un cuoco... sexy e speciale

di Franky91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il compleanno di Sesshomaru ***
Capitolo 2: *** Il babydoll ***
Capitolo 3: *** situazioni complicate ***
Capitolo 4: *** Ricordi dolorosi e maniaco depravato ***
Capitolo 5: *** invito, pensieri e cambiamenti ***
Capitolo 6: *** passeggiata e piccoli accorgimenti ***
Capitolo 7: *** Confidenze ***
Capitolo 8: *** Avviso ***
Capitolo 9: *** Delucidazioni ***
Capitolo 10: *** Partenza... ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** il compleanno di Sesshomaru ***


Il compleanno di Sesshomaru

 

Rin si trovava ad una festa spettacolare, quella del cuoco del ristorante dove lavorava da qualche mese, Sesshomaru Tashio, il principe dei demone e un demone maggiore.

Si trovava lì perché l’aveva invitata il proprietario del ristorante, Miroku Smith, il quale aveva deciso di organizzare per il cuoco, il migliore che si potesse trovare a Tokyo, una festa a sorpresa.

Alla festa partecipava tutto il personale, cuochi, camerieri, aiuto-cuochi, insomma tutti i dipendenti, oltre che il fratello del festeggiato con la sua futura moglie, Inuyasha Tashio, mezzo demone, e Kagome Higurashi.

La festa era cominciata da un po’, quando Rin fece il suo ingresso in sala, non voleva arrivare l’ultima, ma aveva avuto un contrattempo con la sua amica Sango, la quale era in crisi perché on sapeva cosa indossare, dato che faceva il filo a Miroku. La ragazza giunse giusto in tempo per cenare, si sedette il più lontano possibile da Sesshomaru, perché su di lei faceva uno strano effetto, infatti quando si trovavano vicini, Rin non sapeva mai cosa dire, era sempre imbarazzata e aveva il terrore di dire qualcosa che non avrebbe dovuto, tutto questo solo perché si era presa una grandissima cotta per Sesshomaru.

Seduta dall’altro lato della tavolata, Rin guardava di sottecchi il festeggiato, il quale sembrava un po’ irritato per tutto quel movimento e tutte le attenzioni che gli dedicavano, perché lui era un tipo molto riservato e freddo, glaciale; un tipo che riusciva a mettere in soggezione chi gli stava intorno.

Rin si guardava continuamente le mani, che stringevano il piccolo dono che aveva intenzione di dargli prima di andare via. La cena proseguì e finito di mangiare, vennero spostati alcuni tavoli per formare una pista da ballo.

Rin aveva voglia di andare via, ma …

“Rin, che hai?”, le chiese Sango, seduta accanto a lei.

“Niente, vorrei solo non essere mai venuta. Mi sento a disagio e non so se riuscirò a trovare il coraggio di dargli il mio regalo”, disse la ragazza sconsolata all’amica.

“Non preoccuparti, tra un po’ verrà il momento della torta e dopo di quello, ti avvicini a lui e gli dai il pacchetto”, disse Sango, lei ormai era sicura di aver sedotto il suo amato Miroku, il quale non riusciva a staccare gli occhi da lei.

“La fai facile tu … forse è meglio se lascio il mio pacchetto sul tavolo, proprio dove era seduto lui e me ne vado a casa”, rispose ancora più sconsolata Rin.

“Su, non fare così, vedrai che gli piacerà ciò che gli hai comprato”.

“Va bene, ma adesso andiamo un po’ in pista perché non ho voglia di crogiolarmi ancora con questi pensieri”, disse Rin, mentre si alzava e trascinava Sango al centro della pista.

 

In quel preciso istante, Sesshomaru Tashio, il festeggiato, il glaciale demone maggiore, era immerso in una conversazione con suo fratello. L’argomento degli ultimi tempi era sempre lo stesso, il suo matrimonio con Kagome. Sesshomaru non ne poteva più, erano più di sei mesi che con Inuyasha non parlava d’altro, così decise di mettere fine al discorso una volta per tutte.

“Inuyasha, adesso basta, anche la sera del mio compleanno pensi sempre e solo al tuo imminente matrimonio? Io non ne posso più, ti ho già detto che ti farò da testimone, ma non costringermi a prendere parte a tutti gli altri preparativi, lo sai quanto sono impegnato con il mio lavoro, non ho nemmeno il tempo di trovarmi una ragazza ….”, si lamentò Sesshomaru con il fratello.

“Tu, fratello caro, lavori troppo. Ogni tanto ti ci vuole una vacanza, e stare lontano dai fornelli per un po’.”, gli rispose Inuyasha.

“Ma a me piace il mio lavoro”, continuò Sesshomaru.

“Lo so che ti piace, ma la vita non gira solo intorno a questo, c’è anche altro, come … come l’amore”,  rispose convinto Inuyasha.

“Davvero?”, era perplesso il cuoco.

“Si, davvero. Prima di incontrare Kagome, ricordi come ero sempre giù di morale, anche se svolgevo un lavoro che mi piaceva e mi soddisfava?”, chiese il fratello minore.

“Si, ricordo. Ma che cose c’entra la tua fidanzata con tutto questo?”, domandò ancora Sesshomaru.

“C’entra, perché adesso mi sento felice, completo. Ho tutto quello che mi rende una persona migliore”.

“Ok, quindi per essere più felice dovrei trovarmi una donna?”, ricapitolò il cuoco.

“Io sono convinto di si. Però deve essere una donna che ti renda veramente felice e non solo soddisfatto”, gli raccomandò il fratello, ripensando a come aveva conosciuto la sua fidanzata. Si erano incontrati per la prima volta in tribunale e subito aver portato a termine la causa, era scattata la fatale scintilla che li ha portati ad organizzare un matrimonio.

Mentre Sesshomaru rimuginava su queste parole, il suo sguardo percorse tutta la sala, e i suoi occhi si posarono su una figuretta minuta, snella, che riconobbe immediatamente. Rin White, la cameriera che lui riusciva a mettere in imbarazzo, con una sola occhiata. In quel momento la stava letteralmente squadrando con i suoi profondi occhi dorati, non si era mai accorto che fosse così carina, sensuale, mentre ballava con la nuova fiamma del loro capo.

Rin ballava, non si accorgeva del mondo circostante, fino a quando non sentì un paio di occhi, perforarle la schiena. Istintivamente alzò lo sguardo e guardandosi in giro per la pista vide chi la stava fissando.

‘Oh mio …. Non è possibile che proprio lui mi stia fissando in quel modo ….’ Pensava Rin, scioccata e scossa dalla recente scoperta.

“Sango, devo andarmene immediatamente, non posso più rimanere, tu resta finché vuoi, io mi faccio venire a prendere”, lo disse senza dare neanche il tempo all’amica di ribattere qualcosa.

Stava già uscendo quando si  ricordò del regalo, quel pacchetto che aveva tenuto gelosamente in grembo tutta la sera.

Velocemente, prese la borsa e il regalo e avvicinandosi al posto in cui si sarebbe seduto Sesshomaru, lasciò il pacchetto sul tavolo, non si preoccupò di nient’altro, perché all’interno di quello aveva lasciato un biglietto. E immediatamente si defilò dalla porta di ingresso.

Rin voleva scappare, ma sapeva che pullman in quel momento non ce n’erano e avrebbe dovuto aspettare che il suo amico Koga la venisse a prendere. Passarono dieci minuti, quando la macchina di quest’ultimo svoltò l’angolo; Rin salì e gli chiese se poteva accompagnarla a casa.

“Certo, ma cosa ti prende? E Sango dov’è?”, chiese Koga mentre metteva la prima per partire.

“Ehm … Penso che stasera Sango non  tornerà a casa. Comunque non è successo niente, sono solo stanca e volevo tornare prima a casa”, spiegò lei, appoggiando la testa allo schienale e lasciando vagare lo sguardo per le luci della città.

Intanto alla festa, Sesshomaru era giunto al momento di spegnere le candele, o per meglio dire i numeri a candela, non credendo che 400 candeline ci sarebbero state sulla torta. Mentre si accingeva ad esprimere un desiderio, come gli aveva raccomandato Inuyasha, gli venne in mente l’immagine di Rin White.

Spense le candeline e lui desiderio non ne aveva espresso, aveva semplicemente pensato a lei, a quella minuscola figura che ballava così sensualmente.

‘Ma che mi prende? Per caso mi sto rimbambendo?’, pensava il demone.

Suo fratello intanto stava cercando qualcosa tra il mucchio di regali che erano impostati sul tavolo accanto, quando trovò quello che cercava, gli si parò davanti.

“E adesso apri il regalo che ti abbiamo fatto io e Kagome”, lo disse in tono perentorio che Sesshomaru non poté fare altro che prendere il pacco e scartarlo. Appena tolse l’involucro si ritrovò davanti un completo composto da grembiule e cappello da chef.

“Grazie fratellino, ma non c’era bisogno di fare regali, la festa è stata più che sufficiente”, disse Sesshomaru guardando il fratello, fiero di avere lui come famiglia.

“E adesso tutti gli altri”, urlò qualcuno nella sala.

Sango, la nuova fiamma di Miroku, gli porse un piccolo pacchetto, avvicinandosi a lui e sussurrando “Questo è da parte della mia amica, che è dovuta andare via prima, però ti augura buon compleanno”.

Il demone aveva capito che il regalo era da parte di Rin, ma non comprendeva il motivo per cui lei se ne fosse andata così presto. Mentre pensava a ciò, scartò il regalo e si ritrovò davanti una busta e una piccola scatolina, nella quale c’era una collanina con il ciondolo a forma di cane, però quel cane gli ricordava qualcosa di familiare.

Già, perché Rin, lo aveva visto trasformato una volta e quella immagine le era rimasta impressa in testa, allora aveva deciso di far fare un ciondolo con le sembianze di Sesshomaru quando si trasforma in demone cane, lo aveva disegnato lei.

Sesshomaru vedendolo sorrise, nono si aspettava un regalo del genere da parte di una ragazza che non attenzionava mai, solo perché sapeva che effetto facesse su di lei.

Inuyasha lo guardava mentre apriva quel regalo.

“Oh mio …. Il grande demone cane, il cuoco più famoso del Giappone, che sorride. Questo è un giorno da ricordare”, Inuyasha lo aveva detto a voce così alta che Sesshomaru si voltò verso di lui e guardandolo intensamente negli occhi.

“Perché ti sorprendi tanto? Anche io ho il diritto di essere felice. Non è forse quello che mi hai detto tu poco fa?”.

“Si, certo. Però non pensavo che un solo regalo potesse farti questo effetto. A proposito che cosa è? E chi te lo ha fatto?”, disse Inuyasha, incuriosendosi per la reazione del fratello.

“Una ragazza che lavora qui, e comunque non te lo dico che cosa è”, rispose il demone, mettendosi nella tasca della giacca la busta e la scatolina.

‘Promemoria mentale: ringraziare Rin White per lo splendido regalo ’, pensava Sesshomaru mentre apriva gli altri pacchetti colorati e ringraziato tutti i presenti.

La festa si è conclusa tardissimo e Sesshomaru arrivò distrutto e pieno di pacchettini a casa.

Entrato in casa, posò tutti i regali in un angolo e distesosi sul divano tirò fuori il regalo della signorina White. Il ciondolo era semplicissimo, solo il contorno della sua forma canina, però non riusciva ad immaginare come avesse fatto lei a vederlo in quelle sembianze. Insieme al pacchettino aveva tirato fuori anche il biglietto. Lo aprì e lo lesse, la scrittura era semplice e molto sensuale (Cretino, ma perché pensi queste cose? Si ha un corpo da fare sbavare gli uomini, ma è una tua collega), smise di pensare per un momento al corpo di Rin che si muoveva sulla pista da ballo e si concentrò sul biglietto che aveva davanti.

Tanti auguri, Signor Sesshomaru.

Spero che il mio regalo le piaccia, perché sinceramente quando ho saputo della festa che le stavano organizzando, non sapevo proprio che cosa le potesse piacere, visto che lavoro al ristorante solo da qualche mese. Le auguro tanta fortuna e felicità. Questo ciondolo l’ho disegnato io perché avevo cercato un modello simile, ma non trovandolo ho tentato così, spero davvero che le piaccia.

                                                                                      Rin White

 

Sesshomaru sorrise di nuovo, come poteva una semplice umana, farlo sorridere in quel modo, solo con un ciondolo e un biglietto che sembra più formale che altro.

Rilesse ancora quelle poche righe, aveva solamente cercato di fargli qualcosa che avesse potuto piacergli, pur non conoscendolo, perché ogni volta che lui le rivolgeva la parola per sapere come andava in sala, lei diventava rossa come un peperone e scappava via, dicendo in un sussurro che qualcuno la stava chiamando.

Comunque il regalo era davvero azzeccato, ci aveva pensato a farsi fare qualcosa di simile, ma non sapeva proprio da dove cominciare per disegnare il suo aspetto da demone cane, invece lei aveva reso l’essenza di come si sentiva in quella forma.

Si sentiva bene, in pace con se stesso e con il mondo, anche se i pensieri negativi non riuscivano mai ad abbandonarlo del tutto.

 

Rin era arrivata a casa e Koga le aveva chiesto se voleva un po’ di compagnia, la ragazza aveva risposto che se voleva restare gli poteva preparare un po’ di the.

“Si, un the te lo accetto volentieri, è un po’ che non parliamo a quattr’occhi, di solito c’è Sango in giro che non fa altro che parlare del tuo capo”, disse Koga mentre si sedeva sul divano.

“Lo so, ma mi sembra innamorata e sta volta credo che andrà bene. È rimasta distrutta dalla storia avuta con Mark. Spero solo che sia felice, e poi formano una bellissima coppia”, rispose la ragazza mentre metteva a bollire l’acqua per il the.

“E tu, invece? Ancora non ti è passata da quando hai rotto con il tuo ex?”, chiese Koga.

“Si, mi è passata da quando ho rotto con Jeff. E comunque sto bene, ero solo stanca”, ribatté Rin, versando l’acqua bollente nelle tazze per poi immergerci le bustine del the a ginseng.

Gli porse la tazza e con la sua in mano si sedette sulla poltrona. “Koga, sto bene, davvero. È solo che mi sento un po’ strana quando incontro Sesshomaru Tashio”, confessò la ragazza.

“Cosa, cosa, cosa? Sesshomaru Tashio? Il famoso cuoco? Proprio quel Sesshomaru?”, Koga si era incuriosito, non aveva mai affrontato questo argomento con lui.

“Si, lavora nel ristorante dove lavoro io, e il compleanno era il suo quello a cui ho partecipato stasera”.

“Sei stata invitata al suo compleanno e non mi hai detto niente?”, era un po’ alterato.

“Non ti ho detto niente perché era ad inviti e non si poteva portare gente. E poi perché ci tenevi tanto a partecipare?”, chiese a Koga.

“Perché? Perché è un mito dei fornelli e mi avevano chiesto di scrivere un articolo su di lui. Solo per questo”, disse il demone lupo.

“Oh, ma io non lo sapevo e poi ricordi che sono andata via prima?”, gli ricordò lei.

“Si, lo so. Una sola domanda ho da porti. Che cosa gli hai regalato?”, si informò lui.

“Solo un ciondolo”, rispose lei mostrandole un foglio di carta su cui era disegnato il ciondolo che aveva fatto realizzare.

Koga prese il disegno in mano e lo osservò a lungo. “Bello, e che cosa dovrebbe rappresentare?”, chiese.

“È un cane, una volta l’ho visto trasformarsi in demone cane e quell’immagine mi è rimasta talmente impressa che volevo rendere originale il mio regalo, per questo ci sono tutti quei fogli in giro”, spiegò.

“Quindi l’hai visto in queste sembianze e siccome non avevi idee per il regalo, gli hai regalato lui stesso?”, cercò di ricapitolare lui.

“Si. E poi avevo tantissimi schizzi di quella figura che ho solo dovuto scegliere la migliore”.

“E sai se gli è piaciuto? Sei talmente brava a disegnare che non può essergli non piaciuto”, la elogiò Koga.

“Non lo so, me ne sono andata prima che prendessero la torta e aprisse i regali”, dichiarò la ragazza.

“Ma Rin? Perché?”.

“Perché? Perché ero talmente in soggezione che avevo voglia di scappare via, e poi non hai visto come i suoi occhi dorati mi hanno fissata mentre ballavo con Sango. Era davvero imbarazzante.”

“Va bene. Adesso però io devo andare, domani ho una notizia da seguire e devo prendere un aereo”, lo disse mentre si alzava, posava la tazza sul tavolino e si avvicinava a Rin per salutarla.

“E dove vai?”, chiese Rin mentre lo abbracciava e gli dava un piccolo bacio sulla guancia come buona notte.

“Devo andare negli USA, ci vogliono notizie sulle elezioni del presidente e il direttore mi ha affidato l’incarico”, spiegò Koga mentre si dirigeva verso la porta.

“Mi telefonerai?”, gli chiese Rin. “Certo, sciocchina. Ci vediamo fra tre settimane. Notte”, salutò lui.

Quando la porta si richiuse dietro le spalle dell’amico, Rin si lasciò cadere sul divano. Sango era con Miroku, Kagome non la  sentiva da un po’ perché era tutta presa dal matrimonio, Koga partiva per lavoro. Lei era rimasta da sola.

Cercando di non pensare a niente che potesse turbarle i sogni, inserì un cd di musica classica nello stereo della sua stanza e si preparò per gli esercizi di rilassamento. A metà dell’esercizio, cadde in un sonno profondo.

Sesshomaru ripensava ancora alle parole di suo fratello.

“La vita non gira solo intorno a questo, c’è anche altro, come … come l’amore”,  rispose convinto Inuyasha.

“Davvero?”, era perplesso il cuoco.

“Si, davvero. Prima di incontrare Kagome, ricordi come ero sempre giù di morale, anche se svolgevo un lavoro che mi piaceva e mi soddisfava?”, chiese il fratello minore.

“Si, ricordo. Ma che cose c’entra la tua fidanzata con tutto questo?”, domandò ancora Sesshomaru.

“C’entra, perché adesso mi sento felice, completo. Ho tutto quello che mi rende una persona migliore”.

“Ok, quindi per essere più felice dovrei trovarmi una donna?”, ricapitolò il cuoco.

“Io sono convinto di si. Però deve essere una donna che ti renda veramente felice e non solo soddisfatto”.

Perché si sentiva così, che cosa era successo? Non stava così da quando aveva conosciuto la sua ultima ragazza, tanto tempo prima, Jennifer. Mentre adesso non riusciva che a pensare a quella dolce ragazza che con un ciondolo era riuscito a strappargli un sincero sorriso.

Questi pensieri gli vorticavano nella mente mentre si rigirava tra le dita la collanina. Aveva perfettamente catturato la sua essenza con quel piccolo oggetto.

Il demone pensava intensamente ad un modo per ringraziare Rin White, ma non gli veniva in mente nulla. Mentre rimuginava su tutto questo, spremendosi le meningi per trovare una soluzione, si alzò dal divano e si diresse in camera sua, si fece la doccia e indossando un paio di boxer bianchi, si infilò sotto le coperte. Teneva ancora in mano quella catenina, quando istintivamente se la agganciò al collo e strinse il ciondolo tra le mani. Fu così che si addormentò, con i pensieri che vorticavano morbosamente su una cameriera.

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Capitolo 2
*** Il babydoll ***


Il babydoll

 

Fu così che si addormentò, con i pensieri che vorticavano morbosamente su una cameriera.

Durante la notte, i suoi pensieri e sogni erano tutti concentrati sulla ragazza, Rin.

Perché nel suo inconscio sognava di stringerla a sé, accarezzare quel corpo che al solo pensiero lo faceva impazzire? Non aveva fatto altro che sognare di fare l’amore con lei, di farla sua e ….

Si svegliò di soprassalto, era in un bagno di sudore; stringeva ancora tra le dita quel ciondolo. Quel regalo era stato il più fantastico di tutti quelli ricevuti fino a ora.

Guardò la sveglia sul comodino e vide che erano solo le otto; sarebbe dovuto andare a lavoro alle undici e ne avrebbe potuto approfittare per dormire ancora un po’, ma tutto nella sua mente gli ricordava che doveva escogitare un modo per ringraziare Rin White.

In casa di Rin intanto. Sango era tornata da un paio di minuti dalla sua notte brava con Miroku, quando sentì dei rumori provenire dalla stanza di Rin.

“Rin, tutto bene?”, chiamò la ragazza mentre bussava lievemente alla porta.

Rin era scossa, ma che razza di sogno aveva fatto. Sesshomaru nel suo letto, che la stringeva. Assurdità, non era possibile che lui, il demone più famoso del Giappone grazie alle sue straordinarie doti culinarie si potesse mai interessare a lei, una minuta ragazza che si manteneva facendo la cameriera in un ristorante.

Aveva il respiro affannato, il corpo impregnato di sudore. Ma che razza di sogni aveva fatto? Sesshomaru Tashio, che la stringeva con tenerezza, che con dolcezza si insinuava dentro di lei, che la faceva impazzire al solo contatto con il suo corpo scolpito ….

Sango continuava a bussare alla porta, “Rin, stai bene?”, il suo tono era un po’ ansioso.

“Si, sto bene, ma se ti racconto che ho sognato mi prenderesti per pazza”, disse Rin, mentre si alzava e andava in cucina.

“Adesso parli. Uffa però, prima fai venire la curiosità e poi ti stai muta. Tu non esci da qui se prima non racconti che cosa ti è preso ieri sera”, il tono di Sango era perentorio, non ammetteva repliche.

Mentre Rin si preparava la colazione, cominciò a spiegare il suo comportamento della sera precedente.

“Ieri sera, sono andata via, perché, oltre a sentirmi strana, è successa una cosa pazzesca. Hai presente Sesshomaru Tashio?”.

“Il festeggiato intendi? Che è successo? Perché ogni volta ti devo tirare le cose con le pinze dalla bocca?”, si lamentò Sango.

“Si, proprio lui. Ok, mentre noi due stavamo ballando, Sesshomaru mi ha trafitto la schiena con il suo sguardo”, Rin lo disse diventando rossa come un peperone.

“Che cosa?”, urlò Sango a tutto spiano. “ Ma che stai dicendo? Lui, dico, proprio lui ti ha fissata?”.

“Si, però quando mi sono accorta del suo sguardo ha distolto gli occhi. E poi … stanotte …”, era diventata molto più rossa di prima. Che stranezza.

“Adesso capisco perché quando ha aperto il tuo regalo era così strano. Ha perfino sorriso …”, disse l’amica soprapensiero.

“Che ha fatto?”, stavolta era Rin ad urlare.

“Ha sorriso e non ha permesso a nessuno di guardare il regalo, ne tanto meno la busta, che subito si è messo nella tasca della giacca”, spiegò lei.

‘Mamma mia, allora gli era piaciuto.’ Rin sorrise, era felice di aver trovato il regalo giusto.

“Rin, perché sorridi come un’ebete? Mi racconti il sogno?”, curiosa, totalmente divorata dalla curiosità.

“Ehm … stanotte ho fatto un sogno a dir poco strano ed impossibile …”, cominciò Rin.

“Continua, perché ti fermi? Per fare crescere ancora di più la mia curiosità?”, Sango era impaziente di sapere.

“Ehm … ho sognato Sesshomaru T …”, come al solito, prima vuole sapere e poi non  mi fa nemmeno finire di parlare.

“Che hai sognato? Il cuoco? Il demone cane famoso per la sua cucina?”, Sango era già partita con la fantasia, infondo si era innamorata di uno che aveva fama di fare il cascamorto con tutte. Non mi stupisce che alla fine si sia messo con lei.

“Si, ma vuoi sapere oppure posso andarmi a fare una doccia?”, disse Rin.

“Voglio sapere, ma che domande!”, disse lei.

“Bene, l’ho sognato dentro il mio letto …”, sospirò la ragazza.

“Nel … nel tuo letto? Mentre …. Mentre facevate l’amore?”, Sango da quando frequentava assiduamente Miroku era diventata molto più maliziosa del solito.

“Si, era come se percepissi il suo respiro sulla pelle, le sue mani su di me …”, confessai, non poteva nascondere nulla a Sango, perché prima o poi l’avrebbe scoperta.

“Oh, oh”, lei non disse altro, quelle due semplici parole erano molto più eloquenti che se ne avesse usato mille.

 

Intanto Sesshomaru era intento ad escogitare qualcosa per ringraziare a dovere la persona che gli aveva fatto quel regalo stupendo. Ma come doveva fare? Non gli veniva in mente nulla.

I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del suo cellulare. Guardò infastidito il display e vide lampeggiare il nome di suo fratello Inuyasha.

“Pronto”, rispose con un pezzo di brioche in bocca.

“Ehi, fratellone, come stai?”, chiese l’hanyou.

“Bene, perché me lo chiedi?”, rispose il demone.

“No, niente. Era solo perché ieri sera eri molto strano, e volevo assicurarmi che tu stessi bene”, rispose.

“Sto benissimo, però vorrei chiederti una cosa”, disse lo youkai.

“Dimmi”. “Ehm … secondo te come bisognerebbe ringraziare una persona che ti ha fatto un regalo stupendo ma che non è rimasta alla festa di compleanno per motivi a me sconosciuti?”, chiese tutto d’un fiato Sesshomaru.

“Sinceramente non lo so. Tutto dipende dalla persona che devi ringraziare”, Inuyasha rispose al fratello.

“Si tratta di una ragazza. Non la conosco da molto però … con il suo regalo è riuscita ad esprimere delle sensazioni che io non riuscivo a tirare fuori. Mentre lei con un solo gesto …”, cercò di spiegare.

“Ah, ti riferisci forse all’amica di Kagome?”, si informò Inuyasha.

“Eh, l’amica di Kagome? Non mi riferisco a Sango …” cercò di dire Sesshomaru.

“Intelligente di un fratello, io mi riferivo a Rin, l’altra damigella di Kagome e sua migliore amica oltre a Sango”, spiegò logicamente il mezzo demone.

‘Oh no. Ma come è possibile che tutto giri intorno a quella ragazza?’, pensava Sesshomaru.

“Comunque si. Mi daresti una mano? Io non la conosco da molto quindi non so come comportarmi …”.

“Sesshomaru, ma come tu che sei il principe dei demoni, non sai come ringraziare una ragazza umana che per di più stravede per te?”, sussurrando riprese “Oh no, questo non dovevo proprio dirtelo, se lo viene a sapere Kagome mi uccide”, il tono di Inuyasha nel completare la frase era totalmente impaurito, ‘chissà che cosa riusciva ad escogitare Kagome per mettergli così tanta paura.’ Pensava Sesshomaru.

‘Quindi Rin stravedeva per me? E adesso che cosa mi invento?’, Sesshomaru era confuso, più confuso di prima che suo fratello lo chiamasse.

“Inuyasha, ti ringrazio lo stesso ma qualcosa mi inventerò e comunque non dirò nulla alla tua fidanzata, non vorrei assolutamente sapere che cosa è capace di farti per tu avere così tanta paura”, Sesshomaru si aprì in un sorriso.

“Ma che dici Sesshomaru. Io paura di Kagome? Ma quando mai ….”, la sua voce aveva cominciato a cambiare e Sesshomaru scoppiò in una risata. Era divertito, avrebbe davvero voluto sapere.

Salutò il fratello e si dedicò alla sua colazione.

Rin era già uscita di casa, aveva delle commissioni da fare prima di andare a lavoro. Era in giro quando si fermò davanti ad un negozio di biancheria intima. Rimase lì, ferma, immobile ad osservare la vetrina perché vi era un capo che le sembrava molto familiare. In effetti era lo stesso che si era vista addosso mentre ….

‘Ma che vado a pensare. Meglio che mi sbrighi. E poi devo togliermi Sesshomaru Tashio dalla testa, non sono alla sua altezza perciò ….’, Rin si tormentava con questi pensieri, non riuscendo a muovere un passo ed osservare quel babydoll color lilla, doveva essere meraviglioso indossarlo.

Rin era in giro, Sesshomaru dopo aver fatto una doccia, e aver fatto colazione uscì di casa, sinceramente non sapeva dove andare, ma aveva bisogno di schiarirsi le idee, non poteva continuare a pensare a Rin White. La sua mente vorticava su quei pensieri quando, svoltato l’angolo, vide l’oggetto della sua ossessione, ferma davanti una vetrina.

Le passò accanto, e notò, riflesso sul vetro, l’espressione che aveva in viso; sembrava imbarazzata per qualcosa. Sesshomaru si concentrò su ciò che la ragazza osservava e con un sorriso che gli sfiorava le labbra osservò incuriosito il babydoll esposto.

In quel preciso istante, la ragazza si riprese dal suo stato assente e vide riflesso il profilo del cuoco che se ne andava.

‘Oh mio Dio … Proprio ora lo dovevo incontrare? Ferma davanti un negozio di biancheria intima?’, pensò Rin.

Velocemente si allontanò e continuò il suo giro di commissioni, a pranzo aveva un appuntamento con le sue amiche per mangiare in un chiosco dove facevano dei panini fantastici, perciò doveva sbrigarsi, aveva un sacco di cose da fare, e non poteva perdere tempo a pensare al demone.

Sesshomaru continuò la sua tranquilla passeggiata, e come se una lampadina si fosse accesa nel suo cervello, gli venne in mente qualcosa per poter ringraziare la signorina White.

Tornò indietro, ora che aveva una meta e in modo calmo entrò nel negozio davanti al quale si era fermato prima, aveva capito che cosa comprare perciò diede indicazioni precise alla commessa che lo guardava con occhi sognanti e, facendosi un calcolo mentale, ricavò la misura per il completo.

Con quel sacchetto in mano, si avviò verso casa, ora doveva solo pensare a come farglielo avere. Tragedia. Beh, poteva pensarci mentre preparava qualcosa per un suo vecchio amico che quel giorno si trovava in città, Naraku.

Giunto a casa, cominciò velocemente ad stendere la pasta sfoglia per lo sformato, preparare una mousse al lampone, la preferita del suo amico, ma si era dimenticato di una semplicissima cosa.

Alle undici doveva essere al ristorante. Prese il telefono e cercando il numero di Miroku.

“Ehi, bonzo, sono io. Ascolta arriverò con due ore di ritardo, ha importanza?”, disse il demone senza permettere all’altro di rispondere. Quando glielo permise.

“Sesshomaru, va bene, sei o no il cuoco più famoso che ci sia? Se arrivi tardi che cosa potrebbe succedere? E poi lo sai che Kagura è brava, anche se non è al tuo livello. Per un po’ ce la potremmo cavare. Goditi le tue ore libere”, e Miroku chiuse così la chiamata.

Alleggerito da questo peso, si accinse nuovamente a dedicarsi alla sua cucina. In poco più di un’ora e mezza aveva finito e preparato tutto per il suo amico, il quale non tardò ad arrivare.

“Ehi, Naraku, quanto tempo …” lo salutò Sesshomaru, facendolo entrare in casa.

“Già, ma vedi sono stato impegnato con la mia fidanzata e quindi …”, Naraku lasciava sempre le frasi in sospeso quando si trattava della sua fidanzata.

“Una cosa, ma quando me la fai conoscere?”, chiese il demone all’amico.

“Poi, poi … probabile che già la conosci”. “E come la dovrei conoscere se quando ti incontro sei sempre solo?”, chiese Sesshomaru.

“Tranquillo, questo weekend sono ancora in città, se si organizza qualcosa ti faccio sapere”.

“Ok”, guardando l’orologio, il demone si accorse che già si era fatto mezzogiorno.

“Che ne dici di mangiare? Tra un’ora dovrei essere a lavoro. E non vorrei che pensassero che io sia così altezzoso, arrivando in ritardo”.

“Ok, ma cosa hai preparato? C’è un profumino ….”, disse Naraku, già con l’acquolina in bocca.

“Se te lo dico, ti rovinerei la sorpresa, quindi meglio metterci a tavola”, lo incuriosì ancora di più il demone.

Si sedettero a tavola e parlando del più e del meno pranzarono.

Intanto Rin non riusciva a smettere di pensare all’incontro fortuito con il protagonista maschile dei suoi sogni. Che vergogna che provava per essersi fatta trovare davanti un negozio di biancheria intima, totalmente imbambolata a fissare un babydoll.

In fretta si diresse verso il luogo dell’appuntamento, perché se avesse fatto tardi, Sango avrebbe pensato a male, come di norma. Arrivò tutta trafelata e salutò Sango e Kagome.

“Ehilà ragazze”, disse Rin.

“Ehi, ciao”, risposero entrambe. “Ma che hai? Perché sei così rossa?”, Kagome, con il suo sguardo da perenne innamorata fissava l’amica, non potendo immaginare chi popolasse i suoi sogni.

“Ehm … Niente, solo che ho corso fino a qui”, cercò una scusa veloce la ragazza.

“Tu non me la conti giusta”, il tono perentorio di Sango, faceva notare a Rin che la sua balla non aveva funzionato.

“Ma non c’è nulla da raccontare …”, Rin si fece rossa in viso.

“Come no! E il sogno di stanotte? Sango mi ha raccontato tutto. Quindi ti sei presa una cotta per mio cognato?”, disse Kagome, tutta eccitata, pensando che forse Rin, oltre ad essere sua amica avrebbe potuto diventare come una sorella, se solo Sesshomaru non fosse così preso dalla sua cucina.

‘Sostengo che un giorno potrebbe sposarsi con la sua cucina, piuttosto che con una come Rin. Grande scemo che non è altro’, Kagome voleva bene al cognato, ma se avesse lasciato per un po’ i fornelli sarebbe stato meglio.

“Sango … Ma perché glielo hai raccontato? E se adesso tutto questo andasse a finire nelle orecchie del diretto interessato?”, si lamentò Rin, comprando un bel panino.

“Non ci finirà, tranquilla. A proposito di cuoco, a che ora devi essere al lavoro?”, chiese Kagome.

“Alle cinque, perché?”, incuriosita dalla domanda.

“Perché volevo stupire Inuyasha con un completino …. E volevo un consiglio”, rispose Kagome, arrossendo vistosamente.

“Ok, e dove vorresti andare?”, Sango, curiosa fino al midollo di sapere che cosa sconcia avrebbe escogitato l’amica per il fidanzato.

“Poco lontano da qui c’è un negozio di biancheria intima. Se non mi sbaglio è aperto ad orario continuato”, rifletté Kagome.

‘Oh Dio, lo stesso dove ho incontrato Sesshomaru. Aiuto!’, Rin stava per entrare in crisi.

Si avviarono, anche perché per Rin sarebbe venuto di passaggio per andare a casa a cambiarsi. Giunti davanti alla vetrina, Rin si accorse di qualcosa.

‘Non c’è più il babydoll che ammiravo prima!’, pensò la ragazza con un lieve sospiro.

“Rin, che hai? Entriamo?”, fecero Sango e Kagome. “Si, certo”.

Dentro il negozio vi era un vasto assortimento di capi che avrebbero fatto impazzire qualunque uomo.

Dopo aver provato un paio di completino, neri, rossi,  fucsia, finalmente Kagome si decise a comprare un reggiseno viola di pizzo, con abbinato un perizoma dello stesso colore e una vestaglietta trasparente che dava sul blu.

‘Di sicuro Inuyasha lo farà impazzire”, pensò Rin con un sorriso.

Sango per non essere da meno e tenersi stretta il suo cascamorto, acquistò un completo di reggiseno push up rosso vivo con abbinato una mutandina, leggermente striminzita e una vestaglietta dello stesso coloro.

‘Anche lei farà impazzire qualcuno. Miroku perderà letteralmente la testa appena la vede vestita così’.

“Rin, ma tu non compri nulla?”, fece Sango.

“No, ma io sto bene così e poi dovevo solo accompagnare e consigliare Kagome, non comprare qualcosa”, terminò la frase osservando la vetrina, dove non c’era più il babydoll lilla.

Sango intercettò il suo sguardo e chiese alla commessa “Senta, mi scusi, ma cosa c’era in vetrina prima?”.

“Un babydoll lilla, ma è stato acquistato stamattina da un uomo sexy, con lunghi capelli argentati e occhi dorati”, rispose la commessa, sospirando al pensiero del demone.

Rin stava bevendo un sorso d’acqua, quando sentendo la descrizione, cominciò a tossire.

‘Sesshomaru Tashio è stato qui. Ha acquistato il capo che fissavo stamattina’, Rin non si sentiva più le gambe, ‘Ma perché gira tutto intorno a lui? I miei sogni, i miei pensieri e adesso anche questo’.

Sango e Kagome, videro l’amica sbiancare e cominciare ad accasciarsi a terra. Correndo verso di lei e sorreggendola l’una disse all’altra “Ma cosa le è preso? È stata la descrizione?”, “Sango non chiedere a me, perché non lo so. Quella sembrava la descrizione di mio cognato, ma non ne sono sicura al 100%”.

Le ragazze pagarono e portarono Rin fuori dal negozio. Lei piano piano aveva cominciato a riprendere i sensi. “Oh no …. Me lo ritrovo dappertutto. Non è possibile …”, Rin bisbigliava ancora con la mente annebbiata.

“Rin, parla …”, la sollecitavano le amiche.

“Stamattina ho incontrato Sesshomaru, mentre ero ferma davanti la vetrina di quel negozio. Stavo osservando il babydoll che tuo cognato, Kagome, ha acquistato”, confessò alle amiche.

 

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Capitolo 3
*** situazioni complicate ***


Salve, scusate il ritardo ma non aveva più idee per continuare a scrivere, sembra però che alla fine siano tornate e spero che vi piaccia questo capitolo. Baci Franky91

 

 

Sango e Kagome fissavano scioccate l’amica.

‘Non ci credo! È assurdo. Mio cognato che compra qualcosa di simile. Oh mio ….’, pensò Kagome, il freddo ghiacciolo che conosceva, si scaldava solo tra i fornelli e quando era con suo fratello.

“Rin, spiegati meglio, forse non è Sesshomaru Tashio, quello che ha comprato il babydoll”, disse Sango.

“Oh, davvero? Allora tu trovi che sia un caso fortuito che mentre fissavo quel completo mi sia comparso lui alle spalle?”, ribatté Rin, la quale nel frattempo si era ripresa dal suo lieve mancamento.

“Beh, lasciamo stare, cercherò di indagare su questa situazione”, si offrì Kagome, ancora scioccata dalla situazione.

“Ok, vorrei un frullato, voi che ne dite?”, propose Rin.

“Io ci sto”, Sango. “Anche io”, disse Kagome.

“Bene, allora andiamo. Se no, non riesco a fare in tempo per prepararmi per il lavoro”, Rin era soprapensiero, ‘Perché non riesco a togliermi quel demone dalla testa?’.

In quel momento avevano preso un frullato e Rin ascoltava i discorsi di Sango e Kagome.

Intanto Sesshomaru aveva salutato il suo amico Naraku e uscendo di casa, era andato al ristorante; tra le braccia portava il regalo per la ragazza, ma aveva cambiato la confezione.

‘Portarlo a lavoro, con la confezione del negozio di intimo, sarebbe stata una cosa che potrebbe fare Miroku, quale pervertito lui è. Io voglio essere più discreto e poi nessuno deve venire a sapere di questo.’, pensava Sesshomaru camminando.

Giunto al ristorante, ripose il pacchetto nel suo armadietto e prima di mettersi il bianco grembiule, si guardò al collo il ciondolo che spiccava dal bottone slacciato della camicia, lo sfiorò un momento e poi.

‘Ok, adesso si pensa solo alla cucina. Quando arriverà, la prendo a parte e glielo do’, si convinse il demone.

Il lavoro in cucina era sempre il solito, anche se i pensieri di Sesshomaru non erano tutti ai fornelli, c’era sempre quella piccola parte di lui che non smetteva di guardare l’orologio e tenere d’occhio la porta sul retro. ‘Sono patetico, come può una semplice ragazza umana, monopolizzare i miei pensieri in questo modo? È assurdo, io, il principe dei demoni, colui che è glaciale con tutti, sciogliersi con una ragazzina!’, il demone non si dava pace.

In cucina, era affiancato da una giovane donna, demone anche lei; la quale aveva una cotta per il famoso cuoco, infatti ogni volta che dovevano lavorare fianco a fianco, faceva in modo che si sfiorassero, facendolo sembrare un caso. Nei primi tempi, il demone non ci faceva caso, ma, adesso, la situazione stava diventando insopportabile. Lasciò i fornelli, avendo finito di preparare le ultime ordinazioni dei clienti rimasti in sala per il pranzo, e a passò rigido, uscì dalla cucina e si diresse verso l’ufficio del capo.

Spalancò la porta dicendo.

“Miroku, devo parlarti di una cosa che mi infastidisce”, freddo, glaciale, il solito demone ghiacciolo.

“Dimmi, ma prima siediti”, rispose il bonzo, riponendo i fogli che aveva in mano sulla scrivania.

“In cucina, quando c’è Kagura, non riesco più a stare; sta diventando opprimente, e prima mi sfiora, e poi mi impedisce di svolgere il mio lavoro, e …”, si lamentò il demone.

“E …”, lo sollecitò Miroku.

“La settimana scorsa è giunta al punto di dirmi: ‘vorrei che in cucina non ci fosse nessuno, per poter fare sesso con te seduta stante.’ Nei primi tempi, il suo comportamento poteva sembrare quello di una adolescente alla sua prima cotta; ma adesso è opprimente, già che non riesco a concentrarmi in pieno, poi si ci mette pure lei …. Diventa stressante per me ….”.

“Oh, allora è per questo che eri un po’ strano …. Comunque non saprei che cosa fare, non posso cacciarla, e non posso né voglio cacciare te. Quindi bisogna trovare una soluzione”, disse il bonzo. “Ma per caso ti infastidisce perché ti piace un’altra?”, chiese Miroku, dimostrandosi il solito pervertito.

“Ma che dici! È solo fastidiosa, mi si appiccica addosso appena metto piede in cucina, e si stacca quando me ne vado!”, esasperato. “Io torno in cucina. Ci vediamo più tardi”, disse il demone alzandosi e chiudendosi la porta alle spalle. Miroku lo guardava con lo sguardo di chi la sapeva lunga.

(nbme: solo perché Sango ti racconta le cose non puoi comportarti così), (nbmiro: e anche se fosse, io sono curioso), (nbme: finiamo la storia o chiamo Sango e ci pensa lei), (nbmiro: no Sango no, mi sto zitto), (nbme: ecco bravo, torna alle tue scartoffie).

Appena entrò in cucina, una Kagura, con sguardo malizioso, gli si attaccò al fianco.

“Ehm …. Vorresti venire con me nello spogliatoio? Vorrei mostrarti una cosa”, disse lei con tono ammaliante.

Sesshomaru ne aveva abbastanza. “Ehm … Kagura, vorresti finirla con i doppi sensi? Siamo sul posto di lavoro e io non sopporto le persone, o demoni, che si comportano in questo modo”, tagliò corto il demone, con tono che combaciava con una lastra di ghiaccio che si spezza.

Detto questo, Sesshomaru si avviò verso la porta di servizio per sedersi sulla panchina che vi era lì vicino. Uscì, lasciando una Kagura agghiacciata.

(nbme: ben le sta! Hai il fidanzato e ci prova con Sesshomaru. Gliela farò pagare!)

Sesshomaru si sedette, e lasciò vagare i pensieri sul regalo che aveva nascosto nell’armadietto.

‘E ora come glielo do’? Come mi approccio con una ragazza così timida nei miei confronti?’, il demone si tormentava con questi pensieri e non si accorgeva del tempo che passava; si riscosse, solo quando sentì il profumo di Rin, farsi sempre più vicino.

Rin stava prendendo un frullato con le sue amiche, quando ad un certo punto il cellulare le squillò. Osservò il display e vide un numero internazionale.

“Ragazze, ci vediamo appena finisce il mio turno a casa mia, ok?”, disse la ragazza, mentre si allontanava per rispondere ed andare via.

“Ma perché?”, dissero in coro Sango e Kagome.

“Perché? E me lo chiedete anche? Tu, Kagome, non fai altro che stare incollata ad Inuyasha; mentre tu Sango, passi tutte le sere da quel pervertito del mio capo. Vi pare che non mi accorga di nulla? Stasera serata sole donne!”, dicendo questo, con un gesto della mano le salutò, mentre premeva il pulsante del telefono.

“Pronto”, disse Rin.

“Ehi, ciao Rin, ma quanto ci metti ogni volta a rispondere?”, chiese Koga divertito, all’altro lato del telefono.

“Scusa, ma stavo convincendo Sango e Kagome a passare una serata sole donne”, rispose con un sospiro.

“Oh, ma poi hai saputo se il tuo regalo è piaciuto?”, chiese il demone lupo.

“Che?”, fece Rin sotto shock. “Allora? Il tuo regalo è piaciuto al famoso cuoco?”, ripeté Koga.

“Mi hanno detto di si, non lo ha fatto vedere a nessuno”, rispose mentre stava camminando.

Continuò a chiacchierare allegramente con Koga, fino a quando non raggiunse la stradina che portava alla porta sul retro del ristorante; ancora con il cellulare in mano, i suoi occhi nocciola incontrarono quelli dorati del demone che da mesi ormai popolava le sue notti.

“Koga, ci sentiamo presto, devo andare a lavoro e buon divertimento in America”, disse la ragazza chiudendo la conversazione. Il suo sguardo era rimasto fisso in quello di Sesshomaru.

Il demone si riscosse dai suoi pensieri e sollevando lo sguardo incontrò gli occhi di Rin, la quale stava chiudendo una conversazione telefonica, il suo udito finissimo sentì che era un uomo al telefono e subito sentì un brivido.

‘Ma che succede? Perché mi sento così? In fondo non è niente per me, allora perché ho queste sensazioni?’, pensò il cuoco.

Si accorse solo in quel momento che Rin White stava entrando dalla porta passandogli accanto, senza pensarci due volte le andò dietro, fino alla porta dello spogliatoio.

Sentì che lei si stava preparando per il suo turno e gli vennero i dubbi su come ringraziarla per il meraviglioso ciondolo, la quale catenina avvolgeva il suo collo. I rumori si erano affievoliti e il demone lentamente aprì la porta e vide la ragazza che stava per entrare in sala.

“Rin”, un lieve sussurrò che fece voltare la ragazza, molto rossa in viso.

Rin si sentì chiamare, aveva appena finito di indossare la divisa quando qualcuno sussurrò il suo nome. Si voltò e vide l’oggetto dei suoi desideri che la fissava, le sue labbra perfette appena schiuse per la piccola parola appena pronunciata. La ragazza sentì il sangue affluire ancora di più alle guance e senza dire nulla, si voltò ed entrò in sala per cominciare il turno.

‘Più lontana sto da lui e meglio sarà, non riesco a spiccicare parola quando mi guarda, soprattutto se devo parlare con lui.’, pensò la ragazza, sorridendo lievemente ‘Ha detto il mio nome, mi ha chiamata per nome’.

Intanto Sesshomaru si era lasciato sfuggire l’occasione propizia per ringraziarla, e adesso che faceva dato che lei si imbarazzava solo perché lui la guardava?

‘Sarà più complicato e adesso che faccio? Mi servirebbe una mano, ma chi potrei chiamare?’, si arrovellava con questi pensieri mentre si dirigeva in cucina per preparare il dolce della serata: una perfetta e delicata Torta Sacher.

I due non si videro per tutta la serata perché Rin faceva sempre in modo di sfuggire al bel cuoco, ogni volta che si incrociavano lei scappava via. ‘Non potrà evitarmi a lungo, appena tutti se ne vanno … ’, i pensieri di Sesshomaru dopo quel pensiero si fecero più calmi, ora doveva solo trovare il modo di trattenerla fino alla fine.

“Miroku”, entrando nell’ufficio del capo.

“Dimmi, ancora problemi con Kagura?”, chiese il bonzo.

“No, però ho bisogno di un piccolissimo favore”, il grande demone ghiacciolo che chiede favore ad un umano e per di più un emerito pervertito.

“Spara”, l’unica parola che disse lui.

“Ho bisogno che trattieni qui una persona fino alla chiusura del ristorante, però lei non deve sapere per quale motivo”.

“E chi sarebbe? Per caso l’amica della mia fidanzata?”, curiosò Miroku.

“Uff …”, sbuffò il demone, “Si, me lo faresti questo favore? E non comportarti come il solito pervertito perché io non voglio che lei pensi che io sia come te!”, sospirò gelidamente.

“Certo, allora nel mio ufficio alla fine del turno, solo che al posto mio ci sarai tu. Tu va bene?”, riepilogò.

“Si”. Detto questo uscì dall’ufficio e tornò in cucina.

‘Non voglio sembrare un  pervertito? E come lo metto il fatto che le ho comprato un babydoll?’, aveva bisogno di molta aria, perciò andò fuori, sollevato del fatto che nessuno lo stesse seguendo, si accasciò nuovamente su quella panchina e ripensò a come la sua vita stesse, da due giorni, quasi, girando intorno ad una fragile umana che con un solo regalo lo stava cambiando.

Rin intanto continuava a sistemare i tavoli per la cena, posizionava con cura le posate, i piatti e perfino i bicchieri con dei gesti che sembravano quasi maniacali, però non riusciva a togliersi dalla testa quella voce così sensuale che pronunciava il suo nome. Appena finì di dare l’ultimo tocco a tutti i tavoli mettendo sopra ognuno di essi un piccolo vaso con delle orchidee, si diresse verso l’armadietto per prendere il cellulare; durante la strada passò davanti l’ufficio aperto del capo – bonzo e si sentì chiamare.

“Ehi, Rin. Verresti un momento qui?”, gli chiese Miroku.

Lei tornò indietro e varcò la soglia dell’ufficio. “Si, dimmi”, rispose gentilmente.

“Ehm …. Avrei bisogno che dopo l’orario di chiusura venissi nel mio ufficio, volevo chiederti dei consigli per sorprendere Sango”, Miroku nel completare la frase divenne rosso dall’imbarazzo.

‘Ma chi me lo fa fare di inventare una scusa così patetica per quel cuoco gelido?’, pensava nel frattempo.

“Va bene, però non ho molto tempo dopo, ho appuntamento con Sango e Kagome a casa mia”, spiegò cortese.

“D’accordo, non ci metteremo molto. Tranquilla”, detto questo, le fece un cenno e tornò a dedicarsi ai suoi fogli.

Rin  uscì dalla stanza abbastanza stordita. ‘Di solito per fare sorprese a Sango non ha bisogno di consigli. Boh, chissà che gli sarà preso.’. nello spogliatoio, prese il cellulare e uscendo fuori chiamò Sango e Kagome, doveva informarle che ritardava e che loro potevano già noleggiare un film. Chiuse entrambe le chiamate e si accorse che nel vicoletto non era sola.

‘Ma è una persecuzione questa? Più non lo voglio vedere e più me lo ritrovo davanti?’, Rin era un po’ alterata. Però a quanto sembrava, Sesshomaru era così perso nei suoi pensieri che non si accorse che della presenza di Rin e neanche della sua voce che parlava al telefono. Il silenzio si fece molto insistente, fino a quando il demone non ne ebbe abbastanza e si alzò per rientrare e preparare alcune cose che avevano bisogno di tempo prima che cominciassero ad arrivare i clienti. Si alzò e il suo corpo si bloccò, i suoi occhi videro la persona che popolava i suoi pensieri costantemente. Stava per fare un piccolo passo nella sua direzione, quando lei, fino ad un attimo prima immobile, si riscosse dalla sua posizione rigida e di scatto si voltò e rientrò. Sesshomaru non aveva fatto in tempo a dire nulla, a compiere quel piccolo passo che l’avrebbe portata un po’ più vicino a lei.

Rin, si girò e camminò veloce fino alla porta del bagno, dove si chiuse dentro, tenendo una mano sul cuore. ‘Perché il mio cuore galoppa, batte così forte. E poi perché quello sguardo? Così intenso, non staccava gli occhi dai miei.’ Respirava affannosamente, non tanto per la corsa, ma per gli ultimi avvenimenti che le erano accaduti.

Una decina di minuti dopo, Sesshomaru era ancora fuori, fermo immobile, a fissare il punto in cui prima c’era Rin. ‘Ma perché quando me la ritrovo davanti mi rincretinisco? Io il grande Sesshomaru, non riesco a tenere il sangue freddo con questa umana e mi sento ribollire tutto …. Quanto vorrei … quelle labbra …. Sono impazzito, non può essere che io stia pensando a … a ….’

(nbme: ho reso Sesshomaru molto confuso, però … concedetemelo se fosse andato direttamente al sodo che gusto ci sarebbe stato?)

Il demone era preso da una grandissima confusione, perché quella semplice umana gli faceva quello strano effetto? Riscosso dai suoi pensieri, rientrò in cucina e senza badare a niente e nessuno cominciò a scaldare la cioccolata, i bignè lo aveva già pronti, ma cava solo il tocco finale per dei perfetti profitterol.

Kagura lo guardava di sottecchi, tutta intenta a preparare il condimento del primo di quella sera, vedeva che con la testa non ci stava. ‘Non può trattarmi così, gliela farò pagare, come si permette di trattarmi in quel modo e poi davanti a tutto lo staff della cucina … ‘, era abbastanza infuriata.

Rin intanto si era ripresa da quella scarica di emozioni e quando uscì dal bagno, si accorse che aveva tutto il trucco sbavato, e che le lacrime era scese così tanto silenziosamente che neanche lei se ne era accorta. Si lavò il viso con l’acqua fredda e preso il beauty che teneva in borsa, si sistemò il trucco, per evitare che le sue colleghe si accorgessero dello scorrere dei suoi pensieri, che inesorabilmente giravano intorno al gran bel pezzo di fusto che era Sesshomaru Tashio.

‘Meglio tornare a lavoro ed evitare di creare problemi, non posso perdere questo lavoro, non posso proprio.’

 

/piccola spiegazione veloce: il padre di Rin, vive in una casa di cura perché malato di Alzheimer, quindi lei essendo figlia unica deve prendersi cura del suo genitore. Il lavoro le serve perché essendo un ristorante importante ha una buona paga, con cui oltre a vivere può mantenere suo padre/

Con molta concentrazione ed impegno, Rin riprese a sistemare i tovaglioli nell’apposito mobile, i grissini, fino a quando, guardando di sfuggita l’orologio si rese conto che fra un po’ sarebbero arrivati i primi clienti. Cercò di ricomporsi ed accantonare tutti quei pensieri che le affollavano la mente per poter svolgere al meglio il proprio lavoro.

In cucina, Kagura era incazzata e fissava Sesshomaru con sguardo assassino e vendicativo, mentre questi era intento a non far bruciare il soffritto della padella che aveva tra le mani. Giunsero le prime ordinazioni e il lavoro si fece veloce, preciso e molto frenetico.

Sesshomaru aspettava con ansia che finisse anche quella giornata lavorativa e ogni tanto gettava uno sguardo in sala, solo per vedere l’oggetto dei suoi pensieri che si destreggiava fra ordinazioni e chiacchiere cordiali con i clienti. ‘Le ore passano e io non riesco ancora a trovare un tipo di approccio che non sembri pervertito, per poterle dare il regalo, però … e se la invitassi a cena?’, a quel pensiero, sul viso di Sesshomaru apparve un lieve sorriso; il quale non sfuggì all’occhiata omicida di Kagura.

Nella sala aleggiavano dolci le note del pianoforte, il pianista, Shippo, un ragazzo molto simpatico, grande amico di Koga. Tutto concentrato nella sua musica da non accorgersi di altro.

Rin, insieme alla sua collega Shiori, si muoveva fluida e silenziosa, prendendo le ordinazioni, consigliando qualche piatto in particolare. Così trascorse la serata, ligia al suo lavoro e senza un pensiero in testa, almeno in apparenza.

Finita la serata si erano già fatte le due del mattino, Shiori e Rin erano occupate con la riordinazione della sala, mentre, il pianista Shippo era già andato via da un  po’, non senza aver lanciato uno sguardo eloquente a Shiori.

“Shiori? Non è che Shippo si è preso una cotta per te?”, le chiese mentre piegava una tovaglia.

“ … “, era diventata rossa come un pomodoro, quindi la cosa era reciproca. Wow.

“Non fa niente, se non vuoi parlarne; comunque sono contenta per te”, le dice gentilmente.

“Grazie. Rin io ho finito. Ci vediamo domani. Ciao”, e così andò a cambiarsi per tornare a casa.

La ragazza era ancora intenta a piegare per bene le tovaglie e a riporle nel cassetto quando si ricordò che prima di andare via doveva passare da Miroku.

Piegata l’ultima tovaglia, si guardò in giro e visto che non c’era nessuno, si avvicinò al pianoforte a coda che dominava un palchetto posto in fondo alla sala. Si sedette timorosa sfiorando il lucido strumento e con le dita percorse la superficie che nascondeva quei meravigliosi tasti bianchi e neri.

‘È  tanto che non suono, quasi quasi …. Sono sola.’, pensò, alzando il coperchio e trovandosi di fronte quei meravigliosi tasti. Con dita tremanti, cominciò a premere qualche tasto, il dolce suono che proveniva da essi le riportò alla mente quando suo padre le aveva insegnato a suonarlo. Gli occhi le si fecero lucidi, mentre con un po’ più di decisione cominciò a far volare le dita sui tasti, la dolce composizione che suo padre le aveva scritto per il suo dodicesimo compleanno le si affacciò alla mente e la sala ormai vuota si riempì di quelle dolci note.

“Papà …”, l’unica parola che le sfuggì dalle labbra, mentre la melodia volgeva verso la sua conclusione.

Nel ristorante ormai quasi vuoto, erano rimasti soltanto Sesshomaru e Miroku, i quali nell’ufficio di quest’ultimo, attendendo che Rin arrivasse, credendo di dover parlare con Miroku, quando sentirono il suono delle note del pianoforte. I due si affacciarono alla porta che dava nella sala e videro Rin, seduta al piano, con gli occhi chiusi che suonava lo strumento. Sesshomaru aveva un olfatto molto sviluppato e sentì l’odore di acqua salata. La melodia stava finendo e lui era come rapito da quelle note prodotte dalla pressione di quelle piccole dita sullo strumento, fino a quando non sentì la lieve voce della ragazza pronunciare una singola parola “Papà”.

In quel momento il demone si sentì triste, e non ne capiva il motivo, dopo tutto essendo un demone completo non dovrebbe provare emozioni del genere per una debole umana, però in quel periodo era strano, dal giorno del suo compleanno si sentiva diverso, ai suoi occhi irriconoscibile.

“Miroku, credo che sia meglio lasciarla sola …”, disse rivolgendosi al capo con un lieve sussurro.

“Perché? Che è successo?”, chiese Miroku.

“Sta piangendo, penso che sia meglio se la lasciamo sola, e se si accorge della nostra presenza sarà un problema”, spiegò velocemente dileguandosi nello spogliatoio.

Miroku rimase lì impalato, poi attraversò la sala e giunto vicino il pianoforte chiamò la ragazza, la quale sobbalzò.

Rin sentendosi chiamare, si asciugò in fretta le lacrime e guardò il suo interlocutore.

“Mi dispiace, se vuoi scusarmi ora me ne vado. Ci vediamo domani”, detto questo si alzò e scappò via, perché in quel momento nuove lacrime stavano per affiorarle dagli occhi. Ma giunta nello spogliatoio vide qualcosa che la fece bloccare.

 

I ringraziamenti sono d’obbligo

Mei91: mi fa piacere che questa storia ti stia piacendo. Mi dispiace di non averti anticipato nulla, ma volevo che fosse una sorpresa. Ci sentiamo presto al prossimo post.

Lilixana: contenta che i due fratelli per una volta vadano d’accordo. Grazie per aver commentato.

Alys93: sono sempre commossa dalle tue recensioni. Riesci sempre a strapparmi un sorriso. Contenta che la storia ti piaccia così tanto. Bello il pezzo in cui dici che i due sono cotti, stracotti e biscottati, in pratica ti sei tenuta in tema con la fan fiction. Mi fa piacere che ti stai appassionando a questa storia, e io che pensavo di non pubblicarla mai, ringrazio una mia amica se posso rispondere alle tue belle recensioni, è stata lei a spingermi a pubblicare il primo capitolo per vedere la reazione dei lettori, e a quanto pare ho destato la vostra attenzione e curiosità.

Ho solo una cosa da dire a chi legge e commento o soltanto legge le mie storie, grazie perché se non fosse per voi, io non saprei come continuarle e le vostre recensioni mi aiutano a capire che piace davvero. Non mi considero una che scrive bene, scrivo solo per piacere e se poi con questo piacere posso portare contentezza a chi legge ciò che scrivo sono ancora più contenta, perché almeno riesco a strapparvi un sorriso a una piccola lacrimuccia.

Grazie mille

Franky91

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Capitolo 4
*** Ricordi dolorosi e maniaco depravato ***


Salve, scusate per il ritardo ma non avevo proprio l'ispirazione per poter continuare a scrivere... spero che il capitolo vi piaccia... baci


Ricordi dolorosi


Rin giunta davanti la porta dello spogliatoio, ancora con le lacrime che le rigano il viso, notò che lo spogliatoio non era vuoto come pensava, ma vi era qualcuno dentro.

Sesshomaru, dopo essersi cambiato e aver preso la giacca, si era fermato davanti lo specchio e stava ammirando il ciondolo che spuntava sotto la sua camicia; non si era accorto che Rin era dietro la porta e lo stava osservando.

La ragazza, il più silenziosamente possibile si avvicinò al proprio armadietto, ma il rumore che fece lo sportellino di metallo attirò l’attenzione del demone che si girò a guardarla, lei ancora con gli occhi lievemente arrossati, si voltò e gli diede le spalle cominciando a togliersi il grembiule nero della divisa. I suoi gesti erano lenti e misurati e nel frattempo cercava di non scoppiare nuovamente in lacrime.

Sesshomaru la guardava, sentiva l’odore del pianto e capiva che per lei era una situazione difficile, preso dall’istinto che in quei due giorni si era ridestato, silenzioso si avvicinò alla ragazza e lentamente sollevò un braccio per toccarla, ma in quel momento la vide immobile, come se non ci fosse più, come se si fosse rintanata nella sua mente e il suo corpo non reagisse a niente. Era proprio dietro di lei, il suo braccio le stava sfiorando la spalla, quando lei, girandosi se lo vide davanti e non riuscendo a trattenersi scoppiò in lacrime. Sesshomaru si avvicinò ancora di più finché la testa di Rin non si appoggiò al suo petto.

Rin in un primo momento non ricordava come mai Sesshomaru la stesse abbracciando e soprattutto come era finita contro di lui? Fatto sta che lei stava piangendo a dirotto sul petto del demone cuoco, il quale le circondava la schiena con le sue forti braccia e poggiava il mento fra i suoi capelli.

Sesshomaru stava abbracciando la ragazza che in quei due giorni era prepotentemente nei suoi pensieri, la stava consolando e la lasciava sfogare sul suo petto.

‘Che meravigliosa sensazione. Ma che mi succede? Mi sento in pace con me stesso, e non voglio lasciarla andare … ‘, pensando questo, inspirò il profumo della ragazza e lo trovò il più magnifico di tutti quelli che aveva sentito fino a quel momento. Poggiò delicatamente il mento sulla testa di Rin e aumentò la presa delle sue braccia.

Rin si sentiva al sicuro, come quando suo padre da piccola la abbracciava; quel pensiero rinforzò i singhiozzi che si stavano placando, e venne scossa nuovamente dai tremiti, si appoggiò ancora di più a Sesshomaru e affondò il viso nella sua camicia per cercare di lenire il pianto che rischiava di travolgerla ancora.

“Rin, tranquilla ….”, la voce di Sesshomaru era fioca, cercava di consolarla pur non sapendo il motivo.

(nbme: che tenero ….)

Lei non rispondeva, non riusciva a parlare.

“Rin”, la chiamò ancora il demone, “calmati”, mentre lo diceva la sua mano le accarezzava i capelli, gli stessi gesti di suo padre.

In quel momento lei cominciò a bisbigliare “Papà, papà, perché ….”, tra le lacrime.

Sesshomaru sentendo quelle parole si irrigidì. ‘Suo padre, sta piangendo per suo padre …. Sarà stato il pianoforte? Da lì ha iniziato ….’.

“Rin, calmati. Vorresti parlare un po’?”, gli chiese, stringendo di più il suo esile corpo contro il proprio e accarezzandole i capelli.

“Papà, perché non ti ricordi di me?”, la ragazza continuava a piangere.

“Rin”, la chiamò il demone, la scostò un po’ da sé per guardarla in viso, “Che cosa è successo?”, gentilmente, per non scatenare ancora le sue lacrime.

Lei non disse nulla, continuava a tenere lo sguardo basso, il demone le mise un dito sotto il mento e le fece sollevare il viso, “Rin, vuoi sfogarti?”, non staccando gli occhi da quelli di lei.

Lei lo guardava, le lacrime continuavano a scendere e Sesshomaru con il pollice le spazzò via in una delicata carezza, solo allora lei rispose alla sua domanda.

“Mio padre … lui non ricorda, non si ricorda di me …. Per una maledetta malattia ….”, non riusciva più a continuare.

“C’entra il pianoforte se stai così?”, chiese lui mentre la faceva sedere vicino a sé sulla panca in mezzo la stanza, senza però distogliere il contatto da lei.

Rin annuì, “Mio padre era un insegnate di pianoforte e quando mia madre morì, per farmi superare il dolore mi insegnò a suonarlo, tutte le sere mi esercitavo con lui che mi accarezzava i capelli. Ben presto diventai brava e cominciai a comporre la mia musica, ma da quando mio padre è in queste condizioni, non ho più toccato un pianoforte o uno spartito. Poco fa, mi ci sono avvicinata e ricordai la canzone che mio padre mi scrisse per un mio compleanno, solo in quel momento tutte le lacrime che non ero riuscita a piangere hanno cominciato a sgorgare …”, la sua voce si affievolì, Sesshomaru non pensava che ci fosse una storia così dietro quelle lacrime. La strinse a sé e cercando di darle conforto, non si accorse che aveva cominciato a pensare al suo rapporto con il proprio padre.

“Sesshomaru, mi dispiace per la tua camicia, te l’ho macchiata tutta”, guardando le macchie che il trucco gli aveva lasciato sull’indumento, “Comunque grazie, mi hai fatto ricordare momenti che pensavo di aver eliminato, perché da quando mio padre è così non pensavo mai alle sue carezze, ci stavo troppo male …”, disse questo guardandolo in viso, poi si alzò e cominciò a raccogliere le sue cose.

“Rin …”, la sua voce era debole “io volevo ringraziarti …”, non riuscì a completare la frase.

“Di cosa?”, lei era perplessa, ‘perché il principe dei demoni mi dovrebbe ringraziare?’, e lo guardò con la confusione in volto.

Lui per tutta risposta solleva il ciondolo dal collo e disse “Per il bellissimo regalo che mi hai fatto, non pensavo che tu avessi potuto vedermi nella mia vera forma, però sei riuscita a cogliere l’essenza di me, le emozioni che mi travolgono quando mi trasformo”.

Rin gli rivolse un timido sorriso, anche se il suo viso era rigato di lacrime.

“Scusami adesso, ma devo andare a casa, domani vorrei andare a trovare papà. Buona notte”, disse prendendo la borsa e chiudendo l’armadietto.

“Posso accompagnarti?”, il demone era stupito dalle sue stesse parole.

“Ehm … Sinceramente non lo so”, rispose Rin.

“Va bene, allora buona notte”, augurò Sesshomaru.

Rin dopo quello scambio di battute si diresse a casa e si chiuse in camera sua. Sango e Kagome, come al solito non l’avevano ascoltata e la prima era andata da Miroku lasciando un bigliettino sul mobiletto dell’ingresso e Kagome era da Inuyasha, come sono prevedibili, però infondo era sollevata che non la vedessero in quello stato pietoso, e poi loro non sapevano di suo padre.

‘Perché l’unica persona con cui sono riuscita ad aprirmi è stato lui?’, ci rimuginava sopra mentre lentamente cadeva in un sonno profondo fatto di ricordi.

Sesshomaru era rimasto seduto su quella panca per molto tempo, dopo che lei ebbe lasciato il loro luogo di lavoro. Miroku si era avvicinato, notando il suo stato di immobilità.

“Ehi … Ehi …. Sesshomaru? Tutto bene?”, chiese ma il cuoco non dava segni di aver sentito.

“Ehi, tu! Svegliati, se vuoi dormire vai a casa tua!”, Miroku si stava alterando, e vedendo che nemmeno così rispondeva, cominciò a percuoterlo, quando tutto ad un tratto vide la lucidità nel suo sguardo.

“Finalmente. Avevi intenzione di dormire qui?”.

“No, tranquillo me ne sto andando a casa. Ci vediamo domani”, detto questo uscì nella tiepida aria notturna.

‘Lei, lei mi ha raccontato di suo padre, però davvero bene suona il pianoforte.’, immerso nei suoi pensieri si era dimenticato il pacchetto che aveva lasciato nell’armadietto. Giunto a casa, si fece una doccia e si addormentò pensando a quanto lei gli aveva detto, ricordando perfettamente le forme del suo corpo contro il proprio, del suo odore così fresco, limpido. Gradualmente Morfeo lo trasse a sé, lasciando che i suoi pensieri si soffermassero sul suo sguardo così dolce.

Miroku intanto aveva visto l’armadietto del demone socchiuso e mentre stava per chiuderlo vide il pacchetto che vi era all’interno. Lo prese e lesse  il nome che Sesshomaru aveva scritto con la sua grafia limpida ed elegante “Rin White”.

‘Chissà che cosa è …. Non è giusto che lo apra, lo metterò nell’armadietto di Rin, sì’, detto questo aprì l’armadietto della ragazza e glielo mise dentro, poi richiuse tutto e uscì fuori, trovandosi davanti una sorpresa Sango, la quale aveva visto tutto.

“E tu che ci fai qui?”, gli chiese sorpreso il bonzo.

“Perché non posso venire a trovare il mio ragazzo e chiedergli di andare a fare una passeggiata?”, rispose maliziosamente la ragazza.

“Certo che puoi, però credevo che stasera avevi una serata sola donne con Rin e Kagome”, constatò lui.

“Già, però l’abbiamo rimandata”, disse lei, abbracciando affettuosamente il ragazzo.

Detto questo si avviarono verso la spiaggia per una bella passeggiata romantica al chiaro di luna.

L’indomani mattina, Rin si alzò di buon ora e mettendosi dei sobri vestiti che indossava quando andava a trovare il padre, uscì di casa.

Prese la metropolitana e raggiunse l’altro lato della città, camminando per altri dieci minuti buoni si ritrovò davanti la struttura che era diventata la casa di suo padre. Entrò e si avviò verso il corridoio, raggiunse la stanza del padre e lo trovò sul letto, dolcemente addormentato. La ragazza di sedette sulla sedia di fianco al letto e osservò quella figura che l’aveva cresciuta con un affetto ed una tenerezza infiniti. Rimase mezz’ora ad osservare il padre dormire beatamente, fino a quando non gli sfiorò la mano per avere ancora quel contatto che tanto le mancava.

Il signor White si destò lentamente e guardando la figlia, in un primo momento parve che non aveva visto nessuno, gli occhi ancora impasticciati dal sonno, poi la osservò meglio e notò la somiglianza con la donna che aveva conquistato il suo cuore; la sua memoria era piena di buchi ma in quel momento ricordò perfettamente chi fosse quella ragazza che lo guardava speranzosa.

“Rin”, bisbigliò lievemente.

“Papà”, esclamò lei cominciando a piangere. Si sporse dalla sedia e appoggiò la testa sul petto del padre che delicatamente la strinse a sé. “Papà, ricordi?”, chiese lei tra le lacrime.

Lui non rispose, era come se si fosse nuovamente assopito grazie a quel contatto che non ricordava come gli era mancato molto.

Rin sentendo il respiro del padre farsi nuovamente regolare, si alzò e dopo avergli dato un piccolo bacio sulla fronte, andò dal medico per chiedere informazioni sulla salute del padre e saldare la retta del mese.

Il signor White, anche se non ricordava molto, riusciva ancora a suonare il pianoforte e la figlia decise di portare quello che tenevano a casa nella sua stanza all’interno della clinica. Quando lo andava a trovare, solitamente lo trovava lì seduto che suonava qualche composizione elementare, per poi continuare gradualmente con quelle melodie che fin da bambina l’avevano stregata.

Rin finì di parlare con il dottore di suo padre e guardando l’orologio si accorse che erano già le dieci. Riprese la metropolitana e scesa dal mezzo, chiamò Miroku per chiedergli se quel giorno poteva fare entrambi i turni, sia a pranzo che la sera; le visite a suo padre la rendevano sempre triste e perciò cercava sempre qualcosa da fare, ma quel giorno non aveva nulla in programma se non il lavoro al ristorante. Appena lui le diede una risposta positiva, si diresse immediatamente al ristorante dell’amico, oramai lo chiamava così, essendo il fidanzato della sua coinquilina.

Giunta al ristorante, siccome non vi era nessuno in giro nella sala, si avvicinò nuovamente al piano e sfiorandone i tasti ripensò a quella mattina in cui suo padre dopo moltissimo tempo si era ricordato di lei. Era contenta e seduta sul seggiolino premette su vari accordi, poi le venne in mente quella melodia che non aveva ancora terminato di scrivere qualche anno prima. Chiudendo gli occhi, cominciò a suonarla e quel dolce suono si diffuse per tutta la stanza, si era totalmente estraniata dal mondo, persa nella sua musica che non si era accorta che tutto lo staff si era ammassato accanto la porta. Miroku le si avvicinò e appena lei smise di suonare la salutò.

“Buon giorno”, solito pervertito e cafone quale era, doveva dare una piccola palpatina, che gli costò un sonoro schiaffo da parte della mora.

“Giorno”, disse lei, timida perché ancora gli altri non avevano smesso di fissarla e soprattutto Sesshomaru non riusciva a staccare gli occhi dai suoi. Imbarazzata, si dileguò nello spogliatoio, aprì l’armadietto e guardandoci dentro per prendere il grembiule, vide un pacchetto rosso. Si stranizzò e aprendolo, vide il tessuto lilla che spiccava dalla confezione. Divenne totalmente rossa in viso, tolse la carta e scivolò un bigliettino.

‘Rin, grazie mille per il tuo regalo di compleanno, è stato il più bello che io abbia mai ricevuto. Volevo ringraziarti, poi … ti ho vista che fissavi questo completo (non prendermi per pervertito, già ci basta Miroku), però … questo so già che ti starà un incanto. Sesshomaru.’.

Rin era leggermente livida, non capiva se per imbarazzo o per essere presa per i fondelli, fatto sta che si precipitò in cucina con il pacchetto tra le mani e quando entrò, vide Sesshomaru voltarsi verso di lei e guardarla confuso.

“Ehm … dove hai trovato quel pacchetto?”, le chiese, stupito.

“E me lo chiedi anche? Non sei stato tu a metterlo dentro il mio armadietto?”, lei aveva alzato la voce e si stava avvicinando a lui. Vide lui che scuoteva la testa e fattasi più vicina “Allora è stata la fata turchina, tu che dici? Fino a ieri sera non c’era. E poi spiegami che significa che sai già che mi sta bene?”, era davvero furiosa.

Sesshomaru era sorpreso, ricordava di averlo lasciato nel proprio armadietto, e alla fine aveva optato per una cena, come c’era finito nel suo ….

“Miroku”, urlò quel nome facendo sussultare tutti quelli che erano impegnati davanti i fornelli o svolgendo le loro mansioni.

Era talmente arrabbiato che si sarebbe trasformato e avrebbe massacrato quel pervertito di capo che aveva. Prese Rin per un braccio e la trascinò nell’ufficio del capo.

“Tu, lurido bonzo pervertito, ma chi ti ha dato il diritto di frugare tra la mia roba?”, davvero infuriato e Rin non capiva perché si stava rivolgendo così a Miroku.

“Ehm … Io ho visto questo pacchetto e sopra c’era il nome di Rin …”, cercò di giustificarsi l’hentai.

“E quindi ti sei sentito in diritto di metterlo nel suo armadietto? E se io non mi sentivo pronto a darglielo, ci hai pensato perché l’ho lasciato lì e non glielo ho dato di persona?”, stava sbraitando e i suoi occhi si erano fatti di un colore vermiglio.

“Sesshomaru, calmati, ho sbagliato, mi assumo le mie responsabilità, ma io che ne potevo sapere?”, cercò di quietare i bollenti spiriti.

“1: non toccare più le mie cose; 2: guai a te se ti permetti di fare nuovamente una cosa del genere e 3: o fai andare via Kagura o me ne vado io!”, detto questo stava per uscire fuori dalla stanza, quando una voce lo blocco sulla porta.

“Quindi sei stato tu! Maniaco!”, Rin aveva bisogno di far uscire la frustrazione del momento e quale migliore cavia se non Miroku il quale aveva cercato di toccarle il sedere?

“E poi, spiegami che c’entra Kagura con questo discorso, perché se non me lo dici tu, chiamo Sango!”, sentenziò la ragazza, stringendo quel pacchetto che aveva ancora tra le mani.

“Ecco, io ieri ho visto questo pacchetto e siccome c’era il tuo nome sopra l’ho messo nel tuo armadietto e poi, la questione di Kagura non è affar mio, ma lo dovresti chiedere al qui presente demone cane”, sprofondando ancora di più nella sua poltrona per cercare di sfuggire allo sguardo irato del cuoco.

“Pensa a quello che ti ho detto. E io me ne sto tornando a casa, quando hai deciso mi chiami”, detto questo se ne andò via.

Rin rimase scioccata dal comportamento del demone, si alzò e lo trovò nello spogliatoio che stava raccogliendo tutte le sue cose. Gli si avvicinò e gli mise in mano il pacchetto con il babydoll.

“Non lo voglio, e poi mi hai già ringraziata”, stava per andare via quando le venne in mente una cosa. “Ho una sola domanda e poi me ne vado: come sai che quell’indumento mi starà bene?”.

Quella domanda per Sesshomaru era totalmente inaspettata e non sapeva che rispondere però dopo un respiro profondo.

“Lo so perché è come se te lo avessi già visto addosso”, rispose, lievemente imbarazzato.

“E come?”, incalzò lei. “In sogno”, sussurrò lui.

Adesso quella scioccata e imbarazzata era lei “Non ci credo, anche io”, disse di riflesso lei.

Lui la guardava fisso, nel suo sguardo dorato vi era solo sorpresa. “Che stai dicendo? Non è possibile fare gli stessi sogni”.

“Io lo avevo capito che l’avevi comprato tu …”.

“Rin, guardami, che significa che avevi capito?”, chiese lui portandogli un dito sotto il mento per sollevarle il viso.

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Capitolo 5
*** invito, pensieri e cambiamenti ***


Scusate per il ritardo, spero che il capitolo vi piaccia.... Franky91

 

Inviti, pensieri e cambiamenti

 

“Rin guardami, che significa che lo avevi capito?”, disse il demone sollevando il viso della ragazza con le dita.

La ragazza non sapeva come rispondere, si sentiva in imbarazzo per il repentino cambio di umore che aveva cambiato Sesshomaru.

“Io … io … ho sentito la tua descrizione dalla commessa del negozio”, ammise tutto d’un fiato, non avendo il coraggio di guardare quelle due pozze d’oro fuso.

“La descrizione? Ma che vuol dire? Di quale descrizione stai parlando?”, chiese lui, con voce sorpresa e dubbiosa.

“Beh, quando ci siamo incontrati davanti il negozio di intimo, successivamente quelle due pazze delle mie amiche, per stupire  quei due che si ritrovano come fidanzati, mi hanno trascinato a forza nello stesso negozio; in seguito al tuo folle acquisto. E quindi  siccome continuavo a guardare la vetrina, loro hanno chiesto e la commessa è stata molto dettagliata nella descrizione, talmente tanto che alla fine mi sono sentita male …. Ho dato una sintesi soddisfacente?”, concluse lei sfacciatamente per sollevare la tensione che si stava creando.

“Alquanto soddisfacente. Però a te piace questo capo d’abbigliamento, allora perché me lo ridai?”, chiese lui confuso.

“Te lo rendo indietro perché volevo acquistarlo quando sarei stata davvero sicura che lo avrei indossato. E comunque non posso accettare un regalo del genere da parte tua”, sbottò lei.

“E perché non lo puoi accettare?”, continuò il cuoco, con il gioco del perché.

“E me lo chiedi anche?”, rispose lei sorpresa che lui non ci arrivasse da solo. “Non lo posso accettare perché ci conosciamo da troppo poco per poter fare regali simili. Adesso lo comprendi il perché?”.

“Ah, allora se la metti così, stasera vieni a cena a casa mia”, propose ritornando lievemente freddo e distaccato con tutti.

“Spero che tu stia scherzando. Io lavoro oggi e non posso lasciare il lavoro, e sai anche il perché. Quindi non posso neanche accettare stavolta”, decisa ribatté Rin.

Sesshomaru però non demorse, continuò a chiederle solo quella cena e alla fine.

“Allora facciamo così, tu vieni a cena a casa mia, solo per conoscerci meglio e solo perché sarà l’ultima volta che ci potremmo incontrare fuori dal lavoro, non solo perché io ufficialmente non lavoro più qui, ma anche perché ho intenzione di trasferirmi lontano, per staccare la spina da tutto e tutti”, concluse il suo discorso con un misto di rassegnazione, siccome le aveva provate tutte e adesso si stava giocando l’ultima possibilità di conoscere meglio quella ragazza che gli aveva rapito tutta la freddezza che lo avvolgeva come una pellicola. Si sentiva diverso quando era in sua compagnia, come se fosse un’altra persona che può provare tutti quei sentimenti che la sua natura demoniaca gli aveva forzatamente precluso, perché guardava la felicità di suo fratello e provava invidia per quel sentimento che Inuyasha, essendo un mezzo demone, può provare, senza nascondersi dietro una lastra di ghiaccio, che lo fanno apparire gelido agli occhi degli altri.

Sesshomaru, guardava Rin speranzoso, e quando vive nel suo sguardo quella scintilla di indecisione che albergava in essi. “Per la verità non potrei …”, cominciò a dire lei, ma poi ripensandoci “Però se mi dici che partirai, penso di poter fare una piccola eccezione alle mie regole, però sarà solo per questa volta, e solo se quel pervertito di capo che ci ritroviamo, Miroku, mi lascerà la serata libera”, rifletté ad alta voce lei, ancora immersa nei suoi pensieri e ponderando se questa sarebbe stata la decisione giusta in un momento simile.

“Tranquilla”, disse lentamente Sesshomaru, “Miroku, mi deve un paio di favori e non sarà un problema, dato che oggi hai fatto il turno di pranzo, quindi potremmo anche considerarlo  un cambio di orari con Shiori. E poi facendoci caso ho visto come si scambia certe occhiate con Shippo …”, finì lui, dando voce ai suoi pensieri.

“E tu come sai di quei due?”, chiese stupita e sfacciata Rin, scioccata che anche il grande demone si accorgesse di ciò che succedeva fuori dalla sua cucina.

“Ehm … Mio fratello e la bocca larga che si ritrova, in pratica so tutto quello che succede qui dentro, anche quando non ci sono e so anche che tu hai un debole per me, ma se dirai a qualcuno che lo so, e non perché me ne sia accorto da solo, anche se ho compreso che ti faccio un certo effetto; Inuyasha si ritroverà non so come perché da quanto ho capito, Kagome riesce a terrorizzare in grande mezzo demone Inuyasha”, confessò lieve il cuoco, verso la fine del suo monologo, divertito per la scena mentale di Kagome che fa non si sa cosa ad Inuyasha, pur di fargliela pagare cara per la sua bocca larga.

Rin rimase immobile, non sapeva se essere stupita, delusa o irritata con Inuyasha. Era strano che proprio lui, la freddezza in persona la stesse perseguitando solo per conoscerla meglio e avere un rapporto diverso da quello che ha con gli altri suoi colleghi. E poi perché si dovrebbe trasferire lontano? Non si è mai preso una vacanza in vita sua?

Il demone cane la distolse dai suoi pensieri. “Allora rimaniamo che ci vediamo davanti il negozio di intimo verso le otto, ti va bene? Tanto io abito lì vicino”.

Rin non sapeva se rispondere o no, aveva bisogno di parlare con qualcuno, però, “Va bene, ci vediamo lì davanti”, alla fine si arrese ed accettò, perché nonostante lo trovasse freddo e distaccato gli sembrava una persona, ops, un demone dalle molte qualità nascoste oltre ad una sconfinata dote culinaria.

Rimasti così, la ragazza raggiunse l’altra sua collega e riprese il lavoro, mentre Sesshomaru andò da quel pervertito di Miroku, che i fatti suoi non se li fa mai e gli chiese quel piccolo favore. Il bonzo non si è potuto rifutare e quindi, per non scatenare ‘ l’ira funesta del demone maggiore ‘, acconsentì, senza chiedere spiegazioni, fare domande inopportune, perché ne sarebbe potuta andare della sua vita.

Sesshomaru ritornò a casa e chiamà la signora che gentilmente si occupava di sistemare il suo appartamento, quindi mentre la signora Nako si occupava di dare una pulita e sistemare un po’, lui pensò che fosse il caso di fare un po’ di spesa per preparare qualcosa di semplice ma dal sapore delicato e alquanto sofisticato, acquistò anche un cd di musica classica, con le composizioni più belle di alcuni pianisti famosi, anche contemporanei e ritornò a casa.

La signora Nako aveva appena finito di dare una spolverata, quando sentì il signor Tashio rientrare.

“Salve, ha già finito?”, gli chiese lui gentilmente.

“Si, stavo giusto per andare via, se non ha altro da farmi fare”.

“No, non c’è nient’altro. Però volevo chiederle se potrebbe curarsi della casa, mentre io non ci sono, starei per partire e non so quando tornerò, però quando deciderò di tornare, vorrei che l’appartamento fosse in ordine e le piante sulla terrazza in buono stato”, gli spiegò il demone.

“Sta per partire? Signor Tashio, si sente bene? Non si è mai preso una vacanza. Comunque sarò bene lieta di occuparmi del suo appartamento. Quindi se non c’è altro, io andrei, oggi arrivano i miei nipoti”, rispose la signora Nako.

“Forse sarebbe il caso che ogni tanto cominciassi a staccare la spina, e questo mi sembra il momento adatto. Comunque domani in mattinata le porto le chiavi dell’appartamento e se ha bisogno di qualcosa, tipo detergenti e cose simili, le lascio il mio numero e le farò avere il denaro che le serve, comunque qui ci sono i soldi pattuiti prima, ed ecco qualcosina in più per qualche bel regalino ai suoi nipoti”, lo disse mentre estraeva dal portafoglio delle banconote, e gliele porse.

La salutò e si defilò in cucina.

La signora Nako era sbigottita, mai il grande demone cane aveva avuto un comportamento simile nei suoi confronti, e le aveva dato anche soldi in più. Che si sentisse male? E poi quella spesa esagerata, per caso aveva qualcuno a cena? E quelle rose? Sicuro che è una donna. Comunque meglio tornare a casa, se no Saki e Mizuno aspetteranno davanti la porta.

Con questi pensieri tornò a casa.

Sesshomaru era intento a preparare una cena semplice, e anche leggera, per non appesantire lo stomaco, quando si accorse che mancava solo un’ora per raggiungere il luogo dove aveva appuntamento con Rin.

Velocemente, riassettò la cucina e si buttò sotto il getto bollente della doccia.

 

Rin aveva finito il suo turno e aveva chiamato Shiori per informarla che quella sera non ci sarebbe stata. Infine decise di chiamare anche Koga, il quale era entusiasta, solo perché voleva conoscerlo, e magari intervistarlo. Sempre il solito, giornalista da strapazzo …

Raggiunse casa sua e immediatamente avvertì tutta la tensione che aveva accumulato durante la giornata e ricordando le parole che Sesshomaru aveva pronunciato, si sentì triste. Molto giù di corda per non vederlo più gironzolare per il ristorante, vedere il suo sguardo quando, durante la preparazione di un piatto, immerso nel profumo delle spezie, che questo emanava, il suoi occhi si animavano di una luce indescrivibile.

Soprattutto, ciò che le sarebbe mancato di più era il vederlo durante i suoi momenti liberi, su quel pezzo di spiaggia deserta, trasformato il quell’enorme cane bianco; quella forma, la sua vera forma le aveva sempre strasmesso emozioni di serenità e appagamento, di libertà e totale apertura alla vita. Anche se il soggetto in questione si presentava sempre freddo e gelido.

E poi …. Poi era l’unica persona a cui aveva detto di suo padre, l’uomo che l’aveva cresciuta, che le aveva insegnato a suonare il piano, a comprendere ed accettare il suo enorme talento artistico, sia in campo musicale che nel disegno.

Con questi pensieri si concesse un lungo bagno rilassante, usò il suo bagnoschiuma profumato, camomilla e lavanda, per rilassarla e rendere la sua pelle profumata, senza l’aggiunta di creme o profumi vari.

Rimase nella vasca profumata per un bel pezzo, poi guardò l’orario, era ancora presto, mancavano circa tre ore. Avrebbe avuto il tempo di fare qualche schizzo, così prese il  suo blocco e sedutasi in terrazza con degli shorts e una maglietta, cominciò a tracciare qualche linea. Il disegno la soddisfece molto, però non riusciva a capire come avesse potuto fare quel ritratto, così particolareggiato, così espressivo. Forse tutte le sensazioni che provava in quel momento avevano fatto scaturire dalla punta della matita che teneva in mano, l’immagine perfetta del volto di Sesshomaru, proprio nel momento in cui lei gli aveva raccontato di suo padre, ma la luce che quegli occhi disegnati esprimevano, era la stessa che aveva visto sul suo volto quando le aveva chiesto se potesse accompagnarla a far visita a suo padre in clinica. In quello sguardo vi era speranza e qualcosa di più, qualcosa che Rin non riusciva ad identificare, ma che le era talmente rimasto impresso che era riuscita ad imprimerlo sul foglio. Sorpresa dal soggetto, cominciò a definirlo e colorarlo, per renderlo più reale, decise di utilizzare i colori ad olio, quei pastelli così lucidi …

Talmente era immersa nel suo mondo fatto di colori e disegni, non si accorse che già erano le sette e mezza. Non ci sarebbe stata molto per vestirsi, così decise di ultimare il ritratto, lo firmò e … pensò di regalarglielo.

Si vestì, indossò una gonna che arrivava sotto il ginocchio, di raso blu notte, contornato da un po’ di tulle di una tonalità di più chiara di quello della gonna, e ci abbinò una maglietta leggera a fantasia viola e fucsia. Si sistemò i capelli, che lasciò ricadere sulle spalle, e come unico ornamento, un piccolo fermaglio regalo della madre. Prese il ritratto, la borsa blu, le chiavi e un giubbottino leggero ed uscì di casa. Raggiunse in pochi  minuti il negozio di intimo e lo trovò già lì ad aspettarla, bello come il sole, appoggiato al muro con lo sguardo fisso alle stelle che illuminavano il cielo.

Sesshomaru finì la sua doccia bollente e notò che aveva ancora tempo a disposizione, vero: la cena era pronta, lui era vestito con una semplice tuta per evitare di rovinare l’abbigliamento casual che aveva scelto per la serata, così cominciò a preparare qualche cosa per la partenza del giorno dopo. Per essere sicuro di non fare troppo tardi aveva posizionato la sveglia che aveva sopra il suo comodino per le sette e mezzo, in modo da non arrivare in ritardo. Quando la sveglia suonò, in casa regnava l’assoluto silenzio, Sesshomaru la spense e cominciò a cambiarsi; indossò un pantalone di raso nero e ci abbinò una camicia bianca e una giacca di pelle. Prese le chiavi di casa e uscì. Raggiunse il loro punto di incontro e si appoggiò al muro, era un po’ in anticipo così pensò di ammirare le stelle nel frattempo. Quelle stelle non lo avrebbero più accompagnato per un po’ di tempo durante le sue passeggiate notturne.

Rimasero, lui in contemplazione di quel cielo stellato e lei ad osservare lui e ad imprimersi il suo profilo, la sua immagine così serena in mente, perché per Rin sarebbero state le uniche immagini che avrebbe potuto conservare nel suo cuore da quel momento in poi.

Sesshomaru durante il tempo che usò per ammirare quella bellissima coltre stellata, pensò a qualcosa che potesse far felice Rin, sapeva di suo padre, una singola chiamata e avrebbe potuto fare in modo che il signor White avesse tutte le cure migliori, tutti i comfort che la clinica dove risiedeva potesse offrire e poi avrebbe potuto fare qualcosa di più specifico a Rin, si ma cosa? Quella del babydoll è stata la pazzia del momento, però si vedeva come lo guardava, come gustava quel tessuto leggero a contatto con la sua pelle …

Una brezza leggera gli scompigliò i capelli e Rin si riscosse dal suo essersi imbambolata a fissare il cuoco più famoso che ci potesse essere. Cominciò a camminare e arrivata accanto a lui, lo vide immerso nei suoi pensieri.

“Sesshomaru?”, gli chiese, cercando di distogliere la sua attenzione da ciò che stava pensando, “Sesshomaru, sono le otto e dieci”, gli disse Rin, dando un’occhiata al suo orologio.

Sembrava che il demone non ci fosse. Rin pensò di escogitare qualche altra cosa.

“Sesshomaru, Miroku sta aprendo il tuo armadietto, non è che ci potrebbe essere qualcosa di pervertito?”, gli disse con fare malizioso e alla fine funzionò.

Sesshomaru e sentire quella frase si riscosse dai suoi pensieri, portò lo sguardo accanto a sé e vide Rin che rideva di gusto.

“Oh … mio … Dio … ahahahahahah …. Chi avrebbe mai pensato che dovessi dire una cosa del genere al grande demone cane, solo perché era talmente immerso nella contemplazione delle stelle da estraniarsi totalmente?”, disse tra le risa e poi continuò.

La risata di Rin riempiva tutto lo spazio vuoto che vi era nella mente di Sesshomaru, aveva un bellissima risata e ancora più bello fu il sorriso che gli rivolse quando gli spiegò perché. A quel punto anche il demone sorrise, non un sorriso aaperto, ma il più sincero che potesse regalarle in quel momento.

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Capitolo 6
*** passeggiata e piccoli accorgimenti ***


passeggiata e piccoli accorgimenti

 

Rin aveva visto il sorriso di Sesshomaru e constatò che di più belli e sinceri non ne aveva mai avuto la possibilità di riceverne; rispose al suo sorriso e continuando a sorridere gli disse:

“Lo sai che hai un bel sorriso?”, lo disse senza rendersene conto, e quando sentì la sua stessa voce pronunciare quelle parole, arrossì.

Sesshomaru dal canto suo non si stupì del rossore che imporporava le guance di Rin, anzi ne fu contento, gli piaceva quando assumeva quella densa sfumatura di rosato.

“No, non lo sapevo questo, però grazie del complimento. Anche tu sei molto carina quando il tuo viso si colora di rosso”, le rispose sinceramente.

“Ok, adesso si è fatto tardi, non è che hai qualcosa che si brucia sul fuoco o in forno?”, gli disse, in preda al crescente imbarazzo.

“No, non ho niente che bruci e comunque è tutto pronto, però spero che il dolce non si sciolga”, completò la frase più rivolgendosi a se stesso che alla ragazza che aveva al suo fianco.

Diede una piccola occhiata all’orologio e si accorse che già era passata mezz’ora da quando avevano cominciato a parlare, davanti al negozio di intimo.

“Si, andiamo. Ti avevo detto che non avremmo fatto tardi”, disse il demone, ammorbidendo un po’ la voce.

 

Che cosa è successo? Perché Sesshomaru, il grande demone maggiore, cuoco di fama internazionale, nei miei confronti ha comportamenti che non sono propri della sua natura, anzi, mi tratta come una sua pari, e sembra diverso da come si comporta al ristorante. È stato strano, soprattutto vederlo sorridere in quel modo, mi ha ricordato lo sguardo quando l’ho visto nella sua vera forma, quel cane enorme che correva felice per la spiaggia deserta. Oh …. Mio …. Dio …, mi sono innamorata di lui e ora lui mi lascia, parte e non so quando lo vedrò.

 

Mentre Rin era immersa nei suoi pensieri, Sesshomaru la stava guidando verso le poche stradine per giungere al suo appartamento. Anche lui era pressoché assente, stava ponderando meglio se fosse giusto lasciare questa piccola e giovane umana che lo sta lentamente, ma al contempo velocemente, gli sta mostrando il vero demone, quello che per la passione dei fornelli ha lasciato il padre per inseguire e raggiungere il proprio sogno.

Scacciando via quei pensieri gradevoli per dedicarsi alla persona reale che aveva al fianco, si accorse che erano già arrivati davanti il portone della sua abitazione.

“Rin, Rin, mi senti? Siamo arrivati”, la chiamò sussurrando, non voleva che la signora del secondo piano, la signora impicciona che si interessa un po’ troppo della vita privata degli altri inquilini del palazzo, li sentisse.

Rin, chiamata dalla voce di Sesshomaru si riscuote dai suoi terribili pensieri e si volta a guardarlo. Non si era accorta che erano già arrivati davanti uno di quei palazzi, i cui appartamenti non aveva nemmeno preso in considerazione per il costo alquanto elevato che avevano, però non si stupiva che il demone vivesse in uno di questi favolosi palazzi, dopo tutto si sarebbe potuto permettere anche una villa o addirittura un castello dovunque volesse. Infatti molti ristoranti volevano che lasciasse, anche solo per un po’ il ristorante di Miroku, “il Sengoku”, solo per poter avere un po’ il cuoco più famoso che ci sia al momento.

“Dai, andiamo”, la esortò il principe dei demoni.

Salirono le poche rampe di scale per arrivare all’ultimo piano del palazzo, dato che mancava l’ascensore. Salite le scale, la ragazza giunse davanti ad una bellissima porta di legno intagliata, color noce, i disegni intagliati nel legno erano spettacolari, talmente belli che Rin non riusciva a staccare gli occhi da quella porta che la separava dalla casa di Sesshomaru.

“Bella, davvero di bella fattura”, disse, per complimentarsi con il demone per il suo buon gusto.

“Grazie, ma adesso entriamo, se no poi fai troppo tardi e non vorrei che la tua coinquilina ti facesse un terzo grado su dove sei stata”, con l’ombra di un sorriso sulle labbra, quelle labbra da cui Rin non riusciva a distogliere lo sguardo, così belle e perfette.

“Non sai quanto ci hai azzeccato con la storia del terzo grado, la mia vita sentimentale non deve avere segreti per quelle due folli, e le conosci tanto per cambiare. Sicuramente domani non avrò vita facile”, sospirò Rin, entrando dalla porta aperta precedente dal cuoco.

“Ah, perché parto?”, chiese con un tono scherzoso, ma velato di dispiacere, un tono mai sentito dalla voce del demone.

“Sai, non sei così tanto freddo come ti descrivono”.

“Davvero? Peccato che nessuno oltre mio fratello sia riuscito a scoprire questo lato di me”.

 

salve a tutti... scusate per il capitolo così piccolo... comunque grazie per seguire e anche se a rilento la mia storia... vi ringrazio e cercherò di aggiornare al più presto....

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Capitolo 7
*** Confidenze ***


Confidenze

 

“Sai, non sei così tanto freddo come ti descrivono”.

“Davvero? Peccato che nessuno oltre mio fratello sia riuscito a scoprire questo lato di me”.

Rin si stupì della frase pronunciata dal demone, mentre osservava meglio l’ambiente circostante con sguardo di ammirazione ed era sorpresa perché pochissime persone erano riuscite ad entrare dentro casa del grande cuoco.

Sesshomaru si era già tolto la giacca leggera che portava e l’aveva appesa all’attaccapanni accanto alla porta d’ingresso.

Si avvicinò alla ragazza e parlando piano, “Rin, vorresti darmi la giacca?”, in un atto di gentilezza.

Cosa molto inconsueta per il demone, infatti Rin rimase per un paio di minuti ferma immobile a fissare quelle pozze dorate che aspettavano solo un gesto o una risposta per quella semplice domanda.

Appena si riscosse dal suo sbalordimento, la ragazza, con eleganza fece scivolare la giacca e la porse delicatamente a Sesshomaru, il quale durante quei gesti non era riuscito a togliere gli occhi di dosso a Rin. Appena la ragazza le porse il proprio indumento, Sesshomaru lo pose insieme al suo accanto alla porta e facendole strada la condusse in cucina.

Ambiente dove regnava un grande tavolo bianco, apparecchiato in modo fine e degno del miglior ristorante. Le pareti della stanza erano di una tinta chiara, un colore che stava alla grande con l’oro degli occhi che si ritrovava, e non era totalmente liscia, ma era punteggiata ogni tanto da qualche foglia tamponata, che contrastava con quell’avorio pallido che erano le pareti. Quelle foglioline attrassero l’attenzione della ragazza più di quanto fosse possibile, infatti, lasciando perdere il resto di quella cucina, ma solo momentaneamente, si accostò al muro per osservare meglio quel lavoro.

Ogni foglia sembrava unica, e più le guardava, più rimaneva incantata, a tal punto da non sentire la voce di Sesshomaru chiamarla, infatti si accorse della sua presenza solo quando, avvicinandosi a lei, le pose delicatamente una mano artigliata sulla spalla, per attirare la sua attenzione tutta concentrata sulla parete.

La ragazza quando si sentì sfiorare la spalla, sobbalzò. Non si aspettava un contatto del genere. Si voltò verso di lui e lo seguì verso un ampio spazio, dominato da un grande tappeto, circondato da due divani in tinta chiara e una poltrona in pelle, il tutto sistemato di fronte un grande camino, sormontato da una foto formato gigante di quella che doveva essere la sua famiglia.

“Rin, ci accomodiamo a tavola?”, chiese il demone in un soffio, proprio accanto all’orecchio della ragazza, la quale sentì i brividi salirle lungo la schiena.

Non disse una parola, ma voltandosi verso di lui annuì e lo seguì in un’altra stanza, dove vi era un tavolo elegantissimo al centro, in parte apparecchiato finemente.

Sesshomaru scostò una sedia e attese che Rin si sedesse, poi versò un po’ di vino nei calici che aveva poggiato sul tavolo e girandosi di poco verso il carrello che aveva preparato, cominciò a servire una delicata pasta con mousse di salmone e una spruzzata di prezzemolo, non solo per insaporire il piatto ma anche per dare un po’ di colore alla presentazione di questo.

Rin non sapeva come comportarsi, le sembrava di essere nel miglior ristorante che esistesse e osservava minuziosamente quel piatto in cui dominavano quei colori così delicati, e che profumavano in modo delicato ma invitante. Con esitazione, sollevò la forchetta e molto lentamente, prese una farfalla e la portò alla bocca. La gustò per un po’, incapace di dire una sola parola.

Quando ebbe inghiottito ed assaporato quel primo boccone.

“Sono estasiata. Non avevo mai assaggiato qualcosa preparato da te”, commentò, infilzando un’altra farfalla.

Da quel momento in poi la ragazza non disse nulla fino a che non ebbe il piatto vuoto.

“Già, una vera delizia, poi non si sentivano i singoli sapori, ma solo un equilibrio perfetto tra loro”, si complimentò.

“Sono contento che ti piaccia, questo piatto non l’ho mai proposto a Miroku, sarebbe parso come una parodia della solita pasta al salmone con i pezzettini del pesce, quindi non sapevo come prenderla.

“Però …”, continuò, guardandola intensamente, “Io non sapevo che non avevi mai spiluccato dalla cucina qualcosa, anche per lenire i morsi della fame. Proprio strano”, ammise un po’ meravigliato.

“Non ho mai mangiato ciò che si preparava al ristorante perché non mi sembrava giusto, o mangio prima o dopo. Non voglio perdere tempo, quel lavoro mi serve, e se dovessi perderlo non saprei proprio come fare. Lo stipendio da Miroku è abbastanza alto da permettermi di pagare la clinica a mio padre e vivere io, e anche soldi mi restano”, spiegò la ragazza.

Sesshomaru tolse i piatti e si sedette di nuovo, potevano aspettare un altro po’ per il secondo.

“Quindi stai lavorando per aiutare tuo padre con le cure in clinica. Ma tu cosa vorresti fare?”, gli chiese lui, il più gentilmente possibile.

“Io … Beh …. Io oltre a saper suonare il piano, so disegnare molto bene e volevo portare avanti questa passione, ma quando mi ero convinta di voler continuare a studiare su questo ramo, mio padre si ammalò e quindi io rinunciai. Però non mi pento della mia scelta, faccio un lavoro che mi piace e quindi sto bene, e continuo a seguire i miei sogni, anche se solo per hobby”, si confidò.

Mentre diceva questo, si ricordò di cosa aveva disegnato quel pomeriggio, e che quando si era seduta aveva lasciato in un angolo della tavola, allungò la mano e lo prese, uscendolo fuori dal suo involucro.

Poggiò la protezione sul tavolo e porse il disegno a Sesshomaru.

“Quindi il ciondolo che mi hai regalato lo hai disegnato tu?”, disse sorpreso, toccandosi la catenina legata al collo. Poi vide la ragazza porgli qualcosa e prendendolo si stupì ancora di più.

“Si, l’ho disegnato io. Erano settimane che cercavo qualcosa di simile, ma non trovandolo e avendo a disposizione decine di disegni, l’ho fatto realizzare. A quanto ho potuto sentire ti è piaciuto e fino ad ora non l’ha visto nessuno”, affermò Rin.

“Sai, è come se mi avessi letto nel pensiero. Erano anni che cercavo il tempo per cercare qualcosa di simile, e proprio quando la faccenda mi passa di mente, spunti tu e riesci ad esprimere ciò che provo quando sono nella mia forma naturale. È stato sorprendente”, confessò il demone. Poi osservando ancora meglio il disegno ad olio che Rin gli aveva dato.

“E anche questo. Sembro gelido, ma in realtà non lo sono. Solo, non mi interesso a tutto ciò che per gli altri è importante ma che per me non è tutta questa gran soddisfazione. Il tuo disegno rende molto bene questa mia caratteristica”, disse Sesshomaru, posando il foglio su un tavolino basso, mentre prendeva i piatti del secondo.

Rin rimase incantata ad osservarlo mentre poggiava davanti a lei un meraviglioso piatto quadrato dove era adagiato su un letto di crema al curry, un sottile trancio di pesce spada rosato.

Il profumo che volteggiava davanti alla ragazza, mentre osservava meglio quel delicato pasto. Non sapeva se doveva rompere quel silenzio, perciò decise di prendere forchetta e coltello e delicatamente staccare un piccolo boccone da quel tenero pesce. Boccone che si portò alle labbra e che assaporò con gusto; giunta a metà del pasto, sentì la voce dell'altro commensale.

Sesshomaru osservava quella splendida ragazza che sedeva con lui a tavola e che apprezzava la sua cucina. Pensava che aveva fatto bene ad invitarla a cena, se non sarebbe mai riuscito ad avere da lei qualche commento sui piatti da lui preparati. Erano già arrivati al secondo e tutto ciò che lei aveva detto erano solo complimenti. Era contento, era riuscito a stupire quella ragazza facendo solamente il suo lavoro. Stava mangiando, lanciando ogni tanto uno sguardo alla sua commensale e quando entrambi ebbero mangiato metà della porzione da lui preparata, e le disse.

“Rin, ti piace?”, con voce delicata come quel pesce nei loro piatti.

“Si, molto. Il gusto è delicato e forte al tempo stesso, e il sapore del pesce spada si sposa a meraviglia con la crema al curry che hai messo sotto”, lo disse mentre sollevava lo sguardo su di lui, “ma come fai a creare armonia?”, gli domando osservandolo meglio.

Sesshomaru era stupito, come aveva fatto a capire che la crema era al curry? E poi, mi ha dato la stessa risposta del critico culinario a cui l'ho proposta.

“Rin, per caso hai letto la recensione del critico culinario, Joseph Davis?”, chiese con lo shock nella voce.

“No, perché dovevo leggerla”, Rin era un po' confusa. “Chi è Joseph Davis?”, chiese, notando lo stupore che albergava negli occhi di Sesshomaru.

“Il critico gastronomico, che ha la capacità di mandarti nel paradiso o nell'inferno della cucina con poche righe. Davvero non l'hai letta?”, la ragazza scosse la testa e lui riprese, “Hai detto le stesse cose che mi ha detto lui quando ha assaggiato questo stesso piatto, e in quel periodo ero un po' con la testa da un'altra parte. Proprio le stesse parole hai utilizzato. Davvero non lo hai mai sentito nominare?”. Lo stupore e la meraviglia erano sempre più crescenti sul volto di Sesshomaru.

“No, forse il nome mi ricorda qualcosa, ma probabilmente perché me lo avrà detto un mio amico che fa il giornalista”, Sesshomaru vide che il viso di Rin, quando arrivò a parlare del suo amico giornalista, si adombrò.

“Ehi, è successo qualcosa?”, le chiese gentilmente.

Rin si riscosse un momento dai suoi pensieri e guardò il demone.

“Cosa? No, no, non è successo nulla. È solo partito per seguire le elezioni negli States. Forse è solo questione che mi sento da sola in questo periodo, Koga è negli USA, Kagome è sempre alle prese con il matrimonio e Sango è totalmente concentrata ad evitare di arrabbiarsi per quel libertino del nostro capo.”, spiegò, riprendendo le posate e continuando a mangiare.

Sesshomaru era confuso, aveva delle amiche che erano totalmente prese da se stesse e un amico che era dovuto partire improvvisamente per lavoro. In pratica è rimasta sola, e adesso parto anche io.

“Ma … Le tue amiche non sanno di tuo padre?”, chiese con discrezione il demone.

“No, non ho mai voluto dirlo per non essere trattata diversamente, voglio farcela con le mie forze, non con la pietà della gente.”, lo guardò in viso e riprese, “Quando ero piccola e mia madre ci ha lasciati, tutte le persone che mi stavano intorno mi trattavano con pietà. Ed io non voglio questo, né per me né per mio padre”, finì la frase ma i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“Rin, e perché lo hai detto a me?”, domandò.

“Perché penso che tu non mi tratteresti mai in quel modo. Mi da fastidio quando le persone si avvicinano a me solo perché credono che io sia un caso pietoso bisognoso di aiuto, solo per farsi vedere che hanno un animo buono. Quando ero piccola è successo, sono stata male e non voglio ripetere l'esperienza”, completò la frase con durezza.

“Credo che parlarne con i tuoi amici, potrebbe solo alleviare il tuo stato d'animo. Io ti consiglio di confidarti con loro, anche solo con Kagome. Ricordo quando mio fratello le ha detto che i nostri genitori sono spariti nel nulla, lei ha solo cercato di alleviare la solitudine e il senso di abbandono. Non lo ha mai trattato come un caso pietoso. Quindi puoi confidarti con le tue amiche almeno”, disse caldamente.

“Perché mi dici questo?”.

“Perché posso capire come ti senti, anche se mia madre non è morta per una malattia, ma ha avuto un bruttissimo incidente mortale”, il demone non aveva mai raccontato questa storia a nessuno, Inuyasha stesso ne sapeva solo alcune parti.

“Non volevo risvegliare nulla. Mi dispiace, riesco sempre a rendere tristi le persone”, lo interruppe lei.

“Non è questo. Forse anche per me è venuto il momento di raccontare a qualcuno questa storia, mio fratello non era ancora nato, quindi ne sa poco o niente perché ho convinto mio padre a non raccontargli mai questa storia”, confessò il cuoco.

“Sesshomaru, ci spostiamo? Nel senso che è bello parlare a tavola, ma questo non mi sembra un discorso da poter fare con questi piatti deliziosi davanti”, si spiegò meglio la ragazza.

Sesshomaru annuì, e raccolse le stoviglie, le poggiò sul carrello, poi prese Rin per mano e la portò in salotto, su quel bel divano beige, che sembrava così morbido.

Appena lui si sedette, la trascinò sul divano, e la fece sedere accanto a sé.

Sesshomaru non aveva lasciato andare la mano di Rin quando iniziò a parlare.

“Mio padre era il grande presidente della compagnia Tashio, un'azienda che si occupava di molti rami, dalla casa di produzione musicale a quella editrice. Quando incontrò mia madre, era da pochi anni a capo dell'azienda di famiglia. Si innamorò di lei, una semplice insegnante del liceo e qualche annetto dopo si sposarono.”, Rin lo guardava e notava che il suo viso era molto triste. Allungò la mano che non era allacciata a quella del demone e la poggiò delicatamente sul viso di Sesshomaru.

A sentire quel tocco, lui chiuse gli occhi, beandosi del contatto e del calore che quella piccola e morbida mano gli offriva.

“Tre anni dopo nacqui io, ricordo che i miei genitori erano felicissimi. I miei primi cinque anni di vita passarono così, tra feste di compleanno in tre e uscite, sorrisi e risate. Un giorno, dovevo compiere dopo poco tempo sei anni, quando mia madre stava andando a scuola e un pazzo in auto la investì. Mio padre mi disse che tutto accadde così velocemente, che mia madre non capì che era stata investita perché entrò subito in coma”, la voce di Sesshomaru si incrinò leggermente e Rin non riusciva a vederlo così triste.

La ragazza si avvicinò ulteriormente a lui e spostando la mano che fino a quel momento aveva lasciato sulla sua guancia, la portò sulla sua spalla e lo cinse in quello che sembrava un mezzo abbraccio.

Sesshomaru era triste, però non piangeva, fin da quando sua madre era morta, tre mesi dopo l’incidente; quando avvertì i movimenti di Rin, rimase immobile, non si era mai trovato in una situazione come quella con qualcuno. Neanche a Jennifer aveva mai spiegato perché era sempre freddo e non si lasciava andare in profusioni affettuose come gli abbracci, invece con questa piccola ragazza era già la seconda volta che accadeva qualcosa di simile e lui si era sentito bene, in pace.

Rin si sollevò e fece in modo che la testa del demone si appoggiasse al suo petto e lo strinse a sé, accarezzandogli lievemente la sua folta chioma argentata.

“Mi spiace per quello che è accaduto a tua madre, ma ti posso capire, sicuramente hai sofferto molto e poi quando tuo padre si è risposato l’avrei visto come un tradimento nei confronti di tua madre e la nascita di tuo fratello come un abbandono. Ma non credo che tuo padre lo abbia fatto per ferirti, credo che abbia pensato al tuo bene prima che a se stesso”, la voce di Rin era come una leggera pioggerella estiva.

Sesshomaru a sentire ciò, la circondò con le sue braccia e la abbracciò forte, poi riprese.

“I primi tempi pensavo che fosse così, poi mi capitò sotto mano una lettera che mia madre aveva scritto a mio padre, non lo so perché lo fece, forse sentiva che ci avrebbe lasciato prima del tempo. In quella lettera spiegava e pregava mio padre di fare in modo che io avessi una madre buona e gentile e che mi amasse anche se non ero davvero figlio suo. Credo che Izayoi incarni questo desiderio di mia madre,  anche se la odiavo e odiavo mio fratello, poi capii che lei non si era mai offesa e che comprendeva il mio  stato d’animo, il mio sentirmi abbandonato anche da mio padre, l’unico genitore che mi era rimasto. La  mia matrigna, non nel senso della parola, si preoccupava molto per me, del mio chiudermi, del mio essere sempre gelido e credo che ci sia rimasta molto male. Quando capii che mio padre aveva scelto una persona che amava incondizionatamente e che aveva anche messo al mondo un fratellastro che adesso è diventato mio fratello a tutti gli effetti, non posso che invidiare mio padre. Ha scelto una donna che mi ha sempre voluto bene anche se io non lo avevo mai capito fino a che loro non sono andati via e io non li ho più visti. Mia madre penso che i primi tempi, anni che mio padre abbia accettato di prendere nuovamente moglie, lo abbia fatto non solo per il desiderio della donna che amava, ma anche per me, per non crescermi da solo, e non lasciarmi in completo stato di abbandono quando lui era in ufficio. Ricordo che faceva sempre orari ridotti e non usciva mai, rimaneva sempre con me la sera, mi accompagnava a scuola. Dopo il secondo matrimonio, era Izayoi a farlo, però lo faceva senza imporsi, in modo dolce, anche se le rispondevo male, lei aveva sempre un sorriso meraviglioso per me”, il demone riprese fiato e Rin rimase scossa, non solo per la storia ma era il discorso più lungo che aveva sentito pronunciare dal demone.

Lei lo strinse maggiormente a sé e lui si sentì rincuorato, era un abbraccio che gli trasmetteva affetto, appoggio.

“Mi sento in colpa nei loro confronti, non ho capito che genitori meravigliosi avessi fino a che non li ho persi. Ho anche litigato con mio padre, voleva che prendessi in mano le redini dell’azienda, ma io non volevo fare il dirigente della società, ma mio padre non ha desistito, e quando è sparito non lo sentivo da qualche settimana”, la voce era diventata piatta.

“Sesshomaru, non devi sentirti in colpa. Probabilmente tuo padre e sua moglie saranno spariti solo per una lunga vacanza o perché avevano bisogno di un po’ di tempo da soli dato che tu ed Inuyasha siete ormai grandi e tuo fratello sta per sposarsi. A proposito”, si sciolse leggermente dall’abbraccio, pur continuando ad accarezzargli i capelli, “Ci sarai al matrimonio, vero?”, Rin lo guardò con apprensione e aspettò una risposta.

“Certo che ci sarò”, rispose guardando in quegli occhi così profondi che lo fissavano, “Sono pur sempre il testimone, no? Anche se avrei bisogno di un’accompagnatrice per il matrimonio”, disse con fare dolce ma al contempo malizioso.

“Ma, non so. Forse se Kagome invita anche Koga, penso che andrò con lui”, rifletté Rin.

“Davvero? Koga? L’amico tuo quello giornalista?”, Sesshomaru era lievemente irritato da questo pensiero di Rin.

“Si. Perché potrebbe darti fastidio?”, mentre lo disse si sciolse totalmente l’abbraccio e si sedette sul divano, in modo composto e che non permetteva avvicinamenti di vario tipo.

“Rin, forse mi sono espresso male, volevo chiederti, anche se sei la testimone della sposa, se volevi accompagnarmi al matrimonio. Mica ti ho chiesto con chi ci  vai”, si spiegò meglio il demone.

Siccome la ragazza non demordeva, Sesshomaru si alzò dal divano e si affrettò a sparecchiare. La serata era andata per metà come si era aspettato e poi non aveva capito perché Rin si era risentita, non si era espresso bene, forse perché non era molto bravo con le parole, però le voleva far capire che voleva andarci con lei al matrimonio del fratello.

Il telefono squillò insistentemente e mentre portava il carrello con le stoviglie sporche in cucina, rispose al telefono.

“Pronto”.

“Ehi, pronto fratellone. Ho saputo che parti e che non sai quando torni. Ma avvisare prima me e stasera festeggiavamo le tue vacanze che è un miracolo questo evento, no vero?”, la voce squillante del fratello gli arrivò tutta nelle orecchie.

“Inuyasha, ma io sto festeggiando. E comunque ti avrei chiamato. E per inciso avevi ragione. Avevo bisogno di una pausa”, ammise.

“Finalmente lo hai capito, testone di un cane”.

“Non offendere. Perché mi hai chiamato?”, chiese Sesshomaru, tirando fuori le fragole, la panna, la mousse, il cioccolato e predisponendo il tutto sul bancone.

“Ecco … io … Kagome ti voleva parlare”, disse il fratello.

Sesshomaru rimase stupito, che cosa poteva voler sapere da lui Kagome?

“Sesshomaru? Ci sei?”, lo chiamò la cognata.

“Ehm …. Si sono qui. Che cosa volevi dirmi?”, domandò.

“Volevo sapere se …. Potevi passare da noi stasera”, chiese una titubante Kagome.

“E perché? Ti spieghi per favore? Ho ospiti e non mi piace far aspettare le persone”.

“Ah … ok. Volevo un consiglio”, ammise lei.

Sesshomaru rimase immobile, che genere di consiglio voleva da lui.

Rin quando sentì il telefono squillare si alzò e andò verso la camera che Sesshomaru le aveva indicato come cucina. Un ambiente grandissimo, una penisola, un isolotto e un piano cottura e degno di un grande chef. Vide il demone parlare al telefono e capì che era Inuyasha che gli aveva telefonato, guardò attentamente l’isola nel mezzo della cucina e vide le fragole, il cioccolato, la panna.

‘Ma cosa ha in mente? E poi che cosa è quella cosa che sembra così morbida.’.

Si avvicinò all’isola e ci si appoggiò contro mentre Sesshomaru terminava la chiamata.

“Kagome? Scusa ma che genere di consigli ti potrei dare io?”, lo stupore era palpabile nella voce del demone.

“Ok, dopo cena vengo e ne parliamo, si ma poi mi spieghi perché io e non le tue amiche o mio fratello”.

Chissà di che stavano parlando, sicuramente non lo avrebbe mai scoperto.

Sesshomaru concluse la chiamata e si voltò per completare ed assemblare tutto ciò che aveva poggiato sul ripiano, quando scorse la figura di Rin che lo fissava, abbassò lo sguardo e si concentrò sul dessert.

“Scusa”, Rin disse una sola parola che fece sollevare il suo viso.

“Perché? Non hai nulla di cui scusarti tu. Sono io quello che ha problemi a relazionarmi con le persone e se lo faccio risulto freddo. Quindi perché mi chiedi scusa?”, disse poggiando lo spiedino con cui stava intingendo le fragole nella cioccolata.

“Perché sono una scema”, rispose risoluta.

Sesshomaru fece il giro dell’isolotto e le pose le mani sulle spalle. “Perché saresti scema? Spiegamelo”.

“Perché non ho capito nulla. Non sono più abituata a serate come questa. E nemmeno ad aprirmi così tanto con qualcuno. Ecco perché sono una scema”, disse sconsolata.

“Ma non è vero. Io in tutto questo tempo non ho fatto altro che osservarti, perché volevo capire il motivo per cui arrossivi in continuazione e appena ti rivolgevo la parola scappavi via. Non mordevo e non mordo tutt’ora. Quando ho ascoltato la melodia che hai suonato l’altra sera, mi hai ricordato  momenti che credevo di aver dimenticato, episodi della mia infanzia che non capivo. Perché Izayoi volesse a tutti i costi farmi la torta per il compleanno, i regali quando partiva con papà. Momenti che non ho mai apprezzato veramente e che hanno affollato la mia mente all’improvviso”, disse questo mentre l’attirava al suo petto.

Le accarezzo i capelli e sentì le sue mani risalire la sua schiena ed aggrapparsi alla sua camicia.

“Non voglio che parti”, una frase che pronunciata da lei, fece fermare il cuore del demone, quello stesso organo che pensava di aver congelato per sempre.

“Tornerò, presto. Ho solo bisogno di staccare la spina. Anche per un demone la fatica si fa sentire ed io non ho mai usato le ferie per rilassarmi, anzi non facevo altro che perfezionare i miei piatti. Mai una gita la mare, visitare posti fantastici. Nulla. Adesso ne ho proprio bisogno, contando che poi mio fratello mi ha totalmente assillato con il matrimonio, mi sembra obbligatorio partire”, spiegò semplicemente.

“Ci terremo in contatto vero?”, chiese la ragazza esitante, mollando di poco la presa sulla camicia che stava stringendo in modo spasmodico.

“Ovviamente. E puoi chiamarmi a qualunque orario, ok?”, le disse accarezzandole il viso, che sotto le sue dita diventava arrossato per l’imbarazzo di lei.

“Va bene. Per qualunque cosa?”, domandò incerta.

“Si, ma adesso mangiamoci il dessert”, decretò lui.

Lei annuì, osservando il demone completare la sua opera. Quelle fragole erano bellissime, rosse e nere per il cioccolato che le ricopriva.

Sesshomaru intercettò lo sguardo di Rin e mentre stava immergendo una fragola nella cioccolata, avvicinò a sé la ciotola con la panna montata e vi immerse la fragola, poi con un gesto un po’ azzardato, porse lo spiedino che aveva in mano alla ragazza, che lo osservava strana.

“Dai, vedi che è buona, apri la bocca”, disse lui, senza malizia, visto che lei non si muoveva.

Quando vide le sue labbra schiudersi e avvicinarsi alla fragola, Sesshomaru pensò che non vi fosse nulla di più erotico che lui avesse mai visto, e il fatto che lo faceva senza malizia la rendeva ancora più eccitante. Quando la bocca di Rin si chiuse sulla fragola, Sesshomaru socchiuse gli occhi, immaginando di essere quella preziosa fragola che aveva la fortuna di essere assaggiata da lei.

Rin trovò tutto molto sensuale e senza malizia assaggiò quella prelibatezza che Sesshomaru le mise davanti. La gustò.

“Wow, non avevo mai assaggiato questa combinazione di sapori, separati si, ma tutti insieme sono davvero una delizia per il palato”, constatò appena ebbe finito di assaporare il dessert.

“Però adesso tocca a te”, disse, guardando il demone maliziosamente.

Già, voleva stenderlo e metterlo K.O. Perciò prese una fragola e lo portò quasi davanti le labbra di Sesshomaru, lui non se lo fece ripetere due volte e la mangiò.

“Mmm, davvero buona, però manca qualcosa”, disse, pensando a cosa potesse mancare.

Prese un’altra fragola e la immerse nel cioccolato, solo la punta, poi nella panna ed infine nella ciotola della mousse al cioccolato bianco con le granelle, infine chiese a Rin un parere, ovviamente dopo averla nuovamente imboccata.

Rin non si aspettava un comportamento simile da un demone completo e quindi non sapeva che dire, ma quando vide la stessa fragola che aveva morso lei, quella che comprendeva anche la mousse, finire tra le labbra del demone, perse il respiro.

Lo guardò e osservò la sua espressione estasiata, la ragazza aveva gli occhi sgranati, puntati su quella fragola che stazionava ancora tra le labbra di Sesshomaru.

Il respiro di Rin divenne affannoso, sentiva un caldo tremendo che le stava invadendo il basso ventre e le mutandine leggermente umide.

“Sessho … Sesshomaru, per favore, potresti finirla?”, il respiro ancora non le si era normalizzato, ma dalla faccia che fece il demone, lui era consapevole degli effetti che le stava provocando, però non smise di assaporare quel frutto rosso ricoperto di strati golosi.

‘Oh mio Dio, fra un po’ svengo se non la finisce, o svengo o gli salto addosso.’, pensò Rin, quando intravide anche la lingua di Sesshomaru assaporare meglio le creme.

Sesshomaru era consapevole di ciò che stava facendo, ma dentro di sé si sentiva un fuoco solo a guardare quella ragazza, quindi si permise di giocare un po’. Sapeva che effetti potevano fare certe visioni, quindi giocò un altro po’ con la fragola e poi con voce sensuale disse.

“Si, davvero buona, devo proprio proporla a Miroku per il menù serale”, voce suadente, roca al punto giusto, solo perché sentiva l’amico dei piani bassi risvegliarsi dal suo lungo sonno.

Osservò Rin e la vide boccheggiare, bene, adesso poteva smetterla di giocare. Lentamente si avvicinò a lei e prendendole il viso tra le mani la guardò negli occhi, come a chiedere il permesso per ciò che stava per fare. Vide eccitazione, desiderio, passione ma anche paura; quella paura che l’attanagliava ogni volta che qualcuno dei suoi amici partiva e lei sperava che tornassero.

Lui fece un piccolo cenno del capo e poi fece scivolare una mano alla base della schiena di Rin e l’attirò a sé, poggiando lievemente le labbra su quelle della ragazza.

Sia le labbra di Sesshomaru che quelle di Rin avevano impresse ancora il sapore delle fragole, ma quando lui avvertì anche il sapore naturale di quelle morbidissime labbra, fu come se impazzì.

La strinse più forte a sé e le leccò le labbra con la lingua, per farsi dare il permesso di esplorare quel palato così sensuale, Rin era totalmente immersa nelle sensazioni che stava provando, ma quando sentì la lingua di lui leccarle le labbra, le dischiuse e con le braccia si aggrappò alle sua forti e muscolose spalle.

Sesshomaru approfondì il bacio, partito casto e giunto a qualcosa di strabiliante, la sua lingua lottò con quella di lei, giocavano a rincorrersi e quando quella del demone si decideva a strofinarla ancora di più con la sua, lei la sottraeva a quel contatto e assaporava il palato di lui. Sesshomaru sollevò Rin e la fece sedere sul ripiano alla sua sinistra, con le sue grandi mani le accarezzava la schiena lentamente e Rin avvertiva quei brividi di piacere che non provava da tempo diffondersi per tutto il suo corpo.

Quando il bacio divenne qualcosa che sarebbe sfociato tra le lenzuola, la ragazza si ritrasse con il respiro affannato.

“No, non ora, non così”, mormorò, cercando di prendere più fiato che poteva.

“D’accordo”, assentì Sesshomaru, abbracciandola stretta a sé.

I due rimasero abbracciati per un po’, fino a quando il telefono del demone non squillò nuovamente.

“Scusami, devo rispondere”, disse guardando lo schermo del telefono e notando che era ancora Inuyasha.

“Dimmi fratellino. Che vuoi ancora?”, rispose senza nemmeno salutare.

La ragazza non riuscì a reprimere un sorriso.

“Si, ora vengo. Certo lo porto, ma tu come lo sai?”, la sua espressione lasciava trapelare un certo sconcerto..

“Ok, mi daresti un’ora?”, chiese, osservando Rin che ancora era stretta nel suo mezzo abbraccio, non si sentiva ancora pronto a lasciarla andare.

“Bene”, telegrafico, chiudendo la telefonata.

Poi rivolgendosi a Rin.

“Andiamo a fare una passeggiata?”, chiese, volendo prolungare ulteriormente il tempo passato con lei.

“Va bene, ma dove andiamo?”, chiese lei.

“In spiaggia. Dai”, e la fece scendere dal ripiano e la poggiò a terra. Lasciò tutto sul bancone e la trascinò accanto alla porta. Prese i cappotti e la portò fuori.

Rin non fece in tempo né a dire né a fare nulla, talmente furono veloci i gesti del demone, e in quello che le parse un battito di ciglia si ritrovò fuori, con il cappotto addosso e mano nella mano con Sesshomaru.

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Capitolo 8
*** Avviso ***


Salve, sono Franky91.

volevo chiedere scusa per il notevole ritardo che sto portando agli aggiornamenti delle mie storie, spero di poter aggiornare presto e che il computer non mi si impalli, come di norma. mi scuso profondamente per chi segue le mie storie ed è rimasto a metà.

spero al più presto di postare qualche capitolo e mi scuso ancora..

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Capitolo 9
*** Delucidazioni ***


Scusate la lunghissima assenza, ma non riuscivo più a buttare giù una parola, spero che questo nuovo capitolo vi piaccia…..

 

 

Poi rivolgendosi a Rin.

“Andiamo a fare una passeggiata?”, chiese, volendo prolungare ulteriormente il tempo passato con lei.

“Va bene, ma dove andiamo?”, chiese lei.

“In spiaggia. Dai”, e la fece scendere dal ripiano e la poggiò a terra. Lasciò tutto sul bancone e la trascinò accanto alla porta. Prese i cappotti e la portò fuori.

Rin non fece in tempo né a dire né a fare nulla, talmente furono veloci i gesti del demone, e in quello che le parse un battito di ciglia si ritrovò fuori, con il cappotto addosso e mano nella mano con Sesshomaru.

Ci spostiamo, andiamo a vedere che cosa succede a Londra.

 

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Londra.

Nella sede londinese dell’azienda Tashio, il direttore Carl Black, si stava dirigendo nell’ufficio del suo superiore con dei giornali in mano. Il suo superiore non si era mai fatto vedere dagli impiegati dell’azienda, perché non era altro che Inuken Tashio.

Carl, giunto davanti la porta dell’ufficio e dopo aver bussato, entrò e lasciò ciò che aveva in mano sulla scrivania di legno di noce, di questo non se ne occupava una segretaria perché solo il signor Black era a conoscenza che i coniugi Tashio si erano trasferiti a Londra.

“La ringrazio, Carl, come vanno le cose in azienda?”, si informò Inuken.

“Bene signore, stiamo cercando di non creare sospetti nei nuovi impiegati riguardo il vostro non farvi vedere e rimanere nell’ombra. Sua moglie si trova bene nel vostro appartamento? Comunque oltre ai giornali che aveva chiesto le ho anche portato qualcosa che mia moglie ha avuto piacere di  cucinare per lei e la signora Izayoi”, e detto ciò poggiò su un tavolino il dolce che la signora Black aveva cucinato, “C’è un’altra cosa, signore, prima che vada. Abbiamo qualche informazione che ci è pervenuta dall’investigatore che ha incaricato per risolvere il problema con l’organizzazione di Ryukotzusei e Takemaru Sezuna, ci sono notizie che farebbero pensare che vorrebbero cominciare a cercarla fuori dal Giappone. Il signor Kazama, mi  ha chiesto se ha altre cose da dirgli per continuare il lavoro”, completò il signor Black. 

“Carl, grazie per il dolce e ringrazia anche tua moglie, è sempre molto gentile. Per l’investigatore, dovresti dire al signor Kazama di venire domattina nel mio ufficio perché vorrei che facesse un’altra cosa per me, oltre a cercare le prove delle malefatte di quei due”, disse il signor Tashio al suo sottoposto, “Adesso puoi andare a casa e ci vediamo domattina quando arriverà Shinici, buona serata.”

Inuken si alzò e quando Carl lasciò il suo ufficio, prese la torta e spegnendo le luci della stanza, si diresse verso l’appartamento che vi era in quel piano, la sua casa da un po’ di tempo, fin da quando è scappato lasciando i suoi figli da soli. Aprì la porta e sentì una lieve musica che si diffondeva nella stanza, vi era anche odore di rose sciolte nell’acqua; sorrise, sua moglie si stava concedendo un bagno rilassante. Lasciò la torta sul tavolo della cucina e lentamente si diresse nel loro bagno, lasciò cadere la giacca, la camicia, si sfilò le scarpe e fece scivolare lungo le sue gambe toniche sia i pantaloni che i boxer fino a terra e silenziosamente si immerse nella grande vasca accanto ad Izayoi.

Lei aveva gli occhi chiusi, ma quando sentì Inuken sedersi vicino a lei dentro la vasca, si mosse e si sistemò tra le sue gambe e poggiò la schiena al suo largo petto.

“Amore, sei preoccupato?”, gli chiese lei con voce flebile.

“Si, per i nostri figli. Ho paura che chi ci ha preso di mira, possa prendersela con loro; Inuyasha e Sesshomaru non c’entrano nulla in questi affari, ma se dovessero venire coinvolti non me lo permetterei mai.”, sorridendo continuò, “ sai, ho letto che Sesshomaru è riuscito a coronare il suo sogno, adesso, secondo le informazione dei giornali è diventato un grande cuoco”.

“Io lo sapevo, testardo di un cane, secondo te perché lo spingevo a seguire il suo sogno che a succederti nell’azienda? Baka di un marito, ognuno ha bisogno di seguire la sua strada, ma Sesshomaru, lui ha una dote speciale, e sono contenta che sia arrivato alla meta, perché ora ci sarà qualcos’altro che vorrà realizzare, e spero che ci possa riuscire”, Izayoi rispose al marito, beandosi delle sue dolci carezza sulla pelle.

“Di Inuyasha hai avuto notizie? Io non ho letto nulla su di lui, solo un trafiletto che diceva che si sposa tra qualche mese”, continuò la donna.

“Neanche io ho avuto notizie, è come se si volesse nascondere dai giornalisti, però vorrei tornare per il suo matrimonio, fargli un regalo di nozze”, pensieroso, Inuken sperava davvero che anche lui avesse realizzato i propri desideri.

“Sono preoccupata, e se con il nostro ritorno li mettessimo in pericolo?”, chiese Izayoi allarmata.

“Anche io sono preoccupato, ma siamo mancati troppi anni, e adesso spero che il mio amico Kazama riesca a trovare una via d’uscita a tutta questa situazione. Ripenso a quando quei viscidi mi hanno detto che ti avevano in ostaggio, ma che aspettavano me per violarti e poi prendersi la mia azienda e tutto il denaro che io e i miei antenati avevamo accumulato per rendere ad ogni generazione la vita migliore ai nostri figli”, riprese il demone accarezzando la moglie.

“In quel momento ho avuto paura di perderti per sempre, di perdere i miei figli, anche se Sesshomaru si è sempre dimostrato freddo nei miei confronti, lo amo come se fosse carne della mia carne, ho sempre cercato di non fargli mancare l’affetto che la tua prima moglie gli dedicava, ma ho cercato di fare del mio meglio”, confessò la donna, sentendosi in colpa per non aver fatto di più per quel tenero bambino che aveva cresciuto anche se si dimostrava freddo e scontroso.

“Credo che in fondo al cuore, gelato, di Sesshomaru vi fosse un profondo affetto per te. Non ti sei mai imposta con lui, gli hai lasciato i suoi spazi e quindi hai cercato di entrare nel suo cuore con piccoli gesti, penso che adesso potrebbe pentirsi del suo comportamento, se solo avesse trovato la persona giusta con cui condividere il dolore per la perdita di Sarah”, spiegò dolcemente Inuken.

“Quindi non dovremmo preoccuparci molto per Ryukotzusei e Sezuna?”, domandò Izayoi.

“Kazama riuscirà in qualche modo ad incastrarli, e noi potremmo tornare dalla nostra famiglia”, detto ciò le sorrise, poi la fece voltare e la baciò dolcemente.

 

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Il capo della mafia, Ryukotzusei, un demone potente e con affari illegali in tutto il mondo, dopo trent’anni non era ancora riuscito a trovare il capo dell’azienda Tashio; il suo obiettivo era quello di impossessarsi di tutti i beni che Tashio possedeva e tutto il denaro che la famiglia Tashio aveva accumulato in tutte quelle generazioni. Per arrivare al suo scopo, Ryukotzusei si alleò con Takemaru Sezuna, il quale era un dipendente della Tashio & Co. Sezuna era molto ambizioso e pensava di poter essere migliore di Inuken alla guida dell’azienda, e credeva di averne il diritto, nonostante fosse cugino di quarto grado di quest’ultimo, il problema sorse quando Inuken, dopo la morte della moglie Sarah, decise di prendere nuovamente moglie, ma si innamorò di Izayoi Miyazaki, una nobile giapponese, con la quale ebbe un figlio, Inuyasha.

Takemaru era innamorato di Izayoi, ma il suo non era vero amore, era solo possesso ed invidia nei confronti del lontano cugino per aver conquistato la giovane, quindi il suo odio crebbe a dismisura, tanto che venuto a sapere dei piani del mafioso giapponese Ryukotzusei, si alleò con lui, dopo aver lasciato l’azienda, e cominciarono a mettere in atto piani su piani, i quali si risolsero in un disastroso fallimento.

Il giro di Ryukotzusei era molto ampio e comprendeva: droga, prostituzione, prostituzione minorile, armi, erba, vi era anche la sezione killer, e moltissime altre cose, tra cui la corruzione di federali, poliziotti e forse governative oltre che politici e i maggiori capi aziendali mondiali.

Uno voleva i soldi, l’altro una donna.

Negli ultimi trent’anni hanno cercato ininterrottamente Inuken e Izayoi, ma era come se le loro tracce fossero scomparse, perciò decisero di seguire i figli, per avere la sicurezza che non fossero in contatto con i genitori, ma anche questa pista fu un buco nell’acqua. Ryukotzusei e Sezuna si arresero, probabilmente erano davvero morti, come riportavano i giornali dell’epoca.

                                                                                              *****

Entrambi ritornarono ai loro affari, non sapendo che Sesshomaru, all’insaputa di tutti, stesse cercando di debellare la minaccia per i genitori e di smantellare tutte le losche attività di quei due.

 

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Rin e Sesshomaru stavano passeggiando, quando davanti a loro si trovarono una distesa di sabbia resa bianca dalla luce della luna e delle stelle; Rin era rossa per l’imbarazzo perché il demone le stava ancora tenendo la mano. Sesshomaru d’altro canto, si stupiva di se stesso, non aveva mai fatto gesti così naturali e poi quella sensazione fantastica di tenere all’interno della sua grande mano gelida quella caldissima e molto piccola della ragazza, la strinse ancora un altro po’ poi giunti proprio sulla spiaggia lasciò scivolare via quella piccola manina e si tolse le scarpe, sentendo la freschezza della sabbia a contatto con la pelle.

“Rin”, la chiamò il demone.

“Mmm”, rispose lei, intenta a tenersi al braccio di Sesshomaru per sfilarsi le scarpe.

“Ti piace qui?”, le chiese lui.

“Si, molto. Mi ricorda la spiaggia dove ti ho visto trasformato, però l’altra è dall’altra parte della baia”, rispose lei, continuando a fissare il mare scuro.

Sesshomaru guardava lei, silenziosamente si spostò e si portò dietro di lei e la cinse in un abbraccio. Rin arrossì a dismisura, non si aspettava un gesto del genere dal cuoco.

“A che ora parti domani?”, Rin ruppe il silenzio che si stava facendo intriso di imbarazzo.

“Non lo so. Non so neanche dove andrò, ma prima di tutto devo parlare con una persona che da qualche anno lavora per me, per aiutarmi a trovare mio padre e la madre di Inuyasha. Anni fa ho trovato delle cose che mi hanno insospettito e ho cominciato a cercare, forse una meta ce l’ho, ma prima voglio esserne sicuro, non voglio girare in tondo”, raccontò Sesshomaru.

Rin a sentire quelle parole, si voltò verso di lui, rimanendo nel suo abbraccio e sollevando le mani, gli accarezzò il viso, “Se ci credi davvero li troverai, e poi non volevi dire ad Izayoi qualcosa? Credo che anche lei ci stia male, ma se non le racconti tutto quello che hai detto a me, non potrà mai capire il perché della tua freddezza nei suoi confronti”, nel mentre gli sfiorava le labbra semischiuse.

Lui di rimando, la strinse forte a sé e affondò il viso tra i suoi capelli, come ad imprimersi il suo odore per non dimenticarlo durante la sua assenza.

“Sesshomaru, domani posso accompagnarti all’aeroporto?”, la domanda della ragazza lo fece lievemente sorridere, nonostante si fosse accorta di lei da poco tempo, gli era già entrata nell’anima.

Si scostò di poco e avvolgendole una guancia con la mano, stando attento a non fargli male con gli artigli velenosi, portò le sue labbra a contatto con quelle di Rin. Il bacio inizialmente fu dolce, poi divenne impetuoso, i corpi si stringevano ancora di più, le labbra si cercavano con irruenza e le lingue lottavano in quella dolce e disperata danza. Passarono vari minuti prima che entrambi presero fiato; quando il suo respiro si fece più regolare, Sesshomaru assentì alla domanda della ragazza che teneva tra le braccia, guardarono ancora la luna e il demone la prese nuovamente per mano, perché si stava facendo tardi.

“Dai, ti accompagno a casa”, disse il demone rimettendosi le scarpe, appena anche Rin ebbe finito di indossare le sue, la prese per mano e cominciarono a camminare verso casa della ragazza.

“Tieni”, disse Sesshomaru porgendole un bigliettino , “qui c’è il numero del cellulare, chiamami, in qualunque momento e per qualunque motivo, anche il più stupido, ok?”.

Rin sorrise, sembrava gelido, ma dentro aveva un cuore enorme. Lei non sapeva che dire, così lo abbracciò di slancio, ma voleva ancora sentire il suo sapore sulle labbra, così lo baciò con tutta la passione che si sentiva dentro, corrisposta da quel demone che così glaciale in quel momento non era, lui di rimando la strinse e la sollevò da terra. Il bacio divenne più passionale di quello che si scambiarono a casa di lui, le labbra di Sesshomaru spingevano contro quelle di Rin, la quale dischiuse le sue per leccare quei due petali rosati che non avrebbe mai smesso di bramare, così facendo, chiese l’accesso alla bocca di lui , il quale glielo accordò e lei fece scivolare dolcemente la lingua in quella cavità di cui da quel momento in poi sapeva di non potere più farne a meno.

Le mani di Rin erano tra i capelli di  lui, e man mano che il bacio diventava più forte, tiravano le ciocche con più forza per avvicinare ancora di più il viso a quello del demone; Sesshomaru dal canto suo, strinse Rin più forte e la poggiò al muro accanto il cancelletto, premendo il suo corpo contro quello di lei, la quale sentì una leggera protuberanza premere sulla sua coscia, e questo la mandò in estasi.

Rin aveva bisogno di aria e si staccò lentamente dalle labbra di Sesshomaru, il quale non era pronto a lasciare ancora quella pelle così profumata, quindi scese con le labbra verso il collo di lei cominciando a baciarlo, succhiarlo e morderlo facendo attenzione alle zanne. Non contento di ciò, le lasciò un piccolo ricordo di lui su quella pelle morbida, un piccolo segno violaceo che le facesse ricordare di lui.

Quando fu abbastanza soddisfatto del vezzeggiamento del collo di lei, la abbracciò delicatamente, facendolo gradualmente scivolare per riposarla a terra; lei si strinse di più al corpo scultoreo di lui perché si sentiva le gambe molli per le sensazione che solo lui fino a quel momento sapeva provocarle; poggiando nuovamente i piedi a terra, Rin si aggrappò a Sesshomaru, come un ultimo tentativo di fargli cambiare idea e non farlo partire, ma sapeva che era inutile.

“Grazie, è stata una serata fantastica”, disse Rin, guardandolo in quelle pozze dorate.

“Lo stesso per me, non sai come mi senta in questo momento, forse non riusciresti a capirlo perché neanche io ci riesco, mi sento tutto in subbuglio”, le accarezzò dolcemente il viso.

“Buona notte Rin”, le sussurrò a pochi centimetri dalle labbra.

“Anche a te, Sesshomaru”, e detto ciò, poggiò le proprie labbra su quelle di lui. Il bacio fu dolce e casto, Sesshomaru ebbe la sensazione di sentire ciò che si agitava dentro il cuore di Rin, e la cosa lo sconvolgeva ancora di più.

“Adesso vai, prima che Inuyasha chiami ancora”, gli sorrise ed entrò nel palazzo.

Sesshomaru la guardò entrare e con un lieve sorriso giunse a casa sua, prese il babydoll e corse da Inuyasha.

 

Rin entrò dentro casa e trovò il silenzio assoluto; ripensò alla serata e a tutto il dolore che Sesshomaru abbia dovuto sopportare, le dispiaceva che non era riuscito a dire ciò che provava nei confronti della matrigna, però sperava con il cuore che potesse farlo appena ella, insieme al marito fossero ritornati.

Si sistemò e preparò una tazza di the, aveva bisogno di calmare i bollenti spiriti che Sesshomaru era riuscito ad accendere in lei. Non aveva mai provato cose simili, neanche con Jeff. Qui era tutto nuovo e affascinante, sentire le mani del demone sulla pelle, le sue labbra vezzeggiare la pelle sensibile del collo, se solo chiudeva gli occhi poteva ancora sentire il suo tocco, la sua lingua che leccava la pelle appena succhiata.

Si riscosse dai suoi pensieri con il rumore della serratura che scattava.

“Rin, sei in casa?”, la voce di Sango le giunse chiara alle orecchie.

“Si, sono in salotto”, rispose lei, bevendo poi un sorso della sua tazza di the.

Sango girava per casa, posando ciò che aveva in mano e sistemando le cose che secondo lei non erano al posto giusto.

“Ehi, tutto bene?”, le chiese, osservandolo dalla porta del salotto.

“Si, adesso vado a dormire. Ci vediamo domani mattina”, salutò lei con un cenno della mano, quando improvvisamente venne bloccata da Sango che la fissava con gli occhi sgranati.

“E QUELLO CHE HAI SUL COLLO CHE SAREBBE?” urlò Sango, accorgendosi della macchia violacea sul suo collo. “CHI TI HA FATTO QUEL SUCCHIOTTO? OH … MIO … DIO … NON CI POSSO CREDERE”, la ragazza continuava ad urlare, “CI SEI ANDATA A LETTO?”, domanda a bruciapelo.

Ma era possibile che pensasse solo a quello? Miroku l’ha profondamene deviata.

“No, ci siamo solo baciati, ma non ti dirò altro. Notte”, detto ciò si diresse verso la sua stanza, lasciando Sango immobile nel mezzo del salotto a fissare il muro davanti a lei.

Rin comunque ci aveva fatto un pensiero sull’ultima domanda che Sango le aveva posto, ma era troppo presto, e poi lui l’indomani sarebbe partito.

 

Sesshomaru arrivò dal fratello e trovò Kagome che lo aspettava impaziente, camminando avanti e indietro per il salone. Appena entrò nella stanza, la cognata lo guardò e gli disse.

“L’hai portato?”.

“Si, ma non ho capito perché te lo dovevo portare”, rispose il demone confuso.

“A questo ci penserò io, tu parti e goditi la tua vacanza”, rilassandosi un po’ le spalle, “Ah, dimenticavo, al matrimonio è usanza che il testimone dello sposo balli con la testimone della sposa”, continuò con un tono che non ammetteva repliche.

Sesshomaru la guardava come se vedesse un’aliena, ma tutte le cose più assurde solo lei le trovava?

“Cosa? Ok, io adesso me ne vado che devo sistemare alcune cose e finire di preparare la valigia. Ci vediamo tra qualche mese, tornerò in tempo per il matrimonio”, disse così guardando Kagome ed Inuyasha che lo fissavano sconvolti.

“Mese? Qualche mese? Sesshomaru, che ne hai fatto di mio fratello?”, Inuyasha era sconvolto, ma è dire poco, dalle parole del fratello.

“Mi hai detto che ho bisogno di una vacanza, quindi mi faccio una vacanza. Quanto ci starò lo deciderò io e poi lo sai che non ho voglia di farmi trascinare a destra e sinistra per i preparativi del matrimonio, però alle fedi lo so che ci devo pensare io, quindi quello ritenetelo fatto. Ora vado che ho lasciato un disastro in cucina, ci sono ancora le fragole sul bancone e la cioccolata e la mousse …”, verso la fine della frase si era fatto pensieroso, come ricordando qualcosa di molto bello.

“Fragole? Cioccolata?”, Kagome ed Inuyasha adesso avevano gli occhi fuori dalle orbite, “Che hai fatto stasera?”, con voce leggermente stridula.

“Beh … Ecco … Non vi riguarda. Ciao. Ci sentiamo per telefono”, disse il demone voltandosi, pronto ad andarsene, quando rimase bloccato dalle parole di Inuyasha.

“Sesshomaru? Cosa sono quei graffi che hai intorno al collo?”, Inuyasha era sorpreso, non aveva mai visto quel genere di graffi, soprattutto sul collo di suo fratello.

 


 

Cosa saranno i graffi sul collo del sexy cuoco? Chi lo sa magari non vi farò aspettare così tanto per farvelo scoprire, spero davvero che sia presto…

Baci Franky91

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Capitolo 10
*** Partenza... ***


Scusate per il ritardo, ma oggi pubblico di volata per problemi familiari, mia nonna in ospedale... spero che il capitolo vi piaccia.. baci Franky

Capitolo 9


Partenza...



Sesshomaru era stupito per le parole di Inuyasha, non capiva di quali graffi lui stesse parlando.

“Ma di quali graffi parli? Io non ho graffi”, rispose il demone cane.

Kagome, a quella frase, prese il cognato per un braccio e lo trascinò davanti lo specchio che tenevano sopra il comò dell’ingresso.

“Questi graffi”, disse indicando il collo del cuoco. “Per caso è stata la tua amante focosa e noi ti abbiamo disturbato chiamandoti?”, continuò, ironicamente, la ragazza.

“Fatti gli affari tuoi, e poi quale amante focosa, che ho preparato le valigie per partire domani? Dove lo trovo il tempo per trovarmi una ragazza?”, rispose irritato dalla loro curiosità.

“Adesso però me ne vado che devo ultimare le ultime cose, ci sentiamo tramite telefono”, dicendo questo si avviò verso la porta.

Finalmente poteva tornare a casa a sistemare il caos che aveva lasciato e a rivivere la serata passata con Rin.

“Sesshomaru, ma almeno una meta ce l’hai? O parti così alla sprovvista senza sapere nemmeno che cosa devi mettere in valigia?”, chiese Inuyasha al fratello.

“Ce l’ho una meta”, rispose il demone.

“E non ce la dirai, immagino”, continuò la frase, il fratello.

“Esatto”,poi con un cenno della mano, Sesshomaru andò via.



Giunto nuovamente a casa, si sentiva in pace con se stesso, ma fisicamente distrutto. La casa profumava ancora di Rin, dell’odore della sua pelle. Si guardò in giro e avvicinatosi al tavolo, cominciò a sparecchiare e poggiare tutto sul carrello. Quando finì e portò tutto in cucina, nella sua mente cominciarono a riversarsi le immagini di quei baci infuocati che lui e Rin si erano scambiati sul ripiano della cucina, avvinghiati stretti l’uno all’altra.

Il demone lasciò correre i pensieri, mentre rassettava e lasciava tutto pulito e poi si dedicò alle valigie per partire.

Prima meta: Osaka, parlare con Shintaro, l’investigatore privato che aveva assunto anni prima.



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Rin era tornata a casa e dopo la conversazione con Sango si era ritirata nella sua stanza, ma la sua mente non le lasciava spazio di pensare ad altro che a quel demone albino così… così sexy.

Si rigirava da un paio di ore nel letto e non riusciva a prendere sonno.

Si alzò dal letto e avvicinatasi al suo impianto stereo, mise un cd con le opere che suo padre aveva inciso per lei quando era piccola.

Grazie a quelle composizioni, riuscì a prendere sonno, ma il suo inconscio le faceva rivivere i momenti passati con Sesshomaru: la sua triste storia, i bei momenti che avevano passato insieme quella sera, quei baci che sarebbero potuti diventare altro, se solo lei non avesse avuto la forza di fermarsi prima.

L’indomani mattina si svegliò con un’aria triste e sconsolata, Sesshomaru partiva...

Sango la vide con una faccia da funerale, ma non le chiese nulla, immaginando il motivo per cui stava così.

“Buongiorno”,disse Rin, preparandosi un caffè e prendendo in mano il cellulare.

“Ciao”, rispose la sua coinquilina, “Hai dormito bene? Ti va di accompagnarmi da una parte stamattina?”, le chiese, continuando a sorseggiare il suo thè aromatico, che prendeva tutte le mattine.

“No, mi spiace; ho degli impegni stamattina prima di andare a lavoro a pranzo, potremmo fare dopo che finisco di lavorare oggi pomeriggio, se per te non è un problema”, rispose, proponendole una alternativa per passare il pomeriggio insieme.

“Va bene, allora poi ci mettiamo d’accordo più tardi; ciao Rin”, assentì Sango.



Rin uscì di casa e cercò in rubrica il numero di Sesshomaru che aveva salvato sul cellulare la sera prima, avviando la chiamata.

Squillava, ma dopo il terzo squillo, Rin sentì che avevano risposto.

“Pronto”.

“Ciao Sesshomaru”, rispose lei, per farsi riconoscere dal demone.

“Rin, buongiorno”, disse lui.

“Ti volevo chiedere quando hai l’aereo, vorrei accompagnarti, se non è un problema”,propose la ragazza.

“Nessun problema, anzi, mi farebbe piacere; comunque l’aereo è alle dieci, che ne diresti di vederci adesso e fare colazione insieme?”, rispose lui.

“Certo, ci vediamo davanti al posto di ieri sera?”, chiese lei, con la voce un po’trepidante e il cuore che correva all’impazzata.

“Va bene, fra un quarto d’ora. A dopo”, disse lui, chiudendo la comunicazione.

Sesshomaru, si alzò dal letto, fece la doccia e pose le valigie accanto alla porta, afferrando la giacca e uscendo fuori di casa per raggiungerla. Non aveva fatto altro che sognare di stringerla tutta la notte e si sentiva la mente in subbuglio per le sensazioni che aveva provato avendola tra le braccia.

Raggiunse il punto d’incontro che si erano dati e la trovò lì, imbarazzata per il negozio che aveva dietro, ma appena lo scorse tra la folla che vi era quel giorno in centro, gli sorrise radiosa.

“Ciao”, la salutò, “è molto che aspetti?”, arrivandole vicino.

“No, al massimo un minuto”, rispose lei, rivolgendole un altro sorriso.

Sesshomaru non si aspettava che lei superasse così velocemente l’imbarazzo che provava ogni volta che lui le rivolgeva poche frasi. Di questo, però, ne era molto contento, anche se non lo diede molto a vedere.

Rin, vedendo che il demone era venuto senza valigie, gli chiese.

“Se dobbiamo andare all’aeroporto, non dovresti avere almeno una valigia dietro?”.

Sesshomaru sorrise: “È vero, dovrei averla; però vorrei fatto un favore mentre sono via; potresti prendere tu la mia macchina, così non avrei altri impresti con assicurazione e robe varie?”.

Rin si stupì di questa richiesta, non immaginava che il cuoco possedesse una macchina, ma cosa ancora più sconcertante, la voleva dare a lei per il periodo che non sarebbe stato in città. Davvero strano.

“Certo, ma non capisco perché sia venuto a piedi, quando, mettendo le valigie in macchina e passando di qua avremmo risparmiato tempo”, diede voce ai suoi pensieri la ragazza.

“Vero, ma il garage è sotto casa mia e non volevo risparmiare tempo che avrei potuto passare con te”, rivelando il vero motivo, per cui non aveva preso prima la sua auto.

Rin arrossì, non si aspettava una risposta simile dal cuoco con il cuore che credeva di ghiaccio.

Lentamente Sesshomaru cominciò a camminare verso casa sua e Rin involontariamente lo seguì, continuando a chiacchierare serenamente.

Giunti davanti casa del demone, Sesshomaru tirò fuori dalla tasca della giacca un telecomando, e premendo il bottone, Rin vide aprirsi una serranda e più questa si alzava, più riusciva a scorgere ciò che c’era dentro, ma si stupì veramente quando entrando, vide una Seat Ibiza, il modello che ancora non era disponibile nelle concessionarie della città. Era grigia metallizzata e Rin la guardava come se non avesse mai visto nulla di simile prima; beh, in effetti era vero.

“Wow”,l’unica parola che uscì dalle labbra della ragazza, quando il demone si avvicinò alla macchina e aprì le portiere.

Rin lo seguì subito dopo e salendo in macchina, provò una sensazione strana a essere seduta sopra della pelle color cammello morbidissima al contatto.

‘E pensare che voglia lasciarla a me mentre lui è partito. È davvero un pazzo.’, pensava Rin, mentre il demone era già uscito dal garage, diretto verso l’aeroporto.

“Rin, vorrei che avessi tu la mia macchina, anche per agevolarti quando vai a trovare tuo padre”, disse il demone, mentre s’immetteva nella strada principale.

“Sesshomaru, sei molto gentile, ma non saprei come mantenerla, penso che sciupi molto carburante, ed io non so se posso permettermi una spesa simile per un tempo indefinito…”, riflettè lei, ma il demone la interruppe.

“Forse c’è qualcosa che non sai su questa vettura. Sciupa talmente poco, che un pieno ti potrebbe durare mesi ed è anche ecologia, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi e poi sto facendo il giro più lungo per fare il pieno, quindi non ci sono problemi”, le disse lui, mentre entrava nella stazione di servizio.

“Perché proprio a me?”, diede nuovamente voce ai suoi pensieri la ragazza.

“Perché so che hai difficoltà quando perdi il treno per andare dall’altro lato della città”, si fece scappare il demone.

“E tu come sai che la clinica dove è mio padre si trova dall’altra parte della città?”,domandò lei.

“Ecco, niente, immaginavo che volevi che tuo padre avesse le migliori cure e la clinica dall’altra parte della città è la migliore”, spiegò, cercando di non lasciarsi nulla sulle ricerche che aveva fatto e soprattutto ciò che aveva predisposto per il signor White all’interno della clinica che lo ospitava.

“Va bene”,disse lei, ma sempre insospettita dal suo comportamento.

Durante la loro conversazione, Rin non si era accorta che erano già arrivati all’aeroporto; infatti il demone la chiamò per farla scendere.

Rin scese ma era un po’ triste perché a breve il demone sarebbe partito e lei lo avrebbe rivisto non si sa quando.

Si affiancò a lui, il quale aveva una valigia e un borsone. Mentre camminavano per i locali dell’aeroporto, le persone si voltavano a osservarli perché era da tanto tempo che non vedevano il demone in compagnia di una donna.

Per loro fortuna non vi era nessun giornalista di gossip e nemmeno paparazzi in giro, quindi erano salvi.

“A che ora hai il volo?”, chiese Rin, dato che in quel momento si erano fermati presso il bar all’interno della struttura.

“Fra un’ora”, rispose il demone, mentre ordinava due cappuccini e due croissant al cioccolato, “Vieni, sediamoci a un tavolo, almeno non restiamo in piedi”, disse poi, trascinandola verso un tavolino più appartato.

Rin si stupì di queste premure, non erano da lui; infatti, era strano che il demone si preoccupasse di ciò che diceva la gente, nonostante finisse sempre sui giornali per la sua fama.

Sesshomaru si sentiva protettivo nei confronti della ragazza, ma gli trasmetteva una sensazione di fragilità e protezione cui lui sentiva il dovere di non sottrarsi.E non aveva mai provato niente di simile, quindi si sentiva spaesato, però stava cercando di fare del suo meglio.

Ancora ricordava le parole di Inuyasha, suo fratello aveva ragione, tutto cambia se accanto hai qualcuno di speciale, e lui si sentiva così quando quella piccola ragazza era vicina.

‘Strano ma vero, mi sto affezionando a qualcuno, io che credevo di avere il cuore di pietra. Mi sta cambiando e non me ne stavo assolutamente accorgendo.’

I pensieri del demone erano tutti rivolti alla ragazza che aveva davanti e che stava finendo la colazione che lui le aveva offerto, era dolcissima con quella schiuma a farle i baffi di latte, avrebbe voluto toglierli, ma c’era troppa gente in giro e lei si sarebbe sentita in imbarazzo, ma non riuscì a resistere e allungò la sua mano affusolata verso il suo viso, lei rimase immobile e in trepidante attesa di una sua mossa. Sesshomaru allungò il dito e delicatamente lo passò sopra l’arco delle labbra a cuore di Rin e tolse quello sbuffo di schiuma; contrariamente ai pensieri di Rin, il demone non prese il tovagliolo per pulirsi le dita, ma portò il dito sporco alle labbra, e questo gesto mandò fuori di testa Rin, che lo guardava incantata e che si sentì mandare gli ormoni in subbuglio, ripensando alla sera prima e a quella fragola che aveva scatenato in lei emozioni mai provate fino a quel momento, ripensò alla lingua di Sesshomaru che ci girava intorno e nel frattempo la guardava fisso negli occhi.

Rin si sentì un leggero languore nelle parti intime, ma non voleva farlo notare, dato che erano in un luogo pubblico, ma il demone non le dava tregua, si girava il dito tra le labbra, consapevole dell’effetto che aveva sulla ragazza che gli sedeva di fronte.

L’altoparlante dell’aeroporto, chiamò il volo per Osaka, quindi era ora che le loro strade si separassero.

Sesshomaru si alzò dalla sedia e prese le sue valigie, Rin si affiancò a lui e lo seguì verso il banco del check-in e fece l’imbarco bagaglio, poi il demone si voltò verso la ragazza e vide i suoi occhi lucidi; le afferrò la mano e la portò in un luogo appartato, per poterle parlare tranquillamente.

Rin non riusciva più a tenere a freno le lacrime che le scivolavano giù dalle guance, quando si sentì tirare per la mano e trascinare via, ma ancora non riusciva a schiarirsi lo sguardo dalle lacrime che non volevano smettere. Sesshomaru, appena si fermarono, le sollevò il viso, portandole due dita affusolate sotto il mento, in modo da poterla guardare negli occhi.

“Dai, un paio di mesi non è molto tempo, e poi mi hai promesso di chiamarmi per qualunque cavolata; quindi non c’è bisogno di queste lacrime”, le disse, asciugandole quelle scie salate che le rigavano le guance, facendo attenzione ai lunghi artigli che gli ornavano le dita.

Rin non riusciva a smettere, non vederlo per due mesi la faceva sentire persa, perché era l’unico che sapeva di suo padre, l’unico che poteva capirla in quel determinato momento.

Sesshomaru, come se capisse come si sentiva, le disse: “Parlane con Sango e Kagome, loro ti capiranno”.

Per la ragazza, quella frase fu abbastanza enigmatica, però sapeva che lui aveva ragione, nonostante le sue amiche fossero impegnate sentimentalmente, potevano aiutarla a superare i momenti in cui suo padre non si sarebbe ricordato di lei.

Rin non aveva la forza di parlare, altrimenti rischiava che le lacrime continuassero a scendere più imperiose di prima.

Sesshomaru vedendola in difficoltà, la trasse a sé, avvolgendola con le sue braccia. Sentendosi stringere dal demone, Rin sentì il suo petto venire soffocato ancora di più, non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere da parte di Sesshomaru, però, mentalmente, lo ringraziava per ciò che stava facendo per lei.

Il demone si stava beando di quel momento, forse per imprimersi meglio quelle sensazioni che stava provando e di cui il suo corpo sembrava sommerso; ma di questo ne era contento.

“Rin, adesso devo andare; appena arrivo ti telefono, così puoi andare a lavoro tranquillamente”, le disse Sesshomaru, sciogliendo di poco la presa sul corpo della ragazza.

Lei non si sentiva pronta per quel distacco che li avrebbe separati per poco tempo, ma sepava che non poteva farci nulla, e poi come aveva detto Sesshomaru "Sono solo un paio di mesi", mica è un arco di tempo così lungo, o no?

il demone si allontanò da lei, ma prima di voltarsi e dirigersi a gate, le sussurrò all'orecchio qualcosa che Rin proprio non si aspettava.

"Quel babydoll ti starà un incanto". Soffiandole queste parole all'orecchio, la guardò per un ultimo istante e poi si diresse verso la zona di imbarco passeggeri.



Rin lo vide sparire nella folla e si ritrovò con le chiavi di quella splendida auto parcheggiata fuori; guardò l'orario e si disse che c'era ancora tempo e poteva andare a trovare suo padre, così uscì dall'aeroporto e salita in macchina, partì in direzione della clinica dove ormai abitava il signor White.

Mise piede dentro l'edificiò e si ritrovò il direttore della struttura davanti che la guardava con gli occhi luccicanti.

"Buon giorno", disse la ragazza, stranita per il comportamento assunto dall'uomo.

"Salve, signorina White; sono davvero contento che lei sia venuta, c'è una cosa di cui dovremmo parlare, se vuole seguirmi nel mio ufficio", le disse l'uomo di fronte a lei.

Lo seguì in religioso silenzio e quando si ritrovò nella piccola ma accogliente stanza, il direttore cominciò a parlare.

"Le devo dire che nella mia lunga carriera non mi era mai capitata una cosa simile; mai nessuno aveva donato così tanto solo per migliorare le cure di un nostro paziente, ma sono solo contento per il paziente in questione", si dilungò che alla fine la ragazza lo interruppe.

"Mi vuole spiegare di cosa sta parlando? Non credo che il paziente in questione sia mio padre, quindi io che ci faccio qui?", chiese, sempre più confusa.

"Suo padre è il paziente in questione. Abbiamo ricevuto una donazione molto sostanziosa solo per dare le migliori cure e i migliori comfort che la nostra struttura può offrire a suo padre. Purtroppo non sappiamo chi sia il donatore, a quanto risulta ha comunicato con noi attraverso una persona di tramite, quindi non possiamo risalire a chi è. Comunque se vuole seguirmi la porto da suo padre, al quale abbiamo provveduto a cambiare sistemazione e a rendere il suo soggiorno da noi più confortevole e piacevole possibile", spiegò.

'Non può dire sul serio, chi può avere tutti quei soldi per dare le migliori cure ad una persona che nemmeno conosce? però qui mi puzza qualcosa, credo di sapere chi sia', pensò Rin, mentre veniva condotta nell'ala più lussuosa della clinica. Rimase per un po' a bocca aperta, non si aspettava che potesse offrire lussi del genere, con il suo stipendio, la vecchia sistemazione che aveva il padre era il massimo che lei poteva offrirgli.

"Siamo arrivati", disse il direttore, aprendò una porta intagliata finemente.

Dentro era ancora più bello, non si immaginava tutto questo. Vide il padre disteso su un morbidissimo letto, la testa poggiata su un morbidissimo, all'apparenza, cuscino. Aveva gli occhi chiusi; Rin si avvicinò e senza far molto rumore si sedette sua poltrona accanto al letto.

"Ciao papà", disse, guardando il suo volto sereno.

Il direttore nel frattempo era tornato al suo lavoro, lasciando la ragazza sola con il padre.

"Come stai?", chiese, non ricevendo risposta dal padre, ma notando un piccolo movimento della sua testa.

A quella semplice domanda, il signor White voltò la testa verso la persona che era seduta accanto al letto e che le stava parlando.

Rin vide il suo sguardo cambiare per un minuscolo istante e le sembrò che lui l'avesse riconosciuta, ma fu solo un breve momento, poi quella luce che gli illuminava lo sguardo svanì.

Rin, nonostante si sentisse triste per quella reazione che l'ultimo elemento della sua famiglia ebbe, cercò di stare serena davanti al padre; poi rimase ancora un po' con lui, tenendogli la mano e infine visto l'orario sull'orologio che c'era appeso al muro, notò quanto fosse tardi e salutato il padre, salì in macchina e andò al ristorante di Miroku.  

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Capitolo 10

Sesshomaru sperava di aver fatto la cosa giusta per migliorare le condizioni del signor White alla clinica in cui era ricoverato, ma temeva una reazione da Rin, che lo faceva sentire insicuro, perché non voleva perdere quel rapporto che pian piano stavano costruendo. Sperava inoltre che Rin si convincesse a condividere la sua triste situazione con le amiche, quelle gran pettegole, ma che erano davvero delle bravissime ragazze, e che loro due trovassero del tempo per sostenere la loro amica.

Rin, seduta sul sedile della Seat di Sesshomaru, stava tornando verso casa per prepararsi per il suo turno al ristorante, nel frattempo pensava alle parole del demone.

‘Ha ragione lui, la macchina non sciupa quasi nulla, è assurda questa cosa!’, pensò sorridendo, mentre s’immetteva nel traffico di Tokyo.

Giunse a casa e trovò una Sango molto affaccendata.

“Ehi Rin, sei tornata presto; ” le disse la castana, “Ma la macchina che c’è qui sotto di chi è?”, domandò incuriosita.

“Beh, in effetti è un piccolo prestito da parte di un amico”, rispose Rin, cercando di restare molto vaga sull’argomento.

“Un amico?”. L’espressione di Sango la diceva lunga che non credeva a una sola parola della mora. “Farò finta di crederci, ma poi mi racconterai tutto, quando finisce il tuo turno”, disse con aria solenne, ma continuando a preparare i pasticcini caserecci di sua nonna.

Rin non diede peso a quelle parole e andò in camera a cambiarsi per andare al ristorante, anche se pensava che il suo turno sarebbe stato molto piatto, dato che non riusciva a concentrarsi bene, e poi non ci sarebbe stata molta affluenza.

In quel mentre, Sango era al telefono con Kagome e stavano organizzando la serata per sole donne, che avevano entrambe bigiato quella di due sere prima per stare con i rispettivi fidanzati.

“Kagome, ti dico che sta succedendo qualcosa a Rin, che richiede il nostro intervento, hai sentito ieri Sesshomaru al telefono come era misterioso”, disse la castana all’amica.

“Si lo so, ma c’è qualcosa che non quadra in questa situazione, e poi perché mio cognato si dovrebbe preoccupare così tanto di Rin, non l’ha mai fatto e comincia adesso?”, rispose Kagome, ripensando a quei graffi che erano sul collo del cognato, e in quel momento fece 2+2.

“Sango, ricordi che ti ho detto stamattina che Sesshomaru aveva dei graffi sul collo; bene, credo di sapere chi sia stata”, disse Kagome, lasciando di proposito la frase a metà.

“Non ci credo, non è assolutamente pensabile una cosa simile”, rispose la ragazza scioccata, ma continuando, “Ne parliamo più tardi, Rin sta uscendo dalla sua stanza”, disse attaccando.

Rin non badava a ciò che faceva la sua coinquilina, perciò la salutò e si diresse a lavoro.

Arrivata al ristorante, la situazione si era dimostrata un po’ più caotica di quella che si era prospettata, però è sollevata da questa cosa per il fatto che le permette di non pensare molto alla partenza di Sesshomaru.

Miroku sapeva che il demone partiva quella stessa mattina, ma non immaginava che Rin sarebbe arrivata con quell’aria che assomigliava a quella di una che sta andando a un funerale, ma vedendo che stava osservando la sala e sorrideva, si è un po’ ripreso, anche se ha comportamenti da maniaco costanti.

**********************************************************************************************

Sesshomaru aveva preso l’aereo per Osaka, per incontrare l’investigatore privato che aveva ingaggiato per ritrovare i suoi genitori, che sembravano scomparsi, ma sentendo Shintaro aveva saputo che le loro tracce si perdevano a Londra, nella sede centrale della Compagnia. Sperava di trovare alcune risposte a molte delle domande che si è posto in tutti questi anni sulla scomparsa di Inuken Tashio e Izayoi.

Giunto ad Osaka, Sesshomaru all’aeroporto incontra l’investigatore, ma non cominciano a parlare del caso a lui assegnato fin quando non giungono all’albergo in cui alloggia il cuoco.

“Shintaro, che notizie hai scoperto?”, parte immediatamente Sesshomaru, senza girare intorno all’argomento che più gli premeva affrontare.

“C’è qualche fuga di notizie, ma non si sono scuciti più di tanto, hanno paura di Ryukotzusei; tiene in ostaggio le famiglie di chi lavora per lui, quindi non sono molto disponibili, ma uno coraggioso si è fatto avanti e ho scoperto che da quando i suoi genitori sono spariti nel nulla, i bersagli del boss della mafia giapponese siete diventati lei e suo fratello Inuyasha. Vi hanno sempre tenuto d’occhio e i successi in campo legale di suo fratello lo hanno reso un soggetto pericoloso per loro, perché con le sue indagini, su altre questioni, Inuyasha si è avvicinato molto a loro e ai loro affari, quindi stanno escogitando qualcosa per rovinare il matrimonio di Inuyasha Tashio e Kagome Higurashi, gli affermati avvocati che combattono contro le ingiustizie e vincono sempre”, spiegò Shintaro.

Sesshomaru era rimasto sconvolto dalle notizie appena apprese, non immaginava che le indagini di Inuyasha fossero arrivati quasi a coincidere con le sue, e era costretto a tornare dopo questo paio di giorni per discuterne con suo fratello e sua cognata.

Ma Shintaro attirò nuovamente l’attenzione di Sesshomaru su di sé.

“Ho scoperto altro, riguardo i suoi genitori”, disse l’investigatore.

Sesshomaru non disse nulla, aspettò solamente che l’altro continuasse.

“Beh, le loro tracce si perdono a Londra, ma sembra che nella sede della Tashio arrivino molte riviste di gossip provenienti dal Giappone, ma non solo pettegolezzi, risulta anche una fornitura mensile di riviste culinarie, provenienti da Tokyo, e tutte a nome della società. Questa è una cosa molto strana, perciò ho chiamato un paio di miei colleghi a Londra e sono venuto a sapere che nell’attico della società, proprio nello stesso piano dell’ufficio del direttore c’è un appartamento; e pare che vi abiti una coppia, credo che siano i suoi genitori. Inoltre a capo della società c’è il braccio destro di vostro padre, ma dalle informazioni che ho ricevuto ci sono alcune cose che non tornano”, Shintaro fece una piccola pausa; notando, in parte, lo stupore sul viso del suo cliente e dandogli il tempo di assimilare le notizie che stava comunicando.

“Questa è una cosa strana, e che altro hai scoperto?”, chiese il demone, cercando di trattenere le sue emozioni.

“Sembra che Carl Black prenda ordini da molto più in alto, e essendo lui il direttore è strano quindi l’unica ipotesi possibile sia che i signori Tashio si stiano nascondendo dal mafioso Ryukotzusei e dal suo complice, per proteggere la compagnia e la sua famiglia”, espose i fatti e le proprie conclusioni Shintaro.

“Però da quello che hai scoperto, non sono riusciti nel loro intento, se Ryukotzusei e Takemaru Sezuna stanno indagando su mio fratello e mia cognata”, disse il cuoco.

“Probabilmente tuo fratello si è messo in pericolo da solo e non per l’antico astio che Ryukotzusei provava per la vostra famiglia”, propose Shintaro.

“Shintaro, questo lo posso capire, ma oramai per come si sono messe le cose, ho necessità di discutere la questione con Inuyasha e Kagome, per il lato legale solo loro possono aiutarmi a trovare una via per la soluzione del problema, qualora i miei genitori siano nascosti, come pensiamo, a Londra. Quindi la cosa più conveniente per me è prendere il primo volo disponibile per la capitale inglese e confermare i nostri sospetti, ma sono convinto che sarebbe più sicuro che tu venissi con me, per il semplice fatto che, sempre ipoteticamente parlando, i miei abbiano preso anche loro un investigatore privato come ho fatto io, allora bisognerà unire le forze”, disse concitatamente Sesshomaru, programmandosi già un bel viaggetto.

“Hai perfettamente ragione, allora prenoterò il primo volo appena rientro in camera e ti mando un sms con l’orario. Adesso riposati e cerca di elaborare bene le informazioni di cui abbiamo discusso, perché sono convinta che la tua mente sia più brillante e troveresti anche l’ago nel pagliaio, infatti senza le tue dritte non sarei riuscito a scoprire un tubo; perciò grazie e spero di poterti essere utile in tutti i modi che ritieni possibili. Buon riposo”, disse Shintaro, con una sfumatura di gratitudine nella voce.

“Grazie a te, per il coraggio che hai dimostrato, non è facile indagare su un pezzo grosso come quello a cui vogliamo far saltare la testa in aula, ci sentiamo dopo, in caso ceniamo insieme e pianifichiamo come muoverci”, rispose il demone, pensando solo alla voce di Rin, per poter rilassare la tensione che sentiva scorrere nelle vene.

Sentito ciò, Shintaro uscì dalla camera del demone, con già il telefono in mano e le dita pronte a digitare il numero dell’aeroporto, tutto doveva essere calcolato nei minimi dettagli, per non avere problemi in seguito ed essere molto rintracciabili, infatti il suo motto era basato sulla discrezione per gli affari che gli venivano commissionati e sui quali indagava. Al momento, però, non aveva altri casi per le mani, erano anni che lavorava per poter incastrare Ryukotzusei, e finalmente grazie a Sesshomaru poteva concludere questa storia e avere giustizia per ciò che quel farabutto aveva fatto a sua sorella Ai.

Sesshomaru sapeva le motivazioni dietro le quali Shintaro aveva accettato il suo caso, anche se si erano protese per molto tempo. Aveva sentito ciò che era successo ad Ai Tengiu, una giovanissima donna con una brillantissima personalità, che era stata plagiata da quel mostro e costretta a prostituirsi, e alla fine l’avevano uccisa con brutalità. Sesshomaru pensava che sbatterlo in galera fosse la cosa migliore che potesse fare per tutte quelle ragazze e persone che sono state vittime e pedine nelle schifosissime mani di Ryukotzusei e scommettendo tutto quello che aveva, ci sarebbe riuscito, per evitare che anche un animo dolce e gentile come quello di Rin cadesse nelle trappole di quel bruto.

Quella sera a cena, il demone e l’investigatore cenarono nel ristorante dell’hotel, cercando una soluzione per partire, senza che venissero messi i manifesti da parte di giornalisti e curiosi.

Infine, trovarono una soluzione che fosse congeniale, affittare un piccolo aereo privato sotto falso nome e fare qualche scalo in più; perciò si diedero appuntamento per il mattino seguente nella hall dell’hotel molto presto, all’incirca alle prime luci dell’alba.

Destinazione: Londra.

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A Tokyo, intanto, Rin aveva finito il suo turno di lavoro e poteva tornare a casa, dato che Miroku le aveva dato la serata libera, sotto consiglio di Sango e Kagome, le quali volevano scoprire che era successo tra Rin e Sesshomaru la sera prima.

Kagome aveva lasciato Inuyasha a casa, impegnato in un caso molto delicato, e quindi aveva moltissimo lavoro da fare, costruire un’accusa solida e che non cadesse alle prime schermaglie con la difesa.

Anche per questo motivo aveva deciso di lasciarlo tranquillo e assecondare la curiosità di Sango, non che Kagome non sia curiosa, ma questa emozione la maschera meglio della sua amica, e poi è curiosa di capire che cosa intendeva Sesshomaru, i primi dubbi e sospetti le erano venuti, ma aveva bisogno di una conferma.

Entrambe le ragazze si trovavano a casa di Sango e Rin, e attendevano che quest’ultima facesse ritorno a casa, e poi secondo la visione di Sango, tempestarla di domande, cosa che non era propensa a fare Kagome, conoscendo bene l’amica.

Rin entrò in casa, e vide le sue amiche sedute sul divano a chiacchierare.

“Ciao ragazze, come mai qui?”, domandò, sospettando un’imboscata per un interrogatorio.

“Beh, volevamo fare una serata sole donne e stavamo aspettando te”, rispose Kagome, guardandola in modo obiettivo e cercando di non far trasparire la sua preoccupazione per Rin, che era molto dimagrita nell’ultimo periodo.

“Ok, allora vado a cambiarmi”, disse la mora, cercando di non velocizzare le tempistiche, voleva prima sentire Sesshomaru. Ma mentre stava pensando a lui, il suo cellulare cominciò a squillare prepotentemente, ma quando lo prese, le sue amiche notarono che gli occhi di Rin si spalancarono per la sorpresa.

“Rin, ma non rispondi al telefono?”, chiese Sango, dopo essersi ripresa dal momento di sorpresa.

“Ehm, si, vado in camera”, disse la ragazza, prima di chiudersi la porta della sua stanza dietro le spalle.

“Pronto”, disse, dopo aver premuto il tasto sul telefono.

“Ciao Rin”, una voce roca al punto giusto e soave per le orecchie delle ragazze le giunse dall’altro capo del telefono.

“Ciao Sesshomaru, come stai?”, Rin si maledisse per la banale domanda che gli aveva posto.

“Bene, tu hai parlato con le tue amiche?”, chiese lui di rimando, entrambi avevano bisogno di sentire la voce dell’altro, per affrontare ciò che li aspettava: Rin, un interrogatorio da record, mentre Sesshomaru la conferma dei suoi sospetti riguardo i genitori.

“Parlerò con loro fra un po’, hanno deciso di passare una serata sole donne, soltanto per lenire la loro curiosità e torturare me, spero di sopravvivere”, disse Rin, con una comicità e un sarcasmo nella voce che fecero sorridere il demone.

“Sopravvivrai, e poi devi confidarti con loro, sono tue amiche e possono aiutarti; non tenerti tutto dentro, non ti fa bene”, disse Sesshomaru, cercando di farle capire che era giunto il momento di confidarsi con Sango e Kagome.

“Va bene, ma tu come va, il viaggio è andato bene?”, domandò lei, non ne aveva ancora abbastanza di sentire la sua voce.

“Si, tutto bene, ma domani mattina parto di nuovo, devo sbrigare alcune cose e poi mi concedo una bella vacanza”, Sesshomaru sapeva di aver detto una mezza bugia, ma non voleva che lei si preoccupasse troppo e poi era una questione riguardante la sua famiglia e era suo dovere risolverla, anche per non rovinare il matrimonio del fratello, alla fine da questo viaggio gli avrebbe portato un regalo fin troppo speciale che non si poteva incartare, se le sue supposizioni erano corrette.

“Vacanza? E quando mai tu ti sei preso una vacanza?”, chiese Rin, cominciando già a ridere, immaginandosi la faccio del cuoco, “Mai preso una pausa in vita tua e adesso, a pochi mesi dal matrimonio di Inuyasha ti permetti questo privilegio? Davvero simpatico!”.

Sesshomaru non sapeva come rispondere, perché era la verità, dopotutto, ma ne aveva bisogno come copertura per i suoi viaggi e le sue indagini.

“Appunto perché mancano pochi mesi dal matrimonio ho bisogno di staccare, Inuyasha mi ha reso la vita difficile in questo anno, tutto ciò di cui parlava era il matrimonio e sinceramente sentirne parlare 24 ore su 24, è stressante anche per uno calmo come me”, spiegò il demone alla ragazza, che non aveva ancora finito di ridere; ma Sesshomaru la preferiva così e non taciturna e triste come quando le ha parlato per la prima volta.

“Tu calmo!? Ma dici sul serio? Ti devo ricordare ciò che hai fatto due giorni fa? Hai inveito contro Miroku per un babydoll e contro Kagura per il fatto che sia ossessionata dal sesso con te, anche se a quanto so non ha mai provato, quindi non credo che ti si possa definire calmo”, rispose la ragazza, riprendendo nuovamente a ridere.

Nel salotto, intanto, Sango e Kagome sentivano Rin ridere convulsamente, ma non riuscivano a capire chi fosse la persona all’altro capo del telefono, proprio non ne avevano la minima idea, ma lo avrebbero scoperto presto.

La conversazione tra Rin e Sesshomaru era molto piacevole per entrambi, ma ad un certo punto Sesshomaru disse: “ Rin mi spiace, ma adesso devo andare, ti chiamo io presto e mi racconterai come è andata con quelle due e come procedono i preparativi per il matrimonio”.

Rin era un po’ delusa di non poter parlare ancora con lui, ma capiva che aveva altre cose da fare e non voleva portargli via altro tempo.

“Allora aspetto una tua chiamata, mi ha fatto piacere sentirti Sesshomaru”, e detto questo, non aspettò neanche la sua risposta che aveva già riattaccato, non voleva scoppiare a piangere mentre lui era ancora in linea; erra poco che avevano cominciato a conoscersi meglio, ma Rin sentiva che tra di loro c’era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, qualcosa che le aveva permesso di affezionarsi troppo presto a lui.

Sesshomaru, d’altro canto, capiva il motivo per cui Rin aveva chiuso la conversazione prima che lui potesse rispondere al suo saluto, e lo sentiva da come aveva pronunciato il suo nome, prima l’aveva fatta ridere e per ultima cosa, l’aveva resa triste, ma aveva delle cose da fare, anche per la sicurezza di quella ragazza così minuta che gli era entrata dentro in così poco tempo e di cui non riusciva più a fare a meno.

Sango e Kagome avevano origliato l’ultima parte della conversazione e avevano capito che era il cognato di Kagome al telefono, ma non capivano l’umore altalenante della loro amica.

Rin uscì dalla sua stanza con una tuta e una maglietta che usava solo quando non doveva uscire più di casa e si sedette sul divano, consapevole che entro pochi minuti sarebbe cominciata la tortura.

“Allora”, beh, quando Sango cominciava così la sessione di domande, voleva solo dire una cosa, si aspettava tutta la verità senza censure.

“Che vuoi sapere?” la domanda di Rin, fece sobbalzare le due, le quali si scambiarono uno sguardo stralunato, di solito dovevano tirarle fuori le parole con le pinze, invece adesso era totalmente accondiscende, ‘ma che stava succedendo?’, si chiesero entrambe le ragazze.

“Chi era al telefono?”, Kagome cercò di partire con una domanda facile e semplice, ma non si aspettava una risposta così diretta.

“Sesshomaru”, telegrafico e conciso.

“E che voleva?”, continuarono Sango e Kagome, alternandosi con le domande.

“Sapere se vi avevo detto una cosa”, altra risposta sintetica, Rin sembrava apatica, ma le due amiche l’avevano sentita ridere quando era al telefono.

“Che cosa devi dirci?”, chiesero in coro, ancora più curiose di quando avevano cominciato a fare domande.

“Voleva sapere se vi avevo detto di mio padre”, altra risposta monotona da parte di Rin, Sango e Kagome stavano cominciando a preoccuparsi sul serio.

“Tuo padre? Che è successo?”, chiese Kagome, la quale aveva intuito qualcosa, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse di preciso.

Da quella domanda, Rin era come se fosse totalmente assente, cominciò a raccontare di suo padre, della malattia che lo aveva portato al ricovero in clinica, della sua rinuncia alla scuola d’arte e al conservatorio; raccontò loro del fatto che Sesshomaru fosse l’unico che sapesse della situazione di suo padre. Raccontò ogni cosa, ma la voce era apatica, vuota, e sul suo viso non vi era nessun segno di vita.

Sango e Kagome non sapevano cosa pensare, non riuscivano a capire come fosse possibile per una ragazza minuta e fragile come Rin, andare avanti in questo modo, rinunciando ai suoi sogni per l’amore dell’unico genitore che le restava, ma si resero conto che sembrava fragile, ma la sua forza era immensa per sopportare un peso del genere.

“Rin, perché non ce lo hai detto prima?”, chiese Sango, un po’ delusa dal fatto che la ragazza non si fosse confidata con lei, vivevano insieme, se ne sarebbe dovuta accorgere e invece nulla, non aveva capito nulla.

“Non volevo farvi preoccupare, e poi eravate entrambe impegnate e non volevo disturbare”, la mora non riuscì a finire il suo discorso.

“Anche se siamo impegnate, il tempo per te si trova sempre e poi sei nostra amica e mia damigella e testimone, quindi è un dovere confidarsi l’una con l’altra, e non solo per le cose felici, ma anche per quelle che ci fanno soffrire”, disse Kagome, avvicinandosi a Rin e abbracciandola.

Rin, dal canto suo, si rendeva conto di aver sbagliato a tenersi tutto dentro, ma non si sentiva pronta a concretizzare che a poco a poco stava perdendo anche suo padre e che l’Alzheimer gli stava portando via tutti i ricordi che condivideva con lei; perciò, quando sentì Kagome avvicinarsi e stringerla, scoppiò a piangere, metabolizzando davvero la situazione, che il padre non è più in grado di badare a se stesso.

Sango e Kagome non sapevano cosa fare per calmarla, proprio non riuscivano a risolvere la sua crisi, ma una delle prime domande che le avevano posto, diede loro la soluzione.

“Pronto?”, rispose una voce al telefono.

Chi avrà chiamato Kagome? Boh, almeno io non ne ho la minima idea, vedrò che inventarmi per il prossimo capitolo.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Scusate per l'enorme ritardo, ma ho avuto problemi in famiglia e non ho potuto aggiornare, spero di farlo più regloarmente, anche se mi sto dedicando ad un manoscritto. speriamo che vi piaccia, anche se come sono solita fare lascio sempre a metà la questione.

baci.

 

"Pronto?", rispose una voce al telefono.

"Pronto, sono Kagome, avrei bisogno di un favore, se ti passo una persona riesci a calmarla?", chiese la ragazza, cercando di non spazientire le sue amiche. Attese la risposta e ad una risposta positiva passò il telefono a Rin, la quale era confusa da questa situazione.

"Pronto", disse con voce flebile la ragazza.

A sentire la voce che parlava all'altro capo del telefono i singhiozzi aumentarono, non si aspettava di sentirlo, pensava che fosse un sogno sentire il suo amico che doveva essere impegnato con la campagna elettorale americana, grande traguardo per lui.

"Rin, ma perché piangi? Lo sai che ho novità sulla mia vita amorosa?", disse Koga, tutto contento.

"Davvero?", domandò la ragazza, smettendo momentaneamente di piangere, ma era curiosa di conoscere questa grandiosa notizia.

" Ecco io ", cominciò il ragazzo con un po' di imbarazzo, "ho conosciuto una ragazza favolosa, é un giornalista per una rivista rosa e, é davvero fantastica", concluse totalmente emozionato, l'amico.

"Ma come si chiama? Mi hai detto che fa la giornalista come te, ma il nome non lo pronunci", disse la mora, calmando il respiro e facendosi travolgere dalle vicende amorose dell'amico.

Mentre Rin parlava al telefono con Koga, Kagome e Sango videro nell'amica un cambiamento significativo nell'espressione del suo viso e pensavano a cosa il ragazzo stesse raccontando alla mora.

"Beh, si chiama Ayame, e penso proprio che ti piacerà appena la conoscerai, rientriamo insieme e penso che la inviterò al matrimonio di Kagome se la cosa dura", esclamò il giornalista.

" Davvero? Allora é seria la cosa, sono proprio contenta per te.", disse Rin, felice perché l'amico sembrava avesse trovato la persona giusta, dopo le molte delusioni, ne aveva proprio bisogno dato che stava cominciando a perdere seriamente le speranze.

I due ragazzi parlarono per ancora qualche minuto e poi chiusero la chiamata promettendosi di telefonarsi il giorno successivo.

Appena Rin poggiò il cellulare sul tavolino, le due ragazze che erano con lei la guardarono in modo strano.

" Adesso é giunto il momento della parte più interessante", esclamò la futura sposa. "Cosa é successo con mio cognato? Ho visto la sua macchina qui sotto".

"Cosa? Ma non era di un amico? Rin, voglio una spiegazione", aggiunse la castana, cercando di trattenere la curiosità che le attanagliava la mente.

"Beh, che dire, mi ha ringraziata per il regalo per il suo compleanno e mi ha invitato a cena, poi é partito", disse in modo conciso la ragazza.

"E? Non puoi lasciarci così, devo sapere chi ha fatto quei graffi sul collo di Sesshomaru, quindi ora parli", disse senza possibilità di replica Kagome, la quale voleva capire.

"Credo di essere stata io", ammise la mora, arrossendo di brutto.

"Aspetta un momento sei stata tu? Non ci credo erano profondi, li ho visti ieri sera", disse Kagome, scioccata.

"Io non ci sto capendo nulla? Quali graffi?", chiese Sango, confusa dal discorso.

"Beh... Ieri sera, quando mi ha accompagnato a casa é successa una cosa, e credo di aver lasciato i segni delle mie unghie sul collo di Sesshomaru", spiegò imbarazzata la mora.

Entrambe le amiche non sapevano che pensare, l'unico momento in cui avrebbe potuto lasciare i segni sarebbe stato un...

"Vi siete baciati?", urlarono insieme Kagome e Sango, totalmente sconvolte dalla rivelazione a cui erano giunte.

"Ehm.. Si", confermò la mora, rossa come un peperone.

Le due ragazze non sapevano che dire, non si aspettavano un comportamento del genere, né dal demone, né e soprattutto dalla ragazza che era seduta di fronte a loro.

Sesshomaru era già in volo con Shintaro, destinazione Londra; doveva realmente scoprire ciò che era successo, ma appena atterrato avrebbe telefonato al fratello per capire che prove c'erano contro Ryukotzusei e Sezuna, in modo da poter integrare ciò che avevano per montare il caso del secolo che avrebbe visto suo fratello e sua cognata sotto le luci della ribalta e speravano davvero che bastassero.

"Signor Sesshomaru, mi scusi, ma suo fratello é al corrente delle sue indagini?", chiese l'investigatore con discrezione.

"Ancora no, penso che dopo l'atterraggio gli telefonerò per informarlo e vedere che possiamo fare", disse il demone, pensando già a cosa avrebbe detto al fratello.

"D'accordo e vuole una copia di tutti i documenti delle mie indagini così da poter sistemare meglio il caso?", domandò Shintaro, cominciando a fare una lista mentale di tutti i file raccolti nel corso degli anni.

"Certamente, la ringrazio", rispose Sesshomaru.

Arrivarono a Londra che pioveva, tempo normale per la capitale inglese; corsero a cercare un taxi e si fecero portare alla sede delle industrie Tashio. Entrati nell'ingresso, la receptionist si stupì dell'aspetto dell'erede dell'azienda, non lo aveva mai visto e ritrovarselo davanti le fece venire gli occhi a cuoricino, ma il demone non se ne curò, i suoi occhi erano solo per una persona e questa si trovava a mille miglia da lì in un ristorante di lusso gestito da un maniaco pervertito.

"Salve", disse il cuoco in modo cortese, cosa non da lui, alla signorina all'ingresso.

"Salve signore, in cosa posso esserle utile?, gli rispose con voce maliziosa lei.

"Vorrei vedere il signor Black, cortesemente, ed é una cosa molto urgente", rispose Sesshomaru, non facendosi addolcire dal viso carino della ragazza.

"Un attimo solo che lo informo subito", rispose lei, prendendo immediatamente il telefono e parlando velocemente con la segretaria del capo.

Sesshomaru aspettava, cercando di non mostrarsi impaziente per quell'attesa inaspettata.

La ragazza richiamò l'attenzione dei due e disse loro che il signor Black li aspettava all'ultimo piano.

Salirono in ascensore e pigiarono l'ultimo tasto presente sulla pulsantiera, attesero un paio di minuti e si trovarono in un ampio corridoio, da cui spuntò una donna sulla quarantina che li attendeva.

"Prego, seguitemi, il signor Black vi aspetta nel suo ufficio", disse lei, cominciando a camminare per quel labirinto di corridoi.

Il signor Blak, appena apprese la visita del figlio dei signori Tashio, afferrò il telefono per informare il grande capo di questa svolta imprevista.

“Carl, stai tranquillo, prima vedi cosa vuole, in caso fai uno squillo e io e mia moglie ci paleseremo alla sua vista, in modo da capire cosa ha scoperto”, disse, leggermente emozionato ma anche turbato Inuken.

“D’accordo capo, le farò sapere gli sviluppi, però penso che dovrebbe mostrarsi lo stesso a suo figlio, in fondo è venuto qui per vedere lei”, insistette, ma sempre con cortesia e educazione il direttore.

Quando il signor Black riappese, la segretaria bussò alla porta informandolo che il signor Tashio era fuori, in attesa di vederlo.

“Prego, accomodatevi pure. Io sono Carl Black, l’amministratore delegato della società. In cosa posso esservi utile, signor Sesshomaru?”, li salutò, presentandosi e facendoli accomodare sul divano che era presente nell’ufficio.

“Salve, il signore al mio fianco è Shintaro Tengiu, mi ha accompagnato qui, perché è il mio investigatore privato”, disse il demone, cercando di far capire all’uomo che aveva di fronte che non voleva risposte vaghe o evasive.

“È un piacere per me conoscerla, signor Tengiu, la prego si accomodi”, disse cortesemente e in modo pacato il direttore dell’azienda.

“Signor Black, siamo venuti qui per motivi molto seri e importanti; perciò, non ho voglia di girarci intorno e perdere altro tempo”, cominciò il suo discorso il demone, mostrando tutto il suo sangue freddo.

“Ho fatto delle ricerche insieme al signor Tengiu, e vorrei sapere se le mie ipotesi sono fondate e vere; quindi comincerò con la prima domanda”, riprese il demone, mostrandosi cortese per non innervosire il braccio destro del padre.

“Lei sa dove sono i miei genitori?”, domandò, andando dritto al punto.

Il signor Black si aspettava una domanda del genere e volendo che i signori si ricongiungessero con i figli, fece un cenno di assenso verso i due che lo stavano osservando.

“Se vuole, signor Tashio, posso chiamare e farle sentire le loro voci”, si offrì, cercando di non combinare disastri, nei confronti del grande capo, ma voleva davvero che questa storia del nascondersi finisse.

“Se può farlo, molto volentieri, signor Black, prego”, disse il demone, lanciando uno sguardo interrogativo in direzione di Shintaro, il quale annuì.

“Pronto Signore”, disse Carl Black, rispondendo al telefono.

“Suo figlio vorrebbe parlare con lei, posso passarglielo?”, domandò, attendendo una risposta che tardava ad arrivare; però in quel preciso istante, si sentì un lieve bussare alla porta.

Non era la segretaria che li aveva accolti, ma una donna che per molto tempo era rimasta impressa nei pensieri del demone, circondata da un immenso senso di colpa nei suoi confronti.

“Sesshomaru”, singhiozzò la donna, andando incontro a quel figliastro che il demone pensava di essere, ma che il realtà la moglie di suo padre considerava suo figlio a tutti gli effetti.

Il cuoco rimase di sasso nel vederla di fronte a lui, in lacrime, mentre cercava di trattenersi da essere umiliata ancora da distacco e dalla freddezza di quel figlio, che sostiene di non volerle bene.

Dietro la porta si stava nascondendo un demone, il quale stava osservando la scena, con uno sguardo che ancora non sapeva decifrare, conosceva la reazione del figlio maggiore verso la donna che ha sposato dopo la morte di Sara, ma che Sesshomaru non aveva mai accettato.

Osservando lo sguardo del figlio, si rese conto che i suoi occhi erano cambiati, avvertiva un senso di affetto dentro di essi, e rimase stupito quando lo vide sollevarsi dal divano e avvicinarsi a Izayoi, la quale in lacrime non aspettava altro che quel semplice gesto. La donna gli corse incontro e lo abbracciò, cercando di dominarsi dallo scoppiare in singhiozzi. Nel mentre, il signor Tashio, entrò nella stanza, sotto lo stupore di tutti, lasciando il cuoco sbalordito per il cambiamento significativo che aveva avuto, sembrava invecchiato di un centinaio di anni, anche se ne erano passati solo trenta.

"Papà", sospirò il demone, vedendo che la figura paterna che aveva visto scomparire si trovava proprio davanti a lui.

"Sesshomaru", disse soltanto il demone, non mostrando la commozione che aveva provato per il gesto di Sesshomaru, nei confronti della seconda moglie.

Quando la riconciliazione riprese tono più formali, tutti si sedettero sui divani disposti in un angolo dell'ufficio e parlarono per un po' di cosa avessero fatto i due, nascosti nel loro piccolo appartamento nell'attico della società.

"Figliolo, prima di passare all'azione, ho bisogno di sapere cosa hai scoperto, in modo da integrare le informazioni raccolte e pianificare un attacco efficace e distruttivo", disse il signor Tashio, tenendo per mano la moglie, la quale aveva ancora le lacrime agli occhi per come l'aveva accolta il figlio che considerava suo ma che per lei aveva sempre e solo diffidenza.

"Papà, ho scoperto varie cose, ma per poter agire, bisognerebbe che Inuyasha prendesse parte all'incontro, con i processi che ha vinto, è riuscito a trovare qualche falla nella gerarchia di Ryukotsusei e ha sfoltito la sua organizzazione e perciò adesso ce l'ha con lui e Kagome per le loro indagini e processi ad alto tasso mediatico. Anche se le persone che hanno mandato in galera erano pesci piccoli", spiegò il cuoco, dando un indizio sulla vita che i due promessi sposi conducevano.

"Quindi il mio piccolino è in pericolo?", disse in lacrime Izayoi.

"Il piccolino sa proteggersi molto bene, e poi non penso che Kagome permetta che la lasci prima del matrimonio", disse il cuoco, con un leggero sorriso sulle labbra.

"Quando sarebbe questo matrimonio? Ne abbiamo sentito parlare ma la data non è riportata. Avevamo pensato di fare una sorpresa a tuo fratello, ma non sapendo nulla, non volevamo disturbare e arrivare o prima o dopo", disse la signora Tashio.

"Beh, potreste essere il mio regalo di nozze, comunque tra sei mesi ci sono le nozze e ho pensato di fare le indagini su questa questione adesso, per evitare di sclerare dato che Inuyasha mi ha rotto con tutte le cose per il matrimonio e i doveri di un testimone".

I signori Tashio guardavano il figlio con gli occhi fuori dalle orbite, non si aspettavano che sarebbe stato il testimone dello sposo.

"Ok, però adesso passiamo alle cose urgenti. Tuo fratello chi ha mandato in galera?", chiese il demone maggiore.

"Tutti pesci piccoli, signore, assassini per conto del mafioso, stupratori, spacciatori; ma ancora siamo in alto mare per arrivare alla punta della gerarchia, forse però ho scoperto qualcosa che ci possa essere di aiuto", rispose l'investigatore Tengiu.

"Mia sorella è stata stuprata e uccisa da Takemaru Sezuna in persona, quindi qualcosa dovrebbe venire fuori, anche se non lo hanno mai preso, le prove le ho con me, e spero che mia sorella dall'aldilà mi aiuti in questa impresa", rivelò Tengiu, lasciando di stucco che il cuoco, il quale non ne sapeva nulla.

"Mi dispiace veramente per tua sorella, quando è successo?", chiese la signora, stringendo una mano a Shintaro, in segno di conforto.

"Due anni fa, ma la polizia non ha mai trovato nulla contro Sezuna, perciò indagando io stesso, ho scoperto che il caso era stato insabbiato dai piani alti, vuol dire che ci sono mele marce nel sistema. Spero di riuscire a scoprire chi è stato, per consegnarlo a suo fratello, signore, e far avere un giusto processo a mia sorella, sapendo che l'omicidio non cade in prescrizione", informò i signori davanti a lui, Shintaro.

"Faremo il possibile per risolvere la questione che va avanti da tantissimi anni", disse Tashio, cercando un modo per poter incastrare i due.

"Forse una possibilità c'è: smontare pezzo per pezzo il loro impero di droga, prostituzione, omicidi, armi ecc. ma avremo bisogno di aiuto e se troviamo il corrotto non riusciremo a fare nulla", propose Sesshomaru.

"Beh, potremmo chiedere alle organizzazioni internazionali o straniere per farci aiutare, qualche aggancio dovrei averlo nelle principali agenzie governative mondiali", disse Shintaro, attirando l'attenzione di tutti i presenti nella stanza.

"Allora vediamo di attuare un piano di azione e vedere chi può aiutarci", disse Tashio, stringendo la moglie.

Tutti annuirono.

Rin si sentiva meglio dopo aver parlato con Koga, ed era contenta per lui.

"Adesso vogliamo sapere perché hai la macchina di Sesshomaru", dissero in coro Sango e Kagome.

"Beh, me l'ha lasciata per andare a trovare mio padre che è ricoverato in una clinica poco fuori città", disse la ragazza, affrontando un argomento per lei difficile.

"Tuo padre?", chiese Kagome, non ricordando di aver mai sentito nominare la figura paterna dalla ragazza.

"Si, mio padre soffre di Alzheimer e quando mi sono trasferita a Tokyo, è stato per portare lui in questa clinica specializzata, ma la retta era molto alta, perciò ho lasciato gli studi e cominciato a lavorare da Miroku", spiegò Rin, lasciando le due sconcertate. Dato che non riuscivano ad immaginare quello che poteva aver passato la ragazza.

"Perché non hai detto nulla? Ti avremmo aiutata in qualunque modo", disse Sango, abbracciandola.

"Lo so, ma volevo farcela con le mie forze, non è facile andare a trovare il proprio padre e lui non ci ricorda di te. Poi una persona mi ha fatto capire che ho delle amiche fantastiche e che mi potevo confidare con loro, perciò eccomi qui", rispose Rin, ricambiando l'abbraccio di Sango e aggiungendo anche Kagome.

"Smettiamo di parlare di cose tristi, come vanno i preparativi per il matrimonio? Mi sa che devi aggiungere un posto in più, Koga ha la ragazza", disse Rin, asciugandosi gli occhi lucidi.

"Racconta, racconta", dissero le due.

Rin raccontò loro quello che Koga gli aveva detto e poi stanche si misero a guardare un film alla tv, addormentandosi per la stanchezza e le emozioni provate.

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