Fated to Pretend

di B_SomebodyToldMe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trop bonne pour toi! ***
Capitolo 2: *** Fake tales of Mystic Falls (echo through the air) ***
Capitolo 3: *** The world that we live in ***
Capitolo 4: *** Fashion, put it all on me! ***
Capitolo 5: *** I'm feeling supersonic, give me GIN and TONIC! ***
Capitolo 6: *** There's a she wolf in your closet! ***
Capitolo 7: *** Disturbia, am i scaring you tonight? ***
Capitolo 8: *** Pray for peace and SELF-CONTROL! ***
Capitolo 9: *** You're so Naive... yet so! ***
Capitolo 10: *** It's cool to know nothing ***
Capitolo 11: *** Watching your shadow ***
Capitolo 12: *** GOODNIGHT ***
Capitolo 13: *** Let's all make believe ***
Capitolo 14: *** Let me be the one that shines with you ***
Capitolo 15: *** Help me get down ***
Capitolo 16: *** Soften my heart ***



Capitolo 1
*** Trop bonne pour toi! ***


TROPPE BONNE POUR TOI!


“Allora quali sono i vostri buoni propositi per questa nuova vita?”

“Fottiti, ciccione.”

“Lo’ modera i termini. Stai parlando con tuo fratello.”

“Hai ragione Dan, scusa. Fottiti, fratellone!”


Ecco, questa è la mia famiglia. Unita, vero? Sì lo ammetto: sono stata io a rispondere male a mio fratello.. Ma come potreste biasimarmi?!

Mi hanno trascinato via da tutto ciò che ero riuscita a conquistare in diciassette lunghissimi anni! Via dagli amici, dal fidanzato, dalla scuola, dai negozi, dalla casa, dal cane, dalla mia posizione e via dalla mia sicurezza.

E adesso sono qui, su un treno assai malconcio e molto probabilmente anteguerra che ci porterà in una sperdutissima cittadina dalla quale forse riusciremo ad arrivare nel più remoto ed ignoto meandro della Virginia anche noto col nome di Mystic Falls.

Ora, una volta arrivata in questa (famosissima) cittadina non solo dovrò ininterrottamente parlare in una lingua che non mi appartiene, non solo dovrò passare giorno e notte a studiare per mettermi in pari con il programma della nuova scuola ma dovrò anche passare giorni infernali nei quali sarò etichettata come ‘quella nuova’ e scannerizzata da capo a piedi ogni qualvolta metterò piede in un edificio pubblico. Fico, no?

Seriamente pensate che dovrei essere più gentile con loro? Perché sì, è colpa loro se mi ritrovo su un treno diretto in culo al mondo. Sì, perché Daniel non poteva scegliere un’università normale, a Pisa o Firenze o anche Milano, no! Lui doveva per forza andare alla facoltà di ‘storia sociale: origine dei miti e delle leggende’ in Virginia e naturalmente nostro zio non ha potuto obbiettare quando ha tirato fuori il suo asso nella manica: la carta del ‘vorrei tanto poter tornare nel luogo dove viveva la mamma quando era giovane’ bellamente accompagnata da occhioni lucidi e labbruccio tremolo. E Andrew aveva colto la palla al balzo: rimanendo in Italia avrebbe sicuramente perso l’anno e lo zio l’avrebbe spedito in college solo come un cane.


“E’ solo un po’ nervosa, le passerà presto. Sai com’è fatta,no?” bisbiglia Dan.

“E’ proprio questo che mi preoccupa!”

La risposta di Andrew mi fa sorridere. Sa che per rendermi appena sopportabile dovranno promettermi un weekend da shopaholic a New York.

“Sì,sì. Lo so. Sono acida come un barattolo di yogurt andato a male, ma la mia incontrastata bellezza mi consente di avere un carattere, come dire.. particolare!” rispondo sorridente.

“Un carattere, come dire.. modesto!” mi fa il verso Dan.

“Ha-ha. Divertente. Davvero. Tuttavia ho solo detto la verità.”

“Anch’io l’ho detta, vero Drew?”

“…”

“Drew?”

“…”

“ANDREW!” sbotto “ Si può sapere che stai leggendo da quando siamo partiti? Non ti vedevo così assorto nella lettura dai tempi di Pimpa!”

“Eh? Oh..sì! E’ una specie di diario. Un po’ a metà tra la Meyer e Stoker, sapete vampiri, amore (bleah!) e poi finalmente sangue e violenza!” risponde sorridendo.

“Oh, la nostra piccola Lolita è rimasta alle parole ‘vampiro’ e ‘amore’, non è tenera?” mi prende in giro Dan. Che palle, ma non si accorge che sono proprio battute tristi? “ Che c’è? Speri di trovare il tuo bel Edmund Cullen?”

“Edward.”

“Chi?”

“Si chiama Edward Cullen. E no, non mi interessa un vampiro emo che va a caccia di cuccioli di Labrador” rispondo sorridendo.

“Dan, guarda qui! C’è pure un ritratto del futuro fidanzato di Lo’!” dice Andrew sghignazzando e mostrandoci una pagina del diario completamente occupata da un disegno a carboncino.

I tratti sono rozzi e imprecisi ma si possono ben distinguere due occhi completamente neri dai quali partono delle.. lacrime? Non credo!.. Vene? Mah, delle linee nere che si estendono sulle guance. La bocca è aperta in una smorfia che mette in mostro canini così lunghi e affilati da far concorrenza a quelli di una tigre.

Si, proprio un amore di ragazzo!

“Che carini che siete! Avete la stessa espressione!” Dan quasi casca dal sedile per il troppo ridere.

“Tua mam- -“

“Stazione di Madison City. Stazione di Madison City.”

La voce gracchiante dell’attoparlante mi trattiene dal rispondere a tono.

Raccogliamo tutte le nostre valigie e ci avviciniamo all’uscita. Dan mi sfiora la mano per poi stringerla leggermente, Andrew invece mi posa un leggero bacio tra i capelli.

“Scuse accettate.” Sorrido.

Li ho perdonati,sì, ma oltre al weekend a New York ora mi devono anche una giornata al mare.

“Andiamo.” Dice Daniel togliendo dalle mie mani una delle tante borse appena le porte del treno si aprono.



* * * * *



Wow! Cioè.. WOW!

Questa casa è veramente enorme! E il giardino! Il giardino è veramente GIGANTESCO!

E’ perfetto per una festa! Sì, una festa in giardino. A primavera. Metterò dei gazebo bianchi ai lati e inviterò tutti i miei nuovi amici, e anche gli amici degli amici! E ci saranno una marea di tartine e champagne e musica e..

“LOLITA! HAI FINITO DI FARTI FILM MENTALI?! MUOVITI E VIENI AD AIUTARCI!” Promemoria: quei due buzzurri dei miei fratelli non devo assolutamente venire alla mia festa.


Una volta sistemate le valige nelle camere mi avvio verso il bagno con il mio beauty-case.

Abbiamo democraticamente deciso di andare a cena fuori. Io mi rifiuto di mettermi ai fornelli dopo così tante ore di viaggio, Andrew sa a malapena aprire il barattolo dei sottaceti, figuriamoci cucinare e Daniel.. beh, lui si è offerto di cucinare ma l’ultima volta si è esibito nella ‘ pasta con salsa di cioccolato e formaggio di D. Wyngarden” e..UGH! Non riesco neppure a pensarci!

Una volta nel bagno faccio la doccia e mi lavo i capelli, dopodiché li asciugo velocemente tirandoli con le dita per darli una parvenza di liscio.

Arrivata in camera mi cimento nella scelta del vestiario. Dopo circa un quarto d’ora decido per una canottiera molto leggera verde bottiglia che cade morbida sui fianchi e con i bordi un po’ sfrangiati; prendo anche un paio di jeans stretti blu scuro con un taglio dritto sul ginocchio destro. Sandali marroni decorati con piccole borchie di metallo, una cintura dalla fibbia invecchiata lasciata cadere sui fianchi ed una giacchina di camoscio anch’essa marrone. Raccolgo i capelli in una coda alta lasciando libera qualche ciocca bionda ad incorniciarmi il viso. Contorno gli occhi con una matita marrone passandola più volte per cercare di mimetizzare le occhiaie dovute al lungo viaggio e stendo un leggero velo di blush sulle guance. Mi guardo soddisfatta allo specchio per poi raccattare la prima borsa che trovo sotto mano mettendoci dentro il minimo indispensabile, sapendo bene che i miei fratelli mi appiopperanno il loro portafogli ed i loro cellulari.

Finito di prepararmi scendo le scale preparandomi ad una lunga, lunghissima attesa. Ebbene sì: Andrew e Daniel sono più lenti di due ragazze nel prepararsi. Sono tipo ‘Questo mi ingrassa!’ ‘Questo mi fa il sedere piatto!’ ‘No, il giallo mi sta malissimo! E poi che penserà la gente?! –Guarda quello lì è vestito giallo voglia di cazzo?!-‘. Mi armo di pazienza e aspetto.


30 minuti: perdo ogni speranza.


60 minuti: vedo una luce e mia madre che mi chiama al di là di un fiume.


90 minuti: giurerei di aver visto passare San Giuseppe sui rollerblade!

Finalmente 97 minuti dopo vedo i due ragazzi apprestarsi a scendere le scale.

Beh, ok: ho dovuto aspettare molto ma il risultato che hanno ottenuto è ottimo.

Daniel è il più alto, ha i capelli lisci e biondi, di media lunghezza; i suoi occhi invece variano dal nocciola chiaro al marrone intenso a seconda della luce. Ha una semplice camicia bianca sopra dei jeans chiari un po’ strappati, molto semplice ma carino. Quando passa mi arriva una ventata di profumo Abercrombie che riuscirebbe a stordire persino un elefante!

Andrew invece ha i capelli castano scuri in contrasto con i suoi occhi di un verde quasi assurdo. Ha uno stile piuttosto particolare nel vestire: lui lo definisce come ‘borderline tra homeless e très chic’, io e Daniel lo definiamo ‘da finto drogato’. In effetti non si veste male, anzi molto spesso indossa vestiti eleganti anche per andare a scuola, ma finisce sempre per indossarli in maniera diversa, magari stropicciandoli o abbinandoli in modo anomalo, o ancora aggiungendo accessori decisamente improponibili.


Come previsto una volta scese le scale mi affidano i loro effetti, dopodiché ci dirigiamo lentamente verso il Grill segnato sulla cartina.

“Mystic Grill. Un locale perfetto per cene di lavoro, tra amici o in famiglia.
Dopo cena il bar resterà disponibile e un Dj vi regalerà musica di qualità. Il locale diventa così un pub perfetto per fare nuove conoscenze e rinforzare le vecchie.”


Così dice la guida che ci hanno dato appena arrivati in città.

Il locale non è male, anzi direi che è veramente carino. L’esterno è completamente verniciato di verde mentre i muri interni sono in mattoni scoperti. L’arredamento è in legno e le luci sono suffuse; il locale di estende su due livelli: su un piano leggermente rialzato si trovano il bar, il biliardo, dei divani in pelle e la postazione del Dj mentre al centro nel livello inferiore sono posizionati una trentina di tavolini.


Dopo aver abbondantemente mangiato, Andrew e Daniel si spostano al biliardo prendendo posto tra i ragazzi della nostra età.
Io mi dirigo svogliatamente verso il bancone del bar sedendomi nell’ unico posto rimasto libero.

“Che cosa posso portarti?” mi chiede il barista. E’ un ragazzo giovane, più o meno della mia età; ha un sorriso gentile e degli occhi vivaci. Forse in questo posto non ci sono solo zoticoni come credevo!

“Un cosmopolitan, grazie.” Rispondo ricambiando il sorriso.

Poco dopo arriva il drink che avevo chiesto ed io inizio a sorseggiarlo incantandomi nel guardare la medaglietta del mio braccialetto sbattere ritmicamente contro il bicchiere.

“Sei nuova.” Alzo lo sguardo convinta di ritrovare il sorriso del barista ma vedendolo ad alcuni metri di distanza capisco che a rivolgermi la parola è stato il ragazzo seduto accanto a me.

“Già.” Rispondo senza nemmeno guardarlo
.
“Abito qui già da un po’ ed avrei sicuramente notato una ragazza carina come te.”

Fermo,fermo, fermo. Non lo stai facendo sul serio. No, non puoi essere così spudorato e stupido da provarci con una ragazza appena arrivata! “Comunque io sono Damon, tu..?”

Troppo carina per te!”

“Beh,sono spiacente ma credo di essere il meglio che puoi trovare qui.” risponde con una nota divertita nella voce.
“Addirittura?” rispondo sarcasticamente per poi voltarmi a guardarlo.

Oh..oh, ok. Forse ha ragione. E’ veramente bello, ha i capelli scurissimi che fanno risaltare in modo spaventoso i suoi occhi cerulei contornati da ciglia foltissime, la pelle poi è liscia e priva di imperfezioni. La risata provocata dalla mia risposta lascia vedere una schiera di denti bianchissimi e dritti.

“Sì, addirittura. Devi sapere che sono uno degli scapoli più ambiti in città!” risponde lanciandomi un sorriso malizioso.

“Se sei single ci sarà una ragione, no? E a casa mia ‘scapolo’ è sinonimo di vecchio!” ribatto senza pensare. Appena finisco la frase mi rendo conto di quanto possa sembrare sgarbata e cerco di recuperare terreno con un misero “Mi chiamo Lolita.”

“Lolita.. abbreviazione di Dolores suppongo. Sei spagnola?” mi sarei aspettata di sentire la sua voce risentita o comunque distaccata. Tutto tranne che divertita, come in effetti sembrava!

“No,no. Solo Lolita! E comunque sono italiana, non si sente l’accento?” rispondo sorridendo, sollevata che non se la sia presa per la mia pessima uscita.

“Affatto. E.. a cosa devi questo nome così particolare?”

Che palle! Odio le domande sul mio nome; mi chiamo così e non posso farci niente! Mi trattengo a stento dal rispondere che Damon sembra il nome di un tronista di ‘Uomini e Donne’ e opto per un più consono:

“I miei nonni sono rimasti affascinati da un libro in cui la protagonista si chiamava così e quando sono nata hanno insistito affinchè avessi quel nome.”

“Quella Lolita! Vladimir Nabokov, se non sbaglio. Ragazza precoce che stimola istinti sessuali anche in uomini maturi.. è così?” risponde lanciandomi un’occhiata tutt’altro che casta.

“No! Cioè sì, ma.. NO! Io non-.. Cosa?!” balbetto in preda dell’imbarazzo.

Lui ride nuovamente, stavolta dell’ imbarazzo nel quale mi ha gettata e dopo poco risponde:

“Ehi, respira! Stavo solo scherzando!”

E ti sembrano cose su cui scherzare?! Che idiota..

“Ti togli quel broncio se domani ti porto a fare un giro turistico? So tutto di questi luoghi, non potresti trovare persona più adatta di me!”

Ascolto le parole senza metabolizzarle veramente: lo sguardo mi è caduto sull’ora indicata dal mio telefono.

Mezzanotte e quarantacinque. Cazzo!

Cerco di individuare i miei fratelli tra la massa di ragazzi riuniti attorno al biliardo ed appena li vedo mi alzo per raggiungerli. Non faccio in tempo a fare pochi passi che sento una mano bloccarmi il polso. Mi volto e trovo Damon davanti a me che con sguardo serio mi dice:

“Accetti la mia proposta?” sembra molto più un’affermazione piuttosto che una domanda. Giurerei anche di aver visto le pupille dei suoi occhi restringersi velocemente… no, deve essere colpa della luce del locale.

“Oh? Sì, sì.. certo!” rispondo senza pensare, continuando a cercare con lo sguardo Daniel e Andrew.

Finalmente li ritrovo, mi faccio spazio tra la folla e una volta davanti a loro li prendo per le mani trascinandoli verso l’uscita incurante delle loro proteste.

“E’ tardi e domani dobbiamo andare a scuola e voglio poter dormire almeno qualche ora e..- sì, Daniel! So bene che tu non hai lezione domani ma noi sì! Quindi zitto e cammina!” Potrei avere un futuro nell’esercito, non credete?



* * * * *



Dormiremo tutti e tre insieme stasera. La casa è molto grande e, lo ammetto, ho un po’ di paura a rimanere da sola.
Dopo essermi cambiata e lavata i denti, disfo la borsa notando tra gli oggetti un piccolo foglietto giallo.

‘Domani, 14.30 Mystic Grill. Sii puntuale.
D.’


Perfetto! Maledetta me e la mia abitudine di non collegare il cervello alla bocca.

Sbuffando mi butto in mezzo al letto aspettando che arrivino anche i due ragazzi, una volta che si sono posizionati accanto a me, mi trascino la coperta fin sopra il naso e auguro loro la buona notte.

Prima di addormentarmi sento chiaramente Daniel sbuffare:

“Appena troverò una ragazza vi butterò fuori dal mio letto a calci nel sedere! Lo’ , per l’amor del cielo! Tieni lontano da me quei ghiaccioli che hai al posto dei piedi!”

Sorrido appena e mi lascio andare.



(…)









BONJOUR!
Allora, questa è la mia primissima fic perciò sono mooolto graditi dei commentini! (: (:
La trama può andare? Il capitolo è troppo corto? Damon è OOC? (so che ha parlato poco ma questa cosa mi spaventa terribilmente!)
Ditemi chiaramente se è meglio che dedichi il mio tempo ad altre attività quali la ricerca dei tartufi o l’ippica. (:
Grazie mille per aver letto la mia storia, ve ne sono realmente grata!
Vostra,
-B.


P.s: Damon ti vogliamo vedere NUDO! :D

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Capitolo 2
*** Fake tales of Mystic Falls (echo through the air) ***


FAKE TALES OF MYSTIC FALLS (ECHO THROUGH THE AIR)


Need a little time to wake up! Need a little time to wake up, wake up!”


“Andrew, spengi quella cazzo di sveglia! Voglio dormire!”

“ Avanti, Daniel! Sei te quello più vicino; io dovrei alzarmi per spengerla!”

“E allora alzati! Non sono io quello che deve andare a scuola perciò datevi una mossa e toglietevi dalle palle, intesi?!”

“Ah-ha.”


“What’s the story morning glory?! Weeeeell..”


Sento distintamente un calcio piazzarsi nelle mie costole seguito da una serie di spinte prepotenti che mi fanno cadere dal letto. Intontita mi guardo attorno non riconoscendo la stanza..

Ah, già! Abbiamo traslocato, siamo a Mystic Falls, oggi è il mio primo giorno di scuola e sono le sette e trentacinque.. …cosa?!

SONO LE SETTE E TRENTACINQUE?!

Prendo un braccio di Andrew e lo trascino di peso giù dal letto, cade a terra con un’imprecazione mentre io corro in camera mia a prendere dei vestiti. Prima di andare in bagno torno nella camera nella quale abbiamo dormito per controllare che non si sia riappisolato. Come sospettavo lo trovo raggomitolato sul pavimento abbracciato al suo cuscino. Gli tiro delicatamente un calcio negli stinchi, prendo dei vestiti dal suo armadio e glieli tiro addosso urlandogli di sbrigarsi.

Una volta in bagno mi lavo velocemente e indosso un paio di jeans chiari, una canottiera bianca e sopra una camicia a quadretti sull’azzurro. Lascio che i capelli sciolti mi ricadano morbidi sulla schiena; li guardo soddisfatta: ho sempre amato i capelli lunghi ed adesso finalmente arrivano oltre la metà della mia schiena. Stendo un po’ di blush sulle guance e passo velocemente la matita blu scuro tra le ciglia dopodiché corro in camera per afferrare un paio di scarpe da tennis e un paio di occhiali da sole e mi fiondo ad una velocità impressionante giù dalle scale.

Prendo la cartella a tracolla che usavo nella mia vecchia scuola e ci infilo dentro un quaderno, il diario, delle penne e i moduli di iscrizione per me ed Andrew.

Quest’ultimo non è ancora sceso così, in un momento di infinita disponibilità, preparo anche la sua cartella.

Poco dopo scende lo vedo scendere le scale con aria assonnata; prendo le chiavi di Carlie e mi avvio fuori.

Carlie è la mia macchina: una mini rossa con gli specchietti bianchi e la bandiera inglese sul tettuccio.

Aww, quanto la amo! E’ stata il regalo dei miei nonni per il mio diciassettesimo compleanno e, in previsione del trasferimento, l’abbiamo fatta spedire qui una settimana fa, insieme alle auto di Dan e Drew.

Entro in macchina e controllo l’ora indicata sul mio telefono. Sette e cinquantasei. Esattamente quattro minuti per raggiungere il liceo che si trova nel lato opposto della città.

Eccellente, davvero eccellente.

Sia maledetto il giorno in cui mi sono iscritta al liceo!

Metto in moto a parto a tutto gas, Drew intanto accende il lettore CD ed abbassa il finestrino lasciando entrare l’aria fresca che mi sveglia completamente.



* * * * *



Non ci credo. Ce l’abbiamo fatta. Ce l’ho fatta veramente!

Mi chiedo seriamente perché non mi abbiano chiamata per girare il sequel di Fast & Furious.

Quando entriamo nel cortile della scuola vediamo i ragazzi avvicinarsi svogliatamente all’entrata, segno evidente che la campanella è già suonata. Scendiamo, prendiamo le cartelle dalla bauliera e camminiamo verso l’entrata mescolandoci agli altri studenti.

“Ciao!” una voce acuta alle nostre spalle ci costringe a girarci. A parlare è stata una ragazza alta e bionda con un bel sorriso. Sembra simpatica!

“Tu devi essere quello nuovo!” Quello? Ed io? Sono diventata trasparente e nessuno mi ha avvertito?!

“Io sono Caroline Forbes, la figlia dello sceriffo. Perciò se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere! Stai cercando la segreteria, vero? Alla fine del corridoio gira a destra, è la porta in fondo. Forse è meglio se ti accompagno, che dici? Ehi, non mi hai ancora detto il tuo nome! Come ti chiami?”

Cavolo! Avete visto quante parole è riuscita a dire senza mai riprendere fiato?!

Mi giro per guardare Andrew e noto chiaramente il panico nei suoi occhi:non ha capito nemmeno una parola di quello che ha appena detto la ragazza.

Mi guarda in cerca di aiuto ma ricevendo da parte mia solo un’occhiata confusa, risponde:

“Gatto.”

GATTO?! Ma che risposta è gatto?

“Ti chiami Gatto?” chiede lei interdetta.

“No, Andrew! Gatto è.. un.. saluto italiano! Sì, sai.. slang!”risponde cercando di salvarsi da una clamorosa figura di merda. Avanti! Non ci crederà mai! Come si può pensare che gatto sia una forma di saluto?

“Fico!” come non detto. “Siamo arrivati. Allora, gatto! A dopo!” la guardo andarsene sorridente e dopo guardo mio fratello sconvolta.
“Siamo finiti in una gabbia di matti!” dico sgomenta prima di entrare in segreteria.


Appena finito di compilare i moduli per l’iscrizione, la segretaria ci consegna gli orari. Alla prima ora ho storia mentre Andrew ha letteratura. La sua classe è molto vicina e non ha problemi a trovarla, sul mio orario invece trovo scritto
‘Storia, prof. A. Saltzman. Aula 6B padiglione nuovo, ala Est.’

Cosa vuol dire? Come faccio a riconoscere il padiglione nuovo? E come faccio a sapere da che parte sta l’Est?!
Mi affido alla fortuna e inizio a girare per i corridoi alla ricerca della famigerata aula 6B.

Dopo qualche minuto ritorno davanti alla porta della segreteria. Non può essere.. come ho fatto a girare in tondo senza rendermene conto?!

Rassegnata fermo il primo ragazzo che mi passa davanti e gli chiedo solo:

“Aula 6B?”

“ Prendi il corridoio a destra, in fondo gira a sinistra e subito di nuovo a destra. Dovrebbe essere una delle prime aule sulla destra.”risponde restituendomi l’orario e sorridendo. “Oh, wow! Cioè.. che begli occhi!” aggiunge guardandomi.

“Grazie!” rispondo avviandomi verso la strada indicata.

“Io sono Tyler! Te come ti chiami?” mi urla quando raggiungo l’incrocio dei corridoi.

“Lolita.” Rispondo, poi prendo il corridoio sulla destra e cerco di seguire le indicazioni datemi.


Finalmente trovo la mia classe. Faccio un bel respiro, guardo il mio riflesso su un armadietto vicino e , trovandolo soddisfacente, mi appresto ad entrare.

Ovviamente, appena entro, nella classe cala un silenzio imbarazzante.

“Salve.” Accenno. Cammino velocemente verso il professore per fargli firmare un documento che devo riportare in segreteria a fine lezione.

“Benvenuta.. ehm, Lolita.” Dice controllando il mio nome scritto sul modulo. “Puoi sederti laggiù. Sono sicuro che Gilbert e Salvatore saranno felici di chiarire i tuoi dubbi riguardo il programma.”

“Grazie.” Dico scivolando nel posto che mia ha indicato.

“Io sono Elena” bisbiglia una ragazza vicino a me tendendomi la mano. La stringo.

“Io sono Lolita” rispondo sorridendo.

“Quello davanti a te è Stefan.” Il ragazzo in questione alza una mano in saluto.

“Ciao.” Bisbiglio io.

“Se possiamo esserti di aiuto non esitare a farcelo sapere!” riprende la ragazza sorridendo.

“Grazie.” Rispondo io.

Torniamo a seguire la lezione e, nonostante sia indietro con il programma, la trovo interessante e facile da seguire.

“Cos’hai dopo?” mi chiede Elena quando suona la campanella.

“Matematica 1.” Rispondo controllando l’orario. Chissà cosa sta a significare l’uno..

“Anche noi, se vuoi ti accompagniamo!” mi propone.

“Ok, grazie!”

Li seguo fuori dalla porta quando sento il professore richiamarmi.

“Ti aspettiamo qui.” Dice Elena.

Rientro in classe e mi appoggio ad un banco davanti alla cattedra.

“Siamo quasi a metà dell’ anno scolastico” inizia il professore “e secondo il regolamento dovresti sostenere un test sul programma svolto per vedere se le tue conoscenze sono appropriate. Tuttavia trovo che farti preparare per un test sulla storia americana sia solo un modo per metterti in difficoltà: in questi anni hai studiato solamente la storia europea perciò avresti bisogno di molto tempo per poterti preparare adeguatamente. Quindi, visto che il tuo curriculum riferisce che negli anni passati non hai avuto difficoltà di alcun tipo in questa materia, pensavo di sostituire il test con una piccola tesina su un argomento a piacere, magari qualcosa che accomuni la storia della tua comunità con quella della nostra.” Spiega sorridendo cordiale.

“Perfetto. La ringrazio.” Rispondo sollevata: storia non è mai stata una delle mie materie preferite ed il pensiero di dover studiare completamente la storia di un continente in pochi giorni mi terrorizza. “Entro quando la devo consegnare?” chiedo.

“Fai con comodo, non ho fretta.” Risponde.

Gli sorrido riconoscente e esco dall’aula cercando tra gli studenti Stefan ed Elena.


“Non lo so, Elena. Ha solamente detto di aver trovato un nuova cena. Spero solo che non combini guai.”

“Non può trattare così le persone! Non ne ha il diritto! Spero proprio che questa volta Bonnie non gliela faccia passare liscia.”

Sento la voce di Elena e subito mi dirigo nella direzione dalla quale proviene. Li trovo accanto ad una fontanella e mi avvicino a loro. Sembrano agitati ed appena mi vedono smettono di parlare.

“Andiamo?” mi chiede Elena venendomi incontro.

“Ok.”rispondo.


Arrivati nell’aula di matematica noto che, seduto in fondo alla classe, c’è Andrew steso sul banco.

Mi siedo vicino a lui gli mollo un pizzicotto sul braccio.

“Oi!” dice riprendendosi dallo stato comatoso in cui era caduto “Com’è?”

“Si tira avanti.” Rispondo ridendo della mia frase che si addice più ad un novantenne che ad una liceale. “Te?”

“Ho dovuto sopportare un ora accanto alla ragazza Gatto. Fai un po’ te!”rido di gusto immaginando la disperazione di Andrew nel vedere Caroline sedersi accanto a lui ed iniziare a parlare a macchinetta.

Quando il professore di matematica “1” entra in classe riporto i piedi per terra ed inizio a scarabocchiare sul quaderno.



* * * * *



Per fortuna le sei ore sono passate abbastanza velocemente. L’ultima campanella è suonata ed io cerco di sbrigarmi a fare la cartella per poter arrivare puntuale al Grill.

Finito di prendere le mie cose mi metto la cartella a tracolla e mi avvio verso la porta dell’aula.

“Ehi! Hai dimenticato questo!”dice una ragazza porgendomi il mini lapis del mio diario.

“Grazie!” rispondo. Non ho voglia di cercare il diario per poter rimettere il lapis al suo posto così, visto che è abbastanza piccolo, me lo infilo in tasca.

Arrivata in cortile saluto Elena, Stefan e Andrew (che ha deciso di andare a mangiare con dei ragazzi della squadra di football) e mi dirigo verso Carlie.

Tolgo dalla borsa il cellulare ed i soldi e la metto in bauliera. Salgo in macchina, accendo la musica e metto in moto diretta al Grill.


Arrivata al Grill vedo Mason, no.. Dalton,no. Damon?

Sì,Damon, seduto in uno dei tavolini esterni sotto la tettoia. E’ completamente vestito di nero e indossa degli occhiali da sole molto carini. Lo vedo sorseggiare qualcosa dal colore troppo invitante per non essere alcolico, così scendo e mi avvicino a lui.

“Benarrivata,cherie!” dice alzando il bicchiere in segno di saluto.

“Ciao, honey!” dico sedendomi al tavolino di fronte a lui.

Non mi piacciono i suoi modi di fare e non ho voglia di perdere tutto il pomeriggio per un ‘giro turistico’; ho fame e sonno e voglio andare a casa a chiamare i miei amici rimasti in Italia.

“Ho fame. Che ne dici di offrirmi il pranzo?” chiedo sfacciata. Bel piano, Lo’! Continua a comportarti da ragazzina odiosa così si offenderà, si stancherà di te e se ne andrà ergo tu potrai tornare a casa e fare i tuoi comodi. Sei veramente una grande!

Lui mi guarda stupito, assottiglia gli occhi e con uno strano sorriso mi risponde:

“Con piacere.”

Cosa? Te non batti i pari! Non sei mica normale. Non si offre il pranzo alle ragazze antipatiche!

Al nostro tavolo arriva un cameriere e non faccio in tempo ad aprire bocca che Damon mi anticipa:

“Un hamburger con patatine e un’insalata poco condita.” Ordina sorridendo.

Lo guardo interdetta sperando che non abbia fatto veramente ciò che penso. Ma i miei timori diventano realtà quando il cameriere torna e chiede per chi è l’insalata.

“Per lei, è a dieta.” Risponde Damon.

“Per lui, è vegetariano.” Rispondo io.

“Non è vero; tu sei a dieta.” Insiste.

“No, non lo sono.”

Si, lo sei.” Ancora una volta giurerei di aver visto le sue pupille restringersi velocemente ed i suoi occhi diventare ancora più chiari.

Dopo un momento di esitazione rispondo decisa:

“No, non lo sono. E questo è per me.” Così dicendo sfilo il piatto con l’hamburger dalle mani del cameriere e lo posiziono davanti a me.

Il ragazzo posa allora l’insalata davanti a Damon e sparisce velocemente dentro il locale.

Inizio a mangiucchiare le patatine intingendole abbondantemente nel ketchup, poco dopo alzo lo sguardo e vedo che non si è mosso di un millimetro. I suoi occhi sono puntati su di me ed in volto ha un’espressione contrariata, come se non riuscisse a capire cos’è appena successo. Temendo di averlo fatto arrabbiare veramente gli porgo una patatina.

“Scusa. Mi sono comportata da stronza e mi dispiace. Puoi perdonarmi?” chiedo sfoderando i miei occhioni da cucciolo abbandonato.

Lui avvicina la bocca alla patatina, mangiandola dalla mia mano. Dopo alza i bellissimi occhi su di me e con un sorriso mi risponde:

“Perdonata.”

“Facciamo a metà?” Propongo.

“No, ho già mangiato. In verità volevo farti uno spregio ma non è riuscito molto bene, vero? Sei più tosta del previsto.” Risponde prendendo qualche altra patatina.



Dopo pranzo inizia il nostro giro per la città. Ci spostiamo con la mia macchina visto che lui è venuto in centro a piedi. Abbiamo visto le cascate, la chiesa (e il cimitero), il luogo di riunione del Consiglio (so una seppia io che cos’è il Consiglio..), il parco, il monumento ai fondatori della città, alcuni vecchi palazzi dell’800 ed adesso ci stiamo dirigendo verso la tenuta dei Lockwood, la più grande della città.

Damon sta guidando da incosciente, non rispetta gli Stop e le precedenze e per due volte ha evitato una macchina di pochi centimetri. Io sono veramente preoccupata per la mia povera Carlie, gliel’ho lasciata guidare solo perché mi sentivo ancora in colpa per ciò che è successo a pranzo ma adesso me ne sto pentendo profondamente.

Entriamo in un grande cancello aperto che prota in un parco a dir poco enorme, sparse per il giardino ci sono molte statue ed aiuole e persino un laghetto ed una fontana.

“Sei sicuro che possiamo entrare?” chiedo scettica.

“Certo! Carol Lockwood è una mia grandissima amica.” Risponde con un sorriso smaliziato.

Intende.. grandissima amica in quel senso?

“Non è un po’ vecchia? Cioè, bella sì ma.. è un po’ avanti con l’età, no?” chiedo ricordando la signora che aveva accolto me ed i miei fratelli il giorno precedente.

“Le donne mature hanno il loro fascino.” Dice lanciandomi uno sguardo malizioso.

Oh mio Dio quanto sei bello.

Aspetta, che ho detto? Volevo dire “che schifo!”, un ragazzo di vent’anni non può certo fale il filo ad una donna così.. matura!


Parcheggiamo e ci avviamo a piedi lungo il grande parco. Damon racconta la storia della città ed io ascolto rapita la sua voce; saprebbe rendere interessante persino il bollettino del telefono, a mio parere.

Improvvisamente un’idea balena nella mia mente.

“Sai qualcosa sui vampiri?” chiedo interrompendolo.

“Cosa?” appare piuttosto stupito della domanda così cerco di spiegarmi meglio.

“Devo fare una tesi su qualcosa che accomuni Mystic Falls all’Italia e ho pensato ai vampiri. Molte storie al riguardo sono ambientate in Toscana e ho trovato un libro di un vostro concittadino che ne parlava in modo dettagliato. Te sai dirmi qualcosa?”chiedo speranzosa.

Lo guardo e vedo dipinta sul suo viso un’espressione assai dubbiosa. Un’attimo dopo ritorna al solito sorriso strafottente ed inizia a raccontare.

“Le storie false di Mystic Falls aleggiano nell’aria, eh? Varie fonti che testimoniano il passaggio di una comunità di vampiri in questa città poco dopo la sua fondazione. Secondo i dati erano in ventisette tra uomini e donne, nessuno di loro aveva più di trentacinque anni. Il loro fascino era tale da spingere le vittime ad offrirsi a loro volontariamente; le voci dicono che persino i due figli di uno dei Fondatori si innamorarono perdutamente di una vampira. Per molti anni vissero nascosti o mescolati alla popolazione fino a che una ragazza sopravvissuta ad una attacco non denunciò il fatto. Il Consiglio si riunì e, approvata una strategia, riunirono un gruppo di uomini armati e iniziarono la caccia ai vampiri. Molti di loro furono scoperti perché rifiutavano di esporsi ai raggi solari, altri, invece, vennero rintracciati grazie ad un ingegnoso meccanismo in grado di rivelare il sovrannaturale. Una volta radunati, tutti i vampiri della città vennero rinchiusi in una chiesa in fiamme. Quella notte, oltre ai ventisette vampiri, morirono anche i due ragazzi nel vano tentativo di salvare la loro amata. Questo è tutto quello che so dirti. Torniamo alla macchina?”

“Eh? Oh, sì!” ammetto di essermi leggermente incatata a guardarlo. Mentre raccontava la storia non aveva perso un attimo l’espressione strafottente ed aveva coronato la vicenda dei fratelli con un sorriso alquanto sarcastico.

“Emh.. sai dove posso trovare una biblioteca?” chiedo cercando di rompere quel silenzio imarazzante che si era creato tra di noi.
“Che libro stai cercando?” mi chiede senza distogliere lo sguardo dalla strada.

“I Firori del Male, di Baudelaire.”

“Non è un libro da bambine.” Risponde con tono di scherno.

“Non sono una bambina, mi serve per la tesina.” Rispondo piccata.

“La fortuna è dalla tua parte, dolce bambina. Si da il caso che io abbia il libro che tanto ti serve proprio a casa mia.” E così dicendo gira di scatto il volante improvvisando un’inversione a U che gli costerebbe il ritiro della patente.

A proposito della patente.. siamo sicuri che ce l’abbia veramente?

Non voglio saperlo.


Arriviamo davanti ad una villa che capisco essere la sua casa. Damon accosta davanti alla porta, scendiamo dalla macchina e velocemente sparisce dentro casa; io, per educazione, lo aspetto alla porta.

Lo vedo tornare poco dopo con un libretto rosso sangue tutto consunto tra le mani.

“Ecco a lei.” Dice porgendomelo. “Che ne dici di rimanere per cena?”

“Grazie, ma devo tornare a casa. Si è fatto buio ed i miei fratelli mi staranno aspettando.” Rispondo cordiale.

“Insisto. Resta a cena.” E per la terza volta in due giorni ritrovo sul suo viso quella strana espressione da ipnotizzatore.

“Grazie davvero, ma devo proprio andare. A presto!” Lo saluto sorridendo entrando in macchina.


Prima di partire controllo il cellulare e trovo un messaggio di Daniel che mi dice di passare a prendere la nostra cena che ha ordinato al ristorante cinese. Quindi passo dal centro e seguo le prime indicazioni che trovo sperando che ci sia solamente un locale di cucina cinese in questa micro città.

Appena vedo le tipiche lampade rosse circolari parcheggio e scendo velocemente dalla macchina entrando nel locale.

Dopo poco ne esco piena di sacchetti e bottiglie. Faccio appena in tempo ad appoggiare i viveri sul sedile posteriore e a chiudere lo sportello che sento qualcosa tirarmi all’indietro verso un vicolo buio.

Nemmeno troppo spaventata afferro il braccio dell’aggressore portandolo in alto e passandoci sotto, faccio un mezzo giro su me stessa torgendo il suo braccio e portandolo teso dietro la schiena per poi mollare un colpo secco al gomito.

Le continue lotte con Daniel sono servite a qualcosa dopotutto.

Torno verso la macchina sicura di aver messo fuori gioco l’aggressore ma non riesco a fare nemmeno un passo che mi ritrovo schiacciata contro il muro sporco del vicolo. Il suo braccio muscoloso mi tiene quasi sollevata da terra spingendo contro la mia gabbia toracica, impedendomi quasi di respirare.

Vedo il viso dell’aggressore avvicinarsi al mio e cerco di liberarmi impaurita. Quando ormai è a pochi centimetri dal mio, apre la bocca rivelando due canini lunghi e affilati. Con uno scatto li affonda nel mio collo facendomi gemere dal dolore.

Non è possibile. Non può essere.


I vampiri non esistono veramente.

Sento la mia mente ofuscarsi mano a mano che il sangue scivola via dal mio corpo.

Non posso morire. Non voglio morire. Non adesso!


Ahi! Ma che cos’è che mi punge il derrière in un momento simile?! Ma vi sembra il caso? Almeno fatemi morire elegantemente come accade nei film! Non di certo con un buco nel sedere!

Con un ultimo barlume di lucidità mi ricordo del lapis che ho nella tasca posteriore. Cerco di raggiungerlo con la mano ed appena ci riesco lo impungo saldamente conficcandolo con tutte le mie forze nel collo dello pseudo vampiro.

Mi lascia andare con un lamento ed io corro velocemente verso la macchina, mi infilo al posto di guida e parto schiacciando al massimo l’accelleratore, sperando di arrivare a casa il prima possibile.


(...)






Ok, secondo me questo capitoluccio è uscito un po’ peggio del primo.
Ma PACE. U.U’
Lo ammetto è un po’ lento e noiosino ma prometto che il prossimo sarà più movimentato, credo. (: (:

Ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno commentato (grazie millissimissimissme! Il vostro supporto mi rende veramente felice!).

Chi ha messo la storia tra le preferite (sono onorata!).

Chi tra le seguite (non vi deluderò!).

E chi tra le ricordate (thankyou so much!).

So.. direi che può bastare. Grazie ancora.
LoveYouSoMuch.
Your
-B.

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Capitolo 3
*** The world that we live in ***


THE WORLD THAT WE LIVE IN

“Rachele, ti dico che era un vampiro!”

“No, non ho bevuto e.. So quello che ho visto, Rachele!”

“Aspetta, ti faccio vedere.”
Così dicendo porto la telecamera del mio cellulare ad inquadrare il mio collo martoriato.
“Visto?” chiedo vittoriosa muovendo le gambe e provocando così un leggero movimento dell’acqua.
 
Dopo l’aggressione sono tornata a casa in tutta fretta e sono corsa al piano superiore, non ho nemmeno salutato Daniel ed Andrew. Mentre facevo scorrere l’acqua calda nella vasca sono andata a chiudere tutte le finestre rimaste aperte, poi, tornata in bagno, ho chiuso a chiave la porta e spinto il mobiletto degli  asciugamani contro di essa.
E adesso sono qui, immersa nella vasca al telefono con la mia migliore amica, distante approssimativamente diecimila kilometri da me, cercando di spiegarle razionalmente ciò che mi è appena successo.
 
“Lo so, è spaventoso! Dovrò far ricorso a tutta la mia abilità di make up artist per nasconderlo!” rispondo ridacchiando.

“Sì, stavo scherzando; so che devo prendere sul serio questa faccenda.  Prometto di stare attenta!”

“ Beh, una cosa ci sarebbe.. Puoi chiedere a tua madre quali sono i punti in comune delle varie leggende riguardanti i vampiri? Io, per ora, ho solo scoperto che il legno li indebolisce.”
Sua madre insegna storia all’università di Firenze ed è un’appassionata di mitologia e folclore. Ha una conoscenza veramente enciclopedica e sono certa che potrà essermi molto d’aiuto.
“Grazie Rachi, sei la meglio!”

“Manchi .”  Le dico sincera prima di chiudere la telefonata.
Sollevo leggermente il busto per poter guardare il mio riflesso nello specchio che riveste tutta la parete opposta.
Cavolo! Sarei veramente carina se solo non avessi questo squarcio sul collo! Che palle!
Controllo i bordi del taglio e vedo che il sangue continua a fluire anche se meno abbondantemente.
Sbuffando mi immergo completamente nella vasca, l’acqua è calda sulle mie guance e mi provoca un leggero bruciore alla ferita a causa del sapone sciolto in essa.  Mentre trattengo il respiro sott’acqua penso a come nascondere il morso. Le maglie a collo alto mi danno fastidio perciò ne ho solamente due, in compenso sono un’appassionata di sciarpe ( più viste come accessori). Il problema però sorge ugualmente: domani, alle ultime due ore, ho la prima lezione di educazione fisica. Non posso esonerarmi ma non posso nemmeno indossare una sciarpa o una maglia a collo alto! Il cerotto da solo servirebbe unicamente ad attirare l’attenzione sul punto ma di lasciare la lesione scoperta non se ne parla nemmeno. Potrei indossare la divisa da cheerleader che mi hanno dato a scuola quando mi sono segnata per i provini ma se invece di fare cheerleading giochiamo a calcio risulterei oltre modo ridicola. Sarebbe come giocare a pallavolo con il tutù o… IDEA!
In Italia giocavo a pallavolo a livello agonistico per questo sono sicura di aver portato con me i cerotti antidolorifici, quelli contro gli strappi muscolari.
.. Oh,avanti! Avete presente, no? Quelli che sembrano pezzi di nastro adesivo, larghi e lunghi e con dei colori molto accesi.. Insomma, quelli!
Riemergo, controllo che i capelli non siano più incrostati dal sangue ed esco avvolgendomi un asciugamano intorno al corpo ed appoggiandone un altro sulle spalle per coprire il morso.
Prima di uscire dal bagno controllo che non ci siano fratelli nelle vicinanze. Appurato ciò sgattaiolo in camera cercando i famosi cerotti. Scelgo quelli rosa acceso, attirerebbero comunque l’attenzione, in questo modo almeno non sembra che voglia nasconderli. Mi posiziono davanti allo specchio e prima di applicarli copro la ferita con cerotto vero;  poi ne prendo due e li faccio aderire seguendo la linea del muscolo che unisce il collo alla spalla. Terminato il lavoro mi guardo soddisfatta, mi infilo una maglia a mezze maniche e i pantaloncini a righe bianche e blu con un grande fiocco sul davanti che sono solita usare come pigiama, mi infilo poi la giacca della tuta di Daniel (che mi sta assai larga) e scendo a cenare.
Arrivata in fondo alle scale mi fermo, faccio un respiro profondo e scuoto la testa. Mi stampo un bel sorriso in viso e mi sposto verso la cucina.
Non voglio che sappiano niente di ciò che è successo stasera. Non è necessario che lo sappiano.
Quando li riterrò in pericolo provvederò ad informarli, ma per ora è meglio che ne restino all’oscuro.
Le loro reazioni sono sempre esagerate, andrebbero fuori di testa e vorrebbero traslocare di nuovo o, peggio, andare a caccia di vampiri armati di aglio, Acqua Santa e paletti di frassino . Non se ne parla.
Io invece sono estremamente abile nel relegare in fondo alla mente gli eventi spiacevoli o dolorosi, comprese le emozioni come l’ansia e la paura. Infatti già adesso, pensando alla deliziosa cena che mi attende,  sento l’agitazione scivolarmi di dosso ad ogni passo che faccio.
Arrivata in cucina posso dire di essere totalmente rilassata; il mio sorriso non si è spostato di un millimetro così entro in cucina salutando allegramente Andrew e Daniel.
“Allora? Vi sono mancata?”
 

*                   *                   *                   *                     *

 
 
Ormai è passata una settimana e mezzo del giorno dell’aggressione e tutto procede a gonfie vele.
La sera incriminata, tornando in camera e accendendo il computer, ho trovato una lunga e-mail di Rachele che elencava i vari modi di tenere alla larga un vampiro. O almeno quelli che erano gli elementi comuni alle varie teorie.
Tra questi, come avevo supposto, si trovava il legno: ‘un paletto di legno nel cuore e il non-morto si sgretolerà davanti ai tuoi occhi’ visione macabra ma ottimista. Altra ricorrente caratteristica era la loro impossibilità di esporsi ai raggi solari, pena gravi ustioni o, in caso estremo, la morte. Infine l’e-mail ricordava anche una pianta che corrode il corpo dei vampiri, il suo nome cambia da paese a paese e lei è riuscito a trovarlo solamente in russo e in rumeno tuttavia, grazie ad un potentissimo Google traduttore, sono riuscita a risalire alla sua traduzione. Verbena. Come il gruppo Verdena ma con la b. Semplice da ricordare e da pronunciare, perfetto no?
Ma la notizia che mi aveva rassicurato di più era un’altra: i vampiri non possono entrare nelle case abitate senza che il proprietario l’abbia invitato. E io sono sicura che in quei due giorni nessuno aveva oltrepassato la soglia eccetto me ed i miei fratelli.
I giorni seguenti li avevo perciò trascorsi in uno stato di moderata euforia, consapevole dei limiti del vampiro e esaltata dalla mia ritrovata libertà.
A scuola ho fatto amicizia con molti ragazzi e sono stata addirittura invitata da Tyler ad una festa a casa sua questo sabato.
 La maggior parte del mio tempo però continuo a passarla con Elena, Bonnie (una ragazza molto riservata ma anche molto divertente), Stefan  e Caroline (che ha continuato a salutarci con ‘Gatto!’ fino a quando spinta da un moto di pietà non le ho rivelato la verità).
Passo quasi tutti i pomeriggi  in loro compagnia, spesso a casa di Elena, al Grill o al parco. Caroline ha organizzato un pigiama party con Elena e Bonnie ed ha invitato anche me; mi sono divertita veramente molto, mi mancavano i momenti di chiacchiere frivole tra ragazze. A questo proposito ho deciso  di organizzarne uno a casa mia stasera; prenderò dei film e ordineremo la pizza e faremo scherzi al telefono e la classifica dei ragazzi più carini della scuola.
Sì, ci divertiremo sicuramente!
Per quanto riguarda il vampiro non si è più fatto vivo anche se spesso ho avuto l’impressione che un SUV nero dai finestrini oscurati mi seguisse.  L’ho trovato di fronte a casa mia, fuori dalla scuola, dal grill e persino sotto casa di Caroline la sera del pigiama party. E’ piuttosto inquietante come cosa, ma non ho paura: il giorno posso muovermi liberamente certa che non oserà lasciare la protezione dei vetri oscurati mentre, per quanto riguarda la sera, ho sempre provveduto a non uscire di casa da sola e a girare solo in locali molto frequentati. Per sicurezza porto sempre con me un affilato bastoncino di legno impregnato di verbena nascosto nelle tasche dei pantaloni o infilato tra i capelli a mo’ di fermaglio. Se potessi mi immergerei completamente nella verbena ma sfortunatamente il contatto con questa pianticella dai poteri particolari mi irrita la pelle provocando un forte bruciore.
Damon non si è più fatto sentire.
L’ultimo messaggio che mi ha mandato risale a pochi attimi prima dell’aggressione e citava:

‘Buon appetito, Principessa. Dormi bene e sognami.
D.’

Dopo, il nulla totale.
A dire la verità un po’ mi sento in colpa. Se la sarà presa perché ho rifiutato il suo invito?
Non mi sembra il tipo! No, non si offende di certo per una ragazzina che rifiuta un suo invito a cena.
Tuttavia un po’ mi manca, le sue battute a volte maliziose e costantemente inappropriate mi facevano ridere. Ed era un piacevole rispondere a tono ai suoi commenti, anche se fino ad ora non ero mai riuscita a togliere quell’espressione da uomo vissuto dal suo viso. Mi piace il suo atteggiamento, mi piace il fatto che non sia accondiscendente come gli altri ragazzi ma anzi, quasi lunatico. E’ come se ci fosse una sfida tra noi.
Oggi ho deciso di incontrarlo. Ho finito di leggere il libro che mi ha prestato e gli chiederò di aspettarmi al Grill per poterglielo restituire.
Gli sto scrivendo un messaggio giusto adesso.
Mordicchio nervosamente la gomma della matita e schiaccio velocemente i tasti del telefonino nascosto sotto il banco. Scrivo un messaggio semplice e diretto.
Una volta inviato butto il cellulare nell’astuccio e torno svogliata a seguire la lezione.
Lancio un’occhiata al titolo scritto sulla lavagna. Regolazione della sintesi proteica. Già fatto.
Un’icona luminosa sullo schermo del Blackberry attira la mia attenzione.  Damon ha risposto.

‘Stessa ora al Grill. Ci vediamo dopo.
D.’

Wow, aveva paura di sprecare troppe parole?
Aspetto la fine della lezione giocando con il cellulare e, una volta suonata la campanella, esco nel corridoio per dirigermi alla prossima lezione. Filosofia. Insieme a Stefan ed Elena.
Ben appunto li trovo in prossimità delle scale intenti a discutere animatamente. Cerco disperatamente di trattenere la mia curiosità ma proprio quando sembro riuscirci un gridolino di Elena riporta la mia attenzione a loro.
“Tornato? Da quanto? E perché?!”
“Ieri sera, credeva di essere stato scoperto ma evidentemente non è così. La cercherà: non sopporta di fallire.”
“Hai scoperto chi è?”
“No, non ci sono state denuncie di aggressione ultimamente. Ma-”
“Lolita!” lo interrompe Elena salutandomi e venendo verso di me.
“Ehi.” Le rispondo. “Venite in classe?”
“Certo.” Risponde Stefan avvicinandosi a noi ed aprendoci la porta dell’aula.
“Oh, ma che gentile!” rido io.

 

*                       *                        *                       *                     *

 
 
Arrivata al Grill entro trovando Damon seduto al bancone con un bicchiere  quasi vuoto davanti.
“Ehi!” lo saluto con un sorriso.
“Buongiorno, cherie.” mi saluta lui con un sorriso sghembo. “Posso offrirti nuovamente qualcosa?”
Sbaglio o quel nuovamente ha un suono leggermente risentito?
“No, grazie. Sto bene così.” Rispondo sedendomi affianco a lui. Prendo il suo libro dalla borsa e glielo porgo. “Tieni.”
“Trovato qualcosa di interessante?” mi chiede.
“Sì, molte cose! Mi è stato molto utile, davvero.”
In un sorso finisce il liquido ambrato del bicchiere, dopodiché si volta verso di me e quasi stancamente  mi propone:
“Ti va di fare un giro?”
 
E’ freddo. Cioè più freddo del solito, s’intende.
Ricordo che nella nostra uscita precedente era un susseguirsi di battute, frecciatine giocose e ammicchi, adesso, invece, le sue battute hanno un retrogusto amaro ed il suo sguardo è quasi infastidito dalla mia presenza.
Perché? Perché mai ad un ragazzo dovrebbe dar fastidio la mia presenza?
Camminiamo per una buona quasi un’oretta, è lui che decide la direzione: io sono troppo impegnata a rispondere a tono alle sue insinuazioni.
Ad un tratto si ferma, mi guardo intorno e riconosco i pressi della cascata. Come abbiamo fatto ad arrivare fino a qui?
Mi fermo qualche passo dietro a lui e indecisa gli chiedo:
“Damon, puoi riportarmi a casa?”
Non risponde.
“Damon?” chiedo avvicinandomi un po’ e sfiorandogli la spalla.
In un attimo mi ritrovo premuta contro un albero, la sua mano stretta attorno alla mia gola mi tiene sollevata da terra, il suo viso contratto in una smorfia feroce a pochi centimetri dal mio. Mi aggrappo al suo braccio per cercare di liberarmi o almeno di allentare la sua presa attorno al mio collo.
“Stavolta non mi sfuggi, cherie!” mi sussurra all’orecchio con un sorriso malvagio ma infinitamente più bello di tutte le smorfie che mi ha rivolto durante la giornata.
I suoi occhi sono neri e circondati da vene gonfie e nere;  assume un’espressione soddisfatta, vittoriosa quasi, prima di calarsi lentamente sul mio collo. Riesco a sentire il suo fiato fresco farmi il solletico e devo ammettere che in un altro contesto questa situazione potrebbe anche risultare piacevole.
Sinceramente non so bene come uscirne stavolta. Non è stupido e non ho l’effetto sorpresa dalla mia parte. Bloccherà sul nascere ogni movimento sospetto da parte mia.
Non è stupido, no. Ma io a volte sono geniale.
Dopo anni di lotta per la sopravvivenza contro Daniel e Andrew, posso dire di riuscire a fingere qualsiasi cosa in qualsiasi situazione. Così spalanco gli occhi in un espressione terrorizzata per poi rilassare i muscoli, chiudere gli occhi e lasciar cadere il collo di lato con un sospiro.
Lui allenta la presa, forse credendo alla mia finzione, ed appoggia i canini sulla cicatrice del morso precedente.
Appena sento i canini premere sulla mia pelle mi muovo velocemente, sfilando il bastoncino di legno dalla tasca della mia gonna e conficcandolo profondamente nel suo petto.
Sento le sue mani lasciarmi andare e lo vedo cadere a terra con un lamento.
“Oh Cielo! L’ho ucciso!” dico presa dal panico notando il paletto intinto di verbena affondato nel suo petto, vicino al cuore.
 “L’ho veramente ucciso! Oddio! Sono una persona orribile! Damon mi dispiace!” sento la mia voce uscire stridula mentre mi avvicino al suo corpo inginocchiandomi di fianco a lui. Prendo il paletto con entrambe le mani e lo estraggo dal suo corpo chinandomi poi sul suo viso per sentire se respira.
Non capisco bene cosa succede fatto sta che mi ritrovo sdraiata a terra con il suo corpo sopra il mio ed i suoi  denti affondati nel collo.
“Waaah! Muori bastardo! Muori! Muori! MUORI!” Urlo infilzandolo più volte con il paletto.
Ancora una volta il suo corpo sembra perdere vita e mi cade addosso. Lo sposto velocemente e raggiungo il ciglio della strada.
Cazzo! Non riuscirò mai ad allontanarmi abbastanza prima che riprenda conoscenza!
Con mia enorme gioia mi ricredo, vedendo la macchina di Matt fermarsi accanto a me.
“Ehi! Hai biso-”
“Portami a casa. Adesso.” Gli ordino seria. “Muoviti!” incalzo vedendolo sorpreso dalla mia aggressività.

 

 *                   *                 *               *               *

 
Mi chiudo la porta di casa alle spalle.
Damon è un vampiro.
Damon è un vampiro.
OK, è normale. Damon è un vampiro. Capita.
Oh, CAZZO! Damon è un vampiro!
Respira, Lola. Respira. Inspira ed espira. Inspira ed espira. Dentro e fuori. Dentro e fuori.
Non funziona.
Nutella. Necessito di Nutella.
Corro in cucina, prendo il barattolo, mi appoggio al muro e lentamente mi siedo per terra.
Sono uscita con un vampiro. Ho pranzato con un vampiro. Ho quasi flirtato con un vampiro!
Continuo a riempirmi di cucchiaiate di Nutella cercando di riordinare i pensieri che scorrazzano liberi nella mia testa.
Come fa a camminare alla luce del sole?
Può quindi anche entrare nelle case?
Perché non mi ha ucciso subito? Cioè, è più semplice dissanguare una persona morta, no?  Se mai diventerò un vampiro seguirò questa strada; sarebbe fastidiosa una cena che urla e cerca di divincolarsi!
 
Din Don’
 
Il suono del campanello mi ridesta dai miei pensieri.
Velocemente mi tolgo la maglia insanguinata e al suo posto mi infilo la giacca di pelle chiudendola quasi completamente. Il taglio questa volta è veramente superficiale ed ha già smesso di sanguinare.
Cammino svogliatamente verso la porta, sempre con il barattolo di Nutella in mano e il cucchiaino in bocca, e la apro.
“Yap!” mi lascio sfuggire vedendo Damon appoggiato allo stipite. Non gli lascio nemmeno il tempo di aprire bocca che gli chiudo la porta in faccia, facendola sbattere.
 
Din Don’
 
Respiro profondamente e riapro la porta.
“Cosa vuoi?” chiedo a muso duro.
“Il tuo sangue!” risponde scandendo le parole e usando lo stesso tono di una maestra che ha a che fare con un bambino recidivo.
“Ha ha. Scordatelo.” Rispondo richiudendo la porta.
 
Din Don’
 
Sbuffando riapro la porta.
“Questo non è carino da parte tua. Io ti ho offerto il pranzo, ricordi?” mi chiede con un sorriso strafottente.
Oh, ma che simpatico.
“Per quanto mi riguarda, il pranzo te lo puoi infilare direttamente in cu-”
“A-a-a! Queste non sono parole che si addicono ad una ragazza.”risponde ridacchiando. Vedo, per la prima volta nella giornata, i suoi occhi accendersi divertiti.
“Oh, non farmi ridere! E’ il minimo che ti risponda così. Hai tentato di uccidermi per tre volte!” sibilo.
“Beh, tu ci sei quasi riuscita.”
“Non diciamo cazzate. La mia era legittima difesa.” Potessi, gli tirerei un calcio negli stinchi.
“Sei carina quando ti arrabbi, sai?” continui a sfottere? Bene!
“Lo sei anche tu quando ti trasformi. Sì,insomma: quando fai quella cosa con la faccia. Roarr!” dico maliziosa spostandomi i capelli da un lato, lasciando scoperta la ferita. Mi avvicino a lui appoggiandomi alla porta aperta.
“Che c’è? Di da fastidio il sangue per caso?” incalzo con occhi innocenti vedendo la sua mandibola contrarsi.
“Non scherzare con il fuoco.” Dice a denti stretti allontanandosi di un passo da me.
“Perché? Sarò pignola ma hai tentato di uccidermi tre volte e tre volte ti sei ritrovato con un paletto di legno conficcato nel petto. Ergo piccola umana indifesa 3, cattivo vampiro centenario 0. Comprendi?”
“Sarebbe potuta andare in modo diverso.” Sbuffa.
“ Ah,sì? E come? Io con una mela in bocca stesa sulla tua tavola e te armato di coltello e forchetta?”chiedo sarcastica.
“Per chi mi hai preso? Sono un vampiro, non un cannibale!” ride “Molte ragazze sarebbero volute essere al tuo posto. E quelle che ci sono passate prima di te non si sono mai lamentate.”
Alzo gli occhi al cielo sbuffando.
“Risparmiami queste lagne. Hai preso un rimbalzone. Punto.” Dico soddisfatta.
“Non è ancora detta l’ultima parola.” Risponde sorridendo con aria di sfida.
“Oh, io credo proprio di sì.” Intervengo. “ Non per essere ripetitiva ma hai tentato di uccidermi,rammenti?  Nessuna ragazza sana di cervello vorrebbe stare con un ragazzo che ha tentato di ucciderla, non credi?”
“Certo. Dove passo io arriva solo morte e distruzione e blah, blah, blah.” Dice fingendo un tono solenne e alzando gli occhi al cielo. Probabilmente è un effetto della luce ma mi sembrano leggermente più spenti.
“Chi ti credi di essere? Terminator?” chiedo fingendomi perplessa. “Non ti montare tanto. Per me sei solo un vampiro incapace di procurarsi la cena.” Dico sorridendo soddisfatta.
“Beh, se la mettiamo così..” si avvicina guardandomi di sottecchi attraverso le lunghe ciglia. “Perché non mi fai entrare?”
“Hai fatto la battutona!” rispondo ridendo. “Perché mai dovrei farti entrare?”
“Perché è maleducazione tenere sulla porta il fratello di un tuo compagno di classe.” Risponde calmo.
“Cosa?”
“Sì, Stefan Salvatore. Da quel che so seguite lo stesso corso di matematica, storia e filosofia.” Continua. Il sorriso che si allarga sempre di più sulle sue labbra.
Cosa?
“Quel ragazzone dai grandi occhi innocenti, sempre disposto ad aiutare il prossimo è mio fratello. Bel ragazzo, eh? Devo dire che porta meravigliosamente i suoi 162 anni.” Continua arricciando le labbra.
Stefan.. cosa?
“Ops,  lui ed Elena non te l’avevano ancora detto.”
SBAM!
Chiudergli la porta in faccia mi provoca sempre una dolce sensazione di piacere.
Mi allungo per prendere il mio cellulare appoggiato su un mobile nell’ ingresso e digito velocemente il numero di Stefan.
“Pronto?”
Solo quando la sua voce mi raggiunge capisco di averlo chiamato senza sapere realmente cosa dirgli.
“Lo’, va tutto bene?”
“No, non ve bene un cazzo Stefan.” Gli rispondo malamente. La sua voce preoccupata non ha fatto altro che accrescere il mio nervosismo.
“Non va bene perche hai 162 anni e ne mostri diciassette. Non va bene perché tuo fratello, che tra l’altro è un vampiro, sta aspettando la sua cena  fuori da casa mia. Ma soprattutto non va bene perché la sua cena sono io.” Dico in fretta quasi mangiandomi le parole.
“Cosa? Damon è lì da te?” chiede  con voce seria.
“ Sì. Quindi ti sarei grata se tu muovessi quel culetto di fata e venissi qui a spiegarmi cavolo sta succedendo!”
“Te lo posso spiegare io, cherie!” sento urlare Damon dall’altra parte della porta.
“Stavo parlando con te?!” gli rispondo coprendo il ricevitore con la mano. Poi riavvicino il telefono all’orecchio per sentire la risposta di Stefan.
“Arrivo. Non invitarlo a entrare.”
“Ma dai?” rispondo più a me stessa chiudendo la telefonata.
 “Hai intenzione di lasciarmi qui fuori ancora per molto?”  la voce divertita di Damon mi giunge al di là della porta chiusa.
Sospirando appoggio la schiena al muro lasciandomi lentamente scivolare a terra.
 
Dopo qualche minuto sento bussare alla porta.
“Lolita apri. Sono io: Stefan.”
Stancamente riapro la porta cercando di non incrociare lo sguardo divertito di Damon.
Pallone gonfiato. Humpf!
“ Stai tranquilla, possiamo spiegarti tutto.” Dice Stefan avvicinandosi un po’.
“Siamo stati trasformati quasi un secolo e mezzo secolo fa da una vampira di nome Katherine.  Non abbiamo avuto nessuno che ci spiegasse cosa stava succedendo, nessuno con cui poter parlare del nostro segreto. I primi tempi era difficile controllare il desiderio del sangue ma adesso abbiamo esperienza e sappiamo controllarci perfettamente.  Ti assicuro che non ti faremo del male.” Damon alza gli occhi al cielo andandosi ad appoggiare alla ringhiera. “Puoi fidarti di me. Da molti decenni ormai mi nutro solamente di sangue animale, sono vegetariano.”
“Sì, come no?” rispondo prendendolo in giro. “Se tu sei vegetariano  Bonnie è un strega!”
Stefan e Damon si scambiano un’occhiata sorridendo leggermente.
“Bonnie non è una strega, giusto? Le streghe non esistono.” Chiedo titubante.
“Fino a pochi giorni fa pensavi la stessa cosa anche dei vampiri.” Risponde sempre pacato Stefan.
“E’ questo il mondo nel quale viviamo.” Dice Damon alzando le spalle.
“Bonnie è una strega? Bonnie è una strega?! Mi sento male..” rispondo appoggiandomi alla parete.
“Lolita ascoltami. Non devi dirlo a nessuno: se lo farai ci daranno la caccia e ci uccideranno.” Riprende Stefan “Noi non ti faremo del male. Sei mia amica e Damon non cercherà mai più di farti del male.”
“Cosa?!” interviene Damon. “Oh, avanti! Tu non hai assaggiato il suo sangue! Ti assicuro che è veramente delizioso.” Conclude facendomi l’occhiolino.
Stronzo.
“Calma, calma. Stavo solo scherzando.” Risponde prontamente notando lo sguardo inceneritore di Stefan.
“Prometto che non lo dirò a nessuno.” dico riportando la mia attenzione sul fratello minore. “Ora, se volete scusarmi, ho un pigiama party da organizzare. Perciò..”
“Grazie.” Risponde Stefan con un sorriso gentile avviandosi verso la macchina.
“A presto, Lolita.” Mi saluta Damon avvicinando il viso al mio per quanto la barriera invisibile glielo permetta. Come suona stranamente il mio nome pronunciato da lui. Sembra quasi liquido.
“ Spero ti si carino tutti i denti!” rispondo sbattendogli, per l’ennesima volta nella giornata, la porta in faccia.
 
(…)

 




Bonjour!
Sono appena tornata dalla Francia e posto subito questo capitolo!
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate! :) :)
Se non vi piace la storia ditemelo senza problemi e provvederò a modificarla o a toglierla. 
Grazie a tutti coloro che l'hanno messa nelle seguite, nelle preferite e nelle fic da ricordare. E OVVIAMENTE a chi ha recensito!!
MERCI BEAUCOUP! :D
XOXO
-B.

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Capitolo 4
*** Fashion, put it all on me! ***


Prima di iniziare devo fare due premesse:
1-l’ambientazione della storia.
Siamo più o meno all’inizio della seconda serie MA Caroline non è un vampiro e non ha inciuci avviati.
2- This chap sucks. U.U
Non succede molto, serve più o meno per dare stabilità alla storia e a preparare le basi per i prossimi capitoli.

Ok, lo ammetto. In parte è anche perché sono una grande appassionata della saga di ‘I love shopping’ e adoro parlare di vestiti! (LL)
Prometto che nel prossimo ci sarà più Damon! :)

 
FASHION, PUT IT ALL ON ME!
 
“Damon sarà antipatico quanto vi pare, ma ha un sedere che parla!”
 
“E non solo quello!”
 
“Elena! Da Caroline ce lo aspettavamo ma da te.. dov’è finita la ragazza pura e innocente di una volta?” ribatte Bonnie ridendo.
 
 
Siamo sedute in cerchio sul tappeto in sala parlando dei ragazzi più appetibili di Mystic Falls.
 
 
Quando fratellini vampiri se ne sono andati ho chiamato Elena e Bonnie per chiedere loro di venire prima.   Avrei voluto chiederlo anche a Caroline ma, come mi ha spiegato Elena, lei non è a conoscenza della vera natura di Damon e Stefan.
 
Aspettando il loro arrivo ho messo in ordine la casa e avvertito i miei fratelli di stare alla larga da noi.
 
Una volta arrivate, Bonnie ed Elena mi hanno raccontato tutta la storia riguardante i vampiri di Mystic Fall.  Ho capito solamente tre cose: Stefan e Damon erano innamorati della stessa ragazza-vampiro che è identica a Elena; questa ragazza gli ha presi in giro per 150 anni fingendosi prima morta e poi prigioniera mentre invece era a fare i suoi comodi in giro per il mondo; adesso Damon vuole romanticamente spezzarle le gambe, staccarle il collo, conficcarle un paletto nel cuore e darle fuoco.
 
E questa è la sintesi di più di un’ora di racconto.
 
Aspettando Caroline abbiamo ordinato le pizze ad un ristorante italiano qui vicino, preparato la tavola ed il letto nel quale dormiremo.
 
Quando Caro è arrivata ho smesso di fare domande su vampiri, streghe (non immaginate neppure che cosa riesce a fare Bonnie!) e compagnia bella e siamo passate ad argomenti più frivoli.
 
Dopo aver mangiato abbiamo dato fondo alla riserva di alcolici di Andrew, sbizzarrendoci e inventando cocktail assurdi.
 
E adesso ci troviamo qui sedute sul tappeto, mezze brille, a parlare di ragazzi.
 
 
“Te che ne pensi, Lo’?” mi chiede ad un tratto Elena.
 
Quando Bonnie non era ancora arrivata mi ha parlato di Damon e del suo modo di relazionarsi. A suo parere è interessato a me. A mio parere è interessato al mio sangue.
 
Secondo lei potrebbe essere attratto fisicamente da me ma, cosa più importante, è incuriosito dal mio atteggiamento nei suoi confronti. Evvai.
 
Non sapevo che un tentato omicidio avesse l’effetto di affascinare i ragazzi, altrimenti avrei iniziato molto prima!
 
“Unh. Ha un bel sorriso.” Rispondo distaccata.
 
“Un bel sorriso? Ma hai presente Damon? Con tutte le cose che puoi dire ti viene in mente il sorriso?!” mi chiede Caroline sconvolta.
 
“Ok, è bello. Molto bello. Ma non è il mio tipo.”rispondo ridacchiando “Il mio tipo ideale è un surfista biondo, alto e con gli occhi azzurri. Possibilmente svedese o giù di lì. E deve avere una rosa dei venti tatuata sul polso!” scherzo.
 
“E poi cos’altro vuoi? Una fettina di culo?” chiede Elena facendoci ridere.
 
“Comunque a mio parere la nostra piccola Lo’ non ce la racconta giusta: ho visto che hai un bel segno sul collo, nonostante tu abbia cercato di nasconderlo in tutti i modi. Possiamo sapere chi è il responsabile?” mi chiede ammiccando.
 
Panico. Panico totale!
 
Guardo Elena in cerca di aiuto ma lei è rimasta troppo sorpresa dall’inaspettata capacità di osservazione di Caro per potermi suggerire una risposta vagamente decente.
 
“Beh, ecco.. lui..” balbetto cercando di prendere tempo.
 
Fortunatamente vengo salvata in corner dall’improvvisa entrata di mio fratello. E’ giuro che mai l’ho amato così tanto come lo sto amando adesso.
 
“Ehi, Lo’! Hai mica visto la maglia blu che avevo ieri?” mi chiede Daniel entrando in sala.
 
Ritiro tutto. Dannato esibizionista.
 
Sapeva benissimo che ero con le mie amiche in sala, l’ha fatto apposta di entrare senza maglia.
 
 Chiaramente tutte le mie amiche si sono voltate a guardarlo.
 
“In camera tua, sulla sedia.” Rispondo secca.
 
“Ho guardato e non ci sono.” Continua avvicinandosi a noi.
 
“Allora mettitene un’altra, no?” rispondo sorridendogli in modo eloquente.
 
Lui sbuffa ridacchiando e si allontana su per le scale.
 
“Chi era quello?” chiede Bonnie.
 
“L’altro fratello.”
 
“Ma- ma.. Wow! Hai visto? Ha i quadratini sulla pancia! Ha gli addominali a scalettina! E.. Awww!” Dice Bonnie continuando a guardare il punto nel quale di trovava Dan.
 
“Tu hai un fratello così e noi lo veniamo a sapere solo ora?!” chiede Caroline fingendosi infuriata. “Esigo il suo numero di telefono!”
 
“Va bene, va bene. Facciamo un gioco?” chiedo alla disperata ricerca di distrarle da mio fratello.
 
Cioè è bello e tutto quello che volete ma.. è mio fratello! Non posso fare commenti su mio fratello! Mi sento piuttosto esclusa dalla conversazione..
 
“Sì! Io ne ho uno!” esordisce Caroline tutta contenta “Diciamo un nome e la prima cosa che ci viene in mente, ok? Inizio io: Daniel.”
 
Giustappunto. Cerco di allontanarle dall’argomento e loro che fanno? Approfondiscono!
 
“Fratello?” chiedo come se fosse ovvio.
 
“Addominali.” Dice sicura Bonnie.
 
“A quadrettini.” Precisa Elena.
 
“Gli salterei volentieri addosso.” Oh, cielo. Caroline! Un po’ di contegno! “Alaric?”
 
“E’ veramente affascinante!” Ohh sì! E’ il mio professore preferito. E non solo perché è alto, biondo, bello, gentile e atletico.. ok, sì. Forse lo è solo per questo.
 
“Già! Ed è anche molto più simpatico di tutti gli altri professori.” Concorda Bonnie.
 
“Ragazze, avanti! E’ vecchio! Potrebbe quasi essere nostro padre!” Oh, già! Dimenticavo: la mamma di Elena è l’ex moglie-vampira di Rick. Per questo dice che è vecchio, no? Su, nessuno direbbe che è vecchio!   L’avete visto? E’ un uomo maturo, non è vecchio!
 
“Stronzo. Sapete quanto ho preso all’ultimo compito di storia? C-. Infame.” Caro sbuffa per poi continuare con: “Damon?”
 
“Insopportabile” Ecco Bonnie.
 
“Egoista.” E’ il turno di Elena.
 
“Montato.”Io.
 
“Sesso selvaggio.”Caro.
 

 
…COSA?!
 
“Caroline?!” la richiama sconvolta Elena. La stiamo guardando tutte a occhi spalancati e con la mandibola che manca poco tocchi terra.
 
“Che c’è? Tutti gli insulti migliori li avete già terminati voi. E’ la prima cosa che mi è venuta in mente.” Risponde con semplicità.
 
Come può guardarci con quegli occhioni innocenti dopo quello che ha detto? Questa ragazza è una contraddizione vivente!
 
Io, Elena e Bonnie ci guardiamo e vedendo le nostre espressioni scoppiamo a ridere.
 
“Caro, sei fantastica!” le dico ridendo.
 
“Grazie, me lo dicono in molti.” Risponde lei ammiccando. “Che ne dite di andare a letto adesso? Domani ci attende una giornata di shopping estremo!”
 
 
 
 
 
“Aaahww!”
 
Mi sveglio con un grosso sbadiglio sentendo il materasso più duro del solito.
 
Mi guardo attorno e capisco: non mi trovo sul materasso ma sul pavimento.
 
Mi stiracchio un po’, mi alzo e cerco di svegliare le mie amiche. Con Elena e Caroline è abbastanza facile ma Bonnie si potrebbe dire quasi in coma. Forse non ha retto tutto l’alcol di ieri sera.
 
Dopo mezz’ora perdiamo ogni speranza e stiamo per decidere di lasciarla lì quando ad Elena viene in mente un’idea.
 
“Daniel, no! Infilati una maglia.. o dei pantaloni almeno!” urla.
 
“MIO! Dove? Dove?!” chiede Bonnie alzandosi all’improvviso.
 
Che caso perso. Se le piace così tanto dovrò impegnarmi per organizzare qualcosa tra loro. Potrebbe avere l’onore di essere la prima fidanzata di Dan che approvo!
 
 
Ci vestiamo velocemente tutte quante con dei jeans ed una t-shirt sopra: io bianca con una stampa azzurra di Twiggy, Bonnie azzurra con le maniche a sbuffo, Caro rosa chiaro con un fiocco panna da un lato e Elena verde bottiglia con dei bottoncini davanti.
 
Dato che non ci sono molti negozi in centro decidiamo di andare in una città qui vicino. Mi pare che si chiami Candem e a detta di Caro ci sono moltissimi negozi per tutti i gusti.
 
Ci accompagna Dan (per la felicità di Bonnie). Ha delle faccende universitarie da sbrigare là ma non è questo il motivo per cui abbiamo accettato il suo passaggio. A farci decidere è stato il bagagliaio immenso della sua macchina; infatti quello microscopico della mia Mini avrebbe a stento contenuto un paio di borse.
E noi non vogliamo comprare così poco.
 
No, decisamente due borse piene di vestiti non possono saziare la nostra voglia di shopping.
 
Tanto più che dobbiamo assolutamente trovare dei vestiti adeguati alla festa che la famiglia di Tyler terrà domani sera! Forse non vi ho ancora detto che Tyler Lockwood è il figlio del sindaco e quindi il proprietario della super-mega villona vista durante il tour con Damon. La festa di domani è stata interamente organizzata dalla signora Lockwood perciò è sicuro che il vampiro farà parte della lista degli invitati.
 
Yeeeee!
 
Ok, ok. Va bene. Ammetto che non mi sta poi così antipatico e che gli atteggiamenti delle mie amiche nei suoi confronti mi sembrano un po’ esagerati. Beh, hanno di certo i loro buoni motivi per odiarlo: ha tentato di uccidere sia Bonnie che il fratello di Elena e ha preso in giro i sentimenti di Caroline per quasi un mese ma.. è un vampiro! Cos’altro fanno i vampiri? E poi non sono preoccupata! Non può mica uccidermi alla festa della sua ‘grandissima’ amica, no?
 
 
Entriamo in vari negozi dove compriamo veramente molte cose (le più spendaccione siamo io e Caro che abbiamo già sei sacchetti a testa in mano) ma in nessuno riusciamo a trovare dei vestiti adatti alla festa.
Una volta passato in rassegna tutto il centro della città torniamo sconsolate verso la macchina controllando se per caso avessimo tralasciato qualche negozietto.
 
Siamo quasi arrivate davanti alla macchina quando mi fermo guardando incuriosita quella che dall’esterno sembrerebbe una normale casa. Il grande portone aperto lascia però intravedere una corte, una specie di piazzetta all’interno dell’edificio con tanto di tavolini, divanetti e piante ornamentali. E, se il mio fiuto da shopaholic non mi inganna, quelle pareti di vetro in fondo alla corte stanno ad indicare un negozio.
 
Richiamo l’attenzione delle mie amiche e accese da una nuova speranza ci dirigiamo verso l’interno del negozio.
 
E’ bellissimo. L’arredamento è molto semplice ma d’effetto. La moquette sul panna crea un contrasto con i divanetti marroni e i tavolini di vetro sono semplicemente deliziosi! La stanza poi è piena di capi d’abbigliamento: le pareti sono completamente ricoperte di mensole o di porta grucce, per terra sono sparse moltissime scarpe e anche delle borse, i tavolini poi sono pieni di sciarpe, collane, cappelli e guanti.
 
“Questa è la volta buona. Me lo sento!” dice Caroline. Ed è esattamente ciò che penso io.
 
“Ciao! Possiamo aiutarvi?”
 
Due ragazze si avvicinano a noi. Quella che ha parlato è bionda, con dei gentilissimi occhi nocciola ed un sorriso bianco e perfetto. Non è molto alta il che, sommato all’eleganza ed alla semplicità dei suoi vestiti, la fa assomigliare molto ad un bambola. L’altra ragazza è il suo opposto. I suoi capelli dal taglio corto e sbarazzino sono neri come i suoi occhi molto truccati. Il suo sorriso ha quasi un chè di accattivante, ed il modo in cui è vestita è più aggressivo, nonostante sia molto raffinato.
 
Appena arrivano vicino a noi Caroline gli salta letteralmente addosso esclamando:
 
“Si, si, SI’! voglio provare quel vestito –sì, quello blu- e anche quella camicetta e poi..”
 
“Signore, io amo Jimmy Choo!”squittisco correndo ad abbracciare un paio di scarpe esposte sulla moquette.
 
Elena e Bonnie si scambiano  uno sguardo esasperato che rasenta la disperazione appena io mi giro verso di solo con una mezza piroetta mostrando l’assurda quantità di vestiti che tengo in mano e chiedendo loro:
 
“Non vedete l’ore di vedere questi vestiti su di me, vero?”
 
 
Due ore e tre quarti dopo ne usciamo soddisfatte come non mai.
 
Siamo riuscite tutte quante a trovare dei bellissimi vestiti per la festa ( e non solo quelli!).
 
Bonnie ha scelto un vestito bianco poco sopra le ginocchia che le ricade morbido e dritto sul corpo, senza fasciarla. Sotto al seno, alla stoffa bianca del vestito si  sovrappone uno strato di ricami simil uncinetto rosa antico abbastanza scuro. Questa fantasia è poi ripresa dal copri spalle abbinato, fatto completamente da questi radi ricami. Dato che non è molto abile a camminare sui tacchi, ha accostato al vestito delle ballerine color panna con la punta ed in tallone ricoperti di pelle marrone.
 
Elena ha comprato un semplice vestito verde acqua, molto chiaro, a forma di sottoveste. L’unica parte rifinita del vestito è lo scollo circolare e i bordi delle maniche che sono, per l’appunto, ricoperti di pizzo di un verde leggermente più scuro. Per contrastare la semplicità del vestito che scende dritto e senza decorazioni fino al ginocchio, ha preso anche una maglia a rete a maniche lunghe, molto trasparente e color corda, da mettere sopra e che le arriva fino ai fianchi. Anche lei ha preferito la comodità delle scarpe basse, decidendo per degli stivaletti marroni che arrivano poco al di sopra della caviglia.
 
Caro, ha abbandonato la semplicità dei vestiti precedenti optando per uno più corto grigio scuro. Ha un nastro sottile di seta che si lega sotto il seno, lo scollo è largo ma non profondo; la sua particolarità sta però nel retro del vestito. La parte posteriore infatti è costituita da un sottile velo trasparente, pieno di pizzi e ricami che continua fino alla fine della schiena, lasciando poi ritornare la stoffa grigia a scendere fino a metà coscia. Per lei rigorosamente, indiscutibilmente tacchi. Alti. Tacchi molto alti. Grigio perla aperti davanti con plateau, decorazioni in swaroskini e tutto il resto.
 
Infine ci sono io: dopo un lungo travaglio (molto sofferto) ho scelto il vestito che metterò alla festa dei Lockwood.  E’ di seta, di un blu notte così scuro da sembrare quasi nero, lungo più o meno quanto quello di Caro. Anche il mio scende morbido, al contrario di quello dell’altra bionda che è decisamente fasciante. Lo scollo è a barca e sia intorno ad esso che in vita ci sono inserti ricamati in cotone. Questi ultimi, in vita, avvicinandosi alla schiena si assottigliano e si separano dalla stoffa del vestito fino a formare due cordicelle molto fini da far girare intorno al corpo e legare sul davanti. Anch’io scelgo delle scarpe alte della stessa stoffa e colore del vestito, tacchi fini e suole rosse.
 
Torniamo felici e soddisfatte alla macchina trovando ad attenderci Daniel appoggiato allo sportello anteriore con tanto di occhiali da sole e sorrisetto a latin lover.
 
Appena ci vede, o meglio: appena vede l’enorme quantità di buste e sacchetti che ho in mano sbuffa venendomi incontro e togliendomi dalle mani due grossi borsoni per posizionarli senza fatica nella bauliera. Dopo aver finito di aiutare me passa a dare una mano anche alle mie amiche e, guarda caso, la più vicina è Bonnie.
 
Ovviamente non posso fare a meno di notare lo sguardo mieloso che mi lancia facendo riferimento a mio fratello.  ‘Che dolce!’ sembra che mi voglia dire. Ed io vorrei tanto poterle rispondere che Dan è tutt’altro che dolce: è stupido, menefreghista, egocentrico, megalomane e arrivista. Ed i suoi momenti di gentilezza non presagiscono niente di buono.
 
Ora che ci penso è molto simile a Damon.
 
Le mie supposizioni sulla bastardaggine di Dan si rivelano realtà non appena mette in moto la macchina girandosi poi con un sorriso verso di noi e sibilando un sarcastico:
 
“Grazie donne. Dopo l’enorme contributo che avete dato oggi sono sicuro che l’economia americana riuscirà a superare la crisi più velocemente di quanto avessimo mai sperato.”
 
Ha-ha. Ma che simpaticone!
 
 
 
Inutile dire che i suoi commenti sui nostri acquisti sono continuati fino a quando non abbiamo accompagnato a casa l’ultima delle mie amiche. Indovinate chi? Ma certo: Bonnie!
 
Che tra l’altro mi deve un grosso favore. Sono infatti miracolosamente riuscita a convincere Daniel ad accompagnarla alla festa. Lei gli ha lanciato dolci occhiatine per tutto il viaggio e ha sempre cercato di attirare la sua attenzione rammentando continuamente la festa di domani. Nonostante questo fosse un palese metodo di approccio, mio fratello pareva fare orecchie da mercante. Alla fine esasperata dalla situazione e intenerita dalla triste espressione della mia amica che si allontanava sconsolata dalla macchina ho deciso di prendere l’iniziativa. Per così dire. Ho conficcato le mie unghie nella coscia di Dan torcendogli la carne e provocandogli un gemito soffocato. Certa di avere la sua attenzione, ho quindi mosso la testa in un cenno allusivo verso Bonnie confidando nella sua perspicacia. Per qualche attimo ho visto, attraverso i suoi occhi, il suo unico neurone lavorare ad una velocità impressionante per cercare di comprendere il mio muto messaggio. Alla fine ce l’ha fatta: ha capito ed ha pacatamente chiesto alla mia amica se aveva bisogno di un passaggio per domani sera. Lei ovviamente l’ha preso per un invito ufficiale. 
 
 
Ora finalmente sono in camera. Ho appena finito di organizzare la mia giornata di domani; non che io sia una ragazza che si organizza le giornate! E’ solo che dato che domani è domenica voglio dormire il più possibile così ho staccato la sveglia ed avvertito i miei fratelli di svegliarmi dopo pranzo. Sì, sono capace di dormire così tanto. Anzi, sono fermamente convinta che se non ci fossero Daniel ed Andrew a svegliarmi ogni santa mattina passerei il resto della mia vita a dormire.
 
Continuando con il programma dopo pranzo farò il bagno, mi laverò i capelli e deciderò se farli lisci o mossi. Dopo di che inizierò a preparare i vestiti e la borsa in modo da essere pronta per le sette, cioè l’ora in cui ha inizio la festa. Facendo un breve conto se parto da casa alle sette ed un quarto arriverò alla villa di Tyler verso le sette e mezzo. Sì, può andare: come ritardo non è eccessivo ma è abbastanza per far in modo che tutti si accorgano del mio arrivo.
 
Che genio! Gongolo rotolandomi sul letto e lanciando in aria il cuscino con i piedi.
 
Continuo questo stupido gioco fino a che un rumore proveniente dalla finestra non attira la mia attenzione.
E’ come se ci fosse qualcosa che picchia contro il vetro in maniera discontinua.
 
Mi avvicino alla finestra aprendola ed affacciandomi per cercare la causa di quei fastidiosi rumori. La individuo quasi immediatamente nella figura che si staglia in piedi nel mio giardino, giusto sotto il mio davanzale. Non faccio in tempo a chiedermi chi sia quello screanzato che alle undici passate di sera ha la faccia tosta di disturbare che un grido mi raggiunge.
 
“Raperonzolo, sciogli la tua treccia!”
 
La voce fintamente cavalleresca di Damon mi arriva chiara alle orecchie ma solo dopo qualche secondo colgo il suo chiaro riferimento alla treccia che mi scende dalla spalla destra. Appena finita la frase lo vedo inchinarsi e allargare le braccia in una recita ostentata.
 
“Buffone.” Sbuffo. E’ davvero buffo, se non sapessi che è un vampiro stronzo e violento crederei di avere sotto la finestra un perfetto principe azzurro.
 
“Così mi ferisci!” ribatte piegando le labbra in un piccolo broncio nettamente in contrasto con i suoi occhi divertiti.
 
“Che vuoi?” chiedo schietta. “A parte il mio sangue, si intende!” mi affretto ad aggiungere .
 
“Per quanto mi costi ammetterlo ho bisogno del tuo aiuto.” alzo un sopracciglio incredula. “Ovviamente, potrei ottenere tutto ciò che mi serve da solo ma sarebbe un processo lungo e noioso.”
 
“Quanto può essere ‘lungo’ per un vampiro di 165 anni?” chiedo scettica.
 
“Una cosa noiosa, per quanto poco possa durare, è sempre troppo lunga.”
 
Che grande esempio di filosofia spicciola.
 
“Gli aforismi non sono il tuo forte ed io non ho intenzione di aiutare un vampiro. Un vampiro stalker, per di più.”
 
“Avanti! Non costringermi a ricattarti.”risponde sbuffando.
 
“Me la sto facendo sotto.” Lo prendo in giro sicura dei limiti che gli impone la mia casa e della protezione che mi ha offerto Stefan.
 
“Avanti, Lo’! Scendi! Ci aspetta una altra notte di fuoco alle spalle dei tuoi!” urla con i chiaro intento di essere sentito da Daniel e Andrew.
 
“No! No- shhh! Va bene: scendo. Ma stai zitto!” mi affretto a rispondergli. Mi affaccio sul corridoio notando, sollevata, che  i miei fratelli sono ancora in sala troppo intenti a giocare alla Play per aver sentito le grida di Damon. Torno in camera e chiudo la porta a chiave per poi poggiare i piedi sul bordo della finestra dandomi una leggera spinta per raggiungere un ramo dell’albero più vicino. Dopodiché mi avvicino al tronco scendendo di qualche ramo per poi lasciarmi cadere a terra piegando le ginocchia per attutire la caduta.
 
“Era troppo banale usare la porta?” mi chiede il ragazzo.
 
“I miei fratelli sospettano qualcosa. Grazie a te, ovviamente. Non so se ci hai fatto caso ma nonostante le temperature estive sono costretta a portare la sciarpa ogni santo giorno!” rispondo risentita.
 
Sbuffo sentendolo sghignazzare e gli faccio segno di seguirmi sul retro. Appena girato l’angolo della casa accendo la luce rivelando due divanetti di vimini ed un tavolino di fronte ad essi. Mi siedo sul divano che costeggia il muro girandomi poi verso Damon e chiedendogli silenziosamente il motivo della sua visita.
 
“Beh? Non mi offri niente da bere?” chiede  sedendosi accanto a me.
 
“Damon, per favore! Sii veloce: ho sonno!” rispondo scocciata.
 
“Ok, il punto è questo. Ho cercato di uccidere una persona ma -come dire?- c’è stato una specie di errore di percorso, perciò questa persona è sempre viva è starà sicuramente cercando un modo per farmi il culo.”
 
“Perché non me la presenti? Potremmo diventare grandi amici, sai?” chiedo guardandolo scettica.
 
“Haha. Che ridere.” Risponde senza tono. “Il punto è che questa personcina è un licantropo e io voglio informazioni su come farli fuori e/o renderli innocui.”
 
“E.. io che c’entro?”
 
“C’entri perché sapevi della verbena, del legno e della regola della proprietà privata. E’ logico credere quindi che se sai tutte queste cose sui vampiri ne saprai altrettante sui licantropi.” Risponde con ovvietà.
 
“Argento. Una pallottola in fronte sarebbe la strada migliore ma puoi anche accoltellarli o che so!”mi affretto a rispondere distogliendo lo sguardo.
 
Se con i vampiri il legno funziona perché non dovrebbe fare lo stesso l’argento con i lupi mannari?
 
“Già provato: niente da fare. Ma ora che la tua estraneità al mondo sovrannaturale è evidente la domanda che mi sorge spontanea è un’altra. Chi ti ha dato informazioni così dettagliate sui vampiri? Chiamalo.
 
Dev’essere sicuramente informato anche sui licantropi.”
 
Resto in silenzio mordicchiandomi freneticamente l’interno della guancia. Non posso chiamare Rachele.  Non posso esporla così. Non posso! Ma cos’altro potrei fare? Di inventare non se ne parla: mi ha già sgamato. Non posso dire di aver letto quelle cose su un libro perché me lo chiederebbe. Non posso nemmeno chiamare qualcun altro: cosa potrei chiedere poi? ‘Scusa, ti ricordi mica come si fa ad uccidere un licantropo?’ Che faccio? Che faccio?!
 
“Avanti.” Dice porgendomi il suo cellulare.
 
Non mi muovo guardandolo incerta su cosa fare.
 
“Su, muoviti. Non posso mica mordere la gente attraverso il telefono!” continua scocciato.
 
Wow. Spero non fosse un tentativo di rassicurarmi perché faceva davvero pena.
 
Tuttavia ha ragione: non può farle nulla. Per ora, almeno.
 
Prendo il telefono che mi sta porgendo e digito velocemente il numero prima di accostare il cellulare all’orecchio.
 
Dopo tre squilli sento la voce acuta della mia amica.
 
Rachi, sono io. Lolita. Io..
 
Lola, è successo qualcosa? Ci siamo sentite poco fa come mai mi hai richiamato? E con un numero sconosciuto oltretutto! Oddio, non me lo dire. Ti hanno rapita? Oh, cielo! Stai tranquilla: ti vengo a salvare io! Piglio il fucile de’ il mi’ babbo e-” E’ normale, non stupitevi. E’ sempre eccessivamente pessimista e protettiva per le questioni riguardanti me.
 
Rachi, stai calma! Sto bene, tranquilla! Ti ho chiamato solo perché mi servirebbe un altro grosso favore..” la interrompo parlandole velocemente in italiano.
 
Ah. Oh.. Ok! Dimmi tutto!” sento la sua voce tra il sollevato e l’imbarazzato e sopprimo una risatina.
 
Le spiego velocemente la situazione e ciò che mi serve sapere. Fortunatamente sua madre è in casa così lei ha velocemente frugato nelle varie cartelle del su pc trovando in poco tempo le informazioni necessarie.
 
Allora, quello che posso dirti per certo è che si trasformano involontariamente ogni notte di luna piena. Una volta trasformati non pensano, sono come animali selvaggi; solitamente seguono la pista dell’ultimo odore che hanno sentito o sul quale si sono concentrati prima della trasformazione.”  
 
Mi giro verso Damon per tradurgli ciò che Rachele mi ha detto in italiano ma lui mi anticipa fermandomi e spiegandomi velocemente che capisce l’italiano e che riesce a sentire ciò che mi dice.
 
Ecco spiegata la sua risata incontrollata quando la mia amica credeva che fossi stata rapita.
 
Che Figura! Questo vuol dire che ha capito anche tutti gli epiteti che gli ho affibbiato ieri certa che non potesse capirli?!
 
Pace. Se li meritava.
 
Quando non sono trasformati sono uomini normali anche se con una forza superiore alla normalità. Guariscono molto velocemente, anche le ferite più gravi vengono rigenerate in pochi minuti. E.. ecco! Lo strozzalupo! E’ una pianta che dovrebbe avere proprietà simili alla verbena. Di più non so dirti…
 
Grazie mille! Ti voglio bene!” le rispondo grata chiudendo la telefonata.
 
“E’ abbastanza?” chiedo poi girandomi verso Damon.
 
Lo vedo fissare un punto imprecisato davanti a lui, l’espressione pensierosa contratta e le sopracciglia leggermente corrugate. Mi sembra quasi di sentire gli ingranaggi del suo cervello cigolare, probabilmente non abituati a lavorare così intensamente.
 
Pochi attimi dopo la sua espressione si rilassa e un sorriso che non presagisce nulla di buono si estende sul suo viso. Sembra proprio un bambino dispettoso, con gli occhi vispi e un’espressione fintamente innocente.
“Eccellente. Grazie!” dice alzandosi e accompagnandomi all’albero dal quale sono scesa.
 
Non faccio in tempo ad appoggiare un piede al tronco che sento le sue mani cingermi i fianchi e sollevarmi da terra velocemente. In meno di un secondo mi ritrovo sul ramo davanti alla finestra di camera mia.
 
“Grazie.” Dico sorpresa da questo suo moto di gentilezza entrando dalla finestra.
 
Purtroppo sono costretta a ricredermi  sulla bontà del suo gesto dato che poco dopo, precisamente subito dopo aver chiuso la finestra, sento un grido giungere dalla strada.
 
“Sei proprio una bomba a letto, Lolita!” urla quello stronzo di un vampiro.
 
Ma come si permette?!
 
Questa volta la speranza che i miei fratelli non abbiano sentito il suo grido è vana, infatti li sento salire velocemente le scale provocando più rumore di un  branco di ippopotami.
 
Tre secondi e la porta della mia camera si apre sbattendo rumorosamente contro il muro.
 
Che cosa significa questo?”
 
Il sibilo di Andrew sommato alla faccia terrificante di Daniel mi provocano un brivido profondo.
Promemoria: uccidere quell’infame, lurido, bastardo vampiro ciccione!             
 
 
 
 
(…)
 
Grazie mille a tutti voi che leggete e sopportate la mia pazzia! :)
Un GRAZIE speciale va a:
1 - 
CioccolatinoAlLatte 
2 - 
LadyAudrey
3 - Marypattz 
4 - 
noe 
5 - 
RibelleDentro 
Che hanno messo la storia tra le preferite
1 - 
Barrowman 
2 - 
celestegirl 
3 - 
cussolettapink 
4 - 
Desyree92 
5 - 
indienerd 
6 - 
just my immagination 
7 - 
LittleShady 
8 - 
LoverJulie 
9 - 
Marypattz 
10 - 
nada650 
11 - 
Noemi91 
12 - 
pollon76 
13 - 
RibelleDentro 
14 - 
Serenity452 
che l’hanno messa tra le seguite
 
1 - 
Abstract Fire 
2 - 
Delena33233 
3 - Marypattz 
4 - 
Samirina 
 
Ed in particolar modo a
1-nada650
2-Joy Cellen
3-noe
4-RibelleDentro
5-Abstract Fire
6-Cussolettapink
7-Rosellina89
 che hanno lasciato delle stupende recensioni!
 
A presto!
XOXO
-B.

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Capitolo 5
*** I'm feeling supersonic, give me GIN and TONIC! ***


 I'M FEELING SUPERSONIC GIVE ME GIN AND TONIC!

“Andrew, mi aiuteresti a chiudere il vestito?” Chiedo a mio fratello spostandomi i capelli sulla spalla destra.
 
Manca un quarto alle sette e Daniel è già uscito per passare a prendere Bonnie.
 Io ed Andrew, invece, siamo sempre qui; dobbiamo finire di prepararci e nel mio caso anche di truccarci.  Fortunatamente per me anche lui è un ritardatario cronico perciò non fa tante storie sulla mia lentezza.
 
“Chi ha avuto l’onore di essere il tuo accompagnatore stasera?” mi chiede. Le sue dita gelide sulla mia schiena mi provocano un brivido di freddo.
 
“Penso che starò con le mie amiche.”
 
“Ma Elena è con Stefan e Bonnie con Dan. Non penso che ti daranno molto peso, no?” insiste.
 
“Mi spiace deluderti ma la mia cerchia di amicizie non si limita a loro quattro.” Rispondo allontanandomi da lui ed andando a prendere la spazzola chiedendomi cosa fare ai capelli.
 
“Ok, mi sono espresso male. Vieni alla festa con me? Ho paura dell’iraconda ragazza gatto.” Dice abbassando lo sguardo.
 
Cerco con tutte le mie forze di trattenermi dallo scoppiare a ridere. Il mio povero fratellino è rimasto traumatizzato dall’ira e dalla violenza di Caroline. La mattina in cui ha scoperto che per una settimana aveva salutato la gente con il nome di un animale si è infuriata a tal punto da tirargli un sonoro schiaffo all’uscita della scuola, per non parlare della partaccia che gli fa ogni volta che lo incontra.
 
“Non per molto: mi basta fino a quando non arrivano i miei amici!” Povero! E’ davvero spaventato.. mi fa quasi tenerezza.
 
“Va bene, va bene.” gli concedo. “Povero ciucinoo!” Dico poi prendendogli una guancia tra le dita e scuotendola, stampandomi sul viso un’espressione assai stupida.
 
E’ strano il legame che mi unisce a loro.
 
 Beh, è normale che i fratelli si vogliano bene nonostante le litigate, questo lo so! Ma il fatto è che noi non siamo fratelli, cioè non proprio nel senso ristretto del termine.
 
Allora..  Sì, è un po’ complicato ma per farla breve mentre Daniel ed Andrew sono fratelli veri, io sono frutto di una scappatella di nostro padre. Per di più nel periodo in cui sua moglie era incinta di Drew.
 Diciamo che durante un congresso in Francia ha conosciuto una studentessa universitaria e si è lasciato trasportare dalla romantica aria parigina. Non si immaginava certo tali conseguenze; solo nove mesi dopo, infatti, ha scoperto che quel suo fare libertino aveva dato alla luce me. Mia madre, dopo la mia nascita, era apparsa nello studio di papà con me in braccio, sostenendo che non poteva permettersi una figlia, che doveva ancora finire gli studi e che non sarebbe stata in grado di garantirmi un futuro adeguato.
 
 Nonostante avesse già una moglie e due figli, mio padre accettò la richiesta e mi prese in affidamento permettendo a mia madre di continuare gli studi. E’ un uomo  estremamente responsabile mio padre,  mi prese con lui anche se ben consapevole che ciò avrebbe rovinato il suo matrimonio. Infatti sua moglie se ne andò la sera stessa lasciando papà solo e con tre figli. Inutile dire che mia madre non si fece più viva.
E’ per questo che ritengo strano il nostro rapporto. Penso sia normale che un figlio odi ciò che ha fatto separare i suoi genitori, o no?
 
Invece, dopo un momento di iniziale indifferenza, Daniel  è diventato estremamente protettivo nei miei confronti, sin dalla tenera età. Con Andrew ci sono stati un po’ di conflitti, non la smettevamo mai di gareggiare per ottenere le attenzioni di Dan e di nostro padre, ma tutto si è stabilizzato alla fine delle elementari.
 
In fondo forse non avere una madre né un padre molto presente a causa del suo lavoro ci ha reso più uniti.
Questa ‘grande unione’ non mi proibisce però di sfotterlo ora che ne ho l’occasione.
 
“Povero piccinino! Ti fa paura,eh? La grande Caro, ti fa tanta pura?” lo prendo in giro usando la stessa voce che userei con un cucciolo di cane.
 
“Si, certo. Siamo in ritardo, che ne dici di muoverti?” mi chiede subendo passivamente per non farmi cambiare idea.
 
 
 
Finiamo di prepararci, alla fine ho deciso di lasciare i capelli morbidi, raggruppati in onde ordinate e ho raccolto qualche ciocca dietro la nuca in una mezzacoda.
 
Prendiamo la macchina di Drew, una 500 verde bottiglia che apparteneva a sua madre, e ci avviamo verso la villa Lockwood.
 
Una volta arrivati resto veramente a bocca aperta. Tutto il giardino è cosparso di fiori e di luci; vicino all’entrata vi sono dei gazebo bianchi con esposte vivande assai invitanti. Molti camerieri girano per il giardino con vassoi in mano offrendo da bere e da mangiare. Devo rivordarmi di chiedere a Tyler quale agenzia di catering ha contattato sua madre: voglio assolutamente dare una festa così anch’io!
 
Una volta parcheggiato, Drew mi offre il suo braccio accompagnandomi all’entrata.
 
“E’ una festa magnifica, signora Lockwood.” Esordisce salutando la padrona di casa che si trova immobile sulla soglia di casa intenta ad accogliere gli ospiti.
 
“Spero vi divertirete.” Ci risponde con un sorriso. “Tyler dovrebbe essere nella stanza del biliardo.” Continua riconoscendoci come compagni di scuola di suo figlio.
 
Entriamo nella casa dirigendoci subito verso un tavolo con esposti varie bevande, alcoliche e non. Prendiamo da bere e poi ci dirigiamo verso la sala indicata dalla signora Lockwood.
 
Passando dalle varie stanze mi sembra di notare Damon intento a parlare con una prosperosa ragazza dai capelli rossi. Mi allontano velocemente trascinando mio fratello per la mano, sperando che Drew non l’abbia visto e riconosciuto come il pazzo che urlava fuori dalla mia finestra.
 
Per spiegare il suo grido mi sono veramente arrampicata sugli specchi e sicuramente nessuno dei miei fratelli mi ha creduto. Ora non so bene cosa passi nella loro bacata testolina quindi, onde evitare problemi, li tengo alla larga da Damon.
 
Appena siamo abbastanza lontani rallento cercando tra la folla qualche viso conosciuto.
 
“Lolita, sei un’incanto.”
 
Mi giro cercando il proprietario della voce e trovo dietro di noi Elena e Stefan. Il vestito le sta benissimo e Stefan sembra un vero gentiluomo. Non posso fare a meno di notare che le loro dita sono intrecciate in una dolce morsa.
 
“Grazie! Elena fai attenzione a non infrangere troppi cuori.” Rispondo sorridendo.
 
“Damon ti ha più infastidito?” mi chiede Stefan abbassando la voce ed avvicinandosi al mio orecchio.
Con la coda dell’occhio vedo Andrew allontanarsi per raggiungere il suo gruppo di amici.
 
“No, certo che no.” Rispondo sicura. Per un momento mi domando perché Damon non abbia messo al corrente suo fratello della visita di ieri sera. Poi mi ricordo che raramente io metto al corrente i miei fratelli di ciò che faccio.
 
Sentendomi di troppo mi allontano da loro incerta se andare a recuperare mio fratello o cercare Caroline e gli altri. Decido per la seconda non appena vedo Matt, Tyler e Caro seduti ad un tavolo nella stanza adiacente.
 
Velocemente mi dirigo verso di loro sedendomi su una sedia libera accanto a Matt.
 
“Wow! Sei bellissima!” mi saluta Tyler. Diciamo che è da quando sono arrivata che ci prova e credo veda questa festa come un trampolino di lancio.
 
Rimaniamo a parlare seduti al tavolo fino a quando la musica si fa più coinvolgente e moderna. Ci spostiamo allora nella sala principale, vicino alla console del Dj.
 
Matt cinge i fianchi di Caroline con le mani e io sono sempre più certa che tra loro ci sia qualcosa.
 I miei pensieri vengono però interrotti dalle mani di Tyler che, prendendo spunto dal gesto di Matt, fanno lo stesso con me avvicinandomi a lui. Velocemente le intercetto staccandole dai miei fianchi, alzandole e passandoci sotto accennando una giravolta allontanandomi cosi da lui.
 
Continuo a ballare a distanza di sicurezza intercettanto ogni suo movimento sospetto fino a quando, dopo l’ennesimo giro, sento due mani calde poggiarsi sulle mie spalle e trascinarmi indietro, lontano da Tyler.
Colta alla sprovvista mi faccio trascinare di qualche passo prima di voltarmi e di trovare davanti a me il volto di Damon.
 
Credo di avere un’espressione assai sconvolta infatti poco dopo il ragazzo mi chiede ghignando:
 
“Che c’è? Hai visto un vampiro?” mi chiede sgranando gli occhi sull’ultima parola.
 
“Che vuoi ancora?” sibilo in risposta io con gli occhi ridotti a due fessure.
 
“Ti va di ballare?” mi chiede porgendomi la mano destra.
 
“Nel caso tu non te ne fossi accorto io stavo già ballando.” Rispondo non accennando a muovermi. “Che vuoi, Damon?”
 
“Il lupacchiotto è qui e visto che è molto intimo con i padroni di casa non posso ucciderlo. In compenso, però, lui può tranquillamente provare a uccidere me. Ho bisogno di un’accompagnatrice che mi copra le spalle.” Spiega con fare accondiscendente.
 
“Oh. Aspetta, aspetta! Lo ‘scapolo più richiesto di Mystic Falls’ non è riuscito a trovare un’accompagnatrice?” lo prendo in giro.
 
“No, l’accompagnatrice l’avevo trovata. Ed era anche motlo disponibile.” Sento il mio viso contrarsi in un’espressione disgustata. “ Il problema è che evidentemente non regge l’alcol. Adesso è in giardino a flirtare con un azalea.”
 
“Te le sai scegliere bene, a quanto vedo!” ridacchio. “Non puoi stare con tuo fratello, o con Elena o.. che ne so! Con qualche tuo amico!” sbuffo afferrando un bicchiere dal vassoio di un cameriere vicino a noi.
 
“Non bere: sei minorenne.” Dice sfilandomi il bicchiere di mano e finendolo in un sorso. “Non so se te ne sei accorta ma mio fratello mi odia. Elena mi odia. Tutte le persone presenti in questa stanza molto probabilmente mi odiano: i ragazzi perché vorrebbero essere come me ma non possono, Le ragazze  perché ho poco gentilmente bevuto il loro sangue e cancellato la loro memoria.” La sua aria fintamente afflitta mi innervosisce non poco.
 
“Giusta osservazione. Per questo ti vorrei far notare che anch’io sono in questa stanza.” Rispondo trionfante.
 
“Tu non mi odi. ” Ribatte lui sorridendo con una perfetta faccia da schiaffi.
 
“No, ma mi stai pesantemente sui coglion-” Freno il mio sibilo respirando profondamente. Una ragazza non deve essere così sboccata. “In ogni caso non è un mio problema.”  Chiudo prendendo un altro bicchiere dal vassoio  e mi allontano.
 
“No, ma sarebbe molto carino da parte tua.” Poco prima che riesca a portare il bicchiere alle labbra mi ritrovo nuovamente davanti Damon che me lo sfila ancora una volta dalle mani trangugiandolo velocemente.
 
“La vuoi smett-”
 
“Damon, vecchio mio!” un ragazzo sui venticinque anni, biondo, muscoloso e abbronzato, occhi chiari e tutto il resto (secondo me fa anche surf) si avvicina verso di noi dando una sonora pacca sulla spalla di Damon.
 
Ovviamente lo sguardo che quest’ultimo gli rende sembra dire ‘togli quella manina dalla mia spalla altrimenti te la spezzo e te la infilo laddove non batte il sole’; ma io sono decisamente troppo occupata ad ammirare il nuovo arrivato (che corrisponde esattamente al mio stereotipo di ragazzo ideale) per farci caso.
“Mason, che piacere!” lo saluta con un sorriso finto.
 
“E’ lei la tua accompagnatrice?” chiede il biondo fissandomi.
 
“No!” rispondo velocemente senza riuscire a staccare gli occhi da quel ragazzo. Invitami a ballare! Ti prego, invitami a ballare!
 
 Ok, ammetto di avere una passione assurda per i biondi.
 
Damon, che non è riuscito a rispondere prima di me, cerca di rimediare come meglio può.
 
“No, assolutamente. Non sono interessato alle bambine.” Recupera pestandomi il piede.
 
Io continuo a ammirare l’amico di Damon: i suoi occhi sono così luminosi! E posso intravedere un tatuaggio sul suo polso che sbuca dalla manica della camicia.
 
Lentamente si avvicina a me,senza dar segno di aver udito le parole del vampiro, piegandosi leggermente in avanti per raggiungere la mia altezza.
 
“E come ti ha convinto a venire qui? Ti ha soggiogata? Naah. Sembri più una delle tante che pagherebbero oro per passare almeno una serata con un tipo come lui.” mi soffia in viso avvicinandosi paurosamente a me.
 
Biondo, hai perso tutta la mia simpatia. Il chè è un vero peccato perché saresti stato il mio tipo ideale, sai?
 
“Né l’una né l’altra.” Gli rispondo sorridendo prima di tirargli un potente calcio negli stinchi. “Sono venuta qui solamente perché ero molto curiosa di vedere quanto buffo poteva essere  uncane in smoking .”
 
Così dicendo afferro la manica della giacca di Damon trascinandolo verso il giardino.
 
Mi fermo vicino ad un gazebo, bevendo un lungo sorso dalla bottiglia di vino rosso che ho rubato ad un tavolo mentre uscivamo. Quando mi giro verso di lui, a stento riesco a sopportare il sorriso gongolante che gli occupa le labbra. Che ha da guardare? Lo sto aiutando. Che vuole di più?!
 
Pur cogliendo appieno l’occhiata assassina che gli rivolgo, la sua espressione non muta ma si limita a  propormi:
 
“Andiamo a prendere qualcosa da mangiare, cherie? Tanto alle bevande ci pensi tu, no?”
 
Non capisco bene se si riferisce alla bottiglia di vino che tengo in mano o al mio sangue. Quanto vorrei tirargli un pugno in faccia!
 
Ecco! Vedete?! Mi sta addirittura facendo diventare violenta!
 
Sbuffo sonoramente seguendolo nella fila al buffet. Una volta preso da mangiare occupiamo un tavolino rotondo in disparte, ben fornito di bottiglie di vino. Mi siedo dal lato opposto al suo e noto con un leggero stupore il suo piatto pieno di cibo finire in poco tempo.
 
“Sì: anche i morti possono mangiare. Quante volte dovrò ripeterlo ancora?” spiega annoiato comprendendo il mio sguardo incuriosito.
 
“E gli alcolici? Cioè.. c’è un motivo per cui ne bevi così tanti?” chiedo di getto, senza pensare.
 
“Sono buoni. In più tengono a bada la sete e ci riscaldano.” alza le spalle disinteressato. “Ma a quanto vedo non sono l’unico ad apprezzarli.” Conclude con un suo tipico sorriso.
 
“Ehi! Tra noi sei tu quello alcolizzato!” metto in chiaro fintamente risentita.
 
Ok, lo devo dire. E’ abbastanza piacevole chiacchierare con lui.
 
Il suo carattere un po’ difficile non mi dispiace, e.. no: non sono matta. E’ che anche il mio carattere è un po’ così.
 
E per così intendo di merda.
 
 Cerco il confronto e a volte anche il conflitto. Ma non per cattiveria; lo faccio, a volte anche involontariamente, perché credo che attraverso il confronto si possano ottenere legami più forti e duraturi con una persona. Le mie più grandi amicizie sono iniziate così.
 
La nostra cena prosegue senza troppi intoppi: il lupo non si fa vivo e non c’è neppure traccia dei miei fratelli. Dico la verità: per due volte mi è sembrato di intravedere Daniel tra gli invitati in giardino ed entrambe le volte mi sono precipitata sotto al tavolo provocando le risa e le battute di Damon.
 
Ma son dettagli, giusto?
 
 
-
 
“Sai, a volte fisso le pareti delle stanze d’albergo e mi chiedo: dove non ho sbagliato?” chiede fintamente perplesso. “Voglio dire: sono bello, intelligente, affascinante, carismatico,  addirittura immortale! Ho tutto!”
 
“Compreso un fratello noioso quanto una messa in latino.” Non ho niente contro Stef, sia chiaro. Ma è stata l’unica cosa che mi è venuta in mente per ribattere.
 
“Oh, avanti! E’ insopportabile! E poi ci si mette anche Elena con quel suo ‘no, non litigate. Non dovete litigare solamente perché Stef è il vampiro buono! Anche tu puoi essere come lui.’.” dice con una faccia assurdamente infastidita imitando una voce petulante. “ Che vuol dire? Litigheremmo comunque, anche senza essere vampiri. Anche senza la storia di Katherine. Se  avessimo un negozio di frutta e verdura, una cosa tipo Salvatore’s Greengrocers, litigheremmo su come sistemare le mele o le maledette pere!” dice Damon accompagnando la frase da ampi gesti della mano ed espressioni accentuate.
 
Rido non smettendo di guardare la sua espressione.
 
In effetti credo di essere un po’ brilla, altrimenti perché starei a parlare con un ragazzo che neppure due giorni fa ha tentato di uccidermi? Se non fossi allegra non starei di certo qui a parlare così familiarmente con un vampiro, no?
 
Considerando quanto ho bevuto mi aspetto di veder passare di fronte a me, da un momento all’altro, un branco di coniglietti fucsia con i papillon.
 
 “E sai perché litighiamo? Perché è noioso. E’ monotono!” Spiega. “Hai presente gli anni  ’70? Peace, love and drug? Ecco, era un periodo in cui non avevo alcuna voglia di ucciderlo: c’erano troppe cose da fare, troppo divertimento. Un giorno ricevo una sua chiamata nella quale mi dice ‘Ehi! Ho della roba fantastica da portarti! Arrivo subito da te.’. Io, sapendo che aveva passato più di un anno ad Amsterdam, mi metto a preparare delle lamette, uno specchio e tutto l’occorrente. Solamente quando arriva a casa mia capisco che la roba forte non era marijuana o chè, ma solamente testi –libri!- su vampiri vissuti bevendo solo sangue animale. Ti sembra normale? E’ uno sfigato! Non si può vedere! Tu lo sopporteresti?”
 
Scoppio a ridere fragorosamente, sia per il racconto che per l’espressione con la quale Damon lo conclude.
Forse nemmeno lui è più tanto sobrio. Certo, ha bevuto molto più e sta molto meno peggio di me ma è da un po’ che ha iniziato a parlare a manetta e le sue espressioni si sono di molto accentuate.
 
 “ No, cielo! Non lo sopporterei!” rispondo tra una risata e l’altra “Ma siete fratelli. Quanto spesso litigate? Ogni giorno. Credo ogni ora, quasi.  Ma non è odio: è amore. Siete fratelli. Amico, è roba profonda, questa!” concludo mimando un tono di voce solenne.
 
E’ roba profonda, amico!” imita la mia voce usando il mio stesso tono.“Penso tu abbia bevuto veramente un po’ troppo. E io non ho voglia di sorbirmi i discorsi insensati di una ragazzina alla sua prima sbornia.” Dice con tono infastidito. Non ci crede nemmeno lui, so di essergli abbastanza simpatica.
 
 Certo, nei limiti in cui una cena può stare simpatica ad un affamato.
 
“ Andiamo a ballare così tu smaltisci un po’ dell’alcol che hai in corpo e io controllo la situazione.” Ordina.
“Agli ordini, capo.” Rido “Sai, se continui così avrai un futuro come dog-sitter!”
 
Ve ne rendete conto? Non sto pensando. Parlo ma non penso. Cosa dirò mai?!
 
Mi alzo faticosamente e una volta in piedi mi sostengo al braccio di Damon. Mi sistemo il vestito, porto qualche ciocca di capelli davanti alle spalle e ci apprestiamo ad entrare nella grande sala da ballo.
 
Sono le undici o poco più ed  è già un po’ che il Dj ha puntato tutto sulle canzoni dei Maroon 5, infatti ‘Mysery’ risuona nella stanza.  Muoviamo qualche passo verso il centro della stanza e guardandomi intorno riesco ad intravedere alcuni dei miei amici. Caroline è sempre appiccicata a Matt e mi chiedo se in queste ore si siano mai staccati; Elena e Stefan sono invece seduti su un divano dato che al ragazzo non piace affatto ballare. Mi sembra anche di vedere quel coso.. Jason? Il lupo surfista, insomma, abbracciato ad una ragazza bionda palesemente tinta.
 
Lo faccio notare a Damon con un con un cenno della testa, lui annuisce prima di avvicinarmi a se iniziando a muoversi seguendo il ritmo della musica. Io appoggio le mani sulle sue spalle lasciando tra noi un leggero spazio.
 
“Sei in debito con me. Lo sei molto. Il minimo che tu possa fare è offrirmi il pranzo per una settimana.” Gli dico. 
 
A quest’ora potevo essere a scherzare con i miei amici o ancora meglio a ballare con un bel ragazzo.   .. umano, s’intende!
 
E invece eccomi qui, pressoché rapita da un vampiro pluri omicida.
“Il debito lo sto già ripagando non trasformando te ed i tuoi fratelli nella mia cena.” Risponde sorridendo accondiscendente.
 
“Fai pure. Siamo imbottiti di verbena.” dico alzando le spalle.
 
“Loro si ma tu no.” Scherza; lo vedo dai suoi occhi. “Se vuoi  ti posso ripagare in natura. Non mi faccio certo problemi.”
 
Resto a bocca aperta non ancora del tutto abituata a queste sue battute osè. Lui poggia lentamente una mano sotto il mio mento richiudendola delicatamente.
 
“Damon dobbiamo parlare.”
 
Non avevo notato Stefan avvicinarsi a noi fino a quando non ha parlato posizionandosi accanto a me.
 
Sembra preoccupato, ma forse è la sua normale espressione. I suoi occhi sono decisi e fissi in quelli di Damon.
 
“Avanti, non vedi che sono occupato? Passa più tardi.’ Risponde il moro sbuffando. Mi prende poi per un braccio allontanandomi da Stefan.
 
Non riesco a fare nemmeno due passi che il braccio teso di Stef all’altezza delle mie spalle mi ferma. Fa un passo avanti frapponendosi fra me e Damon e ripete:
 
“Damon, dobbiamo parlare. Adesso.”
 
Non riesco a sentire la risposta di quest’ultimo distratta dalla mano di Elena poggiata sulla mia spalla. Mi sorride salutandomi dopodiché mi prende per mano e mi accompagna in una sala più piccola. Dentro ci sono molti ragazzi del liceo radunati attorno ad un tavolo da biliardo. Mi conduce lentamente verso un tavolino rotondo occupato dai miei fratelli, Bonnie, Tyler, Jeremy e due ragazze di cui ricordo a stento il nome.
 
“Vergognati, non sei stata con noi nemmeno per un attimo.” Scherza Bonnie.
 
“Che hai fatto per tutto questo tempo? Ti hanno rapita?” Commenta il fratello di Elena.
 
“Più o meno.” Rispondo sedendomi accanto a quest’ultimo.
 
Noto con piacere che Bonnie è seduta accanto a Daniel con la sedia molto più vicina a lui che ad Elena, anche lei seduta affianco a Bonnie.
 
“Allora, che state combinando?” chiedo.
 
“Niente di chè. Parliamo del più e del meno.” Risponde Drew.
 
Vedo alla mia destra Elena scambiare un cenno con Bonnie, ma non ci faccio troppo caso.
 
Continuiamo a parlare tranquillamente; parliamo di scuola, di amici e cerchiamo anche di organizzare una gita collettiva al mare viste le temperature che si mantengono stabili.
 
Poco dopo i ragazzi che prima occupavano il biliardo escono dalla stanza, permettendo così a noi di iniziare una partita.
 
“Io vado a fumare.” Esordisce Jeremy ricevendo un’occhiataccia da parte di Elena.
 
“Non avevi smesso?” chiede infatti quest’ultima.
 
“Non essere noiosa. Una sigaretta ogni tanto non ha mai ucciso nessuno.” Sbuffa lui di rimando.
 
Elena sta per ribattere quando Bonnie  la interrompe chiedendomi con voce nervosa di accompagnare Jeremy fuori. I tre si scambiano una strana occhiata dopodiché Jeremy mi trascina fuori iniziando a parlare a raffica.
 
Uscendo dal locale posso vedere però Elena e Bonnie discutere (preoccupate?) in un angolo della stanza.
 
 
 
“Dove hai detto che vivevi prima di trasferirti qui?” chiede il ragazzo aspirando profondamente dalla sigaretta.
 
Siamo in giardino, vicino alla porta principale. Attorno a noi c’è ancora molta gente nonostante sia quasi l’una. La maggior parte delle persone che ci circondano sono adulti vestiti di tutto punto.
 
“Dettagli.” Rispondo velocemente chiudendo l’argomento. “Cosa stanno macchinando tua sorella e la sua amica?”
 
“Eh?” chiede sorpreso. “Niente. Assolutamente niente, che io sappia.” Continua spostando lo sguardo.
 
“Jeremy!” richiamo la sua attenzione.
 
“Niente, davvero!” dice voltandosi finalmente a guardarmi. “Non è successo nie- Ehi!”
 
Nello stesso istante in cui Jeremy smette di parlare sento due mani forti sollevarmi per i fianchi e buttarmi come un sacco di patate su una spalla del proprietario.  Io mi ritrovo così a testa in giù rivolta verso la schiena di quello che sono certa sia Damon, sorretta da un suo braccio che circonda la mia vita tenendola stretta contro la sua spalla.
 
Come sono certa che sia Damon? Beh.. ecco.. tornando ai discorsi di ieri sera direi che il suo lato B ha un aspetto molto caratteristico.
 
“Ehi, che stai facendo?!” Urla Jeremy afferrandolo per un braccio per attirare la sua attenzione.
 
Damon si gira e per un momento sento la sua presa su di me allentarsi facendomi scivolare  in avanti quel tanto che basta  per sbilanciarmi completamente. Infatti  le mie gambe si sollevano incapaci di competere con il peso del mio busto ed io urlo vedendo il terreno avvicinarsi paurosamente a me.
 
Fortunatamente Damon frena la mia scivolata sbuffando e riposizionandomi sulla sua spalla con la mano ancora libera. Non ho il tempo di ringraziarlo mentalmente che quella mano si va a posizionare proprio sul mio sedere tenendomi ferma.
 
Maiale!
 
“Che ne dici di continuare a fumare senza fare tante domande, piccolo aspirante vampiro?” chiede con voce sarcastica. Girandosi ancora una volta ed allontanandosi a lunghi passi dalla villa.
 
“Eh- Ehi! Lasciami! Che ti salta in mente?! Mollami!” gli urlo. Lui mi ignora totalmente. “Mi hai sentito? Mollami, brutto idiota!” continuo tirandogli dei pugni sulla schiena e scalciando. Lo stoico resiste.
 
“Ti ho detto di mollarmi!” urlo esasperata.
 
Stavolta cede alla mia richiesta, lasciandomi cadere di sedere sull’erba leggermente bagnata. Lo guardo male prima di parlare.
 
“Si può sapere che ti prende?!” chiedo quasi urlando.
 
“Sta zitta. Ti sto salvando la vita.” Risponde serio.
 
“Co- cosa?” chiedo non capendo.
 
“Esattamente quello che ti ho detto. Perciò sta zitta e non farmi cambiare idea.”
 
“Oh-.. Ah.” balbetto incerta. “Ehi, fermo!” continuo allontanandomi quando lo vedo avvicinarsi intento a ributtarmi sulle sue spalle come un sacco di patate. No, non può! Ho il vestito troppo corto, si vedrebbe di tutto!
 
“Non è così che si salva una ragazza!” dico alla disperata ricerca di una scusa. “ E poi.. la tua macchina non era parcheggiata laggiù?” chiedo indicando il parcheggio della villa, che si trova nella direzione opposta a quella che stava percorrendo Damon.
 
Ne sono certa, sì. Ricordo chiaramente il SUV nero, che ormai ho capito appartenere a Damon,  parcheggiato vicino al cancello principale.
 
“No, l’ho lasciata fuori.” Risponde non capendo dove voglio andare a parare.
 
“Damon, seriamente. Il tuo SUV era parcheggiato vicino al cancello! Reggi così poco l’alcol?” chiedo buttandola sulla battuta.
 
“Che stai dicendo? Io non ho un SUV.  I SUV sono da femminucce.” Ribatte sbuffando.
 
Cosa? Scherza?
 
Avanti! Anche ieri sera, quando lui era sotto casa mia, la macchina era parcheggiata là, poco distante!
 
“Tu.. non.. tu non hai-?” balbetto colta da un’orribile presentimento.
 
“No, Lolita. Cos’è questo? Il delirio delle due di notte?” Chiede sarcastico e spazientito.
 
Ma se il SUV non è suo.. chi è che mi sta seguendo da quasi due settimane?!
 
Sento come se il mio sangue precipitasse improvvisamente verso il basso.
 
“Oh, cazzo!” squittisco portandomi le mani alla bocca.
 
Mi giro velocemente e inizio a correre, per quanto i tacchi me lo permettano, a destra, nella direzione che mi sembrava avesse  preso Damon.
 
“E muoviti! Non dovresti essere anche super veloce?!” gli urlo.
 
Poco dopo lo sento sbuffare nel palese tentativo di nascondere una risata.
 
“ Stai andando dalla parte sbagliata!” mi raggiunge la sua voce.
 
“Doh!” sbotto frenando di colpo e invertendo la rotta di centottanta gradi. E per farlo manca poco che volo per terra.
 
Questa volta lo sento chiaramente ridacchiare prima che un suo braccio mi passi sotto le ginocchia ed uno dietro la schiena, sollevandomi da terra.
 
 
 
(…)
 
 

 
 
 

Eccoci di nuovo qui! (:
In questo capitolo possiamo notare il lato alcolizzato di Lo’ ma non fateci molto caso, ok?
Lei è una brava bambina.
Un po’ alticcia ma brava. U.U
Ok, la smetto..
 E partiamo con i grazie!
Grazie a tutti coloro che hanno messo la fic nelle preferite, nelle seguite o nelle ricordate! Grazie mille!
Un grazie speciale poi va a Ili91, Abstract Fire, Cussolettapink, Bebbabea e Joy Cellen che hanno commentato il capitolo precedente!
Grazie ancora a tutti quelli che leggono e riescono ad arrivare fino in fondo!
I LOVE YOU ALL! (LL)
A presto.
-B.

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Capitolo 6
*** There's a she wolf in your closet! ***


THERE'S A SHE WOLF IN YOUR CLOSET!

“Sono le quattro di notte e tutto va bene!”

Sento Damon entrare nella stanza ripetendo a gran voce questa nenia che lo fa molto assomigliare alla guardia-avvoltoio di Robin Hood.

 
Dopo essere scappati velocemente dalla festa Damon mi ha accompagnato a casa sua.



Ok, no.

Prima mi ha portato a casa mia, usando la scusa del ‘ti ho salvato: sono buono!’ per essere invitato a entrare. Visto che non funzionava, dopo un po’ si è stancato ed è andato via lasciandomi lì da sola,visto che i miei cari fratellini hanno deciso di passare la notte da Tyler (ma no, fate pure! Abbandonate vostra sorella nelle mani di un vampiro. Infami.). Ho avuto solo il tempo di salire in camera e togliermi i tacchi prima che Stefan mi chiamasse chiedendomi di scusare quell’idiota del fratello che mi aveva lasciata al mio destino e dicendomi di aspettarlo e, se necessario, costringerlo a portarmi a casa loro. Come previsto dopo pochi minuti trovai fuori da casa mia Damon, intento a sbuffare più di una caffettiera sul fuoco.

Lungo il tragitto non ha proferito parola ma una volta arrivati a casa sua è tornato ad essere il vampiro sarcastico e stressante che conosco riempiendomi le orecchie di battute del tutto fuori luogo, riguardanti me ed il presunto vampiro che mi sta dando la caccia.

Perché sì, a quanto pare ci sarebbe un altro pipistrello troppo cresciuto che mi segue. O almeno così dice Bonnie.

Tornando a noi, devo dire che Damon non è quel che si definisce un buon padrone di casa. Anzi, è proprio l’opposto.

Appena siamo arrivati infatti mi ha scaricato nel grande salotto per andare a preparasi uno ‘spuntino’, dopo ha fatto la doccia, si è cambiato, ha bevuto un'altra volta, ha cercato dei libri cantando a squarciagola‘She wolf’ (questo credo l’abbia fatto per spregio: aveva sicuramente visto che mi ero appisolata sul loro divano), ha telefonato a tre ragazze ( che da quel che ho captato sono studentesse spagnole) e infine è tornato nella sala urlando quella fastidiosa nenia.

 
Rimanendo sdraiata a pancia in giù sul divano con il viso affondato nei cuscini, allungo la mano cercando a tastoni qualcosa di solido da tirargli. Alla fine scelgo quello che al tatto mi sembra un posacenere, e lo scaglio con la poca forza che mi rimane addosso a Damon.

Non sento niente cadere a terra, segno che nonostante l’ora tarda i riflessi del vampiro sono infallibili.

Sbuffo infastidita dal fallimento e biascico tra i cuscini:

“Sai che il Grinch è più ospitale di te?”

Percepisco il lato opposto del divano abbassarsi sotto i suo peso.

Sospiro accoccolandomi ancora di più su me stessa, sperando che smetta di parlare.

“Oh, ma che maleducato sono. Posso offrirti da bere?”

Questa volta mi volto verso di lui guardandolo ormai già sapendo che la sua non può essere di certo gentilezza. Infatti appena riesco a mettere a fuoco la sua figura noto che tra le mani ha una flebo piena di sangue vermiglio ed  il tubo, che solitamente termina con l’ago, è fermo tra i suoi denti a mo’ di cannuccia.

“Oh. Mio. Dio.” La mia faccia deve avere un che di sconvolgente infatti vedo il ghigno di Damon ampliarsi a dismisura.

Ough, persino i denti sono diventati rossi a causa del sangue.

“Che schifo!” Continuo sentendo la mia voce uscire leggermente più acuta. “Grazie davvero! Questo me lo sognerò sicuramente di notte.”

Sghignazza continuando a sorseggiare il sangue. Io rassegnata torno ad affondare la testa nel divano cercando riparare gli occhi almeno dalla luce proveniente dal camino acceso.

 
Passa poco tempo, credo a mala pena un quarto d’ora, che vengo sottratta allo stato di dormiveglia in cui ero caduta dal rumore di una porta che si chiude.

Faticosamente mi tiro a sedere stropicciandomi gli occhi e aspettando di vedere Stefan comparire nel salone da un momento all’altro. Come previsto poco dopo entra nella stanza, appoggiando la giacca su una sedia prima di sedersi sul bracciolo della poltrona di fronte a me e Damon.

 “Ehi” Lo saluto sorridendo ma sentendo ancora le palpebre pesanti come macigni. “Come sta Elena?”

Era molto preoccupato, Stef. Aveva una tremenda paura che il vampiro della festa avesse visto Elena e l’avesse scambiata per Katherine che, diciamocelo, anche tra i vampiri è tutto fuorchè amata. O, ancora peggio, che avesse capito che la ragazza è la sua doppelganger. Per questo fino ad ora è stato a controllare i dintorni di casa Gilbert cercando nel frattempo indizi sul fantomatico vampiro.

In risposta lui mi ignora, appoggiando i gomiti sulle gambe e voltandosi verso il fratello.

Forse non mi ha sentito..

“Come sta?” chiede  rivolto a Damon.

Oi, scusa no.. ma io sarei qui!

“Bene, è nella fase del rifiuto.” Risponde Damon con un alzata di spalle.

Cosa?!

“Io non sono nella fase del rifiuto! Sto benissimo.” Ribatto piccata.

“Niente di strano?”continua Stefan ignirandomi completamente.

“Naah.”

“Non vi ha seguito nessuno?”

“Stefan, per chi mi hai preso?” sbuffa Damon.

“Scusate, non vorrei disturbarvi ma ci sarei anch’io. Giusto per informazione, eh!” cerco di intromettermi.

“Hai qualche idea sul motivo per cui la stanno cercando?” Stanno? Il fratello catastrofico è già passato al plurale?

“Sai, solitamente non indago sul passato della mia cena.” Grazie, Damon. Hai un’opinione davvero alta di me. “Bevo e basta.”

“Non abbiamo niente dal quale partire, è un bel problema.”

“Scusate, vorreste rendermi partecipe di quello che sta succedendo?” chiedo con una voce leggermente più alta, alzandomi dal divano e posizionandomi tra loro. “No, perché sapete, tutto questo riguarda me!”

Finalmente Stefan si gira  verso di me, guardandomi per la prima volta da quando è entrato nella stanza.

I suoi occhi mi scrutano profondi e preoccupati. Mi guarda in apprensione come se si aspettase di vedermi cadere a terra svenuta da un momento a l’altro.

 Mi da veramnete fastidio.

“Non ti devi preoccupare: è tutto sotto controllo.” Dice poi con voce calma e moderata.

Sbuffo capendo che da lui non otterrò nulla. Mi volto allora verso Damon sperando in un qualcosa di più esauriente.

“Vuoi dirmelo tu, per piacere?” chiedo, involontariamente la mi voce acquista un tono leggermente falso sul finire della frase.

“Certo.” Risponde lui ampliando il suo ghigno. “Bonnie ti ha vista-”

“Damon, hai già fatto molto. A lei ci penso io ora. Grazie.” Lo interrompe Stefan lanciandogli uno sguardo eloquente.

“Oh, no. No, no, no!” risponde sventolando l’indice in aria. “Non mi manderai via ora: sta giusto per passare nella fase della disperazione. Sarà divertente! E poi ci vorrà pur qualcuno che la consoli, e chi è meglio di me in questo?” Continua ammiccando con un sorriso malizioso.

‘Chiunque’ vorrei rispondergli ma vengo anticipata da Stefan che diplomatico come sempre se ne esce con un ‘non mi sembra il momento.’.

“Sìsì, vabbè.” Dico cercando di riportare l’attenzione su di me sventolando una mano in aria. “Dicevi?” continuo rivolgendomi a Damon.

“Bonnie ti ha visto morta.” Conclude senza cambiare espressione. Santo cielo, almeno un briciolo di delicatezza sarebbe gradita, sai?

Aspetta, che ha detto?!

“Cosa?” chiedo metabolizzando le sue parole.

“Esattamente. Ma, visto che sei ancora tra noi (grazie a me! Ci tengo a sottolinearlo), la stregetta deve aver visto male.” Dice come se niente fosse.

I miei occhi sono talmente spalancati da farmi male.

Non è possibile! Sono una marea di stupidaggini!

“Cosa?” stavolta la mia domanda è rivolta a Stefan che al momnto è intento a fulminare con lo sguardo il fratello.

“Delicato come sempre, Damon.” Gli dice prima di spostare la sua attenzione su di me. Il fratello in risposta alza le spalle sorridendo e appoggiando le gambe sul tavolino di fronte a lui. “Beh, non è esattamente come ha detto lui. Mentre stava ballando, Bonnie ha urtato una persona che grazie ai suoi poteri ha riconosciuto come un vampiro. Di solito riconosce i vampiri o gli essere non umani tramite senzazioni spiacevoli provocate dal contatto con loro; non è necessariamente un presagio di morte, e come un brutto presentimento.” Prosegue.

“Ed ora chi lo ferma più?” Sbuffa Damon accasciandosi sul divano.

 “Comunque, quando si è scontrata con questa persona, oltre alle sensazioni che normalmente le trasmette un vampiro ha visto te. Non è riuscita a vedere il volto del vampiro, per questo abbiamo deciso di portarti immediatamente via dalla festa. Stai tranquilla Lo’,potrebbe non essere niente di importante. In ogni caso sei nostra amica, ti proteggeremo.” Stefan continua senza dare segni di fastidio per la mia interruzione.

Non riesco a seguire.

Non riesco a capire.

Si stanno sbagliando tutti. Cosa dovrebbe mai volere un vampiro da me?

Bonnie si deve essere sbagliata.

Magari era lei che stava pensando a me in quel momento.

Magari la ragazza che ha visto mi assomigliava ma non ero io.

Non c’è nessun vampiro che mi da la caccia. Ne sono certa.

… Anzi, uno c’è ma è piuttosto incapace.

“No.” Dico infine.

Sento gli occhi di Damon su di me, curiosi di vedere la mia reazione. Lo sguardo di Stefan è puntato nel mio alla ricerca di qualsiasi segnale di paura o sgomento.

“Ti proteggeremo noi. Hai due vampiri e una strega dalla tua parte.” Dice rilassando la voce sull’ultima frase, cercando di darmi coraggio.

“Perché vengo sempre tirato in mezzo?” Chiede Damon sbuffando alle mie spalle.

Giuro su Carlie che prima o poi gli spezzo le gambe. Lo giuro!

“No, non ce n’è bisogno.” Riprendo.

L’espressione di Damon si fa sempre più curiosa mentre si sistema meglio sul divano, accavallando le gambe e portando una mano al mento.

“Bonnie ha sbagliato. Non c’è nessuno che mi segue.” Continuo.

“Ed il SUV?” mi ferma Damon minando il mio discorso.

“Quale SUV?” chiede Stefan subito attento.

“Quello che la segue da dieci giorni a questa parte.” Spiega il fratello portandosi alle labbra la sacca di sangue ed aspirando rumorosamente.

“Non mi avevi detto del Suv!” mi rimprovera Stef.

“E’ sicuramente dei vicini. Non ho ancora avuto modo di conoscerli, per questo non ho riconosciuto la macchina.” Dico veloce in risposta.

“Crricck, sgniiick!” Damon storce la bocca producendo versi fastidiosi e contemporaneamente piega le mani ad artiglio portandole davanti alla faccia e facendole scendere lentamente. “Qualcuno si sta arrampicando sugli specchi, cherie!”

“Ma lo sai che sei veramente molesto? Bevi e zitto.” Gli intimo ottenendo come risultato solo una sghignazzata. “Stavo dicendo che ci sono una marea di persone che potrebbero avere un SUV senza essere vampiri.”

“Lo’ quella macchina è solo un ulteriore prova che c’è qualcosa che non va!” insiste Stef.

“No! Va tutto benissimo invece!” Insisto con voce leggermente più stridula. “Perché un vampiro dovrebbe dare la caccia proprio a me? Perché adesso? Da quando sono qui non ho fatto nulla, assolutamente nulla che possa avere infastidito qualcuno.”

Damon dietro di me si schiarisce rumorosamente la voce.

“Non sono io quella che è venuta a cercare rogne, sei stato tu il primo!” metto in chiaro puntandogli l’indice in faccia.

Stefan intanto ridacchia guardandoci bisticciare.

“Quindi le possibilità sono due.” Continuo. “La prima, assai più probabile, è che Bonnie abbia sbagliato. La seconda, ovviamente, è che abbia visto giusto. In questo caso però non penso che il vampiro abbia iniziato la caccia proprio adesso: come ho detto da quando sono qui non ho fatto nulla per attirare l’attenzione. Perciò se, come dite, mi sta seguendo non ha iniziato stasera né la settimana scorsa ma lo sta facendo già da tempo. Se lo sta facendo già da tempo ma io sono ancora viva significa che è un tantino incapace. Ha avuto diciassette anni per tentare di uccidermi e non ci è riuscito, a questo punto gli direi ‘fatti due domande e datti delle risposte,amico.’. In ogni caso, comunque, non assolutamente sono in pericolo.”

Finito il discorso mi accorgo di non essermi mai interrotta per riprendere fiato così faccio un profondo respiro per poi tornare a guardare i due fratelli.

Cavolo, spero di essere riuscita a farmi capire. Certo le quattro di notte non sono proprio l’ora esatta per tenere un discorso..

In ogni caso i concetti ci sono, mancherà la grammatica e la sintassi ma i concetti restano quelli.

E sia chiaro, io credo davvero in ciò che ho detto. Sono certa che si siano presi un abbaglio.

Nessuno sta attentando alla mia vita!

E ora non ho voglia di parlare, di sentirmi compatita di essere guardata come un malato in fase terminale.

Voglio solo andare a dormire. Ho sonno! E domani avrò due occhiaie tremende!  Chissà quanto correttore dovrò usare.

“Che ti dicevo? E’ in pieno rifiuto.” Gongola Damon.

“Lolita, cerca di capire. Bonnie è una strega, sa quello che vede.” Sillaba Stefan ancora più preoccupato.

“Ma è umana, e come tale può sbagliare.” Insisto. “Adesso ti prego di scusarmi, ma sto letteralmente morendo di sonno.” Continuo appena vedo che sta per ribattere.

“Cinque giorni. Se in cinque giorni non succederà niente vorrà dire che avevi ragione e non proseguiremo le ricerche. Ma in questi cinque giorni ti proteggeremo e ti controlleremo strettamente.” Dice infine.

“Grazie di tutto.” Acconsento abbracciandolo per qualche istante.

Istanti in cui vedo Damon fare una bocca schifata ottenendo da me come risposta solo un dito medio alzato e tanto affetto.

“Vieni, ti mostro la stanza degli ospiti.”

Seguo Stef al secondo piano dove mi indica una stanza all’inizio del corridoio, è vicina alla sua stanza in modo che possa sentire in ogni momento se c’è qualcosa che non va. A seguire mi indica anche il bagno più vicino. Ringraziandolo mi infilo in quest’ultimo chiudendo a chiave la porta dietro di me.

Sono molto stanca perciò decido di lavarmi velocemente il viso per poi tornare in camera e dormire almeno qualche ora. Prima di uscire noto con felicità delle magliette appena lavate appoggiate su un mobiletto accanto alla porta. Esco per chiedere a Stefan se posso prenderne in prestito una ma lui non è più nel corridoio e, a cercarlo, rischierei di perdermi. Decido così di infilarmene una per usarla come pigiama, infondo sarebbe stato fastidioso dormire con il vestito no? E mi rifiuto di dormire in biancheria in una stanza a meno di venti kilometri da quella di Damon! Sì, non c’è niente di male: appena torno a casa la lavo e poi gliela riporto.

La maglia è grande, mi arriva a metà coscia e continua a scivolarmi fastidiosamente su una spalla. Ma tanto mi serve solo per dormire. Velocemente, torno in camera premurandomi di chiudere a chiave la porta e le finestre. Dopodiché mi butto a peso morto sul letto; riesco solamente a spengere l’abatjour prima di cadere in un sonno profondo.

 

*                  *                *                  *                 *

 

Sweet home Alabama!”

“Ugh..”

Where the skies are so blue!”

Si può sapere chi diavolo è che chiama a quet’ora della notte?!

“Che c’è?!” rispondo sgarbatamente dopo aver afferrato alla cieca il telefono.

“Hai salato, sorellina.” La voce gongolante di Andrew risuona nel telefono.

Ho salato? Ma se è notte? Non capendo sposto il telefono davanti al mio viso per controllare l’ora e solo allora mi accorgo che sono le undici e mezzo. Che strano, credevo di aver chiuso gli occhi giusto due minuti fa!

“Non è propriamente esatto..” biascico.

“Tre pacchetti di sigarette e avrai il mio silenzio.” Sintetico il ragazzo.

In effetti non saprei come motivare la mia assenza a Dan: non posso di certo dirgli che sono stata sveglia fino alle cinque a parlare del presunto vampiro che mi da  la caccia, no? Per di più in una casa da sola con due ragazzi! E le scuse le ho esaurite da tempo ormai.

“Andata.”  Rispondo allora.

“E’ sempre un piacere fare affari con te. Love ya, baby!” mi saluta prima di riattaccare.

 Sbadiglio sonoramente e, dopo una lunghissima riflessione, decido di alzarmi. Senza cambiarmi vado in bagno dove mi lavo più volte la faccia con l’acqua fresca per cercare di svegliarmi. Rassegnata decido di scendere senza neanche guardarmi allo specchio: probabilmente verrei spaventata dal mio riflesso.

Scendendo le scale spero con tutta me stessa che Damon non sia in casa ma vengo prontamente disillusa da un rumore di passi proveniente dal salotto.  E non c’è dubbio che sia lui. Il rumore dei suoi passi è molto differente da quello delle falcate di Stefan: infatti, mentre quest’ultimo fa passi lunghi, veloci e decisi, quasi pesanti, il primo è leggero e più lento, calmo, quasi sensuale nel suo stanco avanzare.

Conferma alla mia teoria la trovo entrando nel grande salone. Il vampiro moro è seduto ad un tavolino rotondo di legno scuro, gli occhi fissi su un libro consunto e le dita strette attorno ad una tazzina di porcellana finemente rifinita.

Sentendomi arrivare solleva la testa salutandomi con un:

“Buongiorno bell’addormentata.”

“Gnaho.” Rispondo io catturata da un ennesimo sbadiglio.

“Cerchi di far colpo su di me indossando la maglia di mio fratello? Pessima strategia, lasciatelo dire.” Osserva guardando la maglia bianca che ho addosso.

“Haha. Sapevo già che è di Stef. Altrimenti non mi starebbe così lunga, non credi?” Colpito!

In meno di un secondo me lo ritrovo di fronte, con la testa piegata da un lato e il solito sorriso stampato in faccia.

“Siamo acide come delle vecchie zittelle a quanto vedo.”

“Scusa. Dev’essere colpa della fame.” Biascico superandolo e arrivando al divano sul quale giacevo ieri sera. “Non avresti qualcosa da mangiare?”

“Non credo che i nostri gusti combacino.” Risponde eloquentemente.

“No, credo di no.” Sospiro. “Allora, qual è il bar più vicino?”

“A-a-ah!” mi rimprovera sventolando l’indice in aria. “Il grande capo ha detto che devi rimanere qui; sai com’e? Sembri attirare pericoli.”

“Te per primo.” Borbotto.

“Esatto!”esclama tornando a sedersi nella sua postazione iniziale e riprendendo il libro in mano. Disdegnandomi completamente della sua attenzione.

“Potresti accompagnarmi, allora?” provo. Ho veramente fame! Voglio un croissant. Alla nutella! E un the freddo.

“Non se ne parla, cherie. Non sono un baby-sitter.” Uffa! Non ha nemmeno alzato lo sguardo da quel libro!

Ok, mi resta il tutto per tutto.

Mi affianco alla sua sedia passandogli un braccio intorno alle spalle come se fossimo vecchi amici, per poi calarmi alla sua altezza e proporre:

“E.. un bel birrozzo al Grill con tanto di battute scadenti sui lupi? Si può fare? Prima potremmo anche fare un salto all’emoteca.”

“Mai dire no al Dio Bacco!” afferma stavolta guardandomi. “E almeno a bocca piena stai zitta.”

Ouch!

Sorride della  mia espressione straoffesa avviandosi nell’ingresso e prendendo la giacca di pelle.

“Ehi, ehi! Aspetta! Mica posso venire così!” gli urlo correndo su per le scale.

 

*              *               *                  *                  *

 
Ed eccoci qui! Esattamente cinque, lunghi giorni dopo.

Come io avevo previsto non è successo assolutamente niente. Calma piatta.

Come Bonnie non aveva previsto sono ancora viva. Oh, yes!

Talmente viva da fare jogging.

Sì, un po’ di attività fisica fa bene. Scarica i nervi e consuma le calorie, perfetto no?

Comunque, farò un breve sum up dei giorni passati. Dov’eravamo rimasti? Ah, sì.

Damon mi ha accompagnato al Grill e finalmente ho mangiato. Stefan ci ha raggiunti appena uscito da scuola e sembrava veramente sorpreso che fossi ancora intera. Il pomeriggio c’è stata una breve riunione indetta dal vampiro buono in cui hanno partecipato Elena, Bonnie e Jeremy. Damon ha preferito la caccia.

Per tutta la durata della simpatica riunione non ho avuto modo di intervenire. Ogni volta che cercavo di aprire bocca venivo liquidata da una languida occhiata che normalmente si rivolgerebbe ad un cane abbandonato sulla superstrada o ad una persona in punto di morte.

I quattro hanno perciò deciso per me la linea da seguire. A scuola sarei stata controllata alternamente da Bonnie, Elena e Stef a seconda delle lezioni in comune. Di pomeriggi ne sarebbe toccato uno a ciascuno di loro, ovviamente la ripartizione comprendeva anche Damon. Come facevano a essere sicuri che avrebbe accettato? Semplice: sotto la spietata minaccia di Bonnie di spappolargli il cervello ogni qual volta si sarebbe rifiutato.

E poi diciamocelo: lo diverte discutere con me.

La sera dopo cena mi hanno imposto di rimanere confinata in casa ma in realtà molte volte mi sono intrufolata al Grill per fare due chiacchiere con i miei nuovi amici. Tanto in caso di pericolo ci sarebbe stato Damon che, al bancone del bar, ci ha fatto la muffa oramai.

I giorni si sono susseguiti senza intoppi e come accordato non ho rivelato nulla a Dan e Drew. Infatti che senso avrebbe avuto metterli al corrente di qualcosa (rivelatosi poi falso) che li avrebbe solamente fatti preoccupare?

Nessuno.

Senza accorgermene a forza di pensare sono arrivata davanti a casa mia. Il corvo, che ormai so essere controllato da Damon, mi guarda appollaiato sul muretto vicino alle scale. La prima volta che mi ha fatto lo scherzo del corvo mi sono veramente spaventata, non capivo come mai quell’animale mi seguisse e mi inquietava abbastanza. Anche perché.. ecco.. ho un po’ paura dei piccioni. So che piccioni e corvi non sono la stessa cosa ma fondamentalmente si assomigliano: gli ultimi sono solo più grossi e neri. Da quella volta ci ha preso gusto e cerca di spaventarmi di nuovo ogni volta che può.

“Bella Damon.” Saluto il corvo oltrepassandolo.

“Craaa!” lo prenderò per un ‘Ehilà, Lola!’.

Mi chino per raccogliere la chiave sotto lo zerbino (buon, vecchio zerbino!) quando sento le sue zampe fredde posarsi sulla mia spalla scoperta.

“Sciò, sciò, sciò! Che schifo!” squittisco affrettandomi ad aprire la porta e entrare, lasciando il corvo a rimbalzare contro la barriera invisibile. “Mi fai senso!”

“Craaa!”

“Si,  buon appetito anche a te!” dico richiudendo la porta alle mie spalle.

Ok, non è normale parlare con un corvo. Ma che ho dei problemi l’abbiamo capito tutti.

Salgo in camera prendendo dei vestiti puliti e poi vado in bagno per rilassarmi in una calda doccia. Una volta finito scendo per andare in cucina a preparare la cena. Sono le otto passate ma i miei fratelli non arriveranno sicuramente prima delle dieci. Causa: torneino di calcetto.

Accendo il fuoco preparando il necessario per i cubetti di pollo al curry e una volta finito decido di cimentarmi in un cheesecake. Manca ancora più di un ora, almeno saprò coma passare il tempo!

Finito di versare l’impasto nella teglia apro la finestra per far uscire l’odore di cibo dalla stanza. Dopo raggiungo il lato opposto della stanza per aprire il forno inginocchiandomi e tolgo le padelle dal suo interno per fare posto alla torta.

Mentre sono ancora piegata con una grossa padella in mano sento dei rumori provenienti dall’esterno.

Ah, beh! Che sarà mai? Anche se fosse il fantomatico vampiro casca proprio male! Come pensa di entrare senza invito?

Le mie congetture vengono interrotte da un lungo e profondo ululato.

Ecco, era solamente un lupo che ulula alla luna piena. Cosa poteva mai essere?





Un lupo che ulula alla luna piena?

Oh cazzo.

Un ringhio minaccioso proveniente dalle mie spalle mi raggiunge provocandomi un brivido lungo la schiena.

E se facessi finta di essere morta? Con gli orsi funziona, giusto? Non sono anche loro canidi?

In ogni caso non ti girare, Lo’. Resta immobile e lui se ne andrà. Sì!

Il ringhio aumenta notevolmente di volume e sento le zampe unghiate produrre sinistri ticchettii urtando il pavimento.

 D’un tratto il silenzio.

Non capendo mi volto vedendo il lupo in posizione d’attacco prepararsi a saltare verso di me.

Chiudo gli occhi d’istinto, rafforzando la presa sulla padella e sventolandola in aria davanti a me con tutte le forze.

SDONK!

Il rumore metallico mi induce ad aprire gli occhi e vedo il lupo leggermente intontito scuotere la testa.

 Colgo l’attimo scappando. Salgo di corsa le scale arrivando in camera mia. Chiudo la porta a chiave ma, sapendo che non basterà, mi affretto a spingere il mobile più vicino contro la porta.
Solo ora mi accorgo che ho ancora la padella, ormai completamente deformata, in mano.

La guardo gongolando. Sì, sono proprio forte!

Dei rumori di passi (o trotto, so assai io!) mi riportano al pericolo imminente così, con l’ultimo barlume speranza rimastomi, spalanco la finestra affacciandomi da essa e, una volta individuato il corvo nero appisolato sul ramo davanti alla mia stanza, gli lancio una scarpa svegliandolo e iniziando a urlare:

“Damon! Caro! Sei invitato a casa mia, contento? Entra, ma sbrigati a venire! Ti offro anche da bere basta che ti sbrighi! Per favore!”

 Un colpo alla porta fa perdere dei battiti al mio povero cuore.

“Damon, vampiro del cazzo! Ti vuoi muovere?! Per la miseria, c’è un lupo fuori dalla mia stanza: datti una mossa! Se non arrivi qui entro tre secondi  ti stacco la testa, ti strappo gli arti e ti do fuoco. Intesi?!”

Concludo lanciando anche l’altra scarpa al corvo che finalmente di decide a volare via.

 
 
(…)
 
 
 
Scusate per il ritardo, ma mia madre mi ha bellamente fregato il computer.
Evviva l’istinto materno!
Allora, grazie a tutti coloro che hanno recensito, a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite e a chi arriva a leggere fino alla fine di ogni capitolo. Mi rendete veramente felice!
Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo!
A presto.
XOXO
-B.

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Capitolo 7
*** Disturbia, am i scaring you tonight? ***


DISTURBIA, AM I SCARING YOU TONIGHT?
 
 
Una pistola, un coltello, un piede di porco.
 
La mia anima per la punta di un compasso!
 
Niente, in questa stanza non c’è assolutamente niente che non sia morbido o arrotondato.
 
Maledetti peluches! Al posto vostro avrei dovuto collezionare accendini e coltellini svizzeri!
 
Questa è l’unica cosa che riesco a pensare guardandomi intorno prima che un’inquietante scricchiolio interrompa le mie considerazioni.
 
Ok. La porta e l’imponente armadio che ho faticosamente trascinato contro di essa stanno per cedere, di conseguenza un lupo piuttosto incazzato a causa della mia involontaria padellata nell’orecchio sta per entrare in camera mia. Non è proprio una situazione delle più rosee.
 
Direi che per ora l’unica soluzione è scappare, no?
 
Raccolgo la mia fida padella e mi avvicino alla finestra indecisa se saltare giù a peso morto e sperare che Dio me la mandi buona oppure iniziare una lenta e sicura discesa utilizzando l’albero di fronte.
 
Sono molto propensa per la seconda opzione ma l’ennesimo scricchiolio della porta mi costringe a scegliere la strada più breve.
 
Così, armata di coraggio e tanta fede, mi isso sul cornicione della finestra per poi chiudere gli occhi e lanciarmi nel vuoto ricordandomi di piegare le ginocchia per ammortizzare l’atterraggio.
 
Fortunatamente la mia caduta termina nel cespuglio di fiori che Daniel tanto ama. Riemergo da quella matassa di rami, foglie e petali guardandomi attorno circospetta.
 
Un’altra scelta mi si pone: scappare nel buio della notte tenendo conto che la casa più vicina dista circa cento metri oppure rientrare in casa dalla finestra della cucina, armarmi di coltelli e padelle e resistere a oltranza.
 
Anche questa volta sono le azioni del lupo a decidere per me.
 
Un forte schianto mi avverte che la porta ha ceduto. Tenendo conto della sua supervelocità (e della mia incapacità), riuscirei ad arrivare a malapena a metà del percorso che mi divide dai miei vicini. Decido perciò di infilarmi velocemente in cucina scavalcando la finestra.
 
Apro il primo cassetto che vedo prendendo da esso qualche coltello e fuggo subito verso il salone.
 
Mi fermo vicino al tavolo vedendo la mia borsa posata su di esso. Solo ora mi ricordo dello spray al peperoncino che Elena mi ha costretto a comprare il giorno dopo la festa.
 
La ringrazio mentalmente e, aprendoo la borsa, inizio a frugare freneticamente all’interno imprecando per la mia mania di riempire le borse di cose inutili.
 
Finalmente riesco a trovare la bomboletta ma non ho il tempo di gioire perché qualcosa mi colpisce al fianco scaraventandomi a terra, lontano dal tavolo.
 
Quando riapro gli occhi l’enorme lupo è  sopra di me. Le unghie della sua zampa mi graffiano un braccio, il suo muso minaccioso è vicino al mio viso, le orecchie sono tese all’indietro e la sua gola vibra in un basso ringhio.
 
Disperata mi accorgo che a causa del colpo non solo ho lasciato cadere i coltelli presi dal cassetto ma ho anche trascinato la borsa per terra sparpagliando tutto il suo contenuto sul pavimento.
 
Cerco con lo sguardo lo spray individuandolo a qualche passo da me.
 
Accesa da una nuova speranza, inizio a dibattermi con tutte le forze.
 
Cerco di alzarmi puntellandomi su un braccio, ma il lupo mi ributta immediatamente a terra mordendomi un avambraccio e trascinandomi in mezzo alla stanza.
 
In risposta infilo la mano libera tra i folti peli  della testa tirando e cercando di graffiare quanto più in profondità. Con una gamba cerco di avvicinare il corpo alla bomboletta ma ottengo risultati assai scarsi.
L’animale (barra uomo) non sembra risentire assolutamente dei miei attacchi, anzi aumenta la presa sul mio braccio trascinandomi con più violenza.
 
Così facendo mi porta involontariamente all’altezza di uno dei coltelli caduti che non esito ad impugnare e conficcare nella sua spalla.
 
Finalmente molla la presa su di me lanciando un piccolo uggiolio.
 
Cioè l’ho graffiato, gli ho strappato i peli, ho cercato di tirargli calci nelle parti basse e l’ho pugnalato e tutto quello che riesco ad ottenere è un misero ‘Uuh!’?!
 
Roba da matti.
 
Approfitto del momento per alzarmi e correre  verso le scale vicine ma vengo nuovamente atterrata.
 
Cado sbattendo la testa e la schiena contro gli scalini. Mugolo dal dolore chiudendo gli occhi.
 
Questa volta ho paura. Ho veramente paura.
 
Non so come uscirne, non ho più idee, non ho più possibilità!
 
E’ finita e non ho conosciuto Jhonny Depp. E’ finita e  non ho visto la fine di ‘Lost’. E’ finita e domani esce la collezione primavera-estate di Seen by Cloè.
 
Che vita ingiusta!
 
Oh, me tapina!
 
Addio mondo crude-
 
Ehi. Ma non sta andando un po’ troppo per le lunghe?
 
Non ci vuole mica tanto a uccidermi!
 
O forse sono gia morta?..
 
Solo adesso mi accorgo che le unghie del lupo non artigliano più la mia mano, non sento il suo fiato sul collo ed il suo peso ha smesso di gravarmi sulla pancia.
 
Titubante, socchiudo un occhio sbirciando di sottecchi  giusto in tempo per vedere Damon scaraventare il lupo contro la parete opposta a me provocandogli un acuto guaito.
 
Ah-ha, sfigato! Io ho un vampiro dalla mia!
 
Animata da non so quale misteriosa forza, mi alzo velocemente correndo a rifugiarmi dietro il mobile dell’ingresso.
 
Il lupo si rialza e torna all’attacco ma viene largamente anticipato dal vampiro che, dopo aver raccolto uno dei coltelli da terra, glielo conficca violentemente tra le costole. Il lupo balza all’indietro ringhiando cupamente per poi sparire velocemente dalla mia vista.
 
Squittisco spaventata non riuscendo a rintracciare la minaccia. Perciò, dopo essermi guardata velocemente attorno, esco rapida dal mio nascondiglio saltando (agile come mai mi sarei creduta) sull’ ampia schiena di Damon.
 
Tenendo le gambe strette sui suoi fianchi ed i bracci saldi attorno al suo collo, mi sporgo in avanti artigliando la sua camicia con le unghie.
 
“Dov’è? Dov’è finito?!” la mia voce suona di qualche ottava più alta del normale. “Salvami. Salvami! SALVAMI!” Urlicchio direttamente nel suo orecchio.
 
Quando sposto il mio sguardo su di lui, la sua buffa faccia mi costringe a sopprimere una risata. I suoi occhi sono spalancati, una sola delle sue sopracciglia è inarcata mentre l’altra è corrugata. Poco dopo cambia espressione sbattendo ripetutamente le palpebre, piegando la testa da un lato e rivolgendomi uno sguardo eloquente.
 
“Fai pure.”
 
“Ah, sì. Scusa..” bisbiglio scendendo dalla mia postazione, abbassando lo sguardo e spostandomi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Beh, allora gra--Gyahh!”
 
Cos’era? Cos’è stato?!
 
Ah, solo quella..
 
La mia agenda, che dopo il crollo della borsa era rimasta in equilibrio precario sul bordo del tavolo, è adesso caduta provocando un tonfo sordo. Io presa alla sprovvista non solo mi sono lasciata scappare quello stupido urletto ma sono anche risaltata addosso a Damon recuperando la mia precedente posizione.
 
“Ops..” pigolo rendendomi conto della figura appena fatta.
 
In risposta lui ridacchia strizzando gli occhi.
 
“La chiamavano Madre coraggio.” Mi canzona ridendo e arricciando il naso mentre scendo per la seconda volta dalla sua schiena ed invece di ribattere mi limito a sospirare sapendo di essermi pienamente meritata quella battuta.

 
 

*             *              *              *                  * 
 

 
 
“Stefan, non hai idea di quello che ti stai perdendo!”
 
Ringhio lanciando un cuscino addosso a Damon prima di tornare a raccogliere le cose sparse in salotto.
Il vampiro si è tranquillamente accomodato sul divano, appoggiando i piedi sul davolino di vetro davanti ad esso ed ora sta parlando allegramente al telefono con suo fratello.
 
“Quante lagne, Stef! Non le ho fatto nulla, contento? Beh.. per ora.” Conclude facendomi l’occhiolino.
 
Sospiro  per poi recuperare la trousse sotto il tavolo e quando mi giro lo vedo girarsi tra le mani il mio cellulare.
 
A passo spedito mi avvicino a lui strappandoglielo dalle mani ed infilandomelo in tasca. Lui alza gli occhi scocciato passando poi ad analizzare le foto disposte sul tavolino di fronte.
 
“No Stef, non era un vampiro.” Sbuffa “Anzi, direi che come aspetto si avvicinava molto alla tua cena.”
 
Sospiro tornando verso il vampiro e togliendoli la cornice che sta facendo girare sul suo indice come fosse una palla.
 
“Ah-ha.” Borbotta al telefono prima di chiedermi con il labiale ‘Quella è una tua amica?’ riferendosi alla foto che ho rimesso al suo posto.
 
“No. E’ mia nonna.” Rispondo sarcastica.
 
“Bella donna. Me la presenti?” Bisbiglia malizioso per poi alzarsi ed andare ad analizzare il mobile dei liquori.
 
“Riesci a stare fermo per un po’? Grazie.” Chiedo nervosa.
 
“Ok.” Ovviamente non ha risposto a me ma a suo fratello.  “Sta arrivando.”
 
Chiude la conversazione allontanandosi dal mobile dopo averlo minuziosamente ispezionato per poi lasciarsi cadere sul divano a peso morto.
 
“Sbaglio o nel tuo invito era compresa una bevuta?” mi chiede sistemandosi uno dei cuscini dietro la testa.
 
Stavolta sono io ad avvicinarmi all’armadio, aprendolo e scegliendo una bottiglia di rum. La appoggio sul tavolino vicino a Damon insieme ad un bicchiere recuperato in cucina.
 
“Fa come se fossi a casa tua.” Gli dico avviandomi verso le scale.
 
“Speravo in qualcosa di più.. nutriente. ”  ghigna riferendosi al mio braccio sanguinante.
 
Non ho nemmeno la forza per controbattere. Alzo semplicemente gli occhi al cielo lasciandomi sfuggire un rantolo e salgo le scale con passo pesante.
 

 

*              *                *                  *                * 
 

 

Scendo circa mezz’ora dopo quando sento suonare il campanello.
 
Arrivo veloce in fondo alle scale, lasciando cadere le borse a terra ed apro la porta. Elena e Bonnie entrano rapide in casa abbracciandomi e guardandomi preoccupate in cerca di lesioni.
 
“Entra, Stef.” Invito il ragazzo che fino ad adesso era rimasto fermo sulla soglia.
 
Una volta liberatami dalla morsa di Bonnie ci dirigiamo in salotto dove il vampiro stravaccato sul mio divano commenta l’arrivo dei ragazzi con ‘Ecco l’allegra combriccola!’ sedendosi poi  in maniera decente.
 
“Che è successo?” chiede Elena una volta seduta.
 
“E’ entrato un lupo.” Minimizzo.
 
“Mannaro.” Mi corregge Damon sorseggiando il suo alcolico. “Ha cercato di ucciderla ma io, da prode cavaliere quale sono, l’ho salvata appena in tempo. Stefan, dovresti impegnarti un po’ di più: è così semplice superarti ultimamente!”
 
Bonnie, che si è seduta nel posto più lontano da lui, gli scocca un’occhiataccia. “Ma io ho sentito un vampiro!” dice poi rivolta a me.
 
“Sì, ma quello aveva un po’ troppi peli per esserlo.” Ribatto.
 
“Ma io l’ho sentito!” insiste.
 
“Tesoro, so esattamente qual’ è l’aspetto di un lupo. Sbagliano anche le streghe sai?” interviene Damon.
 
“Io non ho sbagliato. So quello che faccio!” Ribatte lei piccata.
 
“Allora forse oltre al vampiro la sta cercando anche il lupo.” Cerca di conciliarli Stefan.
 
Stefan caro, porti sempre molta allegria, sai?
 
“Sì, e poi?!” chiedo io. “Perché non anche un paio di zombie o l’uomo delle nevi? Va bene sfigata, ma così si esagera!”
 
“E’ l’unica soluzione.” Continua Stef.
 
“Forse non stava cercando te.” Interviene Elena. “Damon ha cercato di ucciderlo, no? E tu eri con lui alla festa, quando hai conosciuto Mason. Forse ha attaccato te per arrivare a lui.”
 
“Cosa?” chiediamo in contemporanea io e Damon.
“Lui vi ha visto passare tutta la serata insieme ed in più hai dimostrato di essere a conoscenza del loro segreto. Avrà pensato che tu fossi la sua ragazza o qualcosa di simile.”
 
“Sì.” Rincara Stefan. “Ti avrebbe usata come esca. Non ti voleva uccidere, ecco perché non ti ha fatto molto male.”
 
“Ti giuro che se è così, se ho rischiato di morire a causa tua, il paletto di legno non te lo conficco nel cuore ma te lo infilo direttamente nel-”
 
“Derrière!” mi anticipa il vampiro. “Lo sai che in realtà  mi ami.” Continua ammiccando.
 
“Come un brufolo sul naso il giorno del ballo.” Rispondo.
 
Continueremmo  volentieri ma veniamo interrotti dall’entrata di Daniel ed Andrew che, non notando minimamente le finestre rotte né la faccia da funerale esibita da tre quinti dei presenti, salutano chiedendo impazientemente della cena.
 
La.. cena?
 
“Oh, cielo! La cena!” urlo correndo in cucina per spengere il forno. Con sollievo noto che il cibo non ha riportato grossi danni, così prendo dei piatti e lo porto in sala, lo poso sul tavolino e lo offro ai presenti.
 
I miei fratelli non esitano ad ingozzarsi come leoni affamati mentre gli altri ragazzi restano in silenzio non sapendo bene come entrare nell’argomento. Solamente Damon instaura una conversazione amichevole con i due fatta principalmente di battute a doppio senso riguardanti quello che è successo poco tempo prima.
 
“Fa un po’ freddino qui!” dice ad un tratto Andrew.
 
“A proposito di questo dobbiamo parlarvi.” Inizia Sfetan cogliendo la palla al balzo.
 
“Devi parlarmi del fatto che sta cambiando la stagione?” chiede incerto mio fratello.
 
“No, non esattamente..” cerca di continuare il vampiro.
 
“Del fatto che non funziona il termosifone?” Continua Drew.
 
“No! Fatemi parl-”
 
“Ehi, perché quella finestra è rotta?!” chiede ad un tratto Dan.
 
Alla buon’ora! Reattivi come dei bradipi.
 
“Ben’appunto.” Cerca di continuare Stefan. “ Mentre non c’eravate è successa una cosa .. spiacevole.”
 
“Cos’è successo?” l’ingenuità di Andrew spiazza.
 
Stefan, Elena e Bonnie si scambiano delle occhiate a disagio non sapendo come spiegare l’accaduto in modo delicato. Soprattutto cercando di esporre i fatti in modo adeguato, facendo capire ai miei fratelli che Stef e Damon sono dalla nostra parte e che Bonnie è un po’ speciale.
 
Ebbene sì, diremo ai due idioti tutta la verità. La pura, completa, semplice verità. Come fare altrimenti?
 
I miei fratelli ci guardano impazienti fino a quando Stef non si schiarisce la voce pronto ad iniziare un discorso sicuramente lungo e pieno di rassicurazioni.
 
“Non è niente di grave, tranquilli. La situazione è completamente sotto controllo e sicuramente possiamo-”
 
“Hai un vero talento per rendere noiose anche le cose più divertenti!” lo interrompe Damon, dopodiché si avvicina  ai ragazzi sedendosi sul bracciolo del divano ed assottigliando gli occhi prima di cominciare.
 
 “Un lupo ma-”
 
“Damon, hai già dato prova della tua innata delicatezza.” Lo interrompe il fratello. “Non credo sia il caso di fare altri danni.”
 
“Lo dico io.” Mi propongo.
 
“Mi sembra la cosa migliore.” Conviene Stef.
 
“Prego.” Mi incita Damon mettendosi comodo.
 
So che una volta iniziato non riuscirò a fermarmi, perciò prendo un profondo respiro.
 
“Un vampiro mi sta inseguendo. Bonnie è una strega è l’ha previsto. Un lupo mannaro ha tentato di uccidermi. Damon mi ha salvato ma a sua volta lui e Stefan sono vampiri. Buoni, però! Cioè, Stefan è buono buono: mangia scoiattoli e coniglietti pasquali e non tocca le persone. Damon ha cercato di mordermi  ma è ok, credo ci abbia rinunciato.”
 
“Cosa?”
 
“Stai scherzando?!”
 
I miei fratelli sono a bocca aperta con gli occhi spalancati, pallidi come non mai. Elena e Bonnie sono anche loro senza parole, mi guardano indecise se ridere o disperarsi. Stef si batte una mano sulla fronte chiudendo gli occhi e scuotendo la testa. Damon invece ha gli occhi spalancati, illuminati dal divertimento.
 
Appena termino la frase si sporge verso il fratello scoprendo i denti in un sorriso e sussurrando:
 
“Non c’è che dire, ha un tatto particolare. Certamente sa come aggirare un argomento per indorare la pillola. ‘Fai parlare lei, è la cosa migliore!’, non per infierire ma sono parole tue, fratello.”
 
“In quanto a schiettezza ti ha decisamente battuto.” Risponde Stefan continuando a massaggiarsi gli occhi.
 
Chapeau!” Dice Damon stavolta rivolto a me mimando il gesto di togliersi un immaginario cappello.
 
Oh, avanti! Perché Stef la fa così lunga?
 
E’ meglio la schiettezza, io la preferirei. Tutti quei discorsi senza capo ne coda, che scansano l’argomento spinoso mi mettono solo ansia. Le brutte notizie sono come i cerotti, a mio parere: uno strappo e via è la strada migliore.
 
“Ma non preoccupatevi, ho già organizzato tutto!” riprendo il controllo posizionandomi di fronte ai miei fratelli. La scena è abbastanza comica: Andrew, che precedentemente era accanto a Damon, adesso è quasi in braccio a Daniel e quest’ultimo alterna sguardi increduli verso Bonnie e occhiate omicide verso Damon. “Quelle sono le valige, domani andiamo all’aeroporto e prendiamo il primo volo per Rio.” Finisco indicando le borse ai piedi delle scale, sorridendo soddisfatta del mio piano.
 
“Cosa?”
 
E’ Damon a dar voce al pensiero comune, storcendo la bocca e strizzando gli occhi.
 
“Oh mio Dio. Questa è impazzita.” Borbotta Dan.
 
“Sì. Qui ci sono troppe cose.. strane. Pochi cavalieri e molte donzelle da salvare.” Argomento gesticolando. “Andiamo a Rio. Tutti quelli che scappano vanno a Rio! E c’è il sole: i vampiri non possono stare al sole! E poi non è un posto da lupi mannari, avrebbero caldo con tutto quel pelo, no? Sì, andiamo a Rio: nessuno ci seguirà fin là. Tu finirai il tuo master per corrispondenza, io e Drew andremo in una di quelle scuole così originali che si vedono nei telefilm!”
 
Ammettiamolo, il mio ragionamento non fa una piega.
 
“Mason sta a Rio, è tornato qui solo per i funerali.” Elena brucia le mie aspettative.
 
“Allora andremo in Giappone. A Kyoto, mi ha sempre ispirato. E non ho mai sentito parlare di lupi mannari, streghe o vampiri giapponesi; al massimo ninja!” recupero.
 
“Ovviamente non darai nell’occhio. E’ pieno di biondi con occhi così azzurri.” Insiste lei.
 
“Mi tingerò i capelli, mi rifarò il naso e porterò gli occhiali. Ok?!” Ribatto decisa. “Cos’altro dovrei fare? Rimanere qui e aspettare la mia ora? Oppure coinvolgere anche voi in questa storia? Avete già abbastanza problemi con Katherine e tutto il resto.”
 
“Non dire stupidaggini. Noi possiamo proteggerti!” interviene Stefan. “ Con Mason possiamo risolvere velocemente, spiegandogli come stanno le cose. Per quanto riguarda il vampiro non sarai un problema: dobbiamo già controllare la zona per via di Elena, controllarla anche per te non farà differenza. Siamo amici, e gli amici si proteggono!”
 
“Bleah! Mi farete venire il diabete.” Commenta Damon imitando un conato di vomito.
 
In effetti questo tipo di discorsi fa sentire a disagio anche me, non sono il tipo da cose così dolci.
 
“Allora è deciso.” Conclude Bonnie. “Ti aiuteremo noi.”
 
Sto per ribattere ma la nostra attenzione è catturata da Andrew che staccandosi lentamente da Daniel (quel  fifone sono ancora sotto shock..) tasta con un dito il braccio di Damon ritraendosi poi improvvisamente e tornando ad abbracciare Dan.
 
“V-v-v..”
 
Ci sporgiamo tutti verso di lui aspettando quella che sarebbe la prima parola pronunciata da lui  dopo la confessione.
 
“V-v-vampi-r-ro?” balbetta.
 
“Si?”Chiede l’interessato sorridendo accondiscendente.
 
“Ma non hai i denti a punta..” Sospiro dandogli mentalmente del cretino.
 
Damon, ovviamente, ghigna sparendo dal bracciolo del divano e riapparendo davanti ai miei fratelli trasformato. La cornea rossa provoca veramente un pauroso contrasto con l’iride così chiara, ed ora che ci faccio caso anche le sue labbra mi sembrano molto più rosse.
 
Daniel, dall’alto dei suoi ventidue anni, guaisce rannicchiandosi contro la spalliera del divano e facendosi scudo con il corpo ormai incosciente di Andrew.
 
A volte mi chiedo veramente come sia possibile che io abbia dei legami di sangue con loro.
 

Come?!
 
 

*               *                 *                *                * 
 


 
‘Ti devo parlare.’ 
 
Invio il messaggio a Damon dopodiché mi siedo davanti allo specchio in camera mia cominciando a pettinarmi lentamente i capelli.
 
 
Poco dopo la dimostrazione di coraggio di Drew, Damon se n’è andato sostenendo di avere cose  più importanti da fare che progettare piani conciliatori senza un minimo di azione.
 
Quando Andrew si è ripreso abbiamo chiarito la situazione rassicurandolo tanto che alla fine si vantava di avere amici vampiri e progettava violenti piani di caccia ai lupi. Che idiota.
 
Daniel almeno è stato leggermente più uomo. Niente scenate di paura ma solo tante minacce verso i fratelli vampiri.
 
Dopo Stef, aiutato da Elena e Bonnie, ha organizzato una specie di piano d’azione. Questo brillante piano consiste nel cercare un’amichevole approccio con l’uomolupo, garantendogli la mia estraneità agli affari di Damon, e tenere Elena e me più che mai unite in modo da poter essere controllate più facilmente. A Dan ci avrebbe pensato Bonnie e a Drew Stef, considerando che fanno parte entrambi della squadra di football. Ovviamente il controllo su loro due sarebbe stato molto blando, chiariamo: siamo più importanti io ed Elena, ovviamente. Siamo ragazze belle e giovani, è ovvio che la priorità vada a noi!
 
Tra una cosa e l’altra anche questa sera abbiamo tardato molto, ma non ci siamo preoccupati poi più di tanto dell’ora in quanto ancora una volta le disgrazie sono avvenute di venerdì, ergo domani niente scuola.
 
Oh domani! Mi attende una splendida giornata all’insegna del bivacco e del cazzeggio totale!
 
 
Sto ancora gongolando al pensiero di domani quando Damon appare alle mie spalle, precisamente sdraiato su mio letto.
 
Fortunatamente Elena mi ha avvertito di questo suo vizio di entrare silenziosamente ed improvvisamente, altrimenti nessuno mi avrebbe risparmiato un’ennesima figuraccia.
 
“Dimmi tutto, cherie.” Inizia. “Oh, ma che camera dolce! Sembra uscita da un film della Disney.” Commenta poi prendendomi in giro.
 
Mi volto verso di lui rimanendo seduta sul puff e continuando a pettinarmi i capelli.
 
“Ehi, la mia camera è bellissima, intesi?” sbuffo. “Stef ti ha parlato del piano?”
 
“Mi hai chiamato solo per questo?” Dice esaminando uno dei cuscini decorati con ricami sul mio letto. “No, non l’ha fatto.”
 
“Non funzionerà mai. E’ troppo amichevole e pacifico. Non c’è azione!”
 
Sbuffa ridacchiando, poi lancia il cuscino dal lato opposto del letto ed accomoda meglio.
 
“Nessun piano di Stefan ha mai previsto l’azione.” Commenta. “Fammi indovinare: cercherà di intrecciare un rapporto amichevole con il lupo, giusto?”
 
“Sì! E’ una stupidaggine! Non accetterà mai, io al suo posto non lo farei!” dico alzandomi ed iniziando a camminare per la stanza. “Voglio dire, potrei spifferare il suo segreto, no? Al suo posto finirei il lavoro, per essere sicura.”
 
“Ah-ha.” Sbadiglia. “Ed io che c’entro?”
 
“Ti propongo un patto! Un’alleanza.” dico salendo sul letto in ginocchio.
 
“E.. cosa otterrei in cambio?”
 
“Tutta la mia riconoscenza?” Chiedo sbattendo le ciglia. “Dai, anche tu ti vuoi liberare di Mason! Sono certa che farà qualcosa per smascherarti, io posso coprirti le spalle o che so! Procurarti informazioni attraverso Tyler o recuperare un po’ di strozza lupo.”
 
“In cambio io dovrei proteggere te ed i tuoi fratelli?”
 
“Non esattamente. A quello chi pensano già Stefan e Bonnie. Pensavo più a qualcosa tipo: lo rapiamo, lo minacciamo pesantemente e lo spediamo in Alaska sperando che non torni più.” Abbozzo in tono da battuta.
 
“Andata.”  Accetta alzandosi a sedere ed assottigliando gli occhi.
 
Non mi avrà mica preso sul serio?
 
In fondo perché no? Potrebbe essere un’idea. A me basta che sia lontano da me, Daniel ed Andrew.
 
“Beh, allora.. ok!” borbotto lieta di aver ottenuto il patto senza troppi sforzi. “Ehm.. Firmiamo con il sangue? Sempre che poi tu non ti metta a leccarlo..”
 
“Naah! Ho modi migliori per ottenerlo.” Dice alzandosi ed avvicinandosi alla finestra. “Buona notte, cherie! Dormi bene e sognami!” conclude prima di sparire.
 
Sospiro pesantemente pensando immaginandomi la stancante settimana che mi aspetta, per poi buttarmi sul letto, spengere la luce e sprofondare nel mondo dei sogni.
 
 
 
(…)
 
 
Eccoci qui!
Mi dispiace davvero, davvero, DAVVERO tanto per il ritardo. ):
Purtroppo in queste settimane sono sommersa da verifiche e simulazioni di esame e così via…  -.-
Tornando a noi, non so.. alcuni parti di questo capitolo mi sembrano abbastanza stupide, non fateci caso, ok? (: ­
Per quanto riguarda Lo’, l’opzione della fuga è quella che avrei scelto io e detesto i piani di Stefan. Ci vuole azione! Qualcosa alla mission impossible fa assai più figo!
Via, ho detto abbastanza stupidaggini. (:
Grazie mille a tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate o le seguite. Thank youuuu!
Un grazie particolare va a Ili91, Abstract Fire e Noe che hanno recensito il capitolo precedente. I love you! (L)
Beh, allora alla prossima!
XOXO
B.

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Capitolo 8
*** Pray for peace and SELF-CONTROL! ***


Bless your body, bless your soul
                                                         PRAY FOR PEACE AND SELF-CONTROL




Cioè tu mi vorresti dire che stai uscendo con due vampiri ed una strega?!”
 
“No, Rachele. Per la settima volta, no.”

Ma ti ha dato di volta il cervello?!”
 
“Rachele, non..”
 
Un vampiro. Un vampiro! Ma te ne rendi conto?!
 
“Stiamo solamente..”

Avresti dovuto dargli fuoco! Staccargli gli arti e buttarli nell’acido! Cavargli gli occhi e strappargli i denti!”
 
“Ouch! Che brutta immagine!”
 
Ma noo! E’ troppo normale. Perché non ci facciamo amicizia?! Sei sempre..
 
Scosto il cellulare dall’orecchio sbuffando e lo appoggio sul tavolino. Non ci siamo sentite circa due settimane perché era in viaggio con i suoi ed il fuso orario era assolutamente contro di noi, perciò non ho potuto informarla sugli ultimi avvenimenti. Fino ad oggi.
 
 Mi alzo, vado in cucina e rovisto nel frigo alla ricerca di un thè freddo dopodiché torno in giardino. Poso la bibita sul tavolo, mi ristendo sul divanetto al sole e recupero il cellulare il quale continua a emettere indisturbato il borbottio di Rachele.
 
“..uto sempre provvedere a tutto!
 
“Hai ragione Rachele.Sono un’incosciente e una persona orribile per averti fatto preoccupare così tanto! Mi dispiace.” Rispondo con voce addolorata.
 
Si, lo sei. Ma.. cavolo! Un vampiro ha detto che sei sua amica! Te ne rendi conto?! Certa gente ucciderebbe per esserlo!
 
“Lo so! Ed è fantastico. Ti ho già detto quanti trucchetti sanno fare? Possono soggiogare le persone. I professori! Magari potessi farlo anch’io..”
 
Sarebbe una festa! E i ragazzi?”
 
“Naaah! Nessuno degno di nota.” Rispondo laconica arrotolandomi la canottiera e sistemandomi in modo da essere completamente colpita dal sole.
 
Nessuno?” risponde indagatrice.
 
“No. Nessuno che sia biondo, alto e con gli occhi azzurri. Ah, e non dimentichiamoci gli addominali a quadratini!”
 
“Haha! Che scema! Dovresti provarci con uno dei vampiri! Saresti all’ultima moda!”
 
“Ma che dici? Stef è praticamente sposato con Elena!”

E l’altro? Damian?”
 
“Damon. Non se ne parla! Ricordi? Ha tentato di uccidermi!” ribatto scattando a sedere.
 
Dettagli! Ti ha anche salvato la vita! E poi con questa storia del ‘proteggiamo le donzelle in pericolo’ ci esci praticamente ogni giorno!”
 
“No, no way! Non è biondo e.. e.. Mi prende in giro!” borbotto.
 
Ti prende in giro? E perché mai?”
 
“Per come mi vesto..” Sussurro arrossendo.
Ti vesti benissimo!
 
“Si ma..Uff!” sbuffo ributtandomi a peso morto sul divano. “Solo perché i colori del suo guardaroba si limitano al nero e ogni possibile sfumatura di grigio non vuol dire che chi si veste più.. allegramente sia uno sfigato!”
 
App-”
 
“Dice che sembro uscita da Marie Clair o Elle. E mi prende in giro! E poi qui si limitano tutti a jeans e converse; a volte mi sento completamente fuori luogo.”
 
Pover-”
 
“Poi finalmente arriva Caroline e mi tira su di morale! In ogni caso Damon Salvatore è un cretino!” mi fermo per sorseggiare un po’ del mio thè e poi concludo. “Sì. È un completo idiota.”
 
O-ok..” risponde incerta. “Ma allora perché ci passi così tanto tempo?”
 
“Per il piano. Unicamente per quello.” Dico sicura. “ E poi perché è l’unico che sembra avere un po’ di umorismo. Con questa storia dei lupi e dei vampiri sono tutti così seri!”
 
Decisamente. Damon sta diventando il mio personale salvagente per non annegare in quel mare di depressione comunemente chiamato Stefan.
 
Per carità! E’ buono e dolce e gentile ma direi che definirlo catastrofico è un eufemismo. Apocalittico, ecco l’aggettivo giusto.
 
Vede pericoli in ogni dove e secondo il suo piano io ed Elena dovremmo uscire di casa solo nel caso che questa prenda fuoco.
 
Per non parlare di Bonnie ed Elena. La strega infatti ha strane manie di onnipotenza e la sua profonda antipatia verso Damon non fa altro che aumentare con l’aiuto di Elena che è fermamente convinta che l’attacco di Mason sia colpa del vampiro.
 
Tornando a Damon sì, lo vedo spesso. Volente o nolente.
 
Oltre ai suoi normali turni, che sono gli stessi della settimana di prova, spesso quando torno a casa me lo ritrovo stravaccato sul divano con un bicchiere di Bourbon in mano o concentrato a giocare a PRO contro Andrew (con il quale ha stretto un rapporto di fintissima amicizia) o, ancora peggio, a ispezionare minuziosamente la mia camera.
 
E a nulla servono le mie proteste perché: ‘sono qui per proteggerti’ si giustifica sempre adottando la sua peggiore faccia da schiaffi. Quanto sei falso!
 
L’unico lato positivo dell’averlo sovente appresso è che non mi annoio mai. Anzi! 
 
In fine posso quasi dire di aver instaurato un buon rapporto con lui. Oddio, diciamo un rapporto.. accettabile!
 
Nonostante gli iniziali attimi di diffidenza e di contrasto, i nostri incontri si tramutano sempre in momenti più o meno piacevoli. Certo, non tocchiamo mai argomenti profondi, rimaniamo sempre su un qualcosa di frivolo e superficiale ma quando chiacchiero (o battibecco) con lui mi dimentico di tutte le preoccupazioni che dovrebbero gravarmi sulla testa.
 
Mi sembra quasi di tornare a casa (e per casa intendo patria) quando passavo le giornate a fare stupidaggini insieme ai miei amici. E’ esattamente così che mi sento con lui, fresca e attiva! Ho ritrovato in quello stupido vampiro centenario la mentalità di un avventato adolescente che agisce in modo sconsiderato e ha una risposta pronta su ogni argomento.
 
E’ così che dovrebbe essere un teenager, no?
 
Elena e Bonnie  non lo sono. Sono così adulte per la loro età, così responsabili. Certo, li  voglio bene perché mi hanno accettato immediatamente e si impegnano così tanto per proteggermi ma.. sono cattiva se dico che a volte sono noiose?
 
“Ci sarà anche domani?”
 
“Sì, Carol è una sua grande amica perciò non penso che mancherà.”
 
Domani, ovvero il giovedì di due settimane dopo l’aggressione, ci sarà un picnic di beneficenza organizzato dai Lockwood. Tutte le famiglie del paese ci andranno e degli adorabili bambini distribuiranno limonate al fine di raccogliere fondi per l’orfanotrofio. Che dolci!
 
Ovviamente ci saranno sia i vampiri che il lupo.
 
Stef cercherà un approccio amichevole, Damon si impegnerà per non combinare casini ed io rimarrò tutto il tempo accanto a Bonnie.
 
Lolita ascoltami bene. Avete un piano, seguilo. Non fare stupidaggini, non attaccar briga, stai lontana da Damian e vicina alla strega e..”
 
“Non accettare caramelle dagli sconosciuti?” chiedo ironica.
 
Azzardati a fare qualcosa di avventato e  giuro che ti farò rinchiudere in un convento in Svizzera, sono stata chiara?”
 
“Sì, capo.” Rispondo ridendo.
 
Non sto scherzando.”
 
“Rachi, so che sei preoccupata ma cosa vuoi che succeda? E’ soltanto un picnic!” la rassicuro.
 
Okay, ma sta attenta.” Risponde autoritaria. “Mi manchi.”
 
“Anche te. Tanto.”
 
Chiudo la telefonata sospirano: mi dispiace farla preoccupare.
 

Dopodiché affondo nel divanetto calandomi gli occhiali da sole e infilandomi le cuffie dell’ iPod.
 
 

 
 
 
“Arrivooo!” urlo ai miei fratelli che stanno brontolando al piano di sotto.
 
Mi guardo un’ultima volta allo specchio e mi ammicco soddisfatta.
 
Ho un’adorabile gonna di velo rosa chiaro con ricami sui bordi che resta piuttosto gonfia, infilata in essa una canottiera  che a stento si vede perché coperta da un golfino color mattone che riprende la cintura elastica della gonna. Ai piedi delle ballerine color carne con un fermaglio smaltato su un lato. Per completare il tutto una piccola borsa di paglia che si addice al tema picnic.
 
So che sarò bersagliata dai commenti di Damon ma so anche che sono veramente carina e che tutti i genitori dei miei amici mi adoreranno. Poi questi capelli che sulle punte si avvolgono in morbide onde mi danno un’aria così innocente!
 
Batto le mani felice della mia creazione e mi affretto a scendere le scale. Al termine trovo i miei fratelli ad aspettarmi; Daniel sembra il tipico collegiale, con la le maniche della camicia arrotolate e il sorriso gentile, purtroppo non posso dire la stessa cosa di Andrew che ha l’aria stanca ed esibisce una maglia (assolutamente fuori luogo) con la scritta ‘beer is the proof that God loves us’.
 
Prendiamo la macchina di Dan ed arriviamo al parco quando ormai è già pieno di gente. Parcheggiamo e, una volta scesi, ci avviciniamo alla signora Lockwood per salutarla e congratularci del risultato. Finiti questi convenevoli vengo trascinata da Drew ad un bancone per prendere un bicchiere di limonata.
 
Non mi volto nemmeno quando sento una mano calda avvolgermi il fianco ed un respiro leggero attraversarmi i capelli vicino all’orecchio.
 
Sweetie!” Mi saluta Damon mantenendo la posizione. “Sembri uscita da una fabbrica di caramelle.”
 
“Così parlò l’uomo nero.” Rispondo sorridendo cordialmente.
 
Accenna una finta risata prima di rafforzare la presa sul mio fianco e spingermi verso un angolo del tendone.
 
“Allora sweetie, hai fatto ciò che ti avevo chiesto?”
 
Annuisco spostando il peso da un piede all’altro ed appoggiandomi al palo di legno.
 
“L’hai trovato?”
 
Annuisco ancora distogliendo lo sguardo disinteressata.
 
“E.. dov’è?”
 
“Al sicuro, non ti preoccupare.” Dico infine girandomi per tornare da Andrew.
 
Faccio qualche passo ma prevedibilmente vengo fermata dalla mano del vampiro che mi stringe un polso.
 
“Forse non ci siamo capiti. Dammelo.” Anche se sta sorridendo i suoi occhi sono seri ed eloquenti.
 
Mi volto verso di lui guardandolo negli occhi e puntandogli un dito contro il petto.
 
“Non se ne parla nemmeno! Io sono umana, io sono debole, io ho bisogno di quello strozzalupo! Per non parlare del fatto che ho sudato sette camicie per trovarlo! A che serve a te? Hai quella dannata superforza, no?”
 
“Non farmi ridere! Non sapresti nemmeno come usarlo. Avanti!” ribatte tendendo una mano verso di me, con il palmo rivolto verso l’alto.
 
“Nemmeno morta!”
 
“Non lo direi al tuo posto.” Risponde ghignando.
 
Sbatto i piedi pronta a rispondergli quando veniamo interrotti dall’arrivo di Stefan. Damon lo guarda sbuffando e spalancando i suoi enormi occhi mentre io mi sposto per raggiungere la zona protetta a fianco di Stef.
 
“Lo’ sei adorabile!” mi saluta sorridendo per poi spostare la sua attenzione su Damon, spostandomi alle sue spalle. 
 
C.v.d. Tutti gli over 50 adorano le mie sembianze pure e innocenti!
 
Sarò infantile ma, vista la posizione protetta nella quale mi trovo, non posso fare a meno di affacciarmi e rivolgere una linguaccia soddisfatta a quello stupido vampiro.
 
“Damon ascoltami.” Inizia Stef richiamando l’attenzione del fratello che è intento a lanciarmi sguardi omicidi. “Io ora cercherò di rimediare al casino che tu hai fatto. Mi segui? Ti sarei molto grato se evitassi qualsiasi comportamento irresponsabile, perciò.. fly down, ok?”
 
“Assolutamente.” Risponde l’interpellato con un sorriso assai poco raccomandabile.
 
“Bene. Lo stesso vale per te.” Dice poi rivolgendosi a me.
 
Mi stampo in faccia un’adorabile espressione innocente ma, notando il suo sguardo scettico, torno seria e mi limito a dire:
 
“Puoi stare tranquillo. Questa gonna è tanto delicata che basterebbe una sola parola scortese per rovinarla.”
 
Stef sorride facendo finta di sbuffare e poi conclude:
 
“Elena e Bonnie ti aspettavano, vieni.”
 
Mi volto per seguire Stefan dopo aver salutato il fratello con la mano ed un sorriso sornione. In risposta ricevo un occhiolino, dopodiché lo vedo sparire tra la folla.
 

 
 
 
Dopo che Stef mi ha accompagnato dalle ragazze, sono rimasta per un po’ con loro mentre lui cercava di trattare con Mason. E’ tornato dopo circa mezz’ora per dirci che molto probabilmente era riuscito a sistemare tutto ma si è subito riallontanato per parlare con Alaric. Elena è stata letteralmente rapita da Caroline che è in cerca di consigli sulla festa che il comitato studentesco deve organizzare il prossimo mese. Ed io sono rimasta sola con Bonnie che si è impegnata a snocciolarmi un simpatico elenco delle torture a cui sarebbe lieta di sottoporre Damon. Devo dire che alcune erano piuttosto inquietanti perciò, con la banale scusa di andare a prendere da bere, mi sono tempestivamente allontanata.
 
Ho preso un semplice bicchiere d’acqua,visto che la limonata non mi piace molto, e sono trattenuta a parlare con Meredith e altri ragazzi della mia classe di storia.
 
Ora, il destino vuole che il gruppo di ragazzi con i quali sto chiacchierando sia incredibilmente vicino alla postazione dello sceriffo Forbes e la mia innata curiosità non può fare altro che risvegliare la mia attenzione quando vedo Mason sedersi vicino alla mamma di Caro.
 
Utilizzando tutte le mie migliori tattiche anti sgamo mi avvicino ulteriormente a loro allungando l’orecchio.
 
“… i fratelli Salvatore sono vampiri.” Sento dire da Mason.
 
E meno male che Stefan aveva risolto tutto.
 
“Mason, che stai dicendo? Damon ci ha aiutato molto, fa addirittura parte del consiglio! Ed è anche un mio grande amico. So che non siete in simpatia, ma accusarlo di una cosa simile è esagerato!”
 
“Posso provarlo.”
 
“E come?”
 
“Ho fatto mettere della verbena nelle limonate, se è un umano non avrà problemi a berla.”
 
Brutta testina di cazzo! Ma io ti investo con un caterpillar!
 
“Lola stai bene? Sei un po’ rossa.” Mi chiede Meredith risvegliandomi dai miei pensieri.
 
“Oh. Sì, sì certo! Ho solo un po’ caldo.” Rispondo sventolandomi con una mano.
 
Riporto la mia attenzione sul lupo che sta ancora parlando con lo sceriffo e sorrido quando vedo il suo bicchiere appoggiato sulla panchina accanto a lui.
 
Certo, sarebbe un gioco da ragazzi lasciarci cadere  dentro un po’ di polvere di strozzalupo. Sarebbe ripagato con la stessa moneta, no?
 
No. Non posso farlo. Sarei una persona orribile. Veramente un’infame!
 
Però lui mi ha fatto male. E difenderei i miei amici.
 
No, basta che li avverta e loro non correranno pericoli.
 
Cavolo! Ma quel dannato bicchiere sembra chiamarmi!
 
Distolgo lo sguardo cercando di distrarmi e fisso intensamente un uccellino che sta beccando per terra, ma questo, mandando all’aria i miei buoni propositi, vola subito via.
 
Ok, lo prendo come un segno del cielo.
 
Mi avvicino alla panchina silenziosamente e guardandomi bene attorno. Una volta arrivata abbastanza vicina mi nascondo dietro un piccolo cespuglio infilando sicura la mano nella tasca interna della borsa.
Riconosco al tatto il cellulare, il portafoglio, gli occhiali, i fazzolettini di carta, una penna, la macchina fotografica, una scheda di memoria.. e questo? Oh, già. Il deodorante. Poi una spazzola, un coltellino svizzero.. nessuna traccia della boccetta di strozzalupo.
 
Nahh! Ricordo perfettamente di averla messa in borsa prima di uscire.
 
Torno a controllare l’interno della borsa ma anche stavolta non trovo niente.
 
Presa da un attacco di panico svuoto la borsa rovesciandola e lasciando cadere il contenuto per terra.
Niente.
 
Non c’è! Dannazione!
 
In quel momento mi appare, come in un flash, l’immagine  di Damon ammiccante che si appresta a sparire nella folla.
 
Un ringhio sordo mi sfugge dalle labbra e non riesco a trattenermi dall’arricciare il naso e scoprire i denti prima di sibilare il suo nome.
 
“Damon.”
 
Mi alzo di scatto e mi butto nella folla a passo di marcia. Appena incrocio Jeremy lo afferro per un braccio e, continuando a guardare tra la gente, gli chiedo:
 
“Dov’è Damon?”
 
“Al bancone nell’altro stand, ma.. stai bene?” chiede titubante.
 
“Io sì. E lui che presto starà molto male.”
 
Riprendo la mia marcia non curandomi di Jeremy che cerca di richiamarmi. Lo vedo e senza rendermene conto accelero il passo fino a ritrovarmi alle sue spalle.
 
“Ti sono mancato così tanto, sweetie?”
 
“Io ti ammazzo!” sibilo afferrandolo per il colletto della camicia.
 
“No. Non poi così tanto.” Sospira.
 
“ Tu! Mi hai rubato la pianta! Mi hai lasciata scoperta!”
 
“Se avesse cercato di farti del male saremmo intervenuti.” Risponde eloquente.
 
“Non è questo il punto! Era l’occasione perfetta! Potevo sgamarlo davanti al sindaco e a quest’ora sarebbe tutto finito!” dico assottigliando gli occhi.
 
Damon piega la testa senza rispondere, guardandomi incerto se credermi o meno.
 
“E si può sapere come hai fatto?! L’avevo chiusa nella tasca interna della borsa!”
 
“Calpesto questa terra da più di un secolo e mezzo.” Risponde accennando una risata e guardandomi con fare superiore. “So bene che tutte le donne nascondono i loro più oscuri segreti nelle borsette. Lo facevano nell’ottocento e continuano a farlo oggi.”
 
Mi lascio sfuggire un altro ringhio di frustrazione prima di passarmi una mano nei capelli tirandoli indietro.
Damon ridacchia sporgendosi verso la bambina al di là del bancone e prendendo la limonata che gli stava porgendo.
 
“Grazie tesoro.” Anche con le bambine ha questa brutta abitudine?
 
Improvvisamente mi ricordo della verbena che è sciolta nella bibita e afferro una manica del vampiro per avvertirlo quando vengo interrotta dall’arrivo di Mason.
 
“Ecco la coppia dell’anno!” esordisce piazzandosi di fronte a noi.
 
“Mmh. Senti anche tu questa puzza di cane?” dice Damon avvicinandosi a me che non ho ancora lasciato la presa sulla sua manica.
 
“No. Sento solo puzza di morto.” Ribatte Mason ghignando. “Non ti sei ancora stancato del gioco nuovo?” chiede poi riferendosi a me.
 
“Sono più divertente di quanto tu immagini.” Rispondo sporgendomi verso di lui.
 
“Se ti tiene ancora non devi essere solo divertente ma anche brava in altri contesti.” Accenna malizioso.
 
“E’ una mia impressione o sento una nota di invidia?” sibilo.
 
Lui scoppia a ridere ed io colgo l’occasione per tirare una gomitata nel fianco di Damon.
 
“Non ti sprecare ad aiutarmi,eh!” sussurro al suo orecchio.
 
“Te la cavi egregiamente da sola. E poi sei divertente!” risponde riallacciandosi alla mia precedente fase.
 
“In ogni caso non sono qui per questo.” Riprende Mason. “Tregua?” domanda poi tendendo una mano.
 
Damon sembra rifletterci su prima di afferrare la mano  dicendo:
 
“Andata.”
 
Lascia la mano ed alza il bicchiere di limonata accennando un brindisi, gli occhi di Mason si illuminano di aspettativa mentre i miei si spalancano dal terrore.
 
Senza pensare sfilo il bicchiere dalle mani del vampiro e lo butto giù tutto d’un sorso, strizzando gli occhi.
Un improvviso senso di nausea mi assale. Sento la mia gola pizzicare e il mio stomaco attorcigliarsi. Cerco di non muovermi e di non cambiare espressione, consapevole che lo sceriffo Forbes ci  sta guardando, ma non posso fare a meno di stringere di più il braccio di Damon quando la vista mi si appanna e il respiro mi si mozza.
 
Il vampiro, che è passato da un’espressione infastidita quando gli ho rubato il bicchiere ad una sorpresa quando ha sentito il mio respiro farsi irregolare, mi passa imprevedibilmente un braccio attorno alle spalle stringendomi al suo fianco e sorreggendomi.
 
Mi stringe la spalla talmente forte da farmi quasi male ma non mi sottraggo alla sua presa, spaventata dalla sua espressione.
 
I suoi occhi assurdamente chiari mandano lampi, i muscoli del collo sono tesi e, vicina come sono, riesco a sentire un ringhio profondo nascere dal suo petto.
 
“Verbena.” Sibila. “Mi hai preso in giro.”
 
Mason alza le mani mantenendo quel sorriso sfrontato, e arretrando di qualche passo.
 
“Già. E sarebbe toccata a te se la tua amica non si fosse messa in mezzo.” Dice ridendo. “Dovresti ringraziarla. Mmh, non mi sembra che abbia una bella cera.”
 
“Dovresti ringraziarla anche te, perché se non ci fosse stata lei al momento saresti già morto.”ribatte Damon spostandomi dietro di lui.
 
“Vai tranquillo, non mi faccio problemi.” Mi intrometto.
 
“Hai sentito mentre lo dicevo a Liz, vero?” mi chiede il ragazzo portando la sua attenzione su di me.
 
Annuisco e vedo lo sguardo di Damon correre verso lo sceriffo per poi riportarsi su di lui.
 
“Ma non eravate voi il mio obbiettivo.” Dice sorridendo vittorioso.
 
Stefan!

Il terrore mi colpisce come un pugno nello stomaco e subito cercò di scorgerlo tra la folla. Quando lo trovo è a due stand di distanza appoggiato ad un bancone accanto ad Elena con un bicchiere di limonata in mano.
E’ umanamente impossibile raggiungerlo prima che beva, e Damon non può assolutamente usare la sua super velocità in mezzo a tutta questa gente.
 
Non so che fare ma una fortissima voglia di sfogare la mia violenza mi balena nella mente appena torno a guardare il ghigno soddisfatto di Mason.
 
Spingo Damon, che sta ancora guardando verso Stefan indeciso su cosa fare, a lato  e mi posiziono di fronte al lupo.
 
“Game over.” Sussurra Mason ridendo sommessamente.
 
Non ci vedo più.
 
Afferro una grossa caraffa di limonata dal bancone dietro di me e senza pensarci nemmeno gliela rovescio in faccia.
 
Attorno a noi si dilaga il silenzio. Tutti ci stanno guardando, persino Stefan è simasto con il bicchiere a mezz’aria.
 
Damon, cogliendo l’attimo, si allontana nella folla cercando di raggiungere il fratello senza farsi notare.
Io mi guardo intorno pentendomi della mia mossa avventata. Mi stanno guardando. Tutta Mystic Falls ha gli occhi puntati su di me. Con la coda dell’occhio riesco a vedere che persino lo sceriffo Forbes mi sta fissando.
 
Riporto la mia attenzione su Mason che mi sta guardando sorpreso mentre io ricambio lo sguardo non sapendo come procedere.
 
Puntando tutto sull’improvvisazione, mi concentro richiamando agli occhi dei grossi lacrimoni che lascio bellamente strabordare.
 
“Porco!” gli urlo schiaffeggiandolo con tutta la forza che ho.
Dopo mi stringo le braccia al petto singhiozzando sonoramente e lasciando che altre lacrime si aggiungano a quelle precedenti. Mi volto, lasciando che i capelli scendano a coprirmi il viso, e a passo svelto mi allontano per raggiungere la macchina.
 
Mentre passo guardo verso Stefan e mi rassereno notando che Damon l’ha raggiunto, non solo: un sorriso di pura gioia mi invade il viso, costringendomi a nasconderlo ancora di più sotto i capelli, quando sento la voce adirata di Liz accusare pesantemente Mason.
 
Qualunque cosa dica a sua discolpa non ha speranze. Perché io sono carina e coccolosa, perché io stavo piangendo e perché tutti gli adulti di questa città mi adorano.
 
Perciò: zitto e subisci, stronzo!
 

 
 
 
Dopo essere arrivata a casa ho fatto una doccia veloce e mi sono infilata la tuta (un’adorabile tutina rosso corallo di ciniglia con i pantaloni a tre quarti e la felpa a mezze maniche) buttandomi sul letto ed iniziando a leggere quelle dannate ‘Cime tempestose’.
 
Sì, perché io credevo che fosse una specie di topos! Che venissero studiate solo nei telefilm o nei libri di liceali americani; è stato veramente un duro colpo scoprire che devo leggerle per intero e farci una tesi sopra!
 
Continuo nella lettura fino a quando non mi arriva uno spiffero freddo ed alzando gli occhi incrocio quelli di Damon che è appollaiato sulla mia scrivania.
 
“Mai pensato di fare teatro?”
 
“Mai.” Rispondo lasciando cadere il libro a terra e mettendomi seduta sul letto a gambe incrociate.
 
“Sei molto scenografica.” Continua sghignazzando. “Ma stavi piangendo veramente?”
 
“Non sul serio. Lo facevo apposta!” dico gonfiando le guance, non mi piace passare per una ragazza dalle lacrime facili.
 
“A me sembravi molto credibile.” Insiste.
 
“Daniel ed Andrew si sono preoccupati? No, perché non piangevo sul serio. Quando  lo faccio veramente è molto diverso, fidati.”
 
“Sarà.” Conclude accavallando le gambe e afferrando la spazzola vicina a lui.
 
“Comunque.. adesso che facciamo?” chiedo spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
“Il piano di Stefan è prevedibilmente andato in fumo, perciò adesso si fa di testa nostra.” Risponde ghignando.
 
“Che immagino sarà un tantino più violenta.”
 
“Bingo.”  Commenta ostentando il labiale e girandosi la spazzola tra le mani.
 
“E..?”
 
“Lasciamo passare ancora un po’ di tempo, la strega e mio fratello sono in allerta nel caso di un mio contrattacco. Giochiamo martedì, tra due settimane: Carol è fuori città così possiamo attaccarlo nella sua tana.”
 
“Perfetto.” Dico immaginandomi già una scena alla James Bond.
 
“Non ti esaltare,troppo. Tu guidi e basta.” Mi smonta ridacchiando della mia faccia delusa.
 
“Cosa? Te lo scordi!” protesto senza ricevere risposta. Infatti dopo aver detto l’ultima frase è sparito uscendo dalla finestra dopo avermi soffiato un bacio.
 
“Stronzo!”
 
 
(…)
 
 
 

SCUSATEEE!
Veramente non so come sia stato possibile un tale ritardo!
Potete picchiarmi, insultarmi, lapidarmi.. potete fare tutto quel che volete!
Non ho scusanti!
Vi dico solo che mi dispiace davvero, davvero moltissimo e cercherò di non fare mai più una cosa simile!
Tornando a noi.. non so quanto possa convincermi il capitolo.. boh!
So solo che non potevo rimandare ancora.
Passiamo ai ringraziamenti!
Grazie mille a:
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Che hanno messo la storia tra le preferite,
 
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Che l’hanno messa tra le ricordate
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Che l’anno messa tra le seguite.
Grazie infinite!
Un grazie enorme e speciale va a  
Ili91cussolettapink,  Thats me,  deba e pinkstar_girl95che hanno recensito lo scorso capitolo!LOVE YOU GIRLS (L)
Bene, allora… alla prossima! :D
XOXO
-B.

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Capitolo 9
*** You're so Naive... yet so! ***


I'm not saying its your fault.

...

So how could this be done
By such a smiling sweetheart?


YOU ARE SO NAIVE.. YET SO! 

“Lo’ scendi: c’è Damon.” Dice Daniel affacciandosi alla porta di camera mia.

“Eccomi!” rispondo andando a spengere la musica che usciva dal computer.

Ocean’s eleven soundtrack.

Lo ammetto, questa storia del piano mi ha veramente coinvolto. Mi ha coinvolto a tal punto che è da una settimana che non faccio altro che ascoltare le colonne sonore di Mission Impossible, Stormbreaker, Mr. e Mrs. Smith e di qualsiasi altro film riguardante spie, ladri e piani improbabili.

Sì, sono una ragazza molto influenzabile.

Proprio per questo oggi non ho indossato niente di svolazzante o appariscente. Anzi, potrei far entrare nel manuale della spia perfetta! Per l’occasione mi sono messa dei pantaloni neri aderenti strappati sulle cosce, una maglia bianca con una stampa di Jim Morrison e una giacca di pelle nera. Non solo! Ho inavvertitamente trovato tra le varie scatole di scarpe in camera mia degli anfibi neri assolutamente fantastici!

Mi guardo un’ultima volta allo specchio e decido di sciogliere la treccia che mi fa sembrare una sottospecie di Lara Croft senza tette ed esco dalla camera per scendere velocemente le scale.

Una volta in fondo, non vedendo nessuno, mi affaccio in sala e trovo il vampiro accomodato sul divano a fare zapping alla tv. Oh, non sono così in ritardo!

“Controllato che lo smaltiiino sia in tinta con le scarpiiine?”Chiede imitando la mia voce.

“Sì!” rispondo facendogli la linguaccia e mostrandogli le mani con le unghie laccate di nero.

Ride scuotendo la testa con fare disperato prima di alzarsi e dirigersi alla porta. Prendo le chiavi della macchina e usciamo.

Abbiamo deciso di usare Carlie perché è decisamente meno appariscente della sua decappottabile.

Mi infilo nel posto di guida e, prima di partire, accendo la musica lasciando che Party rock anthem si propaghi nell’abitacolo.

Non faccio in tempo a uscire dal vialetto che Damon si è già attaccato ai comandi della radio scorrendo tutte le canzoni presenti sul CD. Alzando gli occhi al cielo e sospirando, utilizzo i comandi sul volante per ritornare alla canzone iniziale.

“E’ tuo?” chiede riferendosi chiaramente al disco.

“Sì.”

“Quanto sei tamarra.” Ma fottiti!

“E’ musica da macchina, amico. Normalmente ascolto altro ma ora siamo in macchina, sai? Siamo nel ventunesimo secolo! Tu che ascolti mentre guidi? I canti gregoriani?” rispondo sarcastica.

 “Oh. Ho-ho-ho!” ridacchia. “La bambina è offesa!” asserisce arricciando il naso e ghignando.

“Sì! Avanti, Damon! Ho avuto io l’idea del piano e.. e guarda come sono vestita! Non puoi lasciarmi in macchina ad annoiarmi!” insisto sapendo comunque che non funzionerà.
“No way.” Sento infatti rispondermi.

“Due menti sono meglio di una.” Accenno.

“Chi fa da sé fa per tre.” Sorride conscio della sua vittoria.

Gonfio le guance guardandolo male per poi alzare il mento e riportare la mia attenzione sulla strada alla disperata ricerca di qualche frase fatta  sulla collaborazione.
 
Purtroppo arriviamo alla villa dei Lockwood che non ho ancora trovato il modo di ribattere.

In questa settimana le ho provate tutte: ho provato a fare l’offesa, a essere stressante, a minacciarlo e ho tentato addirittura lo sciopero della fame ma niente. Non riesco a smuoverlo in nessuna maniera.

Ed adesso non ho più argomenti ai quali attaccarmi.

“Sta qui, buona e ferma. Non dare nell’occhio e non uscire dalla macchina; se quando torno non ci sei ti do fuoco all’armadio, intesi?” Poteva minacciarmi di atroci sofferenze? Tipo ‘ti spezzo in due’? No, punta sempre sulla mia maggiore debolezza. Maledetto sia il giorno in cui l’ha scoperta!

“Tieni, se sei in pericolo usa queste.” Così dicendo lascia cadere sul sedile tre sottili siringhe piene di un liquido trasparente.

“Che roba è?” chiedo mantenendo un tono scorbutico.

“Un potente sonnifero, me lo ha dato Alaric. Non fare stupidaggini, ok?” e, senza darmi il tempo di rispondere, sparisce dalla mia vista.

Raccolgo una delle siringhe incappucciate e me la rigiro tra le mani mentre penso a quanto tempo mi toccherà rimanere chiusa qui dentro.

 Sbuffo guardando il sole che illumina il giardino della casa di Tyler e sopprimendo la voglia che ho di uscire dalla macchina. Mi infilo la siringa nella tasca della giacca di pelle e accendo la musica cercando di distrarmi.

Quando la canzone sta per iniziare il ritornello sento qualcuno bussare al finestrino, così abbasso la musica e mi volto a per ritrovarmi davanti a Damon. Wow, che velocità!

“Già fatto?!” chiedo sorpresa.

Lui si appoggia al finestrino distogliendo lo sguardo dal mio. Resta per un po’ così prima di sollevare gli occhi al cielo, sbuffare e tornare a guardarmi.

“Ho.. bisogno del tuo aiuto.” dice a fatica prima di rivolgermi un sorriso tirato.

“Oh. Mi piacerebbe ma ho già altri programmi, sai? Rimanere in macchina, non dare nell’occhio..se ho temo limarmi le unghie.” Rispondo sorridendo maligna. Per una settimana ti ho scongiurato di portarmi con te e tu non hai battuto ciglio, ora subisci!

“E’ con il nipotino che non posso soggiogare perché pieno di verbena. Devi distrarlo.”

“Non so se ne ho voglia.” Continuo a stuzzicarlo.

 Lui sbuffa ancora infilandosi una mano tra i capelli ed io rido sotto i baffi. Improvvisamente però sento il suo braccio passarmi dietro la schiena sollevandomi e tirandomi contro di lui. In men che non si dica mi ritrovo nella stessa posizione della sera della festa, adagiata in malo modo sulla sua spalla.

“Damon no! Mettimi giù! Non è così che si porta una ragazza!” squittisco scalciando. “Dai, dai: prometto che ti seguo! Per favore mettimi giù!”

Dando prova della sua innata gentilezza, il vampiro ignora le mie suppliche procedendo nella sua marcia e scaricandomi solamente una volta arrivati davanti alla porta della villa.

“Vaffanculo con tutto il cuore!” gli auguro sorridendo falsamente.

“Dai, se fai la brava ti compro il gelatino di Hello Kitty.” Risponde sorridendo anche lui però realmente divertito prima di sparire. Pezzo di infame! “Sai cosa fare!”

No che non lo so! Cosa devo fare? Distrarre Tyler? E come?

Scuoto la testa scocciata e suono il campanello.

Accidenti a lui e alle sue idee del cavolo! Distrailo? Cosa vuol dire distrailo?! Per quanto poi?!

“Lola!” intenta a mandare accidenti non mi sono nemmeno accorta che Tyler aveva aperto la porta fino a quando la sua voce non mi richiama. “Che ci fai qui?”

Boh.

Bella domanda!

“Io.. ehm..- Ti riescono gli integrali? Io sono proprio negata!Non ci ho capito niente, mi sono arenata alla seconda spiegazione, non è che puoi aiutarmi?” butto lì.
Mi guarda per un attimo sorpreso dopodiché si apre in una grande risata che lo piega in due dallo sforzo.

“Lola! Ho la media del 2,16!” Andiamo bene.. “Se mi vuoi parlare non hai bisogno di ricorrere a scuse così stupide!” continua sorridendo sornione.

“Oh.. oh! Sì, hai ragione! Che sciocca!” rido nervosamente sbattendomi teatralmente una mano sulla fronte. “Sì, ti devo assolutamente parlare. Ma possiamo farlo in un posto tranquillo?”

“Certo! Entra pure.”

Lo seguo passivamente attraverso la sua megacasa fino a quando, salita una rampa di scale, entra in una grande stanza ovale.  E’ senza dubbio uno studio: le pareti sono interamente coperte da librerie, un divanetto è vicino al camino di marmo mentre dal lato opposto della stanza si trova una grande scrivania di legno rossiccio.

Tyler si accomoda sul divano ed io, titubante, faccio altrettanto.

“ Allora.. dimmi tutto!”

“Io.. Ehm.. vedi, tu..” balbetto.

Dio, ti prego: se ci sei mandami un’idea. Per favore!

Cerco con tutta me stessa di trovare un argomento plausibile ma, evidentemente, oggi non è il mio giorno fortunato. Perciò resto immobile a fissare i fiori alla mia destra mentre sento chiaramente il sangue fluire alle mie guance per colorarle di rosa.

La sua risata sommessa mi porta a rivolgere nuovamente lo sguardo a lui e, non appena incontro i suoi occhi, capisco che questa è solo l’inizio di un’epocale, abissale, indimenticabile figura di merda.

“ Non hai bisogno di essere timida. L’ho capito: vedo come mi guardi.” Dice sorridendo malizioso.

Ah si? E come lo guardo?

“No! Io ..veramente..” biascico. Il mio povero cervello è in over-working.

Tenendo gli occhi fissi su di me, Tyler si avvicina tanto che le nostre gambe sono praticamente appiccicate e, dato che è girato verso di me, la mia spalla tocca il suo petto.

Chiudo gli occhi e inizio con le scuse.

“No, ecco.. vedi.. è che piaci ad una mia amica!” tento.

Corruga le sopracciglia prima di rispondere. “Chi?”

“.. ..Terry..?”

“Dawson? Naah! A lei piace da una vita Jordan!” ecco la sfiga di frequentare una scuola da 200 anime o poco più: tutti conoscono tutto di tutti.

“Ah.. no, ecco.. io sto uscendo da una storia seria e non so se.. cioè..”

“Ah-ha..” dice senza ascoltarmi e facendosi ogni secondo più vicino al mio viso.

“Io.. mi piace un’altro!” sbotto. O la va o la spacca.

“Chi?” E ora? Che gli rispondo?

Dio! Ti prego! Se ci sei batti un colpo!

STONK!

....

Dio, grazie.. ma io intendevo in senso figurato. Era una metafora.

“Cos’è stato?” chiede Tyler scostandosi leggermente.

“Non saprei.. un segno divino?” abbozzo sorridendo.

“Proveniva dal piano di sotto. Vado a vedere.” Dice avviandosi verso la porta.

Piano di sotto. Damon. Tonfo. Mason.

No, non è il caso che Tyler si unisca a loro.

“No! Apsetta!” Urlo alzandomi e agguantandolo per la manica proprio sulla soglia.

“Faccio in un attimo.” Insiste procedendo cerando di superare la porta.

Alzo gli occhi al cielo maledicendo questa dannata situazione in tutte le lingue che conosco prima di strattonare violentemente il suo braccio costringendolo a girarsi verso di me.
Prendo un profondo respiro, afferro il colletto della sua polo e, chiudendo gli occhi, lo tiro verso di me facendo scontrare le nostre labbra.

Prevedibilmente, gli ormoni adolescenziali lo aiutano a dimenticare ciò che stava facendo per concentrarsi sul bacio. Infatti non esita a passarmi le mani attorno alla vita ed a spingermi contro il muro lì vicino mentre cerca di approfondire il bacio.

Vengo scossa da un improvviso sussulto quando infila lentamente le mani sotto la mia maglietta e scende con le labbra cercando di baciarmi il collo che io prontamente piego cercando di ostacolarlo.

Come ne esco? Come ne esco? Come ne esco?!

CRASH!

Un altro forte rumore, sempre proveniente dal piano di sotto ci raggiunge ed io colgo la palla al balzo per cercare di raffreddare i bollenti spiriti di Tyler.

“Ehm.. Tyler hai sentito? E’ meglio andare a controllare!” Squittisco con una assurda voce acuta appoggiando le mani sulle sue spalle.

“Dopo…” biascica lui senza allontanarsi di un centimetro.

“No, mi sembra proprio il caso di andare a controllare!” insisto ma anche stavolta non ottengo una risposta soddisfacente.

E’ quando si avventa di nuovo sulla mia bocca che opto per la soluzione più violenta. Sfilo la siringa piena di sonnifero dalla tasca e gliela conficco nel braccio destro. Solo in quel momento si scosta da me assumendo una divertentissima faccia da pesce lesso prima di collassare a terra con un sonoro tonfo.

Mi sistemo i vestiti e lascio che un sospiro di sollievo fugga dalle mie labbra. Poi mi piego, prendo il ragazzo addormentato per le braccia e lo trascino verso il divano; inutile dire che per riuscire a mettercelo sopra faccio una fatica immane.

Sistemato Tyler scendo le scale e mi affaccio nel grande salone per vedere come stanno procedendo le cose.

La prima cosa che vedo sono dei le gambe di una persona accasciata a terra dietro ad un grande tavolo, lì vicino c’è Damon in piedi e con i cocci di un grande vaso in mano ed una grossa macchia di sangue sulla maglietta grigia.

“Era così difficile tramortirlo? C’era bisogno di fare tutto quel casino?! Per poco Tyler non scendeva!” lo accuso avvicinandomi a lui a grandi passi.

“Aveva la verbena! E dei paletti di legno. Ed era a questo che servivi: a non far scendere Tyler! Quindi il piano è andato brillantemente.” Asserisce.

“Ma davvero? Aveva la verbena? Strano. Non l’avrei mai detto.” Ribatto ironica. “La prossima volta lo intrattieni te il nipotino in piena tempesta ormonale!”sbotto.

“Cosa?” chiede inclinando la testa e corrugando leggermente le sopracciglia.

“Lascia perdere. Tu prendi lui, io pulisco questo casino.” Dico chinandomi a raccogliere i cocci del vaso. “ Come facciamo a giustificare la scomparsa del vaso?”

“Cherie, noi non abbiamo colpe: è stata la cameriera.” Ghigna eloquentemente spalancando gli occhi.

“Giusto!” ridacchio arricciando il naso e tornando in piedi. Quando gli passo affianco appoggio un braccio sulla sua spalla spingendolo per farlo arrivare alla mia altezza. “Siamo un squadra imbattibile, sìsì! … Ora mi compri il gelato, vero?” chiedo guardandolo di sottecchi.

Ride fragorosamente prima di spingermi in avanti e caricarsi Mason sulle spalle.
 

*                 *                 *                   *                   *



 
“Se vuoi posso cancellarlo io.”dice Damon socchiudendo gli occhi, arricciando le labbra e facendole schioccare.

“Nof impforta, gapfsie.” Rispondo continuando a muovere freneticamente lo spazzolino da denti all’interno della mia bocca.

Siamo a casa Salvatore, in quella che credo sia la stanza di Damon. Io sono nel bagno, che fa anch’esso parte della camera, davanti allo specchio intenta a spazzolarmi i denti. Ho raccattato lo spazzolino ed il dentifricio dalla mia macchina; sì, in Carlie c’è di tutto: un cambio di vestiti, una borsa, il profumo, dei trucchi, la spazzole ed ovviamente uno spazzolino ed il dentifricio. La considero quasi una seconda casa.

Damon invece è appoggiato alla porta del bagno con la maglia sporca di sangue appallottolata nelle mani.

Mi sciacquo la bocca, dopodiché lo supero entrando nella camera vera e propria ed avvicinandomi al comodino accanto al letto. Mentre gli passo accanto il mio braccio sfiora erroneamente il suo petto nudo e mi chiedo come diavolo faccia ad essere così caldo. I vampiri non dovevano essere freddi e duri come il marmo?

“Come vuoi, io sono sempre disponibile.” Ghigna.

Raccolgo la bottiglia di Bourbon poggiata sul comodino, bevendone un lungo sorso e sciabottandolo nella bocca. Ingoio il liquido mentre, con la mano, faccio segno a Damon di lasciar perdere.

“Allora, iniziamo l’interrogatorio?”  chiedo sorridendogli, immaginandomi una scena alla NCIS con tanto di lampada accecante puntata in viso.

“E’ tornato di moda il plurale maiestatis?” chiede lui di rimando avvicinandosi.

“Lo devo fare da sola? Non so come si fa!” ribatto allargando le braccia e scuotendo la testa.

“No. Tu devi tornare a casa e non dire a nessuno ciò che abbiamo fatto oggi. Ed il nessuno include anche quella tua amica pettegole.” Credo si riferisca a Rachele.. “ Io lo interrogo.”
“No! Non se ne parla! Senza di me non l’avresti preso, ho il diritto di..”

“L’avrei preso comunque, ci avrei solo messo più tempo.” Sbuffa alzando gli occhi al cielo. Poco dopo riporta il suo sguardo su di me e mi appoggia entrambe le mani sulle spalle. “Torna a casa, ok? Qui basto io.”

Vorrei ribattere ma tutto quello che riesco a fare è rimanere impalata a guardarlo con la bocca leggermente aperta. E’ così serio.. non sembra nemmeno lui. Credevo scherzasse ed invece la sua espressione non vacilla nemmeno per un attimo. Non arriccia il naso, non storce la bocca nel suo solito sorriso storto e non fa battute sulla mia espressione.

Sono così sorpresa dalla sua espressione così matura che tutto ciò che riesco a biascicare è un flebile “Si.”

Mi riprendo in corner abbassando lo sguardo e mollandogli un leggero pugno nello stomaco. “Fai ammodo, ok?” dico prima di superarlo per avviarmi verso la porta.

Sono una sciocca. E’ ovvio che sia maturo, no? Ha centosessantacinque anni. Se non lo è lui chi può esserlo?

Eppure è stato così strano; Da quando sono qui l’ho visto divertito, arrabbiato, scocciato, sorpreso.. ma mai serio. Forse ero arrivata a credere che non potesse esserlo.
 

 *                 *                   *                 *                  *




Quella sera, tornata a casa, non ho più pensato a Damon e al nostro pseudo rapimento.

Adesso è venerdì, sono passati ben tre giorni ed io ho sentito il vampiro solo per messaggio. Fortunatamente oggi deve venire a casa mia: dato che gli altri non sanno niente di ciò che abbiamo fatto martedì, il piano di controllo è rimasto invariato ed oggi sta a Damon venire a ‘proteggermi’. Pfff!

Ho la mia adorabile tutina rossa e mi sto dando allo yoga quando il campanello suona costringendo mi ad abbandonare la posizione dello struzzo con il mal di schiena.
“Arrivo!” Trillo aprendo la porta.

Prevedibilmente dietro di essa c’è il vampiro. Sorrido e lo afferro per la maglia tirandolo dentro per poi chiudere la porta alle mie spalle.

“Allora?” chiedo impaziente.

“Sto bene grazie, te?” risponde sorridendo e cercando di innervosirmi.

“Daiii! Dimmi com’è andata! Non ti ha minacciato vero? Dove lo nascondiamo per la prossima luna piena? E’ pericoloso tenerlo in casa tua, se quella storia del morso è vera sono guai!” dico spingendolo verso il salotto.

“Sei un esagitata.” Risponde sghignazzando. “Lo mettiamo sotto terra, no?”

Ovvio! Tutti i vampiri che si rispettino hanno dei sotterranei. Come ho fatto a non pensarci?

“Mmmh. Sento odore di cioccolato, che c’è di buono da mangiare? … Oltre te, s’intende.” Fa l’occhiolino e si avvia in cucina.

 
Ed è così che passano due ore: con io che chiedo incessantemente cosa ha rivelato Mason e lui che mi ignora. Infatti ha prima fatto merenda con una bella fetta di torta e del succo di ananas e poi ha insistito per giocare a Pes. Ho cercato di fermarlo ma lui, testardo come un bambino capriccioso, è andato avanti per la sua strada ficcandomi un joystick in mano e minacciando il mio orgoglio.

E’ in occasione del mio terzo fallo da cartellino rosso che mi fermo tirando il joystick sul divano.

“Damon, che è successo? E’ scappato? Ti ha denunciato allo sceriffo? Hanno capito che non è veramente partito per la florida e adesso sospettano di noi?”

“No.” Sbuffa. “Non sono un vampiro da due giorni.”

“E allora cosa-?”la mia voce si spenge quando vedo Damon portarsi le mani alla testa e cadere sul tappeto sofferente.

La porta dell’ingresso dietro di noi si apre e io mi giro trovandomi davanti una Bonnie a dir poco furente.

“Bonnie, che stai-?” Squittisco alzandomi ed e girandomi verso di lei.

“Pensavi che non l’avrei scoperto? Te l’avevo detto Damon. Non sopporterò un altro morto a Mystic Falls.” Dice solennemente avvicinandosi a noi.

“Che stai dicendo? Lui non ha fatto niente!” lo difendo.

“Hai detto anche a lei che Mason è partito per la Florida? Non è così.” Dice poi rivolgendosi a me. “E’ sepolto nel suo giardino a fare compagnia ai vermi!” ringhia.

“Cosa?!” chiedo girandomi vero Damon che si sta ancora contorcendo a terra. Mi basta vedere per un secondo i suoi occhi per capire che ciò che ha detto Bonnie è vero.
“Bonnie, basta! Smettila!” urlo correndo da lei ed afferrandole le spalle. “Gli ho chiesto io di proteggerci. L’ho aiutato io a prendere Mason. Non è colpa sua, l’ho chiesto io!”
“No! Ti sta usando per giustificarsi!”

“So quello che sto facendo!” urlo.

“Ehi, che sta succedendo?” la voce di Andrew ci fa girare entrambe e fa sciogliere la presa dell’incantesimo di Bonnie su Damon. Lei riporta subito lo sguardo su di me, fissandomi intensamente.

“So quello che stiamo facendo.” Sillabo lentamente.

Lei si volta, senza proferire parola e senza togliersi quello sguardo duro dal viso, per poi andarsene.

Appena varca la soglia il peso delle sue parole mi cade addosso come un macigno.

Ho ucciso Mason. Ho ucciso Mason.

Sono un mostro.

Mi volto lentamente per guardare Damon ma appena incrocio i suoi occhi scopro che questi sono insopportabili per me. Appoggio una mano sulla mia testa portandomi in avanti i capelli.
“E’.. è arrivato Andrew. Non importa che resti ancora… grazie.” Dico cercando di sorridere.

Non aspetto la sua risposta; mi volto e salgo le scale per potermi finalmente chiudere in camera. Una volta entrata mi tiro indietro i capelli, respiro profondamente e inizio a camminare circolarmente per la stanza.

Sono una persona orribile. Mi sento uno schifo.

Ho ucciso Mason. No, peggio: ho fatto uccidere Mason da Damon.

La colpa la prenderà lui ma io ho avuto la mia buona parte in tutto questo. Io l’ho incentivato, io l’ho aiutato eppure anche quando l’ho detto a Bonnie lei non ha fatto una piega, ha continuato ad accusare Damon. Ma non è solo colpa sua!

Mi sento uno schifo, ho ucciso una persona.

Uno spiffero freddo mi costringe ad voltare la testa e trovo in piedi, di fronte a me, Damon.

“Cavolo, la finestra.” Ridacchio sbattendomi una mano sulla fronte. Suono finta perfino alle mie orecchie.

“Suoni falsa.” dice con il suo solito tono ironico.

“Ho ucciso una persona.” Sbotto allargando le braccia. “Ho ucciso una persona! Lo zio di un mio amico, per la precisione! Mi faccio schifo! Mi sento orribile, sporca! Con che faccia mi ripresenterò a Tyler dopo tutto questo?!”

“Non ti prendere tutto il merito. Io l’ho ucciso, al massimo tu mi hai aiutato!”

“Come puoi essere così calmo dopo quello che abbiamo fatto? Siamo degli assassini! Non potrò più guardarmi allo specchio per paura di vedere la mia anima putrescente riflessa in esso! ”

D’un tratto avverto la sua mano prendermi con forza il polso e tirarmi più vicina a lui.

“Non l’hai fatto tu. Sono stato io! Tu nemmeno sapevi che sarebbe andata a finire cosi. Sei così .. ingenua!” Dice alzando leggermente la voce.

“No! L’abbiamo fatto noi. C’ero anch’io, Damon!” rispondo a tono. “Ed essere ingenui non è una scusante!”

“Lo è. Ingenua come sei ti sarai immaginata una scena da telefilm e magari anche un lieto fine  come lui che perde la memoria o che ammette i suoi sbagli. Sono stronzate!” sbotta.

Sento le mie guance diventare rosse dalla frustrazione: è vero. Io l’ho immaginata così, che c’è di male? E’ colpa della tv che ci fa sempre pensare a soluzioni improbabili!

Faccio forza sul braccio cercando di riportare la mano al mio petto ma la sua presa è ferrea e non mi consente neanche il più piccolo dei movimenti. All’ennesimo strattone che do, sbuffa e mi trascina di forza davanti allo specchio.

“Cosa vedi? Lo vuoi sapere? Vedi te stessa viva!” Sbotta. Lo vedo, nel riflesso dello specchio, fermo dietro di me con il mio polso ancora stretto nella sua mano e con gli occhi incredibilmente grandi e chiari.

“Non c’era scelta. O lui o noi. Avrebbe fatto scoprire me e Stefan ed avrebbe ucciso te ed i tuoi fratelli. La scelta era questa; io, personalmente, tengo più alla nostra vita che alla sua.” Continua mantenendo un tono enfatico “Lui l’avrebbe fatto. Ti avrebbe ucciso senza pensarci due volte.”

Incrocio lo sguardo con il suo attraverso il riflesso e non posso fare a meno di credergli. Non so che trucco stia usando, forse ha trovato il modo di soggiogare pure me, o forse sono veramente così ingenua da fidarmi completamente di lui. Fatto sta che avverto chiaramente l’ansia e il senso di colpa acquietarsi, lasciando come prova della loro presenza solo una sensazione di amaro in bocca ed di leggera stretta allo stomaco. Mi volto a guardarlo.

“Abbiamo fatto la cosa giusta. Hai protetto le persone a te care.” Dice stavolta sussurrando al mio orecchio. “Quel bastardo si meritava di crepare.”

Mi porto la mano libera al viso e mi lascio cadere a terra, ritrovandomi seduta a gambe piegate. Porto un po’ di capelli a coprirmi e mi concentro a fissare l’angolo del letto che è dietro di lui prima di parlare.

“Sei rozzo e irrispettoso, i tuoi modi fanno schifo e come consolatore fai acqua da tutte le parti.” Borbotto.

Avverto la sua mano lasciare la presa sul mio polso e stavolta sono io a fermarlo chiudendo il suo pollice nella mia piccola mano stretta a pugno. Non sto stringendo perché so che non potrei competere con la sua forza; lo sto semplicemente trattenendo.

“Grazie.” Sussurro mantenendo lo sguardo fisso sull’angolo.

In risposta lo sento sbuffare ma non scioglie la mia presa, si siede solamente sul letto di fronte a me ed appoggia il mento sull’altra mano con un finto fare annoiato.

Non ho il coraggio di guardarlo: sono certa di essere arrossita. L’unica cosa che faccio è spostare distrattamente gli occhi sulla mia mano che stringe la sua inerte.
 
(…)
 
 
 
 
RIECCOMI! :) :)
E riecco anche un mega ritardone!
E’ aperta la gara per l’insulto più creativo che riuscite ad affibbiarmi! LOL :D
Anyway!
Ci sono un po’ di considerazioni da fare su questo capitolo:

  • Tyler, non è il Tyler della seconda stagione. Non il Tyler licantropo pucciosino e coccoloso, muscoloso e tenerello! Diciamo che per ora è rimasto alla fase del montato che attacca brighe con Jeremy.
  • L’entrata di Bonnie fa schifo. Entra e se ne va, mi dispiace ma non sapevo come fare altrimenti.  Ho solo pensato che in America tengono tutti la porta aperta, quindi si può entrare anche senza suonare. E come fa Bonnie a sapere di Mason? .. so assai io! :) è una strega, avra i suoi metodi, no? ;D
  • La parte finale mi ha fatto faticare un casino e non so nemmeno se è uscita bene. In un primo momento era molto più lacrimosa: Lolita in camera scoppiava a piangere e tutto diventava mooolto più lento, quasi da semi crisi esistenziale. Poi ho pensato che Lolita non è così! Sì, si sente male e orribile e in colpa ma anche in tutto questo non si piange addosso, piuttosto si arrabbia con se stessa. E quindi è venuto fuori questo pezzo.
  • ..notate che Lo’ si sente in colpa perché ovviamente tutti daranno la colpa a Damon? E che è timidosa  timidosa quando dice ‘grazie’?...                      …SO SWEET (LL) :D LOL
 Via , direi che può bastare! U.U
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite!
A special tank goes to noe, Ili91, LoverJulie, deba e newslim. Loveyougirls!
Se non vi torna qualcosa o avete qualche curiosità (tipo: qual è il colore delle mutande di Daniel? LOL) non esitate a chiedere! :D
À bientôt!
XOXO
-B.

 

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Capitolo 10
*** It's cool to know nothing ***


What did you learn today?

 
I learned nothing.

 
What did you do today?

 
I did nothing.
 

What did you learn at school?
 
I didn’t go.

 
Why didn’t you go to school?
 
I don’t know.

 
   

IT’S COOL TO KNOW NOTHING! 

 

 

 
 
Negli anni ho scoperto che ci sono alcuni metodi, pochi ma efficaci, che mi permettono di abbandonare lo stress, l’ansia, la tristezza o la paura, portandomi quasi ad una condizione di nirvana. Una profonda pace dei sensi che mi permette di svuotare la mente da ogni pensiero negativo e mi lascia in sintonia con ciò che mi circonda.
 
Questi, più che a metodi singoli, si possono ricondurre ad una sorta di rito.
 
Quando ancora vivevo nella mia città natale, una piccola provincia toscana racchiusa dalle antiche mura in un perimetro di soli quattro kilometri e poco più, trovai, dopo attenti studi, la mia personale ricetta per raggiungere la pace.
 
Se mi accadeva qualcosa di brutto, se litigavo con Andrew o ero presa dalla paura di aver deluso Daniel o semplicemente era una giornata no, mi bastava seguire pochi semplici passi per recuperare il buon’umore.
Innanzi tutto, con la pioggia o con il sole, uscivo di casa e raggiungevo la via principale. Da lì la prima tappa era il negozio di scarpe (e non solo) che preferivo; conoscevo bene le commesse, anche se erano più grandi di me di qualche anno, perciò mi fermavo a parlare con loro, a commentare le nuove collezioni se c’erano pochi clienti; altrimenti mi sedevo dietro i bancone, prendevo una delle tante riviste di moda appoggiate lì sopra e mi distraevo sfogliandola, tappando il nome della marca nelle pagine di pubblicità e cercando di indovinarne il più possibile, cullata dalla soffice musica e dall’odore di nuovo.
 
Solitamente rimanevo nel negozio per un’ora o giù di lì, poi uscivo per attraversare la città e raggiungere la grande e fornita libreria. Anche qui passavo una buona mezz’ora girovagando tra gli scaffali alla ricerca di qualche libro che solleticasse la mia curiosità. I miei gusti, per quanto riguarda la letture, non sono dei più giovanili. Ho letto veramente pochi fantasy, giusto il minimo indispensabile come Harry Potter o Eragon o Le Cronache di Narnia, e le storie d’amore mi stuccano dopo poco. Ho sempre preferito libri leggeri, come quelli di Sophie Kinsella, o le letture per così dire ‘colte’, Oscar Widle è in assoluto il mio preferito.
 
Trovato il libro adatto a me mi avvicinavo alla salita delle mura, facendo tappa alla gelateria a mio parere più buona del mondo! Anche qui, posso dire che non sono proprio la banalità fatta persona: nessuno mi può battere su gli accostamenti inappropriati. Il mio cavallo di battaglia è il gelato all’ ananas, cioccolato fondente e pesca.
 
Quando avevo finito anche questa sosta (che vi assicuro prendeva un bel po’ di tempo) salivo sulle mura, raggiungevo una piccola torretta rettangolare e mi arrampicavo lì sopra, sedendomi sotto l’albero rivolta verso i campi fuori città. Seduta lì sotto a leggere potevo passare anche tutta la giornata. Nessuno si azzardava a salire perché, diciamocelo, non era il massimo della sicurezza né dell’igiene ma da lassù si aveva un’ottima vista della città e del tramonto.
 
Semplice e piacevole.
 
 
 
Due sere fa, Damon se ne andò non appena Daniel mise piede in casa. Per  tutto il tempo che ho passato con lui mi sono sentita rassicurata e non ho avuto problemi con la mia coscienza. Questa sensazione è durata tutta la sera,che ho passato a chiacchierare con Dan, la notte e la mattina seguente. Fu Bonnie a ricordarmi quanto ciò che avevamo fatto fosse spregevole.
 
Ovviamente non ha mai accusato me della morte di Mason, mi ha sempre trattato come una vittima, una povera, ingenua ragazza ingannata da quei malefici occhioni blu.  Ho cercato di ribattere per sette volte, dopo Elena ha scosso la testa verso di me in segno di rassegnazione: ‘lascia stare’ ha mimato con le labbra alzando le spalle ‘è così.’.
 
Sì, è stata veramente gentile a ricordarmi quanto Tyler soffrirà per la perdita dello zio. A così poco tempo da quella del padre!
 
Per questo la sera sono tornata a casa demoralizzata come non mai.
 
 Ma sapete cosa mi fa stare in ansia ancora di più?
 
Il dover affrontare Tyler lunedì, a scuola.
 
Riuscirò a guardarlo? E, più che altro, si ricorderà di ciò che è successo? Cosa gli dico?!
 
Ho cercato di escogitare qualche soluzione ma non mi è venuto in mente assolutamente niente!
 
 
E’ questo insieme di circostanze che mi ha portato a ripercorrere il mio rito. Ovviamente l’ho un po’ modificato.
 
 
Per non incorrere in spiacevoli incontri ho deciso di tornare nella città dove siamo andate a cercare i vestiti per la festa dei Lockwood. Ci sono tornate già altre volte e ho scoperto molti negozi che a prima vista non avevo notato.
 
Seguendo il mio schema mi sono fermata per un bel po’ nel negozio-corte dilungandomi in acquisti per niente indispensabili, ho trovato una libreria, ho comprato ‘Alice nel paese delle meraviglie’ e mi sono seduta ad uno dei tavolini esterni di Ladurée (non sapete che piacere mi ha fatto trovarlo anche qui in America!) a bere un the ai frutti rossi e sgranocchiare macarons.
 
E adesso eccomi qui, ad attraversare velocemente i giardini davanti alla cattedrale per raggiungere il corso in mi devo incontrare con Andrew.
 
Damon non è riuscito a estorcere molto da Mason, è solo riuscito a capire che lui non era l’unico a cercarmi. Perciò, per scoprire qualcosa sul motivo per cui sono così richiesta e per indagare un po’ sul legame tra Elena e Katherine, abbiamo deciso di andare a fare una visita all’università nella quale lavorava Isobel, la mamma di Elena, e che, tra l’altro, è anche quella che frequenta Daniel.
 
L’allegra combriccola è formata da me, Andrew, Elena, Stefan, Alaric e Damon. Daniel non è venuto perché aveva già programmato un’uscita con Bonnie.
 
Siamo divisi in due macchine e con me ci dovrebbero essere  mio fratello ed Elena; sono felice di questa divisione: un viaggio calmo, rilassante e senza battute sul mio leggero momento di debolezza.
 
Sì, meno male che sono insieme a Andrew ed Elena.
 
..Andrew ed Elena..
 

 
E allora perché davanti a me c’è Damon ghignante appoggiato alla sua decappottabile?
 
“Oi, c’è stato un cambio di programma!” Dice Andrew, che solo ora noto sul sedile accanto a quello del guidatore, sventolando la mano.
 
“Ma dai?” commento fermandomi davanti a Damon.
 
“Cherie.” Mi saluta aprendo lo sportello posteriore.
 
Sorrido rispondendo al saluto ed infilandomi velocemente in macchina dopo aver appoggiato il sacchetto con gli acquisti sotto il sedile.
 
Il vampiro richiude lo sportello dietro di me ed si posiziona la posto del guidatore accendendo il motore.
Lo fisso attraverso lo specchietto aspettando di sentire che tipo di musica proviene dallo stereo. E’ ora di vendicarsi per l’avermi dato della tamarra.
 
Ascoltiamo questi canti gregoriani.
 
“I checked you, if it’s already been done, undo it!”
 
 
“Doh!” mi lascio sfuggire e vedo Damon ghignare apertamente prima di partire velocemente.
 
 
“It takes two, it’s up to me and you, to prove it.”
 
 
Uffa! Non è giusto! Non vale!

Heavy cross non è una musica da vampiri! 
 
Però gli si addice così tanto… Come posso prenderlo in giro adesso?
 
Sbuffo incrociando le braccia e appoggiando la schiena al sedile.
 
“Sei stata da Ladurée?” Chiede Drew illuminandosi e voltandosi verso di me. “Mi hai portato qualcosa, vero? Vero?”
 
 
“Sì, ciccione! Te cosa mi hai portato?” ribatto prendendo dalla borsa una scatolina verde con arabeschi viola.
 
“Uhm.. tutto il mio incondizionato affetto?” risponde sorridente per poi avventarsi spalancare la bocca e aspettare che io ci infili un biscotto intero dentro.
 
“Vuoi?” chiedo a Damon scuotendo la scatolina.
 
In risposta annuisce voltando il viso verso di me e aspettando a bocca aperta.
 
Sospiro prendendo un biscotto e mettendoglielo velocemente in bocca. Ritiro la mano ma lui e più veloce e, chiudendo la bocca, mi lascia un leggero morso sul dito.
 
Lo ritraggo velocemente e ci soffio sopra mentre lui ride sommessamente. Stizzita, gli spiaccico una mano sulla guancia spingendo per voltargli il viso verso la strada.
 
“Guarda dove vai, cretino.” Borbotto.
 
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto poi Andrew, dopo il sesto biscotto, esordisce:
 
“Io non ho ancora capito perché stiamo andando là.”
 
“Per cercare di capire perché un lupo mannaro è piombato in casa mia, Einstein.” Rispondo sarcastica. “Sarebbe utile sapere perché mi stanno cercando, non trovi?”

“Sì” rincara Damon “ O, ad esempio, sapere se la vogliono viva o se la vogliono morta..”
 
Dicesi tatto.
 
“Oppure se la vogliono viva per poi ucciderla in seguito.” Conclude ghignando in attesa di una mia reazione.
Questa non tarda a venire. Mi aggrappo al sedile davanti per avvicinarmi a lui e mollargli un ceffone sulla testa.
 
“Ma vaffanculo.” Dico stizzita.
 
“Considero le possibilità.”
 
“Potrebbe essere una doppleganger anche lei?” chiede Andrew.
 
Una Doppleganger? Fico!
 
Sì, mi ci vedo. La doppleganger di una ragazza vissuta nel ‘500, possibilmente francese. Una che magari ha ispirato dei versi immortali o dei dipinti incredibili! Ci può stare!
 
Me lo sento, ha vissuto in una corte ed il cavaliere, che in realtà era un vampiro,  si innamorò di lei e ora cerca in me il ricordo della sua amata.
 
...Naah! E’ diabetico. E non spiegherebbe i lupi.
 
Oppure potrei essere una strega! La discendente della strega che lanciò la maledizione sui vampiri e sui licantropi; è per questo che mi stanno cercando entrambi! Come ho fatto a non pensarci prima? L’ho sempre saputo che sono stati quei maledetti piccioni troppo cresciuti  a perdere la mia lettera d’ammissione a Hogwarts. Sì, deve essere  così! Oltretutto ogni tanto faccio accadere cose strane.. sì, più o meno. Più meno che più..ok, diciamo quasi mai. Ma è perché non ho avuto un addestramento adeguato! Se mi concentro posso riuscire a far volare la carta velina dei biscotti, ci scommetto le palle.
 
Strappo un pezzo di carta e me lo posiziono sul palmo della mano ripetendo i movimenti che ho visto fare a Bonnie. Lo copro chiudendo la mano destra a coppa su di esso, strizzo gli occhi concentrandomi e sollevo lentamente la mano.
 
Nulla. Non si muove.
 
Decido allora di fissarlo intensamente, di concentrarmi totalmente su esso.
 
Vola.
 
Voola.
 
Vola!

Eddai vola!
 
Per piacere, volaa!
 
“Se continui così ti scoppia un embolo.”
 
Dai, cazzo! C’ero quasi! Perché quello stupido vampiro deve farmi perdere la concentrazione proprio sul più bello?!
 
Sollevo lo sguardo, pronta a rispondergli, quando una folata di vento fa volare via il pezzettino di carta sulla mia mano.
 
“Noooo!” mugolo.
 
Ok, probabilmente non sono una strega.
 
“Si può sapere che stai facendo?”

Non bado alla domanda, appoggiano un gomito sul bordo dell’auto e lasciando cadere la testa sulla mano.
 
Cosa potrei essere? Vampiro e licantropo sono da escludere.
 
Strega anche.
 
 Doppleganger pure.
 
 Mmh.. principessa?   ..Sì, di sto cazzo.
 
Reincarnazione di qualcosa? Boh, potrebbe essere, no?
 
Sfigata di turno? Sicuramente.
 
 
Ehi, aspetta! Potrei essere una mezza vampira! Sì, mia madre potrebbe essere una vampira! Oppure potrebbe essere stata trasformata mentre era incinta, così aggiriamo il problema della sterilità. Oppure potrebbe esserci una maledizione che colpisce le figlie femmine della nostra stirpe, qualcosa che finisca con ‘ e arriverà il principe  surfista azzurro che bacerà la ragazza e la maledizione verrà spezzata.”. E felici e contenti!
 
Dai, sì! Ci sta! E’ questa per forza!
 
Sorrido come una scema, con la testa tra le nuvole, immaginandomi la scena della liberazione dalla maledizione e, continuando a farmi trip mentali non mi accorgo che siamo arrivati davanti alla facoltà.
 
Damon, simpatico come sempre, mi apre lo sportello facendomi perdere l’equilibro. Tiro un leggero urletto prima di franare a terra e rialzarmi immediatamente sistemandomi i vestiti ed i capelli.
 
“Io te le spezzo quelle gambe, prima o poi. Giuro che te le spezzo.” Sibilo superandolo e raggiungendo i nostri amici all’ingresso.
 
“Allora, siamo pronte per queste improvvise rivelazioni?” Chiedo ad Elena prendendola sotto braccio e trascinandola dentro l’edificio.
 
 

 *                       *                       *                      *                      *

 
 
“Posso aiutarvi in qualche modo?” Una donna un tantinello bassa e con dei lisci capelli color mogano, ferma davanti alla porta, si rivolge così a noi. O meglio, si rivolge così ad Alaric, aggiungendo al tutto qualche battito di ciglia e degli occhi adoranti.
 
“Sì, so che mia moglie Isobel lavorava qui. Vorremmo vedere i documenti sui quali lavorava prima di scomparire, se possibile.” Risponde Alaric in maniera diplomatica.
 
“Oh.” Per la prima volta la donna stacca gli occhi dall’uomo per fissarli su Elena. La guarda intensamente e poco dopo si apre in un sorriso che di allegro non ha proprio niente. “La doppleganger. Non credevo che sarei riuscita a incontrarla in questa vita. Seguitemi.”
 
“Aspetti, per favore. Vorremo sapere anche se avete informazioni riguardo la madre di questa ragazza.” Continua il professore allargando un braccio verso di me.
 
Madre? Andiamo già sul sicuro?
 
Beh, infondo credo che lei sia l’unica incognita di questa storia.
 
“Come si chiama?” mi chiede la donna.
 
“Clarissa” rispondo sicura. La nonna si è lasciata sfuggire il suo nome solo una volta.
 
“Cognome?”
 
“Non lo sappiamo. Nostro padre non ce lo ha mai voluto dire.” Questa volta è Andrew a rispondere prontamente.
 
Elena, Stefan ed Alaric si voltano verso di me lanciandomi uno sguardo pieno di compassione; l’unico che mi guarda impassibile è Damon.
 
“Beh, quello è l’archivio.” Dice alzando le spalle ed indicando un mobile con le ante a vetri. “Sfortunatamente i casi sono ordinati per cognome. Buona fortuna.” Dopodiché si gira, avanzando nel corridoio e guardando di sfuggita alternativamente Elena e Alaric.
 
“Quello è l’archivio. Buona fortuna.” Le faccio il verso storcendo la faccia appena rimango sola con Andrew nella stanza.
 
“Adesso che si fa?” chiede lui appoggiando si allo stipite della porta. “ io là non ci metto le mani: chissà quanta polvere c’è!”
 
“Tu fai il palo. Io provo a entrare nel computer.”
 
“Agli ordini capo!” risponde voltandosi verso l’esterno.
 
Accendo il computer poggiato sulla scrivania ed aspetto che si illumini la schermata con la scelta dell’utente. Ovviamente c’è la password. Ed è qui che entra in gioco il nostro papi.
 
Nostro padre infatti, oltre ad essere medico, è  professore universitario perciò nel corso degli anni ho scoperto le password di alcune università italiane e vi assicuro che il concetto è sempre lo stesso.
 
Scrivo quella che penso sia la chiave giusta e premo invio, dopo poco si illumina la schermata della home.
Scorro velocemente i programmi ed infine trovo l’archivio elettronico, apro il programma e scrivo nella casella bianca il nome di mia madre.
 
“Clarissa Di Blase? Papà non ci ha mai detto il suo cognome!” sobbalzo presa alla sprovvista dal’intervento di Andrew che si è affiancato a me e guarda la schermata con  disappunto.
 
“Ok, lo ammetto: ho cercato mia madre. Ma solo per curiosità! Non sapevo come passare il pomeriggio e così mi sono messa a indagare un po’. Ma è finita lì, sai che siete voi la mia famiglia!” rispondo adottando i miei migliori occhi innocenti.
 
“Uhn.”borbotta gonfiando le guance, offeso. “Sicura?”
 
“Ma certo! E poi, lei abita a Milano è sposata e ha un bambino piccolo!” insisto.
 
“Meno male che era una cosa blanda, eh? Sai anche il codice fiscale?”
 
“…Ehm..”
 
“Non voglio saperlo!” Escalama Drew offeso ed io gli schiocco un bacio sullo zigomo.
 
“Torna a fare il palo, scemo!” lo spingo. “Sono rimasta con voi, no? E’ questo quello che conta, non te la menare!”
 
“Mmmh..Ti perdono solo se mi passi il compito di matematica.” Borbotta.
 
“Sìsì, andata.” Rispondo sventolando la mano e concentrandomi sulle foto apparse. Clicco la prima: raffigura una giovane donna con i capelli ramati e dei grandi e caldi occhi nocciola.
 
Perfetto.
 
“Drew, nel cassetto 3G ci sono gli effetti invece.. ecco! Fascicolo terza anta, sedicesimo raccoglitore.”
 
 

“Perfetto, muoviamoci!” esclama mio fratello mentre spengo velocemente il computer.
 
 

 *                      *                      *                     *                    *


 
Cosa. Significa. Questo?
 
Niente.
 
Niente di niente.
 
Non sono una doppleganger, non sono una strega, non sono una fata, non sono una principessa e neppure un’ammazza vampiri, non ho una maledizione addosso e non sono una cazzo di maledetta mezza-vampira.
Sono cibo.
 
Sono una sottospecie di dannata patatina fritta!
 
Poteva mia madre essere una regina o.. che so? Qualcosa di fico! No, è una cazzo di piadina.
 
Mio padre un cannolo siciliano.
 
Sì, è così.
 
Per farla breve quella fregna della mia antenata ha avuto la bella idea di innamorarsi di uno degli originali  così, quando le streghe  hanno lanciato la maledizione del sole e della luna, strutta dalle pene d’amore e dalla sofferenza provocata dalla visione dell’amato logorato dalla sete e bruciato dai raggi del sole, ha pregato giorno e notte affinchè potesse trovare una qualunque fonte di sollievo per il ragazzo.
 
Il punto è che non ha trovatola cura, lo è diventata.
 
Il suo sangue divenne un potente lenitivo per la sete del vampiro, capace di saziare per un tempo pari anche a dieci volte il normale. Finchè il suo sangue era in circolo nel corpo del vampiro, questo poteva esporsi alla luce del sole, la sua sete era compensata e la sua forza aumentata. E’ da questo che dicono derivi il potere degli Originali. Non solo, essendo lei per così dire consacrata ai vampiri non poteva  tradirli, a tal proposito la verbena ha acquistato per lei un effetto simile a quello dell’ortica.
 
Ovviamente questa specie di capacità si affievolisce ad ogni generazione, come un gene recessivo.
 
Considerando che in mia madre convergono quattro filoni di questa stirpe consacrata, verrebbe naturale pensare che è lei la prima da cercare. Quella, per così dire, con il sangue più potente.
 
Per questo mi è venuto in mente di cercare qualcosa che riguardasse la famiglia di mio padre ed ho scoperto che in lui sono due i rami incriminati.
 
Due più quatto, sei.
 
Non penso esista qualcuno in grado di battermi, né?
 
Il perché sia cercata dai vampiri è quindi presto spiegato: sono una cena buona, nutriente, capace di rafforzare velocemente e sicuramente non contaminata. E poi ricordo chiaramente che Damon mi ha raccontato che i vampiri sono soliti essere molto scenografici e teatrali. Se una famiglia è consacrata a loro allora lo deve essere per sempre ed in tutti i sensi possibili.
 
Quello che non mi spiego è perché siano interessati a me anche i licantropi.
 
Chiudo l’ennesimo libro in cui sono ripetute le stesse cose dei dieci precedenti, e con un ringhio soffocato lo lancio dietro di me.
 
“Ne deduco che non sia andata come speravi.” Commenta la voce di Damon.
 
Mi volto verso di lui, guardandolo male. Mi alzo velocemente e strappo dalle mani di Andrew il fascicolo di mia madre, dopodiché sorpasso il vampiro appoggiato allo stipite della porta ed entro, a passo di marcia, nella sala in cui si trovano i miei amici.
 
Stanno riponendo i vari libri, perciò deduco che abbiano finito di cercare.
 
Senza dare importanza agli sguardi interrogativi puntati su di me, raggiungo a grandi falcate la donna che ci ha accolto e lascio cadere il pesante fascicolo sulla scrivania di fronte a lei.
 
“Che significa questo?” chiedo appoggiando le mani sul piano della scrivania.
 
Lei si limita a prendere in mano il fascicolo ed a sollevare stancamente un sopracciglio.
 
“Dove sono i superpoteri?! La superforza? La super velocità? Lo sguardo laser? Il-”
 
“Il rutto lancia fiamme?” sento bisbigliare Andrew.
 
Lo fulmino con lo sguardo e lui alza le mani in segno di resa.
 
“Non ci sono. In effetti la tua è una situazione alquanto passiva: devi solo accettare gli eventi. Almeno non ti vogliono morta.” Conclude finendo di sfogliare le pagine.
 
“Oh, sì. Devo dire che questo mi rincuora molto.”
 
“Se hai finito rimetti tutto com’era prima, ok?” dice tornando ad ordinare i libri verticalmente.
 
“Cosa?! Tutto qui?” squittisco.
 
“Non abbiamo molte informazioni al riguardo. E’ già un caso raro trovare qualcuno appartenete a questa discendenza, e dato che il gene è recessivo molte volte non è espresso. Anche se tuo padre e tua madre fossero portatori, le probabilità di avere un figlio con la caratteristica espressa è pari a quella che hanno due africani di avere un figlio con gli occhi azzurri. Saresti un caso più unico che raro.” Dice con calma questa volta.
 
“E come faccio a sapere se lo sono?” Detto così ci sono molte possibilità che non lo sia, no? Magari è tutto un malinteso.
 
“Puoi supporlo in base a piccole cose. Ad esempio le ferite, anche se profonde, si dovrebbero rimarginare molto più velocemente del normale ed i globuli rossi dovrebbero rigenerarsi con una frequenza a dir poco assurda. Ma questi sono tutti fattori soggettivi.”
 
Fattori soggettivi. Il morso di Damon è guarito in soli tre giorni. Ma è soggettivo.
 
“Va bene.”mormoro prima di allontanarmi per ritornare nella stanza precedente.
 
Inizio a rimettere al loro posto i vari libri e fogli mentre sento Andrew spiegare ad Elena, Stefan, Alaric e Damon quello che abbiamo scoperto.
 
Sospiro chiudendo il terzo cassetto quando la mia attenzione viene catturata da una catenina sommersa dalla moltitudine di fogli. La prendo delicatamente e inizio a tirarla per liberarla completamente. Quando finalmente ci riesco la appoggio sul palmo della mano per guardarla meglio.
 
La catena è molto lunga ed infilata in essa c’è un ciondolo dall’aspetto antico. E’ più o meno a forma di fiore: al centro c’è una pietra rosso scuro, lunga e stretta, contornata da altre sei pietre di colore e fattura simile. Sono tenute insieme da un’impalcatura che sembra di argento invecchiato e sul retro delle incisioni piene fini e complicate formano quello che sembra uno stemma.
 
E’ nel cassetto dedicato alla mia famiglia. Quindi, in un certo senso è mio, no?
 
Mi guardo alle spalle furtiva e poi me lo allaccio velocemente intorno al collo, infilandolo poi sotto la maglietta.
 
Chiudo il cassetto è tranquillamente mi alzo per raggiungere gli altri.
 
 

  *                           *                      *                     *                     *

 

Why don’t you run away?
 
Are you kiddin’?
 
What is the Golden rule?
 
You say nothing.

 

 
 
Siamo usciti dall’università che erano circa le sette e mezzo.
 
 Alaric ed Elena sono andati via insieme per raggiungere Jenna e Jeremy ad un ristorante a metà strada per Mystic Falls, ed io mi sono ritrovata a fare il tragitto di ritorno insieme ai fratelli Salvatore, entrambi seduti sui sedili anteriori, ed Andrew che, cullato dalla macchina, si è addormentato dopo dieci minuti appoggiato alla mia spalla.
 
Ovviamente Stefan ha iniziato subito a lanciarmi sguardi pieni di compassione nettamente in contrasto con le sue parole rassicuranti. Abbiamo subito capito che molto probabilmente sono il tanto decantato caso ‘più unico che raro’ e, mentre Elena continuava a dirmi di stare tranquilla perché in ogni caso i vampiri non mi volevano morta, Damon ha dato voce al pensiero che continuava a ronzarle in testa ma che non aveva il coraggio di esprimere.
 
Meglio morta che prigioniera per tutta la vita.
 
In ogni caso, non sono mai stata una che si piange addosso e questa notizia mi ha gettato nei profondi baratri della disperazione. No, non sono triste, né abbattuta o sconvolta.
 
Sono agguerrita.
 
Ho accettato quel che sono, perché non posso cambiarlo ma non accetto di assistere passivamente allo scorrere della mia vita.
 
Penso che non accetterò il consiglio di Stefan di barricarmi in casa. No. Continuerò la mia vita normalmente: scuola, cheerleaders, Grill, shopping, ragazzi e discoteche.
 
E se uno di quei vampiri stronzi cerca di uccidermi io gli passo sopra con un caterpillar. Ammazzare non lo ammazzo, ma quei dentini di merda glieli tronco.
 
Quando la canzone del mio iPod finisce, attutita dal tappo delle cuffie, mi giunge la voce di Stefan.
 
“.. attiva, solare! Adesso guardala. La notizia l’ha sconvolta. E’ così.. così spenta!”
 
“Non lo vedi?” risponde Damon ed i miei occhi si fissano nei suoi attraverso lo specchietto retrovisore. “I suoi occhi bruciano.” Conclude ghignando.
 
Non riesco a sentire la risposta di Stefan: la musica è iniziata di nuovo ed io appoggio la testa al finestrino guardando scorrere il paesaggio.
 
 

 *                 *                     *                    *               *

 
 
Passo con lentezza la spazzola tra i capelli, seduta di fronte allo specchio in camera mia, mentre sento chiaramente il freddo metallo della collana a contatto con la mia pelle.
 
Ad un tratto sento qualcosa picchiettare ritmicamente contro il vetro della finestra, così mi alzo, la apro e mi affaccio sul giardino.
 
Ovviamente in mezzo al prato c’è Damon, vestito di nero come sempre e con dei fari luminosi al posto degli occhi.
 
“Giulietta.” Mi saluta fingendo un inchino.
 
Mi appoggio al balcone ed in un attimo lo ritrovo appollaiato sul ramo di fronte a me.
 
Sposto i capelli su una spalla, lasciando così una parte di collo scoperta.
 
“Benvenuto al Vampire McDrive. Vuole ordinare?” chiedo.
 
“Mi hai tolto le parole di bocca.” Risponde ghignando.
 
Mi sposto facendogli posto per entrare, poi riprendo la spazzola che avevo lasciato sul letto e la passo un’altra volta tra i capelli.
 
“Carino il pigiama. Sembri un marshmallow.” Commenta.
 
Gli tiro una spazzolata nello stomaco prima di ribattere con un  “Zitto. Sono bellissima.”
 
Soffoca una risata prima di buttarsi sul letto a peso morto (senza neanche togliersi le scarpe).
 
“Che ci fai qui? Non c’è più bisogno dei turni di sorveglianza, ormai.” Chiedo sedendomi sul letto accanto a lui.
 
“Sì.” Risponde tirandosi a sedere con uno scatto ed appoggiando una mano accanto alle mie gambe. “ Mi chiedevo solo..” continua avvicinandosi e spostando i capelli dalla mia spalla con una carezza.
 
 “Come  può una ragazza innocente come te..”
 
Piego leggermente la testa di lato non capendo dove vuole arrivare.
 
“Deludere ogni aspettativa e abbassarsi a fare la ladra?” conclude tirando su con uno scatto la catenina allacciata attorno al mio collo.
 
Lo guardo contrariata mentre prende in mano il ciondolo e lo esamina minuziosamente.
 
“Mio!”  chiarisco mollandoli un leggero schiaffo sulla mano e afferrando al volo il ciondolo.
 
“In verità sarebbe dell’università.” Ribatte.
 
“Ma era nel cassetto della mia famiglia, quindi è mio.”
 
“La tua logica mi lascia perplesso.”
 
“Non venire a farmi la morale, tu!”
 
“Non è mai stata una mia intenzione.”
 
“E allora- ..?!” sbuffo lasciandomi cadere all’indietro e affondando nel morbido materasso.
 
“Mi chiedevo solo perché hai preso quella cosa inutile invece di libri o.. non so chè.” Continua.
 
Torno seduta con un colpo di reni. “ E’ una paccottiglia. Anche il tuo anello è una paccottiglia ma serve a proteggerti dal sole. Le streghe vanno matte per le paccottiglie. Ho pensato che magari c’è sopra qualche incantesimo di protezione.”
 
Questa volta e lui a buttarsi indietro per tornare sdraiato e, mentre mi guarda con aria dubbiosa, commenta:
 
“Non pensare: poi ti vengono le rughe.”
 
Torno sdraiata anche io  e per qualche minuto rimaniamo fermi ed in silenzio.
 
Non è un silenzio pesante, di quelli imbarazzanti che ti stringono lo stomaco. E’ semplicemente calmo, rilassante.
 
“Quando tu mi hai attaccato.. ..la prima volta..” inizio senza sapere come continuare.
 
“Per mantenerci in forma dobbiamo  bere almeno tre litri di sangue al giorno.” Mi interrompe.
 
Volto la testa per guardarlo ed incontro i suoi incredibili occhi azzurri.
 
“Quella volta ti avrò preso circa mezzo litro e non ho sentito il bisogno di nutrirmi per due giorni.”
 
“Mmmh. Fico.” Commento. “ Vuoi un morso? Stavolta però devi pagare, è gratis solo la prima prova. Dieci dollari a sorso.”  Scherzo.
 
“Quanto sei stupida.” Sbuffa.
 
“Eddai! Preferivi trovarmi depressa in piena crisi esistenziale?” ribatto dandogli un pugnetto sulla spalla. “Mi spiace. Ora dovrai trovare qualche altra ragazza piccola e indifesa da consolare!” dico assumendo un tono lamentoso e schioccando dei baci in aria alla fine della frase.
 
Un secondo dopo mi arriva una pedata nel fianco che mi fa cascare da letto in malo modo.
“Ouch!” dico guardandolo male.
 
Si alza in piedi e volgendomi le spalle si avvicina alla finestra.
 
“Quello che ci hanno detto non mi convince del tutto: ci sono troppe lacune.” Dice girandosi. “Domani io e te facciamo una bella gita e cerchiamo di ottenere qualcosa di più soddisfacente, ok?” dichiara con un tono che non ammette repliche.
 
Alzo una mano richiamando la sua attenzione.
 
“Ehm… io avrei scuola, sai. Non posso saltarla sempre.”
 
“Già la scuola.” Esclama guardando in alto e fingendo un’aria pensosa. “Con il piccolo Lockwood, giusto?”
 
“Passo da te alle nove.” Ritratto subito.
 
Piega la testa mostrandomi un sorriso gongolante.
 
“Buona notte Dolly.” Saluta prima di sparire.
 

 
Dolly?
 
Niente cherie, Raperonzolo o altri nomignoli stupidi?
 
Damon mi ha chiamata Dolly?
 
….
 
….
 
Come la .. …pecora?
 
Ma che schifo di nome è?!
 
 
 
 
 
(…)
 
 
Scusate, scusate scusate scusaaaaate!
Mi dispiace veramente tantissimo ma l’esame si avvicina, a matematica ho un bellissimo 5 stiracchiato e devo trovare un modo per comprarmi i favori dei professori esterni prima del 22 giugno.
Sto seriamente  pensando di infilare nella seconda prova una mazzetta. LOOOOOOL! :D
Anyway, capitolo schifosetto anche (ma non solo) perché risente pesantemente dello stress pre maturità.
Yeeee!
Forse Damon nella parte finale è un po’ OOC, vero?
Vabbè..
Mi scuso ancora tantissimissimissimo per il ritardo!
Giuro che se mi ammettono mi impegnerò ad essere più veloce.
…..             ( se non mi ammettono mia madre ha promesso di mandarmi in un collegio di sole ragazze nella Lunigiana dove non prendono ne i cellulari ne internet. :D)
Grazie mille a tutte coloro che hanno messo la storia nelle seguite, nelle ricordate o nelle preferite!
Un grazie speciale va a
Ili92, Ribelle Dentro, Joy Cellen , deba e noe per le loro bellissime recenzioni! I LOVE  YOU GIRLS! (L) :D :D
A presto! :D
XOXO

 

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Capitolo 11
*** Watching your shadow ***


WATCHING YOUR SHADOWS
 

Candy talks to strangers
Thinks her life’s in danger
No one gives a damn about her hair

 

 
 
 
 
“Siamo arrivati?”

“No.”
 
 
“E adesso?”

“No.”
 
 
“E se paaarlo lentameeente?”

“No.” 
 

“Neppure adesso?”

“…”

“Allora?”
“Dillo un’altra volta ed io ti stacco la testa e la infilzo sull’antenna cherie, così vediamo se questa cazzo di radio prende un canale decentemente.” Risponde Damon con un sorriso piuttosto minaccioso.

“Uffaaa. Sei noioso.” Biascico appoggiando la testa al finestrino.


“Ma a cosa diavolo stavo pensando ieri sera?”borbotta appoggiando la testa sul volante.

Rido e azzanno il budino di riso tra le mie mani. E’ così divertente!

Stiamo viaggiando da circa un’ora.

Stamattina sono arrivata a casa Salvatore all’ora stabilita, ho caricato Damon e siamo partiti.

Damon ha preso il posto di guida circa dieci minuti dopo; prima che lo facesse ho improvvisato una sosta per prendere la merenda, ho imboccato un senso unico al contrario, ho superato qualche limite di velocità, ho quasi investito un bambino e sono passata con l’arancione. .. e che ne dica Damon era arancione, non rosso!

Il vampiro poi mi ha letteralmente sollevato di peso e buttato sul sedile del passeggero borbottando un ‘donne al volante pericolo costante’.

Appoggio il gomito sul bordo del finestrino e per qualche minuto resto in silenzio guardando il paesaggio all’esterno scorrere velocemente.

“Allora..” comincio e lui prontamente solleva gli occhi al cielo. “puoi almeno dirmi dove stiamo andando?”

“Da un’amica che forse saprà dirci qualcosa di più riguardo a te e a cercava Mason.” Risponde accondiscendente.

“Wow.” Commento sbuffando. “Niente azione.”

“No. Affatto.” Conferma.

Finisco il budino di riso, poi sorseggio un po’ del mio tè alla pesca e frugo nella borsa cercando il sacchetto con il cornetto.

“Vuoi?” chiedo porgendolo a Damon.

“Nh. Hai qualcosa da bere?” chiede ammiccando.

“Ha. Ha. Ha.” Scandisco. “Ma che battutona. E’ quasi più divertente Stef.”

“Ouch. Così mi offendi!” esclama arricciando il naso.

Rido portandomi le ginocchia al petto e tornando a guardare all’esterno.

“Se mi metto nei guai..” dico dopo qualche minuto “continuerai a salvarmi?”

Si volta verso di me ed aggrotta le sopracciglia senza accennare ad una risposta.

“Cioè io lo farei. Mi salverei perché sono carina e simpatica.” Continuo rendendomi conto della stupidità della domanda.

 Maledetta la mia abitudine di non pensare mai a ciò che dico!

 “E salverei anche te perché siamo amici. E gli amici si salvano a vicenda, no?.. E noi siamo amici, no?” abbozzo.

“No. Ti farei un video mentre sei agonizzante e lo caricherei su youtube. Scommetto che avrebbe un record di visualizzazioni.” Risponde ghignando apertamente.

Mi butto di slancio verso di lui afferrandogli i capelli e tirandoli.

“Bene! E allora io li aiuterei a picchiarti, brutto infame! E poi ballerei sul tuo corpo morto!” ribatto piccata.

“Sei infantile: ti offendi per cose stupide!” dice riuscendo a districare le mie mani dai suoi capelli.

“Non è vero!” lo contraddico incrociando le braccia al petto e guardandolo male.

“Invece lo è.” Insiste spalancando i suoi occhi enormi. “Scendi: siamo arrivati.”

“Cosa-?” Impegnata com’ero, non mi sono accorta che la macchina aveva rallentato fino a fermarsi in un grande piazzale.

Da un lato la piazza costeggia la strada principale che a sua volta ha di fianco un immenso campo, sugli altri lati, invece, si affacciano case, una bar, una chiesa e tanti piccoli sbocchi di strade.

Scendo dalla macchina prendendo solo il cellulare ed il cappello di paglia per ripararmi un po’ dal sole.

“Adesso?” chiedo affiancandolo.

Punta l’indice verso il bar iniziando a camminare.

“Giusto. Domanda stupida.” Commento per poi seguirlo.



*               *                  *                *                *

 
 
“Oh, mio Dio! Damon Salvatore!” esclama una donna  sui trentacinque anni scavalcando il bancone.

“Oh, mio Dio!” la imito a bassa voce sventolando le mani.

E’ alta, dalla carnagione olivastra e i capelli di un rosso improbabile. La pelle è leggermente rovinata, quasi cotta dal sole.

Si avvicina a noi a grandi passi e Damon le va incontro. Io, ovviamente, seguo il vampiro come un cagnolino.

Questo posto non mi piace affatto: puzza di alcol e i tavoli sono pieni di uomini in carne e dall’espressione poco raccomandabile.

“Soleil!” la saluta Damon allargando le braccia.

“Tesoro, ti sei portato dietro un altro giocattolino?” chiede la donna contrariata squadrandomi.

Non ascolto la risposta, troppo concentrata a rimanere a debita distanza dagli uomini vicino a noi.

Mi avvicino ancora un po' a Damon afferrandogli un lembo della giacca.

Lui intanto si avvicina alla donna scostandole i capelli dal collo e sussurrandole qualcosa all’ orecchio. Lei sorride maliziosamente, annuisce e lo prende per mano.

Penso di aver capito come si evolverà la situazione e la cosa non mi piace per niente.

Come immaginavo, il vampiro si sporge verso di me accarezzandomi una guancia e sussurrandomi:
“Non fare danni, cherie.” accompagnato da occhiolino prima di costringermi a mollare la presa sulla sua giacca.

Gli lancio un’occhiata ammonitrice ma lui pare non farci caso.

Anche la donna si avvicina a me e, prendendomi in giro, mi poggia una mano sulla spalla ribadendo:
“Sì, non fare danni, cherie.”

Sono pronta a tirargli un pestone sul piede, ho già la gamba alzata, quando la mia attenzione si sposta sul braccio che si è mollemente appoggiato alla mia spalla accompagnato da una tremenda puzza di birra.

Guardo il proprietario del braccio e mi ritrovo davanti un uomo con gli occhi lucidi e  le guance arrossate.

Mi volto verso il posto in cui prima si trovava Damon ma non trovo nessuno, riesco solo a vedere una chioma rossa sparire dietro una porta vicino al bancone.

“Hai bisogno di compagnia, cherie?” mi chiede l’uomo.

Dominata dalla rabbia gli mollo un ceffone in pieno volto prima di sibilargli contro.

“Toccami un’altra volta o chiamami ancora cherie e ti giuro, potessi morire ora, che ti stacco le interiora e le appendo al soffitto. Intesi?” ringhio il tutto puntandogli un indice accusatore contro  per poi girarmi e affrettarmi a grandi falcate verso l’uscita del locale.
 
Fortunatamente non mi segue nessuno, forse non avevano proprio cattive intensioni: invece di aiutare il loro amico, gli ospiti della locanda sono tutti scoppiati in una fragorosa risata e prima di uscire uno ha preteso che gli schiacciassi il cinque.

In ogni caso, Damon è uno stronzo. Un cretino. Un pezzo di merda travestito da vampiro.

Ho voglia di mettere in moto Carlie e lasciarlo qui a piedi!

Ma è mai possibile abbandonare una ragazza in una locanda come quella? Anzi peggio! In mezzo al nulla!

Si, perché in questo dannato villaggio non c’è assolutamente nulla.

Non un negozio, non un ristorante, nemmeno dei ragazzi della mia età.

Solo  capannoni e roulotte.

Quanto lo odio!

Mi avesse almeno lasciato qualche cosa da mangiare!

Lancio un calcio ad un piccolo sasso prima di sedermi su un muretto che ho trovato  in una piazzola poco distante dal bar.



Ok, non l’ho trovata per caso. Ho cercato un posto dove spostare Carlie  in modo che Damon, quando esca, non la trovi più e questo è l’unico posto dove ho trovato parcheggio.

Mi stendo sul muro infilandomi le cuffie dell’iPod. Se devo aspettare tanto vale prendere un po’ di sole.

Così mi arriccio la maglia e chiudo gli occhi pronta ad una lunga attesa.



 
 *              *              *                *              *
 
 
“Gnaah!” borbotto svegliandomi dallo stato di torpore in cui ero caduta e cercando di allontanare con la mano la cosa umidiccia vicino alla mia guancia senza aprire gli occhi.

Questa purtroppo insiste incurante delle mie lamentele e, con uno sbuffo, mi spruzza qualcosa addosso.

“Nh.. –ettila!” protesto girandomi stancamente su un fianco.

Che idea stupida!

Subito dopo essermi data la spinta necessaria avverto il suolo sparire e cado rovinosamente a terra.

“Ouch!” mi massaggio la testa mettendomi a sedere prima affacciarmi al muretto per vedere in faccia il disturbatore.

Un sorriso di sorpresa si impossessa di me quando mi trovo di fronte uno scodinzolante labrador color champagne.

“Oh, eri tu, eh?” chiedo scavalcando il muro ed avvicinandomi al cane. “Stavo dormendo, lo sai?” continuo appoggiando le mani ai lati della sua testa e scompigliando i lunghi peli dorati.

Poco dopo si sottrae alla mia presa scuotendo la testa, si allontana di poco e, allargando le zampe anteriori, abbassa il busto continuando a scodinzolare.

“Non hai.. che so! Un padrone da importunare?” chiedo quasi aspettando una risposta mentre controllo il cellulare.

Sono passate due ore e mezzo e di Damon neppure l’ombra. Quando tornerà ho in serbo per lui una scenata isterica con i fiocchi, giusto per vendicarmi un po’!

“Vabbè.. in qualche modo lo devo pur passare il tempo, no?”  così, batto un piede a terra vicino a lui che prontamente scatta di lato mantenendo la posizione.

 
Giochiamo insieme per quasi un’ora.

Mi stupisce che nessun padrone sia venuto a cercarlo: è bello ed al posto del collare ha un fazzoletto bordeaux legato al collo.

Il tempo passa velocemente senza che nessuno di noi si annoi; so che tipo di giochi piacciono ai cani, in Italia ne avevo tre.

Lo spingo nuovamente su un fianco cercando di buttarlo a terra e lui in risposta appoggia entrambe le zampe anteriori sulle mie spalle facendomi quasi perdere l’equilibrio. Lo tengo appoggiando le mani sul dorso ed arriccio le labbra per soffiargli sul muso.

All’inizio avvicina il muso per annusarmi il naso ma poi, improvvisamente, torna con le zampe a terra girandosi in modo da darmi le spalle.

“Brando!” esclama un uomo dalla pelle olivastra ed i lunghi capelli color mogano. Ha gli occhi sottili e di un marrone caldo e intenso.

Sembra un indiano.

Ho sempre voluto conoscere un indiano!

Adoro Pocahontas e tutte quelle piume in testa!

“Brando!” continua appoggiando una mano sulla testa del cane. “Spero non ti abbia infastidito.” Continua con una pronuncia perfetta.

Sinceramente speravo avesse qualche inflessione. Magari che usasse i verbi solo all’infinito.

Sì, sicuramente avrei preferito qualcosa tipo ‘Spero Brando no dato fastidio te. Augh!’.

Avrei risposto con ‘No preoccupa, Toro Seduto.’.

 “Si figuri, è simpatico.” Rispondo invece un po’ delusa.

“Non pensavo si fosse allontanato così tanto. Comunque io sono Michelle” Si presenta tendendo una mano.

“Lolita.” Rispondo sorridendo e afferrandola.

Per poco, solo per un secondo mi sembra che un lampo di consapevolezza e di stupore attraversi i suoi occhi poi scompare, lasciando il posto ad un sorriso sincero.

“Posso offrirti qualcosa, Lolita?”

Effettivamente sono quasi le due, ho fame e sicuramente non può essere più pericoloso di un vampiro, quindi.. perché no?

“Grazie.” Accetto e, dopo aver recuperato il cellulare, mi appresto a seguirlo.

 

 *                 *                 *                *                *
 



Michelle, che facendo mente locale mi sembra un nome da donna, ha una grande casa coloniale con un giardino, una veranda ed un ulivo.
Ciò ha definitivamente distrutto le mie fantasie sugli indiani.

Abbiamo mangiato, mi ha chiesto di dargli del tu perche ha solo trentasei anni e adesso siamo nella veranda a parlare. Lui seduto su un divano di vimini, io su una poltrona simile, impegnata a grattare Brando dietro un orecchio.

“Allora, cosa ti ha spinto in questo posto dimenticato da Dio?” chiede sorseggiando una birra.

“Ho accompagnato un amico che è venuto a trovare una conoscente.” Rispondo prontamente.

“Un vampiro?”

Automaticamente blocco il movimento della mano e Brando si gira contrariato.

“I vampiri non esistono.” Rispondo poco dopo.

“Strano che lo dica proprio tu.” Commenta.

“Che vuoi dire?”

“So cosa sei. Mi è bastato stringerti la mano.” Risponde  appoggiando le braccia alle ginocchia. “E mai avrei pensato di poterti incontrare in questa breve vita!”

Resto rigida, immobile, perlustro il suo volto cercando di scoprire le sue intenzioni ma l’espressione gentile non accenna ad andarsene.

“Tranquilla. Sono dalla tua parte.” Continua infatti poco dopo accondiscendente.

“Hai capito cosa sono?” chiedo ancora scettica. “Stringendomi la mano?”

Lui annuisce solamente appoggiando la schiena al cuscino.

“Mmmh. Sei uno.. strego?” chiedo.

“Stregone. Si dice ‘stregone’.” Risponde, leggermente scocciato. Dettagli. “In ogni caso non lo sono. Sono uno sciamano.”

“E cosa cambia?” chiedo sempre più scettica.

“Non possiamo fare  incantesimi ma siamo più potenti a livello spirituale.”risponde calmo.
ù
“Mmh. Capisco.”  Borbotto. “E cosa sarei io? No, perché sai, secondo il mio amico sappiamo solo una parte della storia e siamo venuti qui per scoprire un po’ di più e quindi ci saresti abbastanza d’aiuto!”  continuo dopo aver recuperato la mia parlantina.

“Lo so. La situazione è più complessa di quanto crediate.” Afferma con aria misteriosa.

“Ok, potresti fare un piccolo sum-up? Concentrandoti maggiormente sui miei superpoteri?” lo ammetto, non mi sono ancora arresa all’idea di non avere superpoteri. Non posso essere l’unica sfigata che non li ha!

 “ Allora.. Come ben sai, i vampiri ottengono alcuni privilegi bevendo il tuo sangue per questo le streghe decisero di porre un limite alla loro ingordigia: qualunque vampiro provochi la tua morte per dissanguamento o a causa di un morso andrà in contro alla morte. Inoltre il tuo sangue, assunto in qualunque altro modo che non sia quello orale, costituisce un potente veleno. Un pugnale cosparso del tuo sangue può uccidere facilmente persino un Originario.” Spiega.

E questo sarebbe un superpotere?

Che fregatura!

Io voglio lo sguardo laser!

No, anzi! La super velocità!

“Ma.. cioè, se sono morta a cosa mi serve uccidere il mio assassino? Resto morta in ogni caso.” Chiedo alzando le spalle.
“Hai ragione, ma nessun vampiro che conosca un po’ della storia della sua specie cercherà di ucciderti. E credi a me, solo i neonati  e pochi individui non sono a conoscenza dell’esistenza della tua specie.”

“Ah, ok…” borbotto. Sinceramente non mi convince molto come spiegazione e resto della mia idea che non mi serve a niente.
Perché non ho superpoteri?

Perche?!

Era tanto difficile per le streghe aggiungere un ‘e saprà incenerire con lo sguardo/ leggere nel pensiero/ dimagrire mangiando’ alla formula?
Dannate streghe.

“ E, tipo…” continuo. “Non è che (per caso) sai anche perché un lupo mannaro ha attentato alla mia vita e una strega continua a sostenere che ci sono dei vampiri che mi cercano?” Chiedo.

Michelle accavalla le gambe guardandomi contrariato. “ Credevo sapessi della profonda rivalità tra vampiri e licantropi.” Dice prima di sorseggiare la birra.

“ Infatti lo so!” ribatto prontamente gonfiando le guance.

“ Allora mi sembra ovvio, no?” commenta distaccato. “ Sei un’arma. E ovvio che entrambe le fazioni cerchino di ottenerti. Entrambi ne trarrebbero un vantaggio non indifferente in caso di conflitto.”

Tipo ruba-bandiere ed io sono la bandiera.

Evvai.

Beh, almeno nessuno mi vuole uccidere!

“C’è un’altra cosa che devi sapere.” Continua facendosi più serio. “E’ importante sapere che le tue doti non riguardano solo i vampiri. Tecnicamente hai delle proprietà complementari che riguardano i licantropi. Ovviamente sono molto più scarne, ad esempio puoi rendere la trasformazione meno dolorosa, ma la cosa più importante è che il tuo sangue può uccidere anche un lupo trasformato.”

Tutto ciò non mi convince molto.

“Ma le streghe hanno fatto questo (stupidissimo) sortilegio perché la mia antenata era innamorata di un vampiro! Cosa c’entrano i lupi mannari?” chiedo.

“Sciocchezze!” risponde veloce con un gesto della mano. “Le streghe, piene della loro superbia non ammettono questa possibilità che potrebbe addirittura essere vista come un loro errore ma il pericolo è reale. Ciò che tutti noi temiamo dal tempo della nascita di vampiri  e licantropi è l’esistenza di un ibrido. Un essere a metà tra le due specie, che possiede i poteri di entrambi! Un essere immune alla verbena e allo strozzalupo, al legno e all’argento, che non è schiavo ne del sole ne della luna. La nascita di una simile specie porrebbe sicuramente fine all’equilibrio naturale! Per questo esisti te, sei l’unica arma a nostra disposizione in caso dell’avvento della catastrofe!”  Esclama concitato. “Credi davvero che si sarebbero abbassate ad accontentare il capriccio di una giovane innamorata? No, loro erano già coscienti del loro errore ed in lei hanno visto l’occasione per rimediare seppur debolmente e goffamente.” Risponde cupo.

“Fiiico!” esordisco sorridendo. Peccato che subito vengo colpita da un suo sguardo truce.

Riporto la mia attenzione su Brando che, scodinzolante, spinge la testa verso la mia mano che lo accarezza dietro l’orecchio.

Guardo distrattamente l’orologio e mi stupisco nel vedere che sono già le cinque. Forse dovrei tornare al bar a vedere se Damon ha finito. Già immagino la partaccia che mi farà, non pensavo di essermi assentata così a lungo.

Mi alzo pronta a ringraziare Michelle e a congedarmi quando il metallo freddo del medaglione sbatte contro il mio petto  rammentandomi la sua presenza.

“Posso chiederti un’altra cosa?” chiedo all’uomo sbattendo dolcemente le ciglia.

“Certo.” Sorride gentile.

“Che resti tra me e te ma.. ho fatto una scommessa con un amico. Il vampiro, sai? Io penso che su questo medaglione ci sia qualche incantesimo, magari di protezione o cose simili mentre lui sostiene il contrario. Te puoi dirci chi ha ragione?” chiedo speranzosa.

Ho sempre il medaglione su cui puntare.

Sì, sono sicuro che sia pieno di magia. Un potente incantesimo. Apposta per me, magari.

Posso ancora avere qualcosa di fico di cui vantarmi.

“Vediamo…” commenta prendendolo dalle mie mani ed ispezionandolo minuziosamente.

Senza farmi notare porto una mano dietro la schiena ed incrocio le dita invocando la buona sorte.

“No, mi spiace. Non c’è nessun incantesimo sopra questo medaglione.”

DOH! ” sbotto sbattendo i piedi.

 “In ogni caso è un gioiello molto particolare.” Continua riprendendo il discorso. “ Vedi queste pietre? Hanno una forte capacità magica latente, è facile legare incantesimi ad esse. Più o meno come i lapislazzuli. Mmh… Come pensavo: la lega è in argento. Sì, credo di poter affermare che questo medaglione è stato creato con l’intento di racchiudere incantesimi. In tutto ne può contenere sette, uno per ogni pietra. Credo sia inutile dirti che funzioneranno solo quando lo indosserai.”

“Quindi avevo ragione io.” Affermo convinta.

“No.. non c’è ancora nessuna magia sopra.” Controbatte guardandomi perplesso.

“Ma Damon non lo sa! E tu sei uno strego e puoi fare qualcosa per rimediare!” sorrido.

“Sciamano. E come ti ho già detto non posso fare incantesimi.”

Doppio doh!

“Ma ciò non uscirà da queste mura, ok?” Niente panico, ho sempre Bonnie!

“Toglimi una curiosità: cosa avete scommesso?”Chiede sorridendo apertamente.

Non dire niente di imbarazzante Lo’.

Non lo fare.

Contieniti.

Non dire che il perdente deve andare al Grill nudo.

“Niente di importante!” rispondo velocemente. “Assolutamente niente di imbarazzante che riguardi il nudo integrale in luoghi pubblici!”

Mi basta una frazione di secondo per realizzare l’immensa figura di merda che ho appena fatto ma ormai non il danno è fatto.

Michelle mi guarda allibito per pochi attimi prima di scoppiare in una fragorosa risata che lo costringe a cadere dalla sedia.

Spero si sia fatto male.


*                  *                *                 *                  *

 
 
Prendo un profondo respiro prima di spingere la porta ed entrare lentamente nel bar.

Damon non risponde al telefono ed io mi sono stancata di aspettare.

“Fred, scappa! E’ ritornata la peperina!” esclama un uomo indicandomi e subito una risata generale si diffonde nel locale.

Accenno un saluto con la mano ed un sorriso tirato prima di avvicinarmi al loro tavolo.

“Scusate, avete per caso visto il mio amico? Quel ragazzo moro, alto…” chiedo timidamente.

“Era andato là con Soleil.” Risponde l’uomo di prima indicando la porta che aveva attraversato Damon. “Non sono ancora tornati.”

“Ok, grazie.” Mi allontano, raggiungendo velocemente la porta indicata e aprendola titubante.

Mi affaccio per controllare l’interno e vedo solamente una stanza vuota. Entro chiudendo la porta alle mie spalle e chiamo titubante:
“Damon? Puttan.. coff! Soeil?”

Nessuna risposta.

Raggiungo il centro della stanza e noto che sul lato opposto si apre un’altra porta. Mi avvicino ad essa per oltrepassarla ma a metà strada sento sotto la mia scarpa qualcosa di piccolo e rotondo.

Mi fermo per controllare e sulla moquette scopro l’anello che Damon porta solitamente al medio. Lo raccolgo rigirandolo lentamente tra le dita.
Certo che è proprio carino. L’argento è lavorato bene e poi adoro il colore della pietra: mi riprende gli occhi!

Ora che ci penso ho proprio bisogno di un anello da mettere al medio.

Lo infilo lentamente ed allungo soddisfatta la mano davanti agli occhi.

Mi sta un po’ grande ma a parte questo è perfetto. Starebbe benissimo con il vestito nero, gli darebbe un tocco di aggressività! Devo chiede a Damon se me lo presta per il diciottesimo di Sharon. Infondo a lui non serve a niente!  Gli serve solo a…

Oh, già!

Che sciocca, gli serve per non diventare cenere al sole!

Aspetta.

GLI SERVE PER NON DIVENTARE CENERE AL SOLE?!

Perché diavolo il suo anello è qui e lui no?!

Non può essersi messo nei guai, non un’altra volta!

Stavolta non l’aiuto, affari suoi.

Io l’ho avvertito: ballerò la salsa sul suo cadavere.



*              *             *               *              *

 
 

Candy talks to strangers
Thinks her life’s in danger
No one gives a damn about her hair

 
 
Come sempre la mia componente generosa e altruista ha avuto il sopravvento.

(Vaffanculo componente generosa e altruista, se muoio per te me la paghi!)

 In ogni caso, adesso mi torvo spiaccicata contro il muro del magazzino del bar cercando di spiare l’interno dalla serratura.

Dopo pochi minuti pieni di fallimenti  abbandono il mio intento.

Mi guardo attorno e l’unica  cosa che trovo è una cassa di metallo molto arrugginita. Mi armo di buona volontà e, cercando di toccarla il meno possibile, la spingo sotto una piccola finestrella posta in alto sopra la porta. Purtoppo è veramente in alto quindi non mi basta salire su quella cassa vacillante e insicura, devo addirittura allungarmi in punta di piedi, spalmandomi contro il muro in cerca di appiglio.

Finalmente trovo una sorta di equilibrio precario che mi consente di sbirciare malamente nel locale.

Ciò che vedo mi gela il sangue e mi provoca un brivido di paura.

Damon è legato saldamente ad una sedia nel centro della stanza, le gambe sono trafitte da paletti e le braccia ed il viso sono macchiati di sangue. In più la luce del sole, che ha già iniziato la sua calata, si sta pericolosamente avvicinando al lato destro del suo corpo.

“Damon..”  soffio sconvolta dalla visione.

“Oh, ma guarda un po’! L’uccellino è finalmente tornato al nido.”Una voce maschile alle mie spalle mi fa trasalire.

Purtroppo però il piano su cui appoggio non è dei più stabili perciò casco rovinosamente indietro addosso all’interlocutore. Un secondo e mi ritrovo stesa per terra addosso a un ragazzo dai capelli rossi.

Imbarazzatissima mi sposto immediatamente recuperando la borsa da terra e stringendomela al petto.

“Scusi.” Borbotto agitata.

Ehi, aspetta un attimo. ‘L’uccellino è tornato al nido’?

Il ragazzo si rialza tenendosi la testa con una mano. Non gli lascio nemmeno il tempo di riprendersi: afferro il mio bauletto da terra e glielo tiro violentemente tra capo e collo.

Cade nuovamente a terra ma purtroppo una borsata non ha mai steso nessuno.

 Non una sola almeno.

Stringo saldamente i manici puntando stavolta al lato sinistro e anche questo colpo va a segno tranquillamente.

Il ragazzo cade nuovamente a terra ma non mi sento ancora sicura. Voglio dire ho dato solo due leggeri colpettini! E se poi è uno strego anche lui? Appena si riprende mi fa il pelo!

Così aspetto che si riprenda e che si alzi sebbene barcollante, appena si avvicina riparto all’attacco questa volta con un calcio ben piazzato nel basso ventre e accompagnato da un deciso “ Wattay!”

Pel di carota emette un solo gemito strozzato prima di girare gli occhi all’indietro e cadere a peso morto di schiena.

Fin troppo facile.

Con un sorriso soddisfatto in volto mi chino verso di lui e dopo pochi attimi di ricerca trovo un mazzo di chiavi nelle quali spero ci siano anche quelle del capannone.

Torno alla porta ed al quarto tentativo riesco ad aprirla.

“Alla buon ora!” commenta Damon con aria seccata. “Si può sapere dov’eri finita?”

“Scusa, avevo perso la cognizione del tempo! Ma-” rispondo di getto con aria contrita. Mi riprendo istantaneamente. “Ehi! Ti sto salvando! E poi sei tu quello che è sparito!”

“Rapito, legato, torturato. E’ un tantino diverso, cherie.”  Commenta acido. “E te saresti dovuta essere qui a coprirmi le spalle! Se non mi vedi per più di mezza giornata non ti viene il dubbio che sono nei casini e che forse- e dico forse- ho bisogno di una mano? Altri cinque minuti ed avresti trovato cenere al mio posto!”

“I veri eroi arrivano sempre all’ultimo minuto.” Commento pacata. “In ogni caso era tutto calcolato. Ho la situazione sotto controllo.”

“Perfetto. E’ la fine.” Borbotta.

“Ehi!”

Finalmente sono arrivata davanti a lui. Ostinatamente mi costringo a non guardare i paletti conficcati nelle gambe e mi sporgo verso di lui per sciogliere la corda che lo tiene legato.

Poco dopo ritiro la mano stizzita.

“Ma c’è la verbena!” protesto sbattendo le mani lungo i fianchi.

“Non l’avrei mai detto.” Commenta. “Sei molto acuta.”

“Mai quanto te.” Ribatto guardandolo male. “Un vampiro che si fa battere da una ragazzino e da una donna; probabilmente è più forte lo scoiattolo che ha mangiato ieri Stef. Certamente ha opposto più resistenza.”  Insito sorridendo amabilmente.

“Ringrazia che sono legato.” Sbuffa nascondendo un sorriso.

“Fatto!” esclamo lasciando cadere a terra la corda. “Cavolo, che prurito!” aggiungo poi strofinando le mani sulla stoffa dei pantaloncini.

Intanto Damon si strappa i paletti dalle gambe soffocando dei grugniti, poi si alza e inizia a camminare per la stanza alla ricerca di qualcosa.

“Cerchi questo?” chiedo sventolando il dorso della mano sinistra.

In un attimo è davanti a me, la sua mano stretta attorno alla base della mia per tenerla ferma.

“Yep.” Conferma ghignando soddisfatto.

Lascio che mi sfili l’anello dal medio ma mentre lo fa sento un nodo all’altezza dello stomaco: mi stava così bene! Mi ero quasi affezionata a quell’anello.

“Bene, adesso puoi andare.” Esordisce il vampiro.

Cosa?!

“Cosa?! Ma come? Sei- .. sei ferito! E hai visto come ho steso quello là fuori! Ti posso aiutare!Daiiiiiiii!” protesto correndogli dietro e strattonandolo per un braccio.

“No, non puoi.” Risponde accondiscendente. “Quella donna è una strega e sai bene cosa devo fare.”

‘La devi uccidere’ completo mentalmente.

Ovvio, è un pericolo lasciarla in vita. Come Mason, suppongo.

Abbasso lo sguardo ma subito lui mi posa una mano sulla guancia  riportando la mia attenzione nei suoi occhi. Prima di parlare sospira.

“Non devi sentirti in colpa per quello che faccio.” Dice con guardandomi con quegli occhi così sicuri. “In nessun caso.”

“Ma figuriamoci.” Ribatto  veloce cercando di non arrossire. “Per Mason potevo sentirmi in colpa: era biondo, alto, avvenente. Anyway.. meglio lei che noi, no?”

Ridacchia alzando gli occhi al cielo mentre si avvia fuori dal capannone.

“Sii veloce che ho fame! E - te lo chiedo per favore – potresti evitare di farti ammazzare stavolta?” riesco ad aggiungere prima che esca dal capanno.

Sospiro pesantemente, come ha fatto a sopravvivere centoquarantacinque anni senza di me?!

 
 

*                *                  *                 *               *


“Sai, dovremmo inventarci un saluto. Un cinque!” propongo  distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada.

Sì, finalmente sono riuscita a riprendere il controllo e la guida di Carlie. Damon sta seduto scompostamente nel sedile accanto al mio e, alla mia domanda, mi osserva come se fossi impazzita.

“Un.. cosa?” chiede scettico.

“Un batti il cinque! Tutte le squadre ne hanno uno.” Spiego. “E noi siamo una squadra, non ti azzardare ad obbiettare.” Riprendo prima che possa interrompermi.

“Dio, non ci credo..” mugola.

“C’è quello di Zac e Cody o quello da veri uomini. No, questo no. Anche perché io non sono propriamente un uomo.” Proseguo.

“Perché non quello dei coniglietti, allora?” chiede sarcastico.

Istantaneamente mi si illuminano gli occhi.

“Esiste veramente? Me lo insegni? Ti prego usiamo quello!” dico con tono supplichevole.

Mi guarda per un secondo prima di scoppiare a ridere.
 
“Ovvio che esiste, lo usa Stefan per salutare i suoi migliori amici: Tippete e Tamburino.” Risponde.

“Stupido!” mi lamento tirandogli un leggero pugno sulla spalla.

“Guarda la strada, non sono morto per più di un secolo e non intendo farlo perché tu non sai guidare.”

“Io so guidare benissimo!”

“Pfff.” Commenta sarcastico.

“Allora... cosa ti piace mangiare?” chiedo con nonchalance.

“Sangue. Di vergini o bambini.” Ribatte prontamente.

Lo guardo male. “A parte quello?”

“Anche il tuo può andare.” Commenta svogliato.

“Ehi! Il mio sangue è molto meglio di quello di zittelle o poppanti!” protesto. Poi con un colpo secco apro il ripiano davanti a lui scoprendo due sacche di sangue.

“Cos- Queste?” chiede confuso.

“Precauzioni.”  Rispondo. “Dietro dovrebbe esserci una camicia di Daniel ed un vestito, puoi passarmeli per favore?”

Prima di farlo apre con un morso la prima flebo trangugiandone il contenuto nel mentre io accosto.

“Grazie” dico appena mi passa il vestito. Mi tolgo velocemente la canottiera per infilarmi il vestito e solo dopo togliere i pantaloncini.

Quando ho finito guardo Damon e noto che mi sta osservando, sempre con in mano la camicia e la flebo nella bocca.

“Non ti cambi? Sei sporco di sangue.” Chiedo.

“Stai bene? Ti sei spogliata davanti a me.” Ribatte lui riprendendosi.

“Non mi sono spogliata: è come se mi avessi visto in costume. E non sono di certo la prima ragazza che vedi, no?” chiedo ridendo.

“No, ma.. ti fidi troppo di me.” Dice infine.

“Naaah.” Rispondo dopo poco. “Ti sottovaluti, sai?”

 

 
*                     *                 *                 *             *
 
Non ricordo bene il resto della serata.

So che siamo andati a cena in un locale  che frequento spesso con Andrew. Adoro il proprietario: è un basso vecchino che si veste sempre in smoking e si improvvisa buttafuori.

Abbiamo parlato molto, ma di niente in particolare.

Ad esempio ho scoperto che ascolta volentieri i The Verve e tifa Manchester. E addirittura che nel ’60 si è iscritto al college, che poi l’abbia fatto solo per assaggiare tutte le ragazze è un dettaglio.

E lui si è stupito così tanto quando gli ho detto di adorare i teschi. Non quelli paurosi però, magari quelli con tanti brillantini!

E abbiamo bevuto, Cielo quanto ho bevuto!

Ma dopo ogni bicchiere era sempre più facile parlare, e i drink di quel locale sono csì dannatamente buoni che non riesco mai a fermarmi.

In ogni caso so di trovarmi in macchina adesso, con la testa appoggiata al finestrino e un piede già nel mondo dei sogni. Non sono proprio comoda ma la musica della radio, a volume bassissimo, è un’ottima ninna nanna.

Ogni secondo che passa mi sembra di allontanarmi sempre di più dalla realtà e non avverto ne la macchina fermarsi, ne la portiera aprirsi. Solo una vaga sensazione di fresco, due braccia che mi sollevano e la guancia che sfrega contro la stoffa.

Dopo pochi attimi sento le mani abbandonarmi lasciando il posto a qualcosa di molto soffice, i piedi vengono liberati dalla costrizione delle scarpe e un manto caldo si stende sopra il mio corpo.

Mugolo riconoscendo il mio letto e girandomi di fianco in modo da poter passare una mano sotto il cuscino e portarne un’altra davanti al volto.

Adesso sono pronta a cadere nel sonno più profondo. L’ultima cosa che sento è qualcosa di morbido e umido sulla guancia, poi tutto il resto è buio.
 
 
(…)
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE!
Non so come sia stato possibile un tale ritardo!
Mi faccio veramente schifo e vi capisco pienamente se mi odiate!
Tra l’altro il capitolo è di merda, scritto mentre venivo divorata dai sensi di colpa (per avervi abbandonato) e la sensazione di sonnolenza perenne (che mi provoca l’università).
So che nessuna scusa è buona per un ritardo tale ma, in ogni caso, mi comporterò da codarda e mi nasconderò dietro a futili scusanti (tutte vere) che magari vi aiuteranno a perdonarmi.

Tutto cominciò un lontano mercoledì di giugno.
Esatto: esami di maturità.
Dopo essere sopravvissuta egregiamente agli scritti (grazie alla prof di italiano, a bigliettini e quant’altro) mi sono resa conto che all’orale NON POTEVO COPIARE. E, guarda un po’, il mio turno era proprio il primo giorno.
 Tre giorni di piena paranoia in cui ho recuperato tutto il programma di storia e filosofia.
Dopo Vacanze e Bla Bla Bla. Megariposo dopo 5 anni di liceo.
(Più momento di pausa tattico perché d’estate efp è meno frequentata e io non dispongo di una connessione a internet decente al mare)
Seconda fase: test universitari.
Non ho studiato niente per  questi test. Ma veramente nulla. Infatti tutti si aspettavano che non passassi nemmeno quelli a numero aperto.
In due settimane ho dato Medicina, Biologia, Economia, Giurisprudenza e Ignegneria.
Si vede che ho le idee chiare?
Contro ogni aspettativa ho passato tutto (dio solo sa come) compresa Medicina!
E OMG!  Non avevo mai pensato alla carriera di medico ma ho ricevuto varie minacce di morte nel caso avessi rinunciato al mio posto.
La peggiore è stata quella della mia commessa preferita che ha detto chiaramente “ se non vai a medicina non ti vendo più vestiti!”
Direi che tanto bastava a farmi scegliere :) :)
Ed ora siamo di nuovo qui, ho visto che gran parte delle lezioni permette il cazzeggio quindi ne approfitterò per andare avanti con la fic.
Vi giuro che la porterò a termine, lo prometto! Ho già tutto in mente compresa la fine, devo solo buttare giù le idee e postare.
Vi ringrazio veramente tantissimo, le vostre recensioni mi sollevano sempre il morale e vedere che nonostante tutto la mia storia viene ancora letta mi commuove.
Via. Direi che ho scritto anche troppe note dell’autore, perciò non vi rompo ulteriormente! LOL :D :D
PS: visto che capitolo mega lungo? mi perdonate? *_*
GRAZIE ANCORA  A TUTTI VOI! (L)
XOXO
-B.

 


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Capitolo 12
*** GOODNIGHT ***


GOODNIGHT



Ok, è un casino.
 
Questa situazione è ridicola ed è un casino.
 
Come diavolo mi sono ritrovata nascosta dietro la quercia nel cortile della scuola cercando di evitare Tyler?
 
Ah, non ve l’ho ancora detto?
 
È da quando ho… io.. l’ho distratto, diciamo, che mi nascondo dietro ogni fottutissima cosa, animata o meno, pur di evitarlo.
Ecco come sono finita dietro una quercia.
 
Ma non posso più continuare così! Non posso essere codarda a tal punto!
Oggi lo affronterò!
Sto solo aspettando il momento giusto …
Che ovviamente non è adesso che sta parlando con i compagni di squadra.
 
Pace; riproverò domani.
 

 
NO!
Basta comportamenti codardi!
Prendi un respiro profondo e buttati!
 
Così abbandono il mio rifugio antisgamo e, con falcate lunghe e decise, mi dirigo verso la squadra di football.
 
Ad ogni passo che faccio la mia sicurezza cala drasticamente fino a quando,ormai  giunta dietro Tyler, raggiunge minimi storici.
 
Penso ad un ultimo piano per fuggire, forse se mi giro adesso e mi metto a correre non riuscirà a raggiungermi…
Purtroppo i miei piani vanno in fumo.
 Ty si gira con tempismo perfetto e, appena mi vede dietro di lui, si ferma per guardarmi con sorpresa.
 
Ormai senza via di scampo, accenno un timido sorriso e dalla mia bocca esce solo un flebile:
 
“Possiamo parlare?”
 
Fantasia portami via.
 
“Certo.” Risponde subito.
 
Ci sediamo ad un tavolino vuoto, l’uno di fianco all’altra, lui con le mani sul piano a giocherellare con una bottiglia di acqua ed io con le mani in grembo a cercare le parole giuste.
 
“E’ da un po’ che non ci vediamo.” Comincia lui.
 
Lo guardo ed in quel momento vedo una tristezza ne  suo sguardo che prima era assenta. E capisco.
La scomparsa di Mason deve averlo ferito profondamente. Come ho potuto non pensarci?
 
“Già, ero spesso fuori città.” Abbozzo senza sapere bene come entrare nell’argomento ‘bacio’.
 
“Si, anch’io sono stato molto occupato. Sai, la scomparsa di mio zio e tutto il resto…”
 
“Ty…”
 
“Pensavo che questa volta, dopo la morte di mio padre, sarebbe venuto per restare.”
 
Perché?
Perché lo stai dicendo proprio a me?
Perché vuoi farmi sentire un mostro per quello che ho fatto?
 
“Ma di cosa volevi parlarmi?” chiede poi.
 
“Del bacio.” Dico velocemente prima di avere il tempo per ripensarci.
 
Lo vedo aprire bocca per rispondere qualcosa ma lo anticipo.
 
“Tyler, ci tengo a te. Veramente. E voglio aiutarti e starti vicino, soprattutto adesso. Ma penso che al momento tu non abbia bisogno di una ragazza, ma di un buon amico che scherzi con te e che ti aiuti a rimorchiare le ragazze e che giochi alla play con te.”
 
Annuisce.
 
“ E’ un modo carino per dirmi che non ti interesso?”  chiede ghignando leggermente.
 
“No. E’ un modo carino per dirti che anche se le mie freddure fanno pena, so essere una spalla bravissima quando approcci una ragazza e sono imbattibile a Pro.” Rispondo sorridendo.
 
“Mmmh. Capisco.” Dice con aria pensosa. “Sai che ho visto tutti i miei amici nudi almeno una volta?” butta lì con uno sguardo malizioso.
 
“Scordatelo.” Rispondo mimando grande sdegno.
 
“Hahaha! Va bene, amico. Allora che ne dici di venire con me alla festa di Leah giovedì prossimo? Come amico, si intende!”
 
Sospiro mentalmente. Mi sa che con Tyler sono esattamente punto e a capo.
Pace. Il mio impegno ce l’ho messo.
 
 
 
                                   *                    *                   *                   *                           *
 
 
“Oh, ti prego raccontami di come Damon ti ha accompagnato a letto ieri sera!” chiede Andrew ghignando malignamente e distogliendo la sua attenzione  dal sandwich che sta preparando.
 
Io, che sto tagliando delle fette di pane, blocco il movimento sorridendo accondiscendente verso mio fratello e rispondo:
 
“Cosa ti fa pensare che l’abbia fatto? Certamente non è una cosa da Damon.”
 
Lui, tranquillamente, inzuppa il cucchiaio nel burro di arachidi per poi portarselo alla bocca e fare spalluccie.
 
“Beh, di solito lasci la porta di camera aperta mentre stamattina era del tutto chiusa... Devo dedurne che hai finalmente superato la paura del buio?”
 
Rafforzo istintivamente la presa sul coltello prima di guardarlo e rispondere:
 
“Sono cresciuta.”
 
“Quindi puoi andare tu in cantina a cambiare la lampadina fulminata.”
 
“Perché non ci vai tu?”
 
“Perché non ammetti che ti ha accompagnato a letto?”
 
“Perché non ti fai gli affari tuoi?”
 
“Perché sono tuo fratello e gli affari tuoi sono anche miei?” chiede con ironia.
 
“Perchè non ti spari?” gli faccio la linguaccia.
 
“Perché sono troppo figo.” Risponde con ovvietà.
 
Apro la bocca per rispondergli qualche altra stupidaggine ma vengo tempestivamente interrotta dal suono del campanello, cosi mi limito ad arricciare la bocca e sillabare un “Credici.” prima di avviarmi verso la porta di ingresso.
 
La apro senza controllare dallo spioncino e mi ritrovo davanti l’esile figura di Elena, il viso leggermente imbronciato e incorniciato dai suoi capelli perfettamente lisci.
 
“Hey.” mi saluta alzando leggermente la mano. “Posso parlarti? E’ importante.”
 
La mia mente è rimasta ferma al saluto. I miei occhi puntati sui suoi leggins.
 
Leggins neri con inserti di pelle.
 
Dannatamente inconfondibili nello stile.
 
Il mio amore più puro.
 
Alexander McQueen.
 
Muoio.
 
Sto per invitarla ad entrare  -con l’intenzione di tramortirla e rubarle i pantaloni- quando una  lampadina si accende nel mio cervello.
 
Da  quando Elena ha qualcosa di McQueen?
Da quando addirittura sa della sua esistenza?
 
Probabilmente saranno un regalo, penso tra me e me prima di tornare a sorridere e alzare lo sguardo.
 
Nuovamente mi interrompo per guardare a bocca aperta la sua collana a forma di Saturno.
 
Vivienne Westwood.
 
Elena non è una ragazza da McQueen e Westwood. In nessun caso. Non è il suo stile.
Ne sono sicura.
 
Questa volta sono più veloce a riprendermi e  le sorrido fugacemente prima di sfiorare il pendende con le dita e chiederle:
 
“E’ magnifica.. E’ un regalo di Stef?”
 
Lei risponde al sorriso prima di guardarmi dritta negli occhi e rispondermi decisa:
“Sì, per quando abbiamo fatto due mesi.”
 
Ed ancora qualcosa stona.
 
Elena non guarda mai le persone negli occhi per troppo tempo.
E non si vanta mai, nemmeno dei regali che le fa Stefan e, per quanto le voglia bene, non è una persona decisa.
 
“Posso entrare?” chiede inclinando leggermente la testa.
 
Istintivamente faccio una piccola smorfia.   “Ci sono i miei fratelli, non avremmo un briciolo di privacy.” Poi torno a sorriderle “Che ne dici di andare al Pult, quel bar che hanno aperto sulla trentaduesima?”
 
“Certo.” Risponde dopo un secondo di indecisione.
 
“Guido io.” Dico facendole cenno di avviarsi alla macchina.
 
Guardandola di spalle non posso fare a meno di notare che cammina come una ballerina di danza classica, angolando i piedi e procedendo elegantemente  con la schiena leggermente inarcata.
 
Ormai, mentre la affianco sorridendole, ne sono certa.
Quella che si sta sedendo sul sedile della mia Carlie non è la mia amica.
È una stronza di circa trecento anni conosciuta anche come Katherine Pierce.
 
 
                                             *                       *                      *                      *                  *
 
“Cosa prendi?” chiedo allegramente, cercando di apparire il più naturale possibile.
 
“Un Berrylicious.” risponde girandosi verso il cameriere e sbattendo i suoi occhioni nocciola. “Te?”
 
“Anch’io.” Rispondo senza pronunciare il nome  altamente contestabile del cocktail.
 
“Di cosa dovevi parlarmi?” continuo portandomi alla bocca una nocciolina.
 
“E’ complicato.” Inizia guardandomi attraverso le lunghe ciglia. “Bonnie ha visto che gli originali stanno arrivando. Non sa quando, né come ma sa che stanno cercando la pietra di luna. Pensa che sia l’unica cosa che può ucciderli o comunque fermarli e… per questo è importante che la troviamo prima noi.”
 
Si interrompe ed io non posso fare a meno di chiedermi se ci sia una sola cosa vera in tutto quello che ha detto.
“Purtroppo abbiamo ragione di credere che fosse in possesso di Mason Lookwood e adesso… beh, sei più o meno l’ultima che lo ha visto e decisamente la più vicina a Tyler. Sei l’unica che può recuperarla.”
 
“Capisco.”  Rispondo sorseggiando il drink. “Chiederò aiuto a Damon, in fondo anche lui ha avuto a che fare con Mason.”  Butto lì per osservare la sua reazione.
 
“Damon manderebbe tutto a rotoli come sempre.” Risponde sospirando. “ E Stefan vuole che rimaniamo fuori da queste faccende soprannaturali, se scoprisse cosa ti sto chiedendo di fare si arrabbierebbe moltissimo… ma non possiamo più  rimanere qui con le mani in mano senza fare niente mentre loro rischiano per noi!”

Colpo basso.
Vorresti farmi sentire in colpa? Sappi che non ci sei riuscita.
Anche perché ciò che sto facendo io non mi sembra proprio ‘rimanere con le mani in mano’.
 
Ho catturato un licantropo. Io.
Ho salvato Damon. Io.
 
“Hai ragione. Sono stufa di sentirmi inutile.” Rispondo stando al gioco.
 
“So che ti sto chiedendo un grande favore ma.. non voglio far preoccupare Stef. Andrebbe in paranoia e complicherebbe solo le cose.” Insiste.
 
*Tweet*
 
Prima di rispondere alla fake Elena, guardo il mittente del messaggio tenendo il telefono sulle gambe: Stefan.
 
“Non ti preoccupare. Spremerò Tyler e se necessario metterò sottosopra tutta la villa.” Affermo convinta facendole l’occhiolino per poi riportare l’attenzione al messaggio.
 
Bonnie News: Katherine sta per arrivare in città.
Resta in casa e non far entrare nessuno, se non ti senti sicura mando Damon.
 
Povera streghetta, fossi al suo posto mi sentirei un tantino sfruttata.
 
Lancio un’occhiata a Katherine che mi guarda adesso con leggera diffidenza e facendo una buffa smorfia le dico:
 “E’ Andrew, vuole che passi a prendere la cena al cinese.”
 
Ed intanto rispondo a Stef schiacciando velocemente i tasti.
 
Sei in ritardo, è già qui.
 
Riporto nuovamente l’attenzione sulla vampira e sollevando il bicchiere dico sorridente e piena di euforia:
 
“Alla nostra piccola missione segreta!”
 
“Cin cin!” risponde lei sorridendo compiaciuta  e facendo cozzare i bicchieri.
 
*Tweet*
Un’ altro messaggio di Stefan.
 
Come fai a saperlo?
 
Velocemente rispondo.
 
E’ davanti a me. Venite da me dopo cena.
xoxo.
Ps: ho tutto sotto controllo :)
 
Invio e spengo il cellulare.
 
“Era Dan, vuole mangiare indiano.” dico sbuffando e finendo il mio drink. “ Che ne dici di accompagnarmi a prendere la cena al messicano?”
 
Katherine ride sommessamente e ho la certezza che non sospetti di me.
 
Congratulandomi mentalmente con me stessa per l’operato -mi stringerei la mano da sola, ma ho paura di sembrare stupida-  ci alziamo e la prendo amichevolmente a braccetto.
 
1 a 0 per me bitch.
Con affetto.
 
 
                            *             *              *               *              *
 
 
Dopo aver accompagnato Katherine all’inizio del viale che porta alla pensione dei Salvatore  -ha una cena romantica con Stef, lui ama cucinare per lei-  mi dirigo tranquillamente verso casa.
 
Appena esco dalla macchina sento qualche goccia bagnarmi il viso. Alzo lo sguardo e noto il cielo, che fino a poche ore fa era sereno, assumere tonalità di grigio sempre più scure.
 
Con una leggera corsetta raggiungo il portico di casa e, ricordandomi di non aver preso le chiavi di casa suono il campanello.
 
Dopo pochi secondi Daniel mi apre la  porta lasciandomi lo spazio per entrare e buttare la borsa ai piedi delle scale.
 
“Che c’è da cena?” chiede osservando i sacchetti che ho in mano.
 
“Tacos.” Rispondo appoggiandoli sul tavolo della cucina.
 
“Mmh.” Apprezza andando subito a sbirciare tra le varie scatoline. “Ti ha cercato Elena, voleva sapere dov’eri.”
 
“Ah-ha?”
 
“Poi hanno chimato sia Stefan che Bonnie.  Sempre una cosa tipo ‘Dov’è Lo’?’, ‘E che ne so io.’, ‘Ok, non far entrare nessuno in casa.’. E’ passato anche Damon a controllare.” Continua squadrandomi. “ Devo prepararmi a qualche catastrofe vampirosa?”
 
“E’ arrivata Katherine in città, ma niente di cui preoccuparsi!” rispondo prendendo qualche tovagliolo e afferrando le buste. “Mangiamo in sala?”
 
“La gemella cattiva di Elena?” chiede seguendomi e lanciando un urlo per chiamare Andrew.
 
“Sì, più o meno.. La storia è sempre quella, basta non invitare nessuno ad entrare.” Sospiro buttandomi di peso sul divano.
 
“Ma è proprio uguale a Elena?” chiede scettico. Mi limito ad annuire e lui, con un verso di apprezzamento commenta: “Interessante!”
 
“Daniel!” lo riprendo sorridendo e tirandogli una leggera gomitata. “E’ la cattiva della situazione!”
 
“A letto non ci sono buoni e cattivi, solo belle ragazze e bombe a mano.” Risponde ammiccando.
 
“Giusto.” Commenta Andrew appena arrivato, sedendosi accanto a me.
 
“Chiudiamo il discorso, per favore! Non mi interessa la vostra vita sessuale!” esclamo accendendo la tv.
 
 
Ovviamente passa giusto il tempo di ascoltare la sigla iniziale del campionato  che suona il campanello.
 
“Io no!” urla veloce Drew anticipandoci.
 
Dan mi guarda con fare superiore e, con ovvietà, chiarisce: “Va la più giovane.”
 
“Non si fanno alzare le donne!” ribatto convinta.
 
“Non vedo nessuna donna davanti a me.” Commenta maligno ghignando.
 
Apro la bocca fingendomi offesa e, dopo essermi alzata, gli tiro un cuscino in faccia con violenza.
Mentre vado ad aprire la porta lo sento pure scambiarsi un cinque con l’altro fratello.
 
Post-it mentale: sputare nei loro bicchieri mentre sono troppo presi dalla partita per accorgersene.
 
Apro la porta e mi ritrovo davanti uno Stefan più che mai corrucciato affiancato dall’Elena timida che sono ormai abituata a conoscere.
 
Guardo distrattamente il mio polso per controllare l’ora. Le otto e venti.
Quaranta minuti di anticipo.
 
Chissà come mai mi aspettavo qualcosa di simile.
 
Senza aspettare un invito, si catapultano dentro casa e Stef  -come da copione-  inizia a camminare nervosamente.
 
Gli faccio cenno di andare in sala e, una volta raggiunta, il vampiro inizia con l’interrogatorio.
 
“L’hai vista?” chiede a brucia pelo.
 
“Sì, è venuta qui.” Rispondo calma.
 
“Ti ha fatto qualcosa? L’hai invitata?”
 
“No. Avevo immaginato qualcosa di simile e per non farla entrare l’ho accompagnata al Pult.”
 
“Come hai fatto a capire che non era lei?” chiede corrugando la fronte.
Ecco che arriva il momento imbarazzante.
 
“Beh.. ecco.. non era.. non aveva lo stile di Elena.” Balbetto.
 
“Scusa?” chiede lei.
 
“Beh, non era vestita come te e.. non si comportava come te.” Abbozzo.
 
“No!” sospira Drew. “ Fai ancora quella cosa inquietante?”
 
“Non è inquietante!” lo contraddico indispettita. “E’ molto utile!”
 
“Imparare a memoria il guardaroba delle tue amiche è ..utile?” chiede sarcastico.
 
“Ah, io mi riferivo all’altra cosa..” borbotto. “In ogni caso: sì, è utile! Aiuta a contraddistinguerli dagli alter ego cattivi!” ribatto facendogli la linguaccia.
 
Elena mi ci guarda in modo strano prima di scoppiare a ridere e anche Stefan soffoca una risatina.
 
“Sai a memoria il mio guardaroba?!” chiede Ele tra una risata e l’altra.
 
“Non tutto,” mi difendo “Solo un pochino.”
 
“E qual è l’atra cosa inquietante?” Chiede il vampiro.
 
“Osservo molto il comportamento delle persone che mi circondano.” Borbotto.
 
“Diciamo pur che lo studia.” Rincara Dan.
 
“Non farmi passare per una psicopatica!”  lo sgrido.
 
“E’ quello che sei.”
 
Sollevo gli occhi al cielo lasciando cadere il discorso: non ho voglia di darli spago.
 
“E’ già una cosa meno inquietante del guardaroba.” Mi difende il vampiro ridendo piano.
 
La fame si fa sentire, così prendo un taco con un tovagliolino e mi porto alla bocca un piccolo pezzo di verdura.
 
“L’avete vista anche voi?” chiedo.
 
Subito, negli occhi della coppia, torna l’aria seria e preoccupata con cui ormai mi sono abituata a vederli.
 
“Io no, lui…” mormora Elena.
 
“L’ho incontrata mentre usciva dalla pensione.” Completa Stef. “E’ non ha fatto niente per nascondere la sua identità.”
 
“Ma non ha senso!” ribatto confusa. “Con me era tutta Elenosa e mi ha chiesto almeno mille volte di non dirvi del piano!”
 
“Che piano?” chiede lui aggrottando le sopracciglia.

“Devo cercare la pietra di luna, a quanto pare ce l’aveva Mason. Dice che sia capace di fermare gli originali…” spiego veloce.
 
Stefan sospira pesantemente prima di parlare.
“E’ ovvio.” Inizia “ Adesso siamo tutti molto motivati a trovare quella pietra.”
 
Corrugo leggermente la fronte non troppo sicura di aver capito.
 
“Anche se non fosse vero la parte riguardante i suoi poteri, siamo comunque costretti a cercarla per non farla avere a lei, perché niente di quello che sta complottando può portare buone nuove.”
 
“Ma se la cerchiamo noi è come se la aiutassimo. Se la prendiamo lei saprà dove trovarla.” Obbietto.
 
“Quindi dovreste trovarla e metterla in un posto che lei non può raggiungere, in attesa di scoprire cos’è realmente in grado di fare quel sasso.” Commenta Drew.
 
Caspita. Sono sorpresa.
Non lo facevo così sveglio.
 
“Esatto.” Approva Elena anche lei stupita.
 
“Ma ancora non capisco come mai si è comportata così con me!” insisto.
 
“Lo’, è Katherine. Non ha motivi, semplicemente le piace giocare con le persone.” Risponde Stefan con un tono di disprezzo.
 
Ok, i miei complimenti Kath:
1 pari palla al centro.
Quale sarà la prossima mossa?
 
 
                 *                   *                     *                     *                      *  
 
 
‘Sta alla larga da Damon.’  Mi ha detto Stefan prima di accompagnare a cassa Elena.
 
‘Dovresti stare vicino a tuo fratello, invece di essere qui.’ Avrei voluto rispondergli.
 
Ma facendo finta di niente, ho annuito e ho aspettato che la macchina orrendamente vintage di Stef sparisse  per poi salire su Carlie e partire alla volta della pensione.
 
Non so cosa mi stia spingendo a farlo. So solo che voglio esserci per Damon.
Qualunque sia stata la sua reazione.
 
Stefan è da Elena e a quanto ne so non ha molti amici a parte..  ..me.
 
E’ quindi con mille i buoni propositi che parcheggio nel vialetto e corro sotto il portico attraversando un vero e proprio muro d’acqua.
 
Non pensavo fosse possibile passare da sole pieno a diluvio universale in un paio d’ore.
 
Ormai davanti alla porta mi ravvio i capelli abbastanza bagnati prima di bussare tre volte.
 
Aspetto.
 

 
E niente.
 
Riprovo, ma anche questa volta non ottengo risposta.
 
Così, spingo leggermente la porta e , trovandola aperta, mi addentro nell’ ingresso chiedendo ‘permesso’ e venendo palesemente ignorata.
 
Visto che ormai conosco il piano terra di quest’abitazione praticamente a memoria, mi avvio a passo deciso verso il salone.
 
Quando vi arrivo i miei occhi vengono immediatamente catturati dalla figura di Damon seduto sul divano che mi rivolge le spalle.
Anche da questa posizione posso chiaramente vedere un bicchiere pieno per metà di un liquido ambrato.
 
“Damon..” lo chiamo avvicinandomi lentamente alla sua postazione.
 
Quando non mi risponde aumento il passo fino ad arrivargli davanti e ad inginocchiarmi ai piedi del divano.
 
“Damon.” Lo richiamo.
 
Lui non si muove, i suoi occhi sono fissi verso un punto indefinito della stanza ed evitano accuratamente i miei.
 
Sto per richiamarlo quando inizia lentamente a parlare.
 
“E’ stata tutta una menzogna.” Sussurra. “Ho vissuto in una bugia per un secolo e mezzo.” Alza la voce. “Sono morto per una donna che non mi ama.” Dice con disprezzo arricciano il naso. “Che non mi ha mai amato!” ringhia lanciando il bicchiere contro la parete.
 

There’s nothing I can say.

 
“Damon..” sussurro ancora.  E come trovo la sofferenza disegnata nei lineamenti del suo viso sento un nodo allo stomaco.
 
“E’ sempre stato Stefan e sarà sempre Stefan!” sibila alzandosi e avvicinandosi al camino.
 

There’s nothing I can do, now.

 
“Damon..” ormai è l’unica parola che riesco a dire.  Non vedo che altro potrei dire.
 
Riesco solo a immaginare la potenza di quell’amore che lo ha divorato per così tanto tempo e so di non poter comprendere nemmeno una parte di quel dolore che adesso sta provando.
 
Io non ho vissuto ciò che ha passato lui, e per questo non so come aiutarlo.
 
Non è come consolare un’amica che è stata lasciata, o che ha litigato con i genitori.
 
Io non so cosa fare per alleviare il suo dolore e questo mi sta lentamente uccidendo.
Mi avvicino a lui ancora una volta ma prima che possa raggiungerlo, proprio mentre sono alle sue spalle sussurra:
 
“Vattene.”
 
“No.” Rispondo delicatamente ma con decisione sfiorandogli il braccio per richiamare la sua attenzione e finalmente poterlo guardare negli occhi.
 
Solo per un secondo riesco a percepire la stoffa della sua camicia sotto le mie dita prima di venire sbalzata contro il cassettone al lato opposto della stanza.
 
Per un momento vengo accecata dal dolore alla gamba destra e realizzo di aver battuto contro il bordo del mobile nella caduta.
 
Mi appoggio ad esso cercando  di alzarmi ma appena mi sollevo vengo intrappolata contro il muro dalle mani di Damon che, dolorosamente strette sulle mie spalle, mi immobilizzano.
 
“Ti ho detto di andartene.” Sibila mentre i suoi occhi lampeggiano.
 
“No.” Scandisco guardandolo negli occhi e cercando di spingerlo via da me.
 
“Vattene. ORA!” urla aumentando la stretta. Le sue pupille si restringono anche se sa bene di non potermi soggiogare.
 
“No! Non me ne vado! Sono qui per te e di certo non ti lascio così!” urlo a mia volta spingendolo con più forza.
 

There’s nothing I can say.

 
Finalmente riesco a liberarmi e le mie spalle sospirano di sollievo. Metaforicamente.
 
Lui resta per immobile davanti a me. E’ incredibile quanto mi faccia male sentirlo così lontano, soprattutto adesso che siamo a meno di mezzo metro di distanza.
 
Cerco i suoi occhi e vi trovo l’ombra di qualcosa che non riesco a distinguere, ma che ha una nota incredibilmente malinconica.
E’ un attimo, prima che diventino freddi come il ghiaccio.
Un muro di  cemento che nasconde la sua umanità.
 
Ed è così che in men che non si dica mi ritrovo sollevata da terra con una sua mano stretta al collo e l’aria che mi esce inesorabilmente dai polmoni senza possibilità di farvi ritorno.
 
“Chi ti credi di essere? Tu per me non sei nessuno.” Sibila assottigliando gli occhi mentre io cerco di scollare le sue dita dalla mia trachea. “Non mi trattare come un bambino che deve essere consolato. Tu non mi conosci. Non sai niente di me e di certo non puoi capire niente di tutto questo!” urla.
 
“Che ne sai di come ci si sente?! Cosa ne può sapere una sciocca ragazzina che ancora si nasconde all’ombra dei genitori?! Ma soprattutto cosa ti ha fatto pensare di avere la confidenza da poter venire qui e di trattarmi come uno dei tuoi stupidi amici?”
 

There’s nothing I can do, now.

 
Questo fa male. Ancora più male della poca aria rimasta che mi graffia i polmoni.
E’ un male più profondo, che mi stringe lo stomaco e il petto e mi brucia dentro.
 
E non capisco nemmeno perché mi sento così. Così… illusa e ..tradita.
Damon ha sempre chiarito di non essere mio amico ma.. io ho sempre creduto che fosse una balla. Che infondo anche lui si fosse affezionato a me almeno un decimo di quanto io mi sono affezionata a lui.
 
“Pensavi che una gita e un ballo bastassero a farti entrare in me?” mi schernisce come se mi leggesse nel pensiero. “La verità è che non conti niente per me. L’unico motivo per cui ti ho salvato la vita è perché me lo ha chiesto Elena.”
 
Ormai il dolore al collo e al petto si fanno insopportabili. La vista mi si annebbia lentamente ma nonostante tutto so che non mi ucciderà. Lo so.
 
“Rimpiango di averti salvato da Mason, quella sera. Almeno adesso avrei avuto una seccatura in meno.” Conclude.
 
E adesso so che è la fine. 
Mi ucciderà.
Sono stata un’illusa. Pensavo di contare qualcosa per lui, pensavo che tutti gli scherzi e le risate, tutte le avventure avessero contato qualcosa.
Come mi sbagliavo.
 

We know that it’s over, now.
My faded mind begin to roam.

 
Chiudo lentamente gli occhi aspettando che il dolore passi.. ed è così. Il dolore al collo si allevia subito ma dall’altra parte aumenta al sedere.
Qualcosa non torna.
 
Apro gli occhi e mi ritrovo seduta scompostamente a terra. Finalmente inspiro e l’aria passa come cartavetro nei miei polmoni.
 
Sbatto le palpebre per tornare a mettere a fuoco e trovo Stefan sul lato opposto della stanza che tiene un paletto conficcato nella spalla destra di Damon.
 
“Lo’, va a casa.” Scandisce Stef.
 
Senza più la forza per obbiettare,  ferita fisicamente e psicologicamente, mi alzo tremolante da terra e corro verso la porta.
 

Everything you said,
everything you left me rambles in my head.

 
Mi giro solo una volta prima di uscire dalla pensione e in quell’attimo i miei occhi si incatenano con quelli azzurri di Damon.
Il freddo è nuovamente sparito, mi sembra di intravedere un’ombra di dispiacere nei suoi occhi mentre il suo corpo non oppone la minima resistenza al fratello.
Come se si fosse pentito di ciò che ha appena fatto.
 
Ma ormai non sono più sicura nemmeno di quello.
 
A testa bassa esco dalla pensione e salgo sulla mini.
 
L’unica cosa che voglio ora e infilarmi sotto le coperte e fingere che tutto questo non sia mai successo.
 

Goodnight, travel well.

 
 
(…)
 
 
 
 
 
 
 
Ok.
Non so veramente come farmi perdonare.
Non si sono scusanti, veramente. E fossi al posto vostro verrei sotto casa mia armata di accetta e forca… o di fiammiferi e benzina…. O di entrambi!
In ogni caso non ho scuse.
Spero solo che non vi siate dimenticate di me e di Lo’, e che questo capitolo possa placare seppur leggermente la vostra ira!
Gomen na sai!                           [ß notare le scuse in giapponese, pur di farmi perdonare]
 
Unica cosa che vorrei dire riguardo al capitolo:
non ho approfondito i sentimenti che Lolita prova nella parte finale. Il fatto è che ho pensato che vista la situazione, la rapida successione di eventi e sexy D. che la tiene per il collo, la piccola Lo’ non abbia avuto il ‘tempo’ di concentrarsi su ciò che prova.
Ovviamente, questa parte introspettiva la infilerò nel prossimo capitolo. :D
Detto questo, ring razzio tutte le fedelissime recensitrici (?)… recensenti? Recettrici?.... quelle sante ragazze che mi recensiscono insomma! <3
Un Grazie particolare a Ili91, cussolettapink, serenity452, Abstract Fire e Suzy Lee. I FUCKIN’ LOVE YA!
Grazie mille anche a tutti coloro che hanno messo la fic nelle preferite, seguite o da ricordare.
BACI
                         E, si spera, a presto!
 
-B.

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Capitolo 13
*** Let's all make believe ***


LET'S  ALL MAKE BELIEVE
 
 
 
 
“Svegliaaa!”
 
Un urlo, un secondo d’attesa e quasi settanta chili atterrano sul letto ad un centimetro da me.
 
Ripresami dallo sbalzo dovuto al contraccolpo del potente atterraggio di Andrew, ringrazio Dio che non mi sia finito sopra.
Altrimenti Damon avrebbe dovuto avere a che fare con una piadina-Lolita.
 
Ah, no.
 
Non più Damon. Almeno non dopo ieri  sera.
 
Cercando di non pensare a quello che è successo, grugnisco afferrando il piumone e portandomelo sopra la testa.
 
“Fuori dal letto, caccola! Siamo in stramegaritardo! Persino Dan è già partito.”  Mi sgrida Drew strappandomi le coperte di dosso.
 
Mi tiro a sedere con un colpo di reni, afferro le coperte e mi rituffo sul materasso annegando nel piumone.
 
“Non voglio!” mi lamento e, prima che possa ribattere, aggiungo. “Ho il raffreddore e mi fanno male tutte le ossa. Non Voglio!”
 
“Ma ci fanno vedere i cervelli!” mi incoraggia. In effetti la prof. di  biologia ha promesso che ci avrebbe mostrato dei cervelli. Veri.
Li devo vedere! Devono essere una figata!
 
“Dieci dollari che Bonnie si sente male.”  Propongo sbirciandolo da sotto il piumone.
 
“Controbatto: venti che Elena si sente male.” Dice entusiasta.
 
Dentro di me soffoco una risata: ho già vinto! Voglio dire, Elena sta con un vampiro! Un vampiro!
Avrà visto volare budella da ogni parte, no?  Ci sarà abituata!
 
Ok, forse Stef non è proprio quel genere di vampiro ma Damon…
 
No!
Niente Damon!
 
Cazzo, Lo’. Riesci a infilare tre pensieri di seguito senza metterci dentro quell’idiota?!
Impegnati!
 
“Allora vieni?!” purtroppo la domanda di mio fratello mi distrae dalle pratiche di auto convincimento.
 
“Nh. Entro alla terza.” Acconsento infine.
 
“Yee!” squittisce saltandomi addosso per poi rotolarsi fuori dal letto. “See ya later, babe!”
 
Senza degnarlo di risposta, allungo una mano fuori dal mio rifugio per afferrare il cuscino e trascinarlo sotto con me.
 
Con un sospiro lo abbraccio e chiudo gli occhi sperando che il mio vecchio, adorato Morfeo faccia riposare un po’ il mio cervellino.

      *                   *                 *                   *                      *
 

“Possa essere maledetto Morfeo e quegli stupidi greci che lo hanno inventato” borbotto mentre, a passo di marcia, mi dirigo verso il bagno con dei vestiti appallottolati in mano.
 
Ovviamente non sono riuscita a riaddormentarmi. Ed è veramente snervante desiderare con tutto il cuore di addormentarsi ma trovare il letto troppo duro o la stanza troppo luminosa o… o semplicemente non  riuscire a scacciare dai tuoi pensieri un idiota dagli occhi azzurri ed i denti affilati.
 
Con un altro sonoro sbuffo, sbatto la porta del bagno alle mie spalle, tiro malamente i vestiti sul lavandino ed inizio a spogliarmi.
 
Purtroppo è inutile far finta che gli eventi di ieri sera non siano mai successi, rimugino mentre entro nella doccia e ruoto la manopola della temperatura verso il marchio blu.
 
Per quanto cerchi di evitarlo, l’immagine di Damon e dei suoi occhi glaciali mi assilla e mi tormenta ogni minuto.
 
Per tutta la notte non ho fatto altro che pensare a quello che è successo. Forse dovrei troncare i rapporti tra noi, non voglio essere un peso e … poi, quella storia di Elena mi ha fatto male.
 
E’ quindi tutto finito?
Non ci sono più speranze per una nostra amicizia?
 
Sospiro scacciando quei pensieri, poi apro l’acqua e velocemente mi infilo sotto lo scroscio di acqua fredda. Con soddisfazione noto che la nebbia  di sonno che mi occupava il cervello si dirada con rapidità.
 
“Ah- Eh.. Eh.. Etciùh!” Ok. Forse prendersi un acquazzone e poche ore dopo farsi una doccia fredda non è proprio il massimo per evitare il raffreddore. Però adoro troppo l’acqua fresca, e in più ho sempre caldo! Quindi cosa potrebbe esserci di meglio?
 
Tiro leggermente su con il naso ed inizio ad insaponarmi, giocherellando con l’acqua sovrappensiero. Arrivata ai fianchi, però, una fitta di dolore mi coglie impreparata costringendomi a ritirare la mano.
 
Abbasso lo sguardo per controllare e noto con piacere un bel livido  rotondeggiante e nerastro sul fianco sinistro.  Probabilmente è la conseguenza del mio.. accidentale urto con i mobili di casa Salvatore.
Controllo anche il resto del corpo e trovo un livido simile anche sul retro della coscia sinistra.
 
Pefretto.
 
Aggiungiamoli alla lista “100 motivi per uccidere Damon”. Con questi dovrei aver raggiunto 20 punti.
 
E così come mi torna in mente il nome di quel vampiro, si ripresenta anche l’ormai ben conosciuta morsa allo stomaco che per un attimo mi toglie il respiro.
 
Ma adesso basta!
 
D’ora in avanti mi impedirò di pensare a quello stupido ingrato! Mai più dovrò stare male pensando a lui!
D’ora in poi, ogni volta che mi verrà in mente qualcosa che lo riguarda mi tirerò un pizzicotto sul braccio come punizione.
 
Vedremo chi vincerà tra me e il mio stupido subconscio!
 
Esco dalla doccia con una nuova determinazione,  mi avvolgo in un asciugamano e, dopo essermi asciugata un po’, inizio a vestirmi.
Mi infilo i jeggins grigi e una t-shirt larga con scritto “Karl who?”, dopodiché torno in camera e, da sotto il letto, recupero due stivaletti neri che si fermano poco sopra la caviglia.
 
Torno poi in bagno per pettinarmi i capelli ancora bagnati  e quasi mi spavento.
Solo ora mi accorgo che la mia immagine riflessa nello specchio, oltre a spaventose occhiaie e naso rosso, presenta anche due lividi violacei sui lati del collo. Non è possibile.
Ha veramente cercato di uccidermi.
Non può averci provato sul serio…
 
Mi avvicino allo specchio e incredula passo l’indice sul livido come per controllare se è vero ciò che mi mostra l’immagine riflessa.
Il leggero dolore che provo mi conferma che Damon ha veramente cercato di uccidermi, ma allo stesso tempo mi sveglia riportandomi alla mente la promessa che mi sono fatta.
 
Così, determinata chiudo il pollice e l’indice sulla pelle dell’avambraccio e giro con forza.
 
“Ouch!”  Ok, questo ha fatto male. Ma almeno così sarò più motivata, no?
 
 

                  *                   *                  *                   *               *

 
 
Venti minuti dopo sono seduta al tavolo di cucina, intenta a mordicchiarmi nervosamente la pelle della nocca del pollice mentre leggo per la terza volta la stessa pagina di biologia.
 
Con una sonora sbuffata, chiudo il libro lanciandolo poi malamente nella cartella. Sapevo che non ne avrei cavato le gambe.
Per questo afferro la borsa e le chiavi di casa, infilo  il cellulare in tasca ed esco per dirigermi a scuola a piedi.
 
Svolto a destra concentrandomi sulla strada visto il mio scarso senso dell’orientamento e  mi accorgo del ragazzo che attraversa a corsa la strada solo quando si pone davanti a me.
 
“Stefan?” chiedo “Non dovresti essere a scuola?”
 
“Potrei chiedere lo stesso a te.” Risponde infilandosi le mani in tasca e portandosi al mio fianco.  Poi continua: “avevo la mostra dei cervelli alle nove, così ho pensato fosse meglio entrare due ore dopo.”
 
“Non sono una parte molto vascolarizzata.” Rispondo seguendolo. “Probabilmente sono anche sotto paraffina e puzzeranno.”
 
“Sempre meglio non rischiare.”  Risponde  sorridendo leggermente.
 
Già, tu sei il fratello che non rischia.
Ma prima che possa riportare i miei pensieri su argomenti scomodi, continua:  “E tu?”
 
“Avevo sonno.” Rispondo laconica.
 
“Come stai?” insiste.
 
Lo guardo con aria leggermente stranita.
“Bene! Come sempre!” rispondo sorridendogli.
 
“Lo’, non devi fingere con noi.” Dice dolcemente.
 
Il mio sorriso sparisce prontamente.
“Non sto fingendo, Stefan.” Rispondo decisa. “Sto bene. Fisicamente, psicologicamente e qualsiasi altro       -mente ci possa essere. Io sto benissimo.”
 
“Fisicamente, dici?” chiede ironico. “E cosa hai fatto al collo?”  chiede scostandomi i capelli.
 
“Sono caduta dalle scale.” Rispondo guardandolo negli occhi. “E sarà quello che diremo ad Elena e Bonnie.”
 
“Perché? Perché lo devi sempre difendere?!”
 
“Senti, me la sono cercata, ok? Sono andata lì anche se tu mi avevi detto di non farlo. Chiuso il discorso.” Rispondo decisa allungando il passo e superandolo.
 
Non so neanche io perché sto difendendo Damon.
Ho capito anche io di non avere tutti venerdì al loro posto, ma addirittura difendere un vampiro che ha cercato di uccidermi?!
 
Non lo so..
So solo che ogni volta che Damon fa qualcosa di sbagliato, Stefan, Bonnie ed Elena assumo tutti la stessa espressione, quella che sembra dire “ovvio! Da lui non ci si può aspettare niente di meglio”.
E questo mi manda su tutte le furie!
 
Cavolo! Stefan è suo fratello! Dovrebbe essere dalla sua parte a prescindere da tutto!
Ed Elena? Tutto quello che Damon fa è per lei (come mi ha ben spiegato ieri sera) e tutto ciò che lei riesce a dire è “chiudiamolo in cantina imbottito di verbena”.
 
“Ti ha quasi ucciso!” esclama afferrandomi il braccio e costringendomi a voltarmi.
 
“Non è la prima volta. E molto probabilmente non sarà l’ultima.” Dico con semplicità scrollandomi dalla presa.  “Anche lui si merita qualcuno dalla sua parte.” Concludo prima di girarmi ed sorpassare il portone della scuola.
 

Let’s all make believe that
we’re still friends and we like each other.

 

               *                  *              *                   *                *

 
“Anche quello, per favore.” Dico alla cuoca della mensa indicandogli un budino alla cioccolata.
 
Lei lo toglie velocemente dal frigo ma, arrivata al mio vassoio si ferma leggermente stupida dalla quantità di cibo presente su di esso. In effetti ho preso così tante cose che è impossibile trovare spazio per il budino.
 
Allungo quindi la mano e lo afferro bisbigliando un “ grazie” per poi girarmi e cercare un tavolo, concentrata al massimo per non far cadere niente.
 
Adocchio Andrew ad un tavolino vicino alla finestra, seduto con gli altri componenti della squadra di football; lo saluto velocemente con un gesto della mano per poi voltarmi e trovarmi di fianco Stefan.
 
Di nuovo.
 
Niente argomento Damon. Niente argomento Damon. Ti prego!
 
“Elena e Bonnie hanno preso il tavolo, vieni?” chiede gentile.
 
“Si!” rispondo sorridendo.
 
Mentre ci avviamo lo scopro a guardare confuso il mio avambraccio.
 
Seguo lo sguardo e trovo una macchia arrossata sulla pelle, reduce di tutti i pizzicotti autoinflittami durante quelle tre ore di lezione.
 
“Quello stamattina non c’era.” Osserva inarcando un sopracciglio.
 
“Oh…si! Ehm.. autolesionismo!” rispondo imbarazzata. “ Come Demi Lovato… o Miley Cyrus.” Preciso annuendo.
 
“Ovvio. Stupido io a chiederlo.” Commenta ridacchiando.
 
Ci sediamo al piccolo tavolo , sul quale finalmente posso appoggiare il vassoio stracolmo. Mi siedo e sollevo la forchetta pronta ad abbuffarmi, infilzo tra ravioli in un colpo solo e molto poco elegantemente li trangugio.
 
Al terzo boccone vengo interrotta da Elena che da voce alla tanto temuta domanda: “Cosa hai fatto al collo?”
 
“Oh, ehm! Sono caduta dalle scale..” rispondo fingendo imbarazzo.
 
“Tipica frase da violenza domestica.” Commenta allusivo Stef.
 
Con prepotenza gli assesto un calcio sullo stinco da sotto il tavolo, fulminandolo contemporaneamente con lo sguardo.
 
“Perché mi hai tirato un calcio, Lo’?” chiede assumendo un aria ferita.
 
“Ops, pensavo che fosse la gamba del tavolo.” Sibilo colpendolo ancora.
 
Fortunatamente la risata di Elena interrompe il ragazzo, già pronto a ribattere.
“Hahaha! Che buffo! Non ce lo vedo proprio Daniel a picchiarti perché l’arrosto è troppo salato o la pasta scotta!”  dice nascondendo la risata con il dorso della mano. “Sei proprio sbadata! Meno male che non è niente di grave.” Continua con tono dolce.
 
“Già.” Concordo soffermandomi a guardarla.
 
E’ bellissima. E dolce.
 
Non mi sorpende che Stefan sia così innamorato.
 
E nemmeno che lo sia Damon.
 
Damon la ama? Chiede una vocina nella mia testa.
 
Non lo so. Mi rispondo. Credo di sì. Chiunque amerebbe Elena. E poi è così uguale a lei…
 
Una piccola fitta mi raggiunge il petto. Solo per un istante. Prima che Bonnie decida che siamo stati per troppo tempo senza problemi soprannaturali.
 
“Cosa facciamo per la pietra?” chiede assumendo la sua aria da il-mondo-sta-per-crollarci-addosso.
 
Prontamente Elena guarda me. “Potreste provarci tu e Damon; siete molto affiatati ultimamente.”
 
Per poco non sputo addosso a Bonnie, seduta di fronte a me, tutta la coca che stavo bevendo.
Cerco di riprendermi e di evitare di tossire convulsamente.
 
“Sì, certo! Ci pensiamo noi.” Dico tra un colpo di tosse e l’altro, per poi tornare a sorseggiare la mia coca.
 
“A proposito,” continua Elena “Come ha preso la faccenda di Katherine?”
 
Ok.
Questa volta la coca rischia di uscirmi direttamente dalle narici.
 
“Alla Damon.” Risponde Stefan. “Si è ubriacato e probabilmente è andato a dissanguare qualche ragazza.”
 
“O probabilmente si è ubriacato e poi è semplicemente andato a dormire.” Sibilo prendendo istintivamente le difese del vampiro assente. Ma perché, poi?
 
Devo smetterla di difenderlo. Devo smetterla!
D’ora in poi basta.
 
“Non credo, verso le due è uscito ed è rientrato all’alba.” Ribatte Stefan con tono grave e preoccupato.
 
Ok, inizio da domani.
 
“Forse aveva solo bisogno di fare una passeggiata.” Lo contrasto guardandolo male. “Prendere aria fresca, schiarirsi le idee.”
 
“E per farlo è rimasto fuori fino all’alba?” domanda scettica Bonnie.
 
Sarà che sono nervosa per ieri sera. Sarà che ho una leggera insofferenza verso Bonnie.
Sarà che sono stupida a difendere qualcuno che mi ha quasi ucciso e che ha chiarito che per lui non significo niente, ma quest’ultima goccia ha fatto traboccare il vaso.
 
Mi alzo in piedi e sbatto le mani sul tavolo pronta a ringhiare una valanga cattiverie addosso alla strega ma la squillante voce di Caroline mi interrompe prima che possa fare qualche danno.
 
“Ragazzi, tutti attenti!” esordisce piazzandosi davanti a noi. “Ho una buona notizia e una cattiva notizia.”
 
La guardo incitandola a continuare prima che il mio nervosismo torni alle stelle.
 
“La cattiva notizia è che i genitori hanno scoperto Leah a fumare, adesso è in punizione e hanno annullato la festa di giovedi.” Racconta con enfasi. “La buona notizia è che la festa si farà ugualmente ma… alle cascate!” conclude battendo le mani e saltellando eccitata.
 
Festa alle cascate? Festa alle cascate?!
 
“Oh mio Dio, che figata!”  esclamo tutta contenta dimenticandomi completamente dei miei propositi omicidi. “Ti vieni a preparare da me? Daiii!” le chiedo eccitata quanto lei.
 
“Ovvio!” mi risponde battendo le mani con le mie.
 
Dietro di noi sento Elena commentare con tono divertito “Dio le fa e poi le accoppia!” seguita da una piccola risata di Stef.
 
Lo so, me ne rendo conto anche io.
Probabilmente soffro di disturbi di bipolarità, altrimenti non saprei spiegarmi tutti i miei repentini scambi di umore.
 
Però… Cavolo! Una festa alle cascate!
 
Io non ho nemmeno mai visto delle cascate!
 
Perché in Italia si rifiutano di fare queste figate?!
 
 

                                  *                  *                  *                      *                  *                   

 
 
 

Let’s all make believe.
In the end we’re gonna need each other.

 
“Gentile e premurosa.” Sussurro tra me e me mentre guardo i componenti della squadra di football avviarsi verso lo spogliatoio, reduci da un allenamento stancante. “Carina e coccolosa. Esiste una sorella migliore?”
 
“No. E se esiste presto la ucciderò.” Mi rispondo malefica.
 
Parlare con se stessi? Il segnale che sto per implodere.
 
Progettare la morte di persone immaginarie? … Non lo so.
 
Ma comunque non mi sembra un buon segno.
 
“Eccomi! Possiamo andare.” Andrew arriva interrompendo le mie elucubrazioni.
 
Mi alzo dalla gradinata e scendo con calma, rimanendo al fianco di mio fratello.
Arrivata in fondo, inizio ad attraversare il campo ma dopo pochi passi mi accorgo che di fianco a me non c’è più nessuno.
 
Mi volto confusa e vedo Drew fermo, il borsone sulla spalla e le mani affondate nelle tasche dei pantaloni.
 
“Vuoi palare?”  mi chiede puntando gli occhi nei miei.
 
No, non dopo che ho passato il pomeriggio nell’aula studio a guardare Elena ed immaginarmi Damon che la guarda con affetto, Damon che reputa lei un amica, Damon che la protegge rimanendo in disparte…. Damon che da a lei l’ultima fottuta patatina e non a me!
 
Ops.. ok, cancelliamo l’ultima parte.
 
“Mmh.. Di cosa?” chiedo indifferente.
 
“Cos’ hai fatto ieri sera quando sei uscita in fretta e furia?” domanda. Non è come quando si vuole fare gli affari miei per poi prendermi in giro… è calmo e quasi premuroso.
 
Sollevo le spalle, cercando di dare poca importanza alla cosa ma lui mi anticipa.
 
“Ehi,  pensi che non sappia rendermi conto di quando c’è qualcosa che non va? Sono tuo fratello, siamo sempre stati insieme. Riesco a sentire quando sei triste o arrabbiata…” afferma con dolcezza.
 
“Non sono triste!” ribatto subito, in modo quasi infantile. “E nemmeno arrabbiata, non tanto almeno…”
 
“Lo so.” Dice avvicinandosi e parandosi di fronte a me. “ Sei ferita e delusa.”
Distolgo lo sguardo e lui incalza subito chiedendo“Da cosa?”.
 
“Non lo so.” Rispondo sollevando le spalle.
 
Sospira profondamente e poco dopo un frontino  mi si sciaccia sulla testa.
 
“Possibile che debba avere una sorella con la conoscenza di se stessa pari a quella di un.. di un.. di un ippogrifo!” dice sbattendosi la mano contro la fronte.
 
“Hai riniziato a leggere Harry Potter, vero?” non mi trattengo dal domandare soffocando una piccola risata.
 
“Non è questo il punto!” dice arrossendo leggermente. “Allora…” continua poi prendendomi per le spalle “c’entra Damon?”
 
E’ così ovvio? Sono davvero così prevedibile?
 
Oppure è lui che ha messo in moto quei pochi neuroni?
 
“Si.” Rispondo.
 
“Cosa ha fatto?”
 
“Niente.”
 
Ed ecco la cosa che odio di più in me.
Il fatto di non riuscire ad aprirmi, ad ammettere le mie debolezze e cercare aiuto. Nemmeno con le persone a me più vicine, le più care.
Non è che non mi fidi o che mi voglia mostrare forte davanti a tutti… è solo che…
Non sono mai stata brava a esprimere le mie emozioni, nemmeno da piccola! Mi imbarazza parlare di me e di quello che provo, divento tutta rossa e mi si bloccano le parole in gola.
 
“Ok. Sapevo che non mi avresti detto niente.” Sospira sedendosi a gambe incrociate sull’erba. “Così ho chiesto a Stefan!” conclude mostrandomi un sorriso furbo.
 
“Che non ti avrà detto nulla, spero!” in fondo non è un pettegolo, vero? Non lo è, vero?!
 
“Oh sì, invece. Mi ha raccontato tutto!” ghigna. “Meno male, direi! Almeno non devo spillarti ogni parola a forza.”
 
“Allora, perché ci sei rimasta così male stavolta? Ha provato a ucciderti il secondo giorno che siamo arrivati, e di nuovo una settimana dopo!” dice non capendo la mia reazione.
 
“Sì, ma dopo mi ha salvato! E io ho salvato lui e poi lui di nuovo me e…” mi fermo e respiro profondamente. “E’ stato diverso. Ci ha provato veramente… e, in verità non è quello. E’ quello che ha detto prima.” Confesso.
 
“Cosa ha detto prima? Questa parte mi manca!” dice contrariato.
 
“Che non mi considera un’ amica, che per lui non sono niente e che se mi sta dietro è solo per far piacere ad Elena… e che rimpiange di avermi salvato da Mason.” Dico velocemente, buttando fuori tutto. “Forse mi sono spinta troppo in là. Ho visto come stava per Katherine ed era così solo e.. triste! Pensavo di poter fare qualcosa! Di potergli stare vicino o… Sono stata troppo invasiva. Non dovevo…”
 
“ Lo’ smettila, cazzo! Smettila per una buona volta di voler prendere le sue difese! Non è un cucciolo di golden retriver, non è un bambino smarrito! E’ un vampiro! E la soluzione ce l’hai davanti agli occhi!” urla alzandosi  fronteggiandomi.  “Finiscila! Fa finta di non averlo mai incontrato, chiudi i rapporti!  E’ quel che si merita, stare solo!E se tu sei troppo buona per farlo, chiamo io Bonnie e le chiedo di rinchiuderlo in qualche tomba o di farlo bruciare vivo.”
 
Per un momento vedo tutto rosso.
 
Anche se io stessa ho già pensato di chiuderla così, detto da lui assume tutto un altro tono. E come se mi aprisse gli occhi e mi mostrasse che anche se volessi ormai non potrei far finta di non averlo conosciuto.
Oramai ci tengo a lui, mi ci trovo bene ed è come.. come se con le sue battute stupide e la sua ironia sempre fuori luogo e la sua stronzaggine, mi fosse entrato dentro.
E non ho idea di come riuscire a farlo uscire, non voglio farlo uscire!
Adesso sta a me ritagliarmi un piccolo spazio in lui, scalfire quel muro che lo isola da ormai troppo tempo!
 
Forte delle mie nuove convinzioni,  spingo Andrew con violenza e lo faccio cadere sull’erba umida.
 
“Non ti azzardare. “ Comincio puntandoli un dito contro. “Non anche tu! Non lascerò perdere un bel niente! E lo dimostrerò a tutti voi! Voglio essere sua amica e ci riuscirò. Gli starò accanto, perché se lo merita; si merita di avere qualcuno. E alla fine vedremo chi aveva ragione!”
 
“E non pensi a quello che ha fatto?! A quello che ha detto? Non ha importanza per te?” chiede alzando il tono a sua volta.
 
“No!” rispondo immediatamente e solo dopo mi rendo conto che penso veramente quello che ho detto.
 
Non ha importanza quello che è successo. Mi ha salvato da Mason ed abbiamo passato molto
tempo insieme; non importa se dice di averlo fatto per Elena. Quello che conta è che lo ha fatto.
 
E non penso che sia stato tutto falso, che nei sorrisi e nelle risate ci sia stata solo finzione.
 
Credo in noi e nella nostra amicizia e non mi arrenderò di certo perché una stronza psicopatica si è ripresentata dopo un secolo e mezzo di assenza.
 
Con un sospiro mio fratello si alza da terra e, con uno sguardo a metà tra l’esasperato ed il divertito, mi chiede:
“E ci voleva tanto a capirlo?!”
 
“Cosa?” chiedo confusa.
 
“Dai, era ovvio da che parte saresti stata. Solo che essendo una ragazza ti devi fare sempre mille complessi e blah, blah, blah!” dice avviandosi verso l’uscita del campo.
 
“Cosa?!” chiedo ancora più sconvolta.
 
“Ah, e comunque per il consulto psicologico sono venti dollari.” Conclude allontanandosi sempre di più.
 
Resto per un attimo immobile, ferma sul posto.
 
Possibile che mio fratello – il mio stupido, stupido fratello – mi conosca così bene?
 
Beh, se è così sto alla buccia.
 
“Aspettami!”  urlo rincorrendolo. “Aspetta che ti prenda! Potevi dirmelo subito, no? Senza tutte queste sceneggiate! Un bel ‘non arrenderti’ come nei film!”
 
“Venti dollari!” ribadisce iniziando a correre anche lui.
 
Oh, ti prenderò!
 
Eccome se ti prenderò!
E allora non avrai scampo.
 
 
 

          *                         *                     *                         *                         *

 
 
“Libero!” esclamo dopo essere entrata nel salone di villa Lockwood ed aver guardato a destra ed a sinistra.
 
“Ovvio che è libero, Lo’.”  Dice Daniel alle mie spalle, entrando a sua volta. “Tyler è a casa con Andrew e Carol l’abbiamo vista uscire due secondi fa.”
 
“Uffaaa!”mugolo stizzita.
 
Possibile che non venga mai assecondata nelle mie fantasie? Ho sempre sognato di irrompere in una casa come in NCIS ma , a quanto pare, non vale lo stesso né per Damon né per Daniel.
 
“Posso almeno annunciare che l’operazione Uman Team è iniziata?” chiedo speranzosa.
 
“Non è meglio iniziare a cercare la pietra?”
 
“Che palle!” sbuffo. “Io guardo la cucina, te fai la sala.”
 
Così dicendo mi allontano ed accendo il Walkie Talkie della Chicco che ho fermato ai pantaloni.
 
Oh, sì. Almeno su questo sono riuscita a convincere mio fratello.
 
Sono passati quattro giorni dall’incontro con Katherine ed io, Daniel ed Andrew ci siamo organizzati per recuperare la pietra di luna.
‘A cosa ti serve un vampiro quando hai noi?’ ha chiesto pomposamente Daniel quando avevo obbiettato che forse era meglio chiedere aiuto a qualcuno con poteri soprannaturali.
 
In effetti, aveva ragione. Siamo riusciti a organizzare l’U-T in maniera eccellente!
Tyler è a casa con Andrew, probabilmente a giocare a Skyrim, e Carol ha una riunione del consiglio che dovrebbe durare come minimo due ore.
 
Come lo so? Me lo ha detto Damon prima che ci.. perdessimo di vista.
 
“Ma che aspetto dovrebbe avere questa pietra?” chiede la grachhiancte voce di Danattraverso il walkie talkie.
 
“Non so… penso tipo un sasso bianco. Passo.” Rispondo.
 
“Che vuol dire che non lo sai?!” chiede con voce più acuta del normale.
 
“Te cerca un sasso bianco!” rispondo decisa. “E devi dire ‘passo’ quando finisci!”
 
“Qui c’è il vaso di una pianta pieno di sassi bianchi!”  ormai il suo tono raggiunge la disperazione. “Passo!” aggiunge in fretta prima che lo riprenda.
 
“Non è in quello, allora. Passo.” continuo tranquilla.
 
“Non la troveremo mai, non abbiamo speranze…”  mugola. “Passo e chiudo.”
 
 
Canticchio sovrappensiero mentre controllo minuziosamente ogni cassetto ed ogni mensola della cucina, il contenitore della frutta, il frigo, sotto i mobili ed in ogni altro anfratto che mi salta in mente.
 
Concluso la perlustrazione della cucina, mi dedico al bagno e alla sala da pranzo mentre Dan si occupa dello studio e dell’atrio.
 
Dopo un’ora e mezza possiamo dire conclusa la ricerca della pietra al piano terra, così salgo le scale in cima alle quali mi sta aspettando mio fratello.
 
“Non ce la facciamo a guardare tutte le stanze” mi informa sovrappensiero. “Dobbiamo scegliere una stanza, due al massimo.”
 
“Camera sua, no?” propongo, mi sembra naturale.
 
“Secondo te non è troppo ovvio?” chiede indeciso scuotendo i capelli biondi.
 
“Dan, parliamo di Tyer.” Rispondo eloquentemente. “Non è così sveglio!”
 
“Giusto.” Acconsente subito.
 
Entriamo  quindi nella stanza ed iniziamo a cercare questo sasso bianco e mentre io mi dedico all’armadio Dan controlla il letto.
 
Si..
 
Diciamo che si butta a peso morto sopra il letto.
 
“Ma hai provato a guardare se la vendono su ebay?” chiede rimettendo il cuscino a posto e cercando di sollevare il materasso.
 
“Sì, ma Bonnie dice che ci serve proprio questa…” rispondo scansando vestiti uno dopo l’altro.
 
“Trovato!”
 
 Mi volto con un sorriso enorme pronta a congratularmi con lui ma la scena che mi ritrovo davanti mi provoca un gran prurito alle mani.
 
Seduto in mezzo al letto, con gli occhi che brillano di felicità e un mucchietto di riviste accanto, vedo Daniel che sta sbavando sulla foto di una ragazza assai poco vestita, in una posizione che consente di vederne anche l’anima e due tette grosse come meloni.
 
Odio le ragazze con le tette grosse. Ed i ragazzi che ci sbavano dietro.
 
Ok, lo ammetto: la mia è solo invidia perché mi ritrovo poco più di due ciliegie!
 
No, dai. Due albicocche almeno. Giusto per rimanere in campo ortofrutticolo.
 
 Ma non ho ancora perso le speranze: ho letto che fino a ventun’anni possono ancora crescere.
 
Mi avvicino a Dan a passo di marcia e gli mollo uno schiaffo dietro la testa, strappandogli la rivista dalle mani.
 
“Si può sapere che stai facendo?!” chiedo irritata.
 
“Ma… ma… è l’edizione limitata! Non la trovi nemmeno su internet!” piagnucola.
 
“Te la infilo nei buchi del naso l’edizione limitata! Cerca la pietra!” lo rimprovero sbattendogli la rivista in fronte.
 
“Abbiamo guardato dappertutto, non c’è! E dobbiamo andarcene prima che torni la signora Lockwood.” Si giustifica.
 
“Dai! Deve essere qui! Cassetti del comodino?” chiedo.
 
“Va bene non sveglio, ma così lo offendi!”
 
“Haha, hai ragione!” rispondo tirando verso di me il cassetto più per scrupolo che perché ci creda realmente. “Non può essere così stupido da… da…”
 
“Lo’?” mi richiama Dan vedendomi incantata sul cassetto.
 
I miei occhi sono fissi lì, su una pietra bianca lattiginosa con varie sfumature e tratti più o meno trasparenti, eppure il mio cervello non riesce a crederci.
 
Visto che continuo a non parlare, Daniel mi affianca e sbircia anche lui all’interno del cassetto.
 
“E’ un po’ idiota…” commenta fissando anche lui la pietra.
 
“Un po’ tanto…” rispondo voltandomi verso di lui.
 
“Beh, ora possiamo dire mission accomplished!” esclama sorridendomi e battendo il cinque.
 
“Oh, yeah!” rispondo ghignando a mia volta e infilandomi la pietra nella tasca posteriore dei pantaloni.
 
“E’ stato più facile del previs-”
 
Tyler? Sei in casa?
 
“-to.”
 
Guardo lentamente Dan come per cercare la conferma di quello che ho sentito e trovando i suoi occhi scuri sgranati ed il viso pallido mi sento svenire.
 
“Hai sentito anche tu?” bisbiglio iniziando a sudare freddo.
 
Lentamente,  mio fratello annuisce per poi ingoiare rumorosamente e  sussurrare a sua volta:
“Carol.”
 
Un ultimo sguardo carico di terrore e sento distintamente il panico prendere il sopravvento su di me.
 
 
 
 
 
 
(….)
 
 
 
 
 
 
 
Buongiorno a tutti! :)
Ebbene sì, non sono morta!
Non mi hanno rapito gli alieni, non mi sono trasferita a Timbuctù, non mi sono chiusa in un convento tibetano, no…
Sono ancora qui a rompere con questa Lolita!
 
So di essere una stronza con gli aggiornamenti. Al mare purtroppo non avevo internet e nemmeno un computer, però sono tornata da tre giorni e in questi tre giorni mi sono impegnata per scrivere questo capitolino e postarlo per voi! <3
 
So che non è proprio il massimo.
Io personalmente odio i capitoli dove non si vede Damon, però ho pensato che magari dopo quello che è successo era necessario un momento di stacco dove Lo’ si chiarisce le idee.
 
Spero che vi sia piaciuto un pochino o che almeno non vi abbia fatto shifo.  :) :)
 
Ed ora, come sempre i ringraziamenti!
Un grazie specialissimo va ad Abstract Fire, Klaroline99, Ili91, Erika_Somelharder e Martalapoffa_ ! <3
Grazie millemilamilioni di volte, amo da morire le vostre recensioni e spero continuerete a seguirmi!
 
Grazie mille anche a tutti quelli che hanno messo la storia fra le preferite, le seguite e da ricordare!
<3
 
Infine, un grazie enorme anche a chi dedica un po’ del suo tempo a leggere questa storia! <3
 
Alla prossima, (si spera presto)!
XOXO
 
           -B.

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Capitolo 14
*** Let me be the one that shines with you ***


LET ME BE THE ONE THAT SHINES WITH YOU
 
 
 
 
 
“Oh, cazzo!” sussurro continuando a guardare, con occhi spalancati, Daniel che si sta stringendo i capelli tra le mani. “Ohcazzocazzocazzocazzo!”
 
Resto paralizzata, con la spiacevole sensazione che il sangue di tutto il corpo sia precipitato a livello delle caviglie.
Davanti a me Dan mantiene, come se fosse una statua di cera, la sua faccia sconvolta con tanto di bocca spalancata.
 
“E adesso?” riesco solo a sussurrare.
 
Beh, più che come un sussurro la mia voce esce come un gemito spezzato.
 
Come risposta ricevo solo un’occhiata piena di sgomento ed un sibilo “E’colpa tua!”
 
“Mia? Mia?!” sbotto indispettita mantenendo comunque un tono di voce appena udibile. “Tu dovevi controllare che non arrivasse nessuno!”
 
“Io?!” ribatte portandosi una mano al petto. “Non so se te ne sei accorta ma non sono un vampiro! Non ho un cazzo di superudito! E poi sei tu quella che doveva controllare l’ora!”
 
“Sì? Beh.. siamo in perfetto orario, ok?! E comunque ti avevo detto di-”
 
Il rumore della porta di ingresso che viene chiusa e dei tacchi della signora Loockwood che urtano il parquet interrompono le nostre reciproche accuse e, sfortunatamente, ci riportano alla nostra disastrosa situazione.
 
“Nascondiamoci!”sussurriamo in coro, prima di iniziare a spostarci in lungo ed in largo per la stanza.
 
Almeno su una cosa andiamo d’accordo.
 
 Con estremo silenzio ed estrema velocità –mai mi sarei attribuita una di queste due doti- mi fiondo dietro la prima mobilia che mi capita a tiro, che in questo caso si rivela essere la scrivania.
 
Mi accuccio contro una delle due grosse zampe, larghe più o meno quaranta centimetri e sbircio nella stanza, apparentemente vuota, alla ricerca di mio fratello.
 
Lo individuo dopo poco, accanto al letto, dietro una delle grosse tende color panna.
 
“Ti si vedono i piedi, idiota!” bisbiglio in fretta.
 
Con un gesto brusco scosta le tende e si guarda intorno.
 
“Ti si vede il culone, cicciona!” mi fa il verso.
 
Esco dal nascondiglio rivolgendogli un’occhiata offesa e alzo una mano con l’intento di spiaccicarla sulla sua testa, ma la voce della mamma di Tyler mi blocca il braccio a mezz’aria.
 
“Ty? Sei quassù?”
 
Lascio perdere i miei intenti violenti e mi guardo disperatamente intorno.
Individuo nell’armadio la mia ancora di salvezza.
 
Apro le ante e, facendomi spazio alla bell’e meglio tra i vestiti, entro accucciandomi accanto ad una montagnola di jeans buttati sul fondo.
“Sotto il letto” mimo con le labbra all’indirizzo di mio fratello, prima di accostare le ante ed avvicinandomi ad un buchino per sbirciare l’interno della stanza.
 
Con un sospiro di sollievo vedo mio fratello sparire sotto il grande letto ad una piazza e mezzo, coperto perfettamente dalle balze del copriletto.
 
Purtroppo il mio sollievo dura appena cinque secondi.
Giusto il tempo di accorgermi del walkie talkie di Dan che è rimasto sul pavimento; probabilmente si è sfilato dalla cintura quando lui si è infilato sotto il letto.
 
Devo avvertirlo! Devo assolutamente avvertirlo!
 
Ma come?!
 
I passi di Carol sono così vicini!
Non c’è dubbio che stia venendo a controllare se suo figlio è rintanato in camera.
 
Siamo spacciati!
 
Ok, Lo’. Rilassati.
 
Di certo non ti ucciderà, no?
 
Al massimo finirai in prigione per … divieto di proprietà privata?
No, non era così.
 
Violazione di proprietà privata!
Ecco!

Si, finirò in prigione. In un carcere femminile, senza l’ombra di un ragazzo nel raggio di cinquecento metri!
Verrò presa di mira dalle gang e mi farò un tatuaggio da prigione sul collo!
 Andrew sarà costretto a venire a farmi visita e portarmi una torta con dentro una lima, per permettermi di evadere.
Insieme poi dovremo liberare Dan e saremo costretti a scappare dalla legge. Magari ci rifugeremo in Canada, oppure a Cuba.
 
Che vita disgraziata! Me misera!
 
Con un sospiro mi riaccosto al buchetto, rallegrandomi un poco nel pensare che l’arancione delle divise carcerarie dona particolarmente alla mia carnagione.
 
Riesco a vedere chiaramente la maniglia della porta abbassarsi e contemporaneamente la mano di mio fratello che sbuca velocemente da sotto il letto, afferra il walkie talkie e lo porta al sicuro nel nascondiglio giusto un attimo prima che la porta venga aperta.
 
Per poco non mi lascio sfuggire un gridolino di ammirazione.
 
Chi ha bisogno di vampiri quando ha un fratello così?
 
Con i nervi leggermente più distesi torno a guardare in direzione della porta, dalla quale spuntano i perfetti boccoli castani di Carol.
 
“Ty?” chiede un’ultima volta, prima di muovere un passo all’interno della stanza e di guardarsi intorno.
Sospira fermandosi al centro della stanza, poi tira fuori il cellulare e digita velocemente qualcosa prima di rimetterlo nella tasca della giacca nera.
Giacca nera che mi sa tanto di Armani.
 
Beata lei.
 
Muove qualche passo verso la porta e sono già pronta ad esultare per il pericolo scampato quando, invece, si ferma affianco al letto con sguardo sospetto.
 
Ecco.
Lo sapevo.
 
Ci hafiutato.
D’altra parte è parente di un lupo mannaro, dovevo aspettarmelo.
 
Eppure, invece di sollevare il copriletto e procurarci un biglietto di sola andata per Alkatraz, si limita a fissare con aria confusa in prossimità dell’angolo.
 
In prossimità dell’angolo, chissà cosa c’è….
 
Oh, cavolo!
 
Le riviste porno!
 
Mi sfugge un gemito nel pensare al povero Tyler.
Sembra che per ogni azione che compio lo spinga sempre più nella merda.
 
Dovrò farmi perdonare in qualche modo. Magari posso comprargli dei cioccolatini.
 
Fortunatamente la vecchia sembra non avermi sentito. Effettivamente è troppo intenta a raccattare con aria furente e disgustata ‘l’edizione limitata’ e gli altri fascicoli.
Una volta messi tutti sotto braccio esce –finalmente- dalla stanza a passo di marcia.
 
Resto immobile e silenziosa, rifugiata nel mio nascondiglio mentre sento i passi allontanarsi giù per le scale e lo sbatacchiare della porta di ingresso.
Grazie al completo silenzio e alla massiva dose di adrenalina che ancora circola nel mio corpo, potrei giurare di aver sentito persino il motore della macchina che si allontana lungo il vialetto.
 
Nonostante ciò, resto per un minuto buono accucciata sul fondo dell’armadio; l’orecchio teso cercando di percepire ogni minimo rumore.
 
Dopo, lentamente, accosto l’anta ed esco venendo investita dalla luce del sole che filtra dalle finestre.
 
Faccio un respiro profondo, mentre un sorriso involontario mi si allarga sul viso.
E’ strano, ma è come se avessi vissuto gli ultimi minuti in completa apnea.
 
Senza cambiare espressione raggiungo il letto e mi ci tuffo sopra.
 
“Ouch!” sento mugolare dai piani bassi, prima che la chioma bionda di Dan faccia capolino da sotto il letto. “Volevi per caso spiaccicarmi?”
 
Rido, lanciandomi su di lui che è riuscito a tornare in piedi e tra una risata e l’altra riesco solo a dire:
“Non ci credo!”
 
“Abbiamo più culo che anima, lo so.” Risponde sollevandomi da terra e facendomi girare.
 
“Ma sarà il caso di scappare adesso? Che dici?” chiede  appena mi riappoggia atterra, con uno sguardo eloquente.
 
“Sì. Tutta questa faccenda delle spie mi ha messo fame.” Concordo uscendo dalla stanza e controllando comunque il corridoio.
 
Pochi minuti e siamo già in macchina, la chiave riposta accuratamente sotto il vaso di gerani  appena fuori dalla porta di ingresso ed ogni segno del nostro passaggio accuratamente cancellato.
 
“Tutta questa fatica per una stupida pietra.” Commenta Dan, girando il volante con solo il palmo di una mano.
 
“Già. Colpa delle streghe.” Rispondo fermando lo stereo su una canzone degli Strokes. “Però, in fondo, è stato divertente, no? Dov’è che l’hai messa?” chiedo.
 
“Cosa?”
 
“La mortadella.” Rispondo ironica ridendo. “La pietra! Cosa secondo te?”
 
Scatto leggermente in avanti, presa in contropiede dall’improvvisa frenata di Dan.
 
Mi giro e lo trovo intento a guardarmi, le sopracciglia leggermente corrugate e lo sguardo concentrato.
 
Di solito quando ha quell’espressione sta per dire una colossale stupidaggine, perciò mi preparo alla sparata.
 
Tuttavia si limita a scoppiare a ridere e a far ripartire la macchina.
 
“Ci avevo quasi creduto! Hahaha!”  esclama scalando marcia.
 
“A cosa?” chiedo confusa.
 
“La pietra, per un momento ho creduto davvero che non l’avessi presa.” Continua sempre sorridendo.
 
Cosa?
 
I-io..
 
Io pensavo l’avesse presa lui!
E’ stato l’ultimo a uscire dalla stanza!
 
Evidentemente devo avere un’espressione da paura perché non appena Dan si volta nella mia direzione inchioda di nuovo.
 
“No.. Dimmi che non è vero.” Mugola perdendo tutta la sua allegria.
 
“I-io… forse… me ne sono dimenticata. Pensavo l’avessi te..” pigolo mordendomi un labbro.
 
PEEEEEEEEEEEEEE!
 
Sì.
Quella era la testata che Dan ha dato al clacson.
E non sembra avere intensione di rialzarsi.
 
“No. Non di nuovo!” si lamenta con la schiena scossa da una risata isterica.
 
“Mi… dispiace?” tento rivolgendogli il più smagliante dei sorrisi.
 
Con un grugnito, inverte la marcia e in pochi secondi ci ritroviamo di nuovo di fronte a Villa Loockwood.
 
“La pietra.” Sibila mentre esco dall’auto. “Vedi di non dimenticarla o i vampiri saranno gli ultimi dei tuoi problemi!”
 
 

                   *                      *                       *                         *                       *

 
 
“Questo no.”  Borbotto lanciando un vestito giallo sul letto.
 
“No.” E un altro raggiunge il precedente sulla montagnetta di vestiario che ricopre il mio letto.
 
“Mmh, questi sono carini.” Valuto  i pantaloni color salmone, tenendomi una mano sul mento. “Naaah!” decido infine lanciando anch’essi.
 
“Dan!” urlo quindi affacciandomi sul corridoio da camera mia. “Che ti metti?”
 
“Il costume!”  mi sento rispondere. Logico. E’ una festa alle cascate dopotutto.
 
“Ok, grazie” rispondo tornando dentro.
 
Aspetta un attimo.
 
Costume?
 
A novembre inoltrato?
 
“Dai, seriamente!” torno ad urlare.
 
“Ma che ne so?! La prima cosa che trovo!”
 
“Uffaaaa!” borbotto.
 
Apro il cassetto in fondo all’armadio e ne tiro fuori un paio di shorts neri.
 
Nonostante sia novembre fa ancora molto caldo, probabilmente è a causa della latitudine o forse sono io che sono piuttosto atermica.
 
Chiudo il mobile passando al cassettone e tiro fuori una maglietta bianca con la stampa in nero della bandiera americana ed una camicia di jeans con inserti di borchie solo sulle spalle.
 
Poi, raccatto da sotto il letto i bikers e trascino tutto quanto in bagno con me.
 
Dieci minuti dopo sono vestita, truccata e profumata.
 
Scendo le scale e prima di andare in salotto mi soffermo un attimo allo specchio dell’atrio.
Mi lego velocemente i capelli in una morbida coda laterale, dopo di che mi butto a peso morto sul divano; ad aspettare che Tyler suoni al campanello.
 
Sì.
 
Andrò alla festa alle cascate con Tyler.
 
Sinceramente, più che per la promessa fattagli, ho acconsentito per l’enorme senso di colpa che provo nei suoi confronti.
 
Prima Mason, poi le riviste…
 
Ci manca solo che lo investa erroneamente.
 
O che gli appiccichi una gomma da masticare nei capelli.
 
I passi da elefante di Andrew mi risvegliano dai miei pensieri e in poco tempo mi ritrovo i due fratelli in piedi davanti a me.
 
“Io vado al Grill, mi ritrovo lì con gli altri prima di andare alla festa.” Inizia Andrew.
 
“Ed io passo a prendere Bonnie.” Continua Daniel.
 
Sollevo un sopracciglio, stupita. “Dura?”
 
“Per ora.” Risponde sollevando le spalle.
 
Porto la mia attenzione al cellulare che si è illuminato. “Tyler è fuori.” Li informo.
 
“Sì, ehm… a proposito di questo…” balbetta Andrew lanciando una gomitata al compare.
 
“Potresti.. ecco, non litigare pesantemente con nessun vampiro?” continua lui.
 
“Beh, se ti uccidono poi ci toccherebbe vendicarti e.. non è proprio quella che si dice una lotta alla pari…”
 
Guardo per un attimo le loro espressioni da cane bastonato prima di scoppiare a ridere “Che scemi!” li prendo in giro. “Mi sono già rovinata una festa e mezzo, questa volta non permetterò a niente di soprannaturale di interferire!”  concludo con un sorriso.
 
 

                       *                      *                        *                       *                        *

 
Let me be the one that shines with you
In the morning when you don’t know what to do.
 
Two of a kind,
we’ll find a way
to do what we’ve done.

 
 
 “Wow!” esclamo rimanendo a bocca aperta. “Voglio dire… wooow!”
 
“Ti piace?” chiede Tyler affiancandomi sul bordo della radura.
 
“Cavolo, sì!”
 
Sapevo di dover nascere in America; qui è tutto.. tutto così…. Più!
 
Non ho idea di chi sia l’organizzatore della festa ma dovrebbero fargli una statua al merito.
 
Sulle pietre, tutto intorno al laghetto nel quale si riversano le cascate, sono sparsi vari falò che emanano calore e una luce che fa sembrare il tutto quasi surreale.
Intorno ad essi sono raggruppati vari gruppi di ragazzi con i più disparati armamentari: griglie per il barbecue, borse frigorifere con dentro ogni tipo di carne, valanghe di sacchetti di marshmallows, asciugamani, spray anti-zanzare, chitarre e persino una teiera per fare il thè.
 
Per non parlare poi dei tavolini che hanno messo più esternamente, ricoperti diligentemente da tovegliette blu scuro e straripanti di bevande, alcoliche e non, patatine, dolci, tartine e panini…
Quanto cibo… credo di essere finita in paradiso.
 
Infine se si sposta lo sguardo sul limitare della radura si resta incantati dalle centinaia di lucine che hanno intrecciato ai rami degli alberi e da quattro casse da impianto audio a dir poco enormi.
 
“E quelle come fanno a funzionare?” chiedo a Tyler, continuando ad osservare ammirata la scena.
 
“Sono collegate a quelle macchine, guarda.” Mi risponde indicandomi un punto poco dietro ad esse.
 
In effetti ci sono due pick-up dalle notevoli dimensioni con il cofano aperto e vari fili colorati che escono e vanno a collegarsi alle casse ed alle luci.
 
“L’ho proposto io.” Gongola, fiero della sua idea.
 
“Chi l’avrebbe mai detto?” lo prendo in giro.
 
Sorride per poi appoggiarmi un braccio sulle spalle e trascinarmi verso il centro della radura, al falò dove sono seduti i nostri amici.
 
 
 
Quaranta minuti dopo avevo mangiato per cinque persone.
 
So di avere poco controllo e per questo ringrazio il mio metabolismo che sembra non essere ancora passato dalla fase “bambina che mangia tutto e non ingrassa” a quella “adolescente che solo annusando un muffin prende cinque chili”.
Grazie.  Grazie davvero.
 
“Credi di riuscire a lasciare qualcosa anche per noi?”
 
Mi volto, con in mano l’ultimo boccone di quel buonissimo hot dog, e mi ritrovo davanti Bonnie a braccetto con mio fratello.
 Non me ne ero accorta, ma effettivamente erano gli unici a mancare.
 
No.
 
Non voglio sapere cosa hanno fatto per essere in ritardo.
Ne faccio a meno, grazie.
 
“Daniel, che piacere! Sedetevi con noi.”  Indovinate? Poteva essere solo il diplomatico e antiquato Stefan.
 
Passano dal centro e si dividono: Bonnie finisce accanto a Jeremy ed Elena mentre mio fratello tra Matt e Stefan.
Ovviamente io sono di fianco a Caroline, con la quale mi trovo sempre magnificamente d’accordo.
 
Continuiamo a parlare e spilluzzicare cibo per un po’, prima che le grandi casse entrino in funzione e inizino a spargere musica ad un volume notevole.
 
“Andiamo a ballare?” propone subito Caroline con entusiasmo.
 
“Io passo.” Risponde Stefan. Non sia mai che tu possa fare qualcosa per divertirti.
 
“Steeefan!” Piagnucolo cercando di convincerlo.
 
Penso che il suo sia un problema di sensi di colpa; seriamente, prima o poi devo trovare un modo per farlo sciogliere.
 
Magari potrei farlo ubriacare!
Naah, lo vedo come un tipo da sbronza triste.
 
“Non ci penso nemmeno.” Risponde lui sorridendo ed intrecciando le dita con quelle di Elena.
 
“Resto anch’io.” Dice Bonnie accoccolandosi addosso a mio fratello.
 
Lancio un occhiata a Daniel come per dirgli ‘ti fai mettere i piedi in testa da quella lì?!’ ma lui si limita a sollevare gli occhi al cielo e scuotere le spalle.
 
“Lascia perdere.” Mi bisbiglia Car all’orecchio. “E’ una battaglia persa in partenza.”
 
“Non mi arrendo.” Le rispondo sorridendo, poi mi rivolgo a Stef. “Preparati. Torneremo a prender.. vi..”
 
Finisco la frase senza sentire veramente quello che sto dicendo, troppo impegnata a osservare il portatore di una giacca di pelle e due occhi cerulei che si attarda al tavolo degli alcolici.
 
Evidentemente Stefan  segue il mio sguardo , scorgendo al limitare della radura la sagoma di suo fratello perché torna ad osservarmi con uno sguardo preoccupato per quelle che potrebbero essere le mie prossime azioni.
 
 Lo ignoro bellamente, voltandomi verso Caroline e dicendole un semplice : “Avviati,  io vi raggiungo subito.”
Poi sorpasso gli altri ragazzi che si erano alzati per venire a ballare con noi e scavalco il tronco su cui sono seduti Stefan, Elena e Bonnie, pronta ad affrontare il mio vampiro preferito.
 
Purtroppo una mano ancorata al mio braccio mi impedisce di proseguire
 
Mi volto per liberarmi ed incontro i gentili  -e perennemente preoccupati-  occhioni verdi di Stefan.
 
“Lo’…” inizia con tono apprensivo.
 
“Ho tutto sotto controllo.” Lo interrompo istantaneamente. “Davvero!”
E così dicendo mi libero dalla sua delicata stretta e mi preparo per quella che al momento mi sembra un impresa pressoché titanica.
 
Onestamente, poi, non ho tutto sotto controllo.
 
Sì, so cosa gli voglio dire.
So il concetto, quello lo ho ben chiaro in testa.
 
La parte che mi frega sono le parole.
Io odio le parole.
 
Sarebbe fantastico se potessi semplicemente condividere i miei pensieri senza aprire bocca.
 
Ecco, pensando a queste stupidaggini non mi sono nemmeno accorta di essere arrivata a meno di due metri da lui senza uno straccio di idea su come iniziare la conversazione.
 
Pensa Lo’, usa il cervellino!
 
So che per te è difficile ma sforzati!
 
Di certo non posso arrivargli dietro, picchiettare l’indice sulla sua spalla ed esordire con un banale:
“Ehi, ciao! Come va?”
 
Fortunatamente è lui a sollevarmi da questo gravoso onere.
 
Quando ormai sono arrivata alle sue spalle, si gira con lentezza appoggiando i gomiti al tavolo dietro di lui e prendendo un sorso dal bicchiere di plastica che tiene in mano puntando bene i suoi occhi nei miei.
 
“Santo Stefan non bastava? Sei venuta anche tu a farmi la ramanzina?”  chiede con il solito ghigno strafottente ed il tono ironico. “Basta che sia veloce, devo ancora cenare.” Conclude spostando lo sguardo su  Maggie-nave-scuola del quarto anno che ci è appena passata accanto per prendere una bottiglia di Baileys.
 
Resto per un attimo imbambolata a guardarlo mentre prende un altro sorso di quello che è sicuramente rum ad alta gradazione, e mi rendo conto di quanto effettivamente mi è mancato in questi giorni.
 
Di quanto mi sono mancati tutti i suoi dettagli, il suo anello di lapislazzuli, il look total black, l’incredibile contrasto tra lo scuro dei suoi capelli ed il chiaro dei suoi occhi, i denti così dritti e bianchi... persino le piccole rughe che gli si formano all’angolo della bocca quando ghigna.
 
“No.” Rispondo ancora sconvolta dai miei pensieri. “Io… non –cioè!”
 
Prevedibile.
 
Tutto ciò che riesco a far uscire dalla mia bocca sono monosillabi e parole spezzate.
 
Se continuo così non vado da nessuna parte.
 
Chiudo gli occhi, faccio un bel respiro e quando li riapro decido di giocarmela come viene.
 
“Ti volevo solo dire che non mi interessa.” Dico incollando lo sguardo al suo.
 
“Cosa?” chiede con fare annoiato.
 
“Non mi interessa se cerchi di uccidermi o di farmi male. Se mi consideri una bambina viziata, ficcanaso e noiosa. Se rimpiangi di avermi salvata da Mason o anche solo di avermi salutato quella prima sera al bar.” Butto fuori d’un fiato, gesticolando appena per il nervosismo. “Non mi interessa.”
 
Non so cosa di quello che ho detto possa aver attirato la sua attenzione, fatto sta che adesso mi guarda non più annoiato ma con interesse.
 
Tuttavia, quando inarca il sopracciglio incitandomi silenziosamente a continuare, trovo il suo sguardo insostenibilmente duro e freddo.
 
Non capisco!
 
E’ come… come se si aspettasse che adesso dicessi qualcosa di maledettamente stronzo!
 
Non so.. del tipo ‘non mi interessa perché sei un bastardo, sei solo e nessuno se ne accorgerebbe se tu morissi. Anzi! Avremmo un problema in meno.’
 
Avanti! Davvero crede che potrei dire una cosa simile?!
 
“Non mi interessa perché… ho deciso che voglio essere tua amica e niente mi farà cambiare idea.” Affermo invece, decisa anche se posso sentire distintamente il cuore rimbombarmi nelle orecchie ed il sangue affluirmi alle guance. “Sei la prima persona che ho conosciuto in questa città, il primo che mi ha fatta ridere e con cui sono stata bene qui.  Sei il primo che ha cercato di uccidermi ma anche il rpimo che mi ha salvato la vita. Sei persino il mio primo complice di un omicidio!”
 
Mi fermo per osservarlo un attimo ma lo trovo congelato sul posto con uno sguardo che non riesco assolutamente a decifrare.
 
“E non me ne frega se per te con conto niente perche per me invece conti. Ti offrirò la mia amicizia, ti aiuterò nei tuoi piani mal progettati e alquanto pericolosi e ti tirerò fuori da tutte quelle situazioni scomode in cui ti immischi quotidianamente e qualsiasi cosa tu dica o faccia non cambierò idea. Sarò sempre dalla tua parte. Il re ha parlato.” Concludo tornando finalmente a respirare.
 
Solo adesso mi rendo conto di quello che ho detto.
 
Sento un’improvvisa ondata di imbarazzo avvolgermi e distolgo prontamente lo sguardo.
 
“No.” Rettifico. “Volevo dire, non proprio sempre sempre! Gran parte della volte, diciamo! La maggioranza! Anzi, cinquanta e cinquanta!” balbetto istericamente  sventolando una mando davanti al viso.
 
“Non-” inizia a rispondere ma lo interrompo subito.
 
“Aspetta.” Dico notando Caroline che sta venendo a prendermi a passo di marcia. “ Ti chiedo solo… se devi salvarmi o starmi dietro solo perché te lo chiede Elena… evita. Posso cavarmela anche da sola.”
 
Finisco appena in tempo.
Appena chiusa bocca la mano smaltata di Car mi afferra il braccio girandomi verso di lei.
 
“Avevi detto subito, sono passati già cinque minuti!” mi rimprovera fingendosi arrabbiata. “Scusa Salvatore, ma questa festa ha bisogno di noi.”
 
E così dicendo mi trascina via.
 
Oh, quanto amo Caroline.
Sempre con un tempismo perfetto!
Non avrei resistito un altro secondo, e soprattutto non ce l’avrei fatta ad ascoltare la sua risposta!
 
Sarà comunque arrabbiato? Mi avrà trovato ridicola e infantile?
 
Oh, ma chi se ne frega!
Ho detto che nessuno mi rovinerà questa serata e sarà così!
Chiuso il discorso.
 

                        *                          *                          *                          *                            *

 
Nessuno, eh?
 
Nessuno avevo detto?
 
E allora perché mi ritrovo trascinata nella boscaglia da un’Elena che si è rivelata non essere Elena?
 
Perché ovviamente questa volta la stronza si è vestita come lei, e ovviamente non ho sospettato nulla quando ci ha raggiunto  e mi ha chiesto di accompagnarla a prendere da bere.
 
E quando le ho innocentemente chiesto cosa prendeva da bere lei, con un ghigno malvagio, ha risposto “Te.” Trascinandomi per un braccio in una zona d’ombra e poi nel fitto della boscaglia.
 
Ho cercato di liberarmi ma la sua presa è così stretta da farmi male e non c’è di certo paragona tra la nostra forza!
 
Quello che è strano, però è che non mi ha morso.
Non ancora, almeno.
 
Mi sta solo trascinando verso… 
 
“Un parcheggio?” chiedo scettica ritrovandomi davanti le auto di tutti i ragazzi presenti alla festa.
 
“Sali.” Mi ordina aprendo la portiera di una Audi nera.
 
“Ma neanche morta.” Rispondo serafica strattonando il braccio.
 
 Mossa sbagliata.
 
Senza lasciare la presa neanche per un attimo mi sbatte con violenza contro la portiera della macchina, stringendomi contemporaneamente una mano al collo.
 
“Tu adesso sali in macchina senza fare storia, mi porti dalla pietra di luna -perché sì, so che l’avete presa te e i tuoi cari fratellini- e soprattutto non provi a fuggire. Intesi?” chiede mostrando i canini e lasciando la presa sul mio collo.
 
“Altrimenti?” chiedo spavalda.
 
“Le solite cose.” Risponde facendo spallucce. “Spezzo qualche osso a uno dei tuoi fratelli e se ancora non ti dai per vinta li faccio fuori.”
 
Procedura standard, insomma.
 
“Adesso sali.” Mi intima indicando il sedile del passeggero.
 
Sollevo gli occhi al cielo, valutando le possibilità.
 
“E’ in macchina di Daniel, ma non ho le chiavi.” Confesso infine.
 
Infatti dal giorno in cui l’abbiamoprelevata è sempre rimasta nel  vano portaoggetti della macchina di Dan.
 
“Qual’ è?” mi chiede osservandomi scaltra  attraverso le lunghe ciglia.
 
“Quella nera.” Rispondo indicando una macchina cinque posti a destra dell’Audi.
 
“Prego.” Mi invita con un cenno del braccio. “Vai avanti te.”
 
“Ti ho detto che non ho le chiavi.”  Rispondo arrivata davanti alla macchina. “E, se posso aggiungere, i medici consigliano un periodico controllo dell’udito dopo una certa età.”
 
Non so cosa la trattenga dall’uccidermi visto che si limita a rivolgermi un’occhiata raggelante e a rompere con una gomitata il finestrino.
 
Mi sporgo dentro l’abitacolo afferrando la pietra e cercando qualsiasi cosa utilizzabile come arma contro Katherine, ma purtroppo non trovo nulla.
 
Scoraggiata le consegno la pietra e mi faccio ritrascinare nella sua macchina.
 
Chiude le portiere con la sicura, anche se non ne trovo il motivo  vista la sua superiorità, e parte con velocità allontanandosi non solo dalle cascate ma anche dalla città.
 
Entrate in superstrada, appoggio i piedi al cruscotto e la osservo curiosa.
 
“Niente chiacchiere da ragazze?” chiedo. “Mi sto annoiando.”
 
“Tira giù quei piedi. Mi servi viva ma non necessariamente illesa.”  Ghigna.
 
“E perché ti servo viva?” continuo sollevata di saperlo  e riappoggiando i piedi sul tappetino.
 
“Mi servi come merce di scambio.”
 
“Ah, si? E con chi? E cosa otterresti?” insisto.
 
“I Salvatore non ti hanno insegnato a non fare troppe domande? Damon aveva molti metodi per zittire le ragazze, ma evidentemente non ti ha ritenuto degna di provarli.” Risponde maliziosa.
 
“Evidentemente non ti ha ritenuta capace di instaurare una conversazione al minimo dell’ interessante.”  Ringhio.  “Di Stefan che mi sai dire, invece? Elena dice che è fantastico.”
 
In un secondo ritrovo la sua mano arpionata al collo e il suo viso a poca distanza dal mio.
Ma nonostante tutto continua a premere sull’accelleratore.
 
“Adesso stai osando troppo.” Sibila.
 
“Katherine…”  cerco di parlare ma la voce mi esce rauca e sofferta.
 
“Non una sola parola in più.” Continua.
 
“La … macchina..! “ cerco di avvertirla sulla vettura che viene verso di noi sentendo il panico crescere in me.
 
Mi lascia  e sterza violentemente per evitare la collisione ma la macchina sbanda paurosamente.
 
Afferro con forza il bracciolo e con l’altra mano stringo la pelle del sedile.
 
Pensavo succedesse solo nei film invece mi trovo veramente a percepire con chiarezza un’insieme di cose e dettagli che si susseguono velocemente, che in altre occasioni sicuramente non avrei notato.
 
Come il leggero balzo della macchina che durante la sbandata prende una buca.
 
O la terra che si capovolge davanti ai nostri occhi mentre ci cappottiamo. L’esplosione del vetro del parabrezza,  lo stridio del tettuccio sull’asfalto.
 
Lo schianto del guardrail contro la fiancata e l’auto che uscendo di strada si capovolge nuovamente riportando la scena nella giusta prospettiva.
 
La macchina deformata persino internamente, accanto a me la vampira che imprecando cerca di togliersi un pezzo di lamiera dal petto.
 
Quasi non ho il coraggio di guardare il mio corpo, troppa paura di ciò che potrei trovare.
 
Ma il fischio continuo che mi rimbomba nelle orecchie mi sta stordendo, o forse ho battuto la testa visto che del sangue mi sta colando in faccia e mi impedisce di vedere chiaramente.
 
Sbatto le palpebre impiegando la maggior parte delle mie forze, infastidita dal mondo che sembra non volersi mettere a fuoco dopodiché stremata lascio cadere la testa di lato posando finalmente lo sguardo sul mio corpo.
 
Provo sollievo nel vedere che sono ancora tutta intera e mi stupisco di non provare dolore nonostante abbia vari pezzi di vetro conficcati nelle braccia che portato davanti a me a protezione.
 
Sono stanca, mi sembra di non avere più nemmeno la forza di respirare. Non riesco a tenere gli occhi aperti, ne a fare nient’altro.
 
Mi sembra di non essere più padrona del mio corpo, non capisco più nulla e tutto si sta sfumando.
 
Spero che Katherine mi aiuti.
 
Non penso di star morendo, non diventerò un mazzo di fiori sul ciglio della strada.
 
Eppure mi sento così stanca. Ho sonno.
 
Appoggio la testa a quel che rimane della portiera e mi lascio andare completamente.
 
L’unica cosa che sento è un grande schiocco sulla destra e il sostegno della portiera che viene meno.
 
 
 
 
(…)
 
 
Ciao a tutti!
Sono tornata con un nuovo capitolo e stavolta a distanza di meno di un mese!
Yeeeeee! :D :D
Ok, qui c’è Damon.
Il problema è che non parla….   Ops!
 Come al solito spero che vi sia piaciuto e se così non è stato chiedo perdono in ginocchio! :’(
Nel prossimo capitolo Introdurrò due nuovi personaggi e chiarirò il ruolo di uno già visto nei capitoli passati.
 
Il fatto è che questa storia mi è venuta in mente prima che si svegliassero tutti gli originali e si rivelasse la storia di famiglia, quindi dal prossimo capitolo in poi cambierò un po’ gli avvenimenti ed i personaggi della serie.
Spero mi perdonerete.
 
Detto questo volevo chiedervi un’altra cosa.
Pensate che dovrei dare un volto a Lo’ and brothers? Considerando che la gente nuova andrà ad aumentare un po’…
Se sì voi con quali attori o personaggi famosi li assocereste? Io avrei già una mezza idea ma sono aperta a tutto! :D
 
Come sempre ringrazio quelle Sante donne di Suzy Lee, Ili91 e Martalapoffa_ che hanno recensito e tutti coloro che leggono e/o mettono nelle preferite, ricordate o seguite!
 
I LOVE YOU.
 
XOXO
               -B.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Help me get down ***


HELP ME GET DOWN



Sono morta?
 
Forse sì.
 
Beh, se lo sono, sono senz’altro in paradiso.
 
E’ tutto così morbido e profumato.
 
E c’è anche tutta questa luce!
 
Forse un po’ troppa: non si può certo dormire così!
 
“Yaaaawn!” sbadiglio stancamente stiracchiando una gamba.
 
Aspetta.
 
Ma si può sbadigliare da morti?
 
Ci si può persino stirare?
 
Non dovremmo perdere la concezione materiale del nostro corpo e innalzarci ad un livello puramente spirituale?
 
Io, in verità, percepisco tutto il mio corpo.
 
Ok, forse non sono morta e forse è il caso di aprire gli occhi.
 
Così dopo essermi stropicciata vigorosamente le palpebre, mi decido a socchiuderle sbirciano tra le ciglia.
 
Bianco.
 
Ecco cosa vedo.
 
E subito mi riconvinco di essere morta.
 
Bianco dappertutto.
 
Ma non sono su delle morbide nuvole, sono su un letto.
 
Un letto a baldacchino bianco, in una stanza dalle immacolate pareti bianche, pavimento in marmo bianco, tende spesse e bianche, tavolino in legno intagliato bianco e sedie annesse dello stesso colore.
 
Persino i fiori sul comodino accanto al letto sono bianchi.
 
Gli unici punti di stacco sono l’enorme porta intarsiata color mogano e l’oro che fa da cornice ad un enorme specchio, i nastri sempre dorati che tengono legate le tende ed i piccoli e fini ricami sui cuscini.
 
Se è il paradiso devo ammettere che il Grande Capo ha buon gusto.
 
Scuoto la testa , risvegliandomi un po’ dal torpore che segue sempre una lunga dormita e mi pizzico leggermente il dorso della mano.
 
Fa male.
 
Poco, ma comunque pizzica.
 
Quindi sono viva!
 
E non sto sognando!
Quindi probabilmente è da escludere anche il coma.
 
Ma allora dove mi trovo?
 
Lentamente, e tenendo l’orecchio ben teso, scivolo giù dal letto avvicinandomi guardinga alla grande finestra che si apre su un balconcino.
 
Il marmo freddo a contatto con la pelle scoperta dei miei piedi mi fa leggermente rabbrividire, ma non vi faccio troppo caso.
 
Arrivata alla finestra, poggio la mano sul vetro e sbircio all’esterno.
 
“Ah, sì! Questo chiarisce tutto.” Bofonchio sarcastica.
 
Infatti tutto quello che riesco a vedere è un prato enorme che continua in dei campi e una strada sterrata che porta a questa casa.
 
Villa, considerando le dimensioni.
 
Ah, ovviamente non ci sono vie di fuga che mi saltano all’occhio, tenendo conto del fatto che mi trovo al secondo piano e che forse buttarmi giù non sarebbe una delle migliori idee.
 
Sbuffo, allontanandomi dalla finestra ed avvicinandomi alla porta quando un qualcosa mi si annoda tra le caviglie e mi fa capitolare a terra.
 
Abbasso lo sguardo e mi rendo conto che il qualcosa non è altro che lo chiffon bianco dell’abito che indosso.
Dell’abito che indosso...
 
Cosa?
 
Confusa mi precipito davanti allo specchio e resto a bocca aperta.
 
Nell’immagine riflessa non sono affatto vestita come mi ricordavo.
 
Ho un lungo abito bianco in stile greco con un fermaglio dorato sotto il seno.
Tanto per rimanere in tema con la stanza.
Mi avvicino allo specchio notando che anche il trucco che mi copriva il viso è scomparso,  così come il sangue che mi incrostava i capelli e nessuna traccia di ferite o lividi sono riscontrabili.
 
 
Ok. Questo sì che è inquietante.
 
Quando nei film cambiano di abito una ragazza mentre è svenuta non è mai un buon segno.
Sono stata rapita da degli psicopatici? Da malati che lavano e cambiano le vittime prima di ucciderle?
E questo vestito sembra proprio quello di una vittima sacrificale. Me lo sento, sarò sacrificata a qualche divinità pagana come un povero capretto in età romana.
 
E le ferite?
Come hanno fatto a scomparire?
 
Deve entrarci per forza un vampiro ma questo non spiega tutta questa luce!
 
Che gli anelli anti UV siano diventati un must dell’autunno?
 
Basta.
 
Anche se continuo a rimuginarci sopra non otterrò nulla.
 
L’unico modo per capirci qualcosa è uscire da questa stanza e cercare una possibile via di fuga.
 
Anche se forse non è proprio la cosa più sicura da fare…
Potrei perdermi o fare incontri spiacevoli… tipo Katherine. L’ultima volta che l’ho svista stava cercando di uccidermi se non sbaglio.
 
Sì, forse la cosa più saggia è infilarsi di nuovo sotto le coperte e, cercando di fare il meno rumore possibile, pregare tutti i Santi e le divinità che conosco nell’attesa che arrivi qualcuno a salvarmi.
 
Penso proprio che farò così!
 
Se non fosse che…
Nessuno sa dove mi trovo.
 
A dirla tutta nemmeno io lo so.
 
E poi chi dovrebbe venire a salvarmi?
 
I miei fratelli? I miei amici?
 
Come possono riuscire a trovarmi? E come potrei fargli rischiare la vita solo per venire a recuperarmi?
 
No.
 
Devo risolvere questa cosa da sola.
 
E’ il momento di tirare fuori le unghie e vendere cara la pelle Lo’!
 
Così, convinta dai miei pensieri, imbocco la porta a passo di marcia, facendo comunque attenzione a non inciampare nel vestito.
 
Uscita dalla stanza la situazione non migliora. Mi si para davanti un lungo corridoio e non ho la minima idea di dove andare perciò mi armo di pazienza ed inizio l’esplorazione in punta di piedi, facendo attenzione ad ogni minimo rumore.
 
Passano più o meno dieci minuti prima che riesca ad arrivare al pian terreno e, fortunatamente, in questo lasso di tempo non ho fatto alcun tipo di incontro.
 
Mi sono però innamorata dello stile con cui è stata arredata la casa e soprattutto della miriade di dipinti che coprono le pareti.
 
Ma non ho tempo per questo, non sono mica ad una mostra d’arte!
 
Inizio perciò l’esplorazione di questo piano, alla ricerca di una porta che dia sull’esterno, ma dopo pochi passi un urlo agghiacciante mi fa bloccare sul posto.
 
Sembra provenire dall’ultima porta sul fondo.
 
Per qualche attimo sento distintamente la mia parte curiosa sfidarsi in un duello all’ultimo sangue con l’istinto di sopravvivenza.
 
Purtroppo è quest’ultimo a perdere e il mio corpo si avvicina inesorabilmente a quella porta.
 
Quando sono davanti ad essa, mi abbasso piegando le ginocchia e sbirciando attraverso il buco della serratura.
 
Il cuore mi batte forte per la tensione e l’adrenalina e ciò che vedo non migliora la situazione.
 
Katherine legata fermamente su una sedia posta al centro della stanza in mezzo ad una pozza di sangue che presumo essere il suo.
Due paletti di legno abbastanza spessi conficcati nelle cosce, gli abiti per metà stracciati e il sangue che le ricopre anche parte del viso.
In più un leggero filo di fumo si solleva dalla pelle della sua schiena, proprio nel punto in cui è colpita da un leggero fascio di luce che oltrepassa le tende tirate.
 
Per un attimo la sua somiglianza con Elena mi fa venire voglia di aiutarla ma mi riscuoto subito e cambio angolazione per vedere se nella stanza c’è qualcun’alto.
 
“Nessuno ti ha insegnato a non sbirciare, dearie?”
 
La fredda voce alle mie spalle mi fa congelare il sangue nelle vene.
 
Mi volto lentamente, con tutti i muscoli in tensione e mi ritrovo davanti un ragazzo che non dimostra più di venti anni, lineamenti dolci e poco marcati, se non fosse per delle zanne lunghe al posto dei canini, le vene in rilevo sulle guance un poco paffute e gli occhi iniettati di sangue.
E non tralasciamo lo sguardo affamato che mi sta rivolgendo!
 
Agisco di scatto, senza pensare.
Apro la porta, mi fiondo dentro e la chiudo velocemente dietro di me, girando la chiave.
 
Solo per un attimo incrocio lo sguardo contraddetto di Katherine prima di ritrovarmi di nuovo davanti il vampiro di prima con un ghigno poco rassicurante stampato sulle labbra.
 
Si avvicina di un passo a me, abbassando gli occhi e preparandosi a parlare quando viene interrotto dalla voce astiosa della vampira.
 
“Mi avevi detto che era morta!” sibila piena di rancore.
 
“Devo essermi sbagliato.” Risponde con semplicità non degnandola di uno sguardo.
 
Dalla luce nei suoi occhi posso capire benissimo che mente, sapeva benissimo che ero viva.
 
“Beh, è viva. Ho rispettato la mia parte dell’accordo, ora devi fare lo stesso.” Ringhia.
 
Il ragazzo sospira prima di sollevare le spalle con aria indifferente e risponderle.
 
“Va bene. Sei libera. E… prometto di non ucciderti e di non provarci mai piu.”
 
Si avvicina tranquillamente a lei e le strappa di dosso i paletti e le corde che la tenevano legata, dopodiché le indica con il braccio alzato la porta dalla quale sono entrata.
 
“La mia collana.” Chiede allontanandosi da lui di qualche passo, come spaventata.
 
“Ho paura che dovrai farne a meno, dearie. Penso di averla distrutta.” Commenta sovrappensiero. “Non ti preoccupare, sono sicuro che riuscirai a trovare una zona d’ombra prima di prendere fuoco.” Finisce prendendola in giro.
 
Non so chi sia questo tipo, ma so che Katherine è vecchia e se lui la tratta così, se lei ha così tanta paura di lui… beh, non è di certo un buon segno.
 
Resto immobile quando la vampira mi sfreccia accanto uscendo da quella casa e resto immobile quando lui si volta lentamente verso di me con sguardo fintamente deluso.
 
“Saresti dovuta rimanere in camera.” Dice avvicinandosi. “Mi sarei divertito ancora un poco.” Ad ogni suo passo in avanti ne consegue uno mio indietro. “Invece, per colpa tua, se n’è già andata…”
 
Mi accorgo di essere arrivata con le spalle alla porta ma prima che possa aprirla e correre fuori, lui fa uno scatto in avanti, intrappolandomi con le braccia puntellate ai lati della mia testa ed i canini bene in mostra.
 
“Mi devi delle scuse, non trovi?”
 
Sussurra prima di chinarsi sul mio collo.
 
Trattengo il respiro mentre fa scorrere il suo naso sulla mia pelle esposta inspirando profondamente.
 
Non sei affatto come lei.” Sibila poi con freddezza preparandosi a mordermi.
 
Chiudo gli occhi spaventata, aspettando di sentire quelle lame perforarmi la pelle alla ricerca del sangue.
 
Ma ciò non avviene.
 
Sento solo un tonfo e il rumore di vetri rotti, e quando trovo il coraggio di riaprire gli occhi vedo il vampiro disteso sui resti di quello che doveva essere una vetrina dal lato opposto della stanza.
 
“Jamie! Cosa diavolo stavi facendo?!” Urla una ragazza che noto solo ora essere accanto a me.
 
“Piccola, stai bene?” chiede poi rivolgendosi a me.
 
Vorrei risponderle che sono stufa di tutti questi soprannomi che mi stanno appioppando, che ho un nome e che voglio che venga usato ma quando incontro il suo sorriso dolce e tremendamente familiare riesco solo ad annuire.
 
“Si..” sussurro mentre il vampiro borbotta un qualcosa come “Volevo solo giocarci un po’.”
 
La ragazza lo fulmina prima di riportare di nuovo l’attenzione su di me.
Si avvicina e sempre sorridendo schiacci l’interruttore accanto a me illuminando così tutta la stanza, non mancando di inspirare mentre torna ad allontanarsi.
 
“Mmh, è sono secoli che non sentivo un profumo così!” cinguetta addentrandosi nella stanza ora illuminata da due grossi lampadari. “Da quasi un millennio, vero Jamie?” conclude lasciandosi cadere su un divano in pelle lontano dalla pozza di sangue creata da Katherine.
 
Con questa luce adesso riesco a vedere che siamo in un salone a dir poco enorme, con tre grossi divani posti a delimitare uno spazio attorno ad un camino e ad un tavolino basso in mogano.
Ci sono molti tappeti,  vari cassettoni a muro e vasi in vetro scuro molto alti e dall’aspetto direi anche molto pregiati. Ma quello che mi cattura subito lo sguardo è una grandissima libreria che ricopre quasi tutta una parete ed è stracolma di libri, alcuni dei quali dall’aspetto molto antico.
 
“Mi aspettavo di meglio.” Risponde lui andando ad accomodarsi sul divano di fronte a quello dove è seduta la ragazza.
 
“Stai scherzando? E’ esattamente come me lo ricordavo!”Risponde questa con enfasi provocando in lui una smorfia.  Torna poi a guardarmi, picchiettando la mano sul cuscino affianco a lei e invitandomi con un sorriso “ Vieni, abbiamo molto di cui parlare.”
 
Resto un attimo incerta sul da farsi.
In fondo sono vampiri.
 
E da quel che ho sentito anche molto vecchi.
 
Ma il suo sorriso è così cordiale…
 
D’altra parte non posso mica dare confidenza a due vampiri sconosciuti!

Un minimo d’amor proprio!
 
Anche se devo ammettere che con Damon e Stefan l’ho fatto.
Ma con loro non conta, vero?
 
Però se non lo faccio potrei scatenare la sua ira…
 
Mi avvicino sempre circospetta al divano sedendomi al polo opposto al suo e congiungendo le mani in grembo.
 
Mi gira quasi la testa a forza di spostare lo sguardo da lei al ragazzo davanti a noi.
 
“Io sono Adelasia e lui è mio fratello Jamie.” Si presenta con garbo.
 
Ora che lo noto sono piuttosto simili di lineamenti. Hanno entrambi grandi occhi verdi, il viso un po’ paffuto e labbra piene. Da quello che ho visto prima sono alti più o meno quanto me.
Lei ha dei lucidi e lisci capelli color mogano che le arrivano alle spalle mentre lui ce li ha leggermente più chiari,  un po’ mossi, corti ai lati e poco più lunghi sulla testa.
 
Sono indecisa se presentarmi o meno, ma considerando che sono loro ad aver commissionato il mio rapimento suppongo sappiano anche il mio nome, no?
 
“Siamo vampiri e siamo Originali.” Conclude con un sorriso come se niente fosse.
 
Originali, carini.
 

 
Sono fottuta.
 
Scatto in piedi lanciandomi verso la porta ma dopo pochi passi vengo sollevata di peso e buttata sul divano libero.
 
Torno subito il piedi e afferro il candelabro di cristallo che si trovava sul tavolino per poi brandirlo davanti a me a mo di arma.
 
“Io propongo di legarla.” Dice lui impassibile.
 
“Jamie! E’ solo spaventata!” Lo riprende la sorella.
 
Però! Perspicace!
 
“Tranquilla,” inizia poi rivolgendosi a me. “ti vogliamo solamente parlare.”
 
“Di cosa?” sibilo non abbassando la guardia.
 
“Di te, della tua famiglia e di come sei legata a noi.” Risponde dolcemente.  “Abbiamo bisogno del tuo aiuto.”
 
“Mi avete rapito! E lui mi ha attaccata! Cosa vi fa pensare che abbia voglia di aiutarvi?!” squittisco con voce acuta.
 
“Possiamo spiegarti tutto, cara.” Mi rassicura dolcemente Adelasia.
 
“Non voglio spiegazioni, voglio una via di fuga!” rispondo.
 
“Continuo a sostenere che dovremmo legarla.” Ribadisce il ragazzo con tranquillità.
 
“Jamie!” lo rimprovera la sorella alzandosi e facendo un passo verso di me.
 
“Non ti avvicinare.” Scandisco spostando la mia arma nella sua direzione.
 
“Va bene, piccola.” Sospira con le mani alzate. “Fai tutte le domande che vuoi e noi ti risponderemo. Quando lo vorrai ti racconteremo la nostra storia.”
 
Mi sembra equo.
 
“Stiamo cadendo così in basso?” ringhia Jimmy con disprezzo rivolto alla sorella. “Quando ti deciderai a capire che lei non può sostituirla?”
 
Ma Adelasia non da segni di averlo sentito.
Al contrario continua a fissarmi con quegli occhi grandi e dolci in attesa della mia prima domanda, disposta a tutto pur di ottenere la mia fiducia.
 
Ma cosa potrei chiederle?
 
Ci sono così tante domande!
 
Perché mi hanno rapito, cosa vogliono da me, chi è questa lei con qui Jammi è fissato, se potrò ritornare dalla mia famiglia o se mi segregheranno in questa villa per il resto della mia vita….
 
“Chi mi ha cambiato i vestiti?”
 
“Seriamente? Tra tutto quello che potevi chiedere?” sospira il vampiro portandosi una mano alla fronte e lasciandosi cadere sul divano.
 
Anche Adelasia sembra interdetta, ma dopo un attimo di smarrimento esala una leggera risatina rispondendo con un semplice “Io, eri sporca di sangue e poi non amo molto le tendenze attuali.”
 
 
 
                                       *                   *                 *                 *                   *
 

My sugar sweet is
 so attainable
This behaviour so
 unexplainable

 
Mezz’ora -e un centinaio di svariate domande e rassicurazioni sul fatto che non hanno nessuna intenzione di uccidermi- dopo, mi trovo rannicchiata sullo spazioso divano, con una tazza di the in mano cercando di capire qualcosa di quello che mi viene detto.
 
“Aspetta, aspetta!” fermo Adelasia. “Come hai detto che si chiama la mia antenata?”
 
“Abigail.” Risponde pazientemente coprendo uno sbuffo del fratello.
 
Era.. gay?”
 
“No, Abi- gail! Abigail!” mi corregge esasperato il vampiro. “Puoi avere il suo stesso sangue ma di certo non hai la sua intelligenza!”
 
“Scusami tanto Jimmy!” ribatto risentita.
 
“Jai-me! Mi chiamo Jaime! Per l’amor del cielo!” sbotta esasperato scivolando sul divano fino a finire mezzo sdraiato.
 
“E io cos’ho detto?” chiedo innocentemente per poi voltarmi di nuovo verso Adelasia. “Ok, Abigail. E lei stava con Nicholas, giusto?”
 
“Signore, cosa ho fatto per meritarmi questo?” biascica Jimmy portandosi le mani ai capelli.
 
“No.” Mi risponde Adelasia ridendo. “Si chiama Niklaus e non stava con lei.”
 
Non mi torna.
 
“Mi sono persa. Puoi ricominciare da capo?” chiedo sbattendo le palpebre.
 
Se c’è una cosa che ho capito fino ad ora è che Adelasia sembra avere un debole per me.
 
No, non in quel senso.
 
E’ dolce e gentile. Mi tratta come se mi conoscesse da sempre, con una confidenza che non mi sarei mai aspettata.
 
Jammy, Jemi… a lui invece sto sulle palle.
 
Si vede chiaramente dal tono insofferente con cui si rivolge a me e sembra quasi che la naturalezza con cui la sorella si rivolge a me lo infastidisca.
 
“Certo cara.” Mi risponde infatti lei.
 
“No, stavolta faccio io.” Interviene riprendendo una posizione consona.
 
“Noi siamo Originali. Noi eravamo in sette. Cinque maschi e due femmine. Ci siamo? Sai la differenza tra maschio e femmina?” scandisce come se fossi una bambina.
 
“Sììì! Fino a lì c’ero già!” rispondo.
 
“Bene, Abigail l’abbiamo conosciuta quando siamo arrivati in questa terra. Faceva parte della tribù che ci ha ospitato. Lei era… lei…” si ferma. Come se il ricordo di ciò che è stato gli facesse ancora male.
 
“Lei era la nostra migliore amica.” Finisce Adelasia per lui, guardandolo con sguardo perso.
 
“Era la figlia del migliore amico del capo villaggio, e visto che lui non poteva avere figli la considerava quasi come tale.” Continua poi. “Eravamo piccoli allora. Avremmo avuto cinque o sei anni, e così anche lei. I nostri fratelli erano più grandi. Il più grande era Elijah e aveva diciassette anni. Siamo cresciuti insieme, eravamo tutti molto legati.”
 
 “E’ quando siamo cresciuti che le cose si sono complicate. Andreji ed Abigail si fidanzarono, erano perfetti insieme e sia i genitori che il capo villaggio approvavano pienamente. Nemmeno Nikalus si permise di ostacolare il loro amore, anche se eravamo bene a conoscenza della sua infatuazione per Abigail. Una notte di luna piena però Thyago uscì dal rifugio del villaggio. Suppongo tu sappia che i fondatori del villaggio erano segnati dalla maledizione della licantropia. La mattina dopo… trovammo il suo corpo martoriato ai piedi della grande quercia.”
 
“Nostra madre, straziata dal dolore, ci trasformò in vampiri in modo da renderci immortali.” Continua Jamie. “Una maledizione ancora peggiore, tutto sommato. Ma le cose precipitarono dopo che Abigail andò da lei a chiederle un modo per aiutare Andreji. Lui soffriva della situazione più di tutti noi, non riusciva ad accettare la sua nuova natura e lei era disposta a tutto pur di aiutarlo.”
 
“Le conseguenze della sua scelta le conosci anche troppo bene.”
 
Annuisco. La storia mi ha completamente rapito, anche se è troppo romantica e sdolcinata per i miei gusti.
Vedrei perfettamente Stefan ed Elena al posto di Andreji ed Abigail.
E questo non è certo un punto a favore della storia.
 
“Non pensare che fosse una debole ragazzina capace solo di piangersi addosso.” Rettifica Jaime come se mi avesse letto nel pensiero. “Era una donna forte e decisa. Non l’ho mai vista perdere il sorriso in tutto questo. Ha scelto questa via perché pensava fosse la cosa giusta. Non per eroismo o altro.”
 
“Ciò che non si aspettava invece era la reazione di Niklaus. Non so se per le emozioni amplificate, per il suo sangue irresistibile o se perchè la scoperta che non era figlio di nostro padre lo avesse destabilizzato a tal punto. Il suo affetto per Abigail si trasformò in ossessione e la pazzia prese il sopravvento sulla razionalità.”
 
“La uccise. Due mesi dopo. Sappiamo che non era sua intenzione. Ma ciò non toglie che lo ha fatto.” Racconta freddamente Jaime.
 
“Non è riuscito a controllarsi. L’ha prosciugata.” Spiega Adelasia.
 
“Ma non poteva!” intervengo. “La maledizione dice che sarebbe dovuto morire anche lui…” controbatto confusa.
 
“La maledizione coinvolge i vampiri ed i mannari. Non gli ibridi.” Chiarifica Jaime.
 
Un ibrido?
 
Un mezzo vampiro e mezzo licantropo?
 
Perfetto.
 
Se è lui a darmi la caccia si che  sono fottuta.
 
“Come fate a essere convinti che non volesse ucciderla?” chiedo tornando alla storia.
 
“Perché non voleva essere solo e lei era una delle poche che non lo avrebbe abbandonato nonostante fosse a conoscenza della sua doppia natura. Gli amici fanno così, giusto?” risponde Jaime.
 
“Andreji era distrutto e noi non potevamo fare a meno di biasimarlo. Nik, non sopportò il senso di colpa sapeva che non potevamo fare a meno di odiarlo per quello che aveva fatto. Il primo che uccise fu Andreji. Non si difese nemmeno.”
 
“Dopo fu il turno di nostra madre.”
 
“Ed infine di noi, che lo sfidammo a viso aperto.”
 
“ Ma perché sta dando la caccia a me? Cosa posso offrirgli?” chiedo sempre più confusa.
 
“Una famiglia che non lo tradirà qualunque cosa faccia. Tu puoi dargli altri ibridi sottomessi al suo volere. Un esercito di suoi simili disposti a combattere per lui fino alla morte.”
 
“In tutto questo non capisco ancora il mio ruolo…” confesso.
 
“Oh, beh! Il tuo ruolo è molto semplice in verità.” Risponde Jamie lasciando del tutto il tono grave che aveva assunto durante il racconto e ristendendosi sul divano sorseggiando dalla tazza di the.
 
“L’unica cosa che devi sapere è che non devi fidarti di lui. Mai. In nessuna circostanza.” Completa la sorella con un alzata di spalle. “Se prima poteva assomigliare ad un cucciolo indifeso in cerca di affetto, adesso è un mostro assetato di potere a cui dubito seriamente possa interessare qualcuno che lo ama per quello che è. Anzi, lo escludo vivamente! Ha avuto mille anni per abbandonare questa sua debolezza!”
 
“Tutto ciò che cerca ora è un esercito che lo protegga.”
 
“Proteggere?” chiedo corrugando le sopracciglia. “E da cosa?”
 
Vorrei chiedere loro di ripetere la storia ancora una volta ma non oso immaginare la reazione di Jamie.
 
Tuttavia credo ancora di non aver compreso bene le parti di metà dei personaggi e la dinamica degli avvenimenti…
 
“Da nostro padre, ovviamente.” Risponde il vampiro con ovvietà.
 
Ovviamente.
 
Quale padre non desidera strangolare, sgozzare o impalettare il proprio figlio?
 
Fa parte del naturale istinto paterno, no?
 
“Ovviamente.” Dico con ironia dando voce ai miei pensieri.
 
“Certo che sì!” conferma Adelasia cercando di chiarire i miei dubbi. “Lui non è suo figlio, non è sangue del suo sangue! Ed soprattutto ha ucciso noi, i suoi veri figli!”
 
Ma cosa vuol dire?
 
Anche io non sono sorella-sorella di Daniel ed Andrew ma ne loro ne la loro madre hanno mai cercato di farmi fuori.
 
Al massimo ha cercato di spennare papà nel divorzio.
 
“Continuo ad avere dubbi. Su vostro padre, su queste guerre intrafamiliari e sulla mia figura in tutto questo!” sbuffo esasperata. “E se Nicolau vi ha uccisi, come fate ad essere qui?”
 
Adelasia mi liquida con un gesto della mano e un sorriso accondiscendente.
 
“Ora non abbiamo tempo per questo, cara.” Dice alzandosi in piedi e stirando con le mani la gonna del suo vestito. “Seguici.”
 
Con riluttanza mi alzo dal quel comodissimo divano e seguo a distanza di sicurezza i due fratelli su per le scale principali.
 
Arrivati davanti ad una porta (a mio parere uguale a tutte le precedenti), la aprono e rivelano un ampio studio dominato dal caos.
 
Pergamene, libri, fiale, pietre, piume, e molte altre cose sono riversate disordinatamente sulla scrivania, sulle sedie e sul pavimento.
 
Solo ad una seconda occhiata mi accorgo di un ragazzo che ci da le spalle intento a cercare qualcosa su uno scaffale stracolmo.
 
Si interrompe pochi secondi dopo, accortosi della nostra presenza, e quando si gira per poco non caccio un urlo.
 
“Tu qui?!” lo aggredisco.
 
Non sono famosa per la mia memoria visiva, ma riconoscerei quei lunghi capelli rossi e quel naso all’insù tra mille!

Lui è il ragazzo del bar di Soleil, quello dell’uccellino.
 
“Lolita, lui è Merlin. Il nostro stregone di fiducia.” Ci presenta Jamie con tono divertito.
 
“Stiamo scherzando?” chiedo sull’orlo di una crisi di nervi. “Non solo ha cercato di rapirmi, ma è un mago! E si chiama Merlino! Mago Merlino! Oh, cielo!” gracchio passandomi una mano sul viso.
 
“Non cercava di rapirti, solo di portarti da noi con un po’ di anticipo.” Mi rassicura Adelasia.
 
“No. No, no, no, no, no!” dico scuotendo la testa. “Non è possibile, non sta né in cielo né in terra!”
 
Due Originali mi hanno rapita, si comportano come se fossimo amici di vecchia data,- mi offrono il the!-, chiedono il mio aiuto ed hanno un mago che si chiama Merlino che ha precedenti per tentato rapimento e violenze su vampiri?
 
Non può essere vero.
 
Devo aver sbattuto la testa veramente forte in quell’incidente.
 
“Sapevamo che quel vampiro ti avrebbe portato in quella bettola di terza categoria e che la proprietaria aveva un certo risentimento verso il tuo amico.” Mi spiega la vampira. “Così abbiamo pensato che potesse essere il momento giusto per.. come dire? Prelevarti!” conclude sorridendo.
 
“Non avevamo considerato le tua inclinazione per la vilenza.” Completa mago Merlino con un sorriso sarcastico avvicinandosi a me.
 
“Scusa?” tento incerta.
 
“Accettate.” Acconsente con un alzata di spalle per poi prendermi la mano e poggiare sul palmo la mia collana semi-magica.
 
Non mi ero accorta di non averla al collo, ma sono contenta di non averla persa.
 
“Ho legato vari incantesimi ad essa, perciò sarebbe bene la tenessi sempre con te.” Dice enfatizzando con un movimento dell’indice. “Uno per renderti irrintracciabile, uno per mascherare il tipico odore del tuo sangue, uno per avvertirti della presenza di un vampiro e uno per i licantropi. Infine uno che fungerà da legame tra me e te, in modo da poter percepire quando sei in pericolo ed uno che mi permette di eseguire incantesimi semplici a distanza. Resta libera ancora una pietra ma per ora non mi è venuto in mente nient’altro.”
 
“Grazie Merlino.” Dico stupita con un grande sorriso.
 
“Merlin.” Mi corregge pacatamente.
 
Quel che è.
 
“Ma perché fate tutto questo per me? Perché siete così gentili e disponibili e… protettivi e…” chiedo al limite della confusione.
 
“Perché tu puoi riportarci la nostra famiglia.” Risponde Jamie serio.
 
 
                                      *                      *                    *                   *                         *
 
Ok, ok.
 
Keep calm, Lo’. Keep calm.
 
E’ da quando Merlin mi ha avvertito che c’è un ragazzo, con un giubbotto di pelle nera ed una Cadillac  azzurra che sta controllando la villa in cerca di un modo per entrare che non riesco a trovare poso.
 
Nonostante le coincidenze non riesco a credere che sia veramente venuto a salvarmi.
 
Come una vera squadra, come dei veri partner!
 
Meno male che mi hanno dato la notizia dopo avermi spiegato cosa fare e come comportarmi quando incontrerò Niklaus.
 
Cammino avanti e indietro per tutta la lunghezza della stanza, aspettando ogni minimo segnale.
 
Lui entrerà, mi salverà e lascieremo questo posto dopo che Jamie ed Adelasia avranno finto di morire per mano sua.
 
Inizialmente non ho ben capito la necessità di questo ultimo passaggio, ma dopo ho convenuto che è meglio far credere a tutti che sono stata rapita da due vampiri psicopatici morti in poco tempo, piuttosto che da due Originali che porterebbero panico e piani suicidi nel nostro gruppo.
 
Mi fermo improvvisamente dopo aver sentito un botto dal piano inferiore.
 
Apro velocemente la porta, mandando a farsi benedire le scene di salvataggio immaginate dai due vampiri che vedevano il mio salvatore correre a liberarmi dopo aver fatto fuori loro due.
 
Scendo le scale di corsa, incespicando più e più volte nel vestito e rischiando di ruzzolare rovinosamente.
 

I took one last good look around
So many unusual sounds
I gotta get my feet on the ground

Help me get down,
I can make it
Help me get down!

 
Quando lo vedo è come se tutto si illuminasse e quella fastidiosa sensazione di ansia che mi attanaglia lo stomaco da quando mi sono svegliata, scompare in un baleno.
 
Mi sento leggera come un palloncino e non riesco ad impedire ad un enorme sorriso di comparire sul mio volto.
 
Mi precipito giù per l’ultima rampa, sollevando il vestito un poco e lanciandomi su di lui quando mi mancano solo tre gradini.
 
Avvolgo le braccia attorno al suo collo, stringendolo più che posso e esclamando un:
“Mi hai trovata!” tra le risa.
 
Non ci penso nemmeno quando poggio le labbra sulla sua guancia schioccandoli una serie di sonori baci.
 
So che di sembrare infantile e so che molto probabilmente li non gradirà, ma non riesco a trattenere tutta la gioia che sto provando adesso.
 
Inaspettatamente, invece di scacciarmi in malo modo, poggia una mano sulla mia schiena, senza spingermi verso di lui e senza allontanarmi.
 
Sotto le labbra posso sentire i muscoli della sua guancia contrarsi per formare il suo solito ghigno.
 
“Avevi dubbi, cherie?” chiede con quell’ironia che mi era tanto mancata. “Quante volte ancora dovrò salvarti prima che tu riconosca la mia abilità?”
 
Non faccio in tempo a rispondere che Damon mi spinge a lato e blocca il fulmineo attacco di Jamie, rispedendolo dalla parte opposta dell’androne addosso ad un grande vaso.
 
Anche Adelasia entra in scena avvicinandosi a me e fingendo di trascinarmi nuovamente su per le scale.
In poco si ritrova la gamba di un tavolino di legno conficcata nel petto per mano di Damon.
 
Non mi preoccupo per la vampira: mi ha spiegato che un paletto nel cuore non le fa niente e sono piuttosto concentrata sulla mano di Damon che stringe la mia mentre scendiamo dalle scale.
 
Oggi è in vena di dimostrazioni di affetto, il ragazzo.
 
Che sia posseduto dal fantasma del Principe Azzurro?
 
Raggiunto il pavimento Jamie torna subito all’attacco e dopo varie mosse spedisce il mio pseudo salvatore nella stanza adiacente con un calcio ben piazzato.
 
“Che fai?!” sibilo guardandolo allibita. “Dovresti morire!”
 
“Un vaso Ming!” sibila lui in risposta indicando i resti del vaso su cui è precipitato. “Mi ha distrutto un vaso Ming! Sai quanto valeva?!”
 
“Gli farò soggiogare un antiquario e te ne troverò un altro!” taglio corto controllando il punto in cui è stato scagliato Damon. “Ora, per favore, muori!”
 
Sospira , rendendosi conto di dover rispettare il piano e quando Damon scatta verso di lui con un pezzo di legno in mano, finge di trovarsi impreparato e si fa trafiggere con facilità.
 
Poso lo sguardo nuovamente su Damon che, dopo essersi scrollato di dosso gli ultimi residui di polvere, mi guarda con aria boriosa e chiede.
 
“Chi è il vampiro più forte della Virginia?”
 
“Pallone gonfiato!” rispondo sopprimendo una risata per poi seguirlo fuori dalla casa.
 
 
                   *                        *                     *                     *                    *
 
“Puoi smetterla di guardarmi? Sei inquietante.” Commenta non distogliendo lo sguardo dalla strada.
 
“Sono felice.” Rispondo ampliando il mio ghigno. “Mi hai salvata.”
 
“Non ti aspettavi che lo facessi?” chiede.
 
“No. Sì! Cioè…” balbetto. “Non avevi obblighi nei miei confronti ed io non ti avrei mai chiesto così tanto. Speravo che venissi ma non ti avrei mai chiesto di rischiare, e poi non potevi sapere dove mi trovavo… sono solo felice! Come hai fatto?”
 
“Ho avuto un’interessante telefonata con Katherine, un anello per proteggerla dal sole in cambio della tua ubicazione.” Spiega con un ghigno. “Questa tua sfiducia nei miei metodi investigativi sta diventando fastidiosa.”
 
“Non è sfiducia. E’ che spesso e volentieri si risolvono con una disperata lotta alla sopravvivenza.” Rispondo pacata. “Comunque, grazie.”
 
“Non ringraziarmi, cherie.” Risponde voltandosi finalmente verso di me e incatenandomi con i suoi occhi azzurri. “Se proprio devi morire, lo farai per mano mia.  Sono il primo ad aver cercato di ucciderti, come hai ben detto ieri sera, sarebbe un disonore farsi rubare la preda da sotto il naso. È una promessa.”
 
 
“Grazie, Damon. Avevo proprio bisogno di una frase dolce, carina e piena di affetto dopo essere stata rapita da degli psicopatici.” Ribatto ironica.
 
“Non c’è di chè.” Risponde tornando a guardare la strada.
 
Però se quella promessa è un modo contorto per dire che continuerà a salvarmi in ogni occasione.. beh, allora è ben accetta.
 
Ma pensandoci bene… è Damon.
 
Molto probabilmente intendeva veramente quello che stava dicendo.
 
“Per quanto riguarda ieri sera…” inizio.
 
“Dopo quello che hai detto suppongo di non avere modo di sfuggire alla tua petulante presenza.” Mi interrompe.
 
Fantasma del Principe Azzurro?
 
Galanteria e affetto?
 
Ritiro tutto.
 
“Siamo in vena di carinerie.” Commento. “Dopo questo ti starò attaccata come un alice allo scoglio solo per farti uno spregio.”
 
“Come una cozza allo scoglio, cherie.” Mi corregge voltandosi poi a guardarmi. “E comunque non sei la peggiore delle compagnie.” Conclude ammiccando leggermente.
 
Sorrido gongolante poggiando la schiena al sedile e guardando il paesaggio scorrere dietro al finestrino.
 
Per quanto mi riguarda, questo basta e avanza.
 
Sento che il rapporto tra noi è tornato quello di sempre, mi ha salvata e come se non bastasse ho due originali dalla mia parte.
 
Sono decisamente, completamente ed indiscutibilmente felice.
 
 
 
 
(…)
 
 
 
 
 
Hy, lovely people! <3
 
Saluto stupido a parte, eccomi qui con un nuovo capitolo! :D
Non sono stata veloce come la volta precedente ma nemmeno lentissima come ero ormai diventata, no?
Diciamo che sono stata più veloce di una lumaca ma meno di una tartaruga… qualcosa tipo un bradipo?
Ok, questo sclero vi ha probabilmente fatto capire che è riniziata l’università e che ciò nuoce gravemente alla mia sanità mentale.
 
A parte questo mi farebbe piacere sapere che ne pensate del capitolo.
Personalmente sono divisa, ci sono parti che mi piacciono abbastanza e altre invece (come il racconto della Original family, o le ultime battute tra D. e L.) che non mi convincono troppissimo.
Boh!
Fatemi sapere :D
 
Passando ad altro, ho aggiunto nuovi personaggi che avranno un ruolo principale nel corso della storia. Andreji e Merlin li ho già associati con personaggi ‘famosi’ mentre sui gemelli sono ancora un po’ incerta. In ogni caso mi farebbe piacere sapere come voi immaginate i protagonisti di questa storia. :) :)
 
Detto questo,
MILLE MILLE MILLE MILLE MILLE MILLE MILLE MILLE, MILLISSIME GRAZISSIME a Suzy Lee e Martalapoffa_ per le splendide recensioni che mi lasciano sempre. Vi adoro! Vi adoro come adoro la nutella, il che vuol dire veramente tanto, tanto!
 
Grazie mille anche a chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate e a tutti coloro che continuano a leggere.
Grazie di cuore!
 
So… this is it!
 
Spero di risentirvi presto,
XOXO
 
        -B.

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Capitolo 16
*** Soften my heart ***


SOFTEN MY HEART

 

 

‘IL GIORNO DEL RINGRAZIAMENTO’

 

Da quando sono entrata nella classe di storia fino a quando mi sono seduta al mio banco, i miei occhi non si sono staccati nemmeno per un secondo dal titolo scritto a grandi ed allungati caratteri sulla lavagna.

 

Il giorno del ringraziamento.

 

Solo sentire il nome di questa festività mi invade di felicità!

 

Certo, non l’ho mai festeggiato prima e, certo, non ho idea del motivo per cui lo si festeggi ma… il giorno del ringraziamento!

 

In quale telefilm non viene festeggiato almeno una volta?

 

E quando lo fanno sono tutti così felici, e le tavole così piene di cibo, e le decorazioni così autunnali!

E’ già da qualche settimana che i negozi in città brulicano di addobbi rossi, arancioni, marroni e verde scuro; gli alimentari di zucche, castagne, mirtilli e tacchini e le cartolerie di biglietti di.. ringraziamento?

 

In ogni caso ero troppo impegnata a litigare/scassinare abitazioni/farmi rapire per accorgermene.

E, mi duole ammetterlo, che anche se me ne fossi accorta non sarei riuscita a ricollegarli con questa festività.

 

Onestamente non so nemmeno quando cade.

 

“Domani è il Giorno del ringraziamento!”Annuncia Alaric entrando nella stanza. Tempismo perfetto direi. “Ed è l’argomento della lezione di oggi.”

 

Perfetto!

 

Tiro fuori dalla borsa l’astuccio ed un quaderno e spengo il cellulare per evitare distrazioni.

Voglio stare attenta e prendere tanti appunti.

 

Questa potrebbe diventare la mia nuova festa preferita!

 

Dopo Natale, ovviamente! Lì ci sono i regali.

 

E il mio compleanno.

Quello va al primo posto.

 

 

                       *               *                 *                *              *

 

 

“Ehi!” mi saluta Caroline affiancandomi, solo a lei ho confidato la mia fissazione per questa festa. Per ora. “Com’è andata?”

 

“Tutto quello che ho sentito è stato ‘padri pellegrini, bla bla bla… nativi americani, bla bla bla… tacchino e mais, bla bla bla’.” Rispondo sollevando le spalle e trattenendo uno sbadiglio. “In compenso ho battuto il mio record a Brick Breaker!” annuncio con rinnovato entusiasmo.

                                                                                                                                                                                

Lo ammetto: ho riacceso il telefono dopo appena un quarto d’ora di lezione.

 

“Tu cosa farai domani?” chiedo mentre ci avviamo alla prossima lezione.

 

“Lo passerò con mia madre. Sempre che lei non abbia un’urgenza dell’ultimo minuto a cui dare la priorità.” Conclude con un leggero tono risentito. “Tu?” mi chiede poi tornando a sorridere.

 

“Penso che cercherò di avvelenare Daniel ed Andrew. Ti mando una foto dei corpi senza vita.” Rispondo tranquilla mentre Car apre la porta e si affretta a prendere posto in fondo all’aula.

 

Sto per seguirla quando lo sguardo mi cade su Elena appoggiata accanto alla fontanella, intenta a.. mordicchiarsi? No. Divorarsi il labbro inferiore con lo sguardo di chi sta palesemente tentando di nascondere qualcosa.

 

Ed eccola.

La solita vocina nella mia testa che tiene legata ed imbavagliata la razionalità e mi incita a fregarmene del buon gusto di lasciarla a struggersi, senza immischiarmi e ficcare il naso nei suoi affari.

 

Ed eccola che, come sempre, ha la meglio sulla mia forza di volontà e mi costringe a richiudere la porta ed ad avvicinarmi inesorabilmente alla mia amica.

 

“C’è qualcosa che non va?” chiedo con riluttanza e con un brutto presentimento, sperando in una convincente risposta negativa.

 

“Eh?” mi guarda risvegliandosi. “No.. No, no! E’ tutto ok.” Risponde deviando lo sguardo verso sinistra.

 

“Ne sei sicura?” chiedo più gentilmente sfiorandole la spalla.

 

“Si.” Risponde spostando nuovamente lo sguardo da me alla sua sinistra.

 

Maledetto CSI.

 

Maledetto, maledetto, maledetto.

 

‘Ha guardato a sinistra, mente. E’ il colpevole!’

 

La prendo per un braccio e la trascino, trovando scarsa resistenza, nel bagno femminile poco distante.

Una volta entrata chiudo la porta e con il piede sposto il centino adanti ad essa.

 

“Dai, sputa il rospo.” Dico appoggiandomi ad un lavandino.

 

“Io non-” inizia, ma viene subito interrotta da un mio sguardo eloquente.

 

“Per me possiamo passare qui l’intera giornata.”  Affermo tranquilla.

 

Quando la vedo sospirare ed abbassare lo sguardo, so di aver vinto.

 

“L’altra sera” inizia muovendo leggermente le mani. “quando sei sparita… poco dopo ho incontrato una persona.”

 

Un amante?

 

Naah. Elena non potrebbe mai tradire quel pollo di Stef.

Pollo.. in senso amichevole!

 

“E..?” la incito.

 

“Ha detto di chiamarsi Elijah.”

 

Elia.. Elijah..

Dove lo ho già sentito?

 

Un attore? No.

Stilista? Nemmeno.

Un profumo? ..No.

 

“E’ un vampiro e ha parlato di una maledizione.”

 

Vampiro..

In un libro! Non credo.

In un film? Neanche.

 

Allora dove l’ho sentito?

 

“Ed ha bisogno del mio sangue per spezzarla.”

 

Da Adelasia e Jaime! E’ uno di loro!

 

“BINGO!” gioisco, fiera di me per aver ricordato.

 

Poi incrocio lo sguardo interdetto di Elena. E vorrei sprofondare.

 

“No, cioè…!” balbetto.  “Mi stavo chiedendo dove avessi già sentito quel nome e mi sono ricordata che ne hanno parlato i vampiri che mi hanno rapita.”

 

“E cosa hanno detto?” mi chiede apprensiva.

 

“Non ho sentito molto, solo qualche parola sconnessa.. ma ricordo il suo nome.” Mento.

 

Adelasia e Jamie si sono ben raccomandati di non far parola di loro e di ciò che ci siamo detti.

 

Il fratello cattivo pensa che siano ancora morti e rinchiusi in delle bare ed è bene che continui a crederlo:

potrebbe darci un grande vantaggio in caso di scontro.

 

Torno a guardare Elena che si sta torturando le mani e un atroce presentimento mi fulmina la mente.

 

“Elena” inizio posandole le mani sulle spalle e cercando i suoi occhi. “Ti prego. Ti supplico. Ti scongiuro. Dimmi che non solo non hai intenzione di consegnarti, ma che l’idea non ti ha mai neppure sfiorata.”

 

“Stanno tutti rischiando troppo per me ed ho perso così tante persone… non sopporterei di perdere qualcun altro…”  argomenta convinta “se questo basterebbe per proteggervi tutti io..”

 

Io cosa?

 

E’ tanto difficile da capire che è meglio se stai buona e calma, chiusa in casa?

 

“Elena” la interrompo. “ A costo di sembrare rude e maleducata devo dirtelo.” Controllo che mi stia guardando e prendo fiato cercando di essere il più convincente possibile. “Non. Fare. Stronzate.”

 

“Ma se..” controbatte.

 

“Niente ma, Elena.” La zittisco. “So come vanno queste cose, credimi! E’ dimostrato! Quando qualcuno cerca di fare qualcosa per il bene di tutti, inevitabilmente innesca una catastrofe!”  dico scuotendola leggermente. “E soprattutto pensa! E’ un vampiro, uno! Noi abbiamo due vampiri, una strega, un cacciatore ed un potenziale licantropo… abbiamo vinto in partenza. A meno che tu non trovi un modo per ribaltare drasticamente la situazione ad esempio, che so… consegnandoti al nemico!” commento con enfasi. “E poi Stefan non te lo permetterà, lo sai.” Aggiungo dolcemente.

 

E io non mi faccio problemi a spifferargli tutto.

 

“Lui non può decidere il mio destino.” Contrattacca battagliera.

 

Respira, Lo’.

 

“No.” Convengo. “Ma può chiuderti in cantina. Ed io gli darei una mano.” Rispondo lasciando la presa sulle sue spalle e spostando il cestino dalla porta.

 

“Grazie.” Sussurra Elena alle mie spalle. “Avevo bisogno di qualcuno con cui parlarne ma gli altri sembravano non accorgersene…”

 

“Figurati!” le rispondo sorridendo. “Mi accompagni al bar? Tanto ormai la lezione è saltata!”

 

 

                                           *                       *                        *                   *                        *

 

No more trouble, 

In this town. 

Silent night, for a change. 

 

No more trouble, 

In this town. 

Silent night, for a change.

 

 

“Sedici minuti e ventiquattro secondi, a quest’ora potevo già essere su un aereo diretto a Dubai. O peggio: morta.”  Commento non appena il vampiro si affaccia nell’ingresso.

 

“Ma non lo sei.” Risponde quello avvicinandosi alla cucina. “E poi da quando siamo una coppia fissa in cui lei controlla ossessivamente gli orari di lui?”

 

“Ma dal primo giorno, tesoro!” rispondo ironica poggiando le mani sui fianchi. “Ehi! Giù le mani!” lo rimprovero  subito dopo notando la sua mano, furtiva, afferrare una manciata di mirtilli dalla ciotola sul tavolo.

 

Cerco di difendere i frutti con il mestolo ma i suoi maledetti riflessi vampireschi gli consentono di ritirare la mano velocemente e tutto ciò che riesco a colpire è la dura superficie del tavolo.

 

Alzo lo sguardo su di lui e trattengo un moto di esasperazione quando noto la luce dispettosa e vittoriosa di quegli incredibili occhi celesti.

 

Per non parlare di quel ghigno che si sta lentamente aprendo.

 

“Tornando a noi…” comincia portandosi una bacca alle labbra. “Qual è l’emergenza per cui mi hai fatto correre qui?”

 

“Giusto!” esclamo alzando l’indice.

 

Mi dimentico troppe cose ultimamente. Forse dovrei assumere più fosforo.

 

“Cosa va dentro il tacchino ripieno?” chiedo seria.

 

Mi guarda un istante, indeciso se prenderla o meno come una battuta.

 

“Cheriè, dal tuo messaggio sembrava stesse per scoppiare la terza guerra mondiale.”  Dice socchiudendo leggermente gli occhi e assumendo un tono leggermente aggressivo. “Ed invece mi hai fatto venire qui per il ripieno di un tacchino?”

 

“Se devo essere sincera il messaggio voleva assomigliare più ad un annuncio di invasione aliena, ma ho ottenuto ugualmente il risultato perciò non mi lamento.” Commento issandomi a sedere sul piano della cucina.

 

“Tutto per uno stupido uccello?!” esclama con voce acuta.

 

“E’ il tacchino del ringraziamento!” esclamo a mia volta per fargli comprendere l’importanza della questione. “Avanti, Damon! Puoi aiutarmi?”

 

“No!” risponde subito parando una mano avanti a sé. “Non spreco il mio tempo infilando la mia mano negli… orifizi dei volatili! Chiedi a Stefan, lui è piuttosto bravo in questo!”

 

“E’ già occupato.” Liquido la proposta mentre la mia mente viene invasa dall’immagine di Stefan che accarezza sensualmente il gozzo di un tacchino.

 

Scaccio il pensiero dalla testa con un moto di disgusto.

 

“Dai!” insisto saltando giù dalla mia postazione. “Tipregotipregotipreeego!” mi avvicino a lui e porto le mani intrecciate davanti a me. “Qualsiasi cosa per il tuo aiuto!” piagnucolo aggrappandomi alla sua maglia e storcendo la bocca in una finta smorfia di disperazione.

 

“Non si inizia mai una trattativa offrendo qualsiasi cosa.” Dice enfatizzando con un movimento dell’indice. “In ogni caso, accetto. Non si sa mai quando questo… bonus possa rivelarsi utile.” Conclude con un ghigno.

 

Lascio andare la presa sulla sua maglia e mi allontano con un verso soddisfatto.

 

Ho imparato a non dare troppo peso alle sue parole.

 

Ed in ogni caso non c’è nessun testimone che possa confermare  la trattativa avvenuta.

 

“Allora cominciamo!” esclamo lanciandogli un grembiule viola. “Se vuoi ce l’ho anche rosa.” Dico notando come guarda con disgusto il pezzo di stoffa.

 

Alza gli occhi al cielo e posa il mio bellissimo grembiule sul tavolo, sposta una sedia e si siede con il gomito appoggiato sul piano e sostenendosi la testa con una mano. “Step numero uno: ci serve un tacchino.” Biascica.

 

“Ta-daaan!” canticchio sollevando un telo che copriva il pennuto –ormai deceduto e spennato-  appollaiato su un tagliere.

 

“Lolita.”  Ahi, mi chiama per nome.

 

“Dimmi tutto!”

 

“Quanti chili è?”

 

“Quattro e mezzo!” esclamo orgogliosa.

 

“E’ in quanti lo mangerete?”

 

“Siamo in tre.”

 

“Un chilo e mezzo di tacchino a testa?”  chiede sconcertato.

 

“Credi sia poco?” domando preoccupata.

 

“Oh no, tesoro. A meno che dietro quel faccino da bambina tu non nasconda le zanne e lo stomaco di un tirannosauro.” Risponde arricciando il naso e socchiudendo gli occhi. “In quel caso, forse, non ti sentiresti pienamente soddisfatta. Ma non ti preoccupare! Puoi sempre tirare un morso ad uno dei tuoi fratelli!”

 

“Oh, no. Per quello ci sono anche le patate e il dolce!” lo correggo sorridendo convita. “E no. Non sto affatto scherzando!”

 

Si passa la mano sul viso con fare teatrale e mi fa cenno di iniziare.

 

“Allora, è già pulito quindi non devi infilare la tua preziosa mano in nessun dubbio orifizio…” inizio.

 

“Frena, frena. Hai sbagliato già in partenza.” Mi interrompe. “Non dovremo amputare la tua mano per averla infilata in dubbi orifizi.”

 

Sollevo le spalle facendo finta di non aver sentito. “Cosa si mette nel ripieno?” Chiedo avvicinando a me una ciotola.

 

“Quello che vuoi.” Risponde pacato.

 

“I consigli del grande chef.” Commento ironica. “Hai studiato con Gordon Ramsay?”

 

“Se l’avessi fatto adesso starei a decantare la tua somiglianza con quel pennuto che, onestamente, non è poca. Parenti di terzo grado?” Risponde allargando gli occhi. “In ogni caso di solito la madre di famiglia ci mette quello che preferisce.”

 

“Ok… allora tua madre cosa ci metteva?” chiedo di getto.

 

Poi realizzo quello che ho detto.

 

Sua madre è morta.

 

Da quello che mi ha detto Stefan, li ha lasciati quando erano piccoli e Damon era molto legato a lei.

 

Sto scoprendo un lato un po’ pettegolo di Stefan.

 

In ogni caso, non penso sia stata un’ uscita poi così felice. Ho quasi paura a guardarlo per scoprire cosa mostrano i suoi occhi.

 

“Scusa.. io..” balbetto subito dopo.

 

“Devi smetterla di  scusarti per cose inutili.”  Sospira alzandosi ed avvicinandomi due contenitori che avevo precedentemente piazzato sul tavolo insieme a tutti gli ingredienti possibili.  “Castagne, salsicce e qualche verdura.”

 

“Grazie.” Sussurro raccattando ingredienti e tagliere e portandoli davanti a me. "Bene, direi di metterci un po' di salamino piccante ed è perfetta!"

 

"Cosa?" chiede sollevando un sopracciglio.

 

"Salamino piccante!" rispondo allegra. "E' buonissimo non trovi? Sarei capace di mangiare anche mia nonna se fosse ricoperta di salamino!"

 

"Tu vuoi mettere del salame piccante nel ripieno per il tacchino?" chiede alzandosi dalla sedia per sporgersi meglio verso di me. "E hai ancora il coraggio di spacciarti per italiana?!"

 

"Lo sono!" ribatto alzando il mento. "Forse un po' alternativa in fatto di cibo.. lo ammetto." concedo poi.

 

"Giusto un poco." commenta sarcastico mentre afferro un grosso coltello e posiziono le verdure sul tagliere. "Mi stupisco che siate sopravvissuti fino ad adesso."

 

"Guarda che non sono poi così male!" controbatto risentita. "E stasera te ne accorgerai!" esclamo scagliando con forza il coltello contro la povera carota che, nonostante tutto, riesce a sgusciare di lato.

 

Noto Damon trasalire mentre la recupera e mi spinge da parte borbottando qualcosa riguardo ad un tacchino ripieno di falangi.

 

Mil sfila il coltello dalle mani e inizia ad affettare velocemente gli ingredienti mentre io mi appoggio al tavolo di fianco a lui.

 

"Che volevi dire con 'stasera te ne accorgerai'?" chiede senza smettere di tagliare. "Qualcosa del tipo 'sentirai al TG di tre ragazzi avvelenati il giorno del Ringraziamento?" commenta acido.

 

"No, certo che no!" rispondo. "Volevo dire che mangerai con noi!" 

 

"Ha. Ha. Scordatelo."

 

"Dai! Che altro hai da fare?" piagnucolo infantilmente. 

 

"Non sono affari tuoi." ribatte subito. "E poi non hai nessun altro da importunare? Una famiglia? Qualche altro rapitore psicopatico?"

 

"No, ho solo un vampiro mal riuscito." rispondo con un sorriso falso.

 

"Un vampiro mal riuscito con un coltello in mano e facilmente irascibile, cheriè." rettifica. 

 

"Vergognati!" esclamo "I ninja conoscono ben ventitré modi di uccidere a mani nude e te, che sei un vampiro, hai bisogno di un coltello?"

 

"No. Penso di conoscere anch'io qualche metodo senza armi." risponde pensieroso posando il coltello. "Vogliamo provare?" conclude poi mostrando le zanne ed inchiodandomi tra il frigorifero  ed il suo corpo in un millesimo di secondo.

 

Cerco con tutta me stessa di non scoppiare a ridere per non offenderlo.

 

Penso volesse spaventarmi ma non ci è riuscito molto bene…

 

A dire la verità non ricordo se ci è mai riuscito.

 

Adelasia e Jaime sì, e pure Mason mi ha fatto paura. Ma lui…

 

"Non. In. Cucina." scandisce la voce di Daniel dietro al vampiro. 

 

Rossa come un pomodoro, sgattaiolo via dal frigorifero passando sotto al braccio di un vampiro sghignazzante.

 

No, forse non è mai riuscito a spaventarmi.

 

Ma ha una dannata abilità nel mettermi in imbarazzo.

 

Punto un indice verso mio fratello e apro la bocca pronta a giustificarmi.

 

"Non è come sembra. Sì, immagino." mi anticipa con il tono di chi la sa lunga. "Io vado da Bonnie: fidanzata isterica in piena crisi strego-esistenziale." continua sospirando.

 

"Auch." commenta Damon arricciando il naso.

 

"Se non mi vedete tornare probabilmente è perché sono in fondo al fiume con una pietra attaccata al collo." risponde annuendo in direzione del vampiro prima di avvicinarsi a me e lasciarmi un bacio sulla guancia. "Pensami mentre sei qui a divertirti." mi sussurra all'orecchio prima di scappare.

 

Spalanco gli occhi e prima che possa ribattere lui è già sparito dietro la porta. 

 

Perfetto.

 

Avevo davvero tanto bisogno di un fratello che crede io abbia un intrallazzo con un vampiro.

 

 

                     *                    *                    *                  *                    *

 

 

"Salsa di cocco in arrivo!" urlo scendendo i gradini a due a due e fiondandomi in cucina, cercando di non far cadere il piccolo Mac.

 

"Ossicocco" commenta stancamente Damon prendendo un sorso di Bourbon. 

 

Ok, diciamo che l'ho convinto a restare utilizzando il suo amore per il rum.

 

"Hai mai pensato di andare da un logopedista? Potrebbe rivelarsi utile." continua togliendomi il portatile di mano e sedendosi sull'unica sedia libera della cucina.

 

"Non ne ho bisogno! La mia postura è perfetta!" ribatto risentita fermandomi sulla porta.

 

"Hai ragione, cheriè. Non servirebbe." risponde con un sorriso maligno. "Il problema è al cervello." 

 

Gli tiro una piccola manata sulla testa prima di scansargli il braccio.

 

"Dai, fammi un po' di posto!" dico aspettando che si sposti leggermente per far sedere anche me.

 

Cosa che ovviamente non avviene.

 

"E va bene!" esclamo allora sedendomi sulla sua gamba sinistra ed accendendo lo schermo.

 

Solo ad azione compiuta mi ricordo che non è mio fratello e che rischio di essere catapultata fuori dalla finestra per questo mio slancio di confidenza.

 

Irrigidisco appena la schiena, preparandomi al lancio e sobbalzo leggermente quando Damon si appoggia alla mia schiena per premere l'icona di Facebook.

 

Non mi ha lanciato via?

 

Sono ancora in cucina?

 

Con tutte le ossa intere?

 

Oltre le mie più rosse previsioni!

 

"La password." chiede spazientito.

 

"Cioccolata." rispondo. Ha cento e passa anni, non è così infantile da usare la mia password per pubblicare stati imbarazzanti!

 

"Non c'è amore più sincero che per il cibo!" aggiungo dopo aver notato l'occhiata a metà fra l'esasperato ed il divertito che mi rivolge.

 

Una volta caricata la home, sposto le sue mani e cerco la pagina sulla quale avevo trovato tutte quelle meravigliose ricette.

 

"Feste americane che passione? Stiamo scherzando?!" esclama leggendo il titolo della pagina.

 

Ok, è un nome un po' imbarazzante e piuttosto scontato ma non si giudica un libro dalla copertina, giusto?

 

"Ok, piccioncini. Fate come se non ci fossi."

 

Per la seconda volta in meno di un ora mi sento gelare nel sentire la voce di mio fratello.

 

Dell'altro mio fratello.

 

Schizzo in piedi -rischiando di far cadere il computer a terra- e saluto il sangue del mio sangue con una risatina che sfiora l'isterico.

 

Perfetto.

 

Uno non bastava.

 

Adesso ho due adorabili fratelli che pensano che io me la faccia con un adorabile vampiro.

 

Andrew alza una mano fermando tutte le giustificazioni che stavo per sputare e cammina verso il frigorifero.

 

"Ero venuto solo a prendere da bere."  dice mostrando il cartone di latte.

 

Ma chi ci crede? Sei venuto solo per spiare vorrai dire!

 

"Ah, Damon! Che fortuna!" esclama poi come cadendo dalle nuvole.

 

"Noi siamo amici,no? Cioè.. sai che mi sei sempre stato simpatico e… sei il mio vampiro preferito! Più di Dracula. E lui e sempre stato il mio mito sai..." Dice tutto d'un fiato.

 

"Che vuoi?" lo interrompe Damon non staccando gli occhi dal pc.

 

"Il tuo sangue." pigola mio fratello. "Una goccina! Me ne basta poco! Ti scongiuro!"

 

"Abbiamo un aspirante vampiro?" chiede in mia direzione sollevando un sopracciglio.

 

"Non che io sappia." rispondo confusa aggrottando le sopracciglia.

 

"Ti prego! So cosa vuole fare! Vuole cucinare un tacchino del ringraziamento! E Dio solo sa cosa ci metterà dentro!" Esclama disperato indicandomi. "Sono giovane! Non voglio morire in un attacco di diarrea fulminante! Cosa scriveranno sul mio necrologio?!"

 

"Qui giace uno stronzo!" Ringhio lanciandogli contro la prima cosa che trovo e che si rivela essere un pomodoro.

 

Purtroppo riesce ad abbassarsi repentinamente e la mia arma va a spiaccicarsi malamente contro il muro.

 

"Non ti conviene starle intorno: è pazza." bisbiglia quell'infame all'indirizzo del vampiro.

 

Scatto verso di lui saltandogli addosso e sibilando:

 "Se non ti ammazza il tacchino lo faccio io. Lo giuro!"

 

"Ma non la fermi?" guaisce la mia vittima sempre verso Damon che ci sta guardando con interesse.

 

"No." risponde nel momento in cui finalmente riesco a colpire mio fratello sulla testa. "Penso che mi godrò lo spettacolo." dice bevendo un altro sorso di rum ed accavallando le gambe.

 

La faccia da cucciolo tradito che assume Drew non fa altro che aumentare la mia sete di violenza ma il suono del telefono blocca mi fa bloccare l'affondo che stavo per scagliare.

 

Guardo verso il ricevitore e trovo Damon già con la cornetta in mano che ci mima un 'continuate pure' mentre risponde al telefono.

 

Purtroppo quel momento di distrazione è bastato perché mio fratello riuscisse a scappare dalla mia presa e a portarsi a distanza di sicurezza.

 

"Te lo puoi scordare, Stefan." ruggisce Damon al telefono mentre io recupero la mia posizione di attacco. 

 

"Non se ne parla!" continua mentre Drew afferra un mestolo preparandosi a combattere.

 

"Quella è anche casa mia e io mi rifiuto!"  

 

Prendo il coltello sul tavolo ghignando e avvicinandomi di un passo.

 

"Non ti azzardare. Non-" sibila il vampiro al telefono.

 

Che bella smorfia di terrore si delinea sul volto di mio fratello!

 

Purtroppo viene subito oscurata dalla sagoma di Damon che mi afferra la mano ed ordina un perentorio "Mollalo."

 

Sospiro lasciando la presa e vedendo mio fratello farmi una linguaccia alle spalle del vampiro.

 

"Cerca di non dar fuoco alla casa mentre finisci di cucinare, io vado a caccia." sentenzia quasi ringhiando.

 

"Hanno rotto l'ultima bottiglia di Bourbon? O hanno comprato un gatto? O ti hanno rigato la macchina? chiedo cercando di indovinare il motivo del suo improvviso malumore.

 

"Peggio, cheriè." risponde posando il coltello sul tavolo. "Stefan ha invitato i piccoli Gilbert a cena da noi. Compresa zia e insegnante di storia."

 

Ghigno immaginandomi Damon tinto di verde a fare il Grinch del giorno del Ringraziamento.

 

"Alle otto alla pensione, sii puntuale." conclude avviandosi verso la porta.

 

O.M.G.

 

Non ci credo!

 

"Mi stai invitando?!" chiedo entusiasta trotterellandogli dietro.

 

Lo sapevo. Siamo amici. Siamo amici!

 

"No!" risponde aggrottando le sopracciglia. "Preferirei morire soffrendo le pene dell'inferno, piuttosto!"

 

Lo guardo sollevando un sopracciglio.

 

Quello era un invito. Non c'è ombra di dubbio.

 

"Ti è arrivato un messaggio di Elena mentre..  eri impegnata in quella simil-lotta nel fango con tuo fratello." Aggiunge notando che non gli credo. "E' stata Elena ad invitarvi." Conclude ed sparisce prima che possa dire qualsiasi cosa.

 

Chiudo la porta con uno sbuffo infastidito.

 

Può negare quanto vuole ma quello, quello era un invito.

 

                    *              *                *                *                *

 

 

 

 

I can see my mother in the kitchen. 

My father on the floor, 

Watching television. 

It's a wonderful life. 

 

Cinnamon candles burning. 

Snowball fights outside. 

Smile below each nose and above each chin. 

 

Stomp my boots before I go back in. 

 

 

Oltre ogni aspettativa, alle sette e quarantacinque siamo tutti pronti in salotto con il tacchino, la torta e le patate già caricate in macchina.

 

Con mio grande dispiacere ho abbandonato le mie prospettive di un abito degno della serata degli oscar per indossare dei semplici e comodi jeans chiari abbinati ad un maglioncino beige .

 

Non mi sono saputa trattenere sulle scarpe che so già attireranno parecchi commenti da parte di Damon.

 

Sono dalla forma sportiva ma in velluto rosso e completamente ricoperte di piccole borchie e teschietti.

Diciamo che le ho abbianate alla sciarpa dello stesso colore e al fiocco che mi mantiene i capelli in una bassa coda laterale.

 

Dan e Drew sono tranquilli, camicia a quadri e maglietta bianca uno maglione blu l'altro..

Sì, normali ce non fosse per il cappello con le orecchie che Andrew si ostina ad indossare anche se siamo al chiuso.

 

"Ci porti a conoscere la famiglia del tuo nuovo ragazzino?" chiede Daniel imitando una voce infantile.

 

"Divertente, Daniel." rispondo pacata. "Le tue insinuazioni mi entrano da un orecchio e mi escono dall'altro."

 

"Non sono proprio insinuazioni." interviene Andrew. "Si vede come lo guardi così… con occhi da cerbiattina, che dicono 'mordimi, mordimi!'"

 

"E poi questo fatto che ti viene sempre a salvare… era partito a salvarti prima che noi sapessimo che eri sparita." rincara Dan.

 

"Questo è solo perché siete fratelli snaturati, fosse stato per voi non sarei qui adesso!" li accuso arrossendo leggermente. " E poi non è il mio tipo, lo sapete!"

 

"E qual'è esattamente il tuo tipo? Justin Bieber?" chiede portandosi l'indice al mento.

 

"No, Joe Manganiello." dico secca strappandogli le chiavi di mano ed uscendo dalla porta.

 

"Manganiello?" sento bisbigliare Andrew. "Non è quell'attore porno?"

 

Alzo gli occhi al cielo esasperata.

 

"La mia vita, a differenza della tua, non riverte tutta sulla pornografia!" strillo salendo in macchina. " Muovetevi o vi lascio qui!"

 

Tiro la borsa sui sedili posteriori quando il suono di una notifica attira la mia attenzione.

 

Prendo il cellulare e scorro velocemente fino a quando una catastrofe non attira la mia attenzione.

 

"Questa cena del Ringraziamento finirà in un bagno di sangue." ringhio prima di mettere in moto e partire.

 

 

 

Arriviamo alla pensione in tempo record.

 

Ci apre la porta un elegante e educatissimo Stefan che ci fa gli onori di casa nonostante non sia la prima volta che veniamo.

 

Dietro di lui Elena ci abbraccia e ci saluta presentando ai miei fratelli sua zia Jenna.

 

Il professore e Jeremy sono seduti sul divano aspettando la cena.

 

L'unico che manca è Damon.

 

"Dov'è tuo fratello?" chiedo sottovoce a Stefan.

 

"In cucina a prepararsi da bere." risponde aggrottando le sopracciglia. "C'è qualcosa che dovrei sapere?"

 

"Solo che tra poco sarai figlio unico." rispondo avviandomi a passo di marcia nella direzione indicatami da Stef.

 

"TU!" grido entrando nella stanza e puntando un dito contro quel vigliacco. "Tu, infima, meschina zanzara pusillanime!"

 

"E' sempre un piacere, cheriè." risponde pacato.

 

"Vuoi spiegarmi questo?!" ringhio raggiungendolo e mettendogli il cellulare con la schermata di facebook davanti agli occhi.

 

In primo piano, accanto al mio nome c'è una scritta con tanto di cuoricini sparsi che cita:

 

'Damon Salvatore è così sexy che me lo farei a tutte le ore del giorno!'

 

Con tanto di foto di lui mentre manda un bacio alla fotocamera.

 

Di sfondo la mia cucina.

 

"Solo 23 mi piace? Mi aspettavo di meglio!" commenta ghignando.

 

"Ma io ti ammazzo!" strillo solamente cercando di saltargli addosso.

 

"Aspetta, aspetta!" mi evita e continua a leggere sul telefono. "Chi è questa Nadiah che ha proposto di fare una cosa a tre?"

 

"MUORI!" con questo grido di battaglia riesco a saltargli sulla schiena e cercando di sbilanciarlo nel mentre recupero il telefono.

 

Purtroppo la mia tattica offensiva non va a lieto fine, visto che veniamo interrotti da Alaric che ci avverte di prendere posto a tavola.

 

Torno a terra e raggiungiamo il salone.

 

"Aspetta." mi fermo guardando un'ultima volta il post. "Hai messo mi piace al commento di quella lì? Mi hai fatto mettere 'mi piace'?!" sibilo verso il vampiro che per tutta risposta mi ghigna e si sposta accanto a Daniel.

 

"Ok, ok." Interviene Stefan prima che possa attaccare nuovamente. "Direi che è meglio sederci. E separali, se è possibile. Di molto anche. Tipo… agli estremi opposti del tavolo."

 

Ed è così che facciamo tra le risatine dei presenti e i miei sbuffi profondi.

 

 

 

      *                *               *              *                 *

 

 

"Grazie mille ancora." dico sorridendo a Stef sul ciglio della porta.

 

Il tempo è passato senza che nemmeno me ne accorgessi ed è già note inoltrata.

 

E' stata veramente una bella serata e sono piena come un uovo! Ah.. e ovviamente il mio tacchino era ottimo!

 

"Di niente, cheriè." risponde Damon alle spalle del fratello con il suo tipico bicchiere in mano.

 

"Non stavo parlando con te, egocentrico." borbotto.

 

"E' stato un piacere." dice invece Stefan con la sua innata gentilezza.

 

"A domani!" li salutiamo prima di dirigerci verso la macchina seguiti da Elena e Jeremy.

 

Ho scoperto stasera della relazione tra il professore e la zia dei miei amici, esattamente quando lei ha detto loro che non tornava a casa a dormire.

 

So che è maleducato mostrarsi sorpresi ma non sono riuscita a trattenere la mia mandibola dal cadere a terra.

 

E non dico metaforicamente parlando.

 

Ho seriamente rischiato di lussarmela.

 

"Siete sicuri che non è un fastidio?" chiede per la trentesima volta Elena.

 

"Tranquilla, siete di strada." risponde Daniel. 

 

"Pensavo rimanessi a dormire dal Stefan, sai?" commenta Andrew ignorando completamente il concetto di 'fatti gli affari tuoi'.

 

"L'idea era quella." interviene Jeremy sghignazzando guadagnandosi un'occhiataccia da Elena. "Solo non avevamo previsto l'ammutinamento di zia Jenna."

 

Arriviamo a casa loro in pochi minuti e di nuovo Elena si perde in una marea di ringraziamenti fino a che suo fratello quasi non la trascina in casa.

 

Altri cinque minuti e siamo nel vialetto della nostra dolce dimora.

 

"Ho così tanto sonno che dormirei per giorni." ci informa Drew avviandosi verso la porta.

 

"Aspetta." lo fermo chiamo scendendo dal sedile posteriore. "E' tuo questo?" chiedo mostrandogli una specie di diario che ho trovato sul tappetino.

 

"No." risponde scuotendo le spalle.

 

"Dan?" chiedo all'altro che solleva le spalle e nega con un movimento della testa.

 

"Forse è di uno dei Gilbert." suggerisce poi.

 

Giusto.

 

Apro la prima pagina ed effettivamente, sul centro di essa, in un elegante calligrafia è scritto il nome completo di Elena.

 

"Si, è di Elena. Glielo porterò domani." informo i due che spariscono subito dentro casa.

 

Io non avrei mai la costanza di tenere un diario, penso osservandolo svogliatamente.

 

Sto per chiuderlo quando un segnalibro marrone attira la mia attenzione.

 

No, Lo'. Non si leggono i diari altrui.

 

Cosa sei? Una bambina delle elementari?

 

Ma solo una sbirciatina non può far male…

 

No!

 

Via, solo all'ultima pagina.

 

Reprimendo il senso di colpa con la curiosità, apro il libretto a livello del segnalibro e leggo le ultime frasi.

 

"…è stata gentile ad accorgersene e venire a parlarmi. E' un ottima amica ma per quanto le sue parole mi abbiano fatto piacere, non posso seguire il suo consiglio. Non posso condannare altre persone solo a causa della mia codardia. Se questo è l'unico modo, allora è quello che farò. Ho ancora una settimana di tempo, poi Elijah arriverà e pretenderà una risposta. Allora sarò pronta a consegnarmi."

 

"E che cazzo!" sbotto chiudendo malamente il diario e lanciandolo nella macchina.

 

E' veramente così impossibile riuscire a passare cinque giorni tranquilli in questa stramaledetta città?!

 

 

 

 

(…)

 

 

 

ALOHA EVERYBODY!

Come state?

Allora, capitolo un po' piatto in fatto di avvenimenti ma era da troppo che non facevo interagire D. e L. e perciò è più o meno tutto dedicato alla loro stupidità.

E penso lo sarà anche il prossimo.

E quello dopo.

E quello dopo ancora…

Fino alla fiiiiiine del moooondo.

Quindi il 21 dicembre :D

 

Comunque.. Grazie mille a tutti coloro che leggono e che mi seguono; a chi mette tra le seguite, tra le preferite o tra le ricordate la mia stupidastupida storia <3

GRAZIE soprattutto a chi recensisce così fedelmente e così gentilmente perciò GRAZIE MILLE DI CUORE a Suzy Lee, Abstract Fire e Martalapoffa_. 

Vi adoro BAO! (che non è una brutta parola ma solo un intercalare toscano ;))

 

Ho detto tutto, quindi…

A presto! <3 <3

 

XOXO -B.

 

 

 

 

 

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