Saar - L'eredità del male di Psyker_ (/viewuser.php?uid=89048)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Via da Kubara ***
Capitolo 2: *** Nave da carico ***
Capitolo 3: *** Lenne ***
Capitolo 4: *** Un 'piccolo' problema ***
Capitolo 5: *** La prova della strega ***
Capitolo 6: *** Tra segreti e certezze ***
Capitolo 7: *** Un esercito 'incantato' ***
Capitolo 8: *** Ballo in maschera ***
Capitolo 9: *** Fuga da Kaimar ***
Capitolo 10: *** L'alba della guerra ***
Capitolo 11: *** Ritorno al castello ***
Capitolo 12: *** Nel covo dei sacri rapaci ***
Capitolo 13: *** 'Padre Dan' ***
Capitolo 14: *** Il 'profumo' di casa ***
Capitolo 15: *** Forza artificiale ***
Capitolo 16: *** I cacciatori della notte ***
Capitolo 17: *** Maghi e stregoni ***
Capitolo 18: *** La supremazia di Kubara ***
Capitolo 19: *** Nel buio ***
Capitolo 20: *** Golden e Carian ***
Capitolo 21: *** La foresta della pioggia ***
Capitolo 22: *** Nessuna alternativa ***
Capitolo 23: *** Riunione ***
Capitolo 24: *** Vita e Morte ***
Capitolo 25: *** La guerra di tutti ***
Capitolo 26: *** Abilità di un dio ***
Capitolo 27: *** Satariel ***
Capitolo 28: *** Famiglia ***
Capitolo 29: *** Immersi nell'oscurità ***
Capitolo 30: *** L'eredità demoniaca ***
Capitolo 31: *** Sacrificio ***
Capitolo 32: *** Via da Kubara ***
Capitolo 1 *** Via da Kubara ***
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Sono
tornato! E stavolta con una storia del tutto nuova. Un Fantasy con personaggi,
luoghi ecc del tutto originali!. Vi auguro una lettura gradevole e spero
interessante. Creare originali non è mai facile, per questo vi chiedo di dirmi
tutte le vostre perplessità e pareri con recensioni costruttive, sia positive
che critiche =).
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“Energia solare: palla di fuoco!!”
Una sfera d’energia contornata da irregolari fiamme ardenti si
diresse inesorabile verso una sorta di manichino di legno. L’esplosione fu
devastante e ciò che in quella stanza poteva ritenersi almeno lontanamente
ancora in funzione finì col rovinarsi del tutto. Un giovane ragazzo dai biondi
capelli raccolti in un codino respirava affannosamente dopo l’esecuzione tanto
estrema, e con l'aspetto completamente abbandonato a quel circolo di fumi e
polvere cercò di asciugarsi il sudore dalla fronte con la propria maglia di
stoffa. Poi si preparò ad effettuare un ennesimo incantesimo ma una voce
femminile interruppe il suo stato meditativo.
“Valerian? Nostro padre l’aveva detto che non potevi che
essere tu!”
“Ha detto qualcosa? L’avevo avvisato che oggi sarei stato
tutta la sera ad allenarmi, no?”
“Si ma allenarti non vuol dire distruggere tutti i
sotterranei!”
Il giovane si guardò intorno ed effettivamente le mura erano
state talmente provate che se quella parte del castello non era ancora crollata
lo si doveva soltanto al buon lavoro effettuato dai suoi costruttori.
“Ok, mi regolerò”
La ragazza entrò in quel covo tempestato da incantesimi e
lasciandosi illuminare il viso da una fioca luce creata da una sfera lì vicino,
rivelò due limpidi e grandi occhi azzurri e dei lunghi capelli neri che
decoravano un viso candido e dolce come il rasserenante chiarore dell'alba.
“Prendi questo, è pulito”
Gli porse un asciugamano e dopo avergli sorriso si accinse a
tornare ai piani superiori. Prima che potesse varcare la soglia d’uscita,
Valerian le rivolse però poche e semplici parole di ringraziamento, sembrava
aver apprezzato nonostante tutto.
“Se non altro adesso non dovrò asciugarmi il sudore con la
manica”
“Quando hai finito raggiungimi nella mia stanza, devo
raccontarti cosa ha detto nostro padre al meeting. Qualcosa riguarda anche te”
“Chissà perché lo sospettavo. E’ solo un opportunista
irritante”
“Non parlare così, è sempre tuo padre!”
“Comunque sia devo prima finire qui, ci vediamo stasera, Mera”
La ragazza uscì lentamente e chiudendo dietro di sé una porta
grossa e resistente, lasciò suo fratello al resto degli allenamenti. Nella sua
mente turbinavano mille pensieri e come se tutto quel caos non fosse ancora
bastato per agitare il suo animo saldo, l’incontro con la madre in uno di quei
lunghi corridoi del castello completò una giornata che sembrava davvero non
volesse finire più. La donna, di mezz’età ma ancora in forma e di bell’aspetto,
le si rivolse con tono preoccupato.
“Hai parlato con Valerian? Che cosa ha detto?”
“Non gli ho ancora comunicato la decisione che avete preso ma
sono sicura che non la prenderà bene”
“Ti prego di fargli capire che la nostra scelta è dettata da
una lunga riflessione… Vogliamo solo il suo bene”
“Come credi che possa accettare di essere allontanato dalla
nostra famiglia? Madre vi prego, rivedete la vostra posizione…”
“No, non possiamo farlo. Ormai è questione di tempo prima che
il capo dell’esercito arrivi”
Mera si asciugò il viso con la larga manica della veste,
proprio come suo fratello poco prima, e dopo aver guardato nuovamente la madre
nei suoi occhi scuri, non le rivolse altre parole, dirigendosi velocemente
verso le scale. Passò qualche ora e finalmente il giovane mago, dopo una doccia
ristoratrice che gli aveva lasciato i capelli umidi, raggiunse la sorella come
promesso. Bussò prima di entrare e accolto, si accinse ad aprire la porta senza
creare rumori fastidiosi echeggianti nella notte.
“Ancora sveglia?”
“Ti aspettavo”
Il ragazzo le si sedette accanto nel grande letto a
baldacchino e con calma la invitò a raccontare tutto quello che aveva da dire.
Mera fece dunque un sospiro e accolto il coraggio necessario cominciò a
parlare.
“Come ben sai, Vera minaccia nuovamente la nostra terra a
causa dell’enorme ricchezza che celano le nostre miniere”
“Si, l’ho sentito dire”
“Hanno già disintegrato le campagne a Nord della cittadina di
Kairi ed entro l’anno si teme un assedio dritto alla capitale”
“E allora? Se vuole la mia conferma per la battaglia non c’è
problema. Ne prenderò parte senz’altro”
“Ecco, a questo proposito... credo tu sappia la situazione dei
maghi, qui a Kubara”
“… Sono scomparsi, per il Luthus”
“Esattamente. Proprio l’elemento che per tante generazioni ha
dato vita ai poteri dei maghi, adesso sta risultando essere l’unica arma capace
di uccidervi. Le miniere di Luthus rimaste sono poche a causa dei continui
scavi ma le sue fuoriuscite sembrano essere diventate nocive per voi”
“Sì, ma tutto questo cosa c’entra con la guerra?”
“Il capo dell’esercito, Gradeth Tanarin, ha riferito a nostro
padre che a breve ti avrebbe rilevato per addestrarti alla base delle forze
armate”
“E allora?”
“La base di Tanarin è proprio sopra una delle ultime riserve
più grandi di Luthus in tutto il mondo!”
A quell’affermazione seguì un attimo di silenzio, Valerian
abbassò lo sguardo intuendo la situazione ma nonostante il suo spiccato acume
non riusciva a capire quale potesse essere la richiesta del padre.
“Cosa vogliono che faccia allora?”
“Vogliono che scappi dalla capitale, da Kubara, dalla guerra…”
Il giovane si alzò dal letto sperando di aver capito male. Non
riusciva a credere alle sue orecchie: stava davvero per essere cacciato dalla
sua famiglia?
“Come possono credere che io faccia una cosa del genere? Io
non vi abbandonerò mai come non abbandonerò mai il nostro paese alla guerra!”
“Devi farlo Val! E’ l’unico modo per continuare a vivere e
continuare ad allenarti. Se rimani qui non potrai sottrarti al volere di
Tanarin. Lo sai, in periodo di guerra assume i pieni poteri”
“Diamine, sono figlio del Re o no? Come è possibile che non
abbia un minimo di potere decisionale sulla vita di suo figlio?!”
“Non sai quanto sia stato difficile per loro arrivare ad una
tale scelta…”
“Difficile?! No! Hanno solo trovato un pretesto per
allontanare l’unico mago rimasto da Kubara in modo che possano tornare ad
essere i gloriosi guerrieri della storia epica. Ma questa volta non vinceranno
la guerra, Vera si è troppo rafforzata negli ultimi decenni. Non posso
andarmene, non posso abbandonarvi!”
“Se davvero vuoi fare qualcosa per il tuo regno e per la tua famiglia,
segui il volere di nostro padre: viaggia per il mondo e dimentica Kubara”
Valerian si chinò sulle ginocchia per portarsi all’altezza del
viso di Mera, le si avvicinò fino a toccarle il naso con il proprio e
trattenendo una lacrima che minacciava di rigargli la guancia, parlò come se
tra le mani della donna che aveva davanti non avesse più la forza di pensare,
reagire, rispondere.
“Perché mi dici questo…?”
“Io… io non voglio perderti Val, non posso perderti!”
La giovane lo abbracciò con forza scoppiando in lacrime
disperate. Il mago era senza parole ed evidentemente senza scelta. Lasciò che
il silenzio colmasse la camera con la sua fredda esistenza seppur i singhiozzi
della fanciulla regale continuavano a disturbarne il corso imperterrite.
“Vieni con me…”
Mera sgranò gli occhi incredula di quelle parole: si asciugò
le lacrime e dopo aver pensato alcuni secondi rispose quasi spaventata, come se
in una manciata di istante avesse pensato alla sconfinata distesa di terre che
fuori dal castello sapeva bene esistere proprio come Kubara, se non più
gloriose, potenti.
“Venire… con te?”
“Esploriamo il mondo, il Saar è vasto e noi non ne conosciamo
che solo una parte. Diventiamo più forti, immuni al Luthus e poi torniamo a
Kubara per affrontare la guerra come i nuovi assi del regno”
“… Val… Io sono la principessa”
“Esaudiamo i loro desideri per una volta, dovremmo solo...
sparire da questo castello”
“Io.. non so che dire”
“Se Kubara crede di non aver bisogno di me allora mettiamola
alla prova. Vedrai che prima o poi tornerà a cercarci”
“Ma la mia vita … tutti i miei amici sono qui”
“Sei sicura Mera? Sei sicura che la tua vita sia tra queste
mura? Che quelli che frequenti siano DAVVERO tuoi amici?”
Non aggiunse altro, Valerian aveva ragione su tutto e lei lo
sapeva. Troppo tempo aveva passato in quella corte che di lei voleva solo il
nome. Era l’occasione per ripartire, per iniziare una nuova esistenza
all’esterno, nel vasto mondo oltre Kubara. Si asciugò le ultime lacrime di
un’era e sorridendo al suo prezioso fratello sembrava aver finalmente preso una
decisione con negli occhi la luce della curiosità.
“Ok, d’accordo”
“Solo se è quello che vuoi”
“E’ la mia scelta, ed hai ragione, l’hai sempre avuta…”
La notte si rese un fattore determinante fra quelle parole,
celando gli spostamenti dei due fratelli. La fuga di Mera non sarebbe mai stata
perdonata e questo lo sapevano bene. La ragazza si fermò poi improvvisamente
proprio prima di uscire nel giardino reale.
“Aspetta! Non posso lasciare Ruphis qui”
“C-cosa? No, aspetta, Mera!”
Non stette a sentire il fratello e rientrando nel castello si
diresse velocemente verso le scale e quindi al primo piano. Avanzò circospetta
e giunta finalmente alla porta interessata la aprì senza provocare il minimo
rumore. Sporse la testa per osservare l’interno di una cuccetta ma con sua
sorpresa sembrava essere vuota.
“Ruphis, dove sei?”
Bisbigliò appena ma quelle parole furono udite come fossero
state un grido. Dal fondo della stanza si avvicinò un animaletto volante che
arrivando a pochi metri dalla ragazza le si rivolse con aria assonnata ed un
velo d'irritazione.
“Mera? Non c’è bisogno di gridare così…”
“Scusa Ruphis ma dobbiamo scappare!”
Era un piccolo draghetto volante di colore rosso che con le
sue modeste ali si manteneva a mezz’aria senza troppa fatica.
“Eh? Scappare?”
“Su non fare storie, sbrighiamoci!”
La buffa creatura non replicò più di tanto e seguendo gli
ordini della padrona optò per un’idea più ingegnosa.
“Usciamo dalla finestra, i miei istinti mi dicono che non vuoi
farti scoprire, vero?”
“Già, sei sicuro? È tanto che non mi porti giù da qui”
“Forza, prima che cambi idea!”
La giovane si aggrappò alla coda dell’animaletto che non senza
fatica volò via dalla finestra della sua camera. Il fondo sembrava essere più
alto di quanto i due ricordassero ma essendo ormai in ballo riuscirono ad
atterrare con la pura forza di volontà. Ruphis a quel punto stiracchiò le
squame e sofferente si lamentò per il peso della ragazza che ancora per terra
avrebbe probabilmente replicato se non fosse stata interrotta da Valerian. Il
giovane attirò l’attenzione dei presenti incitandoli a muoversi.
“Forza! All’alba non avremo più nessuna possibilità”
Il gruppo giunse ai cancelli del castello, facilmente aperti
dal mago con un incantesimo particolare. In seguito passarono per i grandi
giardini reali e arrivando alla fine della proprietà del Re, si sentirono come
investiti da un’aria differente: il vento soffiava sui loro animi adesso liberi
da un passato imprigionante, ciò che gli si prospettava davanti era un
orizzonte ignoto celante i più grandi misteri del mondo di Saar, in un istante
di benessere, felicità... ma a che costo?
“Varcata questa soglia non si torna più indietro. Siete
davvero disposti ad abbandonare tutto?”
Mera sorrise a quelle parole e portandosi una mano sui capelli
per tenerli fermi da una folata vigorosa di vento, rispose con un sorriso
sicuro e determinato, per quanto maledettamente ingenuo:
“Ho fatto la mia scelta”
Valerian chiuse gli occhi e allargò le braccia come per
afferrare l’intero mondo.
“Non mi hanno dato la possibilità di scegliere come io l’ho
offerta a te, eppure sei qui al mio fianco. Renderò questo viaggio oro e quando
tornerò a Kubara sarà tutto diverso”
Ruphis scosse intanto il capo confuso.
“Mi dovete delle spiegazioni voi due!”
I ragazzi risposero in coro:
“Zitto e osserva!”
“… Un viaggio con voi? Che incubo!”
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Beh
ragazzi che dire, spero che questo primo capitolo di presentazione possa aver
suscitato il vostro interesse. Al prossimo aggiornamento! ^^
PS. Avrete
modo di comprendere la geografia di Saar con l’avanzare dei capitoli. Più
avanti potrei anche mettere una mappa disegnata da me!
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Capitolo 2 *** Nave da carico ***
revisione 2
Illuminati da una nuova luce, i tre fuggiaschi si
allontanarono dalle terre imperiali proseguendo verso Nord-Ovest. Valerian non
osava voltarsi indietro mentre Mera si fermò più volte ad osservare quella che
era stata casa sua per diciassette anni. Il silenzio generale del cammino fu
poi interrotto da Ruphis che svolazzando intorno i due fratelli cercava di fare
ipotesi sul motivo di quella fuga improvvisa.
“Avete combinato qualche guaio e quindi siete scappati di casa,
tipico di tutti gli adolescenti”
Il mago gli buttò uno sguardo terrificante e la piccola
creatura si ammutolì.
“Dovevi portarlo per forza?”
“E’ il mio aiutante personale, e poi ci sono affezionata!”
Il draghetto sbuffò come rassegnatosi ad un fato crudele.
“Non parlate di me come se non ci fossi… Allora, volete dirmi
o no perché siete scappati?”
“No”
La ragazza diede un colpo al giovane compagno in segno di
rimprovero, poi provò a spiegare la situazione all’animaletto:
“Al meeting nostro padre aveva deciso di far allontanare Val
da Kubara in modo da non consegnarlo al capo dell’esercito in caso di sua
richiesta. Come sai la base militare si trova sopra una grande miniera di Luthus”
“E il Luthus è l’anti-mago, credo di aver capito. Ma tu cosa c’entri? Non sei
mica una maga”
“Non avrei sopportato una vita di corte da sola, e così ho deciso di seguirlo”
Il mago si fermò d’un tratto facendo segno ai due alle sue
spalle di fare silenzio.
“Bella spiegazione, adesso però dobbiamo trovare il modo di
lasciare il continente del Ventus”
La giovane sembrò sorpresa.
“Vuoi lasciare il Ventus?! Ma non avevi detto che ci saremmo
allontanati solo da Kubara?”
“A Nord-Est c’è Vera e le cittadine a Nord sono già state tutte distrutte. Dove
credevi di andare scusa?”
“Mmh… in effetti. Il problema è che io non ho mai lasciato il Ventus!”
Ruphis intervenne rispondendo a quell’affermazione:
“Beh Mera, tu non hai mai lasciato il castello!”
“Fai meno lo spiritoso tu o ti rimando indietro”
“Come vuoi…”
Il mago si concentrò un istante e riaprendo gli occhi sembrava
essere riuscito a trovare una strada.
“Dobbiamo proseguire verso Ovest e prendere una nave diretta a
Lenne nel Kharas”
“Kharas?! Ma ho sentito di storie terribili relative al quel continente”
Ruphis intervenne al discorso introducendo una tra le più
popolari leggende con protagonista un grande eroe nativo di Lenne:
“Il mitico ‘Occhio di falco’, così rinominato dalla storia,
riuscì da solo a salvare la sua nazione dalla minaccia dei fantomatici Ebrion:
creature mistiche simili ad aquile giganti con al centro della loro fronte un
cristallo dai poteri inimmaginabili”
Mera sembrava dubbiosa, aveva studiato delle storie sugli
Ebrion ma in tutta la sua vita non ne aveva mai visto uno.
“Ne esistono ancora?”
Il draghetto annuì anche se con apparente dispiacere.
“Sì ma ormai sono rimasti davvero in pochi. Ce n’erano di
quattro tipi: l’Ebrion rosso, capace di creare e manovrare le fiamme dal cielo;
l’Ebrion bianco, sicuramente uno dei meno aggressivi e potenti della famiglia
ma dall’incredibile abilità di curare ogni sua ferita istantaneamente, nelle
guerre antiche veniva infatti usato come scudo alla testa degli eserciti, ed
infine l’Ebrion d’oro e quello nero ma dei quali non ho notizie certe. Si narra
solo che fossero creature tanto terrificanti da far tremare un intero esercito
ben armato”
Valerian sbadigliò evidentemente annoiato da quella lezioncina
ed alzandosi invitò i presenti a proseguire.
“Sono quasi le cinque. Se non ci sbrighiamo a raggiungere il
porto avremo presto tutti gli O’Shiel alle costole”
Il gruppo si rimise dunque in viaggio verso Ovest in direzione
del porto e in poco tempo lo raggiunsero. Era ancora notte fonda ma vi erano
diversi carichi diretti probabilmente nel Kharas.
“E questi? Non mi sembra proprio l’ora adatta per fare dei
carichi”
Ruphis sembrò odorare l’aria e come disturbato da qualcosa si
poggiò ad un masso starnutendo.
“Val, sento odore di Luthus”
“Che cosa?!”
I tre si avvicinarono alla nave di soppiatto, avevano
ovviamente intenzione di rimanere furtivi. Mera si guardò intorno e sicura di
non essere stata scoperta si rivolse al fratello.
“Come hai intenzione di salire?”
“Avevo pensato ad un incantesimo di levitazione ma considerando la presenza di
Luthus nell’aria finirei per uccidermi”
I due si voltarono simultaneamente per osservare il loro terzo
compagno.
“Eheh”
Il draghetto indietreggiò come consapevole del piano dei ragazzi
ma dopo un po’ di storie fu costretto ad accettare: avrebbe portato entrambi,
uno alla volta, sul ponte della nave.
“Dopo questo non mi chiedete altri favori almeno per i
prossimi dieci anni!”
“Avanti Ruphy, sei il nostro eroe!”
“Non chiamarmi Ruphy ti prego”
La ragazza fu dunque trasportata velocemente ma al turno di
Valerian due guardie si accorsero di un po’ di trambusto dietro i container. La
piccola creatura parlò dunque telepaticamente al mago prima che queste
potessero vederlo.
(Sono
Ruphis. Stanno arrivando da destra, fai attenzione!)
Il giovane dovette pensare ad una strategia in quella frazione
di secondo. Una goccia di sudore gli percorse la tempia mentre le dita
tamburellavano sulla lastra metallica di un container.
“Accidenti, se sbaglio sono finito!”
Congiunse le mani chiudendo gli occhi e pronunciando poche ma
essenziali parole liberò un incantesimo dalla percentuale d’errore altissima.
Le guardie arrivarono nel punto in cui doveva trovarsi il fuggiasco ma
stranamente era come sparito. I tizi si allontanarono e dal nulla prese forma
nuovamente Valerian.
(Invisibilità.
Sei davvero un grande mago, Val)
Il draghetto portò a bordo anche il giovane dai capelli biondi
e a quel punto gli sorse una domanda spontanea.
“Ora che ci penso… ma come avete fatto a passare la
sorveglianza del castello? Mi ricorderò male ma l’entrata e soprattutto i
giardini reali sono controllati assiduamente, anche di notte”
Il mago se la rise e indicando la sua mente lasciò intendere
al drago.
“Uhm, qualche strategia particolare?”
“Sono un mago Ruphis, non scordarlo mai”
“Si ma Mera ha detto che avete deciso la sera stessa di fuggire, come puoi aver
preparato tutto così in fretta?”
“Il potere degli antichi stregoni va al di là della vostra capacità di
comprenderne il vero potere”
“Si ma tu sei un mago, non uno stregone”
“Credi che la differenza sia così tanta?”
“Lo stregone è colui che conosce le arti segrete proibite dai Magista,
centinaia di anni fa. Ormai non esistono più”
“Sai molto di storia, eh?”
“Al palazzo dovevo pur tenermi impegnato con qualcosa, comunque non hai
risposto alla mia domanda”
“Diciamo che ho da parte un paio di assi nella manica, è tutto”
Il draghetto rimase perplesso, Valerian nascondeva senz’altro
qualcosa di misterioso. Ad ogni modo erano adesso a bordo della nave diretta
nel continente del Kharas, nel grande regno di Lenne, ma cosa più essenziale si
erano finalmente allontanati da Kubara e dal vecchio glorioso castello della
famiglia O’Shiel.
Passò qualche ora e dai monti dell’ormai lontano Ventus era
adesso possibile notare il sorgere del sole. Mera si godette lo spettacolo
senza dire una parola: era poggiata alla ringhiera della poppa e col vento che
gli sfiorava i lunghi capelli neri, si allontanava dalla sua terra natale. Era
la principessa di Kubara, Mera O’Shiel, ma guidata dal desiderio di esplorare
il mondo oltre quella prigione di mura si lasciò rapire dai propri sentimenti,
emozioni amplificate da quell’arancione sfocato ora illuminante le coste del
suo continente. Valerian la osservò con attenzione, scrutò i suoi occhi lucidi
e sorridendo le si avvicinò lentamente.
“Non eri costretta, loro hanno cacciato solo me”
“Val… non parlare come se non ti volessero più. Lo hanno fatto per il tuo bene!”
“Già, il mio bene… cosa ne sanno loro del mio bene? Per diciotto anni sono
stato schiavo di una corte che mi trattava come un principino e fin da quando
ho memoria ho sempre voluto lasciare quel luogo per esplorare il mondo. E
questa notte… questa notte ho rivisto i miei desideri riaffiorare”
“Ma se volevi andartene da sempre perché parli così di loro?”
“Perché mi hanno cacciato”
“L’hanno fatto per il tuo bene!”
“No, non hanno mai voluto il mio bene. Hanno sempre usato la mia conoscenza
magica per vincere le guerre”
“Perché dici questo…?”
“Sai perché non sono mai scappato prima d’ora?”
“… perché?”
“Per te”
“Cosa...?”
“Non volevo abbandonarti, ma adesso che sei con me, niente mi tiene più legato
a Kubara”
“E la tua famiglia?”
“La mia famiglia? La mia famiglia sei tu, tutto il resto non l’ho mai
conosciuto”
“Gli O’Shiel ti sono sempre stati vicini, non è giusta la tua mancanza di
rispetto”
“Mera, sei libera di pensarla come vuoi ma adesso siamo noi due. Lontani dagli
O’Shiel e da Kubara, lontani da Ventus e dal Luthus, liberi”
“Sai che mi cercheranno fino in capo al mondo, vero?”
“Ma io non ti porterò in capo al mondo”
“eheh…”
“Visto il tuo grande amore per la famiglia perché hai deciso di seguirmi? Li
hai abbandonati in un certo senso anche tu!”
“Io non... non lo so”
“Parli parli ma poi sei uguale a me, tsk”
“Non sono uguale a te! Tanto mi troveranno e quando verranno a sapere che
c’entri tu, non la passerai liscia”
“Sei venuta con la speranza che ti ritrovino? Ahah”
“Sei intollerabile Val!”
La ragazza si diresse verso Ruphis che intanto stava riposando
sotto una panchina del ponte. Si abbassò per accarezzarlo e celò un sorriso. La
piccola creatura si distese intanto maggiormente per farsi coccolare e notando
il rossore sul viso della ragazza, le si rivolse con tono allegro.
“Ti piace proprio eh?”
“Ma che dici!”
“Non l’avresti seguito altrimenti, ti piace”
“No! E’ come se fosse mio fratello, con lui mi sento sicura”
“Ceeeerto e io sono come un maggiordomo”
La mattina passò in fretta e l’equipaggio discuteva del fatto
che la nave avrebbe attraccato tra pochi minuti. Valerian sorrise e svegliando
i suoi compagni ben nascosti sotto dei grossi scatoloni, li avvisò della lieta
notizia.
“Benvenuti a Lenne!”
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Capitolo 3 *** Lenne ***
revisione 3
I tre fuggitivi scesero velocemente le scale della nave
incappucciati con della stoffa improvvisata. Valerian era alla testa del gruppo
e con alcuni segnali indicava ai compagni la strada da seguire per giungere
definitivamente in città. Il porto era un luogo piuttosto inquietante e sporco,
abitato in maggioranza da marinai e quelli che sembravano essere pirati in
cerca di rifornimenti. Ruphis rimase nascosto nella piccola mantellina della
padrona ma non potendo certo proseguire in quella maniera, il mago prese la
parola portandosi una mano alla fronte per proteggere i suoi occhi chiari dal
sole:
“Per arrivare in centro dovremmo proseguire verso Ovest, lì
affitteremo una stanza”
Mera seguiva il compagno a fatica, il lungo viaggio l’aveva
ovviamente provata e tutte quelle vicende susseguitesi una dopo l’altra non aiutavano
certamente la sua situazione.
“Dormiremo in una locanda?”
“Di certo non posso affittare un camera al castello reale”
“Ma…”
“Dimenticavo le tue abitudini da principessina, eheh”
“Senti chi parla, guarda che anche tu sei un principe!”
“Sshh, non gridare in quel modo, conoscendo gli O’Shiel avranno già inviato le
migliori truppe per cercarti”
Al discorso intervenne telepaticamente Ruphis che quasi
spaventato avvisò i due ragazzi di alcune presenze negative a pochi metri da
loro. Valerian si fermò dunque all’improvviso e a braccia conserte inarcò un
sopracciglio osservando davanti a sé un gruppo di malavitosi.
“Stanno davvero venendo verso di noi?”
Quattro tipi muscolosi e pelati si diressero verso il
gruppetto capeggiato dal mago e prepotentemente chiesero loro qualcosa da
mangiare. Il più alto, quello che sembrava essere il leader, si rivolse
direttamente a Valerian:
“Biondino, eheh… che ne dici di dare qualche pezzo d’argento o
qualcosa da mangiare a dei bravi ragazzi come noi?”
“… Levati dai piedi, è un consiglio”
“Che linguaggio è? Guarda che qui al porto di Lenne a comandare siamo noi del
Kar”
Il draghetto, ancora nascosto, non sembrò sorpreso e non
facendosi vedere parlò mentalmente al mago:
(Val, il
Kar è una banda pirata del mar Suvian. Sono degli idioti… lasciali perdere)
Il ragazzo sorrise all’informazione appena ricevuta e
portandosi una mano tra i capelli, sbuffò noncurante della situazione
apparentemente avversa.
“Scusatemi tanto ragazzi, non avevo idea che foste del Kar. Quanto
volete? Purtroppo non abbiamo che quaranta pezzi d’argento”
Mera rimase basita dopo quella resa ma conoscendo colui che
aveva di fianco non osò proferire parola. L’omone ci pensò intanto un po’ su e
dopo essersi consultato con i suoi compagni indicò la bella principessa di
Kubara.
“Credo che lei valga ben più che quaranta pezzi d’argento, non credete? Eheh”
“... Non osate toccarla”
(Valerian
calmati!)
Ruphis sembrava preoccupato mentre Mera indietreggiò di
qualche passo. Uno dei tizi balzò quindi in avanti per afferrarla ma un’energia
invisibile lo fece sbalzare a diversi metri di distanza: il mago aveva gli
occhi scarlatti ed un essenza quasi impercettibile lo circondava interamente.
Gli altri uomini finirono per terra spaventati e non riuscendo a spiegarsi
l’accaduto, deglutirono profondamente.
“Vi do cinque secondi per sparire dalla mia vista, se sarete
ancora qui morirete senza accorgervene nemmeno”
“A-aspetta amico...”
“Uno...”
“N-Noi non volevamo”
“Due...”
“Scappiamo, questo è il demonio!”
“Tre...”
Il gruppo di pirati si dileguò in poco tempo ed il ragazzo si
chinò in ginocchio affaticato. Il draghetto uscì intanto dalla mantellina e
preoccupato parlò all’amico:
“Non usare la magia davanti alle persone, sei l’unico mago
rimasto su Saar, se si espande la voce capiranno immediatamente che si tratta
di te!”
“Chiudi il becco Ruphis, tra pochi minuti non ricorderanno nemmeno di averci
incontrato”
“C-Cosa vuoi dire?”
“Nulla, Mera tu stai bene?”
“Sì… sto bene, grazie Val”
I due ragazzi ripresero a camminare mentre il piccolo drago
non riusciva ancora a spiegarsi la frase del mago.
“Ha agito direttamente sulla loro mente? Questa è
stregoneria…”
Qualche minuto dopo, il centro della città di Lenne fu
finalmente visibile: piccole costruzioni in legno ornavano gli angoli più
accettabili del luogo e diverse fontane sparpagliate nei dintorni permettevano
ai lavoratori di rinfrescarsi e riprendere fiato. Mera camminava lentamente
attaccata al braccio del mago e guardandosi intorno non nascose il proprio
dissenso.
“Ma... ma… questa città è sporca! C’è puzza!”
“Poche chiacchiere su, infondo siamo solo di passaggio. Resteremo una notte e
domattina partiamo verso Nord”
“Verso Nord? A proposito, ma dove siamo
diretti esattamente? Cioè, ci siamo allontanati da Kubara ma a parte questo hai
qualche idea precisa?”
“Avevo intenzione di visitare il Monte Metista, non molto distante da qui”
Al discorso intervenne Ruphis che ancora dubbioso sugli
obbiettivi del compagno, volle maggiore spiegazioni.
“Il Monte Metista?! Cosa vuoi andare a fare lì?”
“Non ci sono mai stato e secondo le letture da lì sopra si vede tutta Lenne e
dintorni... Deve essere uno spettacolo”
“Saprai meglio di me che su quel monte esistono talmente tante leggende da non
far dormire un bambino e poi ho letto che l’entrata è sigillata da decenni
ormai”
“Questo è da vedere, sono soltanto curioso, lo giuro”
Mera sembrava pensierosa, di quel monte ne aveva sentito parlare
anche lei:
“’Dove entra solo lo spirito’, questo diceva il libro che ne
descriveva le caratteristiche. Mi sembra fosse il covo di un Ebrion bianco ma
parliamo di almeno un secolo fa, ormai deve essere morto”
Valerian annuì sorridendo, sembrava quasi entusiasta di quel
viaggio.
“Già, deve essere interessante”
Il draghetto era sul punto di replicare ma giunti alla
locanda, il mago lo interruppe parlando per prima.
“Eccoci arrivati, andrò a parlare con il locandiere, voi
intanto riposatevi pure. Ruphis, quanto a te, resta sempre nascosto: gli
O’shiel sapranno che sei con la principessa e di Draghi nani non ce ne sono nel
Kharas”
La notte sopraggiunse e Mera si distese nello scomodo letto
della stanza. Si guardò intorno un po’ impaurita e rivolgendosi a Val, che per
motivi economici dovette condividere la stanza con lei, gli confidò le sue
preoccupazioni.
“Ho paura Val...”
“Perché? Con te ci sono io”
“E se dovessero trovarci?”
“Non ci troveranno, in caso barattiamo Ruphis per la libertà”
“Eheh… poveretto, dorme già di sasso. Comunque sia devi ancora dirmi cosa vuoi
vedere al monte, non la bevo la storia del panorama”
“E’ per quello ti dico! Poi certo, una volta che siamo lontani da casa e da chi
ci dice cosa dobbiamo fare, non hai voglia di avventurarti un po’?”
“Mmh... non sono del tutto convinta”
“Ne varrà la pena vedrai”
“Da come ti comporti sembra quasi che avessi già tutto programmato”
“Da tempo avrei voluto visitare questi posti e adesso che ne ho la possibilità
voglio farlo”
“Chissà cosa hanno detto quando non mi hanno più vista..”
“Domani usciranno le prime immagini sui giornali, dobbiamo essere cauti”
La notte trascorse tranquilla e all’alba i tre viaggiatori
erano già sul punto di incamminarsi verso il Monte Metista a Nord. Valerian
aveva acquistato una piccola cartina dello stato di Lenne che ne descriveva il
percorso.
“Non è molto distante, ci arriveremo in poche ore”
Ruphis si stiracchiò ancora assonnato e dopo aver dato
un’occhiata alla cartina espresse nuovamente il suo disappunto:
“Continuo ad essere titubante, quel Monte mi mette timore e
poi è sigillato, è una strada inutile”
“E taci per una volta, vedrai che riusciremo ad entrare”
Il mago, seguito dal resto del gruppo, si incamminò nella
direzione prefissa ma l’espressione del draghetto descriveva perplessità: per
un motivo o per un altro non era affatto tranquillo.
“Ho un brutto presentimento…”
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Se ve lo siete chiesto, si, la città di Lenne ha lo stesso
nome dello stato ed è ovviamente la sua capitale =).
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Capitolo 4 *** Un 'piccolo' problema ***
revisione olei
Il Monte Metista: misterioso, oscuro, colmo di leggende, un
luogo che ogni cittadino del Kharas o del mondo evita al solo sentirne parlare.
Valerian non voleva però sentire scuse, quella sarebbe stata la loro
destinazione nonostante i continui avvertimenti di Ruphis che ancora titubante
seguiva i due giovani a testa bassa. Il mago era come al solito alla testa del
gruppo e studiando la cartina cercava di trovare l’accesso più vicino che li
avrebbe portati ai piedi del monte. In quel luogo l’aria era pesante e la
fredda brezza costante smuoveva i rami degli alberi che con la loro forma
particolare donavano a quel tratto un aspetto piuttosto inquietante. Camminando
erano intanto finiti nel bel mezzo di una foresta la cui fitta vegetazione
impediva ai fiochi raggi solari di illuminare totalmente il percorso. La più
impaurita sembrava Mera che guardandosi intorno affermò più volte di avere la
strana sensazione di essere osservata o seguita.
“Non dovremmo riposarci un po’? Camminiamo da ore ormai...”
Val non si fermò e tenendo gli occhi fissi sulla mappa bocciò immediatamente
quella richiesta:
“Non dovremmo essere molto lontani, secondo la mappa, qui nei
dintorni dovrebbe esserci una delle entrate al sentiero che risale il monte”
Ruphis continuava intanto a guardarsi indietro e come
preoccupato da qualcosa non proferiva parola finché d’un tratto un tonfo non
fece sussultare tutti e tre i viaggiatori: Mera raggelò e spaventata si attaccò
al braccio di Valerian.
“Cos’è stato!?”
Il giovane invitò i presenti alla calma e avvicinandosi alla
fonte di quel suono sperava di non trovare brutte sorprese. Allungò la testa
oltre alcuni cespugli e con sorpresa notò evidenti orme allontanarsi verso Est.
“Impronte... Qualcuno ci stava seguendo, avrei dovuto
accorgermene!”
Il draghetto si avvicinò al mago e con aria circospetta gli si
rivolse:
“Avevo intuito che qualcuno ci stesse seguendo ma proprio
quando stavo per avvisarti c’è stato quel suono. La cosa strana è che
nonostante lo sentissi molto vicino non sono mai riuscito a scorgerlo. Era tra
gli alberi o era invisibile!”
“Ho visto delle orme, non era tra gli alberi. Accidenti...”
“Che cosa intendi fare?”
“Niente, se qualcuno ci ha riconosciuto andrà ad avvisare per prima cosa gli
O’Shiel, quindi a maggior ragione dobbiamo lasciare questo posto. Raggiungiamo
la cima del monte per poi riscendere dall’altra parte e proseguire il cammino
ancora più a Nord”
Mera continuava invece a guardarsi intorno senza dire una
parola. Dopo quel piccolo particolare, il resto del cammino fu relativamente
tranquillo e in circa mezzora giunsero finalmente all’entrata del Monte Metista.
Uno spettacolo meraviglioso si presentò agli occhi dei tre viaggiatori che
estasiati dal gioco di colori che formavano gli innumerevoli fiori presenti,
rallentarono per ammirarne la bellezza. Ruphis rimase però scettico e quando la
giovane O’Shiel si avvicinò per annusare una di quelle violette, la fermò di
colpo facendola sussultare.
“Mera, no! Quei fiori emanano un polline particolare, il mio
olfatto di drago lo sente”
Valerian si chinò lentamente per osservarle da vicino e
provando subito una sensazione di vertigine si rese conto che il piccolo
compagno avesse ragione.
“Non è molto forte, camminando velocemente riusciremo a
superare facilmente questo punto”
Il draghetto non era come al solito d’accordo ma la decisione
del mago era irremovibile. Senza fermarsi, i tre percorsero dunque alcuni metri
ma improvvisamente una forza invisibile respinse Valerian che colto impreparato
finì per terra.
“Ma che diav…?”
Ruphis intervenne spiegando l’accaduto:
“Te l’avevo detto Val, l’ingresso al Monte Metista è
sigillato”
“… Che tu ci creda o no l’avevo sentito dire da qualche parte, ma non credevo
che per sigillo si intendesse una barriera magica”
Mera sembrò dubbiosa e aiutando il compagno ad alzarsi, chiese
delucidazioni.
“Come può esserci una barriera magica se al mondo non esistono
più maghi?”
“Non mi sembra abbia l’aria di qualcosa che sia stata appena sistemata, Nei
libri si racconta di questo monte da tempo e a quell’epoca erano ancora
presenti diversi maghi e stregoni”
Durante il discorso, una freccia sfiorò improvvisamente il
braccio di Valerian che con un’invidiabile agilità riuscì a scostarsi di lato
in tempo. Intuendo la situazione, afferrò poi celere la ragazza e gettandosi
per terra cercò copertura dal punto da cui credeva fosse arrivato il colpo.
“Ruphis stai giù anche tu, deve essere l’amico che ci seguiva
poco fa”
“E’ veloce!”
Un’altra freccia venne scoccata ma stavolta sembrava
indirizzata proprio alla testa di Valerian: una forza magnetica impedì però
alla punta probabilmente avvelenata di conficcarsi nella pelle del mago che con
un potente incantesimo difensivo era riuscito a salvarsi la vita.
“E’ lì!”
A quel punto tornò dritto sulle sue gambe e dopo aver eseguito
un cerchio aereo con la mano sinistra cominciò ad abbassare la temperatura nei
dintorni. Una nuvoletta di fumo comparì dalla sua bocca e i muscoli gli si
irrigidirono, in seguito mirò ad una indeterminata zona della foresta e
rilasciando una grande quantità di energia creò un vento glaciale che andò a
ghiacciare gran parte degli arbusti colpiti.
“Se non vuoi che faccia di te una statua di ghiaccio, ti conviene
uscire e arrenderti, adesso!”
Da alcuni rami non colpiti dall’incantesimo elementale del
ragazzo, provenne una voce giovane e vivace.
“… Ma cosa diavolo hai fatto? Che cosa era quello?!”
Mera andò a nascondersi dietro il mago che nel frattempo rispose
a tono a quella domanda senza fare una piega:
“Se non ti decidi a venire fuori, la prossima volta potresti
non essere così fortunato”
“Ok esco... Tieni a freno quelle mani però”
Da quegli arbusti uscì con un salto un piccolo ragazzo dai
capelli rossi, armato di arco e frecce e caratterizzato da una mole non proprio
colossale. Non incuteva nessuna paura, la stessa Mera si stranì e senza
indugiare si rivolse subito al nuovo arrivato.
“Ma quanti anni hai?”
Alla vista della bella principessa di Kubara, il giovane
rimase per qualche istante ammaliato e dopo un paio di colpi di tosse, rispose
sorridendo.
“Sedici, anche se dicono che ne dimostro di più, sarà per la
mia maturità, eheh”
“Sedici? Davvero? Che strano...”
“Comunque me lo dite chi è stato a fare quella cosa col ghiaccio?”
Valerian parlò e squadrando dalla testa ai piedi il buffo
ragazzino mantenne uno sguardo glaciale:
“Sono stato io. Chi diavolo sei e perché ci hai attaccato?”
“Sei stato... Tu? Ma sbaglio o era magia?!”
“Non mi ha risposto”
“Beh, neanche tu!”
“Vuoi che ti mostri nuovamente quel trucchetto?”
“Noo ti prego, ok parlerò… Seguitemi da questa parte, nel mio rifugio saremo
più comodi”
Si mosse verso Est invitando il gruppetto a seguirlo ma quando
Mera sembrò accingersi a fare qualche passo in quella direzione, Valerian la
fermò chiamandola a gran voce.
“Ferma!”
Un’esplosione coinvolse una piccola parte della foresta ma
fortunatamente la principessa ne uscì indenne. Ruphis le si avvicinò per
assicurarsi delle sue condizioni mentre il mago partì all’inseguimento del
piccolo nemico.
“Ruphis, tienila d’occhio e in caso di pericolo avvisami
mentalmente. Io vado a riprendere quel bastardo”
I due correvano tra le irregolari radici della foresta ma con
grande agilità sembravano riuscire a mantenere un equilibrio perfetto. Il mago
effettuò quindi una capriola in avanti e guadagnando diversi metri, intravide
in lontananza gli spostamenti avversari.
“Fermati!”
“Ancora tu? Sei davvero cocciuto!”
L’arciere si guardò per un attimo ai lati e facendo leva su un
tronco d’albero, riuscì a raggiungere un’altezza notevole sopra un ramo. A quel
punto prese dalla faretra tre frecce e mirando all’avversario, le scoccò con
una precisione invidiabile. La leggera brezza modificò la traiettoria che
avrebbero dovuto percorrere ma facendole virare di qualche centimetro erano
adesso destinate a conficcarsi tutte nel petto di Valerian. Quest’ultimo si
accorse in tempo dell’offensiva e stendendo un braccio in avanti, creò un campo
magnetico che lo difese completamente. Il piccolo ragazzo rimase ancora una
volta basito.
“E’ davvero un mago!”
“Fermati maledizione!”
La corsa continuò ancora per qualche metro ma quando Valerian
lanciò una sorta di palla di fuoco a bloccare la strada del fuggitivo, questo
fu costretto a fermarsi imprecando contro le sue scarpe.
“E quello che me le ha vendute diceva che erano adatte per le
fughe in spazi ristretti…”
Il mago lo raggiunse in poco tempo e con le braccia conserte
gli si rivolse con tono tutt’altro che amichevole.
“Ti mandano gli O’Shiel? Chi diavolo sei?”
“Calma, calma… Mi chiamo Tarus e non mi manda nessun O’Shi qualcosa”
“Perché ci hai attaccati?”
“Ehi non guardarmi in quel modo, parlerò stavolta!”
“Non mi freghi di nuovo, se scapperai ancora giuro che ti ucciderò”
“Uff… D’accordo allora: sono un Phylis guardiano del monte. Il mio compito è
quello di non far passare nessuno e certamente non potevo fare mica un’eccezione
con voi solo perché c’era quella ragazza carina... ehm, scusa!”
“Un Phylis? Ma credevo viveste nella lontana Horion”
“Beh sì, ma questo non vuol dire che non ce ne siano anche altrove. Comunque
sia, come ho detto, non posso lasciarvi passare”
“… Anche se fosse c’è una sorta di barriera che vieta l’accesso, è opera tua?”
“Una barriera?! Oh, allora Liz ha finalmente deciso di darsi da fare! Devo
sempre lavorare per lei”
“Chi?”
“Ops, ho parlato troppo”
“Accidenti, parla prima che ti trasformi in un rospo!”
“In un… rospo? Oddio ne saresti capace?”
“Vuoi provare?”
“Noo! Ok senti, tanto anche se ti lasciassi andare non supereresti mai la
barriera di Liz se ha deciso così, quindi potrei anche parlartene”
“Sto aspettando”
“Liz è la strega misteriosa che vive nei meandri della foresta ad Est. Segui il
soffiare del vento e troverai il suo covo. Ti avverto che ha la nomina di
essere colei che ‘mangia i sogni’”
“E’ anche lei una guardiana del monte?”
“Si, in teoria è lei quella ufficiale ma diciamo che siccome le devo molto,
l’aiuto nel suo lavoro”
“Bene, allora parlerò con lei”
“Aspetta! Portami con te, voglio proprio vedere come riuscirai a comunicare con
lei, eheh...”
“Che cosa vuoi dire?”
“Nulla, allora posso venire?”
“No”
“Dai!”
Passarono alcuni minuti e Valerian si ricongiunse al resto del
suo gruppo lasciato indietro, con a suo seguito vi era anche Tarus che stregato
dalla bellezza di Mera non smetteva di guardarla. Ruphis si avvicinò lentamente
al mago e con tono seccato prese la parola:
“Perché l’hai portato con noi? E’ pericoloso questo tizio”
“Non è più un problema, fidati di me, comunque ci condurrà da questa Liz”
“Hai detto che l’ha chiamata strega? Ma gli stregoni…”
“Già, proprio per questo voglio indagare”
La principessa di Kubara intanto provava a divincolarsi da
Tarus:
“Hai provato ad ucciderci e adesso ci segui? Valerian dovrebbe
fartela pagare!”
“Ho provato ad uccidere lui, non te! Non ne sarei stato in grado”
“Oh signore, Val quanto manca!?”
I quattro si inoltrarono in una zona della foresta fitta ed
oscura ma un sentiero abbastanza evidente sembrava indicare la strada verso
l’entrata del covo di Liz. All’interno vi era un silenzio gelante e l’aria
puzzava di una sostanza alquanto familiare: Ruphis la riconobbe subito.
“Val è Luthus! Che sia una trappola?!”
Il Phylis giurò di essere innocente ma proprio quando il mago
stava per picchiarlo, una voce riecheggiò nell’area.
“I figli ribelli di Kubara qui? Sinceramente non sono sorpresa!
Che cosa volete dalla strega del Monte Metista?”
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I Phylis sono una piccola razza umanoide molto simile a quella
umana, caratterizzati solo da una costituzione più piccola ed esile. Come ha
detto Valerian, vivono nel lontano Horion, continente a Nord Est del mondo.
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Capitolo 5 *** La prova della strega ***
revisione 5
Il Luthus nell’aria preoccupò non poco Valerian che dopo aver
sentito quella voce tetra e profonda assunse una posizione guardinga e
concentrata. Mera si guardò intorno non riuscendo a capire da dove venisse la
voce mentre Ruphis continuava ad annusare l’aria per stabilire se la quantità
di Luthus presente potesse risultare nociva per il mago o meno. Intanto il
piccolo Tarus fece qualche passo in avanti ed inchinandosi verso il buio prese
la parola con tono rispettoso.
“Salve Liz, so che avevo giurato di non disturbarti più e so
anche che hai mantenuto la tua promessa rinvigorendo la barriera del monte, ma
questi ragazzi hanno chiesto udienza”
Dall’oscurità alcuni passi cominciarono a divenire più forti e
fece la sua comparsa un’entità coperta con un cappuccio ed un lungo mantello
nero. I suoi occhi erano scuri come la pece e con il suo sguardo acuto osservò
i quattro ragazzi che avevano fatto irruzione nella sua dimora. Lentamente e
con quella particolare voce calma e allo stesso tempo inquietante, domandò
quindi nuovamente la causa della loro presenza lì quel giorno:
“Perché gli O’Shiel giungono in questo sperduto angolo del
mondo?”
Valerian rimase serio e concentrato e facendo un passo in
avanti, volle chiarita la situazione:
“Come sai chi siamo?”
La strega si portò una mano sul volto e cominciando una
risatina non molto apprezzata dall’interlocutore, rispose di sapere molte cose.
In seguito si avvicinò al giovane mago e sfiorandogli il viso sembrò quasi
cambiare espressione.
“Tu… sì, ho sentito parlare dell’ultimo mago rimasto su Saar
ma non pensavo potessi essere tanto giovane e vivace”
“… Se sono davvero l’ultimo rimasto, allora tu cosa sei? La barriera magica è
stata creata da te, no?”
“Oh caro mio, io non sono una maga, io sono una strega: tutti i grandi magista
hanno dovuto adattarsi alla nuova forma di Luthus e per questo hanno
completamente perso il loro potere naturale”
“Che cosa vuol dire?”
“Sei un giovane così promettente che anche io stessa fatico a leggere nei tuoi
occhi. Lasciamo comunque perdere questo discorso così complesso e passiamo alla
fase in cui mi chiedete di togliere la barriera per voi”
Ruphis indietreggiò lentamente, la presenza di quella donna lo
turbava ed i suoi sensi di drago sembravano tutti completamente scombussolati.
“C-Come fai a sapere che vogliamo andare al monte?”
La strega fece qualche passo verso sinistra fino a raggiungere
un libro aperto posato su un tavolo di pietra e cominciando a sfogliarlo,
rispose al draghetto.
“Un Drago nano, è così tanto tempo che non ne vedevo uno che
avevo quasi dimenticato quanto sapete essere petulanti. La risposta è ovvia: se
non vorreste passare per il Monte Metista, non sareste qui a parlare con colei
che viene ricordata come la ‘mangiatrice di sogni’”
Valerian incrociò le braccia e con autorità le si rivolse
nuovamente.
“Visto che sai già il motivo della nostra visita, puoi darci
una risposta chiara e concisa?”
“Io vi aiuterò ma prima devi rispondere ad una mia semplice domanda: perché
vuoi salire quel Monte?”
“Prima ci hai chiamato con il nostro cognome, quindi sai chi siamo e dovresti
sapere che la vita a palazzo non ci permette di visitare tutte le bellezza che
il mondo ha da offrire”
“Oh Valerian, non provare a mentire con me. Avrei comunque il modo di scoprire
la verità. Te lo ripeterò per l’ultima volta, se mentirai ancora, ti
costringerò a rivelarmi le tue reali intenzioni”
“Voglio solamente allontanarmi da Kubara, raggiungere il monte mi porterà un
doppio beneficio: innanzitutto, riscendendone l’altro lato, avremo la
possibilità di giungere a Water-Lock senza dover necessariamente pagare una
nave dal porto di Lenne e poi ho letto che dalla cima del monte si vede tutto
il Kharas”
“… Mi dispiace ma io ti avevo avvisato”
Liz fece qualche passo in direzione di Valerian e guardandolo
negli occhi, gli chiese ancora una volta il motivo di quella meta particolare.
“Allora… sei ancora dello stesso parere?”
“N-Non ci riuscirai…”
Il mago strizzò gli occhi e spingendo la strega verso la
parete sembrò riuscire a liberarsi da una sorta di trance. Assunse una
posizione da combattimento e rivolgendosi alla misteriosa donna, l’avvertì di
non commettere altri passi falsi.
“Che cosa credevi di fare?”
Ruphis non credeva ai propri occhi e continuando a svolazzare
a mezz’aria provò a darsi una spiegazione dell’accaduto.
“Quella era stregoneria! Come hai fatto a resisterle?”
Liz si rialzò lentamente e levandosi il cappuccio rivelò il
suo viso: era giovane, quello di una ventenne e aveva degli occhi scuri
contornati da un trucco altrettanto cupo; le labbra erano carnose e sulla
guancia destra vi era una sorta di tatuaggio rappresentante la punta di una
freccia rivolta verso l’alto. I capelli, anch’essi scuri, erano attaccati con
quella che sembrava essere una piccola lama ornata da una splendente gemma
rossa. A quel punto sorrise e squadrando il mago interlocutore, riprese a
parlare:
“Mi ha resistito perché anche lui usa la stregoneria”
Mera e il draghetto rimasero basiti ed osservando Valerian
aspettavano la smentita che tardava ad arrivare. Quest’ultimo sembrò irritarsi
alla frase della strega e dopo averla spinta verso la parete con una forza
magnetica, le si rivolse con tono deciso.
“Non osare affermare ciò che non sai!”
“Eheh, non l’ho mai fatto, e poi che gusto ci sarebbe a dire cose che non si
possono dimostrare?”
“Allora dimostralo!”
“Lo stai dimostrando con le tue azioni…”
Un luce accecante investì l’intero covo della strega che
intanto era riuscita a divincolarsi dalla morsa del mago. Si portò qualche
metro fuori da quel luogo, raggiungendo la foresta insieme a Tarus e prima che
i tre potessero riprendere a vedere, cominciò a parlare facendosi sentire
chiaramente:
“Quando riuscirete a superare la vostra paura, quando
riuscirete a passare quel muro morale che lega l’animo alla terra, quando non
avrete più bisogno di altro se non della vostra forza, allora ritroverete la
luce!”
Un boato riecheggiò per tutto il Kharas e dopo una luce
abbagliante, l’oscurità più totale investì l’intero continente. Mera riaprì gli
occhi ma immersa nel buio non riuscì a vedere nulla. A quel punto provò a
chiamare a gran voce Valerian e Ruphis senza risultato e spaventata cercò
disperatamente di capire dove fosse finita.
“Dove siete?!”
D’un tratto afferrò quella che sembrava essere una maniglia e
con forza aprì la robusta porta di legno che la divideva dall’esterno. Fuori,
una brezza gelida e pungente la investì completamente ma in lontananza era
adesso visibile una piccola luce provenire da una casa non distante. La giovane
principessa cominciò quindi a camminare e con sorpresa si accorse di essere
scalza e vestita con solo una mantellina, sicuramente troppo piccola per
difenderla da quell’insostenibile temperatura.
“Valerian dove sei…?”
Zoppicando tra pietre e radici, riuscì a muoversi tra gli
arbusti di quel particolare bosco e giungendo alla porta della modesta
abitazione, bussò rumorosamente per farsi sentire.
“Vi prego aprite, scusate la tarda ora ma ho bisogno di
aiuto!”
Dopo qualche minuto, dall’altra parte della porta, furono
udibili alcuni passi e quando si aprì, la luce della luna rivelò il viso di un
vecchio sulla sessantina che ancora assonnato si rivolse alla bella fanciulla.
“Chi è?!”
“M-Mi scusi, ho bisogno di aiuto...”
Mera tremava dalla paura ma in una circostanza come quella
doveva assolutamente accettare qualsiasi tipo di aiuto per provare a capire
dove si trovasse. Di tutta risposta, l’uomo squadrò la poco vestita ospite e
quasi leccandosi i baffi l’accolse in casa sua chiudendo la porta dietro di sé.
“Che cosa ti è successo?”
“Io.. .non lo so. Un minuto fa ero… cioè… Siamo ancora nel Kharas?”
“Forse sei ferita, aspetta che controllo se hai preso qualche botta alla testa,
eheh”
Il vecchio si avvicinò ma Mera balzò quasi all’indietro per
non farsi nemmeno sfiorare.
Val dove
sei?
Nella sua mente c’era sempre il mago, ma lì era sola, sola con
quell’uomo riprovevole.
“Non essere spaventata passerotto, qui avrai tutto l’aiuto
necessario..”
“Non... non ti avvicinare!”
“Eheh, vieni qui!”
“Stai lontano!”
La ragazza si mosse per raggiungere l’uscita ma dopo aver
provato a girare la maniglia un paio di volte, si rese conto che quel tipo l’avesse
chiusa dentro.
“Fammi uscire!”
“Che bel corpo… sei sprecata lì fuori. Ci sono tanti malintenzionati, sai?”
“Non provare ad avvicinarti!”
Il vecchio fece qualche passo verso la ragazza che
repentinamente scappò in direzione delle scale. Il suo passo era celere ma
quella corsa non sarebbe potuta durare tutta la notte.
“Avanti piccolina, vieni da me...”
Salita la prima rampa notò sulla parete delle spade da
ornamento e prendendone una, minacciò il padrone di casa di usarla contro di
lui.
“Non avvicinarti…”
“Ahahah, credi di farmi paura con quella? Nessuno può aiutarti”
L’uomo l’afferrò con forza e violentemente la fece sbattere al
muro.
“Dammi un bacio!”
“Lasciami!”
Valerian...
perché mi hai lasciata? Dove sei? E’ la mia fine...?
“Avanti! ahahah”
Hai promesso
che mi avresti difesa.
“Sei così bella, non portare questi straccetti!”
Eppure…
“Sì, spogliati!”
Io ti ho
seguito per mia volontà… Non volevo essere difesa, non volevo essere protetta.
Sono uscita dal castello con la consapevolezza che sarebbe stata dura e che non
avrei potuto contare sempre sugli altri. Per una vita sono stata servita,
protetta e cullata da altri, adesso non voglio più dipendere da nessuno: sono
scappata per questo, posso farcela anche da sola… Io non ho più paura!
Mera diede un calcio all’assalitore e con un rapido movimento,
puntò la spada presa poco prima, alla gola del malcapitato.
“Dimmi dove siamo!”
“Eheheh… avete dei sogni forti. Manterrò la promessa data!”
“Questa voce...”
Un suono acuto e fastidioso intasò la testa della ragazza che
cedendo al suolo perse inesorabilmente conoscenza. Intorno a lei tutto sembrò
riacquistare colore ed una voce calma e pacata la indusse a risvegliarsi.
“Forza ragazzina, manchi solo tu all’appello”
Era proprio Liz che seduta su una roccia presente nella
foresta, se ne stava a strofinare e lucidare la gemma sulla lama che teneva sui
capelli. Vicino a lei vi era Tarus mentre vicino a Mera che avevano steso su un
ammasso di fogliame, Valerian e Ruphis
che aspettavano impazientemente che si risvegliasse. Il primo le posò
una mano sulla fronte e con delicatezza le baciò una guancia. A quel punto, la
fanciulla sembrò finalmente riprendere conoscenza.
“Mhm? Valerian!”
La donna abbracciò a lungo il mago mentre il draghetto se ne
restò in disparte sentendosi escluso.
“Ruphis vieni qui, non fare lo stupido! Come sono contenta di
vedervi! Ma cosa è successo?”
La strega si alzò in piedi e guardando verso la barriera del
monte, si rivolse al gruppo:
“Ho messo alla prova le vostre menti in modo che potessero
osservare le loro paure. Credevo foste così logorati dai vostri sentimenti da
non poter affrontare la risalita del monte, ma mi sbagliavo… Per questo vi
concederò il lasciapassare ma devo porvi un’altra condizione”
Valerian si scaldò e rivolgendosi alla strega mostrò il suo
disappunto:
“Ancora?! Non ne hai avuto abbastanza? Non ti è bastato
giocare con le nostre menti?”
“Silenzio! Così ho deciso e così sarà. La condizione è questa: verrò con voi”
“Cosa? E perché?”
“Non vi è concesso saperlo, così è e così sarà se volete procedere. Premetto
che vi seguirò soltanto all’interno del monte”
Ruphis sembrò dubbioso, poi porse una domanda indicando Tarus:
“Verrà anche lui?”
La strega ci pensò un attimo per poi rispondere sorridendo:
“No, lui attenderà qui il mio ritorno, deve pur rimanere un guardiano”
Il piccolo Phylis non protestò e annuendo si stese sulle
foglie poco prima occupate da Mera.
“Mi dispiace solo per Mera, ma il maghetto non potevo proprio
vederlo…”
Valerian non lo guardò neppure e camminando verso il monte gli
si rivolse un’ultima volta:
“Ti ho sentito!”
I quattro si diressero quindi verso l’entrata del Monte e Liz
preparò un rituale per spezzare la barriera. Mera si rivolse intanto ai suoi
compagni:
“Ruphis, qual era la tua paura?”
Il Drago Nano guardò per un attimo Valerian e abbassando lo
sguardo non rispose.
“Ahah, ho capito mi sa... E tu, Val?”
Il mago si guardò i palmi delle mani e stringendo i pugni rimase
piuttosto vago:
“Adesso non ha più importanza, andiamo!”
Il viaggio stava finalmente per riprendere e come illuminati
da una nuova luce, quei tre potevano adesso contare sul proprio coraggio,
potevano continuare il loro cammino, costruire un nuovo futuro senza badare al
passato. Liz si posizionò alla testa del gruppo e aprendo le braccia in
direzione del grande monte, parlò:
“A voi, il Monte Metista!”
“Nessuno mi chiede di cosa avevo paura io?”
“Mera tu hai paura di tutto!”
“Questo chi lo dice, eh?”
“I fatti, eheh”
“Valerian, Mera, non fate i bambini... Possibile che qui
l’unico maturo sia io?”
“Ma chiudi il becco!”
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Capitolo 6 *** Tra segreti e certezze ***
revisione 6
Il Monte Metista si presentava come un luogo oscuro, difficile
da percorrere e assolutamente colmo di vegetazione e animali di ogni tipo. I
versi udibili in lontananza ne descrivevano la grande popolarità da parte di
creature quanto meno strane e particolari. Liz si fermò d’un tratto ad annusare
uno dei diversi fiori presenti e annuendo confermò di essere sulla strada che
avrebbe portato alla cima.
“Avete mai sentito parlare di Ebrion?”
La strega si rivolse a tutti i presenti e il primo a parlare
fu lo stesso Valerian che sorridendo cominciò a descrivere quella razza di
rapaci leggendari.
“Sì, quelle gigantesche aquile caratterizzate da una preziosa
gemma incastonata sulla loro fronte. Una gemma, guarda caso, proprio simile a
quella che porti nei capelli, Liz”
“Oh, ti riferisci a questa? Non ho nessun problema a dire che è proprio la
gemma di un Ebrion rosso”
Ruphis, che camminava sempre di fianco a Mera, si intromise a
quel punto nel discorso:
“Sei riuscita a prendere la gemma di un Ebrion rosso?! Come
hai fatto?”
La donna sogghignò e continuando la salita tra radici e massi,
rispose al piccolo Drago Nano:
“Come dimenticarsi di quella guerra... Gli eserciti di Harus
avevano invaso il Kharas da Nord, il più grande sbaglio della loro vita:
proprio da quelle parti vi è uno dei più alti monti del Saar, conosciuto come
il Monte Ebrion, covo di numerosi esemplari rossi e bianchi. Queste belve
mitiche, sentitesi minacciate, volarono contro Harus e dopo uno scontro mortale,
riuscirono a respingere gli invasori”
“Sì, ma tu cosa c’entri?”
“Io ero una delle maghe di Harus e sono colei che ha ucciso da sola un Ebrion
rosso”
“Eh? Ma questa storia avrà almeno cinquant’anni!”
“Li porto bene, vero?”
Il draghetto si ammutolì e senza parole di avvinghiò alla sua
padrona che a sua volta prese la parola con tono deciso:
“Ci dici realmente chi sei?”
“Non vi ho mai mentito sulla mia identità, io sono la strega Liz e tale rimarrò
fino alla fine dei tempi”
Con quella frase gelò il sangue di tutti i presenti che non
potendo far altro che continuare a camminare, decisero di non aggiungere altro.
Qualche istante dopo però, un verso agghiacciante richiamò all’attenzione i
quattro viaggiatori. Val osservò Liz e guardandosi intorno le chiese cosa
potesse essere stato. La strega, di tutta risposta, sorrise come di consueto e
indicando verso il cielo informò i presenti della presenza dell’Ebrion
protettore del monte.
“Non so se ne eravate a conoscenza, ma questo luogo è abitato
da uno degli ultimi esemplari di Ebrion bianchi rimasti: guardate lì, osservate
il volo di una belva mitica!”
La grande aquila bianca si avvicinò a grande velocità verso
gli ‘intrusi’ e dopo averli sorvolati, sembrò subito girare a tornare sulla
scia appena percorsa. Il mago ordinò al gruppo di nascondersi dietro alcuni
arbusti e rivolgendosi a Liz, sperava in qualche buon consiglio.
“E’ pericoloso?”
“I bianchi non sono aggressivi ma in questo momento stiamo invadendo il suo
territorio, potrebbe attaccare per difendersi”
“Consigli per abbatterlo?”
“Gli Ebrion bianchi non possono essere abbattuti, rigenerano all’istante
qualsiasi ferita tu gli faccia!”
“Ne parli quasi come se li stimassi, insomma come ne usciamo?”
“Sei voluto venire tu qui, adesso sei tu che dovresti fare qualcosa per uscire
da questa situazione”
“… Va bene”
Il mago balzò dal nascondiglio che aveva trovato e
concentrando potere elementale tra i palmi delle sue mani, aumentò la
temperatura dell’ambiente circostante. L’Ebrion non si accorse in tempo
dell’offensiva del mago e sorpreso subì in pieno la palla di fuoco
scagliatagli. Volò per un attimo tra il cupo fumo che era andato a crearsi ma
quando con un battito d’ali riuscì a dissiparlo, il gruppo si rese conto che la
bestia non aveva subito la ben che minima ferita. La strega scoppiò a ridere e
saltando fin sopra il ramo di un albero, cominciò finalmente a dare dei
consigli seri.
“Guarda bene il suo cristallo sulla fronte, dovrai colpire
quello se vorrai ferirlo”
“C-Colpire il cristallo? Vuoi dire che devo distruggerlo?”
“Già!”
“Non c’è altro modo?”
Intanto con un altro battito d’ali, Mera e Ruphis finirono a
diversi metri di distanza mentre Valerian riprovò nuovamente ad evocare la
palla di fuoco, questa volta senza successo.
“Che diavolo succede?!”
“Mmh… è un esemplare femmina adulta. Questi sono in grado di inibire le abilità
dei loro avversari dopo averli studiati, inoltre in questa foresta è presente
una grossa quantità di Luthus che non aiuta ad effettuare incantesimi in modo
corretto”
“Ma che diav… e cosa dovrei fare allora?”
“Non puoi più usare la magia elementale, usa la stregoneria!”
“Non dire idiozie...”
“Allora fatti ammazzare!”
Il mago schivò intanto con abilità un particolare raggio
argentato sparato dal cristallo dell’Ebrion e tornato sulle sue gambe, si
accertò che Mera stesse bene. In seguito congiunse le mani e un’energia oscura
lo avvolse completamente: il tempo sembrò fermarsi e il grande rapace cominciò
a dilaniarsi come corrotto da una forza a lui superiore dall’interno e a quel
punto planò in direzione dei quattro avversari.
“Liz, finiscilo!”
La strega osservò incredula l’esecuzione di Valerian e
prendendo dai suoi capelli la lama con incastonata la gemma di Ebrion rosso, si
lanciò verso la belva sacra puntando al cristallo bianco sulla sua fronte.
Bastava un altro istante, una frazione di secondo e tutto sarebbe andato per il
meglio, ma la gigantesca aquila riuscì a liberarsi dalla prigionia mentale e
liberando un’incredibile onda d’urto scaraventò lontano gli intrusi. A quel
punto riprese faticosamente il volo e allontanandosi verso Sud, lasciò i
ragazzi feriti e provati. Mera era caduta su Ruphis che facendole da cuscino le
aveva praticamente salvato la pelle.
“Ruphy stai bene!?”
“Sì tranquilla, noi draghi nani abbiamo molta più resistenza degli umani. Gli
altri come stanno?”
Valerian era finito contro un tronco non molto lontano da Liz
e cercando di rialzarsi si rese conto di essere molto più provato di quanto
pensasse.
“Non credevo mi avesse ferito tanto”
La strega gli si avvicinò arrivando presso il suo orecchio e a
bassa voce gli sussurrò alcune parole.
“La stregoneria si serve dell’anima per attaccare e non delle
forze naturali, dovresti saperlo bene…”
“… Io non…”
“Eheh, stai tranquillo Val. Il tuo segreto è al sicuro con me”
In quel momento giunsero anche Mera e Ruphis che osservando i
due compagni così vicini rimasero senza parole. La principessa in particolare
si voltò nuovamente dando le spalle ai due maghi e basita cominciò a camminare
verso la cima del monte. Il draghetto provò quindi a fermarla correndole dietro
ma la donna non voleva sentire storie.
“Aspetta!”
“Sono solo una stupida”
“Non correre così, sei ferita!”
“Lasciami in pace Ruphis”
Dopo circa un’ora di cammino, il gruppo giunse finalmente al
picco del monte: da quell’altezza era davvero visibile tutta Lenne e verso Nord
si intravedeva anche la grandissima città di Water-Lock che con le sue
numerosissime luci illuminava tutto l’orizzonte. L’essenza del Luthus presente
nella foresta donava inoltre a quella vista uno spettacolo di forme e colori
senza precedenti: viola e rosso si mescolavano riproducendo quello che sembrava
essere un tramonto avvolgente tutta la valle. Mera osservò il tutto lontana dal
resto del gruppo e con una lacrima manifestò le sue emozioni davanti quel
panorama. Dopo qualche minuto la raggiunse Valerian che affiancandola le si
rivolse con tono basso.
“Che ti avevo detto? Ne valeva la pena...”
“Che cosa vuoi Val?”
“Che ti prende?”
“Vi ho visti...”
“Visti chi?”
“Tu e Liz, eravate così vicini…”
“Ma non dirai sul serio! Mi ha solo detto qualcosa riguardo quel mostro gigantesco!”
“Non mentirmi, ti conosco da quando ho memoria e capisco quando lo fai. Stai
mentendo ora e hai mentito quando Liz ti ha chiesto il motivo per cui volevi
venire qui. Davvero Valerian, che cosa mi nascondi?”
“… Non ti ho mentito, davvero”
“Perché, perché non riesco a crederti?”
Lo disse lentamente mentre un’altra lacrima le segnò il suo
viso fine e quando sembrava stesse per cedere ad un pianto liberatorio, Valerian
la prese per le spalle e guardandola negli occhi le sfiorò le labbra con un
bacio.
“Non farei mai niente che potrebbe farti del male, fidati di
me”
“Io…”
A quel punto sbucò Ruphis che richiamando l’attenzione dei
due, li informò che Liz doveva parlargli. Quando furono tutti vicini, la strega
cominciò il discorso osservando di sbieco lo sguardo serio del mago.
“Vi avevo detto che vi avrei seguito solo dentro il monte ma
la vostra prossima destinazione mi ha fatto cambiare idea. Vi accompagnerò fino
a Water-Lock in quanto ho alcune pratiche da sbrigare in quella città”
Valerian incrociò le braccia e dubbioso prese la parola:
“Pratiche... da sbrigare?”
“Esatto, dunque direi di metterci subito in marcia prima che cali il sole.
Rimanere in questo monte di sera vuol dire rinunciare alla propria vita”
Mera non sembrò entusiasta della notizia ma dopo quello che
era successo, niente sembrava poterle più togliere il buon umore. Lo stesso
Ruphis si accorse del sorrisetto della padrona e curioso chiese spiegazioni:
“Ma che è successo?”
“…Niente”
“Non ci credo, che è successo?”
“Ti ho detto nulla, e ora cammina Ruphy!”
“Uff… come sempre d’altronde!”
Valerian indicò i piedi della montagna e continuando a
camminare precisò la loro prossima meta:
“Usciti dalla grande foresta di Lenne arriveremo a Green-Lock,
stato a Nord del Kharas, e visiteremo la grandissima Water-Lock, capitale del
paese. Arrivati in città comprerò una cartina del continente, fino a quel
momento non allontanatevi e cercate di tenere il mio passo per raggiungere la
città prima di sera! Giunti, potremo finalmente riposarci e curare le nostre
ferite”
Liz sogghignò e scuotendo il capo si rivolse al mago:
“Che bella lezioncina, eheh”
I quattro si mossero dunque dal Monte Metista per raggiungere
Green-Lock: lo stato più grande del Kharas. Kubara era sempre più lontana.
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Capitolo 7 *** Un esercito 'incantato' ***
revisione 7
La grandissima foresta che copriva gran parte di Lenne
sembrava finalmente superata e davanti il gruppo di viaggiatori si estendeva
adesso una prateria sconfinata. Le luci arancioni del tramonto cominciarono a
tingere l’orizzonte di quel colore particolare e sotto gli occhi dei giovani
sembrava essere in balia delle fiamme: un fuoco che in un certo senso gli
conferiva coraggio e volontà di proseguire in un cammino a loro ignoto, alla
scoperta di terre mai visitate prima. Ruphis si godeva la vista in lontananza
della gigantesca città di Water-Lock, famosa in tutto il Saar per il suo
sviluppo economico e per la grande affluenza di turisti provenienti dal mare
dell’Est.
“Che bella Water-Lock, dai libri che ho letto se ne delinea un
luogo assolutamente fantastico”
Mera annuì ed indicando verso la città fece notare ai presenti
la sua grandezza:
“E’ la città più grande del Kharas, e credo anche del Ventus. Se
non ricordo male è suddivisa da quella che chiamano ‘città alta’ e ‘città
bassa’: nella prima vi sono le residenze e il grande palazzo del Re mentre in
tutta la parte inferiore vi sono i numerosi teatri e strutture di
rappresentazione. Infatti la città è famosa anche per i suoi spettacoli
teatrali. Ah! io amo il teatro!”
Liz scosse il capo sentendo le parole di Mera e quasi
ignorandola continuò il suo cammino vicino a Valerian che invece sembrò alquanto
interessato all’argomento:
“Come mai sai tante cose su Water-Lock? Io ne ho sentito
parlare solo come grande potenza economica”
“Te l’ho detto, fin da piccola ho sempre amato il teatro e studiando la sua
storia ho per forza letto molto su questa città. Dicono che la flotta del Re
sia la più potente del mondo!”
“Si, ho sentito dire anche questo. Direi dunque di passare qui un po’ di tempo
e decidere domattina la nostra prossima destinazione”
“Ok ma domani voglio comunque visitarla tutta!”
“Certo, ricorda però che sei la principessa di un grande regno, non farti
vedere troppo in giro”
Dopo circa un’altra ora di cammino, i quattro giunsero
finalmente alle porte della città e passando per l’entrata via terra, giunsero
all’interno della città bassa. I racconti di Mera e Ruphis sembravano trovare
fondamento, le strade erano epocali ed ogni angolo di quel luogo ricordava un
po’ la storia antica del Saar, probabilmente un modo per riprendere l’atmosfera
di quei tempi e favorire gli spettacoli teatrali. Moltissimi cittadini e
turisti provenienti da altre nazioni camminavano tranquillamente per le strade
e a differenza di come era successo a Lenne, non facevano il minimo caso ai
quattro viaggiatori in quanto abituati a ricevere stranieri ogni giorno. In
fondo alla strada fu a quel punto visibile un grandissimo palazzo che nella sua
imponenza teneva alte due bandiere rappresentanti due lame incrociate,
probabilmente simbolo della città. Le colonne alte e resistenti sorreggevano la
sua altezza e dai capitelli si poteva intuire la grande storia culturale di
quella struttura. A Mera brillarono gli occhi e dirigendosi verso l’edificio,
pregò Valerian di poterlo visitare dall’interno.
“Val! Ti scongiuro, è tutta la vita che sogno di vederlo!
Quello è il Chasind Tihen!”
“Chasind che? Uhm… cos’è, un teatro?”
“Ma no! E’ un museo, dentro quel palazzo c’è mezza storia antica del Saar!”
“Davvero? Accidenti, con tutti i miei allenamenti a palazzo in vista della
guerra contro Vera, ho finito con l’abbandonare la lettura. E poi come mi
ringraziano? Mandandomi via”
Nel frattempo anche Liz rimase qualche secondo ad osservare la
grande struttura ed incuriosita in particolare modo dal simbolo sulle bandiere,
borbottò qualcosa fra sé e sé:
“E’ il simbolo della dinastia dei Kabrial, non ci posso
credere che siano ancora loro a detenere il potere a Green-Lock”
Valerian udì l’affermazione della compagna strega e
rivolgendole la parola le chiese spiegazioni a riguardo:
“Cosa blateri?”
“Tsk, niente che possa interessarti. Comunque sia rimarrò con voi per stanotte
e domattina mi allontanerò nella città alta, stavolta per davvero”
Mera faticò a mostrarsi dispiaciuta e celando quasi un sorriso,
abbracciò il piccolo Ruphis che intanto svolazzava come di consueto a
mezz’aria. Valerian rimase invece impassibile e portandosi una mano tra i
capelli, le si rivolse nuovamente.
“Devo esserne dispiaciuto?”
“Eheh, pensala come vuoi giovane mago ma sai benissimo che noi abbiamo molte
più cose in comune di quanto si possa immaginare…”
Il gruppetto girovagò quindi un altro paio d’ore per la città
bassa per ammirarne le bellezze artistiche, per poi, di sera avviarsi verso la
rinomata locanda del ‘Faro’ e passare lì la notte. Il luogo dava sul mare e le
luci del faro presente in spiaggia illuminavano l’oscuro orizzonte insieme ad
una luna piena grande ed argentata. I quattro si sedettero quindi ad un tavolo
di legno in una angolo della locanda e aspettando che la cameriera arrivasse
per prendere le ordinazioni, Mera parlò fornendo le proprie considerazione
sulla parte di città visitata:
“Perché non abbiamo mai avuto rapporti con Water-Lock? La
ricchezza del luogo è netta anche per la vicinissima presenza del mare”
Valerian tamburellava le dita sul tavolo in attesa di qualcosa
da mangiare e poggiandosi allo schienale della sedia, provò a rispondere alla
giovane principessa:
“Il Re della città ha sempre respinto qualsiasi forma di
scambio commerciale con altri paesi credendo che la ricchezza della posizione
geografica occupata potesse bastare per diverse generazioni. In effetti fino ad
oggi sembra aver avuto ragione anche se…”
“Anche se?”
“Ricordate al porto di Kubara quei carichi diretti nel Kharas? Proprio nella
nave che abbiamo usato per arrivare qui”
“Sì, certo”
“Io e Ruphis abbiamo sentito puzza di Luthus”
“Dove vuoi arrivare?”
Al discorso si intromise improvvisamente Liz che sorridendo
anticipò la risposta del mago:
“Il Luthus grezzo si presenta come una pietra di colore
giallastro e credetemi se vi dico che al giorno d’oggi si vende ad un prezzo
esorbitante, eheh...”
Valerian annuì e battendo un pugno sul tavolo sembrò irritarsi
d’un tratto:
“Kubara commerciava Luthus con il Kharas? Con Green-Lock?”
“Non posso dirlo con certezza ma sicuramente alcuni luoghi del Kharas sono
colmi di Luthus”
“Come poteva farlo sapendo che è così nocivo?”
Ruphis, nascosto sotto il tavolo, ascoltò in silenzio le
parole del compagno e preoccupato gli mandò telepaticamente le proprie
impressioni:
Val, tuo
padre ha insistito perché ti allontanassi da Kubara. Non vorrei dirlo ma sei
sicuro che il motivo sia quello che ti ha detto?
Il mago fece fatica a mantenere la calma e senza rispondere al
draghetto, si portò una mano sul volto ripensando al suo paese e alla sua
famiglia. Poi si rivolse a Liz:
“Credi sia possibile utilizzare il Luthus per scopi bellici?”
“Il Luthus a suo tempo ha determinato la grande magia degli incantatori, quindi
non sarebbe nulla di nuovo. Quindi sì, è possibile. La cosa strana è che a
contatto con l’aria e con le continue mutazioni dell’ambiente, il Luthus è
cambiato diventando nocivo per i maghi; allo stesso modo potrebbe diventare
nocivo per gli umani che lo utilizzano nelle loro spade. Comunque sia, io
continuo a ritenere il Luthus una sostanza inutile, un vero stregone attinge da
un’altra fonte il potere per i suoi incantesimi”
Mera sembrava confusa e non riuscendo a capire dove volesse
arrivare Valerian, gli chiese nuovamente spiegazioni:
“Che cosa vuol dire tutto questo?”
“Immagina cosa potrebbe accadere se Kubara e Green-Lock formassero un esercito
di guerrieri armati con lame magiche: sarebbe la distruzione”
“Ma cosa dici?”
“Il maggiore possedimento di Luthus nel Ventus si trova esattamente sotto la
base militare di Kubara, inoltre nostro padre mi ha allontanato proprio prima
della guerra nonostante fosse a conoscenza della potenza di Vera. Sono solo uno
stupid… come diamine ho fatto a non capirlo prima?! Kubara sta commerciando con
Water-Lock il Luthus per creare un battaglione di guerrieri ‘incantati’,
possibile che non capiscano che quel potere finirà con l’ucciderli tutti?
Maledizione, io stesso ne sono la prova vivente! I maghi sono scomparsi, non
può cancellare anche un’intera nazione...”
“Val, non saltare subito a conclusioni”
“Liz, che cosa hai intenzione di fare una volta giunta nella città alta?”
La strega osservò il suo interlocutore e sogghignando mise
subito in chiaro le cose:
“Non ha nulla a che vedere con voi e non sono affari vostri”
Dopo quella frase nessuno osò più aprire bocca e dopo aver
ordinato, attesero l’arrivo della cena. La serata passò velocemente e Ruphis si
diresse nella stanza a riposare; Liz uscì dalla locanda senza dire una parola
mentre Mera e Valerian rimasero al bancone per parlare e bere qualcosa:
“Che cosa vuoi fare Val? Kubara è così lontana...”
“Non lo so, devo avere la certezza che le mie supposizioni siano fondate e per
farlo devo assolutamente parlare con il Re di Water-Lock”
“Ma cosa dici?! Non puoi presentarti come ‘il principe di Kubara’ e parlare
della guerra del Ventus!”
“Lo so bene ma qualcosa devo inventarmi. Che stupido che sono stato, avrei
dovuto capirlo subito e fermare quel circolo di pazzi”
“Cosa avresti mai potuto fare da solo? Se è davvero così che stanno le cose, è
l’intera nazione che è d’accordo”
“Tu sei la principessa, possibile che non ne sapessi nulla?”
“Credi che non te l’avrei detto? Quelle che ti ho riferito erano le uniche
ragioni per cui nostro padre ti voleva lontano da Kubara. Comunque sia l’ha
fatto per non metterti in pericolo, non potresti combattere insieme ad un
esercito mosso dal Luthus”
“Avremmo vinto comunque se fossi rimasto a Kubara, la verità è che sapeva che
non avrei permesso questa pazzia...”
“Val...”
“Devo trovare il modo di parlare col Re senza rivelare la mia identità”
“Anche considerando che riuscissi a farcela, come puoi prendere certe
informazioni?”
“Per quello non c’è problema, ma davvero non so come farmi ricevere a corte”
Passò qualche istante in silenzio ma improvvisamente Mera notò
un manifesto appeso su una parete della taverna.
Festa in
maschera a corte – rappresentazione teatrale dell ‘Horion Odyssey’
“Credo di aver risolto il nostro problema, Val”
“… Non fare quella faccia che mi fai paura!”
“Hai mai partecipato ad una festa in maschera?”
“C-Cosa?”
“eheh...”
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Capitolo 8 *** Ballo in maschera ***
revisione 8
Il sole illuminò tutta la città di Water-Lock e riflettendo
sulle chiare acque del mare che la bagnava, ricreava un luccichio meraviglioso
nel suo cielo terso e azzurro. Valerian era già sveglio e ripensando alla
proposta del giorno prima da parte di Mera, provava a fantasticare eventuali
situazioni da poter portare a proprio vantaggio mentre la principessa si era
diretta con Ruphis in giro per la città bassa in cerca di negozi da cui poter
comprare vestiti puliti e ricevere particolari informazioni. Era ancora presto
ma il mago decise comunque di uscire dalla camera per ordinare la colazione.
Dunque si rivolse al locandiere:
“Ehi! Qui ci sono clienti affamati, ma ci senti?”
L’uomo dietro al bancone sembrava tutto tranne che lucido e
barcollando si avvicinò con sguardo confuso verso Valerian. A quel punto gli
chiese quasi minacciosamente cosa volesse e battendo una mano sul tavolo attese
risposta. Una donna dietro di lui giunse però a calmarlo e dopo averlo condotto
nuovamente sulla poltrona su cui riposava inizialmente, prese la parola
parlando al giovane viaggiatore.
“Scusa davvero ma mio padre è molto malato…”
“Con tutto il rispetto signorina ma a me più che malato sembra ubriaco”
La bionda ragazza strizzò gli occhi azzurri scuotendo il capo,
in seguito cercò di cambiare discorso porgendo all’ospite il menù per ordinare
la colazione. Il mago lo osservò attentamente per qualche minuto e con aria
disgustata lo richiuse immediatamente. A quel punto provò a chiedere altro:
“Piatto di Yuma con polpa?”
“Yu che?”
“Oddio…”
“Sei uno straniero vero?”
“Ehm… già”
“Da dove vieni? Anch’io non sono nata a Water-Lock”
Lo disse con un sorriso stampato in faccia come se finalmente
avesse trovato qualcuno con cui poter parlare tutta la mattina ma il mago non
ne aveva certo la ben che minima intenzione.
“Da lontano… Comunque ascolta, se non avete nulla, io vado!”
“A-aspetta”
Non si voltò nuovamente e uscendo dalla locanda guardò per un
attimo intorno a sé provando a scorgere Mera e Ruphis.
“Ma dove saranno finiti?”
Proprio in quel momento giunse dalla folla la bellissima
principessa affiancata dal piccolo drago, i suoi vestiti erano cambiati e
adesso sperava di potersi mescolare meglio tra la folla. In mano teneva intanto
vari sacchi dall’aria piuttosto pesante.
“Allora, che ne dici?”
“Uhm... non ti si addice, sei una principessa e meriti vestiti da principessa!
Ma capisco che purtroppo dobbiamo fare così”
“Dai Val, infondo mi ci trovo bene!”
“Uhm... in effetti… sì dai, non male…”
“Sta cercando di dirmi qualcosa?”
“Ehm, solo, sì... ah, ma Liz?”
“Non l’ho vista stamattina, quando mi sono svegliata era già uscita”
“Uhm, credo invece non sia mai rientrata”
“Che tipa strana...”
“Piuttosto, ma quei sacchi che sono?”
“Eheh, vieni con me e ti mostro!”
I tre tornarono alla locanda e nella stanza, la giovane ne
rivelò il contenuto: vi erano vestiti, maschere e tutto quello che poteva far
pensare ad un travestimento. Il mago non riuscì in un primo momento a capire il
perché di quegli acquisti ma ripensando al giorno precedente intuì le
intenzioni della compagna.
“Allora non scherzavi ieri quando mi hai detto che volevi
infiltrarti nella festa a corte!”
“Pensaci Val, è un ballo in maschera ed inoltre vi sarà una rappresentazione
teatrale di ‘Horion Odyssey’, è un occasione da non perdere! E lì potrai
parlare con il Re”
“Ti rendi conto che sarà super sorvegliato? Sarà una festa riservata ai nobili”
“Sì, ma infondo quanti nobili esistono nel mondo? E poi saremo mascherati”
“E l’invito dove vorresti prenderlo?”
“Fin’ora abbiamo sempre fatto a modo tuo, adesso voglio darmi da fare anch’io!”
Ruphis ascoltò il discorso in silenzio sbuffando, quella
situazione non lo rasserenava per niente. Valerian osservò invece i vestiti e
portandosi una mano tra i capelli si rivolse nuovamente alla principessa:
“Odio questi eventi, a Kubara non partecipavo mai ai galà”
“Già, me li sopportavo tutti io! Comunque il ballo è stasera, abbiamo un po’ di
tempo per preparare il tutto”
“Ma tutto cosa?”
“Rimetti i vestiti nei sacchi e andiamo nella città alta, ti dirò cosa ho in
mente mentre andiamo. Ruphis, ti dispiace rimanere qui a guardia dei vestiti?
Sono costati abbastanza e non mi fido di quei locandieri...”
Il draghetto annuì ma preoccupato pregò i due ragazzi di fare
attenzione. A quel punto gli stessi uscirono e senza perdere altro tempo si
diressero finalmente in direzione della grande scalinata che univa città bassa
e città alta.
“Allora, che vuoi fare?”
“Andremo già vestiti e mascherati alla festa che secondo le informazioni che ho
preso in giro, si terrà nel grande giardino reale stasera”
“E come entriamo?”
“Con questi!”
“... ma sono due inviti! Come li hai avuti?!”
“Mi sono costati parecchio, però…”
“Parecchio quanto?!”
“Ho venduto la collana che ho ricevuto per i miei quindici anni. Mi piaceva ma
avevo bisogno di questi biglietti!”
“Quella con incisa l’ala di drago?”
“Proprio quella”
“Ma valeva un mucchio di pezzi d’oro!”
“Dai Val, la nostra missione è più importante, almeno adesso avrai la
possibilità di parlare con il Re”
“Spero tu abbia ragione... e per il bene di Kubara spero che io abbia torto”
“Andrà tutto bene…”
In circa mezz’ora, i due giovani viaggiatori raggiunsero la
bellissima città alta: ogni angolo era occupato da grandi e lussuose abitazioni
mentre in centro era possibile ammirare la poderosa tenuta del Re: un castello
circondato da enormi giardini e particolari forme di fontane. Anche il
pavimento delle strade sembrava essere diverso in quanto le rocce che lo
formavano erano vistosamente lavorate per permettere il perfetto transito della
classe alta mentre in alcuni zone era addirittura possibile intravedere delle
rotaie sulle quali passavano i mezzi a vapore.
“Incredibile Val! E’ una vettura a vapore!”
“Questo posto è davvero di un altro livello rispetto a Kubara, lì per spostarsi
sfruttano ancora i poveri Riulioni…”
In seguito proseguirono in direzione del giardino reale e Mera
cominciò ad esporre la sua strategia.
“Il ritrovo è qui stasera, noi daremo i biglietti ed entreremo
come se nulla fosse. A quel punto parteciperemo un po’ alla festa e se il Re
dovesse essere ancora dentro ci sposteremo tra la folla fino a raggiungere le
porte del castello. Lì lascio tutto nelle tue mani, mi hai detto che hai un
idea per farlo parlare, no?”
“Sì, credo… Tu comunque stai tranquilla. Se dovessi avere ragione credo che la
cosa migliore da fare sia raggiungere Spell nel continente dell’Euvenia”
“Spell?! La città-studio con la più grande biblioteca di Saar? L’antica città
dei maghi?!”
“Proprio quella, dobbiamo cercare quante più informazioni possibili sul Luthus
e quale posto migliore di quello per farlo?”
“Sì, hai ragione”
Le ore passarono in fretta ed i due compagni tornarono alla
locanda per preparare tutto il necessario. Mera perse almeno mezz’ora solo per
scegliere il colore della maschera da indossare e alla fine optò per un azzurro
cielo che si intonava con il suo vestito e i suoi occhi; Valerian si mise
invece un’elegante giacca nera con su il simbolo della tenuta reale e dopo
averci pensato giusto un attimo, afferrò la maschera bianca. A quel punto
osservò la bella principessa ed incantato le confidò i propri pareri.
“Sei fantastica Mera”
“Non fare l’adulatore… non ti ci vedo Val!”
“Se lo dico è perché lo penso, comunque adesso è meglio andare, Ruphis fai
attenzione in nostra assenza”
Il draghetto sbucò da sotto il letto e dopo aver concesso i
suoi più sentiti complimenti ai due compagni prese la parola tornando serio:
“Fate attenzione, non sapete cosa vi aspetta, per qualsiasi
cosa pensate il mio nome ed io vi sentirò!”
Il mago annuì e prendendo per un braccio la ragazza, salutò il
piccolo Drago nano che intanto si rimise accucciato. Il momento era giunto: la
città alta brulicava di persone di ceto alto e tutti i figli dei nobili
scorrazzavano per le strade in attesa delle aperture delle porte. Alcuni si
lamentavano del leggero ritardo mentre altri approfittavano del momento di
stallo per sistemarsi l’elegante giacca e l’acconciatura. Mera non rientrava
certamente nelle due categorie sopra elencate in quanto più spaventata che
altro, rimase attaccata al braccio del mago senza distogliere gli occhi da
terra.
“Val, ho paura!”
“Fino a qualche ora fa mi sembravi eccitata all’idea di partecipare a questo
ballo!”
“Si ma non è lo stesso, adesso il momento sta per arrivare!”
E proprio in quell’istante, una voce maschile annunciò
l’inizio della festa e scusandosi per il ritardo, lasciò che il grande cancello
si aprisse per permettere l’accesso agli invitati. Due grossi omaccioni erano
gli addetti alla sicurezza e con aria di sfida attendevano che tutti i presenti
gli mostrassero il biglietto prima di entrare. Valerian si avvicinò con calma e
con tono deciso si rivolse ad uno dei due:
“Ecco, siamo in due”
Lo disse proprio a quello più alto e grosso che con in viso
una perenne espressione di irascibilità, stette alcuni secondi ad osservare i
due ragazzi e gli inviti. In particolare fissò intensamente Mera che a disagio
non potette far altro che abbassare lo sguardo.
“Quali sono i vostri nomi?”
Valerian deglutì sonoramente ma senza perdere la calma rispose
improvvisando:
“Lelio e Sarah, veniamo da lontano per questo spettacolo e non
abbiamo intenzione di farci intrattenere da un insulso buttafuori. Ora se permetti
dovremmo passare”
L’uomo rimase sorpreso a dir poco della risposta di Valerian e
scusandosi con i due, lasciò che entrassero nel grande giardino.
“Ce la siamo vista brutta...”
“Sì ma sei stato grande!”
Dall’interno, i giardini del Re sembravano ancora più grandi:
erano colmi di persone che ballavano o semplicemente si gustavano qualche tipo
di cocktail e con in viso un’aria serena si godevano il momento di relax. Le
fontane presenti avevano le forme più strane: tra le tante una rappresentava
una mezza luna sorretta da un grosso uomo barbuto con un braccio solo mentre
un’altra, tre curiose bestie a quattro zampe con dei lunghissimi baffi,
sconosciute perfino a Valerian. Nel luogo riecheggiò poi una melodica sinfonia
che rapì letteralmente la mente di Mera che prendendo per un braccio il suo
compagno lo trascinò nella ‘pista da ballo’.
“Val, ti ricordi?”
“Uhm... veramente no”
“Dai non fare lo stupido”
Inizialmente riluttante, il mago si lasciò infine vincere
dalla forza della donna e stringendola a sé cominciò un lento ma ritmato
danzare tra le note di quella melodia. La guardò intensamente negli occhi e
senza distoglierli per nessuna ragione, le parlò a bassa voce.
“Era il giorno della scelta di nostro padre se nominare te
legittima erede al trono di Kubara. Tu non volevi ma ti convinsi ad accettare
la decisione senza scappare. Sì... ricordo che entrai nella tua camera e tu mi tirasti
un cuscino”
“eheh, sì, esatto”
“Stavi ascoltando questa canzone piangendo ed io ti dissi che era roba da
complessati”
“E’ vero, ti risposi che di musica non potevi capirne nulla”
“Ricordi cosa ti dissi a quel punto?”
“… ‘Io sento la musica solo quando guardo i tuoi occhi’”
“Mera, quando ti ho vista la prima volta dieci anni fa, quando tuo padre mi
portò tra gli O’Shiel ed io non ero che un bambino, l’unica persona su cui
sapevo di poter fare affidamento eri tu. Non avevo ricordi, non conoscevo i
miei genitori e tu eri lì, sempre pronta ad aiutarmi. Volevo solo dirti...”
Il mago si avvicinò al suo dolce viso e sfiorandole le mani le
sussurrò una sola parola:
“Grazie...”
Mera lo abbracciò con forza chiudendo gli occhi, poi parlò più
a sé stessa che al compagno:
“Perché credi che ti abbia seguito?”
In quel momento però una voce richiamò all’attenzione tutti
gli invitati ed annunciando che il Re sarebbe giunto da lì a poco, li pregò di
allontanarsi dal centro dei giardini per permettergli di raggiungere la sua
postazione. Valerian ricordò il motivo della sua presenza e con un cenno
d’intesa con Mera, si allontanò verso il grande portone del castello.
“Adesso si entra in azione Mera, andrà tutto bene!”
“Conto su di te...”
Con celerità, si spostò fino all’entrata Est ed osservando
l’altezza del balcone decise di usare un incantesimo di levitazione. Sospirò e
accumulando l’energia naturale intorno a sé, creò una luce bianca che gli
permise di sollevarsi da terra. La luce della luna però avrebbe potuto
illuminare la sua presenza e per evitare di farsi scoprire, ridusse per un
istante la tangibilità del suo corpo riproducendo un effetto leggermente
inferiore all’invisibilità. Tutto era andato secondo i piani e senza fermarsi,
riuscì ad infiltrarsi nel palazzo forzando la porta del balcone con un altro
incantesimo. Prendendo le scale si portò dunque al piano terra, luogo in cui
supponeva potesse trovarsi il Re. Proprio lì nei paraggi infatti, delle voci
discutevano della festa presente fuori mentre un’altra, decisamente più
autoritaria, annunciò che era giunto il momento di uscire.
“Adesso o mai più!”
Valerian uscì allo scoperto e allargando le braccia emanò
un’aura oscura che intrappolò in una sorta di sogno diabolico tutte le guardie
presenti vicino l’uscita e quindi anche il Re, che proprio come previsto si trovava
in quella stanza.
“Ce l’ho fatta!”
Quest’ultimo si voltò verso il mago mostrandosi alla luce: era
giovane e di bell’aspetto ma i suoi occhi scuri emanavano un ché di molto
inquietante.
“Quegli occhi…”
Un’esplosione magnetica spinse a quel punto il mago contro
alcuni mobili di valore e facendogli battere la testa, gli permise di udire
solo per un istante una voce molto familiare:
“Sei arrivato tardi Val”
“… Liz?”
Fuori nei giardini intanto, la bella principessa se ne stava
in un angolo aspettando notizie da Valerian e non potendo far altro, cercò di
ammazzare il tempo sorseggiando un paio di drink. Dietro di lei però due uomini
le si avvicinarono in modo sospetto e con un balzo l’afferrarono con forza dopo
averle fatto perdere conoscenza con un colpo ben assestato.
“Dormi principessa di Kubara, è l’ora di tornare a casa!”
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Capitolo 9 *** Fuga da Kaimar ***
revisione 9
Le pareti puzzavano, il terreno era umido e il continuo
gocciolare dell’acqua su una pozzanghera lì nei pressi riecheggiava in quel
luogo immerso nel buio e in un insostenibile tanfo di putrefazione. Non
distante da quel luogo era inoltre possibile udire dei passi ed osservando con
attenzione l’unico punto da cui proveniva una fioca luce, erano chiaramente
distinguibili delle ombre passare più e più volte. Valerian riprese lentamente
conoscenza e cercando di portarsi le mani alla testa per alleviare un leggero
fastidio dovuto probabilmente a qualche caduta, si rese conto di essere
totalmente legato: non riusciva a muovere neanche i piedi e poggiandosi
nuovamente alla parete provò a fare mente locale riguardo tutto quello che era
successo. Ripensò al tentativo di infiltrazione nel palazzo reale ed a quella
voce riconosciuta prima di cedere svenuto: era senz’altro Liz che avendo preso
possesso della mente del Re, aveva fatto in modo che il potere del mago di
Kubara non andasse a buon fine. Sempre lei quindi, con le sue ‘pratiche da
sbrigare’ nella città alta, ma nonostante il tentativo fallito di scoprire il
coinvolgimento di Kubara nei traffici illegali di Luthus, nella mente del mago
vi era un unico grande pensiero che non aveva nulla a che fare con ciò: Mera.
Dopo alcuni secondi di interminabile attesa di un qualche aiuto disperato
dunque, una voce maschile emerse finalmente da quel silenzio tombale, e
rivolgendosi al ragazzo dai capelli biondi cominciò a parlare quasi con
delusione:
“Un altro ragazzo... cavolo, gli abitanti di Green-Lock non
hanno proprio capito nulla della vita”
Valerian provò a voltarsi nella direzione in cui sembrava
provenire la voce ma non vedendo altro che buio si limitò a rispondere:
“Chi sei?”
“Ehi, viste la circostanze la domanda dovrebbe essere chi… sei tu!”
“Che vorresti dire?”
“Sei tu l’ultimo arrivato, io sono qui da ormai… uhm... credo due mesi”
“E allora? Dimmi chi sei e taglia corto”
“Che caratteraccio amico, guarda che non ti aiuterà a fuggire di qui”
“Fa come vuoi, lasciami in pace se non vuoi dirmi chi sei e dove siamo”
“Non sai in che posto ci troviamo? Come sei finito qui?”
“Tu non vuoi dirmi il tuo nome e credi che io decida di parlarti della mia vita?”
“Se la metti così…: mi chiamo Virtus e vengo da Vera”
A quella dichiarazione, Valerian rimase per un momento senza
parole ma ripensando alla situazione difficile del Ventus, capì che una fuga
verso l’esterno da parte di qualche abitante non a favore della guerra fosse
normale.
“Che cosa ci fai qui allora?”
“Ecco… diciamo che sono, o meglio ero, in missione speciale”
“Missione speciale?”
“Ehi, ho parlato abbastanza di me, ora dimmi chi sei tu”
Il mago rimase alquanto dubbioso ma non avendo nulla da perder
propose all’interlocutore uno scambio di informazioni:
“Senti Virtus, facciamo un gioco... una domanda io ed una
domanda tu: ad ogni domanda una risposta”
“Sei in vena di scherzi nonostante la tua situazione? Ci sto ma io ti ho già
detto il mio nome e da dove vengo, tocca a te”
“Ok... Mi chiamo Valerian O’Shiel e vengo da Kubara”
“Eh?!”
Virtus sussultò sorpreso per poi perdersi in una sonora
risata:
“Cos’hai da ridere?”
“E’ davvero curioso, alla fine sei stato catturato”
“... Che vuol dire?”
“Ad una domanda una risposta, qual è la tua domanda?”
“Ok d’accordo, che cosa ci fai a Water-Lock?”
“Prima di tutto questa non è Water-Lock e secondo mi ci hanno mandato per un
lavoro specifico”
“Che lavoro?”
“Tocca a me! Dov’è la principessa di Kubara?”
Il mago chinò il viso d’un tratto e dopo qualche secondo
rispose con tono basso:
“Non lo so ma intendo scoprirlo. Allora, per quale lavoro sei
stato mandato qui?”
“Il Re di Vera ha avuto una soffiata da una spia di Kubara, si dice che quei
fottuti usino il Luthus per incantare le loro armi e così io sono giunto fin
qui per scoprire chi gli fornisce la materia da lavorare e quindi bloccarne la
fonte una volta per tutte”
“... Quindi in fin dei conti non siamo poi così nemici”
“Che cosa vuoi dire?”
“E’ la tua domanda?”
“Sì, forza”
“Sono stato portato qui proprio perché intendevo interrogare il Re di
Green-Lock per scoprire se Kubara fosse realmente immischiata in quei traffici”
“Ahah, è davvero strano!”
“Chi è la spia di Kubara?”
“Mi dispiace amico ma questo non posso dirtelo, sono pur sempre in missione e
non posso rivelare nessun dettaglio”
“Capisco...”
“Comunque sia non ho intenzione di rimanere qui un giorno di più e se le storie
che si aggirano su di te sono vere, allora riusciremo a fuggire”
“Storie su di me?”
“Sei un mago, no?”
“Sì, ma questa zona puzza terribilmente di Luthus e non riesco a concentrarmi
per richiamare l’energia naturale degli elementi, non posso usare la magia”
“Dannazione, allora come facciamo?”
“Forse una soluzione c’è...”
Valerian socchiuse gli occhi e nonostante il corpo molto
provato da quella situazione critica, riuscì a creare l’ormai caratteristica
aura oscura che invase tutta la stanza. Virtus attese in silenzio mentre il
mago condensò ancora di più la fitta energia che si era venuta a formare. Dopo
qualche minuto di asfissiante silenzio, una guardia raggiunse i due prigionieri
e come incantata aprì la cella dentro la quale erano rinchiusi, liberandoli
anche dalle catene ai piedi e ai polsi.
“Eheh... non male, vero?”
A quel punto, la guardia cadde senza vita ai piedi di Valerian
che barcollando verso la parete rivelò i punti deboli di quell’incantesimo:
“Maledizione, diventa sempre più difficile”
Virtus si avvicinò leggermente al compagno di cella e
illuminato da quella piccola fonte di luce proveniente da una fessura sul
soffitto, si rivelò come un giovane ragazzo dai lunghi capelli neri e gli occhi
scuri, caratterizzato da un fisico slanciato e allenato. Si rivolse quindi al
mago e sorpreso, chiese delucidazioni riguardo quel potere utilizzato:
“Come diavolo hai fatto?”
“Evidentemente non hai sentito TUTTE le storie sul mio conto”
“Che strani i maghi!”
“Hai forse paura?”
“Tsk, figuriamoci! Finché non saremo fuori di qui, tu ed io saremo a posto”
“Bene”
I due fuggitivi uscirono dalla cella senza perdere tempo e
velocemente raggiunsero una rampa di scale che saliva fino ai piani superiori. Valerian
rimase guardingo anche nei confronti di Virtus e proseguendo spalle al muro,
gli si rivolse nuovamente.
“Prima mi hai detto che non siamo a Water-Lock, e allora
dove?”
“Questa è la piccola città portuaria di Kaimar a Nord-Est di Green-Lock, viene usata
come prigione e base per il commercio di schiavi”
“Schiavi...?”
“Esatto, il continente di Horion è famoso per la sua durissima legge sulla
schiavitù e in alcuni luoghi del Kharas è ancora praticata”
“Insomma, siamo in una città-prigione? Come ne usciamo?”
“Dovremo evadere dal forte in cui ci troviamo e raggiungere il porto, una volta
lì ruberemo una barca per circumnavigare il Kharas e tornare a Water-Lock.
Inutile dirti che dal momento in cui verranno a sapere della nostra fuga,
saremo dei veri e propri ricercati, almeno tu... io lo sono già”
“Che vuoi dire?”
“Lascia perdere!”
Nascosti nell’ombra, i due riuscirono senza fatica a
raggiungere il piano principale del forte e guardandosi intorno, notarono come
la sorveglianza fosse alquanto approssimativa. Sfruttando quindi il fattore a
loro vantaggio, scivolarono fino a dentro la cucina ed aprendo due porte
giunsero in un grande soggiorno illuminato da diverse torce ad olio. Il giovane
dai capelli neri effettuò a quel punto un grande salto fin sopra una mensola
per afferrare una di quelle torce e facendo cenno al compagno di proseguire,
sorrise beffardamente. Valerian eseguì la richiesta per poi rivolgergli la
parola:
“Che intenzioni hai?”
“Dobbiamo cancellare tutte le nostre tracce”
“Non vorrai mica...”
“Eheh…”
Senza pensarci due volte, gettò la torcia contro alcune di
quelle tende e mentre il fuoco cominciò a logorare la camera, i due
proseguirono fino a raggiungere il cancello principale del forte. Lì trovarono
alcune guardie parlottare di una qualche guerra ma prima che si rendessero
conto di quello che stava succedendo, finirono per fare immediatamente una
brutta fine. Virtus se la rise e indicando una grossa leva al lato della porta,
ordinò al mago di alzarla con forza.
“Ti piace proprio dare ordini, eh?”
“E a te piace eseguirli!”
“Ricorda, finché siamo QUI DENTRO io e te siamo a posto, l’hai detto tu”
“eheh”
Il cancello del forte di Kaimar si aprì e lasciando filtrare
da quell’apertura la luce calorosa del sole di Green-Lock, permise ai due
fuggitivi di respirare nuovamente l’aria aperta. Virtus si diresse
immediatamente verso il porto seguito a ruota da Valerian che ancora affaticato
per l’incantesimo effettuato poco prima, riuscì difficilmente a tenere il
passo.
“Ehi, rallenta!”
“Guarda che adesso siamo fuori, io e te non abbiamo più nulla da dirci”
“Non direi!”
Il mago effettuò un veloce movimento con il braccio e
ricreando il solito campo magnetico arrestò la corsa del giovane dai capelli
neri.
“Adesso non c’è più Luthus nei dintorni, posso farti arrosto
in ogni momento”
“Che cosa vuoi ancora? Sei libero, vai a cercare la tua bella principessa”
“Dimmi chi è la spia di Kubara”
“Te l’ho detto amico, non posso parlare di questo”
“La mia non è una richiesta!”
Rafforzando l’energia magnetica intorno Virtus, il mago
strinse la morsa all’altezza della sua gola per soffocarlo.
“Parla o finisci male”
“P-Puoi anche uccidermi, ma non lo saprai mai...”
“Non costringermi a farlo ancora...”
“D-Di che diavolo parli?”
Gli occhi di Valerian divennero neri come la pece ma prima che
potesse completare l’ennesimo incantesimo di stregoneria, una fitta lancinante
alla testa gli impedì la concentrazione necessaria e dopo aver perso un po’ di
sangue dal naso, cedette al suolo senza forze. Virtus si rialzò lentamente e
respirando con fatica si rese conto di come la potenza dei maghi potesse
superare ogni aspettativa.
“M-Mi dispiace amico… ma adesso morirai, non perderò altro
tempo a farmi soggiogare dai tuoi trucchi”
Afferrò un grosso masso lì vicino e senza pensarci due volte si
diresse verso il corpo svenuto di Valerian; lo osservò un ultimo istante e
caricando il colpo, lanciò con forza la pietra contro la sua testa ma prima che
questa potesse schiantarsi contro l’interessato, si frantumò diventando
polvere.
“Ma cosa diavolo?”
Alle spalle del giovane fuggitivo, un’ombra arcana gli afferrò
la testa con delle piccole e delicate mani e tra urla provocate da un dolore
interno ed una risata piuttosto inquietante,
i suoi occhi divennero bianchi ormai completamente privi di vita.
“Cominci a sentire gli effetti della stregoneria, Val? Devi
smetterla di attingere potere dalla tua vita, impara a sacrificare chi ti sta
intorno”
Il mago tossì violentemente una grossa quantità di sangue ed
alzando il capo, notò l’ultima persona che avrebbe pensato di incontrare.
“Liz...? Che diavolo ci fai TU qui?!”
“Mi dispiace davvero, non era nulla di personale contro di te ma mi serviva un
capro espiatorio per poter passare inosservata”
“Maledetta, hai lasciato Mera da sola...”
“Io non ho mai promesso nulla a nessuno, quello che l’ha lasciata sola sei tu”
“Maledetta strega!”
“Calmati ragazzo, ti ho pur sempre salvato la vita”
“Perché? Che cosa vuoi da me?”
“Semplicemente hai più potenziale di quanto pensassi e ciò potrebbe rivelarsi
davvero utile”
“Dov’è Mera?”
“Credo sia stata catturata da Kubara, è tornata a casa”
“Cosa?! Maledizione...”
“Il Ventus è sull’orlo di una guerra Valerian, e sia io che te abbiamo un
motivo per voler raggiungere nuovamente quella terra”
“Perché? Cosa hai a che fare con il Ventus?”
“Saprai tutto quando verrà il momento di conoscere veramente te stesso!”
Da qualche parte a Kubara invece, l’ombra della mano di un
uomo sfiorò la fronte di Mera che addormentata in un grande e lussuoso letto,
non sembrava aver ricevuto ferite rilevanti.
“Così bella e così promettente, diventerai la maga più potente
del mondo e quando i quattro occhi del cielo torneranno ad illuminare il mio
potere, nessuno riuscirà più a fermarci...”
Nella stanza irruppe poi quella che sembrava essere una
guardia del Re che rivolgendosi all’uomo presente, parlò delle ultime novità:
“S-Signore, il Re mi ha detto di riferirvi che è tutto pronto
per il rituale”
“Molto bene”
“C-Con Tanarin cosa ha intenzione di fare?”
“Ho già pensato all’uscita di scena del nostro caro comandante, e quando anche
lui non sarà più un problema, Vera scomparirà!”
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Per chi
non lo ricordasse, Tanarin è il comandante dell’esercito di Kubara ;)
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Capitolo 10 *** L'alba della guerra ***
revisione 10
Amica o nemica? Più Valerian avanzava al fianco della strega e
più la considerazione che aveva di lei si annebbiava. Non riusciva più a
fidarsi ma allo stesso tempo sapeva che era l’unica persona capace di capire
davvero come si sentisse. A testa bassa avanzava dietro di lei in direzione del
porto e nonostante il suo carattere deciso, non osava proferire parola. In
seguito lo fece proprio Liz che sorridendo si rivolse al giovane mago che la
seguiva:
“Dimmi la verità Valerian, perché hai tanto insistito per
raggiungere il Monte Metista?”
“Perché dovrei risponderti?”
“Perché mi devi la vita, caro il mio maghetto”
“Non sono affari che ti riguardano”
La donna non si voltò e continuando a parlare assunse l’aria
di chi sapeva già molto:
“Sei solo un egoista, proprio come tutti i grandi maghi della
storia. Non è un male, soltanto devi imparare ad ammetterlo”
“Tu non sai nulla di me e smettila di parlare come se fossi onnisciente, i miei
piani non ti riguardano, è chiaro?”
Liz si fermò d’un tratto e facendo cenno al giovane dietro di
lei di fermarsi, indicò diverse navi attraccate al porto.
“Bando alle ciance Valerian, è il momento per te di tornare a
casa”
“… Io non so se sono pronto a tornare a Kubara”
“Che fine ha fatto la tua grande sicurezza? Credevo non ti spaventasse niente.
E comunque chi devi temere non è la tua famiglia”
“Che cosa vuoi dire?”
“Bene, è arrivato il momento che ti narri un po’ quello che è davvero successo a
Kubara negli ultimi anni”
“L’hai sempre saputo non è vero? Fin dal momento in cui ci siamo visti!”
“Non sapevo che il Re avesse intenzione di salvarti la pelle in questo modo ma
per il resto sì, so del commercio di Luthus, so dell’esercito incantato e so di chi è l’intera colpa”
“Parla maledizione!”
“Seguimi, non avremo problemi ad infiltrarci, ti racconterò strada facendo”
Nel castello di Kubara vi era intanto quello che sembrava
essere un meeting di persone importanti: vi erano il Re e la Regina,
accompagnati da diverse guardie del regno e soprattutto era presente un uomo
dai capelli argentati che poggiato ad un muro se ne rimaneva in silenzio mentre
i primi sembravano in tumulto per l’avvento della guerra. A quel punto il Re
richiamò all’attenzione proprio quell’uomo e con tono stizzito gli ordinò di
partecipare al discorso. Quest’ultimo di tutta risposta dischiuse i suoi occhi
grigi e sbadigliando si rivolse all’interlocutore:
“Che cosa c’è ancora? Non avete capito che è del tutto inutile
continuare a parlarne? Abbiamo a disposizione una montagna di Luthus e adesso
che abbiamo anche il recipiente, è finita”
In quell’istante entrò nella camera anche un grosso omaccione
dalla chioma dorata armato di tutto punto e battendo un pugno nel tavolo della
stanza, richiese udienza con il Re. L’uomo dai capelli argentati accennò ad un
sorriso e lasciando la posizione occupata, si avviò verso l’uscita, non prima
di essersi rivolto all’appena giunto:
“Tanarin, non è il modo di presentarsi ad un meeting”
Il comandante dell’esercito, già furioso per chissà quali
ragioni, perse maggiormente le staffe e spinse violentemente il ragazzo contro
il muro.
“Prova a dire un’altra parola Javia, e giuro che ti taglierò
la testa con questa spada”
“Davvero? Eppure sono convinto che in questo modo non riusciresti nemmeno con
un milione di uomini a vincere la guerra”
“Io ti ammazzo!”
A sedare i due uomini ci pensarono immediatamente le guardie
presenti che con forza riuscirono ad allontanarli l’uno dall’altro. Tanarin
continuava a contorcersi per cercare di arrivare verso l’avversario, mentre
questo se la rideva beffardamente.
“Ti rode il fatto che ho ragione, non sei in grado di gestire
un esercito”
“NE HO ABBASTANZA!!”
Il soldato dai capelli biondi colpì con forza tre delle sei
guardie che lo tenevano fermo e riuscendo a divincolarsi provò a quel punto ad
aggredire nuovamente Javia. La sua spada non colpì il bersaglio per un soffio e
conficcandosi contro la parete permise a quest’ultimo un eventuale contrattacco
che però non arrivò. Si avvicinò invece maggiormente a colui che era il
comandante delle forze militari e bisbigliandogli qualcosa all’orecchio, sancì
la fine di quella disputa. Il Re chiamò immediatamente altre guardie mentre
quelle presenti si preoccuparono di ripulire quel trambusto.
“Che cosa ti salta per la testa?! Provocare così Tanarin...”
“Oh vostra altezza, è un tipo così suscettibile... non dovrebbe guidare un
esercito, non crede?”
“E’ competente e sul campo di battaglia non lo batte nessuno”
“Sarà anche vero ma non è pronto ad affrontare Vera… a differenza di me”
“Javia, non posso sollevarlo dall’incarico”
“Faccia come vuole, comunque sia è l’ora del rituale. I miei uomini sono già
tutti in posizione. Vuole assistere?”
“P-Preferisco di no, sei sicuro che non le succederà nulla?”
“Sicurissimo, tornerà bella come la ricordate...”
L’ultima frase la disse lentamente quasi per sottolinearne l’importanza,
in seguito scese quindi una grande rampa di scale che portava nei piani
inferiori del castello ed entrando in una stanza buia e sovrastata da un
cattivissimo odore, ordinò a tutti i presenti di cominciare il ‘rito dello
spirito’, come l’aveva lui definito. In un lettino al centro della stanza vi
era Mera che completamente legata e sedata non sembrava mostrare nessuna
resistenza. Javia le sfiorò ancora una volta il viso come la sera precedente e
le baciò la fronte.
“Guardatela tutti!”
I presenti, tutti uomini incappucciati o comunque col viso
coperto, si inginocchiarono attorno la principessa e cominciando a cantare qualcosa,
fecero riecheggiare un’inquietante melodia all’interno di quella camera
completamente priva di illuminazione.
“Il primo VERO mago dopo decenni, lei, colei che ci innalzerà
nella storia. Cantate l’inno di creazione e donatele l’energia necessaria…
donatele il Luthus che vi opprime”
Una piccola luce cominciò a risplendere dalla gemma dorata che
Javia teneva in una collana al collo e un vortice azzurrino travolse la giovane
principessa:
“Avanti… risvegliati!”
Nei confini tra Kubara e Vera intanto, una schiera di soldati
tagliava l’aria con il loro respiro e ansiosa di affermare la propria supremazia,
fremeva sotto il cielo cupo che in quel momento avvolgeva tutto il Saar. Una
donna con una grossa armatura ed un elmo a forma di aquila, capeggiava
l’esercito e con in mano una spada si accinse a diffondere l’urlo di guerra:
“MI SENTITE?! QUEST’OGGI UMILIEREMO CHI PER ANNI HA UMILIATO
NOI E SE’ STESSI PER UN'UNICA, FOTTUTISSIMA RAGIONE. UNA RAGIONE CHE HA RESO
LORO DEI FANTASMI PRONTI A TRASCINARCI CON LORO IN UN UNIVERSO DI ANIME E
DEMONI… NOI DISTRUGGEREMO I LORO SOGNI E DISINTEGREREMO QUELLA RAGIONE,
FACENDOLA NOSTRA: VINCEREMO NOI LA GUERRA, DISTRUGGEREMO KUBARA!!!!!”
Lo schieramento nemico era pronto, chi aveva il compito di
osservare i confini ed avvisare il Re dell’avanzata nemica non aveva
evidentemente svolto il suo lavoro ed adesso Vera marciava contro una Kubara
totalmente impreparata. Un uomo in particolare si mosse celere verso le stanze
regali ed ottenendo immediatamente il consenso delle guardie, raggiunse la
Regina col fiatone per parlarle urgentemente:
“V-Vostra maestà, Vera, Vera sta arrivando!”
Marian O’Shiel, Regina di Kubara e madre di Mera, udì quella
notizia e cedendo in lacrime scosse il capo, ormai rassegnata a quel fato:
“Mi dispiace… mi dispiace tanto, ma ho dovuto farlo...”
Era l’alba, Vera stava per raggiungere Kubara, Javia stava
effettuando un particolare rituale su Mera mentre Liz e Valerian erano riusciti
ad attraccare nel Ventus, al porto ad Ovest di Kubara. Il mago alzò il capo
respirando la sua terra ma infastidito da un odore diverso da quello a cui era
abituato, pensò subito al peggio.
“Muoviamoci maledizione!”
“Non è ancora iniziata, stavano aspettando noi, eheh…”
Correndo si diressero celeri in direzione del castello ed in
poco tempo riuscirono a scorgerlo in lontananza. Liz fermò l’avanzata del
compagno e prendendo la parola sospirò stavolta preoccupata:
“E’ completo...”
“Non è possibile! Avevi detto che ci sarebbero volute almeno quarantotto ore!”
“Evidentemente il potere della gemma di Ebrion D’oro va oltre tutte le
aspettative”
“Devi fare qualcosa Liz!”
“Non possiamo fare altro che allontanarci, quando Vera sarà abbastanza vicina...
scomparirà”
Fu un istante, un momento in cui il tempo sembrò fermarsi d’un
tratto e l’aria del Ventus si trasformò in una nube infuocata logorante gli
animi di chiunque vi fosse all’interno e come per ripristinare un ordine fino
ad allora assente o per distruggere una stabilità durata fin troppo,
un’esplosione si abbatté sull’esercito di Vera: ossigeno incandescente, pioggia
infuocata, gravità quintuplicata, sembrava la fine del mondo.
Valerian finì al suolo spinto da una forza magnetica sorprendente ed in un
soffio, riuscì a rivolgersi alla strega:
“Come si può fermare una furia del genere? E’ la fine!”
“Una cosa sola può ristabilire l’ordine degli eventi, se la gemma d’oro crea,
la gemma nera distrugge: la gemma nera è la chiave!”
La guerra appena iniziata sembrava già volgere al termine. Il
tradimento, o per meglio dire, il sacrificio di una Regina, di una madre, non
era bastato. In quella mattina vi fu solo un susseguirsi di eventi predetti e
controllati da colui che quella battaglia l’aveva già vinta da tempo.
“Avanti Naos Echel… creatrice degli elementi e della natura!”
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Capitolo 11 *** Ritorno al castello ***
revisione 11
Sulle strade della campagna di Kubara vi era una schiera di
corpi senza vita che fra fuoco e spade non era riuscita ad opporsi a quel
destino estremo. L’esercito avanzava contro gli avversari come una macchia
d’olio e lentamente distruggeva ogni cosa che potesse somigliare anche solo
lontanamente allo stemma di Vera. Era una guerra a senso unico, nonostante il
tradimento della Regina, la battaglia fu cruenta da una sola parte. Gli uomini
‘incantati’ dall’energia del Luthus non erano inoltre l’unica arma di Kubara ma
quei cambiamenti climatici favorivano sempre di più l’approccio alla sfida: tra
le altre cose vi fu per esempio una pioggia di un fuoco speciale che bruciava
solo i membri di Vera, o un vento glaciale a cui gli uomini di Tanarin erano
totalmente immuni. Nel frattempo al castello vi era l’uomo a cui l’intero regno
doveva l’imminente vittoria sulla nazione rivale da tantissimi decenni: Javia,
il misterioso uomo dai capelli argentati possedente la rara gemma di Ebrion
d’oro. Lo stesso si avvicinò lentamente alla finestra della camera più alta
della reggia e da lì osservò quell’impresa riuscita tanto facilmente. Poi si
voltò in direzione di colei che aveva lo stesso viso dolce, gli stessi lisci
capelli scuri e i caratteristici occhi azzurri della principessa di Kubara ma
che sembrava aver adesso uno sguardo irriconoscibile, quasi spento ed opaco.
“Vedi? Questo sarà il nostro mondo”
La ragazza alzò lentamente il capo per osservare Javia e
sorridendo annuì un paio di volte senza però cambiare espressione. L’uomo continuò:
“E’ davvero incredibile la predisposizione di questo corpo,
avevo fiducia nel successo ma l’efficacia dimostrata ha superato anche le mie
aspettative. Nel giro di pochi minuti hai già ripreso la tua forza spirituale
grazie alla grande quantità di Luthus nell’aria ed hai perfino elaborato ciò
che ti ho chiesto”
Dicendo questo, Javia si avvicinò al viso di quella che doveva
essere Mera e sfiorandole il viso con la mano destra, ne osservò gli occhi
limpidi dello stesso colore del cielo.
“Mi riconosci Naos? Sai qual è il mio nome?”
“Javia…”
“Magnifico, adesso sei al sicuro, continua a fare come ti ho detto e vedrai che
il tuo ritorno sarà ben voluto da tutta la nazione”
Valerian e Liz erano intanto riusciti a raggiungere le terre
del Re di Kubara e in lontananza potettero vedere come il castello fosse in
perfette condizioni. A parlare fu quindi Valerian che rivolgendosi alla strega,
volle chiarimenti riguardo tutta quella storia:
“Allora, perché proprio Mera?”
“Il rituale di rinascita richiede un corpo giovane e forte e la tua cara
sorellina sembrava la più adatta”
“Perché mio padre si è lasciato abbindolare così?”
“Su questo punto ci ho riflettuto un po’ ma è probabile che Javia si sia
inventato qualche storia per poterlo incastrare e poi la possibilità di vincere
la guerra senza perdere troppi uomini avrebbe fatto gola a chiunque”
“A chiunque… tranne a mia madre evidentemente”
“Eheh, già. La cara Regina pur di salvare il suo regno dal tracollo finale a
causa del Luthus, ha perfino accettato di tradirlo”
“Ma in quel modo Vera non avrebbe potuto comunque distruggere Kubara?”
“Senza Luthus e senza Mera, Kubara si sarebbe arresa immediatamente e questo la
Regina lo sapeva bene. Purtroppo però Vera non è riuscita a trovare un modo per
fermare il commercio di Luthus e gli uomini di Javia sono riusciti a catturare
Mera”
“Maledizione, tutto questo per colpa tua! Non avresti dovuto intrometterti al
castello del Re di Green-Lock”
“Stai calmo, avevo bisogno di qualcuno che attirasse l’attenzione della guardia
personale del Re, anch’io avrei avuto problemi ad affrontarlo insieme a tutti i
suoi uomini”
“… A tal proposito, vuoi dirmi cosa volevi da Water-Lock, una volta per tutte?”
“Questi non affari che ti riguardano e non siamo alleati, semplicemente ho
bisogno anche della tua stregoneria per giungere al castello”
“Maledetta”
Correndo passarono senza problemi i cancelli che portavano ai
giardini reali e tramite la loro potente stregoneria, filtrarono del tutto
inosservati. Valerian si guardava intorno stranito e senza rallentare si rivolse
alla compagna:
“Non c’è quasi nessuno”
“E’ normale, Javia ha mandato tutti gli uomini in prima linea e difende il
castello da eventuali assalti con la magia di Naos, che noi possiamo
fortunatamente superare”
“Quanto tempo hai detto che ci vuole per fare in modo che l’anima resuscitata
riacquisti completamente la ragione ed i suoi ricordi?”
“Circa due giorni ma vista la velocità con cui si è concluso il rituale credo
anche meno”
“E di Mera, la VERA Mera, cosa ne sarà?”
“Te l’ho già detto, se la gemma d’oro è capace di resuscitare i morti, quella
nera può uccidere. Basterà dunque uccidere l’anima di Naos con quella”
“E se così non fosse?”
“Allora addio Mera!”
Parlando giunsero finalmente ai piedi del castello e con
abilità riuscirono ad entrarvi all’interno. Camminarono furtivamente e senza
perdere la concentrazione salirono i primi piani e non notando a quel punto nessuno,
decisero di accelerare il passo.
“Anche qui nessuno, anche mio padre sarà sceso in battaglia”
“Il che non mi sorprende, uno stupido vecchio combatte solo guerre già vinte!”
Valerian non ebbe il tempo di rispondere a quella provocazione
che da una delle porte lì presenti uscì improvvisamente una figura di elegante
aspetto. Liz roteò quindi le braccia per incantare subito la nuova arrivata ma
il mago la fermò prima che potesse completare l’incantesimo.
“Ferma Liz!”
Il suo viso, i suoi occhi, non era passato tanto tempo ma
rivedere quella figura dopo la fuga dal regno, gli fece riaffiorare diversi
ricordi. La osservò per un istante e come se non riuscisse a sorreggere il suo
sguardo, abbassò la testa senza dire una parola. La regina di Kubara sussultò
nel vedere l’uomo che aveva davanti e abbracciandolo si perse in un pianto
liberatorio. Non riuscì a dir nulla ma quel gesto e quelle lacrime sofferenti
valevano più di ogni altra parola.
“Valerian!”
“Madre...”
Liz fece un paio di passi indietro e incrociando le braccia,
prima sbuffò, poi scosse il capo chiudendo gli occhi.
“Non mi sembra il momento per i saluti e gli abbracci,
dobbiamo raggiungere Javia prima che sia troppo tardi!”
Marian sorrise e tornando composta osservò il ragazzo:
“Ti trovo così… così bene!”
“Mi piacerebbe dire lo stesso di te…”
La strega cominciò ad irritarsi:
“Se non la smettete ci penso io!”
La Regina chiese perdono ed osservando i due nuovi arrivati
intuì la situazione:
“Siete a conoscenza di tutto quello che è successo?”
Valerian strinse i pugni e contenendosi da una reazione esagerata
cerco di mantenere la calma. Dunque rispose a denti stretti:
“Sì, so tutto, so del Luthus e so di Javia. Non dovevate
allontanarmi maledizione!”
“Era l’unica maniera, quell’uomo ripugnante era riuscito ad abbindolare tuo
padre in segreto e promettendogli un mucchio di quella sostanza per te nociva
ha giurato che avrebbe dominato la guerra”
Al discorso intervenne a quel punto la strega:
“Sicura che sia solo questa la ragione? Conosco bene Javia e
avrebbe agito molto prima se solo…”
Valerian e Marian osservarono la donna.
“Se solo?”
“Se solo Valerian non ci fosse stato”
“Cosa?!”
“E’ molto debole al momento e non avrebbe potuto fronteggiarti, credo quindi
che tutta la storia raccontata fino ad ora non sia che una montatura: sei stato
allontanato per permettere a Javia di prendere il possesso di Kubara!”
Una voce calda e calma interruppe a quel punto il discorso e
riecheggiando fra quelle mura, gelò i presenti:
“Esatto!”
L’uomo dai capelli argentati entrò lentamente e senza dire
altro osservò il mago di Kubara che tra una notizia e l’altra faticava a
mantenere la calma. Accanto l’uomo entrò poi un’altra presenza coperta con un
grosso cappuccio nero che ne celava l’identità.
“E’ ora che tu lo sappia Valerian, fino ad oggi non sei stato
altro che un oggetto, e ora posso finalmente mostrarmi a te senza temere il tuo
potere”
Il mago non capiva, gli tremavano le gambe ma al tempo stesso
fremeva di spaccare la faccia alla figura che aveva davanti.
“Che cosa vuol dire tutto questo?”
Alla fioca luce del sole si mostrò a quel punto anche Liz che
prendendo la parola si rivolse a Javia:
“Chi si rivede, mi sembri in forma dopo tutto”
“E tu chi diavolo saresti? Un’altra seguace di quella traditrice?”
“Eheh…”
L’uomo osservò la gemma rossa che Liz custodiva fra i capelli
e sussultando per poco non cadeva per terra.
“Liz?! Ahahahahah, il tuo coinvolgimento in tutta questa
storia non fa che renderla ancora più interessante!”
“Cosa ti fa ridere tanto? E’ finita ormai”
“Credi di potermi spaventare così?”
“Hai sempre temuto la stregoneria che Valerian stava avanzando e forse adesso
puoi anche difenderti, ma il mio potere è ben altra cosa!”
Il castello tremò dopo le parole della strega e Marian e
Valerian finirono contro una parete spinti da una forza magnetica. Quest’ultimo
cercò di resistere ma battuto nettamente da quella forza, cercò di rivolgersi
alla strega:
“Maledetta, questo che cosa vuol dire?!”
Liz farneticò qualcosa fra sé e sé e congiungendo le mani evocò
una sorta di turbine oscuro.
“La pura stregoneria proibita anni fa, te la ripresento Javia!
E ora dammi la gemma d’oro!”
Javia non si mosse di un centimetro e parlando con il suo
solito tono basso rispose alla nemica:
“E’ finita quando lo dico io Liz, Naos... a te!”
L’entità incappucciata allargò le braccia ricreando una luce
incredibile che avvolgendo l’intero castello accecò tutti i presenti. In seguito
un vortice di vento risucchiò l’incantesimo di Liz ed un altro di fuoco si
abbatté contro gli ospiti indesiderati; ne seguì un’esplosione che distrusse
tutto il piano superiore del grande palazzo reale.
“E quando li avrò tutti e quattro, vedrai come il mondo cadrà
ai miei piedi!”
Al dissiparsi del fumo nero venutosi a creare però, una luce
rossastra sembrò fare da barriera contro quel colpo devastante. Al centro della
stessa una piccola creatura volteggiava a mezz’aria e con l’aria stremata parlò
a coloro che aveva difeso:
“Dobbiamo… dobbiamo andarcene, non riuscirò a resistere a
lungo...”
Javia si rivolse a quel punto all’alleato incappucciato:
“Naos, finiscili!”
Tra scosse e fumo, Valerian riconobbe quella voce, non poteva
che essere lui, Ruphis!
“Ruphis… Grazie amico! Non… non ho più forze...”
Liz riuscì invece a rialzarsi anche se faticosamente e
congiungendo le mani si rivolse a chi le era vicino.
“Che siate tutti maledetti! TUTTI!”
Prima dell’ennesimo colpo, un lampo fece letteralmente sparire
tutti i presenti lasciando al loro posto nient’altro che polvere e fiamme.
L’uomo dai capelli argentati si avvicinò dunque al punto in cui dovevano
trovarsi i suoi nemici e calandosi sulle ginocchia sfiorò il terreno
sorridendo.
“E’ inutile continuare a fuggire, quando tutta Saar sarà mia
non potrai che inchinarti anche tu al potere supremo. E’ questione di tempo”
Poi si rialzò rivolgendosi alla figura sempre di fianco a lui:
“Naos, richiama il Re”
“Come vuole Javia, la guerra dovrebbe ormai essere conclusa”
Da qualche parte distante da Kubara e Vera intanto, il gruppo
composto da Valerian, Marian e Ruphis si ritrovò nel bel mezzo di una foresta
colma di vegetazione. Il primo a riprendere conoscenza fu il mago che
rialzandosi lentamente cercò di capire quello che era successo.
“Dove diavolo siamo finiti?”
A rispondergli fu Liz che sbucando da sopra un albero giunse
al suo cospetto con una capriola.
“Siamo nel posto peggiore che ci poteva capitare”
“C-Cosa? Dove?”
“Nella foresta di Sunar, praticamente sotto i Monti Ebrion a Nord del Kharas”
“Eehh?”
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Piccolo
dietro le quinte: ecco a voi la cartina del Kharas, continente ad Ovest di
Saar.
[IMG]http://i52.tinypic.com/34xerv4.png[/IMG]
Quella
macchia puntigliosa è la foresta che taglia tutto il continente =)
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Capitolo 12 *** Nel covo dei sacri rapaci ***
revisione 12
Di nuovo lontani da casa, lontani dalla verità, lontani dallo
scoprire cosa vi fosse dietro tutto quel mistero che avvolgeva Javia ma
nonostante le ultime vicende, Liz continuava a tacere su quello che sapeva
realmente. Quando tutti furono di nuovo svegli, la strega li informò della loro
nuova posizione e nonostante le ovvie perplessità nel crederle, quelle parole
vennero immediatamente confermate da un verso agghiacciante che spezzò la
quiete generale del luogo. Ruphis deglutì sonoramente e Liz sorrise incrociando
le braccia.
“Un Ebrion, questo è il loro territorio. Credete davvero che
nel Ventus possano trovarsi Ebrion?”
Valerian si abbassò per odorare alcune piante dal colore
violaceo lì nei pressi e dopo averle studiate per qualche secondo, abbassò il
capo sconsolato. Poi si rivolse al resto dei presenti e con tono serio confermò
quanto detto dalla strega:
“Siamo davvero nel Kharas, riconosco questi fiori e nascono
solamente in questo continente. La domanda è... come diavolo siamo finiti qui?”
La misteriosa donna rivolse lo sguardo in direzione di alcuni
monti a Nord e senza osservare il suo interlocutore, gli rispose con poche
parole.
“Dovresti saperlo meglio di chiunque altro”
“Che vuol dire?”
“Tsk! Invece di chiederti come sei finito qui perché non ringrazi di essere
ancora vivo? Credimi se ti dico che se fosse stato per me vi avrei lasciato
marcire in quel covo di fiamme”
“Vuoi dire che non sei stata tu a teletrasportarci?”
“Sì, sono stata io, ma quando uso quest’incantesimo trasporto insieme a me
tutto quello che si trova in un determinato raggio d’azione, siete stati solo
fortunati!”
“Ma perché qui?”
“Allora sei fuori! Sei vivo e questo dovrebbe bastarti, se il tuo desiderio è
quello di morire però potrei accontentarti subito!”
Marian intervenne per sedare i due maghi prima che la
situazione potesse degenerare e quando Valerian fu abbastanza lontano permise a
quest’ultimo di riprendere la parola.
“Liz ti prego, dicci tutto dall’inizio, chi è realmente Javia?
Mi hai parlato di cosa vuole fare, di cosa ha fatto a Mera e di cosa è capace
ma io ho osservato i tuoi occhi quando l’hai incontrato. Che cosa è successo
fra voi due?”
La strega si poggiò alla corteccia di un albero abbassando la
testa e dopo qualche secondo di trepidante attesa, risposa in qualche modo alle
domande del giovane.
“Non vi importa nulla, non dovete immischiarvi. Speravo di
riuscire a sconfiggerlo servendomi anche del tuo aiuto ma abbiamo fallito, con
Naos al suo fianco è diventato troppo potente e se riuscisse a mettere le mani
sulla gemma nera sarebbe la fine!”
“Dici che non deve importarci e poi dici che hai avuto bisogno del mio aiuto,
con che coraggio?! C’è anche mia sorella in quel castello!”
La regina di Kubara osservava i due discutere senza dire una
parola, sopra di lei pesava la consapevolezza di essere la traditrice del suo
stesso regno. Javia aveva troppi assi nella manica e con tutte quelle abilità
avrebbe sicuramente riportato a galla gli elementi necessari per incriminarla.
Non riusciva a togliersi dalla mente questo pensiero ed interrompendo i due
maghi, li richiamò all’attenzione, da vera regina.
“Adesso basta voi due! Se vogliamo davvero avere qualche
speranza contro Javia dobbiamo agire d’astuzia. Non c’è altra scelta, dobbiamo
sminuire la sua figura davanti la popolazione di Kubara”
Valerian scosse il capo contrariato e rivolgendosi alla madre
parlò con tono deciso:
“Ha vinto la guerra perdendo pochissimi uomini, adesso Vera fa
parte di Kubara e mio padre non è che un pupazzo nelle sue mani, non c’è modo
di sminuire la sua figura, dobbiamo affrontarlo e basta”
A quel punto anche Liz espresse la propria opinione anche se
non sembrava essere d’accordo né con la regina né con il mago:
“Non c’è modo di batterlo affrontandolo apertamente, non avete
visto voi stessi? La mia stregoneria è stata fermata come se fosse un normale
incantesimo e quella Naos stava per polverizzarci. Ci sarebbe solo un modo per
sperare in qualcosa”
“Parla maledizione!”
“Come ti ho detto prima Val, lui possiede la gemma d’Ebrion capace di dare la
vita ed è così che ha resuscitato Naos Echel, una dei maghi più potenti del
passato, ma se trovassimo la gemma nera riusciremmo ad avere il potere sui vivi
e quindi potremmo fermarlo”
Il mago ci pensò un attimo ma sembrava piuttosto titubante.
“Se ce ne hai parlato suppongo che chiederai il nostro aiuto”
“Non ho bisogno di nessun aiuto, siete solo dei deboli, semplicemente mi
sembravate così decisi per una guerra che siete destinati a perdere che ho ben
pensato di spezzare il vostro entusiasmo”
“Il fatto stesso che esista una possibilità non può che farmi felice, e poi
vorresti farcela da sola dopo essere stata quasi polverizzata?”
“Voi non avete idea di cosa sia la gemma nera”
“Forse, ma tu si...”
“Sei solo un illuso”
“Un illuso che sa cosa vuole, mi prenderò la testa di quell’uomo ripugnante che
si è preso il mio regno e libererò mia sorella, sia l’ultima cosa che faccio!”
Marian si avvicinò al potente mago e poggiandogli una mano
sulla spalla, gli sorrise come cenno di approvazione. Ruphis si alzò da terra
battendo forte le ali e portandosi vicino al ragazzo, fece lo stesso. Liz
osservò quei tre allearsi contro un male comune e sogghignando maleficamente
gli si rivolse:
“Fate sul serio? Guardate che a me non importa niente di voi,
potrei anche sacrificarvi se l’occasione lo richiedesse”
Valerian rispose a tono:
“Me l’hai insegnato tu, mai più attingere al proprio potere ma
bisogna sfruttare quello di chi ci circonda, non è forse il momento?”
“Eheh… stai crescendo giovane Valerian. Ok, allora vi seguirò, vi seguirò fino
alla grotta dell’Ebrion Nero in cima al monte e sarò lì quando i vostri corpi
cadranno uno ad uno sotto il volere dei rapaci sacri”
“Questo è tutto da vedere”
Mera…
ti libererò io!
A Kubara nel frattempo, il Re parlava con Javia dell’esito
glorioso della guerra e vista la potenza dimostrata, aveva tutta l’aria di chi
non era disposto ad accontentarsi.
“Credi sia possibile uscire anche dal Ventus ed espandere i
nostri confini fino al Kharas?”
“Crede sia difficile? Lei non ha ancora compreso il potere che abbiamo
raggiunto”
“Conquistare Water-Lock… ti rendi conto della ricchezza che porterebbe a
Kubara?!”
“Sareste davvero disposto ad attaccare il regno che vi ha donato la materia
prima per vincere in modo così glorioso? Sareste disposto… a tradire?”
“Non parlarmi di tradimento Javia! Mia moglie mi ha abbandonato, mi ha
pugnalato alle spalle tramando contro il suo stesso popolo a favore di quei
cani di Vera... verrà punita lei come chiunque altro osi mettersi contro di
me!”
“Eheh... preparate l’esercito allora”
“Dici sul serio?”
“Kubara è troppo potente per rimanere confinata del Ventus, tutto il Saar deve
conoscere il nostro volere”
“Bene! Vi metto a capo dell’esercito, da adesso sarete il nuovo comandante
militare di Kubara!”
“Molto bene, e Tanarin?”
“Quello è uno stolto! Adesso che è finita la guerra non ha più pieni poteri, lo
solleverò dall’incarico!”
“Molto bene vostra maestà, ora però devo proprio andare”
“Certo Javia, non ti trattengo oltre”
L’uomo dai capelli argentati si mosse a quel punto in
direzione della porta ma prima che potesse uscire, il Re richiamò nuovamente la
sua attenzione:
“Volevo ringraziarti per aver salvato mia figlia, sapevo che
quel Valerian non avrebbe portato nulla di buono nella nostra famiglia, è solo
che sua madre...”
“Non dica altro vostra maestà, adesso Mera sta bene e Valerian ha le ore
contate”
Nel collo di Javia brillò di luce propria la gemma di Ebrion
D’oro così come i suoi occhi inquietanti. Quello sguardo glaciale non lasciava
presagire nulla di positivo, una catastrofe stava per abbattersi nelle terre
del Saar e i tempi per impedirlo continuavano a ridursi considerevolmente. In
seguito uscì dalla camera e fermandosi d’un tratto lungo il corridoio, sorrise
beffardamente.
“Gioisca pure caro il mio Re, si goda il primato finché può,
ma presto calerà il sipario per dare spazio ad una nuova opera: l’avvento dei
quattro occhi divini è ormai prossimo!”
Nella lontana Sunar invece, il gruppetto di Valerian era
riuscito a raggiungere la parte alta dei monti Ebrion senza il minimo sforzo: i
rapaci sacri presenti nell’aria non sembravano ostili e senza dare problemi ai
visitatori, continuavano il loro percorso intorno alla catena montuosa. Liz non
riusciva a capire, per quanto gli Ebrion bianchi fossero gli esemplari più
calmi, quelli rossi venivano ricordati come i più violenti e sospettosi,
qualcosa evidentemente non quadrava e notando ciò, Ruphis si rivolse proprio
alla strega:
“Tu che ne sai più di noi, perché non ci attaccano?”
“Vuoi finire sbranato?”
“No ma l’Ebrion che abbiamo affrontato alla foresta del Monte Metista ci ha
attaccati immediatamente”
“Non saprei dirti, sorprende anche me, d’altronde questi sono animali sacri,
forse capiscono quando l’atteggiamento di terzi è ostile o meno… evidentemente
ci considerano pacifici”
“Quindi se al monte Metista quell’Ebrion bianco ci ha attaccato è perché
qualcuno volevo attentare alla sua incolumità?”
“Esattamente, forse il tuo amichetto ne sa qualcosa”
“A-Amichetto?”
“Comunque sia l’unica spiegazione che posso dare è questa nonostante non possa
dimostrarla con certezza”
“Quindi gli Ebrion rossi e bianchi, non sentendosi minacciati, ci lasciano in
pace ma l’Ebrion nero saprà che siamo qui per lui?”
Liz inarcò un sopracciglio e sbuffando rispose senza fermarsi:
“Chi ha mai detto che ci saremmo imbattuti in un Ebrion nero?”
“Ma hai detto che…”
“Se fosse stato vivo non mi sarei mai nemmeno avvicinata al Kharas, il nostro
obbiettivo è la gemma nera custodita nel cuore della caverna sulla cima della
montagna ma è dentro un forziere e non in fronte ad un Ebrion!”
Tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo ed il mago
chiese alla compagna il motivo di tante titubanze.
“Se sapevi già che non avremmo dovuto sfidare l’Ebrion nero
allora perché hai fatto tutte quelle storie prima di unirti a noi?”
“Gli Ebrion sono creature misteriose Valerian, adesso non ci hanno attaccati ma
basterebbe anche un singolo movimento sbagliato per risvegliare il loro astio
nei confronti degli intrusi nel loro territorio”
“Certo...”
Continuando a camminare giunsero finalmente all’ingresso di
una caverna stretta e scura. All’interno vi era una strana puzza che Ruphis
riconobbe immediatamente, come al solito:
“Luthus… Luthus in quantità impressionanti!”
“Già, non riesco a camminare...”
“Val, non puoi proseguire, aspettaci qui, prendiamo la gemma e torniamo”
“Ma...”
“Aspetta qui”
La strega si era intanto già persa nel buio e dall’interno
della grotta si rivolse al giovane mago facendo riecheggiare la sua voce
nell’oscurità:
“Sei ancora giovane, ma prima imparerai a sacrificare
l’energia di chi ti circonda e prima starai bene!”
“…”
Marian rimase col ragazzo all’entrata della grotta mentre Liz
e Ruphis si inoltrarono tra le rocce scure e fitte che caratterizzavano quel
luogo; era presente anche un caldo fastidioso che bruciando l’aria presente
limitava quel già pochissimo ossigeno a disposizione dei due visitatori.
L’atmosfera tetra era palpabile e nel silenzio più assoluto era udibile
esclusivamente il suono delle ali del draghetto sbattute velocemente per
permettergli di tenersi a mezz’aria. Dopo qualche minuto giunsero quindi davanti
un vicolo cieco e Liz parlò:
“E’ troppo strano...”
“Strano cosa?”
“Gli Ebrion sono sempre stati ostili nei confronti degli intrusi. Li conosco da
molti più anni di te e so per certo che sia così“
“Eppure non ci attaccano!”
“C’è qualcosa che non va”
Al cospetto delle due figure, il muro davanti Liz e Ruphis si
aprì per metà permettendo dunque ai presenti di passare in quella che sembrava
essere una camera segreta della grotta. La strega celò un sorrisetto e
dirigendosi verso il centro della sala, anche questa completamente al buio,
raggiunse un piedistallo su cui era poggiato un forziere dalle iscrizioni fatte
di Luthus. Ruphis raggiunse la compagna ed estasiato nel vedere tali preziosità,
le si rivolse incredulo:
“Ma quello è Luthus puro! Come può esisterne un pezzo così ben
lavorato?”
“Non credevo che sarei mai riuscita ad arrivare fino a qui...”
“C-Come?”
“Dopo decenni riesco a toccarti con mano…”
“Liz!”
“Taci Drago nano! Non so come ci siete riusciti ma avete placato gli Ebrion
protettori del monte, sapevo che avrei potuto usarvi”
“Maledetta!”
La strega scaraventò il piccolo drago alla parete con un
incantesimo e mantenendo sul volto un sorriso inquietante, aprì lentamente il
forziere rivelandone il contenuto.
“Con questa sancirò per sempre la tua fine...”
Improvvisamente però un terremoto devastante colpì la caverna
e l’intero monte sembrò quasi cominciare a crollare come risvegliato da un
sonno che durava ormai da troppi anni. Liz finì al suolo e sgranando gli occhi si accorse del
contenuto dello scrigno:
“Non è possibile... non può essere vuoto! Dove diavolo è la
gemma nera?!”
Come inghiottita da un vortice, tutta Sunar cominciò a
smuoversi e una miriade di Ebrion circondò la cima del monte. Ruphis si diresse
immediatamente fuori a soccorrere Valerian e Marian ma il soffitto crollato gli
impedì il percorso più agevole.
“Maledizione ma cosa succede?”
Liz, poco dietro, si rialzò e provando a ritrovare la calma
diede una spiegazione all’accaduto:
“E’ possibile che siano riusciti a creare una trappola? Sono
maturati anche loro nei secoli…”
“Che cosa facciamo?!”
“Se non vuoi morire avvicinati, non c’è altra scelta”
“Che vuoi fare?”
“Lo stesso potere che ci ha condotti qui... ci condurrà lontano!”
“Non possiamo lasciare qui Valerian e Marian!”
“Troppo tardi, adesso!”
La cima del monte crollò miseramente tra le scosse di
terremoto e le fiamme sacre create dagli Ebrion rossi. Della pietra nera invece
non sembrava esserci la minima traccia.
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Capitolo 13 *** 'Padre Dan' ***
revisione 13
Un vento nuovo, dall’essenza sconosciuta ma ad una prima
impressione pura e pulita, batteva sul corpo esamine di una donna che in riva
al mare veniva costantemente bagnato dall’avanzare delle onde. Poi un ormai
celebre svolazzare caratterizzante l’avanzata dei draghi nani, annunciò
l’arrivo di Ruphis che chinandosi verso il volto di colei che sembrava essere
Liz, provò in tutti i modi a svegliarla:
“Ehi Liz, forza tirati su!”
La strega aggrottò le sopracciglia ed accennando ad un
movimento del capo fece capire di stare bene. Poi provò ad alzarsi anche se
barcollante ed aiutandosi proprio con il draghetto riuscì a tornare in piedi
per poi guardarsi intorno e cercare di capire dove fosse finita.
“… Non è il Kharas, spero”
“Cosa vorrebbe dire? Non sai dove ci hai portato?”
“Chiudi il becco drago nano, non hai idea di quanta energia richieda questo
incantesimo ed io l’ho usato ben due volte in un giorno, grazie a voi!”
“Con che coraggio mi attacchi così? Sei quella che mi ha scagliato contro la
parete per prendere possesso della pietra nera, sei una traditrice!”
“Traditrice io?! Non vi ho mai promesso nulla, stolti esseri insignificanti! Adesso
levati dai piedi”
La donna cominciò a camminare verso Nord anche se la sua
espressione esprimeva chiara perplessità.
“Dove vai se dici di non sapere dove siamo?”
“Da qualsiasi altra parte priva di draghi nani”
“A-aspetta, ti prego Liz scusami, almeno permettimi di seguirti... starò buono”
“Fa come ti pare ma se mi infastidirai ti ucciderò”
Il draghetto deglutì e sospirando rassegnato seguì
l’inquietante strega per quella direzione. Odiava dover dipendere da lei ma era
l’unica alternativa al dover errare da solo per un luogo totalmente
sconosciuto. Camminando celermente fu subito visibile in lontananza
un’altissima torre che arrivava fin sopra le nuvole e a far da contorno a
quella vista tanto imponente quanto spaventosa, vi era una cinta muraglia super
corazzata. La strega rimase alcuni istanti ad osservare tanta grandezza e
sorridendo prese la parola quasi divertita:
“Siamo nell’Horion...”
“Cosa?! Ma… ma come è possibile?”
“Sei lontano dal Kharas no? Festeggia invece di chiedere cosa sia possibile”
“Io non sono per niente felice! Abbiamo lasciato Valerian e la regina Marian in
cima a quel monte!”
“Allora perché non torni indietro e li vai a salvare?”
“Quando ne avrò la possibilità lo farò senza dubbio”
“Allora fino a quel momento taci!”
I due continuarono a camminare e quando furono abbastanza
vicini alla mura della grande città, un suono metallico fece allertare Liz che
in posizione di combattimento attese l’ennesimo passo falso di quello che
doveva essere un nemico.
“Rivelati o finirai male”
Da dietro le numerose rocce che ornavano quel sentiero
scosceso, partirono una miriade di frecce che dirette verso i due ospiti non
avevano sicuramente il compito di dargli il benvenuto. La strega allargò le
braccia e chiudendo gli occhi evocò un fascio di fiamme che respinse tutti i
colpi.
“Tutto qui? Bene, adesso tocca a me!”
Afferrò la bacchetta con la gemma rossa incastonata che teneva
a posto i capelli e con un movimento circolare riscaldò l’aria circostante per
riprodurre un altro incantesimo: un’energia infuocata la pervase ma prima che
potesse completare l’offensiva, una voce proveniente da dietro alcune rocce
riuscì a fermarla in tempo.
“Fermati! Non vorrai mica abbrustolirci tutti!”
“Perché non dovrei? Avete cercato di ucciderci”
Lentamente alcuni passi si avvicinarono ai due stranieri
rivelando una figura piuttosto bassa ed esile.
“Un Phylis?”
“Se gli occhi non mi tradiscono, quella è una gemma di Ebrion rosso!”
“Giù gli occhi dalla mia pietra o finirai col perderli”
“Davvero, deve scusarci gentile signora, è stato tutto un gigantesco malinteso.
Se ci seguite saremo ben felici di portarvi da Padre Dan e chiarire la
questione”
“Chi credevate che fossi?”
“Saremo felici di dirvi tutto una volta in città, da questa parte”
Una decina di Phylis sbucò da dietro i massi e celermente si
diresse verso il cancello principale della grande città visibile fin dalla
riva. Ruphis era come suo solito perplesso ma notando la determinazione della
strega non poté far altro che seguirla.
“Non mi piacciono i Phylis…”
“Li conosco bene, vedrai che sapranno aiutarci e comunque non abbiamo
alternative”
“Spero tu abbia ragione”
“Io ho sempre ragione, adesso però silenzio, non vorrei alterarli o sarei
costretta a farli fuori tutti”
“Uff...”
Il cammino fu relativamente tranquillo e dopo che uno dei
Phylis presenti informò di qualcosa le due guardie all’entrata, Liz e Ruphis
furono accolti con grande gentilezza. La strega rimase piuttosto distaccata dai
presenti, per quanto fosse sicura delle proprie capacità, quella sembrava
essere una zona di cui diffidare in ogni caso. Poi si guardò intorno per
osservare la gigantesca città nella quale si trovava adesso e pensierosa si
rivolse per un attimo al piccolo compagno:
“C’è qualcosa che non mi piace…”
“Che vuoi dire?”
Prima che potesse rispondergli nuovamente, uno dei Phylis si
rivolse ai due ospiti prendendo la parola cortesemente:
“Da questa parte prego, Padre Dan vi aspetta”
La donna osservò il casolare indicatole e sorridendo cominciò
a camminare senza proferire parola. Ruphis la seguì a ruota sempre più confuso
ma per il momento non poteva far altro che stare alle decisione della strega.
“Che succede Liz?”
“Padre Dan…”
La città era praticamente costruita sulla costa dell’oceano e
le grandi abitazioni, ben progettate ed edificate per trarre il maggior
beneficio possibile dalle sabbie e dal mare, sembravano ospitare persone ricche
o comunque benestanti. Sopra ogni entrata vi era il simbolo del luogo: un pesce
alato volante appena sopra il livello del mare, e sulla maggior parte delle
porte vi era disegnata una sorta di rete per pescare. I due stranieri entrarono
dunque in quella che sembrava essere un’abitazione come le altre e, levandosi
prima le scarpe come richiesto dal governante che li avevi accolti, procedettero
attraversando un lungo corridoio illuminato dalla fioca luce del sole filtrante
da alcune finestre in alto.
“Padre Dan, la prego di accogliere questi due stranieri e di
porgere loro le nostre più dovute scuse…”
A parlare fu il Phylis che li accompagnava, poi si mise da
parte lasciando lo spazio necessario perché i presenti entrassero.
“Salutate prima di sedervi e non fatelo se prima non lo dice
lui”
Liz continuava a sorridere beffardamente e annuendo entrò
lentamente seguita dal Drago Nano.
“E’ permesso?”
La voce calda di un giovane permise ai due visitatori di
entrare. A quel punto, mostrandosi alla luce di una grande lampada illuminante
da sola l’intera stanza, padre Dan si rivelò essere un uomo sulla trentina con
capelli ed occhi scuri come la pece. Era vestito con una particolare maglia
bianca lunga fin sopra le ginocchia e le sue dita erano ornate da anelli
probabilmente d’oro. Liz lo osservò con calma rimanendo composta ed anche se
non smise di sorridere, sembrava comunque portare rispetto a quello figura apparentemente
così rilevante.
“Padre Dan, è così che ti fai chiamare adesso?”
Ruphis deglutì imbarazzato per la sfacciataggine della
compagna e prendendo la parola cercò di sdrammatizzare:
“N-Non faccia caso a lei, a volte parla senza pensare!”
La strega non lo guardò neppure e continuando a fissare l’uomo
che aveva davanti, non cambiò l’espressione divertita che aveva assunto da
quando era entrata in quel luogo. Accavallò le gambe dopo essersi seduta su una
poltrona lì vicino e incrociando le braccia attese la risposta
dell’interlocutore.
“Ahahah è incredibile! Liz? Quando mi insegnerai il trucco
della tua giovinezza eterna?”
Il draghetto sgranò gli occhi, quei due sembravano davvero
conoscersi. Intanto la strega rispose sfiorando la gemma nel fermacapelli:
“Sono una strega… lo sai, e strego!”
“Già, eppure con me non ci sei mai riuscita, dico bene? Ah che bello rivederti!”
“Solo perché avevo deciso così, non ne potevo più di Horion”
“Eppure eccoti qui, perché sei tornata? In tutta sincerità non credevo che ti
avrei più rivista”
“Che tu ci creda o no, non sono qui di mia spontanea volontà. E’ successo
qualcosa nel Kharas che mi ha costretta a prendere ‘decisioni estreme’”
“Che cosa è successo esattamente?”
“E’ una questione personale, non offenderti Danarius”
“Eheh, non cambi mai eh? E di Tarus che mi dici?”
“Ah si, è rimasto a guardia del Monte Metista”
“L’hai lasciato da solo? Quel tipo potrebbe raderti al suolo la foresta”
“Tranquillo so come farmi rispettare, comunque sia non posso trattenermi, devo
dirigermi subito a Spell”
“Spell? Per far cosa? Credevo che la stregoneria non avesse più segreti per te”
“Non si finisce mai di imparare e tu questo dovresti saperlo bene”
“Eheh, è vero. Comunque posso mettere una buona parole per te e il tuo
amichetto per il prossimo carico diretto alle isole di Hacras, dirò al capitano
della nave di sostare nell’Euvenia per farvi scendere”
“Non serve essere così gentili Dan”
“Ti devo un favore infondo, così siamo quasi pari”
La strega abbassò il capo divertita e dopo aver stretto la
mano all’uomo che aveva davanti accettò la sua proposta.
“Neanche tu sei cambiato più di tanto in questi anni...”
“E tu invece sei cambiata più di quanto vuoi dare a vedere”
Ruphis se ne stette in silenzio per tutta la durata della
discussione, quei due si conoscevano e Liz riservava per quell’uomo un tono che
non le aveva mai sentito assumere. Si limitò dunque ad osservarli parlare ed a
guardare Danarius: non era un Phylis, eppure quegli umanoidi lo trattavano come
una sorta di sacra entità. Ad ogni modo la destinazione era adesso decisa, Liz
si alzò dalla sua seduta e rivolgendosi al compagno, mise in chiaro il prossimo
obbiettivo:
“Bene dunque, andremo nel continente dell’Euvenia per poi
raggiungere Spell”
“Perché lì?”
Dan fermò la determinazione della donna e prese nuovamente la
parola con il suo fare garbato:
“La nave parte domani, fino ad allora potrete alloggiare qui eD
anche se non è il massimo del lusso sono sicuro che vi piacerà”
La strega annuì senza problemi e dirigendosi verso la porta
della camera, parlò prima di uscire:
“A domani allora, ‘Padre Dan’ ahahah”
Il draghetto non colse il sarcasmo non conoscendo il passato
di quei due e limitandosi a ringraziare l’uomo per l’ospitalità, seguì a ruota
la compagna.
“A-Aspettami Liz”
I due si accomodarono nella stanza che gli era stata offerta e
piuttosto provati da quella serie di eventi, ne approfittarono senza problemi
per riposarsi. Liz si poggiò alla parete scrutando attentamente la sua gemma
rossa mentre Ruphis si accucciò in uno dei tappeti sul pavimento e socchiuse
gli occhi. A quel punto si rivolse alla strega:
“Come fate a conoscervi?”
“Non ha importanza, adesso abbiamo finalmente il passaggio per Spell”
“Non ti avevo mai vista sorridere come hai fatto con lui...”
La donna gettò un’occhiata al draghetto e muovendosi in
direzione dell’uscita, prese la parola prima di abbandonare la stanza:
“Non osare più parlarmi in quel modo, la mia vita non deve
interessarti!”
“Perché Liz? Perché ti comporti così?”
“Te l’ho sempre detto, io ho un obbiettivo e lo raggiungerò con o senza di voi…
non mi importa niente di quello che pensate, per quanto mi riguarda potete
anche morire”
“… So che non lo pensi in realtà”
“Lo penso invece, ora taci”
Con quelle parole passò in fretta la notte, i due stranieri si
sarebbero diretti verso l’Euvenia mentre su Liz calò un altro sipario che
avrebbe reso sempre più misteriosa la sua storia.
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Capitolo 14 *** Il 'profumo' di casa ***
revisione 14
“Ah che bellezza! In questa parte di mondo non viene mai
nessuno straniero”
A parlare fu una giovane ragazza dai capelli rossi che
entusiasta della visita non riusciva a smettere di sorridere. Gli ‘ospiti’
erano proprio Valerian e Marian che piuttosto malridotti erano giunti da alcuni
monti a Sud della cittadina in cui si trovavano. Il mago cercò di assumere un
tono gentile e garbato e rivolgendosi alla piccola padrona di casa, avanzò alcune
domande riguardo il luogo:
“Vi ringraziamo di cuore per l’ospitalità, infondo avreste
potuto chiudere in faccia la porta a due viandanti come noi... Siamo degli
avventurieri e come tali devi scusarci se ti chiediamo maggiori informazioni
riguardo questo posto”
La giovane sorrise e sorseggiando una fresca bevanda, rispose
immediatamente:
“Certo certo, cosa volete sapere esattamente?”
“In che continente siamo?”
“Questa è l’Euvenia, un grande continente poco abitato a Nord del Saar. Alcuni
arcipelaghi giungono però fino al centro del mondo, infatti quella parte di
terra è sempre stata campo di battaglia fra i paesi più forti”
“L’Euvenia… Sì, ne ho sentito parlare. A quanto pare adesso è semplice meta
turistica o comunque zona di scavi e lavori, non vi sono insediamenti
particolari”
“Esatto, tranne qualche piccola cittadina come la nostra e la grande Spell
situata proprio nel cuore del continente nella nazione di Magrand”
Marian si fasciò intanto alcuni tagli che aveva sul corpo e
rimanendo in silenzio ascoltava la discussione fra i due ragazzi. Quindi Val
continuò:
“Spell hai detto?”
“Si, l’antica città dei maghi, adesso diventata la biblioteca più grande del
mondo”
“Già… Si parla molto nei libri di storia della caduta del grande popolo dei
maghi, mi chiedo come sia stato realmente possibile”
“Il Luthus li ha praticamente distrutti!”
“E’ vero ma tutti i maghi più forti hanno sviluppato la variante oscura della
magia, la stregoneria, e mi chiedo come sia possibile che siano scomparsi anche
loro”
“Non puoi saperlo Valerian, gli stregoni sono considerati praticanti di arti
oscure e sono perseguibili dalla legge, di conseguenza si guardano bene dal
farsi vedere in giro”
“La biblioteca è accessibile?”
“Certo, è aperta a tutti, tranne ovviamente le aree protette, contenenti manufatti
segreti”
“Certo capisco, sei stata davvero gentile ad ospitarci qui...”
“Figurati Val! E poi non capita tutti i giorni di avere ospiti così gentili,
anzi a dirla tutta non capita mai di avere ospiti”
“Di cosa si occupa tuo padre? Prima ho visto che caricava un carrello con della
terra, un minatore forse?”
“Davvero non lo sai? Tutti coloro che vivono qui lavorano le terre vicine.
L’Euvenia, soprattutto il Nord di questo continente, è colmo di pietre preziose
e materiali unici. La condizione tecnologica di Green-Lock è conseguenza del
nostro lavoro”
“Ma se l’Euvenia è praticamente un continente abbandonato non c’è il rischio
che tutti possano dirigersi qui per lavorare le terre?”
“Non è proprio abbandonato! Mio padre lavora per il Re di Green-Lock che ha
acquistato questo spazio di terreno per ricavarne i molteplici tesori nel
sottosuolo, praticamente questa zona appartiene a Green-Lock”
“E Spell? Se dici che la biblioteca contiene anche manufatti segreti chi è che
si occupa di salvaguardarne la protezione?”
“Il Re di Keles, nell’Horion”
“Keles? Praticamente questo continente è proprietà degli altri tre?”
“Per quanto ne so solamente Green-Lock e Keles ne hanno acquistato e
certificato la proprietà, tutti gli altri luoghi fuori dalla loro protezione
sono chiamate ‘Terre Aride’ e sono ovviamente vittime di saccheggi e assassinii
fra coloro che vogliono accaparrarsi le ricchezze rimaste. Purtroppo per loro
però, quelle terre sono colme di creature spaventose”
“Adesso capisco molte cose. Grazie mille Avis, sei stata molto gentile”
“Figurati! Ma adesso che farete?”
“Ne parleremo stanotte, domattina prenderemo una decisione”
Il resto della giornata passò abbastanza velocemente e
Valerian riposava su un letto apparentemente scomodo e sporco e Marian gli si
rivolse perplessa:
“Kubara ha stretto alleanza con Green-Lock per accaparrarsi
quanto più denaro possibile e visto che il Luthus si vende ad una cifra
altissima, può adesso, tramite le entrate, finanziare spedizioni lunghe centinaia
di chilometri. Riassumendo, Kubara ha lavorato le terre sotto la base militare,
ha venduto a Green-Lock il Luthus e si è arricchita al punto da…”
“Finanziare autonomamente una spedizione nell’Euvenia e continuare a prosperare
da sola”
“Esatto Val, questo sai cosa vuol dire?”
“Avendone adesso le capacità finanziarie e militari, Kubara attaccherà
Green-Lock, molto presto”
“Esatto”
“Tu non sapevi tutto questo? Sei la regina di Kubara…”
“Tuo padre mi lasciava allo scuro di tutto ciò che riguardava questa faccenda
nonostante le mie lamentele, inoltre quell’uomo ripugnante sembrava plagiarlo
su ogni decisione”
“Javia?”
“Proprio lui, sono sicura che dietro tutta la faccenda ci sia il suo zampino”
“Maledizione…Se penso che Mera...”
“Tranquillo Valerian, la salveremo in un modo o nell’altro”
“Mi chiedo poi come diavolo sia possibile che nel Ventus ci sia talmente tanto
Luthus da permettere a mio padre di creare un esercito del genere, c’è
qualcos’altro sotto... ne sono sicuro”
“Dobbiamo arrivare alla radice del problema”
“Che cosa vuoi fare?”
“Andremo a Water-Lock a parlare con il
Re, mi presenterò come Regina di Kubara e chiederò udienza. Dovrà rispettare i
trattati di alleanza e dovrà ascoltarmi senza possibilità di scelta”
“Ultimamente alcuni eventi hanno sconvolto la famiglia reale di Green-Lock,
quella zona sarà super sorvegliata”
“Non importa, è la nostra unica speranza... Parleremo con il Re e capiremo le
vere intenzioni di Javia e di Kubara, prima dell’ormai prevista guerra di
tradimento”
La notte investì la piccola cittadina in cui avevano
alloggiato i due viaggiatori e la luna illuminò quel paese caratterizzato dal
clima secco e molto caldo. L’Euvenia era un continente dalla storia antica
quanto misteriosa e ormai assediata dalle potenze maggiori tendeva a perdere
ciò che di mistico nascondevano le sue rocce. Gli altissimi monti che segnavano
il confine a Sud tra le due nazioni più importanti mostravano quanto di
mastodontico aveva da offrire quel luogo ma oscurato dalla necessità da parte
degli altri paesi di lavorare quelle terre così ricche e fondamentali, aveva
ormai perso il fascino di cui godeva anni prima. Le famose ‘Terre Aride’
rimanevano però pure ed essendo l’unico posto ancora non invaso da nessuna
delle potente esterne, conservavano il loro velo di mistero vigilato dalle
creature che ospitava, lì, nel Nord del mondo. All’alba i primi raggi solari
illuminarono la grande torre di Spell che ergendosi tra tutte quelle catene
rocciose, rifletteva la lucentezza del sole con il grande scudo a specchio
costruito proprio nella sua sommità. Con quel nuovo chiarore, Valerian balzò
giù dal letto e guardando fuori dalla finestra notò la madre già in piedi e ben
vestita, discutere sorridente con il padre della piccola Avis.
“Ma che ora è?”
Senza perdere altro tempo si sciacquò la faccia, prese il suo
equipaggiamento e raggiunse la Regina di Kubara appena fuori quella casa.
Giungendo a passi veloci prese immediatamente la parola per capire quello che
stava succedendo:
“Come mai in piedi a quest’ora?”
“Val sono già le undici e in tutta sincerità ho pure provato a svegliarti,
niente da fare!”
“Ah… ehm… mi dispiace, eheh”
“Comunque sia, il signor Podun ci ha gentilmente offerto un passaggio per
raggiungere Water-Lock”
“Davvero? E come?”
L’uomo, dai capelli leggermente brizzolati e il tipico fisico
da minatore, si presentò come un uomo molto gentile e cordiale e fece un
leggere inchino in segno di rispetto per l’appena giunto.
“E’ davvero un grande onore avere davanti Regina e principe di
Kubara!”
Valerian inarcò un sopracciglio, avrebbe preferito rimanere
anonimi almeno fino a Green-Lock ma accettando la scelta della madre non poté
far altro che ricambiare l’inchino e far finire di parlare l’interlocutore.
“Come ben avrai capito, noi lavoriamo per il Re di Green-Lock
e ad orari predefiniti inviamo in città tutto ciò che riusciamo ad estrarre con
successo dalle terre”
“Con cosa?”
“Eheh... tecnologia di Green-Lock!”
Non molto distante da loro, un velivolo atterrò su un
grandissimo spiazzo scavato e lavorato appositamente ed alcuni uomini con alle
spalle dei sacchi enormi gli si avvicinarono per salire e scaricare quelle
innumerevoli merci che si portavano dietro. Valerian sgranò gli occhi e
portandosi una mano alla testa provò a proferire parola:
“Ma che diav...”
“I nostri idroaerei permettono di trasportare in pochissimo tempo il materiale
che estraiamo dalle miniere in città in modo che chi di competenza possa
lavorarlo direttamente lì con tecnologie più sofisticate”
“Perché non avevo mai letto di vetture del genere? E’… incredibile”
“Beh questo è uno dei primi prototipi e Kubara è così lontana da qui che non mi
stupirei se non fosse arrivata alcuna notizia”
“Da qui è lontana ma da Green-Lock le notizie tramite i giornali e i libri
dovrebbero pur arrivare!”
“Beh come ti ho già detto è uno dei primi prototipi e viene utilizzato solo per
questi trasporti di merci, ancora nessuna ‘crociera’ volante, eheh... Forse il
Re di Green-Lock voleva perfezionarlo prima di renderlo noto”
“A cosa diavolo va? Vapore?”
“Certo!”
“Incredibile... e prenderemo quel coso per raggiungere Green-Lock?”
“Eh si giovanotto!”
“Fantastico!”
Marian osservò la curiosa scena e sorridendo.
“Sarà meglio sbrigarci però, il signor Podun ha detto che
rimane solo per mezzora a terra, il tempo di caricare i materiali e poi riparte”
Il vecchio annuì e incrociando le braccia si voltò sospirando
verso l’idroaereo.
“Un giorno ne avrò uno tutto mio!”
Prima che i due potessero salire a bordo del velivolo però, la
piccola Avis giunse correndo e dopo aver ripreso fiato si rivolse a Valerian in
particolare:
“Anf… anf... volevo solo augurarvi buona fortuna per i vostri
viaggi! E mi raccomando, fate attenzione ai mostri dei cieli!”
“Mostri dei… cieli?”
Il motore si accese e i due visitatori furono costretti a
salire velocemente per non rimanere a terra. Podun e Avis furono ben presto dei
piccoli puntini su quella distesa arida e raggiunta un’altezza sufficiente, la
vettura volante sfrecciò tra le nubi in direzione di Green-Lock. Valerian
rimase sul ponte aggrappandosi con forza ad uno dei pali lì vicino per godersi
una spettacolo che non aveva mai visto prima ed osservando l’azzurro di quel
cielo così terso ripensò all’unica persona che intasava costantemente i suoi
pensieri:
“Resisti Mera, voglio mostrare anche a te tutto questo, e
allora sarà tutto diverso...”
Marian affiancò a quel punto il figlio alla prua della nave
volante, aveva uno sguardo preoccupato ma quello spettacolo riuscì per un
istante a rasserenarla.
“Ho un pessimo presentimento Valerian...”
“Allora non sono l’unico eh? Non ci resta che andare fino in fondo ormai”
Il viaggio proseguì tranquillo per alcuni minuti ma
improvvisamente una campanella sembrò annunciare qualcosa. Uno degli uomini
dell’equipaggio salì fino al ponte per avvisare i due ospiti con aria piuttosto
agitata:
“E’ stato avvistato uno dei mostri volanti a poche decine di
metri da noi! Raggiungeteci immediatamente alle cabine inferiori!”
“Accidenti, che diavolo sono questi mostri volanti?”
Qualcosa colpì intanto l’idroaereo che non riuscendo a sopportare
quella potenza d’urto cominciò a planare verso il suolo.
“Ehi stiamo precipitando!”
Quello che doveva essere il capitano del velivolo
tranquillizzò tutti i presenti dicendo che aprendo le due vele d’emergenza
sarebbero riusciti a riprendere il volo sfruttando il vento. Intanto proprio
accanto alla nave sbucò dalle nuvole un’immensa creatura alata traversata da
cerchi ardenti e tutti i membri dell’equipaggio cercarono di aprire il fuoco
usando i cannoni montati sul ponte. Il mostro si alzò poi in cielo con un
battito d’ali evitando l’offensiva e caricando nella bocca energia infuocata,
sparò in direzione dell’idroaereo una fiammata devastante; Valerian intuì
l’azione nemica e risalendo a gran velocità sul ponte alzò le mani verso il
cielo creando un’altra palla di fuoco sfruttando il calore nell’aria. Le due
fiammate si schiantarono devastando dunque lo spazio che separava il mostro dal
mago.
“Ma cosa diavolo è…? Un drago?”
La creatura aggirò velocemente colui che aveva inquadrato come
avversario e partendo da alcune decine di metri di distanza, cercò di caricarlo
frontalmente. Valerian se lo vide arrivare di fronte e non avendo il tempo di
organizzare una difesa efficace strizzò gli occhi come per non osservare il
risultato di quell’attacco devastante. In un istante però, dopo un lampo durato
pochi attivi, il grosso drago barcollò tra le nuvole senza più un’ala e gemendo
fra il suo sangue planò verso terra. Il mago riaprì gli occhi e davanti a sé
vide un giovane ragazzo dai capelli biondi che riponeva una katana nel suo
fodero.
“Non siete di qui vero? E neanche di Green-Lock scommetto.
Fortuna che c’ero io!”
“... Chi diavolo sei?”
Il ragazzo si voltò stizzito mostrando il suo curioso
abbigliamento: guanti e stivali neri come la pece, maglia bianca e pantaloni
scuri traversati da alcune fasce bianche. Il tutto coperto da un lunghissimo
cappotto nero.
“Ti ho appena salvato la vita, si almeno un po’ riconoscente!”
“Allora te lo dirò un po’ più calmo, chi sei?”
“Mi chiamo Golden, piacere! Ma a quanto pare il piacere non è ricambiato, scusa
ancora se ti ho salvato la vita!”
“Tsk… ce l’avrei fatta anche da solo”
“… Già, lo stavo vedendo”
“Che vorresti dire?!”
“Ehi ehi scusa! Come siamo suscettibili. Comunque avevo ragione no? Non sei di
qui”
“Vengo da lontano in effetti, sono qui con mia madre”
“Capisco! Beh io sto andando a casa mia, sono almeno tre anni che non la vedo”
“Sei di Green-Lock?”
“Sì, di Water-Lock”
“Capisco… scusa la reazione ma quel mostro mi ha innervosito”
“Tranquillo dai, ora torniamo giù nelle cabine e tranquillizziamo l’equipaggio”
Il volo riprese finalmente senza interruzioni e ormai giunti
nei pressi del Kharas, Golden sfrecciò verso il ponte per risentire il profumo
della sua terra, Marian e Val si limitarono invece ad osservare l’orizzonte da
un oblò della cabina. Quando la terra fu finalmente visibile però, del fumo ed
un riflesso rossastro fecero trasalire tutti i presenti: non vi era più il
‘profumo’ di Green-Lock, i suoi prati e il suo benessere ma soltanto un paese
traversato da fiamme e morte. Valerian e Marian raggiunsero Golden sul ponte
che in ginocchio non riusciva a credere ai suoi occhi: Kubara aveva agito,
erano arrivati troppo tardi.
“Non... non è possibile…”
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Capitolo 15 *** Forza artificiale ***
retifica 15
La terra bruciava, un fumo nero come la pece si innalzava nel
cielo e le grida dei feriti infuriavano in quel contesto infernale. Davanti gli
occhi di Golden vi era ciò che aveva portato la guerra ed il vento che in quel
momento investì il velivolo trasportò l’odore di bruciato e di morte che
caratterizzavano adesso quella terra distrutta. Il giovane fece un passo
indietro con le lacrime agli occhi e scuotendo il capo non riusciva a credere a
quella vista. Valerian strinse i pugni e dirigendosi verso la cabina di
pilotaggio pregò il capitano di velocizzare l’atterraggio.
“Sei pazzo? Green-Lock è stata distrutta! Non possiamo assolutamente
atterrare”
“Cosa?! Che vorresti fare, tornare nell’Euvenia?”
In quel momento entrò nella cabina anche un membro dell’equipaggio
e con un cenno d’intesa con il capitano sembrò rasserenarsi d’un tratto. Valerian
non riusciva a capire e perdendo le staffe chiese spiegazioni:
“Che diavolo succede?!”
“Torna nelle cabine ospiti, non puoi stare qui”
“Dimmi immediatamente cosa succede o non risponderò delle mie azioni”
“Lo facciamo per il vostro bene! Ho dato ordine di virare e dare maggiore
potenza ai motori”
“State… scappando?”
“Quella è Kubara! Se atterriamo moriremo tutti”
Il mago sorrise e abbassando la testa rispose con voce calma:
“Io dico che noi atterreremo, non è vero?”
Un’energia violetta si impossessò del capitano che dopo aver
provato a resistere a quella carica mentale, finì completamente in balia di
Valerian. Era la forza della stregoneria ma a differenza delle altre volte, il
mago non sembrava risentire delle conseguenza di quel potere. In qualche modo
stava imparando a controllarlo, stava cominciando a prendere coscienza delle
possibilità infinite che aveva da offrire quella magia e spremendo a fondo
nell’animo di quel povero uomo, riuscì a manomettere il suo pensiero e a farlo
atterrare immediatamente.
“Mi dispiace ma non c’era altro modo”
L’idroaereo planò fino al livello del mare creando il panico
tra i passeggeri mentre poco più distante, il suono delle esplosioni continuava
a colpire quell’immagine devastante che vedeva un intero stato avvolto dalle
fiamme. Golden afferrò con forza la sua spada e usando una scialuppa si diresse
a gran velocità verso la terra ferma. Valerian prese invece in braccio Marian ed
utilizzando un incantesimo di levitazione cercò di tenersi al passo del biondo
ragazzo.
“Che cosa è successo? Perché il capitano è atterrato sul
mare?”
“… Non è il momento di farsi delle domande, dobbiamo trovare Mera adesso”
“Che cosa vuoi fare da solo? Ti prego Valerian torniamo all’idroaereo”
“Non posso, lei è qui, lo sento”
Intanto il giovane Golden era riuscito ad arrivare fino alla
costa senza farsi vedere e rimanendo furtivo si spostò velocemente da uno
scoglio all’altro fino a raggiungere il porto vero e proprio. Dietro di lui,
Valerian e Marian.
“Golden aspetta!”
“Lasciatemi in pace!”
Senza starli a sentire, si portò dietro una delle guardie di
Kubara lì presenti e a sangue freddo la sgozzò godendosi il suo lamento.
“Maledetti”
“Golden!”
Continuò ad avanzare nella zona più interna del porto e più si
addentrava a Green-Lock più si rendeva conto di come le guardie diventavano
numerose. Senza paura ne fece fuori altre due silenziosamente per poi
atterrarne una terza con forza e velocità.
“Parla o affogherai nel tuo sangue”
“… Ch… Chi sei?”
Marian si rivolse a quel punto a Valerian pregandolo di
intervenire, quello spettacolo di sangue e morte era troppo anche per i suoi
occhi veterani.
“Ok, è davvero troppo…”
Il mago allargò le braccia concentrando energia e dopo aver
evocato una sorta di aura scura, rivolse l’incantesimo verso Golden:
“Adesso mi ascolterai…”
Il giovane dai capelli biondi allentò la presa con cui teneva
bloccata la guardia e confuso fece qualche passo indietro portandosi le mani
sulla testa. In qualche secondo però, una barriera mentale respinse Valerian e
Marian e battendo la prigionia psichica del mago, riuscì a salvaguardare Golden
che sorridendo riafferrò la guardia sgranando i suoi occhi gialli.
“Muori”
Il collo del soldato venne spezzato violentemente ed il
giovane guerriero si voltò verso Valerian e sue madre:
“Era stregoneria vero?”
“C-Cosa?”
“Hai usato stregoneria su di me”
Marian scosse il capo e sorridendo prese la parola:
“Valerian è un mago, non uno stregone”
“Chi diavolo siete?”
“Sono la Regina di K...”
Valerian interruppe la madre con un lesto movimento del
braccio.
“Prima di rivelarti le nostre vere identità devi sapere come
stanno le cose”
“Che vuol dire?”
“Siamo stati cacciati da quella che è adesso Kubara, eravamo venuti qui per
scoprire ciò che tramava il Re di Kubara e il suo fidato alleato Javia”
“… Siete di Kubara anche voi?”
Marian abbassò lo sguardo.
“Sono la Regina di Kubara”
“La Regina?! Una delle artefici di tutto questo?! Allora morirai come loro!”
Il ragazzo partì all’attacco toccando il manico della sua
katana ma un’energia invisibile lo spinse a qualche metro di distanza.
“Siamo dalla stessa parte, non siamo artefici di tutto questo
e vogliamo solo che questa guerra finisca”
“Come faccio a fidarmi di voi? La vostra nazione ha distrutto la mia, si dice
in giro che il Re di Kubara abbia preso possesso di armi di Luthus”
“Pensaci, sono un mago, non posso collaborare con chi usa il Luthus non credi?”
“Tu sei uno stregone!”
“Non sono uno stregone!”
“Prima ho sentito una forza provare a prendere possesso della mia anima, eri tu…”
“Fidati di noi, dove stavi andando correndo verso Est?”
“A Water-Lock vive mia sorella, devo vedere se sta bene”
“Bene, verremo con te, è anche nel mio interesse raggiungere Water-Lock”
“Dimostratemi che posso fidarmi”
Marian si guardò la mano e sospirando optò per l’unica
possibilità sensata:
“Questo è l’anello reale di Kubara, è l’unica cosa che ho con
me che certifica il mio rango. Finchè l’avrai tu io non sarò che una semplice
donna in un paese di guerra, un facile bersaglio”
“Ok d’accordo, ma se sospetterò anche solo per un istante di voi, vi ucciderò”
Valerian annuì e senza perdere tempo incitò il gruppo a
proseguire. I tre si mossero lentamente lungo la costa per aggirare le
pattuglie nemiche e scivolando fuori il porto riuscirono a portarsi non lontani
dalla capitale.
“Cosa facevi nell’Euvenia?”
“Nulla che valga la perdita di una famiglia”
“Pagheranno per tutto questo, e il primo a risponderne sarà Javia, vedrai”
“Se è successo qualcosa a mia sorella giuro che di Kubara non ne rimarrà che il
nome”
“Sei abile per essere un semplice spadaccino”
“E tu sei abile per essere un semplice mago... ognuno ha i suoi segreti, adesso
però muoviamoci!”
In pochi minuti fu possibile notare in lontananza le fiamme
che inesorabili avvolgevano ciò che rimaneva della gloriosa città di
Water-Lock. Golden arrestò per un attimo la sua avanzata per osservare
quell’inferno ma rinvigorito dal desiderio di rivedere sua sorella, riuscì a
tornare in sé e riprendere il cammino verso casa sua nella città bassa. I
soldati di Kubara erano ovunque ma la facilità con cui il ragazzo li aveva
fatti fuori con la spada era probabilmente la prova che quegli uomini non erano
ancora stati sottoposti al trattamento di Luthus.
“Tutti questi soldati non sono ancora ‘incantati’, che diavolo
ha in mente Javia?”
“Ti sbagli, erano incantati e le armi che conservavano nei loro foderi lo erano
ancora di più”
“E allora come diavolo hai fatto a…?”
“Quello di Kubara deve per forza essere un esercito dalla potenza apparente,
quel Luthus non è reale”
“Che cosa vuoi dire? Parla maledizione!”
“A quanto pare sei davvero all’oscuro di tutto...”
“Ti ho già detto che siamo stati cacciati da Kubara, non so nulla sulle loro
intenzioni”
“Se mia sorella sta bene vi farete raccontare la storia da lei”
Circa un’ora dopo il gruppo riuscì ad insediarsi nella città
rimando nascosto ma la sorveglianza nel luogo sembrava almeno triplicata
rispetto a quella del porto. Valerian optò per un incantesimo di invisibilità
ma nel momento in cui provò a concentrare l’energia necessaria si rese conto di
non esserne più in grado: l’aria di quella zona era colma di Luthus.
“Maledizione, eppure al porto non ho avuto problemi…”
“Quello non era il Luthus che tu conosci”
“Che vuoi dire?”
“Arriviamo da mia sorella e ne parleremo meglio”
“Ok ma come superiamo la sorveglianza?”
Golden sorrise ed estraendo velocemente la sua arma tracciò
una sorta di cerchio nell’aria. A quel punto stese il braccio destro in avanti
e con la mano aperta sprigionò una forza incredibile.
“Non sei l’unico che conosce dei trucchetti sai?”
Un fascio luminoso partì dal cerchio d’energia ed investendo
il gruppo di guardie riuscì ad ucciderne almeno cinque. In seguito il ragazzo
rinfoderò la katana e balzando dal nascondiglio colpì i rimanenti tre soldati
con dei veloci e precisi calci girati seguiti da un’aura rossastra.
“Ora possiamo passare ma facciamo in fretta”
“Cosa diavolo era quello?”
“Forza!”
I tre si mossero verso Nord ed in poco tempo riuscirono
finalmente a raggiungere quella che doveva essere la casa di Golden e sua
sorella. Valerian si accinse ad entrare ma prima di girare la maniglia si
rivolse al ragazzo con la spada:
“La casa sembra distrutta…”
“Apri, e fai attenzione”
“Attenzione?”
La porta si aprì e in contemporanea una freccia puntò allo
stomaco del mago che con un gran movimento riuscì ad evitare totalmente.
“Che diav…?”
Golden sorrise ed entusiasta spalancò velocemente la porta
cominciando a chiamare a gran voce sua sorella:
“Cary! Sei tu?”
Un’ombra sbucò lentamente da dietro alcuni tavoli sistemati
per creare una sorta di scudo. Inizialmente sembrò titubante ma dopo aver
riconosciuto il viso di Golden illuminato dai fiochi raggi solari filtranti
dalle crepe del tetto, uscì allo scoperto correndo ad abbracciare l’amato
fratello.
“Gold! Non ci posso credere, sei proprio tu!”
“Sapevo che stessi bene! Quegli uomini possono provarci quanto vogliono a farti
del male, non ci riusciranno mai!”
“Come sono felice di vederti...”
Valerian e Marian entrarono a quel punto nella stanza e
sorpresi si accorsero dell’ottima condizione fisica della giovane ragazza. La
lucentezza dei suoi lunghi capelli rossi ed il viso sereno e tranquillo
tradivano ciò che aveva probabilmente passato nelle ultime ore. Quest’ultima
quindi, accortasi della presenza dei due ospiti, si scusò per il ‘disordine’
invitandoli e sedersi in uno dei pochi divani rimasti intatti.
“Allora, voi chi siete? Non mi sembra di avervi mai visto a
Water-Lock”
A parlare fu Valerian che con un tono ancora piuttosto
distaccato provò a spiegare al meglio tutta quella faccenda:
“Sono Valerian O’Shiel e lei è mia madre, la Regina di Kubara”
La giovane dai capelli scarlatti non sembrò sorpresa e
portandosi una mano al mento lasciò continuare il mago.
“Siamo stati letteralmente cacciati dalla nostra terra perché
andavamo contro il volere militare del Re. Vi risparmio i particolari anche
perché non so quanto sia vero tutto il resto...”
“Andavate contro il volere militare?”
“Sì, sono un mago e non posso che essere contrario ad un esercito di Luthus,
dovreste sapere di cosa parlo”
La ragazza scoppiò in una sonora risata sotto gli occhi
attoniti del mago e dopo aver ripreso compostezza si accinse a spiegare un
particolare fondamentale:
“Credo di aver capito perché siete qui. Kubara commerciava
Luthus con Green-Lock e siete venuti qui per provare ad interrompere questo
scambio, vero?”
“Già, più o meno”
“Il Luthus che lavoriamo proviene dalle terre di Kubara ma quando commerciamo
le armi incantate, la sostanza utilizzata non è altro che un Luthus
artificiale”
“Che cosa?”
“Una volta che avevamo la possibilità di lavorare ed esaminare così tanto
Luthus siamo riusciti a ricrearne una sostanza simile, ovviamente non ricca e
preziosa come il Luthus puro. Tutto il Luthus che c’è a Kubara è ormai completamente
artificiale. Quello puro della miniera è ormai terminato e l’unico rimasto
l’abbiamo qui. Il Luthus puro è un materiale che da energia e in poco tempo
siamo riusciti a sostituirlo perfino al vapore”
“Ma cosa vuol dire tutto questo?”
“Vuol dire che grazie alla grande tecnologia di Green-Lock siamo riusciti a
creare una sostanza di ‘Luthus artificiale’ che abbiamo trasmesso nelle armi
date a Kubara”
“… Ma chi sei? Come fai a sapere tutto questo?”
“Nostro padre è uno dei fabbri che lavorano alla creazione delle armi incantate
da dare a Kubara”
“Mi stai dicendo che tutto il Luthus presente a Kubara non è altro che una
finta sostanza che avete creato voi? Ma il Re è a conoscenza di questo?”
“Ovviamente no ma a quanto pare è riuscita davvero a donare quella forza che il
Re cercava... Sinceramente non ce lo aspettavamo”
“… Il vostro è tradimento”
“Ordini del nostro Re, voleva usare il Luthus puro che costruire il primo
velivolo a Luthus che potesse volare in ogni parte del mondo. Era la
possibilità per divenire il regno più avanzato del mondo”
“Il Re di Green-Lock doveva immaginare un attacco da parte di Kubara dopo
quello che è successo a Vera”
“L’aveva programmato, ma Kubara si è dimostrata troppo potente, c’è stata una
pioggia infuocata che ha devastato la città!”
“… Mera”
Golden che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio,
decise di intervenire nel discorso:
“Non so cosa diavolo voglia fare Kubara ma in questo stato c’è
tanto di quel Luthus da fare saltare in aria un continente, dobbiamo fare
qualcosa”
“Già ed io non posso usare la mia magia qui”
“Perché non usi la stregoneria eh?”
Al castello del Re di Green-Lock intanto, Javia e Naos Echel
si godevano da una delle torri più alte lo spettacolo terrificante che si stava
manifestando sotto di loro: uno stato in fiamme, in guerra, confuso tra sangue
e morte.
“E adesso cara Naos, è il momento di liberarci della nostra
piccola palla al piede. Poi, quando sia il Re di Green-Lock che il Re di Kubara
saranno morti, userò tutto il potere che ne deriverà dal Luthus puro e
finalmente potrò affrontare il demone nero!”
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Capitolo 16 *** I cacciatori della notte ***
revisione 16
Una torre immensa superava gli alti monti delle Terre Aride ed
una curiosa costruzione a forma di cupola ne proteggeva ogni entrata. La
mancanza più totale di finestre lasciava presupporre la completa oscurità
all’interno della struttura ma le molteplici sculture innalzate lungo gli
angoli all’esterno erano chiaramente ben esposte alla luce del sole rivelando i
loro tratti dettagliati. Quei visi incutevano un certo timore a Liz che
poggiata comodamente ad uno degli alberi della nave, si godeva lo spettacolo
senza dire una parola. Il viaggio era quasi giunto al termine ed un membro
dell’equipaggio avvisò la strega che l’attracco sarebbe avvenuto tra pochi
minuti.
“Era ora, se la materia prima che permette alla nave di andare
un po’ più veloce fosse la vostra stupidità avremmo potuto fare il giro di Saar
due volte e impiegare lo stesso tempo che abbiamo miseramente bruciato
viaggiando da Horion a qui”
“C-Come ha detto?”
“Nulla, adesso fatti da parte, non voglio sporcarmi le mani con la spazzatura”
Con quelle parole poco carine nei confronti della guardia, la
strega si diresse verso il ponte che l’avrebbe condotta sulla terra ferma,
Ruphis era invece già sul posto e sbuffando non poté far altro che ripensare ai
suoi amici dispersi chissà dove e ovviamente alla sua cara padrona, adesso
posseduta dall’anima di una maga potente e misteriosa.
“Non pensare troppo Ruphis, guarda che non fa bene alla tua
psiche già alquanto compromessa”
“Risparmiati queste battute a quando avremo rincontrato i nostri amici”
“NOSTRI amici? Guarda che a me non importa proprio nulla di loro, per quanto mi
riguarda possono morire, te l’ho detto tante di quelle volte...”
“… Comunque sia, che cosa vuoi fare a Spell?”
“Non ci sei mai stato vero? Questa è la terra del sapere, non vi è nulla di
esistente che non sia riportato qui”
I due scesero dalla nave ringraziando il capitano e voltandosi
in direzione della torre si resero conto di come il grande stato del Magrand
fosse totalmente avvolto da uno strano ed inquietante velo di mistero che sovrastando
l’aria che erano adesso obbligati a respirare era come se si ponesse al di
sopra di tutto il resto. Il sole splendeva alto nel cielo eppure quelle strade
ornate da migliaia di rovine sembravano rimanere nel buio più profondo. Non vi
era un’illuminazione diretta e salvo per una piccola parte della grande torre
al centro di Spell, era come se tutto il resto di quel continente fosse
inglobato nelle viscere dell’oscurità. Il draghetto si avvicinò svolazzando
lentamente ad una delle grandi rocce presenti e sfiorandone la superficie provò
a ricordare la triste storia della città dei maghi:
“Davanti a noi c’è la città che per tempo immemore ha ospitato
i più grandi maghi del passato. Perché ti ostini a voler profanare delle rovine
tanto sacre?”
“Profanare? Non dire sciocchezze Ruphis, coloro che hanno violato queste terre
per primi sono i veri profanatori”
“Chi risiede adesso a Spell non è altro che un protettore di storie antiche e
manufatti, come puoi dargli una colpa? Non dovremmo essere qui”
“Taci stupido drago! Se non vuoi seguirmi sei libero di andartene, io ho
qualcosa da fare qui e non me ne andrò senza le informazioni che mi servono”
Liz balzò a quel punto in avanti scendendo un piccolo dirupo e
a gran velocità si diresse verso l’antica città dei maghi. Ruphis rimase titubante
ma considerando anche solo lontanamente l’idea di rimanere da solo in una terra
come quella si decise a seguire ancora una volta la strega verso quell’ammasso
di rovine.
“E’ incredibile come un’intera città possa essere caduta in
questo modo, una città formata dai più temuti esseri del pianeta!”
“I maghi si sono estinti per la loro debolezza, non hanno voluto accettare ciò
che stava accadendo”
“Che cosa vuoi dire?”
“Eheh, tu non capisci, come non ha ancora capito Valerian o lo stesso Javia”
“Di cosa parli?”
“Oh nulla che possa interessarti, adesso chiudi il becco e lascia parlare me
con le guardie della città”
“… Non ti decidi a parlare eh?”
I due percossero velocemente le strade tortuose del Magrand e
arrivando ad uno dei grandi cancelli della città attesero l’arrivo di una delle
guardie che gli avrebbe consentito l’accesso.
“Siamo due visitatori venuti da lontano, desideriamo entrare
nella biblioteca”
A rispondere fu una voce bassa e rauca di un vecchio
incappucciato che scrutando gli stranieri attraverso una piccola finestra si
accertò che la prassi fosse rispettata.
“Dovete riporre tutte le vostre armi nel contenitore di legno
che vi passerò da sotto il cancello, dopodiché avrete accesso e due delle
nostre guardie vi perquisiranno per accertarsi che non abbiate nascosto nulla
di anche solo lontanamente pericoloso”
“Come siete precisi, comunque d’accordo”
La strega ripose un piccolo pugnale che teneva ben nascosto
nello stivale destro mentre Ruphis dichiarò di non avere armi con sé.
“E’ tutto”
“Anche il fermacapelli per favore, è un oggetto acuminato e può essere
considerato un’arma”
“Cosa? E’ un solo un fermacapelli!”
“Per favore, vi prego di collaborare o sarò costretto a chiamare le guardie per
allontanarvi da Spell”
“Tsk, e sia... spero solo di ritrovare tutto al mio ritorno o solo il cielo
rimarrà testimone di quello che vi succederà”
“Conserviamo gelosamente l’equipaggiamento dei nostri visitatori, non c’è alcun
pericolo”
Liz scosse il capo ma non avendo altra scelta prese il
fermacapelli con incastonata la gemma di Ebrion rosso e lo ripose delicatamente
nel contenitore. La grande porta fu finalmente aperta e come annunciato due
grossi uomini armati fino ai denti perquisirono i due viaggiatori.
“A quanto pare la regola del ‘consegna le armi’ vale solo per
gli stranieri eh? Un tempo non era così a Spell!”
Quella della ragazza aveva tutta l’aria di essere una
provocazione ma il vecchio sorrise e sospirando si preoccupò di rispondere in
modo schietto e sincero:
“Effettivamente negli ultimi decenni si sono verificati degli
incidenti spiacevoli a Spell e siamo stati costretti ad aumentare le nostre
misure di sorveglianza. Ma cosa fa una giovane ragazza come te ad avere queste
informazioni?”
“Ho più esperienza di quello che sembra, adesso abbiamo finito?”
I due uomini fecero un cenno al vecchio che scusandosi per il
tempo perso si offrì di fare da guida ai nuovi arrivati.
“Preferiamo fare da soli, solo una cosa. La sezione dei maghi
si trova sempre nell’ala Est?”
“Oh certo, ma sei già stata qui?”
“No ma ho avute delle conoscenze che mi hanno raccontato molto, ora se permette
vorremmo proseguire”
“Certo, vi auguro una buona permanenza!”
La grossa cupola visibile dall’esterno non era altro che la
vera e propria Spell, la ‘biblioteca del mondo’ come tutti la conoscevano,
illuminata all’interno dal solo riflesso di diversi specchi sistemati in modo
da sfruttare appieno la luce solare filtrante da un buco al centro della grande
struttura. Da lì partiva l’altissima torre la cui cima si raccontava violasse
il confine tra realtà e finzione. I presenti erano tutti studiosi provenienti
dalle più disparate zone del mondo e guardie disseminate per tutta la biblioteca.
L’importanza di quegli scritti era tale da far assumere a quel luogo un aspetto
quasi sacro. Ruphis si guardava intorno incantato dal numero spropositato di
libri e manoscritti ma visto il celere passo della strega fu costretto a
rinunciare alla propria sete di conoscenza.
“Dove sei diretta?”
“Nella sezione dei maghi dovrebbe esserci qualcosa che parli degli Ebrion e
della loro storia”
“Cerchi informazioni che possano portarti alla pietra nera, è così vero?”
“Può darsi”
“E se non trovassi quello che cerchi?”
La donna arrestò d’un tratto la sua l’avanzata e gettando
un’occhiata terrificante al drago nano gli si rivolse con tono decisamente poco
amichevole:
“Giuro che se fai un’altra domanda stasera mangerò un piatto a
base di drago nano, e sai che non scherzo”
“Ok… la mia era semplice curiosità”
“E io te l’ho soddisfatta”
Dopo circa mezzora di cammino i due giunsero nella famigerata
‘Ala Est’, un luogo tempestato di rare pietre preziose il cui splendore
ricordava l’ardore del fuoco stesso.
“E’ incredibile... che cosa sono?”
“Lhutus, allo stato solido. Direi anche in ottime condizioni”
“Qui non c’è qualche libro che parla del Luthus?”
“Certo, almeno l’ultima volta c’era”
“Sei già stata qui vero? Perché non hai detto la verità alla guardia?”
“Non ho mai mentito, eheh…”
Il draghetto scosse il capo come era ormai solito fare in
quell’ultimo periodo e svolazzando si allontanò da Liz per cercare un qualche
libro che parlasse in modo chiaro del Luthus.
“Lazarian, Laris, Lebias,
Lhorat, … Lhutus! Vediamo un po’…”
La piccola creatura sfogliò il libro con le sue piccole zampe
e con estrema cura ne lesse il contenuto.
“’Lavorare il Lhutus – Da minerale solido a liquido’, è
incredibile come una sostanza del genere possa nascondere tanta ricchezza”
La strega si rivolse intanto al compagno e lanciandogli un
manoscritto lo invitò a leggerne un passo a voce alta:
“Dicevi che non avrei trovato niente eh? Leggi il sesto rigo
di pagina sessantaquattro”
“Recita: ‘la gemma di Ebrion nero è la pietra più preziosa di tutto il Saar
essendo costituita dal 95% di Luthus puro’, questo cosa ha a che fare con il
suo possibile ritrovamento?”
“Il resto te lo dico io, gli Ebrion erano perseguitati dai cacciatori della notte, un gruppo di guerrieri che si racconta
fossero in continua ricerca delle pietre di questi rapaci per assorbirne
l’incredibile potere che celavano al loro interno”
“Beh… e allora?”
“Io ero una di quei cacciatori, così come anche Javia, Danarius e... Naos
Echel”
“Che cosa?!”
“Sono venuta fin qui per cercare informazioni riguardo il quinto cacciatore
della notte, l’unico di cui non ho più sentito parlare nonostante i miei poteri,
l’unico capace di nascondersi tanto a lungo da finire con l’essere dimenticato,
l’unico… che può aver avuto la forza di rubare prima di me la pietra nera dal
monte”
“N-Non posso davvero crederci”
“Per secoli abbiamo cacciato gli Ebrion ma quando riuscimmo finalmente a
trovarne uno nero e d’oro insieme, Javia ci tradì per prendere possesso delle
pietre più preziose senza dividerne i profitti. La battaglia fu devastante,
Naos morì e Javia si dileguò prima di essere disintegrato come lei dalla
potenza dei sacri rapaci. Non aveva calcolato la loro superiorità, da solo non
ce l’avrebbe mai fatta. Fu la fine dei cacciatori della notte…”
“Ma Javia è in possesso di una gemma d’oro!”
“Sì, nello scontro eravamo riusciti ad abbattere l’Ebrion D’oro e quel bastardo
si prese i meriti e le dovute ‘ricompense’. Comunque sia da quel giorno non
vidi più né Javia, né Dan”
“Fino a qualche giorno fa...”
“Già, che coincidenza eh? Comunque sia ho trovato il quinto membro dei
cacciatori della notte e ho motivo di credere che abbia lui la pietra nera”
“Perché non esistono più Ebrion neri?”
“Esistono e saprei anche dove trovarli ma se non ho mai neanche preso in
considerazione l’ipotesi di incontrarli, ci sarà una ragione non credi? Eheh”
“Incredibile, quanto tempo è passato?”
“Non vuoi realmente saperlo, ora però muoviamoci, prenderemo una camera e
passeremo la notte qui”
“Erano maghi anche loro?”
“’Anche’? Io non sono una maga!”
Qualche ora dopo, Ruphis si accucciò in una delle postazioni
di lettura della grande biblioteca mentre Liz uscì all’esterno della cupola
senza dire una parola. Il draghetto ripensò a quelle vicende, alle parole di
Liz, a Valerian, Mera, Marian, Javia ed a tutto ciò che vi era all’esterno di
quelle mura.
“Perché
parlarne con me…? Che cosa ha davvero in mente Liz? Ho paura… Mera dove sei?”
Non lontano da lì nel frattempo, due fiamme nere si accesero
in una distesa di desolazione e morte. Non emanavano calore, ma un gelido vento
che lentamente cominciò ad espandersi per le Terre Aride.
“Mi ha trovato!”
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Capitolo 17 *** Maghi e stregoni ***
revisione 17
Valerian si affacciò ad una delle finestre dell’abitazione di
Carian e guardando la distruzione all’esterno non riusciva a credere a come la
famiglia che l’aveva cresciuto per quasi dieci anni potesse essere la
responsabile di tale flagello. A quel punto gli si avvicinò il giovane Golden
che riponendo la sua spada in un angolo della stanza, lo affiancò prendendo la
parola:
“Non sono uno stupido Valerian, so quello che ho visto. Tu hai
usato stregoneria prima”
“Che cosa ne vuoi sapere tu? Anche se conosci qualche trucchetto non sei un
mago e non lo sarai mai”
“Ehi, guarda che non ti ho mica offeso e sinceramente dopo aver trovato
qualcuno disposto ad aiutarci non ho la minima intenzione di andarlo a
denunciare, figurati”
“Che vuoi che ti dica allora?”
“Sei uno stregone o no?”
“Vuoi proprio saperlo? Vuoi conoscere tutta la storia?”
“Te l’ho chiesto, quindi sì... forza”
“Ok d’accordo, ma sappi che sei la prima persona a cui lo racconto, sei la
prima persona che riesce a strapparmi informazioni sul mio passato e se dovessi
raccontarlo a qualcuno non esisterà Luthus capace di fermare la mia ira”
“Ok starò zitto, ma cerca di capirmi se insisto, voglio sapere con chi ho a che
fare”
“Molto bene, io non sono figlio dei sovrani di Kubara, sono stato adottato
circa dieci anni fa. Il padre di Mera mi trovò tutto solo in uno dei campi a
Nord del Ventus e intorno a me vi erano decine di corpi senza vita”
“Chissà perché ma lo sospettavo, non somigli per niente a quella donna”
“Risparmiati le tue battute, non sono ancora entrato nel vivo del mio racconto”
“Prego allora!”
“Ho sempre raccontato di non ricordare niente del mio passato, ogni volta che
mi chiedevano da dove venissi rispondevo di avere un vuoto nella mia testa che
non riuscivo a colmare. Il Re di Kubara mi prese con sé e notando la mia
particolare capacità non poté far altro che accettarmi nella sua famiglia”
“Credi di essere stato adottato solo per il tuo essere mago?”
“E per quale motivo sennò? Kubara si trovava lì quel giorno per respingere uno
dei sempre più frequenti attacchi da parte di Vera e i corpi morti intorno a me
possedevano le loro armature”
“Eheh che bastardo, ti prese con sé per scopi unicamente militari”
“Ero solo un bambino ma riesco a ricordare con che occhi mi guardava ogni
giorno che passavo in quella tenuta, era quasi spaventato da me e sono sicuro
che non vedesse l’ora di liberarsi di un fardello tanto pesante. Comunque sia
io ricordo benissimo ciò che era avvenuto prima di quell’incontro”
“Allora perché hai sempre mentito?”
“Io stavo scappando”
“Scappando?”
“Io VOLEVO dimenticare il mio passato, volevo ricominciare una nuova vita
cancellando il destino che altri avevano deciso per me”
“Di cosa parli?”
“Mia madre, la mia vera madre, era una strega potentissima, tanto potente da
poter radere al suolo una città con il solo controllo mentale. Voleva fare di
me ciò che era diventata lei, mi vedeva come un’eredità che avrebbe continuato
quella scia di sangue, ma io… ero diverso!”
“E’ lei che ti ha insegnato la stregoneria?”
“Sì, ogni anno che passavo al castello mi accorgevo di come questo potere
volesse esplodere all’esterno, ogni giorno diventava sempre più difficile
resistere alle provocazioni che suscitava dentro di me. Cominciai a studiare la
storia dei maghi per cercare di sopprimere questo bisogno ma l’unica cosa che
scoprii fu l’unica cosa che non avrei mai voluto sapere: ero l’unico mago
rimasto al mondo. A quel punto cominciai a preoccuparmi, cominciai a temere di
scomparire anch’io a causa del Luthus corrotto e di non riuscire più a
controllarmi. Usare la stregoneria era l’unica possibilità ma ciò avrebbe
significato sacrificare la vita delle persone che mi circondavano, le persone
che amavo”
“E quindi sei scappato dal castello?”
“Ho sfruttato la storia che aveva messo in piedi mio padre, voleva allontanarmi
per non farmi finire totalmente in balia del Luthus e senza perdere altro tempo
fuggii con mia sorella Mera, la principessa di Kubara, oltre il mare. Volevo
provare l’ultima possibilità che mi era rimasta. Durante le mie letture ero
venuto a conoscenza di un monte sacro in cui riposava un Ebrion bianco, l’unico
capace di curare ogni ferita e purificare ogni animo corrotto, volevo solo
liberarmi della stregoneria attraverso il suo potere, volevo ripristinare il
mio essere, ma dopo tutto quello che è successo dopo... sento di averne ancora
bisogno”
“E’ incredibile, ho sempre sentito di maghi voler diventare stregoni ma non di
stregoni voler tornare ad essere semplici maghi. C’è una cosa che però non mi è
ancora chiara, dov’è tua madre? Intendo... la tua vera madre. Perché eri da
solo in mezzo a dei soldati di Vera?”
“E’ morta combattendo un Ebrion, non so altro… non so del perché ero lì, so
solo che mi ci sono trovato improvvisamente”.
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“Si trova nelle Terre Aride”
“Come hai fatto a scoprirlo?”
“Non sono venuta qui solo per leggere qualche piccola storia sui cacciatori
della notte Ruphis, Spell è la dimora delle più potenti arti magiche
dell’intero Saar. Ho usato un particolare libro che unito alle mie capacità mi
ha permesso di creare un incantesimo ‘rivelatore’”
“Com’è possibile una cosa del genere?”
“Mi è bastato un pizzico di stregoneria, le conoscenze tenute in quel libro ed
un qualcosa appartenuto al quinto cacciatore o che comunque ne ha a che fare”
“Incredibile!”
“Ancora più incredibile il fatto che avevo ragione”
“Che vuoi dire?”
“Vuoi sapere che cosa ho usato come oggetto strettamente legato al cacciatore?”
“... Cosa?”
“Un capello di Valerian”
“Che cosa?!”
Il piccolo drago sgranò gli occhi cercando di trovare
immediatamente una spiegazione plausibile all’affermazione della strega. Liz
sorrise e sedendosi in una delle postazioni della biblioteca cominciò a
sfogliare uno dei numerosi libri lì presenti.
“Il quinto cacciatore è la madre di Valerian”
“Com’è possibile?! Lui sa che è ancora viva?”
“Non lo sarà ancora per molto quindi è inutile parlarne. Andremo a trovare la
nostra cara cacciatrice nella zona proibita”
“Non so che dire davvero...”
Mezz’ora dopo i due si diressero verso l’esterno della città e
riprendendo l’equipaggiamento si mossero in direzione Nord per entrare nelle
famigerate ‘Terre Aride’: un luogo tempestato di presenze demoniache,
illusioni, belve mistiche e soprattutto ospitante una strega il cui nome
riecheggiava nella storia. Intorno ai due viaggiatori non vi era nulla, solo
distese immense di desolazione ed un deserto macchiato da alti promontori di
forma piuttosto inquietante. All’orizzonte erano visibili ombre danzare
illuminate dalla fioca luce del sole che bloccato da alcune nubi di color roseo
non riusciva a far filtrare quei raggi dal calore rasserenante. Era un luogo
oscuro, senza acqua, senza vita ma soprattutto senza un percorso da seguire. Il
draghetto rallentò titubante e dopo aver ripreso fiato si accorse di una sorta
di posto di blocco non distante dal punto in cui si trovava.
“Guarda, ci sono degli uomini lì!”
Liz si avvicinò al gruppo di soldati probabilmente appartenente
al corpo di guardia della città di Spell.
“Dovremmo passare”
L’uomo più alto si staccò dagli altri e avvicinandosi alla
donna la informò che il resto del percorso era stato bloccato dai guardiani di
Spell per salvaguardare i visitatori più inesperti. La strega sorrise e
osservando il malcapitato con quegli occhi ammaliatrici gli si rivolse a voce
bassa:
“Ti sembriamo visitatori inesperti?”
“S-Scusi signorina ma davvero non posso farla passare, ci è stato dato l’ordine
di bloccare il confine per non far accedere più nessuno”
“Non mi lasci altra scelta”
Ruphis diede un colpo alla compagna cercando di farla
ragionare ma dall’aura rossastra che cominciò a circondarla fu possibile
intuire che era ormai troppo tardi. La guardia indietreggiò impaurita, poi si
girò verso i suoi compagni e con una spada colpì i due che gli erano più
vicini. Gli altri cedettero per terra traversati da alcune fiamme indomabili e
tra quelle urla di sofferenza, la strega avanzò soddisfatta verso le Terre
Aride. Il drago nano la seguì a testa bassa provando inutilmente a chiedere il
motivo di quella scelta così estrema ma la donna sorrise di tutta risposta e
senza indugiare oltre accelerò il passo in quel covo diabolico.
“L’aria è piena di Luthus, probabilmente è questo fattore che
ha spinto i maghi, tempo addietro, a costruire qui la città che li avrebbe
ospitati”
“Lo sento bene... anche se non sono un mago questa puzza mi da la nausea”
“Beh è pur sempre Luthus corrotto, qui vivono probabilmente creature
geneticamente modificate da questa nuova sostanza”
“Dimmi un po’ Liz, tu sai perché il Luthus è diventato nocivo?”
“A Spell c’era un libro che ne parlava, non hai visto?”
“No… accidenti l’ho pure cercato”
“Ascolta la storia allora: tantissimo tempo fa era considerato un mago chi
riusciva a sfruttare il Luthus come fonte di energia per controllare gli
elementi naturali. Un mago era capace di creare il fuoco, l’acqua, il vento, la
terra, l’elettricità e quant’altro ma non poteva agire sulla mente delle
persone. Poi un giorno, durante una ribellione all’interno della corte di
Spell, un mago di nome Hanamir cercò di salire al potere uccidendo tutti gli
uomini del Re di Magrand”
“Magrand era retta da un mago?”
“Certamente e Spell, la sua capitale, era la città più potente di tutto il Saar
allora conosciuto. Comunque sia, il Re, dopo aver scoperto il tradimento di
Hanamir, suo braccio destro, decise di sedare la faida personalmente sfidando
in un uno contro uno il giovane mago ribelle. Lo scontro fu devastante, si
racconta che il Re di Magrand riuscì ad accumulare tutto il Luthus dello stato
in un unico e finale colpo magico che uccise l’avversario e sottoscrisse la
supremazia della famiglia reale. La stregoneria non è che una conseguenza di
quel giorno”
“Che vuoi dire?”
“Dopo quella battaglia non vi fu più Luthus a sufficienza per soddisfare i
bisogni di tutti i maghi esistenti e alcuni furono costretti ad attingere energia
da altro... I più forti cominciarono a rafforzarsi tramite la vita degli altri,
l’energia vitale era il nuovo Luthus e questo nuovo potere donò delle abilità
uniche di cui prima si poteva solo parlare nelle leggende: una magia capace di
plagiare la mente delle persone, una magia demoniaca. Fu la nascita della
stregoneria”
“Questo come spiega la nascita del Luthus corrotto?”
“Col passare del tempo gli stregoni aumentarono a dismisura ed ogni volta che
uno di loro usava l’energia vitale per un incantesimo, questa si trasformava in
una sostanza che andava ad intaccare il pochissimo Luthus puro rimasto. In
altre parole fu l’uso della stregoneria a rendere il Luthus nocivo, l’utilizzo
di tal potere lo ‘sporcava’ con l’energia vitale estratta dagli esseri viventi
e in poco tempo i maghi costretti a difendersi finirono col morire a causa del
Luthus corrotto. Fu la fine di un’era, esistevano circa cento stregoni, cento
persone che da sole cominciarono una spedizione di conquista dell’intero mondo”
“Come mai esistevano solo cento stregoni? I maghi erano tantissimi”
“Usare l’energia vitale inizialmente fu un processo distruttivo per chi lo
praticava, usare la stregoneria era in un certo senso l’ultima spiaggia per
sopravvivere al Luthus corrotto ma d’altra parte era quasi una condanna a
morte. La maggior parte dei maghi morì cercando di usare questo potere, i
rimanenti finirono avvelenati dal Luthus corrotto. Restavano gli stregoni, da
soli contro il mondo e vista la loro abilità di entrare nella testa delle
persone, l’avrebbero probabilmente conquistato tutto se non fosse stato per...”
“… Per?”
“Gli Ebrion”
“Cosa?!”
“Quei rapaci presero le difese del Saar uccidendo tutti gli stregoni, tutti
tranne cinque”
“Tu facevi parte di quei cento stregoni? Ma quanti anni hai?!”
“Abbastanza da conoscere tutta la storia di Saar…”
“Cosa successe dopo?”
“I rapaci vennero considerati ‘sacri’, Dei protettori di Saar e la stregoneria
fu proibita per evitare altre rivolte. I cinque stregoni sopravvissuti decisero
dunque di creare un’organizzazione per impossessarsi di un potere ancora più
grande di quello della stregoneria, il potere degli Ebrion: nacquero così i
cacciatori della notte”
“I sopravvissuti erano dunque...”
“Io, Danarius, Javia, Naos e...”
Una voce riecheggiante per il deserto delle Terre Aride attirò
l’attenzione dei due stranieri. Era una voce femminile, giovane e piena di
energia:
“Me, Seiri Cha’sid. Quanto tempo è passato Liz?”
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Capitolo 18 *** La supremazia di Kubara ***
revisione 18
Un’esplosione devastante distrusse quasi totalmente il
castello reale di Water-Lock. La guerra non sembrava essersi ancora conclusa e
quei pochi soldati ancora capaci di combattere tentavano con ogni mezzo di
impedire l’avanzata a quelli di Kubara. Valerian corse fuori seguito da Golden
per scoprire la causa di quel disastro e notando una grossa nube nera proprio
sopra la torre principale del castello del Re, decise di avvicinarsi quanto più
possibile.
“Che diavolo è successo?”
“La guerra continua”
Il mago accelerò il passo e senza voltarsi ordinò al compagno
di rimanere di guardia a casa sua per proteggere Marian e Carian da eventuali
assalti nemici. Lo spadaccino arrestò dunque la corsa e sorridendo stette a
pensare per un attimo, poi rispose:
“Ok d’accordo, hai ragione. Ma se succede qualcosa usa la
magia più potente che conosci per farti notare e sarò subito da te”
“Se usassi la magia più forte che conosco questa città scomparirebbe”
“Eheh, mi fido di te Val”
Val si fermò a qualche decina di metri di distanza dall’altro
ragazzo e voltandosi lo osservò con un’espressione cupa e immersa in un velo di
inquietudine.
“Ricorda quello che ti ho detto, non osare accennare a nessuno
della mia storia”
L’interessato rispose solo con un cenno della mano e
sospirando si accinse a tornare indietro. Davanti il mago si aprì invece quello
che sembrava essere uno dei celebri spettacoli di cui Water-Lock era teatro:
fiamme e fuoco ornavano quel quadro di morte e le urla degli innocenti
corrodevano l’aria già sporca di cenere che sospinta dalla leggera brezza che
in quegli istanti stava ricoprendo la città, si espanse oltre i confini. Il
suono delle lame che si scontravano, il crepitio del fuoco ed i gemiti di
dolore riecheggianti in quel contesto insostenibile, mossero Valerian in
direzione del castello di cui adesso non ne rimaneva che un cumulo di macerie.
“Ehi tu! Fermo!”
Tre guardie armate di spada e scudo arrestarono l’avanzata del
ragazzo che senza dire una parola alzò le mani come ordinatogli.
“Fermo lì…”
“Non ho fatto niente di male”
“Quella zona è stata resa inaccessibile, non hai visto i cartelli?”
“Che strano, il fatto è che sono davvero sbadato...”
“Torna subito indietro”
Il mago si voltò e gli interlocutori lo riconobbero
immediatamente.
“Valerian?! M-Ma cosa ci fa qui?”
“Mi ricordo di voi, siete dell’esercito di Tanarin, vero?”
“Ormai di Javia. Comunque sia sei accusato di rapimento! Perché si è comportato
così, principe?”
“Principe… E’ una carica che non mi si addice più, anzi, non è mai stata mia.
Sono qui solo fermare il marciume della vostra spedizione militare e per
riprendere ciò che VOI avete rubato a me”
“… Cosa vuole dire?”
“Mera era venuta con me di sua spontanea volontà mentre voi l’avete riportata
al castello con l’inganno, non vi perdonerò mai”
“P-principe...”
“Salverò Mera, ucciderò Javia e riporterò luce su Kubara”
Il corpo del mago venne traversato da un’aura oscura e le
guardie presenti si accasciarono al suolo senza vita. La stregoneria sarebbe
stata l’unica possibilità che l’avrebbe condotto dinnanzi l’origine di quel
caos: era un potere oscuro, malvagio, demoniaco, ma il suo richiamo avrebbe
sovrastato la volontà di ogni mago esistente. Senza guardarsi alle spalle, il
giovane continuò la corsa in direzione del castello e finalmente ne vide in
lontananza la maestosità.
“Eccolo... Mera sto arrivando”
Le guardie presenti vennero facilmente neutralizzate ed in
poco tempo l’infiltrato riuscì a raggiungere i cancelli d’entrata. A quel
punto, ignorando totalmente i restanti soldati nelle vicinanze, allargò le
braccia come per abbracciare l’intero castello e concentrandosi fece
letteralmente tremare la terra.
“Avanti, se sei qui devi per forza rispondere alla
provocazione…”
I cancelli vennero sbalzati da un’energia mentale pazzesca e
le guardie finirono tra le macerie bruciati da una fiamma comparsa improvvisamente.
Water-Lock tremò finché finalmente, un fascio luminoso proveniente da una delle
torri del castello venne sparato in direzione di Valerian.
“Eccoti!”
Una barriera di vento respinse l’offensiva ed il mago
contrattaccò congiungendo i palmi delle mani davanti a sé. Prima che potesse
completare l’incantesimo però, una voce riuscì a fermarlo in tempo, una voce
femminile e terribilmente familiare:
“Che potenza! Il Re non mentiva a fatto allora”
“Questa voce…”
Un fulmine si schiantò a pochi metri dal mago ed illuminata da
una luce quasi divina, ne uscì colei che probabilmente era la causa della
vittoria di Kubara su Green-Lock.
“Naos... Echel?”
“Ahahah, che cosa credevate? Che donandoci un Luthus fasullo avreste fermato il
nostro potente esercito? Non sapete nulla, non sapete fino a dove possa
arrivare il potere che celiamo adesso”
“Restituiscimi Mera, maledetta”
“Sapevo che stavi arrivando, so del nascondiglio che avete trovato e so che la
tua cara mammina si trova qui. Javia ha però insistito, voleva vedere con i
suoi occhi l’eredità del demone nero e quindi ti ho permesso di arrivare qui
sano e salvo”
“Che cosa?”
“Avanti Valerian Cha’sid, mostrami il tuo potere!”
“Come diavolo fai a conoscere quel cognome?! Chi sei?!”
“Il tuo peggior incubo!”
La donna fece volteggiare il bastone che teneva saldamente tra
le mani e dopo aver concentrato abbastanza energia, lanciò una palla di fuoco
terrificante verso l’avversario. Valerian non abbandonò la sua posizione e
ponendo in avanti le mani creò celermente una barriera di ghiaccio che fermò
del tutto l’impatto.
“Sei davvero una maga?”
“Non ricordi al castello di Kubara? Lì vi salvaste solo per quella maledetta Liz.
Se fosse stato per lei a quest’ora starei ancora marcendo nelle viscere della
terra”
“Vuoi dirmi chi sei?!”
“Prima hai detto il mio nome no? Dunque non mi conosci meno di chiunque altro,
ora però muori!”
La maga sbatté con forza la sua arma contro il terreno ed una
scossa elettrica ricoprì in poco tempo l’intero campo. L’avversario balzò senza
indugiare e non perdendo la concentrazione riuscì in seguito a completare un
incantesimo di levitazione per mantenersi in aria.
“Gingillo niente male, te l’ha regalato Javia?”
“Stupido, questo è il bastone di Hanamir e adesso ne proverai sulla tua pelle
il vero potere!”
Intorno alla giovane maga venne evocato un muro di fiamme alto
almeno dieci metri che a comando lasciò partire delle piccole sfere ardenti. Il
mago schivò i colpi con grande rapidità ma più lo scontro continuava, più Naos
sembrava acquisire potere.
“Non mi lasci altra scelta...”
“Avanti, sto aspettando il vero Valerian!”
Il ragazzo chiuse gli occhi lasciandosi manovrare dalla sua
ira e accumulando energia vitale, si
preparò ad un potente incantesimo di stregoneria.
“Avanti, uccidimi! Uccidi la donna che ami!”
“Forse non te l’hanno mai detto... ma la stregoneria agisce sulla mente delle
persone. Mi riprenderò Mera da solo!!”
Dopo un’esplosione luminosa, Naos cedette in ginocchio con le
mani sulla testa afflitta da un dolore lancinante, il potere di Valerian era
mirato ad intaccare direttamente la sua mente per far riemergere la vera
proprietaria di quel corpo angelico.
“Riuscirò a liberarti!!”
“Come… come puoi avere tanto potere?”
“Mera combatti!! Non lasciare che ti manovri!”
“Tu... tu non oserai mai più... entrare nella mia testa!!!”
La donna rilasciò un’energia devastante distruggendo tutto ciò
che la circondava in un’area di cinquanta metri. Il castello ne finì in balia e
ormai completamente provato, cominciò a crollare sopra i due combattenti. Tra
il fumo e le fiamme si rese poi visibile un’ombra volteggiare a mezz’aria che
in modo piuttosto inquietante cominciò a sogghignare maleficamente. A quel
punto fece volteggiare il bastone che brandiva nella mano sinistra per
accumulare quanta più energia possibile.
“Eri degno del nome che portavi ma non eri al mio livello...
E’ FINITA”
Dall’arma di Naos venne generata una sorta di tempesta azzurra
che scagliata violentemente contro la terra ne causò la totale distruzione: era
la fine di Water-Lock che tra le grida degli ultimi superstiti ed il suono
dell’elettricità simile all’infuriare di uno stormo di falchi, scomparve in una
nube di fumo.
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“Ehi, svegliati!”
Valerian riaprì improvvisamente gli occhi e guardandosi
intorno cercò di capire dove si trovasse.
“Dove diavolo sono? Sono vivo?”
“Sei fortunato, devi essere molto più che un principe per non finire ucciso
come un cane da Javia”
“Chi sei?”
“Non mi riconosci?”
Gli occhi azzurri e i caratteristici capelli rossi di quel
ragazzo erano inconfondibili. Valerian provò quindi ad alzarsi per osservare
meglio ma una fitta al fianco sinistro lo costrinse a rimanere in quel letto
sudicio ed a limitarsi a qualche domanda.
“Carser, sei proprio tu?”
“Che tristezza vederti in questo stato pietoso, tu, che hai sempre cercato di
essere il primo in tutto”
“Che cosa ci fai qui? Lavori per Javia adesso? Che ne è stato di Kubara?”
“E’ questa Kubara, Javia non ha mai fatto niente di male. Tu piuttosto, perché
hai rapito la principessa?”
“Rapito... la principessa? E’ voluta venire di sua spontanea volontà!”
“Eppure a noi ha detto il contrario, e ci ha pure detto che sei uno stregone,
l’ho sempre sospettato”
“Accidenti Carser, credevo che almeno tu non ti facessi abbindolare in questo
modo. Anche solo guardandola negli occhi, non vedi che la principessa non è in
sé? Quella non è Mera!”
“Non agitarti, hai una ferita profonda”
“Ascoltami... devi aiutarmi, dobbiamo fermare Javia. Io so perché è qui!”
“Vuole recuperare ciò che appartiene a Kubara di diritto, tutto il Luthus che
Green-Lock ci ha rubato! Cosa c’è di tanto sbagliato?”
“Come puoi dire questo? Ha attaccato un paese alleato e mi ha praticamente
scacciato dalla famiglia per...”
“Per salvarti, sai del Luthus no?”
“Non posso credere che hanno plagiato anche te”
“Io non mi faccio plagiare da nessuno Valerian, semplicemente ho ascoltato le
motivazioni che hanno alimentato la guerra e le ho accettate. Tu piuttosto,
perché sei così ostile?”
“Maledetti... maledetto Javia”
“Tu lo maledici ma è stato lui a volerti vivo, dovresti ringraziarlo”
“Sì, lo farò quando l’avrò davanti”
“Beh a quanto pare avverrà molto presto, mi aveva chiesto di verificare se
fossi vivo e l’ho fatto. Ora se non ti dispiace devo tornare alla mia
postazione”
“Fai il bravo cane da guardia eh?”
“Oh Val, sei un mago... dovresti sapere che non si gioca col fuoco. Ci
rivedremo, ne sono certo”
L’uomo uscì e Valerian si lasciò cadere nel letto con una mano
sul volto. Sospirò pesantemente ripensando a ciò che era successo e quando
sembrò stesse per accettare il fatto di aver perso, una voce attirò la sua
attenzione:
“E’ così che proteggi la persona che ami? Ecco perché non ti
stimerò mai”
Il mago alzò la testa osservando il punto da cui pensava fosse
venuta la voce, ma al buio non vide nessuno.
“Dove guardi? Che grande mago che sei, davvero”
“Questa voce... Golden?!”
“E’ la seconda volta che ti salvo la vita, ormai mi sei debitore fino alla
morte, eheh”
“Dove sei?”
Celermente, il giovane si intrufolò da alcune grate che
tenevano sbarrata la finestra, poi fece una capriola e riatterrando con grande
equilibrio si rivolse al giovane compagno sbeffeggiandolo.
“Neanche con tutta la magia di questo mondo saresti riuscito a
fare una cosa del genere”
“Ma di dove sei passato? Quelle grate erano resistenti”
“Hai presente la mia spada? Diciamo che ha qualcosa da raccontare anche lei”
“Già, la spada... E’ per quella che sei andato nell’Euvenia vero?”
“Direi che prima di parlare di me, sarebbe meglio uscire da questo tugurio”
“Già, e andare dove? Naos mi ha distrutto, non posso competere, nessuno può e
poi sono ferito”
“Avanti! Abbiamo ancora diversi assi da giocare Val, non conosci mia sorella”
“Ehi aspetta un attimo... se tu sei qui, mia madre e Carian dove sono?”
“Stanno bene tranquillo, ora muoviamoci”
“Lo spero, comunque sia se mi dici dove si trovano potremmo raggiungerle con un
incantesimo di teletrasporto. Mi proverebbe parecchio ma è un metodo sicuro”
“Smettila con queste pagliacciate, sembri un fenomeno da baraccone quando parli
così. Niente cose strane, vieni da questa parte”
Golden spaccò la porta della stanza e furtivamente scivolò
fino all’altra parte del corridoio.
“Svelto!”
“Ehi aspetta un attimo, ho visto Water-Lock distruggersi, dove siamo?”
“A Kaimar”
“Di nuovo...”
“Ci sei già stato? Ma non dovresti essere un principe?”
“Che vorresti dire?”
“Fa nulla, eheh. Forza, usciamo di qui prima che cominci ad abituarti al posto”
I due uscirono dalla prigione raggiungendo una grande distesa
di verde illuminata dal sole e proseguendo in direzione del porto speravano di
potersi infiltrare in una delle navi presenti.
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“Eheh, dove credono di andare?"
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Capitolo 19 *** Nel buio ***
revisione 19
L’aria ardente infuocava quel luogo spento e silenzioso, il
vento trasportava da una parte all’altra alcuni tra i petali più strani di
tutta Saar e la mancanza di qualsiasi essere vivente a parte i presenti non
faceva che rendere quel contesto ancora più inquietante e angoscioso. Ruphis
aguzzò gli artigli rimanendo alle spalle di Liz che intanto non aveva
abbandonato l’aria d’allerta che aveva assunto già a Spell. Entrambi non
proferirono parola e scambiando lo sguardo con quella donna velata da un’aura oscura,
indietreggiarono intimoriti da una forza spirituale devastante.
“Ti aspetto da tanto tempo Liz, e ti presenti in un modo così
squallido? Mi aspettavo quanto meno un esercito armato”
“Non volevo mostrare a tutti il tuo sangue, piuttosto cosa ci fai in un luogo
sperduto come questo?”
“Oh… ma guardati intorno, tutto ciò che un grande stregone può mai desiderare è
qui, nelle Terre Aride”
“Eppure io non vedo anima viva”
“Eheh, non ci arrivi? Le Terre Aride non sono sempre state tali ma per
mantenere un grande potere ho avuto bisogno di tanta energia”
“Che cosa vorresti dire?”
“Alberi, erba, laghi, animali, terreno fertile... Prima le Terre Aride erano
tutto questo ma dal momento in cui il demone nero ha cominciato a risucchiare
l’energia vitale di ogni cosa esistente, non hanno fatto altro che degenerare
in un modo irreversibile. La cosa buffa è che il Luthus corrotto rilasciato
dopo ogni incantesimo stregante, sembra aver favorito la nascita di una nuova
razza di creature resistente alla sua tossicità, anzi... sfruttante la sua
tossicità. Che bella la vita eh?”
Liz si guardò intorno senza parole, ciò che la circondava non
era altro che una distesa desertica priva di ogni forma anche solo lontanamente
paragonabile a qualcosa di vivo. Non vi era niente, solo le parole di quella
donna e le conoscenze limitate della strega ed il suo draghetto.
“Dove hai messo la gemma nera?”
A quella domanda, Seiri si portò una mano alla bocca
cominciando a ridere, poi riprese compostezza e divertita cercò di spiegare in
maniera piuttosto superficiale la storia relativa a quel prezioso frammento di
storia:
“La gemma nera. Sì, ce l’avevo io”
“… Avevo?”
“Eheh”
Seiri prese a quel punto dalla sua tasca uno strano oggetto
trasparente che dopo aver riesaminato probabilmente per l’ennesima volta,
lanciò in direzione dell’interlocutrice.
“Ecco cosa ne rimane”
“Che diavolo…? E’ incolore”
“Il suo potere è stato assorbito, della potente gemma d’Ebrion nero non rimane
che un pezzo di pietra senza alcun valore!”
“Che diavolo hai fatto a questo posto? Che ne hai fatto della gemma?!”
La donna dai lucenti capelli biondi alzò le braccia al cielo e
sorridendo rispose immediatamente:
“Hai davanti a te la gemma nera, il suo potere e la sua
eredità adesso appartengono a me!”
La terra cominciò a tremare e Liz balzò all’indietro per
raggiungere una posizione che gli permetteva un campo visivo maggiore. Fece un
cenno a Ruphis e aprendo il palmo della mano cominciò a caricare energia
oscura. La bella Cha’Sid venne invece traversata da quelle che sembravano
essere fiamme nere e lasciandosi pervadere da quel potere, parlò come quasi
posseduta da un’entità demoniaca.
“Non provate nemmeno a mettervi contro di me”
“Dimmi dove hai messo la gemma!”
“SONO IO LA GEMMA!”
Dal corpo della donna venne sprigionata un’energia devastante
che sembrò quasi bruciare l’ossigeno nell’aria ed alzando la temperatura di
conseguenza, costrinse gli avversari a cedere in ginocchio. Ruphis non riusciva
più a volare e cercando di avvicinarsi alla compagna, le sussurrò alcune
fondamentali parole:
“Liz andiamo via!”
La strega rimase basita, non aveva mai visto tanta potenza in
una sola persona e titubando quell’istante di troppo, le permise di rinvigorire
l’attacco.
“Brucerete come all’inferno!”
“Maledizione!”
Congiunse i palmi delle mani ricreando una piccola sfera nera
ed alzando la testa in direzione dei due avversari era in procinto di lanciare
uno dei suoi colpi migliori. Liz riuscì intanto a rialzarsi ed ansimando attirò
a sé tutta l’energia vitale a cui poteva attingere. Il draghetto trasalì e
cedendo al suolo senza forze ebbe appena il tempo di assistere a quello che
stava per accadere.
“Non mi lasci altra scelta...”
Sgranò gli occhi con le mani aperte davanti a sé e generando
un tifone di pura energia oscura bloccò per un attimo l’offensiva di Seiri.
“Seiri, calmati... adesso torna in te”
“S-Smettila…”
“Avanti!”
Il corpo di Liz cominciò a tremare mentre Ruphis era svenuto
poco distante da lei. Aveva accumulato quanta più energia vitale possibile per
creare un controllo mentale dalla potenza spaventosa ma se neanche quel gesto
estremo fosse bastato per sedare l’avversaria, probabilmente sarebbe tutto
finito fra le rocce di quelle terre misteriose e la volontà di una donna
corrotta interiormente dal Luthus.
“Liz...”
“Dimmi dov’è la gemma nera, dove hai nascosto la vera gemma nera?”
“Non c’è più, l’energia rimasta è adesso dentro di me”
“Non è possibile, che cosa diavolo vuol dire?!”
“Vuol dire che… sei MORTA!”
Gli occhi della quinta cacciatrice della notte si colorarono
di nero ed un velo oscuro avvolse per intero le Terre Aride, sembrava il
principio di un apocalisse guidata da quel demonio dagli occhi rispecchianti la
morte e in balia di quel tumulto di maledizioni, l’Euvenia sembrò sparire.
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Valerian e Golden raggiunsero quella che sembrava essere una
nave carica di merci e senza farsi vedere arrivarono proprio in procinto della
stessa.
“Hai detto che Water-Lock è andata distrutta, e allora questa
nave a chi porta i rifornimenti?”
“Euvenia credo”
“E cosa andiamo a fare di nuovo nell’Euvenia?”
“Sempre meglio di rimanere qui non credi? Magari potremmo usare nuovamente quei
cosi che volano”
“Vuoi dirmi adesso dov’è mia madre?”
“E’ con mia sorella, tranquillo stanno bene, ora però andiamo”
Agilmente si intrufolarono all’interno della nave ed evitando
le poche persone presenti, raggiunsero in fretta il ponte. Golden si mosse
furtivamente ed anticipando Valerian mise fuori gioco i due membri del
personale che gli sbucarono davanti.
“Wow, sono sicuro che non ricorderanno nemmeno di avermi visto
al loro risveglio”
“Devi sempre essere così teatrale?”
“Parli proprio tu che hai affrontato apertamente, davanti a praticamente tutta
Kubara, colei che ha disintegrato Water-Lock con un colpo”
“Era una situazione diversa, io l’ho fatto per un motivo ben preciso”
“Si già, non che mi importi particolarmente”
“Che cosa vuoi dire? Anzi, perché mi hai salvato la vita?”
“C’è davvero un motivo per voler salvare la vita delle persone?”
“Tu sei giunto fino a Kaimar per salvarmi quando potevi benissimo non farlo,
perché Golden? Che cosa vuoi da me?”
“Io voglio soltanto che questa guerra che ha cominciato la tua terra finisca al
più presto”
“La mia terra? E’ stata Green-Lock a tradire Kubara per prima vendendogli il
Luthus artificiale!”
“E’ inutile discutere su questo argomento, l’unica cosa certa è che Kubara si è
rafforzata troppo. Javia si è rafforzato troppo...”
“Sì, Javia, come fai a conoscerlo?”
“Per mia sorella, beh... in effetti non vi abbiamo detto proprio tutto”
“Ti ascolto allora”
Golden ci stette un attimo a pensare e quando sembrava essersi
deciso a parlare venne attirato da un qualcosa di assolutamente anomalo
all’orizzonte. L’aria attorno alla nave, lo stesso mare, ed il cielo
sovrastante quella parte di Saar, vennero inglobati da una sfera oscura dentro
la quale luce e buio si univano ricreando un riflesso incolore illuminante il
percorso attraversato dalla nave. Lì dentro non vi era più né mare né cielo, né
aria né vento, solo un cumulo di tensione ed inquietudine che col passare degli
attimi diveniva sempre più insostenibile. Valerian corse in direzione del ponte
affacciandosi e basito notò uno spettacolo di fulmini ed energia in lontananza
che ricreando un boato riecheggiante fra quelle apparenti pareti sferiche,
costrinse il mago a portarsi le mani alle orecchie.
“Golden, ma che diavolo è?”
Lo spadaccino raggiunse il compagno e stringendo tra le mani
il manico della sua arma correttamente riposta, venne percorso da un pessimo
presentimento.
“In che condizioni sei? Credi di riuscire a reggere uno
scontro?”
“Che cosa vuoi dire?”
Una voce proveniente da dietro un container lì vicino gelò a
quel punto il sangue dei due infiltrati e rivolgendosi in particolare a
Valerian, mostrò il proprio dissenso riguardo le sue ultime scelte:
“Credi davvero sia saggio scappare da Kaimar?”
“Carser?”
L’unica cosa visibile su quel ponte era il buio più totale ma
il suono di una lama che veniva estratta si rese immediatamente riconoscibile
alle orecchie dei fuggitivi. In particolare Golden fece un passo indietro
mantenendo alta la guardia e rivolgendosi al compagno con tono basso gli disse
alcune parole:
“Rimani nascosto tra i container sfruttando l’oscurità, sei
ferito e mi saresti solo d’intralcio. A lui penso io...”
“Per lui è una questione personale, devo combatterlo io”
“Stai indietro ho detto!”
L’uomo dai capelli rossi sogghignò intanto divertito da quel
quadretto e mantenendo un’espressione sicura di sé, richiamò il suo avversario:
“Avanti! Ad ogni modo morirete entrambi!”
Golden estrasse la sua Katana e puntandola in direzione del
nemico lasciò che il riflesso di quelle luci in lontananza risplendessero allo
specchio della lama.
“Visto che ne sei tanto convinto, prova ad affrontare questa
spada”
“Sei la guardia del corpo del principe? Credevo non volesse avere nulla a che
fare con le abitudini reali”
“Taci e combatti!”
“Aspetta un momento, ma quella spada…”
“Ne ho già abbastanza e ti conosco da appena due minuti”
Carser si portò una mano tra i capelli ed osservando la sua
arma decise di dare inizio alle danze. Non diede punti di riferimento
all’avversario e partendo immediatamente all’attacco balzando nella sua
direzione, provò a trafiggerlo in pieno stomaco. Golden agì d’istinto facendosi
guidare dai passi nemici che anche se confusi con il tumulto di suoni
provenienti dall’esterno, si rendevano delineati nella sua mente.
“Non ti vedo ma ti sento”
Si spostò con grande maestria e con un calcio girato mirò alla
sagoma dell’ombra di Carser che chinandosi schivò il colpo e balzando si portò
alle spalle dell’avversario.
“Ti credevo più veloce”
Golden sorrise e sprigionando una chiara e dorata energia
splendente, allontanò di qualche metro il ragazzo dai capelli rossi.
“Direi che non è proprio il caso di risparmiare i colpi con te
eh?”
“Che diavolo è quell’aura dorata?”
Alla domanda dell’avversario, Golden se la rise ed impugnando
la sua spada cominciò una serie di colpi veloci e letali mirati a sfiancare lo
sfidante. Quest’ultimo rispose in modo celere e preciso e schivando ogni
fendente, sperava di far affaticare l’avversario per finirlo con un tocco da
maestro.
“Sei lento!”
Carser balzò quindi sopra un container e spostandosi nella
poca illuminazione sfruttando la luce generata dall’energia di Golden, riuscì a
mantenere un equilibrio invidiabile. Prima che potesse ripartire all’attacco
però, il suo avversario roteò la katana e senza neppure avvicinarsi effettuò un
fendente a distanza che lasciò partire una scia lacerante che lo colpì alla
spalla sinistra.
“Ma come...”
“Lavori per Javia e non hai ancora un’arma incantata? L’unica cosa che vi ha
permesso di vincere su Water-Lock è stata la magia di quella maledetta. Siete
solo feccia!”
“Tu… tu osi chiamarci feccia? Green-Lock ci ha usati per impossessarsi del
Luthus puro! E allora noi combatteremo per riaverlo!”
“A Javia non importa niente di voi, cercava solo un pretesto per convincere i
suoi soldati ad attaccare la mia terra”
“Javia ci ha guidati invece!”
A quel punto, improvvisamente, l’acuto verso di un rapace
squarciò quel cielo immerso nell’oscurità attirando l’attenzione di tutti i
presenti e da un indefinito punto dell’aria partirono una serie di fasci
invisibili che uccisero al solo contatto la maggior parte degli uomini sulla
nave. Golden si accorse in tempo di quel peculiare attacco e muovendosi con
velocità era riuscito a scansare gli assalti improvvisi. Carser ne finì invece
in balia a causa del dolore della ferite che non gli aveva permesso una fuga
efficace mentre Valerian sfruttò i container come scudo.
“Golden! Dove sei?”
“Non distante, ma cosa diavolo succede in questo posto?!”
“Ho sentito il suo verso, non ho dubbi, era un Ebrion”
“Un Ebrion?!”
Oscurità, fulmini neri, rumori assordanti ed adesso anche
l’agghiacciante verso di un Ebrion, contornarono quella circostanza corrotta
dal caos e mentre quel turbine continuava ad infuriare nei cieli dell’Euvenia,
Valerian provò a concentrare le sue poche energie per teletrasportare se stesso
e l’amico lontano da quel luogo.
“Cerca di avvicinarti, ce ne andremo da qui!”
“Maledizione, ok!”
Il giovane spadaccino cercò di muoversi celermente
nell’oscurità ma un altro verso fece tremare l’aria che circondava quel tetro
relitto destinato a rimanere ormai un’eredità del mare maledetto dell’Euvenia:
l’Ebrion aveva preso posizione proprio sopra la nave.
“Golden avvicinati maledizione!”
Il tempo non bastò: in un istante di quel momento compresso
dalla potenza inimmaginabile di quello che doveva essere un Ebrion, la terrà
cominciò a venire attratta da una forza spaventosa che accumulando energia
aveva dato vita ad una sfera magnetica di piccole dimensione tra gli artigli
del rapace. Dei lampi alternati alle continue scariche di elettricità oscura,
illuminarono a quel punto l’autore di quel delirio che quando mostrò il colore
delle sue piume spiegando le ali, fece ammutolire Valerian e Golden.
“Un Ebrion nero? Dannazione, se ci punta è la fine!”
“Valerian vattene, io mi salverò!”
“Che cosa?! Diamine avvicinati, a causa del dispendio critico di questo potere
mi serve altra energia vitale oltre alla mia!”
“Credevo quasi mi volessi salvare e basta, mi stavo preoccupando!”
“Taci e vieni qui!”
A quelle ultime parole seguì però solo un boato, un suono
sordo che ammutolì l’intero continente dell’Euvenia, poi solo il buio.
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“Val, svegliati... Valerian!”
A quel richiamo il mago riaprì gli occhi dolorante ma
rendendosi conto di essere ancora vivo sembrò quasi trasalire dalla sorpresa.
Poi alzò la testa per cercare di delineare il viso di colui che l’aveva
svegliato e sorridendo notò il caratteristico sguardo sarcastico di una sola
persona.
“Liz? Ma che diav… Mi perseguiti? Dove siamo?”
“Calmati maghetto, agitarsi non serve a nulla, non qui almeno”
“Qui dove?”
“Non lo so, una foresta?”
“Eh? Ma che è successo prima?!”
“Alzati e guarda tu stesso dove siamo”
Valerian si sollevò con le braccia e affacciando da una
balconata assistette basito allo spettacolo:
“Ma che diavolo?”
Un’impressionante distesa di verde sembrava aver quasi
inglobato i due ragazzi nelle sue viscere, gli arbusti erano alti e fitti, la
terra scoscesa e le grosse foglie sugli alberi non permettevano ai numerosi
raggi del sole di filtrare illuminando per intero quello spettacolo simile ad
una prigione vivente. Valerian deglutì sonoramente e abbassando lo sguardo in
segno di disperazione si rese poi conto di essere sopra un pavimento in legno.
“Liz, Siamo ancora… sulla nave?!”
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Capitolo 20 *** Golden e Carian ***
revisione 20
“Come diamine è finita la nave qui?”
Liz osservò il giovane mago agitarsi per quella situazione
particolare e camminando avanti e indietro con le braccia incrociate spiegò
l’accaduto sarcasticamente:
“La tua cara mammina stava per ridurci a brandelli, ti è
chiaro adesso?
“Che diavolo dici?”
“Modera i termini ragazzino, se sei vivo lo devi esclusivamente a me”
Valerian si avvicinò alla strega con aria minacciosa ma prima
di poter fare qualsiasi cosa, la stessa lo fermò con un semplice movimento del
braccio. Poi lo invitò a sedersi e poggiandosi alla balconata del ponte, decise
di parlare più seriamente:
“Non sai proprio nulla eh?”
“Che cosa c’entra mia madre? Lei è morta!”
“E’ questo che ti hanno detto? Strano, eppure ci troviamo nel bel mezzo di una
foresta sopra una nave malandata dopo essere stati quasi disintegrati dalla
furia di un Ebrion nero, ovvero tua madre”
“Ti decidi a parlare chiaramente?”
“Non ti nascondo che l’unico motivo che mi ha spinto a proseguire con voi in
questo assurdo viaggio è quello di recuperare tutte le gemme di Ebrion, e
quella nera era senz’altro l’obbiettivo primario. La cara Seiri mi ha invece
soffiato via la pietra da sotto il naso e ne ha talmente assimilato il potere
che ne è rimasta in balia. Poi non so come, è perfino riuscita a prendere la
forma di un Ebrion nero”
“Vorresti farmi credere… che quella belva che per poco non ci uccideva era mia
madre? Smettila Liz, la tua storia non regge, mia madre è morta”
“Lo è in effetti, dal momento in cui ha toccato quella gemma. Adesso c’è solo
una Cha’Sid completamente corrotta dal potere oscuro di quell’oggetto”
In quell’istante un familiare battito d’ali attirò
l’attenzione del mago che quasi sollevato nel sentire quel suono a lui tanto
fastidioso, si rialzò andando incontro al piccolo draghetto.
“Ruphis! Sei vivo!”
“Val! Che bello rivederti!”
Liz sollevò gli occhi al cielo come irritata da quel quadretto
amichevole e dirigendosi in direzione della stiva, lasciò i due compagni a
parlare sul ponte.
“Quando avrete finito di raccontarvi le storie di guerra,
venite giù. Avremo modo di organizzarci meglio”
Valerian chiese intanto al Drago nano tutto quello che gli era
successo dopo il delirio al covo degli Ebrion nel Kharas e la piccola creatura
si preoccupò di spiegare tutto nei dettagli:
“E’ stato un susseguirsi di avventure… Non puoi capire quante
ne abbiamo passate! Ci siamo ritrovati ad Horion e lì ho conosciuto un vecchio
amico di Liz, un certo Danarius”
“Mmh… Non mi dice niente”
“Lascia che ti racconti la storia, è qualcosa di incredibile”
Intanto nei piani inferiori della nave, Liz entrò in una di
quelle piccole cabine e rimanendo poggiata sul ciglio della porta, osservò il
ragazzo che vi era all’interno senza più dire una parola. Era Golden che
intento a lucidare la sua katana con un pezzo di stoffa non alzò neppure lo
sguardo verso la nuova arrivata, poi parlò esponendo i suoi pensieri:
“Ci avrei giurato”
“Proprio come tuo padre, perspicace”
“Quando ho sentito che il demone nero si trovava nell’Euvenia ho immediatamente
lasciato la mia terra per andare a cercarlo prima di mio padre. Non avrei mai
permesso che la gemma nera finisse nelle sue mani ma mai avrei pensato che
sarebbe stato capace di attaccare Green-Lock…”
“E quella spada?”
“Diciamo pure che il mio coraggio è stato ricompensato”
“Solo una cosa non capisco, come facevi a sapere che Seiri si trovasse nelle
Terre Aride?”
“Grazie ai poteri di mia sorella so qualsiasi cosa di tutti, so molto anche di
te sai?”
La strega si avvicinò a piccoli passi in direzione
dell’interlocutore per prendere posto di fianco a lui, accavallò le gambe e
portandosi una mano fra i capelli spostò un ciuffo corvino che delicatamente le
era scivolato sulla fronte dall’attaccatura che le forniva la bacchetta con
incastonata la gemma rossa. Golden sorrise e scuotendo il capo le si rivolse
divertito:
“Dove vuoi arrivare Liz? Finché Naos è con mio padre, Kubara è
inavvicinabile e provare a recuperare la gemma nera abbiamo visto che è
impossibile”
“Dimmi un po’, Valerian lo sa?”
“Sa cosa? Chi sono? Sa abbastanza”
Improvvisamente una voce proveniente dall’esterno della camera
fece trasalire i due presenti, era proprio il mago che lentamente entrò seguito
da Ruphis.
“Che cosa dovrei sapere?”
La strega si perse in una sonora risata e alzandosi si diresse
verso l’uscita incrociando gli occhi glaciali del mago.
“Vi lascio soli”
Golden sospirò e senza perdere tempo cominciò a raccontare la
sua vera storia:
“Ero andato nell’Euvenia per recuperare la gemma nera prima di
Javia, ovvero mio padre”
“Che cosa?!”
“Non scaldarti chiaro? Sono sempre stato contro le sue manie di grandezza, ed
ho perfino tentato di ingannarlo con la storia del Luthus artificiale”
“Sei un bugiardo!”
Il mago prese per il collo il giovane spadaccino che anche se
sbattuto al muro, non abbassò lo sguardo dimostrando grande personalità.
“Che cosa vuoi fare? Uccidermi? A parte il fatto che non ci
riusciresti, e poi sono dalla tua parte. Come te, ho tentato di fermarlo
provando addirittura ad andare contro il demone nero”
“E la storia del Luthus artificiale? Tua sorella ci aveva detto che era vostro
padre ad occuparsi della sua creazione!”
“No, o almeno non proprio. Noi abbiamo vissuto con un uomo
che consideriamo come un padre ed essendo un fabbro ed un alchimista ha ideato quel
processo che ti ho già spiegato”
“Bugiardo... adesso dov’è mia madre? Dov’è tua sorella?!”
“Stanno bene, Carian non è tipa da farsi mettere i piedi in testa”
“Perché riponi tanta fiducia in lei?”
“E’ forte, più di me. Ha ereditato da nostro padre il talento magico e lo usa
per aiutare la scienza. Non c’è niente di male in questo, adesso però lasciami
immediatamente”
Valerian allentò la presa indietreggiando, non era sicuramente
meno confuso di prima ma senza dubbio più calmo.
“Perché sei andato da solo contro il demone nero? Se tua
sorella è così forte perché non andava lei?”
“Questi non sono affari tuoi. Per il resto, ti ho già detto tutto”
“Ehi frena, non tutto”
In quel momento si avvicinò anche Ruphis che rimasto in
silenzio per l’intera conversazione, parlò della spada che possedeva Golden:
“L’hai fatto per quella vero? Ho letto a Spell che le Terre
Aride sono il luogo con la più alta concentrazione di Luthus corrotto
dell’intero pianeta. Quella lama ne è colma, è praticamente un’ammazza-maghi”
Golden diede un’occhiataccia al draghetto che deglutendo si
zittì improvvisamente. Quindi riprese la parola Valerian incrociando le
braccia:
“Il Luthus corrotto uccide i maghi e non gli stregoni. Che
senso ha avuto sfidare una strega in possesso della gemma nera?”
“Già, che idiota che sono stato eh? E’ questo che pensi?”
“Ormai non importa. Liz mi ha detto che il demone nero è mia madre, se è la
verità devo rivederla. Io torno nell’Euvenia”
“Tu sei pazzo! Quella cosa si è trasformata in un Ebrion nero!”
“E’ vero, ma non posso rimanere qui sapendo che la donna che amo è stata
posseduta e che mia madre è viva!”
“La donna… che ami?”
“Naos Echel è stata riportata in vita nel corpo di Mera O’Shiel”
“La principessa! Eh eh… ironia della sorte. Siamo tutti immischiati nella
faccenda e ognuno di noi non ha la minima possibilità di agire positivamente.
L’unica idea che ti viene è questa dunque? ‘Vado nell’Euvenia’?”
“Hai forse idee migliori? Il tuo sarcasmo comincia a darmi su i nervi”
“Non scaldarti, risparmia il fuoco a quando dovremo usarlo”
“Non mi hai risposto”
“Io direi di stare il più lontano possibile dal Kharas e dall’Euvenia. Andiamo
a Horion”
“E cosa vorresti fare lì?”
Improvvisamente Liz interruppe la discussione dei due ed
irrompendo nella stanza attirò l’attenzione di tutti i presenti:
“Non vi dannate per niente, andremo al Monte Metista per
abbattere quell’Ebrion bianco ed useremo la sua gemma per competere con la tua
cara mammina”
“Che vuoi dire?”
“Uno di voi ne richiamerà il potere ed io potrò accumulare illimitatamente
energia vitale. Pensateci, mentre io prenderò l’energia, la pietra la
restituirà, creando una fonte illimitata di forza. In questo modo avrò
abbastanza potere da bloccare mentalmente Seiri”
Ruphis sembrò titubante e rivolgendosi alla strega espose i
suoi dubbi:
“Perché non l’hai fatto prima?”
“E’ una questione piuttosto particolare, magari se riusciremo a sconfiggerlo ve
ne parlerò”
Valerian scosse il capo:
“Chi ci dice che questa volta ci sarai fedele?”
“Non lo sarò ma non avete alternative”
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“Da questa parte svelta!”
“Eccomi…”
Carian effettuò un grande balzo aggrappandosi ad una sporgenza
e con ottima agilità risalì un ripido percorso scosceso. A quel punto porse la
mano alla donna rimasta giù e con forza riuscì a tirarla a sé.
“Ce l’abbiamo fatta davvero, credevo fosse finita”
“Non so come ringraziarti Cary, se non fosse stato per le tue capacità saremmo
stati schiacciati da quel vortice oscuro… ma che cosa è successo?”
“Era il potere di un Ebrion nero, e non vorrei dirlo ma a quanto pare qualcuno
ha causato un bel casino. Golden e Valerian avrebbero dovuto raggiungerci ormai
sei ore fa”
“Pensi che possa essere successo qualcosa di grave?”
“Tranquilla Marian, sanno badare a se stessi e dovresti saperlo bene”
“E noi? Dove andremo adesso? La strada principale per Spell è stata totalmente
distrutta… Potremmo spostarci verso la costa”
“Le coste delle Terre Aride sono popolate dalle più terrificanti creature di tutto
il Saar, sarebbe un suicidio e spostarsi verso il centro del vortice nero non
mi sembra proprio il caso. Vedo un'unica alternativa”
“Sarebbe?”
“Potrei creare un collegamento mentale con la popolazione più vicina a noi, in
questo caso credo sia la città dei Phylis nell’Horion: potremmo chiedere aiuto
a loro”
“Ma hai detto tu che le coste sono inavvicinabili”
“Eh eh, non conosci i Phylis, hai governato per troppo tempo tra i confini di
Kubara, cara regina”
“Già… comunque sia io ho pure donato l’anello reale a Golden… Non posso provare
la mia identità e non avrebbero motivo di aiutarci”
“Funziona così a Kubara? Che brutta politica. Comunque tranquilla, anzi io
direi di tenere nascosto il tuo alto rango in modo da passare per semplici
avventurieri”
“Avventurieri che comunicano mentalmente?”
“Bah le Terre Aride sono piene di cose strane, mi giustificherò dicendo che ho
vissuto qui una settimana e sono finita vittima del Luthus corrotto”
“Ma il Luthus corrotto uccide i maghi no?”
“I maghi, ma potrebbe avere effetti anche sugli umani ed ai loro occhi sarò
un’umana a tutti gli effetti”
“Capisco... sei davvero in gamba Cary”
“Diciamo che ho imparato a cavarmela da sola dal momento in cui mio padre ha
preferito il potere alla famiglia”
“Già, tuo padre, quel maledetto ha plagiato la mente di mio marito. Lui non è
mai stato malvagio ma dal momento in cui Javia gli ha promesso il potere, l’ambizione
l’ha trasformato...”
“E’ un bravo oratore, avrà sicuramente trovato argomenti convincenti. Ad ogni
modo adesso provo a contattare la città di Horen, spero possano sentirmi”
“E’ incredibile, credevo che Valerian fosse l’unico mago rimasto al mondo…”
“Fino a qualche anno fa ce n’erano a bizzeffe ma con la nuova idea di
stregoneria, tutti hanno abbandonato il potere elementale favorendo quello
mentale e spirituale ed in un certo senso ho fatto così anch’io. I rimanenti si
nascondono per non finire schiavizzati da chi vuole sfruttare il potere della
stregoneria”
“… Quindi sei una strega?”
“Ho detto ‘in un certo senso’, io non ho abbandonato il potere elementale ma
l’ho riadattato”
“Capisco, comunque scusami, ti sto distraendo”
Carian sorrise e facendo un cenno d’intesa con la donna,
cominciò ad accumulare una gran quantità d’energia che sembrò divenire
tangibile e visibile. Era un’aura bluastra, elettrica, diversa dalla tipica
stregoneria usata da Liz e Valerian e Marian assistette estasiata a quel
vorticare di colore emanati dalla donna dai capelli scarlatti. La maga aprì
quindi gli occhi d’un tratto e rilasciando in una volta tutta la forza
assimilata ricreò un campo magnetico che si estese per diverse decine di metri.
“Ci siamo, ho isolato la zona da qualsiasi tipo di suono,
adesso dovrebbero sentirmi: Horen, cittadini di Horen! Mi sentite?”
“Padre Dan che le succede?”
“… Qualcuno, dalle Terre Aride!”
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Capitolo 21 *** La foresta della pioggia ***
revisione 21
Il vento soffiava in quel contesto silenzioso e faceva da
contorno ai quattro ragazzi finiti chissà come nel bel mezzo di quella foresta
con l’intera nave. Liz aveva spiegato una possibile contromossa per affrontare
Javia e Seiri ma senza uscire da quel covo misterioso, non avrebbe potuto
organizzare l’assalto al Monte Metista; Valerian osservava dal ponte l’interno
della foresta ma in lontananza avvistò soltanto altri alberi e vari arbusti di
grandezza variabile che donavano a quel luogo un’aria piuttosto inquietante;
Golden lucidava la sua katana sbuffando e Ruphis, l’unico visibilmente
preoccupato, cercava di capire in quale punto del Saar si trovassero esaminando
le piante e le foglie.
“Come siamo finiti nella giungla? Ci siamo teletrasportati?”
A quella domanda la strega sorrise ed avvicinandosi al piccolo
drago gli si rivolse a bassa voce:
“Avresti preferito rimanere in balia di quel mostro?”
“La mia era semplice curiosità, inoltre non mi spiego come tu abbia fatto a
spostare l’intera nave. La forza necessaria per uno cosa del genere non è
umana!”
“Ho usato tutta la mia energia per fuggire da quell’uccellaccio, comunque sia è
anche per questo che non possiamo essere troppo lontani, con i mezzi che avevo
non mi sarei potuta allontanare dall’intero continente”
“Vuoi dire che siamo ancora nell’Euvenia?”
“Non credo, ma vicini... forse in una delle isole a Sud di Horion”
“L’arcipelago Marhus?”
“Esatto”
“Mmh… ho sentito storie terrificanti riguardo questo posto”
“Secondo quanto si racconta, qui i Phylis cominciano un particolare e
pericoloso rito di iniziazione che determina i prossimi ‘Guerrieri Santi’ , che
nella loro religione sono coloro che hanno il compito di difendere il ‘Padre’
fino alla morte. Già… il padre”
“Liz, forse la città del tuo amico Dan non è distante, potremo chiedergli
aiuto!”
Al discorso intervenne Valerian che stufo di quella situazione
si rivolse alla strega senza preavviso:
“Non puoi teletrasportarci nuovamente?”
“Certo, se sei disposto a sacrificare tutta la tua energia vitale per
ripristinare i miei poteri”
“Da quando ti fai scrupoli? La vecchia Liz mi avrebbe già prosciugato”
La donna si avvicinò al giovane mago camminando lentamente e
sfiorandogli il mento gli rispose sorridendo:
“C’è sempre una sola Liz, colei che sa fiutare un buon
investimento. Vi porto fuori di qui ma contro l’Ebrion mi darete la vostra
forza, che lo vogliate o no”
“Non sottovalutare un mago”
“E tu attento a non sottovalutare la strega!”
Quelle parole risuonarono nell’aria e trasportate tra le
folate di vento sempre più solite e costanti, gelarono l’animo di Valerian,
immobilizzato dallo sguardo diabolico della donna. Quegli occhi sembrarono
risplendere nuovamente di una luce inquietante ed ogni parola da lei
pronunciata tornò ad incutere una certa angoscia su tutti coloro che ne avevano
a che fare. Senza alternative dunque, decisero all’unanimità di abbandonare la
nave e attraversare a piedi la rigogliosa foresta. Il mago non perse tempo e
balzando si portò ai piedi dell’imbarcazione.
“Vi muovete? Non ho intenzione di rimanere un secondo di più
in questo luogo”
Dietro di lui scesero tutti gli altri celermente con Golden
che rimase in coda al gruppo con la mano ben salda sull’elsa della sua spada
per prevenire qualsiasi tipo di pericolo che quella selva poteva celare. Liz si
portò a quel punto le mani sui fianchi rivolgendosi al piccolo drago:
“Dovresti avere un olfatto più sviluppato del nostro, concentrati
e prova a captare l’odore umano. Non dovremmo essere troppo distanti dai centri
abitati”
“No infatti, sento già qualcosa anche se non è proprio umano…”
“Da che parte?”
“Nord, direi comunque di controllare”
“Ok, allora occhi aperti e attenzione a dove mettete i piedi!”
Il gruppo si mosse fra le foglie dei numerosi alberi presenti
ed anche se inciampando più volte a causa delle radici sporgenti, riuscirono ad
avvicinarsi abbastanza alla fonte dell’odore sentito da Ruphis.
“Era qui, ma non sembra esserci nulla”
In quel preciso istante, una lunga freccia scagliata da non
molto lontano percorse in pochi istanti la distanza che la divideva dal suo
obbiettivo ma giungendo in prossimità del collo della strega, si polverizzò
bruciata da un’energia ardente. Liz si voltò nella direzione in cui credeva
fosse arrivata e sorridendo si rivolse all’eventuale assalitore:
“Non mi sembra il modo migliore per uccidere una strega,
mostrati”
Dai cespugli non vi fu nessuna risposta, piuttosto altre tre
frecce vennero scoccate stavolta da una posizione più alta rispetto alla
precedente. La donna afferrò quindi con un movimento felino la bacchetta con
incastonata la gemma rossa e mediante un rapido movimento creò una cupola di
fiamme che la difese nuovamente. Valerian e Golden si misero in allerta mentre
Ruphis si nascose alle loro spalle. Il mago si rivolse a quel punto alla strega
esponendo quella che era la sua ipotesi sull’assalto:
“Al monte Metista il tuo piccolo servitore ci aveva attaccati
in modo simile, forse è un Phylis”
La strega si morse un labbro nervosamente e facendo roteare la
piccola asta tra le dita, rispose all’affermazione del giovane:
“Se è davvero un Phylis siamo in un mare di guai, quelli che
si inoltrano nella foresta della pioggia sono iniziati di Padre Dan, aspiranti
guerrieri santi, come vi ho accennato prima”
“Foresta della pioggia?”
“E’ così che si chiama il cuore dell’arcipelago Marhus e sai perché?”
“Non mi sembra proprio il momento di giochetti”
“A causa della ‘pioggia’ che causano i figli di Horen, città dei Phylis”
“… Non ho per niente un buon presentimento!”
Il suono inconfondibile dello scoccare di mille frecce
rimbombò per l’intera foresta e grazie allo schiantarsi delle loro punte contro
le foglie, i quattro avventurieri intuirono quello che stava per abbattersi su
di loro. Valerian sgranò gli occhi:
“E’ una pioggia di frecce!”
Liz si portò al centro del gruppo e chiudendo fra i palmi
delle mani la gemma rossa, evocò la vera forza di cui quella pietra era colma:
un’esplosione infuocata disintegrò la miriade di frecce vaganti tra aria e
foglie ma essendo di consistenza quasi immateriale, non bruciò né alberi, né
arbusti di alcun tipo. Ruphis riaprì gli occhi dopo averli sbarrati per lo
spavento e notando di essere ancora vivo trasalì dall’entusiasmo.
“C-Come hai fatto?!”
“Non festeggiate, siamo ancora circondati e non se ne andranno finché non ci
avranno ucciso, adesso è questa la loro missione da iniziati, siamo i loro
sacrifici!”
Golden si spostò una ciocca di capelli che gli teneva velati
gli occhi dorati e sfoderando la lama della sua spada, invitò quei piccoli
guerrieri a farsi avanti. La strega gli fece però cenno con la mano di
attendere ed invitando i compagni al silenzio, effettuò qualche passo indietro.
Neppure il tempo di riprendere fiato però che due Phylis fecero la loro
comparsa alle spalle di Valerian e con dei coltelli all’apparenza molto
affilati, provarono a sgozzarlo silenziosamente. Il mago agì però quasi
d’istinto e captando le presenze dietro di lui, si girò colpendo i due
assassini con una gomitata. A quel punto congiunse le mani e diminuendo
drasticamente la temperatura dell’aria nei loro pressi, creò delle mani di
ghiaccio che li imprigionarono.
“Ce ne sono ancora, Liz dietro di te!”
La strega annuì ma sul punto di utilizzare nuovamente la gemma
magica fu anticipata da Golden che con un fendente fece saltare la testa di tre
Phylis con tra le mani dei flaconi contenenti un liquido giallognolo.
“Altri?”
Il mago si concentrò per un attimo ed indicando alla sua
destra, oltre un grosso tronco d’albero, invitò l’amico a controllare. Lo
spadaccino si diresse dunque oltre il ‘nascondiglio’ e prendendo alla
sprovvista il Phylis, intento a preparare una miscela particolare con diversi
ingredienti, gli strinse la gola guardandolo negli occhi.
“Che diavolo è?”
Il piccolo umanoide strizzò gli occhi spaventato senza neppure
provare a liberarsi e Golden inarcò un sopracciglio sorpreso.
“Ma che razza di guerrieri scelti sono?”
Lo afferrò per la folta chioma bluastra a cresta che si
ritrovava e lanciandolo presso Liz, chiese spiegazioni:
“Mi aspettavo dei professionisti ma questo qui non ha provato
neppure a liberarsi dalla mia morsa”
“Lui non è un iniziato, a giudicare dalle vesti... direi più un alchimista”
Il Phylis rialzò lo sguardo fino ad allora tenuto basso e
trovando conforto nelle parole della strega, parlò anche se balbettando.
“T-T-Tu conosci n-noi Phylis?”
“Ne ho avuto a che fare in passato, chi sei?”
“S-Sono effettivamente un alchimista, c-come fai a conoscere questa professione
segreta?”
Golden sbuffò a facendo roteare la sua arma intimorì
nuovamente l’umanoide.
“Non balbettare, mi rendi nervoso”
“O-Ok… cioè, ok...”
Nel frattempo, Valerian portò a fianco dell’alchimista anche
gli altri due Phylis congelati per metà e poggiandosi al tronco di un albero, cominciò
a porgli alcuni domande:
“Se vi sentite ancora soli potrei mettervi vicino anche le
teste degli altri”
I tre prigionieri deglutirono non rispondendo, quindi Valerian
continuò:
“Allora, dove siamo e soprattutto chi siete?”
Uno dei due congelati provò a parlare nonostante il dolore
lancinante che lo pervadeva e dopo aver sospirato un paio di volte si rivolse
al mago:
“Potete anche torturarci fino ad ucciderci, non parleremo mai
a degli stupidi umani!”
Valerian calò la testa sorridendo, poi si avvicinò
improvvisamente al Phylis afferrandolo per il collo con violenza:
“Tu forse non hai capito che non ho tempo da perdere...”
Lo osservò intensamente negli occhi evocando quell’ormai
tipica energia violetta ed ammaliando il prigioniero, provò a raccogliere quante
più informazioni possibili:
“Dimmi chi siete e come facciamo ad uscire da questa foresta,
adesso!”
L’umanoide riuscì a resistere per alcuni secondi ma
quell’energia stregata andava troppo oltre le sue capacità di difesa. Allora
cedette al controllo mentale del mago e come ipnotizzato cominciò a farneticare
qualcosa riguardo quella selva dalla vegetazione fitta e rigogliosa.
“A-A...Alba…”
“Cosa?”
“A-Alba, Alba di Vapuria…”
“Che diavolo dici?!”
“E’ l’unica cosa che può purificare il mondo…”
“Se non ti decidi a parlare chiaramente giuro che ti uccido!”
Liz intervenne al discorso zittendo Valerian, poi incrociò le
braccia e lasciò finire di parlare il sofferente Phylis.
“Q-Quando l’Alba di Vapuria risplende, tutte le ombre vengono
avvolte... è la combinazione degli elementi supremi”
La strega si portò una mano sul mento cominciando a camminare
avanti e indietro, quelle parole l’avevano colpita e in un certo senso anche
inquietata.
“Dove si trova l’Alba?”
“Nel cuore della foresta, dove l’albero respira”
Valerian si rialzò interrompendo il legame creato con il
Phylis ed aggrottando le sopracciglia osservò in malo modo Liz che nel
frattempo sembrò osservare il colore delle foglie lì presenti. Le esaminava da vicino con sguardo attendo ma
il suo viso piuttosto confuso non lasciava presagire nulla di positivo. A quel
punto voltò quindi la testa in direzione del resto del gruppo e prese la
parola:
“L’Alba di Vapuria è un particolare veleno mortale creato da
un animale leggendario di nome “Thanas”. Grazie alla sua particolare ghiandola
secerne questa sorta di liquido trasparente che ha effetti catastrofici sull’organismo
umano. Non capisco però cosa possa voler dire il Phylis… Loro di solito usano
il veleno in combinazione alle frecce e potrei anche capire il perché della
ricerca di un così prezioso e raro veleno ma... purificare il mondo? Non ha
senso”
L’umanoide aveva intanto perso conoscenza e quelli rimanenti
tremavano al pensiero di poter fare la sua stessa fine. Liz raggiunse intanto
l’alchimista e sollevandolo da terra lo mise a sedere su un grosso masso.
“Che cosa ne sai tu?”
“Ti prego, non farmi male...”
“Potrei arrostirti in un secondo eppure non lo faccio perché mi stai simpatico.
Se non parli però potrei cambiare idea”
“Io sono stato assoldato soltanto per lavorare il veleno... ma non so a cosa
gli potesse servire e perché lo volessero, sono solo un alchimista!”
La strega lo osservò per un istante, poi effettuò qualche
passo indietro scuotendo il capo.
“Dice la verità”
Golden infilzò la sua spada nel terreno della foresta per
attirare l’attenzione, poi indicò il piccolo alchimista sorridendo e con quella
sua aria prepotente si rivolse al resto del gruppo:
“Lui viene con noi, perché io personalmente non ho intenzione
di lasciarmi sfuggire un gingillo così prezioso”
“Gingillo?”
“Il veleno, deve essere potente e lui potrà guidarci... non è vero piccoletto?”
L’espressione inquietante dello spadaccino spaventò il Phylis
che annuendo quasi per costrizione che per altro non osò rispondere. Ruphis non
sembrava essere molto d’accordo, quella ricerca dell’ignoto lo spaventava
nonostante le alternative non fossero molte.
“Non possiamo inoltrarci nel profondo della foresta, come ne
usciremo?”
Titubante ma finalmente felice di poter essere ‘utile’, rispose
il Phylis prontamente:
“Ho del materiale con cui avrei dovuto creare un segnale una
volta completata la missione. Ci sarebbero venuti a prendere a quel punto”
“Chi…?”
“Gli altri Garris”
Liz sgranò gli occhi, finalmente aveva tutto chiaro.
“Ecco chi diavolo siete, i Garris, il gruppo ribelle alla
religione del ‘Padre’. Ma cosa volevate fare con questo veleno?!”
“Giuro che non lo so... sono solo un alchimista!”
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“Eccola! Finisci i preparativi Naos, è ora...”
Una nave volante sfrecciava nel cielo limpido dell’Euvenia ma
in lontananza la grande sfera oscura creata dal potere celato all’interno della
quinta cacciatrice della notte, sovrastava lo splendido azzurro che ne era
rimasto. Javia assisteva imponente dal velivolo e sorridendo lasciò che il
vento smuovesse il suo essere sicuro e determinato. Era la resa dei conti.
“Siamo pronti, dopo ciò... l’intero Saar sarà nostro!”
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Capitolo 22 *** Nessuna alternativa ***
revisione 22
“No, non hai capito. Se non dovessimo trovare la pianta,
l’alchimista è un uomo morto, anzi… un Phylis morto”
Golden volle subito mettere le cose in chiaro, non gli
piacevano i giochetti e l’atteggiamento da vittima del piccolo umanoide
catturato, lo innervosiva parecchio. Avanzava tenendo con la spalla la custodia
della sua katana e camminando in coda al gruppo, non lo perdeva di vista un
attimo. I presenti avanzarono dunque per qualche centinaio di metri fra gli
arbusti di quella fitta e rigogliosa selva immersa in suoni e versi spaventosi
che sullo sfondo riecheggiavano tra le foglie mosse dal vento. Questi andavano
ad infierire sullo stato d’animo dei presenti come lame intrise di veleno, ed
interrompendo regolarmente ogni istante di silenzio che veniva a formarsi,
aumentavano la tensione già alta in quel frangente. D’un tratto Liz si fermò
insieme agli altri notando un albero piuttosto peculiare, le sue foglie erano
bianche e la corteccia, ricoperta da uno strano strato di muschio, si
presentava dello stesso colore del buio. La strega avvicinò cauta la mano senza
toccare direttamente la sostanza e sentendo una sorta di energia pungerle il
palmo, sorrise incrociando a quel punto le braccia.
“Questa è Alba di Vapuria”
Valerian inarcò un sopracciglio e avvicinandosi all’albero per
poter constatare meglio colore ed odore di quel liquido, si rivolse alla
compagna con aria dubbiosa:
“Come è possibile? Hai detto che è un animale a crearlo e che
la sostanza è trasparente”
“Quando il veleno entra a contatto con un altro essere vivente, ne assorbe la
vitalità cambiando di conseguenza colore. E’ questa la sua pericolosità, uccide
perché assorbe direttamente la vita. Un po’ come fanno gli stregoni”
“Vuoi dire che il liquido sta assorbendo l’energia vitale dell’albero?”
“Esatto, le foglie bianche saranno una conseguenza”
Golden si guardava nel frattempo intorno con aria preoccupata
e stringendo saldamente la spada, mise il gruppo in guardia:
“Se l’albero è corrotto dal veleno, qualcuno deve pur
averglielo messo, ragazzi, ho un brutto presentimento”
Liz fece qualche passo verso lo spadaccino e prendendo la
bacchetta con la gemma rossa dai suoi capelli, pronunciò alcune particolari
parole che risuonarono nel luogo come una voce tra le alte montagne. Alle
orecchie dei presenti furono in un primo momento incomprensibili ma quando la
terra cominciò a fumare, intuirono il suo operato. Valerian osservò con
attenzione il punto da cui uscivano i vapori e senza dire una parola, si limitò
ad osservare la strega. Ruphis rimase alle spalle dell’alchimista che tremando,
descriveva il suo stato d’animo in modo lampante.
“Ma cosa succede? Cos’è questo fumo?”
La fiera donna dai capelli neri alzò a quel punto le braccia
verso l’alto e raccogliendo quanto più potere possibile dalla gemma d’Ebrion,
preparò una particolare magia di difesa.
“… Non ancora”
Attese ancora un istante e proprio in quello seguente, il ruggito
di una belva sovrastò qualsiasi altro rumore nella foresta e Liz schioccò le
dita di conseguenza: un muro di fiamme sacre circondò il gruppo di viaggiatori
e con la sua potenza, arse il corpo di un animale che provando a balzare contro
gli stranieri, ne finì totalmente in balia. Tra gemiti e versi, il corpo della
creatura stava lentamente scomparendo giudicato dalla forza divina di un Ebrion
rosso.
“L’avevo adocchiato già da un po’, come lui aveva adocchiato
noi. Forse aspettava che raggiungessimo l’albero, probabilmente il suo covo”
Valerian si avvicinò lentamente stando ben attento alle fiamme
e portandosi una mano alla bocca per non respirare il cupo fumo nero, si
rivolse alla potente strega:
“Era questa la creatura che creava l’Alba di Vapuria?”
“E’ inutile che ti copri il viso, queste fiamme non bruciano se non chi voglio
io. Quanto a te...”
La donna afferrò la testa della spaventosa creatura: aveva la
forma di un orso con gli artigli almeno quattro volte più lunghi e affilati e
la mascella nascondeva delle zanne retrattili taglienti ed acuminate. Sul dorso
vi erano inoltre due grossi buchi non dovuti certamente alle fiamme generate da
Liz e nelle gambe furono visibili quelle che sembravano essere squame.
“Che bestia strana...”
Golden si portò intanto una mano tra i capelli e sospirando si
rivolse all’alchimista:
“Il nostro amico saprà ricavarne il veleno, ne sono certo”
“Ehm... non so se io…”
“La mia non è una richiesta amico”
Il phylis annuì titubante ed avvicinandosi all’animale, toccò
consapevolmente i due buchi che aveva sul dorso. Rimase qualche istante a
pensare ed estraendo due piccole fiale che custodiva nella borsetta che
stringeva gelosamente a sé, le riempì di uno strano liquido nero ricavato dalla
belva.
“E’ molto strano, è come se la creatura fosse già ferita
quando ha cercato di assalirci. Forse è stata attaccata da qualcosa di più
grande e potente… I due buchi mi lasciano perplesso, sono troppo grossi per
essere stati inferti da un qualsiasi animale abitante questa selva”
Il gruppo ascoltò in silenzio, quindi l’alchimista completò il
suo discorso:
“Però è senza dubbio questo l’animale che crea l’Alba...”
Improvvisamente Liz invitò tutti i presenti al silenzio più
totale: alzò la mano per attirare lo sguardo dei compagni ed indicando sopra,
gli mostrò qualcosa di assolutamente anomalo.
“E’…”
La foresta venne a quel punto sommersa da un boato
terrificante che ne fece tremare la terra e gli alberi. Sopra le teste dei
viaggiatori, un’ombra coprì totalmente il sole facendo calare la notte nella
grande distesa verde, poi generò un tifone che spostò letteralmente le radici
degli alberi vicini e tutto ciò che vi era nei dintorni.
“UN DRAGO!!”
La strega alzò le braccia verso l’alto e concentrando i suoi
poteri, provò a contrastare quel vento costante e tagliente con una barriera di
pura energia ma la potenza dell’elemento l’avrebbe presto sovrastata.
“Valerian, usa la tua magia e aiutami a fortificare la difesa...
ci disintegrerà!”
“Maledizione!”
Il giovane dai capelli biondi fece come richiesto ed
accumulando energia gelida, ghiacciò la barriera eretta dalla compagna. Il
nuovo scudo sembrò efficace ma non avrebbe resistito in eterno.
“Che cosa ci fa un drago adulto qui?!”
Ruphis osò una risposta che in quella situazione sembrò la più
plausibile:
“Loro vivono al Nord dell’Euvenia, nei cieli delle Terre Aride,
ma probabilmente la sfera nera creata da Seiri deve averli fatti allontanare”
Valerian si avvicinò al draghetto per ricevere ulteriori
indicazioni e non perdendo di vista l’ombra del nemico oltre il ghiaccio, parlò
nuovamente:
“Qui ci siamo teletrasportati, come può essere arrivato prima
di noi?”
“Tu non hai idea di quanto possano essere veloci in cielo, e poi sei stato
svenuto per diverse ore”
“Maledizione, Liz che cosa facciamo?”
La strega sembrò stavolta veramente preoccupata ed anche se
continuava a guardarsi intorno, non riusciva a trovare una possibile via di
fuga. Mise mano alla gemma di Ebrion rosso ma anche con quella sapeva di poter
fare ben poco.
“Non c’è scampo, se siamo stati fiutati da un Drago adulto è
finita”
“Cosa?! Siamo scappati da un Ebrion Nero! Teletrasportiamoci di nuovo!”
“Non riesco a concentrarmi, le onde sonore emesse dal suo urlo mi impediscono
di accumulare energia vitale!”
Il mago strinse i denti e dopo averci pensato un attimo, optò
per la scelta più sensata: si avvicinò alla compagna afferrandole la mano, in
quel modo le avrebbe permesso di usare la propria energia vitale senza opposizioni
di alcun tipo.
“Forza, so bene come funziona, un contatto diretto non dovrebbe
renderti le cose più semplici?”
“Potresti morire”
“FALLO E BASTA!!”
La strega osservò il mago con occhi decisi, gli stessi occhi
che l’avevano più volte tradito, gli stessi occhi di una donna perfida ed
assetata di potere che pur di raggiungere il suo scopo avrebbe camminato sul
cadavere di chiunque, amici o nemici, senza eccezioni e anche quella volta,
decise per il bene della sopravvivenza:
“Come vuoi maghetto, io ti ho avvisato!”
In un istante, un’implosione oscura assorbì tutto ciò che vi
era all’interno della cupola di ghiaccio che proprio in quel momento andò in
frantumi, colpita dal potente Drago. Qualcosa andò però storto, il gruppo di viaggiatori
ricomparve solo poche decine di metri più distante, tanto che la grande ombra della
creatura volante oltre le foglie degli alberi, era ancora visibile chiaramente.
“Ma cosa è successo?!”
Valerian era poco più in là barcollante ma dopo un paio di
secondi si riprese completamente.
“L’energia non è bastata?”
“Non sono riuscita a prenderla del tutto… quella bestia me l’ha impedito”
“Ma com’è possibile?”
“I Draghi sono intelligenti e potenti, non c’è via d’uscita alternativa… Adesso
o muore lui o moriamo noi”
Golden, che era rimasto in silenzio fino ad allora, estrasse
la katana puntandola in direzione dell’ombra della creatura e con uno sguardo
più seccato che preoccupato, incitò il resto del gruppo ad agire.
“Non ero d’accordo a scappare fin dal principio, questa
battaglia l’affronteremo insieme, adesso!”
“Stupido, non è come gli altri che abbiamo affrontato!”
“Taci Liz! Sei sempre stata brava a scappare nella tua vita: con l’Ebrion nero,
con il Drago e sono sicuro che sei scappata anche al confronto con mio padre…
fatti da parte stupida strega!”
“Come osi maledetto ragazzino?!”
La donna afferrò la gemma rossa ma prima che potesse
rispondere concretamente alle provocazioni, un raggio spaventoso venne sparato
nella loro direzione dall’alto e non appena toccò terra, un’esplosione creò una
voragine non indifferente. Fortunatamente balzarono tutti in tempo e nessuno ne
fu vittima: Ruphis e l’alchimista vennero afferrati da Valerian giusto in
tempo. Il mago ne aveva abbastanza e rivolgendosi ai suoi compagni mise le cose
in chiaro:
“Smettetela, abbiamo di fronte un nemico di rilevanza
maggiore, non fate gli infantili ed affrontate chi rischia davvero di mandarci tutti
a miglior vita!”
Il Drago planò nella foresta per un altro attacco e con una
zampata distrusse diverse decine di metri, afferrando rami ed alberi.
“Liz avanti... e anche tu Golden, ricordate per cosa stiamo
combattendo, per cosa stiamo resistendo fino ad ora. Uccidiamo quel drago!”
Lo spadaccino abbassò la testa per un attimo, poi afferrò
saldamente la sua spada e balzando in avanti sfruttò un alto tronco come leva
per saltare ed afferrare al volo la gigantesca zampa del drago.
“Non ho mai detto il contrario Valerian, ma la strega che ci
portiamo dietro non è che una fallita!”
Con quelle parole, il giovane usò la sua arma contro la grande
creatura ma quella pelle squamosa e resistente la respinse senza subire un
graffio. A quel punto pura energia scaraventò Golden contro un tronco e nel
giro di pochi secondi, un’altra zampata l’avrebbe distrutto se non fosse stato
per l’intervento di Liz che passando celermente, era riuscita a portarlo in
salvo.
“Sarò anche fallita stupido ragazzino, ma non mi faccio
ammazzare come un pivello in quel modo. Adesso alzati e ascolta le mie parole”
Nel frattempo, un’altra folata di vento spazzò ciò che
rimaneva di quello squarcio di foresta ed il Drago fu finalmente visibile
interamente: era enorme, più grande di qualsiasi altra creatura che potevano
aver visto fino a quel momento, aveva uno strato corazzato che gli ricopriva la
pelle e le fauci ardenti emanavano costantemente fumo lavico. Ruphis era senza
parole e rimanendo dietro l’alchimista, parlò con voce tremante:
“R-Ragazzi… ci sta guardando”
“Sta per spararci una delle sue fiammate dalla bocca!”
Valerian avvisò in questo modo i suoi compagni e Liz e Golden
si misero finalmente entrambi in posizione. La strega prese la gemma mentre lo
spadaccino la katana.
“Rispondiamo al fuoco… col fuoco!”
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Capitolo 23 *** Riunione ***
revisione 23
Il ruggito spaventoso del drago risuonava in tutta la selva e
quasi come un terremoto la faceva tremare sotto il suo volere. Liz strinse fra
le mani la gemma rossa e chiudendo gli occhi rievocò ancora una volta la sua
energia. Golden stette un attimo a pensarci, poi osservò determinato
l’incredibile creatura che aveva davanti ed alzando al cielo la sua arma, fece
un cenno alla strega per poi buttarsi a testa bassa nella sua direzione.
Valerian trasalì, sembrava un gesto folle ma in quel contesto, anche la più
disperata delle ipotesi doveva necessariamente essere considerata.
“Golden!”
Liz riaprì le palpebre mostrando il suo sguardo oscuro
traversato da energia ardente e stendendo le braccia verso la belva mitica e
quindi verso il compagno spadaccino, pronunciò poche ed intraducibili parole
che andarono a formare una sorta di essenza immateriale che andò a fondersi con
la lama del biondo guerriero.
“Adesso Golden!”
Il drago sparò una fiammata che li avrebbe carbonizzati nel
giro di pochi istanti ma quello stesso raggio fu letteralmente tagliato in due
da un netto fendente da parte del coraggioso giovane armato. Lo stesso ricadde
in ginocchio osservando incredulo la sua impresa, era riuscito a contrastare
l’assalto diretto di un drago adulto anche se il potente essere era ancora nel pieno
delle forze.
“Non riesco quasi a crederci che abbia funzionato”
“Stupido alzati e prepara nuovamente la spada!”
Il drago effettuò una veloce zampata in direzione dello
spadaccino ma una barriera invisibile riuscì a respingere anche quel colpo: era
Valerian che condensando l’aria aveva dato vita ad un puro scudo materiale. Liz
osservò quell’esecuzione sorridendo, era un potere che poteva permettersi
esclusivamente un mago e quasi ammirata dalla capacità del figlio della quinta
cacciatrice della notte, tornò a concentrare il potere della gemma rossa, convintasi
finalmente che uscire da quella situazione così radicale non era forse un’impresa
totalmente impossibile.
“Forza, non riuscirò a tenere a bada ancora per molto questo
fuoco…”
Golden ringraziò il mago ed osservando la strega, le annuì
nuovamente: questa volta avrebbe mirato direttamente al drago.
“Avanti sono pronto!”
Saltò fin sopra la pelle squamosa della belva sfruttando
un’altra sua zampata a vuoto ed alzando la propria arma le permise di
accumulare il potere che Liz stava rilasciando nella foresta.
“Forza!”
Il drago cominciò a muoversi stizzito da quella situazione ed
agitando la lunga coda, causò distruzione e morte in quella parte di foresta.
Verso i suoi nemici lanciò invece delle soffocate palle di fuoco perfettamente
neutralizzate dal fuoco mistico della gemma d’Ebrion alimentato dal vento che
creava Valerian. Golden salì intanto fino al collo della potente creatura e
cercando di non cadere tenendosi alla spada incastrata tra le squame, mirava a
raggiungere la sua testa. Ruphis era senza parole, nei diversi anni vissuti al
castello di Kubara mai avrebbe pensato di poter un giorno incontrare un drago
adulto, né tanto meno combatterlo per salvaguardare la propria stessa vita.
Cercando di riprendersi dallo stupore dunque, si rivolse alla vicina strega
informandola di un importante fattore:
“L’unico punto debole, se così possiamo chiamarlo, di un drago
adulto si trova nel collo, esattamente sotto la mandibola! E’ l’unica parte del
suo corpo non corazzata”
“Credi che non lo sappia?! E’ lì che Golden sta cercando di arrivare”
“Ma… da solo...”
“Ah! Taci maledetto drago nano, fatti da parte e non interferire col mio
piano!”
Le parole della strega furono pesanti, la piccola creatura
abbassò il capo rendendosi conto di essere l’unico a non poter dare una mano:
Golden aveva sfidato l’impossibile cercando di scalare il drago, Liz trasferiva
parte dell’energia ardente della pietra alla spada del biondo guerriero per
darle forza ed insieme a Valerian creava la barriera per non perire sotto i
colpi impazziti dell’avversario. Non poteva agire, non era al loro livello,
eppure sentiva il bisogno di gettarsi nella mischia insieme ai suoi compagni,
ai suoi amici, per poter dimostrare a loro ed a se stesso di non essere
l’inutile palla al piede di quel potente gruppo. Nel frattempo Golden era
riuscito a raggiungere l’altezza del punto debole ma fra uno scossone e l’altro
non avrebbe retto ancora per molto.
“Adesso o mai più Liz!”
La strega alzò la gemma in aria evocando la potenza
dell’Ebrion rosso che rappresentava e scatenando nell’intera foresta l’inferno,
la inglobò per un istante nei suoi abissi di fuoco.
“Golden… ORA!”
Lo spadaccino roteò la sua katana cercando di rimanere
attaccato ad una squama del drago ed un’accecante bagliore sembrò risucchiare
tutto il potere della gemma rilasciato dalla strega.
“E’ la tua fine!”
Il giovane balzò dalla zona in cui si trovava cercando di
avvicinarsi il più possibile al punto debole, ma la creatura alzò la testa
improvvisamente facendogli perdere le distante. Rimanendo lucido nonostante la
caduta libera però, riuscì ad inquadrare quello che doveva essere l’unica parte
non corazzata del drago e lanciando l’arma come un’asta, pregò per un esito
positivo. Era la loro ultima speranza, non ci sarebbe stato il tempo per una
seconda prova, tutto dipendeva dal susseguirsi di istanti che avvicinava quella
lama letale alla pelle del drago, ma proprio quando ne fu a pochi centimetri,
la belva si spostò celermente facendo sbattere la spada contro una delle parti
corazzate.
“Non è… possibile”
Improvvisamente però, tra fumi e fiamme, un qualcosa sfrecciò
attraverso l’aria ed afferrò l’arma prima che potesse definitivamente cadere al
suolo. Valerian, Liz e lo stesso Golden rimasero basiti: Ruphis si immolò
contro il drago con la spada tra i denti e con uno scatto riuscì a conficcarla
nel suo collo, sotto la mascella, nell’unico punto debole di quella maestosa
figura alata. Ciò che seguì fu un grido devastante che invase l’intera isola su
cui si trovava il gruppo, un lamento lancinante che fece allontanare il resto
degli animali lì presenti e tremare chi invece era rimasto. Valerian alzò la
testa con le mani a tappare le orecchie e quasi incredulo osservò il drago
alzarsi in cielo e rivolgere lo sguardo sotto di lui.
“Non... non è morto, ragazzi VIA!”
La gigantesca creatura concentrò un’energia pazzesca tra le
sue fauci e seppur sanguinante e provata, trovò la forza per quell’ultimo
attacco per devastare gli esseri insignificanti che avevano osato tenerle
testa. Spalancò dunque la bocca pronta a far partire il colpo ma dei sibili
anticiparono quell’esecuzione e ne decretarono la fine anticipata. Tra il
disastro di tronchi abbattuti e grida insostenibili, un gruppo di sei Phylis
affiancò il povero alchimista con finalmente un accenno di sorriso sul volto; Avevano
tutti scoccato delle frecce mirate al punto debole del drago che questa volta,
quasi istantaneamente, ricadde nella sua foresta ricreando un tonfo sordo e
significativo: era finita.
Silenzio: non più grida, non più gemiti, non più il crepitio
delle fiamme. Valerian riaprì gli occhi ritrovandosi in una sorta di caverna
illuminata da alcune lanterne appese sulla roccia. Girò da una parte all’altra
il capo cercando i suoi amici e quando vide accanto a sé il biondo spadaccino,
si rasserenò leggermente. A quel punto cercò di destarlo dal sonno profondo in
cui era caduto e riuscendo nell’intento lo vide alzarsi a mezzo busto piuttosto
intontito.
“D-Dove siamo?”
A quella domanda rispose un Phylis giunto sul momento che
porgendo dell’acqua ai due feriti, prese
posto lì vicino.
“Siete al sicuro adesso, vi riprenderete”
“E il drago?”
“E’ morto, abbiamo colpito il suo punto debole una volta che si è alzato in
cielo. Ci è bastato intingere le nostre frecce nell’Alba di Vapuria che gentilmente
ci avete donato”
“C-Cosa?”
“Per un drago è disonorevole alzarsi in volo per attaccare la propria vittima
se questa non ha a sua volta le ali, non so come siate riusciti a metterlo così
alle strette da avergli fatto ricorrere ad ogni asso nella manica. Comunque
dobbiamo ringraziarvi, avevamo mandato un gruppo di Phylis per recuperare il
veleno ma con quel drago alle calcagna si era rivelata una missione suicida.
Fortunatamente è finito tutto bene”
“Dove sono gli altri? Dov’è Liz?”
“E’ uscita poco prima che vi svegliaste, mi ha pregato di darvi questo”
Il Phylis porse ai due un cesto con dei frutti raccolti
probabilmente nella foresta, poi si sedette nuovamente.
“... Ma voi che cosa volete da noi?”
“Nulla, siamo qui per ordine della nostra padrona”
“Padrona?”
“Ne parlavi prima anche tu! Liz, la grande strega!”
Valerian sputò letteralmente in faccia al Phylis ciò che stava
mangiando per poi lasciarsi andare ad una piccola risata.
“Ok ho capito, eheheh”
Il mago si rialzò lentamente, poi diede la mano a Golden
aiutandolo a fare lo stesso.
“Hai capito no?”
“Eh, mi sa di si”
“Dunque?”
“Usciamo e cerchiamola”
I due uscirono dalla caverna sotto l’interdetto Phylis che
però non disse una parola. Erano ancora nella foresta e considerando la fioca
luce filtrante dalle foglie, era l’alba.
“Liz!”
“Ce ne avete messo di tempo”
Da sopra un alto albero balzò agile la strega con tra le mani
il corpo di un altro Phylis e sorridendo malignamente, lo lanciò ai piedi dei
due giovani.
“Erano un gruppo di rinnegati, proprio come credevo, che
cercava l’Alba di Vapuria per un attentato al Padre Dan, praticamente un Dio
nella loro religione”
“Padre Dan eh?”
“Sì, io e Ruphis l’abbiamo incontrato prima della sfida con tua madre. I Phylis
seguono il suo volere ma i rinnegati che si rifiutano di sottostargli diventano
‘Garris’. Una massa di imbecilli”
“Si ma... cosa è successo al drago?”
“Te l’ha raccontato quel nano no? E’ morto ma questi insignificanti esseri volevano
ucciderci per ciò che abbiamo fatto ai loro compagni ed io li ho stregati”
“Eheh, l’avevo immaginato, e Ruphis dov’è? Credevo fosse con te”
“… Ruphis si è sacrificato per salvarci, stupido di un drago nano…”
“Che cosa?!”
“Già, è un vero peccato”
“Non è possibile, Ruphis non...”
“Era colui che possedeva più energia vitale di tutti noi, potevo usarlo per i
miei incantesimi”
Il mago afferrò la strega sbattendola ad un albero e furioso
l’avrebbe probabilmente colpita se non fosse intervenuto Golden per fermarlo.
“Ehi fermi!”
“Maledetta! Come puoi parlare così di un nostro compagno?! Non meritavi il suo
sacrificio, dovevi morirci tu contro quel drago!!”
Liz si voltò in silenzio dando le spalle ai due giovani e con
voce inquietante rispose chiaramente al figlio di Seiri:
“Mio compagno? Io ve l’ho sempre detto e ve lo ripeto, non
siete che strumenti per me!”
“Bastarda...”
Volse nuovamente lo sguardo incrociando così quello del mago:
era cupo, come la prima volta che si era presentato o forse, come lo era sempre
stato.
“Non vi ho mai dato motivo di credere il contrario”
“Giuro sul nome di Ruphis che quando tutto questo sarà finito ti ucciderò con
le mie stesse mani”
“Eheh, se non sarai già morto”
Valerian stava per liberarsi furiosamente dalla stretta dello
spadaccino ma un suono in lontananza destò la sua attenzione così come anche
quella degli altri due. Era il suono di ali battute contro il vento, il sibilo
di una creatura sfrecciante nel cielo a gran velocità.
“No non può essere, ancora il drago?!”
Dall’alto ne sbucò proprio uno ma questo era totalmente
diverso da quello contro cui avevano combattuto: era molto più piccolo ed era coperto
da una bellissima armatura argentata. Dalla groppa dello stesso una voce
familiare fece sussultare Golden.
“Fratellone!”
“Carian, sei tu?!”
Al suo fianco vi erano anche Marian e diversi altri Phylis che
scendendo dal drago, andarono a prestare soccorso al gruppo ferito. Valerian
non sembrava credere ai suoi occhi e correndo ad abbracciare la madre sembrò
quasi ritrovare una flebile luce di speranza in quella situazione cupa e
disperata.
“Madre…”
“Valerian! Figlio mio fatti abbracciare…”
“Io… io non...”
“Non dire niente, avrai modo di raccontarmi tutto”
“S-Scusami… scusami per non averti difesa, scusami per non essere riuscito a
difendere Mera… io non...”
“Va tutto bene, adesso siamo insieme”
Liz incrociò invece le braccia, immaginava chi avesse mandato
quell’aiuto e dirigendosi verso la groppa del drago così come chiedevano i
Phylis presenti, si lasciò scappare un sorriso che quella volta sembrò quasi
sincero.
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Capitolo 24 *** Vita e Morte ***
revisione 24
Golden osservava curioso alcuni dipinti in una piccola stanza
che gli aveva probabilmente concesso Danarius e senza proferire parola
ripensava a tutto quello che era successo prima che potesse giungere in
quell’attimo di tranquillità. A quel punto, giunse anche Marian che senza
avvisare della sua presenza, si sedette in una comoda poltrona ad osservare il
giovane dai capelli biondi. Quest’ultimo, udendo una presenza alle spalle, si
voltò sorpreso e riconoscendo la donna si lasciò andare ad un leggero sorriso
che gli colorò il viso. Si mosse verso di lei e sedendosi proprio al suo
fianco, le parlò con un tono calmo a pacato:
“Questo è tuo”
Si sfilò l’anello reale dal dito ma la regina di Kubara lo
fermò prima che potesse dire qualsiasi altra cosa e scosse il capo.
“No, tienilo tu per il momento. Me lo riconsegnerai quando
questa storia sarà finita”
“Ok, d’accordo. Non so le tue intenzioni ma infondo credo sia giusto così.
Valerian e mia sorella dove sono?”
“Stavano parlando con Danarius, anche Liz è con loro, quella donna spregevole…”
“Ormai siamo giunti alla resa dei conti, non rimane che affrontare mio padre e
l’Ebrion nero. Liz sarà l’ultimo dei nostri problemi”
“Lo credi davvero? Quella donna vuole solo impossessarsi delle gemme magiche
per chissà quale diavoleria”
“Senza la sua abilità non avremmo nessuna speranza di vincere questa guerra”
In quel momento entrò proprio la strega che con il suo solito
tono cinico e distaccato, richiamò l’attenzione dei presenti.
“Invece di parlare di me, venite nell’altra stanza”
Golden osservò la preoccupata Marian ed annuendole cercò di
tranquillizzarla quanto più potesse. A quel punto seguirono la strega per un
lungo corridoio che svoltando sulla destra introdusse gli ospiti ad un’altra
camera la cui entrata era coperta da un telo grigiastro. Liz lo scostò
delicatamente ed entrando prese posto in una delle sedute presenti intorno un
grande tavolo così come fecero anche gli altri due dietro di lei. Erano tutti
presenti, tutti riuniti per ascoltare il prossimo passo verso la conclusione di
una battaglia che si era protesa per fin troppo tempo. A parlare fu proprio
Dan, il ‘Padre’ di quella città abitata da numerosi Phylis.
“Ottimo, adesso che siamo tutti riuniti, comincerò ad
illustrarvi il piano che ho elaborato con l’aiuto di Valerian e Liz. La
questione purtroppo riguarda anche me, come avrete avuto modo di sapere, io,
Liz, Javia, Naos e Seiri, formavamo i famigerati ‘Cacciatori della notte’, un
gruppo formato dai cinque più potenti stregoni del mondo col solo scopo di
recuperare le gemme magiche degli Ebrion. La faccenda finì nel peggiore dei
modi, fummo disintegrati dalla loro potenza e da quel momento le nostre strade
si divisero del tutto. Naos morì e per quanto ne sapessi anche Seiri, sebbene
adesso abbia le prove che dimostrano il contrario. Liz mi ha quindi raccontato
della rinascita di Naos e dell’attacco di Seiri che ha assorbito il potere
della devastante pietra nera… Ebbene, facendo parte di quell’organizzazione, ho
il compito di riportare l’ordine degli eventi: ho deciso, insieme a Liz, che
distruggeremo tutte le gemme degli Ebrion rubate dai loro legittimi padroni”
Valerian sembrava perplesso e con coraggio espose la propria
considerazione riguardo quel piano.
“Distruggere le gemme? Liz ha sempre detto che il suo unico
scopo era quello di recuperarle per sé, chi ci dice che una volta uccisi i
concorrenti non si prenda ‘le dovute ricompense’?”
A rispondere fu proprio Liz che sorridendo rispose senza
pensarci troppo:
“Bene giovane mago, allora sconfiggi la tua mammina, Javia e
Naos tutto da solo”
“Maledetta…”
“Non hai possibilità di scelta, puoi fidarti o andartene”
Danarius annuì, poi continuò il discorso con autorità:
“Il piano è il seguente: un gruppo di quattro capitanato da Liz
raggiungerà il Monte Metista per recuperare la gemma bianca dall’Ebrion che
riposa in quel luogo, tramite i suoi immensi poteri di guarigione, creeremo una
sorta di fonte inesauribile di energia assorbibile da me e Liz per permettere
attacchi mentali devastanti. Il nostro compito sarà quello di ammaliare i
nemici per poter recuperare le gemme e distruggerle. A quel punto toccherà al
mio esercito di arcieri Phylis capitanati da Golden che con le loro armi intrise
del potente veleno recuperato nella foresta, scriveranno la parola fine a
questa battaglia”
Il mago dai capelli biondi continuava a non essere convinto ed
alzandosi dal suo posto, si accinse ad uscire dalla stanza non prima però di
esprimere la sua ultima considerazione:
“Ok, ma sappiate che se questo piano non mi permetterà di
salvare Mera, gli stregoni, la gemma nera, Javia e tutti gli altri, non saranno
che una piacevole parentesi prima della vostra distruzione”
Il suo sguardo era diabolico e Liz sembrò quasi apprezzarlo.
Fu proprio la strega infatti a seguirlo pregando gli altri di continuare la
discussione e cercando di fare presto per non perderlo di vista, uscì dalla
stanza celermente.
“Aspetta, Val!”
Il mago si fermò voltandosi lentamente e mostrando un colorito
violaceo dei suoi occhi che fino ad allora non si era mai manifestato, fece
quasi sussultare la potente strega.
“Che cosa vuoi?”
“E’ sempre stata lei il problema, l’hai convinta a seguirti nel tuo stupido e
folle viaggio per spezzare il legame con le tue origini ed adesso è sparita sotto
il controllo di quell’essere senz’anima”
“Che cosa vuoi? Che cosa vuoi da me? Lasciami in pace, vai a terminare il tuo
obbiettivo di conquista del mondo e non parlarmi”
“Credi davvero che io lo faccia per la sola smania di potere?”
“Vuoi sapere cosa penso? Sì, secondo il mio parere è solo per questo”
La donna sorrise ed avvicinandosi all’orecchio del giovane
mago, lasciò che il suo flebile sospiro gli toccasse il profondo dell’anima.
Valerian non riuscì quasi a muoversi e sotto l’influsso delle parole ammalianti
della strega, non poté far altro che ascoltare i pensieri di quella misteriosa
presenza che fino ad allora non aveva mai mostrano il vero colore della sua
anima: forse nera come la notte o dorata come la luce, ad ogni modo glaciale
come la sensazione provata dal mago, come un mancamento improvviso che lo stava
divorando dall’interno.
“No… Non è solo il potere delle gemme che voglio”
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“E così ti rivedo, in tutto il tuo splendore. Se non fosse per
quello sguardo cupo e tenebroso, probabilmente non ti avrei neppure
riconosciuta”
“In tutta sincerità non credevo che ti avrei rivisto, pensavo fossi morto con
sulle spalle il tuo maledetto tradimento”
“Tradimento? Io lo chiamerei ‘affare’. Non c’è gusto nel dividere il bottino
quando in fondo basta un po’ di ingegno per vincere l’intera ricompensa”
“E che mi dici di quella donna dietro di te?”
“Ah ah ah! Non ricordi Naos Eche?!”
“Che cosa?! E’ morta sotto i miei occhi!”
“Allora forse non ascolti le mie parole. Seiri, quel giorno io non ho perso
contro gli Ebrion, ho rimandato la mia gloriosa vittoria ad un giorno che col
passare dei minuti si avvicina inesorabilmente”
La donna si voltò allargando le braccia verso un inquietante
distesa desertica priva di vita e speranza; non vi era nulla se non un fitto
odore di morte che volando nell’aria colma di terrore, descriveva ogni singola
roccia di quel terreno scosceso.
“Tu forse non hai capito chi hai davanti”
“Abbiamo parlato abbastanza Seiri, adesso dammi la gemma nera e vedrai che in
qualche modo riuscirai a cavartela”
“La gemma nera? La gemma nera è morta, vuoi la morte? Non me la farò ripetere
due volte…”
In quell’istante, Naos affiancò Javia e volteggiando il suo
bastone sfidò apertamente l’avversaria che aveva di fronte. L’uomo dai capelli
argentanti incrociò invece le braccia sorridendo, nonostante il luogo e
l’avversaria, riusciva a mantenere una sicurezza invidiabile.
“Avanti Naos, mostrale la superiorità della nostra magia!”
Seiri cominciò a ridere di gusto e concentrandosi, lasciò che
un’energia nera ricoprisse totalmente il suo corpo. A quel punto stese il
braccio in direzione degli avversari e ricreando una sorta di forte folata di
vento, alzò un grandissimo polverone che ricoprì quello che sarebbe stato il
campo di battaglia.
“Nessuno sopravvive a questa forza maligna, morirete e di voi
non rimarrà neppure il nome scandito nella storia”
Naos colpì il suolo con la punta della sua arma e con un
fascio luminoso, schiarì nuovamente l’aria. In seguito si mosse celermente
verso sinistra e ricreò una palla di fuoco che stranamente andò a schiantarsi
contro uno scudo invisibile a qualche metro da Seiri.
“Ma che?”
“Non potete neppure toccarmi…”
La donna dai capelli biondi congiunse le mani e dal suo corpo
cominciarono ad uscire una serie di spiriti neri che si diressero contro
l’avversaria. Naos li vide arrivare ma la velocità di quegli spiritelli
superava ogni aspettativa.
“Ti consumeranno dall’interno”
Nel momento in cui toccarono la sua pelle, questa cominciò a
corrodersi e la maga si contorse dall’acuto dolore. Javia non fece una piega,
continuò ad osservare quello scambio di colpi senza dire una parola.
Approfittando dunque del vantaggio, Seiri puntò nuovamente la mano verso la
nemica ed un fascio oscuro travolse il suo corpo in modo devastante.
“Vuoi davvero continuare a far combattere lei? Che peccato…
Non avreste dovuto raggiungere questo posto, le Terre Aride sono tali in quanto
non vi è la ben che minima forma di vita, non potete sfruttare la futile
stregoneria”
Naos intanto non demorse e nonostante le evidenti ferite,
riuscì a rialzarsi seppur dolorante. Si aiutò col bastone ed osservando il
potente avversario con occhi determinati, decise di ricorrere ad ogni arma.
“Javia, adesso…”
L’uomo annuì soddisfatto ed aprendo la mano sinistra, mostrò
la splendida gemma di Ebrion dorato. Risplendeva di luce propria e nel momento
in cui lo stregone concentrò una piccola quantità di energia, una folata
pazzesca investì le Terre Aride. Naos alzò intanto il bastone al cielo evocando
un’energia spaventosa che col passare degli istanti passò da trasparente a
violacea.
“Chiudiamola qui, Seiri”
La madre di Valerian non si mosse, sembrò quasi attendere
l’offensiva dei due sfidanti ed infatti si limitò ad assistere senza dire una
parola. A quel punto la gemma d’oro emanò una luce devastante che sovrastò
tutta la terra di quel luogo e d’un tratto, una sorta di terremoto premise una
serie di acuti lamenti. La Cha’Sid si guardò intorno e portandosi una mano ai
suoi lucenti capelli dorati, prese la parola non mostrando un minimo di
preoccupazione.
“Hai rievocato le anime dei maghi che sono morti qui? Stai
usando la vita per contrastare la morte? Non hai proprio capito niente…”
“Oh no, sei tu che non hai capito! Avanti Naos, mostra la tua… STREGONERIA!”
La donna strinse le mani sulla sua arma ed evocando un’energia
violacea cominciò ad accumulare una quantità immonda di pura forza spirituale.
“Che cosa sta succedendo?”
Javia riuscì a stento a trattenere un’altra risata e
continuando a donare energia all’ambiente tramite la gemma dorata, parlò
rivolgendosi alla nemica:
“Per tutto questo tempo non ho fatto altro che commerciare
Luthus per poi poterlo usare per quest’ultima battaglia. Adesso, nelle Terre
Aride, posso finalmente rilasciare l’energia trattenuta per poter sopprimere il
tuo potere”
“Che diavolo stai dicendo?”
“Tramite il Luthus sono riuscito a sviluppare i poteri della gemma e con essa
ho ridato vita alle anime di tutti i grandi maghi morti proprio qui, e saranno
loro a donare la forza alla mia alleata, la loro… ENERGIA VITALE!”
L’intera Euvenia tremò sotto quell’incredibile forza che la
stava attraversando, una forza che lentamente ed inesorabilmente, stava
assorbendo Naos Echel per un ultimo e destante colpo magico. Seiri osservò ciò
che la circondava: le urla dei primi maghi, la terra del deserto muoversi tra
turbini elettrici e fiamme a contornare quell’aria ormai irrespirabile. Eppure
non era spaventata, il suo sangue nero ribolliva come non mai ed allargando
nuovamente le braccia, si preparò a contrattaccare.
“Ormai è tardi per reagire, addio Seiri Cha’Sid, la forza
della gemma nera sarà colei che sancirà il mio nuovo governo!”
Naos riaprì improvvisamente gli occhi rivelando due iridi
totalmente nere e con un sorriso quasi folle, trasferì al bastone tutta
l’energia vitale accumulata.
“E’ la tua fine!”
Seiri rilasciò però un potente campo repulsivo e dalle sue
spalle fuoriuscirono due ali piumate dello stesso colore della pece. A quel
punto si alzò in volo e contornata da una serie di nere scariche elettriche,
creò tra i palmi delle sue mani, una sfera oscura che vorticando cominciò ad
assorbire tutto ciò che si trovava nel raggio di diversi chilometri. Javia non
sembrò sorpreso, conosceva le abilità di un Ebrion nero ed in quel momento il
suo avversario era proprio uno di quei sacri rapaci.
“Non riuscirai a sovrastare la vita con la morte, non mi
batterai mai!”
Naos effettuò intanto il suo incantesimo stregante per
prendere possesso della mente di Seiri, usò tutta la forza accumulata, usò ogni
sapere della sua esperienza e in quell’ultimo atto sperò in una vittoria che
avrebbe potuto trasformarsi in un totale fallimento con la minima esitazione,
ma qualcosa la turbò, la fermò nel momento cruciale cambiando radicalmente
l’esito di quell’epilogo devastante.
“No…”
L’attimo di esitazione permise al potente incantesimo di Seiri
di catturare tutte le anime riportate in vita e la loro energia vitale nella
sfera riprodotta ed in quel modo riuscì a contrastare anche l’effetto
dell’ultima carta di Javia e Naos. La calma tornò a rendere le Terre Aride un
luogo silenzioso ed angosciante e l’unico suono udibile in quelle dune scoscese
fu il sospiro della potente vincitrice.
“Per tutti questi anni hai inseguito un sogno irrealizzabile,
sei stato sconfitto una volta da un Ebrion nero, con quale speranza credevi di
poter prevalere, questa volta?”
Si avvicinò con quelle parole a Javia che in ginocchio,
stringeva i pugni cercando un’ultima idea per poter uscire da quella
situazione.
“Che cosa ti è successo? Come hai fatto ad assorbire la gemma
nera?”
“Sono stata troppo coinvolta nel mio desiderio e l’energia della morte ha
prevalso su di me. Sogno ogni giorno che qualcuno possa liberarmi da questa atroce
sofferenza ma essendo io stessa la morte, nessuno potrà mai vincermi. Sono
destinata a soffrire in eterno le mie colpe”
“…”
“Dammi la gemma d’oro”
“Che cosa?”
Javia riuscì ad alzarsi e con due passi indietro si allontanò
dalla donna che continuava ad avanzare nella sua direzione.
“Dammi la gemma!”
Con la sua energia, la donna atterrò con forza lo stregone e
senza neppure toccarla, strappò dalle mani di Javia la splendente pietra della
vita.
“Con questa forse riuscirò ad essere libera…”
“Dammi la pietra maledetta!”
Nel momento in cui Seiri sfiorò la gemma d’oro, questa
cominciò a brillare di una luce oscura, mentre il corpo della donna venne
traversato da un’essenza dorata. Gli immensi poteri delle due pietre sembrarono
quasi scambiarsi e quando i due chiarori si incontrarono, un fascio accecante
di luce mista ad oscurità ricoprì tutte le Terre Aride.
Nel frattempo, lontano dall’Euvenia e da quella gloriosa
battaglia, Liz osservava dal ponte di una nave l’orizzonte traversato da luci
ed ombre e sorridendo sfiorò la gemma che aveva sui capelli.
“La festa è già cominciata, sono in ritardo”
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Capitolo 25 *** La guerra di tutti ***
revisione 25
Tuonava. Liz era assorta nei suoi pensieri poggiata alla
ringhiera della nave e noncurante della pioggia battente rimaneva tacita
cullata dal ritmico ondeggiare causato dal mare mosso. I suoi occhi scuri
scrutavano l’orizzonte in attesa di scorgere la terra per poter finalmente
completare l’ennesimo capitolo del suo reale obbiettivo. In quell’istante
giunse anche Valerian che notando la strega in balia della tempesta le si
avvicinò affiancandola in quella postazione che permetteva di ammirare l’oscuro
panorama. Per alcuni minuti rimasero in silenzio lasciando che tuoni e fulmini
sovrastassero la calma apparente creata dal contesto, poi il mago parlò
rivolgendosi al alla donna senza distogliere lo sguardo dal mare illuminato dai
continui bagliori dei lampi.
“Sai bene che Danarius vuole distruggere le pietre una volta
riunite, non è vero?”
Liz si volse per osservare il viso fradicio dell’interlocutore
e sorridendo velatamente rispose rimanendo ovviamente sul vago, ormai non era
più una novità e Valerian stesso sapeva che da quella discussione non avrebbe
ricavato nulla.
“Ovviamente”
“Perché continui a seguirci allora? Credi di poterci usare per raggiungere i
tuoi scopi? Io non credo proprio che tu voglia distruggere le gemme…”
“Io te l’ho sempre detto, non mi importa di nessuno di voi e non mi importa
della tua amica di cui Naos ha preso il corpo. Sì, vi ho usati per raggiungere
la cima dei monti Ebrion ed è lì che speravo di essere finalmente riuscita a
superare questa maledetta situazione di stallo”
Il mago abbassò la testa passando una mano sui suoi capelli
bagnati e pensieroso provava a dare un senso a tutto l’operato della strega.
Nonostante quelle parole continuava a non capire, era davvero possibile che
fino ad allora li avesse sempre e solo usati?
“Ti ho sempre guardata con attenzione, ho seguito ogni tuo
movimento per tutto il tempo in cui siamo stati insieme e ancora non riesco a
credere che tu sia il mostro che cerchi di mostrare”
“No, ti sbagli. Io non sono un mostro e non cerco di esserlo, semplicemente
perseguo i miei obbiettivi ed i miei desideri e pur di raggiungerli sarei
disposta a sacrificare ogni cosa, anche coloro che fino ad adesso mi hanno
accompagnata nel lungo viaggio attraverso l’intero Saar. Capisci? Ognuno di noi
combatte per qualcosa di diverso, Danarius vuole distruggere le pietre per
porre fine totalmente ai cacciatori della notte e per rimediare ai mali che
hanno causato al mondo; Golden e sua sorella vogliono uccidere Javia, loro
padre, e tu… vuoi salvare quella donna dimenticando che dietro tutto questo si
nasconde la follia di tua madre”
Il mago ascoltò in silenzio, aveva ragione, aveva sempre avuto
ragione. Per quanto maledetta e malvagia le sue parole erano esatte: ognuno di
loro combatteva per qualcosa di diverso, e lei patteggiava per altri fini. Era
davvero così sbagliato?
“Liz, che cosa vuoi fare veramente?”
A quella domanda seguì un istante di silenzio spezzato solo
dal tamburellare della pioggia sul legno del ponte della nave, gli occhi della
strega si chiusero immersi in un profondo pensiero culminante in un accennato
sorriso e sfiorando con una mano la gemma rossa che teneva sul fermacapelli,
riprese a parlare:
“Quello che vuoi fare tu, o Golden e Carian, lo stesso
Danarius, o ancora la regina di Kubara: coronare un obbiettivo”
“Che sarebbe…?”
Valerian sperò per un attimo di essere riuscito a penetrare
nell’animo dell’interlocutrice che per quanto si fosse esposta in quel discorso
non aveva ancora effettivamente detto nulla che il mago non sapesse.
“Non ti importa, come non importa a me della sorte di Mera. Ti
aiuterò a riabbracciare quella donna e tu aiuterai me a recuperare le gemme. E’
un compromesso a cui non puoi sottrarti, è la tua natura… la nostra natura.
Siamo stregoni”
“Io… io sono un mago”
“I maghi non esistono più, fattene una ragione! Adesso vi è solo un potere che
plagia le menti e le persone, il potere di una divinità. Perché non riesci ad
accettarlo? Seiri Cha’Sid, la tua vera madre, ti ha donato quest’abilità, sei
uno di noi e potresti diventare uno dei migliori”
“Io non voglio questo potere, io non sono come te!”
Una luce accecante emanata da Valerian sovrastò il buio della
notte e come fuoco ardente bruciò l’aria e la stessa Liz, sbalzata a diversi
metri di distanza. Quando il bagliore diminuì, il mago scrutò oltre la pioggia
la condizione della donna che nel frattempo si era già alzata. Il suo sguardo
era sbalordito.
“E’ questo il tuo potere? Forse dovrei essere io a domandarti
chi sei veramente. Adesso torna a dormire, domani affronteremo l’Ebrion bianco
e porremo fine a questa storia”
“M-mi dispiace”
“Vedi? Non sei diverso da me, abbiamo soltanto fini differenti. Non è solo la
tua battaglia Valerian, è la guerra di tutti”
Con quelle ultime parole tornò sottocoperta lasciando il
giovane dai capelli d’oro fra mille pensieri. Il mago guardava le proprie mani
inorridito da quel colpo portato dalla sola rabbia ma tanta potenza non l’aveva
mai manifestata. Rimase ancora qualche minuto ad osservare il mare, poi, con il
sopraggiungere dell’alba, tornò nella sua cabina senza riuscire a prendere
sonno.
Il sole illuminava finalmente l’orizzonte e proprio lì fu
possibile avvistare una striscia di terra che annunciava l’arrivo alla città di
Lenne. Sbarcare su quel luogo riportò alla mente del giovane mago l’avventura
con Mera ed il povero Ruphis, non aveva dimenticato il coraggio con cui si era
sacrificato contro il drago per proteggere i suoi amici, con che personalità
aveva seguito Liz per poter tornare a riabbracciare la padroncina, ma adesso
non c’era più, era solo, senza più Ruphis, senza Mera, doveva liberare la
donna, affrontare sua madre. Ogni metro che lasciava dietro di sé lo avvicinava
al faccia a faccia finale con la donna che per anni aveva creduto morta,
avrebbe voluto porle mille domande, voleva chiarimenti ma per quanto fosse logorante
il vuoto che gli aveva lasciato dentro, il suo primo pensiero era Mera, la sua
nuova famiglia, la donna che si era reso conto di amare quando forse era troppo
tardi. Vide Liz precederlo e poi Golden insieme a Danarius, insieme avrebbero
dovuto uccidere l’Ebrion bianco e rubargli così la gemma bianca, la pietra dell’energia.
La strega prese ovviamente la testa del gruppo essendo ben a conoscenza della
via da percorrere ed invitando i compagni a seguirla, li portò lungo un
sentiero nascosto nella foresta della parte Ovest di Lenne. Valerian aveva già
raggiunto il monte ma quella via non l’aveva mai presa in considerazione,
quindi si fermò pensieroso rivolgendosi alla strega:
“Non ho preso questa via la prima volta”
“Evidentemente hai scelto la strada più lunga. Da qui faremo un piccolo giro
che ci porterà direttamente alla tana dell’Ebrion”
“Se lo dici tu...”
Non sembrava molto convinto ma non poteva fare altro che
seguirla in quella situazione, d’altronde voleva arrivare al rapace quanto lui.
Camminarono per qualche tempo, forse minuti, un’ora o magari due, non si
riusciva a capire bene a causa della fittissima vegetazione che impediva ai
raggi solari di filtrare. Erano quasi totalmente immersi nel buio in compagnia
delle foglie e degli alberi dalle inquietanti forme. Liz cominciò a rallentare
il passo, evidentemente percepì qualcosa nell’aria, magari aveva sentito un
rumore, ad ogni modo fu abbastanza sicura di essere entrata nel raggio d’azione
del rapace sacro. Fece un cenno ai presenti invitandoli al silenzio, poi,
indicando un preciso punto ad Est rispetto a dove si trovavano, fece notare la
presenza di qualcosa celante un’energia spaventosa.
“Eccolo...”
Valerian strinse i pugni aumentando la concentrazione,
Danarius incrociò le braccia e Golden mise mano all’elsa della sua arma pronto
ad attaccare qualsiasi cosa si muovesse. Rimasero in attesa e circospetti per
circa venti minuti, poi alcune foglie nel punto indicato dalla strega si
mossero rivelando ufficialmente la presenza di qualcuno, o qualcosa.
“Valerian, confido in te che hai già avuto modo di
affrontarlo, e su di te Danarius in quanto sei colui che conosce meglio gli
Ebrion insieme a me. Golden, tu dovrai sferrare l’attacco fatale grazie al veleno
di cui la tua arma è intrisa. Avremo una sola chance, ricordo che gli Ebrion
hanno la capacità di adattarsi alle abilità dei loro nemici e di agire di
conseguenza, potrebbe creare dei campi magnetici capaci di azzerare ogni nostro
potere. In definitiva più lo scontro si prolunga, più le speranze che abbiamo
di sconfiggerlo diminuiscono”
Annuirono tutti ma nel momento stesso in cui si volsero in
direzione del punto in cui credevano dovesse uscire il rapace, quest’ultimo
comparve dalla parte opposta colpendo il gruppetto con delle terrificanti
folate di vento che lo sbalzarono contro alcuni alberi. Danarius osservò Liz
che ricambiò con un assenso e muovendosi insieme richiamarono l’ormai nota
energia violetta che premetteva l’utilizzo della stregoneria. Presero l’energia
vitale delle piante e foglie lì presenti e con una prima carica mentale
provarono a prendere possesso dell’Ebrion bianco che intanto si librava tra le
foglie lasciando svolazzare le sue candide piume dal potere benefico. La
creatura si stava solo difendendo, gli Ebrion bianchi non erano assolutamente
aggressivi ma in quel momento vedeva i nuovi arrivati come ospiti indesiderati
piombati nel suo territorio, doveva agire per difendere la propria terra. Tenne
testa alla carica dei due stregoni e con un urlo terrificante li costrinse ad
interrompere la concentrazione e l’attacco, le orecchie di Liz cominciarono a
sanguinare. Valerian si rialzò intanto dalla prima botta con una mano alla
testa e cominciando ad accumulare energia elementale, condensò intorno a sé una
sorta di cupola d’energia che si espanse insieme al potere del mago che
sembrava crescere istante dopo istante. D’un tratto congiunse i palmi delle
mani racchiudendo tutta la forza evocata in un unico punto ed osservando i
movimenti del grande rapace, sperò di poterlo colpire e finire con quel singolo
colpo, così come aveva consigliato Liz. La terra e le radici sembrarono tremare
sotto il controllo del mago dai capelli biondi che ormai pronto si preparò a
lanciare una piccola sfera ventosa.
“Avrò un solo tentativo…”
Sparò la potente magia che a contatto con l’avversario causò
effetti catastrofici: alberi e foglie furono spazzati via come lacerati da
illimitate folate invisibili e l’uragano che andò a formarsi sembrò riuscire a
svilupparsi in modo da travolgere il solo sacro rapace. Liz osservò il tutto
compiaciuta dell’attacco e sorridendo malignamente, prese la gemma rossa tenuta
tra i capelli. La nascose tra le mani giunte ed un’aura rossastra circondò il
suo corpo che d’un tratto sembrò ribollire.
“Ottimo lavoro Valerian, eh eh…”
alzò le braccia al cielo mettendo in luce la gemma rossa che
cominciò ad emanare un’energia infuocata insostenibile: la temperatura si alzò
di colpo, alcuni arbusti presero fuoco e l’aria stessa cominciò ad infiammarsi
rendendo impossibile anche respirare. Intanto l’Ebrion bianco si riprese dal
colpo del mago e puntando proprio colui che aveva osato ferirlo, gridò creando
uno dei suoi celebri campi magnetici debilitanti: Valerian non avrebbe più
potuto usare quel tipo di attacco. Per questo motivo di rivolse a Golden
incitandolo ad agire subito, non c’era altro tempo da perdere.
“Golden, adesso!”
Danarius lo fermò però di colpo, prima avrebbe dovuto
indebolire la creatura con un colpo mentale. Assorbì nuovamente l’energia
vitale delle piante che a quel punto cominciarono a perdere il loro colorito
verdastro e con gli occhi oscurati dalla forza arcana, confuse ancora una volta
il rapace ormai indebolito. Liz sorprese però tutti quanti quando rilasciò
nella foresta una sorta di onda d’urto che infiammò ogni cosa fosse riuscita a
raggiungere.
“Liz, che diavolo fai?!”
La strega aveva gli occhi rossi, non sembrava neppure più la
cupa ed oscura entità che avevano conosciuto tempo prima proprio al Monte
Metista, adesso era in balia della pietra rossa, ne aveva assorbito il potere,
come Seiri aveva assorbito la gemma nera.
“E’ il momento di chiudere i conti!”
L’Ebrion bianco si contorceva a causa del controllo mentale di
Danarius ed i tagli causati da Valerian e nonostante il primo avesse interrotto
bruscamente il controllo, l’istante di contatto fra il suo ex compagno ed il
nemico che si apprestava a colpire, fu sufficiente a Liz per dare vita al suo
colpo. La gemma rossa si trasformò in una lancia infuocata e tra le grida del
rapace e gli occhi attoniti dei presenti, fu lanciata proprio in direzione
della gemma bianca. L’impatto fu devastante, un tornado di luci rosse e bianche
travolse la foresta e dei fasci si unirono come preda di una nuova forza
maggiore. Il Monte Metista si colorò di rosso ma intorno quei lampi cremisi,
delle ali pure e candide avvolsero l’infernale calore sprigionato. Liz era lì,
davanti il cadavere del rapace sacro senza più la sua gemma vitale ed osservava
nelle proprie mani il bottino che l’avrebbe condotta all’epilogo della storia:
una singola pietra argentata emanante luce propria. La guardò senza esprimere
emozioni o parole, poi si voltò ad osservare Valerian atterrato da
quell’incredibile forza, ed accennò un sorriso eloquente: ce l’aveva fatta,
aveva vinto la sua guerra… o non ancora?
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Capitolo 26 *** Abilità di un dio ***
revisione 26
Nella tacita foresta del Monte Metista
echeggiava tra le continue folate di un vento quasi surreale, la consapevolezza
di poter essere arrivati all’ultimo circolo del sole che sfidando le nubi
ancora scure per il temporale della notte appena trascorsa, cercava di farsi
spazio facendo risplendere la sua luce. Eppure all’interno di quella prigione
naturale il bagliore non arrivava, lasciando che la sola energia ancora
presente nell’ambiente illuminasse il viso soddisfatto della strega che
arrivata a quel punto non aveva più bisogno dei suoi ‘compagni’. Rimase dritta
in piedi davanti la carcassa dell’Ebrion bianco senza fiatare o parlare,
lasciava solo che i pensieri fuoriuscissero come grida lancinanti destinate ad
espandersi nel mondo. Tra tutti solo Valerian era rimasto cosciente,
l’esplosione di energia aveva travolto ogni cosa ma il mago era lucido seppur
dolorante e da terra alzò i suoi occhi azzurri per osservare la donna
vincitrice in quella battaglia. Voleva parlare ma non riuscì a proferire parola
e stringendo i pugni si rese conto di aver perso, come poteva raggiungere e
salvare Mera se non riusciva neppure a salvare se stesso? Cercò di rialzarsi e
poggiando la mano destra alla corteccia di un albero riuscì a mantenere l’equilibrio.
Continuava ad osservare la tacita strega che intanto non accingeva a muoversi.
Era semplicemente lì, ferma, assorta in chissà quale pensiero. Valerian tremava
al solo pensiero di morire in quella foresta ed in un certo senso sentiva di
dover fare qualcosa per impedirlo. Non aveva idea delle prossime mosse di Liz,
se li avesse attaccati non sarebbe riuscito a difendersi, non aveva più
energia, ma quella donna aveva dei principi ed il giovane cercò di fare leva
proprio su quelli quando finalmente riuscì a parlarle:
“Adesso… Adesso che farai? Hai detto che
mi avresti aiutato a salvare Mera ed io avrei aiutato te a prendere le gemme.
Non è la tua natura? La nostra… natura?”
A quelle parole la misteriosa donna si
voltò verso Valerian e con sguardo inquietante lo scrutò come se potesse
osservare direttamente la sua anima. Abbozzò un sorriso che in quella
situazione avrebbe potuto voler dire qualsiasi cosa. Non si mosse,
semplicemente rispose guardandolo con la coda dell’occhio.
“Non ho mai messo in discussione questa
cosa, io ti farò riabbracciare Mera”
Il mago stentò a crederci, era sicuro
vedendola in quello stato che adesso che era finalmente riuscita ad
impossessarsi della gemma bianca li avrebbe attaccati senza pensarci due volte,
eppure sembrava intenzionata a continuare col piano o almeno a quanto aveva
detto la notte precedente sulla nave.
“Allora perché hai agito in quel modo?
L’ultimo colpo doveva essere di Golden…”
Finalmente si mosse e camminando verso il
mago strinse nella sua mano la nuova pietra dal riflesso argentato. Quindi gli
si avvicinò inebriandosi dei suoi sospiri e come un’entità vagante in quelle
frizzanti ore rinchiuse nell’alto monte, si insinuò nella sua mente. Valerian
sentì i propri pensieri venire trascinati via ma d’un tratto percepì una nuova
grande potenza provenire dal proprio corpo. Guardò gli occhi scuri della strega
illuminarsi e quando la tentazione di far esplodere in un sol colpo tutti i
propri poteri fu al culmine, riuscì a distogliere lo sguardo e spostarsi lateralmente.
“Che cosa mi hai fatto?”
“Non ti senti meglio?”
Era stranamente così, il mago osservò le
proprie mani e le vide emanare energia, una forza che non aveva mai sentito ma
che probabilmente era sempre esistita. Si rivolse dunque alla strega
nuovamente, l’unica che in quella circostanza avrebbe potuto fornire reali
spiegazioni anche riguardo la nuova pietra che stringeva tra le mani.
“Che cosa è successo, Liz?”
“Vedi questa? E’ ciò che la creazione e la distruzione concepiscono nel momento
in cui uniscono il loro potere. Una gemma capace di ridonare il potere che il
fuoco distrugge, capace di alimentare una fiamma come fa il vento”
Valerian non poté far altro che notare che
sui capelli della donna non si trovava più la gemma rossa e sapendo bene ormai
che le uniche volte che osava toglierla era o per usarne gli effetti o per
situazioni molto particolari, si accigliò preoccupato. Ad ogni modo non
l’aveva, non c’era, era come se…
“Le due pietre si sono unite”
“Esattamente”
Liz alzò la gemma al cielo e mostrò al
mago come da argentata venne pervasa da un colorito che tendeva all’arancio e
poi al rosso. Emanava calore e allo stesso tempo freschezza, potenza e
distruzione. Era una nuova pietra dalla potenza inconcepibile, troppo
pericolosa per lasciarla in mano ad una strega come lei.
“E’ questo che succede quando si accostano
due pietre diverse di Ebrion? Liz… Qual è il vero potere di queste gemme?”
“Per troppi anni ho dovuto inseguire questi oggetti e finalmente uno lo stringo
tra le mani…”
“Liz, qual è la verità?!”
La strega incrociò gli occhi del giovane
sorridendo e camminandogli intorno lentamente si fermò d’un tratto alle sue
spalle avvicinando le labbra al suo orecchio destro. Valerian strinse i denti
rimanendo allerta, nonostante tutto quello che gli avrebbe potuto dire, sapeva
bene di non potersi fidare di lei.
“Non ti serve saperlo, vuoi solo
riabbracciare Mera, no? Allora proseguiamo il viaggio verso l’ultima tappa”
“… Dobbiamo soccorrere gli altri prima”
“Avanti… Non l’hai ancora capito? Loro sono dei deboli, andiamo solo io e tu e
potrai rivedere la tua amata e potrai finalmente confidarle i tuoi sentimenti”
Il mago in un primo momento non parlò ma
battendo un pugno contro la corteccia di un albero sfogò la rabbia che
lentamente stava accumulando: era questione di tempo prima che esplodesse.
“Solo tu ed io… Avanti, ormai manca così
poco”
Una forza lo avvolse similmente a come era
successo nella nave ed i suoi occhi si colorarono di un rosso ardente. L’aria
stessa sembrò cominciare a bruciare ed alzando una mano contro Liz, l’afferrò
con una forza invisibile. La strega era stupefatta, quella era magia,
pura magia elementale e non riusciva a spiegarsi come potesse usare ancora
tanta forza in un mondo colmo di Luthus nocivo.
“C-comprendi la tua forza? Tu… Tu ed io
potremmo dominare il mondo se solo volessimo”
“Dimmi che cosa vuoi, parla se non vuoi che incenerisca i tuoi polmoni”
Erano minacce fondate, l’aria si rendeva
sempre più irrespirabile ma stranamente solo per la strega poiché gli altri,
per quanto svenuti, riuscivano a respirare regolarmente, come se fossero finiti
in un sonno profondo.
“Parla!”
La donna si portò una mano al collo
cominciando a risentire dell’incredibile potere scatenato dal biondo ma
improvvisamente la gemma si illuminò di rosso ed un bagliore lo scaraventò
contro un albero.
“Ti ho dato la tua chance ma l’hai
sprecata malamente. Addio Valerian”
La gemma cambiò nuovamente colore e
sprigionando una luce argentata, materializzò sulle spalle della strega un paio
di splendide e candide ali piumate che battendo all’interno della foresta del
monte, alzarono un vento poderoso che smosse l’intera vegetazione. In quel modo
spiccò il volo superando l’alta rete di fogliame e Valerian la vide scomparire
oltre il bagliore del sole giurando di non mollare. Non era ancora finita.
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“Val, ti sei svegliato?”
“G-Golden…”
Il giovane dagli occhi dorati si sedette
in una poltrona di fianco al letto in cui riposava Valerian, era ridotto
piuttosto male ma se l’era cavata come del resto lo stesso spadaccino. Il mago
cercò dunque di alzare il capo ma quando una fitta lo fermò, si lasciò
coccolare dalla comodità di quel letto e si limitò a parlare da disteso.
“Dove siamo?”
“Nell’Horion, a casa di Danarius. Quei piccoletti mi fanno sempre più
impressione”
“Già, a chi lo dici… Gli altri stanno bene?”
“Tutti in salute ma Liz…”
“Non c’è, lo so”
“Lo sai?”
“Ci ho parlato prima che fuggisse via, poi mi ha steso. Senti Golden, voglio
trovarla e voglio trovare mia madre, tuo padre e… Mera. Ne ho abbastanza di
questa storia”
“Ehi amico, guarda che ci stiamo già muovendo”
A quel punto neppure il dolore poté
fermarlo e con forza di volontà, Valerian si portò seduto incrociando gli occhi
del suo interlocutore.
“Che vuoi dire?”
“Li troveremo, anzi, mia sorella li troverà. Quando stai meglio, vieni
nell’altra stanza”
“Sto già meglio”
“Ne ero sicuro, eheh”
Non era abituato a rimanere con le mani in
mano, non l’aveva mai fatto, né quando si allenava a Kubara nei sotterranei del
castello, né quando aveva affrontato per la prima volta l’Ebrion bianco, né in
un nessun’altra circostanza che in quell’ultimo periodo l’aveva visto
protagonista. I due si diressero dunque verso la tenda in cui era riunito il
resto del gruppo e quando entrarono, furono accolti come degli eroi: riuscire a
sconfiggere un Ebrion senza armi particolari era un’impresa che normalmente
neppure il migliore stregone sarebbe riuscito a compiere, ma loro erano lì, con
la possibilità di raccontare quella storia, insieme alle altre. Purtroppo non
vi era tempo però per i racconti e gli aneddoti, Danarius era alzato di fronte
il tavolo su cui erano seduti Marian, Carian, Golden, Valerian ed alcuni Phylis
e sospirando cominciò a parlare con il tono di chi stava per creare la
strategia finale che avrebbe portato all’epilogo della storia.
“Ragazzi”
Esordì mentre guardava negli occhi chi
credeva in lui.
“Liz era un’amica per me, come vi avevo
già detto, eravamo compagni tanti anni fa, combattenti di una causa di cui non
vado fiero. Molte cose sono cambiate da allora, io ho trovato in questo popolo
una famiglia, ho scoperto in voi un calore che non provavo più ormai da troppo
tempo e da questi dettagli, per me fondamentali, sono arrivato alla conclusione
che la follia della strega deve terminare!”
Valerian strinse i pugni, per troppo tempo
si era lasciato abbindolare da lei quando poi aveva effettivamente sempre messo
in chiaro le cose: era una strega e come tale avrebbe sempre anteposto i suoi
obbiettivi e principi al benessere del gruppo. Eppure fino alla fine voleva
vederci del bene nelle sue azioni o semplicemente credeva davvero che
seguendola avrebbe potuto salvare sua madre e Mera.
“Adesso che ha preso anche la gemma
bianca, possiede un potere inimmaginabile. Potrà creare e distruggere energia,
influire sul normale moto del globo e giocare a fare la dea, ma… Non le
basterà. Io conosco Liz più di tutti quanti voi e se c’è una cosa che non cambierà
mai, è la sua ossessione per il potere e per la conoscenza: finché non avrà
preso anche le altre due gemme, non si fermerà”
A quel punto intervenne il biondo
spadaccino che seguendo il discorso chiarì un passaggio per assicurarsi che a
nessuno sfuggisse il particolare di grande rilevanza:
“La gemma d’oro ce l’ha mio padre che con
tutta probabilità si stava dirigendo verso le Terre Aride per prendere la nera a
Seiri…”
Danarius annuì, voleva arrivare proprio
lì.
“Esatto, ho motivo di credere che lo scontro
si sia già consumato e che Javia o Seiri, abbiano l’altra gemma nata dalla
fusione di vita e morte”
Fu allora che parlò Carian che portandosi
di lato la sua lucente chioma cremisi, si alzò dalla seduta affiancando l’ex
membro dei cacciatori della notte.
“Vita e morte, la gemma d’oro e la gemma
nera. Ragazzi, nessuno può anche solo immaginare il potere che potrà scaturire
da quella pietra: la facoltà di uccidere, di dare la vita, l’abilità di un dio”
La gravità della situazione era lampante,
chiunque ascoltava a testa bassa avendo ormai ben chiare le intenzioni di Liz:
voleva impossessarsi delle due gemme supreme.
“Dunque…”
Continuò Danarius con un ennesimo grande
respiro.
“Liz è diretta verso quella gemma, quindi
verso Seiri o Javia e noi ci affideremo a loro per trovarli”
Carian annuì continuando il discorso. La
sua abilità era un tassello fondamentale del puzzle, con la sua forza da strega
speciale sarebbe riuscita a localizzare entrambi, grazie ad un frammento del
loro DNA.
“Sarà il nostro legame di sangue con
coloro che dovremo sconfiggere a donarci l’ultima speranza”
Era quasi poetico: i figli avrebbero
estirpato il male causato dai loro genitori per poter ridonare la luce ad un
mondo che col passare del tempo sembrava stesse per abituarsi all’ombra che lo
attanagliava. La giovane si rivolse dunque al mago:
“Valerian, dammi un tuo capello”
Quest’ultimo aveva intuito, quella ragazza
avrebbe potuto localizzarli ovunque si trovassero senza stregoneria, non usava
energia vitale per alimentare gli incantesimi e non usava neppure Luthus, era…
straordinariamente speciale. Determinata, prese dunque il frammento di DNA
dell’amico, poi uno proprio e concentrandosi si lasciò traversare da un’energia
azzurrina che inondò dolcemente la camera: non era una forte folata, giusto un
accenno che donava anzi sollievo a tutti i presenti, forse un soffio di
calorosa speranza per alimentare una fievole fiamma.
“Trovati! Sono entrambi in mezzo
all’oceano tra i continenti, a Est del mar del Kar ed a Sud delle coste di
Spell. Che cosa significa?”
Non parlò nessuno, di quelle parti
dell’oceano non vi erano altro che storie e leggende, un luogo poco esplorato
ed assolutamente innavigabile per le onde anomale che lo sconvolgevano insieme
agli uragani e le tempeste. Eppure qualcuno tra tutti si alzò, Marian, la
regina di Kubara, che fino a quel momento aveva ascoltato tacita e pensierosa.
“La leggenda dell’isola
di Nefilim, l’entrata per l’altro mondo. E’ lì che la pongono gli antichi
testi, al ‘centro del mondo’”
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Capitolo 27 *** Satariel ***
revisione 27
Poteva sentirsi il vento infuriare contro
le onde che non si decidevano a placarsi; la bruma evitava che il sole passasse
coi suoi raggi per illuminare ciò che la natura voleva mantenere segreta ma ciò
che realmente rendeva quel luogo scuro e freddo, era il leggero suono dei passi
su un pavimento roccioso appartenenti a chi, evidentemente, non si lasciava
fermare da un clima che sapeva tanto di barriera invalicabile. Avanzò
lentamente nel buio quando finalmente intravide nell’ombra il viso che stava
cercando. La nuova arrivata alzò la mano destra volgendo il palmo verso l’alto
e lasciò che la pietra al suo interno illuminasse l’intera zona di un rosso
fuoco dal riflesso splendido. Un piacevole calore avvolse l’area riuscendo a
cancellare quei brividi che continuavano a susseguirsi nonostante tutto, tra
gli sguardi delle due presenze che tacite continuavano a sfidarsi con la sola
consapevolezza di essere l’una superiore all’altra. Chissà quanta verità si
celava dietro le figure di quello che sembrava un quadro dipinto con il puro
sacrificio di mille vite. Liz si mostrò al chiarore da se stessa provocato e
con uno sguardo indagatore, sfidò per il secondo round chi poteva tenerle
testa, l’unica forse in quel momento. Anche Seiri si fece avanti ma la sua
pietra la teneva incastonata in un bastone che elegantemente portò dinnanzi a
sé come per dichiarare il proprio potere e convincere l’avversario a desistere,
magari in cambio della vita. Susseguirono altri attimi di silenzio, poi,
finalmente, Liz parlò col suo solito tono sprezzante e sicuro: con quella gemma
tra le mani sentiva di poter fare qualsiasi cosa, essere… qualsiasi cosa.
“E’ la fine Seiri”
“Sì, finalmente potrò essere libera”
La strega dai capelli neri allargò le
braccia facendo tremare l’intera grotta dentro la quale si trovava insieme
all’avversaria: era l’inizio di uno scontro tra dei.
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Danarius illustrava attentamente il piano
d’azione su un grande foglio che ricopriva tutta la parete, ad assistere vi
erano tutti quelli che avrebbero partecipato all’atto finale.
“Secondo le parole di Marian, l’isola è
inavvicinabile a prescindere dal mezzo usato per raggiungerla. Un tornado fatto
di acqua e vento ne difende le pareti e l’oceano crea onde tanto alte da poter
affondare anche la migliore e resistente delle navi. Vedendola così sembrerebbe
quasi l’inferno, un luogo che non si può raggiungere se non nel momento in cui
non è possibile più raccontarlo ma noi abbiamo abbastanza potere da aprirci un
varco per l’aldilà stesso. Valerian, sai bene che non te lo chiederei se non
fosse una situazione critica”
Il mago si alzò dalla seduta battendo una
mano sul tavolo e con uno sguardo diverso dal giovane ragazzo scappato da
Kubara, più maturo e più consapevole, prese la parola e la fiducia di un gruppo
che adesso più che mai contava su di lui.
“E’ il momento di assumersi le proprie
responsabilità, è il momento di dimostrare che un mago è sopravvissuto
al Luthus corrotto”
Danarius annuì compiaciuto del coraggio
dimostrato dal giovane e continuando espose chiaramente il ruolo che ognuno di
loro avrebbe avuto nell’assalto all’isola di Nefilim.
“Valerian aprirà dunque un varco con i
suoi poteri elementali permettendoci di filtrare attraverso il tornado, Carian
individuerà il preciso punto da cui poter entrare seguendo le scie lasciate da
chi ci ha preceduto e Golden, con la sua spada, dovrà guardare le spalle al
gruppo e fermare l’avanzata di qualsiasi forma di mostro abitante quella zona:
è inesplorata, dunque nessuno può sapere cosa nasconde davvero quel luogo”
Marian stringeva i denti, cercava di
mantenere un comportamento adatto alla sua figura ma dopo quel discorso non
riuscì a starsene in disparte. Aveva perso Kubara a causa di Javia, aveva perso
suo marito, una figlia, ma adesso era il momento di cambiare le cose. Si alzò
sicura delle parole che stava per dire e seppur i presenti rimasero sorpresi,
Carian si aspettava una reazione del genere da un momento all’altro: tra tutti
era forse quella che aveva imparato a conoscerla meglio, forse anche meglio di
Valerian. Non la interruppe comunque, lasciò che parlasse e dimostrasse un
coraggio che una regina di un regno deve sempre dimostrare di avere.
“Non me ne starò con le mani in mano
mentre voi rischiate la vita! Voglio venire anch’io, conosco quell’isola, ne ho
letto abbastanza da potervi fare da guida”
L’ex cacciatore della notte scosse il capo
sicuro, era una missione troppo pericolosa ed era certo che anche il resto del
gruppo l’avrebbe fermata… Ebbene no: Valerian sorrise e parlando a nome di
colei che ormai poteva considerare una madre, a nome dell’intera Kubara, difese
quella scelta.
“E’ giusto, non possiamo negare la
possibilità di aiutare a qualcuno che ha vissuto ogni vicenda come noi, a
qualcuno che più di tutti ha sofferto la perdita causata da quella strega, da
Javia e da… Seiri. Dan, cerca di capire”
Carian sorrise felice di sentire quelle
parole, Valerian non era soltanto un grande mago ma anche un grande uomo e
prendendo la parola, mise tutti d’accordo trovando una soluzione.
“Se mi concentro abbastanza posso creare
una sorta di comunicazione mentale con chiunque, Marian rimarrà qui, al sicuro,
mentre ci fornirà le adeguate informazioni per uscire vivi da quel luogo. Vi
sta bene?”
Non c’erano altre risposte a disposizione,
ogni volta che quella donna dai capelli cremisi prendeva la parola, sembrava
poter ammaliare chiunque l’ascoltasse. Di sicuro, sapeva come convincere
qualcuno a prescindere dalla maniera. Danarius concluse lo schema sul foglio
dunque, ognuno aveva il proprio ruolo, tutti eccetto lui stesso che a testa
bassa velava una malinconia che non avrebbe rivelato ai compagni.
Era ora.
Lo stregone riferì gli ultimi dettagli ed
ordinò ad un piccolo gruppo di Phylis di preparare i mezzi che li avrebbero
portati in prossimità del tornado. Non passarono neanche un paio di minuti che
dei ruggiti squarciarono il cielo ed un manto d’ombra ricoprì per un istante
l’intero villaggio di nero, per poi riconsegnare la luce ad ogni angolo del
Saar. Era un gruppo di draghi volanti, i personali velivoli dei Phyilis.
“Non titubate, sono pacifici… se non fate
niente di male”
Golden e Carian non se lo fecero ripetere
due volte e balzando in groppa alla belva mitica, fecero immediatamente
amicizia con coloro che li avrebbero aiutati in quel viaggio il cui ritorno
sarebbe stato affidato alla speranza. Valerian si trattenne ancora per pochi
secondi a salutare Marian ed abbracciandola calorosamente sembrò ringraziarla
per tutto quello che aveva fatto per lui in quegli ultimi anni. Per una volta
però quel gesto non gli bastò, volle dirlo, volle farle capire come gli anni a
Kubara avevano formato l’uomo che in quell’istante stava per andare a salvare
il mondo.
“Grazie, di tutto”
“Torna figlio mio… mi sei rimasto solo tu”
“Lo farò e salverò anche Mera, questa è una promessa”
Lasciò che quelle parole riecheggiassero
per l’intero Saar mentre saliva in groppa del piccolo drago e con lo sguardo
glaciale di chi sapeva di dover finalmente affrontare il proprio destino,
guardò avanti, all’orizzonte che avrebbe dovuto raggiungere.
“E’ l’atto finale”
Passarono in quel modo alcune ore e
sfrecciando nei cieli, il gruppo capitanato da Danarius avanzava a ritmo della
brezza che prepotentemente batteva sulle ali dei draghi. Niente avrebbe però
potuto fermare una squadra mossa dal desiderio di andare fino in fondo, di
terminare un percorso che per una volta avrebbe davvero potuto segnare la loro
vita, un gradino per coronare un’esistenza passata ad inseguire i propri obbiettivi:
per una volta ce n’era uno comune. In lontananza fu finalmente visibile una
sorta di ciclone che abbracciava diverse centinaia di metri ed anche il vento
sopra il quale volavano i quattro cominciò a rendersi sempre più potente e
fastidioso. I draghi non avrebbero retto a lungo, era il momento di mettere in
pratica lo schema di Danarius. Proprio quest’ultimo fece dunque strada a chi lo
precedeva, virando leggermente rispetto alla meta da raggiungere.
“Ascoltatemi bene!”
Cercò di alzare il più possibile la voce
per farsi capire nonostante il vigore del vento che li stava spingendo verso
dove erano venuti.
“Dobbiamo iniziare prima del previsto.
Valerian, tocca a te!”
“Ricevuto”
Il mago chiuse per un istante gli occhi ed
aprendo i palmi delle mani cercò di prendere il controllo della stesso vento
che si stava opponendo alla loro avanzata. Una forza devastante invase dunque
l’aria e quando un rivolo di sangue sgorgò dalle sue narici, la forza naturale
fu domata e sfruttata per recuperare ancora più velocemente quei metri persi.
“Forza, non resisterò a lungo!”
In quel luogo vi era una notevole
concentrazione di Luthus corrotto e più grande sarebbe stato il potere
sprigionato da Valerian, più ne avrebbe assorbito rischiando di lasciare la
propria stessa vita tra le nubi dimenticate di quel luogo. Ad ogni modo
l’esecuzione riuscì ed in poco tempo i quattro riuscirono a giungere nei pressi
del vero tifone da sfondare. Danarius fece un cenno al mago che rilasciando
ancora più potere, cercò di interagire con tutti gli elementi che infuriavano
intorno a loro. Golden notò lo sforzo devastante dell’amico ma quando stette
per dire qualcosa, una scossa devastante alzò letteralmente l’oceano. Valerian
perse sangue anche dalle orecchie ma aprendo per un attimo i suoi occhi
azzurri, puntò verso il tornado arrestandolo improvvisamente.
“ADESSO!”
I draghi sfrecciarono verso l’apertura e
Carian assunse quello stesso stato di concentrazione che aveva già mostrato a
Marian quando era riuscita a mettersi in contatto con i Phylis dalle Terre
Aride. Una forza blu l’avvolse e nella sua mente tutto sembrò divenire scuro
salvo una scia di colore bianco e rosso che si insinuava dentro il mare stesso.
“Da questa parte, seguitemi!”
Guidò il drago grazie alle redini ed
immergendosi nell’oceano lasciò i presenti basiti. Danarius non ebbe comunque
dubbi, si fidava di quella donna e del suo potere particolare, così come
Valerian ed ovviamente Golden, dunque tutti planarono all’altezza di quel
‘passaggio’ e vi entrarono sentendo l’acqua gelida avvolgere il loro corpo.
Seguirono alcuni istanti di silenzio, un vuoto quasi surreale considerando che
poco all’esterno vi era l’ira della natura, ma sotto il livello del mare la
calma più totale investiva le pareti di una strana caverna dentro la quale
erano finiti. Stavano tutti bene, perfino Valerian riusciva a tenersi in piedi
nonostante la fatica inumana che aveva sopportato, ma Danarius rimase
appoggiato ad una roccia tossendo sangue. Carian si precipitò per assicurarsi
delle sue condizioni ma lo stregone l’allontanò bruscamente affermando di stare
bene. Era strano, tra tutti doveva essere quello che effettivamente stesse
meglio.
“Forza… Dobbiamo proseguire”
Aveva ragione, non potevano permettersi di
perdere altro tempo e quando la giovane dai capelli rossi si mise in
collegamento mentale con Marian, cominciò a fare strada ai presenti in quel
labirinto di cunicoli e rocce. Golden avanzava cauto tenendo ben salda la spada
tra le mani ma non riusciva ancora a capire come fossero finiti in quel luogo
attraversando la superficie del mare. Non era più un segreto ormai, l’isola di
Nefilim nascondeva più potere delle Terre Aride, lì dentro erano quasi
tangibili le anime rinchiuse da chissà quanti anni. Il primo ad accorgersene fu
per qualche motivo Valerian che arrestando d’un tratto il cammino, si voltò
verso sinistra come se qualcuno gli avesse sfiorato la spalla.
“Ragazzi, il luogo è infestato di spiriti…
è come se fosse una prigione”
“Che provino a toccare me!”
Il biondo spadaccino non li temeva di certo,
così come Carian, ma Danarius non riusciva quasi più a camminare.
“A-aspettate”
Cadde in ginocchio preoccupando il gruppo
e come se stesse cercando di resistere ad un qualche colpo mentale, cominciò a
sbattersi consapevolmente la testa sulle pareti.
“Danarius che diavolo?!”
Lo stregone cominciò a piangere sangue e
nel momento in cui Carian fece un passo verso di lui per provare a soccorrerlo,
fu scaraventata ad una decina di metri e l’intera grotta tremò scossa
dall’energia prodotta dall’ex cacciatore della notte. Respirava appena, i suoi
capelli si allungarono e quando alzò il viso, mostrò i suoi occhi divenuti
cremisi reclamare nuove anime, nuove… vite. Parlò dunque ma non era più la voce
di colui che tutti avevano conosciuto nell’Horion: era rauca, lenta… malefica.
“Salve cari viaggiatori, vi siete
smarriti? Io sono Satariel!”
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Capitolo 28 *** Famiglia ***
revisione 28
“Quando la ragione arriva al confine della
realtà, quando la mente percepisce ciò che effettivamente non può esistere,
quando il cuore porta alla visione di ciò che realmente si vuole, di ciò per
cui si lotta egoisticamente, è a quel punto che si vede Satariel e voi sarete i
suoi giochi”
Riaprì gli occhi con fatica a causa della
luce del sole che filtrava attraverso la fitta vegetazione che lo circondava.
Golden si destò, portandosi le mani agli occhi per testare l’autenticità di ciò
che stava vivendo e guardandosi intorno cercò di ricordare come potesse essere
finito in un luogo del genere se l’ultimo suo ricordo era legato all’entrata
nella caverna di Nefilim. Non aveva la sua spada ed era ridotto male ed alcune
ferite all’addome gli avrebbero fatto perdere nuovamente i sensi se non avesse
trovato alla svelta un aiuto. Proprio in quell’istante però, un bambino sbucò
dal fogliame e con aria coraggiosa piombò di fronte il malconcio spadaccino. Lo
fissò per alcuni interminabili istanti ma rendendosi conto delle sue ferite non
indugiò oltre ed avvicinandosi gli indicò una via in mezzo a quell’inferno
verde.
“Prosegui in quella direzione, troverai un
piccolo accampamento. E’ lì che vivo e noi salviamo sempre i cacciatori che si
smarriscono nella foresta, sai, anch’io sono un viaggiatore”
Il giovane dai capelli biondi non riusciva
a capire ma sapeva che l’univa via che avrebbe potuto percorrere in quelle
condizioni era quella indicata dal ragazzino, era consapevole di non poter
resistere ancora per molto. Si alzò dunque e premendo con una mano il fianco,
lo ringraziò:
“Mi stai salvando la vita, grazie… ma
dimmi, dove siamo?”
Il fanciullo dagli occhi vispi inclinò la
testa apparendo confuso, di certo non era una domanda che avrebbe posto un
viaggiatore a caccia in quella precisa selva.
“Siamo nell’Horion, ad Est. Come sei
finito qui?”
Non rispose immediatamente a quella
domanda, d’altronde non lo sapeva neppure lui, dunque decise di temporeggiare
almeno finché non si sarebbe rimesso in sesto.
“Da quella parte eh?”
“Sì, ti faccio strada”
Golden annuì, non aveva nulla da perdere
infondo e doveva sapere quello che era successo. Camminarono per circa mezz’ora
tra le radici e gli alti alberi e seppur con delle fitte sempre più frequenti,
lo spadaccino riuscì a raggiungere i dintorni del modesto accampamento della
famiglia di quel piccolo ‘viaggiatore’ che gli aveva di fatto salvato la vita.
Perse i sensi giunto a quel punto, aveva usato le sue ultime forze per arrivare
fin lì ed adesso doveva solo sperare di non essere finito nel covo dei nemici.
Non seppe dire quanto tempo era passato quando riaprì nuovamente gli occhi e
vide accanto a sé una splendida ragazza dai profondi occhi smeraldini e dei
lunghi capelli scuri che le ricadevano dolcemente in una spalla. Sembrava
preoccupata ma quando si accorse che il biondo straniero aveva ripreso
conoscenza, un sorriso le illuminò il volto.
“Come ti senti?”
Golden provò ad alzarsi a mezzo busto ma
una fitta alla testa lo costrinse a rimanere a letto ed a farsi vincere dai
modi gentili di quella fanciulla che si stava prendendo cura di lui. Non poteva
fare altro dunque e sospirando rispose semplicemente alla domanda:
“Ho passato giorni migliori”
“Anche peggiori a giudicare da come ti ha trovato Tarus”
“Tarus?”
“Il ragazzino che ti ha portato qui”
Cominciò a ricordare, da quando si era
svegliato aveva chiaro solo il fatto di non capire più nulla di quello che
stava succedendo.
“Chi siete? Come sono arrivato qui?”
“Devi avere una sorta di amnesia o magari sei sotto l’effetto di una qualche
magia”
“M-magia?”
La magia non intacca la mente, doveva
trattarsi di una sorta di stregoneria ed il solo pensiero di essere potuto
finire vittima di uno di quel maledetti e viscidi utilizzatori di arti arcane
gli dava un terrificante senso di ribrezzo. Ad ogni modo doveva indagare, non
poteva essersi volatilizzato nell’Horion improvvisamente, e Carian? Gli altri?
“Ero da solo quando mi ha trovato Tarus?”
“Sì ed eri proprio ridotto male”
“Non potere fare nulla per farmi tornare la memoria?”
“Sì, ci stavo giusto pensando, il nostro mago proverà ad usare un incantesimo
di liberazione e magari potrà riaprire quei portali chiusi nella tua mente”
“Un mago? Stregone vorrai dire, questa è arte proibita!”
“Di che cosa stai parlando?”
Sembrava davvero stupita, come se non
avesse mai sentito quella parola. Era la seconda volta che parlava di magia e
non di stregoneria ed invece di vederci più chiaro, ad ogni secondo che Golden
trascorreva in quel letto sembrava che una nube scura gli occupasse tutti i
ricordi e le certezze che aveva di quegli ultimi tempi vissuti alla ricerca di
Javia al fianco di Valerian e gli altri. Si alzò dunque, trovò finalmente al
forza e rimettendosi la maglia poggiata su una mensola di legno, si diresse verso
l’uscita di quella tenda.
“Aspetta! Era ancora umida…”
Cercò con gli occhi qualcosa che non
sapeva neppure lui, un volto familiare forse, qualcuno con cui parlare ma in
quella sorta di rifugio non vedeva altro che gente che gli ricambiava lo
sguardo con aria interrogativa. Fu in quel momento che una voce già sentita gli
si rivolse, l’unica che il giovane spadaccino avrebbe ascoltato senza neppure
sapere il perché.
“E’ per questo che voglio distruggere la
magia e tutti coloro che possono prediligerla. Un giorno li ucciderò tutti”
Si voltò e riconobbe immediatamente quei
due occhi vispi di colore azzurro che aveva già incontrato nella foresta, era
lo stesso bambino che gli aveva salvato la vita. Sorrise dunque ed osservandolo
attentamente gli rispose:
“Sì, è esattamente ciò che pensavo
anch’io”
“Vieni con me, devo dirti un segreto che non sa nessuno, nemmeno mia sorella”
Lo afferrò per un braccio senza lasciargli
troppa libertà di scelta e dopo aver percorso alcune centinaia di metri, gli
mostrò col fiatone ma con grande fierezza una piccola casa sull’albero che
aveva tanto l’aria di essere il suo covo segreto.
“Entriamo, ti mostrerò i miei progetti”
Non sapeva perché, non era per
riconoscenza ma in qualche modo, Golden si fidava di quel giovane dalla grande
vitalità e senza fare storie lo seguì incuriosito dalle sue parole. Si
arrampicarono celeri tra i rami ed in poco tempo raggiunsero la vetta
dell’albero e l’interno della struttura. Dentro era tutto in disordine,
piuttosto normale per essere il rifugio di un bambino, ma la cosa strana erano
i numerosi fascicoli e libri sparpagliati per il pavimento e gli scaffali. Era
una vera e propria enciclopedia di magia, in quei testi vi era riportata tutta
la storia mistica dei maghi e le loro discendenze. Golden sgranò i suoi occhi
dorati e senza parole rimase a guardare quella strana collezione non adatta
sicuramente ad un ragazzino dell’età di Tarus.
“Perché?”
Semplice e schietta domanda, lecita e di
sicuro auspicabile per qualcuno che vedeva per la prima volta quegli studi non
associabili di sicuro ad un fanciullo. Tarus rispose senza distogliere lo
sguardo da uno dei libri più corposi, in cui continuava ad appuntare delle
piccole note ai lati delle pagine.
“La magia ha distrutto la mia famiglia, ha
ucciso mia madre e… mio padre. Voglio solo fare un favore al mondo e trovare il
modo di distruggerla per sempre”
Distruggerla per sempre…
Una fitta alla testa colpì Golden che con
le mani ai capelli cercava di riprendere il controllo di se stesso. Una serie
di immagini gli percorsero la mente, era un susseguirsi di emozioni, di momenti
giù vissuti e qualcosa in quel luogo, in quella casa sull’albero, gli ricordava
una storia che aveva già affrontato. Poi riaprì gli occhi incrociando il
proprio sguardo luminoso come il sole, con quello azzurro dell’interlocutore e
come in uno specchio rivide una sequenza della propria vita che l’aveva
forgiato come lo spadaccino che insieme a Valerian e gli altri era partito per
porre fine alla battaglia con Liz e gli altri cacciatori della notte.
“Ehi va tutto bene?”
Tarus si avvicinò assicurandosi della
condizione del ragazzo che lentamente sembrava riprendersi, era confuso e non
riusciva ancora a capire.
“Che cosa mi succede?”
“Forse non avrei dovuto mostrarti tutto questo…”
“No… non c’entra”
Mentre i due cercavano di capire cosa
fosse successo, un boato devastante li scaraventò fuori dalla casa sull’albero
e parte della foresta fu rasa al suolo da un’onda d’urto potente e veloce.
Golden riuscì a balzare in tempo fuori dalla finestra ed afferrando al volo
Tarus, evitò che entrambi finissero vittima di quel disastro. Il giovane si
divincolò dalle possenti braccia dello spadaccino ed in lacrime si diresse
verso il villaggio.
“Aspetta!”
Il biondo dagli occhi dorati gli corse
dunque dietro e più si avvicinava all’epicentro del colpo, più si rendeva conto
della distruzione che aveva causato quel colpo tra le grida che facevano di
contorno.
“Che diavolo è successo?”
Tarus non riusciva a smettere di piangere
e quando vide gli autori dell’esplosione, cedette in ginocchio senza più forza
o speranza: davanti a lui vi erano una miriade di uomini incappucciati con al
seguito alcuni draghi minori. Golden rimase basito, non riusciva a spiegarsi
quella situazione, non riusciva a capire cosa stesse succedendo, stava
accadendo tutto troppo in fretta. Quegli esseri continuavano a fare stragi tra
le abitazioni e chiedevano una sola cosa, continuavano a gridarla e non si
sarebbero fermati prima di averne preso possesso.
“Dov’è la strega celeste?! Consegnatecela
e vi risparmieremo!”
Lo spadaccino non riuscì più a stare con
le mani in mano e buttandosi nella foga della battaglia pur senza arma, colpì
due uomini a mani nude per poi finire scaraventato lontano da una forza
violacea.
“Ve lo diremo per l’ultima volta: dove si
trova la strega celeste?!”
Uno di loro caricò un colpo tra i palmi
delle mani e puntando verso Tarus che non riusciva più a muoversi, stava per
decretare la fine dell’ennesima vita quel giorno tra grida e angoscia, ma in un
istante, in un frammento di tempo, una luce azzurra avvolse il campo di
battaglia e tutti i guerrieri incappucciati caddero al suolo tra fitte e dolori
lancinanti alla testa. Solo allora comparve una bambina, una fanciulla, vestita
di uno splendido completo con rubini e zaffiri che alzando le braccia al cielo,
concentrò quell’energia così pura quanto temibile che da sola stava tenendo a
bada un intero esercito nemico.
“Scappate tutti”
Quei lunghi capelli di seta, dello stesso
colore del fuoco che arde di speranza, era lei e l’avrebbe riconosciuta in ogni
situazione. Golden la vide danzare tra il suo potere ma prima che potesse
definitivamente concludere la battaglia, uno degli uomini riuscì a rialzarsi
nonostante la forza di quella figura… celeste.
“Perché non vuoi capire? E’ il tuo
destino, Carian”
“Il mio destino? Il mio destino è proteggere la mia terra!”
“No, il tuo destino è ben più ampio, vieni con me!”
“Mai!”
Un’onda azzurra lo scaraventò a qualche
metro di distanza ma riuscì ancora una volta ad alzarsi seppur tremante e
stavolta senza cappuccio, mostrando il suo viso e quei lineamenti
inconfondibili. Golden non riusciva a crederci ma lentamente stava
comprendendo, cercò di alzarsi e rialzò anche lo sguardo verso quei due.
“Carian, Javia… ma allora…”
L’uomo dai capelli argentati continuava a
sogghignare nonostante continuasse a tossire sangue, era sicuro di sé, sicuro
di concludere da vittorioso lo scontro.
“Tu verrai con me, che lo voglia o no”
Alzò le braccia scurendo il cielo
improvvisamente, il sole sembrava essere scomparso o celato dalla forza oscura
che quel mago stava generando. Carian trattenne le lacrime, non gli
avrebbe permesso di fare altro male e stringendo i denti congiunse le mani
rilasciando ancora più energia. La forza creata fu devastante ma in qualche
modo riuscì a colpire soltanto ciò voleva, come una sorta di onda intelligente.
Cominciò a perdere sangue dal naso e dalle orecchie, stava sforzando il suo
fisico oltre ogni limite ma Javia era stato atterrato proprio sotto gli occhi
attoniti di Tarus.
Il ragazzino guardò vicino a sé quel corpo
contorcersi e rivide in quella preciso momento tutta la propria famiglia
devastata dai maghi e dalle loro ossessioni. Aveva la possibilità di vendicare
un intero villaggio, di concludere un obbiettivo che non gli dava pace, di…
concludere la guerra.
“No! Non farlo!”
Carian provò ad opporsi ma il giovane
aveva già estratto il piccolo pugnale che portava sempre con sé e con lo
sguardo fisso sul corpo di quel mago dai capelli bianchi, affondò mirando al
cuore.
“Non così in fretta!”
Javia fermò il colpo con una sorta di
barriera invisibile e respingendo l’arma verso il proprietario, la conficcò
dritta nel suo petto. Tarus cadde all’indietro tra il suo sangue e le grida di
Carian mentre Golden assisteva alla scena senza aver padronanza del proprio
corpo, non riusciva a muoversi.
“E’ la fine, non avrei voluto arrivare a
tanto”
“Sei… sei un mostro”
“E tu sei solo una bambina, ma con me potrai diventare una dea…”
La piccola dai capelli rossi cadde al
suolo piangendo e tremando, la forza azzurra stava divenendo sempre più densa
ed intorno a lei si materializzò una sorta di campo magnetico che fece tremare
la terra.
“Ma che?!”
“Tarus…”
Il villaggio non c’era praticamente più,
draghi e uomini incappucciati erano al suolo incoscienti, in quel momento vi
era solo quell’energia celeste che stava per impossessarsi dell’intera foresta
e di Javia impotente dinnanzi tanta superiorità.
“Perché, perché L’HAI FATTO?!”
La fanciulla non si dava pace, una sfera
d’energia esplose investendo tutto l’Horion e Golden stava assistendo a quel
massacro senza poter muovere un muscolo, come un inutile risorsa senza
coraggio, un’essenza corrotta dalla paura. Tra la luce ed il vuoto, cominciò a
perdere sangue dagli occhi e dalle orecchie, e vide le proprie mani divenire
trasparenti: stava per scomparire.
“Tutto questo… io l’ho già vissuto, ma
perché non riesco… a ricordare?”
Vagava nel nulla riuscendo a percepire a
tratti solo vari frammenti di volti e ricordi.
“Io… non sono riuscito a proteggerla”
Anche il busto divenne trasparente ed in
quei secondi successivi non riusciva quasi più a pensare. Era prossimo alla
fine, alla morte, ad una conclusione che l’aveva visto un codardo e niente più.
Era solo questo: un inutile vigliacco che non era mai riuscito ad aiutare le
persone che amava. Era questo che pensava, era questo che lo stava
distruggendo.
“Tarus!”
Udì quel nome, lo sentì così vicino, così
proprio, ma non bastava per farlo rinsavire.
“Sei vivo… Grazie al cielo…”
Non era vivo, era solo immaginazione, pura
realtà distorta, il suo subconscio che lottava contro la fine.
“Sapevo che non mi avresti mai lasciata
sola…”
C-Carian…
Eppure quella voce così soave riusciva
ancora a tenerlo in vita, riusciva a non far desistere la sua anima, il suo
cuore. Era l’unica che poteva davvero salvarlo dall’oblio, dal disastro del
nulla.
“E’ tutto finito, è tutto finito…”
Come farei senza di te…? Sei rimasta la
mia unica famiglia…
“E per te ci sarò sempre”
…Grazie
Il corpo cominciò a tornare visibile, le
pareti bianche del vuoto ripresero consistenza: stava tornando.
“Golden ti prego, non mollare!”
N-non mollerò
“Sei la mia unica famiglia…”
Era diverso adesso, non era più una voce,
ma era la sua voce, ancora più vicina, ancora più calda e soave. No, non
poteva mollare, doveva restare per proteggerla e per portare avanti la
speranza. Doveva difendere colei che le aveva salvato chissà quante volte la
vita, doveva vivere per la strega celeste, per la sua famiglia.
“Non mollerò!”
Il nulla fu distrutto, il vuoto riprese
forma ed il suo corpo tornò forte e vigoroso, al suo fianco vi era anche la
fidata spada. Era in piedi con i pugni chiusi e gli occhi dorati ad osservare
dove si trovasse. Non era un codardo, un vigliacco, ed era lì per dimostrarlo,
anzi, era lì perché l’aveva dimostrato.
“Maledetti umani!”
In quella grande camera oscura comparve lo
stesso demonio che l’intero gruppo aveva incontrato all’ingresso della caverna
di Nefilim, ma non era forte come allora, non aveva la stessa energia malefica.
“Perché, perché siete così testardi?!”
Lo spadaccino estrasse la sua arma e con
un sospiro, gli rispose con tono fiero e determinato:
“Non batterai mai l’unione della forza, la
potenza della fiducia, dell’amicizia, dell’amore, della famiglia. Maghi,
stregoni, demoni, nessuno potrà mai fermare chi davvero vive per amare e per
difendere qualcuno”
“E’ inutile, deve esistere un equilibrio… finché ci sarà l’amore, ci sarà anche
l’odio. Nessuno resiste alle tentazioni e presto lo capirete tutti!”
“Forse, ma fino ad allora saremo noi a prevalere. Addio, demone”
Un singolo fendente e la luce illuminò
nuovamente quel luogo immerso nell’oscurità, rivelando gli occhi dorati della
sorella, lo sguardo determinato di Valerian e quello preoccupato di Danarius:
erano tutti lì, insieme, e come una famiglia avrebbero vinto quella battaglia.
“…Grazie”
“Ci sarò sempre per te”
Il piccolo fanciullo, tra le braccia della
sorella, riaprì gli occhi dopo quel bagliore celeste, mostrando un nuovo
riflesso, una nuova luce: risplendevano come il sole, di un dorato pronto ad
alimentare quella speranza che avrebbe dato una possibilità a quel mondo
corrotto dal male.
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Capitolo 29 *** Immersi nell'oscurità ***
oleiututututu
Erano nuovamente insieme, oltre ogni difficoltà, oltre la
tortura mentale di un demone, l’angoscia nell’attraversare il varco per
l’inferno, nella consapevolezza di poter realmente arrivare fino in fondo.
Golden abbracciò Carian come se non la vedesse da chissà quanto tempo, adesso
ricordava: quel giovane bambino di nome Tarus era lui stesso, era un fanciullo
che odiava la magia e che adorava la propria sorella al punto di sacrificarsi
per il suo sorriso, e destinato a combattere per salvaguardarla da chi
invidiava il suo enorme potere, l’unico e più speciale tra le tutti i poteri
magici esistenti provenienti da fonti naturali. Satariel era stato questo, un
demone capace di scavare nella mente delle vittime per cibarsi dei dubbi e
delle paure, delle incertezze, ma aveva miseramente fallito davanti la forza di
un gruppo che dimostrava la sua solidità anche in quegli istanti in cui tutti
circondavano lo spadaccino sincerandosi delle sue condizioni. Era probabilmente
rimasto il più provato, tutti erano stati sottoposti ad una prova e tutti erano
riusciti a superarla, un po’ come fece Liz la prima volta che incontrò il
gruppo di Valerian, un po’ come piace giocare a quelle entità oscure. Quando il
guerriero si riprese del tutto dunque, prese la parola Danarius che cominciò a
spiegare la situazione e quella possessione che tutti avevano avuto modo di
vedere, di certo non era stato un bello spettacolo.
“Sapevo della presenza di Satariel ed avevo sentito parlare
della leggendaria isola di Nefilim… Sinceramente non credevo si trattasse di
una storia vera, non credevo che nel mondo potessero esistere esseri del
genere, mostruosità capaci di assorbire l’anima stessa delle loro vittime. Ad
ogni modo, solo uno stregone avrebbe potuto contenere il suo potere ed ho
preferito non dire nulla o non mi avreste ascoltato”
Valerian strinse i pugni e serrò la mascella, era stato un
gesto eroico da parte di Danarius, o almeno questo avrebbe voluto far credere
lui, ma il mago non capì la positività di quella scelta: erano vivi, è vero, ma
per la sola forza interiore che ognuno di loro era riuscito a far esplodere.
“Sapevi tutto e non ci hai detto nulla?!”
Danarius lo osservò abbassando il capo, sapeva che tra tutti
sarebbe stato Valerian a reagire peggio, raccontare del demone li avrebbe
preparati psicologicamente a ciò che avrebbero affrontato ma il biondo figlio
di Seiri si sarebbe offerto come contenitore della possessione mandando tutto
all’aria. Era questo che pensava e non avrebbe cambiato idea, la sua coscienza
era pulita.
“Siamo tutti vivi, in qualsiasi altra maniera non ce l’avremmo
fatta”
“Ed una prossima volta cosa farai? Ucciderai qualcuno di noi per aumentare la
velocità del passo?”
Odiava gli stregoni, odiava il loro modo di pensare, il loro
essere ed il solo fatto di essere come loro lo faceva rabbrividire. Carian
intervenne comunque a fermare la faida ricordando che l’unico nemico comune,
arrivati a quel punto, era qualcuno che della stregoneria ne aveva fatto un
ideale. Poco altro si disse ed il gruppo avanzò seguendo telepaticamente le
indicazioni di Marian che intanto era stata rassicurata delle condizioni del
gruppo, dovevano essere rimasti svenuti per diversi minuti. La grotta era
labirintica ma il gruppo aveva le giuste informazioni ed un’ottima guida, al
punto che in breve raggiunsero un’enorme porta di pietra con su impressi alcuni
simboli indecifrabili per chiunque… tranne che per Carian.
“Lasciate fare a me”
La donna dai capelli cremisi si avvicinò con sguardo
scrutatore e lasciando che l’aria si riempisse di un’energia sacra e pura,
riuscì ad entrare in contatto con quei segni che immediatamente si illuminarono
d’azzurro. Non era possibile leggerli, erano
i simboli stessi che parlarono alla mente della fanciulla, come una voce plasmatasi
direttamente dentro di lei.
“Maghi,
stregoni, guerrieri, spadaccini e chiunque qui giunge oltre le sapienze di
Satariel, osserva oltre gli astri e pone se stesso lì, dove luce ed oscurità si
mescolano e danno vita alla chiave della stella senza buio e senza lume”
La donna riportò ciò che aveva sentito: sembrava una sorta di
enigma ed immediatamente, il gruppo cominciò a ragionarci seriamente. Il primo
a parlare fu Danarius che espose le proprie considerazioni e mise subito in
chiaro le cose prima di finire in un altro inutile litigio con l’altro
stregone, o mago che fosse, del gruppo:
“Deve essere opera di un altro demone, potrebbe impossessarsi
di uno di noi ancora una volta… vi prego di lasciare che prenda il mio corpo,
io so bene come contenerli”
La proposta fu subito bocciata ma non da Valerian, Marian
intervenne infatti telepaticamente con Carian che come al solito fece da
tramite riportando esattamente le parole così come le arrivavano:
“L’isola di Nefilim è covo di tante creature oscure, entità
strane o demone che siano, non tutti hanno bisogno di un ospite per apparire.
Penso che Satariel sia uno dei pochi di quel genere e per questo è considerato
tra i più pericolosi”
L’ex cacciatore della notte annuì seppur poco convinto,
secondo le sue letture infatti, tutti i demoni abitanti l’isola avevano la
facoltà di entrare nel corpo degli umani che osano profanare il loro
territorio. Ma la sua era una conoscenza limitata alla stregoneria, sapeva di
quel luogo solo per delle ricerche per approfondire il potere stregante ma mai
aveva intensificato le ricerche sui demoni.
“Ok, faremo come vuoi”
“Provate a risolvere l’enigma senza essere aggressivi, non tutte le entità
oscure lo so”
Vi erano pareri contrastanti ma il patto era di seguire le parole
della regina in quanto l’unica a sapere qualcosa riguardo la storia oltre le
leggende di quella caverna dimenticata dal mondo. Tutti cominciarono dunque a
ragionare sulla frase anche se Golden si sedette poggiandosi ad una parete con
aria distratta e stanca e Danarius si isolò probabilmente ancora titubante per
le scelte di Marian. Gli unici a lavorarci realmente erano Valerian e Carian
con l’aiuto della regina di Kubara e dopo uno scambio di pareri sembravano
essere giunti ad una qualche soluzione:
“’Osserva oltre gli astri’ credo si riferisca alle
disposizione dei simboli, sembra un cielo stellato”
“Sono d’accordo, Val. Dunque intende semplicemente che la via è effettivamente
oltre questa parete”
Golden udì e sbuffando diede la sua proposta:
“Sfondiamola e basta”
Il mago scosse il capo rimanendo con quella sua espressione
seria, poi si alzò cominciando a camminare avanti e indietro ininterrottamente.
“Forse per luce ed oscurità intende la magia e la stregoneria.
La prima attinge potere dalla natura, la seconda dalla vita portandola
inesorabilmente alla morte: dunque luce e buio”
La donna annuì anche se perplessa.
“E dove troviamo qualcuno che usi la magia in un posto come
questo? Il Luthus corrotto non ti permetterebbe neppure di usare una palla di
fuoco”
“E’ vero ma…”
Si voltò verso Golden, o meglio, verso la sua spada.
“Mi fai paura quando fai quello sguardo”
“La tua spada è formata da Luthus corrotto, no? Il Luthus era inizialmente la
sostanza che dava potere ai maghi. Magari si potrebbe stregare la lama della
spada ed il Luthus potrebbe fungere da ‘luce’”
Sembravano tutti d’accordo per quanto Danarius continuava a
starsene per conto suo. I rimanenti non avevano invece altre alternative e
Golden si avvicinò con l’aria di chi stava per essere sottoposto ad una tortura
devastante: essere ‘stregato’, lui, che odiava quella sorta di magia con tutto
se stesso, era un po’ un affronto per tutto ciò in cui credeva. Non vi era però
scelta, dovevano arrivare fino in fondo e quelle erano le condizioni.
“Fate in fretta…”
Il mago dai capelli biondi annuì e congiungendo le mani
cominciò a raccogliere una piccola quantità di energia vitale da se stesso: era
tanto esigua che non avrebbe neppure sentito l’affaticamento. A quel punto mirò
alla lama della katana e dopo aver pronunciato poche e fondamentali parole a
bassa voce, rilasciò tutta la forza accumulata: la spada si illuminò di viola
ed il suo riflesso mostrò la sofferenza ed il dolore di tutti coloro che
avevano perso la vita e le persone care per quel maledetto potere. Golden la
pensò così e l’afferrò senza guardare, chiuse gli occhi cercando di scacciare
quelle immagini dalla sua testa e sospirò sicuro che si sarebbe calmato da lì a
poco.
“Forza Golden, adesso tocca a te”
Non voleva farlo, non voleva sfruttare la stregoneria per un
bene personale ed essere così simile a suo padre, ma forse, per quel piccolo
segno che avrebbe risanato una ferita del mondo, ne sarebbe valsa la pena. Alzò
la spada, la fece roteare un paio di volte e senza guardare la infilzò nella parete
costellata di simboli luminosi. La caverna sembrò tremare, la parete
sgretolarsi ed una crepa esattamente al suo centro, ne anticipò la rottura: si
vedeva adesso un lungo sentiero umido ed oscuro, senz’altro tetro, ma era
almeno un nuovo percorso.
“Ha funzionato davvero!”
Compiaciuto, il gruppo riprese il cammino facendo ben
attenzione a dove mettesse i piedi, era
a dir poco strano pensare di essere lì insieme a delle entità invisibili che ne
seguivano i passi, ma la paura non li avrebbe fermati, non a quel punto. Dopo
pochi metri dunque, un altro vicolo cieco arrestò l’avanzata dei quattro ed
ancora una volta vi erano dei simboli ad ornare quella tavola scura fatta di
roccia e chissà quale altro materiale. Era buio lì dentro, non sapevano neppure
loro come facessero a vedere oltre l’oscurità, non vi era luce che filtrava,
non un bagliore a rischiarire i passi, solo un buio totale che copriva pareti e
sfondi. Che fossero tutti vittima di un qualche potere delle anime abitanti
quel luogo? Carian decise dunque di ripetere ciò che aveva fatto in precedenza
ma le luci interagirono quella volta con tutti i presenti, parlarono alla mente
di tutti e quattro i ‘visitatori’.
“Danarius,
il padre santo”
“Valerian,
l’eredità oscura”
“Golden,
il guerriero della luce”
“Carian,
la strega celeste”
Rimasero tutti interdetti a quelle parole. Non erano lì per
caso, se vi era davvero qualcuno in grado di giungere ai confini del mondo,
quelli erano i quattro che in quel momento potevano osservare con i propri occhi
la presenza che lentamente si materializzò nella caverna: era uno spirito
dorato dalle sembianze femminili che fluttuando tra l’oscurità del luogo,
lasciò che i suoi lucenti capelli biondi illuminassero il buio nel quale erano
immersi. Quella danza nel nulla durò alcuni minuti, poi la figura li osservò
con due profondi occhi chiari e limpidi e parlò facendo riecheggiare nell’isola
una voce calda e suadente:
“Oh voi, misere anime vaganti nel nulla, perché perseguire in
un viaggio in cui l’unica via è la morte? Tornate nella vostra strada, dimenticate
l’incontro con i figli di Nefilim e non ricordate la vostra vera esistenza.
Porterà solo una distruzione di ciò che vi dà forza e ve la nega, ucciderà l’amore
e l’amicizia per dare l’immortalità all’unico sentimento capace di avvolgere tutti
in quel velo oscuro già troppo potente”
Rimasero tutti estasiati, era una figura splendida, calma,
pura, non era la presenza che si aspettavano di incontrare in un luogo come l’isola
di Nefilim. Valerian indietreggiò però impaurito da quelle parole, era come se
lo toccassero profondamente, più di quanto potessero influire sullo stato d’animo
degli altri. Si portò le mani alla testa, scosse il capo confuso e volgendo le
spalle sospirò profondamente per riprendere il controllo sul proprio corpo.
Carian osò parlare invece, stimava quella luce, quella donna, ma dovevano
necessariamente proseguire.
“Dobbiamo passare per difendere ciò che amiamo, puoi capirci,
ne sono sicura…”
“Solo la morte vi attende alle mie spalle e se non sarà il padre di tutti i
demoni ad uccidervi, lo farà il suo discendente”
La giovane donna sembrò quasi convincersi, quelle parole era
ammalianti ed eloquenti e sotto l’effetto di una qualche magia si rendevano
ancora più insistenti. Danarius decise però finalmente di agire, non avrebbe
fatto sprofondare il gruppo in quell’anima beffardamente pura, non esistevano
demoni puri in quell’isola e l’avrebbe dimostrato. Chiuse gli occhi ed evocò un
potere tanto grande che la caverna stessa cominciò a tremare: assorbì potere da
se stesso, creò l’aura violetta con la propria energia vitale e provò a
prendere possesso della mente corrotta dello spirito scaraventandogli contro
quell’energia. Carian si accorse troppo tardi di ciò che stava facendo l’ex
cacciatore della notte e Golden sembrava sempre più stanco con l’avanzare dei
metri verso il cuore dell’oscurità, non avrebbero potuto fermarlo.
“Danarius!”
Lo spirito puro venne attraversato dal potere proibito e tra
urla lancinanti sembrò stesse per cedere al controllo mentale, ma fu tutta un’illusione
creata dalla manovratrice di realtà. In un’esplosione oscura, comparve il vero
aspetto di quella leggiadra entità dai riflessi inizialmente biondi, adesso
scuri come la notte e negativi come tutto ciò che vi era in quel covo
infernale.
“Attaccare me, attaccare chi vuole soltanto difendervi da ciò
che non sapete… morirete tutti uccisi dal potere che Nefilim ha lasciato nel
Saar, morirete senza neanche accorgervene, o forse, siete già morti!”
Valerian sbucò dalle spalle di Danarius con gli occhi intrisi
di stregoneria e completò quel rituale mentale puntando entrambe le mani verso
quell’anima ingannevole.
“Maledetti demoni!”
Lo spirito fu distrutto dalla forza degli stregoni e Golden
sembrò tirare un sospiro di sollievo: non era riuscito a muovere un passo in
presenza di quello spirito, era come se l’oscurità che celava dietro quei
boccoli dorati e l’anima sacra, lo inquietassero al punto da inibirgli ogni
forza fisica e mentale. Sempre più in fondo e sempre più confusi, era questa l’isola
dei demoni, l’isola in cui tutto ciò che viene detto è tanto falso quanto vero.
Un altro passaggio si aprì ma in quell’istante una polvere particolare si
insinuò nella fragranza che respirarono senza volerlo e senza neppure
rendersene conto, finirono al suolo senza forze, adesso vulnerabili ai giochi
dell’ultima entità oscura, la più pericolosa. Dei passi echeggiarono nella
caverna ed il sogghigno di una donna descrisse il suo essere compiaciuta di ciò
che era riuscita ad ottenere. Rimanendo nell’ombra vide dunque i quattro corpi
esanimi ed allargando le braccia rese visibili nella mano destra, una pietra
argentata la cui forza generava un riflesso scarlatto, e nell’altra, un bastone
con incastonata una dorata il cui interno sembrava risplendere d’oscurità.
Una delle due streghe, aveva vinto.
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Capitolo 30 *** L'eredità demoniaca ***
cap 30
E’ al momento della morte che si apprezza realmente il dono
della vita, così come quando si è immersi nel buio per troppo tempo si comincia
a desiderare il calore della luce. Era quella la sensazione dentro quel covo di
nulla che attanagliava le menti dei presenti come una tortura che voleva da
loro soltanto che provassero il terrificante dolore dell’agonia. Colpi di tosse
saturavano l’area e davano segnale che qualcuno di vivo ci fosse tra le ombre
che da sole creavano l’intero contesto. Furono tutti catturati ed ognuno di
loro se ne rese conto quando una torcia ad olio venne accesa illuminando quella
camera sudicia della caverna di Nefilim. Erano appesi per le braccia a dei pali
di legno, legati con corde spesse ed immuni alla magia. Dei passi
accompagnarono dunque l’esistere di quell’oscurità ed espandendosi tra le mura
e la camera piena di prigionieri pronti ad essere sacrificati, richiamarono l’attenzione
di chiunque avesse ancora la facoltà di pensare. Valerian era tra questi ultimi
e fu quando alzò lentamente il capo che riconobbe immediatamente il riflesso
maligno di quello sguardo: Liz! La strega conosciuta al Monte Metista, la donna
che mai aveva osato rivelare qualcosa di sé o avvicinarsi ad un gruppo che
sapeva bene di dover necessariamente tradire. Il mago ricordò le sue parole
sulla nave: non esistono buoni e cattivi, non esistono traditori, c’è solo chi
combatte per determinate ragioni e chi per altre e magari si arriva a
compromessi che possono essere rispettati o meno. Quella maledetta aveva sempre
capito tutto, era l’unica che in un mondo difficile come quello aveva davvero
alzato la testa per poter riprendere in mano le redini, al contrario dall’erede
dei Cha’Sid che invece aveva cercato di sfuggire alla stregoneria. Ora era
troppo tardi, se lei era lì, allora Seiri era morta, così come chiunque altro.
Era finita, era giunto l’epilogo sebbene si rese conto di avere ancora la
facoltà di pensare fino a quel punto: che non fosse ancora giunta l’ora di
morire? Provò a parlare inutilmente, le parole non uscivano ed erano sostituite
da rivoli di sangue tossiti dolorosamente. Parlò Liz dunque, si era accorta che
il suo prigioniero preferito si fosse svegliato e voleva approfittarne per
poter scambiare le ultime parole:
“Che ne pensi?”
Valerian chinò il capo, come avrebbe dovuto rispondere a
quella domanda? Lei aveva vinto e chiunque altro aveva perso, non era
abbastanza? Quindi continuò:
“Questa notte nascerà un bagliore che governerà tutto il Saar
e ne potrai essere testimone, non ne sei onorato?”
Aveva detto abbastanza e quella volta il mago avrebbe parlato
pur sottomesso al dolore lancinante. Non poteva rimanere lì a subire ogni sorta
di violenza fisica e verbale senza neppure dire una parola.
“Sarai… contenta adesso”
“Oh sì, non puoi capire quanto”
Lo disse accostandosi al corpo malridotto del giovane ed
avvicinò il proprio viso al suo fino a sentirne i sospiri spezzati dalla
sofferenza che lo stava logorando. Sentiva di aver vinto, di aver conquistato
tutto ciò per cui aveva combattuto e dal suo punto di vista ogni cosa sarebbe
stata sacrificabile per quello scopo.
“Alla fine vince la conoscenza, e tu, piccolo e potente
stregone, non hai mai compreso veramente te stesso”
Con quelle parole si allontanò e diede luce all’intera caverna
con un incantesimo. Valerian vide in questo modo tutti i propri compagni appesi
lungo le mura ma loro non avevano coscienza, erano svenuti e senza forze vinti
dal potere inarrestabile della strega con adesso tutti i grandi poteri degli
Ebrion. Vi erano anche Seiri, Javia e… Naos. Il mago rivide in quel viso spento
tutta la luce di Mera e per un istante ricordò l’ultima volta che aveva avuto
la possibilità di stringerla tra le proprie braccia e sentirne il calore ed il
profumo: durante il ballo a Water-Lock, quando per un momento avevano entrambi
dimenticato la loro missione, il motivo per cui si erano recati in quel luogo, la
fuga da Kubara, la stregoneria, il Luthus, ogni cosa che non riguardasse
entrambi e cosa provavano l’uno per l’altra. Come poteva morire senza poterle
rivelare i propri sentimenti? Come poteva senza riabbracciarla un’ultima volta?
“La pagherai…”
La strega non si curò delle parole del mago ed allargando le
braccia verso una sorta di altare con sopra le due gemme speciali, cominciò una
sorta di rito tra potente energia e parole incomprensibili. La caverna tremò e
le pietre cominciarono a creare un’energia tanto grande che avrebbe spazzato
via un intero continente. Luci rosse, argentate, oscure e dorate avvolsero Liz
e la strega sentì dentro di sé la vera radice del potere illimitato dei sacri
rapaci.
“Lo senti?! Lo senti il potere divino?!”
Strinse i pugni come per accertarsi della forza che effettivamente
stava assorbendo ed arrivò al punto di faticare per non radere direttamente al
suolo l’intera isola. Il bagliore terminò e le gemme divennero entrambe prive
di colore, trasparenti e senza più alcun residuo di energia. Adesso era Liz la
dea manovratrice di tutte le forze divine, una sacra entità governante tra gli
uomini. Quindi alzò le braccia e si rivolse al vuoto consapevole delle nuove
facoltà:
“E’ il momento di liberarti, è giunto il giorno in cui potrai
finalmente respirare l’aria che per troppi anni ti è stata negata. Per quasi
vent’anni ho atteso questo momento, per tutto questo tempo ho seguito questo
percorso per onorare la promessa!”
Un fascio luminoso fresco e confortante invase la caverna e la
sua consistenza ridiede potere a tutti coloro che vi erano rinchiusi all’interno.
Era il potere della gemma bianca, la forza rigeneratrice e dell’eterno vigore,
ma perché? Tutti si svegliarono, tutti potettero osservare fin dove era
arrivata la mente di una strega.
“Sette anime ed il potere sacro dei rapaci, che il varco
infernale si apra con questi sacrifici!”
L’aria si elettrificò, tutti i presenti ne rimasero in balia
ormai totalmente confusi e le pietre della caverna si spaccarono come
traversate da una potenza che andava al di là di qualunque previsione. La
strega cominciò a sanguinare dal naso e dalle orecchie ma la gemma bianca le
garantiva un ripristino continuo delle forze mentre l’energia della rossa
distruggeva le particelle di Luthus che andavano a condensarsi al centro dell’area.
Ora era il turno della gemma nera che con un fascio oscuro finì col devastare
definitivamente il sigillo che teneva sbarrato il varco verso una dimensione
adesso visibile: era un vortice nell’aria che portava ad un luogo sconosciuto a
chiunque, non riportato su nessuna mappa né libro.
“Ed ora…”
La gemma dorata avrebbe dovuto terminare quello strano rituale
ma qualcosa non funzionò: il fascio d’oro illuminò le pareti rocciose ed i
corpi delle vittime sacrificali ma non sembrò abbastanza denso, era chiaramente
troppo debole. Liz cedette dunque in ginocchio davanti quel varco che stava risucchiando
a sé tutta l’isola e tutti i presenti in un epilogo catastrofico, finché una
voce non spezzò quell’istante fragoroso.
“Scacco matto Liz!”
La strega alzò il volto rigato da lacrime di sangue e vide un
uomo traversato da un’aura dorata e splendente: Javia, con tra le mani il potere
necessario a completare quel rito. La forza dorata si espanse in modo più
consistente e dal vortice uscì un’energia che andò a distruggere tutte le mura
rocciose della caverna ed i prigionieri legati che non ebbero il tempo di
difendersi. Alcuni furono però difesi da una barriera innalzata da chi aveva
ancora la forza di reagire, qualcuno con degli splendidi occhi azzurri ed una
chioma corvina come la notte: Naos, sebbene quel gesto doveva essere attribuito
a chi dentro di lei lottava per riconquistare un corpo che le apparteneva. Il
vortice non sembrava però voler smettere il suo corso devastante e sotto gli
impulsi vitali di Javia continuava ad emanare una forza incontrollabile. Lo
stregone sembrava soddisfatto, sapeva di poter sopraffare soltanto in quel modo
chi aveva dentro di sé tutti i poteri degli Ebrion, sapeva che quella
dimensione era l’unica arma per fronteggiare Liz, ma proprio quando il suo
intervento stava per finirla, un fulmine nero colpì il vortice che si chiuse
finalmente del tutto.
“Che diavolo?!”
Javia si voltò e la vide in tutto il suo splendore ed
oscurità: Seiri l’aveva battuto di nuovo. Liz era al suolo senza forze, cercò
disperatamente di richiamare le capacità energetiche della gemma bianca ma ci
volle più tempo del previsto, mentre gli altri tre cacciatori della notte si
scambiarono occhiate fugaci.
“Maledetti!”
Lo stregone dai capelli argentati congiunse le mani
avvolgendosi nuovamente in un’aura dorata ma prima che potesse fare qualsiasi
cosa, un’energia violetta si impossessò per un istante della sua mente
facendolo desistere. Era stregoneria! Si voltarono dunque tutti e quattro,
anche Liz che intanto si era leggermente ripresa, verso l’origine della luce ed
insieme lo nominarono:
“Danarius…”
Si guardarono, riuniti per la prima volta dopo tanti anni,
riuniti in quel luogo per una precisa ragione e non per varie coincidenze;
erano nuovamente nello stesso posto incrociando i loro sguardi: I cinque
cacciatori della notte. Il primo a parlare fu Javia, immerso in un sorrisetto
che la diceva lunga:
“Era inevitabile… I cacciatori riuniti dopo quasi due decenni
per la stessa ragione per cui sono stati fondati”
Liz riuscì a rialzarsi e parlò pulendo il proprio viso dal
sangue:
“E’ ironico, forse il destino vuole che tu e Naos moriate per
il vostro tradimento”
“Tradimento? Noi siamo soltanto stati più furbi, ci siamo sganciati da chi
poteva solo rallentarci”
“Eravamo stati assoldati per una ragione”
“Eravamo troppo potenti per lavorare per qualcuno!”
Danarius strinse i denti ed intervenne:
“Javia! Naos è morta per le tue azioni e noi siamo stati
dichiarati stregoni…”
“Non me ne importava nulla allora e non me ne importa nulla adesso! La
stregoneria è stata bandita per la sua pericolosità ed avevano ragione, è pericolosa!”
Naos non parlava, ascoltava a testa bassa quei racconti come
se ricordasse ogni istante della battaglia che l’aveva uccisa, ma Seiri non
riuscì a trattenersi:
“E cosa avresti voluto fare? Aprire il varco da solo ed
impossessarti dell’eredità demoniaca? Non avresti saputo controllarla e poi…
sarebbe stata la tua fine”
“Con la forza degli Ebrion avrei potuto!”
Riprese dunque la parola Liz a quell’affermazione:
“Con i poteri degli Ebrion avresti potuto, io adesso ho i
poteri dei sacri rapaci… perché allora il rituale si è interrotto?!”
Rispose Danarius per tutti:
“Ognuno di voi ha assorbito parte delle gemme nel periodo che
le hanno custodite, Seiri ne è perfino diventata parte. Tu non hai tutti i
poteri degli Ebrion, la totalità della loro forza è presente solo adesso che
siamo riuniti”
La strega del Monte Metista sorrise. Era così dunque, così
come al principio: avrebbe completato il rituale insieme alla forza degli altri
cacciatori.
“E allora datemi la vostra forza… Datemi il potere che celate
nel vostro sangue!!”
Allargò le braccia spingendo tutti alle pareti: tra i presenti
era comunque la più potente e con la poca forza che gli altri erano riusciti ad
assorbire dalle gemme singole non avrebbero mai potuto competere con l’unione
dei quattro spiriti per quanto incompleti. Evocò il fuoco sacro della gemma
rossa e bruciò gli animi dei presenti per soffocare la loro essenza ed assorbire
le ultime forze residue per poi amplificarle per cento volte mediante la forza
della gemma bianca. Il vortice si aprì nuovamente e Liz era lì per completare
il lavoro dei cacciatori della notte.
“Maledetto Danarius, non avresti dovuto dirglielo!”
“E tu non avresti dovuto tradirci. Se l’eredità demoniaca deve finire nelle mani
di qualcuno, io scelgo Liz”
Era tutto pronto, il rito stava per essere completato: le
fiamme alimentate dall’energia sacra crearono il vortice, l’energia della morte
distrusse il sigillo e l’entità dorata si introdusse nello squarcio dimensionale
per riportare alla luce l’obbiettivo primario dei cinque cacciatori.
“Lo sento, sta arrivando!”
Il vento che ne uscì sbalzò tutti i presenti, l’isola intera
sembrò sollevarsi dal livello del mare e le nubi nel cielo si aprirono per
lasciare filtrare la luce che avrebbe liberato ‘l’eredità demoniaca’.
Ma qualcosa non andò: non vi furono ritorni o rinascite, Seiri
si alzò andando incontro a quella devastazione demoniaca e con un sorriso
finalmente sereno lasciò al vento quelle ultime parole mentre si abbandonava al
vortice dimensionale:
“Finalmente potrò essere libera. Quel giorno Javia non riuscì
a prendere con sé l’eredità demoniaca perché l’aveva fatto io, crescendola come
una figlia. I cacciatori della notte sono stati fondati per liberare il figlio
di un demone, un simbolo di immortalità che avrebbe fatto gola a chiunque e non
riuscii a resistere. Ne rimasi però in balia, il male della sua anima cominciò
a torturare la mia, la fustigò, la distrusse eliminando ogni sorta di speranza
e luce. Fu allora che decisi di procurarmi la gemma della morte, l’unico potere
capace di uccidere un immortale… ma mi sbagliavo: non è umano, non è mortale, è
solo un flagello per questa umanità. Non mi resta dunque che morire ed essere
di nuovo libera. Addio cacciatori della notte!”
Il vortice si chiuse ed il sigillo fu ripristinato. Ai
presenti rimase solo un senso d’angoscia e paura: l’eredità demoniaca aveva
vissuto per tutti quegli anni tra di loro, cresciuta con la potenza della
stregoneria di un demonio. Liz capì a quel punto: Seiri non l’aveva
abbandonato, stava soltanto cercando di scappare da lui in attesa di scomparire…
L’eredità demoniaca, il figlio del demonio era colui che ironicamente voleva
liberarsi da quella natura malvagia. Valerian Cha’Sid, stregone o demone?
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Capitolo 31 *** Sacrificio ***
si
Silenzio. Solo sospiri volteggiavano in quella grotta buia che
di tutti aveva ormai rivelato qualcosa. Nessuno riusciva più a pensare,
sembravano essere finiti in balia dell’oscurità corrosiva di quelle mura
maledette che custodivano il riposo di esseri che andavano ben oltre
l’immaginazione dei mortali. Liz tra tutti cercò Valerian tra le macerie, il
suo sguardo chiaro, il suo viso giovane ma al contempo fiero, lo cercava senza
neppure sapere il perché, sapeva bene di non poter più parlargli, di dover forse
scappare, di lasciarlo in quel covo di nulla immerso al centro del mondo. Tutto
ciò che la strega aveva sospettavo trovava risposta in una verità che chiunque
avrebbe voluto evitare ed in quel contesto di taciti istanti che scorrevano
lenti tra un sospiro e l’altro, potevano ben percepirsi la tensione ed i
brividi che attanagliavano adesso l’anima dei quattro cacciatori della notte
rimasti: avevano combattuto al fianco di un demone, un’entità del male era
stata loro vicina ed adesso potevano pensare tremando ad ogni singolo momento
in cui aveva parlato loro rivolgendogli una voce dissimulata, forse senza
neppure volerlo. Dunque lo vide, era poco distante e forse incosciente, ma in
che modo i demoni perdono conoscenza? Camminò verso di lui lentamente, non per
coraggio o perché credeva di poter comunque difendersi da ogni eventuale
attacco, semplicemente… era Valerian, lo stesso ragazzo che fin dal primo
incontro aveva sempre osservato con occhi diversi. Liz l’aveva sentito, lei
aveva visto nel riflesso peculiare dei suoi occhi un gioiello prezioso, potente,
ma anche maledetto, buio, destinato a qualcosa che non sarebbe stata illuminata
dalla bellezza del sole.
“Valerian…”
Lo aiutò a mettersi seduto mentre Danarius indietreggiava
ancora sconvolto e Javia osservava la donna con occhi sgranati: non riusciva a
capire come potesse avvicinarsi ancora a quel ragazzo che celava dentro di sé
tanto male da poter inghiottire tutto il pianeta in un flagello. Strinse i
pugni e si scambiò un cenno d’intesa con Naos, aveva visto bene come Seiri
avesse perso ogni briciolo di ragione a causa dell’eredità demoniaca… ma non
riusciva a non pensare a quanto potere avrebbe potuto offrirgli. No, non
l’avrebbe lasciato nelle mani di Liz, se lo sarebbe preso al costo di divenire
egli stesso un demone.
“Lontana dall’eredità demoniaca!”
Anche Naos si posizionò pronta per combattere, ma Liz aveva
ancora dentro di sé il potere dei quattro Ebrion. Consapevole di essere dunque
superiore, si alzò a testa bassa mentre Valerian si riprendeva dalle botte.
“Per quasi vent’anni ho cercato questo essere, per quasi
vent’anni ho cercato di riunire le gemme magiche per poter liberare l’antenato
di Nefilim… ed ho preso parte a questa guerra al suo fianco, vincendola. Non è
curioso?”
Javia sorrise.
“Vincendola? Tu non hai vinto nessuna guerra… hai solo
condotto me qui, al centro del rituale per poter infine lasciarmi ogni gloria.
Sarà così, che tu lo voglia o no!”
I due scambiarono gli sguardi, l’aria era satura d’energia e
quello che rimaneva dei muri venne nuovamente travolto da alcune peculiari
fiamme scarlatte: non bruciavano ciò che ricoprivano, il fumo non disturbava e
non c’era calore… per nessuno tranne che per Javia che si portò una mano al
viso per non respirare quell’aria che sentiva divenire tossica: erano le fiamme
di Ebrion rosso!
“Brucerai nelle fiamme sacre… logorato dal potere della MIA
gemma!”
Naos aprì una mano e dopo aver pronunciato alcune parole fece
comparire un lungo bastone magico con all’estremità una piccola sfera luminosa.
Si mise tra Javia e Liz, pronta a combattere.
“Dovrai uccidere me prima di toccare Javia…”
“Sempre la solita serva, adesso come allora. Bene, vi ucciderò entrambi e
lascerò che vi rincontriate all’inferno!”
La bella strega dagli occhi chiari si mosse per evocare un
qualche tipo di incantesimo ma la forza dell’avversaria l’arrestò
immediatamente e quando una freccia infuocata le si conficcò nel ventre, un
rivolo di sangue macchiò quel terreno sporco e buio ed un grido soffocato
riecheggiò nell’area distrutta. Liz era troppo potente e Naos fu la prima a
capirlo a proprie spese: cadde al suolo sentendo l’interno della propria anima
ardere e Javia rimase senza parole, non poteva competere.
“Morirete tutti!”
Alzò il braccio per finire l’avversaria, era pronta ad uccidere
per la seconda volta la strega con cui aveva condiviso gli obbiettivi dei
cacciatori della notte anni prima, la stessa che si celava oltre il viso spento
della principessa di Kubara: sarebbero stati due omicidi, in un colpo avrebbe
eliminato due minacce scomode che avrebbero potuto allontanarla da Valerian, ma
quando quest’ultimo vide quella figura toccare terra ed i suoi occhi chiudersi
pronti ad accettare l’avvento di un fato oscuro, strinse i pugni, i denti,
sentì il proprio essere esplodere, il bisogno di lasciarlo andare per una
volta, la voglia di intervenire ed interrompere quel martirio che Mera era
stata costretta a subire in quell’ultimo periodo. Liz se ne accorse
immediatamente, percepì dietro di sé una potenza tanto grande da poter sollevare
in aria l’intera isola di Nefilim e quando si voltò vide due occhi neri
distinguersi dal resto del buio ed un fascio violetto che attraversò l’intera
area colpendo i corpi incoscienti dei presenti, i vivi ed anche le rocce ed
ogni cosa che gli impediva di poter assaporare l’area esterna e toccare l’acqua
di quel mare nefasto che circondava il luogo. Poi solo una frase:
“Non toccarla!”
Liz ammirava quell’essere dalla forza spropositata ma era
convinta di poterla domare con l’aiuto della gemma bianca che le avrebbe
conferito energia vitale illimitata per eventuali incantesimi di stregoneria.
“Fermati Valerian!”
“Fermarmi…?”
Si alzò osservando i quattro cacciatori rimasti, li scrutò
attentamente per poi avanzare verso Mera preoccupato ma al contempo furioso: il
resto dei presenti non era importante, non lo era mai stato e mai gliene
sarebbe importato. Voleva solo lei, poterla riabbracciare, poter specchiarsi
nuovamente in quegli splendidi occhi azzurri e prendere la sua mano per sparire
oltre il velo che limitava l’intero Saar in una gabbia di convinzioni. La prese
tra le braccia sotto gli occhi impauriti di tutti, la osservò perdere sangue e
mugugnare tra sé e sé per il dolore che la stava distruggendo dall’interno.
“Spezza l’incantesimo! ADESSO!”
La strega non aveva intenzione di sottostare alle parole di
colui che avrebbe dovuto mettere le proprie abilità a sua disposizione nolente
o volente ed era pronta a sferrare un altro attacco.
“Non osare darmi ordini… demone!”
Provò ad attaccare ma venne immediatamente scaraventata tra le
macerie con la sola forza spirituale. Nessuno lo avrebbe più sfiorato e nessuno
avrebbe più toccato Mera che stringeva adesso con forza, come se in quel modo
non le avrebbe permesso di andare da nessun’altra parte.
“Non posso più vederti soffrire… non posso più vederti controllata
da un’altra persona”
Il luogo lo stava mutando, era come se il respirare l’aria
maledetta di quella caverna gli cambiasse in qualche maniera il modo di
pensare. La sua mente era offuscata, non riusciva a vedere nulla se non il viso spento della
donna che amava.
“Mera… torna da me”
Il luogo riprese a tremare ma stavolta con scosse più
regolari, era questione di tempo prima che l’intera isola venisse inghiottita
dall’oceano ed era proprio Valerian che ne stava decidendo la sorte. Javia non
riusciva a parlare, era Naos colei che quello stregone stringeva tra le
braccia, non poteva e non voleva abbandonarla ma a trattenerla vi era l’eredità
di un mostro oscuro, di un dio maledetto, cosa avrebbe potuto fare? Valerian
pianse, osservava e sentiva la tortura interiore della donna e lui sembrava
poter percepire il dolore sul proprio corpo, sulla propria anima… e la terra
tremava. Liz cercò di rialzarsi nonostante a tenerla bloccata non era stato
soltanto il colpo contro ciò che rimaneva della parete, ma anche un vero e
proprio incantesimo che sembrava averle paralizzato i movimenti.
“Smettila! Distruggerai l’isola ed ucciderai anche lei!”
Non ascoltava più, ormai era in balia di quello stato
peculiare ed i suoi occhi divennero neri così come si erano colorati per un
istante poco prima. Era una tortura per lui, sentirla morire, sentirla soffrire
e lentamente cedere. No, non l’avrebbe permesso, l’avrebbe salvata in qualche
modo, a qualunque costo. L’energia violetta che emanava si espanse nuovamente e
stavolta andò ad insinuarsi anche sotto le macerie: i corpi devastati di Golden
e Carian vennero curati e riportati in superficie e riaprirono gli occhi allo
stesso momento mostrando nuovamente la loro brillantezza, nonostante fosse
tremendamente oscurata. Anche Javia e Danarius vennero investiti dall’energia e
senza opporre resistenza abbassarono il capo come se avessero accettato di
essere stati battuti, di avere adesso un superiore. Liz non riusciva a
crederci, era tanto potente la sua stregoneria?
“Adesso tutti loro ti attaccheranno e tortureranno… finché non
spezzerai l’incantesimo che tortura Mera”
Non era un avvertimento, non attese una sua risposta,
semplicemente condensò la forza emanata e tutti i presenti attaccarono in
gruppo l’unica rimasta. La strega innalzò una barriera solida che venne poi
rinvigorita dalle fiamme e con grande forza riuscì finalmente a muoversi e
difendersi dal fendente di Golden, poi balzò di lato schivando un colpo
invisibile di Carian e con un paio di salti si portò in cima alle macerie
ansimante, ma sempre sicura di sé.
“Vieni con me e risparmierò la sua vita”
Valerian strinse i denti aumentando l’energia e l’isola sentì
creparsi inesorabilmente.
“Torturatela… torturatela FINO ALLA MORTE!”
Non era più il giovane mago dai capelli biondi che aveva
lasciato Kubara, in quell’isola il suo animo era stato corrotto e l’aver udito
la vera storia riguardo gli obbiettivi dei cacciatori della notte aveva
liberato in lui una parte oscura rimasta sopita troppo a lungo… come se quel
frammento d’anima aspettasse quel momento da tutta la vita. Tutti i presenti
controllati attaccarono dunque la strega che stavolta si difese a dovere:
allargò le braccia ed evocò un vortice oscuro grazie ai poteri della pietra
nera ed assorbì letteralmente le loro offensive. Il vortice era vigoroso,
potente, attirò a sé ogni cosa che vi era nella grotta ed anche gli avversari
che in qualche modo resistevano non avrebbero retto a lungo, Valerian doveva
intervenire e lasciare il corpo di Mera.
“Risucchierò tutti, vieni con me e risparmierò la loro vita!”
Stava per inghiottirli in chissà quale dimensione, nessuno
poteva opporsi a quel colpo e Valerian lo sapeva bene.
“Non lascerò usarmi, non ti permetterò di ingannarmi ancora”
“Ingannarti? Io sono sempre stata l’unica ad offrirti una chance… tua madre ti
temeva, voleva ucciderti, voleva sbarazzarsi di te dopo aver fatto così tanto
per averti. Io invece sono qui pronta a rischiare ogni cosa per offrirti una
via, vieni con me e salverai le loro vite”
“Come posso avere una via?! Come posso VIVERE?! Sono un demone e a dirla tutta
cominciavo a sospettare di non poter essere un mago come tutti gli altri…”
“Potrai ricominciare con me”
“Io non voglio ricominciare! Voglio solo la mia vita, la mia vecchia vita al
castello con Mera, voglio tornare ad essere un semplice mago di Kubara, ma non
è possibile!”
“Valerian…”
“Salva Mera e verrò con te”
Liz alzò lo sguardo a quelle parole, non si aspettava la
decisione estrema per quanto ci sperasse, non contava più sul lato umano del cuore
dello stregone in quanto ormai totalmente corrotto dal male demoniaco, ma… la
fragilità umana intorno la cui era cresciuto andava oltre ogni maledizione, qualsiasi
incantesimo. Sorrise, avrebbe mantenuto la promessa, come sempre.
“Ho la tua parola?”
“E’ tutto ciò che mi resta”
“Che sia!”
Congiunse le mani e delle altre fiamme investirono il corpo
sfinito della donna che lentamente sembrò riprendersi. Sarebbe sopravvissuta e
questo era ciò che per Valerian più contava in quegli ultimi istanti, in quei
momenti in cui poteva ancora provare dei sentimenti che sentiva sfuggirgli via.
“Puoi riportare anche la sua mente?”
La strega sogghignò maleficamente, con le quattro gemme poteva
ogni cosa.
“Certo, tornerà la principessa che a Kubara manca da tanto
tempo, mentre Naos… scomparirà per la seconda volta”
Non poteva crederci, Valerian le vide lo sguardo rasserenarsi
e riconobbe l’espressione caratteristica di colei che aveva stregato il suo
cuore, con la semplicità, spensieratezza, con quei piccoli dettagli che
sarebbero per sempre rimasti nei suoi ricordi, malgrado una natura demoniaca
che l’aveva ormai sopraffatto. Lentamente non gli rimase più nulla di umano ma
riuscì a piangere, a dare un ultimo saluto a chi l’aveva accompagnato in quel
viaggio ormai all’epilogo. Anche le sue lacrime però divennero presto nere e cadendo
al suolo diedero vita ad una sorta di ultimo incantesimo che aprì un portale
oscuro che sembrava unire quella dimensione ad un'altra che si presentava buia
e maledetta oltre lo specchio: come un riflesso, come l’opposto del Saar che il
giovane aveva conosciuto. Liz indietreggiò sospetta ed alzò nuovamente le mani
pronta a difendersi.
“Che diavolo è?”
Valerian non rispose subito, si limitò ad osservare un ultima
volta i suoi compagni per poi strizzare gli occhi e volgere lo sguardo altrove,
non voleva abbandonarli, non poteva ma era l’unico modo per liberarli, per
liberare tutto il Saar.
Golden,
Carian… ripongo in voi la mia fiducia per mantenere il nostro pianeta un luogo
puro e privo di uomini vinti dalla magia; Danarius, veglia sulla mia famiglia e
su mia madre, solo tu puoi farlo; Madre, rendi Kubara un luogo migliore,
trasformalo nel grande regno che abbiamo sempre sognato ed amala come hai amato
noi; Mera, ricordami come il mago coraggioso che vegliava sempre su di te, con
cui condividevi ogni cosa, gioie e dolori. Non dimenticarmi e resta vicina al
nostro paese… Ti amo
“Che succede, che cos’è questo varco?!”
Valerian sospirò ed infine alzò il viso osservando gli occhi
scuri della strega: era pronto a compiere ciò che andava fatto.
“La nostra nuova casa, ho accettato di venire con te ma in un
luogo in cui non potrai fare del male a nessuno… E’ la fine!”
La strega scosse il capo, non poteva finire in quel modo, non
poteva permetterlo e con un incantesimo cercò di fermare quel dominio oscuro.
Provò a resistere ma se ne rese subito conto: era la forza di un demone
leggendario, non di uno stregone, troppo potente per qualsiasi umano, al si
sopra di ogni magia. Il giovane alzò la mano verso la donna chiudendo gli
occhi, ed infine parlò, sancendo l’epilogo:
“Mi avrai per sempre, come pattuito, ed il Saar potrà tornare
a risplendere!”
Generò energia nera, non più violetta come quella distintiva
della stregoneria, non era più magia, era un qualcosa che probabilmente Liz non
avrebbe mai compreso e forse neppure Valerian. La strega si gettò nel varco
sotto comando mentale e Valerian la seguì subito dopo lasciandosi alle spalle
tutto ciò che l’aveva cresciuto ed allevato, quel sacrificio non poteva che
essere un modo per ringraziare un mondo che l’aveva accettato come mago e reso
umano. Il varco scomparve al suo passaggio lasciando di Valerian la storia di
un glorioso mago e stregone che aveva
dato la propria esistenza per salvaguardare la luce dalla propria oscurità.
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Capitolo 32 *** Via da Kubara ***
fine
“Mera sei pronta? La cena sarà servita tra sette minuti, sii
puntuale!”
Marian non si era nemmeno preoccupata di aprire la porta o di
mandare delle servitrici per riferire alla figlia di non fare tardi, fece da sé
salendo le scale, giunse fin dietro la grande camera della fanciulla e scandì
bene le parole per evitare qualsiasi incomprensione: non ne poteva più dei suoi
capricci! Di tutta risposta, la giovane rispose di sì sbuffando rumorosamente e
sperava che la madre non entrasse in camera vedendola vestita in modo poco
consono per una cena di classe, visto che non stava andando lì. A quel punto,
con grande sorpresa della fanciulla, una scossa anticipò un raggio azzurro che
mandò all’aria tutti gli oggetti e cosmetici che vi erano sulla scrivania e
quando Mera si avvicinò con occhi scrutatori per capire cosa fosse successo,
sospirò più tranquilla riconoscendo quei fluenti capelli rossi.
“Ti sembra il modo di entrare nella camera di una principessa?”
Lo disse scherzando e velando un sorrisetto e la fanciulla,
finita di fatto al suolo, si alzò lentamente scotolandosi il lungo vestito
candido.
“Sapevo di non dover mettere questo vestito…”
“E’ delizioso!”
“Ed anche scomodo! Non ti invidio per niente”
“Non mi invidierei neppure io, comunque… dov’è tuo fratello?”
Carian guardò l’orologio di lusso della camera della
principessa ed annuendo apparentemente soddisfatta, le fece notare dei fumi
provenienti dalla foresta di Kubara.
“Ci aspettano lì, afferra il mio braccio e cercherò di teletrasportarmi
fin laggiù”
“Non sei ancora pratica di questo incantesimo eh?”
“Sto migliorando, lentamente ma sto migliorando…”
Entrambe risero divertite ma non vi era più molto tempo per le
chiacchiere, Mera strinse dunque la mano dell’amica e la lasciò concentrare: un
cumulo di energia azzurra inondò la stanza ed una ventata d’aria fresca avvolse
le due fanciulle. Prima che si potesse completare l’incantesimo però, una voce
proveniente da dietro la porte fece trasalire le fuggitive.
“Aspettate!”
Mera si portò una mano alla fronte per la propria
sbadataggine, aveva completamente scordato di avvertire il suo piccolo ed umile
animale da compagnia che l’aveva sempre protetta ed aiutata anche nei momento
più bui.
“Ruphis! Scusami tanto, è che sono ancora un po’ nervosa per
tutto quello che sta succedendo”
Il draghetto arrivò svolazzando mostrando il suo aspetto
piuttosto malridotto: le squame erano rovinate ed una fascia gli copriva
entrambi gli occhi.
“Sapevo che sarebbe successo, ti tenevo d’occhio! Allora,
posso venire?”
Mera osservò l’amica che non sembrava avere nulla in contrario
seppur in un primo si mostrò sorpresa di vederlo, dunque le si avvicinarono
tutti e si smaterializzarono magicamente.
Il viaggio nel vuoto fu abbastanza traumatico: Ruphis era
abituato ma Mera restò qualche secondo in più in ginocchio a tossire sperando
di non vomitare. Quando si ricompose, si aggregò ai presenti tenendo le mani
dietro la schiena, si sentiva piuttosto in imbarazzo. Colei che fra tutti prese
la parola fu Carian che con aria trionfante annunciava l’esito positivo di un
viaggio che aveva intrapreso insieme al fratello.
“Molto bene, non abbiamo molto tempo quindi sarò rapida: siamo
riusciti a trovare il modo di aprire il varco che ha intrappolato Valerian e
Liz!”
Seguì un urlo di gioia generale ma questa era solo la prima
delle notizie.
“Ad ogni modo non hop richiesto questo meeting solo per dirvi
questo, ebbene ho bisogno dell’appoggio di tutti quanti i presenti per andare
fino in fondo a questa storia, una storia che finirà quando diremo noi!”
Altro urlo generale, Carian era proprio una grande leader.
“Dunque… sappiamo come aprire il varco ed intrufolarci in
quella dimensione, il problema è che non sappiamo come uscirne!”
Le urla di gloria ed i volti sorridenti si trasformarono in
facce perplesse e con adesso ben più di un dubbio a voler perseguire una strada
la cui fine non aveva neppure uno spiraglio di luce. A rispondere alla ragazza
fu proprio Golden che stringendo l’elsa della sua arma sembrava il più
determinato di tutti.
“Puoi garantire che arriveremo lì dove Valerian è finito?”
“Assolutamente sì!”
“Dunque potremo rivederlo?”
“Certo!”
“Allora io ci sto, mi deve due volte la vita e non la scamperà liscia cambiando
dimensione!”
Carian annuì contenta attendendo altri consensi, quindi parlò Ruphis:
“Valerian si è dimostrato un grande uomo ed ha dimostrato come
neppure la natura demoniaca batte un cuore pure. Ci siamo tutti sacrificati per
il Saar in un certo senso ma non è giusto che sia lui a pagarne il prezzo più
di chiunque altro!”
Tutti i presenti ascoltarono in silenzio quelle parole e
capirono che il draghetto avesse terribilmente ragione, non potevano
abbandonarlo al suo destino. Fu il turno del piccolo Phylis di fianco a Golden
dunque, lo stesso che con Liz difendeva le terre del Monte Metista, Tarus.
“Io devo ritrovare Liz! Senza la mia padrona mi sento perduto…”
Solo allora Carian si accorse effettivamente della sua
presenza e senza neppure parlare espresse le sue perplessità col solo sguardo.
Golden sorrise ed allargando le mani parlò:
“Non chiedetemi come, ma l’ho trovato sulle rive del Ventus
che chiedeva disperatamente dell’acqua, diceva di non aver un motivo per vivere
senza Liz… magari può servire, nel caso sbagli lo uccidiamo!”
L’umanoide osservò in malo modo lo spadaccino ma in effetti
era la verità: per quanto abile non avrebbe potuto nulla contro quel gruppo.
Carian era però ancora perplessa.
“Ma cerca Liz!”
“Ma lasciagli cercare chi gli pare…”
Risero tutti ed il piccoletto abbassò il capo grattandosi la
testa e si allontanò andandosi a sedere in un masso lì nei pressi.
“Basta
che ci sono Mera e Carian…”
Golden lo beccò subito.
“Hai detto qualcosa?!”
“Ma figurati!”
Mancava dunque una sola persona a parlare, l’unica che
effettivamente non aveva bisogno di dire nulla, tutti in quel gruppo sapevano
che cosa fosse nato tra Mera e Valerian, forse l’unica a non averlo ancora
capito era proprio la giovane principessa.
“Io… io voglio sdebitarmi, non posso tollerare il fatto che
abbia combattuto per me e per il nostro mondo mentre io cercavo di
distruggerlo. Io… io lo salverò, come lui ha salvato me!”
Era quello il gruppo che sarebbe partito verso una dimensione
ignota, Carian, Mera, Golden, Ruphis e Tarus in un tempo sconosciuto, in un
luogo in cui il Saar probabilmente non esisteva neppure. Ognuno aveva fatto una
scelta consapevole dei rischi, in quel momento non importava altro: avrebbero
salvato Valerian in un modo o nell’altro.
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Lontano da Kubara, Danarius scriveva qualcosa su una pergamena
con aria spaventata, continuava a guardarsi intorno ed in particolare non perdeva di vista l’entrata
della camera come se temesse l’arrivo di qualcuno indesiderato. Poi un
tonfo riecheggiò nelle sue orecchie e trasalì al punto da avere quasi un mancamento.
“La promessa
è vincolante, la promessa vi lega alla morte così come alla vita ed i
cacciatori della notte sono destinati a portare a compimento la promessa:
l’eredità demoniaca… deve essere recuperata! Un anno e delle vostre anime non
rimarrà che un’esistenza tra questo mondo e la dimensione del Vuoto”
Lo stregone era in ginocchio con gli occhi colmi di lacrime,
non avrebbe dovuto allora e non sarebbe dovuto sopravvivere poi, ma era così: i
cacciatori della notte erano vincolati… per sempre.
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I capelli argentati erano smossi dal vento e dall’energia, e la
riva del mare osservata dai suoi occhi grigi sembrava ritrarsi al loro
cospetto. Javia strinse i pugni e serrò la mascella quando udì qualcosa di
maledetto e terrificante avvicinarsi dopo ormai troppo tempo di attesa. Era brutale e senza
sentimenti, mortale e priva di qualsiasi forma, ma lo stregone non aveva paura, lui non aveva mai dimenticato la Promessa.
“I Cacciatori della Notte sono vincolati… per sempre”
Chiuse gli occhi ma poi si lasciò andare ad un sorriso: no,
lui era sempre stato superiore a quel patto e l’avrebbe dimostrato.
In continenti diversi, con ideali differenti ma si sarebbero
incontrati ancora per arrivare all’anello che congiungeva bene e male e che
manteneva l’equilibrio di cui aveva bisogno il Saar.
Per una volta il demone aveva salvato il mondo, adesso toccava
al mondo riuscire a salvare il demone.
Fine
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