Solamente te

di Franky91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il desiderio di entrambi ***
Capitolo 2: *** Arrivederci o Addio! ***
Capitolo 3: *** La lettera ***
Capitolo 4: *** il padre e lo scocciatore e il ritorno ***
Capitolo 5: *** L'ansioso incontro ***
Capitolo 6: *** Scoperte e paure ***
Capitolo 7: *** Un'amica ritrovata e partenza ***
Capitolo 8: *** Intanto... ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Il desiderio di entrambi ***


Il desiderio di entrambi

 

La sfera dei quattro spiriti è stata ricomposta, ora è scomparsa.

Era solo questo il compito che dovevo assolvere nell’epoca Sengoku? Non c’era altro?

Allora perché, se la mia missione è finita, mi sento così strana?

Lo sapevo fin dall’inizio che non avrei mai potuto vivere accanto ai miei amici in quell’epoca, allora perché sono  così triste?

Il pozzo si è richiuso per sempre, oramai sono passati tre anni da quando quella bella parte della mia vita è finita.

Vorrei rivederlo solo un’ultima volta.

Ripenso a quando si intrufolava nella mia stanza, stringerlo un’ultima volta e poi rassegnarmi che non potrò mai avere la vita che avevo sognato insieme ad Inuyasha.

All’inizio pensavo che fosse prepotente, arrogante, una grandissima testa calda, alla fine, lungo tutto il percorso per cercare i frammenti della sfera, ho capito che era lui l’unica persona, o per meglio dire mezzo demone che avrei amato fino alla fine dei miei giorni.

Adesso che ero così tanto vicina a raggiungere una piccolissima parte della mia felicità, il pozzo ha smesso di essere il nostro collegamento, proprio adesso che avevo completamente compreso di essere innamorata di Inuyasha, la mia vita è tornata a quando non sapevo della sua esistenza.

Cerco di continuare con la mia vita, ma è difficile, mi manca da morire quel suo dolce sguardo dorato, i suoi lucenti capelli color della luna che ogni volta che mi abbracciava mi solleticavano. In altre parole mi manca tutto di lui, quella sua aria strafottente, il suo sorriso ….

Sono tre anni che non torno nell’epoca Sengoku, tre anni che il Pozzo Mangiaossa non funziona più da tramite, passo molti dei miei pomeriggi qui, in questo tempio che lo contiene, spero che un giorno riprenda a funzionare.

Prego, prego di vederlo solo un’ultima volta, poi cercherò si rifarmi una vita senza di lui.

Ogni tanto immagino di sentire la sua voce, poi mi sveglio in lacrime, so che è solo un sogno però mi illudo che sia reale, talmente è grande la nostalgia che ho di lui.

Anche sentendo fortemente la sua mancanza, sono riuscita a completare gli studi, ho preso il diploma, esco ogni tanto con gli amici, mi diverto, ma c’è sempre dentro di me, quella parte del  mio cuore che mi ricorda la sua esistenza, si chiede che cosa stia facendo in questo preciso istante, immagina di poter tornare da lui, Sango, Miroku e tutte quelle persone che ho imparato a conoscere e a voler bene durante i viaggi per trovare i frammenti della sfera.

Alla fine, grazie al loro aiuto e il loro sostegno, ho portato a termine la mia missione, ma il prezzo da pagare è stato troppo alto; dover rinunciare a loro e soprattutto ad Inuyasha è stato un dolore fisico oltre che emotivo.

Adesso sono qui, appoggiata a questo pozzo chiuso a rimpiangere quello che ho perso tre anni fa, a cercare di organizzare la mia vita senza Inuyasha, senza i miei amici ….

“Voglio rivederti Inuyasha”, sussurro flebilmente.

Rimango così, in silenzio a pensare al grande amore della mia vita che adesso ho perduto per sempre, solo perché una sfera ha creduto che fosse giusto così. Rimango in quella posizione per un po’, alla fine si è fatta sera e sento mia madre che mi chiama per la cena. Con molta  fatica mi alzo e rientro in casa, non mi guardo alle spalle, tanto il mio sussurro non sarà stato sentito da nessuno, e nessuno mi può aiutare.

 

Kagome Higurashi, una ragazza che ha appena finito le superiori, ripensa alle sue avventure al fianco del mezzo demone  Inuyasha, alla ricerca dei frammenti della sfera dei quattro spiriti.

Le sue avventure sono bruscamente terminate quando la sfera è stata ricomposta ed ha obbligato la ragazza ad esprimere un desiderio, il desiderio è stato espresso, ma alla scomparsa del gioiello, il pozzo che le permetteva di raggiungere l’epoca Sengoku, si è misteriosamente chiuso, non permettendo più a Kagome di rivedere il suo adorato mezzo demone e i suoi amici.

Ciò di cui la ragazza non si è accorta quando ha sussurrato quella frase è che il pozzo ha accolto il suo desiderio, solo perché proveniva dal profondo del suo cuore.

Nessuno si è accorto dell’impercettibile cambiamento che ha coinvolto il pozzo.

Nell’epoca Sengoku, intanto, Sango e Miroku erano convolati a nozze e lei aspettava il loro terzo figlio che sarebbe nato a breve. L’ambiente che si viveva era dei più sereni, ma il giovane mezzo demone era l’unico che non riusciva a rallegrarsi, tanta era la mancanza che provava per quella ragazza uscita fuori dal pozzo improvvisamente tanto tempo fa.

Kagome ha cambiato Inuyasha, lo ha reso migliore, gli ha insegnato ad accettare quel lato umano della sua personalità che prima detestava, gli insegnato a voler bene, a farsi degli amici. Quegli stessi amici che si sono accorti del cambiamento avvenuto in lui, quando ha accompagnato Kagome nel suo mondo e alla fine è ritornato da solo. Si vede la tristezza nel suo sguardo quando ripensa a lei.

Inuyasha, ignaro che tutti sapevano che cosa faceva ogni tre giorni, si diresse verso il pozzo, si era sigillato, non gli permetteva più di raggiungere quella ragazza che lo aveva cambiato così tanto, migliorandogliela.

Giunto al pozzo, il mezzo demone si sedette e cominciò a pensare a tutti i momenti che aveva passato con Kagome, le litigate, i momenti felici, quel dolce bacio che si erano scambiati prima che la sfera esaudisse il desiderio della ragazza …. Lei gli aveva insegnato tanto, a piangere, a sorridere … Dio quanto le mancava, quei tre anni era stati proprio difficili.

“Vorrei poterla vedere ancora una sola volta, una sola e poi la lascerei andare, se questo fosse il destino che ci è stato predestinato”, sussurrò Inuyasha, osservando il cielo limpido e punteggiato di stelle.

Come era solito fare quando andava lì, Inuyasha si calò nel pozzo, convinto che anche questa volta sarebbe rimasto al suo interno, fino a quando non avesse deciso di uscire. Stavolta non fu come egli era abituato a fare, era come una magia, il pozzo aveva ricominciato a funzionare, ed in pochi attimi, il mezzo demone si ritrovò nel futuro, nell’epoca di Kagome.

Era indeciso se uscire o rimanere lì per un po’, respirando quel dolce profumo che gli era mancato talmente tanto, che sentirlo di nuovo gli fece venire le lacrime agli occhi.

Inuyasha si trovava nel pozzo, quando Kagome, finito di mangiare annunciò che andava a dormire.

“Notte, baci”, disse la ragazza rivolta alla madre, al fratello e al nonno.

“Ma a quest’ora? Non è ancora presto?”, fece notare sua madre.

“Si mamma, sono particolarmente stanca e voglio andare a letto prima. Notte.”, ribadì Kagome.

Giunta in camera sua, chiuse la porta e socchiusa la finestra, si infilò il pigiama e sii mise sotto le coperte. Pensare ad Inuyasha le metteva sempre una tale malinconia che si sentiva sfibrata e stanca. Non riusciva a chiudere occhio, ripensava al mezzo demone, immaginandoselo a fianco che le accarezzava i capelli. Infine tra le lacrime trovò un po’ di sonno e chiuse gli occhi, solo per andare in una dimensione in cui era sicura che lei ed Inuyasha sarebbero potuti stare insieme. Nei sogni.

Intanto Inuyasha era uscito dal pozzo e guardava il grande albero, che ancora aveva sul tronco il segno del suo lungo sonno. Sapeva che se fosse entrato dalla porta di casa, Sota, il fratello di Kagome, gli sarebbe saltato addosso e lui non sarebbe riuscito a raggiungere la camera della ragazza, così avviatosi attraverso il cortile, spiccò un balzo e si ritrovò sul balcone che dava sulla finestra di Kagome. Il suo olfatto era sviluppato e sentì odore di lacrime, le sue lacrime.

Kagome si era addormentata. Sognava ciò che il pozzo le impediva di raggiungere, sognava il suo unico amore, non potendo immaginare che lui si trovasse proprio davanti la sua finestra.

Inuyasha notando  la finestra socchiusa, facendo il minimo rumore, la fece scivolare sul binario e si intrufolò nella stanza di Kagome, quel gesto gli ricordava molto quando lo faceva tanto tempo prima, solo per metterle fretta per cercare i frammenti della sfera.

Adesso lo faceva solo per il suo senso di solitudine.

Spinse via il vetro e si introdusse nella stanza, richiuse la finestra per come l’aveva trovata e si guardò intorno. Principalmente non era cambiato nulla, solo il letto che era stato sostituito da uno più grande. Osservò a lungo il letto, sul quale era distesa Kagome, sentiva il suo respiro regolare. Molto lentamente si avvicinò al letto, vi si sedette accanto e cominciò ad accarezzare i suoi lucenti capelli color ebano.

Kagome immersa nel sonno, percepiva quel lieve contatto che la sfiorava, credeva che fosse tutto un sogno, talmente erano tante le volte che aveva sognato la mano di Inuyasha compiere quel gesto. Non voleva svegliarsi, ma farlo fu inevitabile. Piano aprì gli occhi, i quali si abituarono all’oscurità, sentiva qualcuno accanto a sé che bisbigliava.

Inuyasha mentre compiva quel gesto, aveva cominciato a sussurrare: “Mi sei mancata da morire, non so come ho resistito questi lunghi tre anni senza vederti, senza sentire il suo dolce profumo, senza accarezzarti i capelli, proprio come sto facendo in questo momento. Mi sentivo perso, solo; si ho cercato di andare avanti, aiuto Miroku, però senza di te non mi sento completo …”, la voce di Inuyasha si era fatta molto più debole, stava per cedere alle braccia di Morfeo, adesso poteva davvero abbandonarsi a quel sonno che si era quasi del tutto negato in quei tre anni, adesso avrebbe ceduto, solo perché era con colei che gli aveva stregato il cuore.

Kagome si stava svegliando, quella voce, quanto tempo che non la sentiva così nitida e chiara, così tanto vicina a sé da poter percepire la presenza del mezzo demone. Spalancò gli occhi e guardò a lato del letto, vi era la figura di Inuyasha, appoggiato al letto che piano la accarezzava. Avrebbe voluto saltare di gioia, era proprio lì,, non lo stava sognando.

Molto lentamente, per non spaventarlo, si mise a sedere sul materasso.

“Inuyasha?”, bisbigliò nell’oscurità.

Inuyasha sentendosi chiamare, sollevò la testa e i suoi occhi dorati si incontrarono con uno sguardo color cioccolata fusa, quello sguardo così caldo ed intenso che gli era mancato tantissimo.

“Ka … Kagome? Oh scusa, non volevo svegliarti …”, disse debolmente il mezzo demone.

“Ma … ma come sei arrivato qui?”, Kagome era al culmine della felicità. “Il pozzo, il pozzo era chiuso … non capisco …”, non sapeva che cosa dire, e cose da dire ne aveva dopo tre anni.

“Calmati. Il pozzo funziona di nuovo. Non so come sia accaduto, ero dentro il pozzo, quando improvvisamente ho sentito il tuo odore … oh mio Dio, come mi sei mancata …”, disse Inuyasha, sollevandosi e attirando Kagome contro il suo petto. La ragazza aveva ricominciato a piangere.

“Inu … Inuyasha … non mi sembra vero che tu sia qui … mi sembra di averti sognato così intensamente che ti sei materializzato davanti a me …”, disse Kagome continuando a piangere contro il petto del demone.

Era davvero lì, la stringeva tra le braccia, finalmente si sentiva completo come non gli succedeva da tempo, però, volgendo lo sguardo alla finestra si accorse che tra breve il villaggio si sarebbe svegliato, e se Miroku non lo trovava sarebbero stati guai. Già con tre figli era davvero insopportabile.

“Kagome, ascolta, io adesso devo andare … fra un po’ quel pazzo di Miroku si sveglierà, e se non mi vede arrivare, riuscirà a svegliare tutto il villaggio. Però …”, cominciò a dire Inuyasha.

“No, no perché? Sono tre anni che non ci vediamo e adesso te ne vai?”, Kagome si sentiva disperata dopo quelle parole. “Non puoi lasciarmi così, non puoi …”.

“Kagome, potresti tornare con me …”, disse l’hanyou.

Lo sguardo di Kagome si  era fatto vitreo, e ora come glielo diceva che doveva partire?

“Kagome? Perché non parli? Che ti prende?”, Inuyasha era visibilmente preoccupato. “Parlami  … Tornerò, ma dimmi qualcosa. Kagome?”, la ragazza non parlava, cercava le parole per dire all’amore della sua vita che si trasferiva lontano, ma non esistevano.

“Inuyasha  …”, iniziò lei, “devo dirti una cosa, ma è difficile …. Domani … domani io … parto”, l’aveva detto ma il peso dal suo cuore era aumentato.

“Ka … Kagome … ma che stai dicendo. Partire?”, l’hanyou stava perdendo il controllo di sé, ora che l’aveva ritrovata il destino li separava di  nuovo, non era giusto.

Kagome era come entrata in uno stato di incoscienza da cui non riusciva ad uscire. Erano passati anni da quando si erano visti l’ultima volta e adesso che si erano ritrovati, rimaneva loro solo un giorno insieme.    La vita era ingiusta!

Kagome non riusciva a parlare e Inuyasha non sapeva cosa fare per svegliarla dal suo stato di incoscienza, senza rifletterci un minuto di più, la baciò.

Quel bacio che avevano entrambi aspettato da quando il pozzo si era chiuso.

Kagome sentiva le labbra di Inuyasha sulle sue, erano morbide, delicate; come se avesse ricevuto una scossa, ricambiò quel bacio che aveva tante volte immaginato, con le lacrime agli occhi, approfondì quel tenero bacio, che forse sarebbe stato l’ultimo.

Inuyasha sentì che Kagome stava cominciando a reagire, la strinse più forte a sé, non voleva lasciarla andare, voleva portarla via con sé.

Il bacio stava diventando più profondo di quanto entrambi si sarebbero aspettati, ma non volevano interromperlo, era la loro occasione per confessare i loro sentimenti, il loro reciproco amore.

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Capitolo 2
*** Arrivederci o Addio! ***


Arrivederci o Addio?

Quando si staccarono per riprendere fiato, Inuyasha strinse a sé Kagome, la quale non riusciva a trovare le parole per spiegare al grande amore della sua vita perché doveva partire, perché dopo tanto tempo avessero solo un misero giorno per stare insieme.

“Inuyasha … “, sussurrò la ragazza, appoggiata al petto del mezzo demone, “domani parto perché … perché mio nonno è molto malato”, l’aveva detto, ma aveva sentito che il corpo di Inuyasha si irrigidiva.

“Tuo nonno? Ma cosa è successo in questi tre anni? E perché devi partire pure tu?”, la voce di Inuyasha era strana.

“Devo partire pure io perché sono l’unica che ha parlato con il dottore che lo può curare e che si trova …”, Kagome stava per scoppiare nuovamente a piangere, pensare al nonno disteso su un letto d’ospedale, incapace di muoversi, le metteva addosso una tale tristezza che però non riusciva ad eguagliare quella che provava per doversi nuovamente separare dall’hanyou.

“Dove si trova?”, la sollecitò Inuyasha.

“In … in Italia”, lo disse tutto d’un fiato e poi nascose il viso nel collo del mezzo demone.

“Quindi … quindi parti … per … per andare in Italia”, quando Kagome sollevò il volto per guardare Inuyasha in faccia, vide i suoi dolci occhi dorati diventare più chiari e lucidi.

La ragazza sollevò una mano e poggiandogliela sulla guancia gli accarezzò il viso.

“Si, vado in Italia, però tornerò. Adesso ho un motivo molto più profondo di un pozzo non funzionante per tornare”, confessò Kagome, anche lei con gli occhi lucidi.

“Per quanto tempo starai via?”, chiese Inuyasha, non voleva che lei partisse. Non adesso, ma aveva poco tempo per dirle quello che provava, per esprimerle tutto il suo affetto, il suo amore.

Si, perché si era innamorato di lei, quando accadde non lo sa, ma si era reso conto che senza di lei la sua vita non aveva più senso, erano solo giornate vissute in funzione di altri, non per soddisfare se stesso e rendere orgoglioso la persona da lui amata. Kagome non era con lui quando aveva capito che quel sentimento che li legava era molto di più di una semplice amicizia, il pozzo si era chiuso da tempo quando tutto gli era diventato chiaro, quando pensare a lei lo rendeva così triste che aveva voglia di piangere, di urlare, di sfogarsi con qualcuno.

“Ancora non lo so. Tutto il tempo che servirà, purtroppo non sono molto convinta che mio nonno possa guarire, ma devo tentare, se non lo faccio mi sentirò in colpa per non averlo aiutato abbastanza, come lui ha aiutato me ad affrontare tutto questo tempo senza di te. Glielo devo, mi capisci?”, la ragazza interruppe i pensieri di Inuyasha.

Allora anche lei aveva sofferto come soffriva lui; quindi è possibile che il suo sentimento fosse corrisposto?

“Kagome, devo dirti una cosa, e devo farlo adesso, finché sono in tempo”, disse seriamente l’hanyou.

“Ti ascolto Inuyasha, cosa devi dirmi?”, rispose Kagome, era perplessa, lo sguardo che aveva Inuyasha lo aveva visto solo una volta, e quella volta stava guardando Kikyo. Possibile che i suoi sentimenti fossero cambiati durante quel periodo di lontananza forzata?

“Ehm … Non so da dove cominciare. Kagome,” mentre pronunciava queste parole, il mezzo demone fissava con i suoi occhioni dorati Kagome, “ Mi sei mancata da morire. Non so cosa sia successo, però questi tre anni senza di te, per me non sono stati vita, era come se fossi un involucro, un burattino che andava avanti nella speranza che quel benedetto pozzo mi permettesse di raggiungerti, di stringerti ancora tra  le mie braccia. È stato atroce, era come se ti avessi perso per sempre, invece, adesso che tutti i miei desideri si sono avverati, non riesco a dirti quanto tu sia importante per me …”, durante tutto questo discorso, lo sguardo del mezzo demone si era abbassato.

“Inuyasha, per me è stata la stessa identica cosa, avevo paura di averti perso per sempre e rimpiangevo solo di non averti detto quello che provo per te. Io … io ti …. Io ti amo, Inuyasha. E questo sentimento che mi porto dentro, in tutto questo tempo è aumentato, per questo sono così triste all’idea di doverti lasciare di  nuovo, e non sapere quando tornerò …”, Kagome in questo lasso di tempo aveva fatto in modo che Inuyasha la guardasse negli occhi, lei aveva compreso che cosa l’hanyou voleva dirle, ma con lui era meglio aspettare che finisse di parlare, non voleva litigare con lui proprio ora.

“Ka … Kagome … anche io … anche io ti amo”, Inuyasha non riusciva a crederci, lo aveva detto, glielo aveva detto e in quel preciso istante si sentiva euforico. Era la prima volta che pronunciava quelle tre piccole parole che racchiudevano un sentimento così forte che aveva anche superato un distanza incredibile.

Kagome era felice, finalmente glielo aveva detto e aveva scoperto che era ricambiata, si gettò tra le braccia di Inuyasha e lo baciò, stavolta però il bacio era qualcosa di estremo, era possessione, sapere che l’altro ti ha donato il suo cuore, che niente potrà mai spezzare questo sentimento. In quel forte impeto di passione, Kagome attirò Inuyasha sul letto, lo strinse a sé accarezzandogli i lunghi capelli, giocando con le sue orecchie, così carine. Voleva che il tempo si fermasse, che permettesse loro di averne ancora, perché quello che avevano non era sufficiente.

Inuyasha era totalmente travolto da quelle intense emozioni che stava provando, Kagome lo trascinò sul letto, senza staccare le labbra dalle sue. L’hanyou le accarezzava la schiena, la stringeva ancora di più, quando le loro labbra si staccavano, Inuyasha non permetteva alle sue di allontanarsi dal corpo della ragazza.

Quando Kagome cominciò a giocare con le sue orecchie, lui sorrise; non aveva mai permesso a nessuno di farlo, quella ragazza lo aveva cambiato totalmente, quella parte del suo corpo l’aveva sempre considerata una debolezza, ma lei riusciva a renderla una parte speciale, si sentiva bene, quando lei gli toccava le orecchie da cane che aveva, lui era felice, perché era lì che voleva stare.

“Continua, mi piace da morire quando me le tocchi”, disse a Kagome, sentendo che le sue mani si allontanavano dalle orecchie, “per favore, non smettere”, sussurrò Inuyasha.

Kagome non riusciva a credere alle sue orecchie, Inuyasha non aveva mai permesso a nessuno di compiere quel gesto, e allora perché lei poteva? Quando lo aveva fatto, lui si era arrabbiato, lo considerava un punto debole, un qualcosa che non voleva che ci fosse. Ma adesso le chiedeva di continuare, che cosa era successo al suo Inuyasha?

“Va bene così?”, chiese lei, massaggiandogliele.

“Si …. Così, che sensazione meravigliosa”, sospirò il mezzo demone.

Mentre Kagome era intenta a massaggiargli le orecchie, Inuyasha esplorava con le labbra ogni centimetro del corpo della ragazza che riusciva a raggiungere.

‘Vorrei solo che questa notte non finisse mai, ma per nostra sfortuna è inevitabile che finisca. Non voglio, non voglio che lei parta, che mi lasci nuovamente solo …. Ma come faccio? Se parto con lei sarebbe un problema, ma se lei restasse qui, sarebbe la stessa identica cosa. Allora è inevitabile per noi separarci ’, tutto questo Inuyasha lo pensava, solo perché quei teneri momenti passati con lei non finissero così presto.

“Inuyasha?”, disse la ragazza. “Mmm ….”. “Credo che dovresti andare per evitare che Miroku distrugga tutto o svegli con la sua voce il villaggio …”, quelle parole le facevano male, ma non era possibile evitare di dirle. “Non voglio … Non voglio lasciarti …. Non voglio che tu parta …”, rispose Inuyasha, stringendola nuovamente a sé.

“Purtroppo è inevitabile, però ci sarebbe una soluzione …”, propose Kagome.

“E quale? Come faremo?”, chiese curioso il mezzo demone.

“Beh, questa casa rimarrà alla mia famiglia, però la posta giungerà lo stesso … quindi … è possibile tenerci in contatto, anche se non ci sarà possibile vederci”.

“Kagome … “, Inuyasha non sapeva che dire. Si era ripromesso che se il destino voleva che loro si separassero, lui l’avrebbe lasciata andare, ma adesso come poteva farlo? Come poteva lasciare che l’unica persona che avesse mai amato così intensamente uscisse dalla sua vita?

Non sapendo cosa rispondersi, abbracciò Kagome, solo per nascondergli il dolore che altrimenti lei avrebbe letto nel suo sguardo.

“Kagome …. Vorrei …. Vorrei che questo momento non finisse mai …”, sussurrò Inuyasha con la voce rotta dal dolore.

Kagome gli accarezzava i capelli. “Neanche io vorrei … ma è inevitabile …. Non è una cosa che possiamo controllare. Vorrei restare qui e ritornare nell’epoca Sengoku, ma non mi è possibile, almeno non adesso”, sussurrò lei, mentre affondava il viso nel collo dell’hanyou. “Però adesso devi andare, mi costa molto dirlo, ma devi …”, calde lacrime cominciarono a rigare il suo volto.

“Lo so. Stasera ti troverò qui?”, chiese il mezzo demone.

“Non lo so. Probabilmente si”, rispose lei incerta.

“Allora ci vediamo stasera. Mi mancherai tanto …”, Kagome non lo lasciò finire, non voleva che quel momento diventasse un addio, così gli poggiò un dito sulle labbra.

“Tranquillo, ti scriverò, te lo prometto … ma adesso vai, non rendiamo tutto più difficile di quanto non sia già”, la sua voce era spezzata dalla tristezza.

Inuyasha la salutò con un ultimo bacio, poi silenzioso come era entrato se ne andò.

Kagome rimase sul letto, in lacrime. Sapeva che non si sarebbero rivisti quella sera. Lei sarebbe partita a mezzogiorno, aveva già tutto pronto, ma adesso aveva un’ultima cosa da fare. La più dolorosa.

Incerta sulle gambe, si alzò e si diresse alla scrivania, sicura che non sapeva ne se e ne quando avrebbe rivisto il so unico amore, si accinse a scrivere una lettera. Certa che lui l’avrebbe trovata subito.

Prendendo tra le mani tremanti un foglio di carta, cominciò a scrivere. Le ci vollero tutte le energie che aveva in corpo per mettere giù quelle parole così difficili da tirare fuori, così dolorose. Sarebbe stata quella lettera la prima di una lunghissima serie, ma la più penosa.

Finita di scrivere, la mise dentro una busta e scrivendo all’esterno il nome del suo amato Inuyasha, la poggiò sul letto appena rifatto.

Si diresse in bagno e dopo essersi lavata, scese per preparare la colazione, quel giorno sarebbe stato l’ultimo che avrebbe passato in quella casa prima di non si sa quanto. Finita la colazione, uscì fuori e andò nel tempietto con il Pozzo Mangiaossa. Si sedette come aveva fatto il giorno precedente e disse.

“Perché proprio adesso. Perché ora, solo per farlo soffrire di nuovo, la nostra sofferenza non era abbastanza? Perché? Perché hai esaudito il mio desiderio solo adesso? Solo perché lui mi vedesse partire?”, continuò così fino a che non si appoggiò del tutto al pozzo e le sue lacrime  caddero all’interno di esso.

Poi uscì, raggiunse la sua famiglia e con un taxi giunsero in aeroporto.

Inuyasha era tornato nell’epoca Sengoku, il suo sguardo era malinconico, ma vi era una scintilla che brillava nel suo sguardo, solo perché quella sera l’avrebbe rivista, forse per l’ultima volta.

Andò alla capanna di Miroku e lo trovò intento a giocare un po’ con le sue figlie. Era davvero una bella immagine.

‘Come vorrei che potesse accadere lo stesso tra me e Kagome ‘, pensava il mezzo demone mentre osservava la famigliola felice.

Miroku notò che l’amico stava davanti la porta.

“Ehi, Inuyasha, ma che ti è successo? Ti sei ancora appisolato dentro il pozzo?”, nella sua voce vi era un po’ di malizia.

“E tu come fai a sapere che sono stato al pozzo?”, l’hanyou era irritato.

“Beh, veramente lo sanno tutti!”, rispose Miroku mentre si alzava e si avviava verso la strada che li avrebbe condotti al villaggio vicino dove vi erano dei problemi con dei demoni.

“oh, no …” sussurrò Inuyasha.

“Ma che dici. Tutti si sono accorti di quanto ti manchi Kagome. Però stai tranquillo, la rivedrai, stanne certo. Non credo che il pozzo rimarrà chiuso per sempre”, disse l’amico per consolarlo.

Inuyasha arrossì lievemente, ripensando a quei baci che si era scambiato con Kagome proprio la sera precedente.

“Si, penso che la rivedrò presto …”, disse lui, sicuro delle sue parole.

“Inuyasha? Ma che dici?”, interruppe Miroku la sua esclamazione.

“Io? Niente, niente. Andiamo? O torniamo domani mattina”, disse Inuyasha cercando di mettere fretta al monaco.

La giornata passò in fretta e Inuyasha non vedeva l’ora di riabbracciare la sua dolce Kagome, ma ….

Kagome intanto era sul volo che la stava portando lontanissimo da Inuyasha. Sapeva che quella lettera non sarebbe bastata, ma non poteva fare altro che attendere fino a quando non gliene avrebbe potuta spedire una. Provava rancore, perché il pozzo che non aveva permesso loro di dichiararsi prima, e li aveva separati per un tempo che era parso interminabile, aveva deciso proprio in quel momento di farli rincontrare e capire quanto si amassero?

Con questi pensieri, Kagome osservava fuori dal finestrino dell’aereo. Quei pensieri erano tristi, malinconici, ma lei non riusciva a non pensare ad altro ed inevitabilmente il suo sguardo divenne sfuocato e i lucciconi cominciarono a scorrere e rigare le sue guance.

‘Inuyasha, quanto vorrei che fossi qui con me. Mi dispiace di averti mentito. Io sapevo che non ci saremmo rivisti oggi, lo sapevo e me ne dispiace da morire ‘.

La madre di Kagome, seduta al suo fianco, si accorse delle lacrime della figlia.

“Kagome, ma che ti succede?”, chiese la signora Higurashi.

“Ho rivisto Inuyasha … Anf … anf … e adesso sono stata costretta a lasciarlo ancora”, lo disse scoppiando a piangere e appoggiandosi alla spalla della madre.

“Piccola mia, ma quando lo hai visto? Sono tre anni che non si fa più vedere”.

“Mamma, non l’abbiamo più visto perché il pozzo si era chiuso. Poi ieri sera si è magicamente aperto e … e … Inuyasha è spuntato dalla mima finestra”, Kagome non riusciva a fermare quel pianto disperata che aveva trattenuto a lungo.

“Non fare così, mi hai detto che questo medico è in grado di dirci precisamente che cosa ha il nonno, e hai anche sottolineato che aveva qualche cura che funziona e che avrebbe guarito il nonno in breve tempo. Quindi stai tranquilla, vedrai presto Inuyasha”, tentò di consolarla la madre.

“Mamma, che ore sono?”, chiese la ragazza.

“Le nove, fra un paio d’ore dovremmo atterrare, perché me lo chiedi?”, la voce della signora Higurashi era cambiata.

“Perché è probabile che in questo momento, Inuyasha abbia trovato la lettera che gli ho lasciato”, detto questo, Kagome riprese il suo pianto, doveva sfogare tutto il dolore.

Infatti, Inuyasha era nella stana di Kagome, aveva trovato tutto al buio.

“Perché non c’è nessuno?”, chiese il mezzo demone alla casa vuota.

“Aveva detto che sarebbe stata qui”, deluso.

Si guardò intorno, quella stanza emanava fortemente l’odore di Kagome, la tristezza prese il sopravvento sulla delusione che provava per non averla trovata.

Si avvicinò al letto quando vide in controluce una busta. La prese e lesse sul frontespizio di questa il suo nome.

‘No. È già partita. Perché?’, pensò Inuyasha mentre stringeva quella lettera al petto e si distendeva sul letto dove la sera prima aveva tenuto la ragazza tra le sue braccia.

 

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Capitolo 3
*** La lettera ***


La lettera

 

Kagome era in lacrime, non riusciva a smettere di pensare che l’unica cosa che avesse lasciato ad Inuyasha fosse una misera lettera. Solo quel piccolo pezzo di se stessa, tutto ciò che aveva potuto lasciargli.

Inuyasha era nella stanza di Kagome e disteso sul letto, si stava lasciando travolgere dal senso di perdita, di solitudine e dall’odore persistente della ragazza che riempiva la stanza.

Anche se il dolore era forte, Inuyasha non riusciva ad esternarlo, se lo teneva dentro e quello che aveva provato fin ora era nulla, rispetto a quel tremendo peso che gli schiacciava il cuore.

“Ma perché, se sapevi che stamattina sarebbe stata l’ultima volta, perché mi hai detto che ci saremmo rivisti?”, il mezzo demone non riusciva a darsi pace. Stringeva forte quella lettera, come se senza di essa non avesse potuto vivere.

Dopo molte esitazioni, finalmente Inuyasha si decise ad aprire la busta. La carta emanava un intenso profumo misto all’odore di lacrime. L’hanyou respirò a fondo quell’odore. Con la vista leggermente annebbiata, cominciò a leggere quelle parole, che adesso erano l’unica cosa che gli sarebbe rimasta di lei.

 

Caro Inuyasha,
mi dispiace di essere stata poco onesta con te, ma avevo bisogno della certezza che saresti tornato qui.
Sapevo di dover partire a mezzogiorno, ma prima non mi creavo molti problemi, poi il pozzo si è riaperto e tu sei ricomparso in carne e ossa nella mia vita.
Separarmi da te è un dolore fisico, è stato difficile evitare di dirti quando sarei realmente partita, è stato molto più doloroso della prima volta che è successa una cosa simile.
È stato difficile rivelarti ciò che provo davvero, sapendo di doverti spezzare il cuore con la mia imminente partenza.
Mi dispiace, ma partire per me è inevitabile, il nonno è stato il primo, anche nelle sue condizioni, a confortarmi per averti perso. Non dormivo, non mangiavo, passavo tutti i pomeriggi appoggiata al pozzo, nella speranza di rivederti, e tutte le notti rimanevo chiusa in camera a piangere, aspettando di vederti comparire davanti a me.
Ma tutte le mie speranze erano inutili.
Inizialmente, quando ti ho visto davvero, ieri sera, credevo che fosse tutto un sogno, talmente erano tante le volte che lo avevo immaginato. In quel preciso istante stavo sognando che la tua mano dolcemente mi accarezzava i capelli, poi quella sensazione si è concretizzata, perché tu eri davvero lì a compiere quel gesto.
Quando ti ho detto di essere l’unica ad aver parlato con il medico, non stavo mentendo. Quando ho trovato, durante le mie ricerche per poter aiutare il nonno, questo dottore romano, ho preso lezioni di italiano, per evitare che mia madre dovesse assumere un traduttore. Il nonno è gravemente malato, e ho paura che possa lasciare me, mia madre e mio fratello da un momento all’altro.
Mentre ti dicevo che sarei dovuta andare via, avevo un enorme peso sul cuore, ma quando quelle parole hanno lasciato le mie labbra, quel peso è aumentato, fino a schiacciarmi totalmente.
Non avrei mai voluto separarmi da te, lasciarti, proprio adesso che avremmo potuto vivere i nostri desideri, ma questo non è un addio.
È complicato finire queste poche righe, mi sento il cuore dilaniato dal dolore che sto infliggendo ad entrambi.
Orami sei uscito da questa stanza, proprio mentre i primi raggi di sole illuminano questo spazio, che senza di te mi sembra vuoto, la mia vita mi sembra inutile, senza di te.
Sei andato via da pochi minuti e già mi manchi da morire, le tue braccia forti che mi stringono, il tuo sguardo dorato che mi tranquillizza e in cui mi perdo ….
Ho paura che il nonno ci lasci e io non possa averti accanto per affrontare tutto questo.
Questi tre anni sono stati lunghissimi, come se non avessi vissuto davvero, come se avessi vissuto in apnea e la tua sola presenza mi potesse dare l’ossigeno di cui avevo bisogno.
Invece ora sono nella stessa condizione in cui mi trovavo prima.
Mi dispiace per tutto quello che ti sto facendo passare, ma non sono riuscita ad evitarlo.
Perdonami, ti prego.
Ti amo. Ti amo con tutta me stessa.
Prometto che mi metterò sempre in contatto con te, non voglio perderti nuovamente.
 
                                                                                                Mi manchi già
                                                                                                      Tua per sempre, Kagome.

 

Inuyasha finì di leggere quella lettera, mentre calde lacrime gli rigavano il volto. Si rannicchiò sul letto di Kagome e lasciò che la tristezza e il dolore gli permettessero di scivolare in un sonno in cui avrebbe potuto raggiungerla, nonostante la notevole distanza che adesso li avrebbe separati per un tempo indefinito.

Kagome aveva passato tutto il resto del viaggio in aereo in lacrime, abbracciata da sua madre che cercava di confortarla.

“Kagome, calmati. Lo rivedrai”, disse la signora Higurashi per cercare di placare il pianto della figlia, ma sembrava che niente riuscisse a fermare i lucciconi che le rigavano le guance.

“Mamma, non so come sono riuscita ad andare avanti senza di lui, lo amo …”, disse la ragazza ricominciando a piangere.

“Tesoro mio, se avessi saputo che lui era tornato, non ti avrei costretta a fare questo viaggio”.

“Mamma, tu non c’entri nulla. Sono stata io a scegliere. Ho deciso io di lasciarlo di nuovo. E rimpiango solo di avergli lasciato quelle poche misere righe, in questo momento le avrà già lette …” rispose la ragazza.

“Ascoltami, torneremo presto”, la signora Higurashi era sicura di quelle parole.

“Lo so, ma …. Ho paura di perderlo nuovamente e stavolta per sempre. E non voglio”, ribadì Kagome.

“Inuyasha che cosa ti ha detto della partenza?”, si informò la madre, riprendendo ad accarezzarle i capelli, per darle un po’ di conforto.

“Lui … lui non ha detto nulla. Era deluso e anche se non mi permetteva di vedere il suo viso sapevo che ci stava male. Mi abbracciava forte …”, raccontò  lei, riprendendo a singhiozzare.

Il viaggio Kagome lo concluse così, scesero dall’aereo e lei aveva gli occhi gonfi e rossi, sembrava che le lacrime si fossero placate, ma era solo una pura illusione.

Inuyasha non riusciva a controllare il dolore che lo stava soffocando, che non gli permetteva di respirare.

Suo fratello Sesshomaru, nell’epoca Sengoku, lo cercava dappertutto, perché aveva un’importante notizia da dargli, ma sembrava che il mezzo demone fosse scomparso. Sesshomaru, non sapendo più dove cercarlo, si diresse al pozzo, conosceva i profondi sentimenti che lo legavano a Kagome, e molto spesso lo vedeva seduto lì a fissare il vuoto per ore, magari sarebbe accaduto anche stavolta.

Giunto al pozzo, il demone percepiva l’odore del fratello, ma di lui non c’era traccia. Il pozzo sembrava deserto, quando percepì un dolore acuto. Quel dolore era fortissimo, e comprese che proveniva dal pozzo, il quale, come se avesse uno spirito, voleva che Sesshomaru raggiungesse il fratello, per infondergli coraggio, conforto per quella solitudine in cui si trovava.

Sesshomaru senza pensarci un momento, si calò nel pozzo; sperava che sarebbe rimasto lì, come accadeva al fratello, invece come se venisse risucchiato, si trovò sì all’interno del pozzo, ma gli odori che lo circondavano erano diversi, percepiva l’odore di Inuyasha, ma anche quello di Kagome.

“Come è possibile, ero convinto che solo quei due potessero attraversare questo pozzo”, sussurrò il demone cane.

Indeciso, alla fine si decise ad uscire dal pozzo e seguendo la scia di suo fratello, lo trovò nella stanza della ragazza, completamente rannicchiato sul letto e distrutto, gli occhi gonfi.

Non lo aveva mai visto così; silenziosamente gli si avvicinò attraversando la stanza e molto delicatamente si sedette sul letto accanto a lui.

Inuyasha avvertì l’odore di Sesshomaru, ma non si mosse dalla sua posizione.

“Inuyasha …”, disse il fratello con il tono meno glaciale del solito.

Lo chiamò ancora ma non ricevette alcuna risposta.

“Inuyasha, che ti prende? Non ti ho mai visto così …. È successo qualcosa a Kagome?”, chiese il demone maggiore.

Il mezzo demone, sentendo il nome di Kagome, cominciò nuovamente a piangere.

‘È partita solo oggi e già mi manca da morire. Come farò a resistere? Vorrei che fosse qui … ’, mentre pensava questo l’hanyou si guardò le braccia, quelle stessa braccia che avevano stretto il corpo di Kagome al suo, adesso erano vuote, abbracciavano solo l’aria.

Distolse lo sguardo dalle sue mani vuote, e posò gli occhi sul fratello.

“Che ci fai qui? Come sei riuscito ad attraversare il pozzo?”, chiese Inuyasha, ancora in preda al dolore lacerante.

“Sinceramente non lo so. So solo che ho seguito la tua scia e entrato nel pozzo mi sono ritrovato qui, e ti ho trovato in questo stato. Che cosa è successo? Perché sei così sconvolto?”, chiese il fratello al mezzo demone.

“Ehm ….  Il passaggio ieri sera ha ripreso a funzionare e quando l’ho vista, abbiamo parlato e poi …. Ma perché è andata via?”, finì sospirando Inuyasha.

Sesshomaru non sapeva come aiutarlo, non era esperto di questo genere di cose, non gli era mai capitata una cosa simile, quindi non sapeva da che parte cominciare.

‘Però, forse una soluzione c’è. Se io ho l’aspetto di mio padre, mio fratello ne ha preso il carattere e la dolcezza, oltre a quella parte di umanità che deriva da Izayoi. Quindi se facessi venire qui mio padre e la madre di Inuyasha, probabilmente saprebbero come aiutarlo ‘, pensò il demone cane, osservando l’espressione del fratello.

“Inuyasha”, disse Sesshomaru solennemente, “forse ho trovato il modo di farti conoscere nostro padre”.

Il mezzo demone, si mise a sedere e stringendo il cuscino di Kagome, come se fosse lei, guardò lo youkai.

“Ma come … Nostro padre non è morto? Io non posso avere la possibilità di fare una cosa simile”, disse Inuyasha in un sussurro.

“Invece si”, lo contraddì Sesshomaru, “C’è una possibilità e io li ho già riportati in vita”, affermò lo youkai.

“Li? Sesshomaru, ma non hai detto solo nostro padre? Allora perché parli al plurale?”, chiese confuso Inuyasha.

“Li, significa nostro padre e tua madre. Non potevo portarne in vita uno senza l’altra, e comunque credo che tu abbia bisogno di entrambi in questo momento. Io non sono in  grado, fratello, di darti una mano ad affrontare questa situazione …”, specificò il demone.

“Sesshomaru, e Rin?”, si informò Inuyasha.

“Rin, cosa? Che c’entra lei in questo discorso? E comunque adesso devo andare, Jaken mi da sempre problemi e devo tenerlo d’occhio, anche se è un fedele servitore”, cercò di essere vago.

“Si, si, certo. Jaken, eh?”, lo canzonò il fratello. Ma subito dopo il suo guardo si intristì.

Inuyasha aveva imparato grazie a Kagome molte delle cose che sapeva, come scrivere e leggere.

La tristezza lo avvolse nuovamente, non aveva più voglia di parlare, voleva essere lasciato solo con la sua solitudine, perciò, senza dire una parola di più, si ridistese sul letto, abbracciando il cuscino e facendosi inebriare dal profumo di Kagome che impregnava le federe.

Sesshomaru comprese che il fratello aveva bisogno di un po’ di solitudine, così tornò nell’epoca Sengoku per riferire al padre che Inuyasha stava male e che aveva bisogno di lui e di sua madre.

Kagome, in Italia, era sempre più depressa, non riusciva più a sorridere e quando suo nonno fu ricoverato in ospedale per tutti quegli esami di routine che il neurochirurgo voleva, non c’era giorno in cui si allontanava da lui. Il nonno di Kagome aveva un tumore molto difficile da curare, per il punto in cui era situato e cercando qualche cura alternativa era giunta lì, al dottore Martini, il quale le aveva assicurato che toglierlo sarebbe stato complicato ma non impossibile, come le avevano detto a Tokyo.

‘Sono sempre giù di morale, ma il nonno mi aiutava un po’, invece adesso sono sola, perché il tumore, si è formato in un punto un po’ strano del cervello, nel lobo frontale, quella parte del cervello che si occupa della memoria, delle emozioni e del comportamento? Il tumore si è totalmente integrato con le cellule cerebrali e ogni tanto il nonno non riconosce nessuno, forse è questo il motivo per cui gli sto sempre accanto. ‘, pensava Kagome, seduta a fianco del letto. ‘Ho paura, vorrei che Inuyasha fosse qui’, e mentre questi pensieri gli affollavano la mente, guardava il nonno dormire e gli stringeva delicatamente la mano.

Velocemente passarono le prime due settimane dalla separazione che aveva devastato i due giovani.

Inuyasha, finalmente, aveva incontrato il padre, Inu no Tashio, un demone alto, fiero, possente, ma anche gentile, comprensivo , che con la sua sola presenza aveva consentito al figlio di trovare un po’ di serenità, nell’immenso dolore che stava provando.

Inuyasha tutte le sere andava nella stanza di Kagome e vi restava finché i primi raggi del sole non illuminavano quello spazio vuoto.

Kagome si occupava del nonno e ogni tanto la madre le si avvicinava e le chiedeva di andare a dormire un po’ e farsi una passeggiata per Roma.

“Kagome, rimango io con il nonno, tu hai bisogno di dormire e poi … siamo in una bellissima città. Fai una passeggiata, forse ti farà bene”, le disse la madre.

Kagome si sentiva stanca, aveva bisogno di un bagno caldo. Salutò il nonno, che riposava sereno sul letto e si diresse all’uscita. I suoi pensieri erano sempre focalizzati su Inuyasha, su cosa stesse facendo ….

Giunta a casa, preparò un bel bagno caldo e asciugandosi bene i capelli scuri e lucenti, avvertì  la sensazione che Inuyasha fosse lì.

‘Non è possibile, si trova ad una distanza immensa. Forse mamma ha ragione, ho bisogno di una passeggiata, poi devo scrivergli.’, pensò la ragazza.

Si vestì e uscita dall’appartamento in affitto, vide Sota, il quale tornava dall’ospedale.

“Ehi, che cosa è successo?”, gli chiese.

“Nulla, il nonno non si ricorda di me. Parla solo delle leggende legate al tempio e ogni tanto nomina Inuyasha”, le rispose il fratello.

“Cosa? Pronuncia il nome di Inuyasha?”, chiese lei sorpresa. “Si, lo fa quando parla della sfera dei quattro spiriti. Sono preoccupato, sorellina. E se non ci fosse cura? La chemioterapia non ha effetto, se gli asportano il tumore …”, la ragazza vide gli occhi del fratello farsi lucidi.

“Sota, vedrai che il nonno si riprenderà. Abbi fiducia”, disse mentre abbracciava il fratello per confortarlo.

“Ascoltami, io sto andando un po’ in giro, vorresti venire con me?”, gli chiese Kagome, mentre ancora lo stringeva a sé.

“Sorellina, non voglio, non me la sento. Vorrei solo poter tornare a quando il nonno stava bene e avevamo ancora il fratellone Inuyasha per casa”, le disse lui.

Kagome a quella affermazione si irrigidì; Sota avvertì il cambiamento.

“Sorellina? Stai bene? Ho detto qualcosa …”, cominciò Sota.

“No, tranquillo. Non è nulla. È solo che anche io vorrei tornare indietro a quel tempo”, lo disse, mentre la sua voce si incrinava sulle ultime parole. ‘Tornare indietro, tornare da Inuyasha.’

“Ok, adesso vado a prendermi un gelato, sicuro che non vuoi venire?”.

“Si, Kagome, vai. Credo che tu abbia bisogno di stare un po’ da sola”, disse, mentre le ultime parole erano intrise di comprensione. Anche a lui mancava Inuyasha, ma Sota non sapeva che lui era tornato davvero, Kagome non aveva avuto il coraggio di dirgli che lo aveva rivisto, non voleva che lui soffrisse ancora e portasse un carico più pesante del fardello che era loro toccato.

Separatasi dal fratello, Kagome cominciò a camminare per Roma, non riusciva a godere a pieno quella città che la stava dividendo in due. Giunta in Piazza di Spagna, si fermò a comprare un gelato, e in quel momento cominciarono i veri problemi.

Un ragazzo, Tommaso Giglio, osservava quella ragazza orientale, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Quando la vide che si fermava per prendere un gelato, le si avvicinò.

“Salve”, disse con fare seducente.

‘Oh mio …. Io penso all’amore della mia vita e ora arriva questo bell’imbusto.’, pensò la ragazza, prima di rispondere.

“Buon giorno”, calma e cortese.

“Lo sai che sei davvero carina”, le disse Tommaso.

“Grazie”, rispose semplicemente Kagome. “Piacere, io mi chiamo Tommaso”, si presentò lui.

“Piacere mio, Kagome”, disse la ragazza, “Scusa ma devo andare, piacere di averti conosciuto”.

Detto questo si allontanò in direzione dell’ospedale in cui era ricoverato suo nonno.

Tommaso non demordeva e pensava ‘Kagome, bel nome, davvero bel nome. Devo riuscire a conquistare quella ragazza.’, così le andò dietro, notando che entrava in ospedale, la seguì e quando la vide entrare in una stanza, la raggiunse e si fermò sulla soglia di questa.

“Nonno, sono tornata, la mamma dove è andata?”, chiese la ragazza al signore sul letto.

“Kagome, dov’è Inuyasha?”, le pose quello che doveva essere il nonno.

“Nonno, ma che dici. Inuyasha non è qui”, Tommaso avvertì il dolore in quelle parole.

‘Che questo ragazzo fosse il suo fidanzato? E anche se fosse, io non mi arrenderò!’, pensò il ragazzo, rimanendo ad origliare la conversazione.

“Nonno, perché cerchi Inuyasha?”, chiese la ragazza.

“Devo dirgli una cosa importante”. “Nonno, non siamo al tempio, non posso chiamare Inuyasha, beh, per la verità …”, pronunciate questa parole, Tommaso vide Kagome accasciarsi in lacrime e lasciarsi abbracciare dal nonno disteso sul letto, “Vorrei che lui fosse davvero qui; mi sento persa, spaesata, vorrei solo guardare ancora quelle sue iridi dorate, per tranquillizzarmi e non pensare alle cose peggiori che potrebbero succedere”, singhiozzò lei.

‘Allora ci tiene davvero a questo tizio.’, continuando ad origliare.

“Nipotina mia, torna in Giappone”, le disse il nonno, “Qui tuo fratello si sta un po’ ambientando e tu non puoi continuare ad autodistruggerti solo perché vi siete separati nuovamente”, terminò l’anziano signore.

Kagome sollevò la testa per guardarlo meglio “Nonno, ma come fai a sapere che è tornato?”, lo shock le si leggeva sul viso.

“Dimentichi che ho gestito per molto tempo il tempio e mi accorgo quando il pozzo funziona o no”, concluse prima di chiudere gli occhi.

Tommaso non poteva più stare a guardare quella ragazza così carina che soffriva così tanto, quindi preso un foglio dallo zaino, le lasciò un bigliettino accanto alla porta, dicendole che si potevano incontrare nuovamente in quel bar a Piazza di Spagna.

Kagome dopo aver parlato con il nonno, si sentiva a disagio. ‘Si è accorto di tutto, pur stando così male si è preoccupato per me, per il mio cuore ormai a brandelli.’.

Qualcuno interruppe i suoi pensieri bussando alla porta. Un’infermiera entrò e disse.

“Mi scusi, signorina, ma hanno lasciato questo foglio davanti questa stanza e siccome c’è scritto Kagome sopra credo che sia per lei”.

“Grazie”. “Come sta oggi? È cosciente oppure confonde ancora le persone e le date?”, si informò l’infermiera.

“Cosciente, anche fin troppo. Poco fa ha chiuso gli occhi per dormire un po’”.

“D’accordo. Tra un paio d’ore dovrebbe venire il medico per visitarlo”, mi informò lei.

Teneva ancora in mano quel bigliettino, non sapeva chi l’avesse scritto e aveva paura a leggerne le righe. Quanto avrebbe voluto avere Inuyasha al suo fianco.

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Capitolo 4
*** il padre e lo scocciatore e il ritorno ***


scusatemi per l'attesa, ma non ho avuto modo di poter aggiornare perchè internet mi faceva i capricci, sono contenta delle recensioni che ho trovato, sono contenta che la storia vi stia piacendo anche se sto andando a rilento con la pubblicazione ma ho avuto un periodo nero e non riuscivo più a scrivere, adesso mi sono ripresa e cercherò di aggiornare il più presto possibile... franky91

 

Inuyasha era tornato nell’epoca Sengoku. Il padre lo osservava e ogni tanto lo accompagnava nelle missioni che Miroku accettava, ormai lui e il monaco erano diventati una squadra.

“Inuyasha”, disse il padre al mezzo demone.

“Si, ditemi padre”, rispose lui. “Ho visto come eri ridotto due settimane fa. Vorresti parlarmi un po’ di questa ragazza che viene nominata spesso dalle persone del villaggio? Kagome, giusto?”, chiese il demone.

“Ehm …”, Inuyasha non sapeva cosa rispondere, aveva cercato di andare avanti, ma ogni giorno era sempre più difficile. “Lei, lei è … la persona che mi ha fatto diventare ciò che sono. Fiero di essere un mezzo demone. Ed è solo grazie a lei che adesso ho degli amici, qualcuno che mi vuole bene, e mi sento integrato tra la gente del villaggio”, rispose il mezzo demone.

“Quindi, questa ragazza umana …”, il padre lasciò che il figlio terminasse la frase.

“Si, è la persona più importante della mia vita e se mi vedi così è perché sento la sua mancanza”, confessò Inuyasha abbassando lo sguardo.

“Quindi … quando torna la potremmo, io e tua madre, conoscere?”, chiese Inu no Tashio.

“Si”, rispose in un soffio Inuyasha, muovendo le orecchie. Quelle stesse orecchie da cucciolo che un tempo odiava profondamente, ma che adesso grazie a lei era diventate carine.

“Padre, posso farvi una domanda?”, chiese a sua volta Inuyasha.

“Si, dimmi”. “Ehm … vorresti vedere una foto di Kagome?”, riprese il mezzo demone, sfilandosi delicatamente il ciondolo a forma di cuore che portava al collo. Le foto erano diverse da quelle che erano contenute lì in principio, adesso c’erano due foto di loro due: in una si abbracciavano e nell’altra erano l’uno accanto all’altra. Tenendolo con delicatezza, porse l’oggetto al padre, che aprendolo osservò le foto.

“È davvero una bella ragazza, figliolo. E si vede che sei innamorato di lei, basta solo vedere il tuo sguardo mentre la guardi”, disse in un sussurro il demone cane.

Inuyasha divenne leggermente rosso “Padre, potrei riaverlo?”, chiese con imbarazzo.

“Certo, tieni”, dandoglielo. “Ci tieni davvero tanto, non è così? Anche per me era la stessa cosa con tua madre, solo che il mio unico rimpianto sia non esserti stato accanto quando eri bambino”, riprese il padre.

Il mezzo demone nel frattempo stava osservando le immagini contenute nel ciondolo, dopo qualche istante se lo rimise nuovamente al collo, pensando a quello che aveva lei, totalmente identico, con la catenina talmente lunga da sfiorare il cuore.

‘Kagome, che fai al momento?’, era il pensiero ricorrente di Inuyasha.

I due ripresero a camminare e si avviarono verso il luogo che li aveva contattati perché avevano problemi con qualche demone dispettoso, seguiti a distanza dal monaco.

In Italia, Kagome era indecisa su cosa fare, se tornare oppure restare con il nonno, anche se lui le aveva detto che doveva tornare, perché non riusciva più a vedere il dolore sul viso della nipote, Kagome non era certa che quella fosse la decisione giusta. La ragazza teneva ancora tra le dita il foglietto che le aveva dato l’infermiera, leggendolo ripensò a quel ragazzo bruno che l’aveva avvicinata davanti la gelateria, non le aveva fatto simpatia, però … ‘Come faceva a sapere dove trovarmi?’, pensò la ragazza.

Rileggendolo, notò che vi erano orario e luogo in cui lui sperava di incontrarla.

‘Bene, ci andrò, ma solo per dirgli di lasciarmi in pace, e poi perché mi ha seguita fino in ospedale?’, pensò la ragazza, poi facendosi triste ‘Inuyasha, perché ti ho lasciato ancora? Perché sto spezzando nuovamente il mio cuore, già in frantumi?’. Poggiò la mano sul petto e sentì la superficie liscia del ciondolo. Per un momento abbozzò un sorriso ‘Quante storie per indossare un ciondolo identico, mentre alla fine non se lo voleva più togliere.’

Qualche ora dopo, arrivò il medico per visitare il nonno e constatò che le sue condizioni erano stabili, detto questo continuò il suo giro.

La ragazza, lasciato il nonno che dormiva profondamente, si diresse a casa, prese carta da lettere e uscì. Voleva scrivere ad Inuyasha una lettera, in cui decantava le belle cose che la circondavano, anche se aveva parecchia nostalgia delle loro passeggiate immersi nella natura.

Guardandosi attentamente intorno, giunse nuovamente in Piazza di Spagna, si sedette ad un tavolino ed ordinò una pasta ed un caffè macchiato. Aspettando il suo ordine, tirò fuori la carta e la penna e cominciò a scrivere. Erano parole tristi quelle che uscivano dalla penna.

Non si era accorta che già si era fatta sera, talmente era immersa nel mondo che le mancava così tanto; si riscosse da ciò che stava scrivendo, perché qualcuno aveva attirato la sua attenzione, sedendosi di fronte a lei e scostando la sedia.

“Ciao, non pensavo di trovarti qui”, disse Tommaso, guardandola intensamente.

Kagome molto lentamente, tolse i fogli dal tavolo e li rimise in borsa. “Salve, nemmeno io pensavo che ci saremmo rivisti”, disse la ragazza guardandolo freddamente.

“Ah, un solo consiglio: non ti conosco e tu non conosci me, quindi fammi la cortesia di non seguirmi più e di non impicciarti degli affari miei”, continuò, sempre fredda ed impassibile.

“Perché? Ti ha dato fastidio il biglietto che ti ho lasciato?”, rispose Tommaso.

“Molto, non avevi nessun diritto …”, il ragazzo non le permise di finire la frase.

“Lo so, ma ti ho vista così triste e poi quando hai parlato con quel signore in ospedale, ti ho vista piangere “, continuò il ragazzo.

“Hai origliato? Hai sentito tutto ciò che ci siamo detti io e mio nonno?”, Kagome era sbalordita, era come stare con un Inuyasha ancora in preda al desiderio di diventare un demone completo, ma lì il solo problema era che Inuyasha, il suo Inuyasha non c’era.

“Sinceramente, si. So che non avrei dovuto, ma …”, Tommaso, rendendosi conto del suo errore.

“Ma non sono affari che ti riguardano e quindi se vuoi scusarmi, io me ne vado”, Kagome dicendo questo si alzò dal tavolino e si diresse verso la cassa per pagare la sua consumazione.

“Ehi, Kagome, giusto? Aspetta …”, disse Tommaso.

“Perché?”, gelida, e l’ombra di un sorriso le sfiorò le labbra. ‘Sesshomaru e la sua freddezza, grazie.’

“Perché non ho finito di dirti quello che volevo dirti”. “E allora parla, dato che ora sai che mio nonno è in ospedale, capirai che non posso stare molto lontana da lui”, riprese Kagome.

“Si, ma volevo farti una sola domanda”, chiese abbassando gli occhi il ragazzo.

“Ah, e quale?”. “Ehm … Mentre stavo ascoltando, tuo nonno ha pronunciato un nome, Inu … Inu …, non mi ricordo come. Volevo solo sapere, è il tuo ragazzo?”, chiese con molta fatica il ragazzo italiano.

“E se anche fosse, a te che cosa ti importerebbe? Comunque si, è il mio fidanzato. Soddisfatto? E adesso me ne vado”, rispose sgarbatamente la ragazza.

Detto questo, si mise a correre e raggiunse rapidamente l’appartamento. Salì di corsa le scale e trovando la madre in cucina.

“Mamma, potresti andare tu da nonno stasera? Io non me la sento, continua a ripetere che vuole parlare con Inuyasha …”, disse con le lacrime agli occhi.

“D’accordo, bambina mia. Ma credo che tu possa anche torn ….”, “Mamma, non voglio lasciare il nonno, solo perché mi manca da impazzire Inuyasha”, ribatté lei con forza.

“Ok. Però potresti anche telefonargli …”, le propose la madre.

“Mamma, io vado in camera, domani a pranzo ti vengo a dare il cambio dal nonno”, rispose la ragazza.

In quel momento giunse Sota.

 “Mamma, la cena è pronta?”, chiese alla madre.

“Si”, disse lei. “Kagome, vai in camera, ti lascio qualcosa in frigo, ok?”.

“Grazie, mamma”, disse lasciando la cucina. Giunse in camera e chiusasi dentro, scoppiò in lacrime, se gli avesse telefonato, lui si sarebbe accorto del suo stato d’animo. L’unica soluzione era quella lettera, doveva finirla entro quella sera, se no sarebbe arrivata troppo tardi.

La prese e rileggendola, le lacrime caddero sul foglio, rendendolo umido. Finì di scriverla, prese un piccolo pacchetto e dentro ci mise qualcosa che lui avrebbe sempre potuto portare con sé, un piccolissimo ciondolo con la K e la I, uniti da un cuore d’argento. Richiuse il pacchetto e gettandosi sul letto, si addormentò tra le lacrime.

Inuyasha, Miroku e Inu no Tashio, stavano tornando al villaggio, avevano distrutto quel mostro che minacciava il villaggio vicino e già gli altri due si accorgevano che Inuyasha, stava cominciando a diventare nervoso.

“Padre, Miroku, io vado, ci vediamo domani mattina, notte”, disse improvvisamente il mezzo demone.

“Inuyasha”, chiese Miroku, “dove stai andando? È da due settimane che non dormi più nei pressi del villaggio”, constatò il monaco.

“Miroku, non sono affari tuoi. Ci vediamo domattina!”, chiuse il discorso Inuyasha, cominciando a correre in direzione del pozzo.

“Mi scusi, signor Tashio, ma lei sa, per caso, dove va tutte le notti?”, domandò il monaco.

“Si, ma mio figlio non vuole che lo dica, perciò non mi faccia altre domande al riguardo”, rispose pacato il demone.

Inuyasha correva come un pazzo, prima sarebbe giunto nella stanza di lei e prima avrebbe potuto trovare un po’ di conforto. Il suo odore aleggiava ancora tra quelle pareti; questo era l’unico modo in cui riusciva ad addormentarsi, aspettando impazientemente sue notizie.

Passò un’altra settimana, il pacchetto di Kagome era già in viaggio, la ragazza durante le sue passeggiate, veniva sempre affiancata da quel tizio che non la lasciava mai in pace.

‘È come avere un cagnolino al seguito, davvero insopportabile.’, pensava la ragazza con irritazione.

“Tommaso, mi lasci in pace?”, disse con esasperazione.

“Ma perché? Che ti ho fatto?” chiese lui ingenuamente.

“Mi segui, mi stai incollato e mio fratello quando ti ha visto l’altro giorno che mi venivi dietro, era in procinto di prendere qualcosa di pesante e tirartelo in testa. Ha un buon rapporto con il mio fidanzato e non gli piacciono le persone appiccicose come te. Quindi stammi lontano!”, disse la ragazza.

“E se io non volessi?”, rispose lui.

‘Quanto mi piacerebbe avere il mio arco e le mie frecce.’.

“Tommaso, per caso sai dove si può fare tiro con l’arco?”, domandò improvvisamente Kagome.

“Si, certo. Perché ti sai tirare con l’arco?”, chiese stupefatto il ragazzo.

“Si, mi ha insegnato il mio ragazzo”.

“Ho notato una cosa, Kagome. Non nomini mai il nome del tuo ragazzo, per caso è successo qualcosa?”, si intromise Tommaso.

“Tommaso, quante volte ti ho ripetuto dal nostro primo incontro di farti gli affari tuoi?”, le ultime parole erano furiose, tanto che il ragazzo si ritrasse, e sul suo viso, Kagome poté leggere una lieve paura.

‘Oh, ho trovato qualcosa che gli fa paura.’, fiera di se stessa.

“Tommaso? Mi indichi dove si trova il luogo dove si può tirare con l’arco?”, chiese Kagome, aveva davvero voglia di scoccare qualche freccia, altrimenti sarebbe giunta a dargli un pugno in faccia.

“Ok, ti ci accompagno”, si offrì.

“Non c’è bisogno che mi accompagni fin dentro lo spazio riservato a questo sport, l’importante è che mi dici dove si trova”, ribatté lei.

“Kagome …”. “Niente Kagome, questa cosa la devo fare da sola”, affermò lei.

Tommaso non ebbe il coraggio di ribattere e la accompagnò fin ad un palazzetto in cui si facevano molti sport, la accompagnò fino ad un bancone.

“Adesso puoi andare, ci penso da sola. E comunque grazie”, detto questo si dedicò totalmente alla ragazza seduta al di là del bancone.

Tommaso non poté fare altro che andare via.

‘Finalmente mi sono liberata di quello scocciatore.’, pensò infastidita.

“Desidera?”, le chiese la ragazza.

“Ehm … vorrei vedere gli spazi in cui si fa tiro con l’arco”, rispose in tono sommesso.

“Signorina, deve compilare un modulo e fare un piccolo abbonamento per poter accedere all’area”, spiegò la ragazza.

“Certo, ma questo abbonamento in che cosa consiste?”, si informò Kagome.

“Consiste in varie lezioni, in cui lei può venire qui per allenarsi. Il costo non è molto alto”, la informò lei.

“E quanto sarebbe?”. “ Per 10 lezioni, sono 70 euro, 7 euro a lezione”.

“E se io non avessi bisogno di un istruttore, è possibile avere un pacchetto sempre di dieci lezioni che non lo preveda?”, chiese Kagome.

“Si, e il costo è 45 euro”, la rassicurò la ragazza, che a detta della targhetta sulla giacca di chiamava Ornella.

“Ok, ma mettete voi a disposizione il materiale? Perché io non ho con me il mio”.

“Si. Se vuole può anche cominciare subito”, le disse Ornella.

“La ringrazio”, compilando il modulo che l’impiegata le aveva fatto scivolare davanti. Poi le consegnò un talloncino in cui erano segnate le volte che ci sarebbe andata e già la prima casella portava la data di quel giorno.

“Ehm … Mi scusi, signorina, ma dove devo andare?”, chiese indicazioni Kagome.

“Nella prima porta a destra, troverà il materiale, e poi in fondo al corridoio, la seconda porta a sinistra, un cortile adibito solo a quello sport”, efficiente lei.

“Grazie mille”.

Si diresse dove le aveva detto la signorina, e trovato tutto quello che cercava, uscì fuori nel cortile. Vi erano molti giovani che cominciavano a praticare quel particolare sport.

Kagome vide uno dei bersagli vuoti e da davanti la soglia prese la mira e scoccò la freccia che si conficcò immediatamente al centro del bersaglio. Si tolse da davanti la porta, ma sempre da una notevole distanza, continuò a scoccare le frecce che aveva preso dal magazzino. Tutte fecero centro e quando la sua ora finì, gli si avvicinò l’istruttore, il quale la osservava stupito.

Kagome si sentiva magnificamente con quell’arco in mano, gli sembrava di essere tornata ai tempi in cui cercava con Inuyasha i frammenti della sfera dei quattro spiriti. Un sorriso le si dipinse sul volto, un sorriso triste, perché davanti a lei vedeva sfuocata l’immagine di Inuyasha.

L’istruttore la riscosse dai suoi pensieri.

“Sei davvero brava, è la prima volta?”, le chiese.

“No, nel mio Paese, mi allenavo molto spesso con arco e frecce”, rispose Kagome, correggendosi mentalmente ‘solo che i bersagli non erano fermi, ma in movimento.’

“Hai mai provato a praticare questo sport a livello agonistico?”, continuò quel giovanotto che non avrà avuto più di venticinque anni.

“No, sinceramente questo sport è un hobby e  mi rilassa, quindi non penso di farlo a livello agonistico”, rispose lei.

“Comunque se ci ripensi, puoi rivolgerti a me, sono qui tutti i giorni”, disse lui.

“La ringrazio, ma adesso mi aspettano e già sono in ritardo. Arrivederci”, congedandosi.

Lentamente si diresse verso la porta dalla quale era entrata e posando arco e frecce, uscì dall’edificio e si diresse verso una panineria all’angolo, mangiò qualcosa e poi andò in ospedale dal nonno.

“Ciao nonno, come stai oggi?”, chiese al nonno, il quale era sveglio e aveva appena finito di pranzare.

“Ciao mamma. Tutto bene?”, chiese con apprensione alla madre.

“Si, ma nonno non ha fatto altro che dire ‘Dove sono Kagome ed Inuyasha, devo parlare con loro.’”, rispose.

“Perciò sono costretta a farlo venire qui? Mamma, non voglio che Inuyasha lo veda così”, sussurrò Kagome.

“Bambina mia, forse è conveniente sapere che lui è qui e tu non sei sola, io ho trovato un lavoro e tuo fratello si sta ambientando, frequenta quel corso di italiano che gli hai consigliato e si sta facendo degli amici. Solo tu ti occupi del nonno e sei sola, almeno so che con te c’è Inuyasha, sarei un po’ più tranquilla”.

“Mamma, ma come faccio a portarlo via e così lontano dal suo mondo?”, chiese Kagome con la voce rotta.

“Io non lo so, ma credo che al momento anche lui si senta come ti senti tu, e sono sicura che se tu glielo avessi permesso, lui sarebbe venuto con noi fin dal principio”, concluse la signora Higurashi.

“D’accordo, ma solo perché il nonno sta così male, altrimenti non lo farei …. Mamma ma il medico è venuto?”.

“Si, gli hanno fatto una risonanza e il tumore non si è ridotto, ma si è arrestato”, spiegò la signora.

“Hanno detto quanto tempo ha ancora da vivere?”, pose la domanda in un sussurro.

“Non lo sanno e non si arrischiano a fare congetture. Suppongo che sia meglio che tu vada a casa a preparare il borsone, devi partire il più presto possibile e portarlo qui prima che ….”, la signora Higurashi si interruppe, le lacrime cominciavano a rigarle il volto.

“Ok, allora parto immediatamente. Mamma non starò via più di tre giorni. Fatti forza, e se succede qualcosa chiamami subito”, disse Kagome, mentre abbracciava la madre.

Corse verso casa e prendendo le cose essenziali, preparò il borsone, lasciò un biglietto al fratello e uscita di casa fermò un taxi e si fece portare all’aeroporto.

 

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Capitolo 5
*** L'ansioso incontro ***


L’ansioso incontro

Corse verso casa e prendendo le cose essenziali, preparò il borsone, lasciò un biglietto al fratello e uscita di casa fermò un taxi e si fece portare all’aeroporto.

‘Inuyasha, aspettami. Sto arrivando.’, pensava mentre la macchina attraversava la città.

Giunta all’aeroporto, fece il biglietto, il check in e salita sull’aereo, cominciò a mangiarsi le unghie, ‘fa che arrivi in fretta.’

Lo stesso giorno che Kagome salì sull’aereo per tornare a casa, Inuyasha ricevette il pacchetto che lei le aveva mandato. Aprendolo vide la scatolina, la prese a osservando il ciondolo lo strinse tra le dita.

Lo tenne in mano mentre leggeva la lettera che la sua amata gli aveva mandato.

Diceva che la città era bellissima, che durante quei pochi momenti in cui si concedeva una passeggiata, aveva visto posti meravigliosi, che gli sarebbe piaciuto visitare con lui. Poi la lettera divenne più triste, parlava del nonno, il quale aveva un tumore difficile da curare, la cura non faceva molto effetto, però aveva fermato per un po’ l’avanzare delle cellule cancerogene. Scriveva che aveva paura di perderlo, di non ascoltare più le sue strane storie.

Infine le parole che Inuyasha aspettava di leggere con impazienza, le parole che gli facevano capire che non era l’unico che si sentiva solo, perso, spaesato, depresso. Quel ti amo che avrebbe voluto sentire ancora, pronunciato dalle sue labbra, poterla nuovamente stringere, lasciare che il suo profumo si imprimesse nella sua pelle.

 Teneva ancora quel piccolo ciondolo in mano. Senza pensarci un momento, se lo mise al collo, vicino al pendente con le foto. Si distese sul letto e con un sorriso che gli sfiorava le labbra, felice di avere notizie della sua amata prese sonno.

Kagome viaggiò in aereo per quasi tutta la notte, atterrato l’aereo alle prime luci dell’alba. Salì su un taxi e si fece portare al tempio Higurashi. Salì i gradini di accesso e raggiungendo la soglia del tempietto del pozzo, entrò e vi si appoggiò contro, Inuyasha sarebbe per forza dovuto passare di lì, infatti mezz’ora dopo si sentirono i suoi passi nel cortile.

Inuyasha entrò nel tempietto e si stava preparando per spiccare un salto fin dentro il pozzo, quando il suo  naso percepì un odore conosciuto, familiare, unico. Alzò lo sguardo e la vide, davanti al pozzo, in lacrime che lo guardava con la sua stessa espressione, stupore, amore, felicità albergavano nei suoi occhi.

“Inuyasha …”, sussurrò Kagome vedendolo, poi gli corse incontro e si gettò tra le sue braccia, piangendo.

Lui la strinse. “non ci credo, ti ho immaginato così tanto che ora sei qui …”, sussurrò lui affondando il viso nei suoi lunghi capelli scuri, odorandone il profumo.

“Scemo, sono tornata, ma devo ripartire …”, rispose lei.

Inuyasha si irrigidì “Come ripartire? Torni e poi te ne vai di nuovo?”, era deluso.

“Mi faresti finire? Torno in Italia con te, scemo. Mio nonno vuole parlare con entrambi e non fa che dire i nostri nomi. Sinceramente non so cosa voglia, però mia madre mi ha convinta a tornare perché non sappiamo quanto tempo gli resta …”, dicendo ciò, altre lacrime le si addensarono agli occhi.

Inuyasha la prese in braccio e, stringendola, afferrò la valigia di lei. Poi andò con lei nella sua stanza, mollò il borsone in un angolo e sempre stringendola, si sedette sul letto.

“Kagome … Devo dirti una cosa …. Mio fratello ha riportato in vita mio padre e mia madre”, lo disse tutto d’un fiato.

“Sono contenta, e hai parlato con lui?”. “Si, mi ha aiutato ad affrontare la tua partenza, e ho scoperto che sia loro che mio fratello, possono attraversare il pozzo”.

“Cosa? Sesshomaru e i tuoi genitori sono stati in casa mia?”, chiese allibita la ragazza.

“Si, ma solo perché io non mi allontanavo, i primi giorni, da questa stanza”, confessò il mezzo demone.

“Quanto mi sei mancato, ti amo da morire Inuyasha”, disse Kagome, avvicinando il proprio viso a quello di lui. “Anche tu mi sei mancata e non puoi immaginare quanto. Ti amo anche io”, chiudendo la distanza che separava le loro labbra con un lieve bacio.

Quel bacio inizialmente sembrava un soffio, poi entrambi cominciarono ad approfondirlo sempre di più, finché non si ritrovarono distesi sul letto. Kagome sfiorava le orecchie del suo amato, lui le baciava il collo, poi delicatamente cominciò a slacciare alcuni bottoni della sua camicia, e la stinse ancora di più a sé riavvicinando nuovamente le loro labbra. Le loro lingue giocavano, si cercavano, le mani di Inuyasha oltre a cingerla, la accarezzavano, la stuzzicavano.

Kagome d’altra parte, aveva già tolto all’hanyou la veste e il kimono e ora accarezzava il suo petto liscio e muscoloso. Inuyasha era disteso sopra di lei e la baciava avidamente, le tolse il reggiseno e cominciò a stuzzicarle il capezzoli che in breve tempo si inturgidirono, facendo gemere la ragazza di piacere. Inuyasha si liberò anche dei pantaloni e lei della gonna, si ritrovavano nudi, uno si fronte all’altra.

“Inuyasha …”, bisbigliò lei, attirandolo in un abbraccio, ed in breve tempo furono nuovamente sul letto, stretti l’una all’altro.

Inuyasha stava cominciando a sentire l’eccitazione di lei. “Kagome, sei sicura?”, gli chiese lui, serio.

“Si, sicurissima”, rispose lei, non permettendogli di ribattere, impossesandosi delle sue labbra.

“Ti voglio …”, bisbigliò mentre riprendevano fiato. Kagome giocava con le sue orecchie, gli toccava il petto, gli accarezzava la schiena, lo stava facendo impazzire. Sentì gli ormoni salire a mille, si sentiva surriscaldare, febbricitante.

“Vorrei stringerti all’infinito, sentirti perennemente sulla mia pelle …”, sussurrò Inuyasha, riprendendo a baciarla.

Kagome voleva che le mani di Inuyasha non si fermassero mai, che non lasciassero mai il suo corpo. Finalmente si sentiva completa, la perfetta metà di un intero. Rispose al bacio con molta più passione di quanta potesse immaginare di avere. I loro baci divennero molto più profondi, intimi, fino a che non raggiunsero il culmine della sopportazione del piacere che stavano provando.

Soffocarono i gemiti l’uno nella bocca dell’altra, ripresero fiato ed Inuyasha bisbigliò.

“Kagome … questa è la prima volta che …”, “Tranquillo, anche per me è la prima … però mi sembra che ce la stiamo cavando bene, no?”, sussurrò lei di rimando.

Ricominciarono a baciarsi, finché il loro piacere non arrivò al culmine, solo in quel momento i loro corpi si unirono, il membro di Inuyasha, penetrò dolcemente nella femminilità di Kagome. Inuyasha lentamente cominciò a spingere, Kagome non riusciva più a sopportare, aveva bisogno di qualcos’altro, perciò … ribaltando la posizione, cominciò a spingere con tutte le sue forze, non aveva mai provato piacere simile. Si chinò su Inuyasha e lo baciò, aumentando la velocità e allargando leggermente le gambe per accoglierlo più a fondo dentro di sé. Quando raggiunse l’orgasmo, Kagome urlò, mentre Inuyasha la stringeva forte e tornando alla posizione iniziale, condusse lui il gioco, facendo sì che Kagome affondasse le dita sulla sua schiena. Lui non aveva mai provato una cosa simile. Improvvisamente anche lui urlò, sentiva però le forze che cominciavano ad abbandonarlo, e dando l’ultima spinta, con il respiro affannato, ricadde su Kagome. Erano entrambi sudati, ma felici dell’esperienza condivisa.

Inuyasha, poggiato alla spalla di Kagome, respirava affannosamente e nel frattempo stringeva la mano della ragazza, con l’altra prese il lenzuolo e coprì entrambi i loro corpi, “Non sapevo che esistessero esperienze simili”, sussurrò, prima di addormentarsi.

“Neanche io, amore. Sono davvero felice di averla condivisa con te questa esperienza”, poi anche lei cadde in un sonno profondo, cullata dal respiro di Inuyasha.

Miroku, nell’epoca Sengoku, attendeva Inuyasha, il quale non arrivava.

“Ma dove si è cacciato quello scemo di un mezzo demone!”, imprecava il monaco.

Inu no Tashio attendeva il figlio. ‘Se non arriva in breve tempo lo vado a cercare.’

Passò un po’ di tempo ma di Inuyasha nessuna traccia.

“Miroku, torna a casa, cerco io mio figlio”, e detto questo si diresse verso la capanna che condivideva con Izayoi. “Tesoro? Vieni con me a prendere Inuyasha?”, disse rivolgendosi alla moglie che stava per fare colazione.

“Si, Inu”, finì di mangiare e si alzò.

Raggiunsero il pozzo, proprio mentre Sesshomaru passava di lì con Jaken.

“Figlio, hai visto tuo fratello?”, gli chiese. “No, padre”, rispose Sesshomaru con tono freddo.

Inu no Tashio, costretto, strinse la consorte e si calò nel pozzo, seguito dal figlio maggiore.

Sesshomaru si accorse subito dell’odore di Kagome. “Padre, credo che sia meglio non cercare Inuyasha”, disse rivolto al padre.

“E perché?”. “È arrivata Kagome, non credo che mio fratello voglia visite al momento”, rispose il demone.

“Ma ci ha detto che ce la faceva conoscere”, ribatté Il grande demone cane.

Izayoi nel frattempo si era avvicinata alla soglia di casa Higurashi e aprendo la porta era salita al piano superiore, molto lentamente e senza fare rumore aveva aperto la porta della stanza della ragazza e aveva visto i due giovani amanti dormire beati, l’uno stretto all’altra. Il marito era dietro di lei e vedendo i sorrisi sui loro volti, si rilassò.

Scesero di sotto.

“Sesshomaru, raccontaci tutto quello che è successo a quei due”, chiese il padre.

Sesshomaru si diresse in salotto e sedendosi, aspettò che anche il padre ed Izayoi facessero lo stesso, poi cominciò a raccontare dall’inizio, tutto ciò che aveva raccontato a lui il fratello.

Inuyasha e Kagome dormivano beatamente, quando la ragazza, vide in sogno il nonno “Inuyasha, Kagome”, si ridestò e aperti gli occhi, vide Inuyasha fra le sue braccia. L’indomani sarebbero dovuti partire, ma stavolta non era un addio e nemmeno un arrivederci. Sarebbero partiti insieme, mai più separati.

Kagome cominciò ad accarezzare le orecchie di Inuyasha, le quali cominciarono a muoversi.

“Non volevo svegliarti, però mi piace toccarti le orecchie …”, disse la ragazza, con dolcezza.

Inuyasha si sollevò e la baciò appassionatamente; ancora il fuoco della passione che bruciava in loro non voleva estinguersi e nuovamente si ritrovarono eccitati, stavolta Kagome non permise ad Inuyasha si penetrare, prima voleva sollecitare ancora il suo membro, così gli strusciò la sua femminilità contro finché non lo sentì rizzarsi, solo allora permise al mezzo demone di entrare ancora dentro di lei. Fu molto più potente della prima volta; in breve si ritrovarono abbracciati, sudati e le loro labbra unite, era come se fossero una sola cosa. I loro gemiti aumentarono, fino a che non giunsero insieme ad un orgasmo.

Mentre loro erano intenti a fare l’amore; Sesshomaru, con Inu no Tashio ed Izayoi, sentirono i gemiti dei due giovani e i demoni, percependo l’odore di eccitazione e sesso, uscirono spiegando ad Izayoi il perché; non era giusto negare la privacy a Inuyasha e Kagome, in fondo stavano insieme.

I ragazzi avevano cominciato ad aumentare ancora il ritmo ed ancora una volta, Inuyasha penetrò profondamente Kagome, lei gemeva di piacere, lo incitava a continuare, ad andare ancora più veloce.

“Ancora, di più. Inuyasha …”, urlò lei in preda al piacere. Inuyasha sentendo le imprecazioni di lei, cominciò a spingere ancora più forte, finché, la passione non si placò e allora stretti l’uno all’altra, rimasero abbracciati sul letto.

“Inuyasha, devo dirti una cosa. In Italia, c’è uno che mi viene dietro. Io gli ho detto che era fidanzata, ma questo non demorde”, sincera, Kagome voleva essere sincera con Inuyasha.

Il mezzo demone si staccò da lei, e sollevandosi dal letto, si rivestì in fretta.

“Inuyasha, dove vai?”, chiese la ragazza, confusa dal comportamento dell’hanyou.

“Spiegami una cosa semplice, perché non me ne hai parlato nella lettera che mi hai spedito?”, il mezzo demone era rabbioso, ma non con Kagome, con quel tizio italiano.

“Perché …”, tentò di spiegare lei, “perché sapevo che avresti reagito così”, disse tutto d’un fiato.

Inuyasha, la guardò per un momento, era furioso. Dopo di che uscì dalla finestra.

Kagome si alzò e tirandosi dietro il lenzuolo si avvicinò alla finestra “Inuyasha”, lo chiamò, ma non ottenne nessuna risposta.

Il mezzo demone era tornato nell’epoca Sengoku, aveva bisogno di pensare e ammazzare qualche demone maligno. Corse verso casa di Miroku.

“Ehi, monaco. Ci sono segnalazioni di demoni?”, chiese con impazienza.

Il monaco uscì di casa, seguito da una delle due figlie.

“Papà, ma perché zio Inuyasha è così arrabbiato?”, chiese la piccola.

“Tesoro, non lo so”, poi rispondendo ad Inuyasha “Si, in un villaggio vicino. Sono più di uno …”.

“Bene, avevo proprio bisogno di un po’ di movimento!”, esclamò il mezzo demone. E partì di corsa.

Kagome si rivestì il più velocemente possibile e giunta davanti il pozzo.

“Hai ragione Inuyasha, ma non potevo dirti una cosa del genere così. Almeno non per lettera”, bisbigliò, prima di calarsi dentro il pozzo.

La ragazza giunse dopo tanto tempo nell’epoca Sengoku. Si diresse verso il villaggio e scorgendo la figura di Miroku.

“Miroku, dove è andato Inuyasha?”, chiese senza mezzi termini.

Il monaco quando sentì la voce della Divina Kagome, per poco non cadde a terra.

“Di … Divina … Ka … Kagome, voi qui?”, il monaco era sorpreso.

“Miroku, ho fretta, dove è andato quello stupido di Inuyasha?”.

“Ehm …. È al villaggio vicino, hanno problemi con qualche demone”, rispose Miroku.

“Grazie”, e Kagome partì in quarta, doveva chiarire la situazione, come faceva a tornare in Italia e dire al nonno che aveva litigato con Inuyasha?

“Sango, è tornata Kagome!”, esclamò il bonzo rivolto alla moglie.

Inuyasha intanto era giunto al villaggio e aveva scovato i demoni che stavano provocando disordine.

Talmente era furioso con quel tizio che correva dietro alla sua donna che con un solo colpo di Tessaiga, distrusse tutti i mostri che aveva davanti. La gente del villaggio lo stava ringraziando quando arrivò Kagome in fretta e furia.

“Inuyasha”, la ragazza continuava ad urlare a perdifiato. Il mezzo demone non aveva molta voglia di parlare con lei, perciò, dopo essersi congedato, si avviò verso il lago che vi era nelle vicinanze.

Kagome lo seguì, e vedendo l’hanyou che rallentava, cominciò a camminare e giunta a tre metri da lui.

“Inuyasha, so che non avrei dovuto dirlo così, però …”, aveva cominciato, ma non riusciva a proseguire.

Inuyasha si voltò a guardarla. “Però cosa? Sei tornata per me, oppure per aiutare tuo nonno? Proprio non mi so spiegare perché. Sai quanto sono stato male per la tua partenza? Riesci ad immaginarlo? Tre anni che non ti vedo e quando finalmente riesco ad aprirti il mio cuore, accade questo”, era rosso in viso, gli occhi erano la tonalità più chiara di dorato che Kagome avesse mai visto.

“Per favore. Sono tornata per te, il nonno mi ha detto che dovevo tornare, stavo male. Sentivo la tua mancanza in maniera impossibile, perché mi dici tutto questo?”, gli occhi della ragazza si erano riempiti di lacrime e la voce le si era spezzata.

“Kagome,” il tono del mezzo demone era più pacato, lentamente si stava avvicinando a lei, “Kagome, non capisco, perché me lo hai detto dopo quel tumulto di emozioni che ci stava travolgendo?”, lo disse, mentre la stringeva tra le braccia, non voleva che vedesse le lacrime rigargli il volto.

“L’ho detto, perché, soprattutto dopo aver fatto l’amore con te, volevo essere sincera, onesta con te. Quel tizio è snervante, peggio di un cagnolino, non lo voglio vedere e me lo ritrovo dappertutto …”, Kagome aveva poggiato la testa sul petto di Inuyasha e sentì qualcosa di duro premerle contro la fronte.

Scostò leggermente il viso e sfiorando il punto preciso, toccò qualcosa. “Inuyasha, cosa porti al collo?”, chiese, curiosa.

“Ehm …”, oh, ma che carino è arrossito, “Beh … veramente non ricordavo di averlo ancora, comunque …”, disse, mentre sollevava la catenina e faceva arrivare davanti gli occhi di Kagome i ciondoli.

“Non credevo che lo avresti indossato. Quante storie hai fatto per metterti il pendente, ti ricordi che abbiamo litigato?”, sorrise, ripensando a quel momento.

“Si, però questo”, indicando il ciondolo, “questo è qualcosa di diverso dal pendente, è qualcosa che sigilla qualcosa di unico. Quindi perché non avrei dovuto indossarlo?”, spiegò l’hanyou.

Kagome lo guardò, sembrava che si fosse calmato. ‘Appena arriviamo in Italia e quel cretino si presenta, gli do via libera per togliermelo di torno.’, pensò.

Inuyasha osservava Kagome “Che hai? Perché quello sguardo?”, chiese sorridendo. ‘Sembra che la litigata sia finita.’, pensò la ragazza.

“Niente, pensavo a qualcosa che potresti fare per me giunti in Italia”, disse.

“Vuoi dire toglierti di torno quel cretino?”, comprese il mezzo demone. “Come lo hai capito?”, sbalordita.

“Semplice, il tuo sguardo si è infuocato, quindi eri arrabbiata, ovviamente non con me, anche se ne avresti tutte le ragioni, visto come mi sono comportato. Mi dispiace per quella reazione. È stata esagerata, però … se glielo hai specificato, perché ti viene ancora dietro?”.

“Ehm … vorrebbe farmi cambiare idea. Ma questo è assolutamente impossibile, quindi … Dove eravamo rimasti prima di quella frase?”, chiese maliziosa lei.

“Ehm … non ricordo, però si potrebbe ricominciare da capo, non credi?”, disse stringendola ancora più forte.

“Si, sono completamente d’accordo”, asserì lei.

Inuyasha mosse le orecchie. “Ehm … Kagome, abbiamo compagnia”, disse lentamente percependo l’odore del padre e della madre.

“Chi?”, chiese lei. “I miei genitori. A quanto pare sono entusiasti all’idea di conoscerti”.

“Quindi dobbiamo rimandare quello che avevamo in mente ad un altro momento?”, disse lei, facendo finta di mettere il broncio.

“Si, però sarà per poco e poi non devo avvisarli del fatto che vengo con te in Italia?”, specificò Inuyasha.

“Già. Però prima che arrivino …”, non riuscì a terminare la frase che già il mezzo demone aveva capito e la zittì con un bacio appassionato; continuarono a baciarsi, fino a quando non vennero interrotti da un.

“Ehm … Ehm ….”, fece Inu no Tashio.

 

 

Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto, io non avevo mai pensato di scrivere qualcosa di simile … però dalle recensioni che ho ricevuto devo dire che la storia sta riuscendo bene, nonostante tutti gli inconvenienti che ho avuto, anche con il computer.

Bene adesso vorrei rispondere a chi mi ha lasciato qualche commento, sono stati tutti graditissimi.

Nozomi: grazie per le belle recensioni che mi lasci, mi fa piacere che la storia ti piaccia. Tommaso è il terzo incomodo che non si vuole mai arrendere, però … ops non devo svelare nulla se no che piacere c’è? Grazie mille per le parole che mi scrivi. Lo so che Inu l’ho reso un po’ troppo depresso, ma mi serviva così, poi si riprende non disperare.

Rossanadaipensaciunpotu: Tommaso doveva risultare antipatico e a giudicare dal risultato sono riuscita nel mio intento. Il signor Higurashi deve dire qualcosa, ma non sarà solo legato alla sua malattia. So che la storia è iniziata in modo triste, però …. Mi dispiace che la malattia del signor Higurashi, abbia riaperto delle ferite che avevi dentro, ma avevo bisogno di qualcosa di forte, per far proseguire la storia, mi dispiace molto per tuo nonno, ma ancora non so cosa accadrà di preciso al nonno di Kagome. Mi piacciono molto le tue recensioni, ti rivolgi direttamente ai personaggi, le trovo molto simpatiche. Comunque quei pochi errori che trovi all’interno della storia, sono procurati dal mio computer, in quanto cretino, e non mi riconosce molte parole e ogni volta avrei voglia di buttarlo dalla finestra, ma poi mi riprendo perché se no non potrei deliziarvi con le mie parole e mi arrendo alla sconfitta contro il mio pc. Sono contenta che tu abbia avuto la possibilità di leggere la mia fan fiction. Grazie per il sostegno che le tue parole mi danno.

Alys93: mi fa molto piacere che la mia storia ti sta appassionando, anche a me. Sono contenta delle tue recensioni, sapere che ti arrabbia con il pozzo e la sfera è troppo divertente. Comunque Sesshomaru non utilizza Tenseiga, spiegherò poi come ha fatto a riportare in vita il padre e Izayoi. Il pozzo è cattivo ma non troppo …. Tommaso lascialo perdere perché lo odiano tutti, io in cima, però se non ci fosse lui, Inuyasha non potrebbe sfogarsi no? Ops … mi sono scoperta un po’. Ti spiego perché Tommaso non può essere usato come bersaglio: perché l’istruttore che osservava i suoi movimenti l’avrebbe denunciata alla polizia, e poi come fa Inuyasha senza la sua perfetta metà? Comunque grazie per le lunghissime recensioni che mi lasci.

Mei91: grazie per la tua recensione, mi fa piacere che ti piace la storia, in quel momento ero giù di morale, per questo la fan fiction ha questi toni malinconici. Se continuerai a leggere la storia, le cose si riprenderanno.

E adesso vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto la mia storia, so che può sembrare malinconica, però ho intensione di aggiungere qualcosa di buffo, anche per strapparvi un semplice sorriso, oltre le ire verso il pozzo, la sfera e quel testardo di Tommaso. Vi ringrazio di cuore. Baci Franky91.

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Capitolo 6
*** Scoperte e paure ***


Scoperte e paure


Inuyasha e Kagome si stavano baciando e calcolando il tempo che avevano a disposizione prima che arrivassero i genitori di lui, approfondirono quel contatto.

“Si ….”, gemette Kagome, quando Inuyasha fece scivolare la mano sotto quella leggera camiciola che lei indossava e giunse al suo seno, lo strinse delicatamente e con le dita le strinse il capezzolo, che a quel contatto si inturgidì.

Kagome, tutto ad un tratto si ritrovò con la schiena a ridosso del grande albero su cui prima era poggiato Inuyasha, il quale aveva le labbra incollate alle sue e le loro lingue stavano danzando all’interno dello spazio creata dalle loro bocche.

Le mani di Inuyasha scivolavano lente lungo il corpo di Kagome, lente e sensuali, gli artigli sfioravano delicatamente la pelle liscia e setosa della ragazza. Kagome non fu da meno, attirò ancora più vicino a sé il mezzo demone e sfiorando il suo petto nudo, lasciando che i suoi palmi sfiorassero quella pelle così dura ma allo stesso tempo morbida e bollente.

Si staccarono dal loro bacio per riprendere fiato e le labbra di Inuyasha scesero a baciare e leccare il collo di Kagome, giunto nell’incavo tra i collo e la scapola e cominciò a succhiare, lasciando una piccola macchiolina violacea. Nel frattempo la ragazza scese ancora più giù con le mani e giunse alla cinta dei pantaloni che Inuyasha indossava, fece scivolare le mani all’interno di questi e sfiorò il suo membro, che al solo contatto con il calore delle mani di Kagome divenne duro e cominciò a gonfiare, facendo respirare il mezzo demone affannosamente.

Kagome, solo a sentire i piccoli gemiti che Inuyasha emetteva, sentiva che la sua intimità si stava facendo più calda e sollevando le mani all’altezza del viso di Inuyasha, prese a muovere i bacino contro quello del mezzo demone, prese a muoversi su e giù, nonostante vi fossero gli strati di vestiti che separavano quella pelle intima.

Inuyasha si stava eccitando ancora di più, e cominciò a sussurrare.

“Oh …. Mio …. Dio …. Kagome, ancora.”, sospirò lui, mentre Kagome faceva strusciare il suo bacino contro quello di lui.

Kagome gemette sorpresa nel sentire la mano di Inuyasha vicina al bordo delle sue mutandine, poi giocare con esso e infine infilarsi sotto di quel sottile strato di cotone.

“Oh, sento che stai sfruttando il tempo a disposizione”, gli soffiò lei sull’orecchio e sentì il suo sorriso sulla pelle della spalla.

“Certo, bisogna rendere indimenticabile ogni momento insieme, non sei d’accordo?”, gli rispose, facendola rabbrividire con il suo respiro.

Lei, per tutta risposta, lo strinse ancora di più a sé e prendendogli i capelli fra le dita, li tirò leggermente, per scoprire la pelle dura del collo, che prese a leccare, mordere e succhiare avidamente, spingendo il bacino contro la mano di Inuyasha, ancora all’interno delle sue mutandine.

Inuyasha con le dita giocò un po’ sull’entrata dell’intimità di Kagome e a sorpresa, la penetrò con un dito, muovendolo in modo circolare e successivamente dentro e fuori lentamente. Lei inarcò la schiena per sentire ancora più in profondità il dito affusolato di Inuyasha dentro di sé, e si aggrappò con forza alle sue spalle forti.

“Oh … Inuyasha … Si, così … Più a fondo, di più”, gemette Kagome.

Inuyasha per farla contenta, inserì un secondo dito nella sua apertura e lo fece scivolare al suo interno e cominciò a muoverlo insieme all’altro, giungendo con le sue lunghe dita ai punti più sensibili e dando più piacere possibile a lei, il grande amore della sua vita.

Kagome era immersa nel piacere che stava provando, ancora con la mente offuscata dal piacere scese con la mano lungo la schiena di Inuyasha e costeggiando il suo fianco giunse ai suoi pantaloni ed infilando la mano all’interno di questi, giunse alla sua ormai evidente erezione e circondandola con la mano, prese a muoverla su e giù.

Erano nella loro bolla, ma anche se Inuyasha era avvolto dal desiderio, si rendeva conto di dove fossero e che prima aveva avvertito il padre avvicinarsi, così quando aumentò le spinte delle sue dita che entravano ed uscivano da Kagome e sentì la delicata mano di lei avvolta al suo membro eretto, che prese a far salire e scendere sempre più velocemente fino a che lui, per sopprimere il piacere e il desiderio che lo stava travolgendo si avventò sulle labbra di Kagome, proprio nel momento in cui lei stava cominciando a gemere più forte per l’orgasmo che la stava sconvolgendo. Le loro lingue cominciarono ad intrecciarsi e duellare, sfiorandosi e giocando tra di loro.

Quando  gli orgasmi permisero ad entrambi di respirare di nuovo in maniera più normale, si abbracciarono stretti e proprio in quel momento sentirono la voce del signor Tashio che diceva.

“Sesshomaru, se tuo fratello è qui con Kagome, penso che io e tua madre abbiamo il diritto di conoscere questa ragazza, la quale è riuscita a cambiare tuo fratello in meglio”.

Inuyasha si irrigidì e cominciò ad allentare la presa su Kagome.

“Si Sesshomaru, tuo padre ha ragione, noi abbiamo il diritto di conoscere questa persona, perché da come tuo fratello ne parla, si vede lontano un miglio che ne sia innamorato”, rispose una voce femminile.

“Kagome, sistemati i vestiti e bagnati un po’ il viso, sei tutta rossa. Dai sbrighiamoci, perché mia madre non demorderà per nulla al mondo”, sussurrò lui all’orecchio di lei.

“Ok, ma poi tu dici loro che vieni con me, con me in Italia”, soffiò lei sul suo petto.

“Si, tutto quello che vorrai, ma adesso muoviamoci, mio padre crede che io sia ancora …. Come dite nel tuo mondo? … Ah si, vergine”, concluse la frase rosso in viso.

Kagome lo guardò in faccia e scoppiò a ridere, “No, davvero? Non ci credo, quindi tu per lui …. Non hai mai fatto ….” E riprese a ridere convulsamente.

“OK, adesso basta se non vuoi che mio padre pensi qualcosa di strano per lo stato in cui ci troviamo”, sospirò lui.

Non si era accorto di nulla, troppo concentrato sulla risata di Kagome.

“Che cosa dovrei pensare?”, tuonò una voce alle spalle dei ragazzi.

“Inuyasha, rispondi a tuo padre. Che cosa dovrebbe pensare? Che non sei più puro?”, appoggiò il marito Izayoi.

Kagome al sentire quelle parole riprese a ridere, “Puro? Inuyasha, rispondi per favore, prima che mi strozzo dal ridere”, riuscì a dire Kagome tra le risate.

“Ehm …”, cominciò il mezzo demone, “per la verità non sono più puro, come diciamo noi di qua”, poi rivolgendosi a Kagome, “Smettila di ridere, per favore”, la ragazza non smetteva, “Kagome adesso basta, e se invece fosse stata tua madre a trovarci in queste condizioni?”, e detto questo si immaginò la signora Higurashi che li trovavano sul letto a fare quello che avevano fatto quella mattina.

Inuyasha, con queste immagini in mente, non poté fare a meno di ridere, talmente sarebbe stata comica la situazione che la signora avrebbe chiesto “Le avete usate le precauzioni?”. A quella frase Inuyasha bloccò la sua risata.

Guardò Kagome e vide per un solo istante il riflesso della signora Higurashi.

“Ka … Kagome? Penso che abbiamo un problema”, le disse Inuyasha.

“Inu-chan, che problema?”, non riuscendo a capire il nesso con l’argomento che stavano affrontando prima, poi tutto ad un tratto lo vide sbiancare. “Inuyasha? Che succede? Perché sei tutto bianco e pallido?”, chiese allarmata.

Inuyasha si sedette appoggiato al tronco e cominciò a dire come una nenia “La signora Higurashi mi uccide se lo scopre. La signora Higurashi mi uccide di sicuro se lo scopre …”, sempre con più terrore nella voce.

Il signor Tashio non capisce perché il figlio abbia paura di una certa Signora Higurashi, perciò si avvicina al figlio.

“Figliolo, che succede? Perché hai paura della signora Higurashi?”, chiede gentilmente, poggiando una mano sulla spalla di Inuyasha.

“Padre, la signora Higurashi è la madre di Kagome, e se scopre che noi …. Che io e Kagome abbiamo …. Mi uccide”, risponde, senza sapere come continuare il discorso, insicuro che il padre potrebbe comprendere le parole da lui pronunciata, perché appartengono ad un’altra epoca.

“Inuyasha, parla. So di non essere stato presente fino a questo momento della tua vita, però vorrei rimediare se me lo permetti”, gli disse il signor Tashio guardandolo.

Inuyasha ebbe come una folgorazione. “Pa … Padre, ma voi come siete tornato in vita?”, quella domanda il mezzo demone la voleva porre da un po’ però non ne aveva mai avuto il coraggio.

“Beh, io non lo so. So solo che io e tua madre ci siamo ritrovati accanto un pozzo con Sesshomaru che ci guardava come se fossimo degli alieni”, disse semplicemente il re dei demoni.

“Se … Sessho … Sesshomaru?”, balbettò incredulo Inuyasha. Poi guardando Kagome che veniva osservata insistentemente dalla signora Izayoi, le disse. “Ma è possibile?”, con gli occhi dorati sgranati per impossibilità della situazione.

Sesshomaru si intromise nel discorso e sedendosi fluidamente accanto al padre, guardò Inuyasha.

“Si, possibile, anche se io non ho fatto nulla. Ho solamente desiderata che ci fosse papà ad aiutarti a stare meglio, perché la mancanza di Kagome era insopportabile e dopo che ho attraversato il pozzo, quando sono ritornato di qua, loro erano davanti il pozzo. Come se fossero apparsi dal nulla”, spiegò elegantemente il principe dei demoni.

Kagome stava riflettendo sulle parole di Sesshomaru quando chiese “Sesshomaru, eri accanto al pozzo quando hai pensato che quo padre tornasse?”.

“Si”, rispose il gelido demone.

Poi la ragazza si rivolse a Inuyasha “Ricordi quando sei riuscito a passare dal pozzo dopo che tre anni fa aveva smesso di funzionare?”, al cenno di assenso del mezzo demone, riprese, “credo di sapere cosa sia stato. Forse parte del potere della sfera che era dentro di me sia passato al pozzo e quando si è riaperto, parte di quel potere è rimasta e ha permesso a Sesshomaru, anche se inconsapevolmente di esprimere l’ultimo desiderio possibile. Spero che la forza della sfera adesso sia scomparsa, ma che ….”, non finì la frase perché un’immagine le passò davanti gli occhi, che istantaneamente si riempirono di lacrime.

Inuyasha avvertendo ciò che stava accadendo a Kagome, si sollevò in piedi e corse ad abbracciarla. La ragazza sentendo le braccia di Inuyasha cingerla, lei scoppiò a piangere dicendo “E se non riusciamo a passare? E il nonno? Sta male, chiedeva di te; ogni volta che andavo a trovarlo”, sollevando lo sguardo, “mi chiedeva di te, sempre. E se …”, i singhiozzi bloccarono la sua voce, e Kagome si strinse di più a lui.

Inuyasha le accarezzava i capelli per farla calmare dicendole.

“Stai tranquilla, troveremo una soluzione. Adesso asciugati le lacrime, non credo che tuo nonno vorrebbe vederti così. Forze e poi non dobbiamo andare in … in … che paese hai detto che dobbiamo raggiungere?”, le chiese confuso.

“Baka, dobbiamo andare in Italia”, gli disse tra i singhiozzi la ragazza.

Inuyasha le sollevò il viso e con il pollice le spazzò via le scie che rigavano le sue guance.

Izayoi, che fino a quel momento non aveva detto una sola parola, si avvicinò al marito.

“Tesoro, hai visto come sono carini? E poi Kagome mi piace da matti, si sarebbe una buona sposa per nostro figlio. Non credi anche tu?”, gli disse tutta concitata.

“Si, hai ragione. Sono contento che abbia trovato una persona che lo accetti per quello che è, un mezzo demone di cui vado fiero e sono orgoglioso, anche se rimpiango di non averlo visto crescere e rafforzarsi”, rispose alla consorte.

Sesshomaru guardava la scena e anche se non lo dava a vedere, era contento che il fratello si fosse ripreso da quel terribile periodo che aveva passato. Per farlo mangiare, bisognava costringerlo e per farlo allontanare da quella stanza con quello stano futon, le minacce del padre. Tutto sommato anche se adesso un po’ lo invidiava il fratello, era davvero contento che almeno parte della sua vita stesse cambiando.

‘ Tutto sommato non è così orribile passare la vita in mezzo al genere umano. Non è una brutta cosa aver preso questo gene dal padre.’, pensava il demone, osservando quelle due coppie che erano felici di essere insieme. Per non rattristare il momento, decise di andare via, di allontanarsi e andare a vedere che cosa faceva la non più piccola Rin. Già era cresciuta e avrebbe dovuto cominciare  a temere della concorrenza.

La madre di Inuyasha, quando vide il figlio stretto alla ragazza, non poté fare a meno di sorridere, ma sentendo che dovevano andare via si rattristò.

“Inuyasha? Bambino mio, devi partire?”, gli chiese, come faceva quando lui era ancora un cuccioletto.

“Si, mamma. Devo andare in … in …”,Italia proprio non gli usciva, nonostante Kagome glielo avesse ripetuto pochi istanti prima, e quando lui si voltò verso di lei, la ragazza prese la parola.

“Signora ..”, appena cominciò, Izayoi la interruppe.

“Cara, chiamami Izayoi, signora mi fa sentire un po’ vecchiotta”, rispose con il sorriso sulle labbra la madre di Inuyasha.

“Izayoi, mio nonno sta molto male, e i medici che lo curano sono in un altro paese. Mio nonno, malgrado tutte le medicine, a tratti è lucido, però quando lo è ed io sono nella stanza, mi chiede sempre di Inuyasha. Quando sono tornata qui, l’ultima cosa che mi ha detto è stata: Vallo a prendere e tornate qui; devo parlare con voi”, Kagome si strinse ancora di più al mezzo demone, “Ho paura che io non riesca a tornare in tempo, se dovesse morire ….”, gli occhi le si levarono ancora di lacrime.

“Faremo in tempo, stanotte partiamo, è il novilunio e io solo così posso spostarmi nel tuo mondo. Quindi andiamo”, lo disse dolcemente e prendendola in spalla si preparò per tornare al pozzo.

“Mamma, padre. Io devo andare, se tutto va bene, tornerò fra un mese, la notte senza luna”, li salutò con un cenno del capo e spiccò un grande balzo, per poi cominciare a correre per tornare al pozzo.

I genitori del mezzo demone videro questa macchia rossa sparire in mezzo al bosco e sedendosi entrambi dove prima c’erano i ragazzi, cominciarono a  parlare sommessamente di come avessero trovato il ragazzo diverso da poche settimane prima, anche se vi era dolore nel suo sguardo, si avvertiva una scintilla di immensa felicità che brillava nei suoi occhi.

“Sono felice che adesso accetti di essere un mezzo demone. Sesshomaru mi ha detto che bramava la sfera per essere un demone completo. Sono felice che abbia trovato quella ragazza. A quanto ha detto Sango e Miroku, è stata la prima a versale lacrime, dopo di te mia cara”, disse il Signor Tashio ad Izayoi.

“Ho visto che è diverso oggi. Probabilmente la ama davvero tanto. Spero solo che riescano a passare il pozzo. Non me lo perdonerei se  Kagome non potesse essere accanto a suo nonno. E poi”, guardando meglio il marito, “Perché il signor Higurashi, se non mi sbaglio la madre di Kagome si chiama così, voleva palare con Inuyasha? Strano …”, diede voce ai suoi pensieri la donna.

“Da quello che anche Inuyasha mi ha raccontato, il nonno di Kagome non lo vedeva di buon occhio perché, quando cercavano la sfera, lui andava dall’altro lato per andare a prendere Kagome. Quindi non saprei dirti perché lo voglia vedere. Forse ha cambiato idea e ha capito che quei due si amano”, ipotizzò Tashio.

“Lo spero”, disse Izayoi, accoccolandosi sul petto del marito.

Inuyasha e Kagome erano giunti al pozzo.

Il mezzo demone stava per saltare dentro quando Kagome lo fermò.

“Aspetta, vediamo se c’è un po’ di energia che proviene dal pozzo”, disse la ragazza, cercando di avvertire il potere.

“Ce ne è un po’, però non so se sia abbastanza. Inu-chan, facciamo così, mentre saltiamo dentro, dobbiamo esprimere lo stesso desiderio, con le stesse parole e con una forza tale da non lasciare scampo a quel potere che è rimasto”, disse risoluta.

“Va bene. Cosa dobbiamo pensare?”, chiese lui.

Lei gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio canino qualcosa.

Dopo il cenno di assenso che si scambiarono, Inuyasha prese in braccio Kagome e mentre si gettavano dentro quel passaggio magico, le loro menti formularono quel desiderio con tutta la forza che avevano.

‘ Desidero che il passaggio rimanga sempre aperto, per sempre, e che qualunque cosa accada il passaggio non si chiuda mai più! ‘.

Quando uscirono dal pozzo, si ritrovarono nel tempietto che custodiva il pozzo mangia ossa, nell’epoca di Kagome.

La ragazza fece un piccolo sospiro di sollievo circondò il collo di Inuyasha con le braccia, lo attirò a sé e lo baciò. Il mezzo demone rispose a quel gesto e stringendola maggiormente la portò nella sua camera, la depose delicatamente sul letto ed interrompendo il bacio, le accarezzò il viso dicendo.

“Prepariamoci, fra un po’ è il crepuscolo e noi abbiamo una macchina volante da prendere … per … l’Itala … Italica … Oh, ora ci sono … per l’Italia”, detto questo uscì dalla camera, per recuperare un paio di vestiti dall’armadio di Sota, adesso gli stavano meglio, dato che il piccolo era cresciuto.

Kagome era sconvolta sul letto.

‘ Inuyasha che interrompe ciò che stavamo per fare …. Questa si che è una novità, e poi … ha pronunciato bene il nome del paese dove dobbiamo andare. È cambiato, è molto più maturo di quando l’ho conosciuto e sono contenta che ricambi il mio amore ‘.

“Forza, prepariamo le valigie, si parte!”, disse a se stessa.

Stava riempiendo la valigia, quando Inuyasha spuntò sulla porta della camera.

“Kagome? Ma Tessaiga me la posso portare? Perché ho dimenticato di lasciarla a papà”, chiese il mezzo demone.

Kagome al suono della sua voce, interruppe ciò che stava facendo e alzò il viso, trovandosi Inuyasha con un paio di jeans a vita bassa che gli stavano alla perfezione e una maglietta nera aderente, che metteva in risalto i suoi muscoli. In mano teneva la sua veste rossa, ripiegata e quando lei lo guardò con uno sguardo sbalordito …

“Kagome? Stai bene? Sono vestito male?”, le chiese, avvicinandosi a lei e posando la spada e la veste sul letto.

Kagome non riusciva a spiccicare parola, tutto ad un tratto si era trovata un dio greco davanti, e pensare che era tutto suo l’aveva resa felice, talmente felice che non riusciva a muoversi.

Inuyasha si trovava di fronte a lei e quando vide che sul suo viso spuntava un sorriso, non fece a meno di sorridere anche lui, uno di quei sorrisi sinceri che solo a lei riusciva a dedicare.

“Stai da dio, amore mio”, disse Kagome, buttando addosso a lui, e facendolo cadere all’indietro sul letto.

“Va bene, ma andiamo? Sai che mi devi spiegare una marea di cose prima che partiamo”, disse lui.

Kagome in quel momento rifletté ‘ cavolo, il passaporto ‘.

“Inuyasha, dobbiamo sbrigarci, dobbiamo fare le fototessere e farti fare il passaporto, se no non possiamo partire”, disse la ragazza tutta allarmata.

“Il passa che?”, Inuyasha non aveva capito una sola parola. Ma vederla preoccupata era una cosa che gli rodeva dentro, perciò si sollevò e la fece alzare con sé.

“Dai andiamo, prima ci sbrighiamo, prima partiamo”, disse guardandosi i piedi, ancora scalzi.

Kagome si vestì in fretta e porgendo un paio di scarpe di tela ad Inuyasha si precipitò fuori con il mezzo demone dietro di lei, che indossava un cappellino, o copri orecchie come lo chiamava lui, sul capo.

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Capitolo 7
*** Un'amica ritrovata e partenza ***


Kagome si vestì in fretta e porgendo un paio di scarpe di tela ad Inuyasha si precipitò fuori con il mezzo demone dietro di lei, che indossava un cappellino, o copri orecchie come lo chiamava lui, sul capo.

Kagome doveva fare in fretta, se no non sarebbe riuscita a partire e portare Inuyasha con sé; infatti prese il cellulare e compose il numero della sua amica Ayumi.

“Pronto”, le rispose l’amica dall’altro lato del capo.

“Ciao Ayumi, sono Kagome …”, disse la ragazza prendendo Inuyasha per mano e facendolo uscire dalla porta.

“Kagome, come stai?”, le chiese Ayumi.

“Bene, grazie. Senti Ayumi, volevo chiederti un favore, è possibile vedersi adesso?”, le chiese la ragazza.

“Si, potresti venire a casa mia”.

“Grazie Ayumi, sei una vera amica, quindi ci vediamo tra un paio di minuti”, le rispose Kagome chiudendo la telefonata.

Inuyasha camminava con Kagome mano nella mano.

“Dove andiamo ora?”, le chiese il mezzo demone.

“Dalla mia amica, l’hai conosciuta una volta. I suoi genitori sono avvocati e potrebbero aiutarci con i tuoi documenti”., gli spiegò lei.

Procedettero velocemente e dopo dieci minuti giunsero davanti una casa a schiera con un piccolo giardino davanti. Kagome suonò al citofono e la porta di entrata si aprì e uscì fuori una ragazza dal viso dolce e con lunghi capelli castani.

“Kagome”, disse con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, all’idea di vedere l’amica dopo tanto tempo.

“Ayumi, ciao”, sorridendo disse Kagome.

“Kagome? Chi è quel ragazzo accanto a te? Mi ricorda qualcuno, ma non ricordo chi”.

Nel frattempo si erano accomodati nel salotto.

“Lui è il mio ragazzo, Inuyasha. Ayumi, l’hai conosciuto anni fa al tempio, lavorava con mio nonno”, disse la mora.

“Oh, si quando siamo venute da te con Eri e Yuka. Già. Ma che favore volevi?”, le chiese poi la castana.

“Ayumi, ci sarebbero i tuoi genitori in casa? Vorrei parlare con loro, e poi sono sicura che vorresti ancora delle spiegazioni sulle mie continue assenze da scuola i tempi delle medie, vero?”, domandò sommessamente Kagome.

“Vero, non mi hai mai detto nulla. E ogni volta che ti chiedevo che fine aveva fatto l’aiutante di tuo nonno, sempre a piangere. Si lo vorrei sapere il motivo”.

“Prima potrei parlare con i tuoi, il favore che mi serve include anche tutta la storia, e siccome è lunga vorrei raccontarla una volta sola”.

“Va bene, li vado a chiamare, nel frattempo vorreste una tazza di the?”, chiese gentilmente la ragazza.

“Grazie mille, Ayumi, anche dell’aiuto che ci stai dando”, rispose Inuyasha.

Ayumi lasciò la stanza, con una Kagome che guardava il suo ragazzo, sbigottita.

‘ Dove è il ragazzo burbero che ho conosciuto ed imparato ad amare?’.

“Kagome, che c’è? Ti senti bene?”, le chiese con amore Inuyasha, accarezzandole dolcemente la mano.

“Si, tutto bene perché?”.

“Mi guardavi in modo strano, per caso ho fatto qualcosa di sbagliato?”, riprese il ragazzo.

“No, ma ti ricordavo burbero, irascibile, …”, la ragazza non riuscì a completare la frase.

“Kagome, tre anni di lontananza mi hanno fatto cambiare e tutto questo è successo solo perché sei entrata nella mia vita”.

Kagome stava per avere un infarto. Inuyasha che parla così, promemoria, giorno da segnare sul calendario.

Ayumi rientrò con un vassoio con the e biscotti, e poggiandolo sul tavolino basso.

“I miei stanno scendendo. Kagome, sono contenta che finalmente sorridi come quando andavamo a scuola insieme, e poi tu ed Inuyasha siete una bella coppia”, si complimentò lei.

“Grazie”, poi la mora si girò a guardare il ragazzo e vide che era diventato leggermente rosso.

Parlarono ancora un po’ del più e del meno e poi sentirono la porta del salotto aprirsi.

“Ciao Kagome, quanto tempo che non ci venivi a trovare”, disse un signore alto e castano, seguito dalla moglie, una donna minuta e dal viso dolce.

“Salve  signori Haoyama, sono contenta di vedervi in forma”, rispose la ragazza.

“Allora, quale sarebbe il problema? Ayumi ci ha detto che avevi un favore da chiederci”, disse la signora Haoyama.

“Si, ma prima volevo presentarvi il mio ragazzo, Inuyasha. Inuyasha, loro sono i signori Haoyama, i genitori di Ayumi”.

“È un piacere conoscervi”, disse educato Inuyasha.

“Anche per noi è un piacere”, rispose il padre di Ayumi.

“Ecco … Noi volevamo chiedervi un grossissimo favore …”, cominciò Kagome.

Inuyasha le strinse la mano e capì che per lei era difficile ricordare tutto quello ce era successo perché stava soffrendo molto, quindi prese la parola.

“Ecco”, cominciò, “noi volevamo chiedervi se si potevano avere entro la fine di questa giornata dei documenti per poter partire e raggiungere un paese chiamato Italia. Per Kagome non ci sono problemi, ma i documenti servirebbero a me”, si interruppe vedendo le espressioni perplesse delle tre figure sedute davanti a lui.

“Ecco”, Ayumi, “perché ti servirebbero dei documenti? Non li hai?”.

Inuyasha si voltò verso la sua ragazza e le fece segno del cappellino. Kagome annuì, sapevano che avrebbero dovuto rivelare tutto.

Inuyasha si tolse il copricapo, come lo chiamava lui e vide le espressioni della famiglia Haoyama stupite e leggermente impaurite.

“Sono un mezzo demone, provengo dall’epoca Sengoku e sono giunto fino alla vostra epoca tramite il pozzo situato nel tempio Higurashi. Kagome quando faceva quelle lunghe assenze era perché veniva nella mia epoca per aiutarmi nella ricerca dei frammenti della sfera dei quattro spiriti, tutte quelle malattie che si supponeva avesse, erano solo bugie inventate dal nonno per coprire le sue lunghe permanenze dall’altro lato del pozzo.”, rimase per un po’ in silenzio e vide Ayumi alzarsi ed avvicinarsi a lui e Kagome.

“Quindi queste orecchie sono vere?”, al cenno di assenso di Inuyasha chiese “ Posso toccarle?”. Il mezzo demone si irrigidì e sentì Kagome stringergli di più la mano.

“Se proprio vuoi”, disse con aria leggermente infastidita.

Ayumi le sfiorò e vide queste muoversi più velocemente, ma non notò nessun meccanismo per farle muovere in quel modo, quindi dovevano essere vere.

“Mamma, papà, possiamo aiutarli? Ho visto come si è ridotta Kagome quando non lo ha visto più, sua madre mi aveva detto che si erano lasciati per cause esterne, ma non immaginavo tutto questo,” disse verso i suoi genitori, che a loro volta la guardavano comprensivi, anche loro si erano accorti che Kagome non era più la ragazza solare che avevano conosciuto la prima volta.

“Va bene”, dissero, “Cosa possiamo fare per voi?”, chiese il padre di Ayumi.

“Ci servirebbe il passaporto e la carta di identità, ma ce ne vorrebbero due”.

“Due?”, dissero i genitori in coro. “Perché due?”.

Kagome guardò Inuyasha e poi vide il sole che cominciava a calare nel cielo.

“Inu-chan, dobbiamo sbrigarci, il sole …”, cominciò la mora.

“Già, sto cominciando a perdere l’olfatto demoniaco, meglio se facciamo in fretta”, completò il pensiero della mora il mezzo demone.

“Che vuol dire?”, si intromise la signora Haoyama.

“Ecco, dato che è una creatura mezza demoniaca e mezza umana, c’è una notte al mese in cui perde i poteri demoniaci e stasera è la notte del mese in cui diventa totalmente umano, quindi abbiamo bisogno dei doppi passaporti per lui, quello demoniaco e quello umano e dobbiamo sbrigarci per fare le foto dei documenti”, spiegò Kagome.

“Allora facciamone una così e poi un’altra dopo il tramonto.”, disse Ayumi.

“Si, ma come facciamo per i documenti? Ci vorrebbe tempo e noi dovremmo essere in Italia al più presto.”, poi si fece pensierosa, “Chissà cosa vuole il nonno, perché vuole parlare con Inu?”, la sua voce sfumò ancora.

“Non preoccuparti, arriveremo in tempo”, le disse Inuyasha, stingendola in un abbraccio e accarezzandole i capelli.

“Ho preso la macchina fotografica”, disse Ayumi, poi rivolgendosi al padre, “Possiamo fare tutte queste cose a casa?”, e vendendo il padre annuire sorrise.

“Bene, cominciamo. Facciamo prima la foto così e poi dopo il tramonto l’altra, nel frattempo che aspettiamo ci darai qualche informazione da mettere nei documenti”, disse la signora Haoyama.

“In posa”, Ayumi pronta a scattare la foto.

Inuyasha si fece fare la foto e poi i genitori di Ayumi partirono con le domande per i documenti.

“Quanti anni hai Inuyasha?”.

“Ehm … Kagome, posso dirlo? Non si scandalizzeranno secondo te?”.

Lei annuì. “Ehm … 255”.

La famiglia Haoyama aveva gli occhi sgranati. “Duecento …. Duecentocinquantacinque anni? Ma non è possibile una cosa simile, sembra che hai venticinque anni.”.

“Lo so, ma il mio sangue demoniaco fa rallentare la crescita quindi posso sembrare un venticinquenne”, spiegò il mezzo demone.

“Ok, quindi come età scriviamo così e facciamo un calcolo e ricaviamo da lì la tua data di nascita per questa epoca. Poi le altre informazioni, possiamo scrivere che vivi al tempio Higurashi e che lavori lì come aiutante del signor Higurashi. Si dovrebbe andare, vero caro?” disse la signora Haoyama.

“Già”, concordò il signor Haoyama, “Va bene, e adesso non ci resta che scrivere tutte queste informazioni al computer e stampare i documenti e poi aggiungere le foto che Ayumi sta stampando”.

“Sicuri che non ci saranno problemi? Non vorremmo mettervi nei guai con tutte queste cose che state facendo per aiutarci”, disse Kagome, guardando la coppia che si stava così tanto da fare per aiutali.

“Nessun problemi e poi non ci vorrà molto per sistemare tutte le scartoffie burocratiche, e poi è come se fossi parte della famiglia, Kagome, quindi è un piacere per noi aiutarvi”, sorrise la signora Haoyama.

“Grazie mille, vi sarò riconoscente a vita”, disse lei con le lacrime agli occhi.

“Dai, non piangere e poi si vede che lo ami questo ragazzo e che tuo nonno ci tiene molto dato che vuole parlare con lui”.

“Dai Kagome, non piangere”, la strinse dolcemente a sé Inuyasha.

Lei si lasciò abbracciare e affondò il viso nel suo petto. Quando sollevò il volto, vide che già la trasformazione stava cominciando.

“Inuyasha”, lo chiamò, e lui capì che il sole era già tramontato.

I padroni di casa guardavano esterrefatti il cambiamento del ragazzo e notarono subito la differenza. I capelli diventarono neri e gli occhi si trasformarono in un viola scuro.

“Fantastico”, sussurrarono.

“Già, ma l’unica cosa che mi dava noie nella mia epoca era che quando mi trasformavo non potevo proteggere Kagome come voleva, dato che non avevo più forza demoniaca e quindi la mia spada non reagiva”, confessò il moro.

“Spada? Possiedi una spada?”, sgranando ancora di più gli occhi il signor Haoyama.

“Si, era la spada di mio padre. Una spada molto potente che mi ha salvato la vita molte volte e mi ha aiutato a proteggere le persone a cui voglio bene”, dichiarò Inuyasha.

“Ayumi? Sei pronta? Puoi fare le foto per gli altri documenti”, disse la signora chiamando la figlia che si precipitò in salotto e squadrò da capo a piedi la figura che cingeva la sua amica.

“Inu .. Inuyasha?”, sbalordita.

“Si”, annuì lui.

“Wow, quasi quasi non ti riconoscevo”, rispose, “Bene, facciamo questa foto e poi completiamo i documenti che tra due ore dovrebbero essere pronti”.

“Due ore?”, chiesero in coro il moro e la mora.

“Già, dobbiamo cambiare un po’ di cose, tipo aggiungere il certificato di nascita all’anagrafe, sistemare alcune cose per convalidare i nuovi documenti di Inuyasha e poi vi accompagniamo all’aeroporto”, disse il padrone di casa.

“Potrei chiedervi un altro favore?”, avanzò il ragazzo.

Kagome non si aspettava quella richiesta e quindi lo guardava confusa. Al cenno di assenso dei coniugi continuò a parlare.

“Ecco, io non potrei portare la mia spada con me, e non ho il tempo di portarla indietro da mio padre … perciò volevo chiedervi se voi potreste custodirla fino al nostro ritorno”. Kagome lo guardava scioccata, lui che per fidarsi di lei ci aveva impiegato un anno intero, ora voleva affidare la sua inseparabile spada alla sua migliore amica.

“Spada? Hai la spada con te?”, chiese Ayumi.

“Si, ma Kagome mentre venivamo qui, mi ha spiegato che nell’aggeggio volante non potevo portarla e quindi ho pensato che potevo affidarla a voi, visto come ci state aiutando anche a costo di finire nei guai”, disse mentre sollevava Tessaiga dal suo fianco.

“Potremmo vederla?” chiese il signor Haoyama, il quale era sempre stato molto affascinato dalle armi, soprattutto le spade.

“Certo, ma al momento sembrerà una spada arrugginita, perché reagisce solo con il mio sangue demoniaco, quindi dovrei tornare alla mia forma normale per farvi vedere la vera bellezza della mia arma”, spiegò il ragazzo, uscendo dal fodero Tessaiga.

“Bella”, l’unica cosa che disse il signore mentre fissava ammaliato l’oggetto, “Sembra di ottima fattura”.

“Lo è, questa spada ha più di seicento anni, nella mia epoca, mio padre la aveva già da molto prima che io nascessi”, continuò la spiegazione.

“La custodirò, nessuno saprà che me la hai affidata, Inuyasha. La conserverò fino al vostro ritorno”, sentenziò il padre di Ayumi.

Inuyasha rinfoderò la spada e la avvolse nel telo dove era contenuta. “Non la tolga mai da questo involucro, è una spada molto potente e poi solo io posso impugnarla, quindi riceverebbe una bella scossa elettrica che se provasse a farlo”, si raccomandò il ragazzo.

“Va bene. Ma adesso che i documenti sono pronti, i vostri bagagli dove sono?”, fece notare Ayumi.

“I bagagli li abbiamo lasciati all’ingresso, ma adesso sarà meglio andare, non possiamo sprecare la notte da umano di Inuyasha”, rispose Kagome.

“Ok, un attimo solo che metto la spada nella cassaforte e andiamo”.

Uscirono dal salotto e si diressero alla porta di casa, all’esterno solo la luce delle stelle illuminava il cielo limpido.

“È una bellissima notte”, disse Kagome.

“Già, quanto vorrei essere sotto il Gonshimboku a guardare le stelle del Sengoku”, sospirò il ragazzo stringendo più forte Kagome e affondando il viso tra i suoi capelli profumati, in quel momento solo così poteva sentire il suo dolce profumo floreale.

“Allora ragazzi, andiamo?”, le parole di Ayumi li fecero sobbalzare, poi voltandosi verso di lei annuirono.

“Si”, e presero la valigia e il borsone, dopo di ciò si avviarono alla macchina.

Arrivarono all’aeroporto un’ora dopo, Inuyasha fissava stupito tutto ciò che aveva intorno, quando sarebbe cambiato il paesaggio in cui aveva sempre vissuto.

Appena arrivati, il signor Haoyama andò al banco della biglietteria per fare i biglietti ai ragazzi, dopo essersi fatto dire dove di preciso dovevano andare.

Quando ritornò, aveva un sorriso sulle labbra.

“Quando le devo per i biglietti?”, disse la mora prendendo il portafoglio.

“Nulla cara, fai finta che sia il regalo di compleanno in ritardo”, rispose lui.

“Ma …”, cominciò. “Niente ma. Non voglio sentire discussioni, potrai ringraziarmi quando tornerete e faremo una piccola festa”.

“Va bene. Allora noi andiamo. Grazie di tutto Ayumi, e scusami se mi sono fatta sentire molto poco in questi ultimi tempi”.

“Non preoccuparti, Kagome. Si vedeva che soffrivi e io non volevo che tu ti sentissi costretta ad uscire con me, però sono felice che mi hai cercato, i veri amici si vedono in questi casi e poi sono contenta di aver rivisto anche te Inuyasha”, sorrise ai due.

“Anche per me è stato un piacere rivederti. Grazie ancora di tutto, signori Haoyama, non so proprio come ringraziarvi”, disse il ragazzo, poi si avvicinò al signor Haoyama, “Protegga la mia spada e non ne parli con nessuno”, poi gli mise qualcosa tra le mani.

“Lo farò, è una promessa”, assentì lui, poi guardò nella mano e vide un piccolo diamante. “Ma …”.

“È solo qualcosa che è in grado di fare la mia spada, da noi si chiamano smerigli, ma qui li chiamate diamanti, lo prenda, come un piccolo ringraziamento”.

Salutò la famiglia Haoyama e lentamente si avvicinò a Kagome, le prese la mano.

“Allora, pronta a tornare dal nonnino?”, stringendo lievemente la sua mano.

“Si, andiamo. Grazie ancora”, e con un cenno della mano salutò la famiglia della sua migliore amica.

Fecero il check-in e poi andarono al gate; Inuyasha si guardava intorno e trovava tutto molto strano. Siccome il volo sarebbe partito un’ora dopo, trascinò il ragazzo a mangiare qualcosa. Si fermarono in un bar e presero due panini e una bottiglia d’acqua.

“Buono”, si complimentò Inuyasha mangiando il suo panino con pomodoro, prosciutto e lattuga, “non li avevi mai portati dall’altra parte qualcosa di simile”.

“Certo, mangiavi solo patatine e ramen in scatola”, sentenziò la mora accanto a lui.

“Mi farò perdonare anche per questo”, disse il ragazzo finendo di mangiare il suo panino.

Parlarono ancora del più e del meno e poi sentirono che veniva chiamato il loro volo.

“Dai andiamo, hanno chiamato già il nostro volo”, disse Kagome, gettando le carte dei panini in un cestino.

“Va bene, ma saliti su quel coso vorrei spiegate un po’ di cose”, le chiese Inuyasha.

“Certo, tutto ciò che vuoi, ma andiamo”.

Salirono sull’aereo e scoprirono che i posti che aveva prenotato il signor Haoyama erano in prima classe e che la zona era quasi vuota.

“Fantastico, non avevo mai viaggiato in prima classe”, si sbalordì la ragazza.

“Ecco, anche questo mi dovresti spiegare”, disse il ragazzo mentre mentalmente si faceva il conto di tutte le cose che doveva chiedere alla ragazza della sua vita.

“Siamo arrivati ai nostri posti”, si sedettero e l’hostess si avvicinò a loro chiedendo se avevano bisogno di qualcosa, Kagome la ringraziò ma rispose che non avevano bisogno di nulla.

“Come sono comodi”, disse Inuyasha appena si sedette sulla propria poltrona.

“Già, e poi il viaggio sarà molto lungo, avremo anche bisogno di dormire”, disse Kagome.

“Io non ho bisogno di dormire se ti avrò sempre accanto”, mormorò Inuyasha.

Kagome aveva gli occhi stile cuoricino, si avvicinò a lui e lo baciò intensamente per poi accoccolarsi sul suo petto. Le hostess pregarono i passeggeri di allacciare le cinture. Kagome aiutò Inuyasha con la sua e dopo aver fatto l’operazione anche per sé, appoggiò nuovamente la testa sul petto del ragazzo assopendosi, dato che lui aveva cominciato ad accarezzare delicatamente quella cascata di capelli corvini in cui adorava affondare le dita.

“Dormi, amore mio. È stata una giornata stancate”, detto ciò anche lui si assopì mentre l’aereo cominciava il suo volo per raggiungere l’Italia.

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Capitolo 8
*** Intanto... ***


Intanto...

Inuyasha aveva compreso che Kagome era perplessa sul suo comportamento, quello che ha avuto a casa Haoyama. Lui la guardava dormire seduta accanto a lui, sopra quell’aggeggio volante e si sentiva bene, averla accanto e non doversi più separare da lei. Passare altro tempo lontano da lei, passare tutte le notti nella sua stanza solo per essere assuefatto al suo odore, solo per poterla sentire più vicina ed invece adesso era seduta accanto a lui, con la testa appoggiata alla sua spalla, con i suoi occhi color cioccolato racchiusi dietro le palpebre abbassate.

Inuyasha non riusciva a prendere sonno, pensava a cosa gli volesse dire il nonno Higurashi; era strano che volesse parlare con lui, da quando si sono conosciuti ha sempre cercato di allontanarlo da sua nipote, perché lo credeva un demone cattivo, in effetti tantissimo tempo prima lo era, e solo grazie a Kagome era cambiato, aveva capito fino in fondo quali fossero i sentimenti umani che suo fratello ha sempre disprezzato e che solo stando con la ragazza che aveva a fianco aveva compreso davvero quei sentimenti che si agitavano nel suo cuore quando era accanto a lei.

Gelosia, quella che aveva conosciuto quando Koga si prendeva troppe confidenze con Kagome.

Nostalgia, quando litigava con lei e se ne andava via e non tornava per giorni.

Dolore, quando il pozzo si è sigillato e li ha separati senza dare loro la possibilità di dirsi davvero ciao, solo un sorriso fu il loro ultimo saluto, un sorriso triste che il ragazzo non aveva mai dimenticato.

Amore, quel sentimento così speciale che solo lei riusciva a scatenare in lui.

Neanche Kykio aveva lasciato quel dolore insopportabile quando era morta per davvero.

Kagome si stava svegliando.

“Ehi”, era assonnata, ma voleva delle spiegazioni.

“Ehi”, disse il moro, accarezzandole la guancia. “Dormito bene?”.

“Si, la tua spalla è molto comoda”, rispose la ragazza sorridendo.

“Kagome”, la chiamò lui, “Devo dirti una cosa”, cominciò Inuyasha.

“Dimmi, lo sai che puoi dirmi tutto”, lo rassicurò lei, la quale si era messa a sedere meglio sulla poltrona di prima classe.

“Lo so che posso dirti ogni cosa che mi passa per la testa, ma volevo spiegarti perché mi sono comportato in quel modo a casa di Ayumi”.

Kagome lo guardava con gli occhi sgranati, “Mi leggi nel pensiero?”, chiese in un fil di voce.

“No, però avevo capito che non avevi compreso il motivo del mio comportamento, quindi volevo farti capire”, le rispose lui, spostando lo sguardo fuori dal finestrino alla destra di Kagome, dal quale proveniva il buio assoluto. “Sapevo che tu sei stata male per la nostra forzata separazione, lo so perché lo sentivo, anche io stavo così, poi ho capito da come parlavi di Ayumi che lei ti è stata molto vicino e volevo solo ringraziarla per come si era comportata con te. Per esserti stata accanto quando io non potevo, poi ho capito che anche i genitori di Ayumi ti erano stati accanto e ho visto che non si sono comportati come faceva la gente del villaggio quando mi vedeva quindi ho capito che mi potevo fidare di loro, per questo ho voluto affidare a loro Tessaiga; vero che io dalla mia spada non mi separo mai, ma mi hai detto che non la potevo portare quindi ho voluto fidarmi di quella famiglia che non si è spaventata per il mio aspetto e per il mio cambiamento durante il novilunio. Anche se sono una persona diversa da loro, non hanno fatto distinzione per la mia natura, quindi mi sono sentito al sicuro come quando ero bambino e stavo a casa con mia madre”, Inuyasha fece un lungo discorso, riprese fiato.

Kagome aveva ascoltato il discorso stupita, non si aspettava una reazione simile nel ragazzo.

“Quindi ti sei sentito al sicuro? Hai voluto dare la tua fiducia a persone che non conoscevi ma che mi hanno aiutata durante la tua assenza e tu li hai voluti ringraziare affidandogli la tua spada e lasciando che la custodissero fino al nostro ritorno?”, lei aveva gli occhi fuori dalle orbite, “Chi sei? Che ne hai fatto del mio ragazzo? Inuyasha? Dove sei finito?”, disse mentre lo guardava da tutte le parti e lo tastava per capire se era davvero lui.

“Kagome? Preferivi che li ringraziassi comportandomi come un burbero, geloso ed irascibile mostro, che poi è quello che sono? Speravo che il mio comportamento potesse farti piacere, perché ti dimostra che mi hai cambiato e il cambiamento è stato in meglio, mi hai insegnato molto e io volevo dimostrarti che posso essere migliore di come mi comportavo nell’epoca Sengoku, ma a quanto pare non hai apprezzato il gesto e quindi tornerò a comportarmi come prima e farò a pezzi quel Tommaso dei miei stivali che ci prova con te”, finì il discorso il moro, chiudendo gli occhi e affondando ancora di più nel sedile per trovare una posizione comoda e lasciarsi cullare dal lieve movimento dell’aggeggio.

Kagome si sentiva un po’ in colpa, lui lo aveva fatto per lei, e lei non aveva capito le sue intenzioni, anzi lo aveva trattato malissimo.

“Inuyasha, mi dispiace, non volevo offenderti. Non mi aspettavo che tu lo avessi fatto per ringraziarli per come mi avevano aiutata, sono stata una stupida a non capirlo prima.”, queste parole le disse accarezzando dolcemente la chioma del ragazzo.

“Mi spiace davvero, non mi aspettavo un cambiamento del genere da parte tua solo per me. È vero, mi ha fatto piacere, ma mi sono innamorata del mezzo demone geloso, possessivo, iperprotettivo nei miei confronti, e vederti in quel modo mi ha fatto vedere una persona diversa da quella che ho conosciuto, sei sempre stato intrattabile quando si trattava di fidarsi degli altri, e mi sono sorpresa del fatto che hai voluto lasciare la spada a una persona a te sconosciuta.”, continuò la ragazza.

“Non voglio che tu sia diverso da quello che sei, certo, la possessività se si potesse ridurre come la gelosia, male non potrebbe fare, ma … ti amo per come sei”, sospirò la ragazza per poi appoggiarsi al suo petto.

“Se proprio vuoi cambiare, non farlo troppo e tutto insieme, altrimenti mi sembreresti un’altra persona. Voglio solo avere la possibilità di stare con te, in qualunque tua forma. Io amo te, Inuyasha, non il gentile, non il burbero, solo te”, disse, lasciandosi cullare dal respiro del ragazzo.

Inuyasha aveva sentito ogni singola parola che Kagome aveva pronunciato. Anche lui si diede dello stupido, non aveva capito fino a che punto Kagome potesse amarlo. Si è comportato in quel modo anche per far capire alla famiglia umana che i demoni non sono tutti cattivi, che esistono quei demoni che vogliono integrarsi con loro. Voleva riscattare il suo mondo il quale veniva considerato pieno di pericoli per colpa dei demoni. Suo padre si era battuto per portare quel po’ di pace fra gli umani.

‘Padre, come posso farmi perdonare? Ho sbagliato, ma solo per non farla soffrire.’, pensava Inuyasha, stringendo di più al suo petto Kagome, la quale si era nuovamente addormentata.

‘Ho paura che possa lasciarmi davvero, che possa allontanarmi da sé solo perché non ho dato il valore che avrei dovuto dare ai suoi sentimenti. Vivere senza di lei per tre anni è stato atroce, ma se lei dovesse lasciarmi perché mi dimostrassi troppo immaturo per poter stare con lei come vorrebbe, allora che ne sarebbe di me?’.

“Amore mio, non sei tu quella che si deve scusare, io sono stato lo stupido, ma loro mi hanno trattato meglio di come hanno fatto nella mia epoca, l’istinto ha preso il sopravvento e mi sono fidato di loro, solo perché anche tu hai riposto la tua fiducia in loro. Ho fatto solo ciò che sentiva il mio cuore. Ho cercato di non far trasparire nulla del mio essere geloso e possessivo perché non ne avevo motivo, mi sono sembrati la tua seconda famiglia e ho cercato di comportarmi bene, come faccio con tua madre. Volevo solo che per una volta fossi fiera di me, ma non ci sono riuscito, scusami se…”, Inuyasha non finì di parlare perché Kagome non si era propriamente appisolata, ma aveva solo chiuso gli occhi, vinta da quel poco di stanchezza che sentiva, ma tutto il discorso di Inuyasha lo aveva sentito dall’inizio alla fine, ma quando si stava per scusare di nuovo, aveva sollevato il viso e aveva chiuso le labbra del ragazzo con le proprie.

Fu un bacio lento e sofferto, perché entrambi avevano sbagliato, ma ognuno lo aveva fatto per l’altro. Si baciarono ancora e quando cominciò a mancare l’ossigeno, si separarono.

“Colpa di entrambi, ognuno ha pensato di fare qualcosa per l’altro, ma non ha messo in conto che avrebbe potuto sbagliare. Inuyasha, quando ti ho detto rimani come sei, lo dicevo davvero, ti amo per cosa hai dentro il cuore, perché riesci a proteggermi da tutto ciò che può minacciarmi, anche te stesso, ma sai essere anche gentile e passionale, sai donarmi quell’amore che nessuno è mai riuscito a darmi, di cui ho sempre sentito la mancanza quando ci siamo divisi. Solo tra le tue braccia mi sento tranquilla e al sicuro”, disse, lasciando un altro live bacio su quelle labbra che voleva divorare.

“Ti amo”, l’unica risposta del moro prima di avventarsi su quella bocca di rosa che divorò fino a che non gli mancò il fiato.

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Intanto nell’epoca Sengoku, i genitori di Inuyasha discutevano su quella ragazza che era riuscita a ghermire il cuore del loro figlio più giovane. A ciò che aveva detto loro Sesshomaru, Inuyasha era molto scontroso, burbero, non sapeva relazionarsi con gli altri, ma quella ragazza venuta dal futuro era riuscito a cambiarlo in meglio, a fargli accettare quell’umanità che lui aveva sempre odiato e che aveva cercato di distruggere tramite la Sfera dei Quattro Spiriti. Quella stessa sfera che aveva diviso i due ragazzi per più di quattro anni e che adesso li aveva di nuovo uniti e resi più forti di prima.

“Inuken, sono felice per Inuyasha, sembra che finalmente abbia trovato una ragione giusta per vivere. Ricordo le sue delusioni quando era piccolo”, disse Izayoi rivolta al marito.

“Io posso solo immaginare ciò che ha passato Inuyasha da piccolo, l’unica cosa di cui ho rimorso è il non averlo visto crescere, l’averti costretta a vivere una vita difficile per il frutto del nostro amore. Sono stato troppo debole per proteggerti quando è nato Inuyasha, troppo debole per aggrapparmi alla vita per rendere la vita tua e di Inuyasha migliore”, confessò lui.

“Non eri troppo debole, non lo sei mai stato. Ti hanno solo preso in un momento in cui non eri nel pieno delle forze per proteggermi come avresti voluto, ma non devi rammaricarti di tutto questo, il fato ha voluto che la nostra vita fosse questa e che Inuyasha facesse il percorso che ha fatto solo per giungere alla conoscenza di Kagome. Quella ragazza è una benedizione e da quello che ho potuto capire anche lei è cambiata in seguito alla conoscenza di nostro figlio e credo che Inuyasha nonostante il suo pessimo carattere, sia riuscito a conquistare quella ragazza con il tempo, con piccoli gesti che le hanno fatto sorgere dubbi sull’animo del nostro ragazzo”, spiegò Izayoi a Inuken.

“Di questo sono sicuro anche io, credo che la vita di nostro figlio non potrebbe essere migliore in questo momento, ha trovato la persona giusta con cui condividere la sua vita e che sappia apprezzarlo per quello che è, un mezzo demone. Kagome è una ragazza splendida e non mi sorprende che Inuyasha abbia ceduto a lei, non solo il suo cuore ma anche tutto il resto, la sua anima, i suoi pensieri e anche il suo corpo, a quanto ho potuto capire”.

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Sesshomaru stava passeggiando per il villaggio, il quale dopo molto tempo aveva cominciato a non temere il demone albino, quando sentì le voci del padre e della moglie. Ascoltò la loro conversazione, ma si accorse della presenza di Rin accanto a lui.

“Ciao”, disse la ragazza.

“Ciao”, rispose il demone.

Sesshomaru continuava a cercare di ascoltare la conversazione tra suo padre ed Izayoi, ma Rin lo distolse nuovamente dall’ascolto.

“Sesshomaru, vorrei chiederti una cosa.”, disse la ragazza, la quale cresciuta, ebbe il permesso dal demone di dargli del tu, non aveva senso continuare con ‘Signor Sesshomaru ’, per il demone sarebbe stato leggermente imbarazzante, anche se non lo avrebbe mai ammesso sotto tortura.

“Dimmi”, rispose, voltandosi lentamente verso di lei. La ragazza teneva lo sguardo basso, il viso lievemente arrossato e le mani che torturavano le dita.

“Ecco, volevo chiederti …”, cominciò titubante, “Kohaku mi ha chiesto una cosa ed io non so che rispondergli. Nonna Kaede mi ha detto che devo seguire il cuore, ma …”, si bloccò, non sapeva più come continuare.

“Cosa ti ha chiesto Kohaku?”, il tono di voce del demone era più freddo di prima, poteva immaginare cosa volesse quel ragazzino, ma non era disposto a credere ad una cosa simile. Rin era solo sua!

‘Ma che pensieri faccio? Non sono nemmeno da me, il grande principe dei demoni, anche se ho cercato di recuperare il rapporto con Inuyasha, non è detto che sia diventato un pappamolle.’

“Ecco … Mi ha chiesta in moglie, ma io non sono sicura che sia la persona giusta per me, in quanto nel io cuore c’è un’altra persona. Ma il mio problema sta nel come dirgli di no, non vorrei offenderlo e sono venuta da te, perché sai sempre che cosa fare, quale sia la decisione migliore da prendere.”, disse la ragazza, mantenendo sempre lo sguardo basso, incapace di perdersi nelle profondità degli occhi del demone.

“Credo che dovresti dirgli esattamente ciò che hai detto a me, perciò seguire il consiglio della vecchia”, ammorbidendo di poco il tono della voce, per non far trasparire quel sentimento di possesso che sentiva nei confronti di Rin.

“Grazie, allora vado a dirglielo, non ha senso che lo faccia aspettare ancora”, detto ciò corse via, lasciando il demone da solo con i suoi pensieri.

Il padre di Sesshomaru aveva ascoltato tutta la conversazione che il figlio aveva avuto con la piccola umana; perciò, percependo la confusione del demone, si avvicinò a lui, dicendo alla moglie di raggiungere la piccola Rin.

“Sesshomaru”, lo chiamò.

Il demone si voltò verso il padre, ma non disse nulla. La sua espressione parlava da sola, anche se aveva cercato di rimanere impassibile.

“Credo che dovresti cercare di capire che non è una maledizione il fatto che sia io che tuo fratello ci siamo legati ad un umana, anzi, è una benedizione, perché i sentimenti che non riesci a distinguere sono quelli che ti renderanno più forti davanti a tutto e tutti”, spiegò Inuken, dando voce ai pensieri che il figlio non esprimeva.

“Quindi perché mi sono sentito furioso quando lei mi ha detto che Kohaku l’ha chiesta in moglie? Padre, io non lo capisco”, chiese in un sussurro.

“Perché sei geloso. Ti senti furioso perché sai che lei potrebbe scegliere un altro e non te. Ma se a te piace, perché non glielo dici?”, il padre si fece più vicino a Sesshomaru, il quale scuoteva la testa.

“No. Sono un demone, un mostro sanguinario. Io non posso provare sentimenti simili!”.

“Baka. Lei non ti vede come un mostro sanguinario, lei tivede per quello che hai nel cuore, vede un grande affetto da parte tua per lei, ma lei vuole molto di più e devi essere tu a darglielo, perché solo tu la potrai rendere veramente felice. Se sposasse davvero quel ragazzino, credi che sarà felice? No, perché non avrà colui che vive nel suo cuore,” Inuken gli posò una mano sulla spalle e la strinse piano, poi riprese, “Ascolta il cuore che tu credi che hai di ghiaccio, ascoltalo e seguilo. Prova a concederti quel po’ di pace di cui il tuo animo ha bisogno. Non farti guidare dalla testa, molte volte sbaglia.”, finito il discorso, lentamente si avvia al villaggio, lasciando un Sesshomaru pensieroso, seduto accanto ad un albero.

‘Devo seguire il mio cuore, ma io ce l’ho? Ho sempre pensato di non averlo, ma da quando Rin è comparsa nella mia vita, sembra che ci sia qualcosa che si scioglie nel petto, era questo che intenda mio padre? Lasciare che sia questo qualcosa a guidare le mie azioni nei confronti di Rin? E se si, che cosa dovrei fare adesso; il punto è che quando non c’è mi sento vuoto, non motivato a nulla, mentre quando le sono accanto tutto assume sfumature diverse. È questo quello che cercava di spiegarmi Inuyasha prima che Kagome ritornasse dall’Italia? Quindi è questo ciò che gli umani chiamano amore?’, talmente era immerso nei suoi pensieri che non si era accorto che una minuta figura si era seduta accanto a lui.

“Sesshomaru, ho rifiutato la proposta di matrimonio, ma volevo dirti un’altra cosa, che è tanto tempo che volevo dirti”.

Il demone si riscosse dai suoi pensieri, un profumo che non avrebbe mai smesso di odorare gli invase le narici ed istintivamente, allungò un braccio e facendo attenzione agli artigli velenosi che gli ornavano le dita, lentamente attrasse a sé in un mezzo abbraccio. Ciò che non aveva mai fatto in vita sua, nemmeno con le demoni che secoli addietro avevano cercato di sedurlo e che infine non c’erano riuscite.

Rin rimase pietrificata da quel gesto affettivo che non aveva mai ricevuto in vita sua, almeno da parte del demone che le aveva ghermito il cuore.

“Cosa volevi dirmi?”, chiese il demone stringendola ancora di più a sé.

“Ecco … io vorrei che …”, le parole le uscivano una per una, non riusciva proprio a continuare, ma come poteva dirgli che il suo cuore era suo, fin da quando le aveva salvato ripetutamente la vita?

“Anche io volevo dirti una cosa”, cominciò Sesshomaru, bloccando e non sapendo in che modo dare voce ai suoi pensieri, “La mia esistenza è cambiata da quando tu ti sei unita a me e Jaken, e volevo solo sapere se un giorno andrai via anche tu.”, chiese in un sussurro.

“Mai”, rispose determinata la ragazza, “Mai, sono felice quando sono con te, perché dovrei andare via?”.

“Perché non sono umano, perché un giorno mi lascerai comunque”.

“Non mi importa se non sei umano, a me vai bene così come sei. Da quando sei diventato così paranoico? Chi ti ha messo in testa questi discorsi? Se è stato Miyoga, lo schiaccio come una mosca appena lo trovo”, si inalberò Rin, al sentire il discorso pronunciato dal suo amato.

I pensieri di Sesshomaru invece si bloccarono su ‘così come sei’, quindi per lei non aveva importanza che fosse un demone gelido?

Sicuro di questi pensieri, interruppe lo sproloquio di Rin, semplicemente poggiando le labbra sulle sue. Le sentiva così morbide, calde.

Rin rimase un attimo interdetta, poi riavendosi dallo shock, rispose al bacio del demone con passione, passando le sue mani tra i lunghi capelli di Sesshomaru, e attirandolo ancora di più a sé.

Sesshomaru si stupì della reazione della ragazza, ma portò l’altra mano a stingere i capelli di lei e farla aderire totalmente al suo corpo. ‘Che sensazione meravigliosa, non avevo mai provato qualcosa del genere, se quella che io credevo la maledizione della mia famiglia vuol dire tutto questo, allora ben venga.’, pensò, lasciandosi trasportare in un mondo a lui sconosciuto.

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Intanto Inuyasha e Kagome erano ancora in viaggio, e tutti e due si chiedevano cosa il nonno volesse dire loro.

Kagome sperava di trovarlo ancora in buone condizioni, e che non fosse peggiorato tanto durante la sua assenza, e mentre pensava ciò, appoggiata alla spalla di Inuyasha, alcune lacrime le rigarono il viso e scivolando lungo le sue guance, giunsero fino alla maglia del moro.

“Kagome, vedrai che andrà tutto bene. Non ti preoccupare”, cercò di rassicurarla, stringendo la presa sulle sue spalle.

“Speriamo”, il debole sussurrò fu seguito dalle ultime lacrime che debordarono dai suoi occhi prima che cadesse in un sonno profondo.

“Speriamo”, sussurrò il ragazzo, cercando di convincere se stesso.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


capitolo 9

 

Mentre kagome e Inuyasha erano in volo, in Italia, in un ospedale di Roma, un simpatico vecchietto di origini giapponesi, si lamentava con la figlia per il ritardo che la nipote e il suo, lui sperava ragazzo, arrivassero al più presto; ormai percepiva che la sua ora stesse per arrivare e voleva dare la benedizione alla sua nipotina e scusarsi con quel mezzo demone che si era preso cura di lei nell'Epoca Sengoku. 

La madre di Kagome era molto impensierita, non riusciva a credere al cambiamento radicale che aveva avuto il padre nei confronti di Inuyasha; lei lo aveva visto sempre come un normale ragazzo sui venti anni che seguiva Kagome ovunque e che sotto sotto le voleva bene, ma scoprire dal vecchio sacerdote del tempio shintoista che il pozzo si era aperto il giorno prima della partenza per la capitale italiana l'aveva sorpresa non poco e soprattutto venire a sapere, sempre dal vecchio, che i due si amavano l'aveva sconvolta abbastanza, ma desiderava solo la felicità della figlia e sapeva che con il mezzo demone l'avrebbe trovata, nonostante la morta che cammina che voleva portarlo con sé nel regno dei morti, solo per qualcosa che è successo cinquanta anni prima, come le aveva raccontato la figlia.

Sperava solo che d'ora in poi la situazione si sarebbe calmata.


Kagome e Inuyasha erano atterrati all'aeroporto di Roma, ma ormai l'alba era passata da un pezzo e il mezzo demone era stato costretto a indossare, come lo aveva sempre chiamato lui, lo strano copriorecchie.

Per fortuna i controlli al terminal furono veloci e nessuno si accorse di quello strano ragazzo dalle fattezze antiche; Kagome ne fu molto sollevata, ma ciò non era la fine della vicenda, ma solo l'inizio.

Usciti dall'aeroporto, presero un taxi e si fecero accompagnare all'alloggio dellla ragazza per posare i loro borsoni e poi dirigersi a piedi per le strade della città, cercando di passare inosservati e con la speranza di Kagome di non incontrare lo scocciatore Tommaso.


Inuyasha si guardava intorno, cercando di dare un senso a tutte le cose strane che vedeva in giro per la città, ma rimase molto affascinato dagli artisti vari che trovavano per le strade di Roma, chiedendo ogni tanto alla ragazza al suo fianco spiegazioni su ciò che non riusciva a comprendere da solo, stupendosi per le cose che vedeva nell'epoca della ragazza.

Finalmente giunsero all'ospedale e Kagome guidò il mezzo demone per i vari corridoi, fino a giungere alla stanza del nonno; appena lo vide i suoi occhi si riempirono di lacrime, si accorse immediatamente che era molto sciupato da come lo aveva lasciato tre giorni prima, ma con la coda dell'occhio si accorse che il ragazzo che era al suo fianco lo guardava in modo strano, come se anche lui avesse compreso che oramai non c'era più nulla da fare per curarlo.


Il nonno di Kagome si accorse di loro appena misero piede nella stanza, ma era troppo affaticato anche solo per fare un cenno, in fine, trovò la forza di parlare.

"Ragazzi, avvicinatevi al letto, ho una cosa da dirvi", proferì con fatica il vecchio, disteso sul quel letto di ospedale ormai da due mesi.

"Nonno, non ti sforzare", disse Kagome, avvicinandosi al letto per evitare di farlo muovere ancora.

"Salve Signor Higurashi", salutò Inuyasha, accostandosi al letto e prendendogli una mano in segno di saluto.

"Ciao ragazzo, come è stato il viaggio?", chiese con fatica.

"Strano; ma cosa voleva dirci di così urgente?", domandò il mezzo demone, cercando di sostenere Kagome che stava per crollare in lacrime.

"Prima di tutto, Inuyasha, volevo scusarmi con te per il mio comportamento nei tuoi confronti durante il periodo in cui viaggiavate per cercare i frammenti di sfera", cominciò il nonno di Kagome, "Sono stato davvero irriconoscente per tutto quello che hai fatto per la mia famiglia, hai salvato Kagome dalle grinfie di Naraku, hai aiutato Sota come avrebbe fatto un fratello maggiore e ti sono davvero grato per questo, anche se non ti ho ringraziato quando ne ho avuto davvero la possibilità, probabilmente lo sto facendo ora per avvendare al mio errore e anche perché ormai ho compreso che mia nipote è felice solo al tuo fianco, non importa in quale epoca decidiate di vivere, spero solo che potrete aiutare anche la mia famiglia e il tempio di famiglia, il quale è la mia unica eredità che posso lasciare, oltre la benedizione per il vostro amore, ed è giusto così", il discorso fù lungo, ma inframmezzato da parecchie pause per via della fatica fatta per completarlo.

I due ragazzi erano molto scioccati per le parole del Signor Higurashi, il quale aveva dato loro la benedizione per vivere davvero insieme, e non più separati, ma Inuyasha era alquanto scosso per le parole che gli aveva rivolto, le scuse e poi i ringraziamenti per essersi preso cura della nipote, lui lo aveva fatto perché era come se si fosse preso cura della sua anima, della metà del suo cuore, quindi era normale per Inuyasha proteggerla da qualunque pericolo.

"Non credo di meritare tutte le parole che mi ha rivolto, soprattutto le scuse, lei si è comportato al meglio solo per proteggere la sua famiglia, ma io devo ringraziare lei, perché mi ha permesso di stare affianco a sua nipote, nonostante le sofferenze che le ho procurato per colpa di quella mummia, e poi io sentivo e sento tutt'ora di aver trovato la mia famiglia, quella che mi fu strappata un tempo e anche se i miei veri genitori sono tornati in vita, adesso ho pure un'altra famiglia a cui voglio bene e che proteggerò a qualunque costo".

Le parole di Inuyasha lasciarono basiste sia Kagome che sua madre, non potevano aspettarsi un comportamento simile da un mezzo demone che era sempre vissuto da solo e con il costante desidero di potere e spirito di sopravvivenza per se stesso. Kagome aveva capito che Inuyasha era cambiato, se ne era già accorta a casa di Ayumi e quel discorso la fece piangere di felicità, anche se le parole del nonno l'avevano sconvolta, non pensava che già fosse al punto di non ritorno e che non c'era più speranza per lui.

"Inuyasha, ho un favore da chiederti, volrrei vedere almeno per la prima e ultima volta l'epoca Sengoku, ho sempre raccontato gli antichi miti e leggende, ma vorrei vederli con i miei occhi, questo è l'ultimo desiderio che ho prima di raggiungere i miei avi nell'aldilà", chiese il Signo Higurashi.

"Certamente, sarà un onore accompagnarla nella mia epoca", disse il ragazzo.

Kagome e sua madre erano ancora più sconcertate di prima, non si aspettavano che l'ultimo desiderio dell'anziano fosse quello di vedere l'epoca Sengoku, ma furono contente di vederlo sereno dopo mesi di terapie e esami vari.

La signora Higurashi andò dal medico del padre per farsi dare il foglio di dimissioni, dato che non c'era più nulla da fare per curare il tumore, preferiva che morisse in casa propria, nella sua terra e con l'ultimo suo desiderio esaudito.

Kagome e Inuyasha, invece, tornarono all'allorggio e recuperarono tutte le cose della famiglia di lei, così che potessero partire al più presto per tornare a casa. Durante il tragitto però, si fermarono a prendere un thè in un bar di Piazza Navona e mentre erano seduti a chiacchierare, Kagome venne importunata da un tizio.

"Ciao kagome", disse il tizio, lo scocciatore.

"Ciao Tommaso", lo salutò la ragazza con voce spenta e scocciata dall'interruzione indesiderata.

"Oh, tu sei lo scocciatore, vero?", chiese Inuyasha, prima che Kagome potesse fermarlo.

"E tu chi saresti?", ribatté il ragazzo italiano con tono di sfida.

Kagome in quel momento intervenne per evitare inutili spargimenti di sangue.

"Tommaso, questo è Inuyasha, il mio ragazzo, e ora se ci vuoi scusare, noi dovremmo andare a fare le valigie, finalmente torno a casa", disse con aria fiera e orgogliosa del messo demone al suo fianco.

"Il tuo cosa? Non ci credo, ma non avevi detto che era lontano?", chiese con sguardo allucinato lo scocciatore.

"Mi pare che sia qui adesso e se non vuoi finire male, ti conviene andartene e non importunare più le persone che non desiderano la tua presenza", Inuyasha detto questo, lasciò un paio di monete che Kagome teneva in mano, sul tavolino e alzandosi prese la ragazza per un braccio e la trascinò via, prima di dare davvero spettacolo, e questo non lo voleva certamente, ed era anche irrispettoso nei confronti di Kagome e della sua famiglia.

Tommaso, perciò, venne lasciato lì senza che proferisse parola, mentre con lo sguardo seguiva la coppia che si allontanava velocemente.


Kagome era rimasta esterrefatta, non si sarebbe aspettato un comportamento del genere da parte di Inuyasha, sempre così scontroso e bellicoso che quel suo atteggiamento non lo capiva, sembrava una persona totalmente diversa dal mezzo demone che conosceva e che aveva imparato ad amare.


Arrivarono nella stanza di Kagome e cominciarono a radunare le loro cose per metterle in valigia, ma in quel momento la porta si aprì ed entrò Sota, che accorgendosi di Inuyasha, gli saltò addosso, gridando: "Fratello cane", tutto contento di vederlo, certo erano quattro anni che non lo vedeva, ovvio che avrebbe avuto questa reazione.


Gli raccontarono tutto ciò che era successo all'ospedale e velocemente cominciò a fare la sua valigia per partire il prima possibile. La madre di Kagome chiamò la figlia e la avvertì che il primo volo disponibile era solo dopo tre giorni e che prima di tutto dovevano sistemare le cose con l'ospedale e poi avrebbero finito tutto e sarebbero stati pronti per lasciare l'Italia per tornare a Tokyo.

Inuyasha si sentiva un po' fuori posto, ma la presenza di Kagome alleviava la sua ansia per rimanere ancora in mezzo a quelle persone che lo guardavano come se stesse andando ad una festa in maschera e non come un temibile mezzo demine, quale lui era, però avendo la sua nuova famiglia a fianco, avrebbe potuto affrontare qualunque ostacolo che avrebbero incontrato lungo il loro cammino.

Kagome era felice di tornare a casa, anche se quei posti pieni di arte e bellezza le sarebbero mancati, aveva nostalgia del suo paese e di tutti gli amici che aveva lasciato lì, oltre che quelli del suo tempo anche Sango, Miroku, i loro figli e tutte le persone che durante i loro viaggi avevano incontrato le mancavano e aveva voglia di tornare alla sua vera casa, con Inuyasha al suo fianco.

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