Nemmeno..tu

di dexykiss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Resta con me ***
Capitolo 2: *** resta con me ***



Capitolo 1
*** Resta con me ***


E' successo tutto così in fretta, all'improvviso ti hanno strappata da me.
Proprio in quel giorno, che sembrava come tanti altri. Forse era destino, o forse è stata casualità... ma se lo avessi saputo prima, avrei dato me stessa per salvarti.


....

Ci svegliavamo assieme di prima mattina, parlavamo e ridevamo, eravamo come due gemelle, ma non eravamo altro che due semplici sorelle.

Per le strade di Treviso camminavamo e quel giorno mi avevi chiesto se potevo accompagnarti al lavoro.

Mentre tornavo a casa, ho iniziato a sentire una sensazione strana, i muscoli delle gambe mi facevano male, a stento mi reggevo in piedi.

Ero al corrente che oggi lei, dopo il lavoro, andava a dormire fuori con il suo ragazzo, e io ero contraria fin dall'inizio di questa sua iniziativa, la verità è che sono sempre stata gelosa, gelosa di tutto quello che la circondava, e vederli assieme non mi faceva altro che star male.

Il giorno seguente io dovevo andare a scuola, ma ne avrei fatto a meno...
Mi preparavo di fretta, mia mamma era fuori che mi aspettava in macchina, ero pure in ritardo ma, non so come, il viaggio è stato abbastanza veloce.

Salutandola dal finestrino la vedevo andarsene e sparire da dietro l'angolo delle mura di una casa.

Mi stavo dirigendo in classe quando avvertii una strana sensazione di solitudine salendo le scale, ma non ci feci caso...
Quel giorno sapevo che sarebbe stata una giornata noiosa, avevo due verifiche e non avevo neppure studiato.

Passarono due ore, all'improvviso la preside entrò e mi chiese freddamente di prepararmi per andare a casa.

Tutti i miei compagni si guardarono tra di loro e come sempre fecero i loro commentini idioti alle mie spalle.

La mia prof di inglese si avvicinò alla preside con quello sguardo curioso, e mi chiedevo "perché non si fa i fatti suoi?!".

Le vedevo parlare tra di loro sottovoce.. e notai per caso l'espressione della prof, che cambio all'istante. Sembrava di gesso, pallida, senza espressione.

Sono uscita più veloce che potevo e la sentivo parlare dietro di me con i miei compagni, ma non capii niente.

Scesi le scale e trovai mio papà che parlava con la prof di italiano e mia mamma che piangeva.

Iniziai a essere pensierosa e turbata, non sapevo cosa fare e di nuovo i muscoli delle gambe iniziarono a farmi male.

Per tutto il tragitto non ci siamo parlati, fino a quando mio papà cominciò a dire cose senza senso:
"L'amore non finirà mai, nemmeno se una morte all'improvviso si fonderà su di esso"
....
"Morte? Come? Morte?.. Chi è morto?", non capivo, non volevo capire.
Papà aggiunse poi: "Tua sorella, c'è stato un incidente, lei.. non c'è la fatta"

"Cosa?", la mia voce tremava, mia mamma ricominciò a piangere, e questa volta pianse più forte di prima.

Il petto mi faceva male, il battito del cuore era così forte che mi faceva male, il dolore che stavo provando era immenso e cominciai a tremare dalla paura.

Una volta a casa corsi in camera, inciampai per le scale, ma il dolore non riuscivo a sentirlo, continuai a correre..

Iniziai a pensare a lei, con le lacrime che mi scendevano sulle guance, pensai al suo viso e quei giorni passati assieme, le carezze che mi dava e le dolci parole che mi diceva. Il dolore era come una fitta, troppo da sopportare.

...

(A SCUOLA)

"Ragazzi sono venuta a conoscenza di una perdita tragica della nostra compagna. Sua sorella, per causa di uno scippatore, non ce l'ha fatta. So che non la vedete di buon occhio, ma vi chiederei di darle tregua. E' una ragazza molto sensibile e per lei questa persona, che mancherà nella sua vita d'ora in poi, era molto importante."

Finito di parlare, tutti i ragazzi parlarono tra di loro e alcuni ridevano.

(Dopo 2 mesi)

(A CASA)

Non ce la facevo, vedere una casa senza di lei è come vivere senza aria e piano piano si muore.
Chiesi ai miei di trasferirmi nella sua stanza, mi ricordo anche che nella prima notte mi avvolgevo tra le sue lenzuola e potevo sentire ancora il suo profumo di quel giorno.

Molte notti passarono ma niente cambiava, ogni mattina mi risvegliavo con le lacrime agli occhi e niente poteva impedire questo.

Aprii il suo armadio e tra i suoi vestiti mi pareva di vederla, che mi sorrideva.
Mi guardai nello specchio con addosso uno di quelli, e tutto diventava nero ai miei occhi.

Era il giorno di rientrare a scuola, e mia mamma mi disse: "Lei non avrebbe mai voluto vederti così, continua a vivere, fallo per lei".

Tutto per me era cambiato, quello che mi circondava non aveva più importanza, ero a scuola e non riuscivo a camminare, mi ritrovai con lo sguardo nel vuoto.

Entrai in classe e tutti mi guardarono, feci un passo per entrare, che all'improvviso indietreggiai.

Corsi fino al cancello e guardandomi dietro, alla vista della scuola, iniziai a piangere e sussurrai: "Non ce la faccio a ricominciare".

Corsi più veloce che potevo e dopo ore e ore arrivai a casa con i piedi che mi facevano male, e sentivo il gusto del sangue in gola.

"Cos'è successo? Stai bene?!!", disse mio papà.
Gli chiesi: "Com'è successo? Com'è morta?"

All'inizio non voleva dirmelo, pensava che se non lo venissi a sapere la mia vita sarebbe stata più facile, ma ha capito che dovevo saperlo così sarei andata avanti.

"Devi sapere che lei per causa di uno scippatore, lei..." e si mise a piangere.

"Scippatore? E' così allora!" Pensai a lei, e a cosa avrà provato, cosa avrà sentito. Quella tristezza che portavo si tramutò in una rabbia lacerante e da quel giorno smisi di ridere e di parlare.


....

Nessuno avrebbe mai capito l'importanza del nostro legame. Due sorelle, con un cuore solo. Nessuno mi avrebbe mai capita, e anche adesso nessuno mi capisce. Tutto quello che ho fatto l'ho fatto per te.
Perdonami sorella.

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Capitolo 2
*** resta con me ***


vendetta, è una parola fredda, ma detta con il tono giusto può diventare affascinante.
nella vita non c'è giusto o sbagliato, non c'è destino o casualità, la vita c'è la creiamo noi, me lo hai insegnato tu , ricordi?

tutti credevano che nella mia vita ci fosse stata ora una svolta positiva, credevano a questo perché mi vedevano circondata da amici, ed ogni giorno uscivo a divertirmi con loro, ero sempre al telefono.

tutti credevano che avessi dimenticato,... di lei, di me, di lui.

ma non è mai stato così, non volevo che mi vedessero ancora piangere, non volevo fargli vedere le mie lacrime consumate, sì, ho smesso, ho voltato pagina .. si posso dirlo, ma, non ho dimenticato quelle parole che mi disse quel giorno mio papà, non le ho dimenticate non potevo.

non faccio altro che sorridere, ma dentro di me non smetto mai di piangere, ci sono stati giorni che volevo urlare, giorni che volevo scappare da tutti quei volti che mi  circondavano, ma non lo mai fatto, e non ho mai abbassato la guardia, non potevo farlo, mi sentivo ancora legata a lei.

ho deciso, troverò questo scippatore, lo porterò nella corte, e li lo giudicheranno colpevole.

sorella tu che credevi nelle persone e mi dicevi che in ognuna c'è sempre del buono, credevi  ciò che era giusto, e così mi hai trasmesso questo tuo credo, ma ora che non ci sei, cosa dovrei credere.

l'uomo è capace di fare qualsiasi cosa, per banalità.
e tu ignara di tutto ciò sei morta per mano loro.

(1 settimana dopo)

ho chiesto aiuto, ti giuro lo chiesto, ma sai cosa mi hanno risposto? "lui non è colpevole". ho provato in tutti i modi di mettere fine a questo mio tormento, ma loro non me lo hanno permesso...

mi hanno detto che non è stato lui, tanti lo hanno difeso, da subito ho capito che era una persona importante, ma questo non giustifica.

tornai a casa con in mano tutte le prove che lo accusavano, e dalla porta dell'entrata c'era un uomo robusto che mi stava aspettano.

lo vidi camminare verso di me e tiro fuori un coltello... che mi graffio il braccio, e strappandomi i fogli tra le mani scappo, lasciandomi a terra con il sangue che inzuppava la camicetta grigia.

perché deve succedere questo, perché l'uomo devo deludere ogni sua aspettativa, perché ci sono persone come lui in giro.

mia mamma mi vide a terra, e chiamo di corsa mio papà, tutto era così calmo, il silenzio che mi stava avvolgendo era confortevole, mi piaceva questa sensazione di pace e tranquillità,  nei vuoto mi sentivo serena, nessuna preoccupazione, e con nessun sentimento, mi sentivo rinata.

....

apri gli occhi e mi ritrovai sul divano del salotto, la testa mi faceva male, ma  non ricordavo cosa era successo.
mentre mia mamma me lo stava spiegando, osservai il fuoco del caminetto, e qualcosa dentro di me si accese, mi resi conto che imitarla per tutti questi mesi solo per non farla svanire, non avrebbe senso, e quindi mi chiesi: "perché non essere ciò che non voglio essere".
"basta!"

(4 mesi dopo)

"aiutoooo!!! aiutatemi" Giorgio urlava.
"cosa vuoi tu da mee!!!" lo vedevo per terra, con la gamba spezzata.
"cosa voglio? voglio la tua vita, mi hai tolto l'unica ragione di vita e ora prendo la tua!"

"scusami, scusami, ho sbagliato lasciami andare, non uccidermi, abbi pietà!!" era lì che urlava piangendo, e io che lo guardavo dall'alto.
"pietà?? tu hai avuto pietà per lei, cosa volevi da lei? un corpo dove divertirti, o i soldi che lei stessa ti ha dato! non chiedermi pietà, io non ne avrò!"

"scusami, scusami, non uccidermi, scusami, ho una famiglia, ho due figli, scusami faro qualsiasi cosa ma non togliergli un padre"
"e dicendomi questo pensi che cambierei idea? tu hai fatto un grande errore togliermi quella persona, non chiederò scusa a nessuno, e ora basta parlare, questa conversazione è andata anche oltre, già ora tu te ne andrai!"
"no, no , no, non farlo noo!!!"

premei il grilletto della pistola per caricarlo, mentre era puntata sulla sua fronte, e gli dissi "addio".
sparai a sangue freddo, il sangue schizzo, nella mia direzione sporcandomi le scarpe, e camminando uscii da quel magazzino abbandonato, con ancora il fucile in mano.

perdonami, ancora adesso mi rendo conto del mio sbaglio, ma un giorno capirai il perché del mio gesto.

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