Mer'n del Loto Blu

di Nyappy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Rapimento ***
Capitolo 2: *** Il Buffone ***
Capitolo 3: *** La Capitale ***
Capitolo 4: *** L'Amico ***
Capitolo 5: *** Il Palazzo ***
Capitolo 6: *** Il Famiglio + Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il Rapimento ***


Mer’n amava il mare.
Non erano stupende le sensazioni che donava quell’immensità, quell’assoluto?
Poteva essere calmo o agitato, sereno o tempestoso, brumoso o un blu così intenso da ferire gli occhi. E quella dolce brezza mattutina che le scompigliava i capelli mossi?
Si, Mer’n adorava il mare.
Apprezzava particolarmente i porti, vivaci, pieni di gente e… lucrosi.
I maggiori clienti di Mer’n erano infatti i frequentatori di porti per eccellenza, i marinai.

Con i suoi abiti colorati e stravaganti e il cane sempre con sé era una dei tanti erranti di quelle regioni, e si definiva con orgoglio un’artista.
Eppure la Gilda dei Pittori non le andava molto a genio, la scultura era faticosa, l’architettura qualcosa solo bello da vedere… figlia di vagabondi, Mer’n aveva trovato arte nel corpo stesso.
Era una tatuatrice, e con la sua lama incideva sui corpi imprese, voti, speranze o semplici decorazioni; per la sua bella mano e l’approccio molto schietto era abbastanza conosciuta nelle regioni bagnate dal mare Bahtikka.
Cosa poteva essere più bello del diventare arte?
Nonostante fosse pronta a battersi per difendere le proprie opinioni, Mer’n sapeva che le sue idee erano piuttosto di parte. La gente comune evitava le persone tatuate, solitamente selvaggi, marinai, circensi o peggio… stregoni.

-Ehi Mer’n!-
Narai era un giovane marinaio parecchio fortunato che nonostante l’età e l’inesperienza aveva viaggiato molto, e amava raccontare a Mer’n le meraviglie esotiche che l’affascinavano.
-Naar! Da quant’è che sei tornato da Farun?-
-Ieri!-, rispose il giovane uomo tirando scherzosamente la ciocca più lunga dei capelli di Mer’n.
-Ma sono sfinito, è tutto il giorno che ti cerco, e dato che mi hanno dato un congedo piuttosto lungo pensavo di andare avanti con il nostro progetto.-, aggiunse chinandosi per accarezzare il cane della donna.
Quello di tatuatrice era un lavoro parecchio particolare.
Prima di tutto, aveva molto contatto pelle-pelle, e se non veniva presa sul serio per la sua età, era senz’altro la sua lama a farle giustizia.
Secondo, ogni volta che si ritrovava a parlare con qualcuno che aveva tatuato lo trovava diverso, cambiato. Una cicatrice in più, un nuovo tic verbale, tutto questo l’affascinava.
Terzo, aveva un ampio giro di conoscenze, seppur superficiali. Conosceva davvero molte persone, e quando lavorava incoraggiava i clienti a parlare per distrarli dalla lama sottile che incideva la loro carne e le polveri colorate che bruciavano.
Tra tutti i racconti che sentiva i suoi preferiti erano sicuramente quelli di Narai, che le riferiva di paesaggi fantastici e giungle inospitali, principesse bellissime che scorgeva di sfuggita e gioielli favolosi, il tutto con un attenzione ai dettagli che Mer’n adorava.
-Oggi che pezzo facciamo?-
Quello di Mer’n e Narai era un progetto ambizioso: voleva che tutta la schiena fosse un tripudio di colori e soggetti. Il disegno completo che avevano deciso mesi prima era stato diviso in pezzi e ormai ne mancavano pochi. Mer’n aveva addirittura imparato a scrivere per tatuare il verso di una ballata sulla scapola dell’uomo.
-Sotto il collo, il sole con le nuvole.-, le disse preparandosi a soffrire.
Mer’n si rimboccò le maniche della camicia e tirò fuori dalla borsa il grande foglio con il disegno.
I suoi occhi nocciola indugiarono sul collo nudo di Narai, e con l’unghia dell’indice tracciò una nuvola che copriva un grande sole, accanto alle fronde dell’albero tatuato vicino.
-Quello di oggi farà particolarmente male, credo.-, l’avvertì estraendo dal suo astuccio la lama e controllando che il cane sotto il tavolino fosse ancora lì.
-Su, non essere così negati…GWAH!-

Quello che le aveva raccontato Narai, più loquace e dolorante che mai, l’aveva lasciata un po’ inquieta: nelle regioni a sud ed ovest del Bahtikka stavano sparendo persone in modo sistematico, ed erano tutte ragazze sotto i quindici anni.
All’inizio a Ganthar, la prima città colpita, si era pensato ad un maniaco omicida, ma poi anche nelle altre regioni si stavano verificando quelle sparizioni, in più città contemporaneamente.
Una banda? Eppure in giro non si vedevano più brutti ceffi del solito, e le giovani sparivano all’improvviso: entravano in camera e non ne uscivano più, aiutavano la madre a fare spese ed un battito di ciglia dopo erano sparite.
-Non potrebbe essere opera di uno stregone?-, Mer’n era sicura di aver sentito di un vecchio mago dell’est che i divertiva a fare giochetti simili, anni prima.
-Si, è la conclusione più ovvia.-, le aveva confermato Narai.
Ma perché un mago doveva interessarsi a delle quindicenni quando poteva evocare bambole di carne e sangue con i suoi poteri?
-Gli stregoni del sud hanno subito fatto sapere che erano estranei alla faccenda, come quelli dell’est.-
-E gli stregoni della regione ad ovest-, aggiunse Mer’n, - sono in guerra, dubito abbiano il tempo di rapire ragazze, no? E qui a nord i Raccoglierbe sono isolati nei loro villaggi e non sanno nemmeno che esistono altre regioni.-
-Sei preoccupata per Lee’a?-, chiese Narai sofferente.
Mer’n interruppe per un attimo il suo lavoro, dando un’altra occhiata al cane sotto il tavolo.
-Non è ancora tornata normale. E sta ingrassando, quella pigrona.-
In tutta risposta il cane abbassò le orecchie, leccandosi placidamente il naso.
Lee’a, il grosso cane che viaggiava con Mer’n da un paio di mesi poco tempo prima era stata Lee’a la sorella minore.
Quella sciocca aveva insultato un mago dalla luna storta e questo le aveva lanciato contro una maledizione, rifiutandosi di cedere alle suppliche di Mer’n e scioglierla.
Aveva provato di tutto lei per far tornare la sorella normale, ma nulla, nessuno sembrava essere in grado d’aiutarla.
-Vai da un Custode, solo loro potrebbero aiutarti.-, le aveva consigliato un vecchietto.
I Custodi, gli stregoni a capo dei continenti… facile nominarli, impossibile trovarli.
Nel frattempo Lee’a come cane era cambiata totalmente: prima pestifera ed insolente, ora pigra e dormigliona.
-Giusto, tra un po’ dovrebbe compiere quindici anni anche lei.-, Mer’n riprese l’affilata lama in mano per continuare il suo lavoro su Narai.
Lee’a sbuffò, mentre l’uomo cercò di rassicurarla: -Ora è un cane, no? Dovrebbe essere al sicuro. AHI… e poi in questa regione devono ancora iniziare a sparire.-

Quella notte il sonno di Mer’n fu parecchio disturbato.
Come ogni notte abbracciava Lee’a, alla quale non piaceva dormire sola, eppure qualcosa non andava.
-Ah!-, si svegliò all’improvviso, sdraiata in modo scomposto sul pavimento di pietra della cappella, sola.
Lee’a era scomparsa.

Storia ispirata al contest "L'Harem e... il Pagliaccio" indetto da Elys

Mi sono finalmente decisa a pubblicarla :) è una storia di sei capitoli che avevo scritto per il contest. Poi ovviamente da brava scema mi ero segnata la data di consegna sbagliata e non ho potuto partecipare xD
Il limite di 9.000 parole mi aveva fatto tagliare parecchio, ma conto di arricchire e completare i capitoli man mano che li post. Dato che è già scritta, gli aggiornamenti saranno frequenti.
E' un esperimento, come un po' tutte le mie originali, quindi mi piacerebbe davvero sapere che ne pensate :D
Nyappy

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Capitolo 2
*** Il Buffone ***


“E’ sparita!”
Mer’n stava correndo verso il porto, già affollato nonostante fosse mattina presto.
Schivò un giocoliere ed ignorò un mendicante che la stava salutando. Dov’era finito Narai?
Anche se aveva ricevuto un congedo era sempre mattiniero, ed era anche l’unico che poteva aiutarla a cercare Lee’a, che l’avrebbe aiutata…
-Ehi, Shamar!-, chiamò un marinaio che conosceva piuttosto bene, indaffarato a sistemare delle cose.
-Hai per caso visto Naar in giro?-, gli chiese preoccupata senza dargli nemmeno il tempo di salutarla.
-Calma, Mer’n, ti verrà un infarto così! E’ partito ieri sera per Sahran, no?-, rispose pensieroso l’uomo dando un’occhiata disperata alle scatole che doveva ancora impilare.
Diavolo! Sahran era un paesino poco lontano, ma lei non aveva tempo… e le venne in mente che Narai viaggiava spesso con Shamar.
-Senti, sai nulla delle sparizioni di ragazze nelle altre regioni?-
-Mmm…-, il marinaio ci pensò su, -Si, ma qui devono ancora iniziare, no? In tre giorni ne saranno sparite una cinquantina, una dopo l’altra. Non sei la prima che me lo chiede…-,
terminò Shamal, ammettendo di non saperne molto.
-Dì in giro che è iniziata anche qui, vado a chiedere agli altri!-, Mer’n scappò via schivando la gente variopinta che brulicava già nelle strade. Raggiunse con difficoltà la taverna Corallo,
il centro informazioni del Bahtikka da cui partivano ed arrivavano tutte le voci del continente.
Poco prima del locale si scontrò con uno strano uomo vestito di rosso, ed entrando Mer’n si scusò.

La taverna Corallo era gestita dal vecchio Mun, un lupo di mare ormai ritirato da diversi anni rinomato per la grande saggezza e la compravendita d’informazioni da tutto il mondo.
Quando Mer’n entrò nella taverna la trovò quasi vuota, con Mun seduto al solito tavolo ed un bicchiere di succo d’ostrica in mano.
-Oh, Mer’n. Così Lee’a è sparita.-, la salutò ammiccando.
Era prodigioso, come faceva a saperlo? Era sparita da sole due ore… Mer’n si stupiva ogni volta.
-Devo trovarla, devo!-, lo implorò lei.
Non solo aveva giurato a sua madre di proteggerla e aveva assistito impotente alla sua maledizione, no! Era anche sparita.
Mun sospirò, grattandosi le folte sopracciglia bianche. Ormai era così vecchio che la pelle incartapecorita  era scura e piena di macchie, e assieme ai baffoni lo rendevano simile ad un tricheco pelle ed ossa.
-Te lo dirò gratis dato che conosco la piccola Lee’a.-, borbottò il vecchio che andava pazzo per i capelli lunghi della ragazzina, che gli ricordavano un amore di gioventù.
-Girano voci piuttosto confuse: è solo tre giorni che è iniziato ed è successo tutto velocemente.-, iniziò grattando una goccia incrostata di resina sul tavolo, -Moltissimi sono andati dagli stregoni
a chiedere spiegazioni, ma questi si sono dichiarati innocenti, ed i maghi non possono mentire.-
Sospirò, prima di aggiungere: -Potrebbe essere una minaccia di un altro continente.-
Mer’n non conosceva bene il mondo. Viaggiava solo nelle regioni bagnate dal Bahtikka e degli altri continenti aveva ricevuto solo descrizioni confuse o stralci d’avventure di Narai.
-Conosci Honir? E’ il continente meridionale sotto il Custode del Sud. Dicono che nel folto della foresta di Honir, la stessa che protegge la capitale, abiti uno stregone ribelle rinchiuso nel suo palazzo,
ed in giro si dice che il Custode del Sud stia male e che tutti i suoi sigilli si stiano indebolendo.-
Quindi era stato quel mago a rapire Lee’a? Ma perché?
-Mun, ti adoro!-, gli sorrise Mer’n alzandosi dalla panca scura.
-Aspetta, non è detto che sia stato lui a rapirla. Gli stregoni sono infidi e si proteggono a vicenda, devi stare attenta. Che vuoi fare, andare a Honir da sola?-, le chiese bevendo un sorso di succo.
-Troverò qualcuno. E poi se lo dici tu è per forza una verità assoluta, no? Almeno ci devo provare!-, anche se le ricerche di tutti gli altri sembravano essere vane, lei sentiva di potercela fare.
Sapeva dove andare, a differenza degli altri, ed era un’errante. Er abituata a cavarsela da sola.
-Tra un paio d’ore parte un’intercontinentale, dovrebbe passare anche per Honir. Fa’ attenzione.-, la salutò il vecchio sollevando il bicchiere.
Con passo più tranquillo Mer’n tornò alla cappella dove aveva passato la notte per riprendere i suoi effetti personali e tornò al porto, cercando la nave di cui aveva parlato Mun.

La Sirena Furiosa, questo il nome dell’enorme veliero, salpò in grande stile.
Mer’n aveva pagato due monete d’oro per il passaggio e si era ritrovata assieme ad una compagnia di erranti come lei, guidati da una donna piuttosto grassa.
Erano musici, giocolieri, chiromanti e danzatrici, una sorta di circo mobile, ed in un angolino riconobbe anche l’uomo in rosso che aveva urtato  al porto, in disparte rispetto agli altri.
Faceva piuttosto caldo e Mer’n era seduta per terra, appoggiata alla parete della grande cabina.
Si tolse il leggero scialle che le copriva le spalle e se lo legò in vita, rivelando un complicato tatuaggio che le decorava tutto il braccio sinistro.
-Che bello!-, esclamò ammirata una giovane avvolta in veli e collane.
-Ti piace? L’ho fatto io.-, le sorrise Mer’n. Un po’ di pubblicità non guastava mai…
-Davvero? Fa male? Mi piacerebbe farmene uno, ma ho paura.-, strinse gli occhi scuri, prima di spalancarli e spaventarsi: -Sono Kaala, piacere.-
La ragazza era una giovane chiromante del gruppo di erranti diretti a Daal, una città sulla costa est di Honir; si offrì di leggere la mano a Mer’n, e lei accettò con piacere.
-Mmm…-, iniziò a studiare la forma e la lunghezza delle dita aperte, poi si concentrò sulle unghie ed infine le linee del palmo destro.
-Il palmo è quadrato, le dita lunghe e diritte, la mano dell’artista.-, iniziò Kaala, -Le unghie sono grandi, ma non le curi molto, hanno dei residui di colore. Il medio ha un callo, usi molto…-, s’interruppe.
-La lama, si. E’ innestata su una bacchetta di legno.-, spiegò Mer’n.
-Capisco. Scommetto che la sinistra è piena di cicatrici. Ti aiuti nei lavori di precisione con quella, vero?-, Mer’n annuì mostrando la sinistra, che soprattutto sull’indice era ricoperta di cicatrici.
Quella era una bella analisi, davvero.
-Poi vediamo. La tua linea della vita è piuttosto irregolare, tipica di noi erranti.-, Kaala si concentrò ora sul palmo, -Quella della testa indica che sei parecchio curiosa e riflessiva, mentre quella del cuore non è più profonda che lunga. Hai una salute di ferro, immagino, ma la linea del successo non è bella come quella della salute, non aspettarti molto in questo senso. E la linea del destino sembra piuttosto aggrovigliata.-, terminò solenne.
Mer’n si era fatta leggere la mano parecchie volte e le analisi le parevano sempre simili, eppure quella di Kaala le suonava piacevolmente nuova.
-Puoi leggerla anche a me?-, l’uomo in rosso si avvicinò con passo elegante, sfilandosi il guanto della mano destra. La chiromante seduta vicino a Mer’n storse appena la bocca e si alzò.
Mer’n osservò meglio quello strano individuo: gli abiti stravaganti erano a righe e pois, pieni di piume e campanellini che ornavano anche il biondo codino di capelli biondo opaco.
Era davvero vestito tutto di rosso, e anche gli stivali a punta erano di quel colore.
-Ci provo.-, disse Kaala prendendogli con garbo la mano e cercando di non farsi distrarre dall’importante naso dell’uomo.
-Mani allungate, dita piuttosto nodose. Nessun callo, pelle morbida ed unghie curate. Lavori? Non sono mani di un vagabondo.-, Kaala deviò lo sguardo sul viso dell’interessato, impassibile,
-Il pollice è piuttosto grande, ti piace obbiettare. Questa è la mano del filosofo… non ho mai visto una linea della vita tanto lunga e diritta. Quella del successo è marcata, quella dell’amore leggera e contorta. Ti piace giocare.-, gli mollò la mano.
-Sei uno stregone.-, Mer’n anticipò Kaala, che fissava l’uomo vagamente nervosa.
-Sono un semplice, fortunato errante. Nahël è il mio nome, e sono un giullare.-, si presentò ammiccando.
I suoi occhi erano gelidi ed il sorriso sembrava una maschera.
Un giullare? Non portava il trucco tipico dei buffoni, e sotto l’occhio sinistro aveva solo tre piccole lacrime tatuate.
Nahël… era un nome importante, lontano dai provinciali Mer’n e Lee’a.
Alle due non piaceva per niente quell’uomo.

Durante il viaggio Mer’n riuscì a racimolare qualche moneta di bronzo disegnando degli abiti per il gruppo di erranti, che si confezionavano da soli i costumi per gli spettacoli.
-Che strani vestiti.-, Nahël le si era avvicinato chinandosi sui fogli.
-Non direi.-, ribatté un po’ risentita la donna senza alzare lo sguardo dai fogli.
Era lui quello vestito in modo strano!
-Sembrano tipici del Bahtikka, ma quel corsetto è di Honir.-
-Davvero?-, domandò Mer’n, -Me l’ha descritto un mio amico.-
Narai era stato anche in Honir? In effetti le aveva raccontato di una capitale in mezzo alla foresta.
-Devi andare là?-, le domandò l’uomo allontanandosi.
-Si.-, rispose lapidaria Mer’n.
Non le piaceva davvero quel tipo, aveva un tono di voce strano, sembrava avere sempre un doppio fine e faceva decisamente troppe domande.
-Non mi chiedi dove devo andare io?-, ecco, esattamente quella che Mer’n riteneva una domanda strana.
-Non m’interessa.-, fu la schietta risposta.
-Vado in Honir anch’io, potremmo raggiungere la capitale assieme.-, suggerì Nahël senza sembrare davvero interessato.
-Ma io non devo andare là.-, Mer’n imitò il tono svogliato dell’interlocutore.
In realtà non sapeva proprio dove andare. Certamente un palazzo con uno stregone sigillato dentro non poteva trovarsi nella capitale… avrebbe chiesto in giro una volta sbarcata.
-Nemmeno io.-
Mer’n sbatté gli occhi un paio di volte, perplessa. E allora perché si era offerto di accompagnarla?
Era davvero inquietante.
Non gli rispose, tornando a concentrarsi sul lavoro; avrebbe pensato più tardi dove andare.

Qualcuno la stava seguendo.
Era sbarcata da poco nel porto principale di Honir, e dopo aver salutato tutti gli altri erranti Mer’n aveva iniziato a vagare per la piccola cittadina di mare.
Gli abitanti avevano la pelle più scura della sua e gli abiti erano proprio come quelli che le aveva descritto Narai. Parlavano uno strano dialetto gutturale e Mer’n capiva a stento solo alcune parole.
Aveva bisogno di trovare qualcuno originario del Bahtikka.
Ebbe fortuna: un vecchio mercante di stoffe aveva riconosciuto la pelle chiara della donna, tipica delle regioni settentrionali, e l’aveva chiamata per conversare un po’.
-Sai niente di un palazzo nella giungla con uno stregone rinchiuso dentro?-, gli chiese Mer’n prima di andarsene.
-Quale palazzo?-, il mercante aveva un sorriso serafico, eppure lei aveva notato uno strano guizzo degli occhi.
-Non te lo dirà.-, una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
-Non te lo può dire. E’ nella giungla e nessuno sa come arrivarci, ma c’è.-, era Nahël.
-Grazie.-, Mer’n salutò seccata il mercante e si diresse verso il limitare della foresta, ignorando il buffone.
-Abbiamo un po’ di strada da fare assieme.-, la informò l’uomo con tono svogliato.
Mer’n si fermò a pochi passi dai primi alberi. La vegetazione era rigogliosa e il sentiero che si diramava quasi subito era a malapena visibile.
-E io so che strada prendere.-, aggiunse Nahël.
Che insopportabile! Mer’n lo aspettò e si fece superare, seguendolo a pochi passi.
-Benvenuto nel mio gruppo. Spero andremo d’accordo.-, si accolse lui vagamente sarcastico.
In effetti ora erano un gruppo: la tatuatrice errante e l’enigmatico buffone.

Ciao! Allora, i questo capitolo viene introdotta la figura chiave del buffone. Succo d'ostrica... oddio xD beh, suonava bene ù_u la parte della chiromanzia l'ho usata perchè a dirla tutta odio i ritratti diretti:
veglio seminare informazioni qua e là, credo :) Ringrazio thewhitelady che ha commentato lo scorso capitolo, mi piacerebbe sapere che ne pensate di questo :)
Nyappy

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Capitolo 3
*** La Capitale ***


-Potevi dirmelo che qua gli animali sono violenti!-, ansimò Mer’n riponendo il pugnale nel fodero appeso alla borsa.
-Sei un’estranea rumorosa che entra nel loro territorio, è ovvio che attaccano.-, le rispose Nahël saccente riprendendo a camminare.
La donna lo seguì in silenzio, rifiutandosi per orgoglio di chiedergli di rallentare.
La giungla di Honir era qualcosa d’incomprensibile per lei, abituata alle foreste del Bahtikka: Honir era verdeggiante, rigogliosa, la vegetazione aveva profumi sconosciuti e fiori variopinti, e camminando in quella foresta si rendeva conto di quanto fosse musicale, selvaggia e violenta in tutta la sua bellezza.
Prima erano incappati in una sorta di grande gatto a macchie –leopardo l’aveva chiamato Nahël- che sventrava una scimmia. Ed il felino, annoiato dal suo gioco, aveva attaccato loro.
Quello era stato l’unico momento movimentato della giornata: avevano passato quasi tre ore in cammino, silenziosi.
-Quanto manca?-, chiese Mer’n al buffone iniziando a sentire la fatica.
-Potrei fare una pausa. Manca poco, ma si dovrà passare la nottata qui.-, rispose Nahël ad alta voce accompagnandosi con gesti teatrali.
Ah. Libero sfogo a tutto il suo egocentrismo…
Si fermarono in uno spiazzo erboso poco distante dal sentiero.
Dopo aver mangiato qualcosa Mer’n decise d’impiegare bene le ore di luce prima del tramonto, e girò per tutta la radura raccogliendo le foglie più belle ed i fiori più strani, che dispose in modo ordinato ai propri piedi. Si sedette e tirò fuori dalla borsa una tavoletta di legno con un foglio ed un pezzettino di carbone, iniziando a disegnare.
Quelle forme per lei erano assolutamente nuove, e le piaceva espandere i propri orizzonti oltre i soliti disegni da marinai e galeotti.
Il sole scendeva e la giungla stava diventando sempre più silenziosa.
-Dobbiamo accendere un fuoco per allontanare gli animali.-, annunciò Mer’n riponendo nella borsa i disegni finiti e tirando fuori due pietre focaie.
-No.-, fu la sbadigliata risposta di Nahël, che aggiunse: -Odio dormire con la luce.-, prendendole le due pietre dalle mani.
-E se ci attaccano?-, protestò la donna.
-Non lo faranno, dormi.-, ordinò Nahël con voce annoiata.

Era sdraiata tra cuscini variopinti in uno strano luogo mai visto.
La stanza fumosa era ornata da veli e drappi di seta, e un lato aperto dava su un porticato.
Si alzò massaggiandosi la testa: quel fumo dall’aroma dolce era troppo forte per i suoi gusti. Superò le ragazze sdraiate tra i cuscini e percorse il porticato, ritrovandosi in un rigoglioso giardino in mezzo al quale zampillava una fontana.
Prese una boccata d’aria fresca, sedendosi sul marmo bianco.
Si girò per vedere una tazza dorata apparsa dal nulla vicino a lei, che gettò nell’acqua con uno scatto di rabbia, prima di chinarsi sulla superficie dell’acqua, i lunghi capelli mielati che venivano bagnati sulle punte.

-Lee’a!-, Mer’n si svegliò di scatto, urlando.
Riflesso nell’acqua aveva visto il viso della sorella… in quel sogno che stava già iniziando a dimenticare. Si appoggiò all’albero che le fungeva da sedia, strizzando gli occhi.
Quindi stava bene? Era tornata umana? Lee’a era in quel luogo strano?
Stava per addormentarsi quando sentì dei fruscii provenire dai cespugli vicini.
-Gli animali non attaccano se tu non attacchi loro. O li disturbi.-, la voce di Nahël la raggiunse dalle sue spalle.
-Scusa tanto, non è che quando dormo penso a quello che faccio.-, borbottò sarcastica Mer’n tendendo l’orecchio: nessun altro rumore, tutto sembrava ancora dormire.
-Come vuoi. Grazie dei tuoi preziosi consigli, li terrò a mente per sempre.-, Nahël concluse il battibecco con una pessima imitazione in falsetto del tono della donna, prima di darle un buffetto sulla fronte.

Camminavano già da un paio d’ore e Mer’n iniziava ad accorgersi solo ora che il sentiero si era fatto più visibile e gli alberi iniziavano a farsi più radi.
-Siamo arrivati?-, chiese speranzosa.
-Alla capitale? Sì.-, rispose il buffone indicando con un cenno del capo la prima di una serie di steli che iniziavano a delimitare la via.
-La capitale?-, Mer’n si fermò risentita.
-Devo andare al palazzo dello stregone, non alla capitale. Non dovevi andarci anche tu?-
-Dimmi, se in questo momento tu incontrassi quel mago… che faresti?-, Nahël continuava a camminare con il suo passo veloce, -Cercheresti di convincerlo o lo attaccheresti? Sai che non riusciresti nemmeno ad aprir bocca, ti ridurrebbe in cenere prima.-
Honi, la capitale di Honir, ha una taverna simile a quella del paese da cui sei partita, magari lì potresti scoprire se ha dei punti deboli…-, aggiunse allusivo.
Va bene, Mer’n lo doveva ammettere, si stava comportando da testa calda. Partire senza una meta, viaggiare con uno sconosciuto… ma non sapeva nemmeno se Lee’a stava bene, e perché era stata rapita.
Però, anche se a Honi vendevano informazioni, Mer’n non conosceva il dialetto del continente. Diamine! Riprese a seguire Nahël, irritata. Doveva ammetterlo a malincuore, aveva bisogno di quell’uomo.
Dopo poco giunsero alle porte della città, cinta da alte mura di pietra, e non appena le sentinelle li scorsero il ponte venne abbassato ed entrarono in città.
Mar’n si stropicciò gli occhi, incredula.
Bianche case basse e quadrate, ornate da bandiere colorate ed elaborate finestre, delimitavano le strade affollatissime, ghermite di gente dalla pelle ambrata, i vestiti di seta e i gioielli d’oro.
Ai piedi degli edifici su spessi tappeti colorati i mercanti reclamizzavano i loro beni, agitando mazzi di erbe aromatiche, bastoncini fumenti d’incenso e gioielli adornati di pietre preziose, l’aroma di cibi sconosciuti che aleggiava nell’aria… Mer’n era confusa da tutta quella vivacità, quella grande mescolanza di suoni, colori e profumi.
Che dire delle voci della gente? Il dialetto di Honir sembrava quasi musicale, ed in un angolo degli uomini suonavano complicati strumenti a corda, cantando.
Sorrise: era da troppo tempo che non visitava una città nuova, ed ogni volta era sempre una sensazione magnifica. Stava per girarsi verso Nahël quando sentì la mano dell’uomo poggiare sulla sua spalla, e tra i tintinnii dei campanellini sentì la voce dell’uomo che le dava delle indicazioni:
-Avanti, prima a destra, seconda a sinistra e poi sempre dritto. Vai!-
Rabbrividendo Mer’n lo cercò tra la folla, ma era già sparito.
-La fa facile, come se…-, interruppe il suo pensiero ad alta voce, sbarrando gli occhi.
Capiva quello che dicevano le persone che la circondavano, li capiva!
L’uomo dietro di lei stava discutendo con un mercante sull’aumento del prezzo dell’olio, mentre le donne che le passavano vicino ridacchiavano parlando del figlio della loro insegnante. E la canzone di quei musici parlava di un amore struggente ed impossibile.
Era stato Nahël? Allora era davvero uno stregone!
Decise di sbrigarsi a raggiungere il luogo che le aveva indicato il misterioso compagno.
Non solo aveva una gran voglia di fargli parecchie domande, aveva bisogno di concentrarsi e non iniziare ad esplorare, o sarebbe stata la fine.
“Cos’ha detto? Avanti, destra, sinistra e avanti, no? Iniziò a percorrere la via principale, cercando di mantenere la destra e non perdersi la prima traversa. Ogni tanto lanciava occhiate interessate ai gioielli o alle stoffe sulle bancarelle, e non appena scorse una diramazione prese la destra, trovandosi in una via piuttosto larga che portava ad una piazzetta, meno affollata.
“Che fortuna trovare una fontana qui.”, tirò fuori dalla borsa la fiaschetta e la riempì con l’acqua limpida che zampillava dal marmo candido della fontana.
-Avevo giusto sete.-, Mer’n ne bevve un po’, sciacquandosi anche le mani ed il viso.
-Hai visto? Quella donna è strana!-, sentì una voce infantile dietro le spalle.
-Vedo, ha la pelle chiara. E che capelli strani.-, rispose una voce più calma ma ugualmente acuta.
Si voltò incuriosita, trovandosi davanti due ragazzini.
-Ha un mucchio di pelle scoperta. Ed è colorata! Secondo te ci capisce?-, chiese quello più alto ritraendosi.
-Figurati, è una del Bahtikka, quelli non capiscono nulla.-, asserì quello tarchiato.
-Capisco eccome, e non sono meno vestita delle vostre donne, piccoli.-, Mer’n era vagamente infastidita, anche se sapeva che non parlavano con malizia quei piccoletti.
-Secondo me si sta arrabbiando perché non capisce nulla.-, che strani bambini.
-Si che vi capisco, e perché dovrei arrabbiarmi?-
-Fratello, come ha fatto questa a superare la giungla?-, chiese quello più basso scoppiando a ridere e correndo via, -Non è sveglia per niente!-, la seguì il fratello.
Poteva capire gli altri ma non poteva essere capita? Che razza di scherzo era?
Sistemò la borsa prima di girarsi e proseguire, salutando con la mano i ragazzini.
“Nahël me la pagherà, oh se me la pagherà…”

Doveva aver sbagliato qualcosa: si trovava di nuova nella via principale, eppure aveva seguito le indicazioni di Nahël. Fece per tornare indietro quando sbatté contro una ragazza che cadde a terra.
-Ehi, ti sei fatta male?-, Mer’n le offrì il braccio per rialzarsi, che questa accettò con gratitudine.
-No, è colpa mia.-, rispose resettandosi i vestiti.
Un attimo, la capiva?
-Sei del Bahtikka?-, le chiese squadrandola per bene.
-Da Zahnot.-
Mer’n era concentrata a fissarla. L’aveva già vista da qualche parte, ma dove?
-Che ci fai qui?
La ragazza fece un sorriso contrito, senza rispondere. Fissò in basso scuotendo il capo.
-Non puoi parlarne, vero?-, le sembrava di riconoscere i sintomi di una maledizione.
-Lo… lo stregone!-, ecco dove l’aveva già vista, sdraiata tra i cuscini del suo sogno.
-Conosci Lee’a! Come…-

Nahël aspettava davanti alla porta scura dove aveva dato appuntamento a Mer’n, le braccia conserte e il piede che batteva ritmicamente a terra producendo allegri tintinnii.
-Oh, eccola.-, commentò sarcastico stringendo gli occhi: Mer’n stava correndo verso di lui.
-Sono in ritardo ma porto buone nuove e Sam’yr!-, esclamò con un gran sorriso.
Sam’yr, la ragazzina, era dietro di lei.
-Ed era anche ora!-

Ecco il terzo capitolo :D dal prossimo in poi aggiungerò le parti che avevo rimosso per restare nel limite delle 9.000 parole :D
Ringrazio thewhitelady per la recensione :) sì, i nomi li ho inventati io. Per Bahtikka sono partita dal mar Baltico [ero vicina alla cartina della Germania xD], Mer'n viene da Merenne, un tentativo di inventare un
nome francese. Nahël ha l'umlaut solo perchè... mi è venuto in mente durante tedesco xD ho storpiato un nome e suonava bene, così l'ho appuntato per ricordarlo.
Sam'yr è una "fighizzazione" di Samir, nome maschile del nord Africa che... adoro. Amo come suona! Ah ah xD
Mi piacerebbe sapere com'è questo capitolo, come sono i personaggi e lo stile in generale, punto a migliorare sempre di più. Su, non siate timidi xD
Nyappy

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Capitolo 4
*** L'Amico ***


Il “centro informazioni” di Honi era la bettola Pepita, un locale scuro e piuttosto sporco che non aveva nulla della colorata e vivace città che Mer’n aveva appena visitato.
Al confronto persino la taverna Corallo era una reggia…
Attesero per poco all’entrata, e quasi subito l’oste guercio li fece accomodare in una saletta più pulita del corridoio stretto che avevano percorso.
Era impaziente di fare a Nahël e Sam’yr un bel po’ di domande, ma l’uomo l’anticipò.
-Aspetta.-, si sedette sull’unica poltroncina, scivolando in modo da essere quasi sdraiato, e le due lo imitarono sedendosi in modo più ordinato sul morbido divano.
-Vai, o rischi di esplodere.-
-Perché capisco la lingua di Honir ma non riesco a parlarla?-, Mer’n iniziò infastidita da quello che sembrava un incantesimo eseguito a metà.
-E io che ne so?-, fu la sconvolgente risposta dell’uomo.
-Sì che lo sai, quando te ne sei andato per gli affari tuoi mi hai fatto un incantesimo.-, replicò Mer’n con cocciutaggine.
-Ti pare? Se fossi uno stregone non sarei certo qui a darti spiegazioni.-, le disse prima di aggiungere quasi sovrappensiero: -E togliti quello scialle giallo.-
Mer’n chinò il capo per osservare meglio la stoffa color canarino che le cingeva la vita.
Perché doveva toglierlo? Era un vecchio regalo di uno stregone, e questo le aveva assicurato che con quell’indumento addosso avrebbe ricevuto protezione e fortuna…
-Mi piace lì dov’è.-, Mer’n accarezzò la stoffa gialla, lisciandone le pieghe.
-Fai come vuoi.-
-E tu cos’hai fatto mentre io mi perdevo in città? Cose da stregoni?-
Nahël si stropicciò gli occhi, -Affari miei. Vedo che comunque hai portato la ragazza.-
-Certo!-, Mer’n era scandalizzata, -Che facevo, la lasciavo da sola a vagare per una città sconosciuta?-
Sam’yr le sorrise riconoscente, mentre Nahël alzò gli occhi al cielo. Sorelle maggiori…
-Comunque, hai fatto bene, ho proprio la persona che serve a tutti e tre. Nikka, puoi entrare.-
Nikka? Mer’n conosceva quel nome di fama. Non era quel mago errante che vagava per il mondo a distribuire consigli e sciogliere maledizioni?
Nella stanzetta entrò un uomo sulla quarantina, completamente avvolto in un mantello color panna, l’espressione gioviale ed il passo baldanzoso.
-Ehilà.-, diede una pacca sulla spalla a Nahël, che lo presentò: -Lui è Nikka, benefattore a tempo perso.-
-E tu sei sempre il solito pagliaccio, vero?-, Nikka imitò scherzoso il tono dell’amico, strappando un sorriso alle due sul divano.
-Oh, donna affascinante, così tu sei Mer’n. Piacere mio, ti vedo bene!-, e le strinse la mano calorosamente. Mer’n non era molto sorpresa del fatto che conoscesse il suo nome: probabilmente aveva incontrato Nahël prima e questo gli aveva raccontato tutto.
-Il fior di miele vicino a te invece è circondato da una brutta aura Che brutta, brutta maledizione. Farò il possibile.-, e strinse la mano anche a Sam’yr.
-Sai da dove viene quella maledizione.-, dalla sua poltroncina Nahël si girò su un fianco per osservare meglio i tre.
-L’harem dello stregone, si. Non sono andato a vedere di persona, ma girano voci piuttosto confuse. E non fare quella faccia!-, che faccia stava facendo Nahël? Mer’n si voltò per guardarlo, ma non fece in tempo: l’espressione dell’uomo era tornata la solita.
-Allora, fior di miele, tu hai la priorità. Prova a parlare mentre sciolgo la maledizione. Se è in tensione dovrei metterci di meno.-, suggerì Nikka.
Sam’yr annuì, iniziando a storcere la bocca e scuotere il capo, proprio come aveva fatto in precedenza con Mer’n. Nel frattempo Nikka aveva iniziato a cantilenare strane parole a mani giunte, quasi come se pregasse.
Dopo un paio di minuti il canto cessò, e Sam’yr…
-E’ pieno d’oro, e i suoi capelli neri… ah!-
-Attenta, fior di miele. Questa donna sta per assalirti con una marea di domande!-, l’avvisò scherzoso il mago.

-Primo, cos’è un harem?-, aveva chiesto ai due uomini, incuriosita da quella parola sconosciuta.
-Un gineceo, la residenza delle… donne? Sì, le donne dello stregone.-, le aveva spiegato Nikka scambiando un fugace cenno d’intesa con Nahël, che sembrava essere diventato all’improvviso di cattivo umore. Non era certo necessario spiegarle anche tutte le implicazioni del termine.
Sam’yr le descrisse quel luogo, e Mer’n ebbe la conferma di averlo sognato quella notte, anche se serbò per sé quei pensieri.
La ragazza era stata una delle ultime ad essere condotta lì, e non conosceva tutte: erano più di duecento.
-Hai visto per caso una ragazza di nome Lee’a? Sta bene?-, continuò Mer’n preoccupata.
-La vedevo poco, era sempre rinchiusa in punizione.-
Se da cane era pigra e dormigliona, una volta tornata umana aveva ripreso ad essere la solita pestifera, ed era piuttosto battagliera con i servi-ombra dell’harem. Girava voce che appena sciolta la maledizione che l’aveva costretta in forma animale per tanto tempo aveva steso cinque servi-ombra e aveva tentato di fuggire assieme ad un gruppo di altre ragazze, ed un intera squadra di servitori era stata mandata a recuperarle.
-Che assurdità.-, sospirò Mer’n, -Lee’a non è pericolosa, è solo stressante.-
Poi chiese a Sam’yr perché le avessero rapite, ma la ragazza aveva idee piuttosto confuse a riguardo.
Ogni tanto venivano portate in un grande salone, ed un ragazzo dalla pelle scura e lunghi capelli neri stava per ore ad osservarle senza dire nemmeno una parola, dall’alto del suo scranno dorato.
Doveva essere il fratello di Yenn, la donna vestita elegantemente che prendeva ogni giorno il the con tutte loro, straziandole con lunghi monologhi sul giardinaggio, sul cibo e sugli uomini.
Se qualcuna non riusciva a fingere di apprezzarla veniva punita, costretta ad innaffiare per tutto il pomeriggio il giardino porticato o stando rinchiusa in una stanza buia, completamente sola.
Lee’a era particolarmente affezionata all’ultima punizione, a quanto diceva Sam’yr.
-Yenn e Thiem, capisco.-, Nahël era più cupo che mai, -E i servi-ombra! Vuol un famiglio.-
Nikka annuì alle parole dell’amico, che Mer’n non aveva capito.
I famigli non erano quegli umani al servizio degli stregoni che potevano cambiare forma e diventare animali?
-Un famiglio?-
-Ma certo. Thiem, quello del trono, ha rapito tutte quelle ragazze perché vuole avere scelta, e Yenn sta al suo gioco.-
Ma come faceva Nahël a sapere tutte quelle cose?
-Ha preso persone con caratteristiche curiose ma innocue.-, interloquì Nikka, -Mer’n, tua sorella era maledetta. Fior di miele, tu sei incredibile nella corsa.-
Così Sam’yr era riuscita a scappare correndo?
-Ma cosa dobbiamo fare per liberarle?-, Mer’n puntò dritta al sodo.
-Quei due non sono pericolosi, basterà andare là ed inventare qualcosa.-, rispose Nahël con tono annoiato.
Ma come? Non era lui quello del piano e del conoscere i punti deboli?
-Fior di miele, meglio che tu vada a casa.-, intervenne Nikka. Dopo che Sam’yr li ebbe ringraziati, lo stregone le fece fare una piroetta e sparì in uno sbuffo di fumo.
-Hai fatto bene a non chiederle com’è scappata, ha avuto delle disavventure con gli scarichi del palazzo.-, sbadigliò Nahël.
Mer’n si coprì la bocca con le mani. Diavolo, era vero! Era stata davvero meschina a farle tutte quelle domande e non interessarsi della sua fuga.
-Non aveva comunque voglia di parlarne. La foresta l’ha aiutata.-, Nikka si sistemò il mantello, lanciando un’occhiata strana a Nahël.
-La foresta aiuta chi è in difficoltà. Grazie di tutto Nikka.-
Il mago sparì in uno sbuffo di fumo come Sam’yr, strizzando l’occhio a Mer’n.

A Honi giravano poche persone tatuate, il che non era esattamente un bene.
Seduta su un tappeto con il braccio sinistro e la pancia ben in vista -su cui erano tatuate delle fiamme blu ed un loto dello stesso colore- Mer'n sorrideva ai passanti mostrando loro i disegni delle foglie che
aveva fatto e... la sua lama. Vicino a lei, Nahël giocherellava con delle palline colorate senza particolare entusiasmo.
-Che allegria! Il tuo mestiere non è far ridere?-, lo riprese Mer'n mentre iniziava ad incidere la pelle del suo primo cliente, un uomo nerboruto che le aveva chiesto una foglia sull'avambraccio.
--Non ne ho voglia.-, fu la scontrosa risposta.
Il buffone aveva accettato controvoglia di fermarsi nella capitale per un altro giorno, ma Mer'n era stata irremovibile: avevano bisogno di soldi per mangiare.
Assurdo come l'uomo in rosso riuscisse a sopportare fame e sete senza lamentarsi, per una volta.
-Comunque sei strana, tu. La tua professione è ferire gli altri.-
-I tatuaggi non sono ferite, sono arte.-, ribattè allegramente Mer'n salutando l'uomo dolorante ma soddisfatto che le aveva lasciato due pezzi d'argento in mano.
-Come no. Se vai avanti di questo passo ci metterai una settimana per un pezzo d'oro.-
-E allora lavora anche tu!-

Sera :D ringrazio thewhitelady per la recensione! Nahël è ambiguo xD ho voluto trattarlo così apposta, poveraccio. Però in fondo -forse- non è cattivo xD Preferiti? *-* uh, grazie! Spero che questo non ti abbia delusa!
Leider ja, lerne ich Deutsch seit sieben Jahre... und du? xD
Sono stata un po' cattiva con Sam'yr e gli scarichi. Insomma, ecco... però è fior di miele :) mi piaceva troppo come espressione!
A tutti quelli che leggono e non commentano: su, non siete timidi, non mi offendo se mi dite che ne pensate :D
Nyappy

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Capitolo 5
*** Il Palazzo ***


La mattina dopo erano partiti presto uscendo dalla porta est della città, e anche se il sentiero era difficile da scorgere, nascosto com’era dalla rigogliosa vegetazione, Nahël procedeva con passo spedito, certo di dove andare.
Si era svegliato di buon umore –o almeno così sembrava- ma appena avevano messo piede nella foresta si era incupito.
-Come fai ad orientarti?-, gli domandò Mer’n cogliendo un fiore variopinto e raggiungendo il compagno.
-E’ la foresta che ti orienta.-, fu la risposta sommessa.
Spiegò a Mer’n come la foresta di Honir era stata creata per difendere l’isola e obbediva al volere dello stregone, tuttavia aiutava sempre coloro in difficoltà.
-Ma in questa situazione è trascurata.-,calcò l’ultima parola con risentimento, -Cerca di aiutarci ma è sola e non riesce a controllarsi.-
Mer’n alzò gli occhi incontrando le verdi fronde che li sovrastavano.
Era incredibile pensare che anche gli alberi avessero una coscienza, che li stessero aiutando… non aveva mai assistito a magie così potenti da sembrare miracoli.
Proseguirono in silenzio per un po’ finché non giunsero ad una stele di pietra piuttosto malridotta, ricoperta di muschio e rampicanti.
-E questa?-, Mer’n accarezzò il manto di muschio soffice, ma Nahël non si fermò.
-Manca poco, mezz’ora e ci siamo.-
La vegetazione si stava ingentilendo ed il sentiero si faceva più chiaro, finché davanti a loro apparve il palazzo dello stregone in tutta la sua magnificenza.
Sembrava costruito di mattoni dorati come le colonne, ornato di nicchie e statue.
Se per tutto l’ultimo tratto Nahël era sembrato depresso ed irritato, ora era furioso.
Un bel progresso, considerando il fatto che Mer’n l’aveva sempre visto annoiato, assonnato o con tanta voglia di far innervosire la gente.
Entrarono, e con passo sicuro la guidò per gli intricati corridoi, tutti uguali: senza porte o finestre, decorati ogni tanto da una statua o un vaso.
Stavano seguendo un percorso preciso? Certo, Mer’n ne era sicura, e si stava affidando a Nahël.
-Eccoci.-, l’uomo si fermò di scatto e Mer’n quasi gli sbatté addosso.
Nahël stava fissando un muro dorato ornato da un bassorilievo a forma di giglio.
Appoggiò la mano sul fiore con garbo prima di esserne risucchiato e trascinare la donna con sé.
Si ritrovarono in uno strano giardino notturno, cinto da alte mura di pietra.
Un attimo, notturno?
Mer’n si guardò attorno: tutto l’oro e lo sfarzo era sparito. Sotto quel cielo completamente nero illuminato da una luce perlacea alti e rigogliosi gigli circondavano un prato ben curato, saturando l’aria con il loro profumo, e al centro dello spiazzo libero una tenda candida saldamente ancorata a terra sembrava emanare luce. Le uniche forme di vita oltre ai due erano delle lucciole che volteggiavano con grazia nell’aria.
-La notte eterna di Yenn la Pura.-, quando Nahël pronunciò quelle parole le lucciole si radunarono in sciami, concentrandosi a pochi metri da loro, e avvolta da luce bianca apparve una donna.
-Pretenziosa come la solito.-, la liquidò Nahël con sufficienza.
-Senti chi parla.-, replicò questa sistemandosi i lunghi capelli neri, -Il rosso ti sta male, te l’ho sempre detto.-
Mer’n rimase in disparte, assistendo al curioso saluto. Quella era Yenn la pura, quella dei lunghi monologhi? Perché sembrava conoscere così bene Nahël?
-L’hai aiutato.-, l’accusò l’uomo stringendo gli occhi.
-Ti ho mandato la bambina, mi sembra di aver fatto abbastanza.-, si difese questa controllando che l’abito bianco fosse a posto.
Era Sam’yr la bambina? Mer’n era confusa.
Yenn aveva aiutato Nahël mandandogli Sam’yr e quindi non stava dalla parte di quel Thiem… aveva bisogno di fare il punto della situazione.
-Avresti potuto liberare tutte le ragazze. Avresti potuto curare la giungla. Avresti potuto fermare quel bastardo.-, l’incalzò Nahël.
-E perché? Mi annoio qui, e tutte queste novità mi distraggono per un po’.-
Nahël non rispose, voltandosi e facendosi inghiottire dal muro.
-Resta qui.-, ordinò a Mer’n prima di sparire.
Yenn le si avvicinò, sorridendo.
-Vedo che hai bisogno di molte spiegazioni. Vieni, beviamo un the.-, le propose schioccando le dita, e le due si ritrovarono all’interno della tenda bianca, sedute tra sete e cuscini con due tazze d’argento fumanti in mano.
-Nahël non ama parlare di sé.-, iniziò Yenn annusando il dolce aroma del liquido ambrato.

Nahël camminava con passo spedito per i corridoi del palazzo, così stravolti rispetto ai suoi ricordi, resi di cattivo gusto da tutto quell’oro, e i campanellini dei suoi abiti echeggiavano preannunciando il suo passaggio con un ritmo quasi isterico.
Yenn… la donna viveva in un’altra dimensione, rinchiusa nel suo Notturnale. La Pura… che appellativo presuntuoso.
Nascoste dai drappi che avvolgevano le colonne Nahël scorse le giovani dell’harem, e proseguì per il porticato giungendo al grande portone che dava accesso alla stanza del trono.
Vedere come Thiem aveva ridotto il suo palazzo e la giungla l’aveva reso furioso.

Mer’n fissava stupefatta Yenn, che sorseggiava divertita il suo the.
Finalmente aveva ricevuto conferma del fatto che Nahël fosse uno stregone ma… era anche il vero padrone del palazzo?
-Quello stupido si è inimicato il Custode del Sud, e questo l’ha rinchiuso qui. E quando il Custode si è indebolito Nahël, quell’idiota, ha cercato di fuggire.-, Yenn si sistemò meglio sui cuscini.
-E’ rimasto chiuso fuori, braccato dai suoi stessi servi e privo dei suoi poteri, pensa un po’.-
-E quel Thiem allora?-, Mer’n era ancora confusa.
-Il Custode del Sud è lui.-, rispose Yenn con semplicità, sorridendo serafica.
-E tu, Pura, da che parte stai?-
Yenn la fissò con i suoi languidi occhi grigi.
-I miei fratellini stanno litigando per cose che non m’interessano, ma vedo che Nahël ha trovato in te una degna compagna.-
-No, no.-, puntualizzò Mer’n rigida.
-Sul tuo ventre è tatuato un loto blu.-, notò la strega allungando il collo per osservare meglio il disegno.
-Mi piaceva.-
-Simboleggia il cuore puro del saggio, la vita ed il risveglio. E’ carico di significati importanti, chissà se riuscirai ad esserne degna.-, e con uno schiocco di dita Mer’n sparì, ritrovandosi nel luogo del suo sogno.

-Thiem!-, gridò Nahël spalancando le pesanti porte d’oro massiccio, -Esci fuori!-
-Eccomi.-
Il fratello non si fece attendere, apparendo in un battito di ciglia seduto sullo scranno d’oro, imitando beffardamente la posa preferita del fratello.
Anche se la sua pelle era scura e i capelli neri, i due si assomigliavano vagamente e condividevano assieme a Yenn gli occhi grigi.
Se da seduto Thiem aveva l’aspetto di un ragazzino, una volta alzatosi acquistò le sue vere sembianze, adulte.
-Ti è mancato questo posto?-

Sera! :D grazie thewhitelady per la recensione :) ho voluto che la storia si spiegasse gradualmente da sé, quindi la verità super-assoluta si scoprirà domani con l'ultimo capitolo :) Nahël è sfigato forte, tra l'altro xD
anche se qui si "svela" molto. L'interrogazione è andata bene, vero? :D
Mmm, non credo di avere altre note da aggiungere. Dovrei aver ricontrollato tutto, eliminato ridondanze ed errori di battitura, ma dato che ho l'influenza... almeno spero di averlo fatto!
Gente che legge le avventure di questa smemorata pulzella tatuata, non abbiate paura di commentare! Ah ah xD
Nyappy

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Capitolo 6
*** Il Famiglio + Epilogo ***


Quando Thiem aveva ucciso il famiglio di Yenn e la donna si era fatta rinchiudere nella sua notte eterna, Nahël aveva perso il suo ultimo alleato nel palazzo.
Ad Honir erano i tre fratelli gli stregoni più importanti: Yenn la Pura, Nahël l’Enigmatico e Thiem il Custode del Sud. Nonostante fosse Thiem quello con il titolo più alto, era Nahël il più potente, e presto il minore si era ritrovato a covare odio ed invidia nei confronti del fratello.
Con la scusa di un viaggio si era recato nel continente est per apprendere i malefici più potenti e le maledizioni più diaboliche, e tornato ad Honir aveva rivelato il suo vero animo da despota.
Rinchiusi i fratelli nel palazzo, su cui aveva apposto speciali sigilli, poteva dare inizio al suo piano.
Thiem ci aveva messo davvero poco a prendere il controllo di quella reggia, e le aveva dato subito il suo tocco personale: doveva essere sfarzoso, un tripudio di oro e di sete, un ambiente che si confacesse al nuovo sovrano di Honir.
Ora aveva solo bisogno di un famiglio: così sarebbe davvero diventato il sovrano incontrastato di Honir, un vero Custode.

-Lee’a, dove sei?-, era già da un po’ che Mer’n vagava per l’harem, deserto.
Incespicò sui cuscini, trattenendo a stento un insulto sullo stile pretestuoso del padrone di casa.
Ma dov’erano finite tutte? Yenn le aveva rispedite a casa?

-Ti è mancato questo posto?-, il tono del Custode era beffardo.
-Può darsi.-, rispose Nahël sarcastico.
Si era lasciato guidare dalla furia ed ora era lì, fronte a fronte con il fratello, praticamente disarmato e con tanta voglia di uscirne vivo.
-Sei veramente un pagliaccio, tu ed il tuo sarcasmo. Dimmi, ti è piaciuta la mia maledizione?-, Thiem compì un violento movimento di frusta con il braccio, e Nahël venne sbalzato in aria.
Cadde a terra in un tintinnio di campanellini, dolorante per quelli che sotto il suo corpo si erano ridotti a dischetti di metallo.
-Dai, fammi ridere.-, lo stregone malvagio gli sorrise, crudele.
-Scusa, non ne sono capace.-, oltre al dolore della caduta ora il braccio sinistro, quello dov’era incisa la maledizione, gli bruciava come se avesse preso fuoco.
-Allora ti farò ridere io. Sei fortunato, mi ricordo anche le battute esatte…-, e si mise a recitare la maledizione che gli aveva lanciato.
Non potrai aiutare ne’ farti aiutare/
Nulla per te sarà bianco o nero, solo grigio/
E anche se non lo vorrai mi dovrai portare/
Un famiglio che rinsalderà il mio capriccio/
Nahël sbarrò gli occhi.
-Lo so, gli ultimi due versi non hai fatto in tempo a sentirli.-, ghignò Thiem, -La donna… grazie per averla accompagnata fin qua.

Mer’n era inseguita da strane ombre antropomorfe, e correva per il palazzo imboccando corridoi a caso. L’avevano quasi catturata nell’harem, ma era riuscita a fuggire per un pelo.
Si era persa, e stava girando in tondo da un po’, se lo sentiva.
Dov’era finito Nahël? E Lee’a, era davvero a casa?

-Guarda tutti quei campanellini, sembri un cembalo.-, Thiem rideva mentre Nahël veniva sbattuto contro le colonne dal potere del fratello, che senza reale divertimento si stava limitando a prendere tempo, finché…
-Tu!-, una voce femminile rimbombò nel salone, -Sei Thiem, giusto?-
Mer’aveva spalancato il portone dorato ed era entrata di corsa nel salone, furente.
-Donna!-, Thiem lasciò crollare il fratello a terra e si precipitò gioioso verso Mer’n.
-Sei arrivata finalmente! Vieni, vieni!-, il suo tono era febbrile, e offrì il braccio a Mer’n , che lo rifiutò accigliata.
-Innanzitutto, ho un nome. Poi, che hai fatto a Nahël? E mia sorella, è a casa?-, si allontanò con cautela dall’uomo, avvicinandosi al contempo al compagno steso a terra che si stava rialzando a fatica.
-Avevi una sorella tra le bambine? Yenn le ha riportate a casa.-, non smetteva di sorriderle, raggiante, -Loro erano l’esca.-
-L’esca?-, Mer’n si sentiva davvero stupida. Era l’unica a non capire tutte quelle cose? Di certo era la sola a fare unicamente domande.
-Certo, fa tutto parte del mio grande piano per la conquista di Honir, e anche tu ne fai parte.-, iniziò esaltato, -Ho cacciato mio fratello, ho relegato mia sorella in un’altra dimensione, sono il sovrano del palazzo.-, lanciò un’occhiata sprezzante a Nahël, prima di proseguire, -Ora mi manca solo un famiglio.-
A Mer’n non piaceva per niente tutto il compiacimento con cui la fissava quell’uomo folle.
-Non voglio certo delle bambine, mi accontento di qualcosa così speciale da aver raggiunto questo luogo per loro. Te, ad esempio.-
Mer’n si allontanò ancora, con passi accorti.
Qualcosa? Qualcosa?! Semmai qualcuno…
-Io non sono speciale, non ho fatto assolutamente nulla. Davvero, chiunque avrebbe potuto farcela.-
-Certo.-, la rabbonì Thiem, -Ma quel chiunque sei tu. E’ con te che diventerò il padrone incontrastato di Honir, solo con te. Non è magnifico?-
Evidentemente Thiem si aspettava una risposta positiva, che Mer’n non aveva alcuna intenzione di dargli.
-Vedi, se tu non fossi pazzo potrei anche accettare. Peccato che tu non abbia nemmeno chiesto il mio nome.-, e Mer’n si preparò al peggio.
-Il tuo egoismo non è un mistero per nessuno ormai.-, come faceva Nahël conciato in quel modo ad avere ancora la forza di fare del sarcasmo?
-Taci!-, gridò il fratello generando un’onda d’urto e scaraventandolo contro una pesante colonna.
-Io ho bisogno di un famiglio e lo avrò, con le buone o le cattive.-, l’espressione di Thiem era completamente cambiata e la mano stringeva l’aria davanti a sé, i muscoli in tensione; da feroce il suo viso divenne confuso, poi frustrato.
-Indovina un po’?-, Mer’n tornò ad avvicinarsi a Nahël, sorridendo, -Ho rimesso lo scialle.-
Thiem si mise a lanciare maledizioni per tutto il salone, accecato da lacrime di rabbia, e stava facendo tremare tutto l’edificio.
-Quel pagliaccio farà crollare tutto con i suoi stupidi incantesimi.-, si lamentò Nahël mentre si stringeva il braccio, -Capriccioso ed isterico, che combinazione terribile…-
All’improvviso Mer’n si ritrovò un sacchetto di pelle in mano dal quale fuoriusciva della polvere iridescente color smeraldo. Sobbalzò sorpresa, ma comprese subito quello che doveva fare scorgendo il ciondolo legato al cordoncino che chiudeva il sacchetto: un giglio argentato.
Grazie Yenn…
Prese un pugno di polvere e corse verso Thiem, lanciandola nell’aria: appena questa entrò in contatto con la pelle nuda dell’uomo scintillò, e lo avvolse in squame di cristallo, immobilizzandogli tutto il corpo ad eccezione degli occhi.
Sembrava una statua si sale in una posa buffa… ma non c’era il tempo per fare umorismo.
-Che hai?-, Nahël digrignava i denti dal dolore, conficcandosi le unghie della mano sinistra nel palmo.
-Tu puoi aiutarmi. Il braccio…-, con la mano libera si stracciò la manica scarlatta, rivelando un sigillo scuro in rilievo che pulsava.
-Rimuovilo.-
Quale lavoro migliore per Mer’n? Mentre estraeva la lama dalla borsa fissò l’intricato groviglio di linee che componevano il disegno. Decisamente un lavoro da stregone…
-Se vuoi che faccia presto dovrò togliere qualcosa in più.-, lo avvertì guardando di sbieco lo stregone immobilizzato al centro della sala. Per quanto sarebbe rimasto ancora così?
Nahël annuì, e la donna gli suggerì di parlare per distrarsi.
-E cosa dovrei… AAH!-, strinse gli occhi, tremante, -Fa troppo male! Va bene, va bene. Perché non l’ho fatto prima? La maledizione era più forte ma ora sono a casa mia e si è attenuata.-, non aveva mai parlato così tanto, e quella loquacità forzata lo portava a sparare parole a raffica, trattenendo il respiro. Lei stava cercando di fare il più accortamente possibile, dovendo rimuovere una bella porzione di carne scura radicata in profondità nel braccio.
Dolore. Straziante, insopportabile, che gli faceva digrignare i denti e lacrimare gli occhi, lo faceva rantolare con la mano in preda agli spasmi che gocciolava sangue.
-Fatto!-, Mer’n estrasse velocemente dalla borsa delle bende e stava per fasciarlo quando si accorse con sorpresa che la ferita a forma di stella stava già iniziando a rimarginarsi.
Nahël si alzò in piedi.
-Donna!-, Thiem stava iniziando a riacquistare mobilità, -Che tu sia maledetta! Brucia tra fiamme eterne, brucia!-
Nahël schioccò le dita ed in un lampo fu dietro al fratello, nuovamente immobile.
-Stai zitto.-, iniziò a girargli attorno, squadrandolo con aria critica, -Vuoi che ti comunichi la politica di casa mia? Riderai, te l’assicuro. Ora sei immobile come una statua, e come tu ben sai io odio le statue. Sai cosa fa una delle tue sculture quando cade da una certa altezza?-, imitò il sorriso del fratello, -Hai indovinato in che inferno ti mando? La lista delle schifezze che hai compiuto è lunga e noiosa, ma mi permetto dei brevi appunti.
Primo, hai ridotto il mio palazzo ad un osceno ammasso d’oro. Secondo, credi che la giungla ti sia riconoscente? Senza contare che hai rapito delle bambine per i tuoi stupidi giochetti di potere.-
Mer’n si rialzò per assistere meglio a quello strano monologo.
-Ho creato il giardino di Yenn in base ai suoi gusti, ma la tua personale dimensione senza ritorno sarà basata sui miei. Ciao ciao!-, salutò il fratello terrorizzato prima di schioccare nuovamente le dita e farlo sparire.
-Dove..-
-Grazie.-, Nahël le si avvicinò e un istante dopo si ritrovarono in una stanza piuttosto sobria, certo più confortevole di un salone distrutto.
-Dove l’hai spedito?-, Mer’n riprese la domanda di prima, indecisa se essere sollevata o preoccupata.
-In un bel posto dove verrà tormentato atrocemente almeno fino a quando non mi sarà passata.-, la tranquillizzò Nahël prima di ringraziarla ancora.
Cos’era tutto quell’attacco di loquacità?
-Ma io non ho davvero fatto nulla.-, insisté lei.
-Certo che hai fatto qualcosa. Hai resistito alle sue lusinghe, sei riuscita ad arrivare fin qui e mi hai salvato. Ti pare poco?-
-Non esagerare. Chiunque con un po’ di buonsenso ce l’avrebbe fatta.-, affermò lei con decisione.
-Si, ma quel chiunque sei tu, se posso citare Thiem. Ha sottovalutato il fatto che ferire le persone fosse il tuo mestiere, anche se credo lo ignorasse…-
-La fai sembrare una cosa brutta.-, sorrise Mer’n, -Ma ora che farai?-
-Ho già sistemato tutti i problemi causati da Thiem, credo che avremo un sacco di tempo libero d’ora in poi.-
Lei lo fissò con sospetto, -Avremo?-
-Un umano ha due possibilità per diventare il famiglio di uno stregone: può accettare una sorta di contratto, o deve salvargli la vita mescolando il proprio sangue con quello del nuovo padrone.-
-E non mi sembra… un attimo.-, si fissò la mano sinistra, quella con cui si aiutava nei lavori di precisione.
-Esatto. Mentre rimuovevi il sigillo ti sei accidentalmente ferita.-
E tra le tante cicatrici lei notò un taglio netto da cui stillava ancora del sangue.
-Mi hai effettivamente salvato la vita, ed hai effettivamente versato del sangue.-, Nahël sembrava quasi divertito.
No. Oh, no.
-Credo che saranno cinquecento anni molto movimentati.-, terminò con soddisfazione.
-COSA?!-
Epilogo
-Non ho ancora capito perché mi stai seguendo.-
Mer’n era sdraiata sulla spiaggia e l’acqua del mare le lambiva dolcemente il corpo.
Quanto adorava il mare blu, le era quasi mancato dopo tutta quella giungla e quel palazzo opprimente.
-Non è che voglio farlo, è che non posso farne a meno.-, si giustificò Nahël fissando con un brivido l’acqua salata.
-Bene, allora sappi che sono diretta a Na’ta.-
-Dove è iniziato il nostro viaggio.-, aggiunse lui.
La donna si rigirò nella sabbia, -Spero che Lee’a stia bene e non si sia già cacciata nei guai.-, bisbigliò.
-E’ tutto a posto, in questo momento sta spiegando ad un giovane marinaio come grattare le orecchie ai cani nel modo giusto.-, snocciolò Nahël tutto d’un fiato, facendo ridacchiare Mer’n.
-Piuttosto, parlando di animali.-
-Non ho intenzione di diventare il tuo animaletto domestico, sappilo.-, precisò lei.
-Oh, ma già lo sei.-, questa volta fu lui ad avvicinarsi, -E dovrai sopportarmi per tutta la vita.-
Mer’n si rialzò, lanciandogli un’occhiata mezzo divertita e mezzo disperata, -Direi di non perdere tempo e partire subito.-, propose togliendosi la sabbia dai vestiti.
-E perché la meta la decidi tu?-, le domandò Nahël iniziando a seguirla tra i primi alberi della foresta, che si abbassarono riverenti al suo passaggio.
-Mi pare ovvio il perché-, rispose Mer’n sorridendo e voltandosi per dare un’ultima occhiata al mare, dello stesso colore del suo loto blu.

Et voilà, finita. Con tutte le spiegazioni del caso :D ok, la poesiola è un po'... wah! Il finale è interpretativo sul guidato. Ho evitato le smancerie, in un certo senso. Più o meno. Ok, è che sono un po' commossa, ecco.
Grazie ancora thewhitelady per aver recensito tutti i capitoli. Ecco, mi hai dato la forza di continuare a dedicare tempo a questa storia. Spero che questo sia stato un degno finale.
...basta sproloqui. Qui ho postato, ancora mesi fa, una sorta di illustrazione alla storia. Faccio schifo a disegnare, ma ci ho provato.
Spero vi sia piaciuta questa mia piccola fantasia :)
Nyappy

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