Guardian

di Alessia Heartilly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Il Caduceo ***
Capitolo 2: *** II. Il Viaggio ***



Capitolo 1
*** I. Il Caduceo ***


Disclaimer: Final Fantasy X e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza nessuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

GUARDIAN
I. Il Caduceo

Ginnem era una figlia di Sin. Si chiamavano così, a Besaid, i bambini a cui Sin aveva portato via i genitori. Molti di loro nemmeno li avevano conosciuti, e nessuno, comunque, li ricordava più. Ginnem era arrivata a Besaid in fasce, dopo l'ennesimo attacco, ed era stata consegnata al tempio perché non c'era una famiglia che potesse permettersi di occuparsi anche di lei, ognuno alle prese con le proprie ferite, con i propri fantasmi, con i propri morti.

Ginnem era cresciuta respirando le erbe che bruciavano nei bracieri dei templi, sempre accese sotto alle statue imponenti dei Grandi Invocatori che avevano liberato Spira dalla morte. Era cresciuta con gli insegnamenti, con la disciplina, e quando aveva deciso di essere un'invocatrice nessuno si era stupito. Nessuno sapeva cosa covava dentro di lei, la sera, quando si coricava nel suo lettuccio e pensava che, forse, lei avrebbe potuto spezzare il cerchio. Nessuno immaginava davvero perché volesse spezzarlo, quel cerchio; la osservavano aggirarsi con l'asta da invocatrice, le permettevano di curare ferite gravi e superficiali, la salutavano rispettosi e accettavano l'idea che, se si cresce un tempio che straripa di Yevon, se Sin ti ha portato via i genitori da piccola, è anche normale volere sacrificare la vita per salvare Spira.

Ginnem non desiderava questo, però. Per anni era rimasta nel tempio, aveva osservato invocatori più o meno conosciuti, più o meno capaci, entrare nel chiostro della prova e uscirne sconfitti. O forse erano stati sconfitti dopo, non aveva importanza. L'importante era che Sin era ancora lì, che aspettava che fosse lei a farlo sparire per sempre, con la sua asta da invocatrice che dispensava per lo più guarigioni. Ginnem sperava di spezzare per sempre il cerchio, levare per sempre dai templi i figli di Sin, e dare ai bambini i ricordi dei genitori. Voleva che nessuno dovesse sentirsi come si era sentita talvolta lei, sempre di troppo, a disagio, non voluta, con ferite sempre aperte che sanguinavano dietro ai sorrisi. Per lei non c'erano aste da invocatrici che potessero far magicamente sparire tutto.

Si diceva, quando si coricava la sera, dopo lo studio e la preghiera, che lei era figlia di Sin perché doveva essere lei a ucciderlo. E pensava 'ucciderlo', anche quando il pudore, sulle labbra di sacerdoti e invocatori, dipingeva solo la parola 'sconfiggere'. Covava risentimento? Cercava vendetta? A volte si sentiva solo una bambina, che piangeva genitori sconosciuti, e che non sapeva come scrollarsi quell'indicibile nostalgia di dosso se non diventando invocatrice.

*~*~*~*~*

Quando finalmente giunse per Ginnem il momento di affrontare il chiostro della prova, non aveva ancora scelto un guardiano. Fino ad allora, l'idea del pellegrinaggio era stata solo accarezzata, e il suo unico conforto, nei lunghi giorni di allenamento e studio, erano stati i sorrisi riconoscenti di coloro che aveva guarito, a cui aveva rivolto una gentilezza, e di coloro che le dicevano, sicuri, che lei li avrebbe salvati tutti, e avrebbero per sempre lucidato la sua statua, nel tempio di Besaid, anche quando Sin sarebbe stato solo un ricordo opprimente e lontano.

Rimuginava e rimuginava, ma non riusciva a trovare una soluzione, perché aveva stretto rapporti così superficiali che non sapeva a chi avrebbe potuto affidare la sua vita. Ma un giorno qualcuno la chiamò, con voce sommessa, fuori dalla sua capanna, e quando scostò la tenda per vedere chi era, si trovò di fronte Lulu. Spettinata, con gli occhi rossi, sconvolta, ma con un alone di determinazione che fece scattare in lei una molla insopprimibile di ammirazione. "Ho sentito che partirete per il pellegrinaggio," aveva detto Lulu, con la gola piena di lacrime represse, "vi prego di farmi l'onore di essere vostra guardiana."

Da quella donna spirava così tanta insicurezza e così tanta debolezza che Ginnem si sentì incredibilmente affascinata. L'onore era accordato.

*~*~*~*~*

I giorni dell'allenamento furono così gioiosi che anche da non trapassata, pur con tutta la rabbia e il risentimento, Ginnem li ricordava con un sorriso tenero di rimpianto. Lulu aveva sempre quell'aria di sicurezza e determinazione e la faceva sempre sentire così protetta, che non dubitò nemmeno per un momento d'aver scelto il migliore guardiano possibile. La trovava ancora, a volte, spettinata e con gli occhi rossi, ma c'era una luce in quello sguardo che sapeva farla tremare d'invidia.

Quando furono pronte per il chiostro della prova, Lulu si fermò sugli scalini che portavano al labirinto, e chiese a Ginnem se davvero era quello che voleva. E Ginnem immaginò la forza degli Eoni dentro di lei, la forza del dolore che le scorreva nelle vene, e Sin che cadeva, ai suoi piedi, e la gioia di quella liberazione così profonda e significativa per se stessa, per il mondo intero, per tutta quell'umanità falciata e per quella che dormiva terrorizzata, la notte.

"Sì," aveva detto, impugnando forte la propria arma. "Tu lo sei, Lulu?"

Non c'era stata risposta. Ginnem non aveva saputo interpretare il luccichio dello sguardo con cui Lulu era entrata nel chiostro della prova.

*~*~*~*~*

Il pellegrinaggio si era rivelato durissimo, e la presenza di Lulu al suo fianco era stata l'unica cosa che l'aveva consolata, a volte. Come era debole, in confronto alla maga nera che la proteggeva! Come era stata sciocca a pensare che le sue capacità di guaritrice sarebbero bastate! Ginnem aveva l'animo puro, ma il fisico debole, troppo debole. Le battaglie occasionali la fiaccavano nel corpo e nello spirito; il pensiero di quelle anime incapaci di avere riposo dopo una vita nell'affanno di Sin le serravano la gola in una morsa di pianto. Non aveva mai nemmeno celebrato un Rito del Trapasso; osservava i mostri che conoscevano la potenza di Lulu, si sentiva pungere gli occhi, e si sentiva sopraffare dalla pietà, dalla tristezza, dalla speranza di non diventare uno di quei bozzoli di dolore che sbarrava la strada all'invocatrice e alla sua guardiana.

Ma poi sorrideva, sapeva che non sarebbe successo.

Lulu l'avrebbe protetta.

*~*~*~*~*

Scendeva la notte, su Spira, quando l'invocatrice e la sua guardiana giunsero ai margini della Piana della Bonaccia. La stanchezza del viaggio, delle battaglie in quella distesa quasi infinita, le continue magie di guarigione a cui Ginnem aveva dovuto ricorrere stavano avendo la meglio sulle due viaggiatrici. Stanche e affamate, cercavano un riparo per la notte, quando notarono una stradina che scendeva al di sotto del ponte che avrebbero dovuto attraversare.

"Forse c'è una grotta, potremmo provare a passarci la notte," aveva detto Lulu, e come ringalluzzite dall'idea del riposo erano scese a perdifiato per la stradina, sentendosi incredibilmente fortunate quando scoprirono che c'era davvero una grotta.

Erano entrate, e si erano stupite della massa di lunioli che vagava nell'aria. Poco dopo altre battaglie più o meno bizzarre le avevano costrette alla fuga, e avevano deciso di rimandare la visita alla grotta la mattina dopo. Quei lunioli, quei mostri così feroci, non promettevano nulla di buono. Meglio riposarsi, si dissero, e affrontarli domani. Che tesoro celava la grotta?

*~*~*~*~*

L'espressione sul viso di Ginnem era impagabile, e a Lulu era sfuggito un sorriso quasi materno: avevano trovato per puro caso un intercessore, ed erano riuscite ad ottenere il favore di Yojimbo. Erano appena uscite dal naos dell'intercessore, quando un'anima maledetta le aveva attaccate: ed era così feroce e resistente che sembrava che nulla potesse distruggerla. Lulu era inginocchiata, stremata dalla battaglia che consumava tutta la sua forza magica, stremata dallo sforzo di intuire quale magia potesse sconfiggerlo, quando Ginnem commise l'errore che le fu fatale: si preoccupò di difendere la sua guardiana, scordandosi che nel mondo di Spira era il guardiano a dover morire per il suo invocatore.

La sua asta aveva scoccato l'ultima magia bianca della sua vita: aveva sentito quel flusso benefico correrle dentro, attraversarla fino a liberarsi dalle sue dita alla sua asta alla sua guardiana, unica amica in una vita di solitudine. Sentì la magia scorrerle fuori nello stesso momento in cui l'artiglio del mostro d'odio che aveva di fronte le affondò nello stomaco, togliendole qualsiasi forza per curarsi, per pregare che l'Eone accorresse in suo aiuto; e cadde a terra, osservando Lulu che la osservava e non sapeva cosa fare, se fuggire, o rimanere e condannare entrambe.

Alla fine Ginnem annuì, perché era quello che si aspettava da lei - che si sacrificasse. E lo fece.

Riuscì a vedere, poco prima che un nuovo artiglio le annebbiasse gli occhi, la gonna scura di Lulu che arrancava fuori, verso la vita, verso la luce.

*~*~*~*~*

Il rumore dapprima la confuse. Non era abituata alla presenza dei vivi; i mostri e i lunioli erano stati la sua unica compagnia, in quei mesi. Quelle voci umane la spaventavano, la innervosivano, e sentiva un alone di familiarità che le chiudeva lo stomaco in un'emozione sconosciuta.

Poi la rivide: era la stessa gonna che aveva visto arrancare via, la stessa gonna che avrebbe dovuto rimanere a terra mentre lei fuggiva, la stessa gonna che l'aveva, a volte, guidata per i misteri di Spira.

Il suo stomaco si riaprì, e lei si sentì in un momento irradiata di rabbia, così forte e incontrollabile che il suo corpo si ricompose e sembrò quasi reale anche ai suoi stessi occhi. Lei era abituata a vedersi come un turbine di lunioli, illuminata di pace, incapace di lasciare quel mondo perchè non c'era Trapasso, per lei, e insieme qualcosa la teneva legata lì, come una scia di rimpianto, di nostalgia, una colpa che la incatenava alla terra.

Quando Lulu le si parò davanti, con quell'espressione quasi meravigliata, quasi triste sul volto, si abbandonò a quello che la agitava, accantonando tutto ciò che di umano resisteva in lei. Era ancora debole nel corpo e nell'anima, e quando la sua rabbia materializzò Yojimbo, al suo fianco, solo un pensiero la percorreva tutta.

Non avresti dovuto permettermi di essere debole.

"Perdonatemi. Ero troppo giovane."

Non avresti dovuto permettermi di essere debole.

"Non c'è più nulla di umano, in voi?" E la sua voce sembrò trapassarle l'anima, toccare un po' quelle corde che l'avevano fatta sorridere e ridere, nei giorni felici di Besaid, ma che ora non poteva più sopportare di sentire, anche solo di avere.

Non avresti dovuto permettermi di essere debole.

"Permettetemi di assolvere il mio dovere. Il mio ultimo dovere come vostra guardiana."

E la lasciò fare, perché era la sua guardiana, e perché era debole e quella era l'unica protezione che conosceva. La sua rabbia resistette, cercò di combattere, ma alla fine lei era così stanca che si sentì semplicemente cedere.

Poi tutto si fece nebuloso, e non riuscì a capire, e si ritrovò di nuovo sconfitta, in ginocchio, con la tensione della magia che la percorreva, con gli ordini urlati a Yojimbo nella profondità della sua mente senza voce, con il fremito della rabbia che snocciolava debolezze mai accettate. Era Lulu che voleva punire, o solo se stessa? Non era forse servita a qualcosa, la sua inutile vita, se adesso Lulu sapeva affrontare, e proteggere, e lenire, e curare?

Lulu era stata la sua unica amica - eppure la sua debolezza avrebbe voluto stroncarla.

Nella nebbia che la avvolse nel momento del Trapasso, vide tutto con più chiarezza - erano state solo due bambine, troppo giovani per quel viaggio, troppo deboli, troppo distanti e diverse. E poi Lulu raccolse la sua asta, così simile a un caduceo, così in grado di guarire ogni ferita, e la consegnò a Yuna, mentre guardava lei, che svaniva a poco a poco nell'Oltremondo. I suoi occhi parlavano di tristezza, di rimpianto, di debolezza vinta.

Non fallirai, stavolta, pensava Ginnem, con l'anima che si riempiva poco alla volta dell'incanto di quel mondo di morti, hai compiuto il tuo dovere.

*****
Nota dell'autrice: storia scritta per il concorso di True Colors, dedicato alla Non-esistenza, in cui mi sono classificata al secondo posto *_* Grazie a Idreim e DefenderX per il betaggio e i consigli.
Come sempre, trovate tutte le risposte ai commenti sul mio blog Wide Awake.

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Capitolo 2
*** II. Il Viaggio ***


Disclaimer: Final Fantasy X e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza nessuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

GUARDIAN
II. Il Viaggio

Quando i pochi abitanti del villaggio la vedevano passare, pensavano a Lulu come a una donna forte. Forse era il modo di fare, forse il modo in cui si vestiva, il modo in cui gestiva con naturalezza la magia nera per cui era nata. Lulu trasudava sicurezza, determinazione, e gli abitanti del villaggio la amavano, la rispettavano, e pensavano che fosse una donna forte.

Per questo, si stupirono parecchio quando, quel giorno, la videro uscire dalla capanna spettinata, sconvolta, con gli occhi rossi di pianto, che camminava con passo fermo verso la capanna in cui viveva Ginnem. In quei giorni, Ginnem stava pensando a chi scegliere come suo guardiano per il chiostro della prova; e Lulu aveva deciso che quel guardiano doveva essere lei. La chiamò sommessamente, e quando la vide scostare la tenda per rispondere, disse semplicemente, "ho sentito che partirete per il pellegrinaggio," e sperava che la voce fosse forte abbastanza per quello che voleva chiedere, "vi prego di farmi l'onore di essere vostra guardiana".

Ginnem l'aveva guardata e lei si era sentita scrutata, e in un momento si rimproverò mille cose: i capelli spettinati, quegli occhi che parlavano di pianto, la voce poco ferma, la decisione affrettata. Ma Ginnem aveva accettato, con un sorriso che sapeva guarire tutti i mali, come la sua asta tanto stramba.

"Sarà un onore avervi come guardiana."

Nessuno aveva mai saputo il perché di quella decisione improvvisa. Nemmeno Wakka, nemmeno Chappu, che pure era il ragazzo che amava. Solo Yuna lo aveva vagamente intuito, ma nessuna delle due ne aveva mai parlato. Avevano continuato a ridere e scherzare e ad essere amiche, ma il pellegrinaggio e l'impegno di Lulu erano un argomento intoccabile. Qualcosa sembrava essersi rotto, e Lulu pregava di sbagliarsi, perché per quello che voleva fare aveva bisogno di tutta la forza del mondo.

*~*~*~*~*

A volte, Lulu osservava la sua invocatrice, durante gli allenamenti, e pensava che forse Ginnem era migliore come guaritrice che come invocatrice. Aveva una naturale dimestichezza con la magia bianca, e una conoscenza dei precetti di Yevon in grado di confortare chiunque. Ma non aveva la forza di combattere; si bloccava davanti ai mostri più deboli, sopraffatta da ciò che sapeva di loro. Forse il pellegrinaggio, la forza degli Eoni, l'adrenalina che sarebbe nata dalla necessità di arrivare alla città santa l'avrebbe resa più forte, ma Lulu spesso pensava che Ginnem avrebbe lasciato perdere a metà viaggio.

Ma quando Ginnem si voltava, e sorrideva, Lulu sorrideva a sua volta – Ginnem stava a poco a poco diventando un'amica, e l'idea che sarebbe stata sacrificata a Sin le induriva il cuore.

E allora, per lei, cercava di presentarsi il meno possibile con quell'aria sconvolta che la decisione di Yuna le aveva donato. Non doveva essere una guardiana spettinata, con gli occhi rossi, con la testa che vagava altrove. Ginnem, con quel suo sorriso caldo e sincero, meritava di meglio.

*~*~*~*~*

Quando finalmente i sacerdoti del tempio ritennero che Ginnem fosse pronta, Lulu si preparò ad accompagnarla nel chiostro della prova con un'emozione che non sapeva domare. Sentiva, in qualche modo, che tutto questo era solo una preparazione al pellegrinaggio di Yuna, ma nutriva ancora la speranza che sarebbe stata Ginnem a sconfiggere Sin, e non Yuna. Era l'unico modo per salvare Yuna, l'unico modo per salvarla senza intralciare la sua decisione di essere un'invocatrice.

Salendo i gradini verso il chiostro, con la sua invocatrice al fianco, Lulu ripensava alle notti in cui l'idea di essere la guardiana di Ginnem si era fatta strada in lei. Aveva immaginato la decisione di Yuna, ma sentirla pronunciare quelle parole, "voglio diventare invocatrice", aveva sbriciolato la sua sicurezza. Era stato come ricevere miliardi di stilettate. L'idea di Yuna invocatrice, di Yuna che partiva per il pellegrinaggio, della sua piccola, tenera, buffa e adorata Yuna che rischiava la vita, salvava Spira e moriva si era bruciata nel suo cervello e l'aveva tormentata per giorni. Perché proprio Yuna? Perché proprio quella bambina, con cui aveva condiviso un'infanzia spezzata dagli attacchi di Sin? Perché proprio una delle persone che più amava al mondo?

Erano state notti di agonia, giorni d'angoscia, in cui era stata presa tra decisioni contrastanti che portavano solo ancora più sofferenza. Poi aveva sentito di Ginnem, del fatto che non avesse un guardiano, e aveva pensato: se Ginnem sconfigge Sin, Yuna vivrà.

Era l'unica possibilità di salvare la sua sorellina.

E allora si era alzata, la mattina, gli occhi rossi dopo una notte di pianto perché salvare Yuna significava sacrificare Ginnem e non era giusto che qualcuno dovesse per forza andarsene, e si era avviata, ancora spettinata, alla capanna di Ginnem.

"Siete sicura di volerlo?", le chiese, in un ultimo tentativo di permettere a Ginnem di seguire la sua più naturale inclinazione – guarire, aiutare, consolare, sorridere... vivere.

"Sì," aveva risposto la sua invocatrice. "Tu lo sei, Lulu?"

Lulu non aveva risposto. Non si fidava della sua voce. Qualsiasi cosa avesse scelto, ora, avrebbe significato perdere qualcuno che amava. Poteva solo fare il suo dovere di guardiana fino in fondo, e sperare.

*~*~*~*~*

La debolezza di Ginnem non era solo fisica, aveva notato durante il viaggio, era anche nell'anima. La sua invocatrice sapeva affrontare ferite e malattie con un sorriso, e guarirle con naturalezza, ma quando si trovava di fronte ai morti divenuti mostri da abbattere era sconvolta. Non era nemmeno sicura che avrebbe retto a un Rito del Trapasso. Allora si sostituiva a Ginnem, uccideva, proteggeva, acquistava armi e oggetti, stabiliva i ritmi e i tempi del loro pellegrinaggio, mentre Ginnem si faceva più cupa, rifletteva, sembrava quasi voler smettere.

Ma poi gli sguardi si incrociavano, i sorrisi si riflettevano l'uno nell'altro, e Lulu sapeva di essersi affezionata a Ginnem, e che uno dei suoi doveri di guardiana lo faceva bene – amava la sua invocatrice, e le dava la forza di continuare nel viaggio.

*~*~*~*~*

"Forse c'è una grotta, potremmo provare a passarci la notte," aveva detto sfinita, quando Ginnem aveva accennato alla stradina che scendeva nel crepaccio. Le battaglie erano durissime, e le aspettava la scalata del Gagazet - avevano bisogno di riposo.

Ma entrando nella grotta furono avvolte da messe luminescenti di lunioli, attaccate da mostri feroci e potenti, e furono costrette a fuggire, e dormire fuori, e mentre Ginnem riposava accanto a lei, nella tenda, Lulu volse lo sguardo nella direzione della grotta, cercando di soffocare quel cattivo presentimento. Ce l'avrebbero fatta. Dovevano farcela.

*~*~*~*~*

Le guance di Ginnem erano ancora rosse di emozione, e fatica, e gioia. Un intercessore rubato, nascosto in quella grotta: valeva la pena esplorarla per scoprirne il tesoro! Ma all'improvviso qualcosa sopraggiunse dietro di loro, ed era così potente che non riuscivano in nessun modo a sopraffarlo, né a fuggire. Ginnem continuava a usare la sua magia bianca per guarire se stessa o la sua guardiana, e Lulu si sfiancava con la magia nera, nel tentativo di scovare il punto debole di quella bestia. Ma era troppo forte, e si accasciò a terra, debole, quasi arresa, quando sentì prima il caldo abbraccio della magia bianca che la avvolgeva e la guariva, e poi l'urlo straziante di Ginnem, che giaceva a terra, uno squarcio inguaribile nello stomaco.

Restare? Fuggire? Non sapeva come interpretare quell'ultima guarigione, non sapeva se condividere la sorte della sua amica o andarsene, e accettare tacitamente il suo sacrificio. Ginnem annuì.

E lei fuggì, senza voltarsi, arrancando fino alla luce, lontano dai lunioli, dall'odore di morte, dalle urla, e dal dolore che la seguiva accecandola.

Per tutto il viaggio di ritorno a Besaid, quelle urla la perseguitarono.

*~*~*~*~*

Yuna eseguiva il Rito del Trapasso, un'ombra contro il sole, e danzava avvolta dai lunioli, arcobaleni iridescenti che salivano dall'acqua, sollevavano l'invocatrice, e sparivano verso l'Oltremondo. Lulu la guardava, un po' rispondendo alla domande di Tidus, un po' pensando che Ginnem non aveva avuto nessun Trapasso, e forse vagava ancora nella grotta, in fondo al crepaccio, ed era diventata uno di quei bozzoli d'odio che tanto temeva. Le domande di quello straniero le facevano pensare sempre di più ai suoi fallimenti, e le trovava anche più fastidiose.

Si chiedeva se qualcosa aveva fruttato, di quel pellegrinaggio andato storto, di quello di Padre Zuke. Lulu non si era mai spinta oltre a quella grotta maledetta, e ora partiva con Yuna, ancora incapace di contrastare le sue debolezze. Aveva fallito come guardiana, la prima volta, violando la regola più sacra del guardiano: proteggere la vita dell'invocatore, anche a costo della propria. Poi aveva fallito di nuovo, con Zuke: aveva protetto il corpo, ma non lo spirito, che aveva vacillato di fronte alla Piana della Bonaccia e aveva serenamente deciso che non era fatto per terminare quel viaggio. Lui aveva trovato, in sé, risposte che Lulu ancora cercava.

Quando era partita da Besaid, quella mattina, il suo pensiero era stato non fallirò, stavolta. Avrebbe protetto tutto, di Yuna, tutto ciò che amava e che gliela rendeva così cara e che la straziava, perché la sconfitta di Sin significava perdere la sua sorellina. "Yuna lo ha scelto", diceva a Tidus e a se stessa, "sapeva fin dall'inizio cosa significasse. Tutto quello che possiamo fare è proteggerla, fino alla fine."

Non fallirò, stavolta.

"Cos'è la fine?", chiese di nuovo Tidus.

Lulu sospirò, scuotendo le braccia con un gesto d'impazienza. "Fino a quando sconfiggerà Sin."

Non aggiunse altro, e scese verso Yuna che risaliva verso di lei.

"Spero di aver fatto bene..."

"Sei stata molto brava. Sono già nell'Oltremondo. Ma... niente lacrime la prossima volta, mh?"

Yuna nascose il viso bagnato di pianto contro il suo seno, e Lulu si permise di cullarla un poco. Che sollievo che Yuna non potesse vedere le sue, di lacrime.

*~*~*~*~*

Le sembrava di rivederla, Ginnem, che le camminava fianco a fianco per scendere di nuovo nella grotta. Ora non era più da sola con la sua invocatrice, c'erano altri guardiani in grado di proteggere Yuna, altre difficoltà da affrontare insieme, ma questa era tutta sua, questa tortura di Ginnem che qui era morta, non trapassata, e si era sacrificata per permetterle la fuga. Rivivere con vergogna e dolore il momento in cui l'aveva vista annuire, ed era uscita, arrancando, con le sue urla nelle orecchie. Lulu chiuse gli occhi, attese che tutti fossero entrati, e poi si gettò in quella grotta, un santuario incredibile della non-esistenza, che pullulava di lunioli e mostri e odio e sofferenza.

Quando giunsero di fronte al naos, i lunioli si raggrupparono, creando una forma umana che le risultava tanto cara quanto straziante.

"Siete voi, Lady Ginnem? Siete proprio voi?"

Non ricordava quell'espressione dura, rabbiosa, inclemente sul viso della sua prima invocatrice. Ricordava solo sorrisi, calore, la magia bianca che la cullava nel sonno, la magia bianca che l'aveva salvata, quel volto che annuiva e si sacrificava.

"Perdonatemi. Ero troppo giovane."

Non fallirò, stavolta. Non sono più così debole.

"Non c'è più nulla di umano, in voi?" La consapevolezza che quello che chiedeva era vero, che non c'era più nulla di umano, che solo l'odio teneva uniti i lunioli, la distrusse, e nel dolore seppe che cosa doveva fare. Tutto questo aveva già procurato troppa sofferenza, a Ginnem e a lei, anime tormentate in maniere diverse.

Non fallirò, stavolta. Non sono più così debole.

 "Permettetemi di assolvere il mio dovere. Il mio ultimo dovere come vostra guardiana."

E non accettò di lasciare la battaglia, combattè contro l'Eone che Ginnem aveva invocato, consapevole che era lei a guidare quegli attacchi, e scagliò tutte le sue conoscenze magiche su quel tappeto, per salvare la sua invocatrice che mesi prima aveva lasciato morire. Non avrebbe fallito stavolta, e avrebbe protetto l'anima di Ginnem a costo della sua vita.

Poi Ginnem cedette, come schiantata, come se finalmente si fosse resa conto che tutto quello era sbagliato. Lulu la guardò cadere, osservò il Trapasso che aveva osservato già tante volte, e raccolse l'asta della sua prima invocatrice, quella che l'aveva sfiorata e guarita così tante volte, come un ricordo imperituro della debolezza che doveva sconfiggere. E c'era riuscita, e si sentiva bene, e mentre Ginnem svaniva la guardò con tristezza, con rimpianto, con la determinazione delle persone davvero forti che vincono le debolezze, anche quelle che distruggono.

Lulu continuò a fissare Ginnem, che svaniva in una cascata di lunioli e correva verso l'Oltremondo, mentre consegnava l'asta a Yuna.

"Pensavo che sarebbe stato più triste... forse mi sto abituando agli addii," disse infine a nessuno in particolare, sentendo che non aveva fallito come guardiana di Ginnem, che alla fine l'aveva protetta comunque, anche se troppo tardi.

"Sei più forte, Lulu," mormorò Wakka nel tentativo di consolarla.

Non ho fallito, stavolta, pensò mentre uscivano dalla grotta. Non sono più così debole.

E poi sollevò la testa. Dentro di lei c'era un viaggio ancora lungo da compiere. Non sono forte abbastanza, però.

*****
Note dell'autrice: seconda parte, che è ripetitiva, lo so, ma volevo scriverla, io amo Lulu XD Comunque, non è stata betata nessuno, quindi ogni strafalcione è solo colpa mia.
Come sempre, risposte ai commenti sul mio blog Wide Awake.

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