Mer'n del Loto Blu di Nyappy (/viewuser.php?uid=56176)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Rapimento ***
Capitolo 2: *** Il Buffone ***
Capitolo 3: *** La Capitale ***
Capitolo 4: *** L'Amico ***
Capitolo 5: *** Il Palazzo ***
Capitolo 6: *** Il Famiglio + Epilogo ***
Capitolo 1 *** Il Rapimento ***
Mer’n amava il mare.
Non erano stupende le sensazioni che donava
quell’immensità, quell’assoluto?
Poteva essere calmo o agitato, sereno o tempestoso, brumoso o un blu
così intenso da ferire gli occhi. E quella dolce brezza
mattutina che le scompigliava i capelli mossi?
Si, Mer’n adorava il mare.
Apprezzava particolarmente i porti, vivaci, pieni di gente
e… lucrosi.
I maggiori clienti di Mer’n erano infatti i frequentatori di
porti per eccellenza, i marinai.
Con i suoi abiti colorati e stravaganti e il cane sempre con
sé era una dei tanti erranti di quelle regioni, e si
definiva con orgoglio un’artista.
Eppure la Gilda dei Pittori non le andava molto a genio, la scultura
era faticosa, l’architettura qualcosa solo bello da
vedere… figlia di vagabondi, Mer’n aveva trovato
arte nel corpo stesso.
Era una tatuatrice, e con la sua lama incideva sui corpi imprese, voti,
speranze o semplici decorazioni; per la sua bella mano e
l’approccio molto schietto era abbastanza conosciuta nelle
regioni bagnate dal mare Bahtikka.
Cosa poteva essere più bello del diventare arte?
Nonostante fosse pronta a battersi per difendere le proprie opinioni,
Mer’n sapeva che le sue idee erano piuttosto di parte. La
gente comune evitava le persone tatuate, solitamente selvaggi, marinai,
circensi o peggio… stregoni.
-Ehi Mer’n!-
Narai era un giovane marinaio parecchio fortunato che nonostante
l’età e l’inesperienza aveva viaggiato
molto, e amava raccontare a Mer’n le meraviglie esotiche che
l’affascinavano.
-Naar! Da quant’è che sei tornato da Farun?-
-Ieri!-, rispose il giovane uomo tirando scherzosamente la ciocca
più lunga dei capelli di Mer’n.
-Ma sono sfinito, è tutto il giorno che ti cerco, e dato che
mi hanno dato un congedo piuttosto lungo pensavo di andare avanti con
il nostro progetto.-, aggiunse chinandosi per accarezzare il cane della
donna.
Quello di tatuatrice era un lavoro parecchio particolare.
Prima di tutto, aveva molto contatto pelle-pelle, e se non veniva presa
sul serio per la sua età, era senz’altro la sua
lama a farle giustizia.
Secondo, ogni volta che si ritrovava a parlare con qualcuno che aveva
tatuato lo trovava diverso, cambiato. Una cicatrice in più,
un nuovo tic verbale, tutto questo l’affascinava.
Terzo, aveva un ampio giro di conoscenze, seppur superficiali.
Conosceva davvero molte persone, e quando lavorava incoraggiava i
clienti a parlare per distrarli dalla lama sottile che incideva la loro
carne e le polveri colorate che bruciavano.
Tra tutti i racconti che sentiva i suoi preferiti erano sicuramente
quelli di Narai, che le riferiva di paesaggi fantastici e giungle
inospitali, principesse bellissime che scorgeva di sfuggita e gioielli
favolosi, il tutto con un attenzione ai dettagli che Mer’n
adorava.
-Oggi che pezzo facciamo?-
Quello di Mer’n e Narai era un progetto ambizioso: voleva che
tutta la schiena fosse un tripudio di colori e soggetti. Il disegno
completo che avevano deciso mesi prima era stato diviso in pezzi e
ormai ne mancavano pochi. Mer’n aveva addirittura imparato a
scrivere per tatuare il verso di una ballata sulla scapola
dell’uomo.
-Sotto il collo, il sole con le nuvole.-, le disse preparandosi a
soffrire.
Mer’n si rimboccò le maniche della camicia e
tirò fuori dalla borsa il grande foglio con il disegno.
I suoi occhi nocciola indugiarono sul collo nudo di Narai, e con
l’unghia dell’indice tracciò una nuvola
che copriva un grande sole, accanto alle fronde dell’albero
tatuato vicino.
-Quello di oggi farà particolarmente male, credo.-,
l’avvertì estraendo dal suo astuccio la lama e
controllando che il cane sotto il tavolino fosse ancora lì.
-Su, non essere così negati…GWAH!-
Quello che le aveva raccontato Narai, più loquace e
dolorante che mai, l’aveva lasciata un po’
inquieta: nelle regioni a sud ed ovest del Bahtikka stavano sparendo
persone in modo sistematico, ed erano tutte ragazze sotto i quindici
anni.
All’inizio a Ganthar, la prima città colpita, si
era pensato ad un maniaco omicida, ma poi anche nelle altre regioni si
stavano verificando quelle sparizioni, in più
città contemporaneamente.
Una banda? Eppure in giro non si vedevano più brutti ceffi
del solito, e le giovani sparivano all’improvviso: entravano
in camera e non ne uscivano più, aiutavano la madre a fare
spese ed un battito di ciglia dopo erano sparite.
-Non potrebbe essere opera di uno stregone?-, Mer’n era
sicura di aver sentito di un vecchio mago dell’est che i
divertiva a fare giochetti simili, anni prima.
-Si, è la conclusione più ovvia.-, le aveva
confermato Narai.
Ma perché un mago doveva interessarsi a delle quindicenni
quando poteva evocare bambole di carne e sangue con i suoi poteri?
-Gli stregoni del sud hanno subito fatto sapere che erano estranei alla
faccenda, come quelli dell’est.-
-E gli stregoni della regione ad ovest-, aggiunse Mer’n, -
sono in guerra, dubito abbiano il tempo di rapire ragazze, no? E qui a
nord i Raccoglierbe sono isolati nei loro villaggi e non sanno nemmeno
che esistono altre regioni.-
-Sei preoccupata per Lee’a?-, chiese Narai sofferente.
Mer’n interruppe per un attimo il suo lavoro, dando
un’altra occhiata al cane sotto il tavolo.
-Non è ancora tornata normale. E sta ingrassando, quella
pigrona.-
In tutta risposta il cane abbassò le orecchie, leccandosi
placidamente il naso.
Lee’a, il grosso cane che viaggiava con Mer’n da un
paio di mesi poco tempo prima era stata Lee’a la sorella
minore.
Quella sciocca aveva insultato un mago dalla luna storta e questo le
aveva lanciato contro una maledizione, rifiutandosi di cedere alle
suppliche di Mer’n e scioglierla.
Aveva provato di tutto lei per far tornare la sorella normale, ma
nulla, nessuno sembrava essere in grado d’aiutarla.
-Vai da un Custode, solo loro potrebbero aiutarti.-, le aveva
consigliato un vecchietto.
I Custodi, gli stregoni a capo dei continenti… facile
nominarli, impossibile trovarli.
Nel frattempo Lee’a come cane era cambiata totalmente: prima
pestifera ed insolente, ora pigra e dormigliona.
-Giusto, tra un po’ dovrebbe compiere quindici anni anche
lei.-, Mer’n riprese l’affilata lama in mano per
continuare il suo lavoro su Narai.
Lee’a sbuffò, mentre l’uomo
cercò di rassicurarla: -Ora è un cane, no?
Dovrebbe essere al sicuro. AHI… e poi in questa regione
devono ancora iniziare a sparire.-
Quella notte il sonno di Mer’n fu parecchio disturbato.
Come ogni notte abbracciava Lee’a, alla quale non piaceva
dormire sola, eppure qualcosa non andava.
-Ah!-, si svegliò all’improvviso, sdraiata in modo
scomposto sul pavimento di pietra della cappella, sola.
Lee’a era scomparsa.
Mi sono finalmente
decisa a pubblicarla :) è una storia di sei capitoli che
avevo scritto per il contest. Poi ovviamente da brava scema mi ero
segnata la data di consegna sbagliata e non ho potuto partecipare xD
Il limite di 9.000 parole mi aveva fatto tagliare parecchio, ma conto
di arricchire e completare i capitoli man mano che li post. Dato che
è già scritta, gli aggiornamenti saranno
frequenti.
E' un esperimento, come un po' tutte le mie originali, quindi mi
piacerebbe davvero sapere che ne pensate :D
Nyappy
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Capitolo 2 *** Il Buffone ***
“E’ sparita!”
Mer’n stava correndo verso il porto, già affollato
nonostante fosse mattina presto.
Schivò un giocoliere ed ignorò un mendicante che
la stava salutando. Dov’era finito Narai?
Anche se aveva ricevuto un congedo era sempre mattiniero, ed era anche
l’unico che poteva aiutarla a cercare Lee’a, che
l’avrebbe aiutata…
-Ehi, Shamar!-, chiamò un marinaio che conosceva piuttosto
bene, indaffarato a sistemare delle cose.
-Hai per caso visto Naar in giro?-, gli chiese preoccupata senza dargli
nemmeno il tempo di salutarla.
-Calma, Mer’n, ti verrà un infarto
così! E’ partito ieri sera per Sahran, no?-,
rispose pensieroso l’uomo dando un’occhiata
disperata alle scatole che doveva ancora impilare.
Diavolo! Sahran era un paesino poco lontano, ma lei non aveva
tempo… e le venne in mente che Narai viaggiava spesso con
Shamar.
-Senti, sai nulla delle sparizioni di ragazze nelle altre regioni?-
-Mmm…-, il marinaio ci pensò su, -Si, ma qui
devono ancora iniziare, no? In tre giorni ne saranno sparite una
cinquantina, una dopo l’altra. Non sei la prima che me lo
chiede…-,
terminò Shamal, ammettendo di non saperne molto.
-Dì in giro che è iniziata anche qui, vado a
chiedere agli altri!-, Mer’n scappò via schivando
la gente variopinta che brulicava già nelle strade.
Raggiunse con difficoltà la taverna Corallo,
il centro informazioni del Bahtikka da cui partivano ed arrivavano
tutte le voci del continente.
Poco prima del locale si scontrò con uno strano uomo vestito
di rosso, ed entrando Mer’n si scusò.
La taverna Corallo era gestita dal vecchio Mun, un lupo di mare ormai
ritirato da diversi anni rinomato per la grande saggezza e la
compravendita d’informazioni da tutto il mondo.
Quando Mer’n entrò nella taverna la
trovò quasi vuota, con Mun seduto al solito tavolo ed un
bicchiere di succo d’ostrica in mano.
-Oh, Mer’n. Così Lee’a è
sparita.-, la salutò ammiccando.
Era prodigioso, come faceva a saperlo? Era sparita da sole due
ore… Mer’n si stupiva ogni volta.
-Devo trovarla, devo!-, lo implorò lei.
Non solo aveva giurato a sua madre di proteggerla e aveva assistito
impotente alla sua maledizione, no! Era anche sparita.
Mun sospirò, grattandosi le folte sopracciglia bianche.
Ormai era così vecchio che la pelle
incartapecorita era scura e piena di macchie, e assieme ai
baffoni lo rendevano simile ad un tricheco pelle ed ossa.
-Te lo dirò gratis dato che conosco la piccola
Lee’a.-, borbottò il vecchio che andava pazzo per
i capelli lunghi della ragazzina, che gli ricordavano un amore di
gioventù.
-Girano voci piuttosto confuse: è solo tre giorni che
è iniziato ed è successo tutto velocemente.-,
iniziò grattando una goccia incrostata di resina sul tavolo,
-Moltissimi sono andati dagli stregoni
a chiedere spiegazioni, ma questi si sono dichiarati innocenti, ed i
maghi non possono mentire.-
Sospirò, prima di aggiungere: -Potrebbe essere una minaccia
di un altro continente.-
Mer’n non conosceva bene il mondo. Viaggiava solo nelle
regioni bagnate dal Bahtikka e degli altri continenti aveva ricevuto
solo descrizioni confuse o stralci d’avventure di Narai.
-Conosci Honir? E’ il continente meridionale sotto il Custode
del Sud. Dicono che nel folto della foresta di Honir, la stessa che
protegge la capitale, abiti uno stregone ribelle rinchiuso nel suo
palazzo,
ed in giro si dice che il Custode del Sud stia male e che tutti i suoi
sigilli si stiano indebolendo.-
Quindi era stato quel mago a rapire Lee’a? Ma
perché?
-Mun, ti adoro!-, gli sorrise Mer’n alzandosi dalla panca
scura.
-Aspetta, non è detto che sia stato lui a rapirla. Gli
stregoni sono infidi e si proteggono a vicenda, devi stare attenta. Che
vuoi fare, andare a Honir da sola?-, le chiese bevendo un sorso di
succo.
-Troverò qualcuno. E poi se lo dici tu è per
forza una verità assoluta, no? Almeno ci devo provare!-,
anche se le ricerche di tutti gli altri sembravano essere vane, lei
sentiva di potercela fare.
Sapeva dove andare, a differenza degli altri, ed era
un’errante. Er abituata a cavarsela da sola.
-Tra un paio d’ore parte un’intercontinentale,
dovrebbe passare anche per Honir. Fa’ attenzione.-, la
salutò il vecchio sollevando il bicchiere.
Con passo più tranquillo Mer’n tornò
alla cappella dove aveva passato la notte per riprendere i suoi effetti
personali e tornò al porto, cercando la nave di cui aveva
parlato Mun.
La Sirena Furiosa,
questo il nome dell’enorme veliero, salpò in
grande stile.
Mer’n aveva pagato due monete d’oro per il
passaggio e si era ritrovata assieme ad una compagnia di erranti come
lei, guidati da una donna piuttosto grassa.
Erano musici, giocolieri, chiromanti e danzatrici, una sorta di circo
mobile, ed in un angolino riconobbe anche l’uomo in rosso che
aveva urtato al porto, in disparte rispetto agli altri.
Faceva piuttosto caldo e Mer’n era seduta per terra,
appoggiata alla parete della grande cabina.
Si tolse il leggero scialle che le copriva le spalle e se lo
legò in vita, rivelando un complicato tatuaggio che le
decorava tutto il braccio sinistro.
-Che bello!-, esclamò ammirata una giovane avvolta in veli e
collane.
-Ti piace? L’ho fatto io.-, le sorrise Mer’n. Un
po’ di pubblicità non guastava mai…
-Davvero? Fa male? Mi piacerebbe farmene uno, ma ho paura.-, strinse
gli occhi scuri, prima di spalancarli e spaventarsi: -Sono Kaala,
piacere.-
La ragazza era una giovane chiromante del gruppo di erranti diretti a
Daal, una città sulla costa est di Honir; si
offrì di leggere la mano a Mer’n, e lei
accettò con piacere.
-Mmm…-, iniziò a studiare la forma e la lunghezza
delle dita aperte, poi si concentrò sulle unghie ed infine
le linee del palmo destro.
-Il palmo è quadrato, le dita lunghe e diritte, la mano
dell’artista.-, iniziò Kaala, -Le unghie sono
grandi, ma non le curi molto, hanno dei residui di colore. Il medio ha
un callo, usi molto…-, s’interruppe.
-La lama, si. E’ innestata su una bacchetta di legno.-,
spiegò Mer’n.
-Capisco. Scommetto che la sinistra è piena di cicatrici. Ti
aiuti nei lavori di precisione con quella, vero?-, Mer’n
annuì mostrando la sinistra, che soprattutto
sull’indice era ricoperta di cicatrici.
Quella era una bella analisi, davvero.
-Poi vediamo. La tua linea della vita è piuttosto
irregolare, tipica di noi erranti.-, Kaala si concentrò ora
sul palmo, -Quella della testa indica che sei parecchio curiosa e
riflessiva, mentre quella del cuore non è più
profonda che lunga. Hai una salute di ferro, immagino, ma la linea del
successo non è bella come quella della salute, non
aspettarti molto in questo senso. E la linea del destino sembra
piuttosto aggrovigliata.-, terminò solenne.
Mer’n si era fatta leggere la mano parecchie volte e le
analisi le parevano sempre simili, eppure quella di Kaala le suonava
piacevolmente nuova.
-Puoi leggerla anche a me?-, l’uomo in rosso si
avvicinò con passo elegante, sfilandosi il guanto della mano
destra. La chiromante seduta vicino a Mer’n storse appena la
bocca e si alzò.
Mer’n osservò meglio quello strano individuo: gli
abiti stravaganti erano a righe e pois, pieni di piume e campanellini
che ornavano anche il biondo codino di capelli biondo opaco.
Era davvero vestito tutto di rosso, e anche gli stivali a punta erano
di quel colore.
-Ci provo.-, disse Kaala prendendogli con garbo la mano e cercando di
non farsi distrarre dall’importante naso dell’uomo.
-Mani allungate, dita piuttosto nodose. Nessun callo, pelle morbida ed
unghie curate. Lavori? Non sono mani di un vagabondo.-, Kaala
deviò lo sguardo sul viso dell’interessato,
impassibile,
-Il pollice è piuttosto grande, ti piace obbiettare. Questa
è la mano del filosofo… non ho mai visto una
linea della vita tanto lunga e diritta. Quella del successo
è marcata, quella dell’amore leggera e contorta.
Ti piace giocare.-, gli mollò la mano.
-Sei uno stregone.-, Mer’n anticipò Kaala, che
fissava l’uomo vagamente nervosa.
-Sono un semplice, fortunato errante. Nahël è il
mio nome, e sono un giullare.-, si presentò ammiccando.
I suoi occhi erano gelidi ed il sorriso sembrava una maschera.
Un giullare? Non portava il trucco tipico dei buffoni, e sotto
l’occhio sinistro aveva solo tre piccole lacrime tatuate.
Nahël… era un nome importante, lontano dai
provinciali Mer’n e Lee’a.
Alle due non piaceva per niente quell’uomo.
Durante il viaggio Mer’n riuscì a racimolare
qualche moneta di bronzo disegnando degli abiti per il gruppo di
erranti, che si confezionavano da soli i costumi per gli spettacoli.
-Che strani vestiti.-, Nahël le si era avvicinato chinandosi
sui fogli.
-Non direi.-, ribatté un po’ risentita la donna
senza alzare lo sguardo dai fogli.
Era lui quello vestito in modo strano!
-Sembrano tipici del Bahtikka, ma quel corsetto è di Honir.-
-Davvero?-, domandò Mer’n, -Me l’ha
descritto un mio amico.-
Narai era stato anche in Honir? In effetti le aveva raccontato di una
capitale in mezzo alla foresta.
-Devi andare là?-, le domandò l’uomo
allontanandosi.
-Si.-, rispose lapidaria Mer’n.
Non le piaceva davvero quel tipo, aveva un tono di voce strano,
sembrava avere sempre un doppio fine e faceva decisamente troppe
domande.
-Non mi chiedi dove devo andare io?-, ecco, esattamente quella che
Mer’n riteneva una domanda strana.
-Non m’interessa.-, fu la schietta risposta.
-Vado in Honir anch’io, potremmo raggiungere la capitale
assieme.-, suggerì Nahël senza sembrare davvero
interessato.
-Ma io non devo andare là.-, Mer’n
imitò il tono svogliato dell’interlocutore.
In realtà non sapeva proprio dove andare. Certamente un
palazzo con uno stregone sigillato dentro non poteva trovarsi nella
capitale… avrebbe chiesto in giro una volta sbarcata.
-Nemmeno io.-
Mer’n sbatté gli occhi un paio di volte,
perplessa. E allora perché si era offerto di accompagnarla?
Era davvero inquietante.
Non gli rispose, tornando a concentrarsi sul lavoro; avrebbe pensato
più tardi dove andare.
Qualcuno la stava seguendo.
Era sbarcata da poco nel porto principale di Honir, e dopo aver
salutato tutti gli altri erranti Mer’n aveva iniziato a
vagare per la piccola cittadina di mare.
Gli abitanti avevano la pelle più scura della sua e gli
abiti erano proprio come quelli che le aveva descritto Narai. Parlavano
uno strano dialetto gutturale e Mer’n capiva a stento solo
alcune parole.
Aveva bisogno di trovare qualcuno originario del Bahtikka.
Ebbe fortuna: un vecchio mercante di stoffe aveva riconosciuto la pelle
chiara della donna, tipica delle regioni settentrionali, e
l’aveva chiamata per conversare un po’.
-Sai niente di un palazzo nella giungla con uno stregone rinchiuso
dentro?-, gli chiese Mer’n prima di andarsene.
-Quale palazzo?-, il mercante aveva un sorriso serafico, eppure lei
aveva notato uno strano guizzo degli occhi.
-Non te lo dirà.-, una voce alle sue spalle la fece
sobbalzare.
-Non te lo può dire. E’ nella giungla e nessuno sa
come arrivarci, ma c’è.-, era Nahël.
-Grazie.-, Mer’n salutò seccata il mercante e si
diresse verso il limitare della foresta, ignorando il buffone.
-Abbiamo un po’ di strada da fare assieme.-, la
informò l’uomo con tono svogliato.
Mer’n si fermò a pochi passi dai primi alberi. La
vegetazione era rigogliosa e il sentiero che si diramava quasi subito
era a malapena visibile.
-E io so che strada prendere.-, aggiunse Nahël.
Che insopportabile! Mer’n lo aspettò e si fece
superare, seguendolo a pochi passi.
-Benvenuto nel mio gruppo. Spero andremo d’accordo.-, si
accolse lui vagamente sarcastico.
In effetti ora erano un gruppo: la tatuatrice errante e
l’enigmatico buffone.
Ciao! Allora, i
questo capitolo viene introdotta la figura chiave del buffone. Succo
d'ostrica... oddio xD beh, suonava bene ù_u la parte della
chiromanzia l'ho usata perchè a dirla tutta odio i ritratti
diretti:
veglio seminare informazioni qua e là, credo :) Ringrazio thewhitelady
che ha commentato lo scorso capitolo, mi piacerebbe sapere che ne
pensate di questo :)
Nyappy
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Capitolo 3 *** La Capitale ***
-Potevi dirmelo che qua gli animali sono violenti!-, ansimò
Mer’n riponendo il pugnale nel fodero appeso alla borsa.
-Sei un’estranea rumorosa che entra nel loro territorio,
è ovvio che attaccano.-, le rispose Nahël saccente
riprendendo a camminare.
La donna lo seguì in silenzio, rifiutandosi per orgoglio di
chiedergli di rallentare.
La giungla di Honir era qualcosa d’incomprensibile per lei,
abituata alle foreste del Bahtikka: Honir era verdeggiante, rigogliosa,
la vegetazione aveva profumi sconosciuti e fiori variopinti, e
camminando in quella foresta si rendeva conto di quanto fosse musicale,
selvaggia e violenta in tutta la sua bellezza.
Prima erano incappati in una sorta di grande gatto a macchie
–leopardo l’aveva chiamato Nahël- che
sventrava una scimmia. Ed il felino, annoiato dal suo gioco, aveva
attaccato loro.
Quello era stato l’unico momento movimentato della giornata:
avevano passato quasi tre ore in cammino, silenziosi.
-Quanto manca?-, chiese Mer’n al buffone iniziando a sentire
la fatica.
-Potrei fare una pausa. Manca poco, ma si dovrà passare la
nottata qui.-, rispose Nahël ad alta voce accompagnandosi con
gesti teatrali.
Ah. Libero sfogo a tutto il suo egocentrismo…
Si fermarono in uno spiazzo erboso poco distante dal sentiero.
Dopo aver mangiato qualcosa Mer’n decise
d’impiegare bene le ore di luce prima del tramonto, e
girò per tutta la radura raccogliendo le foglie
più belle ed i fiori più strani, che dispose in
modo ordinato ai propri piedi. Si sedette e tirò fuori dalla
borsa una tavoletta di legno con un foglio ed un pezzettino di carbone,
iniziando a disegnare.
Quelle forme per lei erano assolutamente nuove, e le piaceva espandere
i propri orizzonti oltre i soliti disegni da marinai e galeotti.
Il sole scendeva e la giungla stava diventando sempre più
silenziosa.
-Dobbiamo accendere un fuoco per allontanare gli animali.-,
annunciò Mer’n riponendo nella borsa i disegni
finiti e tirando fuori due pietre focaie.
-No.-, fu la sbadigliata risposta di Nahël, che aggiunse:
-Odio dormire con la luce.-, prendendole le due pietre dalle mani.
-E se ci attaccano?-, protestò la donna.
-Non lo faranno, dormi.-, ordinò Nahël con voce
annoiata.
Era sdraiata tra cuscini variopinti in uno strano luogo mai visto.
La stanza fumosa era ornata da veli e drappi di seta, e un lato aperto
dava su un porticato.
Si alzò massaggiandosi la testa: quel fumo
dall’aroma dolce era troppo forte per i suoi gusti.
Superò le ragazze sdraiate tra i cuscini e percorse il
porticato, ritrovandosi in un rigoglioso giardino in mezzo al quale
zampillava una fontana.
Prese una boccata d’aria fresca, sedendosi sul marmo bianco.
Si girò per vedere una tazza dorata apparsa dal nulla vicino
a lei, che gettò nell’acqua con uno scatto di
rabbia, prima di chinarsi sulla superficie dell’acqua, i
lunghi capelli mielati che venivano bagnati sulle punte.
-Lee’a!-, Mer’n si svegliò di scatto,
urlando.
Riflesso nell’acqua aveva visto il viso della
sorella… in quel sogno che stava già iniziando a
dimenticare. Si appoggiò all’albero che le fungeva
da sedia, strizzando gli occhi.
Quindi stava bene? Era tornata umana? Lee’a era in quel luogo
strano?
Stava per addormentarsi quando sentì dei fruscii provenire
dai cespugli vicini.
-Gli animali non attaccano se tu non attacchi loro. O li disturbi.-, la
voce di Nahël la raggiunse dalle sue spalle.
-Scusa tanto, non è che quando dormo penso a quello che
faccio.-, borbottò sarcastica Mer’n tendendo
l’orecchio: nessun altro rumore, tutto sembrava ancora
dormire.
-Come vuoi. Grazie dei
tuoi preziosi consigli, li terrò a mente per sempre.-,
Nahël concluse il battibecco con una pessima imitazione in
falsetto del tono della donna, prima di darle un buffetto sulla fronte.
Camminavano già da un paio d’ore e Mer’n
iniziava ad accorgersi solo ora che il sentiero si era fatto
più visibile e gli alberi iniziavano a farsi più
radi.
-Siamo arrivati?-, chiese speranzosa.
-Alla capitale? Sì.-, rispose il buffone indicando con un
cenno del capo la prima di una serie di steli che iniziavano a
delimitare la via.
-La capitale?-, Mer’n si fermò risentita.
-Devo andare al palazzo dello stregone, non alla capitale. Non dovevi
andarci anche tu?-
-Dimmi, se in questo momento tu incontrassi quel mago… che
faresti?-, Nahël continuava a camminare con il suo passo
veloce, -Cercheresti di convincerlo o lo attaccheresti? Sai che non
riusciresti nemmeno ad aprir bocca, ti ridurrebbe in cenere prima.-
Honi, la capitale di Honir, ha una taverna simile a quella del paese da
cui sei partita, magari lì potresti scoprire se ha dei punti
deboli…-, aggiunse allusivo.
Va bene, Mer’n lo doveva ammettere, si stava comportando da
testa calda. Partire senza una meta, viaggiare con uno
sconosciuto… ma non sapeva nemmeno se Lee’a stava
bene, e perché era stata rapita.
Però, anche se a Honi vendevano informazioni,
Mer’n non conosceva il dialetto del continente. Diamine!
Riprese a seguire Nahël, irritata. Doveva ammetterlo a
malincuore, aveva bisogno di quell’uomo.
Dopo poco giunsero alle porte della città, cinta da alte
mura di pietra, e non appena le sentinelle li scorsero il ponte venne
abbassato ed entrarono in città.
Mar’n si stropicciò gli occhi, incredula.
Bianche case basse e quadrate, ornate da bandiere colorate ed elaborate
finestre, delimitavano le strade affollatissime, ghermite di gente
dalla pelle ambrata, i vestiti di seta e i gioielli d’oro.
Ai piedi degli edifici su spessi tappeti colorati i mercanti
reclamizzavano i loro beni, agitando mazzi di erbe aromatiche,
bastoncini fumenti d’incenso e gioielli adornati di pietre
preziose, l’aroma di cibi sconosciuti che aleggiava
nell’aria… Mer’n era confusa da tutta
quella vivacità, quella grande mescolanza di suoni, colori e
profumi.
Che dire delle voci della gente? Il dialetto di Honir sembrava quasi
musicale, ed in un angolo degli uomini suonavano complicati strumenti a
corda, cantando.
Sorrise: era da troppo tempo che non visitava una città
nuova, ed ogni volta era sempre una sensazione magnifica. Stava per
girarsi verso Nahël quando sentì la mano
dell’uomo poggiare sulla sua spalla, e tra i tintinnii dei
campanellini sentì la voce dell’uomo che le dava
delle indicazioni:
-Avanti, prima a destra, seconda a sinistra e poi sempre dritto. Vai!-
Rabbrividendo Mer’n lo cercò tra la folla, ma era
già sparito.
-La fa facile, come se…-, interruppe il suo pensiero ad alta
voce, sbarrando gli occhi.
Capiva quello che dicevano le persone che la circondavano, li capiva!
L’uomo dietro di lei stava discutendo con un mercante
sull’aumento del prezzo dell’olio, mentre le donne
che le passavano vicino ridacchiavano parlando del figlio della loro
insegnante. E la canzone di quei musici parlava di un amore struggente
ed impossibile.
Era stato Nahël? Allora era davvero uno stregone!
Decise di sbrigarsi a raggiungere il luogo che le aveva indicato il
misterioso compagno.
Non solo aveva una gran voglia di fargli parecchie domande, aveva
bisogno di concentrarsi e non iniziare ad esplorare, o sarebbe stata la
fine.
“Cos’ha detto? Avanti, destra, sinistra e avanti,
no? Iniziò a percorrere la via principale, cercando di
mantenere la destra e non perdersi la prima traversa. Ogni tanto
lanciava occhiate interessate ai gioielli o alle stoffe sulle
bancarelle, e non appena scorse una diramazione prese la destra,
trovandosi in una via piuttosto larga che portava ad una piazzetta,
meno affollata.
“Che fortuna trovare una fontana qui.”,
tirò fuori dalla borsa la fiaschetta e la riempì
con l’acqua limpida che zampillava dal marmo candido della
fontana.
-Avevo giusto sete.-, Mer’n ne bevve un po’,
sciacquandosi anche le mani ed il viso.
-Hai visto? Quella donna è strana!-, sentì una
voce infantile dietro le spalle.
-Vedo, ha la pelle chiara. E che capelli strani.-, rispose una voce
più calma ma ugualmente acuta.
Si voltò incuriosita, trovandosi davanti due ragazzini.
-Ha un mucchio di pelle scoperta. Ed è colorata! Secondo te
ci capisce?-, chiese quello più alto ritraendosi.
-Figurati, è una del Bahtikka, quelli non capiscono nulla.-,
asserì quello tarchiato.
-Capisco eccome, e non sono meno vestita delle vostre donne, piccoli.-,
Mer’n era vagamente infastidita, anche se sapeva che non
parlavano con malizia quei piccoletti.
-Secondo me si sta arrabbiando perché non capisce nulla.-,
che strani bambini.
-Si che vi capisco, e perché dovrei arrabbiarmi?-
-Fratello, come ha fatto questa a superare la giungla?-, chiese quello
più basso scoppiando a ridere e correndo via, -Non
è sveglia per niente!-, la seguì il fratello.
Poteva capire gli altri ma non poteva essere capita? Che razza di
scherzo era?
Sistemò la borsa prima di girarsi e proseguire, salutando
con la mano i ragazzini.
“Nahël me la pagherà, oh se me la
pagherà…”
Doveva aver sbagliato qualcosa: si trovava di nuova nella via
principale, eppure aveva seguito le indicazioni di Nahël. Fece
per tornare indietro quando sbatté contro una ragazza che
cadde a terra.
-Ehi, ti sei fatta male?-, Mer’n le offrì il
braccio per rialzarsi, che questa accettò con gratitudine.
-No, è colpa mia.-, rispose resettandosi i vestiti.
Un attimo, la capiva?
-Sei del Bahtikka?-, le chiese squadrandola per bene.
-Da Zahnot.-
Mer’n era concentrata a fissarla. L’aveva
già vista da qualche parte, ma dove?
-Che ci fai qui?
La ragazza fece un sorriso contrito, senza rispondere. Fissò
in basso scuotendo il capo.
-Non puoi parlarne, vero?-, le sembrava di riconoscere i sintomi di una
maledizione.
-Lo… lo stregone!-, ecco dove l’aveva
già vista, sdraiata tra i cuscini del suo sogno.
-Conosci Lee’a! Come…-
Nahël aspettava davanti alla porta scura dove aveva dato
appuntamento a Mer’n, le braccia conserte e il piede che
batteva ritmicamente a terra producendo allegri tintinnii.
-Oh, eccola.-, commentò sarcastico stringendo gli occhi:
Mer’n stava correndo verso di lui.
-Sono in ritardo ma porto buone nuove e Sam’yr!-,
esclamò con un gran sorriso.
Sam’yr, la ragazzina, era dietro di lei.
-Ed era anche ora!-
Ecco il terzo
capitolo :D dal prossimo in poi aggiungerò le parti che
avevo rimosso per restare nel limite delle 9.000 parole :D
Ringrazio thewhitelady
per la recensione :) sì, i nomi li ho inventati io. Per
Bahtikka sono partita dal mar Baltico [ero vicina alla cartina della
Germania xD], Mer'n viene da Merenne, un tentativo di inventare un
nome francese. Nahël ha l'umlaut solo perchè... mi
è venuto in mente durante tedesco xD ho storpiato un nome e
suonava bene, così l'ho appuntato per ricordarlo.
Sam'yr è una "fighizzazione" di Samir, nome maschile del
nord Africa che... adoro. Amo come suona! Ah ah xD
Mi piacerebbe sapere com'è questo capitolo, come sono i
personaggi e lo stile in generale, punto a migliorare sempre di
più. Su, non siate timidi xD
Nyappy
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Capitolo 4 *** L'Amico ***
Il “centro informazioni” di Honi era la bettola
Pepita, un locale scuro e piuttosto sporco che non aveva nulla della
colorata e vivace città che Mer’n aveva appena
visitato.
Al confronto persino la taverna Corallo era una reggia…
Attesero per poco all’entrata, e quasi subito
l’oste guercio li fece accomodare in una saletta
più pulita del corridoio stretto che avevano percorso.
Era impaziente di fare a Nahël e Sam’yr un bel
po’ di domande, ma l’uomo
l’anticipò.
-Aspetta.-, si sedette sull’unica poltroncina, scivolando in
modo da essere quasi sdraiato, e le due lo imitarono sedendosi in modo
più ordinato sul morbido divano.
-Vai, o rischi di esplodere.-
-Perché capisco la lingua di Honir ma non riesco a
parlarla?-, Mer’n iniziò infastidita da quello che
sembrava un incantesimo eseguito a metà.
-E io che ne so?-, fu la sconvolgente risposta dell’uomo.
-Sì che lo sai, quando te ne sei andato per gli affari tuoi
mi hai fatto un incantesimo.-, replicò Mer’n con
cocciutaggine.
-Ti pare? Se fossi uno stregone non sarei certo qui a darti
spiegazioni.-, le disse prima di aggiungere quasi sovrappensiero: -E
togliti quello scialle giallo.-
Mer’n chinò il capo per osservare meglio la stoffa
color canarino che le cingeva la vita.
Perché doveva toglierlo? Era un vecchio regalo di uno
stregone, e questo le aveva assicurato che con
quell’indumento addosso avrebbe ricevuto protezione e
fortuna…
-Mi piace lì dov’è.-, Mer’n
accarezzò la stoffa gialla, lisciandone le pieghe.
-Fai come vuoi.-
-E tu cos’hai fatto mentre io mi perdevo in città?
Cose da stregoni?-
Nahël si stropicciò gli occhi, -Affari miei. Vedo
che comunque hai portato la ragazza.-
-Certo!-, Mer’n era scandalizzata, -Che facevo, la lasciavo
da sola a vagare per una città sconosciuta?-
Sam’yr le sorrise riconoscente, mentre Nahël
alzò gli occhi al cielo. Sorelle maggiori…
-Comunque, hai fatto bene, ho proprio la persona che serve a tutti e
tre. Nikka, puoi entrare.-
Nikka? Mer’n conosceva quel nome di fama. Non era quel mago
errante che vagava per il mondo a distribuire consigli e sciogliere
maledizioni?
Nella stanzetta entrò un uomo sulla quarantina,
completamente avvolto in un mantello color panna,
l’espressione gioviale ed il passo baldanzoso.
-Ehilà.-, diede una pacca sulla spalla a Nahël, che
lo presentò: -Lui è Nikka, benefattore a tempo
perso.-
-E tu sei sempre il solito pagliaccio, vero?-, Nikka imitò
scherzoso il tono dell’amico, strappando un sorriso alle due
sul divano.
-Oh, donna affascinante, così tu sei Mer’n.
Piacere mio, ti vedo bene!-, e le strinse la mano calorosamente.
Mer’n non era molto sorpresa del fatto che conoscesse il suo
nome: probabilmente aveva incontrato Nahël prima e questo gli
aveva raccontato tutto.
-Il fior di miele vicino a te invece è circondato da una
brutta aura Che brutta, brutta maledizione. Farò il
possibile.-, e strinse la mano anche a Sam’yr.
-Sai da dove viene quella maledizione.-, dalla sua poltroncina
Nahël si girò su un fianco per osservare meglio i
tre.
-L’harem dello stregone, si. Non sono andato a vedere di
persona, ma girano voci piuttosto confuse. E non fare quella faccia!-,
che faccia stava facendo Nahël? Mer’n si
voltò per guardarlo, ma non fece in tempo:
l’espressione dell’uomo era tornata la solita.
-Allora, fior di miele, tu hai la priorità. Prova a parlare
mentre sciolgo la maledizione. Se è in tensione dovrei
metterci di meno.-, suggerì Nikka.
Sam’yr annuì, iniziando a storcere la bocca e
scuotere il capo, proprio come aveva fatto in precedenza con
Mer’n. Nel frattempo Nikka aveva iniziato a cantilenare
strane parole a mani giunte, quasi come se pregasse.
Dopo un paio di minuti il canto cessò, e
Sam’yr…
-E’ pieno d’oro, e i suoi capelli neri…
ah!-
-Attenta, fior di miele. Questa donna sta per assalirti con una marea
di domande!-, l’avvisò scherzoso il mago.
-Primo, cos’è un harem?-, aveva chiesto ai due
uomini, incuriosita da quella parola sconosciuta.
-Un gineceo, la residenza delle… donne? Sì, le
donne dello stregone.-, le aveva spiegato Nikka scambiando un fugace
cenno d’intesa con Nahël, che sembrava essere
diventato all’improvviso di cattivo umore. Non era certo
necessario spiegarle anche tutte le implicazioni del termine.
Sam’yr le descrisse quel luogo, e Mer’n ebbe la
conferma di averlo sognato quella notte, anche se serbò per
sé quei pensieri.
La ragazza era stata una delle ultime ad essere condotta lì,
e non conosceva tutte: erano più di duecento.
-Hai visto per caso una ragazza di nome Lee’a? Sta bene?-,
continuò Mer’n preoccupata.
-La vedevo poco, era sempre rinchiusa in punizione.-
Se da cane era pigra e dormigliona, una volta tornata umana aveva
ripreso ad essere la solita pestifera, ed era piuttosto battagliera con
i servi-ombra dell’harem. Girava voce che appena sciolta la
maledizione che l’aveva costretta in forma animale per tanto
tempo aveva steso cinque servi-ombra e aveva tentato di fuggire assieme
ad un gruppo di altre ragazze, ed un intera squadra di servitori era
stata mandata a recuperarle.
-Che assurdità.-, sospirò Mer’n,
-Lee’a non è pericolosa, è solo
stressante.-
Poi chiese a Sam’yr perché le avessero rapite, ma
la ragazza aveva idee piuttosto confuse a riguardo.
Ogni tanto venivano portate in un grande salone, ed un ragazzo dalla
pelle scura e lunghi capelli neri stava per ore ad osservarle senza
dire nemmeno una parola, dall’alto del suo scranno dorato.
Doveva essere il fratello di Yenn, la donna vestita elegantemente che
prendeva ogni giorno il the con tutte loro, straziandole con lunghi
monologhi sul giardinaggio, sul cibo e sugli uomini.
Se qualcuna non riusciva a fingere di apprezzarla veniva punita,
costretta ad innaffiare per tutto il pomeriggio il giardino porticato o
stando rinchiusa in una stanza buia, completamente sola.
Lee’a era particolarmente affezionata all’ultima
punizione, a quanto diceva Sam’yr.
-Yenn e Thiem, capisco.-, Nahël era più cupo che
mai, -E i servi-ombra! Vuol un famiglio.-
Nikka annuì alle parole dell’amico, che
Mer’n non aveva capito.
I famigli non erano quegli umani al servizio degli stregoni che
potevano cambiare forma e diventare animali?
-Un famiglio?-
-Ma certo. Thiem, quello del trono, ha rapito tutte quelle ragazze
perché vuole avere scelta, e Yenn sta al suo gioco.-
Ma come faceva Nahël a sapere tutte quelle cose?
-Ha preso persone con caratteristiche curiose ma innocue.-,
interloquì Nikka, -Mer’n, tua sorella era
maledetta. Fior di miele, tu sei incredibile nella corsa.-
Così Sam’yr era riuscita a scappare correndo?
-Ma cosa dobbiamo fare per liberarle?-, Mer’n
puntò dritta al sodo.
-Quei due non sono pericolosi, basterà andare là
ed inventare qualcosa.-, rispose Nahël con tono annoiato.
Ma come? Non era lui quello del piano e del conoscere i punti deboli?
-Fior di miele, meglio che tu vada a casa.-, intervenne Nikka. Dopo che
Sam’yr li ebbe ringraziati, lo stregone le fece fare una
piroetta e sparì in uno sbuffo di fumo.
-Hai fatto bene a non chiederle com’è scappata, ha
avuto delle disavventure con gli scarichi del palazzo.-,
sbadigliò Nahël.
Mer’n si coprì la bocca con le mani. Diavolo, era
vero! Era stata davvero meschina a farle tutte quelle domande e non
interessarsi della sua fuga.
-Non aveva comunque voglia di parlarne. La foresta l’ha
aiutata.-, Nikka si sistemò il mantello, lanciando
un’occhiata strana a Nahël.
-La foresta aiuta chi è in difficoltà. Grazie di
tutto Nikka.-
Il mago sparì in uno sbuffo di fumo come Sam’yr,
strizzando l’occhio a Mer’n.
A Honi giravano poche persone tatuate, il che non era esattamente un
bene.
Seduta su un tappeto con il braccio sinistro e la pancia ben in vista
-su cui erano tatuate delle fiamme blu ed un loto dello stesso colore-
Mer'n sorrideva ai passanti mostrando loro i disegni delle foglie che
aveva fatto e... la sua lama. Vicino a lei, Nahël
giocherellava con delle palline colorate senza particolare entusiasmo.
-Che allegria! Il tuo mestiere non è far ridere?-, lo
riprese Mer'n mentre iniziava ad incidere la pelle del suo primo
cliente, un uomo nerboruto che le aveva chiesto una foglia
sull'avambraccio.
--Non ne ho voglia.-, fu la scontrosa risposta.
Il buffone aveva accettato controvoglia di fermarsi nella capitale per
un altro giorno, ma Mer'n era stata irremovibile: avevano bisogno di
soldi per mangiare.
Assurdo come l'uomo in rosso riuscisse a sopportare fame e sete senza
lamentarsi, per una volta.
-Comunque sei strana, tu. La tua professione è ferire gli
altri.-
-I tatuaggi non sono ferite, sono arte.-, ribattè
allegramente Mer'n salutando l'uomo dolorante ma soddisfatto che le
aveva lasciato due pezzi d'argento in mano.
-Come no. Se vai avanti di questo passo ci metterai una settimana per
un pezzo d'oro.-
-E allora lavora anche tu!-
Sera :D ringrazio thewhitelady
per la recensione! Nahël è ambiguo xD ho voluto
trattarlo così apposta, poveraccio. Però in fondo
-forse- non è cattivo xD Preferiti? *-* uh, grazie! Spero
che questo non ti abbia delusa!
Leider ja, lerne ich Deutsch seit sieben Jahre... und du? xD
Sono stata un po' cattiva con Sam'yr e gli scarichi.
Insomma, ecco... però è fior di miele :) mi
piaceva troppo come espressione!
A tutti quelli che leggono e non commentano: su, non siete timidi, non
mi offendo se mi dite che ne pensate :D
Nyappy
|
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Capitolo 5 *** Il Palazzo ***
La mattina dopo erano partiti presto uscendo dalla porta est della
città, e anche se il sentiero era difficile da scorgere,
nascosto com’era dalla rigogliosa vegetazione, Nahël
procedeva con passo spedito, certo di dove andare.
Si era svegliato di buon umore –o almeno così
sembrava- ma appena avevano messo piede nella foresta si era incupito.
-Come fai ad orientarti?-, gli domandò Mer’n
cogliendo un fiore variopinto e raggiungendo il compagno.
-E’ la foresta che ti orienta.-, fu la risposta sommessa.
Spiegò a Mer’n come la foresta di Honir era stata
creata per difendere l’isola e obbediva al volere dello
stregone, tuttavia aiutava sempre coloro in difficoltà.
-Ma in questa situazione è trascurata.-,calcò
l’ultima parola con risentimento, -Cerca di aiutarci ma
è sola e non riesce a controllarsi.-
Mer’n alzò gli occhi incontrando le verdi fronde
che li sovrastavano.
Era incredibile pensare che anche gli alberi avessero una coscienza,
che li stessero aiutando… non aveva mai assistito a magie
così potenti da sembrare miracoli.
Proseguirono in silenzio per un po’ finché non
giunsero ad una stele di pietra piuttosto malridotta, ricoperta di
muschio e rampicanti.
-E questa?-, Mer’n accarezzò il manto di muschio
soffice, ma Nahël non si fermò.
-Manca poco, mezz’ora e ci siamo.-
La vegetazione si stava ingentilendo ed il sentiero si faceva
più chiaro, finché davanti a loro apparve il
palazzo dello stregone in tutta la sua magnificenza.
Sembrava costruito di mattoni dorati come le colonne, ornato di nicchie
e statue.
Se per tutto l’ultimo tratto Nahël era sembrato
depresso ed irritato, ora era furioso.
Un bel progresso, considerando il fatto che Mer’n
l’aveva sempre visto annoiato, assonnato o con tanta voglia
di far innervosire la gente.
Entrarono, e con passo sicuro la guidò per gli intricati
corridoi, tutti uguali: senza porte o finestre, decorati ogni tanto da
una statua o un vaso.
Stavano seguendo un percorso preciso? Certo, Mer’n ne era
sicura, e si stava affidando a Nahël.
-Eccoci.-, l’uomo si fermò di scatto e
Mer’n quasi gli sbatté addosso.
Nahël stava fissando un muro dorato ornato da un bassorilievo
a forma di giglio.
Appoggiò la mano sul fiore con garbo prima di esserne
risucchiato e trascinare la donna con sé.
Si ritrovarono in uno strano giardino notturno, cinto da alte mura di
pietra.
Un attimo, notturno?
Mer’n si guardò attorno: tutto l’oro e
lo sfarzo era sparito. Sotto quel cielo completamente nero illuminato
da una luce perlacea alti e rigogliosi gigli circondavano un prato ben
curato, saturando l’aria con il loro profumo, e al centro
dello spiazzo libero una tenda candida saldamente ancorata a terra
sembrava emanare luce. Le uniche forme di vita oltre ai due erano delle
lucciole che volteggiavano con grazia nell’aria.
-La notte eterna di Yenn la Pura.-, quando Nahël
pronunciò quelle parole le lucciole si radunarono in sciami,
concentrandosi a pochi metri da loro, e avvolta da luce bianca apparve
una donna.
-Pretenziosa come la solito.-, la liquidò Nahël con
sufficienza.
-Senti chi parla.-, replicò questa sistemandosi i lunghi
capelli neri, -Il rosso ti sta male, te l’ho sempre detto.-
Mer’n rimase in disparte, assistendo al curioso saluto.
Quella era Yenn la pura, quella dei lunghi monologhi? Perché
sembrava conoscere così bene Nahël?
-L’hai aiutato.-, l’accusò
l’uomo stringendo gli occhi.
-Ti ho mandato la bambina, mi sembra di aver fatto abbastanza.-, si
difese questa controllando che l’abito bianco fosse a posto.
Era Sam’yr la bambina? Mer’n era confusa.
Yenn aveva aiutato Nahël mandandogli Sam’yr e quindi
non stava dalla parte di quel Thiem… aveva bisogno di fare
il punto della situazione.
-Avresti potuto liberare tutte le ragazze. Avresti potuto curare la
giungla. Avresti potuto fermare quel bastardo.-,
l’incalzò Nahël.
-E perché? Mi annoio qui, e tutte queste novità
mi distraggono per un po’.-
Nahël non rispose, voltandosi e facendosi inghiottire dal muro.
-Resta qui.-, ordinò a Mer’n prima di sparire.
Yenn le si avvicinò, sorridendo.
-Vedo che hai bisogno di molte spiegazioni. Vieni, beviamo un the.-, le
propose schioccando le dita, e le due si ritrovarono
all’interno della tenda bianca, sedute tra sete e cuscini con
due tazze d’argento fumanti in mano.
-Nahël non ama parlare di sé.-, iniziò
Yenn annusando il dolce aroma del liquido ambrato.
Nahël camminava con passo spedito per i corridoi del palazzo,
così stravolti rispetto ai suoi ricordi, resi di cattivo
gusto da tutto quell’oro, e i campanellini dei suoi abiti
echeggiavano preannunciando il suo passaggio con un ritmo quasi
isterico.
Yenn… la donna viveva in un’altra dimensione,
rinchiusa nel suo Notturnale. La Pura… che appellativo
presuntuoso.
Nascoste dai drappi che avvolgevano le colonne Nahël scorse le
giovani dell’harem, e proseguì per il porticato
giungendo al grande portone che dava accesso alla stanza del trono.
Vedere come Thiem aveva ridotto il suo palazzo e la giungla
l’aveva reso furioso.
Mer’n fissava stupefatta Yenn, che sorseggiava divertita il
suo the.
Finalmente aveva ricevuto conferma del fatto che Nahël fosse
uno stregone ma… era anche il vero padrone del palazzo?
-Quello stupido si è inimicato il Custode del Sud, e questo
l’ha rinchiuso qui. E quando il Custode si è
indebolito Nahël, quell’idiota, ha cercato di
fuggire.-, Yenn si sistemò meglio sui cuscini.
-E’ rimasto chiuso fuori, braccato dai suoi stessi servi e
privo dei suoi poteri, pensa un po’.-
-E quel Thiem allora?-, Mer’n era ancora confusa.
-Il Custode del Sud è lui.-, rispose Yenn con
semplicità, sorridendo serafica.
-E tu, Pura, da che parte stai?-
Yenn la fissò con i suoi languidi occhi grigi.
-I miei fratellini stanno litigando per cose che non
m’interessano, ma vedo che Nahël ha trovato in te
una degna compagna.-
-No, no.-, puntualizzò Mer’n rigida.
-Sul tuo ventre è tatuato un loto blu.-, notò la
strega allungando il collo per osservare meglio il disegno.
-Mi piaceva.-
-Simboleggia il cuore puro del saggio, la vita ed il risveglio.
E’ carico di significati importanti, chissà se
riuscirai ad esserne degna.-, e con uno schiocco di dita
Mer’n sparì, ritrovandosi nel luogo del suo sogno.
-Thiem!-, gridò Nahël spalancando le pesanti porte
d’oro massiccio, -Esci fuori!-
-Eccomi.-
Il fratello non si fece attendere, apparendo in un battito di ciglia
seduto sullo scranno d’oro, imitando beffardamente la posa
preferita del fratello.
Anche se la sua pelle era scura e i capelli neri, i due si
assomigliavano vagamente e condividevano assieme a Yenn gli occhi grigi.
Se da seduto Thiem aveva l’aspetto di un ragazzino, una volta
alzatosi acquistò le sue vere sembianze, adulte.
-Ti è mancato questo posto?-
Sera! :D grazie thewhitelady
per la recensione :) ho voluto che la storia si spiegasse gradualmente
da sé, quindi la verità super-assoluta si
scoprirà domani con l'ultimo capitolo :) Nahël
è sfigato forte, tra l'altro xD
anche se qui si "svela" molto. L'interrogazione è andata
bene, vero? :D
Mmm, non credo di avere altre note da aggiungere. Dovrei aver
ricontrollato tutto, eliminato ridondanze ed errori di battitura, ma
dato che ho l'influenza... almeno spero di averlo fatto!
Gente che legge le avventure di questa smemorata pulzella tatuata, non
abbiate paura di commentare! Ah ah xD
Nyappy
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Capitolo 6 *** Il Famiglio + Epilogo ***
Quando Thiem aveva ucciso il famiglio di Yenn e la donna si era fatta
rinchiudere nella sua notte eterna, Nahël aveva perso il suo
ultimo alleato nel palazzo.
Ad Honir erano i tre fratelli gli stregoni più importanti:
Yenn la Pura, Nahël l’Enigmatico e Thiem il Custode
del Sud. Nonostante fosse Thiem quello con il titolo più
alto, era Nahël il più potente, e presto il minore
si era ritrovato a covare odio ed invidia nei confronti del fratello.
Con la scusa di un viaggio si era recato nel continente est per
apprendere i malefici più potenti e le maledizioni
più diaboliche, e tornato ad Honir aveva rivelato il suo
vero animo da despota.
Rinchiusi i fratelli nel palazzo, su cui aveva apposto speciali
sigilli, poteva dare inizio al suo piano.
Thiem ci aveva messo davvero poco a prendere il controllo di quella
reggia, e le aveva dato subito il suo tocco personale: doveva essere
sfarzoso, un tripudio di oro e di sete, un ambiente che si confacesse
al nuovo sovrano di Honir.
Ora aveva solo bisogno di un famiglio: così sarebbe davvero
diventato il sovrano incontrastato di Honir, un vero Custode.
-Lee’a, dove sei?-, era già da un po’
che Mer’n vagava per l’harem, deserto.
Incespicò sui cuscini, trattenendo a stento un insulto sullo
stile pretestuoso del padrone di casa.
Ma dov’erano finite tutte? Yenn le aveva rispedite a casa?
-Ti è mancato questo posto?-, il tono del Custode era
beffardo.
-Può darsi.-, rispose Nahël sarcastico.
Si era lasciato guidare dalla furia ed ora era lì, fronte a
fronte con il fratello, praticamente disarmato e con tanta voglia di
uscirne vivo.
-Sei veramente un pagliaccio, tu ed il tuo sarcasmo. Dimmi, ti
è piaciuta la mia maledizione?-, Thiem compì un
violento movimento di frusta con il braccio, e Nahël venne
sbalzato in aria.
Cadde a terra in un tintinnio di campanellini, dolorante per quelli che
sotto il suo corpo si erano ridotti a dischetti di metallo.
-Dai, fammi ridere.-, lo stregone malvagio gli sorrise, crudele.
-Scusa, non ne sono capace.-, oltre al dolore della caduta ora il
braccio sinistro, quello dov’era incisa la maledizione, gli
bruciava come se avesse preso fuoco.
-Allora ti farò ridere io. Sei fortunato, mi ricordo anche
le battute esatte…-, e si mise a recitare la maledizione che
gli aveva lanciato.
Non potrai aiutare ne’
farti aiutare/
Nulla per te
sarà bianco o nero, solo grigio/
E anche se non lo vorrai
mi dovrai portare/
Un famiglio che
rinsalderà il mio capriccio/
Nahël sbarrò gli occhi.
-Lo so, gli ultimi due versi non hai fatto in tempo a sentirli.-,
ghignò Thiem, -La donna… grazie per averla
accompagnata fin qua.
Mer’n era inseguita da strane ombre antropomorfe, e correva
per il palazzo imboccando corridoi a caso. L’avevano quasi
catturata nell’harem, ma era riuscita a fuggire per un pelo.
Si era persa, e stava girando in tondo da un po’, se lo
sentiva.
Dov’era finito Nahël? E Lee’a, era davvero
a casa?
-Guarda tutti quei campanellini, sembri un cembalo.-, Thiem rideva
mentre Nahël veniva sbattuto contro le colonne dal potere del
fratello, che senza reale divertimento si stava limitando a prendere
tempo, finché…
-Tu!-, una voce femminile rimbombò nel salone, -Sei Thiem,
giusto?-
Mer’aveva spalancato il portone dorato ed era entrata di
corsa nel salone, furente.
-Donna!-, Thiem lasciò crollare il fratello a terra e si
precipitò gioioso verso Mer’n.
-Sei arrivata finalmente! Vieni, vieni!-, il suo tono era febbrile, e
offrì il braccio a Mer’n , che lo
rifiutò accigliata.
-Innanzitutto, ho un nome. Poi, che hai fatto a Nahël? E mia
sorella, è a casa?-, si allontanò con cautela
dall’uomo, avvicinandosi al contempo al compagno steso a
terra che si stava rialzando a fatica.
-Avevi una sorella tra le bambine? Yenn le ha riportate a casa.-, non
smetteva di sorriderle, raggiante, -Loro erano l’esca.-
-L’esca?-, Mer’n si sentiva davvero stupida. Era
l’unica a non capire tutte quelle cose? Di certo era la sola
a fare unicamente domande.
-Certo, fa tutto parte del mio grande piano per la conquista di Honir,
e anche tu ne fai parte.-, iniziò esaltato, -Ho cacciato mio
fratello, ho relegato mia sorella in un’altra dimensione,
sono il sovrano del palazzo.-, lanciò un’occhiata
sprezzante a Nahël, prima di proseguire, -Ora mi manca solo un
famiglio.-
A Mer’n non piaceva per niente tutto il compiacimento con cui
la fissava quell’uomo folle.
-Non voglio certo delle bambine, mi accontento di qualcosa
così speciale da aver raggiunto questo luogo per loro. Te,
ad esempio.-
Mer’n si allontanò ancora, con passi accorti.
“Qualcosa?
Qualcosa?! Semmai qualcuno…”
-Io non sono speciale, non ho fatto assolutamente nulla. Davvero,
chiunque avrebbe potuto farcela.-
-Certo.-, la rabbonì Thiem, -Ma quel chiunque sei tu.
E’ con te che diventerò il padrone incontrastato
di Honir, solo con te. Non è magnifico?-
Evidentemente Thiem si aspettava una risposta positiva, che
Mer’n non aveva alcuna intenzione di dargli.
-Vedi, se tu non fossi pazzo potrei anche accettare. Peccato che tu non
abbia nemmeno chiesto il mio nome.-, e Mer’n si
preparò al peggio.
-Il tuo egoismo non è un mistero per nessuno ormai.-, come
faceva Nahël conciato in quel modo ad avere ancora la forza di
fare del sarcasmo?
-Taci!-, gridò il fratello generando un’onda
d’urto e scaraventandolo contro una pesante colonna.
-Io ho bisogno di un famiglio e lo avrò, con le buone o le
cattive.-, l’espressione di Thiem era completamente cambiata
e la mano stringeva l’aria davanti a sé, i muscoli
in tensione; da feroce il suo viso divenne confuso, poi frustrato.
-Indovina un po’?-, Mer’n tornò ad
avvicinarsi a Nahël, sorridendo, -Ho rimesso lo scialle.-
Thiem si mise a lanciare maledizioni per tutto il salone, accecato da
lacrime di rabbia, e stava facendo tremare tutto l’edificio.
-Quel pagliaccio farà crollare tutto con i suoi stupidi
incantesimi.-, si lamentò Nahël mentre si stringeva
il braccio, -Capriccioso ed isterico, che combinazione
terribile…-
All’improvviso Mer’n si ritrovò un
sacchetto di pelle in mano dal quale fuoriusciva della polvere
iridescente color smeraldo. Sobbalzò sorpresa, ma comprese
subito quello che doveva fare scorgendo il ciondolo legato al
cordoncino che chiudeva il sacchetto: un giglio argentato.
“Grazie
Yenn…”
Prese un pugno di polvere e corse verso Thiem, lanciandola
nell’aria: appena questa entrò in contatto con la
pelle nuda dell’uomo scintillò, e lo avvolse in
squame di cristallo, immobilizzandogli tutto il corpo ad eccezione
degli occhi.
Sembrava una statua si sale in una posa buffa… ma non
c’era il tempo per fare umorismo.
-Che hai?-, Nahël digrignava i denti dal dolore, conficcandosi
le unghie della mano sinistra nel palmo.
-Tu puoi aiutarmi. Il braccio…-, con la mano libera si
stracciò la manica scarlatta, rivelando un sigillo scuro in
rilievo che pulsava.
-Rimuovilo.-
Quale lavoro migliore per Mer’n? Mentre estraeva la lama
dalla borsa fissò l’intricato groviglio di linee
che componevano il disegno. Decisamente un lavoro da
stregone…
-Se vuoi che faccia presto dovrò togliere qualcosa in
più.-, lo avvertì guardando di sbieco lo stregone
immobilizzato al centro della sala. Per quanto sarebbe rimasto ancora
così?
Nahël annuì, e la donna gli suggerì di
parlare per distrarsi.
-E cosa dovrei… AAH!-, strinse gli occhi, tremante, -Fa
troppo male! Va bene, va bene. Perché non l’ho
fatto prima? La maledizione era più forte ma ora sono a casa
mia e si è attenuata.-, non aveva mai parlato
così tanto, e quella loquacità forzata lo portava
a sparare parole a raffica, trattenendo il respiro. Lei stava cercando
di fare il più accortamente possibile, dovendo rimuovere una
bella porzione di carne scura radicata in profondità nel
braccio.
Dolore. Straziante, insopportabile, che gli faceva digrignare i denti e
lacrimare gli occhi, lo faceva rantolare con la mano in preda agli
spasmi che gocciolava sangue.
-Fatto!-, Mer’n estrasse velocemente dalla borsa delle bende
e stava per fasciarlo quando si accorse con sorpresa che la ferita a
forma di stella stava già iniziando a rimarginarsi.
Nahël si alzò in piedi.
-Donna!-, Thiem stava iniziando a riacquistare mobilità,
-Che tu sia maledetta! Brucia tra fiamme eterne, brucia!-
Nahël schioccò le dita ed in un lampo fu dietro al
fratello, nuovamente immobile.
-Stai zitto.-, iniziò a girargli attorno, squadrandolo con
aria critica, -Vuoi che ti comunichi la politica di casa mia? Riderai,
te l’assicuro. Ora sei immobile come una statua, e come tu
ben sai io odio le statue. Sai cosa fa una delle tue sculture quando
cade da una certa altezza?-, imitò il sorriso del fratello,
-Hai indovinato in che inferno ti mando? La lista delle schifezze che
hai compiuto è lunga e noiosa, ma mi permetto dei brevi
appunti.
Primo, hai ridotto il mio palazzo ad un osceno ammasso d’oro.
Secondo, credi che la giungla ti sia riconoscente? Senza contare che
hai rapito delle bambine per i tuoi stupidi giochetti di potere.-
Mer’n si rialzò per assistere meglio a quello
strano monologo.
-Ho creato il giardino di Yenn in base ai suoi gusti, ma la tua
personale dimensione senza ritorno sarà basata sui miei.
Ciao ciao!-, salutò il fratello terrorizzato prima di
schioccare nuovamente le dita e farlo sparire.
-Dove..-
-Grazie.-, Nahël le si avvicinò e un istante dopo
si ritrovarono in una stanza piuttosto sobria, certo più
confortevole di un salone distrutto.
-Dove l’hai spedito?-, Mer’n riprese la domanda di
prima, indecisa se essere sollevata o preoccupata.
-In un bel posto dove verrà tormentato atrocemente almeno
fino a quando non mi sarà passata.-, la
tranquillizzò Nahël prima di ringraziarla ancora.
Cos’era tutto quell’attacco di loquacità?
-Ma io non ho davvero fatto nulla.-, insisté lei.
-Certo che hai fatto qualcosa. Hai resistito alle sue lusinghe, sei
riuscita ad arrivare fin qui e mi hai salvato. Ti pare poco?-
-Non esagerare. Chiunque con un po’ di buonsenso ce
l’avrebbe fatta.-, affermò lei con decisione.
-Si, ma quel chiunque sei tu, se posso citare Thiem. Ha sottovalutato
il fatto che ferire le persone fosse il tuo mestiere, anche se credo lo
ignorasse…-
-La fai sembrare una cosa brutta.-, sorrise Mer’n, -Ma ora
che farai?-
-Ho già sistemato tutti i problemi causati da Thiem, credo
che avremo un sacco di tempo libero d’ora in poi.-
Lei lo fissò con sospetto, -Avremo?-
-Un umano ha due possibilità per diventare il famiglio di
uno stregone: può accettare una sorta di contratto, o deve
salvargli la vita mescolando il proprio sangue con quello del nuovo
padrone.-
-E non mi sembra… un attimo.-, si fissò la mano
sinistra, quella con cui si aiutava nei lavori di precisione.
-Esatto. Mentre rimuovevi il sigillo ti sei accidentalmente ferita.-
E tra le tante cicatrici lei notò un taglio netto da cui
stillava ancora del sangue.
-Mi hai effettivamente salvato la vita, ed hai effettivamente versato
del sangue.-, Nahël sembrava quasi divertito.
No. Oh, no.
-Credo che saranno cinquecento anni molto movimentati.-,
terminò con soddisfazione.
-COSA?!-
Epilogo
-Non ho ancora capito perché mi stai seguendo.-
Mer’n era sdraiata sulla spiaggia e l’acqua del
mare le lambiva dolcemente il corpo.
Quanto adorava il mare blu, le era quasi mancato dopo tutta quella
giungla e quel palazzo opprimente.
-Non è che voglio farlo, è che non posso farne a
meno.-, si giustificò Nahël fissando con un brivido
l’acqua salata.
-Bene, allora sappi che sono diretta a Na’ta.-
-Dove è iniziato il nostro viaggio.-, aggiunse lui.
La donna si rigirò nella sabbia, -Spero che Lee’a
stia bene e non si sia già cacciata nei guai.-,
bisbigliò.
-E’ tutto a posto, in questo momento sta spiegando ad un
giovane marinaio come grattare le orecchie ai cani nel modo giusto.-,
snocciolò Nahël tutto d’un fiato, facendo
ridacchiare Mer’n.
-Piuttosto, parlando di animali.-
-Non ho intenzione di diventare il tuo animaletto domestico, sappilo.-,
precisò lei.
-Oh, ma già lo sei.-, questa volta fu lui ad avvicinarsi, -E
dovrai sopportarmi per tutta la vita.-
Mer’n si rialzò, lanciandogli
un’occhiata mezzo divertita e mezzo disperata, -Direi di non
perdere tempo e partire subito.-, propose togliendosi la sabbia dai
vestiti.
-E perché la meta la decidi tu?-, le domandò
Nahël iniziando a seguirla tra i primi alberi della foresta,
che si abbassarono riverenti al suo passaggio.
-Mi pare ovvio il perché-, rispose Mer’n
sorridendo e voltandosi per dare un’ultima occhiata al mare,
dello stesso colore del suo loto blu.
Et voilà,
finita. Con tutte le spiegazioni del caso :D ok, la poesiola
è un po'... wah! Il finale è interpretativo sul
guidato. Ho evitato le smancerie, in un certo senso. Più o
meno. Ok, è che sono un po' commossa, ecco.
Grazie ancora thewhitelady
per aver recensito tutti i capitoli. Ecco, mi hai dato la forza di
continuare a dedicare tempo a questa storia. Spero che questo sia stato
un degno finale.
...basta sproloqui. Qui
ho postato, ancora mesi fa, una sorta di illustrazione alla storia.
Faccio schifo a disegnare, ma ci ho provato.
Spero vi sia piaciuta questa mia piccola fantasia :)
Nyappy
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