La strega bianca

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premesse ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** La pagina dei ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Premesse ***


Il cielo era coperto dalle nuvole grigie che preannunciavano solo pioggia, il vicolo era buio e umido

Lo so, lo so, lo so... vi starete chiedendo: Ma come? Invece di aggiornare questa cosa fa? Ne inizia un’altra?!?! Tranquille... la storia con Kirby va alla grande, quella di Usagi e il suo bambino é, ormai, quasi finita e l’altra é in elaborazione... presto poserò un altro cap.

Questa storia é diversa dalle altre, ho unito la mia passione per Sailor Moon al mio amore verso la magia.

Devo ammettere che, praticamente, é già ben definita nella mia testa... quindi credo che gli aggiornamenti saranno piuttosto frequenti.

AVVISO IMPORTANTE: é un’altra AU e OOC... quindi siete avvisati... i nostri amati personaggi hanno un carattere differente dal solito.

Credo di aver detto tutto... signori e signore buona lettura!

Elena

 

PS: ovviamente commentate pure liberamente!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

Il cielo era coperto dalle nuvole grigie che preannunciavano solo pioggia, il vicolo era buio e umido. Una figura nera correva a per di fiato ignorando il mondo attorno a sé, ignorando il dolore che arrivava dalla spalla, il pulsare della ferita sulla gamba e il sangue che gli scorreva sul viso da un taglio profondo che aveva sulla fronte.

Da quanto correva?

Non lo sapeva neppure lui, era esausto, dolorante ma non poteva mollare… non poteva finire in mano loro.

Dietro di lui, in lontananza, si sentirono delle voci.

Lo stavano raggiungendo, lui era troppo debole per poterli affrontare ora, ne aveva messi fuori gioco un paio ma non bastava… ancora due di loro gli davano la caccia.

Forse i due più pericolosi.

Cercò di aumentare la corsa socchiudendo gli occhi per il dolore alla gamba.

I ciottoli scivolosi dell’asfalto lo tradirono, scivolò a terra con la faccia dentro una pozzanghera.

- Eccolo!- urlò una voce roca e molto profonda.

- Ora sei morto!- echeggiò una seconda voce fredda e stridula, probabilmente era una donna.

Il primo uomo gli diede un calcio nel costato facendolo voltare con la forza.

L’uomo aprì gli occhi guardando i suoi inseguitori in faccia.

Entrambi erano vistiti di nero, avevano il viso coperto dal cappuccio ma per lui non c’era bisogno del cappuccio… li conosceva molto bene.

- Traditore… - sibilò l’uomo – ci hai traditi.

- Vi sta usando. – mormorò cercando di fargli aprire gli occhi.

- Taci!- urlò la donna piazzandogli un altro calcio tra le costole – Non hai il diritto di parlare di Lui… tu sei solo spazzatura! Ora muori… viscida serpe. – dalla mano delle donna partì una sfera di energia rossa... l’uomo a terra la deviò con facilità pur essendo molto debole.

L’uomo ghignò:

- Ci vuole di più che qualche ferita per mettermi fuori combattimento. Voi dovreste saperlo… sono stato addestrato molto bene. - chiuse gli occhi e si concentrò – Trasportus!

Ci fu un lampo d’orato e l’uomo a terra sparì.

Il primo degli inseguitori urlò alzando la testa verso il cielo nuvoloso e spinse la donna contro il muro.

- E’ solo colpa tua stupida donna! 

L’altra afferrò il colletto della tunica nera dell’uomo e lo strattonò con forza.

- Non metterti contro di me! – sibilò crudelmente – Non sai di cosa sono capace… e, comunque, l’hai visto com’era ridotto. Ovunque sarà comparso sarà stremato… gli do due ore, poi morirà.

- E se, invece, recupera le forze? – chiese lui cercando di metterla in difficoltà.

- Noi riusciremo a rintracciarlo. – ripose sicura la donna prima di scomparire in una nuvola nera come il buio che li circondava.

 

***

 

Pioveva forte… dovunque fosse pioveva talmente forte che aveva già tutti i vestiti zuppi.

Non sapeva dove fosse finito, non aveva pensato quando aveva pronunciato quell’incantesimo, voleva solo trovare un posto sicuro, un posto dove qualcuno avrebbe potuto aiutarlo.

Ma era così debole…

Il dolore, la stanchezza per la corsa, la debolezza per tutto quello che aveva dovuto sopportare in poche ore gli erano piombate addosso all’improvviso.

Le ossa gli facevano male, la testa gli doleva e gli girava, forse aveva perfino qualche linea di febbre, le ferite pulsavano, bruciavano e sanguinavano copiosamente.

Si appoggiò ad un muro prossimo a svenire.

- Ehi ti senti bene?- chiese una voce femminile alle sue spalle.

L’uomo rispose solo con un debole gemito e scivolò sulla strada esausto. Sentì dei passi veloci dietro di lui e poi la pioggia cessò.. qualcuno lo stava coprendo con un ombrello.

- A… aiuto… - riuscì a balbettare con un filo di voce.

- Dio mio ma sei ferito… chi ti ha ridotto così?

Gli occhi divennero pesanti, il buio aumentava e il freddo gli aveva penetrato le membra come mille spade acuminate.

L’ultima cosa che vide furono due occhi blu splendenti come stelle.

Poi solo buio.

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

Silenzio… attorno a lui solo silenzio e buio, non sapeva dove fosse e non vedeva niente.

Solo buio.

Si guardò attorno, disorientato, vagamente intimorito... attorno al lui: il nulla.

- Dove sono? – pensò l’uomo guardando il nero che l’avvolgeva – Sono forse morto?

Un brillio lontano catturò la sua attenzione, una piccola stella argentata brillava in lontananza perforando le tenebre in cui era precipitato.

Non aveva altra scelta... doveva capire dov’era.

Iniziò a camminare verso quella stella.

E, più camminava, più quella luce gli dava una speranza nel cuore, lo scaldava, lo liberava dal dolore delle sue membra ferite e sanguinanti.

- Indicami la strada...- mormorò con un sorriso – stella che brilli così lontano... indicami la strada.

Ma, improvvisamente, la luce iniziò ad affievolirsi... come se si stesse allontanando.

- No... – mormorò l’uomo iniziando a tremare e sudare freddo – no...- camminò più veloce cercando di non farsela scappare, di raggiungerla. Ma, più correva, più la stella si allontanava e quasi poteva sentirla ridere di lui, della sua ingenuità.

I piedi divennero pesanti da sollevare, come se fossero di piombo... più correva più faceva fatica, e più faceva fatica più voleva raggiungere quella stella, la sua unica fonte di salvezza da quel buio totale.

Le gambe gli cedettero facendolo cadere in ginocchio mentre la luca si spegneva del tutto lasciandolo, nuovamente, solo e al buio.

Chiuse gli occhi e cercò di riprendere fiato... quella corsa l’aveva stremato... si sentiva così dannatamente debole...

All'improvviso qualcosa l’afferrò alle gambe, l’uomo cercò di alzarsi ma quella morsa bollente non voleva lasciarlo andare, guardò a terra e vide delle lingue di fuoco uscire dal terreno e avvolgerlo intrappolandolo. Iniziò a dimenarsi nel tentativo di liberasi ma, più si muoveva, più quelle catene di fuoco lo immobilizzavano al terreno bruciandogli la pelle.

Urlò mentre vedeva una fiamma più alta delle altre avvicinarsi a lui quasi come se fosse viva ed entrare nel suo corpo tramite la bocca.

Un calore insopportabile gli esplose dentro, si sentiva morire... gli sembrava che i suoi organi si fossero sciolti e trasformati in lava incandescente.

Avrebbe preferito morire piuttosto che continuare quella tortura.

 

***

 

La porta della camera da letto si spalancò, l’uomo disteso tra le coperte di cotone si agitava nel sonno.

Urlava e si dimenava come se lo stessero torturando.

Gli posò una mano sulla fronte ma la ritrasse immediatamente... scottava, aveva la febbre molto alta.

Velocemente prese un catino con dell’acqua gelata e delle pezze pulite.

Iniziò a bagnargli lentamente il viso, era molto caldo, delirava, a tratti urlava addirittura... probabilmente stava facendo un orribile incubo.

Mentre passava la pezza bagnata sul suo viso si fermò a contemplare i lineamenti duri che aveva il volto di quel ragazzo.

Non doveva avere molti anni in più di lei, eppure era così malridotto... gli aveva curato le varie ferite ma, nel togliergli i vestiti zuppi, aveva notato altre vecchie cicatrici, sulla schiena, sulle braccia, senza contare gli ematomi sparsi per il corpo. Fortunatamente lei sapeva come curarlo, lo aveva lavato alla bene e meglio, aveva fatto degli impacchi sulle ferite, le aveva bendate e ora aspettava il suo risveglio.

Gli passò la pezza sugli occhi serrati... li aveva appena intravisti quando l’aveva incontrato nel vicolo. Erano neri, penetranti, erano stati proprio quegl’occhi a convincerla che, portare in casa uno sconosciuto ferito da chissà quale rissa, non fosse una cosa sbagliata.

Inzuppò la pezza di nuovo e tornò ad osservarlo, era un bel ragazzo, alto almeno venti centimetri più di lei, moro, sembrava un uomo forte, molto combattivo eppure in quel frangete anche molto debole e fragile.

Chissà cosa gli era successo?

Ci vollero altre due ore prima che la febbre calasse, due ore dove aveva pazientemente vegliato al suo capezzale, doveva aveva cercato di curarlo, dove si era preoccupata per quel ragazzo di cui non sapeva neppure il nome.

Quando smise di delirare e di muoversi tra le lenzuola, tirò un sospiro di sollievo: il peggio era passato.

 

***

Pace.

Era questo quello che sentiva: una gran pace.

Non si sentiva così tranquillo da parecchio tempo, il suo corpo non gli doleva più, un tessuto fresco e profumato lo avvolgeva, un giaciglio confortevole sosteneva il suo peso.

Tutt’attorno silenzio e calma... una calma quasi irreale...

Una brezza calda gli sfiorò il viso, sentiva i cinguettii degli uccellini da qualche parte e un vago profumo di spezie ed oli.

Forse era morto...

Aprì lentamente le pesanti palpebre, gli ci volle qualche secondo per mettere a fuoco il posto dove si trovava.

Era in una camera da letto, piuttosto spoglia, c’era un grande armadio a dieci ante che copriva l’intera parete alla sua destra, il letto era matrimoniale, a baldacchino, attorno a lui c’erano tende bianche, talmente leggere da sembrare fatte d’aria, la finestra era sulla parere davanti, le gelosie di legno chiuse lasciando entrare solo qualche spiraglio di luce avvolgendo la stanza in una piacevole penombra, proprio lì accanto c’era uno scrittoio in legno di mogano scuro e due mensole.

Tutta la mobilia aveva l’aria si esser molto antica e preziosa.

Cercò di alzarsi, la pezza che aveva sulla fronte gli cadde sulle gambe, era ancora umida.

L’uomo la prese in mano e la guardò... qualcuno lo stava curando.

Osservò il suo corpo, le ferite erano state pulite e bendate, indossava un pigiama nero di seta che non era suo, sul comodino accanto c’era un mortaio di pietra bianco e qualche sacchetto di velluto dai vari colori.

Spostò le lenzuola di cotone blu e mise un piede a terra quando la porta della stanza si aprì.

Rimase a bocca aperta.

Una bella ragazza stava entrando... era molto giovane, probabilmente sui venticinque anni, indossava un grazioso vestito estivo turchese che le fasciava il corpo perfetto, era a piedi nudi ma non faceva nessun rumore sul pavimento, quasi come se volteggiasse a qualche millimetro dal parquet di legno chiaro. Aveva lunghi capelli biondi che le arrivavano fino in fondo alla schiena, sembravano una nuvola leggera d’oro in un cielo turchese.

La ragazza si voltò e poté vedere i due grandi occhi blu che lo fissavano.

Allora la riconobbe: la ragazza della strada.

Lei sorrise e poggiò le piccole boccette che aveva in mano sul comodino.

- Finalmente ti sei svegliato. – la sua voce era dolce, melodica, quasi come il canto ammaliatore di una sirena – Iniziavo a preoccuparmi seriamente.

Spostò lo sguardo sulla gamba che aveva posato a terra e scosse lievemente il capo.

- Il fatto che ti sia svegliato non vuol dire che sei guarito. – e lo fece sdraiare di nuovo – Sei ancora molto debole. Devi restare a riposo fino a quando te lo dirò io.

Sorrise debolmente... effettivamente si sentiva ancora molto stanco, ma, almeno, era vivo.

La ragazza bionda si mise a sedere sulla sedia posta accanto al letto, probabilmente era da lì che l’aveva accudito per tutto il tempo.

La vide prendere qualche sacchetto di velluto, aprirli e prendere qualche manciata delle erbe che contenevano, metterle nel mortaio e iniziare a triturarle. Seguiva i movimenti del suo polso millimetro dopo millimetro, stregato da tanta grazia e perfezione nei suoi gesti.

- Allora mio giovane straniero, - disse lei mentre prendeva una boccetta contenente un denso liquido color verde bottiglia – posso conoscere il tuo nome o devo tirare ad indovinare?

Fu solo allora che si accorse di non aver mai parlato da quando lei era entrata.

Fece un piccolo sorriso e sprofondò nei cuscini di piuma d’oca che aveva sotto il capo.

- Mamoru...- mormorò con un filo di voce – il mio nome é Mamoru.

La donna sorrise e aprì la boccetta, un penetrante aroma di bosco gli solleticò il naso.

- Bene Mamoru, - rispose lei versando due gocce nelle erbe sminuzzare nel mortaio – io sono Usagi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 

Rimasero in silenzio per altri minuti, lui osservava attento ogni piccolo movimento di lei. Usagi si sentiva quello sguardo penetrante addosso ma non fece nulla, continuò a pestare le sue erbe come le era stato insegnato tanti anni fa, le mescolava con gli oli naturali per creare la pomata adatta a quelle ferite, quando il risultato la soddisfò si alzò dalla sedia e si diresse allo scrittoio. Prese un vasetto vuoto di vetro scuro e iniziò a travasare la densa crema verdognola.

- Da quanto sono in questo letto?- domandò Mamoru senza distogliere gli occhi dalla schiena di Usagi.

- Una settimana. – rispose la ragazza senza voltarsi – Hai avuto per molti giorni la febbre alta... deliravi.

Mamoru ricordò vagamente gli incubi che lo avevano tormentato negli ultimi giorni.

- E... cosa dicevo?

- Non ti capivo... parlavi una strana lingua... forse non dicevi nulla. – rispose pacata l’altra alzando le spalle.

Mamoru si morse un labbro... una strana lingua... ora come doveva comportarsi?

- Senti, - fece Usagi poggiando il barattolo ormai colmo di crema – non so se puoi dirmi quello che ti é successo. – si voltò e si appoggiò alla scrivania di legno – Ma almeno assicurami che non sei nei guai.

Quella ragazza era strana, emanava un debole bagliore ma non riusciva a capire cosa fosse.

- Non sono nei guai. – mormorò piano senza staccare gli occhi dai suoi – Non esattamente... – scosse la testa non sapendo bene come spiegare quella situazione, di certo, non poteva dirle la verità - forse non avresti dovuto soccorrermi. – terminò con un triste sospiro.

- Beh...- fece Usagi incrociando le braccia al petto – ormai l’ho fatto. Non potevo lasciarti morire dissanguato per strada. – lanciò un’occhiata all’orologio che aveva al polso e fece un debole sorriso – Hai fame?

Mamoru annuì debolmente.

- Ti porto qualcosa.

- Mi voglio alzare. – disse scostando le coperte ma lei lo fermò.

- Sei ancora debole. – e i suoi occhi brillavano più delle stelle in cielo – Devi restare sdraiato.

- Sono in questo letto da una settimana...- soffiò lui e i suoi occhi brillavano tanto quelli di lei – non sono uno che resta fermo a piangersi addosso.

- Sei testardo. – borbottò la ragazza con un impercettibile sorriso.

- Non puoi neppure immaginare quanto Usagi.

- Allora credo che tu abbia bisogno di vestiti puliti, di quelli che indossavi sono riuscita a salvare solo i pantaloni, la camicia era macchiata di sangue e tagliata. Dovrei avere in giro la camicia di qualche mio ex... resta qui, io vado a controllare.

Usagi uscì dalla stanza lasciandolo solo, restò immobile qualche istante fissando la porta di legno, Usagi... chi era quella ragazza? Poteva fidarsi? E se fosse una trappola?

Beh... se fosse stata una trappola avrebbe agito quando era inerme a letto.

Decise di non pensarci, non ora almeno, poggiò i piedi nudi sul pavimento rabbrividendo qualche istante per l’improvviso freddo. Si alzò ignorando le proteste della schiena, per esser stata sdraiata tanto a lungo, e il bruciore delle ferite ancora lievemente aperte.

Andò alla finestra e aprì le persiane.

Voleva capire dove fosse finito.

La luce irradiò la stanza accecandolo per qualche istante, quando iniziò ad abituarsi al sole, aprì piano gli occhi e tolse la mano che aveva usato per coprirsi.

Una città: vedeva una città davanti a lui, una grande città frenetica.

- Tokyo...- sussurrò con un lieve sorriso – almeno non sarà facile rintracciarmi, visto che non sono morto.

Restò a contemplare la città per qualche minuto, così diversa da dove viveva lui ora... ma, un tempo, aveva vissuto anche lui tra la gente normale.

Ora scappava anche da loro.. o, forse, era lui che rivedeva nella società quello che fu un tempo, un tempo lontano, quasi un’altra vita.

Era cambiato, lo dicevano tutti, anche se in pochi si fidavano di lui.

L’uomo coi due volti amavano chiamarlo... colui che sa celare il nero della sua anima.

Sì, la sua anima era stata nera, ora non lo era più o, almeno, non lo era più come un tempo.

Una volta odiava tutta questa vita banale della gente, li puniva solo perché diversi da lui... sorrise amaramente... una volta odiava tutto e puniva tutti.

Si vantava di esser superiore, ora si vergognava solo delle sue azioni, azioni che pesavano come macigni su quel piccolo cuore che tentava di battere per infondergli quel calore perso tanto tempo fa.

 

Mentre Mamoru cercava di rimettere insieme i cocci della sua anima, Usagi cercava la camicia da qualche parte in quella vasta casa.

Troppo grande per una ragazza sola, il suo migliore amico Motoki, nonché l’unico amico che avesse mai avuto, glielo diceva in continuazione.

Ma per lei quella casa rappresenta il suo passato, la sua famiglia e non poteva abbandonarla a se stessa o, peggio, venderla.

Le piaceva l’atmosfera che si creava in quelle stanze, quella strana sensazione di non esser mai sola, quell’odore di antico e di vissuto che avevano i mobili della nonna tanto amata.

Semplicemente l’adorava, era come una parte di lei, anche se era grande e sempre vuota.

Sorrise nel constatare che era piacevole avere qualcuno in casa, anche se un estraneo, era bello sentire rumori diversi, parlare con qualcuno di differente da Motoki... in fondo, si sentiva così sola...

Trovò la camicia bianca nell’armadio, i pensieri tristi, colmi della sua solitudine, sparirono e un sorriso vittorioso le aggraziò i lineamenti del viso.

Tornò indietro per darla a Mamoru... chissà... magari la solitudine era destinata a sparire dal suo cuore.

 

***

 

Il pendolo di cristallo ruotava incessantemente sopra quella che sembrava una riproduzione in piano del globo terrestre, fatta completamente d’argento.

La mano pallida che lo teneva era piccola ed affusolata, teneva la catenella d’oro del pendolo tra due dita mentre col resto della mano stringeva un brandello insanguinato di una camicia, le unghie perfette laccate di rosso risplendevano sotto la lieve luce della candela appoggiata sul tavolo accanto.

La porta della stanza si aprì e una figura nera entrò nel buio che avvolgeva la donna.

Il cristallo iniziò a ruotare più forte e la donna si lasciò sfuggire un’imprecazione.

- Cosa c’é? – chiese affrettando il passo e sistemandosi accanto a lei.

- E’ ancora vivo... – mormorò con un filo di voce la donna.

- Dov’é?

- Non lo so,- rispose piano scuotendo il capo nascosto dal cappuccio nero – é ancora molto debole, il pendolo segna solo l’area orientale del mondo.

- Una vasta zona dove cercare. – sentenziò l’uomo senza nascondere il suo sarcasmo e la sua diffidenza verso le capacità della donna che aveva accanto. 

Offesa l’altra fermò il pendolo e si voltò verso di lui, lo sguardo di fuoco si poteva sentire benissimo anche se il viso era celato dalla stoffa nera del cappuccio.

- Non mi sembra che tu stai facendo molto per rintracciarlo! – sibilò crudelmente.

- Io dico che é morto... quel tuo stupido pendolo inizia a perdere i colpi – rispose strafottente l’altro - Hai visto anche tu quanto fosse debole... il teletrasporto fa perdere molte energie e tutti quelli che l’hanno usato nelle sue condizioni non sono mai arrivati a destinazione o sono morti poco dopo.

- Tu sottovaluti i poteri di Mamoru... lui é molto più forte di tutti noi. Hai visto quello che ha fatto a due dei nostri compagni.

L’altro sbuffò annoiato.

- Io lo posso battere quando voglio. – fece con fare strafottente.

La donna strinse il cristallo tra le mani con un moto di rabbia, quanto avrebbe voluto farlo evaporare...

Si avvicinò di un passo.

- I palloni gonfiati come te fanno sempre una brutta fine. – sibilò minacciosa prima di uscire dalla stanza. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 

La casa era veramente grande, una villetta a due piani, antica e ricca di mobilia pregiata. Mamoru camminava lungo lo stretto corridoio del secondo piano, Usagi gli aveva lasciato la camicia bianca e gli aveva detto che l’aspettava in cucina al pano di sotto. I pavimenti erano di parquet chiaro, le pareti erano immacolate, c’erano altre tre porte che davano a tre stanze a lui ignote ma non voleva sbirciare di nascosto e scese le scale per il piano di sotto. Mentre scendeva osservava e foto appese alla parete, c’era Usagi con una donna, molto più anziana, alta e magra come lei, con i capelli grigi legati assieme con un nastro rosso, gli occhi erano gli stessi di Usagi, blu, grandi e luminosi, sorridevano entrambe... sembravano felici.

Il salotto era grande, con un divano azzurro che faceva angolo, sul tavolino, posto davanti alla televisione, c’era un’antica scacchiera in marmo bianco e nero, in un angolo c’era un orologio a pendolo decorato con intarsi in madreperla e argento, nella credenza c’erano vari piatti in fine porcellana, un vaso con dentro delle rose rosse e bianche stava al centro di un grande tavolo rotondo.

Seguendo l’odore di uova e pancetta Mamoru entrò in cucina, Usagi camminava avanti e indietro dai fornelli al frigorifero, prendendo ingredienti, mescolando ed assaggiando tutto quello che gli capitava tra le mani.

- Siediti pure. – gli disse voltandosi appena e indicando un alto sgabello – Tra poco é pronto, devi perdonarmi se non sarà eccellente... é da poco che cucino.

Mamoru colse al volo una debole sfumatura della sua voce... una sfumatura quasi triste.

- Vivi sola?- le chiese guardandosi attorno, la cucina era grande, a differenza del resto della casa, i mobili sembravano nuovi, comprati da poco, nelle credenze vedeva strani sacchetti, vari mortai di legno e pietra... non erano oggetti consoni per una cucina.

- Da quattro anni. – confermò lei chiudendo il gas sotto la pentola – E tu da dove vieni?

Mamoru si mosse sullo sgabello imbarazzato... se le diceva la verità, Usagi avrebbe preso il telefono e chiamato il primo ospedale psichiatrico che avrebbe trovato. Ma non poteva non dirgli nulla riguardo alla sua vita... forse poteva accennare qualcosa.

- Allora?- insistette lei voltandosi e sorridendoli dolcemente.

- Beh... ecco.. io vengo da lontano. – alzò gli occhi al cielo, che razza di risposta era? Molto lontano? Dio... poteva affrontare gente pericolosa senza batter ciglio e non era in grado si mentire ad una ragazzina?

Eppure Usagi.. era in grado di metterlo in soggezione, i suoi sensi, sempre all’erta, gli dicevano che quella ragazza era strana.

Forse pericolosa...

La risata improvvisa di Usagi lo risvegliò dai suoi tormenti interiori, era una risata semplice, cristallina, non denigratoria ma, quasi, liberatoria.

La ragazza aveva anche le lacrime agli occhi, si era piegata in avanti, tenendosi la pancia e continuando a ridere.

Mamoru era perplesso.

- O mio dio...- mormorò asciugandosi le lacrime con le mani – era da tanto tempo che non ridevo così di gusto... – continuò tra un piccolo attacco e l’altro – non é colpa tua Mamoru. E’ che la tua risposta é stata divertente... molto lontano cosa vuol dire?

L’uomo sospirò e assunse un’aria molto seria, Usagi smise immediatamente di ridere.

- Usagi... tu sei stata molto gentile con me. Mi hai salvato la vita e vorrei ripagarti dicendoti tutto su di me, ma non posso. Se ti raccontassi chi sono e cosa mi é successo mi prenderesti per pazzo. Forse é meglio se io me ne vada e la smettessi di crearti problemi.

- No!- si affrettò a dire Usagi – Non voglio che tu te ne vada.

Mamoru socchiuse gli occhi curioso.

- Io... non ti farò più domande se é questo quello che desideri, ma, ti prego, resta qui. Almeno fino a quando non si saranno sistemate le cose.

L’uomo sospirò:

- Mi stanno cercando... e, credo, che presto mi ritroveranno. Sarai in pericolo se resti con me.... E non mi sembra corretto. Tu mi salvi e io ti ripago mettendo a rischio la tua vita...- scosse il capo deciso e si alzò – no, non é giusto.

- Ho capito. – mormorò lei – Non ho paura se é questo quelle che credi... mi darai della pazza ma in una settimana mi sono abituata all’idea di aver qualcuno in casa, anche se malato e sconosciuto. Non sai quanto può diventare tetro questo posto la sera.. quando si é soli.

Mamoru vide una lacrima brillare agl’angoli dei suoi occhi.

- Resta, - ripeté lei con un filo di voce – almeno fino a quando ti sentirai al sicuro qui.

- Ci sono tante cose che non sai di me.

- Neppure tu di me.  – sorrise debolmente lei.

Il ragazzo la scrutò bene, quel bagliore che aveva visto la prima volta era debolmente aumentato nel momento il cui lo aveva implorato di restare.

Era curiosa... e lui amava le cose curiose... ma, dall’altra parte, la metteva in pericolo e non voleva questo. Era la sua battaglia, non poteva mettere a rischio altri, soprattutto gente normale come Usagi.

Ma Usagi era normale?

Quella casa emanava un’aurea molto forte... lui la sentiva, poteva quasi vederla e toccarla.

Cosa nascondeva quella ragazza?

 

Era assurdo... oooh si lo sapeva che era una follia.

Questo Mamoru é uno sconosciuto! Non sai neppure da dove viene, non ti vuole raccontare nulla! Magari fa parte di qualche banda criminale e, aiutandolo, sei diventata una criminale anche tu!

I suoi pensieri non erano del tutto sbagliati, lei non conosceva Mamoru, non sapeva assolutamente nulla di lui.

Eppure... la sua parte buona, quella che riusciva sempre a vedere un lato positivo nelle persone, anche in quelle più sgradevoli, vedeva in lui una gran tristezza.

Una tristezza che li univa.

Perché?

Chi sei misterioso straniero comparso dal nulla?

Cosa mi spinge ad imploranti di restare con me? Perché sento più vicino te, che ti conosco solo da un’ora, che Motoki che conosco da una vita intera?

C’era come una luce che lo avvolgeva, una luce che a tratti sembrava d’orata mentre altre volte era oscura.

Era come se avesse due personalità.

Da quando lui era piombato nella sua casa, si sentiva quasi protetta, cosa assurda visto che, per una settimana, delirava nel letto. Eppure la sua presenza non la turbava più di tanto o, comunque, non nel modo in cui dovrebbe turbarla.

Avere quell’uomo in casa era come se fosse del tutto normale, come se lui fosse uguale a lei, due persone diverse eppure simili.

Aveva sempre avuto strani rapporti con le altre persone, pochi amici, una vita all’infuori del lavoro quasi inesistente, una considerazione di se stessi bassa... non si era mai sentita all’altezza degli altri, era come se le mancasse qualcosa, non si sentiva a suo agio in mezzo alle persone, non le capiva o, forse, erano loro che non capivano lei.

Quella società le era sempre stata stretta e non aveva mai capito fino in fondo il  perché, si era sempre sentita... diversa... non sapeva in cosa ma lo sentiva.

 

 

***

Tre uomini.. anzi è meglio dire tre giovani ragazzi stavano camminando lentamente verso la biblioteca.

Le mura antiche che li circondavano potevano mettere in soggezione chiunque ma loro no.

Indossavano tutti e tre dei completi neri, eleganti e ricamati con strani segni d’argento, avevano dei libri in mano e l’espressione preoccupata.

Anzi… solo due avevano l’espressione preoccupata.

- Manca da una settimana. – fece il più alto dei tre, portava i lunghi capelli castani racchiusi in un codino, gli occhi dello stesso colore della terra brillavano da dietro le lenti quadrate degli occhiali con la montatura nera, in mano aveva tre grandi volumi che, a giudicare dall’aspetto, sembravano molto impegnativi.

- Gli è successo qualcosa. – rispose deciso il secondo, il più basso dei tre anche se non di molto, anche i suoi capelli erano legati in un codino lungo, ma, a differenza del primo, i suoi capelli avevano uno strano tono argenteo e gli occhi erano di un verde così chiaro da sembrare, a tratti, gialli. In mano aveva un libro solo, molto più piccolo e meno consumato di quelli del ragazzo che gli stava accanto.

- A me non interessa. – rispose menefreghista il terzo, insieme agli altri aveva i capelli neri legati gli occhi color dell’ossidiana più pura, non aveva libri in mano, anzi la sua espressione pareva annoiata mentre accompagnava gli altri due – Più sta alla larga da noi meglio sarà per tutti.

Gli altri due si scambiarono un’occhiata fugace.

- Quando ti deciderai a dargli una seconda opportunità?- chiese il primo.

- Mamoru si dice pentito! – ribatté il secondo.

- Pensate quello che volete. – rispose deciso il terzo ragazzo – Io lo conosco e so che non è cambiato… Mamoru resterà quello di sempre.

Gli altri due si fermarono per guardarlo, ma lui era fin troppo abituato ai quei finti sguardi arrabbiati, avanzò senza prestare loro attenzione e mise le mani dietro la nuca.

- Quando vi accorgerete che dico la verità…- continuò senza voltarsi – sarà troppo tardi. Lo sarà per tutti…

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 

I suoi sensi erano sempre all’erta… non dormiva veramente da molto tempo, avrebbe sentito uno spillo che cadeva dall’altra parte della città.

Quindi non ci volle molto per capire che furono i mormorii che arrivavano dal piano di sotto che lo svegliarono. Erano le undici di sera e, quelle voci, sembravano alquanto sospette.

Mamoru si sistemò al meglio i pantaloni e uscì piano dalla stanza chiedendosi cosa stesse succedendo.

Man a mano che si avvicinava i mormorii diventavano leggermente più forti ma, ugualmente, incomprensibili.

Scese i primi due scalini e si affacciò oltre la ringhiera di legno per vedere chi parlasse.

C’era Usagi nel salotto, indossava una lunga vestaglia turchese, i capelli sciolti lungo la schiena e l’aria stanca.

Stava parlottando con un ragazzo, biondo, occhi nocciola, vestiva con un paio di jeans chiari e una camicia a maniche corte nera.

Parlavano vivacemente e lui sembrava preoccupato.

Mamoru cercò di allungare il collo per ascoltare meglio ma i loro sussurri erano troppo deboli.

Sbuffò contrariato, odiava quei sotterfugi, si mise a sedere sugli scalini e chiuse gli occhi concentrandosi.

- Sonorus..- mormorò con un filo di voce appena udibile.

Improvvisamente le due voci divennero perfettamente chiare, come se stessero parlando a gran voce lì, davanti a lui.

- … tu non lo conosci neppure!- fece scandalizzata la voce del ragazzo.

- Smettila di preoccuparti per me Motoki!- rispose Usagi scocciata – So quello che faccio.

- Usagi accidenti alla tua testaccia dura! Questo Mamoru è spuntato dal nulla, pestato a sangue da chissà che banda criminale e tu mi dici che sai quello che fai?

- Motoki…- ora la voce di Usagi era implorante – stanne fuori.

- E se quello è un pazzo omicida e ti fa a pezzi!

- Non credi di esagerare?

- La prudenza non è mai troppa!

- Smettila! Sei paranoico…

Ci fu un attimo di silenzio, Mamoru ebbe l’impressione che questo Motoki stesse analizzando Usagi.

- Oh no…- sbottò improvvisamente il ragazzo come se avesse capito la soluzione di un intricato arcano misterioso – Usagi non farlo!

- Fare cosa?- domandò l’altra quasi esasperata.

- Quel tipo ti piace!

Mamoru sussultò sullo scalino.

- No!- quasi urlò Usagi… rispondendo con troppa foga a quella domanda.

- Ti conosco da una vita,- ribatté prontamente l’altro- hai la fastidiosa tendenza ad innamorarti dei ragazzi peggiori di questo mondo. Persone che non ti capiscono…

- Nessuno mi capisce…- lo interruppe l’altra – Motoki… non mi piace Mamoru. Ti prego… fidati di me… io lo sento, nel suo cuore c’è tanta bontà. Sembra freddo ma non è così.

Mamoru si morse un labbro e serrò i pugni… ero tutto così difficile…

Motoki sbuffò:

- Mi devo fidare di te? Cos’hai fatto un altro dei tuoi sogni strani?

Il ragazzo sulle scale si fece ancora più attento… sogni strani?

- Niente sogni…- fece Usagi – lo sento. E’ una sensazione forte… fidati di me. – ripeté lei.

- Va bene… - mormorò Motoki cedendo – ma quando se ne andrà e ti spezzerà il cuore sai dove trovarmi.

Mamoru vide Motoki uscire di casa visibilmente scocciato, allungò di nuovo il collo per vedere dove fosse la ragazza. Usagi stava seduta sul divano, in mano teneva una cornice d’argento, fissava la fotografia con gli occhi lucidi, prossima al pianto.

- Ora avrei bisogno di voi...- disse con un sussurro – perché mi avete abbandonato?

Con un gesto della mano Mamoru ruppe l’incantesimo e si alzò, non avrebbe dovuto spiare... tornò nella sua stanza e si sdraiò di nuovo.

- Usagi...- sibilò fissando il soffitto buio – cosa ti é successo? Ma io non posso perdermi in queste banalità... io... ho una missione da portare a termine. Non posso metterti in mezzo a questa storia e non posso neppure perdere troppo tempo qui.

Sentì i passi della ragazza sulle scale e poi la porta della sua camera chiudersi, sospirò e si girò di lato chiudendo gli occhi.

- Mi dispiace...- sussurrò prima di addormentarsi.

 

***

 

- Niente... niente... niente... ed ancora niente!- urlò infastidita la donna nella sua stanza, il pendolo magico girava incessantemente attorno al Giappone ma non si fermava in nessun punto preciso – Dove ti sei nascosto vile topo di fogna?

Le fiamme delle candele che illuminavano la piccola spoglia camera, tremarono al passaggio di un’ombra nera, la donna colse quel impercettibile movimento e si voltò di scatto, sulle labbra un incantesimo mortale già pronto.

- Chi c’é?- chiese il buio che l’avvolgeva come una calda coperta – Nessuno può entrare nelle mie stanze!

- Nemmeno il tuo Signore? – echeggiò una voce tetra, era quasi il sibilo di un serpente, sembrava arrivare da lontano, quasi da un altro mondo, un modo di morte e desolazione.

La donna sentì un brivido attraversarle le membra del suo giovane corpo, chinò il capo e chiuse gli occhi riempiendosi di quell’essenza magica fortissima che avvolgeva il suo Signore.

- L’hai trovato? – chiese la voce nell’ombra.

- Sta riacquistando in fretta le energie... ma é ancora troppo debole per trovare il luogo esatto. – chinò ancora di più il capo tremando al solo pensiero di esser punita – Chiedo umilmente il tuo perdono, Padrone.

Sentì un vento gelido accanto a lei e le labbra del suo Signore e Padrone sfiorarle l’orecchio.

- Non sono adirato con te...- mormorò sfiorandole appena il collo con le lunghe dita – stai facendo un ottimo lavoro.

La strega rabbrividì ma non per il freddo o la paura, ricevere certe attenzioni da Lui era un onore, oltre che alla realizzazione di un sogno.

- Grazie Signore. – mormorò con un sorriso estasiato di fronte a quelle sensazioni che provava.

Sentì il vento muoversi di nuovo e l’ombra si spostò davanti alla cartina che la strega esaminava da parecchi giorni.

- Giappone...- sibilò allungando una mano sopra il continente – vediamo se così riusciamo a stanare il nostro amico Mamoru. – una luce bianca partì dalla mano dello stregone e avvolse la cartina sotto di lui.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 

Non faceva nulla di “normale” da molto, molto tempo.

Per questo un’azione stupida come fare la spesa, gli sembrava la cosa più bella del mondo.

Camminava accanto ad Usagi con due buste in mano, lei voleva cucinare qualcosa di speciale, da quello che aveva capito era il suo compleanno.

- Dovrei farti un regalo...- disse ad alta voce – c’é qualcosa che desideri ricevere?

- Non voglio nulla. – rispose lei scuotendo il capo – Mi basta sapere che ci sei tu a festeggiare con me.

Da quella sera, quando ascoltò il discorso dei due, erano passati quattro giorni, Usagi non aveva mai parlato di quell’incontro con l’amico e lui non aveva neppure provato ad intavolare il discorso.

Durate il poco tempo che stavano trascorrendo insieme, aveva imparato ad apprezzare quella ragazza sotto molti punti di vista e si era convinto che non fosse pericolosa.

Continuava ad incuriosirlo e, più si diceva che doveva andarsene per non ferirla e metterla nei guai, più si rendeva conto che lasciare Usagi al suo destino era più difficile del previsto.

C’era qualcosa che li legava, un filo sottile che si era formato da quando aveva messo piede in quella casa. Lui non sapeva nulla di lei e viceversa eppure sembrava che riuscissero a capirsi solo con uno sguardo.

- ... cosa ne dici Mamoru? – chiese allegra Usagi.

Mamoru sbatté le palpebre un paio di volte, riportato drasticamente alla realtà dalla voce della ragazza.

- Mmmh?- chiese voltandosi per guardarla.

Usagi ride debolmente.

- Ti ho chiesto se ti va la torta al cioccolato... é l’unico dolce commestibile che riesco a cucinare.

- Oh.. sì... va... va benissimo. Scusami ma ero soprapensiero.

- Ti capita spesso. – ammise Usagi lievemente rossa in volto – Sei sempre immerso nei tuoi pensieri, qualcosa ti turba?

- L’unico mio pensiero é quello di farti un regalo per il tuo compleanno. – fece lui sorridendo e portando i suoi pensieri a qualcosa di più piacevole, come la ragazza che gli camminava accanto.

- Ti ho già detto che non voglio un regalo... basta solo che stai con me a mangiare la torta.

- Beh... ti accontenti proprio di poco. – mormorò lui sarcastico – Sono certo che ci saranno decine di ragazzi che vogliono festeggiare con te.

Usagi sospirò e guardò dritto davanti a lei.

- Non sono molto apprezzata da quel punto di vista... anzi, diciamo pure da nessun punto di vista.

Mamoru era sorpreso da quell’affermazione.

- E, se posso chiedertelo, perché?

Un altro sospiro triste salì sulle labbra della giovane.

- Pensano che io sia... strana.

- Come?

- Hai notato le foto appese alle pareti?

Il giovane annuì solamente.

- Era mia nonna.. é morta quattro anni fa, avevo solo vent’anni. La cosa dove vivo é la sua, come la stanza dove dormi tu. Mia nonna era un’erborista molto brava, quando mi hai visto preparare quella crema stavo solo eseguendo una sua ricetta. Quando era piccola rimanevo ore a guardarla preparare le sue pomate o i suoi sciroppi di corteccia.

Gli occhi di Usagi erano diventati luminosi e lucidi, Mamoru sentiva quell’alone di mistero che la circondava aumentare e diventare più luminoso.

- Perché dicono che sei strana?- chiese Mamoru con un filo di voce – Per via di tua nonna?

Erano arrivati a casa ormai, Usagi aveva aperto la porta, aveva posato le buste sul tavolo in cucina ed era andata in salotto.

Mamoru alzò un sopracciglio perplesso e per nulla propenso ad abbandonare quel discorso, posò anche le sue buste e la raggiunse.

La ragazza era in salotto, seduta sul divano, tra le mani aveva la stessa cornice d’argento che aveva visto quella sera.

Si sedette accanto a lei e lanciò un’occhiata alla fotografia.

Ritraeva un uomo con una bambina e una donna con un braccio un neonato.

L’uomo aveva un aspetto quasi regale, dritto in piedi, alto e ben piazzato, aveva una leggera barba sul viso e i capelli castani arruffati sul capo, gli occhi verdi brillavano e sorrideva mentre con un braccio teneva la donna per la vita. Era bellissima, sembrava Usagi solo più grande, aveva una cascata di capelli d’orati, gli occhi blu sorridevano davanti alla macchina fotografica, in braccio stringeva un neonato che dormiva, davanti ai due c’era un’altra bambina, più o meno di sei anni, assomigliava moltissimo all’uomo, aveva lunghi capelli mossi e castani, gli occhi verdi e sorrideva felice nel suo vestitino rosa.

- Io sono questa. – sussurrò Usagi indicando il neonato in braccio alla donna.

- La tua famiglia? – chiese titubante Mamoru.

Usagi annuì piano.

- E dove sono?

- Sono morti...- rispose con voce tremante – un incidente d’auto. Io avevo dieci anni... mi salvai per puro miracolo. Nessuno sa come sia successo, dopo il funerale mi sono trasferita in questa casa con la nonna.

Spinto dall’istinto Mamoru le accarezzò la nuca.

- Mi dispiace. – mormorò debolmente – Non volevo riaprire vecchie ferite.

- Non importa... prima o poi avrei pur dovuto parlarti di me. Comunque questa foto è l’unica cosa che mi sia rimasta dei miei genitori, con quell’incidente persi la memoria. Non ricordo quasi nulla dei miei primi dieci anni di vita. 

Mamoru non sapeva cosa dirle.. o forse sì...

- C’é qualcosa che ci accomuna...- mormorò piano – anche i miei genitori sono morti molto tempo fa. Loro però non in un incidente.

- E... come sono morti?- chiese Usagi timidamente.

- Questo non ha importanza. – tagliò corto Mamoru – L’importate é che io capisco il tuo dolore.

Usagi annuì mentre una lacrima, scappata al suo controllo, scese lungo la guancia. Nessuno aveva mai capito fino in fondo tutto il dolore che sentiva, quella sensazione di vuoto e solitudine che ti attanaglia l’anima quando sei sola.

Invece lui capiva... forse era questo il sottile filo che li legava, un dolore condiviso, un dolore profondo che può cambiare le persone.

- L’incidente ha cambiato la mia vita, non solo per la memoria ma in tutto... alcuni puntarono il dito sulla nonna, dicendo che aveva usato antiche magie proibite per richiamarmi dall’oltretomba. – sorrise sarcastica e scosse il capo – Sono assurdità lo so.. eppure continuavano a ripetere che mia nonna era una strega, più che altro erano le malelingue degli anziani con le loro credenze sugli antenati, la magia e cose del genere. Ma le chicchere vanno avanti, i nipoti di queste persone mi lasciano in disparte e mi guardano sospettosi. L’unico che non crede a queste baggianate é Motoki.

Mamoru rimase ad ascoltare in silenzio, forse le voci sulla nonna di Usagi non erano del tutto finte. L’aura che sentiva in quella casa era forte, poteva esser solo il cuore puro di Usagi eppure lui sentiva come una forza sopita in quel posto e, difficilmente, si sbagliava.

- Comunque, - continuò Usagi sfoggiando un sorriso dolce – non mi importa di quello che dice la gente, e non é per questi idioti che non trovo uno straccio di ragazzo. A me piace stare tranquilla con me stessa, questa casa l’adoro anche se, a volte, sembra tetra e cupa. Mi sento sola a volte ma non credo di esser pronta per dividere la mia vita con qualcuno.

- Forse perché non hai mai trovato la persona adatta che ti capisse fino in fondo.

- Può darsi... – batté le mani e si alzò dal divano – basta con questi pensieri tristi. Vado a preparare la torta!

Mamoru si alzò a sua volta e sorrise.

- Voglio darti una mano.

 

***

 

Il parco era silenzioso quel pomeriggio... il caldo non incoraggiava i giovani per una passeggiatina romantica e neppure le madri a portare fuori i loro bambini.

Silenziosamente un piccolo flash illuminò il posto, quando la luce si diradò qualcosa volteggiava sulla superficie cristallina del piccolo lago.

Era un centauro, sul torace muscoloso v’erano tatuati antichi segni magici, il volto era duro, i tratti severi e crudeli, gli occhi blu erano freddi come le profondità degli abissi, i capelli lunghi e bianchi gli arrivavano fino a metà schiena, alle spalle aveva un arco con delle frecce, la parte da cavallo era muscolosa e agile, la coda dello stesso colore dei capelli e il manto nero e lucente.

Si guardò attorno analizzando il posto, poi osservò l’acqua sotto i suoi zoccoli, ghignò malefico e chiuse gli occhi cercando la sua preda.

La sua essenza era debole, fioca e protetta da qualche incantesimo ma la sua forza era aumentata grazie al suo padrone.

Impennò sulle zampe posteriori e iniziò a cavalcare i cieli, la sua preda era più vicino del previsto.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


 

- Non credevo che si potesse mangiare tutto questo cioccolato! – esclamò Mamoru buttandosi sul divano con un’espressione soddisfatta sul volto.

- Credimi ho fatto anche di peggio. – rispose felice Usagi massaggiandosi la pancia gonfia di cioccolato.

Mamoru la guardò un attimo, aveva reclinato indietro la testa, poggiandola sullo schienale imbottito del divano, sorrideva e aveva gli occhi chiusi.

Rise debolmente e si avvicinò a lei.

- Sei ancora sporca di cioccolato.

Usagi aprì gli occhi e si portò una mano al viso.

- Dove?

- Lascia faccio io...- mormorò lui con voce suadente prendendo la mano della ragazza e togliendola dal suo volto.

Stava per rimuovere i resti del cioccolato con le dita ma, colto da un improvviso desiderio di assaggiare la sua pelle, si avvicinò con la bocca all’angolo delle labbra della giovane.

Delicatamente fece scorrere la punta della sua lingua togliendo tutti i resti di cioccolato rimasti. 

Usagi non respirava neppure, era troppo concentrata sui movimenti che la lingua calda e ruvida di Mamoru stava facendo, sentiva il suo corpo andare in fiamme e il cervello le stava urlando muovere la sua bocca in modo da afferrare quelle labbra così invitanti con le sue. Ma, proprio mentre stava prendendo il coraggio, Mamoru si staccò da lei e la fissò.

- Usagi... io.. – si bloccò immediatamente come se avesse sentito qualcosa.

- Mamoru... cosa.. cosa c’é?- chiese l’altra spaventata da quell’espressione così seria che vedeva sul viso del giovane per la prima volta.

- Non... non é possibile...- mormorò il ragazzo sbiancando – Usagi a terra!- urlò stringendola e facendola cadere a terra.

Due frecce ruppero il vetro della finestra ed andarono a conficcarsi nel legno della porta della cucina passando appena sopra le teste dei due stesi a terra.

- Mamoru..- mormorò la ragazza spaventata – cosa sta succedendo?

In quel preciso istante la porta di casa fu aperta con dei calci e un insolito rumore di zoccoli invase il salotto. Usagi alzò la testa, quello che riuscì ad intravedere aveva dell’incredibile… quello era… era…

- Non è possibile…- balbettò con un filo di voce mentre Mamoru l’alzava di peso e la costringeva a nascondersi dietro il divano.

- Resta qui. – le disse deciso l’uomo – Non ti muovere… ti proteggo io. – poi si voltò verso il centauro e ghignò – El bajm yuio?- urlò in una lingua strana e del tutto incomprensibile.

- Kaime tuo!- tuonò l’essere con la sua voce profonda prendendo un’altra feccia.

Usagi, nel frattempo, stava dietro a divano osservando appena la scena… era un sogno?

- Horus...- sogghignò Mamoru– la custode del sud non sarà contenta quando saprà che ti sei alleato con Lui. 

- Noi centauri del Sud, non prendiamo più ordini dalla guardiana!- urlò con una risata diabolica – Zakar ci dà tutto quello che desideriamo.

- L’avidità vi porterà alla rovina. – dichiarò Mamoru.

Il centauro tese l’arco e puntò la freccia sull’uomo che gli stava davanti.

- Tu andrai in rovina se non vieni via con me... il Padrone ti ordina di tornare di tua spontanea volontà... e la sua punizione non sarà dolorosa. – finì poi con un filo di voce sottolineando la parola punizione.

- Dovrai dire a Zakar che io non tornerò da lui! – fece Mamoru prima di voltarsi appena verso Usagi – Stai tranquilla. – le mormorò con un impercettibile sorriso.

Usagi annuì continuando a guardare la scena con occhi sgranati... cosa diavolo stava succedendo? Chi era quel mostro? E perché Mamoru non era così spaventato come lei?

- Mi ha detto che avresti risposto così...- sorrise maligno Horus – e mi ha anche detto che ero libero di ammazzarti. – finì la frase scoccando la freccia dal suo arco.

- Mamoru!- urlò Usagi alzandosi di scatto e cercando di farlo spostare.

La freccia sibilò veloce verso il suo obbiettivo, Usagi chiuse gli occhi per non vedere ma, l’unico rumore che sentì, fu li grugnito di disapprovazione di quell’essere metà uomo e metà cavallo. Aprì gli occhi per controllare, la freccia stava ferma sospesa a mezz’aria davanti alla mano aperta di Mamoru.

Usagi era senza parole.

Horus spostò lo sguardo verso la donna.

- E così lei é la tua nuova amichetta? – ringhiò avvicinandosi a lei – Devo dire che é proprio carina. – allungò una mano per sfiorarle i capelli biondi, Usagi tremava come una foglia, talmente spaventata da quell’essere che non aveva neppure le forze per muoversi e scappare.

- Non toccarla!- urlò Mamoru allungando l’altro braccio verso il centauro, dalla mano aperta partì un lungo raggio bianco che avvolse il centauro come una corda, un altro movimento della mano e l’essere si trovò incatenato alla parete.

 

***

 

Nel stesso istante in cui Mamoru utilizzò la magia per fermare Horus, il pendolo magico si bloccò, fermo ed immobile sopra la città.

- Bingo... – mormorò la figura avvolta nel mantello nero prima di scoppiare una stridula risata.

Molto più lontano, i tre giovani stavano nel giardino del maniero a rilassarsi.

- Mamoru!- fece quello con i capelli castani alzando la testa dal libro che stava leggendo da un paio d’ore.

- Lo sento pure io. – fece il secondo lasciando perdere il gatto che stava coccolando.

- Come al solito dobbiamo tirarlo fuori dai guai. – borbottò il terzo sdraiato sull’erba e con gli occhi chiusi – Avrà, sicuramente, combinato un gran casino.

 

***

Usagi era sempre più confusa... cos’ era quella magia?

- Ora Mamoru ha un cuore...- ridacchiò il centauro appeso al muro – tu lo sai che fine fanno quelli che ami vero? Tutti muoiono prima o poi... come la tua famiglia.

Mamoru ringhiò scagliando un’altra magia sul centauro che gridò dal dolore.

- L’unico che morirà qui sarai tu...- mormorò il mago con uno sguardo freddo e diabolico che spaventò perfino Usagi.

- Non temo la morte.

- Meglio per te. – rispose l’altro prendendo la freccia che gli aveva scagliato poco fa e scagliandola addosso, trafiggendogli il cuore.

Horus non disse nulla, un piccolo rivoletto di sangue gli uscì dalla bocca semiaperta e spirò poco dopo. Mamoru sciolse l’incantesimo, il corpo esanime dell’essere cadde a terra con un tonfo sordo prima di sparire in una nuvola di fumo nero.

Mamoru guardò ancora per qualche istante il punto dove era sparito Horus e poi si voltò verso Usagi.

Stava dritta in piedi, gli occhi sgranati su di lui... tremava come una foglia.

Mamoru sospirò, di certo non era questo il metodo migliore per spiegarle la sua situazione ma, ormai, il danno era fatto. Sospirò rassegnato avvicinandosi alla ragazza.

- Usagi...- mormorò con un filo di voce – é tutto finito.

- Cosa... cos’era quello?- balbettò confusa.

- Un centauro. – rispose l’altro avvicinandosi ancora.

- Un centauro...- ripeté piano lei incredula – io... sto sognando...

- Ho paura di no. – fece Mamoru sfiorandole un braccio ma lei si allontano come se quel tocco le facesse ribrezzo.

- Non mi toccare. – sibilò piano – Ora mi dici chi sei Mamoru. E voglio la verità.

L’uomo fece un profondo respiro e annuì lentamente.

- Sediamoci allora... il racconto sarà lungo. 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


 

Usagi si mise a sedere sul divano e Mamoru si avvicinò sedendosi accanto, tentò di prenderle una mano ma lei si ritrasse spaventata.

Il giovane mago sospirò e iniziò a parlare:

- Ci troviamo di fronte ad un bivio, posso fare in modo che tu dimentichi tutto e sparire per sempre dalla tua vita, o posso spiegarti quello che succede oltre alla realtà che già tu conosci.

Usagi si morse un labbro indecisa, scoprire tutto o dimenticare?

Ma se optava per la seconda ipotesi, avrebbe scordato anche Mamoru e non era certa di volerlo veramente.

- Spiegami quello che sta succedendo. – disse in un soffio guardando ostinatamente il pavimento.

- Sono un mago. – disse semplicemente l’altro – Non uno di quei maghi che si vede in televisione o agli spettacoli al circo, sono un vero mago.

- Esiste la magia?- comandò Usagi con un filo di voce – Quella vera?

- Fin dall’alba dei tempi. – spiegò Mamoru – La magia é sempre esistita e noi maghi siamo sempre rimasti nascosti da voi esseri... normali, a volte vergognandoci della nostra stessa natura, altre volte cercando di conquistare i vostri territori, altre volte aiutandovi, altre, invece, soggiogandovi e ingannandovi.

- Non é una presentazione molto incoraggiante Mamoru. – fece Usagi alzando, finalmente, lo sguardo – Perché non me l’hai detto subito?

- E come avrei dovuto dirtelo?

La ragazza ci pensò un attimo poi affondò le mani nei capelli biondi.

La magia esisteva e non quella fasulla dei prestigiatori, la magia Vera, quella che si legge nelle favole.

Doveva esser terrorizzata?

Può darsi ma lei non ci riusciva, aveva un po’ di timore verso quella forza a lei sconosciuta però... dall’altra parte la incuriosiva e non poco.

Mamoru era un mago... e, da quello che aveva potuto capire, era molto potente.

- Chi é Zakar?

Lo sguardo di Mamoru divenne improvvisamente cupo.

- Come in tutte le cose che la natura ha creato c’é un bene e un male. La magia non si divide in bianca e nera come molti sostengono ma é il mago che decide che uso farne. Ovviamente ci sono dei maghi e delle streghe che vogliono utilizzare le proprie capacità solo per raggiungere il potere e dominare il mondo. Il compito dei maghi “buoni” é quello che impedire che ciò avvenga. In passato ci furono molte guerre che voi gente comune non immaginate neppure, Zakar é uno stregone potentissimo, ha poteri incredibili e una ferocia mai vista prima. Ha intenzione di uccidere tutti gli esseri umani che gli intralciano la strada, mago o non mago.

Usagi restò in silenzio qualche minuto assimilando tutte quelle nuove informazioni, molte cose non le capiva, altre riusciva a malapena a comprendere, si faceva domande, non si dava le rispose che desiderava e, più faceva questi ragionamenti, più la paura diminuiva lasciando il posto solo alla sua natura curiosa.

- Ho capito... – sussurrò la ragazza incrociando le dita sotto il mento –é stato lui a ridurti in fin di vita?

Mamoru scosse il capo.

- No, due suoi uomini.

- Perché cercano te?

Il ragazzo ispirò profondamente e poggiò la testa sullo schienale del divano.

- Una volta ero uno di loro.

- Eri crudele? – chiese Usagi guardandolo in faccia incredula. In quei giorni lei aveva pensato molto sulla vita di quel ragazzo ma mai avrebbe immaginato di trovarsi davanti ad una persona spregevole.

- Sì, - Mamoru sospirò di nuovo ricordando gli eventi del suo passato, un passato che gli sembrava lontano anni luce - uno dei peggiori.

- Perché hai seguito le sue orme?

Il mago fece un sorrisino ironico… quella domanda gliela ponevano tutti.

- Ambizione, egoismo, potere… scegli te il termine che più ti aggrada. Se vuoi la mia opinione io mi considero solo un enorme idiota.

La ragazza che gli stava accanto gli sfiorò una mano, aveva uno sguardo colmo di tristezza, Mamoru gli si stringe il cuore nel vederla così. Lei che era stata tanto buona e gentile stava vedendo tutto il marcio della sua anima.. non era giusto.

- Cos’è successo? – chiese timidamente l’altra – Perché gli hai voltato le spalle?

Ecco un’altra domanda che tutti gli ponevano… una domanda a cui non aveva mai risposto apertamente. Tutti conoscevano la sua storia, nessuno la raccontava quando lui era nei paraggi. 

- Ho capito che razza di pazzo fosse Zakar,- mormorò piano – ho aperto gli occhi e gli ho voltato le spalle. Posso solo dirti questo Usagi.

- Capisco. – fece solamente l’altra immersa nei suoi pensieri – Hai... hai ucciso delle persone?

- E’ capitato. – ammise lui – Tanto tempo fa… ma questo non cambia i fatti. 

Usagi scosse il capo e si alzò dal divano ancora scossa.

- Motoki aveva ragione...- borbottò camminando su e giù per il salotto – io vado sempre a cacciarmi in situazioni assurde. Un mago... tra tutti gli uomini su questo pianeta dovevo imbattermi in un mago.

Mamoru alzò un sopracciglio perplesso... Usagi gli era sembrata incredula, poi terrorizzata e ora? Era come se le avesse appena rivelato la ricetta di una torta invece di un segreto che in pochi conoscono.

I non maghi non dovevano conoscere l’esistenza della magia, hanno paura delle cose che non conoscono e prenderebbero questa notizia nel modo sbagliato, vedrebbero in loro una minaccia, invece Usagi, ora, sembrava tranquilla e lui non si aspettava questa reazione.

- Dimmi un po’. – gli chiese bloccandosi – Che conseguenze avrà questa nostra discussione... insomma immagino che quelli come me non dovrebbero esser a conoscenza del vostro mondo.

Mamoru alzò gli occhi al cielo in riflessione.

- Beh... non lo so Usagi. Bisognerebbe parlare con qualcuno di più esperto in me in relazione tra maghi e non maghi. Io mi occupo solo di dare la caccia a Zakar.

La ragazza tornò a sedersi e gli prese una mano.

- Promettimi che non te ne andrai.

Mamoru sgranò gli occhi.

- Usagi.. hai visto anche tu.. mi stanno cercando e, dopo questo scontro, mi avranno rintracciato. Non posso metterti ulteriormente in pericolo.

- Ma ci sarai tu a proteggermi... vero Mamoru?

Usagi parlava ancor prima di pensare.

Quella scoperta l’aveva turbata ma solo all’inizio, ora non le importava più, non le interessava cosa fosse Mamoru o cosa avesse combinato nel passato. Voleva solo che lui non se ne andasse.

Ma non poteva mettere sulle sue spalle quella responsabilità, in fondo, lei non sapeva nulla di magia... era solo d’intralcio.

- Scusami...- disse poco dopo chinando il capo – Non avrei dovuto chiedertelo. Ma.. io.. non voglio che tu parta.

- Usagi... hai capito quello che ti ho detto? – ripeté Mamoru deciso, voleva esser certo che Usagi capisse la gravità della situazione e chi fosse lui in realtà - Sono un assassino, ho ucciso persone il cui unico crimine era quello di esser più deboli di me. La mia anima é nera e contorta e, standoti accanto, non faccio altro che distruggere anche la tua vita.

Usagi sorrise e gli strinse una mano.

- Il tuo cuore non è nero e corrotto. – mormorò dolcemente.

Mamoru sgranò gli occhi sorpreso.

- Io non giudico le tue azioni passate… non mi interessa. Io ti vedo per quello che sei ora, sei buono e gentile, comprensivo é… è come se ci fosse un’aurea dorata attorno a te.

Non stava mentendo… no, lei la vedeva, era impossibile non notarla, quella soffusa luce d’orata che lo circondava. Era come un principe… non era crudele e meschino e se, nel passato, lo era stato ora non aveva importanza.

Una lacrima solcò la sua guancia… non poteva lasciarlo andare… in qualche modo sentiva che avevano bisogno l’uno dell’altra.

Il mago le strinse la mano e immediatamente sentì un forte calore nel suo corpo, Usagi avrebbe visto del buono anche nel demone più crudele di questo mondo… e lui una volta lo era stato un demone crudele.

- Non andrò via…- mormorò con un filo di voce – per un po’ resterò ancora qui Usagi. Ma solo per poco..- precisò immediatamente – mi stanno cercando e non si fermeranno davanti a nulla. Ti faccio una promessa però.

Usagi alzò lo sguardo speranzosa.

- Non ti libererai di me tanto facilmente, andrò via ma solo per tornare il prima possibile.

Usagi sorrise, la sua impulsività vinse tutte le paure e le difese e lo strinse in un forte abbraccio.

- Grazie Mamoru…- gli sussurrò mentre altre lacrime le solcavano le guance – grazie…

- Non ringraziarmi Usagi, - le rispose il mago stringendola a sua volta – sono io che ringrazio te.

 

***

 

Una forte luce azzurra invase un vicolo secondario della città, i tre ragazzi si guardarono attorno circospetti.

- Complimenti…- fece il ragazzo moro con aria disgustosa – in un cassonetto dei rifiuti dovevi trasportarci! Quando imparerai a usare una magia così semplice?

- Non fare tanto il sofisticato . – lo sgridò il ragazzo dai capelli argentati -  Se sei così bravo perché la prossima volta non lo fai tu?

- Smettetela. – li rimproverò il terzo sistemandosi gli occhiali sul naso e togliendosi la buccia di banana che aveva in testa – Vi ricordo che dobbiamo trovare Mamoru.

- Perché non lo lasciamo trovare da Zakar? – chiese il primo mentre usciva dal cassonetto e si annusava i vestiti maleodoranti.

- Perché tu non la smetti di esser così crudele? – ribatté prontamente il secondo togliendosi dalla spalla la lisca di un pesce – Concentrati e trovalo… sei quello che ci riesce meglio di noi.

Il ragazzo con codino si concentrò… una debole luce d’orata lo avvolse, quando la luce scemò fece un profondo respiro.

- E’ strano…- ammise riaprendo lentamente gli occhi – è come se fosse in un campo schermato, la sua aurea è molto debole e difficile da rintracciare… solo quando usa i poteri possiamo trovare il punto esatto.

Il ragazzo con i capelli argentati guardò verso il cielo e si mise una mano tra i capelli.

- Pensate che abbia trovare qualcuno dei nostri?

- Può darsi. – fece il ragazzo castano – Ma non ne saremo certi fino a quando non lo troviamo… ma in una città come Tokyo…

- … è come cercare un ago in un pagliaio. – finì l’altro.

- Già. – sospirò il mago pulendosi e le lenti degli occhiali.

- Non solo noi siamo sulle sua tracce. – valutò il mago moro – Se i nostri nemici lo trovano lui è costretto ad usare la magia e noi potremmo trovarlo facilmente.

- E nel frattempo noi cosa facciamo? – chiese il secondo mago.

- Iniziamo a cercare. – rispose solamente l’altro iniziando a camminare per i vicoli della città.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


 

- Insulsa città. – mugugnò un uomo con una sigaretta in bocca mezza fumata – Con tutti i posti che ci sono proprio in una città così insignificante doveva apparire. Quanto odio i normali, così sicuri della loro tecnologia insulsa e sciatta, mi basterebbe mezza giornata per radere al suolo tutta questa ipocrisia e finta sicurezza.

- Piantala di blaterare...- sbuffò infastidita la donna appoggiata la muro – sei solo capace di far prendere aria alla bocca. Non sei quel mago eccezionale che credi, sei un debole e mascheri le tue insulse capacità con quell’arroganza che mi da solo il voltastomaco.

- Se sono tra le file di Zakar ci sarà un motivo. – rispose cupamente l’altro.

- Discendenza diretta..- spiegò semplicemente la strega – tuo padre faceva parte del gruppo e suo padre prima di lui, io ho fatto dei sacrifici, delle dure prove, rischiavo la vita... merito il mio posto. Tu no Dorian.

- Karen...- fece Dorian con un finto tono dolce cha faceva a pugni con la sua voce rauca – sappiamo tutti che il tuo posto l’hai meritato grazie ai servigi straordinari che presti al Padrone.

La donna di nome Karen non rispose, fece un mezzo sorriso e tornò a guardare la villa che stavano sorvegliando da due giorni.

- Sei sicura che Mamoru é là dentro?- chiese Dorian piuttosto scocciato da quell’attesa – Non é che hai sbagliato di nuovo?

- Quando avrei sbagliato Dorian? – domandò Karen voltandosi a guardarlo – Io so per certa che Mamoru é la dentro ma, come puoi ben vedere anche tu, la casa é protetta da magia potente. Deve aver trovato una strega non c’é altra soluzione, spiegherebbe anche il motivo per cui non è ancora partito, magari si sente al sicuro.

- Se solo sapesse che ci siamo noi qui... sarebbe già uscito per affrontarci.

Karen alzò gli occhi al cielo.

- Sai altrettanto bene che non possiamo combattere in questo posto, ora dobbiamo solo seguirlo e aspettare il momento giusto per farci avanti e portarlo a Zakar. O vuoi fare di testa tua un’altra volta Dorian? L’ultima tua personale missione é stata un disastro vero?

La strega sorrise maligna nel constatare che quel gran pallone gonfiato di Dorian era imbarazzato, finalmente trovava il punto debole di quell’arrogante presuntuoso. Si chiedeva spesso come un mago esperto e potente come Zakar si servisse di maghi stupidi e mediocri come il suo compagno accanto. Ma poi si dava la stessa risposta: Dorian era il più sacrificabile... se fosse morto nessuno, o forse solo pochissimi, avrebbero pianto sulla sua tomba.

Lei, per prima, avrebbe festeggiato il giorno in cui il suo compagno avrebbe esalato l’ultimo respiro, magari tra atroci sofferenze e con l’eco delle sue suppliche nell’orecchio.

- Cosa facciamo ora?- la voce grossa di quell’inetto la portò drasticamente alla realtà. L’aura magica di Mamoru aveva brillato per pochi secondi, ma abbastanza per localizzarlo nel posto giusto. E l’avevano trovato... lei sapeva che quel traditore era in quella casa ma una magia antica proibiva ai maghi come loro di entrarvi, a meno che non sia il legittimo proprietario della casa ad invitarli. Perciò dovevano stare fuori ed aspettare... lei conosceva Mamoru e sapeva bene che non gli piaceva stare con le mani in mano ad aspettare un altro attacco del suo Signore.

- Aspettiamo. – mormorò osservando le luci che si accendevano oltre i vetri – Mamoru farà la sua mossa.

 

***

 

Usagi stava preparando la tavola per la cena, Mamoru si era offerto di cucinare lui e, nel suo cuore, intuiva che questo fosse un ultimo regalo prima della sua partenza. Le sarebbe mancato... non capiva come, non capiva perché, ma Mamoru avrebbe lasciato un gran vuoto in quella casa. Anche se aveva promesso che sarebbe tornato presto lei aveva il brutto presentimento che se fosse uscito da quella porta non l’avrebbe mai più rivisto.

Cercava di non pensarci, di andare avanti a denti stretti ma tutto era inutile... non riusciva a deviare i suoi pensieri. La scoperta dell’esistenza della magia non l’aveva turbata, era incredibile tutto quello che Mamoru le aveva raccontato in quei giorni, le aveva narrato di guerre contro trool e folletti, gnomi e fate in lotta per la conquista dei boschi, nani che vivono nelle montagne a picconare le rocce coperte da gemme preziose, i maghi che vivevano nei castelli isolati, nascosti da occhi indiscreti, che studiavano anni e che si mescolavano con la gente comune. Se fosse stato Motoki a narrargli tutte queste cose gli avrebbe, certamente, riso in faccia ma non con Mamoru... no lui era sincero. E non le importava se continuava a ripeterle che il suo cuore era nero e il suo animo arido come le terre del deserto, lei sapeva che lui era buono, che i suoi errori passati non avevano schiacciato del tutto il suo animo, che la luce pulsava dal suo cuore.

Lo avvertiva... era una bella sensazione... partiva dal cuore per poi irradiare il resto del suo corpo, quando stavano insieme era come se si completassero, le due parti perfette di una metà.

- Ecco qui...- fece Mamoru con un sorriso raggiante e con i piati di portata in mano – risotto ai frutti di mare, arrosto con patate e muss al cioccolato. Ti va bene il menu?

- Wow...- gioì Usagi dimenticando al tristezza – meglio che al ristorante! Almeno la cucina é in ordine? Non vorrei passare il resto della serata a spazzare e scostare padelle.

- Credi veramente che non avrei pulito la cucina?- domandò fingendosi offeso – La sto pulendo proprio ora!

Usagi alzò un sopracciglio scettica.

- E, sentiamo grande mago, come fai?

Mamoru le chiese di avvicinarsi con un dito e aprì un poco la porta della cucina.

Usagi sbirciò e rimase a bocca aperta, le pentole si stavano lavando da sole, uno straccio umido passava in rassegna il tavolo da lavoro e tutte le superfici sporche, la sua scopa spazzava per terra e uno straccio passava poco dopo a pulire il pavimento. Quasi scoppiò a ridere, quella scena le ricordava un film della Disney che amava quando era piccola.

- Meglio del mago Merlino. – mormorò tra se e se tornando a guardare il mago.

- La magia ha anche i suoi lati positivi non trovi?- le chiese Mamoru scostandole una sedia per farla accomodare a tavola.

- La trovo affascinate Mamoru...- ammise Usagi con occhi sognati – ma forse l’avevi già capito.

- Beh... mi sembra normale che tu sia affascinata dalla magia, affascinerebbe anche me se non l’avessi mai vista prima.

Parlarono a lungo mentre la cerna raffreddava sotto i loro occhi, Usagi sarebbe rimasta ore a sentire la sua voce tanto sensuale e calda, aveva qualcosa di affascinate qualsiasi movimento facessero le sue labbra e, senza neppure rendersene conto, si era trovata a sperare di trovarsi quelle stesse labbra sul suo corpo.  

Verso metà del secondo qualcuno suonò alla porta di casa.

Usagi fece un salto sulla sedia non abituata a sentire quel suono di sera così tardi.

- Aspetti visite? – chiese Mamoru serio in volto cercando di captare anche solo il minimo rumore sospetto.

- No, - rispose la ragazza altrettanto seria – Motoki é via per un viaggio di lavoro e in rarissime occasioni qualcuno viene a trovarmi.

Mamoru si alzò, una sfera arancione si formò tra le sue mani.

- Ma... Mamoru... – balbettò Usagi continuando a fissare la sfera di energia che si ingrandiva – non credi che se fossero dei tuoi nemici avrebbero sfondato la porta?

Il mago la guardò per qualche istante, Usagi tremava come una foglia di fronte all’eventualità di un altro possibile combattimento come quello contro Horus.

Fece un mezzo sospiro e la sfera sparì tra le sue mani, aveva spaventato Usagi di nuovo.

- Sì, forse hai ragione..- mormorò – scusami. Non volevo spaventarti.

La ragazza annuì piano mentre la persona là fuori suonò di nuovo il campanello.

- Arrivo!- urlò Usagi senza staccare gli occhi dal mago.

- Stai attenta. – fece Mamoru – Non aver paura... io sono pronto...

Annuì ancora una volta e aprì la porta.

Rimase a bocca aperta nel constatare che non c’era nessun genere di mostro dall’altra parte solo tre ragazzi, tre ragazzi apparentemente innocui.

- Salve!- fece quello che portava gli occhiali e aveva i capelli castani – Mamoru é qui?

- Emmh... sì...- ripose confusa la ragazza – e voi chi siete?

- Amici. – rispose il ragazzo che gli stava accanto, aveva gli occhi di un atipico col verde e i capelli sul tono dell’argento.

- Yaten?- fece sorpreso Mamoru alle sue spalle – Taiki ci sei anche tu?

- Mamoru!- fecero i due con un sorriso.

- Usagi sono amici, - precisò il mago – tranquilla.

La ragazza annuì e si fece di lato lasciandoli passare, solo allora notò il terzo ragazzo, moro con gli occhi scuri, anche lui portava i capelli lunghi, legati con un codino ma, a differenza degli altri due, non sembrava affatto felice di aver trovato Mamoru. 

Il ragazzo entrò lanciandogli un’occhiata veloce, Mamoru divenne improvvisamente serio quando lo vide.

- Seiya.

- Mamoru. – rispose l’altro a quel saluto freddo.

- Credevo che tu non ci fossi.

- E chi ti avrebbe rintracciato? – domandò l’altro alzando un sopracciglio nero.

- L’ultima volta che abbiamo parlato mi era sembrato di sentire chiaramente le tue urla.

- Sono qui contro la mia volontà. – precisò il ragazzo incrociando le braccia sul petto e guardando di sbieco gli altri due.

- Potevi anche far a meno di venire. – fece Mamoru con uno sguardo di fuoco.

Taiki e Yaten alzarono gli occhi al cielo... possibile che quei due dovevano sempre trovare qualcosa su cui litigare?

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 

Usagi era perplessa... aveva capito che i tre ragazzi erano amici di Mamoru, o meglio a giudicare da quello che aveva visto, Taiki e Yaten erano amici di Mamoru, quel Seiya dava l’impressione di non voler parlare col mago.

- Scusate...- fece titubante avvicinandosi ai quattro – chi siete?

Mamoru si accorse improvvisamente di aver lasciato Usagi in disparte, preso com’era dalle domande dei due.

- Perdonami Usagi...- fece andandole incontro – ti presento Yaten e Taiki sono due miei amici e lui é Seiya... lui é... é...

- Diciamo un conoscente. – finì la frase il ragazzo moro – Non siamo per nulla amici noi.

- No. – mormorò Mamoru e, per un attimo, Usagi vide un alone triste oscurare lo sguardo del mago.

- Siete maghi anche voi?

Taiki e Yaten si scambiarono un’occhiata preoccupata, Seiya invece sbuffò contrariato.

- Era troppo sperare che tenessi la bocca chiusa vero Mamoru?

- Seiya non iniziare...- fece Taiki con un sospiro esasperato – sono certo che Mamoru aveva le sue ragioni.

- Sì certo, - rispose Seiya alzando le braccia al cielo con fare tragico – bisogna sempre trovare una scusa per gli sbagli di Mamoru!

- Seiya... – mormorò Yaten mettendosi le mani tra i capelli – ti prego...

Il ragazzo sbuffò di nuovo e andò verso il salotto, sedendosi pesantemente sul divano.

- Fate quello che volete. – borbottò voltando il viso dall’altra parte e guardando un punto non ben definito del muro.

- Perdonalo...- mormorò Mamoru all’orecchio di Usagi – non mi vuole intorno.

- L’avevo capito. – fece Usagi con un filo di voce – Posso chiederti il motivo?

- Non é una storia interessante. – tagliò corto il mago – Seiya non vuole che interferisca nella sua vita, non perdona il mio passato e, forse, ha anche ragione.

- Non é l’unico che ti tratta in questo modo, vero?

A Mamoru sfuggì un sospiro malinconico:

- Molti non si fidano di me.

- Io mi fido di te. – disse risoluta la donna.

Mamoru sorrise e le accarezzò il volto:

- Spero che tu non debba mai pentirti di questo.

Usagi socchiuse gli occhi lasciandosi coccolare un poco.

- No,- mormorò con un dolce sorriso – non me ne pentirò. 

Un piccolo colpe di tosse ricordò ai due che non era più soli in quella casa, si voltarono lentamente, Taiki e Yaten li guardavano alquanto meravigliati.

- Emmh...- fece il ragazzo con il codino argentato – ci siamo forse persi qualcosa?

Usagi e Mamoru arrossirono lievemente.

- Ma cosa stai dicendo? – fece il mago fingendosi scandalizzato – Usagi é solo un’amica!

- Già...- confermo ridendo l’altra – ho aiutato Mamoru tutto qui.

Usagi ebbe la netta impressione che quei due non avessero bevuto a quella balla che si era inventata su due piedi... era più che visibile che Mamoru iniziava a piacerle e anche parecchio!

Anche Mamoru doveva aver pensato, più meno, la stessa cosa perché si affrettò a cambiare discorso.

- Allora cosa ci fate qui?

- Bella domanda! – urlò Seiya dal salotto.

- Abbiamo perso le tue tracce da quando ti hanno trovato Karen e Dorian. – spiegò Taiki conservando il suo sangue freddo e la sua disciplina – Ti abbiamo cercato per giorni non sentivamo più la tua aurea magica... credevamo che ti avevano ucciso.

- Io ci speravo!- urlò, di nuovo, Seiya.  

- Comunque... – continuò Yaten ignorando il sarcasmo dell’amico seduto sul divano – dicci cos’é successo?

- Sediamoci allora. – annuì Mamoru.

 

***

- Bene, bene, bene...- ridacchiò Dorian – e così i tre amichetti del cuore di Mamoru sono venuti a prenderlo.

- Questa é la conferma che Mamoru si trova proprio in quella casa. – disse Karen con un sorriso vittorioso – Ora dobbiamo solo attendere che si spostino e poi saranno nostri...

 

***

 

- Ho capito. – fece Taiki dopo aver sentito il resoconto fatto da Mamoru – Così sei stato prigioniero per alcune ore, ti hanno picchiato ma sei riuscito a scappare. Hai usato il Trasportus e sei arrivato qui.

- Se non sbaglio l’incantesimo, se formulato senza una meta precisa, ti manda nel primo posto dove trova una forte presenza magica. – rifletté Yaten ad alta voce – Giusto?

- Esatto, - confermò il ragazzo castano che aveva studiato la maggior parte dei libri in biblioteca – ti trasporta fino al più vicino e potente nucleo magico nel raggio di cento chilometri.

- Non ho incontrato nessun tipo di magia qui intorno...- fece Mamoru pensieroso – ma, ammetto, che non ho fatto un giro di perlustrazione. C’era il rischio che mi seguissero... e qui mi sentivo al sicuro.

- Beh...- valutò Taiki – attorno a questa casa c’é una barriera di protezione.

- Cosa? – fece Usagi scattando quasi in piedi – Attorno a casa mia?

I due annuirono.

- Sicuramente qualcuno, o qualcosa, voleva che chiunque ci fosse qua dentro fosse ben protetto.

I pensieri della ragazza volarono immediatamente alla nonna... possibile che...

- Tu conosci qualcuno che avrebbe potuto lanciare un incantesimo così potente ed antico, vero Usagi? – chiese Seiya analizzando la ragazza.

- Si vociferava che sua nonna fosse una strega. – spiegò Mamoru iniziando a capire il perché fosse finito proprio a Tokyo e vicino alla casa di Usagi – Usagi, probabilmente le voci sono vere. Ho notato anch’io tantissimi oggetti in questa casa che non sono proprio comuni per una persona normale.. e le sue ricette con le erbe... ne ho lette alcune, sembrano vere e proprie pozioni. Credo che con la scusa dell’erboristeria, tua nonna, poteva benissimo preparare tutto quello che voleva senza suscitare troppi sospetti.

Usagi affondò le mani tra i capelli d’oro... perché? Perché mentirle così per tutti quegli anni?

Sentì le lacrime invaderle gli occhi... ma non voleva farle scendere davanti a loro.

- Scusate...- mormorò alzandosi in piedi e andando in cucina.

Fece cadere a terra la scopa con un gesto rabbioso e si appoggiò al tavolo cercando di mettere in ordine i suoi pensieri.

La porta si aprì alle sue spalle, anche se non lo vedeva sentiva chiaramente la presenza di Mamoru.

- Usagi tutto bene?- domandò il mago mettendole le mani sulle spalle.

- Tutta la mia vita é solo una falsa... perché mi ha mentito fino alla tomba?

- E’ inutile disperarsi ora con domande che non avranno mai risposta. – cercò di rassicurarla lui- Credo che tua nonna abbia pensato che, tenendoti lontano dalla magia, tu fossi più al sicuro.

- Da cosa? – chiese la ragazza con voce strozzata – Da cosa doveva tenermi al sicuro? Grazie a lei sono una reclusa... non ho nulla!

- Ci sono sempre io. – mormorò Mamoru facendola voltare – Ti ho già detto che ti stuferai di me.

Usagi riuscì a fare un debole sorriso prima di poggiare la fronte sul petto del mago.

- Sono qui per portati via, vero?- chiese timidamente, temendo nella risposta dell’altro.

- Sì. – rispose il mago con un soffio – Ma prima devo sistemare qualcosa qui.

Usagi alzò il viso sorpresa, cosa doveva sistemare Mamoru?

L’uomo prese il viso di Usagi tra le mani, era così bella... così fragile e delicata. I capelli pettinati e sistemati in una lunga treccia, quegl’occhi blu gradi e resi lucidi da quelle lacrime che si ostinava a trattenere, la pelle morbida e profumata e quelle labbra che lo stavano attirando come una calamita. Si chinò piano, assaporando quel momento e temendo in un suo rifiuto, ormai erano pericolosamente vicini, i loro cuori battevano fortissimo, mentre le loro menti gridavano di unire le labbra in un bacio delicato.

- Mamoru sto morendo di fame! – esclamò Yaten entrando in cucina e bloccandosi appena vide i due separarsi velocemente rossi in volto – Scusate...- fece imbarazzato rendendosi conto dell’enorme figuraccia che aveva fatto – io... io volevo solo chiedervi se potevamo mangiare qualcosa.

- Sì, certo. – fece Usagi gentilmente prendendo i piatti dalla credenza – Ho dei futon da qualche parte, potete dormire qui. Se dovete partire é meglio farlo domani mattina no?

Yaten guardò Mamoru perplesso, chiedendosi se doveva accettare l’ospitalità o meno, l’amico annuì ma lo sguardo truce che gli aveva lanciato appena entrato gli aveva raggelato il sangue nelle vene.

- Grazie. – rispose con un sorriso appena accennato – Accettiamo volentieri la tua ospitalità. E’ meglio che vada a dirlo agli altri...

- Sì, é meglio. – echeggiò Mamoru serio in volto, troppo serio per i gusti di Yaten.

- Vado...- si affrettò a dire il mago uscendo dalla cucina.

Usagi si morse un labbro... le intenzioni di Mamoru erano chiare, stava per baciarla e non stava facendo nulla per impedirlo. Ma lui, tra poco, anzi pochissimo, sarebbe partito e lui sarebbe rimasta, nuovamente, sola, forse non era il caso che quel bacio riuscisse.

- Forse é il caso di andare anche noi... – disse piano avviandosi alla porta – non abbiamo neppure finito di mangiare.

Mamoru non ebbe il tempo neppure di ribattere, Usagi era già tornata di là. Maledì Yaten e il suo tempismo poi si unì al gruppo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


 

Era sola, in una foresta, camminava veloce a piedi scalzi, poteva sentire il muschio sulla pelle e gli aghi dei pini che si infilavano sotto le unghie, sentiva l’odore pungente del bosco, l’umidità della natura e dei deboli rumori in lontananza.

Avanzava piano, superando le radici che uscivano dal terreno, graffiandosi con i cespugli di more, cercando di non inciampare, di non cadere… ed improvvisamente lo sentì: un rametto che si spezzava qualche metro dietro di lei.

Qualcuno la stava inseguendo.

Si voltò cercando di vedere qualcuno o qualcosa, ma era buio, neppure la luna spelndeva, era nascosta dalle nubi che minacciavano pioggia.

Presa dal panico iniziò a correre mentre sentiva chiaramente i passi di un uomo dietro di lei, un fulmine spezzò il cielo nero e un tuono rimbombò pochi attimi dopo. Usagi urlò spaventata e cercò di correre più forte ma i suoi piedi erano così pesanti e lei era così dannatamente stanca…

Un fulmine illuminò per qualche istante la foresta e la ragazza si trovò davanti a tre figure nere, ombre notturne che la fissavano e mormoravano strane parole, un altro lampo e le figure si fecero più vicine.

Tremante Usagi iniziò a camminare indietro cercando un nascondiglio attorno a se ma c’erano solo alberi e sassi, la radice sporgente di una quercia la face inciampare all’indietro, cadde con un tonfo sordo e un altro lampo squarciò il cielo plumbeo… ormai quelle ombre minacciose erano troppo vicine… una di loro si scagliò su di lei e le afferrò un braccio.

Usagi urlò cercando di liberarsi da quella stretta ghiacciata, un fulmine cadde a terra incendiando un albero poco distante… e lei si svegliò.

Usagi scattò a sedere col fiato corto, matita di sudore freddo e con il cuore che batteva all’impazzata.

- Ancora…- mormorò piano portando una mano all’altezza del cuore.

Un tuono, questa volta vero, le fece fare un salto sul materasso, Usagi alzò lo sguardo verso la finestra aperta per far entrare un po’ di frescura, arrivava un’aria frizzante, le tende bianche si muovevano veloci e le pioggia batteva forte contro la tapparella abbassata.

- C’è un temporale…- fece scostando il lenzuolo e scendendo dal letto – vuol dire che non dormirò per il resto della nottata.

 

Mamoru si girò nel letto prossimo al risveglio, mentre apriva gli occhi sentiva che qualcuno era seduto accanto a lui. Aprì del tutto gli occhi e mise a fuoco la figura che aveva di fianco. Inizialmente pensò che fosse Yaten che aveva rinunciato al futon e che si era sdraiato accanto a lui dopo essersi accertato che dormisse realmente.

Ma non era Yaten e neppure Taiki… era Usagi.

- Usagi? – fece stupito mettendosi a sedere – Cosa ci fai qui?

- Non riuscivo a dormire. – fece solamente l’altra con un sorriso dolce.

Mamoru allungò una mano accarezzandole una guancia rosea, era umida… aveva pianto.

- Usagi.. perché piangi?- chiese dolcemente avvicinandosi ancora di più.

La ragazza alzò le spalle come per indicare che non aveva nulla di particolare.

- Non si piange senza motivo. – precisò lui avvicinandosi ancora si più – Le lacrime sono preziose, non vanno sprecate.

Usagi si morse un labbro e si buttò tra le sue braccia.

- Mamoru!- singhiozzò iniziando un pianto liberatorio.

Il mago sorrise abbracciandola e accarezzandole la schiena attraverso quel pigiama blu dal tessuto così leggero da sembrare quasi impalpabile.

- Tranquilla…- cercò di rassicurarla- ci sono qui io… ti proteggerò io…

La ragazza alzò il volto e gli sorrise.

Mamoru non capì più nulla e scese per darle un bacio.

Lungo, caldo e passionale.

Aveva aspettato troppo, non ce la faceva più e Usagi sembrava rispondere a quel bacio.

Lentamente Mamoru la fece sdraiare sotto di lui e iniziò ad accarezzarle la pelle sotto la maglia del pigiama, continuando però a baciala con foga.

- Mamo-Chan…- mormorò lei quando le labbra si separarono per alcuni istanti prima di tornare a fondersi come se fossero un’unica cosa.

- Piccola Usako,- gemette lui togliendole la casacca del pigiama – mi fai perdere il lume della ragione.

In quel preciso istante la sensazione che aveva sotto le sue mani cambiò… non stava più toccando la pelle morbida di Usagi ma una più ruvida e, decisamente, meno femminile. Alzò gli occhi e quello cha stava abbracciando non era più Usagi ma Yaten!

Con un urlò scattò indietro e cadde dal letto.

Fu solo allora che si svegliò.

Mamoru aprì gli occhi e si mise a sedere… un sogno… aveva fatto solo un sogno, uno stupidissimo sogno.

Il sogno più bello che avesse fatto nell’ultimo periodo, tolta la parte dell’apparizione di Yaten ovviamente.

Sospirò passandosi una mano tra i capelli… era chiaro che provava qualcosa per quella ragazza.

Il russare sommesso di Taiki lo svegliò del tutto, scese dal letto e, oltrepassando i tre che dormivano nei futon, uscì dalla stanza per andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua e per far capire al suo corpo che il sogno era finito.

Scese le scale cercando di fare il meno rumore possibile, non voleva svegliare nessuno ma non si aspettò di trovare una debole luce provenire dal salotto.

Fece caolino oltre la porta, seduta sul divano, con le gambe rannicchiate contro il petto, illuminata solo dalla debole fiamma di una candela, c’era Usagi che fissava un punto del pavimento. Ma era palese che i suoi pensieri non erano rivolti al parquet.

Usagi sentì la presenza di qualcuno e alzò lentamente lo sguardo continuando a tenere il mento sulle ginocchia, quando incrociò lo sguardo di Mamoru fece un dolcissimo sorriso che sciolse il cuore del mago.

- Non volevo svegliarti. – si scusò con un esile sussurro.

- Cosa ci fai sveglia? – domandò lui avvicinandosi un poco.

- I temporali mi mettono sempre a disagio…- precisò la ragazza – mi angosciano. E’ come se la mia mente cercasse di ricordare qualcosa ma non riesce a superare gli ostacoli.

- Mi dispiace. – fece sedendosi accanto a lei e facendo scivolare un braccio sulle sue spalle.

Immediatamente il suo stupido corpo gli ricordò il sogno.

Si morse un labbro e cercò di non pensarci.

- Anch’io da piccolo avevo paura del temporali. – sorrise cercando di darle un po’ di conforto.

- Credevo che tu non fossi mai stato piccolo. – scherzò lei avvicinandosi e poggiando la testa sul suo torace.

- Non è solo il temporale vero?

La ragazza scosse il capo ma non rispose.

- Parla con me… confidati…

- Mi mancherai. – disse tutto d’un fiato imbarazzata – Ti potrà sembrare stupido Mamoru… ma mi marcherai da morire.

- Mi mancherai anche tu Usagi. – rispose Mamoru chiudendo gli occhi e resistendo all’imminente impulso di baciala – Ma ti ho promesso che tornerò presto.

- Lo so… ma… ho come l’impressione che se ti lascio andare tutto finirà. Io tornerò ad esser sola e non ti vedrò mai più.

Un tuono molto forte face fare un balzo alla ragazza che finì tra le braccia del mago, mago che non negò quel dolce abbraccio a quella creatura così fragile e delicata.

- Mi vedrai… ti stresserò la vita…

Usagi rise debolmente e alzò il viso incontrando lo sguardo luminoso del ragazzo.

- Lo credo impossibile.

Quel sorriso dolce, il suo profumo, la sua pelle così morbida sotto le sue mani, i suoi occhi così luminosi e resi ancora più misteriosi dalla luce della candela lo fecero letteralmente impazzire.

Le prese il viso tra le mani e scese per darle un bacio ma Usagi lo bloccò mettendogli due dita sulle labbra.

- No. – mormorò mortificata.

Mamoru sussultò… forse lei non voleva…

- Scusa…- si giustificò imbarazzato – ma io credevo che…

- Credevi bene Mamoru,- lo interruppe lei – ma se ora mi baci, il tuo ricordo diventerà doloroso.

- Ma io volevo solo renderlo più piacevole. – e cercò di baciarla di nuovo ma Usagi lo fermò ancora.

- Se mi baci il sogno diventerà un incubo Mamoru,- sembrava quasi che lo stesse supplicando – non riuscirò a farti andare via e starò male. Tu non vuoi farmi soffrire vero?

Il mago scosse la testa.

- Allora, ti prego, non farlo stasera.

Sospirò rassegnato e si alzò dal divano.

- Va bene…- mormorò porgendole una mano – ma ora a letto. Domani mattina partirò presto e voglio vedere un tuo ultimo sorriso prima di tornare al castello.

Usagi annuì e gli prese la mano alzandosi a sua volta.

- E comunque, - fece lei lievemente rossa in volto – se la prossima volta vorrai darmi ancora quel bacio io non ti fermerò più.

Mamoru sorrise e le prese una mano:

- Allora farò in modo che accada molto presto.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 

- Ma é proprio necessario?- sussurrò Yaten sdraiato nel suo futon mentre fissava il soffitto.

Avevano sentito Mamoru uscire dalla stanza e avevano deciso di parlare in quel frangente di una questione urgente e di vitale importanza.

- Non c’é altra soluzione. – rispose Seiya, lui era in piedi e stava guardando fuori dalla finestra – E’ un pericolo.

- Mamoru mi sembra del parere contrario. – echeggiò Taiki seduto per terra – Insomma potrebbe anche non essere così pericoloso come vuoi farci credere Seiya.

Il ragazzo moro si voltò fissando i due amici, incrociò le braccia al petto e sospirò esasperato.

- Io ho visto cosa succede quando i normali scoprono l’esistenza del nostro mondo. Noi tutti siamo in pericolo fino a quando questa Usagi ci conosce.

- Seiya io non lo so...- fece Yaten perplesso – Mamoru..

- Mamoru non sta ragionando con il cervello in questo momento. – lo interruppe l’altro facendolo tacere all’istante – Lui é convinto che Usagi sia la donna della sua vita... beh non lo é!

- Non stai mettendo la cosa sul personale, vero Seiya? – chiese Taiki sospettoso – Tutti sanno che qualunque cosa tu faccia, la fai con l’unico scopo di colpire Mamoru.

Saiya rivolse al suo amico uno sguardo di ghiaccio.

- Non sono affari tuoi. – disse piano – E, comunque, qualsiasi dolore possa causare a Mamoru, non é niente in confronto a quello che ha fatto lui per anni.

- Devi smetterla di vivere nel passato. – disse pacato Yaten – Mamoru é cambiato, é un uomo migliore.

Seiya scosse il capo e tornò a sdraiarsi.

- Voi siete troppo influenzabili, vi basta qualche azione buona e vi convincete subito.

Dei passi risuonarono fuori dalla porta della stanza, si mossero velocemente tornando a sdraiarsi e fingendo di dormire.

- Buonanotte Usako. – bisbigliò Mamoru aprendo appena la porta.

- A domani Mamo-Chan. – gli ripose dolcemente la ragazza.

Mamoru chiuse la porta della sua stanza con un sorriso, quella ragazza riusciva sempre a mettergli il buon umore, era una strana sensazione di pace che gli scaldava il cuore. Lanciò un’occhiata ai tre maghi che dormivano a lato del letto matrimoniale dov’era sdraiato lui, dormivano o, almeno, sembrava che dormissero.

Uno sbadiglio gli ricacciò indietro tutti i pensieri, tornò a letto e chiuse gli occhi... si addormentò all’istante con l’immagine di Usagi ancora viva nella mente.

E sotto lo sguardo carico d’odio di Seiya.

 

***

 

- Hai tutto?- chiese con triste sorriso Usagi appoggiata allo stipite della porta della camera.

Mamoru stava finendo di allacciarsi la camicia bianca, annuì continuando a guardare i bottoni.

- Non ti rivedrò in un vicolo pestato a sangue vero? – continuò lei con voce ansiosa.

Il mago alzò lo sguardo incontrando quello preoccupato della ragazza.

- Stai tranquilla... ti scriverò... molto presto anche. – si avvicinò e l’abbracciò – Andrà tutto nel migliore dei modi... non mi succederà nulla. E presto verrò a trovarti.

- Lo so. – sorrise Usagi arrossendo appena – Hai una promessa da mantenere.

Anche Mamoru sorrise e le diede un delicato bacio sulla fronte.

- E io mantengo sempre le mie promesse Usako.

- Mi dispiace interrompervi...- fece Seiya alle loro spalle – ma non credo che Mamoru manterrà nessun tipo di promessa.

I due si voltarono stupiti da tale frase, Mamoru conosceva molto bene Seiya... lo conosceva da una vita... e doveva immaginare che avrebbe tramato qualcosa per rovinare quella storia che stava appena nascendo.

- Cosa vorresti dire con questo?- chiese, piuttosto in malo modo, il mago moro osservando i tre che stavano dritti in piedi davanti a loro – Perché non dovrei mantenere la mia promessa.

Per tutta risposta Seiya tirò fuori dalla tasca una sfera di vetro.

Usagi socchiuse gli occhi esaminandola bene, era grane quando una pallina da tennis, di vetro scuro, quasi nero, all’interno c’era un liquido strano: era molto più denso di quasiasi cosa conoscesse e, a tratti, aveva delle strane sfumature color avorio.

Immediatamente Mamoru si posizionò davanti a lei, come se tentasse di proteggerla; iniziò a tremare... che quei tre volessero farle del male?

- Perché? – chiese Mamoru iniziando ad arrabbiarsi – Perché dovete farmi questo?

- Non abbiamo altra scelta. – ripose con lo stesso tono di voce Seiya – Non possiamo lasciare tracce.

Il tremore di lei aumentò, si morse un labbro spaventata e si nascose ancora di più dietro le grandi spalle del mago.

- Mamoru...- mormorò con un filo di voce.

- Non lo permetterò... – dichiarò l’altro stringendo la ragazza – non potete portarmela via!

- Tu non caspici...- cercò di farlo ragionare Taiki- ne abbiamo parlato... veramente io non sono molto d’accordo ma Seiya é del parere contrario.

- Seiya mi consegnerebbe anche a Zakar se ne avesse l’opportunità!- gridò Mamoru – Usagi non si tocca!

- Cos’é?- chiese timidamente la ragazza continuando a fissare la sfera che Seiya teneva in mano.

- Una sfera della memoria. – rispose Yaten – Serve a cancellare qualcosa dai ricordi delle persone.

- Vogliono cancellarmi dalla tua memoria Usagi. – spiegò Mamoru stringendola ancora di più – Vogliono che tu dimentichi tutto quello che é successo nelle ultime settimane.

- Cosa? – urlò Usagi sconvolta – No! Non potete farlo!

- Non abbiamo alternative. – fece Seiya – Usagi non puoi andare in giro a raccontare tutto quello che hai visto e sentito in questi ultimi tempi.

- Non dirò a nessuno della vostra esistenza! – tentò di convincerli la ragazza – A chi dovrei dirlo?

- I nemici sono subdoli, tenteranno di carpire più informazioni possibili... voi normali siete deboli e facilmente raggirabili. Non possiamo permetterci nessuno sbaglio.

- Mamoru ti prego...- lo implorò Usagi facendosi piccola tra le sue braccia, non potevano portarle via quel ricordo. Non potevano lasciarla sola... Mamoru era diventato troppo importante, non poteva dimenticarlo.

- Prima di arrivare a lei, devi prima passare sul mio cadavere Seiya.

Il mago si avvicinò di un passo per nulla spaventato dallo sguardo quasi folle di Mamoru.

- Non mi incoraggiare. – sibilò stringendo la sfera nella mano.

- Mamoru possibile che tu non capisca? – fece Yaten parandosi tra i due, ben sapendo che, se avessero continuato, avrebbero fatto a pezzi la casa – Non ci piace fare una cosa del genere.

- Parla per te. – soffiò Seiya continuando a fissare l’altro.

- Quello che stiamo cercando di dirti. – continuò Taiki venendo in aiuto dell’amico ee ignorando le minacce di Seiya – E’ che Usagi é in pericolo, le informazioni che sa posso rivelarsi importanti nelle mani di Zakar. Non possiamo correre rischi.

Mamoru restò in silenzio qualche secondo, riflettendo sul da farsi, i suoi amici erano intenzionati ad andare fino in fondo, ma lui non poteva permettere che qualcuno torcesse anche un solo capello biondo del suo angelo.

- Se la mettete su questo piano non ci resta che una soluzione. – disse cupamente librandola dal suo abbraccio quasi doloroso. 

Usagi gli lanciò un’ultima occhiata supplichevole non poteva permettere che accadesse... non era giusto!

I tre si scambiarono un’occhiata vittoriosa.

- Usagi verrà via con noi. – decretò infine il mago.

Seiya, Taiki e Yaten lo fissarono stupefatti.

- Non puoi!- urlò Taiki.

- Non fa parte del nostro mondo!- echeggiò Yaten.

- L’hai appena condannata a morte! – fece Seiya.

- Ormai ho deciso...- rispose a tutti e tre Mamoru – e voi non potete impedirmelo. – prese per mano Usagi e le sorrise teneramente – Andiamo Usako... ti aiuto con i bagagli.

La ragazza annuì solamente seguendo il mago.

 

***

 

- Aspetta un attimo!- fece Dorian guardando i maghi che uscivano dalla villetta – E quella chi diavolo é?

Karen fissò intensamente la ragazza bionda.

- Non lo so. – disse dopo pochi minuti – Sicuramente un’amica dei maghi.

- L’aurea che la circonda é strana...- valutò l’altro pensieroso – che sia una strega?

- Direi quasi che possiamo escluderlo. E’ molto simile alla protezione che circonda la casa, probabilmente, avendoci vissuto per tanti anni, la barriera si é trasferita anche sulla padrona. Quella ragazza é una normale... si é imbattuta in Mamoru per puro caso.

- Allora perché sta andando via con loro?

In quel istante Mamoru prese per mano Usagi.

Karen sgranò gli occhi e ghignò malefica.

- Dorian... credo di aver appena trovato il punto debole del nostro caro compagno. Devo avvertire il Padrone, tu continua a seguirli... ma non farti vedere.

- Io non prendo ordini da te! – ripose seccato l’altro – Io faccio quello che voglio.

Karen digrignò i denti, afferrò il mago per il colletto della tunica e si avvicinò a lui con fare minaccioso.

- Tu farai quello che dico io Dorian... o proverò su di te gli effetti della mia nuova pozione corrosiva.

Dorian deglutì a vuoto un paio di volte evitando lo sguardo folle della sua compagna.

- Va... va bene...- balbettò evitando il suo sguardo.

- Bravo bambino. – sibilò lei crudelmente scomparendo pochi istanti dopo.

Dorian si sistemò il colletto della giacca e prese una sigaretta.

- Quella é pazza!- biascicò prima di iniziare ad inseguire gli altri.  

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Karen si inchinò davanti al suo Padrone, lentamente prese l’orlo della sua lunga tunica nera e la baciò delicatamente come segno di enorme rispetto.

- Karen... – parlò con dolcezza il mago mettendole una mano sulla nuca – hai buone notizie?

- Mio Signore... – rispose con devozione la strega – Mamoru si é legato ad una ragazza... una ragazza normale.

Zakar si voltò verso il camino acceso, ispirò profondamente e prese il calice di cristallo contente un denso vino rosso pregiato.

- Mamoru ha sempre dimostrato di avere cuore... – parlò piano, quasi in riflessione come se la donna nella stanza non avesse alcuna importanza per lui - una debolezza ereditata dalla madre.

Karen rimase a guardarlo in silenzio per alcuni minuti, era alto, possente, un concentrato di malvagità e odio da intimorire chiunque. Le lingue di fuoco nel camino proiettavano ombre contorte sui muri bianchi, quasi come se rispecchiassero l’animo mostruoso di quel demone.

Lei lo trovava estremamente affascinante.

- Cosa devo fare?

Zakar portò il calice alle labbra bevendo piano un sorso di vino.

- Uccidila...- ordinò lentamente chiudendo gli occhi assaporando le spezie che aveva irrobustito il gusto della bevanda – ricordiamo a Mamoru come si fa ad odiare.

 

***

 

Era ancora piuttosto frastornata, aveva assistito quasi del tutto impotente alla litigata tra Mamoru e gli altri, aveva preparato i bagagli con Mamoru che rimpiccioliva le sue cose e le sistemava in una borsa che, ora, conteneva più della metà della sua roba, aveva sigillato la vecchia casa di sua nonna e aveva camminato per tutta mattina per le strade di Tokyo non capendo quale fosse la loro meta.

- Mamoru ripetimi dove stiamo andando.

Lui sorrise di fronte a quella domanda, era la decima volta che gliela ripeteva.

- Te l’ho spiegato Usako... ogni città ha un quartiere magico. Sono zone protette, accessibili solo ai maghi, ci sono negozi appositi, taverne e locali... é un po’ come una piccola cittadina. Un villaggio dentro la città.

Usagi annuì riflettendo sulle parole del mago.

- Mamo–Chan scusa... ma se é accessibile solo ai maghi io non posso entrare?

- Vedi tu sei un caso atipico.

- Atipico?

- Già. – spiegò Taiki intromettendosi nel discorso – La protezione che c’era sulla tua casa é, in qualche modo, finita anche su di te.

- Allora?- chiese perplessa la ragazza.

- Allora agli occhi delle barriere magiche sei una strega. – finì Yaten con un sorriso – Una debole aurea ti circonda... ogni mago o strega la può vedere, é solo un incantesimo di protezione ma é abbastanza per riuscire a farti passare senza troppi problemi.

- E’ una cosa insolita...- valutò Usagi pensierosa – o mi sbaglio?

- Sei stata a contatto con una fonte magica per molti anni,- rispose prontamente Taiki – non sarebbe la prima volta che un normale assimili un’aurea magica in questo modo. Ma, solitamente, appena si sta lontano dalla fonte per un certo periodo questa sparisce.

- Quindi questa.. aurea magica... dovrebbe sparire entro qualche giorno.

- Esatto.

Verso le prime ore del pomeriggio arrivarono a quello che sembrava un comunissimo vicolo cieco. Buio, umido e piuttosto isolato dal resto della città, se non fosse stata assieme a quattro uomini, Usagi sarebbe già corsa via a gambe levate.

- Andate prima voi. – fece Mamoru stringendo la mano della ragazza.

Usagi guardò prima Mamoru poi gli altri... andare dove? Erano in un vicolo cieco, non c’erano porte o un qualsiasi tipo d’entrata, erano circondati da sudici muri di pietra.

Alla sua domanda arrivò presto una risposta perché Seiya fu il primo a camminare spedito verso il muro, Usagi stava quasi per urlargli si fermasi ma dovette bloccarsi perché il ragazzo non era andato a sbattere ma... aveva attraversato il muro!

Aveva attraversato un muro di mattoni come se fosse d’aria... e, poco dopo, Yaten e Taiki lo seguirono passando dall’altra parte con la stessa tranquillità con cui si attraversa una strada.

- Non é così difficile come sembra...- tentò di rassicurarla Mamoru – vedrai non te ne accorgerai neppure.

- Tirerò un’enorme capocciata, - mormorò continuando a fissarlo con occhi sgranati – Mamoru... non ce la farò mai.

- Andiamo ci sono io... attraverseremo insieme.

- Ma...

- Ti fidi di me?

- Come? – chiese lei alzando lo sguardo verso il ragazzo.

- Ti ho chiesto se ti fidi di me.

Lei sorrise e annuì.

- Certo che mi fido di te.

- Allora... andiamo!- le afferrò una mano e iniziò a correre verso il muro.

Usagi lo seguiva ma non ebbe il coraggio di guardare la parete avvicinarsi, così chiuse gli occhi aspettando di sentire i mattoni sbattere contro la sua testa dura.

Ma non avvenne, Usagi sentì un vento caldo accarezzarle il corpo, una strana sensazione di benessere e poi un gran brusio di voci riempì lo spazio che la circondava. Aprì lentamente gli occhi trovandosi nel bel mezzo di una grande piazza, si guardò attorno meravigliata, c’era gente strana attorno a lei, vestita con abiti bizzarri, e con cappelli a punta, giovani signore con lunghe tonache colorate o vecchie streghe somiglianti a quelle che si leggono nei libri di favole. L’aria era satura di odori nuovi per la ragazza, spezie misto a dolci di qualche pasticceria, c’era l’odore pungete dei cavalli e quello più dolce del miele, i colori erano luminosi, e la musica... lei non aveva mai sentito nulla di più allegro in vita sua.

Sì, quel posto le piaceva... era così vivo..

- Ti piace?- le mormorò Mamoru all’orecchio.

- Da impazzire. – sorrise lei continuando a guardarsi attorno – E’ così diverso...– scosse piano il capo non riuscendo a spiegare quello che sentiva.

Era strano... eppure era a suo agio... come se quel posto fosse una parte di lei. Forse era quella strana aurea magica che la circondava a farla sentire così bene.

- Ora che ci penso...- fece Taiki pensieroso – avrei bisogno di un libro.

Yaten sospirò rassegnato.

- Perché studi così tanto?

- I libri sono il cibo della mente. – fece l’altro saggiamente – Dovresti provare anche tu a studiare ogni tanto... può esser un’esperienza nuova per te Yaten. – lo stuzzicò poi guardandolo al di sopra delle lenti rettangolari.

- Ma sono noiosi i libri che leggi tu!- sbuffò Yaten incrociando le braccia– Ogni volta che leggo una pagina mi addormento! Non potresti leggere qualcosa di meno impegnativo?

- Come i fumetti che abbondano sotto il tuo letto? – insinuò Taiki visibilmente disgustato da quella lettura superficiale ad inutile.

- Sì! Anche per te, leggere qualcosa di diverso, può esser un’esperienza nuova. – ribatté lui con un sorriso divertito – A meno che...- continuò con lo sguardo di uno che la sapeva lunga sull’argomento – tu non debba regalare il libro ad una certa persona.

Taiki sussultò mentre un soffuso rossore imporporava le sue guance.

- Ah!- sorrise vittorioso Yaten per averlo colto con le mani nel sacco – Lo sapevo!

- Smettila... – mormorò l’altro tornado a guardarsi attorno – comunque io vado, ci vediamo qui tra un paio d’ore. Per voi va bene?

Tutti gli altri annuirono non avendo nulla da obbiettare.

- Io lo seguo... – fece Yaten con un sorriso malizioso – devo evitare che compri per la sua bella un libro grosso quanto il Giappone.

- Ma perché lo punzecchi sempre quel povero ragazzo? – chiese Seiya – Sai che per lui é già difficile farle capire i sentimenti che prova... se poi tu ci metti il becco, quando mai troverà il coraggio?

- Ci si deve dichiarare a cuore aperto!- ripose Yaten picchiandosi delicatamente il torace con un pugno.

- Come fai tu con la guardiana? – insinuò Mamoru divertito.

Yaten divenne rosso fino alla punta dei capelli.

- E’ differente...- balbettò imbarazzato – io vado... – e si mise a seguire Taiki.

Seiya guardò i suoi due amici allontanarsi poi si voltò verso Usagi e Mamoru, non aveva assolutamente voglia di passare due ore con loro. Sbuffò sonoramente e mise le braccia dietro la schiena, stiracchiandosi leggermente.

- Bene... io vado a farmi un giro. A dopo. – disse come se la cosa non dovesse importare a nessuno – Mamoru vedi di non cacciarti nei guai...- continuò prima di superarli – fammi godere queste due ore.

- Non preoccuparti. – sibilò a denti stretti il mago fulminandolo con lo sguardo.

Usagi guardò prima uno poi l’altro... erano quasi visibili le fiamme negl’occhi di entrambi.

Perché quei due si odiavano tanto?

Seiya si allontanò e prese a camminare senza una meta precisa, voleva solo allontanarsi il più possibile da Mamoru.

Usagi lo fissò mentre si allontanava.

- E’ strano...- mormorò con un filo di voce continuando a tenere gli occhi incollati sulla sua schiena – non capisco se é arrabbiato o solo molto triste.

- Forse é entrambe le cose... la storia di Seiya non é piacevole.

- Capisco. – mentì lei, in realtà non ci capiva nulla ma non voleva fare troppe domande, non voleva passare per impicciona.

- Ti va di fare un giro turistico? – chiese Mamoru con un debole sorriso.

- Insieme? – domandò speranzosa la ragazza dimenticando del tutto Seiya.

Mamoru scosse il capo e sospirò amaramente.

- Devo andare in un posto Usako e... non voglio che tu venga con me.

Usagi sgranò gli occhi... si era già pentito di averla portata con se? Beh poteva sempre ricacciarla a casa no? Bastava solo dirle come si tornava nel mondo reale...

- Ho capito...- soffiò indispettita – ti sono d’intralcio.

- No, non hai capito. – rispose deciso l’altro – Non voglio metterti in pericolo. Devo andare là. – ed indicò una piccola traversa che partiva da un angolo buio della piazza. 

Usagi deglutì a vuoto, era un lungo vicolo buio, tetro... e ci entrava strana gente vestita di nero.

- Mamoru...

- E’ un quartiere particolare. – cercò di spiegare lui – Non tutti osano metterci piede... ma ho bisogno di erbe speciali e piuttosto illegali... le vendono solo lì. Non voglio lasciarti sola ma sarò più tranquillo se saprò che resterai in questa zona. Vai pure dove ti pare ma resta sempre dove c’é gente... e cerca di non parlare con nessuno.

Mi sta trattando come se fossi un poppante... possibile che non si fidi?

- Mamoru se non ti fidi di me, potresti legarmi ad una pianta. Così sei sicuro che non scappo. – fece lei sempre più arrabbiata per come la trattava.

- Io mi fido di te...- rispose lui dolcemente – é di certa gente che non mi fido. Comunque, fino a quando resterai in mezzo alla folla, nessun malintenzionato potrà toccarti. Sei al sicuro qui.

Usagi annuì piano guardandosi attorno, improvvisamente tutti gli sembravano ostili... rimpianse la sua casetta silenziosa e calda.

Mamoru capì al volo le preoccupazioni della ragazza, con un piccolo cenno di mano fece comparire in lungo mantello color blu notte. Lo sistemò sulle spalle della ragazza e le coprì il viso con il cappuccio.

- Grazie Mamo-Chan. – sussurrò dolcemente lei alzandosi sulle punte dei piedi e dandogli un lieve bacio sulla guancia – Ora mi sento più protetta... va pure... ci vediamo tra un paio d’ore.

Il mago annuì allontanandosi mentre Usagi si guardò attorno chiedendosi da che parte iniziare la sua vista.

Da buona amante dello shopping le vetrine piene di tuniche dai colori sgargianti furono le sue prime mete, poi passò alle pasticcerie ed infine, con un po’ di resistenza, andò a sfogliare qualche libro in una libreria poco distate dal centro.

- Mamoru mi ha detto di restare tra la folla. – valutò Usagi guardandosi attorno – Beh... non c’é tantissima gente ma non sono del tutto sola. – iniziò a leggere distrattamente i titoli dei vari volumi, passando dalla magia applicata nel campo della scienza, alle pozioni, a quelli di cultura generale sulla storia della magia.

Il suo sguardo fu catturato da un grande tomo color verde bottiglia... lo prese e lesse il titolo inciso sulla copertina rigida, era scritto con un carattere molto elaborato, color oro. Lo riconobbe subito... sua nonna ne aveva uno uguale una volta, lo teneva chiuso in un baule e lo apriva solo quando doveva preparare una delle sue “creme speciali” come amava definirle lei.

- Allora é vero...- sussurrò aprendo il libro – nonna...

- Buonasera.

Usagi sussultò spaventata e si voltò lentamente, accanto a lei c’era una bella donna dai lunghi capelli rossi, gli occhi color ambra, lievemente truccata sui toni dell’argento e del nero, le labbra rosse come il sangue. I suoi lineamenti molto femminili erano induriti dall’espressione fredda e distaccata con cui la guardava.

La ragazza mise al suo posto il libro e tornò a guadare la donna, non le piaceva, era come se emanasse un’energia negativa, la sentiva a pelle.

- Tu sei l’amichetta di Mamoru. – disse l’altra ma non era una domanda o una supposizione: era un’affermazione.

- Chi.. chi sei?- chiese Usagi cercando con lo sguardo una via di fuga.

- Il mio nome é Karen.

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


 

Usagi continuava a guardarsi attorno cercando il modo più veloce per andarsene, quella donna le metteva paura, quegli occhi freddi e distaccati erano come lame affilate che le laceravano l’anima.

Doveva andarsene...

- Non troverai una scappatoia. – sorrise maligna la strega – Ti sei messa in trappola con le tue stesse mani ragazzina.

Usagi si morse un labbro spaventata, ora non aveva più dubbi: quella Karen voleva farle del male.

- Cosa... cosa vuoi da me?

La strega scoppiò in una risata stridula:

- Povera, piccola, insulsa ragazzina... credi sul serio che IO possa volere qualcosa da TE?

- Allora che vuoi?

- Proprio non capisci? – disse con finta dolcezza l’altra alzando un sopracciglio sottile.

Usagi sgranò gli occhi comprendendo solo ora il motivo per cui quella strega era lì.

- Mamoru... vuoi arrivare a lui servendoti di me, vero?

- Intelligente per esser solo una normale ragazzina.

- Io non ti porterò mai da lui. – fece decisa Usagi facendo un passo indietro.

- Ne sei sicura?

- Proferisco morire. – sibilò a denti stretti la ragazza indietreggiando ancora.

- E chi ti dice che io non abbia già in mente di ucciderti? In fondo, cosa se ne fa il mondo magico di una creatura tanto insignificante come te?

- Mamoru...

- Mamoru non può fare nulla. – la interruppe Karen malefica –Vedrà in te solo una stupida ragazzina, ti troverà strana, non vorrà capirti e si stancherà… ti abbandonerà come hanno fatto tutti quelli prima di lui. Usagi… lui non sa amare, non è mai stato capace, l’unico sentimento che Mamoru conosce è l’odio profondo.

- Come fai a conoscere il mio nome?- chiese titubante e sempre più spaventata.

- Io so tutto di te... Usagi... – rispose melliflua l’altra avvicinandosi di qualche passo mentre la ragazza continuava ad indietreggiare – la tua mente é così facile da leggere. Rimasta orfana a dieci anni, hai vissuto con una nonna strega senza neppure saperlo... io posso leggere ogni tuo desiderio più recondito, conosco tutto di te, anche quello che tu stessa non vuoi ammettere.

- Vediamo. – la sfidò Usagi con quel poco di coraggio che aveva.

- Il tuo amico Motoki, per esempio, ti ha fatto una dichiarazione d’amore dieci mesi fa...- disse Karen scrutando a fondo nella mente della giovane – tu gli hai sempre detto che provavi per lui solo un profondo affetto, per te era come un fratello. Eppure questo non ti impedito di finirci a letto cinque mesi fa.

Usagi si morse un labbro... ok... quella Karen sapeva veramente leggere nel pensiero altrui. 

- E’.. é stato un errore...- cercò di giustificarsi lei – non volevo...

- Sappiamo entrambe che non é vero.

Usagi ora era abbastanza terrorizzata da non ragionare lucidamente, quella donna poteva leggerle nel pensiero... poteva vedere... tutto... ed anticipare ogni sua mossa.

Ora come poteva scappare?

Improvvisamente le venne in mente una delle raccomandazioni di sua nonna: Usagi quando la paura ti paralizza e non riesci a pensare, l’unica cosa che puoi fare é seguire il tuo istinto e puoi stare cerca che troverai la soluzione.

Bene: il suo istinto, ora, le dice solo di scappare.

Si guardò ancora intorno, per uscire doveva superare la strega e, per superare la strega doveva escogitare un diversivo, indietreggiò ancora senza mai togliere lo sguardo dall’altra, un altro passo indietro e si trovò con le spalle contro la libreria traballante.

Usagi fece un ghigno vittorioso e alzò gli occhi.

- Karen giusto? – chiese con voce vellutata – Perché non leggi ora nella mia mente quello che vorrei dirti?

La strega sgranò gli occhi e assunse un’aria molto minacciosa.

- Stupida ragazzina! – sbraitò – Ti sei appena giocata la possibilità di continuare a vivere!

Cercò di avvicinarsi ma Usagi diede una spinta forte alla vecchia libreria che, dopo alcune pericolose oscillazioni, iniziò a cadere in avanti facendo cadere i pesanti libri che sosteneva.

Karen imprecò e alzò una mano bloccando la libreria poco sopra la sua testa.

Usagi ne approfittò e scattò di lato, oltrepassando la donna e uscendo dal locale.

Iniziò a corre per le vie, doveva trovare Mamoru o qualcun altro… doveva assolutamente fare qualcosa. Si ritrovò nella grande piazza, si guardò attorno nella speranza che qualcuno avesse già finito i propri acquisti e che si fosse recato nel luogo dell’incontro. La sorte le era avversa perché non c’era nessuno che lei conoscesse, non sapeva dove si fossero diretti Seiya, Taiki e Yaten, l’unico che sapeva quale via avesse imboccato era Mamoru.

Lanciò un’occhiata al vicolo buio e deglutì a vuoto… non era esaltante l’idea di entrare là dentro.

Si guardò alle spalle e vide la figura di Karen correre minacciosa verso di lei.

Usagi fece un profondo respiro e iniziò a correre nel vicolo alla ricerca di Mamoru.

 

 

***

Mamoru si guardò attorno cercando la locanda giusta, non metteva piede in quel posto da un po’ e non c’era da meravigliarsi se qualcuno lo guardava in modo strano. Veramente non si sarebbe stupito neppure se Zakar avesse messo una taglia per la sua cattura.

Dopo aver girato a vuoto per alcuni minuti trovò il negozio che cercava, aveva una vetrina ma non c’era nulla esposto, il vetro era sudicio e si intravedevano appena le luci delle candele all’interno.

Aprì la porta cigolante e subito la puzza di muffa e chiuso gli soffocò i polmoni… fece qualche passo, alzando una nuvola di polvere dal pavimento di cemento e superando le vecchie casse contenente qualche strano oggetto dagli usi sconosciuti, si guardò attorno, non era molto cambiato dall’ultima volta. Sudicio e puzzolente, pieno di cianfrusaglie, teste sotto spirito, mani di zombie, pipistrelli morti e appesi alle pareti, ragni grossi come uccelli e topi grossi come gatti erano impagliati sulle mensole.

Si avvicinò al bancone e guardò con puro disgusto il dito di polvere grigia che c’era sulla superficie di legno. Allungò il collo cercando di intravedere qualcuno attraverso la porta che dava sul retro.

- Ehi! – urlò al buio – C’è qualcuno in questa topaia?

- Sì, sì vengo…- fece la voce stridente di un uomo dall’altra parte.

Un uomo sulla cinquantina uscì dal retro del locale mentre si puliva gli occhiali dalle lenti spesse un centimetro con la camicia grigia, Mamoru pensò che, un tempo molto lontano, quella camicia doveva esser stata bianca. Quell’esserino, con la sua testa spelacchiata e grigia, gli arrivava si e no alle spalle, aveva due occhi piccoli e dall’insulso color grigio topo, i peli che gli uscivano dalle orecchie erano superiori a quei quattro ciuffi spelacchiati che aveva in testa. Oltre alla camicia grigia indossava un paio di pantaloni color cachi di tre misure più grande, più volte rimboccati alla vita e alle caviglie.

Quell’uomo faceva ribrezzo ma era il maggior esperto di erbe magiche in circolazione, Mamoru andava spesso a farci visita un tempo.

- Allora chi ha bisogno dei miei servigi?- chiese l’uomo rimettendosi gli spessi occhiali.

Mamoru era certo di aver visto il terrore brillare nei suoi occhi appena lo riconobbe.

- Si… Signor… Ma… Mamoru…- balbettò il mago iniziando a storpiarsi le mani in modo spasmodico – da quanto tempo…

- Buon pomeriggio anche a te, Morfeus. – sibilò con quel tono gelido che usava in situazioni particolari – E’ vero, sono passati parecchi mesi dall’ultima volta… ma, come posso constatare, - continuò passando un dito sul bancone e soffiando via la polvere – questo posto non cambia mai.

- Troppo buono. – squittì l’altro tremando come una foglia e facendo un piccolo inchino – Cosa.. cosa posso fare per lei?

Con un gesto elegante Mamoru estrasse una piccola lista dalla tasca interna del mantello e la porse al venditore che la prese con mano tremanti.

- Hai tutto?- chiese in maniera poco gentile.

L’omino lesse un paio di volte il foglio di carta, alzò gli occhiali e lanciò una piccola occhiata al mago che gli stava davanti.

- Beh sì…- rispose sistemandosi gli occhiali sul naso bitorzoluto – ma… ma io non potrei servirvi… se i servitori di Zakar lo scoprono... io sono morto. 

Mamoru alzò gli occhi al cielo, quel piccolo sudicio verme… trovava sempre il modo per spillargli più soldi.

Ma quelle erbe gli servivano e solo lui le aveva.

Prese un sacchetto di velluto rosso e lo lanciò a Morfeus.

- Fatteli bastare. – sibilò crudelmente.

Il mago aprì il sacchetto osservando un poco il contenuto, quasi saltellando dalla felicità tornò sul retro ad armeggiare con provette, bilancine ed erbe rare.

Tornò indietro con una scatoletta turchese con intarsiati piccoli disegni di madreperla, la porse a Mamoru e sorrise mostrando i pochi denti che gli erano rimasti completamente neri.

- Ci sono tutte..- disse compiaciuto – sono di prima qualità.

- Lo spero per te Morfeus. – rispose l’altro facendo scomparire la scatolina nelle tasche del suo mantello – Altrimenti potresti finire in guai seri.

Lo lasciò tremante dietro quel suo bancone lercio e uscì sistemandosi meglio il mantello sulle spalle.

Bene, aveva finito.

Poteva tornare dal suo angelo.

- Dove credi di andare? – lo fermò una voce a lui nota.

Mamoru si voltò lentamente, dietro di lui c’era un uomo possente, alto quanto lui ma tre volte più grosso, indossava un completo blu notte di velluto e un mantello di seta nero con il cappuccio, aveva lunghi capelli biondi e gli occhi verdi, i lineamenti non erano brutti, peccato che il suo bel viso fosse sfregiato da un taglio che partiva dalla fronte e arrivava fino al mento, trapassandogli l’occhio sinistro.

Tra le labbra teneva una sigaretta e legata in vita Mamoru riconobbe una frusta.

- Ma guarda un po’ chi rispunta dalle fogne, - ghignò quasi divertito il mago – Dorian…

- Mamoru. – biasciò l’altro con la sigaretta in bocca e sbuffando il fumo dalle narici – Non credevo che fossi sopravissuto a quel teletrasporto, eri piuttosto malridotto.

- Non come ti ho conciato io la penultima volta che ci siamo visti. – ribatté prontamente il mago.

Istintivamente Dorian si portò una mano al volto sfiorandosi la cicatrice.

- Ti fa ancora male? – chiese ironicamente Mamoru – Perché non sei con Karen? – chiese dopo poco – La tua padrona non ti tiene al guinzaglio come al solito?

Il viso di Dorian divenne lievemente rosso, ma non si scompose anzi sorrise malefico togliendosi la sigaretta dalla bocca e schiacciandola sotto uno stivale nero.

- Karen sta discutendo con qualcuno di molto più interessante. Dovresti saperlo Mamoru: noi conosciamo sempre ogni tua mossa. Hai fatto amicizia presto vero in questa stupida città.

Mamoru sgranò gli occhi e si voltò verso l’entrata del vicolo:

- Usagi…

Iniziò a correre ma Dorian fu molto più svelto, prese la sua frusta e la schioccò verso il mago bloccando le sue braccia alla vita in modo che non potesse usare magie.

- Lascia perdere la tua puttanella…- fece Dorian strattonandolo e facendolo cadere a terra – ora ci divertiamo io e te.

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


 

Mamoru sputò a terra del sangue, l’ultimo pugno che aveva ricevuto nello stomaco gli aveva fatto sbattere la testa contro il muro e si era tagliato il labbro inferiore con i denti. Quel bastardo di Dorian gli aveva legato le mani e non poteva fare molte magie in quel modo, gli incantesimi che si potevano lanciare solo con la mente erano pochi e neppure molto efficaci.

Dorian borbottò qualcosa sottovoce, la frusta si mosse da sola incatenandolo alla parete di pietra del vicolo. Il mago biondo si leccò le labbra gustandosi la vittoria, si avvicinò lentamente alla sua vittima ed estrasse il pugnale dalla custodia legata alla cintura dei pantaloni.

- Lo vedi questo?- fece con un sibilo Dorian sventolandoli la fredda lama davanti al viso – E’ lo stesso pugnale che hai usato per fami questa cicatrice. Ci ho rimesso un occhio sai?

- Scusami se non piango. – rispose velenoso Mamoru legato al muro.

Sapeva che Dorian conduceva il gioco questa volta, non poteva difendersi, ma sapeva che doveva liberarsi, doveva farlo assolutamente.

Per la sua Usako.

- Vediamo se farai ancora lo spiritoso quando ti avrò cavato l’occhio... o, magari, tutti e due.

Si avvicinò ancora di più al viso del mago quando qualcuno gli saltò sulla schiena gridando.

- Lascialo bastardo! Ti ho detto lascialo!

- Usagi!- urlò Mamoru riconoscendo la testa bionda che si intravedeva dietro la testa dell’energumeno che aveva davanti.

La ragazza aveva corso per i vicoli contorti senza meta, aveva svoltato talmente tante volte che si era persa, ma quello che voleva era solo seminare quella pazza e trovare Mamoru.

Alla fine aveva sentito dei rumori, non sapeva se ci fosse Mamoru o meno ma, in quel pomeriggio, aveva imparato a fidarsi quasi ciecamente del suo istinto così aveva ripreso a correre usando le voci come mezzo per orientarsi meglio. Alla fine aveva seminato la strega, o così le sembrava, e aveva trovato Mamoru.

Stava combattendo contro un armadio di uomo e sembrava che le cose non stessero andando bene per lui.

Aveva assistito impotente per metà combattimento senza sapere cosa fare, poi, quando quell’essere l’aveva bloccato contro il muro e gli aveva puntato un coltello alla gola, il suo istinto prese, di nuovo, il sopravvento e si mise a correre per salvarlo. Gli era saltato addosso cercando di disarmarlo, batteva i suoi piccoli pugni sulla schiena possente di quel mago, cercava di ferirlo ma sembrava che la sua pelle fosse una corazza dura.

- Levati, stupida ragazzina!- urlò Dorian cercando di disarcionarla.

- Usako vai via!-gridò Mamoru con gli occhi sgranati cercando di liberarsi– E’ pericoloso.

- Io...- annaspò la ragazza cercando di levare il pugnale dalle mani dell’uomo – non... me... ne... vado... senza... di... te.

- Ora ti faccio vedere io! – Dorian acciuffò Usagi per un braccio e stava quasi per farla cadere ma lei glielo morse lasciando un bel segno sanguinolento – Puttana! – urlò ancora più forte il mago tamponandosi la ferita con la mano che reggeva il pugnale – Ti ucciderò.

- Cadorium! – urlò Karen arrivata in quel preciso istante, una sfera di energia blu partì dalle sue mani e colpì Usagi alla schiena.

- USAGI! – strillò Mamoru. 

La ragazza aprì la bocca per urlare ma la voce le si smorzò in gola... non fece neppure tempo a prendere fiato che cadde a terra.

- NO! – strillò ancora più forte l’altro con gli occhi fissi sulla ragazza a terra – Vi detesto! – fece poi osservando i suoi carcerieri – Me la pagherete!

- E’ proprio questo quello che volevo...- echeggiò una voce profonda attorno a loro.

Delle fiamme nere si alzarono dal terreno, un uomo vestito di nero ne uscì mostrandosi ai suoi servi. Karen e Dorian fecero un breve inchino mentre Mamoru restò inflessibile davanti al demone.

- Ci rivediamo Mamoru...- sibilò Zakar con un filo di voce – mi spiace solo in situazioni così scomode. – finì guardandolo appeso al muro.

- Zakar..- mormorò Mamoru con occhi di fuoco – perché Usagi? Cosa ti ha fatto lei?

- La colpa é tua Mamoru...- spiegò maligno il mago – se tu che le hai parlato di noi, tu l’hai portata qui, tu vuoi averla vicino perché l’ami. E sai bene che io distruggerò tutti quelli che tu ami... tu non puoi amare.

- Io non sono più il tuo giocattolino!

Zakar ghignò e si voltò a guardare i suoi due servi.

- Andatevene...- ordinò seccamente – me ne occupo io ora.

- Si, Signore. – risposero in coro Karen e Dorian prima di sparire.

- Non sei mai stato il mio giocattolino Mamoru, - fece quasi fin troppo seriamente Zakar – Karen e Dorian sì, ma tu... tu sei troppo intelligente ed importante per darti solo il ruolo di fantoccio inanimato.

- Le tue lusinghe non mi fanno alcun effetto. – rispose il mago cercando di liberarsi e di correre da Usagi – Lasciami stare!

- Io non posso lasciarti stare. – ribatté l’altro – Tu mi appartieni.

- Io non appartengo a nessuno!

- Neppure alla ragazzina là in fondo? – chiese con voce vellutata avvicinandosi a Usagi ancora riversa a terra.

- Non toccarla! – gridò Mamoru strattonando con forza la frusta che, ancora, lo legava al muro – Non osare neppure pensare a lei.

- Ti piace molto a quanto pare...- continuò Zakar abbassandosi su di lei e sfiorandole il volto con le lunghe dita pallide – sì... é una bella creatura. Credo che mi divertirò un po’ con lei prima di porre fine alla sua squallida vita.

- Ti ho detto di non toccarla! Prenditela con me... é questo quello che vuoi, vero pazzo visionario? Fammi quello che vuoi ma lasciala stare!

Zakar alzò lo sguardo, per un attimo Mamoru vide lo scintillio dei suoi occhi anche attraverso il nero del cappuccio.

- Mamoru... Mamoru...- mormorò scuotendo gravemente il capo – sei debole... innamorarsi non é mai un bene.

- E tu cosa ne sai dell’amore?

- So abbastanza da poter dire con assoluta certezza che l’amore rammollisce le persone, tu non sei fatto per amare. La tua anima é nera, contorta e corrotta, sei un demone come me... siamo uguali io lo so, tu lo sai.

- NO!

- Perché continui a rinnegare la tua natura?- chiese con voce vellutata il demone avanzando verso di lui – Hai l’animo nero Mamoru... l’hai sempre avuto e cercare di redimerti facendo qualche insulsa buona azione non cambierà chi sei. Perfino la tua ragazzina ti lascerà appena la maschera del Mamoru buono crollerà come un castello di sabbia sotto un temporale.

Usagi si svegliò completamente frastornata dalla botta che aveva ricevuto, la schiena e la testa le facevano un male cane, sentiva le ferite pulsare sulla sua pelle e il sangue scendere lungo la spina dorsale, si mosse un poco cercando di capire cosa fosse successo. Ricordava solo quella Karen, stava scappando da lei… aveva visto Mamoru legato ed aveva cercato di disarmare quell’energumeno biondo.

Poi solo un dolore fortissimo e buio.

Alzò lentamente la testa cercando di mettere a fuoco le due figure che aveva davanti.

Mamoru era ancora paralizzato al muro da quella strana frusta, davanti a lui c’era un altro mago, totalmente vestito di nero, portava un lungo mantello e il viso era coperto dal cappuccio. Non vedeva assolutamente niente di lui ma non c’era bisogno di chiedere chi fosse.

La sua voce le aveva fatto venire la pelle d’oca… era fredda, quasi mostruosa, sembrava venire da un pianta lontano.

- Io non sono come te!- ringhiò Mamoru strattonando più forte la fune che lo imprigionava.

- Perché cerchi di resistere Mamoru? – cercò di dissuaderlo l’altro – Perché vai contro la tua stessa natura? Contro le tue radici.

Usagi stava ascoltando impotente, Zakar voleva fare il lavaggio del cervello a Mamoru, non poteva farlo! Lei lo sapeva che era buono… che lui aveva la luce nel cuore e non le tenebre.

Doveva fare qualcosa.

- Perché lotti contro di me?- continuò Zakar ignaro che la ragazza dietro di lui si stava muovendo nel tentativo di alzarsi – Per la pace interiore? Per quella ragazzina laggiù? Sei un demone… e nessuno ti perdonerà per le tue azioni malvagie.

- Non… è vero…- fece una flebile voce alle spalle del mago.

Zakar si voltò lentamente, la ragazzina bionda cercava di reggersi in piedi con quelle esili gambe tremanti. 

- Usako…- mormorò Mamoru incredulo a quella visione, l’anatema di Karen avrebbe distrutto molti normali, invece lei era ancora viva e stava sfidando un mago potente e crudele – scappa!- si affrettò a dire – Vai via.

Usagi sorrise e guardò Mamoru con uno sguardo dolcissimo.

- Te l’ho già detto: non me ne vado senza di te.

- Perché? – chiese Zakar divertito – Tu vuoi questo uomo… sai che ha ucciso? Ha torturato? Ha goduto nell’infliggere dolore al suo prossimo?

- Non mi spaventi. – fece Usagi senza capire dove trovava tutto quel coraggio, eppure… lei si sentiva forte – Io non giudico Mamoru per quello che ha fatto in passato. Sono le azioni future che contano. E lui è buono, una creatura di luce.

Zakar scoppiò in una fragorosa risata.

- Una creatura di luce? – la prese in giro – Sei solo una sciocca ragazzina sentimentale.

Usagi strinse i pugni rabbiosa… quell’uomo si stava deliberatamente prendendo gioco dei suoi sentimenti.

Nessuno poteva prendere in giro l’amore che lo univa a quell’uomo.

- Mamoru è solo un demone della peggior specie…- fece Zakar – lui ha sangue nero nelle vene, le magie oscure, gli incantesimi proibiti sono come piccole filastrocche per lui. E nessuno può salvarlo.

- Io posso. – rispose risoluta l’altra.

- E con cosa? Con il tuo amore? Un sentimento inutile e puerile, non si ottiene nulla con l’amore… solo con la forza e il dominio puoi avere rispetto.

- Il rispetto non di ottiene ma si guadagna.

- Mi hai proprio scocciato ragazzina impertinente… avrei dovuto ucciderti subito, quando eri priva di conoscenza. Poco male… posso sempre ucciderti ora, così Mamoru si godrà lo spettacolo.

- NO!- urlò il mago disperato – Lasciala!

Zakar si voltò verso Mamoru:

- Il vostro amore è solo una favola… presto finirà… come tutte le cose belle della tua vita Mamoru.

- ORA BASTA! – urlò Usagi fuori di sé dalla rabbia.

Una luce bianca l’avvolse completante, Mamoru sgranò gli occhi meravigliato… quell’aurea che aveva sempre visto attorno ad Usagi non era solo un trasferimento di magia.

Usagi… era una strega…

Un cono di luce si alzò fin verso il cielo che iniziava a mostrare le prime stelle.

 

***

 

Taiki e Yaten si stavano recando nella piazza quando quella luce strana apparve in cielo, si lanciarono un’occhiata e iniziarono a correre.

Seiya, invece, stava sdraiato in un prato con un bocca un filo d’erba, quando il cono bianco di luce squartò il cielo chiuse gli occhi e sbuffò.

- Sempre la solita storia. – mormorò alzandosi – E a noi tocca sempre riparare i danni di Mamoru.

 

***

 

- Cos’è questa energia?- urlò Zakar coprendosi gli occhi.

Mamoru, invece, li teneva solo socchiusi… doveva vedere, doveva capire.

L’aurea attorno ad Usagi aumentava di intensità a tempo di record, era incredibile che tutta quella forza fosse racchiusa in una ragazza così dolce. Improvvisamente due sfere bianche partirono dal cono, una liberò Mamoru mentre l’altra colpì Zakar.

Quando la luce si dissolse Usagi guardava i due maghi con uno sguardo vacuo, sulla sua fronte scintillavano due disegni: una luna e una stella d’argento.

- Non è possibile…- mormorò il demone venendo avanti – quella è una strega bianca!

Mamoru era basito quanto il suo ex Padrone.

In quell’istante arrivarono anche Seiya, Taiki e Yaten che guardarono prima Zakar, poi Mamoru ed infine Usagi ancora in piedi a fissare un punto vacuo davanti a lei, molto probabilmente non vedeva nessuno dei presenti.

Zakar si avvicinò di nuovo ma Usagi fece partire un’altra sfera bianca, ma, questa volta, il demone si aspettava una mossa del genere e riuscì a schivarla facendola schiantare contro il muro.

- Molto bene…- fece chiaramente soddisfatto – la tua ragazza è interessate Mamoru. Credo che la nostra chiacchierata finisce qui… ci vedremo presto.

Le fiamme nere si alzarono e Zakar sparì in pochi attimi.

Appena il demone sparì, l’aura magica di Usagi iniziò a precipitare vertiginosamente, il suo sguardo tornò normale, le gambe le cedettero e cadde in ginocchio. Mamoru riuscì ad afferrarla prima che cadesse col viso a terra.

- Usako…- mormorò accarezzandole il viso pallido – Usako…

I tre maghi si avvicinarono furtivi a loro, erano tutti visibilmente scossi.

- Una strega bianca?- fece Taiki osservando i simboli sulla fronte della ragazza – E’ impossibile.

- Dobbiamo portarla via. – fece Mamoru sollevandola.

- Torniamo al castello. – rispose prontamente Seiya – Lì, almeno, saremo al sicuro.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


 

Zakar tornò nella sua dimora soddisfatto... il suo Mamoru non si smentiva mai.

Non aveva trovato una ragazzina qualsiasi ma una strega bianca, la più forte e nobile delle creature esistenti in natura.

Si mise a sedere mollemente sulla poltrona, non si sarebbe mai fatto vedere dai suoi servitori in questo modo, ma, solo nell’ombra, con le fiamme del camino a fargli compagnia, poteva permettersi il lusso di rilassarsi un attimo.

Era stanco.

Doveva ammetterlo almeno con se stesso, la sua ora stava, fin troppo velocemente, arrivando alla fine.

Mamoru era sempre stato il solo in grado di prendere il suo posto, di continuare sulla via della malvagità fino alla conquista del mondo magico e normale, ma lui si era ribellato.

Poco male... con questa nuova scoperta poteva ricavarci molto, la nascita di una nuova strega bianca segnava l’inizio di una nuova epoca.

Un’epoca dove il male la faceva da padrone.

Mamoru si era ribellato... ma lui aveva molti assi nella manica.

 

***

Mamoru stava seduto sulla poltrona davanti al camino, Usagi era nel suo letto dall’altra stanza.

Le cinque guardiane erano al suo capezzale, la strega del Nord, quella con il potere della guarigione, le aveva disinfettato le ferite e l’aveva bendata.

Ora bisognava solo farla riposare.

E lui odiava starsene con le mani in mano, odiava sentirsi così impotente, così dannatamente fragile e debole.

Tutto questa situazione era frustante ma non poteva fare nulla, non poteva aiutarla e l’aveva messa in pericolo.

Le parole di Zakar erano state fin troppo chiare: sai bene che io distruggerò tutti quelli che tu ami... tu non puoi amare.

E, poi, c’era da prendere in considerazione i nuovi poteri della ragazza.

Usagi era una strega bianca.

Uno degli esseri più potenti esistenti del mondo.

Quante persone c’erano come lei?

Pochissime e tutte molto più grandi, era certo che non nascessero streghe bianche da almeno un decennio.

C’era da chiedersi come mai la nonna di Usagi non avesse mai aiutato la nipote ad approfondire i suoi poteri e, perché mai, Usagi non avesse neppure sospettato di possedere poteri magici.

C’era sotto qualcosa... ora capiva il motivo della barriera attorno alla sua casa, non era per proteggere qualcosa ma per proteggere Usagi dal mondo magico.

Tante domande gli frullavano nel cervello, domande a cui non trovava risposta, a cui, forse eppure la stessa Usagi saprebbe dare risposta.

- Mamoru...- fece una debole voce alle sue spalle.

Il ragazzo si voltò, dietro di lui c’erano le cinque guardiane.

- Noi possiamo andare. – disse la prima che indossava una lunga veste arancione che, a tratti, sembrava risplendesse quanto il sole d’estate.

- La ragazza deve riposare. – precisò la seconda che portava un completo giacca e pantaloni color muschio.

- Dormirà per parecchie ore. – fece la terza che portava una tunica color del mare.

- Ma, quando si sveglierà, ci sarà qualcuno che vorrà parlarle. Taiki ha chiamato i monaci, loro hanno il diritto di sapere. – finì la quarta, la più saggia e forte dei tre, indossava un lungo vestito rosso.

- Grazie...- mormorò il mago alzandosi dalla poltrona – ora mi occupo io di lei.

- Sei sicuro di farcela da solo?- fece la strega che aveva curato le ferite ad Usagi – Mi sembri piuttosto debole.

- No, sono solo scosso... e poi... voglio starle vicino.

- Andiamo. – fece la guardiana con il vestito rosso – Non ha più bisogno di noi.

Le altre annuirono ed uscirono in silenzio, lasciando Mamoru solo a fissare le fiamme del camino.

 

***

La guardiana del Sud, la strega dello spirito, quella del fuoco divinatore stava in piedi contro un albero a fissare il maniero doveva viveva assieme alle sue amiche più care. Da quando lui era tornato si sentiva male, dicevano tutti che era forte, la sua maschera era quella di una donna forte ma, in realtà, lei voleva scappare.

Per una volta, per una volta soltanto, voleva fuggire lontano da tutto quel dolore.

Sapeva i motivi per cui se n’era andato e sapeva altrettanto bene che non l’aveva mai amata, che provava affetto, che c’era stata una forte attrazione ma mai Vero amore.

Sospirò per l’ennesima volta, doveva immaginare che sarebbe finita così.

- Perché sei qui da sola?- chiese Seiya avvicinandosi piano.

- Dovevo riflettere. – rispose solamente lei continuando a fissare il castello irradiato dai deboli, ma ancora caldi, raggi di sole al crepuscolo.

- Sei silenziosa da quando siamo arrivati. – constatò il mago appoggiandosi al tronco accanto alla ragazza dai lunghi capelli mori – C’é qualcosa che non va?

- Come se tu non lo sapessi. – mormorò con un sorriso amaro e chiudendo gli occhi – E’ arrivato all’improvviso...- cercò di spiegare mascherando le ferite del suo cuore – io... non volevo vederlo più.

- Non é vero. – ribatté sicuro il ragazzo.

La alzò le spalle silenziosa e si incamminò verso il castello.

Seiya la guardò allontanarsi sempre di più, fino a quando non sparì definitivamente dalla sua vista.

Alzò gli occhi al cielo individuando subito il pianeta Venere, il primo astro che splendeva nel cielo tinto di viola.

- Mamoru... – disse socchiudendo gli occhi, il cuore colmo di rancore – pagherai anche questa.

 

***

Elson era uno dei più vecchi monaci del monastero speciale dove si addestravano le streghe bianche, era uno stregone molto potente e aveva istruito molti stregoni e streghe bianche nella sua lunga vita.

Stava seduto sulla poltrona dello studio del giovane mago che l’aveva chiamato con così tanta urgenza, visibilmente seccato: i monaci non lasciavano mai il monastero. Lui lo sapeva bene eppure lo aveva costretto a partire in fretta solo per quell’assurdità.

- Taiki… per quanto rispetti la tua intelligenza, - disse lui arricciando la punta della sua lunga barba bianca con un dito – sai bene che non nascono streghe bianche da un decennio.

Taiki lo guardava dietro la sua scrivania, le mani incrociate sotto il mento, non aveva dormito e la prova erano le due profonde occhiaie che aveva sotto gli occhi. Aveva convocato il suo vecchio amico per una consulenza, che Usagi fosse una strega non aveva nessun dubbio ma Elson era del parere contrario.

- Tu non hai visto Elson. – fece il giovane passandosi stancamente una mano tra i capelli castani- Quella forza, quell’energia enorme... e i segni... il vostro simbolo apparso sulla fronte della ragazza. Secondo te sono solo coincidenze?

Elson alzò gli occhi verso il soffitto, era dipinto con piccole fate ed elfi dei boschi.

- Tu mi hai detto che questa ragazza viveva in una casa schermata, che una barriera magica molto potete l’avvolgeva... giusto?

- Dove vuoi arrivare? – chiese Taiki sospettoso.

- Accumulo di magia. – rispose semplicemente il mago come se fosse la soluzione più ovvia del mondo – Il corpo di una persona normale é molto più debole e, se esposto per lungo tempo alla nostra magia, c’é il rischio che ne assorba una discreta quantità. – Discreta quantità? – quasi gridò Taiki – Elson quella ragazza si é accesa come una lampadina!

- Io sono convinto che era solo un influsso di magia passeggero... era furiosa e ed é riuscita a scagliare la magia che il suo corpo aveva assorbito. Quella ragazza, ora, è più normale di prima.

- Ne sei convinto?

- Assolutamente... se fosse una strega bianca noi monaci se ne saremmo accorti, avremmo sentito la sua energia e saremmo andati a prenderla per la sua istruzione al monastero. Non abbiamo mai sentito nulla e, credimi, siamo stati molto attenti in questi ultimi dieci anni. Le streghe bianche sono quasi estinte lo sai bene Taiki, siamo rimasti in pochi e tutti siamo vecchi e stanchi. Le nostre speranze erano tutte verso una famiglia che é stata sterminata anni fa... le nostre speranze sono mote con loro. – finì con un sospiro doloroso.

- Sì... sì...- mormorò il ragazzo – conosco la leggenda... ma non credi che, forse, c’é una remota possibilità che abbiate sbagliato?

- Noi non sbagliamo mai!- urlò lo stregone scattando in piedi – Le streghe e gli stregoni bianchi non possono permettersi di sbagliare! Taiki mi stai sorprendendo, conosci molto bene la nostra razza.

- Mi chiedo solo come sia possibile che sono un piccolo trasferimento di magia possa creare tutta quella energia. – rifletté a voce alta l’altro mago.  – Comunque tu sei molto più saggio ed esperto di me Elson, posso anche accettare la tua versione ma vorrei che, prima, tu vedessi la ragazza. Giusto per toglierci ogni dubbio.

Il vecchio stregone annuì:

- Lo farò il prima possibile, anche il Monaco Superiore vuole avere delle notizie al riguardo, questa tua chiamata improvvisa e urgente l’ha molto incuriosito.

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


 

Usagi aprì lentamente gli occhi, si sentiva ancora frastornata, la schiena le bruciava, attorno alle ferite, che si stavano cicatrizzando molto velocemente, la pelle tirava e prudeva da matti ma, a parte questo, stava piuttosto bene.

Ormai era in quel letto da tre giorni, Mamoru le aveva raccontato quello che era successo, e, soprattutto, le aveva detto che era una strega.

Una strega bianca per la precisione.

Lei, che fino a qualche settimana prima non sapeva neppure cos’era una strega, non aveva la minima idea di cosa fosse una strega bianca.

Ma questo non aveva importanza, non ora almeno, avrebbe capito cosa fosse più avanti, quando il suo corpo e la sua mente avrebbero accettato quella nuova condizione. 

Perché in quel preciso istante era in fase di rigetto, non voleva crederci.

Lei non era una strega... lei era solo Usagi, una strana ragazza che vive sola nella casa della nonna, una ragazza con un lavoro che faceva schifo, con una vita sociale inesistente e con solo Motoki come amico.

Mamoru, Zakar, la magia e tutto quello che ci girava in torno era solo il frutto della pazzia che l’aveva colpito all’improvviso.

Probabilmente, ora, era in una clinica psichiatrica, sotto sedativi e il suo stupido cervello malato e contorto, le stava facendo vivere questi sogni inverosimili.

Si mise a sedere sul letto, la stanza era quella di Mamoru, le avevano detto che la sua camera era pronta qualche porta più in là e che poteva andarci non appena si fosse messa in sesto.

Si sentiva strana... il suo corpo le dava sensazioni nuove, non rispondeva più ai suoi comandi, era come se fosse un corpo del tutto nuovo.

Non le piaceva.

E, questa sensazione, le faceva una gran paura.

Aveva sempre avuto il controllo su tutto, la sua vita era monotona e squallida ma sapeva cosa stava succedendo, aveva il controllo della situazione. Ora tutto era stravolto, non poteva muoversi che un vento impetuoso si alzava e distruggeva metà del mobilio della stanza.

Cosa diavolo le stava succedendo?

E poi arrivava la rabbia.

Rabbia verso tutti: verso Mamoru che non le dava le dovute spiegazioni, verso gli altri che la guardavano con sospetto e timore, verso la nonna che mia le aveva raccontato nulla, che le aveva taciuto su un fatto così importante e verso se stessa: per la sua ingenuità, verso la sua stupida fiducia verso il prossimo.

Forse era meglio se avesse lasciato Mamoru in quel vicolo. 

Si sentiva un’estranea in un modo estraneo, era confusa, amareggiata, depressa o, forse, era solo spaventata a morte.

Qualunque sia la causa del suo malessere, si sentiva uno schifo e aveva bisogno di prendersela con qualcuno.

Si alzò dal letto ignorando deliberatamente le fitte le che le arrivavano dalla schiena, lentamente e con la massima attenzione, si diede una rinfrescata ed indossò i primi vestiti che le vennero in mano: una camicetta bianca e un paio di pantaloni neri, lasciando i lunghi capelli biondi sciolti.

Si guardò allo specchio compiaciuta del risultato, ora voleva solo fare un giro per il castello e smaltire quella sensazione di imminente catastrofe che si sentiva addosso.

- Dove credi di andare? – chiese all’improvviso una voce alle sue spalle.

Usagi si voltò si scatto spaventata, Mamoru era alla soglia, appoggiato alla parete, non sembrava particolarmente felice di vederla in piedi e sulla via della guarigione.

- Non ti ho sentito entrare. – rispose lei con un filo di voce alzandosi dalla sedia – Ero stanca di stare a letto e mi sono alzata.

- Sei ancora debole. – la rimproverò lui – Dovresti stare solo a riposo.

- Non sono una bambola di porcellana da proteggere sotto una campana di vetro. – si adirò subito l’altra.

Mamoru sussultò nel sentire quel tono così arrabbiato, tutta quella grinta da dove arrivava? Ma, molto probabilmente, Usagi cercava di affrontare quella situazione nel modo che meglio conosceva: arrabbiandosi con il mondo.

- Usagi...- fece più dolcemente Mamoru avvicinandosi alla ragazza- andare in giro nelle tue condizioni...

- Nelle mie condizioni? – urlò Usagi, ormai, del tutto infuriata.

Era stupido, lo sapeva, se ne rendeva pianamente conto, Mamoru non aveva colpe, lui voleva solo aiutarla, voleva starle vicino, ma lei era furiosa... e lui era troppo vicino in quel momento.

- Ho solo qualche taglietto sulla schiena Mamoru... smettila di controllare ogni mia mossa!

- Ma Usagi...- cercò di ribattere lui – io voglio solo darti una mano.

- E come di grazia? Facendomi restare sdraiata per tutta la vita?

- Tu non capisci... hai usato un certo quantitativo di energie... sei debole... vulnerabile... guardati... ora perché piangi?

Usagi si passò una mano tremante sulle guance: stava piangendo veramente.

- Tu non capisci! – gridò ancora Usagi – Io... io... non so più cosa mi stia accadendo... 

- Ci sono io con te. – tentò di rasserenarla il mago – Ti aiuto io. – si avvicinò cercando di abbracciarla ma lei si allontanò di qualche passo, gli occhi lucidi erano infuocati.

- No, - sibilò piano – hai già combinato fin troppi guai.

- Cosa?- questa volta era lui ad urlare, poteva anche accettare il fatto che Usagi scaricasse la sua frustrazione su di lui, ma non le avrebbe mai permesso di scaricare la colpa su di lui, doveva già sopportare troppe condanne... non voleva anche questa – Credi che sia colpa mia se sei una strega?

- E’ cominciato tutto quando ti ho incontrato quel pomeriggio. – ribatté lei con voce tremante pronta per un altro pianto isterico – Avrei dovuto lasciarti in quel maledetto vicolo sotto la pioggia! – aprì la porta e uscì sbattendosela alle spalle. 

Mamoru guardò la porta chiusa per qualche secondo, cercando dentro di se la risposta per lo strano comportamento di Usagi.

Si appoggiò sulla scrivania ancora frastornato per quell’uragano che l’aveva travolto, era strano vedere una ragazza sempre allegra e calma perdere in quel modo il controllo.

Un attimo...

Usagi aveva perso il controllo con lui.

- Pazza isterica...- mormorò con un filo di voce, afferrò il calamaio e fissò di nuovo la porta – Hai capito Usagi?- urlò ora arrabbiato anche lui – Sei una pazza isterica!- e lanciò l’oggetto che aveva in mano contro la porta.

 

***

Usagi camminò spedita senza meta, senza guardasi attorno, andava dove i piedi la conducevano, pensando a Mamoru e salmodiando tutti gli insulti che le venivano in mente.

Dopo venti minuti abbondanti rallentò la sua camminava furiosa fino a fermarsi del tutto.

- Sono una stupida. – mormorò chiudendo gli occhi – Perché me la sono presa con Mamoru? Lui che diavolo centra in questa situazione assurda?

Si guardò attorno disorientata, aveva camminato senza sosta e senza neppure vedere dove fosse diretta, si trovava in un corridoio all’aperto, la parete che deva verso est era ad archi, dava su un immenso giardino, con alberi, cespugli, fiori colorati e dal dolce profumo.

Usagi sorrise dimenticando per un attimo la sua discussione con Mamoru ed andò nel parco.

Dopo giorni di tristezza e rancore, finalmente, provava un forte senso di pace e di tranquillità, come se fosse nel suo ambiente naturale.

Sorrise e andò a sedersi ai bordi di una fontanella in marmo rosa e bianco, rappresentava dei cavalli, l’acqua spruzzava dalle fauci degli animali. Si guardò attorno e sospirò rassegnata, non sapeva neppure dove fosse finita... ci avrebbe messo ore per tornare indietro... e lei voleva chiedere scusa a Mamoru.

- Posso farti compagnia?- domandò una voce alle sue spalle.

Usagi sorrise e annuì piano.

- Ti ho visto sola e ne ho approfittato. – fece l’altro sedendosi accanto ala ragazza – Solitamente dove ci sei tu c’é anche la tua inseparabile guardia del corpo! Come ti senti?

- Meglio Seiya... grazie. – ripose lei dolcemente – Cosa ci fai qui?

- Passeggiavo, - spiegò vago – ti ho visto tutta sola e ho pensato che, magari, avevi bisogno di un po’ di compagnia.

- Sei molto gentile. – rispose Usagi chinando il capo.

- Come mai Mamoru non é qui a seguire ogni tuo passo?- chiese senza mascherare il suo disprezzo verso Mamoru – Avete litigato?

- La chiamerei più una divergenza d’idee.

- Ho capito... sei molto paziente con lui. – valutò il mago allungando le gambe in avanti e stiracchiandosi le braccia – Io non resterei nella stanza con quella viscida serpe per più di due, o al massimo, tre secondi.

- I tuoi modi gentili mi colpiscono sempre nel profondo del cuore, Seiya. – fece Mamoru alle spalle dei due. Stava dritto in piedi, le braccia incrociate al petto e lo sguardo truce, non sembrava molto felice di vederli assieme.

- E da quando hai un cuore?- ribatté Seiya alzandosi in piedi e andando davanti a lui con lo stesso sguardo minaccioso.

- Levati dai piedi. – sibilò Mamoru socchiudendo gli occhi scuri – Devo parlare con Usagi... in privato.

- E chi mi dice che Usagi voglia parlare ancora con un serpente a sonagli come te?

- Attento Seiya, - disse Mamoru con un tono quasi dolce – i serpenti a sonagli mordono.

Seiya fremette di rabbia, aprì la bocca per ribattere a tono, magari gli avrebbe anche tirato un pugno su quell’espressione arrogante... la magia era sprecata su uno come lui.

- Ora basta voi due! – fece Usagi alzandosi di scatto, scocciata da quel comportamento infantile – Due uomini che litigano come due adolescenti... un’immagine che mi fa schifo. – si avvicinò a Seiya e gli mise la mano sulla spalla – Mi mostri il castello Seiya?

Seiya mostrò a Mamoru il sorriso vittorioso più smagliante che gli riuscisse.

- Quando hai intenzione di parlarmi di nuovo, - fece Mamoru con un filo di voce – sai dove trovarmi. – si voltò e tornò indietro.

Usagi lo fissò un attimo poi sospirò.

- Perché l’hai chiesto a me? – chiese Seiya curioso – Sono certo che avresti preferito la sua compagnia.

- Era molto adirato, - spiegò Usagi come se sentisse lo stato d’animo di Mamoru – credo che fosse geloso... o forse solo infastidito... avremmo litigato di nuovo e non mi andava di discutere. Poi andrò da lui per scusarmi. Ma, ora, voglio vedere questo posto.

Seiya fece un mezzo sorriso compiaciuto... strane creature le streghe bianche, meravigliose creature, in sintonia con l’universo intero, fece un piccolo inchino e le porse il braccio:

- Andiamo allora... ti farò conoscere delle persone. E’ ora che ti faccia qualche nuovo amico.

Usagi rise debolmente e prese il ragazzo sotto braccio.

 

***

Non era certa di aver capito chi fossero quella quattro streghe.

Guardiane le chiamava Seiya, le Quattro Guardiane dell’Equilibrio Cosmico.

Erano andati in una stanza circolare, sembrava che non ci fossero pareti, o meglio le pareti c’erano sicuramente ma, un qualche incantesimo, aveva creato l’universo in quella stanza. Quattro giovani ragazze della sua età stavano in cerchio in questa stanza, davanti a loro c’era una piccola colonna di marmo bianco e, sopra la colona, una sfera colorata. Avevano tutte gli occhi chiusi, sembravano molto concentrate, come se stessero facendo qualcosa solo con la mente.

- Seiya... fammi capire bene. – mormorò Usagi con un filo di voce per paure di distrarle – Cosa stanno facendo?

- Stanno facendo dei controlli. – spiegò semplicemente l’altro con un sorriso e gli occhi lucidi – Ognuna di loro controlla un elemento. Ora ti spiego: la prima é la Guardiana del Nord, - ed indicò la prima ragazza, vestiva di azzurro, aveva i capelli a caschetto di uno strano color turchese, davanti a lei splendeva la sfera blu – il suo elemento é l’acqua, e il suo potere speciale é quello della guarigione. Poi c’é la Guardiana del Sud,- ed indicò la seconda ragazza, indossava una lunga tunica rossa, aveva lunghi capelli neri e lucenti, la sua sfera era quella rossa – il suo elemento é il fuco, mentre il suo potere speciale é la preveggenza. Poi c’é la Guardiana dell’Ovest, - ed indicò la terza donna, molto più alta delle altre due, aveva i capelli castani lievemente mossi e li portava legati in una folta coda, il suo vestito era sui toni del muschio ma, a differenza delle altre che portavano lunghe tuniche, lei indossava un paio di pantaloni e una giacca, la sfera davanti a lei era verde – il suo elemento è la terra, si occupa della vegetazione e degli animali, mentre il suo potere speciale deriva dal gestire gli incantesimi della notte. L’ultima, ma non quella meno importante, é la Guardiana dell’Est, - e l’ultima ragazza era bella quanto le altre, bionda, con un lungo vestito giallo e arancio, la sua sfera, che splendeva come le altre, era arancione – elemento: vento, il suo potere speciale é legato alla luce del sole, visto che a Est nasce il sole ed a Ovest tramonta. Tutte e quattro hanno la responsabilità di mantenere gli elementi in equilibrio tra di loro... é un lavoro difficilissimo Usagi, quando succedono le catastrofi come incendi, maremoti, terremoti o uragani é perché gli elementi non sono in equilibrio.

Usagi annuì e continuò a guardare le quattro donne, meravigliata.

Quando tutte riaprirono gli occhi nello stesso istante, l’universo attorno a loro si dissolse e la stanza circolare tornò ad essere solo una spoglia stanza, le quattro sfere si spensero e le Guardiane sorrisero.

- Oggi tutto a posto. – sorrise la strega vestita di azzurro.

- Già. – nulla di strano – rispose quella con i capelli neri.

- Fortunatamente é un periodo di grande equilibrio. – echeggiò la terza.

- Ehi!- fece la Guardiana dell’Est – Abbiamo visite!

Tutte e quattro si voltarono per vedere Usagi che arrossì immediatamente.

- Avete finito ragazze? – chiese Seiya con un sorriso.

- Per oggi sì. – rispose la prima ragazza avvicinandosi ad Usagi – Piacere, - fece poi porgendole la mano – sono Ami.

- Io Makoto. – disse la Guardiana dell’Ovest.

- Minako!- echeggiò quella dell’Est.

- E io sono Rei. – finì la Guardiana del Sud.

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


 

Mamoru stava sdraiato a letto a fissare il soffitto nella camera buia.

Sospirò per l’ennesima volta mentre il volto adirato di Usagi faceva, di nuovo, capolino tra i suoi pensieri e poi arrivava l’immagine di lei che parlava allegramente con Seiya e il sangue gli ribolliva nelle vene.

Un tuono piuttosto forte rimbombò fuori dalla finestra, il mago si mise a sedere e guardò attraverso i vetri: si era scatenato un bel temporale là fuori.

- Chissà se Usagi riesce a dormire. –rifletté ad alta voce osservando la pioggia che colpiva ritmicamente il vetro della finestra.

Non si erano più visti dopo quella volta nel parco, lui era andato a fare una passeggiata per sbollire i nervi, al suo ritorno non aveva più trovato la roba di Usagi: segno che aveva deciso di andare nella sua nuova stanza.

Aveva sentito un gran vuoto dentro di lui, era come se metà di lui fosse morta all’improvviso.

Un fulmine squarciò il cielo nero.

- Al diavolo!- urlò alzandosi dal letto- Non riuscirò a dormire se continuo di questo passo!

Prese la vestaglia e aprì la porta...

- Usagi!- chiese vedendola davanti a lui.

La ragazza si stringeva nella vestaglia di raso blu, stava per bussare e sembrava lievemente imbarazzata.

- Dove stavi andando?- chiese lei come se fosse del tutto normale girovagare nel castello di notte, in vestaglia e durante un temporale.

- Da te. – rispose sinceramente – So che non dormi quando c’é un temporale e volevo vedere se stavi bene.

La ragazza annuì piano sorridendo.

- Sì, sto bene Mamo-Chan... solo non riesco a dormire. Non sapevo che eri sveglio ma quando ho visto la luce accesa da sotto la porta...- si morse un labbro e posò lo sguardo sul pavimento di pietra - posso dormire qui?- chiese infine tutto d’un fiato arrossendo sempre di più.

Mamoru sorrise e si spostò di lato lasciandola passare, Usagi entrò piano ma senza esitare.

Arrivarono entrambi al letto e lei sciolse il nodo della sua vestaglia liberando la lunga camicia da notte nera che portava sotto.

- Usako...- mormorò lui non riuscendo a trattenersi – sei bellissima. – poteva aspettare a baciarla, poteva aspettare ad amarla, ma non poteva non dirle quello che provava anche solo guardandola.

Lei sorrise e si sistemò sotto le coperte, prontamente seguita da Mamoru, si accoccolò sotto il suo braccio e iniziò ad accarezzargli il torace distrattamente mentre lui le accarezzava un braccio e le sfiorava la tempia con le labbra.

Era impossibile resistere.

Restarono a lungo così, in silenzio, solo ascoltando i respiri dell’altro e battiti dei loro cuori innamorati.

Poi Mamoru si puntellò sul gomito alzandosi per fissare quell’angelo nei suoi occhi color del cielo, si mise a giocare con una ciocca ribelle dei suoi bei capelli biondi.

- Scusami per oggi Mamo-Chan. – mormorò lei mentre gli accarezzava il volto – Ti ho trattato molto male.

- Perdonata. – sussurrò il mago con un sorriso – Ti perdonerei tutto mia dolce Usako... non potrei mai esser arrabbiato con te.

- Grazie Mamo-Chan.

Mamoru sfiorò delicatamente le labbra di Usagi con un dito.

- Posso?- chiese desideroso solo di poter assaggiare quelle labbra rosse e così invitanti.

Usagi si mise a sedere avvicinando il viso a quello del mago: ora basta esitare.

Annuì preparandosi a ricevere il primo bacio da quel ragazzo meraviglioso incontrato in un pomeriggio di pioggia.

Mamoru le cinse la vita con un braccio e si avvicinò piano alle sue labbra, gustando ogni momento, ogni sensazione, ogni istante, prolungando quell’incontro quasi fino allo stremo.

E, quando finalmente si unirono, il bacio fu lento, delicato, Mamoru non tralasciava neppure un centimetro delle sue labbra.

Quando Usagi sentì la punta della lingua del mago che chiedeva di entrare, non esitò neppure un attimo e gli diede il permesso di esplorare la sua bocca, l’incontro delle due lingue fece diventare il bacio molto più passionale.

Mamoru sentiva il proprio corpo gridare di amare quella ragazza, di farla sua per sempre, ma, che se ormai non capiva più niente, continuò a baciarla con tutto l’ardore che aveva in corpo accarezzandole amorevolmente la schiena e i capelli mentre lei gli sfiorava il petto con le dita sottili.

Quando Mamoru si rese conto di stare perdendo totalmente il controllo si staccò, a malincuore, da Usagi e la fissò intensamente.

- Usako... ti dico subito che se vuoi che mi fermi devi dirlo ora, altrimenti potrei non rispondere più delle mie azioni.

Usagi rise debolmente e sfiorò le labbra del mago con le sue.

- Non voglio che tu ti fermi.... Voglio solo esser amata Mamo-Chan, e tu sei l’unico che può farlo.

- Io voglio amarti.

- E io non aspetto che te amore mio.

Il ragazzo sorrise e tornò a baciarla.

 

***

Ami stava passando in rassegna tutti i libri della biblioteca cercando il volume giusto per i suoi studi.

Ovviamente il libro di cui aveva bisogno non c’era... era costretta ad andare a comprarlo da qualche parte.

- Cerchi qualcosa Ami?

La strega si voltò spaventata ma tirò un sospiro di sollievo quando dietro di lei c’era solo Taiki.

- Scusa non volevo spaventarti,- fece il mago mortificato – tutto bene?

- Sì... ora sì... é che non ti ho sentito entrare, hai quel maledetto passo felpato!

- La prossima volta urlerò appena entro in biblioteca. – scherzò Taiki avvicinandosi di un passo alla ragazza - Allora? Cosa cerchi?

- Oh...- sospirò Ami lanciando un’ultima occhiata alla libreria quansi sperando che il libro fosse apparso all’improvviso – un vecchio tomo sulla medicina, so che nelle librerie é particolarmente difficile da trovare. Speravano che qui ne tenessero una copia.

- Non c’é? – chiese l’altro allungando il collo per leggere qualche titolo oltre la testa della strega.

- No. – sbuffò Ami delusa, solo allora si accorse che Taiki teneva in mano qualcosa e lo nascondeva dietro la schiena – Taiki... cos’hai li?

- Li dove?- domandò lui facendo il finto tonto.

- Dietro la schiena. – rispose fulminea con uno sguardo che diceva: “Guarda che non sono scema e vedo che nascondi qualcosa!”

Taiki sbuffò arrossendo come un bambino colto a rubare le caramelle al banco dei dolci al mercato, lentamente mostrò alla strega quello che aveva in mano.

Gli occhi di Ami si ingrandirono, Taiki poté giurare di averli anche visti scintillare.

La trovava bellissima.

- Taiki..- mormorò lei con filo di voce – ma... ma... dove l’hai trovato?

- Sapevo che cercavi questo libro da un po’,- iniziò a spiegare imbarazzato – e spevo anche che non c’era in biblioteca e che é molto raro. L’ho trovato in una libreria a Tokyo... non mi sono lasciato sfuggire l’occasione.

- E perché lo nascondevi dietro la schiena?

- Perché volevo metterlo nella libreria prima che tu lo vedessi, per farti una sorpresa.

Ami si morse un labbro arrossendo appena, Taiki era sempre molto gentile e premuroso.... e a lei piaceva così tanto...

Prese il libro e lo strinse al petto, poi si avvicinò a Taiki e gli diede un dolce bacio sulla guancia.

Il mago trattenne il respiro, imponendosi di non afferrarla e baciarla all’improvviso, sentì la guancia andargli a fuoco nel punto in cui l’aveva baciato. Sorrise le accarezzò una guancia rossa, era imbarazzata anche lei, ma, con quel rossore diffuso sulle sue gote, la trovava desiderabile oltre ogni immaginazione.

- Ti va di leggerlo con me? – gli chiese all’improvviso Ami.

Lui annuì silenziosamente, incantato dal suo sguardo, da quegli occhi profondi come gli abissi marini.

- Magari davanti ad una coppa di gelato. – continuò la strega.

- Portami dove vuoi Ami. – sussurrò Taiki prendendole una mano– Ti seguirei anche in capo al mondo.

 

***

Elson stava nella sua stanza seduto sulla poltrona davanti al camino spento, gli occhi chiusi e la testa reclinata.

Aveva mille pensieri in testa, quella ragazza era il primo di tutti.

L’aveva osservata molto bene in questi giorni, l’aura che la circondava era proprio quella delle streghe bianche, sentiva il suo potere e la sua enorme forza.

Ma non era questo a preoccuparlo, era la straordinaria somiglianza che aveva con un’altra strega bianca, morta anni fa.

- Eppure é lei...- mormorò a bassa voce – Selene.

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


 

- Yaten dove mi stai portando?- chiese Minako curiosa e con un lieve sorriso.

Yaten l’aveva aspettata fuori dalla stanza circolare all’alba dopo che aveva finito il suo controllo mattutino, l’aveva bendata accennando ad una sorpresa.

Lei adorava le sorprese!

Accolse felice quella richiesta e si fece bendare eccitata ed emozionata, Yaten era sempre premuroso con lei e lei sapeva perché desiderava stare sola con lui, doveva solo trovare il modo giusto per dirglielo.

Lui la stava facendo camminare da almeno cinque minuti continuando a darle indicazioni per non inciampare.

- Siamo quasi arrivati. – le rispose Yaten che le camminava accanto tenendole teneramente la mano – Spero che sia ti tuo gradimento.

- Una sorpresa è sempre gradita. – fece Minako immaginando qualsiasi cosa.

- Eccoci…- disse Yaten fermandola – ci siamo… pronta?

- Pronta!

- Uno… due… tre!

Yaten le tolse la benda e Minako spalancò la bocca meravigliata.

Il mago l’aveva condotta in uno dei tanti piccoli boschi che circondavano il maniero dove vivevano, erano in una piccola radura e il terreno era ricoperto di gigli bianchi. Candidi come la neve, profumatissimi, bellissimi, ce n’erano a decine… forse centinaia.

- Yaten!- fece Minako incapace di respirare davanti a tanta meraviglia – I gigli… sono il mio fiore preferito.

- Lo so. – mormorò lui al suo orecchio facendola arrossire.

- Ma… ma… non è la stagione dei gigli!

- Diciamo che Makoto mi doveva un favore. 

Minako fece qualche passo entrando in quel mare di fiori.

- Ti piace? – chiese esitante Yaten temendo ad una sua reazione negativa.

- Se mi piace?- ripeté la strega – Yaten nessuno ha mai fatto questo per me!

Il ragazzo sorrise e si avvicinò, si chinò, colse un fiore e lo sistemò tra i capelli biondi della donna del suo cuore.

La guardò intensamente: era splendida irradiata dal sole mattutino, la sua bellezza brillava come la luce di cui era portatrice, la sua anima era frizzante come il vento… forse lui non la meritava.

- A cosa pensi Yaten?

- Cercavo un ornamento degno della tua bellezza Minako… credevo che tutti questi fiori fossero la cornice giusta. Mi sbagliavo… appassiscono questi gigli a confronto con la tua bellezza.

Minako arrossì violentemente, allungò una mano e accarezzò il viso del ragazzo.

- Sei un tesoro. – si alzò in punta di piedi e unì le loro labbra in un delicato bacio.

 

 

***

 

Mamoru aprì la porta della sua stanza solo con i suoi pantaloni addosso, i capelli neri erano ancora bagnati, grondavano copiosamente sul torace del mago.

Rei, dall’altra parte, era a bocca aperta.

- Volevi qualcosa?- chiese gentilmente Mamoru sorpassando sull’espressione della strega.

- Elson ti vuole parlare…- fece lei distogliendo lo sguardo sul corpo dell’uomo e tornando a guardarlo negli occhi – e vuole vedere anche Usagi ma non è nella sua stanza.

Mamoru stava per aprire bocca quando la porta del bagno si aprì e Rei sentì il suo cuore smettere di battere all’istante.

- Mamo-Chan tutto bene?- chiese Usagi uscendo dal bagno avvolta in un accappatoio blu tre volte più grande.

Si bloccò nel constatare che Rei era alla soglia, si morse un labbro arrossendo appena, era certa che tutti avessero notato quanto lei e Mamoru fossero legati ma esser vista con solo un accappatoio addosso nella stanza di un uomo era imbarazzante.

In più era già da un po’ che avvertiva astio da Rei, era come se non potesse vederla... e tutto era collegato al suo rapporto con Mamoru.

La Guardiana del Sud alzò un sopracciglio, guardò prima l’espressione imbarazzata di Usagi e poi quella mortificata di Mamoru.

- Mi dispiace…- mormorò il mago chiudendo gli occhi.

- Elson vi vuole nell’ufficio di Taiki. – ripeté gelida l’altra – Subito. – si voltò e camminò velocemente mentre lacrime amare le rigavano il viso.

Mamoru chiuse la porta e si voltò verso Usagi.

- Ti dispiace per cosa?- chiese la ragazza prendendo i vestiti dal letto.

- E’ giusto che tu sappia che Rei e io avevamo una storia qualche tempo fa.

Usagi non sembrava molto sorpresa, fece un mezzo sorriso e prese a vestirsi lentamente.

- L’avevo capito sai?- gli rispose piano – Ma non devi darmi giustificazioni.

- Io, invece, credo proprio di sì. – rispose Mamoru continuando a fissarla -  Sono molto affezionato a lei e, per qualche tempo, ho confuso l’affetto e l’attrazione con l’amore. Lei ha sempre saputo che non contraccambiavo i suoi forti sentimenti, quando me ne sono andato ho troncato la relazione dicendole che non potevo avere legami, che non potevo mettere a rischio nessuno. Ma poi ho conosciuto te…

Usagi si morse un labbro e si guardò i piedi nudi.

- Dovrei pensare che stai facendo la stessa cosa con me?

- C’è una profonda differenza. – rispose serio il mago.

- E quale sarebbe?

- Io sono innamorato di te. Rei è solo una grande amica, mi è stata vicina quando tutti la pensavano come Seiya, quando nessuno era disposto a darmi una mano.

- Ancch’io sono innamorata di te Mamoru… e hai la mia completa fiducia. Ma non voglio altri segreti. E’... dura stare con un uomo che ti tiene nascosta parte della su avita. Io non so nulla di te prima che ti unissi a questi maghi... so che sei stato crudele, che hai ucciso, so che Zakar ti rivuole ma perché? Cosa sei per lui?

Mamoru sospirò e lanciò un’occhiata fuori dalla finestra.

- Non posso dirtelo Usako... non ancora... sarebbe troppo per te ora. Devi solo concentrarti sui tuoi poteri, devi imparare a gestirli al meglio e dobbiamo parlare con Elson, lui saprà darti una mano.

- Non ti fidi di me Mamoru? – chiese la ragazza timidamente.

Perché lui non si confidava? Perché non le raccontava tutto? Perché la teneva lontana?

Con due grandi falcate Mamoru la raggiunse a la costrinse a guardarlo:

- Non lo dire più!- quasi urlò stringendola forte – Usako... quello che ero... era solo dannazione eterna ed eterno dolore. Non posso permettere che contamini anche te, se ti racconto tutto sei troppo a rischio, sei esposta... non posso perderti Usako. Ne morirei.

La ragazza gli accarezzò i capelli, lo sentiva: tutto il suo dolore, Mamoru stava male, era preoccupato per lei.

- Va bene Mamo-Chan, aspetterò... per ora mi basta solo sapere che ho il tuo amore.

- Quello ce l’avrai per sempre mio dolce Usako.

 

***

Elson guardava attentamente la ragazza che era appena entrata.

Usagi si senti in imbarazzo davanti a quello sguardo, era strano… come se la stesse mettendo a nudo davanti a tutti.

Sì, perché oltre a loro, c’erano anche le quattro guardiane, Mamoru, Seiya, Taiki e Yaten. Tutti curiosi, tutti impazienti di sapere se Usagi era realmente una strega bianca.

- Bene Usagi, - fece Elson con un debole sorriso indicando la sedia davanti a lui – siediti è ora della nostra chiacchierata.

- Il tuo nome è Elson, giusto?- chiese Usagi prendendo posto.

- Esatto, nella nostra razza significa saggezza. Allora… dimmi di te Usagi, cos’hai fatto in tutti questi anni?

Alla ragazza parve strana quella domanda, le avevano detto che avrebbe dovuto superare dei test, non una conversazione amichevole con un vecchietto. Gli raccontò tutto quello che c’era da sapere su di lei, la sua vita monotona, l’incidente dei suoi genitori, la vita con la nonna, fino all’incontro con Mamoru e l’inizio di quell’avventura.

- Posso chiederti cos’hai provato quando hai sentito quell’enorme forza invaderti? – continuò Elson che sembrava molto incuriosito dalla ragazza.

- E’ stata una strana sensazione…- ammise Usagi – mi sentivo forte… ma anche molto vulnerabile, era come se fossi in contatto con un mondo a me estraneo prima. Sentivo l’intero universo chiamarmi e mi sentivo… in pace… sì, è questa la parola giusta: pace. Non ero spaventata, anzi… ero molto più sicura del solito ed ero tranquilla, quasi libera.

Elson annuì in riflessione lisciandosi la lunga barba bianca, sensazioni confuse ma, nello stesso tempo, chiare.

Sì, Usagi era una strega bianca, ma mancava un’ultima verifica.

- Dammi la mano Usagi. – disse Elson con un sorriso amichevole.

- Come?

- La tua mano.... dobbiamo verificare una cosa.

Titubante Usagi allungò la mano verso quella nodosa e vecchia del mago che le sedeva di fronte, Elson la strinse e si concentrò.

Fu come se la stessero prendendo a schiaffi... Usagi veniva colpita da varie immagini e suoni, improvvisi, veloci che faceva quasi fatica a vederli. Alcune erano immagini felici altre ritraevano guerre e massacri, era certa che stava vedendo delle immagini della vita di Elson. Poi le immagini furono differenti e vide la sua di vita, l’incontro con Mamoru, la sua vita con l’amico Motoki, il funerale della nonna, lei che la osservava mentre preparava le sue creme speciali, la sua infanzia felice... un boato... un urlo... e una luce verde...

- BASTA! – urlò Usagi ritirando la mano, sulla fronte scintillarono il simbolo delle streghe bianche, Elson sembrava incredulo.

- Non é possibile...- mormorò massaggiandosi la mano che, improvvisamente, scottava – Usagi...

Ma lei non lo ascoltava, quel vecchio aveva frugato in quella parte del suo cervello fuori uso, aveva sposto quel drappo nero che avvolgeva i suoi primi dieci anni. Era stato doloroso, fisicamente e psicologicamente, chiuse gli occhi impedendosi di piangere, di non mostrare la sua debolezza. Si alzò barcollante, Mamoru fu subito da lei per sorreggerla.

- Portami via...- mormorò Usagi – Mamoru.. ti prego... portami via.

Il mago annuì guardando di sbieco l’altro.

Elson non li fermò, non poteva... prima doveva contattare qualcuno di molto più importante.

 

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


 

Un uomo stava seduto sulla sua poltrona intento a fissare le lunge lingue di fuoco che salivano su per la canna del camino nero.

Il messaggio era arrivato da poco ma le sue valige erano già pronte da diverso tempo, era come se lo sentisse... ed Elson l’aveva tenuto al corrente degli sviluppi come gli aveva chiesto.

Incrociò le dita davanti al viso stanco, l’anello d’oro con inciso lo stemma della sua razza brillò per qualche istante.

- E’ meglio andare, - fece alzandosi e prendendo la valigia – Usagi ha bisogno di me.

Usci dalla porta della sua camera mentre il fuoco era ancora alto nel camino, mentre la pergamena bruciava lentamente tra le fiamme, una piccola pergamena con scritte poche righe, ma le parole “E’ lei!” brillavano ancora sotto la luce quando lui si chiuse la porta alle sue spalle.

 

***

Rei stava davanti al fuoco mistico del sapere, la preveggenza... un dono utile in alcuni casi, una maledizione in quel preciso istante.

Sapeva cosa sarebbe successo... oooh si, per quanto ignorasse i segnali, le piccole visioni, lei sapeva che Mamoru aveva imparato ad amare.

E non era lei quella che amava.

Quando aveva visto Usagi uscire da quel maledetto bagno si era rivista. Quante volte aveva indossato la camicia di Mamoru? Quante volte aveva dormito con lui solo per sentire il suo profumo, solo per ascoltare il suo cuore, innamorandosi sempre di più, fino ad arrivare allo stremo. Si era illusa di poterlo fare cambiare, di riuscire a farlo innamorare, alla fine, quando aveva capito che non ci sarebbe mai riuscita, aveva imparato ad accettare l’affetto che lui sapeva offrirgli, a gioire di fronte a quel leggero sentimento che provava.

Ora stava seduta davanti al fuoco sacro, lui le avrebbe indicato la strada giusta da seguire, era come un amico fidato, di lui dovevi fidarti ciecamente, dovevi portargli rispetto e lui ti avrebbe consigliato nel modo giusto.

Si bloccò all’improvviso sentendo una presenza alle sue spalle.

Si voltò di scatto intravedendo la schiena di Usagi che si allontanava.

- Ferma!- ordinò con severità.

La ragazza si fermò affossando la testa tra le spalle: era stata scoperta.

- Non ti hanno detto che quando sono qui nessuno mi deve disturbare? – chiese dura la Guardiana.

- S... sì...- balbettò l’altra –speravo che avessi già finito.

- Posso starci delle ore davanti al fuco, avevi bisogno di me Usagi?

L’interpellata sospirò e si voltò lentamente, Rei si era alzata in silenzio e l’aveva raggiunta.

Quella ragazza la intimoriva, vedeva la sua aura intorno a lei, era potente e, proprio grazie a quella sua stupida idea, ora era anche molto arrabbiata.

- Volevo parlarti Rei.

- E di cosa? – chiese per nulla interessata – Di cosa vorresti parlare con me strega bianca?

La strega sussultò nel sentire quel tono così freddo e distaccato ma, d’altronde, non poteva aspettarsi altro.

- Mamoru. – fu la sua unica risposta.

Rei fece un passo indietro sgranando gli occhi... possibile che quel pazzo di Mamoru le avesse raccontato della loro storia?

- So quello che c’é stato tra di voi. – si affrettò a spiegare Usagi sfruttando quel momento di debolezza – Mamoru ha voluto dirmelo... ma avevo già intuito che tu eri innamorata di lui. L’ho capito dalla prima volta che mi hai guardato.

La Guardiana di morse un labbro:

- Che cosa vuoi?

- Esserti amica... so di non piacerti, ma vorrei che tra di noi si istaurasse un buon rapporto.

- Non ho bisogno di te e tu non hai bisogno di me... lasciami in pace. – si voltò decisa a tornare al suo posto quando Usagi l’afferrò per un braccio.

- Rei aspetta...

Successe tutto in pochi attimi, un’immagine chiara apparve davanti agli occhi della Guardiana del Sud, c’era Usagi, indossava un lungo vestito viola, molto più largo del necessario, aveva uno sguardo strano, quasi come se fosse in trans, mormorava strane frasi in una lingua così antica che lei non ricordava di aver sentito da nessuna parte, ma la cosa inquietante era lo spettacolo alle spalle della ragazza. Decine, centinaia di spettri stavano dietro di lei, gli sguardi gelidi, vendicativi e rossi come il sangue che la stavano fissando. Alla voce di Usagi si unì il coro degli spettri, improvvisamente il primo di mosse velocemente in avanti verso di lei, quando era a pochi passi Rei urlò risvegliandosi nella sala del Fuoco Sacro.

- Ti senti bene?- fece Usagi visibilmente preoccupata – Sei sbiancata all’improvviso e hai iniziato a tremare. 

Rei chiuse per un attimo gli occhi cercando di riprendere fiato, si sentiva le gambe molli e il cuore scoppiarle in petto, le sembrava che i polmoni non riuscissero a prendere tutta l’aria di cui aveva bisogno e sentiva le goccioline di sudore scenderle lungo la spina dorsale.

- Lasciami! – fece scontrosa liberando il suo braccio dalla stretta di Usagi.

- Rei...

- Noi due non abbiamo nulla da dirci Usagi, siamo troppo diverse per andare d’accordo. E poi hai ragione su un punto: tu non mi piaci. – si incamminò verso la stanza e chiuse le porte alle sue spalle.

Si appoggiò alla parete e scivolò fino a terra dove raccolse le gambe con le braccia e posò la fronte sulle ginocchia.

- Perché ho avuto quella visione?- si chiese chiudendo gli occhi e cercando di ricordarla nei minimi particolari – Perché una strega bianca dovrebbe chiamare a se tutti quegli spettri?

 

***

Elson stava nel grande parco ad ammirare la natura rigogliosa che la Guardiana dell’Ovest faceva fiorire in quel luogo. Era un paradiso per uno stregone bianco come lui, sentiva tutta quella vita, quel mondo che in pochi potevano perpepire, era quasi certo di udire gli alberi mentre intonavano una dolce melodia ogni volta che il vento passava tra le foglie che, lentamente, andavano a seccarsi con l’arrivo dell’autunno.

- Ho ricevuto il tuo messaggio Elson. – dichiarò una voce profonda alle sue spalle.

Il monaco sgranò gli occhi, dietro di lui c’era un uomo alto ed imponente, indossava una lunga tunica scarlatta che gli copriva il fisico muscoloso ed atletico, gli occhi marroni brillavano nel viso dai lineamenti duri con la barba lievemente incolta che rendeva il suo volto ancora più severo ed autoritario, i lunghi capelli castani gli arrivavano alle spalle sfiorando appena la tunica rossa con ricamato al centro il simbolo della popolazione delle streghe bianche.

Elson abbassò lievemente la testa:

- Siete arrivato presto. – fece con un filo di voce.  

- Appena ho letto il messaggio mi sono precipitato. – spiegò lo stregone andandogli accanto – Allora é lei... la figlia di Selene?

- La somiglianza é impressionate.

- Sei certo che é una di noi?

Elson annuì:

- E’ una strega bianca su questo non c’é dubbio, sono apparsi i simboli per la seconda volta... qualcuno però ha bloccato la sua energia così da impedirci di prelevarla per la sua istruzione.

- Questo vuol dire che non sa usare i poteri, allora può esser considerata pericolosa.

- Sì.

- C’è qualcos’altro Elson?

- Una parte della sua memoria é stata coperta, qualcuno le ha fatto un incantesimo per farle dimenticare le sue origini da strega e se lei non ricorda quel periodo c’é il rischio che non riesca mai a padroneggiare i suoi poteri al meglio.

L’altro annuì in riflessione.

- Cosa devo fare secondo te?

Elson sgranò gli occhi sorpreso.

- Sta chiedendo un mio parere?

- Elson sei il più anziano e il più saggio dei monaci, sei il candidato migliore per susseguirmi nella carica di Monaco Superiore quindi sì, sto chiedendo il tuo punto di vista e un consiglio.

Il monaco era grato di tanta fiducia, molti sapevano che il Monaco Superiore era molto intelligente e forte, difficilmente chiedeva consigli.  

- Bisogna sbloccare quella parte della sua mente, è di fondamentale importanza. Solo ricordando le sue origini magiche Usagi potrà utilizzare la magia senza perdere il controllo.

- E’ rischioso…- rifletté il Monaco Superiore – sappiamo molto bene che la mente delle streghe bianche è molto più complicata dei maghi normali.

- E c’è un solo modo per riuscire ad entrarvi senza creare danni…

- Ipnosi. – finì lo stregone congiungendo le mani dietro la schiena.

- Se lei mi da il permesso…

- No, - lo interruppe l’altro – lo farò io.

- E’ pericoloso… c’è il rischio che restiate intrappolati entrambi nel limbo.

Il Monaco Superiore si voltò, lo sguardo duro e severo.

- Non mi credi all’altezza Elson?- domandò duramente.

- Non mi permetterei mai. – ripose il mago abbassando lievemente il capo in segno di rispetto – Avrei preferito morire io al vostro posto.

- Apprezzo il tuo spirito di sacrificio vecchio amico mio. – sorrise il mago poggiando una grossa mano sulla spalla ossuta dell’altro – Ma è compito mio… è giusto che sia io a farlo.

 

 

***

Non avrebbe voluto farlo, la stavano quasi costringendo, le avevano detto che era solo per il suo bene, che lo facevano per aiutarla, ma neppure Mamoru apprezzava quel metodo.

Stava dritta in piedi davanti a quello che fu presentato come Monaco Superiore, guida di tutte le streghe e gli stregoni bianchi in circolazione.

- E così tu saresti il capo di quello là. – disse sospettosa indicando Elson.

- A quanto sembra. – rispose il monaco alzando un sopracciglio cespuglioso.

- Hai un nome o devo chiamati sua maestà?

Elson alzò gli occhi al cielo, Mamoru e gli altri si lasciarono sfuggire un mezzo sorriso divertito.

- Il mio nome é Adreiu, nella nostra lingua significa forza... – si fermò un attimo e fere un impercettibile sorriso – e ora, finalmente, la vedo.

- Cosa?

- La somiglianza con tuo padre Robert... sì, hai il suo stesso carattere. E sei identica a tua madre Selene.

La strega sgranò gli occhi sorpresa.

- Tu li conoscevi?

- Erano miei grandi amici... ho visto crescere tua sorella Sarah, sono stato il suo insegnante, ho visto nascere te e ti ho visto diventare una bella bambina. Ti credevo morta... tutti ti credevamo morta.

- Morta?- chiese Mamoru sconvolto quanto la sua donna – Perché morta?

- Forse é il caso di sbloccare la memoria di Usagi, prima di rispondere a tutte le vostre domande.

La ragazza annuì distrattamente, perché doveva esser morta? Cos’era successo realmente alla sua famiglia?

Adreiu prese la mano della ragazza e la fece sedere sulla sedia davanti a lui, dalle tasche del suo mantello prese un pendolo di cristallo e iniziò a farlo oscillare davanti agli occhi della ragazza.

- Ora Usagi concentrati sul pendolo... osserva il suo movimento... guarda la luce riflettere sul cristallo... svuota la mente... lasciati trasportare solo dal movimento del pendolo...

Usagi fissò l’oggetto per qualche istante prima che le palpebre le diventassero troppo pensati per esser tenute alzate, cadde in un profondo sonno, Adreiu le prese la mano e si concentrò entrando nella mente della giovane.

- Chi sei? – le chiese lentamente il monaco.

- Usagi Tsukino. - rispose la strega meccanicamente.

- Ora Usagi torna indietro, torna all’ultimo giorno che ricordi con i tuoi genitori. Dove ti trovi?

- A casa.

- Quanti anni hai?

- Dieci.

- Puoi raccontarci quello che é successo?

Usagi fece un respiro profondo e iniziò il suo racconto.

Si trovava nella sua casa natia, aveva solo dieci anni e molto presto avrebbe iniziato i suoi studi nella abbazia dove si istruivano le streghe bianche, dove già sua sorella Sarah studiava da cinque anni. Fuori si era scatenato un brutto temporale, suo padre stava seduto sul divano fumando la pipa e leggendo il giornale, sua madre era in cucina a lavare i piatti e Sarah stava giocando con lei, sapeva bene quanto si sentisse sola quando lei era via per studiare, così, ogni volta che tornava a casa per qualche visita, passava gran parte del tempo con lei.

Qualcuno bussò alla porta, mentre suo padre si alzava per vedere chi fosse Usagi si accorse che sua sorella aveva un’aria strana, sembrava quasi che avesse visto un fantasma.

- Usagi..- fece Adreiu calmo – chi é entrato in casa?

- Due uomini vestiti di nero... non so chi sono. Ma papà ha uno sguardo strano.

Mamoru si morse un labbro... La Strage dei Bianchi veniva chiamata dai libri di storia, ora iniziava a capire qualcosa sulla famiglia di Usagi e sui motivi che avevano spinto sua nonna a bloccarle i poteri.

Nel frattempo Usagi iniziò a sforzarsi di ricordare qualcosa, era come se stesse abbattendo spessi muri di cemento. 

- Usagi cosa succede?

- I due uomini chiedono qualcosa, papà ordina a me e Sarah di andare in camera nostra. Saliamo le scale e sento papà gridare ai due uomini di uscire di casa, che Zakar non avrebbe mai avuto il sostegno delle streghe bianche.

- Continua.

La strega iniziò a tremare... dagli occhi chiusi uscirono due lacrime.

- C’é stata una forte luce verde, mamma ha gridato e poi... – la voce le tremò, mentre la fronte si imperlava di sudore per lo sforzo che Usagi stava facendo nel ricordare – papà ha iniziato a lanciare degli incantesimi. Sarah si é messa a correre... ha chiuso la porta della stanza con la chiave e ha spostato il cassettone davanti alla porta così che nessuno potesse entrare.

Il corpo della strega fu scosso da un forte tremore, si stava opponendo... non voleva ricordare...

- Usagi concentrati...- insistette il monaco – ricorda.

- Non... non voglio...- balbettò l’altra.

- Devi farlo!

- Basta...- mormorò Mamoru con gli occhi lucidi – non vedete che sta soffrendo... basta... vi prego.

- Deve ricordare. – gli rispose Elson – Altrimenti Usagi sarà un pericolo per chiunque le stia accanto.

- La state torturando. – fece Makoto con le lacrime agli occhi.

- Non é giusto. – disse Minako che non era più in grado di guardare oltre.

- Non c’era un modo più semplice? – chiese Ami.

- No, la mente delle streghe bianche é molto più complessa della vostra, bisogna andare in profondità... il Monaco Superiore soffre quanto Usagi, credetemi.

- Usagi ricorda quello che é successo. – ripeté sempre più concentrato il monaco.

Con uno sforzo sempre maggiore Usagi abbatté anche l’ultimo muro che sua nonna aveva innalzato nella sua mente.

- La.. porta della camera é esplosa...- balbettò Usagi – é entrato un uomo.... vestito di nero.

- Lo vedi in faccia?

- No, ha il cappuccio che gli copre il volto. Sarah lo affronta, gli dice di andarsene se non vuole morire, il mago ride e mi guarda. Dice che vorrebbe divertirsi con me... che sono una bella bambolina... ma i suoi ordini erano chiari: tutta la famiglia doveva morire. Mi lancia un incantesimo... ma Sarah mi fa da scudo con il suo corpo.

Altre lacrime scesero dagli occhi serrati della ragazza e da quelli degli altri maghi che possono solo guardare ed ascoltare.

- Cos’é successo a Sarah?

- Io... non...

- Usagi! Cos’é successo a Sarah?

- E’ morta! – urlò Usagi ancora in trans – E’ morta... hai capito adesso?

- Sforzati di andare avanti...- fece Adreiu – cos’é successo dopo?

- E’ entrato mio padre... ha ucciso il mago... senza neppure dargli il tempo di difendersi. Si é inginocchiato davanti a me e mi ha detto che tutto sarebbe andato bene. Io sono spaventata, piango... mia sorella é appena morta davanti ai miei occhi. Cerco di calmarmi quando il secondo uomo entra in camera alle spalle di mio padre, non faccio in tempo ad avvertirlo, che quello lo pugnala alla schiena. Mio padre urla, ma riesce e voltarsi e a ferire il mago. Poi si volta verso di me, mi dice che mi trasporterà dalla nonna.. che lì sarò al sicuro. Mentre pronuncia l’incantesimo il mago alle sue spalle si alza e lo pugnala di nuovo... l’ultima cosa che vedo é mio padre che strappa il cappuccio del mantello del mago.

- Lo vedi in faccia?

- Solo per una frazione di secondo... i miei occhi sono pieni di lacrime, sono spaventata e sconvolta... la sua immagine é solo un lontano ricordo sfuocato.

- Benissimo Usagi... l’ultimo sforzo..

- No, basta. – fece la strega risoluta.

- Ma...

- HO DETTO BASTA! – gridò più forte mentre una forte luce bianca invase la stanza.

Quando tutti riuscirono ad aprire gli occhi Usagi si era svegliata dall’ipnosi, si guardava le mani, singhiozzava, mentre sulla fronte brillava sia la luna che la stella argentata.

- Sono stati uccisi...- mormorò stringendo le mani sulle ginocchia – uccisi davanti ai miei occhi.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


 

Mamoru si avvicinò alla sua dolce Usako, stava ancora singhiozzando fissando il pavimento, aveva appena assistito allo sterminio della sua famiglia, si era appena resa conto di aver vissuto per anni nella menzogna, di aver nascosto la sua natura per troppo tempo.

- Usako...- mormorò mettendole una mano sulla spalla.

Ma Usagi non aveva voglia di parlare con nessuno, si alzò dalla sedia e corse fuori sbattendo la porta alle sue spalle. Il mago stava per rincorrerla quando Adreiu lo fermò:

- Deve stare un po’ da sola. – gli disse deciso ma visibilmente provato – Vi parlerò io della sua famiglia. Sicuramente Mamoru avrà già capito cos’è successo in realtà. – e l’occhiata che gli lanciò avrebbe congelato anche le fiamme dell’inferno.

Mamoru annuì piano.

- I libri di storia la chiamano La strage dei Bianchi. – disse con un sussurro appena udibile – Anni fa Zakar aveva scoperto che le streghe bianche godevano di una straordinaria longevità, voleva carpire i loro segreti, voleva esser eterno per governare sul pianeta, voleva che il mondo fosse continuamente nel caos. Ordinò ai suoi uomini migliori di uccidere più streghe e stregoni bianchi possibili e di portargli il loro sangue.

- Cosa?- urlò Minako inorridita – Il sangue?

- Ma certo. – fece Taiki sistemandosi gli occhiali sul naso – Bevendo il loro sangue Zakar poteva assorbire parte dei loro poteri e della loro longevità.

Mamoru annuì:

- Il piano era questo e sembrò funzionare all’inizio, poi Zakar scoprì che l’effetto così a lungo desiderato aveva breve durata.

- Ci sterminò quasi tutti. – prese parola Adreiu – Furono uccisi uomini, vecchi, donne e bambini. Zakar con i suoi seguaci non si fece scrupoli davanti a niente, per questo siamo in isolamento ora, per questo siamo così pochi. Robert e Selene erano i più giovani rimasti, Sarah e Usagi le uniche bambine… le uniche nostre speranze. Gli avevamo nascosti nella speranza di tornare come un tempo, ci sarebbero voluti anni… ma, almeno potevamo sognare un futuro sereno. Quando Zakar li ha trovati e li ha uccisi, noi siamo morti con loro.

- Perché credere che anche Usagi fosse morta?- chiese Yaten.

- Hanno fatto esplodere la casa… non ritrovammo mai i corpi ma, se uno stregone potente come Robert, non si era slavato sapevamo che anche le due bambine erano morte.

- Usagi ha detto che suo padre la teletrasportata dalla nonna. – rifletté Taiki – Probabilmente lei le ha bloccato i poteri per non far sentire la sua energia, per non esser braccata da Zakar.

- E’ plausibile. – fece Elson – La nonna di Usagi, che poi era la madre di Selene, era un tipo molto astuto. Voleva proteggere la nipote, la ha bloccato i poteri e le ha cancellato la memoria in modo che non ricordasse mai le sue origini magiche e che non potesse usare, accidentalmente, la magia.

- E ora cos’è cambiato? – chiese Ami.

- La nonna è morta. – rispose Mamoru – E, dopo quattro anni, la sua magia non è più forte come un tempo. Probabilmente Usagi iniziava a ricordare qualcosa, il suo subconscio iniziava a mandarle dei segnali. Io ho sentito che faceva strani sogni prima che ci incontrassimo, aveva delle intuizioni direi quasi... empatiche: la sua natura iniziava ad uscire allo scoperto.

- Ma non è finita. – disse Elson con sguardo grave – Quello che Usagi non sa, e forse non lo sapeva neppure da piccola, è che suo padre era il Monaco Superiore prima di Adreiu.

- Come? – fecero in coro gli altri.

- Già,- rispose Adreiu con un sospiro – Robert aveva scritto una specie di testamento poco dopo la sua nomina a Monaco Superiore. Diceva che, in caso di sua morte improvvisa, io dovevo sostituirlo fino a quando una delle sue due figlie avesse potuto prendere il suo posto. Quando tutta la famiglia è stata sterminata il consiglio degli stregoni ha deciso di rendere la mia carica perenne, visto che non c’erano eredi a cui dare l’incarico. Ma con il ritorno di Usagi…

- Lei diventerà il nuovo Monaco Superiore, per discendenza diretta, come voleva suo padre. – finì la frase Elson.

Usagi era rimasta dietro la porta a sentire i loro discorsi, chiuse gli occhi e corse via… doveva riflettere.

 

***

 

Mamoru restò da solo nell’ufficio del suo amico Taiki.

Doveva parlare con Usagi, prima che lo facesse qualcun altro, qualcun altro come Adreiu che, si capiva benissimo, non lo vedeva molto di buon occhio. Era comprensibile il tuo risentimento, in fondo lui era un ex seguace di Zakar... anche lui aveva partecipato a quella strage, magari non direttamente ma era colpevole quanto gli altri.

- Tutto solo?- chiese una voce nell’ombra.

- Non ho voglia di litigare con te. – rispose stanco il mago alzandosi per andare alla finestra – Lasciami in pace.

- Non ho intenzione di litigare. – fece Seiya uscendo dall’ombra – Non ora almeno.

- Allora perché sei qui? – chiese fissando il panorama fuori.

Seiya lo fissò, era stupido... perché doveva farlo? Perché sentiva il bisogno di farlo? Non aveva una conversazione civile con Mamoru da anni, anzi, ora che ci pensava bene, non avevano mai avuto una conversazione civile.

Se ne sarebbe pentito, già lo sapeva.

- Lasciala andare Mamoru. – disse dopo un po’ – Usagi sarà sempre diversa da noi... le streghe bianche sono come estranei.

- Io non rinuncio a lei!- rispose risoluto Mamoru - L’amo Seiya... dovresti capire quello che provo.

Il mago sgranò gli occhi sorpreso:

- Cosa vorresti dire con questo?

- Ho visto come guardi Rei...- spiegò Mamoru voltandosi verso l’altro – non sono poi così cieco.

Seiya si guardò attorno lievemente imbarazzato.

- Sì... beh.. lei non fa che pensare a te.

- Lo so, ma so anche se c’é un uomo in grado di aiutarla, quello sei tu.

- Un complimento da Mamoru...- mormorò con tono sarcastico – che emozione. 

- Sfottimi pure quanto vuoi Seiya, tanto ho ragione.

- Io vengo per darti un consiglio e mi becco la paternale. Ti preferisco quando mi insulti.

- Posso rimediare subito se vuoi, - rispose l’altro con un lieve sorriso denigratorio – basta che mi provochi.

- Per quanto la tentazione sia forte, ho del lavoro da fare. – si voltò verso la porta ma si fermò con la mano sul pomello d’ottone lucido - Se non vuoi lasciare Usagi dovrai dirle la verità, poi vedremo se vorrà ancora dormire con te.

Seiya uscì dalla stanza, Mamoru si trovò a fissare la porta chiusa.

Sì, doveva proprio parlarle.

 

***

 

Usagi si era persa per l’ennesima volta, quel castello era un labirinto di corridoi tutti uguali, aveva svoltato senza guardare e si era trovata davanti ad una lunga scala a chiocciola.

L’aveva salita quasi senza pensare, troppo presa dalle nuove scoperte che aveva fatto.

Si era trovata in cima ad una delle torri del castello, non sapeva neppure quale, ma non era questo l’importante. Si avvicinò piano alla fine del muro di pietra: da quell’altezza si vedeva più della metà del castello e quasi tutto il parco attorno, in lontananza vedeva lo scintillare della superficie di un lago, c’era una fitta foresta sul lato nord, il sole iniziava lentamente il suo viaggio verso l’Ovest. Usagi contemplò il panorama, un’arietta fresca le sfiorò la pelle facendola rabbrividire, si massaggiò le braccia e si mise a sedere a terra, forse doveva tornare ma si stava bene in quella pace.

Poggiò la testa sulle ginocchia e chiuse gli occhi facendo lunghi e profondi respiri: doveva accettare quell’assurda situazione.

Ma non voleva.

Non sapeva nulla di magia, non sapeva neppure come controllarla e ora si trovava a capo di gente che no aveva mai visto, lei non era pronta, non ne era in grado.

- Perché a me?- mormorò continuando a tenere gli occhi chiusi – Perché io?

Improvvisamente sentì qualcuno metterle un mantello caldo sulle spalle, sussultò appena e sorrise immaginando Mamoru ma, quando aprì gli occhi, non trovò il suo amato. C’era un uomo accucciato davanti a lei, dietro a lui c’erano tre donne.

- Papà...- mormorò Usagi con le lacrime agli occhi – Sarah... mamma... nonna.

- Perdonaci se ti abbiamo lasciata sola Usagi. – fece l’uomo con un dolce sorriso.

- Non era nostra intenzione abbandonarti al tuo destino. – echeggiò Selene avvicinandosi al marito.

- Forse é anche colpa mia. – gracchiò la nonna scotendo il capo gravemente – Avrei dovuto immaginare che morendo la mia magia non avrebbe più fatto effetto, doveva prepararti per questo giorno figliola. Mi dispiace.

- Non... non sono certa di farcela... – balbettò la strega stringendosi nel mantello rosso del padre – io... non ne ho la forza.

- Certo che sei forte!- le rispose la sorella – Se non lo fossi stata non saresti qui. Devi stare tranquilla... ora sei spaventata, ma tutto andrà per il meglio.

Usagi li guardò uno per uno... era un sogno? Era realtà? Non lo sapeva... non gliene importava nulla...

- Grazie. – mormorò asciugandosi gli occhi.

- Noi saremo sempre al tuo fianco bambina mia. – fece Robert alzandosi in piedi – Quando ti senti sola alza gli occhi al cielo... noi saremo sempre lì con te.

Usagi alzò la testa... si era addormentata.... un sogno.. aveva fatto solo un sogno. Istintivamente alzò gli occhi al cielo: il crepuscolo era iniziato, c’era ancora troppa luce per vedere le stelle eppure... quattro astri luminosi brillavano proprio sopra la torre dov’era seduta lei.

Sorrise e si alzò, un mantello rosso cadde a terra; lo raccolse e lo guardò bene: era lo stesso mantello che suo padre le aveva messo sulle spalle nel sogno. Lo strinse forte al petto assaporandone il profumo pungete, era proprio quello di suo padre.

- Allora non é stato un sogno. – mormorò con il viso ancora affossato nella stoffa rossa, alzò lo sguardo e tornò a guardare le quattro stelle – Grazie.

La quattro stelle brillarono più forte mentre Usagi scendeva dalla torre. 

 

***

 

Zakar fissava la notte che lo avvolgeva meditativo, c’erano tante scoperte che lo avevano travolto come un fiume in piena.

Era certo che le streghe bianche fossero sull’orlo dell’estinzione, ormai i quattro vecchi che erano rimasti non gli sarebbero neppure serviti per rinvigorire la sua vita.

Ed ora arrivava questa piccola streghetta... questa mocciosa impertinente che non solo aveva i poteri delle streghe bianche ma era anche il successore di Robert.

Lui lo conosceva Robert... certo che lo conosceva, aveva avuto il piacere di battersi contro di lui molte volte, la sua linfa vitale gli era stata molto utile.

Fece un profondo respiro assaporando l’aria malsana che c’era in quel posto: un vecchio cimitero.

Davanti a lui una cripta di marmo bianca.

- Robert...- sibilò passando una mano pallida sul freddo marmo – tua figlia sarà molto utile per i miei piani.

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


 

Mamoru entrò in stanza e la prima cosa che lo accolse fu un profumo quasi inebriante di vaniglia e cannella. Si guardò attorno chiedendosi come mai la sua stanza profumasse in quel modo e notò immediatamente la fonte: la porta del bagno era  socchiusa ed era da lì che il dolce profumo usciva.

Fece capolino nell’altra stanza: Usagi era immersa nella vasca, i capelli raccolti alla bene e meglio con un mollettone, alcune ciocche bionde erano scappate da quella morsa e ricadevano mollemente in acqua, la nuca reclinata all’indietro e poggiata sul bordo della vasca, aveva gli occhi chiusi e un dolce sorriso le incurvava le labbra lievemente dischiuse. 

Dio se era bella...

- Una principessa tutta sola che fa il bagno. – rise il mago sedendosi sul bordo della vasca e guardando la gran quantità di schiuma che copriva il bel corpo della sua donna – Ma c’é anche dell’acqua o solo schiuma in questa vasca?

Usagi allargò il sorriso e aprì gli occhi lanciandogli un’occhiata molto maliziosa:

- Vieni a controllare di persona.

- Mi sta invitando nella vasca, bella signorina?

- Sì.

Mamoru sorrise e iniziò a spogliarsi lentamente sotto o sguardo luminoso della strega. Si sistemò dietro di lei e la fece appoggiare al suo torace, iniziò a massaggiarle delicatamente la schiena con una spugna e il bagnoschiuma profumato.

- Scusami se oggi sono scappata in quel modo... avevo bisogno di starmene sola per un po’.

- Nulla da perdonare. – le ripose sciacquando via la schiuma - Ora va un po’ meglio?

- Sì...- fece lei abbandonandosi tra le braccia di quell’uomo fantastico – ora sto meglio.

Mamoru poggiò le labbra sul collo della strega mentre con una mano le accarezzava il ventre.

- Mamoru?

- Mmmh?

- Non lasciarmi portare via.

Il mago alzò la testa e la guardò negl’occhi, Usagi sembrava spaventata da qualcosa... o forse da qualcuno.

- Chi dovrebbe portarti via?

- Il Monaco Superiore. – rispose sicura la strega.

- Te l’ha detto lui? – chiese Mamoru adirandosi – Ti ha detto che ti vuole portare via?  

- No, ma l’ho percepito. Era solo un suo pensiero... ma era così forte... mi ha fatto paura Mamoru. Non lasciare che mi portino via... ti prego.  – la sua voce era supplichevole come quando lo aveva pregato di non andarsene da casa sua.

- Non permetterò a nessuno di portarti via, Usako. Nessuno!

La strega si voltò e sfiorò le labbra dell’uomo con le sue.

- Ho fatto delle ricerche in biblioteca sai? – disse con un lieve sorriso.

- Ricerche su cosa?

- Sulle mie origini, ho scoperto di esser empatica… di riuscire a percepire i pensieri degli altri maghi e le loro emozioni. Ora capisco le strane sensazioni che sentivo a casa mia quando c’era gente. Le stesse sensazioni che provavo quando ti ho visto la prima volta… sentivo che eri legato a me.

Mamoru annuì e riprese a massaggiarla con la morbida spugna gialla.

- Hai dei poteri molto forti, l’hanno sentito tutti. – sospirò riprendendo a bagnarle la schiena – Sarai una strega di altissimo livello.

- C’era anche scritto che gli stregoni più potenti possono creare false emozioni e pensieri per deviare i maghi minori. – continuò lei forse un po’ delusa.

- Ti allenerai per migliorare ogni giorno Usako, sarai la migliore.

- Il mio ego si sta gonfiando a dismisura. – ridacchiò la strega.

- Vuoi parlare del tuo ego proprio in questo momento? – ammiccò Mamoru.

Usagi afferrò al volo i pensieri del suo uomo, prese la spugna e la gettò alle sue spalle prima di cingergli il collo con le braccia.

- No, ora ti mostro cosa voglio.

 

***

- E’ in ritardo. – fece seccato Adreiu guardando un orologio a pendolo – Di mezz’ora!

- Sarà con Mamoru. – presuppose Elson con un lieve sorriso – Sono così innamorati…

Il Monaco Superiore sbuffò contrariato e iniziò a camminare su e giù per la stanza.

- E’ un seguace di Zakar. – borbottò fissando il pavimento.

- Era un seguace di Zakar. – lo corresse l’altro.

- Fa lo stesso.

- No, invece.

Lo stregone stava per ribattere quando la porta si aprì ed entrarono Usagi e Mamoru: entrambi avevano un sorriso radioso sul viso.

Elson era felice di poter vedere il sorriso di Usagi, un sorriso che non aveva mai visto così luminoso e sincero, Adreiu, al contrario, sembrava molto infastidito.

- Prima regola: - disse in tono solenne il Monaco Superiore – non tollero i ritardatari!

Usagi socchiuse gli occhi… accidenti dov’era finita? Nell’esercito?

- Sì. – rispose dritta in piedi.

Mamoru era certo che, tra poco, Usagi avrebbe fatto il saluto militare e, Adreiu, non era un tipo molto propenso al sarcasmo.

- Fai meno la spiritosa Usagi. – ribatté il monaco sempre più inflessibile – Io sono qui per istruirti, abbiamo molto tempo da recuperare, tante cose devi imparare, allenamenti duri, decine di libri, serviranno serietà e maturità.

- Farò del mio meglio. – rispose Usagi comprendendo la serietà della questione – Sono certa che troverò anche qui molte persone che mi aiuteranno.

- Su questo avrei qualche dubbio. – ribatté Adreiu con un sorriso divertito sul volto – Non puoi restare qui.

- Cosa?- fecero in coro Mamoru e Usagi.

- Cosa stai blaterando Adreiu?- gridò Mamoru facendo un posso in avanti – E dove dovrebbe andare Usagi?

- Nel nostro monastero, mago. – rispose lo stregone incrociando le braccia al petto – Dove sarà al sicuro e dove potrà apprendere senza troppe distrazioni.

Mamoru socchiuse gli occhi… ora capiva...

- Sarei io la distrazione?- sibilò con un timbro di voce che Usagi aveva sentito solo una volta: quando era arrivato quel centauro.

- E chi altri? – rispose Adreiu con lo stesso tono – Tu non vai bene.

- Sei tu che decidi per la sua vita stregone? Lei vuole restare qui! Tu non potrai portarmela via!

La strega si morse un labbro: quello sguardo… Mamoru aveva quello sguardo crudele quando…

- Lei sa tutto di te Mamoru?- insinuò il Monaco Superiore alzando un sopraciglio – Sa chi sei in realtà? Sa tutto della tua famiglia?

Mamoru emise un verso sordo lanciando un raggio di luce nera che bloccò il Monaco Superiore al muro.

- Mamoru! – urlò Usagi.

Ma lui sembrava su un altro pianeta.

Elson stava quasi per attaccarlo ma Adreiu lo fermò.

- Lascialo continuare… - disse quasi divertito da tanta cattiveria - avanti Mamoru, fai vedere ad Usagi quanto può esser torbida l’anima di un seguace di Zakar. Falle vedere come sei bravo ad uccidere gli stregoni bianchi.

Il raggio si intensificò, Adreiu non si difendeva neppure, continuava ad infierire con le parole, cercando di mostrare ad Usagi chi fosse in realtà quel mago.

- Tu non sai nulla di me vecchio. – mormorò Mamoru con puro odio negl’occhi neri.

- Tu dici? Vogliamo parlare di tua madre?

- Non osare neppure pensare a lei! – urlò Mamoru.

- Oppure parliamo di tuo padre… o di tuo fratello… Mamoru, parliamo del fratello che ti odia!

- Potrei ucciderti sai miserabile vecchio?- digrignò a denti stretti il mago – Potrei farti talmente male che mi supplicherai di ucciderti.

- Avanti fallo. – lo sfidò l’altro – Falle vedere la tua anima nera.

Mamoru sentì una mano fredda posarsi con decisione sul suo braccio: Usagi lo stava guardando, aveva le lacrime agli occhi.

- La tua anima non è nera. – mormorò allungando l’altra mano per accarezzargli il volto –Lascialo Mamoru, ti sta solo mettendo alla prova.

Lo sguardo del mago tornò normale, il raggio sparì e Adreiu fu, di nuovo, libero. Si voltò a guardare il Monaco Superiore che non sembrava affaticato o spaventato da quello che era appena successo e parlò:

- Usagi non se ne andrà da questo castello, qui è protetta, lo siamo tutti e potrà studiare.

- E sia…- accettò Adreiu – per ora… vedremo come ti comporti.

- Mi stai minacciando stregone?

- E’ solo un avvertimento mago. Dopo questa tua… brillante… interpretazione Usagi potrebbe avere dei dubbi su di te, non trovi?

Mamoru guardò Usagi qualche istante, scosse il capo e le accarezzò una guancia.

- Mi dispiace… io non sono così.

- Lo so. – rispose lei prendendogli la mano.

Mamoru accennò un lieve sorriso e uscì di fretta dalla stanza, Usagi lo lasciò andare via poi si voltò verso il monaco.

- Non avevate il diritto di comportarvi così… e non potete decidere cosa sia giusto per me o meno. So benissimo decidere da sola.

- Sono del parere contrario.

- Il Vostro parere non mi interessa.  – e, detto questo, uscì dalla stanza per seguire il suo uomo.

 

***

Mamoru non era molto lontano stava in un lungo corridoio buio, poggiato ad una parete, si copriva il volto con entrambe le mani maledicendosi per la sua debolezza.

Quando si parlava della sua famiglia lui perdeva il controllo, e Usagi aveva visto la sua maschera peggiore.

Le parole di quel vecchio monaco svegliarono ricordi che non dovevano destarsi dal loro sonno, un dolore che era certo di aver placato anni fa.

Si era sbagliato.

- Maledizione!- urlò sfogando la sua ira, tirando un pugno al muro ferendosi la mano.

- Mamo-Chan...- mormorò una voce alle sue spalle.

- Usako. – sussurrò abbassando immediatamente lo sguardo: si vergognava tantissimo per aver perso il controllo in quel modo ignobile.

La strega notò immediatamente le ferite che si era procurato il ragazzo con quel pugno, scosse il capo e gli prese la mano.

- Un gesto molto virile. – sentenziò prendendo un fazzoletto e tamponando i tagli – Ne vuoi parlare?

- Del pugno?

- Del motivo per cui hai tirato quel pugno.

- Adreiu mi ha fatto arrabbiate molto. Se tu non mi avessi fermato...

Usagi si morse un labbro, doveva fargli quella domanda, doveva... ma se non rispondeva? Se non avesse voluto confidarsi con lei?

- Mamoru...- balbettò continuando a pulire la mano anche se non ce n’era più bisogno – cos’é successo alla tua famiglia?

Il mago sospirò: era arrivato il momento.

Sì, doveva dirle chi era e come era arrivato in quel castello.

- Sono cresciuto con l’idea che mia madre mi avesse abbandonato appena nato, mio padre mi ha educato ed addestrato per diventare come lui, per odiare nello stesso modo in cui odiava lui e la prima persona che odiai per più di diciotto anni fu mia madre. Crebbi nel rancore, nella sete di vendetta, nel desiderio di punire gli altri per il mio abbandono, - un sorriso sarcastico incurvò le sue labbra sottili – ero l’orgoglio di mio padre... tutto quello che facevo lo facevo solo per ricevere il suo affetto. Anche se lui non ha mai provato affetto per nessuno.

- Continua...- lo implorò Usagi stringendogli le mani – ti prego.

- Un giorno ero in missione, ero da queste parti quando incontrai mia madre. La riconobbi subito perché mio padre mi diede una sua fotografia, la tenevo nel cassetto del comodino, in modo da non dimenticare mai il volto di chi mi aveva abbandonato senza nessun motivo. Anche lei mi vide... e mi riconobbe, ma, quello che non mi aspettai fu la sua reazione. Si mise a piangere, mi abbracciò dicendo che era un miracolo che io non potevo essere lì. Ero confuso da quel suo comportamento, aspettavo scuse, suppliche... ma non questo affetto. Mi sentivo strano, per la prima volta in vita mia ero amato. Mi portò dove abitava, ovvero questo castello, doveva viveva con altri maghi e streghe oltre che suo marito e il suo secondo figlio. Venni a scoprire che mio padre non aveva mentito solo a me, disse a mia madre che ero morto pochi giorni dopo il parto, l’aveva picchiata incolpandola di qualche stregoneria che aveva commesso, l’aveva cacciata e lei si era rifugiata qui più morta che viva.

Usagi strinse ancora di più le mani del ragazzo, Mamoru impallidiva man a mano che narrava la sua storia, i suoi occhi scintillavano carichi d’odio.

- La Guardiana del Sud, la madre di Ami, l’aveva salvata e mia madre aveva iniziato a vivere qui. Conobbe un mago, si sposarono e nacque il loro bambino: Seiya.

Usagi sgranò gli occhi.

- Seiya é tuo fratello?

- Lui preferisce fratellastro. – precisò l’altro – Ma la storia non é finita. Mentre mia madre mi narrava quello che era successo io iniziai a capire: mio padre mi aveva ingannato solo per farmi diventare come lui, ero una marionetta nelle sue mani, mi ha fatto crescere nell’odio solo per il suo divertimento. Così gli voltai le spalle, andai da lui dicendogli che avevo scoperto la verità e che avrei usato i suoi preziosi insegnamenti per ucciderlo.

- Mamoru... mi stai dicendo... mi stai dicendo che tuo padre...

- Sì, Usako hai capito. Zakar é mio padre.

Usagi si appoggiò al muro stordita da quella notizia, ora capiva tutto.... tutti i tasselli del puzzle si incastravano alla perfezione. Per questo Zakar voleva Mamoru, lui rivoleva suo figlio.

- Vai avanti. – lo incoraggiò perché voleva sentire fino in fondo la storia – Zakar ha ucciso tua madre?

Chiuse gli occhi e annuì gravemente.

- Mi sono trasferito qui, avevo diciannove anni, Seiya sedici. Ci fu un periodo tranquillo ma durò molto poco, Zakar ci trovò subito: uccise mia madre per aver distrutto in poco tempo quello che lui aveva costruito in diciannove anni di odio e crudeltà e uccise anche il padre di Seiya perché si era preso la sua donna, anche dopo che lui l’aveva getta come un vecchio soprammobile. Mia madre era forte e tentò di combatterlo, sapeva che mostro era lui ed era caduta nelle sue lusinghe con l’inganno. Zakar voleva solo un erede maschio e, dopo la mia nascita, la donna che mi aveva partorito non aveva più importanza. Non riuscii a salvarli, Seiya era via per un viaggio... mi ha sempre ritenuto responsabile dell’accaduto, non mi ha mai perdonato. – la sua voce si era fatta via via sempre più flebile, alla fine era solo un sussurro, sembrava quasi che muovesse solo le labbra, ma Usagi aveva sentito tutto, sentiva la sa pena, il suo dolore, il suo rancore verso il padre... la sua sete di vendetta.

- Povero amore mio. – mormorò lei abbracciandolo, cercando di infondergli un po’ conforto – Ti stai ancora punendo...

- Non l’ho salvata. – disse il mago con voce strozzata affossando il viso nell’incavo della spalla della ragazza – E’ tutta cola mia...

Usagi sentì due lacrime scendere lungo le guance di Mamoru per poi posarsi sulla sua spalla, probabilmente non piangeva da molto tempo.

- Sfogarti Mamoru, - lo consolò piangendo in silenzio a sua volta, ricordando la sua storia – sfogarti... vedrai che poi starai meglio.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


 

- E, così, Mamoru ha parlato. – sospirò Makoto appoggiata al tronco di un albero nei giardini del maniero.

- Così pare. – rispose Minako mentre accarezzava distrattamente i capelli di Yaten seduto sull’erba accanto a lei.

- E’ un po’ che sono chiusi nella loro stanza, - valutò Ami alzando il capo dal libro che stava leggendo – o é solo una mia opinione?

- No, - echeggiò Taiki mettendo da parte anche il suo di libro – ho sentito che Mamoru ha avuto un’accesa discussione con il Monaco Superiore.

- Da quello che ho capito, Adreiu, non vede di buon occhio Mamoru. – fece Yaten – Credo che non sia felice del rapporto che ha con Usagi.

- Eppure mi sembrano felici quando sono insieme. – fece la Guardiana dell’Ovest – Non ci vedo nulla di male.

- Penso che Adreiu veda in Mamoru tutto quello che i maghi hanno fatto alla sua razza. – stabilì Ami alzando gli occhi al cielo – Non dimentichiamoci che Mamoru, in fin dei conti, resta pur sempre il figlio di Zakar. Ed abbiamo notato, in più di un’occasione, quanto sia difficile parlarci in certe situazioni.

- Perde il controllo molto facilmente...- confermò Taiki.

- Soprattutto quando si parla della sua famiglia. – finì Yaten.

- A proposito di famiglia, - fece improvvisamente Makoto guardandosi attorno – dov’é finito Seiya? E’ da un po’ che non lo vedo.

- Controlla Rei. – le rispose Minako con un’alzata di spalle – Sono due giorni che consulta il fuoco sacro senza riposare.

- Secondo voi ha visto qualcosa?- chiese Yaten colpito da quell’affermazione, era come se Rei fosse un radar, lei era la prima che captava qualche pericolo grazie al suo potere divinatore, il problema era che più stava davanti al fuoco più grave era la situazione.

- Può essere. – disse vaga Ami – Rei a volte resta davanti al fuco giorni interi e, magari, la minaccia é solo un falso allarme. La divinazione non é una scienza certa, tutto sta nella capacità del divinatore, deve captare i segnali giusti e quanto ci sia di vero. Rei é molto brava ma, a volte, anche lei si fa ingannare dalle sue visioni.

 

Seiya stava portando un vassoio con dei panini alla Guardiana del Sud.

Non sapeva cosa avesse: Rei stava seduta davanti al fuoco da due giorni, senza mangiare, bere o dormire.

Doveva concedersi una pausa... non poteva continuare così o la sua salute ne avrebbe risentito.

Entrò in punta di piedi nella sala del fuoco sacro.

Come già sospettava Rei era là, seduta vicino alle fiamme; si chiedeva sempre come facesse a non bruciarsi i suoi bellissimi capelli neri. Aveva gli occhi chiusi, l’espressione estremamente concentrata sul volto, non si mosse neppure quando entrò, molto probabilmente non l’aveva neppure sentito entrare.

- Se fosse stato Mamoru ad entrare si sarebbe voltata subito. – pensò tristemente poggiano il vassoio accanto a lei - Magia qualcosa. – mormorò poi piano, certo che lei non l’avesse sentito presa com’era dal fuoco divinatore, il mago chiuse gli occhi e sospirò rassenato – Riuscirai ad accettare il mio amore Rei?

Lei non si mosse neppure, stava seduta davanti al fuoco, le mani congiunte in petto, vedeva chiaramente che gli occhi si muovevano sotto le palpebre abbassate, la luce che mandava il fuoco rafforzava i lineamenti duri della strega.

Seiya allungò una mano per spostarle la ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso sudato per la concentrazione, ma la ritrasse ancora prima di arrivare al suo viso per timore di distrarla troppo.

Sospirò e borbottò un paio di parole magiche sul vassoio, in modo che il pranzo fosse sempre perfettamente caldo a qualsiasi ora Rei decidesse di mangiarlo. Si alzò e si avviò alla porta, si voltò un’ultima volta giurando a se stesso che un giorno avrebbe dichiarato il suo amore a quella ragazza.

Ma, fino ad allora, lui doveva solo starsene a guardare.

Ci vollero altre due ore prima che Rei aprisse gli occhi, non sapeva quanto era rimasta in trance, non sapeva neppure cosa avesse visto di preciso.

L’immagine era sempre la stessa: Usagi in una specie di cripta, circondata da spettri che incita all’attacco verso qualcuno. Solo quest’immagine confusa e alquanto inquietante, quella ragazza aveva uno sguardo quasi folle nella sua visione. Non capiva se, quello che aveva visto, facesse parte di un futuro certo, solo possibile o se fosse solo il frutto della sua gelosia verso Usagi.

Sbuffò amareggiata, odiava gli enigmi e odiava non capire le sue visioni, non poteva parlare con le altre di una cosa di cui neppure lei era certa, avrebbe dovuto aspettare, capire cosa Usagi avesse in mente. Si guardò attorno risvegliando le sue membra da quel riposo, i suoi occhi si fermarono sul vassoio poggiato accanto a lei.

Qualcuno doveva esser entrato, probabilmente era in quella sala da parecchio se le avevano portato da mangiare. Il suo stomaco brontolò richiedendo quel cibo così invitante che c’era sul vassoio, prese il primo panino e sorrise.

- Grazie Seiya.

 

***

Una quindicina di pesanti libri e dall’aspetto antico apparvero sopra la scrivania dove Usagi era seduta. Taiki e Yaten avevano trovato una stanza in disuso e l’avevano sistemata per permettere alla ragazza di seguire le lezioni senza esser troppo disturbata.

La strega guardò i libri e poi Elson.

- Devo leggerli tutti?- chiese con uno sguardo che implorava il contrario: lei e lo studio non erano mai andati molto d’accordo.

- Qui c’é la nostra storia, le nostre radici. – spiegò il monaco camminando su e giù davanti alla ragazza – Parla dei nostri poteri, le leggi che dobbiamo seguire.

- Leggi?

- Usagi noi abbiamo il potere di dare la vita... possiamo decidere se un essere vivente possa rinascere o meno ma non siamo dei. Il nostro potere di rinascita non può esser usato per nostri scopi e non possiamo andare contro il grande piano astrale degli dei. Questa é la più importante delle nostre regole.

- Capito. – rispose Usagi allungandosi per prendere il primo tomo da leggere.

 

***

- Avanti Usagi non ti stai concentrando!- urlò Adreiu sulla riva del lago, la ragazza era sulla sponda opposta, occhi chiusi e mani protese sull’acqua cercando di concentrasi, Mamoru li fissava appoggiato al muro del castello. Adreiu gli piaceva poco, quel vecchio stregone non voleva che lui e Usagi stessero insieme e, per di più, affaticava la sua donna con esercizi di magia complicati e troppo impegnativi. I suoi poteri erano ancora acerbi e lei non sapeva gestirli al meglio, spesso sfuggivano al suo controllo o non funzionavano come dovrebbero, in più di un’occasione Usagi si era concentrata senza che succedesse nulla… proprio come in quel momento.

Il Monaco Superiore aiutava la figlia di Robert con gli esercizi pratici ma Usagi si stava dimostrando una pessima allieva e Adreiu un professore inflessibile e molto severo.

- Concentrati maledizione! – urlò esasperato lo stregone – Invoca le forze dell’acqua e muovile… avanti fai brillare la superficie del lago e dimostrami che hai un briciolo di magia! – imprecava contro la ragazza solo per aiutarla a concentrasi e dare il meglio di se, sapeva che con la forza Usagi avrebbe tirato fuori la grinta e l’energia che possedeva, la magia forte che celava e che non era ancora riuscita a destare dal suo sonno lungo quindici anni.  

Mamoru strinse i pugni… non ce la faceva più… se Adreiu continuava ad insultare la sua donna gli avrebbe dato lui una prova di forza.

- Usagi sei debole! Concentrati e fammi vedere che sei la figlia di Robert! Insomma sei o non sei una strega bianca?

Usagi era al limite della sopportazione, non bastava l’estenuante allenamento, non bastavano i libri complicati e noiosissimi, adesso si passava anche agli insulti! Serrò i pugni e aprì gli occhi:

- Non sono qui per farmi insultare da lei Adreiu! – urlò tutto d’un fiato.

- Non ti stai concentrando! – fece di rimando l’altro.

- Questo lo dite voi! Ci sto provando ma è difficile!

- Non è difficile! Sei tu che non vuoi riuscirci… se continui a pensare che sei una fallita, resterai tale per sempre Usagi. Ti devi convincere che ce la puoi fare… solo così riuscirai a trovare le energie per usare i poteri.

Usagi sospirò e si voltò dall’altra parte.

- Ci rinuncio!

- Stupida bambina viziata! – urlò il monaco furibondo – Ora ti faccio vedere io come funziona la magia degli stregoni bianchi. – con un gesto della mano il Monaco Superiore chiamò a se i poteri del vento, una forte ventata colpì in pieno Usagi che cercò di proteggersi alzando le braccia sul viso.

Mamoru si staccò dal muro osservando attentamente la situazione: Adreiu sembrava ostinato a far del male alla ragazza.

Il vento aumentò la sua intensità, Usagi non poteva resistere, venne sollevata dal terreno e fu lanciata dritto in mezzo al lago, proprio dove l’acqua era più profonda.

Il mago corse sulla riva pallido in volto:

- Fermati pazzo!- urlò ad Adreiu – Affogherà!

- No, se riuscirà ad utilizzare i suoi poteri. – rispose energicamente l’altro.

Usagi stava in mezzo al lago, si dibatteva cercando di arrivare alla riva: era molto profondo e lei non era una mai stata una gran nuotatrice senza contare che le piante acquatiche si stavano, lentamente, attorcigliando alle sue caviglie come se fossero comandate dal Monaco Superiore. 

Mamoru si tolse il mantello e le scarpe pronto a tuffarsi in acqua per salvarla.

- Fermo mago!- urlò lo stregone – Aiutandola ora farai solo dei danni, in questa situazione lei dovrà usare la magia per salvarsi, così troverà le forze per usare i poteri.

Mamoru si morse un labbro mentre vedeva la donna dimenarsi in acqua, quel pazzo... metteva a rischio la vita di Usagi; ma lui era pronto per aiutarla e al diavolo quello che Adreiu avrebbe detto!

Improvvisamente le piante acquatiche strinsero le caviglie della strega e la strascinarono sott’acqua.

- USAGI! – urlò Mamoru entrando in acqua.

Fece solo qualche passo nel lago ghiacciato, una luce si accese dal fondo, ci fu un piccolo terremoto e, con un boato, si alzò un vortice d’acqua che si innalzò quasi quanto gli alberi della foresta, il mulinello esplose tornado nel lago sottoforma di una pioggerellina leggera. Usagi era sospesa in aria, occhi chiusi, braccia aperte e lo stemma sulla fronte che splendeva, Adreiu sorrise compiaciuto mentre la donna tornava a toccare la riva accanto al suo uomo.

Usagi aprì gli occhi e cadde a terra esausta, in pochi attimi Mamoru le fu accanto cercando di sostenerla.

- Brava Usagi. – fece il Monaco Superiore avvicinandosi ai due.

- Voleva affogarmi?- sibilò l’altra arrabbiata tossendo fuori l’acqua che aveva bevuto. 

- Hai trovato la forza per usare la magia, ora non ti resta che allenarti. Più ti alleni, meno ti affaticherai quando la userai.

- La lezione è finita. – fece duro Mamoru prendendo la donna in braccio – Grazie e a lei Usagi è esausta e deve riposare. – si avviò alle loro stanze sotto lo sguardo cattivo e contrariato di Adreiu.

 

 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


 

Ancora notte... ancora quel cimitero...

La stessa cripta bianca... lo stesso uomo in nero...

- Robert, Robert...- borbottò Zakar – hai messo Mamoru sulla strada di Usagi, perché? Hai un piano vero? I morti hanno sempre un piano... ma io sono superiore anche ai morti.

 

***

Mamoru borbottò la sua approvazione mentre Usagi gli baciava ed accarezzava il petto, lentamente salì fino alle sue labbra per sfiorargliele con un delicato bacio.

- Sei bello.

Mamoru sorrise e l’avvolse in un caldo e amorevole abbraccio.

- E tu sei splendida. – le disse desideroso solo di coccolarla per tutta la notte.

- A volte vorrei che il mondo si restringesse a questa stanza, solo noi due... e il nostro amore. – sospirò poggiando il capo sul suo petto - Sono così stanca... Adreiu mi priva di tutte le energie.

- Piacerebbe anche a me amore mio, - cercò di consolarla il mago – ma Adreiu fa del suo meglio per farti diventare la guida futura delle streghe bianche, hanno bisogno di te.

Usagi sbuffò mettendosi a sedere sul letto, raccolse le gambe con le braccia e posò la testa sulle ginocchia.

- Non lo so Mamoru... io non sono una strega esperta... da sola cosa posso dare a quella gente?

Il mago si sedette accanto e lei e le circondò le spalle con un braccio.

- Speranza. – soffiò dolcemente baciandole la schiena nuda.

- Speranza in cosa?

- In un futuro. Guarda me... fino a qualche mese fa ero solo un mago sperduto alla ricerca della sua vendetta e ora...

- Ora?

Mamoru sorrise tornando a baciarla dolcemente.

- Ora sei tu il mio futuro Usako.   

La strega sorrise e lo abbracciò forte.

- Anche tu sei il mio futuro Mamo-Chan.

- Ho una cosa per te.

Mamoru si allungò fino al comodino, aprì il cassetto e ne tirò fuori una scatoletta nera che porse alla ragazza al suo fianco.

Usagi corrugò la fronte prendendola in mano, su richiesta di Mamoru l’aprì.

Dentro c’era un anello d’oro banco finemente decorato, ed incastonata c’era un’ametista che luccicava sotto la fioca luce della candela.

- Mamo... Mamo-Chan...- balbettò Usagi con il fiato che le mancava nei polmoni.

- Era di mia madre, - spiegò il mago con gli occhi lucidi, togliendo il gioiello dalla sua custodia – me l’ha dato lei qualche giorno prima che morisse. Mi disse che quest’anello dovevo darlo alla donna del mio cuore, portandolo al dito é come se mi avessi sempre al tuo fianco Usako.

- Tu vuoi che lo tenga io Mamo-Chan?

- Sei tu la donna del mio cuore... solo tu... e voglio che resti per sempre al mio fianco.

Le mise l’anello al dito e unì le loro labbra in un lungo e passionale bacio, che durò a lungo fino a quando entrambi non rimasero senza fiato nei polmoni.

- Ti amo Mamo-Chan.

- Ti amo Usako.  

 

***

Il Monaco Superiore camminava lentamente per i corridoi del castello.

Quel posto non gli piaceva.

Quei maghi non gli piacevano.

Perfino Usagi non gli piaceva.

Non era la strega che si era immaginato, era troppo suscettibile a quello che Mamoru le diceva, invece di pensare al futuro della sua gente, pensava solo a quel mago.

Così non andava bene.

Quella piccola streghetta doveva capire cosa significava, dividere il letto con il figlio di Zakar: con il nemico.

Usagi doveva seguire i suoi consigli, quegli di uno stregone esperto, quelli di un amico di suo padre e non quelli del figlio di uno dei demoni più crudeli che esistono sulla faccia della terra.

- Adreiu,- lo bloccò una voce profonda alle sue spalle – posso parlarle?

Il monaco si voltò, Mamoru stava avanzando verso di lui con passo svelto.

- Non ho tempo da perdere con te Mamoru. – tagliò corto lo stregone per nulla propenso a parlare con lui.

- Io credo, invece, che avrete tutto il tempo per discutere con me vecchio.

Adreiu lo fulminò con lo sguardo.

- Attento come parli mago... sarò anche vecchio ma sono molto più potente di te.

- Di questo non ne sarei così sicuro.

- Vuoi una dimostrazione?

Mamoru socchiuse gli occhi... lui conosceva la forza delle streghe bianche ma non aveva mai visto tutta quella cattiveria.

- Voi streghe bianche dovreste avere il cuore puro...- rifletté ad alta voce – non avevo mai incontrato uno stregone che provasse così tanto odio.

- Quello che tu rappresenti Mamoru, farebbe infuriare anche gli dei. – replicò l’altro.

- Io pago per le mie colpe, non per quelle di mio padre.

- Il suo sangue scorre nelle tue vene... questo ti rende colpevole quanto lui. Ti rende uguale a lui.

- Non sono qui per parlare di Zakar. – tagliò corto il mago, ben sapendo che, di questo passo, avrebbe perso nuovamente il controllo.

- Sei qui per Usagi?

- Ti ha chiesto di ipotizzarla di nuovo vero?

Adreiu annuì.

- L’hai già fatto?

Un altro segno d’assenso.

- Ha visto in faccia l’assassino dei suoi genitori?

- No.

- Usagi urla vendetta Adreiu, mi ha chiesto di insegnarle la magia oscura. – spiegò Mamoru.

Il Monaco Superiore sgranò gli occhi... stupida ragazzina...

- Non l’avrai fatto vero stupido mago?

- Non sono uno sprovveduto!- urlò di rimando l’altro – Non le insegnerò nulla. Ma mi sembrava giusto dirvelo... Usagi é intenzionata a vendicarsi.

- Non lo farà.

- Come fai ad esserne certo?

- Perché lei é una strega bianca.

- Sarà quello che vuoi vecchio – ribatté Mamoru – ma lei é diversa da tutti voi.

- Senti anche tu la sua aurea Mamoru... – fece Adreiu – Usagi diventa forte ogni giorno di più. Ormai é questione di tempo prima o poi capirà che il suo posto non é qui, capirà chi é in realtà.

- Si sbaglia invece, - sibilò Mamoru deciso e pronto a lottare per la sua donna – l’unico posto dove deve stare Usagi é proprio accanto a me.

Il mago si voltò e tornò indietro: il suo dovere l’aveva fatto.

Adreiu strinse i pugni e socchiuse gli occhi.

- Sei la vergogna dei maghi Mamoru.

 

***

Il Monaco Superiore aveva ragione, Usagi migliorava giorno dopo giorno, ormai non si stancava più dopo aver formulato un semplice incantesimo, era diventata forte ed abile e, in più di un’occasione, era riuscita a sostenere in piccolo duello con Elson e Adreiu.

Mamoru era orgoglioso di lei, la piccola Usagi che cresceva e diventava forte.

Ma, se da una parte era fiero della sua donna, dall’altra era preoccupato per la piega che la situazione stava prendendo.

La sua Usako non si dava pace, chiedeva vendetta e non riusciva a dare un volto all’assassino dei genitori, era già stata ipnotizzata altre tre volte, con risultati disastrosi, stava male, la notte era tormentata dagli incubi, non sorrideva più come un tempo e lui non sapeva cosa fare per aiutarla. Era uno strazio per il suo cuore vederla soffrire e non sapere cosa fare per alleviare il suo dolore, le stava accanto ma sapeva che non bastava.

In più c’era il Monaco Superiore che continuava a dirle che quel castello non era il suo posto, che l’abbazia delle streghe bianche era quello che faceva per lei, che doveva finire di istruirsi dove c’erano le sue radici e i suoi ricordi. Usagi sembrava non cedere, gli rispondeva che il suo posto era accanto all’uomo che amava, che non se ne sarebbe mai andata ma era così stanca e provata che Mamoru aveva il terrore che, un giorno, lei decidesse di partire solo per far star zitto Adreiu.

Fortunatamente in quel periodo cadeva il solstizio d’autunno, una festa con balli e musica dove si festeggiava l’arrivo della stagione autunnale. Makoto coinvolte Usagi nella preparazione della sala e, per un po’, i suoi pensieri furono deviati da un’altra parte.

La festa era riuscita molto bene, tutti eleganti e felici, la sala era stata decorata con colori autunnali, piccole fate incantate svolazzavano sul soffitto, foglie d’orate e ramate ornavano il lungo tavolo del buffet, l’orchestra suonava molto bene mentre i maghi e le streghe, venuti da ogni parte del mondo, ballavano al centro del grande salone.

Mamoru era andato a prendere da bere, Usagi aveva perso l’entusiasmo della festa, stava in un angolo fingendo di divertirsi.

- Va sempre peggio vero?- chiese Yaten alle sue spalle.

- Sì, - sospirò Mamoru prendendo due coppe d’idromele – é come persa nel suo mondo. E io non so più cosa fare.

- Credo che l’unica cosa possibile sia quella di restarle vicino Mamoru.

- Lo so, ma ho come l’impressione che non basti.

Cercando una soluzione Mamoru si avvicinò alla ragazza e le porse un bicchiere.

- Tieni... é fresco.

Usagi sorrise teneramente e allungò la mano per prendere il bicchiere.

Le loro dita si sfiorarono appena ma successe qualcosa di insolito: Usagi iniziò a perdere la percezione della realtà, tutt’intorno a lei divenne sfuocato, irriconoscibile, i rumori e gli odori sparirono... si sentiva trascinare via, come se qualcuno la stesse portando a qualche altra parte. Una forte luce la investì, quando riuscì a vederci di nuovo si guardò attorno e sbiancò: era la sua camera da letto, quella quando aveva dieci anni.

L’aveva vista nelle sue visioni e la ricordava molto bene, solo che, questa volta, non era sotto ipnosi. La porta si spalancò all’improvviso facendole fare un salto spaventata, vide se stessa a dieci anni e sua sorella Sarah che entravano di corsa in stanza, sbarrarono la porta e si accucciarono in un angolo. Usagi sapeva cosa sarebbe accaduto, aveva rivisto quella scena più di una volta ma sempre in prima persona, rivivendo quei momenti come quando aveva dieci anni: ora era solo uno spettatore esterno. Vide il mago sfondare la porta e uccidere sua sorella, vide suo padre entrare e uccidere il mago poi l’arrivo dell’altro mago. Accade tutto molto velocemente, Usagi, quella grande, osservò attentamente l’uomo che stava pugnalando suo padre, osservò ogni movimento odiandolo dal profondo del suo cuore, sapendo che presto sarebbe stato smascherato, sapendo che la sua vendetta sarebbe stata dolorosa. Vide il mago pugnalarlo di nuovo e, mentre l’Usagi di dieci anni veniva mandata dalla nonna, quella grande restò nella stanza osservando il viso che suo padre aveva scoperto con le sue ultime forze.

Non poteva crederci... era assurdo... impossibile... sentì le calde lacrime bagnarle il viso... e tutto divenne offuscato, si sentì ancora trascinare, i rumori tornarono a riempire le sue orecchie mentre la gente tornò a ballare sotto i suoi occhi.

Ma lei non vedeva nessuno... nei suoi occhi c’era solo il volto dell’assassino di suo padre.

- Usagi stai bene?- chiese Mamoru visibilmente preoccupato – Stai... stai tremando.

La strega lo guardò un attimo, poi corse via.

Mamoru lasciò cadere i due bicchieri destando l’attenzione dell’intera sala poi corse dietro alla ragazza: sembrava sconvolta... le era successo qualcosa.

Usagi stava nel giardino, ignorando la prima aria pungete dell’autunno, era appoggiata ad un albero e singhiozzava forte.

- Usako...- mormorò lui venendo avanti – cos’é successo?

- Non so spiegarlo...- mormorò lei piangendo – ma... ho... ho visto in faccia l’assassino di mio padre.

Il mago fece un altro passo in avanti. 

- Chi é Usagi?

La strega si voltò velocemente, aveva il viso rigato dal trucco colato, lo sguardo lucido e una scintilla d’odio negli occhi blu.

- Eri tu.

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


 

Mamoru fece un passo indietro sorpreso.

- Come hai potuto?- sibilò rabbiosa Usagi serrando le mani in due pugni stretti – Di tutti i maghi che ci sono in circolazione proprio tu!

- Usagi calmati...- disse il mago sempre più confuso – io non... non ricordo...

- Hai ucciso talmente tante persone che non ricordi neppure i loro volti vero Mamoru?- urlò Usagi inferocita – Come hai potuto tradirmi in questo modo? Tu... l’uomo che diceva d’amarmi!

Mamoru fece un altro passo indietro, lo sguardo di Usagi era folle, la sua aurea aumentava velocemente, il simbolo sulla sua fronte si illuminava sempre di più.

- Ti odio!- gridò la strega ormai completamente fuori controllo – Hai distrutto la mia famiglia! Mi hai raccontato un sacco di bugie!

- Usagi non sono stato io!

- Menti!- rispose lei tappandosi le orecchie con le mani – Volevi solo ingannarmi per portami da Zakar! Sapevi chi ero fin dal nostro primo incontro!

- Usagi no!

- Volevi solo usarmi... – tristi lacrime solcavano le guance infiammate di rabbia della ragazza – e ora io compirò la mia vendetta.

Con un gesto delle mani Usagi chiamò a se tutta la potenza del vento, lanciandola contro Mamoru. Il mago sapeva bene che l’unico modo per salvarsi era colpire la fonte della magia ma lui non avrebbe mai fatto del male a Usagi, cercò di opporsi alla sua ferocia creando uno scudo attorno a lui, ma neppure i suoi poteri oscuri potevano competere con una strega bianca infuriata.

Le Guardiane con i due monaci uscirono in giardino attirati dall’insolito comportamento di Mamoru e le urla della ragazza.

Un fulmine cadde a terra vicino a loro.

- Sta perdendo il controllo!- urlò Elson.

- Ha già perso il controllo! – rispose Adreiu.

- Dobbiamo fare qualcosa!- urlò Ami – Distruggerà il castello.

- Voi cercate di aiutare Mamoru. – propose Elson – Noi due fermiamo Usagi prima che sia troppo tardi.

Mentre Elson e Adreiu cercavano di raggiungere la strega, Minako iniziò a comandare il vento cercando di farlo placare, ma Usagi aveva già cambiato strategia e, sollevato Mamoru, lo buttò nel lago dove stava provando a farlo affogare con una piccola tempesta. Mentre Ami cercava di calmare le onde che travolgevano il mago, Taiki, Yaten e Seiya erano corsi fuori.

- Seiya aiuta Mamoru!- urlò Taiki.

- E perché proprio io?

- Perché tu sei l’unico che sa usare quella magia!- spiegò infastidito Yaten.

Il moro lanciò un’occhiata al fratellastro che cercava di contrastare le onde che lo stavano affogando.

- A me sembra che se la stia cavando egregiamente.

- Smettila di fare lo spiritoso!- urlò Rei che, nel frattempo, stava spegnendo le fiamme che quel fulmine aveva creato precipitando a terra – Vai a salvarlo!

Seiya si morse un labbro e, maledicendo tutti quelli che gli venivano in mente, iniziò a correre verso il lago; arrivato alla riva fece un enorme salto, quando entrò in acqua era diventato un tritone: mezzo uomo e mezzo pesce.

- Salvato dal mezzo pesce. – sentenziò amaro il mago trascinandosi sulla riva e sputando dell’acqua.

- Prego Mamoru. – rispose seccato l’altro mentre le gambe riprendevano il loro posto – In fondo ti ho solo salvato il culo.

Mamoru non aveva più energie per litigare: le aveva sprecate tutte per difendersi dagli attacchi di Usagi.

La cercò con lo sguardo: Elson e Adreiu erano riusciti a fermarla ma lei era svenuta per l’enorme sforzo.

Sentì una forte fitta alla testa... poi solo buio.

***

- Si sta svegliando!- mormorò una voce.

- E chi se ne frega! – echeggiò un’altra.

- Non cambierai mai vero Seiya?

- Seiya spiegami perché sei qui?- mormorò Mamoru lentamente aprendo gli occhi.

Si trovava in infermeria, Ami andava avanti ad indietro prendendo bende e disinfettanti, tutti gli altri erano attorno al suo letto mentre Seiya fissava il panorama fuori dalla finestra.

- A dire il vero sto aspettando dei ringraziamenti Mamoru. – ribatté suo fratello senza voltarsi.

Mamoru cercò di alzarsi per poter ribattere nel modo giusto, ma una lancinante fitta alla testa lo costrinse e ricadere sui cuscini con un gemito.

- Devi riposare. – fece calmo il Taiki – Usagi ha scatenato su di te tutte le sue forze, anche se non hai usato molto la magia ti sei affaticando cercando di contrastare il suo potere.

- Lei dov’é?

Tutti si scambiarono uno sguardo cupo.

- I monaci l’hanno portata nella sua camera. Hanno dovuto colpirla un paio di volte per fermarla, aveva perso il controllo era...

- ...accecata dall’odio...- finì Mamoru amaramente.

Yaten annuì piano ma non disse nulla, la tristezza che vedeva negl’occhi dell’amico gli aveva fatto morire le parole in gola, poteva solo immaginare quando soffrisse in quel momento.

- Sei riuscito a mostrare quale mostro tu sia anche all’unica persona che vedeva oltre le apparenze fratello. – borbottò Seiya cattivo – I miei complimenti.

- Seiya smettila. – lo rimproverò Rei.

Il mago staccò gli occhi dalla finestra e si avviò verso la porta.

- Se fosse stato per me ti avrei lasciato affogare.

- Non avevo dubbi. – ribetté con un filo di voce l’altro.

Il mago uscì sbattendosi la porta alle spalle.

 

***

Seiya stava nella sua stanza, sdraiato sul letto, le braccia incrociate sotto la sua nuca e gli occhi chiusi cercando di non pensare a quella maledetta giornata.

Mamoru si era meritato quello che gli era successo... la giusta punizione per aver rovinato tante vite.

Lui non poteva esser felice, non meritava felicità, lui doveva esser odiato per quello che aveva fatto.

Qualcuno bussò alla sua porta.

- E’ aperto. – urlò senza neppure aprire gli occhi.

Sentì la porta aprirsi e la presenza di una persona vicino al suo letto.

- Perché dici cose tanto cattive?- gli chiese una voce femminile.

- Se le merita. – rispose semplicemente.

- Non credi che lui si punisca già abbastanza per quello che é successo a vostra madre.

- Se lui non fosse arrivato in questo castello, lei sarebbe ancora viva.

- E’ tuo fratello.

- Fratellastro. – precisò l’altro – Io e Mamoru abbiamo solo qualche gene in comune.... Non avrei mai pensato di dirtelo Rei ma... lasciami solo. Vattene... per favore.

La guardiana del Sud sospirò tristemente, era inutile tentare di placare gli animi di quel mago cocciuto.

- Spero solo che non cambierai idea quando sarà troppo tardi.

- Non accadrà, tranquilla.

 

***

 

Usagi aprì gli occhi, ricordava perfettamente quello che era successo e ancora non poteva crederci.

Mamoru... proprio lui doveva esser l’assassino dei suoi genitori... proprio l’uomo che amava.

Fece un profondo respiro e si girò tra le lenzuola, istintivamente guardò l’anello che il mago le aveva regalato, le lacrime rigarono, nuovamente, il suo volto, ora cosa doveva fare? Era ancora sola e, questa volta, non c’era Motoki che la consolava, che le asciugava le lacrime, che l’aiutava ad andare avanti, che sdrammatizzava cercando di farla ridere.

Questa volta era sola. 

- Non sei sola. – mormorò il Monaco Superiore entrando nella stanza della ragazza con una tazza verde in mano.

- Mi da fastidio quando mi legge nel pensiero Adreiu. – fece l’altra coprendosi di più con il lenzuolo – Dovrebbe leggere un paio di libri sulla privacy.

Lo stregone fece mezzo sorriso e si mise a sedere a lato del letto:

- Come stai?

- Uno schifo.

- Posso immaginare.

- No, invece. Lei non puoi immaginare…- si mise a sedere sul letto e rannicchiò le gambe contro il petto – nessuno può immaginare quello che provo.

- Tieni. – fece paternamente l’altro porgendole la tazza – Bevi, ti farà bene.

- Cos’è?- domandò Usagi prendendola.

- Una tisana di erbe magiche della nostra terra. – spiegò il mago con un sorriso – Ti aiuterà a gestire meglio i poteri, ti farà sentire meglio… le nostre nonne dicevano che questa tisana scacciava i demoni cattivi della nostra testa.

La strega annusò la bevanda, sapeva di fiori di campagna, di erba appena tagliata, paglia fresca e altri odori della natura incontaminata.

Ne assaggiò un sorso, sentì il suo gusto intenso ma delicato invaderle il corpo, si sentiva già meglio, più leggera e meno affranta da quello che era successo, bevve un altro sorso e sorrise al mago.

- Grazie.

- Ti avevo avvisato che i maghi non sono come noi Usagi, questo non è il nostro posto, la nostra casa è lontano da qui.

La ragazza si morse un labbro e poggiò la tazza sul comodino:

- Non so cosa fare. – mormorò con un filo di voce -  Io conoscevo il passato di Mamoru ma... non credevo che mi avesse mentito in questo modo.

- Devi prendere una decisione, - disse risoluto il Monaco Superiore - io e Elson attendiamo una tua risposta. Solo tu puoi decidere cosa fare ora.

- Non so se sia la cosa giusta da fare.

- Rifletti bene, mi basta solo un tuo pensiero per capire la tua decisione.

Usagi annuì silenziosamente, in cuor suo aveva già scelto e solo lei sapeva quando la facesse soffrire quella decisione.

- Ti lascio sola…- fece lo stregone alzandosi – finisci la tisana, ti farà bene.

La strega annuì e riprese la tazza dal comodino.

- Non vuoi sapere come sta lui?- chiese Adreiu davanti alla porta chiusa.

Usagi rigirò la bevanda ambrata dentro la tazza, un’immagine le invase la testa: il pugnale che veniva calato sul corpo del padre, chiuse gli occhi cercando di scacciarla dalla sua mente.

- No. – rispose seccamente aprendo gli occhi – Non m’interessa.

- Come vuoi tu. – disse lo stregone aprendo la porta.

- Adreiu?

Il mago si voltò leggermente senza dire nulla.

- All’alba. – fece l’altra lentamente – Avvisa Elson.

Il Monaco Superiore annuì e uscì in silenzio mentre Usagi continuava a fissare il liquido nella tazza, la rigirò ancora tra le mani lievemente tremanti e bevve avidamente il contenuto.

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


 

Zakar rideva nell’ombra della sua dimora.

Tutto andava secondo i suoi piani.

Tutto sarebbe andato a suo vantaggio...

Neppure i morti potevano fermarlo ora.

La strega bianca e Mamoru sarebbero, presto, stati in mano sua.

 

***

Mamoru aprì pesantemente gli occhi, non si era ancora del tutto ripreso ma doveva parlare con Usagi.

Al più presto o sarebbe stato troppo tardi.

Doveva spiegare, doveva farle capire... forse doveva capire anche lui.

Ignorando le fitte alla testa e il dolore dei suoi muscoli, si alzò lentamente dal letto dell’infermeria, si vestì ed uscì alla ricerca della sua donna.

Forse era meglio dire che era la sua donna.

Sicuramente Usagi non avrebbe voluto parlare con lui.

Lui lo sapeva che sarebbe andata a finire così, lo sentiva, era tutto troppo bello per essere vero, la sua vita stava cambiando, stava diventando felice e, quando ormai credeva che nulla avrebbe potuto mutare la situazione, tutto é precipitato di nuovo facendolo cadere nel baratro nero della sua anima.

Beh se lo meritava.

Credeva di aver saldato il suo debito, di essere libero, di poter vivere una vita felice, uguale a quella degli altri.

Ma lui non era come gli altri.

E il debito era troppo grande per esser saldato.

Sì, era destino che tutto quello che lui costruiva, venisse distrutto in qualche modo.

Camminava lentamente nei lunghi corridoi del castello, voleva trovarla, voleva parlarle, voleva spiegare.

- Mamoru.

 Si fermò ma non si voltò.

- Dove stai andando?- chiese l’altro alle sue spalle avvicinandosi di un passo.

- Da Usagi. – rispose lui.

- E cosa credi di fare?

- Non lo so, ma sono certo che lo strisciare e il supplicare perdono rientreranno nel repertorio.

- Non puoi.

- Perché no?

- Usagi é partita.

Mamoru chiuse gli occhi mentre quella notizia lo colpiva come un pugno nello stomaco, si appoggiò alla parete di pietra cercando di riprendere fiato.

Era arrivato troppo tardi.

- Quando?- chiese con voce tremante.

- All’alba. – rispose l’altro mago andandogli vicino.

- E’ andata al monastero?

- Sì, qui dice che non la lega più nessuno... finirà la sua istruzione nell’abbazia.

- Quello é il territorio delle streghe bianche, - valutò Mamoru – noi maghi non possiamo andarci senza un loro invito. Sono tagliato fuori. – sospirò e affondò le mani tra i capelli corvini – Adreiu starà gongolando come un bambino la mattina di natale.

Sentì la mano dell’amico poggiare sulla sua spalla, fece un sorriso amaro e lo guardò negl’occhi.

- Avanti Taiki, ponimi la domanda.

Il mago sgranò gli occhi sorpreso.

- Poni quella domanda che vedo riflessa negl’occhi di tutti voi ma che nessuno ha il coraggio di farmi.

Taiki annuì gravemente e strinse la sua stretta attorno alla spalla dell’amico.

- Quello che ha visto Usagi é vero? – mormorò con un filo di voce – Sei stato tu?

- Vorrei tanto poterti rispondere Taiki. – fece Mamoru tristemente – Ma non posso.

- Non mi sembra il momento di scherzare. – lo rimproverò il mago.

- Ti sembra che stia scherzando, per caso? Sono molto serio... non posso dirti se sono stato io o meno.

- Perché no?

Mamoru si staccò dal muro e sospirò affossando le mani nelle tasche dei pantaloni.

- Quando ero solo un adolescente, prima che incontrassi mia madre, ero così preso dalla smania di potere che Zakar aveva un controllo totale su di me. Ero così stupido e malleabile che se mi avesse chiesto di buttarmi da un ponte l’avrei fatto senza rendermi conto di quello che facevo. Ho compiuto tante azioni ignobili Taiki, e il mio subconscio ne ha rimosse molte dalla mia testa, altre le ho compiute sotto l’influsso di Zakar e non ricordo neppure di averlo fatto. Quindi, capirai, che non esiste risposta alla tua domanda. Posso averli uccisi io.

- Ma puoi anche non averlo fatto. – ribatté sicuro il mago – Io mi fido di te.

- Fai male...- rispose amaramente Mamoru – perché neppure io mi fido più di me stesso.

 

***

 

Usagi stava in mezzo ad una vasta sala circolare... sola ed in silenzio.

Si sentiva turbata, il suo corpo era continuamente percorso da brividi, il cuore le martellava in petto, sentiva il sangue pulsare alle tempie e gli occhi le bruciavano.

Improvvisamente un boato le fece sfuggire un grido, la strega iniziò a guardarsi attorno spaventata mente i rumori si facevano sempre più vicini.

Una decina di maghi con addosso una lunga tunica celeste comparvero attorno alla strega, chiudendola in un cerchio. Tutti avevano il viso celato dal cappuccio ma Usagi sentiva chiaramente i loro sguardi gelidi.

- Hai tradito la tua famiglia!- urlò uno dei maghi – Sei colpevole di tradimento!

- No!- urlò la ragazza cercando di difendersi – Io... io non lo sapevo.

- Bugiarda!- urlò un altro puntandole addosso il dito – Tu sai perfettamente, fai solo finta di non vederlo. Sei stata soggiogata dal male, il tuo cuore é diventato nero.

- Non é vero!

- Fa silenzio!- echeggiò una terza voce – Sei stata condannata colpevole di tradimento Usagi, ora le anime dei tuoi cari sono imprigionati.

Apparve una gabbia d’oro accanto alla ragazza, d’entro c’erano le quattro anime della sua famiglia, si lamentavano, sembravano che stessero soffrendo molto, fu solo allora che Usagi si rese conto che i suoi cari si stavano sciogliendo come candele.

- No!- urlò la strega aggrappandosi alle sbarre – Loro non hanno fatto nulla.

- Le scelte dei vivi ricadono sui morti...- rispose uno dei maghi – le anime dei tuoi cari resteranno nel limbo fino a quando tu non capirai i tuoi sbagli.

- Ho già lasciato Mamoru!- si disperò l’altra cadendo in ginocchio in lacrime – Sto già male per questo... perché dovete aumentare il mio dolore?

Usagi si alzò di scatto a sedere sul letto madida di sudore.

Un incubo... aveva solo avuto un incubo...

Eppure sembrava così reale...

Un crampo allo stomaco lo costrinse a correre in bagno a vomitare tutto quello che aveva mangiato la sera prima.

Mentre si asciugava il viso con una salvietta pulita, guardò allo specchio la sua immagine riflessa. Aveva due profonde occhiaie, era pallida come un lenzuolo, si sentiva uno schifo già da diverse settimane ormai.

Tutto era cominciato da quando aveva abbandonato il castello un mese fa.

Già... era passato già un mese... credeva che starsene lontano da lui avrebbe aiutato il suo cervello ad accettare l’accaduto e che avrebbe potuto dimenticarlo.

Ma era impossibile.

Lei lo amava, immensamente, e più ricordava a se stessa che era un assassino, che aveva ucciso suo padre, più il suo cervello le ricordava anche che Mamoru si era sempre preso cura di lei, l’aveva salvata dalla sua lunga solitudine.

Più di una volta avrebbe voluto fare i bagagli e andare a trovarlo; ma poi rivedeva la morte del padre, sentiva le urla di sua madre e di Sarah e l’odio verso quel mago che le aveva distrutto la vita, tornava a pulsare.

E poi, ancora, arrivava la sensazione di aver sbagliato tutto, quella sensazione che le attanagliava lo stomaco facendola star male.

Fece un prodondo respiro...si sentiva soffocare in quella stanza, prese la sua vestaglia e uscì nella notte fredda.

Non aveva paura della notte, quel posto era casa sua, era come se la natura si aprisse al suo passaggio, come se conoscesse già ogni sua mossa. Si diresse in un luogo a lei molto caro, Adreiu l’aveva portata lì appena arrivati.

Sotto i raggi argentei della luna piena, risplendevano le lastre di marmo bianco nel cimitero dell’abbazia, tutte lapide uguali, bianche con piccole venature nere, c’era solo una cripta, anch’essa totalmente bianca. Sopra la porta, inciso nella roccia, c’era il nome della sua famiglia.

Usagi prese una rosa da uno dei grandi roseti che crescevano spontanei del giardino, ne annusò il profumo e la rigirò tra le dita stando attenta a non pungersi. Sospirò e posò lentamente il fiore purpureo davanti alla porta d’ingresso... non vi aveva mai messo piede, l’idea che lì giaceva tutta la sua famiglia la spaventava a morte.

- Ho sbagliato qualcosa...- mormorò chiudendo gli occhi – lo sento... aiutatemi voi.

Una malinconica melodia giunse all’orecchie della giovane,si alzò e si mosse cercando la fonte di quel suono.

C’era un monaco, seduto su una roccia, ai suoi piedi crescevano centinaia di fiori colorati, cantava lentamente mentre con le vecchie mai suonava uno strumento fatto d’aria.

 

Un cammino scritto delle anime immortali,

Che scenderanno sulla terra per la loro vendetta finale.

Il frutto di una notte d’amore,

un discendente che il futuro potrà cambiare. 

Usagi si morse un labbro e tornò nella sua stanza, troppo stanca e provata per capire le parole del vecchio e per notare i due occhi che la fissavano nell’ombra.

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


 

Rei aprì gli occhi... una nuova visione... un vecchio che cantava... e quella filastrocca? Le anime che scenderanno sulla terra per la loro vendetta....

Questa frase era da collegare alla visioni di Usagi.

Un discendete che il futuro potrà cambiare....

Mamoru: il figlio di Zakar che si ribella al padre.

Un cammino scritto dalle anime immortali...

Il destino di Usagi e Mamoru era già scritto da diverso tempo.

Però, tutto questo, non aveva senso.

Usagi si vendicava... ma su chi? Su Mamoru?

Forse il destino di Usagi non era quello di salvare l’anima di Mamoru ma di ucciderlo per vendicare tutte le streghe bianche assassinate in tanti anni.

O forse Usagi aveva preso un abbaglio... magari qualcuno la stava manipolando senza che lei se ne rendesse conto.

La Guardiana si mise una mano nei capelli esasperata, non capiva... non riusciva a trovare il nesso, qualcuno stava giocando ad un gioco pericoloso. Mamoru e Usagi potevano rimetterci la vita.

- Sei angosciata. – fece una voce destandola dai suoi turbamenti.

La strega si voltò di scatto; tutte e tre le sue amiche la stavano fissando preoccupate.

- Ragazze...- mormorò con un filo di voce.

- Rei tu hai qualcosa. – disse Makoto – Si vede che sei preoccupata per qualcuno.

- Non esci dalla sala del fuoco sacro da tre giorni. – fece Minako.

- Noi siamo preoccupate per te. – finì Ami – Dicci cosa ti tormenta.

- C’entrano Usagi e Mamoru vero?- chiese la Guardiana dell’Est.

Rei annuì torcendosi le mani in grembo.

- Sono in pericolo?

- Non lo so Makoto... – sospirò l’altra tristemente – non lo so.

Ami si guardò attorno mordendosi un labbro... non sapeva se fosse o meno la soluzione giusta, ma, forse, era l’unica cosa che potevano fare.

- Rei, - sussurrò piano – se uniamo i nostri poteri possiamo aumentare l’intensità delle tue visioni.

- E’ rischioso. – valutò Minako – Rei potrebbe non sopravvivere.

- Ma é l’unico modo per capire quello che sta succedendo realmente. – rispose la Guardiana del Sud – Va bene Ami, mi fido della tua intelligenza... facciamolo.

 

***

 

Usagi stava seduta all’ombra di un albero.

Un altro mese era passato, un altro lungo mese in riflessione e studio, un altro mese cercando di dimenticare Mamoru; il mago che aveva fatto breccia nel suo cuore tornava in ogni minuto di riposo che si concedeva. Teneva la mente occupata solo per non ricordare, solo per non soffrire, solo per poter stare tranquilla. Ma poi arrivava un alito di vento fresco, un profumo noto, una voce amata e il volto del suo adorato le appariva davanti agli occhi e la voglia irrefrenabile di correre da lui per farsi amare e proteggere, per condividere con lui un segreto che, presto, tutti avrebbero scoperto,  per restare con lui sempre e non pensare più a nulla… e poi… poi arrivava la solita scena macabra fin troppo conosciuta. La lama che brillava, il padre che urlava, il cappuccio strappato e il viso con quella maschera di odio, il sangue che sgorgava, come le lacrime che le rigavano il volto ogni volta che ripensava a quella storia. Perché… perché quelle scene di morte continuavano a tormentarla, perché si sentiva così vuota senza il suo Mamoru ma, appena pensava di tornare al castello, l’odio verso di lui tornava a farsi sentire minaccioso e desideroso di vendetta, allora lei placava la sua ira sui libri della biblioteca, leggeva senza sosta, senza pensare a nulla.

Ma quel pomeriggio era tropo bello per esser sprecato sui libri antichi della biblioteca non poteva starsene chiusa in una stanza.

No, quel giorno doveva stare all’aperto, gioire di fronte a quell’esplosione della natura.

- Mi sorprende vederti qui. – fece una voce pacata accanto a lei.

La strega alzò lo sguardo incontrando gli occhi chiari e luminosi di Elson, uno stregone che trovava seccante all’inizio... ma poi aveva trovato in lui un buon amico e confidente.

Sapeva di potersi fidare di lui.

- Elson... sono in confitto con me stessa. – disse piano con un sospiro carico di tristezza.

- Lo vedo... anzi credo che lo vedano tutti, la tua aurea é come spenta. Cosa ti turba cara?

- Io...- due grosse lacrime scesero dagli occhi blu della ragazza – lo amo Elson. Tantissimo... non vivo senza di lui. Voglio vederlo... voglio parlargli... ma ho il terrore di perdere il controllo di nuovo, ho paura che la rabbia che a volte provo possa sopraffare come ha già fatto in passato. Non voglio fargli del male... eppure... Elson se vado da lui so già che lo perdonerò, che non riuscirò mai a dare voce ai miei cari, ma se decido di non vederlo mai più... il dolore mi ucciderà. Cosa devo fare?

Prima che potesse rispondere un piccolo uccellino si posò sulla mano della giovane strega, Elson socchiuse gli occhi osservandola, il dolore era palpabile nel suo sguardo; lo sapeva che andarsene da quel castello era uno sbaglio, Usagi era cresciuta, aveva completato la sua istruzione in tempi da record, era una strega bianca a tutti gli effetti... e, come tutti gli stregoni bianchi, era infelice.

Non era giusto... lei meritava molto di più.

Intanto Usagi sorrise al piccolo uccellino, gli baciò la testolina piumosa e lo lasciò volare via immaginando i suoi viaggi e, chissà, tra un volo e l’altro, sarebbe giunto in un castello dove con un mago con gli occhi neri e profondi stava nel giardino intento ad ammirare il cielo, si sarebbe posato sulla sua spalla per sussurrargli che la sua giovane strega non l’aveva mai dimenticato, che il suo amore non aveva trovato fine.

Sentì la vecchia mano dello stregone stringerle una spalla.

- Mandagli un messaggio. – disse con un sorriso dolce – Fallo venire qui.

Usagi si alzò e gli diede un delicato bacio sulla guancia.

- Grazie Elson.

 

***

La lettera era stata scritta, più di una volta e, alla fine, aveva raggiunto lo scopo desiderato. Usagi sigillò la busta con lo stemma della sua famiglia, un oggetto che aveva trovato in quella vecchia abbazia, si alzò lentamente e aprì la finestra in attesa del suo messaggero.

- Cosa diavolo stai facendo? – tuonò la possente voce di Adreiu alle sue spalle.

La strega si voltò spaventata: non l’aveva sentito entrare.

Il Monaco Superiore aveva uno sguardo non molto amichevole, stringeva una brocca in da cui usciva del fumo bianco e fissava insistentemente la lettera che stringeva tra le mani.

- Non sono affari vostri. - rispose seccata la strega voltandosi di nuovo a scrutare il cielo.

- E’ per Mamoru quella?- chiese facendo un cenno con il capo verso la lettera.

- Ve lo ripeto: non sono affari vostri.

- Ti ho avvisato Usagi, - fece Adreiu severo – i maghi come Mamoru non cambiano mai. E’ il figlio di Zakar, il suo destino é portare distruzione e morte.

- Lui porta anche la vita. – rispose fingendosi distratta l’altra.

Il Monaco Superiore rise crudelmente.

- La vita? Mamoru non saprà mai cos’ é l’amore, lui non sa amare Usagi. Non risponderà a quella lettera, ti avrà già dimenticata. Si sarà consolato con Rei.

Un’aquila nera delle montagne planò sul davanzale della finestra richiamata dalla sua padrona.

- Se é veramente così, - disse Usagi porgendo la lettera al volatile – voglio che sia Mamoru a dirmelo... così avrò pace.

Adreiu socchiuse gli occhi seccato.

- Fa come desideri. – disse poggiando la brocca sulla credenza – Ti ho portato la tisana... ti farà bene.

- Grazie. – mormorò lei distrattamente mentre fissava nella mente dell’uccello la sua strada. – Sii veloce mio amico... – sussurrò al pennuto – il vento ti aiuterà... non troverai ostacoli lungo la tua strada. Arriva presto da lui.

L’aquila emise un piccolo verso e volò via verso la sua destinazione.

- Perché vuoi vederlo ancora?- chiese Adreiu – Perché non lo dimentichi e basta?

- E lei perché non vuole vedermi felice?

Il Monaco Superiore sussultò e scosse lievemente il capo come se volesse scacciare qualche intruso.

- Non provare mai più a leggermi nel pensiero. – fece infastidito – Potrei anche farti rivedere falsi ricordi... sono molto più potente di te.

- Mi nasconde qualcosa. – disse sicura Usagi venendo avanti di un passo – Lei mi nasconde qualcosa.

- Sciocchezze. – ripose risoluto – Non ho nulla da nasconderti. Bevi la tua tisana e riposa... tra un paio di settimane vedremo se il tuo amato mago ti avrà risposto o meno.

Adreiu uscì dalla porta indispettito e Usagi si morse un labbro sospettosa... per attimo, solo per un secondo aveva visto un muro attorno ai pensieri del Monaco Superiore. Forse nascondeva qualcosa o, più probabilmente, Adreiu voleva farle vedere che la sua mente era ancora troppo debole.

Andò verso la credenza e si versò un po’ di quella tisana che la faceva stare meglio, centellinò la bevanda osservando il cielo dalla finestra. Pregando che il suo messaggero arrivasse in fretta a destinazione.

Iniziò a fantasticare sull’arrivo del suo mago e sorrise... tutto sarebbe andato nel migliore dei modi. Posò la tazza, ormai vuota, sul davanzale, i pensieri tristi e malinconici erano sparti e, quando uscì dalla porta, il muro nella mente di Adreiu era solo un vago pensiero sfumato.

 

***

L’aquila volava senza sosta, veloce e precisa seguiva la strada che la sua padrona le aveva fissato nella mente.

Sapeva che era importante, sapeva che doveva fare in fretta.

Improvvisamente un bagliore verde l’accecò facendola precipitare al suolo morta.

Una figura nera strisciò fuori dall’ombra, guardò con un ghigno divertito l’animale, prese la busta che teneva ancora salda nel becco e la trasformò in polvere in pochi attimi.

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


 

Nulla.

Due mesi di nulla.

Mamoru non rispondeva, non si era fatto sentire, non aveva neppure rimandato indietro le sue lettere.

Ma lei non si dava per vinta, non avrebbe mollato fino a che Mamoru non le avrebbe detto di lasciarlo stare, fino a quando lui non avrebbe confermato i suoi timori.

Lei non poteva mollare!

Usagi scrutava il cielo azzurro tutti i giorni alla ricerca delle sue risposte.

O forse Adreiu aveva ragione?

- Quanto ci metterai a capire che avevo ragione?- chiese in tono severo Adreiu alle sue spalle.

- Quando lui mi risponderà. – fece Usagi decisa – Se dovesse continuare ad ignorare le mie lettere andrò di persona da lui... voglio proprio vedere che scusa userà.

- Non puoi. – disse risoluto lo stregone.

Usagi alzò un sopracciglio curiosa.

- Sono prigioniera ora?

- Questa é la tua casa.

- Qui sono infelice.

- Solo perché non sei capace di vedere oltre.

- Oltre cosa?

- Oltre a quello che l’assenza del mago ti offre.

- E cosa mi offre?

- Stabilità, il tuo mondo, la certezza che Zakar non ti cercherà, la tranquillità.

- Una vita monotona insomma. – sbuffò l’altra contrariata – Tanto valeva che me ne restassi a Tokyo. L’amore é un concetto che non riesce a concepire vero Adreiu?

Il Monaco Superiore aprì la bocca per ribattere ma Usagi fu scossa da un tremito e divenne immediatamente pallida.

- Usagi..- mormorò lo stregone sorreggendola prima che cadesse – Usagi cos’hai?

- A... Adreiu... – mormorò la strega aggrappandosi alla tunica scarlatta del monaco – io..

- Usagi!

Ma lei non lo sentì più: era svenuta tra le braccia dello stregone.

 

***

Mamoru stava in piedi su una scogliera lontana dal castello, doveva stare solo, doveva riflettere.

Non faceva altro da mesi ormai.

Sotto di lui: il mare in tempesta sembrava rispecchiare la sua angoscia e i suoi turbamenti.

Aveva provato a sbloccare la sua memoria per ricordare quella notte maledetta ma non aveva trovato nulla, né un accenno, né un ricordo.. nulla.

Iniziava a pensare che non fosse stato lui come Usagi sosteneva.

Quindi c’era un’unica soluzione: qualcuno la stava manipolando.

E quel qualcuno poteva solo rispondere ad un nome.

Zakar.

Tutti i giorni si chiedeva cosa stesse facendo, se lo pensava, se lo amava ancora.

Lui non aveva mai smesso, non avrebbe potuto, Usagi era diventata una parte insostituibile del suo cuore, lui doveva riaverla o non si sarebbe mai sentito vivo. Si sentiva così dannatamente solo, la solitudine era una sensazione a cui era abituato fin da piccolo ma con l’arrivo di Usai tutto era mutato. Ed ora, con la sua partenza, tutto era tornato nel suo squallore, nel suo grigiore insulso, la sua vita non aveva più alcun senso ormai.

- Se mi butto di sotto, forse, soffrirei meno. – mormorò sarcastico guardando il baratro sotto i suoi piedi – Un piccolo passo in avanti e la mia vita ignobile finirebbe.

- Io non lo permetterei. – gli rispose una voce rauca alle sue spalle.

Mamoru non si voltò.. inutile farlo, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato per parlare.

Forse lo stava giusto aspettando.

- Sei qui.

- Sono qui... so che vieni in questo posto tutti i giorni.

- Su questi scogli ho pianto la morte di mia madre.

- Su questi scogli ho perso mio figlio allora. – ribatté l’altro continuando a restare alle spalle del mago.

- Forse non sono mai stato realmente tuo figlio. – sibilò Mamoru – Un figlio dovrebbe amare il padre.. e non odiarlo con tutte le sue forze. Ma, forse, a te non é mai importato del figlio ma solo del mago.

- Se mi importava solo del mago credi che non sarebbe stato più semplice rapire un neonato qualsiasi invece di ingravidare tua madre? Sei importante non solo perché sei mago, ma anche perché sei mio figlio.

- Tu mi hai fatto crescere nell’odio.

- Perché tu sei nato per odiare... Mamoru... tu sei come me, non sei fatto per l’amore. Tu ti sei rammollito da quando é spuntata quella strega.

- Io non voglio ascoltarti. – fece il mago premendosi le mani sulle orecchie.

- Invece mi ascolterai perché ho una proposta da farti Mamoru.

Il mago guardò il padre con occhi sgranati.

- Tu vuoi fare una proposta a me?- ripeté incredulo – E cosa ti fa credere che io accetterei? Io non voglio più avere nulla a che fare con te padre!

- Se ti dicessi che centra quella strega bianca?

- Usagi...

Zakar sorrise malefico.

- Ora che ho la tua attenzione... – disse con un sorriso vittorioso - io posso portarti nell’abbazia delle streghe bianche, posso illudere la loro magia, posso farti entrare così tu potrai riprenderti la ragazzina.

Mamoru socchiuse gli occhi.

- Qual’é il prezzo?

- Tu dovrai solo tornare da me. – gli disse tendendogli la mano – Torna a finire quello che hai iniziato figliolo,- e quella parola suonava tanto come un insulto alle sue orecchie – torna da me... e Usagi sarà tua per sempre.

Mamoru si morse un labbro... il prezzo era troppo alto anche per lui.

Ma, tuttavia, tutto per la sua Usako.

 

***

 

- Solo un mancamento. – fece una voce lontana, una voce che non conosceva – Dovuto al forte stress.

- Mi sono spaventato. – sospirò Elson rassicurato – La discussione con il Monaco Superiore le ha dato il colpo di grazia.

Usagi aprì lentamente le palpebre pesanti.

- Elson?

Il mago si sedette accanto a lei e le prese una mano.

- Sono qui, é tutto a posto.

- Cos’é successo?

- Stavi litigando con Adreiu tanto per cambiare, sei svenuta. Hai fatto spaventare tutti.

- Mi dispiace... c’é dell’acqua?

Elson si allungò per prende il bicchiere che aveva sul comodino, lo riempì con dell’acqua fresca e aiutò la ragazza a bere.

- Grazie. – mormorò la strega con un debole sorriso – Ci voleva proprio.

- Riposa Usagi... e stai tranquilla.

- Come posso star tranquilla se Mamoru non risponde alle mie lettere?- chiese Usagi mentre il suo tono di voce diventava sempre più disperato – Perché ha smesso di amarmi Elson? Perché non mi vuole più?

Il vecchio stregone accolse Usagi nel suo abbraccio paterno, un abbraccio che la strega aspettava da tanto tempo, un abbraccio che fece crollare le sue deboli difese facendola scoppiare in un pianto liberatorio.

- Sfogati bambina... sfogati...- le sussurrò Elson accarezzandole la chioma bionda.

- Io lo amo tanto...- singhiozzò Usagi sul suo petto – non posso continuare senza di lui Elson! Perché lui mi ha abbandonata?

- Lo scopriremo Usagi... lo scopriremo...

Ci volle una buona mezz’ora prima che si calmò, quando tutto sembrò tornare alla normalità, il monaco uscì accennando ad un lavoro importate da finire al più presto. Usagi si alzò dal letto ancora debole e aprì la finestra: aveva bisogno di un po’ di aria fresca.

Il suo sguardo andò a finire della brocca che Adreiu le aveva portato di nuovo, quella sua stupida tisana rilassante.

Adreiu... già, se lei era in quella stupida abbazia era solo per colpa sua, se era stata male era solo per colpa sua, perfino se Mamoru non gli rispondeva era per colpa sua!

Afferrò la brocca con la tisana e guardò fuori dalla finestra.

- Vuoi che la beva Adreiu?- mormorò controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi, svuotò la brocca fuori dalla finestra e poi la ripose sul mobile – Ecco ora l’ho bevuta!

 

***

 

Lo stregone bianco guardava l’uccello librarsi in volo per raggiungere il castello dei maghi...

Era stato a guardare per troppo tempo.

Usagi stava male e nessuno faceva niente per aiutarla, all’inizio anche lui era convinto che la vicinanza di Mamoru fosse rischiosa ma ora non più... avevano bisogno l’uno dell’altra come con l’ossigeno.

E lui doveva aiutare quella ragazza.

- Perché la incoraggi? – gli chiese Adreiu alle sue spalle.

- Perché soffre, perché non posso più vederla così... non é giusto.

- Parliamo di Mamoru, Elson. Il figlio di Zakar.

- So benissimo chi é Mamoru, conosco il suo passato... ma conosco anche il suo presente. Possibile che non abbiate visto in che modo si guardano quei ragazzi? Sono innamorati, é visibile ad occhio nudo... e, comunque, Mamoru deve sapere.

Adreiu si fece attento a quel discorso.

- Cosa deve sapere?

Elson lo guardò incuriosito per qualche istante.

- Non l’hai notato?

- Che cosa?- domandò di nuovo innervosito – Usagi mi nasconde qualcosa?

- No, - rispose il monaco tornando a fissare il volatile che, ormai, era solo un puntino nero in cielo – non le ha taciuto nulla. E’ solo molto triste e sola... ha bisogno del suo uomo. 

 

***

L’uccello volava veloce, nitida e precisa era la sua via: il suo padrone voleva una risposta in fretta.

Un lampo di luce accecò l’animale che precipitò a terra privo di vita.

La solita ombra sbucò dal nulla prendendo il messaggio e infuocandolo in pochi attimi, stufo, omai, di quella storia.

Dovevano smettere di mettergli i bastoni tra le ruote, il vecchio monaco si sarebbe pentito della sua intrusione.

Diede un calcio alla carcassa del pennuto e scomparve.

Pochi istanti dopo una figura bianca e luminosa apparve da dietro un albero, si accovacciò vicino all’animale morto e lo sfiorò con due dita.

L’uccello si illuminò e iniziò a muoversi fino a quando la vita non ritornò nel suo corpo, guardò il suo salvatore e gli saltò sulla spalla grato. La figura di luce prese una busta e gliela infilò nel becco.

- Vola via amico mio... più veloce del vento... – distese il braccio e l’animale spiccò il volo – e preghiamo che non sia troppo tardi.

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


 

Le quattro guardiane erano nella sala del fuoco sacro concentrate.

Si preparavano da settimane, affinando le loro tecniche, concentrando i loro poteri, aumento d’intensità ogni volta: ed ora erano giunte al giorno fatidico.

Rei sarebbe entrata in trace per vedere meglio chi attentava alla vita della giovane strega bianca e il collegamento che c’era con Mamoru.

Erano tutte e quattro concentrate come mai prima d’ora, Seiya camminava freneticamente davanti alla porta chiusa della stanza... era rischioso, avrebbe dovuto impedirlo, Rei non poteva rischiare così per Mamoru.

Se le succedeva qualcosa...

- Ci stanno mettendo una vita. – valutò Yaten preoccupato quanto lui.

- Devono concentrarsi molto. – spiegò Taiki cercando di non perdere il controllo, ma visibilmente provato come gli amici – Ora sono in sintonia con Rei... stanno amplificando la sua capacità di percezione... é complicato Yaten! – sbottò subito dopo vedendo lo sguardo vacuo dell’altro.

- Ti basti solo sapere, - fece Seiya – che se qualcosa va storto la prima che ci rimette é Rei e anche le altre sono in pericolo.

- Secondo voi cercherà di trovare Mamoru?- chiese Yaten allungando le gambe davanti a sé – Insomma.. é svanito nel nulla...

- Manca da un paio di giorni in effetti. – osservò Taiki – Non sarà andato nell’abbazia vero? Insomma... noi maghi non possiamo neppure avvicinarsi a quel posto senza il loro permesso.

- Noi no,- fece Seiya risoluto – ma Zakar sì.

Gli altri due maghi lo guardarono stupiti.

- Non crederai...- fece Taiki – non crederai, che Mamoru possa tornare da Zakar solo per riavere Usagi?

Seiya sospirò e si spostò verso una delle finestre che dava sul giardino.

- Io conosco Mamoru...- disse serio, forse troppo serio – é determinato, istintivo, l’ho visto crudele e vendicativo...

- Mamoru...

- Lasciatemi finire!- interruppe Taiki prima che potesse iniziare uno dei suoi sermoni – Ho visto Mamoru sotto molti aspetti e non mi sono mai fidato di lui, lo ammetto. Gli ho dato la colpa per la morte di nostra madre e di mio padre...- fece un debole sorriso amaro e socchiuse gli occhi in riflessione – gli ho dato la colpa di molte cose. Non gli ho reso la sua vita qui facile eppure lui non ha mai cercato di forzare la mano con me, oooh certo, non stava zitto ad incassare tutti gli insulti che gli lanciavo, rispondeva a tono, e spesso siamo arrivati ad usare la magia, ma non avevo mai visto Mamoru come ora.

- Perché...- fece Yaten non capendo nulla di quel discorso – com’é ora?

- Innamorato. – rispose Taiki – Mamoru é follemente innamorato di Usagi, ha fatto cose strane per lei... hai visto anche tu quando siamo andati a prenderlo a Tokyo, ha vissuto con lei per settimane, le ha raccontato del nostro mondo quando bastava un semplice incantesimo della memoria, l’ha portata con noi quando volevamo farle dimenticare tutto... insomma Mamoru non si é mai comportato così.

- Sembra quasi che la vendetta abbia perso la sua importanza,- continuò Seiya pensieroso – Mamoru ha mostrato un lato umano che credevo avesse perso tanti anni fa, o che non avesse mai avuto veramente.

Yaten e Taiki si scambiarono un’occhiata e un accenno di sorriso: forse Seiya iniziava a vedere Mamoru con occhi diversi.

 

***

Rei stava seduta davanti al fuoco nella più profonda concentrazione, sentiva i poteri delle sue amiche che le scorrevano nelle vene.

Tutto aveva un senso, tutto aveva uno scopo, tutto era chiaro e logico nella sua mente.

Un preveggente molto esperto arrivava a così alti livelli... lei non era molto esperta ancora e sapeva che metteva a rischio la sua vita e quella delle sue amiche; ma doveva fare un tentativo o non se lo sarebbe mai perdonato.

- Mistico fuoco sacro... dammi il dono della conoscenza... fammi vedere...

La nebbia che avvolgeva la sua mente si aprì sotto le fiamme del fuoco sacro, lentamente Rei si sentì trascinare via, il suo corpo non aveva più peso, era come se volasse oltre lo spazio, oltre il tempo per finire in un luogo di conoscenza cosmica. Sentì un lieve vento frizzante solleticarle il viso e il mare che si scontrava su degli scogli. Aprì gli occhi trovandosi su un’alta scogliera, arida, solo qualche arbusto secco qua e là... e tante rocce acuminate come lame di coltelli.

- ... avanti Mamoru sai bene che non hai altra soluzione.

Rei rabbrividì all’istante... quella voce...

- Tu sei quello che dice che l’amore mi rammollisce. – rispose a tono Mamoru – Perché ora vuoi che torni da te con Usagi?

Rei si voltò, sapeva che non potevano né vederla né sentirla, eppure camminava in punta di piedi ugualmente, temendo che un mago potente come Zakar potesse vedere una proiezione astrale incorporea.

Riconobbe solo allora quella scogliera, in quel punto Mamoru le disse che la loro storia era finita, che lui non poteva amare, che doveva prima compiere la sua vendetta, le aveva mostrato il mare in burrasca, dicendole che il suo animo era proprio come quell’acqua, che il suo spirito non i sarebbe mai calmato fino a quando quella storia non sarebbe giunta ad una conclusione.

Aveva accettato la sua scelta senza discutere... non avrebbe mai potuto fargli cambiare idea... lo sentiva che sarebbe successo e non come veggente ma come donna, Mamoru non l’aveva mai amata, provava solo affetto e grande riconoscimento e lei si era illusa che poteva amare per entrambi.

Ora li vedeva: entrambi in piedi sugli scogli, Zakar le dava le spalle, in pochi avevano visto il suo volto, dicevano che chi vedeva oltre il cappuccio nero, faceva una brutta fine. Lei, ora, vedeva solo capelli mori spruzzati di bianco qua e là, era possente, alto quanto Mamoru, spalle forti e larghe, una degna postura per il mago più temuto di tutti, ma era anche molto vecchio. La prova era la mago rugosa che tendeva verso il figlio.

Rei si fece attenta al discorso, non che ci volesse un genio come Ami per capire di cosa stessero parlando: Zakar aveva chiesto a Mamoru di tornare da lui e, in cambio, gli aveva promesso di portarlo da Usagi.

Vide Mamoru osservare quella mano rugosa per parecchio tempo, come se fosse indeciso su cosa fare.

- Tu senti quanto amo quella ragazza, vero padre?

- Lo sento, un sentimento che mi fa ribrezzo ma lo sento.. e se quella strega bianca é l’unico mezzo per che ho per farti tornare, io userò tutto il mio potere per far tornare mio figlio nella sua vera casa.

- Quella non é casa mia. – soffiò adirato Mamoru – Non lo é mai stata, un’accademia dell’odio posso definirla... ma non casa. 

- Chiamala come voi tu. – rispose scocciato l’altro mago – La mia proposta é semplice Mamoru, vieni come e io posso far in modo che la tua donna torni, resta qui e Usagi perirà te lo posso garantire.

- Io la proteggerò. – sibilò Mamoru con un tono talmente cattivo che assomigliava ad una minaccia.

- No, se io ti metto fuori gioco prima.

Un lampo di luce avvolse tutto, Rei si sentì catapultare immediatamente all’indietro.

- MAMORU!- - urlò la Guardiana del Sud destandosi all’improvviso dal trance.

Immediatamente le altre tre guardiane aprirono gli occhi, Rei era sdraiata a terra, tremante, bianca come un lenzuolo: quell’esperimento aveva debilitato molto la donna.

Richiamati dall’urlo, Taiki, Yaten e Seiya entrarono nella stanza.

- Cos’é successo?- chiese immediatamente il fratello di Mamoru sorreggendo Rei.

- Non lo sappiamo. – rispose Makoto – Noi non abbiamo visto nulla, eravamo concentrate su di lei. Ha urlato e poi si é accasciata a terra.

- Rei...- mormorò Seiya liberando il viso della strega dai capelli che le erano ricaduti davanti – svegliati... Rei...

La strega mosse appena le palpebre, sembrava che tutto il corpo le dolesse, dischiuse le labbra, la sua voce era così debole che Seiya sentì gli occhi riempirsi di lacrime all’istante.

- Zakar...- mormorò la Guardiana – Mamoru... trappola...

Tutti i presenti si guardarono di sfuggita, Seiya aveva occhi solo per Rei.

- Dove Rei? – chiese impaziente – Dove si trova Mamoru?

- Sulla scogliera...- riuscì a rispondere lei – ma non so... non so se quello che ho visto risale a oggi o a qualche giorno fa.

Seiya mise Rei tra le braccia di Taiki.

- Prenditi cura di lei, deve riposare molto.

In quello stesso istante un'aquila entrò da una delle finestre aperte, volò sopra le loro teste per qualche istante come se cercasse la persona a cui recapitare il suo messaggio, la Guardiana dell’Ovest protese il braccio verso l’animale che planò immediatamente appoggiandosi su di lei.

- Sei uno degli animali più intelligenti della tua razza. – mormorò dolcemente la strega accarezzandogli la testa piumata – Cosa ci porti amico mio?

L’animale fece cadere la busta sulla mano della donna, Makoto vide subito il simbolo sulla busta e la consegnò a Seiya.

Il mago non l’aprì, la fece scivolare in tasca e si alzò.

- Dove vai? – chiese Yaten.

- A salvare mio fratello.

 

***

 

Usagi stava chiusa nella sua stanza da troppo tempo, dopo il suo malore Elson le aveva proibito di uscire, sembrava molto teso, come se fosse successo qualcosa e, cosa più fastidiosa, nessuno sembrava sapere dove fosse finito il Monaco Superiore.

Aveva usato quel tempo per riflettere, per meditare a lungo sulla sua posizione.

Alla fine aveva capito cosa doveva fare e con chi parlare... c’era solo un’ultima faccenda da risolvere. 

Aprì l’armadio ed indossò la prima tunica viola che le venne in mano, lentamente, e cercando di non farsi vedere, sgattaiolò fuori dalla sua camera e si diresse ai giardini. 

Camminando veloce entrò nel piccolo cimitero e andò dritta nella tomba della sua famiglia. Arrivata in prossimità della porta fece un profondo respiro e mormorò alcune parole in un’antica lingua.

Lentamente le due porte di marmo bianco si aprirono rivelando l’interno della cripta.

Usagi percorse il corridoio illuminato dalle torce appese alle pareti lisce che si accendevano poco prima del suo arrivo.

La cripta era formata solo da una stanza pentagonale, c’erano quattro sarcofagi scolpiti nel marmo nero, posti ai quattro lati. Appoggiati alle due pareti oblique c’erano i sarcofagi di sua madre e suo padre, mentre ai lati il suo e quello di Sarah. Era così macabro vedere la propria tomba, eppure lei si sentiva tranquilla, era assieme alla sua famiglia dopo tanto tempo.

I quattro coperchi erano una rappresentazione a grandezza naturale dell’occupante della tomba, lentamente Usagi si avvicinò alla statua di marmo del padre e gli sfiorò i freddi lineamenti.

- Sono pronta. – mormorò chinandosi su di lui come se volesse parlargli in un orecchio – Ora sono veramente pronta.

- Pronta a cosa?- echeggiò una voce alle sue spalle.

Usagi fece un piccolo sorriso: lo aspettava e non si stupiva di trovarlo lì.

- Sapevo che, prima o poi, avremmo parlato. – disse voltandosi piano – Diciamo che ti stavo aspettando.

- Te lo ripeto Usagi, - ripeté lentamente l’altro facendo un passo avanti e guardandola in malo modo – pronta a cosa?

- A prendere il posto che mi spetta. – rispose tranquilla la strega.

- E credi che sia così facile Usagi?

- Tu occupi una posizione che non ti compete Adreiu... o forse farei meglio a chiamarti Zakar. 

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


 

Zakar fece un mezzo sorriso e si avvicinò ancora di un passo, Usagi non sembrava per nulla intimorita.

- Da quanto lo sai?

- Da quando ho smesso di bere la tua stupida tisana... – spiegò la strega – una settimana,- socchiuse gli occhi e inclinò appena il capo - giorno più, giorno meno.

- Avevi capito che non era una tisana ma una pozione dell’ubbidienza? – domandò l’altro visibilmente colpito.

- A dir il vero no, - specificò Usagi camminando un po’ di lato accanto alla statua del padre, ma senza togliere gli occhi di dosso al mago – é strano come un gesto dettato dall’impulsività e dalla ribellione possa rivelarsi molto utile. Ho gettato la pozione un pomeriggio solo perché ero arrabbiata, indispettita da un tuo comportamento, non potevo immaginare che la mattina successiva mi sarei svegliata con la netta sensazione di esser stata ingannata.  Ho ragionato parecchio prima di collegare quella strana sensazione alla tua... tisana, ho smesso di berla e tutto diventava via via più chiaro nella mia mente.

Zakar scosse gravemente il capo con un lieve sorriso compiaciuto:

- E’ stupefacente come un gesto stupido possa rivelarsi la soluzione al problema più complicato. I miei complimenti Usagi, i pochi mesi hai acquistato una conoscenza magica che solo in pochi posso vantare, e sei destinata a diventare ancora più potente.

La strega non sentì nemmeno quei complimenti, i suoi occhi erano posati sul mago ma i suoi pensieri erano altrove.

- Il vero Adreiu é morto vero? – chiese con un filo di voce: ora entrare nella sua mente era molto più semplice, o, forse, era Zakar che glielo permetteva.

- Sì,- confermò l’altro non curante – parecchi anni fa. E’ stato l’ultimo stregone bianco che ho ucciso.

- Perché hai preso il suo posto?

Il mago assunse un’aria quasi delusa.

- Mia cara... credevo che avessi capito. Guardati bene attorno, gli stregoni bianchi sono estinti, un ammasso di vecchi decrepiti senza un minino di voglia di vivere. Bere la loro energia, la loro linfa vitale era superfluo, non avrei allungato la mia esistenza di molto, ma vivi...- fece un sorriso e allargò le braccia come se volesse indicare tutto il monastero - questa abbazia é stato il luogo ideale per coltivare i miei studi, per apprendere sempre di più da voi... le splendide creature del creato. Sono stati anni molto redditizi, fino a quando tu, con il tuo arrivo, non hai sconvolto tutto. 

- Ho portato la speranza. – mormorò l’altra con un sorriso ricordando le parole di Mamoru.

- Già,- soffiò il mago irritato – ho capito subito che eri un problema, fin da quel giorno nel vicolo. Credevo che dovevo solo uccidere la sgualdrinella di mio figlio… invece ti sei rivelata molto più importate di quello che eri… ammetto è stato un colpo quando ho visto i segni sulla tua fronte. Allora ho capito che se non potevo ucciderti potevo usarti per far tornare Mamoru all’ovile.

- Ma lui non ha accettato… vero Zakar?

- Mamoru ha il cuore schifosamente puro… in pochi mesi hai snaturato il mio erede. Un comportamento del genere non può non esser punito.

- E sei venuto qui per uccidermi? – rise Usagi – Qui, nel mio mondo… nella mia casa…- scosse il capo continuando a sorridere - Zakar… sappiamo entrambi che sono più forte di te.

- Io non credo. – rispose l’altro beffardo – Sei solo una ragazzina che gioca con la magia.

Usagi si morse un labbro, non desiderava combattere… no, non voleva arrivare alla lotta con lui.

Forse era possibile redimerlo.

- Sai è scocciate parlare con un finto monaco… perché non assumi le tue vere sembianze Zakar?

Il mago ghignò e fece un piccolo inchino come segno di rispetto verso la donna che gli stava di fronte, lentamente le sue fattezze cambiarono: i vestiti si tramutarono in una lunga veste nera con i ricami in argento, i capelli si accorciavano diventado neri con evidenti ciuffi bianchi, i lineamenti divennero più duri, la barba sparì lasciando il posto alle profonde rughe che segnavano il viso stanco del mago, gli occhi divennero neri e profondi.

Usagi era a bocca aperta.

Zakar sogghignò soddisfatto.

- Dimmi strega bianca… riconosci il mio volto?

 

***

Seiya apparve sulla scogliera tra uno scintillio di luci d’orate, si guardò subito attorno alla ricerca, quasi disperata, del fratello.

Il paesaggio era spoglio e non fu molto difficile rintracciare il suo corpo disteso a terra tra i pochi cespugli secchi che c’erano.

- Mio dio…- mormorò correndo verso di lui.

Mamoru era a terra, immobile, gli occhi fissi, rigido e sembrava che non respirasse, ma Seiya sapeva che era vivo, Zakar l’aveva solo immobilizzato.

Allungò le mani sul suo corpo e si concentrò, una luce dorata apparve sotto i palmi e irradiò il corpo del mago.

Il viso di Mamoru riprese colore, i polmoni ripresero a respirare e gli occhi si aprirono incrociando lo sguardo di Seiya.

- Seiya?- chiese con un filo di voce – Dove sono?

- Sulla scogliera... non ricordi? Hai avuto uno scontro con Zakar.

Mamoru chiuse un attimo gli occhi riordinando le idee.

- Usagi...

- Non sappiamo nulla di lei. – si affrettò a rispondere l’altro: sapeva che non c’era tempo da perdere inutilmente.

- Zakar... quel maledetto... vuole la mia Usako.

Tentò di alzarsi la Seiya lo bloccò.

- Aspetta sei ancora debole, l’incantesimo che ti ha lanciato era molto forte.

- Quando sono rimasto in questo stato?

- Non lo so... spero solo qualche ora.

Con uno sforzo Mamoru riuscì ad alzarsi, Seiya lo sosteneva sentendo il tremore che attraversava il corpo dell’altro.

- Mamoru dobbiamo portarti da Ami, ti rimetterà in sesto in pochi attimi.

- No, - rispose l’altro cercando di camminare da solo – ho solo bisogno di muovermi.. e poi devo trovare il modo di andare da Usagi. Ha bisogno di me.

- In questo caso...

Seiya prese la busta che aveva in tasca e la porse a Mamoru.

- E’ arrivata qualche ora fa... viene dall’abbazia.

Senza dire una parola Mamoru afferrò la busta e la strappò prendendo subito il foglio piegato in quattro che c’era al suo interno.

- E’ di Elson..- fece senza staccare gli occhi dalla piccola calligrafia – dice che Usagi é nei guai... e che il Monaco Superiore sta tramando qualcosa di grosso... c’é scritto che dobbiamo raggiungerla immediatamente.

- Tu sai cosa vuol dire questo?

- Abbiamo il permesso di entrare nell’abbazia Seiya. – sorrise Mamoru vedendo finalmente una soluzione al problema.

- Io verrò con te. – disse risoluto il mago – Sei debole e potresti aver bisogno d’aiuto, Magri non posso combattere contro Zakar o Adreiu ma posso fermare i maghi che si metteranno sulla nostra strada.

Mamoru allargò di più il sorriso.

- Perché lo fai?

- Perché sei mio fratello.

- Grazie Seiya.

 

***

Usagi aprì la bocca per palare ma la richiuse poco dopo del tutto confusa... quell’uomo che aveva davanti agli occhi.. era... era...

- Impressionante vero?- domandò Zakar compiaciuto dallo stupore della strega – Quando bevevo la vostra energia ero così giovane che non riuscivano a distinguere me da Mamoru.

In effetti il mago che Usagi aveva davanti agli occhi era straordinariamente somigliante a Mamoru, solo più vecchio.

Improvvisamente tutto fu molto più chiaro nella mente della giovane.

- Sei tu.. io.. io... non ho visto Mamoru... io ho visto te.

Il mago annuì.

- E’ stato facile farti credere che fosse stato Mamoru ad aver ucciso i tuoi genitori, la tua mente era ancora debole, affaticata e io avevo il libero accesso a tutti i tuoi pensieri tramite l’ipnosi, risvegliare quell’immagine é stato semplice, ed ero sicuro che avresti confuso me per mio figlio. Dopo che l’hai attaccato ero certo che mi avresti seguito qui... dove Mamoru non avrebbe mai potuto raggiungerti. Il mio piano era perfetto.. tutto stava andando nel migliore dei modi.

- E cos’é cambiato Zakar?- domandò Usagi sempre tranquilla, quasi come se fosse una semplice chiacchierata tra amici davanti ad una tazza di the e pasticcini.

- Il canto di un vecchio monaco...- spiegò Zakar - Il frutto di una notte d’amore,

un discendente che il futuro potrà cambiare. 

Usagi sgranò gli occhi portandosi una mano al ventre rigonfio.

- Mi hai tenuto la tua gravidanza nascosta per oltre sei mesi... i miei complimenti. –ghignò malefico Zakar – Inizialmente avevo creduto che parlasse di Mamoru e del suo tradimento ma poi... Elson mi ha aperto gli occhi. Lui é a conoscenza della tua situazione vero?

La strega annuì debolmente.

- Lo immaginavo, quando ho capito che anche lui mi nascondeva qualcosa ho pensato che, forse, quella stupida filastrocca non era rivolta a mio figlio.. ma al tuo. Così ho cambiato i miei piani.

Usagi impallidì di colpo, Zakar, attento ad ogni misero cambiamento, sorrise malefico e si avvicinò di un altro passo.

- Ho fatto l’ultimo tentativo con Mamoru, ero disposto a tutto pur di riaverlo, senza di lui il mio regno di terrore e male non può andare avanti. Ma Mamoru é troppo testardo, non ha cambiato idea... neppure sotto minaccia.

- Ora... ora cos’é cambiato?- mormorò Usagi intuendo già la risposta.

- Ormai Mamoru non mi serve più, inutile far cambiare idea ad un uomo... ma tuo figlio... quella piccola creatura che cresce dentro di te potrà essermi molto utile. Lo crescerò io, sotto la mia guida diventerà il mio erede, un nipote che racchiude in sé i poteri delle streghe bianche e i poteri oscuri del padre. Credimi Usagi, tuo figlio sarà potentissimo.

- Io non lo permetterò. – fece la strega risoluta – Non avrai mai mio figlio! 

- E chi mi fermerà... tu? – Zakar scoppiò a ridere – Quando nascerà farò in modo che, questa volta, non ci siano madri tra i piedi. Tu e Mamoru morirete e mio nipote crescerà sotto la mia guida, il tuo sangue mi darà la forza necessaria per vederlo crescere e per istruirlo al meglio.

- Per questo mi hai tenuto in vita... per questo che mi hai istruito... tu volevi solo aumentare la mia forza, in modo che poi, quando avresti bevuto il mio sangue, tu saresti ringiovanito.

Il mago fece un applauso offensivo.

- Molto bene... vedo che inizi a capire tutto.

- Solo una cosa non capisco. – ammise la strega – Perché non mi hai mai cercato? Avevo solo dieci anni, ero debole, e sapevi che mio padre mi aveva salvato. Perché non mi hai cercato e non mi hai ucciso allora?

- Perché non ero certo che tu fossi ancora viva, tua nonna aveva bloccato i tuoi poteri e aveva incantato la casa. Ho provato a cercarti ma non ti ho mai trovato, così ho dedotto che Robert fosse troppo debole quel giorno e che il suo incantesimo aveva creato danni. Non credevo che fossi sopravvissuta Usagi. Quando ti ho visto in quel vicolo tutto mi fu più chiaro... ma dovevo continuare a recitare la parte del Monaco Superiore, ho fatto di tutto per separare te e Mamoru e, alla fine, ce l’ho fatta.

- No, invece. – ribatté la strega – Io e Mamoru ci amiamo e nostro figlio é la prova tangibile della nostra unione.

- Usagi se sei intelligente come credo lascerai che tuo figlio viva una lunga vita con me. – disse Zakar tendendole una mano – Lascia che sia io a crescere tuo figlio, non soffrirà mai, non morirà... vivrà una vita lunga e sarà rispettato da tutti.

- Una vita di morte? Una vita tinta di sangue? Ti ho già detto che il rispetto non si ottiene con la forza ma si guadagna!  – urlò Usagi –Non ti lascerò mai mio figlio Zakar! MAI!

- Allora lo prenderò con la forza!- gridò il mago improvvisamente minaccioso colpendo Usagi con incantesimo – Non ho intenzione di farti male piccola strega bianca... non fino a quando mio nipote verrà al mondo. Farò in modo che tu possa solo startene a guardare, non potrai muoverti, non potrai neppure parlare... al resto penserò io.

Scagliò un altro incantesimo, Usagi si voltò per proteggere la piccola creatura che aveva in grembo, quel suo segreto così a lungo celato a tutti; quando la colpì sulla schiena strinse i denti talmente forte da ferirsi il labbro inferiore.

Il suo sguardo velato dalle lacrime cadde sulla statua di marmo del padre... quel padre che l’aveva protetta, che l’aveva amata fino alla tomba.

- Cosa devo fare?- mormorò mentre le lacrime scendevano senza sosta sul suo viso pallido – Come posso salvare mio figlio?

Un mormorio di voci invase la sua testa, era come se ci fossero delle creature invisibili che le sussurravano all’orecchio, ma erano così tante e parlavano con così poca voce che non capiva nulla... sentiva solo il brusio e Zakar che si avvicinava.

All’improvviso una voce si fece più forte delle altre... la voce di un vecchio che lei riconobbe subito.. quella canzone... la profezia che narrava di suo figlio.

 

Un cammino scritto delle anime immortali,

Che scenderanno sulla terra per la loro vendetta finale.

Il frutto di una notte d’amore,

un discendente che il futuro potrà cambiare.

 

Allora capì che una soluzione c’era... che c’era sempre stata... che lei era l’unica che poteva farlo.

Allungò una mano tremante e strinse quella fredda e dura del padre.

- Guidatemi voi padre... aiutatemi...

Zakar raggiunse Usagi con poche falcate, l’afferrò per una spalla e la fece voltare ma non era pronto per quello che vide: la strega aveva lo sguardo vuoto ma anche molto minaccioso.

- Cosa credi di fare stupida donna?- urlò mentre, nella sua mano, si formava una sfera verde – Vuoi batterti contro di me?

La strega aprì la bocca per parlare, la sua voce era rauca, sembrava provenire da un posto lontano, quasi un altro mondo.

- Zakar! Hai ucciso le streghe della mia razza solo per il tuo potere, solo per raggiungere i tuoi sporchi scopi. I morti reclamano vendetta mago... le anime che hai condannato al limbo ora saranno accontentate.

Lentamente la strega iniziò a parlare in un’antica lingua perduta, alzando la voce man mano che il potere iniziava a scorrerle per il tutto il corpo, il simbolo sulla fronte iniziò a brillare, costringendo il mago ad allontanarsi di qualche passo.

 

Mentre Usagi pronunciava il suo incantesimo il cielo diventava sempre più nero e minaccioso, Elson si affacciò ad uno dei tanti balconi... era certo che Usagi fosse nella sua stanza.

- Maledizione. – mormorò stringendo la ringhiera di ferro, con lo sguardo passò in rassegna tutto il parco – Il cimitero.

 

Zakar continuava a chiedersi cosa Usagi stesse facendo.

Ormai la strega urlava la sua formula, e, mentre continuava a pronunciala come se fosse una canzone, delle strane fiamme blu apparvero accanto a lei. Si muovevano lente, guidate dall’incantesimo della strega. Una dopo l’altra le fiamme aumentavano di intensità, Zakar ebbe la netta sensazione che Usagi avesse aperto le porte dell’inferno per far entrare tutto quel fuoco.

- Cosa credi di fare con qualche fiammetta?- urlò il mago nascondendo il suo timore – Credi di fermarmi con il fuoco?

- Tu credi solo nelle apparenze mago. – echeggiò una voce maschile.

Zakar si guardò attorno confuso, era certo che nessuno lo avesse seguito.

- Chi sei? Esci immediatamente allo scoperto!

- Stupido mago..- sibilò la voce malefica - non mi vedi neppure ora che sono davanti ai tuoi occhi.

Zakar tornò a fissare Usagi e impallidì improvvisamente, le fiamme blu avevano lasciato il posto a degli spettri, ogni fiamma rappresentava una vita che lui aveva stroncato. Erano decine... tutte che lo fissavano cupe in volto, urlando vendetta, accanto alla strega c’era Robert con Selene e Sarah.

- Tu sei colui che ha condannato tutti noi. – fece Robert – Abbiamo atteso a lungo questo giorno.

Usagi smise di recitare la formula, guardò Zakar e ghignò.

- Ora.

Con un urlo Robert si scagliò sul mago che tentò di difendersi ma inutilmente: anche se colpito degli incantesimi il fantasma non recava alcun danno.

Velocemente e con rabbia, il fantasma del vecchio Monaco Superiore trapassò il corpo del mago. Zakar sbarrò gli occhi nel momento il cui la sua anima fu strappata con forza dal corpo, inutile provare a resistere o a fermarlo...

Accadde tutto in pochi attimi veloci.

Il suo corpo senza vita si accasciò a terra.

Dalle anime delle streghe bianche si levò un sospiro di sollievo: finalmente potevano riposare in pace. Una dopo l’altra sparirono lasciando Usagi sola con la sua famiglia.

- Sei stata fantastica!- esultò Sarah con un sorriso.

- Grazia piccola mia. – fece più dolcemente Selene.

- Noi saremo sempre con te. – echeggiò Robert allungando una mano per accarezzarle il volto – Sarai una grande strega... addio figlia mia...

Sparirono anche loro, lo sguardo di Usagi tornò normale mentre si guardava attorno... aveva formulato un incantesimo... sapeva quello che stava facendo, ma ora non ricordava nulla. Il suo sguardo si fermò sul corpo esanime di Zakar ai suoi piedi.

- Non ci credo...- mormorò incredula – ha funzionato.

Un dolore lacerante al ventre la fece gemere mentre le gambe tremarono rischiando di farla cadere a terra.

- Cosa... cosa...

Un altro dolore le strappò quasi un urlo.

In quel istante Elson entrò di corsa nella cripta, si guardò attorno quasi pensasse che fosse piano di maghi, notò immediatamente Zakar riverso a terra e Usagi che si aggrappava alla tomba del padre pallida e tremante.

- Usagi!- urlò correndo verso di lei e scavalcando il corpo del mago – Usagi cosa ti succede?

- Non... non.. – un altro dolore e, questa volta, non riuscì a ricacciare indietro un lieve urlo.

Elson abbassò lo sguardo per vedere se fosse ferita quando vide una macchia di sangue che si allargava sulla gonna della ragazza.

- O cielo...- mormorò – il bambino...

 

***

Mamoru e Seiya correvano per i corridoi dell’abbazia, erano arrivati da poco, avevano mostrato la lettera ad un monaco e gli avevano fatti entrare. Subito furono accolti da un vecchio stregone che gli aveva detto che c’erano state delle complicazioni, che Adreiu era in realtà Zakar, che aveva ingannato tutti loro per anni e della battaglia che Usagi aveva combattuto da sola.

Mentre correvano alla ricerca della camera giusta Mamoru si malediva per averla lasciata andare, per non aver lottato, per non aver capito prima quello che stava succedendo... ora suo padre era morto e lui era libero.

Ma se il prezzo da pagare era la morte di Usagi...

Si bloccarono davanti ad una porta dove stavano in attesa altri vecchi maghi ansiosi. Aprì subito la bocca per chiedere se fosse proprio quella la stanza di Usagi quando il pianto di un neonato gli fece morire le parole in gola. Subito si voltò verso Seiya che scosse piano il capo per fargli capire che era incredulo quando lui.

Ci volle poco per vedere la porta aprirsi, Elson uscì visibilmente soddisfatto, le maniche della tunica arrotolate fino ai gomiti, sembrava affaticato ma molto felice.

Guardò i presenti e non si stupì di vedere anche Mamoru.

- Tua figlia. – disse con un sorriso.

Mamoru era certo di aver capito male.

- Come.. mia... mia figlia?

- Non é riuscita a dirtelo perché Zakar intercettava le sue lettere. E’ stato un parto molto difficile e la bambina é nata prematura ma la vostra magia ha fatto in modo che fosse sana. E’ perfetta... e stanno bene entrambe.

- Mia figlia?- ripeté ancora il mago incredulo.

Lo stregone sorrise comprensivo e gli posò una mano sulla spalla.

- Va da lei,- gli disse – ti sta aspettando.

Mamoru annuì distratto mentre la sua mente continuava a ripetere in maniera ossessiva la parola figlia... Usagi aspettava un bambino... lui era padre...

Entrò nella stanza pallido, le gambe molli, tremava e il cuore batteva come un tamburo nel suo petto.

Usagi era sdraiata a letto, visibilmente provata, aveva due profonde occhiaie, i capelli racconti dietro il cuscino, l’espressione esausta eppure sorrideva felice continuando a guardare quel piccolo fagottino rosa che teneva stretto tra le braccia.

- Usako...- mormorò con voce strozzata.

La strega si voltò sorpresa, per un attimo non credette ai suoi occhi, era certa che fosse un’allucinazione post-parto.

- Usako. – disse di nuovo il mago avvicinandosi al suo letto – Sono io.

- Mamo.. Mamo-Chan. – sussurrò la ragazza scoppiando a piangere – Sei tu... sei proprio tu...

Il mago si mise a sedere sul bordo del letto e si allungò per darle un bacio.

- Sono qui amore mio... é tutto finito... ora andrà tutto bene.

La bambina gorgogliò indispettita da quella mancanza improvvisa di attenzioni, Mamoru sorrise e la prese tra le braccia.

Il calore e l’amore che sentiva nel cuore era indescrivibile.

Era una bambina bellissima, anche se nata prematura era perfettamente sana, segno che un grande potere risedeva in lei.

- Nostra figlia..- mormorò accarezzandole una piccola guancia – la nostra bellissima bambina.

Usagi abbracciò entrambi felice di aver attorno la sua famiglia.

- Ti amo Mamo- Chan.

- Ti amo Usako.

- Perdonami se non ti ho detto nulla... ma Zakar...

- Non importa più...- la interruppe il mago – non é più importante. Tutto é finito, ora contiamo solo noi.

Usagi annuì poi tornò a guardare il frutto del loro immenso amore.

- Come la chiamiamo?- chiese Mamoru iniziando a cullarla.

- Speranza. – rispose la strega con un sorriso.

Mamoru annuì compiaciuto e tornò a guardare sua figlia.

Sì, quella bambina era la loro Speranza.

 

FINE

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Capitolo 32
*** La pagina dei ringraziamenti ***


LA PAGINA DEI RINGRAZIAMENTI

LA PAGINA DEI RINGRAZIAMENTI

 

Solitamente scrivo i ringraziamenti nella sezione dei commenti ma per questa storia, che é stata molto più lunga del previsto e che ha superato le cento recensioni, era doveroso fare un ringraziamento in grande stile!

Ringrazio tutte voi che mi avete dato la forza di continuare con i vostri giudizi positivi, vi ringrazio per averla letta senza sosta, anche più di una volta, vi ringrazio per il sostegno e per l’affetto che mi avete dimostrato! Sono veramente commossa!

Arrivata alla fine di questa fic é come se avessi perso un pezzetto di me... mi ha tenuto compagnia per tanto tempo prima che mi decidessi a metterla sulla carta (o sul foglio di word vedete un po’ voi), sono contenta che sia piaciuta! Avevo provata ad ambientarla in vari libri... con personaggi sempre diversi... non avrei mai pensato che la sua ambientazione giusta fosse proprio quella di Sailor Moon! Spero che non sia un pasticcio! ^^

Ora aspetto i commenti per l’ultimo capitolo che ammetto mi é costato un sacco di fatica!

Grazie a:

- Kirby;

- _Sofia_;

- Isilya;

- xstellaluna;

- sailoruranus;

- angel_alexandra;

- sissy;

- lalla5585;

- fra;

- Carroll.

Per aver lasciato un commento (spero di non aver dimenticato nessun in caso contrario chiedo scusa!) e i ringraziamenti vanno a che a tutti quelli che hanno letto la storia ma non hanno commentato!

Vi aspetto alla prossima!

Un bacio

Elena

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