Death Note: Another Story

di spidi988
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Contatto ***
Capitolo 2: *** Famiglia ***



Capitolo 1
*** Contatto ***


Eccomi a voi col primo capitolo, decidere di scrivere su Death Note, e soprattutto creare un personaggio degno di L, uguale ma diverso, credo sarà la mia sfida più grande… (oltre che calarmi nei panni di L quando richiesto!!) spero di riuscire a farlo… almeno ci provo và… tentare nn ha mai fatto male (a me, a voi lettori proprio non so!!^^)
I capitoli saranno raccontati dal punto di vista dei personaggi che di volta in volta troverò più adatti.
Per i titoli dei capitoli mi sono ispirata a quelli originali… scegliendo ogni volta quello che meglio rappresentava il punto focale del capitolo.
Se può interessarvi vi indicherò di volta in volta a quale capitolo originale del manga il titolo si riferisce al termine del capitolo stesso!!!
Confidando nella vostra sopravvivenza post lettura, spero in recensioni anche negative e vi presento il primo capitolo… XD.

 
 
 

DEATH NOTE
another story

 Capitolo 1
"Contatto"
(Watari)

La Wammy’s  House ha sempre accolto piccoli geni senza casa ne famiglia preservandone e tutelandone le capacità, tutto questo fino a quando non trovammo Lawliet, un ragazzino che aveva solo 8 anni, possessore del cervello più unico che avessimo mai visto. 
Col tempo Lawliet, che chiamammo L, divenne il detective più famoso del mondo, e per mascherare il fatto che avesse solo 10 anni e già impartiva ordini a tutte le agenzie mondiali nonché il suo rifiuto di stare in mezzo alla gente, creammo per lui una serie di strumenti di codifica vocale e ne facemmo il detective invisibile, il suo portavoce ed unico contatto col resto del mondo ero io.
Con l’avvento di L e visto l’apporto che forniva alla risoluzione dei casi, con un decremento della criminalità imputabile solo al suo operato, la Wammy’s inserì tra le sue priorità l’impegno a trovare un degno sostituto di L, che seppure geniale, certo non sarebbe stato eterno.
Nella nostra ricerca ci imbattemmo in una ragazzina che, essendo coetanea di L, non rientrava nel target dei suoi possibili successori , ma la cui genialità supposta era decisamente non sottovalutabile.

La rincorriamo da anni ormai. Da quando supponiamo lei ne avesse circa undici ed era fuggita dalla clinica dove, ancora non ci spieghiamo come possa essere stato possibile, era vissuta fin dalla nascita. Non aveva un nome, i medici che erano stati la sua “famiglia” fino ad allora avevano solo detto che era una specie di genio, con capacità deduttive e di ragionamento a tutto tondo decisamente fuori dal comune. Tutto questo bastò a destare il mio interesse, quello di Roger ed anche quello di Hikari, la nostra vecchia compagna di college che da sempre collaborava con noi al progetto della Wammy’s e decidemmo di trovarla e di portarla con noi.
Ancora adesso non mi è chiaro cosa avesse di così importante la fuori… questa è una domanda alla quale potrebbe rispondere solo L e solo lei, ma conoscendoli non so se lo faranno mai.
Il giorno che finalmente la prendemmo (o fu lei a far si che lo facessimo?) non pioveva, caso strano per l’Inghilterra, ma lo giudicai un buon segno e col senno di poi non mi sono sbagliato.
Era magra, deperita, visibilmente affamata, i lunghi capelli castani le pendevano spenti e senza forma attorno al viso smunto e leggermente colorito, ma nonostante tutto due enormi occhi nocciola dal taglio leggermente orientaleggiante, traditori di una discendenza mista, mi fissavano penetranti ed accusatori, profondamente oltraggiati per il fatto di essere stata presa contro la sua volontà e quando non era al meglio delle sue condizioni fisiche.
-
Io sono Watari – le dissi – sono il direttore della Wammy’s House, l’orfanatrofio dove starai da oggi a venire, non spaventarti, non è una prigione ne un ospedale, è pieno di ragazzi come te e ti divertirai, starai bene vedrai.-
Mi guardò ancora un istante dandomi segno che mi aveva capito, poi con un sospiro abbassò il capo e si consegnò a noi.
Durante il viaggio, come durante quella che fu la nostra prima conversazione o mio monologo, non aprì bocca, la facemmo entrare dal retro, non presentandola subito agli altri ragazzini, la portammo da Hikari la quale si occupò di sfamarla, lavarla, pettinarla e vestirla. Quando la rividi stentai a riconoscerla, non fosse stato per lo sguardo accusatorio che ormai conoscevo, dubito davvero che l’avrei fatto.

L’ora di cena era passata e lo spettacolo nella sala comune era il solito, L costretto da Roger a stare con gli altri sedeva in disparte, gli altri giocavano in gruppi. Nessuno gli si avvicinava consci del fatto che non avrebbe gradito, ma tutti indistintamente gli erano affezionati e lo ammiravano, tutti riconoscevano le sue doti seppure non le avessimo mai messe a confronto diretto. Erano menti speciali anche le loro, ma L lo era di più.
Facemmo il nostro ingresso spezzando l’atmosfera rilassata che c’era nel grande salone, dodici paia di occhi ci fissarono e la fissarono. Lei non battè ciglio e sostenne l’esame fissando un punto dinanzi a se, seguendo il suo sguardo lo trovai incatenato al tredicesimo paio d’occhi presente, L.
Ben presto tutti si resero conto della cosa, poi prima che potessi fermarla, la ragazza attraversò la sala e si accovaccio di fronte ad L nella stessa posizione che teneva il ragazzo.
-Anche le tue abilità deduttive migliorano del 40% così?-
L non tradì alcuna sorpresa replicando con un semplice cenno del capo.
La ragazzina fece per alzarsi quando notò uno dei rompicapo che L teneva vicino a se, una serie di blocchi in legno multiforme da impilare per ottenere un parallelepipedo, ogni blocco poteva combaciare con tutti gli altri, ma solo una era la posizione che gli si poteva dare affinchè la figura si componesse, era un passatempo inventato da L e  solo lui sapeva venirne a capo, ma quella ragazza lo studiò per un paio di minuti e lo risolse.
-Divertente… e nemmeno semplice come sembra!- poi si voltò verso di me – Ce l’ho una stanza?-
L  mi era celato alla vista da lei, le risposi che ne aveva una tutta sua e lei chiese ad Hikari di portarcela abbandonando il tono aggressivo che aveva usato fin’ora solo con me, ad un mio cenno Hikari la portò via.
I bambini ripresero a giocare ed io feci per tornare nel mio studio ma la voce di L mi fermò.
-Watari, quella ragazza… chi è?-
-Non lo so, vedi L, non ha un nome, la sua famiglia ha ripudiato tutto di lei, il suo concepimento, la sua nascita, la sua esistenza al mondo. E’ sola come nessuno dovrebbe mai esserlo. Le troveremo noi un nome che le piaccia.-
-S- disse il ragazzo- quella ragazza deve avere anche lei una lettera come me. La S le sta bene. Watari, tu mi hai sempre detto che sono unico, ma… lei è uguale a me. Nessuno avrebbe potuto risolverlo – lo disse indicando il parallelepipedo – costruendolo ho commesso un’errore negli angoli di quattro blocchi, solo chi lo sa se ne renderebbe conto e potrebbe risolverlo avendo un’intelligenza di molto superiore alla media, ma lei lo ha risolto senza saperlo ma tenendo comunque  conto di questa circostanza… non ho bisogno di capire altro… lei ed io siamo uguali con un margine del 100% di possibilità! Saori è un bel nome, ed uno dei suoi kanji indica l’intelligenza. Prova con questo.-
Rimasi stupito sia dalle parole che dalla loro quantità, L non è mai stato un chiacchierone, ma quella volta portò a termine un discorso che non fosse una serie di risposte monosillabiche.

Quella sera creò un puzzle completamente bianco sul quale a caso erano disposte delle lettere e chiese che fosse consegnato alla nuova arrivata, non capendo cosa avesse fatto ne vedendoci nulla di male glielo feci portare da Hikari, quindici minuti dopo il pacco fu rispedito al mittente e per la seconda volta nella serata fui stupito da un’avvenimento raro, L ridacchiò divertito e mi mostrò il perché…
La ragazza aveva ricomposto il puzzle di L diversamente da come lo avevo visto  così facendo le lettere che avevo giudicate messe a caso formavano la frase “ Io sono Elle, 16”, sotto lei aveva scarabocchiato “ Io Saori. Così mi hanno detto.15.”
Fu a quel punto che capii che L aveva ragione. Non solo aveva ricostruito il puzzle, ma aveva anche capito che L non puntava ad un giochino difficoltoso, ma puntava a lanciarle un messaggio. Pensava esattamente come lui. Ed in meno di mezz’ora L aveva rivelato ad altri più di quanto avesse mai fatto, i ragazzini della Wammy’s non sapevano precisamente quanti anni avesse, allo stesso modo anche Saori aveva detto ad L molto più di quanto avesse rivelato a me o Hikari, con la quale pareva andare d’accordo, ed inoltre aveva tacitamente accettato il nome Saori, S.

Da quel giorno e per i successivi tre mesi lei ed L trascorsero  molto tempo insieme, cosa si dissero non lo so, lei aveva legato solo con lui, ma come per L si era conquistata la stessa stima da parte di tutti, e la stessa silente adorazione.
Addirittura due dei più promettenti ragazzini dell’istituto ruotavano nella sua orbita alla stessa maniera che in quella di L.

Ma nel giorno in cui avremmo “festeggiato” il suo terzo mese alla Wammy’s, S sparì, o per meglio dire fuggì.
 
 

Questo capitolo si intitola “Contatto” . E’ il titolo del page 71 di DEATH NOTE. L’episodio in cui Kira contatta il quartier generale, e i suoi membri hanno un contatto con il quaderno e Ryuk. Obha aggiunge che, pur essendo una forzatura, c’è anche il contatto di Sayu con la luce del sole.
(Fonte: Death Note vol.13 : How to read)
 

Ebbene, siamo infine giunti alla fine del mio primo capitlo. I font che utilizzo sono tutti presenti in Death Note… sono semplicissimi da reperire… mi sembrava un’idea carina! XD
Beh, allora? Che ve ne pare?
Sembra strano per un primo capitolo lo so. Ma ho già un ringraziamento da fare a…
Sanji94!!!
 Meraviglioso autore di EFP, persona stupenda e mio grande amico!!
Lui ha supervisionato tutto il mio lavoro, è spietato (*.*), ma la sua esperienza mi insegna ogni giorno cose nuove, per cui GRAZIE PER IL TEMPO CHE MI DEDICHI STE!!

Ciau e alla prossima!!
XD

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Capitolo 2
*** Famiglia ***


Voglio ringraziare Kiiju per aver inserito la mia storia tra le seguite... XD
Spero continuerai a farlo!!


DEATH NOTE
another story

Capitolo 2
Famiglia
(Elle)

Sfacciata fino all’inverosimile. Si era introdotta in camera mia facendo leva sulla pigrizia (o forse sul timore di me) della cameriera. Sfacciatamente notevole. E’ una ragazza sveglia.
La sua colazione non è dissimile dalla mia… ma nella sua hanno un peso preponderante i carboidrati. Mentre nella mia sono gli zuccheri a farla da padroni. Eppure se la si guarda non si direbbe che mangi simili quantità di pane e affini. Come ho sempre pensato se si mangia con la testa, non c’è modo di ingrassare.
Abbiamo fatto colazione in perfetto silenzio, non che lo avessi richiesto, semplicemente deduco andasse così anche a lei.
Al termine ha messo da parte con un movimento estremamente fluido i vassoi impilando ordinatamente le molteplici scodelle ed allineando le posate millimetricamente ; poi senza voltarsi, ma perfettamente conscia della sua posizione, con un leggero passo indietro degno di una etoile tanto era leggero, poggiò il piede destro sulla poltrona facendo seguire ad esso il resto del corpo, così rapidamente da non avere il tempo di cogliere i dettagli di quello che sarebbe potuto apparire come un piccolo volo.
Finalmente di fronte a me, ebbi così il piacere di guardarla ancora negli occhi, potevo intuire solo guardandoli  la viva intelligenza che la caratterizzava.
Per me non è mai stato necessario interloquire con qualcuno guardandolo negli occhi, toglie divertimento alla scoperta, vi leggerei tutto dentro, tutta la verità…  per cui mi guardo bene dal farlo nella maggioranza dei casi. Ma con lei era tutto piacevolmente diverso. Nei suoi occhi potevo trovare solo ciò che lei desiderava trovassi. Tutto di lei diveniva estremamente importante da osservare. Era lei stessa il mistero che stuzzicava il mio interesse.
 Io sono forse la persona meno giusta al mondo, un caso non lo accetto in relazione all’importanza che può avere o meno, ma in relazione al divertimento che può darmi… e tutto questo era molto più che divertente.
Per vincere una partita la prima mossa è quella determinante, così fui proprio io a dare inizio a quella che sembrava una partita a scacchi le cui pedine però sarebbero state rivelate poco per volta.
-E così sei venuta qui con l’intento di parlare con me…-
lo dissi  certo che avrebbe capito immediatamente che non mi riferivo a quella interessante colazione, ma al suo arrivo del giorno precedente, il suo arrivo in generale.
Lei mi guardò inclinando leggermente il capo verso destra, le labbra che cercavano di trattenere un sorriso natole di già negli occhi.
-Proprio così!- sorrise –sei il mio asso nella manica… se hai voglia di ascoltarmi ti sottoporrò il mio caso, sarai tu a valutarne la percentuale di divertimento che te ne potrebbe venire, io l’ho stimata attorno al 67%, nulla di eccezionale, ma se consideriamo il fatto che io faccio parte del pacchetto e che io sono interessante ai tuoi occhi quanto tu lo sei ai miei, beh… le percentuali salgono… -
si portò un dito alle labbra picchiettandole e fingendo di pensare
- salgono almeno al 94%! Altine non credi?-
Terminò tutto riportando i suoi occhi nei miei.
- Faresti strada nel settore marketing, sai vendere molto bene  il prodotto… lascia che azzardi, sarò presuntuoso nella mia certezza ma… tu vuoi ritrovare i tuoi familiari vero?-
Un lampo fulmineo di stupore e sorpresa attraversò il suo sguardo regalandomi un piccolo assaggio di vittoria.
Amo vincere e il motivo è lampante.
La vittoria ha un sapore più dolce di qualsiasi altro.
-Molto acuto, molto acuto… sentiamo, sai anche che intendo fuggire quindi… -
- Certo, ho pensato a questo per due ore questa notte, sono arrivato alla conclusione che ci vorranno cinque mesi in totale per trovare i tuoi e progettare la tua fuga, avrò bisogno di tutti i dati in tuo poss…-
- Frena, frena Mr. Azzardo-
portò una mano davanti al mio viso e sollevò tre dita: l’indice, il medio e l’anulare…
- tre mesi o poco più!-
gettò sul tavolino un piccolo blocco note
– Qui c’è il motivo per cui fuggivo senza nemmeno fermarmi a mangiare, sono le informazioni sulle 14 famiglie entro le quali c’è sicuramente quella dei  maiali che mi hanno silurata! Sono una pedina pericolosa su questa scacchiera, se mi aiuti devi assicurarti di conoscere bene le regole.  Mi hanno seguita, braccata, hanno tentato di farmi fuori almeno due volte. Io non devo sapere da dove vengo secondo loro. Quei maledetti medici hanno cantato tutto sulla mia fuga e non solo al vecchio Watari a quanto pare… alla luce di tutto questo, sei disposto a rischiare?-
Nei suoi occhi non trovai assolutamente nulla che mi portò a pensare ad un suo desiderio di ricongiungimento coi suoi familiari, non cercava vendetta, non cercava supporto, non voleva i loro soldi… probabilmente desiderava solo sapessero che nonostante tutto c’è, esiste e che il loro rifiuto non era servito a cancellarla semmai l’ha resa più forte.
- Dicevi che hai già ridotto la lista a 14 nominativi?-
ignorai volutamente la domanda, non avevo comunque mai avuta l’intenzione di tirarmi indietro
- in questo caso Saori tre mesi saranno più che sufficienti. -

Inutile negarlo, lavorare accanto a lei è davvero interessante e stimolante, durante le mie ricerche sulla sua famiglia, alle quali le proibii  di partecipare come condizione al nostro accordo, fu lei a risolvere parecchi casi pendenti che altrimenti avrei lasciato lì.
La sentivo ridere quando, forte della voce criptata, dava risposte decisamente poco da me a qualche capo di stato il quale, piuttosto che inveire, si scusava ossequioso, non avevo mai considerato quanto fosse schiacciante la mia influenza sul mondo.
Al termine del primo mese, proprio come avevo previsto, era rimasto un solo nome.
Glielo  mostrai subito e rimasi  ad osservare le sue reazioni.
Non si lanciò sul foglio come ci si sarebbe potuto aspettare, lo afferrò  con calma ringraziandomi e ne lesse il nome riportato fissandolo con un’intensità tale che se avesse potuto ne avrebbe polverizzato il proprietario dovunque egli fosse, poi senza proferire parola lo infilò  nel distruggi-documenti.
-Ed ora che si fa? Abbiamo altri due mesi…-
-Ora io e te ci riposiamo Saori… - pigiai un bottone che avrebbe fatto udire la mia voce dalla specie di citofono posto fuori della mia sala da lavoro mentre lei mi fissava sorpresa – Entrate subito e non fatevi vedere!-
-Oh! Bene, finalmente li facciamo entrare!- agitò i lunghi capelli portandoseli poi sulla spalla destra.
I due colpevoli colti in flagranza di reato erano  Near e Mello, passi per Mello, il teppista dell’istituto, ma da Near onestamente non mi aspettavo che partecipasse al piano di Mello per scoprire cosa stessimo facendo mai io e Saori. Questa ragazza era, evidentemente, ancora  più interessante di quanto credessi  se era riuscita a smuovere anche Near.
-Vi piace origliare a quanto vedo…- Saori lo disse con tono ammiccante e fintamente minaccioso.
-L, in realtà non è affatto come può sembrare, io e questo idiota stavamo…-
-Stavamo indagando su voi due.-
Mello tentò  di cavarsi d’impiccio con una scusa, quel ragazzo sembra un gatto con la sua smania di cadere sempre in piedi…  Near invece arrivò dritto al punto, lui ha davvero una mente pragmatica… è molto serio… anche più di me.
-Indagavate… bene. Non mi interessa cosa avete scoperto. Quello che io e Saori vi proponiamo è di collaborare.-
Le feci cenno di spiegare tutto e mi dedicai alla merenda che puntavo da un po’…
- E molto semplice ragazzini… vogliamo delle planimetrie… tu Mello che sei sempre a seminare trappole nel parco della Wammy’s mi porterai la planimetria dettagliata del parco e l’ubicazione, l’angolazione ed il raggio d’azione di ogni singola telecamera… intesi?-
Mello  si mise quasi sull’attenti ed annuì decisamente… poi Saori si rivolse a Near.
- Tu Near farai la stessa cosa, ma per quanto riguarda l’immobile. Chiaro?-
Sorprendentemente anche Near accettò  senza obiettare, smise  un attimo di tormentare la solita ciocca di capelli per poi riprendere annuendo.
-Un’ultima cosa, deve essere tutto pronto entro un mese. Il giorno in cui saranno esattamente due mesi che sono qui voglio tutto. Non credo sia un problema per voi.-
Saori congedò i ragazzi che le avevano confermato di potercela fare e si voltò verso di me facendo girare la sedia e trascinandosi accanto al mio tavolo mediante le rotelle.
Rideva di gusto.
 – Ecco cosa intendevi… sarebbe stato strano vedere me e te fare quello che invece faranno loro senza dare nell’occhio! Devo ammetterlo, non ero arrivata tanto in là… in più questo ci garantirà il loro silenzio.-
Lo disse consapevole del fatto che non le avrei creduto.
Per qualche strana ragione sentivo che ogni passo avanti in questa storia sarebbe stato sempre più pesante da compiere, e lo sguardo che ci scambiammo non fece che accrescere le percentuali a favore di questa tesi.

Il titolo "Famiglia" è tratto dal page 03 in cui conosciamo scopriamo che il capo del Quartier Generale è anche padre di Light e quindi di Kira. Obha sostiene che voleva anche dare spazio alla sorella di Light, Sayu. E' anche riferito all'ultima battuta del capitolo, ovvero " Nel peggiore dei casi Kira potrebbe trovarsi costretto ad uccidere la sua stessa famiglia." (Fonte: Death Note vol. 13)



 

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