Il sole del domani

di oscar1755
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** atto 1 ***
Capitolo 2: *** atto 2 ***
Capitolo 3: *** atto 3 ***
Capitolo 4: *** atto 4 ***
Capitolo 5: *** atto 5 ***
Capitolo 6: *** atto 6 ***
Capitolo 7: *** atto 7 ***
Capitolo 8: *** atto 8 ***
Capitolo 9: *** atto 9 ***
Capitolo 10: *** atto 10 ***
Capitolo 11: *** atto 11 ***
Capitolo 12: *** atto 12 ***
Capitolo 13: *** atto 13 ***



Capitolo 1
*** atto 1 ***


Le prove si erano protratte per tutto il pomeriggio senza che agli attori fosse concesso un attimo di riposo.
Kuronuma li aveva sottoposti a turni estenuanti, fino a quando non si era ritenuto soddisfatto del livello raggiunto.
Il sole, tramontando, allungava le ombre della sera che si adagiavano sui marciapiedi brulicanti di vita.
Uscendo trafelata dal teatro, si rammaricò di essere in ritardo all’appuntamento con Rei.
L’amica l’avrebbe accolta con un lieve broncio, fingendo di essere arrabbiata, e poi si sarebbero abbracciate ridendo.
Un delicato sorriso le illuminò il volto tirato. Sperava di trascorrere una serata piacevole disperdendo nell’oblio, almeno per qualche ora, la tristezza che da troppo tempo la opprimeva.
I giorni si erano susseguiti uno dietro l’altro, inseguiti dal tempo che, severo, la avvicinava alla prima della dea scarlatta.
Il tormento interiore era aumentato e, inesorabile, gonfiava la propria anima di una profonda e ineluttabile rassegnazione.
Aveva, per sua fortuna, imparato a convivere con la sofferenza celata nel cuore, senza che essa la turbasse, come in passato, nel pieno delle prove.
Ma durante la notte, quando si coricava, i fantasmi, che lei cercava di scacciare con forza, si ripresentavano puntuali, gettandola senza indulgenza in un sonno agitato da inconsapevoli paure.
Scosse la testa nel tentativo di respingere i pensieri molesti. Si voltò e, sorridendo, salutò Sakurakoji in lontananza, agitando la mano.
Nella corsa urtò contro l’uomo che veniva dalla direzione opposta.
- Mi scusi.
Sollevando lo sguardo, il tono rammaricato fu sostituito da un composto saluto.
- Buonasera, signor Hayami.
Due forti braccia la trattennero, indugiando sulle sue spalle. Percepì il calore delle sue mani attraverso il delicato tessuto della camicetta che indossava.
Catturata da quegli occhi chiari, rimase immobile, annaspando nel proprio affanno, nel tentativo di ritrovare una parvenza di calma.
Il volto serio di Masumi esprimeva disappunto. Maya si sentì trafitta da quello sguardo profondo e, imbarazzata, si allontanò da lui.
- Buonasera, ragazzina.
Il saluto formale contrastava con la stretta possessiva con la quale le sue mani l’avevano bloccata.
Mentre la fissava, l’immagine delle foto di Maya ritratta insieme a Sakurakoji, tornò a tormentarlo accendendo, suo malgrado, la gelosia che tentava di contrastare.
- Allora ragazzina, come stanno procedendo le prove? – le chiese, sforzandosi di rimanere indifferente.
Maya rimase in silenzio. Non lo vedeva dal party del suo fidanzamento e l’incontro inatteso l’aveva disorientata. Cercò di riscuotersi.
- Bene. – farfugliò, a disagio.
Si fissarono nuovamente, senza parlare. Masumi avrebbe desiderato stringerla, come nei sogni che ogni notte tornavano a tormentarlo, cancellando tutte le incomprensioni tra di loro.
Sorrise amaramente, ironizzando con se stesso dell’ingenuo pensiero che gli era balenato nella mente. La realtà non si cancellava dentro un semplice abbraccio.
Il proprio compito, a dispetto del desiderio nascosto nel cuore, era un altro. Sposare Shiori e continuare ad occuparsi della Daito, accrescendone il prestigio.
Fece uno sforzo per non cedere alla tentazione di seguire il proprio istinto.
- E il tuo Isshin, come recita sulla scena?
Il tono sarcastico non sfuggì a Maya. L’insinuazione di Masumi era palese.
Il suo primo impulso fu quello di fuggire. Non poteva reggere ad un altro, sprezzante, scontro con lui.
L’umiliazione subita al ricevimento le bruciava ancora. Cercò in se stessa l’orgoglio per contrastarlo.
- Che cosa intende dire? Sakurakoji è un bravo attore e non tollero certe insinuazioni da lei!
Si interruppe, respirando lentamente per calmarsi.
- Non vedere allusioni, dove non ce ne sono. Volevo semplicemente sincerarmi che le prove procedessero bene. In fondo, la Daito potrebbe avere un ruolo importante nella messa in scena della dea scarlatta.
- Si sbaglia! La signora Tsukikage non cederà mai i diritti a lei. – gli gridò.
- Ne sei così sicura, ragazzina? – le chiese, mentre un sorriso ironico comparve sul suo volto.
- Lei non riuscirà nelle sue disoneste manovre! Io la odio e cercherò di contrastarla con qualunque mezzo.
Masumi si avvicinò pericolosamente. Le strinse un braccio ed avvicinando il viso al suo, non nascose la propria rabbia.
- Attenta! Non provocarmi, ragazzina! Ti ho già ricordato, più di una volta, che devi controllare e nascondere il tuo risentimento nell’ambiente dello spettacolo.
- Per diventare una persona arida come lei? Non lo farò mai, se il prezzo da pagare è rinunciare a me stessa.
Era odiosamente insopportabile. Voleva ferirlo e, inconsapevole, era riuscita nel proprio intento.
Masumi accusò il colpo, lasciandole il braccio. Notò con disappunto il segno rosso sul suo polso.
Le poche parole di Maya avevano tracciato il suo ritratto con violenta precisione. Era davvero insensibile? Nel profondo del proprio essere, l’amore che nutriva per la splendida creatura che gli stava di fronte, pulsava, tormentandolo.
- Ragazzina, stai mettendo a rischio il tuo futuro di attrice. Non ti conviene contrastarmi - le mentì, ignorando la muta preghiera del proprio cuore.
Le lacrime le rigarono il volto. Fuggì lontano da lui, consapevole solo del dolore che attanagliava la propria anima.
Masumi rimase immobile. Era davvero incapace di amare? Per la prima volta in vita sua provò un profondo disprezzo per se stesso. Quel litigio, cupo e violento, aveva aggiunto altri mattoni al muro di odio e incomprensione che li divideva da anni.

continua

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Capitolo 2
*** atto 2 ***


Gettò una rapida occhiata all’orologio. Era in ritardo, come al solito. Rei suppose che Maya fosse immersa in uno dei suoi sogni ad occhi aperti e non si fosse resa conto del trascorrere del tempo. Erano diversi anni che la conosceva e non si stupiva più del suo comportamento, molto spesso, distratto.
Sorrise, vedendola comparire in fondo al viale. L’entusiasmo si tramutò in seria preoccupazione quando notò fitte lacrime scivolare sul suo volto.
- Maya è accaduto qualcosa di grave? – le chiese inquieta.
Cercò di celare l’espressione nervosa, ma gli occhi arrossati dal pianto testimoniavano, suo malgrado, la profonda disperazione.
- No – mentì Maya – sono solo molto stanca. La ricerca della perfezione di Kuronuma ci sottopone ad un forte stress, tutto qui.
Rei la osservò in silenzio e, sollevando un sopracciglio in segno di sorpresa, espresse il proprio dubbio.
- Anche in passato hai dovuto affrontare forti tensioni, ma non hai mai reagito in modo tanto negativo. Sei sicura che si tratti solo della recitazione?
Maya distolse lo sguardo, fissandosi nervosamente le punte dei piedi. Contrariata dalla propria incapacità di saper mentire.
Rei tornò ad incalzarla.
- Ho indovinato, vero? E’ successo qualcosa con Sakurakoji? Avete litigato?
Attese paziente la risposta di Maya. I giornali non facevano altro che insinuare una loro relazione al di fuori della scena, e l’esitazione dell’amica le confermò che si trattava proprio di una scaramuccia amorosa.
- Su Maya, se avete litigato, tutto si risolverà. Farete pace, ne sono certa. Vi conoscete da diversi anni e non sarà certo un litigio ad incrinare il vostro rapporto.
Maya la fissò sbalordita.
- Ma che stai dicendo, Rei? – la aggredì aspramente – ti rendi conto che mi stai attribuendo una relazione con Sakurakoji?
- Be’ che c’è di strano. Ne parlano tutti i giornali!
- Sono menzogne! Mi meraviglio che tu creda a tutto quello che leggi! Non ho una relazione con Sakurakoji e non sono innamorata di lui, chiaro?
Rei restò interdetta. La reazione indignata di Maya, l’aveva sorpresa. Difficilmente si arrabbiava con lei, ma, in quel preciso istante, lo era, a giudicare dallo sguardo risentito con il quale la fissava.
- Scusami. Credevo che tu fossi innamorata di lui.
- No, non lo sono – replicò con voce più calma – perdonami, Rei ho esagerato.
- Tu sei innamorata Maya. Ne sono certa. Se non è Sakurakoji, allora chi è?
- Non ne voglio parlare. Abbiamo una cena che ci aspetta. Andiamo, ti prego.
Rei seguì Maya, chiedendosi chi fosse l’uomo misterioso che aveva catturato il suo cuore. Non era un amore felice, a giudicare dalle condizioni di estremo nervosismo dell’amica. Provò un profondo risentimento per lo sconosciuto che rendeva Maya tanto triste. Lei non ne voleva parlare. Pensò che potesse trattarsi di un amore non corrisposto oppure di un uomo troppo diverso da lei.
Sospirando, si impose di rispettare la volontà di Maya e non le chiese altro. Prese sottobraccio l’amica e le rivolse un radioso sorriso di incoraggiamento.
La serata era trascorsa apparentemente serena. Maya le aveva raccontato i progressi e le difficoltà di interpretare la dea scarlatta.
Rei aveva evitato di porgerle altre domande sulla vita sentimentale, anche se intravedeva lo sforzo di Maya di apparire felice.

Rientrate a casa, Maya si era diretta nella propria stanza, consapevole della lunga notte che la attendeva. L’incontro, inatteso, con Masumi le aveva dolorosamente ricordato la sua situazione sentimentale. Nonostante si sforzasse di guardare al futuro e concentrarsi sulla sfida con Ayumi, non riusciva a staccarsi dalla affascinante figura maschile che l’aveva intrappolata in un amore senza speranza.
Gli scontri con lui erano diventati rabbiosi e non avevano più i connotati della leggera canzonatura. Nei loro diverbi, Masumi la fissava attento e le sue parole la ferivano come mai era accaduto in passato.
Si era chiesta più volte, perché mai Masumi avesse assunto la segreta identità dell’ammiratore.
Anche nelle ultime rappresentazioni teatrali, pur litigando con lei, non le aveva fatto mancare il sostegno, attraverso l’usuale invio delle rose scarlatte che lei attendeva, nonostante tutto, come un balsamo per le proprie ferite. L’infelice amore che nutriva per lui, l’aveva gettata in un abisso di confusione dal quale non riusciva a fuggire.
Si rigirò nel letto, infastidita. Notte dopo notte, si poneva le medesime domande senza trovare una risposta convincente. L’ansia aumentava, man mano che il tempo la accompagnava verso la prima della dea scarlatta e verso la data fissata per il matrimonio di Masumi.
Le era diventato impossibile conversare con Masumi senza scivolare, ogni volta, nello scontro con lui. Riflettendo con più attenzione sulle sue parole, le sovvenne il continuo riferimento di Masumi alla natura della sua amicizia con Sakurakoji. Possibile che fosse geloso? Il cuore prese a batterle furiosamente. Era una eventualità alla quale non aveva mai pensato.
Scosse la testa, mentre gli occhi fissavano, vuoti, il buio della stanza. Masumi innamorato di lei?
Le tremarono le mani, al pensiero che lui potesse ricambiare i suoi sentimenti. Respirò a fondo per calmarsi.
Masumi era un uomo ricco ed affascinante e aveva scelto, come futura moglie, una donna proveniente dallo stesso ambiente sociale. Non avrebbe mai potuto notare una ragazza scialba come lei.
Piegò la bocca un una smorfia amara, ammettendo che la notte era foriera di pensieri irragionevoli.
Avvinta dalla stanchezza, sprofondò in un sonno agitato, mentre dalle persiane socchiuse, striature d’argento annunciavano il sole nascente di un nuovo giorno.

Nel breve tragitto che lo separava da casa, la mente aveva faticato nel tentativo, inutile, di mettere ordine nei propri pensieri. Si rammaricò con se stesso per non essere riuscito a conversare con Maya, senza che le sue parole degenerassero in un astioso biasimo nei confronti della ragazza.
Mentre saliva le scale verso la propria stanza, si passò nervosamente una mano tra i capelli. Entrando, gettò la giacca sull’elegante poltrona e si lasciò cadere sul letto. Sollevò le mani, massaggiandosi con le dita le tempie pulsanti di dolore.
Doveva ringraziare esclusivamente se stesso, se l’odio di Maya si era accresciuto, travolgendolo.
La legittima ricompensa, in risposta al proprio odioso atteggiamento, non poteva che essere il disprezzo di Maya.
Ebbe la certezza che non sarebbe più riuscito ad eliminarla dal proprio cuore. Malgrado gli sforzi per mantenersi impassibile, ad ogni loro incontro la tormentava, accecato dal desiderio di lei e dalla consapevolezza di non poterla avere.
Il profondo disprezzo che nutriva verso se stesso era pari alla propria incapacità di agire. Spazientito, si preparò all’ennesima notte insonne.
Ammise, infine, ciò che aveva cercato di negare a se stesso per lungo tempo.
Era dannatamente geloso di Yu Sakurakoji.

continua

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Capitolo 3
*** atto 3 ***


Ancora pochi giorni e avrebbe calcato la scena per interpretare la dea scarlatta. Non sapeva che cosa il destino le avrebbe portato, ma non era intenzionata a cedere la vittoria ad Ayumi senza lottare.
La mente agitata non ricordava quante ore avesse trascorso alla ricerca dello spirito della dea scarlatta. Non era certa di essere riuscita a catturarne l’essenza, ma il tempo aveva posto il suo segno indelebile sul cammino percorso, conducendola di fronte al compiersi del proprio destino.
L’intuito le suggeriva che nello spirito di Akoya si celava un mistero al momento inaccessibile per lei.
Un rapido sguardo all’orologio le ricordò che doveva prepararsi per la cena.
Dopo avere meditato a lungo di fronte al proprio guardaroba, scelse un abito di un’eleganza sobria che bene si adattava al carattere schivo e riservato. Si osservò allo specchio con occhio critico e si ritenne soddisfatta dell’immagine che vedeva riflessa.
Sakurakoji l’aveva invitata a cena per stemperare la tensione dell’attesa.
Inizialmente esitante, Maya aveva accettato, confidando che la buona riuscita della serata le avrebbe concesso una tregua, congelando, per qualche ora, l’opprimente sensazione di impotenza che la pervadeva da quando si era resa conto amare Masumi.
Il suono del campanello la riportò alla realtà. Sakurakoji era puntuale. Lasciando la propria stanza, lanciò un’ultima occhiata sulla rivista gettata sul letto, sulle cui pagine spiccavano titoli ed articoli inerenti la loro presunta relazione.
Aprendo la porta, sollevò le sopracciglia per la sorpresa. Sakurakoji sorridente le porse un mazzo di fiori. Il vestito che indossava era molto elegante e, per la prima volta, notò in lui un fascino penetrante.
- Sei molto gentile, Sakurakoji – lo ringraziò, accettando i fiori.
- Vogliamo andare? La cena ci attende.
Gli sorrise, sforzandosi di cancellare l’immagine di Masumi dalla propria mente, mentre richiudeva, piano, la porta alle sue spalle.
La cena era stata perfetta e di ottima qualità. La conversazione, amabile, era scivolata sui timori e sulle speranze racchiuse nell’interpretazione del loro personaggio, proprio come tra amici di lunga data, rendendo piacevole la serata.
Sakurakoji l’aveva presa per mano, aiutandola, mentre percorrevano l’ampia scala che conduceva all’uscita dell’elegante ristorante.
- Permettimi di aiutarti, Maya – le aveva chiesto con un sorriso.
Lei, in risposta, gli aveva offerto la mano, lasciando che lui la stringesse dolcemente.
All’esterno, Sakurakoji aveva continuato a tenerla per mano chiacchierando amabilmente.
Maya rimpianse di non riuscire ad essere così serena in compagnia di Masumi. Ogni volta che lo incontrava si sentiva depressa e sulla difensiva.
- Kuronuma è molto esigente, ma penso che sia un ottimo regista. Sei d’accordo con me Maya?
Non ricevendo alcuna risposta, la guardò in volto. Era immersa nei propri pensieri e lo sguardo assente sembrava fissare qualcosa o qualcuno che solo la sua mente poteva vedere.
- Maya? – la chiamò stringendole più forte la mano.
- Che cosa c’è?
- Tu non sei qui. Ti parlo, ma non mi ascolti. C’è qualcosa che ti preoccupa?
Maya arrossì violentemente, sentendosi in colpa. Sakurakoji era stato gentile ed impeccabile per tutta la serata. Aveva notato i suoi tentativi, peraltro riusciti, di rendere piacevole il loro appuntamento e lei lo ripagava sognando l’amore di un altro uomo.
- No, ma cosa vai a pensare – balbettò confusa – sono semplicemente stanca. Che ne dici di tornare a casa? Si sta facendo tardi e dobbiamo riposarci in vista della prima della dea scarlatta.
Sakurakoji intuì il tentativo di Maya di spostare il discorso su un altro argomento. Chinò il capo in segno di assenso.
- Come desideri – replicò in tono dolce.
Si fermarono davanti ad un semaforo pedonale rosso.
Sakurakoji la fissò con il cuore in tumulto. Lei era vicina, sentiva il suo fresco profumo e la calda stretta della sua mano gli infiammava il cuore. L’aveva contemplata tutta la sera, aspettando il momento opportuno per parlarle dei propri sentimenti, ma lei sembrava assorbita e catturata da altri pensieri.
Smise di indugiare ed avvicinandosi a lei, la abbracciò dolcemente posando le labbra sulle sue in un tenero bacio.
Maya si irrigidì per la sorpresa. Le sue braccia rimasero inerti lungo i fianchi, mentre il pensiero corse a Masumi. Si costrinse dimenticarlo, e chiudendo gli occhi, si lasciò baciare.
Si sentì affascinante tra le braccia di Sakurakoji e il suo bacio leniva il segreto dolore racchiuso nel cuore.
Scuotendosi da quei pensieri, sollevò le braccia e delicatamente lo allontanò da sé. Si fissarono per un lungo istante, imbarazzati.
Il semaforo pedonale divenne verde e Maya attraversò la strada di corsa. Si voltò un istante per salutarlo, sorridendo, poi riprese la sua corsa, lontano da lui, mentre il cuore pulsava convulsamente in preda alla sorpresa.

Nessuno dei due si avvide dell’auto nera parcheggiata poco distante.
Con il volto contratto in una smorfia di gelosia, Masumi aveva ricevuto la conferma dei propri sospetti. Maya e Sakutrakoji erano molto di più che semplici amici e le insinuazioni dei giornalisti erano, in realtà, veritiere. Si erano baciati e, nel momento in cui le loro labbra si erano sfiorate, si era sentito morire trafitto da un dolore insopportabile.
Il sospetto che Maya fosse innamorata di Sakurakoji lo accompagnava da tempo, ma vederlo con i propri occhi, aveva cancellato anche l’ultimo barlume di speranza.
Accecato dalla gelosia, strinse ferocemente le mani sul volante finché le nocche non diventarono bianche.
Scese dall’auto in preda ad una rabbia cieca ed entrò nel primo locale che incontrò, uscendone solo mentre il cielo si tingeva dell’argenteo colore dell’alba, dopo avere cercato conforto in diversi bicchieri di whisky e nella saggezza silenziosa del barman.
Odiava Maya per quanto lo faceva stare male. Chiamò un taxi con un cenno malfermo della mano.
L’auto si fermò di fronte alla sontuosa residenza della famiglia Hayami.
- Siamo arrivati, signore. – gli disse il tassista.
- Grazie – replicò Masumi allunandogli una banconota – e tenga il resto.
Entrò faticosamente nel palazzo, trafitto da un mal di testa lancinante.
Gli occhi Eisuke Hayami si fissarono nei suoi, allibiti.
- Masumi! Ma che cosa è successo? – lo aggredì avvicinandosi al lui – puzzi di alcool! Sei ubriaco!
- Padre che cosa fai in piedi a quest’ora? – gli chiese Masumi, ignorando le domande di Eisuke.
- E’ l’alba se non te ne sei accorto! Stavo andando a fare colazione e trovo te in questo stato! Allora che cosa hai combinato, per tornare a casa in queste condizioni?
Masumi ignorò le invettive del padre e cominciò a salire lentamente le scale.
- Mi riposo un paio di ore prima di andare in ufficio. Padre, ho intenzione di chiarire una serie di questioni con te, ma non ora. Come puoi ben vedere non sono nelle condizioni adatte per affrontare un discorso serio che mi sta particolarmente a cuore.
Eisuke Hayami rimase immobile, sconvolto dalle parole del figlio.
Masumi proseguì verso la propria camera, entrò e si gettò sul letto mentre un dolore pungente gli lacerava le tempie. Chiuse gli occhi desiderando, invano, un quieto oblio dall’amore che lo stava devastando.

continua

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Capitolo 4
*** atto 4 ***


Come aveva previsto, dopo un breve riposo e una doccia rinfrescante, uscì per andare in ufficio. L’aspetto esteriore appariva quello di sempre.
Abituato da anni a mascherare i reali sentimenti del proprio animo, nessuno avrebbe detto che era rincasato appena un paio di ore prima, ubriaco.
Nascondeva, altrettanto efficacemente, il feroce mal di testa che continuava a torturarlo quale monito al proprio puerile comportamento. Vedere Maya tra le braccia di un altro uomo gli aveva fatto perdere completamente il filo della ragione, spingendolo a cercare, invano, conforto nell’alcool.
All’esterno l’autista lo attendeva, e mentre entrava nella limousine, si appuntò mentalmente di far riportare a casa la propria auto.
Chiuse gli occhi infastidito dalla luce accecante del sole del mattino. Inforcò un paio di occhiali scuri, ironizzando sul fatto che non li indossava mai. Aveva decisamente sperimentato il potere che Maya aveva su di lui.
Il rapporto di Maya con Sakurakoji era fonte di una folle gelosia. Cercò consolazione nel pensiero che lei non aveva mai dimenticato il suo ammiratore segreto. La gratitudine non era certo il sentimento che desiderava da lei, ma finché non veniva chiaramente respinto, forse avrebbe potuto sperare ancora.
Era consapevole che poteva pretendere chiarimenti da lei, solo se fosse stato il primo a comportarsi in modo logico, ma la coerenza gli difettava da parecchio tempo.
Tentò di tenere a freno la gelosia che gli impediva di agire razionalmente. C’erano ancora i diritti della dea scarlatta da ottenere e non poteva perdere di vista i traguardi che si era prefissato.
- Ho cambiato idea – disse con tono neutro, rivolgendosi all’autista – portami dalla signora Tsukikage.
Genzo fu stupito di vedere il signor Hayami, ma si fece da parte per lasciarlo entrare.
- Vorrei vedere la signora, se fosse possibile.
L’uomo scomparve per qualche minuto, lasciando Masumi ad attenderlo nell’ingresso. Erano passati diversi anni dalle intimidazioni espresse alla signora Tsukikage per ottenere i diritti della dea scarlatta.
I sotterfugi disonesti per contrastarla erano ormai un lontano ricordo, da quando Maya aveva stravolto la sua esistenza.
Era rimasto affascinato dalla gioia che esprimeva per il teatro, spinta da un passione che lui non aveva mai provato. Pensò che la propria analisi non era del tutto esatta. Le passioni che nutriva quando era bambino si erano spente nel confronto con il padre adottivo. Maya gli aveva semplicemente risvegliato le emozioni per la vita, a lungo sopite.
Non era più una ragazzina e Sakurakoji la stava allontanando da lui, o meglio dal suo ammiratore. Sarebbe arrivato il momento in cui Maya non avrebbe più avuto bisogno del suo sostegno e aveva la certezza che quel giorno fosse terribilmente vicino.
Il ritorno di Genzo interruppe il flusso dei suoi pensieri.
- La signora la riceverà, si accomodi pure, signor Hayami.
Entrando nell’elegante salotto, chinò il capo in segno di saluto.
- Buongiorno signora Tsukikage, scusi se la disturbo a quest’ora.
- Si accomodi signor Hayami – fece una breve pausa, osservandolo, quindi riprese – effettivamente sono sorpresa di vederla oggi. Credevo che fosse impegnato nelle sue speculazioni, in vista della prima della dea scarlatta.
Un sorriso amaro si dipinse sul volto di Masumi.
- Lei non ha una buona opinione di me, vero? - Dovrei? – gli fece eco, sollevando un sopracciglio, sorpresa.
- Devo ammettere che lei ha ragione. In passato il mio comportamento è stato effettivamente senza scrupoli.
Il silenzio calò tra di loro. La signora Tsukikage lo osservò, incerta se fidarsi dell’uomo che in passato aveva cercato di raggirarla più volte.
Masumi, d’altra parte, sapeva di essere sottoposto ad un attento esame, e attese che l’intuito della signora Tsukikage le suggerisse la risposta.
- Lei è cambiato Masumi, mi permette di chiamarla cosi? – disse infine.
- Ma certo signora. E che cosa ci sarebbe di diverso in me?
Il tono difensivo che aveva assunto, indicò che la signora Tsukikage aveva colto nel segno.
- Lei non è così sicuro di sé, come in passato. Sembra imprigionato nell’indecisione – considerò con sicurezza – non sembra più concentrato sui diritti della dea scarlatta.
Masumi la fissò negli occhi.
- E quale sarebbe il motivo di questo mio cambiamento?
- Il desiderio di rivalsa nei confronti di suo padre non è più prioritario, forse? Oppure non è più la dea scarlatta che desidera? O è l’amore la causa di tutto?
Masumi sussultò impercettibilmente, cercando di difendersi con ironia.
- Io innamorato? Suvvia signora Tsukikage, siamo adulti! Lei sa benissimo che il mio fidanzamento rispecchia meramente l’interesse per gli affari della famiglia Hayami.
- Masumi, io non parlavo affatto della sua fidanzata, ma di un’altra donna. Mi chiedo solo che cosa sarà disposto a fare per lei. Se metterà in gioco tutto, compreso se stesso, oppure si ritirerà, lasciando campo libero ad altri e si accontenterà di realizzare l’illusione di suo padre - mosse qualche passo verso di lui e proseguì – qual è il suo sogno signor Hayami?
Masumi strinse le labbra e le sorrise tristemente.
- Vedo che non posso ingannarla. Il mio sogno? Per molto tempo ho creduto che non si sarebbe mai realizzato.
- E ora?
- Ora è si è allontanato ancora di più da me – rifletté in un sussurro, come se parlasse con se stesso – ciò non toglie che io non desideri vederlo realizzato, dopotutto se sono un combattente negli affari, lo posso essere anche in amore, no?
- Le auguro di riuscire nel suo intento. L’esito della sua battaglia segnerà il confine tra la sua condanna e la felicità assoluta.
- Signora Tsukikage le ho tolto anche troppo tempo. Non ero venuto qui per affrontarla, ma semplicemente, per chiederle, in modo pulito questa volta, se lascerà alla Daito almeno l’incarico di allestire la scena per la dea scarlatta. Non le chiedo i diritti, ormai vi ho rinunciato da tempo. Sono convinto, e non sto mentendo, che debbano spettare alla vincitrice della sfida tra Maya e Ayumi.
Masumi si diresse verso la porta.
- I miei ossequi. Spero di rivederla presto.
Mentre usciva la signora Tsukikage si avvicinò a lui.
- Maya merita un futuro radioso accanto ad un uomo che la ami appassionatamente, perché lei saprà donare un grande amore all’uomo che sceglierà – si interruppe fissandolo negli occhi, quindi riprese – indipendentemente dall’esito della sfida tra Maya e Ayumi, lei sta dimostrando di essere un uomo Masumi. Avrà ciò che chiede. Affido alla Daito l’organizzazione dello spettacolo.
Lui la scrutò, trasalendo. La signora Tsukikage gli sorrise e richiuse la porta.
Masumi scosse la testa passandosi una mano tra i capelli.
- Vedremo se saprò essere uomo fino in fondo - mormorò a se stesso.

continua

ne approfitto per agurarvi un felice 2006 ^___^

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Capitolo 5
*** atto 5 ***


Bussò piano, con il cuore in tumulto per il desiderio di vederla. Maya aprì la porta, trasalendo alla sua vista. Non era ancora pronta per affrontarlo, ma la sua presenza di fronte a lei, le fece comprendere che non avrebbe potuto rinviare un chiarimento tra loro.
- Posso entrare? So che non mi aspettavi, ma desideravo parlarti.
Maya lo fissò per un attimo, prima di scostarsi e lasciarlo entrare, senza profferire parola.
Fece qualche passo incerto, infine si decise ad affrontare l'argomento che più gli stava a cuore.
- Ieri sera sei fuggita. Ti sei offesa per il bacio che ti ho dato?
Maya abbassò gli occhi imbarazzata.
- No, non sono offesa, Sakurakoji. Non mi aspettavo che tu mi baciassi, tutto qui.
- Il tono della tua voce non promette nulla di buono. Ho la netta sensazione che tu mi stia evitando. Ormai dovresti conoscere i sentimenti che provo per te - mosse qualche passo verso di lei e riprese a parlare - il mio timore è che tu sia così presa dal teatro da non accorgerti di me.
Maya si sentì profondamente in colpa, ma era consapevole che doveva dare una risposta a Sakurakoji.
- Sei un caro amico per me, lo sai.
- Solo un amico? - le chiese tristemente.
- Non mi è possibile offrirti di più di una amicizia.
Sakurakoji non fu persuaso dalla sua vaga affermazione e la incalzò per ottenere un spiegazione più precisa.
- Non vuoi proprio darmi una possibilità? Con il tempo potresti imparare ad amarmi.
Maya cercò un appiglio per non rivelargli il segreto nascosto nel proprio cuore innamorato e sofferente.
- Io ti voglio bene come ad un amico, non posso amarti come chiedi.
- Come fai a saperlo se non provi? Dall'amicizia può nascere un tenero sentimento, perché mi rifiuti a priori? - replicò Sakurakoji rifiutando di arrendersi.
Lei lo fissò stringendosi le mani. Non voleva rivelare ciò che il suo cuore custodiva tanto gelosamente. L'unico legame che la univa a Masumi doveva appartenere a lei soltanto. Sospirò in preda allo sconforto. Si rese conto che non poteva illudere Sakurakoji.
- Perché il mio cuore appartiene ad un altro uomo - gli rivelò, alla fine.
Sakurakoji la fissò con uno sguardo smarrito. Tutto si sarebbe aspettato da Maya, tranne che amasse un altro uomo.
- Chi? - la aggredì apertamente, pentendosi all'istante della propria irruenza.
Lo sguardo di Maya si rabbuiò, per non illuderlo ancora, aveva riaperto la propria ferita, ammettendo, di fronte ad un'altra persona, i sentimenti tanto a lungo celati nel cuore.
- Non posso dirti di chi si tratta. E' un amore non corrisposto e senza speranza, ma non riuscirò mai a spezzare le catene che mi legano a lui - si interruppe, asciugandosi con rabbiosa sollecitudine una lacrima che non era riuscita a trattenere - sono stanca Sakurakoji, non vorrei sembrarti inospitale, ma avrei bisogno di riposare - concluse, cambiando discorso.
- Come vuoi Maya, non ti importunerò più su questo argomento, se non lo desideri. Vado, così potrai dormire un po' - si interruppe bruscamente notando il crescente pallore di Maya.
Corse verso di lei, appena in tempo per sostenerla mentre si accasciava al suolo.
- Maya!
Lei riaprì gli occhi, frastornata.
- Sono svenuta? - gli chiese preoccupata.
- Sì. Stai bene?
Maya lo fissò e gli sorrise. Era davvero un caro amico.
- Sto bene. Ultimamente ho mangiato poco a causa della tensione per l'attesa della prima della dea scarlatta. Le prove mi hanno spossata, mi sono impegnata con tutta me stessa. Voglio vincere la sfida con Ayumi, non posso ammalarmi proprio ora.
- Così non va, Maya! - la ammonì Sakurakoji - adesso ti porto a letto e voglio che ti riposi fino a domani. Le prove generali ci attendono e dovrai essere incantevole. Forza ti accompagno - le disse mentre la sollevava tra le braccia.
- Sakurakoji, non devi, ce la faccio da sola.
Lui si sforzò di scherzare, anche se il rifiuto di Maya lo aveva gettato in una profonda malinconia.
- Dormi Maya - le disse dolcemente, mentre la adagiava sul letto - io ti resterò accanto fintanto che non ti sarai addormentata.
Un'ora più tardi, Sakurakoji uscì dal suo appartamento, chiudendo piano la porta alle sue spalle.

Si destò di soprassalto, svegliata dalla luce brillante del mattino. Aveva riposato, come Sakurakoji le aveva consigliato. Si sollevò su un fianco e una profonda nausea le prese alla bocca dello stomaco, costringendola a correre nella stanza da bagno.
Mentre si spruzzava il viso con l'acqua fresca nel tentativo di riprendersi, il timore di perdere la sfida la agguantò di nuovo.
Il profondo dolore che la faceva stare così male, in realtà, era la consapevolezza che il matrimonio di Masumi era imminente. Aveva cercato cancellarlo dalla mente, ma il tempo l'aveva condotta di fronte alla data fissata. Era un confine che avrebbe dovuto attraversare, suo malgrado, oltre il quale percepiva solo dolore.
La consapevolezza di desiderare Masumi come uomo, l'avrebbe tormentata con maggiore angoscia dopo il suo matrimonio con Shiori.
Si asciugò il viso, cancellando con l'acqua anche le tracce di sofferenza. Spostò con forza i propri pensieri sulla intensa giornata che la attendeva.
Sentendosi meglio, si vestì per recarsi all'ultima prova prima dello spettacolo, sperando di non avere più malori.

Il desiderio di vederla di nuovo prima della sua interpretazione di Akoya aveva prevalso su ogni possibile comportamento razionale. L'intensa emozione che lo catturava ogni volta che la vedeva sul palco era pari all'amore che nutriva per lei come donna. Scese lentamente dall'auto, rammaricandosi della incapacità di gestire la propria vita.
La crescita professionale di Maya era innegabile, ma lui sapeva che il talento della giovane doveva ancora esprimersi al meglio.
Le scaramucce che lo avevano tanto divertito quando lei era una ragazzina, adesso gli trasmettevano l'amaro sapore di reali litigi, e le incomprensioni che essi generavano si stavano calcificando senza indulgenza.
Il muro tra loro cresceva, anche se una sottile vibrazione lo pervadeva ogni volta che pensava a lei.
L'ammirazione per il suo carattere tenace e combattivo, si era trasformata in amore man mano che Maya diventava adulta. Negli scontri che ultimamente aveva avuto con lei, entravano prepotentemente in gioco sentimenti che aveva cercato di nascondere a se stesso per molto tempo.
Maya era pronta per amare, e il suo folle terrore era che avesse già scelto Sakurakoji.
L'ammiratore segreto era una figura paterna di riferimento, che Maya, cresciuta, avrebbe presto abbandonato, per rivolgere il proprio affetto verso un uomo reale. Il bacio che lei e Sakurakoji si erano scambiati gli riaffiorò nella mente, riaccendendo la fiamma della gelosia che, lentamente, gli consumava la flebile speranza rimasta.
Abbandonò i pensieri tormentati, entrando nel teatro. Gettando un'occhiata all'orologio si accorse che era tardi e il silenzio che aleggiava nei corridoi gli fece pensare che, forse, le prove erano terminate. Notò un inserviente e lo raggiunse con passo deciso.
- Mi scusi, non c'è più nessuno?
L'uomo sollevò la testa dal proprio lavoro.
- Le prove sono finite da circa un'ora. E 'rimasta solo una ragazza.
Masumi pensò subito a Maya. Era forse lei? Cosa faceva da sola ancora nel teatro?
- Sa dirmi dove posso trovarla?
- Sarà certamente in uno dei camerini.
Masumi lo ringraziò educatamente e si allontanò.
Bussò piano ed entrò, non ricevendo risposta. All'interno tutto sembrava in perfetto ordine. Il silenzio nella stanza faceva pensare che non ci fosse nessuno.
Stava per uscire quando udì un suono soffocato provenire dal bagno. Preoccupato, bussò leggermente e, non ricevendo risposta girò la maniglia.
Entrando, spalancò gli occhi per la sorpresa. Maya, a capo chino, si sosteneva con un braccio appoggiato al muro mentre con l'altro si teneva il ventre, singhiozzando. Masumi preoccupato si precipitò verso di lei per sorreggerla.
- Maya! Stai male?
Lei sollevò sorpresa lo sguardo. Chiuse gli occhi mentre una smorfia di dolore le si dipingeva sul volto.
- Maya, che cos'hai? - le chiese di nuovo con tono allarmato.
Lei cercò di allontanarlo con una mano.
- Non è nulla. Fra poco starò meglio, sono solo stanca - balbettò in un sussurro.
Le forze la abbandonarono improvvisamente e scivolò, priva di sensi, tra le braccia di Masumi.

continua

grazie per leggere questa ff, siete in molti e spero che non vi annoi...

grazie Piper per gli auguri! Ricambiati di cuore.

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Capitolo 6
*** atto 6 ***


- Maya! Maya, svegliati! - la chiamò di nuovo con preoccupazione crescente.
Non ricevendo risposta, la prese in braccio con delicatezza e la trasportò verso l'infermeria. Nel silenzio della stanza la adagiò sul lettino prendendole la mano. La scosse leggermente, si chinò sul suo viso e sentì l'alito leggero del suo respiro accarezzargli i capelli. Posò una mano sulla fronte fredda e madida di sudore. Mormorò ancora il suo nome, allarmato.
Lei aprì gli occhi lentamente, incapace di rammentare l'accaduto. Un profondo sguardo azzurro la scrutava preoccupato. Cercò di alzarsi, ma una mano ferma la costrinse a rimanere distesa.
- Che cosa mi è successo? - sussurrò debolmente, portandosi una mano alla fronte.
La domanda era più rivolta a se stessa che a Masumi.
- Sei svenuta. Come ti senti adesso? Chiamo un dottore per sicurezza.
- No! - gridò allarmata.
La risposta decisa di Maya lo confuse.
- Ragazzina, sei svenuta e non ti senti bene. Il tuo viso è pallido e mi sembri anche dimagrita, non credi che sia meglio farsi visitare da un medico?
- No, sto bene. Sono solo molto stanca. Le prove sono state estenuanti e in questi ultimi giorni ho saltato qualche pasto. Non c'è altro, le assicuro, signor Hayami - terminò la frase, imbarazzata.
- Già, qualche pasto di troppo!
Aveva riacquistato la lucidità necessaria per affrontarlo. Arrossì al pensiero che Masumi l'avesse presa tra le braccia e trasportata in infermeria.
Lo osservò, cercando di ritrovare la calma. L'esigua lucidità svaniva completamente quanto lui le era vicino. Il suo volto, inizialmente preoccupato, era tornato ad essere impassibile. Sarebbe mai riuscita a comprendere l'animo di Masumi? Nonostante i fatti le indicassero con chiarezza la natura del loro rapporto, dai loro litigi alla data del matrimonio fissata da tempo, il suo istinto continuava a tenerla incatenata ad una speranza della quale non conosceva le origini.
- Mi sento meglio, ora. La ringrazio per avermi aiutato. Adesso vorrei alzarmi - asserì, emozionata dalla sua vicinanza.
Masumi la fissò, serio. Il malore di Maya sembrava più preoccupante di quanto lei volesse far intendere. Perché non le credeva? Era forse a causa di Sakurakoji? In preda ad una rabbia a stento trattenuta, non riuscì a celare il proprio sospetto.
- Sei certa che si tratti solo di stanchezza e di qualche pasto saltato? Da come ti ho trovato, sembravi più in preda ad un attacco di nausea.
Lo sguardo accigliato fisso su Maya non dava adito ad equivoci sui suoi pensieri.
Assalita da una rabbia incontrollabile, Maya sollevò una mano, schiaffeggiandolo con forza. Il silenzio calò tra di loro. Masumi si portò una mano sulla guancia arrossata.
- Come si permette di fare certe insinuazioni! - si difese, stupita dal proprio gesto impulsivo.
- Attenta, ragazzina! Potrei smettere di essere gentile con te - la minacciò con voce dura.
Le prese il mento con una mano costringendola a guardarlo fisso negli occhi.
- Non mentirmi! Stavi soffrendo di nausea. Ti ricordo che devi interpretare la dea scarlatta, se lo hai dimenticato. Sai perfettamente che potrei impedirti di trovare ingaggi come attrice, se solo lo volessi! Devo forse pensare che tu e il tuo ragazzo siate degli sprovveduti?
La voce imperiosa di Masumi rivelava la difficoltà di contenere la propria rabbia. Maya cercò di schiaffeggiarlo di nuovo, ma una mano ferma la bloccò.
- Le sue insinuazioni sono diffamanti, signor Hayami! Come si permette? Quello che faccio nella mia vita privata non la riguarda! Io non ho niente a che fare con la Daito, né mai l'avrò!
- Mi riguarda, al contrario di quello che tu pensi. Tu apparterrai alla Daito. Se vuoi continuare a recitare dovrai appoggiarti ad una grossa compagnia. Sarai mia di nuovo!
Maya respinse la mano dal suo viso. Bruciava dove lui l'aveva toccata. Le era dolorosamente insopportabile il suo contatto. Lo amava tanto da stare male. Sospirò, impotente, chiedendosi come mai finivano sempre per litigare.
Masumi si allontanò da lei cercando di calmarsi. La fitta di gelosia gli toglieva il respiro. L'idea che lei e Sakurakoji fossero molto più che amici lo faceva impazzire. Nonostante lei si fosse scandalizzata, non aveva negato apertamente. Non disse più nulla ma un cupo pensiero gli sfiorò la mente. Gli era impossibile non credere alla loro intimità. Lei insieme a Sakurakoji era un pensiero insopportabile. Se fosse stato al posto del ragazzo, non sarebbe riuscito a restarle lontano nemmeno per un solo istante.
Era l'ultima persona che poteva rimproverarla, visto che si ritrovava fidanzato con una donna che non amava e che presto avrebbe sposato. Erano entrambi troppo alterati e avrebbero continuato a ferirsi, se avessero proseguito la discussione.
- Vedo che ti senti meglio, dalla veemenza con cui mi hai aggredito. Ora sei troppo arrabbiata. Ma non credere che lascerò cadere questo argomento con tanta facilità. Noi non abbiamo ancora finito di parlare, ragazzina. Vieni ti accompagno a casa - terminò la frase dolcemente.
- Non voglio alcun aiuto da lei! - replicò, senza convinzione.
Maya era sconvolta dai pensieri di Masumi. Rifletté che lasciargli credere alla sua presunta relazione con Sakurakoji era, forse, l'unico modo per difendersi dal disperato amore che nutriva per lui.
- Vedo che questa sera è inutile discutere con te. Ti chiamerò un taxi, allora. L'aiutò a scendere dal lettino. Senza dire una parola la prese per mano e si diresse verso l'uscita. Fermò un taxi con un cenno della mano.
- Ora va a casa e riposati. La prima della dea scarlatta è vicina e vorrei vederti brillare sul palco.
La voce stranamente tranquilla di Masumi la raggiunse mentre saliva sull'auto.
- Buonanotte, ragazzina.
Rimase immobile a fissare il taxi che partiva, portando Maya lontano da lui. La flebile speranza si stava lentamente spegnendo, dopo la notizia che aveva appreso. Si diresse con passo stanco verso la propria auto, ritenendosi disperatamente sconfitto.

Il taxi la stava riportando a casa, ma il suo cuore era rimasto accanto a Masumi. Nell'oscurità dell'auto si chiese se fosse stata una buona idea non negare le sue insinuazioni, lasciandogli credere che avesse ragione sulla presunta e molto intima relazione con Sakurakoji.
Che cosa aveva sperato di ottenere mentendogli? Il suo spirito non stava certamente meglio.
Gli occhi penetranti l'avevano fissata a lungo, mentre il volto contratto esprimeva la sua collera. Sembrava che fosse geloso. Scosse la testa, cacciando dalla mente quel pensiero insensato.
Masumi era in procinto di sposarsi e non avrebbe certamente perso il suo tempo dietro ad una ragazza impacciata come lei.
Era molto probabile che la sua rabbia nascesse dal fatto che qualcuno osasse sfidarlo, abituato com'era ad impartire ordini e ricevere ossequi. Sarebbero mai riusciti a capirsi, senza che ogni loro incontro degenerasse in lite? Masumi era troppo diverso da lei, ma l'amore per lui non si sarebbe mai cancellato dal cuore.
Tra un paio di giorni sarebbe salita sul palcoscenico per interpretare la dea scarlatta. Le porte di un futuro ancora incerto si sarebbero aperte, rivelandole il proprio destino. Il matrimonio di Masumi era fissato per la settimana successiva. Doveva dirgli addio. Lo avrebbe fatto dal palco, indossando un kimono scarlatto, con le parole di Akoya.
- Masumi, ti regalerò una dea scarlatta senza precedenti. Sarà il mio dono di addio, perché io ti amo come nessuna altra donna potrà mai fare - mormorò a se stessa, mentre il taxi si fermava davanti a casa.

continua

E' vero, poichè la Miuchi non ha ancora finito la sua opera mi aggancio al numero 42 per proseguire....in attesa che lo completi lei.... sperando che non ci metta troppo tempo.... ^^

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Capitolo 7
*** atto 7 ***


Il passo pesante con cui rientrò a casa, a mattina inoltrata, non passò inosservato al padre che lo attendeva nell’ampio salone, mentre il maggiordomo gli serviva la colazione.
- Siediti Masumi. – dichiarò con disappunto, notando l’aspetto trasandato del figlio.
- Che cosa vuoi, padre? Vorrei farmi una doccia prima di andare in ufficio – replicò con insofferenza.
- Dal tuo aspetto deduco che ti sei ubriacato ancora! Che cosa ti succede in questi giorni? Non ti riconosco più.
Eisuke Hayami tentò di nascondere la propria preoccupazione dietro il tono irato ed accusatorio nei confronti del figlio.
- Non sono ubriaco. Ho bevuto, è vero, ma non tanto da ubriacarmi!
- Non mentire. Mi chiedo che cosa tu mi stia nascondendo, Masumi.
Capì che non era il momento di tergiversare. Aveva rimuginato tutta la notte, seduto al bancone di un bar, dopo che Maya si era allontanata da lui su quel taxi. Non era sua, e mai lo sarebbe stata. Il legame con Sakurakoji era speciale e la loro relazione molto profonda. Avrebbe dovuto dimenticarla. Ma era consapevole che sarebbe stato impossibile.
- Devo parlarti, padre – sospirò infine – sono stanco di vivere una vita che non è la mia. Non voglio inseguire le tue illusioni. E’ tempo di smettere con le finzioni.
Eisuke lo fissò pensieroso.
- Chi è la donna che ti tormenta in questo modo?
Masumi sussultò e chinando il capo, sorrise amaramente.
- E’ così evidente? – ammise senza indecisione.
- Masumi, non sono così sprovveduto. Non avevi mai sfidato apertamente la mia autorità, fino ad ora. La persona che ti ha indotto a tanto, deve essere molto importante per te. Credo proprio che si tratti di una donna, e immagino non sia la tua fidanzata.
- Sì, è vero. C’è un’altra donna – riconobbe tranquillamente.
- Il tuo sguardo deciso mi porta a pensare che tu voglia rompere il fidanzamento – obiettò diffidente.
- Sì – rispose deciso – e non riuscirai ad impedirmelo. La mia decisione è irrevocabile. Se non la condividi, sostituiscimi alla guida della Daito e non considerarmi più tuo figlio. Non mi importa della tua opinione al riguardo.
Eisuke lo fissò intransigente. La rabbia si dissolse con la stessa velocità con cui era comparsa.
- Sono vecchio e stanco e la mia coscienza, perché ne ho una anche se ti sembra impossibile, mi sta assalendo, torturandomi per gli errori commessi. Non ti ostacolerò. La mia brama di potere ha già rovinato troppe vite. Tu non mi vuoi bene, vero?
Masumi si diresse verso il corridoio. Sulla porta, si voltò rivolgendosi al padre.
- Non risponderò alla tua domanda. Troppe vicende ci hanno diviso in questi anni. Un giorno, forse, potremmo parlarne, ma non ora. I diritti della dea scarlatta apparterranno alla vincitrice della sfida. Ho comunque ottenuto dalla signora Tsukikage l’esclusiva per l’organizzazione della messa in scena dello spettacolo.
Il padre sorrise tristemente.
- Sei sempre stato il migliore negli affari, e sapevo saresti riuscito dove io ho fallito – mormorò con un filo di voce.
- Senza sotterfugi, questa volta – replicò Masumi, calmo.
Lo lasciò solo, in preda ai rimorsi della coscienza, che la vecchiaia gli elargiva inesorabile, quale condanna per i suoi peccati.

La notte era giunta da diverse ore e tra breve avrebbe lasciato il posto all’alba nascente. Nel proprio letto, Masumi ripensò alla distruttiva serata che aveva trascorso. Non era fiero di se stesso, ma almeno aveva dato una svolta alla propria vita.
L’immagine dell’elegante saletta privata nel ristorante più in vista di Tokyo lo torturava ancora.
Vi aveva condotto Shiori con il preciso intento di essere sincero con lei.
- Ti ho inviato per parlarti – le disse con fredda cortesia.
Un brivido di timore percorse la schiena di Shiori. Masumi non le aveva mai detto nulla di simile. Ad un esame più attento, in realtà, lui non aveva mai conversato con lei, se non affrontando argomenti superficiali ed asettici.
Rimase in silenzio attendendo che Masumi si spiegasse.
- Tu sei una donna meravigliosa, ma io non sono innamorato di te, Shiori. Non posso sposarti, ti renderei infelice – confessò – ti prego di perdonarmi. Avrei dovuto ammetterlo tanto tempo fa, ma sono stato un vigliacco.
Lei rimase immobile con il cuore in tumulto, sperando che fosse solo un brutto sogno. Non poteva essere vero, Masumi la stava lasciando! Cercò di mantenere la calma, forse c’era ancora una speranza.
- Ma, Masumi – replicò con tutta la calma di cui era capace – so perfettamente che si tratta di un matrimonio combinato dalle nostre famiglie. Non pretendo che tu mi ami, ma basandoci sul rispetto reciproco, non credi che sia possibile creare un’unione duratura?
- Non posso Shiori. Non potrei viverti accanto e darti le attenzioni che meriti. Sono meschino, lo so, ma non posso più fingere. Ti prego di perdonarmi.
- Perdonarti? – gli gridò – ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Vuoi annullare il fidanzamento a pochi giorni dal matrimonio! Non pensi alla stampa? I giornalisti andranno a nozze con una notizia del genere!
- Se è questo che ti preoccupa, la rottura del nostro fidanzamento sarà resa pubblica solo quando lo vorrai tu. Possiamo inoltre affermare che sei stata tu a lasciarmi, per me non ci sono problemi.
- Sei un bastardo! Credevo che tu fossi un uomo diverso! – lo incalzò, rivolgendogli tutta la propria rabbia – c’è un’altra donna vero? Lo fai per lei! Maya Kitajima! E’ per lei che rinunci al prestigio della mia famiglia.
Il volto di Masumi fu attraversato da un’ombra.
- Lascia la signorina Kitajima fuori dalla nostra discussione! Sono io il vigliacco, sono io che ti ho fatto del male, sono io l’incapace in tutta questa storia! - replicò con voce alterata.
- E che cosa dovrei fare io? Comprendere i tuoi fallimenti? Come puoi pretendere da me comprensione o perdono?
- Non posso sposarti Shiori, è l’unica cosa che posso dire. Odiami, ne hai il diritto, ma non cambierò idea.
- Chiamami un taxi, desidero tornare a casa. Non ho parole per il tuo comportamento. E’ vero, sei un vigliacco. Se non desideravi sposarmi, non avresti dovuto accettare la proposta della mia famiglia!
Masumi chinò il capo. Era consapevole del proprio comportamento odioso, sapeva, inoltre, di non poter più sperare che Maya lo amasse, ma non avrebbe mai potuto vivere accanto ad un’altra donna.
Ricordò lo sguardo carico di dolore di Shiori, mentre saliva sul taxi. Non lo salutò e voltò il viso dalla parte opposta per non vederlo. L’auto partì, conducendola definitivamente lontano da lui.
I pensieri tornarono al presente. Turbato dai sensi di colpa, ma finalmente libero da legami, si addormentò, mentre l’alba rischiarava il cielo di un nuovo giorno, che avrebbe visto concludersi la sfida tra la dea scarlatta di Auymi e quella di Maya.

continua

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Capitolo 8
*** atto 8 ***


Lo sguardo emozionato che lo specchio rifletteva sembrava quello di un’estranea. Aveva tolto il trucco di scena, ma indossava ancora il kimono scarlatto. L’eco degli applausi del pubblico incantato e l’acclamazione del suo nome le risuonavano, incessanti, nella mente.
Stentava a crederlo. Per la prima volta nella vita, era consapevole della forza della propria recitazione.
Per tutta la durata dello spettacolo il sangue che le era fluito nelle vene, era stato quello di Akoya. L’aveva sentita nascere dentro di sé, nel momento stesso in cui era entrata in scena.
Il calore avvertito nell’interpretare la dea scarlatta non aveva ancora lasciato il suo corpo. Si sfiorò le labbra ripensando al lieve bacio che Sakurakoji le aveva dato, a sipario chiuso.
Una lacrima le scese sul viso, senza motivo apparente. Avrebbe dovuto sentirsi felice, ma la piena soddisfazione della sua interpretazione era offuscata dall’incertezza del proprio futuro. Non l’agitava tanto l’imminente decisione della signora Tsukikage, quanto il suo futuro senza Masumi. La sua presenza sempre costante nel suo cuore era davvero opprimente. Si sentiva prigioniera, ed incapace di agire e pensare liberamente.
Come aveva promesso a se stessa, gli aveva dedicato, con il cuore affranto, l’atto estremo dell’amore di Akoya, le cui struggenti parole sarebbero rimaste impresse nell’anima, a ricordo di quel sentimento tanto importante quando infelice.
Lo aveva notato subito, seduto in prima fila, bello, elegante ed irraggiungibile. I loro occhi si erano fissati per un lungo istante, dimentichi del luogo in cui si trovavano. L’anima, sfinita dal tormento, lo aveva disperatamente invocato, donandogli l’amore eterno della dea scarlatta.
Lo sguardo si spostò sul mazzo di rose che aveva ricevuto prima dello spettacolo. L’ammiratore non aveva dimenticato la sua tensione. Il biglietto giaceva di fronte a lei riportando solo poche parole “con tutto il mio cuore”. Il cuore di Masumi. A chi apparteneva?
In un sussurro appena udibile, pose una domanda a se stessa, destinata a restare senza risposta.
- Perché, Masumi?
Il leggero bussare alla porta la richiamò alla realtà. Si pizzicò le guance per riacquistare un po’ di colorito. Sakurakoji desiderava, probabilmente, congratularsi con lei, lontano degli altri attori del cast.
- Avanti, la porta è aperta, entra mio Isshin.
Nascose la tristezza dietro un tono scherzoso. Sorrise, osservando, attraverso lo specchio, la porta aprirsi. L’alta e familiare figura, ferma sulla soglia, le provocò un tuffo al cuore.
Si fissarono, senza dire una parola. Masumi emise un sospiro e nascose il proprio nervosismo dietro il solito, indefinito sorriso. La piega della bocca assunse un’espressione ironica che indispose Maya.
- Noto dalla tua espressione e dal tuo invito ad entrare che stavi aspettando un'altra persona.
Calcò l’accento tagliente sulle ultime parole, mentre la fissava seriamente.
Maya si pose sulla difensiva, augurandosi di celare nel cuore, che batteva impazzito, i propri sentimenti.
- Che cosa vuole?
- Che tono, ragazzina! Mi pare di averti invitato più di una volta ad essere più gentile con le persone. Lo sai che nel mondo dello spettacolo l’apparire ha la sua importanza.
Maya si alzò e rivolse lo sguardo verso di lui. La rabbia le stava montando dentro, facendo svanire il caldo tepore che l’interpretazione della dea scarlatta le aveva suscitato.
- Ora siamo solo noi due e non c’è nessuno che devo compiacere – sbottò spazientita.
- Quindi ragazzina, io per te sarei nessuno? Il presidente della Daito non rappresenta nulla per te?
Terminò la frase rivolgendole uno sguardo irritato.
Maya cercò di mantenere la calma. I sentimenti contrastanti che la legavano a lui, erano come un fiume in piena, che rischiava ogni volta di travolgere gli argini che si era pazientemente costruita per difendersi da lui.
Distolse lo sguardo da quei profondi occhi azzurri che le trasmettevano la sensazione di sprofondare in acque tempestose, dalle quali non sarebbe più riuscita ad emergere.
Non voleva mostrargli il lato debole del proprio carattere, tanto accuratamente nascosto per lungo tempo. L’avere scoperto che lui era l’ammiratore segreto aveva accelerato il cammino verso la consapevolezza di amarlo. Era la persona meno adatta per lei. Masumi era bello, elegante e ricco. E soprattutto fidanzato con una donna di alta classe.
Si era chiesta numerose volte, senza trovare una risposta plausibile, perché Masumi aveva ricoperto quello strano ruolo, nascondendole la propria identità.
- Allora ragazzina? Hai perduto la parola? – ironizzò Masumi.
Maya si riscosse dai propri pensieri, comprendendo di essere rimasta in silenzio per parecchio tempo.
Celò la propria insicurezza, attaccandolo a sua volta.
- Mi dispiace signor Hayami. La saluto come si conviene al presidente della Daito – tacque, fissandolo per un attimo, infine riprese con voce suadente - buonasera. Ho notato che era seduto in prima fila. Allora che cosa ne dice della mia interpretazione di Akoya?
Il volto di Masumi divenne improvvisamente serio. Il tono di voce con cui rispose aveva perduto ogni velleità sarcastica ed appariva tremendamente sincero.
- Ragazzina, la tua interpretazione è stata sublime. Mi hai trasmesso tutto il sentimento di Akoya e, lo confesso, ho provato una profonda ed irragionevole gelosia per Isshin.
Lo stupore si dipinse sul volto di Maya. Si era preparata a ricevere un commento ironico e il suo tono serio l’aveva piacevolmente sorpresa. Abbassò gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo indagatore con il quale Masumi la fissava.
- Signor Hayami, sono felice che le sia piaciuta la mia Akoya. Si ricorda? Le avevo promesso che mi sarei impegnata con tutte le mie forze – farfugliò.
Si mosse bruscamente, agitata dallo sguardo carezzevole posato su di lei. Il rumore secco di un vaso andato in frantumi la ridestò. La sua mano aveva colpito inavvertitamente il vaso di fiori collocato accanto a lei, sul tavolo del camerino.
- Che disastro ho combinato!
Si chinò immediatamente per raccogliere i frammenti di vetro.
Masumi fu subito accanto a lei.
- Ferma, potresti farti male – la ammonì, mente la sua mano le bloccava il braccio.
Si fissarono. I loro visi erano vicini. Maya poteva percepire la fragranza maschile di Masumi. Sentì i propri battiti accelerare convulsamente. Ritirò la mano come se si fosse scottata.
- Ti faccio così tanta paura, ragazzina? – le disse con tono amareggiato.
Sospirò di sollievo nell’apprendere che Masumi aveva frainteso il suo gesto. La sua più grande paura era che si accorgesse del profondo amore che la legava irrimediabilmente a lui.
- Lei non mi fa paura – replicò, allontanandosi dall’uomo.
- E allora perché quello scatto improvviso? – si interruppe pensieroso, poi la gelosia ebbe il sopravvento sulla razionalità.
- Forse hai reagito così perché non è la mano di Sakurakoji quella che ti ha afferrato!
Il tono sarcastico colpì nel segno. Maya lo fulminò con lo sguardo.
- Non sono affari suoi, signor Hayami!
- Come farai a continuare ad interpretare la dea scarlatta nel tuo stato, se la signora Tsukikage dovesse assegnare a te la vittoria? – la accusò irritato.
Il risentimento era dipinto sul suo volto, ma una voce interiore le consigliò di ammettere la verità.
- Insomma, non sono incinta, se lo vuole sapere! Lei ha male interpretato le mie nausee dovute, realmente, alla profonda stanchezza. Lei, piuttosto pensi al suo matrimonio! Si sta avvicinando, no? Che cosa fa qui, invece di tenere compagnia alla sua fidanzata?
Masumi ignorò volutamente la stilettata di Maya, riconducendo la propria attenzione all’ammissione della ragazza, mentre un profondo sollievo si faceva strada in lui.
- Che cosa vorresti dire ragazzina? Che mi hai mentito?
- Io? Lei ha costruito tutto da solo!
- Tu, però, non hai negato, perché? Mi hai lasciato parlare, consapevole che avevo equivocato! – il tono era irritato, ma nel proprio cuore nascondeva una immensa felicità.
- Non le devo nessuna spiegazione. Se ha travisato il mio stato di salute, sono affari suoi. Lei è un uomo freddo e spietato. Sakurakoji, al contrario, è dolce e premuroso. E’ una persona speciale e mi fa sentire bene – obiettò Maya irritata.
Masumi si avvicinò pericolosamente a lei. Le prese una mano, portandosela lentamente sul torace.
- E così, io sarei senza scrupoli? Non senti come batte il mio cuore?
Le cinse i fianchi con l’altro braccio, impedendole di allontanarsi.
- Mi lasci!
La sua vicinanza le dava alla testa, cominciò a percepire sensazioni sconosciute pervaderle il corpo. Posò le mani sul suo petto cercando di allontanarlo da sé.
- Lasciarti? Perché mai? Vuoi un burattino tra le tue mani o un uomo che ti travolga l’anima e i sensi, facendoti dimenticare perfino il tuo nome, ragazzina?
Improvvisamente si chinò su di lei sfiorandole le labbra. Le passò una mano intorno alla nuca e la attirò a sé. Il bacio divenne arrogante ed esigente. L’iniziale sorpresa di Maya fu sostituita da un intenso brivido di piacere che si insinuò nell’intimo dei pensieri più segreti.
Sollevò lentamente le braccia e gli accarezzò la schiena, gustandone con il tatto i muscoli guizzanti. Senza comprendere la portata del proprio gesto, insinuò le mani tremanti sotto la sua giacca sfiorando i fianchi snelli.
Un gemito soffocato uscì dalle labbra di Masumi che la strinse ancora di più a sé e riversò nel bacio tutto il travolgente desiderio per lei.
Maya, trascinata dalla passione che sentiva sorgere in lei, gli rispose con ardore. Masumi, sentendola cedevole tra le sua braccia, si lasciò condurre dall’amore e dalla passione che nutriva per lei. La sua mano percorse la morbida curva della gola, dove una vena pulsava impazzita.
- Anche lui ti bacia così? Sono freddo e implacabile, ne sei ancora sicura, ragazzina? – mormorò con voce roca sulle sue labbra.
La baciò di nuovo, con crescente trasporto. Il respiro affannoso si mescolava a quello di lei. Rapiti dall’amore, non si avvidero del tempo che trascorreva.
Il gemito di piacere di Maya, lo indusse a cercare la fusione con la sua anima. L’abbraccio impetuoso si trasformò in una lenta e sensuale carezza. Il bacio sembrava interminabile. Masumi sussurrò il suo nome, prendendole il viso tra le mani.
- Maya, non mi hai risposto – replicò di nuovo sulle sue labbra – anche Sakurakoji ti infiamma i sensi in questo modo? Rispondimi!
- No – sussurrò, sconfitta.
Masumi sorrise trionfante. Riprese a baciarla. Nell’impeto dell’abbraccio, il kimono scarlatto si slacciò. La sua mano le accarezzò i fianchi e si posò con tocco leggero sulla pelle vellutata dei seni.
Maya emise un sospiro soffocato, avvertendo il calore della mano di Masumi e in un barlume di razionalità aprì gli occhi, intravedendo i loro corpi allacciati riflessi nello specchio.
Masumi chino su di lei le baciava l’incavo del collo mentre le mani accarezzavano languidamente i seni scoperti. Il suo sguardo la intimorì. Era bellissimo e travolto dalla passione.
Cercò in se stessa un briciolo di lucidità e con grande sforzo si staccò da lui, spingendolo lontano.
Si fissarono esterrefatti, senza parlare. Masumi cercò di riacquistare il controllo passandosi un mano tra i capelli con un gesto nervoso.
Maya, spaventata dalla propria reazione, si sentì sprofondare in un baratro senza fine. Lui stava per sposarsi. Come aveva potuto dimenticarlo? Sarebbe appartenuto ad un’altra donna.
Masumi la osservò fissandole le labbra gonfie per la violenza del bacio. Era così affascinante. Non era riuscito a controllarsi.
Era entrato per complimentarsi sinceramente con lei per la sublime ed ineguagliabile interpretazione di Akoya. Le parole che aveva udito dalle sue labbra sembravano dirette solo a lui. Il richiamo della sua anima gli era parso reale. Il desiderio di rivelarle i sentimenti celati nel proprio cuore era stato annientato dalla gelosia. Chiuse per un attimo gli occhi detestandosi per avere rovinato tutto con la propria impetuosa aggressione.
Lei apparteneva a Sakurakoji, ma aveva risposto ai suoi baci con una passione pari alla sua, senza respingerlo. Una flebile speranza si fece largo in lui. Non le era indifferente, forse non lo amava ma era innegabile che fosse attratta da lui.
Tornò a fissarla. Gli occhi scuri lasciavano trapelare un inatteso sconcerto.
Bussarono alla porta. Maya sembrò riprendersi.
- Avanti – mormorò con voce incerta.
Sakurakoji entrò sorridente portando un mazzo di fiori. Si fermò sulla soglia, fissando entrambi. La tensione tra loro era tangibile. Non parlavano, ma sembrava che comunicassero con gli sguardi. Si riprese dallo stupore.
- Signor Hayami che cosa ci fa lei qui? – lo attaccò con tono aggressivo.
Notò il vaso in frantumi a terra e lo fissò con sospetto.
- Che cosa è successo?
- Stavo andando via. Sono venuto per complimentarmi per la sublime interpretazione di Maya.
Si diresse verso la porta e voltandosi, si rivolse a lei. La voce era tornata fredda e cortese, ma dentro di sé la gelosia lo attanagliava.
- Ragazzina, rinnovo i miei complimenti per la tua recitazione. Sono spiacente per le rose scarlatte, sono certo che il tuo ammiratore non si dimenticherà di te. Manderò un inserviente a pulire.
Rimasti soli, i due ragazzi si fissarono. Maya cercò di ricomporsi anche se era davvero sconvolta. Non si capacitava della propria reazione. Aveva risposto ai baci di Masumi con un ardore che non sapeva di possedere. E non riusciva neppure a comprendere il suo atteggiamento. Anche lui era stato travolto dallo stesso impeto? Era più confusa di prima. La voce di Sakurakoji la richiamò al presente.
- Che cos’hai? Sembri sconvolta.
- Non è nulla Sakurakoji. Sono solo un po’ stanca.
Notò, con sospetto, l’atteggiamento impacciato di Maya. Il ragazzo l’abbracciò, schioccandole un sonoro bacio sulla guancia.
- Su Maya, oggi è il tuo giorno di trionfo, voglio vederti sorridere.
- Sakurakoji, sei davvero un amico.
Lui chinò il capo deluso. Non gli era sufficiente, ma pur di starle accanto, si sarebbe accontentato della semplice amicizia.
L’imbarazzo di Maya non passò inosservato. Sakurakoji si chiese che rapporto avesse con Hayami. Ogni volta che lo incontrava si poneva sulla difensiva in modo talmente teso, da preoccuparlo. Maya però non ne faceva parola e lui, pur non condividendone il comportamento, aveva deciso di attendere che fosse lei a parlarne, se lo desiderava.

continua

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Capitolo 9
*** atto 9 ***


Seduta in platea accanto a Sakurakoji, attendeva l’ingresso della signora Tsukikage. Era stranamente calma ed il brusio che le giungeva alle orecchie era filtrato dalla mente immersa in una atmosfera ovattata, causata dalla notte insonne che aveva trascorso.
Le labbra avvertivano ancora il respiro ed il bacio appassionato di Masumi e il suo corpo fremeva al pensiero delle sue mani carezzevoli.
Non riconosceva più se stessa. Aveva scoperto sensazioni sconosciute che l’avevano spinta a cercare disperatamente l’abbraccio di Masumi, dal quale si era sottratta con un intenso sforzo di volontà. Si chiese perché Masumi non fosse presente. Aveva inseguito per lungo tempo i diritti della dea scarlatta, cercando di ottenerli anche con mezzi poco onesti, ed ora non si presentava alla conferenza stampa. Si chiese che cosa provasse, se anche lui aveva passato la notte insonne. Sospirò sentendo la mano di Sakurakoji sulla sua.
- Sei agitata? – le chiese con premura.
- Un po’ – mentì, contenta di distogliere, anche se per poco, la propria mente dal pensiero di Masumi.
Osservò l’agitazione dei giornalisti, che, impazienti, attendevano la dichiarazione della signora Tsukikage in merito alla interpretazione delle due candidate.
Ayumi, seduta composta accanto alla madre gettò uno sguardo preoccupato al fotografo Hamil che le fece l’occhiolino, sorridendo. Appariva calma, ma nel proprio intimo temeva le parole che la signora Tsukikage avrebbe pronunciato tra breve. Aveva recitato al meglio delle proprie possibilità, ma riconosceva che l’interpretazione di Maya era stata talmente coinvolgente che lei stessa ne era rimasta rapita. Il suo innegabile talento si era manifestato in modo tanto sublime da far dimenticare al pubblico la propria essenza, proiettandolo in una dimensione dove il tempo e lo spazio sembravano non avere un significato terreno.
Con passo deciso, la signora Tsukikage salì sul palco per proclamare la vincitrice della sfida.
- Signori vi ringrazio per essere presenti. Come tutti sapete, vi ho invitato per comunicare il nome della prossima dea scarlatta. Sono una persona di poche parole, pertanto non vi tratterrò molto. Ayumi Himekawa e Maya Kitajima sono state entrambe di una bravura che definirei eccellente. Ho notato l’impegno durante le prove e il desiderio di ricreare una loro, personale, Akoya. Purtroppo devo fare una scelta. Senza fare torto all’altra indico Maya Kitajima come mia erede.
Il brusio del pubblico si levò più alto. La signora Tsukikage continuò.
- Lei ha saputo dare vita ad una Akoya splendida, il cui cuore, nonostante il profondo dolore della sua anima, esprime pienamente i sentimenti di gioia sublime, che solo un amore immenso e totale può donare.
Ma ora veniamo alla parte organizzativa. La nuova dea scarlatta verrà riportata sul palcoscenico tra sei mesi. Consiglio agli attori di prendersi un poco di riposo, perché le prove riprenderanno più dure ed esigenti.
In questo periodo la Daito si occuperà totalmente della organizzazione dello spettacolo.
Maya sobbalzò. Masumi aveva ottenuto la completa supervisione dell’opera di Ichiren Ozaki. Era riuscito nel proprio intento. Come aveva fatto? Lui non godeva delle simpatie della signora Tsukikage.
Fu costretta ad abbandonare quei pensieri dall’assalto dei fotografi e dei giornalisti che le chiedevano come si sentisse ad essere la nuova Akoya. Rispose alle domande con cortesia cercando con gli occhi la sua insegnate.
Finalmente libera, corse dietro le quinte, appena in tempo per udire una conversazione della signora Tsukikage con Genzo.
- Lei pensa che il signor Hayami sia la persona adatta per questo incarico? In passato non si è fatto scrupolo di tramare contro di lei.
- Genzo, non potevo fare diversamente. Ho preso questa decisione, sperando che sia quella giusta. Solo il tempo mi darà la risposta.
Maya rimase perplessa all’udire quelle parole. Che cosa significavano? Ritornò, piano, sui propri passi, mentre il cuore, pieno di dubbi, fremeva sempre di più per Masumi.
Sei mesi e un periodo di riposo. Nella mente le balenò l’idea che, forse, avrebbe dovuto allontanarsi da Tokyo. Masumi si sarebbe sposato tra qualche giorno e lei non voleva trovarsi in città, né leggere la notizia sui maggiori quotidiani. Il dolore le trafisse l’anima al pensiero che lo avrebbe visto tutti i giorni in qualità di supervisore dello spettacolo. E sarebbe stato sposato con Shiori. Come avrebbe potuto dimenticarlo? L’idea di partire per un lungo viaggio divenne una necessità.

Il taxi si fermo di fronte al palazzo della Daito Art Production. Conscia della decisione appena presa, ma mossa dalla sete di sapere, voleva vedere Masumi per ottenere le spiegazioni sullo strano comportamento della signora Tsukikage.
Mentre fissava i numeri che indicavano i piani percorsi dall’ascensore, la forza d’animo cominciò ad abbandonarla, lasciandola in balia di una crescente agitazione.
Desiderava, e allo stesso tempo temeva, l’incontro con Masumi, poiché non riusciva a controllare le proprie emozioni quando si trovava di fronte a lui.
Mentre l’ascensore si apriva, colta da un’improvvisa paura, decise di tornare sui propri passi.
- Maya!
La voce seria e professionale della segretaria di Masumi bloccò la sua intenzione di andarsene.
Uscì con passo incerto dall’ascensore dirigendosi verso di lei.
- Che cosa ci fai qui, a quest’ora?
Inspirò profondamente e cercò un motivo plausibile.
- Desidero parlare con il signor Hayami. Mi rendo conto che è molto tardi e sarà certamente uscito.
Mizuki la osservò reclinando il capo con aria interrogativa.
- No, è ancora nel suo ufficio.
- Non voglio disturbarlo. Non ho un appuntamento – replicò in un sussurro.
- Lo so che non hai un appuntamento, Maya. Ma puoi entrare, non disturberai affatto. Io stavo andando a casa. Entra pure, non è necessario che io ti annunci – concluse, con un radioso sorriso.
Imbarazzata, Maya percorse i pochi metri che la separavano dall’ufficio di Masumi.
Si fermò di fronte alla porta chiusa e si voltò giusto in tempo per ricevere il saluto di Mizuki, mentre le porte dell’ascensore si richiudevano.
Sostò immobile per qualche secondo, indecisa. Infine sollevò un braccio e bussò piano.
Non ricevendo risposta, entrò lentamente, sgranando gli occhi per la sorpresa. L’ufficio, diversamente da quanto si era attesa, era immerso nella penombra e sembrava deserto. Attese che gli occhi si abituassero alla luce fioca e ad un esame più attento si accorse che un uomo stava disteso, immobile, sull’elegante divano situato alla sua destra.
Si avvicinò senza fare rumore, con passi lievi ed incerti. Man mano che la distanza diminuiva, il suo cuore accelerava i battiti. Si fermò ad osservarlo. Il respiro regolare indicava che dormiva profondamente.
Un ciuffo ribelle di capelli gli copriva, in parte, gli occhi chiusi. Il volto leggermente piegato da un lato era rilassato e sulla bocca sensuale non v’era traccia della solita piega ironica.
La cravatta allentata e le maniche della camicia arrotolate indicavano che doveva avere vissuto una intensa giornata di lavoro. Un braccio era adagiato lungo il corpo, mentre l’altro era piegato dietro la nuca.
Maya non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Poteva ammirarlo senza remore e vedere il vero volto di Masumi. Non aveva mai avuto l’opportunità di studiarne i lineamenti, come poteva fare in quel momento.
Era bello. Anche nel sonno trasudava eleganza e sensualità. Arrossì immediatamente a quel pensiero. Fissando le sue mani, senza volerlo, ricordò l’abbraccio imperioso ed i baci infuocati ai quali lei aveva riposto con tutta se stessa. Nel silenzio, Maya poteva quasi udire il battito impazzito del proprio cuore.
Con rammarico, si chiese quale immensa gioia avrebbe potuto provare, se il destino le avesse concesso di potersi risvegliare accanto a lui ogni giorno e, mentre il cuore impazzito non le dava tregua, per la prima volta provò una profonda e dolorosa fitta di gelosia per la sua fidanzata.
Si rese conto, con struggente semplicità, che non avrebbe mai potuto odiarlo.
L’amore, irrealizzabile, che nutriva, le procurava un dolore sordo per il quale non esisteva una soluzione.
Spinta da un desiderio irrefrenabile, allungò una mano e, con delicata tenerezza, gli spostò i capelli biondi dagli occhi. Notò le ciglia lunge e folte e sentì sulla mano la carezza del suo respiro lieve.
Percorse i lineamenti con la punta delle dita, piano, per non svegliarlo.
Una lacrima le scese lentamente, scorrendo lungo la morbida curva della gota. Ebbe la piena consapevolezza di ciò che non avrebbe mai avuto. Masumi avrebbe sposato ed amato un’altra donna. Mai, come quella sera, il dolore era stato più atroce.
Si chinò lentamente e chiudendo gli occhi, gli sfiorò le labbra in un dolce bacio di addio.

continua

...mmmh l'aggiornamento non mi è stato possibile.... ieri era la festa della befana... ed io ho avuto mooolto da fare... ^__-

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Capitolo 10
*** atto 10 ***


Le sue labbra erano morbide e calde. Lo sentì sussultare lievemente. Non si avvide dello sguardo sorpreso posato su di lei. Imbarazzata cercò di allontanarsi da lui, ma una mano le strinse saldamente il braccio.
L’espressione ancora assonnata di Masumi non celava lo stupore.
Maya cercò di liberarsi dalla sua mano, ma lui aumentò la presa.
- Non sei un sogno, vero ragazzina? – mormorò incredulo – ho sentito le tue labbra sfiorare le mie in una dolce e sensuale carezza.
Maya arrossì, imbarazzata. Non si capacitò del proprio gesto e tentò di negare.
- Si sbaglia, signor Hayami – mormorò, senza convinzione.
- Non sei brava a mentire. Sono certo di quello che ho avvertito. Tu mi stavi baciando, ragazzina – le disse ridendo sommessamente.
- Mi lasci, signor Hayami.
- Non posso, non adesso – sospirò, fissandola.
- La prego – tentò di convincerlo.
Masumi ignorò la sua preghiera. Posò la mano libera dietro la nuca di Maya e la attirò lentamente verso di sé. Fissò i grandi occhi sgranati per la sorpresa, cercando di leggervi i segreti della sua anima.
Il bacio, dapprima lieve e dolce, divenne intenso e passionale e li trascinò in un vortice di seducente follia, ravvivando la fiamma del desiderio.
Maya cancellò dalla mente ogni razionale pensiero, abbandonandosi al bacio con un ardore sconvolgente. Appoggiò la mano sul suo torace, avvertendo i muscoli asciutti sotto la camicia.
Masumi le accarezzò i fianchi e cingendola con le braccia la attirò sopra di sé. Lei si lasciò cadere, e trascinata da una crescente eccitazione, intrecciò le dita nei suoi capelli attirandolo in un nuovo, lunghissimo bacio. I respiri ansimanti si fusero mentre le mani accarezzavano l’uno il corpo dell’altra nella convulsa ricerca di un legame più intimo.
Sentì le mani calde di Masumi slacciarle la camicetta. Avvertendo la languida carezza sul seno, un gemito di piacere le uscì dalle labbra. Assaporò con avidità le crescenti emozioni.
Le mani tremanti slacciarono la camicia di Masumi e si posarono timide sulla sua pelle bruciante. Il desiderio di sentirlo ancora più vicino e parte di sé divenne impellente.
Le labbra umide sfiorarono di nuovo le sue, trascinandola lontano dalle rive della razionalità. Le braccia forti, ma tenere, di Masumi la strinsero, lasciandola senza fiato.
La ragionevolezza stava annegando in un mare di stravolgente ed inesplorato piacere.
Lui la baciò di nuovo, travolto dal suo stesso desiderio. Aveva perso completamente il controllo e desiderava soltanto farla sua. Le sollevò il viso cercando negli occhi di lei la risposta alla sua muta domanda. Vi lesse la sua stessa passione.
Maya lo osservò rapita, e in un barlume di rinvenuta lucidità, realizzò, smarrita in un piacere inarrestabile, che Masuni era in procinto di sposarsi. Ansimando, si sollevò, spingendosi lontano da lui. Con le mani tremanti e lo sguardo abbassato si allacciò la camicetta, arrossendo per l’imbarazzo.
Turbata dall’ardente passione che la divorava e dall’amore che nutriva per lui, non riuscì a celare gli occhi lucidi di emozione. Lo fissò ancora incredula, con le labbra socchiuse e frementi.
Masumi si mise a sedere, incurante della camicia aperta e, passandosi una mano tra i capelli nel tentativo di ritrovare il controllo, la scrutò con uno sguardo interrogativo.
- Io la odio – mormorò Maya con un filo di voce, sconvolta dalle violente emozioni.
- Non pronunciare parole nelle quali nemmeno tu credi. Che ti succede? Sei spaventata? – replicò Masumi dolcemente – non puoi negare che tra noi ci sia qualcosa. Sei attratta da me, lo capisco dall’ardore con cui hai riposto ai miei baci ed alle mie carezze.
Maya chinò il viso, imbarazzata. Il suo silenzio confermò le parole di Masumi. Si allontanò ancora di qualche passo, infine si decise a parlare.
- Io non sono innamorata di lei! – affermò, rossa in viso.
- Non ho parlato di amore, ma di attrazione. Ammetti che esiste tra di noi – replicò Masumi, fissandola tristemente.
- No! – gridò negando l’evidenza.
- Sei stata tu a baciarmi mentre dormivo, o no?
Maya eluse la sua domanda.
- Io devo andare!
- Aspetta! – la chiamò Masumi, desiderando che non se ne andasse – perché sei venuta qui?
Maya realizzò che, alla vista di Masumi addormentato, aveva completamente dimenticato la ragione per la quale si era recata da lui. Si strinse le mani in un gesto di nervosismo, cercando di dimenticare il desiderio che provava, sempre più intenso, per lui.
Gettò un’occhiata furtiva nella sua direzione mentre il pensiero tornava ai momenti di passione intensa appena vissuta. Scosse la testa arrossendo e cercò di ritrovare la padronanza di sé.
- La signora Tsukikage, durante la conferenza stampa ha affermato che l’organizzazione dello spettacolo spetterà alla Daito. Lei, signor Hayami, non era presente. Questo significa che era già a conoscenza della sua decisione. Ha ottenuto la dea scarlatta, come voleva.
Maya strinse i pugni in preda alla crescente collera.
Masumi si alzò dirigendosi verso di lei.
- Non ho raggiunto tutto ciò che desideravo. Ma ora ho capito che posso ottenerlo – replicò sorridendo.
- Lei vuole i diritti, oltre alla esclusiva dell’organizzazione dello spettacolo! Ma non li avrà! Saranno miei. Io interpreterò la nuova dea scarlatta.
Masumi non si scompose e Maya, di fronte alla sua imperturbabilità, si infervorò maggiormente.
- Perché rimane impassibile? Lei lo sapeva! Che cosa ha fatto alla signora Tsukikage?
- Suvvia Maya, non crederai davvero che io possa influenzare il suo giudizio! Conosco il tuo talento e dopo avere assistito all’interpretazione della tua Akoya, non avevo dubbi che saresti stata la prescelta. In quanto a ciò che desidero veramente, rimarresti sconvolta se te lo dicessi. Ragazzina, non puoi entrare nella mente di un uomo.
Masumi era troppo vicino e lei era certa di non riuscire a resistergli, se lui l’avesse presa di nuovo tra le braccia.
- Devo andare – mormorò, spaventata.
- Cosa fai? Fuggi da me?
- Non sia ridicolo.
Sorrise, intuendo che il suo desiderio poteva avverarsi. Osservò Maya. Lei ignorava quanto fosse seducente e forse proprio questo era il segreto del suo fascino innocente. Il volto preoccupato gli consigliò di non assalirla ulteriormente. Le avrebbe dato il tempo di accettare l’accaduto e l’avrebbe strappata a Sakurakoji a qualunque costo.
- Io devo andare, ora – balbettò Maya, imbarazzata dallo sguardo penetrante di Masumi posato su di lei.
- Ti rivedrò. Rifletti su ciò che ti ho detto.
- Certo che ci rivedremo – rispose impacciata – per la nuova messa in scena della dea scarlatta.
- Curata dalla Daito – le fece eco lui, con una traccia di amabile ironia nella voce.
Maya non ripose. Si diresse verso la porta non più convinta di quello che stava facendo. La voce di Masumi la fermò.
- Ragazzina, sai che non possiamo fare finta che non sia successo nulla tra noi. Non ho alcuna intenzione di dimenticare, ma vedo che sei sconvolta, è tardi, e ti lascio andare. Ma non puoi negare che dovremmo chiarirci, noi due. Ti chiamo un taxi, perché, immagino, non avrai l’intenzione di farti accompagnare a casa da me, questa sera – concluse, sollevando il ricevitore del telefono.
- Grazie, signor Hayami.
Aprì la porta ed uscì, lasciando nell’aria il profumo delicato della sua pelle.

continua

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Capitolo 11
*** atto 11 ***


Il rientro a casa era stato traumatico. Per tutta la notte aveva rivissuto nella mente il loro ultimo incontro, sconvolta e catturata dai baci appassionanti e dalle carezze ardenti che si erano scambiati.
La sua vita era segnata dalla presenza di Masumi, in modo indelebile. Era certa che non avrebbe più potuto cancellarlo dal cuore.
Il pensiero che Masumi stava per sposarsi le era divenuto insopportabile. Come aveva potuto baciarla in quel modo alla vigilia delle sue nozze? Si chiese perché non gli avesse rivelato i propri sentimenti. Per paura? O piuttosto per orgoglio. Se non lo avesse respinto, avrebbero finito per fare l’amore. Arrossì al pensiero, riconoscendo che il suo corpo le chiedeva solamente di cedere alle dolci pressioni di Masumi. Preoccupata, si domandò come avrebbe potuto lavorare accanto a lui, mantenendo il freddo controllo sui propri sentimenti e sul desiderio fisico che Masumi, con sapienza, le aveva prepotentemente risvegliato.
Non riusciva a ragionare con lucidità e l’idea di partire, allontanandosi da Tokyo, le sembrò ancora di più una scelta obbligata.
Masumi era stato molto chiaro riguardo alla loro reciproca attrazione fisica. Non aveva, però, intuito il profondo amore che la spingeva verso di lui. Gli avrebbe donato più che volentieri il proprio cuore, ma lui stava per sposarsi. Non le aveva parlato di amore, ma le aveva promesso un chiarimento. Come poteva resistergli, visto che avrebbero lavorato fianco a fianco per mesi?
La data del matrimonio era fissata da tempo, e tra qualche giorno di sarebbe sposato con Shiori. Non poteva restare nella stessa città, la sua anima non avrebbe retto. Si sentiva morire dentro e non voleva essere presente.
Il leggero bussare alla porta interruppe il flusso dei cupi pensieri che le avevano affollato la mente.
Aprì, trovandosi di fronte Sakurakoji sorridente.
- Ciao, posso entrare? – esordì, muovendo qualche passo verso l’interno dell’appartamento.
Maya non rispose, fissandolo perplessa.
Il sorriso del ragazzo si smorzò immediatamente alla vista di una valigia posata vicino all’ingresso.
- Cos’è quella valigia! Stai per caso partendo? – le chiese con sospetto.
- Sì – replicò, semplicemente.
- Ma non mi avevi detto nulla! E poi così all’improvviso.
Maya arrossì cercando di mascherare la tensione.
- Ti ricordi quella borsa di studio per un corso di recitazione, che vinsi tempo fa?
- Certo, ma che cosa centra ora?
- Ho deciso di utilizzarla. In fondo le prove per la nuova dea scarlatta cominceranno fra due mesi.
Sakurakoji la fissò con crescente meraviglia.
- E tu hai intenzione andartene per due mesi? Ricordo bene quella borsa di studio. Non l’hai mai voluta utilizzare perché avresti dovuto recarti a New York. Non è dietro l’angolo, dicevi. Che cosa ti ha fatto cambiare idea?
- Non capita tutti i giorni di avere una borsa di studio che paga tutte le spese.
- Ma tu non hai bisogno di un corso di recitazione, lo sai. Lo hai capito pienamente interpretando la dea scarlatta. Mi stai mentendo, Maya! – terminò arrabbiato.
- Non ne voglio parlare, Sakurakoji.
- Tu ti comporti sempre così, ultimamente, invece di affrontare i problemi, fuggi.
- Non sto fuggendo! E non ho nessun problema! – gli rispose irata.
- Fuggi da lui, vero?
Maya rimase attonita. Non si aspettava quella insinuazione da Sakurakoji.
- Come lo sai? – mormorò tristemente.
- L’ho intuito. Vi ho osservato e non sono uno stupido. Ogni volta che siete vicini, la tensione tra voi è innegabile e tu sei sempre sulla difensiva. La prima volta che mi è balenato nella mente questo improbabile pensiero, mi sono dato dello stupido, perché non credevo che tu potessi amarlo. Ma evidentemente mi sbagliavo.
- Io non posso restare a Tokyo – replicò con un filo di voce – mentre lui sposa un’altra donna. Non potrei sopportarlo. Lo amo tanto da starne male. Sarà un inferno recitare la dea scarlatta in sua presenza. La fede che porterà all’anulare sinistro mi ricorderà, in ogni momento, che non sarà mai mio – concluse singhiozzando.
Sakurakoji rimase interdetto. Sorpreso dal doloroso sentimento di Maya, si rese conto che quello che credeva amore era in realtà profondo affetto per lei. Era ben lontano da soffrire per amore tanto quanto lei.
- Fuggire non è una soluzione.
- Lo so, ma voglio allontanarmi per un po’. Solo questo.
- Dovresti dirglielo! Che cosa hai da perdere?
- Tu sei pazzo. Si sposerà fra qualche giorno – gridò Maya – mi accompagni all’aeroporto? – continuò cambiando argomento.
Sakurakoji chinò il capo annuendo.
- D’accordo, farò come vuoi.
Prese la valigia e la seguì senza aggiungere una parola.

Salutò con un sorriso gli attori protagonisti del prossimo film prodotto dalla Daito e, gettando un’occhiata all’orologio, sospirò soddisfatto per il contratto ottenuto. Aveva tutto il tempo per tornare in ufficio e sbrigare le ultime questioni in sospeso. Poi si sarebbe recato da Maya, deciso ad ottenere da lei la confessione che tanto desiderava. Le aveva concesso qualche giorno per riprendersi. Era intenzionato a non accettare rifiuti.
Sollevando lo sguardo notò Sakurakoji seduto, solo, al bancone dello stesso locale. Era un bravo ragazzo, ma non gli avrebbe lasciato Maya. Si diresse verso di lui.
- Buongiorno Sakurakoji. – lo salutò, notando lo sguardo affranto.
- Buongiorno signor Hayami – rispose educatamente.
- Non ti ho ancora fatto i miei complimenti per la tua interpretazione di Isshin. Le prove per la nuova dea scarlatta saranno molto impegnative. Mi attendo molto da te.
- Non la deluderò signor Hayami. Ho l’intenzione di fare un breve viaggio alla ricerca del Giappone antico, che mi permetta di capire meglio il personaggio di Isshin.
Masumi non nascose la sorpresa.
- Come parti? E Maya? Resterà a Tokyo?
- Maya non verrà con me – rispose dispiaciuto.
- Non porti con te la tua ragazza? Se fossi in te, non la lascerei sola! – ironizzò Masumi.
Sakurakoji non fu certo di avere capito le allusioni di Masumi.
- Maya non è la mia ragazza! – esclamò seccato.
- Cosa? Io credevo che voi due faceste coppia fissa. Vi ho visto baciarvi e Maya mi ha confermato che tu eri il suo ragazzo.
- Le ha mentito. Io e Maya siamo solo buoni amici. L’ho baciata, è vero. Ma lei non ha risposto al mio bacio. Credo che non mi abbia respinto per non ferirmi. Io le voglio bene, ma lei non mi ama.
Masumi strinse i pugni – mi ha ingannato – mormorò.
La mente richiamò gli intensi baci che lui e Maya si erano scambiati e un sorriso di speranza gli comparve sul volto.
- Devo andare da lei. Giunti a questo punto, mi deve delle spiegazioni - mormorò Masumi a se stesso.
- Lo sapevo! C’è qualcosa che vi lega – si interruppe, fissandolo negli occhi – se la farà soffrire dovrà vedersela con me.
- Non la farò soffrire, hai la mia parola, Sakurakoji – confessò con un sorriso.
- Adesso che ci penso, lei non doveva sposarsi, oggi?
- Non mi sposo più. Ho rotto il fidanzamento con Shiori. E’ una lunga storia. Adesso devo andare da Maya.
- Maya non è qui. E’ partita due giorni fa per New York, per due mesi.
- Cosa? – gridò Masumi – due mesi? Ma cosa crede di fare? E’ tempo che qualcuno la faccia ragionare!
Si congedò da Sakurakoji e si diresse, infuriato, verso il proprio ufficio.
Entrò trafelato, senza salutare. Mizuki lo fissò, confusa. Si chiese che cosa potesse essere andato storto nella conclusione del contratto. Le parole infuriate di Masumi, la ridestarono da quei pensieri.
- Mizuki, annulla tutti gli appuntamenti e prenotami il primo volo utile per New York!
Senza aggiungere altro si chiuse nel proprio ufficio, sbattendo la porta.
- Questa volta non la passi liscia, ragazzina! Addirittura fuggire negli Stati Uniti. Ma verrò a riprenderti e mi dovrai dare delle spiegazioni convincenti – gridò alterato, parlando da solo.
Mizuki bussò piano alla porta, prima di entrare.
- Cosa vuoi? – la aggredì.
- Il signor Kuronuma è qui. Dice che deve parlarle di una cosa importante.
Masumi gettò la giacca sulla poltrona – fallo passare – sbuffò, spazientito.
- Buongiorno signor Hayami.
- Buongiorno, non ho molto tempo da dedicarle, sto partendo.
Kuronuma, parve ignorare le parole di Masumi e si sedette comodamente.
- Le volevo parlare di Maya. L’interpretazione della sua dea scarlatta mi ha molto stupito. Sapevo che era brava, ma il suo talento stupefacente si è rivelato in tutta il sua pienezza con Akoya. Quando l’ho diretta in “Lande dimenticate”, confesso di essermi commosso ogni volta che interpretava la scena in cui Jane comprende la propria natura umana, stringendo il foulard rosso di Stewart.
Masumi si immobilizzò, afferrando le ultime parole di Kuronuma.
- Rosso? Era azzurro, se ben ricordo – lo interrupe Masumi.
- No. Il foulard azzurro l’abbiamo usato solo la sera della prima, poi, inavvertitamente, io l’ho danneggiato e lo abbiamo sostituito con uno rosso. Adesso che mi ci fa pensare, quella sera era in corso una violenta tempesta e lei era l’unico spettatore.
- Lei lo sa! – mormorò Masumi a se stesso – lo sa da allora.
- Qualcosa non va? – gli fece eco il regista.
- Mi dispiace signor Kuronuma. Non ho più tempo da dedicarle. Devo partire con urgenza, ho una questione estremamente importante da affrontare, che non può più essere rinviata.

continua

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Capitolo 12
*** atto 12 ***


Erano trascorsi solo pochi giorni da quando aveva lasciato Tokyo e doveva ammettere che Sakurakoji aveva avuto ragione. Il dolore per l’amore impossibile che nutriva per Masumi si era acuito al pensiero che lui, ormai, era sposato con Shiori. Fuggire non era stata una buona idea. Due mesi da trascorrere lontano dal Giappone le sarebbero sembrati interminabili. E al ritorno avrebbe lavorato accanto a lui, rientrato dal viaggio di nozze.
Sospirò in preda allo sconforto. Guardò l’orologio appeso al muro e si accorse che era in ritardo per l’ultima lezione della settimana. Aveva difficoltà con la lingua inglese, ma era un problema superabile, rispetto all’incognita che avrebbe dovuto affrontare, al rientro a Tokyo.
Una lacrima le scese sul volto, al pensiero che niente sarebbe stato più come prima. Avrebbe serbato nel proprio cuore il ricordo dei baci infuocati di Masumi, chiedendosi come avrebbe potuto affrontarlo, ogni giorno, alla luce del forte desiderio che nutriva per lui. L’unica via di uscita era concentrarsi sull’interpretazione della dea scarlatta. Cercando di cancellare dalla mente i pensieri negativi, prese la giacca ed uscì dall’appartamento.
L’amica di Rei, che gentilmente la ospitava, la salutò, dicendole che avrebbe trascorso il weekend dalla famiglia del suo ragazzo.

L’aereo stava per atterrare. Aveva dormito poco ed era certo che avrebbe risentito del fuso orario.
Ripensò alle parole di Kuronuma. Maya conosceva l’identità dell’ammiratore segreto. Perché non gli aveva detto nulla? Che stupido era stato! Lei gli aveva rivelato, più di una volta, che avrebbe interpretato la dea scarlatta solo per compiacere il suo ammiratore e lui non aveva afferrato il messaggio nascosto in quelle parole. Ora, più che mai, era necessario un chiarimento tra loro. La amava e non avrebbe rinunciato a lei tanto facilmente.

Le luci della sera accompagnarono il suo viaggio verso casa. Entrò, e lasciando la luce spenta, si mosse nella penombra. Si tolse la giacca e, con un sospiro di rassegnazione, la gettò sul divano. Si fermò, catturata da una sensazione che non poteva definire di spavento. L’istinto le suggeriva di prestare attenzione. Attese che gli occhi si abituassero al buio.
- Ragazzina, dovevi proprio andare così lontano, solo per un corso di recitazione?
Trasalì al suono di quella voce tanto amata. Il tono gentile non nascondeva una punta di velata collera.
- Signor Hayami! – esclamò travolta dall’emozione.
Accese la luce con mano tremante. Vederlo nell’appartamento, comodamente seduto sul divano, le dimostrò che non era un sogno. Era bello e terribilmente affascinante.
- Come ha fatto ad entrare? – balbettò, cercando di riaversi dalla sorpresa.
- La tua amica è stata molto gentile a permettermi di aspettare qui il tuo ritorno. E’ rimasta molto sorpresa, non sapeva che tu fossi fidanzata – concluse, con ironia.
- Lei… cosa le ha detto? Ma perché è qui?
Turbata, e con il cuore che le scoppiava nel petto, Maya attese che lui parlasse.
- Che domanda, ragazzina. E’ ovvio! Sono qui per affari – le ripose senza toglierle gli occhi di dosso.
Il tono canzonatorio della voce era smentito dall’aperto sorriso che gli illuminava il volto.
Con elegante noncuranza si alzò, dirigendosi verso la finestra. Posò lo sguardo sui volumi di opere teatrali sparsi sul tavolo. Si fermò a fissare un segnalibro, realizzato con petali secchi di rose scarlatte.
Il sorriso si fece più brillante. Si avvicinò lentamente e lo prese tra le mani.
- In questo modo il tuo ammiratore non ti abbandona mai. Sei così legata a lui?
Maya non rispose. Attese che il battito impazzito del proprio cuore le concedesse di ritrovare un po’ di calma necessaria per parlare. Stava di fronte a lei, impeccabile ed elegante, come sempre.
Era confusa, perché si trovava lì? E il matrimonio? Non era in viaggio di nozze? Troppe domande le affollavano la mente. Il timore e la gioia di vederlo si intrecciavano, impedendole di parlare.
Infine si decise. Era lì per lei, su questo non aveva dubbi, ma il motivo?
- Ma, non è in viaggio di nozze? – balbettò, pentendosi immediatamente di quella domanda.
Lui sorrise, visibilmente rilassato.
- Non mi sono sposato – replicò - effettivamente, ora che ci penso, non te lo avevo detto. Ho rotto il fidanzamento prima della rappresentazione della dea scarlatta – la fissò con sguardo eloquente, mentre il pensiero ritornava agli ardenti baci che si erano scambiati nel camerino, dopo lo spettacolo.
I suoi occhi si soffermarono sulle morbide curve, accarezzandone il fisico con lo sguardo.
Maya arrossì a quell’esame, esplicitamente sensuale. Una nuova speranza le nacque nel cuore, diviso dalla gioia e dalla paura di sapere.
- Non mi aveva detto che non era più fidanzato – mormorò, emozionata.
- Ti sarebbe importato? - la prese in giro Masumi, intuendo il sogno farsi realtà.
Maya non rispose alla sua provocazione. Rimase immobile domandandosi perché Masumi si trovasse lì. Forse la risposta era ovvia, ma il cuore che pulsava disordinatamente le impediva di ragionare. Il suo desiderio poteva avverarsi? Era mai possibile, che lui la amasse?
Masumi la ammirò, in silenzio. Era bellissima, così sorpresa ed impacciata. Le gote arrossate per l’imbarazzo la rendevano estremamente affascinante. Stava imparando a riconoscere i suoi pensieri dell’espressione del volto e dal tono di voce. Notava in lei ancora una sorta di incertezza, ma i dubbi si stavano dissolvendo con rapidità.
Si diede dello stupido, per avere tergiversato così a lungo. Dopo un interminabile viaggio ed il fuso orario sulle spalle, era di fronte a lei e l’avrebbe incalzata fino ad ottenere ciò che desiderava. La volontà di prenderla tra le braccia era impellente, ma non voleva aggredirla. Constatò in lei un indubbio timore. Riprese a parlare, dolcemente.
- Evidentemente, ho dimenticato di dirtelo, catturato dal tuo fascino.
Maya arrossì. Dove voleva arrivare Masumi? L’unica cosa che le riecheggiava nella mente era che non si era sposato, né l’avrebbe mai fatto con Shiori. Una gioia immensa le riempì il cuore.
Si riscosse, sentendo di nuovo la voce calda e carezzevole di Masumi.
- Ma lo sai che mi hai ingannato, ragazzina?
- Ingannato? – gli fece eco, incerta.
- Parlo di te e Sakurakoji. Mi hai fatto deliberatamente credere che tu lo amassi.
- Ha fatto tutto da solo! Io mi sono solo limitata a tacere. Uscire insieme non significa automaticamente fidanzarsi. Anche gli amici escono insieme – replicò Maya.
- Baciarsi è compreso nella definizione di amicizia? – ironizzò Masumi.
Lui li aveva visti! Maya ripensò al bacio di Sakurakoji e lo paragonò a quelli passionali di lui, arrossendo.
Masumi notò il suo imbarazzo e non riuscì a trattenersi, adorava prenderla amabilmente in giro.
- Stai arrossendo. A cosa stai pensando, ragazzina?
- Che cosa intende? - ribatté arrabbiata, sentendo aumentare il calore sulle guance già infuocate.
Masumi rise di cuore.
- Va bene, non insisto. Il tuo silenzio sulle mie insinuazioni della tua relazione con Sakurakoji, si chiama ingannare. Ma forse me lo merito, ero così geloso!
- Geloso? Lei? – domandò Maya, spalancando gli occhi.
- Sì, non lo avevi capito? - le sorrise teneramente.
Maya sentiva il proprio cuore innamorato battere come impazzito, trepidando per la gioia ed il timore di conoscere la verità. Masumi sorrideva, sereno. Perché non parlava? Doveva sapere, o sarebbe diventata pazza. Cercò di riportare la conversazione sulla sua presenza a New York.
- Ha detto che è qui per affari – esordì con timore, ricordando che lui l’aveva elogiata, più volte, come il migliore prodotto della Daito - che genere di affari?
Masumi la osservò con la testa reclinata. Il sorriso scomparve dalle labbra lasciando sul volto un’espressione seria. Si avvicino lentamente a lei.
- Affari che riguardano il mio cuore – sussurrò, prendendola tra le braccia. Assaporò il suo delicato profumo prima di continuare – sono egocentrico, insopportabile, scontroso ma sono perdutamente innamorato di te da moltissimo tempo. Io ti amo Maya e prometto, se tu vorrai stare al mio fianco, di renderti felice, come nessun altro uomo potrebbe mai fare.
La abbracciò con delicata energia, lasciando finalmente liberi i proprio sentimenti di amore per lei.
- Riuscirai ad amare un uomo come me? Ti chiedo molto, lo so, però dammi almeno una possibilità, ti prego, Maya – concluse, prendendole il volto tra le mani e sollevandolo fino ad incrociare i suoi occhi.
Lo fissò, incredula. Le parole che Masumi aveva pronunciato erano dirette a lei. La amava. Il suo sogno si era magicamente trasformato in realtà attraverso la dolce dichiarazione di Masumi. Il proprio nome pronunciato dalle sue labbra aveva un suono nuovo. Niente tono canzonatorio, quella voce tanto amata l’aveva trafitta. Gli occhi, lucidi per l’emozione, contemplarono il volto tanto amato di Masumi.
- Ti amo, Masumi – disse semplicemente, troppo sconvolta per aggiungere altro.
Lui la strinse con forza, trasmettendole, con l’abbraccio, tutto il timore, che aveva provato, di perderla.
Si chinò, sfiorandole le labbra – non fuggire mai più lontano da me – mormorò prima di baciarla con passione.
Maya sollevò le braccia, le allacciò dietro alla sua nuca e si abbandonò senza più riserve al bacio di Masumi. Entrambi sentirono risvegliarsi il desiderio.
Le labbra morbide e dolci di Maya gli inebriarono i sensi. Sentirla cedevole tra le sue braccia, aumentò il desiderio di condividere con lei la passione a lungo frenata.
Le sue mani strinsero la vita esile ed accarezzarono i fianchi armoniosi, risalendo lentamente lungo le spalle. Le labbra impressero un caldo bacio nell’incavo del collo.
Maya gemette di piacere e socchiuse gli occhi cercando ancora le labbra di Masumi.
- Ti amo, Masumi – ripeté in un sussurro, travolta dalle emozioni.
Masumi nascose il viso tra i capelli morbidi di Maya, inspirandone il delicato profumo. La sollevò tra le braccia.
- Sei leggera come una piuma, amore mio - le disse, sorridendo.
La contemplò, con lo sguardo carico di passione. Maya arrossì e, senza parlare rispose alla sua muta domanda, indicandogli con la mano la stanza da letto. Masumi sorrise dolcemente, prima di baciarla di nuovo.
Si mosse lentamente mentre Maya, chiudendo gli occhi, si lasciò trasportare, cullata dai suoi passi. La adagiò con delicatezza sul letto chinandosi a baciarla con passione crescente. Maya rispose con trasporto ai baci profondi di Masumi.
- Ti amo, ragazzina – mormorò sulle sue labbra.
Le languide carezze divennero febbrili e le ultime barriere tra loro caddero, slacciate da mani impazienti. Maya trattenne il respiro al contatto con il corpo caldo di Masumi. La sua pelle bruciava travolta dai baci ardenti e sempre più intimi. Mossa da una brama implacabile, si strinse ancora di più a lui, accarezzandolo ardentemente, con mani tremanti, provocandogli un brivido di piacere.
Masumi si sollevò leggermente per ammirarla. Maya arrossì, notando il suo sguardo apertamente carico di passione. Le accarezzò sensualmente il seno, strappandole un gemito di piacere. Si chinò, sfiorando la sua pelle con le labbra umide. Maya trattenne il respiro, travolta da un’emozione crescente, che la rapì trasportandola in un universo per lei ancora inesplorato.
- Mi fai impazzire, lo sai? – le sussurrò intrecciando il respiro con quello di lei – ti amo, amore mio.
Il battito convulso dei loro cuori si fece più intenso, mentre il desiderio l’uno per l’altra divampò, alimentato dal supremo atto d’amore. Consci solo del piacere che si donavano l’un l’altra, si cercarono con desiderio, offrendo all’altra parte di sé, la propria anima. I respiri ansimanti, si fusero in un bacio profondo che li lasciò senza fiato. Raggiunsero, in un turbine di emozioni travolgenti, l’apice del piacere, stringendosi l’uno all’altra in una splendida unione. Rimasero in silenzio, a lungo, assaporando il piacevole languore che li aveva imprigionati.
- Sono felice – confessò Maya, accarezzandogli il torace con la punta delle dita.
Masumi le sfiorò le labbra – ti amo, ragazzina.
Esausti ed appagati, si abbracciarono teneramente.

continua

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Capitolo 13
*** atto 13 ***


La testa di Maya era pigramente posata sul petto di Masumi. In silenzio ascoltava il battito del suo cuore tornare ai ritmi regolari. I loro corpi abbracciati tra le fresche lenzuola tornavano lentamente alla normalità.
Gli sfiorò il torace con la punta delle dita, sorridendo soddisfatta.
- Masumi, mio ammiratore delle rose scarlatte, io ti amo più della mia stessa vita – gli confessò, ancora turbata dall’appagante unione che li aveva legati indissolubilmente l’uno all’altra.
Masumi le accarezzò lievemente le spalle, godendosi la nuova e completa gioia di vivere che lo aveva travolto.
- Perché non mi hai rivelato che lo avevi capito? Mi sono ingenuamente tradito – le chiese, emozionato.
Maya sorpresa sollevò il capo per guardarlo, sorridente, negli occhi.
- Come hai intuito che lo avevo scoperto?
- Non l’ho capito da solo. E’ stato Kuronuma, prima di partire per New York. Mi ha parlato del foulard rosso di Jane. Riflettendoci, mi hai inviato tanti messaggi ed io, impegnato a non mostrarti i miei veri sentimenti, non mi sono accorto di nulla. Perché non mi hai smascherato?
- Avevo paura di scoprire il motivo per cui ti nascondevi dietro l’identità del donatore di rose – ammise – anche tu, però, non ti sei mai rivelato.
- Hai ragione. Credevo che mi odiassi e che, confessandoti che ero io l’ammiratore segreto, mi avresti allontanato dalla tua vita. In questo modo, potevo continuare a godere del tuo affetto.
- Sì, è vero, l’ammiratore ha il mio affetto – replicò Maya, fissando il volto serio di Masumi – ma tu hai il mio amore. E’ te che amo, amore mio.
Si sollevò sui gomiti e, sorridendo, avvicinò il viso a quello dell’uomo che le aveva catturato il cuore.
Scivolò leggera sopra di lui, mentre la sua risata cristallina si diffondeva nell’aria.
- Amami ancora, Masumi.
Lui la strinse a sé. Il risolino di Maya fu interrotto da un bacio appassionato che la lasciò senza respiro, immergendola di nuovo nel mare voluttuoso dei sensi.
I raggi luminosi del giorno nascente si infiltrarono vivaci tra le persiane socchiuse, solleticando Masumi e costringendolo ad aprire gli occhi. Da un rapido sguardo all’orologio, comprese che aveva dormito pochissimo. Osservò, accanto a sé, la donna meravigliosa che aveva tenuto tra le braccia ed amato per tutta la notte. Sorrise al pensiero che sarebbe iniziata una nuova vita per loro. I tormenti dell’anima appartenevano, ormai ad un passato che pareva già lontano. Le diede un lieve bacio, ammirandone il fisico perfetto, accarezzato dai raggi del sole.
Maya percepì, nel sonno, il calore di Masumi ed il leggero respiro sulle sue labbra. Si stiracchiò pigramente aprendo gli occhi.
- E’ già mattina – si lamentò, ancora assonnata.
- Mia cara, abbiamo dormito molto poco, la scorsa notte – replicò con malizia Masumi, posando con esplicita intenzione, lo sguardo passionale sul suo corpo – ma ne è valsa la pena, non trovi?
Maya arrossì, coprendosi fino al mento con il lenzuolo.
Masumi proruppe in una sonora risata, dandole un buffetto sulla guancia.
- Sei turbata? Guarda che non hai più segreti per me. Stanotte ho ammirato più volte il tuo fisico bellissimo, senza veli – si fermò, interrotto da una risata irrefrenabile – hai dormito anche tra le mie braccia, è un po’ tardi per nascondere le tue grazie, non credi?
- Masumi, cattivo! Non mi prendere in giro – ribatté Maya fingendo di picchiarlo.
- Ragazzina ormai dovresti sapere che adoro stuzzicarti.
Ridendo, la catturò tra le forti braccia, stringendola con fare possessivo.
- Devo ritornare a Tokyo, non prima, però, di avere trascorso un po’ di tempo con te – le disse, tornando serio – non desidero partire. Ora che sei tra le mie braccia non vorrei più lasciarti andare. Ma tu hai il corso di recitazione da terminare, ed io gli affari urgenti e l’organizzazione dello spettacolo, dove tu, mia cara, sarai la protagonista indiscussa.
Maya rispose all’abbraccio, felice – non mi prendere in giro, Masumi.
- Mi piace il suono del mio nome, sulle tue labbra – le rivelò, schioccandole un sonoro bacio.
- Che ne dici di una abbondante colazione e poi di un giro turistico?
Masumi la baciò ancora ridendo. Il baciò scherzoso divenne profondo ed appassionante e li proiettò di nuovo nel vortice della passione.
Uscirono nella tarda mattinata, dopo la promessa, abbonante, colazione. Passeggiando mano nella mano in Central Park assaporavano il profondo sentimento che li univa, chiarendo tutte le incomprensioni che avevano contribuito a tenerli lontano l’uno dall’altra. Masumi strinse l’esile mano di Maya.
- Ho tergiversato troppo a lungo prima di ammettere che non potevo più vivere senza di te. Sposando Shiori, una donna impostami da mio padre, avrei commesso un errore irreparabile, rovinando senza riserve la mia vita.
- Avresti reso infelice anche me – mormorò Maya - ho sofferto così tanto nel saperti fidanzato.
- Che pazzo sono stato! Ho rischiato davvero di compromettere il nostro futuro. Ma non dovrai più preoccuparti. Ti renderò felice.
- Lo sono già, Masumi.
- Adesso posso finalmente elogiare la tua interpretazione di Akoya. Non avevo alcun dubbio sulla tua vittoria, sei dotata di un grande talento, Maya. Il lavoro che ti attende sarà molto pesante, ma so che donerai al pubblico una dea scarlatta ancora più nobile.
- Ti ringrazio, Masumi – disse Maya, arrossendo.
All’interno di un elegante ristorante, terminarono la giornata, trascorsa felice e senza ombre.
- Domani devo rientrare a Tokyo, l’organizzazione della dea scarlatta non può attendere. Dovrà essere tutto perfetto per la mia adorata protagonista. Sarà difficile aspettare il tuo ritorno, tra due mesi, ma lo farò se è necessario.
- Tornerò con te, Masumi. Definirei la mia partenza per New York, una fuga. Non volevo restare a Tokyo, mentre tu ti sposavi con un’altra donna. Il corso di recitazione era una scusa.
- E’ questo il vero motivo della tua improvvisa partenza?
- Sì, ero terribilmente gelosa.
- Tu? Gelosa? – replicò, sorridendo Masumi.
- Che cosa c’è da ridere? Era davvero una circostanza drammatica, per me.
- Scusami, amore mio. Ma non credevo che il tuo cuoricino ribelle soffrisse di gelosia – la canzonò.
Maya, ricordando il loro primo bacio, gli prese la mano e se la appoggiò sul petto, all’altezza del cuore.
- Non sentì il mio cuore come freme impazzito quando mi sei vicino? – l’allusione al loro incontro nel camerino, dopo la prima della dea scarlatta, era palese.
L’aperta provocazione riaccese il desiderio di Masumi – torniamo a casa – le sussurrò maliziosamente.
Durante il ritorno in taxi non si scambiarono che qualche parola. Entrambi erano immersi nella piacevole e nuova sensazione di amare apertamente e di essere riamati.
Maya aveva scoperto in Masumi un uomo dolce e passionale. La premura con cui la trattava non nascondeva, però, la determinazione nelle sue azioni. Era stata una sorpresa, per lei, conoscere il lato umano di Masumi, quando le aveva confessato che il suo atteggiamento l’aveva, in molti casi, reso insicuro.
Era talmente avvezza a vedere in lui il freddo uomo d’affari, che la sua natura romantica l’aveva stupita non poco. Arrossì al pensiero dell’intimità condivisa con lui. Era una sensazione completamente nuova e l’avere scoperto anche il lato sensuale dell’amore, l’aveva unita ancora di più a lui.
Lo ammirò sorridendo, riflettendo che Masumi aveva scelto lei. La piega ironica della bocca, in passato sempre presente, era scomparsa, segno che lui aveva tolto la maschera di uomo freddo e cinico.
Gli sorrise e appoggiò, felice, la testa sul suo petto.
Masumi la strinse a sé con un braccio, mentre guardava distrattamente le luci di New York sfrecciargli davanti al finestrino. Si sentiva in pace con se stesso. La vicinanza di Maya e l’amore sincero che lei gli aveva donato avevano placato la sua sete di vendetta e di rivalsa. Si sentiva finalmente completo come uomo e come essere umano.
Maya aprì la porta dell’appartamento lasciando le chiavi sul tavolino dell’ingresso.
- Vado a rinfrescarmi, Masumi – disse dirigendosi verso la stanza da bagno.
Si spogliò ed entrò nella doccia, felice per la giornata trascorsa. All’improvviso sentì due calde mani massaggiarle la schiena.
- Masumi, ma che fai?! – esclamò fingendosi indignata.
- Ti aiuto, non vedi?
- In questo modo non mi stai aiutando affatto!
- Dipende dai punti di vista, ragazzina – ribatté malizioso, riducendola al silenzio con un bacio.
L’acqua tiepida appannò il vetro della doccia, mentre Masumi assaporava di nuovo le labbra di Maya.

Masumi attese il ritorno di Maya comodamente seduto sul divano. Il sorriso divertito non nascondeva l’emozione di averla amata di nuovo. Fuori, la notte era contrastata dalle luci di una città che non dormiva mai, come Tokyo. Pensò con insofferenza, che l’indomani, nel pomeriggio, sarebbe dovuto ripartire. La osservò entrare, silenziosa. Gli sorrise timidamente, raggomitolandosi accanto a lui.
Maya, compiaciuta del contatto con il corpo caldo di Masumi, udì un leggero fruscio ed alzò gli occhi, incuriosita.
- Che cosa sono? – chiese, osservando i due biglietti che Masumi teneva in mano.
- I biglietti per Tokyo. Quello di andata e ritorno è per me, e questo – disse mentre glielo porgeva – è il ritorno per te. Confesso che li ho acquistati entrambi a Tokyo.
- Che cosa? Era tutto premeditato! Come sapevi che sarei partita con te! – replicò Maya fingendo di picchiarlo.
- Non lo sapevo, infatti. Ma lo speravo. Nutrivo la speranza che tu tornassi a casa con me. Nella nostra casa.
- Che cosa hai detto? – balbettò Maya meravigliata.
- So che posso sembrarti precipitoso, ma – tacque, mentre il suo sguardo si fece serio ed emozionato – vuoi sposarmi, Maya?
Il suo volto si illuminò, travolta una profonda felicità.
- Sì, Masumi, lo desidero tanto anch’io – confessò, mentre una lacrima di gioia solcò la guancia vellutata.
Si chinò su di lei, sfiorandole le labbra con una tenerezza struggente.
- Mi hai reso felice, Maya.
Allungò una mano e prese la giacca, posata sul bracciolo del divano. Dalla tasca interna, estrasse un piccolo astuccio azzurro, chiuso da un nastro bianco e glielo porse.
- L’ho acquistato appena giunto a New York, prima di venire da te. Hai ragione sulla premeditazione. Avevo intenzione di chiederti di sposarmi ancora prima di partire e speravo nel tuo sì.
Maya lo prese e con mani tremanti lo aprì. Spalancò gli occhi alla vista del bellissimo ed elegante solitario che Masumi le infilò all’anulare sinistro.
- Questa è la mia promessa di amarti per sempre, ragazzina.
Maya sollevò il viso, offrendogli le labbra. Il bacio appassionato e travolgente suggellò il loro amore, mentre, tra i grattacieli di New York, il sole nascente illuminava l’alba di un nuovo giorno.

FINE

Ecco, è finita. Spero che vi sia piaciuta. Lo so, lo so, trabocca di romanticismo, ma che ci volete fare? Adoro il lieto fine.....
Grazie per averla letta, è una cosa che mi rende molto felice. Ancora mille volte grazie. Ho finito l'ispirazione, quindi mi fermo finchè non mi verrà in mente una nuova idea.... sperando di tornare presto ^__^.

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