegò tranquillamente Remus, pur osservandola con curiosità “Se è innaturale compiere azioni violente contro la propria famiglia, quando all’equazione si unisce la magia familiare i rischi si moltiplicano esponenzialmente.”

“Se a questo aggiungi il fatto che non è naturale che un padre sopravviva al proprio figlio capisci perchè il padre di Voldemort pur in possesso della magia non avrebbe mai osato alzare la bacchetta contro di lui.” concluse scettico Sirius.

Helena era confusa, cercava di riorganizzare i pensieri “Cosa può succedere a un mago che uccide il proprio figlio?” mormorò quasi senza rendersene conto.

Sirius scrollò le spalle “Cose terribili, ma non so dirti con esattezza quali siano… nessuno è tanto pazzo da rischiare.” ammise senza esitazioni.

“Quindi c’è anche il rischio che usando un Anatema Mortale quello ti ritorni indietro…” riflettè tra sè e sè, chiedendosi in caso tutto questo si fosse dimostrato esatto, quanto di vero sarebbe rimasto nella storia della protezione fornitale dal sacrificio di sua madre.

Tutto un nuovo mondo le si aprì davanti agli occhi, un mondo in cui i Dursley non erano nè utili nè tantomeno necessari.

Un lieve sorriso andò a piegarle le belle labbra, prevedeva che il povero piccolo Dudley avrebbe dovuto imparare velocemente a prepararsi la colazione da solo se non voleva morire di fame.

“Sirius, che ne pensi di una vacanza?”

-

A Villa Riddle, base strategica dell’esercito oscuro nonchè dimora di Lord Voldemort in persona, regnava il caos ormai da giorni.

I Mangiamorte erano agitati, dopo il fallimento al Dipartimento Misteri il Signore Oscuro era stato intrattabile per settimane, dispensando Cruciatus come fossero caramelle a chiunque gli capitasse a tiro.

Invece negli ultimi giorni era diventato improvvisamente pensieroso e taciturno, ordinando a tutti i suoi uomini di interrompere ogni azione sul campo e… prendersi una vacanza.

Niente attacchi, niente minacce, niente raggiri nè uccisioni… persino quando giunse la notizia che la Potter era sparita dalla casa dei suoi zii in compagnia del pulcioso Black traditore, mantenne l’intenzione di aspettare. I suoi più fedeli servitori iniziavano a preoccuparsi.

Che fosse ammalato?

-

Note Finali: eccovi il terzo capitolo, spero che vi sia piaciuto e che ora qualcosina si inizi a capire del grosso guaio in cui ho messo il povero Voldy *me malefico*.
Un ringraziamento speciale a Soficoifiocchi per avermi fatto scoprire la casella di posta interna al sito e tanti baci a tutti quelli che passano... sì, sono un po' perverso quindi anche alle ragazze ^^".

A prestissimo,
L.Z.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Potter Family

 
Capitolo 4
 
Helena osservava le onde infrangersi contro la prua bianca del traghetto che lei e Felpato – avevano deciso che sarebbe stato più sicuro se non si fosse fatto vedere essendo ancora un ricercato internazionale - avevano preso a Valencia.

La giovane si stava vivendo quella ricerca più come se fosse una vacanza e, nonostante il vago senso di colpa, che ogni tanto si faceva vivo per aver lasciato nei guai Remus, non riusciva a trovare nessuna buona ragione per dispiacersi di quanto fatto.

Sicuramente sia lei che Sirius si meritavano un po’ di svago senza maghi psicotici o Dissennatori alle calcagna e ‘fanculo tutto il resto. Il fatto che questo viaggio non fosse proprio di picere e che, in caso avesse trovato quello che cercava, sicuramente un certo mago psicotico si sarebbe fatto immediatamente vivo al momento era un problema a cui preferiva non pensare.

Sorrise al suo padrino che sul ponte a qualche metro da lei stava facendo un sacco di moine a un bambino nella speranza che quello impietosito gli desse un po’ del suo gelato.

Rise divertita quando la madre del piccolo si accorse di cosa stesse succedendo e scacciò via Sirius parlando concitata e arrabbiata in Catalano, Helena forse non poteva capire cosa la donna dicesse ma di sicuro il tono che stava usando era inconfondibile.

Quando il cagnone abbattuto e senza gelato tornò ad accucciarsi accanto a lei con la coda tra le gambe Helena gli grattò un orecchio promettendo “Dai non fare il muso quando arriviamo te lo compro io un gelato.”

Il modo in cui questi la guardò estasiato e commosso la fece ridere nuovamente. Oh, madre di Merlino, Sirius sarebbe sempre rimasto un cucciolo troppo cresciuto.

Il fatto che l’Animagus avesse scelto di rimanere in forma canina per tutto il viaggio sinceramente aveva più di un vantaggio: oltre a minimizzare i costi di trasporto, in quel modo l’uomo non poteva parlare né farle domnde scomode.

Quindi Helena si stava crogiolando nella serenità di non dover ancora dare spiegazioni brutali sul perchè volesse incontrare a tutti i costi sua nonna godendosi il sole e il calore del mare cristallino del Mediterraneo.

Durante le sue vacanze in patria nonostante il caldo asfissiante non aveva mai visto dei colori così intensi e brillanti.

L’Inghilterra ora le sembrava così distante, grigia e nebbiosa.

-

Il viaggio era durato più di due settimane alla fine. Durante la prima avevano girato la spagna senza una meta certa, cercando informazioni e voci di corridoio che li indirizzassero verso la residenza di Isobel Potter.

Non era stato davvero difficile, quel nome era come una condanna e la comunità magica Spagnola era più che lieta di far notare a chiunque lo chiedesse che la nonna della Bambina Sopravvissuta viveva tra loro.

Imbecilli, nemmeno si erano accorti di star parlando con la Bambina Sopravvissuta di sto cazzo.

Beh, almeno Helena aveva scoperto che cambiavano le Nazioni ma la stupidità della gente era sempre la stessa.

Alla fine era riuscita a scoprire che il famigerato ‘sud della Spagna’ dove era diretta non era poi così a sud. Lei e Sirius erano rimasti ugualmente basiti nel trovarsi a dover fare dietro front, riprendere il treno e alla prima città disponibile prendere un traghetto per Ibiza.

L’isola era sembrata loro così piccola tanto che avevano pensato di impiegare al massimo un paio di giorni per trovare casa Potter. Come si erano sbagliati, soprattutto Helena che presa dall’euforia del momento aveva acconsentito che quel cagnaccio imprudente del suo padrino tornasse in forma umana.

Non lo avesse mai fatto.

Un’intera settimana se n’era andata mentre lei di giorno girava per l’isola e Sirius di notte andava a divertirsi in giro per club.
Dannato animale.

Non importava più, ormai. Alla fine avevano trovato la casa, o almeno avevano capito dove si trovasse, essendo questa perfettamente disinlusa. Per questo i due al momento si trovavano nello spiazzo brullo e sabbioso nel mezzo del nulla a diversi chilometri dalla città in attesa di un segno divino che mostrasse loro la via.

Il segno arrivò anche se nessuno l’avrebbe mai associato nulla di sacro o puro.

Quando la cicatrice aveva iniziato a bruciare l’unica cosa che Helena aveva fatto era stato voltarsi verso Sirius e dirgli “Qualunque cosa succeda non agitarti e non estrarre la bacchetta.”

Il povero Animagus non aveva nemmeno fatto in tempo ad assorbire il significato di quelle parole quando il tipico vortice magico di una passaporta si era aperto poco distante facendo apparire Lord Voldemort in persona.

Con un inciampo degno di Helena e una mezza imprecazione sulle labbra il temibile mago oscuro si raddrizzò spolverandosi la veste lanciando ai suoi due spettatori un’occhiataccia rossa e furiosa.

“Fammi indovinare, non ti piace viaggiare con le Passaporte.” commentò Helena imponendosi di vedere solo il lato comico della situazione se non voleva trovarsi a dover gestire un attacco di panico nel peggior momento possibile.

Il Signore Oscuro non rispose stringendo le labbra in una linea sottile che ricordava vagamente l’atteggiamento della McGranitt davanti agli studenti indisciplinati, mentre Sirius avendo già dimenticato l’avvertimento di Helena di poco prima la spinse di lato puntando la bacchetta contro il pericoloso nemico.

“Non sono qui per combattere, ma per avere delle risposte.” commentò semplicemente Voldemort con un sopracciglio inarcato e una smorfia scontenta in viso, facendo cenno a Helena aggiunse “L’hai trovata?”

La ragazza sbuffò rimettendosi in piedi, Sirius non c’era andato leggero nello spintonarla come un saco di patate, e sbattendo le mani sui jeans distrattamente per liberarsi del fine terriccio chiaro che ricopriva ogni cosa indicò attorno a sè “È qui da qualche parte, dobbiamo solo capire dove.”

Sirius era rimasto basito dal loro scambio, ancora con la bacchetta sollevata fece passare lo sguardo tra la sua figlioccia e l’assassino dei suoi migliori amici senza riuscire a venire a patti con la realtà.

Posandogli una mano sul braccio Helena lo costrinse delicatamente ad abbassare l’arma “Tranquillo Sirius, non ci farà niente.” gli disse piano, ignorando bellamente il caustico “Per ora.” che giunse dall’altro già intento a lanciare incantesimi di rilevazione tutt’intorno, aggiunse
“Siamo tutti qui per avere delle spiegazioni.”

-

Note Finali: secondo voi a Sirius verrà un infarto entro il prossimo capitolo? Sì, sono un bastardo infame e me ne vanto ^____^.

Ehm, sentite, forse sono io che non so come funzionano le cose ma... se la storia viene letta in media cento volte al capitolo, inserita tra le preferite/seguite/ricordate da parecchie persone... perchè nessuno commenta? Cioè, non è un'accusa o un rimprovero, ma davvero non capisco... è bella, è brutta, è così così, è carina ma non vi da nessun brivido d'interesse, avete la tastiera del pc rotta...?
Non lo so, e questo mi fa impazzire, perchè poi non riesco a smettere di pensarci e mi rileggo i capitoli fino alla nausea nella speranza di trovare l'intuizione per capire che cos'è che non va bene... magari sono io... ODDIO sto affossando la mia stessa fic? Non può essere ç____ç, meglio che smetto di delirare se non voglio peggiorare la situazione, vero?

Beh, io direi che è il momento di ringraziare tutti voi e poi me ne andrei a sotterrarmi in un angolino.
A presto,
L.Z.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Potter Family


Capitolo 5
 
Isobel era completamente diversa da come Helena l’aveva vista in sogno, con i suoi corti capelli riccissimi e voluminosi, la pelle bruciata dal sole e le rughe marcate, di un’espressione che sembrava naturalmente incline al sorriso, a metterle in evidenza i vispi occhi color nocciola.

Aveva qualcosa che faceva sentire le persone al caldo e più felici con la sola propria presenza.

Ancora non sapeva che un giorno, non molto lontano, avrebbe sentito qualcosa di molto simile venir detto proprio da Voldemort che avrebbe definito Isobel un ‘anti-dissennatore’.

Li aveva trovati davanti all sua porta di casa, ancora intenti a discutere se fosse meglio tentare di farsi la pelle o cercare un modo per entrare in casa e, dopo averli guardati tutti e tre come fossero strani amimaletti buffi, li aveva fatti accomodare offrendo loro un caffè.

Helena era sicura che quella roba fosse fatta con il fondo di un calderone visto il saporaccio improponibile che aveva.

Poi aveva sollevato lo sguardo e si era resa conto che probabilmente era un allucinogeno, altrimenti non si spiegava perchè seduto davanti a lei, nel salotto più Grifondoro che esistesse - tutto tappeti rossi, pavimenti in cotto, legni dai colori caldi e tinte avvolgenti – ci fosse il Signore Oscuro con l’espressione più rilassata che gli avesse mai visto in faccia.

Quasi passava inosservata la mancanza del naso davanti a tanta assurdità.

Sirius seduto accanto alla figlioccia sembrava pensarla allo stesso modo, non che lo avesse espresso a voce, non diceva una parola da… beh, da quando Tom – come Isobel pareva avere il permesso di chiamarlo – aveva fatto la sua apparizione.

La donna, ancora molto affascinante nei suoi modi garbati, sedeva in poltrona ossevando lo stano gruppo nel suo salotto come se non ci trovasse nulla di strano, mentre assaporava il suo fondo di calderone tranquilla.

“Posso immaginare perchè siete venuti a cercarmi.” disse infine come se fosse qualcosa a cui ormai da annni era preparata “La risposta alle vosre domande è sì.” ammise con semplicità posando ordinatamente la tazzina sul basso tavolino in attesa dello scoppio.

Scoppio che venne rinviato dal sospiro di solievo di Sirius “Mi stavo iniziando a preoccupare.” commentò l’uomo sorridendo sollevato “Ma se tutto questo è uno scherzo allora va tutto bene.”

I presenti lo guardarono per un lungo istante poi, la persona più improbabile, si coprì il viso serpentesco con una mano iniziando a ridacchiare, biascicando qualcosa di poco carino sui Grifondoro.

Forse avrebbero dovuto parlarne per giorni.

Forse ne sarebbero usciti tutti feriti e malconci.

Per il momento però potevano concedersi una risata e di questo in seguito sarebbero stati tutti molto grati a Sirius Black.

-

Helena era seduta sul bordo della piscina sul retro della casa, intenta a leggere un libro, a un passo dall’immenso parco della villa di sua nonna, pieno di cespugli, palme e piante grasse che riuscivano a crescere rigogliose anche in quella terra sabbiosa e bruciata dal sole.

Con i piedi immersi nell’acqua fresca e la testa tra le nuvole, cercava di isolarsi abbastanza per non sentire Voldemort e sua nonna strillare. Ne aveva abbastanza delle recriminazioni e accuse che si rivolgevano l’un l’altra da giorni.

Sembravano non stancarsi mai.

Lei, per quanto la riguardava, al momento fluttuava in uno stato molto vicino alla pace dei sensi e aveva deciso che vi sarebbe rimasta fino a che il mondo non avesse smesso di girare secondo delle regole del tutto incomprensibili.

La realtà al momento era troppo assurda perchè lei sprecasse il suo tempo a cercare di darle un senso.

Questo non le impediva però di ammattire sentendo quelle due teste calde dei suoi – rabbrividiva ancora al pensiero – nonni azzannarsi dalla mattina alla sera. Due vecchi testoni bisbetici, ecco cos’erano.

Se persino lei arrivava a rendersi conto che, nonostante tutto il male che si erano fatti ancora si amavano, e ad accettarlo in qualche modo, non capiva come i due diretti interessati potessero continuare a negarlo con tanta cocciutaggine.

Allungando una mano alla cieca, verso il bicchiere di succo di zucca appoggiato sul bordo della piscina, si chiese distrattamente come stesse Sirius.

Il Malandrino era ripartito il mattino seguente al loro arrivo, quando si era reso conto che quanto accaduto non era né uno scherzo né tantomeno un incubo. Helena ne era stata dispiaciuta ma capiva – oh, se capiva – il suo desiderio di fuggire da tutto quanto.

In fondo anche lui doveva scendere a patti con parecchie cose: dall’essere stato il migliore amico del figlio del Signore Oscuro, all’essere il padrino della nipote di quello stesso Signore Oscuro che, tra le altre cose, aveva ucciso i suoi migliori amici e fatto finire lui ad Azkaban per più di un decennio.

Tutto considerato Sirius aveva reagito fin troppo bene, un’altro al posto suo avrebbe avuto sicuramente un crollo psicotico.

Helena fece sguazzare un po’ i piedi nell’acqua limpida, sollevando qualche spruzzo che le bagnò le cosce nude. Lei ancora non aveva pensato a cosa tutto questo avrebbe comportato per lei.

Che ne sarebbe stato della sua vita? La Profezia valeva comunque? Come avrebbe spiegato tutto questo ai membri dell’Ordine della Fenice? E ai suoi amici?

Le domande senza risposta si accavallavano nella sua mente pressanti e fastidiose, abbattendosi ai confini della sua coscienza come cavalloni in un mare in tempesta quando meno se l’aspettava.

Stizzita, chiuse di scatto il libro su cui tanto non riusciva a concentrarsi e, toltasi la larga maglietta – eredità di Dudley – che usava come prendisole, si lasciò scivolare nell’acqua.

Immergendosi subito si sentì più rilassata mentre la frescura andava a lenire la pelle scottata dal sole delle sue spalle. Aveva scoperto recentemente di amar nuotare.

Quando stava dai Dursley, le poche volte che la famigliola felice andava al mare o in piscina certo non la portava con sè, mentre ad Hogwarts a parte le docce, i suoi unici incontri ravvicinati con l’acqua erano stati nel bagno dei prefetti, con un fantasma lesbico che cercava di spiarla e durante la seconda prova del Torneo Tremaghi, quando aveva quasi lasciato la pelle nel Lago Nero.

Non degli ottimi termini di paragone, davvero.

Invece ora pareva che nuotare fosse l’unica cosa in grado di rilassarla davvero, facendo sfumare i suoi cattivi pensieri e preoccupazioni in pallidi ricordi senza importanza.

L’unico peccato era che presto sarebbe dovuta uscire, suo nonn-… Lord Vold-… il Signore Osc-… dannazione, Lui! si era fatto punto d’onore ad insegnarle ad usare al meglio la sua magia e a niente erano valse le sue poteste.

È pazzo vi dico, competamente pazzo, io dovrei ucciderlo e lui mi vuole insegnare al meglio come fare!

Avrebbe voluto provare a immergersi direttamente in mare, la spiaggia non era poi così lontana dalla tenuta della nonna, ma Helena aveva dovuto fare i conti con un Signore Oscuro molto paranoico che con un “Non è sicuro.” aveva chiuso il discorso, impedendole di uscire.

Un brivido la percorse, al pensiero che forse Voldemort era imparentato anche con Moody.

-
 
Note Finali: a Sirius non è venuto un colpo, visto? Io gli voglio bene, non potevo ucciderlo così, anche se gli ho dato parechio su cui riflettere ^^". Lo rivedremo in futuro forse... non ho ancora deciso il suo ruolo nella storia. Ora le cose importanti: che ve ne pare della famigliola? E di Isobel? Sono impaziente di scoprire i vostri pareri in merito.
Baci e a presto,
L.Z.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Potter Family


Capitolo 6
 
Col passare dei giorni gli animi si erano calmati, più per sfinimento che per vera volontà dei litiganti, fino al punto che Helena trovava quasi piacevoli le stravaganti cene in famiglia che si erano trovati a condividere.

Comunque, dagli sguardi che i due anziani si lanciavano da un lato all’altro del tavolo, temeva che non si sarebbero perdonati a vicenda tanto presto senza un po’ di aiuto. La cosa più assurda era che era Voldemort a non voler perdonare Isobel per la morte di James, mentre lei lo accusava – a ragione, secondo il parere di Helena – di essere uno stronzo insensibile che li aveva abbandonati e che ora voleva scaricare a lei i propri sbagli.

“Se avessi saputo…”

“Tu non dovevi sapere, perchè tutte le persone che uccidi hanno dei genitori. Il fatto che fosse figlio tuo non è rilevante.”

Questo era solo un esempio dei frequenti battibecchi, Helena ne aveva ormai una collezione per tutte le occasioni. Non riusciva nemmeno più ad arrabbiarsi per come parlavano della morte dei suoi genitori, davvero. Del resto lei non li aveva mai conosciuti e capiva che quelli che stavano peggio per quei discorsi erano proprio i suoi nonni.

Poi un giorno aveva trovato il terribile Sinore Oscuro davanti alla camera di sua nonna che, torturandosi una manica, cercava il coraggio per bussare e consegnarle i fiori che aveva preso per lei.

Helena aveva spattuto le palpebre come un gufo, poi aveva ridacchiato pensando a quanti soldi avrebbe potuto fare immortalando quel momento e vendendo la foto alla Gazzetta del Profeta, e infine era passata accanto al terribile mago intento a fulminarla con lo sguardo e… aveva bussato, giusto un momento prima di fuggire via lasciandolo lì, davanti alla porta, con l’aria terrorizzata di un bambino che è stato appena scoperto a fare qualcosa che non doveva.

In seguito le occhiate a tavola avevano perso un po’ della loro causticità e qualche sorriso timido era comparso qua e là, fino al punto che un pomeriggio si erano trovati tutti e tre in salotto sul largo divano, con un album di fotografie di James tra loro, ad ascoltare i racconti di Isobel su quanto fosse carino da piccolo.

Il mio piccolo Grifondoro, lo chiamava lei.

“Comunque ha preso molto anche da te, Tom.” aveva annunciato candidamente arrivando alle foto della scuola “Ha sempre avuto la tua stessa prepotenza nel trattare con gli altri e spesso esagerava, fin quasi ad essere crudele con chi non considerava alla sua altezza. Solo Merlino sa quanta fatica doveva fare la povera Lily per ammorbidire i suoi manierismi. Non era cattivo… questo no, è solo che faticava a capire che ci sono dei limiti da non superare.”

Questo aveva davvero colpito Helena, era vero. Tutto quanto. Poreva riconoscere, quasi senitire, suo padre in ogni parola di Isobel, ed in qualche modo questa visione delle cose le aveva aperto gli occhi su un mondo tutto nuovo di concepire suo padre, Voldemort e persino sè stessa.

-

Erano ospiti di Isobel da appena una settimana e mancavano soli due giorni al compleanno di Helena quando tutto cambiò.

Fu una lettera, portata da un gufo che indossava lo stemma di Hogwarts, il presagio di sventura che planò agevolmente, posandosi sullo schienale della sedia di Voldemort quella mattina.

A quanto pareva Sirius era tornato a casa, informando i membri dell’Ordine che Helena era ospite di sua nonna e stava bene. Questo ovviamente non aveva tranquillizzato nessuno, anche perchè il Malandrino pareva incapace di dare qualunque altra informazione sul luogo dove la ragazza si trovava.

“Nemmeno col Veritaserum riuscirebbero a fargli sputare la verità.” aveva commentato il Signore Oscuro con un ghigno, sporgendosi sopra la spalla di Isobel per leggere, beccandosi in risposta due identici sguardi accusatori.

Era ovvio che Voldemort non avrebbe mai lasciato uscire Sirius vivo da quella casa, se non avesse avuto la certezza che tenesse la bocca chiusa su tutto quanto scoperto, ma… Helena non ci aveva minimamente pensato fino a quel momento.

Non aveva nemmeno voglia di rimproverarlo.

Del resto era assurdo pensare di rimproverare Voldemort l’unica volta che si era comportato con un po’ di assennatezza.

E senza uccidere nessuno, per di più.

Helena decise di lasciar perdere e ascoltò quant’altro Silente aveva scritto a sua nonna. Né risultò che il vecchio preside non aveva capito niente, o forse aveva capito tutto… chissà, con lui non si poteva mai essere sicuri.

Si era detto dispiaciuto, per non aver capito per tempo il profondo il desiderio di Helena di ricongiungersi alla sua famiglia, e aveva avuto la bella pensata di offerire a Isobel il posto di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts, così che potesse stare vicina alla nipote durante l’anno scolastico a venire, e riallacciare durevolmente i rapporti.

A quel punto si era scatenato il caos, mentre tutti loro ricordavano che il mondo fuori dalla villa esisteva ancora e che il tempo non si era fermato nel momento in cui erano arrivati lì.

Voldemort imprecò per primo, pensando ai poveri stupidi Mangiamorte che aveva abbandonato a loro stessi, facevano un sacco di casini senza una guida, e il mago già tremava al pensiero di cos’avrebbe trovato una volta tornato alla base.

Helena pensava a tutti coloro che aveva lasciato e alle enormi aspettative che gravavano su di lei. Non aveva sentito le aspettative del mondo magico pesargli sulle spalle da che aveva lasciato la casa dei Dursley. I Dursley! Merlino, non voleva nemmeno pensare che tornando l’avrebbero rispedita da loro.

Isoble invece teneva lo sguardo fisso nel vuoto, posato sulla tavola apparecchiata per la colazione. In quei pochi giorni si era riscoperta felice di vedere la vita, nelle sue forme più caotiche, prendere possesso della sua casa. E ora sarebbe tornata sola in una casa silenziosa.

Nessuno di loro tre voleva tornare indietro.

Ma non avevano scelta.

-

Note Finali: le cose si complicano per i nostri eroi: ma dove sarà andato a prendere i fiori Voldy, con la faccia da serpente che si ritrova? Avrà spaventato un povero fiorista o li avrà rubati dal giardino di Isobel? E perchè mi faccio queste domande inutili? Comunque, non so se è una cosa che si fa di solito, e io amo scrivere sull'onda dell'entusiasmo inserendo e storpiando i fatti miei all'occorrenza per adattarli alla trama, ma vorrei sapere da voi: cosa vi aspettate da questa storia? Come vorreste che continuasse? Avete qualche idea sulle coppie? Fatemi sapere le vostre idee/richieste/pareri.

Spero che vi sia piaciuto il capitolo, baci e al prossimo.
L.Z.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Potter Family


Capitolo 7
 
Helena si svegliò di soprassalto solo per scoprire di non sapere dove si trovava. Non era a casa della nonna, non era nella stenzetta che aveva dai Dursley e di sicuro non si trovava ad Hogwarts.

Merda.

Si guardò intorno con attenzione, la stanza era ampia, le pareti dipinte di un profondo verde mare che facevano contrato col colore scuro delle tavi del soffitto. Il baldacchino era del medesimo legno massello, molto elegante, e le lenzuola erano di un bianco purissimo, come il divanetto appoggiato a lato proprio sotto la grande finestra a tre pannelli della parete curva.

Ogni cosa nella stanza era nei colori dominanti del verde, del nero o del bianco. Non c’era molto altro: un cassettone, un armadio, una scrivania con libreria annessa e… il suo baule in un angolo.

Oh, beh, chiunque l’avesse portata lì si era preoccupato di recuperare anche un cambio d’abito e grazie tante.

Non si sentiva ancora tranquilla, ricordava solo di essersi addormentata in camera sua dalla nonna e di essersi poi svegliata lì e questo non la rassicurava ma non era in catene ed aveva ancora la bacchetta. Questo al momento era già un buon inizio.

Trattenendo il fiato si avvicinò alla finestra e nascondendosi dietro a una tenda di pesante velluto verde, per nascondersi da chiunque potesse esserci fuori, sbirciò il paesaggio circostante.

Non c’era nessuno in vista solo nebbia… perfetto era tornata a casa.

Non sapendo bene cosa fare, si aggirò per la stanza senza meta riflettendo su quale fosse la mossa migliore nella situazione sfavorevole in cui si trovava poi sbuffando si arruffò i capelli e raccimolato tutto il suo scarso coraggio Grifondoro raggiunse a grandi passi la porta.

Che naturalmente non si aprì.

Helena iniziava a irritarsi seriamente per la situazione in cui si trovava e stava prendendo in considerazione la possibilità di provare a calarsi dalla finestra quando la porta si apri per lasciar entrare Lord Voldemort.

“Bensvegliata Helena, spero che la camera sia di tuo gradimento.”

La ragazza lo fissò sbattendo le palpebre, si guardò attorno e poi tornò a fissarlo con il chiaro intento di capire quanto fosse andato fuori di testa prima di provare qualunque mossa.

Il Signore Oscuro parve capirlo e sbuffò indicandole di sedersi “Credo di doverti una spiegazione.” borbottò provocandole una smorfia.
Sì, doveva proprio spiegarle parecchie cose.

-

“Fammi uscire, maledetto!”

Helena si accasciò ancora all’interno della sua lussuosa prigione. Aveva urlato per ore dopo la visita del Signore Oscuro e ora aveva un mal di gola terribile e le nocche sbucciate a forza di prendere a pugni la porta.

Si era fatta fregare come una cretina e ora era in trappola.

Oh, certo, il Signore Oscuro aveva detto tante belle parole per convincerla di aver agito nel suo interesse prima di girarsi rinchiuderla lì dentro. Aveva quasi creduto alla storiella strappalacrime che le aveva propinato.

“Non volevi diventare come tuo padre?” urlò alla porta che non diede segno di aver sentito, poi prese un libro dal suo baule e ce lo lanciò contro “Certo che no, Tom, tu lo hai ucciso tuo padre!” sputò furiosa e accaldata sentendosi le gambe cedere sotto il peso della realtà “E hai ucciso anche il mio…” singhiozzò impotente raggomitolandosi in una palla di dolore sul tappeto.

Nemmeno si accorse quando esausta si addormentò.

Il viso ancora rigato dalle lacrime.

-

“Ma come diavolo ti è saltato in testa? Non è una prigioniera, per Merlino, è tua nipote.” il soave suono di sua nonna che strillava come una banshee inferocita contro Voldemort senza che questi nemmeno osasse ribattere fu la prima cosa che Helena udì svegliadosi.

Il primo istinto di Helena sarebbe stato quello di sogghignare e inviare al mago oscuro uno sguardo superiore come a dirgli “Non sperare nel mio aiuto.” Invece la ragazza scosprì di non riuscire a muoversi. Sentiva il suo corpo pesante, le membra come gelatina, aveva un freddo
incredibile e a malepena riusciva a respirare.

Cosa le avevano fatto?

Voleva chiedere aiuto ma nessun suono uscì dalla sua gola secca e riarsa mentre cadeva nuovamente nel buio.

-

Stavano discutendo ancora e ancora e ancora.

Ogni volta che Helena si svegliava i suoi nonni erano in posizioni diverse nella stanza ma sempre intneti a litigare, ora urlando apertamente, ora sibilandosi contro parole piene di veleno.

Con il tempo aveva capito di non essere stata avvelenata o maledetta, ma semplicemente di essersi presa l’influenza dormendo per terra. Il fatto che avesse attraversato in un paio di settimane lo stress emotivo di un’intera vita, facendo scoperte più che destabilizzanti aveva forse contribuito ad indebolirla… altrimenti non si spiegava la malattia.

Non era mai stata così male da che aveva memoria.

-

Tre giorni e una serie infinita di risvegli accompagnati da brevi momenti di lucidità dopo, finalmente Lord Voldemort si decise a chiamare un medimago.

Le minacce di Isobel che sempre più frequentemente gli diceva che se non avesse iniziato a comportarsi come l’uomo che sarebbe dovuto essere per sua nipote, l’avrebbe presa e riportata a casa sua furono con ogni probabilità l’ago della bilancia.

Sua nonna non scherzava.

E Voldemort a quanto pareva non aveva mentito riguardo al discorso sul suo pentimento, nei confronti di Helena quantomeno.

Purtroppo però non c’erano molti Mangiamorte specializzati nella guarigione. Nella tortura, nell’assassinio… ma non nella guarigione.

Pertanto Helena non si sorprese più di tanto quando aprendo gli occhi quel tre di Agosto, ignara del tempo passato in quel letto febbricciante di trovare l’omba scura di Severus Piton a torreggiare su di lei.

Un brivido di gelido terrore la attraversò rendendosi conto di cosa questo avrebbe comportato e forzando i suoi muscoli a muoversi stese tremante un braccio oltre le calde lenzuola.

Il freddo della stanza aggredì immediatamente la sua pelle sudata facendola tremare, ma questo non le impedì di aggrapparsi alla veste del Pozionista “Sev’rus… non dir-e… Silen…” esalò con un filo di voce “Segreto… mantie-ni il…” non riuscì ad aggiungere altro scossa da un nuovo accesso di tosse che le tolse le poche forze che era riuscita a raccimolare.

Per questo non si accorse degli altri presenti nella stanza, né dello sguardo pericolosamente assottigliato del Signore Oscuro.

-

Note Finali: e questo è il settimo capitolo. Non ho molto da dire, mi sento un po' malconcio e triste... la mia vita è un casino negli ultimi tempi pertanto non so quando posterò il prossimo capitolo.

Buon fine settimana a tutti,
L.Z.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Potter Family

 
Capitolo 8
 
La mattina del sei di Agosto Helena si svegliò nel suo letto fresca e riposata come non si sentiva da tutta una vita. Stiracchiandosi pigramente si mise a sedere tra le lenzuola candide solo per scoprire che la sua stanza era al momento sovraffollata.

Sua nonna dormiva raggomitolata sul divano con la testa appoggiata sulle gambe di Voldemort che con ancora le braccia incrociate sul petto si era assopito con la bocca aperta e il collo piegato di lato in una strana posizione. Una sedia era stata posizionata accanto al suo letto e un Severus Piton con un’espressione tirata ed angosciata anche nel sonno riposava appoggiato precariamente sul bordo del materasso.

Ma che diavolo…?

Helena si prese un istante per osservare quello strano quadretto prima di dare una leggera scossa alla spalla del professore nella speranza di ottenere qualche risposta su… cosa diavolo facessero tutti lì?

Non andò esattamente come previsto perchè l’uomo nonappena fu abbastanza sveglio da capire chi si trovasse davanti sbiancò, nemmeno Helena fosse un fantasma, e cacciò un “Potter!” che fece temere alla ragazza che sarebbe finita in punizione fino alla fine dei tempi.

Da quel momento si scatenò il caos, il Signore Oscuro saltò in piedi come una molla facendo quasi ruzzolare a terra Isobel i cui occhi nonappena si posarono sulla nipote si riempirono di lacrime. Un momento dopo Helena si trovò avvolta in un abbraccio stritolante della donna mentre Voldemort abbaiava a Severus di scoprire immediatamente cosa fosse successo.

Ancora una volta, a costo di ripetersi, Helena si chiese che damine stesse succedendo.

-

Helena sospirò seduta alla propria scrivania e posò la piuma con cui aveva risposto alle lettere dei suoi amici, ringraziandoli per i regali che le avevano mandato per il suo compleanno e inventandosi un sacco di balle sul motivo per cui aveva impiegato tanto per farsi viva.

Sperava che la notizia del fatto che aveva appena ritrovato sua nonna e avessero un sacco di anni di lontananza da recuperare bastasse per i suoi amici, anche perchè non aveva intenzione di far loro menzione di nient’altro.

Non era affatto pronta ad affrontare l’argomento Voldemort al momento, e comunque sarebbe stato quantomeno indelicato informare i suoi amici della novità a quel modo. Cos’avrebbe dovuto fare? Aggiungere un Post Scritto in cui diceva loro: Ah, quasi scordavo, sapete Voldemort? È mio nonno, e forse lui e nonna vogliono tornare insieme. Non è magnifico!?

No, non le pareva proprio il caso.

Un leggero bussare alla porta la distrasse dai suoi pensieri “Avanti.” si affrettò a dire alzandosi dalla sedia.

Era il professor Piton che, dal momento della sua inspiegabile guarigione, passava almeno tre volte al giorno per sottoporla ad esami medici su ordine di suo nonno. Era strano, soprattutto perchè Helena non ricordava nulla della malattia, come se la settimana che aveva passato in bilico tra la vita e la morte, delirando in perenne stato di semi incoscienza non fosse mai esistita.

Si sentiva perfettamente, stava benissimo.

Ma cercare di spiegarlo a Voldemort era stato del tutto impossibile, quel mago era più cocciuto di un mulo, pertanto dal momento in cui era stato certo che Helena non rischiava nulla nell’immediato si era rinchiuso nel suo studio a cercare, con l’aiuto del Pozionista la causa del suo malessere.

Aveva persino tirato fuori da chissà dove le vecchie cartelle mediche dei suoi parenti babbani, inviando dei gufi di richiesta al San Mungo per avere quelle relative ai Gaunt e Potter.

Sua nonna diceva che si sentiva responsabile per quanto le era accaduto, ma Helena non era certa di volerle credere.

Che Voldemort fosse suo nonno era strano, anche se ci poteva convivere, ma se si fosse iniziato a preoccupare per lei… sarebbe stato davvero troppo.

“Dovresti essere a letto.” osservò Severus entrando nella stanza.

La ragazza fece una smorfia ma non ribattè, in qualche modo sapeva di aver fatto saltare la copertura del professore e aggiungendo colpa su colpa, l’imbarazzo che ora provava nei suoi confronti era quasi insopportabile.

“Non mi sono stancata, sono stata seduta alla scrivania tutto il tempo.” pigolò per mitigare la sua trasgressione “Stavo scrivendo ai miei amici.” aggiunse vedendo lo sguardo nero di Piton spostarsi verso i fogli ancora in bella vista sul piano.

Il Pozionista annuì senza aggiungere nulla indicandole di sedersi mentre estraeva la bacchetta per iniziare gli esami ma per Helena fu come se avesse espresso a voce alta i suoi pensieri.

Il Signore Oscuro lo sa?

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Note finali: Eccomi, problemi risolti col pc e capitolo finalmente pubblicato... ora ditemi voi se è valsa la pena di tanta attesa. Io aspetto fiducioso i vostri commenti ^___^.

Al prossimo capitolo,
L.Z.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Potter Family


Capitolo 9
 
I Mangiamorte riuniti nel salone di villa Riddle erano in trepidante attesa, nell’aria si sentiva già il profumo di grandi cambiamenti e dopo lo strano comportamento che il loro Signore aveva tenuto nell’ultimo mese tutti volevano sapere quale glorioso piano avesse richiesto tanta preparazione.

Per questo quella sera erano tutti presenti, alcuni anche con mogli e figli, per il grande annuncio.

Solo quel ratto di Minus, non si vedeva da nessuna parte.

Nessuno di loro però si sarebbe aspettato quello che in realtà accadde. Il Signore Oscuro appena accomodato sul suo trono chiamò avanti cinque dei suoi Mangiamorte più fidati e chiese “Quale delle vostre dimore ha le protezioni più antiche e potenti?”

Quale baldanza sarebbero stati tutti unanimi nel riferire avrebbe dimostrato Lucius Malfoy asserendo che sicuramente era Malfoy Manor il palazzo più sicuro.

Se il biondo si fosse dato la pena di osservare il ghigno sfacciato di Severus Piton forse avrebbe taciuto.

“Mh, immagino di sì ed è anche molto grande.” aveva commentato distrattamente il Lord riflettendo tra sè “Molto bene, devo informare tutti voi di essere recentemente entrato in possesso di nuove informazioni che cambieranno drasticamente gli equilibri del nostro mondo. Ho intenzione di agire immediatamente onde evitare che Silente possa interferire con i miei progetti.” aveva annunciato e tutti i suoi seguaci si erano ritrovati a fremere d’aspettativa in attesa di una spiegazione che non giunse.

“Quindi da oggi in poi la base delle operazioni sarà spostata al Maniero dei Malfoy, non voglio vedere più nemmeno uno di voi in questa casa. Ora potete andare… non tu Lucius, tu e la tua famiglia restate.” spiegò telegrafico lasciandoli con un palmo di naso.

Un momento di gelido silenzio avvolse tutti i presenti, facendo storcere le labbra del Pozionista in piedi accanto al trono di sadico divertimento.

Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrebbe potuto apprezzare il senso dell’umorismo distorto del Signore Oscuro?

Un’occhiataccia di Voldemort bastò a riattivare le membra di quanti erano rimasti paralizzati sul posto nonostante il suo ordine di levare le tende, spingendoli ad affrettarsi per uscire.

Quando solo i Malfoy furono rimasti ad occupare la grande sala il Lord fece loro cenno di avvicinarsi e Severus vedendo il loro coloriti cerei non potè fare a meno di chiedersi quanto fosse alto il rischio che collassassero da un momento all’altro, tastando discretamente le pozioni d’emergenza nella sua tasca per essere certo di poter agire repentinamente in quel caso.

Dopo qualche parola scambiata col capofamiglia per accertarsi che fosse cosciente dell’importanza del suo nuovo ruolo e impartendogli qualche ordine per coordinare le riunioni future nella nuova sede operativa dei Mangiamorte, il Lord fece cenno al giovane Draco di avvicinarsi.

“Tu sei Draco, giusto ragazzo?” chiese Voldemort studiando attentamente ogni mossa del giovane che con lo sguardo basso annuì appena tremante. La famiglia Malfoy era composta da uomini fedeli, non eccessivamente coraggiosi, ma il Signore Oscuro raramente considerava il coraggio una virtù.

Dopo la discussione di quel pomeriggio con Helena, per quanto Piton gli aveva riferito, il Signore Oscuro aveva capito che non avrebbe avuto modo di tenere la nipote chiusa nella sua stanza, tutta sola, ancora per molto… ma non poteva nemmeno lasciarla girare per la villa finchè questa fosse stata piena di Mangiamorte.

Questa faccenda effettivamente era stata di facile risoluzione.

Non quanto realizzare che presto Isobel sarebbe dovuta andare ad Hogwarts per preparare e consegnare il programma di insegnamento di Difesa Contro le Arti Oscure, dato che quella maledetta strega aveva accettato la proposta di Silente senza nemmeno interpellarlo, e che lo stesso avrebbe dovuto fare Piton.

Non era la fedeltà del suo ambiguo sottoposto a preoccuparlo, Severus era sempre stato molto legato alla madre di Helena e sinceramente il Signore Oscuro aveva compreso il suo tradimento. Una volta accertato che l’uomo aveva agito solo in difesa della ragazza poteva quasi dire di fidarsi di lui persino più di prima.

Il fatto era che – e se qualcuno gliel’avesse chiesto avrebbe negato fino alla morte – temeva il momento in cui sarebbe rimasto solo con Helena. Non era certo di potersi confrontare nemmeno con sè stesso, figurarsi con lei.

No, gli serviva un diversivo che impegnasse la sua attenzione lontano da lui.

“Tu che ne pensi Severus?” chiese, inclinando un po’ il capo per osservare meglio il viso del biondo, solo per conferma ormai certo di aver trovato quel che gli serviva.

Il Pozionista più intuitivo di quanto fosse salutare essere rabbrividì mordendosi un labbro per non scoppiare a ridere. Quella era di gran lungo l’idea più pericolosa e distruttiva che il Signore Oscuro avesse mai avuto, Potter e Malfoy chiusi nella stessa casa avrebbero potuto causare solo danni.

“Ehm…” si schiarì la voce in cerca di un po’ di contegno “Non vorrei deluderla mio Signore, il ragazzo ha certamente l’età giusta per la missione che intendete affidargli.” ammise infondendo sarcasmo in ogni sillaba “Ma temo che questo non lo renda comunque adeguato.”

Il Lord gli rivolse uno sguardo incuriosito come a chiedergli di spiegarsi meglio quando Lucius ignaro del male che si stesse facendo intervenne asserendo con sicurezza e irritazione “Sono certo che mio figlio possa portare a termine qualunque incarico il nostro Signore voglia affidargli.”

Gli occhi del Lord passarono dalla la faccia irridente di Piton a quella furiosa di Lucius un paio di volte, prima che questi chiedesse al diretto interessato “Draco pensi di poter assolvere al compito che intendo affidarti? Sappi che è della massima importanza per la riuscita dei miei progetti futuri.”

“Certo mio Signore, vivo per servirvi.” rispose, forse un po’ troppo velocemente, il giovane. Quantomeno sembrava comprendere meglio di molti altri suoi sottoposti la propria posizione.

“Molto bene, allora da questa sera viv…” accennò distrattamente con la mano come a intendere che la discussione era terminata quando un leggero colpo di tosse da parte di Piton lo interruppe a metà frase.

Tutti gli sguardi dei presenti si posarono sul Pozionista che ignorando la gravità dell’azione appena compiuta informò distrattamente guardandosi le unghie “Ritengo che sarebbe saggio informare prima l’altro soggetto, potrebbe risultare più ostico di quanto non abbia previsto convincerlo ad una collaborazione civile.”

Merlino, aveva una tale voglia di rotolarsi a terra dalle risate e sapeva che se avesse inavvertitamente incrociato lo sguardo di Lucius non ci sarebbe stata Occlumanzia che tenesse sarebbe scoppiato come un Grifondoro idiota.

Voldemort inarcò un sopracciglio inesistente poi scosse appena il capo passandosi una mano sugli occhi per nascondere la divertita consapevolezza che vi brillava “Immagino tu abbia ragione, Severus.Solo Merlino sa quanto poco accomodanti possano diventare le donne di quella famiglia.” ammise con una certa dose di rassegnazione “Va bene, direi che per questa sera abbiamo terminato. Draco Malfoy ti aspetto qui tra due giorni esatti, porta tutte le tue cose, ritengo che sarai impegnato fino all’inizio della scuola. Immagino non sia necessario ricordare a tutti voi che mi aspetto assoluto riserbo da parte vostra sull’intera faccenda.” concluse con un lieve sogghigno a sottintendere la minaccia per nulla velata insita nelle sue parole.

A quel punto senza attendere risposta congedò le figure pallide e quasi evanescenti nel loro timore dei Malfoy che si allontanarono in tutta fretta, inosservate.

La mente del Signore Oscuro ormai era già rivolta altrove, verso la battaglia che lo attendeva in una stanza sigillata al piano superiore. Si sarebbe dovuto giocare bene le sue carte se voleva vivere abbastanza per veder sorgerere un’altro giorno.

Come poteva essere tanto faticoso fare il nonno?

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Note Finali: eccomi tornato, dopo molte difficoltà. Vi porto in dono un sacco pieno di scuse per la prolungata assenza e questo nuovo capitoletto che spero vi diverta almeno un po' ^___^.

A presto,
L.Z.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Potter Family

 
Capitolo 10
 
“Non ci posso credere, ma ti è dato di volta il cervello?”

Doveva ammettere che in quel momento riconosceva una certa somiglianza tra sè e la nipote, che fosse il brillio malevolo nei suoi occhi verdi la causa?

“Ma come ti è venuto in mente? Draco Malfoy, davvero!? Tra tutti vuoi appiopparmi lui come cane da guardia?”

No decisamente assomigliava molto più a Isobel, solo lei riusciva a farlo sentire un Tassorosso cretino senza nemmeno doverlo insultare apertamente. Quel tono irritato e irridente allo stesso tempo era di puro stampo Potter… un po’ come la matassa di capelli perennemente incasinati che si trovavano in testa.

“Ma se speri che mi pieghi al tuo volere ti sbagli di grosso. Sai che ti dico? No, no e ancora no, non intendo avere niente a che fare con quel supponente stronzetto di Malfoy.”

Temibile, davvero, ora che Helena non era più solo una fastidiosa spina nel fianco ma il risultato vivente dell’unione tra lui e Isobel poteva ammettere con un certo orgoglio di non aver mai visto niente di più spaventoso.

Era quasi riuscita a farlo tremare di sincero timore a un certo punto.

Ma non avrebbe cambiato idea ed era certo che un giorno Helena lo avrebbe ringraziato per questo.

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Helena si aggirava per casa come una fiera in gabbia, aveva preso la possibilità di esplorare l’intera villa come una vendetta per la compagnia che Voldemort le avrebbe da li a breve imposto.

Draco Malfoy, ancora non ci credeva.

Va bene, effettivamente il Signore Oscuro aveva ragione nel dire che avevano la stessa eta e che si conoscevano da diversi anni, ma questo non voleva certo dire che andassero daccordo. Malfoy aveva fatto di tutto nei passati cinque anni per renderle la vita impossibile e certo le cose non sarebbero cambiate ora, solo perchè era la nipote del mago oscuro più potente del mondo, nonchè capo indiscusso del suo caro paparino.

Ne era più che certa.

Voleva che fosse così.

Merlino, se Malfoy si fosse ridotto a leccarle i piedi per questo lo avrebbe ucciso. La sua vita era già un casino così, senza la necessità di aggiungere al danno la beffa.

Con ritrovata furia entrò con gran chiasso in una stanza sperando di disturbare Voldemort dai suoi loschi affari.

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Helena era nascosta in una zona poco visibile del giardino interno, seduta a gambe incrociate sotto una grande quercia completamente sprofondata nella lettura di un testo di magia avanzata che suo nonno le aveva detto di studiare attentamente.

Anche se all’inizio non era stata molto entusiasta all’idea di prendere lezioni dall’Oscuro Signore in persona, aveva dovuto velocemente ricredersi, quell’uomo sapeva davvero insegnare. O forse sapeva che tasti premere per attirare la sua attenzione perchè si somigliavano più di quanto Helena non avrebbe voluto ammettere, la ragazza non voleva soffermarsi troppo su questa seconda possibilità.

In verità Helena si stava, come dire, nascondendo. Malfoy era arrivato quella mattina con una quantità di bagagli, bauli e pacchetti che quasi l’aveva fatta scoppiare a ridere, rivelando la sua presenza ben dissimulata, in un angolo in ombra dell’ingresso.

Si era data ad una fuga strategica prima che suo nonno mandasse qualcuno degli elfi di casa a cercarla. Dopodichè tutti qelli che erano comparsi li aveva cacciati via vietando loro di riferire dove si trovasse.

Non voleva incontrare Malfoy, credeva di averlo reso abbastanza chiaro nei giorni precedenti a suon di porte sbattute.

A quanto pareva Voldemort oltre ad aver dimenticato il naso era anche discretamente sordo.

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Draco era stato ricevuto, nonappena arrivato dal Signore Oscuro in persona che, dopo averlo condotto all’elegante camera fatta preparare apposta per lui al piano superiore, lo aveva informato del suo compito davanti a un ghignante Severus Piton.

Non che il biondo avesse capito molto, in realtà.

A quanto pareva il Signore Oscuro aveva un ospite alla villa, per il quale aveva dovuto allontanare gli altri Mangiamorte, e desiderava che Malfoy gli facesse compagnia. Fin qui niente di strano o pericoloso anche se tutta quella segretezza incuriosiva non poco il giovane Draco.

Comunque questo misterioso ospite non pareva interessato a farsi vedere, al contrario si era reso introvabile e a nulla erano valse le minacce mosse ai poveri elfi mandati infruttuosamente a chiamarlo questi erano sempre tornati a mani vuote.

Pertanto Draco dopo aver sistemato le proprie cose si era dedicato in prima persona a una piccola caccia al tesoro, girando in lungo e in largo le stanze della casa alla sua ricerca.

Non aveva trovato chi stava cercando ma comunque aveva trovato qualcuno. Una bella signora dalla pelle olivastra e corti riccioli scuri aveva attraversato l’ingresso proprio mentre il ragazzo vi stava passando per l’ennesima volta.

Entrambi si bloccarono per un lungo istante alla vista dell’altro poi la donna si aprì in un caldo sorriso “Tu devi essere il giovane Malfoy di cui ho tanto sentito parlare, molto piacere io sono Isobel.” si presentò cordialmente facendosi più vicina e ampliando il suo sorriso mentre osservava più attentamente il giovane “Ma certo che sei tu, mi sembra di essere di nuovo ad Hogwarts, ti hanno mai detto che assomigli come una goccia d’acqua a tuo nonno Abraxas?” esultò gioviale.

Il biondo era ancora paralizzato, non era a lei che doveva tenere compagnia vero? Perchè, seppur ancora molto bella la signora non poteva avere certo meno di una cinquantina d’anni… forse anche qualcosina in più. Poi le parole di Isobel penetrarono nella sua mente e il ragazzo si trovò a risponderle senza quasi accorgersene morbosamente curioso “Molto piacere, sì sono Draco Malfoy. Lei conosceva mio nonno?”

La donna si lasciò sfuggire un risolino “Ma certo, eravamo i capitani delle rispettive squadre di Quidditch e tuo nonno, mio caro, si da il caso che mi facesse una corte spietata.” sospirò estasiata al ricordo “Ahh, un vero cavaliere, avrei dovuto accettare la sua proposta di matrimonio prima che quell’arpia della Rosier si mettesse di mezzo.” borbottò appena nonostante il sorriso che ancora le aleggiava sulle labbra.

Draco rimase a bocca aperta come un allocco solo per sussultare come un primino Tassorosso sentendo il Signore Oscuro alle sue spalle sibilare un “Cosa?” che avrebbe potuto far fuggire via terrorizzato persino un basilisco.

Isobel strizzò segretamente l’cchio al biondo prima di voltarsi verso la fonte di tanta furia e sogghignare “Che c’è Tom, geloso?” lo provocò sfacciatamente “Del resto non vorrei essere pignola, ma tu mi hai lasciata senza una spiegazione. Che ci vuoi fare mi sono sempre piaciuti gli stronzi Serpeverde.” concluse melodrammatica.

Draco si aspettava di vederla crollare a terra stecchita colpita in pieno da un Avada Kedavra del Lord, ma questi si limitò a stringere le labbra in una linea sottile ed espirare furiosamente dal naso prima di farle notare “Tua nipote si è data alla macchia.”

“Nostra nipote vorrai dire.” Lo corresse automaticamente lei prima di passarsi un dito sul mento pensierosa “Già… mi chiedo a chi di noi due assomigli di più. J era la tua fotocopia, a lui piacevano le Grifondoro sempre pronte a rimproverarlo.” sorrise divertita dalla faccia orripilata di Voldemort che per un istante fu esattamente speculare a quella di Draco che, poveretto, percepiva distintamente di essere nell’esatto epicentro di un’imminente catastrofe naturale.

E non aveva nessuna via di fuga.

I suoi piedi non si muovevano mentre il suo cervello oltre agli strati di panico e paura desiderava osservare il tutto pervaso dalla macabra curiosità di vedere la fine di quella discussione.

Ignorando il pericolo Isobel riprese, come se nulla fosse, da dove Voldemort si era interrotto “Stai tranquillo sono sicura che il nostro giovane ospite saprà ritrovarla.” riferendosi evidentemente alla misteriosa nipote “Davvero un’ottima scelta Tom, anche se credo che un giorno potresti pentirtene.” concluse con un sorrisino biricchino dando un buffetto sulla guancia di Draco prima di chinarsi a sussurrargli “Io se fossi in te inizierei dal parco, quando si sente in trappola tende a rifugiarsi negli spazi aperti.” e allontanarsi spensierata verso il salotto borbottando della possibilità di farsi un tè.

Il biondo nemmeno osò rivolgere uno sguardo al sicuramente fuori di sé Signore Oscuro prima di inchinarsi e fuggire il più velocemente possibile.
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Note finali: ecco il nuovo capitolo, scusate se non ho ancora risposto ai commenti, ma i problemi di connessione continuano. Risponderò il più presto possibile, promesso.
Tra l'altro vi informo che mi è stata segnalata una storia con molti punti in comune alla mia, l'ho letta e devo ammettere che è perfettamente vero, anche se la cosa si noterà davvero solo tra qualche capitolo... così, onde evitare malintesi, prima di proseguire la pubblicazione vorrei parlare con l'altra autrice per capire se secondo lei un problema o meno, se è il caso che io metta qualche avvertimento aggiuntivo o un link che rimandi alla sua storia, o non so cosa, sinceramente non ho idea di come la questione possa funzionare =.= .
Mi scuso per i disagi e prometto di farmi sentire presto.

Alla prossima,
L.Z.

PS: Io non sono vecchio!!! Googletta attenta a te!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Potter Family
 

Capitolo 11
 
Helena pensava che quasi valeva la pena avere Malfoy tra i piedi solo per la faccia incredibile che aveva fatto nel momento che l’aveva scovata nel suo rifugio.

Sembrava così maledettamente vicino a farsi venire un infarto.

Per di più fin dal primo giorno Voldemort non era più sembrato tanto entusiasta della sua geniale idea di trovarle un compagno di giochi – nemmeno fosse una bambina di tre anni – sua nonna rdacchiava e taceva, mentre il biondo sembrava sempre assumere uno strano colorito grigiastro ogni volta che incrociava accidentalmente il Signore Oscuro per casa.

Tutto questo aveva sensibilmente risollevato il morale di Helena e, del resto, allo stato attuale delle cose non aveva nemmeno il tempo per deprimersi. La sua giornata sembrava un variopinto circo di impegni.

La mattina aveva preso l’abitudine, fin da quando ancora era ospite a casa della nonna, di alzarsi molto presto per allenarsi con lei. Aveva scoperto infatti senza stupirsene minimamente che, dopo la morte di James, Isobel era stata veramente vicina a crollare e che nemmeno il trasferimento nell’isola Mediterranea l’aveva aiutata a far pace con i demoni che la tormentavano così, poco tempo dopo, era partita per un lungo viaggio alla ricerca di sé stessa.

Viaggio che l’aveva prtata fin nel cuore della cina in non-aveva-ben-capito-quale tempio Buddhista su una montagna dal-nome-impronunciabile dove aveva appreso delle tecniche di meditazione e incanalamento della magia attraverso tecniche del tutto nuove che le avevano restituito l’equilibrio che credeva di aver perduto per sempre.

Helena aveva riconosciuto i suoi esercizi come arti marziali, sconosciute nel mondo magico, ed era rimasta doppiamente affascinata nello scoprire quanto fossero legate ai flussi magici e all’armonia tra essi il corpo e la mente. La piccola dimostrazione che le aveva dato era bastata ad Helena per capire come mai Voldemort sembrasse tanto spaventato da lei quando si infuriava.

Da bambina aveva visto qualche film di Bruce Lee per cui il cugino aveva avuto una vera passione a un certo punto della sua infanzia – prima di trasformarsi in un pachiderma – e aveva sempre pensato che quell’uomo volasse mentre tirava calci ai cattivi, non che avesse mai osato esprimere tale pensiero a voce alta, ora forse capiva che non erano proprio tutti effetti speciali.

Aveva iniziato sull’onda dell’entusiasmo solo per schiantarsi contro un muro che pareva invalicabile di scoordinatezza, eppure sua nonna pareva che danzasse senza provare alcuna fatica mentre si allenava.

Isobel le aveva spiegato che a lei erano serviti anni per arrivare a muoversi tanto fluidamente e che la strada da fare per diventare una vera esperta anche per lei era ancora lunga. Non poteva sperare di riuscire a fare tutto e subito, ci voleva tanta pazienza iniziando dagli esercizi più semplici.

Helena non era geneticamente predisposta alla resa pertanto si stava impegnando a imparare lasciandosi guidare da sua nonna.

Dopodichè tornava nella sua stanza e si rilasava una mezzora, si lavava, vestiva e scendeva per la colazione. Se quando erano a Ibiza aveva creduto che fosse strano trovarsi tutti riuniti attorno a un tavolo ora, con l’aggiunta di un Piton ghignante e di un Malfoy terreo era sicura che non c’era mai limite alla follia.

La sua vita non era mai stata normale, ma ora aveva sicuramente superato il limite tra strano e allucinante.

Subito dopo sua nonna usciva borbottando perchè al Ministro c’erano delle carte da firmare, o doveva fare delle ricerche per preparare il programma di studi, o doveva chiedere il permesso per questa o quella creatura da mostrare agli studenti, o Silente voleva parlarle. Era una donna molto impegnata e Helena sospettava anche che il vecchio Preside stesse cercando di convincerla a entrare nell’Ordine della Fenice… con scarsissimi risultati.

Isobel era stata chiara, quella guerra le aveva portato via più di quanto avrebbe mai potuto restituirle, quindi potevano andarsene tutti al diavolo lei ne sarebbe rimasta fuori.

Ed Helena con me!

Non l’aveva detto a voce alta ma la ragazza poteva leggerglielo negli occhi quando fissava Voldemort. Quello che l’aveva stupita era la tranquilla accettazione negli occhi del mago oscuro, ma se anche loro erano daccordo a non volerla mettere in mezzo c’era un intero mondo la fuori che la voleva in prima linea e questo lo sapevano perfettamente tutti e tre.

La mattinata trascorreva nello studio della magia con Voldemort, mentre Piton e Malfoy probabilmente si rintanavano nei sotterranei a mischiare intrugli puzzolenti.

A pranzo, in mancanza della vigilanza di Isoble sul loro comportamento civile ognuno era libero di fare un po’ come gli pareva, di solito Helena restava in giardino mangiucchiando schifezze e rilassandosi.

Il pomeriggio Helena stava con sua nonna mentre Voldemort e Piton si rintanavano nello studio del primo ancora cercando indizi su strani casi di febbri improvvise e inspiegabili in famiglia, o preparando piani di guerra, Helena non voleva saperlo davvero, e Malfoy… sinceramente le sfuggiva che cazzo facesse Malfoy per tutto il sacrosanto giorno, probabilmente tormentava gli elfi di casa.

Un po’ di lettura, cena e compiti di scuola durante la sera. In questo caso era costretta a sorbirsi la presenza del biondastro per diverse ore, anche se non era così male quando si faceva sfuggire le risposte giuste sui compiti di pozioni.

Non sarebbe mai stata brava in quella materia, non c’era proprio verso che si ricordasse quante volte mescolare, in che direzione farlo… e se poi doveva pure stare attenta al colore e alla temperatura dell’intruglio era la fine.

Infine, fortunatamente, le veniva concesso il riposo che era diventato molto più regolare e riposante da quando un certo psicotico assassino non invadeva più i suoi sogni.

A volte non credeva che fosse umanamente possibile star dietro a tutto, ma poi arrivava a sera e si sentiva dolorante e soddispatta per esserci riuscita.

Finchè non si ricordava che la mattina dopo tutto sarebbe ricominciato.

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Note finali: Oggi è la festa della Repubblica e io sono estremamente felice perchè Aniel, la gentilissima autrice della fic che somiglia a questa, mi ha scritto per dirmi di non preoccuparmi e continuare a scrivere. Io la amo *__*.
Per questo ho deciso di pubblicarvi questo capitoletto subito per poi passare al prossimo che spero vi divertirà un mondo. In settimana troverò anche il tempo per rispondere ai commenti.

Saluti a tutti, scappo.
L.Z.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Potter Family

 
Capitolo 12
 
Non era cambiato poi molto dopo che Severus e Isobel si erano definitivamente allontanati dalla villa tranne che Helena si trovò a dover passare molto più tempo con Draco.

Non che volesse, forse Malfoy era meno stronzo di quanto non apparisse ma comunque non sarebbe diventato una delle sue persone preferite nel giro di un paio di settimene. Solo che il ragazzo sembrava seriamente spaventato dal Signore Oscuro e visto come suo nonno squadrava malevolo il biondo, Helena si era impietosita abbastanza da immolarsi alla causa e dare al povero furetto una via di scampo.

Ora passava con lui la maggior parte dei pomeriggi e anche se l’idea originaria era fare prima i compiti per evitare di trovarseli la sera nuovamente in compagnia del biondo, complice il bel tempo i due si erano presto trovati a passare quelle ore all’aperto.

La scoperta che le barriere della villa si estendevano anche molto al di sopra della casa vera e propria aveva dato loro anche modo di sfidarsi a Quidditch.

Per il resto litigavano quasi tutto il tempo.

Helena aveva scoperto che Malfoy era una buona valvola di sfogo per tutta la tensione che il convivere pacificamente – se non si volevano considerare le massacranti lezioni di duello – col Signore Oscuro le causava.

Anche se non aveva nessuna intenzione di ammetterlo.

Con Voldemort le cose andavano mediamente bene, molto meglio di quanto non fossero mai andate fino a pochi mesi prima, ma i due ancora non si erano decisi a parlare seriamente di come la cosa sarebbe proseguita in futuro.

Helena non era troppo contenta all’idea che una volta tornata a scuola si sarebbe trovata a dover nuovamente sfuggire ai piani per ucciderla di… suo nonno. Riteneva la cosa improbabile anche perchè Isobel si sarebbe mangiata viva il Signore Oscuro e ne avrebbe risputato solo le ossa molto prima che ci provasse.

Non sapere però la destabilizzava.

Qualcosa cambiò un pomeriggio quando Helena, dopo aver insegnato a Malfoy le regole principali del gioco babbano appena ribattezzato in chiave magica ‘Auror e Mangiamorte’ si era infilata di soppiatto, nel ruolo della Mangiamorte in biblioteca, in cerca di un nascondiglio, trovando invece un Voldemort molto assorto imegnato nello studio di un librone dall’aria ammuffita.

Non resistendo alla tentazione la ragazza strisciò alle spalle del pericoloso mago per vedere cosa stesse progettando ma nonappena vide la pagina che l’uomo stava osservando con tanta attenzione, nemmeno se ne fosse andato della sua vita, sarebbe riuscita a trattenersi dal ridere.

Nasi.

Sulla pergamena ingiallita del tomo antico se ne stava il disegno di una sezione del sistema respiratorio umano, con tanto di bel nasone, e la spiegazione delle funzioni di ogni sua parte.

Il mago oscuro aveva fatto un saltò terrorizzato sentendola così vicina e si era girato a fulminarla con un’espressione assassina e colpevole, nemmeno lo avesse beccato a fare piani per introdursi ad Hogwarts e ammazzare Silente nel sonno.

In seguito Helena si sarebbe forse sentita un po’ in colpa ma al momento non riuscì minimamente a frenare la sua ilarità mentre sbeffeggiava il terrore del mondo magico.

“Qualcuno mi ha fatto notare che nessuna donna potrebbe volermi ancora con questo aspetto.” le fece notare infastidito “Sto provvedendo.”

Era quasi tenero il suo broncio infantile ed Helena ringraziò Merlino per aver mandato Malfoy a salvarla dall’imbarazzo di dover affrontare quel pensiero. Il biondo intruppò nella stanza con un gran baccano e appena inquadrò Helena senza preoccuparsi affatto dell’altra presenza la afferrò per un braccio “Sei in arresto Mangiamorte.” esultò il biondo soddisfatto.

Il Signore Oscuro sbattè le palpebre confuso, ma che diavolo stavano facendo quei due? Era piuttosto sicuro che prima o poi Lucius sarebbe andato a chiedergli spiegazioni sul perchè il suo rampollo si fosse fuso il cervello durante la missione che gli aveva assegnato.

Voldemort temeva che la risposta sincera a quel quesito non fosse consigliabile se non voleva perdere in un colpo solo anche il sostegno dell’influente patriarca Malfoy.

Helena invece sogghignò “Molto bravo Malfoy, davvero un ottimo Auror.” Disse mentre questo la lasciava per gongolare più liberamente e la ragazza non perse tempo dando una veloce pacca sul braccio di Voldemort prima di scappare via nuovamente gridando “Libera!”

“Cosa? No, hei, questo non è valido.” sinfuriò Draco rimettendosi in moto.

Voldemort rimase impalato ad ascoltare in lontananza la risata di sua nipote “Ma come, non te l’ho detto Malfoy? La regola del gioco dice che un Mangiamorte catturato può essere liberato da un compagno, o in questo caso dal Signore Oscuro in persona, se riesce a toccarlo.”

Voldemort diede un’occhiataccia al libro ancora aperto sul tavolo e sospirò prima di richiuderlo e metterlo via, non poteva essere sicuro di cosa il giovane Malfoy stesse strillando ma era certo che centrasse qualcosa con il fatto che Helena imbrogliasse.

Beh, quantomeno sembravano divertirsi.

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Note finali: che ve ne pare?

Fatemi sapere,
L.Z.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Potter Family
 

Capitolo 13
 
Quella sera di fine agosto Helena e Draco avevano deciso di fermarsi in veranda ad osservare il calare della notte mangiandosi un gelato. I compiti erano finiti ormai da tempo e presto sarebbero tornati a scuola.

Alla fine i due erano stati costretti dalla vicinanza continua a riporre le armi e lentamente si erano addentrati con chiacchere di poco conto nella conoscenza della reale personalità dell’altro.

Draco era rimasto piacevolmente stupito delle inclinazioni estremamente Serpeverde della rivale, adducendo che ora si spiegava perchè tutti i suoi piani per metterla nei guai finivano sempre per ritorcersi contro di lui. Non era possibile che fosse una Grifondoro così sfacciatamente fortunata.

Helena invece aveva dovuto ammettere che il biondo non era davvero così stronzo come lo credeva anzi in certe cose dimostrava un’innocenza che aveva del ridicolo. Era certa che non lo facesse apposta, e che nessuno gliel’avesse mai detto, altrimenti si sarebbe infuriato a morte.

Si erano così abituati a parlare di tutto che Helena aveva finito per raccontare tutto quanto sulla sua vita tra i babbani, la scoperta della parentela con Voldemort e i dubbi che l’affliggevano per il nuovo anno scolastico alle porte e il biondo l’aveva ripagata – era un Serpeverde, non si ottengono informazioni senza darne in cambio – raccontandole della solitudine di crescere da soli in un immenso palazzo abitato da tre sole persone, un esercito di iper-servili elfi domestici e un’infinità di quadri muffiti di antenati scorbutici che ti spiano ovunque vai dalle loro cornici, e di quanto amasse Hogwarts proprio perchè lì non era mai solo.

Dopo tutto quel racconto forse Helena aveva capito un po’ meglio perchè Malfoy e in generale tutti i verde-argento tendessero sempre a ricercare la compagnia dei compagni.

“Tigher e Goyle non sono delle sempici guardie del corpo, allora?” aveva chiesto osservando il cielo tingersi di mille sfumature di rosa e arancio mentre il biondo al suo fianco scuoteva il capo quasi divertito.

“Non capisco perchè tutti lo diano per scontato, sono dei miei amici.” sbuffò fuori come se non avesse mai notato che i suoi due amici sembravano delle montagne.

Helena chinò il capo di lato in segno di accettazione e fu in quel momento che capì che lei e Draco erano diventati davvero amici. Mentre il cielo sfumava in un tenue blu screziao di viola nel caldo ancora soffocante dell’estate si rese conto senza ombra di dubbio che ormai lo considerava come tale.

E quello fu il momento.

Tutto successe in un lampo.

Helena si sentì girare la testa e un gran freddo invaderla, cercò di alzarsi di chiedere aiuto in qualche modo ma non fece in tempo a far nulla prima che la fontanella dell’acqua poco distante esplodesse.

-

Voldemort si trovava nel suo studio quando sentì uno sbalzo consistente nei flussi magici della nipote, con un sussulto scattò in piedi riconoscendo senza ombra di dubbio cosa stesse succedendo.

Come aveva potuto non prendere in considerazione quella possibilità?

In fondo era capitato anche a lui quando aveva raggiunto la maturità nello sviluppo dei suoi poteri, e aveva notato i lievi cali di magia che avevano coinvolto la nipote dal giorno del suo risveglio dalla malattia, ma aveva dato per scontato che fosse stata quella la causa delle sue difficoltà ad incanalare nella maniera corretta la sua magia.

Non aveva scuse per non averci pensato, del resto Helena era molto potente, ma lui non ricordava di essere stato affatto male quando gli era successo e non aveva saputo cogliere i segni.

Ricordava solo che un giorno si era sentito così pieno di rabbia e dolore da sentirsi quasi bruciare da dentro e… beh, non era stato un bello spettacolo. Proprio no, anche se nessuno dei presenti all’avvenimento era sopravvissuto per raccontarlo.

Attraversò di fretta il salotto sentendo la magia di Helena sfrigolare opponendosi alla sua e sperò di arrivare in tempo per evitare che la ragazza facesse qualcosa di cui non si sarebbe mai riuscita a perdonare.

La vista che lo acolse quando giunse in veranda però superava di gran lunga quanto si era aspettato.

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Draco non se l’era affatto aspettato, un momento prima stava parlando tranquillamente con Helena della scuola e un momento dopo la ragazza si era piegata su sé stessa gemendo di dolore mentre la sua magia scattava in avanti distruggendo la fontana che zampillava placida nel giardino.

Quello che non sarebbe mai stato in grado di spiegare degnamente a parole era la reazione aggressiva che l’acqua aveva dimostrato nei confronti della giovane. Sollevandosi in una fluida colonna infatti l’acqua aveva preso a strisciare verso di loro come fosse un enorme serpente liquido e con una scatto sorprendente si era avolta su Helena come a volerla stritolare.

Draco non aveva potuto fare niente, la magia si era rivelata completamente inutile mentre il mostro d’acqua si stringeva sul corpo dell’amica fino a modellarsi in un grande globo che rimase sospeso a qualche centimetro da terra.

Aveva solo potuto guardare, impotente, Helena agitarsi e scalciare mentre rapidamente le sue riserve d’aria si disperdevano in gorgoglianti bolle che risalivano la superficie.

Quando ormai pensava terrorizzato che fosse la fine, vedendo Helena acquietarsi questa riaprì gli occhi mostrando due inquietanti iridi di un blu intenso e innaturale mentre scostando i capelli che le fluttuavano davanti agli occhi si girava per osservare la bolla d’acqua in cui si tovava come fosse uno strano pesce.

Quando incontrò la forma pallida di Malfoy, che come attraverso un vetro smerigliato veniva distorta dalle increspature sulla superficie della sfera, gli fece un cenno a indicare che stava bene, a chiedere cosa fosse successo.

Non provò nemmeno a parlare convinta che non avrebbe potuto farlo così immersa e solo sperimentalmente si mosse per cercare di avvicinarsi al bordo e vi poggiò sopra una mano, incontrando la tenue resstenza della barriera magica che teneva compatta la sfera.

Fu questo che vide il Signore Oscuro comparendo sulla soglia della porta-finestra che si apriva sull’interno della casa un momento prima che Draco come in trance allungasse meccanicamente una mano imitando il gesto di Helena posando le dita sopra le sue.

Una lieve pressione e l’incantesimo che reggeva il precario equilibrio dell’elemento si ruppe lasciando libera Helena che crollò tra le braccia di Draco mentre tutta l’acqua che si era raccolta defluiva con uno scroscio sulle piastrelle in cotto della veranda trascinata dalla forza di gravità.

Helena si aggrappò alle spalle del biondo tossedo fradicia alcune boccate d’acqua sulla sua spalla prima di essere anche solo in grado di accertarsi di riuscire a reggersi in piedi.

“Come ti senti?” chiese incredibilmente calmo il Signore Oscuro finalmente libero di avvicinarsi, quando vide gli occhi nuovamente verdi della nipote.

Non era una domanda retorica, le sensazioni che si provavano durante l’apertura dei canali magici che davano accesso al potere segreto tramandato dalla famiglia Serpeverde per millenni era l’unica chiave di lettura per stabilire come sviluparli.

Non che ci fossero dubbi su quale fosse l’elemento con cui Helena era entrata in contatto. Solo, Voldemort temeva che fosse una reazione al sentimento di antagonismo che provava verso di lui.

Almeno ora non restava più alcun dubbio sul fatto che Helena fosse sua nipote.

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Note finali: sono sopravvissuto all'estate più lunga e sfiancante della mia vita e ho deciso che per festeggiare avreste potuto gradire un aggiornamnto. Mi scuso per la prolungata assenza, ma non avete idea di quanto possa rivelarsi difficile connettersi ad internet in certi luoghi.

In attessa di molti commenti, vi lascio con la promessa che entro un paio di giorni mi metterò in pari con le risposte alle bellissime recensioni dei precedenti capitoli. Un bacio a tutti,
L.Z.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Potter Family

 

Capitolo 14
 
Assicurarsi che Malfoy mantenesse la bocca chiusa anche sugli ultimi avvenimenti, oltre che su tutto il resto non fu difficile. Più problematico fu invece modificare tutti i suoi piani per i mesi a venire davanti alla nuova necessità di Helena di avere una guida alla scoperta dei suoi poteri.

Solo Merlino sapeva quanto era stato orrendo per il giovane Tom Riddle affrontare tutti quei cambiamenti da solo.
Non avrebbe permesso che questo accadesse anche a sua nipote.

L’unico vero problema era convincere la suddetta ragazza a fidarsi abbastanza di lui per permettegli di interagire senza danno con quell’elemento così poco affine al suo.

Voldemort non si era fatto inlusioni, Helena non gli aveva minimamente creduto quando spiegandole la verità sulle antiche origini della famiglia Sepererde di cui erano discendenti, le aveva detto di essere molto dispiaciuto per non aver capito prima cosa le stesse succedendo, avvertendola.

Purtroppo anche le informazioni di Voldemort erano molto limitate avendo avuto lui stesso accesso a pochissime informazioni attraverso alcuni diari dello stesso Salazar.

Li aveva dati a lei perchè credeva potessero esserle più utili di quanto non fossero stati per lui, essendo che l’antico Fondatore di Hogwarts era legato allo stesso elemento della giovane e aveva segnalato alcuni dei principali problemi che aveva incontrato nel vivere con persone prive di quel talento durante i primi anni dal suo sviluppo.

“Perfetto, mi stai dicendo che sono ancora più strana di quanto pensassi?” gli aveva chiesto caustica e arrabbiata Helena alla fine della loro discussione “Ma come mi sento fortunata.”

Poi se n’era nadata sbattendo la porta in cerca di un posto tranquillo dove poter riflettere sull’ennesimo sconvolgimento che si era imposto senza permesso nella sua esistenza.

Non credeva avrebbe mai più avuto davvero la possibilità di sentirsi una persona normale.

Così gli ultimi giorni di vacanza erano passati tesi a Villa Riddle mentre Helena evitava suo nonno e Voldemort riconosceva di non aver avuto una cattiva idea a invitare lì il giovane Malfoy, dato che al momento pareva essere l’unico essere vivente in grado di avvicinarsi ad Helena senza il rischio di venir sbranato.

Il fatto poi Draco riportasse tutto quanto riusciva a farsi dire dalla ragazza o quanto poteva cogliere del suo umore, durante i lunghi momenti di silenziosa riflessione dietro cui spesso si trincerava, al Signore Oscuro, senza mai commentare, gli era valso parecchi punti nell’indice di gradimento del temibile mago.

Anche se ancora Voldemort non era sicuro che quel biondino gli andasse a genio.

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La sera prima della partenza Voldemort parlò per ore via camino con Isobel, era sempre stato un uomo solitario fin da ragazzo, con poche remore morali e la certezza della giustezza delle decisioni che prendeva… ma questa volta era diverso.

Aveva bisogno del consiglio della donna per capire come fosse meglio agire senza rischiare di incasinare ulteriormente le cose.

Helena era fragile e aveva bisogno di una guida, ma non si fidava di lui e certo Voldemort non poteva rapirla per insegnarle a controllare i suoi poteri. Doveva lasciarla tornare a scuola o nel giro di uno schiocco di dita l’intero Mondo Magico sarebbe sprofondato nel panico per la sua scomparsa.

Aveva un’idea su come poter restare vicino alla nipote, proprio sotto al naso troppo curioso di Silente ma era rischioso e avrebbe coinvolto Isobel in prima persona.

Inaspettatamente però la donna una volta messa a parte dei recenti avvenimenti non solo si era detta daccordo col suo piano ma gli aveva addirittura ordinato di portarlo avanti. Era una Grifondoro troppo coraggiosa, dopottto.

Tom poteva solo ringraziarla per questo.

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Helena e Draco erano pronti alla partenza i loro bauli ordinatamente impignati nell’atrio della villa, quando Voldemort si presentò quella mattina con una Passaporta per ciascuno dei due.

Certo non potevano comparire a King’s Cross insieme.

Ufficialmente loro due ancora si odiavano.

Lui era il figlio di un sospetto – molto sospetto – Mangiamorte, mentre lei era la Bambina Sopravvissuta.

Helena tenne lo sguardo basso ancora rifiutando di incontrare quello del Signore Oscuro, non era più arrabbiata con lui per aver taciuto sulle sue reali potenzialità, ma si sentiva comunque incomoda in quella situazione e non se la sentiva di affrontarla al momento.

Avrebbero avuto tempo a Natale per parlare, sperando che per allora lei fosse riuscita a far un po’ di chiarezza nel turbinio di pensieri che le affollavano la mente.

Draco invece rivolse un cenno rispettoso del capo a Voldemort e, prima di sparire nel turbinio del varco magico, rivolse il suo famoso ghigno ad Helena stringendole significativamente la mano.

Esteriormente sarebbero stati i soliti rivali di sempre.

Dentro invece nulla sarebbe cambiato nella loro nuova amicizia.

Helena gli credeva ma sapeva bene che ad Hogwarts tutto sarebbe stato più complicato, certo non avrebbero potuto fare i compiti insieme o passare le serate a chiaccherare mentre calava la sera. Probabilmente non si sarebbero più potuti parlare, almeno per un po’.

E molte altre barriere sarebbero state formate dai loro amici.

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Note finali: spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se non succede niente. Nel prossimo incontreremo nuovamente l'Ordine della Fenice... e scopriremo se e come Sirius è sceso a patti con le novità. Saluti a tutti.

L.Z.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Potter Family
 

Capitolo 15
 
Quando Helena attraversò la barriera che divideva il mondo babbano dal binario 9¾ si sentì avvogere da una destabilizzante cacofonia di voci colori e persone. Non si era resa coto di quanto gli ultimi due mesi fossero stati pacifici in realtà fino a quel momento, aveva passato tutte le sue gornate con pochissime persone e si era in qualche modo abituata alla stabile certezza della sua routine.

In un angolo un po’ appartato notò Draco che cercava di convincere sua madre a lasciarlo libero dall’abbracio in cui l’aveva stritolato appena l’aveva visto arrivare, mentre suo padre poco distante cercava di valutare senza farsi notare le sue condizioni fisiche.

Dovevano essersi preoccupati a morte sapendo il figlio in missione per conto dell’Oscuro Signore e senza ricevere nessuna notizia da parte sua per tutto quel tempo.

Helena passò oltre sorridendo tra sè al pensiero che quella scena fosse tenera e che fosse evidente quanto l’amico fosse amato. Persa nei suoi pensieri Helena non si accorse delle persone che le giunsero alle spalle fino al momento in cui si setì afferrare per un braccio.

La reazione fu istintiva ed immediata, il suo corpo si mosse ancor prima che Helena avesse capito cosa stesse succedendo piegandosi verso il basso fece leva sul fianco destro scaraventando a terra il suo aggressore che si rivelò essere Alastor Moody.

Helena rimase paralizzata per un secondo a fissare la faccia sconvolta dell’ex-Auror prima che il fischio impressionato di Tonks e il suo conseguente “Wow, Helena sei davvero una forza della natura.” la riscuotessero.

La giovane non riuscì a impedirsi di storcere la bocca in una smorfia alla scelta delle parole della tanto variopinta quanto sbadata Auror prima di rendersi conto di aver appena atterrato uno dei migliori Auror di tutti i tempi, sua nonna sarebbe stata fiera dei suoi progressi. Sogghignando malefica stese una mano per aiutare il paranoico mago ad alzarsi sapendo bene che c’era un solo modo di evitare di beccarsi una ramanzina “Malocchio, non si deve mai sottovalutare la forza dell’avversario, sai? Vigilanza costante!” gli ricordò tutta seria ricevendone in cambio un borbottio intelleggibile che alle sue orecchie però suonò particolarmente orgoglioso.

Dopodichè tutti i presenti tra cui oltre ai Weasley ed Hermione spiccavano diversi membri dell’Ordine tra cui anche Remus vollero sapere tra abbracci e saluti di tutto: come stava, dov’era stata, che tipo era sua nonna, se aveva portato qualche souvenir dalla spagna, perchè non aveva scritto più spesso, dove aveva imparato quelle strane acrobazie.

In dieci minuti Helena si trovò con un mal di testa da primato e ringraziò Merlino quando Remus con una scusa la allontanò da quel gruppo di pazzi invasati.

“Come stai?” le chiese immediatamente l’uomo, nonappena furono fuori la portata di orecchie indiscrete, con malcelato nervosismo.

Helena impiegò qualche istante, fissandolo stupidamente, prima di rendersi conto che si trovava davanti al confessore di Sirius e pertanto con ogni probabilità questi gli aveva raccontato ogni cosa sul viaggio e gli incontri inattesi di quell’estate.

“Ti… te l’ha detto?” riuscì a chiedergli con un filo di voce, sentendosi ghiacciare dentro. Helena si maledisse per non essersi informata meglio con Voldemort su come funzionasse la maledizione – perchè era certa che di questo si trattava - che aveva lanciato a Sirius.

Il licantropo sbattè le palpebre stupito dal tremito presente nella voce della giovane a cui era molto affezionato, si oscurò capendo di aver fatto bene a preoccuparsi davanti al silenzio ostinato del vecchio compagno di scuola “No, ha continuato a ripetere di non poter dire nulla, ma ho visto quanto era preoccupato.” ammise diplomatico, cercando di apparire il più rassicurante possibile “Oggi voleva venire a vedere come stavi ad ogni costo, alla fine l’ho dovuto schiantare e legare per impedirglielo.” fece una pausa significativa “Tu sai dirmi cosa gli è preso?”

Helena scosse il capo implorandolo con lo sguardo di non costringerla a mentirgli “Va tutto bene, Remus davvero, io… ho trovato mia nonna e lei è splendida, anche se alcune rivelazioni mi hanno lasciata un po’ scioccata sono davvero felice.” ammise accorgendosi di star dicendo il vero solo mentre parlava “Per la prima volta ho una famiglia vera, persone che si prendono cura di me perchè volgliono e non perchè devono e io… non voglio che finisca.” concluse in un mormorio sofferente.

Non voleva perdere Remus raccontandogli la verità.

Non voleva che Voldemort si ricordasse che lei era un ostacolo.

Non voleva perdere i suoi vecchi amici in favore dei nuovi né che accadesse il contrario.

Al momento tutti i suoi desideri e pensieri si confondevano avviticciandosi su sé stessi senza mai darle una vera scelta.

Remus parve capire che Helena non era affatto pronta a parlarne e posandole una mano sulla spalla la consolò “Non devi preccuparti, noi ci saremo sempre, in qualunque momento avrai bisogno.” disse con incrollabile sicurezza poi sospirando aggiunse “A tal proposito, Sirius mi ha dato un messaggio per te.”

A quanto pareva il Malandrino era stato più nevrotico e intrattabile del previsto negli ultimi tempi sentendosi in colpa per il modo in cui l’aveva lasciata. Era certo che Helena fosse arrabbiata con lui e per questo aveva cercato in tutti i modi di convincere Remus a lasciarlo uscire quel giorno, senza troppo successo, per chiedere scusa alla figlioccia e rassicurarla che nulla sarebbe cambiato tra loro.

Il Licantropo non aveva capito nemmeno la metà di quanto il vecchio amico avesse ora borbottato, ora strepitato per giorni, ma Helena parve riuscirci con facilità rivolgendogli un caldo sorriso molto più rilassato quando le ebbe riferito ogni cosa.

“Dì a Sirius che lo capisco e che nemmeno per me è cambiato nulla.” gli rispose allegra prima di ghignre malvagia e facendogli segno di avvicinarsi aggiungere in gran segreto con tono allegro “Voldemort non avrà affatto vita facile ora che io e mia nonna ci siamo alleate, non ha nemmeno idea di quanti guai stanno per piovergli addosso.”

All’espressione confusa di Remus, Helena rispose semplicemente con una scrollata di spalle e un “Sirius capirà.” che precedette di appena qualche istante il tipico fischio del treno che avvertiva dell’imminente partenza.

Salutando in tutta fretta, come ogni anno, tra le ultime raccomandazioni di Molly per un improbabile buon comportamento che si aspettava tutti loro tenessero e i borbottii di Hermione che si chiedeva come facessero ogni volta a ridursi all’ultimo istante utile per salire sul treno con il rischio di perderlo i ragazzi salirono in carrozza.

Un nuovo folle anno ad Hogwarts li attendeva.

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Note finali: pronti... partenza... via! Eccomi qui con questo nuovo capitolo, fatemi sapere che ne pensate. Baci a tutti,
L.Z.

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