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Sono pazza?? Sì! Buongiornoo!!! ebbene sì, sono la stessa persona che ha in corso, da poco, la storia IL PROFUMO DELL'AMORE!! questa storia è nata da una mancanza di ispirazioni x quanto riguarda l'altra di storia (non vi preoccupate), ma soprattutto è nata sotto una bella doccia calda xD E' un pò diversa da quella e non so il mio cervello che combina!! spero che vi possa piacere... nel primo capitolo si capisce un pò la situazione generale di Bella, poi nel secondo si inizierà a capire qualcosina in più!!!
un bacione ^^
<< Mamma mi raccomando a non essere tirata con i voi, eh!? >> scherzò mia figlia mentre mi baciava la guancia, prima di scendere dalla macchina e andare a scuola per affrontare il suo primo giorno di liceo. Le sorrisi.
<< se continui così, non arrivi nemmeno al quattro>> scherzai, ricambiando il bacio e salutandola con la mano. Dopo aver chiuso lo sportello della macchina e aver ricambiato il saluto con la mano, accelerai e mi avviai al parcheggio docenti. Anche io oggi avrei iniziato il liceo, era buffo, ma ero così. Certo lo avrei iniziato no come studentessa, ma come insegnante. Finalmente, dopo vari concorsi fatti contro milioni di raccomandati per prendere un buon posto di lavoro, appena dopo la laurea, e dopo essere stata insegnante per sette anni in una banale scuola di New York, ero riuscita ad entrare alla High School of Forks, uno dei più importanti licei di tutto lo stato di Washington. Forks era la mia città nativa e avevo studiato proprio in quella scuola e dopo essermi diplomata, mi ero trasferita nel New Hampshire per frequentare il Dartmouth College. Quest’ultimo era uno dei miglior college di tutto lo stato di Washington, e proprio lì ero riuscita a laurearmi col massimo dei voti in letteratura, la mia materia preferita fin dalle prime esperienze scolastiche. Ero tornata pochissime volte a Forks dai miei genitori, Charlie e Renèè, sia a causa del lavoro che della piccola. Adesso, finalmente ero riuscita ad essere ammessa come professoressa in questa scuola, mentre Renesmèe l’avrebbe frequentata come studentessa. Renesmèe naturalmente era mia figlia. Aveva quattordici anni ed era nata quando io avevo appena venti anni. Il padre chi era? Mio marito? No, sono felicemente single. Il padre di mia figlia non esiste, per me e per lei non esiste. Lui non sapeva di avere una figlia, e probabilmente non avergli detto niente su di lei è stato solo un beneficio fatto a me stessa. Ero fidanzata con lui, al liceo, da quattro anni, quando un giorno lo trovai dormire con a dosso solo i boxer e al suo fianco una bionda ossigenata nuda. Da quel giorno non gli rivolsi più la parola, nonostante lui continuasse a ripetermi che non era come sembrava, ma come poteva essere altrimenti? Dopo dieci giorno facemmo gli esami di maturità e io mi trasferii senza né salutare lui, né la mia migliore amica, nonché sua sorella. Del resto della sua famiglia non mi era interessato più di tanto, mi aveva sempre odiato ed erano sempre stati contro la nostra relazione, proprio come mio padre e mia madre. Dopo tre mesi dalla mia partenza, ebbi un mancamento e quando mi risvegliai in ospedale mi diedero la lieta notizia di aspettare un bambino. Inizialmente i miei genitori non accettarono la mia scelta di tenere il bambino, ma in fondo io amavo Edward e tenere qualcosa di lui mi rendeva completa. Così accettarono la mia scelta e mi aiutarono, ma io ero decisa a continuare l’università, almeno fino a quando le mie condizioni si poterono dichiarare instabili. Continuai a vivere nell’alloggio dell’università: ogni mattina portavo Renesmèe al nido e poi andavo a scuola e i miei genitori, ogni mese, mi aiutavano inviandomi dei soldi per l’alloggio, la scuola e le pappe della bambina. Ed ora eccomi qui, lei è cresciuta, anche io che ormai ho trentaquattro anni, lei inizia il liceo e io come sua professore. Infatti a causa di sovrabbondanza di posti lavorativi, non avevano potuto attenersi alle regole scolastiche, in cui la madre non poteva fare da insegnante alla figlia, e così dopo avermi fatto giurare “solennemente ” di non accettare preferenze, avevo ottenuto il posto di lavoro.
Scesi dalla macchina, dopo averla parcheggiata. Presi la borsa e mi avviai all’entrata. Mi girai per guardare se ci fosse qualcuno e notai solo il riflesso di me stessa nelle grandi vetrate dell’aula magna. Risi, pensando alla maniaca ossessione di Alice, la mia ex migliore amica, riguardo l’abbigliamento. Ai tempi del liceo indossavo solo jeans e magliette o maglioncini, cioè tutto ciò che era tabù per lei. Mentre adesso, soprattutto dopo essere diventata madre, avevo del tutto cambiato look. Certo, non avevo abbandonato i miei jeans e i miei maglioncini, ma erano tutti capi più delicati e fini. Ma nelle occasioni più importanti, come il primo giorno di scuola, cercavo di mantenere uno stile fine che potesse indicare la mio importanza in quell’ambito. Infatti, quel giorno avevo indossato un pantalone classico nero e una camicia bianca da sopra, piegata elegantemente alle maniche fino al gomito, con dei bottoncini di madre perla. Le scarpe a decolté nero e una giacca nera, parte del completo del pantalone, quando uscivo e anche adesso che stavo entrando. Come sempre una maxi borsa nera, in cui avevo tutto il necessario compreso alcuni libri guida di letteratura. Distolsi lo sguardo dal mio riflesso e continuai a cammina fino a quando non entrai all’interno dell’edificio. Il primo giorno di scuola si poteva sempre notare in qualsiasi scuola. C’era caos da per tutto, professori e alunni che si salutavano, chiedendosi come stessero e come avessero trascorso le vacanze estive. Poi c’era quell’aria di pulito nelle aule, che era rara in ogni scuola, le lavagne perfettamente pulite, i muri dipinti per cancellare le vecchie scritte degli alunni, i banchi puliti e disfatti dalle omonime scritte, i cestini vuoti, i registri bianchi senza nemmeno una macchia di inchiostro o un nome scritto e tutti di buon umore; infatti l’unica volta che alunni e professori erano di buon umore e felici di ritrovarsi in questo luogo era il primo giorno, perché non si sarebbe fatto nulla di particolare oltre alle conoscenze e all’orientamento generale delle attività che saranno svolte nel corso dell’anno scolastico.
M’incamminai verso la segreteria dove appunto trovai gli addetti a quello che cercavo.
<< Buongiorno. Sono Isabella Swan >> dichiarai sorridendo appena alla segretaria che si trovava dietro al bancone di vetro.
<< Oh, buongiorno. Lei è la nuova insegnante, giusto? >> mi chiese forse sorpresa di trovarmi già lì. Annuii.
<< Benvenuta. Prego, firmi qui. Questo è il foglio su cui dovrà firmare ogni giorno per la presenza >> annuii di nuovo prendendo la penna che mi porse e firmando.
<< Bene, le faccio fare il giro dell’istituto per indicarle le aule >> mi annunciò alzandosi dalla sedia.
<< oh è gentilissima, ma non credo ce ne sia bisogno. Sono stata alunna in questo istituto e se non ci sono state ristrutturazioni e cambiamenti, so precisamente dove trovare ciò che mi occorre, la ricordo benissimo >> e come dimenticarla.. Era lì che la mia vita aveva preso un senso, ed era lì che la mia vita era radicalmente cambiata..
<< Perfetto! La scuola non è stata ristrutturata, quindi.. >> mi informò lieta.
<< perfetto! Quali sono gli orari? >> chiesi. Mi porse un foglio e notai che tra dieci minuti sarebbe iniziata la prima ora, in una terza. Fantastico! << Grazie >>
<< si figuri! Buona giornata e buon inizio >> mi augurò gentilmente.
<< Grazie. Buona giornata anche a lei >> e sorridendole mi diressi al piano superiore. Andai prima in bagno per controllare che fosse tutto a posto e dopo aver asciugato le mani, sentii la campanella suonare e scappai in classe per accogliere i miei nuovi alunni. Girovagai per i corridoi fino a quando, vicino alla porta di una classe, notai il cartello che indicava che classe fosse. Entrai, notando già molti alunni.
<< Buongiorno >> quasi urlai per farmi sentire e ci riuscii. Tutti si girarono per guardarmi, sorridendo ma anche scocciati e in coro mi salutarono con un buongiorno. Poi si sedettero ai loro posti e continuarono a chiacchierare fino a quando non mi presentai.
<< Sono Isabella Swan, la nuova professoressa di letteratura>>.
Ehilààà!! come va raggazzuole?? A me tutto bene.. sono ancora scossa per quanto è successo a Yara!! E' orribile :'( Ora è un angioletto... e può riposare in pace!! Ciao Yara!!
vorrei ringraziare...
Le 21 persone che mi hanno inserita tra le seguite :D
Le 2 tra le ricordata :D
Le 4 tra le preferite :D
E le 4 che hanno recensito :D
VI ADOROOO <3
In questo capitolo fooorse si inizierà a capire di più la situazione!! spero vi piaccia e premetto che tra un paio di capitoli, i capitoli diventeranno più lunghi.. tant che stavo pensando di dividerli un due parti.. non so!! ora vi lascio al capitolo... un bacio ^^
POV RENESMEE
Oggi avrei iniziato il liceo. Oggi avrei iniziato il liceo. Oggi avrei iniziato il liceo. Oggi avrei iniziato il liceo.
Non avevo dormito tutta la notte al solo pensiero che oggi avrei iniziato il liceo. Non conoscevo nessuno di quella zona perché ci eravamo trasferite, io e mia madre, da pochissimi giorni. Giusto il tempo di salutare i nonni, di sistemare la nostra nuova casetta e di comprare i libri necessari sia a me che a mia madre.
Avevo indossato un pantalone nero e stretto e una maglietta lilla a mezze maniche, nonostante non facesse un caldo esagerato. Avevo messo le ballerine abbinate alla maglietta, i miei lunghi ricci dorati sciolti sulle spalle e quando mia madre mi aveva visto aveva detto << come è possibile che tu sia identica a lei!?>> non capivo a chi si riferisse, e quando glielo avevo chiesto aveva scosso il capo sorridendo, continuando a bere il suo caffè. Mah! Certe volte diceva alcune cose di cui non riuscivo a comprendere il significato.. era proprio strana, ma era proprio per questo che l’adoravo. La mia mamma è una persona stupenda, che compie due ruoli, quello da mamma appunto e quello da papà. Sì, io non ho un padre. Mia madre mi ha sempre detto di far finta che non esistesse e quando le chiedevo il motivo lei si rattristava e quindi lasciavo perdere. Dagl’occhi di mia madre si poteva ben capire che quell’uomo l’aveva davvero fatta soffrire, ma un giorno avrebbe dovuto dirmi cosa era successo.
Alla prima ora avevo biologia quindi decisi di posare i libri che non mi servivano. Mentre camminavo per il corridoio cercando il numero del mio armadietto, andai a sbattere contro qualcuno e caddi col sedere a terra. perfetto! Non potevo iniziare l’anno in miglior modo! Alzai il capo e trovai davanti ai miei occhi il più bel ragazzo che avessi mai visto. Aveva la carnagione leggermente scura, era alto e con un fisico... i capelli neri e corti e due occhi scuri come la notte. Mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi.
<< scusa non guardavo dove..>> iniziai.
<< no, scusami tu. Ti sei fatta male?>> che labbra.. Scossi il capo per distrarmi dalle mie fantasie e lui la prese come risposta. Di sicuro adesso ero rossa come un pomodoro. Eredità di mia madre!
<< sei nuova? >> mi chiese.
<> confessai senza nemmeno rendermene conto.
<< dimmi il numero. Ti aiuto >> che gentile..
<< 365 >> lessi sul foglio.
<< è a fianco al mio. Vieni, ti faccio vedere dove si trova>> propose e annuii. Iniziammo a camminare fino a quando mi indicò l’armadietto. Lo aprii con la composizione indicata sul foglio e posai alcuni libri dentro.
<< grazie >> dissi sorridendo.
<< figurati. Comunque piacere, io sono Jacob >> disse allungando una mano. L’afferrai.
<< Renesmèe, piacere >>
<< sei nuova? >> chiese.
<< si, il primo anno. Tu? >> di sicuro era più grande.
<< terzo. Comunque se ti serve qualcosa, sono a tua completa disposizione. Ora è meglio andare, non puoi fare tardi il primo giorno>> accidenti, era vero!
<< giusto. Grazie ancora >> dissi allontanandomi.
<< figurati. Ci vediamo>> iniziai a correre per cercare la classe e la trovai. Quando entrai regnava il caos più totale. Ragazzi che si abbracciavano per salutarsi, ragazze che chiacchieravano sedute su un banco, alcune che si guardavano allo specchio intende ad aggiustarsi il trucco, ragazzi che si lanciavano palline di carte. Notai una ragazza seduta al primo banco, da sola, e decisi di raggiungerla; di sicuro, come me, non conosceva nessuno. Mi sedetti e la salutai.
<< Ciao>> alzò il volto per guardarmi. Aveva i capelli neri e corti fin sopra alla spalla, gli occhi scuri le ciglia e sopracciglia lunghissime, la pelle scura, sembrava un indiana ed era davvero molto bella.
<< ciao>> sussurrò imbarazzata. Sorrisi.
<< piacere, sono Renesmèe >> allungai la mano.
<< Leah! >> e la strinse.
Improvvisamente sentimmo tutti sedersi, segno che il professore o la professoressa stavano arrivando. Anche noi ci sistemammo meglio nel banco e attendemmo l’arrivo. Dopo pochi secondi entrò un uomo..bellissimo. non era molto vecchio, forse aveva sui trentacinque anni. Era alto e aveva un gran fisico per la sua probabile età. Aveva i capelli tutti in disordine, forse si era dimenticato di pettinarsi questa mattina, e del mio stesso colore. Wow! Finalmente qualcuno con lo stesso colore dei miei capelli! Posò la sua borsa sulla cattedra e salutandoci di mise di fronte a noi, poggiandosi con la schiena alla cattedra. Noi ricambiammo in coro il saluto e lui sorrise. Prese il registro e iniziò a fare l’appello della classe, dicendo di voler conoscere i nostri nomi. Io sarei stata una delle ultime.
<< Leah Black >> e la mia nuova compagna di banco alzò la mano. Continuò così fino a quando non mi chiamò.
<< Renesmèe Swan!? >> chiese. Alzai la mano e sorrisi. Nel momento in cui mi osservò notai i suoi occhi. Erano verdi, un verde simile al mio. Verde smeraldo. << Swan? >> richiese. Cosa c’era di strano!? Il cognome di mia madre non aveva niente di strano. Certo non era il massimo ma era un normale cognome. << sì professore!? >> chiesi confusa.
<< Oh scusami. È solo che conosco una persona con questo cognome ma di sicuro non centra niente. Comunque bel nome >> disse sorridendo con una strana luce negl’occhi.
<< grazie >> dissi arrossendo. Continuò indifferentemente l’appello fino a quando finì e chiuse il registro, posandolo sulla cattedra.
<< perfetto ragazzi! Io sono il vostro professore di musica e arte. Credete che siano materie stupide? Anche io lo pensavo al liceo e mi sbagliavo. L’arte e la musica possono aiutarvi a sfogare le vostre emozioni e a crearvi un mondo tutto vostro. Vi possono cambiare l’esistenza e io ne sono la prova. Non dico di dover studiare i paragrafi a memoria, perché non è quello che faremo. Ognuno di voi cercherà uno strumento in grado di farvi provare forti emozioni, di farvi estraniare dal mondo intero. Inoltre studieremo l’arte e la sua storia. Imparerete a leggere un dipinto e a scovarne il significato tra le forme, le ispirazioni e i colori. Può sembrare noioso ma col tempo vi prometto che vi appassionerete alla mia materia, che col tempo diventerà anche vostra>> chiuse il suo discorso con un sorriso. Wow! Quello sì che era un discorso. Detto così già mi ero appassionata.
<< Prof non ci ha detto il suo nome >> disse sfacciato un ragazzo dell’ultimo banco.
<< giusto, scusatemi. mi sono fatto prendere dall’emozione>> tutti quanti ridemmo.
<< io sono il professor Cullen. Edward Cullen >>
SPOILER CAPITOLO 3 (POV BELLA)
<< Mamma!>> mi chiamò mia figlia e io le andai incontro, trascurando il grosso sospiro di mia madre.
<< Dimmi amore >> le dissi.
<< Posso vedere le tue foto di quando andavi al liceo? >> mi chiese e io mi irrigidii all’istante. Quasi in ogni foto c’era suo padre e non volevo che lo vedesse, non doveva nemmeno sapere quali fossero le sue particolari caratteristiche, per lei doveva rimanere un’incognita. Era da egoisti, ma era per il bene di entrambe. Nonostante, non sapevo cosa risponderle. E se gliele avrei fatte vedere? Non potevo essere così sfortunata da incontrarlo e rischiare che lei lo riconoscesse..
ANGOLO PAZZIA :P
Presumo che siate tutte fan della saga (di Twilight) e mi chiedevo: stanotte l'avete passata in bianco x vedere gli Oscar?? io no.. oggi c'era scuola e ora posso solo die MENO MALEE!! sono rimasta profondamente delusa dalla "sorpresa" che dovevano fare x le fans!! voi che ne pensate?? baci ^^
Buonaseraaa fanciulleee!! come va??? a me benissimo perchè finalmente domani è sabato e poi a scuola si ritornerà giovedììì!! me contentissimaaa *______* cosa farete a carnevale??? io non lo so ancora, ma non si prevede niente di buon -.-""
Grazie di cuore a tutte colore che mi seguono, che mi hanno inserità tra i preferiti, le seguire, le ricordate e chi ha commentato!!! grazieee <3
prometto che questo è il penultimo capitolo (se non mi sbaglio) ad essere di questa lunghezza!! poi saranno moolto più lunghi O:) vi lascio alla lettura e vi aspetto in recensioniii!!!
un bacione ^^
POV BELLA
<< E’ bellissimo >> aveva ripetuto per circa trenta volte mia figlia. Aveva iniziato a parlare di questo ragazzo fin da quando era salita in macchina, mi aveva raccontato del loro incontro circa trenta volte e me lo aveva descritto in ogni minimo particolare. Oltre a questo fatterello avevo cercato di estrarle qualche altra informazione ma ero solo riuscita a capire che aveva stretto amicizia con una ragazza, timida, di nome Leah e che aveva conosciuto vari professori simpatici. Quel giorno non mi era toccata la sua classe, ma domani avrei avuto le prime due ore con lei e i suoi compagni. Quando alle cinque eravamo tornate a casa, si era catapultata a leggere un libro in camera sua, mentre io avevo iniziato a cucinare. Alle sette uscì da camera sua per andarsi a fare una doccia calda e io la seguii a ruota. Dopo aver mangiato, ci catapultammo entrambe a letto, stanche della giornata e ci addormentammo prestissimo, nello stesso letto.
Quando la mattina dopo suonò la sveglia, per poco Renesmèe non la buttava dalla finestra. Mi alzai per preparare la colazione e il caffè, tanto caffè. Oggi avrei indossato già qualcosa di meno formale: jeans stretto e camicia attillata nera, qualche bracciale, e scarpe a decolté nero lucide. Renesmèe era semplicemente bellissima nel suo pantalone bianco, la sua maglietta rossa e le ballerine abbinate; i suoi ricci color bronzo sciolti sulle spalle erano semplicemente stupendi. Da me aveva preso molto poco, solo il fisico minuto e i ricci da mio padre, mentre il resto era tutta suo padre, a partire dal colorito della pelle, agli occhi al colore dei capelli, e anche le labbra rosse naturali. Mentre in stile nel vestire aveva assolutamente preso dalla zia, Alice. Era fissata nell’abbinare i capi d’abbigliamento. Ogni volta che la guardavo vestirsi non potevo far almeno di pensarla. Chissà cosa le era successo in questi quindici anni. Quando mi trasferii non badai nemmeno a lei, volevo solo lasciarmi quella storia alle spalle ma il destino ha voluto che portassi un ricordo di lui.. di loro per sempre...mia figlia.
Accompagnai mia figlia davanti all’entrata e andai a parcheggiare come il giorno precedente. ad attirare la mia attenzione fu una bellissima Austin nera tirata a lucido. Avevo sempre desiderato guidare quella stupenda auto. ai tempi del liceo avevo il Pick up, mentre adesso avevo una Volvo grigio. Andai a firmare la presenza in segreteria e corsi in classe, dove trovai già tutti seduti e composti.
<< Buongiorno >> salutai, sorridendo a mia figlia, che mi fece l’occhiolino. Feci l’appello ed evitai di farmi parlare delle proprie famiglie. Poi mi presentai.
<< Ragazzi, io sono la professoressa Isabella Swan e vi insegnerò letteratura >> annunciai sentendo dei mormorii dall’ultimo banco. La lezione seguì tra varie presentazioni e appelli sui futuri programmi scolastici. Le ore volarono e andai in un’altra classe e così via fino alla fine delle ore. Prima di tornare a casa, decisi di portare Renesmèe dai miei genitori, per farle raccontare i suoi primi giorni di liceo. Appena parcheggiai davanti alla casetta, la porta si aprì e mia madre venne a strappare mia figlia da sediolino della macchina per abbracciarla. Renesmèe rideva.
<< Ciao mamma. Grazie per essere venuta a salutare prima tua figlia >> dichiarai facendo finta di essere offesa. lei rise.
<< ma lei è la mia nipotina preferita >> si difese.
<< Ma se sono l’unica! >> sbottò mia figlia. Ridemmo. Entrammo in casa e andai a salutare mio padre e dopo mia madre che stava ancora spupazzando la nipote! Ci sedemmo e iniziarono a tartassarla di domande riguardanti il liceo. Io mi ero immersa nei miei ricordi, osservando le fotografie appese al muro, di me col pancione con i miei genitori che mi abbracciavano. Quanti ricordi in quella casa.. in quella scuola.. in quella città.
<< Bells, Bells >> mi chiamò mia madre. Scossi il capo.
<< Si? >> chiesi guardando i suoi occhi dove stavo guardando prima. La foto. E chi meglio di una mamma può capire cosa passa per la testa alla propria figlia.
<< mi aiuti a preparare la merenda? >> mi chiese, ma sapevo che era solo una scusa per parlare. Mi alzai da divano e mi diressi verso la cucina. Mi poggiai al lavandino guardando fuori. Mi sentii carezzare una spalla. << amore mio..>> disse mia madre come a volermi consolare. << quanti ricordi che ci sono qui in giro eh!? Se vuoi tolgo qualche foto..>> iniziò e io scossi il capo.
<< ovunque mi giri ci sono ricordi. Anche a scuola, qualsiasi posto di Forks fa rinascere ricordi in me.>> confessai.
<< Senti Bella..>> la interruppi prima che potesse dire qualcosa che mi avrebbe mandato in confusione totale.
<< Non è niente, okay? Mi sono fatta sormeggere dai ricordi per qualche minuto. Ma è passato>> dissi sorridendo forzata.
<< hai abbassato al tua corazza per qualche minuto, vorresti dire >> mi capiva molto bene. Ma scossi il capo sorridendo.
<< Mamma!>> mi chiamò mia figlia e io le andai incontro, trascurando il grosso sospiro di mia madre.
<< Dimmi amore >> le dissi.
<< Posso vedere le tue foto di quando andavi al liceo? >> mi chiese e io mi irrigidii all’istante. Quasi in ogni foto c’era suo padre e non volevo che lo vedesse, non doveva nemmeno sapere quali fossero le sue particolari caratteristiche, per lei doveva rimanere un’incognita. Era da egoisti, ma era per il bene di entrambe. Nonostante, non sapevo cosa risponderle. E se gliele avrei fatte vedere? Non potevo essere così sfortunata da incontrarlo e rischiare che lei lo riconoscesse..
<< si è fatto tardi. Casomai un’altra volta. adesso dobbiamo andare>> e le sorrisi, guardando negl’occhi di mio padre tutta la tristezza che provava per sua figlia, per me.
Renesmèe obbedì e dopo aver messo il cappotto e aver salutato i miei genitori, partimmo verso casa. La serata proseguì come la precedente e andammo a dormire, solo che mia figlia preferì dormire da sola nella sua camera.
SPOILER CAPITOLO 4 (POV RENESMEE)
<< Grazie ragazzi! >> disse sorridendo. Io lo guardavo ancora allibito. Era bravissimo! Il suo modo di suonare non era normale. Non lo faceva per il successo o per lavoro, ma lo faceva con amore. Attraverso la musica riusciva a sfogarsi. << Renesmèe.. >> mi chiamò.
<< si professore? >> chiesi smarrita.
<< ti vedo interessata! Sai suonare? >> scossi il capo. << ti andrebbe di provare? >> spalancai gli occhi.
<< prof io non saprei da dove iniziare veramente.. >> confessai arrossendo.
<< una volta una persona mi ha detto la stessa cosa e io l’ho presa per mano e l’ho portata a sedere al mio fianco. Ho poggiato le mie mani sulle sue e si è fatta guidare da me. la musica è riuscita proprio bene devo confessare. Forse non è mai riuscita bene come quella volta >> confessò sorridendo con uno strano luccichio negl’occhi. Avevo come l’impressione che vivesse qualcosa di triste e che grazie alla musica riuscisse a nasconderlo..
Buongiornoooo!!! scusate scusate :) avrei dovuto postare ieri, ma come tutti sappiamo era carnevale, e non ho avuto proprio tempo di farlo!!! come lo avete passato?? vi siete divertiti???
questo capitoletto è ancora un pò piccolino, ma dal prossimo dovranno essere tutti un pò più lunghi, promesso!!
ora ve lo lascio leggere, ma prima devo fare una cosa.. anche se in ritardo!!!
AUGURI A TUTTE LE DONNE :D
Era una settimana che la scuola era iniziata e mia figlia era molto fredda con me. oltre a scambiarci le solite giornalieri domande non dicevamo più niente. Ogni volta che le chiedevo qualcosa, che cercavo di estorcerle qualche domanda, mi liquidava dicendo di essere stanca o di dover andare studiare per ripetere qualcosa di vecchio che non ricordava. Quella mattina, in macchina, decisi di affrontarla.
<< Allora, hai più incontrato quel Jacob? >> iniziai a chiederle.
<< no>> mi rispose fredda.
<< E come va con la tua compagna di banco? Leah? >> insistetti.
<< Bene >> rispose.
<< Renesmèe mi spieghi perché sei così fredda da una settimana?>> ero furiosa. Mi guardò accigliata.
<< così come? >> chiese indifferente.
<< così!>>
<< lo vuoi sapere? >> chiese. Annuii. << Perché non mi hai voluto far vedere le tue foto di quando andavi al liceo? >> mi chiese facendomi irrigidire e girarmi dalla parte opposta da dove c’era lei. << hai visto? Appena apro qualche argomento, tu ti comporti così!>> sentivo ribollire la rabbia.
<< Vuoi sapere perché non ti ho fatto vedere le foto?>> chiesi furiosa e lei annuì. << perché su ogni maledetta foto c’è anche tuo padre!>> esclamai senza nemmeno rendermene conto. Lei mi guardò sbalordita. << scusami, non volevo alzare la voce>> sussurrai.
<< perché ti ha lasciata? >> chiese improvvisamente.
<< ho lasciato io lui>> confessai sotto il suo sguardo sbalordito. << stasera ne parleremo. Adesso scendi>> e le baciai la guancia. Quando salii a scuola andai in bagno e iniziai a piangere, travolta dai ricordi e dai sensi di colpa. Mentre cercavo di asciugare le lacrime, alzai lo sguardo e notai una cosa che non mi sarei mai aspettata di vedere. Era una scritta che io ed Alice avevamo fatto sotto al soffitto, incidendo i nostri nomi e la data di quando l’avevamo fatta.
ALICE & BELLA <3 AMICHE PER SEMPRE <3 11/05/1995
Ricominciai a piangere, ricordando quei momenti felici. Era solo colpa sua, sua, sua, se adesso mi trovavo in queste condizioni. Avevo sempre cercato di evitare questo discorso con mia figlia, ma dovevo immaginarmi che presto lo avrebbe voluto sapere. Uscii dal bagno e mi sistemai il trucco, per cercare ci continuare la giornata normalmente. Mentre camminavo per il corridoio, al fianco di una grande porta sentii una strana melodia. Mi avvicinai e scorsi una melodia che tanto conoscevo. Non poteva essere possibile. I ricordi mi stavano facendo male! Girai i tacchi e scuotendo la testa mi diressi in classe.
POV RENESMEE
Non ci potevo credere. Era stata mia madre a lasciare mio padre! E io che credevo che lui l’avesse lasciata perché aspettava me. che stupida! Ma di sicuro per averlo lasciato ci doveva essere un buon motivo.
Camminavo guardando a terra e assorta tra i miei pensieri. Andai a sbattere contro qualcuno.. di nuovo! Alzai il capo e trovai il professor Cullen.
<< Oh mi scusi professore! Non guardavo dove camminavo >> e diventai subito rossa come un peperone. Nei suoi occhi vidi una strana luce.. di nuovo.
<< Oh ciao Renesmèe. Non preoccuparti, ti capisco. Andiamo in classe? >> mi chiese e io annuii. Appena entrammo il caos che regnava si tramuto in silenzio, interrotto solo dalla parola buongiorno. Io mi andai a sedere al mio posto, abbassando lo sguardo.
<< bene ragazzi. Oggi andremo in auditorium a provare vari strumenti. Prendete i vostri accessori e andiamo >> ci informò il prof rallegrandoci. Presi la mia roba e ci avviammo tutti in auditorium, cioè il teatro della scuola. Era enorme, con un palco altrettanto grande e un sipario rosso con i bordi d’oro; adesso era aperto perché ai bordi del palco c’erano vari strumenti poggiati. Ci sedemmo tutti in prima fila attendendo qualche notizia dal nostro professore.
<< bene ragazzi. Questi sono vari strumenti e voi proverete quello che più vi attira. Adesso vi faccio vedere e sentire qual è il mio >> disse sorridendo. Si sedette su uno sgabello di fronte al pianoforte e poggiando delicatamente le sue mani sui tasti, iniziò a suonare. Era bravissimo! Le sue mani volavano su quei tasti e i suoi occhi rimanevano chiusi, come a immaginare qualcosa e a godersi quelle note. La musica continuava fluidamente e provocava mille brividi tra la schiena e lo stomaco. Quando finì si girò verso di noi, e iniziammo ad applaudire.
<< Grazie ragazzi! >> disse sorridendo. Io lo guardavo ancora allibito. Era bravissimo! Il suo modo di suonare non era normale. Non lo faceva per il successo o per lavoro, ma lo faceva con amore. Attraverso la musica riusciva a sfogarsi. << Renesmèe.. >> mi chiamò.
<< si professore? >> chiesi smarrita.
<< ti vedo interessata! Sai suonare? >> scossi il capo. << ti andrebbe di provare? >> spalancai gli occhi.
<< prof io non saprei da dove iniziare veramente.. >> confessai arrossendo.
<< una volta una persona mi ha detto la stessa cosa e io l’ho presa per mano e l’ho portata a sedere al mio fianco. Ho poggiato le mie mani sulle sue e si è fatta guidare da me. la musica è riuscita proprio bene devo confessare. Forse non è mai riuscita bene come quella volta >> confessò sorridendo con uno strano luccichio negl’occhi. Avevo come l’impressione che vivesse qualcosa di triste e che grazie alla musica riuscisse a nasconderlo. Annuii e mi alzai.
<< era la stessa melodia?>> chiesi sfacciatamente. Lui annuì.
<< Era per lei.. >> sussurrò così piano che forse riuscii a sentirlo solo io ch mi trovavo seduta al suo fianco. Poggiò le mani sulle mie, con le dita che combaciavano perfettamente e iniziò a guidarmi. Premeva leggermente le dita sulle mie per farmi schiacciare i tasti e sorrisi quando finimmo. << brava >> si congratulò.
<< E’ merito suo >> risposi abbassando lo sguardo.
<< in parte.. >> mormorò. << credo che tu abbia trovato il tuo strumento >> disse. Cosa??
<< un pianoforte? >> sussurrai sbalordita. Lui annuì.
<< non ti piacerebbe? >> mi chiese.
<< certo che si! >> era bellissimo..
<< se vuoi posso darti lezioni private. Parlerò io con tuo padre..>> mi irrigidii e abbassai lo sguardo. << o con tua madre. E’ indifferente>> continuò e io sorrisi. Forse aveva capito..
<< grazie! Presto conoscerà mia madre. E’ la nostra insegnante di letteratura>> confessai.
<< sul serio? >> si accigliò. Io annuii. << non l’ho ancora conosciuta ma accadrà presto >> annuii e ringraziandolo mi andai a sedere. Chissà cosa avrebbe detto mia madre..
SPOILER CAPITOLO 5 (POV BELLA):
Iniziammo a mangiare fino a quando non iniziai a parlare.
<< come è andata oggi a scuola?>>
<< Bene. A parte te, ho avuto arte e musica. Il professore ci ha portato in auditorium a provare vari strumenti. Sa suonare perfettamente il pianoforte, è bravissima. Mi ha proposto di suonarlo con lui mettendo le sue mani sulle mie e ha detto che sono portata per suonarlo. Ha detto di voler parlare con mia madre per farmi seguire delle lezioni private.. anche da lui>>
<< V- vuoi suonare i- il piano... forte?>> chiesi balbettando e incredula.
<< si, se per te non ci sono problemi >> rispose la mia piccola. Non era possibile...
<< no, figurati. Parlerò col tuo professore>> e le sorrisi. Ricominciammo a mangiare. All’improvviso sorrisi.
<< cosa c’è?>> mi chiese guardando il mio sorriso e scossi il capo. Non potevo continuare a mentirle e decisi di essere sincera con lei.
<< anche.. tuo padre era molto bravo a suonare il pianoforte>> confessai guardandola negl’occhi. Lei si bloccò.
Buongiornoooo!! come va?? finalmente è arrivato sabatoo!! che farete stasera di bello?? O:)
Ecco finalmente un capitolo più lungo degli altri, in cui potrete trovare delle spiegazioni e chiarimenti riguardante la situazione generale!! certo però, dopo aver letto non pensate di aver scoperto tutto.. perchèè (*me misteriosa :P)!!
spero che il modo in cui ho scritto vi piaccia, fatemi sapere con una recendione *_____*
grazie a tutte di seguirmi.. vi adoro <3
Ciao ^^
CAPITOLO 5 (POV BELLA)
Eravamo appena tornate a casa e regnava il silenzio. Per tutto il tragitto non avevamo spiccicato parola e neanche adesso. Decisi di andare a fare una doccia calda per schiarirmi le idee e per rilassarmi. Con lo shampoo alla fragola lavai accuratamente i capelli e poi rimasi circa dieci minuti sotto al getto d’acqua calda, quasi bollente. Uscii e mi avvolsi in un asciugamano e asciugai i capelli alla bel è meglio. Lasciai i leggeri boccoli scivolare sulle spalle e indossai una tuta grigia. Quando uscii dal bagno trovai la tavola apparecchiata e il pranzo che avevo prima preparato, servito nei piatti.
<< E questo? >> chiesi confusa guardando mia figlia. Fece spallucce. Sorrisi e mi andai a sedere con lei a tavola. Iniziammo a mangiare fino a quando non iniziai a parlare. << come è andata oggi a scuola?>>
<< Bene. A parte te, ho avuto arte e musica. Il professore ci ha portato in auditorium a provare vari strumenti. Sa suonare perfettamente il pianoforte, è bravissima. Mi ha proposto di suonarlo con lui mettendo le sue mani sulle mie e ha detto che sono portata per suonarlo. Ha detto di voler parlare con mia madre per farmi seguire delle lezioni private.. anche da lui>>
<< V- vuoi suonare i- il piano... forte?>> chiesi balbettando e incredula.
<< si, se per te non ci sono problemi >> rispose la mia piccola. Non era possibile...
<< no, figurati. Parlerò col tuo professore>> e le sorrisi. Ricominciammo a mangiare. All’improvviso sorrisi.
<< cosa c’è?>> mi chiese guardando il mio sorriso e scossi il capo. Non potevo continuare a mentirle e decisi di essere sincera con lei.
<< anche.. tuo padre era molto bravo a suonare il pianoforte>> confessai guardandola negl’occhi. Lei si bloccò.
<< sul serio?>> mi chiese titubante. Annuii.
<< si. Era davvero molto bravo. Oltre a suonare componeva anche molto>> sorrisi. Componeva anche per me..
<< componeva?>> chiese. Sembrava stesse ripetendo tutte le mie parole. Annuii di nuovo.
<> ricordai a voce alta. Lei sobbalzò.
<< sul serio? Cosa?>> era curiosa.
<< una ninna nanna.. era bellissima>> sentii le lacrime salire.
<< Mamma ma se ha composto una ninna nanna per te, era innamorato!>> sorrisi amaramente alla sua supposizione. Ma io scossi il capo.
<< Non tutto dura per sempre. Così come è successo al suo amore per me..>> abbassai lo sguardo.
<< perché lo hai lasciato? Non voglio rattristirti ma credo di aver diritto di sapere>> aveva ragione.
<< mettiamo a posto e poi ti racconto, dai!>> si alzò e incominciò a sistemare tutto come un uragano. Finito ci sedemmo sul mio letto, accoccolate. Regnava il silenzio e decisi di iniziare a parlare io.
<< avevo sedici anni quando andai alla lezione di biologia e me lo ritrovai come compagno di banco. Lui era il ragazzo diciassettenne più bello dell’istituto, della città, del mondo e naturalmente i ragazzi come lui sono tutti bastardi>> risi al mio aggettivo e con me anche mia figlia. << Era stato con tutte le ragazze dell’istituto, con le facilone>> arrossii e la guardai.
<< ho capito>> e arrossì anche lei. Sorrisi.
<< le prime due lezioni non mi rivolse la parola ma notavo che mi guardava, anzi mi fissava. Un giorno mi rivolse la parola.... INIZIO FLASHBACK * << Come fai a capire tutto queste cose di biologia. Per me è arabo>> brontolò e io lo guardai stupita. << stai parlando con me?>> chiesi allibita. << certo. vedi qualcun altro? >> che antipatico.. << E’ il tuo cervello che è troppo corto per arrivarci, non è la biologia>> sbottai sorpresa della mia battuta. << spiritosa! Non ti credevo così..>> commentò. << Io si invece>> naturalmente mi riferivo a lui e capì al volo. << non puoi saperlo>> disse fiero di sé. << le oche parlano>> canticchiai. << E da quando?>> << Da quando stanno con un pollo!>> ahahah.. presa!! << Spiritosa Swan, spiritosa!>> << Ehi, fai poco lo spiritoso!>> << e se ti sfidassi?>> che volevo adesso.. << che vuoi?>> ero infastidita a parlare con un essere viscido e bellissimo come lui. << esci a cena con me e ti dimostrerò che le oche hanno la bocca larga>> cosa????? Mi girai e lo guardai. << Stai scherzando?>> sì, decisamente. << No! Io non scherzo mai>> e si avvicinò a me. io mi allontanai come se fosse la peste. << primo: vacci piano! Secondo: luogo, ora e data>> sorrise sorpreso. << mi sorprendi Swan! Stasera alle sette, ti passo a prendere io>> e detto questo si alzò e se ne andò.
FINE FLASHBACK *
Mia figlia rideva ancora. Le uscivano le lacrime dagl’occhi.
<< oddio mamma. Lo hai steso>> risi con lei.
<< doveva capire che non ero un’oca come le altre>> dissi fiera di me.
<< continua ti prego! Racconta!>>
<< va bene. Raccontai tutto alla mia migliore amica nonché sua sorella>> mi interruppe.
<< la tua migliore amica era sua sorella??>> era sbalordita. Annuii.
<< si, ci eravamo conosciute all’inizio del liceo. Non avevo mai parlato con suo fratello per il ragazzo che era e anche lei me lo sconsigliava. Comunque appena le raccontai tutto, esplose di allegria dicendo di sapere che un giorno sarebbe successo. Io la prendevo per pazza. Mi vestì lei quella sera. Era una maniaca della moda, proprio come te..>> mi guardò accigliata. << E’ per questo che ogni volta che vedo il tuo abbigliamento dico Sei uguale a lei!>> risi e lei con me. << ricordo ancora il vestito. Scivolava su tutto il corpo fino a metà coscia. Era bianco e aveva un cinturone marrone sotto al seno. Delle scarpe con tacco vertiginoso e capelli lisci. Per la prima volta mi trovavo bellissima>> mi interruppe.
<< ma tu lo sei>> la strinsi a me. << su, racconta>> sospirai e incominciai a raccontare...
INIZIO FASHBACK *
Uscii di casa dopo le solite raccomandazioni dei miei genitori e lo trovai appoggiato alla sua macchina. Era bellissimo. indossava un completo bianco che rispecchiava i suoi verdi occhi. Mi salutò con un Buonasera e mi aprì lo sportello per farmi salire e poi fece lo stesso lui. Partimmo a non spiccicammo parola. Arrivammo ad un elegante ristorante di Sattle. Mi fece scendere ed entrammo. Era tutto di lusso. Ordinammo dei ravioli ai funghi. << E’ bellissimo qui!>> sussurrai. << E’ un punto in favore?>> << per cosa?>> chiesi confusa. << per avere una possibilità>> rimasi allibita. Cosa voleva dire con questa frase?? << che intendi dire?>> scosse il capo. << mia sorella mi ha sempre detto di notarti ma io le ripetevo di essere pazza! Fino a quando ti ho notata e sì, ti ho notata. Eri.. sei bellissima.>> ero stupita di quelle parole. << Senti Ed....>> mi interruppe. << lo so. Lo so. Quello che ho fatto con le ragazze nessuno lo cancellerà, però... dammi la possibilità di rimediare>> sorrisi alle sue parole. << va bene. Ma solo perché sei il fratello della mia migliore amica>> rise. << Mi sa che la dovrò ringraziare allora>> e ridemmo.
FINE FLASHBACK *
<< continuammo la serata a conoscerci e a chiacchierare. Pagò lui il conto e mi riaccompagnò a casa augurandomi la buonanotte>> conclusi.
<< wooooow>> sorrisi. << come è dolce>> commentò e io mi rabbuiai.
<< ERA dolce!>> la corressi. << ma il lupo perde il pelo ma non il vizio>>
<< cosa vuoi dire?>>
<< a volte mi chiedo se il suo amore, i suoi gesti in quei quattro anni fossero reali o solo una menzogna>>
<< perché lo hai lasciato..??>> mi richiese con la voce tremante.
<< la nostra relazione andava gonfie vele. Io ero felicissima di stare con lui e lo amavo tanto, tanto, più di me stessa. Mi faceva sempre sorprese per dimostrarmi quanto mi amasse ma non ce n’era bisogno. Sua sorella e suo fratello erano felicissimi che io avessi trovato lui. Il nonno e la nonna non troppo ma accettavano comunque questa relazione, mentre i suoi genitori non ne vollero sapere di inserirmi nella sua famiglia. Erano ricchi e volevano che lui trovasse una persona con la giusta portata, ricca anch’ella, bellissima e con un’eleganza tale che quando camminava sembrava che dovesse volare. Io non ero ricca e inciampavo sempre>> risi mentre lei rimaneva seria. << ma le favole non sempre hanno un lieto fine..
INIZIO FLASHBACK *
Mi ero svegliata presto questa mattina e non vedevo l’ora di partire per il weekend insieme a Edward. decisi di anticipare la partenza e senza avvisarlo andai a casa sua. Avevo avvisato sua sorella, in modo che non venissero ad aprire la porta i suoi genitori. Lasciai le valige nella mia macchina, dopo ci avrebbe pensato lui a caricarle nella sua. Salii silenziosamente le scale e arrivai davanti alla sua porta. Ero indecisa se bussare o no, ma alla fine decisi di fargli una vera sorpresa. Aprii la porta e dentro era ancora buio a causa delle finestre chiuse. Ormai conoscevo a memoria la sua camera e non rischiavo di andare a sbattere contro qualcosa. Mi diressi verso la scrivania e accesi la lampada. Mi girai e... << Ma cosa..?>> sussurrai. Era disteso sul letto con un misero pantalone della tuta e a petto nudo e una bionda ossigenata lo affiancava nuda. Sentii le lacrime salire agl’occhi e la voglia di spaccare tutto assalirmi. Accesi la luce della camera e quella si rigirò nel letto. << ehi, spegni!>> si lamentava pure?! Intanto Edward aveva aperto gli occhi e stava guardando la sua vicina. << e tu chi ca**o sei?>> esclamò veramente sorpreso. << sai bene chi sono, tesoro..>> e gli si avvicinò pericolosamente. << io non ti conosco!!! Che ci fai nuda nel mio letto??>> urlò. << hai anche il coraggio di far finta nulla?>> urlai arrabbiata e con le lacrime che iniziarono a scendere. << Bella, ti prego credimi! Non è come pensi! Io non la conosco>> urlò avvicinandosi e cercando di abbracciarmi. Io mi allontanai. << non mi toccare>> << Bella..>> << Non toccarmi>> urlai e iniziai veramente a piangere. Corsi verso l’uscita e raggiunsi la macchina. << Bella!!>> urlava. << non ti voglio vedere mai più, mi hai capito? MAI PIU’!>> e scappai via.
FINE FLASHBACK
<< non ci posso credere>> sussurrava mia figlia. Annuii.
<< ci devi credere invece!! Questa è la storia. Non gli ho rivolto mai più la parola nonostante lui cercasse di farlo. Dopo una settimana facemmo l’esame di maturità e ottenuti i risultati mi trasferii per andare a studiare nel New Hampshire. Dopo tre mesi scoprii di essere incinta.. di te>> conclusi sorridendo. Lei mi guardava.
<< Perché non gli hai fatto sapere niente?>> chiese confusa.
<< per due motivi. Il primo, con quello che aveva fatto mi aveva dimostrato di non tenere abbastanza a me e quindi non volevo costringerlo a fare qualcosa che non voleva. secondo, non volevo che tu vivessi in una “famiglia” così.. quindi decisi di portare avanti la gravidanza da sola, per fortuna c’erano i tuoi nonni.. Lo so che non potrò mai riempire quel vuoto che hai, ma ci proverò..>> dissi accarezzandole i riccioli.
<< E la tua migliore amica?>> chiese. Già, Alice...
<< Non la sento dal giorno del diploma. I suoi genitori sembravano soddisfatti dall’atto compiuto dal proprio figlio. Cambiai numero per evitare che mi contattassero, dandolo solo ai miei genitori. Ero intenzionata a contattarla ma quando scoprii di essere incinta, cambiai idea. Non potevo permettermi che lei sapesse, era comunque sua sorella..>> le avevo detto tutto.. finalmente!
<< come si chiama?>> chiese improvvisamente e mi irrigidii.
<< chi?>> feci finta di niente.
<< Mio... padre..>> sussurrò abbassando lo sguardo.
<< Non voglio.. non posso dirti il suo nome>> sussurrai a mia volta.
<< Perché?>> chiese confusa.
<< Non voglio che tu un giorno lo cerchi, non voglio. E non posso permettermi di perderti. Tu sei tutto quello che ho, e voglio che tu ti dimentichi di avere un padre da qualche parte del mondo>> era triste, ma non volevo che sapesse il suo nome. Per televisione c’erano sempre ragazze che andavano a cercare i loro padri o madri e io non volevo che potesse accadere anche a mia figlia.
<< Va bene, mamma. Rispetto la sua decisione e posso anche comprenderti. Grazie per essere stata sincera e per avermi raccontato.. tutto>> le baciai la fronte e le augurai la buonanotte. Spensi la luce della lampada sul comodino e posai il capo sul cuscino. Cercai di chiudere gli occhi per addormentarmi, ma appena lo facevo ricordavo il suo volto in ogni minimo particolare. I suoi particolari capelli, i suoi occhi verdi che ogni giorno vedevo rispecchiati in quelli di mia figlia, identici ai suoi, gli spigoli perfetti del suo volto, le sue labbra, le sue mani, il suo fisico. Mi alzai esausta, lasciai un lieve bacio sulla fronte di Renesmèe che si era addormentata e mi alzai. Andai a fare un’altra doccia per rilassarmi e dopo aver spalmato un po’ di crema su tutto il corpo mi andai a poggiare sul divano. Guardando fuori dalla vetrata e sommersa dai ricordi, tra le lacrime mi addormentai.
QUESTA VOLTA VI LASCIO SENZA SPOILER.. NON LO FACCIO X CATTIVERIA MA X VOI.. UN BACIONE ^^
Buongiornooooooo!!! come va??? a me tutto okayyy!!
allora.. ecco il capitolo, il quale non vi ho potuto lasciare l'anteprima altrimente avrei svelato troppo!! buona lettura!! ci vediamo in recensioni *_____________*
Mi svegliai a causa del forte profumo di caffè. Aprii gli occhi e mi ricordai di essermi addormentata sul divano. Mi sedetti e vidi Renesmèe intenta a preparare caffè. Mi accigliai.
<< Buongiorno>> sussurrai curiosa di scoprire cosa stesse combinando mia figlia.
<< Buongiorno mamma>> sussurrò sorridente.
<< che stai combinando? Sei già sveglia..>> era strano. Di solito dovevo sempre tirarla dai piedi per farla alzare dal letto.
<< qualcuno non ha spento la sveglia. Quindi mi sono alzata e quando ti ho trovata sul divano ho deciso di prepararti la colazione>> e fece spallucce. Risi.
<< beh, grazie allora>> mi alzai e andai e prendere una tazza di caffè e mordicchiai un cornetto confezionato. Lei mangiò con me. appena finimmo le dissi di andarsi a vestire che avrei sistemato io. Subito dopo mi andai a vestire anche io. Indossai un pantalone nero stretto, una camicia a body beige con una scollatura più eccessiva del solito ma non particolarmente vistosa, ma che comunque provvidi ad attenuare con un foulard dello stesso colore, che mia figlia mi aveva regalato per il mio compleanno, di Alviero Martini. Le scarpe indossai degli stivaletti dello stesso colore della camicia con un tacco abbastanza alto per quello che ero abituata ad indossare io, eleganti ma pratici. Misi un filo di fard e una leggera matita nera sugl’occhi e mascara nero carbone. Sistemai i boccoli che terminavano la cascata dei miei capelli, pizzicandoli con le dita. Presi la borsa e un libro che oggi mi sarebbe servito e raggiunsi Renesmèe che mi aspettava in salotto.
<< Andiamo?>> le chiesi e lei sorridendomi annuì. In dieci minuti arrivammo a scuola e come sempre la lasciai davanti all’entrata, salutandola con un bacio sulla guancia. Andai a posare la macchina osservando sempre quella bellissima auto che ogni mattina era lì, parcheggiata. Entrai e andai in terza, dove avrei tenuto la prima lezione. Mentre camminavo per i corridoi notai che non c’era nessun professore in giro, probabilmente stavano chiacchierando da qualche parte o stavano già nelle loro classi. Intravidi da lontano solo un uomo, sicuramente professore perché non poteva entrare nessun altro oltre e noi, e poi anche dal tipo di abbigliamento, elegante ma giornaliero. Aveva un modo di camminare familiare, ma forse mi stavo facendo prendere dalla paranoia. Entrai nella mia classe e attesi i ragazzi. Appena entrarono furono come sorpresi e delusi di trovarmi già lì. Cominciammo al lezione e passò molto in fretta. La seconda ora l’avevo nella classe di mia figlia.
Mi diressi verso la sua classe e sentii un gran frastuono. Entrai.
<< Buongiorno ragazzi!>> quasi urlai per farmi sentire e subito risposero sedendosi in silenzio. << come mai siete soli?>> chiesi. Di solito i professori dovevano aspettare l’insegnante. Era già la seconda volta, nella stessa ora, che mi capitava.
<< Ehm ma.... professoressa>> si corresse subito mia figlia e sorrisi. Sapevo che lei fosse mia figlia ma non volevamo far indurre sospetti, anche perché non c’era niente su cui sospettare. << Il professore ogni volta questo giorno va di fretta, ha due classi da coprire contemporaneamente>> continuò per spiegarmi.
<< due classi?>> chiesi. Era impossibile.
<< si, infatti in questo giorno le riunisce entrambe in auditorium>> ah, il professore di musica di cui mi parlava mia figlia. Non sapevo nemmeno come si chiamasse. Vabbè, ma che mi interessa! Mi sedetti e feci l’appello. Iniziai la lezione. Stavo iniziando a palare dell’ermetismo quando bussarono alla porta. Accavallai le gambe stufa di queste continue distrazioni, che stamattina, anche nella classe di prima, continuavano a persistere.
<< Avanti>> dissi. Intanto stavo posando il gesso che avevo appena preso dalla scatolina sulla cattedra, dalla parte opposta della porta.
<< Mi scusa professoressa ma ho dimenticato la borsa qui>> disse un uomo, con una voce particolarmente familiare. Mi girai e....
POV EDWARD
Non poteva essere lei. No! Lei era scomparsa sedici anni fa. Aveva cancellato ogni sua traccia, tranne che dentro di me. e adesso.. eccola, qui di fronte a me a guardarmi incredula proprio come io stavo guardando lei. Bella come sempre. Gli anni non avevano rovinato il suo volto e il suo fisico, da sempre bellissimi. Era identica a come l’avevo lasciata, con i suoi capelli lunghi che si concludevano con dolci boccoli, i suoi occhi marroni e profondi, le sue labbra rosse a forma di cuore, il volto dai lineamenti perfetti e il suo corpo con le forme ai punti giusti. Sembrava la ventenne di sedici anni fa.
Ero venuto qui per prendere la borsa che avevo dimenticato in classe, lei era girata e appena avevo alzato il volto mi ero reso conto di chi avevo di fronte. Finalmente le mie labbra riuscirono a muoversi in un sussurro.
<< Bella..>>
POV BELLA
Non poteva essere possibile, no forse stavo delirando, forse ero svenuta o addirittura morta. Appena aveva alzato lo sguardo, i nostri occhi, verde contro marrone si scontrarono.
<< Bella...>> sussurrò sorpreso. Non riuscivo a muovere un muscolo. La gola mi si era seccata e non riuscivo nemmeno a muovere la lingua. Era impossibile!! Non era cambiato di una virgola, a parte i leggeri cambiamenti, a mal appena evidenti, degli anni passati. I suoi capelli erano rimasti sempre scompigliati e di quel colore particolare, che solo mia figlia aveva. I suoi occhi erano sempre più verdi e sempre profondi.
<< Edward..>> riuscii a dire incredula. Sbattei gli occhi più volte per accettarmi di non star sognando. Ma lui era sempre lì, che mi guardava anch’egli incredulo.
<< Che ci fai qui?>> gli chiesi come una sciocca.
POV EDWARD
Mi aveva chiesto cosa ci facessi lì. Lei cosa ci faceva lì. Era bellissima. Accidenti Edward! hai quasi quarant’anni non può comportarti come uno sciocco adolescente! Zitta maledetta coscienza. Sono anni che non la vedi e lei non vede te... muoviti a parlare! Adesso hai ragione..
<< Sono il professore di musica e arte..>> le avevo detto. Stupido chiedile lei cosa ci fa lei qua! Giusto! << T- tu invece?>> Che fai ti metti anche a balbettare!? Zitta coscienza, zitta!
POV BELLA
Era diventato professore di musica. Aveva sempre sognato di diventare un musicista, per questo si era iscritto all’università delle Belle Arti. Ed era diventato professore in quella materia. Aspetta! Lui era quel professore di musica che voleva dare lezioni di pianoforte a mia figlia!? Di Bene in meglio! Accidenti!
<< Io insegno letteratura>> sussurrai.
POV EDWARD
Aveva sempre sognato diventare insegnante di letteratura. Fin dal liceo era il suo forte, infatti si era iscritta a Darthmound specializzazione letteratura. Ma poi abbiamo perso i contatti...
<< Ci sei riuscita..>> mi uscì dalla bocca senza nemmeno pensarci. Ragazzino! Ragazzino! Ragazzino! Sei ancora un adolescente, ecco cosa sei! Zittaaaa coscienzaaaaa!
POV BELLA
Si ricordava del mio sogno di diventare insegnate fin da adolescente. Stai calma Bella. È solo Edward, il tuo ex fidanzato, unico e ultimo. L’unico amore della tua vita, la tua prima ed unica volta, la persona con cui hai condiviso tutto per molti anni, la persona con cui hai una figlia...
<< sì, ci sono riuscita... beh anche tu>> risposi cercando di sciogliermi e di non lasciarmi incantare da quell’uomo. Fece spallucce e annuì.
POV EDWARD
No, Bella. Non ero un riuscito, ma un fallito! Ero diventato un esperto in musica perfezionandomi in pianoforte come avevo sempre desiderato, ma ho perso te... POV BELLA
<< Scusa ma io dovrei fare lezione>> Sei una sciocca Bella! Zitta coscienza! Meno ci parlo, meglio è.
<< giusto, scusami>> prese la borsa al fianco della cattedra. << Ti va di andare a prendere un caffè dopo>> mi chiese. Accidenti!
<< veramente dovrei andare di corsa a casa. Devo un passaggio ad una persona>> tua figlia..
POV EDWARD
Mi aveva detto di no! Plausibile. Chissà a chi doveva un passaggio!? Ma cosa vuoi Edward, eh! Tu sei il suo passato per lei, nient’altro. L’hai vista e potresti far in modo di rivederla..
POV BELLA
<< Capisco.. Beh allora ci si vede in giro>> sussurrò sorridendo.
<< certo>> e sorrisi anch’io.
<< E’ stato un vero piacere rivederti.. Bella>> sussurrò. Anche per me... ma il mio orgoglio è enorme. Mi limitai a sorridere.
<< Arrivederci ragazzi>> salutò chiudendosi la porta alle spalle.
POV EDWARD
E’ stato bellissimo rivederti.. mia Bella.
SPOILER CAPITOLO 7 (POV BELLA)
<< si, tutto bene. Per ora non ci hanno assegnato molti compiti, nemmeno la mamma>> mi guardò e scoppiai a ridere insieme agli altri. << poi il mio professore di musica mi ha suggerito di seguire lezioni private per suonare il pianoforte, ha detto che mentre lo guardavo suonare sembravo molto colpita>> mia madre tossì.
<< I- il pianoforte?>> le chiese e di sicuro aveva collegato, come me.
<< uffa! Lo so che anche mio padre anzi quell’uomo lo sapeva suonare ed era anche bravissimo>> li informò stufa. Mia madre mi guardò.
<< glie lo hai detto?>> mi chiese curiosa e incredula. Non si aspettava che un giorno l’avessi fatto.
<< le ho raccontato la storia>> dissi e mia figlia mi guardò sorridente.
<< nonna è bravissimo a suonare. Poi ha suonato una canzone e da quanto ho capito l’ha composta lui per qualcuno, una lei. Lo ha detto lui stesso>> quasi mi affogavo dopo aver sentito la confessione di mia figlia. Quindi non mi ero immaginata tutto in corridoio, era lui.. intanto mia madre mi guardava.
<< poi oggi è entrato in classe e a quanto pare si conosceva con la mamma. Lei mi ha detto che erano amici al liceo>> li informò facendo spallucce. Mia madre strabuzzò gli occhi, stava facendo due più due. << Come si chiama questo tuo professore?>> le chiese e io chiusi gli occhi aspirando forte, fortissimo.
<< Edward Cullen>>
Buonpomeriggio!! oltre a rigraziarvi non ho altro da aggiungeree!! grazie grazie grazie :D
spero che vi piaccia lo spoiler O:) ci vediamo in commenti eh!?
un bacione ^^
CAPITOLO 7 (POV RENESMEE)
<< Voglio sapere chi è>> dissi decisa a mia madre. Mi guardò confusa. Eravamo appena arrivate a casa.
<< Chi?>> chiese. Ma lei sapeva bene a chi mi riferissi.
<< Al mio professore di musica>> era scontato che mi riferissi a lui.
<< è Edward Cullen>> sussurrò e le tremò leggermente la voce.
<< come vi conoscete?>> chiesi diretta. Non volevo giri di parole, avevo visto come si guardavano e nonostante fossi un adolescente, sapevo che c’era qualcosa dietro.
<< Eravamo amici al liceo>> solo questo?
<< sicura?>> le chiesi. Non mi convinceva.
<< sicurissima>> e mi sorrise.
<< va bene. Ti credo>> mmm insomma.. POV BELLA
Mamma mia quante domande. Certo, mi sarei immaginata che le avesse fatte ma sembrava una vera e propria investigatrice segreta e io l’indagata. Avevo cercato di rispondere il più disinvolta possibile, e speravo vivamente di esserci riuscita. Di sicuro, da oggi in poi, non le avrei mai detto il nome di suo padre. Edward, sicuramente, non sapeva che avessi una figlia, fortunatamente. La somiglianza c’era. Avevano il colore dei capelli e degli occhi identici; erano colori particolari e molto rari, di sicuro si trasmetteva in generazione, in generazione. E la possibilità che avessi trovato qualcun altro con lo stesso colore era minima, anzi impossibili.
Ero appena uscita dalla doccia, avvolta in un asciugamano, che vidi mia figlia catapultarsi di fronte a me. mi accigliai.
<< che ne dici di andare a prendere una pizza e poi di andare dai nonni?>> mi chiese sorprendendomi.
<< come mai vuoi andare da loro?>> le chiesi iniziando a camminare, dirigendomi nella mia camera.
<< sono sicura che ti scocci di cucinare poi è una settimana che non li vediamo>> mi spiegò fiera del suo discorso e facendomi gli occhi a cucciola, ereditati da suo pad.... basta Bella! Finiscila!
Presi un jeans semplice e una maglietta bianca con scollo a V e le converse nere e bianche, comode e belle.
Mi avvicinai a mia figlia, facendola avvicinare alla porta.
<< va bene. Vatti a preparare>> e lanciandomi un bacio si chiuse in camera sua. Io mi vestii e presi la vecchia borsa, visto che la nuova la usavo solo per la scuola. Uscii dalla camera e andai in salotto per aspettare mia figlia. Ricordai di dover chiamare i miei. Dopo due squilli rispose mia madre.
<< pronto?>>
<< mamma..>> dissi.
<< Bella! È successo qualcosa? Stai bene? Renesmèe sta bene?>> risi.
<< calmati, stiamo bene. A tua nipote è venuta l’idea di andare a prendere una pizza e di venire da voi>> mi interruppe.
<< va benissimo. Vi aspettiamo>>
<< a dopo>> e staccai la telefonata ridendo.
Dopo mezz’ora eravamo con le pizze di fronte casa dei miei. Mia madre, come sempre, si era catapultata a spupazzare mia figlia e poi a dedicarsi a me. salutai mio padre. Appena entrai in casa, come una calamita, fui attirata da quelle foto. Distorsi lo sguardo e raggiunsi gli altri per aiutare a sistemare la tavola.
<< allora tutto bene Renesmèe?>> chiese mia madre, dopo dieci minuti che ci eravamo messi a tavole per mangiare le pizze. Mia figlia annuì.
<< si, tutto bene. Per ora non ci hanno assegnato molti compiti, nemmeno la mamma>> mi guardò e scoppiai a ridere insieme agli altri. << poi il mio professore di musica mi ha suggerito di seguire lezioni private per suonare il pianoforte, ha detto che mentre lo guardavo suonare sembravo molto colpita>> mia madre tossì.
<< I- il pianoforte?>> le chiese e di sicuro aveva collegato, come me.
<< uffa! Lo so che anche mio padre anzi quell’uomo lo sapeva suonare ed era anche bravissimo>> li informò stufa. Mia madre mi guardò.
<< glie lo hai detto?>> mi chiese curiosa e incredula. Non si aspettava che un giorno l’avessi fatto.
<< le ho raccontato la storia>> dissi e mia figlia mi guardò sorridente.
<< nonna è bravissimo a suonare. Poi ha suonato una canzone e da quanto ho capito l’ha composta lui per qualcuno, una lei. Lo ha detto lui stesso>> quasi mi affogavo dopo aver sentito la confessione di mia figlia. Quindi non mi ero immaginata tutto in corridoio, era lui.. intanto mia madre mi guardava.
<< poi oggi è entrato in classe e a quanto pare si conosceva con la mamma. Lei mi ha detto che erano amici al liceo>> li informò facendo spallucce. Mia madre strabuzzò gli occhi, stava facendo due più due.
<< Come si chiama questo tuo professore?>> le chiese e io chiusi gli occhi aspirando forte, fortissimo.
<< Edward Cullen>> sentii tossire forte mio padre. Aprii gli occhi e lo vidi bere un po’ d’acqua.
<< Lo conosci nonno?>> gli chiese e con gli occhi lo scongiurai di mentire.
<< Mi ricordo solo che stava al liceo con tua madre>> mia madre ancora non si riprendeva. Dopo aver finito la pizza mi chiamò.
<< Bells mi aiuti a mettere il gelato?>> mi chiese e io annuii. Ci dirigemmo in cucina con i piatti e li buttai nel cesto. Non mi girai ma mi poggiai con le mani al lavello della cucina. Dopo vari respiri mi girai verso di lei.
<< E’ lui?>> mi chiese diretta. Io annuii. << lo sapevi?>> scossi la testa.
<< Oggi quando è entrato in classe e l’ho visto sono rimasta sorpresa. Anche lui mi ha riconosciuto e dic erto, come me, non si aspettava ciò>> confessai. Mi si avvicinò.
<< Tu stai bene?>> mi chiese accarezzandomi una guancia. Annuii.
<< sì, sono solo rimasta.. sorpresa e ho paura. Non sa ancora che lei è mia figlia e...>> non terminai la frase.
<< ti sta sfuggendo tutto..>> scossi il capo.
<< No. Vedrò cosa posso fare>> si accigliò.
<< che intendi?>> mi chiese.
<< chiederò il trasferimento>> confessai. Durante la doccia calda avevo pensato a questa opzione e sembrava valida. Mia madre sobbalzò.
<< non puoi>> disse.
<< devo>>
<< perché?>> mi chiese.
<< mamma non posso rischiare che lui scopra che è sua figlia, accidenti! Si somigliano in un modo impressionante e appena saprà che sono la madre, basta fare un conteggio degli anni per capire che è sua figlia... e io non posso permetterlo, non devo>>
<< No Bella. Io non ci sto. È una vita che scappi a causa sua. Sei scappata subito dopo il diploma e un mese dopo hai chiamato dicendo di essere incinta. Non sei tornata per lui. Ti sei persa i migliori anni della tua vita per fare la madre di sua figlia. Hai affrontato una gravidanza a venti anni.. da sola. Ti ha tradito. La tua vita è stata dura a causa sua. Ti sei costruita una maschera, una corazza per non far vedere a tua figlia e a tutti che soffri e che vorresti una vita migliore.. a causa sua. Non puoi scappare di nuovo, non puoi permetterti che controlli la tua vita come se fossi un burattino>> mi sputò mia madre arrabbiata.
Aveva ragione.. sì che ce l’aveva, ma qualcosa mi impediva di rimanere. Sentivo una scossa ogni volta che mia figlia pronunciava il suo nome. Era solo un giorno che avevo scoperto che lo avrei avuto come collega e come professore di mia figlia e già avevo paura. Era una calamita. Non so cosa, ma sapevo che rimanere mi avrebbe portata a prendere varie decisioni, importanti.
Qualcosa mi impediva di rimanere, ma qualcosa, non so cosa, mi impediva di scappare.. di nuovo.
SPOILER:
Ed ora eccomi qui, all’ aeroporto ad aspettare che scendesse dall’aereo. In questi anni mi era sempre stato vicino, nei momenti belli e brutti. Renesmèe era cresciuta anche con lui. [...]Dopo la laurea, venimmo trasferiti in scuole vicine, tanto che prendemmo in affitto un appartamento dove vivevamo insieme. Poi la mia domanda di trasferimento fu accettata e lui esultò per me, ma allontanarmi da lui mi faceva soffrire. Ma non potevo rifiutare quest’offerta.
Ora però stava venendo da me, perché aveva qualche giorno libero.
Buonaseraaa!! visto come sono brava?? ho postato prima O:) altrimenti non sapevo se domani ci sarei riuscita..
Allora.. sono passate tre settimane dall'ultimo capitolo, e ci sarà un riassunto delle cose più importanti che sono successe... poi ci sarà un flashback molto importante x la vita di Bella.. ed entrerà in scena un nuovo personaggio, moolto caro a Bella!!
voglio darvi un consiglio.. mettete a caricare questo video e quando troverete nel testo gli asterischi, mettete la canzone come sottofondo mentre leggete!! sarà diverso se lo farete!!
adesso vi lascio un capitolo e vi aspetto con tante recensioni :D
grazie a tutte che mi seguite!!
un baciooone ^^
La scuola era iniziata da un mese, cioè tre settimane dal mio incontro con Edward. ero sempre irrequieta ultimamente e la colpa era solo sua. Riuscivo a stento a chiudere occhio la notte e mi ritrovavo a osservare mia figlia e a scorgere ogni minima somiglianza sul suo volto con quello del padre. Adesso che lo avevo rivisto mi sembrava che si somigliassero più di quanto ricordassi, ma forse era solo la paura a fregarmi. In effetti come dicevano i ragazzi di oggi? E’ la convinzione che f***e la gente. Ecco, questo era il mio caso.
Mia madre, ogni volta che ci vedevamo, mi chiedeva come stessi e io le rispondevo bene; mi chiedeva cosa fosse successo con lui in quei giorni e io rispondevo niente. La prima risposta era sempre falsa. No che non stessi bene, ma ero preoccupata. Non volevo nemmeno immaginare che qualcuno mi strappasse via mia figlia, o che lui scoprisse la verità e si arrabbiasse, come da un lato sia giusto che accada, paura delle reazione di mia figlia e di suo padre, della sua famiglia. Avevo paura. Mia madre una sera mi aveva chiesto anche una cosa, che mi aveva scioccata ma che nello stesso momento conoscevo già la risposta... dentro di me.
INIZIO FLASHBACK
<< Bella?>> mi aveva chiamata quando era venuta a casa mia e mia figlia stava per tornare da casa di un’amica. << si mamma>> le avevo risposto, sorridendo. << Sei innamorata?>> chiese d’un tratto e io mi accigliai. << che?>> ero davvero confusa. << lo ami ancora?>> ma che stava blaterando. Fino a pochi minuti fa stavamo cantando insieme, a squarciagola le canzoni di MTV. << ma di che parli?>> << di Edward. Bella, ami ancora Edward?>> o merda! Come diavolo le venivano in mente certe cose. << ma che stai dicendo mamma. Come potrei essere ancora innamorata i lui, dopo quello che mi ha fatto!?>> era impossibile che fossi ancora innamorata di lui.. dopo tutto... << sicura?>> mi scrutò gli occhi e non so perché fui tentata ad abbassare lo sguardo, ma combattei contro questa spontaneità che i miei occhi richiedevano e lo alzai. << Sicurissima>> e sorrisi.
FINE FLASHBACK
Che domande assurde!
In quei giorni lo avevo visto solo da lontano. Diciamo che da vicino avevo ascoltato, per puro caso, mentre firmavo in segreteria, una sua conversazione al telefono. Ed è lì che la mia paura crebbe ancora di più. Di cosa? Me lo chiedo anch’io.
INIZIO FLASHBACK
<< Dimmi Katherine >> aveva appena risposto al telefono che continuava a suonare mentre camminava. Io mi ero fermata a conoscere meglio la segretaria, non era molo simpatica, soprattutto dopo che mi disse il suo nome: tanya! Mi ricordava, vagamente, qualcuno. Intanto lui si era fermato sotto le scale a parlare. << a quanto ha la febbre il bambino?>> chiese. Il bambino???? Edward avevo un figlio e questa Katherine molto probabilmente era sua moglie. << Non ti preoccupare, arrivo subito Kathy>> era lei... Firmai velocemente e scappai.. senza sapere perché.
FINE FLASHBACK
Quindi Edward era andato avanti dopo la nostra rottura. Certo, era stato lui a tradire, mica era stato quello tradito? Se mi aveva tradito, vuol dire che già non ci teneva a me e quindi senza problemi si è trovata qualcuna e ha formato una sua famiglia. Io invece, non avevo avuto nessun contatto con uomini dopo di lui, sia perché ero presa dalla bambina, sia perché nei primi anni pensavo ancora a lui, ma fortunatamente l’ho dimenticato, ma per Renesmèe non voglio nessuno al mio fianco, non per ora almeno.
Ma, un migliore amico mica era negato a qualcuno? Ebbene, io fortunatamente avevo e ho lui. Quando mi trasferii a Dortmund avevo come compagno di banco nella lezione di letteratura inglese, la mia preferita, un bellissimo ragazzo. I primi mesi uscivamo con la stessa comitiva e scoprii che era davvero molto simpatico. Si instaurò davvero un bel rapporto tra di noi, io gli volevo bene e lui ne voleva a me, ma non più di un amico naturalmente. Ma a causa della gravidanza dovetti abbandonare la comitiva di amici e la scuola, per poi tornare dopo qualche mese. Quando scoprì della bambina, volle sapere tutta la storia e io senza problemi glie l’avevo raccontata..
INIZIO FLASHBACK
Erano quattro mesi che non mi facevo viva all’università e quindi al campus, quattro mesi che non vedevo i miei nuovi amici con cui mi vedevo a lezione e uscivo ogni tanto il venerdì sera. Quattro mesi fa non mi ero sentita molto bene e avevo paura per la bambina, quindi sono tornata dai miei genitori. Adesso Renesmèe ha un mese e dopo aver contattato un asilo nido, sto tornando al campus. I miei amici non sanno niente ma non mi importa, la mia piccola rimane con me. mia madre mi ha proposta di affidarla a lei, ma non voglio che oltre a crescere senza un padre, cresca anche senza una madre. Avevo chiamato James dicendogli che stavo tornando. Era molto freddo con me, in effetti ero sparita senza dire niente e dare spiegazioni. Posai la borsa a terra e con una mano aprii la porta dell’alloggio, mentre con l’altro braccio tenevo Renesmèe in braccio che dormiva beatamente. Era stupenda.. Aprii e accesi la luce e quello che mi trovai di fronte mi fece sobbalzare. James era seduto sul mio letto. << J- james che ci fai tu qui?>> ero spaventata.. guardava la bambina. << ti sei messa a fare la babysitter?>> chiese e un leggero sorriso scappò sulle mie labbra. << non precisamente>> risposi e entrando. << mi aiuti a mettere questa coperta sul letto?>> gli chiesi. Dovevo poggiare la bambina e il letto non veniva usato da tempo, sicuramente c’era polvere. << certo>> la prese e la stese. La depositai delicatamente, facendo attenzione a non svegliarla, lasciandole un bacio sulla fronte. Mi alzai e lo guardai. << Ehm, ciao Jam>> dissi imbarazzata. Lui inaspettatamente mi abbracciò. << Bells ci hai fatto preoccupare. Ma dove sei finita? Mi sei mancata>> in effetti anche lui mi era mancato.. << Ho avuto un contrattempo>> mi staccai e indicai la bimba. << Ti presento Renesmèe>> dissi mentre la piccola di stiracchiava e iniziava ad aprire i suoi occhietti verde smeraldo. << Ma chi è?>> chiese dubbioso. << Mia figlia>> diretta. << C- cosa?>> annuii. << Ma avrà circa un mese>> replicò. << Ha un mese>> corressi il tempo del suo verbo. <> e la indicò. Annuii. << si. La pancia non si poteva più nascondere e poi ho avuto qualche problemino negl’ultimi due mesi di gravidanza>> era sotto shock e potevo capirlo. << sediamoci.. ci sono tante cose che non sai>> Gli raccontai tutto, di Edward, della nostra storia, del tradimento e della scoperta di essere incinta, del rischio di perdere la bambina a sette mesi di gravidanza a causa del forte stress e del riposo assoluto fatto a casa dei miei, la nascita e tutto. Alla fine, inaspettatamente, mi abbracciò forte. << Non potevo immaginare che stessi e che avessi passato tutto questo>> disse nell’abbraccio. << Nemmeno io me ne rendo ancora conto>> risposi facendo spallucce, cercavo di ironizzare la situazione per non scoppiare a piangere, ma dei singhiozzi mi tradirono e mi lasciai ad un pianto liberatorio. Lui mi tenne stretta, lasciando che gli rovinassi la maglietta grigia e mi strinse sempre più forte. << Shh Bella, ci sarò io per te. Fidati!! Ti aiuterò e sarò sempre al tuo fianco>> la bambina ci guardava e dopo poco sorrise, il suo primo sorriso.. mi avvicinai, la presi e l’abbracciai.
FINE FLASHBACK
Ed ora eccomi qui, all’ aeroporto ad aspettare che scendesse dall’aereo. In questi anni mi era sempre stato vicino, nei momenti belli e brutti. Renesmèe era cresciuta anche con lui. E visto che non aveva nemmeno famiglia, aveva perso il padre da piccolo e con la madre non stava in buoni rapporti ed era figlio unico, a Natale e nelle altre feste veniva sempre con me dai miei genitori. Subito lo presero in simpatia e fortunatamente subito capirono che eravamo solo amici. non era né sposato, né fidanzato e avevo sempre paura che la colpa fosse la mia, che lo tenevo troppo impegnato, ma lo vedevo felice. Dopo la laurea, venimmo trasferiti in scuole vicine, tanto che prendemmo in affitto un appartamento dove vivevamo insieme. Poi la mia domanda di trasferimento fu accettata e lui esultò per me, ma allontanarmi da lui mi faceva soffrire. Ma non potevo rifiutare quest’offerta. Ora però stava venendo da me, perché aveva qualche giorno libero.
Vidi molte persone entrare in aeroporto e mi alzai sulle punte per cercarlo, ma non lo trovavo. Improvvisamente mi sentii coprire gli occhi e sorrisi arresa.
<< come hai fatto a non farti vedere?>> chiesi sorridendo.
<< C’era molta gente sull’imbarco sbadata>> e rise. Mi girai e gli saltai letteralmente addosso. Mi prese in braccio come una scimmia.
<< James>> urlai abbracciandolo.
<< Ei scimmia>> rispose stringendomi. Scesi e gli diedi un bacio sulla guancia.
<< simpatico>> dissi dandogli un leggero pugno sul braccio.
<< come sempre>> e rise. Prendemmo le sue valige e salimmo sulla mia macchina, con lui alla guida. Non sopportava essere portato in giro da una donna. Era tremendamente e fastidiosamente maschilista: unico difetto.
<< Allora che mi racconti? Dove hai lasciato la tua fidanzata?>> scherzai punzecchiandolo.
<< A casa con i bambini>> strabuzzai gli occhi. Cosa?? << Bella hai il telefono?>> chiese improvvisamente.
<< certo, a che ti serve?>> chiesi. Era appena arrivato.
<< devo fare una foto alla tua faccia in questo momento>> e scoppiammo entrambi a ridere. Mi raccontò del suo lavoro, dei suoi alunni, di ragazze belle e di serate con loro.
<< sei sempre il solito!>> sussurrai quando mi racconto di una “serata” in particolare. Rise.
<< E Renesmèe?>> chiese.
<< L’ho lasciata dai miei. Adesso andiamo da loro. Ti ricordi la strada?>> non volevo perdermi a... Sattle.
<< certo. come sta?>> chiese sorridendo.
<< Bene. Si trova molto bene e ha anche conosciuto un ragazzo. Però io non ti ho detto niente>> strabuzzò gli occhi ma comunque fece il segno di chiudere a chiave la bocca e di lanciare la chiave in aria. Risi.
<< Le ho raccontato tutto>> dissi d’un tratto e lui frenò per guardarmi.
<< Tutto cosa?>> era diventato serio adesso.
<< La storia. Ha iniziato a farmi varie domande a cui io non rispondevo e si arrabbiava. Le ho raccontato la storia e per fortuna non le ho detto il nome.. il nome di... Edward>> sussurrai abbassando lo sguardo. Si mise al fianco della strada con la macchina per parlare. Risi amara.
<< Ho scoperto da poco che è insegnante nella scuola in cui stiamo noi>> strabuzzò per l’ennesima volta gli occhi.
<< Cosa? Vi siete incontrati? Cosa è successo? Renesmèe lo ha visto? Accidenti Bella perché non mi hai detto niente>> ora era serissimo.
<< Non posso sempre annoiarti con la mia storia>> sussurrai facendo spallucce.
<< Ma non dire stupidaggini. Ora mi racconti tutto o non ci muoviamo da qui>> risi.
<< E’ il professore di musica di Renesmèe>>
<< Cosa?? Non è possibile! Lo sa? No, no. Cosa è successo?>> era.. spaventato.
<< Nessuno dei due sa niente. Fortunatamente non si sono accorti della loro somiglianza, non ci hanno fatto caso. Forse soprattutto perché lui ancora non sa che è mia figlia. L’ha presa in simpatia e le vuole dare lezioni private di...>> non finii.
<< Non mi dire che le vuole dare lezioni di pianoforte!>> capiva sempre tutto. Annuii. << Non è possibile!>> feci spallucce amaramente. << Aspetta! Quindi vi siete incontrati!>>
<< Non sapevo che stesse lì. Un giorno bussano in classe e quando entra... puf! Eccolo identico a come era quindici anni fa. È rimasto anche lui sorpreso nel vedermi, nessuno dei due sembrava crederci. Entrambi ci siamo congratulati con l’altro! Entrambi siamo riusciti a portare a termine il proprio sogno..>> abbassai lo sguardo. Mi abbracciò forte. Sapeva che stavo per scoppiare ma cercai di farmi forza. << Mi ha invitato a prendere un caffè ma ho trovato una scusa per non farlo. Da quel giorno non ci siamo incontrati più.. fortunatamente>> continuai.
<< Accidenti Bella! Dovevi dirmelo.. sarei venuto prima..>> che caro..
<< non ti preoccupare Jam. E’ tutto okay. Sai si è fatto una vita, una famiglia. L’ho sentito che parlava a telefono. Almeno lui è andato avanti>> sussurrai sorridendo amara.
<< E certo che è andato avanti quel gran bast....>> lo interruppi sciogliendo l’abbraccio.
<< James!>>
<< Bella, devo ricordarti quello che ti ha fatto, per caso?>> chiese ironico.
<< Devo ricordarti che è comunque il padre di mia figlia James?>> controbattei.
<< scusa, ma non rispondo delle mie azioni se parli di lui>> sorrisi.
<< Non ti preoccupare. Vogliamo andare?>> chiesi e lui sorridendo ripartì.
Quando arrivammo a casa, Renesmèe si tuffò letteralmente su di lui.
<< Ziooo>> aveva urlato a squarciagola. Lo aveva sempre chiamato così, fin da piccola. James ridendo l’aveva presa in braccio facendola girare su loro stessi.
<< Ei pulce! Sei cresciuta!>> notò quando la poggiò a terra. Renesmèe le diede un leggere pugno sul petto.
<< Ma se è passato solo un mese>> e scoppiammo a ridere. Entrammo e James andò a salutare per primo Charlie.
<< Ei vecchio! Tutto bene?>> lui e mio padre in questi sedici anni avevano istaurato un bellissimo rapporto. Si facevano battute a vicenda e scherzavano e parlavano, proprio come due vecchi amici. poi si avvicinò a mia madre, abbracciandola e scambiandosi dei baci sulle guance.
<< Renèe, tutto bene?>> chiese gentile.
<< Sì James. Come è stato il viaggio? A te tutto bene?>> sorrise.
<< tutto bene. A parte che sono un po’ arrabbiato Bella. Non mi ha informato.. ehm degli ultimi avvenimenti>> e mi fece un’occhiataccia. Mi avvicinai, aggrappandomi ad un suo braccio e feci gli occhi dolci.
<< mi perdoni Jam>> e sporsi il labbro inferiore. Si girò e mi prese in spalla come un sacco di patate.<< ehi>> mi lamentai.
<< tu sei pestifera!>> e mi posò sul divano, facendomi scoppiare a ridere. Solo con lui riuscivo a ridere e a divertirmi così, era fantastico lasciarsi per qualche momento i problemi alle spalle e ritornare l’adolescente pazzerella la quale ero. Ricordavo di fare tante pazzie al liceo, certo sempre entro i limiti anche perché il mio attuale fidanzato Edward non mi permetteva di esagerare, aveva paura che mi facessi male. Quei gesti, che James faceva e le sensazioni, che mi faceva provare, mi aiutavano anche ad andare avanti, era bello sfogarsi per un po’. Ero stata fortunata a trovare lui..
Notai Renesmèe osservarci, assorta in chissà quale pensiero.
<< Tesoro tutto bene?>> le chiesi preoccupata. Lei scosse il capo e mi sorrise.
<< si, si. Tutto bene! Allora mangiamo??>> la mia mangiona..
Andammo a tavola e mangiammo. Passammo una serata tranquilla e serena. Una volta finito, tornammo a casa tutti e tre. Naturalmente James sarebbe stato a casa mia. Appena vide la casa strabuzzò gl’occhi.
<< Accidenti! L’hai arredata benissimo!?>> naturalmente quando venni a scegliere la casa, lui era con me, ma ancora non l’aveva vista arredata. In effetti era carina, ero proprio soddisfatta del lavoro. Era tutto un arredamento moderno ma classico nello stesso momento. La cucina era di legno dipinto di un bellissimo verde con una grande isola e degli sgabelli dello stesso colore; il salone era lucido e nero con un divano ad angolo di pelle nera e un tappeto con un verde simile a quello della cucina. La mia camera era bianca, con il letto matrimoniale e un enorme armadio, comò e due comodini; quella di Renesmèe era di un bellissimo arancione splendente, un letto enorme, una scrivania dove sarebbero potute stare sedute almeno cinque persone, comodini e mensole e infine un enorme cabina armadio tutto per lei... come la zia. La stanza che avevo preparato a James era blu e aveva un normale armadio più due comodini e un semplice letto con lenzuola e piumone dello stesso colore della camera.
<< Grazie per essere qui James. Ti voglio bene>> e lo abbracciai quando lo avevo accompagnato in camera dopo che Renesmèe era andata a dormire.
<< Anche io. Non so chi devo ringraziare per avermi fatto incontrare te>> risi.
<< Questo lo dovrei dire io>> mi baciò una guancia.
<< Buonanotte>>
<< Buonanotte>> e andai in camera mia.
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Mi distesi sul letto guardando la luce della luna che entrava dalla vetrata. Anche Edward in camera sua aveva una vetrata e la notte, dopo aver fatto l’amore e rimanevamo abbracciati, io tra le sue braccia, guardavano la luna...
INIZIO FLASHBACK
Ispirai forte il suo profumo. Avevamo appena fatto l’amore, consumando tutto l’amore del mondo. mi aveva fatto distendere e mi aveva preso tra le sue braccia, facendomi poggiare il capo sul suo petto, dove potevo benissimo ascoltare i battiti accelerati del suo cuore, che come il mio, ancora non diminuivano. Ogni volta era come la prima, pieno di amore e passione nello stesso momento, un momento in cui ci appartenevamo completamente.. il momento perfetto. Sui nostri volti rifletteva la luce della luna che entrava dall’enorme vetrata di camera sua e la guardavamo. Si girò e osservò i miei occhi. Marrone contro verde.. verde contro marrone.. << Sei bellissima>> mi aveva detto senza staccare lo sguardo da me. io avevo sorriso e abbassato il volto imbarazzata. Con due dita me lo avevo alzato. << Non privarmi del tuo sguardo.. ti prego>> lo avevo baciato dolcemente sulle labbra e mi ero rimessa nella stessa posizione di prima. << Ricordati queste parole, Bella>> aveva detto improvvisamente penetrandomi col suo sguardo. << Se mai ti deluderò sappi che di sicuro non è opera mia. Molte persone non vogliono la nostra relazione, ma combatterò affinché noi possiamo vivere una vita felice insieme. Sei troppo importante e non posso permettere di perderti, non posso. Non sparire dalla mia vita.. Tu sei mia>> << Ti amo troppo per allontanarmi da te..>> avevo sussurrato. << Promettimi di ricordartelo. Ti amo e ogni giorno il mio amore per te aumenta e aumenterà per sempre>> << Te lo prometto>> depositò un dolce bacio sulla mia fronte e mi strinse più forte. << Adesso dormi, mio dolce amore. Tu sei l’unica e sempre lo sarai. Ti amo troppo.. troppo. Grazie di esistere..>> iniziò a canticchiare la mia ninna nanna e....
FINE FLASHBACK
... mi addormentai.
SPOILER:
<< Buongiorno! Sono James Scoot>> salutò la segretaria.
<< buongiorno. Oh lei è il signor Scoot! Ecco prenda queste carte e le compili>> disse la bionda a lui. Ma che stava combinando. Mi allungai per sbirciare cosa c’era scritto, ma lui spostò il foglio ridendo.
<< Grazie>> e la guardò anche lui malizioso e lei rispose a quell’espressione, con un’altra tanto conosciuta...
<< Oh buongiorno professor Cullen>> disse la bionda facendomi sobbalzare e girare verso di lui. Appena mi vide, passò il suo sguardo da me a Tanya, irrigidendosi. Non la salutò, cosa strana da lui visto che era sempre stato educatissimo, ma si fermò a guardare il mio viso...
Volevo chiedervi... avete suggerimenti x la copertina?? la dovrei fare ma non avrei proprio idee!! accetterò ogni tipo di suggerimento!! grazie..
Buonpomeriggio!!! come va?? tutto bene??? a me sì!!
come è andata questa settimana?? A me è stata dura.. sono stanchissimaaa!! ho i polapstrelli che mi fanno male.. ho scritto troppo.. per la vostra contentezza u.u
bene.. bene.. bene!! finisco di annoiarvi e vi lascio ad un bel capitolo lungo, in cui capirete ancora altre cose.. nuovi episodi passati!!
Dedico questo capito all' AMICIZIA.. che se è vera dura per sempre.. nonostante tutto!!
Un baciooneee!! vi adoroo ^^
<< Jam quando devi partire?>> mi ero dimenticata di chiederglielo.
<< domani>> cosa??
<< così presto?>> fece spallucce.
<< sì. Ritornerò tra due settimane, promesso>> e mi fece l’occhiolino.
<< allora che ne dici se stasera andiamo a mangiare fuori tutti e tre?>> proposi.
<< Preferisco mangiare una pizza qui. In fondo abbiamo sempre preferito rimanere a casa e non voglio cambiare abitudini>> mi stupiva sempre..
<< perfetto. Allora vada per la pizza! Adesso vado a scuola. Mi raccomando non combinare guai>> e gli stampai un bacio sulla guancia.
Arrivai a scuola leggermente in ritardo, quindi mi catapultai in segreteria a firmare e per fortuna la bionda ossigenata oggi non c’era. Andai in classe, quella di mia figlia, e mi accorsi che i ragazzi erano troppo silenziosi. Strano! Oddio e se avessero combinato qualcosa e fosse arrivato il preside? Se la sarebbe presa sicuramente con me! accidenti a James che mi aveva distratta! Entrai e rimasi sorpresa di trovare qualcun altro al posto del preside. I ragazzi appena mi videro si alzarono per salutarmi e io risposi con un buongiorno. Mi girai verso la cattedra ed era seduto Edward.
<< Oh! Buongiorno>> salutai sorpresa.
<< Buongiorno Bella. Ho pensato di sostituirti mentre non arrivavi. Sai i ragazzi sono presi dall’euforia quando non vedono arrivare un professore>> sorrisi.
<< E’ vero! Grazie mille. Ma ho avuto un contrattempo!>> posai la borsa sulla cattedra e tolsi il cappotto appendendolo all’attaccapanni. Oggi avevo indossato un pantalone marrone stretto, con una camicia badge e un foulard e tacchi dello stesso.
<< adesso puoi andare. Grazie>> gli dissi gentilmente.
<< Figurati. Ah Bella?>> mi girai verso la porta, dove lui ora si trovava.
<< Si?>> gli chiesi. Che voleva adesso?
<< Hai mai incontrato la madre di Renesmèe? Le devo parlare. Sono molto interessato a darle ripetizioni private di pianoforte, è molto brava>> mi irrigidii all’istante.
<< Come fai a sapere che è brava?>> chiesi. Se non sapeva suonarlo. Abbassò lo sguardo.
<< l’aiuto io. Non so se hai capito come..>> sì, ora avevo perfettamente capito, o ricordato...
INIZIO FLASHBACK
Ogni volta che lo vedevo suonare era un’emozione grandissima. Mille farfalle iniziavano a ballare a ritmo di quella dolce melodia nel mio stomaco. << Mi devi insegnare a suonare qualcosa>> gli avevo detto un giorno, dopo che aveva finito di suonare per me.. Lui si era accigliato. << Cosa? >> mi aveva chiesto con un sorriso sulle labbra. << Non lo so. Voglio provare quello che provi tu mentre suoni>> gli avevo detto arrossendo. << Vieni qui>> mi aveva invitando. Mi ero avvicinata e lui si era alzato indicandomi il suo posto. Mi ero seduta e lui, sorprendendomi, si era seduto dietro di me. << Ti fidi di me?>> mi aveva chiesto. << certo>> risposi automaticamente, perché era vero. Posò le sue mani sulle mia, facendo perfettamente combaciare le sue dita sulle mia.. come un’unica mano. Le portò sui tasti e premendo delicatamente mi faceva suonare una nota. La melodia proseguiva lenta ma le emozioni era fortissime. Avevo chiuso gli occhi poggiando la mia testa sulla sua spalla e beandomi di quel momento. Mi aveva dato un leggero bacio sulle labbra, mentre le sue dita continuavano a dettare il ritmo alle mie, per suonare. Quella era la nostra melodia, che descriveva tutto l’amore del mondo.. il nostro.
FINE FLASHBACK
<< sì, ho capito>> e abbassai lo sguardo arrossendo e ritornando al duro presente.
<< L’hai mai conosciuta?>> mi chiese di nuovo. Non potevo mentire, la verità sarebbe salita a galla e poi mia figlia stava ascoltando e mi avrebbe chiesto spiegazioni per la risposta negativa. Era arrivato il momento. Annuii.
<< sì, la conosco>> risposi guardando mia figlia e sorridendo. Ritornai a lui. << Sono io sua madre>>
Nel suo sguardo iniziarono a vorticare mille emozioni, i suoi occhi da verde diventarono cupi e poi di nuovo verde.
<< C- come è tua figlia?>> chiese stranito. Annuii.
<< Sì, è mia figlia Edward>> il mio cuore prese a battere fortissimo, per la paura..?
<< Ti sei sposata?>> chiese improvvisamente.
<< Non credo che siano domande da fare! Ci sono venticinque ragazzi che stanno ascoltando la nostra conversazione>> si guardò a torno.
<< giusto, scusami>> e tornò a guardarmi. << Ehm, io vado. Buona lezione>> e sparì dietro alla porta. Speriamo che fosse ancora negato in matematica come un tempo. Iniziai la lezione normalmente. Quando la campanella suonò, mi catapultai fuori a prendere un po’ d’aria. Usai la seconda uscita d’emergenza e..
INIZIO FLASHBACK
<< Oddio ma è stupenda>> avevo urlato buttandomi letteralmente su di lui. << grazie, grazie, grazie>> continuavo a ripetere. << Buon compleanno amore mio>> mi aveva detto e io lo avevo abbracciato forte. Mi aveva bendata, anche questa volta, e guidata fuori. Appena mi aveva tolto la venda, una grande scritta a terra aveva catturato la mia attenzione.
18 ANNI FA E’ NATA LA MIA VITA. GRAZIE Dì ESISTERE AMORE MIO. TI AMO!
Una lacrima era scesa sul mio volto e lui l’aveva raccolta con un bacio. << Ti amo>> aveva sussurrato. << Anche io..>>
FINE FLASHBACK
Naturalmente la scritta non c’era più, cancellata dalla continua pioggia di Forks naturalmente.
Sentii il telefono suonare, lo presi e risposi: era Renesmèe.
<< Renesmèe che è successo?>> era strano che mi chiamasse.
<< Il prof di musica vuole parlare con te. Dopo stiamo in auditorium. Ti aspetto. Ciao>> non mi aveva nemmeno dato il tempo di replicare che aveva staccato. Accidenti!
Entrai e feci altre due ore di lezione. Era arrivata l’ora! Mi diressi verso l’auditorium , dove già si sentiva il parlottare dei ragazzi. Stavo spingendo la porta, mentre qualcuno da dentro l’aveva tirata e perciò persi il mio già scarso equilibrio. Chiusi gli occhi aspettando il pavimento e le risate di tutti arrivare, ma ciò non arrivò. Sentii delle mani prendermi per i fianchi e alzai lo sguardo, rimanendone incantata. Mi scontrai con due diamanti verdi che mi fissavano. Mi si bloccò il respiro.
<< Stai bene?>> mi chiese Edward senza lasciarmi andare. Annuii senza riuscire a parlare. Istintivamente avevo portato le mani sul suo petto senza accorge mene. Le ritrassi subito e mi portai all’in piedi, abbassando lo sguardo.
<< scusa>> dissi.
<< Oh! Non ti preoccupare>> aveva risposto. Iniziai a camminare ma mi bloccò per un polso e mi girai sbalordita dal suo gesto. << Quello che troverai dentro non è opera mia. Non sapevo che sarebbe venuta e nemmeno lei sa di te>> disse improvvisamente. Mi accigliai.
<< di che stai parlando?>> chiesi e lui fece spallucce. Varcai la soglia e ciò, anzi colei che vidi mi immobilizzò. Lei alzò lo sguardo e appena mi vide si bloccò, facendo cadere a terra la cartella che aveva tra le mani, che procurò un rumore che riecheggiò in tutto il teatro. Era identica a come l’avevo lasciata: bassina come sempre, ma con un’eleganza tipica di lei; i suoi capelli corti e scuri, mentre i suoi occhi erano verdi. Non riuscivo a muovere un muscolo, nemmeno abbassare lo sguardo. Improvvisamente le si stampò un sorriso sul volto e scoppiò a piangere. Mi corse incontro e mi abbracciò.
<< Bella! Sei tu! Oddio, non ci credo! Non può essere vero!? Dammi un pizzicotto ti prego, forse sto solo sognando?>> ormai urlava e aveva attirato l’attenzione di tutti. Io non riuscivo ancora a muovermi, ma una lacrima scese dai miei occhi, risvegliandomi..
<< Alice>>
INIZIO FLASHBACK
Erano tre mesi che non vedevo Edward, dal diploma, dal tradimento. Con sua sorella, la mia migliore amica, i rapporti si erano indeboliti. Subito dopo il diploma mi ero trasferita e l’avevo sentita solo per telefono. Sono solo due giorni che ho scoperto di essere incinta.. di lui, e ancora non riesco a capacitarmene. Mi trovavo al parco e la stavo aspettando. Oggi ci saremmo viste. Da lontano al vidi e mi si illuminarono gl’occhi. Mi saltò a dosso, abbracciandomi. Avevamo chiacchierato di tutto, tranne di lui e naturalmente non le avevo detto del bambino. Era già arrivato il momento di salutarci e ci stavamo abbracciando. << Quando posso tornare a trovarti?>> mi aveva chiesto. << Non lo fare>> riuscii a dire decisa. Si allontanò. << cosa? Perché?>> mi aveva chiesto. << non posso dirtelo>> sussurrai. << Ma sono la tua migliore amica!?>> si era giustificata. << Ma sei anche sua sorella..>> purtroppo era così.. << Tra di noi, mio fratello non c’entra nulla>> scossi il capo. << Ora è diverso>> ero decisa a dirle addio, anche se mi avrebbe fatto male. L’abbracciai forte. << Perdonami>> avevo sciolto l’abbraccio e sotto il suo sguardo stranito me ne ero andata..
FINE FLASHBACK
<< Ma cosa ci fai qui? In questa scuola? A Forks?>> ecco la vecchia Alice che iniziava a fare domande a raffica. Sorrisi asciugandomi la lacrima e lei fece lo stesso.
<< Sono la professoressa di letteratura>> riuscii a dire. Le si illuminarono gl’occhi e indicò suo fratello.
<< Tu! Tu lo sapevi non è vero?>> lo accusò. Lui sorrise complice, ma nello stesso momento in cui vide la sorella avvicinarsi a lui, indietreggiò. Erano sempre stati così, e si voleva un gran bene.
<< Noi due parliamo dopo>> e ritornò da me.
<< tu invece! Che fine hai fatto?>> ed eccola! Feci spallucce.
<< Adesso non è importante. Tu che mi racconti? Che ci fai qui?>> le chiesi curiosa.
<< Volevo insegnare arte a questi ragazzi. La vera arte, no quella che insegna mio fratello>> mi accigliai. << giusto! Non lo sai! naturalmente..>> scossi la testa.
<< Alice cosa non so?>> chiesi anche curiosa. Mi sorrise ma non mi rispondeva e così mi girai verso di lui.
<< Edward cosa non so?>> gli chiesi e lui mi sorrise, avvicinandosi e affiancando la sorella.
<< La mia sorellina ha creato una linea di vestiti>> lei lo guardò storto. << okay, okay. È una delle più famose stiliste dello stato di Washington o meglio dell’America>> continuò e io strabuzzai gli occhi.
<< Ci sei riuscita!>> mi congratulai sorridendo. Venimmo interrotti da una bambina bionda e piccola, con i capelli lisci e gli occhi azzurri, vestita con una salopette di jeans e una maglietta rosa abbinata alle scarpette. Avrà avuto all’incirca tre anni. Si avvicinò a Edward e gli tirò il pantalone. Lui la prese il braccio e la fece girare. Alice lo fermò.
<< Edward così le gira la testa!>> lo sgridò e lui si fermò. Si fermò e tenne la bambina su un braccio.
<< Marie perdoni lo zio?>> le chiese e sporse il labbro come un bambino. La bimba le baciò una guancia. << Grazie>> le rispose Edward. se quella era sua nipote, la madre era...
<< Questa è tua figlia?>> chiesi ad Alice sbalordita. Lei mi sorrise e annuì. Prese la bimba in braccio.
<< Bella ti presento Marie Whitlock, mia figlia>> mi disse sorridendo.
<< W- whitlock?>> chiesi confusa. Lei annuì. << E’ come penso vero?>> lei scoppiò a ridere. << Jasper?>> chiesi entusiasta e lei annuì.
<< Ci siamo sposati sei anni fa. Marie ha tre anni e mezzo>> rispose fiera di sé.
<< Sono felicissima per te>> e l’abbracciai. Mi avvicinai alla bambina. << Ciao Marie, io sono Bella>> e le sorrisi.
<< Ciao Bella>> mi salutò con la sua vocina squillante, come quella della madre.
<< e tu Bella? Che mi racconti? Ti sei sposata? Hai figli?>> tasto dolente Alice, tasto dolente. Mia figlia mi affiancò subito sorridendo.
<< Ma certo che ha una figlia. Piacere: Renesmèe>> si presentò porgendo la mano ad Alice, che tardò a rispondere. mi guardò.
<< E’ tua figlia?>> chiese stranita. Annuii. Accidenti! Lei ci sarebbe arrivata! Strinse la mano a mia figlia.
<< Piacere. Hai un bellissimo nome>> si congratulò Alice.
<< Grazie>> rispose mia figlia sorridendole.
<< Io sono Alice, una vecchia amica di tua madre>> si presentò Alice e per fortuna non disse la migliore amica. Guardai Edward negl’occhi e li vidi chiusi e il suo petto gonfiarsi per il forte sospiro. Ritornai a mia figlia. Alice mi guardava.
<< Chi è il padre?>> prese la mia mano sinistra per guardare le mie dita, cercava un anello. Ritrassi la mano. Lei si accigliò.
<< Non sono sposata!>> dichiarai e vidi Edward spalancare gli occhi.
<< oh! Scusa. >>
<< Non ti preoccupare>> e le sorrisi.
<< Che ne dite di organizzare una cena a casa mia, con tutti quanti come ai vecchi tempi? Domani sera e porti anche tua figlia>> propose e io mi irrigidii. Renesmèe mi guardava.
<< Va bene>> accettai. Mi diede l’indirizzo e le indicazioni stradali.
<< Bella porta anche il tuo amico, quello con cui stavi qualche mattina fa>> propose Edward e lo guardai di trasverso.
<< Stasera parte. Non ci sarà per qualche settimana. Sarà per un’altra volta>> e gli sorrisi.
Mia figlia tornò nel gruppo avvicinandosi ad una ragazza e iniziando a parlare. Salutai Alice.
<< Allora a domani sera, come ai vecchi tempi>> e mi fece l’occhiolino.
<< Mi dispiace Alice, ma niente sarà come ai vecchi tempi>> e fulminando Edward con uno sguardo mi congedai.
SPOILER:
<< Come conosci Alice?>> chiese improvvisamente (mia figlia) facendomi raggelare il sangue nelle vene.
<< Eravamo amiche al liceo>> dissi mentre portai il vestito in camera sua e lo appesi all’armadio, posando il bracciale sulla scrivania e le ballerine a terra.
<< che tipo di amiche?>> accidenti! Questa ragazza aveva già un futuro come investigatrice!
<< migliori amiche>> ops. [...]
<< conosce mio padre?>>
Buongiorno ragazzeee!! come va??? scusate il ritardo.. avrei dovuto postare martedì.. ma ho avuto problemi con le immagini.. e alla fine ho dovuto mettere i link!!
bene... è il momento di farvi un annuncio!! chi legge anche l'altra mia storia IL PROFUMO DELL'AMORE, avrà letto anche la notizia che io ho ricominciato a scrivere capitoli!! però x quanto riguarda questa storia (MI SCUSI PROF?!) non ci sono belle notizie!! mi giustifico dicendo.. che ho iniziato a scrivere questa storia nel momento in cui mi sono bloccata nell'altra e avevo deciso di chiuderla lì!! ora però che ho iniziato a riscriverla... non riesco a gestire due storie contemporaneamente!!! quindi l'annuncio è che io sospendo momentaneamente questa storia!! state tranquille.. fino al capitolo 18 sono coperta!! li tengo già scritti!! chissà.. forse in questo periodo di tempo finisco quella storia e ricomincio questa... prometto di non farvi mancare x troppo tempo capitoli!! scusatemi ma mantenere due storie contemporaneamente con la scuola.. compiti e amiche che mi creano dipendenza (ogni riferimenti è puramente casuale xD) non riesco a gestirle!!
*me si nasconde*
vi prego non uccidetemi altrimenti non saprete mai il finale (bello o brutto che sia :P) di entrambe le storia!! muahahah!!
un bacione... vi lascio al chappy ^^
<< Sei sicura che posso partire?>> mi chiese per l’ennesima volta James facendomi sbuffare.
<< Sì, Jam. Non ti preoccupare, è tutto okay>> e lo abbracciai per l’ultima volta.
<< Se ti fa ancora del male, giuro che questa volta non scampa>> disse serio. Lo spinsi.
<< Ci vediamo tra due settimane. Ti voglio bene>> si allontanò.
<< anche io ti voglio bene>> e se ne andò.
Tornai a casa dove avevo rimasto Renesmèe. Appena entrai notai due scatoloni sulla tavola e mia figlia seduta a gambe incrociate sul divano.
<< Cosa sono?>> le chiesi indicando gli scatoli. Mi sorrise.
<< li ha portati Alice.>> che??? Da quando Alice sapeva il mio indirizzo? Ah giusto, da quando sul foglio dell’iscrizione di Renesmèe lo avevo dovuto scrivere. << ha detto che li dovremo indossare stasera>> mi avvicinai e tolsi la busta, lasciando solo lo scatolo di cartone.
<< li hai visti?>> le chiesi. Scosse il capo. Guardò la scatola e si accigliò.
<< Mamma? Ma queste sono le scatole della Belice>> quasi urlò. Ma che stava blaterando?
<< di che?>> chiesi stranita.
<< La Belice è una delle marche più importanti in America. Sono solo pochi anni che è in giro e ha avuto già un gran successo>> mi informò con non- calanche, scandendo la parola Belis. Sorrisi.
<< Tesoro, sai cosa vuol dire?>> le chiesi. Scosse il capo.
<< Alice è una delle più importanti stiliste d’America..>> mi interruppe.
<< Mi stai dicendo che Alice è la stilista della Belice??>> urlò e io scoppiai a ridere, annuendo. Ora avevo capito..
INIZIO FLASHBACK
<< Un giorno diventerò una stilista! Una delle stiliste più importanti al mondo>> sbottò improvvisamente. La guardai e mi accigliai. Le toccai la fronte. << Alice, tesoro, forse non ti senti bene?>> le chiesi e lei di risposta spostò la mia mano. << Sto benissimo>> dichiarò, accavallando elegantemente le gambe. Continuai a guardarla. << tu cosa vorresti fare da grande?>> mi chiese. Alzai gli occhi al cielo. << Beh lo sai!? il mio sogno è sempre stato quello di insegnare letteratura..>> dichiarai. << Il mio è di diventare una stilista e di creare un futuro col mio Jazzino>> ecco gli occhi a cuoricino che le si formavano ogni volta che nominava il suo fidanzato. Di tutta risposta, lui le accarezzò un braccio. Improvvisamente sentii due mani carezzarmi i fianchi e riconobbi subito il suo profumo. Si sedette dietro di me, poggiando delicatamente il meno sulla mia spalla e lasciandomi un bacio sul collo, facendomi rabbrividire. << Io invece diventerò o un medico o un pianista, ma prima di tutto voglio costruire il mio futuro con te>> soffiò sulla mia delicata pelle del collo, dando vita ad altri brividi. Mi girai e incontrai subito le sue labbra. Sentii Alice tossire, così ritornammo alla posizione precedente al bacio. << Quando diventerò una stilista, la mia linea d’abbigliamenti si chiamerà Belice!>> da cosa nasceva questo.. nome?? Mi accigliai. << Già deciso?>> le chiesi sbalordita. Annuì. << Non vorrei che dovesse succedere qualcosa>> e che doveva succedere?? << Sono ancora preoccupata per il tuo stato di salute>> forse aveva veramente la febbre.. << Stupida! Belice è l’unione tra il tuo nome e il mio. Bella ed Alice>> strabuzzai gli occhi per poi buttarmi su di lei per abbracciarla. Ricambiò l’abbraccio. << Sei la migliore amica del mondo!>> le dissi facendola scoppiare a ridere. << Allora è deciso: Belice!>> disse facendoci scoppiare tutti a ridere..
FINE FLASHBACK
<< Terra chiama mamma! Terra chiama mamma!>> scossi il capo tornando al presente.
<< Scusa Renesmèe, stavo pensando! Allora vogliamo aprire e vedere questi vestiti?>> le chiesi facendola iniziare a saltellare. Aprii il primo con scritto RENESMEE. Sfilai gli abiti e li appesi alla porta visto che erano attaccati alle stampelle. Era stupendo, da Alice...
Mia figlia iniziò a saltellare, battendo le mani. << Che bello! Che bello! Che bello!>> scoppiai a ridere.
<< Ci avrei scommesso che la fantasia di Alice ti sarebbe piaciuta!!>> improvvisamente si fermò a guardarmi.
<< Come conosci Alice?>> chiese improvvisamente facendomi raggelare il sangue nelle vene.
<< Eravamo amiche al liceo>> dissi mentre portai il vestito in camera sua e lo appesi all’armadio, posando il bracciale sulla scrivania e le ballerine a terra.
<< che tipo di amiche?>> accidenti! Questa ragazza aveva già un futuro come investigatrice!
<< migliori amiche>> ops. Mi mozzicai la lingua che non riusciva mai a rimanere ferma.
<< conosce mio padre?>> vai Bella, girati e urla: siiiiiii!! Tuo padre è suo fratello. È Edward, il tuo professore di musicaa!! È lui che mi ha tradito con la segretaria bionda! Zitta coscienza, non posso! Non posso!
<< No, non lo conoscono!>> non avevo idea di come mentire questa sera, perché di sicuro avrebbero voluto sapere.. almeno Alice.
<< Ma non avevi detto che andavate al liceo insieme?? Quindi anche Alice..>> basta! Mi girai.
<< Non lo conoscono Renesmèe. Nessuno lo conosce. E ti prego, se ti chiedono informazioni su di lui tu fai finta di non sapere niente>> stavo urlando.
<< va bene..>> e fece per andarsene.
<< scusa. Scusa. È che sono nervosa. Alice non sapeva nulla di tuo padre, nemmeno ai tempi del fidanzamento e non voglio che lo venga a sapere così. La deluderei e starei male se perdessi la sua amicizia>> mi scusai. Lei mi sorrise.
<< Non ti preoccupare. Mi cucirò la bocca. Adesso vado a vestirmi>> e si congedò in camera sua col vestito. Andai in cucina a prendere la mia scatola e la posai sul mio letto. Andai nel mio bagno a fare una bella doccia rilassante, anche se i miei nervi erano saldi e non aveva intenzione di sciogliersi. Lavai accuratamente i capelli che dopo asciugai con la piastra. Optai per un trucco semplice, formato da semplice cipria, ombretto che iniziava con un grigio chiaro e terminava con quasi un nero, matita nera e mascara color carbone; sulle labbra un lucido e mi andai a vestire. Quando aprii la scatola rimasi sbalordita: era stupendo, ed era blu..
<< E se si dovesse pentire?>> le chiesi disperata mentre chiudevo la borsetta. Scosse il capo e portò scocciata le braccia ai fianchi. << Bella, Edward ormai è pazzo di te, anche se vi siete solo visti a casa nostra e a scuola. Questo è il vostro primo appuntamento e non rovinartelo>> urlò ma poi mi sorrise. Mi rilassai.. minimamente. << D’accordo>> iniziai a prendere respiri profondi, fino a quando sentii bussare alla porta e sobbalzai. << Calmati. Vado ad aprire io e gli dico di aspettarti fuori>> annuii. Secondo Alice, soprattutto al primo appuntamento, bisognava far aspettare.. Mi guardai per l’ultima volta allo specchio e osservai il vestito blu quanto fosse stupendo, naturalmente lo aveva scelto quella pazza di SUA sorella.
Con un ultimo sguardo scesi e trovai Alice sorridermi. << che c’è?>> le chiesi. << Mio fratello è uno schianto stasera>> disse facendomi ridere. << Divertiti>> e mi cacciò di casa. Notai subito Edward appoggiato alla sua macchina grigio metallizzata, che tanto adorava. Mi avvicinai e lo vidi strabuzzare gli occhi. Sorrisi soddisfatta. << Ciao>> dissi e intanto lo osservavo. Anche lui era stupendo e indossava una camicia azzurra. << Sei bellissima>> mi disse facendomi arrossire. << Grazie>> risposi ancora più rossa. Si avvicinò facendo arrivare le cellule del suo odore nei miei polmoni, intrappolandole e costringendole a rimanere lì, per inebriarmi di lui. << il blu ti rende ancora più bella di quanto tu sia già>> sussurrò al mio orecchio creando brividi sulla mia pelle. Mi aprì lo sportello della macchina invitandomi a salire..
FINE FLASHBACK
Scesi dalla macchine e mi avvicinai a Renesmèe. Appena mi aveva vista mi aveva detto che il blu mi stava d’incanto e aveva notato che non lo indossavo molto, quasi, anzi mai. le avevo risposto che non mi piaceva molto...
Lei era stupenda e quel completo le stava d’incanto. Oltretutto Alice sapeva sempre cosa far indossare in particolare ad una persona.
Osservai la casa davanti ai miei occhi ed ero sicura che fosse di Edward. non ce la vedevo come casa di Alice o Rosalie. Questa era semplice ma comunque grandissima. I Cullen avevano sempre avuto case enormi. Certamente questa non poteva essere la casa dei loro genitori e certamente loro non sarebbero stati qui questa sera, perché altrimenti sarei andata via io. Le case di Alice e Rosalie le avevo sempre immaginate enormi a particolarissime, mentre Edward era sempre stato una persona semplice.
Bussai alla porta e aspettai sperando di non aver sbagliato indirizzo e porta. Improvvisamente si aprì ..
SPOILER:
<< Che bel nome (riferito a Renesmèe). Come mai hai scelto questo Bella?>> mi chiese Rosalie.
Scusate il ritardooooooooooooooooooooooo!!!!!!
come ho detto anche nell'altra mia storia _IL PROFUMO DELL'AMORE_ ho avuto dei problemi col pc su cui ho salvato i capitoli e quindi non ho potuto postare!!! ora, fortunatamente, è tuto risolto!!!!!
Non dedico questo capitolo a NESSUNO perchè ne ho già uno prefissato che sarà dedicato interamente a voi PRIMARLA!!! Fidatevi... dovete aspettare solo un altro pò :D
un bacione a tutteeee e recensite tesoreeee ^^
CAPITOLO 11
Edward era lì, con un pantalone nero stretto e una camicia bianca sbracciata fino ai gomiti, la barba perfetta, né rasata né folta e i capelli, beh quelli erano sempre stupendamente disordinati nel loro color particolare, tra un bronzo e un oro, come mia figlia ma e lei erano leggermente più chiari.
<< C- ciao>> disse osservandomi.
POV EDWARD
Ed eccoti di nuovo rimbecillito! Ca**o Edward, ogni volta che la vedi devi balbettare?? Sono passati quindici anni, quindici!! Zitta coscienza, zitta!! Ma non vedi quanto è stupenda in questo vestito blu?? era opera di Alice questo vestito, sicuro! Lo so che sono passati tutti questi anni, ma lei è... Bella! Imbecille!
POV BELLA
<< Ciao>> risposi. Persi la cognizione del tempo e sobbalzai alla voce di mia figlia.
<< Buonasera professore>> salutò timidamente.
<< Oh ciao Renesmèe. Per favore chiamami Edward e dammi del tu!>> cos’ era tutta questa confidenza con MIA figlia?? È anche sua figlia.. zitta vocina, zitta!!
<< V a bene, Edward>> e rise. Ci fece entrare e non mi toglieva gli occhi da dosso, perché? Beh anche io non ci riuscivo a togliere gli occhi da dosso a lui.. perché? Distolsi lo sguardo e vidi Alice osservarci e venirmi incontro. Mi abbracciò.
<< Ciao Bella! Temevo che non venissi..>> risi.
<< Ciao Alice. Non ti avrei mai fatto questo torto>> mi sorrise e andammo in salotto e sentii un pugno al petto quando li rividi ad aspettarmi.. dopo tanti anni. Naturalmente i suoi non c’erano, ma per il resto.. eccoli lì! Vidi il mio orso venirmi in contro e prendermi in braccio, facendomi girare.
<< Bellina!! Sei cresciuta!!>> disse facendomi scoppiare a ridere.
<< Emmet! Che bello rivederti. Mi sei mancato orso>> mi fece scendere e mi fece uno di quei sorrisi accecanti! Fece spazio e vidi avvicinarsi Jasper. Aveva un espressione seria.
<< Non è possibile che la mia sorellina non sia cambiata dopo tutti questi anni>> commentò. Mi avvicinai e lo abbracciai.
<< Nemmeno tu sei cambiato, fratellino!>> dissi emozionata. Ci eravamo sempre considerati gli intrusi della famiglia e per questo ci definivamo fratelli intrusi. Solo che adesso io non lo ero più... ma non ci volevo pensare. Ci staccammo e asciugai una lacrima che era scappata. L’emozione era troppo forte, dopo tanti anni...
Mi si avvicinò Emmet, sorridendo con una bellissima ragazza o donna al suo fianco. Aveva un’aria conosciuta.
<< Bellina ti ricordi della gemella di Jazz?>> annuì e osservai meglio la donna al suo fianco.
<< Rosalie?>> le chiesi e la vidi annuire. << ciao>> e l’abbracciai. Eravamo state amiche, quando uscivamo tutti e avevo sempre notato gli sguardi che si scambiava con Emmet.
<< Io lo sapevo..>> sussurrai. E scoppiarono tutti a ridere.
<< Eh sì, me lo avevi sempre detto. Questa è mia moglie>> e lo riabbracciai. Mi allontanai e mi avvicinai a mia figlia, che se ne stava ferma.
<< Ragazzi, vi presento mia figlia: Renesmèe>> mi girai verso di lei che mi sorrideva.
<< Ciao>> sussurrò timida e arrossì, come facevo sempre io. Tutti le sorrisero e la salutarono con un abbraccio. Erano sempre stati molto accoglienti e calorosi.. con tutti. Osservai meglio tutti e mi accigliai.
<< Alice, ma Marie??>> le chiesi. Non la vedevo. Mi sorrise.
<< E’ con i bambini>> quali bambini?? Forse i figli di Edward. e a te cosa importa Bella? Niente! Mmm a me non sembra.. zitta vocina, zitta!!
Vidi Rosalie aprire una porta e uscirono Katherine, la figlia di Alice in un abitino fuxia e un fiocco tra i capelli dello stesso colore, e altri due bambini, una femmina e un maschio. Vidi Rosalie prendere il maschietto tra le braccia e Emmet la bambina.
<< Bellina questa è la mia principessa.. Elena>> disse Emmet.
<< E questo è il mio principino.. Stefan>> continuò Rosalie. I bambini erano gemelli..
Intanto Jasper aveva preso tra le braccia la bambina, che mi sorrise. La salutai.
<< Ciao Marie>>
<< Ciao Bella!>> rispose. Salutai anche gli altri bambini e poi ci sedemmo tutti a tavola. Mia figlia naturalmente al mio fianco, mentre dall’altra parte c’era Alice. Per esclusione, Edward dovette sedere al fianco di mia figlia e mi venne una stretta al cuore vedere Renesmèe vicino a suo padre, senza che lo sapesse. Iniziammo a mangiare e a chiacchierare su quello che eravamo diventati. Jasper era un avvocato insieme ad Emmet, avevano uno studio insieme; mentre Rosalie aveva un’agenzia viaggi. Emmet e Rose erano sposati da quasi sei anni e i bambini avevano quattro anni.
<< Edward parla un po’!! sei muto come un pesce! Dì a Bella cosa sei diventato..>> disse Emmet sogghignando. Vidi Edward fulminarlo con un’occhiataccia.
<< Già so che.. Edward è professore di musica e arte. È il professore di Renesmèe>> dissi, togliendogli il peso.
<< Ma Edward è anche medico!>> disse Alice. Quasi mi affogavo. Lo guardai e annuì.
<< Vedo che sei riuscito in tutti i tuoi piani..>> commentai. Lo vidi abbassare gli occhi.
<< Non in tutto...>> a quel punto decisi di cambiare argomento e tornai con lo sguardo sugl’altri.
<< E.. ehm.. I vostri genitori come stanno? >> chiesi distaccata. Non mi interessava più di tanto..
<< Bene. Hanno cambiato casa. Mio padre lavora sempre all’ospedale e Esme è sempre un’arredatrice d’interni e ristrotturatrice, ma lavora in proprio adesso>> mi spiegò Alice e io annuii. Poi mi spiegarono dove abitassero loro e mi diedero conferma che questa fosse casa di Edward.
<< deduco che sei sposato se vivi qui e no con i tuoi..>> riuscii a dire, ingoiando l’amaro di quelle parole. Perché??
<< No, non sono sposato>> rispose. Mi accigliai.
<< E allora come mai non sei rimasto a vivere con loro>> chiesi e lo vidi respirare forte. << Scusa ho sbagliato a chiedere>> dissi.
<< No, non ti preoccupare. Io e.. loro non ci rivolgiamo la parola da molto tempo..>> spiegò sorprendendomi. << Abbiamo litigato già da parecchi anni>> addirittura..
<< scusa>> dissi.
<< No, hai diritto di sapere.. figurati>> annuii e girai lo sguardo.
<< E allora Bellina, chi è il fortunato?>> chiese Emmet facendomi irrigidire, ma feci finta di niente.
<< Fortunato a fare cosa??>> chiesi indifferente.
<< Il padre della bambina..>> sussurrò e vidi Alice dargli uno schiaffo in testa. Risi.
<< Non ti preoccupare Ali. Il fortunato non è nessuno. Non sono né fidanzata, né sposata Emm>> dichiarai e sentivo lo sguardo di Edward sulla schiena. Si accigliò.
<< Io non ho un padre>> dichiarò di nuovo mia figlia, come il giorno prima.
<< Oh scusami Nessie>> disse Emmet facendomi accigliare.
<< Come mi hai chiamata?>> gli chiese Renesmèe.
<< appena ti ho visto mi è venuto spontaneo chiamarti così. Non so perché..>> e rise. Lei scoppiò a ridere.
<< Mi piace>> dichiarò infine.
<< A me no! Non mi piace>> dichiarai. E loro scoppiarono a ridere.
<< A me si!>> disse mia figlia tra le risate.
<< Ho deciso io il tuo nome..>> mi lamentai.
<< Ho quattordici anni, posso decidere come farmi chiamare?>> appena pronunciò quelle parole, calò il silenzio. << Che ho detto di male?>> chiese mia figlia.
<< Ha ragione. Quindi da oggi, ti chiameremo Nessie>> disse Emmet spezzando il silenzio.
<< Bene>>
<< a proposito. Che bel nome. Come mai hai scelto questo Bella?>> mi chiese Rosalie.
sentii il mio telefono squillare e lessi il nome JAMES. Il mio salvatore. Mi alzai.
<< scusate, devo rispondere>> dissi.
<< Non ti preoccupare>> disse Alice e io uscii fuori.
<< Pronto? Sei arrivato? Tutto bene? Quando torni?>> risposi e lo sentii ridere. << Ciao Bella. Sono appena arrivato a casa, sto bene e torno fra due settimane. A te come sta andando l’ultima cena?>> risi amara alla sua battuta. Sospirai.
<< Bene>> dichiarai e mi sedetti sul muretto. << su, racconta!>> mi incitò.
<< si sono sposati tutti e hanno dei bambini.. tranne Edward. ora stiamo a casa sua e non vive con i suoi perché ci ha litigato molti anni fa. Non mi chiedere perché, perché non lo so. Oltre a essere professore è anche medico, come lui aveva progettato. È riuscito in tutti i suoi progetti..>> interruppi la frase. << Cosa ha detto precisamente?>> chiese. Come faceva a capire sempre tutto di me?
<< ha detto che non è riuscito proprio in tutto..>> << continua a raccontare. Altrimenti riprendo l’aereo e torno>> risi.
<< mi hanno naturalmente chiesto del padre della bambina e ho detto che non c’è, veramente ha risposto Renesmèe. Poi, diciamo che mi hai salvato in calcio d’angolo..>> << perché?>>
<< Mi avevano appena chiesto come mai avessi scelto questo nome per la bambina..>> << veramente nemmeno io riesco a capirlo..>>
INIZIO FLASHBACK
<< Quando avremo una figlia..>> aveva iniziato a dire ma lo avevo bloccato. << Già ci pensi..?>> gli avevo chiesto sbalordita. << certo. stavo dicendo.. quando avremo una figlia..>> lo avevo interrotto di nuovo. << E chi ti dice che non sarà un maschio?>> gli avevo chiesto. Aveva iniziato a farmi il solletico e mi stavo contorcendo tra le sue braccia. << Okay, okay, sarà femmina>> mi ero arresa. << Dovremo scegliere un nome particolare..>> aveva continuato a dire. << che nome ti piacerebbe?>> gli avevo chiesto curiosa, iniziando a pensare. << Un unione tra i nomi di mia madre e tua madre?>> mi ero girata per guardarlo in volto. Sua madre? << Ei non mi guardare così! Cambierà opinione su di te prima o poi..>> ero ritornata con la schiena poggiata al suo petto. << più poi che prima>> avevo commentato e lui aveva riso. << Resmèe?>> avevo chiesto allibita. Aveva riso.. di nuovo. << Ma no sciocca! Renesmèe>> aveva detto. << Mi piace!>> era un bel nome, mi piaceva sul serio. << Allora è andata. Se avremo una figlia femmina si chiamerà Renesmèe>> mi ero girata porgendogli la mano. Si era accigliato. << Ma io voglio un bacio, no una stretta di mano>> aveva detto e tirandomi per la mano, aveva incollato le sue calde labbra alle mie.
FINE FLASHBACK
<< lascia perdere>> gli dissi. << comunque, non voglio scoraggiarti.. ma la possibilità che la verità salga a galla è molto alta>>
<< Bella, il dolce è pronto>> era arrivata Rosalie ad avvisarmi.
<< Oh, arrivo subito. James devo staccare. Ci sentiamo domani>> salutai. << a domani ti voglio bene>>
<< anche io>> e staccai. Entrai e mi sedetti al mio posto.
<< scusate>> dissi.
<< pretendente?>> chiese quello stupido di Emmet.
<< No. Migliore amico>> chiarii e vidi Renesmèe girarsi verso di me.
<< Era zio James?>> mi chiese e io annuii. << E’ arrivato?>>
<< sì, era appena entrato a casa>> la informai e la vidi annuire. Dopo aver finito di mangiare, ci spostammo in salotto, sul divano e continuammo a chiacchierare.
<< Renesmèe hai detto ad Alice che sei una sua grandissima fan??>> le chiesi facendola arrossire e vidi Alice saltare e indicarla.
<< Sei una maniaca dei vestiti?>> le chiese e io scoppiai a ridere.
<< Lo è fin da piccola>> commentai e scoppiammo a ridere.
<< Non hai preso da tua madre allora>> dichiarò.
<< Ehi!>> dissi facendo la finta offesa.
<< Non te la prendere tesoro, ma eri un disastro. Ad ogni appuntamento ero costretta a vestirti io>> disse e io smisi di ridere.
<< che appuntamenti?>> chiese mia figlia. Bloccai Alice prima che potesse pronunciare una sillaba.
<< quando uscivo con loro>> chiarii portando il mio sguardo a Edward. era teso, come lo era stato tutta la serata d’altronde. Alice fece finta di niente e si avvicinò a Renesmèe prendendola per mano.
<< Nessie ti piacerebbe vedere le mie nuove invenzioni?? Le ho di là.. in borsa>> le chiese gentile. A mia figlia le si illuminarono gli occhi.
<< sul serio?? Le nuove invenzioni della stilista della Belice??>> urlò stranita. Lei le sorrise e si alzarono per andare in camera sua. Ma poi ricordai..
<< Alice?>> la chiamai.
<< si?>> si girò e mi guardò.
<< Grazie..>> lei avrebbe capito a cosa mi riferivo.
<< Ho solamente mantenuto una promessa, e nonostante tutto.. lo hai fatto anche tu>> e si congedò con queste parole. Si riferiva al nome e lei aveva capito tutto..
SPOILER:
<< Non lo hai cambiato>> sussurrai e lo sentii sospirare.
<< Come avrei potuto..>> rispose e io alzai gli occhi, trovandomelo più vicino di quanto immaginassi. Incrociai subito il suo sguardo. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
<< Un’artista non cambia mai il suo strumento?>> chiesi ironica, per alleggerire la situazione. Scosse il capo.
<< Un artista non butta mai i ricordi più piacevoli del suo passato>>
Buona domenica a tutteeeeeee/iiiii *_________*
Scusate il ritardo... sia x questa che x l'altra storia.. prometto che da oggi ritornerò a seguire il solito calendario ( Martedì e Venerdì o Sabato)!!
sono stata molto concentrata sulla storia IL PROFUMO DELL'AMORE in questi giorni!! l'ho conclusa e adesso mi rimane solo postarla nei giorni stabiliti :D
quindi... bella notizia x chi segue MI SCUSI PROF!? non rimarrete a secco.. cioè senza capitoli perchè essendo finita quella, mi dedicherò interamente a questa.. tranne imprevisti!!!
Vorrei consigliarvi delle storie di mie care amiche!!! la prima è IL RITMO DEL CUORE di _MiSS CuLLeN è stupenda!!! l'altra è IN SEARCH OF MYSELF di SmeetCullen anche stupenda!! e infine CHI L'AVREBBE MAI DETTO di _Renesmee Cullen_
se potete dateci un occhiata perchè sono stupende *__________*
adesso vi lascio al mio capitolo!!!
un bacio e recensite care ^^
CAPITOLO 12
Alice e Renesmèe erano appena tornate e si erano sedute con noi sul divano. Stavamo chiacchierando quando mia figlia mi fece una domanda.
<< Mamma sai che Edward compone anche?>> ma da dove le saltavano fuori certe domande?? Tossii inconsapevolmente.
<< Ehm si.. fin da ragazzo>> risposi vaga e portai il mio sguardo su di lui, che mi guardava. Verde contro marrone, marrone contro verde... di nuovo.
<< Edward perché non suoni qualcosa?>> propose Alice la pazza. Lui le rispose con un’occhiataccia.
<< Si Edward, ti prego. Suona la canzone dell’altro giorno, quella che hai suonato in classe e che hai detto di aver composto tu>> disse mia figlia facendo gli occhi dolci, gli stessi occhi suoi.. E nessuno riusciva a resistere.
<< Veramente io...>> iniziò a dire ma lo interruppe Jasper.
<< Dai cognatino. Andiamo di là e fai a ascoltare a Bella la tua melodia..>> gli suggerì.
<< Ma non fa niente. Se non vuole..>> cercai di giustificarlo. Lui mi mandò un’occhiata di ringraziamento.
<< Su dai! Andiamo dall’altra parte dove c’è il pianoforte>> disse Alice alzandosi e facendoci segno di seguirla. A malavoglia, sia io che Edward, ci alzammo e la seguimmo. Entrammo in un altro salone, dove c’erano divani di pelle neri, un tavolino basso di vetro al centro e infine, un po’ prima dell’arredamento.. il pianoforte nero a coda. Mentre ci andavamo a sedere, mi fermai vicino al pianoforte e notai una cosa.. che non sarebbe dovuta essere lì.. o meglio, che non immaginavo ci fosse. Con le dita, delicatamente, sfiorai il piccolo graffio al lato del pianoforte. Istintivamente sfiorai anche quella scritta, fatta col pennarello bianco, indelebile.. INIZIO FLASHBACK << Non voglio che tu vada!>> aveva urlato come un matto. Continuava a camminare per la camera e io lo seguivo stufa. << Edward è come un cugino per me! lo sai che le nostre famiglie sono molto unite..>> mi ero giustificata. << Non voglio che tu vada a Sattle, per due giorni, con Mike!>> aveva continuato ad urlare. Adesso questo comportamento iniziava a darmi sui nervi. << Edward smettila di fare il bambino! Di che ti preoccupi?>> avevo iniziato ad urlare anche io adesso. Per fortuna che i suoi non erano a casa oggi o avrebbero iniziato a sparare una bottiglia di champagne ascoltando la nostra lite. << Non mi piace come ti guarda quello!>> aveva di nuovo urlato. << E smettila di gridare!>> avevo detto portando stufa le braccia lungo i fianchi. Aveva sospirato forte. << Bella. Non. Voglio. Che. Tu. Vada>> aveva scandito perfettamente le parole. << Hai paura di lui o di me, Edward?>> gli avevo chiesto. << Ma di lui!>>urlò. << Non mi sembra proprio!>> avevo urlato scocciata. << tu non ti fidi!>> avevo continuato a dire. << Non dire sciocchezze. Solo che non mi piace come quello ti guarda!>> mi aveva spiegato. << ah! E io che dovrei dire che a scuola tutte ti sbavano dietro!? Ti spogliano con gli occhi!>> avevo urlato. Non aveva risposto e io avevo riso amara. << Una relazione, prima di tutto, si basa sulla fiducia..>> avevo sussurro mentre iniziavo ad uscire. Avevo sentito un rumore e mi ero girata subito. Tanti cossi di ceramica stavano a terra, ai piedi del pianoforte; avevo alzato lo sguardo e notai un piccolo graffio al lato di questo. Lo avevo guardato. << Bella, ti prego, non andartene.. Scusami. È che sono geloso marcio e tu lo sai perfettamente.. è che..>> aveva cercato di giustificarsi e io avevo scosso il capo. << Ci vediamo tra due giorni>> avevo sussurrato e me ne ero andata. TRE GIORNI DOPO Grazie ad Alice ero riuscita ad entrare in casa senza che né lui né i suoi mi vedessero. Sentivo la musica provenire dal salone in cui si trovava in pianoforte. La porta era chiusa ma la mia ninna nanna si udiva perfettamente. Avevo bussato alla porta. La musica cessò e avevo sentito la sua voce darmi il permesso di entrare, senza sapere chi fosse. Avevo aperto lentamente la porta. << Posso?>> avevo sussurrato e al suono della mia voce i suoi occhi si erano alzati, così come il corpo che mi era venuto in contro per abbracciarmi. << Scusami Scusami Scusami Scusami Scusami Scusami Scusami Scusami Scusami Scusami Scusami >> continuava a ripete, facendomi scoppiare a ridere. << Allora sono perdonata!?>> ero scoppiata a ridere. << Sono io quello che deve farsi perdonare. Scusa amore mio. Sono un fidanzato estremamente geloso>> << In effetti..>> avevo detto facendogli alzare gli occhi al cielo. mi aveva portata a sedere sullo sgabello del pianoforte, quando avevo notato il graffio fatto tre giorni prima. << Lo hai rovinato per niente>> avevo commentato sfiorandolo. Lo avevo visto scuotere il capo. << Ho pensato un modo per abbellirlo>> aveva detto. Lo avevo guardato accigliata. << e cioè?>> mi porse un pennarello bianco. << Scrivi lì qualcosa che mi faccia ricordare te>> avevo strabuzzato gli occhi. << No! È un peccato>> aveva scosso il capo. << Fallo. Questo pianoforte è di entrambi. Se non fosse per te non sarebbe in uso, mia musa>> avevo riso a quella sua frase. Me ero abbassata e avevo tolto il tappo al pennarello. Avevo scritto. TI AMO GELOSONE! Mi aveva sorriso soddisfatto. Nello stesso momento mi aveva attirato a sé, e dopo tre giorni, aveva fatto riappoggiare le sue labbra sulle mie..
FINE FLASHBACK
Sobbalzai quando sentii qualcuno al mio fianco. Non ci fu nemmeno bisogno che mi girassi, avrei riconosciuto il suo profumo tra mille. Ma perché ancora mi succedeva?
<< Non lo hai cambiato>> sussurrai e lo sentii sospirare.
<< Come avrei potuto..>> rispose e io alzai gli occhi, trovandomelo più vicino di quanto immaginassi. Incrociai subito il suo sguardo. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
<< Un’artista non cambia mai il suo strumento?>> chiesi ironica, per alleggerire la situazione. Scosse il capo.
<< Un artista non butta mai i ricordi più piacevoli del suo passato>> sussurrò sorprendendomi.
<< Non lo fa solo un’artista questo..>> risposi senza poter controllare la mia bocca.
<< Ma ogni persona legata ai ricordi..>> continuò al mio posto. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Perché Bella? Io.. io.. perché io.. non lo so..
<< Ma i ricordi fanno parte del passato>> dissi distogliendo lo sguardo dal suo.
<< E’ il passato non può tornare?>> mi chiese stupendomi. Ritornai con lo sguardo nel suo. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
Cosa avrei potuto rispondere adesso? Lo ami ancora? Ed ecco i miei monologhi interiori!! Zitta vocina, zittaa! Rispondi stupida! Ehi stupida a chi? Lo ami ancora? Io.. io.. Si o no?? Lo amavo ancora? Come potevo amarlo dopo che mi ha tradita? Dopo che ho cresciuto sua figlia senza un padre perché mi ha tradita? Non potevo.. Quindi? Lo ami? No.. Non lo amavo.. non potevo amarlo.
<< No, il passato rimane passato.. questo è il presente>> disse e lo lasciai da solo, raggiungendo gli altri sul divano. Edward si sedette sullo sgabello di fronte al pianoforte.
<< Nessie quale vuoi che io suoni?>> chiese girandosi a guardarla.
<< Quella che hai suonato in classe, la prima lezione..>> propose decisa mia figlia.
<< La ninna nanna>> sussurrò lui incrociando lo sguardo. E di nuovo.. verde contro marrone.. marrone contro verde..
<< E’una ninna nanna?>> chiese lei curiosa e lui senza distogliere lo sguardo dai miei occhi, annuì.
<< Posso sapere per chi l’hai scritta?>> chiese lei. Lui la guardò.
<< come fai a sapere che l’ho scritta per qualcuno?>> la guardai. Giusto! Come faceva a saperlo..?
<< Lo hai detto tu in classe. Quando ti ho chiesto se la melodia fosse la stessa che avevi suonato insieme a quella persona.. come l’hai fatta suonare a me la prima volta. e tu hai risposto che era per lei..>> questa peste ricordava sempre tutto, accidenti!
<< Ah, è vero. Non ricordavo..>> disse e mia figlia gli sorrise. << Okay>> si girò e concentrandosi sui tasti, ne premette due come per controllare se fosse accordato a poi...
INIZIO FLASHBACK Iniziò a far scorrere le mani sui tasti. L’iniziò era cupo, come se si trovasse al buio e fosse rincorso da qualcuno.. poi lentamente si sciolse. Le note erano perfettamente dolci e scorrevoli, come l’acqua di un torrente che scende leggiadra e senza interruzioni, fresca e limpida.. le sue dita si muovevano veloci e il suo volto era contratto per la concentrazione.. non voleva sbagliare. Le note cambiarono e tutto diventò qualcosa di più dolce, spensierato; iniziavano lente e diventavano sempre più veloci ma ben distinti.. poi tutto si concluse con un’ultima nota, un ultimo tasto, un ultimo dito, un ultimo attimo di concentrazione, per poi tornare al presente.. da me, per me. << E’ b- bellissima>> avevo sussurrato dopo pochi secondi, facendo scappare una lacrima dai miei occhi. Si era girato verso di me che ero seduta al suo fianco. Aveva raccolto la lacrima con un bacio e aveva asciugato la guancia con le sue dita, quelle dita che fino a poco prima avevano suonato.. << Questa è tua>> aveva detto improvvisamente. << Cosa?>> avevo chiesto confusa. << L’hai ispirata tu. Questa è la tua ninna nanna, amore mio>> lo avevo abbracciato. << Grazie, grazie. È stupenda, bellissima>> avevo detto. << Mai quanto te..>> avevo arrossito alle sue parole, sorridendo. << Ti amo, lo sai vero?>> avevo detto e lui mi aveva sorriso, avvicinandosi alle mie labbra con le sue. << Sì, come tu sai che anche io amo te>> aveva sussurrato contro le mie labbra..
FINE FLASHBACK
La musica cessò facendomi tornare al presente, con un brivido lungo la schiena, che partiva dallo stomaco e finiva sugl’occhi. Mi concentrai per non far scappare una lacrima. Edward si girò e subito i suoi occhi si scontrarono con i miei.. lucidi. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
In quel momento sembrava che non ci fosse nessuno, ma solo noi due.. isolati da tutto e da tutti. Sembrava che stessimo conversando attraverso gli occhi, come era sempre stato, che con un semplice sguardo eravamo in grado di capirci. Lo ami? Mi chiese di nuovo la mia vocina. Gli voglio bene..
SPOILER:
<< Mamma!>> mi sentii chiamare e mi girai. Era Renesmèe naturalmente.
<< Tesoro!>> la salutai. Si accigliò.
<< che hai? Sei pallida>> mi toccò la fronte, come se fosse lei la madre e io la figlia. Sorrisi. Scossi il capo.
<< Nulla, non ti preoccupare. Non mi sento tanto bene, sarà influenza>> le sorrisi.
<< Sicura?>> mi chiese premurosa.
<< Sì, mamma>> le risposi spiritosa, facendole incrociare le braccia al petto. << adesso vai>> le diedi un bacio tra i capelli e ricambiando se ne andò. Continuai a sorseggiare la mia tazza di caffè caldo. Improvvisamente sentii lo sgabello al mio fianco spostarsi.
<< Sempre dipendente dal caffè?>>
Buongiornoooooooooo!!!! visto come sono puntuale??? eheheheheheheheh
Ecco un nuovo capitoletto tutto da gustare :P
succederà una cosina... nn si sa se negativa o positiva!! ma si capirà che ci sono tantissime cose incomprese!!!
vi lascio al capitolo e spero di trovare tenta recensioni!!!
un bacione ^^
CAPITOLO 13 (POV RENESMEE)
Dopo l’esibizione di Edward, lui e mia madre si accordarono per i corsi di pianoforte che volevo tenere e che Edward voleva darmi. Sarei andata due volte a settimana, di pomeriggio, il martedì e giovedì. Naturalmente mi avrebbe accompagnato mia madre e da quanto avevo capito, lei nel frattempo avrebbe passato del tempo con Alice. Lei era formidabile, una vera forza della natura. Non passava per una donna adulta e responsabile, perlopiù madre; sembrava ancora una ragazzina della mia età, vogliosa di godersi l’adolescenza e tutto ciò che ne avrebbe potuto trarre; i suoi vestiti e la sua linea d’abbigliamento della Belice erano eccezionali: avevo sempre adorato la sua fantasia e i suoi vestiti e li avevo sempre comprati, grazie a mia madre.
Per il resto erano stati tutti molto simpatici e accoglienti, senza preferenze perché ognuno di loro era diverso dall’altro. Emmet era simpaticissimo e aveva ragione mia madre a chiamarlo orso, si somigliavano sul serio; era un coccolone e adoravo il nome che mi aveva dato. Sua moglie Rosalie era un po’ più timida degli altri, più fuori dal gruppo ma era comunque simpatica, soprattutto mentre raccontava delle vacanze che aveva fatto e delle vicende dei suoi clienti: cose da sbellicarsi dalle risate. I loro figli erano due stupendi gemellini, entrambi bellissimi, tra cui la femmina era identica alla madre e il maschietto identico al padre. Jasper era simpaticissimo ed ero rimasta sorpresa quando aveva chiamato mia madre sorellina. Si vedeva che erano stati molto uniti.
Per quanto riguarda Edward.. lui nascondeva qualcosa e anche mia madre. Non si rivolgevano molo la parola e ogni volta, quella pochissima volta che lo facevano, erano entrambi molto rigidi e pensierosi; avevo notato che non si guardavano mai negli occhi per molto tempo oppure si incantavano. Mah! Avrei indagato e avrei scoperto!
<< ci vediamo dopo mamma>> dissi prima di scendere dalla macchina. Lei mi sorrise e mi salutò con un bacio sulla guancia. Scesi. Mi avviai verso l’entrata e notai che c’erano ancora pochissimi alunni. Mi avviai verso l’armadietto e quando lo aprii scivolò dalla serratura un bigliettino. Lo raccolsi e lessi. Ciao Renesmèe, sono Jacob.. ricordi?? Non so se ti va.. ma ti aspetto in cortile. Vorrei salutarti. Baci!
Sorrisi come una stupida e deposi il bigliettino in tasca, presi due libri tra le mani e andai in cortile. Lo cercavo ma non lo trovavo. Dove accident...
<< ehi!>> sobbalzai alla sua voce e mi girai spaventata. << scusa non volevo spaventarti>> disse e io sorrisi.
<< Non ti preoccupare. Ciao>> lo salutai arrossendo timida. Si avvicinò e mi baciò una guancia, aumentando la fluidità del mio sangue in quella parte del mio corpo.
<< Dammi, mantengo io i libri>> propose e io scossi il capo.
<< No, non ti preocc..>>non feci in tempo a finire che me li strappò da mano. << Grazie>> e mi sorrise.
<< come va?>> mi chiese iniziando a camminare e lo seguii.
<< Bene. A te?>>
<< Bene. Non ti ho proprio vista in giro..>>
<< Scappo sempre da una classe ad un’altra. Poi quando finisce devo sempre scappare..>> mi giustificai.
<< come mai?>>
<< Mia madre è insegnante qui>> spiegai. Si accigliò.
<< sul serio? Come si chiama?>>
<< Isabella Swan>> risposi diretta.
<< E’ la mia prof di letteratura. È brava>>
<< grazie>>
<< sei in classe con Leah giusto?>> chiese improvvisamente.
<< sì, Leah. La conosci?>> chiesi e lui rise.
<< E’ mia sorella>> strabuzzai gli occhi.
<< Oh! Non lo sapevo. Quindi il tuo cognome è Black>> supposi.
<< Giusto. Il tuo invece??>> ca**o! Renesmèe non si dicono le parolacce! Al diavolo le parolacce!
<< Swan. Renesmèe Carlie Swan>> si accigliò.
<< Ma è lo stesso cognome di tua madre?>> chiese osservandomi. Io annuii.
<< Ma come è possibile..>> non se lo riusciva a spiegare. << Oh scusa! Tuo padre è..>> non terminò la frase.
<< No. No. Almeno credo. Io non conosco mio padre>> spiegai velocemente. Pensava che fosse morto, sicuramente.
<< Oh! Scusa>> sorrisi.
<< Non ti preoccupare>> lo rassicurai. Mi sorrise.
<< Dobbiamo andare o facciamo tardi. Ti va se ti do il mio numero>> propose e io sorrisi timida.
<< certo>> risposi senza nemmeno pensarci. Mi diede un fogliettino su cui lo scrisse.
<< Grazie>> dissi e lui scosse il capo.
<< a te..>> entrammo in corridoio e mi fermò. << ci vediamo. Aspetto un tuo messaggio>> e facendomi un occhiolino, andò in classe. Respira Renesmèe, respira! Girai le spalle ed entrai in classe, lasciandomi alle spalle quel ben di Dio! POV BELLA
Avevo dormito stanotte? No.
Avevo mangiato questa mattina? No.
Avevo le idee confuse? Sì.
Perché? Non lo so.
Erano queste le domande che continuavano a vorticarmi nella testa da dopo la cena. Non avevo chiuso occhio, avevo lo stomaco chiuso e un gran mal di testa. Avrei tanto voluto chiudermi in camera e rimanere su un letto, sotto le coperte e rilassarmi. Ma non potevo e stavo facendo lezione, non andava bene distrarsi così! No! Continuai con la lezione su un poeta italiano: Giuseppe Ungaretti. Iniziai a leggere a voce alta la poesia di quel giorno: Dormire..
Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve
In questo momento mi sentivo come questo poeta.. avrei tanto voluto essere adagiata per poter riposare.. proprio come un paese riposa quando è coperto dalla fredda e pallida neve d’inverno..
Avevo uno strano mal di testa e iniziai ad avere freddo.
<< Ragazzi potete chiudere le finestre?>> chiesi rabbrividendo.
<< Prof sono già chiuse>> rispose un ragazzo. Osservai o notai che era vero.
<< Oh. Scusate>> dissi. Continuammo la lezione fino a quando la campanella della pausa suonò. Indossai la giacca e uscii. Andai a prendere un caffè caldo al bar interno che riuscì a farmi leggermente riscaldare.
<< Mamma!>> mi sentii chiamare e mi girai. Era Renesmèe naturalmente.
<< Tesoro!>> la salutai. Si accigliò.
<< che hai? Sei pallida>> mi toccò la fronte, come se fosse lei la madre e io la figlia. Sorrisi. Scossi il capo.
<< Nulla, non ti preoccupare. Non mi sento tanto bene, sarà influenza>> le sorrisi.
<< Sicura?>> mi chiese premurosa.
<< Sì, mamma>> le risposi spiritosa, facendole incrociare le braccia al petto. << adesso vai>> le diedi un bacio tra i capelli e ricambiando se ne andò. Continuai a sorseggiare la mia tazza di caffè caldo. Improvvisamente sentii lo sgabello al mio fianco spostarsi.
<< Sempre dipendente dal caffè?>> era lui. Mi girai per osservarlo e gli sorrisi. Annuii.
<< Sempre. Non lo tradirò mai>> mi scappò di bocca; tardi mi accorsi di aver usato la parola tabù: tradimento. Si irrigidì all’istante e io feci finta di niente, girando lo sguardo verso la tazza.
<< Perché sei scomparsa?>> chiese dopo pochi secondi di silenzio imbarazzante tra di noi. Ora era anche peggio. Lo guardai alzando un ciglio.
<< Secondo te!?>> risposi ironica. Era palese che fossi andata via a causa sua.
<< dopo il diploma ho provato a chiamarti un infinità di volte, ma il tuo numero risultava sempre inesistente>> continuò. Feci spallucce.
<< Ho buttato la scheda e cambiato numero. Non credo che ci voleva tanto per capirlo>> risposi acida.
<< Potevi anche chiamarmi per dire che stessi bene. I tuoi non mi parlavano e io non avevo alcun modo per rintracciarti. Nemmeno Alice, la tua migliore amica, sapeva dove tu stessi>> sembrava quasi che volesse sgridarmi e lui non si trovava nella posizione giusta per farlo.
<< Non farmi la paternale Edward, non ne hai il diritto>> dissi dura guardandolo negl’occhi. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
Il mio sguardo era gelido, il suo supplichevole e arrabbiato nello stesso momento.
<< Ero preoccupato per te, Bella!>> si trattenne dall’urlare. Io risi amara.
<< invece non ti sei preoccupato quella mattina del fatto che io sarei potuta venire e scoprirti>> dissi.
<< Bella..>>
<< E non ti sei nemmeno preoccupato di come io stessi dopo che ti ho visto a letto con un’altra>>
<< Bella, fammi parlare..>> cercò di dire ma lo bloccai.
<< Come volevi fare i giorni successivi? Vuoi continuare a dirmi che non è come penso, che mi sei stato fedele e che forse quella ragazza era venuta da te perché aveva bisogno di una respirazione bocca a bocca e hai dovuto spogliarla?>> chiesi ironica.
<< Tu non puoi capire..>> lo bloccai.. di nuovo.
<< Infatti, io non posso capire perché tu mi abbia fatto questo.. Ma a quanto dicono il lupo perde il pelo ma non il vizio>>
<< Io non ho fatto nulla, accidenti!>> urlò attirando l’attenzione delle poche persone al bar.
<< Certo. vuoi vedere che sono stata io quella a tradirti adesso?>> sputai ironica.
<< A quanto pare un pensierino ce lo farei..>> rispose facendomi strabuzzare gli occhi.
<< scusa?>> ma era deficiente? Dopo e mentre stavo con lui non ero mai stata con nessuno..
<< Tua figlia ha quattordici anni, e facendo i calcoli pare che tu mi abbia tradito>> ma che gli saltava nell’anticamera del cervello? Forse ha preso qualche botta? Ipotizza questo e no che potrebbe essere sua figlia.
<< Complimenti Cullen, continua a colpire, complimenti! A quanto pare non capirai mai..>>
<< Mi sbaglio?>> mi sfidò. Scossi il capo.
<< No. Dopo che ci siamo lasciati sono andata in un locale e ho bevuto, ho fatto sesso con un ragazzo ma non l’ho più rivisto. Dopo poco ho scoperto di essere incinta. Contento?>> mi inventai al momento e avevo solo voglia di piangere. Abbassò lo sguardo. Non parlava.
<< Che c’è? Adesso non hai più la risposta pronta?>> mi guardò intimorito. << Sì, è solo colpa tua. Non so se ringraziarti o ritenerti colpevole. È a causa tua se sono stata in quel locale quella sera, volevo dimenticare te, ed è colpa tua se ho dovuto crescere una figlia da sola. Solo tua! Tu hai la colpa di tutto, tutto! Tutto ciò che è successo nella mia vita, parte da te! Perché sei stato tu a rovinarmi! Di una cosa ti devo ringraziare però.. se non mi avessi tradito, adesso non avrei mia figlia. Grazie, Edward. grazie>> gli urlai contro queste parole e mi alzai, lasciando una banconota sul tavolo e andandomene. Tornai in classe e mi sedetti, approfittando del fatto che i ragazzi ancora non arrivavano. Portai i gomiti sulla cattedra e strinsi la testa tra le mani.
Tutto nella mia vita era difficile, e per poco non avevo detto a Edward che mia figlia era SUA figlia.
<< Accidenti>> urlai e buttai un libro a terra.
<< Ehi! Che succede?>> alzai lo sguardo e vidi Alice che si abbassò per raccogliere il libro che poco prima avevo buttato io a terra.
<< Ciao Ali>> sussurrai ritornando alla posizione di prima. Prese una sedia e si sedette al mio fianco, accarezzandomi una spalla.
<< I miei poteri da veggente mi dicono che hai avuto una discussione con quell’imbecille di mio fratello>> la guardai accigliata. << Visto? Ho indovinato!>> tirai un sospiro e poggiai la schiena allo schienale della sedia.
<< Che è successo? Su racconta!>> mi incitò. Non posso Alice, non posso. Vorrei tanto ma non posso. Scossi il capo.
<< Niente, niente>> mi guardò come se volesse scoppiarmi in faccia.
<< Alice, la nostra discussione riguarda il passato. Non mi interessa più nulla. Lui ha continuato la sua vita, proprio come l’ho fatto io. Punto>>
<< Bella, qualcosa del vostro passato.. è ora presente>> se ne uscì fuori con questa perla di saggezza. Possibile che avesse capito tutto? << Non mi guardare così. Io non sono cieca come mio fratello, e appena tua figlia si è presentata come tale, appena l’ho vista ho capito.>> la guardai spaventata.
<< Alice, cosa..>> mi interruppe, scuotendo il capo.
<< Io non dico nulla. Dovrai essere tu ad avere la forza e il coraggio di dirmi la verità. Posso anche sbagliarmi, ma ricordati Alice Cullen non si sbaglia mai. adesso devo andare, ho dei progetti da consegnare. Ci vediamo domani pomeriggio quando verrai ad accompagnare tua figlia a lezione da Edward. ciao>> mi diede un bacio e senza darmi nemmeno il tempo di aprir bocca, se ne andò. Non ebbi il tempo di rimanere da sola a pensare, che la campanella suonò e i ragazzi entrarono, salutandomi e facendomi salutare momentaneamente quei pensieri, che per tutta l’ora, almeno per quella, dovevano rimanere fuori da quella porta.. lasciandomi vivere.
SPOILER:
scendemmo dalla macchina, chiudendola con l’allarme e ci dirigemmo verso casa di Edward. mi picchiai sulle gambe per stirare il pantalone stretto grigio scuro che si era stropicciato stando seduta e aprii il cappotto facendo travedere la maglietta bianca scollata e ricoperta con una sciarpa dello stesso colore del pantalone. Salimmo i quattro scalini che portavano alla porta d’accesso di casa sua e... la porta mi si aprì improvvisamente davanti, senza aver bussato o chissà cosa. In quello stesso momento, a vedere quella scena mi si bloccò il respiro e capii immediatamente a cosa si riferiva prima Alice, quando mi aveva detto di prendere un respiro profondo, che non avevo preso.. Accidenti!
Buongiornoooooo!!!! eccoci qui con un nuovo capito... visto come sono puntuale..?? eheheheh O:) io sono brava :P
allora... vedimao cosa si nasconde dietro quella porta..
sfortunatamente devo fare un avviso spiacevole!!! questo è il TERZULTIMO capitolo che ho a disposizione di questa storia!!! l'altra ff mi ha tolto parecchio tempo... e ho perso la così detta ispirazione!!! ultimamente sono troppo drammatica e se continuassi a scriverla contro il mio volere.. 1° verrebbe uno schifo e 2° rischierei di far succedere qualcosa di veramente brutto!!!!! ma ascoltate bene: LA STORIA NON E' INTERROTTA!!!!!!
posterò più raramente ma prometto di farlo!!!! ci tengo a questa storia....
adesso mi rimane solo da ringraziarvi e da augurarvi una..
BUONA PASQUA!!!!!!
CAPITOLO 14
<< Pronto?>> parcheggiai la macchina di fronte casa di Edward per rispondere al telefono che non cessava di suonare e che rimbombava nella mia testa dolorante. Renesmèe aveva visto il mittente ma segnalava un numero che non conoscevamo. Di sicuro non era James perché avevo finito di parlare con lui un’ora fa e non credo che sia tanto preoccupato per la mia salute, visto che gli avevo detto di non sentirmi bene, da chiamarmi di nuovo. << Bella? Sono Alice>> sospirai.
<< Oh ciao Alice. Dimmi>> << Dove sei?>> chiese affannata. Che stava succedendo??
<< Davanti casa di.. tuo fratello. Perché, che è successo? Se non posso venir..>> mi bloccò prima che potessi finire di parlare o fare qualsiasi pensiero. << No, niente. Solo... prima di entrare respira profondamente, ti conosco ormai>>
<< Cos..>> To, to, to. Aveva attaccato. Mah! Chi avrebbe mai capito quella ragazza.. donna.
<< cosa è successo?>> mi chiese mia figlia, al mio fianco. Era emozionatissima di dover affrontare la prima lezione. Sorrisi a quel pensiero. Tornai con i piedi per terra e scossi il capo, facendo spallucce.
<< Boh! Non capirò mai Alice. Su, andiamo>> scendemmo dalla macchina, chiudendola con l’allarme e ci dirigemmo verso casa di Edward. mi picchiai sulle gambe per stirare il pantalone stretto grigio scuro che si era stropicciato stando seduta e aprii il cappotto facendo travedere la maglietta bianca scollata e ricoperta con una sciarpa dello stesso colore del pantalone. Salimmo i quattro scalini che portavano alla porta d’accesso di casa sua e... la porta mi si aprì improvvisamente davanti, senza aver bussato o chissà cosa. In quello stesso momento, a vedere quella scena mi si bloccò il respiro e capii immediatamente a cosa si riferiva prima Alice, quando mi aveva detto di prendere un respiro profondo, che non avevo preso.. Accidenti!
Distolsi lo sguardo da quelle due persone davanti ai miei occhi, che come me mi guardavano sbalordite e incredule e guardai un po’ più indietro di loro, dove potevo vedere la figura contratta di Edward. aveva la mascella serrata, proprio come i suoi pugni, tanto da far diventare le nocche bianche. Ritornai con lo sguardo sui miei osservatori, che oltre a guardare me.. osservavano mia figlia. Istintivamente allungai un braccio, avvolgendolo attorno al suo fianco e facendola avvicinare a me. avevo paura di quelle persone. Decisi di salutare come se niente fosse e da persona educata.
<< Buonasera signori Cullen>> riuscii a dire dopo aver titubato un po’. Fortunatamente il mio tono uscì deciso e fermo, anche se chi mi conosceva bene poteva ben intravedere il leggero tremolio della mia voce.
<< Tu??>> chiese l’uomo: Carlisle. Il suo viso era contratto e sembrava che mille punti interrogativi circondassero il suo viso. Sua moglie non era da meno. Mi guardava con disprezzo e odio, come se fossi chissà cosa o chissà chi.
<< Sì, signor Cullen, sono io.. Bella. Sono felice di.. rivederla>> dissi lentamente e un’espressione di disgusto molto probabilmente si dipinse sul mio viso. Sono sempre stata una pessima attrice..
<< Imparagonabile alla felicità che proviamo noi nel rivederti>> disse visibilmente ironica sua moglie Esme. Risi amara.
<< Immagino>> mi scappò di bocca. Mannaggia alla mia linguaccia! La tensione che ci circondava era pazzesca, tesa come la corda di un violino. Io ancora non avevo respirato, anche perché erano passati solo pochi secondi eppure sembrava che fossero passate ore.
<< Che ci fa lei qui?>> chiese quasi urlando il padre a suo figlio, guardandolo e abbandonando lo spirito ironico che sua moglie aveva intrapreso. Edward era ancora rigido e si avvicinò a loro, con passo duro e pugni serrati.
<< Questi non sono affari vostri. Adesso vi prego di uscire da casa mia!>> disse sorprendendomi sia a causa delle parole che del tono di voce che aveva usato nei confronti dei suoi genitori.
<< Non puoi cacciare i tuoi genitori!>> disse Esme offesa e arrabbiata.
<< Posso da quando loro hanno cacciato me>> rispose lasciandomi spaesata. Cosa avevano fatto i suoi genitori?? Avevo sentito male forse..
<< Non ti abbiamo cacciato. Non cercare di fare bella figura con Isabella e...>> suo padre usò il mio nome per intero per sottolineare il disprezzo e la freddezza che avevano da sempre usato nei miei confronti. La sua frase non era stata completata e guardavano Renesmèe.
<< mia figlia>> provvedetti a continuare la sua frase. Li vidi strabuzzare gli occhi.
<< Vedo che ti sei data da fare!? Lo hai subito rimpiazzato, in fondo sapevo che sei sempre stata una gran...>> iniziò a dire Esme e suo figlio la bloccò subito.
<< Smettila! Non ti permettere di usare questo tono e queste parole nei confronti di Bella! Va bene? E adesso andate via! Non voglio più rivedervi>> urlò come un matto e subito intervenne Alice che lo preso con un braccio e lo portò nell’altra stanza. i suoi genitori mi passarono di fianco guardandomi con disprezzo.
<< Siamo riusciti a portartelo via una volta, ci riusciremo di nuovo>> sussurrò piano, da far sentire solo a me, Carlisle. Se ne andarono e dopo poco sentii un rombo di una macchina, che dopo pochi secondi partì. Rimasi bloccata davanti alla porta per qualche secondo, cercando di dare un senso alle parole che poco prima mi aveva detto quell’uomo. Siamo riusciti a portartelo via una volta... Cosa voleva dire con questa frase? Noi non ci eravamo lasciati a causa loro, ma a causa del loro figlio.. Siamo riusciti a portartelo via una volta... Io lo avevo lasciato perché lui mi aveva tradito.. Siamo riusciti a portartelo via una volta... Io lo avevo lasciato perché lo avevo trovato a letto con una ragazza.. Siamo riusciti a portartelo via una volta... Mi avevano sempre odiato, cosa volevano direcon Siamo riusciti a portartelo via una volta...?? Ci riusciremo di nuovo.. Lo avevano già fatto.. Ci riusciremo di nuovo.. Pensavano ch volessi riprendermelo.. Ci riusciremo di nuovo.. Avevano qualcosa in mente.. qualcosa che avevano anche fatto in passato. Ma cosa? Perché Edward non rivolgeva la parola ai suoi genitori? Cosa era realmente successo?
Tutto iniziò a girare. Le domande nella mia testa, le risposte certe che erano poche, ma soprattutto le risposte incerte, a cui non sapevo dare una risposta. Oltre a questo, iniziò a girare tutto intorno a me. le pareti e tutto ciò che vedevo. Portai una mano sugl’occhi per cercare di calmare il giramento di testa, mentre con l’altra mi poggiai allo stipite della porta d’entrata. Lentamente mi ci poggiai anche con un fianco, cercando di riprendere il controllo e le forme precise e iniziali di quello che mi circondava. Tutto ciò accadde in pochi secondi e sentii anche le forze venirmi meno nelle gambe; iniziarono a tremare e sentii di star per perdere il controllo di esse e di me stessa. Scivolai lentamente lungo lo stipite della porta, fino a quando sentii il pavimenti di pietra freddo e duro sotto di me e poggiai la testa contro la porta e chiusi gli occhi. Tutto girava, dentro e fuori di me..
<< Mamma!>> mi chiamò mia figlia e sentii che si era abbassata verso di me. aprii gli occhi per rassicurarla, ma appena lo feci sentii che mi si voltavano gli occhi. Tutto girava dentro e fuori di me...
<< Mamma! Che ti succede?>> continuò a chiamarmi spaventata.
<< Sto b- b- bene>> riuscii a dire con un sussurro e un sospiro finale.
<< Mamma! Edward? Edward? vieni!>> mia figlia stava chiamando Edward. aveva visto che stavo male. Dovevo cercare di riprendermi, ma non ci riuscivo.
Sentii dei passi veloci, segno che qualcuno stesse correndo.
<< Che succede Renesmèe? Bella!>> urlò catapultandosi al mio fianco.
<< Non so cosa è successo. Si è seduta a terra e..>> sentii un singhiozzo. La mia piccola non doveva piangere.. io stavo bene.. scossi il capo.
<< R- Renesmèè, a- amore... mip, sto.. b.. bene>> riuscii a dire.
<< Non ti preoccupare Renesmèe>> la rassicurò Edward..
Sentii delle mani vigili spostarmi i capelli e togliermi il cappotto lentamente. Ma che stava facendo?
<< Sto cercando di farti prendere un po’ d’aria>> rispose alla mia domanda mentale. Era sempre stato così.. con le mani mi toccò la fronte e poi gli zigomi.
<< Bella!>> sentii Alice avvicinarsi. << cos’ha?>> chiese spaventata.
<< Un leggero mancamento, nulla di preoccupante. Adesso la porto dentro>> sobbalzai a quell’informazione e spalancai gli occhi.
<< Sto già meglio, sul serio>> sussurrai. Ma non era vero. Aiutandomi con un suo braccio, cercai di alzarmi. Tutto continuava a girare ma cercai di far finta di niente. Quando mi alzai le mie gambe decisero di non voler collaborare e le sentii venir meno. Fortunatamente o sfortunatamente, Edward mi prese al volo circondandomi i fianchi con un braccio e con l’altro le spalle. Il mio petto contro il suo, ma soprattutto i nostri visi vicinissimi. Mi scostai subito col viso.
<< forse è meglio se rimango un altro po’ seduta>> annunciai chiudendo gli occhi. Improvvisamente mi sentii sollevare da due braccia, uno tra le piede delle gambe, dietro le ginocchia e uno sotto alle spalle. Sobbalzai e aprii gli occhi.
<< F- fammi scen.. dere>> sussurrai. Iniziò a camminare.
<< Ti porto solo sul divano>> mi rassicurò e io decisi di cedere, perché primo, non ce la facevo a tenere gli occhi aperti e a stare all’in piedi e secondo, c’era una strana calamita che mi diceva di stare ferma e zitta. Istintivamente posai la testa tra la sua spalla e il suo petto, beandomi del suo profumo. Ma cosa pensi Bella? E riecco la mia vocina. Zitta vocina, zitta. Adesso zitta.
Dopo aver salito delle scale e aperto una porta, sentii poggiarmi su qualcosa.. un divano. Non ce la facevo ad aprire gli occhi e quindi li tenni chiusi. Lo sentii allontanarsi e poi riavvicinarsi.
<< Renesmèe?>> chiamai. Sentii accarezzarmi una guancia, con delle dita fredde.
<< E’ di là con Alice. Non ti preoccupare>> mi rassicurò Edward, ma tutto fece tranne quello.
<< Che vuoi fare>> urlai e mi ritrassi sedendomi, ma un nuovo capogiro mi colpì. Rise.
<< Non userò né aghi né niente e non vedrai sangue, non preoccuparti. Voglio solo misurarti la febbre e la pressione. Ora Alice ti porterà un po’ d’acqua>> mi rassicurò e io annuii.
Come detto, mi misurò la pressione che avevo leggermente bassa e la febbre, che avevo leggermente alta. Dopo dieci minuti il giramento di testa iniziò a rallentare e riuscii a sedermi. Andò a prendere lui stesso il bicchiere d’acqua a cui aggiunse anche un’aspirina per alleviare il mal di testa ed evitare la febbre alta. Feci tutto quello che mi disse di fare e dopo mezz’ora potetti dire che stavo molto meglio.
<< In cosa ti sei laureato precisamente?>> gli chiesi improvvisamente facendogli abbassare lo sguardo per guardarmi. Stava posando gli attrezzi nella sua borsa da medico.
<< Pediatria. Ho uno studio a Sattle e ogni tanto vado in qualche ospedale, da cui mi chiamano>> rispose fiero di sé ma nello stesso momento molto modesto.
<< Dopo quanti anni di università?>>
<< cinque più due di specializzazione. Diciamo che a trent’anni ho aperto il mio studio a Sattle >>
<< Complimenti>> dissi e lui mi sorrise.
<< e tu invece?>> wow io e Edward stavamo dialogando.
<< Mi sono laureata in lettere classiche inglesi in sei anni. Volevo farlo prima ma la bambina mi rubava molto tempo..>> spiegai e lui annuì.
<< Ehi! Io non avrei mai retto. Complimenti anche a te! Come hai fatto con lei? La tenevano i tuoi?>> chiese chiaramente curioso.
<< No. L’ho tenuta con me. i primi mesi di gravidanza sono andata a lezione poi... ho avuto dei problemi>> mi interruppe.
<< Che genere di problemi?>> mi chiese preoccupato, sedendosi al mio fianco.
<< Stress. A causa dello stress rischiavo un distacco della placenta e sono stata gli ultimi due mesi a riposo assoluto>>
<< come hai fatto?>>
<< Sono stata dai miei per quei due mesi. Dopo un mese dalla nascita sono tornata all’università. La mattina la lasciavo al nido e il resto della giornata con me. per fortuna è sempre stata molto tranquilla quindi non ho avuto problemi. Però comunque rallenta i tempi previsti..>>
<< Certo>>
<< Per fortuna c’era James con me. non so come avrei fatto senza di lui>> pensai ad alta voce.
<< James? L’uomo con cui eri l’altro giorno a scuola?>> chiese interessato. Annuii.
<< Eravamo amici all’università. Da quando sono tornata e ha scoperto della bambina, se n’è innamorato e mi ha aiutato sempre. Non ci siamo mai separati e lui si è affezionato davvero molto a Renesmèe>> sussurrai con un sorriso sul volto. Sul suo vedevo malinconia e tristezza.
<< Edward?>> lo chiamai e lui si girò. << Come mai hai trattato così i tuoi.. genitori? Non dovevi>>
<< A proposito, scusami, non avevano il diritto di dirti quelle cose>> si scusò sinceramente.
<< Non ti preoccupare, ci sono abituata>> e feci spallucce. << come mai.. avete litigato?>> insistetti.
<< E’ successo tanti anni fa. È una storia lunga che ti dovrei raccontare con calma e che di sicuro farò.. ma te l’ho detto, è una cosa che dovrò dirti con calma. È difficile crederci. Io l’ho fatto subito perché..>> abbassò lo sguardo.
<< scusami. Non volevo metterti a disagio>>
<< non mi metti a disagio. La vicenda è orribile da ricordare, anche per te..>> mia accigliai alla sua risposta.
<< Anche per me?>> ora ero confusa.
<< Bella.. io e i miei sono quindici anni che non ci rivolgiamo la parola>> sussurrò abbassando lo sguardo e io non ci misi niente a fare dei rapidi calcoli matematici. Quindici anni fa noi ci siamo lasciati..
<< Quindici anni fa..??>> chiesi titubante e tremante. Tutto gira dentro e fuori me.. Lui annuì.
<< Te l’ho detto.. è una cosa che devo spiegarti con calma, è difficile capire e crederci>>
<< Ma..>> mi interruppe.
<< Il tuo mancamento forse è stato causato anche da un gran stress. Dovresti prenderti qualche giorno a lavoro>> disse cambiando discorso.
<< Edward non cambiare discorso..>>
<< Te ne parlerò, su questo non c’è ombra di dubbio. Ma adesso non devi stressarti. Prenditi qualche giorno>> disse triste. Aveva abbassato lo sguardo.
<< Perché quella faccia?>> mi scappò di bocca. Perché quando sei con lui non riesci a controllarti?? Non lo so.. è sempre stato così, ma adesso non è sempre..
<< Nonostante tu ne abbia bisogno, se prenderai qualche giorno.. non ti vedrò..>> sussurrò. Cosa?? Le mie orecchio si stavano inventando tutto? << E mi mancherai..>> continuò stupendomi interamente. Non riuscii a parlare e a muovere un solo muscolo.
<< Comunque ne hai bisogno>> continuò. Scossi il capo.
<< Non posso. Devo accompagnare Renesmèe a scuola>> spiegai.
<< Non c’è problema. Posso passarla a prendere io la mattina e te la riporterò sana e salva il pomeriggio>> quasi mi misi a piangere.. Possibile che un padre avesse una calamita che lo portasse a sua figlia?? Possibile che potesse sentire un qualche potere di possessione su sua figlia anche se non sapeva che lo fosse?? Possibile che le volesse bene come se fosse sua figlia, senza sapere che lo è davvero?? Avrebbe mai potuto volerle davvero bene come un padre a sua figlia, ma senza che entrambi lo sapessero??
In questo momento mi sentivo la persona più meschina, crudele ed egoista al mondo. stavo negando ad un padre la propria figlia, ma soprattutto stavo negando un padre ad una figlia.. mia figlia. In teoria tra di loro stava nascendo un bel rapporto, ma che si sarebbe basato sempre su una semplice amicizia o rapporto professore- alunna, ma mai come un rapporto padre- figlia, a meno ché non avessi detto tutto a tutti..
SPOILER:
<< Una cosa però non me l’hai detta..>> pensò ad alta voce.
<< Che cosa?>> chiesi ironica.
<< Promettimi di rispondere sinceramente>> mi chiese e io mi preoccupai. Forse era seria..
<< O- okay>> risposi balbettando.
<< Bella, tu lo ami??>>
Scusateeeeeeeeeeee!!!!!!!!!! siiii.. sono vivaaaaaaaaaaaaaaa!!! mi posso giustificare.. sul serio =S
molte di voi sanno che questo è l'ultimo mese scolastico... ed è il più duro perchè 1) la voglia ormai ci ha abbandonate definitivamente... 2) ultimi compiti e ultime interrogazione 3) sono i voti con cui ci giochiamo l'estate!! questa settimana sarà tremenda e anzi che ho deciso di postare xke deo scappare a studiare .-.
questo è un capitolo diverso dagli altri... diciamo che è tanto atteso da tutte voi... non dico nulla.. ma mi limito ad augurarvi una buiona lettura!! non so quando posterò di nuovo... anche perchè ho altri due capitoli e poi.. credo che ce ne vorrà un pò x continuare.. il tempo che la scuola finisca!!! non so se riesco la settimana prossima xke martedi ho le invalsi e domani devo studiare.. martedì pom devo studiare.. mercoledì è il mio compleanno.. giovedì devo preparare le valige e venerdì parto per tornare il martedì dopo!! non so.. cercherò di trovare un pò di tempo.. promesso..
un bacione.. grazie.. e recensite care!!!!
CAPITOLO 15
Cosa ci facevano i genitori di Edward con Tanya, la bionda ossigenata? Chiacchieravano allegramente e si stringevano la mano. Esme la prese a braccetto mentre Carlisle le circondava una spalla con un braccio. Mi girai allibita dall’altra parte e incontrai gli occhi di Edward. erano rossi come il fuoco, rabbiosi e teneva i pugni serrati mostrando le nocche alquanto bianche.
<< Ecco cosa è successo>> urlò e indicò quel trio alle mie spalle che avevo visto prima, ma che quando mi girai non c’era più. Ritornai con lo sguardo su Edward, ma nemmeno lui c’era. Inizia a chiamarlo, urlando il suo nome, ma sentivo una sola voce: l’eco della mia.
Mi svegliai tremante e sudata al centro del letto. Sentivo le goccioline di sudore scorrere sulla fonte e un gran freddo, strano freddo, attraversarmi le ossa. Possibile che fosse paura? O semplice influenza? Respiravo in modo affannato. Mi passai una mano sulla fronte, asciugando il sudore e portai una mano tra i capelli, legati con un codino.
Erano due giorni che stavo in convalescenza. Edward ogni mattina era venuto a prendere Renesmèe e l’aveva portata puntualmente a casa. Non era mai salito e si limitava di chiedere a mia figlia come stessi. Guardai la sveglia e segnavano le.. dieci del mattino? Mi alzai, forse un po’ troppo velocemente dal letto e mi catapultai i camera di Renesmèe. Niente. Andai in cucina e lei non c’era, ma vidi un foglio attaccato al frigo. Lo lessi nonostante la testa pulsasse. Non ti ho svegliata perché stavi dormendo profondamente e non mi sembrava giusto interrompere il tuo sonno ora che era tranquillo. Mi sono lavata, vestita e presa la merenda.. sono stata puntuale e adesso Edward mi sta aspettando giù. Riposati e guarisci. Ti voglio bene mammina, Renesmèe.
Sorrisi leggendo il bigliettino. Mi dovevo rendere conto una buona volta che mia figlia stava crescendo e non aveva bisogno necessariamente di me che la svegliassi e badassi a lei. vabbè, ero la madre e lei sarebbe stata sempre la mia piccolina.
Lentamente ritornai in camera da letto e misi la vestaglia per non prendere freddo. Andai in bagno e mi sistemai i capelli che erano molto simili ad una balla di fieno. Ritornai in cucina e mi feci un thé caldo. Lo versai nella tazza e mi sedetti sul divano guardando la tv.
Era noiosissimo rimanere a casa; ero talmente abituata alla solita routine che comprendeva: sveglia, figlia, preparazione, scuola, figlia, pulizie, doccia, cucina e letto. Ora, anche se erano solo due giorni, stavo solo a letto, bevevo thé caldo che il dottor Cullen mi aveva consigliato e guardavo televisione. Mi resi conto che facevano dei programmi assurdi e che era davvero cambiata la generazione. Dalla noia mi appisolai sul divano, con la tazza tra le game e quando il telefono squillò sobbalzai col cuore in gola dallo spavento. Mi alzai trascurando il giramento di testa. Presi il telefono e senza nemmeno vedere chi fosse, risposi.
<< Pronto?>>
<< Ei Bells!>> James..
<< James! Da quanto tempo! Non ci sentiamo da qualche giorno>> lo sgridai e nel frattempo mi riandai a sedere sul divano.
<< Sì, è vero. Scusami, ma il trasloco e la scuola mi tengono perennemente impegnato>> sbuffò.
<< Come stanno andando?>>
<< Bene. I pacchi sono già metà chiusi, ho lasciato aperte solo le cose essenziali. A scuola ho finito. A proposito, questa è la tua ora libera vero?>> mi chiese non sapendo dei giorni di riposo.
<< Veramente non ci sono proprio andata a scuola. Sono due giorni che non ci vado.>> mi lamentai e lo sentii bestemmiare.
<< Cosa ti ha fatto quel bastardo??>> urlò arrabbiato.
<< Niente, niente, anzi.. mi ha.. aiutato>> ci fu un attimo di silenzio.
<< Aiutato? Bella mi sono perso qualcosa?>>
<< Non quello che pensi. Ma molto altro..>> sono sicura che stesse pensando che fosse successo qualcosa tra me ed Edward. impossibile!
<< Racconta. Primo, perché sei a casa?>> chiese evidentemente preoccupato.
<< Non sto molto bene. Ho qualche linea di febbre ma diciamo che ho perennemente giramenti di testa. Edward dice che probabilmente è a causa dello stress>> spiegai.
<< Ferma. Ferma. Mi sono perso su due punti! Edward?? e poi.. stress?? Ti stai stressando?? Ti avevo detto di goderti la vita e no di rovinartela!!>> mi sgridò.
<< Non è colpa mia se mia figlia vuole seguire lezioni private di pianoforte da suo padre e suo padre vuole che lei le segua. Non è colpa mia se si presenta Edward che mi fa la paternale, dicendomi che lo avrei dovuto chiamare tempo fa! Non è colpa mia se quello stupido pensi che l’abbia tradito mentre stavamo insieme anziché pensare che sia lui il padre. Non è colpa mia se Alice implicitamente mi dice che ha capito tutto. Non è colpa mia se quando vado ad accompagnare mia figlia da suo padre per la lezione mi trovo di fronte i suoi genitori che mi dicono certe cose.. Non è colpa mia se in quel momento mi sento male e Edward è costretto a prendermi in braccio e non è colpa mia se mi ha detto che non parla con i suoi da quindici anni e che poi sarà costretto a spiegarmi tutto, con calma. Non è colpa mia. Non è colpa mia se la mia vita è questa! >> urlai e scoppiando finalmente in lacrime. James rimase in silenzio per alcuni minuti, fino a quando calmai i singhiozzi.
<< Scusa Bells, non sapevo cosa fosse successo..>> era chiaramente dispiaciuto.
<< Scusami tu. È che avevo bisogno di sfogarmi e tu sei l’unico con cui possa farlo e che sa tutto di me..>> spiegai rimpiangendo che lui non fosse qui a stringermi e a consolarmi come ha fatto in questi ultimi quattordici anni. Ogni volta che nei primi anni sentivo la mancanza di Edward, lui mi prendeva e mi abbracciava, fino a quando non spuntava un sorriso sulle mie labbra. Ogni volta che scoppiavo a piangere a causa dei ricordi, lui mi asciugava le lacrime e diceva stupidaggini per farmi ridere. Lui era il mio sole.. Lo sentii sorridere.
<< Una cosa però non me l’hai detta..>> pensò ad alta voce.
<< Che cosa?>> chiesi ironica.
<< Promettimi di rispondere sinceramente>> mi chiese e io mi preoccupai. Forse era seria..
<< O- okay>> risposi balbettando.
<< Bella, tu lo ami??>> oddio! Mi sarei aspettata di tutto anziché questa domanda. Eh sì, lo amavo? Bella domanda. Tossii. << Rispondimi sinceramente>>
<< ti rispondo quello che ho pensato appena me lo hai chiesto?>> domandai.
<< Sì, vai>> mi incoraggiò.
<< Lo amo? Non lo so! In questo momento sono molto confusa. Da una parte vorrei tornare con lui, dicendoli tutta la verità e formare una famiglia con lui, come ho sempre desiderato. Ma dall’altra io non posso perdonarlo per quello che mi ha fatto: mi ha tradito e fatto sì che non gli dicessi niente della bambina, crescendola senza un padre, da sola.. quindici anni senza vederlo.. sai cosa vuol dire? È un’eternità. E a me non basta rivederlo, rivedere i suoi occhi in cui ci si può specchiare come le acque del mare caraibico, non mi bastano alcuni incroci di sguardi e qualche parola di troppo per farmi tornare tra le sue braccia. Io al mio fianco voglio qualcuno di cui possa fidarmi ad occhi chiusi e no di cui abbia paura di poterlo perdere facendo soffrire la sottoscritta e mia figlia. Non stiamo parlando solo di me, ma c’è in gioco anche Renesmèe. Non posso dirle tutto improvvisamente. Come reagirebbe lei? come reagirebbe Edward?>>
<< Bella, non voglio scoraggiarti, ma ipotizza che in tutti gli anni di carriera, tu ed Edward sarete sempre colleghi e lui sarà insegnante per cinque anni di Renesmèe, come vuoi che lui non si insospettisca?>>
<< Gli ho detto che dopo poco che ci siamo lasciati sono andata a ballare e ho avuto un incontro occasionale con un ragazzo..>> sussurrai, sperando che non avesse ascoltato.
<< Cosa hai fatto tu?????>> urlò facendomi allontanare il telefono dall’orecchio.
<< Ho dovuto. Non potevo dirgli: oh scusami Edward, mi sono dimenticata di dirtelo. Renesmèe è tua figlia>> dissi ironica.
<< Non sto dicendo che gli dovevi dire la verità, ma inventarsi una così squallida storia, non è bello>>
<< Almeno si sentirà in colpa.. in parte>> spiegai.
<< E’ questo che volevi?>>
<< No>>
<< E allora?>> ecco il punto.
<< Io ho paura>> sussurrai e un’altra lacrima scappò dai miei occhi.
<< Di cosa?>>
<< della reazione di Edward e di Renesmèe..>>
<< Bella non puoi sapere se la prenderebbero bene o male. Non puoi sapere cosa succederà! Chi ti dice che lui non lo scopra da solo e tutto sarà molto peggio? È meglio che glie lo dica tu anziché lui lo venga a sapere da solo..>>
<< Lo so. Ma non posso presentarmi adesso da lui e dirtelo. E se Renesmèe si arrabbiasse come lui? Io rimarrei senza di lei.. e non ce la farei mai..>> sussurrai
<< Bella, bisogna dare tempo al tempo. Arriverà o non arriverà il momento della verità, sappi che io ci sarò e ti appoggerò sempre e comunque>>
<< Grazie James, non so come farei senza di te. Tu mi dai forza, mi fai ragionare, mi dici come la pens, sei sincero e soprattutto: mi capisci meglio di tutti gli altri>> lo sentii sogghignare: il momento teso era finito.
<< Eh ma io sono un mago. Prevedo il futuro>> disse e fece il verso di un lupo, facendomi scoppiare a ridere.
<< James adesso vado a riposare, sto crollando>> dissi sentendo gli occhi chiudersi.
<< Giusto. Riposati piccola e guarisci. Ti voglio un mondo di bene>>
<< Anche io James. Vieni presto. Ciao>> riattaccai e poggiai la testa sul cuscino, tenendo stretto a m il telefono in caso di emergenza. Chiusi gli occhi e cercai di trovare un sonno tranquillo.
Sobbalzai al rumore della serratura che scattava. Subito guardai l’orologio e mi resi conto di aver dormito cinque ore. Mi sedetti sul divano, aggiustando i capelli con le mani.
<< Renesmèe?>> chiamai, posando il telefono sulla tavola.
<< Mamma, sono tornata!>> urlò e dopo poco fu in cucina. Le avevo vietato di avvicinarsi, ci mancava pure che si ammalasse anche lei. << Come stai?>>
<< Meglio. A te come è andata a scuola?>> le chiesi alzandomi e portando la tazza nel lavandino e sciacquandola.
<< Bene. È venuta una supplente al tuo posto che ci ha fatto delle domande per vedere quando fossimo preparati>> la guardai preoccupata. << Non ti preoccupare, ti abbiamo fatto fare bella figura! Abbiamo risposto tutti>> disse sorridendo e io feci altrettanto.
<< Ricordami di ringraziarvi>> le dissi dirigendomi in camera mia. Stavo molto meglio e la testa non girava più.
<< Cosa hai fatto di bello?>> mi chiese ironica.
<< Ho dormito, bevuto thè caldo, parlato a telefono con James e dormito. Tutto molto noioso, assolutamente!>> mi lamentai.
<< Beata te! Non mi dire che avresti preferito la scuola?>> era scandalizzata. Annuii.
<< Effettivamente>> la sua faccia era sbalordita. << Sono quindici anni che sono abituata a questo ritmo, ed è una noia non seguirlo per qualche giorno>> mi giustificai e lei sorrise.
<< Okay. Ora vado a fare i compiti.>>
<< Okay>>
<< Ah mamma! Ho dato il tuo numero a Edward, dopo ti chiama per sapere come stai..>> accidenti!
<< Va bene>> si chiuse in camera sua e io mi andai a fare una sciacquata. Indossai una tuta grigia al posto del pigiama e mi misi seduta sulla scrivania della mia seconda camera che faceva da ufficio e iniziai a correggere alcuni temi. Avevo iniziato di fare già un teme in ogni classe, per vedere le loro modalità di scrittura e soprattutto a che capacità avevano. Dopo averne letti dieci alzai lo sguardo e notai che si erano già fatte le sette. Mi alzai spegnendo la lampada e andai in cucina per cercare di cucinare qualcosa e di far mangiare qualcosa di decente a mia figlia. Non esagerai e feci un’insalata mista e un hamburger. Io non me la sentivo di mangiare, avevo lo stomaco chiuso. Chiamai mia figlia per la cena e subito corse contenta a deliziare qualcosa cucinato da parte mia. Fortunatamente sapevo cucinare bene, pure quando arrangiavo. Mia madre fin da piccola aveva fatto in modo che sapessi cucinare. Mi diceva sempre..Se un giorno avrai una famiglia, devi sapere cucinare! Risi a quel ricordo. meno male che si era sbrigata a insegnarmi, altrimenti sarebbe stato un vero problema con Renesmèe. Certo, quando era ancora una neonata avevo avuto dei problemi! Mia madre non aveva previsto che avessi potuto avere una figlia a vent’anni e non mi aveva insegnato a scaldare il biberon. Beh, senza parlare di quando iniziò lo svezzamento! Avevo sempre paura di sbagliare e di bruciare o scolare cruda quella minuscola pastina; gli omogeneizzati, i succhi, la mela grattugiata.. certo erano sempre risate ogni volta che doveva mangiare e c’era James ad aiutarmi. Sono convinta che quella peste lo facesse a posta a fare i capricci ogni volta che c’era lui che a sua volta si ritrovava la pappa sputacchiata e appiccicata addosso. L’unica cosa certa, era che ci divertivamo un mondo!!
<< Mamma tu non mangi?>> mi chiese.
<< No, ho ancora lo stomaco chiuso>> le risposi sorridendo e toccandomi la pancia. lei annuì. Mangiò tutto e quando finì andò a farsi una doccia calda, poi mise il pigiama e alle nove e mezza era già a letto, stanca della giornata e di essersi svegliata dieci minuti prima del solito.
Io lavai i piatti e un po’ la cucina. Andai a fare una doccia calda anch’io e indossai il pigiama di seta, coprendomi con una vestaglia e andai a sedermi sul divano a guardare un qualche film. Me la sarei presa con comodo, domani non sarei andata ancora a scuola, sarei ritornata dopo domani. Iniziai a cambiare canali, non mi piaceva nessun film. Tutti romantici, e nonostante da ragazza fossero i miei preferiti, adesso, diciamo da quindici anni, li odiavo!
Sobbalzai al bussare della porta d’ingresso. Chi poteva essere alle, guardai l’orologio, dieci di sera?? Lasciai la televisione su un canale dove trasmettevano un film, che avevo visto negli ultimi cinque minuti, su un vampiro e un umana. Mi sembra si chiamasse Tulit.. tulat.. ah! Twilight. A quanto pareva era leggermente romantico, ma leggermente anche d’azione. Mah! Mi sistemai la vestaglia, aggiustai i capelli con le mani e mi recai alla porta. Vidi dal buco chi era e mi si gelò il sangue in testa. Meno male che mi ero sistemata un po’ prima! Ma cosa voleva a quest’ora e soprattutto da me??
Facendo un sospiro profondo, aprii trovandomelo davanti nella sua camicia grigio chiaro e i suoi capelli ribelli.
<< Ciao>> sussurrai imbarazzata, ma cercai di non far caso al calore che sentivo nelle guance. Accidenti Bella, sembri un’adolescente!
<< Ciao. Ti ho svegliata o disturbata?>> chiese preoccupando, sbirciando alle mie spalle. Scossi il capo.
<< No, no, non preoccuparti. Entra!>> lo invitai e nello stesso momento mi mozzicai la lingua.
<< Non vorrei disturbarti..>> sussurrò ma io scossi il capo e aprii maggiormente la porta per farlo entrare. Entrò e si guardò attorno. Lo portai in cucina dove mi trovavo poco prima e accesi le luci, abbassando il volume della televisione e indicandogli il divano di pelle su cui sedersi e su cui mi stavo sedendo io. Accettò l’invito a si sedette al mio fianco.
<< Cosa ti porta qui?>> chiesi ironica e lui sorrise malinconico.
<< Volevo venire a vedere come stessi..>> sussurrò.
<< Oh! Sto bene grazie. Sto molto meglio>> lo rassicurai..?
<< Hai avuto più giramenti di testa?>> adesso aveva assunto la postura da medico. Mi sforzai di non sorridere e scossi il capo.
<< Solo questa mattina..>> spiegai e lui annuì.
<< Posso?>> domando indicando il mio polso. Nonostante non sapessi cosa volesse fare, annuii. Perché agisci senza pensare e sapere?? Ma che sei matta?
Prese il polso tra due sue dita e osservando l’orologio rimase così per circa un minuto. Poi lo lasciò, poggiandolo delicatamente sulle mie gambe. Rabbrividii.
<< Il battito si è regolarizzato. Quando torni a scuola?>> era tornato rigidi. A volte mi chiedevo perché si comportasse così.. dovevo essere io quella arrabbiata, delusa e che metteva il broncio, ero stata io quella tradita, e invece a volte sembrava fosse il contrario. Sì, forse io sono più matura perché di sicuro la mia vita è stata più difficile. Prima di tutto ho dovuto crescere mia figlia e questo è il momento in cui devi crescere, diventare responsabile, perché devi prenderti cura di qualcuno.. quel qualcuno che è la tua vita.. tua figlia.
<< Dopodomani. Non ho ancora ripreso tutte le forze per tornare domani>> confessai e lui annuì.
<< Renesmèe?>> chiese guardandoci in giro. La calamita di un padre che cerca il suo ferro.. sua figlia.
<< Era molto stanca. Sta facendo la mamma>> risi e lui con me, piano.
<< E’ una bambina.. ragazza stupenda. L’hai cresciuta stupendamente nonostante fossi sola>> si complimentò ed era come se mi avesse dato un pugno nello stomaco.
<< G- grazie>> balbettai.
<< Adesso vado, non voglio disturbarti ulteriormente>> annunciò e si alzò. Io annuii e mi alzai insieme a lui. Appena feci un passo, inciampai come quando accadeva sempre da adolescente, nei miei stessi piedi. Prima che potessi scontrare il pavimento freddo e duro su una qualsiasi parte del corpo, sentii due braccia afferrarmi strette, evitando la botta. Alzai il capo e subito me ne pentii. Trovai il suo viso molto più vicino di quanto immaginassi e incontrai subito il suo sguardo. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
Mi tuffai in quelle pozzanghere, cercando di leggerne l’anima e sembrava che lui facesse la stessa cosa con me. mi teneva stretta al suo petto, con una mano attorno ad un fianco ed una dietro la schiena. Potevo benissimo sentire il suo alito di menta peperina che soffiava docilmente sul mio viso, sulle mie labbra.. istintivamente dischiusi leggermente le labbra per sentire l’essenza del suo profumo.. era fresca e dolce. Non l’avevo dimenticata.. ma adesso tutto sembrava più reale e sembrava che i miei ricordi non gli avessero dato giustizia. Lui non si allontanava e nemmeno io lo facevo.
Improvvisamente o forse istintivamente, con le sue affusolate dita mi accarezzò leggero una guancia, facendomi rabbrividire. Eppure la forza di allontanarmi non c’era..
Non so come, non so quando, ma lentamente si avvicinò maggiormente e poggiò le sue labbra sulle mie. Appena si sfiorarono fummo travolti entrambi da un brivido e un gemito. Era passato troppo tempo.. troppo tempo in cui erano state lontane.. troppo tempo senza unirsi.. semplicemente troppo tempo..
La mia mano, senza che potesse seguire gli ordini del cervello, che a sua volta stava prendendo la strada di non ritorno, arrivò ai suoi capelli e li strinse. troppo tempo che non li toccavo.. troppo tempo che non li afferravo.. troppo tempo che non mi c’immergevo.. semplicemente troppo tempo..
Lui portò una mano sul mio fianco e toccò un mio lembo di pelle scoperto a causa della maglia che si era alzata. Rabbrividii a quel contatto.. troppo tempo che non mi sfiorava.. troppo tempo che non mi toccava.. troppo tempo che non immergeva le sue dita nella mia pelle.. semplicemente troppo tempo..
Con la stessa mano che stringeva tutto il mio fianco e accarezzava la mia pelle, mi avvicinò maggiormente a lui, facendoci scontrare e incastrare come due pezzi di un puzzle. Sussultammo. Troppo tempo che stavamo lontani.. troppo tempo che non ci avvicinavamo.. troppo tempo che non ci stringevamo.. semplicemente troppo tempo..
Con l’altra mano continuò ad accarezzarmi il viso. Troppo tempo che non mi sfiorava.. troppo tempo che non mi accarezzava.. troppo tempo che le sue affusolate dita erano state lontano da me.. semplicemente troppo tempo..
Forse passarono secondi, forse ore, forse giorni, forse mesi o forse anni, ma in quel momento sembrava che il tempo si fosse fermato e che fosse tutto nostro. Ma una stupida consapevolezza, che si era nascosta nell’anticamera della mia testa, nel mio inconscio diventato improvvisamente conscio, era riemersa e ricordai quello che mi aveva fatto.. Lui mi aveva tradita riempendomi di belle parole e tante carezze, e adesso avrebbe potuto fare lo stesso. E poi, quella mia parte del cervello priva di orgoglio, ma che non riusciva a prevalere, mi ricordava che io avevo una figlia con lui e lui non sapeva. Mi sentii improvvisamente in colpa per quello che avevo fatto in merito a questa situazione e in colpa per quello che stavo facendo in questo momento. Mi beai dell’ultimo contatto con le sue labbra e sospirando mi allontanai, aprendo gli occhi e riscontrando il suo sguardo, dopo tanto tempo lucido e brillante. Da quando lo avevo rincontrato il suo verde era spento, adesso aveva ripreso vita, come un prato in primavera appena bagnato dalla fresca rugiada mattutina.
<< Edward..>> riuscii a dire, ma lui mi zittì con un altro bacio. Lo lasciai fare ma poi mi allontanai.
<< Edward..>> ridissi e lui sorrise amaro.
<< So cosa mi stai per dire e non posso fare altro che darti ragione. Mi dispiace.. non posso giustificarmi dicendo che non volevo, perché l’ho desiderato farlo dal primo momento che ti ho vista>> arrossii a queste parole.
<< E’ difficile>> riuscii solamente a dire e lui mi guardò dolce.
<< Lo so. Lo sarà sempre. Sappi solo che non mi sono pentito e ho accertato quello che provo ancora per te>> quasi piangevo, ma non potevo..
<< Scusa>> dissi e lui fece per andarsene, ma ritornò a scontrarsi col mio sguardo.
<< Presto ti racconterò tutto con calma.. sperando che mi crederai. Ti aspetterò sempre Bella. Ho aspettato quindici anni fa, ti ho aspettato per quindici anni e posso aspettare ancora adesso>> detto queste se ne andò sorridendo e con una nuova luce negl’occhi.. di nuovo vivi. Quando sentii il rumore della porta d’ingresso chiudersi, mi lasciai andare sul divano, incredula ed esausta. Guardai la televisione e vidi la scena in cui il vampiro dice all’umana che adesso lei è tutta la sua vita.. come era facile la vita nella fantasia..
Scoppiai a piangere con il viso sul cuscino a soffocare le lacrime. Non piangevo per il mio passato, per quello che mi aveva fatto, per i forti e vivi ricordi, per la mancanza, per le bugie, per mia figlia e per suo padre, o per quello che avevamo appena fatto. Ma piansi perché la mia mente accettò con tanti sforzi una consapevolezza.. una consapevolezza sempre esistita dentro di me ma sepolta per evitare dolore, ma adesso che con un semplice sfioramento, un semplice bacio era riemersa. Era difficile accettarla eppure, sembrava non ne potessi fare proprio almeno. Io ero ancora totalmente e incondizionatamente innamorata di lui.
SPOILER:
<< Dove andiamo?>> chiesi.
<< A fare un semplice giro. Avrei voluto portarti nel mio ufficio, ma non posso fare un torto del genere a mia nipote>> disse e a me si raggelò il sangue nelle vene. Cosa aveva detto? Strabuzzai gli occhi e ingoiai senza che ne avessi bisogno, a vuoto.
<< Come hai chiamato mia figlia?>> le chiesi e lei sogghignò.
<< Pensi che siamo tutti stupidi come mio fratello, che pensa che tu lo abbia tradito anziché fare due più due?!>>
Comq
già detto nel profumo nell’amore appena aggiornato
Sono _MiSS CuLLeN_
alias Athena, non l’autrice
u.u e sto postando al posto di Maryuccia perché lei
è in Sicilia… se questa non
è fortuna…ç__ç
Comunqueeee
ecco il capitolo spero che vi piaccia, io personalmente questo capitolo
l’adoro! *-* primo, perché è
lungo… secondo… bhè… lo
scoprirete leggendo!Ps: non fucilatemi la Mary alla fine del
capitolo… mi serve la mia gemella!
Pps:
lo spoiler l'ho scelto io... non fucilate neanche me! ^^''
Un
bacione!
<<
Buona giornata tesoro>> le dissi baciandole la guancia e
aspettando che
scendesse dalla macchina. Partii e andai al parcheggio, posando la
macchina
vicino a quella che tanto mi piaceva. Non so perché ma avevo
come l’impressione
che fosse sua, in effetti aveva avuto sempre buon gusto nelle auto.
scesi e
presi la borsa. non avevo proprio voglia di ritornare alla solita
routine, o
forse era perché volevo evitarlo. Avevo passato
l’ultimo giorno di malattia a
contorcermi nel letto e a pormi mille domande. Entrai a scuola e andai
a
firmare in segreteria.
<< Buongiorno professoressa Swan>> disse
Tanya sorridendomi. Non la
risposi e non avevo in mente di farlo. << Sta meglio? Si
è sentita la sua
mancanza>> continuò non avendo mia risposta.
Quella era già un giornata
in cui mi ero svegliata col piede storto, adesso si metteva anche lei
con le
sue prese per il c..
<< Ha avuto l’influenza?>>
continuò facendomi innervosire ancora di
più. Firmai e alzai lo sguardo verso di lei. Non so come
erano i miei occhi, ma
appena mi vide finì di sorridere.
<< Ti prego da oggi in poi, di non rivolgermi la parola.
Grazie>>
le dissi e me ne andai. Chissà se mi aveva riconosciuta..
Andai in classe e aspettai i ragazzi, iniziando a scrivere alcuni
appunti della
lezione del giorno alla lavagna. Dopo pochi minuti entrano accompagnati
dal
loro chiassoso vociare, e appena mi videro si zittirono e mi salutarono
con un
buongiorno. Forse non sapevano che oggi sarei tornata.
<< Prof come sta?>> chiese una ragazza molo
gentilmente. Le
sorrisi.
<< Bene, grazie>> lei mi sorrise a si
andò a sedere insieme agli
altri. Dopo aver fatto l’appello, iniziai la lezione. I
ragazzi sembravano
molto presi e io ne fui contentissima. Quando finirono le due ore di
lezione,
li salutai andando nella prossima classe, quella di mia figlia. Entrai
salutandoli con un buongiorno e mi bloccai quando lo vidi.
<< Ciao. Stavo aspettando che arrivassi per darti il
cambio>> disse
e io annuii, sforzandomi di sorridere.
<< Grazie>> posai la borsa sulla cattedra e
appesi il cappotto all’
attaccapanni.
<< Oggi porti Nessie da me?>> chiese
speranzoso. Sembrava una
specie di bambino che aspettasse allegramente e fiduciosamente la
risposta si.
<< Certo. Ti ci stai affezionando troppo a mia
figlia>> dissi
ironica ma in fondo lo pensavo sul serio. La calamita..
<< E’ una bambina o direi ragazza stupenda.
è vivace e molto
intelligente>> disse con una strana e diversa luce
negl’occhi. Non potei
fare almeno di sorridere.
<< Grazie. Ci vediamo oggi>> lo salutai e
lui se ne andò. Presi un
grosso sospiro e iniziai la lezione.
La giornata fu lunghissima eppure, naturalmente, passò.
Prima di uscire a
prendere la macchine e prendere mia figlia, andai in bagno e mi
sistemai un po’
il trucco, sciolto dopo una lunga giornata. Sistemai la mia camicetta
blu sul
pantalone nero stretto, rifeci il nodo al foulard nero attorcigliata
alla
collana di pietre blu, come il bracciale e dello stesso colore delle
scarpe a
decolté. Pettinai con le dita i capelli lisci e ricalcai la
matita nera sotto
agli occhi e misi un leggere lucido sulle labbra. Posai tutto nella
borsa e
uscii, andando verso la macchina. Passai davanti all’istituto
per prendere mia
figlia, che saluto un ragazzo, un bel ragazzo e poi salì.
<< Ciao mamma>> mi salutò tutta
sorridente.
<< Chi è quel ragazzo?>> chiesi
diretta sotto al suo sguardo
sbalordito. << Pensi che non me ne sia
accorta?>> chiesi ironica.
<< Lui è Jacob, Jacob Black, il fratello di
Leah>> spiegò e io le
sorrisi.
<< E’ quel Jacob di cui mi hai parlato
tanto?>> le chiesi sapendo
già la risposta.
<< Sì è lui>>
confermò mentre i suoi occhi brillavano.
<< E’ davvero un bel ragazzo>>
commentai e lei annuì sorridendo.
Sapevo quanto fossero imbarazzanti questo genere di discorsi con i
propri genitori,
quindi lasciai cadere lì la conversazione. Le avrei chiesto
spiegazioni più
approfondite successivamente.
Senza nemmeno tornare a casa, presi la strada per casa di Edward. dopo
venti
minuto parcheggiai al solito posto e scendemmo dall’auto,
chiudendola con il
telecomando dell’allarme. Arrivammo davanti alla porta e
bussai. Un uragano
venne ad aprirmi, tirando sia me che Renesmèe per un
braccio. Scoppiai a
ridere.
<< Ciao Alice>> la salutai.
<< Ciao Bella, ciao Nessie. Come state?>>
chiese riferendosi
soprattutto a me.
<< Sto bene, grazie. Tu tutto okay?
Marie?>> le chiesi gentilmente.
<< Benissimo!! Marie non vede l’ora di vedere
zia Bella>> saltellò
e io strabuzzai gli occhi.
<< Zia Bella??>> chiesi sbalordita. Lei
annuì.
<< Fidati!>> mi disse facendomi
l’occhiolino. << Io sono una
veggente>> continuò e per poco non mi
affogavo.
<< Alice!>> la chiamò Edward
urlando.
<< Sto venendo, sto venendo>> risposte
stanca e io risi. Ci fece
accomodare e raggiungemmo Edward nella camera del pianoforte.
<< Ma che fin.. oh siete arrivate. Ciao>>
disse sorpreso. Forse non
si era accorto del campanello alla porta. << ciao Nessie!
Pronta?>>
le chiese entusiasta e io non potei fare altro che sorridere. Mia
figlia annuì
e lo raggiunse. Sembravano due bambini..
<< Bella, noi vogliamo andare?>> mi chiese
la mia migliore amica e
io annuii. Diedi un bacio veloce a Renesmèe e un sorriso
strappato a Edward,
che ricambiò con gli occhi lucenti. Non ero preoccupata di
lasciare mia figlia
sola con lui, mi fidavo..
<< Prendiamo la mia macchina!>>
suggerì lei e io annuii. Scendemmo
per il retro in un ampio garage, dove c’era anche
l’auto di Edward.. quella che
tanto amavo e su cui sbavavo dietro ogni giorno nel parcheggio della
scuola.
Vidi un’altra auto, una Porche gialla: stupenda quanto
appariscente. Salimmo e
partimmo come un razzo per una meta a me sconosciuta. Iniziammo a
chiacchierare
di stupidaggini e ne fui sollevata, ma sapevo che sarebbe durato ancora
per
poco, sia da parte mia che dalla sua; ma sapevo che avrebbe iniziato
lei, io
non ne avevo il coraggio, e infatti..
<< Bella posso chiederti una cosa?>> mi
chiese improvvisamente e io
mi feci la crocia mentalmente. Speriamo..
<< Certo>> cercai di rispondere
indifferente.
<< Sai tu perché oggi mio fratello
è tutto pimpante? Sembra che gli sia
capitato qualcosa di.. di.. non ho parole. Canticchiava e forse ha
iniziato a
scrivere una nuova canzone!! Ti rendi conto.. una nuova
canzone?!>> urlò
sbalordita. Io mi accigliai.
<< Cosa c’è di strano se sta
iniziando a scrivere una nuova
canzone?>> chiesi confusa. Lei cambiò
espressione e si rattristì..
preoccupata.
<< E’.. è da quando sei scomparsa
che non scrive più, da quando lo hai
lasciato..>> confessò dopo un minuto di
silenzio. Io rimasi ammutolita,
senza sapere cosa dire. Era impossibile..
<< E’ impossibile. Sono passati quindici
anni>> pensai a voce alta.
Lei annuì.
<< Niente è impossibile. Sono quindici anni
che non compone, ne ha
scritta solo una, anzi metà e non è che sia molto
allegra.. l’ho sentita una
volta di sfuggita e incute tristezza.. Da quando lo hai lasciato e sei
scomparsa, Edward è totalmente cambiato. >>
confessò.
<< Lo ha voluto lui>> mi scappò
di bocca, ma non me ne pentii.
<< Ed è qui che ti sbagli!>>
disse fulminandomi.
<< Che vuoi dire?>> chiesi confusa.
<< Te lo racconterà lui>> disse
con un tono che non ammetteva
repliche. Dopo cinque minuti di silenzio, io nei miei pensieri e lui
tra i
suoi, parlai.
<< Dove andiamo?>> chiesi.
<< A fare un semplice giro. Avrei voluto portarti nel mio
ufficio, ma non
posso fare un torto del genere a mia nipote>> disse e a
me si raggelò il
sangue nelle vene. Cosa aveva detto? Strabuzzai gli occhi e ingoiai
senza che
ne avessi bisogno, a vuoto.
<< Come hai chiamato mia figlia?>> le
chiesi e lei sogghignò.
<< Pensi che siamo tutti stupidi come mio fratello, che
pensa che tu lo
abbia tradito anziché fare due più
due?!>> disse visibilmente ironica.
Feci finta di niente..
<< Non capisco>>
<< Non fare la finta tonta con me Bella. Si vede da un
miglio che Edward
è il padre di Renesmèe, è
l’identica fotocopia!!>> io rimasi
letteralmente a bocca aperta.
<< Chiudi la bocca o entrano le mosche>>
mia avvertì scherzando e
io ubbidii. << Bella solo mio fratello non ci
può arrivare, perché è lui
che non vuole, che non vuole crederci. Non vuole credere che tu gli
abbia
mentito su una cosa del genere e che gli abbia negato ciò..
come del resto non
lo capisco io..>> confessò alzando gli occhi
al cielo.
<< E’ facile da capire>> affermai
e lei scosse il capo.
<< Non posso giudicarti, Bella. Io sono convinta che fin
quando non ci si
trova nella tua stessa situazione, non si può capire. Avrei
potuto prendere le
tue stesse decisioni, così come non le avrei potute
prendere..>> disse
facendo spallucce.
<< E’ stato.. scioccante trovarlo.. a letto..
con un.. con
un’altra>> riuscii a confessare e lei mi
guardò comprensiva. << Ho
avuto incubi per i mesi successivi e credimi, quando ho scoperto di
essere
incinta, mi sono sentita il mondo crollare a dosso. Avrei voluto
dimenticarmi
di lui, per sempre, ma Renesmèe ha tenuto il ricordo di lui
vivo dentro di me,
più forte che mai. sono identici..>> continuai
e risi amara.
<< Perché non ne hai parlato anche con
me?>> mi chiese confusa e
delusa.
<< Ali, nonostante tu fossi la mia migliore amica, eri
comunque sua sorella
e la zia della bambina e non potevo rischiare. io non volevo un padre,
che
tradisse la madre e che se le facesse tutte, per mia figlia.
Così ho deciso di
chiudere anche con te>> lei annuì.
<< Dopo quanto tempo lo hai scoperto?>>
sembrava un interrogatorio.
<< Tre mesi. Negl’ultimi mesi di ciclo avevo
avuto qualche
scombussolamento ormonale e quindi non feci caso al ritardo,
però questo
persisteva e decisi di fare il test.. che naturalmente
risultò
positivo.>> dissi ironica.
<< Ma non eravate
“attenti”??>> chiese.
<< Sì che lo eravamo! Io non ho mai preso la
pillola, era lui che ci
pensava ed era sempre stato attento.. chissà! Questi sono
gli scherzi del
destino>> commentai ad alta voce. Lei annuì.
<< Alice, perché Edward ha litigato con i
tuoi?>> le chiesi. Lei
sospirò.
<< Non tocca a me dirtelo, ma a lui.. e credo che lo
scoprirai presto.
Nemmeno io ci credevo, ma poi ho creduto in lui, osservando e
ricordando anche
gli atti passati>>
<< Non so di cosa tu stia parlando, ma nel momento in cui
lo verrò a sapere
ricorderò queste tue parole>> le dissi
facendole l’occhiolino>>
<< Lo spero>> commentò facendomi
preoccupare maggiormente.
<< Comunque, nonostante il discorso non può
essere concluso qui, voglio
sapere cosa è successo a mio fratello, tanto da renderlo
felice come non
accadeva da un bel po’..>> disse sorridente.
<< Io non so se sia per quello..>> dissi
timida ma lei mi fece
segno di continuare. Tirai un grosso sospiro.
<< Ci siamo baciati>> confessai e lei
frenò di butto guardandomi.
<< Non stai scherzando vero?!>> chiese e io
scossi il capo.
Sobbalzai quando diede un urlo disumano.
<< Ma che ti prende?>>
<< Finalmente!>> sospirò. Io mi
accigliai.
<< Alice non è come pensi. Dopo quel bacio..
non è cambiato assolutamente
nulla.>> dissi affranta.
<< Ma accadrà>> scossi il capo.
<< Alice, tu non ti rendi conto. Non accadrà
mai niente. Lui quindici
anni fa mi ha tradita con quella bionda ossigenata di Tanya, dopo
avermi
giurato amore eterno. Ti rendi conto?? L’ho trovato a letto
con quella
nuda!>> quasi urlai e lei si girò
improvvisamente.
<< Nuda??>> chiese e io mi accigliai.
<< Alice sai meglio di me cosa è successo quel
giorno..>> dissi
decisa.
<< In realtà Edward non ne ha voluto mai
parlare. Questo particolare del
nuda mi era sfuggito>> disse.
<< Beh sicuramente è voluto passare per il
santarellino della
situazione.>> lei scosse il capo.
<< Non me lo ha detto per non creare problemi anche a
me.. E posso dire
che ha fatto bene>>
<< Ma che stai blaterando?>> chiesi confusa.
<< Nulla, nulla. Capirai..>> tirai un
sospiro. Sia lei che Edward
in questi due giorni non avevano fatto altro che ripetermi
“capirai”! ma cosa
dovrò capire? Perché non me lo dicevano subito?
Non può essere una cosa tanto
grave da darmi il tempo di fantasticare prima il peggio e poi dirmi la
realtà.
Cosa ci poteva essere di più grave di avere perennemente
vicino il padre di mia
figlia, senza che entrambi lo sapessero? Averlo vicino dopo averlo
visto
quindici anni prima a letto con un’altra? Non capivo. Tutta
la mia testa era
piena di mille punti interrogativi, proprio come i personaggi di un
fumetto. Io
mi sentivo così. Non vedevo l’ora di scoprire la
verità e dare anche a me la
possibilità di giudicare.. come loro facevano
implicitamente. Ora però c’era un
altro problema: Alice aveva scoperto tutto e io non avevo potuto
assolutamente
negare. Adesso come avrei fatto? Avrei dovuto dire la verità
a Edward ma.. ce
l’avrei fatta?
Dopo due ore eravamo nel garage di casa di Edward. avevamo ritardato di
un’ora,
ma si sa: se Alice Cullen esce.. deve ritornare a casa almeno con una
busta di
acquisti. Svevo seriamente pensato che quella donna avesse seri
problemi.
Naturalmente la pazza mi aveva costretto a comprare qualcosa, che tra
l’altro
non avevo pagato. Mica si può andare a fare compre in un
negozio avversario?
Assolutamente no! Quindi eravamo andate nel piccolissimo negozietto di
Forks
della sua azienda, presente anche lì per dare la
possibilità anche agli
abitanti del posto di fare compre presso la Belice. Mi aveva fatto
comprare un
vestito bellissimo.
<< Questo lo indosserai sabato!>>
sbottò prendendolo in mano
attraverso la stampella e puntandomelo contro. Mi accigliai.
<< Non devo andare da nessuna parte
sabato>> sbuffò.
<< Sabato sera, sciocca! Fidati!>> non
capivo ancora.
<< Perché mai dovrei indossare un abito
così elegante per stare a
casa?>>
<< uuuuu basta!! Poi capirai!>> strabuzzai
gli occhi. E basta con
questi capirai. Mi sembrava di trovarmi come protagonista di un romanzo
giallo,
in cui dovevo capire chi era il colpevole. Accidenti!
E così prendemmo il vestito e tornammo. Bussammo alla porta
e potevamo sentire
solo delle risate provenire dall’interno. Guardai Alice che
fece spallucce.
Finalmente Edward ci venne ad aprire, rosso in viso. Mi accigliai.
<< Che succede?>> chiesi preoccupando,
cercando mia figlia con lo
sguardo. Sbucò dal nulla, buttandosi su Edward e
sorprendendomi.
<< Nessie basta! Mi fa male la pancia, non ce la faccio
più>> disse
Edward ridendo e tenendosi lo stomaco tra le mani. Aveva gli occhi
pieni di
lacrime.. dalle risate. Mia figlia in volto era rossa come lui e stava
nella
stessa posizione di lui. Avrei dovuto ridere e bearmi di questa
situazione.. di
questo quadretto, ma l’unico sentimento che provavo in questo
momento era
tristezza. Tristezza perché avrei potuto includere questo
quadretto nella loro
quotidianità, raccontando la verità e invece non
lo facevo. Tristezza perché
erano bellissimi insieme e si divertivano un mondo, come dei vecchi
amici.
tristezza perché solo dopo pochi giorni di contatti, si
volevano già entrambi
un mondo di bene, come amici. tristezza perché stavo negando
tutto questo a
loro. Stavo negando un padre a mia figlia, e una figlia a Edward. Alice
non
rise ma mi guardò comprensiva ma nello stesso momento
preoccupata. In quel
momento avrei tanto voluto piangere, ma non potevo. Ero adulta e madre
e non
potevo abbassare la maschera per scoprire il mio vero volto, la mia
vera anima,
dipinta di tristezza e sofferenza. Distolsi lo sguardo dal suo che era
pieno di
compassione e ritornai a quello splendido quadretto. Ogni loro sguardo,
ogni
loro risata complice, era una stilettata al cuore, un pugno allo
stomaco, una
vampata di calore alla testa e un raggelamento del sangue.
Sentii il telefono squillare e in fretta e furia lo presi per
rispondere, per salvarmi.
Sospirai leggendo il numero sullo schermo.
<< Scusate>> dissi e mi avvicinai alla mia
auto, per parlare in
privato. Risposi.
<< James!>> dissi sollevata. << Ei scricciolo! Che succede?>>
mi chiese preoccupato..
aveva già capito dal mio tono di voce che c’era
qualcosa che non andava.
<< Quando torni?>> chiesi disperata. << Tra una settimana, ho anticipato la partenza
di due giorni. Ma
Bella, che succede?>> mi chiese preoccupato.
<< Non reggo più Jam!>> << Cosa?>>
<< Alice ha scoperto tutto e ora sono costretta a dire la
verità ad
Edward. quando sono tornata dallo shopping con lei, ho trovato Edward e
Renesmèe ridere come.. come..>> non riuscivo a
dirlo. << Padre e figlia>>
continuò al mio posto.
<< Già..>> sospirai. << Lo dovevi immaginare>>
era vero.. dovevo aspettarmelo. La
calamita..
<< James, è successa una cosa due sere
fa>> dissi improvvisamente e
lo sentii agitarsi. << Cosa Bella??>> chiese
preoccupato.
<< Edward è venuto a casa mia per chiedermi
come stessi e.. mi ha..
baciato>> riuscii a dire e calò il silenzio
dall’altra parte del
telefono. << T- tu cosa hai fatto?>>
ecco il punto. Arrossi nonostante
non potesse vedermi.
<< Ho risposto al bacio. È stato..
stupendo>> confessai e lo sentii
sospirare. << E poi..?>>
<< Lo ho allontanato e gli ho detto che non era facile e
lui mi ha
risposto che ne è cosciente e che mi farà capire
alcune cose. Poi ha detto che
non si è assolutamente pentito di avermi baciato e che lo..
desiderava>>
non credevo nemmeno io alle sue parole.. << Non so perché, ma sento che
c’è qualcosa che non è
chiaro..>>
<< Lo penso anch’io. Sia lui che Alice mi hanno
detto che presto mi
racconteranno la verità>> << Chissà. Cosa ti fa star
più male?>> chiese apprensivo.
<< Riguardo cosa?>> << Tutto>> rispose
sicuro.
<< mi fa male sapere di non aver dato la
possibilità ad Edward di avere
una figlia, di vederla crescere passo dopo passo, parola dopo parola,
di
esserne geloso come lo è ogni padre, di prenderla sulle
spalle, di insegnarle
ad andare sulla bicicletta, di accompagnarla il primo giorno di scuola
e di
guardare storto i ragazzi che le prestavano anche solo un minimo
sguardo. Mi fa
male sapere di non aver potuto dare le stesse cose a
Renesmèe, e me ne rendo
conto soprattutto quando scherzano e ridono insieme, come amici.. ma in
realtà
non sanno che si stanno comportando come è giusto che sia..
come una figlia fa
con un padre.. e un padre con una figlia>> confessai
triste. << Bells non devi prendertela sempre con te
stessa! Hai avuto le tue
valide motivazioni e lui non si merita, anche senza saperlo, di avere
contatti
con sua figlia. Non pensare sempre agli altri e per favore, abbassa un
po’ la
tua maschera. Dimmi, ad alta voce, cosa fa soffrire te direttamente, e
no cosa
ti fa soffrire quello che subiscono gli altri>>
aveva ragione e
sembrava che stesse parlando la mia coscienza.
<< James.. la cosa che più mi fa male
è la consapevolezza.. che ho
negato, che ho nascosto fino ad ora, per paura di soffrire.. ancora..
di
più>> non riuscivo a dirlo.. << Quale consapevolezza? Dilla ad alta voce e
solo nel momento in cui
lo farai.. diventerà reale>> aveva
ragione ma avevo comunque paura..
di renderlo ancora più reale di quanto già fosse.
<< Io.. io..>> balbettai. Mi interruppe. << Tu...?>> mi
incitò.
<< Io lo amo ancora James. Io sono ancora, peggio di
quindici anni fa,
totalmente e incondizionatamente innamorata di lui>>
dissi finalmente,
liberandone. Ecco, finalmente lo avevo detto e in quello stesso
istante,
mentalmente, detti ragione a James. Nel momento in cui lo dissi, tutto
diventò più
reale e la consapevolezza aumentatò ancora di
più, era al massimo. Ora ne ero
veramente convinta, lo amavo ancora, forse peggio di quanto lo amassi
prima.
Ogni giorno lo amavo sempre di più..
<< Sul serio?>> sobbalzai al suono di
quella voce che mi distrasse
dai pensieri e che mi fece, immediatamente, gelare il sangue nelle
vene. Mi
girai e non mi ero assolutamente sbagliata.
Oh Caz*zo
SPOILER
<<
Allora.. dimmi perché lo hai fatto.. Dici di amarmi, ma
anche io ti amavo.. e
non ti ho mai tradito, mai!>> sussurrai e vidi nei suoi
occhi la
tristezza, la stessa che si rispecchiava in me. scosse il capo e io
risi amara.
<< Sai cos’è Edward? tu ed Alice non
fate altro che dirmi di dover
aspettare e che prima o poi lo verrò a sapere. Ma cosa?
Perché non me lo dici e
chiudiamo la faccenda? Sai, abbiamo entrambi trentacinque anni, siamo
maturi
e..>> fui interrotta dalla voce di mia figlia che mi
chiamava.
Eccomi!! viva, vegeta e tornata già da qualche giorno dalla Sicilia!! Buonasera mie care ^^
sì, stasera non sono uscita!! OMG! Mary che non esce il sabato sera?? Eresiaaaa!! purtroppo la mia "compagnia" era impegnata e sono rimasta da sola.. le intenzioni erano quelle di studiare.. ma non ce la faccio .-.
HO 3 COSE IMPORTANTI DA DIRVI.. MA CHE VI DIRO' ALLA FINE DI QUESTO CAPITOLO PERCHE' ALTRIMENTI NON LEGGERETE XD
Ci leggiamo giù!!
P.S. Dedico questo capitolo a _MiSS CuLLeN_ e a SweetCulle.. alias Athena e Rò!!
Athe grazie x aver postato al mio posto *me si inchina*
ed ora.. CAPITOLO... bombaaa!! :P
CAPITOLO 17
La sfortuna??
Filosoficamente dicono che sia il contrario della buona sorte; è una delle tante strade del destino, che tu decidi di intraprendere e ti imbatti in lei.. nella sfortuna. Puoi sempre avere due scelte nella vita, ma è destino che tu ne prenda una, e a volte ti capita quella sfortunata, che non porta nulla di buono, anzi.. tutt’altro.
Religiosamente, dicono che non sia una cosa del tutto negativa, ma è qualcosa che ci aiuta a vivere e a compiere le nostre scelte, ad imparare meglio a vivere. Come dice l’antico proverbio: sbagliando si impara. Quindi la sfortuna potrebbe portare anche alla fortuna. Ma non esistono questi concetti, perché già vivere è una grande fortuna, niente più importa.
Praticamente, invece, la sfortuna sono io in persona.
Ecco, niente giri di parole o concetti da imparare a memoria e ripetere, semplicemente basta indicare una persona, e quella sono io. Ma dico io, tra tante volte che lo potevo dire, proprio adesso che c’era Edward dietro ad ascoltarmi.
Ero rimasta imbambolata a guardarlo dopo la sua entrata in “scena”. Non sapevo cosa rispondere. non avrei potuto rispondere.. Oh no Edward, hai sbagliato a sentire, io in realtà ho detto “lo chiamo ancora” e che sono ancora totalmentee incondizionatamente innamorata del mio telefono. Nemmeno il più deficiente tra i deficienti ci avrebbe creduto, quindi passiamo alla seconda opzione.. Edward cosa hai sentito? Mi dispiace ma mi rivolgevo a un altro uomo, di cui me ne sono innamorata quindici anni fa dopo averti lasciato. Ecco, forse adesso oltre a darmi un posto come professoressa, mi avrebbero dato un posto anche come scrittrice.. di libro di barzellette. Quindi, passiamo all’altra.. Quale altra? Dirgli la verità? Che lo amo ancora? Senza confini e che non l’ho mai dimenticato..? sono troppo orgogliosa, ma l’orgoglio.. dove mi porterà? Sarebbe molto meglio se mi affidassi al mio destino, aspettando di scegliere casualmente la strada sfortunata, che mi avrebbe portato altro dolore..
Ritornai con i piedi per terra e ritrovai ancora quegl’occhi, simili a delle pozze d’acqua di mare illuminata dai teneri raggi del sole. E di nuovo i nostri sguardi si scontrarono.. verde contro marrone.. marrone contro verde..
Non riuscivo a riappropriarmi del controllo muscolare della mia bocca e della mia lingua e perciò non riuscivo a dire una sillaba, una vocale, una consonante. << Bells? Bells?>> intanto James continuava a chiamarmi per telefono, ma nemmeno per lui la mia bocca si muoveva. Vidi Edward fare un passo verso di me, titubante ma lo fece. Ora si trovava di fronte a me, ad un palmo dal viso. Potevo benissimo sentire il suo respiro solleticarmi la pelle del viso e chiusi gli occhi aspirando il suo dolce profumo, che tanto mi era mancato. Riaprii gli occhi e lo ritrovai ancora più vicino.
<< Ridillo>> disse improvvisamente e io rimasi sbalordita da quella richiesta. Cosa gli avrei mai potuto dire.
<< Ti prego, dillo di nuovo..>> sussurrò avvicinandosi ancora di più. << Bells, Bells. Ci sei?? Ma chi parla con te? Ehi!>> James continuava a chiamarmi per telefono e Edward sentì la sua voce. Mi tolse il telefono dalle mani e stacco la comunicazione, mettendomi il cellulare nella tasca del jeans. Nel momento in cui sfiorò la mia gamba, ebbi un sussulto, e l’obbligo di sgridarlo per aver chiuso il telefono in faccia a James scomparve, lasciandolo in secondo piano.
<< ridimmelo.. ti prego>> continuò ed io scossi il capo.
<< se lo hai detto una volta, puoi rifarlo>> suggerì. Scossi di nuovo il capo, sorridendo amara.
<< E’ diverso..>> riuscii a dire, con la voce che mi tremava.
<< Perché?>> mi chiese e sapevo dove voleva arrivare. Feci per allontanarmi, ma mi prese per un polso e mi avvicinò a lui, incollando le sue labbra alle mie. Nel momento in cui accadde, non sapevo nemmeno io cosa stesse accadendo, l’unica cosa certa è che scollegai il cervello e feci quello che volevo fare da tempo. Inizialmente era un semplice sfioramento di labbra, poi dolci baci a stampo, fino a quando chiese il permesso per poter entrare, che ben presto gli diedi, dando inizio a un dolce ma nello stesso momento passionale bacio. Quel bacio era pieno di urgenza di sentire l’altro.. dopo tanto tempo. le sue mani si poggiarono sui miei fianchi, attirandomi maggiormente a se. Le mie mani, presi da una vecchia abitudine, si immersero nei suoi capelli, nei suoi soffici e disordinati capelli; li strinsi e lo avvicinai a me come a voler diventare un’unica persona. Un sua mano si poggiò alla base della mia schiena, avvicinandomi ancora a lui, fino a far combaciare perfettamente i nostri corpi, incastrati l’uno nell’altro, come era da tempo che non facevano.. Intanto il bacio era diventato sempre più passionale ed entrambi non sembravamo dell’idea di staccarci. Iniziò a camminare senza che io potessi vedere dove stava andando, fino a quando sentii la mia schiena poggiarsi contro qualcosa che individuai un auto, forse la mia auto. ero incastrata tra quest’ultima e lui, attaccato perfettamente al mio corpo. Le sue mani iniziarono a sfiorarmi e ad accarezzarmi, fino a quando trovarono un lembo di pelle scoperto dalla maglietta che si era alzato; lentamente la sfiorò facendomi rabbrividire, non dal freddo, ma dal gesto. Io avevo ancora le mani immerse tra i suoi capelli quando lui si stacco dalle mie labbra per farmi respirare, e scese lentamente sul mio collo, continuando a baciarmi. ricordava che quello era un mio punto debole.. e per questo rabbrividii per l’ennesima volta.
<< Edward..>> mi scappò di bocca un sussurro intitolato dal suo nome e lo sentii sorridere sul mio collo. Lentamente, senza staccare le labbra dalla mia pelle, risalì fino a ritornare sulle mie labbra, iniziando a darmi una marea di baci a stampo.
<< Ti amo>> mi disse tra un bacio ed un altro, e io istintivamente mi bloccai e la consapevolezza ritornò in me. feci scivolare le mie mani sulle sue spalle e lui se ne accorse. Si allontanò per guardarmi negl’occhi. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
<< Cosa hai detto?>> chiesi meravigliata e non sapevo se piangere, ridere, disperarmi, scappare o rimanere e continuare a fare quello che stavamo facendo. Il suo sguardo intenso mi perforò l’anima. Si avvicinò maggiormente, per guardarmi meglio.. ancora più profondamente di quanto già stesse facendo.
<< Ti amo>> ridisse. Involontariamente, mi feci spazio e mi allontanai da lui. Iniziai a camminare avanti e indietro e sentivo il suo sguardo attraversarmi, osservarmi incuriosito. Mi avvicinai a lui maggiormente, proprio come aveva fatto lui prima.
<< Non puoi dirmelo>> dissi decisa scuotendo la testa. Lui si accigliò.
<< Perché?>> chiese confuso. Scossi ancora il capo.
<< Non puoi, non puoi>>
<< Perché? Tanto tempo fa ti piaceva>> disse sorridendomi e cercando di avvicinarsi, mi scostai.
<< Appunto.. tanti anni fa..>> sussurrai e lo vidi bloccarsi.
<< Hai qualcun altro?>> chiese impaurito.
<< No, certo che no!>> risposi immediatamente.
<< E allora perché? io ti amo, ti ho sempre amata e non ti ho mai dimenticata, mai! in questi quindici anni, ogni giorno sei stata il mio pensiero fisso, il primo di quando mi sveglio la mattina e l’ultimo di quando mi addormento la sera. Durante la giornata non faccio che pensare a te e la notte ti sogno. Bella... io ti amo.. io... ti amo>> disse con un’intensità tale che sembrava.. non so nemmeno io cosa sembrava. Sembrava sincero, ma non volevo ricascarci. Non volevo soffrire di nuovo, ancora. Ne avevo passate già troppe e lui mi stava ancora mentendo. Lo aveva fatto quindici anni prima, lo avrebbe rifatto.. e mi stava solo usando. Una lacrima scappò dai miei occhi e brillò alla luce del sole, come a volerla accentuare. Edward la notò subito, e appena la vide mi si avvicinò stringendomi a sé. Catturò la mia lacrima con le labbra.
<< Se mi ami perché mi hai tradita?>> riuscii a dire per la prima volta da quando ci eravamo rivisti. Finalmente, ne avevo avuto la forza e il coraggio. Le sentii irrigidirsi e mi guardò.
<< Bella..>> sospirò. Mi scostai da lui scuotendo il capo. Risi amara.
<< No Edward, se tu mi avessi davvero amata, non avresti fatto quello che hai fatto, non mi avresti tradita..>> sussurrai e un’altra calda lacrima scivolò dai miei, ormai bagnati, occhi. Cercò di avvicinarsi ma io feci un altro passo indietro, volevo allontanarmi da lui. Mi asciugai la lacrima con le dita e ripettette il gesto di prima, ma io mi scostai di nuovo.
<< Bella io non ti ho tradita!>> disse delicatamente, voleva mantenere la calma. Risi di nuovo amara, scuotendo il capo.
<< Ti ho visto a letto con una donna nuda! Non puoi negare l’evidenza!>> urlai disperata. Di nuovo un suo passo e di conseguenza un mio.
<< No, Bella! No! Io ti amo!>> urlò.
<< Ma mi hai comunque tradita.. Forse non è amore Edward..>> sussurrai affranta.
<< Ah no?! Le farfalle allo stomaco come uno sciocco adolescente, cosa sono?! Le lacrime che scendono quando ripenso ai momenti insieme?! Queste parole che nascono spontanee dal mio cuore.. per te, solo per te>> si giustificò.
<< Ma tu mi hai tradita!!>> urlai di nuovo.
<< Io non ti ho tradita!>>
<< Basta! Non puoi continuare a negarlo. Basta! Io non voglio più soffrire per te, mai più. Non posso, non reggerei. Basta Edward!>> dissi e girai le spalle per andarmene, quando lo sentii urlare.
<< Ti amo! È una giustificazione banale ma sincera!>>. Mi bloccai. Non sapevo se continuare a camminare facendo finta di niente, o girarmi e correrlo incontro per incollare le mie labbra alle sue. Avrei potuto fare un’altra cosa oltre a questo, e mi sembrava l’unica cosa giusta da fare in quel momento. Mi girai e lo guardai, di nuovo. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
<< Allora.. dimmi perché lo hai fatto.. Dici di amarmi, ma anche io ti amavo.. e non ti ho mai tradito, mai!>> sussurrai e vidi nei suoi occhi la tristezza, la stessa che si rispecchiava in me. scosse il capo e io risi amara.
<< Sai cos’è Edward? tu ed Alice non fate altro che dirmi di dover aspettare e che prima o poi lo verrò a sapere. Ma cosa? Perché non me lo dici e chiudiamo la faccenda? Sai, abbiamo entrambi trentacinque anni, siamo maturi e..>> fui interrotta dalla voce di mia figlia che mi chiamava.
<< Mammaaaa>> ispirai forte e mi girai verso Renesmèe che mi guardava. Le feci segno di star per arrivare e ritornai ad Edward.
<< Mi sono scocciata, Edward. io al mio fianco voglio una persona sincera, che mi ami, che si prenda cura di me e di mia figlia, e no una persona che ha ancora voglia di scherzare e che continua a mentirmi>> mi girai e lo lascia lì, senza aspettare una sua risposta. Respiravo leggera, come se mi fossi torta un grosso peso da sopra allo stomaco, un peso che si poggiava da ben quindici anni.
Mi ero stancata di sentirmi essere presa in giro. Lui continuava a negare l’evidenza, ed era la cosa che più mi dava fastidio. Certo, l’atto in sé e per sé era molto di più, ma mi chiedevo: perché negare quando io avevo visto con i miei occhi lui affiancato da una ragazza nuda? Era da stupidi, eppure lui persisteva e non mollava. Perché? Mi bloccai quando sentii la sua voce a circa sei metri di distanza.
<< Sabato sera. Vieni a cena con me>> mi girai con accigliata.
<< Scusa?>> ma che si stava bevendo il cervello?? La mia convinzione che avesse battuto la testa, adesso era molto più forte.
<< Ti sto invitando a cena.. per parlare>> mi si bloccò il respiro. Io e lui.. insieme?? Non riuscivo a pescare una scusa valida per rifiutare, così risposi sinceramente.
<< Non credo che dopo questa sceneggiata, sia coerente andare a cena insieme>> in effetti non poteva chiedermi di uscire insieme, dopo aver appena litigato. Okay, era matto!
<< Hai detto che ti sei scocciata di sentirti dire poi, poi, poi? Bene! Sabato sera ti darò tutte le risposte che vuoi. Però dobbiamo parlare in tranquillità, soli e calmi>> era quello che volevo no?? Risposte! E se avrei accettato, le avrei avute.. molto probabilmente. Ma sapevo che Edward manteneva la parola.. in quasi tutte le circostanze. Era un gentiluomo in fondo, anche se quello che aveva fatto non era nobile. Però c’era una parte di me che pensava e credeva che lui stesse dicendo la verità, una verità che io non conoscevo e che forse si nascondeva dietro quei forse suoi e di Alice. La testa mi scoppiava per le tante domande che mi vorticavano in testa, e la soluzione non era un aspirina, ma delle risposte che forse Edward mi avrebbe dato.. se avessi accettato.
Quindi l’unica cosa da fare in questo momento era dare una risposta, una risposta per lui, e una risposta che ne avrebbe portate a me.
<< Va bene>>
OMMIODDIOOOO.. Ma avete letto cosa ha scritto quella pazza dell'autrice di questa storia?? O_O
Non è stata cattiva.. suuu!! forse vi aspettavate qualcosa di diverso.. ma è quello che le mie mani hanno voluto scrivere u.u
passiamo alle 3 cose da dire..
1) scusate i continui ritardi... avevo promesso di non farne più ma ho fallito!! ma purtroppo come molte di voi sapranno.. questo è l'ultimo periodo scolastico = il periodo più brutto di tutto la'nno!! sto studiando come una matta e non ho tempo da dedicare ai capitoli che tra l'altro sono finiti (quelli che avevo a disposizione.. che erano già scritti)!!
2) Come già detto.. i capitoli a disposizione sono finiti e non ho tempo di scriverli.. non in questo periodo in cui sono piena fino al collo!! quindi.. per il prossimo capitolo se ne parla tra circa 2 settimane!! farò del mio meglio.. promesso!! scusate ancora.. scusate scusate scusate!!
e 3) metto un piccolo spoiler di quel poco che ho scritto del capitolo successivo a questo!! spero vi piaccia e che continuate comunque a seguirmi!! un bacio ^^
Parcheggiai e mi avviai all’ingresso, dove c’era lui con due valige e un borsone ai suoi piedi. Appena mi vide, sorrise leggermente, poi però tornò serio e portò le braccia conserte al petto e un piede che sbatteva ininterrottamente a terra. con le mani congiunte, mi avvicinai.
<< Scusa, scusa, scusa. Non è stata colpa mia, ma della sveglia>> cercai di giustificarmi, alche scoppiò in una fragorosa risata. Aprì le braccia.
<< Non vuoi salutare il tuo nuovo vicino?>>
Ohhhhh miracolooo!! posto anche quiiii U_U
bene.. vado al sodo!!
scusate se non ho risposto alle recensioni ma lo studio mi ha rubato un sacco di tempo.. ma finalmente x me la scuola è finita!! oleeeeee!!
bene...
vi lascio al capitolo!!
a prestoooo!!
un bacione e grazieeee ^^
non ho messo lo spoiler perchè devo finire di scrivere il successivo capitolo .-. pardon!!
CAPITOLO 18 << stai cercando di convincermi a dirti di no?>>
<< Assolutamente no>> <>
<< E’ che forse hai bisogno di tempo. in fondo ti sto chiedendo un favore da fare il primo giorno che arrivi..>> << E quindi??>>
<< Forse vuoi riposare>> << Riposerò sull’aereo>>
<< e non devi sistemare casa tua??>> feci gli occhi a cucciolo anche s non poteva vedermi. << Stai facendo gli occhi a cucciolo, per caso?>>
<< Ma come diavolo..?>> mi interruppe. << Ti conosco, più di quanto ti conosca lui>>
<< tu dici?>> lo provocai. << Certo! anche se in quel senso, ti conosce di più lui>> rise come un cretino.
<< Vuoi un applauso?>> chiesi e scoppiai io a ridere quando sentii la sua risata interrompersi. << Non sarebbe male>>
<< James, sul serio.. sicuro??>> << Si Bells. Sabato sera, mentre tu ti divertirai col tuo ex, io baderò a tua figlia. Non ti preoccupare. Vai.. tranquilla>>
<< Tranquilla!! Aggettivo appropriato>> << Oh, non fare la saputella>>
<< Ma io lo sono>> << Sei tu quella che vuole un applauso adesso??>>
<< Va bene. Allora Renesmèe starà con te>> << Comunque sono ancora arrabbiato con te>>
<< Ei, non ho staccato io il telefono!>> << Ma avresti potuto sgridarlo>> il suo tono di voce sembrava quello di un bambino.
<< Mi ha tenuta.. impegnata>> sussurrai arrossendo, nonostante fossi sola. << E ci è riuscito. Quindi lui è più importante di me!>> Lo era?
<< Non dire stupidaggini! Sei più importante tu, e lo sai>> << si, si, certo!>>
<< Su dai! Vai a preparare le ultime cose adesso, che domani hai un aereo da prendere!>> << Va bene.. ma la questione non termina qui>> risi.
<< va bene. A domani James. Ti voglio bene>>
<< Anche io>> staccai il telefono. Domani era sabato e James sarebbe tornato, per sempre. Non era nemmeno arrivato che gli avevo chiesto un favore per telefono. Nonostante Renesmèe avesse quattordici anni, non mi andava che rimanesse a casa da sola, quindi sarebbe stata con lui. Lei non sembrava essere molto d’accordo, ma io non volevo che rimanesse da sola. Sarebbe potuta rimanere dai miei, ma poi ci sarebbe dovuta restare fino a mattina, poiché non sapevo a che ora sarei tornata. Quindi, visto che James doveva alloggiare per qualche giorno a casa mia mentre la sua non veniva attrezzata dei suoi vecchi mobili e ripulita dalla sottoscritta, ne avrei approfittato.
<< Mamma vado a fare la doccia>> sentii mia figlia urlare dal bagno e io risi. Uguale a sua zia Alice.
<< Va bene>> risposi con lo stesso tono di voce, scuotendo il capo incredula. Infornai le patate e misi il pollo a riscaldare. Stasera avevo fatto il piatto preferito di Renesmèe: pollo con patate; certo avrebbe preferito le patatine fritte, ma avevo dimenticato di comprarle e mi annoiavo di tagliuzzare le patate, più che altro avevo paura di farlo, viste le esperienze.. non lo facevo molto spesso. Risi al ricordo..
INIZIO FLASHBACK << Mi cucini il mio piatto preferito stasera?>> mi aveva chiesto facendo la faccia a cucciolo. Avevo scosso il capo. << Dai>> aveva insistito come un bambino. << Dove lo vado a prendere il pollo?>> gli chiesi. fece spallucce. << In frigo, o nel congelatore. Non lo so dove si tengono queste cose>> scoppiai a ridere. << Sicuro che i tuoi siano usciti?>> gli chiesi. Non volevo rischiare di entrare a casa sua e trovarmeli davanti. Lui aveva sbuffato. << Sì, mio padre aveva una cena di lavoro e naturalmente mia madre lo ha accompagnato. Alice è uscita con Jasper ed Emmet è andato al bowling. Abbiamo la casa tutta per noi. Faranno tutti tardi..>> disse malizioso. Sorrisi . << E vada per pollo e patatine!>> acconsentii e lui per festeggiare mi diede un bacio.. e che bacio! Dopo mezz’ora eravamo a casa sua, avevamo controllato che non ci fosse nessuno e così era. In effetti era venerdì sera, normale che fossero tutti fuori! Anche io volevo uscire, ma Edward me lo aveva vietato. Diceva che potevo rischiare di prendere una ricaduta visto che erano solo due giorni che la febbre mi era passata. Quindi avevamo organizzato la cena a casa sua. Fortunatamente il pollo c’era e dopo aver preparato il tutto, lo avevo infornato. Mi mancavano le patatine, ma avevo controllato nel congelatore e non c’erano. << Mi sa che stasera ti dovrai accontentare di patate al forno, anziché di patatine fritte>> lo avvertii e lo vidi strabuzzare gli occhi, facendomi scoppiare a ridere. << Perché?>> si lamentò e sembrava che volesse scoppiare a piangere. << Le patatine non ci sono>> dichiarai e lo vidi tuffarsi nel congelatore per controllare. risi come una pazza. << Non è possibile. Tu non le puoi fare?>> mi chiese facendo sempre la faccia a cucciolo. << Mi scoccio>> continuò con quella faccia, sporgendo il labbro inferiore e sbattendo le palpebre forte, facendo lampeggiare il verde dei suoi occhi. << E va bene!>> << Grazie, grazie, grazie. Ti amo!>> rispose prendendomi in braccio e facendomi girare. << Mi ami per questo?>> gli chiesi e lui di tutta risposta mi fece sedere sul piano da cucina, diventando serio. << Mm, diciamo soprattutto per questo..>> gli diedi uno schiaffo sul petto, ma sembrava che non se ne fosse proprio accorto tanto che mi diede un bacio, iniziato in modo casto ma diventato tutt’altro. iniziò ad accarezzarmi i fianchi e il collo, facendomi rabbrividire e mugolare dal piacere. << Credo che sia il caso di smetterla>> lo avvertii. << mm mm>> << Se vuoi le patatine smettila>> non si fermò nonostante la minaccia. << Ma è proprio quello che voglio>>. sussurrò malizioso. << Edward!>> lo sgridai, spingendolo e scendendo con un salto dal ripiano. Prima che potessi perdere l’equilibrio, Edward mi prese per i fianchi e avvicinò il suo viso al mio. << Ti amo, patatina>> << Ti amo, golosone>>. Sospirando scocciata, mi allontanai e presi il coltello per iniziare a tagliare le patate ormai già lavate e sbucciate, dovevo solo tagliarle a striscioline, proprio come quelle confezionate. Ne avevo tagliate già due, cioè la metà. Iniziai a tagliare la terza patata e per alzare il volto per vedere che stesse combinando Edward, mi tagliai un dito. << Ahi!>> esclamai, guardandomi il dito. Era un leggero taglio, ma il sangue iniziò comunque ad uscire. << Oh ca**o!>> << Amore che è successo?>> mi chiese Edward dietro di me. si affacciò per vedere che fosse successo, e appena vide il sangue mi spostò per mettersi di fronte a me. le mie orecchie avevano iniziato a fischiare e le mura della cucina a girare. Avevo sbattuto gli occhi per cercare di ritornare a prendere il controllo di me stessa. << Amore, guardami! Respira! Non è niente, è solo un po’ di sangue>> iniziò a rassicurarmi Edward, ma io continuavo a sentire l’odore di ferro e sale mischiati nell’aria. Sentii la forza mancarmi nelle gambe e un conato di vomito arrivare. Lo ricacciai. Prima che potessi sbattere a terra, Edward mi prese in braccio e mi poggiò sul divano lì vicino. Lo sentii allontanarsi e poi tornare con qualcosa di freddo e bagnato che mi aveva appoggiato sulla fronte. Poi iniziò a toccare il mio dito e pulirlo dal sangue per poi avvolgerlo in qualcosa di appiccicoso, probabilmente un cerotto. La vista era tornata quella di prima e anche il fischio all’orecchio era passato. << Amore stai bene?>> mi chiese preoccupato. annuii. Dopo pochi minuti riuscii ad alzare il capo e a guardarlo mentre rideva e scuoteva il capo. << Per un po’ di sangue>> disse e io misi il broncio. << Al diavolo le tue patatine!>> scoppiò a ridere facendomi arrabbiare ancora di più, imbarazzata e rossa in viso. Mi alzai ma subito mi riprese per i fianchi e portato ad aderire con la schiena al suo petto, mentre le sue labbra raggiunsero il mio lobo, iniziando a torturarlo. scese sul mio collo e iniziò a lasciare una scia infuocata di baci, facendomi rabbrividire. << Edward..>> non riuscii a trattenere un ansito e il suo nome.. << Mi perdoni?>> mi chiese continuando a torturarmi e dopo aver aggiunto le sue mani sotto la mia maglietta. annuii. << Allora.. mi perdoni?>> richiese. Voleva una risposta per voce. << Sii>> un ansimo uscì dalle mie labbra. Mi girò e poggiò le sue labbra sulle mie. Camminò portandomi all’indietro, fino a quando incontrai il divano e caddi all’indietro con lui a dosso. risi. Lentamente mi tolse la maglietta e io feci lo stesso con lui. continuammo quel lento, piacevole ma nello stesso momento straziante gioco, fino a quando sentii la sveglia del forno annunciare che il pollo era pronto e che probabilmente tra poco sarebbe bruciato. Mi alzai di scatto, imprecando e raggiunsi il forno, spegnendolo e cacciando il pollo. << Non farò mai più le patatine io, ma soprattutto non mi farò più distrarre da te!>> dissi dopo, incrociando le braccia al petto coperto dal solo reggiseno. Mi guardò ridendo malizioso e avvicinandosi pericolosamente, mentre iniziava a parlare. << Ma visto che avevamo già iniziato a distrarci, che ne dici di finire?>>
FINE FLASHBACK
Drin drin. Sobbalzai al suono della sveglia del forno.. di nuovo. Sempre accadrà che la mia casa prenderà a fuoco a causa delle patate nel forno. Le tirai fuori e le misi sul ripiano di marmo nero della cucina, per lasciarle raffreddare un po’. Cacciai anche il pollo e lo divisi, mettendolo nei piatti. Sistemai la tavola, e dopo aver messo anche le patate nei piatti, li misi sulla tavola. Nello stesso istante sentii Renesmèe uscire da camera sua e raggiungermi in cucina. Aveva i capelli bagnati. La guardai incrociando le braccia al petto.
<< Renesmèe Carlie Swan perché non hai asciugato i capelli?>> così rischiava di farsi venire la febbre..
<< Scusa mamma, ma non ho avuto tempo. appena finiamo di mangiare li vado ad asciugare. Promesso!>> rispose facendomi l’occhiolino. Scossi il capo ridendo. Ci sedemmo e mangiammo tutto, interrotta solo dagli apprezzamenti continui di mia figlia. Appena finimmo si congedò con la scusa dei capelli, e io rimasi da sola a sistemare la cucina. Mi annoiavo a morte a farlo da sola, così accesi la televisione e misi MTV, e a ritmo della musica sistemai la cucina. Appena finii andai in camera di Renesmèe per vedere perché tardasse, mala vidi addormentata ai piedi del letto. Poverina.. era stanchissima, la scuola la stancava tanto. Mi avvicinai e cercando di non sballottolarla troppo, la misi sotto alle coperte, lasciandole un bacio sulla fronte e accarezzandole una guancia. Spensi la luce della lampada e socchiusi la porta.
Dopo essermi fatta una doccia, andai a letto e subito Morfeo mi rapì.
Scaraventai la sveglia a terra che continuava a suonare, anzi trillare ripetutamente senza mai fermarsi e senza che le pile si scaricassero. Non dormivo così tranquillamente da.. da.. da anni, accidenti! Mi girai e vidi sulla sveglia l’orario che segnava le sette e un quarto, e la data che mi avvisata che oggi era sabato. Ma allora perché accidenti avevo messo la sveglia?? Un moto di consapevolezza si fece largo nella mia mente, come le persone che corrono e si fanno spazio tra la folla per passare. Con gli occhi fuori dalle orbite e col cuore a mille, mi alzai dal letto e iniziai a correre per tutta la casa. Da quanto tempo suonava la sveglia? Probabilmente da mezz’ora e io avevo continuato a staccarla. mi lavai in fretta i denti e il viso, ritornai in camera mia e indossai le prime cose che mi capitarono tra le mani: un normale jeans e una maglia a collo alto blu; le converse e ricorsi nel bagno per coprire con l’affidabile correttore quelle imperfezioni che si creavano la notte sul mio viso, molto più presenti di mattina, appena sveglia: le occhiaie. Presi di corsa il cappotto, le chiavi e la borsa. scrissi un veloce biglietto a mia figlia e mi catapultai in macchina. In mezz’ora ero davanti all’aeroporto con un quarto d’ora di ritardo. Parcheggiai e mi avviai all’ingresso, dove c’era James con due valige e un borsone ai suoi piedi. Appena mi vide, sorrise leggermente, poi però tornò serio e portò le braccia conserte al petto e un piede che sbatteva ininterrottamente a terra. con le mani congiunte, mi avvicinai.
<< Scusa, scusa, scusa. Non è stata colpa mia, ma della sveglia>> cercai di giustificarmi, alche scoppiò in una fragorosa risata. Aprì le braccia.
<< Non vuoi salutare il tuo nuovo vicino?>> mi chiese e nello stesso istante mi buttai nelle sue braccia. Non mi ci buttai come una scimmia, come facevo sempre e come lui si aspettava che facessi, ma lo semplicemente abbracciai, forte, perché volevo sentire il calore del suo corpo vicino al mio, e la stretta ferrea e protettiva delle sue braccia attorno a me. lui ricambia l’abbraccio e io affondai il volto nel suo petto, beandomi del calore di una persona di cui non avrei mai e poi mai dubitato e che di certo, non mi avrebbe mai abbandonata e delusa. Forse passarono minuti o ore, ma appena ci staccammo un sorriso nacque sul volto di entrambi.
<< Mi sei mancata scimmietta>> sussurrò facendomi ridere. Misi il broncio e incrociai le braccia sotto al petto.
<< Non sono una scimmia>> mi lamentai con lo stesso tono di una bambina capricciosa. Rise e scosse il capo.
<< Non so come tu possa avere una figlia quando la prima bambina sei tu>> già.. forse perché avevo avuto una figlia da.. praticamente troppo presto. Sorrisi debolmente e lui se ne accorse. Mi accarezzò il viso. << Scusa non volevo>> si scusò ma io gli sorrisi. Presi il borsone tra le mani. << Andiamo?>>.
I primi dieci minuti di viaggio furono tremendamente silenziosi. Non sapevo per quale motivo ma mi sentivo in imbarazzo nei confronti di James. Con lui non c’era mai stato nessun tipo di imbarazzo e invece adesso.. Era come se qualcosa non andasse. Sia da parte mia che da parte sua. Sospirai. La mia testa ad un certo punto avrebbe iniziato a chiedere risarcimento danni per le mille domande che mi ponevo mentalmente.
<< Pronta per questa sera?>> fu lui a interrompere quel fastidioso silenzio. Feci finta che tutto fosse normale. Lo guardai alzando un sopracciglio. << Capito..>> disse e il silenzio ritornò. Era straziante. Basta.
<< Jam è successo qualcosa?>> gli chiesi preoccupata. Sì, anche io ero silenziosa. Ma di solito era lui quello che cercava di alzarmi il morale, che interrompeva gli imbarazzanti silenzi e tutto il resto. Mentre stavolta..
<< No, nulla>> rispose neutro. Mi avvicinai a lui stando attenta a non distrarlo dalla guida. Avevamo litigato nel parcheggio dell’aeroporto per chi avesse dovuto guidare. Alla fine aveva vinto lui. Ma per pura generosità.
<< Jam mi devi dire la verità. Almeno tu... ti prego>> sospirò.
<< E’ proprio questo il punto Bells>>
<< quale punto?>>
<< La sincerità. Nessuno è sincero con te a parte me. tutti ti continuano a dire “capirai”, continuano a mentirti, a tenerti sulle spine, stressata, indecisa se dire la verità o no. Ma nonostante tutto nessuno ti prende e ti sbatte in faccia la verità. Continuano a negare che lui non ti abbia tradita ma tu lo hai visto con i tuoi occhi, accidenti! C’è qualcosa sotto. Troppi misteri da parte di lui e della sua famiglia, ma... ma nessuno ti dice la verità. Bella se questa sera dovesse succedere qualcosa..>> lo bloccai.
<< Che dovrebbe succedere?>>
<< Se dovessi rimanere delusa di qualcosa, se verresti a scoprire qualche esilarante verità, tu ricadresti nello stato di depressione di quindici anni fa. non ne usciresti più. Vivresti solo per tua figlia. Ti conosco Bella.>> ero sorpresa da quelle parole. Ma non potevo permetterlo.
<< Non cadrò in uno stato di depressione!>>
<< Oh si che lo farai. >>
<< L’ho passata. Amo Edward ok? Ma l’ho passata. Non posso piangerci per tutta la vita>> annuì.
<< lo spero. Perché altrimenti non risponderei più delle mie azioni>> appoggiai la testa sulla sua spalla.
<< Grazie James. Grazie per esserci. Grazie di essere sincero. Grazie di.. tutto. Ti voglio bene>>
<< Anche io piccola mia>>.
Quando Renesmèe vide James, gli saltò letteralmente a dosso. Era felicissima di rivederlo e al solo pensiero che da oggi avrebbe vissuto come nostro vicino.. la elettrizzava. Mentre continuavano ad abbracciarsi e a chiacchierare su quello che era successo in quei giorni di lontananza, nonostante James lo sentivamo quasi tutti i giorni via telefono, io andai in cucina a preparare il pranzo. Non feci niente di particolare perché per quella sera avevo preparato l’impasto per la pizza. Sapevo che James andava pazzo per la pizza che sapevo cucinare io, ogni occasione era buona per chiedermi di cucinargliela. Apparecchiai la tavola e misi i piatti a tavola. Togliendo il grembiule che avevo messo per non sporcare i vestiti mentre cucinavo, mi avviai in salotto dove James e Renesmee continuavano a chiacchierare senza sosta. Ma prima di entrare in scena e annunciare che la cena era pronta..mi bloccai sulla soglia dietro al divano su cui erano seduti nel momento in cui mia figlia pronunciò il nome dei Cullen. sapevo che era sbagliato.. ma mi fermai ad ascoltare.
<< sono tutti simpaticissimi. Non avrei mai pensato che la mamma li conoscesse. Pensavo che non avesse amici di queste parti.. non me ne ha mai parlato>> sussurrò pensierosa.
<< Probabilmente non sono amici con cui ha un rapporto molto stretto e quindi non ha ritenuto necessario parlarti di loro..>> cercò di difendermi il mio migliore amico.
<< Sì.. probabilmente è così. Comunque sono simpaticissimi ed è impossibile non essere loro amici. sai Alice è la stilista della Belice!! La linea di vestiti che a me piace un casino. Presto mi porterà a fare un giro nel suo studio. Tra tutti però il più simpatico è il mio prof.. Edward>> mi si fermò il respirò. Il mio cuore prese a battere in un modo innaturale.. mai sperimentato. Era un misto tra paura ed emozione.. ma anche dolore e colpevolezza.
<< E’ fantastico! È bravissimo a suonare e mi sta dando delle lezioni di pianoforte fantastiche! Non avevo mai scoperto quanto mi piacesse suonare.. o meglio provarci. Poi è sempre pronto ad aiutare e mi fa divertite un mondo. se potessi.. sceglierei lui come padre. Secondo me sarebbe perfetto!>> sentii qualcosa solleticarmi la guancia. Portai le dita su quel punto e le sentii bagnarsi. Una lacrima era sfuggita al mio controllo.. Lei avrebbe voluto un padre come lui.. se avesse potuto scegliere avrebbe scelto.. suo padre.
<< Mamma! Che ci fai qui? stai piangendo?>> solo in quel momento mi accorsi di mia figlia che si era alzata ed era venuta di fronte a me. cercai di riprendere il controllo e le sorrisi. James ci raggiunse subito e scosse il capo nel momento in cui mi vide in volto. Poi sospirò e parlò.. salvandomi.. come sempre.
<< Ehi Bells!! Non mi dire che hai fatto le cipolle?!>> annuii e mi asciugai la lacrima.
<< Sì. Mi fanno.. sempre lo stesso effetto. Vado a sciacquarmi gli occhi con un po’ di sapone antibruciore. Torno subito>> senza nemmeno aspettare una risposta da parte loro, mi licenziai andando in bagno. Mi sciacquai il viso e dopo averlo asciugato mi guardai nell’enorme specchio. Mi guardai negl’occhi.. i miei occhi color cioccolato.. che a Edward erano sempre tanto piaciuti.. Stupida! Stupida! Stupida! Sei un’egoista Bella! Ecco cosa sei! Hai negato a tua figlia.. il padre che lei sceglierebbe se potesse. Glie lo hai negato per quattordici anni.. ormai è tardi per rimediare! Nessuno ti perdonerà se glie lo dirai!! Nessuno! E non potrai nemmeno lamentarti.. perché è quello che ti meriti!
Rimorso. Ecco cosa stavo provando. Solo un enorme rimorso. Per non aver detto a Edward quindici anni fa di aspettare un bambino.. il nostro bambino.. Rimorso per aver negato a mia figlia un padre.. E per aver negato a Edward una figlia.. Ero solo stata una stupida! Una stupida che aveva pensato solo a sé stessa!
James mi avrebbe detto che ero troppo crudele con me stessa.. e forse aveva ragione. Ma avevo comunque sbagliato.. e non mi sarei mai perdonato di questo. Le parole di mia figlia.. il desiderio di mia figlia era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Avevo negato una vita perfetta a colei che ho cercato di proteggere da tutto e da tutti fin dal suo primo battito al mio interno.. proteggendola dallo stesso padre.
Una domanda mi circolava nella testa.. una sola domanda che forse mi avrebbe perseguitata fino a quando non avrei avuto risposte concrete e non semplici supposizioni..
Se avessi detto ora a Renesmèe e a Edward tutta la verità.. come avrebbero reagito? Mi avrebbero mai perdonata??.. Ed era questo che mi bloccava più di tutto.. perdere entrambi.. ma soprattutto mia figlia per sempre.. lasciandomi ancora una volta.. sola..
Ecco che arriva il capitolo!! buongiorno e buona domenica a tutte!!
scusate il ritardo ma.. mancanza di ispirazione a go go -.-"
non dico niente di chè.. non c'è l'anteprima in fondo xke il capitolo non è stato ancora scritto.. provvederò ;D
un bacione e... commentate care!! <3
Quattrocentoventisette.. quattrocentoventotto.. quattrocentoventinove..
erano circa cinque minuti che contavo i battiti del mio cuore. Me ne stavo seduta sul letto con le mani sulle ginocchia a contare i battiti del mio cuore e a cercare di controllare il respiro. inoltre stavo cercando di ricordare come si dovesse respirare per controllare il panico. James mi aveva insegnato a respirare..
ispira..
espira..
ispira..
espira.. Calma Bella. Calmati. Devi solo uscire con..
con..
oh caz*zo!
Così non facevo che aumentare ulteriormente il panico. Dovevo calmarmi. Calma Bella. Calmati!
Quattrocentonovantatre.. quattrocentonovantaquattro.. quattrocentonovantacinque..
Il batacchio della porta mi fece sussultare e distrarre dal mio conto.
<< Avanti>> dissi cercando di riprendere colore. Mi sentivo incredibilmente pallida. La porta si aprì e scoprì un James affannato. Era appena salito.. sicuro..
si soffermò sulla soglia della porta della mia camera da letto a guardarmi. Cercai di sorridere. Ma dalla sua espressione capii che mi era uscita solo una smorfia.
Mi alzai e feci un giro su me stessa. Mi soffermai a guardarlo per aspettare un commento. Dopo nemmeno due secondi arrivò anche Renesmèe, che proprio come James, rimase ferma sulla porta a guardarmi.
<< perché avete quelle facce??>> chiesi preoccupata. Subito il mio sguardo si fermò sul mio corpo fasciato dal vestito che Alice mi aveva regalato proprio per questa occasione. Il vestito che avevamo comprato durante quel pomeriggio di shopping.. Cercai qualche nota negativa nel mio look.. ma non vedevo niente di negativo.. cioè.. non parlando modestamente.. ma sembrava che non tenessi nulla fuoriposto..
Forse i capelli?? Controllai e i boccoli che prima avevo sistemato alle punte dei lunghi capelli erano ancora intatti.. proprio come lo era il leggero trucco..
Ma allora perché quei due erano ancora fermi sulla soglia di camera mia a fissarmi come una sconosciuta??
Posai il mio sguardo su di loro.. si stavano guardando e poi tornarono a posare il loro sguardo su di me..
<< Wow>> dissero insieme facendomi ridere leggermente.
<< Sei stupenda Bella.. wow mi sorprendi.. non ti facevo così..>> ammiccò il mio migliore amico aggiungendo anche un occhiolino. Alzai un sopracciglio. Così come?? << Non fraintendere. Intendevo.. così elegante.. e.. stai proprio bene>> molto probabilmente, e anche stranamente, arrossi al complimento di James e lo ringraziai con un leggero sorriso. Guardai Renesmèe che ancora mi fissava ma cercava anche di trattenere un sorriso.
<< con chi devi uscire mammina??>> disse ironica facendo scoppiare a ridere James.
<< spiritosi!>> borbottai nervosa.
<< Sei bellissima mamma. Edward rimarrà senza parole. Ma esci solo con lui??>> Non le avevo detto niente di particolare. Solo che uscivo con Edward e company anche se non era vero. Uscivo solo con Edward e basta. Meglio che non venisse.. già.. a sapere..
<< No.. ci saranno anche gli altri. Serata tra adulti per ricordare i vecchi tempi>>
<< Mm.. non mi convince. Comunque sappi che hai tutto il mio appoggio>> disse facendo un occhiolino e scoppiando a ridere. Bene.. adesso anche mia figlia appoggiava suo padre.. perfetto!
<< parlando di cose serie. Non fare troppo tardi con James. Non mangiate schifezze e non guardate troppi film horror che so sicuramente che guarderete in mia assenza. Se hai.. avete bisogno di qualsiasi cosa chiamatemi senza porvi problemi>>.
<< Non ti preoccupare mamma.. c’è pur sempre un adulto qui>> scoppiai a ridere.
<< James non è adulto>> commentai.
<< Ma io non mi riferivo a lui>> scoppiammo entrambe a ridere mentre il detto interessato fece una smorfia.
<< che belle donne che mi ritrovo. Grazie per i complimenti>> inizialmente fece il finto offeso ma poi si unì anch’egli alle nostre risate. Mentre mi calmavo il mio sguardo si posò sulla sveglia del comodino. Le otto e tredici. Era il momento. Presi un lungo respiro e li raggiunsi vicino alla porta spegnendo la luce. andai in salotto e presi la borsa.
<< Mi raccomando.. fatemi trovare la casa intera>> li scongiurai e li vidi annuire.. seriamente. Oh povera me!!
<< Non ti preoccupare Bells.. è tutto sotto controllo! Tu và e.. divertiti>> titubò all’ultima frase e non seppi perché. O parlava seriamente conoscendo la mia situazione.. o si riferiva ad un doppio senso. Feci comunque una smorfia a quell’ultima parola sperando che mia figlia non se ne accorgesse.
Proprio mentre stavo per abbassare la maniglia della porta principale, sentii il campanello suonare. Lanciai un ultimo sguardo a James, l’unico che potesse o meglio.. che sapesse capirmi, e aprii.
Mi ero promessa di non comportarmi da adolescente perché ero una donna matura con una figlia e che doveva sistemare la situazione o meglio.. doveva provare a sistemare la situazione con il suo ex fidanzato nonché padre segreto di sua figlia. E invece.. adesso mi ritrovavo imbambolata davanti alla porta ad osservarlo. Indossava un jeans nero con una camicia bianca ricoperta da un panciotto nero e una giacca. I capelli ramati completamente ribelli e lo sguardo verde che assomiglia a fuoco. Un fuoco che mi stava studiando. In effetti.. sembrava avere lo stesso sguardo che avevo io su di lui. Mi stava osservando.
<< Ciao>> dissi spezzando quel snervante silenzio. Sbatté le palpebre e tornò a guardarmi con sguardo più consapevole.
<< Ciao>> rispose. Ok.. mi sentivo in soggezione e anche molto in imbarazzo. << Ehm.. andiamo??>> mi chiese e io annuii.
<< Prendo la borsa e vengo. Se vuoi.. accomodati>> arrivai subito in salotto e presi la giacca e la borsa sul divano per poi ritornare alla porta dove trovai Edward che salutava calorosamente Renesmèe e rivolgeva un << buonasera>> a un James abbastanza nervoso.
<< Andiamo??>> gli dissi raggiungendoli. Di tutta risposta annuì e salutò mia.. figlia. Io mi avvicinai a James e gli stampai un bacio sulla guancia che ricambiò non prima di avermi sussurrato all’orecchio << rilassati>>, e poi salutai Renesmèe ripetendo le precedenti raccomandazioni fino a quando quei due mi cacciarono praticamente fuori. Sentii Edward ridere piano.
<< Sei molto protettiva nei suoi confronti>> commentò iniziando a scendere quelle poche scale.
<< qualsiasi genitore lo è>> risposi nervosa. Lo saresti anche tu..
Da perfetto gentiluomo, quale era sempre stato, mi aprì lo sportello della macchina indicandomi gentilmente di salire. Io gli sorrisi per ringraziarlo e avvampai quando prima di chiudere parlò.
<< Sei bellissima stasera..>> Non risposi e lasciai che il silenzio sovrastasse la macchina nel momento in cui mise in moto. Il viaggio per non so dove fu, appunto, silenzioso e avvolto dalla tensione che si poteva ben percepire tra noi due. Non sapevo che dire.. e a quanto pare nemmeno lui. Cioè.. c’era tantissimo da dire ma ogni cosa sarebbe stata paragonata ad una bomba diretta.. quindi era meglio tacere.
Dopo circa dieci minuti arrivammo davanti ad un ristorante stupendo ma nello stesso momento molto semplice. Mi conosceva e sapeva che odiavo i posti lussuosi dove mi sarei sentita solo a disagio.. probabilmente.. Se n’era ricordato..
scendemmo dalla macchina e raggiungemmo l’entrata in cui Edward disse il suo cognome. Subito il metre ci portò ad un tavolo della sala appartato. Dei separé facevano sì che potessimo stare in disparte.. senza occhi indiscreti. Edward spostò la sedia per farmi accomodare e poi mi raggiunse di fronte. Mi porse il menù e ordinammo due piatti di ravioli ai funghi. Appena il metre se ne andò calò di nuovo il silenzio tra di noi. Che stupidi che eravamo..
Vidi Edward sorridere leggermente e arcuai un sopracciglio come per chiedergli perché ridesse. Scosse la testa.
<< E’ busso. Siamo qui, entrambi imbarazzati senza dire niente, quando molto probabilmente siamo le persone che più si conoscono a vicenda>> risi debolmente anche io. Era davvero buffo..
<< Siamo due stupidi>> commentai. Era l’unica cosa che mi venisse in mente. Ma sembrò concordare..
<< Allora.. cosa è successo in questi anni??>> mi chiese e io lo guardai.
<< Sembra ovvio cosa sia successo. Ho avuto molto e solo da fare con Renesmèe>> dissi sorridendo ma vidi un ombra sul suo viso.. << E a te??>> continuai cercando di sviare il discorso.
<< Niente di interessante. Dopo aver finito gli studi ho comprato una casa fissa e ho dopo qualche anno trovato lavoro a Seattle. Poi mi hanno finalmente trasferito qui. era scomodissimo fare ogni mattina almeno un ora di macchina>>
<< Ti capisco. Io prima stavo a New York e anche se la scuola stava a circa venti minuti da casa.. dovevo sempre partire un’ ora prima. Tra Renesmèe e il traffico..>> sorrise. Che stupidi..
Fortunatamente arrivò una cameriera che portò i piatti con i nostri ravioli. Cancello la parola fortunatamente. Non c’erano camerieri maschi?? E ti pareva!! Questa, naturalmente donna, si soffermò a guardare fin troppo Edward e gli regalò anche un sorriso malizioso. Che c’è Bella.. sei gelosa??
Chi io?? No! Solo che questo è sintomo di scostumatezza. I giovani d’oggi non hanno un briciolo di ritegno.. e non si vergognano nemmeno di.. guardare l’uomo di un’altra donna.
No. Sì invece.
Ho detto di no. Punto.
appena la cameriera se ne andò forse esagerai col mio sguardo al ché Edward rise leggermente.
<< Toglimi una curiosità.. dichiari ancora oggi di non essere una persona gelosa??>> strabuzzai gli occhi. io non era gelosa.
<< Sì. Non sono una persona gelosa.. non lo sono mai stata>> dichiarai mettendo in tovagliolo sulle gambe.
<< Mm mm.. se tu non sei gelosa allora non lo sono nemmeno io>> Cosa?
<< Non esagerare adesso. Sei sempre stato tu il geloso e di certo non io!>> era lui che aveva sempre fatto scenate di gelosia.. io mi limitavo a non rivolgergli la parola. Mica ero gelosa!
<< come vuoi>> lo guardai alzando le sopracciglia. << Scusa. Avevo dimenticato che ti infuri quando ti dicono “come vuoi”. Noto con piacere che non sei molto cambiata..>>
<< Non lo sei nemmeno tu.. almeno credo..>> dissi abbassando lo sguardo sui ravioli da cui proveniva un leggero fumo a causa del calore. Alla mia affermazione non ci fu risposta e continuammo a mangiare per circa cinque minuti in silenzio.
<< E’ una ragazza stupenda Renesmèe. Avevo dimenticato di complimentarmi con la madre>> disse ironico sorridendo. Io mi soffermai al nome Renesmèe e lui si accorse del mio smarrimento. << Ho detto qualcosa che non va??>> scossi la testa.
<< Tutti della tua famiglia ormai la chiamano Nessie.. tu no invece..>>
<< Preferisco di gran lunga Renesmèe.. è un nome bellissimo>> lessi nei suoi occhi il doppio senso.. o meglio.. la frecciatina. Mi limitai ad annuire.. ma poi ricordai la frase..
<< e comunque grazie.. per i complimenti>> mi sorrise gentile.
<< L’altro giorno abbiamo chiacchierato un po’.. e mi ha chiesto un favore a cui non ho saputo dare una risposta però..>> continuò abbassando gli occhi. di cosa avevano parlato quei due?? Ora iniziavo a preoccuparmi..
<< Di cosa avete parlato?>> esposi i miei pensieri con tranquillità. Cosa sarebbe stato??
<< Mi ha chiesto se sapessi qualcosa su suo padre..>> mi strozzai con un raviolo al sentire quella frase. Edward provvide a riempirmi gentilmente il bicchiere con dell’acqua fresca che subito bevvi. Appena mi ripresi tornai a guardarlo.
<< sul serio Renesmèe ti ha chiesto questo??>> lui annuì preoccupato. << E tu cosa le hai risposto??>> o cavolo!
<< Che non sapevo nulla e tu non mi avevi raccontato niente riguardo a lui. Non potevo di certo risponderle che era stata.. un’occasione??>> disse ironico e io mi irrigidii all’istante. Un’occasione..
<< cosa ne sai tu?>> iniziai subito ad alterarmi per prendere le sue difese. Sì, perché era come se lui stesse attaccando se stesso e io lo stavo difendendo. Lo vidi deglutire.
<< Mi hai detto tu che è successo una notte in discoteca dopo che..>> lasciò la frase in sospeso e io annuii pensierosa. Ma come cavolo??.. << Non le ho detto niente perché penso che debba essere tu e sinceramente non so nemmeno lo abbia chiesto a me..>> Sinceramente, mio caro Edward, me lo chiedo anche io..
<< Ti volevo chiedere.. cioè.. lei sa di noi.. di me e di.. te??>> questa volta fui io a deglutire. E adesso?? Bella non puoi continuare a mentirgli.. non puoi..
<< No.. non sa nulla. sa solo che eravamo grandi amici.. e basta>>
<< Perché non le hai detto di noi appena ci siamo rincontrati??>> Basta Edward, ti prego..
<< Ho preferito..>> si limitò ad annuirmi. Dopo poco arrivò la cameriera di prima a prendere i piatti vuoti e noi ordinammo dirittamente un dolce. Se ne andò con la nostra ordinazione ma non prima di aver lasciato un'altra occhiata a Edward. non potei evitare i fare un'altra smorfia sotto allo sguardo leggermente divertito e orgoglioso di Edward. accidenti!
Continuammo la nostra serata parlando dei suoi fratelli e corrispettivi cognati. Fu una serata lieve e leggere e finalmente riuscimmo a oltrepassare l’imbarazzo perché era inutile. Io conoscevo lui più di quanto mi conoscessi io e viceversa. Era da stupidi essere imbarazzati. Quando la cameriera portò il dolce.. beh lì che c’era stata un bel di tensione. Sotto al piatto Edward aveva trovato un bigliettino con il presunto nome della... ragazza e il suo numero di telefono. Edward non aveva provato il minimo di esitazione dello strapparlo il mille pezzettini e lasciarlo sul tavolo. Non avrebbe dovuto darmi fastidio.. io non ero gelosa.. ma era sintomo di scostumatezza da parte della ragazza. Cavoli.. ritegno!
<< E James??>> mi chiese all’improvviso disorientandomi. Probabilmente dalla mia espressione capì che non avevo capito cosa intendesse. << Dico.. siete così uniti.. c’è.. c’è stato qualcosa che..?>> lo vidi molto imbarazzato quindi decisi di toglierlo da questo, appunto, imbarazzo, rispondendo diretta.
<< James è il mio migliore amico. Tra noi non c’è stato, non c’è e non ci sarà niente. Siamo diventati amici al college e mi è stato molto vicino in quel..>> mi interruppi a metà strada. Stavo dicendo qualcosa di veramente sbagliato.
<< ti ha aiutato con la bambina..?!>> annuii lievemente imbarazzata. Quando finimmo Edward si fece portare il conto e pagò lui. Avevo cercato di chiedergli di dividere il conto ma fin dal principio sapevo che era inutile.. era sempre stato così.
<< Ti va se andiamo a fare un giro sul corso di Seattle??>> perché mi sembrava che il momento atteso stesse arrivando e che avesse portato tanti.. guai?? Annuii semplicemente indossando la giacca per coprirmi dal leggero freddo che come sempre c’era. Iniziammo a camminare vicini senza parlare fino a quando arrivammo alla fontana centrale e ci fermammo. Mi sedetti su una panchina lì vicino e aspettai che dicesse qualcosa.. ma niente. Così decisi di interrompere io quel fastidioso silenzio..
<< Edward.. perché questa cena??>> iniziai a tremare. No di freddo.. ma di paura. Ero sempre stata una persona molto.. percettiva.. sensitiva. Ogni volta che sentivo che qualcosa stava per accadere.. qualcosa, appunto, accadeva. Come quella mattina.. felice di andare in vacanza per un weekend con lui ma nello stesso momento preoccupata per qualcosa di.. ignoto. E così lo avevo trovato a letto con un’ altra. A quel ricordo mi irrigidii e cercai di respingere le lacrime indietro. Non dovevo farmi vedere così da lui.. debole a causa sua.. non.. dovevo..
<< Ti devo parlare.. di una cosa.. importante>> disse titubante e io alzai lo sguardo per fissarlo negl’occhi. il suo sguardo era abbassato.
<< Dimmi..>> finalmente portò il suo sguardo nel mio. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
<< Probabilmente non mi crederai.. quando lo dissi ad Alice anche lei aveva faticato a credermi tanto da rivolgermi la parola circa un mese dopo. non voleva credermi perché sembrava una cosa così assurda e.. impossibile. Nessuno, né io, né lei, né tu.. ci saremmo mai aspettati una cosa del genere>> queste parole mi fecero paura. Non ce la facevo più a stare sulle spine.
<< Ti prego Edward, và al sodo>> annuì e respirò profondamente.
<< Bella ricordi di.. della ragazza che hai trovato al mio fianco quella mattina??>> sentii una stretta allo stomaco intensificarsi e mille aghi pungermi il cuore. Annuii tremante e impaziente. Come potevo non ricordarla?? Dopo che.. aveva procurato tutti quei guai.. più che altro a me??..
Guardai i suoi occhi.. preoccupati?? Respirò profondamente e parlò.
<< I miei l’hanno pagata per farlo>>
Holaaaa chicaaas (si scrive così?? >.<)!!
Comment ça va?? (sto cercando di ricordare il francesce di due anni fa >.<)
ok.. oltrepassiamo lo sclero xke avete ancora pochissimo tempo x leggere.. non so come farò a stare senza EFP anche se per poco tempo.. Vabbè.. resistiamo e salviamo i capitoli sul pc x occupare il tempo oppure scriviamo tutte >.<
Cooomunque.. sappiate che vi voglio bene ^_^''
capirete il perchè di questa mia dichiarazione.. muahahhaha!!
leggete leggete..
DEDICO QUESTO CAPITOLO ALLE MIE TESORINE ADORATE.. ossia..
Athena alias _MiSS CuLLeN_
Rò alias SweetCullen
E un ringraziamento speciale va anche a Glellady *-*
<< C..cosa?>> balbettai confusa. I miei l’hanno pagata per farlo..
Le gambe iniziarono a tremare insieme alle mani sudate.
I miei l’hanno pagata per farlo..
Mi sentivo fredda.. sia dentro che fuori. Strinsi la presa dei miei pugni lungo le mie braccia e sentii la pelle fredda sotto al tocco fragile.
I miei l’hanno pagata per farlo..
Il respiro iniziò a farsi pesante e iniziai a boccheggiare in cerca d’aria fresca. Non mi interessava che avessi freddo.. ora volevo solo aria fredda che mi aiutasse a schiarirmi le idee.
I miei l’hanno pagata per farlo..
Mi ero per caso persa una parte del discorso?? Chi e per cosa avevano pagato i genitori di Edward?? Lui stava parlando di Tanya, la bionda ossigenata con cui lo avevo trovato a letto circa quindici anni prima.. La ragazza con cui mi aveva tradito.. La ragazza che ci aveva diviso rendendo maggiormente la mia vita un inferno.. interrompendo la mia libertà..
I miei l’hanno pagata per farlo..
Per fare cosa? Mi sentivo una stupida. Erano passati secondi.. minuti.. ore.. giorni.. da quando mi aveva detto.. I miei l’hanno pagata per farlo..??
Cercai Edward con gl’occhi e li trovai. Non erano del loro verde smeraldo ma erano neri nonostante la luce dei lampioni che si trovavano in piazza. Erano neri come il carbone.. neri di rabbia..
“Capirai”... “Ti spiegherò”... “C’è bisogno di tranquillità.. dovremmo stare da soli e calmi”... “avrai tutte le risposte che cerchi”... “Nemmeno io ci credevo”... “Non sembra possibile che lo abbiano fatto”
All’improvviso come uno schiaffo in pieno viso, la consapevolezza si fece strada in me. Tanya.. la bionda ossigenata.. con cui avevo pensato che Edward mi avesse tradito.. era stata pagata dai genitori di Edward.. dagl’esseri.
<< Cosa??>> ripetei notando la mancata risposta di Edward. Cercavo di convincere me stessa che questo potesse essere possibile ma mi sembrava così.. irreale. Sentii la forza nelle gambe mancarmi e cercai di prendere respiri profondi. Scossi la testa. No. No. No. No. Non poteva.. essere..
<< Lo so che sembra solo una stupida scusa ma Bella.. devi credermi. Io non ti avrei mai fatto questo>> queste parole mi arrivarono solo come un insieme di lettere messe accanto.. come un rumore fastidioso ma nello stesso momento incoraggiante a causa della voce vellutata di Edward..
Non riuscivo a connettere. Non riuscivo a prendere coscienza della situazione. Scossi di nuovo la testa e cercai di nuovo lo sguardo nero di Edward. lo vidi inginocchiarsi di fronte a me. non credevo ai miei occhi. mi sentivo una stupida che non riusciva a reagire e a prendere atto di quelle parole. I miei l’hanno pagata per farlo..
<< Posso spiegarti tutto! Lasciami spiegare, Bella!>> stava quasi per urlare e vedevo i suoi occhi lucidi. Io non riuscivo a reagire. Non ci riuscivo. Non diedi risposta e Edward prese a parlare veloce.. cercando la mia totale attenzione per seguire quell’insieme di lettere poste una dietro l’altra.
<< La sera prima ero uscito con Emmet e avevamo bevuto una birra in più così siamo arrivati distrutti e sani a casa grazie alla presenza di Jasper. Ci ha messo a letto e io come sempre ho tolto la maglietta. Sono crollato.. e mi sono dirittamente svegliato quando sei entrata tu e mi sono ritrovato.. Tanya al mio fianco>> Sentivo i battiti del mio cuore accelerare e battere contro il petto in modo violento.. sembrava voler oltrepassare la cassa toracica. Avevo le mani strette al marmo della panchina sotto di me. Edward stava continuando a parlare e trovai quel minimo di lucidità che mi dava la possibilità di unire le lettere e formare una frase sensata nella mia mente.. che mi dava la possibilità di recepire ciò che diceva.. che mi dava la possibilità di capire.. di dare un senso a quelle parole.
<< Dopo che tu sei andata via sono corso a casa dove ho trovato Tanya a telefono che parlava a bassa voce mentre si rivestiva. Fortunatamente sono riuscito ad ascoltare la telefonata in cui diceva di aver fatto un ottimo lavoro e che tu eri scappata piangendo..>> . qualcosa che brillava e scendeva lungo la sua pallida guancia catturò la mia attenzione.. una lacrima. Non so né perché, né come, né quando, ma istintivamente la mia mano partì verso la sua guancia e raccolse la lacrima. Lo vidi chiudere gli occhi per un attimo e un sospiro caratterizzare il suo respiro. poi riaprì i suoi occhi ritornati verdi e in quel momento rividi tutto. Lei.. Tanya.. le mie urla.. le mie lacrime.. le sue lacrime.. io che scappavo.. lui che cercava di darmi spiegazioni.. io che non ne volevo sapere più nulla.. e il mio futuro diventato ormai passato.
e le parole di Edward.. il suo racconto di nemmeno un minuto fa.. quel racconto su cui non riuscivo a dare un inizio ed una fine.. su cui non riuscivo a postare nemmeno una virgola e un punto. Un racconto senza senso..
Mi accigliai e forse per la prima volta dopo quella rivelazione.. sentii prendere possesso dei muscoli della mia bocca.. sentii le corde vocali sciogliersi e l’apparato respiratorio riprendere conoscenza. Mi bagnai le labbra secche dal freddo con la lingua e aprii bocca.. La mia voce uscì strana.. squillante ma nello stesso momento morta.. senza vita.. senza senso..
<< N..non capisco>>. Era vero. Non capivo cosa centrassero i suoi. Cioè.. pensavo di aver capito ma mi rifiutavo di accettarlo. Cioè.. era insensato.. impossibile che un genitore facesse tutto questo ad un figlio.. volere il suo male.. farlo soffrire..
<< L’ho sentita nominare a telefono il nome di Esme e lì... bhè io lì non ci ho visto più e sono entrato in camera a strapparle il telefono da mano.. e sì.. dall’altra parte era mia madre che parlava soddisfatta. Le ho staccato il telefono in faccia urlando contro Tanya.. dandole della poco di buono.. e l’ho cacciata di casa.. Poi ho aspettato che arrivassero i miei e lì è scoppiato il putiferio. E mia madre ha confessato tutto.. Si era organizzata con questa ragazza, pagandola, per creare questa messa in scena.. trovando la scusa del “l’ho fatto per il tuo bene”. E io.. dopo aver discusso.. ho fatto le valige e sono andato via di casa.. e da allora i nostri rapporti si sono rotti.>>. Sentii un’ondata di ghiaccio attraversarmi il corpo.. a partire dalla radice dei capelli fino alle punte dei piedi.. un brivido colpì la mia schiena facendomi ulteriormente rabbrividire e in quello stesso momento sentii un’ondata di rabbia attraversarmi. Mi alzai in piedi portando anche Edward al mio stesso livello. Mi fermai a guardarlo negl’occhi verdi e lucidi in cui lessi tutta l’amarezza di quella situazione.. Ma lui soffriva.. ma non poteva capire.. la gravità.. della situazione..
<< Mi stai dicendo che tu non mi hai mai tradito ma che i tuoi mi hanno fatto credere questo??>> urlai fuori di me. poggiò le sue mani sulle mie spalle cercando di calmarmi ma me lo scrollai di dosso. Non volevo che le sue mani mi sfiorassero.. non ora..
<< Bella per favore calmati.>>. Lo guardai di sottecchi. Sapeva che nessuno doveva dirmi di stare calma..
<< Calma?! Calma?! Tu vuoi che io stia calma?! Ma certo!! facciamo finta che non sia successo niente. Facciamo finta che quegl’esseri.. non ci abbiano fatto niente! Che dici.. domani li vogliamo andare a trovare con un pacchetto di cioccolatini?! Forse gli farà piacere rivedermi felice con te.. no?!>> ormai ero fuori di me. non capivo cosa dicevo con la mia bocca. Partivano prima le parole e poi il cervello.. ma nessuno doveva dirmi di stare calma.
<< Non ti sto dicendo di perdonarli.. non l’ho fatto io figurati tu.. Voglio solo che ti calmi.. che parliamo da persone mature>>
<< E allora dimmi Edward.. parliamo!>>
<< Anche io sono stato male in tutti questi anni.. non sei stata l’unica a soffrire. Ti sembra stato facile trasferirmi da casa.. cercare un lavoro.. cercare una casa.. senza l’appoggio di nessuno?! E inoltre tu mi avevi lasciato!>>
<< Oh ma scusami! Credevo che mi avessi tradita! Tu dovevi fermarmi! Dovevi parlarmi e dirmi cosa era successo.. non hai potuto..>> fui interrotta da un singhiozzo che rimbombò nel mio petto. Sentivo il cuore pulsare più delle altre volte.. come s ei graffi su di esso provocati da quella vecchia situazione.. stessero riprendendo vita e ricominciando a sanguinare creando addirittura un’emorragia.
<< Non me ne hai dato la possibilità, Bella! Sei scappata.. In quel momento ero talmente confuso che ho anche dubitato di me stesso cazzo!! Ho pensato di aver fatto una cazzata mentre ero ubriaco.. ma poi.. naturalmente.. non era così..>>
<< E i giorni dopo Edward?! eri ancora tanto sconvolto da non avere la forza di dirmi cosa era successo?! Sono stata uno schifo a causa tua!!>> Solo al ricordo di quei giorni.. brividi e scosse attraversavano il mio corpo.. Le lacrime versate.. la luce del sole ormai diventata estranea ai miei occhi.. le pareti della mia camera così familiare.. la nausea.. i dolori atroci.. il test..
<< Sei scomparsa Bella! Sono andato a casa dei tuoi ma non mi hanno fatto entrare.. ci ho riprovato per i giorni seguenti ma non mi davano la possibilità di vederti.. per quei pochi giorni di scuola rimasti mi evitavi e non mi hai dato la possibilità di spiegare..>>
<< Non hai continuato! Ti sei arreso accidenti!>> sentivo le gocce calde sul mio viso freddo scendere ormai ininterrottamente. Non riuscivo a guardarlo negl’occhi.. non ne avevo la forza e il coraggio..
<< Sei scomparsa! I tuoi mi hanno detto che eri partita.. non mi hanno voluto dire dove sei andata. Caz*zo Bella! Gli stati uniti sono enormi.. come potevo cercarti?!>> Scossi furiosamente la testa. Lo so.. erano solo film quelli visti.. libri quelli letti.. storie quelle ascoltate.. ma l’amore vero.. quello che dura per sempre e da sempre.. quello che lega le persone da un filo trasparente.. non si ferma davanti a situazioni del genere.
<< Se davvero ci avessi tenuto a me.. mi avresti cercato anche negl’altri continenti Edward.. E invece?! Invece mi hai abbandonata a me stessa.. facendomi stare uno schifo!>>
<< Cosa credi Bella?! Che io non sia stato uno schifo? Ancora adesso non mi sono ripreso.. non sono riuscito ad avere una storia seria dopo di te.. solo stupidaggini nella ricerca del vero amore che avevo perso.. perché il vero amore sei tu.. è stato inutile cercarlo..>>
<< Non la vedi anche tu la differenza Edward?! Tu sei andato alla ricerca di qualcosa o qualcuno che potesse prendere posto nella tua testa e nel tuo cuore per sostituirmi.. io invece sai cosa ho fatto in questi quindici anni?? Lo sai?? non ho visto uno straccio di uomo al di fuori delle tue fotografie!! Non uno!! E sai perché? Perché ti amo! Ancora adesso.. nonostante tutto.. ti amo come nessuno forse ha mai amato nessuno!! Sono stata rinchiusa in una caz*zo di stanza a pensare a te.. perché mi è stato inevitabile!! Ancora adesso.. sarebbe inutile cercare di non pensarti.. perché è impossibile!>>. Ormai le lacrime uscivano abbondanti. Sentivo i singhiozzi squarciare il mio petto.. il viso bagnato.. le mani tremare come le gambe.. e la testa girare. Non poteva dire di aver dovuto subire la sofferenza al mio stesso modo.. no. No. No. Non gli avrei permesso di paragonare il suo dolore al mio! Io ero quella che si era sentita tradita.. usata come uno straccio.. io quella che ha avuto la sua presenza dentro di sé.. e davanti a sé.. Ero stata io a crescere sua figlia.. la sua stessa copia!
<< Bella.. anche io ti amo! Ti prego perdonami.. ti prego. Se ci siamo ritrovati dopo tutti questi anni ci sarà un motivo! Io ti amo davvero.. non sapevo cosa fare.. ed ero convinto che tu ti fossi fatta un’altra vita..>> a quest’ultime parole della sua frase.. scrollai le mani che mi aveva poggiato sulle guance mentre con i pollici asciugava le mie lacrime. Si era avvicinato a me e i nostri visi si sfioravano.. ma feci un passo indietro per allontanarmi. Mi sentivo.. ferita. Di nuovo.. tradita.
<< Che mi fossi fatta un’altra vita?! quante volte ti ho detto e dimostrato che ti amavo! Quante?? Rispondimi!! Pensavi che dopo un mese potessi essere corsa da un altro che crearmi una famiglia o qualcosa del genere!! Tu non mi conosci allora, Edward!!>> un brivido scosse la mia schiena quando pronunciai il suo nome. << Ho passato tutti questi anni a crescere una figlia e no a cercare qualcuno che potesse sostituirti. Io non ho fatto la tua stessa bella vita!! ho dovuto studiare mentre crescevo una figlia!! Ho passato una gravidanza di merda mentre tu cercavi qualcuna che potesse renderti felice!! Ti rendi conto della cazzata?? Dimmi adesso.. chi ha sofferto di più? Chi ha sudato per avere quello che ha oggi? RISPONDI EDWARD!>> ormai urlavo e non mi interessava se qualcuno potesse sentirmi.. a parte il fatto che, fortunatamente, non c’era nessuno attorno a noi. ma non mi interessava che potessero sentirmi.. lui aveva detto che aveva provato a trovare qualcuno in grado di sostituirmi quando io non avevo avuto nemmeno il tempo per guardare gli uomini che mi circondavano.. troppo occupata a crescere una figlia. Una figlia.. Mi raggelai quando vidi il suo sguardo perso nel vuoto.. dei miei occhi.
Una figlia.. io avevo detto che avevo occupato questi anni a occuparmi di una figlia..
Una figlia.. io gli avevo detto di aver passato una brutta gravidanza mentre lui era chissà dove..
Una figlia.. il suo sguardo era perso.. una piccola ruga si era formata sulla sua fronte..
Una figlia..
<< C..cosa stai.. d..dicendo?>> Cosa stavo dicendo?? Non lo sapevo nemmeno io. Avevo parlato senza azionare il cervello.. senza prima ragionare sulle parole da dire.. da dire a lui..
Sentii le sue mani afferrarmi con forza le spalle e scuotermi. << Bella cosa caz*zo vuoi dire??>> presi a piangere senza avere nemmeno la forza di pronunciare una vocale.. di far fuoriuscire un suono.. anche strozzato.. dalla mia bocca.
e per la prima volta, mentre guardavo gli occhi neri di Edward e le sue grandi e lunghe mani che mi stringevano forte le braccia, ebbi paura di lui.
Il suo sguardo non era quello del vecchio Edward.. del mio Edward..
La sua presa non era leggera e gentile come era abitudine fare..
Le sue scosse non erano gentili e mantenute..
Erano.. violente..
Scossi furiosamente la testa.. senza saperne il motivo. Avevo solo paura in questo momento..
<< RISPONDI!>>. Ricominciai a tremare.. ma questa volta non di freddo.. non di nervosismo o di rabbia.. ma di paura del suo sguardo.. della sua stretta..
Improvvisamente, però, si fermò e mi lasciò andare facendomi perdere l’equilibrio e per poco cadere rovinosamente a terra. si guardò le mani e vidi nei suoi occhi tanto odio..
Senza guardare oltre.. mi girai e iniziai a correre verso la strada ma mi sentii afferrare un polso.. bloccando la mia corsa..
<< Bella perdonami.. non so cosa mi è preso!>> mi girai e vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime.. il suo sguardo incredulo. Scossi la testa singhiozzando. << Bella.. non puoi aver dubitato di me.. non ti avrei mai fatto del male..>>
<< E’ troppo tardi Edward..>> sentii un fremito nel pronunciare quelle parole. Perché fino ad ora avevo avuto un briciolo di speranza e adesso sentivo che tutto era andato perduto?? Sentivo il mondo.. il mio mondo sbriciolarsi tra le mie mani..
<< Per cosa..??>> balbettò. Il nostro tempo era finito anni fa.. ma io sciocca avevo creduto che il passato potesse tornare.. ma mi sbagliavo.. tutto era andato perduto.
Era tardi..
<< Per tutto, Edward. Per tutto.>> scivolai dalla sua presa e corsi con le lacrime agl’occhi verso la strada. Fermai il primo taxi a cui diedi le indicazioni per portarmi a casa mia..
In un quarto d’ora arrivai, tremante per giunta, e diedi i soldi all’autista e senza nemmeno aspettare il resto, mi catapultai giù dalla macchina. Aprii con la chiave il portone mentre le mani mi tremavano.. non riuscivo nemmeno a trovare il buco della serratura tanto la vista era opaca. Mentre salivo le poche scale, tolsi le scarpe buttandole davanti alla porta. Sentii le prime lacrime fuoriuscire.. quelle lacrime che avevo cercato di trattenere durante il percorso dal centro di Seattle a qui. aprii la porta cercando di non fare rumore visto l’orario che segnava l’orologio appeso alle scale. L’una e mezza.
mi chiusi la porta alle spalle e accendendo la luce, quella fioca, della cucina.. trovai James seduto allo sgabello. Mi stava aspettando.
Appena mi vide si alzò dalla sedia e mi corse incontro. Forse il mio aspetto era peggio di quello che immaginavo. Non mi importava.. lui era lui.. e a me non m’importava dell’aspetto.. del rumore.. Avevo bisogno di qualcuno di cui fidarmi. Mi buttai fra le sue braccia ancorandomi al suo collo e presi a piangere come volevo fare da quando avevo saputo la verità. Piansi disperata il mio dolore..
Scosse segnavano il mio petto.. lacrime segnavano il mio volto.. singhiozzi segnavano le mie labbra..
La mano di James mi accarezzava i capelli cercando di tranquillizzarmi.. ma nulla lo avrebbe fatto.. solo la fine di quell’incubo..
Mi accasciai a terra e James mi seguì abbracciandomi e lasciandogli bagnare la sua canotta bianca con le mie lacrime. Da quanto tempo piangevo disperata e inerme tra le sue braccia? Secondi.. minuti.. ore.. giorni.. mesi.. anni.. dall’eternità?
Non ero sicura del tempo.. della situazione.. ma di una cosa solo ero certa..
<< E’ finita..>>
*me entra in punta di piedi*
*me non sa che dire*
Buonasera ragazze. So che, molto probabilmente, mi odiate, che mi vorreste uccidere e tutto il resto, ma... ma io vi chiedo, sinceramente, scusa. Ho un blocco: quando penso a questa storia dico " ma che palle!" così come apro word così lo richiudo. Proprio oggi avevo pensato di mettere un avviso ma poi mi sono detta '' Mary! Tu odi gli avvisi! Datti da fare''! Così, tra una chat e l'altra, un link di facebook e un altro, ne è uscito questo. Non mi piace, questo capitolo non mi piace affatto! Lo posto solo per voi e, se non vi piacerà, pazienza.. al massimo lo riscriverò! Mi dispiace ma non so come fare, cercherò di continuare a scrivere ma non vi assicuro nulla! La storia procederà in modo lento e spero con tutto il cuore di scrivere e postare il prossimo capitolo prima di partire per le vacanze.
Adesso vi lascio alcapitolo, scusandomi un ultima volta e ringrazio coloro che continueranno a seguirmi! Dedico il capitolo a tutte voi, ad ogni singola persona che mi segue, anche in silenzio! GRAZIE!
Un bacione enorme e.. recensite <3
Senza sapere in che modo ci fossi arrivata, mi svegliai tra le calde lenzuola del mio letto. Feci girovagare lo sguardo per tutta la stanza e mi fermai a scrutare la piccola strisciolina di vetro non coperta dalla tendina per costatai che era già giorno. La luce era fioca sintomo di un giorno nuvoloso e antecedente ad un temporale. Mi stiracchiai e sentii i muscoli delle gambe tirare proprio come quelli del collo. Alzai un po’ la testa ma me ne pentii subito: un enorme mal di testa mi costrinse a ritornare con la testa sul cuscino. Sentivo i battiti accelerati del mio cuore rimbombare nelle orecchie e il respiro accentuare le fitte alla testa. Mi sentivo come in una post sbornia.. solo che il giorno prima a stento avevo bevuto un bicchiere di vino. Mi portai le mani sul viso per coprire gli occhi e difenderli dalla poca luce che entrava dalla finestra. Mi girai su un fianco per poter affondare il viso nel cuscino ma mi bloccai nel momento in cui qualcosa di caldo mi impedì di farlo. Qualcosa che mi bloccava dal girarmi nel mio enorme letto. Riaprii gli occhi per vedere di cosa si trattasse e in quello stesso momento mi resi conto di aver sbagliato soggetto: di chi si trattasse. Una chioma bionda con delle guance paffute si trovava sull’altro cuscino mai utilizzato del mio letto matrimoniale. James era rimasto a dormire al mio fianco per tutta la notte o meglio.. per quello che ci era rimasto della notte. Istintivamente alzai il lenzuolo e rimasi sorpresa dal vedere che indossavo un pantalone della tuta e una canotta nera. Ma quando mi ero cambiata? Il terrore che lo avesse fatto lui mi sovrastò ma immediatamente cancellai quell’ipotesi dalla mia mente. James non lo avrebbe mai fatto, nonostante fossimo amici da quattordici anni.
Lentamente, cercando di non far rumore e svegliarlo, mi alzai facendo attenzione che qualche capogiro non mi cogliesse impreparata. Afferrai la maglia della tuta sulla sedia a dondolo e sgattaiolai fuori da camera mia. Prima di arrivare a destinazione mi soffermai sulla soglia di camera di Renesmèe. Dormiva placida e serena nel suo lettino con i boccoli bronzei che le ricadevano sulle guance rosse. Chiusi la porta lentamente facendo attenzione a non svegliarla e mi precipitai in cucina. Misi a fare la caraffa di caffè e guardai l’orologio che segnava le sei e mezzo. Avevo dormito circa tre ore. Fantastico!
Riempii la tazza e mi andai a sedere sul davanzale della finestra a iniziai a sorseggiare quel liquido nero nella speranza di un risveglio e non mi riferisco al sonno.. ma a me stessa.
La sera prima era andata malissimo. Al mio ritorno a casa avevo sfogato quasi tutto il mio dolore inzuppando la canotta di James e soffocando i singhiozzi nella sua spalla. Dopo avermi fatto sorseggiare un po’ d’acqua, gli avevo raccontato per sommi capi come fosse andata la serata. Per tutto il tempo non mi aveva interrotto nemmeno una volta ma si era limitato a fare commenti visivi alle mie parole. Poi, dopo aver finito di riassumere la serata, ero riscoppiata in un pianto a dirotto e all’improvviso non avevo sentito più nulla, solo un paio di braccia afferrarmi e sollevarmi e dopo poco il contatto freddo con le lenzuola del mio letto.. poi il buio. Un buio tormentato da macchie verdi e rosse, un buio in cui un altro buio mi rincorreva per poi catturarmi nel suo infinito proprio come era accaduto nel mio unico e terribile incubo di quella notte in cui correvo a perdifiato, con i polmoni che bruciavano e i muscoli delle gambe che tiravano ma, nonostante questo, sapevo di non potermi fermare, sapevo di dover continuare a correre ma non era servito a molto perché, quando mi ero girata, una valanga di neve mi aveva travolta.
Sobbalzai scottandomi la lingua quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla che identificai per la grandezza come quella del mio migliore amico
-Ehi, già sveglia? – mi chiese dolcemente accarezzandomi la spalla su cui aveva poggiato la mano pochi secondi prima. Mi limitai ad annuire presa a concentrarmi sui miei occhi in cui le lacrime forzavano di voler uscire.
- Posso prendere un po’ di caffè?- mi chiese avvolgendo la mia tazza quasi vuota tra le sue mani. Era sempre stato così tra di noi.. proprio come due fratelli o una coppia di ragazzi innamorati e prossimi ad un serio fidanzamento. Mi veniva quasi da ridere, anche in un momento come questo, pensando me e James come una coppia innamorata e, casomai, anche prossima al matrimonio. Non ci era mai passato, nemmeno nell’anticamera del cervello, di provare a stare insieme perché noi stavamo benissimo così, migliori amici pronti ad aiutarsi l’uno con l’altro anche se, la maggior parte delle volte, era lui ad aiutare me e poi ci volevamo semplicemente bene come si vuole ad un fratello o ad una sorella, niente di più.
- Certo- risposi in un sussurro e lui, prendendo la mia tazza, si diresse alla macchinetta del caffè riempiendola fino al bordo per poi incominciarla a bere mentre prendeva una sedia e si avvicinava a me.
- Sei riuscita a dormire un po’ e tranquillamente?- mi chiese e sembrava che stesse usando un tono sarcastico sintomo che durante la notte avevo detto qualcosa o mi ero mossa in modo vivace nel letto casomai dandogli anche qualche calcio. Mi girai a guardarlo e capii che avevo afferrato il tono della sua voce e una risatina amara uscì dalle mie labbra.. Ma a chi volevo prendere in giro!
- Almeno adesso sei lucida e possiamo parlare da persone mature e responsabili- Guardai stranita l’uomo che sedeva al mio fianco. Quell’uomo che aveva circa trentaquattro anni ma che mentalmente ne dimostrava massimo quattro.
- A cosa devo questo onore?- cercai di rispondere ironica ma dalla sua smorfia non sembrava che ci fossi riuscita granché anzi, forse, avevo solo peggiorato la situazione.
- Bells, tu sai quanto io ti voglia bene e quanto io sia sempre stato sincero con te e continuerò a farlo perciò, nonostante la voglia di prenderlo a pugni dopo quello che mi hai raccontato ieri sera sia talmente forte da potermi far scappare e raggiungerlo da un momento ad un altro, posso sinceramente dirti che adesso, maggiormente, non può finire- mi ero persa all’intreccio del suo discorso quando confessava di voler scappare e di prendere a pugni.. lui. Se ne accorse e sbuffò.
- Bella, Edward è il padre di Renesmèe- sussurrò a stento per non rischiare di farsi sentire – e dopo la confessione fatta da lui, beh, adesso tocca a te- Strabuzzai gli occhi. Io. Parlare. Di. Nuovo. Con. Lui? Non ce la facevo, io non ce la potevo fare ad avere una conversazione civile con lui dopo la sera precedente. Con quale faccia lo potevo guardare negl’occhi e non rivivere quella mattina dal mio o dal suo punto di vista? Rabbrividii rivivendo quella scena ma da un punto di vista diverso, quel punto di vista che sapeva la verità dei fatta e il colpevole dell’accaduto. La verità.
I miei rapporti con i suoi genitori non erano mai stati dei migliori ma anzi, erano stati dei peggiori in quanto io, secondo loro, non era adatta al loro figlio che meritava di meglio. Io l’avevo sempre pensata come loro, avevo sempre detto a Edward di non meritarmi un ragazzo così bello, dolce e perfetto come lui ma ogni volta mi diceva che invece era lui a non meritare una ragazza come me. Un dito di James mi asciugò la lacrima scappata al ricordo di quei momenti perfetti della mia vita perfetta, quella vita che avevo dovuto interamente salutare senza più speranze di riviverla.
- Non posso. Non posso andare adesso da lui e dirgli tutta a verità. Non posso.- risposi scuotendo la testa.
- Bella, mettiti nei suoi panni- ci provai ma non provavo quello che provavo io perché lui aveva solo sofferto a causa della nostra separazione, avevo perso i suoi genitori sì, ma io, io oltre a perdere lui mi ero ritrovata con una figlia da crescere che, nonostante la felicità e il bene infinito che le volessi, questa non aveva colmato il vuoto creato dalla sua mancanza; inoltre mi ero ritrovata all’università con una bambina, un lavoro da trovare, un affitto o l’acquisto di una casa anche se i miei mi avevano aiutato ma non in tutto, non potevano permetterselo. La mia vita era stata dura con me e non con lui. Lui aveva anche trovato il tempo di diventare professore di musica e nello stesso momento medico chirurgo e pediatra che aveva uno studio privato ma copriva anche ruoli nell’ospedale centrale di Seattle.
- E tu prova a metterti nei miei- mi alzai e gli tolsi la tazza vuota dalle mani per portarla al lavandino e sciacquarla. Preparai le brioche con la nutella nel forno a microonde e riscaldai il latte lasciandolo nel pentolino in modo che Renesmèe lo trovasse ancora caldo per quando si sarebbe svegliata e avrebbe fatto colazione.
- Scusa James ma sono nervosa. Non volevo essere scontrosa- mi decisi a parlare abbassando lo sguardo senza avere il coraggio di guardarlo negl’occhi. me la prendevo con lui quando da prendere a schiaffi ero io che mettevo in paragone la mia situazione e quella di Edward con quella di mia figlia, la cosa che più contava veramente.
- Ti capisco Bells, tranquilla- mi disse abbracciandomi e non potei che continuare a ringraziare il cielo per avermi inviato un amico così perfetto per una come me.
- Grazie James. Sei il migliore amico che si possa desiderare- strinsi la presa sul suo collo e appoggiai la guancia contro al suo petto. Sentii la sua mano accarezzarmi la schiena e le sue labbra posarsi sulla mia fronte per un dolce e confortevole bacio.
- Oh, lo so che sono perfetto!- Eccolo il ragazzo che cercava di farmi ridere per distrarmi da momenti del genere. Mi allontanai e gli colpii il petto con la mano in un leggero schiaffo. – Ahio!- fece finta di farsi male e mi scappò un sorriso osservando la sua buffa smorfia.
XXX
Renesmèe se la prese comoda a letto svegliandosi alle dieci e mezza e quindi rifacendosi fare la colazione ormai diventata fredda. Mi aiutò a sistemare la cucina dopodiché le lasciai campo libero visto che era domenica. Approfittai del tempo libero per fare il bucato, sistemare la mia camera cambiando le lenzuola del letto matrimoniale e togliendo la polvere. Verso mezzogiorno iniziai a cucinare e proprio mentre mettevo la lasagna in forno il telefono squillò. Mi sciacquai le mani e dopo averle asciugate alla bell’è meglio andai a rispondere.
-Pronto?! –
-Bella! Da quanto tempo!-
-Mamma! Sì, è vero. Scusami ma sono stata impegnata tra il trasloco di James, scuola, Renesmèe e altre faccende. Tutto okay? Come stai? Papà?-
- Tutto bene! Insisteva per chiamarti dicendo di essere preoccupato perché di solito o il sabato o la domenica ci vieni a trovare-
- Hai ragione ma sono stata davvero impegnata. Dov’è adesso papà?-
- E’ qui a fianco a me che mi tortura- Risi conoscendo l’impazienza di mio padre.
- Perché ti tortura?-
- Niente. Niente. Lascialo stare, la vecchiaia gli fa un brutto effetto- scoppiai a ridere e sentii un rumore provenire dall’altra parte dell’apparecchio.
- Bells!-
- Ciao papà! Che succede?-
- Ti volevo chiedere se potevamo venire da te oggi pomeriggio-
- Ma certo. C’è bisogno di chiederlo? Perché non venite a pranzo? Tanto, a causa di James, ho cucinato per un esercito-
- Davvero?! Bene! Mezz’ora e siamo da te- scoppiai a ridere sentendo mia madre imprecare.
- Perfetto! A dopo papà.- staccai il telefono e mi misi sotto a cucinare.
XXX
-Papà!- lo salutai abbracciandolo sulla soglia della porta. Ricambiò il mio abbraccio stringendomi forte e baciandomi la fronte.
- Piccola! Da quanto tempo! Dov’è la mia nipotina preferita?-
- E’ uscita con James un paio d’ore fa. dovrebbero essere di ritor..-
- Nonna!- come non detto sentii la voce di mia figlia su per le scale principali che chiamava mia madre poco dietro Charlie.
- Piccola!- le sentii salutarsi e subito dopo entrarono. Salutai mia madre mentre Renesmèe salutava e coccolava il nonno. James arrivò dopo due minuti con una busta tra le mani.
- Buongiorno! Oh, Bella non mi avevi detto che oggi ospitavi la casa di riposo di Forks!- Scoppiai a ridere osservando le labbra di mio padre contrarsi quando James posò la sua mano sulla spalla di Charlie. Sentii la sveglia del forno suonare.
- Vado a recuperare le patatine!- avvisai e vidi gli occhi di Renesmèe splendere.
- Hai fatto le patatine fritte?- annuii.
- voglio un ringraziamento. Le ho dovute tagliare io, una per una- Già.. le avevo tagliate io.. Masochista!
- Grazie mammina- scossi la testa e mi catapultai in cucina per sfornare il tutto e tagliare le porzioni di lasagna per poi chiamare tutti a tavola.
XXX
-Bells sei migliorata tantissimo. Prima eri brava ma adesso sei bravissima!- mio padre cominciò a commentare la mia cucina mentre si massaggiava la pancia piena. Avevamo appena finito con il dolce portato da James dopo la passeggiata con Renesmèe. Adesso stavo caricando la lavastoviglie mentre mamma sparecchiava.
- Mammina?- mia figlia mi affiancò iniziando a fare la faccia cucciolosa in cui i suoi occhi verdi risplendevano alla luce lieve del sole. Somigliavano a smeraldi.. a quei smeraldi..
- Dimmi tesoro- le risposi asciugando le mani.
- Mi ha chiamato Leah. Posso uscire con lei?- mi chiese facendo gli occhi da cerbiatta. Sorrisi.
- Ti ha chiamata Leah.. o suo fratello?- le chiesi e la vidi sbiancare facendomi letteralmente scoppiare a ridere. – Tesoro, sono tua madre, ti conosco- strabuzzò gli occhi.
- Ok. Non è Leah ma Jacob- ammise rassegnata.
- L’importante è che stai attenta e non fai tardi- le si illuminarono gli occhi.
- E’ un sì?- sospirai.
- Sì-
- Grazie mammina! Mi vado a preparare- e volò in camera sua.
Dopo venti minuti si ripresentò con un paio i leggins di jeans e una maglia bianca di topolina lunga da sopra, accompagnata dalle ballerine bianche ai piedi. I suoi boccoli sciolti e il viso pulito.
- Sei splendida- le dissi sorridendole.
- Non torno tardi, promesso-
- Stai attenta- annuì e baciando la guancia a tutti i presenti e dopo le raccomandazioni, prima dal nonno e poi da James, andò via. Prima che sentissi la porta sbattere sentii che stava parlando con qualcuno.
- Sì, la mamma è dentro. Entra. Io vado, ciao Alice- mi raggelai quando sentii il suo nome. Alice. Alice. Alice. Oh merda, Alice..
- E’ permesso?? Bella?? Ci seii??- la testa nera della mia migliore amica sbucò da dietro al muro e, appena vista la mia compagnia, strabuzzò gli occhi. Ci fu un attimo di silenzio in cui anche i respiri si mozzarono, e poi il caos.
POV RENESMEE
Ok, calma Renesmèe. Calma, respira profondamente, chiudi un secondo gli occhi, svuota la mente e continua a camminare. Non stai andando in guerra, ma ad un appuntamento. Che sarà mai?
Camminavo per le strade deserte di Forks da circa dieci minuti, per poter raggiungere la piazzetta centrale dove Jake mi attendeva. Per la strada non c’era anima viva, a parte qualche macchina mezza rotta che passava ogni 5 minuti; uguale: erano passate solo due auto da quando mi trovavo per la strada.
Mi ero fermata solo un mezzo minuto, seduta su una panchina, per sistemare un cerotto sulla parte posteriore del piede, a causa delle ballerine che pizzicavano. Adesso andava molto meglio, altro che.
Avevo sognato questo giorno dal mio primo giorno di scuola alla Hight School of Forks, giorno in cui, per sbaglio, avevo conosciuto Jacob. Da allora ci eravamo visti tutti i giorni a scuola, o di sfuggita lungo il corridoio e ci davamo appuntamento, a dir la verità quasi tutti i giorni, nel giardino posteriore alla scuola. Ogni volta parlavamo e ci conoscevamo sempre meglio. Aveva due anni in più di me, viveva a La-push insieme a sua sorella e a suo padre; sua madre era morta durante il parto di Leah. Da allora il padre si era sempre preso cura di loro, lavorando come un forsennato tanto da permettersi anche di andare alla scuola superiore di Forks che, nonostante si trovasse in una cittadina disabitata e coperta perennemente da nuvole e pioggia, era una delle più ambizione dello stato di Washington grazie alla preside e ai suoi eccellenti professori. Sia lui che sua sorella erano molto bravi a scuola e, ad ogni fine anno, portavano eccellenti voti a casa.. soddisfazione immensa per il loro padre. Oltre ad andare a scuola, Jacob lavorava qualche ora al pomeriggio presso un’officina della riserva, riuscendo a guadagnare qualcosa da aggiungere al gruzzoletto creato da suo padre.
Di me gli avevo raccontato tutto: della vita che aveva dovuto subire mia madre sin da giovane senza mio padre, che non avevo mai conosciuto mio padre e che, nonostante l’assenza e la presenza assidua di mio nonno, sentivo terribilmente la mancanza di una figura maschile che proteggesse sia me, ma anche la mamma. Erano giorni che rimuginavo su questa situazione. Non mi era mai pesato come in questo periodo, l’assenza di mio padre, nonostante non sapessi nemmeno come fosse fatto. Mi mancava, anzi.. ero invidiosa delle persone che potevano chiamare un uomo “papà”, a partire da mia madre con Charlie..
Ero invidiosa anche di Leah che poteva chiamare suo padre “papà”; sì, lei aveva perso sua madre e non l’aveva mai conosciuta, ma almeno poteva parlare a delle fotografie e dire al cielo “ti voglio bene, mamma”. Mentre io se dicevo la parola “papà”, non sapevo nemmeno a chi fosse riferito. Non ne avevo parlato con mia madre perché, ogni volta che ci avevo provato, leggevo nei suoi occhi la tristezza nel parlarne e nel ricordare i momenti passati con lui e, molto probabilmente, la figura del suo viso. Ogni volta che le chiedevo di lui, vedevo un mix di emozioni brillare nei suoi occhi: a partire dall’odio all’immenso amore. Sì, perché ero convintissima che mia madre fosse ancora totalmente innamorata di mio padre, nonostante quello che lui le aveva fatto: l’aveva tradita. Un’altra prova del suo immenso amore verso di lui, era il fatto che non aveva mai avuto occhi per nessun’uomo, nonostante le richieste e i corteggiamenti non fossero mancati, anzi.. erano anche avanzati. Ma lei non aveva mai accettato ma sempre rifiutato senza la minima esitazione.
Eppure, nonostante sapessi quanto mia madre ci soffrisse, volevo sapere almeno il nome di mio padre. Mi bastava anche solo il nome o il cognome che avrei dovuto portare al posto di Swan. Non perché volessi cercarlo, ma per poter riconoscere se un uomo mi avesse parlato e avesse portato quel cognome e quel nome..
Immaginavo mille volte di incontrare un uomo e di presentarmi a lui e viceversa, senza sapere che quello fosse mio padre. Sarebbe stato un incubo: condividere qualcosa, anche solo due secondi, con mio padre senza sapere che fosse lui. Non che gli sarei corsa incontro urlando “papà”, ma sarebbe stato diverso e sapere di avere di fronte lui, mi avrebbe di certo riempito il cuore di gioia. Jake mi aveva chiesto varie volte come me lo immaginassi, ma non ci avevo mai pensato. Lo immaginavo solamente e unicamente bellissimo, con il mio stesso colore dei capelli e degl’occhi.. capelli ramati e occhi verdi...
<< Nessie!>> sobbalzai quando sentii una presa ferrea attorno al mio polso e bloccarmi. Mi girai e sorrisi rilassandomi riconoscendo chi fosse.
<< Edward! Non ti avevo proprio visto, ero con la testa sulle nuvole, scusami>> gli sorrisi e mi sporsi per dargli un bacio sulla guancia. Mi abbracciò leggermente e mi lasciò andare. Lo guardai in volto e notai due profonde occhiaie segnargli il viso.
<< Non preoccuparti. Dove vai?>> sentivo la sua voce, sempre stata splendida, leggermente rauca. Nessie, stai nel mondo del sogni forse.
<< Mi incontro con delle amiche. Te invece dove vai?>>
<< Torno a casa, sono stato un po’ in giro a prendere aria.>> abbassò lo sguardo e sentii una strana sensazione. Nel momento in cui la percepii e vidi il suo sguardo spento e le sue occhiaie, non so perché, ma mi ricordai di mia madre.. aveva la stessa espressione.
<< Ed, come è andata ieri sera con la mamma??>> gli chiesi sfacciatamente. Non avevo avuto tempo di parlarne con lei a causa del mio sonno pesante e dell’arrivo dei nonni. Lo vidi esitare e riabbassare lo sguardo, poco tipico di lui.
<< Ehm.. bene, abbastanza bene.>> Risposta poco convincente, caro il mio Edwarduccio! << Perché questa domanda??>> Mmm.. Edward mi piace.. la mamma... Aspetta un attimo! Non è che.. Aspetta! La mamma non era mai uscita con nessun uomo, tranne ieri sera, anche se erano in comitiva.
<< Ma non chi siete usciti??>> chiesi continuando ad essere sfacciata.
<< Ehm.. noi due. Perché??>> sgranai gli occhi sorpresa a questa rivelazione. Mia madre mi aveva detto che uscivano in comitiva e non solo con Edward. Edward.. Edward.. Edward..
<< Così, pura curiosità adolescenziale. Scusami Ed, ma sono in ritardo ad un appuntamento, ci vediamo!>> gli scoccai un bacio al centro della guancia dentro e scappai verso la piazzetta. In due minuti arrivai con l’affanno e con le idee che, numerose, mi vorticavano nella mente. Mi sedetti sulla prima panchina che trovai e dopo aver ripreso fiato, mi rialzai e mi avvicinai alla fontanella di acqua perennemente fresca. Iniziai a sorseggiare fino a quando sentii due grandi mani afferrarmi per i fianchi. Sobbalzai dalla sorpresa nonostante avessi già capito di chi si trattasse e, sorridendo, mi voltai. Un sorriso che mostrava il bianco latte di tutti e trentadue denti, mi accolse. Gli occhi neri mi scrutavano attentamente e, nello stesso istante, brillavano.
<< Jake..>>
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Passammo circa un’ora a chiacchierare e a riassumerci la giornata trascorsa. Parlammo della scuola e del fatto che le vacanze natalizie erano agli sgoccioli.. mancavano solo quattro giorni. Risi come non facevo da tempo, gustandomi ogni singolo istante del momento passato con lui. Ogni volta che incrociavo il suo sguardo, sentivo mille farfalle vorticarmi nello stomaco, bloccandomi il respiro e facendomi fischiare, leggermente, le orecchie. Avevamo passeggiato lungo la piazzetta e avevamo fatto un giro arrivando davanti alla scuola, poi eravamo tornati indietro e ci eravamo fermati su una panchina a chiacchierare. Finimmo, inevitabilmente, gli argomenti e ci furono due minti i orologio di imbarazzante silenzio. Io non sapevo più che dire.. lui, probabilmente, non sapeva più che dire..
<< Nessie, ti devo dire una cosa>> improvvisamente parlò, diventando inaspettatamente serio. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che ridere mentre adesso, invece, sembrava tesissimo.
<< Dimmi>> dissi esitante e cercai di regolare il respiro insieme al battito accelerato del mio cuore.
<< Sono mesi ormai che ci conosciamo e, nonostante il luogo, ci frequentiamo. Io.. io non ho mai avuto una ragazza e non so come funziona, non so cosa si prova ma.. ogni volta che ti vedo.. la mia giornata prende una piega, inevitabilmente, positiva.. rallegri le mie giornate e io.. sento mille brividi ogni volta che incrocio i tuoi occhi verdi >> Occhi verdi..
<< O che accarezzo i tuoi capelli ramati>> Capelli ramati..
<< E sono persino geloso quando parli con un professore, come ad esempio Edward e il rapporto che hai istaurato con lui>> Edward..
<< Renesmèe, io penso di essermi innamorato di te>> Sentivo le orecchie fischiarmi, il battito del cuore accelerare, la testa girare, il respiro irregolare e.. la testa scoppiare. Non sapevo a cosa pensare ma, nel momento in cui incrociai gli occhi neri di Jake, decisi di dedicarmi a lui.. fino a quando..
<< Jake, io.. penso di amarti anche io>> sussurrai emozionata e vidi i suoi occhi brillare e le sue labbra tendersi in un sorriso. Lentamente, facendomi gustare quel momento, si avvicinò e, con l’aumento delle farfalle nel mio stomaco, del battito del mio cuore e del respiro, premette le sue dolci, calde e morbide labbra sulle mie.. regalandomi il più bel primo bacio.
POV BELLA
Non so come, non so quando, ma Alice in nemmeno due secondi si ritrovò tra le braccia di mio padre. Entrambi alzati al centro della camera, si abbracciano affettuosamente con l’aggiunta di qualche lacrima. Si erano sempre adorati. Per Alice, Charlie era sempre stato come un secondo padre, mentre per Charlie, Alice era sempre stata una seconda figlia. Era una affetto reciproco che, a quanto vedevo, nemmeno il tempo aveva cambiato.
Si allontanarono ed Alice corse ad abbracciare anche mia madre, commossa quanto me, alla vista di quella scenetta. Dopo almeno dieci minuti, le acque di calmarono e Alice e Charlie iniziarono a parlare tra di loro, raccontandosi per sommi capi quello che era successo a loro in quegli anni. Nonostante avessero sempre vissuto nello stesso paese, a quanto sentivo e sapevo, non si erano mai più né visti né sentiti. Mi dispiaceva essere stata la causa di ciò, ma era stato alquanto inevitabile sapendo quanto buon cuore avesse mio padre, conseguenza del fatto che non avrebbe avuto la forza di tenere la bocca chiusa per troppo tempo, nonostante si trattasse di sua figlia.
Dopo circa mezz’ora finirono di raccontarsi quello che era successo in questi anni e finirono con la raccomandazione di Alice alla “voglio sapere tutti i dettagli la prossima volta”. Appena finito, la mia migliore amica si girò a guardarmi e venne a baciarmi la guancia per salutarmi, visto che non lo aveva ancora fatto.
<< Ehi, grazie per esserti ricordata di me>> dissi ironica e scoppiò a ridere in un argentina risata che sapeva rallegrare momentaneamente il mio cuore, al momento spento. Meno male che nel frattempo che Alice e i miei stavano parlando, c’era stato James a tenermi compagnia. Se avessi dovuto scegliete tra Alice e James, mi sarei trovata in una grossa difficoltà, perché Alice è sempre stata la mia migliore amica mentre James, nonostante fosse qualche anno in meno, mi aveva sempre affiancata e sopportato ogni mio cambiamento o tormento. Lui era la mia coscienza, il mio migliore amico e un anestetico al mio dolore.. riusciva sempre a farmi sorridere, anche nei momenti tristi come oggi.
Ma non volevo pensarci perché, ormai, non avrei più dovuto fare questa scelta.. Avevo entrambe e contavo di averli per tutta la vita.
<< Comunque, sorellina, sono venuta qui per un motivo ben preciso e tu, signorinella, sai che voglio sapere.>> arcuai un sopracciglio e, sbuffando, mi posai con la schiena alla sedia. << Dai, dov’è? A che ora se n’è andato?>> spalancai gli occhi e guardai il viso frizzante ed eccitato di Alice che aspettava una risposta.
<< Dov’è? Mi chiedi dov’è? Non mi interessa dov’è! Non mi interessa più niente di tuo fratello, Alice! >> urlai presa dalla tensione e dallo sfogo che stava arrivando. Sentii due mani accarezzarmi le braccia tese lungo i fianci. Senza nemmeno essermene resa conto, mi ero alzata trovandomi davanti ad una Alice alquanto tesa e impaurita.
<< Bells, calmati!>> mi sussurrò James all’orecchio ma questo non faceva che farmi innervosire ancora di più! Nessuno. doveva. dirmi. di. stare. calma.
<< Calma? Come faccio a stare calma quando tutti attendono o credono che subito dopo la prima uscita con Edward posso esserci andata a letto, di nuovo?? Per chi diavolo mi avete preso?? Per una che perdona il proprio ex per non averti detto che la ragazza trovata nuda nel suo letto era stata pagata dai suoi genitori per separarci?!>>
<< Cosa??>> Mio padre si alzò, alzando la voce dopo aver ascoltato le mie parole. << Cosa hanno fatto i Cullen??>> urlò avvicinandosi a me e cercando, evidentemente, una risposta. Abbassai lo sguardo cercando di controllare il respiro e le lacrime che cercavano di fuoriuscire dai miei deboli occhi.
<< Ieri sera sono uscita con Edward e mi ha detto che i suoi hanno pagato Tanya per infilarsi nuda nel suo letto in modo che la vedessi e succedesse quello che è successo. Solo che non sapevano, proprio come me, che aspettavo una bambina e così mi avrebbero destinato a diventare una madre single e con una figlia da crescere senza un padre!>> sentii la forza mancarmi nelle gambe nel momento in cui dissi ad alta voce l’assurda verità. Sembra tutto ancora più vero.
Reale.
James sentì il cambiamento nel mio corpo e, afferrandomi per i fianchi, mi fece sedere sulla sedia. Corse in cucina e dopo venti secondi mi portò un bicchiere di acqua tiepida con un’abbondante dose si zucchero all’interno, lo ingurgitai in pochissimo e subito sentii le articolazioni rafforzarsi.
<< Bella, sei troppo stressata, non ti fa bene>> mi disse mia madre che, nel frattempo, mi si era avvicinata. Mi accarezzò la fronte con le mani fredde e mi sentii un po’ meglio. James mi costrinse a distendermi sul divano, nonostante gli avessi detto che stavo già meglio. Feci passare cinque abbondanti minuti e poi mi issai per sedermi e posare attentamente la testa alla spalliera morbida del divano.
<< Come ti senti, Bells?>>
<< Meglio James, mi sono ripresa. Grazie>> guardai mio padre e vidi quanto si sforzava per non iniziare ad urlare e scappare in macchina dai Cullen per dirgliene quattro. Di sicuro mia madre gli aveva fatto una raccomandazione su quanto fossi stressata e che era meglio non peggiorare la situazione. Chiusi gli occhi e mi rilassai contro i cuscini della spalliera, ascoltando il sottofondo delle voci di Alice e dei miei genitori. James rimase accanto a me, senza parlare ma limitandosi a stringermi forte la mano.
Persi il senso del tempo e, strabuzzando gli occhi e scattando, controllai l’orologio. Renesmèe..
In quello stesso momento, come richiamata dalla natura e dal rapporto madre- figlia, sentii la serratura della porta principale scattare, proprio come la mia testa e quella dei presenti. Si sentì la porta chiudersi e dei passi avvicinarsi, fino a quando la testa bronzea e boccolosa di mia figlia spuntò dal muretto. Mi aspettavo di trovarla sorridente e raggiante a causa della sua uscita con Jacob e invece.. era tutt’altro che raggiante. Era.. seria.
<< tesoro, cos’è quella faccia?? E’ successo qualcosa con Jake?>> Le chiesi alzandomi e andandole incontro, preoccupata. Scosse la testa e continuò a guardarmi negl’occhi. << E allora che succede?>> le chiesi accarezzandole il viso ma, sbalordendomi, si scostò.
<< Renes..>> mi interruppe.
<< Mamma, dobbiamo parlare.>>
Angolo pazzia*
Ma salve girls!! Visto come sono stata brava stavolta?! Non era nei programmi postare così presto, ma ieri sera mi è venuta una botta di ispirazione e in un'oretta ho scritto questo capitoletto. Vi è piaciuto il capitolo?? Scommetto che vi è piaciuto di più il POV RENESMEE! Sinceramente?? Nemmeno io mi aspettavo che questa storia prendesse questa svolta.. Anzi, non so ancora cosa succederà nei prossimi capitoli e quindi, scriverò quello che mi viene ogni singola volta. Sono pazza?? Mmm.. abbastanza xD Quindi non so nè come procederà e tantomeno come finirà! Sarà una sorpresa per tutti, compresa me stessa.
Il prossimo aggiornamento?? Penso a settembre perchè io il o il 14 o il 16 parto e torno il 1 settembre, il tempo di scrivere e posto. Prima no, perchè in questa settimana devo già iniziare ad andare a fare spese per la vacanza, poi vado al mare con amici e diciamo che la prossima settimana sarà impegnativa almeno quanto a quella appena trascorsa.
Ok, finisco il monologo e vi auguro delle buone vacanze (anche se la fine si avvicina, troppo, troppo velocemente ç_ç Ma non ci pensiamo, godiamoci ogni singolo momento finchè possiamo (: )
Un bacione e.. recensite girls!! <3
*Me entra con
costume e cappello di paglia*
Non allarmatevi, è solo uno spoiler! Vi lascio alla lettura
e ci vediamo sotto con delle IMPORTANTISSIME note!
ù.ù
<<
Non voglio sedermi ma voglio sapere ieri sera con chi sei
uscita!>>
<<
Te l’ho già detto ieri, con Alice, Edward e tutti
gli altri. Una cena traadulti.>>
Rise amara e io ne rimasi
ancora più sbalordita. Ma che fine aveva fatto la ragazza
dolce?
<<
E perché ho incontrato Edward, con la tua stessa faccia
d’altronde, e mi ha
detto che siete usciti solo tu e lui>> Probabilmente i
miei occhi
schizzarono perché vidi James guardarmi pietrificato. Decisi
di far finta di
nulla.
<<
Perché alla fine, loro sono dovuti andare via a causa dei
bambini e noi siamo
rimasti a fare quattro chiacchiere da soli>> risposi in
un sussurro ma
nello stesso momento autoritaria, nella speranza che chiudessimo questa
conversazione.
<<
Mamma! Sii sincera, ti prego. Fallo per me, per tua
figlia!>> urlò e dal
rossore delle guance e degl’occhi capii che si stava
trattenendo dal piangere.
<>
<<
Non mi chiamare
amore, mamma! Non devi farlo, non ora! Perché se mi amassi
veramente mi avresti
detto la verità!>>
Salve girls, come procede
l'estate che tra l'altro sta per finire? A me tutto bene, sono
ancora in vacanza fino a giovedì, poi si torna a casa e si
riprendono i vecchi ritmi, compreso di studio ç_ç Allora, che ne pensate
dello spoiler?
Qual'è
l'avviso importante?! Ok, mi faccio coraggio
e vi faccio una domanda! Prima di tutto volevo
dirvi che ultimamente non sono affatto presa da questa storia,
tutt'altro.. Inizialmente mi sembrava una bella trama ma.. ho perso la
cosìdetta ispirazione. (Solo per questa storia
perchè sto scrivendo una flash fan fiction- giusto 2
capitoli-, devo solo correggerla e la posterò). Mentre
questa mi sembra che sia diventata troppo.. scontata, ecco. Quindi,
adesso vi chiedo..
VOLETE
CHE CONTINUI QUESTA STORIA??
Ho
bisogno del vostro parere perchè, se volete che continui, io
mi sforzo di scrivere i capitoli finche posso e posto quel che riesco,
invece se per voi è indifferente se continuo o no, non
"spreco" tempo! In pratica.. QUESTA STORIA E' NELLE VOSTRE
MANI! Fatemi sapere, per
favore.. è davvero importante per me. Ci sentiamo presto..
Un bacione enorme!! Haloaaa <3
*Entra
in punta di piedi e con una bella torta al cioccolato per farsi
perdonare*
Ehm.. saaaaalve stupendoseeee :33 Come va?? ^^'
E' inutile dire che mi dispiace per questo enoooooooooorme ritardo, ma
ve l'avevo detto.. questa storia avrà un finale, anche se
dovesse arrivare tra 100 anni LOL
Confesso che questo capitolo non so quante volte l'ho scritto,
cancellato, riscritto e ricancellato.. penso circa un 10 volte o.O Ma
ieri mi sono messa con una bella ispirazione e tante illuminazioni, e
me lo sono scritta. Continua a non convincermi ma lo posto
così com'è.. solo per voi u.u
Voglio ringraziare tutte le meravigliose persone che si sono informate,
preoccupate e interessate a questa storia. Grazie di cuore, mi avete
commosso :') Vi adoro! *O*
Incrocio le dita e corro a nascondermi.
Prima però, facciamo un piccolo riassunto.
-
Edward ha detto a Bella che i suoi genitori hanno pagato Tanya per
farsi trovare nuda nel suo letto.
- Edward e Bella hanno litigato, sì possiamo dire questo.
- Bella è a dir poco depressa.
- Renesmèe si è trovata per strada a pensare a
suo padre e, alzando lo sguardo, ha incontrato Edward.
- Renesmèe ha dato il suo primo bacio a Jacob.
- Renesmèe torna a casa e dice a sua madre di dover parlare
con lei.
Buona lettura ^^
Chiusi la porta principale di casa, salutando i miei con un ultimo
sorriso forzato e tornai in cucina in cui c’erano James,
seduto e abbastanza teso sul divano, e Renesmèe che non si
era mossa di un centimetro dal centro della stanza. Mi avvicinai e le
sfiorai un braccio con le dita ancora fredde ma, come poco prima, si
scostò spostandosi alla mia destra e girandosi per trovarsi
faccia a faccia con me. Osservai il suo viso contratto e non potei non
ricordare la stessa espressione di Edward la sera prima.
Tormentata.
- Amore cosa è successo? Che ti ha fatto Jacob? Ti
prego, non farmi stare in ansia.- Non riuscivo a capire o ad immaginare
cosa potesse essere accaduto per farla stare in questo stato. Era
sempre stata un bambina e a sua volta una ragazza vivace, dolce e
allegra e, anche nei momenti bui, era stata così.
- Riesci
a parlare solo di questo mamma? Scuola, nonni e Jacob?
Perché non parliamo di qualcos’altro?- Le sue
parole mi colpirono perché mai mia figlia si era rivolta
così a me.
Scontrosa.
- Renesmèe,
cos..-
- Con
chi sei uscita ieri sera?- mi pietrificai a quella domanda diretta e
senza giri di parole. Perché me lo stava chiedendo? Calma
Bella, calma.
-
SentiRenesmèe, cerca di
calmarti e sediamoci.- la presi per un braccio ma si scostò
malamente facendo aumentare la mia ira.
-
Non voglio sedermi ma voglio sapere ieri sera con chi sei uscita!-
-
Te l’ho già detto ieri, con Alice, Edward e tutti
gli altri. Una cena traadulti.-
Rise amara e io ne rimasi ancora più sbalordita. Ma che fine
aveva fatto la ragazza dolce che era sempre stata mia figlia?
-
E perché ho incontrato Edward, con la tua stessa faccia
d’altronde, e mi ha detto che siete usciti solo tu e lui?!-
Probabilmente i miei occhi schizzarono perché vidi James
guardarmi pietrificato. Respira Bella, respira. Cosa dovevo risponderle? Nella mia testa un insieme di
lettere separate iniziarono a vorticare, sgretolando ogni singola frase
che arrivava sulla punta della lingua. Sentivo la bocca asciutta e gli
occhi pizzicare.
Una vera crisi di panico.
Era sempre stata il genio delle scuse, adesso dovevo farmi venire
qualcosa in mente.. e in fretta.
-
Beh, dopo la cena sì. Loro sono dovuti andare via a causa
dei bambini, mentre noi siamo rimasti un altro po’.- Riuscii
a dire tutto d’un fiato mentre bagnavo le labbra secche con
la lingua. Cercai il suo sguardo e non lo trovai verde smeraldo, ma
erano quasi neri.. lo stesso colore assunto da Edward la sera prima.
Una forte fitta al petto mi colpì al solo ricordo della sera
precedente aggiunto a questo momento.
Quando avrei smesso di soffrire?
-
Perché?- urlò facendoci sobbalzare dalla nostra
postazione. Due lacrime iniziarono a scivolare sulle sue guance pallide
e non rosse come sempre. Il tono della sua voce era disperato,
stralunato.
Irriconoscibile.
Eppure non riuscii a capire il significato del suo
‘perché’. Perché cosa?
In questo momento mi sentivo come una ragazzina immatura e alle prime
armi, che non sa come comportarsi di fronte ad argomentazioni piuttosto
seria, ancora giovane e ingenua che si fa mettere i piedi in testa. Ma
io non ero giovane, ingenua e immatura, ma ero adulta, responsabile e
matura. Ognuno, nella sua vita, commette degli errori ma a questi
c’è sempre una conseguenze e un motivo per cui
avvengono. E adesso? Dopo la rivelazione di Edward.. avevo un motivo
per aver fatto quello che avevo fatto? Un ragionamento complesso quanto
alla faccenda, ma sensato.
- Renesmèe.. non piangere, ti prego..- sussurrai flebile
cercando di avvicinarmi per poterla abbracciare ma, di nuovo, si
scostò facendo un passo indietro.
- Perché continui a mentirmi? Perché non
approfitti di questa situazione per dirmi la verità? Eh?!
DIMMELO!- urlò fuori di sé. James, alzandosi, si
avvicinò per poterla calmare ma si scostò anche
da lui.
- Dirti c...cosa?- scosse la testa mentre le lacrime continuavano a
rigare le sue guance.
- Che Edward è mio padre! Dimmelo, abbi la compiacenza di
dirmelo, il coraggio che non hai avuto in questi ultimi mesi mentre mi
guardavi scherzare, parlare e passare tempo con lui. Il coraggio che
non hai avuto di pronunciare cinque parole, solo cinque per la mia
felicità.- Stava piovendo? Forse mi era caduto il tetto in
testa, stavo per morire oltre che piovendo? O non sarebbe stato normale
sentire delle gocce scorrere lungo il viso, avere la vista annebbiata,
le gambe tremolanti e forti fitte alla testa e al petto.
Ero morta?
- Bella? Bells?- scossi la testa consapevole della mia fantasia, e che
quelle gocce erano.. semplicemente lacrime. Guardai il volto bagnato di
mia figlia e mi resi conto di cosa stava succedendo.
All’improvviso, come un vortice, tutte le consapevolezze mi
trascinarono nel baratro in cui tutto era chiaro. Mia figlia era delusa
dal mio comportamento, io per il mio stupido orgoglio avevo fatto
l’errore più grande della mia vita e la
conseguenza di ciò era l’odio di
Renesmèe nei miei confronti, Edward ormai era lontano anni
luce da me e io.. io avevo perso tutte le persone a me care. Una per
una le avevo fatte scivolare via dalle mie mani, rimanendo sempre
più sola in compagnia solo dei miei errori e rimorsi. Alzai
lo sguardo e ritrovai i suoi occhi neri, sul cui fondo c’era
la delusione. La bocca era sempre più asciutta e niente
riusciva a fuoriuscire dalle mie labbra se non un
- Mi dispiace..- La mia bambina scosse la testa e, singhiozzando, mi
guardò nel fondo degl’occhi.
- Pensavo fossi diversa dalle altre mamme, pensavo fossi anche la mia
migliore amica, ma mi sbagliavo perché se davvero lo fossi
stata, mi avresti detto la verità qualche mese fa.- Mi
girò le spalle e corse in camera sua, sbattendo la porta che
fece tremare i muri.. e anche il mio cuore.
Rimasi con lo sguardo perso nel vuoto come se la mia bambina fosse
rimasta lì, ma la ragazza matura che stava diventato era
andata via..
Sentii due braccia circondarmi e in quel momento cedetti. Un forte
singhiozzo colpì il mio petto, seguita da un altro, da un
altro a da un altro ancora. Inizia a piangere disperata contro la
maglietta bianca del mio migliore amico, inzuppandogliela come avevo
sempre fatto. Ma stavolta era diverso.. stavolta si trattava del tutto,
perché quando non si hanno figli non ci si può
capire l’affetto che di prova nei loro confronti,
l’amore, la devozione. E perderli.. perderli era..
Piansi per minuti, ore, giorni. Persi il conto del tempo e delle
lacrime versate, mentre le carezze di James cercavano di confortarmi,
ma i miei errori rimanevano lì.. proprio come un tatuaggio
inciso sulla mia pelle, ancora sanguinante.
E fu allora che capii una cosa: la mia vita non sarebbe mai giunta alla
conclusione della sofferenze, ma avrebbe continuato il
suo cammino soffocata dal dolore, dalle delusioni e dalle
difficoltà.
E c’era un solo modo per mettere fine a questo disastro che
era diventata la mia vita, e forse il destino aveva trovato la risposta
prima della mia mente. Il destino aveva scelto per me e aveva trovato
il metodo giusto per porre fine alla sofferenze. E questo lo capii
quando, contro la volontà di James, uscii di casa a prendere
un po’ d’aria e, per puro errore, mi ritrovai
stessa sull’asfalto.. sanguinante del mio dolore.
Ehm.. me lo lasciate un
commentuccio?? *faccia cucciolosa*
*Coff coff* Ehm..
sì, sono io. Wooooooooooooooooow, ebbene sì, sono
già qui dopo nemmeno una settimana o.O Mi sto meravigliando
di me stessa u.u Allora, ci sono
alcune cose che vorrei dirvi prima di augurarvi una buona lettura.
Vorrei precisare che voi avete tutte le ragioni del mondo per essere
arrabbiate con me a causa dell'enorme ritardo della volta scorsa, ma io
precisai nello spoiler di agosto e sul mio account che avrei fatto
ritardo per mancanza di ispirazione. Molte di voi si sono tenute
informate tramine facebook e tramite messaggi privati qui su Efp
sull'andamento della storia e io le ho tenute aggiornate, quindi la
maggiorparte di voi sapeva che avrei ritardato. I commenti
'negativi' sul capitolo? Ok, la storia ha preso una svolta diversa da
quello che pensavo avesse preso. Ma io sono cambiata in queste ultime
settimane, mi sento davvero cambiata e a sua volta cambia il mio modo
di scrivere e le trame delle mie storie. Ma, nonostante tutto, ad ogni
azione c'è un motivo per cui accade. Anche alla tragedia di
Bella, c'è SEMPRE un motivo a tutto. Bella doveva farsi
valere? Mettetevi nei suoi panni, nei panni di Renesmèe e
poi ne parliamo ;) Io quando scrivo cerco di medesimarmi nel
personaggio e beh, al posto di Bella avrei reagito così.. ma
ognuno ha il suo modo di reagire e il suo carattere. Non voglio
assolutamente offendere nessuno, ma è un modo di dirvi che
se scrivo una cosa (anche se tragica) a questo c'è sempre un
motivo legato e, anche un modo per farvi capire che vi dovete fidare di
me. Finisco l'enorme
monologo e vi lascio al capitolo >.< Difficilissimo da
scrivere. Mi scuso in anticipio per eventuali errori di grammatica e
errori tecnici ma (dopo la lettura capirete) non sono un'esperta in
questo campo, o almeno.. non ancora u.u In questi giorni ho
fatto personalmente la copertina della storia, vi piace?? *OO* Grazie per la
vostra attenzione, vi adoro indiscutibilmente *ww* Un bacione enorme,
recensite (?) e BUONA LETTURA ^^
POV
EDWARD
- Dottor Cullen, torna già a casa- Mi voltai verso la donna
da cui proveniva la voce e trovai Clare appoggiata al bancone con una
cartella tra le mani.
-
Ciao Clare. Sì, stanotte il turno finisce all’una,
ho anche fatto mezz’ora in più- la informai
avvicinandomi e sorridendole. – Tu a che ora finisci?-
continuai fingendo interesse. Clare era una donna di trentadue anni
alle prima armi con la carriera medica; si trovava
all’ospedale di Seattle da circa cinque mesi e per ora
svolgeva la funzione di infermiera mentre faceva tirocinio presso un
alto medico del reparto chirurgia. Era una bella ragazza dai capelli
castano chiaro e occhi grigi, con tanto di fisico asciutto e minuto.
Era una di quelle poche ragazze che si trovano al giorno
d’oggi: volenterose di imparare e di diventare qualcuno.
-
Sono arrivata da circa un’ora, quindi mi tocca stare qui fino
alle otto- sorrise e alzò la mano destra in cui teneva uno
di quei bicchieri enormi contenente caffè. – Ne
vuole un po’?-
-
No, ti ringrazio. E per cortesia, dammi del tu. Siamo quasi coetanei-
arrossì imbarazzata e borbottò un ‘va
bene’. Osservai l’orologio appeso al muro dietro di
noi e notai che erano quasi le due del mattino. – Beh, mi sa
che è ora di andare, ci vediamo Clare e buon lavoro-
-
Grazie Dott.. Edward - le sorrisi di nuovo e, salutandola con un cenno
delle mani, mi diressi all’ascensore pigiando il tasto di
richiamo e attendendo che arrivasse. Dopo quasi un abbondante minuto
arrivò e scesi a piano terra. Nel momento in cui uscii
dall’ascensore per poco non venni travolto da un gruppo di
medici in bianco che correvano lungo il corridoio verso
l’entrata del pronto soccorso.
-
Svelti, c’è bisogno di aiuto qui- urlò
il Dottor Meckenzy, caporeparto di chirurgia, verso i suoi colleghi
affannati per la corsa. Lo avevo conosciuto appena arrivato
all’ospedale di Seattle circa cinque anni prima; provavo una
profonda stima in quell’uomo: adorava qualsiasi tipo di ramo
medico, a prescindere dall’importanza. Molte volte mi ero
trovato lusingato dai suoi complimenti dopo qualche operazioni in
reparto pediatria e, altrettante volte, mi aveva chiesto favori come
affiancarlo in qualche operazione perché riteneva che
operare i bambini, come faceva il sottoscritto, fosse anche
più difficile di operare un adulto e quindi io ero in grado
di farlo.
Battei le ciglia nel momento in cui sentii l’ambulanza
arrivare con le sirene al massimo e in alta velocità, e
questo voleva dire solo una cosa: caso grave.
Mi precipitai dietro la coda di medici verso l’entrata del
pronto soccorso e vidi il corpo di quella persona, avvolto da lenzuola
rosso sangue, passare da una barrella all’altra. Mi si
ghiacciò il sangue nelle vene alla vista di tanto sangue e
corsi a dare aiuto.
- Dottor Meckenzy!- il dottore si girò e appena mi vide si
illuminò, mentre continuava ad analizzare la cartella in
fretta.
- Edward! Vieni, mi servi. Abbiamo un caso grave.- mi avvicinai al suo
fianco, mentre i medici correvano con la barrella su cui
c’era il corpo in sala operatoria. – Incidente
stradale, giovane donna sulla trentina, bruna, alta circa 1 metro e
sessanta, corporatura fragile. Non aveva documenti con sé
né cellulare o qualsiasi modo per cui rintracciare parenti o
conoscenti.- mentre parlava a formato razzo, continuava a camminare
verso la sala operatoria.
- Cos’ è successo?- chiesi indossando il camice
bianco e posando la borsa sugl’armadietti.
- E’ stata investita da un pirata della strada, ha perso
molto sangue. Dobbiamo correre, avrà sicuramente bisogno di
una trasfusione. Inoltre ha varie ossa fratturare e temo anche qualche
costola; dobbiamo agire con prudenza o rischiamo di bucare qualche
organo. Andiamo.-
Corremmo in sala operatoria in cui una gamma di medici circondavano il
corpo della giovane ragazza, spogliandola, coprendola con la carta
verde e attaccandola ai macchinari.
- Dottore, sta perdendo sangue. Abbiamo bisogno di una trasfusione
entro almeno dieci minuti. I battiti stanno diminuendo e ci sono varie
costole incrinate.- Mentre ascoltavo le parole dei medici, sentii una
pressione.. una forza magnetica spingermi verso il centro della sala.
Seguii i comandi del mio corpo e mi feci spazio tra i medici per vedere
il viso della donna. Era pieno di sangue e graffi, col labbro spaccato
e il naso gocciolante di sangue. La mia mano partì in
automatico mentre sentivo il ronzio delle voci dei medici circondarmi.
Scostai i capelli dalla guancia e rimasi paralizzato da quella scena.
‘Giovane donna sulla trentina, bruna, alta circa 1
metro e sessanta, corporatura fragile.’ Il mio cuore perse un battito e un altro e un antro ancora..
per poi cominciare a battere accompagnato dal mio sudore freddo, dalle
mani tremolanti, dal ronzio nelle orecchie e da una mano che mi
scuoteva.
- Edward, Edward. Edward che succede? Mi senti? Edward, ti senti bene?
Edward!- la voce del dottore mi chiamava ad alto volume, mentre io non
ero in grado di muovere un muscolo. – Edward, svegliati. La
stiamo perdendo.- quelle parole bastarono a farmi smuovere da quellaspecie di catalessi e alzai la testa atterrito.
– Edward, la conosci?- mi chiese il medico e io annuii.
– Bene, allora va ad avvisare i suoi familiari. Abbiamo
bisogno di conoscere il gruppo sanguigno, non abbiamo tempo di
verificare. Corri.- annuii vigorosamente e uscii dalla sala cercando di
non cadere per le gambe tremolanti. Corsi nello spogliatoio e afferrai
il cellulare, digitando il numero di Renesmèe. Due squilli e
rispose.
- Pronto?- non ebbi tempo di notare un qualcosa nella sua voce, che
l’assalii.
- Renesmèe, passami James. Subito.
-
Edward?! Che succede?- mi chiese spaventata.
- Passami immediatamente James!- urlai ed ebbi paura di averla
spaventata, ma non avevo tempo.. non ora.
- O..ok.- la sentii chiamare James che rispose dopo pochi secondi con
l’affanno.
- Edward! Che succede?-
- Sono in ospedale, è appena arrivata l’ambulanza
con Bella. Ha avuto un incidente e ho bisogno di sapere il suo gruppo
sanguigno, è un urgenza.-
- C..cosa? M..ma che stai di..cendo?- balbettò.
- James non c’è tempo. Ho bisogno del suo gruppo
sanguigno!- urlai sull’orlo della pazzia e con la voce rotta.
Mi maledii per non ricordare il suo gruppo sanguigno, per non essermene
interessato in passato.
Maledizione.
- B negativo..- negativo, negativo, negativo. Cazzo.
- James ne sei sicuro?! E’ negativo...- non continuai
bloccato da un singhiozzo. Mi avvicinai alla segreteria in cui
c’era Clare.
- Ed..- la interruppi.
- Clare controlla se ci sono risorse di B negativo, è
urgente.- mi trattenni dall’urlare mentre restavo in linea
con James. Sentivo dei rumori e probabilmente stava raccattando tutto
per poter venire qui il prima possibile. Clare pigiò
velocemente dei tasti sul computer dopodiché alzò
lo sguardo.
- No Edward, non c’è nessuna riserva di B negativo-
- Cazzo!- urlai fuori di me.
- Che succede?- mi chiese James e sentii che stava correndo.
- Non c’è B negativo!- urlai precipitandomi
dall’altra parte della stanza. – Cazzo, cazzo,
cazzo.-
- Aspetta! Nessie è lo stesso gruppo di Bella!-
urlò speranzoso. – Te la passo-
- Edward. Cos’ha la mamma??- disse tra un singhiozzo e
l’altro.
- Scricciolo stai calma, ti prego. Starà bene ma ho bisogno
del tuo aiuto- cercai di controllare il tono della voce, era
già abbastanza spaventata.
- O..ok-
- Dimmi il tuo gruppo sanguigno-
- B negativo-
- Sicurissima??- le chiesi per sicurezza.
- Sì, la mamma mi diceva sempre che avevamo lo stesso
gruppo, ed era diverso dal resto in quanto negativo. E poi ricordo la B-
- Perfetto. Quando hai fatto l’ultima volta le analisi del
sangue?- iniziai a prendere appunti.
- Mamma me le fa fare sempre ogni inizio anno scolastico, quindi da
fine settembre più o meno.-
- Ricordi se c’era qualche problema?-
- No, la mamma dice che sono sana come un pesce-
- Soffri di qualche malattia, qualsiasi cosa? Allergie?-
- Nessuna malattia. Sono solo allergica alle noci- Le noci? Anche io
ero allergico alle noci..
Scossi la testa.
- Edward, che succede? Ci serve la trasfusione, sono passati cinque
minuti.-
- Dottore è B negativo ma non ci sono riserve, sta arrivando
il fornitore.-
- Benissimo, dobbiamo muoverci perché stiamo cercando di
rianimarla con dei flaconi artificiali e non possiamo mantenere a
lungo. Hanno cucito le ferite più grandi ma continua a
perdere sangue, temiamo in un emorragia interna- mi ghiacciai sul
posto. Emorragia interna...
- Renesmèe.. fate in fretta.- staccai la telefonata e corsi
in sala operazione in cui i medici continuavano a lavorare sul corpo
della mia Bella.
Non riuscivo a muovere un muscolo in qualità di medico, di
dottore che aveva svolto decine di operazione, perché
lì, su quel tavolo operatorio, non c’era una
persona qualunque, non c’era una persona con cui avrei
semplicemente sofferto se fosse accaduto qualcosa.. ma lì
c’era la persona per cui sarei morto se fosse successo
qualcosa.
Osservavo le mani del dottore compiere dei movimenti col bisturi lungo
la gamba di Bella da cui fuoriusciva una forte quantità di
sangue.
- Ho bisogno del sangue. Tra quanto arriva?- urlò il dottore
guardandomi.
- Sta arrivando.-
- Esci e appena arriva fai quello che devi fare e corri qui, il ritardo
non sarà dalla nostra parte e potrebbe essere troppo tardi.-
corsi, di nuovo, verso l’uscita e proprio in quel momento
vidi Claire parlare con James e Renesmèe.
- Signori, non potete star..-
- James, Renesmèe. Venite, correte. Claire, sono con me. -
appena mi videro mi corsero incontro e io afferrai la mano di
Renesmèe portandola dietro di me e facendo un cenno a James.
Trovai la prima camera con un lettino libero e la feci distendere.
- Arrivo subito- andai a prendere l’occorrente e in meno di
trenta secondi ero di nuovo in camera. – Devo prelevarti un
po’ di sangue, non sentirai nulla..-
- Edward, muoviti. – mi disse in lacrime e io annuii.
Attaccai il tubicino della sacca alla siringa e, attaccando il laccetto
al suo braccio, infilai l’ago nella vena più
sporgente. Nè smorfie, né gemiti. Nulla.
- Rilassati o il sangue non è fluido per poter uscire
velocemente- le dissi e lei annuì. Tirai la siringa fino a
riempirla per poi togliere l’ago. La posai sul tavolo e
attaccai direttamente il tubicino per poi fare il vero e proprio
prelievo. In circa tre minuti, troppo velocemente ma obbligatoriamente,
finii il prelievo e tolsi l’ago dal suo braccio. Presi la
sacca contenente il sangue e lasciai il resto lì.
- Io vado, voi aspettatemi fuori. Renesmèe mangia qualcosa,
a dopo James.- corsi fuori e indossai per strada la mascherina. Entrai
in sala operatoria e trovai i medici affannati sul corpo della mia
Bella. Appena il tonfo della porta rimbombò nella sala, i
medici si fermarono e si girarono verso di me. Regnava il silenzio
assoluto in camera, troppo silenzio. Improvvisamente il silenzio fu
interrotto da un suono continuo, lungo e infinito.
Un bip.
Un lungo bip.
Guardai il monitor e trovai una linea retta e che scorreva occuparlo.
Le mani mi tremarono e corsi verso di loro.. verso di lei. Era
immobile e tutti mi guardavano. Mi girai verso il dottore e scosse la
testa.
No, no, no, no.
Buttai la sacca sul banco al mio fianco e presi a pompare il petto di
Bella come un forsennato.
- Fate la trasfusione, subito.- urlai e sentii i medici borbottare.
- Edward è inutile..-
- FATELO!- urlai e subito cambiarono una sacca con quella del sangue.
Al mio fianco guardai il medico che compilava la carta.
Isabella Swan: deceduta alle ore 2:34.
Le mani tremavano ma io continuavo a pompare, mentre il sangue
raggiungeva le sue vene. Guardai l’orologio e mancava poco
per le 2:35.
- Respira Bella, ti prego. Respira, fa battere il tuo cuore- continuavo
a schiacciare con le mani giunte sul suo petto, nella speranza che il
suo respiro tornasse regolare e che il sangue di Renesmèe
cominciasse a fluire nelle sue vene.
- Edward, non c’è più niente da fare-
sussurrò il dottore posando una mano sulla mia mani che
provvidi a scrollare.
- Sì, invece- urlai fuori di me mentre, quasi con violenza,
continuavo a pompare sul suo petto con le mani ormai interamente
sporche di sangue.. del suo sangue.
– Bella, respira. Renesmèe è fuori che
ti aspetta, non puoi abbandonarla.-
Uno, due, tre.
- Non puoi abbandonarmi-
Uno, due, tre.
- Non di nuovo-
Uno, due, tre.
- Non per sempre-
Uno, due, tre.
- Io ti amo!-
Il silenzio prima interrotto da un rumore continuo e infinito, fu,
improvvisamente, interrotto da un rumore ininterrotto e alternato al
silenzio. La lunga linea sul monitor si trasformò in una
linea irregolare.
Il respiro di tutti, compreso il mio, si bloccò ma non le
mie mani che continuavano a pompare raggiungendo il loro obbiettivo.
Il suo cuore batteva di nuovo. - Muovetevi, aiutatemi!- urlai riacquistando energia e
lucidità, e dietro di me lo fecero tutti il resto. Alzai la
testa e vidi l’orologio che segnava quasi le 2:36.
Due minuti.
Due maledetti minuti.
Alcuni medici presero a chiudere le ferite, il dottor Mackenzie
iniziò a fermare l’emorragia interna e io
continuavo a pompare il petto aiutando i suoi polmoni nella
respirazione.
Aiutandola, perché io ci sarò sempre.
Il sangue stava per finire ma i valori miglioravano, compreso il suo
cuore. Fasciarono il suo petto e la sua gamba, disinfettarono le ferite
e chiusero le più grandi. Il cuore batteva e i polmoni
funzionavano mentre le mie mani si bloccarono.
Ce l’avevo fatta.
- Edward.. io non so come tu abbia fatto ma.. ce l’hai
fatta.- si complimentò il medico mentre io continuavo a
guardare le mie mani sporche di sangue.
- D..dottore.. quei due minuti.. porteranno problemi?- chiesi tremante.
- Non so, questo non posso dirtelo. Potrebbero aver portato problemi
celebrali, ma sembra rispondere bene agli stimoli. Ha perfino superato
il coma, ma bisogna attendere il suo risveglio.- annuii incosciente di
quello che stava dicendo mentre continuavo a guardare le mie mani rosse.
- Sarà meglio se vai ad avvisare la famiglia..- annuii di
nuovo. Mi abbassai e posai le labbra sulla sua fronte fredda e sporca
dello stesso sangue che copriva le mie mani.
- Perdonami amore mio- sussurrai prima di allontanarmi e uscire dalla
porta mentre cercavo di pulire le mani. Andai in sala
d’aspetto in cui trovai James che cercava di consolare una
Renesmèe tremante e in lacrime.
- Scricciolo..- sussurrai abbastanza forte da farmi sentire.
Scattò e mi corse in contro, abbracciandomi e bagnando la
mia camicia.
- Come sta?? E..ed- le lacrime non le permettevano di formulare una
frase completa e sensata.
- Sta bene tesoro, sta bene- mi abbassai sulle ginocchia e
l’abbracciai, affondando il volto nei suoi riccioli. La
mia piccola.. Continuò a piangere sulla mia spalla e io le
accarezzai per tutto il tempo i capelli, nella speranza di calmarla e
rassicurarla, proprio come avrebbe fatto un padre. La sentivo sempre
più vicina, sempre più familiare e avrei fatto di
tutto per lei. Era la figlia della donna che amavo e, anche se non lo
fosse stata, sentivo che avrei provato un grande affetto.. uno strano
affetto.
E a causa di questa stranezza mi alzai sciogliendo
l’abbraccio e sfiorandole una guancia.
- Adesso riposati, più tardi la vedrai.- annuì
sorridendomi per poi abbassare lo sguardo.
- T..ti voglio bene.. E..Edward – il mio cuore perse un
battito alle sue parole e riuscii a sorriderle.
- Anche io te ne voglio bambina mia- le baciai la fronte e mi avvicinai
a James, spiegandogli brevemente quello che era successo. Gli raccontai
tutto nei minimi dettagli, approfittando della lontananza di
Renesmèe.
Vidi James piangere, per la prima volta piangere. Lo avevo immaginato
sempre come un ragazzo dal cuore forte e intoccabile, ma mi ero
sbagliato. Voleva un bene dell’anima a Bella e sapeva essere
un buon amico. Ascoltò con attenzione ogni minima parola e
quando finii fu costretto a sedersi. Proprio in quel momento si
avvicinò Renesmèe e si bloccò ad
osservare le mie mani, ancora tendenti al rosso.
- C..cosa..- scossi la testa nascondendole dietro alle spalle.
- Non è niente. Io.. scusate devo andare a fare una cosa-
annuirono entrambi e voltai le spalle dirigendomi verso la sala in cui
prima avevo fatto il prelievo. Mi chiusi la porta alle spalle e mi
sedetti a terra con le spalle contro al muro, portando le mani davanti
ai miei occhi.
Mani sporche di sangue.
Mani sporche del suo sangue.
Sangue. Sangue. Alzai la testa e vidi che niente era stato spostato e che la
siringa posata prima sul tavolo non era stata mossa. Naturalmente non
era ancora passato nessuno a ripulire.. per fortuna.
Un pensiero nato nella mia testa giorni prima, un pensiero prodotto e
sviluppato prima nel mio inconscio e poi chiarito ai miei occhi, un
pensiero da dover mettere in atto il prima possibile, si fece strada in
me. E questa era la giusta occasione per metterlo in pratica.
Ora o mai più.
Mi alzai e mi avvicinai al tavolo, prendendo tra le mani quella siringa
e sospirando. Perdonami amore mio.
Ferme tutte e
abbassate
fucili, pistole e coltelli xD
Nessuna storia da cancellare o da sospendere, è tutto work
in progress e a giorni posto entrambe le storie u.u
E' solo un avviso per avvisarvi (ma no?!) che ho creato un gruppo su
facebook in cui inserirò spoiler di tutte le
storie,
antemprime di storie in stesura, per conoscerci e chi più ne
ha più ne metta. Mi farebbe davvero piacere se mandaste la
richiesta per entrare a far parte del gruppo.. prometto che se per
stasera arriviamo a 10 inserisco uno SPOILERONE di tutte le storie u.u
Eccomi qui finalmente, con
un
enorme ritardo ma ci sono LOL Prima di tutto
voglio augurare una buona domenica a tutte e
ringraziarvi per le tantissime visite e le meravigliose recensioni.
Siete meravigliose *--* Senza contare l'enorme e piacevole
partecipazione sul mioGRUPPO
FACEBOOK!
Grazie, grazie, grazie. Ok, adesso veniamo
a noi. Questo capitolo è stato un vero
parto da scrivere ma mi ha dato davvero tantissime emozioni. E'
lunghissimo, forse il più lungo di tutta la fic O.o Spero
che riesca a farvi emozionare un pochettino. Le parti in corsivo
sono flashback e inoltre ho un SUGGERIMENTO
MUSICALE
per voi.
Vi prego, vi prego, vi prego di ascoltare la canzone mentre leggete
l'intero capitolo. Io l'ho scritto interamente con questa canzone di
sottofondo e ve la consiglio vivamente. Detto questo voglio
ringraziare la mia Silver adorata che mi ha aiutata
nella scelta delle immagini che troverete, e infine ringrazio la mia
migliore amica/gems che ha letto in capitolo in anteprima e mi ha dato
il suo parere. Concludo il mio
monologo e vi lascio al capitolo, scommetto che siete
curiosissime LOL Fatemi sapere che
ne pensate *---------* Un bacione enorme, Mary.
Tic, tac. Tic, tac.
Tic, tac. Tic, tac.
Tic, tac. Tic, tac.
- A cosa pensi?- sollevai lentamente le palpebre insieme ad un sospiro
che si perse nell'aria. Le mie labbra si curvarono in un sorriso
leggero e sereno.
- A niente- risposi girandomi su un fianco trovandomi con gli occhi
fissi nei suoi. Un suo dito spostò una ciocca ribelle dietro
al mio orecchio, soffermandosi ad accarezzare la mia guancia accaldata.
- E' impossibile non pensare a niente- mi rispose avvolgendo il mio
fianco con entrambe le braccia e avvicinandomi maggiormente a
sè. Scossi la testa, chiudendo gli occhi e sospirando.
- Sì, invece. Si può non pensare a niente quando
si è felici- sussurrai ma le mie parole si persero contro le
sue labbra morbide e calde che mi investirono improvvisamente in modo
piacevole. Una risata scappò dalle mie labbra, tramutandosi
in un gemito di piacere non appena le sue mani strinsero in modo
possessivo i miei fianchi. Mi trovai, senza rendermene conto,
schiacciata dal suo corpo e dai cuscini morbidi alle mie spalle.
- Ti amo, lo sai vero?- annuii contro al suo collo candido e profumato.
- Lo so come tu sai quanto io amo te-
Un ennesimo sospiro, dopo
un'ennesima pagina girata. L'odore fastidioso ma al tempo stesso
piacevole di polvere mi invase, pizzicandomi il naso. Sfiorai
leggermente la foto sotto ai miei occhi col polpastrello, terrorizzata
di poterla rovinare. Carezzai il materiale ruvido e mi immaginai che
fosse vero e non una semplice fotografia.
Mia madre mi aveva, fin da piccola, riempito i cassetti di album
fotografici. Ogni anno una macchina fotografica nuova, con cui scattare
nuove foto per immortalizzare qualsiasi momento. "Niente torna, niente ti
rimane" Mi
ripeteva sempre, e continua a farlo. Ed aveva ragione,
perchè nulla rimane se non i ricordi, col tempo sbiaditi. "La foto è un
modo per vedere quanto tieni a qualcosa, quanto tu voglia ricordare per
sempre momenti importanti della tua vita. Momenti che non vorrai mai
dimenticare, anche se questi ti porteranno dolore nel momento in cui li
rivivrai" Dolore? Malinconia..
Voglia di rivivere certi momenti, voglia di tornare indietro nel tempo
e completare quei passi per cui mi ero tirata indietro. Continuare il
mio cammino in modo corretto come stavo facendo e non girare dalla
parte opposta, allontanadomi dalla meta rendendola solo un sogno
sbiadito. Solo un ricordo
di qualcosa che stava accadendo, ma che poi ha perso il
giusto equilibrio. L'equilibrio era
qualcosa che non andava cambiato, che non andava sfidato. L'equilibrio
doveva rimanere tale, aspettando che agisse di per sè, senza
andarci contro. L'equilibrio che io avevo perso anni prima,
l'equilibrio che mi aveva portata ad inciampare per il resto della
vita. Come andare in bicicletta, imparare ma poi abbandonarla per una
brutta caduta, ma poi di nuovo la voglia di correre e la paura di
ricadere. Come una bambina
la quale ero. Una
bambina cresciuta troppo in fretta, costretta a diventare
adulta per uno sbaglio, per un errore, per stupidaggini e bugie.
Chiusi lentamente l'album e lo posai sotto al cuscino al mio fianco nel
momento in cui sentii qualcuno bussare alla porta. Col dito con cui
avevo sfiorato la.. foto, mi asciugai una lacrima scappata dall'angolo
del mio occhio. "Sono salate, ma buone..
come te" - Posso?-
la melodiosa voce di Renesmèe raggiunse le mie orecchie e un
sorriso spuntò sulle mie labbra. "Se avremmo una bambina,
sarà bellissima come te. Ne sono certo" - Certo-
risposi sedendomi sul letto e poggiando la schiena ai cuscini. La porta
si aprì rivelando la mia bambina splendente come sempre. Mi
sorrise e mi raggiunse sul letto, posando le sue labbra sulla mia
guancia.
- Come stai?- mi chiese osservando la mia gamba.
- Bene, siete voi i paranoici che mi costringono in un letto- rise e
quasi mi commossi. Dopo la brutta litigata, non speravo più
che tutto tornasse come prima. E invece mi ero sbagliata,
perchè lei era mia figlia e quasi più matura di
me.
- Lo facciamo solo per te- disse orgogliosa di sè stessa
alchè scoppiai a ridere.
- Vieni qui!- le dissi aprendo le braccia. Si tuffò sul mio
pettò, stringendo le braccia intorno al mio collo.
- Mi hai fatta spaventare- sussurrò e la strinsi
maggiormente a me.
- Sono qui e non ti lascio- lasciai un bacio sui suoi capelli boccolosi
e bronzei.
Rimase così per diversi minuti, stretta sul mio petto come
quando era piccola e faceva un incubo e correva da me, cercando
protezione. O come quando le sue amichette dell'asilo le chiedevano
perchè non avesse un padre e io la consolavo dicendole che
io l'amavo per entrambi. "Mi prenderò
cura dei nostri figli un giorno. Proprio come sto facendo adesso con te" - Hai finito di studiare?- le chiesi quasi sperando in una
risposta negativa.
- Sì, devo solo finire degli esercizi che mi ha segnato
Ed..- si interruppe abbassando lo sguardo.
- Che ti ha segnato tuo padre..- continuai alzandole il viso con un
dito. - Siediti al mio fianco, vieni- dissi battendo la mano sul letto.
- Ho qualcosa per.. te- scattò a sedere al mio fianco,
posando anch'ella la schiena sui cuscini. Mi allungai e afferrai
l'album ancora inpolverato. Lo aveva trovato quella mattina James,
mentre finiva di sistemare le sue cose in casa. Molto probabilmente lo
avevo lasciato nel suo appartamente e adesso se lo era trovato nei suoi
scatoloni. Appena lo avevo visto è stato come un tuffo al
cuore, come una doccia fredda che arriva nel momento in cui stai
ghiacciando.
Freddo su freddo.
Ricordo su ricordi. Dolore su dolore.
- Cos'è?- mi chiese cercando di scorgere la
scritta sulla copertina sbiadita.
- Una cosa a cui tengo particolarmente. Sai, tua nonna mi diceva sempre
di immortalizzare tutti i momenti belli della mia vita, così
un giorno avrei avuto l'occasione di riveverli, anche se, questi ormai,
fossero stati lontani anni luce dalla mia vita.- sussurrai con
malinconia mentre passai la mano sulla copertina impolverata. Una
leggera nebiolina di polvere si alzò nell'aria, mentre con
le mani cercammo di allontanarla. La scritta del pennarello blu su
copertina beige venne fuori. Un altro colpo al cuore.
- M.. mamma..- sussurrò leggendo quella grafia
sempre stata ordinata e perfetta
"Per sempre
è solo l'inizio"
Sfiorai la scritta
immergendomi in mille ricordi, rivivendo
ogni minimo particolare, ogni minimo attimo della mia vita perfetta.
-Sei sempre stata quella
con più fantasia- lo guardai di sbieco.
- Certo, scarichiamo tutta la responsabilità su di me
adesso- dissi amara cercando di sfuggire dalle sue braccia. Eravamo
entrambi seduti sul pavimento, io con le gambe incrociate tra le sue.
Immediatamente le sue mani si artigliarono ai miei fianchi e mi
bloccarono con la schiena contro al suo petto.
- Dove pensi di scappare?- alitò al mio orecchio,
depositando un bacio alla base dell'orecchio. La mia pelle si
ricoprì immediatamente di brividi.
- Dove vuoi che scappi senza di te, stupido?- risposi sorridendo e
lasciandomi cullare dalle sue braccia unite sollo al mio seno. Posai la
testa sulla sua spalla. - Non ti libererai mai di me. Starò
per sempre con te, non ti lascerò mai- sussurrai e lo sentii
rabbrividire.
- Per sempre?- chiese sfiorando l'angolo delle mie labbra.
- Per sempre è solo l'inizio-
Cacciai indietro il groppo che mi si era
formato in gola, trovando la forza di parlare.
- Mamma?- mi chiamò Renesmèe notando il mio
improvviso silenzio. La guardai e visi la preoccupazione dipinta sul
suo volto.
- E' ora che tu conosca tutto. Cosa siamo stati io e tuo padre. Ed ora
che tu capisca che non sei stata un errore, non lo sei mai stata. Ma
sei solo il risultato di un amore che mai e poi mai verrà
ritrovato, di un amore unico come quello mio e di.. tuo padre- sorrisi
e sollevai la copertina, mostrando la prima pagina su cui c'erano delle
scritte.
- Scrivi tu- gli porsi la penna che non accettò.
- Perchè su quasiasi cosa fai scrivere me?- chiese alzando
un sopracciglio.
- Primo, non copiarmi il sopracciglio- rise. - Secondo,
perchè la mia scrittura fa schifo mentre la tua è
stupenda-
- Non è vero, ti sottovaluti troppo, come al solito-
affermò.
- Zitto e scrivi- gli misi la penna tra le mani e, sbuffando,
inziò a scrivere.
Isabella Swan &
Edward Cullen
"Ti amo"
Continuai ad accarezzare
quella pagina, passando il porpastrello sulle venature tracciate dalla
sua scrittura. "Le tue mani mi fanno
impazzire, starei ore a farmi sfiorare da te" - Come vi siete conosciuti?- mi chiese prima che potessi
girare l'altra pagina.
- Alice era la mia migliore amica, lui il ragazzo più bello
dell'istituto. Un giorno si accorse di me, la ragazza da sempre
interessata a lui, anche se non lo davo a vedere come quelle galline
che lo circondavano. Sai, tuo padre sembrava il solito ragazzo.. da 'ho
tutto io'. Un giorno mi rivolse la parola e mi chiese di uscire. Ti
giuro, quella sera ero così agitata. Non so quante camomille
fu costretta a farmi Alice- rise insieme a me mentre mi immergevo nel
racconto.
- Che indossasti? Lo ricordi?- annuii e sorrisi.
- Era un vestitino blu, un pò cortino con un bellissimo paio
di tacchi. Alice e la sua fissa per la moda! Lui era semplicemente
bellissimo, jeans e camica. Fu una delle sere migliori della mia
vita..- sussurrai mentre la vedevo sorridere. - Continuammo a
frequentarci fino a quando mi chiese di provarci e beh, io accettai
naturalmente-
- Effettivamente non è che sia brutto- commentò
ridendo e la seguii a ruota.
- I primi anni furono stupendi. Mi resi immediatamente conto di quanto
fossi stata fortunata ad incontrarlo- commentai girando la pagina.
- Ok, quale attacchiamo
per prima?- chiesi porgendogli il mazzetto di fotografie.
- Mm, vediamo..- iniziò a osservarle tutte, soffermandosi su
ognuna e guardarne i dettagli.
- Una in cui sono venuta bene però, eh- commentai mentre
posai la testa sulla sua spalla dietro di me. Lo sentii ispirare il mio
profumo tra i capelli e sorridere.
- Beh, allora dovremmo fare un collage di tutte le foto- sorrisi e gli
diedi uno schiaffo su una gamba.
- Spiritoso!- esclamai ironica.
- E' vero, tu sei sempre bellissima- soffiò al mio orecchio,
facendomi rabbrividire. - Eccola! Questa è perfetta!-
esclamò porgendomene una.
Renesmèe rimase ad osservare la prima foto come incantata e
con la bocca spalancata. Improvvisamente le sue guance si tinsero di
rosso e io sorrisi.
- Q..quanti anni avevate?- mi chiese balbettando e sfiorando la foto
con le dita delicatamente.
- Beh, qui era la festa del mio diciottesimo compleanno.- dissi
chiudendo gli occhi e cercando di scacciare indietro il magone che mi
si era formato in gola. -Io non volevo festeggiare, perchè
se avessi dovuto festeggiare o lo avrei dovuto fare con la mia famiglia
o con il mio fidanzato e amici- sussurrai cercando di cancellare dalla
mia mente le immagini della sera prima. Ma, fu totalmente inutile.
-Bella, devi festeggiare
il tuo diciottesimo compleanno- esclamò mia madre stufa dei
miei 'no'.
- Non vogli festeggiare. Perchè dovrei?! Se ti dicessi di
sì, potrei invitare qui Edward?-
- Assolutamente no.- urlò mio padre intervenendo.
- Bene, vi siete dati la risposta da soli. Quindi no, non voglio
assolutamente festeggiare. E con questo, buonanotte.-
- Non penso di aver capito- sussurrò Renesmèe
guardandomi accigliata.
- I nostri genitori non volevano che stessimo insieme. Più i
suoi che i miei, ma comunque si odiavano-
- E perchè mai?- esclamò frastornata.
- Secondo i tuoi nonni paterni, ossia i signori che incontrammo quella
volta a casa di Edward, ritenevano che io non fossi la ragazza giusta
per lui. Sai, la famiglia di Edward è molto ricca, a
differenza della nostra che era in uno stato economico suffieciente a
mangiare tutti i giorni. Mentre loro si permettevano qualsiasi lusso
come auto, case al mare, e tutto il ben di dio che si può
immaginare. Loro volevano qualcuno della loro stessa classe sociale,
qualcuna che insieme a loro formasse un alto partito. Mentalmente sono
sempre stati antichi e non concepivano che Edward avesse scelto me.
Infatti ogni volta che andavo a casa sua dovevo accertarmi che loro non
ci fossero. Di conseguenza tuo nonno Charlie iniziò ad
odiare Edward a causa della situazione e non voleva che io mi unissi
con una famiglia di questa portata.- riassunsi brevemente la faccenda,
sorvolando sui particolari abbastanza crudi e raccapriccianti. I
genitori di Edward me l'avevano fatte di tutti i colori,
dall'imbarazzarmi al farmi sentire ridicola al fianco del loro figlio.
- Che stronzi!-
- Renesmèe!- richiamai mia figlia nonostante avesse ragione.
- Ops, scusa mamma. E' scappato- sorrisi e girai la pagina. Prima che
apparisse l'altra immagine, Renesmèe bloccò la
mia mano. - E alla fine?! Hai festeggiato?- mi chiese curiosa e io
sorrisi.
-Perchè
accidenti devo indossare questo abito con cui sembro abbastanza
ridicola e portare questa benda sugl'occhi?- chiesi spazientita.
Proprio in quel momento persi l'equilibrio su quegli enormi tacchi e,
grazie a Edward, non caddi rovinosamente a terra. - E meno male che
devo fidarmi di te! Per poco non mi rompevo una gamba!-
- Esagerata! I diciotto anni ti rendono nervosa?- sussurrò
mentre continuammo a camminare. Sentii una porta aprirsi. - Scalino-
avvisò e sollevai prima un piede e poi un altro. Li
continuava a mantenermi vìper i fianchi dietro di me, mentre
camminavamo. Improvvisamente si fermò e mi fece fare un
mezzo giro.
- Ecco, siamo arrivati. Pronta?- mi chiese e sbuffai.
- Devo esserlo?- sciolse la benda dai miei occhi e la lasciò
scivolare. Lentamente aprii gli occhi e quello che mi trovai davanti mi
fece ghiacciare.
- Sooorpresa!!!!- urlarono i miei amici mentre sentivo gli occhi
pizzicare.
- Non ci posso credere- sussurrai commossa mentre osservavo tutti gli
addobbi. Il salone di casa Cullen si era liberato di tutti i
soprammobili, tavolini e tappeti, pr lasciare spazio a festoni, luci e
candele. Su ogni tavolo c'era qualcosa da mangiare, mentre su quello
principale c'era un'enorme torta a forma del numero 18. - Ommioddio-
Sentii Edward ridere dietro di me.
- Tu sapevi tutto!- esclamai.
- Certo che sì, amore mio- sussurrò al mio
orecchio. Vedevo i miei amici ridere, augurarmi buon compleanno mentre
ancora applaudivano e Alice scattare foto.
- Grazie..- sussurrai intuendo che l'idea era stata di Edward. Solo lui
sapeva stupirmi ed era in grado di preparare cose del genere.
Rafforzò la stretta sul mio fianco, sfiorando a sua volta la
mia pancia. Coprii la sua mano con la mia e portai l'altra attorno al
suo collo.
- Questo e altro per la mia vita-
- Non lo facevo così romantico Edward-
osservò Renesmèe portando le ginocchia al petto.
- E questo non è niente- commentai ridendo. - E' sempre
stato un uomo di altri tempi- girai la pagina, dando mostra alla
seconda fotografia.
- Qui è stata la
prima volta che sono salita su una motocicletta- dissi scoppiando a
ridere.
- Edward sembra divertirsi- osservò.
- Era anche la prima volta per lui. Ero terrorizzata, figurati che
quando ci siamo fermati per poco non vomitava tanto lo avevo stretto
allo stomaco- scoppiammo entrambe a ridere, lei immaginando la scena
mentre io ricordandola.
- Cosa ti va di fare oggi?- mi
chiese sfiorando la clavicola destra.
- Mm vorrei rimanere qui, tra le tue braccia- sussurrai portando le
gambe sulle sue.
- Mm sai che sembra proprio una bella idea?!- disse ironico mentre
cominciò a baciarmi il collo.
- Non ne hai ancora abbastanza?- gli chiesi mentre afferravo i suoi
capelli e li stringevo beandomi di quella sensazione.
- Nessuna misura del tempo è abbastanza con te.-
sorrisi avvicinando il suo viso al mio per poi incollare le nostre
labbra. Mi morse leggermente il labbro inferiore mentre le nostre
lingue si incontrarono. Mi allontanai posando la schina sui cuscini
alti.
- Però non possiamo o Emmett ci prenderà in giro
a vita, dicendo che siamo dei ninfomani- esclamai ridendo e
immaginandomi la scena. Edward si avvicinò pericolosamente
al mio viso.
- Io penso che abbia già sentito le tue urla stanotte-
- Hanno una casa al mare?- urlò sbalordita
Renesmèe. Risi e annuii.
- Un'enorme casa al mare. E' davvero stupenda. Oltre ad affacciare
sulla spiaggia, hanno anche un giardino con tanto di piscina. Te
l'avevo detto che hanno di tutto- sorrise e girò la pagina
al mio posto.
-Ommioddio, ma siete
bellissimi!- esclamò entusiata Renesmèe mentre
osservava la fotografia. Sorrisi osservandola così presa
dalla storia, dall'album e da tutto quello che ne riportava. Abbassai
lo sguardo e appena vidi quella foto sentii un buco formarsi
all'interno dell'organo che si trovava nel mio petto. Questo
iniziò a pulsare in modo violento, potevo sentire il sangue
scorrere ad una velocità infinita nelle vene e un liquido
salire agl'angoli degl'occhi. Col dito asciugai la lacrima che stava
sfuggendo al mio controllo, e cercai di far finta di nulla.
- Questa è al ballo di fine anno..- sussurrai.
- S..siete meravigliosi..- le sorrisi per ringraziarla del
'complimento'.
- Questa è una delle.. ultime foto che abbiamo fatto..
insieme..- mi lasciai sfuggire senza rendermene conto. In quel momento
era come se tutto fosse sparito intorno a me, come se mi ritrovassi a
parlare con me stessa in un vortice di ricordi e dolore. Eppure questo
dolore era capace di tramutarsi in pace e gioia nel momento in cui mi
proiettavo in quel passato così lontano.
- P..perchè è.. successo tutto questo?
Perchè vi siete lasciati?- un sorriso amaro si dipinse sul
mio viso, mentre una lacrima solitaria scivolò sulla mia
guancia. Non ero riuscita a trattenerla, troppi ricordi, troppe
testimonianze di quel tempo che sembrava così irreale e solo
un sogno ai miei occhi.
- Una mattina.. mi ero organizzata con Alice per fare una sorpresa a
Edward. Dovevamo partire quel giorno per un weekend insieme, solo io e
lui..- probabilmente arrossii percependo il doppio senso delle mie
parole. Sospirai e, vedendo il suo sorriso, mi decisi a continuare. -
Avevo preparato la valigia ed ero arrivata a casa Cullen con la mia
auto. Alice venne ad aprirmi così da non rischiare di
trovare i signori Cullen. Edward dormiva ancora e mi.. ero decisa di
fargli una sorpresa, di andarlo a svegliare io..- la voce si
inclinò e sentivo l'aria nei polmoni mancare.
- Quando.. aprii la porta di camera sua quello che mi si
presentò davanti agl'occhi mi.. mi uccise.- commentai come
se per un momento fossi diventata estranea al racconto. Stavo rivivendo
le immagini in modo vivido e irreale.
- C..cosa?- mi chiese tremolante mentre vedeva la mia reazione. Sentivo
le mani tremare come le labbra e gli occhi bruciare. Passai la mano sul
volto elo trovai bagnato.
- Era addormentato sul suo letto a petto nudo.. e al suo fianco.. c'era
una ragazza, una ragazza bionda ed era.. lei, beh, lei era nuda..-
riuscii a dire. Vidi gli occhi di mia figlia pietrificarsi mentre
impallidiva.
- C..come?- annuii come per affermare ciò che avevo detto
fino a quel momento. - Non ci credo. Lui.. lui dopo tutto non ha
potuto.. cosa.. come.. no, no, no..-
- Calma Renesmèe, ti prego..- annuì mentre vidi
una lacrima scendere dai suoi occhi verdi. Quegli stessi occhi che mi
avevano uccida quella mattina, quegli stessi occhi immersi nel dolore
quella mattina. "Bella, non è
come credi. Io.. io non la conosco nemmeno, ti prego"
-In quel momento non.. non capii più nulla..
Non ebbi nessun tipo di reazione, nessuna sceneggiata, mi sentii
semplicemente morire..- "Dove vai? Bella ti
prego vieni qui, parliamone" -Lui
continuava a dirmi che non era come sembravo, che non la conosceva
nemmeno. Ma come potevo crederlo?! Lo avevo visto con i miei occhi..-
presi un respiro profondo cercando di calmarmi. "Non so come possa
essersi trovata nel mio letto, davvero Bella"
- E l'ho lasciato
lì, senza dire nulla solo con.. "Non voglio vederti mai
più, mai più!"
"Bella, ti prego.."
- Come avrei potuto più guardarlo negl'occhi?!
Dopo quello che avevo visto.. - "Bella io ti amo"
- Da quel giorno non l'ho più voluto vedere,
nemmeno parlargli. L'ho visto solo durante i giorni dell'esame in cui
ha cercato di parlarmi ma io.. io non volevo ascoltarlo, volevo
dimenticarlo una volta per tutte- "Bella, non puoi
evitarmi a vita, parliamo" -
Ogni volta che lo incontravo in un corridoio facevo finta di nulla, di
non sentirlo..- "Hai già
dimenticato tutto quello che abbia vissuto insieme?! Tutto? Tutti
questi anni buttati al vento?"
- Dopo l'esame sono partita per il college, senza avvisare
nessuno. Ho cambiato numero di telefono e buttato la vecchia scheda.
Volevo voltare pagina..- "Sai dov'è
casa mia e conosci il mio numero, io sono qui"
"Io ti aspetterò sempre"
"Noi ci apparteniamo" - Poi?
C..che è successo?- chiese attenta al mio racconto.
- Ho iniziato ad avere nausea e a stare male. Ero così..
distratta da non accorgermi cosa stesse accadendo al mio corpo fino a
quando una certa consapevolezza nacque in me. Feci il test e beh,
uscì positivo- dissi sorridendo e indicandola. Sorrise
insieme a me. -Ho subito avvisato i tuoi nonni che mi hanno aiutata
tantissimo. Non hanno reagito male. Sapevano che.. beh, che fosse
successo quello tra me e Edward. Sapevano quanto ci amassimo nonostante
tutto.. Solo tuo nonno reagì un pò male vista la
situazione. Cercarono di convincermi di dire tutto a Edward ma.. ma io
non volli..- dissi abbassando lo sguardo.
- Forse posso anche capirti..- commentò. Scossi la testa.
- Lo so, sono imperdonabile ma.. io non volevo che mia figlia avesse un
padre che l'avrebbe tradita un giorno, non volevo che mia figlia avesse
dei genitori separati, non volevo che fosse vista in modo diverso e
sprezzante dagl'altri. Volevo una vita perfetta almeno per lei.. almeno
per te. Nasconderti tutti compreso il dolore, farti crescere come una
bambina normale con una madre che l'avrebbe amata come se fosse stata
anche suo padre.- mi abbracciò di slancio mentre scoppiammo
entrambe a piangere.
- Mamma, avresti dovuto parlarmene ma.. io ti capisco. Forse sono
ancora piccola per dirlo ma avresti fatto lo stesso. Tu lo hai fatto
unicamente per il mio bene.- annuii e sorrisi contenta di capire che la
mia bambina aveva compreso tutto. - Solo che.. come ha potuto farti
questo dopo tutto quello che è successo tra di voi?!-
sospirai chiudendo per un solo secondo gli occhi e poi riaprirli.
- L'altra sera quando sono uscita con Edward.. lui mi doveva parlare. E
mi ha detto cosa è successo precisamente quella mattina..-
sussurrai distogliendo lo sguardo dai suoi occhi vispi e curiosi.
- Cosa?-
- Sono stati i suoi genitori a pagare questa ragazza per infilarsi nuda
nel suo letto e farsi trovare da me così- il silenzio
calò nella camera mentre sentivo il battito del mio cuore
accellerare ulteriormente.
- N..non ci credo, non possono aver fatto tutto questo..- annuii.
- Nemmeno io volevo crederci all'inizio ma.. ma è
così. Hanno rovinato tutto, ci hanno rovinato la vita..- mi
abbracciò di slacio e scoppiammo entrambe a piangere.
- Scusa se ho reagito in quel modo quel giorno, io non sapevo nulla.
Scusa mamma, scusami. Ti voglio bene, tanto tanto bene- la strinsi
maggiormente tra le mie braccia baciandole i riccioli bronzei.
- Anche io bambina mia, non sai quanto- rimanemmo così per
minuti o forse ore. Era tutto così perfetto, non mancava
niente tranne che un paio di braccia a stringerci entrambe. Un paio di
braccia che avrebbe indicato il tronco di questa famiglia, che ci
avrebbe dato sicurezza protegendoci da tutto e da tutti, che avrebbe
sussurrato tante parole dolci alla nostra bambina mentre mi baciava
teneramente le labbra.
Mancava solo lui,
e poi tutto sarebbe stato perfetto.
Dopo un pò Renesmèe si ritirò in
camera sua e potevo benissimo vedere quanto avesse bisogno di rimanere
da sola a riflettere. Io rimasi di nuovo da sola, con la testa sul
cuscino a guardare il soffitto. Mi girai a pancia sotto facendo
attenzione al piede ancora malato e presi l'album tra le mani. Tornai
alla foto di prima, sfiorandola.
Girai la pagina, svuotando la mente e tornando indietro nel tempo,
tornando ad essere felice.
- Sorridete piccioncini-
l'abbaglio di luce della macchina fotografica ci colpì in
pieno, dando vita ad una nuova foto. Prima che Alice ci potesse dare il
via libera, le braccia del mio fidanzato mi avvolsero i fianchi e mi
portarono di fronte a lui, facendo scontrare i nostri petti.
- Andiamo a ballare- sussurò al mio orecchio e iniziando a
camminare con me attaccata al suo corpo. Proprio in quel momento la
musica si fece soft e Edward strinse maggiormente la presa sui miei
fianchi, proprio come le mie mani strinsero le sue spalle. Posai la
testa sul suo petto e subito sentii le sue labbra poggiarsi tra i miei
capelli e spirarne il profumo. Posai le mani sul suo petto leggermente
scoperto e cercai di appuntare un altro bottone.
- Se tu ti preoccupi di questo bottone, la prossima volta
dovrò portarmi un lenzuolo con cui coprirti-
commentò mentre lasciai perdere il bottone.
- Ti stanno sbavando tutte dietro- dissi acida guardando quella
deficente di Irina che se lo mangiava con gli occhi. Sentii il suo
petto vibrare e gonfiarsi.
- Come se nessuno in questa sala si stesse eccitando come un maiale nel
guardarti- mi allontanai per guardarlo meglio in viso e alzai un
sopracciglio.
- Come no!-
- Sono convinto al 100% che Mike Newton stia facendo pensieri poco
casti su di te e che tra poco corra in bagno per..-
- Edward!- esclamai dandogli uno schiaffo sul petto.
- Non pensare che sei l'unica a cui da fastidio. Lo prenderei
volentieri e lo ammazz..-
- Ma non ce n'è motivo. Lui può guardarmi e
fantasticare quanto vuole, ma tu e solo tu puoi rendere reali le tue
fantasie su di me- gli dissi sensualmente e lo sentii deglutire.
- Tu sei mia e mai nessuno ti avrà oltre me-
sussurrò deciso mentre mi stringeva sempre più
forte.
- Beh, pretendo che lo stesso valga per me- dissi mentre mi alzavo
sulle punte per avvicinarmi al suo viso.
- Sono solo tuo e il mio cuore apparterrà sempre e solo a te-
- Odio i balli di fine anno-
sbuffai notando quasi tutti gli sguardi fissi su di noi.
- Su, dai. E' l'ultimo anno. Ti mancherà il liceo- scoppiai
a ridere prendendo le sue parole come una barzelletta.
- Non mi mancheranno queste oche, figurati! Tutti dicono che il liceo
mancherà poi, io penso proprio di no-
- Però è grazie al liceo se noi adesso sia qui,
abbracciati, coi volti vicini. Ed è grazie al liceo se tra
cinque second poggerò le mie labbra sulle tue- sorrisi
avvicinandomi maggiormente.
- Uno..- sussurrai.
- Due..- sentivo il suo alito fresco sulle labbra.
- Tre..- sorridemmo entrambi.
- Quattro..- un solo millimentro.
- Ti amo-
- Al diavolo i pic nik, qui
è pieno di insetti!- urlò Edward agitando le mani
in aria nella speranza di allontanare i moscerini. Scoppiai a ridere
nel vederlo così concentrato per una sciocchezza. - Che mi
ridi tu?!-
- Dai Edward, sembri una femminuccia!- lo preso in giro piegandomi
dalle risate.
- Ieri pomeriggio però non sembravo una femminuccia, eh?!-
mi morsi le labbra ripensando al pomeriggio precendente.
- Probabile..- sussurrai cercando di trattenere le risate.
- Lei tue urla mi facevano intendere molto di più di un
'probabile'- osservò sorridendo malizioso.
- Potevano benissimo essere finzioni- lo sfidai mentre lo vedevo
avvicinarsi sempre di più.
- Corri finchè puoi!- urlò iniziando a
inseguirmi. Corremmo per minuti fino a quando, esausta, mi nascosi
dietro ad un albergo. Appena mi passò accantò mi
ci buttai sopra, facendoci cadere entrambi a terra tra le risate.
Ridemmo come i matti fino a quando Edward si portò a sedere.
Mi buttai sulla sua schiena e esausto, si portò una mano
alla testa e sorrise.
- La mia scimmietta-
- Una macchinetta per le
fotografie, oddio!- esclamai tirando Edward per la mano.
- Bella che vuoi fare?- mi girai nella sua direzione sbattendo le
ciglia e cercando di fare una faccia da cucciola. - Non vuoi continuare
a fare una bella passeggiata sulla lungomare?- mi chiese sperando in
una risposta positiva. Sorrisi e scossi energicamente la testa.
- Dai, Edward! Finiscila di fare il ragazzo serio e andiamo a fare
queste foto!- lo pregai piagnucolando come una bambina. Scosse la testa
rassegnato e annuì.
- Ok, facciamo queste foto!- urlai e gli saltai addosso.
- Grazie!! Ti amo, ti amo, ti amo-
- Ahime, lo so. E adesso muoviti prima che io possa cambiare idea- gli
cacciai la lingua scendendo dalle sue braccia ed entrai nella cabina.
- Come vuoi che le facciamo?- mi chiese mentre pensavo.
- Ok, la prima deve essere poco seria- sorrise e annuì.
Schiacciai il pulsante e facemmo la prima.
- La seconda deve avere un'aria tipo.. drogati- scoppiò a
ridere ma, nonostante tutto, mi assecondò quando schiacciai
il pulsante.
- La terza dobbiamo essere seri, su almeno una-
- Sei una pazza!- esclamò sorridendo. Eppure stavolta mi
accontentò nel momento in cui ripremetti il pulsante rosso.
- Ok, adesso l'ultima mentre ci baciamo- dissi sorridendo maliziosa.
- Perfetto, ma questo la telecamera non lo deve vedere- strabuzzai gli
occhi ma non ebbi il tempo di capire cosa intendesse che mi ritrovai
con le sue labbra sulle mie e la sua mano sull'obbiettivo.
Beh sì, questo era meglio non farlo vedere a nessuno.
- Promettimi di non piangere-
abbassai lo sguardo. - Sai che non posso
promettertelo- sussurrai mentre lottavo col magone che mi si era
formato in gola.
- Solo una settimana e sarò qui Bella, solo una settimana in
cui ci sentire comunque via telelono e sarò qui- mi
alzò il viso con un dito e i nostri sguardi si incontrarono.
- Non trovarti nessuna bionda con cui sostituirmi, eh?!- sorrise.
- Ti ho sempre detto che preferisco le brune- rispose mentre mi
carezzò i capelli delicatamente.
- Beh, allora non trovarti nessuna bruna- la sua mano arrivò
alle mie labbra e le carezzò col pollice.
- Una bruna l'ho trovata ed è qui di fronte a me, che
aspetterà il mio ritorno, vero?- annuii.
- Certo, sarò qui ad aspettarti, sempre- mi maciò
la fronte dolcemente.
- E io tornerò sempre Bella, non ti abbandonerò
mai, te lo prometto-
Le dita si erano soffermate ad accarezzare la foto mentre
rivivevo quei momenti.
Perchè Edward? Perchè mi hai abbandonata invece?
Mi avevi promesso che non mi avresti mai abbandonata, mai. Che saresti
sempre tornato, perchè non lo hai fatto?
Senza rendermene conto mi ritrovai in lacrime e col cuscino stretto al
mio petto.
- Perchè mi hai abbandonata? Perchè non mi hai
cercata?- sussurrai contro la federa bagnata. - Perchè non
hai insistito?- i singhiozzi di impossessarono del mio corpo,
interrompendo la respirazione.
- Perchè non sei tornato Edward? Perchè ci hai
fatto questo? Perchè mi hai fatto questo?
Perchè?!- con gli occhi pieni di lacrime e i pugni serrati
attorno alla stoffa del cuscino, mi addormentai tra i singhiozzi nella
speranza di raggiungere quei momenti infiniti e indimenticabili per poi
non svegliarmi più.
Nella speranza di perdere ogni misura del tempo e raggiungere la
felicità che mi era stata strappata senza pietà.
Nella speranza di aggiungere quella persona al quadretto per
raggiungere la perfezione del momento.
Nella speranza di raggiungere un mondo senza più lacrime e
senza più dolore.
Un mondo con Edward e la nostra bambina.
Un mondo tutto nostro.
Buona domenica a tutte!!!
Come state?? ^^ Orario insolito per
postare, ma posso farlo solo adesso in quanto oggi pomeriggio devo
studiare ç___ç Ok, ho visto che il
capitolo precedente vi è piaciuto LOL beh, è
piaciuto anche a me xD Appena riesco a trovare dieci minuti liberi
rispondo a tutte, promesso. Non ho niente da
dire, forse solo che.. ci sarà qualcosa di diverso in questo
capitolo. Prima di tutto è un POV Edward, secondo.. vedrete
u.u Ci sarà
un confronto forse necessario in questa storia, perchè ormai
si sa che la persona in questione ha molta influenza sul corso della
fic. Smetto di parlare e
vi lascio il capitolo, nella speranza che vi piaccia e che mi lasciate
una recensione *--* Però
prima voglio dedicare questo capitolo alla mia Silver (tu sai
perchè u.u) e alla mia migliore amica/Gems (1,
perchè altrimenti si incazzerebbe LOL scherzo amour u.u 2,
perchè ha letto il capitolo in anteprima e ha espresso il
suo parere u.u) Concludo il
monologo in cui non si capisce niente -mi sono svegliata un'ora fa xD- Vi auguro una buona
domenica e un buon inizio settimana. Un bacione enorme, Mary. BUONA LETTURA!
Andiamo Edward, hai trentacinque e non hai il coraggio di bussare ad
una porta? Probabilmente
anche la mia coscienza si era stufata dei miei monologhi interni. Erano
circa dieci minuti che stavo fuori casa di Bella. I primi sette li
avevo passati in auto nella speranza di vederla uscire e quindi me ne
sarei anche potuto tornare a casa, mentre invece varie volte avevo
visto qualcuno passare davanti alla finestra grazie alle ombre che si
creavano in contrasto con la lampada. Non ero mai stato a casa sua, non
avevo mai avuto la possibilità di vedere cosa, da sola, si
era creata. Certo, sapevo che nella sua vita c'erano sempre stati i
suoi genitori a differenza mia, ma lei aveva avuto una figlia da
crescere.. da sola. Presi un profondo respiro e, tremante e nervoso, avvicinai
il dito al pulsante. Din don. Mi sentivo un perfetto deficente davanti quella porta. Non
so perchè, ma mi sentivo un deficente.
Era passato un minuto e la porta di legno di fronte a me era ancora
chiusa. Probabilmente aveva visto che ero io e aveva deciso di non
aprirmi. Affranto feci dietro front e scesi il primo gradino, quando
sentii la serratura scattare.
- Ehi, dove credi di andare?- la voce maschile mi ricondusse a James.
Mi girai e trovai proprio lui sulla soglia di casa.
- Ciao James, pensavo non ci fosse nessuno in casa..- dissi passandomi
nervosamente una mano tra i capelli. Lo visi sorridere e scuotere la
testa.
- Certo, farò finta di crederci proprio come farò
finta di non averti visto arrivare dieci minuti fa- affermò
mentre continuava a scuotere la testa. Sgranai gli occhi imbarazzato a
sorrisi.
- Mi hai visto?- chiesi come uno stupido, quando era evidente che lo
avesse fato. Annuì nella mia direzione mentre mi apriva la
porta e mi invitava ad entrare.
- La finestra di casa mia è più esposta alla
strada, mentre quella di Bella è coperta dalla siepe. Vieni,
entra.- aprì una delle due porte presenti nell'atreo. Entrai
nell'abitacolo e subito un profumo di caffè mi invase.
All'entrata era una casa molto semplice, adatta a un uomo a causa dei
mobili estremamente semplici. Non c'era nessun adornamento o vaso con
fiori su nessuno dei due tavoli presente in soggiorno, solo qualche
ceneriera e semplice centro tavola. Appesi c'erano dei quadri che
dipingevano una New York notturna e una Torre Eiffel illuminata. Era
molto semplice come casa eppure, nonostante conoscessi la
semplicità di Bella, quel profumo dipendente dagli elementi
che componevano l'appartamento non mi ricordava lei. I posti in cui si
trovava lei erano sempre riempiti dal suo dolce profumo simile a
fragole. Un profumo fresco e unico, che non lasciava spazio agl' altri
profumo di estendersi.
- E' casa tua James?- chiesi, ma più di essere una domanda
era un'affermazione. Lo sentii sorridere mentre chiudeva la porta.
- Sì, casa di Bella è l'altra. Al momento
è uscita con Renesmèe a fare compere per Natale,
ma devono essere di ritorno tra poco. Prima ero io a casa sua, avevo
dimenticato delle cose e sono andato a prenderle- si
giustificò.
- Beh, scusami allora, non volevo essere di disturbo- feci per tornare
indietro quando mi diede una pacca sulla spalla.
- Andiamo Edward, non fare il saputello con me. Potrei anche conoscerti
meglio delle mie tasche, se volessi impegnarmi- disse con fare annoiato
mentre si sedeva sul divano. Mi accigliai a dir poco confuso.
- Che intendi dire, scusa?- mi indicò la poltrona di fronte
a lui e senguii la sua indicazione portandomi a sedere.
- Voglio dire che Bella mi ha parlato così tanto di te che,
ormai, ti conosco benissimo, quindi non c'è bisogno di
essere distaccato o chissà cosa. Non preoccuparti, non sono
intenzionato a portarti via Bella, ci mancherebbe. Lei, per me,
è come una sorella, una gemella. Sì, è
come se fossimo gemelli e non potrei mai pensare a lei come
qualcos'altro. Ho la nausea solo a pensarci- rise - sì,
è indubbiamente una bella ragazza.. o meglio, una bella
donna, ma quel posto è tuo tanto..- sussurrò la
parte finale come se avesse voluto rimangiarsi le parole. Mi sistemai
meglio sulla poltrona e lo guardai attentamente in volto, notando la
fronte corrugata.
- Beh, non mi sembra giusto che tu mi conosca così bene
quando io so solo il tuo nome e neanche il cognome, età o
chissà cosa- affermai con tono più sicuro.
Continuò a sorridere e quell'atteggiamente mi fece capire
quanto fosse sincero James o meglio, una persona senza peli sulla
lingua.
- La mia vita non è stata interessante quanto alla vostra,
fidati. Vabbè, se tanto ci tieni: mi chiamo James Stewart e
ho trentacinque anni, la vostra stessa età. Sono laureato in
matematica e sono professore alla Hight school di Forks. Ho conosciuto
Bella al college.. I primi mesi cercava di stare sempre da sola, in
disparte, ma.. è stata come una calamita e ho provato ad
avvicinarmi. Siamo sientati amici ma lei era chiusa, molto chiusa e
spenta. Fino a quando è scomparsa per qualche mese e al suo
ritorno.. beh, siamo diventati quello che siamo oggi..- vidi, per la
prima volta, i suoi occhi incupirsi e immergersi in un tempo a me
totalmente sconosciuto.
- James.. raccontami cosa è successo, ti prego- lo supplicai
e vidi i suoi occhi azzurri posarsi sulla mia figura, alternando
sguardi di fuoco a sguardi di compassione.
- Io non posso raccontarti cosa è successa,
anche se tu lo sai benissimo ma neghi l'evidenza a te stesso Edward. Io
non voglio fare la morale nè a te nè a Bella, ma
vorrei solo urlavi di svegliarvi, di aprire gli occhi.-
- Mi sono perso-
- No, tu sai benissimo a cosa mi riferisco, o almeno.. una parte di te
lo sa. Vi state ferendo a vicenda quando entrambi vi amate proprio come
un tempo, anzi.. voi non avete mai smesso di amarmi, ma il vostro amore
è aumentato ogni giorno di più-
- Io..-
- Non lo negare Edward, non negarlo. Lo leggo nei tuoi occhi spenti
ogni volta che si apre questo discorso, vedo gli sguardi che le lanci e
la tua ombra perseguitarla. Vedo come ti poni davanti a lei, come se
volessi proteggerla da tutto e da tutti. Vedo quanto la ami.-
- Io.. non so che dire..- abbassai lo sguardo e portai la
testa tra le mani. - Io non so che fare..- confessai, sorprendendomi di
quanto mi riuscisse facile aprirmi con James.
- Nemmeno Bella sa mai cosa dire, proprio come te. Ma di questo passo
non andrete da nessuna parte, ma rimarrete così, a
guardarvi, a desiderarvi e amarmi, a sfiorarvi ma mai a fare
ciò che sia giusto che voi facciate. Siete destinati a stare
insieme.. ma state distruggendo il vostro destino. Tu stai male, lei
sta male. Dolore, dolore, dolore. E non pensare che lo faccia per te,
ma lo dico per lei. Bella è una delle persone più
importanti della mia vita, la seconda dopo Renesmèe e non
voglio che soffra ancora. Lo ha fatto per quattordici anni ed
è ora che sorrida, perchè non l'ho mai vista
sorridere, mai. Nemmeno con sua figlia, sono solo sorrisi falsi, da
attrice la quale non è, affatto.- mi sentii una vera
schifezza mentre James mi diceva queste cose. Dolore, dolore, dolore. Nonostante
io sapessi che aveva sofferto, sentirselo dire da parte di chi le era
sempre stato a fianco, era come una testimonianza del suo dolore. E
ogni sua parola stava diventando una pugnalata al petto. Dolore, dolore, dolore.
- Smettetela di farvi del male, te lo dico da amico
Edward. Smettetela. Tu hai commesso i tuoi errori e li continuerai a
commettere, proprio come ha fatto e continuerà a fare Bella.
Ognuno ha fatto diversi errori con diverso grado di gravità,
eppure li avete fatti. Smettetela e seguite il destino che state
distruggendo.-
Tutte le immagini di me e Bella felici riaffiorarono nella mia mente,
come un video con immagini veloci.
Io e lei abbracciati dopo aver fatto l'amore.. "Ti amo Edward,
ricardalo.. sempre" I suoi baci dolci e delicati, i suoi baci passionali. Le
sue mani su di me, la sua testa sul mio petto. "Qualsiasi cosa succeda,
io ti amerò sempre" Scossi la testa nella speranza di eliminare le immagini di
un passato così lontano, nella speranza di svegliarmi per
poi trovarmi tra le braccia di Bella, tra le sue calde braccia.
Il rumore di una macchina ci fece scattare, me per primo, all'inpiedi.
- Beh, eccola.- sussurrò James sorridendo.
- Grazie..- mi sorrise.
- Quando vuoi amico- mi diede una pacca sulla spalla e ci alzammo per
dirigerci verso la porta. Quando uscimmo trovammo Bella e
Renesmèe intente a trasportare pesanti buste. Bella due
giorni prima era stata in ospedale per togliere il gesso stabilizzatore
e sostituirlo con una normale fascia.
- Bella!- la richiamai mentre corsi verso di lei e le strappai la busta
da mano.
- Edward? Che ci fai tu qui?- chiese strabuzzando gli occhi. Scossi la
testa.
- Ciao anche a te. Sono venuto a trovarti perchè tu dovresti
stare a riposo- la stuzzicai mente mi caricavo di buste e James mi
aiutava.
- Non potevo non andare a comprare gli addobbi!- cercò di
giustificarsi mentre zoppicava verso casa.
- Aspetta seduta qui- le rodinai correndo dentro e posando le buste
all'entrata dopo che Renesmèe aveva aperto la porta. Tornai
da Bella che si era seduta sul muretto all'entrata non riuscendo a
salire le scale. Sorrisi e le afferrai i fianchi. Una scossa mi
colpì e lo stesso accadde a lei.
- E..edward..- mi richiamò mentre rimasi immobile a godermi
di quel contatto. Sfiorai la sua pelle nuda scoperta dalla maglietta
leggermente alzata.
- T..ti aiuto..- balbettai mentre abbava lo sguardo sulle mie mani e
sospirò. Annuì e la strinsi al mio fianco. Sempre
zoppicando salì due o tre scalini quando ne mancavano ancora
sette o otto. Di sorpresa la sollevai e la presi tra le braccia.
- Edward!- urlò spaventata mente si agitava a cercava di
scendere. - Fammi scendere che peso!- si lamentò.
- Bella sei leggerissima e io non sono così vecchio da non
farcela a prenderti in braccio- feci come offeso.
- Tu dici di non essere vecchio?! Uh, guarda! Hai un capelli bianco-
disse afferrando i miei capelli tra le sue dita.
- Non scherzare sui miei capelli scricciolo,
sono la cosa più sacra che io abbia dopo..- fermai la mia
frase proprio mentre la sua mano si bloccava tra i suoi capelli. Un
soffio di vento freddo ci fece rabbrividire, eppure avevo come
l'impressione che i miei brividi fossero procurati dalla sua vicinanza.
- Dopo..?- mi chiese mentre sentivo le miei mani tremare. "Mi fanno impazzire le
tue mani tra i miei capelli"
- Te..- risposi in un sussurrò che
volò via col vento. Sentii la presa della sua mano tra i
miei capelli rafforzarsi. "E a me piace immergere
le mani tra i tuoi capelli"
- Edward..- sussurrò stringendo la presa sui
miei capelli e facendomi sentire completamente suo. "Tu sei mio, solo mio.
Non ti lascerò mai a qualcun'altra, mai"
- Un solo attimo.. solo uno..- sussurai
avvicinando il mio volto al suo, lentamente. "Preferirei un secondo
con te, che una vita con qualciasi altra"
- Uno solo..- mormorò mentre potevo sentire il
suo alito fresco sulle mie labbra. "Sempre.." Uno sfioramento di labbra appena accennato, giusto il
tempo di sentire la consistenza delle sue morbide labbra sulle mie,
giusto il tempo di sentire quel calore avvolgermi tutto, e il mio cuore
scoppiò. Un solo sfioramento e potevo benissimo sentre ogni
goccia di sangue scorrere nelle vene, ogni battito perforarmi il petto
e ogni brivido tracciare la mia pelle. Da quanto tempo non mi sentivo
così leggero? Da quanto tempo il mio cuore non batteva
davvero? Uno solo istante, un
solo sfioramento di labbra.
- Mam..- ci staccammo immediatamente al suono della voce di
Renesmèe. Imbarazzati ci girammo nella sua direzione che,
rossa in viso, sembrava chiedere scusa con gli occhi. Cercai di far
finta di niente e, ancora imbambolato, continuai a camminare e posai a
terra Bella nel momento in cui finirono le scale. Nel farlo sfiorai di
nuovo i suoi fianchi e costatai che la sua pelle era ricoperta di
brividi proprio come me. Deglutendo mi allontanai sufficientemente ed
entrammo in casa. Subito le caratteristiche di Bella vennero fuori
dall'arredamente semplice ma al tempo stesso sofisticato. Il soggiorno
aveva mobili di un marrone scuro lucido, adornato da accessori di
carattere prevalentemente femminile. Le sedie erano eleganti proprio
come le tende e arieggiava un profumo fresco e primaverile nonostante
il clima all'esterno. Non c'era nessun odore di caffè, di
frittura o chissà cosa, ma solo un semplice e fresco profumo
di fiori, di fragole e di pesca.
- Ehm.. Renesmèe vuoi far vedere la casa a.. Edward?- chiese
Bella alla piccola mentre sistemava le buste sulla tavola.
- Certo mamma, vieni Edward- Renesmèe mi prese per mano e mi
trascinò lungo un corridoio. Era semplice: le pareti erano
di un giallino chiaro con un parato di un colore più scuro.
C'erano diverse porte di legno e quadri con ritratti di paesaggi appesi.
- Questo è lo studio- disse aprendo la prima porta. C'era
una semplice scrivania di legno con una sedia girevole, un computer e
due librerie strapiene di libri.
- A quanto vedo a tua madre piace ancora molto leggere..- commentai. La
sentii ridere.
- Piace? Se non legge un libro a settimana diventa una pazza isterica-
risi insieme a lei ricordando quanto fosse vero. Chiuse la porta e ci
avviammo all'altra porta.
- Questa è una camera che abbiamo in più, non si
sa mai..- era semplice con un solo letto al centro e un piccolo armadio
bianco abbinato alla scrivania al muro inferiore della camera.
- Questa è la camera di mamma..- indicò una porta
senza però aprirla e fui contento di questo. Non ero pronto
a vedere la camera da letto di Bella, perchè di solito
è lo specchio di noi stessi, devo mondo in cui viviamo ma al
tempo stesso in cui vorremmo vivere. E non ero pronto a leggere nel
colore delle pareti o dei mobili la sofferenza che Bella aveva patito
in quegl'anni, o la falsità presente in colori vivaci.
Continuammo a camminare fino ad arrivare alla penultima porta.
- Questa è la mia camera..- disse come imbarazzata e
aprì lentamente la porta. Non sapevo per qualche motivo ma
ero come emozionato, sentivo il cuore battere forte nel petto e le mani
sudare. Come se stessi facendo un passo importante nella mia vita, o in
quella di Renesmèe. Improvvisamente un brivido mi
colpì nel momento in cui avvistai l'arancione presente nella
sua camera. Non per il colore o altro, ma per la sensazione che mi
invase. Ricordai improvvisamente quello che avevo fatto e quello che
sarebbe successo da pochi giorni, e questa sensazione non aiutava al
mio inconscio. Mi sentivo agitato e mille domande raffiorarono nella
mia mente. E se... Scossi
la testa e mi concentrai a guardare la camera di Renesmèe,
prevalentemente arancione con un enorme letto al centro con tanto di
piumone abbinato all'arredamento. Aveva un armadio abbastanza grande e
alto, ma al suo fianco c'era una porta che richiamava le ante.
- Quella è la cambina armadio..- sussurrò come
imbarazzata. Proprio come Alice... - Un'altra patita della moda, eh?!- commentai sorridendo.
- Beh, patita è dir poco-
- Tutto il contrario di tua madre- mi lasciai sfuggire e la sentii
ridere.
- La conosci proprio bene, eh?- annuii e sorrisi cercando di sviare il
discorso. C'era diverse mensole, ognuna occupata o da impianto stereo,
o da un portatile nero, da pupazzi, libri e foto. Mi avvicinai alla
mensola con le foto e mi soffermai a guardarne alcune. Una ritraeva lei
da piccola, forse aveva solo due o tre mesi, col le guance rosse e i
capelli chiari, gli occhi verdi spalancati e vispi.
- Eri bellissima- sussurrai, passando lo sguardo su un'altra foto che
la ritraeva con Bella, quando forse aveva quattro o cinque anni. I
boccoli ramati di Renesmèe le arrivavano circa un
pò giù le spalle e gli occhi verdi brillavano di
luce propria, mentre Bella era identica adesso, gli occhi castani
aperti e un sorriso forzato sulle labbra. Gli anni non l'avevano
cambiata di una virgola, era rimasta bellissima come sempre. Mi girai e
abbassai lo sguardo alla ricerca di Renesmèe che trovai
seduta su un piccolo puffo arancione. Le sorrisi e mi girai verso la
porta, quando il mio sguardo venne catturato da qualcosa. Socchiusi
gli occhi e mi concentrai su un libro che si trovava sulla scrivania.
Feci un passo in avanti ma Renesmèe mi si parò
davanti.
- Ma cosa..- sussurrai facendo un pasos a destra nella speranza di
riuscire a vedere meglio.
- Ehm.. vogliamo andare?- sussurrò la piccola
alchè io, confuso, annuii. Quando si chiuse la porta alle
spalle cercai di rivedere nelle mie immagini mentali quella scena e
quel colore sbiadito e la spessura del libro mi ricordava qualcosa. Possibile
che lo tenesse ancora con lei? Possibile che non lo avesse bruciato
anni prima?
Eppure...
- Piaciuta la casa Edward?- sobbalzai al suono della voce di Bella e,
confusa del come fossi arrivato in cucina, annuii.
- Molto bella, complimenti- mi congratulai sorridendole.
Arrossì sorridendo e guardandomi negl'occhi.
- Ti va un caffè?- mi chiese mentre la vedevo intenda a
svitare la macchinetta, invano.
- Sì, grazie. Ma lascia che ti aiuti, sei ancora troppo
indolenzita per fare certi sforzi Bella, devi riposarti- la sgridai
spostando le sue mani e svitando la macchinetta.
- Grazie- sussurrò - Non fate che ripetermi di dover
riposare. Sapete tutti che non si può riposare quando hai
una figlia di cui preoccuparti, una casa di cui prenderti cura e una
cinquantina di compiti da correggere- sbuffò mentre riempiva
il filtro.
- Lo so, ma almeno evita di portare buste pesanti o cercare di svitare
un macchinetta bel bloccata. Ci abbiamo mesos un bel pò a
cucirti- dissi ironico e la vidi lanciarmi uno sguardo di fuoco.
- Potevi anche non prenderti il disturbo di farlo- disse acida mentre
avvitava la macchinetta.
- Lo sai che non è stato un dovere, non fare la stupida- le
risposi alzando gli occhi al cielo. Mi sembrava di essere tornati
quindici anni indietro quando discutevamo per sciocchezze. Magari fossimo tornati
indietro.. - Beh, a me non sembra- sputò acida
alchè fui costretto da mantenermi e non urlare. Mi girai e
bloccai il suo corpo tra il mio e il ripiano della cucina. Mi girai per
controllare che fossimo soli e, una volta accertato, tornai a
incatenare il suo sguardo al mio.
- Mi sono sentito.. morire quando.. il tuo cuore ha smesso di battere,
quando.. il medico ha iniziato a.. compilare la carta del.. decesso.
Era come se anche il mio cuore avesse smesso di.. battere, come se
insieme a te se ne fosse andato anche la parte più.. viva di
me.- dissi sforzandomi di mantenere la calma.
- Edward, io..-
- Non devi dire mai più che non mi interessa niente di te,
mai. Sarebbe una terribile bestemmia. Non provarci Bella, capito? Non
provarci. Io senza di te non vivo e farei qualunque cosa per te,
qualunque- sentivo il suo cuore battere contro al mio
petto, tanto era la vicinanza. - Mai-
sussurrai afferrando il suo volto tra le mie mani.
Il rumore della macchinetta del caffè ci distrasse e i
nostri sguardi si scollegarono. Con le mani poggiate sul mio petto mi
spinse leggermente alchè mi spostai e le lascia lo spazio
suffieciente per muoversi. Versò il caffè in due
tazze.
- S.. sempre un cucchiaino?- mi chiese senza guardarmi però
negl'occhi.
- S..sì, grazie..- balbettai sorpreso del fatto che lo
ricordasse ancora. Ma
anche io ricordavo dei suoi..
- Tu sempre due invece?- le chiesi. Sorrise e
annuì.
- Sì, sempre due abbondanti cucchiaini di zucchero. Mi
servì, sorridendo, la tazza e bevvi il liquido nero
gustandone il sapore amaro ma al tempo stesso con un retrogusto dolce.
Avevo sempre adorato il suo caffè e non lo bevevo da..
quattordici anni.
- E' sempre buonissimo..- mi lasciai sfuggire in un sussurro e la vidi
arrossire.
- G.. grazie- passammo qualche minuto in silenzo ma, guardando le ore
che si erano fatte, tornai al presente e ricordai il motivo per cui ero
andato lì.
- Probabilmente Alice te lo avrà già detto, ma
sai com'è fatta e ha voluto che venissi o in persona a
chiederti se vorresti passare la vigilia di capodanno con noi. So che
la vigilia di Natalae l'hai sempre voluta passare con i tuo genitori,
quindi abbiamo pensato al capodanno..- vidi i suoi occhi illuminarsi e
le sue labbra curvarsi in un sorriso.
- Non saprei..- disse però.
- Porterai, naturalmente, anche Renesmèe e James. Ci saremo
tutti noi e nessuno più. Una cosa in famiglia- troppo
tardi mi resi conto della parola che usai, dell'impegnativa parola che
usai eppure non me ne pentii. Lei.. loro facevano parte, ormai da
sempre, della mia
famiglia. La mia vera famiglia.
- O..ok, ti ringrazio. Per me va benissimo- disse
sorridendo.
- Perfetto, allora alla vigilia tutti a casa mia, che quel giorno non
sarà mia ma di Alice, ma vabbè sono particolati-
scoppiò a ridere insieme a me immaginando Alice che si
impadroniva della mia casa. Eppure, entrambi, sapevamo quanto fosse
vero.
- Non hai ancora preparato l'albero di Natale?- le chiesi girandomi e
non trovandolo.
- No, non ho ancora avuto tempo. Siamo andate a prendere gli addobbi
prima e adesso dovremmo farlo- sussurrò imbarazzata.
- Oh, beh, allora tolgo il disturbo- dissi alzandomi e sorridendole
anche se, dentro, mi dispiaceva, e pure tanto.
- No, non preoccuparti..- mi disse mentre si alzava insieme a me.
- Edward perchè non rimani a preparare l'albero con noi?-
chiese Renesmèe spuntando dalla porta del corridoio. Sia io
che Bella strabuzzammo gli occhi a quella richiesta.
- No, davvero, è una cosa che si fa in famiglia..- risposi.
- Beh, tu fai parte della nostra famiglia ormai- rispose e sentii il
mio cuore sciogliesi. - Mamma può rimanere?- chiese
volgendosi a Bella. Mi volsi anche io nella sua direzione.
- Per me va bene..- sussurrò incrociando il mio sguardo.
- Va bene..- sussurrai anch'io. Renesmèe urlò e
corse dall'altra parte a prendere gli addobbi.
- Bella, se non vuoi..- dissi avvicinandomi.
- Edward, ci sono quasi abituata a fare l'albero con te, dai.- disse
sorridendo serena e rilassata in confronto a prima.
- Effettivamente- dissi ridendo.
- Come ai vecchi tempi?- mi chiese porgendomi una mano che avrei dovuto
afferrare. La presi e l'avvicinai, sorprendendola, alle mie labbra,
lasciandole un lieve bacio.
- Come ai vecchi tempi-
Buon pomeriggio a tutte!! Eccomi con
l'aggiornamento, un parto per scriverlo ma ci sono LOL! Nemmeno a farlo
apposta, nella storia si sta avvicinando Natale proprio come nella
realtà. Tra precisamente 10 giorni è Natale
*-------* Ok, bando alle
ciance. Ho notato una cosa: quando nel capitolo succede qualcosa di
triste le recensioni salgono alle stelle, mentre quando la situazione
sembra migliorare le recensioni calano .___. Non è tanto
normale >.< Come mai girls? Vabbè... Vi lascio al
capitolo che io devo andare a studiare ç____ç Spero che vi
piaccia l'allegra famigliola (Ehm...) Grazie a chi ha
recensito, appena ho tempo rispondo, prometto u.u BUONA LETTURA! Un bacione enorme, Mary.
POV BELLA
- Sicuro che i tuoi non
tornino prima di domani mattina?- chiesi mentre sistemavo le luci in
linea su grande tavolo del salone.
- Bella, mi hanno chiamato prima chiedendomi di iniziare i preparativi
di Natale perchè loro tornano domani mattina sul tardi e non
hanno tempo da perdere con queste faccende- rispose avaro mentre
pronunciava queste parole. Sapevo quanto Edward volesse bene i suoi
genitori, ma al tempo stesso li odiava. Era da sempre cresciuto con
Marie, la babysitter, proprio come era successo ad Alice. Entrambi
lavoravano in settore molto importante: medico e architettonico. Stavno
sempre fuori casa, anche quando Alice, Emmet e Edward erano piccoli. Li
lasciavano o ai nonni paterni o alla babysitter. Nonostante Edward,
ogni volta, facesse finta di nulla, sapevo quanto gli facesse male
questa situazione. Ogni volta che veniva a casa mia e trovava
quell'ambiente così caldo e accogliente vedevo un'ombra nei
suoi occhi. E anche adesso ci stava soffrendo; avrebbe voluto, come una
persona normale, addobbare casa sua con la sua famiglia, genitori,
fratello e sorella. Ma, piano piano, la sua famiglia stava crollando.
Il rapporto tra Edward e i suoi genitori peggiorava sempre di
più, accentuato dal loro odio nei miei confronti. Mentre
Alice, da quando si era fidanzata con Jasper, passava sempre il suo
tempo a casa Hale; Emmett invece passava il suo tempo o a casa di amici
o a fare chissà cosa.
Lentamente, scavalcando gli scatoloni, mi avvicinai a Edward sorridendo
maliziosa.
- Mmm questo tono mi fa dedurre che non hai voglia di preparare
l'albero con me..- appoggiai una mano sul suo petto mentre con l'altra
alzai il suo volto portando i nostri sguardi ad incrociarsi.
- Non è questo, lo sai. E' tutto ok- mormorò
sorridendo.
- Edward.. lo so cosa ti sta passando per la testa e non fingere con
me, almeno con me non farlo- sussurrai sorridendo leggermente e
carezzandogli una guancia. Sentii la pelle tirarsi sotto al mio tocco e
notai che le sue labbra si erano curvate in un sorriso.
- Non ti merito, non ti merito- cantinelò lasciando cadere a
terra le palline color oro e circondandomi i fianchi con le braccia.
- Sono io che non merit..- non ebbi tempo di finire la frase che le mie
labbra furono bloccate dalle sue.
- Ed a te di che colore piace fare l'albero?- chiese
Renesmèe curiosa di conoscere i suoi gusti. Stava sistemando
le palline sul divano in modo che non cadessero, mentre io stavo
controllando che tutte le luci funzionassero. Edward e James, invece,
stavano montando l'albero seguendo le istruzioni; erano a circa
metà lavoro e l'albero risultava già gigante.
- Rosso e oro. Sono, da sempre, stati i colori che ho preferito per
quanto riguarda gli addobbi di Natale- rispose e potevo benissimo
sentire il suo sguardo perforarmi la schiena.
- Ok, di che colore lo
vogliamo fare?- mi chiese guardando nelle scatole cosa ci offrivano gli
addobbi di casa Cullen.
- Di che colore sono gli addobbi lì dentro?- posai le mie
mani sui suoi fianchi ne lo spostai dolcemente con un sorriso malizioso
stampato sul viso. Mi abbassai a guardare nelle scatole cosa c'era e
intravidi un pò di tutto.
- Bel panorama Swan- commentò il mio ragazzo alle mie
spalle. Mi alzai a mi girai nella sua direzione.
- Mi sembra che tu, questo panorama, lo abbia già visitato.
O sbaglio Cullen?- chiesi maliziosa mentre percorrevo il suo petto con
un dito, partendo dalla base del collo alla soglia dei pantaloni.
- Non ti sbagli affatto- rispose deglutendo e rabbrividendo sotto al
mio tocco.
- Sai, è molto visitato questo panorama..-
sussurrai nella speranza di non scoppiare a ridere. Improvvisamente le
sue mani si artigliarono ai miei fianchi, arrivando ai miei glutei.
- Questo panorama è stato visitato solo dal sottoscritto e
non sarà mai, e ripeto, mai visitato da altre persone-
strinse la presa schiacciando il mio petto al suo e facendomi trovare
ad un sospiro dalle sue labbra.
- Mm mm- risposi sul vago afferrando una pallina dorata sul divano e
portando la stessa mano ai suoi capelli.
- Sei mia Swan-
- Sono tua Cullen-
- Anche noi lo facciamo sempre oro e rosso. E' il colore
che mamma, ogni anno, preferisce- esclamò mia figlia e potei
sentire la nota ironica nella sua voce. La guardai lanciandole
un'occhiataccia.
- Coincidenze!- esclamò James mentre il mio fascio di nervi
stava per esplodere. Approfittai della vicinanza del mio migliore amica
per tirargli un calcio, anchè sobbalzò.
- Che hai James?- chiese Edward notando il suo sobbalzo.
- Niente, niente. Ci sono solo persone stronze che tirano calci- mi
stuzzicò alzando il sopracciglio.
- James, c'è Renesmèe- lo richiamai scuotendo la
testa.
- Oh, andiamo mamma, pensi che i miei amici non usino certi vocaboli?-
chiese ironica mia figlia. Stavo per parlare quando Edward mi
interruppe.
- Ma è sempre meglio evitare usarli- annuii nella sua
direzione.
- Zio, mi capisci solo tu- disse correndo a saltare sulle spalle di
James che l'afferrò e iniziò a farle il solletico.
- Senza che fai la lecchina che non ti regalo niente per Natale- disse
ridendo James mentre continuava a farle il solletivo. Fu indispensabile
ridere mentre osservavo questa scena. James era sempre stato l'altro
punto di riferimento per Renesmèe, era come se l'avesse
cresciuta insieme a me, anzi era così. C'era sempre stato,
aveva condiviso ogni singolo momento con noi, bello o brutto, oltre ad
essere stato una spalla su cui piangere, era stato una guida per
Renesmèe nei miei momenti di cedimento.
Continuai ad analizzare le luci e costatai che erano tutte funzionanti.
- Funzionano tutte?- mi chiese sorridendo Edward. Annuii nella sua
direzione.
- Sì, fortunatamente stavolta
funzionano tutte- risposi sorridendo insieme a lui.
- Meno male, temevo che andasse a finire come l'ultima volta-
commentò ridendo e lo seguii a ruota.
- Perchè ridete?- chiese curiosa Renesmèe mentre
ci osservava.
- Niente, stavamo ricordando una cosa- rispose Edward sorridendo.
- Segreta?- chiese Renesmèe.
- Certo che no. In pratica una volta dopo aver addobbato tutta casa
mia, l'esterno, montato l'albero e addobato con luci e palline, abbiamo
scoperto che le luci non funzionavano-
- E abbiamo dovuto smontare tutto- scoppiammo a ridere tutti insieme
immaginando e ricordando la scena. Quante ne avevamo
combinate..
- Ok, avete finito di montare l'albero, voi due?- chiesi
alzandomi e posando le luci sul divano.
- Sì. E' semplicemente perfetto, guarda.- mi girai e
osservai l'albero all'angolo. Ma prima di notare la sua enorme altezza
e foltezza, i miei occhi si soffermarono su tutte le foglie e i pezzi
di pino rovinati a terra.
- Oddio!- mi lasciai sfuggire immaginando a cosa mi sarebbe aspettato
dopo.
- Che c'è Bella? Non ti piace?- chiese James accigliandosi.
- Non ti senti bene?- chiese invece Renesmèe avvicinandosi.
- O stai pensando alle pulizie che dovremmo fare dopo?- disse
sghignazzando Edward.
- Accidenti! Era una cosa da fare in terrazza, non dentro!- esclamai.
Tutti e tre scoppiarono a ridere mentre le miei mani raggiungevano i
miei capelli.
- Dai, insieme faremo presto- sussurrò Edward.
- Certo, certo. Minimo James troverà la scusa di dover
sistemare qualche cavo elettrico a casa sua, Renesmèe
troverà la scusa dei compiti e tu..- cercai di ricordare
qualche scusa che utilizzava sempre nei confronti della sottoscritta,
ma non mi diede tempo di arrivare ad una conclusione.
- Io ti aiuterò. Adesso, su, vogliamo addobbare questa casa
per Natale? Vedo qualcuno molto impaziente- disse indicando
Renesmèe che osservava tutte le palline.
- D'accordo, muoviamoci- esclamai sbuffando.
- Dai Bells, massimo mezz'ora e avremmo finito- disse James facendomi
un occhiolino.
Mezz'ora moltiplicato per sei, casomai.
Avevamo passato ben tre ore alla preparazione della casa: tra albero,
un piccolo presepe, luci esterne e soprammobili con tanto di centrini e
centrotavola natalizi. Avevamo addobbato l'albero per primo,
tralasciando i piccoli particolari per il dopo preparazione casa.
Edward e James si erano dedicati a sistemare le luci all'esterno,
mentre io e Renesmèe avevamo sistemato il ramo di ghirlande
sul ripiano del camino e sostituito le ceneriere, i vasi e i centri con
quelli natalizi. Alla fine, mentre James e Edward finivano di sistemare
le luci tra le siepi, avevo iniziato a sistemare passando
l'aspirapolvere a terra e togliendo un pò di polvere, anche
se lo avrei dovuto rifare dopo aver tolto tutti gli scatoli. Quando
rientrarono eravamo tutti pronti per mettere il puntale color oro
adornato con ghirigori rossi gliterati, alla cui base c'erano grandi
fiori.
- Tesoro vai a prendere una sedia così puoi mettere il
puntale sull'albero- suggerii.
- Wow, non hai mai lasciato a nessuno mettere il puntale al tuo posto-
esclamò Edward, quasi seriamente, sorpreso.
- Oh, beh, quando tua figlia inizia a piagnucolare di voler mettere lei
il puntale non sai dirle di no- risposi sorridendo e vedendo, per un
secondo, i suoi occhi rabbuiarsi.
- Ehi, Renesmèe, dove credi di andare?- chiese Edward
tornando sereno. Mia figlia si girò.
- A prendere una sedia?!- rispose lei.
- Vieni, ti prendo io- suggerì Edward.
- Cosa? Ma peso!!-
- Oh, riuscivo a prendere tua madre, non penso sia così
faticoso prendere te!- rispose lui trattenendo un sorriso.
- Oh, ma grazie tante Edward. Non ricordavo che fossi così
gentiluomo- esclamai ironica.
Renesmèe, ridendo proprio come stava facendo Edward, si
avvicinò a me strappandomi letteralmente il puntale da mano
e cacciandomi la lingua, per poi avvicinarsi a Edward e sorridergli.
- Sicuro?- le chiese come ultimo avvertimento. Riuscivo a scorgere nei
suoi occhi una luce diversa che rendeva il suo verde simile ad un
diamante esposto al sole.
- Sicurissimo-
mormorò sicuro lui, con la stessa luce negl'occhi. E mentre
loro decidevano come posizionarlo prima di prenderla tra le braccia,
sentii un braccio posarsi sui miei fianchi. Non ebbi bisogno di vedere
chi fosse, nonostante era l'unica rimasto "estraneo" a quella
situazione, ma perchè solo lui sapeva quando avessi bisogno
anche di un solo tocco ma che fosse caldo e sincero. Piegai la testa
posandola sulla sua spalla e chiusi per pochissimi secondi gli occhi,
nella speranza di poter scacciare indietro le lacrime che premevano per
uscire.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai davanti alla scena a cui non avevo
mai confidato, che mai mi sarei immaginata di poter osservare. Edward
prese tra le braccia sua
figlia e la sollevò in modo che arrivasse alla
cima. Renesmèe si girò nella nostra direzione
sorridendo e posò leggermente il puntale sulla cima. Chiusi
lentamente gli occhi e lasciai vagare i miei pensieri. - E adesso.. esprimete
un desiderio..-
- Ehi, ti ho portato
una tazza di thè caldo- sobbalzai al suono di quella voce
così tremendamente familiare ma anche così
rimbombante e forte in quell'assoluto silenzio. Alzai lo sguardo e
sorrisi notando che ne aveva due con sè.
- Vieni, ti faccio spazio- mi spostai un poco verso sinistra, tanto da
lasciargli spazio sufficiente da sedersi sulla coperta.
- Non era necessario..- sussurrò mentre posava a terra le
tazze fumanti.
- Zitto e siediti- gli ordinai ridendo leggermente. Si sedette al mio
fianco, porgendomi poi la tazza e portando l'altra tra le sue mani.
Avvicinai la mia al naso e subito l'odore mi inebriò,
facendo sciogliere gran parte dei miei nervi.
- Grazie- sussurrai prima di prenderne un sorso. - Sei sempre
bravo a farli- commentai bevendone un secondo sorso.
- Le abitudini sono dure a morire- rispose serio mentre anch'egli
portò la tazza alle labbra. Posai la testa sul bracciolo del
divano e mi incantai nel guardare le luci natalizie, già
accese, sull'albero.
- Pensavo fossi andato via..- sospirai mentre le luci gialle
diventavano rosse alternandosi.
- Ho aiutato James a sistemare il tutto, poi sono venuto qui a prendere
il cappotto ma tu dormivi e ho approfittato per preparare un bel
thè. Spero non ti dispiaccia..-
- Sei libero di fare ciò che vuoi- asserii pentendomi
all'istante di quello che dissi. Sentii le sue spalle muoversi
leggermente sintomo che stava nascondendo una risata.
- Non preoccuparti, chiederò sempre il permesso- rispose
allungando le gambe.
- Sempre?-
chiesi conferma ma, di nuovo, le sue spalle tremarono.
- Forse, qualche volta, mi risparmierò di volgerti qualche
domanda..- scossi la testa sorridendo e portando un altro sorso alle
labbra. Il liquido caldo mi sciolse i muscoli, potevo benissimo
sentirlo scorrere lungo la trachea e lo stomaco. Era estremamente..
rilassante.
Solo in quel momento mi accorsi di quanto fossimo estremamente vicini,
i nostri fianchi si toccavano così come le braccia.
- T..ti capita mai di.. pensare a tutto quello che.. abbia
vissuto?- la sua domanda arrivò come un sussurrò
alle mie orecchie. Un amaro sorriso occupò le mie labbra e
sospirai.
- Come non potrei Edward?- risposi posando la tazza a terra. - Sono
stati gli anni.. migliori della mia vita, come posso non pensarci?- un
velo di tristezza mi coprì, eppure mi sentivo, in un certo
senso, serena.
- Quanto abbiamo sofferto Bella?- piegai le gambe al petto e ci poggiai
il mento sopra.
- N..non lo so, non so quanto tu hai sofferto così come tu
non sai quanto io ho sofferto..- risposi vaga mentre sentivo i battiti
del mio cuore accellerare e gli occhi iniziare a pungermi.
- I..io ci sto ancora male Bella. Ho.. provato a dimenticarti, ho
provato ad uscire con altre, per provare a continuare a vivere ma..
ogni volta era inevitabile pensarti, immaginare te di fronte a me.. Non
potevo toccare qualcun'altra che non fossi tu, non potevo..- la sua
mano raggiunse la mia e, non so con quale coraggio,
intrecciò le sue dita alle mie.
- Io non ci ho proprio provato..- sussurrai sorridendo e scuotendo la
testa.
- Ma, anche se inconsapevolmente, sei stata con qualcun'altro- rispose
e riuscii a capire ciò che voleva dire solo dopo qualche
attimo di riflessione.
- Edward...- mormorai incapace di dare una risposta. - C..come..-
- E' colpa mia Bella, se non fosse stato per me tu non ti saresti
trovata con una figlia da crescere..- sentii la sua voce inclinarsi e
sentii i polmoni bruciare mentre il mio cuore ebbe un salto. - Mi
dispiace, avrei dovuto fare molto di più, cercarti e non
rovinarti la vita con Ren..-
- Edward, Edward. Fermo. Sì, avresti dovuto cercarmi e
avresti dovuto fare di più, ma Renesmèe.. beh,
lei è un miracolo e non una tragedia. E' la cosa
più bella che mi sia mai successa, davvero..- sussurrai con
una certa devozione nel tono della mia voce.
- Ma l'hai avuta con uno.. sconosciuto..- sussurrò.
- No, non era uno sconosciuto... Non lo è mai stato..- la
mia voce tremava e presi a torturarmi le mani, anche se la mia destra
era intrecciata alla sua. - Edward.. io..- l'altra sua mano,
inaspettatamente, mi sfiorò una guancia e, istintivamente,
inclinai la testa poggiandola sulla sua spalla.
- Io ti amerò sempre Bella, qualunque cosa succeda e anche
tra cent'anni, io ti amerò sempre..- i miei battiti cardiaci
erano diventati indistinguibili, tanto il cuore batteva forte.
- Pensi che questo possa cambiare qualcosa?-
- Sì, Bella. Io penso che il nostro amore possa cambiare
qualcosa. Forse ci vorrà del tempo ma io credo in noi. Se il
destino ci ha fatto incontrare dopo quattordici anni e ci ha fatto, in
un qualche modo, riavvicinare, un motivo sempre ci sarà..-
- Ma potrebbe sempre non bastare..-
- Ma io continuerei comunque ad aspettarti..-
- Ci vorrà del tempo prima che tutto torni come un tempo,
prima che tutto..-
- Non pensiamoci adesso amore mio, non pensarci..- sentii un brivido
percorrere il mio corpo e il respiro fermarsi. Amore mio... Quella sera, nonostante tutto, non era cambiato nulla,
tranne che adesso sapevo che qualcosa
c'era ancora. Stavo per dirgli la verità ma,
uno strano scherzo del destino me lo aveva impedito. Sapevo che il
nostro amore c'era ancora ma mancava qualcosa, qualcosa di
essenziale.
Mi addormentai con la testa poggiata sulla sua spalla e col cuore a
mille, mentre la sua voce intonava, dopo troppi anni, la mia ninna nanna.
Forse stavo sognando o forse era la realtà, ma sentivo di
poter essere, finalmente, un pò felice.
*Angolo pazzia*
Volevo precisare
una cosa. Per quanto riguarda il desiderio che esprimono mentre mettono
il puntale, non so se da qualche parte si usa farlo ma l'ho letto non
so dove >.< Sono piccoli dettagli che non voglio
trascurare però :P Ok, adesso vi
lascio veramente. Ah, recensione?
<3
A grande richiesta, eccovi
il capitolo di Mi scusi prof! Ma loool! Buon pomeriggio
girls e buon 23 dicembre! Natale è alle porte, mentre per i
nostri carissimi personaggi della fic, è la Vigilia di
Natale! Nemmeno a farlo apposta, ci troviamo nello stesso periodo.
Ahahahahah, sono un genio, lo so u.u 13 recensioni alli
scorso capitolo sono... wow *-------------* Grazie, grazie, grazie! Poi tutte le
attenzioni che mi rivolgono le ragazze sul GRUPPO *-----------* Awwwww vi adoro :') Dedico questo
capitolo a tutte voi, ogni singola persona che mi segue e mi legge con
piacere. Vi auguro di trascorrere un meraviglioso Natale, con i
più sinceri auguri a voi e alle vostre famiglie. Prima dell'anno
nuovo ci sentiremo con un nuovo capitolo e coglierò
l'occasione, in quel capitolo, di farvi gli auguri per Capodanno. Adesso mi limito ad
augurarvi BUON NATALE e, naturalmente, una BUONA LETTURA! Un bacione enorme, Mary.
Ahahahahahah, ok sono qui,
ancora tra le risate LOL Avrei voluto e
dovuto postare il 30 dicembre, ma non me ne hanno dato
possibilità. In pratica la mia Silver e la mia Cherie
(rispettivamente Giustina e Sofia) mi hanno sfidate: se fossi arrivata
a 10 mi piace sul post del mio gruppo, avrei dovuto postare stasera e
beh, dopo 20 mi piace eccomi qui LOL La mia gems ha
avuto l'onore (?) di leggere il capitolo in anteprima 3 giorni fa e ha
avuto due reazioni: una in cui ha detto "quanto bip è lungo
sto capitolo?!?!" e l'altra "O______________O" Ahahahahahaha.. Ok,
basta. Volevo precisare
delle cose: per il test del DNA, ci vogliono dalle 2 alle 3 settimane.
Dipende da studio a studio, dalle caratteristiche che si richiedono
nelle analisi e tutto il resto. Qui sono appena passate 2 settimane,
quindi c'è ancora tempo. In questo capitolo
ci troviamo alla vigilia di capodanno, salto temporale di una settimana
ma che verrà riassunto. In questo capitolo rivivremo un
pò il rapporto Bella/Alice che è stato trascurato
nei capitoli precedenti e devo essere sincera: un pò mi sono
ispirata al mio rapporto con la mia migliore amica LOL litighiamo,
discutiamo, ci mandiamo a quel paese.. ma questo ci porta a raggionare
e a capire quando non possiamo vivere l'una senza l'altra(spero sia lo
stesso per lei). Quindi dedico il capitolo a lei (sperando che non
impazzisca) LOL <3
Un ringraziamente speciale va anche alla mia silver e alla mia cherry,
che hanno insistito tanto e se non fosse stato per loro non avrei
postato oggi xD Vi adoro stronzette :')
Inoltre, ringrazio tutte le meravigliose ragazze che ogni volta mi
fanno commuovere sul gruppo (siamo 95 accidenti! 95!!!!!!!!!). Non so se ci
sentiremo prima dell'anno nuovo, mal che vada vi auguro un fine 2011
meraviglioso e un inizio 2012 perfetto! Un bacione enorme, Mary.
P.S. Non
ammazzatemi alla fine xD
P.S.2 Scusate il ritardo, ma sono stata tutto il giorno fuori e saono
tornata alle 21 e 30 a casa, tra l'altro, con la febbre
>.<
La settimana che venne dopo il Natale volò.
Solo quando iniziai a rilassarmi un poco capii di quanto avessi
necessità di una vacanza dalla scuola. Il lavoro divetava
sempre più duro con l'avvicinarsi della fine del semestre, i
ragazzi erano agitati e io avevo tantissimi compiti da correggere in
arretrato. In quella settimana mi dedicai alla correzione di tutti i
temi fatti dai ragazzi prima del mio incidente, e potevo ritenermi
soddisfatta per la maggior parte dei miei alunni.
Inoltre, in quella settimana, feci per due volte visita al dottor
Meckenzie per controllare il taglio in testa e la caviglia. Alla fine,
grazie chissà a quale miracolo, il raglio era completamente
guarito lasciando solo un leggero rossore che non mi dava nemmeno
più fastidio, mentre alla caviglia avevo potuto togliere
anche la fascia. Mi sentivo più rilassata senza quelle fasce
e quei cerotti; avevo potuto, finalmente, lasciarmi l'incidente alle
spalle.
Renesmèe passò i suoi giorni a divertirsi e
rilassarsi, salvo che per due ore al giorno dedicate alle studio.
Andavo molto fiera di lei, i voti erano alti e, dai temi, compresi che
aveva molte capacità nella scrittura, proprio come me.
Trovai anche il tempo di dedicarmi alla casa, facendo pulizie
e sistemando tutto quello che avevo lasciato in giro in quei
giorni. Fu una settimana rilassante, in cui lasciai i problemi alle
spalle e tornai la Bella di qualche mese fa. La Bella che viveva
così, senza pensare ma col suo dolore. Sì, ero un
pò più serena ma mancava qualcosa...
Scossi la testa, tornando a concentrarmi sull'impasto delle pizzette.
In quei giorni stavo cucinando come una matta, tra Natale e Capodanno i
cenoni non finivano più. Tra due ore saremmo andati a casa
di Edward per attendere insieme il Capodanno, proprio come ai vecchi
tempo. Stavo infornando le pizzette, quando sentii il campanello
suonare e sbuffai spazientita.
- Apri ingrata!- alzai gli occhi al cielo ed aprii sospirando
rassegnata.
- Sei in anticipo- mormorai mentre si chiudeva la porta alle spalle.
- Sì, lo so. Ma ti devo aiutare a prepararti- arcai un
sopracciglio.
- Eh?! Alice, per favore, ne abbiamo già parlato- tornai in
cucina, buttando il grembiule sulla sedia.
- Oh, andiamo Bella! Non puoi continuare a stare chiusa in casa, a
distruggerti pensando al passato e tutto il resto. Vuoi, per caso, che
arrivi qualche biondina svampita che ti porti via Edward?- strinsi i
pugni lungo i fianchi, cercando di prendere aria e riempire i miei
polmoni infuocati. In questa settimana avevo discusso spesso con Alice.
Voleva che tornassi... insietro nel tempo, che riconquistassi Edward,
che accettassi le sue frecciatine e tutto. Ci voleva di nuovo insieme,
ma lei non poteva capire. Avevo, fin da sempre, adorato Alice. Ma,
nonostante l'età, non era mai abbastanza matura per
comprendere ciò che le persone che la circondavano volevano.
I suoi genitori le avevano spianato la strada del futuro, inserendola
in una delle scuole più prestigiose di moda e aiutandola
economicamente ad aprire un proprio studio. Niente da togliere al suo
talento, perchè ne aveva e ci aveva lavorato, ma lei non
aveva i problemi che avevo io. Lei aveva un marito che la baciava ogni
sera tornato dal lavoro, aveva avuto un matrimonio stupendo con l'uomo
che amava e alla giusta età, con una giusta richiesta di
matrimonio dal ragazzo con cui da sempre stava. Aveva dei meravigliosi
bambini che non dovevano aver paura di chiamare 'papà' il
loro padre, perchè, forse, lui non era a conoscenza di
questo dettaglio. Adoravo Alice, era sempre stata la mia migliore
amica, ma a volte non voleva proprio capire cosa volesse dire
"diventare adulti". Non riusciva a mettersi nei miei panni e pensare
che forse volevo calma. Calma, calma, calma. Sì,
volevo che tutto procedesse gradualmente, con calma, senza fretta. Stupida. La verità è che avevo paura, una
sconvolgente paura di un rifiuto, di apparire sciocca.
Di sbagliare, ecco.
- Edward è libero di fare ciò che vuole, io non
sono nessuno per impedirglielo-
- Ah, ma davvero? Quindi se stasera si presentasse con al suo fianco
una ragazza e ce la presenterebbe come sua fidanzata, a te non darebbe
fastidio?- mi provocò.
- Cosa cazzo c'entra questo adesso, Alice?- le urlai contro, sedendomi
di botto sulla sedia.
- Perchè vi continuate a fare del male?-
- Lo sai perchè..- sussurrai abbassando lo sguardo.
- No, Bella. Non lo so, non lo so. So solo che tu stai di merda, anche
se non vuoi darlo a vedere. So anche che Edward sta di merda, proprio
come te. Entrambi rimuginate su qualcosa, senza, però,
scendere a conclusioni-
- Come posso comportarmi naturalmente con lui, quando gli nascondo una
figlia, accidenti?- mi portai la testa tra le mani e strinsi gli occhi,
nella speranza di calmare i miei nervi.
- Si egoista Bella, almeno per una volta. Pensa solo a voi due,
nè Nessie, nè James, nè i tuoi o i
miei genitori, nessuno. Solo Edward e Bella- si sedette di fronte a me
e afferrò le mie mani tra le sue, stringendole
forte.
- Sai che non ci riesco, non posso..- scossi la testa e
rafforzò la presa sulle mie mani. - Scusami se sono stata
aggressiva..- abbassai lo sguardo e la sentii ridere.
- Io lo dico solo per te e per mio fratello, Bella. Siete sempre stati
il mio modello di coppia preferita e scommetto che nemmeno il mio amore
per Jasper è paragonato al tuo amore per lui, davvero. Vi
amate così tanto... il doppio o il triplo di quanto avete e
state soffrendo, e io non voglio vedervi così-
- E' tutto così complicato...- mormorai.
- Lo so, e non ti sto chiedendo chissà cosa. Solo un
sorrisino, sincero, non mi dispiacerebbe- sorrisi di rimando.
- Grazie Alice, sei la migliore amica del mondo- mi alzai e
l'abbracciai, lasciando scivolare una lacrima sul mio viso. Mi sentivo
in colpa per aver pensato determinate cose su di lei, ma a volte ero
così ceca da non riuscir a vedere chi davvero voleva
aiutarmi. Nonostante, a volte, non fosse molto matura, Alice era una
manna dal cielo e non sapevo chi dover ringraziare per avermela mandata.
- Adesso andiamoci a vestire però, dobbiamo prepararci per
il nuovo anno- urlò entusiasta, afferrandomi la mano e
trascinandomi in camera da letto. Scese in macchina due minuti e
tornò con due custodie contenenti vestiti.
- Al, non dovevi- la rimproverai mentre apriva la zip e
immaginando quanto avesse speso.
- E' il bello di essere stilista Bella. Adesso taci e fatti sistemare i
capelli e il trucco, dopo ci vestiamo- portò una sedia nel
mio enorme bagno e, dopo aver aperto le varie trus che si era portata
dietro in un'enorme borsa, compresa di spazzola e piasta,
iniziò a trattarmi da Barbie.
Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando al liceo le
piaceva stuzzicarmi con tutti i trucchi e i tacchi che aveva a
disposizione. Mi trattava da cavia per i suoi esperimenti che,
sinceramente, le venivano sempre bene. Fu bello lasciarsi coccolare da
qualcuno, come in quel momento. Massaggiava la mia pelle con diverse
creme e sentivo la cute dei capelli rilassarsi sotto ai suoi tocchi
esperti. Alice, oltre che a disegnare vestiti, era anche un'abile
truccatrice sbarra parrucchiera; in fondo le serviva per le foto delle
copertine e riviste varie, ed era assolutamente perfetta per questo
genere di lavoro.
- Ok, adesso puoi aprire gli occhi- timorosa, aprii prima un occhio e
poi un altro. Mi trovai di fronte all'enorme specchio del mio bagno,
con tutte le luci accese e con una Bella completamente diversa. Non
aveva fatto nulla di chè, come piaceva a me, ma aveva
risaltato quei tratti femminili che mi piacevano tanto. La
pelle del viso era lucida grazie alle creme che aveva usato e
al non aver usato nessun tipo di cipria o fondotinta; fortunatamente
non ne avevo bisogno. Aveva esaltato gli occhi con una linea di
ombretto scuro e un pizzico di matita all'angolo dell'occhio e con una
leggera coda che lo allungava. Il mascara non era eccessivo ma bastava
per risaltare le lunga ciglia, così come la leggera matita
rosa che aveva usato sulle labbra per calcarne il contorno. I capelli
erano lisci, solamente qualche onda, e ricadevano naturalmente sulle
spalle.
- Grazie Alice. Fantastica come al solito!- le sorrisi e lei mi fece un
occhiolino. Si avvicinò allo specchio e si diede una
sistemata anche lei.
- Tu, adesso, indossa il vestito mentre io vado a fare un giro da mia
nipote in camera sua-
- Alice, non truccarla troppo...- ma era già scappata mentre
glie lo dicevo. Mi avvicinai all'armadio e posai la custodia sul letto,
aprendone la zip. La prima cosa che catturò la mia
attenzione fu un completino intimo di pizzo rosso, completo di slip e
reggiseno a balconcino. Scossi la testa, rassegnata; lo posai sul
letto, continuando a far scivolare la zip e un vestito rosso
occupò la mia visuale. Lo carezzai e lo trovai morbidissimo
al tatto. Mi spogliai e indossai prima l'intimo, naturalmente, poi il
vestito. Presi le scarpe dal cartone e le infilai ai piedi. Barcollante
mi avvicinai allo specchio e rimasi estasiata. I miei trentatre anni
sembravano essere volati via, lasciando la Bella giovane e fresca di
tanti anni fa. Il vestito calzava a pennelllo: le maniche lasciavano le
spalle scoperte e la scollatura arrivava giusto all'inizio del seno,
lasciando la collanina comparire in tutto il suo splendore; era stretto
fino a sotto il seno, poi scivolava fino a metà coscia;
quest'ultime erano maggiormente slanciate grazie alle
decoltè della stessa tonalità del vestito.
- Wooow!- mi girai spaventata verso la porta e trovai Alice in
compagnia di mia figlia fissarmi.
- S..sei stupenda mamma!- esclamò Renesmèe
portandosi le mani alla bocca. Le sorrisi per ringraziarla.
- E anche stavolta ho fatto un lavoro eccezzionale-. Osservai mia
figlia nel suo vestitino di un rosso sbiadito, largo con una cintura
sotto al seno ad evidenziare la piccola pretuberanza che le stava
crescendo. Al piede aveva un paio di ballerine rosse, ma le sue gambe
erano comunque slanciate.
- Tesoro mio, sei... meravigliosa- abbassò lo sguardo e
arrossì. - Alla festa di stasera farai impazzire Jacob- mi
lanciò uno sguardo omicida.
- Jacob? Chi è? Fidanzato? Oddio! Mia nipote è
fidanzata!!!- urlò abbracciandola e scoppiai a ridere.
- Chi è fidanzata?- James entrò senza bussare con
gli occhi fuori dalle orbite.
- Ehm...- mormorai.
- Tu sei troppo piccola, non puoi essere fidanzata, no no. Tu sei mia,
mia. Ma che fidanzato, stiamo scherzando, vero? Vero?- scoppiai a
ridere e con me anche Renesmèe e Alice. - Che ridete?-
- Sei geloso zietto?-
- Io? Ma che dici!- Adoravo quando James facevo il geloso con
Renesmèe, erano adorabili. Stasera, dopo la mezzanotte, mia
figlia sarebbe andata a casa di una sua amica a festeggiare insieme il
Capodanno, e lei si sarebbe vista anche con Jacob. Mi fidavo di lei e
non ero preoccupata, avevo parlato con la madre di Leah, anche madre di
Jacob, e mia figlia era al sicuro. Sarebbe rimasta a dormire
lì e il giorno dopo James sarebbe andato a prenderla.
- Jams sei pronto?-
- Certo. V..voi?- strabuzzò gli occhi appena mi
osservò. - Cosa diavolo ne hai fatto tu della mia migliore
amica?- urlò e risi ancora.
- Ehi! Lei è la mia migliore amica, mica la tua?- rispose
ironica Alice.
- Giù le zampe nana!- scossi la testa e, prendendo la
borsetta, li raggiunsi.
- Andiamo pagliacci-
Arrivammo a casa di Edward in mezz'ora. Decidemmo di prendere due auto:
la mia e quella di James. Lui avrebbe accompagnato la bambina, mentre
io sarei tornata a casa a sistemare in attesa del suo arrivo. Quando
arrivammo, la macchina di Emmett e Rosalie era già
lì fuori, parcheggiata di fronte al garage. James prese
tutte le buste, mentre noi ci avviammo alla porta. Ad aprirci fu
Emmett, che ci accolse col suo solito sorrisone.
- Eccovi! Rose sta praticamente impazzendo tra la cucina e i bambini-
ci abbracciò tutte e a me riservò anche un
occhiolino.
- E' lei che è in anticipo, noi siamo state puntuali-
commentò Alice mentre si avviava nel salotto. Imbarazzata la
seguii. Mi sentivo leggermente a disagio. Ero stata solo due o tre
volte in casa di Edward e mi sentivo ancora una completa sconosciuta...
un'ospite.
- Ehi Bellina, vedi che qui nessuno è ospite eh?! La
casuccia di Edward è aperta a tutti-
- Certo, anche se sono gli altri ad autoinvitarsi. Buonasera- Edward
scese le scale e arrivò al salotto sorridendo. Quando
alzò lo sguardo, subito i nostri occhi si incrociarono e
sentii il mio viso infiammarsi. Si bloccò alla base delle
scale e mi squadrò, facendo scorrere il suo sguardo su tutto
il mio corpo. Lo stesso feci io, godendomi della visione del suo corpo
avvolto in un paio di pantaloni neri e una camicia bianca sbracciata e
con un bottone slacciato. Deglutii e vidi il suo pomo di adamo salire e
scendere. Si passò nervosamente una mano tra i capelli,
mentre io mi mordicchiai le labbra. Calma Bella, calma. Scostai
lo sguardo e mi fermai ad osservare l'enorme albero di Natale al centro
del salotto e tutti gli addobbi che ne facevano parte. Osservai il
camino acceso, su cui c'erano delle ghirlande rosse meravigliose.
- Avrei dovuto aiutarti negli addobbi. Mi sento quasi in colpa per non
averlo fatto- commentai tornando a guardare verso le scale, ma non lo
trovai più.
- In effetti non ho fatto tutto da solo, mi ha aiutato una ragazza- mi
girai di scatto quando sentii la sua voce provenire da dietro le mie
spalle. Mi portai una mano al petto, ma non per la paura ma per il
tuffo al cuore che le sue parole avevano procurato. Una ragazza...
- Ah, capisco...- commentai avvicinandomi al divano e
posando la borsa.
- Bella, ti piace come ho addobbato casa di Edward?- guardai verso
Alice e scossi la testa.
- Meravigliosa- commentai lanciando uno sguardo ad Edward che
sogghignava.
- Vado in cucina, raggiungici appena puoi- mi tolsi il cappotto e lo
appesi all'attaccapanni, intenta a raggiungere subito le ragazze in
cucina e aiutarle.
- Sei... bellissima...- il sussurro al mio orecchio si
tramutò in un brivido lungo la mia schiena. Portai una
ciocca di capelli dietro all'orecchio e mi voltai lentamente,
trovandomi ad un palmo dal suo viso.
- G... grazie... a..anche tu- abbassai lo sguardo mentre sentivo il
sangue pulsare nelle mie guance e il cuore volare.Le sue dita sfiorarono il mio
collo e rabbrividii. Afferrò il ciondolo tra le dita
delicatamente e lo strinse.
- Lo indossi...- notò sorridendo. Annuii e deglutii.
- Certo...- sospirai e mi scostai, facendo un passo all'indietro. Andai
a sbattere contro al divano e persi l'equilibrio. Subito le mani di
Edward mi afferrarono per i fianchi, avvicinandomi a lui.
- Sempre la solita sbadata- commentò sorridendo vicino al
mio viso, fin troppo vicino.
- G..grazie- mi alzai e scappai in cucina, mentre lo sentivo
sorridere.
Trovai le ragazze intente a cucinare, mentre io mi incantavo ad
osservare la meravigliosa cucina di Edward. Era moderna, nera e..
grandissima. La cucina era il luogo di una casa che mi piaceva sempre
di più. Mi piaceva da impazzire cucinare e, per farlo, c'era
bisogno di una spaziosa cucina in cui stare.
- Pensi che abbia fatto una cucina così meravigliosa per
lui?- alzai lo sguardo verso Alice che mi stava porgendo un coltello.
Ignorai la sua affermazione e iniziai a cucinare insieme a Rose, mentre
Alice si dedicava all'adornamento della tavola, naturalmente. Passammo
circa un'ora a cucinare allegramente, scambiandoci qualche battuttina e
parlando anche di discorsi seri. Moltre volte fummo costrette a
cacciare a calci Emmett dalla cucina, che non vedeva l'ora di mangiare
e cercava sempre di rubare qualcosa. Renesmèe fece da
babysitter, passando del tempo con i bambini, mentre i ragazzi
parlavano tra di loro in salotto continuando a non far nulla,
naturalmente.
- E' pronto!- urlammo, prendendo i piatti e portandoli in tavola. Erano
già tutti seduti e avevano lasciato i posti liberi per noi.
Il mio era tra Renesmèe e James, mentre Edward era
dall'altro fianco di mia figlia. Non ci fu nessun tipo di imbarazzo
però. Ci divertimmo tutti come i vecchi amici che eravamo
una volta. Alice e Rosalie erano alle prese con le piccole pesti che
non ne volevano sapere di mangiare. Risi, ricordando quante volte avevo
combattuto con Renesmèe.
- Ragazze, per esperienza, se non lo hanno mangiato fino ad ora non lo
faranno più. Quindi godetevi la cena e dopo via con il
latte- le suggerii. Mi guardarono esauste.
- Mi sa che hai ragione- commentarono e continuammo a goderci la
serata. Molte volte mi ero ritrovata a dover dare calci ad Alice, a
causa delle sue frecciatine rivolte o alla sottoscritta o a Edward.
Renesmèe si divertì molto, così come
James che iniziò a collaborare molto con Emmett. Erano due
burloni e non facevano che fare battute divertenti, risollevando ancora
di più l'aria allegra che arieggiava in casa.
Dopo anni mi sentivo, finalmente, di nuovo al mio posto. Avevo tutte le
persone che amavo al mio fianco, unite e allegre.
James mi sfiorò un braccio, immaginando cosa io stessi
pensando mentre guardavo incantata tutte le persone che circondavano la
tavola. Mi girai nella sua direzione e gli stampai un bacio sulla
guancia, sorridendogli di cuore.
- Non ti ho mai vista come stasera, davvero Bells- commentò
osservandomi.
- Che intendi dire?- bisbigliai.
- Sei... felice- tornai a guardare tutti i presenti e un altro sorriso
spuntò sulle mie labbra.
- Sì, Jams. Mi sento felice davvero- risposi posando la
testa sulla sua spalla.
- Ohhhh Bellina e James che si fanno le coccole!- ed ecco Emmett con le
sue battute idiote che fecero ridere tutti, eccetto una persona di nome
Edward. Guardai verso di lui e notai la sua mascella serrata e i pugni
stretti sul tavolo.
- Non essere sciocco Emm- commentai mentre continuavo a guardare Edward
negl'occhi. - Jams è il mio migliore amico, punto-
Vidi Edward rilassarsi quando tolsi la testa dalla spalla di James e
sorrisi.
Sparecchiammo e preparammo le bottiglie di spumante e il panettone,
quando mancavano solamente cinque minuti al nuovo anno. Sentivo l'ansia
nascere, come non accadeva da anni. Il capodanno era la mia festa
preferita, ma anche la più emozionante. In quei cinque
minuti della fine, dinanzi ai miei occhi, avveniva un riempilogo di
tutto quello che mi era successo e, allo scoccare della mezzanotte, mi
trovavo sempre in lacrime. Ma questo non era successo da anni, visto
che la mia vita era diventata monotona. Invece adesso, sentivo di nuovo
quell'adrenalina scorrere nelle vene e ripensai a tutto. Il
trasferimento, la nuova casa, i momenti con James, Renesmèe,
l'aver rivisto Alice, l'aver rivisto Edward, i disagi con quest'ultimo,
i piccoli attimi passati insieme, gli sfioramenti, le parole
sussurratte, i due baci che ci eravamo scambiati, l'incidente, la
verità riguardo il tradimento, il Natale, la catenina,
l'album delle foto. Tutto, tutto, tutto.
Uscimmo fuori al giardino del retro, aspettando quell'unico minuto che
ci separava dal 2012.
Tutti i mormorii mi circondavano, ma era come se vivessi in una bolla
tutta mia. Vedevo Emmett pronto con la bottiglia di spumante,
Renesmèe al fianco di James, Alice e Jasper abbracciati e
Rosalie con i bambini. Cinque... Sentii una mano posarsi sul mio fianco e rabbrividii,
conoscendo bene quel tipo di presa. Quattro... Mi avvicinò a lui e fu naturale per me girarmi
e posare la testa sul suo ampio petto. Tre... Aspirai il suo dolce profumo, che tanto mi era mancato. Due... Con
un dito mi sollevò il viso e mi immersi in quei smeraldi che
tanto agognavo. Uno... Avvicinò il suo volto al mio, lentamente. Zero... - Buon anno- le sue labbra di posarono sulle mie, proprio
mentre urla di auguri ci circondavano ed Emmett stappava la bottiglia
di spumante. Ignorai tutto e afferrai i suoi capelli tra le mani e
avvicinai maggiormente il suo volto al mio. Le sue labbra aderirono
perfettamente alle mie, modellandosi e muovendosi insieme. Disciuse le
sue labbra e lo imitai, lasciando che il suo alito fresco invadesse la
mia bocca e mi riempisse. Dio, quanto mio era
mancato... Ci staccammo, consapevoli che intorno a noi avevamo tutta
la nostra famiglia. I suoi occhi brillavano quando li incontrai e,
probabilmente, lo stesso facevano i miei. Abbandonai la presa dai suoi
capelli, proprio come le sue mani abbandonarono i miei fianchi.
- Buon anno anche a te- mormorai rossa in viso. Mi sorrise,
carezzandomi una guancia e poi allontanandosi. Ancora stordita mi
avvicinai ad Alice, abbracciandola. Subito dopo corsi da
Renesmèe abbracciandola forte.
- Auguri amore mio!-
- Auguri anche a te mamma- le mani di James (sapevo che era lui) mi
coprirono gli occhi.
- Jams tanto lo so che sei tu- mi voltai abbracciandolo. - Buon anno!-
- Buon anno anche a te, anche se penso che tu lo abbia iniziato molto
meglio delle tue aspettative- arrossii abbassando lo sguardo. Mi
lasciò un bacio sulla guancia e si avvicinò al
resto della famiglia. Bevemmo spumante e mangiammo panettone per
festeggiare il nuovo anno insieme, proprio come una famiglia.
Più volte Edward mi lanciò strani sguardi, che
ricambiai.
A mezzanotte e mezza le acque iniziarono a calmarsi e Rose
iniziò a lamentarsi con Emmett che i bambini erano stanchi.
- Ragazze, vi dispiace se vado? I bambini dormono...-
- Anche a me Marie è lagnosa..-
- Facciamo domani qui allora?-
- Se volete posso iniziare a sistemare io- mi proposi mentre iniziavo a
posare dei piatti in lavastoviglie.
- Non preoccupart Bella, davvero- scossi la testa.
- Almeno a togliere queste stoviglie altrimenti si fa puzza. Voi
andate, tranquille- mi sorrisero e, con un bacio sulla guancia, mi
diedero la buonanotte. Continuai a riempire la lavastoviglie, fino a
quando arrivarono James e Renesmèe.
- Mamma noi andiamo- le diedi un bacio sulla guancia.
- Mi raccomando....-
- Sì, tranquilla-
- Salutami Jacob e fagli tanti auguri da parte mia-
- Sarà fatto. A domani-
- Bells ci vediamo domani mattina, sono stanco morto- risi e gli passai
una mano tra i capelli biondi.
- Io finisco di sistemare e ti raggiungo- ci salutammo e ,solo quando
sentii la porta sbattere, mi rimisi all'opera. C'erano davvero tanti
piatti, pentole e forchette sporche e lasciarle in giro era un suicidio
per il povero Edward che ci avrebbe dovuto dormire vicino. Sorrisi
ripensando a quanto fosse patito dell'igiene e, se non fossi rimasta
io, sicuramente si sarebbe messo a pulire tutto da solo.
- Ehi..- sobbalzai girandomi di butto verso la porta.
- Ehi, mi hai spaventata- portai una mano al petto, sentendo il cuore
battere forte.
- Scusa non volevo. Alice mi ha detto che rimani per sistemare un
pò..-
- Sì, sarebbe orribile lasciarti tra tutte queste stoviglie
sporche..- indicai la pila di piatti alle mie spalle e fece spallucce.
- Non preoccuparti, non muoio di certo. Se sei stanca, se vuoi
andare...- scossi la testa sorridendo.
- Tanto so che comunque sia, troveresti la soluzione per sistemare
prima di infilarti sotto le coperte. Non riusciresti a dormire sapendo
il disordine che c'è qui- sorrise e si avvicinò
alla credenza.
- Ti aiuto allora- annuii e ci mettemmo all'opera. Sistemammo la
cucina, riempimmo la lavastoviglie e fummo costretti a lavare anche
qualcosa a mano. Ne approfittammo per pulire anche il piano cottura e
spazzammo a terra. Quando alzai la testa e mi imbattei nell'orologio,
strabuzzai gli occhi.
- Accidenti, si sono fatte le due e mezza!- esclamai, posando lo
strofinaccio sul pomello del frigo.
- Ci abbiamo messo solo un'ora- notò e scoppiammo a ridere.
- Ti va qualcosa da bere? Un caffè o un thè?-
continuò, indicando il pentolino.
- Perchè no? Un buon caffè mi servirebbe, visto
che sto per crollare- mi sorrise e si avvicinò alla
macchinetta, mettendo su il caffè.
- Vai in salotto, appena è pronto arrivo- mi
suggerì e accettai di buon grado, visto che mi facevano male
le gambe. Gli sorrisi e andai in salotto, accomodandomi sul divano. Ne
approfittai per guardarmi intorno e non potei non notare quanto fosse
bella la casa di Edward, quanto fosse ordinata e rivista nei minimi
dettagli. Certo, sicuramente c'era lo zampino di sua sorella, ma sapevo
che la maggiorparte era opera sua. C'era classe in quel che conteneva
la camera e tutta la casa. Avevo visto solo il salotto, la cucina e il
bagno, mentre il piano superiore mi era completamente oscuro.
- Ecco il nostro salvatore- Edward arrivò alle mie spalle
con due tazze di caffè, di cui me ne porse una.
- Grazie...- mormorai, improvvisamente imbarazzata. Ormai, stare sola
con lui, mi metteva a disagio, nonostante mi conoscesse come le sue
tasche. Ogni volta sentivo tensione nell'aria ma... ma stavolta era
diverso. C'era tranquillità. Sì,
tranquillità.
Sorseggiai il mio caffè, gustandomi dello spruzzo amaro che
mi fece spalancare gli occhi e svegliarmi del tutto, finalmente. Edward
si sedette al mio fianco, bevendo anche lui il suo caffè.
Rimanemmo per qualche minuto in silenzio, a tal punto che stavo
decidendo di togliere il disturbo; fino a quando parlò:
- Dove andava Renesmèe?-
- Da una amica a festeggiare con le altre- mi alzai, posando la tazza
sul tavolino.
- Te ne vai?- chiese, alzandosi anche lui e improvvisamente in ansia.
Abbassai lo sguardo.
- D... devo prendere una cosa..- sussurrai, avvicinandomi
all'attaccapanni e prendendo la borsa. Presi il pacchetto e feci un
respiro profondo, richiudendo la borsa e tornando da Edward. Era ancora
all'inpiedi di fronte al divano. Mi avvicinai e gli porsi il pacchetto,
mentre sentivo il rossore sul mio viso aumentare.
- Cos'è?- chiese afferrandolo delicamanete tra le dita
affusolate.
- Il regalo che non ti ho fatto a Natale..- mormorai imbarazzata.
- Non ce n'era bisogno- commentò.
- Dai Edward, già sono imbarazzata di mio- confessai e lo
vidi sorridere mentre scuoteva la testa. Strappò la carta e
sciolse il fiocco, aprendo lo scatolo. Appena vide il braccialetto di
cuoio, con al centro un rettangolino d'oro bianco su cui era inciso il
simbolo dell'infinito, gli brillarono gli occhi e si aprì in
un sorriso meraviglioso.
- Bella è... è... dio, non ho parole, davvero.
Grazie- balbettò, prendendo tra le mani il braccialetto.
- Ti piace?-
- Certo che sì. E' stupendo e... perfetto- alzò
lo sguardo sorridendomi dolce e sentii il cuore riscaldarsi. - Mi aiuti
a metterlo?- annuii e mi avvicinai a lui, afferrando il bracciale e
legandolo intorno al suo braccio sinistro. Sentivo i polpastrelli
bruciare mentre sfioravo la sua pelle e una strana sensazione
avvolgermi, eppure era... piacevole. Glie legai il braccialetto e lo
vidi sorridere.
- Grazie-
- E' stato un vero
piacere...- risposi, utilizzando le sue stesse parole
riguardo la collanina. Mi sorrise, mentre le mie mani erano ancora
vicino al bracciale. Fece un passo verso di me e il mio cuore perse un
battito. La sua mano si chiuse intorno al mio braccio dolcemente, come
se mi stesse semplicemente sfiorando.
- Ho ancora una possibilità allora?- mi chiese
improvvisamente, interrompendo quel piacevole silenzio.
- No, tu non hai mai avuto possibilità...- mormorai
tremante. Vidi la sua espressione mutare e sentii un nodo all'altezza
della gola. - Perchè esisti solo tu, perchè sei
esistito sempre e solo tu...- continuai e i suoi occhi brillarono. Fece
un altro piccolo passo, fino a trovarsi col torace incollato al mio
seno e mi sentii bruciare. La sua mano destra mi carezzò il
volto caldo e, istintivamente, chiusi gli occhi. Le sue dita salirono e
poi scesero, arrivando al mio collo e carezzandolo lievemente.
Rabbrividii a quel contatto e sentii gli occhi pungere.
Improvvisamente sentii le sue calde labbra sulle mie e, sorpresa,
spalancai gli occhi, trovandomi lui di fronte con un'espressione di
beatitudine stampata sul viso. Sentii quel nodo alla gola sciogliersi,
così come la tensione artigliata nello stomaco. Le mie mani
volarono ai suoi capelli, stringendoli possessivamente. Le sue invece
si posarono sui miei fianchi, e di nuovo il mio corpò
vibrò. La sua lingua chiese accesso alla mia bocca, che
consentii schiudendo le labbra. I nostri sapori si mescolarono e sentii
una nuova sensazione spargersi nel mio corpo.
Una sensazione piacevole.
- B... Bella- ansimò staccandosi dalle mie labbra e
mordendole leggermente. Un mugolio fuoriuscì dalle mie
labbra, ma, in quello stesso momento, mi resi conto di quello che stavo
facendo. Mi staccai immediatamente, facendo un passo all'indietro.
- Oddio.. io... io...- balbettai senza concludere nulla.
- Bella...- fece un passo verso di me, ma io scossi la testa.
- Edward non.. non ti avvicinare, ti prego...- non mi
ascoltò, avvicinandosi. Feci un altro passo e un altro
ancora, fino a quando mi ritrovai con le spalle al muro e Edward di
fronte a me.
- Bella...- mi carezzò una guancia e sentii di nuovo quella
piacevole sensazione nascere in me. Scossi la testa violetemente.
- No, Edward. Ti prego...- le sue labbra rifurono sulle mie, ma
stavolta i movimenti erano tormentati. - Edward...- quel che doveva
essere un richiamo, uscì sottoforma di mugolio.
- Bella...- ansimò, mentre le sue mani scivolavano sul mio
corpo, tormentate, proprio come i suoi baci.
- Ti prego...- afferrai i suoi capelli, avvicinando il suo volto al mio.
- Dì che non mi vuoi e ti lascio andare- rispose, mentre le
sue mani erano sul mio collo.
- Edward ti prego...- sapeva che non avevo il coraggio, non avevo la
forza di farlo.
- Dimmelo e ti lascio andare- sentivo le gambe tremare e il cuore
impazzire.
- Sai che non posso- ammisi afflitta.
- Io ti amo. Ti aspetto da tantissimo... da troppo tempo-
baciò il mio collo e mi si rovesciarono gli occhi per il
troppo piacere. Sentivo un formicolio nello stomaco e il cuore sul
punto di scoppiare.
- Non posso- mormorai mentre agognavo i suoi baci sul mio corpo, le sue
mani che mi accarezzavano e le sue labbra che mordevano le mie. - Ci
sono troppe cose che...- mi interruppe, premendo le sue labbra sulle
mie.
- Si la Bella di Edward. Si la mia Bella, almeno per stanotte. Non
pensare a nulla, non pensare a qualsiasi cosa, nonchè noi...
ti prego...- si
allontanò guardandomi negl'occhi. Verde contro marrone... marrone
contro verde...
- Edward...-
- Dimentica tutto, pensa solo a ciò che tu vuoi davvero.
Cosa vuoi Bella, cosa?- mi chiese e strinsi le labbra. Cosa volevo?
Cosa vuoi Bella? Le mie mani arrivarono ai suoi capelli, stringendoli
possessivamente.
- Te- il mio sussurro si disperse dell'aria, mentre le mie labbra si
incollarono alle sue. Sentii le mie mani tremare e il cuore battere
forte nel petto. Edward ricambiò il bacio, stringendo la
presa intorno ai miei fianchi. Nel momento in cui i nostri sapori si
mescolarono, io annulloaitutto. Cancellai dalla mia mente tutto il
dolore, i segreti, le parole mai pronunciate, i dubbi e le incertezze,
cosapevole che questo, molto probabilmente, avrebbe rovinato tutto. La
mia mente vagava su una corsia diversa ormai, su una corsia in cui
l'unica parole che viaggiava era Edward. Inizia a camminare all'indietro e io cerco di seguirlo,
nella speranza di cadere.
- Bella..- sussurrò scendendo con le labbra sul mio collo e
io buttai la testa all'indietro. Incerte, le mie mani si avvicinarono
ai bottoni della camicia, sbottonandone uno.. poi un altro e un altro
ancora. - Quando mi sei mancata, quanto- continua a baciarmi il collo,
scendendo sempre di più, sempre di più, fino a
baciare il ciondolo sul mio petto.
Alzò il viso e i nostri occhi si incantrarono, accesi di
passione e di amore. Brillavano come non mai.
Le sue braccia mi circondarono, arrivando alla zip del vestito. La fece
scendere lentamente, mentre con le dita fredde mi sfiorava la schiena e
la pelle si ricopriva di brividi. Come una cascata, il vestito
scivolò a terra, lasciandomi in intimo davanti ai suoi
occhi. Sentii il sangue bollire nelle guance e scorrere veloce nelle
vene.
- Sei... bellissima...- mormorò mentre le sue mani presero a
sfiorare la mia pelle. Chiusi gli occhi e respirai profondamente.
L'unico ad avermi mai vista così era lui, solo e unicamente
lui.
Le mie mani si posarono sulle sue spalle, aiutando la camicia a
scivolare sulla sua pelle, lasciandolo a petto nudo davanti ai miei
occhi. Le gambe mi tremarono alla vista del suo petto e la voglia di
baciarlo si impossessò di me. Mi avvicinai e posai le mie
labbra alla sua sinistra, sul suo cuore.
- E' tuo...- mormorò e sentii gli occhi pungere
dall'emozione. Le sue dita sfiorarono la mia schiena dolcemente, con
devozione e come solo lui sapeva fare.
Non so come ci fossi arrivata, ma mi ritrovai tra le lenzuola bianche
del letto di Edward, lui sopra di me che mi baciava con dolcezza
infinita. I nostri corpi vibravano ad ogni minimo tocco e il mio basso
ventre aveva preso a far male dalla voglia di lui. Fece scivolare,
lentamente, il mio intimo rimanendo nuda ai suoi occhi. Mi
aiutò a far scivolare i suoi pantaloni e i suoi boxer,
facendoci scappare un sorriso complice.
Entrambi vogliosi di provare l'amore del mondo, continuammo a baciarsi.
Mi sfiorava come se fossi fatta del cristallo più prezioso e
fragile del mondo, accorto ad ogni minimo particolare, ad ogni minimo
gesto.
- Ti pentirai di questo?- mi chiese, mentre accarezzava le parti
più nascoste del mio corpo. Scossi furiosamente la testa.
- No, non posso pentirmente quando...-
- Quando?-
- Quando è la cosa che più agogno al mondo-
sorridendo tornò a baciarmi... teneramente.
- Ti amo Bella, più della mia stessa vita-
Scivolò in me tranquillamente, senza ostacoli e senza
incertezze, ma solo con una gran voglia di diventare un unico corpo.
Ansimai e un piccolo urlo fuoriuscì dalle mie labbra mentre
stringevo i muscoli intorno a lui. Strinsi le braccia intorno al suo
collo, avvicinando i nostri volti e sfiorando le nostre labbra.
- Meravigliosa...- spinse dolcemente in me, come se avesse paura di
farmi male. Come se fosse stata la mia prima volta, e infondo lo era:
la prima volta della nuova Bella. Eppure mi sentivo così...
normale, come se in tutti quegl'anni non fosse successo nulla.
Perchè mi sentivo completa, messa al posto giusto nel mondo,
senza sbiadimenti, senza complicazioni o sfumature. Eravamo
semplicemente noi, Edward e Bella. Quei due ragazzi che si erano amati
come mai nessuno aveva fatto, che erano cresciuti nel dolore ma
nell'amore più profondo e puro del mondo.
Le sue spinte aumentarono di intensità, proprio come i
nostri gemiti. Sentivo di poter esplodere da un momento ad un altro.
- Edward- urlai mentre i miei muscoli si stringevano intorno a lui.
- Bella, non re...resisto- ansimò reclinando la testa
all'indietro.
- Insieme...-
ansimai in preda al piacere, graffiando la sua schiena.
- Sempre...- Incollai
le nostre labbra e soffocai il mio gemito di piacere nel momento in cui
venimmo insieme.
E in questo momento potevo davvero dire di poter essere felice, di aver
pensato a me stessa, quella me stessa in cui era concentrato anche
Edward. Quella me stessa che agognava qualcosa da anni, che rendeva
reale il sogno di, ormai, tutte le notti.
Ero felice, felice di essere qui con la persona che più
amavo al mondo, tra le sue calde braccia che mi cullavano e le sue
labbra che si posavano leggiadre sulla mia fronte.
Felice di star sognando, semplicemente, la realtà.
Maaa buonasera!!! Ce l'ho fatta LOL
Scusate il ritardo ma durante le vacanze sono stata poco bene e
impegnata nello studio (diciamo solo nell'ultima settimana ^^'); come
ben saprete ora è anche ricominciata la scuola e sto messa
proprio male a compiti (prof bastardi -_-). Poi con l'ansia delle
interrogazioni, la mia ispirazione è andata a farsi un giro. Comunque, questo
capitolo doveva essere più lungo; ma ho deciso di finirlo
qui, altrimenti lo avrei postato non so quando -___- quindi preferisco
postarvi questa prima parte e poi, dopo aver scritto, il seguito u.u Ah, io vi avviso.
Non mi va di cambiare il rating, perchè non è
nulla di che, ma in questo capitolo c'è una piccola VARIAZIONE
DI RATING. Spero che il capitolo vi
piaccia e che mi facciate sapere che ve ne pare, tramite una piccola
recensione (?) *---* Grazie per la
pazienza, davvero. BUONA LETTURA! Un bacione enorme, Mary.
Quando aprii gli occhi, ero incerta riguardo l'orario. Nessun tipo di
luce traspariva dalla finestra, eppure mi sembrava di aver dormito per
tantissime e lunghissime ore. Mi sentivo rilassata, ma con uno strano
nodo allo stomaco. Eppure sentivo tutti i muscoli distesi, un senso di
calore protettivo avvolgermi e una strana, ma nello stesso momento
piacevole, sensazione. Rilassata...
probabilmente a causa del mio sogno. Sorrisi mentre rammentavo le
immagini nella mia mente. Chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dai
sussurri al mio orecchio di Edward, dalle sue mani che mi sfioravano,
da lui dentro di me e da quel senso di pienezza che mi aveva
conquistata.
Un sogno come non lo avevo mai fatto, ma pur sempre un sogno.
Eppure... sentivo quella sensazione di pienezza stravolgermi ancora,
come se davvero fossi completa in questo momento, come se non fosse
stato un sogno ma la realtà. Un sogno vivido e molto
realistico, effettivamente.
Le immagini del sogno continuavano a scorrere veloce nella mia mente e
rabbrividii ricordando quelle mani, quelle labbra, quel corpo...
Aprii di scatto gli occhi, soffermandomi sulla finestra che... che non
era quella di casa mia. Girai di qualche grado la testa e quella...
quella non era camera mia.
Il cuore prese a battere furiosamente, mentre tutte quelle immagini
continuavano a scorrere nella mia testa, mentre sentivo la pelle
bruciare per quella mancanza. Ma soprattutto, la sensibilità
della pelle mi permise di sentire un bruciore più intenso
sul mio fianco sinistro. Abbassai lo sguardo e deglutii quando vidi il
mio corpo nudo coperto solamente da un lenzuolo bianco. Sentii il
sangue pulsare violentemente al centro del mio petto e scorrere
velocemente lungo le vene.
Lentamente, molto lentamente, mi girai dall'altra parte, portando la
mia mano sul fianco dove... c'era un'altra mano.
Quelle dita...
Quel palmo...
- Ti sei svegliata...- sobbalzai al sussurro al mio oreccho, mentre
chiudevo gli occhi. - Ehi, che succede?- riaprii gli occhi e mi
ritrovai di fronte proprio lui. Non era stato un sogno ma... ma era
successo davvero. Scossi violentemente la testa e affondai il volto nel
cuscino, arrossendo. Oddio mio... - Bella?-
mi chiamò preoccupato, sollevandosi e poggiandosi su un
gomito. Alzai il viso e deglutii nel vederlo a petto nudo. Un
formicolio nello stomaco mi bloccò il fiato per qualche
secondo, mentre il cuore continuava a battere velocissimo.
- Allora è successo davvero...- mormorai, osservando noi due
nel letto... nudi, coperti solamente da un lenzuolo. Ricaddi tra i
cuscini, mentre gli occhi pizzicavano. Non sapevo se scoppiare a ridere
o piangere. Mi sentivo così felice, così... completa. Eppure,
sapevo che non era tutto okay, che... che...
- Fai spesso sogni del genere?- mi chiese, abbassandosi sul mio viso e
colpendo le mie labbra col suo dolce respiro. Chiusi gli occhi,
respirando profondamente, per un secondo. Quando li riaprii mi ritrovai
di fronte ai suoi, verdi e splendenti. Istintivamente, alzai una mano
per toccare il suo viso e costatare che fosse vero e non solo
una semplice illusione.
- Sei vero...- mi lasciai sfuggire.
- Sì, amore mio. Sono vero, sono qui... con te-
incollò le nostre labbra mentre una lacrima
scappò al mio controllo. La raccolse con le labbra e chiuse
gli occhi. - Sei buonissima, dolce, unica...- portai le mani ai suoi
capelli e li strinsi possessivamente, avvicinando maggiormente il suo
volto al mio. Il suo corpo sovrastò il mio e sentii la sua
eccitazione sulla mia gamba, mente un calore si sprigionava nel mio
basso ventre. Cosa stai facendo Bella? Scossi
la testa, allontanando il suo viso dal mio.
- Edward...- mormorai, sentendo le guance andare a fuoco. Le
sfiorò, scendendo con le dita sul mio collo.
- Andrai via adesso, vero?- sussurrò, baciando la scapola.
Annuii, mentre la salivazione si azzerava. - Rimani, ti
prego...-
- Non posso, Edward. D... davvero. Già stanotte è
stato...- bloccò le mie labbra con le sue, mentre i nostri
sapori si mescolarono di nuovo. Posai le mie mani sul suo petto e
cercai di scansarlo via. Si allontanò giusto un poco, lo
spazio per farmi respirare.
- Non dire che è stato un errore, ti prego- la sua voce si
piegò, così come il mio intestino, che sentivo
attorcigliato. Passai una mano tra i suoi capelli, afferrandoli.
- Non potrei mai dire che sia stato un errore. Mai, capito? Stanotte
è stata...- i suoi occhi erano immersi nei miei. - La
migliore in questi quattordici anni-
- Davvero?- annuii, abbracciandolo.
- E' solo che... non dovevo cedere, non dovevo farlo. Ci sono cose che
tu... che devi sapere- mi accarezzò la schiena, mentre io
sfioravo i suoi capelli. La sua testa era poggiata sul mio seno e
teneva gli occhi chiudi.
- Hai già qualcun'altro?-
- Cosa?- chiesi stordita.
- Stai.. con qualcuno Bella?- alzò la testa e mi
fissò negli occhi. Scossi la testa.
- Edward... non potrei mai stare con qualcuno quando penso sempre a
te...- confessai arrossendo e vidi i suoi occhi splendere.
- E' bellissimo quello che hai appena detto- mi sfiorò la
guancia rossa e sospirai.
- Io... non riesco a essere tranquilla, ho un peso che mi tartassa il
petto, Edward. Io... vorrei dirtelo, ma non ci riesco- sentivo il
bisogno di scoppiare a piangere torturarmi gli occhi e la gola, ma non
volevo cedere davanti a lui, non volevo rovinare un momento
così perfetto come questo.
- Dimmelo Bella, ti scongiuro. Io voglio stare con te, voglio averti
per me come un tempo se non di più. Ti scongiuro-
quegl'occhi così profondi...
- Non ce la faccio. Rovinerei tutto questo momento, anche se.. l'ho
già fatto ormai. Scusami Edward, scusa per tutto-
- Tu non hai nulla di cui scusarti. Ti aspetterò Bella, fino
a quando sarai pronta a dirmi tutto...- abbassò lo sguardo
mentre pronunciava queste parole. Con un dito gli sollevai il volto e
cercai di catturare i suoi occhi.
- Che succede?- gli chiesi.
- Nulla ma... ti prego, non lasciarmi di nuovo. Non farlo ancora, non
lo sopporterei ancora- scossi la testa.
- Non lo farò. Non lo farò fino a quando tu
vorrai...-
- Mai allora...- sospirai e mi alzai, lasciando che lui scivolasse
lontano dal mio petto. Mi coprii col lenzuola e sentii l'imbarazzo
impossessarsi di nuovo di me. - D...devo andare...- le sue braccia mi
circondarono il busto, riportandomi di nuovo sul letto e sotto di lui.
- No-
- Edward, ti prego- prese a baciarmi il collo e sentii gli occhi
rovesciarsi all'indietro.
- Non riesco a lasciarti andare, non ci riesco. Non posso...- mi
baciò le labbra, mentre con le dita fredde sfiorava le mie
gambe sotto al lenzuolo.
- E... edward- gemetti mentre iniziava ad accarezzarmi. Strinsi gli
occhi, lasciando che facesse di me quel che voleva. Si
posizionò meglio su di me, prendendo le mie gambe e
portandole intorno ai suoi fianchi. Fece scontrare i nostri bacini e un
gemito fuoriscì dalle labbra di entrambi.
- Dio...- gemette mentre mi stuzzicava con la la sua eccitazione.
- Oddio- sentivo il piacere aumentare e la pelle vibrare ad ogni minimo
contatto.
- Mi vuoi Bella?- mugugnai qualcosa di incomprensibile mentre mi
aggrappavo alle sue spalle. - Quanto mi vuoi?- continuò a
stuzzicarmi, mentre sentivo il cuore scoppiare e la vista annebbiarsi.
- Tanto, ti voglio. Da sempre. Fa quel che vuoi, fai tutto quello che
vuoi!- urlai e lo sentii entrare in me. Inarcai la schiena, stringendo
i suoi capelli in una mano.
- Ti voglio troppo. Aspetto questo momento da quattordici anni- si
tuffò tra i miei sapelli, baciandoli e ansimando nello
stesso momento.
- Ed...ward?-
- S..si?-
- S.. sei stato con qual..cuna da q..quando.. ahh- gemetti quando le
sue spinte aumentarono e i miei muscoli iniziavano a stringersi.
- U... una volta.. ci ho pro..vato, ma.. vedevo te e non.. non potevo
farlo- la mia eccitazione aumentò, così come le
stelle davanti ai miei occhi.
- Ti amo- mormorai, tra i gemiti. Fu spontaneo dirlo, una
necessità. Non lo dicevo da anni, non ne avevo avuto il
coraggio fino ad allora, ma adesso...
- C..cosa?- si fermò, stringendo gli occhi. - C.. che hai
d..detto?- mormorò tremante.
- T.. ti amo- sentii il sangue bollire e le guance andare a fuoco. Si
tuffò sulle mie labbra, mordendole e baciandole. Le nostre
lingue si incontrarono e iniziarono a danzare. Strinse le mani sui miei
fanchi, ricominciano a muoversi in me. Lo sentivo in tutta la sua
grandezza, sentivo il suo sapore sulle mie labbra, le sue mani sul mio
corpo, il suo respiro sul mio viso.
Sentivo i miei muscoli stringersi e avvolgerlo interamente.
- Dio, Bella...- gemette, mentre mordeva delicatamente la mia spalla.
- E... Edward- urlai mentre l'orgasmo mi colpì
violentemente. Strinsi i denti e serrai gli occhi, mentre anche lui
raggiungeva il piacere. Ansante si accasciò sul mio
pettò, mentre il mio cuore batteva forte contro la cassa
toracica.
- Edward...- mormorai, mentre lo spingevo per le spalle. - D... devo
andare- mormorai, mentre gli occhi pungevano.
- Devi?- annuii, mentre i miei occhi evitavano i suoi.
- Tra poco James va a prendere Renesmèe e...-
sospirò, annuendo dopo poco. Mi sedetti sul letto, portando
il lenzuolo a coprire una parte del mio corpo nudo.
- Bella?- mi bloccò il polso, sedendosi dietro di me e
avvicinandosi al mio collo. Sentivo il suo respiro sulla mia pelle,
procurandomi miliardi di brividi. - Davvero mi ami?- mi chiese un
sussurro, che si tramutò in una lacrima sul mio viso.
- Sì, Edward. Non ho... mai smesso di amarti, non un solo
attimo- confessai e mi sentii ancora più nuda; non solo
fisicamente, ma avevo esposto ogni mio minimo pensiero. Beh, non tutto,
però...
- Grazie- sussurrò, sorprendendomi.
- Di cosa?- mi girai per guardarlo negl'occhi e vedevo il suo sguardo
cupo. Teneva la testa bassa, come imbarazzato. - Edward?- lo chiamai,
preoccupata.
- Grazie per... non aver perso il tuo amore per me. So che...
nonostante tutto... tu hai creduto in... noi- mi girai di nuovo,
evitando il suo sguardo.
- Era inevitabile, dimenticarti. Davvero- mi alzai portando una parte
di coperta con me a coprirmi. Lo sentii sogghignare e fui felice che
quel momento di tensione fosse finito.
- C'è una mia camicia sulla sedia. Potresti metterla, se
vuoi, mentre.. beh, mentre recuperi i vestiti.. in giro- un sorriso
sfuggì anche al mio controllo, rammentando la sera
precedente.
- Potresti girarti mentre... mentre recupero la camicia?- mormorai
imbarazzata. Rise, tuffandosi sul cuscino su cui ero stata poggiata
fino a due minuti fa.
- Come se non ti avessi mai vista nuda- commentò, rimanendo
con la faccia sprofondata nel cuscino. Indossai la sua camicia,
abbottonandola. - Ti sta un pò grande ma... sei bellissima-
spaventata mi voltai nella sua direzione e lo trovai a sbirciare da
dietro al suo braccio.
- Hai spiato-
- Solo uno sguardo-
- Mi sembri un diciottenne in preda agl'ormoni-
- Tu non sembri da meno-
- Spiritoso-
- Bellissima- risi da quello scambio di battute. - Ti ho sempre trovata
sexy con la mia camicia addosso. E'
una cosa che... mi affascina molto-
- E a me è sempre piaciuto indossarle- uscii dalla stanza,
recuperando i miei vestiti in giro. Avrei dovuto sentirmi in colpa,
dispersa, triste. Mi sarei dovuta sentire una stronza, eppure mi
sentivo felice. Una felicità oppressa da un peso sullo
stomaco; il peso di una bugia.
- Ti ho lasciato il... il bagno libero di camera mia- sobbalzai,
facendomi sfuggire la scarpa da mano. La raccolsi, voltandomi nella sua
direzione.
- Ehm... grazie-
- Le... asciugamani sono nel secondo mobiletto in fondo. Annuii,
scappando letteralmente al piano superiore. Mi chiusi in bagno e mi
affrettai a raggiungere il lavandino. Aprii l'acqua fredda e me la
gettai sul volto, nella speranza di prendere aria. Indossai l'abito
della sera precedente, mi diedi una sistemata ai capelli e aggiustai il
trucco sbavato aiutandomi col sapone e l'acqua. Quando uscii dal bagno,
lasciai la camicia di Edward sulla sedia e scesi giù, ancora
a piedi scalzi e con le scarpe in mano. Quando entrai nel salotto lo
trovai seduto sul divano, con un pantalone della tuta grigi e una
maglietta a maniche corte nera e aderente. Dio... - H..
ho lasciato la camicia sulla sedia...- annuì, rimanendo
serio. Sospsirai. - Edward...-
- Vuoi una tazza di caffè?-
- No, d... devo.. io devo andare- annuì, di nuovo. Mi
avvicinai e, stupendomi di me stessa, afferrai il suo volto tra le mie
mani. - Guardami- alzò lo sguardo, incrociando i suoi occhi
con i miei.
- Devi andare...-
- Edward... io... io non sto scappando, davvero. Ma ho una figlia e
delle responsabilità da rispettare. Non posso rimanere qui e
comportarmi come quindici anni fa, fare la ragazzina spensierata che
vuole passare il suo tempo col ragazzo che ama. Ma ho una persona che
mi aspetta, una persona che amo più di tutte; ma questo
solamente perchè è mia figlia-
- Bella non c'è bisog-
- Sì, invece- lo interruppi. - Perchè mi sono
scocciata di tenere conti in sospeso con te. Io voglio, se
sarà, vivere la mia vita in serenità e non
tormentata. Non voglio pensare ad altro che a noi quando stiamo insieme
e... al momento non posso permettermi di rimanere. Ho... bisogno di
tempo, Edward. So che un giorno mi riderai in faccia ma... ne ho
bisogno-
- Non ti riderei mai in faccia- sorrisi.
- Lo so...- sospirai. - Non sono pentita, non posso esserlo o sarei un
egoista. Però... io devo tornare a casa. Capisci?-
annuì, posando un bacio sul palmo della mia mano.
- Salutami Renesmèe e dalle un bacio da parte mia-
sussurrò dolce. Gli sorrisi e annuii.
- Sarà fatto- lasciai cadere le mani dal suo volto e
indossai le scarpe alte. Presi la borsa e le chiavi della macchina. -
V... vado- sussurrai, avvicinandomi a lui. Carezzò la mia
guancia con una mano e sorrise. Mi baciò l'angolo della
bocca e si allontanò con un passo. Deglutii per cercare di
non saltargli al collo e mi allontanai. Aprii la porta e, solo poco
prima di chiuderla, mi sentii chiamare.
- Bella?-
- Sì?-
- Avevo dimenticato di dirti una cosa- lo guardai confusa. Sorrideva.
- C... cosa?-
- Ti amo anche io-
ANGOLO
AUTRICE (che parolone o.O) So che forse vi
aspettavate una reazione diversa di Bella: scappare, urlare, piangere e
prendersela con se stessa. Ma ho pensato: Bella è adulta
ormai, ha 32 anni, ha una figlia e un gran passato alle spalle. Era
cosciente quando ha detto ''sì'' a Edward, lo ha sempre
amato, lo ama, ha saputo che non l'ha mai tradita. Perchè si
sarebbe dovuta pentire? Certo... i sensi di colpa, lo so. Ma Edward ha
detto che voleva pensare solo a loro due e mi sono voluta concentrare
un pò su di loro e basta. Basta problemi, basta
tutto. Ritornare agli Edward e Bella sereni di una volta. Questo non
cambierà nulla, perchè Bella gli ha comunque
mentito, ma lo ama. Punto. Spero che
condividiate il mio punto di vista ^^ Bacione <3
MI SCUSI PROFSono viva, sono viva. Scusate
l'incredibile ritardo ma studio le 13 ore al giorno e, sinceramente,
dopo aver studiato tutto questo tempo non ho proprio voglia di
scrivere. Ho approfittato del fatto che stamattina non sono andata a
scuola e, in un'ora, ho scritto il capitolo. Forse ve lo aspettate
più lungo, ma è uscito questo e ora devo scappare
a fare un corso pomeridiano a scuola -.-" Spero che vi
piaccia e che non stia perdendo le mie "doti" da "scrittrice". (mamma e
quanti paroloni che sto usando LOL)! Scappo e vi lascio
al capitolo, sicuramente, inaspettato. Buona lettura e
fatemi sapere che ne pensate con una, anche piccola, recensione *---* Un bacione enorme, Mary.
Senza rendermene conto arrivai a casa mia.
Sembrava che avessi trascorso i quindici minuti in macchina in un
battere di ciglia. Sembrava che fossi arrivata su una nuvoletta.
Ero ancora in un stato di trans quando varcai il portone di casa. Ed
ero ancora sotto shock quando premetti il campanello di casa di James. Ti amo... Quanta
importanza che si da a queste due semplici parole. Due parole in grado
di cambiarti la vita.. l'esistenza. In grado di far accellerare i
battiti del tuo cuore e, perchè no, anche di far scendere
qualche lacrima.
Ma nel mio caso non mi rendevo conto se quelle fossero lacrime di gioia
o di tristezza. Non mi rendevo conto di quello che sentivo, delle
sensazioni che il mio cuore cercava di trasmettere al mio cervello.
Perchè momentaneamente il mio cuore e il mio cervello
camminavano su due binari diversi. Il primo piangeva di gioia. Il
secondo di tristezza. Ma non quella tristezza per cui ti butteresti in
uno stato di depressione, ma una tristezza chiamata meglio con sensi di
colpa. Non ero pentita da quello che era successo quella notte, ma dal
tempo in cui era successo. Avrei tanto voluto prima dirgli tutta la
verità e poi amarci senza bugie, dopo il perdono...
La porta di James si spalancò e, prima che potessi buttarmi
tra le sue braccia, mi bloccai. Una ragazza con addosso una camicia da
uomo, capelli ricci e rossi stava sulla soglia della porta. Appena mi
vide strabuzzò gli occhi e arrossì, cercando di
coprirsi le gambe con le braccia.
Io ero ancora imbambolata e sconvolta da quella visione.
- Ciao?!- decisi di pronunciare la prima parola perchè lei
sembrava immobile sulla soglia di casa.
- Scusa, avrei dovuto mettere qualcsa di decente addosso prima di
venire ad aprire-
- Ehm.. figurati. Ma.. James?- non le chiesi nemmeno chi fosse, anche
se non sembrava così difficile cosa fosse successo quella
notte lì dentro.
- Sotto la doccia. Ma tu chi sei?- spostò il peso del corpo
da una gamba all'altra e portò le braccia incrociate sotto
al seno.
- La vicina. Scusa non volevo interrompere nulla, tolgo subito il
disturbo- sorrisi acida e salutai con la mano, mentre prendevo le
chiavi dalla borsa.
- Ciao- chiuse subito la porta alle mie spalle e io aprii quella di
casa mia. Appena la chiusi alle mie spalle, scivolai con la schiena
lungo il piano freddo di legno. Sentii un peso posarsi sullo stomaco e
tramutardi in un magone in gola.
Una... due... tre... e tante altre lacrime iniziarono a scendere.
Mi sentivo vuota, persa. Era la prima volta che James... non era
disponibile. Che stupida che ero stata! Lui non poteva pensare sempre e
unicamente a me e, forse, per colpa mia la sua vita si era trasformata
in un inferno.
Ma io senza di lui ero nulla, lui era... era il mio migliore amico,
punto.
Mi feci coraggio e mi alzai, trascindomi in camera da letto. Lentamente
mi spogliai e lasciai i vestiti sul letto prima di andare in bagno a
fare una doccia calda. Ma stavolta nemmeno l'acqua calda
riuscì a rilassarmi, ma non fece che far sciogliere
maggiormente i miei occhi.
E non riuscii più a riconoscere le gocce d'acqua della
doccia dalle mie lacrime.
POV JAMES
- Ehi Vic!- uscii dalla doccia avvolgendo la mia vita con un grande
asciugamano ed uscii dal bagno. Trovai Victoria seduta sul divano con
lo sguardo perso nel vuoto. - Ehi!- la chiamai ancora, raggiungendola.
- Hanno bussato alla porta prima- sembrava preoccupata.
- Chi era?- passai una mano tra i capelli bagnati.
- Era una ragazza. James hai un'altra? Sembrava sorpresa e.. delusa?-
strabuzzai gli occhi e mi mancò il fiato.
- C..cosa? Una ragazza? Sorpresa? Oh cazzo!- mi lasciai sfuggire.
- Ecco, hai un'altra!-
- Ma che dici Vic! Oddio che casino. Che ti ha detto?-
- Che è la tua vicina. Bella scusa, davvero. Vaffanculo
James- si diresse in camera mia a passo svelto e imprecai dentro di me.
- Vic! Viki, ferma! Non hai capito chi era?! Merda!-
- Sì, ho capito. La tua amante!-
- Era Bella!!- urlai fuori di me. Merda, merda, merda. Proprio oggi che
avevo deciso di presentargliela!
- Bella? La tua...-
- La mia migliore amica! Merda- afferrai i primi jeans che trovai e li
indossai, seguiti da una maglietta bianca.
- Sembrava sconvolta.. Nel senso.. era strana- scattai con la testa e
la guardai negl'occhi.
- Come strana? Che aveva di strano?-
- Era pallida. Sembrava che avesse pianto, non so-
- Oh cazzo!- infilai svelto le scarpe.
- Scusa, non sarei dovuta andare ad aprire..- sussurrò
mortificata. Mi avvicinai e presi il suo volto tra le dita.
- Non essere sciocca. Ho sbagliato io a non dirle nulla prima. Adesso
vado, aspettami qui- la baciai e annuì. Mi precipitai fuori
dalla porta e la sbattei, correndo a bussare vicino alla sua.
Un tocco... campanello... tocco... campanello.
Nulla.
- Bella, apri!!!- urlai. Ma nulla. Rimasi cinque minuti fuori dalla
porta e incominciai a preoccuparmi. "Era strana. Pallida..
Sembrava che avesse pianto.." Bella aveva sempre aperto la porta quando era in casa.
Avrebbe almeno avvisato. Era sempre accorta a non farmi preoccupare.
Aveva pianto...
- Cazzo!- imprecai. Tornai nel mio appartamento e mi precipitai
all'armadio.
- Che fai?- mi chiese Victoria.
- Bella non risponde, è strano-
- James, calmati!- posò una mano sulla mia spalla ma io
continuai a scavare dei cassetti.
- Non è da lei. La conosco come le mie tasche, Vic. E'
sempre accorta a non farmi preoccupare. Eccole!- afferrai le chiavi
dell'appartamente di Bella che custodivo io e mi precipitai fuori. -Non
andartene!-
Aprii la porta e quando entrai notai che tutto era come sempre. Niente
era fuori posto, la cucina pulita e nemmeno una tazzina sulla tavola.
Le finestre erano chiuse e regnava il buio totale, come se non ci fosse
nessuno. Andai dritto in camera sua e notai i suoi vestiti buttati sul
letto. Mi avvicinai e capii che erano i vestiti della sera prima. Il
letto era in ordine, fatto e senza nemmeno una piega. Guardai verso la
porta del bagno e la trovai chiusa. Tutte le finestre della casa erano
chiuse e fui costretto ad accendere la lampada per poterci vedere
meglio.
Quando mi avvicinai alla porta del bagno sentii il rumore dell'acqua
nella doccia e tirai un sospiro di sollievo. Bussai attendendo una
risposta, che non arrivo. I battiti cardiaci aumentarono spinti dalla
paura che Bella avesse combinato qualcosa...
Ma cosa?
Mi sedetti sul letto attendendo il suo arrivo.
Cinque minuti dopo la porta del bagno di spalancò e una
Bella rossa in vico e con un accappatoio addosso ne uscì.
Appena mi vide strabuzzò gli occhi e io scattai all'inpiedi.
- Cazzo, Bella! Mi stavi facendo venire un infarto!- esclamai, portando
una mano sul petto.
- Che vuoi?- mi chiese, avvicinandosi all'armadio. Lo aprì e
prese un paio di jeans e una maglietta. Infilò i pantaloni
da sotto all'accappatoio. - O te ne vai o ti giri e mi fai vestire-
sbuffai e mi girai, attendendo un suo ordine. - Ecco- mi girai di nuovo
ed era vestita.
- Bella, senti.. mi dispiace. Te l'avrei presentata oggi ma poi tu sei
venuta, lei ha aperto e..-
- Ok- sospirai.
- Ti prego non fare così-
- Così come James? Come? Pensavo che noi ci dicessimo tutto
e invece mi sbagliavo!- urlò, buttando l'accappatoio su una
sedia.
- Ed è così, te lo giuro. Sono tre settimane che
mi vedo con Victoria e te l'avrei presentata oggi. Tu hai avuto
l'incidente e tra tutte le cose che sono successe non ne ho avuto la
giusta occasione. Ma le ho sempre parlato di te, te lo giuro Bella-
annuì, sedendosi sul letto.
- Vai da lei, è giusto così. Ti starà
aspettando...- mormorò e sentivo che da lì a poco
sarebbe scoppiata a piangere.
- Ehi, ehi! Tu hai la priorità su tutto, ok?- mi sedetti al
suo fianco e la strinsi contro al mio petto.
- Mi dispiace averti privato di una vera vita in tutto questo tempo. E'
colpa mia se... l'avresti potuta conoscere prima. Ma eri troppo
occupato a prenderti cura di me, scusami- una lacrima le
scivolò sul viso e arrivò sulla mia mano. Strinsi
maggiormente la presa e l'avvicinai maggiormente al mio petto.
- Non dire stupidaggini. Nessuno mi ha messo una pistola alla tempia e
mi ha minacciato. E' stata una mia scleta passare la mia vita con te e
lo rifarei altre mille volte. E poi tu ti sei presa cura di te da sola,
perchè sei forte Bella. Molto più forte di me,
fidati-
- Ma...-
- E mai nessuno prenderà il tuo posto, te lo assicuro Bella.
Tu sarai sempre l mia priorità e sceglierei sempre te,
sempre. Non dubitarne mai- annuì e si strinse maggiormente
al mio petto.
- Grazie.. di tutto-
- Sei una delle persone pià importanti di tutta la mia vita-
rimanemmo così, abbracciati e vicini, per circa dieci
minuti. Il suo respiro diventava sempre più lieve
e calmo, tanto che pensai che si fosse addormentata. Ma non dormiva, si
stava semplicemente rilassando.
- E allora?! Stanotte ti sei dato da fare, eh?- sollevò il
capo e sorrise maliziosa. Scoppiai a ridere e sorrisi felice di vedere
quanto il nostro rapporto, anzicchè cambiare, si rafforzava.
- Mm diciamo di sì, dai- scoppiò a ridere con me
e tornò a posare la testa sulla mia spalla.
- Diciamo che... che non sei stato l'unico- disse improvvisamente
stringendo le labbra.
- Eh? Cosa?- strabuzzai gli occhi e cercai di dare un senso alla sua
frase. - Non penso di aver capito bene...- sussurrai, guardandola
negl'occhi.
- Sono tornata poco fa, James...- abbassò lo sguardo e
arrossì.
- Non capisco- deglutii a vuoto.
- James... io e Edward abbiamo passato la notte insieme-
mi scusi profSì, non
è un'allucinazione. Sono davvero qui, con un nuovo capitolo
di Mi scusi prof. Lascio il monologo
alla fine. Buona lettura.
<3
Eravamo
rimasti qui:
- E allora?! Stanotte ti sei dato da fare,
eh?- sollevò il capo e sorrise maliziosa. Scoppiai a ridere
e sorrisi felice di vedere quanto il nostro rapporto,
anzicchè cambiare, si rafforzava.
- Mm diciamo di sì, dai- scoppiò a ridere con me
e tornò a posare la testa sulla mia spalla.
- Diciamo che... che non sei stato l'unico- disse improvvisamente
stringendo le labbra.
- Eh? Cosa?- strabuzzai gli occhi e cercai di dare un senso alla sua
frase. - Non penso di aver capito bene...- sussurrai, guardandola
negl'occhi.
- Sono tornata poco fa, James...- abbassò lo sguardo e
arrossì.
- Non capisco- deglutii a vuoto.
- James... io e Edward abbiamo passato la notte insieme- ________________
POV BELLA.
Rimasi ferma e in
silenzio tra le braccia di James, in attesa di una
sua risposta. Era diventato improvvisamente immobile come una statua di
marmo e, a stento, si sentiva il cuore battere. Attesi un paio di
minuti ma dalla sua bocca sembrava che niente volesse uscire fuori. Lo
sguardo era perso nel vuoto e le labbra semiaperte. Mi staccai dal suo
abbraccio, alzandomi e mettendomi di fronte a lui. - Oh, James?- lo
chiamai, scuotendogli le spalle. Le sue braccia erano
rimaste ferme a mezz'aria, come se io mi trovassi tra di loro. Iniziai
a sentire il nervosismo scorrermi nelle vene e un senso di
irrequietezza invadermi. Forse avevo
sbagliato a dirgli tutta la verità. Forse avevo
semplicemente sbagliato a dirglielo in modo così sciolto e
disinvolto. O
forse hai sbagliato
proprio tutto, Bella.. Il
giudizio di James era sempre stato importante per me; era la mia
coscienza, in un certo senso. James era un qualcosa che si avvicinava
ad un fratello, ma detto così sembrava troppo semplice.
Ormai lui faceva parte di me e vederlo così... immaginare i
suoi pensieri mi uccideva. Sapevo già che stava pensando
ciò che la mia mente si rifiutava di pensare. Hai
sbagliato... Ma come
potevo ammettere di aver sbagliato quando,
attualmente, mi sembrava la miglior cosa che io avessi fatto in
quindici anni? In fondo, avevo
seguito il suo consiglio, cioè di pensare a
me una volta ogni tanto. Ma, forse, avevo sbagliato pensare a me
così a fondo. - James, ti prego,
dì qualcosa...- deglutii, sull'orlo delle
lacrime. Calmati Bella,
calmati. Hai trentatre anni, non due. Iniziai
a battere il piede a terra e a sentire caldo in viso. Stavo bollendo di
rabbia per la sua reazione. Accidenti! Perchè non
rispondeva?! Sobbalzai quando
sentii il campanello di casa suonare e corsi alla
porta principale per aprire. Lo feci, senza nemmeno vedere chi fosse, e
rimasi sorpresa di trovarmi di fronte la ragazza che prima si trovava
nell'appartamento di James. Beh, la sua ragazza... - Ciao!-
salutò in fretta, come se si trovasse a disagio. - Ciao...?-
implicitamente le chiesi come si chiamava. Scommettevo che
lei sapeva il mio, invece. - Victoria. Scusa,
ho dimenticato di presentarmi- mi sorrise e mi porse
la mano. L'afferrai e le sorrisi altrettanto. - Bella- - Sì, ora
so come ti chiami. Scusa per prima, ma non sapevo
che fossi tu. Ti conosco solo per sentito dire- - Figurati. Scusa
tu, invece- le feci spazio. - Entra- sorrise ed
entrò, guardandosi intorno. - James?- chiese,
continuando a scrutare nel buio. Mi avvicinai alle
finestre, premendo l'interruttore. Le persiane, automaticamente, si
alzarono e la luce entrò nell'abitacolo. - E nella mia
camera, seduto e paralizzato sul letto- scossi la testa,
mentre vidi gli occhi di Victoria uscire dalle orbite. - Cosa?- - Tranquilla. Gli ho
detto una cosa ed è come rimasto...
scioccato- - Ah...- sorrisi. - Vieni, ti porto da
lui. Speriamo che, vedendoti, si riprende- mi
seguì lungo il corridoio e aprii la porta dentro cui si
trovava James. Fortunatamente il letto era in ordine e i vestiti
piegati nell'armadio. James era all'inpiedi, di fronte al letto e
sembrava stesse avendo una conversazione mentale con se stesso, tanto
era concentrato. - James?- lo
chiamai, e si girò a guardarmi.
Scattò quando vide anche Victoria al mio fianco. - Vic?- - Ehm..
sì. Mi stavo preoccupando e sono venuta a
cercarti...- - Vogliamo andare di
là?- suggerii, indicando il corridoio
con la testa. Annuirono entrambi, probabilmente a disagio. Li guidai
entrambi, nonostante James sapesse bene dove orientarsi in casa mia. Se
ne stavano dietro di me, uno al fianco dell'altro, senza toccarsi o
prendersi per mano, ma solo sfiorandosi braccio con braccio. Quando
arrivammo in soggiorno mi sedetti sulla comoda poltrona, lasciando a
loro il divano. - Ragazzi... se vi
sfiorate non mi scandalizzo, eh?- ironizzai,
cercando di spezzare quell'imbarazzante silenzio. Mi stavo sforzando di
apparire calma, tranquilla e gentile. Gli dovevo questo e molto altro a
James e non volevo deluderlo. Aveva sì, frequentato altre
ragazze negl'anni precedenti. Ma erano incontri, più che
altro, occasionali. Questioni di giorni e poi basta. Mentre adesso, da
come aveva detto, erano passate tre settimane da quando stavano insieme
e potea essere ritenuto uno strabiliante record. Quindi, probabilmente,
stavolta la questione era seria. L'avevo portata a casa sua, passato la
notta lì, parlato di me e me la voleva anche presentare,
quindi... La mia unica paura
era solo una. E cioè: come comportarmi? Sapevo che era un
ragionamento un pò da egoisti, ma James
era diventato un pezzo di me. E non volevo assolutamente che il nostro
rapporto cambiasse per una ragazza, come Victoria, ma anche a causa di
Edward. Sospirai. - Vistoria ti va di
rimaere a pranzo con noi, oggi?- le suggerii,
sorridendole. James, che sembrava quasi essersi ripreso, mi
lanciò una strana occhiata. - Ehm... non vorrei
disturbare- - Tranquilla. Per me
è un piacere, così avremmo
anche l'occasione di conoscerci. No?- annuì, sorridendomi.
Sembraa una brava ragazza. Forse dal suo aspetto, poteva sembrare una
ragazza poco tranquilla, ma adesso mi stava mostrando tutto l'opposto.
Era pacata, gentile e timida. Tutte caratteristiche che si scontravano
con i suoi capelli ricci e rosso fuoco, il suo volto pallido e le
piccole lentigini sul naso. Non era truccata, a parte un lucido rosso
chiaro. Il suo fisico era slanciato. Era davvero molto bella e,
dovendolo ammettere, era perfetta al fianco di James. - Ehm, James... ti
creo disturbo se ti chiedo un piacere?- gli chiesi,
ricordandomi del dovere che incombreva su di me. Perchè,
prima di essere un'amica, un'amante e una donna abbastanza frustata,
ero una madre. - No, dimmi- - Non è
che potresti andare a prendere Renesmèe a
La-Push?- - Certo, non ci sono
problemi!- - Grazie mille! Io
mi metto all'opera in cucina, allora- mi alzai,
dirigendomi di là. - Vic tu che vuoi
fare?- sentii James chiederle. - Se vuoi rimanere
qui, non ci sono problemi. Anche se vuoi andare
lì, naturalmente- mi sentivo in imbarazzo e, con me, anche
loro due. Mi serviva assolutamente una camomilla. - Vuoi rimanere qui?- - Ok, per me va
bene- vidi Victoria seguirmi e sperai che sapesse
cucinare, così non ci sarebbe stato ulteriore imbarazzo.
James uscì subito da casa. Quando arrivammo in cucina, mi
avvicinai alla tv e l'accesi, mettendo subito du MTV. - Ti dispiace se
metto un sottofondo musicale?- le chiesi, per
gentilezza. - No, no. Figurati.
Anche io adoro cucinare con la musica- - Sai cucinare?- - Mh, me la
cavicchio- sorrise e anche io con lei. - Allora, mh, ti
piace la lasagna?- le chiesi, aprendo il frigo. - Ne vado pazza,
diciamo- scoppiamo a ridere, entrambe e presi gli
ingredienti. - Perfetto! Poi
facciamo qualche polpetta e il pollo. Ti va di fare il
pollo, mentre io inizio a fare la lasagna?- le chiesi. - Certo!- si
arrotolò le maniche e notai che indossava una
maglietta elegante. - Vuoi una maglietta
da usare mentre cucini? Così non rischi
di scorcarla..- - Oh, saresti
gentilissima- andai di corsa in camera e glie ne pressi
una color lilla a maniche lunghe e con una scollatura a barca. Tornai
in cucina e glie la porsi. - Spero vada bene la
taglia- - Penso proprio di
sì, guarda- - Il bagno
è in fondo...- sorrise. - Vado un attimo a
casa di James. Devo anche prendere la borsa. Va
bene?- - Va benissimo-
sorrise e si dileguò, lasciandomi sola.
Iniziai a preparare la salsa per la lasagna e scongelai velocemente
qualche fungo nel pensolino a bagno maria. Iniziai a mescolare il tutto
nella pentola con la salsa e mi accorsi di aver esagerato con le
porzioni. Ok, avremmo tranquillamente mangiato anche domani, a meno che
Victoria nascondesse uno stomaco da elefante nella borsa. Mi concentrai sulla
canzone che MTV stava dando e continuai l'opera
distrattamente. Quando cucinavo, lo facevo sempre in modo veloce.
Renesmèe mi prendeva sempre in giro, dicendo che sembravo
una macchinetta e non un essere umano. Mi ritrovai a
canticchiare
When
you're gone di
Avril Lavigne e sentii subito il
sangue andare alla testa.
Hola chicas! Come state? Io male
-.-" Ho la febbre da stamattina e non riesco nemmeno a muovermi.
Fortunatamente stanotte ho resistito fino all'1 per finire il capitolo
°° Okay, non
è passato molto tempo. Mi sto sforzando di postare una volta
ogni due settimane. E' troppo, lo so, ma è il massimo che
riesco a fare, davvero. Questo capitolo....
è bello lungo ma, soprattutto, è intenso. Non
voglio rovinarvi la sorpresa ma vi consiglio di prendere dei
fazzoletti, perchè io almeno ieri mentre scrivevo piangevo
come una scema O__O Okay, basta. Vi
lascio al capitolo. Non è
venuto come me lo immaginavo e, sinceramente, non mi piace come
è venuto. Ma pazienza! Spero non vi faccia chissà
quanto schifo .__. Ringrazio le 100
(aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa) ragazze sul mio gruppo
(djkvnkjnemvlkmfvd) e tutte voi che mi seguite *----* Grazie infinite,
spero di non deludervi mai. Un bacione enorme. Buona lettura, Mary.
POV BELLA
Erano circa due ore che stavo cercando di correggere i temi di italiano
della classe di Renesmèe. Erano tutti molto interessanti, ma
la mia testa era da tutt'altra parte. Avevo bevuto già due
tazze di camomilla quella sera, per cercare di calmarmi. Ero nervosa
per un motivo a me ignoto. Non facevo che alzarmi, battere il piede a
terra o la penna sul tavolo, creando un rumore ancora più
fastidioso di tutta quella situazione. Fortunatamente
Renesmèe quella sera era andata a dormire a casa di Leah ed
ero sola a casa. James era con Victoria in qualche Locale di Port
Angeles e io ero rimasta a casa, come una perfetta zitella. I capelli
legati disordinatamente, gli occhiali per gli occhi stanchi, un enorme
felpa addosso per ripararmi da freddo di Gennaio. Una perfetta
professoressa zitella. Risi, appellando
quella posizione a me stessa. Per anni avevo preso in giro i
professori, immaginando la loro vita privata. Ed ora eccomi qui, come i
miei professori nelle mie fantasie. Scossi la testa e
tornai a conce3ntrarmi su uno dei tanti temi. Eppure continuavo ad
essere nervosa, mentre leggevo parole come destino, fato, domani. Buttai la penna in
aria, scocciata e innervosita da quella situazione. Che diamine mi
prendeva stasera? Guardai l'orologio e
sbuffai ancora più spazientita quando notai che erano ancora
le nove di sera. Non potevo andare già a dormire, era
proprio contro natura. Eppure non mi andava id correggere i compiti. - Calma Bella, calma-
tolsi gli occhiali e li posai sulla scrivania. Chiusi gli occhi e
lasciai la testa cadere all'indietro.
"Stanca?",
posò le sue mani sulle mie spalle, prendendo a massaggiarle
dolcemente. Mugugnai qualcosa di incomprensibile, mentre mi rilassavo
sotto al suo tocco. "Dovresti chiudere un pò questi libri,
lo sai?" "E
tu dovresti aprirli un pò" commentai, acida. "Li
sto aprendo, donna di poca fede!" "Certo,
certo..." le sue mani continuavano a massaggiarmi le spalle e il collo,
mentre il mio corpo raggiungeva uno stato di trance. "Mhh.." "Non
fare questi mugolii, ti scongiuro", mi prego. Sogghignai e strinsi le
labbra che trattenere un sorriso. "Mhh"
lo provocai, mentre lo sentivo irrigidirsi. "Smettila" "Nah" "Lo
hai voluto tu". Prima che potessi chiedergli a cosa si stesse
riferendo, mi sentii sollevare. "EDWARD!"
urlai, dimenandomi dalle sue braccia. Senza interessarsi dei miei
movimenti, mi portò al piano di sopra e mi
scaraventò sul letto. "Adesso
me la paghi, gattina" risi, mentre le sue labbra raggiungevano i miei
fianchi e mi solleticavano. "Dai,
Edward! Basta", risi. "Non ce la faccio più, dai!!" mi
contorcevo dalle risate, mentre mi torturava con le labbra. Si
poggiò con le braccia ai lati della mia testa e si
abbassò sul mio collo. "Lo
farai più?", mi provocò. Scossi la testa. "Mai
più, giuro" risi. "Mh,
non so se crederti..." afferrai i suoi capelli tra le dita e avvicinai
il suo volto al mio. "Fidati
di me.." "Mi
fiderò sempre di te" "E
io non ti deluderò mai" "Promesso?" "Promesso
amore mio..." "Adesso
vai, domani mattina dobbiamo svegliarci presto" lo spinsi via dal mio
corpo. "Ti
passo a prendere alle nove" annuii, anche se sarei andata io a casa
sua, per fargli una sorpresa. "Mi
mancherai" continuò, baciandomi. "Dovrai
stare in astinenza stanotte" "Recupererò
questo weekend" mormorò, malizioso. Risi. "Contaci"
rise anche lui. "Devi
rilassarti per almeno questi due giorni. Chiaro?" "Mhh
mhh" scosse la testa, ridendo. "Ti
farò dimenticare anche il tuo nome..." "Affare
fatto, Cullen. Ma ricordati che al ritorno dobbiamo studiare,
perchè tra due settimane abbiamo un esame" "Ma
certo signorina Swan" rise e si alzò. "Dolce notte, amore
mio" sussurrò, dandomi un ultimo bacio sulle labbra. "Buonanotte
amore"
Mi ritrovai a
piangere, mentre ricordavo quella sera. L'ultima sera. - Meglio andare a
dormire, Bella- bene, adesso parlavo anche da sola. Spensi la lampada
della scrivania e andai in camera da letto. Tolsi le ciabatte e
l'enorme felpa, rimanendo con una più leggera. Mi infilai
sotto alle coperte, affondando il volto nel cuscino. Subito il torpore
del letto mi avvolse e sentii le forze mancarmi. E Morfeo mi prese.
"Fidati
di me.." "Mi
fiderò sempre di te" "E
io non ti deluderò mai" "Promesso?" "Promesso
amore mio..."
Mi svegliai di
soprassalto, scattando a sedere. Avevo la fronte imperlata di sudore e
mi tremavano le mani. Portai gli occhi sulla
radio sveglia e mi sorpresi quando notai l'orario. Erano le sette e
mezzo del mattino, quando mi sembrava fossero passati solo due minuti.
Mi sembrava di aver ricordato quelle frasi una sola volta nel sonno, ma
forse avevo rivissuto quella scena infinite volte. Sentivo il cuore
battere forte, come se volesse scoppiarmi. Le mani mi tremavano e le
parole di Edward continuavano a rimbombare nella mia testa. "Mi
fiderò sempre di te" "Mi
fiderò sempre di te" "Mi
fiderò sempre di te" E, invece, lo avevo
fatto. E invece lo avevo
deluso. Gli avevo mentito. Non avevo mantenuto la
promessa fatta. Mi alzai di scatto dal
letto, dirigendomi in fretta in bagno. Mi bagnai il viso con l'acqua
fredda e cercai di respirare a fondo. Erano passati cinque
giorni da quella notte e sentivo sempre questa pressione sul petto,
questo senso di colpa invadermi, il cuore battere e spruzzare sangue
acido da ogni poro. Sensi di colpa... Volere... E se... Tutti questi se, che
non facevano che farmi ulteriormente innervosire. Tutti se, senza
nemmeno una risposta. Per quanto vuoi andare
avanti, Bella? Per quanto? - BASTA!- urlai,
precipitandomi fuori da camera mia. Cercai i vestiti nell'armadio e mi
vestii in fretta. Non mi truccai nemmeno e a stento mi pettinai. Uscii dalla mia
camera, senza nemmeno fare il letto. Attraversai la cucina, senza fare
colazione o prendere il solito e abituale caffè. Afferrai le
chiavi della macchina e mi chiusi la porta d'ingresso alle spalle. Respira Bella, respira. E, mentre mettevo in
moto, mi resi conto di che giorno fosse oggi. Era il giorno tanto
atteso. Era quel giorno. Era il giorno di dire
tutta la verità.
POV EDWARD - Buongiorno- salutai
sorridente, mentre entravo in clinica. Era il primo giorno di lavoro
dopo le vacanze ed ero felice di poter tornare. Tra poco sarebbe
ricominciata anche la scuola e avrei potuto fare solo i pomeriggi
all'ospedale. Preferivo le mattina da un certo punto di vista, e non
sapevo nemmeno io perchè. Tutte le dottoresse mi
fecero un sorriso appena mi videro varcare la soglia della clinica e
risi mentalmente. Non che mi volessi vantare, ma era davvero divertente. Quel giorno mi sentivo
di ottimo umore, dopo giorni di isolamento volontario. Non avevo voluto
vedere nè sentire nessuno; me ne ero stato da solo a casa,
come un adolescente che stava nel luogo in cui era passata la ragazza
che tanto amava. Non avevo rifatto il letto dopo quella notte. Lo avevo
lasciato così, potendo beare della sua fraganza tra le
lenzuola. Mi ero sentito in
pace, completo. Sì,
completo. Dopo tanto tempo. Quattordici anni. Cinquemilacentodieci
giorni. Un tempo infinito. E, anche se non
l'avevo sentita in quei cinque giorni, sapevo che tutto sarebbe andato
per il meglio. Sapevo che adesso era confusa, frastornata. Che voleva
starsene da sola per poter ragionare su quel che era successo....
proprio come me, in fondo. Sapeva che, incontrando Alice ad esempio,
avrebbe dovuto inevitabilmente sputare il rospo. Mia sorella si sarebbe
immediatamente accorta di tutto. - Ehi, Edward!- - Camille, ciao-
salutai Camille, mentre si dirigeva verso di me. - Passato buone
vacanze?- annuii. - Meravigliose! E tu?- - Sì,
sì. Hai un'aria strana- mi accigliai. - Sarebbe?- avevo
instaurato un bel rapporto con Camille. Era giovane, forse qualche anno
in meno di me. Inoltre era brava e sapeva essere professionale al punto
giusto. Era diventata un'amica ormai. - Mh, non so. Sei
felice, ti brillano gli occhi e... TU HAI FATTO SESSO!-
strabuzzò gli occhi, proprio come il sottoscritto. - Eh?- Ma come cazzo
aveva fatto? - Ommioddio! Non dirmi
che lo hai fatto con...- lasciò la frase in sospeso,
deglutendo. - Ehm, Camille... sono
cose...- - Ommioddio!-
sussurrò. Risi. - Okay, basta. Vado
nel mio ufficio. Appena arriva qualcuno, avvisami- Camille
annuì, continuando a sorridere come un ebete. Arrivai in
fondo al corridoio e aprii la porta del mio ufficio a chiave. - Ah, Edward?- mi
chiamò di nuovo. - Sì?- Mi
girai. - Ehm... è
arrivata questa- sollevò una busta sigillata e con un enorme
timbro blu sopra. Mi sentii ghiacciare, mentre osservavo quella busta
bianca tra le mani di Camille. Mi avvicinai lentamente a lei,
prendendogliela dalle mani. Deglutii. - G.... grazie-
sentivo il cuore scoppiare, mentre mi dirigevo di nuovo nel mio studio.
Sentivo anche le mani sudare e tremare, mentre leggevo il nome della
clinica in cui facevano le analisi. Sospirai profondamente, chiudendomi
la porta alle spalle.
Raggiunsi la scrivania come un incoscente; non sapevo quel che facevo,
stavo compiendo gesti automatici. Quando mi sedetti, posai la lettera
sulla scrivania e mi portai la testa tra le mani, chiudendo gli occhi.
Mi sembrava di aver iniziato questa giornata splendidamente, mentre
adesso...
Mentre adesso non sapevo come sarebbe andata a finire. Non
perchè avessi paura della risposta, ma perchè
avevo paura della mia rezione. Non ci avevo pensato chissà
quanto in quest'ultimo periodo, lo avevo fatto preso da un improvviso
istinto, volere, necessità.
Sì, ecco. Necessità...
Perchè... perchè vedere i miei occhi in quelli di
Renesmèe, i suoi modi di fare e i suoi gesti identici ai
miei. Probabilmente ero il solo a notarli, ero il solo che si stava
creando determinati problemi...
O, probabilmente, era perchè ero io a voler vedere
queste cose.
Quella ragazzina mi aveva catturato, mi aveva preso e fatto innamorare
di nuovo; non pensavo fosse possibile, ma l'amavo quasi quanto sua
madre. Ogni volta che la sfioravo il mio istinto protettito si
risvegliava e sentivo una scossa trapassarmi la spina dorsate. Ma forse
succedeva solo perchè era la figlia della donna che amavo,
forser perchè, in fondo, se la storia raccontata da Bella
era vera, la colpa era anche mia. Lei si era ubriacata e andata in quel
locale a causa mia, a causa dei miei genitori. E aveva
Renesmèe a causa mia.
Causa o fortuna.
Lei l'aveva chiamata fortuna, ma io come potevo chiamarla?
Quante volte avevo immaginato il mio futuro con Bella, un matrimonio e
tanti figli?
Fortuna perchè lei c'era...
Causa perchè non era mia...
O forse no, continuava a suggerirmi una piccola vocina nella mia testa.
Ma io come avrei reagito se quel test fosse risultato positivo?
Delusione nei confronti di Bella, rabbia, amore, dolcezza,
soddisfazione, tristesta?
E se fosse uscito... negativo? Davvero speravo di avere una figlia,
senza averla mai conosciuta per quasi quattordici anni? Lo speravo
davvero?
Sentivo la testa scoppiarmi e la voglia di prendere tutto e
scaraventarlo a terra. Una parola in più e quattordici anni
fa le cose sarebbero andate diversamente.
Se solo lei mi avesse dato tempo di.... di spiegarle.
Ma, in effetti, io come avrei reagito nei suoi confronti?
Avevo passato tutto questo tempo a pormi delle domande, tutti questi
anni a chiedermi se era destino che andasse così.
Ma il destino ci aveva fatti rincontrare. E non eravamo più
soli.
Afferrai il tagliacarte dal porta penne e lo avvicinai alla busta,
strappandone un angolino. Sentivo il sangue fluire veloce e il cuore
battere contro al petto violentamente. E se... Strappai deciso la carta, estraendo quel foglio e
aprendolo lentamente. Le mani mi tremavano e avevo la vista annebbiata.
Lessi tutto, perfino il numero di telefono dello studio medico
riportato in alto. Ongi singola parola, ogni vorgola. E più
mi avvicinavo all'esito, a quella parola che sembrava voler bucare il
foglio, più sentivo l'ansia salire e le orecchie fischiare.
Come se fossero stati mille aghi, come se fosse stato un macigno che
pesasse sul foglio, come se fossero state delle forbici che bvolevano
tgagliarlo, come se fossero stati dei cavi elettrici che facevano corto
circuito sul mio corpo. Perchè mi sentivo tremare, mi
sentivo vibrare nelle ossa. La gola secca e la radice dei capelli
bruciare. E se...
E se...
E se... Abbassai lo sguardo e respirando a fondo, andai alla
ricerca di quella parola che avrebbe cambiato la mia vita.
O forse no.
O forse sì.
O forse...
POV BELLA
Ormai correvo per strada, per un motivo a me ignoto. Certo a me lo era,
ma non al mio inconscio. Sentivo l'ansia salire, mentre premevo
l'accelleratore col piede. Mentre ero diretta a casa di Edward, mi
ricordai che oggi iniziava a lavorare.
Parcheggiai nel parcheggio della clinica di Edward e scesi di corsa
dalla macchina. Avevo apura di poter perdere il coraggio, e stavolta
non potevo permettermelo. Non potevo lasciare che la paura si
impadronisse di nuovo del mio corpo e della mia mente. Stavolta dovevo
andare avanti, fino in fondo.
Quando entrai in clinica notai una pace assoluta. Non c'era nessun
pazienze in sala d'attesa nè mormorii da ospedale.
Mi avvicinai al bancone, dietro cui c'era una donna sulla cinquantina
che leggeva un giornale.
- Ehm- tossii per farmi notare e la signora alzò lo sguardo.
- Salve cara. Hai un appuntamento?-
- Veramente no. Devo vedere urgentemente
il dottor Cullen. Edward Cullen- la vidi accigliarsi e
squadrarmi meglio.
- Non hai fissato un appuntamento?-
- No, cioè-
- Mi dispiace, ma devi fissare un app-
- E' una visita privata, no medica. Io sono...- deglutii. Cos'ero io
per Edward?
- Sei?-
- Sono un... un'amica-
- Mh, vediamo che posso fare...- prese il telefono, digitando qualche
numero. Andava con calma ma io sentivo i nervi tesi e i muscoli
bruciare.
- Senta, è veramente urgente. S enon ha nessuno io andrei da
sola...-
- Non so se...-
- Marie? Chi è la signorina?- la donna si girò e
presumetti che fosse la donna di nome Marie.
- Dice di essere un'amica di Edward- la ragazza si avvicinò
e mi sorrise. Aveva sui trenta anni ed era minuta e dolce.
- Mh, come ti chiami?- anch'ella sembrò squadrarmi.
- Bella... cioè... Isabella Swan- la ragazza aprì
la bocca a forma di O e strabuzzò gli occhi.
- Oh, e che ci fai qui? Cioè, entra!- rimasi sorpresa,
soprattutto quando posò la sua mano sulla mia schiena,
spingendomi verso il corridoio.
- Ehi, Camille! Non puoi farla entrare così!-
- Marie, taci! Lei può
e anche in fretta. Dopo ti spiego- la signora di nome Marie si sedette,
sconfitta. Camille, al mio fianco, invece, sembrava andare di fretta. -
Okay, Bella? Posso chiamarti così, vero?- annuii.
- Certo...-
- Quello è l'ufficio di Edward. E' dentro che.... beh,
vacci! E corri, mia cara. Fa la cosa giusta- Camille mi sorrise e mi
sentii scossa dalle sue parole. Ci misi qualche secondo per
riprendermi, dopodichè, a disagio, andai verso la porta
bianca. Rspira Bella, respira.
Abbassai la maniglia, senza nemmeno bussare. Era solo e, di certo, non
potevo trovarlo in situazioni sgradevoli. Beh, almeno speravo..
Quando aprii la porta, con una certa ansia, lo vidi immediatamente
sulla sua sedia fisso a leggere un foglio.
Il suo ufficio era roprio come lo immaignavo. Elegante e semplice,
proprio come lui.
Ma in quel momento il suo volto catturò la mia attenzione e
mi sentii ghiacciare.
- E... edward?- lo chiamai ma il suo nome uscì come un
sussurro. Il mio respirò si mescolò all'aria
fresca che riempiva l'abitacolo. Aveva lo sguardo fisso sul foglio ed
era concentrato. - Edward?- stavolta la voce uscì
più pronucniata di prima e la sua testa scattò
nella mia direzione.
- Bella?- strabuzzò gli occhi, stringendo il foglio tra le
dita. Le nocche diventarono bianche e serrò la mascella.
- Devo parlarti, urgentemente- si alzò e posò il
foglio, facendo il firo della scrivania. Entrai e mi chiusi alla porta
alle spalle, appoggiandomici contro.
- Anche io devo parlarti-
la sua voce era dura, come il suo sguardo. - Se permetti, vorrei
iniziare io- tremavo dalla paura. Sì, paura. Il suo sguardo
era così.... così....
- Ti prego, fa parlare prima me o non troverò più
il coraggio di farlo...- sussurrai, stirngendo i pugni.
- Il coraggio di fare cosa, Bella? Eh? Illuminami!- il cuore prese a
battere veloce.
- Di parlarti...-
- Per dirmi?-
- Io.... io avrei dovuto dirtelo prima ma... ma non so
perchè, solo stamattina ho avuto il coraggio di prendere la
macchina e venire qui... e io...- sentivo gli occhi oscurarsi e
riempirsi di lacrime. Quante volte avevo immaginato questo momento?
Quante? Tante... troppe...
- DI DIRMI COSA, BELLA? DILLO, CAZZO! DIMMI COSA? ALTRE STRONZATE,
ALTRE BUGIE, COSA?- i miei occhi volarono a quel foglio.
- Cosa...-
- DIMMI QUEL CHE DEVI DIRE E POI FA PARLARE ME!- presi un respiro
profondo.
- Renesmèe è tua figlia- sentii il peso del mio
corpo dimezzarsi, il cuore scivolare sempre più
giù e lo stomaco tornare al suo posto. Sentivo il puzzle
finito, completo. Mi sentivo libera. Ispirai ossigeno e fu come se non
lo avessi fatto per anni, fu come farlo per la prim volta.
Mi sentivo leggera... nonostante lo sguardo di Edward.
Deglutii, mentre la sua espressione dura rimaneva tale, mentre i suoi
occhi erano di ghiacco e le sue mani tremavano.
- Edward, ti prego, di qualcosa...- lo supplicai, iniziando a sentire
le lacrime sfuggire al controllo. Scendevano lungo le guance,
inconsapevoli di dove fossero dirette.
- E'... è straordinario quanto... quanto anche stavolta,
nonostante tutto, siamo stati in... in sincronia- balbettò
queste frasi senza senso, mentre il suo sguardo si posò sul
foglio posto sulla scrivania. Mi avvicinai, senza sapere il mio corpo
cosa stese facendo, e lo afferrai. Lessi solo la parte finale.
In base all'analisi del DNA, il Padre
Presunto, Edward Cullen, non si può escludere che sia il
padre biologico della Figlia, Renesmèe Carlie Swan,
perchè hanno in comune gli stessi tratti genetici. La
probabilità di Paternità, rispetto ad un altro
uomo non esaminato, delle stesse origini fisiche e con cui non esiste
alcuna parentela, è indicato qui sotto:
Indice di
Paternità Combinato: 41,729,772
Probabilità di Paternità:
99,99%
Lessi e rilessi quelle parole circa tre volte, prima di alzare lo
sguardo verso Edward. Mi osservava e teneva gli occhi chiusi e i pungi
serrati lungo i fianchi.
- C... cosa? Io non capisco, cosa... cosa dice?- balbettai, deglutendo.
- Ciò che hai detto tu pochi secondi fa...-
- Che...-
- Sono il padre di Renesmèe- il foglio mi cadde dalle mani,
scivolando a terra.
- Hai... hai fatto il test del DNA a mia figlia senza chiedermi il
permesso....- sussurrai, mentre altre lacrime scendevano.
- Non stiamo parlando più di tua figlia, Bella.
Stiamo parlando di nostra
figlia-
- Dovevi... dovevi...-
- Dovevo chiedertelo, Bella? Eh? E tu? Tu non dovevi dirmi tredici anni
fa che avevo una figlia?? NO, VERO? Perchè ciò
che tu fai è giusto, è sempre corretto, ha semrpe
una valida spiegazione! Mentre quel che faccio io è sempre
sbagliato! SONO IO CHE TI HA TRADITA, CHE E' ANDATO A LETTO CON
UN'ALTRA. VERO, BELLA?- urlò, avvicinandosi e afferrandomi i
polsi.
- Edward...-
- TU, POVERA INNOCENTE! SONO SOLO IO CHE SI E' PERSO TREDICI ANNI DELLA
VITA DI MIA FIGLIA, SENZA SAPERE CHE ESISTESSE! VERO?- strinse la presa
tanto che non riuscivo più a sentire il sangue fluire.
- Mi... mi fai male- balbettai, tra le lacrime.
- Tu ti fai male, Bella? Sai cosa sto provando io adesso? Lo sai?
IMMAGINA DI VENIRE A SAPERE SOLO ORA DI AVERE UNA FIGLIA, TU COME
RIAGIRESTI? EH?- scoppiai a piangere, mentre stringeva forte i miei
polsi.
- P... per favore Ed... Edward- avevo paura, avevo paura della
sua espressione dura. Delle sue mani sul mio corpo che mi facevano male
e mi stringevano. Delle sue labbara che sputavano la cruda
realtà.
- Perchè me lo hai fatto, Isabella? Perchè mi hai
fatto una cosa del genere? Spiegamelo, ti prego- vidi i suoi occhi
farsi lucidi, ma la sua stretta e la sua voce rimanevano di marmo.
- Tu... tu mi avevi tradita.... e io non volevo questo per mia
figlia...-
- Mi avevi promesso di non deludermi mai, Bella. Ma non hai mantenuto
la tua promessa- sussurrò con voce tagliente, lasciando
andare i miei polsi. Il sangue ricominciò a scorrere nelle
mani, diventate quasi nere.
- Mi... mi dispiace...- scosse la testa.
- Lei lo sa?- mi chiese, freddo. Annuii.
- Solo da qualche giorno, però...- deglutii. - Ti...
prego... non portarmela via, Edward...- sentivo la gola chiudersi e lo
stomaco bruciare al solo pensiero.
- Io non
ti priverei mai di tua figlia, Bella- e quella frase fu peggio di una
pugnalata. - Pensavo che tutto potesse tornare come prima, che avessi
potuto reagire meglio se avessi scoperto che quel test era positivo,
che... che... che ci potesse essere un futuro tra noi. Ma mi sbagliavo.
Noi non siamo destinati
ad avere un futuro, non lo siamo. Ci lega solo lei adesso,
solo Renesmèe-
- E... edward... Ti... ti prego...-
- Voglio che tu esca da qui, adesso-
- Edward...-
- Non voglio vederti, Isabella. Non voglio-
- Ti... ti prego-
- Sei la più grande delusione di tutta la mia vita- fu come
sentirsi il mondo crollare addosso, come se qualcuno prendesse il tuo
cuore e te lo strappasse dal petto, bevendo il sangue che ne colava.
Era come se qualcuno ti stesse stringendo i polmoni, impedendogli di
prendere ossigeno. Fu peggio i quando lo vidi a letto con un'altra
donna, peggio di dirgli addio e scoprire tre mesi dopo di essere
incinta, peggio di ascoltare tua figlia che ti chiede dove sia suo
padre e perchè tutti ce l'avessero e lei no, peggio di
rivederlo dopo tanto tempo.
Uscii dallo studio a testa bassa, lasciando le mie speranze su quel
pavimento. Erano cadute a terra nel momento in cui Edward aveva
pronunciato quelle parole e non avevo avuto più la forza di
raccoglierle. Adesso sarebbero state spazzate via, tirate
dall'aspirapolvere, immerse nell'acqua e, infine, buttate nelle fogne.
Avevo vissuto nella spernza per tutti quegl'anni e adesso erano bastate
poche parole per farmele perdere, per non farmi trovare più
un motivo per cui andare avanti.
Oltrepassai Camille, senza degnarla nemmeno di uno sguardo. Entrai in
macchina e misi in moto, dirigendomi piano verso casa.
Mi sentivo leggera e senza forze, vuota.
Sì, ero vuota. Non avevo più un motivo per cui
andare avanti, per vivere.
Perchè le speranze erano sempre le uniche che mi dessero da
vivere.
E adesso loro non c'erano più.
Spazzate via, abbandonate e gettate.
Speranza dopo speranza.
Parola dopo parola.
Lacrima dopo lacrima.
Fermai l'auto sul ciglio della strada e scesi per prendere una boccata
d'aria. Non riuscivo più a respirare, mi sentivo male. Non
ebbi nemmeno la forza di prendere il telefono e chaiamare James o
qualcun'altro. Non avevo forza di fare nulla.
Il vento colpì il mio viso violentemente.
I capelli volarono al vento.
La neve svolazzò in aria.
Alcune gocce di pioggia danzavano nell'aria.
Nel turbinio del vento.
Nel suo vortice.
Quel vortice che andava sempre più lontano, abbandonandomi.
Lasciandomi sola... anche lui.
Senza speranze, senza lacrime, senza respiro.
E solo allora, mentre il vento volava via insieme a tutto
ciò che aveva catturato, capii cos'era in realtà
quel sentimento che mi aveva sconvolto la vita, che mi aveva cambiata.
Cos'era in realtà l'amore?
Era quel brivido che ti attraversa la spina dorsale nel momento in cui
incroci i suoi occhi, nel momento in cui ti sfiora?
No, l'amore è sofferenza, sono lacrime versate, è
dolore. L'amore è solo un'illusione che ti aiuta ad andare
avanti, a crescere e a diventare la persona che sei o sarai un giorno.
L'amore è quel sentimento che ti rapisce e ti strappa il
cuore e l'anima, che ti lascia nudo e indifeso.
Ma, soprattutto, è quel sentimento che non ti dice mai dove
arriverai, se raggiungerai il tuo scopo e se realizerai un tuo
desiderio.
E' ignoto, oscuro, delicato.
Irrealtà.
Lasciai che il vento rapisse la mia anima e il mio cuore sanguinante,
portandolo via da me; forse così non avrei provato
più dolore.
Forse così sarei stata immune dal tormento, dalle fitte al
petto, dalle lacrime.
Ma forse era questa la punizione.
Soffrire.
Soffrire e continuare ad amare, nonostante tutto.
E forse sì, forse lo meritavo davvero..
E il vento portò via tutto, lasciandomi sola.
Sola col mio dolore.
E nient'altro.
Ma soprattutto, sola senza di lui.
Perchè ormai lo avevo perso.
Perchè ormai il destino era stato deviato.
E io non sarei più potuta tornare indietro.
CAPITOLO 34Cioè
o__________O sono già qui!! Ollalà, ma che
novità ahaha Holaaa!! Come
state? Finalmente vacanze *-------* (anche se i prof si divertono a
riempirci di compiti -.-") Ho appena finito il
capitolo e mi scoccio di rileggerlo, perchè altrimenti
piango di nuovo. Oggi sto piangendo solo. Primo, perchè ho
comprato il DVD di Breaking Dawn e oggi l'ho visto sulla tv gigante
fkjnewlagmlaeng *--* Come si può amare una saga in questo
modo? Eh? jrnglo *--* E poi
perchè questo capitolo... mi ha distrutta
çAç Okay, basta
monologo u.u Ah, volevo dire
anche un'altra cosa. Riguardo al capitolo precedente. Al momento vi
siete schierate, c'è chi è team Bella e chi
è team Edward ahah io non sono dalla parte di nessuno dei
due, per me hanno sbagliato entrambi. Bella a non dirgli la
verità, Edward a non averla cercata. Edward ha
usato parole troppo dure nei confronti di Bella e, fossi io, lo
picchierei u.u Ma, sono sicurissima, che ad aver sofferto di
più sia stata Bella. Perchè il ricordo come
è rimasto vivo in lei (causa Renesmèe), non lo
è stato per Edward. Okay, adesso ci
vuole assolutamente James u.u Vi lascio al
capitolo, consigliandovi di farvi una bella camomilla e di prendere dei
fazzoletti. Non si sa mai lol Ne approfitto anche
per augurarvi una BUONA PASQUA! Grazie per le 11
meravigliose recensioni del capitolo scorso, sono rimasta davvero
sorpresa :') Buona lettura! Un bacione enorme, Mary.
POV JAMES
Lasciai Victoria
davanti al suo appartamente, salutandola con un bacio. Eravamo stati
due giorni insieme e mi rendevo cont sempre di più di
essermi innamorato. Era una persona fantastica e che sembrava capirmi
in un soto battito di ciglia, capire ogni mio tipo di esigenza e
volontà. Non che mi viziasse, ma ci era vicina.
Col sorriso stampato sul volto mi avviai a La Push, dove avrei dovuto
prendere Renesmèe. Erano le sei del pomeriggio e non sentivo
Bella da circa ventiquattro ore, quando mi aveva chiamata per
ricordarmi di passare a prendere sua figlia prima di tornare a casa.
Poi non l'avevo sentita più, molto strano. Di solito mi
chiamava cinquanta volta per ricordarmi di Renesmèe. Ma
sicuramente era impegnata a correggere i compiti in classe che le erano
rimasti arretrati a causa dell'incidente e delle feste Natalizie.
Poco prima di arrivare a destinazione, mandai un messaggio a
Renesmèe, per evitare qualche scena imbarazzante davanti al
suo ragazzo o alla sua amica.
Scendi, scimmia. Ti aspetto in macchina ;)
La risposta non tardò ad arrivare. Mi chiedevo
sempre ocme facesse a scrivere così velocemente un messaggio.
Va bene, mammut. Arrivo
:P
PS. Non sapevo sapessi fare anche le faccine. Bravo il mio vecchietto!
Scossi la testa e spensi l'auto di fronte alla casetta
rossa che affacciava sulla spiaggia. Una ventina di metri e piedi e si
poteve benissimo accedere al bagnoasciuga. La casetta era piccola e
aggraziata ma, a quanto diceva Renesmèe, dentro era
più grande di quel che sembrava.
Appena vidi Renesmèe uscire dalla porta e correre verso la
macchina, misi in moto, sorridendo ai suoi "spettatori".
Entrò dentro e mi salutò con un bacio sulla
guancia.
- Salve, vecchio!-
- Salve scimmia! Come è andata?- mi sorrise, mentre ci
mettemmo in strada.
- Tutto bene. Ci siamo divertiti un casino-
- Spero che non ci siano allusioni in questo tuo "divertiti"- di
colpò diventò rossa come un pomodoro e mi
ricordò sua madre.
- TACI!- sghignazzai. - Ah, hai sentito la mamma?- mi chiese, prendendo
il suo telefono tra le mani.
- No. Tu quando l'hai sentita?-
- Ieri sera verso le otto, cioè mezz'ora dopo che sono
arrivata a La Push- sorpreso, mi accigliai. Bella che non assillava di
telefonate sua figlia? No, qualcosa non quadrava.
Decisi di fare silenzio e di tenermi i miie pensieri per me, premendo
solo leggermente il piede sul pedale, improvvisamente impaziente di
arrivare a casa. Renesmèe mi raccontò della gita
in spiaggia che avevano fatto e delle fiamme verdi della legna salata.
Sembrava tutto molto affascinante, ma avevo la testa tutt'altra parte.
Bella non aveva chiamato sua figlia.
Bella non si faceva sentire da ventiquattr'ore.
Bella non mi aveva assillato, ricordandomi di andare a prendere
Renesmèe a La push.
Bella non aveva risposto al messaggio che le avevo mandato stamattina,
per chiederle se fosse tutto okay.
- Ah, oggi ho provato a chiamare la mamma, ma non ha risposto-
Bella non aveva risposto alla telefonata di sua figlia.
Accellerai e in dieci minuti arrivammo a casa. Il viaggio fu pieno
delle parole di Renesmèe e vuoto delle mie. Scendemmo e
subito girai la testa a destra e a sinistra, alla ricerca della sua
auto. Ma non c'era. L'auto di Bella non c'era.
Afferrai subito il cellulare, premendo sulle chiamate rapide su cui
c'era il suo nome.
Tu, tu, tu, tu.
Riprovai.
Tu, tu, tu, tu.
- Cazzo!- imprecai, lanciando il telefono sul divano. Eravamo entrati a
casa di Bella, con la chiave di Renesmèe. Tutto era in
ordine e adesso lei era in giro per casa a controllare se ci fosse sua
madre. Mi lasciai cadere sul divano, in attesa di false notizie di
Renesmèe. E, infatti, arrivò dopo nemmeno due
minuti, sedendosi al mio fianco.
- E' strano- mormorò, improvvisamente. Aprii gli occhi e la
guardai in volto, era concentrata.
- Che succede?-
- La mamma non ha rifatto il letto stamattina- scattai all'in piedi,
dirigendomi in cucina. Aprii il frigo e niente era stato spostato;
nella lavastoviglie c'eranoa ncora i piatti puliti e la tazza del
caffè non era nel lavantino, insieme alla cialda sporca; era
tutto pulito e al proprio posto, proprio come se nessuno li avesse
toccati...
- Sai se aveva qualche impegno?- urlai, riprendendo a telefonarla. Il
telefono squillava a vuoto, continuando con quel suo "tu, tu" che
iniziava a farmi saltare i nervi.
- Non che io sappia- mormorò Renesmèe, entrando
in cucina.
- Porca puttana!-
- Calmo zio..-
- No che non mi calmo, cazzo! Lei avrebbe avvisato! Almeno te!- e fu
come un flash, il suo nome mi arrivò dritto in testa.
- EDWARD!- esclamai, cercando il suo numero in rubrica. Lo trovai e lo
chiamai, senza troppi indugi. Forse era con lui, forse era uscita, lo
aveva incontrato e adesso era a casa sua. Sì, forse era
questo.
Calma James, calma.
- Pronto?- rispose, dopo tre squilli. Sentivo la sua voce
più roca rispetto alle altre volte che lo avevo sentito.
- Edward? Sono James-
- Ah, ciao James. Che succede? Qualcosa non va? Renesmèe sta
male?- chiese agitato. Mi immobilizzai, quando non sentii il nome di
Bella essere pronunciato dalle sue labbra.
- Perchè chiedi solo di lei?- chiesi, concentrandomi sul
tono della sua voce.
- Penso che tu lo sappia già, ormai. O sbaglio?- il tono
della sua voce era decisamente acido.
- Ti sbagli, invece. Non so tu che cazzo stai blaterando-
- Non prendermi per culo anche tu, James. Sei una brava persona-
- Eh?! Stammi a sentire, ti ho telefonato per chiederti se sai
dov'è Bella- tossì.
- Io? Non sta con me, questo è certo. L'ho vista stamattina
l'ultima volta-
- Stamattina?-
- Sì, è venuta in clinica ma... tu non sai
davvero nulla?-
- No. Mi dici che cazzo è successo? Bella è
scomparsa, non la troviamo, cazzo! Non è stata a casa, non
ha telefonato nè me nè sua figlia!- urlai,
esasperato.
- E' uno scherzo?-
- Che cazzo blateri, Edward!- vidi Renesmèe guardarmi
accigliata.
- Oh, merda!- esclamò, all'improvviso.
- Che succede?-
- Cioè... quando è andata via era abbastanza
sconvolta- mormorò, a disagio.
- Edward ti sembra che io abbia tempo per gli indovinelli?!
Dimmi.cosa.cazzo.è.successo. Okay?-
- Bella mi ha detto di Renesmèe- per poco il telefono non mi
cadde a terra.
- E?-
- Beh, ho reagito un pò male e...-
- Porca puttana!-
- James!- urlò Renesmèe. Mi scusai con lo sguardo
e tornai al telefono.
- La vado a cercare, ci sentiamo- tagliai corto.
- Voglio venire anche io, sono preoccupato-
- No, adesso te ne vai a quel paese, Edward. Lasciala in pace, mi hai
capito?- urlai e gli staccai il telefono in faccia. Agitato iniziai a
camminare per la stanza, soffermandomi solo al frigo per bere un lungo
sorso d'acqua. - Okay, Res io vado a cercare tua madre. Tu resta qui e
se torna chiamami subito, okay?- annuii vistosamente.
- Non le sarà s... successo qual... qualcosa?- chiese con
voce tremante. L'abbracciai.
- Tranquilla, sarà in giro da qualche parte. Mi raccomando,
sta attenta- le baciai i capelli e corsi fuori. Mi precipitai in auto e
iniziai a vagare per Forks, alla ricerca di qualche anonima figura che
camminasse per la strada. Cercai anche tra le auto parcheggiate in
giro, davanti ai locali e alla scuola, ma nulla. Passai anche davanti
casa di Charlie e Renèe, ma della sua macchina nemmeno
l'ombra. Decisi di non allarmare i suoi genitori, così
continuai a camminare in macchina evitando di guardare tra le finestre
della piccola casetta.
Senza rendermene conto, mi trovai sulla strada per Seattle. Distava
solo a mezz'ora da qui, ma decisi comunque di proseguire. Camminai
lentamente per strada, scrutando tutte le persone che incontravo per
strada e il colore e il modello delle auto che mi camminavano intorno.
La strada mi sembrava incredibilmente vuota senza trovare la sua, le
persone sempre troppo poche. Sentivo l'ansia aumentare, al pensiero che
Bella avesse potuto fare qualche stronzata. Non ne era il tipo, sapeva
che sua figlia contava su di lei e non avrebbe mai fatto qualcosa pe
ferirla, ma avevo paura delle parole che aveva potuto usare Edward nei
suoi confronti. Cosa aveva potuto dire per farla reagire in questo modo?
Bella era semre stata puntuale, attenta e precisa. Assillante nei
riguardi di sua figlia e non era mai scomparsa senza dire nulla. Una
sola volta si era presa una paura, ma almeno tredici anni fa.
Renesmèe aveva solo pochi mesi, quando me
l'affidò e andò in giro, senza dirmi mai
precisamentr dove. Furono le tre ore più assillanti della
mia vita, ma quando la vidi tornare ricominciai a respirare. Nonostante
il corpo tremante e il volto pieno di lacrime, lei c'era almeno.
Ma adesso non era più una diciannovenne.
Adesso non si trattava di tre ore.
Ma bensì di quasi dodici ore che nessuno aveva notizie di
lei.
Lasciai la macchina nel parcheggio e scesi, iniziando a girare per le
strade principali. Mi ritrovai in una grande strana, su cui spuntavano
decine di negozi. La gente era tanta e iniziai a respirare
profondamente. Camminavo velocemente, mormorando il suo nome. Ma
nessunosi girava, nessuno si fermava. Sembravano tutti felici,
spensierati. E quella cosa mi irritava particolarmente.
Quando sentii qualcuno chiamae il mio nome, mi girai di scatto,
scontrandomi con un'esile figura.
- Oddio, scusa- mormorai, mentre quella persona alzava lo sguardo.
Rimasi basito.
- E tu che ci fai qui?- disse, con la sua voce squillante.
- Alice? Ciao!-
- Ciao James. Come mai tra i grandi negozi di Seattle?- beh, in fondo
era la migliore amica di Bella, potevo dirglielo...
- Ehm, io... to cercando Bella-
- E' venuta a fare shopping? Senza di me? Ma io l'ammaz-
- No, Alice, no. Non riusciamo a trovarla, è scomparsa da
dodici ore circa. Sto impazzendo- la ragazza strabuzzò gli
occhi.
- COSA?-
- Sh, non urlare. Non la sento da ieri pomeriggio, stessa cosa
Renesmèe; lei era andata a dormire da un'amica e Bella non
si è fatta sentire. Quando siamo tornati a cas anon c'era,
ho chiamato Edward e lui l'ha vista stamattina l'ultima volta-
- Edward? Stamattina? Eh?- okay, forse lei non era molto informata.
- Alice, Edward e Bella hanno litigato. Lei... lei gli ha detto di
Renesmèe e..-
- Oh, merda!-
- Edward non ha reagito bene...-
- Io lo ammazzo a quel demente di mio fratello!- serrò i
pugni, stringendo la presa sul manico delle buste.
- Adesso ensiamo a lei. Conosci un posto in cui le piaceva
andare? NOn so più dove cercarla- si portò una
mano alle tempie, chiudendo gli occhi.
- Io... non so, adesso... su due piedi...-
- Ti scongiuro, concentrati- rimase ferma qualche secondo.
- Le piaceva andare alla casa in montagna, ci andava con Edward molto
spesso. Ma è lontano da qui, non ha nemmeno le chiavi, non
penso sia lì. Mh, le piaceva anche andare in spiaggia
però. Sì, in spiaggia!-
- Che spiaggia?-
- E' a sette chilometr da qui, ci arrivi in pochissimo. Ci andava con
Edward, le piaceva il mare e la spiaggia- afferrai le chiavi della
macchina.
- Grazie mille Alice, ti faccio sapere- corsi via, senza nemmeno
attendere una sua risposta. Sentii solo che mi urlare "chiamami!"
mentre sfrecciavo tra le persone. Ne scansai parecchie e in quel
momento avrei voluto tenere il bastone di Mosè per poter
aprire le "acque", anche se si trattava di persone. In dieci minuti
arrivai all'auto e corsi via, cercando le indicazioni stradali che mi
portassero alla scogliera. La strada non sembrava finire
più, c'erano un numero infinito di curve e fossi,
soprattutto lungo l'ultimo tratto di strada. Appena notai la sabbia,
parcheggiai la macchina, per evitare che le ruota affondassero nel
terreno. Scesi e subito il vento gelido, pieno di goccioline salate mi
spruzzò il viso. Alzai il cappuccio e chiusi la macchina con
l'antifurto, infilando le chiavi in tasca. Non riuscivo a correre a
causa della sabbia ma notai la grandezza della spiaggetta. Non era
molto grande, ma nemmeno piccola. Si trovava tra due enormi scogli
rocciosi, su cui battevano violentemente le onde. Mentre le onde si
disperdevano verso il bagno asciuga, creando solo piccoli spruzzi di
sale bianco sulla sabbia già bagnata. Era un posto
incantevole. La sabbia era sottilissima e brillava, nonostante il sole
fosse pallido. Voltai il viso a destra e a sinistra, cercando qualche
ombra. Ma non vi era nulla, solo una distesa di sabbia bianca e
luccicante. Ma, prima che mi girassi, notai un paio di scarpe ai piedi
di uno scoglio. Mi avvicinai cautamente e, osservandole, sembravano
proprio le sue converse. Mi avvicinai allo scoglio e, alzando lo
sguardo, notai dei piccoli sassolini che formavano una sorta di
scalinata verso la parte alta della roccia. Non più di due
metri però. Alzai lo sguardo e, salendo quei piccoli
scalini, notai un'altra piccola distesa di sabbia bianca sulla roccia
liscia. Era circa cinque metri quadrati e, proprio ai piedi della
roccia sulla destra, c'era Bella, rannicchiata su se stessa. Aveva le
ginocchia piegate e strette al petto, le braccia intorno alle gambe e
il viso poggiato sulla roccia fredda e grigiastra. Guardava dinanzi a
sè, verso il mare aperto e sembrava completamente assente.
Salii sullo scoglio e mi avvicinai a lei che, non si mosse minimamente.
Aveva solo una camicia leggera addosso e mi affrettai a togliere la mia
felpa e a coprirla con quella. Non si mosse nemmeno dopo questo mio
gesto, rimaneva ferma e immobile, a guardare di fronte a sè.
Mi sedetti al suo fianco, avvolgendo l sue spalle con un braccio e
avvicinandola al mio petto. Si muoveva come una bambolina, seguiva solo
i miei comandi. Mi sentii improvvisamente in colpa per averla lasciata
per due giorni, da sola sapendo che anche sua figlia era via. Lei aveva
avuto bisogno di me, forse come mai, e io non c'ero stato.
La strinsi maggiormente al mio petto, posando il mento sulla sua testa.
Le alzai il cappuccio e le carezzai le braccia, nella speranza di
riscaldarla.
E non solo il suo corpo, perchè non sembrava minimamente
soffrire il freddo.
Ma riscaldare il suo cuore, ormai come ghiaccio.
POV BELLA
- Chiudi gli occhi e non
ti permettere di spiare- strinse la presa sulla benda, ormai sigillata
sui miei occhi. Sbuffai spazientita, mentre mi sfilava le scarpe.
- Ti odio!- esclamai, unendo le braccia sul petto.
- Tanto lo so che non è vero- rise, bleffandosi di me.
- Vaff- mi baciò a stampo, prima che potessi terminare la
parola. Avrei voluto alzare un sopracciglio, ma era bloccata.
- Puoi resistere qualche minuto?-
- Mh, no! Sai che odio le sorprese, accidenti! Mi rendono nervosa-
- Per una volta non muori, tranquilla-
- Ci mancherebbe- momrorai, sbuffando ancora. Mi prese per mano e mi
guido sulla sabbia. La sensazione dei granellini sottili tra le dita
dei piedi era meravigliosa e estremamente rilassante. Camminammo per un
pò di tempo, fino a quando Edward mi bloccò. Mi
afferrò per i fianchi, sollevandomi.
- Vuoi per caso buttarmi giù dalla scogliera?-
- Probabile- scossi la testa. Mi sollevò tra le sue braccia
e lo sentii salire su qualcosa. Dopo nemmeno trenta secondi ero di
nuovo con i piedi tra la sabbia.
- Siamo arrivati?-
- Sì, ma aspetta- fece qualche altro passo e io con lui,
fino a quando sentii una coperta sotto ai piedi. - Okay...-
sospirò e si mise dietro di me, sciogliendo delicatamente la
benda. Questa cadde e io aprii gli occhi, un pò alla volta.
Li richiusi e li riaprii, non troppo sicura che si trattasse della
realtà. Quello che avevo di fronte era... era meraviglioso.
Ci trovavamo in una spiaggetta di circa cinque metri quadrati, situata
su uno scoglio della spiaggia grande. A terra c'erano coperte,
tramezzini e una torta. Sulle rocce di fianco a noi, c'erano diverse
candele che rendevano ancora più romantica l'antmosfera e
facevano anche luce, oltre alla lampada da campeggio dietro di noi. Si
sentiva il rumore dell'acqua che sbatteva contro alle rocce e il
profumo del sale stuzzicare le narici.
- Ehi...- soffiò sul mio collo.
- Edward, ma... ma come hai fatto?- chiesi stupefatta.
- Non ti piace?- mi guardai ancra intorno, girandomi in fine verso di
lui. Notai anche la pozza di acqua nera dietro di noi. L'oceano era
immenso, minaccioso ma reso romantico da quest'atmosfera magica. Portai
lo sguardo su Edward, i cui occhi erano dello stesso colore del mare.
Mi lasciai andare contro al suo petto, abbracciandolo.
- E'... è così meraviglioso, bellissimo,
romantico. E'... è tutto così perfetto, Edward-
mi strinse a se.
- Sono contento che ti piaccia-
- Avevi dubbi?- mi allontani dal suo petto e mi sollevai sulle punte,
per premere le mie labbra sulle sue. Sorridendo, mi staccai e mi
sedetti a terra. Maledissi Alice e i suoi vestiti corti.
Edward si sedette al mio fianco, porgendomi i tramezzini. Li mangiammo
con gusto, accompagnati da coca cola e anche un pò di vino.
Il sapore amaro del liquido rosso strizzava la gola e si affiancava
bene al tonno e alla majonese dei tramezzini. Chiacchierammo e ridemmo
per tutto il tempo, mangiando tutto. Non lasciammo niente, a parte la
torta. Quando l'aprì, rimasi sorpresa. Era meravigliosa.
Nutella e panna. Sopra c'era scritto con la panna i nostri nomi e la
data di oggi.
11 Maggio.
Tre anni insieme.
Mangiammo la torta, stuzzicanzoci a vicenda. Era tutto meraviglioso,
fantastico, bellissimo.
Perfetto.
- Ti sei sporcata con la panna- mi avvisò.
- E' il solito giochetto che si fa per poterti avvicinare e pulirmi con
le labbra? Poi approfondire e finire a letto insieme?- scherzai,
sorridendo.
- Beh, teoricamente non finiremo a letto, ma sulla spiaggia. Volevo
pulirtelo col tovagliolo, ma se proprio insisti....- si porse verso di
me, leccando la panna sulla punta del naso e sul mio labbro superiore.
Lo prese tra le labbra e lo succhiò dolcemente. Afferrai i
suoi capelli tra le mani e avvicinai maggiormente il suo corpo al mio.
Catturai le sue labbra, stringendolo a me.
- Ti amo- sussurrai, prendendo respiro. Edward si bloccò e
immerse i suoi occhi blu nei miei.
- Tu sei la mia vita, Bella. Non dimenticarlo mai, mai. Hai capito?-
annuii, stringendo le labbra. - Qualsiasi cosa accada, io ti
amerò sempre-
- P... perchè dici così?- sussurrai, col groppo
in gola.
- Perchè nessuno sa cosa ci riserverà il futuro.
E se anche il destino non ci vorrà insieme, io ti
amerò sempre-
- Il destino è scritto, Edward. E io e te siamo destinati a
stare insieme- mormorai, stringendomi a lui.
- Sposami- soffiò sul mio collo.
- C... cosa?- mi allontanai e lo guardai negl'occhi. Era immobile, di
fronte a me. Le sue mani poggiate sui miei fianchi, le mie sulle sue
spalle. Entrambi in ginocchio, uno di fronte all'altro.
- Sposami. Prima del college, quest'estate. Ti voglio mia per sempre.
Nessuno ci separerà- battei più volte le
palpebre, con le lacrime agl'occhi.
- Io...-
- Sposami, Bella- mi buttai sul suo petto, stringendolo forte a me.
Mossi la testa sul suo collo, baciandolo proprio lì.
- Sì- mormorai.
- C... cosa? Davvero?- lo guardai negl'occhi e mi ci persi.
- Sì, Edward. Voglio sposarti, voglio essere tua e solo tua
per sempre- sorrise e catturò le mie labbra tra le sue. Il
bacio fu dolce, leggiadro, lento. Le nostre mani scorrevano sul corpo
dell'altro, accarezzandolo, trasmettendo amore.
Pelle contro pelle.
Cuore contro cuore.
Ci spogliammo lentamente, assaporando ogni centimetro della nostra
pelle. I polpastrelli sfioravano ogni punto del nostro corpo, vibrando
al solo contatto. Edward mi baciava il collo, mentre mi posava
delicatamente sulla soffice e bianca sabbia. Sussurravamo i nostri nomi
con la voce rotta dal troppo piacere.
- Edward...- soffiai sulla sua pelle, mentre mi accarezzava piano,
lento, dolce. Mi sovrastò col suo corpo, aderendo
perfettamente. Come due pezzi di un puzzle, come un cuore spezzato a
metà e riunitosi.
Come le nostre mani intecciate sul mio capo.
Come il groviglio delle nostre gambe.
Come il mio seno contro al suo petto.
Come le nostre labbra incollate.
Come estate e inverno.
Entrò in me con una dolcezza tale da farmi piangere. Ogni
volta era come la prima, delicato, lento, dolce.
Si muoveva lentamente, assaporando ogni singolo attimo, ogni singolo
respiro. Mormorava il mio nome, baciandomi le labbra. Stringeva le mie
mani tra le sue, ferme sulla soffice sabbia.
Spingeva sempre più forte, ma delicatamente. Mi trattava
come se fossi stata di porcellana, come se fossi la cosa più
importante per lui. E perchè forse lo ero, perchè
me lo aveva ripetuto mille volte, fino all'esasperazione.
- Ti amo- mormorò ancora, mentre veniva dentro di me. Il mio
piacere scoppiò contemporaneamente al suo, suggellando
maggiormente il nostro amore.
Eravamo anime gemelle, e nemmeno il destino ci avrebbe separati.
Nulla ci avrebbe separati. Nè i suoi genitori, nè
il tempo, nè qualcosa di ancora ignoto.
- Sempre- mormorò ancora, baciandomi la fronte.
Continuavo a guardare di fronte a me, rivivendo a pieno
quel dolce ricordo. Era tutto identico quella sera. Il colore scuro del
mare, le onde che s'infrangevano contro gli scogli, il luogo, la sabbia
soffice sotto di me, il profumo di salsedine.
Tutto uguale, tranne che noi.
Ci eravamo giurati amore eterno, avevamo promesso a noi stessi che
nulla ci avrebbe separati, che il destino ci voleva insieme.
Ma... Noi non siamo destinati
ad avere un futuro, non lo siamo. Ma
l'unica cosa che adesso mi chiedevo realmente, era perchè a me. Perchè
Dio, il Fato o qualsiasi cosa esista lassù, vuole che la mia
vita faccia veramente schifo? Cosa avevo fatto davvero di male? Forse
avevo ucciso nella mia precedente vita?
Ora che sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ora che
iniziavo ad avere delle speranze, fiducia in me stessa, tutto si era
sciolto come ne ve al sole. Tutto si era sgretolato come un vaso caduto
a terra. Come pezzi di un puzzle dispersi per tutto il mondo.
Come polmoni senza ossigeno.
Come cuore senza sangue.
Come occhi senza lacrime.
- Bella...- la voce ovatta di James mi raggiunse, senza toccarmi
minimamente. Senza che riuscissi ad individuare e a comprendere
veramente le sue parole. Come se stesse pronunciando un numero
indefinito di sillabe e vocali messe tutte insieme.
Da quanto tempo era arrivato James?
Continuai a guardare di fronte a me, mentre anche l'ultimo pezzettino
di sole affogava nell'acqua ormai scura. Il cielo era per
metà arancione e per metà celeste, tutti tendenti
al blu. Le prime stelle iniziavano a spuntare, nel cielo sereno. Non
c'era nemmeno una nuvola, tutto era limpido come l'acqua dell'oceano.
Il cielo sembrava lo specchio del mare.
- Bella, ti prego, dì qualcosa- il cielo diventava sempre
più scuro e potevo quasi vedere le ombre di Edward e Bella
sulla sabbia, che facevano l'amore e si promettevano amore eterno.
Un presente così lontano.
Un presente così passato.
Un presente così diverso dal futuro.
Lui le carezzava i capelli, lei si lasciava cullare, stringendosi al
suo petto. I loro profumo mescolati, proprio come i loro corpi, i loro
cuori, le loro anime. Un tutt'uno ormai, un composto omogeneo.
Ma, piano piano, queste ombre diventavano opache, perdevano
luminosità e diventavano trasparenti.
Fino a sparire.
Fino a diventare passato, senza lasciare speranze al futuro e un
presente vuoto.
- L'ultima volta che sono venuta qui, è stato l'11 Maggio
del 1998. Edward mi aveva bendata e mi ci aveva portata, tra le mie
imprecazioni. Odiavo le sorprese e lui ogni volta tentava di farmele
piacere, ogni volta, ci riusciva. Aveva preparato un picnik qui,
proprio in questo punto. Tramezzini, spumante, torta. Tutto questo per
festeggiare il nostro terzo anniversario- sentivo delle mani che mi
accarezzavano.
Forse era James, ma nella mia anima speravo fosse Edward.
Si può tornare nel passato, per vivere anche solo qualche
attimo?
- Qui... qui mi ha chiesto di sposarlo-
- Non... non lo sapevo. Non mi avevi mai detto...- lo interruppi
continuando ad immaignare lui al mio fianco, guardando il cielo sempre
più blu.
- Ci dovevamo sposare in estate, prima del college. Facemmo l'amore
proprio qui e penso... penso che qui sia iniziato tutto. Penso che
Renesmèe sia realmente nata qui. Lo sento e ricordo...
ricordo Edward, quanto era preso da me, dal mio "sì". Tutto
questo è successo tre giorni prima di quella mattina.
Tutto... era tutto perfetto, ma era bastato un attimo per distruggere
tutto. Qui... qui è tutto così uguale a
quattordici anni fa, non è cambiato nulla. Nè un
sassolino, nè uno scoglio, nè il mare e nemmeno
le stelle. Ma... ma per il resto, tutto è cambiato. Io sono
cambiata, lui è cambiato. Ora c'è
Renesmèe, ora non ci sono più Edward e Bella, ma
Edward e poi Bella. Io... io non ero questa, non lo ero. Io... io
sorridevo sempre, mi piaceva scherzare, arrossivo, sentivo il cuore
battere e ogni minima particella di ossigeno fluire nel polmoni. Mentre
adesso... adesso non trovo più il cuore, James. Non lo sento
più battere e mi sento soffocare, come se l'ossigeno non
arrivasse a destinazione-
- Bella...- mormorò, deglutendo.
- Ero venuta qui... era venuta qui per fare un'enorme sciocchezza. Ma
poi ho ricordato cosa è successo qui e Renesmèe
e... e io non potevo farlo. Non ho avut il coraggio di farlo
perchè... perchè Renesmèe ne
rimarrebbe distrutta e io la amo troppo per farle una cosa del genere.
E poi... tu non me lo avresti mai perdonato, mai-
- Cosa avevi intenzione di fare, Bella?- mi girai e lo guardai
negl'occhi, per la prima volta. Edward e Bella ormai erano spariti,
lasciando solo l'ombra delle rocce sulla sabbia illunata solo dalle
stelle.
- Volevo farla finita James. Perchè io... io non ce la
faccio più. Per anni ho vissuto nel dolore, per anni ho
fatto finta di nulla e ci ero quasi riuscita. Ero quasi riuscita a non
provare più dolore ma... ma poi l'ho rincontrato e... ci ho
fatto l'amore, James. Ho sempre aspettato lui, sempre. E... e quando mi
ha detto che... mi sono donata a lui! Anima e corpo e lui... lui mi ha
detto che non è destino, che sono stata la delusione
più grande della sua vita e... io non ce la faccio, stavolta
non ce la faccio, davvero. Sento... il cuore m scoppia e... voglio solo
sparire, lasciare lui, il mondo e tutte le sofferenze- mi
abbracciò forte e piansi ancora più forte,
soffocando i singhiozzi sulla sua camicia ormai zuppa.
- Shh, Bella. Shh. Non pensare mai più ad una cosa del
genere, hai capito? E tu non potrai mai essere una delusione, ma lo
è lui. Lui non ti ha mai cercata, non ha fatto nulla. Tu hai
cresciuto sua figlia e sì, hai sbagliato a tenerglielo
nascosto. Ma è solo merito vostro se avete una figlia
meravigliosa e adesso lui lo sa. E non deve permettersi di dire cose
del genere, perchè non troverà mai una persona
che lo ami quanto lo ami tu. Mi hai capito, Bella?- Non risposi, ma mi
lasciai cullare. Il cielo ormai era scuro e faceva freddo. Il tempo era
passato inesorabilmente e doveva essere molto tardi.
- R.... renesmèe?- balbettai, tremando dal freddo.
- A casa che ti aspetta. Andiamo?- annuii, cercando di alzarmi. Mi
sentivo debole e i muscoli tutti indolenziti, la testa mi scoppiava e
sentivo un bruciore al petto. Come una voragine, come se mi avessero
strappato il cuore dal petto.
James mi sollevò da terra, prendendomi tra le sue braccia.
Non ribattei, ma mi lasciai trascinare giù dallo
scoglio.
E, mentre la piccola spiaggetta si allontava da noi, sorrisi.
Lì ci sarebbero sempre stati loro.
Lì ci sarebbero sempre stati Edward e Bella a fare l'amore,
a giurarsi amore eterno e progettare il loro matrimonio.
Perchè il passato non cambia, a differenza del futuro.
Il futuro si poteva distruggere, il passato no.
E il passato sarebbe stato sempre nel mio cuore.
E, con un ultimo sorriso, salutai Edward e Bella, abbracciati sulla
sabbia dorata a guardare le stelle e ad esprimere il loro unico
desidero. Stare sempre insieme.
Buon Martedì 17
Aprile 2012, giorno in cui è uscito il teaser treiler di
Breaking Dawn Part 2 in italiano!!!!! Oddio, ma avete
visto quanto è meraviglioso? klmnflewakòmflawe
*----* confesso, ho pianto u.u lol Comunque, veniamo a
noi. Vi rendete conto che ancora non ci credo che lo scorso capitolo ha
avuto 17
recensioni??? Ma quanto vi amo?
Quanto? welkfmjnlwaek *-------------* Okay, ormai mi
conoscete bene e sapete quanto io ami scrivere in modo tragico lol
Questo capitolo è INTERAMENTE dedicato a due personaggi che
non abbiamo mai visto messi insieme in un certo senso. Ehm, discorso
contorto ma avete capito suo u.u Edward stile paparino all'attacco
ahahaha La situazione tra Edward e Renesmèe procede con
cautela ma.... non vi svelo niente, vi lascio solo alla lettura u.u Ah, ultima cosa.
Bella verrà vista solo... da personaggi esterni
perchè... perchè in un pov Bella non ci sarebbe
nulla da dire. Leggendo, capirete perchè. Grazie ancora per
le meravigliose recensioni, mi avete commossa :') SIETE MERAVIGLIOSE!
VI AMO *----* Buona lettura! Un bacione enorme, Mary.
POV EDWARD
Chiusi i fascicoli sulla scrivania, bloccandoli col laccetto di stoffa.
Posai il fascio di fogli nello scaffale e mi alzai, afferrando la
giaccia. Spensi la luce ed uscii dall'ufficio, chiudendolo a chiave.
Andai velocemente in bagno e sciacquai le mani, insaponandole. Le
asciugai con un pezzo di carta e, dopo aver afferrato giacca e
valigetta, uscii. Andai all'atrio, dove lasciai alcuno documenti e mi
diressi verso l'uscita.
- Oh, Edward!- mi girai, notando Camille chiamarmi e sbracciandosi.
- Camille, ciao. Non ti avevo proprio vista, scusa- cercai di
sorriderle e mi passai una mano tra i capelli, nervoso.
- Oh, figurati! Tanto lo so che la tua testa è tra le nuvole
ultimamente-
- Molto spiritosa- commentai sarcastico e mi fece un occhiolino.
- Prendiamo un caffè? Hai due occhiai da far invidia una
sessantenne dopo due notti di insonnia- scossi la testa.
- Okay, vada per il caffè- mi lasciai convincere. Mi sentivo
stanco e distrutto, e temevo di potermi addormentare in macchina mentre
guidavo. Camille si tolse il camice e corse ad appenderlo
all'appendiabiti dietro la segreteria. Tornò con una
maglietta color corallo e un paio di jeans sbiaditi.
- Okay, possiamo andare- ci dirigemmo in silenzio alla caffetteria al
piano di sotto, utilizzando le scale. Era un seminterratto in cui c'era
un giornalaio, la caffetteria, bar e un piccolo supermarket. Ci sedemmo
al tavolo più lontano dalla piccola marmaglia di persone e
ordinammo due caffè e un cornetto per lei.
- Allora, signor sono di tante parole, come va?- sospirai e posai i
gomiti sul tavolino, affondando il volto tra le mani.
- Come vuoi che vada Camille? Và, punto-
- Non l'hai più sentita da...- scossi la testa.
- Non la sento dall'altro ieri. Stamattina mi ha chiamato James,
dicendomi di averla ritrovata e che adesso era a casa. Gli ho chiesto
che fine avesse fatto, cosa era successo, ma mi ha liquidato con un
"non sono affari tuoi" e ha staccato il telefono- mormorai, sbuffando.
- Beh, già è tanto che ti ha avvisato, a
quanto ho capito- alzai lo sguardo, accigliato.
- Dai ragione a loro, per caso?- alzò le braccia in segno di
resa.
- Qui pensate solo ad incolparvi a vicenda, come se vi trovaste
dall'FBI. Vi ricordo che di mezzo c'è Renesmèe e
non solo voi, non siate egoisti. Soprattutto tu, Edward.
Perchè non hai ancora alzato le chiappe e non sei corso da
tua figlia?- arrivò la cameriera con i nostri
caffè e il cornetto, sorridendoci. Le lasciai una banconota
tra le mani, ricevendo anche un sorriso da Camille. Ormai era abituata
ai miei gesti -come diceva lei- di galanteria.
- Allora, Edwarduccio?- alzai un sopracciglio. - Mamma, e come sei
suscettibile! Sembri me due giorni prima del ciclo- Dio, che avevo
fatto di male per avere un'amica come Camille?!
- Non lo so, okay? Ho una fottuta paura di andare da lei. Che devo
dirle? "Ehi, sono tuo padre"? Dio, mi sembra ancora così
strano dirlo ad alta voce, anche solo pensarlo-
- Beh, immagina lei come si sia sentita quando ha scoperto di essere
incinta, allora...- mormorò, sorseggiando il suo
caffè.
- Mi stai irritando, Camille-
- Senti, Edward. Non voglio prenderti per culo, dicendoti che
sì, hai tutte le ragioni del mondo. Certo, hai ragione, ma
anche lei ha avuto le sue. E, sinceramente, da donna, mi metto nei suoi
panni. E beh, forse avrei fatto la sua stessa identica cosa...-
- Che sciocchezze stai dicendo?- sbottai, allontanando la tazza.
- Dico quel che penso. Lei era convinta che tu l'avessi tradita, non
dimentichiamocelo-
- Lei è scappata, non mi ha dato modo di spiegarle-
- Ma non l'hai cercata, ti sei arreso... Senti, Edward, non voglio
litigare con te. Ti sto dando il mio parere e non sto dando ragione a
Isabella. Voglio solo dirti di concentrarti su tua figlia adesso,
punto. Renesmèe.è.tua.figlia. Comportati da
padre, okay? Realizza questa cosa perchè è vera.
Lo hai sempre sperato, in fin dei conti. Adesso agisci, punto- annuii,
sorridendo.
- Scusa, è che sono nervoso...-
- Tranquillo. Okay, adesso devo andare al turno. Ci vediamo dopodomani-
si alzò e mi fece un occhiolino.
- Ma domani....- mi fermò.
- Domani ricomincia la scuola. E tu andrai da Renesmèe e la
inviterai a cena a casa tua. Ah, non voglio obiezioni. Buona giornata, paparino- scappò
da me e scossi la testa, cercando di sollevarmi di morale. Finii di
sorseggiare il mio caffè in fretta e poi andai in macchina,
sgommando verso casa.
Mi serviva una bella dormire. Sempre se fossi riuscito a chiudere
occhio.
Il giorno dopo aprii gli occhi due minuti prima della sveglia. Ero
improvvisamente sveglio e attivo, ma soprattutto sentivo il cuore
battere forte e uno strano senso di nausea artigliarmi lo stomaco. Se
non fossi stato uomo, avrei iniziato a pensare di essere incinta. Mi
alzai dal letto, staccando la sveglia e precipitandomi in bagno. Feci
una doccia calda, lasciai la barba appena accennata sul viso, capelli
disordinati come sempre. Presi un veloce caffè mentre
indossavo la camicia e, dopo aver afferrato la borsa, mi misi in auto.
Ero impaziente e nervoso di arrivare a scuola. Quel giorno avrei
rivisto Renesmèe per la prima volta dopo quel giorno. Certo,
sarebbe stata sempre lei ma... ma cazzo, era mia figlia! Un conto era
guardarla e pensare "Come vorrei che fosse mia figlia", un altro era
pensare "quella è mia figlia"-
Come si sarebbe comportata? Io che avrei fatto? Come avremmo risolto
tutta quella bizarra situazione, che in realtà non aveva
niente di bizzarro?
E poi ci sarebbe stata anche Bella...
E niente, Edward. Devi solamente pensare a tua figlia adesso,
è lei che conta davvero.
Arrivai al parcheggio della scuola e notai la macchina di Bella
già parcheggiata al solito posto. Quindi era già
arrivata, e sicuramente anche Renesmèe.
Prendendo un respiro profondo, scesi dalla macchina e la chiusi con
l'allarme. Procedetti con passo tenue verso l'entrata, trattenendo il
respiro. Mancavano cinque minuti all'inizio delle lezioni e a stento
ricordavo in che classe fossi. Quel giorno mi toccava la classe di
Renesmèe alla terza ora, subito dopo matematica.
Fortunatamente non mi toccava l'ora successiva a Bella. Non me la
sentivo proprio di incontrarla. Cosa avrei potuto dirle poi?
Andai in segreteria a firmare e mi trovai, come al solito, Tanya di
fronte che prendeva il caffè. Sbuffai, rammentando la sua
presenza in quell'istituto, e cercai di firmare in fretta.
- Edduccio!- mi chiamò, con la sua voce da gallina. Una
parola sbagliata e avrei abbandonato la mia teoria sul non far del male
alle donne.
- Buongiorno, Tanya- risposi distaccato, posando la penna sul tavolo.
- Ci vediamo una di queste sere?- sbuffai.
- Tanya, non rompere, okay?-
- Non mi dire che stai ancora dietro alla provincialotta e sua figlia?
Figlia bastarda, tra l'altro. Chissà chi si è
scop- sbattei il pugno sulla tavola.
- NON.TI.PERMETTE! Chiaro? Non ti permettere nemmeno di pronunciare i
loro nomi, o giuro che ti denuncio Tanya. A te e a quei falsi che mi
ritrovo come genitori. E adesso togliti davanti, prima che abbandoni la
gentilezza- me ne andai da quella camera e raggiunsi la classe dove
avrei dovuto tenere lezione.
Mancavano solo cinque minuti e la campanella sarebbe suonata,
annunciando la fine della seconda ora e quindi l'inizio della terza.
Sistemai i libri nella borsa e salutai i ragazzi, dirigendomi fuori
dall'aula. La campanella suonò con due minuti di anticipo e
mi diressi verso la sua classe. Camminavo tenendo lo sguardo basso,
evitando incontri "spiacevoli".
Il professor Berty stava uscndo dall'aula, quando io arrivai. Mi
salutò con un sorriso scocciato e passò oltre,
dirigendosi nell'altra classe. Okay, calma Edward. E'
sempre lei, sempre Renesmèe. La piccola che ti ha catturato
dal primo istante, la ragazzina che ha suonato con te al pianoforte,
colei che ti ha fatto desiderare di essere padre.
Renesmèe...
La figlia di Bella, la figlia della donna che ami e che odi.
Tua fuglia... Presi un respiro profondo ed entrai in classe, sibilando
un "Buongiorno". Da codardo qual'ero, il mio sguardo non
andò subito a cercarla, ma infilai la testa tra le pagine
del registro, segnalando gli assenti. Chiusi il fascicolo e mi alzai.
- Okay, ragazzi. Andiamo in auditorium- deglutii, uscendo dalla classe. Codardo, codardo,
codardo. Ecco cos'ero.
Semplicemente un codardo.
POV RENESMEE
Camminavo lungo il corridoio, affiancata da Leah. Edward camminava a
tre metri di distanza da noi, rigido e nervoso.
Mi sarei aspettata, di certo, un qualcosa di diverso. Anche solo uno
sguardo fugace e un sorriso, come a dirmi "adesso lo so e ne vado
fiero". E invece era avvenuto tutt'altro. Non mi aveva rivolto un solo
sguardo ed era stato freddo e teso per tutto il tempo. Aveva evitato di
guardare dalla mia parte.
In quel momento avrei voluto prenderlo a schiaffi, perchè
stava rovinando tutta la mia vita.
Sì, ero contenta di essere sua figlia, che proprio lui fosse mio
padre, ma...
Ma mia madre, con lui, era praticamente morta. Ormai non sorrideva
più, non guardava più nessuno negl'occhi, a
stento parlava. Nemmeno con James parlava più, il che era
molto grave. Non mi abbracciava più come una volta, non era
serena...
E adesso lui mi evitava, dopo aver accusato mia madre di
chissà cosa.
Codardo!
- Ness, stai calma- mi sibilò Leah, carezzandomi un braccio.
Le lanciai uno sguardo e sospirò, comprendend i miei
pensieri.
Quando entrammo in auditorium, ci accomodammo sulle sedie blu di
plastica, uno affianco all'altro. Anzichè sedermi in prima
fila, come al solito, trascinai Leah verso l'ultima figlia. Edward
sembrava voler perdere tempo, sistemando il registro e il piano.
Sbuffai, scocciata da quella situazione.
- Senti, so che sei nervosa, ma capiscilo... cioè...-
- Capiscilo?- mi girai a guardare la mia migliore amica mentre sparava
palle. - E a me chi mi capisce? Aspettavo questo momento da anni, e
adesso manda tutto a put- mi tappò la bocca con una mano,
notando la mia voce alterarsi. - Basta!- sibilai, alzandomi.
- Professore posso andare in bagno?- chiesi, guardando verso la porta.
- S.. sì, certo- balbettò, mentre io
già uscivo da quella cazzo di porta. Mi diressi a passo
spedito verso il bagno, decisa di rimanerci dentro per l'intera ora.
Sapevo che questo fosse un atteggiamento da bambina, ma lui era
più bambino di me e aveva venti anni più di me!
Mi sciacquai la faccia, cercando di sbiare un pò le idee.
Uscii dal bagno, e iniziai a camminare per il corridoio, senza una meta
precisa. Sbuffai più volte, anche preoccupata di poter
incontrare mia madre. Ma sapevo che durante le lezioni non usciva mai,
quindi potevo stare anche tranquilla.
Aggiustai i ricci dietro la mollettina e pettinai le sopracciglia con
le dita, sbuffando un ennesima volta.
- Presa!- mi tappò la bocca, mentre mi afferrava per i
fianchi e mi trascinava in bagno.
- Accidenti, stava per venirmi un infarto!- sibilai, portando la mano
sul petto.
- Scusa scricciolo, non volevo spaventarti- mi girai a guardarlo e
sorrisi nel momento in cui incrociai i suoi occhi.
- Ciao- mormorai, come una stupida.
- Ciao- avvicinò le sue labbra alle mie, carezzandole
dolcemente. - Mi sei mancata da morire...-
- Anche tu Jake- afferrai i suoi capelli corti tra le mani e pregai che
il tempo si fermasse.
- Che ci fai in giro, tutta sola soletta, col rischio che i lupi
possano saltardi addosso?-
- Aspettavo che qualche lupo mi saltasse addosso, infatti- le nostre
labbra di scontrarono di nuovo e sorrisi come un ebete.
- Tanto ormai lo sanno tutti che sei la mia ragazza, nessuno
oserà avvicinarsi a te-
- Mh, mh- lo baciai di nuovo, mentre rabbrividivo al tocco delle sue
mani sui miei fianchi.
- Che ci fai qui fuori, seriamente?- sbuffai.
- Scappavo dall'auditorium- lo abbracciai, affondando il viso nel suo
collo.
- Mh, deduco che qualcosa sia andato storto con tuo padre- annuii. -
Che è successo, piccola?- mi carezzò dolcemente
la schiena.
- Non si è degnato nemmeno di guardarmi, niente. Mi evita-
singhiozzai, sentendo di non poter contenere più tutti quei
sentimenti.
- Shh- sibilò, carezzandomi anche i capelli.
- Non ce la faccio più, Jake. La mamma... lei non
è più lei, è come morta-
- Non dire così, Ness-
- Ma è così, però. Anche zio James lo
ha notato, non parla, non mangia, non ride. Non fa nulla-
- Sarà solo un momento...-
- Io... non oso immaginare cosa gli avrò detto lui quando...
quando lo ha saputo. Non ci ha voluto dire niente di preciso, nulla.
Solo che si è arrabbiato e basta. Poi non so se ha detto
qualcosa a James, ma non penso gli abbia detto chissà quanto
in più. A volte la vedi che si incanta, guarda nel
vuoto e se la chiami non si gira, rimane immobile come una statua. La
notte non dorme, la sento che va avanti e indietro e quando sto nel
corridoio sento che si muove nel letto. Lei non era così,
Jake. Non lo era- scoppiai a piangere, abbracciandolo forte.
- Sh, amore mio. E' dura, lo so, ma... ma sei la più forte
di tutti in questa situazione. Devi resistere, okay?-
- Ma come faccio se mio padre non mi rivolge nemmeno la parola?-
- Dagli tempo di assimilare la notizia, poi vedrai quanto
sarà fiero di avere una figlia come te- seglutii.
- Tu pensi?- mi baciò i capelli.
- Io ne sono sicuro. E adesso- mi prese il volto tra le mani e
asciugò le lacrime con i pollici. - Va dentro e fa vedere
chi è davvero Renesmèe Swan quasi Cullen- mi
lasciai scappare un sorriso.
- Grazie Jake...- lo baciai a fior di labbra.
- Questo e altro per la ragazza che amo-
Rientrai in auditorium, cercando di evitare lo sguardo di Edward. Mi
sedetti al fianco di Leah, che mi guardava accigliata.
- Ho incontrato Jake-
- Oh, questo spiega le tue labbra rosse- la guardai di sbieco, mentre
sogghignava.
- Okay, ragazzi. State studiando su uno strumento?- Edward
iniziò a parlare, mentre la classe rispondeva in coro un
"sì". - A qualcuno va di esibirsi?- nessuno parlò
più, così Edward si sedette a pianoforte. -
Renesmèe, ti andrebbe di venire a suonare qualcosa con me?-
strabuzzai gli occhi, mentre si girò a guardarmi e
sorridermi. Sentii un battito mancare al mio corpo e, come una
deficente, annuii.
- In bocca al lupo- sibilò Leah, mentre mis sorrideva.
Ricambia il servisa nervosa e mi alzai, dirigendondomi al pianoforte
con passo lento e tremante. Evitai con tutta me stessa lo sguardo di
Edward e mi sedetti al suo fianco, di fronte al piano nero e lucido.
- Ti va di provare insieme quella
melodia?- mi chiese, sollevando la protezione dai tasti.
Annuii, deglutendo. Capii che si riferisse alla melodia che aveva
composto per mia madre e questo mi rendeva ancora più
nervosa. - Pronta?- mi chiese, girandosi nella mia direzione. Lo
guardai per la prima volta e vi ci trovai una nuova luce, che mi
portò, inconsapevolmente a sorridere.
Avevamo lo stesso colore di occhi, la stessa tonalità di
verde.
Gli stessi capelli ramati e scomposti, con gli stessi riflessi rossicci.
Le stesse mani fini e delicate, adatte a suonare il pianoforte.
E, mentre quest'ultime inncominciavano a scorrere sui tasti bianchi,
sentii il cuore battere forte e un sorriso spuntare sulle labbra. Stavo suonando con mio
padre.
Edward.
Mio padre. Nervosa continuai a suonare insieme a lui, mentre regnava
il silenzio intorno a noi. Sentivo lo sguardo di Leah posato su di noi,
i pensieri di Jacob rivolti a noi, la sofferenza di mia madre causata
da noi.
In questo momento ruotava intorno a noi. Sofferenza, emozione,
proeccupazione, soddisfazione.
E mi sentivo felice, completa.
Lasciai le mani scivolare sui tasti dolcemente, cercando di imitare i
suoi movimenti aggraziati. Sapevo quella
melodia a memoria, l'avevo provata e riprovata decine di
volte a casa sua. Era la prima melodia che mi aveva insegnato, anche se
non avevo mai accennato nulla con mia madre.
Stavano arrivando le note finali e non sapevo cosa sarebbe successo al
termine. Ma continuai a suonare, fino a quando non battei l'ultima
nota, seguita da lui. Da mio padre.
L'auditorium si riempì di applausi e sorrisi, girandomi
nella sua direzione. Sorrideva come me, con gli occhi lucidi e le
labbra strette tra di loro.
Inaspettatamente, avvicinò una mano alla mia guancia e
l'accarezzò, sorprendendomi.
- Sono orgoglioso di te, tesoro-
mi dovetti trattenere dallo scoppiare a piangere e dal
tuffarmi tra le sue braccia. Nessuno sapeva di noi e...
Ma, prima che potessi concludere questo pensieri, Edward mi
abbracciò forte a sè, stringendomi forte. Una
lacrima scappò al mio controllo e cercai di trattenere le
altre.
- Grazie, grazie di essere tu-
mi sussurrò, stringendomi forte. Ci staccammo
sotto gli sguardi sbalorditi dei miei compagni e arrossii, mentre mi
dirigevo al mio posto. Leah mi abbracciò, sorridendo.
- Te lo avevo detto- le sorrisi dolce, mormorando un "grazie".
La lezione continuarono normalmente. Edward spiegò i suoi
bassi e quelli alti e alcune tecniche di suono. Ero abbastanza
distratta e non capii quasi nulla della lezione. Infatti, quando la
campanella suonò, sobbalzai spaventata. Ci alzammo e ci
dirigemmo in classe, quando mi sentii chiamare.
- Renesmèe?- mi girai e trovai Edward dietro di m, che mi
raggiungeva. Feci un cenno a Leah, che continuò ad andare in
classe.
- Ehm, sì?- sentivo le guance rosse e il cuore mi batteva
forte, come se si trattasse di un ragazzo di cui ero eternamente cotta.
Ma si trattava solo di
mio padre. Sì, solo. - Volevo chiederti se... oggi pomeriggio ti andrebbe di-
deglutì. - Di venire da me- portai una ciocca di capelli
dietro all'orecchio.
- D... dovrei chiedere alla mam- mi bloccai, sbuffando. Lui aveva gli
stessi diritti di lei, quindi, in teoria, non avrei dovuto chiederle il
permesso. Ma era sempre mia madre, cavolo!
- Se vuoi venire, cioè.. non devi chiederle...-
indugiò.
- Lo so, scusa. E' che... devo farmici l'abitudine...- sospirai. - A
che ora?- continuai, sorridendo. Gli si illuminarono gli occhi.
- Quando vuoi. Anzi, se preferisci, ce ne andiamo direttamente insieme
alle quattro quando usciamo da scuola, così non
disturbì ne... nè tua madre nè James.
Sempre se vuoi- parlava velocemente, nervoso.
- Va bene. Allora... ci vediamo fuori?-
- Sì, va bene-
- Ah, Edward?- lo chiamai, prima di scappare in classe. Si
girò e mi guardò, ancora più nervoso.
Lo avevo chiamato Edward, ma non potevo chiamarlo papà. Cioè...
era troppo strano, avevo solo bisogno di... tempo.
Accidenti!
- Sì?-
- Se faccio tardi, aspettami. Devo avvertire mia madre-
annuì, mentre il suo sorriso spariva lentamente dal suo
volto. - A dopo- sussurrai, allontanandomi.
Il resto della mattinata trascorse facilmente. Tutti i professori
spiegarono e ci lasciarono il tempo di assimilare questo ritorno dalle
vacanze natalizie. All'ultima ora avevo letteratura inglese, ossia mia
madre. Quando entrò, salutò con un "buongiorno"
freddo e distaccato. Non chiese nè come fossero andate le
vacanze, nè niente di niente. Aprì solo il libro
e cominciò a spiegare un nuovo argomento. Sentivo i borbotii
scocciati di tutti i ragazzi, anche sorpresi dalla freddezza della prof.
Non potei non restare ad osservarla per tutta l'ora, mentre parlava con
lo sguardo fissò sul libro o contro al muro azzurrino
dell'aula. Era trementamente pallida, più del solito e
sembrava addirittura dimagrita. Aveva enormi occhiaie nere coperte da
uno spesso strato di correttore, quasi finito nel cassettino del
trucco. I suoi occhi erano... neri, e non color nocciola come
sempre.
Lei non era mia madre, lei era... una sconosciuta, ecco.
Sospirai, posando la testa sui libri e cercando di non piangere.
Cosa le aveva detto Edward per ridura in questo stato? Cosa era
realmente successo tra loro per... ucciderla in questo modo?
Cercavo di darmi risposte su risposte, ma non ne trovai. Edward amava
mia madre, nonostante gli anni passati.
Ma allora perchè si evitavano? Perchè mia madre
si stava spegnendo giorno dopo giorno?
Come sempre la campanella interruppe quel flusso infinito di pensieri.
Mia madre segnò diverse pagine di teoria e salutò
tutti con un "arrivederci" freddo e decisamente non da lei. Aspettai
che tutti uscissero e salutai Leah, che sapeva che sarei dovuta andare
da mio padre; le avevo chiesto di avvisare anche Jacob, nonostante le
avrei mandato anche un messaggio al telefono.
- Andiamo?- mi chiese la mamma, mentre prendeva la borsa. Solo in quel
momento mi accorsi che eravamo rimaste sole.
- Ehm, mamma... devo chiederti una cosa..- sollevò lo
sguardo, spento e accigliato.
- Dimmi- dov'era finito il suo solito dimmi tesoro mio?
- Prima... Edward mi ha invitata a casa sua, subito dopo
la scuola e...- perchè mi sentivo come se l'avessi pugnalata
nello stomaco?
I suoi occhi scattarono e la vidi deglutire, mentre prendeva profondi
respiri.
- Ma se non vuoi, non ci vado. Non ci sono problemi, davvero- mi
affrettai a dire, preoccupata della sua reazione. Scosse la testa,
mentre prendeva le chiavi dalla borsa.
- Non ti preoccupare, è giusto che tu vada. Ci vediamo
stasera a casa allora?- aveva spostato lo sguardo verso la porta.
- Sì, penso che mi accompagni lui...- annuì. -
Sei sicura?- annuì di nuovo.
- Sì, tranquilla. Ci vediamo stasera allora- sorrise
dolcemente, stringendo le labbra. Ma il suo sguardo era sempre fisso
verso la porta.
- Va bene. A stasera- uscimmo dall'aula, prendendo strade diverse.
I suoi occhi...
Preoccupazione, ecco cos'era. Lei aveva paura che Edward mi portasse
via da lei, che io preferissi lui a lei e che potessi lasciarla.
Quant'ero stata stupida!
Mi girai, sperando di trovarla ancora dietro di me. Era a soli due
metri di distanza, così la chiamai in fretta.
- Mamma?- si girò, sorpresa.
- Sì?-
- Ti voglio bene- mi sorrise, ma stavolta sinceramente.
- Anche io, tesoro. Anche
io- sorridendo mi diressi verso l'uscita.
E nervosa andai verso l'uscita, pronta ad affrontare un nuovo futuro.
Un futuro che mi era sempre stato negato, ma che finalmente potevo
avere.
Parlo sotto, ora siete troppo
curiose lol
Scusate ancora il ritardo!
Buona lettura xx
POV
EDWARD
- Ci vediamo domani a scuola tesoro, va bene?- le sorrisi, baciandole i
capelli e carezzandole una guancia. Lei annuì, posando un
delicato bacio sulla mia guancia.
- A domani. Ti voglio bene-
- Anche io tesoro- scese dall'auto e attesi che entrasse dentro, prima
di partire e tornare a casa. Sentivo già la sua mancanza,
eppure erano passati solo due minuti, forse meno. L'abitacolo era
troppo silenzioso senza la sua risata o la sua voce; anche il suo
profumo riempiva lo spazio in cui mi trovavo. Mi sentivo,
improvvisamente, voglioso di andare a scuola il giorno dopo.
Avevo passato il pomeriggio più bello della mia vita.
Renesmèe era una ragazza o bambina-dipende dai punti di
vista- speciale e unica. E non perchè fossi suo padre, ma
perchè lo era realmente.
Inizialmente eravamo entrambi in imbaratto, nonostante il momento
commovente il auditorium. Non sapevamo di che parlare o come
comportarci l'uno nei confronti dell'altro, ma alla fine avevamo
entrambi capito che stavamo sprecando solo tempo. Abbiamo iniziato a
parlare di scuola,a pprofondendo la materia musica e, soprattutto,
pianoforte. Mi aveva raccontato che da piccola suonava la pionalo,
intonando canzoni conosciute come "Bianco Natale" o "Buon Compleanno".
Non era mai andata a fare corsi di piano, però; non aveva
specificato il motivo, ma temevo di conoscerlo bene. Sapevo benissimo
quanto costassero lezioni di questo strumento, le avevo seguite anche
io. solo che io non avevo avuto problemi nel pagamento, visti i soldi
dei miei genitori, ma lei... beh, forse era stato un problema del tutto
economica. Ma adesso le avrei dato io lezioni e avrebbe potuto imparare
a suonare, come da sempre aveva sognato. Inoltre, amava la letteratura
inglese e non potei non sorridere, pensando che era la copia spiccicata
mia e di sua madre. Amava sia la musica, mia passione, che la
letteratura, quella di Bella.
Avevo scoperto che i nostri gusti erano simili e che, entrambi, eravamo
allergici alle more; aveva scoperto questa sua allergia mentre era al
compleanno di una sua amichetta all'asilo e aveva mangiato la torta
alle more: si era ricoperta di macchie esubito avevano dovuto chiamare
sua madre che, terrorizzata, l'aveva portata all'ospedale e
lì scoprì la sua allergia. Ma, sicuramente, Bella
aveva capito immediatamente cosa fosse successo dopo che aveva scoperto
il menù della serata.
Mi aveva raccontato di ogni suo anneddoto infantile e anche
adolescenziale, per quanto ricordasse. Mi aveva promesso di portarmi
l'album delle foto e i video, così da poter vedere tutto.
Lei appena nata, la sua prima pappa, nella culla, con i vestiti di
Carnevale, i suoi primi passi, le sue prime parole, i codini, vestitini
da bamboline, il suo primo giorno da scuola col grembiule e lo
zainetto, le sue bambole.
Tutto, volevo sapere tutto.
Ero consapevole che osservare le fotografie non sarebbe stato come
vivere quei momenti da vivo, ma sarebbe pur stato qualcosa.
Naturalmente, Renesmèe, non mi chiamava ancora papà. Utilizzava
il mio nome, un pò titubante, ma non mi chiamava ancora in
quel modo. In un certo senso, potevo anche comprenderla. Non era
abituata a, primo, avere un padre e, secondo, vedere me come suo padre.
Ci sarebbe voluto tempo, ma sentivo che tutto sarebbe andato per il
metro, tra me e lei. Mentre,
invece, la vedevo tragica per quanto riguarda la situazione con Bella.
Non sarebbe stato facile, adesso, accordarsi per i turni della
bambina. Ma io pretendevo
che lei vivesse anche con me e avrei fatto di tutto, pur
di riavere indietro quei diritti da padre che mi erano stati strappati
fin dall'inizio.
Renesmèe era mia figlia. Questo era l'importante, null'altro.
***
Erano passati tre giorni dal
mio incontro con Renesmèe e le cose andavano benissimo. Ogni
qual volta ne avevamo l'occasione, ci fermavamo a chiacchierare e a
parlare delle nostre giornate. Si stava creando un rapporto intenso e
profondo, tra noi, e non potevo non esserne felice.
La situazione con Bella, invece, era normale. Beh, normale nel senso
che non ci parlavamo da quel famoso giorno. Facevo di tutto per non
incontrarla nel corridoio, deviando ogni qual volta la vedevo; anche
se, probabilmente, non si sarebbe accorta nemmeno della mia presenza se
le fossi passato affianco. La vedevo sempre con lo sguardo basso e
assente. Ma, sinceramente, non mi interessava più di tanto.
Se stava soffrendo per la mancanza di sua figlia, ne ero felice; avrei
anche potuto riderne, volendo. Stava provando quel che avevo provato io
quando mi aveva confessato, o meglio, avevo scoperto, che
Renesmèe era mia figlia.
Anche con James, la situazione, non era delle migliori. Non ci
salutavamo, nè parlavamo. Un ragionamente da ipocrita, per
lui, visto che non ero io a stare dalla parte del torto.
Oggi, invece, sarei andato da Renesmèe emi sarei fermato a
parlare con Bella. Volevo che Renesmèe avesse il mio cognome
e che sistemassimo lla documentazione.
Quando arrivai a destinazione, ad aprirmi, fu Renesmèe.
Appena mi vide mi saltò letteralmente addosso,
abbracciandomi.
- Cinque minuti in ritardo!- mi sgridò, indicando l'orologio.
- Scusa piccola, non accadrà mai più- le feci un
occhiolino. - Tua madre è in casa?- le chiesi e, in quel
momento, la vidi irrigidirsi. Non parlavamo mai di lei e faceva sempre
di tutto per evitare di nominarla.
- Certo- mi rispose, accigliandosi.
- Mi faresti entrare? Devo parlare con lei-
- Ed... io non so se...-
- Devo parlare di alcune faccende riguardo te, cinque minuti al massimo
a facciamo- sospirò ed annuì, rattristendosi
immediatamente. Mi fece entrare e posai il cappotto all'attaccapanni.
- Mamma?- urlò, chiamandola.
- Sì?- sentii la sua voce ovatta provenire da un'altra
camera.
- Puoi venire un attimo?- sentii la porta aprirsi e poi chiudersi e,
dopo venti secondi, Bella arrivare. Indossava una tuta nera e aveva i
capelli legati in una coda disordinata. Notai subito il suo corpo
dimagrito e le occhiaie che segnavano i suoi occhi. Forse aveva
l'influenza.
- Ciao- dissi, educato. Appena sentì la mia voce,
alzò la testa di scatto. Aveva gli occhi sbarrati e schiuse
per un secondo la bocca. Non appena incrociai i suoi occhi,
però, li riabbassò, guardando a terra.
- Ciao- rispose con voce rauca.
- Devo parlarti-
- Certo- mi fece segno di sedermi, tenendo sempre lo sguardo basso. Si
sedette dull'altro divano, di fronte al mio. - Dimmi-
- Penso che tu sappia già cosa voglio- dissi, freddo.
- Certo-
- Bene, come hai intenzione di fare?-
- Penso che Renesmèe, nei suoi quattordici anni, sia in
grado di scegliere da sola cosa vuole fare. Non c'è bisogno
di ricorrere a giudici o chissà cosa. Sistemeremo la
paternità e quant'altro e lei sceglierà con chi
stare- si morse le labbra, mentre Renesmèe si sedeva ai
piedi del divano.
- Penso che sia giusto così. Se volessi, potrei benissimo
denunciarti, lo sai, vero?-
- Certo- mi sentivo soddisfatto di me stesso, mentre la vedevo mordersi
le labbra violentemente.
- Ma non lo farò, non voglio che Renesmèe abbia
altri problemi. Io non
le creo problemi-
- Se vuoi che io non ne crei a te, chiudi la bocca, che è
meglio- mi girai di scatto, udendo la voce di James alle mie spalle.
- E io penso che a te non debba interessare- risposi, prontamente.
- Che ti piaccia o no, sono una specie di padre per Renesmèe
e quindi mi interessa eccome-
- Puoi toglierti anche il disturbo, ormai Renesmèe ha il suo
vero padre-
- Se volessi, ti farei zittire in un secondo. Quindi, adesso, vedi quel
che devi fare e poi esci da questa casa-
- James...- lo richiamò Bella, alzando lo sguardo e
guardandolo negl'occhi. Sentii una fitta allo stomaco, mentre i loro
occhi si incrociarono per un breve istante.
- Voglio che Renesmèe abbia il mio cognome- continuai,
ignorando quel loro sguardo.
- Lo avrò automaticamente nel momento in cui dichiarerai la
paternità. Naturalmente, affiancato al mio, ormai- arricciai
il naso, ma dovetti accontentarmi.
- Perfetto, a giorni ti porterò i documenti da firmare-
- Va bene- mi alzai, voglioso di scappare via da quella casa. -
Renesmèe, tesoro, ora tocca a te scegliere...- la guardai,
ma non ricambiò il suo sguardo. I suoi enormi occhi verdi
erano fissi sulla figura di sua madre, seduta nel divano troppo grande
per lei. Alle mie parole, però, si girò per
guardarmi e notai le sue labbra stringersi.
- Edward... non costringermi a scegliere, okay?- a quelle parole sentii
un secchio d'acqua ghiacciata scorrermi lungo le vene. - Lei... lei
è mia madre, sto con lei da quattordici anni e di certo non
posso lasciarla adesso perchè ho ritrovato mio padre.
Sì, ha sbagliato, ma l'ho anche perdonata. Di certo non
lascerò mia madre per uno sbaglio, perchè tutti
ne possono fare-
- Assurdo, è più intelligente di suo padre. Non
dovrei stupirmi, nonostante la differenza d'età- lanciai
un'occhiataccia a James, sarcastico nel suo commento rompi coglioni.
- Quindi...?- sentivo la voce tremare, timoroso di poter perdere la mia
bambina.
- Non devo per forza scegliere, perchè ora che ti ho trovato
non voglio nemmeno abbandonarti. Per ora rimaniamo così, poi
si vedrà...- annuii, rilassando i muscoli. Per un attimo
aveva temuto che Renesmèe scegliesse Bella
anzicchè a me. Certo, forse, in senso lato, avrebbe avuto un
senso, ma non potevo accettarlo. Come aveva potuto perdonarla
così velocemente, dopo uno sbaglio simile? Non era
concepibile. Io, dopo quattordici anni, non avevo ancora perdonato mia
madre per avermi fatto allontanare dalla donna che amavo.
- Okay, va bene- sospirai profondamente. - Andiamo a fare un giro,
Ness?- la mia bambina mi sorrise e annuì, scattando all'in
piedi.
- Mamma, posso?- guardò sua madre e sentii i muscoli dello
stomaco stringersi.
- Certo, tesoro- le sorrise, ma sapevo bene quanto quel sorriso fosse
falso; nessuno la conosceva meglio di me, nonostante tutto. Ma di
nuovo, non mi interessava più di tanto. Erano fatti suoi,
nonostante ogni volta incrociavo di sfuggita il suo sguardo sento
sentivo lo stomaco bruciare.
- Okay, ci vediamo tra poco- le diede un bacio sulla guancia e mi
affiancò. - Andiamo?- annuii, carezzandole i capelli. Feci
un cenno con la testa come saluto ma non mi sforzai di parlare. Non
ricevetti nessun tipo di saluto o di gesto in cambio, e mi irritai
maggiormente.
Uscimmo da casa, mentre indossavo il cappotto. Era quasi Febbraio e
faceva ancora un freddo cane. In macchina io e Renesmèe
chiacchierammo tranquillamente, ma sentivo che qualcosa non quadrava.
- Ehi, scricciolo, mi dici che hai?- le chiesi, una volta entrati in
casa.
- Niente...-
- Su, dimmi tutto-
- Niente è che... niente, davvero. Non ti interessa poi
più di tanto- mi accigliai.
- Mettimi alla prova- sospirò.
- Sono solamente preoccupata per la mamma, tutto qui-
- Ah- riuscii solo a dire.
- E'... non è più la mamma, ecco. Non la
riconosco quasi più-
- Sarà un periodo no per lei, Ness. Vedrai che le passa,
mh?- annuì, poco convinta. - Che ne dici se suoniamo un
pò il piano?- mi guardò sorridente e
annuì velocemente.
Ci alzammo e andammo al piano, sollevando la copertura dei tasti. Ci
sedemmo entrambi sullo sgabello e la incitai, affinche iniziasse a
suonare qualcosa che lei coosceva e poi l'avrei seguita io a ruota.
Strinse le labbra tra di loro e, dopo aver mosso le dita in aria, le
posò delicatamente sui tasti bianchi. Riconobbi quelle note
fin dall'inizio e mi chiesi il perch di quella scelta.
Era la ninna nanna di Bella; quella che avevo composto per lei quindici
anni prima.
Quella che Bella cantava tutte le sere a nostra figlia, come se avesse
voluto immedesimarmi tra quelle dolci note.
Sentii il cuore stringersi e, con le mani tremanti, presi a suonare
anche io.
La melodia a quattro mani venne ancora meglio di quanto già
fosse; riuscivo a vedere quanto Renesmèe si concentrasse,
mentre suonava attenta ai tasti bianchi che sfiorava con le dita
pallide.
Continuammo per svariati minuti, ricominciando la melodia nel momento
in cui trminava. La provammo circa quattro volte, mai stanchi di
ascoltare le medesime note che, nonostante ciò, riuscivano a
suscitare sempre forti emozioni. Amavo quella canzone, per diversi
motivi. Ma, adesso, potevo amarla anche per un altro motivo.
Perchè suonarla con mia figlia era una cosa che non mi sarei
mai immaginato di poter fare in vita mia, nemmeno nei sogni
più lontani.
Finimmo la melodia, concludendo con le ultime due note
contemporaneamente. Mi tremavano le mani e sentivo l'aria tesa, ma al
tempo stesso rilassanta, intorno a noi. Guardai Renesmèe e
lei si girò a fare altrettanto. Un sorriso lieve le
spuntò sulle labbra, prima di abbracciarmi di slancio. La
strinsi forte a me, affondando il volto tra i suoi capelli profumati. Stavo abbracciando mia
figlia.
La mia bambina. - Ti
voglio bene, papà-
le lacrime sfuggirono al mio controllo, dopo quella frase
sussurrata da parte sua. Non credevo potessi mai raggiungere un tale
livello di felicità in vita mia. La strinsi forte al mio
petto, mentre i singhiozzi colpivano anche lei.
- Ti voglio bene anche io, amore
mio-
***
POV JAMES
- Amore sei troppo, troppo stressato- erano dieci minuti che camminavo
avanti e insietro in camera mia, mentre Victoria se ne stava seduta ai
piedi del letto ad osservarmi. Continuava a ripetermi quanto io fossi
stressato, ma io continuavo a rimanere nel mio silenzio rompipalle. Non
sapevo come facesse ad avere tutta quella pazienza, ma ringraziai il
cielo che lei fosse con me o, molto probabilmente, avrei fatto qualche
enorme cazzata.
- Vieni qui, siediti- mi indico il letto, al suo fianco. Sospirando
profondamente, cercai di accontentarla, sedendomi burbero al suo fianco.
- Non riesco a stare calma Vichy, non ci riesco, okay?-
- Mi spieghi che hai?- mi alzai di nuovo, ma stavolta senza camminare;
mi misi di fronte a lei, per poterla anche guardare meglio negl'occhi.
- E' per Bella, Vichy. Io... io non ce la faccio a vederla
così, okay? Nemmeno i primi mesi in cui l'ho conosciuta si
era ridotta in questo stato. Andava avanti, nonostante tutto, per sua
figlia; era consapevole del fatto che se si fosse lasciata andare, lo
avrebbe fatto per due. Mentre adesso, invece, sa di potersi lasciare
andare e lo sta facendo, fin troppo bene-
- Ti preoccupa davvero così tanto?- annuii.
- Non mangia da non so quanto. Lei dice di aver mangiato quando le
chiedo di mangiare insieme, ma non le credo e anche i suoi vestiti non
la credono. Hai visto quanto è dimagrita in quest'ultimo
mese? E' passato un mese da quel dannato giorno e non è
successo niente, niente, niente-
- Da quanto tempo non vedi... Edward?- drignai i denti al solo pensiero
di quell'uomo.
- Da tre settimane, più o meno. Da quando è
venuto a chiedere il permesso
a Bella riguardo l'affido di Renesmèe e il
cognome- le pratiche erano state avviate. Edward aveva mandato i moduli
tramite Renesmèe e, dopo aver letto sia io che Bella,
quest'ultima aveva firmato riconsegnando i moduli a
Renesmèe. A giorni, al suo cognome si sarebbe aggiunto
quello di suo padre. Renesmèe Swan
Cullen.
- Sono sicura che passerà James. Non deve
essere facile per Bella, cioè... mettiti nei suoi panni-
scossi la testa.
- Non la conosci, Vic. Non sai... lei non parla, non sorride, non fa
nient'altro che fare il suo lavoro, dare la buonanotte di sfuggita a
sua figlia e chiudersi in camera sua a guardare, molto probabilmente,
fuori dalla finestra. Questa
non è Bella. Questa non è la mia Bella- mi
portai le mani tra i capelli, alzando gli occhi al cielo.
- Dio... se potessi lo prenderei a schiaffi, risvegliandolo da questo
sonno egoistico in cui è caduto. Si crede di essere l'unico
a soffrire al mondo, quando non ha la più pallida idea di
quello che ha passato Bella e di quello che sta passando-
- Non ti parla Bella? Cioè, da quanto ho capito voi
parlavate molto prima...-
- Sì, ci dicevamo tutto.
Ma adesso più nulla, è come se fossi
un estraneo per lei. E non lo sopporto Vichy, non lo sopporto- Victoria
mi abbracciò e la strinsi a me, cercando di calmarmi.
- Prova a parlarle, a stringerla a te e a farla sfogare. Tu sai quel
che devi fare James. Lo hai sempre saputo, la conosci meglio di
chiunque altro, forse anche meglio di Edward stesso-
- Mh..-
- Tu la ami, James. L'hai sempre amata- la guardai, accigliato. - Ami
la tua migliore amica, da migliore amica. Il vostro è un
legame speciale, che va oltre la semplice amicizia. L'hai aiutata a
crescere una bambina da sola e a crescere lei stessa. E' diventata
donna grazie a te e tu sei diventato uomo insieme a lei. Avete
condiviso tutto nella vita e adesso potete farcela, puoi aiutarla a
prendere la giusta decisione. E anche tu capirai qual'è il
tuo ruolo in questa situazione e capirai cosa devi veramente fare-
l'abbracciai di più a me.
- Grazie Vic, grazie. Non so cosa farei senza di te-
- Affogheresti la tua ira in una bella bottiglia di birra- scoppiai a
ridere, scuotendo la testa.
- Sicuramente- mi sorrise.
- Va da lei, ora che Renesmèe non c'è. E' uscita
con Jacob, giusto?- annuii. - Allora hai una mezzoretta di tempo.
Và da lei e risolvete questa situazione, così
anche noi potremmo stare più in "pace"-
- Grazie amore, grazie- la baciai e lasciai casa mia, dirigendomi in
quella di Bella. Non mi presi nemmeno la briga di bussare, tanto sapevo
che o non mi avrebbe sentito o mi avrebbe aperto dopo un paio di
minuti. Così utilizzai la mia chiave e mi chiusi la porta
alle spalle. La casa era immersa nel silenzio e nel buio, come al
solito -ultimamente-. Mi accigliai, guardandomi intorno.
Sicuramente stava in camera sua a guardare fuori dalla finestra o a
correggere compiti in classe. Andai in camera a bussai, avendola
trovata chiusa. Non giunse risposta ed aprii. Non c'era nessuna, ma
appena sentii dei colpi di tosse mi diressi in bagno. Spalancai la
porta e trovai Bella accasciata sul water, con le mani poggiate alle
mattonelle.
- Bells!- mi precipitai da lei, mantenendole la fronte fredda e sudata.
Apriva la bocca per prendere aria ma i conati glie la facevano subito
richiudere. La cosa che maggiormente mi preoccupò,
però, non era l'atto in sè, ma il nulla. Nel
water non c'era che acqua e Bella aveva gli occhi fuori dalle orbite
per lo sforzo.
Certo, cosa voleva vomitare se non mangiava nulla?
Rimase altri cinque minuti con le testa abbassata, ma poi si
alzò lentamente. Le gambe le tremavano e le circondai le
spalle per sostenerla. L'aiutai ad arrivare al lavandino e si
sciacquò il viso, dopo essersi lavata i denti con il
dentifricio alla menta.
- Vieni, ti porto sul letto- la presi in braccio e solo in quel momento
mi resi davvero conto quando fosse dimagrita. Era leggerissima, e la
differenza si notava visibilmente. La posai sul letto, poggiandole le
spalle sui cuscini alti. Le passai una mano sulla fronte e, dopo aver
preso un'asciugamani, le asciugai la fronte sudata.
- Hai freddo?- le chiesi, sfregandole le braccia scoperte a causa della
maglietta a mezze maniche. Scosse la testa, rannicchiandosi comunque su
se stessa. Presi il lenzuolo e la coprii, stendendomi al suo fianco. -
Cosa hai intenzione di fare, Bells?- la strinsi a me, facendole
poggiare la testa sul mio petto.
- Niente..- sussurrò, con la voce roca.
- E' proprio questo il problema, tu non hai intenzione di fare niente-
- James... ti
prego..- la voce le si inclinò.
- Niente ti prego, Bella. Basta, davvero. Cosa vuoi fare? Darti
all'anoressia? Non mangiare e poi vomitare il nulla, mh?- scosse la
testa, mentre i singhiozzi iniziavano a farle tremare il petto. - Io
non ce la faccio più a vederti così, lo capisci?
Io e Renesmèe siamo preoccupati, ormai sei... sei morta, Bella-
rabbrividì alle mie parole.
- No.. io.. io non son-
- Sì, invece. Sei un robot, programmato per fare determinate
cose e non vai più avanti. Più nulla, zero.
Quando hai intenzione di ricominciare a vivere?- scoppiò a
piangere e mi stupii anche di questo gesto. Ormai non piangeva nemmeno
più, mentre adesso invece cercava di affogare i singhiozzi
sulla mia maglietta.
- Io... io non ce la faccio. Non... sono una frana, una delusione, lo
so ma... ma non-
- Sh, piccola mia. Ci sono io qui, okay? Lui... lui non ti merita,
okay? Non è l'unico uomo su questo pianeta, lì
fuori ci sono persone che farebbero di tutto per te. Vi siete amati
come mai nessuno si è amato, avete una figlia insieme ma...
ma è finita, Bells. E' finita e tu devi andare avanti-
tremavo anche io mentre dicevo queste parole.
- Ma io non ce la faccio, non senza di... di lui. Non con le sue parole
che rimbombano nella mia testa ogni santissima notte, ogni qual volta
lo vedo e ci penso. Sento le sue urla e i suoi mi hai delusa
dappertutto. Io..- la strinsi a me.
- Ti prego, basta. Non piangere, ti scongiuro-
- Aiutami, James, ti prego- abbassai lo sguardo e la trovai che mi
fissava con i suoi occhi marroni e spenti. - Aiutami- sussurrò,
un ennesima volta con la voce tremante. Le carezzai una guancia, prima
che chiudesse gli occhi. Sentii il suo corpo stremato rilassarsi e il
suo respiro diventare lieve. Si era addormentata, mentre il suo dolore
sembrava essersi tatuato nel mio petto. Lo sentivo tutto, lacrima dopo
lacrima, scorrere sul mio corpo e nella mia testa. Ogni ti prego, ogni aiutami erano una
pugnalata al cuore.
Rimasi lì ad accarezzarle i capelli per svariati minuti,
mentre continuava a dormire tranquilla. Ogni tanto, nel sonno,
continuava a ripeter quel suo
aiutami e sembrava che ogni volta un pezzo del
mio cuore si staccava da quell'organo pulsante.
Aveva ragione Victoria, io avevo il compito di aiutare
Bella. Di aiutare la mia migliore amica.
E, adesso, sapevo cosa dovevo fare.
Lo avevo capito.
- Ti aiuto, tesoro mio-
sussurrai, posandole un bacio tra i capelli.
***
POV
EDWARD
Finii di firmare alcune contabilità della clinica e le posai
nel fascicolo, chiudendolo col laccio di spago. Lo deposi del mobiletto
e andai a farmi una tazza di thè. Nell'attesa che l'acqua
iniziasse a bollire, andai a fare una doccia veloce e ad indossare un
pantalone della tuta blu e una maglietta grigia a mezze maniche.
Erano le dieci di sera ed ero già stanco morto. Oggi mi ero
visto con Renesmèe solo a scuola, perchè oggi
pomeriggio sarebbe uscita con Jacob.
Jacob era un mio alunno e lo trovavo un ragazzo molto affidabile; ma,
di certo, non l'avrebbe passata liscia.
Risi, ricordando di quando Bella mi diceva sempre che le nostre figlie
avrebbero avuto un bel pò di problemi con i ragazzi, a causa
della mia gelosia.
Oh, Bella, tu non puoi immaginare quanto avessi ragione... Ero geloso di mia figlia, la volevo solo per me. Avrei
potuto trovare la scusa in quanto l'avevo trovata solo da un mese; ma,
molto probabilmente, sarebbe stata la stessa identica cosa se l'avessi
sempre avuta.
Andai al piano di sotto, versando l'acqua bollente nella tazza e
immergendo due bustine di thè ai frutti di bosco. Posai la
tazza sul tavolino di vestro e mi sedetti sul divano, nell'attesa che
si raffreddasse e che il filtro si sciogliesse.
Il thè aveva sempre avuto un effetto rilassante sul mio
corpo e, ultimamente, ne stavo bevendo a quintali. Oggi avevo sentito
anche i miei genitori, ignari del fatto di avere un'altra nipote. Non
ero ancora pronto a confessargli questo mistero, consapevole
di ricevere come risposta tanti "Noi
te lo avevamo detto". Per quanto potessi odiare Bella,
non ero pronto ad ascoltare gli ennesimi insulti che le avrebbero
rivolto; anche perchè, a dirla tutta, era anche colpa dei
miie genitori se ora mi trovavo in questa situazione.
Il momento per incolparli non sarebbe mancato, questo era certo.
Ma, al momento, preferivo godermi mia figlia senza ulteriori problemi fra
i piedi.
Presi la tazza tra le mani e avvicinai le labbra al bordo, prendendo un
sorso. Appena il liquido caldo invase la mia bocca, il campanello di
casa suonò, facendomelo andare di traverso. Tossii,
prendendo aria per raffreddare la lingua cotta. Posai la tazza sul
tavolino e guardai l'orologio.
Avrei ammazzato Alice, questo era certo. Lei e le sue visite improvvesi
alle dieci e mezza di sera. Quando si sarebbe tolta questo vizio? Anche
perchè, immaginavo già il motivo della sua
visita. In questo mese passato dal giorno
non avevamo avuto occasione di parlare di nulla, tantomeno
di quello. Ma
ero consapevole che quel giorno era arrivato.
Sbuffando, attraversai il corridoio e andai alla porta. Dio, aiutami tu, dissi,
prima di aprire la porta.
Ma, con mia rande sorpresa, ad attendermi non c'era Alice. Una visita
altrettando attesa, ma inaspettata per quella sera almeno.
Feci un cenno con la testa, sospirando e chiudendo per un secondo gli
occhi. Li riaprii e trovai i suoi occhi chiari e bui fissarmi.
- Noi dobbiamo parlare-
***
E' natoooo! Maschio, femmina o
gemelli? No, una squadra di calcio.
Buooooonasera, my dears!
Ce l'ho fatta, cavolo! E' stato un vero parto questo capitolo lol
L'ho scritto in tre giorni, causa mancata ispirazione -_-
Che ve ne pare? A me fa schifo, come al solito xD
Anyway, spero veramente
che vi sia piaciuto e che non vogliate
ammazzarmi,
altrimenti non scoprirete mai il finale di questa storia
muahaha
E non scoprirete nemmeno chi è alla porta di Edward u.u
Si aprono le scommesse: chi
sarà mai? Okay,
sparisco, che vi ho detto di postare entro 10 minuti e se non lo faccio
davvero mi amamzzate. Scusate
eventuali errori, ma non ce la faccio a rileggere tutto D: Spero che, con la fine
della scuola, io riesca ad aggiornare in modo
più regolare.
Vi prometto di fare il possibile lol
anche perchè ora sono presa dalla mia prima originale che
sto scrivendo e che presto anche voi leggerete
*occhi dolci*
Scappo, vi lascio in pace.
Me la lasciate una piccola recensione, o voi che avete deciso di non
darmi buca per questa storia? **
Spaaaaaaaarisco!
Bye, my dears <3
un bacione enorme
Mary xx
- Prego, accomodati- aprii la porta, mentre con passo sicuro entrava in
casa mia. Chiusi la porta alle sue spalle, indicandogli il salotto.
Ci sedemmo, uno di fronte all'altro, tacendo.
- Posso sapere il motivo della tua visita?-
- Hai anche bisogno che te lo spieghi? No, aspetta, hai una lavagna
così te lo scrivo sopra? O vuoi che ti faccia ingoiare
queste parole, Edward?- il suo tono era minaccioso e arrabbiato; non lo
avevo mai visto così. Mi era sempre apparso come una persona
buona e anche un pò facilotta, ma adesso mi sta dimostrando
il contrario.
- Prima di tutto cerca di calm-
- No, io non mi calmo, mio caro Edward. Perchè adesso mi sono veramente rotto le
palle del tuo atteggiamento egoista e menefreghista, okay?- si era
alzato dal divano, agitandosi con le braccia. Mi alzai alla sua
altezza, intenzionato a cacciarlo di casa.
- Tu non hai alcun diritto di venire in casa mia e accusarmi in questo
modo, James. Adesso,
cortesemente, sei pregato di uscire-
- Smettila con questo tono sicuro e autoritario, perchè mi
sta sui coglioni, okay? Tu, il tuo tono, il tuo atteggiamento. Tutto di
te mi irrita, ormai.
Tu.devi.solo.tacere.adesso-
- Vuoi che ti cacci?- mi avvicinai a lui e strinsi gli
occhi. Eravamo faccia a faccia, stessa altezza, stesso volume di voce.
Ma il suo respiro era molto più accellerato del mio.
- Tu non mi cacci, perchè se lo fai vieni fuori con me. Ci
siamo capiti Edward? Cosa vui che faccia, mh? Che stia a guardare te e
la tua bocca di merda mentre uccidete la mia migliore amica? Cosa vuoi,
eh? VUOI AMMAZZARLA, EDWARD?-
- Ha trentatre anni ed è in grado di gestire la sua vita da sola.
Non ha bisogno di chi la protegga, James. QUINDI SEI PREGATO DI FARTI I
CAZZI TUOI, OKAY?-
- Sai Edward, pensavo che tu la conoscessi meglio di me, ma mi
sbagliavo probabilmente. Tu non sai un emerito cazzo di
lei e di cosa ha bisogno. Lei non è mai e ripeto mai stata capace
di gestire la sua vita
da sola, anche se lo ha fatto. E tu,
mio caro sapientone, non c'eri!- alzai le braccia al
cielo, dopo quelle sue parole.
- Non c'ero? Perchè non c'ero James? Eh?-
- Perchè te ne stavi a scopare con chissà chi,
mentre lei cresceva vostra figlia DA.SOLA-
- Non mi ha dato la possibilità. Io.non.lo.sapevo!-
- L'hai cercata, Edward? Eh? Lo hai fatto? Dove.cazzo.eri? Ti ha visto
a lett con un'altra, davvero pensi che sarebbe corsa dalle tue braccia
urlando "Edward aspettiamo un bambino"? Aveva solo diciotto anni,
accidenti! Diciotto, Edward. L'avevi tradita!-
- Non è vero!- urlai.
- Ma lei non lo sapeva, accidenti. Pensava fino a qualche mese fa che
tu l'avessi tradita! Lei viveva solo
per Renesmèe e avrebbe fatto qualsiasi cosa per
sua figlia, anche negargli un padre di cui non si sarebbe potuta
fidare! E così ha fatto, l'ha cresciuta donandole l'amore
non si un genitore, ma di due! Ha colmato l'assenza di un padre che
aveva tradito sua madre, da sola. A diciotto anni, diciotto! Mentre tu
eri qui, con i tuoi genitori che, nonostante tutto, ti pagavano
l'università; eri qui a studiare come un normale ragazzo di
venti anni, preoccupandosi dell'esame che sarebbe potuto andare male.
Lei, invece, studiava con una bambina attaccata al seno, ripeteva ad
alta voce, cullando sua figlia. Ha fatto nottate perchè sua
figlia aveva le coliche, nonostante il giorno dopo tenesse un'esame. E
ce l'ha fatta! E tu pretendi di avere una cazzo di
considerazione? Tu che
non hai fatto un cazzo, tantomeno cercarla, Edward! Sei stato qui come
un imbecille ad attendere Cenerentola che tornasse. Tu cosa hai fatto
per voi? Cosa hai fatto per lei?- i pugni stretti di James erano
contratti così come il mio stomaco. Strinsi anch'o i pugni,
sentendo le nocche sbiancare. Cosa avevo fatto io per
noi?
Cosa avevo fatto io per lei? Per loro? Niente, non avevo fatto
niente. - Tu...
tu non puoi capire come ci si sente essere presi in giro dalla donna
che ami. Non puoi capire come ci si sente scoprire che hai una figlia
dopo tredici anni, non puoi- abbassai il tono della voce, portandomi
una mano tra i capelli e sedendomi sul divano.
- Io invece ti posso dire, o meglio ci posso provare, come si sente
Bella. Sapevi che ha rischiato di perdere Renesmèe durante
la gravidanza e che è stata ricoverata un mese in ospedale,
dopo tre in convalescenza a casa? Sapevi che ha rischiato di perderla a
causa dello stress che tu
gli avevi procurato? Ha preso sonniferi per anni,
è dimagrita dieci chili dopo la gravidanza. Aveva crisi in
qualsiasi momento, iniziava a gettare tutto in aria, urlare e piangere.
E la notte urlava mentre dormiva, svegliandosi in lacrime e urlando il
tuo nome. Non riusciva a guardare sua figlia negl'occhi i primi mesi
perchè erano come i tuoi.
Tu potevi passare anche giorni e mesi senza ricordarti di
lei o anche solo pensarla, lei, invece, ti rivedeva tutti i santissimi giorni
negl'occhi, nei capelli e nei tratti di vostra figlia.
Ogni giorno lottava con il passato, che le hanno rovinato la vita.
Tredici anni di quest'agonia e ti ha persnato in una notte, donandosi a
te. Tu, Edward, non la ami quanto lei ama te-
- Questo non è vero!- sbottai, urlando.
- Sì! Perchè tu non stai dimostrando di amarla-
- Io la amo, cazzo. Più della mia vita!-
- Allora stai buttando la tua vita nel cesso. Perchè, se
continua così, lei se ne va definitivamente. Perchè
tredici anni fa Renesmèe era la ragione per cui andare
avanti, perchè se faceva del male a lei ne faceva anche alla
bambina dentro di lei. Adesso, a causa tua, invece, si sta lasciando
andare. Rischia l'anoressia o qualche arresto cardiaco per il nulla che
mangia e il nulla che vomita, cazzo! BELLA E' MORTA PER COLPA TUA!-
alle sue parole mi sentii rabbrividire e strinsi gli occhi fino a farmi
male.
- Non.dire.più.una.cosa.del.genere-
- Cosa te ne importa di lei, eh?-
- Io la amo, porca miseria. LA AMO! Tu non sai come mi sono sentito
deluso quando mi ha detto di Renesmèe. Glie lo avevo chiesto
non so quante volte, ma non mi ha mai
voluto dire nulla. Mi ha mentito, inventandosi una scusa
del cazzo! Perchè non me lo ha detto subito, appena ci siamo
incontrati, perchè?-
- Perchè lei era convinta che tu stessi con un altra, che
non l'amassi. Sai più di me quanto lei sia
così... insicura di se stessa-
- Stiamo parlando di una figlia-
- Ma ora stiamo parlando della vita di Bella. Senti, Edward, io non ti
sto dicendo di fare chissà cosa ma smettila di fare lo
stronzo, okay? Ha sbagliato lei ma ora tu stai sbagliando il doppio,
mh? Non vuoi più lei, ok, ma lasciala in pace. Falle vivere
la sua vita, falle trovare un altro uomo che riesca a renderla veramente felice-
- Io la rendevo felice!- provai una rabbia nei confronti di quelle
parole, al solo immaginare lei tra le braccia di un altro uomo.
E solo in quel momento mi resi conto di quel che avevo combinato. Avevo
offuscato anche il
mio amore per lei, preso dall'egoismo che mi aveva sopraffatto.
- Ma non lo fai più, Edward. Ora la stai solo uccidendo-
chiusi gli occhi, espirando profondamente.
- Lei... lei come sta?-
- Sta una merda, davvero. Non l'ho mai vistain queste condizioni e ho
anche paura di lasciarla da sola a casa. Lei... il giorno in cui
è venuta da te per dirti di Renesmèe ha... la
sera ha tentato il suicidio, Edward- aprii gli occhi di scatto, a dir
poco scioccato.
- Cosa cazzo stai dicendo?-
- Si stava lanciando dalla scogliera... una scogliera che tu dovresti
conoscere bene-
- La... la spiaggetta dove le avevo c... chiesto di -
- Sposarla, già- sentivo le forze mancarmi e un dolore al
petto farmi quasi piegare in due. Cosa diamine stavo facendo? - Ci ha
ripensato, solo per sua figlia. Ma ho paura che lo faccia, presa dalla
follia. Tu non l'hai vista ma... sta ore a guardare fuori dalla
finestra senza muoversi. Proprio come se fosse...-
- Non dirlo, non dirlo- lo vidi annuire e stringere le labbra.
- Io ho finito qui, ora tocca a te lasciarla in pace una volta per
tutte- annuii e lo guardai. - Ah, dimenticavo una cosa-
- Cosa?- un pugno mi arrivò in pieno viso, facendomi
barcollare. Mi toccai la guancia dolorante e sentii dubito il sapore
del sangue invadermi la bocca. James aveva ancora il pugno stretto e
sorrideva.
- Ora ho fatto tutto. Sta attento a ciò che fai, Edward- se
ne andò così, lasciandomi accasciato sul divano
con la mano sulla guancia bollente.
Eppure il dolore alla guancia era nulla paragonato al dolore nel petto.
Cosa... cosa cazzo avevo fatto?
POV BELLA
Sentii la porta di casa sbattere, non appena chiusi gli occhi
rilassata. Le braccia calde di James mi avevano stretta per diverse ore
e, solo da poco, ero riuscita a prendere sonno. Solo che, il rumore
della porta, mi aveva svegliata.
Mi girai e rigirai nel letto, attorcigliando le lenzuola tra le gambe.
Cercavo di riprendere sonno, ma non ci riuscivo. Ormai ci avevo quasi
fatto l'abitudine; ogni notte dormivo si e no un paio d'ore, crollando
spossata e per necessità e non perchè ci
riuscissi. Sei la mia
più grande delusione... Era
questa la frase che ogni santissima
notte mi perseguitava, costringendomi a rimanere sveglia e
ad urlare nel sonno. Era come incisa sulla mia pelle, con una striscia
di fuoco ardente.
Perchè, in effetti, quelle parole erano vere.
Ero una delusione; e non solo per lui, ma anche per tutti gli altri.
Per Renesmèe.. che aveva una madre fin troppo giovane e
immatura per essere tale; troppo debole e con le lacrime facili, al
contrario di quella che mia madre era stata per me. Mia figlia aveva
una madre che era tutt'altro che un'àncora di salvezza, ma
uno scoglio sgretolato pronto ad abbandonare la presa.
Per James.. che si trovava ad essere l'unico amico e l'unica parte
attiva della nostra amicizia; col mio comportamento infantile e
piagnucoloso. Lui sempre disponibile per me, sempre scoraggiata e
depressa.
Per i miei genitori.. che si erano trovati una figlia di diciannove
anni incinta di un ragazzo che l'aveva tradita, sola ad affrontare una
gravidanza e l'università. Una figlia ancora sola a
trentadue anni, con una figlia cvhe accudiva indecentemente.
Per Alice.. colei che era stata la mia migliore amica per anni interi e
ora avevo abbandonato di nuovo, proprio come tredici anni prima; senza
dirle nulla, tenendola all'oscuro di ogni minimo dettaglio, solo a
causa di una semplice parentela.
E, infine, per Edward.. l'unico che me lo aveva detto in faccia, senza
giri di parole. Sei la mia
più grande delusione. E
aveva ragione, perchè gli avevo negato le gioie di essere
padre, avevo negato a mia figlia un padre da cui essere amata.
E poi io, un corpo che camminava, ormai, senza vita.
Senza nulla.
Sola.
Ancora una volta...
Mi alzai dal letto, decisa a fare una doccia. Rimasi dieci minuti sotto
il getto d'acqua calda, insaponandomi col bagnoschiuma alla fragola;
nonostante tutto, le vecchie abitudini tardavano ad andare via. Lavai
anche i capelli, lasciandoli bagnati anche dopo essermi vestita con un
jeans e una maglietta a maniche lunghe blu. Infilai le converse e presi
la borsa, insieme alle chiavi della macchina.
Misi in moto, mettendomi in strada ad una velocità media.
Avevo bisogno di prendere aria, di schiarirmi le idee e di prendere una
volta per tutte una decisione definitiva. Perchè non potevo
andare avanti così, aggrappandomi ogni volta a scogli e poi
cedere, cedere, cedere.
Perchè stavolta ero arrivata al cumine, in cima alla
montagna e mi bastava solo un altro minimo passo sbagliato per cadere
definitivamente giù. Una salita difficile, piena di
ostacoli, per poi cadere?
Inconsapevolmente arriva al centro di Seattle, svoltando a sinistra
lungo la strada adiacente alla nazionale. Mi sembrava di sentire
già l'aria fresca e frizzante sotto le narici; ispirai
profondamente, riempendo i polmoni.
Quindici minuti dopo, mi trovavo a camminare lenta sulla spiagga,
affondando i piedi nella sabbia tiepida. Con una mano mantenevo le
scarpe e con l'altra la borsa. Il sole faceva capolino attraverso
l'orizzonte e le piccole nuvole al suo fianco sembravano una scia di
fumo; come se il sole si stesse spegnendo.
Il cielo, dalla parte della città, era un blu scuro.. blu
notte. Invece, sul mare, era di un rosa pallido misto ad un celeste
chiaro e splendente. Il mare era stranamente calmo, nonostante ci
trovassimo al mese di Febbraio; le onde si piegavano leggiadre sul
bagnasciuga, portando con se un pò di sabbia. Camminai a
lungo e lentamente, fino a trovarmi ai piedi della piccola spiaggetta.
Mi alzai sulle punte dei piedi e vi ci posai sopra le scarpe e la
borsa. Facendo attenzione agli spigoli della roccia bianca, salii sulla
pretuberanza grazie alle scale naturali lì presenti da
almeno quindici anni. Come sempre, era tutto uguale: le dimensioni
erano sempre le stesse, la sabbia sempre pallida e sottile, fredda al
contatto con le dita dei piedi, la parete di roccia sulla destra sempre
spigoloso e bianca. E poi c'era il mare di fronte, sempre minaccioso ma
dolce nei movimenti cullati e lenti. Mi sedetti al solito posto,
rannicchiandomi su me stessa e poggiando la testa alla parete bianca.
Mi immersi con lo sguardo nella schiuma bianca del mare scuro, che
ondeggiava a ritmo dell'acqua immensa. E poi c'era quel rumore
rilassante delle onde che si infrangevano contro gli scogli,
accompagnato dalle onde che si piegavano sul bagnasciuga. Non vi erano
altri rumori, nè di gabbiani che volavano sul pelo
dell'acqua alla ricerca di qualche pesce da mangiare, nè di
auto che correvano veloci lungo la nazionale a dieci chilometri da qui,
nè voci fastidiose di bambini che scarmazzavano lungo la
costa, strillando insieme alle madri, nè pianti di altri che
non volevano andare via.
Niente.
Non c'era praticamente nulla.
Il silenzio totale regnava sulla spiaggetta, quasi come sempre, del
resto.
Mi lasciai cadere sulla sabbia pallida e fredda, poggiando la testa su
un cumulo leggermente più alto. La sabbia era segnata dalle
zampe di gabbiani, come un disegno perfetto e calcolato.
Guardai il cielo su di me diventare sempre più blu in modo
graduale. Il rosa misto all'azzurro scompariva sempre di
più, lasciando spazio a quel colore cupo ma al tempo stesso
splendente, grazie ai punti luminosi delle stelle. Il sole era immerso
nell'oceano e, incosapevolmente, come il blu chiudeva il cielo, anche
le mie palpebre si chiusero.
***
Sentivo
i brividi coprire la mia pelle ghiacciata, mentre gli occhi chiusi si
rifiutavano di aprirsi. Sentivo il piano soffisce e fresco sotto di me
e, solo dopo vari secondi, ricordai dove mi trovavo. Mi ero
addormentata, sotto al cielo buio.
Sentivo un fastidio alla guancia e un solletichio; mugugnai qualcosa di
incomprensibile, mentre sbattevo le palpebre e allungavo le dita delle
mani per stiracchiarmi. Sospirai profondamente e aprii gli occhi,
trovando dinanzi a me il cielo scuro e libero dalle nuvole; c'erano
milioni di stelle quella sera e anche il mare, udendo il suono delle
onde che si infrangevano leggere contro agli scogli, doveva essere
calmo.
Mi alzai a sedere e notai una felpa posarsi sulla mie gambe, dopo
essere caduta dal mio petto. La presi tra le mani e mi accigliai, non
ricordando di avere con me una felpa marrone. L'aprii ed era molto
più grande di me, quasi di un uomo.
Mi girai verso la mia sinistra e quasi ebbi un infarto.
- Finalmente ti sei svegliata- sussurrò con la sua voce
dolce e rauca.
- Che... ce ci fai qui?- rabbrividii di nuovo, ma sentivo che stavolta
non erano brividi causati dal freddo, ma da molto altro.
- Ero... ero venuto a casa tua, ma tu non c'eri. Mi sono spaventato
subito ma poi ho ragionato e beh, sono venuto a cercarti qui. Era
già notte quando ti ho notata qui sopra ed eri rannicchiata
dal freddo, così ti ho coperta con la mia felpa e ho atteso
il tuo risveglio-
- Sei qui da molto?- scosse la testa.
- No, tranquilla. Un venti minuti al massimo- mi passai una mano tra i
capelli, confusa e stordita.
- Cosa.. perchè eri venuto a cercarmi?- balbettai,
terrorizzata. Non appena incrociai i suoi occhi, però,
riabbassai lo sguardo, soffermandomi sulla sabbia illuminata dalla luce
del suo cellulare. Lo sentii muoversi e avvicinarsi, trovandosi poi
inginocchiato di fronte a me.
- Non abbassare lo sguardo, ti prego- sussurrò con la voce
inclinata, mentre con due dita poggiate sotto al mio mento mi collevava
il volto. Mi scontrai di nuovo con quegl'occhi verdi e splendenti anche
al buio e mi morsi il labbro inferiore.
- Perchè... perchè sei qui? E' successo qualcosa
a Renesmèe, sta male? Cosa?- mi agitai subito ma mi calmai
altrettanto presto quando scosse la testa.
- Renesmèe... nostra
figlia sta bene- rabbrividii quando pronunciò
quell'aggettivo possessivo in modo così... possessivo,
appunto.
- Ma allora..- scosse la testa.
- Dovevo parlarti-
- Per l'affidamento? Mi sembra che io abbia già firmat-
- No, non per l'affidamento. Non per Renesmèe. Non per...
non per farti soffrire, ancora-
- Io... io non capisco, Edward- - Mi dispiace, Bella, davvero. Mi dispiace per come mi
sono comportato con te in questo mese, ma... ma ero fuori di testa.
Avevo sempre sperato che
Renesmèe fosse mia figlia, ma le tue continue negazioni mi
avevano quasi convinto.
Ma poi scoprire la verità dopo che... dopo che eri stata mia- sentivo il
cuore accellerare, al solo ricordo di quella notte. La migliore della mia
vita.
E non uno sbaglio, come l'aveva definita lui. - Mi
dispiace anche a me, Edward. Averti... averti mentito per tutto questo
tempo, ma io miravo al bene e alla felicità di mia figlia e
non mi interessava delle altre cose. L'unica cosa che contava era lei,
punto-
- Lasciandoti andare?-
- Come?- mi accigliai.
- James... lui mi ha detto tutto- abbassai lo sguardo, sentendo le
guance andare a fuoco.
- Mi dispiace, davvero-
- Lo so..- mormorò.
- E capisco il perchè del tuo comportamento e
capirò le parole che mi dirai tra poco- sapevo
già cosa voleva dirmi. Ero venuta qui per prendere aria e
per prendere una decisione definitiva;
e la stavo per prendere, o meglio, per ricevere. Ci aveva
pensato lui a venirmi a parlare per un taglio netto e decisivo.
Meglio di questo incessante dolore, quest'irriversibile indecisione,
quest'ardente morte di un corpo vivo.
- Cosa pensi che io voglia dirti, Bella?- mi
alzò di nuovo il viso con le dita, costringendomi ad
immergere i miei occhi marroni
nei suoi smeraldi.
- Beh, un taglio netto è meglio di tutto
questo, Edward. Meglio di questa inconsapevolezza e indecisione
riguardo al futuro, di queste parole frustanti. Meglio di tutto questo- dissi,
mordendomi le labbra.
- Pensi che io voglia lasciarti?- mormorò, sfiorando col
pollice la mia guancia fredda.
- Noi non stiamo insieme e quindi non puoi lasciarmi, è
diverso- prontamente afferrò la mia vita e mi
avvicinò al suo corpo. Imitai la sua posizione in ginocchio,
trovandomi incollata col seno al suo torace. Il suo volto di fronte al
mio, lui piegato per poter raggiungere la mia altezza.
- Noi siamo sempre stati
insieme, sempre- mi
strinse maggiormente a sè, incantandomi col suo sguardo
splendente.
- Che...-
- Ti amo
Bella, okay? Ti amo come
nessuno ha mai amato nessuno in tutti questi miliardi di anni, ti amo da farmi
mancare il fiato ogni qual volta ti penso, ti amo da ardere di
desiderio ricordando le mie mani sul tuo corpo e le tue sul mio, ti amo da volerti
stringere e baciarti con devozione realizzando che tu mi hai dato una
splendida figlia, ti
amo da poter anche morire per questo. Ma, soprattutto, ti amo da poterti
perdonare qualsiasi cosa, ti
amo da non riuscire ad odiarti, ti amo da non
avere il coraggio di lasciarti andare. Ti ho amata, ti amo e ti
amerò per sempre. Perchè sei tu il mio futuro,
e lo sei sempre stata; indipendentemente da quel che è
successo. Hai sbagliato, ma ho sbagliato anche io. Ognuno ha le sue
colpe ma ci stiamo solo uccidendo.
Ti amo
da..- mi si bloccò il respiro, mentre sentivo le lacrime
salire agl'occhi.
- Non puoi illudermi ancora, non puoi!- urlai, interrompendolo. Mi
alzai, scostandomi dalle sue braccia. - NON PUOI! Mi lascerai di nuovo
e io... IO NON CE LA FACCIO!- si alzò e mi
afferrò per le braccia, bloccando ogni mio movimento.
- Bella io ti amo, davvero. Non voglio
più andare via, nessuno mi impedirà
di restare. Io voglio
te e
solamente te!- scoppiai a piangere, lasciandomi avvolgere dall sue
braccia. Affondai la testa nel suo petto, finalmente capace di sfogare
tutto il mio dolore. Con i pugni chiusi contro le sue spalle,
singhiozzavo. Mi teneva stretta a sè, lasciando che le mie
lacrime cadessero libere e senza ostacoli. Mi portò di nuovo
sulla sabbia con sè, facendomi sedere tra le sue gambe e
cullandomi come una bambina.
- Scusami se ti ho fatto soffrire così, perdonami amore mio- alzai
lo sguardo, incrociando, per la prima volta in modo consapevole, i suoi
occhi.
- Non è un sogno, vero?- scosse la testa, abbozzando un
sorriso.
- E' semplicemente la
realtà e io voglio viverla
con te, per
sempre- mi alzai in ginocchio e lo abbracciai di slancio, sentendo finalmente i
nostri profumi mescolarsi. Mi allontanai per guardarlo in volto e gli
carezzai una guancia, catturando una lacrima che scivolava via.
- Ti amo, Edward- mi
sorrise e afferrò il mio volto tra le mani, avvicinandolo al
suo.
- Sei la mia vita,
Bella- muovendosi lento e accorto, posò le sue
labbra sulle mie. Chiusi gli occhi, incapace di contenere tutte quelle
emozioni. Rimanemmo immobili per diversi secondi, assaporando ogni
minimo istante di quel gesto così semplice ma pieno di
significati. Iniziammo a muovere entrambi le labbra, mentre io in
ginocchio mi mantenevo in una stretta possessiva ai suoi capelli e lui
teneva poggiate le mani ai lati del mio volto. Potevo sentire ogni
minimo brivido ricoprire la mia pelle, ogni minimo battito mescolarsi
al suo, veloce e irregolare. I nostri respiri affannati e mescolati
come i nostri sapori e il nostro profumo.
Come un unica cosa.
Un unico corpo che si muoveva in sincrono.
Un corpo pieno d'amore.
Per la prima volta senza ripensamenti e senza paura, con
sincerità e voglia di costruire un qualcosa di stabile.
Staccammo le nostre labbra e il mio sguardo si perse dietro di lui,
dove i corpi di Edward e Bella che si promettevano amore eterno tredici
anni fa ci sorridevano. Guardai Bella negl'occhi e per la prima volta
non provai invidia verso quella ragazza che era felice, insieme
all'amore della sua vita.
Perchè stavolta era come specchiarsi, con la stessa luce
negl'occhi di quella ragazza giovane e innamorata.
Perchè stavolta anche io avevo il mio Edward al mio fianco,
che mi prometteva amore eterno proprio come quel ragazzo anni prima.
Sorrisi, salutandoli un'ultima
volta e pronta, finalmente, a guardare il futuro.
Il futuro che risplendeva negl'occhi dell'uomo di fronte a me.
Negl'occhi di Edward.
***
Oh madonna santissima
immacolata! Voi ci credete? Io
assolutamente no.
Ce l'hanno fatta, ce l'hanno fatta, ce l'hanno fatta.
CE.L'HANNO.FATTA.CAZZO!
Dopo 38 capitoli, ce l'hanno fatta.
Vi confesso che mi sembrava ancora troppo presto, avrei voluto
prolungare soprattutto questi ultimi capitoli, ma non se ne poteva
più.
Come ha detto Bella "siamo arrivati in cima alla montagna", ormai era
successo di tutto.
E quindi eccoci qui, al capitolo, molto probabilmente, più
emozionante di tutta la storia.
Spero di non avervi deluse, perchè so che questo
è il capitolo che tutte attendavate maggiormente;
spero di non aver esagerato con le effusioni, che non sia andata troppo
veloce, con le parole, i gesti e tutto.
Davvero, spero con
tutto il cuore, che vi piaccia.
Il capitolo non era programmato, mi è uscito
così, parola dopo parola sono arrivata a questo.
E... ueueueueueueueue
Ragazze... questo è il PENULTIMO capitolo (escluso l'epilogo)
Non mi sembra vero, l'ho detto anche ieri mentre scrivevo.
Io sono cresciuta con
questa storia, ho trovato un mio modo di scrivere, un mio "stile". Ho
affrontato argomenti delicati, leggeri, maturi e infantili; ma vi posso
assicurare che con questa storia sono cresciuta davvero tanto,
più del "Il profumo dell'amore".
Oggi ho la malinconia, sigh.
Non so che altro dire, solo, ancora, che spero vi piaccia e che non vi
abbia deluso.
Mi lasciate un commentino? Anche perchè è il
penultimo capitolo, sigh.
Ora vado a scrivere, ho voglia di finirla ç_ç
Grazie di cuore, a tutte.
Vado a prendere altri fazzoletti
ve ne passo uno, và.
**
Ieri sera ho scritto quelle
note, ora scrivo questo: LJMWNKGFWEN
JLòLEKJENF
LEòKARGJVMELòAEKMNGVHNEJFòWLKAVBHEA AVETE VISTO IL TEASER DI
BREAKING DAWN PT 2???????????????? STAVO.CREPANDO! Bella che prende in braccio
Renesmèe, Edward che prende al volo sua figlia e dice "She's
my daughter" *DEAD* Domani morirò,
davvero! Sparisco adesso, non vi rompo
più lol Un bacio enorme, Mary xx
- Vuoi rimanere un altro pò?- sussurrò Edward al
mio orecchio, con tono lieve.
Eravamo seduti lì, sulla sabbia, da circa un ora. Guardavamo
il mare buio sotto di noi, che batteva contro le rocce bianche della
spiaggetta di Seattle. Non mi sarei voluta muovere per nessun motivo al
mondo; non stavo così bene da anni. Edward era seduto dietro
di me e circandonava il mio petto con le sue braccia, poggiando il
mento sulla mia spalla; io, invece, avevo posato laa guancia sui suoi
capelli ramati, beandomi di quella sensazione soffice e di quel profumo
intenso che lo aveva sempre caratterizzato.
- Rimarrei qui per sempre...- sussurrai, sospirando.
- Saranno preoccupati. Anzi, James starà impazzendo non
trovandoti e così anche Nessie- purtroppo, però,
aveva ragione.
- Anche tu con questo Nessie?- mi sollevai, guardandolo di sbieco. Alzo
le braccia per difendersi.
- Ormai la chiamano tutti così, amore. Non è
colpa mia- sorrisi come un ebete, al sentirlo pronunciare amore. Si accorse
del mio sorriso e, a sua volta, sorrise anch'egli. Pizzicò
al punta del mio naso con un bacio e si sollevò.
- Signorina Swan è pronta a tornare a casa?- afferrai la
mano che mi aveva porso e mi sollevai, trovandomi di fronte a lui.
- Adesso sono
pronta a tutto-
Eravamo in viaggio da circa mezz'ora, ognuno nelle proprie auto.
Camminavamo uno dietro l'altro, ad una velocità media; o
meglio, forse un pò più veloce rispetto al
solito. Sentivo già la sua mancanza e la mia mano scottava
per quel vuoto che la soprassava. Ma non potevao lasciare un auto
lì. purtroppo.
Però, forse, questo viaggio separati ci serviva.
Dovevamo schiarirci le idee, dopo tutto quello che era successo nelle
due ore precedenti.
Mi concntrai sul vo9lante, attenta a non sbandare e a scrutare nel buio
della periferia di Seattle. Purtroppo, a differenza del centro, la
periferia era buia e mancante anche di normali pali della luce.
Perchiò bisognava avere i fari alti e camminare cauti.
Ma la mia mente era rimasta ancora sulla nostra spiaggetta, dove la mia
vita era praticamente cambiata. Non mi sentivo sollevata come in quel
momento da anni, nemmeno la notte di Capodanno trascorsa a casa sua.
Quella notte avevo un perenne senso di colpa che mi martoriava, ma
adesso gli avevo detto davvero tutto, non c'era più segreti.
E ne ero felice, ne ero davvero felice.
Non mi sarei mai aspettata una mossa del genere da parte di Edward,
soprattutto visto il suo comportamente nell'ultimo mese; era diventato
così cinico e scontroso, da non sembrare nemmeno
più lui. Ma lui era Edward e se mi stupiva sempre, non c'era
appunto da stupirsi. Giri di parole per arrivare a un concetto semplice.
Edward era semplicemente Edward.
Eppure, sapevo che c'era il zampino di James. Ne ero sicura e avremmo
dovuto fare quattro chiacchiere.
Quando alzai lo sguardo allontanandomi daquei pensieri, mi resi conto
che ci trovavamo sulla strada per casa mia. Edward era rimasto davanti
a me, per indicare la strada e io continuavo a seguirlo senza nemmeno
controllare la giusta meta.
Due minuti più tardi parcheggiammo le auto davanti la mia
villetta e scendemmo, chiudendo in automatico con il telecomando. Mi fu
subito vicino a mi afferrò i fianchi, avvicinando il mio
petto al suo. Sentii subito il profumo del mentolo invadere le mie
narici e rabbrividii, chiudendo gli occhi. Sentii il tocco leggero
delle sue labbra sulle mie e sorrisi, seguita da lui.
- Che hai fatto alla guancia?- glie la toccai, notando un leggero
rossore e confiore intorno alla mascella.
- Mh, un segno di battaglia, diciamo- mi accigliai, sfiorandoglielo con
le dita.
- Un segn... James!- scattai, allargando gli occhi. - Ma che gli
è sal-
- Me lo sono meritato, Bella. Davvero, è tutto okay. Sono
contento che ci abbia pensato lui o lo avrei fatto da sola- alzai gli
occhi al cielo e scossi la testa. - Sei pronta a dare la splendida notizia
a nostra figlia-
sentii il cuore battere velocissima e deglutii, annuendo appena.
- Ho paura...- mi sfiorò una guancia.
- Di cosa?-
- E se... non fosse d'accordo?-
- Bella- afferrò il mio volto tra le sue grandi mani. -
Siamo i suoi genitori e sta aspettando questo momento da una vita, non
pensi?- annuii, mordendomi le labbra. - Andiamo dai, così ci
togliamo questo pensiero- afferrò la mia mano con forza,
come per darmi coraggio, e salimmo le poche scale che ci portavano al
portone principale. Quando aprii, notai il silenzio che riempiva il
piccolo corridoio, ma non ci feci chissà quanto caso. Dopo
che aprii la porta di casa, mi accigliai; era tutto buio e le finestre
erano chiuse insieme alle tende, così da non lasciar passare
luce. Controllai nelle altre camera mentre Edward andava in cucina, ma
di Renesmèe non c'era traccia. Che non fosse ancora tornata?
Impossibile.
Guardai l'orologio ed erano le undici e mezza di sera.
Iniziai a sentire l'ansia salire, e mi prcipitai subito in cucina.
Presi il cellulare dalla borsa e notai due chiamate senza risposta da
parte di James, e basta.
- Non c'è?- sobbalzai, girandomi verso Edward. Scossi la
testa, preoccupata. - Molto probabilmente è da James,
andiamo a vedere, su- mi strinse le spalle e ci chiudemmo la porta alle
spalle, bussando immediatamente a quella di fronte. Sentimmo la
serratura scattare e, contemporaneamente, la mano di Edward
lasciò i miei fianchi.
Okay, meglio andarci piano.
Ad aprirci fu James, che appena notò Edward si
corrucciò in fronte.
- E tu che ci fai qui?- disse severo a sgarbato.
- Jam..-
- Ti ha fatto ancora del male? Che ha detto ancora, questo bastardo?-
scossi la testa, prendendo un respiro profondo.
- E' tutto okay, James, tranquillo. Renesmèe?-
aprì la porta, ancora non del tutto convinto.
- Di là, sta a telefono con quel Jacob- sentii una punta di
gelosia della sua voce e sogghignai. - Che hai da ridere?- lo guardai,
mentre si chiudeva la porta alle spalle.
- Niente, niente. Però... sei geloso- scoppiai a ridere e lo
presi in giro, mentre il suo volto era immobile come una statua. - Che
c'è? Non ti sarai mica offeso?- scosse la testa, mentre
continuava a guardare il mio volto con gli occhi spalancati e la bocca
semi aperta. - Oh, che ti prende?- gli scossi le spalle, nella speranza
che tornasse sul pianeta terra.
- Stai...-
- Sto?- lo incitai, ma fummo interrotti da un urletto. Mi girai e
Renesmèe si catapultò tra le mie braccia,
stringendomi forte.
- Mamma! Accidenti, ci stavi facendo preoccupare! Ma che fine avevi
fatto?- sorrisi, allontanandola da me. Le diedi un bacio tra i capelli
e riconobbi subito il profumo dolce e soave di mia figlia. Da quanto
tempo non lo notavo?
La guardai e mi sembrava anche cresciuta. Stava già
abbandonando i tratti infantili per affrontare quelli adolescenziali e
poi da donna. I suoi capelli erano più ricci e
più lucenti di quanto ricordassi.
Ma per quanto tempo ero stata in... coma?
- E' tutto bene, piccola mia. Ora
va tutto bene- la strinsi di nuovo a me e sentii quasi le
lacrime pungere gli occhi. - Ti
voglio bene- mormorai al suo orecchio e sentii la sua
presa farsi più salda intorno al mio collo.
- Anche io, mamma- sciogliemmo
il nostro abbraccio e deglutii, notando James ancora immobile davanti
alla porta. Mi guardava vacuo e non sapevo che cosa gli stesse passando
per la testa. Sembrava quasi... sorpreso e frastornato.
- Papà! Ci sei anche tu!- strillò sorpresa
Renesmèe, baciandogli una guancia. Papà... lo
aveva chiamato papà.
Quando era successo? Da quanto tempo lo chiamava in quel modo?
I miei ricordi si fermavano ai momenti in cui lo chiamava Edward, nonostante
ormai entrambi sapessero la verità. Quindi, facendo qualche
calcolo matematico basandomi sui miei vacui ricordi, doveva essere
successo recentemente.
Alla parola papà,
nonostante tutto, vidi gli occhi verdi di Edward brillare
ancora di più; brillavano nello stesso modo in cui
brillavano quelli di mia figlia. Mi misi a guardarli e... accidenti,
erano identici!
- Non mi dite che devo già scegliere da chi stare, vero?-
disse con voce imbronciata e triste Renesmèe. Sorrisi,
scuotendo la testa.
- No, tesoro. Cioè.. sì- nonostante noi fossimo
tornati insieme (e loro ancora non lo sapevano), vivevamo comunque in
due case separate e Renesmèe doveva scegliere dove vivere.
A meno che...
Scossi la testa, chiudendo gli occhi. Piano, Bella. Piano.
- Tesoro, decidi tu. Però, beh, io
avrei una soluzione- disse Edward, avvicinandosi a me. Sentivo gli
occhi di James puntati su tutti e due. Molto probabilmente, in questo
momento, era diventato strabico: un occhio era puntato su di me e uno
su Edward.
Si avvicinava e, giunto al mio fianco, posò delicatamente un
braccio sui miei fianchi, afferrando possessivamente il mio fianco.
In quel momento vidi gli occhi di Renesmèe sbarrarsi e James
sedersi sulla poltrona, completamente bianco in volto.
- Voi... tu... lei... oh cazzo!-
- Renesmèe!- urlammo in sincrono io e Edward, per poi
scoppiare a ridere.
- No, non è vero. Cioè... siete diventati amici?-
la vidi deglutire, mentre io strinsi le labbra.
- Sinceramente, Ness, ci vedi stare insieme come amici?- rispose
Edward, sogghignando.
- Oh, andiamo! PARLATE!-
- Ci abbiamo messo quattordici anni, ma alla fine...- mi girai a
guardarlo, posando la mano sul suo petto e stringendo la presa sulla
sua camicia.
- Ma alla fine stiamo ancora
insieme- vidi gli occhi di Edward brillare e, molto
probabilmente, i miei avevano la stessa luce.
- Oddio!- un uragano dai capelli ricci e rossicci ci travolse in un
abbraccio. Sentii i singhiozzi di Renesmèe riempire la
camera e, in quel momento, sentii le lacrime scivolare anche sul mio
volto. - Non ci credo, non ci credo, non ci credo- continuava a dire,
mentre ci stringeva insieme.
- Credici, amore mio, perchè finalmente possiamo essere una
vera famiglia- e
mai, come in quel momento, le parole di Edward risuonavano vere.
Rimanemmo fermi in quell'abbraccio per quelle che sembrarono ore. I
singhiozzi di Renesmèe andavano scemando lentamente,
lasciando spazio a respiri cauti e sorrisi. Lasciò la presa
sulle nostre spalle lentamente, abbandonandosi alla forza. Stringeva le
labbra per non smascherarsi, ma il suo sorriso brillava come una cometa
in cielo.
Il braccio di Edward fasciava ancora i miei fianchi, senza averlo mai
abbandonato. Posai una mano sulla sua e ci guardammo, per l'ennesima
volta.
- Quindi... nessuno scherzo, vero?- entrambi scuotemmo la testa e
nostra figlia di sedette a terra, incrociando le gambe e poggiando la
testa alla poltrona. - Dio mio, grazie- sussurrò, facendoci
scoppiare a ridere.
Ma, forse, la mia preoccupazione prima di entrare a casa, non era
dovuta a Renesmèe; perchè, in fondo, sapevo che
lei aspettava questo momento da, letterlamente, tutta la vita. Ma la
mia preoccupazione era rivolta alla reazione che avrebbe avuto James.
Per me, il suo parere era tutto. Ormai James era la mia coscienza, una
parte di me. Con o senza Edward, James c'era e ci sarebbe semrpe stato;
e il suo parere sarebbe stato sempre fondamentale nella mia vita. Lo
amavo (certo, diversamente da come amavo Edward), ma lo amavo. Mi era
stato accanto per quattordici anni, senza mai obbiettare, lamentarsi
dei miei sbalzi d'umore, aveva sopportato le mie lacrime, le mie urla,
le mie crisi. Tutto, James era stato tutto per me.
E adesso, vederlo lì, immobile e con gli occhi ancora
sbarrati a guardare la scena, mi incuteva davvero terrore.
E se... non fosse stato d'accordo?
Fui scossa da questi pensieri dalla voce di Renesmèe, ancora
tremante.
- Qual'era la soluzione a cui ti riferivi prima, papà?-
guardai Edward, accigliandomi. Effettivamente, anche io non capivo.
Si girò a guardarmi e fece spallucce.
- Beh, io e tua madre non abbiamo chissà quanto bisogno di
avere appuntamenti per conoscerci o cose così, siamo
praticamente sistati insieme per anni. Certo, avremo bisogno anche noi
del nostro tempo per riscoprirci, capire se i nostri gusti sono
cambiati o meno, raccontarci le cose successe durante questi anni,
ma..- mi morsi le labbra, iniziando a sudare freddo.
- Ma?- lo incitò la piccola.
- Ma potremmo già andare a vivere insieme- sentii un vuoto
nella testa farmi barcollare; le gambe molli mi tremavano e la
salivazione era a zero. Terra chiama Bella.
Terra chiama Bella.
- Wow- si limitò a dire Nessie, con la boca
spalancata.
- Potremmo trasferirci a casa mia. Avete notato quanto sia grande anche
per tre persone, quindi ci staremmo bene. Ci sono diverse camere,
bagni, cucina. C'è tutto. Però... la cosa
più importante è che- mi guardò,
stringendomi a se. - che tu
sia d'accordo-. E ora? Davvero
stava succedendo quello che avevo sempre sognato? Tornare con Edward,
avere una figlia tutta nostra col nome deciso anni prima, trasferirci
in una casa insieme.
Vivere felici.
Portai il mio sguardo a James, fermo e immobile al centro della stanza.
Non spiccicava una parola e, in quel momento, desideravo tanto farmi
stringere dalle sue braccia e ascoltare il suo parere. Lui avrebbe
trovato la soluzione a tutto, avrebbe capito cosa io in
realtà volevo.
E poi, trasfermi avrebbe voluto dire allontanarmi ulteriormente da lui.
Lo guardai negl'occhi e lo vidi rilassare i muscoli facciali. Mi morsi
le labbra e spostò lo sguardo, da me a Edward.
- Edward, Renesmèe... potreste lasciarmi solo con Bella per
qualche minuto?- sentii la presa di Edward rafforzarsi sui miei fianchi
e poi rallentare, abbandomandomi definitivamente.
- Certo. Andiamo Ness- prese per mano nostra figlia e si chiusero la
porta alle spalle. Sentimmo la porta di casa mia aprirsi e poi
chiudersi.
Eravamo soli e continuavamo a guardarci, ma senza risentimento o odio.
I soliti sguardi di due migliori amici che comunicano senza aprire
bocca, senza fiatare.
Feci qualche passo e, finalmente, mi ritrovi davanti a lui. Mi lanciai
tra l sue braccia, senza nemmeno pensarci. Sentii le sue calde braccia
avvolgermi e stringermi al suo petto, cullandomi dolcemente.
- Bells...-
- Jam ho bisogno di te, okay? Ho bisogno di sapere cosa ti passa per la
testa, cosa ne pensi di tutta questa situazione, se sei d'accordo o
meno. Io ho preso la mia decisione, seguendo il mio cuore e la mia
testa. Il mio cuore lo ama, e ha preso la sua decisione. La mia testa
ha capito che senza di lui sono nulla e che anche Renesmèe
ha bisogno di una famiglia sana in cui diventare donna e affrontare il
futuro. Ma, sia il mio cuore che la mia testa, sono frenati dal
pensiero che tu non possa accettarlo. So quanto ci tieni a me e che hai
paura che lui possa farmi di nuovo del male, ma non è stata
colpa sua, nè mia. E' stato il destino che ci ha voluto
separare ma il destino ci ha fatti rincontrare. Ma io, James, ho bisogno di te- dissi
tutto d'un fiato. Mi allontanai per guardarlo in volto e la sua fronte
era aggrottata.
Stava pensando.
Passò un interminabile minuto, prima che iniziasse ad aprire
bocca.
- Sei la solita stupida, Bella. Era che... ero sconvolto, okay? Ridevi,
RIDEVI. Okay?
E non ti avevo mai visto ridere in questo modo ma, soprattutto,
così facilmente. Era una risata spontanea, sincera, libera.
E non ho mai visto i tuoi occhi brillare in questo modo. Ho fatto di
tutto in questi anni per farli brillare così come sono
adesso, ma ora mi rendo conto che l'unico a riuscirci è
Edward. Lui, con un solo
sì ti ha fatto rinascere. E non so, mi sento
come un fallito, Bella. Sento di aver fatto tanti sforzi per niente,
perchè ti bastava solo lui-
- No, no, no, James. Non pensarlo minimamente, okay? Perchè
se non fosse stato per te, a quest'ora sarei morta. Se non ci
fossi stato tu, mi sarei lasciata andare, senza nemmeno pensare a
Renesmèe e al suo futuro; ma grazie a te ho capito che
qualunque sarebbe stato un gesto stupido e immaturo, tu mi ha aiutata a
vivere, okay? E ora che è tornato Edward, l'ultima cosa che
voglio è che tu ti senta trascurato o che il nostro rapporto
cambi. E' quello che temo di più- confessai, abbassando lo
sguardo.
- Io voglio solo che tu sia felice-
- E per me è lo stesso, James. Voglio che tu sia felice e
che viva la tua vita, come non
hai fatto fino adesso. Troppo impegnato a stare dietro me,
che hai trascurato la tua vita e rimpiangerò per sempre il
mio comportamente infantile nei tuoi confronti-
- Non dire stupidaggini, il tuo non è stato affatto un
comportamento infantile. Sei debole, ma sei riuscita a crescere da sola
una bambina stupenda, una donna, ormai.. E sei cresciuta anche tu, ma
ti mancava ancora un pezzo, e quel pezzo era Edward-
- Ma un altro pezzo di me, sei tu. E non voglio che tra noi cambi
nulla. Me lo prometti, James?- un sorriso spuntò sulle sue
labbra e, naturalmente, riuscì a contaggiarmi. Mi
afferrò per le spalle e mi strinse forte a sè,
immergendo il volto tra i miei capelli.
- Te lo prometto, Bella. Sarai sempre la mia migliore amica- ricambiai
l'abbraccio e sentii le labbra tremare.
- Grazie di tutto, James. Grazie- il nostro momento fu interrotto dallo
bussare della porta. Ci staccammo, sorridendo, e sentimmo la voce di
Renesmèe chiedere se fossimo ancora vivi. Scoppiammo a
ridere e ci sistemammo, prima di andare alla porta. Stavo per abbassare
la maniglia, quando James mi chiamò.
- Dimmi- increspai le sopracciglia.
- Comunque, Edward mi piace- sorrisi di cuore e scossi la testa, prima
di aprire la porta. Edward e Renesmèe entrarono, con una
calma pazzesca. Sembravano entrambi rilassati, ma sapevo quanto lui
fosse teso. Mi ci avvicinai, afferrandogli la mano.
- Tanto lo so che non sei tranquillo come vuoi dare a vedere, senza che
cerchi di nasconderlo- mi guardò di sbiego ma poi sorrise.
- Devo essere geloso di James?- mi accigliai.
- Assolutamente no; lui è il mio migliore amico e tale
rimarrà, punto-
- Okay, allora-
- Nient'altro?-
- Nient'altro-
- Sei proprio maturato in questi anni, allora- lo presi in giro e
subito mi afferrò per i fianchi, prendendo a farmi il
solletico. - Lasciami. Andiamo, lasciami Edward!- scoppiò a
ridere con me, mentre Renesmèe ci osservava sorridendo e
James scuotendo la testa.
- Che dite, piccioncini? Organizziamo una cenetta?- propose James,
sfregando le mani tra loro.
- Una cenetta?- sollevai un sopracciglio.
- Per dare la splendida notizia. Dovete dirlo ad Alice e company, no?-
mi morsi le labbra, di nuovo nervosa.
- Se per Bella va bene...-
- Sabato, okay?- proposi, sorridendo.
- Perfetto, sabato. Mi autoinvito, eh- Edward scoppiò a
ridere, seguito da James. Renesmèe aveva gli occhi lucidi
dalla felicità, mentre guardava quel quadretto felice.
Mentre io, invece, mi sentivo su un altro pianeta, una completa
sconosciuta nei confronti della persona che ero stata fino a ieri.
Tutto quello che avevo sognato da sempre, finalmente, si stava
realizzando.
Davvero stavo vivendo tutto questo, o era solo un sogno?
***
ç_______________________________________________ç Posso piangere, vero?
ueueueueue Sono così
elettrizzata dall'avvicinarsi della fine... che non so.
Da una parte sono felice, così niente più
pensieri e posso dedicarmi a "Because", che è quasi finita,
e alla mia originale che posterò tra un paio di settimane
lekajfaek *-*
Ma dall'altra, sono triste, perchè.. cavolo, Mi scusi prof!
Ci ho sudato dietro questa storia, ho fatto ricerche sulla legge
americana, fac-simile di un test di paternità, litigi,
lacrime, depressione, ricordi, incontri e rincontri, discussioni,
migliori amici, una figlia, scoperte, bugie, verità, urla,
dolore, felicità, sorrisi, odio, passione, amore. C'era tutto in questa
storia, tutto.
E non è finita qui, ci saranno tante altre cose che,
naturalmente, non starò qui a elencarvi lol Spero che il capitolo
vi sia piaciuto, perchè, sinceramente, a me ha fatto schifo
D:
boh, non ero proprio presa da questo capitolo, forse perchè
sono già proiettata a quello finale (che stamattina ho
iniziato a scrivere e sta venendo benissimo wjfw*-*) e dall'epilogo
(che ho già in testa u.u).
Vabbè, spero che non sia una vera immondizia o mi sparo u.u
lol
QUESTO E' IL PENULTIMO CAPITOLO!
Okay? No l'ultimo, ma il penultimo.
Una mia amica (Giustina **) mi ha suggerito un'altro "problemino" da
affrontare e quindi un capitolo in più nella storia.
Meglio no? u.u
Okay, vi lascio in pace, con l'ultima frase del capitolo buahahah
"E' davvero tutto vero o... è solo un SOGNO"?
Aaaaaaaaaaddio.
Mary xx
- L'amore
vola verso l'oggetto amato con la stessa impazienza con cui lo scolaro
lascia la scuola; se ne allontana con tristezza come lo scolaro
costretto a riprendere i suoi libri. E se gli vola incontro, o si
allontana, non sarà colpa delle nostre stelle, ma nostra,
che noi siamo dei subalterni; perchè a volte, o quasi
sempre, gli uomini sono padroni del loro destino-
Alzai lo sguardo verso quei venticinque ragazzi che continuavano a
tenermi compagnia ogni mattina. I loro occhi erano puntati sul mio
volto, felici e spensierati, proiettati già in un futuro in
cui avrebbero ricordato queste parole. Vedevo i loro occhi brillari e
quella voglia di crescere e diventare grandi sprizzare da ogni poro
della loro pelle, incoscenti che un giorno avrebbero rinpianto quei
giorni; perchè il tempo scorreva come acqua di una cascata,
e loro non ne erano coscenti, troppo occupati a voler crescere. Ma non
capivano ancora che il tempo scorreva troppo in fretta e mai nessuno
glie lo avrebbe ridato indietro.
Così come era successo a me e a Edward, troppo impazienti di
crescere durante la nostra adolescenza, impazienti di diventare adulti,
sposarci e crearci una famiglia tutta nostra; ma quello che non
sapevamo era ciò che il destino aveva preparato per noi,
interrompendo i nostri piani e mandandoli al rogo, senza alcuna
pietà. E avevamo perso quattordici anni della nostra vita,
dietro bugie e accidenti ingannevoli, inconsapevoli di ciò.
Ma questo ci aveva aiutato a crescere e a maturare, come forse non
avremmo fatto se il destino non ci avesse separati. La vita sarebbe
stata troppo facile, e forse non ci meritavamo una strada
così sfaldata bene da percorrere; probabilmente ci serviva
una strada di ciottoli, per arrivare a quelli che eravamo adesso. E,
forse, anche grazie a quel destino che ci era stato contro, adesso
avevamo una meravigliosa figlia da condividere e da amare
incondizionatamente.
- Totalmente d'accordo con il suo amato Shakespeare, professoressa
Swan- il flusso dei miei pensieri fu interrotto da una voce fin troppo
familiare. Mi girai, sorridendo, trovandolo appoggiato allo stipide
della porta.
- La pensiamo allo stesso modo, allora, professor Cullen- sorrise
sghembo, avvicinandosi alla cattedra. Era passata una settimana dal
giorno in cui eravamo tornati insieme, ma a me sembravano essere
passati già mesi o, addirittura, anni. Eravamo tornati
affiatati come lo eravamo un tempo, affrontando a testa alta i problemi
e i fantasmi del passato. Come se nulla fosse successo, esattamente
così; e forse era stata la decisione migliore, per tutti. Ci
capivamo con un solo sguardo, ci muovevamo in sincrono come due
calamite che si attraggono, ci baciavamo come se ogni volta fosse stata
la prima; ma ci eravamo fermati lì, a qualche carezza e
basta. Nonostante tutto, io non me la sentivo di correre e forse
nemmeno lui; volevamo goderci il tempo per come scorreva, respirando
ogni attimo a pieni polmoni. Carpe diem.
- Mi scusi prof, potrebbe prestarmi un minuto della sua
preziosa lezione?- scossi la testa, ridendo. Sentivo anche i ragazzi
sghignazzare; ormai, le voci di corridoio circolavano e si era iniziata
a capire un pò la situazione. Fortunatamente,
Renesmèe non si sentiva affatto a disagio, tutt'altro; era
felice come una pasqua e noi lo eravamo per e con lei.
Annuii, afferrando la busta che mi stava porgendo. Aggrottai le
sopracciglia, quando riconobbi il timbro dello stato e il nome "Edward
Anthony Cullen" sulla busta; nome completo, che lusso.
- Posso sapere cos'è o chiedo troppo, prof?- alzai lo
sguardo e lo vidi fare spallucce. Bene, non era deciso a darmi un
anticipazione di ciò che avrei trovato all'interno della
busta, ancora siggillata. - Non l'hai aperta?- scosse la testa, nervoso.
- A lei la precedenza, Miss-
aprii la busta con un taglia carte che avevo nella borsa,
estraendo il foglio dall'interno. Lo aprii, spiegandolo dalle tre parti
in cui era piegato, e iniziai a leggere. Mano a mano che mi avvicinavo
alla fine, la mia bocca si spalancava maggiormente e gli occhi
diventavano sempre più lucidi. Mi girai a guardare Edward,
attento a leggere anche lui il contenuro della busta. Appena
finì, sul suo volto si aprì un sorriso enorme,
che mozzava il fiato.
Sentivo il silenzio padroneggiare nell'aula e gli occhi dei ragazzi
puntati su di noi. Mi voltai e osservai il volto di
Renesmèe, preoccupata nell'ignoto di quello che le stava
accadendo. Afferrai la penna sulla cattedra e girai il registro verso
di me e sotto lo sguardo accigliato di Edward. Cercai nell'elenco
"Renesmèe Swan" e sorrisi. Guardai Edward e lo vidi
sorridermi, emozionatissimo. Renesmèe Swan
Cullen. Apportai
la modifica sul registro, con le mani tremanti. Diedi il foglio a
Edward, sorridendo.
- A te la precedenza- e con un cenno della testa indicai nostra figlia.
- Signorina Cullen, vuole leggere?- la fronte di Renesmèe si
corrugò, proprio come quella di tutti gli altri; ma poi vidi
i suoi occhi brillare e le sue labbra arcarsi in un sorriso. Si
alzò dalla sedia lentamente, avvicinandosi.
- Chiamavi me, vero?- rispose, con la voce tremante. Edward
annuì, porgendole la lettera bianca. L'afferrò
con la mano tremante, concentrandosi sulle lettere nere che scorrevano
una dopo l'altre. Proprio come me, il suo sorriso andava aumentando con
l'avvicinarsi della fine. Quando alzò lo sguardo, aveva il
volto rigato di lacrime e mi morsi le labbra per trattenere le mie.
- Adesso, dovrò abituarmi al mio nuovo nome- e si
lanciò tra le braccia di Edward, che l'afferrò e
la strinse a sè, affondando il suo volto tra i suoi capelli.
La classe scoppiò in un'applauso e urla, avendo capito cosa
stesse succedendo.
"Noi avevamo sempre avuto il sospetto", urlò qualcuno dal
fondo dell'aula, ridendo. Scoppiammo a ridere anche noi, scuotendo la
testa.
Dopo diversi abbracci e lacrime, riuscimmo a calmarci tutti.
Renesmèe tornò al suo posto, abbracciando Leah
che sedeva al suo fianco. Sentivo i ragazzi parlare e sorridere tra
loro, mentre guardavano me e Edward, vicini ma con mezzo metro a
separarci. Cercai di andare contro la legge di gravità che
mi spingeva a cingergli un fianco con un braccio e andai dietro alla
cattedra, richiudendo il libro di Shakespeare.
- Okay, io andrei...- mormorò Edward, in imbarazzo; ma prima
che aprisse la porta, Matthew, un ragazzo dell'ultimo banco, fece un
colpo di tosse per, sicuramente, richiamare la nostra attenzione. Ci
girammo, mentre il suo colorito si mischiava al rosso.
- Non per farci gli affari vostri, professori, ma... noi vorremmo
sapere se, beh- si grattò la testa. - Siete i genitori di
Renesmèe, quindi...- Edward scoppiò a ridere e
Matthew, nonostante avesse sempre avuto una bella faccia tosta e non
per niente aveva fatto da porta voce alla classe, divenne completamente
rosso.
Vidi Edward avvicinarsi e, finalmente, cingermi un fianco con un
braccio.
- Sì, Matthew e sì, ragazzi. Io e la
professoressa Swan stiamo insieme- la classe si riempì di
'awww' e 'ohhh' quando le labbra di Edward si posarono per un millesimo
di secondo sulle mie. Mi sentii avvampare il viso fino alla punta dei
capelli; in quel momento avrei voluto che si aprisse una voragine al
centro del pavimento e mi risucchiasse all'interno. Mi staccai da
Edward, mordendomi le labbra.
- Okay, ragazzi, calmiamoci, okay? Adesso continuiamo la lezione,
perchè, sinceramente, non mi va di vedervi in estate, mh?-
tutti si misero a sedere, scattando impauriti dalla mia pseudo
minaccia.
- Ci vediamo dopo, ragazzi-
- Arrivederci professore- salutarono i ragazzi, in coro.
- Signorina Cullen- fece un cenno della testa a Renesmèe,
che sorrise.
- Professor Cullen sbarra papà- rispose lei.
- Professoressa Swan, arrivederci- bacio la mia mano, come un gesto di
galanteria e sorrisi.
- A dopo, professor Cullen- uscì dall'aula col suo solito
sorriso sghembo e, dopo aver ripreso l'autocontrollo e il fiato,
ripresi la lezione lì dove l'avevo interrotta.
- Stai attenta Ness, pensa due volte prima di fare quel che fai,
ricorda che hai ancora quattordici anni e torna a casa per le otto.
Intesi?-
- Oh Dio mio, non bastava la mamma, ora si ci mette anche lui. Cosa ho
fatto di male?- alzò gli occhi al cielo. - Certo paparino,
rilassati, okay?- vidi Edward fare una smorfia e annuire, sbuffando.
- Salutami Jacob e digli di non tirarsi indietro all'ultimo momento;
stasera deve esserci anche lui- le feci un occhiolino e lei
ricambiò, sorridendo. Baciò le guance di entrambi
e se ne andò, salutando con la mano.
Stasera ci sarebbe stata la famosa cena in onore mio e di Edward;
l'avevamo organizzata a casa sua, ergo, la quasi anche mia casa. Edward
non aveva accennato più a nulla, fino a quando non avevo
dovuto io riprendere l'argomento, appoggiandomi alla questione
affidamento Renesmèe. Così, dopo una lunga
riflessione durata qualche giorno e un discorso maturo con lui, avevamo
deciso di trasferci a casa sua, lasciando il mio appartamente a James,
in modo che avrebbe potuto unirlo. Edward aveva insistito
affinchè io cambiassi qualcosa, per renderla anche mia;
così, senza esagerare, anche perchè la casa era
bellissima e perfetta così com'era (merito anche di Alice),
avevamo deciso di cambiare la camera da letto e qualche accessorio in
bagno e nel salotto. Nel bagno, avevamo bisogno di qualche scaffale in
più per inserire anche le mie cose, mentre il salotto era
troppo spoglio, sintomo evidente che fosse stato vissuto da solo un
uomo. Mentre, per quanto riguarda la camera da letto, beh... la volevo
cambiare, forse anche per un gesto egoistico; mi ci immaginavo sempre
Edward con qualcun'altra,a nche se mi aveva giurato solennemente che
non avesse portato nessuna a casa, ma mi dava comunque fastidio.
Così, giusto ieri, eravamo andati all'ingrosso a sceglierla
e l'avevamo trovata immediatamente; era stato un colpo di fulmine: era
semplice, in legno bianco con qualche ritocco di marrone chiaro,
l'armadio era fatto di specchi e un grande comò avrebbe
dovuto riempire l'ala destra dell'enorme camera; mentre il letto,
invece, era grande con una spalliera che richiamava il comò
e l'armadio, elegante e semplice. Avevo insistito per dividere almeno
le spese, ma Edward era stato deciso e parentorio: eravamo una famiglia
e non c'erano più divisioni, i suoi soldi erano i miei e,
naturalmente, viceversa.
Esternamente, poteva anche sembrare che stessimo correndo, ma io
sentivo di star procedendo gradualmente. La prima fase della coppia,
ormai, era andata quattordici anni fa; in questi mesi avevamo avuto
modo di parlare, riscoprirci, uscire e conoscerci, nonostante tutto. E
adesso, invece, entrambi sapevamo ogni minimo particolare della vita
dell'altro, a partire da sciocchezze, come i gusti del gelato, a cose
importanti, come la sofferenza e il dolore di quegl'anni.
Stavamo vivendo, punto.
- Ti vedo pensierosa...- costatò, sfiorandomi la mano con la
sua. Mi girai a guardarlo, sorridendo e scuotendo la testa.
- Pensavo solo a quanto questa settimana sia volata e a quante cose
abbiamo fatto. Ci pensi?- gli scappò un risolino.
- E' stata, senza dubbio, la settimana più bella della mia
vita- fremetti a queste parole e, prendendolo alla sprovvista, mi alzai
dalsediolino e lo baciai, approfittando del semaforo rosso.
Ricambiò appassionatamente, afferrando un mio fianco e
mordendo le mie labbra. Solo quando sentimmo del clacson interrompere
quel momento, ci rendemmo conto che il semaforo era diventato verde. Mi
rimisi al mio posto, mentre lui mormorava un "wow".
Cinque minuti dopo, eravamo a casa sua. Facendo come se fossi a casa
mia, aprii le finestre, lasciando entrare luce e aria.
Mi sentivo in ansia per quella sera. Non avevamo ancora detto niente a
nessuno dei suoi fratelli, Alice compresa; Edward aveva trovato una
scusa banale per farli venire a cena qui, avvisandoli che ci saremmo
state anche io e Renesmèe, oltre a James e Jacob.
Ansia a mille, senza alcun dubbio.
- Che hai da fare, tu?- gli chiesi, mentre indossavo il grembiule da
cucina.
- Quello che tu mi dirrai di fare, naturalmente. Vieni, faccio io- mi
fece voltare e, dopo avermi fatto due giri intorno alla vita,
legò il grembile dietro alla schiena con un fiocco. Sentii
subito il suo alito sfiorarmi la pelle e i brividi ricoprirono il mio
corpo in un solo istante. Mi lascia travolgere dalle sensazioni,
reclinando il capo all'indietro e posandolo sulla sua palla. Subito le
sue labbra presero a camminare sul mio collo, giungendo fino alla
spalla quasi scoperta per poi risalire lungo la mascella. Il cuore
batteva forte contro la cassa toracica e potevo sentire ogni piccola
goccia di sangue scorrere lungo le vene.
- E.. edward- quello che uscì, sarebbe dovuto essere un
richiamo, ma ne usc come un gemito di piacere. Male, molto male.
- Dio, quanto ti amo. Mi fai impazzire- sussurrò roco al mio
orecchio, continuando il suo viaggio lungo il mio collo. Le sue mani
arrivarono ai miei fianchi, sollevando leggermente la maglietta e
toccando i miei fianchi nudi. Sentivo l'eccitazione alle stelle, quando
il telefono di Edward prese a squillare.
- Porca...- mi girai e gli tappai la bocca con la mia, prima che
potesse concludere la frase. Avevo gli ormoni impazziti e un bisogno
incessante di sentire il suo sapore sulla mia lingua. Afferrai i suoi
capelli e avvicinai maggiormente il suo volto al mio, alzandomi sulle
punte. All'ennesimo squillo, mi allontanai, respirando con affanno.
- O.. Okay, vado a... rispondere- mormorò, deglutendo. Lo
sentii prendere la chiamata mentre la mia vista era ancora appananta e
le orecchie mi fischiavano ancora.
Wow.
Cercai di tornare in me e andai in cucina, per cominciare a cucinare.
Il giorno prima ero andata a fare la spesa e quindi era tutto pronto in
frigo. Iniziai a fare il sugo per la pasta, canticchiando una canzone a
caso. Edward, probabilmente, si era chiuso nel suo studio, ergo, a
telefono era l'ospedale. Approfittando della solitudine, accesi la
televisione in salotto, sincronizzandola su MTV e alzai il volume,
cosìchè potevo sentirla fin dalla cucina.
Iniziai a cantare e a ballare, mentre continuavo a cucinare. Quando
controllai l'orario, mi accorsi che erano già le sette e tra
un'ora sarebbero arrivati gli altri. Edward non si era ancora fatto
vedere, ma intuii che stesse lavorando, quindi lo lasciai in pace.
Infornai il pollo nel forno, inserendo il timer e i gradi e iniziai
già a pulire un pò il ripiano della cucina. Ma,
improvvisamente, inizia a sentire un dolore allo stomaco e un senso di
vertigini prendermi la testa; con entrambe le mani, mi appoggiai al
lavello, per non cadere. Presi respiri profondi e cercai di calmarmi.
Iniziavo a sentire l'ansia per quella sera e lo essere stata
all'inpiedi per due ore consecutive non mi aiutava.
Sentii due braccia avvolgermi e il suo torace caldo premersi contro la
mia schiena.
- Ehi...- sussurrò al mio orecchio, baciandomi il collo.
- Ehi- gemetti, scostandomi dalle sue braccia. Il dolore allo stomaco
era tornato e sentivo il fiato mancarmi nel petto.
- Amore, che succede?- mi chiese preoccupato, girandomi e facendomi
trovare di fronte a lui. Scossi la testa, portando una mano sullo
stomaco.
- Niente, mi gira solo un pò la testa e mi fa male.. lo
stomaco- gemetti, portando una mano sulla sua spalla per reggermi.
Subito le sue furono sui miei fianchi e mi guidarono verso la sedia,
per farmi sedere.
- Aspetta qui, ti prendo qualcosa di dolce, okay? Stai calma, non
è nulla- annuii, mentre si avvicinava al mobiletto di fianco
al frigo. Afferrò una barretta di cioccolata e la
scartò, porgendomela. - Tieni, mangia. Hai saltato il
pranzo?- afferrai la barretta e iniziai a mangiarla, sentendo subito lo
zucchero fluire nel mio corpo. Annuii, mordendomi le labbra.
- Avevo da lavorare e me ne sono dimenticata...- mi giustificai, mentre
lo vidi stringere le labbra.
- Non puoi dimenticarti di mangiare, Bella. Okay, ti prendo un
bicchiere d'acqua. Sei diventata pallida- mi porse un bicchiere d'acqua
fresco e lo bevvi tutto in un sorso, iniziando già a
sentirmi meglio.
- Grazie- sussurrai, abbozzando un sorriso.
- Stupida- mi baciò la punta del naso e si alzò.
- Vado a prendere la macchinetta della pressione, non muoverti da qui-
- Non ce n'è bisogno, mi sento già molto meglio,
davvero- mi intimò a stare zitta e acconsentii, sbuffando.
Quando tornò, da bravo dottore, mi misurò la
pressione e costatò quanto la tenessi leggermente bassa.
- Tra mezz'ora gli altri saranno qui, vuoi rimandare, amore?- sorrisi.
- Sto bene, okay? Calmo- posai una mano sulla sua guancia, intenerita.
- Ora andiamo in camera da letto a prepararci e tra mezz'ora saremo
qui, ad attenderli, okay?- annuì, poco convinto, porgendomi
la mano.
Mi lasciò in camera da letto, dove la sera prima avevo
portato tutto quello che mi serviva, mentre lui andava a preprarare la
tavola. Approfittai e feci anche una doccia veloce, asciugando i
capelli col phone e lasciandoli ondulati su una spalla. Per quella sera
avevo portato un vestitino blu corallo con qualche frangia di pizzo
nero emzzo sulla coppa del seno e lungo i fianchi, lungo fino a
metà coscia, e un paio di scarpe col tacco nere, che
richiamavano il pizzo; solo un pò di ombretto scuro
sugl'occhi e basta, naturale come sempre. Spruzzai un pò del
profumo che Edward tanto amava e scesi giù, per dargli il
cambio.
- Dai, vai a vestirti- avvisa il mio ingresso in questo modo, proprio
mentre si stava girando. Appena mi vide, rimase fermo e immobile come
uno stupido a fissarmi, con la bocca spalancata.
- Wow- mi sentii arrossire e lo vidi deglutire, prendendo aria. -
Sei... bellissima- mi morsi le labbra, sorridendo.
- Grazie- abbozzai, mentre si passava una mano tra i capelli ramati.
- Okay, vado a... farmi una doccia fredda e a vestirmi. Dieci minuti e
sono qui- annuii, conscia del fatto che ci avrebbe messo dieci minuti
solo a cercare di sistemare i suoi capelli, per poi, infine, lasciarli
ribelli come era inevitabile che fossero.
Finii di sistemare i bicchieri sulla tavola lungo e rettangolare del
salone, e poi mi concessi un goccio di aperitivo freddo; sentivo la
sostanza liquida scorrere lungo la mia trachea e un senso di pace
impadronirsi del mio corpo. Ma, quel senso di pace e relaz, non
durò nemmeno un attimo; sobbalzai dalla sedia quando sentii
il campanello suonare e Edward spuntare dalle scale, mentre si
abbottonava ancora la camicia chiara. Aveva un paio di jeans che lo
fasciavano perfettamente e delle scarpe blu e bianche, in tono col
resto dell'abbigliamento; i capelli erano ancora umidi e qualche ciuffo
scorreva acqua lungo la sua fronte.
Era... bellissimo.
Gli sorrisi e, probabilmente, percepì i miei pensieri dallo
sguardo e dalle labbra che mi stavo mordendo. Si avvicinò,
cingendo i miei fianchi e avvicinandomi al suo petto.
- Sei pronta?- avvicinò le sue labbra alla mia fronte,
premendole dolcemente.
- Sono pronta-
Mezz'ora dopo erano tutti seduti a tavola, ignari del motivo di questa
cena. Alice mi aveva salutata saltandomi letteralmente addosso,
nonostante il vestitino beige che indossava e i tacchi dodici ai piedi.
Sentivo lo sguardo di tutti, compresi Emmet e Jasper, scorrere da me e
Edward, distanti per non rovinare la "sorpresa". Naturalmente,
però, sapevano di Edward e Renesmèe, anche se il
sospetto che lo avessero capito già da tempo era molto altro.
- Marie, non correre o ti fai male!- urlò Alice, prima di
sbuffare e raggiungermi in cucina. - Un giorno di questi mi
farà diventare pazza- borbottò, appoggiandosi al
tavolino.
- E' tua figlia, Alice. Hai bisogno di altre spiegazioni?- mi fece la
linguaccia, sorridendo subito dopo.
- Allora... come va tra te e mio fratello?- ops, domanda sbagliata, mia
cara Alice.
- Perchè me lo chiedi?- cercai di sviare la risposta, ma
sapevo quanto fosse testarda.
- Non posso chiedertelo? Sono ancora la tua migliore amica, se non mi
sbaglio- disse, corrucciata.
- Certo che sì, tesoro-
- E allora...?- stavo parlando con Alice, la mia migliore amica di
sempre. Potevo dirglielo, no?
- Se te lo dico, però non metterti a urlare o cose del
genere, okay?- aggrottò le sopracciglia e poi
annuì, curiosa.
Presi un respiro profondo e mi preparai alla sfuriata.
- Ioetuofratellosiamotornatiinsiemeunasettimanafa- avevo chiuso gli
occhi mentre dicevo questa frase senza nemmeno prendere aria. Li
riaprii, uno alla volta, preoccupata del silenzio che mi circondava.
Che fosse svenuta?
La trovai davanti a me, con la bocca dipinta di rosa spalancata e gli
occhi neri spalancati.
- C... cosa?- mi morsi le labbra. - Stai scherzando?-
- Ti pare che potrei scherzare su una cosa del genere?- sollevai un
sopracciglio, sbuffando.
- Credo che io stia per avere uno svenimento- sventolò la
mano davanti al suo viso, e si poggiò al lavandino. -Tu- mi
guardò. - E mio fratello, Edward-
- No, Emmett, guarda. Chi vuoi chi sia tuo fratello?!- la
interruppì, ma il suo sguardo gelido mi bloccò.
- Siete tornati insieme....- chiuse gli occhi e mi preoccupai che si
sentisse seriamente male o che fosse arrabbiata a morte con me.
- Alice...- cercai di chiamarla, ma mi interruppe.
- Non posso urlare, vero?- scossi la testa, sbalordita da quella
domanda. - Porca miseria, finalmente!- mi abbracciò di
slancio, rischiando di farmi cadere col sedere per terra. Mi avvolse il
collo con le braccio e io cercai di mantenermi in equilibrio, ridendo e
sollevata.
- Amor.. ehm, Bella? Ah, Alice, sei qui- ci staccammo quando sentimmo
la voce di Edward alle nostre spalle e lo vedemmo sbucare dalla porta
della cucina.
- Sì, sono qui, fratellone- il colorito di Edward diventata
sempre più tendente al rosso, per il terribile errore
che stava per commettere al suo ingresso. Risi sotto i baffi.
- Come mai siete qui? Abbracciate?- mi morsi le labbra, mentre Alice
portava le mani ai fianchi.
- Giuro che ti disconosco, questa volta! Come hai potuto... provarmi di
mia cognata per una settimana?!- quasi urlò, mentre io le
intimano di tacere. Vidi Edward spalancare gli occhi e poi guardarmi;
feci spallucce, per rispondere alla sua domanda mentale.
- Privartela per una settimana? Sorellina, io e lei abbiamo molto tempo
da recuperare- la risposta di Edward mi stupì, proprio come
stupì Alice. Mi si avvicinò, cingendomi i fianchi
con un braccio e, contemporaneamente, gli occhi di Alice brillarono e
si riempirono di lacrime.
- Dio mio, non ci credo. Per quattordici anni ho aspettato questo
giorno, ed è arrivato!!- strillò, buttandosi tra
le braccia di suo fratello, che scoppiò a ridere
sommessamente.
- Oh, ragazzi, che state facendo qui, senza di noi?- la testa di Emmett
spuntò dallo stipide della porta, facendoci scoppiare a
ridere. - Un attimo, fermi tutti! Perchè Eddino ha il
braccio intorno a Bellina?- urlò, attirando l'attenzione di
tutti gli altri ospiti all'interno del salone. In cinque secondi, la
cucina si riempì di gente, compresi i bambini. Mancavano
solo i miei genitori, che sarebbero arrivati a minuti, e
Renesmèe e Jacob, sicuramente già a conoscenza
della notiziona.
- Ehm...- Edward si schiarì la voce, attirando
maggiormente l'attenzione su di noi.
- Allora? Il motivo di questa cena? Sputate il rospo, belli!- ecco
Rosalie e la sua lingua lunga.
- Non sarai mica incinta, Bella?-
- Certo che no!- risposi sbalordita a Jasper.
- Okay, calmiamoci, gente- ecco James, mio eterno salvatore;
già era diventato bianco al solo pensiero, mentre Victoria
sogghignava al suo fianco.
- Mamma, papà? Dove siete?- la voce di mia figlia, ci fece
girare verso la porta. Lei e Jacob entrarono, salutando con un buonasera timido
ma allegro. Il sorriso di Jacob sembrava rallegrare l'aria tesa che si
era creata. - Che succede, qui dentro?- iniziai a tremare, quando la
voce di mio padre risuonò nella stanza. Avevo accennato solo
qualcosa ai miei genitori, una novità che comprendeva anche
Edward; naturalmente, grazie a James e Renesmèe, erano
rimasti aggiornati delle diverse vicende durante le settimane.
Mia madre entrò, ansante, dietro Charlie.
Mi morsi le labbra e mi girai a guardare Edward, che,
contemporaneamente a me, aveva svolto la testa nella mia direzione. Ci
sorridemmo a vicenza, nonostante il nervosismo, ma ormai niente e
nessuno poteva separarsi. Mi afferrò la mano e se
là portò sul petto, a sinistra, precisamente sul
cuore.
- Succede che io e Bella, beh..-
- Siamo tornati insieme- completai la sua frase, girandoci insieme
verso gli altri. Mille espressioni di stupore riempirono i volti della
nostra famiglia, mentre gli occhi di mia madre e di Alice si riempivano
di lacrime. Fummo travolti da mille abbracci e mille urla, accompagnati
da tanti 'awww' e 'ohhh' di Alice e delle sue figlie. Ogni singola
persona venne ad abbracciarsi, tranne mio padre. Lo guardai, mordendomi
le labbra e con un enorme punto interrogativo sul volto.
Non mi aspettavo una reazione normale e felice da parte dei miei
genitori, ma mia madre mi aveva stupita, scoppiando a piangere e
correndo ad abbracciarmi. Lei conosceva quasi ogni mia singola lacrima,
anche se non le aveva viste con i suoi occhi; sapeva quanto dolore
avevo dovuto sopportare, sia per quanto riguarda la gravidanza che,
soprattutto, il tradimento e la mancanza di Edward. Leggeva, ogni
volta, nei miei occhi un dolore profondo e incurabile, come se fosse
riuscita a scorgere ogni pezzo del mio cuore fluire nel mio corpo,
ormai senza vita e privo di luce.
Anche mio padre, Charlie, era riuscito a comprendere il mio dolore; ma
lui, anzicchè concentrarsi sulla mia situazione, aveva
mirato Edward e il suo comportamente poco maturo e rispettoso nei miei
confronti. Ma ora era diverso, ormai a conoscenza del fatto che Edward
non mi aveva tradito, ma era solo un'altra delle malvage mosse dei suoi
genitori. La sua reazione, però, rimaneva quella che
più temevo fra tutte; e, forse, lo stesso valeva per Edward,
paralizzato al mio fianco con lo sguardo di Charlie puntato sulle
nostre mani allacciata, passando dal mio volto al suo.
- Charlie...- tentò di dire Edward, ma fu bruscamente
interrotto dalla voce rigida di mio padre.
- Niente Charlie, Edward. Niente Charlie- deglutii a vuoto.
- Papà..-
- Bells, sono felice per te, davvero. Nonostante tutto, speravo che
questo giorno arrivasse. Ma ora, tu- disse, spostando lo sgaurdo da me
a Edward. - Prova a far soffrire di nuovo mia figlia, e giuro che la
pistola tornerà ad essermi utile, nonostante io stia andando
in pensione. Okay? Ti uccido, e non sto scherzando- lui, di tutta
risposta, deglutì rumorosamente e annuì
velocemente.
- Non ho intenzione di farla soffrire, Charlie. Farò di
tutto, pur di vedere il sorriso sul suo e sul volto di
Renesmèe- sorrisi, abbracciando mio padre.
Quella canzoncina durò altri dieci minuti, prima che Emmett
iniziasse a lamentarsi per la fame.
La cena fu allegra, piena di risate, battutine e tanti ricordi
raffiorati al momento giusto. Mi sembrava di essere tornata indietro
nel tempo, quando tutti noi, ancora ragazzini, ci riunivamo e ci
divertivamo come pazzi. Ma, adesso, c'era una piccola differenza: erano
passati quasi quindici anni, ed eravamo cresciuti, aveva figli e tutti,
tranne me e Edward, naturalmente, erano sposati.
Potevamo anche scherzare e fare battutine da ragazzini, ma dentro di
noi, eravamo adulti.
Vivevamo il presente, assaporando ogni attimo, e ricordando quel
passato ormai lontano ma ancora impresso nella nostra mente; a
differenza di quello che facevamo anni prima, ossia fare piani per il
futuro e sperare di crescere in fretta, per poter mettere in pratica la
nostra teoria.
Avevamo tutti un lavoro, dei figli e tanti problemi da dover
affrontare, ma eravamo ancora qui, tutti insieme, come una vera
famiglia, e continuavamo a crescere insieme. Perchè non si
smette mai di crescere, ogni occasione è buona per
aggiungere un pezzo del puzzle alla nostra intera vita, positivo o meno
che sia. Ma eravamo ancora lì, a comportarci come ragazzini
immaturi, ma con la consapevolezza di non essere ormai più
tali.
Guardavo negl'occi di Edward, quella felicità che mi
rispecchiava fino in fondo all'anima. Riuscivo a scorgere ogni granello
di perfezione vitale attraverso le sue iridi verdi, e rabbrividivo al
solo pensiero di dover condividere il resto della mia vita con
quegl'occhi. Non riuscivo a capacitarmi di avere qui, di fronte a me,
mentre servivo il dolce, tutte le persone che amavo e con la quale
avrei trascorso tutta la mia vita.
- A noi- brindò Edward, alzando il suo calice pieno di
spumante, inaugurando una nuova vita insieme.
- A noi- brindarono gli altri, facendo un rumore assordante ma al tempo
stesso allegro nell'aria.
- A noi- mormorai io, tintinnando contro il calice pieno del resto
della mia vita.
***
Continuavo a sistemarmi il vestito davanti allo specchio, controllando
che gli orecchini fossero ben intonati col marrone dell'abito; le
scarpe color crema, richiamavano alcuni particolari della cintura posta
sotto al seno, in perfetta coridinazione.
Avevo cercato di sistemare i capelli su un lato, lasciandoli comunque
ondulati sulla spalla ma perfettamente pettinati sulle nuche.
Sentivo l'ansia espellere da ogni poro della mia pelle, come gocce di
sudore in piena estate a Los Angeles.
- Sei perfetta- un sussurrò arrivò al mio
orecchio, provocandomi brividi sulla pelle tremante. Chiusi gli occhi
per un solo attimo, cercando di controllare le lacrime di tensione. Le
sue dita sfioravano le mie braccia, in un lento movimento che partiva
dalla spalla al polso.
- Tranquilla, amore. E' solo un fatto di... diciamo, burocrazia. E'
giusto che loro sappiano, okay?- annuii, poco convinta. Mi fece voltare
e subito i suoi occhi verdi catturarono i miei marroni. Con la mano
afferrò il mio mento, premendo leggermente le sue labbra
sulle mie. Riuscii a rilassarmi un poco, ma non appena si
staccò da me, l'ansia tornò anche più
forte di prima.
- Bella, amore, non stiamo andando dai miei genitori per perdonarli o
fare chissà cosa, stiamo andando lì per fargli
capire che non è andata come loro volevano. Okay? Lo
verranno a sapere e, nel momento in cui capiranno che non siamo andati
da loro, penseranno che era per timore di un loro giudizio e di
un'altra separazione. E ricominceranno a metterci i bastoni tra le
ruote. Ma, adesso, noi gli dimostriamo che sono solo degli ipocriti e
che il loro mondo non è perfetto come credono, okay?-
- Okay- mormorai, catturata dalle sue parole così decise.
Cinque minuti dopo eravamo in auto, con Renesmèe seduta
dietro, che picchiettava il piede a terra, creando un suono snervante.
- Nessie, tesoro, ti prego...- guardai il suo piede e annuì,
respirando a fondo e fermando quel movimento.
Anche lei, naturalmente, era nervosa. I genitori non sapevano
assolutamente nulla della sua esistenza; sì, l'avevano
conosciuta durante quel nostro breve incontro davanti al portone di
casa di Edward ergo ormai casa nostra, ma avevano subito pensato che io
fossi corsa tra le braccia di qualcun'altro a farmi scopare -delicatamente
parlando- e a farmi mettere incinta. Ma non avevano minimamente pensato
che Renesmèe potesse essere figlia a Edward,
nonchè loro prima nipote.
Io, ormai, non avrei dovuto più avere paura o tremare al
solo pensiero di vederli, perchè Edward aveva scelto di
stare dalla mia parte fin dal giorno in cui era andato via di casa,
cioè subito dopo il diploma. Nonostante tutto, lui era stato
costretto ad accettare i soldi che loro avevano sempre messo da parte
per i suoi studi all'università, ma poi se l'era cavata da
solo, con l'aiuto di Emmett e Alice. Li rivedeva una volta ogni tanto,
a parte le telefonate durante Natale e Pasqua da parte loro, ma mai da
parte sua.
Esme voleva riconquistare suo figlio, questa era certo; riconquistarlo
per poi farlo sposare con qualche ragazza degno di lui, che
appartenesse ad una famiglia ricca e che, con un matrimonio, avrebbero
formato una famiglia di super ricchi, stimata e invidiata da tutti.
Carlisle, probabilmente, voleva cedere il suo studio medico al figlio,
costringendolo a lasciare la scuola ergo la sua passione per il
pianoforte, per dedicarsi completamente allo studio della medicina
approfondito e specializzato.
Un vero Inferno, in pratica.
Due giorni fa, Edward e io, insieme, avevamo deciso di telefonargli per
fissare un appuntamento.
Naturalmente era stato Edward a parlare a telefono, senza
rivelare la magnifica
sorpresa. Esme era stata più che contenta ma
anche stralunata dalla telefonata improvvisa del figlio, lontana dalle
feste e dai compleanni.
Chissà quale sarebbe stata la sua reazione...
Scoprii che lo avremmo capito a breve, quando Edward suonò
il citofono e il grande cancello rosso si aprì
automaticamente. Entrammo, sentendo il rumore dei ciottoli sotto alle
ruote dell'auto. La villa era di un giallo canarino acceso, come era
sempre stata. I vetri risplendevano sotto i raggi del tramonto e
dinanzi al grande portone di legno rimaneva fermo Johel, il maggiordomo.
Edward parcheggiò la sua Aston Martin sulla destra della
villa, da cui si vedeva il grande giardino spuntare dall'altra parte
della casa. Ero stata miliardi di volte in quella casa, fin dai primi
anni del liceo, da quando io e Alice eravamo diventate amiche
inseparabili; fino al momento in cui non mi ero messa con Edward, i
Cullen non sembravano odiarmi, però...
Ora che riguardavo l'enorme villa, dal basso verso l'alto, scesa
dall'auto, mi sembrava di ricordare ogni minima camera al suo interno.
Quella di Edward si trovava al secondo piano, camera in fondo a
sinistra; anche le camere di Emmet e Alice si trovavano in quel piano,
mentre i genitori era posto al terzo. Ovviamente, al primo piano, c'era
il grande salone, la cucina, l'angolo da thè, il piano bar,
il piano forte e uno studio con centinaia di libri al suo interno.
Dall'altra parte, invece, c'era l'enorme giardino, in cui era situato
un gazebo di legno gigante e tanto tavoli posto sotto, piante con fiori
colorati in goni angolo, fontanelle e statuette di qua e di
là.
La solita casa dei ricchi, in pratica.
- Wooooooow! Questa sì che è una villa!-
esclamò Renesmèe, appena osservò ben
la casa appena scesa dall'auto. Cercava di acquisire ogni minimo
dettaglio, anche se la visuale era troppo piccola per una casa
così grande.
- Già- commentai io, acida. Perchè la fortuna
doveva sempre stare tra le mani di quelle persone avare e malefiche?
- Andiamo, da questa parte- ci chiamò Edward, chiudendo
l'auto con l'antifurto. Mi avvicinai a lui, sbuffando nervosa.
Mi cinse i fianchi con un braccio e prese a carezzarmene uno con il
pollice. Mi baciò sotto l'orecchio, soffiandoci sopra.
- Tranquilla, okay? Sono con te, punto- annuii, mordendomi le labbra.
- E se..- provai a sfogare tutte le fantasie e i pensieri negativi che
mi si erano creati in testa, ma mi interruppe prima che potessi
concretizzarli oralmente.
- Ti amo, okay? Ti amo e stiamo insieme-
come potevo non amare l'uomo che sapeva cosa dire al
momento giusto?
- Ti amo- sussurrai, prima si stringergli forte la mano.
Salimmo le scale di pietra, lentamente, senza avere fretta.
Renesmèe camminava di fianco a Edward, meno nervosa di me,
ma comunque nervosa. Appena Johel ci vide, sorrise, nonostante
ricordassi le lamentele di Esme per la poca professionalità
che avevano questi sorrisi; ma, nonostante ciò, lui era
ancora lì, nel suo completo nero con la piccola spilla dello
stemma dei Cullen sul petto.
- Signor Edward, signorina.. Swan- sorrisi di cuore, quando mi
chiamò col mio cognome; si ricordava di me, e non potevo non
esserne felice.
- Johel, come sta?- afferrò gentilmente la mia mano,
baciandone il dorso e riposandola leggermente lungo il mio fianco.
- Bene, signorina. Lei, invece?-
- Le ho detto mille volte di darmi del tu, Johel; la prego. Comunque
bene, grazie- abbozzò un sorriso, girandosi a guardare
Renesmèe.
- Lei invece è...?- le chiese, porgendole la mano, che lei,
timidamente, gli offrì.
- Lei è Renesmèe Cullen- la presentò
Edward, togliendo la nostra piccola dall'imbarazzo. Per la prima volta
in vita mia, vidi quell'uomo dai capelli neri nonostante
l'età, spalancare la bocca.
- Cullen?-
- Sì, Cullen. Scoprirai presto la novità, te lo
prometto- l'uomo sorrise, individuando già la risposta.
- Devo presentarvi?-
- No, facciamo una sorpresa a mia madre. Dirò a Celine di
riferire a mia madre che sono qui, grazie mille- ci salutò
con un cordiale sorriso, aprendoci il grande portone di legno. Appena
entrammo, un profumo di legno misto a camomilla, mi investì
in pieno, facendomi barcollare.
- Ehi, che succede?- mi afferrò giustò in tempo,
prima che andassi a sbattere contro la porta. Scossi la testa.
- Niente. E' solo che questo odore di camomilla, è troppo
forte- aggrottò le sopracciglia, carezzandomi la schiena.
- Sto bene, tranquillo. Andiamo- ci diriggemmo verso il grande salotto,
sulla cui porta c'era Celine, una ragazza di circa venticinque anni,
con la sua divisa nera e bianca ad attenderci.
- Signor Edward- salutò, cortese. Lui le sorrise, svoltando
lo sguardo verso il giardino.
- Sono fuori, Celine?- lei annuì, stirandosi la veste nera.
- Ci sono ospiti?-
- No, signor Edward. Ci sono solo il signore e la signora Cullen-
Edward annuì, sorridendo.
- Non c'è bisogno di annunci, andiamo noi, tranquilla-
- Desiderate qualcosa?- chiese cordiale.
- Mh, no. Anzi, un bicchiere d'acqua adesso? Puoi?- ammiccò
Edward, sorridendo sghembo. Scossi la testa, alzando gli occhi al cielo.
- Certo. Altro?-
- Nessie?- lei scosse la testa. - Okay, è tutto- Celine
scomparve dietro alla porta della cucina, mentre lanciavo un
occhiataccia a Edward.
- Smettila di far innamorare ragazze di te, con quello sguardo!- lo
rimproverai, mentre rideva.
- Sapevo me lo avresti rinfacciato-
- Me la paghi!-
- Non vedo l'ora, tesoro- ammiccò.
- Bleah! Andiamo, ragazzi, ci sono io qui con voi, eh!- ridemmo
all'esclamazione di Renesmèe, mentre lei faceva una faccia
schifata.
Celine tornò dopo due minuti, con una brocca d'acqua al cui
interno c'era del ghiaccio. Porse il bicchiere pieno a Edward e lui,
automaticamente, lo porse a me. Ah, ecco, era per me.
Scossi la testa e bevvi, ritrovandomi assetata. Porsi gentilmente il
bicchiere a Celine, che aveva tutt'altra aria di essere una gentile
ragazza.
- Pronta?-
- Pronta-
Attraversammo il grande salone e l'altro lato del corridoio,
ritrovandoci sul muro di vetro della casa. La grande porta scorrevole
era semiaperta e riuscivo già a vedere il gazebo con le
sedie nuove di paglia al di sotto, su cui c'erano Esme con una tazza di
thè in mano e Carlisle con un libro e gli occhiali sul naso.
Il giardino era stupendo come sempre, e accorto in ogni minimo
particolare. Erano cambiate solo le sedie e i tavoli, qualche fontana
in più e qualche fiore colorato in meno; erano quasi tutti
rosa.
Edward fece scorrere il pannello di vetro, e subito l'aria fresca e
pulita di inizio Marzo ci investì. Attraversammo il
porticato di pietra e ci ritrovammo sulle mattonelle che seguivano un
piccolo sentiero per arrivare al gazebo. Ci avvicinavamo sempre di
più e io sentivo il cuore battere sempre più
velocemente, come se volesse scoppiarmi nel petto o, addirittura,
uscirne e andare a correre per la fiaccola delle Olimpiadi; sembrava
impazzito. Edward stringeva forte la mia mano e, con l'altra, sfiorava
il bracco di Renesmèe per, molto probabilmente, confortarla.
- Edward?- la voce posata di Esme mi giunse quasi ovatta, mentre si
alzava e si aggiustavà i capelli davanti agl'occhi, per
poterci guardare meglio. Carlisle, immediatamente, sollevò
gli occhi dal libro e si sistemò gli occhiali. Entrambi
sembravano colti pienamente dalla sorpresa, inaspettatata certamente.
- Cosa sta succedendo, figliolo?- disse Carlisle, con voce rigida.
- Buonasera mamma, buonasera papà- strinsi forte la mano di
Edward, mentre li salutava i suoi genitori.
- Lei cosa ci fa qui?- Esme sembrava stizzita, facendo sbattere la
tazzina di thè sul piattino di ceramica a fiori.
- Voleva salutare i suoi suoceri, da brava nuora-
- Cosa stai dicendo, Edward Anthony?- Carlisle sembrava per avere una
crisi di nervi.
- Non siamo venuti qui per parlare di medicina e politica, o-
guardò la madre. - Prendere una tazza di thè e
parlare dell'ultima collezione di Armani. Siamo venuti qui, per, conversare-
- E di cosa dovremmo conversare con... lei?-
-Lei, prima
di tutto, ha un nome- precisò Edward, irriggidendosi.
- Isabella- Esme
sputò il mio nome come il peggiore degli insulti.
- Dovreste dirmi, prima di tutto, perchè la odiate-
- Perchè lei non è giusta per te, sono anni che
te lo diciamo, ormai. Sono passati anni dall'ultima volta che l'hai
vista, pensavamo che l'avessi dimenticata una volta per tutte!- Esme,
che sembrava sul punto di piangere.
- Siamo arrivarti al punto, mamma. Perchè ci siamo lasciati?
Suvvià, sei una donna che ogni giorno indossa un nuovo
abito, alle tredici pranza, alle diciassette prende il thè
con due biscotti o la linea si rovina, alle diciannove e trenta cena e
alle ventidue è a letto, con una mascherina sugl'occhi o una
maschera al cetriolo sul viso; quindi, suppongo, che tu abbia il coraggio di dire a
questa ragazza da
quattro soldi, come la chiami tu, cosa hai fatto quattordici anni fa-
la voce di Edward era fredda e dura, come non l'avevo mai sentita.
- Non sono degna di parlare con questa ragazza!-
- Donna, mamma. Lei non è più una ragazza, ma
è una donna.
Sono passati quattordici anni, sai quanti sono e sai di
chi è la colpa? Sai di chi è la colpa se lei- mi
indicò. - E' diventata donna a soli diciannove fottuti anni?
Colpa tua, Esme, solo colpa tua. COLPA TUA SE IO MI SONO PERSO TREDICI
ANNI DELLA VITA DI MIA
FIGLIA!- urlò, ormai fuori di se.
- Tua figlia?- Esme di sedette, prendendo un ventaglio.
- Cosa dici Edward? Lei non può essere tua figlia, questa
ragazza ti ha tradito, è certo! Ti ha tradito e si
è fatta mettere incinta da qualche stronzo, incinta di una bastarda- a quel
punto, non ci vidi più.
- Quella che voi chiamate bastarda, signori Cullen, è vostra
nipote! Non ci credete? Okay, ecco a voi!- afferrai il test del dna
danna borsa e li lanciai in aria, contro il vento che ormai si era
calmato. - QUELLA CHE VOI CHIAMATE BASTARDA, E' LA FIGLIA CHE HO DOVUTO CRESCERE DA
SOLA A CAUSA DELLA VOSTRA MENTE EGOISTA E IMMATURA! Cosa credevate di
fare? Eh? Perchè io penso che VOI VOGLIATE LA MORTE DI
VOSTRO FIGLIO!! Sapete di cosa sono pià orgogliosa nella mia
vita? Di non essere una madre come te, Esme. Di essere diversa da te,
DI AVERE CUORE E DI PENSARE, PRIMA DI TUTTO, A CIO' CHE MIA FIGLIA
VUOLE! E la prossima volta che vi permettete lontanamente di insultarla
in qualche modo, vi faccio pentire di avermi conosciuta, chiaro?
Perchè se voglio, posso sgretolarvi come carta pesta tra le
mie mani!- urlai, ormai fuori di me e fiera di me stessa. Edward
stringeva forte la mia mano, come se avesse voluto darmi la forza in
quel momento di totale sfogo.
- Non ti permettere di parlarmi in questo modo, ragazzina
impertinente!- tuonò Esme, alzando il dito e avvicinandolo
al mio viso, dopo aver buttato il ventaglio a terra ed essersi alzata
bruscamente.
- Esme- la richiamò Carlisle, con tono pacato.
- Carlisle, è inaccettabile!-
- Non penso che tu, dedicando tutti gli insulti che conosci a questa..
donna, possa far cambiare idea a nostro figlio- rimasi a bocca aperta
davanti a quella sorta di rivelazione, del tutto inaspettata da parte
di Carlisle. Eppure, io avevo sempre avuto il sospetto che colei che
governasse questa vita malvagia e da vera snob, fosse Esme,
contaggiando o obbligando, Carlisle.
- Mio figlio è un Cullen
e deve rispettare questo cognome! Non può
sposare una ragazza che ha vissuto di rendita, che lavora per
guadagnarsi il cibo e che non abbia... che non abbia una vita sociale
che possa aprire le strade a lui!-
- Io le mie strade le ho già aperte, Mamma. L'ho fatto,
nonostante io abbia rifiutato ogni tuo aiuto e nonostante il dolore per
la sua perdita. Ma l'ho fatto, da solo! Ma adesso, voglio solo chiudere
una strada, per non riaprirla mai più! Non ti voglio
più vedere, Esme.
TI VOGLIO FUORI DALLA MIA VITA, DA QUELLA DI ISABELLA E DA
QUELLA DI MIA FIGLIA. CHIARO?- potevo vedere la vena del collo di sua
madre pulsare dalla rabbia e il suo sguardo fulminarmi.
- Non puoi rinnegare tua madre, Edward-
- Posso, dal momento che lei ha rinnegato me come figlio-
- Non l'ho mai fatto!-
- L'hai fatto nel momento in cui ci hai ingannato, ci hai separati e mi
hai privato di mia figlia per ben quattordici anni. Tu e le tue
troiette da quattro soldi, mi dovete solo lasciare in pace, adesso. Mi
hai rinnegato, nel momento in cui hai voluto scegliere tu per me,
riguardo qualsiasi cosa. Ma adesso basta, adesso vivo la mia vita e
voglio che tu mi stia il più lontano possibile-
- Edward...- cerco di supplicarlo, invano.
- Basta, basta. Ho già sentito troppo, per oggi. Mai
più, mai più. E vorrei ricordarti di quanto tu
sia vigliaccia: non hai nemmeno avuto il coraggio di dire di fronte a
loro, ad alta voce, ciò che hai fatto. Questo non ti fa una
donna nobile, mia cara, ma ti fa solo una vigliacca- si sedetta,
portandosi la mano sul cuore, mentre io sentivo le gambe tremare.
Allungai un braccio dietro la schiena di Edward, per afferrare la mano
di Renesmèe, che strinse forte a me.
- Edward...-
- No, papà. Basta, davvero- afferrò la mia mano e
girò le spalle, guidandoci con lui.
- Mi dispiace, figliolo, mi dispiace- disse velocemente, quasi
piangendo. Edward si girò, con un sorriso ironico sul volto.
- E' troppo tardi, Carlisle. E' finita-
- Lascia almeno che conosca mia nipote, che vi aiuti nei suoi studi, ch-
- No, mia figlia non la dovete nemmeno toccare, chiaro? Sarà
solo una sconosciuta, e mi dispiace per questo, perchè le
priverò dell'amore e dell'affetto dei suoi nonni. Ma
fortunatamente Charlie e Renesmèe sapranno compensare,
così come hanno fatto in questi anni-
- Mi dispiace, davvero-
- Addio- sussurò,
prendendo a camminare mentre noi lo seguivamo a testa alta. Sorpassammola vetrata e, con
un cenno del capo, salutammo Celine che si trovava dove l'avevamo
lasciata; aprimmo il portone e Johel ci sorrise, allungando la mano
verso Edward, che glie la strinse.
- Aspettavo questo giorno da anni, signor Edward- sorrisi. Sapevo che
quell'uomo era troppo buono per lavorare in quella casa.
- Questa è mia figlia, Johel. Avremmo modo di parlare, ma
non qui, naturalmente. Ci teremo in contatto. Grazie, di tutto- Johel
mi strinde una mano e io ricambiai, sorridendo.
- Grazie per tutte le guardie che hai fatto per noi, Johel-
- E' stato un piacere, signorina- ci salutammo e salimmo in macchina,
mettendoci subito in strada.
- Come avete fatto a stare insieme con... quei due?- il commento di
Renesmèe mi fece sorridere, così come Edward.
Feci spallucce.
- Uscivamo sempre, non potevamo mai chiuderci in casa- risposi,
sospirando.
- O andavamo a casa tua- continuò Edward, ridendo.
- Ma a volte Johel ci faceva da guardia- scoppiammo a ridere, mentre
Renesmèe si prendeva la testa tra le mani.
Passammo tutto il tempo del viaggio a ricordare le nostre scappatelle,
protetti da Johel o da Alice. Edward sembrava tranquillo, ora che aveva
detto addio a sua madre; mi sarei immaginata una sua reazione peggione,
dopo quello scontro faccia a faccia, ma era tranquillo.
- Tutto okay, amore?- gli chiesi, dopo che ci eravamo tolti gli abiti
eleganti da dosso, indossati solo per poter fare bella figura con i
suoi genitori e, chissà, anche sperare in un loro
cambiamento alla vista di un abito alla loro portata; ma erano state
solo tutte speranze.
- Certo, perchè?- mi rispose, avvolgendomi tra le sue calde
braccia. Scrollai le spalle.
- Dopo... stasera...- mormorai. Mi alzò il viso e, per
l'ennesima volta, mi scontrai con i suoi occhi.
- Ho scelto te e avrei sempre scelto te, Bella. Non farti venire strane
idee in mente. Non sono affatto pentito della mia scelta e non potrei
esserlo- mi sfiorò la guancia con una mano e sorrise.
- Ti amo- sussurrai, contro le sue labbra.
- Anche io- rispose, premendole contro le mie.
***
- Porca merda, porca merda, porca merda!- camminavo avanti e indietro,
sotto lo sguardo di James, seduto sul primo gradino delle scale.
- O ti calmi, o ti prendo a schiaffi!-
- Non.posso.calmarmi! Come dimani ho fatto, come?- stavo per scoppiare
a piangere, come una povera bambina che aveva appena scoperto che Babbo
Natale non esisteva.
- Bells, calmati, ti scongiuro- mi afferrò per le spalle e
mi avvolse in un abbraccio, cercando di confortarmi. Mi calmai un poco
e cercai di non pensare, ma quando la porta di casa si aprì,
sobbalzai e ricominciai a tremare nervosa. - Io ora vado, tu ti rilassi
e andrà tutto bene, okay?- annuii, stringendo le labbra. Mi
baciò le guance e mi lasciò da sola nel salotto,
mentre lo sentivo salutare Edward e uscire di casa.
Io e Renesmèe ci eravamo trasferite da due settimane a casa
di Edward, che, automaticamente, era diventata anche casa nostra. La
nuova camera da letto era arrivata ieri e solo stamattina gli adetti
avevano provveduto a smontare la vecchia e montare la nuova. Nel
frattempo, io e Edward avevamo dormito nel letto vecchio, ma sempre con
una certa rigidità. Avevamo deciso di tenere il materasso,
ancora nuovo e poco utilizzato, comodo per le nostre schiene e,
soprattutto, pulito. Avevo fatto le faccende per una settimana intera,
aiutata da Alice anche per sistemare i particolare nel salotto e nella
cucina. Ora sembrava proprio casa mia, con i soprammobili ben accurati
e qualche piantina qui e lì, per dare un tocco di colore.
Avevo anche sistemato il giardino, approfittando del tempo soleggiato
di fine Marzo.
La camera di Renesmèe, invece, era arrivata due giorni prima
che noi ci trasferessimo; Edward glie l'aveva fatta scegliere
personalmente e lei aveva scelto un bell'arancio come colore.
Quel giorno avevo sistemato la nostra camera da letto, mentre Edward
aveva il turno all'ospedale quel pomeriggio, fino alle nove di sera.
Renesmèe aveva passato il pomeriggio a La push e stanotte
avrebbe dormito da Leah, ergo Jacob. Edward aveva fatto un casino di
storie, ma alla fine eravamo riuscite a convincerlo.
La camera, adesso, era perfetta. Ci avevo messo tutta la voglia e
l'amore per sistemarla e pulirla, beh, tutto questo fino a quando la
mia mente malata non aveva iniziato a navigare ed ero corsa a chiamare
James.
Sbuffai, sedendomi e con le gambe stanche. Sentii due mani prendermi a
massaggiare il mio collo, facendo scioglier ei nervi tesi.
- Sei parecchio tesa, amore-
- Mh, mh- mugugnai, a occhi chiusi. Continuò il suo
massaggio fino a quando la mia testa ricominciò a elaborare
e spalancai gli occhi, scostandomi immediatamente.
- Ehi, che succede? Ti fa male?- scossi la testa, sciogliendo i capelli.
- Mi sono... mi sono appena ricordata di non aver messo delle cose
nella borsa di Renesmèe. Vado a vedere se la trovo per
strada, in macchina, okay?- si accigliò.
- E' tardi, amore. Vado io, dai- scossi la testa.
- Faccio subito- gli stampai un bacio sulle labbra e corsi fuori,
afferrando la borsa.
- Sono tornata!- urlai, chiudendo la porta e lanciando la borsa sulla
poltrona. Nel salone regnava il silenzio assoluto e dedussi che Edward
stesse facendo una doccia. Infatti, quando salii al piano di sopra,
sentii subito il rumore dell'acqua scrociare nella doccia.
Mi sedetti sul letto nuovo, chiudendo gli occhi e stendendomi a
penzoloni.
Come diamine... come diamine era successo?
- Ehi, l'hai trovata?- sobbalzai a sedere, sentendo subito il sangue
scendere dalla testa.
- Ehm.. non sono uscita per andare da Renesmèe, Edward-
sentivo il sangue raffreddarsi, mentre gli dicevo queste cose. Alzai lo
sguardo, trovanolo già in pantaloni della tuta e cannottiera
grigia a mezze maniche. Aggrottò le sopracciglia,
guardandomi.
- Mi tradisci, Bella?- quasi mi affogavo con la mie stessa saliva.
- Ma che diamine dici, Edward?! Non ho toccato uno straccio di uomo per
quattordici anni, e ora che ti ho di nuovo pensi davvero che possa
tradirti?- era incazzata nera, cosa diavolo gli passava per la testa?
Io stavo per impazzire, e lui delidava.
Accidenti!
- Okay, scusa amore. Ma.. ti vedo preoccupata- mi morsi le labbra,
abbandonando già la mia acidità.
- Sì, sono preoccupata- si venne a inginocchiare di fronte a
me, sfiorandomi le labbra col pollice.
- Che succede? Puoi dirmi tutto, lo sai- sospirai.
- Non sapevo se.. farlo con te, oppure no. Cioè.. avevo e ho
paura, ma ho pensato che se non lo avessi fatto, avrei sbagliato per la
seconda volta nella mia vita; e non te lo meriti- facevo giri di
parole, senza arrivare al punto centrale.
- Bella, ma cos..-
- Edward, ricordi la notte di Capodanno?- l'unica notte in cui eravamo
stati insieme. Non ci eravamo ancora toccati, nonostante ormai fossero
quasi due mesi che stavamo insieme. Volevamo andare con calma e,
soprattutto, attendere la nuova camera da letto.
- Certo, come potrei non ricordarla- gli strinsi la mano e lo vidi
sbiancare e strabuzzare gli occhi. - Bella...-
- Penso di essere incinta, Edward-
Passarono due minuti, prima che le guance di Edward si rigassero di
lacrime. Scorrevano sulle guance, seguendo una linea perfetta e
naturale del suo viso. Mi afferrò la testa tra le mani,
poggiando la fronte sulla mia e continuando a piangere.
- Dimmi che non è uno scherzo, ti prego- scossi la testa,
mentre una lacrima scappava anche dal mio controllo.
- Non è certo al cento per cento, devo fare il test. Ma...
non ho il ciclo da due mesi, ormai; ero così distratta che
non me ne sono nemmeno resa conto, i miei sbalzi d'umore, i miei
giramenti di testa, noto subito gli odori-
-...come la camomilla a casa di mia madre- ricordò,
illuminandosi. Annuii.
- Le nausee. I sintomi ci sono tutti, ma voglio... controllare- preso
il test dalla tasca della tuta e lo porsi a Edward. Lo
afferrò, intuendo subito di cosa si trattasse.
- Andiamo, togliamoci questo dubbio. Okay?- annuii, alzandomi dal letto.
- Edward?-
- Sì?-
- Tu... lo vorresti?- mi morsi le labbra, presa dal dubbio
più atroce che mi logorava da quella mattina, quando mi ero
trovata di fronte il calendario su cui segnavo, puntualmente, ogni
mese, il giorno in cui arrivava il ciclo e avevo notato che per due
mesi non lo avevo segnato.
- Assolutamente, Bella. Non avevo il.. coraggio di dirtelo, ma ora
che.. Dio, spero che sia positivo o impazzisco- gli afferrai la testa e
premetti le mie labbra contro le sue.
Cinque minuti dopo, eravamo seduti sul pavimento del bagno, Edward
dietro di me con le mani intrecciata sul mio vestre, le mie poggiate
sulle sue. Stavamo aspettando che quei due interminabili minuti
passassero; il silenzio che ci circondava era terrificante, nessuno dei
due spiccicava parola, troppo preso dall'attesa e dai propri pensieri.
E se fosse stato positivo?
Ma, soprattutto e ormai, se fosse stato negativo?
Presi il bastoncino tra le mani, mentre le linee iniziavano ad
apparire. La prima linea rosa era apparsa, mentre sentivo i nostri
cuori battere.
Fu automatico prendere la mano di Edward e stringerla forte; ero con
lui, adesso ero con lui.
- Avrei voluto... già affrontare quest'esperienza- mi
confessò Edward, mentre stringeva la mia mano.
- Ero sola quando l'ho fatto con Renesmèe e continuavo a
pregare Dio che quel test uscisse negativo- confessai, abbassando lo
sguardo. - Però, poi, quando il risultato uscì
positivo... iniziai a piangere, ma di felicità. Dentro di me
c'era una vita e non potevo maledirla, ma, soprattutto, c'era tuo figlio. E
nonostante il dolore del ricordi che questo bambino mi avrebbe portato,
sapevo di essere felice
di avere una parte di te- asciugò le mie
lacrime con i polpastrilli, mentre poggiavo la guancia sul suo petto e
gli bagnavo la maglietta grigia.
- Adesso, però, puoi piangere ed essere felice con me, amore
mio- sussurrò al mio orecchio, mentre le sue lacrime mi
bagnavano il volto. Girai lo sguardo, avvicinando il bastoncino tra le
mani e scoppiai a piangere, quando le sue evidenti linee apparvero nel
riquadro.
Lasciai il test sul pavimento, girandomi in ginocchio e lanciandomi tra
le braccia di Edward. Mi strinse forte a se, mentre come due stupidi
ragazzini continuavamo a piangere.
Afferrò il mio volto tra le sue grandi mani e mi
baciò con una passione e un amore che non gli avevo mai
visto. Le nostre lacrime bagnavano il volto dell'altro, mentre Edward
mi sollevava dal pavimento e mi prendeva in braccio. Mi ritrovai stesa
sul nostro grande e nuovo letto, mentre Edward continuava a baciarmi
con amore.
Davvero quest'uomo era mio?
Davvero io ero sua?
Davvero?
Le nostre mani scorrevano sul corpo dell'altra, ma quelle di Edward si
soffermavano sul mio ventro, carezzandone la pelle scoperta dalla
maglietta. Sentivo il sangue fluire come un fiume in piena e
l'eccitazione salire alle stelle, mentre le sue labbra seguivano il
profilo perfetta della mia vena pulsante sul collo.
Afferrai i bordi della sua maglietta e glie la sollevai,
così come fece lui pochi secondi dopo. In cinque minuti
eravamo entrambi nudi, con gli occhi lucidi e la pelle ricoperta di
brividi. Il mio seno contro il suo petto mi provocava fitte al basso
ventre, mentre sentivo la testa girare per la velocità
estrema del sangue nel mio corpo.
- Ti amo, lo sai, vero?- sussurrò sulle mie labbra, prima di
riprenderle a baciare. Annuii, mentre stringevo i suoi capelli tra le
dita, avvicinando maggiormente il suo volto al mio.
- Lo so, perchè ti amo anche io- i nostri corpi vibravano al
contatto con l'altro, come impazienti di diventare un'unica cosa. La
nostra pelle sembrava volersi unire o entrare nell'altra, come un
puzzle perfetto. Mi sfiorava come se fossi stata la cosa più
preziosa e fragile del mondo, come se potessi rompermi sotto il tocco
fragile delle sue mani. E io sospiravo e gemevo, mentre la mia vita si
completava.
Entrò in me con una lentezza tale da farmi inarcare sotto il
suo corpo, come se fosse stata la nostra prima volta. Anche se, in un
certo senso, lo era. Eravamo cresciuti, avevamo una figlia e un altro
in arrivo, ma soprattutto, eravamo davvero una coppia.
Si muovea in me, continuando a baciae ogni lembo della mia pelle.
Potevo sentire il suo cuore premere contro il mio petto,
così come forse lui riusciva a sentire il mio.
Cuore contro cuore, labbra contro labbra, pelle contro pelle. Anima contro anima. Venne
in me, facendomi assaporare ogni minima cellulare del mio piacere,
scoppiato insieme al suo. Continuò a cullarmi tra le
braccia, mentre le lacrime si erano fermate, come sul suo viso.
Sorridevamo beati, uno tra le braccia dell'altro, mentre i nostri corpi
sembravano essere diventati una sola cosa.
Lo guardai, ritrovando nei suoi occhi la proiezione di quello che
sarebbe stato il resto della nostra vita. Le sue mani continuavano a
carezzare il mio ventre vivo,
con la consapevolezza di esserci, stavola.
Ed ero felice, ero
veramente felice. Avevo
commesso numerosi sbagli nella mia vita, a partire dall'abbandonare
Edward senza lasciargli dare delle spiegazioni, allo scomparire e al
mentirgli riguardo Renesmèe. Avevo sbagliato, ma ne ero
consapevole, come lui era consapevole di aver commesso i suoi errori.
Ma era solo grazie a quegli errori, se adesso eravamo arrivati a questo
punto, se eravamo cresciuti, abbandonando l'adolescenza in un batter
d'occhio e diventando immediatamente adulti.
Eravamo genitori di una figlia meravigliosa, che avremmo continuato a
crescere insieme fino alla fine dei nostri giorni. E tra sette mesi,
avremmo potuto ricominciare davvero
daccapo, partendo dal dolore, dalle lacrime, dai sorrisi. Dalla
felicità. La
mia vita era radicalmente cambiata, e non potevo immaginarla migliore.
Avevo sognato questi momenti da una vita e, adesso, che me la ritrovavo
sotto il palmo delle mani, mi sembrava di aver quasi paura di
assaporarne la consistenza.
Ma adesso sapevo che non si sarebbe mai rotta, perchè
eravamo insieme, punto.
- Questo è
destino, amore mio. Questo è destino- il
sussurro di Edward arrivò come la risposta al mio flusso di
pensieri.
Il destino aveva voluto che noi ci rincontrassimo, ma prima aveva
voluto separarci, per farci crescere e maturare, per farci affrontare i
dolori e le paure, prima di tornare insieme più forti di
prima.
Strinsi la sua mano; non sapevo quello che il futuro ci avrebbe
riservato, ma ora ero pronta a godermi il presente, lasciando nella mia
mente sempre il dolce ricordo dei bei momenti e del dolore del passato.
Ma tutto era nelle nostre mani e lo avremmo gestito come volevamo,
ormai insieme e indistruttibili.
- Noi siamo il destino,
Edward. Siamo noi il nostro destino- e premetti le mie
labbra contro le sue, con la certezza di quella che sarebbe stata, da
ora in poi, la mia vita.
***
Okay, sono al quarto fazzoletto.
Ueueueueueeueueue
Ebbene sì, questo è l'ULTIMO CAPITOLO di questa
storia.
Prossimamente, arriverà l'EPILOGO.
Non pensavo venisse così lungo, davvero; ma mai come questa
volta, ero ispirata a scrivere questa meravigliosa storia;
bho, forse perchè era l'ultimo capitolo e voleva davvero
dare il massimo di me stessa, e spero di esserci riuscita.
Voi... non potete nemmeno immaginare cosa questa storia sia
stata per me.
Mi ha aiutata a crescere, a migliorarmi come scrittrice, a conoscere
persone meravigliose, a documentarmi su determinati argomenti,
e mi ha fatto piangere, ridere, emozionare, aumentare i battiti
cardiaci, farmi salire l'ansia, farmi esasperare, amare questi due
pazzi che sono Edward e Bella, James, Renesmèe, Alice,
Jacob, Leah, Charlie, Renèe, e tutti gli altri.
Sapete la frase di "Turning page"? Your love is my turning
page. In
questo caso, invece, è: This story is my turning
page. E,
egoisticamente, sono fiera di me stessa, dell'impegno che ci ho messo,
della forza contro gli ostacolo e i brutti periodi, di quel che ho
scritto, delle lacrime versate e dei sorrisi strappati.
E non mi interessa minimamente
delle critiche che un giorno potrà avere,
perchè, per me, questa storia è perfetta.
Perfetta come voi che mi seguite, che leggete questa
storia con amore e passione.
E non posso che dire GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE. Okay,
basta, sono in lacrime.
Ringraziamenti speciali? Solo due, in particolare.
Alla mia migliore amica, Athena, e alla mia carissima silver, Giustina.
E poi ci sono Ele, Giuli, Sofi, Laura, Claudia, Benedetta, Silvia,
Kristen e tutte le altre (scusate se non vi cito, ma siete davvero
tantissime).
E poi alle 125 che mi hanno inserita tra le preferite, le 323 tra le
seguite, le 42 tra le ricordate e le meravigliose 344 recensioni!
Edward e Bella vi salutano, dandovi appuntamento all'epilogo.
Intanto, si godono e cercano di recuperare i quattordicianni persi.
E anche io vi saluto, ringraziandovi
ancora di cuore e augurandomi di rincontrarvi nelle altre
mie storie. Con amore,
la vostra Mary xx
'Turning Page', la canzone che
ha ispirato ogni singolo capitolo.
Dedicato a tutte voi, cinquecentonove meravigliose ragazze.
EPILOGO
Aspettavo questo giorno da, molto probabilmente, tutta la vita. Lo
avevo immaginato da quando ero bambina, mentre giocavo con le mie
cugine o con le figlie di amici di Charlie e Renèe; lo avevo
sognato da ragazzina adolescente mentre parlavo con la mia migliore
amica o da sola, nel letto della mia cameretta a Forks. Ma,
soprattutto, lo avevo toccato con un dito a diciassette anni, quando
avevo incontrato la persona giusta con cui realizzare i miei sogni.
Lo avevo sfioravo con la punta delle dita e poi... e poi mi era
scivolato dalle mani, cadendo a terra e rompendosi in mille pezzi.
Peggio di quando si rompe uno specchio. 'Sette anni di disgrazia',
ma ne erano stati quattordici di anni. Beh, il doppio.
E adesso, mentre sistemavo il velo sulla mia acconciatura, non riuscivo
a non pensare a tutti quei momenti in cui lo avevo immaginato e a
rendermi conto di quanto tutto fosse completamente diverso. Il vestito,
il trucco, la cerimonia, i festeggiamente, le scarpe, le fedi... questo
non era ciò che avrei dovuto immaginare da bambina e da
ragazzina, no. Ma avrei dovuto immaginare le forti sensazioni che mi
avrebbero scossa il corpo e il cuore, mentre attendevo quel momento in
cui avrei varcato la soglia adornata con centinaia di fiori e avrei
visto sull'altare l'uomo con cui avrei condiviso il resto della mia
vita.
11 Maggio 2011.
Quale altra data avremmo potuto scegliere se non questa, quella in cui
avevamo 'proggettato' inizialmente il nostro matrimonio?
Non riuscivo ancora a capacitarmi che finalmente questo giorno era
arrivato. Che finalmente era arrivato il giorno in cui potevo sorridere
di cuore, ridere sinceramente e piangere di gioia. Tutto questo mi era
sembrato solo un miraggio, come una fonte d'acqua fresca in mezzo al
deserto. Lo avevo sfiorato e poi mi era sfuggito, diventando
assolutamente irraggiungibile.
Ma ce l'avevo fatta, dopo lacrime, dolori e pene, ce l'avevo fatta. Ero
qui in attesa di Renesmèe che venisse ad avvisarmi, che
venisse a darmi il via per poterlo raggiungere all'altare.
Ma, la cosa più strana era che non ero nervosa, ma nel mio
petto e nella mia testa regnava la pace assoluta; perchè sapevo che
qualsiasi cosa fosse successa, noi saremmo sempre stati insieme e mai
più nessuno ci avrebbe divisi.
Tutti quei dolori, quelle lacrime e quegl'anni passati nella sofferenza
totale mi avevano aiutati e ne ero quasi felice; mi avevano aiutata a
crescere e a vedere la vita sotto un altro punto di vista, vederla come
un qualcosa di prelibato e con cui non vale la pena scherzare, un
qualcosa che non bisogna dare per scontato ma con cui andarci piano e
con cautela.
La vita era un petalo di rosa che svolazzava nell'aria, affrontando il
vento forte, il caldo asfissiante e i nemici innumerevoli; ma era
così bello e preligiato da doverlo proteggere a tutti i
costi.
E noi avevamo scherzato, avevamo corso andando incontro a tutti i
problemi e comportandoci da sciocchi ragazzini impazienti di diventare
adulti; e tutto ci era sfuggito. Ma eravamo cambiati, lasciando alle
spalle quei ragazzini impazienti e andandoci con cautela, affrontando
ogni minimo problema con i guanti di seta e a testa alta, sempre
insieme e comunicandoci ogni singola emozione.
- Ommioddio, ora piango- una risatina mi scosse il petto, mentre mi
giravo per osservare Renesmèe sulla soglia della porta. Il
suo corpo alto e slanciato era fasciato da un vestito blu a monospalla
e con chiffon che svolazzavano lungo le gambe; i capelli erano legati
davanti e i suoi ricci scivolavano liberi lungo la schiena scoperta,
gli occhi verdi incorniciati da un trucco semplice e brillante, come le
labbra a forma di cuore.
- Sei bellissima, tesoro mio- sorrisi, mentre lei arrossiva per il
complimento.
- Mai quanto te, mamma- mi girai e mi osservai nello specchio,
carezzando il morbido tessuto del vestito avorio che fasciava
perfettamente il mio corpo e nascondeva la piccola protuberanza di
quattro mesi; il vestito aveva un'arricciatura sul fianco sinistro da
cui fuoriusciva un pizzo decorato perfettamente, richiamando le
spalline sulla scollatura a cuore e il velo lungo. Alice lo aveva
disegnato e prodotto in prima persona, accurando ogni minimo
particolare nel migliore dei modi. Aveva fatto acconciare i miei
capelli dal suo parrucchiere di fiducia, lasciando i miei boccoli
liberi lungo le spalle, sollevando solo qualche ciocca di tanto in
tanto, mentre il trucco era semplice ma assolutamente perfetto.
- Hanno fatto miracoli, sembro dieci anni più giovane-
commentai, scherzando.
- Oh, mammina, nonostante i tuoi trentaquattro anni sei bellissima, te
lo assicuro io- mi girai e l'abbracciai. Quanto era cresciuta la mia
bambina... A settembre avrebbe compiuto sedici anni e il suo corpo si
adattava facilmente alla sua età: era semplicemente
meravigliosa; così diceva Jacob, il suo ancora fidanzato, e
Edward, il padre geloso marcio della figlia bellissima e fidanzata.
- Dobbiamo andare?- afferrai il bouquet d'orchidee.
- Il mio paparino sta per avere un infarto, quindi ti conviene
muoverti- scoppiai a ridere e annuii, portando una mano sul cuore. Sto arrivando amore mio,
sto arrivando..
- DOVETE.CHIAMARE.EDWARD!- urlai fuori di me, mentre le
lacrime scivolavano lungo il mio viso.
- La prego, si calmi..- la dolce signora che io continuavo a trattare
male da ben dieci minuti, cercò di carezzarmi il braccio nel
vano tentativo di calmarmi.
- No che non mi calmo! Io sto per partorire e mio marito non
è qui!- scoppiai a piangere, pregando mentalmente al mio
bambino di fermarsi e di non uscire. Aspetta il tuo
papà, piccolo. Aspettalo, almeno tu... Edward
era corso tre ore fa in ospedale per un'operazione urgente da fare a un
bambino di otto anni, ignaro che due ore dopo mi si sarebbero rotte le
acque. Avevo iniziato a strillare come un'ossessa, mentre afferravo le
chiavi della macchina e Renesmèe mi stava dietro col borsone
pieno di vestiti. Tutti continuavano a dirmi di stare calma, ma io non
potevo stare calma, porca miseria! Mio figlio -o mia figlia, sarebbe
stata una sorpresa- sarebbe nato e anche stavolta Edward non avrebbe
potuto assistere alla nascita di suo figlio, come con
Renesmèe.
- Vi prego, vi prego.. fatelo venire- piagnucolai, afferrandomi la
pancia come a voler fermare le violente contrazioni che mi scuotevano
il corpo.
- Okay, va bene. Ora lo chiamiamo ma lei cerchi di respirare
profondamente o dovremmo ricorrere al taglio cesareo-
- No, no- stillai, afferrando i bordi del lettino e cercando di calmare
il mio respiro. Uno... due... tre... Uno... due... tre... Non riuscivo a
capire più nulla, vedevo infermiere che andavano avanti e
indietro, medici strillare da una camera ad un altra e l'anziana
signora carezzarmi il braccio come per calmarmi. Avevo gli occhi
inondati di lacrime, al solo pensiero che lui non avrebbe
assistito alla nascita di nemmeno questo figlio. E mi si spezzava il
cuore.
- Bells, Bells, calmati. Respira- alzai lo sguardo stringendo i denti,
mentre James mi afferrò la mano. Aveva l'espressione
stravolta e i capelli scompigliati, come se avesse fatto una corsa per
arrivare qui, fuggendo dalla moglie incinta.
- Edward, voglio Edward- urlai per l'ennesima volta, stringendo la sua
mano quando arrivò l'ennesima contrazione.
- Signora Cullen, ci siamo. Il bambino sta per nascere- l'infermiera
dai capelli rossi mi sorrise, mentre io continuavo a piangere come una
pazza.
- Ti prego James, non ancora... non ancora...- asciugò le
mie lacrime e annuì, baciandomi la fronte.
- Te lo vado a prendere Bells, te lo vado a prendere- scappò
fuori dalla camera, mentre il dolore aumentava.
- Okay, adesso mi stia a sentire. Io vedo la testa del bambino, qualche
spinta e ci siamo, okay?- la dottoressa cercava di calmarmi,
massaggiandomi il ginocchio. Annuii, pregando Dio che il bambino
ritardasse a voler uscire. Cercai di respirare regolarmente, come avevo
imparato quindici anni prima, ma sembrava tutto inutile. Il mio cuore
piangeva, mentre l'immagine di un Edward deluso e amareggiato guardava
il nostro bambino. Ti prego... ti prego...
- Al mio tre spinga, okay?- annuii, mordendomi le labbra
violentemente. Uno... Non potevo far nascere il mio bambino senza il suo
papà, non se lo meritava, io non lo meritavo ma,
soprattutto, Edward non lo meritava. Era stato così accorto
e felice per tutti i nove mesi; non aveva fatto altro che coccolarmi,
correndo a comprare le cose di cui avevo voglia anche alle tre di
notte, ogni giorno baciava prima la mia pancia e poi me, scatenando
un'ironica gelosia nella sottoscritta, era stato presente ad ogni
singola ecografia, piangendo di felicità mentre vedeva il
nostro bambino sullo schermo bianco e nero, così dolce
mentre incorninciava la foto dell'ecografia nel quadretto del suo
ufficio, vicino a quella di Renesmèe che gli avevo
'regalato', così amorevole mentre scattava innumerevoli foto
alla mia pancia.
L'uomo perfetto, il padre che ogni bambino vorrebbe avere e il compagno
di vita che ogni donna sogna ogni giorno. Due... Ti
prego piccolo o piccola mia, aspetta il tuo papà. Lui ti ama
infinitamente, si è preso cura di te fin da quando ha saputo
della tua esistenza e adesso non puoi venire al mondo senza non vederlo
tra le prime persone.
Ti prego, ti prego, ti prego. Tre... Un
urlo disumano fuoriuscì dalle mie labbra, mentre la porta
della sala parto si spalanco e mostrò un Edward sudato e in
lacrime, con ancora il camice verde.
- Amore mio- corse verso di me, poggiando le sue labbra sulle mie come
a volersi assicurare di avermi lì con lui.
- Sia fatto santo Dottor Cullen. Sua moglie non voleva collaborare
senza di lei e, a quanto pare, anche suo figlio faceva i capricci-
scoppiammo entrambi a ridere tra le lacrime, mentre la dottoressa
sorrideva intenerita.
- Sei arrivato, ce l'hai fatta..- mormorai, stringendo la sua mano.
- Non potevo mancare a quest'appuntamento con mia figlia- sorrisi.
- Io dico che è maschio-
- Scopriamolo insieme, okay? Spinga quando se la sente- la dottoressa
massaggiava le mie gambe fino a quando all'ennsima contrazione iniziai
a spingere, urlando e stringendo la mano di Edward. Lui, al mio fianco,
mi massaggiava la spalla e continuava a dirmi di non preoccuparmi, che
ero bravissima e che mi amava.
- Un'ultima spinta e ci siamo- urlai a pieni polmoni, afferrando con
l'altra mano la camicia di Edward.
Poi, tutto finì.
Un pianto spezzò l'aria intorno a noi e sentii il cuore
scoppiare di gioia nel petto, mentre le mie lacrime si fondevano a
quelle di Edward. Alzai il volto per guardarlo e vidi nei suoi occhi la
stessa felicità che occupava i miei.
- Dottor Cullen, vuole tagliare il cordone?- la dottoressa gli porse le
forbici e lui, dopo aver stretto la mia mano, annuì.
Continuavo a piangere, mentre prendeva tra le braccia il nuovo
appartenente alla nostra famiglia. E sembrava scomparire, tra le sue
braccia e avvolto dal lenzuolo blu, tanto era piccolo in confronto a
lui. Gli occhi di Edward brillavano oltre a produrre un numero infinito
di lacrime.
- Hai... hai vinto- mormorò, avvicinandosi a me e porgendomi
quel piccolo fagottino. Lo presi tra le mie braccia e scoppiai di
felicità.
Era... bellissimo. Ancora sporco di sangue, ma con gli occhietti color
nocciola già aperti e vispi e la boccuccia rossa a formare
una piccola o.
- Benvenuto Antony Cullen- mormorai, baciandogli la fronte. Mi girai e
mi immersi negl'occhi verdi di Edward, che sorridevano e brillavano di
luce propria.
- Grazie amore mio, grazie- e premette le sue labbra contro le mie.
- Un penny per ogni tuo pensiero..- rabbrividii lungo la
spina dorsale, mentre le labbra, padrone di quella soave voce,
premevano alla base del mio orecchio.
- Mh, e se chiedessi qualcos'altro al posto del penny?- mi girai,
avvolgendo il suo collo con le mie braccia e sollevandomi sulle punte.
- Non ti ricordavo così... perversa, signora Cullen- le
sue mani scivolarono lungo la mia schiena, posandosi alla base e
avvicinando il mio corpo al suo. Aderirono perfettamente, come due
pezzi di un puzzle.
Come due pezzi di un vaso rimasto rotto per un lungo tempo.
- Sai com'è... si avvicina la menopausa...- sfiorai le mie
labbra con le sue, mordendole leggermente.
- Menopausa, eh?- ridemmo insieme, mentre mi spingeva verso il letto.
Ero rimasta affacciata alla finestra per non so quanto tempo, mentre
osservavo la luna piena risplendere nel cielo buio e sereno di quella
sera. Era così raro poter vedere le stelle a Forks che ero
rimasta, probabilmente, ore a fissarle in attesa del ritorno di Edward.
Da qualche minuto era il nostro primo anniversario di matrimonio e, per
la mia mente, era stato inevitabile viaggiare lungo i dolci ricordi di
quel giorno che avrei custodito per sempre come uno dei migliori nel
mio cuore.
- Renesmèe?- morse le mie labbra, saggiandone il dolce
sapore di crema pasticcera cucinata prima. - Mh- apprezzò,
molto probabilmente.
- In camera sua- sbottonai la sua camicia lentamente, esasperandolo.
- Antony?- fece scivolare la maglietta lungo le mie braccia e
sganciò il reggiseno alle mie spalle, tuffandosi sul mio
petto e vezzegiandolo come solo lui sapeva fare.
- Dorme...- un sospirò fuoriuscì dalle mie
labbra, mentre stringevo i suoi capelli in una stretta morbosa.
- Bene..-
Sentivo ogni centimentro della sua pelle aderire al mio corpo, non
appena ci fummo liberati di tutti i nostri vestiti. Sentivo il suo
dolce profumo mischiarsi al mio, come i battiti del cuore ormai
sincronizzati.
Il suo corpo immerso nel mio, mentre parole d'amore sfuggivano alle sue
labbra, tra un bacio e l'altro.
Ed ogni volta era come la prima, dolce e sensuale al tempo stesso.
Mi trattava come la perla più preziosa al mondo, come un
petalo di rosa da proteggere.
Come la vita, ecco come mi trattava.
E sentii le emozioni di ogni singolo momento trascorso insieme
scivolare nel mio cuore mentre mi stringevo al suo corpo caldo.
La prima volta che da ragazzina incrociai i suoi occhi verdi, la prima
volta che mi propose di uscire insieme e i suoi occhi fissi sul mio
abito blu al primo appuntamento, il nostro primo bacio, la scritta
sotto scuola per il mio compleanno, la prima volta alla casa in
montagna sotto il fuoco scoppiettante del camino, la sua richiesta di
matrimonio sulla nostra spiaggetta, il mio sì
emozionato e il nostro fare l'amore in modo unico sotto le stelle
lucenti, il suo sguardo quella maledetta mattina, il test di gravidanza
positivo tra le mie mani tremanti, il dolore, l'odio, la nascita di
Renesmèe, i tredici anni senza di lui, i suoi occhi verdi
incrociati dopo tanti anni in Auditorium, le nostre discussioni, i suoi
sguardi a nostra figlia senza sapere che fosse anche sua, le bugie, le
urla, i baci, la nostra seconda prima volta la notte di Capodanno, il
test del DNA, la verità, le brutte parole sputate addosso,
quell'addio urlato tra i denti, il nostro ritrovo, la sua proposta di
matrimonio lì, in quello stesso luogo in cui lo aveva fatto
la prima volta, la sua reazione al risultato positivo del test di
gravidanza, i suoi occhi mentre Renesmèe lo chiamava
'papà', il suo sì
deciso alla famosa domanda del prete, le sue braccia a
cingere il mio corpo, i suoi occhi alla nascita di Antony e ogni
singolo momento trascorso insieme.
Una lacrima mi rigò il volto quando mi resi conto di quanto
fosse, in effetti, il mio compagno di vita, di quanto io fossi
realmente cresciuta con e grazie a lui e del tempo che ancora ci
rimaneva insieme.
Perchè sapevo
che, nonostante tutto quel che avevamo passato insieme,
non era ancora finita qui, ma che la vita ci avrebbe proposto nuovi
ostacoli da superare e nuovi momenti insieme con cui superarli. Le
difficoltà ci sarebbero sempre state, ma adesso sapevo che saremmo
stati per sempre insieme, che più nulla ci avrebbe separati.
Perchè, ormai, eravamo indistruttibili e non avremmo
permesso a niente e a nessuno di farci del male, tantomeno ai nostri
due figli e a quello che sarebbe arrivato.
Sorrisi e afferrai la sua mano, poggiandola delicatamente sulla mia
pancia piatta. Un sospiro sorpreso fuoriuscì dalle sue
labbra e una nuova lacrima solcò il mio volto. Ma non erano
più lacrime di dolore, come erano state per tanti anni;
ormai ogni mia lacrima era di amore e di gioia pura, come sarebbero
state per il resto della mia vita, al fianco dell'uomo che amavo e dei
miei figli.
- Ti amo- sussurrò per l'ennesima volta, ma con una potenza
tale nella voce da renderlo unico come la prima volta.
Immersi i miei occhi nocciola nei suoi smeraldi e ci vidi tutto il mio
futuro.
- Ti amo anche io- mormorai, sicura che sarebbe stata l'unica cosa a
non cambiare mai. Semplicemente
perchè, sul libro del destino, Edward e Bella
erano fatti per stare insieme.
FINE
******
Ebbene sì,
ci siamo.
Continuerò a ringraziare ognuna di voi all'infinito.
Vi adorerò per sempre.
E conserverò questa storia in un angolino del mio cuore.
...devo trovare il coraggio di premere su 'completa' e non è
facile.
Vi chiedo un ULTIMA cosa, per me davvero importante.
Ho postato da un mesetto la mia prima ROMANTICA e vi.. vi chiedo di
andare a dargli un'occhiata e a farmi sapere che ne pensare,
è davvero importante per me. La troverete QUI.
Grazie mille, ancora, ancora e ancora.
Vi voglio bene, con tutto il cuore.
Un bacio enorme,
Mary, Bella, Edward, Renesmèe, Antony e la piccolissima
Elisabeth.
<3