Her name is Bellatrix Lestrange.

Non c’era senso. Nulla aveva più valore. Gli eventi, i pensieri, la vita.

Tutto aveva perso significato.

Si era lasciata avvolgere dal freddo e dal dolore che quella prigione portava dentro di lei.

Dietro quelle sbarre, ogni pensiero era una sofferenza. I ricordi, come lame nella carne, le ferivano e laceravano la mente.

Sentiva le urla e il dolore dei dannati che condividevano il suo stesso destino. Odiava quella situazione.

Eppure, sapeva che non sarebbe mai riuscita a stare lontana da tutta quell’angoscia, perché la disperazione, per poco che duri, diventa una sorta d’asilo nel quale ci si può sedere e riposare.

La litania che proveniva dalla cella di fianco alla sua divenne più forte. Il suo vicino continuava a ripetere sempre le stesse due parole. «Devo resistere.»

Riusciva a vederlo solamente attraverso le crepe del muro. I lunghi capelli neri spettinati gli ricadevano sul viso.

Era una figura familiare, ma non riusciva a capire chi fosse.

L’uomo alzò improvvisamente la testa. Incrociando quegli spiritati occhi color ghiaccio, lo riconobbe.

Non aveva idea che suo cugino le fosse così vicino.

Sirius, il traditore.

Ho deciso inaspettatamente di pubblicare questa seconda Flash adesso: non so perchè, ma ne avevo voglia v.v
La canzone è sempre la stessa del capitolo precedente ^.^
Buona lettura. Mi raccomando, recensite e fatemi sapere che ne pensate :D

She killed Sirius Black.

Aveva sempre avuto delle forti convinzioni, punti saldi cui aggrapparsi nei momenti d’insicurezza.

Lei era potente. Lei era ribelle. Lei era folle.

Ma, suo malgrado, ciò non era destinato a durare.

Il suo mondo interiore stava crollando, le sue certezze si erano trasformate in dubbi.

Guardava suo cugino, il suo nemico di sempre, combattere disperatamente.

Lo osservava con occhi diversi. E non era semplice desiderio quello che provava. Era strano. Era doloroso.

Lo voleva tra le sue braccia. Anche durante quella sanguinosa battaglia. Anche solo per un secondo.

Non sarebbe mai stato suo.

Si maledì mentalmente: non aveva mai amato suo marito, ma questo le sembrava il colmo.

Gridò, preda della furia della battaglia.

Si abbandonò alle sensazioni, spense la mente.

Un getto verde uscì dalla sua bacchetta, distruggendo l’oggetto della sua ossessione.

She killed herself

Appoggiò la mano all’albero, premendo i polpastrelli sulla corteccia. Pezzi di legno si conficcarono nella sua pelle, ma non se ne curò. La sua mente era altrove.

Aveva bisogno d’aria. Respirò profondamente e chiuse gli occhi.

Immaginò le mani di suo cugino scorrere sul suo corpo; sentì le carezze, i baci e le sensazioni che in realtà non aveva mai provato.

Le sue gambe cedettero sotto il peso del desiderio che l’animava.

Eppure non capiva perché. Loro si erano sempre odiati. Lei lo aveva ucciso. Ma allora per quale ragione erano le dita di Sirius quelle che voleva scorressero su di lei come nessun altro aveva mai fatto prima?

La verità era che lei amava il proibito. E suo cugino era più che proibito, oltre che morto.

Prese una pietra e la trasfigurò in uno specchio. Si guardò intensamente. Vide una donna divorata dall’odio e dal dolore. Non aveva più nulla dell’antico splendore.

Fu così, in quel giardino, che capì.

Primo, lei amava suo cugino: a modo suo, ma pur sempre lo amava.

E poi aveva perso le due cose più importanti della sua vita, pur di inseguire un ideale che non era mai stato davvero suo. La bellezza e Sirius.

Voleva tornare indietro, cambiare il passato.

Non poteva.

Urlando, frustrata, fece terra bruciata di ogni elemento che la circondava.

Tutto, la terra, gli alberi, qualunque cosa, iniziò a girare. Era finita.

Il suo nome era Bellatrix Lestrange. Lei aveva ucciso Sirius Black. Aveva ucciso se stessa.

E la colpa era solamente sua.