Far away from you.

di ArchiviandoSogni_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Dream is a Wish Your Heart Makes. ***
Capitolo 2: *** The Final Countdown. ***
Capitolo 3: *** When I Saw You. ***
Capitolo 4: *** Rock You Like An Hurricane. ***
Capitolo 5: *** We'll Get Lost Together. ***
Capitolo 6: *** I Gotta Go Make My Own Mistakes ***
Capitolo 7: *** You Cry, You Learn. ***
Capitolo 8: *** Beyond The Door, There's Peace I'm Sure. ***
Capitolo 9: *** There`s Gotta Be Somebody For Me Out There. ***
Capitolo 10: *** Just One Chance. ***
Capitolo 11: *** Here Comes the Sun. ***
Capitolo 12: *** I Get a Little More from You, Baby. (Prima parte) ***
Capitolo 13: *** I Get a Little More from You, Baby. (Seconda parte) ***
Capitolo 14: *** I Don't Wanna Break these Chains. ***
Capitolo 15: *** I'll Just Close My Eyes and Whisper. ***
Capitolo 16: *** Honesty is such a Lonely Word. ***
Capitolo 17: *** Won't you take me away from me? ***
Capitolo 18: *** Liars? ***
Capitolo 19: *** Behind Blue Eyes. ***
Capitolo 20: *** Take me as I am. ***
Capitolo 21: *** Even the Best fall Down, sometimes. ***
Capitolo 22: *** Imperfection. ***
Capitolo 23: *** Why does my Heart feel so bad? ***
Capitolo 24: *** Don't say Goodbye. ***
Capitolo 25: *** I love You more than you'll ever Know. ***
Capitolo 26: *** Don't wake Me. ***
Capitolo 27: *** A Drop in the Ocean. ***
Capitolo 28: *** 'Cause I'm your Lady and your are my Man. ***
Capitolo 29: *** I’m everywhere you want Me to Be. ***
Capitolo 30: *** When a Men loves a Woman. ***



Capitolo 1
*** A Dream is a Wish Your Heart Makes. ***


A dream is a wish your heart makes

 
 
Cristina è sempre stata così. Uno spirito libero, che non si è mai accontentata di niente. Ha sempre ricercato novità con cui mettersi in gioco. Fin da piccola ha sempre dovuto affrontare, in prima persona, piccoli problemi che l’avevano fatta diventare una ragazza ricca di valori ma anche ricca di insicurezze.
E poi il tanto desiderato cambiamento è arrivato. Così, come un miraggio.
Il concorso a cui aveva partecipato solo sei mesi prima, le aveva permesso di vincere un viaggio di sola andata per l’America.
Meraviglioso.
Il sogno di una vita, la voglia di fuggire finalmente dall’Italia.

L’Italia.

Quel paese da lei così tanto amato, ma che non l’ha mai rappresentata al meglio.
L’ha sempre percepito dentro se stessa che per diventare qualcuno, per crescere, aveva bisogno di una nuova terra; una terra che si addiceva al suo spirito libero. La terra americana, la terra che aveva ospitato uomini che avevano compreso a pieno il vero significato della libertà. Gli indiani d’America, popolo che l’aveva sempre affascinata e plasmata, grazie alle sue leggende, le sue tradizioni. Cristina aveva finalmente trovato l’aria di novità che le serviva per diventare finalmente adulta.
Ed eccola qui, seduta sull’aereo che sta per atterrare al Hartsfield-Jackson Atlanta International Airport . Che meraviglia! Poteva scorgere l’infinità dei piccoli grattacieli che sovrastavano tutta la città, le strade che si  intersecavano tra di essi come esili serpenti, e poi,il dolce fluire delle minuscole auto che le sembravano così familiari. Anche Milano era così : caoticamente bella.
L’impatto dell’atterraggio la risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti. Ormai dal finestrino poteva scorgere solo interminabile cemento, nient’altro. L’aereo si fermò lentamente, fino a quando le porte furono aperte e la moltitudine di persone, uscirono quasi spingendosi dagli sportelli dell’aereo. Lei attese con calma, anche se aveva una voglia frenetica di appoggiare le suole sulla terra ferma.
Volare la scombussolava un po’. O meglio l’idea di vivere in America per un anno, la rendeva confusa ed eccitata allo stesso tempo. Salutò con garbo le hostess e l’unico stewart, incamminandosi così verso il pullmino che l’avrebbe portata all’interno dell’aeroporto.
Che aria così intensa che respirava, e i suoi piedi volevano quasi saltare.
Possibile sentirsi così deficienti?
Criss, contieniti, non hai 13 anni.”
E con questo pensiero continuo, la ragazza arrivò al rullo che trasportava le valige dei passeggeri. Fu abbastanza veloce, perché trovò subito la sua sgargiante valigia zebrata, che non passava mai inosservata. Una cosa da non dimenticare, lei era una vera a propria esibizionista.
Amava essere al centro dell’attenzione, e non si vergognava a dirlo.
Certo, non aveva esattamente le carte giuste, visto che non era una gran figa o una top model, ma il suo carattere energico la portava sempre a risaltare in mezzo agli altri. Spesso, però, odiava questa parte di se. Voleva passare nell’anonimato e fare la parte della ragazza timida e carina, ma non ci riusciva mai.
Era inutile mentire, lei non era così.
Accese il cellulare, prima di uscire dalle porte scorrevoli e il suo sfondo le fece spuntare un sorriso sulle labbra. Mascella ben pronunciata, zazzera nera spettinata, occhi azzurro cielo. Ian Somerhalder, la sua ultima ossessione. Il suo sfondo era stupendamente accattivante, per non parlare dell’attore che ne faceva parte. Dall’ultimo anno, Criss era diventata come una ragazzina in preda al primo amore. Ma non voleva darlo troppo a vedere, voleva avere ancora un minimo di dignità.
Scuotendo la testa uscì definitivamente dell’aeroporto e fu subito avvolta dall’aria tiepida del mese di marzo. Era una bella stagione, la primavera si sentiva, anzi qui sembrava quasi estate. Mentre osservava il cielo blu acceso, una mano le diede due colpetti sulla spalla, facendola girare di scatto. Un signore sulla quarantina, brizzolato e affascinante, l’affiancò.
“Excuse me, I’m looking for an Italian girl. She has brown eyes and hair. Can you help me? I’m not very good in this kind of situations..”
Impostando il suo cervello in inglese, rispose senza problemi. In fondo si era diplomata l’anno scorso. Ed ora dovrebbe saper parlare bene inglese ,tedesco e francese. Diciamo che predilige l’inglese, se non si fosse capito.
“Certamente, mi dica come si chiama, possiamo fare un annuncio alla direzione. Probabilmente funziona molto di più che chiedere a tutti i passanti che assomigliano alla sua descrizione.” Sorrise di ricambio, tutto sommato,sembrava un signore gentile.
“Oh.. ecco il suo nome dovrebbe essere Crist.. Leo.. Non mi ricordo bene , guardi ce l’ho scritto qui” le porse un bigliettino di carta con scritto due parole che conosceva molto bene.
Chiaramente sbalordita, tese la mano verso l’uomo e rispose” Oh mi rende il compito molto più facile! Sono io, Cristina Leoni, ma mi chiami Criss. E’ più bello.”
Il signore si illuminò di luce propria e le strinse con forza la mano, chiaramente entusiasta.
“ Il piacere è tutto mio! Io sono Charlie McBrown, e da oggi sarò la sua terza spalla. Sono stato mandato dall’agenzia International Speakers, e come lei sa, da domani inizierà il suo lavoro presso la nostra agenzia. Cercavamo da tempo una traduttrice italiana e il suo curriculum ci ha veramente sorpresi. “
Ora riusciva a capire, era evidentemente un suo superiore. Allora era tutto vero, non si era sognata il concorso. Non si era sognata di essere ad Atlanta, in America.
Si amava proprio ripetere quella parola allo sfinimento.
“ Non mi faccia così tanti complimenti, tendo a montarmi la testa.”
Risero insieme della sua sincerità.
Charlie, così voleva essere chiamato, l’ aiutò con i bagagli e l’accompagnò , non nelle sua nuova casa, ma nel suo nuovo posto di lavoro.
Era un grattacielo con una cinquantina di piani, era enorme nel vero senso della parola.
Quando entrarono, lei avrebbe giurato di potersi specchiare sul pavimento, lucidissimo, di marmo. L’ingresso avevo una chiara impronta classica. Era pieno di imitazioni di statue greche, di quadri di diversi pittori di epoche più moderne, e numerosi vasi erano posizionati su vari piedistalli.
Era un miscuglio sgargiante di arte, ma non risultava caotico,anzi.
Tutto brillava di bianco, azzurro e rosa pallido. Era un vero amore.
Charlie  la portò direttamente verso gli ascensori, spiegandole che il capo non vedeva l’ora di vederla. Lei sinceramente, aveva un po’ di timore, ha sempre sentito il peso di non essere mai abbastanza. Ebbene, in questa occasione ricacciò quella sensazione.
Era basilare sul lavoro risultare sicuri di sé, e decisi. Doveva fare bella impressione, assolutamente.
Dopo un’eternità, arrivarono al 33^ piano .
Attraversarono un breve corridoio e si ritrovarono in un ufficio grande quanto una Suite Imperiale. Non che avesse mai visto una suite in vita sua. Ma se le immaginava più o meno così. La stanza era caratterizzata dal rosso, ogni singolo oggetto variava dal marrone, al rosso e al porpora. Una figura ben distinta era seduta dietro la scrivania di fronte a lei. Una donna stupenda, con capelli biondi sgargianti, mossi e voluminosi; incorniciati da occhi verdissimi e da un fisico longilineo e snello. Era veramente affascinante e si sentì quasi inferiore. Lei era piccola, sul 1.60, robusta, occhi marroni e capelli anch’essi di un marrone ordinario.
Insomma, partiva già demoralizzata.
“Benvenuta, Miss Leoni, è un piacere averla qui. Prego si sieda”
Criss guardò Charlie di sottecchi, come se gli chiedesse “ Vado o non vado?”
Ovviamente non aveva senso logico quello che stava pensando, ma non era una novità.
Si sedette di fronte al suo nuovo capo, accavallando le gambe per nascondere un po’ i suoi difetti fisici.
“ Charlie, vai pure. Ci penso io a spiegarle tutto.”
“ Perfetto, se avete bisogno di me, sono nel mio ufficio.”
Detto questo, Charlie la salutò con un breve cenno e sparì dietro le colonne greche che delimitavano la porta dell’ufficio.
Era bellissimo, anche qui c’erano vari riferimenti artistici, che approvava a pieno. La sua professoressa di arte sarebbe stata fiera di lei, in quel momento.
“Allora, Signorin..“ -interruppe la donna prima che finisse la frase- “Mi chiami semplicemente Criss, è molto più efficace.” lei la guardò con stupore.

”Perfetto, Adoro le persone pragmatiche. Io sono Mary Elizabeth Stone, ma preferisco essere chiamata Mary. Nella mia azienda voglio essere trattata con rispetto, ma non necessito il lei. “ sorrise con gli occhi, in modo naturale. Quella donna le piaceva davvero molto.
“ Bene, Criss. Ti spiego in modo semplice il tuo lavoro. Sarai a capo della traduzione italiana, so che sei giovanissima, ma ho letto le tue competenze e facendo qualche telefonata, ho verificato le tue conoscenze. Sei ottima per questo ruolo”
Era quasi arrossita. Era veramente contenta di tutto ciò.. E molto elettrizzata.
“La ringrazio, è davvero bellissimo sentirselo dire.”
“ Niente , ringraziamenti. E’ il mio lavoro. Comunque arriviamo al sodo. Ho appena ricevuto il tuo nuovo incarico.”
“Ma non dovevo occuparmi della sezione Italiana?” chiese dubbiosa.
“Beh certo, ma mi hanno richiesto un lavoro esterno come esperta di lingua e tradizione italiane, e chi meglio di te? Sei l’unica italiana che lavora per me.” era compiaciuta del suo nuovo acquisto, lei un po’ meno. Sentiva già puzza marcia di guai.
“Ok, in cosa consiste il mio lavoro?”
“Oh, dovrai recarti a lavorare presso il set di una serie televisiva.. Non so se la conosci, ma qui in America sta avendo un successo stravolgente. Si chiama -The Vampire diaries- e stanno per iniziare le riprese della terza stagione. Il tuo ruolo è di tradurre la parte di un nuovo personaggio di origine italiana ,come  i due fratelli protagonisti, e di aiutare lo staff e la produzione con le scenografie. Vogliono ricreare un’ Italia del XX secolo, in studio. Quindi richiedono anche pareri competenti al riguardo.”
Non aveva parole per esprimere ciò che stava succedendo tra il suo cuore e il suo stomaco. Uno batteva come se volesse uscire dalla gabbia toracica per andare a farsi un giro alle Bahamas, l’altro si attorcigliava come una maglietta dentro ad una asciugatrice.
Era: sorpresa, felice, eccitata,depressa, ansiosa. Tutto nel giro di 30 secondi.

“Criss? Criss, stai male?”

No, aspettate un attimo. THE VAMPIRE DIARIES?
Questo voleva solo dire una cosa.
Da domani, iniziava a lavorare con Ian Somerhalder.
Quel Ian, il suo.

Chi ha detto che : “ i sogni son desideri, di felicità”?

In quel momento, lei , se lo sarebbe baciato.
Uomo, donna, babbuino che fosse.



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Bene, questo è ovviamente un capitolo introduttivo, quindi niente cose stravolgenti.
Ma vi assicuro che mi impegnerò nei prossimi, per non deludere le vostre aspettative :)
Si accettano mooooltissime recensioni, belle o brutte che siano!
Voglio ringraziarvi in anticipo, per aver letto questo mio piccolo delirio.
E vorrei aggiungere una cosa basilare : Criss non sono io, Criss è una ragazza che potrebbe essere benissimo una di voi.
Detto questo, al prossimo capitolo! Baci <3
 
 
 

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Capitolo 2
*** The Final Countdown. ***



The Final Countdown

 

 
Bene, anzi no male.
Era ancora sconvolta da quello che le aveva detto mezz’ora fa il suo capo.
Doveva lavorare. Si cosa assai comune per l’essere umano,niente di allarmante. Doveva fare la traduttrice. Perfetto, era preparata, aveva già avuto esperienze. Niente di più facile.
Doveva lavorare come traduttrice per lo staff di “The Vampire Diaries” alias lavorare nello stesso posto dove lavorava Ian Somerhalder.
No non poteva farcela, non poteva sopravvivere.

Criss non hai 13 anni, metti a posto gli ormoni.
Era fottutamente difficile farlo!
Non si era portata nemmeno qualche vestito vagamente sexy o accattivante!
Calmati, e smettila di parlare da sola come tua madre.”
Ok, doveva fare qualcosa. Innanzitutto, doveva riuscire a trovare quelle maledette chiavi, che aveva messo nella borsa.
Dopo essersi congedata da Miss Platinomaquantosonofiga (il suo capo), aveva preso un taxi, per arrivare alla sua nuova casa. Fortunatamente avevano abbandonato la zona commerciale. Con tanto cemento e verde contemporaneamente. Il taxi si era fermato su una stradina tipica americana.
Con ville a schiera di medie dimensioni, giardino non recintato e garage di fianco alle case.

 

Era tutto come nei film.


Dopo essere scesa dal taxi, si era diretta verso il numero 1376, la sua casa. Era carinissima. Aveva un portico interamente in legno, con un due grossi archi di mattoni che proteggevano dalle intemperie la porta principale.
Era semplice e la cosa le piaceva. Il lusso se lo sarebbe meritata con il lavoro, con il sudore e con la fatica. Propria, sua. Non voleva che nulla le fosse dovuto. Era sbagliato, forse?
Non lo sapeva, ma egoisticamente parlando, non le interessava.
Finalmente trovò le chiavi ed apri la porta. L’ingresso era piccolo, con semplicemente un attaccapanni, una mini scarpiera e un mobiletto con sopra un telefono cordless.
Si liberò delle cose superflue, e procedette dentro la casa a piedi nudi. Era stupenda, tutta in legno, tutta ricoperta di parquet! Ovviamente tranne in bagno e in cucina.
Il soggiorno aveva poco mobilio, ma con  un televisore al plasma di non-so-quanti-pollici-ma-sicuramente-tanti. Le pareti erano color pesca, i tendaggi erano bianchi con richiami floreali blu e rosa, mentre il mobilio era di un ocra scuro. E tutto il resto della casa era così. Mobilio in legno, elettrodomestici da urlo, pareti di colori tenui e caldi.
Le piaceva, dannatamente. Ok non era esattamente il suo ideale di casa, ma era piccola, accogliente e sua. Si, era diventata logorroica nell’ultimo periodo.

Disfò la valigia e si mise un pantalone grigio della tuta e una maglietta nera attillata con sopra Patrick di Spongebob intento a mangiare un gustoso Krabby Patty.
Solo ora, appoggiata con la schiena  alla porta principale, si rese conto di quanto fosse stanca.
Il viaggio non era stato lunghissimo, ma per una persona che non era mai uscita dall’Europa, era devastante.

 

Però era felice.


Aveva solo qualche sfumatura di tristezza.
Sapeva che le sarebbero mancati tutti.
Papà, mamma, Vicky e tutti i suoi amici. Ma ormai non era più una ragazzina alle dipendenze dei genitori. Stava per diventare una giovane ragazza americana.
Voleva avere una vita stile the O.C, tanti fighi, piscine grandi, innumerevole quantità di soldi.
Demente, non sei in California, ma in Georgia. Capito?”
Non capiva perché la sua coscienza tendeva ad insultarla così facilmente.
Comunque, era vero. Era in Georgia, ad Atlanta.
 
Oddio, dove abitava Ian.
 
Eccola che ricomincia!”
-Zitta, coscienza isterica.-
Come poteva non pensarci?
Riflettendo, quante probabilità aveva di incontrarlo?
Pochissime, lei lavorerà dietro le quinte, lui davanti. Lei sarà indaffarata dietro ad un computer a scrivere, lui leggerà tranquillamente il suo copione. Forse si era gasata molto per niente. Povera, era irrecuperabile.
Si svegliò dalle sue profonde riflessioni, perché sentii il suo cellulare squillare. Corse in giro per la casa, cercando di ricordare dove diavolo aveva messo la borsa. Come era possibile? Come era finita sotto il divano?
Cercando di non imprecare, rispose al cellulare automaticamente in italiano.

“Pronto?”
“Sorry? Am I talking to miss Leoni?”
Oh cavolo, che figuraccia!
“Si mi scusi, è che non avevo visto il numero e non avevo capito che era straniero.”
Si come no, raccontala ad un’altra Criss.
“Ciao! Allora non mi sono sbagliata, sono Nina. Nina Dobrev, non so se tu mi conosci, comunque da domani lavoreremo insieme!”
Ecco come mandare a puttane le statistiche nel giro di due minuti.
Lavorare con Nina? Ma non era il suo compito!
“Ehm, ciao. Scusami per la domanda idiota, ma, io non dovrei semplicemente tradurre dei pezzi del copione e - in alternativa- dare dei consigli per la scenografia?”
“Si, certo. Ma devi anche aiutare noi attori a recitare in italiano, anche se saranno parti brevi, dobbiamo risultare convincenti.”
O porca la miseria impestata di cioccolata.
Ecco cos’era quella sensazione sgradevole che aveva avuto poche ore prima, nell’ufficio di Mary. Accidenti, questo si che è un bel guaio. Se doveva aiutare  Nina, sicuramente, anzi era quasi certo, avrebbe dovuto entrare in contatto anche con Ian.
“Hey, ci sei?”
Si risvegliò dalla crisi isterica dei suoi ormoni, con un po’ di ritardo.
“Si scusami. Comunque, la tua telefonata era dovuta a qualcosa in particolare?”
“Assolutamente no. Volevo solo sapere che persona eri, o comunque avere qualche idea di come potrei trovarmi con te. Sembri gentile e hai anche un ottimo accento. Sei per caso inglese o americana di origine?”
“No. Mia madre è cresciuta solamente in Inghilterra, probabilmente l’accento è dovuto anche a lei. Parliamo inglese molto spesso a casa. Comunque sono lusingata di poter lavorare con te e con tutti gli altri. Anche tu mi sembri una ragazza simpatica!”
Eh si, Nina non era come se l’era immaginata. Non sapeva bene il perchè, ma Criss aveva sempre avuto un’innaturale antipatia verso di lei. Che superficiale, solo perchè lei aveva la fortuna di lavorare con Lui, non era mica colpa sua. Anzi.
 
A volte si dimenticava di avere quasi 20 anni.
 
 
“Nina, ci sei?
Erano passati due minuti e Nina non rispondeva più, nel frattempo si sentiva baccano dietro la cornetta.
Era quasi decisa a terminare la telefonata,quando senti una voce maschile provenire dal cellulare.
“Nina in questo momento non può più risponderti. Comunque io sono Ian, e-“
E?
COSA?
“Scusa ma la mia collega vuole riavere il cellulare indietro, ma non sono molto d’accordo.” Rise. “Sei la ragazza italiana?”
 
Cazzo.
 

E chi se l’aspettava. Vedere il telefilm in lingua originale, le aveva permesso di sentire la vera voce di Ian. Così profonda, e virile.
Non poteva lo stesso credere che fosse lui, quello che l’aveva appena risposto.
E aveva riso, e come l’aveva fatto. Una risata di felicità mista a malizia, perché in fondo era un po’ così.
Un uomo al quale piaceva essere accattivante, no?

Ora doveva rispondergli qualcosa, non poteva lasciare che Nina riprendesse il telefono senza che lei avesse avuto la possibilità di parlargli.
“Ehm, si sono io. E’ un piacere risentire una voce” – e non sai quanto-“ visto che pensavo Nina mi avesse riattaccato!”
Rise ancora. Era sicura che volesse farla morire, anche se lui questo non lo sapeva.
“Stai tranquilla, ora te la ripasso. Ci vediamo domani, Cristina. Vestiti carina perché qui in studio abbiamo fatto una scommessa che non posso perdere!”
Cosa?
Perfetto, veramente perfetto.
Ian la sfotteva amorevolmente e alla luce del sole. Che razza di scommessa hanno fatto quei cretini?
Perchè andava a finire sempre così?
“Hey, Cristina, scusami. Sono Nina. Paul e Ian sono degli animali a volte. Però sono buoni, non avere paura.” Mi tranquillizzò.
“Sicuramente, domani verrò provvista di sedativi per orso.”
La ragazza rise di cuore alla battuta.
“Portane una dose anche per me. Ora però, devo scappare al trucco. Ci vediamo domani. Bye!”
“A domani.”

Criss si sentiva come uno strofinaccio a mollo. Pesante e completamente sommersa dalla confusione.
Ian le aveva parlato, le aveva detto di vestirsi carina e c’era anche una mezza scommessa in atto su di lei.
Ma nonostante il suo amore ingiustificato verso l’attore Ian Somehalder, avrebbe dato del filo da torcere all’uomo Ian Joseph Somerhalder. Altro che.
 
E con in mente “The final countdown”, si preparò al conto alla rovescia che la separava da Ian ancora per meno di 24 ore.
 
 
 
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Ecco qui il secondo capitolo!
Sono stata veloce,perché sono stata ispirata!
Purtroppo le poche recensioni mi stanno spingendo ad abbandonare  il progetto.
Possibile che a nessuno piace questa storia? Evidentemente si, Jè, non ti crucciare. *patpat*
Anyway xD,  scusate se Ian non è ancora comparso, almeno non fisicamente. Ma non voglio correre, devo organizzare bene le mezze idee che ho in testa. Buona lettura, ragazze. Al prossimo capitolo (si spera). Bye! <3
 

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Capitolo 3
*** When I Saw You. ***


When I saw You

 
 
Criss uscì dalla doccia di corsa.
Come al solito la sveglia era suonata e lei l’aveva spenta con ostinazione tutte le volta che l’apparecchio si illuminava.
Dopo essersi accorta di aver passato mezz’ora in più a letto, si decise a muoversi.
Indossò velocemente un paio di jeans blu scuro con diverse finte toppe e strappi un po’ dappertutto. Li amava proprio, non riusciva a non metterseli, nonostante fossero vecchissimi.
Prese poi una maglietta bianca con scritto in grassetto : Hey! Look my middle finger,is attracted to you!e sopra indossò una felpa blu, simile al colore dei jeans.
Non era vestita come Ian la voleva.
La maglietta aveva solo una leggera scollatura, ma decise di indossare un foulard zebrato per coprirsi.
Non voleva risultare carina, non voleva assecondare la sua richiesta.
Ok, era Ian Somerhalder, ma lei non si sarebbe semplicemente “vestita carina” per lui.
Lei non era la solita fan incallita che avrebbe risposto si a tutte le sue richieste.
Eh, no.
Aveva ancora un cervello per pensare e due gambe per svignarsela, nel caso.
Si trucco leggermente, un po’ di fondotinta, scuri un po’ le guance, brillantini ed eyeliner sugli occhi e via.
Niente di che, in fondo doveva lavorare.
Lavorare.. Com’era diventata calma e lucida quella mattina. Pensare che aveva passato la notte a contare le pecorelle che erano diventate improvvisamente tanti piccoli Ian dispettosi.
Quanto sei deficiente.
Grazie coscienza, adoro quando mi insulti così.
 
Ormai, ne era certa, stava diventando pazza.
Prese la tracolla, ci infilò dentro un po’ di tutto ed uscì aspettando il taxi che aveva chiamato pochi minuti prima.
Doveva comprarsi una macchina il prima possibile, non poteva spendere soldi inutilmente.
Appena uscì, si bloccò sul tappeto di casa.
Davanti a casa sua non c’era un taxi, ma un bellissimo Suv nero gigantesco.
Ok , calmati Criss. Respira : uno, due e tre. Di nuovo : uno, due e tre.
 
Chiuse gli occhi e cominciò a pregare in tutte le lingue possibili, alcune se le inventò anche.
PORCA MISERIA!
“Dimmi che non è lui, dimmi che sono ancora in tempo ad andare a vestirmi come una coniglietta di playboy!”
“Secondo me, faresti sicuramente un ottima impressione ad Ian.”
Criss aprì gli occhi e indietreggio fino a sbattere la testa contro la porta.
“Oh cazzo, che male!”si sbilanciò e cadde per terra.
La persona che le aveva appena parlato non era Ian (come sospettava o sperava), ma Paul Wesley, il bel Stefan.
Era più bello di com’era in televisione. Aveva due occhi grossi come fari, due grossi fari verdi.
Ed era estremamente alto! Non ci voleva molto a batterla in altezza, era risaputo, però non se lo aspettava così, visto che era abituata a vederlo alto 30 cm sulle riviste.
Ed era tutto sommato carino. Pensare che lo aveva insultato più volte definendolo “ faccia-post contatto-brusco-con-un-ferro-da-stiro.
“Non pensavo di causare questo effetto di prima mattina. Come ti senti?”
Paul tese una mano per aiutarla ad alzarsi.
Criss sapeva di essere diventata tutta rossa, e non era facile imbarazzarla. Cadere così come una pera cotta, non era altrettanto facile.
“Scusami non … me lo aspettavo.”
Si sistemo i vestiti stropicciati e si alzò con l’aiuto di Paul.
Non poteva di certo rifiutare un invito così gentile.
“Se ti consola, nemmeno io!”
Scambiandosi uno sguardo dall’imbarazzato al divertito, risero tutte e due della strana situazione.
Un punto per Paul che non l’aveva derisa apertamente.
“Bene, io sono Paul ma penso che tu l’abbia già capito.”
“Criss, piacere. Scusa per l’impatto violento.”
“Tranquilla e comunque è meglio per te se non ti sei vestita come una coniglietta di playboy. Non penso che saresti tornata viva a casa.”
Non era possibile. L’aveva detto ad alta voce?
Paul sembrò capire il pensiero che attraverso il viso di Criss, tanto che rispose subito.
“Mi sa che non ti sei resa conto di averlo detto a voce alta, vero? Non ti preoccupare, rimarrà tra noi due.”
Criss si sentiva a dir poco male. Non poteva aver fatto due figure di merda nel giro di 30 secondi.
Non era matematicamente possibile!
 “Ok, allora credo che possiamo andare. Mi porti tu agli studi, dico bene?”
“Certo dolcezza, andiamo.”
 
 
Durante il tragitto da  Covington ad Atlanta, Criss capì quanto fosse diverso Paul da Stefan.
Era vanitoso, eccentrico e molto esibizionista. Insomma, non aveva nulla a che vedere con il vampiro bello e tenebroso.
Si chiese anche come fosse Ian dal vivo. Se l’era immaginato con diverse personalità, ma nessuna, ne era certa, poteva rispecchiarlo del tutto.
Arrivarono velocemente allo studio a causa della guida sportiva di Paul e si addentrarono dentro l’enorme struttura.
Non poteva crederci, quante stanze c’erano?
Non riusciva a contarle, anche perché Paul la stava decisamente bombardando di domande.
“ Allora cosa ci fai qui ad Atlanta? Non c’è lavoro in Italia?” le disse quando l’ascensore arrivò al piano 28^.
“Non è che non c’è il lavoro in Italia. Non c’è il mio lavoro. Niente che faceva per me.”
Detto questo, si addentrarono dentro ad un corridoio infido di stanze, fino a quando entrarono dentro l’ultima esattamente dall’altra parte del corridoio.
 
La stanza era a enorme. Le pareti erano ricoperte da articoli di giornale, poster e locandine di Vampire Diaries. Una parete era solamente ricoperta di  libri e la parete a sud, invece, era interamente di vetro.
Dietro ad un enorme scrivania, ricca di pratiche e cumuli di carta, c’era una donna in carne, bionda e con un sorriso luminosissimo.
Era Julie Plec, il produttore esecutivo di Vampire Diaries. La riconobbe grazie ad alcune foto che aveva visto su internet.

“Prego, accomodati cara.”
La ragazza si sedette di fronte alla donna, lasciandosi dietro di sé il ragazzo.
“Paul, vai pure.”
Paul se ne andò salutandola con un cenno.
La donna continuava a scrutare Criss come se le stesse facendo una radiografia. Non capiva il motivo, visto che non le aveva ancora rivolto la parola.
“Bene, nel caso non mi conoscessi sono Julie Plec, produttore esecutivo della serie. E’ un piacere conoscerla Cristina. Giusto?”
“Esatto, ma mi chiami pure Criss. “ sorrise di rimando.
“Oh, bene bene. Finalmente possiamo iniziare con le riprese questa settimana. Ora vieni con me, ti faccio vedere come ti dovrai muovere nell’edificio.”
Le due donne fecero il giro del palazzo. Per lo più , era la sede amministrativa, con tanti uffici, sale riunioni e stanze con enormi computer.
 
Quando arrivarono all’ultimo piano, Criss ebbe il batticuore.
 
Vide altre stanze ma diverse rispetto a quelle dei piani inferiori. Non erano uffici, ogni stanza rappresentava un ambiente differente, sicuramente era li dove recitavano. Ne era certa. Aveva riconosciuto la camera di Elena e quella di Jeremy.

 

Possibile che stava davvero per accadere?


“Eccoci qua.” La donna aprì una porta ed entrarono dentro ad un salone. C’erano divani, sedie, macchinette del caffè e di cibo vario.
Era una specie di “ area relax” e non era vuota.
Era piena di persone o meglio di attori.
Li riconobbe tutti, Michael, Candice, Nina.. Ma Ian non lo vedeva.
Che avesse fatto tutto quel casino senza motivo?
“Ragazzi, qui un momento. Devo presentarvi una persona!”
La folla si aprì formando una sorta di semicerchio di fronte a lei e a Julie.
Aveva le gambe che le tremavano come gelatina e sicuramente il viso era diventato colore della neve.
“Hey Julie, che è successo?” Trevino si era avvicinato prima di tutti, squadrando Criss dalla testa ai piedi.
“Niente, Michael. Dove diavolo è Ian quando serve?”
“Eccomi. Su Julie non essere così scontrosa, non posso nemmeno assentarmi per andare in bagno?!”
Tutti si misero a ridere, tutti tranne Criss. Non perché trovasse la battuta deprimente o triste, ma perché semplicemente non riusciva a crederci.
Ian si era fatto spazio tra la folla, ponendosi esattamente di fronte a lei.
Dire che fosse bellissimo era riduttivo.
Era Mozzafiato, davvero.
Vestito con un semplice jeans nero,  una maglietta nera con collo a V e delle scarpe eleganti del medesimo colore.
Era con i vestiti di scena, come tutti gli altri.
Com’era bello, voleva  che si avvicinasse a lei per riuscire a vedere meglio il suo viso.
“Ian smettila di fare il simpaticone.”
Di rimando, l’uomo alzò gli occhi al cielo.
Dio; come lo faceva lui, era assolutamente da urlo.
“Bene. Volevo presentarvi, Cristina o meglio Criss, la nuova traduttrice e aiutante sul set. E’ italiana e ci aiuterà molto in questa terza serie.
Sapete, ci sono molte novità, tra cui l’italiano. Molti di voi prenderanno alcune piccole lezioni con lei, tutto chiaro?”
Lezioni? Criss si girò a bocca aperta verso la donna.
“Non guardarmi così, cara. Non te l’aveva detto Mary?”
“Sinceramente, no.”
“Oh, tipico di lei! Era così anche da giovane! “ la donna rise di gusto.
Perché invece Criss lo trovava disastroso?
“Comportatevi bene con lei, ora vi lascio fare conoscenza. Per il tuo primo giorno, ragazza, dovrai semplicemente prendere confidenza con tutti loro. Saranno i tuoi compagni, colleghi e amici per i prossimi mesi.”
Detto ciò la donna corpulenta, se ne andò.
Criss cercava di fare mente locale ma prima doveva cercare una sedia.
Doveva sedersi, pensare e calmarsi.
Il suo cuore rischiava di finirle sotto i piedi, talmente batteva. Con sorpresa vide Nina avvicinarsi a lei.
“Oh , Criss, ciao! Dal vivo sei decisamente meglio, quanto sei carina!”
Nina si avvicinò e sorprendentemente l’abbracciò.
La giovane donna, non sapeva quanto aveva appena salvato la ragazza da una caduta certa.
“Nina, tu sei decisamente da urlo!”
Le due ragazze iniziarono a colloquiare del più e del meno. Avevano una sorta di feeling inspiegabile. Era bello vedere che non si sarebbe trovata sola. E forse,  poteva evitare lo svenimento, ancora per un po’.
“Nina smettila con le chiacchiere, non vedi che non le interessa?”
“Paul non fare l’irritante come sempre, o giuro, che per il prossimo bacio sul set, mi mangio una montagna di aglio.”
Una risata provenne da dietro Criss, facendola sobbalzare.
Ian si avvicinò , mettendole una mano sopra la schiena,con fare amichevole.
“Lasciali perdere, i due piccioncini. Tanto sono sempre così.”
La ragazza, si girò verso la sua destra.
Ian era proprio li, accanto a lei.
Avrebbe potuto gettarsi tra le sue braccia, senza difficoltà.
“Beh almeno non vivono un amore monotono.”
Non riuscì a capire da dove riuscisse a trarre la forza per parlare, ma le riuscì assai bene.
Per fortuna, non sembrava agitata.
“Ah beh, se la tua ragazza ti minaccia di mangiare una montagna di aglio prima del prossimo bacio,lo troverei piuttosto demoralizzante.”
“O molto divertente” aggiunse lei.
Questo provocò un sorriso in entrambi.
“Hey hey hey! Perché Ian devi avere sempre il diritto di provarci con i nuovi acquisti?”
“Perché sono il più figo, Mick.”
“O il più arrogante” aggiunse Candice.
“Beh, intanto io non attendo il primo passo da parte dell’altro.” Sorrise acidamente verso la bionda.
“Figlio di..”
“Basta ragazzi! La finiamo con le frecciatine, ok?”
“Non ho iniziato io, Kat.”
“Poco importa.” Rispose di rimando la bella bruna.
Nina prese di nuovo il controllo della situazione, cercando di cambiare l’atmosfera che si era creata.
“Hey Criss, ti va di venire a vedere con me il set? Penso che tu sarai curiosa di vedere come funzionano qui le cose.”
Senza nemmeno attendere la sua risposta, Nina trascinò via Criss  sia dagli altri che da Ian.
Non sapeva se era un male o un bene, però forse non doveva rimanere troppo a contatto con quelle persone.
Sentiva che non erano come lei. Non nel senso fisico o caratteriale. Sapeva che i loro mondi erano diversi e pure la loro visione delle cose.
La giovane attrice le mostrò diverse cose, e rimase stupefatta da vedere le tante telecamere oppure i fari così forti che le fecero bruciare gli occhi.
“Scusa per la sceneggiata di prima, devi essere già nervosa di tuo, non è stato carino da parte nostra.”
La ragazza si fermò, sedette su un divanetto e Criss la seguì a ruota.
“ Ma non ti scusare, non mi scandalizzo mica.”
Mentre le ragazze si scusarono a vicenda, Ian si era intrufolato dietro di loro, tanto che riuscì a posizionarsi dietro al divanetto, pronto per il suo prossimo scherzo.
Criss senti due mani poggiarsi delicatamente sui suoi occhi, che chiuse automaticamente, portando le sue mani sopra quelle dello sconosciuto.
Erano delle mani calde e grandi.
E avevano un buon profumo.
“Indovina chi sono!”
Criss capì subito chi fosse, e si mise a ridere di cuore.
Un uomo di 32 anni che faceva ancora scherzi da bambino.
Era senza parole.
“Ian Somerhalder, sei pregato di farmi riacquistare la vista.” Disse.
Le mani si spostarono e lei piegò la testa all’indietro.
Solo in quel momento riuscì a capire il perché di quella sua ossessione.
Che occhi ipnotici aveva Ian. E la osservavano divertiti.
“Ian la smetti di infastidirla per qualche minuto?”
“Solo se in cambio mi dai un bacio.” La provocò l’uomo.
“Se te lo do io, va bene lo stesso?” Paul si era intrufolato di fianco a Ian e dietro le ragazze.
“Hey amico, lo sai che sei il mio preferito!” i due risero e si abbracciarono amichevolmente.
E pensare che Criss aveva sempre sospettato un ipotetico triangolo amoroso.
Però non poteva esserne certa visto che, sia Ian che Paul, erano uomini molto propensi alla dialettica.
O come si suol dire al “ provarci spudoratamente”.
Nina li ignorò e si rivolse a Criss.
“Sono sempre così, facci l’abitudine. Comunque stasera c’è una festa in un pub molto famoso qui a Convington. Ti va di venire? Ci saremo più o meno tutti.”
La ragazza rimase sorpresa. Non si aspettava di entrare nelle grazie di Nina. Soprattutto non avendo fatto niente di particolare.
“Nina sei davvero gentile, ma il problema è che ci vogliono due ore di auto da qui ad Atlanta.. Non ho nemmeno una macchina ancora.”
“E che problema c’è? Tanto viviamo tutti nei dintorni durante le riprese. Ti accompagniamo noi. Vero ragazzi?”
“Certo, sei vuoi posso riaccompagnarti io.” Aggiunse Paul.
“Ok, vi ringrazio. Non voglio subito iniziare a chiedere passaggi così. Sicuri che posso venire? Non è tipo una festa tra voi attori?”
“E che problema c’è? Mica devi mostrare un cartellino con scritto -Attore- all’ingresso. Stai tranquilla, dico bene ?” aggiunse rivolgendosi ai due colleghi.
“Certo.” risposero Ian e Paul insieme.
Criss era passata nel giro di 24 ore a vivere una moltitudine di emozioni del tutto nuove.
 

Non le sembrava vero, tanto che alcune volte voleva tendersi verso a quei ragazzi e toccarli. Voleva davvero che non fosse un sogno. Ci stava credendo davvero.


“Perfetto! Non vedo l’ora! Ora vieni; continuiamo il giro!” La ragazza la prese per il gomito pronta per trasportarla nell’intero edificio. Criss si fermò con leggerezza.
“Nina, non vorrei smorzare il tuo entusiasmo, ma come faccio a cambiarmi? Sinceramente non ho portato nulla di elegante.”
“Tu vieni in America solo in jeans e maglietta?”
“Beh.. Si. Più o meno.”
Nina la osservò, tra lo sbalordito e il divertimento.
“Non ti preoccupare tanto saremo in una stanza privata, puoi anche venire in tuta.” Aggiunse Ian.
E pensare che il giorno prima era stato proprio lui a dirle di vestirsi carinamente. Che ci avesse ripensato vendendola dal vivo? Probabile.
“Ma cosa dici, Ian? Sei impazzito? E’ come dire ad una ragazza – Hey, tanto anche se vieni tutta in ghingheri, fai cagare comunque!-”
“Non era quello che intendevo, dai!”
“L’hai fatto capire.”
“Non mettermi parole in bocca non mie, Nina.”
“La smettiamo? Dov’è il problema ragazzi? Basta che chiede a qualcuna delle ragazze in prestito qualcosa. Tanto non penso che dispiaccia.”
Paul era veramente fuori di testa. Le altre erano tutte magre, alte e con un fisico privo di difetti. Come diavolo poteva, lei, indossare un vestito che non le sarebbe nemmeno entrato dalle braccia?
“Hey, tranquilli ragazzi. Non accaldatevi. Mi arrangerò in qualche modo.”

Detto questo, Criss sorrise al terzetto davanti a sé, rassicurandoli. Avrebbe parlato con Mary o Charlie. Avrebbe chiesto un anticipo dello stipendio o qualcos’altro. In fondo non era proprio al verde, qualcosa se lo sarebbe inventato.
Il problema principale era come comportarsi quella sera. Se ci fosse stato anche Ian, cosa assai plausibile, sarebbe rimasta zitta tutto il tempo.
Diavolo, non era da lei!
Era esuberante, chiacchierona e asfissiante, se necessario.
Ma in quel momento non riusciva a dire niente.
 

Continuava a fissare l’oceano di quegli occhi che la fissavano casualmente, ogni tanto.

 
Voleva riuscire a scalfire la maschera da “bello e dannato” di Ian, per scoprire il suo vero io.
Era sicura che lui, non era solo bello e piacente.
Era anche più profondo, e lei non riusciva più ad aspettare per sapere la verità.
Bella o brutta che fosse.
 
 
 
 

“Dolci occhi celestiali mi fissavano
Oltrepassando lo spazio e il tempo
Ed io stavo ricambiando immobile
Non c'erano parole che potessi trovare
Mentre stavo lì fuori da me stesso
Vedevo solo te e nessun altro
Quando ti ho visto
Quando ti ho visto
Non riuscivo a respirare, sono precipitata così in fondo
Quando ti ho visto
Quando ti ho visto
Non sarei mai più stata, non sarei mai più stata la stessa. “

 

When I saw You - Mariah Carey

 
 
 
 
-----
 
Anche questo capitolo è concluso :)
Come  vi è sembrato?
Non sono sicura di essere riuscita ad azzeccare il carattere reale di Ian, ma in fondo non lo posso sapere. Spero di essermi avvicinata almeno un po’!
Lasciate qualche recensione anche per dirmi che vi ha fatto schifo! Non mi offendo, però basta che sia uno schifo motivato. xD Non così, eh!
Alla prossima, ragazzi. <3

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Capitolo 4
*** Rock You Like An Hurricane. ***


Rock You Like An Hurricane


 

“Grazie, Mary. Sei stata un angelo.. Non mi aspettavo di ricevere un anticipo così sostanzioso! Sicura che me lo merito?”
“Direi di si, cara. Julie era tutta entusiasta di te. Penso tu gli piaccia..Prendilo come un piccolo regalo. Vedi di non deludermi.”
“Sicuro. See you!”
“Buon lavoro!”

 
 
Criss si sentiva veramente miracolata. Il suo dolce capo l’aveva appena salvata da una figura di cacca colossale.
Rimise il cellulare nella tracolla e si destreggiò tra le vetrine della città.
Non sapeva bene cosa prendere, non sapeva nemmeno che tipo di posto era il pub di quella sera.
Però, non doveva sfigurare almeno -non- con l’abito. Visto che, fisicamente, partiva svantaggiata.
Si comprò un bel vestito scollato sul davanti con delle spalline che ricadevano laterali a sbuffo. Era corto a livello del ginocchio, ma largo sulla vita. Così copriva i difetti e con il taglio corto, le slanciava le gambe. Ovviamente il colore del vestito era un bordeaux scuro, quasi violaceo, che adorava.
Comprò anche delle decolté nere lucide e una borsetta abbinata.
Si sentiva una dea in quel momento,  però era solo un piacere momentaneo.
D'altronde era sempre stata così.
Follemente instabile, propensa all’autodemolizione emotiva.
 
Mentre osservava con smania una vetrina colma di dolci, si accorse osservando l’orologio, che era già in ritardo.
Doveva incontrarsi prima con Nina e poi insieme sarebbero andate al Boston Pub.
Fortunatamente trovò subito un taxi che la riportò davanti agli studi televisivi.
 
“Hey, Criss! Sono qui!”
 
La bella bruna sventolò con esaltazione vivida le braccia verso di lei.
Criss non potè fare a meno di sorriderle.
“Eccomi qui. Dove mi porti?”
“Uhm, andiamo ai camerini. Ormai sono andati via tutti e rimangono solo le truccatrici a nostra disposizione.” Nina sfoderò un sorriso brillante, contenta del fatto di aver stupito Criss.
E ci era riuscita in pieno.
“Ma sei pazza? Non possiamo, fare quello che stiamo per fare.”
“Teoricamente no. Ma le truccatrici non si sono rifiutate alla mia umile offerta.”
Guardandola di sbieco, la ragazza si lasciò trascinare dalla folle attrice.
Usarono senza problemi il bagno e furono truccate e sistemate da professionisti del mestiere.
Ad opera terminata, Criss si guardò allo specchio stupefatta.
 

Era bellissima!

 
No, ok. Non lo era quanto Nina, ma non riusciva a credere che la persona riflessa nello specchio, fosse lei.
Impressionante.
Ora capiva davvero l’espressione “Il trucco fa miracoli”.
Dannazione, si!
“Criss, sei così figa!”
“Carina è l’espressione più adatta. Tu sei meravigliosa, invece.”
“Ma smettila, non minimizzare la tua bellezza al solo lavoro di Beverly!”
“Sono d’accordo con Nina, sei una bellissima ragazza. E poi non vuol dire che magra sia sinonimo di bella. Tutto il contrario, io adoro le curve!”
Una delle responsabili del make up di Vampire Diaries, le aveva appena fatto un complimento tanto inaspettato quanto credibile. Lei sapeva, in cuor suo, che non era così.
In passato ne aveva sperimentate di ogni. Da prese in giro, a semplici frecciatine.
Non era così idiota a credere a 4 paroline dolci, proprio no.
“Vi ringrazio, ma non è così.” Osservò l’orologio sopra la sua testa ed aggiunse “ Non è ora di andare, Nina?”
La ragazza girò lo sguardo verso l’orologio e con aria allarmata, afferrò Criss per il gomito.
Ormai ci stava facendo l’abitudine.
 
 
***
 

Il locale era situato in una delle vie laterali del centro. Aveva vetrate nere e una porta verde scuro, come entrata. Non c’era fila quindi le due ragazze entrarono senza indugi, anche perché erano in leggero ritardo.
 
Un’ ora non era poi così sconvolgente, no?
 
All’entrata trovarono una donna corpulenta con capelli arancioni, occhi verdi, un viso sorridente ed espressione cordiale.
“Benvenute ragazze! Vi stavamo aspettando!”
La donna poi le guidò all’interno del locale che era praticamente vuoto. C’erano solo alcuni attori di Vampire Diaries, niente di più.
Non aveva capito che prenotare una stanza privata, per loro, equivaleva a dire “ abbiamo prenotato un intero locale”.
Per l’ennesima volta Criss rimase senza parole.
Dopo che la donna le lasciò, Nina corse dagli altri e Criss rimase leggermente indietro.
Tutta la sicurezza che aveva racimolato durante le ore trascorse a fare shopping era svanita.
Non sapeva cosa fare, dire o pensare!

“Heeeeey, Criiis! La festa è qui! Vieni!”
Nina, la invitò verso i divanetti neri in pelle, dove c’erano Katerina e Candice sedute vicino a Micheal che stava raccontando sicuramente qualche episodio divertente.
L’espressione delle due era inequivocabile.
Criss decise invece che non era una buona idea sedersi .Poi sarebbe stata li tutta la sera a rimuginare o a rispondere a monosillabi.
Così decise di dirigersi verso il bancone dove c’era già Paul.
Ian, come al solito, non c’era. Doveva fare sicuramente un’ entrata appariscente, ormai lo aveva capito.
“Paul.”
“Criss, finalmente siete arrivate.” Disse facendo un cenno all’indietro con la testa verso Nina.
“Già, in ritardo, ma ora ci siamo.”
Paul sorrise, stava bevendo sicuramente del whiskey, la ragazza riconobbe subito il color caramello e l’odore inconfondibile.
“Dai siediti pure, non fare complimenti.”
Criss si sedette vicino al ragazzo, meditando su cosa ordinare.
Paul nel frattempo attaccò a parlare di nuovo di sé, e lei si immerse nel suo racconto. Mentre era soprapensiero una mano si appoggiò sulla sua spalla.
Non capiva perché, ma sentiva di sapere di chi fosse quella mano.
Senza voltarsi a controllare.
“Paul, quando la finirai di importunare ogni anima pia che ti si avvicina?”
“Solo quando tu smetterai di interrompermi sempre sul più bello.” I due si guardarono divertiti ed
Ian ,di tutta risposta , diede una pacca sulla schiena dell’amico.
“Dai, vado da Nina prima che Candice e Kat la mandino a quel paese. Si dia il caso che non sia l’unico logorroico, qui.”
“Conquista, stallone!” disse Ian facendo sorride anche Criss.
Ora era davvero agitata. Lui si era seduto al posto di Paul, ma invece che voltarsi verso il bancone, girò tutto il corpo verso di lei.
Una scossa partì dal cervello della “malcapitata”.
“Bene finalmente possiamo chiacchierare senza la spiacevole presenza di qualche intruso.”
E Ian fece uno dei classici sorrisi alla “Damon”.
 
 Il sorriso che dice ” Sono tanto stronzo e mi divertirò un po’ con te, torturandoti  con la mia meravigliosa presenza”.
 
“Tutto questo fa parte della famosa scommessa, vero Ian?
Il ragazzo sgranò gli occhi.
“Yes. Sono stato beccato alla prima battuta. Vabbè non prenderla come un offesa o un dispetto. Volevo solo divertirmi un po’. Niente di personale.”
Detto ciò il ragazzo si girò verso il bancone.
Brutto segno, Criss capì che aver rivelato così presto il suo piano l’aveva offeso.
Ovviamente lui non disse niente al riguardo,  ma lo si capiva solo a guardarlo.
Sembrava che avesse messo il broncio e la ragazza lo trovò più adorabile che mai.
“E ovviamente non saprò mai in cosa consiste questa scommessa, vero?”
Lui non rispose, ma con uno sguardo lei capì la risposta.
Si sentiva strana. Si sentiva nervosa non perché era vicino a lui, ma perché lui voleva solo divertirsi con lei.
O meglio voleva sbeffeggiarla. Senza motivo, solo per noia.
 

Ora era incazzata nera.

 

“Qualcosa non va?” Il ragazzo la incatenò con quei diamanti blu. Erano psichedelici, diavolo.
“No sono solo incazzata nera, tutto qui.”
 
L’aveva detto ad alta voce?
Oh merda..
 

“Wow, lo sono anche io. Terribilmente.”
“Perfetto, prima te.”
“Cosa?”
“Prima te. Sfogati per primo, è così che si fa. No ?” Si avvicinò per guardarlo meglio negli occhi.
“Perché mai dovrei parlarne con te, visto che non ci conosciamo nemmeno?”
“Perché presuppongo di essere io la causa della tua incazzatura, dico bene?”

Il ghiaccio dei suoi occhi sembro scaldarsi, sembrava infiammarsi all’idea.
“Si.”
“E?”
“E non è giusto che non mi hai fatto nemmeno divertire un po’. Che gusto c’è se vieni scoperto subito? Sono demoralizzato.”
Ma stava dicendo sul serio? Sperava di no.
“Io sono demoralizzata dal fatto che tu mi voglia prendere per il culo senza conoscermi. Divertente vero? Il tuo attore preferito, sul quale sbavi dietro da più di un anno, vuole prenderti in giro per noia.
Scusami per aver interrotto il tuo divertimento.”
Concluse la frase, alzandosi.
Non aveva più intenzione di rimanere li.
No, assolutamente.
Non prese nemmeno la borsa, ne il cappotto. Era furiosa e come sempre tendeva a dimenticarsi del resto.
Arrivò a passo di marcia verso la porta del locale.
Nonostante tutto, voleva che lui la fermasse. Voleva sentirlo dire almeno un “aspetta”.
Ma la vita non è un film, ne è un libro.
Può diventare così amara, anche dopo essersi imbevuti la lingua nello zucchero.
 
 
L’aria fredda della sera la investì.
Stava riacquistando la ragione con l’approssimarsi del freddo e si accorse di aver dimenticato dentro il cellulare.
Ma non sarebbe tornata indietro, piuttosto avrebbe chiesto un passaggio ad un pinguino.
“Hey!”
Sentì la porta dietro di sé aprirsi e rivide quegli occhi.
E non solo. Ian era tutto rosso in viso, con il fiatone e indossando solamente una maglietta a maniche corte.
“Cosa hai intenzione di fare qui al freddo mezza nuda?”
“Volevo prendere un po’ di aria fresca, non si può?”
Il ragazzo le si avvicinò, con una giacca in mano. Era la sua.
O meglio, il giubbino in pelle di Ian.
“Tieni, smettila di fare la bimba capricciosa.” Le posò delicatamente sulla schiena la giacca, dandole infine, una pacca sulla testa.
“Su su, fai la brava.”
“Ma sei propri…”
Il giubbino le venne infilato con pressione e Ian l’abbraccio.
Senza motivo, senza scuse.
“Mi dispiace. Non volevo fare lo stronzo.”
Wow, il bell’attore si stava scusando. Il suo orgoglio da donna stava cavalcando su una prateria sterminata.
“Ehm, e l’abbraccio?”
“Era perché stavi cadendo dal marciapiede, svampita.” Anche se non era una frase romantica, lui usò un tono di voce diverso. Era quasi dolce.
“Vieni che ora mi devo beccare un casino di improperi da Nina per averti fatto arrabbiare.”
Come se fosse la cosa più normale del mondo, l’uomo la prese per mano e la riportò dentro il locale.
Era incredibilmente lunatico.
Un attimo prima l’aveva quasi offesa e ora la trattava come una bambola di porcellana, con estrema delicatezza.
Criss aveva la mente annebbiata e il cuore in frantumi.
Sapeva che da li a poco la situazione non avrebbe fatto altro che peggiorare.
Si sentiva scossa come da un potente uragano.

E mentre entrarono, la ragazza pensò che sarebbe stata anche disposta a farsi scuotere e soffrire; solo se Ian,  le avesse tenuto così la mano: per sempre.

 

 

-----
 

 

Finito anche questo capitolo. Come vi è sembrato? Fatemi sapere i vostri pareri!
Lo so, non avrei voluto che litigassero così.. Ma li ho immaginati entrambi con due caratteri forti e quindi inevitabilmente si devono scontrare. Ma non è un male.
E perché Ian, secondo voi, è schizzato così? Un motivo c'è.. a voi le conclusioni!
Al prossimo capitolo, ciao <3

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Capitolo 5
*** We'll Get Lost Together. ***


We'll Get Lost Together




Criss passò il resto della notte a sognare. Sognare di essere finalmente sulla vetta del successo e  sentirsi pienamente realizzata.
Non capì , però, perché tutto il sogno era in azzurro.
I visi, i vestiti,la pelle. Tutto blu, stile avatar.
Probabilmente la sua situazione emotiva era diventata follemente instabile.
 
 
Mentre uscì dal vialetto di casa, ringraziò  il cielo per la bellissima giornata.
Un sole mite e un vento fresco le solleticava la guancie, tramutandole in due palline color rosa confetto.
Il taxi partì velocemente e con sua enorme sorpresa, era in leggero anticipo.
Sarebbe arrivata puntuale per il suo primo – ed effettivo – giorno di lavoro.
Come al solito indossava un felpa e un paio di jeans. Era troppo pigra e comoda per cambiare il suo modo di vestire, e non le dispiaceva più di tanto.
In fondo era lei quella che doveva vedersi ogni giorno allo specchio e se un jeans e una maglietta la facevano stare bene, non c’era scusa migliore.
 
Entrando negli studi cominciò a notare particolari che il giorno prima non aveva colto.
Lo stabilimento era enorme, un grattacielo insomma, tutto di proprietà di Kevin Williamson, produttore esecutivo e autore di Vampire Diaries.
Criss prese l’ascensore e si diresse verso il suo ufficio.
Aveva incontrato Charlie un attimo prima, che era passato a vedere come stava su ordine di Mary, e così l’aveva rifornita anche di informazioni riempiendo la poca memoria disponibile nel suo cervello.
Comunque, dopo essere entrata in due stanze, sbagliando clamorosamente, trovò finalmente il suo ufficio.
La targhetta sulla porta non poteva essere fraintendibile.
 
La stanza era piccola, ma accogliente.
Una finestra di fronte alla porta, una scrivania alla sua sinistra e una libreria alla sua destra.
Appoggiò la sua borsa sul mobiletto vicino alla porta e si diresse verso la scrivania.
Fortunatamente aveva un computer supermegafigo e sarebbe stata capace di passare tutta la giornata a giocarci anche solo a prato fiorito.
Decise infine di leggere la lettera deposta sulla scrivania.
Era Julie che la informava di averle assegnato già delle parti, presenti nel quinto episodio, da tradurre.
Quindi a malincuore, abbandonò il computer per effettuare prima il lavoro a mano.
Non era molto comodo, ma almeno evitava di distrarsi .
Procedette fino all’ora di pranzo , spedita, come se fosse stata posseduta da qualche spirito.
Le piaceva scrivere, terribilmente. Fare un lavoro che era in grado solo lei di fare , altrettanto.
Le piaceva sentirsi importante e indispensabile fin da bambina.
Non sentì nemmeno bussare la porta, ma udì solo un susseguirsi di passi e l’aria di fronte a lei si mosse.
Sollevò il capo, istintivamente.
“Buon giorno, signorina. Voglia di fare l’asociale?”
Ovviamente, era Ian. Stava cominciando a capire che tipo di uomo fosse.
“No, cerco di fare il mio lavoro. Strano, vero?”
“Anche io, cosa credi?”
“Uhm ,il tuo lavoro consiste nel disturbarmi?”
Il mio lavoro consiste nel prelevarla dalla sua dimora, signora. Dai vieni a pranzare con noi, Nina non vede l’ora di vederti.”
Sorrise, all’idea della bruna che le teneva il posto vicino al suo.
“Va bene. Dille che sto arrivando.”
Di tutta risposta il bell’attore si sedette di fronte a lei, senza proferire parola.
Non sapeva bene cosa dire così si riconcentrò sul foglio che aveva sotto la sua mano.
Dopo varie cancellature, smorfie di disgusto e rilettura, Criss si ritené soddisfatta del suo lavoro. Le restava solo la parte della trascrittura al computer e avrebbe terminato definitivamente.
Non si sentiva nemmeno stanca, solo un po’ annoiata. I lavori mentali la stufavano, amava adoperarsi con le mani e con la creatività.
Si accorse, in ritardo di qualche minuto, che Ian era rimasto li ad osservarla e si era anche avvicinato a lei ponendo la testa fra le mani, osservando il foglio con fare enigmatico.
“Sai che hai una pessima calligrafia? Non si capisce niente!” Sorrise il moro, impercettibilmente.
“Oh beh, tanto non capiresti comunque, Mr Cervellone.” Gli sorrise di rimando la ragazza.
Nonostante non fossero ne amici e ne colleghi, sentiva che si stava delineando il loro rapporto.
Un rapporto fatto di frecciatine e prese in giro. Ma a lei  non dispiaceva.
Non era il tipo di donna da battutine scontante o mielose.
D’altronde Ian Somerhalder, aveva ben altro da fare che stare dietro ad una ragazzina di 19 anni.
 
Giusto?
 
“Dai, la vuoi smettere di fare l’intellettuale?! Non ti crede nessuno..”
Concluse il tutto facendo sbattere leggermente un dito sulla fronte della ragazza, facendola sbandare emotivamente.
“Ok, ok. Ho capito. Andiamo a mangiare, contento Mr Somerhalder ?”
“Oui, madame!”
I due si diressero verso la cosiddetta area relax, utilizzata anche come mensa.
Gli attori presenti però erano solo Steven, Nina, Paul e Kat.
Evidentemente quella mattina non impegnava molti attori nelle riprese.
 
Prese posto vicino a Nina, ovviamente, e Ian si posizionò di fianco a Paul , di fronte a lei.
Durante il tragitto non avevano parlato e lei si era soffermata sul suo corpo.
Il risultato era che gli occhi non riuscivano più a guardare nient’altro, perché si sentivano insultati.
E come dargli torto, d’altronde?
 
“Che avete fatto stamattina?” iniziò Criss, mentre metteva sotto i denti un bel hot dog.
“Niente di che, solite cose. Siamo andati al corso di recitazione e poi di pomeriggio gireremo qualche scena qui in studio. Te ?”rispose Nina.
“Ho passato la mattinata a tradurre una parte del copione. Ma mi sono annoiata abbastanza.” Rise di se stessa.
“ Come ti sei annoiata?”
“Lasciatela perdere, vuole fare la sbruffona.” Aggiunse Ian, sorridendo.
“Mai quanto te, mio caro.” Rispose facendoli il verso mentre lui gli fece una linguaccia.
“Oh ma che piccioncini! Si sa che l’amore non è bello se non è litigarello..” Iniziò Paul guardandoli con malizia.
“Via, Paul. Non provocarmi o Nina si ritroverà un fidanzato ricoperto di sangue.”
“Hey, hey! Va bene che mi piace recitare la parte di Katherine, ma non fino a questo punto.”
Mentre si stava dilagando un silenzio sempre più teso, Criss rise in ritardo alla battuta.
Rise talmente di gusto, da non accorgersi che tutto il tavolo si era girato verso di lei.
“Maledetta risata, ti devi sempre fare riconoscere?!”
Ricomponendosi, si toccò la testa con fare imbarazzato e rispose con un semplice “Ops..”
Tutti scoppiarono a ridere per la strana scena , lei invece, cercava un buco dove infilare la testa.
“Criss hai la capacità di risollevare l’umore alle persone.” rispose Paul e Ian gli infilò un pezzo del proprio tovagliolo nella maglietta.
Possibile che si facevano i dispetti come due bambini?
Evidentemente si.
 
“Comunque volevo informarvi che oggi mi arriva la macchina! Oh che meraviglia, finalmente posso muovermi senza dover ricercare passaggi come un cane da tartufi!”
I tre si guardarono in faccia con espressioni dubbiose. In inglese forse “ cane da tartufi” non esisteva…
“Volevo dire, come una matta!”  i ragazzi le sorrisero ampiamente.
 
Perfetto cara, sei riuscita a farti riconoscere anche in America.”
-Grazie mia dolce coscienza, per essere sempre così propensa ai complimenti-
 
“Come vai a prenderla?” la bruna la risvegliò dal suo conflitto interiore.
“Uhm prederò un taxi e poi tornerò a casa con la macchina.”
“Ma dai! Non intenderai spendere altri soldi per il taxi?!Ti accompagno io, così ne approfitto per vedere la tua casetta.”
“Davvero? Ma certo, anzi sai una cosa? Ti invito a cena e ti mostro cosa vuol dire veramente cucinare.” disse indicando il suo piatto ormai vuoto. L’hot dog era buonissimo, ma un bel piatto di pasta come si deve , non lo batteva nessuno.
 
Nina si scurì in viso, ma poi ci ripensò.
“Dicono che la cucina italiana sia squisita.. Dai accetto!”
“E modestamente sono un ottima cuoca, scherzi a parte. Vedrai, non riuscirai più ad entrare in un Mc donald’s  poi.”
“Tu non mangi mai al Mc?”
“Non ho detto questo.. Sinceramente ci mangio lo stesso. Viva la coerenza.”
Le ragazze scoppiarono a ridere.
“Che ragazze asociali, fanno i programmi e non invitano neanche.”
Si introdusse Paul, guardando Ian con fare lamentoso.
“Già Paul, ecco cosa significa non avere il cromosoma XX.”
Criss non capì se i due lo fecero per puro dispetto oppure volevano davvero partecipare; fatto sta che li invitò e la loro risposta la lasciò un po’ scossa.
Entrambi erano più che felici.
Soprattutto Ian, quel disgraziato.. quel diavolo dalla faccia angelica.
 

La sua Mercedes SLS AMG era meravigliosa. Ovviamente era rossa, sportiva ed elegante allo stesso tempo.

Era bellissima e anche costosa. Ma ormai aveva un buono stipendio e anche un buon ascendente sul suo capo.

Raggiante, era tornata a casa accompagnata dai suoi nuovi colleghi-amici.

Si stava affezionando, soprattutto a Nina. E non era un bene. Sapeva quanto ci si scottava a fidarsi delle persone.. Aveva ripromesso a se stessa di smetterla e dopo 2 anni c’era riuscita. Ora stava bene con se stessa e con il mondo.

O almeno si stava illudendo di esserlo.

“Ecco e questa è la mia camera. Che ve ne pare?”

“Ma che carina! Le pareti color pesca sono bellissime, guarda! Il copriletto.. ma l’hai fatto tu?”

“No.. in realtà l’ha fatto mia mamma per me tanti anni fa..Me l’ha dato prima di partire. Era come se se lo sentisse già da tempo che non sarei rimasta molto in Italia. Così mi ha detto qualche giorno fa.”

Toccai leggermente il copriletto con diversi ghirigori, fiori e con una bellissima frase cucita nel centro. Che diceva : Home is not where you live, but where they understand you.

Sua madre alla fine era l’unica che l’aveva sempre capita. In cuor suo sapeva quello che provava la figlia,  perché aveva provato anche lei in passato gli stessi sentimenti. Cambiando città, paese e vita.

“Criss, tutto okay?”

Scosse la testa lentamente, come per togliersi la sensazione di malinconia che l’aveva avvolta.

“Certamente, volete qualcosa da bere?”

“Io no però devo chiamare una mia amica che oggi ha fatto gli anni. E’ un problema?”

“Figurati, fai come se fossi a casa tua, Nina.”

L’attrice si allontanò lasciando Criss da sola con i due uomini.

“Io invece userei il bagno.” disse subito dopo Paul.

“Prego, è esattamente di fronte alla porta della camera.”

Rimasta sola con Ian, non sapeva bene cosa dire.

“Te, Ian? Hai bisgono di qualcosa?”

“Uhm, no. Sto benissimo così.”

“Va bene. Se non ti dispiace, puoi uscire? Vorrei solo cambiarmi, per stare più comoda. Poi ti raggiungo in salotto.” Disse sorridendo.

Il ragazzo invece sollevo i due lati della bocca in un sorriso alla  “Damon” , carico di malizia e sensualità.

“Se vuoi rimango e ti aiuto io.”

Criss sollevò le mani verso di lui e con una leggera spinta lo fece uscire.

“Mi spiace, honey. Ma è uno spettacolo dedicato a pochi eletti.” Chiuse la porta dietro di sé e si accasciò lentamente sul pavimento.

Odiava il suo cuore per galoppare così.

“Perché?! Lo sai che lo fa per provocarti, svegliati!”

 

Eppure lei non ci credeva del tutto, o forse sperava semplicemente di essere entrata nelle grazie di Ian.

 

Che stupida, stava ricadendo in quel vortice di aspettative che aveva così odiato.

 

Dopo essersi infilata i pantaloni neri larghi da casa e una maglietta bianca attillata, uscì andando nel salotto.

Trovò Ian intento a leggere la sua divina commedia. Quella che aveva così odiato alle superiori e che invece stava cominciando ad apprezzare ora.

Ovviamente lui non capiva un tubo di quello che c’era scritto in italiano.

Si appoggiò sullo stipite della porta, con le braccia incrociate. Con la posa spavalda, si concesse di deliziarsi di quella visione idilliaca. Era .. non riusciva più a trovare un aggettivo che non avesse già usato. Sembrava un incrocio tra un bambino curioso e un dio greco. Sapeva che era un mix letale, eppure continuò ad osservarlo con troppa attenzione.

Lui si accorse di lei subito dopo e chiuse il libro.

“Stavo cercando di vedere se c’era qualche somiglianza tra le nostre due lingue. Ma mi sbagliavo, è frustante vedere tante lettere susseguirsi e non capirne nemmeno mezza. Ora capisco come si sente un analfabeta. E’ umiliante.”

Criss percorse la stanza velocemente e gli si sedette accanto prendendo in mano il libro.

“Beh, hai ragione. Mia nonna lo è e non sai come ogni volta mi ripeta – Come sei fortunata a leggere e a scrivere! Io dovevo lavorare in campagna tutto il giorno e la scuola era solo per pochi e soprattutto per uomini. La gioventù di oggi non capisce quanto è fortunata.” Criss mimò anche il tono di sua nonna  le sue movenze tipicamente campane.

“Eppure ora capisco davvero che aveva ragione. E’ uno dei motivi che mi ha spinto a studiare le lingue. Ti rende meno ignorante e capisci subito se uno vuole prenderti in giro o vuole fare il furbo. No?”

Ian scosse la testa con approvazione.

“Hai dannatamente ragione. Ora tutto questo parlare di cultura mi ha messo fame.”

Criss rise “Cosa vorresti mangiare stasera?”

Ian si mise un dito vicino alle labbra mimando perfettamente un uomo pensieroso.

La ragazza si chiese quando era veramente se stesso o quando invece era nei panni dell’attore. Ancora non l’aveva capito.

“Mmh, la pasta con il ragù! Ne ho sentito tanto parlare, l’ho assaggiata in qualche ristorante italiano  e mi è subito piaciuta! Poi non so decidi tu. Sappi che però sono molto critico visto che adoro cucinare e ai fornelli sono un figo!”

-Non solo ai fornelli, te lo assicuro-pensò la bruna.

“Va bene, ti stupirò!”

 

 

La cena trascorse velocemente con allegria, battibecchi, frecciatine e tanto calore.

Criss si accorse di aver riso per tutta la sera, tanto che le facevano male le guancie.

Paul, Ian e Nina erano un terzetto formidabile. Ora riusciva veramente a capire il loro feeling anche sul set.

Erano davvero amici, anime gemelle ,compatibili per certi punti di vista ma completamente diversi per altri.

Si sentì attratta dal loro carisma.

“Direi che è tardi ora. Domani dobbiamo girare anche di notte, quindi : A letto come le galline! Maledetti vampiri, non potevano dormire di notte invece che andarsene in giro a succhiare sangue ?!” disse Nina mentre uno sbadiglio la prese alla sprovvista.

”Anche il vostro caro e irriducibile Paul sta per andarsene. Mangiare tanto mi fa venire sonno!”

Vide i due apprestarsi ad uscire mentre Ian era praticamente incantato sul suo libro di cucina.

Criss fin da piccola aveva avuto l’abitudine di fare foto alle ricette sperimentate e create da lei. Così il bell’attore era rimasto incantato da tutte le sue opere. Tutto questo le faceva gonfiare l’orgoglio come un pavone. Se avesse avuto una coda come quella dell’animale, l’avrebbe aperta a 360° gradi.

“Si, giusto. Le riprese notturne! Devo andare anche io.”

Ian si alzò chiudendo il piccolo libro e si diresse verso l’attaccapanni.

Nel fare tutto ciò sfiorò incurantemente un braccio alla ragazza.

Non lo diede a vedere, ma lei era totalmente elettrizzata dopo quel contatto.

“Bene, muoviti Ian. Andiamo!”

“Sono pronto, non fate casino per niente.”

“Ciao piccola Criss.” Nina le diede un bacio sulla guancia, ormai totalmente in confidenza.

Invece, i due uomini, la salutarono con un cenno.

Si chiuse la porta alle spalle rendendosi conto di quanto Ian era diventato presente nella sua nuova vita.

La casa sapeva di lui. Aveva per ogni stanza una sua immagine. Lui che legge, Lui che le chiede dov’è il bagno, lui che prende il libro dalla sua libreria, lui che si siede in cucina con sfacciataggine.

Sapeva che sarebbe stata dura, ma non così tanto. Stava letteralmente sclerando. Fortunatamente ne era conscia. Mentre si apprestava ad andare a letto, sentì la porta bussare.

-Sarà sicuramente Nina, si sarà dimenticata di dirmi qualcosa.- pensò fra sé.

Aprendo la porta, si ritrovò di fronte due occhi azzurri, due preziosi zaffiri.

“Scusami baby, mi sono dimenticato una cosa.”

Era Ian. Sotto sotto ci aveva sperato, non poteva non ammetterlo. La fortuna ultimamente le sorrideva troppo facilmente.

Indietreggiò lasciando l’entrata libera per il ragazzo.

“Prego, entra pure. Che cosa ti sei dimenticato?”

Ian entrò dentro casa e le appoggiò due mani sulle spalle.

Con una leggera spinta la fece indietreggiare fino al muro. Criss non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stava succedendo, ma sentì solo Ian troppo vicino a sé.

“Questo.” E con quest’ultima parola la distanza tra i loro visi si neutralizzò. Le barriere che aveva costruito per anni, per proteggersi, si distrussero con tremenda fragilità.


Ian la baciò.

 

Le sembrava addirittura proibito pensarlo.

Un bacio, a fior di labbra, leggero, casto ma tremendamente caldo. Con gli occhi ancora aperti, vide il ragazzo sollevare la testa e sorridergli.

E così, come era arrivato, se ne andò. Lasciando la ragazza con le spalle al muro e il cuore sopra la luna. Nell’universo infinito di quei zaffiri blu.

Sapeva che non avrebbe dormito quella notte, ma non si preoccupò più di tanto.

Aveva appena sognato ad occhi aperti. Anzi, aveva iniziato a  sognare da quando aveva incontrato Ian per la prima volta il giorno prima.

Voleva darsi un pizzicotto, per svegliarsi. Ma non era del tutto sicura di come l’avrebbe presa. Così chiuse la porta di casa con un sorriso da ebete stampato sul viso.

 

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Saaaalve! Capitolo lunghissimo, ne sono conscia!

Però mi è piaciuto particolarmente scriverlo.

Che ne pensate? Ditemi tutte le vostre impressioni, sono curiosa di sentirle, TUTTE.

Un saluto caloroso a quelle poche persone che seguono e mi spronano a continuare. Grazie :)

Alla prossima <3

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Capitolo 6
*** I Gotta Go Make My Own Mistakes ***


I Gotta Go Make My Own Mistakes
 
 

 
La mattina seguente Criss correva a destra e a sinistra per gli studi televisivi.
Portava pratiche da un ufficio all’altro, sosteneva discussioni con i designer, fotocopiava 3 volte di fila una stessa pagina, perché sbagliava clamorosamente tasto da schiacciare sulla fotocopiatrice. Insomma, aveva avuto una mattinata ricca di movimento.
E si sentiva sfinita e agitata, continuamente.
Dopo la notte passata clamorosamente in bianco, faceva fatica a seguire un discorso lineare tanto che le persone si stufavano anche di parlarle. Tutte tranne Nina.
Lei invece capì che quella mattina non era strana solo perché aveva dormito poco, capiva che c’era qualcos’altro sotto.
Mentre Criss decise di prendersi una pausa caffè, Nina le si avvicinò lentamente.
 
“Hey, Criss. Tutto bene?” la ragazza si voltò verso quella voce.
“Nina! Scusami ma oggi non ho avuto nemmeno il tempo per venirti a salutare. Comunque, si. Sono solo leggermente stanca. Te?”
La bruna osservò l’altra ragazza con occhi preoccupati.
 
“Sto bene, come sempre. Tu invece mi sembri strana. Sicura che vada tutto bene?”
Criss si prese qualche secondo prima di rispondere.
 
No, non stava bene.
Soprattutto perché Ian non si era fatto vedere quel giorno, eppure sapeva che era sul set. L’aveva chiesto a un cameraman di sfuggita.
Dentro di lei si attanagliavano tante emozioni ma quella che prevaleva era : il nervosismo.
Era incazzata nera per la seconda volta in due giorni.
Incazzata nera perché probabilmente il belloccio l’aveva presa per il culo.
Non riusciva più a capire niente. Si sentiva persa in se stessa.
“No. Mi sento una merda, sinceramente.”
“Oh my God. Che è successo?”
La ragazza non sapeva bene cosa rispondere. Dirle la verità? Mentirle clamorosamente?
Alla fine optò per la prima opzione.
“Ian ieri sera mi ha baciata.”
Il volto della bruna assunse un espressione prima stupita e poi incavolata.
“L’ha fatto allora. Dio mio, lo sapevo che non sarebbe dovuto venire. Ora ci vado a parlare io!”
Criss fermò la ragazza con una mano.
“No, Nina.. Non c’è bisogno. Facendo così gli diamo molta più importanza di quanto ne abbia in realtà. Ma tu cosa sai? Sapevi che lui l’avrebbe fatto?”
Nina le si avvicino per bisbigliarle ad un orecchio :” Vieni, andiamo a parlarne da un'altra parte. Qui c’è troppa gente.”
 
 
Così le due ragazze si allontanarono dall’area relax e si diressero verso l’ufficio di Criss, al sicuro da orecchie indiscrete.
Chiudendosi la porta alle spalle, Criss fece accomodare Nina sul piccolo divanetto vicino alla finestra.
“Eccoci qua. Ti prego Nina, dimmi tutto quello che sai..”
L’attrice era, evidentemente, in una specie di conflitto interiore. Dopo pochi minuti, iniziò a parlarle.
“Forse non dovrei dirtelo, ma è meglio che tu lo sappia. Ormai lo hai capito che mi stai molto simpatica, fin dall’inizio. Mi ricordi una mia vecchia amica, e stare con te mi fa ricordare com’ero prima.”
Si interruppe cercando consenso verso l’altra mora per continuare il discorso. Criss fece un breve cenno con la testa.
 
“Ok.. Ian aveva in atto una specie di scommessa con Paul da prima che tu arrivassi. Quando ci annunciarono che ci sarebbe stata una nuova collaboratrice italiana, ci siamo informati su chi fosse. Tramite la produzione, ci hanno comunicato i tuoi dati essenziali e delle tue foto. Da li, Paul provocò Ian, dicendo che con una persona come te non sarebbe mai riuscito a stare. Così Ian prese la palla al balzo e accettò la scommessa.”
“Perché lui non sarebbe stato capace di stare con me? Non ti seguo Nina..”
“Perché sei una persona intelligente, con degli ideali, dei valori e non sei mai scesa a compromessi. Qui ad Hollywood, le persone come te, si possono contare sulle dita di una sola mano.”
 
Criss non riuscì bene a capire come Nina facesse a sapere cosa le era accaduto nella sua vita.
Dopo 2 anni di silenzi, decise di parlare. Riaprì la ferita che era riuscita a rimarginare.
 
“Sai della morte di mio padre?”
“Si. Sappiamo tutto, Criss. Delle violenze nascoste da parte del suo amico, di quando sei andata a lavorare di notte per mantenerti gli studi.. Sappiamo tutto.”

 

Stava male.

 

Di nuovo quella sensazione di vuoto, le fece ritornare la bile in bocca.
L’acido di quelle parole era ritornato a corroderla.
 
“Quindi nonostante voi sapevate tutto di me, Ian ha continuato a prendermi per il culo bellamente. Che bella notizia, così lieta!”
“No, no, no… no! Fammi finire ti prego.. Non è come pensi!”
 
Criss si risiedette. Non doveva perdere il controllo, almeno quello doveva saperlo domare.
“Prego , continua la tortura.”
“Criss, appena ti abbiamo conosciuto ognuno ha cambiato idea. Ok, pensavamo che tu fossi una ragazza fantastica, però di persona sei ancora meglio. Davvero, potrai non avere un fisico da modella, non avere un viso perfetto, ma sei veramente meravigliosa. Io stessa, non sarei riuscita a sopportare tutto quello..”
La ragazza capiva che non stava mentendo. Si poteva dire di tutto di Nina ma alla fine era una ragazza sincera.
 
“Ok arrivando al punto. Penso che il bacio di Ian non sia per la scommessa.. O forse si. Oddio non ne ho idea. Non è così stronzo come può sembrare.”
“No infatti, lo è di più.”
“Criss.. “
“Nina, ora devo fare una cosa.”
Non aspettò la risposta della ragazza, Criss si precipitò sul set alla ricerca di Ian.
Doveva fargliela pagare. Lei non era una ragazzina che si faceva calpestare solo perché lui era bello, ricco e famoso.
E no.

 
So sorry, Mr Somerhalder.
 

Lo trovò sul set mentre stava scherzando con Paul e Micheal.
Sapeva di avere uno sguardo di fuoco, era sempre così quando era incazzata.
 
“Scusatemi ragazzi. Non vorrei interrompere la vostra pausa.. Ma vi rubo un momento il signore qui presente.”
 
I tre ragazzi la guardarono dubbiosi mentre Criss prese per un braccio Ian e lo trascinò fuori dalla stanza.
Chiuse gli occhi per un momento e cercò di calmarsi.
Gli riaprì e parlò senza fermarsi, senza filtri.
“Sei un grandissimo stronzo, Ian. Ti ringrazio per avermelo fatto capire subito.”
Ovviamente il ragazzo reagì dilatando impossibilmente gli occhi.
Era visibilmente stupefatto.
 
“Cosa ho fatto? Non pensavo di baciare così male, sinceramente.”
Criss reagì di getto.
Gli diede uno schiaffo con sonoro, ben piantato sul viso.
Però si pentì subito dopo quel gesto.
Non era giusto usare la violenza, lo sapeva.
 
“Hey, ma sei impazzita?”
 
Ma Criss non lo ascoltava più, stava già ritornando nel suo ufficio, correndo.
Non fece in tempo, perché mentre le porte dell’ascensore si stavano per chiudere, Ian vi ci si infilo con grazia felina.
Adesso erano da soli, dentro uno spazio ristretto.
 

Cazzo.

 
“Allora adesso mi dici che cazzo ti è venuto in mente.”
Ian le si avvicinò pericolosamente. I suoi occhi erano di un azzurro chiarissimo, erano freddissimi.
 
“Non lo so, tu che dici? Ho saputo della scommessa.”
Ian sembrò non capire.
“Beh non lo sapevi già anche prima? Guarda che dopo l’altra sera al bar, ho smesso.”
“E io ti dovrei credere?”
“Perché no?”
“Perché ieri sera eri di un'altra opinione, mio caro.”
L’uomo sembrò capire, finalmente.
 
I suoi occhi cambiarono colore assumendo il loro colore originario.
Il colore caldo e luminoso di un cielo estivo.
 
“Chi ti ha messo in testa, la malsana idea, che il bacio di ieri era per la scommessa?”
Lei non rispose. Non gli credeva, e Ian lo aveva capito. Tanto che continuò subito dopo.
 
“Dimmi per quale assurdo motivo dovrei prendermi gioco di te. Scusa, cosa ci guadagno?”
 
Silenzio, Criss si rifiutava di parlare.
 
“Quando ho letto la tua storia sono rimasto senza parole. Non avevo nemmeno intenzione di accettare, in realtà. L’ho fatto, ma fortunatamente tu l’hai capito subito. Fortunatamente non ho avuto il bisogno di rimangiarmi la parola. Cristina, non ho voluto prenderti in giro. Davvero.”
 
Le uniche persone che la chiamavano per nome erano i suoi familiari e i suoi amici. Si stava cominciando a chiedere quanto fosse superbo quell’uomo.
Eppure, capiva che non le stava mentendo. La guardava dritta negli occhi, e non sbatteva nemmeno le ciglia talmente fosse intento a fissarla.
 
“Dici sul serio?”
Il ragazzo di tutta risposta le prese una mano.
“Si e se non ci credi, puoi riempirmi di pugni. Adesso.”
Lei sciolse il contatto. Non voleva picchiarlo. In realtà, aveva perso tutta la voglia di litigare.
 
“Quindi se non era per la scommessa, il bacio di ieri era in segno di amicizia?”
 
Lui la guardò male, mentre l’ascensore stava arrivando al piano.
“Certo! Per salutare gli amici :  me li bacio, la mia ragazza : invece me la porto direttamente a letto. Sei proprio fuori di testa.” Mentre uscivano dall’ascensore, il ragazzo scuoteva la testa avanti indietro come per dire “ non ce la fa proprio, questa”.
 
Ma Criss non se la prese, in quel momento stava ammirando tutt’altro. Che fortuna osservare Ian da dietro. Veramente una fortuna sfacciata.
 
“Cazzo, comunque mi hai fatto male.”
Il ragazzo si massaggiò la guancia, con fare melodrammatico.
“Poverino, reagisci pure in ritardo di minuti. Sei proprio vecchio.” Lei mimò un uomo con il bastone che camminava a rilento.
Lui rise , e lei non potè trattenersi.
Non capiva perché ma quell’uomo la stava cambiando.
 
“Criss.” La ragazza lo guardò mentre lui le si avvicinò.
Abbassò la testa per arrivare all’orecchio di lei.
 

“Il bacio di ieri non era uno scherzo. Sta a te decidere come continuare.”

 
 
Così dicendo lui se ne andò, lasciandola nel corridoio con la bocca aperta.
 
Ian l’aveva baciata, le aveva detto che non stava giocando e lei poteva scegliere come andare avanti.
 
Ma era tutto vero?
No, non poteva essere così facile.
 
Lei se lo sentiva ma il suo cervello non le dava ascolto.
Ormai, ne era certa, era completamente fregata.
 
 
----
 
Finito anche questo capitolo.
Breve, vero?
Però molto importante, i due personaggi si stanno delineando man mano.
Che ne pensate?
 
Comunque piccola curiosità. Ogni titolo di ogni capitolo è preso da una canzone. Quindi il mio consiglio è di ascoltare come sottofondo la canzone corrispondente al capitolo che state leggendo. Credetemi, è tutta un’altra cosa. :)
 
Attendo vostre recensione, a presto.
Bye <3
 
 

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Capitolo 7
*** You Cry, You Learn. ***


You Cry, You Learn

 

Ian non capiva il perché di quegli eventi. Non capiva neppure il perché del suo comportamento.

Di una cosa era certo, però.
 
Quella ragazza l’aveva impressionato.

Non tanto per il carattere solare e complicato, che adorava; ma il modo tenace in cui affrontava la sua vita.Sia sul lavoro, sia nella sua cucina, in quella piccola casetta , in una grande città, fuori dal suo mondo.
 

Una ragazza così giovane lontana dai suoi affetti e dai suoi amici.
Una ragazza che abbandona il suo paese, per rincorrere un sogno.
 

Le ricordava lui qualche anno prima. Quando, il giovane Ian, inseguiva: sogni, promesse e speranze.

Ora che era sull’onda del successo , sentiva che gli mancava qualcosa, comunque.
Neppure tutto l’oro del mondo poteva regalargli l’amore o il vero affetto.

Quello vero, non quello dovuto ai suoi begli occhioni o al suo fisico ben piantato.
E anche se faceva spesso lo sbruffone; lui, ne risentiva.
Terribilmente.
Per questo era rimasto letteralmente affascinato, da quella ragazza così limpida, che aveva ottenuto tutto quello che voleva con le sue sole forze, non con l’aiuto di un bel faccino. 
Ma non l’avrebbe mai ammesso.
In fondo lui era così, da sempre.
Il bambino così bello che si faceva spazio come modello per le pubblicità, poi il ragazzo da passerelle e infine, l’attore acclamato per il bell’aspetto da perenne Peter Pan.
 
Ian odiava tutto questo, ma non era così stupido da buttarlo via.
 

 
 

 
***
 
 
La prima settimana di lavoro, si era conclusa quasi con noia.
Criss non amava molto quel continuo scrivere, cancellare, rileggere.
Lei era più da “contatti umani”.
Del tipo “Hey ciao! Come va? Posso aiutarti?” Sorrise fra se.
Forse aveva sbagliato strada.
Forse lei era più un tipo da “commessa” o “assistente sociale”. Non “traduttrice”.
Ma in fondo, chi era lei per dirlo?
I risultati erano ottimi, perfetti, quasi.
Ci aveva sudato una vita, facendo fatica più degli altri. Studiando nelle ore più buie della notte per arrivare ai livelli medio alti.
Ma era soddisfatta lo stesso.
Il sacrificio, alla fine, ne era valsa la pena.
Ora era in America e aveva un lavoro tutto per lei.
Non poteva chiedere di meglio al fato, proprio no.
La cosa che però, più di tutte, la incupiva era: una certa persona.
Ok, stava diventando monotona, lo sapeva.
Aveva passato la settimana a incrociare quegli occhi, ma non riusciva mai a dire niente.
Non sapeva cosa Ian si aspettasse in realtà.
 

E se era tutta una prova? Se in realtà era solo un passatempo per il giovane attore annoiato?

 
 
Criss odiava se stessa per questa inquietudine.
Lei era una ragazza che prima agiva e poi pensava. Ma evidentemente non si conosceva abbastanza.
 
 
Mentre percorreva le vie del centro, si chiedeva quanto Ian era disposto ad esporsi per lei.
Ma in fondo, nemmeno lei sapeva se valeva la pena, esporsi, si intende.
Si mise a fare un veloce calcolo con l’aiuto delle dita.
Ok. Avrebbe fatto 20 anni tra qualche mese. Lui a dicembre, 33.
 

Quei fottuti 13 anni, erano un' intera esistenza.

 

Lui dovrebbe essere già sposato con figli a carico e lei invece, non ci pensava neppure ai bambini adesso.
Ok li amava, li adora, se li coccolava, ma averne di suoi, no.
Era giovane, e non voleva assumersi altre responsabilità.
Già badare a se stessa era difficile, figuriamoci ad un'altra vita.
 
Mentre fantasticava liberamente, la sua mente si svegliò all’improvviso.
Il cellulare aveva preso vivacemente a suonare.
 

 
If i could.. change the world..
 

Le venne da sorridere . Se avesse potuto cambiare il mondo, avrebbe annientato i 13 anni che erano passati dalla nascita di Ian alla sua. Almeno un problema in meno alla lista, le avrebbe fatto comodo.
 
“Pronto?”
“Criss!”
“Nina!”
“Paul!”
“Paul molla il telefono!” si sentì Nina che gli urlava contro.
“Scusami ancora, Paul è un cretino.”
“Senza dubbio.” Rispose. Le parve di sentire anche un “simpatica” in sottofondo, ma non ci diede peso.
“Se ti stai chiedendo perché ti ho chiamato, ti sei posta una domanda legittima. In realtà, volevo sapere, se stasera sei libera!”
Criss sorrise, come le capitava spesso, quando parlava con Nina. Era così carica e così allegra che le fece venire voglia di saltellare come una deficiente per la strada.
 
“Teoricamente mi aspetta una serata ricca di relax e film da quattro soldi.”
“Stai scherzando, spero.”
“Non sono risultata abbastanza sarcastica?”
Sentì le risa leggere della bruna.
“Vieni, dai. Ti do l’indirizzo.”
 
Criss non sapeva dove stava andando. L’indirizzo che le aveva dato qualche ora prima Nina, era sicuramente di una casa. Se no le avrebbe detto il nome del locale, no?
Quindi non si vestì in modo tanto accurato, optò per una cosa leggera e briosa.
Mise una camicetta bianca, un gilet e una minigonna in jeans, un paio di collant neri spessi ( per coprimere un po’ le gambe da cotechino) e delle ballerine bianche.
Si stimò la chioma marrone come meglio potè, ma disfò la coda quasi subito.
Decise di lasciare i suoi capelli mossi sciolti. Era la prima volta che li scioglieva da quando era lì. Non c’era stato un motivo apparente, ma lavorare con i capelli davanti agli occhi, la infastidiva alquanto.
 
Arrivata in prossimità di un edificio con molti piani, parcheggiò il suo gioiellino.
Amava troppo quella macchina, le metteva grinta solo a guardarla.
 
In prossimità dell’appartamento 7, suonò il campanello.
 
Il padrone di casa non ci mise molto a rispondere, non chiese nemmeno chi fosse.
Aprì velocemente la porta e Criss si sentì, per un attimo, stordita.
Ian era di fronte a lei, respirando pesantemente, come dopo una maratona di 100 km.
 
“Eccoti, finalmente! Ninaaa! E’ arrivata!”
 
Ian le fece segno di entrare e mentre gli passò di fianco, non potè fare a meno di osservarlo.
Maglietta a V bianca a maniche corte, jeans neri e piedi scalzi.
Ora aveva capito perché Nina era stata così allegra e soprattutto vaga.
 

“Perfida.”
-Puoi dirlo ben forte, mia cara.- rispose alla sua coscienza.
 

 
Nina arrivò e l’ abbracciò con affetto.
Ok come si poteva odiare una ragazza così?
No, infatti.
 
Nina poi, io e te, parliamo a quattr’occhi. “ sorrise fintamente.
Oh dai. Lo sai che, se non avessi omesso un po’ la realtà, non saresti venuta.” ribattè sotto voce l'attrice.
“Va bene. Sei perdonata giusto perché questo buon odorino, mi sta facendo calmare.”
Effettivamente per tutto il loft – non era un appartamento, era troppo grande per esserlo.-  c’era un profumino di pomodoro, origano e mozzarella.
Pizza!
Oh si. Il suo stomaco non poteva sbagliarsi. Assolutamente.
 
“Ah si, Ian sta cucinando.”
 
Lo sapeva. Sapeva che Ian era un cuoco provetto o almeno così lui affermava.
Si ricordava di aver visto una sua intervista al Jimmy Kimmy Live, dove mostrava con orgoglio il suo piatto. E come la mangiava! Poca grazia, ma Criss lo trovava dannatamente carino lo stesso.
Ma lei era fissata, si sapeva.
 
 
“Mmh che profumino. Vediamo un po’!”  La ragazza si avvicinò alla cucina che era contenuta nella stessa enorme stanza che fungeva da salotto, sala pranzo e cucina.
L’unica cosa che divideva l’ambiente, era un muretto basso, usato come porta oggetti.
 
Mentre si avvicinava osservava Ian di schiena pienamente assorto nel suo compito.
Tagliava la mozzarella a cubetti mentre nel forno di fianco a lui, stavano cuocendo già due pizze.
 
“Invece di stare li a fissarmi come un tonno che guarda con terrore un grissino, vieni ad aiutarmi.”
Lo fissò inclinando pericolosamente un sopracciglio.
“Tonno a chi? Mio caro, non ti conviene sfidarmi in cucina. E’ il campo che prediligo,in assoluto.”
Lui sorrise mentre riponeva la mozzarella in un piattino.
 
“Mica ti sto sfidando, infatti, ti sto chiedendo solo una mano.” E mostrò il suo sorriso alla Damon.
 
Mio dio, voleva diventare davvero il suo tonno,ora che ci pensava.
Però l’allusione le risultò in qualche modo perversa,quindi si apprestò a lavarsi le mani per mettersi in gioco.
Vide con la coda dell’occhio che il ragazzo la fissava, forse l’idea della minigonna non le risultava poi così tanto buona.
 
“Facciamo una cosa, mio superbo. Io faccio una pizza per conto mio e poi assaggiamo e vediamo le differenze.Che te ne pare?”
 
Vide i suoi occhi infiammarsi.
“Sei sleale, però accetto. Non mi va di perdere contro una ragazzina tonna.”
Rise. “Ma la smetti?”
Prese il grembiule e mi mise al lavoro anche lei.
 
Quando finalmente le pizze furono pronte, i due chiamarono a tavola gli altri.
Erano in sei. C’erano, oltre il solito trio, anche Kat e Cadice. Erano tutte bellissime, anche se erano vestite in modo sobrio.
Ma quella sera non si sentiva inferiore,Criss. Dopo aver assaggiato la sua pizza, avrebbero provato tutti, un minimo di stima nei suoi confronti.
 
Quando arrivarono al momento del confronto,infatti, la ragazza era elettrizzata.
Adorava quel momento, sempre.
La competizione una volta la spaventava, ma, alla fine, è come un circolo vizioso. Una volta che la provi, non ne esci più.
 
“Allora, questa è la mia pizza. Assaggiate pure.”
Mentre tutti prendevano una fetta, osservò di fronte a se, Ian.
Lui, ricambiò lo sguardo. Continuava ad avere il suo solito sorriso sornione.
 
“Questa invece è la mia.” Ian prese dal forno la sua e la posò in mezzo al tavolo rettangolare.
Tutti mangiavano, ridevano e scherzavano.
Anche lei lo faceva, mentre assaggiò la pizza del suo rivale, con superbia.
Era buona, e la cosa la sorprese.
Ok. Un conto era sentirlo dire, un conto era provarlo.
Era davvero bravo per essere un uomo e per essere americano. La crosta era croccante, l’impasto morbido ma senza risultare molle. Impeccabile da quel punto di vista ma ovviamente, aveva le sue pecche.
 
Per esempio aveva messo il pomodoro tagliato a rondelle, fresco.
Non era sbagliato, ma non era nemmeno giusto per una vera pizza.
Era più una focaccia, solo con il supporto della mozzarella. Anche la pasta era un po' troppo pesante ma  non disse niente.
Non sarebbe stata li a puntualizzare. Non era necessario.
 
Ian continuando a sorridere verso di lei ,prese una fetta della sua pizza, per assaggiarla.
Dopo che ne mangiò un pezzetto,  riguardò con aria sopresa la ragazza di fronte a lui.
 

Bingo.

 
“Ok, ragazzi. Evitate di snobbarmi, la sua è incredibilmente più buona.” Disse l’uomo continuando a sorridere.
- Però ho vinto io, Mr Somerhalder.- pensò la ragazza.
 
“Dura perdere, eh?”
“Beh ho scoperto molte cose mentre tu cucinavi. Apporterò le dovute modifiche e vedrai come ti batterò la prossima volta.”
Non aveva mai gioito dopo aver sentito “ prossima volta”  in tutta la sua vita.
Ma sentirselo dire da lui, equivaleva a dire. “Avremo altre occasioni per vederci, mangiare assieme..”
Ok, basta. Era ovvio che ci fossero altre occasioni. Erano pseudo colleghi, ormai.
Ma Criss aveva sempre bisogno di certezze, era più forte di lei.
 
Mentre si risvegliava dalla sua gloria, sentì approdare il discorso verso argomenti sempre più “amichevoli”.
 
“.. single, vero?”
 
Criss si accorse che Cadice si era rivolta a lei. Riuscì a rispondere quasi subito, facendo un enorme slalom, da una colossale figura di merda.
 
“Sì.Da sei mesi, ormai.”
“Oh. Dai parliamo un po’ di te, in fondo io so così poco! Passi tutto il tempo con questo trio di stralunati.” Cadice si guadagnò una bella squadrata collettiva.
“Ok, ok. Take it easy, guys. Stavo scherzando!”
Sorrisi insieme agli altri.
 
“Comunque, dicevo? Ah si. Come mai vi siete lasciati? Qualche scoop succulento?”
 
Criss pensò con fare malinconico ad Alex. Erano mesi che non provava quella sorta di tristezza.
Aveva dimenticato quel periodo della sua vita.
 
“Ci siamo lasciati perché non gli piacevo più. Tutto qui. Niente star, niente scoop.”
 
Nessuno continuò quel discorso.
Nina,poco dopo, si intrufolò con grazia in mezzo al silenzio e riportò l’allegra combriccola su chiacchiere più leggere.
 
Criss però, non si sentì molto turbata e continuava ad osservare Nina mentre parlava con animosità.
Grazie alla posizione dell’attrice , poteva fuggire con lo sguardo alla ricerca di quello del moro. Immancabilmente, lo trovava sempre a scrutarla oppure a sorriderle o a farle l’occhiolino.
 

Maledizione, si sentiva strana. Continuava a sorridere come una deficiente.

 
Mentre gli altri decidevano cosa fare per concludere la serata, lei si alzò iniziando a sparecchiare.
 
Amava cucinare, anche per ore. Ma pulire , era la parte più noiosa e stancante. Nonostante tutto, si mise tranquilla a lavare le stoviglie, lasciando le chiacchiere di sottofondo sfumare, man mano, quasi fino a non sentirle più.
 
 
“Cosa canticchi?”
Ian le si era avvicinato silenziosamente, facendola sussultare.
“Una canzone della Morissette, pensare che non mi piaceva nemmeno anni fa.” Rispose, insaponando le stoviglie con energia.
“Non la conosco, come si chiama?”
“You learn. Banale vero? Però è bello ciò che dice. Nella sua banalità, insegna molto.”
“Wow, questa tua frase mi ha davvero scosso.”
La ragazza gli schizzò dell’acqua sulla maglietta, di tutta risposta.
“Così impari.” concluse.
“Che ingrata, e pensare che stavo per venirti ad aiutare.”
L’uomo poi si inchinò quando un gatto dal pelo arancione gli si era avvicinato, strusciandosi amorevolmente sulle sue gambe.
“Thursday, dov’eri finito ?”
Lo prese tra le proprie braccia e il gatto, sotto le continue attenzioni del padrone, iniziò a fare le fusa.
“Comunque mia cara,” continuò “ Ho una lavastoviglie funzionante, nuova nuova di pacca.” Disse sbeffeggiandola.
Gli uscì bene, perché la ragazza rimase con la bocca semiaperta.
Così, nonostante la poca voglia, continuò ostinata a pulire il tutto.
 
“Criss! Noi abbiamo deciso di andarci a farci un drink, in qualche pub, ancora da decidere. Ti va di venire?”
 
La ragazza non aveva molta voglia di uscire a bere. Non perché non le piacesse, anzi. Ma era stanca. Tutta le fatiche accumulate durante la settimana, si erano fatte sentire nell’ultima ora.
 
Declinò quindi l’invito, con gentilezza.
 
“Ian noi cominciamo ad andare, ci vediamo là!”
Paul diede una pacca all’amico e accompagnò le ragazze verso l’uscita.
Criss, che aveva dovuto sistemare tutto da sola, stava cercando le proprie cose senza essere sicura di guardare nei posti giusti.
 
“Criss, le tue cose sono sul mio letto.”
 
Ian glielo gridò dalla cucina, così la ragazza, andando ad intuito entrò nell’unica stanza chiusa.
 
La camera era enorme, e ben strutturata.
Brillava di bianco, tende avorio e lenzuola lucenti.
Il letto era di legno di castagno, scuro come quello del parquet e dell’armadio. Il contrasto tra i due colori creava una certa armonia.
 
Trovò la sua borsa e il suo giubbino sul letto, l’unica nota stonata nella camera.
Quell’allusione la fece riflettere un po’, forse era così che la vedevano gli altri, qui.
Una nota stonata, tra l’armonia e l’equilibrio.
Scosse la testa ed afferrò le sue cose.
 
 
“Toc, toc. Hai trovato le tue cose?”
 
Ian si appoggiò sullo stipite della porta, lasciando andare Thursday in giro per la camera.
“Si, stavo osservando l’arredamento,sinceramente.” Rispose la ragazza.
“E’ carino. Semplice e comodo. Tanto il mio vero appartamento è a Manhattan. Qui ci vengo solo per le riprese.”
 
Già che sciocca, come faceva ad averlo dimenticato?
 
“Era un tentativo per snobbarmi?” disse ironica.
“No. Era un tentativo per darti il mio indirizzo.” la provocò.
 
Criss, scosse la testa uscendo dalla stanza mentre Ian la seguì come un gatto.
Ora capiva perché lui amava così tanto quell’animale.
Avevano entrambi  la destrezza,il portamento, il colore intenso degli occhi e l’indomabilità.
 
“Allora, io andrei. Grazie della serata Ian. Mi sono divertita.”
“E?”
“Non c’era nessun E.”
“Sicura? Non era tipo un “ e vorrei passare altre serate così.”
 
La ragazza fece finta di niente, forse il colorito porpora sulle guancie l’avrebbe tradita, ma non poteva ammetterlo. Non così, non a lui.
 
“Donna di poche parole.”
“Uomo di troppe parole.” Precisò la ragazza.
 
Criss indugiava all’ingresso della casa.
Non sapeva bene cosa fare. O meglio, voleva fare qualcosa, ma qualunque cosa pensasse, sembrava banale o semplicemente infantile.
 
Non ci volle molto, però. Il ragazzo d’altro canto, aveva idee abbastanza chiare.
 
“ Approposito.” disse avvicinandosi tanto da far toccare la schiena della ragazza, contro il muro spoglio del corridoio.
“Hai pensato a quello che ti ho detto qualche giorno fa?”
“No.”
Cazzo, aveva risposto troppo velocemente. Si vedeva lontano un miglio che aveva mentito.
Ian scoppiò a ridere di tutta risposta.
“Ho recepito il messaggio. Quando vuoi, sai dove cercarmi.” e con un finto sorriso, un sorriso da scena, aprì la porta, lasciando entrare l’aria umida della sera.
 
Criss era combattuta. Sapeva che era troppo presto, probabilmente era accecata ancora dalla immagine dell’attore dei suoi sogni, non dal carattere reale dell’uomo che aveva di fronte.
 
Ma in fondo lei era una ragazza che prima agiva e poi pensava.

 
E così fece.

 
Si avvicinò all’uscio e prima di uscire, circondò il collo del moro con leggerezza, senza stringere.
 
Lo guardò fisso negli occhi, nonostante la differenza di altezza.
 
“Non so bene a che gioco stai giocando, Mr Somerhalder. Ma mi intriga.”
 
E fece ciò che non avrebbe dovuto fare.
 
Lo bacio e non dolcemente.
Le labbra prima rigide e poi sempre più morbide, assecondarono il suo volere.
Lei si beò di quel contatto così vicino, così inebriante.
 
Ma si fermò dopo qualche secondo.
 
Lei prima agiva e poi pensava.
 
Ora,infatti, il cervello era in moto e non era molto d’accordo.
 
Presa da una strana ansia, si staccò dall’uomo.
Lo osservò brevemente e corse verso l’uscita.
 

“Complimenti ora sei proprio ciò che lui pensa tu sia.”
-Cosa?-
“La classica ragazza che con un sorriso, si getta tra le sue braccia. Quanto sei diversa dalle altre?”
 

Criss si accorse che tutto quello che aveva fatto per 19 anni della sua vita, si era frantumato.
Quella sua voglia di distinguersi dagli altri che l’aveva sempre ossessionata, era sparita. Ora era stata una semplice ragazzina in preda agli ormoni per il suo divo.
Le venne da piangere, e durante il tragitto dal loft a casa, lo fece.
 
Furono lacrime amare.
Lacrime da coccodrillo, pensò in seguito.
 
 
---
 
Finito. No, non sono convinta di questo capitolo. Che ne pensate?
Tutti i riferimenti che ho fatto sono reali,comunque.
Ian abita davvero a Manhattan, ha davvero un gatto anzi in realtà sono 3. Ho cercato di ricreare una situazione credibile.
 
Attendo le vostre recensioni. Grazie, al prossimo cap! :) <3

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Capitolo 8
*** Beyond The Door, There's Peace I'm Sure. ***


Beyond The Door, There's Peace I'm Sure
 

 

Aveva baciato Ian 3 giorni, 10 ore e 15 minuti fa.
Da quel momento l’aveva evitato come la peste.
Ogni genere di contatto, sguardo, anche un semplice “ciao” ; erano banditi per il bene del suo cervello.
Evitava corridoi, aree relax e uscite serali con il cast, come meglio poteva.

 

Si, si stava comportando da codarda.

E si, lo sapeva benissimo.

 

Ma era combattuta.
Due forze opposte stavano bombardando come missili la sua già precaria sanità mentale.
 
Una parte più minimalista le diceva : “ Eh che sarà mai! Un bacio! Come se lui, non l’avesse mai ricevuto! Corri da lui e marca il territorio, bambola!”
 
Ok, sembrava più un cowboy attempato da vecchio Western, più che la sua coscienza.
L’altra, invece, era più melodrammatica.
 
Sei una stupida, troglodita, rincoglionita! Adesso prendi quei 4 stracci di vestiti che hai e salpa sulla prima nave per Honolulu .Muoviti!”
 
Alla fine rimaneva lì, attanagliata da uno stato confusionario perenne.

 

Mica male, no?

 

Chi diceva che, la vita da giovani era tutta rose e fiori?
 
Certamente non lei. Anche perché, ormai, le rose e i fiori erano l’unica cosa che non avesse divorato nelle ultime 46 ore.
 
Improvvisamente, sentì bussare alla porta.
Mise giù i fogli che stava osservando a mo’ di platessa, da due ore.
 
“Avanti.”
Una testa color castagno, sbucò, con fare intimidito.
 
“E’ permesso?”
“Assolutamente, Nina.”
La ragazza, sorridendo, si sedette di fronte a Criss.
Era bello avere qualcuno su cui contare anche qui.
 
“Da quando porti gli occhiali?” le chiese con sorpresa l’attrice.
“Uhm da anni ormai. Ma uso talmente tanto spesso le lenti a contatto, che mi dimentico di indossarli.”
“Ti stanno benissimo! Sembri una segretaria sexy!”
Risero insieme.
 
“Ok , dopo questa penso che non potrò più guardare con serietà la segretaria di Julie.”
Criss sorrise all’idea.
Aggiungere un’altra figuraccia alla sua biografia, non era poi così tanto male.
Magari vinceva qualche premio come “donna più sfigata del mondo”.
Da Guinness, wow!
 
“Apparte gli scherzi, ti sei decisa te?”
La ragazza si tolse lentamente gli occhiali per appoggiarli sulla scrivania.
Appoggiò la testa tra le mani, cercando di placare l’enorme mal di testa.
 
“No, anzi. Più passa il tempo e più non so cosa diavolo fare.”
 
Nina le pose una mano sulla testa accucciata.
 
“Dai, non pensarci troppo. Secondo me dovresti parlargli.”
“Sembra facile da dire, ma da fare... E’ una merda. Appena cerco di avvicinarmi a lui, le mie gambe vanno da tutta un'altra parte.”
Nina sorrise dolcemente.
 
“Comunque, lui da qualche segno di interesse?O meglio, no dico, da qualche segno in generale?”
“Ne parli come se fosse in una specie di coma vegetativo, Criss.”
“Già. Forse sono solo io che si fa tutti questi problemi, per niente.”
“No è detto. Ian può sembrare imperturbabile, ma ti assicuro che non è così.”
Criss riflettè per un attimo.
 
“E’ una specie di suggerimento indiretto?”
“Chissà… Ora, però,  corro di là! Ci becchiamo a pranzo. E non cercare di fuggire! “ sorrise la mora.
 
Nina se ne uscì mentre l’altra ragazza si rimetteva al lavoro con una nuova allegria.
Fu interrotta, dopo pochi minuti, dalla vibrazione del suo cellulare.

 
1 Nuovo Messaggio.
 

-Nina <3-

 

Hey Criss, scusami!!  Ho dimenticato il cardigan da Elena sulla sedia, lì da te. Ti spiace portarmelo??

Ricordami di offrirti un caffè da Star. :)

 

Kisses, Nina.

 

La ragazza scosse la testa, ridendo.
Prese gli occhiali e se li mise per evitare di andare a sbattere contro qualcosa, e si incamminò verso i piani dedicati al set vero e proprio.
 
Ovviamente con la sfiga che aleggiava sulla sua testa, come una graziosa nuvoletta nera, trovò Ian ad un incrocio; ma riuscì a nascondersi in uno sgabuzzino, prima di essere vista.
 
Trovò Nina nella “finta” classe, della Scuola di Mystic Falls.

 

“Eccoti il cardigan, svampita.”
Glielo porse sorridendo.
“Grazie mille, Criss.”
 
E Nina se la mise, c’era un gran baccano li dentro. Stavano per iniziare le riprese.
 

“Bene bene! Sgomberiamo la scena. Via! via!  Hey tu, brunetta, via da li!”
 

Criss si apprestò ad uscire mentre il primo ciak della giornata echeggiò nell’aria.
Appena varcò la soglia della porta, sbattè la testa contro qualcosa.
 
O meglio, contro qualcuno.

 
Indovinate un po’ chi?

 
“Criss.”
 
L’uomo le sorrise quasi con forza.
 
“Ian.”
 
Non aspettò di proseguire il discorso, a passo deciso, si incamminò verso l’ascensore.
 
“Sembra diventata una abitudine. Tu scappi e io ti seguo.”
Criss continuava a procedere a buon passo, non degnandosi dell’uomo che l’affiancava con facilità.
 
“Sarebbe educato da parte tua, almeno salutarmi. No?”
 
Criss si fermò di colpo.
 
“Ciao Ian è stato un piacere vederti. Bye bye!”
Ma prima che potesse ritornare a muoversi, l’uomo la prese delicatamente per un polso.
 
“Potrei dire lo stesso anch’io. Che diavolo ti è successo in questi 3 giorni?”
 
Bella domanda. Anche lei stava cercando una risposta a tutto questo. Ma non la trovava, era terribile quella fase di insicurezza.
 
“Niente. Avevo semplicemente da fare.”
 
Ian la squadrò con aria dubbiosa.
 
“Certo certo. Intanto Nina mi ha tirato due palle – Che cosa le hai fatto? Devi sempre fare lo stronzo?- e blablabla. La cosa che mi da fastidio è che io non ho fatto niente. Anzi.”
“Hai ragione il primo che ha baciato non sei stato tu, vero?”
“Ma tu avresti potuto far finire quel bacio li, no?”
 
Aveva ragione lui. Lei avrebbe potuto fare finta di niente e ignorarlo.
Ma come poteva?
 
“Senti Criss, a me dispiace vederti così. Nina mi ha detto che stai male per questa situazione. Se vuoi, io la smetto subito, prima che sia troppo tardi per entrambi. Basta dirlo.”
 
Criss abbassò lo sguardo, osservando le sue all star blu consumate.
 
Non aveva il coraggio di smettere, perché in realtà voleva continuare.
 
Voleva conoscere il vero Ian Somerhalder.
 
Ma la sua più grande paura, era di fare un bel pasticcio; mischiando le sue aspettative con la realtà.
Solo che non aveva certo il coraggio di diglielo. Lui così avrebbe capito che lei era una sua fan persa e ossessionata. Non le avrebbe nemmeno più rivolto la parola.
 
“Ian, non lo so. Non voglio smettere, ma non so come continuare. E poi, non sono una ragazza facile. Non voglio che tu ti illuda, che con un bacio, io mi sia innamorata perdutamente di te. Proprio no.”
 
Lui abbandonò il polso di lei, sostituendo l’espressione dubbiosa sul suo viso con una divertita.
 
“Se avessi pensato che tu fossi stata una ragazza facile, probabilmente non sarei qui a dannarmi. Sei difficile da criptare.”
“Non è vero. Le mie azioni sono così semplici che mi paiono quasi un clichè.”
Lui sorrise.

Una voce però interruppe il loro discorso.
 
“Iaaaaaaaaaaaaaaan! Muoviti che dobbiamo girare la sesta! Dove seeeei?”
 
Ian si girò verso la voce che proveniva da una stanza in fondo al corridoio.
 
“Devo andare ora.” Sbuffò con fare annoiato.
“Ma non finisce qui, mia cara.” Indicò con due dita i suoi occhi e poi quelli di lei.
“Mamma! Che paura!” sorrise la ragazza.
“A dopo, Terminator.”
“Bye Rambo!”
 
Criss vide il moro andarsene con velocità.
Sperava di non perdere davvero quella sua lucidità.
Non voleva diventare un’ automa che seguiva solo l’istinto.
Anche se l’idea di scaraventarsi addosso a Ian non era poi così malvagia.
 
***
 
 
Dopo una bella doccia, Criss non riusciva più a sentire la tensione dei giorni precedenti.
Ok, Ian alla fine non era così idiota. Capiva come lei si sentiva, o meglio, avrebbe smesso se lei gliel’avesse chiesto.
Era un bene, in fondo.
 

Ma lei si sentiva triste.
Bastava un semplice “stop” e lui l’avrebbe lasciata a se stessa.

 

Mentre si vestiva , decise di mettersi semplicemente una maglietta rossa larga e dei pantaloncini corti neri. I capelli non li avrebbe asciugati. Per farle venire i boccoli, serviva semplicemente un po’ di schiuma e via.
Et voilà : capelli leggermente ricci.
 
Doveva anche cucinare, ma la voglia era pari a zero.
Cose le avrebbe offerto il freezer?
Mentre si addentrava nella cucina sentì il citofono suonare.
Si precipitò alla porta senza pensarci.
Aspettava Nina quella sera.
Serata sole donne, le aveva detto la bruna.
 
Indossando un sorriso solare, spalancò la porta.
 
“Good Evening, Sunshine!”
 
Ok.
Nina non aveva pettorali ben scolpiti sotto una maglietta nera, giusto?
La ragazza si ritrovò davanti Ian, con una fotografia della faccia di Nina in primo piano.
 
“Nina aveva da fare e..” il ragazzo tirò fuori  da dietro la schiena delle borse”.. io ho preso la cena.
Stasera  si va di giapponese!”
 
Mentre il ragazzo si addentrava senza troppi complimenti dentro casa sua, Criss era troppo shockata per fare qualcosa.
 
No, perché , passare una cena da sola con Ian Somerhalder, era una cosa comune, giusto?
 
Con il panico negli occhi e nel cuore, Criss chiuse la porta con lentezza.
 
Sarebbe stata una serata lunga, ne era certa.
 
 
 
---
 
 
Capitolo breve che ho dovuto dividere in due parti. Ovviamente il prossimo capitolo sarà più succulento, ma penso che voi, questo, lo avevate già capito.
Aspetto le vostre recensioni, grazie per continuare a seguirmi. Davvero :3
Bye bye <3
 

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Capitolo 9
*** There`s Gotta Be Somebody For Me Out There. ***


There`s Gotta Be Somebody For Me Out There

 
 

“Allora, dove mangiamo ?”
 
Criss si apprestò a prendere la tovaglia, i bicchieri e tutto l’occorrente.
Ian era dietro di lei, con la testa  infilata nelle borse, poste sul tavolo della cucina.
 
Si, con la testa completamente dentro.
 
“La smetti di fare il cane da tartufi?” Disse la ragazza osservandolo.
Lui sollevò la testa,alzando un sopracciglio.
 
“Mangeremo di là, vieni.” Proseguì.
“Bau! Ti seguo.”
Criss scosse la testa  più volte, dirigendosi verso il salotto.
Quando era sola, preferiva mangiare davanti alla televisione. Se ci fosse stata sua madre, l’avrebbe rimproverata fino alla morte.
 
“Mangiamo davanti alla televisione, ti scoccia?” disse mentre posizionava meglio il tavolino basso, davanti alla tv.
 
“Così poi eviterai di guardarmi o avere una scusa per non ascoltarmi? Mi scoccia, si!”
Ma lei non gli rispose, anzi. Si diresse verso camera sua per prendere due enormi pouf bassi a forma di cuscino.
Gli aveva comprati da poco ed erano fantastici.
Morbidi e comodi.
Li trasportò con fatica, mentre il ragazzo aveva appena finito di apparecchiare, come un perfetto uomo di casa.
 
Lei sorrise.
“Ecco fatto. Per te quello blu e quello azzurro, invece, è mio.”
Ma prima che lei potesse sedersi, Ian le fregò il cuscino azzurro, posizionandoci sopra il suo bel fondoschiena.
 
“So sorry, darling. Quello azzurro mi sembrava più comodo.”
 
Criss reprimette uno “stronzo” a fatica.
 
Doveva rimanere calma. Non era il caso di fare la nevrotica, almeno; non ancora.
 
Prima di deliziarsi della cena, però, Criss prese un dvd dal mobiletto sotto la tv e scelse un dvd a caso.
 
Quando si sedette sulla sua postazione, partì uno dei film che adorava.
Titanic.
Ok, non era un film nuovo e tanto originale, ma lei era una romanticona, in fondo.
Da sempre.
Adorava le storie d’amore. Soprattutto se il protagonista era un figo da paura.
 

Ah, Leonardo di Caprio.

 
 
“Che bello, un film strappalacrime! E pensare che oggi piove anche a dirotto. Direi che è un bel mix per assicurarci una serata mozzafiato!”
 
Ian cominciò a mangiare prendendo le sue bacchette.
Criss lo seguì a ruota.
 
“Potevi anche rimanere a casa tua, simpaticone.”
“Ti assicuro che è molto meglio che io sia qui. Tu non sai di cosa è capace Nina.”
Lei distolse lo sguardo dallo schermo.
“Ti ha obbligato a venire qui?”
“Più o meno. Ha un ottima arte persuasiva, diciamo.”
 
Criss si immaginò Nina con in mano una clava che rincorreva Ian per tutti gli studi, minacciandolo di morte sanguinolenta.
Scoppiò a ridere, solo all’idea.
 
“La trovi una cosa divertente?”
“Terribilmente.”
 
Mentre i due proseguirono a mangiare e chiacchierare come due vecchi amici, suonò il cellulare di Criss.
La ragazza lo sfilò dalla tasca velocemente. Era un numero privato che la stava chiamando, stranamente.
Rispose in italiano, senza pensarci.
 
“Pronto?”
“Cristina?”
No. Non era possibile, non lui.
Non adesso.
“Alex?”
“Sì. Ciao.. Quanto tempo!”
 
L’unica cosa che Cristina pensò in quel momento fu un bel “Porca P*****a”
 
“Che cazzo ti è venuto in mente? Chiamarmi e fare il simpatico dopo tre anni di silenzi?”
Sentì il ragazzo dall’altra parte, deglutire leggermente.
“Ho saputo che eri partita.. Volevo solo sentirti. Sapere come stavi, tutto qui.”
 

Tutto qui.
Tutto qui?

 
Criss senza aggiungere altro, chiuse la chiamata.
Gettò il cellulare sul divano e si riconcentrò sul film con forza maniacale.
 
“Se stringi così tanto, finirai per rompere le bacchette.”
 
Ian. Giusto!
Per un attimo si era scordata di lui.
 
“Hai ragione” sospirò con tristezza.
“Tutto bene?”
“Potrei dirti di si ma non ne sono sicura, sinceramente.”
“Era qualcuno che non volevi sentire, dico bene?”
“Già.”
“Beh, ho ammirato il tuo sangue freddo.” aggiunse Ian.
“Ma se non hai capito un cavolo di quello che ho detto.” Disse invece lei, osservandolo di sbieco.
Lui fece spallucce. “L’ho capito dal tono della tua voce, in fondo sono un attore. So interpretare i gesti, le movenze, i toni. “
 
Criss chiuse così l’argomento. Le era venuto il nervoso, ora.
Altro che mangiare.
Avrebbe voluto vomitare.
 
 
“Sicura di stare bene?”
Ian appoggiò le bacchette sul tavolo avvicinandosi di più a lei.
 
“Si Ian. E’ solo un momento, tranquillo.”
 
Lui la osservò, lentamente.
Sembrava un gatto che osservava stizzito un topo.
 
“Smettila di fare la sbruffona.”
“E tu fatti i cazzi tuoi.”
 
Ok, aveva esagerato.
In fondo lui non c’entrava molto.
 
“Scusami Ian. Non volevo.”
“Tranquilla. A volte me lo merito,dai.”
E le sorrise, davvero.
 
Ed era così vicino. Altro che schermo televisivo. Ian dal vivo era ancora più bello, ancora più semplice, ancora più umano.
 

Non riusciva a capire come avesse potuto idealizzarlo così tanto.

 
 
“Approposito..” Continuò il moro.”.. Mi devi ancora spiegare cosa tu voglia fare, riguardo quello.”
 
Eccolo. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.
 
Che fare?
Cosa dire?
 
Forse la verità era la cosa migliore, la cosa giusta.
 
“Non lo so Ian. Non sono tanto una tipa da : buttiamoci e prendiamo quello che viene. O almeno, non lo sono più.”
 
Dopo le svariate delusioni, Criss ora, aveva solo bisogno di stabilità.
Poi stare da sola non le dispiaceva, aveva provato nuove cose.
 

Aveva cominciato ad amare se stessa, davvero.
 

“Pensi di non riuscire mai, ad avere una relazione stabile, con me ?”
“Stai scherzando, vero?” disse lei ironica.
Ian sembrava un bravo ragazzo, ma sapeva com’erano le star.
Storielle da poco, di qualche mese e via.
Nuova esca, nuova preda.

 

“Non so che idea tu abbia di me, ma ti assicuro che i miei tempi d’oro, sono finiti.”
“E allora smettila di fartela con le ragazzine. Trovati una donna e metti su famiglia.”
Ian sorrise.
 
“Non sai quanto l’ho cercata. Sono quasi certo che non esista nemmeno una donna adatta a me.

Ma questo è un pensiero comune per gli uomini.”

 
Se non la trovava lui, figuriamoci lei.
Comune mortale con un sex appeal da pomodoro.
 
“Comunque il film è finito.” Lui le fece notare.
 

Com’era possibile?
Avevano parlato così tanto?
Non le pareva possibile, era strano.
Parlare con quell’uomo era bello, tanto quanto, guardarlo.
 
“Criss.”
“Che c’è?”
“Odio quando fai così. Mi fai imbestialire.”
La ragazza strabuzzò gli occhi. “Così come, scusa?”
“Quando ti chiudi dentro il tuo mondo e pensi. Pensi a chissà cosa, estraniando tutti da i tuoi reali pensieri. “
“Mi spiace. Lo faccio da sempre, non prenderla come una mancanza di educazione.”
 
Calò un improvviso silenzio tra loro. Lei non sapeva cosa fare, non si era mai trovata in quel tipo di situazione.
Non con un uomo che aveva un così grosso ascendente su di lei.
Tutti i ragazzi che trovava carini, prima diventavano suoi grandi amici e poi, quando la relazione si trasformava in qualcosa di più, fuggivano tutti.
Vedere Ian che la guardava con interesse la mandava in confusione.

In panico totale.

 
Si alzò, decidendosi a sparecchiare. Ma non fece molto.
Ian l’afferò per le mani e la catapultò sul suo pouf.
Lui le si mise sopra, bloccandole le mani sopra la testa.
 
“Come la mettiamo, Signora Imperturbabile?”
“Ian, toglimi le mani di dosso.”
“Ti dispiace così tanto?”
“Non ho detto questo” affermò lei.
Non poteva semplicemente dirgli “Hey, bello. Fai di me ciò che vuoi. Potrei diventare anche il tuo gel per capelli, se vuoi.”
“ E allora cosa ti blocca dal lasciarti andare?”
“No la domanda giusta è : Tu cosa puoi garantirmi, per far si, che io possa lasciarmi andare?”
 
Ian la fissò senza dire una parola.
Abbandonò la prese sedendosi accanto a lei.
 
“Nulla. Non posso darti nulla, sinceramente.”
 
Era la verità, lo sapeva.
Com’era dura accettarlo, però.
Criss si alzò, precipitandosi in cucina per lavare le poche cose che avevano usato.
Aveva il corpo in fiamme. Quel contatto era stato il primo tra loro.
Si erano toccati in precedenza, ma solo con le loro labbra.
 
E non era per niente la stessa cosa, assolutamente.
 
Quando finì di pulire, sentì provenire dal salotto, una musica che conosceva benissimo.
 
Gotta be Somebodydei Nickelback.
Una delle sue canzone preferite.
 
Ian accennava un ballo strano, mentre canticchiava.
Appena la vide arrivare, le si avvicinò.
 
This time I wonder what it feels like, to find the one in this life. The one we all dream of  but dreams just aren’t enough. So I´ll be waiting for the real thing.”
 
Lei sorrise, cantava anche piuttosto bene.
 
Lui, mentre ondeggiava sinuosamente, l’afferrò per i fianchi, abbracciandola.
Appoggiò la testa sulla spalla della ragazza, sussurrandole :
”Adoro questa canzone.”
“Anche io, belloccio.”
“Adoro anche quando mi prendi in giro, a dire la verità.”
Oh. Criss l’avrebbe fatto tutta la vita, se a lui piaceva così tanto.
 
There`s gotta be somebody for me like that.” Le sussurrò a tempo con la canzone.
 
“E’ un qualche messaggio criptato per caso?”
Lui alzò la testa abbassando lo sguardo per catturare quello di lei.
 
“E’ un suggerimento.” ed ecco il sorriso alla Damon che la faceva impazzire.
Is it that moment when I find the one, that I spend forever with.” Ian le sussurrò questa frase a stretto contatto con le sue labbra.
 
“Come riesci a farlo, Ian?” disse lei quasi senza fiato.
“Cosa?” Disse lui allontanandola leggermente per poi riabbracciarla.
“A essere così dannatamente provocante e dolce allo stesso tempo.”
“Uh. Saranno una della mie tante qualità” scherzò il moro.
“E ne ho altre.” Concluse guardandola con fare malizioso.
“Ma davvero? Per esempio?”
“Vuoi proprio saperlo?”
 
Criss sapeva che rispondendogli di no, non ci sarebbero più state possibilità.
Lui se ne sarebbe andato via per sempre.
Senza ma e senza se.
Prese tutto il coraggio che aveva in corpo e rispose con un :” Sì.”
E Ian non aspettò altro.
La sollevo con delicatezza dal suolo e se la caricò come un sacco di patate.
 
“Hey, ok, mettimi giù. Ho il sushi che balla la macarena nello stomaco!”
 
Lui rise di gusto e si sdraiò sul divano, adagiando la ragazza sopra di se.
Lei alzò il busto puntellandosi sui gomiti.
“E quindi?”
“E quindi niente. Adesso tocca a te.”
“Mica dovevi farmi vedere gli altri tuoi pregi?”
“Si è vero. Ma preferisco fare il misterioso. Scoprili da sola” la provocò l’uomo.
 
Criss sorrise.
Sorrise non solo con la bocca ma anche con gli occhi, con il corpo, con tutta se stessa.
Anche se si stava cacciando in un pasticcio, lei si sentiva bene.
 
Cosa le importava del mondo?
 
Lui se ne è sempre fregato di lei, l’ha sempre sfruttata e poi abbandonata nei momenti peggiori.
Era arrivato il momento di pensare solo a se stessa.
Poco importava se era poco ortodosso.
 
Tredici anni? Non le sembravano più così tanti.
 
Criss si abbassò leggermente. Osservò i suoi occhi intensamente, poi li chiuse e lo baciò.
Ne con forza, ne con troppa foga.
Dolcemente e lentamente si decise a percorre quelle linee curve, quella morbidezza.
E l’uomo la seguì,cambiando il bacio a stampo, con qualcosa di più.
 

Era bellissimo.

 
Ian non smise mai di toccarla. Con leggere carezze percorse diverse volte le braccia, il viso e le mani, mentre la ragazza faceva lo stesso.
E quei contatti leggeri, arrivarono in profondità dei loro animi, come elettricità.
Da quel momento si instaurò una sorta di contatto mentale e fisico, qualcosa che non si sarebbe diviso più con semplicità.
 
Inebriata da tutto quello che era successo,  la ragazza si scostò ponendosi di lato. Ian l’avvicinò a se, abbracciandola.
 
“Cazzo.” Il ragazzo, abbassò lo sguardo verso di lei.
“Che è successo?”
“Tutto. E adesso?”
Lui tirò su leggermente le spalle.
“Si vedrà. “
“Ian..Non voglio che qualcuno lo sappia. Non voglio finire dentro a un tunnel di gossip, giornalisti e robe varie.”
“Non accadrà. Se tu non vuoi, rimarrà una cosa tra di noi.”
“Niente di impegnativo?”
“Ti fa paura ,altrimenti?”
“Un po’.”
 
Lui le scompigliò i capelli, con fare amorevole.
 
“Criss.”
“Sì?”
“Prometto di comportarmi bene.”
“Bravo. Proverò a farlo anche io.”
E sorrisero ancora.
“Ora è meglio che torni a casa. Domani abbiamo le riprese alle 5 del mattino.” Disse lui un po’ dispiaciuto.
“Ammetto che mi spiace.”
“Io invece, non ti credo.”
 
Ian si alzò, lanciando un ultimo sguardo verso la ragazza.
Criss si sistemò velocemente, prima di accompagnarlo verso la porta.
Sapeva di avere le guance leggermente rosa, ma in fondo non si vergognava.
 
Aveva i suoi buoni motivi, no?
 
“Good Night, Sunshine.” Disse lui avvicinandosi di nuovo.
“Adesso mi dai anche i nomignoli?”
“Perché no? Preferisci nomi più dolci? Che ne so, tipo:  “Coniglietta, Passerottina o gattina”?
Criss scoppiò a ridere.
“No, per carità! Piuttosto chiamami discarica!”
Lui le sorrise dolcemente.
“Vado Discarica adorabile, a domani.”
E la baciò delicatamente sulla guancia.
Mentre l’uomo si diresse verso la sua macchina, la ragazza si appoggiò allo stipite della porta osservandolo andare via.
 
Finalmente Criss capì cosa stava succedendo.
 
Non sapeva se essere felice o no.
Non sapeva se era pronta ad un nuovo cambiamento.
Ma se non ci avesse provato, ne era certa, un giorno se ne sarebbe pentita.
E questo era ancora peggio.
 
---
 
Eccolo qui! Questo capitolo, premetto, che a me piace molto. Spero solo di non aver calcato troppo sui personaggi.
Sono abbastanza credibili?  :S
Ho cercato di creare una situazione ipoteticamente reale, spero di esserci riuscita.
 
Da questo capitolo poi, voglio dedicare questo spazio, per ringraziare chi segue e commenta la storia.
Voglio iniziare a ringraziare  nightmare123 e Dede_Blood per aver commentato il capitolo precendente. Ovviamente ringrazio anche tutte le altre che seguono la storia! [Ringrazierò da ora in poi, chi commenterà il capitolo prima, citando i loro nick :)]
Ora vi saluto, al prossimo Cap!
Bye <3
 

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Capitolo 10
*** Just One Chance. ***


Ps: Ascoltate la canzone Far Away dei Nickelback  mentre leggete questo capitolo. Capirete poi leggendo!


Just one chance

 
 
Ian percorreva a tutta velocità la strada per ritornare al suo loft. Si sentiva stranamente gasato e non riusciva a reprimere il sorriso da ebete che aveva in faccia.
 

Criss era una ragazza interessante, non poteva non ammetterlo.

 
Ed erano poche le ragazze così limpide e genuine al mondo. Se lo diceva lui, poi, lo si poteva credere.
Negli anni aveva consumato storie più superficiali, che altro. Storie con donne bellissime ma vuote tanto quanto un barattolo di gelato, nelle mani di un uomo a digiuno da mesi.
Ma a lui non importava molto. O meglio, così lasciava trasparire all’esterno.
Sta di fatto, che Ian , stava per addentrarsi in un qualcosa di nuovo, ma anche pericoloso.
 
Lei era dannatamente giovane, e lui beh, ormai non era più un ragazzino.
Aveva priorità che un qualsiasi uomo della sua età aveva. Allo stesso tempo, però, il suo stato da eterno Peter Pan, non lo infastidiva molto.
Bell’aspetto perenne, tante donne, tanti soldi.
Si chiese quanto era lontano l’Ian di una volta da quello di adesso.
Al solo pensiero, il suo sorriso si spense.
Non voleva far perdere a Criss la spensieratezza che lui aveva dovuto sacrificare, anni prima.
 
 
***
 
 
Il giorno seguente Criss e Ian erano tutti sguardi maliziosi e battutine sceme.
Nessuno aveva notato la differenza, però.
Nessuno aveva capito che i loro sguardi, erano leggermente cambiati.
Erano sguardi , che nonostante tutto, si cercavano.
 
Dopo l’ennesimo gioco di sguardi, nella sala relax, Criss sentì il suo cellulare vibrare.
 
1 Nuovo Messaggio.

–Nina <3–

 
E’ inutile che volete fare tanto gli amiconi. Si vede lontano un miglio che tu mi devi raccontare qualcosa. Qualcosa che inizia per S e finisce per omerhalder!
Alle 4, davanti alla macchinetta del caffè. Intesi?
 

Kisses, Nina.

 
Criss sorrise ampiamente.
Doveva ringraziare la mora per aver combinato quella specie di casino.
Come minimo le doveva l’intera macchinetta del caffè, anche due.
 
Criss si sentiva bene, era sempre felice. E pensare che erano passate solo poche ore da quella sera.
 
Era pronta anche a  scommettere che, se qualche povera anima le avesse chiesto di scalare l’Himalaya, lei lo avrebbe fatto. In infradito, per giunta.
 
Così un’ ora dopo si ritrovò con la bella attrice a parlare, con un bel caffè in mano.
 
“COOOSA??”
“Nina abbassa la voce, cazzo!” sussurrò Criss.
“Come cavolo faccio? Madonna! Non ci credooo! Ma no dai. Ma davvero?”
Criss sorrise. “Sì.”
“Ma quindi state tipo” insieme”, ora?”
“No.. O almeno. Non ancora. Mi sembra presto per dirlo.”
“Wow, Criss.. Sono contentissima per te! Spero solo che Ian si comporti bene.”
“Vedrai, se fa il cretino, lo sistemo io.”
 
Nina le sorrise e abbracciò la ragazza.
 
“Ora mia cara, è meglio che io vada. Il lavoro mi chiama.”
“Di già?”
Nina di tutta risposta mimò un pianto.
“Comunque, sai di stasera?” continuò.
“Uhm no. Cosa dovrei sapere?”
“Ah niente. E’ meglio che te lo dica il diretto interessato o interessata.” Disse Nina facendole l’occhiolino.
Ma Criss aveva già un presentimento su chi fosse il diretto interessato.
Così salutò l’amica e si apprestò ad uscire dagli studi.
 
Il suo lavoro di oggi era finito.
Finalmente!
E le sarebbe toccato uno splendido weekend, per di più.
Niente di meglio!
Ne avrebbe approfittato per abbellire la nuova casa, chiamare i suoi, progettare il futuro.
 

Sia santificato il fine settimana!

 
Mentre stava per raggiungere la macchina, sentì una voce chiamarla da lontano.
Non le ci volle molto a capire chi fosse.
 
“Ian.”
Il ragazzo si avvicinò al lei, dopo una breve corsa.
“Criss. Tutto bene?”
“Direi di si. Te?”
“Molto meglio, ora.” E sottolineò l’ultima parola con enfasi.
“Schifoso lecchino.”
“Ti ringrazio. Pensare che volevo fare anche l’uomo galante, stasera.”
“Cioè?”
“Oh beh..” lui si girò dandole le spalle” ..Non era niente di importante.”
Lei gli mise una mano sulla spalla cercando di farlo girare.
Ma copriti cielo; l’uomo era una vera statua di marmo.
“Dai, scherzavo. Prometto di insultarti con più dolcezza, la prossima volta.”
Lui si girò, mimando il sorriso che lei adorava di più.
 
E non era l’unica donna che lo affermava, per giunta.
 
“Ok, sarò magnanimo. Stasera c’è un barbecue all’aperto fuori città, organizzato da tutta la troupe. Ovviamente sei stata invitata anche tu, ma volevo essere io a dirtelo.” Continuò a guardarla sorridendo eloquentemente.
“Immagino che dovrei sentirmi lusingata.” Accennò lei.
“Può darsi.. Comunque ti vengo a prendere io per le 8, baby.”
“Come vuoi, Macho man.”
Ian poi si guardò in giro circospetto, con la scusa di sussurrarle qualcosa all’orecchio, la baciò lievemente sulle labbra.
 
Criss capì che anche quella sarebbe stata una serata infuocata; se lo sentiva.
 
L’uomo poi se ne andò, così come era venuto, e lei si precipitò a casa per prepararsi.
 
 
 
Tornata a casa, si dedicò ad un pomeriggio pieno di musica. Così si appostò su youtube ad ascoltare le sue canzoni preferite, da sempre.
 
Mentre si addentrava nel Web, ricevette un e-mail, inaspettatamente.
 
Guardò la sua posta elettronica e rimase bloccata per circa un minuto.
Quella e-mail.
Quel nome.
Era lui.
Era tornato.
 
Bryan Alexander
To : Cristina Leoni
 

Così Lontano
 
Questo tempo, questo luogo
Maltrattato, errori
Troppo a lungo, troppo tardi
Chi ero io per farti attendere
Giusto un’altra opportunità
Giusto un altro respiro
Giusto qualora ci sia un’altra via
Perché tu sai
Tu sai, tu sai

Che ti amo
Ti ho amato tutto il tempo
E mi manchi
Così troppo lontana per troppo tempo
Sogno che tu sarai con me
E non andrai via
Smetto di respirare se
Non ti rivedo ancora una volta

In ginocchio, Chiederò
Un’ultima possibilità per un ultimo ballo
Perché con te, io resisterei
a tutto l’inferno per stringere la tua mano
Ti darei tutto
Lo darei per noi
Darei ogni cosa ma non rinuncerò
Perché tu lo sai,
Tu sai, tu sai

Così lontano
Sei stata così lontano per troppo a lungo
Così lontano
Sei stata così lontano per troppo a lungo
Ma tu sai, tu sai, tu sai

Che io volevo
Volevo stare con te
Perché io chiedevo
Io ho bisogno che sentissi che ti dicessi
Che io ti amo
Ti ho amato tutto il tempo
E ti perdono
Per essere stata lontano così tanto tempo
Allora riprendo a respirare
Stretta a me, e senza lasciarmi andare più via.
 
 
Dopo la telefonata di ieri non sono riuscito a chiudere occhio tutta la notte. Te la ricordi questa canzone? Ti ricordi di noi?
 
Torna presto, ti prego.
Tuo, Alex.

 
Non poteva. Non poteva farglielo; non adesso.
Criss prese il computer e lo gettò sul letto, fortunatamente.
Le stava venendo una crisi di panico, come le succedeva quando era in uno stato emotivo spaventoso.
Cominciò ad urlare.
Susseguirono : parole sconnesse, pugni sul muro, calci sui mobili.
Poi crollò a terra e pianse, come non faceva da tre anni.
Come non mai.
 
***
 
Ian non era felice, di più. Era eccitato come non gli capitava da tempo.
Il suo umore era un susseguirsi di sbalzi emotivi, poteva vedere nel suo cervello un enorme elettrocardiogramma che passava da momenti di assoluta indifferenza ad attimi di pazzia totale.
E tutto questo era merito di una ragazzina plasmata dall’ironia e dalla bellezza della semplicità.
 

Criss.

 
Ian non poteva, non doveva, credere ai suoi recenti pensieri.
Lui, uomo tutto d’un pezzo, non poteva sciogliersi per una ragazza.
Però la realtà era ben diversa, visto che stava per tornare a casa e farsi bello come non mai.
E lo sappiamo tutti il motivo.
 
Prima di entrare in macchina, Ian sentì vibrare il telefono.
 
1 Nuovo Messaggio.

Numero Sconosciuto

 

Ciao Ian, sono Criss! Scusami ma per stasera ci ho ripensato.. Nulla di grave, solo un po’ di stanchezza!
See you Tomorrow,
C.

 
Ian strabuzzò gli occhi. Non era possibile, non in quel momento.
L’aveva vista meno di un’ora fa; come poteva essersi sentita male così all’improvviso?
Beh, però era possibile. Perché non crederle?
 
-Ian Joseph Somerhalder, smettila di pensare sempre male.-
Si disse, e così, senza pensarci, chiamò quel numero.
 
Voleva almeno sentirla, visto che il suo umore adesso era più deprimente di un funerale.
 
Tu…Tu..
 
Tu…Tu..
 
Tu…Tu..
 
Le aveva messo giù, cazzo. E non una volta.
 
Ian si irritò alquanto. Pensava almeno di aver oltrepassato la soglia d’indifferenza da parte sua.
Invece si sbagliava. E solo dio sa quanto lui sia testardo. Se lei non voleva rispondere a uno stupido apparecchio, con lui davanti, sarebbe stato diverso.
E così fece.
Imboccò la strada verso il suo quartiere, verso il numero 1376.
Verso la casa di Criss.
 
 
 
 
---
 
Eccomi quaaa! Capitolo triste, lo so!
Ma come dicevo prima ad una mia amica (Grazie Giulietta, per il tifo <3), la vita non è tutta rosa e fiori. Voglio che la mia storia sia credibile, quindi farò di tutto per non creare una cosa melensa. Non mi piace!
Non per questo non ci saranno momenti dolci, anzi!
Dopo la tempesta.. arriva sempre il sereno. ;)
 
Oggi ringraziamo : Dede_Blood, nightmare123 e VeroSD per le recensioni! Grazie tante per seguirmi e recensire! Lo apprezzo molto! Ringrazio anche chi non recensisce ma segue in silenzio, grazie mille! Al prossimo capitolo <3
 

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Capitolo 11
*** Here Comes the Sun. ***


 Here Comes the Sun

 

Criss aveva perso la cognizione del tempo.
Non capiva se era sdraiata sul pavimento da secondi, minuti oppure ore.
La cosa peggiore era che non riusciva a trovare il coraggio di alzarsi. In qualche modo il pavimento la rassicurava, per dirla tutta.
Il caldo del parquet la faceva cadere in uno stato di torpore tale da estraniata completamente dal mondo. Tra le sue mani sentiva il telefono che fastidiosamente continuava a vibrare, riportandola alla realtà. Ma lei continuava a mettere giù. Nessuno l’avrebbe vista così, nessuno aveva il diritto di disturbarla.
O almeno, così credeva.
 
***
 
Ian era appena arrivato davanti alla piccola casa di Criss.
La macchina della ragazza era parcheggiata davanti alla sua e l’uomo, tutto preso dalla sua missione, dimenticò di chiuderla a chiave.
 
Arrivato davanti alla porta, cominciò a suonare ripetutamente il campanello.
 
“Criss?”
 
Dopo pochi secondi, continuò a chiamarla mentre suonava il campanello o bussava con le mani.
 
1 minuto dopo..
 
“Criss! Lo so che sei in casa.. Dai aprimi.”
 
2 minuti dopo..
 
“Cazzo, dai. Smettila di farti desiderare!” disse battendo con forza il pugno sulla porta.
 
Ma niente; la casa sembrava deserta. Ian era arrivato addirittura a sbirciare dalla finestra del salotto che si affacciava sul giardino. Nulla;  nessun segno di vita.
 
Mio caro se ti becca qualcuno, sei nella merda. Ti manca giusto qualche denuncia e poi se bello che fresco.
 
Ma Ian non era così stupido. Sentiva, in qualche modo, che lei era li dentro.
Non capiva perché si rifiutava di aprirgli.
 
Le aveva per caso fatto qualcosa?
Non poteva essere.
 
Perché ce l’aveva con lui, allora?
In fondo si erano salutati normalmente, solo poche ore prima.
 
Arrivò a pensare ad un coma profondo, post- sbornia di fine settimana.
Ma anche se, stava dormendo come un ghiro, a quest’ora avrebbe dovuto già sentire la sua insistenza.
 
Colto da una necessità improvvisa di muoversi, cominciò a girare intorno alla casa, come se la cosa lo tranquillizzasse.
Fortuna volle che trovò una finestra aperta.
 
Ian non farlo, ripensaci.”
-Perché dovrei?-
“Ma sei diventato completamente idiota? E’ violazione di proprietà privata, cretino!
 
Ma Ian non aveva voglia di perdersi in qualche discorso interiore.
Così, con un balzo felino, entrò nella casa.
 
Era la finestra del bagno e fortunatamente atterrò vicino alla doccia, evitando malamente di mettere un piede nel gabinetto.
Altro che movenza atletica, stava per fare una colossale figura di merda.
Ma la fortuna l’aveva graziato, almeno per quella volta.
 
“Cristiiina?? Ora vengo a prendeeerti!”disse scherzando, imitando Joe Pesce, il famoso ladro del film “Mamma ho perso l’aereo”.
 
Si diresse subito verso la cucina, ma era completamente vuota.
Il salotto, come aveva già osservato prima, era anch’esso privo di vita.
Decise di andare in camera da letto, anche se passando poco prima dal bagno, aveva visto il letto vuoto.
Quindi entrò, sospettando già che non avrebbe trovato la ragazza.
Invece si sbagliò, si sbagliò di grosso.
 
***
 
Criss sentì due mani, posarsi sul suo viso.
Non avendo gli occhiali e nemmeno le lenti, la vista era offuscata. Quindi non capì subito chi fosse l’intruso.
Ma quando vide due puntini blu muoversi velocemente, non poteva avere dubbi.
 
“Ian..”
Ma il ragazzo non le rispose, la prese in braccio e l’appoggiò con estrema delicatezza sul letto.
 
“Grazie.” sussurrò lei.
Aveva la voce roca, maledizione.
Gli urli sclerotici di prima, ora si facevano sentire.
 
“Che cosa ti è successo?”
La voce di Ian all’improvviso fu come una enorme  DONG  nella sua testa.
Cominciò a riprendere la sensibilità anche nelle gambe che si erano informicolate per la posizione scomoda.
 
Criss si risvegliò così, dalle ombre del suo passato.
 
“Niente di importante, Ian. Ho bevuto qualcosa, giusto per festeggiare. Ma non ho retto.” Disse la ragazza sedendosi con le gambe incrociate sul letto. Mimò anche un sorriso che non avrebbe indotto il moro a pensare male.
 
“Smettila di fingere. Ho capito che c’è qualcosa che non va, perciò, sta a te decidere se dirmelo.”
 
Criss si concentrò sulle proprie mani. Non sapeva cosa dirgli, tutto quello che le passava per la testa le sembrava così banale.
 
Ian si sedette di fronte a lei, accavallando le gambe.
 
“Ti consiglierei di sciacquarti il viso, visto che hai gli occhi rigati di nero e rossissimi. Poi se ti va, sono di là a preparare il te.”
 
E lui se ne andò, lasciandola li a perdersi nei suoi pensieri.
 
“Bel grattacapo.” pensò mentre si apprestava ad andare in bagno.
 
Effettivamente non aveva una bella cera. Poi non era mai stata così pallida e i suoi occhi marroni le sembrarono così tristi, come se in realtà, non fossero i suoi.
 
La cosa più triste era stato l’atteggiamento indifferente di Ian. Ma in fondo se lo meritava, li aveva dato buca inventandosi una bella balla.
Poi per finire in bellezza, lui l’aveva scoperta in pieno, con tanto di salvataggio da vigile del fuoco.
 
Si. Si prospettava proprio un bellissimo fine settimana.
 
Entrata in cucina fu avvolta dal profumo di tè alla vaniglia, il suo preferito.
Si chiese come Ian l’avesse capito. Non gliene aveva mai parlato, ne era sicura.
 
Prese posto di fronte a lui che era intento a sfogliare il giornale bevendo con disinvoltura il suo tè.
 
Non sollevò lo sguardo, non fece nessuna battuta, non le chiese niente.
 
Stava aspettando che fosse lei a parlare, l’aveva intuito.
 
Ma cosa poteva dirgli?
 
La verità le sembrava così imbarazzante.
 
“Mi spiace per averti dato buca questa sera. Ti garantisco che non è stato fatto di proposito.” Iniziò la mora.
Ma lui non rispose, girò solamente una pagina del giornale con tranquillità.
 
“Non era premeditato, ecco. “
 
Nessuna risposta.
 
La sua situazione emotiva era ancora piuttosto turbolenta e il comportamento del bell’attore, la fece innervosire più del dovuto.
 
“Ok posso capire che tu sia incazzato, però almeno potresti rispondere,eh.”
 
Ma lui continuava a fare finta di niente.
La ragazza alla fine, esplose.
Inondò il silenzio con le sue parole incontrollabili.
 
“Cazzo, Ian. Ti ho chiesto scusa, cosa posso dirti di più? Porca di quella… Non me la sono cercata io quella e-mail. Non ero io la fottuta menefreghista che voleva farsi risentire. Ok? Quindi evitami il tuo comportamento da Dio Onnipotente, perché in questo momento potrei solo bestemmiarti addosso.”
 
Ian alzò lo sguardo inchiodando quello di lei.
Evidentemente aveva captato ogni singola parola, della ragazza.
 
“Chi è che si è fatto risentire?”
Merda.
Starsene zitta lei, no?
Le piaceva complicarsi la vita.
 
“Alex.”
“Alexia,Alexis, Alexander ecc..?”
“Alexander anche se in realtà è il suo cognome.”
 
Vide il volto dell’uomo assumere diverse sfumature.
Sorpresa, tristezza ed infine rabbia.
 
“Immagino non sia un tuo semplice amico.”
Criss non rispose, non ce n’era motivo.
Non era una domanda; era semplicemente un’affermazione.
E Ian aveva clamorosamente indovinato.
 
“Vuoi parlarne?”
 
No. Non voleva parlagliene perchè non erano effettivamente affari suoi.
Lui in fondo non era niente per lei, non ancora.
Anche se si stava aggiudicando un posto fisso in prima fila nel suo cuore, ma non era pronta ancora a dirglielo.
Mica voleva pompare ancora di più il suo ego.
 
“Hey, non piangere. Criss!”
 
La ragazza non se ne accorse subito, ma vide sul tavolo il susseguirsi di lacrime che scendevano dai suoi occhi.
Probabilmente il suo corpo reagiva un po’ in ritardo.
 
“Criss..”
Ian si era spostato dalla sua parte del tavolo, in ginocchio davanti a lei. Le prese poi il viso tra le mani per poterla guardare esattamente negli occhi.
 
“So che ci conosciamo appena. So che sei dannatamente orgogliosa, lo sono anche io. Ma se vuoi parlare, urlare, picchiare qualcuno.. Beh… Ci sono. Ed è una richiesta in via del tutto eccezionale. Di solito sono meno amichevole!” scherzò lui.
 
Criss si pulì il viso, con la manica della felpa.
 
“Grazie Ian…” si interruppè un attimo.
Un idea geniale le balenò in testa.
“Dimmi piuttosto che ore sono!”
 
Ian la guardò sbalordito , poi dopo aver osservato il suo enorme orologio da polso, le riparlò.
 
“Sono le 17.30. Perché?”
 
“Vieni con me, ti faccio vedere una cosa.”
 
***
 
Ian guardò dubbioso la ragazza sopra di lui.
 
“Muoviti Ian!Non fare il pappamolle!”
 
Ian era senza parole e mentre si aggrappava sul pergolato, arrivò finalmente sopra il tetto,dove si era già seduta a penzoloni, Criss.
 
Adorava sempre di più quella ragazza che stava facendo riaffiorare il vecchio Ian.
Quell’Ian ragazzo, che si arrampicava come una scimmia sugli alberi della sua fattoria, in Louisiana.
Quell’Ian che amava la natura con il suo cielo e la terra.
 
Ora Ian capiva.
Lei lo aveva portato li per vedere il tramonto.
Romantico, vero?
 
Probabilmente nessuna donna lo aveva fatto prima, ne era quasi certo.
Ovviamente molte sue fan avevano fatto cose pazze, stravaganti e , a volte,eccessive.
Nessuno aveva fatto qualcosa di così carino risultando comunque originale.
Ora capiva perché continuava a stare accanto a quella ragazza.
 

Era dannatamente diversa dalle altre.
Era dannatamente uguale a lui.

 
“Sai, da bambina lo facevo spesso. Cercavo il punto più alto della casa e mi mettevo ad osservare il cielo, sia all’alba che al tramonto. Ho sempre avuto una naturale propensione verso di esso, mi ha sempre affascinato. Colpa di mio padre che era un astrologo mancato e un insegnante di inglese

stravagante.
Lui mi ha fatto innamorare della libertà e delle nuvole.

Del sole e del calore.
E’ stato come una specie di connettore tra la Cristina bambina e il grande punto interrogativo della vita.”
 
Vide la ragazza che osservava l’orizzonte con occhi lontani, come se in quel momento lei non fosse esattamente li.
Il colore rosso si intonava benissimo con i suoi occhi nocciola, erano in perfetta armonia.
Ian non riusciva mai a capire come facessero le donne ad impazzire per i suoi occhi così freddi e distanti.
Infatti lui, nelle sue ragazze, aveva sempre ricercato un specie di calore, aveva ricercato occhi caldi come quelli di Meg ma anche di Nina, un anno prima.
Ma quelli di Criss erano diversi. Avevano quell’ingenuità che le donne più grandi non hanno più, che le donne dello spettacolo perdono.
 
Aveva la maniacale voglia di continuare a sognare nonostante stesse crescendo.

  

Dio, ammirava quella tenacia.

  

“Come mai mi stai raccontando tutto questo?” disse ad un tratto.
“Non lo so, sinceramente. Sento che posso fidarmi, è strano. Ti conosco da poco più di una settimana, ma è come se ti conoscessi da sempre.” e la ragazza sorrise maliziosamente.
Ian non capì subito quel sorriso ma non gli diede peso.
Era rimasto incantato dal viso di lei, che finalmente era girato verso di lui.
Capelli e occhi marroni , carnagione olivastra. Il sole era nato per posarsi su di lei.
Nonostante non fosse una top model, a Ian piaceva.
 
Strano, vero?
 
Eppure a lui la bellezza non interessava; c’era già lui per fare il belloccio della coppia.
Rise mentalmente di se stesso, stava diventando davvero superbo.
 
“Criss.”
La ragazza si voltò di nuovo verso di lui. “ Uhm?”
E Ian l’avvicinò a se.
Di  nuovo, come il giorno prima e come avrebbe voluto fare anche quello dopo.
Era infantile, stupido, egoista.
 
Lo sapeva.
 
Eppure quella ragazza aveva un qualcosa che lo attraeva.
 

Era vera.

 
Forse quell’ aggettivo così scontato per tanti, non lo era per lui.
Sapeva quanto avesse penato per trovare una persona così.
 
 
Mentre le accarezzava il viso lentamente, si perdeva in quelle sfere infuocate che lo guardavano con inaspettata dolcezza.
La piccola Criss non era solo un uragano di arroganza e ironia, era anche dolce.
E quella sera ne ebbe la conferma.
 
“Ian.”
Lui non smise di osservarla mentre avvicinò il suo viso a quello di lei.
“Uhm?”
E la ragazza sorridendo, lo baciò.
Imparava davvero in fretta.
 
***
 
Mentre Criss e Ian tornavano dentro casa, Criss ricevette un sms sul cellulare.
 

1 Nuovo messaggio.

-Nina <3-

 
Criss! Stasera non sei venuta, cavolo! Però noto con piacere che nemmeno il tuo Lui non c’è.. Quindi sei perdonata!!
Domani, preparati ad un terzo grado degno di Colombo.

   
Kisses, Nina.  

 

 

Criss sorrise come una deficiente.
Quanto era scema Nina, ma anche molto perspicacie.
 
“Chi è?” l’uomo le si avvicinò alle spalle, per leggere il messaggio.
“Il mio amante numero 8.” Disse lei appoggiando il cellulare sul tavolo della cucina.
“Accidenti. Pensavo ne avessi molti di più.”
Scherzò lui, abbracciandola.
 
Per Criss quella era una giornata memorabile.
Il suo cuore era passato da “ suicidio lampo” a “ paradiso terrestre”, solo nel giro di poche ore.
 
La vita è veramente tutta da vivere. Un istante può fare davvero la differenza.
 
“Criss..”
“Ian..”
“Ho fame.”
 
La ragazza scoppiò a ridere come se fosse stata  posseduta.
Si staccò dal ragazzo, indietreggiando un po’.
 
“Hai appena rovinato un momento romantico.”
“Non è vero. Non sai quanto può risultare romantico il cibo, mia cara.” disse lui sorridendo troppo maliziosamente.
Criss non gli diede retta, passando in rassegna la dispensa.
 
“Cosa vorresti mangiare?”
Intanto lui si appoggiò al tavolo con le braccia conserte.
 
“Se tipo andassimo a cena fuori?”
 

Se tipo ti rinchiudo in questa casa e ci rimani per sempre?

 
“Fuori discussione. Paparazzi, giornalisti, fan. Non mi va di immergermi in quella giungla.”
“Nemmeno se il ristorante in questione fosse quello della mia famiglia?”
 
Momento, momento, momento!
 
Si ricordava che Ian aveva una pizzeria con sua sorella e suo cognato. Ad Idaho .però, dall’altra parte dell’America.
Prima che potesse dire qualcosa, Ian la interruppe.
 
“Se ti prepari, abbastanza velocemente, riusciamo a riservarci un posticino tutto nostro.”
 
Lei non capì subito, però non poteva rivelare a Ian che lei era una sua fan maniacale e, per di più, sapeva anche dove si trovava la pizzeria.
 
“Dove si trova questo ristornate?”
“Mah , in elicottero qualunque distanza ti sembra superflua.”
E con quell’ultima frase Criss si apprestava a continuare quella giornata così stravagante.
 
Ce ne sarebbero state delle belle quella sera.
 
Ci poteva scommettere tutta se stessa.
 
---
 
Nuovo capitolo, nuove novità! Allora, come vi è sembrato?
Giuro che mi sono impegnata per portare avanti la storia, senza troppe divagazioni.
Se avete qualche dubbio, tranquilli. Il prossimo capitolo ne svelerà alcuni.
Mano a mano, come un puzzle, tutto vi sembrerà chiaro. :)
 
Ora soliti ringraziamenti a : Dede_Blood, nightmare123, buffy46, VeroSD e MoonLight_95!
Grazie per le recensioni, davvero! E grazie anche chi continua a seguire questo delirio personale.
Al prossimo Cap, cari! <3

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Capitolo 12
*** I Get a Little More from You, Baby. (Prima parte) ***


 I Get a Little More from You, Baby

 
 
Il viaggio in elicottero era stato spettacolare; per diversi motivi.
Il primo era che avevano solcato il cielo durante il  tramonto mentre il sole colorava d’ arancione le nubi, il paesaggio e i volti dei due ragazzi.
Criss non poteva credere come fossero belli i riflessi dorati sui capelli neri di Ian.
 
In realtà : cosa poteva stargli male?
 
Nemmeno un sacco dell’immondizia, pensò.
Il secondo motivo, che le aveva assicurato un viaggio spettacolare sull’elicottero, era sicuramente l’uomo seduto di fronte a lei.
 
Ne era praticamente certa.
 
Appena arrivarono in una piccola pista di atterraggio, Criss si sentì un po’ frastornata.
Con l’aiuto paziente di Ian, riuscì  a scendere dall’elicottero ondeggiando, però, oltraggiosamente sui tacchi.
Quella sera infatti, aveva voluto strafare.
 
Il suo vestito era stato comprato qualche mese prima, in un vecchio negozio vintage. Era una delle tante copie del tipico vestito bianco di Marilyn Monroe indossato nel film “Quando la moglie è in vacanza”.
Ovviamente lei adorava quell’attrice, con tante curve quanto bellezza stratosferica.
Però, il suo vestito, era di un bel nero intenso, largo sotto per lasciare le gambe libere dal ginocchio in giù e stretto sopra, creando una bella scollatura, senza cadere nel volgare.
L’unica pecca, era il retro, dove a differenza di quello della bionda, il suo vestito aveva una profonda scollatura che le lasciava nuda la schiena,completamente.
 
Dovette anche fare uso di un reggiseno con bretelle trasparenti, perché lei non era il classico tipo di donna che poteva permettersi semplicemente di ometterlo. Anche perché, non era il massimo dell’estetica. Ma quella sera, era decisa a non lamentarsi.
 
Per lo più, indossare tacchi n° 12, la faceva sentire meno bassa e questo era un toccasana per la sua striminzita autostima.
Non era mica facile vivere tutti i giorni alla modica “altezza” di 1.60 cm!
Però, come si suol dire : nella botte piccola c’è il vino buono.
Anche se lei credeva che il suo fosse diventato aceto, ormai; ma decise di non pensarci troppo.
 
Come poteva non farlo? Come poteva estromettere pensieri di quel tipo?
 
Aveva un dio greco, vestito di tutto punto, di fronte a lei.
Giacca nera, che racchiudeva una candida camicia bianca aperta ampiamente sul petto, pantaloni neri e l’unica nota “pazza” o forse “cool”, erano un paio di anfibi dello stesso colore, ai piedi.
Non c’era da aggiungere che stava davvero bene e che tutto questo metteva a dura prova la sua già precaria autostima.
 
Appena entrarono all’interno della McClain’s Pizzeria, Criss si sentì a casa.
Odore di mozzarella, pomodoro e pasta da pizza, la riportarono indietro nel tempo.
Quando la piccola Criss aveva solo 6 anni e giocava con i cugini nella cucina della nonna, mentre la donna curava i nipoti con gli occhi, le sue mani si muovevano esperte su vari tipi di pietanze.
La sua preferita però : era la pizza.
E Criss non impedì ad un sorriso malinconico di solcarle il viso.
 
“Qualcosa non va?” l’uomo le si materializzò improvvisamente di fianco.
I ricordi l’avevano fatto dimenticare dove fosse e con chi fosse.
 
“Niente di che. I ricordi infantili mi fanno questo effetto.” Sorrise voltandosi a guardarlo.
Lui ricambiò lo sguardo, incatenando gli occhi saldamente con i suoi.
 
“Posso capire. Anche a me questo posto fa un certo effetto.”
Ma prima che la ragazza potesse continuare il discorso, i due ragazzi furono raggiunti da una donna bellissima.
Capelli castano chiaro, carnagione chiara e occhi azzurro mare.
Non ci voleva una sfera di cristallo per capire chi fosse.
 
“Iaaaaaaaan!”
I due si abbracciarono in modo amorevole.
E lungi da Criss, interromperli.
Erano davvero Mr & Mrs Supergnocco/a dell’anno.
Non dell’anno, forse del secolo; si corresse in seguito.
 
“Sei sempre più bella, Mon Amour.”
“Ha parlato l’idolo delle teenagers di mezzo mondo!” lo ammonì la sorella.
E i due si riabbracciarono una seconda volta.
 
Già. Criss era gelosa, non poteva non esserlo.
 
Ian aveva cambiato sguardo dal momento in cui aveva rivisto la sorella.
Era come se fosse ritornato bambino e Criss sorrise di quel piccolo gesto.
 
“Ragazzi che maleducati. Fare queste cose davanti a una bella ragazza!”
Un uomo un po’ stempiato, con anomali occhi marroni, si avvicinò al gruppetto.
Ovviamente non c’entrava molto nel contesto, ma aveva uno sguardo allegro e una presenza rassicurante.
 
“Dai Bill, non fare il guasta feste come al solito.”
Ian si staccò dalla sorella per avvicinarsi all’uomo.
 
“Ciao Cognatino, è bello vederti con sempre meno capelli in testa!” i due si diedero delle pacche sulla schiena, come se fosse amici da tempo.
Criss, d’altro canto, si sentiva di troppo, ma era normale, in quella situazione.
 
“Invece di fare lo spiritoso, presentaci questo splendore.” Disse l’uomo indicandola.
Criss sbattè gli occhi più volte; girò anche la testa per controllare dietro di se, ma constatò di essere sola.
Così con un po’ di timore, si portò un indice al petto. “ Chi, io?”
 
“E chi se no, mia cara! Non fare la modesta!” la donna le si avvicinò, porgendole la mano.
 
“Piacere io sono Cherry, sorella di Ian, non che co-proprietaria della McClain’s Pizzeria. E’ un piacere fare la tua conoscenza.”
 
La ragazza ricambiò la stretta di mano, notando solo in quel momento, delle lieve rughe di espressione della donna posta di fronte a lei.
Cherry doveva essere più vecchia di Ian, ma non voleva commettere qualche stupido errore di valutazione.
D’altronde era abbastanza ignorante al riguardo, visto che Ian non aveva mai parlato della sua famiglia nelle interviste, quindi stava viaggiando in un mare inesplorato. Almeno per lei; maniacale fan del bell’attore.
 
“Soprattutto, sono lieta di conoscere una amica di Ian. E’ dal college che non me le fa più conoscere” proseguì la donna.
 
“E di che ti meravigli, tesoro? Guarda come la stai intimorendo, con la tua linguaccia da comare.” proseguì l’uomo stempiato.
“Oh, dai Bill. Che antipatico che sei, stavo solo facendo conoscenza.”
 
Ma la donna si allontanò per prendere sotto braccio il marito.
 
“Noi vi lasciamo prendere posto.Tra poco Caroline passerà a prendere la vostra ordinazione.”
E la donna, scoccando un occhiata a Criss, se ne andò via con Bill.
 
La ragazza non riuscì a capire se le stava simpatica o meno, fatto sta, che voleva evitare altri contatti diretti con la famiglia di Ian.
“Troppo seria la cosa.” Pensò tra se.
 
Ian la condusse con entusiasmo, all’interno della pizzeria. C’era un enorme bancone nero circolare nel centro del locale, mentre i tavoli erano dislocati lungo il suo perimetro, dove si estendeva sopra un enorme muro di mattoni.
 

Criss notò con piacere, che non era un luogo di lusso o per ricconi snob. Era un locale per comuni mortali, come lei. Per questo si trovò subito a suo agio. Non voleva simulare di essere qualcuno che non fosse.

 
Ian l’accompagnò ad un tavolo posto nell’angolo più lontano del locale. Con il muro di mattoni alle loro spalle e un enorme vetrata sulla loro destra, presero poi posto. Ian contro il muro e Criss esattamente di fronte.
 
Solo dopo qualche minuto, la ragazza si accorse che il locale era vuoto. Gli unici due clienti erano lei e Ian.

Solo Lei e Ian.

 
“Ora capisco perché mi hai portato qui.” iniziò la ragazza ”Posso vedere con piacere che è un locale molto famoso; pulula di vita!”
 
Ian la osservò, sorridendo.
 
“Stasera, in realtà, dovrebbero essere chiusi, è il loro giorno di riposo. Grazie alla mia capacità di persuasione sono riuscito a convincere Cherry ad aprire esclusivamente per noi due. Non sono proprio un Amore?”
 
Lui tirò su le sopracciglia, con fare ammiccante e Criss nascose un sorriso dietro al menù che aveva appena afferrato.
 
“Certo certo. Vediamo un po’ cosa posso prendere, mmmh..”
“Se vuoi anche qualcosa che non c’è nel menu, basta chiedere. Cherry adora le sfide estreme in cucina.”
 
Così il ragazzo, si mise a giocare con i grissini, simulando una specie di partita a Shangai.
 
Si chiese ancora, in cuor suo, come poteva essere presa per un uomo così idiota.
Però, era inutile fare l’altezzosa. Criss sapeva bene che più conosceva Ian e più si stava affezionando.
 
“Criss, ti piace il pesce?” La ragazza era rimasta in fissa sul tavolo per un momento. Scosse la testa sia per svegliarsi, sia per rispondere all’uomo.
“Perfetto, so io cosa potresti prendere.” Ed ecco che spuntò sul suo viso, il sorriso alla Damon.
“Dipende da quale tipo di pesce.”
“Non ti preoccupare, il mio è sicuramente di ottima qualità.”
“Ian!”
L’uomo scoppiò a ridere. “Lascia fare a me.”
 
Dopo che le ordinazioni – Criss non sapeva cosa Ian avesse detto alla cameriera, perché era andato direttamente in cucina ad ordinare– l’uomo la accompagnò in un tour personalizzato del locale.
Gli raccontò di quando comprarono il posto, della ristrutturazione, dei primi inizi. Il periodo in cui Ian si dedicò alla nascita della pizzeria, non era stato tra i più felici.
La sua carriera non decollava e lui stava per abbandonare, dedicandosi con la famiglia a quel piccolo locale.
 
Per fortuna non lo fece, pensò subito la ragazza.
 
“Fortunatamente ho ricevuto la proposta per VD. E’ grazie a Julie e William se oggi sono qui a ridere e scherzare. Se posso girare il mondo ed essere famoso. Può essere stancante, ma è assurdamente gratificante. Anche a troppo.” scherzò Ian mentre la portò in un piccolo ufficio.
 
Quando l’uomo la fece sedere sulla poltrona dietro la scrivania, Criss capì.
Doveva essere stata la scrivania di Ian, quella.
Con tanto di targhetta con scritto in grassetto “Ian J. Somerhalder
 
“Carina.” disse prendendola in mano.
“Beh il mio esibizionismo non è dovuto al successo, se non l’avessi ancora capito.” Dichiarò lui.
Criss osservò le foto che si trovavano li sopra.
A parte il viso bellissimo di Ian, un’altra persona attrasse la sua attenzione.
Bionda, viso anonimo, ragazza pressoché normale.
Megan Auld.
Ian si accorse del viso assorto di Criss, perso in chissà quale pensiero, mentre osservava la foto.
La prese e la capovolse.
“Come hai ben notato, è da tantissimo tempo che non ci vengo. Dovrei ripulire un po’.”
La ragazza lo osservò assente per un attimo.
“Posso farti una domanda?”
Lui non rispose . Ma lei, da grandissima rompi palle che era, continuò lo stesso.
 
“Come cazzo hai fatto a starci insieme per 3 anni?”
L’uomo prima la guardò sbalordito, poi spuntò sul suo viso un enorme sorriso, degno della pubblicità della Mentadent.
“E tu come fai a saperlo?”
 

Oh merda.

 
“Beh ho  visto la foto, sai che grande astuzia.”
“Non dico quello. Come fai a sapere dei tre anni?” continuò lui avvicinandosi a lei.
“No, no, no! Non farti strane idee, fottuto esibizionista megalomane. Son una fan di Vampire Diaries, quindi sono informata, relativamente, anche sulla vita degli attori.”
 
Seee, Criss. Trovane una migliore. E, alla svelta!

 
“Pensi che io me la beva?”
Il ragazzo si alzò dalla sedia, avvicinandosi pericolosamente a lei.
 
“Perché non dovresti?”
“Perché sono un fottuto esibizionista megalomane.” Il ragazzo con il sorriso malizioso stampato bellamente sulla faccia, sollevò Criss dal pavimento, sdraiandola poi, con nonchalance, sulla  scrivania.
 
“Hey..Hey! Ian, cosa cazzo stai facendo?”
“Mmmh, adoro quando diventi così volgare.” La scena abbastanza problematica, si delineò ben presto, nella testa della “malcapitata”.
Lei sdraiata come una platessa al sole, lui ovviamente, la seguì come un pescatore incallito.
 
“Io ti adoro, invece, quando ti comporti con un minimo di buon senso. Dai alzati, prima che arrivi qualcuno.” Si impegnò anche a fingere di spingere con le mani sul petto del ragazzo.
Come se lei volesse veramente fermarsi. Ma dai.
 
“Ti creerebbe qualche problema?”
 

Un momento, le creerebbe qualche problema?
Direi proprio di no.

 
“Ian smettila di fare il bambino ch..”
Ma la ragazza non riuscì a continuare la frase.
Parlare mentre sopra di te si scatena l’inferno, era problematico.
Parlare mentre l’uomo più figo del pianeta, aveva cominciato a baciarti; era semplicemente impossibile.
 
Ian la baciò diversamente dalle volte precedenti.
Senza poterlo vedere  chiaramente in viso , capiva che stava sorridendo.
Ma lei non era la solita ragazzina che si scioglieva in un brodo di giuggiole per così poco.
O forse si, ma mica poteva farglielo capire.
Allora ricambiò il bacio, decisa a far capire che non era disposta a essere comandata.
Di tutta risposta l’uomo spalancò gli occhi, capendo esattamente il contrario.
Cominciò ad aumentare il ritmo e non solo la sua bocca era in stretto contatto con la sua, anche le sue mani cominciarono a viaggiare sui capelli boccolosi della ragazza, per poi passare al collo .
Fortunatamente non osò proseguire oltre, anche perché Criss diventò di un rosso pomodoro degno della migliore qualità.
Ma ringraziando il cielo, avevano entrambi gli occhi chiusi, e quindi evitò un'altra bella figuraccia assicurata.
Mentre Ian spostò le sue labbra sul collo di Criss, lei ovviamente cominciò a delirare con stile.
Ma cogliendo la foga del momento, fece una cosa che voleva fare da tempo.

Oh Sì.

Palpò il bel fondoschiena di Ian.
E che fondoschiena, ragazze.
Ma, appena riuscì a leggere tra i suoi pensieri, la ragazza scoppiò a ridere.
E  di gusto anche.
Ian si alzò leggermente, creando una sorta di tenda nera corta, con i suoi capelli, sul viso della ragazza.
 
“Che c’è?”
Ma Criss non riusciva a parlare. Si sentiva una pazza, maniaca, ossessiva e pure rincoglionita.
Quella sera si amava proprio, constatò.
 
“Mi fa piacere che in un momento del genere, ti faccia ridere. E molto entusiasmante come cosa.”
Lui si alzò lasciandola sola sulla scrivania.
 
“Scusami, Ian..Tu non c’entri, però. Stavo ridendo di me stessa.”
Disse alzandosi anche lei.
Lui alzò un sopracciglio con fare scettico.
 
“Quanto sei deficiente, Criss.” Però non sembrò arrabbiato come voleva far credere.
La prese per mano e la riportò al tavolo.
 
Ian le fece mangiare una cosa dal nome impronunciabile,ma alla fine era una semplice zuppa di pesce.
Le disse : “E’ uno dei miei piatti preferiti.” E lei non potè rifiutare.
Con sorpresa le piacque molto, come del resto, tutta la cena.
 
Il ritorno a casa fu abbastanza tranquillo,tranne per il rumore insopportabile delle eliche.
Ritornati ad Atlanta, Ian portò Criss al suo loft.
La ragazza lo guardò male, appena lui parcheggiò la macchina.
 
“Ti sei per caso dimenticato l’indirizzo di casa mia?”
 
Ian la guardò divertito.
“Se preferisci andiamo a casa tua.”
“Da quando ti autoinviti a casa degli altri?” rispose lei, incrociando le braccia davanti al proprio petto.
“Diciamo che con te inizierò da stasera.” E lo sguardo che le gettò addosso, fu molto eloquente.
 
Ok, Mayday.
 

MAYDAY!

 
“Ian.. Voglio solamente dirti che non mi porterai a casa tua per fare quel tipo di cosa. Quindi evitiamo di discutere inutilmente e riaccompagnami a casa.”
Ma il ragazzo era già uscito dalla macchina, pronto ad aprire la portiera del passeggero per lei.
 
“Ian hai sentito?” disse lei uscendo.
“Certo, Sunshine. Se avessi avuto quel tipo di intenzioni, avrei continuato due ore fa su quella scrivania.” Lei aprì la bocca formando una sorta di O, ma la chiuse subito. E così i due entrarono in casa.
Criss esultò quando finalmente potè liberarsi dei tacchi scomodissimi.
 
Sia lodato il buon e vecchio caro pavimento!
 
“Se vuoi cambiarti, posso prestarti qualcosa di mio. Magari ti sta largo ma almeno è più comodo.”
 
Criss rivisse un flashback in quel momento.
Qualcun altro, in passato, gliel’aveva già chiesto.
 
4 anni prima..
 
“Criss se vuoi cambiarti, posso prestarti qualcosa di mio.. Magari ti sta largo, ma almeno è comodo.”
Ma lei era troppo imbarazzata per accettare la richiesta.
Era la prima volta che Alex la invitava a casa sua; ed erano da soli.
Ok, stavano insieme da 4 mesi, ma non avevano raggiunto ancora quel tipo di intimità.
 
“No grazie, sono comodissima lo stesso con i jeans.”
Il ragazzo la guardò deluso, forse Criss doveva accettare.
Forse Criss doveva sembrare più disponibile.
Lo amava, giusto?
E allora doveva smetterla di fare la ragazza di ghiaccio.
 
“Ok, dai. Scherzavo! Accetto la tua gentilissima richiesta.”
Fu così che Criss entrò definivamente in quella spirale di passione e incubo.
Fu con quel semplice” si”,che  la sua vita cambiò..

 
Ritornando al presente, Criss si ricordò che Ian era ancora sulla porta della sua camera, aspettando una sua risposta.
“Certamente.”
 
Ormai non aveva più 16 anni. Non avrebbe permesso a nessun altro di manipolarla o semplicemente illuderla.
Criss ormai era una donna.
E soprattutto, niente e nessuno l’avrebbe usata a quel modo.
Non più.
 
 [Fine prima parte]
 
---
 
Mi spiace, dover dividere questo capitolo, ma stava diventando davvero troppo lungo! Quindi il prossimo lo pubblicherò presto, prometto. :)
Scusate anche per il ritardo madornale, ma ho avuto una settimana pienissima!
 
Ok, c’è una piccola novità. Voglio cambiare stile di scrittura e renderlo più grande e più facile da leggere. Speriamo che sia un bel cambiamento xD.
 
Poi sto pensando di creare un blog dove postare tutte le cose che scrivo, così per sfizio personale. Qualcuno di voi mi seguirebbe, se lo facessi?
Fatemelo sapere con le solite recensioni, che mi fa sempre piacere ricevere.
Cerco sempre di rispondere a tutti, appena posso!
Soliti ringraziamenti a : VeroSD, nightmare123 e MoonLight_95! Grazie per le recensioni del capitolo precedente!
 
A presto, ragazzi. <3

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Capitolo 13
*** I Get a Little More from You, Baby. (Seconda parte) ***


I Get a Little More from You, Baby
 

Dopo essersi messa una maglietta nera larga e un pantalone della tuta alquanto lungo,  si sedette sul divano.
Ian era andato in cucina a prendere qualcosa da mangiare, mentre aveva lasciato alla ragazza, l’ardua scelta di decidere cosa guardare.
 
Bella merda.
 
C’era un’intera parete del salotto, ricoperta di DVD . E non stava scherzando.
Dopo essere stata travolta da diversi imprechi mentali e sconforto emotivo degno di un depresso DOC , prese - ad occhi chiusi - il primo DVD che vide.
 
Ottimo.
 
Ora aveva tra le mani Ricatto d’Amore, un film che lei adorava totalmente.
Si chiese però, perché dovesse continuare a fare la figura della romanticona attempata con Ian.
 
Ok.
Ricatto d’Amore era anche comico, però alla fine si andava sempre a parare li.
Non voleva insinuare qualche malsana idea nella testa dell’uomo.
Le mancava solo che gli dicesse : ”Ho bisogno d’affetto. Mi consoleresti?”.
Si immaginò poi Ian “vestito” alla  Mitch di Baywatch, correre verso di lei, per soccorrerla.
 
“Continua pure a sognare, cretina.”
La sua coscienza, in fondo, non aveva tutti i torti.
 
“Hai già scelto?”
Ian entrò scalzo e in tuta, nella stanza, con in mano una ciotola e una birra.
“Si, sono una persona decisa.”
 
Lui depositò sul tavolino davanti al divano, gli oggetti che aveva in mano.
Persona decisa, cosa vorresti da bere?” propose l’uomo guardandola sarcasticamente.
“Una bella birra anche per me, grazie.”
 
Ian ritornò quindi indietro, dando alla ragazza, un bella visuale di tergo.
Dentro alla tuta grigia, leggermente larga sul sedere, e chiaramente molto usata dall’uomo; Ian ci sguazzava con eleganza.
 
Come diavolo era possibile?
 
Era ancora più bello, non poteva crederci.
Un uomo in una tuta sgualcita e non proprio di moda, che la indossava con eleganza e spavalderia.
Odiosoe amorevoleallo stesso tempo.
Mentre Criss si perdeva nella propria confusione mentale, prese il DVD e lo infilò nel lettore.
Riprese posto mentre l’uomo ritornò nel salotto, spegnendo la luce.
“Non guardarmi come se fossi uno spettro. Prometto di non farti del mare, mia bella donzella.”
Così Ian si sedette di fianco a lei, ma a debita distanza.
Criss non riusciva a capire perché il suo corpo voleva una cosa mentre il suo cervello voleva l’opposto.
 
“Conflitti interiori - scassa palle -  venite a me!” pensò la ragazza, mentre apriva la sua birra.
 
E il film iniziò.
 
Sandra Bullock era meravigliosa nel ruolo della Direttrice Scassa Coglioni, e Ryan Reynolds poi, era meraviglioso.
 
Criss si lasciò sfuggire un sospirò.
 
Ian girò la testa verso di lei, mentre sorseggiava la sua birra.
“Che maleducata. Sospiri mentre sei in compagnia di un bel ragazzo come me? Anzi, direi che sei proprio sfrontata.” Sorrise sarcastico.
 
“Mica vorresti buttare via Ryan Reynolds? E’ così.. ah! Meglio che non aggiunga altro.” Disse la ragazza prendendosi una patatina.
“Perché vorresti buttare via me ?”
“Magari su un letto, Why not?”

No.
Cristina.
NO.
 

Vero che l’hai  solo pensato?

 
“Ottima idea.”
 
Perché era così fottutamente rincoglionita?
 
Ma non ebbe tempo per reagire.
Ian aveva sorpassato il limite della propria parte del divano.
Puntellandosi sulle mani, il ragazzo puntò i due zaffiri blu contro la ragazza.
“Mmm, sapevo di piacerti. “
 
Criss si alzò, di scatto.
“Ma smettila. Stavo solo scherzando.”
Prese  piano piano, ad allontanarsi dal divano,andando a sbattere ripetutamente, contro ogni genere di mobilio presente nella stanza.
 
“Non scappare codarda.”
“It’s too late, dear.”
 
Criss prese a correre per l’enorme salotto, però aveva poche vie di scampo.
Puntò verso la camera da letto.
Il ragazzo l’aveva quasi raggiunta,mentre rideva sonoramente e per giunta; senza ritegno.
 
Sbam!
 
La ragazza chiuse la porta dietro di se, tenendo con le mani la maniglia.
Ma Ian smise subito di sforzarla.
“Ah, che tattica da poppante. Spera di farmi mollare la presa, per spingermi controllare fuori. Che infantile.”Pensò Criss.
 
Ma forse la vera bambina era lei. Senza rendersene conto, sentì due mani posarsi sui suoi occhi.
“Beccata.”
 
Oh no.
 
Lui, come se avesse sentito i suoi pensieri, rispose: “ Portafinestra aperta.”
 
“Complimentoni ragazza mia, tu si che sei furba!”
 
Coscienza del cavolo.
 
“Ok, ok. Ammetto la sconfitta. Mi arrendo!”
Ian spostò le mani verso le spalle, facendola girare verso di lui.
 
“Criss mi fai morire dal ridere. Ti sei meritata un regalo.”
Ma lei non se la bevve. Lo guardò con fare accusatorio. “Tipo?”
Gelato?”
“Perché tutto quello che mi dici mi sembra sempre così perverso?”
“Perché tu ci vuoi leggere sempre il perverso, Ma Chérie.”
 
Mentre Ian prendeva il gelato e lo serviva con estrema accuratezza in delle coppe di vetro, Criss si appoggiò al muretto, perdendosi tra i suoi pensieri.
Poco dopo, Ian le sbatté, delicatamente, la sua coppa sulla fronte.
 
“Sveglia, bellezza. Non sarai già stanca, vero?”
“Scusami se alle 23.30 comincio a sentire un po’ di stanchezza, tesoro.”
 
Mentre mangiavano il gelato i due continuarono ad osservarsi.
Si stava facendo tardi e Criss lo sapeva.
Sottointeso, se lei non voleva combinare niente con Ian, doveva andarsene prima che fosse troppo tardi.
Però non voleva, o meglio, non poteva. Si stava davvero divertendo.
Era come se fosse ritornata a casa , per un certo verso.
 
“Criss?”
“Uhm?”
“Che hai intenzione di fare? Il film l’abbiamo abbandonato. Il gelato è quasi finito.. Vuoi che ti riaccompagni a casa?”
“Adesso fingi anche di fare il gentile?”
Ian sorrise mentre ripose le coppe sul lavello.
 
“Vieni con me.”
La prese per mano e la condusse verso la sua camera.
Ma Criss non era nervosa, aveva come la sensazione che non dovesse preoccuparsi.
 
La fece sedere ai piedi del letto, mentre lui le si sedette accanto.
Salendo con entrambe le gambe sul letto, le incrociò per stare più comodo.
Lei lo imitò di riflesso.
“Ok. Facciamo il punto della situazione.”

 
Promemoria per Criss :mai tentare una carriera da veggente.
 
“Io ho 32 anni. Tu 19.”
“Quasi 20.”
 
Lui le scoccò un occhiata non troppo amichevole.
 
“Io faccio un lavoro abbastanza impegnativo. Sia fisicamente che mentalmente.”
 
Il sogno stava per finire.
Ian si stava preparando un bel discorsetto per concludere il periodo che avevano passato insieme a stuzzicarsi. Lo aveva capito anche lei; non potevano continuare a scherzare. Non avevano mica 2 anni e il prezzo per il quale stavano giocando, era diventato alto. Troppo.
 
“Dovrei mettere la testa a posto. Dovrei guardare donne più grandi, dovrei anche smetterla di provocare gli ormoni di milioni di ragazze, solo per divertimento.”
Abbassò per un attimo lo sguardo, riproiettandolo poi di nuovo su di lei.
“Dovrei autoconvincermi che tu non mi interessi e che io non provo assolutamente niente verso di te. Stupido vero? Potrei avere un sacco di donne, ma quelle che voglio davvero, mi sfuggono sempre di mano.”
 
Criss non sapeva bene cosa dire. “Tutto quello che mi hai detto, lo so anche io, Ian. Infatti non ti sto chiedendo nulla.”
“Giustappunto, sono io quello che ti sta chiedendo indirettamente qualcosa.”
 
Ah si?
 
“Non riesco a cogliere la tua domanda, però.”
“Adori sentirtelo dire, vero?”
“Ma cosa? Smettila di fare l’enigmatico.”
 
Ian scosse la testa impercettibilmente.
“Sono incuriosito e interessato. Ti sto chiedendo se ti va di provarci. So che è un viaggio a perdere, ma non riesco ad ammetterlo a me stesso.”
 
Ah-Ah-Ah.
La stava sfottendo per caso?
Ok che era più giovane, inesperta, se vogliamo. Ma non poteva credere, che lei non avrebbe capito subito una presa del culo così colossale.
La ragazza si alzò.
 
“Ian smettila di prendermi per il culo. Ti pare che io possa crederci? Ma per favore. Dai me ne vado, che il gelato ti ha dato decisamentealla testa.”
 
Ma l’uomo le bloccò con decisione il polso.
“Cosa cazzo dovrei dirti? Cosa dovrei fare per fartelo capire?”
 
Non le venne in mente niente di niente.
O forse..
 
“Scrivilo su Twitter. Magari mi posso illudere insieme ad altre 600.000 persone!”
Lui la guardò di sbieco.
Non servivano parole, Criss, capì.
 
“Ok, ciao ciao.”
 
Stava per andarsene, ma la porta le fu chiusa, da dietro ,con una mano.
 
“Va bene. Accetto. Giuro che se dopo questo non mi credi, ti rispedisco in Italia con tanto di calcio nella chiappe.”
 
Detto questo, l’uomo tirò fuori dalla tasca della tuta, il suo iPhone.
Lo vide addentrarsi dentro la rete ed entrare nel suo Twitter.
Le impedì di vedere cosa stava scrivendo, però.
Dopo un paio di minuti le porse il cellulare.
E Criss, vide.
 
 
ian somerhalderiansomerhalder ian somerhalder
Please Sunshine. Let me be your Blue Sky.

 
Criss sorrise fino alla punte delle orecchie.
Ok. Era facilmente fraintendibile, ma era meglio così. Sapeva quanto Ian rischiasse.
Non poteva fargli perdere la sua popolarità, solo per una sua fissa mentale.
 
Riconsegnò il cellulare al ragazzo che la stava fissando aspettando una risposta.
 
Ma non tardò ad arrivare, la ragazza gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò.
 
Ian giocò con i suoi capelli mentre la trascinava, con delicatezza, sul letto.
 
La morbidezza delle lenzuola, non erano lontanamente paragonabili, a quella delle labbra di Ian.
Aprendo gli occhi, vide che lui la stava fissando mentre si baciavano.
Però quegli occhi erano così criptici.
Così assurdamente belli.
Ian si staccò.
 
“ Era questa la tua risposta definitiva?”
 
Criss mosse la testa avanti e indietro con energia.
Lui rise.
 
“Non l’accendiamo perché diventerò io il tuo fiammifero personalizzato.” E lo sguardo che le lanciò era da condannare a morte. Probabilmente nemmeno legale.
 
“Niente strane idee. Per stasera questo è il massimo dell’espansività.”
Lui si spostò, appoggiandosi su un fianco.
“Però non ho voglia di guidare ora. Come fai a ritornare a casa?”
“Prestami l’auto e te la riporto domani mattina.”
“Non mi ricordo dove ho messo le chiavi.” Continuò lui, intrecciando sulle propria dita, alcune ciocche dei capelli castani della ragazza.
“Ian..”
“Sì?”
“Non mi fare pentire della mia scelta.”
Ma non se ne sarebbe mai pentita, lo sapeva dentro di se.
 
“Ti sto solo chiedendo di dormire insieme, non di fare altro.” Rispose lui.
“Ian..”
“Cosa ti costa? Io questa sera ho dimostrato già abbastanza il mio interesse. E tu?”
“Ma scusa, dovrei dormire con te per darti la certezza di essere ricambiato?”
“Sì.”
“No.”
“Ok, conosci l’uscita.”
E il ragazzo, si girò di schiena posizionandosi meglio il cuscino sotto la testa. Litigò anche con il copriletto e le lenzuola ancora disfatte dalla notte precendente, e vi ci si infilò.
 
“Maaa cavolo! Come puoi essere così infantile?”
Lui non rispose.
 
“Ti odio, sappilo.”
La ragazza infilò i piedi e le gambe dentro il letto e si sdraiò. Rimase in posizione da mummia per circa due minuti, con anche le braccia incrociate e un broncio lungo quando la serie di improperi che stava pensando.
 
Ian si girò verso di lei, sorridendogli.
 
“Adoro ottenere ciò che voglio.”
“Odio darti ciò che vuoi, invece.”
Ma lui non l’ascoltava. La avvicinò a se e pose la sua testa, sopra quella di lei.
 
“Buonanotte esimia testa di cazzo.”
“Buonanotte fottuto decelebrato ambulante.”
 
E mentre Morfeo stava portando entrambi, nel mondo dei sogni, Criss sentì Ian sussurarle un : “ Deficiente”.
Ma non ricambiò.
Stava ormai precipitando in un mondo colorato di blu, sorrisi sghembi e profumo intenso da uomo.
Il profumo di Ian.
 
Il che spiegava perfettamente come era ridotta la sua sanità mentale quella notte.
E le future non le sembravano meglio. Ma era inutile fingere dispiacere, perché in quel momento, non ce n’era.
Davvero.

---

Ecco qui il nuovo capitolo.
Com'è?
Spero vi sia piaciuto! A me ha divertito tantissimo scriverlo xD
Ringrazio nightmare123 e VeroSD per le recensioni del capitolo precendente, grazie davvero!
Grazie a chi continua a leggere questa storia, a chi mi supporta o a chi semplicemente ci passa qualche minuto per leggerla.
Ora vi saluto!
Al prossimo capitolo! <3

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Capitolo 14
*** I Don't Wanna Break these Chains. ***


 I Don't Wanna Break these Chains.


Un luce fastidiosa, spinse la ragazza ad aprire gli occhi.
Mentre Criss si abituava - gradualmente -  alla luce; si rese conto che non era nel suo letto.
Poi, come se si fosse inceppato il nastro della cassetta contenente la sua memoria, tutto le si riavvolse nella mente troppo velocemente.
Ricordò all’istante il dove, il come, il quando, il perché.. e soprattutto : il con chi.
 
Dov’era Ian?
 
Il letto era tutto stropicciato. Sembrava che un uragano, ci fosse passato per puro divertimento.
Criss aveva tutti i capelli in aria e cercava di togliersi dal groviglio di lenzuola, che l’avvolgeva. Per di più, non era nemmeno in una posizione umanamente possibile.
Era più per terra che sul letto.
Zoppicante e con una mano sugli occhi, come per proteggersi da chi sa quale pericolo, raggiunse la porta.
 
“Buon giorno bella…” La voce di Paul la investì come un tram.” ..Ok. Buon giorno addormentata.”
Criss lo guardò malissimo, conscia del fatto, di avere un aspetto orribile e un altrettanto umore acido; come ogni mattina.
 
Si ricordò, poco dopo, che era domenica aka era ancora nel pieno del week end.
 
“Criiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiis! Ma buon giorno!” Nina la salutò animatamente mentre stava mettendo uno smalto blu cobalto, seduta comodamente sul divano.
 
“Vedo che ci siete proprio tutti.” disse sbadigliando e avvicinandosi al tavolo della cucina.
“Non potevamo mancare al lieto evento.” Disse Paul raggiungendola.
Ian, che era impegnato ad osservare qualcosa nal forno, si girò verso di lei, facendole l’occhiolino.
Lei girò il capo verso Paul, leggermente imbarazzata, mentre l’uomo le si sedette di fronte.
 
“Quale lieto evento?”
“Ma come, ieri sera non avete tro..”
 
Ian arrivò esattamente in quel momento, depositando malamente, una teglia sul tavolo, coprendo le parole di Paul.
“Abbiamo trovato dei fantastici Croissants! Forza ragazzi! Mangiateli, prima che diventano troppo freddi. “ voltò la testa per poi aggiungere. “Ninaaa! Muovi le chiappe!”
 
Ian poi andò verso il salotto in una velocità inverosimile.
 
“Ah è cotto il piccioncino.” continuò Paul, mentre si prendeva un bel croissant fumante.
 
Criss scosse la testa, facendo finta di niente.
Sapeva che Ian non poteva imbarazzarsi per così poco, soprattutto perché la notte precedente, non avevano fatto nulla.
O meglio, avevano solamente dormito.
Criss sorrise mentre il croissant le illuminava la giornata.
Aveva dormito veramente bene, non sapeva come spiegarselo, ma sentiva sotto pelle una sensazione piacevole. Non le ci volle molto tempo per capire il perchè.
 
La mattinata passò così velocemente che Criss, si sentì quasi scombussolata.
La vita a casa Somerhalder era troppo divertente, per essere vera.
Ora che stava finalmente capendo quello che le stava succedendo, ebbe un momento di ripensamento.

Era giusto lasciarsi trasportare dai sentimenti senza pensare alle conseguenze?
Ian le diceva la verità?

E soprattutto: Lei era davvero pronta all’enorme fatica che tutto questo comportava?

 
Criss continuò a pensarci, e ripensarci, ma non riusciva a trovare una risposta plausibile.
Si sentiva una sconosciuta dentro il suo stesso corpo, in quel momento.
 
Poco tempo dopo, lasciò quella casa così accogliente per tornare nella sua. Doveva sbrigare molte faccende.
Ad esempio : pulire, attaccare la lavatrice, chiamare i suoi. Insomma, non poteva cazzeggiare per sempre. Ahimè.
 
Mentre stava parcheggiando davanti a casa, il suo cuore si bloccò.
La sua mente immagazzinò ben presto un unico pensiero : “Scappa razza di bradipa!”
Ma il suo corpo non riuscì a reagire così prontamente.
Il suo cuore si fermò insieme al motore della sua auto.
 
Un ragazzo con una chioma sbarazzina castano chiara, voltò la testa verso di lei.
 
Criss non poteva credere ai suoi occhi.
Criss non voleva credere ai suoi fottuti occhi.

 
Presa dal panico più totale, afferrò la borsa, e - per un motivo stupidamente inspiegabile- scese dalla macchina, correndo in direzione opposta a casa sua.
 
“May day! May day! Che cazzo faccio? Oh dio mio.. No non può essere lui. Dai! Siamo seri per un attimo.”
 
Dopo il breve monologo interiore, la ragazza, si fermò voltandosi leggermente. Il ragazzo la stava raggiungendo con un espressione turbata sul viso.
 
“Oh cazzo! E’ lui veramente!” Criss ricominciò a correre come se avesse avuto sua madre alle calcagna quando, a suo tempo, usava tornare a casa alle 5 del mattino.
 
Però, il ragazzo era più veloce, ahimè. E riuscì a fermarla dopo pochi metri.
 
“Ma porca la vacca… Non ti ricordavo così sportiva.”
Il ragazzo abbassò la testa come faceva spesso in sua presenza. Il suo 1.90 era sempre stato un problema, almeno per Criss.
 
“Io avrei preferito non ricordarti, Alex.”
 
Non poteva veramente crederci. Quello stangone celebroleso, non poteva essersi fatto un bel viaggetto dall’Italia all’America così per nulla.
Cercò così di recuperare la lucidità, perché sembrava proprio il caso di usarla a piena potenza.
 
“Cri, ancora con l’ascia di guerra ben puntata?”
“Ti meravigli anche?” disse la ragazza incrociando le braccia davanti al petto.
“Mi fa piacere che continui a parlarmi, nonostante tutto.”
“Penso che in questa circostanza io sia obbligata a risponderti” sorrise acidamente.
 
Il ragazzo non se lo aspettava, perché stupito rispose:” Da quando se diventata così?”
“Uhm. Così diversa da te?”
“Così coincisa e stronza. Tu non sei così.”
“Non ti preoccupare. Io so benissimo cosa sono e cosa ero. Evidentemente tu sei sempre il solito invertebrato, Bryan.”
 
Il ragazzo si infiammò di rabbia. Sapeva che non doveva chiamarlo per nome, perché lo odiava per un certo numero di motivi. Ma certamente lei non si sarebbe presa nessuna premura verso di lui. Non se lo meritava, giusto?
 
“Potremo almeno parlare davanti ad un caffè come due persone civili?”
“Sinceramente non ho sete.”
“Cri..”
“Smettila di chiamarmi così. Sai che non ne hai più il diritto, signor Prendiamociuncaffèascrocco. Anche se mi scoccia liquidarti dentro ad un bar pieno di gente , qui ho pur sempre una mia dignità e non voglio dare spettacolo con i vicini.”
“Ok, decidi te il posto. Io ti seguo.” Aggiunse riacquistando il suo solito sorriso da ebete.
Dio come poteva trasformarsi l’amore.
 
Soprattutto: Come poteva cambiare una persona per colpa di un’altra.
 
Criss non prese la macchina per portarlo al centro. Sapeva che lui odiava camminare e lei non poteva che esaudire uno dei suoi migliori desideri, vero?
 
Entrarono all’Hard Rock Cafè,dopo più di mezz'ora, ma la fila lunghissima stava per spingere la ragazza a rinunciarci.
Improvvisamente una cameriera li notò -o meglio notò Alex-, e con occhi languidi,  fece passare i due davanti a un buon numero di ragazzi con la faccia a dir poco scocciata.
“Prego ragazzi. Arrivo subito con il vostro menù!” La civettuosa cameriera gli lasciò dietro ad un separè, mentre Criss stava morendo dalla rabbia.
Sapeva quanto Alex fosse bello. Alto, muscoloso, occhi verdi ipnotici e capelli marrone chiaro che risaltavano la sua carnagione bianca.
 Senza contare il vestiario. Canotta bianca, camicia rossa alla boscaiola e per finire, dei jeans blu scuro tutti tagliuzzati e larghi in posti strategici.
Ah, da aggiungere : Alex era un modello.
 
“Cosa sei venuto a fare qui?” disse subito lei saltando gli stupidi convenevoli.
“A prendermi un caffè.” Sorrise di rimando il ragazzo.
Bene aveva deciso di renderle le cose più facili. Senza dubbio.
 
Dodici ore di aereo per un caffè. Mica male.”
“Seriamente” disse lui sbuffando.” Lo sai perché sono qua.”
“Mi spiace deluderti ma non lo so.”
Il ragazzo si avvicinò al tavolo, appoggiando la testa su un braccio.
 
“Criss, smettiamola di prenderci in giro. Sono cambiato, sono maturato. In 4 anni ho subito una trasformazione notevole. L’ho fatto per te, ricordi? Sono un’altra persona ora. Credimi, Cri. “
Criss trattenne una risata nervosa.
 
“Certo, non lo metto in dubbio. Hai dimenticato il semplice fatto che io sono cambiata, invece. Io sono diversa e non mi interessa più avvicinarmi a te. Non mi interessa ridurmi allo stato di un vegetale per colpa della tua influenza su di me. Ora ho 19 anni, non 15. E’ tempo di crescere. E tu non ci sei nel mio prossimo futuro.”
Aggiunse lei ammirandosi le unghie con fare snob. Alex odiava le snob.
 
“Come puoi dirlo con tanta leggerezza? Noi ci amavamo Cri.. Ci siamo amati in tanti posti, in tanti modi, per tanto tempo. Non riesco a pentirmi di quello che ho fatto con te. Sei stata la mia piccola salvezza.”
La ragazza sorrise tristemente.
Quando avrebbe voluto sentirle tempo prima, quelle parole. Quanto si era illusa.
 
“Sono stata la tua salvezza, dici? Eppure hai continuato a farti di roba vero Bryan? Ti ricordi di quando eri talmente fatto da non riuscirti a controllare? Di come ti sfogavi su di me? Mi hai costretto ad amarti in quel modo, Alex. Io volevo semplicemente amore puro non uno schifo di ossessione sessuale con misto di droga.” Criss appoggiò le sue mani sulle ginocchia. Avevano preso a tremare leggermente. Brutto segno.
 
“Ho smesso di farmi dopo 5 mesi dalla nostra rottura. Puoi non credermi, se vuoi. Sono diverso, non ti obbligherei più a fare quel tipo di cose. Cri voglio che tu ritorni con me, perché lo vuoi. Io sento che siamo fatti per stare insieme. Dammi una schifo di possibilità.”
Mentre Criss prendeva in mano il suo caffè, che era stato appoggiato già parecchi minuti prima, si intristì. Non aveva intenzione di perdonarlo e soprattutto non lo amava più.
Ok, ancora adesso, sentiva una piccola fitta nel suo cuore. Ma ormai aveva un’altra persona a cui pensare.
Una persona decisamente migliore.
 
“Non posso. Concedimelo Alex. Quanto siamo stati insieme? Un anno? E’ stato un tempo abbastanza lungo per darti 365 possibilità. Le hai ditrutte tutte. Hai distrutto anche me.”
“Cri..”
“No. Non voglio più continuare a discuterne. Spero di essere stata chiara. Tornatene a casa. Dimenticami. Dimenticaci. Sei una nuova persona giusto? Allora promettimi solo che non farai a quella ragazza quello che hai fatto a me. Solo questo ti chiedo. Adesso vado, ho altro da fare.” Prese la borsa , lasciando sul tavolo il prezzo del suo caffè.
 
“Addio, Alex.”
 
Il ragazzo,però, le fermò il polso con decisione.
Quel piccolo gesto, rievocò troppi ricordi nella ragazza.
 
4 anni prima..
 
“Ti prego Alex, mi fai male.”
“Perché? E’ così bello amore..”
La giovane Criss era su un letto distesa sotto la follia del ragazzo.
Le bloccava i polsi con forza mentre la brama sessuale li divorava.
 
“Alex basta.. ti prego. Lasciami. Vado a chiamare il dottore..”
“Non ho bisogno di nessuno!” urlò lui, scuotendole con forza le braccia.
“Ho bisogno solo di te.. “ aggiunse dolcemente subito dopo.”
“Vado a prendere una siringa, piccola Cri.”
 
Criss scosse la testa con forza, per ricacciare in testa quel ricordo.
Riprese poi, a controllare con tenacia, il respiro accelerato.
 
“Sono qui per te,dannazione. E non me ne andrò via così facilmente. Sappilo.”
Detto questo la lasciò e lei si precipitò via dal locale.
Aveva paura.
L’incubo era tornato.
Lui era tornato.
 
Criss non ritornò a casa, non aveva coraggio di ritornarci da sola.
Prese la macchina e vagò pensierosa per gran parte della città.
Mentre centinaia di persone, volti ed espressioni, le infiammarono gli occhi.
Capì che aveva bisogno di sfogarsi.
Doveva andare da una persona che poteva sicuramente capirla.
L’unica persona che qui poteva essere definita sua amica.
Si precipitò da Nina.
 
“Hey Criss! Che ci fai qui?” La ragazza le aprì la porta in tuta, con i capelli raccolti e priva di trucco.
 
“Volevo vederti al naturale.” disse sarcasticamente.
“Entra dai, scema.”
 
L’attrice la portò poi nel suo salotto enorme dove tutti i mobili e i colori erano così delicati e puri che riuscirono a tranquillizzare Criss.
 
Molto vintage.
 
Si sedettero sul divano bianco panna, mentre Nina spegneva la televisione.
 
“Eccoci qui. Immagino il perché della tua visita.” disse subito l’attrice.
“Ah davvero? Come hai fatto?”
“Mica sono così deficiente. Vi ho visto con i miei stessi occhi stamattina, mia cara.” Aggiunse sorridendo.
Ah già.
Quella mattina. Ora  le sembrava tutto così lontano.
Certo che ci vuole davvero un solo secondo, per rovinare un intera giornata.
“In realtà non sono qui per raccontarti di me ed Ian. C’è un qualcosa che devo assolutamente dire a qualcuno. L’unica amica che ho qui sei tu Nina. Non so cosa fare.”
Nina strabuzzò gli occhi.
“E’ strano vederti così insicura, Criss. Raccontami tutto. Assolutamente.”
 
E Criss lo fece.
Parlò per più di un’ora.
Di Alex, del suo  passato e del suo presente.
Non aveva mai visto Nina così concentrata e così silenziosa.
 
“Bestiale, davvero. Che cavolo di coraggio ha quel ragazzo?”
“Non dirlo a me. Ora non so proprio come comportarmi. Un po’ la situazione mi spaventa.”
 
Nina appoggiò una mano sopra quella della ragazza.
“Stai tranquilla. Secondo me dovresti fargli capire che sei interessata ad un altro. Non penso che dopo possa continuare a torturarti, se capisce di non avare possibilità. No?”
 
Criss non lo sapeva, ormai aveva smesso di riuscire a decifrare la mente di quel ragazzo.
Non ci teneva più.
Sapeva solo che quel contrattempo non ci voleva, perché poteva rovinarle davvero il suo felice soggiorno in America.
Presa poi da un improvvisa stanchezza, decise di ritornare a casa.
Non poteva passare tutto il pomeriggio a nascondersi.
Appena varcò la sua veranda, trovò un bigliettino di fronte alla porta.
Non le ci volle molto per capire il mittente.
 
“Ti aspetterò. So che tutto questo ne varrà la pena. Ti riconquisterò.
Your Alex.”
 
Criss entrò in casa e frantumò in mille pezzi quello stupido pezzo di carta.
 
Non voleva essere dominata da qualcuno.
Voleva solo la sua legittima libertà.
Voleva prendere le sue scelte, e soprattutto, voleva la sua tranquillità.
 
Possibile che, per lei, fosse così dannatamente difficile?
 
Una bella doccia era quello che le ci voleva, assolutamente.
Ma dentro quella scatola chiusa, altri ricordi cominciarono ad affiorare.
E inevitabilmente Criss, crollò.
Non era una macchina come voleva far credere.
Aveva un cuore fottutamente fragile.
Così, pianse tutte le lacrime represse della giornata. Si vuotò completamente da tutta quella tensione tanto che poco dopo, si lasciò cadere sul divano per la spossatezza. Proprio in quel momento le arrivò un sms.
 
1 Nuovo Messaggio.


- Numero Sconosciuto  - 

Non chiedermi come io abbia ottenuto il tuo numero. Una brunetta tutto pepe e con la lingua lunga, mi ha volontariamente aiutato. E anche se ci siamo visti stamattina, vorrei rivederti stasera. Buffo vero? Dimmi che ne pensi, Sunshine.
 

Your Ian.

 
Criss si concesse un sorriso. Non poteva permettere ad Alex di rovinare quel momento della sua vita. Non poteva però, coinvolgere Ian in tutto questo.
Sia per la posizione del bel attore , si perché sarebbe stato troppo imbarazzante da raccontare.
Non voleva che lui conoscesse quella parte buia della sua vita.
 
Perdendosi nei suoi pensieri, si addormentò con il cellulare sul petto.
Quel misero gesto le donò una sicurezza inaspettata. Anche i sogni che accompagnarono il suo pisolino rigenerante, erano rassicuranti.
Vedeva Ian che nei panni di Damon uccideva senza pietà Alex.
Ok, forse era più un incubo che un sogno, ma Criss si riscoprì a sorridere anche nel sonno.
Ian le faceva bene.
Questa fu la sua conclusione.
Lui la faceva sorridere.
Lui la imbarazzava e allo stesso tempo la rassicurava.
Sentiva che si stava più che interessando.
Dentro a quel sogno ricoperto di sangue e canini, Criss arrivò ad una seconda conclusione.
Lei voleva Ian al suo fianco.
Quello era poco, ma più che sicuro.


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Eccoci quaaaa! Scusate la lunga assenza ma la scuola e gli impegni mi hanno portato via un sacco di tempo! Prometto di tornare a postare più frequentemente :)
Allora, che ve ne pare?
Niente cose romantiche in questo capitolo xD Mi spiace ma devo pur risolvere il problema "Alex" .  Mi fate sapere cosa ne pensate magari in una bella recensione? Grazieee :)
Soliti ringraziamenti a : Dede_Blood,nightmare123,CioccolatinoAlLatte,buffy46 e MoonLight_95! Grazie per le recensioni!
E poi, prima di lasciarvi , vi lascio il link del mio nuovo blog dove posterò delle piccole anticipazioni di ogni capitolo, informazioni sui pg, magari i loro volti come li ho immaginati io ecc.. Fatemi sapere che ne pensate :) [http://rigettandoparole.splinder.com/]

Al prossimo cap! Ciao ciao <3

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Capitolo 15
*** I'll Just Close My Eyes and Whisper. ***


I'll Just Close My Eyes and Whisper.

 

Ps: Ascoltate , se potete, la canzone Bed of Roses dei Bon Jovi :) Rende tantissimo per questo cap! Buona lettura!
 

Criss sentì un fastidioso ticchettio provenire dalla sua fronte.

Era insopportabile, come se qualcuno si divertisse a picchiettarla con un dito in continuazione.

Aprì così scocciata gli occhi, trovandosi davanti due diamanti blu sorridenti seguiti poi da una fila indiana, perfetta, di denti; anch’essi racchiusi in un sorriso.

 
Ian.
 
Le sue palpebre si chiusero diverse volte, per colpa del risveglio inaspettato.
Prima che potesse aprire bocca, l’uomo l’anticipò.
 
“Buon giorno, Sunshine.”
Disse lui osservandosi con non curanza l’orologio da polso.
 
“Anzi.. buona sera, direi.”
 
Criss si tirò leggermente su - grazie alle braccia - e alzò poi, un sopracciglio con fare scettico.
“Quanto tempo ci hai messo a studiare una battuta così deprimente?”
 
Lui continuò a sorridere.” Un po’.”
 
Criss si alzò con cautela dal divano, stiracchiandosi leggermente.
 
“Ci avrei scommesso. Comunque che ore sono?”
“Le 7. Te la sei dormita alla grande, deduco.”
 
Criss si voltò verso l’uomo al suo fianco.
“Come fai a saperlo?”
“Ho visto per caso il cellulare sul tuo stomaco e sai, ho dato una sbirciatina. Sul display c’era il mio ultimo sms aperto, come se tu ti fossi addormentata, dopo la sua lettura.”
 
La ragazza non capì subito, poi si ricordò, del suo inaspettato riposino lampo.
“Ah.”
“Non pensavo di sapere scrivere anche degli sms soporiferi. Potrebbe tornarmi utile.”
L’uomo si prese il mento con una mano con fare pensante.
 
Come poteva anche solo pensare di rispondergli male?
 
“Approposito.. ” continuò lui . “Non mi hai risposto al telefono,così sono passato per vedere se eri a casa. Avevi anche lasciato la porta aperta, svampita.”
Lui si abbassò leggermente, giusto il tempo di darle un buffetto sulla guancia.
 
“Siccome ormai non facciamo in tempo ad andare in nessun posto, direi di optare per qualcosa di casareccio.”
 
Detto questo l’uomo prese a muoversi verso la cucina.
Criss lo fermò però, in tempo, per il polso.
 
“Da quando ti autoinviti a casa mia?”
Lui la guardò pensieroso. “ Uhm, diciamo da adesso?”
Criss lo guardò in cagnesco, però fu interrotta – purtroppo - dal suono improvviso del suo cordless.
Si precipitò all’ingresso per prendere l’apparecchio.
 
“Pronto. Chi è?”
La ragazza sentì inizialmente silenzio, poi una voce un po’ intimidita le parlò.
 
“Ehm.. Criss?”
Riconobbe subito la voce di Vittoria alias Vicky; sua sorella minore.
Dopo tanto tempo a parlare in inglese il suo cervello cercò freneticamente l’interruttore “italiano.”
Dopo ben 2 minuti, lo trovò.
 
“Ciao mostriciattolo, qual buon vento!”
“E’ bello sapere che non hai perso la tua delicata boccuccia di rosa.”
 
Criss sorrise. Dio quanto le mancava, le mancavano tutti.
“Grazie cara. Allora? Come stai?”
 
La ragazza si diresse poi, con il telefono, verso il divano. Ian nel frattempo, si era addentrato in chissà quale stanza.
Ma ora la ragazza non c’era per nessuno.
In fondo, erano la sua famiglia.
 
“Tutto bene. Be tranne per un 3 in matematica e un 4 in fisica. Ma sai che do il mio meglio a maggio!”
Criss rise di gusto.
“ Ma smettila di prendermi per il culo. Quanti 9 hai invece?”
“Ah qualcuno.. Nemmeno una sufficienza. Sono diventata prevedibile.”
“No figurati, sei solo una secchia. Che ci vuoi fare !”
 
Era sua sorella anche se a volte le sorgevano dei dubbi molto forti.
Sua sorella era bionda, alta, magra e bella. Occhi azzurri che facevano risaltare il candore della sua pelle bianca. Senza contare che a scuola era bravissima senza per questo essere una sfigata/frustata/repressa.
 
Beh insomma, Criss era completamente l’opposto.
 
Ma nonostante tutto, avevano quella alchimia che le permetteva di capire che erano sangue dello stesso sangue.
Quella era una cosa innata, c’era poco da fare.
 
Passarono più di mezz’ora al telefono, a chiacchierare, a prendersi in giro o semplicemente a sparare insulti verso amiche comuni.
E pensare che a casa litigavano praticamente sempre.
 
La lontananza faceva davvero miracoli.
 
“Ah Vi, sai che ho conosciuto molto bene una certa persona?”
“Beh, molto interessante.”
“No dai, scema! Ho conosciuto il bel tenebroso vampiro dagli occhi di ghiaccio.” Ovviamente non poteva dire espressamente il nome. Quello, ahimè, era internazionale.
 
“COOOOOOOOOOOOSA? HAI CONOSCIUTO IAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN? PORCA MISERIAAAAAAAAAAA! MAMMAAAAAA, CRISTINA HA CONOSCIUTO IAAAAAAAAAAN!”
 
Mentre la sorella imprecava ferocemente in una serie di commenti allegri e coloriti, Criss vide il sopracitato Ian Somerhalder, ritornare in salotto.
Con in mano un pezzo di carta e una penna, si avvicinò a lei.
Si sedette sul tappeto di fronte al divano e appoggiò sulle gambe della ragazza un foglio.
 
C’era scritto :
 
Per favore, potresti essere così gentile da considerare questo povero depresso?
Si, quello di fronte a te.

 
Criss vide Ian mettere il muso come i bambini e scoppiò a ridere.
Ultimamente lo faceva spesso.
 
Chi dice che la felicità non esiste davvero? Lei era pronta a discuterne animatamente con la suddetta persona.
 
Criss decise così di salutare la sorella, che nel frattempo aveva avuto un collasso emotivo, e considerare di più il ragazzo di fronte a lei.
Vicky poteva aspettare per i dettagli.
Ian invece no.
 
“Allora depresso, che facciamo?”
 
Gli occhi del ragazzo si illuminarono all’improvviso.
“Avrei giusto qualche idea da suggerirti.”
Criss scosse la testa. “ Non penso di volerne sentire nemmeno una.”
 
Ian si avvicinò appoggiando così il mento sulle ginocchia della ragazza.
“Antipatica. Comunque prima Nina mi ha mandato un sms. Voleva sapere se stasera ci andava di andare da lei per una tranquilla serata tra amici.” Disse lui quasi annoiato.
“Perché non mi sembri molto entusiasta della proposta?”
“Ovvio. Vorrei passare la serata da solo con te.”
 
E sorrise nel modo malizioso che solo lui riusciva a fare.
“Ok. Vado a prepararmiiii!”
Criss partì in quarta verso la camera da letto,  ma il ragazzo l’afferrò per la caviglia e la fece cadere per terra.
O meglio, su di lui.
 

Che gentil’uomo, vero?

 
“Complimenti, tu sai come salvare una donna.”
Ian sorrise, ribaltando nel frattempo, le posizioni.
 
“So anche come far ridere una donna. Come farla piangere, come farla urlare .. Posso continuare con la lista, se vuoi.”
La ragazza arrossì leggermente colpendo poi il ragazzo sul petto.
“Ma sentitelo! Che uomo presuntuoso.”
“E’ per questo che ti piaccio, no?”
“Questo non l’ho mai detto.”
“Ma l’hai pensato.” E il ragazzo si abbassò finché le loro labbra si incontrarono felicemente.
Fu un bacio inizialmente dolce, ma appena la ragazza cominciò a mordicchiare le labbra del bel attore, la situazione cambiò.
Ian si fece spazio tra le labbra della ragazza, quasi intimidito.
Criss capì che lui voleva sondare bene il terreno prima di commettere qualche cavolata.
Questo gli faceva onore, ma lei non era una bambina.
Sapeva cosa facevano uomini e donne insieme.
E soprattutto, sapeva cosa comportava quel tipo di rapporto.
Non poteva non esserne spaventata dopo l’esperienza con Alex.
Sentiva, però, che poteva fidarsi dell’uomo sopra di lei. Sentiva di dover tornare ad aprirsi senza paura delle conseguenze.
Doveva scoprire qualcuno la vera Criss.
 
Che Ian fosse la persona giusta?
 
Questo non lo sapeva, ma se non provava, non l’avrebbe mai capito.
 
Criss, stufa della posizione da Uomo-Macho, ricambiò le posizioni, prendendo lei il comando.
Mica era una ragazzina tremante e passiva.
Lei sapeva cosa voleva e chi voleva.
In quel momento voleva Ian, ma non poteva dirlo così alla leggera.
Proseguì così il bacio verso il collo, stuzzicando con i denti la pelle diafana dell’uomo.
Nonostante la muscolatura ben marcata, quella pelle lo rendeva in qualche modo fragile. Era buffo dirlo, soprattutto se lo affermava una pappamolle come lei.
 
Adesso voleva fare addirittura la buona samaritana?
 
Ah, che sciocca.
 
Scese poi con le mani, insinuandole sotto la maglietta dell’uomo.
Le sue dita non potevano esserne più felici. Le pelle era morbida e calda, disturbata a tratti da leggeri tratti di peluria.
Criss scoprì quanto poteva essere piacevole solo il semplice contatto con Ian.
Non era solo bello e ironico.
Era anche morbido e gentile.
Non sapeva bene perché questi pensieri le oltrepassavano la mente, ma quell’uomo le suscitava svariati tipi di emozioni.
 
Tutte diverse.
 
Ian intanto, aveva guadagnato fin troppo terreno.
Aveva oltrepassato già la maglietta e la biancheria sottostante.
Criss si riscoprì imbarazzata per la seconda volta dopo pochi secondi.
Si sentiva davvero una tredicenne al suo primo amore.
 

Aspetta.

Amore?

No, no.

Non esageriamo!
 

L’uomo, però, non sapeva del monologo interiore della ragazza.
Anzi, si stava abituando al tocco deciso, ma delicato, di lei.
Le carezze, non bastarono più.
Ian voleva di più.
Ian voleva lei.
Prese coraggio e abbandonò il pudore.
Spinse via il reggiseno, spingendosi sotto il seno e proseguendo con la bocca ciò che le mani avevano già sperimentato.
 
Criss invece, non capiva più niente.
 
Dov’era? Cos’era? Boh.
 
Ora capiva bene perchè la passione è definita come un qualcosa di incontrollabile.
Ti fotteva il cervello, lasciando a spasso gli ormoni.
 
Mentre ormai i due, erano in balia dei loro sentimenti, il campanello tuonò per tutta la casa.
 
Criss emise un flebile suono di sorpresa mentre Ian, si bloccò all’istante.
 
“Cazzo. Dobbiamo per forza rispondere?”
Criss ci riflettè per un minuto. Notò che il suo petto era completamente nudo e il ragazzo continuava a fissarlo, nonostante si fosse fermato.
Prima di imbarazzarsi per la terza volta, andò a recuperare la sua roba.
 
“Direi di si. Potresti aprire tu? Io mi vesto intanto.”
Ian sbuffò, ma decise di alzarsi comunque.
La ragazza sentì bisbigliarlo come una casalinga stressata, e non potè trattenere un sorriso.
Però non durò a lungo, quando sentì la discussione che stava avvenendo nel suo ingresso.
 
“Ciao.”
“Ciao, chi sei?”
“Chi sei tu, scusa. Sto cercando Cristina.”
 
Sentì Ian sbuffare leggermente.
“Mi spiace non è in casa, prova un altro giorno.”
La porta di casa si richiuse.
Criss si precipitò all’ingresso. “ Chi era?”
Ian si girò verso di lei con uno sguardo annoiato. “ Boh, un tipo snob. Ti ha anche chiamata per il tuo nome intero. Sarà qualche rivenditore porta a porta.”
Ma lei sapeva chi era in realtà, lo sapeva benissimo.
Alex.
Neanche a dirlo, che il campanello cominciò a suonare di nuovo con insistenza.
 
“Ian se vuoi andare di la, fai pure. Penso proprio che devo affrontarlo da sola.”
L’uomo però assunse un espressione più cupa e nervosa.
“Non ci penso proprio. Apri pure, io rimango qui.”
Capì che non stava scherzando e che non l’avrebbe convinto ad andarsene.
 
Come una serata hotpoteva trasformarsi in un tremendo flop.
 
“Uff. Ok. “
 
Criss aprì la porta con una faccia a dir poco scocciata. Alex era veramente un bastardo dentro. Anche senza accorgersene poteva continuare a rovinarle la vita.
 
“Alex.”
“Sapevo che era una balla.”
“E non parlare italiano ora, non fare il maleducato. Cosa vuoi?”
 
Alex osservò così Ian che era appoggiato allo stipite del salotto.
Nonostante Criss non potesse vederlo, sentiva delle onde elettriche percorlerle la schiena.
 
Era proprio il caso di dire: Che atmosfera elettrizzante.
 
“Volevo invitarti fuori a cena, ma noto con tremendo dispiacere che tu sei già occupata.”
Lanciò così uno sguardo di fuoco verso l’uomo alle spalle di Criss.
 
“Dio fa che non debba assistere ad una lite!” pensò così lei.
 
“Bene hai già detto tutto te. Sono occupata. Ora ti saluto!”
Mentre stava per chiudere la porta, il ragazzo la bloccò con un piede.
 
“Aspetta un attimo. Mica ho detto che accetto questa situazione.”
“Non sono cose che ti riguardano, Darling. “
“Invece si, Baby. E anche molto.
Criss sentì poi un braccio cingerle le spalle con fare protettivo.
 
Ian.

 
“Hey amico, hai sentito? Niente da fare, Addio, Good Bye, Auf Wiedersehen, Au Revoir, Adiòs! A  M-A-I  P-I-U’!”
 
Ian ricacciò il piede fuori, chiudendo con violenza la porta.
 
Criss rimase senza parole, letteralmente.
 
Ian non aveva mai dimostrato tanta determinazione e arroganza.
Però apprezzò molto quel gesto. E Ian ottenne un sacco di punti extra .
Come se quella sera non ne avesse guadagnati abbastanza.
 
“Alexera quel Alex?”
“Già.”
“Come mai è tornato?”
“Ian.. E’ una lunga storia.”
“Bene raccontamela.”
“Non roviniamoci la serata, ok?”
Il ragazzo la guardò poi più intensamente, anche troppo.
 
“Non intendo continuare un bel niente se non capisco perché questo Coglione è venuto qui. O me lo dici tu o me lo faccio dire da lui.”
 
Criss spalancò la bocca a dismisura. Va bene che era preoccupato, nervoso ed incazzato.
Ma rivolgersi così a lei, no.
Proprio no.
 
“Riformula la frase e sarai più fortunato.”
 
Criss incrociò così le braccia inchiodando lo sguardo dell’uomo.
Ian cambiò poi espressione, conscio finalmente, della troppa arroganza del suo tono.
Il suo sguardo e la sua voce si addolcirono immediatamente.
 
“Scusami, non volevo essere così Macho. Dai, raccontami cosa è successo. Il mio cervello mi continua a dire -MAY DAY! MAY DAY, IAN!-Si sbaglia forse?”
 
No che non si sbagliava.
Criss si trovava di fronte così ad un bivio colossale.
Che doveva fare?
Dirlo o non dirlo?
Ai posteri l’ardua sentenza.


---
 
Eccoci qua! Come promesso ci ho messo poco ad aggiornare!  Questo capitolo è decisamente “hot” . Almeno rispetto a tutti gli altri! Vi prego ditemi come mi è uscito. Faceva vomitare? xD Spero di no :S
Grazie per continuare a seguirmi! Anche sul blog ho visto parecchie visite :)
E aggiungerei : Grazie a chi ha commentato lo scorso cap! Sam_twins e VeroSD!
 
Al prossimo capitolo, cari! <3

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Capitolo 16
*** Honesty is such a Lonely Word. ***



Honesty is such a Lonely Word.



Quella era esattamente una situazione di merda, concedeteglielo.
Criss continuava a posare lo sguardo su diversi oggetti, pur di non incontrare quei meravigliosi occhi azzurri.
Purtroppo, doveva prendere una decisione, glielo doveva.
In fondo lui era sempre stato sincero, diretto e leale; almeno con lei. Come poteva però affrontare tutto questo così?
Ok. Ormai erano.. Quanto? Settimane?
Si, settimane composte da giorni, ore, minuti e interminabili secondi, che conosceva Ian.
Era un tempo piuttosto breve a dirla tutta, ma anche il proseguimento del loro rapporto era avvenuto in un tempo a dir poco coinciso.
Lei era sempre stata una ragazza difficile, si sapeva.
Tutti i ragazzi che aveva avuto -non molti a dirla tutta- avevano dovuto davvero lottare per conquistarla.
Alex fu un’eccezione e infatti ancora oggi, Criss paga le conseguenze della sua eccessiva manifestazione ormonale.

Comunque, ormai doveva a Ian delle spiegazioni. Si erano spinti oltre la soglia dei semplici amici.
Non che potessero definirsi definitivamente una coppia, lo stesso.

 

Dio che casino i sentimenti.

 
Criss, terminò quella lunga fascia di pensieri con un bel " Cazzo".
Per di più, si stava talmente innervosendo, che cominciò a muoversi verso il salotto, come una gazzella inseguita da un leone.
Prese poi coraggio e cominciò a sputare le parole che lottavano violentemente nel suo cervello.

Era il momento di svuotarsi, completamente.
 
“Fu il mio ragazzo, per quasi un anno.”

Era più facile parlare guardando la finestra invece che Ian.
Anche se, molto spesso, sentiva il bisogno di guardarlo per capire che non fosse tutto un sogno.
“Alex - o meglio Bryan Alexander-  mi stupì fin da subito. Si era trasferito nel mio piccolo paesino dall’ Inghilterra, con i suoi, per motivi di lavoro del padre. Lui è metà inglese, metà tedesco. Un mix bomba, diciamo. E io mi innamorai fin da subito, probabilmente.”
Criss si girò poi, per capire se Ian fosse ancora li. Ed era così. Immobile con le spalle appoggiate allo stipite, guardava con circospezione la ragazza come se così riuscisse a cogliere qualcosa di più delle parole. Qualcosa di più intimo.

Criss riprese, reprimendo un moto di imbarazzo.
“Alex, nonostante la bellezza apparente, rappresentava il mio ideale di ragazzo. Simpatico e intelligente. Sarcastico e generoso. Era perfetto, o così credevo.
Era anche più grande di me di ben 3 anni e si sa quanto attizzano i ragazzi più grandi.”
 
Ian nonostante il momento serio, non potè trattenere un sorriso.
 
“Criss non capisco quale sia il problema. E’ solo un tuo ex che è ritornato. Succede. Mi stavi facendo preoccupare seriamente.”
 
“Non ho ancora finito” proseguì la ragazza, ammonendolo.

”Conobbi Alex tramite amici comuni, finì poi che lui iniziò a uscire con la mia banda di scalmanati. Lui era molto bello, ma una capra ignorante in Italiano. Ovviamente non sapeva comunicare con quelle 4 parole che sapeva. Io già all’epoca masticavo un discreto inglese e cominciai ad insegnarglielo. Diventammo, di conseguenza, subito amici. Eravamo come corpo ed ombra, vivevamo in simbiosi. La nostra amicizia durò così 2 anni e niente riusciva a scalfire il mio sorriso perenne durante quel periodo. Non chiedevo niente di meglio che tornare a casa da scuola e vedere Alex. Uscirci, giocarci, fare cavolate insieme. Era bello.”
 
I ricordi facevano molto male, soprattutto quelli più felici. Criss respirò lentamente per alcuni secondi, cercando di ricomporsi. Non doveva crollare, non davanti ad Ian.
 
“Così un giorno decidemmo di metterci insieme, perché capimmo che la nostra non era una semplice amicizia. C’era troppa alchimia, troppa attrazione. Però tutto cambiò, dal momento che diventammo fidanzati. Fu così che scoprii il vero Alex. Lui aveva seri problemi, prima di tutto con la famiglia, i genitori erano separati e litigavano dalla mattina alla sera.  Poi era emotivamente instabile, sin dall'infanzia per la mancanza di affetto che i suoi non hanno mai capito di avergli rubato. Troppo impegnati nei loro problemi non si erano accorti che Alex iniziò a bere e a fumare da piccolissimo. Il passaggio da semplici canne e dosi massicce di eroina, fu molto breve da come lui mi raccontò.  Io non lo sapevo, ovviamente. Me lo disse dopo qualche mese.  Non pensavo minimamente che il mio luminoso Alex fosse un tenebroso psicopatico. Cercai di aiutarlo, ma era inutile. Era entrato in quel cerchio che nessuno poteva rompere. Nessuno.”
 
Criss si accorse che una lacrima solitaria prese a scenderle lungo la guancia. Anche Ian la notò, ma non si mosse. Probabilmente voleva lasciare la ragazza finire di sfogarsi.
 
“Dopo  5 mesi diventò più possessivo, quasi maniacale. Voleva di più che semplici baci e carezze romantiche. Voleva la parte più cara di me e se la prese. Non che io non volessi, ero totalmente soprafatta.”
 
Ormai le lacrime si moltiplicarono, e la ragazza si portò le mani sul viso. Non aveva il coraggio di chiedere aiuto. Non aveva il coraggio di guardarlo in quegli occhi così puri mentre lei si sentiva così sporca.
Criss si accasciò sulle proprie ginocchia, in preda al panico.
Ma non appena toccò il pavimento, due braccia forti e calde, l’avvolsero.
 
Le sue braccia.
 
“Sfogati pure, piccola Criss.”
Quelle semplici parole la fecero singhiozzare con forza.
“Ian io non volevo farmi di quella roba.. Lui mi diceva che era meglio, era più bello farlo così. Che stupida che sono stata… Che ingenua!”
 
I singhiozzi non le permisero di continuare. Solo la grande mano di Ian sulla propria testa, riusciva a calmarla leggermente.
 
“Non posso assolutamente immaginare tutto quello che hai passato. Ho una voglia così fottuta di uscire a cercarlo e picchiarlo fino a ridurlo in miseri brandelli. Brutto bastardo.”
 
Criss, tra le braccia dell’uomo, si concesse un sorriso tra il pianto.
L’Ian-volgare, era davvero strano da sentire.
Però le faceva piacere, le piaceva il fatto di essere consolata da lui. Nonostante odiasse i suoi momenti di debolezza.
 
“Dopo 8 mesi riuscii a lasciarlo grazie all’aiuto dei miei amici. Qualche volta lui ricompariva nella mia vita, ma scompariva poi, poco dopo. Farà così anche questa volta, vedrai.”

Criss si asciugò malamente le lacrime, ma l’uomo le bloccò le mani, prendendo poi il viso di lei, tra i propri palmi.
“Non so bene cosa dirti, Criss. Anche se tu mi consideri un emerito idiota, vorrei poterti garantire tantissime cose. Ma non voglio deluderti, anche io. Sappi solo che ora sono qui, se vuoi anche domani e anche nelle prossime settimane magari mesi..”
Il suo sguardo si mosse velocissimamente per il viso della ragazza, per poi aggiungere : “ Non so cosa mi prende, forse ho  uno sfogo eccessivo di bontà!”
 
La ragazza sorrise, mentre lui,  si grattò la testa con finta sbadataggine.
 
“Soprattutto..” continuò posandole i pollici sotto gli occhi, raccogliendo le lacrime.
”.. Non chiedermi più perché faccio lo scemo, perché è per questo.”
E Ian, ricambiando il sorriso, baciò dolcemente la ragazza.
Criss allungò le sue braccia, come per afferrare la sua personale ancora di salvezza.
E Ian l’accolse, la prese e la sollevò dal pavimento.
Il bacio si trasformò presto in un fuoco conturbante.
Ian inciampò parecchie volte prima di arrivare in camera da letto,  provocando sonore risate alla ragazza.
“ Che impedito.”
“Ah certo, non sei certo tu a dover trasportare un leggero sacco di patate.”
Criss aprì leggermente la bocca, mentre l’uomo l’adagiò sul letto.
“Cosa?”
Ian si sdraiò poi di fianco a lei.
“ Chi?”
“Ian, brutto stronzo!”
La ragazza afferrò un cuscino e lo lancio sonoramente in faccia al moro.
Ian non se l’aspettava, tanto che imitò l’espressione stupita e semi offesa della ragazza.
“Come osi rovinare questo bel visino..” ma ormai non c’era più traccia ne di serietà, ne di tristezza.
Criss si riscoprì di nuovo felice mentre Ian la batteva clamorosamente alla battaglia con i cuscini.
Mentre milioni di piume scesero dal cielo come neve, coprendo tutto, Ian cominciò  a baciarla di nuovo con più decisione, dolcezza e passione.
Non riuscivano più a fermarsi, non riuscivano a controllarsi.
Quella rivelazione aveva assottigliato la parete difensiva di entrambi.
Mancava davvero poco alla loro reale unione.
Ian tolse la maglietta alla ragazza, divertendosi a stuzzicarle i seni.
Ma Criss non fu da meno, prese a giocherellare con i jeans neri del moro, provocandogli molto entusiasmo.
“Criss..”
“Ma devi parlare anche in momenti simili?”
Criss prese ad accarezzare la pancia ormai nuda dell’uomo sopra di lei.
“Fin dove ti vuoi spingere?” sussurrò il moro.
“Sopra la luna, baby.” e lei cercò di imitare il sorriso alla “Damon”.
Deve esserle uscito davvero male perché Ian cominciò a ridere disumanamente.
Di tutta risposta lei gli rinfilò un calcio nella parti basse.
“Aia! Ma sei scema?”
“Mi piace sadomaso.” commentò lei sarcasticamente.
Ma lui non colse l’allusione. “ Ah perché io avrei in mente…”
La frase fu però interrotta dal suono del cellulare della ragazza.
Fortunatamente era sul comodino.
Si allungò leggermente, e lo prese.
 
“Sì?”
“Criiiis! Ciao, come va?
 
Nina, aveva davvero un ottimo tempismo.
 
“Direi abbastanza bene, te?”
Ian sollevò un sopracciglio su quel abbastanza.

“Alla grande! Ho ordinato le pizze e… stasera vi aspettiamo! Ian te l’ha detto, vero?”
“Mi pare di si.. Ci vediamo da te?”
“Of course! A più tardi, muovetevi mielosi!”
Criss scosse la testa. “Bye, rompiballe!”

Chiuse così la chiamata, indubbiamente soddisfatta.
 
“Era Nina, vero?”
“Già già. Preparati che stasera; usciamo!”
Ian mise il broncio.
“ E il nostro programmino?”
La ragazza si avvicinò a lui sussurrandogli a fior di labbra. “ Può aspettare, vero Macho Man?”
 
E mentre i due continuarono a giocare amorevolmente sul letto, Criss pensò quanto si sentisse sollevata in quel momento.
Ian non era solo un uomo piacevole e piacente, era anche un ottimo farmaco curativo.

E Criss ora si sentiva malata, incredibilmente malata.
 
----

Eccoci qui! Sono in ritardo, lo so! Poco tempo in questo periodo!
Allora che ve ne pare?
Ovviamente voglio tante recensioni, come sempre. Mi fa piacere leggere i vostri consigli, le vostre critiche anche il vostro semplice punto di vista :)
Ringraziamo come sempre :  VeroSD, nightmare123, sam_twins, MoonLight_95 per le recensioni dello scorso capitolo!
Grazieee!
Vi lascio davvero ora, continuate a seguire questa ff, come sempre!
Baci <3


 

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Capitolo 17
*** Won't you take me away from me? ***


Won't you take me away from me?


Dopo quella rivelazione, Criss e Ian non erano più gli stessi.
Erano passati 4 o forse 5 giorni da quella sera, e nonostante fosse un tempo assai breve, si potevano delineare i cambiamenti caratteriali dei due.
Criss rideva sempre, correva per gli studi senza sentire la fatica o male ai piedi.
Era sempre disponibile, mai nervosa, non sentiva nemmeno più il pensiero di Alex assillarle la mente.
Stava bene, senza contare il leggero rossore sulle guancie dovute alla pronuncia di tre lettere in fila in qualsiasi frase.
Ian, per interderci.
Anche il bel attore tutto di un pezzo, non era più come prima.
Lui sorrideva spesso, senza malizia o ironia. Erano sorrisi felici, semplici, comuni.
Forse comune non era un aggettivo adatto, ma per Ian anche l’essere ritornato comune, sembrava una piccola conquista.
La sbadataggine che aveva perso da anni era ritornata, dimenticava battute, frasi, intonazioni, ma nessuno sul set gliene faceva una colpa.
I pochi che sapevano, lo aiutavano con scuse improbabili o buffe.
 
Per quanto riguardava la loro vita privata, procedeva tutto a rilento.
Criss finiva di lavorare sul tardi e Ian molto spesso lavorava tutta la notte per colpa del copione.
Quindi, nonostante entrambi fossero felici e sprizzanti d’amore, non potevano dedicare molto tempo al loro partner.
Ma c’era chi stava peggio, giusto?
 
***
 
Dopo essere stato nel piano dedito agli uffici, ergo dove lavorava Criss, il bel attore ritornò correndo verso la sala trucco.
Era completamente vuota, quindi riuscì a sedersi con nonchalance aspettando Beverly, una delle truccatrici.
 
Non poteva capacitarsi di come stava cambiando nel giro di un mese.
Era sempre di corsa, felice, emozionato, eccitato.
Sembrava che il cuore pompasse il ritmo della sua intera vita.
Forse era una cosa normale per molti, ma non per lui.
Aveva impedito a quel piccolo organo di svolgere una delle sue attività principali da quando era diventato famoso.
Perciò Amare era diventato un Tabù.
Sapeva che le persone ora lo guardavano soprattutto per il suo bel faccino o per il suo conto in banca.
Nessuno vedeva più Ian Joseph Somerhalder, ingenuo ragazzo di paese, ma Ian l’attore figo, bello e dannato.
Solo la sua famiglia e i suoi vecchi amici, sapevano quanto fosse una menzogna, ma accettare quegli appellativi, era stato per lui una fortuna.
Non si vergognava ad ammetterlo.
O almeno, fino ad un mese prima era così.
Ora che aveva incontrato Criss, sapeva quanto avesse sbagliato.
Lei era una ragazza così allegra, ingenua, vera. Era tutto ciò che lui era prima. Si rendeva anche conto di quanto avesse sbagliato coinvolgendola nella sua vita,

ma cosa poteva farci ora?

Entrambi si cercavano come calamite, come potevano troncare quel sentimento che vibrava nell’aria quando si incontravano e quando si sfioravano?
Ian si diede più volte del coglione, prima che una persona varcò la soglia della stanza.
 
Lo riconobbe subito con stupore.
Era Matthew, il suo manager.
 
“Hey, Matt. Sei ancora vivo?”
“Certo, finalmente sono ritornato al lavoro. Non ne potevo più di omogenizzati e pannolini. Bleah!”
 
Mattew O ‘Brian era il suo manager fin dagli inizi. Un bell’uomo sulla quarantina , leggermente brizzolato e con il fascino alla George Clooney. Era però stato assente per 3 mesi a causa della nascita di due graziose gemelle, e per aiutare la moglie, si era preso una pausa.
Ian adorava Matt, sia per il suo carattere serio nel lavoro e allegro nella vita, ma anche come uomo. Era riuscito a non farsi contaminare da tutta la merda luccicante di Hollywood riuscendo a essere sposato da 10 anni con la stessa donna e averci avuto ben 3 figli. Era un vero uomo, cosa che Ian faticava spesso ad essere.
Stare con Criss lo stava distruggendo realmente. E non in peggio.
Stavano riaffiorando vecchi sogni e segrete ambizioni.
 
“ Comunque, begli occhioni. Mi assento per qualche tempo e tu fai il bello e tenebroso con una diciannovenne? Ma ti sei rincoglionito?”
Il tono dell’amico cambiò improvvisamente. Anche se Matt aveva ancora il sorriso luminoso dipinto sul viso, sapeva che il tono non poteva mentire. Era arrabbiato.
Meglio, furibondo.
“Lo so Matt, so quello che stai pensando. Credimi però, non è come sembra. Lei è diversa.”
Matt, si avvicinò al moro, posando poi le proprie mani sulle spalle dell’altro.
“Ah mio caro, avevo detto la stessa cosa a mio padre quando conobbi Debbie.”
Ian sorrise.
“Debbie è anche più giovane. Vero Mr UomodiMondo ?”
Matt finse una posa mista tra il pensieroso e l’ingenuo.
“10 anni. Ma non paragonare la mia storia con la tua, mio caro. Io non sono mai stato sull’onda del successo e non ho mai avuto milioni di ragazzine arrapate che mi corrono dietro.”
 
Ian girò sulla sedia, per guardare poi Matt negli occhi castano-verdi.
 
“Sono fregato, vero?”
“Ah beh, non volevo essere così brutale.”
 
Beverly interruppe il discorso correndo in soccorso di Ian.
 
Sapeva che non sarebbe finita li. Matt non si accontentava certamente di una frasetta da poco per chiudere la faccenda.
Per il momento però non voleva più pensarci.
Voleva correre sul set, interpretare i panni di un vampiro, cattivo,stronzo e senza problemi di notorietà.
Voleva togliersi almeno per qualche ora il peso della vita, il peso della realtà.
 
***
 
Toc toc
 
“Avanti!”
“Buon giorno, cara! Oh ma sei sempre su questi pezzi di carta? Che ragazza seria!”
Julie Plec si accomodò tranquillamente davanti alla scrivania di Criss.
Quella donna aveva la luminosità che solo un raggio di sole poteva competere ad armi pari.
“Hai ragione, Julie. Allora, come mai da queste parti?”
“Ti voglio togliere da questo lavoro noioso. Ormai hai finito le parti da tradurre, vero?”
Criss sorrise, catturando una ciocca ribelle riportandola poi dietro all’orecchio.
“Già. E allora? Cosa aspetti a dirmelo?”
“Bene bene. Ho bisogno di te per un lavoraccio, insomma. Ti ricordi all’inizio quando ti avevo detto che dovevi seguire anche delle parti di recitazione? Perfetto anche se non te lo ricordavi, ora ho rinfrescato la tua memoria . Da domani inizi a seguire gli attori principali per aiutarli con pezzi di recitazione in italiano.”
 
Criss aprì la bocca per poi chiuderla subito dopo.
“Seguirò gli attori principali?”
“Certo! Soprattutto i due fratelli Salvatore..” E lo sguardo della bionda fu più eloquente di un milione di parole.
Criss mascherò il suo imbarazzo con una risata un po’ goffa.
“Ricevuto, capitano.”
“Brava ragazza, comunque appena finisci di tradurre puoi tornartene a casa. E’ inutile che rimani qui ad annoiarti.”
La donna si alzò così ,salutandola con un breve cenno. Criss potè continuare il suo lavoro, perdendosi in immagini di Ian vestito alla Damon che le implora di morderla.
 Senza nemmeno accorgersi aveva finito di tradurre l’ultima frase del copione.
Si sentiva libera della scartoffie e dalla solita routine. Finalmente poteva dedicarsi a qualcosa di più attivo e creativo.
Il suo ambito, insomma.
 
Si diresse così, verso l’ascensore per poter correre via a casa.
Pace e relax l’aspettavano.
 
Mentre l’ascensore si decideva a raggiungerla, due mani l’avvolsero per i fianchi.
 Nel momento in cui voltò la testa, due labbra soffici le sfiorarono la fronte.
 
“Buona sera, mia bella segretaria.”
Criss portò due braccia al collo del moro.
“Va chi c’è. Mio caro capo, se ci becca qualcuno posso dire addio alla mia promozione, vero?”
 
Ian prese a giocherellare  con i capelli della ragazza. Ripetevano quella scena, con ruoli diversi, quasi ogni giorno.
Erano davvero diventati due sogliole con gli occhi cuoricino.
 
“ Vero. Proseguiamo nel mio ufficio, Signorina?”
L’ascensore interruppe il contatto dei due.
Ricomponendosi, si ritrovarono davanti un bell’uomo altissimo che li osservava con curiosità.
 
“Come non detto.” Ian si sistemò accanto a lei, portandosi una mano sulla testa.
“Hey vecchiaccio! Ora che ci siamo rivisti non riesci più a starmi lontano, vero?”
 
L’uomo uscì dall’ascensore, portano poi una mano verso la ragazza.
“Finalmente ci incontriamo Miss Leoni, è un piacere vederla.”
Criss guardò prima la mano dell’uomo poi i suoi occhi vennero attirati dal marrone-verde dell'altro.
“ Vorrei poter dire lo stesso per lei, Signor..?”
“Oh, giusto. Che maleducato! Matthew O’Brian, ma chiamami pure Matt.Vecchio amico di Ian, nonché suo servo fidato.”
Ian interruppe la loro conversazione,posando un braccio attorno alla ragazza. “ E’ melodrammatico per natura. Matt è semplicemente il mio manager.”
Criss finalmente capì.

Ok, quel pomeriggio non era molto sveglia.

“Capisco. Il piacere è tutto mio, Cristina Leoni ma mi chiami pure Criss.”
La ragazza così avvicinò la sua mano a quella dell’uomo, che invece di essere accompagnata da una vigorosa stretta, fu presa gentilmente e portata alle labbra dell’uomo.
Lo stupore della ragazza seguì quella di Ian.
Matt abbandonò poi gentilmente la sua mano, riacquistando poi la sua flemma.
“Ora devo lasciarvi; Julie necessita della mia presenza. E’ stato un piacere Criss, incontro breve ma memorabile!”
Eseguì un passo fermandosi poi vicino a Ian.
“Ian.” L’uomo eseguì un cenno verso l’altro.
“Matt.”
E l’uomo se ne andò tranquillamente, come era arrivato.
A Criss sembrò più un apparizione che un incontro reale.
Non capiva il comportamento dell’uomo e tutto ciò che non comprendeva la infastidiva molto.
 
I suoi pensieri vennero troncati poi, dalla voce del moro.
“Scusami ma Matt non è così irritante di solito. Sai penso che vuole capire come sei fatta prima di poterti accettare.”
 
La  ragazza voltò la testa verso di lui, alzando un sopracciglio.
“Addirittura. E se non fossi alla sua altezza, mi ucciderebbe?”
Ian sorrise.
“No, semplicemente impedirebbe la nostra relazione.”
“Spero tu stia scherzando. Chi cavolo è? San Pietro alle porte del paradiso?”
“No, ma se reputa che la nostra relazione possa essere dannosa per la mia carriera, non ci penserebbe due volte ad ostacolarla.”
Criss incrociò le braccia sul petto come per chiudere la questione.
Quel Matt, poteva starne certo, si sarebbe fatto una lunga chiacchierata con lei.
“ E a te starebbe bene?”
Ian si avvicinò a lei sciogliendo le braccia che erano rigidamente puntate sul petto.
“ Ho mai detto questo? Ovvio che no.”
Così l’abbracciò di nuovo, baciandola brevemente a si allontanò verso il set.
Criss ora non aveva solo Alex come problema, ma anche Matt.
 
Ah la vita è veramente complicata quando ci si mette.
 
Appena arrivata a casa, si abbandonò sul divano per un' oretta.
Dormire le permetteva di staccare la spina e di riposare il suo cervello ormai in precario equilibrio tra realtà e sogno.
Da quando era arrivata in America le erano capitate un sacco di cose, belle e brutte.
La sua vita non era mai stata tranquilla o noiosa, ma in certi momenti, come quello, voleva un po’ di serenità.
Voleva alzarsi la mattina, andare a lavorare e ritornare a casa con Ian per fare la coppietta felice.
Voleva uscire con lui a fare shopping senza doversi mimetizzare tra la folla, voleva andare al cinema, voleva andare a fare la spesa. Tutte cose che per Ian non erano più possibili da tempo.
Lo scorrere dei suoi pensieri, venne interrotto dal suono del cellulare.
Lo prese dalla tasca dei jeans, e soffocando uno sbadiglio, rispose.
“ Pronto?”
“ Criss! Sono Nina.. Ho saputo della pessima notizia.”
Criss sorrise. Aveva davvero voglia di parlare con Nina.
 
“ Già. Grandioso quel Matt, davvero. Ci mancava un altro rompipalle da aggiungere alla lista.”
Nina rise allegramente.
“Hai ragione. Ian è furibondo. Si è preso parecchie sgridate da Kevin e anche da Paul. Per poco non lo stava strangolando davvero! Comunque ora sono in macchina, sto per tornare a casa. Vuoi che passi da te?”
“Nina, stai tranquilla. Voglio fare una sorpresa a Ian e tra poco vado a casa sua.”
Criss sbuffò quel che bastava per scaricare un po’ la tensione.
“Ti posso dire una cosa, Criss?”
“Certo.”
“Matt non è solo uno stronzo calcolatore, ma un uomo buono e leale. Se riesci a piacergli stai tranquilla che avrai un muro solido sempre pronto a difenderti. D’altronde, prima di fare il manager, era un avvocato ben conosciuto ad Hollywood. Gran bel tipo.”
“ Davvero? Sono nei casini. Già questa storia parte svantaggiata, se poi qualcuno vuole anche impedire che nasca, siamo rovinati. Che sfortuna atroce.”
Nina addolcì il suo tono di voce.
“Stai tranquilla Criss. Sappiamo tutti quanto vali. Non buttarti giù! Ora corro che stasera andiamo a fare baldoria al Pub. Se ti va di unirti, con Ian, non ci sono problemi!”
“Figurati, Nina. Grazie mille.. per tutto.”
“E di cosa? Ciao bella!”
“Ciao ciao!”
 
 
Alzandosi dal divano, aveva ritrovato un po’ di grinta.
Aveva ragione la sua amica, non doveva buttarsi giù. Se Matt voleva conoscerla, doveva sapere che tipo di donna era e non certamente una pappamolle che si lasciava sconfiggere dalla prima difficoltà.
Con questa nuova forza, si andò a preparare per raggiungere così il loft del suo amato.
 
***
 
Appena arrivata, rimase due minuti buoni a sistemarsi davanti alla porta.
Si sentiva stranamente nervosa e non aveva il coraggio di premere il citofono.
Dopo un bel respiro,una scrollata di capelli, e un giro sul posto, premette il citofono ed aspettò.
Pochi secondi dopo si ritrovò due occhi blu ad osservarla.
Ma Ian non sorrideva, quegli occhi freddi ma sempre accoglienti verso di lei, erano diventati semplice acqua.
Limpidi, puri, ma distaccati ed irraggiungibili.
 
“Buona sera mio bel principe!” Mentre la ragazza stava allungando le braccia verso il moro, il ragazzo si discostò; allontanandola.
 
Ian l’aveva respinta.
Ian non la stava nemmeno guardando.
 
“Che c’è?”
Finalmente l’uomo ritornò ad osservarla e il suo sguardo la raggelò.
 
“ Come mai sei qui?”
“Non ho il diritto di farti una sorpresa?”
Ian indietreggiò brevemente allontanando la sua presenza da quella di Criss.
 
“Scusami ma stasera non me la sento. Facciamo un’altra volta, ok?”
“Va bene.. Ma che hai? Sei così strano.”
Il ragazzo sembrò addolcire lievemente il proprio sguardo.
“Niente.. Criss. Ci sono momenti in cui il passato torna a farti visita e non vorresti mai che contamini il tuo presente.”
La ragazza si rabbuiò. Cosa significava quell’ultima frase?
Perché aveva marcato così tanto la parola passato?
Criss si sentiva confusa, sembrava che Ian la volesse allontanare bruscamente.
 
“Ian non ti capisco. Parlami, che hai? Ti ho fatto qualcosa?”
Il ragazzo si infiammò.
“Non capisci? Non ho voglia di stare con te ora. Criss, svegliati! Devo essere per forza così diretto?”
“Ma ti pare il caso di arrabbiarti così? Dimmi che cavolo succede! Io da qui non mi muovo, se non con una ragione seria ed attendibile.”
L’uomo rimase in silenzio qualche secondo per poi rispondere.
“Ascolta. Forse è meglio non vedersi per un po’ fuori dal set. E’ meglio così, credimi.”
Non poteva credere alle sue orecchie.
Ma cos’era? Qualche scena di un fottuto telefilm?
Purtroppo no. Era la triste ed amara realtà.
E Criss sprofondò nel buio.
 
“ Ian ma ti senti? Cosa cazzo dici? Ma se fino ad oggi andava tutto bene.. Che è successo? Dio, Ian guardami!”
La ragazza prese il viso dell’uomo e lo spostò verso di lei.
Odiava le persone che non la guardavano negli occhi perché avevano sempre qualcosa da nascondere.
Ma il ragazzo pur continuando a guardarla muoveva le labbra come un robot.
“ Criss non ho voglia di vederti, di parlarti ecc.. Mi farò sentire io più avanti. Ciao.”
 
Così la ragazza ricevette una bella porta in faccia, letteralmente. Fortuna voleva, che quando era abbastanza sveglia, aveva dei buoni riflessi.
Mentre rielaborava la conversazione con Ian, sentì il nervoso pompare duro attraverso le sue vene.
Era veramente incavolata nera, era furiosa,furibonda e oltretutto si sentiva anche stupida.
Non riusciva a capire l’atteggiamento dell’uomo soprattutto perchè non aveva motivi apparenti.
Che doveva fare?
L’umiliazione le pregava di correre via, il buonsenso voleva almeno un motivo per giustificare l’incazzatura.
In questo bivio assordante, Criss posò gli occhi, per casualità, verso il suolo.
Vicino ai suoi piedi, vide un braccialetto azzurro.
Era di Ian. Il bracciale da cui non si separava mai, il suo preferito.
In molti servizi fotografici ce l’aveva su come se fosse una seconda pelle.
Prendendolo tra le mani, le vennero in mente numerose scene abbastanza mielose tra lei e il moro.
Non poteva ridursi così solo per una discussione.
Era solo un litigio tra innamorati, vero?
Le sue paranoie furono interrotte dal il suono di una voce.
Una voce femminile.
Criss presa dall’eccessiva curiosità o gelosia, appoggiò l’orecchio alla porta, accorgendosi che era rimasta aperta.
Dalla piccola apertura vide il riflesso di due persone, grazie allo specchio che era sulla parete.
Ian era esattamente dietro la porta e di fronte a lui vide una ragazza.
Bionda, alta, carina.
Era Megan. Quella Megan.
In quel momento tutto si spense, non riuscì più a vedere niente.
Corse via, forse facendo anche troppo rumore.
Corse verso la macchina, mise in moto e se ne andò.
Via da quella casa, via da Ian.
Cosa voleva Megan da lui?
E soprattutto: perché erano da soli a casa sua?
 
Si rese conto che non poteva correre con la fantasia, doveva ricercare un po’ di lucidità.

Ma era così difficile. Così dannatamente difficile.

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Scusatemiiiiii!
Quasi un mese di assenza, lo so, lo so! Non volevo davvero, ma ho le mie motivazioni! xD Le vacanze, la scuola, poco tempo per scrivere... Tutto questo ha alimentato il mio fancazzismo e quindi non ho più scritto! Questo capitolo l'avevo già abbozzato quindi dovevo solo finirlo.
Com'è? Ditemi che cosa pensate: cosa vi è piaciuto, cosa vi ha fatto andare in bagno, TUTTO! Se avete qualche commenti omicida verso l'autrice, vi autorizzo a scriverlo xD Scusatemi ancora, domani dovrei già farmi perdonare con il seguito.
Byeeee! <3

Ps: Non dimenticatevi di questa storia, please :(

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Capitolo 18
*** Liars? ***


Liars?

Criss aveva passato gli ultimi 3 giorni a fuggire da Julie. Non voleva davvero iniziare il suo nuovo lavoro, soprattutto perché richiedeva stretto contatto con Ian.
Non lo vedeva da quella sera e in lei si stava delineando un pensiero sempre meno rincuorante.
Si ritrovò così a bere il suo caffè, nel suo ufficio; davanti al pc.
Sconsolata, si mise a spulciare l’oroscopo.

 

Oroscopo di Oggi

Le sorprese in questo posto potrebbero non essere più di tanto accettate dalle persone alle quali le farete e questo non per mancanza di riconoscenza o di affetto nei vostri confronti, quanto piuttosto perché chi non si trova in una buona predisposizione d'animo potrebbe non gradire qualcosa che all'improvviso..
 

“Ma vaffa..” pure l’oroscopo ci mancava.
Non bastava aver fatto  adirare qualche dio, adesso anche gli astri ce l’avevano con lei.
Ian non si faceva sentire da 72 ore, Nina e Paul non erano sul set, Matt l’aveva incrociato per il corridoio ma aveva fatto finta di non vederlo, mentre Julie, la cercava per indirizzarla verso il suo ruolo di “insegnante”.
Criss  riusciva a vederci, in tutto questo, un lato comico; nonostante tutto. Era sempre stata una persona che amava sdrammatizzare più che disperarsi. Per di più, non capiva nemmeno su cosa doveva concentrarsi per cadere poi in definitiva depressione.
Ian era stato troppo criptico, troppo strano per prenderlo sul serio. Prima la cerca anche solo per salutarla e poi, poco dopo, le chiude in faccia la porta manco fosse stata un rivenditore porta a porta di pentole.
E poi c’era Megan.
Non aveva nemmeno un commento verso di lei, che non risultasse offensivo. Di certo sapeva, che la sua antipatia, era dovuta più per gelosia che altro.
Ma anche giustificando ogni avvenimento al suo cervello, analizzando la situazione da un punto di vista più oggettivo, il suo cuore sapeva bene la verità. Ce l’aveva sotto agli occhi ma faceva finta di non vederla.
 
Ian ci aveva ripensato.
 
Era tornato indietro sui suoi passi e probabilmente aveva riscoperto il suo amore per Megan la Megera.
Cavoli, si sentiva confusa e abbattuta come se avesse preso una pesante botta in testa.
Non c’era niente di peggio, che un cuore instabile e un cervello che costruiva finte mura intorno per proteggersi.
 
Mentre chiudeva sconsolata la pagina di Internet, il suo cellulare vibrò.
 

-Ian-
 
Scusami per l’altro giorno, Sunshine. :)
 Ora hai da fare? Liberati e troviamoci nell’ascensore tra 1 minuto. Dobbiamo parlare.
Ti aspetto, Your Ian.

 
Criss si sentiva dannatamente idiota.
Aveva passato i tre giorni più orribili della sua vita, facendosi mille paranoie. Ma il belloccio, ora, le manda un bel messaggio con tanto di ordine finale.
Prese così la decisione di muovere le chiappe e per andare a piantarli un bel gancio destro sul mento del moro.
Non poteva sopportare le persone che facevano le indifferenti giusto per non perdere poi la loro facciata da “ freddi e fighi”.
 
Assolutamente no.
 
Dopo qualche secondo, si precipitò davanti all’ascensore.
Le porte si aprirono rivelando un paio di occhi azzurro cielo, che - subito dopo - si posarono su di lei.
Dio quanto gli erano mancati.
Quanto tempo era passato? Anni, mesi? Fortunatamente erano solo 3 giorni, ma non credeva potesse mancargli così tanto.
Cosa aveva appena pensato?
Non poteva sciogliersi proprio adesso, aveva una missione da compiere. Doveva prima menare il moro, magari insultarlo e poi si sarebbe fatta spiegare il tutto.
Mentre si infilò nella luminosa cabina, cercò di non guardarlo e di evitare qualsiasi tipo di contatto. Però lo spazio ristretto e gli specchi le rendevano difficile quella sua precaria decisione.
 
Vide poi l’uomo che la osservava con uno sguardo strano, quasi sognante.
“Criss..”
La ragazza si voltò verso di lui. “ Eh no mio caro. Non ti permettere a chiamarmi con quel tono dolce e mieloso. Non prima di averm..” ma la sua ramanzina durò poco.
Ian l’aveva interrotta con un bacio ne casto, ne puro.
Era pura bramosia.
Criss non capì più niente, qual’era il suo corpo? Quella era la sua mano o quella di Ian?
I due si confusero in un miscuglio di passione e desiderio. Ian prese per le gambe la ragazza adagiandola con passione sulla piccola mensola dell’ascensore, mentre lei apriva le gambe per fargli spazio.
“Quanto mi sei mancata, Criss.” Tra un sussurro e l’altro, Criss dimenticò anche la sua arrabbiatura.
Come mai era diventata così labile?
Non si conosceva più.
 
“Ian..N-no.” ansimò lei mentre l’uomo aveva sospinto le sue mani sotto i jeans.
Ma quelle parole fecero risvegliare l’uomo che si ricompose mestamente.
“Oddio.. Scusami Criss. Non volevo essere così brutale.”
La ragazza però non era molto d’accordo con quelle parole. Effettivamente quella brutalità le era anche piaciuta.
“E poi il motivo per cui volevo vederti non era certamente questo.”
 
Giusto : il motivo.
 
Non aveva nemmeno il coraggio di pensare ad Ian che la rifiutava in una cabina di un ascensore, dicendogli che ritornava con la sua ex.
 
Possibile che la sua breve storia con l’attore finisse così?
 
Eppure trovò la forza di precederlo e di non essere solo una ragazza passiva, assoggettata al potere degli altri.
“Non voglio ne pietà, ne compassione. Facciamola finita Ian. Non sprecare parole, ho capito. Ho capito quando ti ho visto ieri sera con la Meger.. Megan e quindi non hai bisogno di finte scuse o imbarazzanti rivelazioni.”
La ragazza così, scese dalla piccola mensola, aspettando che le porte si riaprissero.
L’uomo però premette con forza il pulsante per bloccare la cabina, racchiudendo il corpo della ragazza tra le sue braccia.
“No, no e no! Mi sa che non ci siamo capiti.“
“Certo, scusa. Forse vuoi che prima ci prendiamo.. Aspetta!  Si chiama pausa di riflessione, vero? Anzi forse no, visto che non eravamo neanche fidanzati ufficialmente. Sentiamo, quanto tempo vuoi? Due giorni?”
L’uomo preso da un impeto di rabbia, prese la ragazza e la fece voltare verso di se. Le racchiuse i polsi tra le proprie mani, portandoli sopra la testa di lei. Per ultima cosa abbassò il viso portandolo alla stessa altezza della donna. In quel momento, i loro occhi, erano diventati due palle infuocate pronte ad infiammarsi l’un l’altro.
“Lo sapevo che ci avevi visti, non sei nemmeno un ottima guardona.”
Criss lo guardò malissimo, ma non rispose.
“Io non voglio stare con Megan. Se avessi aspettato almeno qualche secondo avresti visto che se ne è andata via da casa mia, piangendo. Non volevo essere così poco delicato ma , sai, stavo pensando ad una disgraziata che se ne era appena corsa via e non ho più pensato lucidamente.”
Ian accompagnò l’ultima frase alzando un sopracciglio ma non era arrabbiato, come voleva far sembrare. Presto seguì il suo meraviglioso sorriso di sbieco, che riportò a una progressiva calma.
“Perché mi avevi trattato così male? Potevi semplicemente dirmelo, me ne sarei andata senza farmi delle paturnie allucinanti.”
Lui sorrise ancora di più. “ Perché dovevo allontanarti per un po’ da me. Megan non sa niente di te ed è meglio che non lo sappia, sai le donne ferite come sono.. E poi ho aspettato tre giorni per calmare un po’ le acque. Ho un brutto presentimento.”
Criss spalancò gli occhi, riacquistando lucidità. “ Cioè?”
“Non ti sembra strano che due dei nostri ex ritornano in pista nel giro di poco?”
“Non ci posso credere. Chi potrebbe fare una cosa simile?
“E chi lo sa. Però lo odio abbastanza. Così rischio di impazzire.” Ian percorse con lo sguardo il corpo della ragazza, per poi riallacciare il contatto visivo.
“Ian!”
“Scusa, scusa. E’ che mi sei mancata.”
“Pardon?”
Il ragazzo scoppiò a ridere. “Non ti credevo così timida, Sunshine.”
Ma Criss stava ancora ripensando a quelle parole. E sentiva le farfalle nello stomaco per la prima volta nella sua vita. Non aveva mai creduto a cavolate del genere, ma dannazione! Sentiva di potere volare come superman, senza l’handicap della criptonite.
Accompagnata da un sorriso da ebete, si alzò in punta di piedi per baciare il suo amato.
Non era niente in confronto a quello precedente, ma per lei, rappresentava un grosso passo avanti. Ormai non restava nemmeno l’ombra del malumore.
“Non per interrompere i tuoi sogni mia cara, però siamo bloccati da circa 10 minuti in un ascensore. Tra poco arriveranno i pompieri e non ho la minima intenzione di recitare senza una degna retribuzione.” E inarcando ancora il proprio sopraciglio, Ian continuò ad accarezzarle il collo lentamente.
“Che poi” continuò avvicinando le labbra alla giugulare “ non potremo più amoreggiare sul lavoro come prima.”
Criss si irrigidì. “ Perché mai?”
“Perchè ci tengo alla tua vita.” E seguendo le parole con i gesti, prese la ragazza per le anche, alzandola sopra il suo bacino.
Criss sorrise per il gioco di parole.” Non penso che una ex possa arrivare ad uccidermi.”
Ian sbuffò sorridendo. “ Perché non conosci le MIE di ex. Non per vantarmi, sia chiaro.”
Criss scoppiò a ridere dando un pugno scherzoso sulla spalla dell’attore.
“Ma smettila, esibizionista da quattro soldi.”
Così i due sbloccarono l’ascensore proseguendo poi il discorso in corridoio.
Ian abbassò la sua testa per sussararle :
 “Mi raccomando, niente colpi di testa. Dobbiamo aspettare il momento giusto e smascherare lo stronzo di turno. Ora vado, Sunshine.” L’uomo le baciò di sfuggita la fronte e corse poi verso la parte opposta del corridoio.
 
Criss continuava ad essere travolta e sconquassata dall’umore ballerino di Ian.
Non c’era una singola volta che riusciva a capirlo del tutto o a prevederne una semplice mossa.
Chi se lo aspettava?
E pensare che lei era partita pensando ad un inevitabile rottura invece si era conquistata un posto sempre più vicino al cuore dell’attore.
Con la testa tra le nuvole, Criss abbandonò gli studi televisivi per potersi godere un pomeriggio di beata tranquillità.
Passò per molti negozi, spulciando qua e la, senza comprare molto. Era immersa in un susseguirsi pericoloso di pensieri.
Primo tra tutti era : Chi ce l’aveva con lei?
E poi: Chi voleva rovinare il suo rapporto con Ian?
Troppe domande e nessuna risposta. Potevano essere centomila persone come nessuna.
Una fan? Una ex? Un parente?
Non poteva fare niente se non aspettare la prossima mossa del nemico.
In quel momento Criss si riscoprì a sorridere sentendosi come la protagonista di un qualche film di spionaggio di serie B.
Mentra passava di fianco al Calypso Cafe, fu investita da una strana sensazione.
Posò il suo sguardo verso la vetrina rimanendo shockata alla vista di due persone fin troppo familiari.
Presa da un’ inspiegabile paura, si precipitò dall’altra parte della strada, nascondendosi - per così dire - in un viottolo laterale.
“Non è possibile, Cristina, non è per nulla possibile! Forza respira..” Bisbigliò a se stessa.
Non poteva crederci.
Aveva appena visto Alex e Megan insieme.
Non era fisicamente possibile, anzi non era nemmeno psicologicamente possibile.
 

Alex e Megan?
Insieme?

 
No per carità, se da solo Alex poteva combinare più guai di un esercito di bambini stile “piccola peste”, non poteva nemmeno immaginare, insieme a Megan La Megera, cosa poteva organizzare.
Ora le appariva tutto più chiaro; come se la nebbia che le offuscava gli occhi, fosse di colpo sparita.
Che Alex e Megan potessero in qualche modo essere in combutta?
Alex come faceva a conoscere Megan?
E poi, perché a lei gliene fregava qualcosa?
Mentre Criss si fece scivolare per sedersi a terra, il suo cellulare iniziò chiassosamente a suonare.
Prima di trovarlo tra le migliaia di cianfrusaglie, dovette reprimere una serie immorale di bestemmie.
 
“Pronto?”
“Ma dove sei finita?”
“Hey, Nina! Sono in giro, diciamo. Perché?”
“Perché? Spero tu stia scherzando. Sono spariti i copioni del prossimo episodio, non si trovano da nessuna parte. Julie è disperata.. Kevin è incazzato nero.”
Criss roteò gli occhi, con fare stanco. “ E quindi? Qual è il problema? Hanno sicuramente una copia virtuale di tutti i copioni. Perché tutto questo baccano?”
“Criss, non ti avrei chiamato se non ci fossero stati dei problemi. I computer sono tutti saltati, misteriosamente. Dobbiamo vedere se quello del tuo ufficio, essendo stato spento, sia ancora utilizzabile.”
Criss rimase senza parole. Che sia…
“Nina, non è possibile che sia le copie cartacee sia quelle virtuali siano sparite nel giro di poche ore nello stesso giorno.”
“Infatti.. Ti prego corri qui altrimenti ci tocca forzare la porta del tuo ufficio. Sono tutti tremendamente agitati, non vorrei che per questa cosa scoppiasse anche una rissa.”
“Hai ragione. Sto arrivando..”
“Ok, a dopo!”
 
***
 
Non appena arrivò nella sala relax, percepì subito il clima teso. Ian e Paul erano in un angolo della stanza con Matt e Michael, discutendo animatamente al riguardo di chi fosse la colpa. Dall’altro lato, Julie e Kevin erano entrambi silenziosi, dediti in chissà quale forma di pensieri.
Per il resto, tutti gli altri, uscivano ed entravano dalla stanza come criceti in gabbia.
“Brutta situazione” pensò la ragazza.
 
“Eccola!” Vide Nina indicarla, quando si posizionò al centro della stanza.
 
“Scusate il ritardo! Comunque ho portato le chiavi del mio ufficio e adesso vado a controllare.”
disse Criss con ancora il fiatone.
“Vengo con te!” aggiunse Nina.
“Anche io.” dichiarò Ian
“Mi aggiungo!” e finì Paul.
Anche Julie e Kevin, seppur non fiatando, si alzarono seguendo gli attori.
Ora anche la ragazza si sentiva tesa e facilmente irritabile.
 
Arrivarono in poco tempo nel suo ufficio e dopo aver aperto la porta, si precipitò davanti alla scrivania, accendendo il portatile.
 
Mentre il computer si accendeva con lentezza, lo sguardo della ragazza fu attratto dal secondo cassetto della scrivania. Aveva delle carte che uscivano fuori, come se fossero state messe li di corsa.
Portando le proprie mani sull’impugnatura del cassetto, una scossa le attraversò tutto il corpo.
Con mano incerta aprì e vi trovò dentro decine di carte protocollate, con milioni di scritte in grassetto.
 
Erano i copioni dei suoi amici.
 
“Ma che diavolo…”
“Oddio ma sono i copioni!” esclamò subito Cadice entrando nella stanza, a passo svelto.
Un piccola folla si era radunata dentro e fuori il suo ufficio e questo provocò nella ragazza un’ inspiegabile inquietudine.
“ Fammi vedere.” Julie nel frattempo prese dalle mani di Criss le carte, controllando poi velocemente il loro contenuto.
“E’ vero, sono loro.”
Criss si sentì davvero imbarazzata.
 
“Criss come facevano ad essere dentro il tuo cassetto?”
“Ehm Kevin, ti giuro che non lo so. Non li ho mai visti prima.” Si giustificò la ragazza.
Improvvisamente si sentì una ventina di occhi, proiettati sul suo viso ; che la portarono ad abbassare lo sguardo verso le proprie mani.
 
Come potevano pensare che fosse stata lei?
 
“Non è possibile che tu non li abbia mai visti, visto che li hai riconosciuti subito senza nemmeno aprire il cassetto.” Continuò l’uomo.
“Ma non è vero,mi sembrava solo strano vedere dei fogli di carta messi così. Non mi ricordavo, infatti, di aver lasciato così il cassetto.”
 
Ma in qualche modo, sentì che nessuno nella stanza la credeva. Paul e Nina la guardavano interrogativi mentre Ian, non parlava e non la guardava neanche.
 
“Comunque “ continuò poi Kevin. “ Penso che tu ci debba delle spiegazioni. Va bene scherzare, si sa che siamo un gruppo di persone molto scherzose. Ma mi sembra eccessivo fingere stupore. Criss sei l’unica ad avere le chiavi del tuo ufficio, sei l’unica che si è assentata nelle ultime ore. Non mi dirai che sono tutte coincidenze.”
 
“Basta Kevin, non accusarla come se fosse una ladra.” Interferì invece Ian.
“Ian non ti mettere in mezzo perché non le occorre una balia. E’ abbastanza grande per prendersi lee sue responsabilità.
“Ma quali responsabilità?!? Kevin non dobbiamo accusarla senza delle prove. Potrebbe essere stato qualcun altro prendendole le chiavi. Che ne sappiamo noi?”
“Sono d’accordo” aggiunsero poi Nina e Paul in seguito.
 
“E allora tu non giustificarla solo perché è diventato il tuo ultimo giocattolo sessuale.” Rispose l’uomo sbattendo un pungo sulla scrivania.
Ma prima che Ian potesse controbattere, Criss si alzò, andandosi a mettere di fronte all’uomo.
“Giocattolo sessuale? IO UN GIOCATTOLO SESSUALE? Ma come cazzo ti permetti? Io non sono il giocattolo di nessuno e non sono tanto meno una ladra. Perquisiscimi, dai! Controlla anche sulla mia fedina penale,se non ci credi!” urlò la ragazza.
 
“Ma chi ti credi di essere, ragazzina? Solo perché ora sei entrata a far parte di questo mondo ti senti tanto grande? Eh? Beh a me non me ne frega niente invece di giustificarti solo perché Ian ti porta a letto. In fondo non è mica una novità per te, vero?”
 
Improvvisamente le guancie della ragazza si imperlarono di lacrime. Come poteva Kevin dirle quel genere di cose? Ma forse la vera sciocca li era lei.
Si perché in un mese credeva di conoscere quell’ambiente, quel lavoro e quelle persone.
Ma infondo Kevin non aveva tutti i torti, li ormai la vedevano come l’ombra di Ian.
La rabbia si trasformò presto in tristezza e disperazione. Senza pronunciare altro, corse via dalla stanza in lacrime.
 

Sconfortata, affranta e delusa.
Lei che aveva sempre basato la sua vita sui valori, lei che aveva sempre odiato le donne ombra e vuote, lei che aveva fatto della bellezza estetica, un accessorio inutile.

 
Sia chiaro, a Criss non importava nulla dei copioni perché sapeva di non essere stata lei.
La cosa che la ferì di più, fu il fatto di aver dimenticato chi fosse e da dove venisse.
Ma ora sapeva cosa fare.
Cristina doveva agire e subito.

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Saaaalveee! Il motivo del ritardo? Non ho avuto la connessione internet per una settimana, per colpa della compagnia telefonica -.-
Vabbeh, andiamo oltre xD
Capitolo abbastanza corposo:  allegro,serio, triste, complicato. In questo capitolo c'è un po' di tutto,per tutti i gusti xD
Cosa pensate succederà? eeeeh.. In realtà non lo so nemmeno io.. ahahahahah! ( Simpatica proprio! -.-)
Comunque ringraziamenti a : sterne,_Yuki, sam_twins e MoonLight_95! Grazie per le recensioni! xD

Alla prossima ragazzi, grazie per continuare a seguire la storia e anche grazie per le bellissime recensioni!

Baaaci! <3

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Capitolo 19
*** Behind Blue Eyes. ***


Behind Blue Eyes

 

Criss correva verso la macchina con velocità impressionante.

La vergogna e l’irritazione, l’avevano portata a scappare da quel posto, quella seconda casa che aveva trovato qui in America.

Sentiva che le cose non potevano più essere le stesse, soprattutto se i suoi colleghi, amici e attori pensavano che fosse una ladra. Mentre cercava le chiavi nella borsa, sentì la voce di Ian che la chiamava.

Voltandosi lo vide raggiungerla di corsa, posizionandosi poi accanto a lei.
 
“Senti, Ian..” iniziò.
“No, senti tu. Non ho intenzione di lasciarti andare da nessuna parte in quello stato e con quella faccia. Hai tutto il mascara che ti ha rigato le guancie, i capelli da pazza e due occhiaie da far paura. Cosa ti è successo?”
La ragazza non sapeva se sentirsi incazzata,umiliata o confortata.
“Ti ringrazio per la veloce analisi del mio viso, mio caro.”
Ian alzò le proprie mani, intrappolando il viso dell’amata con decisione.
“Criss, non cambiare discorso.”
“Ian non è successo niente. Solamente le persone che consideravo amici, o per lo meno, persone su cui poter contare, ora mi considerano una ladra, bugiarda e ipocrita. Beh per il resto sto bene, senz’altro.”
Il ragazzo la osservò per qualche secondo per poi rispondere :” Non è solo quello, lo sento. Sento che sei turbata per altro. Dimmelo Criss, permettimi di entrare nella tua testa.”
“Solo sei hai qualche super potere.” Scherzò lei senza allegria.
Ma il ragazzo si voltò, improvvisamente, in direzione degli studi.
Lo vide che rigirò la testa per riguardarla e prendere in seguito le chiavi che aveva dimenticato nella propria mano destra.
 
“Salta su, guido io.”
“Che cazzo..”
“Ascoltami e veloce!” proseguì con decisione lui mentre Criss si posizionava nel posto del passeggero.
 
Ian con velocità prese le chiavi, mise in moto e con tanto di accelerata paurosa, schizzo via; fuori dal centro città.
 
Mentre la ragazza osservava rapita Ian guidare la sua macchina, si chiedeva perché andasse sempre a finire così.
Ian chiedeva e lei eseguiva.
E questo la faceva dannatamente incazzare.
 
“Signor Stuntman, potrei sapere il perché di questa fuga stile Fast and Furious?”
“Non hai visto quel fotografo?”
La ragazza aprì la bocca con evidente stupore.
“DOVE?”
“C’era un fottuto fotografo all’entrata degli studi, prima. Speriamo di essere stati abbastanza veloci da evitare di essere il suo prossimo scoop.”
“Oh merda.”
“Esatto, è quello che ho pensato anch’ io.”
 
Questa si che era stata una pessima notizia. Possibile che non c’era limite al peggio?
Evidentemente no.
 
“Posso accendere la radio?” chiese l’uomo.
“ Fai pure, visto che ormai ti sei appropriato anche della mia macchina.” -E pure del mio fotutto cervello- aggiunse mentalmente.
“Adoro quando sei così dolce, Sunshine.”
Criss sbuffò. “ Scusami. Ma almeno oggi concedimelo. Sono sull’orlo di una profonda crisi di nervi.”
Ian rise brevemente cambiando poi, strategicamente, argomento.
“ Dio, ti piacciono gli AC / DC?”
 
Highway to hell, pompava nelle casse dell’auto, prepotentemente.
 
“Ovvio che si. Quando sono imbottigliata nel traffico, cantare questa canzone placa la mia crescente irritazione.”
Ian continuò a ridere mentre tamburellava a ritmo di musica le dita sul volante.
 
“I’m ooooooooon the HIGHWAY TO HELL!” Canticchiò la ragazza.
 “Approposito” proseguì ” Dove diavolo mi stai portando?”
 
L’uomo si voltò giusto in tempo per sollevare sarcasticamente un sopracciglio.
“All’inferno, baby.”
Criss rise. “Dai, seriamente.”
“In un bel posto, ce ne andiamo via per oggi. Niente lavoro, persone e stress.”
“Wow.” Disse con tono poco entusiasmante la ragazza.
“Solo io e te.”
“Interessante.” Proseguì  con tono annoiato.
“Ma guarda te che stronza” e l’uomo cominciò a sbandare, da una corsia all’altra, provocando l’ira e le urla isteriche della ragazza.
 
Il viaggiò duro poco più di un’ oretta.
Criss urlò per la maggior parte del tempo mentre Ian se la rise alla grande.
 
Quando arrivarono, a Criss sembrò di vivere un deja-vu.
Conosceva quel posto, diamine.
Non si ricordava però come faceva a conoscerlo realmente, visto che, da quando era in America, non aveva messo piede fuori da Atlanta.
 
“Eccoci qua.”
 
Criss prese a camminare, osservandosi intorno.
La casa di legno, il grande giardino, il lago che si frastagliava di fronte.
 
“Ma questa è..” iniziò, ma Ian proseguì la sua frase. “ .. la casa che si vede in theVampire Diaries. Esatto, quella in cui Stefan ed Elena vanno per fare una piccola vacanza.”
 
Ecco dove l’aveva vista!
 
“Credevo fosse finta.”
“No, no. L’abbiamo affittata appositamente. Stai pure tranquilla, tanto i proprietari non ci abitano, vengono qui solo per brevi periodi. Saremo al sicuro, tranquilli e senza lo smog che ci intossica i polmoni.”
Aprì poi le braccia, respirando ampiamente l’aria frizzantina e salutare.
 
“Già è stupendo, davvero.” Ed era incredibilmente strano essere al lago con Ian.
Questo faceva molto “fidanzati” e Criss non poteva che gongolare all’idea.
 
“Vieni dentro, dai. Fa fresco qui fuori.”
“E le chiavi?”
“Ehm. Non ci avevo pensato” disse l’uomo portandosi una mano dietro il capo.
“Ah- ah. Ci penso io.” e prendendo una forcina dai suoi capelli, la ragazza aprì la porta in poco tempo.
“Incredibile, credevo che quelle cose funzionassero solo nei film.” Scherzò l’uomo.
 
Così i due si addentrarono nella polverosa casa. Era forse più bella di come se la ricordava, più luminosa e meno “vampiresca”.
 
Passarono poi le poche ore pomeridiane a cercare la legna e a preparare la cena.
Così davanti al camino, mentre un bel piatto di pasta li accompagnava, Ian e Criss, scherzavano come vecchi amici.
 
“Dai che non è difficile!”
La ragazza si era imposta di insegnargli a mangiare gli spaghetti senza l’ausilio del cucchiaio, ma l’uomo era incredibilmente negato. Questo comportò molto pomodoro in giro e grosse risate da parte della mora.
 
“Ok, ok. Mi arrendo. Visto che non sono capace, imboccami tu.” La provocò.
“Ma direi che il cucchiaio non è poi così male..”
 
I due risero sonoramente.
 
“Sto davvero benissimo qui. La tua compagnia poi è rassicurante, Criss. E’ bello stare con te.” E con quell’ultima frase, spuntò un caldo sorriso,sulle sue labbra.
“Lo stesso vale per me.”
L’uomo poi prese a sorseggiare il suo vino con fare pensante. Era incredibilmente bello anche seduto davanti ad un tavolino. Anche con solo una maglietta e dei jeans. E pure i piedi nudi erano incredibilmente sexy. Era tutto perfetto quell’uomo, anche nei canoni umani dell’imperfezione.
“Comunque, non mi hai ancora risposto. Alla domanda di oggi, dico.”
Improvvisamente il silenzio della casa, pesò sulle spalle della ragazza.
Non aveva notato che ormai tutto era buio, se non per la tiepida luce del camino.
Stare con Ian la destabilizzava e la tramortiva.
 
“Te l’ho già detta prima la risposta. Era per il copione e per la litigata con Kevin.”
Ma il suo sguardo si abbassò sulle sue mani,incapaci di guardare altrove.
“Naaa. Si vede che non è solo per quello. Innanzitutto guardami negli occhi.” disse l’uomo prendendole con una mano il mento. “ E poi non bisbigliarlo, dillo ad alta voce. “
 
Ma Criss non sapeva essere più convincente.
 
“Dai, Ian..”
“E’ successo qualcos’altro oggi oltre al copione?”
“M-mm..”
“Quindi?”
“Ho visto Alex e Megan insieme, al Calypso Cafè.”
L’uomo sgranò gli occhi, non capendo. Poi un luccichio evidente si sprigionò dai suoi occhi.
“Sei sicura? Oh cazzo..”
“Esatto. E’ quello che ho pensato io.”
“Ma?”
“Non ho detto nessun ma.”
“Ma l’hai pensato.”
“Ian! Smettila di farmi il terzo grado.” Così dicendo, la ragazza cominciò a sparecchiare per poi alzarsi. La mano ferma di Ian la riportò seduta al suo fianco.
 
“Non c’è solo quello. Ok, è abbastanza grave aver visto i nostri ex insieme. Però non è quello, c’è qualcosa dietro al tuo sguardo. Qualcosa di indomabile.”
 
La ragazza sorrise tristemente. Quello stesso aggettivo lo avevo usato molto spesso suo padre quando era più piccola.
“Mi sento persa, Ian. Non voglio sembrare una ragazza priva di valori e facilmente raggirabile solo perché esco con te.”
“Ecco, ora ti riconosco. E’ questo il vero problema, vero?”
“Già. Anche agli studi tutti sanno che sono - Cristina quella che sta con Ian - non - Cristina Leoni- . E’ frustante e demoralizzante. Mi sento sminuita e non voglio esserlo. Cazzo, io non lo sono!”
Ian prese a giocherellare con i capelli della ragazza.
“Assolutamente. Sei forse la donna più professionale che conosco. Più decisa, forte e determinata. Non farti buttare giù solo per il semplice fatto di stare con me. Io chi sono? Un attore mediocre di una serie televisiva, non sono mica un dio. Lascia perdere e continua per la tua strada a testa alta.”
“Attore mediocre? Dov’è finita la tua infinita modestia?”
Ian rise. “ Credimi Criss. Non sono solo un egocentrico, don giovanni e manico dell’ambiente. Forse dovresti conoscere il vero me, il vero Ian. Però, probabilmente, non ti piacerebbe. E’ abbastanza noioso.”
Così l’uomo abbandonò, le ciocche color nocciola, per prendere in mano il suo calice con il vino, creando un contrasto vivido tra l’azzurro dei suoi occhi e il rosso porpora del liquore.
“Penso invece che mi piacerebbe molto scoprire il vero Ian.”
L’uomo spostò lo sguardo su di lei. “ Dici?”
“Direi. Sai leggere la tua biografia su Wikipedia è una cosa. Sentire da te le tue sensazioni, emozioni, ricordi è tutta un’altra storia. Penso di conoscere solo il bellissimo scheletro del tuo essere. Aiutami a riempirlo.” L’ultima affermazione sfuggì dalle labbra della ragazza, facendola portare goffamente una mano sulla bocca.
Ian non si aspettava quella rivelazione. Non era facile che una donna fosse così esplicita e così naturale con lui. Sia per il suo fascino, che sapeva di avere, sia per il suo carattere, non era mai riuscito a conversare così. A parlare e scherzare, senza secondi fini.
“Sono sempre stato un bambino con molti sogni, un bambino con una bella famiglia e con molti amici. Penso che la mia infanzia non sia poi diversa da quella di molti altri. E’ vero, ho sempre sofferto per la separazione dei miei, ma mia madre è sempre stata eccellente e amorevole. Non mi ha mai fatto mancare l’amore, l’affetto e l’educazione. Poi sai che ho iniziato a sedici anni a fare il modello e in seguito l’attore. Non ho molto da dirti di me ,o meglio, di interessante. Probabilmente se non fossi diventato famoso, grazie a Lost, sarei stato rintanato nel mondo della moda per ancora qualche anno. E poi? Poi avrei dovuto smettere per fare chissà che cosa.
Ho sempre usato il mio corpo per ottenere quello che volevo. Cosa ho ora? Tanti soldi, fan e fama.”
Bevette un goccio di vino per poi proseguire.
 
“Sai sono insoddisfatto comunque. Ho 32 anni e dovrei essere sposato con figli. Molti dei miei vecchi amici lo sono e sono totalmente felici. Si, felici. Anche se fanno fatica ad arrivare a fine mese o se devono rinunciare ai propri sogni per poter far felici la propria famiglia. Non sai quanto li invidio. Invidio chi può essere se stesso ed essere amato per questo. Io non ho mai potuto, non ho mai avuto l’occasione per farlo. Dio, mi sento molto vittima in questo momento.” Scherzò l’uomo sorridendo alla ragazza che era stata in silenzio fino a quel momento.
“Continua” lo incalzò poi.
“Continuare? Non saprei che dirti. Oltre alla mia continua frustrazione, non ho nient’altro. Buffo, vero? Ho continuato a sentire, per tutta la mia vita, milioni di persone che volevano essere come me. Volevano i miei  soldi, donne, successo e vita. Ma oltre alla bella maschera hollywoodiana, oltre ai miei occhi azzurri, c’è un uomo normale con i propri problemi e paturnie. Ebbene si, anche io ce le ho!” rise poi con una punta di tristezza.

Criss si sentì davvero sollevata per quella confessione. Era strano sentire Ian così sincero e aperto.
Sapeva anche che da quel momento in poi, le cose sarebbero cambiate.

Il loro rapporto sarebbe cambiato.

“Ian, sei davvero una bellissima persona.”
L’uomo si voltò con sguardo allibito.
“Non è vero Criss. Non cercare di innalzare il mio ego.” Scherzò.
“Un uomo che parla così sinceramente dei propri problemi e delle proprie paure, è un uomo profondo e meraviglioso. Davvero Ian, lo sei.
La ragazza poi, si sporse e lo abbracciò.

 

Fu un abbraccio tra i più belli che Ian avesse mai ricevuto.


Sapevano di Casa, Famiglia, Amore e Fiducia.
Sapevano di Criss, perché in fondo lei, ora, era tutto questo.
L’uomo la presa in braccio, facendola appoggiare con la schiena contro il tavolino. Con la sua mano, aggrappata ai suoi capelli, le avvicinò il viso al suo.
La guardò per la prima volta.

 

Guardò per la prima volta una donna.


Oltre all’ombretto ambrato, oltre al mascara ebano ed oltre al nocciola dei suoi occhi.
 

Vide luminosità.
Vide purezza.
Vide quello che aveva cercato da anni.
Vide l’ Amore.


E con quella paurosa certezza, abbandonò il suo senno per qualche secondo, concedendosi a quelle labbra sorridenti.
Baciandosi con gentilezza, i due si trovarono a ricercare, tra quelle movenze, delle verità ancora nascoste.
Entrambi sapevano che ora tutto era cambiato e anche loro, lo erano.
I problemi, però, erano ancora li.
Ad Atlanta.
Erano li che li aspettavano.
Ma per quella notte, entrambi, non volevano pensarci. Per quella notte, ci sarebbero stati solo Ian e Criss.
Loro e nient’altro.
E questo gli bastava.
Completamente.

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Taaaaadaaaaan!
Ahahaahahhahah! Eccomi qua!
Vi sono mancata?
Neanche un po', lo so.  xD
Ebbene, cosa ne pensate?
Premetto che l'ho scritto di getto questo capitolo e ci saranno degli errori che correggerò più avanti.
E' quasi l'una di notte ma dovevo per forza pubblicarlo, insomma, ve lo dovevo xD
Vi è piaciuto? Vi ha fatto schifo?
Fatemelo sapere con una bella recensione.
E poi....
Non è finito così il capitolo.
Secondo voi, cosa succederà?
Ai posteri, l'ardua sentenza.
Bye bye! :)

Ps: Grazie a :_Yuki, sterne, sam_twins, chantal sonzogni e MoonLight_95. Grazie per le recensioni! *-*

 

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Capitolo 20
*** Take me as I am. ***


Piccola premessa : Questo capitolo è adatto ad un pubblico maggiorenne o comunque non di ragazzini facilmente impressionabili. Ok, non ho voluto mettere il Rating rosso perchè non lo trovo così "spinto" o stravolgente. Vi chiedo la cortesia di leggerlo solamente se siete sicuri ed in grado. Per il resto, buona lettura :)

Ps: Ascoltate assolutamente  ( Everything I Do) I do it for You di Brayn Adams, perchè è un sottofondo stupendo per questo capitolo.


Take me as I am


 
Ian non riusciva a smettere di baciarla.
Diavolo, era come se le loro labbra fossero state create per incastonarsi perfettamente.
Quel contatto era bellissimo e soprattutto scatenava un turbinio di sensazioni ed emozioni nuove.
Non si ricordava nemmeno come fossero i baci delle sue precedenti ragazze a confronto.
Sorrise, mentre i piccoli baci a fior di labbra, assumevano sfumature più forti ed intime.
Ma come se il fato si divertisse a torturarli, sempre sul più bello, il cellulare di Ian cominciò a suonare con forza ed esigenza.
 
“Oh, merda..”
 
Si staccò da quel contatto piacevole, per prendere l’apparecchio sul tavolino.
Quando lesse “Matt”, decise di non rispondere.
Anzi, spense direttamente quell’aggeggio, decidendo che, ora aveva cose più importanti da fare.
Altro che.
 
“Chi è?” Criss si sporse in avanti cercando di leggere.
“Ah, nessuno. Dove eravamo rimasti?” l’uomo accentuò l’ultima parola incorniciandola con uno dei suoi sorrisi più maliziosi.
“Ormai si è rovinata l’atmosfera.” piagnucolò Criss.
“Ma davvero? Vieni con me.”
 
Prima che la ragazza potesse muoversi, lui la sollevò dal tappeto prendendola in braccio.
Com’era morbida e piccola tra le sue braccia enormi.
Non aveva mai notato, che quell’uragano umano, era in realtà racchiuso in 1.60 cm scarsi di altezza.
Senza volere le diede un leggere bacio sulla fronte, mentre si addentrava con eleganza, nella camera da letto.
Questa era diversa da come era stata allestita sul set, per il semplice fatto che era una camera privata.
Infatti nel pomeriggio, Ian aveva scassinato con estrema cura la serratura, meravigliandosi della bellezza di quel piccolo spazio.
Un enorme letto a baldacchino era posizionato di fronte alla porta e vicino ad un enorme finestra a muro semiaperta.
Infatti un leggero vento tiepido investì le tende del letto, creando tante piccole onde bianche e semi trasparenti.
Solo avvicinandosi notò i fiorellini blu che riprendevano la fantasia del copriletto.
Adagiò la ragazza sull’enorme materasso e si diresse poi verso il cassettone dove aveva appoggiato, sempre quel pomeriggio, una seria di 10 candele alla vaniglia.
 
Mentre Criss osservava Ian accenderle e sistemarle in modo casuale sul pavimento, cominciò a sentire un nervosismo impellente nascerle dal petto.
 
Era arrivato finalmente quel momento.
 
Cavolo, non poteva crederci.
Per prima cosa era ormai più di un mese che usciva con Ian ed era strano che un uomo del suo calibro, avesse aspettato così tanto.
Poi, beh. Aveva un dubbio ancora più urgente.
 
“Senti, Ian..” iniziò tossendo un poco.
“Si?”
“Posso farti una domanda?”
L’uomo posizionò una candela vicino alla porta, alzando lo sguardo verso di lei.
“Certo, Sunshine.”
 
Dio, era difficile da dire così apertamente.
Le sue mani cominciarono a stritolare il copriletto floreale.
“Guarda che io non sono più verg…” non riuscì a finire la frase.
Aveva la gola in fiamme.
L’uomo di tutta risposta, aveva appoggiato appena un dito sulla fiamma della candela, cosa che provocò poi un saltò.
“Aia!” si mise un dito in bocca e senza volere, Criss si umettò le labbra.
 
Oh merda, com’era sexy.
 
“Lo so. L’avevo facilmente intuito.” Rispose nervoso l’uomo, continuando poi il suo lavoro con fin troppa concentrazione.
 
“Ma allora perché tutte queste premure? Non ce n'è bisogno..”
Fu allora che Ian  l’inchiodò con lo sguardo.
 
“Invece è doveroso. Non posso fare altrimenti, Criss. Devo almeno pareggiare l’enorme divario tra noi due. Lascia che queste candele rispecchiano la purezza che io non posso darti.”
 
La ragazza rimase sorpresa.
 
“Ma sei scemo?”
 
“Si, follemente.” E grazie a quel sorriso, che solo lui riusciva a fare talmente bene, Criss assunse un vivace color porpora, sperando che i giochi di luce ed ombra, non evidenziassero il suo cambiamento di colore.
 
“B-bene.”
 
Senza sapere che fare, decise di alzarsi per andare alla finestra. La luna quella sera era così bella, brillante e quasi sorridente.
Appoggiò una mano sul vetro in corrispondenza del biancore lunare e si perse in quel candore.
 
“Dio, è meravigliosa.”
 
“Già.” Le sussurrò lui all’orecchio mentre le cingeva la vita con le braccia.
“Anche tu lo sei.” Quell’affermazione fece sobbalzare leggermente l’uomo.
“Gra..” ma mentre rigirò la ragazza verso di se, notò il rosso vivido delle sue guancie , che lei cercò invano di nascondere.
“Non ti nascondere, Criss. Lasciati andare. Almeno stasera, solo per me.”
La ragazza aspettò qualche secondo e poi, si scopri di nuovo il viso.
Ian le passò entrambi i pollici sulle gote continuando a perdersi in quel nocciola brillante degli occhi.
 
“Criss..”
La ragazza chiuse gli occhi, beandosi di quel contatto gentile.
“Uhm?”
Ti amo.
Raprì con velocità gli occhi, guardandolo incredulo.
 

Cosa?
Non se l’era sognato, vero?
 

“Scusa.. Cosa hai detto?” Il moro di tutta risposta ridacchiò allegro.
“Sempre la solita svampita. “
Fu così che le ripetè a fior di labbra. “ Dio, Criss. Ti amo, sciocca di una ragazzina.”
 
Allora aveva sentito bene.
 
Anche io, sbruffone.”
 
I loro sguardi si posarono all’unisono sulle loro labbra e il contatto fu ripreso come se non fosse mai stato  interrotto.
I baci furoni leggeri e casti all’inizio, ma Ian insinuò lesto la lingua nella bocca della ragazza.
Con movimenti sempre più profondi, entrambi si riscoprirono a sospirare mentre si cercavano con ogni fibra del loro essere.
Criss osservava Ian come sussurrava il suo nome, mentre con le labbra, scivolava giù verso il collo.
Baci leggeri, morsi a fior di pelle, carezze scopritrici.
Entrambi stavano assimilando l’animo dell’altro.
Si stavano cercando.
 
Ian divaricò le gambe della ragazza con un ginocchio, che comportò il contatto immediato del suo membro eccitato con una gamba di lei.
 
 
Era tutto così così perfetto. Il contatto dolce, il respiro affannoso, il profumo di vaniglia leggero che li avvolgeva e il vento che li cullava.
 
“Ian..” sussurrò improvvisamente la donna, mentre sollevava la maglietta dell’uomo.
“Criss..”
Non fermiamoci ti prego.. Non stavolta.”
Cogliendo quel suggerimento, a lui graditissimo, sollevò la ragazza dal pavimento e la riportò sul letto.
Non riusciva a smettere di toccarla e guardarla mentre sotto di sé lei faceva altrettanto.
Era così gentile e premurosa, lo assecondava ma appena poteva; lo provocava, sconvolgendo ogni suo piano.
Cavolo in quella ragazza non c’era niente che non gli piacesse. 
La sua bellezza, forza, simpatia, ironia, svogliatezza, egocentrismo, tutto.
Aveva paura di non essere all’altezza e di non bastarle, ma scacciò via quei pensieri negativi per non rovinare quel bellissimo momento.
 
 
 
Criss, invece, era in preda ad un brivido persistente. Ogni carezza di Ian alimentava quella strana sensazione, dandole la continua impressione di essere distesa su una nuvola.
Si sentiva leggera e calda, intraprendente e timida.

  
Si sentiva felice.
 
 

Diamine se lo era.
Mentre Ian continuava a baciarla senza fermarsi, le tolse con facilità la maglietta e i jeans, mentre lui era già a petto nudo.
Lei continuava a dipingere cerchi sul suo petto, cercando di spogliarlo a sua volta. Le mani le tremavano, le dita si intorcigliavano su se stesse e le sue braccia non sapevano bene cosa fare.
 
Che casino. Lei era sempre stata un casino. Nella vita, a scuola, in famiglia, sul lavoro.
E soprattutto nell’amore.
Non riusciva ancora a capire come si poteva amare completamente una persona.
Ma, in quel momento, una luce luminosa le illuminò gli occhi . Quella luce era Ian. Forse era lui quella persona che le avrebbe insegnato ad amare e ad essere amati.
 
Dio, stava diventando una pappamolle sentimentalista!
No , forse lo era già .Forse lo siamo un po’ tutti, fondamentalmente.
Appena arriva la persona giusta, quella persona che ci tocca in un modo impercettibile il profilo del nostro cuore, in quel momento lo diventiamo.
 
Si, lei lo stava diventando. Ed era felice di ciò.
Felice di quello che stava facendo con lui.
Felice nel modo in cui Ian la guardava, come se fosse l’unica. Sapeva che non era vero, sapeva che non era stata l’unica e forse non lo sarebbe mai stata.
Ma in quella notte di inizio maggio,beh lo era.
E non voleva pensare al futurp, basta.
Spense infine il cervello e lasciò libero il cuore.
 
Ormai Ian e Criss erano in biancheria intima.
Com’era bella, com’era perfetta.
Ian non riusciva a smettere di guardare le sue labbra che assumevano diverse forme ogni volta che lui la toccava diversamente.
Prese a sfiorarle il seno, sopra al pizzo del reggiseno. Era un seno bellissimo, sodo e molto grande. Non se l’aspettava proprio così. Sorrise mentre lo liberava da quel tessuto superfluo. Con una mano sul lett che lo teneva in equilibrio, l’uomo salutò con malinconia il volto della sua amata per seguire con una lunga scia di baci e morsi, il corpo morbido e tutto curve di Criss.
Circumnavigò i capezzoli più volte, le toccò il seno in diversi modi, per poi seguire, lentamente e senza fretta, il suo cammino verso il basso. Giocherellò con la pancia, solleticò con la lingua l’ombelico e poi si bloccò quando venne in contatto con le mutandine.
 
“ Ah, mio caro Somerhalder. Cerca di non fare il solito bruto e acquisisci un po’ di sano autocontrollo!”
 
Ma non ce la fece, soprattutto quando vide la ragazza guardarlo con occhi velati di passione.
Lei lo voleva, diamine, e anche lui voleva lei.
Senza aspettare oltre, sfilò l’ultimo brandello di vestiti concedendosi un enorme sguardo verso il basso ventre di lei.
L’eccitazione crebbe fino all’inverosimile.
 
“Criss..” la sua voce era troppo rauca.
“Si?” sorrise nel sentire la medesima inclinazione di voce anche in lei.
“Sei sicura? Cazzo, penso di non farcela a fermarmi se andiamo troppo oltre.”
Lei ricambiò il sorriso. “Quanti scrupoli, Mr Somerhalder! Dov’è finito lo stallone della Lousiana?”
 
Senza risponderle, comincio ad accarezzarla con molta intimità.
Sentiva come lei sussurrava e sospirava appena lui prendeva nuove strade o cambiava improvvisamente il ritmo.
In quel momento lui vide la vera Criss.
Una ragazza dolce, innocente e forse anche timida. Le sue guance erano rimaste del color delle rose in primavera fin dal suo “ti amo” precedente.
Non erano ne scolorite ne aumentate, erano di un colore che spesso le donne cercano in mille prodotti cosmetici, mentre lei ce le aveva per natura.
O meglio, ce l’aveva quando era senza quella maschera di forza che si era costruita da chissà quanto tempo che occludeva le emozioni e nascondeva le insicurezze.
Ian sperava di essere l’unico a vederla così bella e pura.
 
Mentre un altro sospiro di piacere uscì dalla bocca della ragazza, la situazione si rovesciò.
Criss passò dalla posizione passiva, a quella attiva. Si distese su Ian mentre lui rimase senza fiato.
Era davvero intraprendente. Si riscoprì presto nudo e con la mano della ragazza sul suo felice amico.
 
Oh, si. Molto felice.
 
Con carezze sempre più decise Ian capì quanto poco poteva durare ancora.
Non gli era mai successo di essere così intrepido di unirsi con una donna. Ok, il sesso non gli era mai andato male. Sapeva cosa fare, come fare e tutto il resto.
Ma da come la ragazza lo guardava, lo toccava e lo accudiva con amore e passione, Ian si sentì un ragazzino alla sua prima volta.
Anzi, un ragazzino al primo amore.
 
Sorrise mentre sollevava il busto, contraendo gli addominali e ricercando le labbra di Criss.
La baciò con bramosia e lussuria.
Ricambiò poi le posizioni cominciando a strusciarsi sul corpo meraviglioso e quasi dorato della ragazza.
Che carnagione meravigliosa, non bianca e pallida  come la sua.
 
 
Criss si sentì estasiata nel ritrovarsi di nuovo sotto il peso di Ian.
Cavolo, non riusciva più a capire niente se non le carezze e la potenza dei muscoli che si muovevano sopra di sé.
Ian aveva cominciato a sudare e a sussultare ogni volta che entrambi i loro bacini si sfioravano di più.
Era bellissimo con il rosa delle guance sempre più visibile. Era un rosa naturale, beato lui.
Era un rosa per certi punti di vista tenero. Come se fosse un bambino felice. Eh si, lo sembrava davvero. Non solo per quel motivo ben visibile che le solleticava il ventre, ma anche per la moltitudine di sorrisi che gli nascevano sulle labbra e che si estendevano anche sul suo sguardo celeste.
Allacciò le sue braccia al suo collo e rimasero così a guardarsi per secondi infiniti.
Fermi, abbracciati uno sull’altro, con lo sguardo fisso sui loro visi : entrambi volevano finire quella dolce tortura.
Ian si staccò con malavoglia dal calore della ragazza,prendendo da un comodino, la protezione.
Con velocità e urgenza se la infilò, ritornando poi alla sua precedente posizione.
Cercò poi, quasi intimorito, assenso negli occhi di lei.
 
Criss sorrise ed Ian non aspettò altro.
 
Si abbassò di nuovo e con la bocca cominciò a baciarla diversamente e in un altro punto.
Con lentezza disumana che portò Criss a credere di scoppiare a breve.
Appena risollevò il capo soddisfatto e saturo dell’odore di lei, si stese di nuovo, sopra il suo corpo, catturandole il viso tra le sue mani leggermente sudata.
 
Qui ed Ora” sospirò lui.
Hic et Nunc” rispose lei.
 
Così, senza indugiare ancora, Ian si addentrò nel corpo di Criss, unendosi nel modo più antico del mondo, nel modo più perfetto.
 
Con spinte decise e sempre più veloci Ian e Criss sospiravano senza sosta il loro nomi, accarezzavano di continuo i loro visi e le loro mani si intrecciarono sopra la testa di lei.
 
Era un momento decisamente speciale e unico. Entrambi si bearono di quegli attimi e se li impressero con ostinazione nella memoria.
Non potevano e non dovevano dimenticare quello che stava succedendo, nel bene e nel male.
Quando entrambi si ritrovarono stremati e senza voce, vennero travolti dalla forza distruttiva ed appagante dell’orgasmo.
Si asciugarono completamente, si unirono più che col corpo, con l’anima.
Crearono una sincronia perfetta di battiti e respiri. Così Ian si ripulì e si sistemò piegato sul fianco ad accarezzarla.
 
Sei bellissima.” Le sussurrò all’orecchio mentre lei gli accarezzava con dolcezza la mascella ben pronunciata.
“Anche tu lo sei, dio in questo momento lo sei ancora di più. Non lo credevo possibile.”
“Addirittura? Allora non mi odi come vuoi far credere.” Disse stuzzicandole un seno.
“Chissà. Magari sono un’ottima attrice e tu non lo sai.” Sorrise maliziosa Criss mentre disfava con le gambe le coperte per coprirsi con le lenzuola.
Subito dopo Ian la seguì, ed appoggiò il suo capo su quello di lei, cingendola in un lento abbraccio.
 
“Ora dormiamo, Criss. Anzi : Amore Mio.”
Criss sorrise nel sentirlo pronunciare quelle parole, sentendosi in leggero imbarazzo.
“Oh cacchio. Penso che mi sarà difficile usare quel nomignolo da ora in avanti. Sei il primo che chiamerò così.”
Ian si spostò leggermente per guardarla.
“Davvero?”
“Si.”
Un sorriso gli spuntò sul viso.
“Non poteva darmi notizia migliore, Madame.”
 
Così dopo un altro numero improponibile di baci entrambi si addormentarono con un sorriso nuovo sul viso.
Un sorriso che sapeva di amore e di felicità.
Un sorriso che sapeva di loro, di loro e nient’altro.
 


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Ciao!
Madonna! Non sapete quanto mi sia impegnata per questo capitolo.. Spero solo di non essere stata ne volgare, ne eccessiva ._. Insomma è una fase importante e certi dettagli non si possono tralasciare.. Non renderebbe bene l’idea, no?
Comunque, come vi è sembrato? Ditemi la vostra!
Una bella recensione è quello che vorrei leggere :)
E come sempre ringrazio : _Yuki, sterne, chantal sonzogni, sam_twins e Gracevelyn!
Vi ringrazio davvero tutti quelli che commentano e che leggono. Siete in molti, mannaggia  a voi! Ahahahah xD
Alla prossima! <3
 

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Capitolo 21
*** Even the Best fall Down, sometimes. ***


Even the best fall down sometimes

 
 

Un fascio di luce obbligò Criss ad aprire gli occhi lentamente.
Come al solito il suo risveglio era traumatico e sfuocato. Colpa della sua miopia e della sua perenne insonnia notturna. Ancora ancorata a quel bellissimo sogno, cominciò a stiracchiarsi per prepararsi alla nuova e faticosa giornata che l’aspettava.
Studi televisivi, lezioni per gli attori, pulire mezza casa e fare la spesa.
Non appena però, incalzò i suoi occhiali rettangolari, cominciò a saltellare per tutta la stanza.
Non era stato un sogno, allora!
Il letto a baldacchino, il profumo di vaniglia, i vestiti sparsi sul pavimento.
La sera prima era stata reale : TERRIBILMENTE reale.
Lei e Ian avevano..
No, non poteva continuare quel pensiero. Non prima di far assumere alla sue guance mille sfumature  dal rosa confetto al rosso carminio.
Pulendosi inconsciamente il viso, si rese conto che Ian non era più in camera. Che sciocca, presa dall’euforia del momento, si era scordata della persona principale ed artefice di tutto.
Dandosi mille volte della cretina, si sedette nella parte del letto, dove solo poche ore prima, Ian si era addormentato abbracciandola.
Era tutta stropicciata e vuota, ma ancora calda.
Presa da uno strano impulso , abbassò il viso sulle lenzuola.
 
Dio, sapevano proprio di Ian. Un misto di profumo per uomo costoso, tabacco e aria primaverile. Non vedeva l’ora di rivederlo e, diamine, anche di riabbracciarlo. Erano secoli che non si sentiva così ben disposta verso un’altra persona. Più che altro, verso un uomo. I suoi trascorsi non erano dei più felici, ma era inutile rivangare il passato, proprio in quel momento. Era anche inutile pensare a tutte le conseguenze di quella notte nella vita reale, ad Atlanta. Scuotendo la testa, come per cacciare via quelle  pressanti preoccupazioni, si diresse in bagno per farsi una breve doccia. Indossò poi la maglietta di Ian che era stata abbandonata la sera prima sul pavimento, e un paio di pantaloncini.
 
Con un sorriso ben piantato in viso, scese le scale di corsa e si addentrò dentro la grande cucina.
 
Ian era a piedi nudi e calzava solo un paio di jeans attillati. Era intento a fare qualcosa sul ripiano della cucina, ma Criss non riusciva vedere niente, grazie alle spalle e la schiena completamente nude sotto il suo sguardo.
Ancora prima che potesse, parlare, muoversi o anche solo respirare, l’uomo si voltò verso di lei mostrando uno dei sorrisi più belli che Criss avesse mai visto.
 
“Buongiorno Sunshine.”
“Hey, buongiorno.” Si avvicinò così all’uomo indecisa.

Dov’era finita la sua sicurezza?


Probabilmente era rimasta al piano di sopra, insieme al suo cervello.
Osservò le sua mani così grandi e calde e cominciò a ricordare cose avevano fatto e soprattutto come l’avevano portata al totale coinvolgimento fisico ed emotivo. I baci, le carezze, i sussurri, tutte la serie di immagini che si susseguivano nella sua mente le fecero tingere le guance di un rosso acceso.
“Si, è successo. Smettila di arrossire così o va a finire che ti riporto di sopra, seduta stante.”
La ragazza scoppiò a ridere, mentre abbracciò Ian da dietro. Un po’ per nascondere l’imbarazzo e un po’ per avere il pretesto di toccare la sua pelle.
Che buon profumo che aveva, era così inebriante. Quel tipo profumo che sta bene solo addosso agli uomini, non ai ragazzini. Quel tipo di profumo che ogni donna vorrebbe crogiolarsi per secoli.
E poi la sua pelle era così morbida, tonica, perfetta.
Cercò di allontanarsi, ma l’uomo non glielo permise.
 
Abbandonò il ripiano della cucina, e si voltò verso di lei. Sollevandole con estrema delicatezza i capelli dal viso, la ricoprì con tanti piccoli baci che partivano dalla fronte della ragazza, fino alle labbra sorridenti.
Ian la sollevò per il bacino, come se fosse una bambina leggera e indifesa, e la fece sedere sul ripiano di fianco alla colazione.
Ecco cosa stava preparando in gran segreto.
“Uh uh!” lo provocò lei.
“No, cazzo! Mi hai scoperto.. Niente, una volta che volevo essere gentile.”
Ma la ragazza non gli diede tempo di scherzare, di fare il permaloso o di continuare a stare lontano da lei.
Si allungò e lo catturò per il collo, intrecciando le proprie mani nei capelli color ebano e strappandogli uno sguardo divertito, cominciò a baciarlo.
 

Si era impazzita.
E si, era anche perfettamente in se stessa per ammetterlo ed accettarlo.

 
Amava però il fatto di esserne consapevole e fregarsene bellamente. Era felice, radiosa ed innamorata.
Erano secoli che voleva tirar fuori quella parte così irrazionale di sé, quella parte quasi primitiva che le permetteva di fare quello che le passava per la testa.
Certo, il suo cervello si opponeva, analizzandole tutti gli Effeti collaterali di quel “ troppo” amore.
Ma non poteva fermare se stessa.
 
Si ritrovò così distesa sul tavolo della cucina, non ricordandosi di essere stata sollevata dal ripiano precedente, con Ian  che si ergeva sopra di lei in tutta la sua potenza.
Pettorali in tensione, addominali rilassati e le braccia, così muscolose ma allo stesso tempo delicate, la racchiudevano in una lieta prigione.
Si ritrovò a baciarli il tatuaggio che le sfiorava la guancia mentre Ian le sussurrava all’orecchio.

“Dio, sento che dobbiamo fuggire da questo posto. Non posso farcela a resistere..”

Criss sorrise con malizia all’idea di passare infinite serate come la precedente. Mentre la sua fantasia divagava in ambiti sempre meno leciti, il rumore di una serie di flash, fece sollevare la testa ad entrambi.
 
“Dimmi che non è ciò che penso.” Disse lei alzandosi dal tavolo, mentre l’uomo apriva la finestra della cucina.
“Cazzo.” Ian cominciò a correre, verso la porta all’ingresso.
Ma appena sotto il portico, vide un’ordinaria mercedes nera, allontanarsi a tutto gas.
Cazzo.
Ripeté più volte ad alta voce, mentre faceva scorrere freneticamente una mano tra i capelli.
“Gran bel cazzo di casino”
 
“Ian! Cos’è successo? Chi era?” La ragazza lo raggiunse poco dopo e non ricevendo una risposta, cominciò a capire da sola.
Posando una delle sue piccole mani sulla sua spalla, Ian la prese di riflesso tra le sue braccia.
“Quel fotografo bastardo! Cazzo!  Dio.. spero di non averti incasinato la vita, Criss.”
 
Era incazzato nero, ma doveva aspettarselo prima o poi. Era una specie di celebrità ora e stava per trasformare la vita tranquilla della ragazza in un inferno. Che casino, che orribile casino.

“Non ti preoccupare, Ian. Non mi interessa, l’importante è che tu…” dopo una breve pausa di indecisione disse” insomma, che tu continui a stare al mio fianco. Non me ne frega nulla degli scoop, giornali scandalistici o fan urlanti. Mi basta sapere che tu ci sarai, si ecco. Sono banale ,vero?”
 
L’uomo spalancò lievemente gli occhi, con grande stupore.
“Per niente. Sai, nelle ultime 24 ore, credo di essermi innamorato.

La ragazza si staccò leggermente per guardarlo.
“ Adoro questa Criss. Questa tua dolcezza è così rassicurante. Speriamo davvero che non abbia fatto in tempo..”
“Ian, smettila di fare l’eroe. Dal primo momento in cui ci siamo avvicinati, fin dall’inizio sapevo a cosa andavo incontro. Ho quasi vent’anni e non sono una bambina. Possono scavare nel mio passato, possono cercare di sotterrarmi, ma io so cosa ero, cosa sono e cosa non sarò mai. Quindi smettiamola di distruggerci entrambi con problemi inesistenti. Ok?”
 
Che cosa buffa. Lui che doveva essere il più maturo della coppia, si stava comportando da bambino. Ma come poteva? Lei aveva un’esperienza di vita indubbiamente superiore alla sua. Chissà quanto aveva sopportato per poter essere la donna che era ora davanti ai suoi occhi. E non c’entrava solo Alex, lui si ricordava il fascicolo che aveva letto qualche settima prima del suo arrivo. Si ricordava delle violenze e sofferenze che aveva letto come in un tremendo articolo di cronaca nera. Come poteva essersi dimenticato anche dell’idiota scommessa?
Si sentiva veramente a disagio pensando alla sua precedente leggerezza, ma fin quando lei gli permetteva di stare al suo fianco, si sentiva migliore.
 
Ti amo, Criss. Dio sa solo quanto.” Sussurrò soprapensiero Ian prima di accorgersi, che l’aveva detto ad alta voce.
 
“Strano, stavo per dire la stessa cosa.” E il sorriso della ragazza fu una vera manna dal cielo. Dopo quel piccolo o grande disastro, sapeva che nonostante tutto era ricompensato da quei sorrisi, da quelle braccia e da quelle labbra.
 
***
 
La mattina seguente, Criss e Ian ritornarono ad Atlanta per riprendere la loro solita vita. Con una piccola modifica però. Ora stavano ufficialmente insieme.
Sul lavoro tutti già  sapevano e per fortuna nessun giornalista aveva pubblicato qualche strana foto compromettente.
Nel frattempo – ahimè - Criss era tormentata da strani avvenimenti.
Aveva trovato una bottiglia di vetro in frantumi vicino alle ruote della sua macchina.
La maniglia di casa sua era stata forzata. E una finestra era stata graffiata. Certo, lei giustificava tutto quello con una semplice parola : “Coincidenze”.
Però non aveva il coraggio di dirlo ad Ian.
Sapeva che non sarebbe stato della sua stessa opinione e l’avrebbe gentilmente ospitata a  casa sua per sapere che fosse al sicuro.
Ma Criss non era una bambina. Voleva la sua indipendenza e soprattutto aveva paura. Paura di rovinare la carriera di Ian, infangandolo in qualche stupido gossip.
Lei era una semplice impiegata, lui un attore internazionale. Non poteva permettersi di fare la pappamolle compromettendo una vita intera.
 
La settimana seguente però, successe l’inevitabile.
 
“Ah, finalmente a casa.”
“ Devi farmi per forza la telecronaca di quello che stai facendo?”
“Che antipatico che sei. Ti sembra il modo di trattare la tua dolce fidanzata?”
 
Criss si tolse le scarpe, lanciandole malamente nell’ingresso di casa propria.
Con il cellulare in viva voce, si addentrò dentro il corridoio per arrivare in camera sua.
“Sono tremendamente adorabile. Cavolo queste riprese serali non ci volevano. Non potremo vederci fino a domani pomeriggio. Al massimo passo domani mattina presto  a darti il buongiorno..”
“Ah-ah! Il grande uomo di ghiaccio che si preoccupa così tanto? Penso di riuscire a sopravvivere 24 ore senza vederti.”
“Dici che sono diventato troppo maniacale?”
 
Ma prima di potergli rispondere Criss venne distratta dal disastro in camera sua.
Tutto era in disordine. Il letto disfatto completamente, l’armadio aperto con tutti i vestiti a terra e tagliuzzati. Tante piccole strisce di stoffa di diversi colori.. Terribile. Tutto era perduto. La cosa che la sconvolse fu guardare dentro la propria biancheria. Gli slip e i reggiseni erano rimasti ma impregnati di candeggina e alcool etilico. Mentre i suoi perizomi erano spariti.
“Hey Criss ci sei?”
“Si, ti richiamo più tardi.”
“Aspetta ma..” La ragazza troncò malamente la telefonata. Ian non doveva sapere di tutto questo.
 
“Dio.. Che disastro.” Le venne da piangere.
 
Come poteva ancora dire che erano coincidenze?
 
“Mio dio! Il maglione di mamma.”
“Sapevo che tagliare anche quello sarebbe stato una bastardata. Mi spiace.”
 
Voltandosi vide sulla stipite della porta l’artefice di tutto quel macello.
Alex.
“Dovevo immaginarlo.”
“Cosa baby? Che mettendoti con quel figlio di puttana io non mi sarei incazzato?Mossa sbagliata mia cara.”
Criss lo guardò di sbieco prima di inchinarsi a sistemare quel che restava del suo guardaroba.
Fai schifo, Alex. Renditene conto. Non sono di tua appartenenza e quel figlio di puttana è qualcosa di neanche paragonabile a te.”
“Certo è un venduto, superficiale e pieno di soldi. E’ ovvio che non è paragonabile a me.”
“Fottiti.”
“Con te? Anche subito.”
La ragazza si alzò in piedi andandogli a pochi centimetri dal viso.
“Stammi a sentire, stronzo. Fuori di qui! Esci da questa casa, dalla mia vita. Tornatene in Italia. Non mi avrai: MAI! Prima lo capisci e prima starai meglio. Ora, gentilmente, esci. Fuori, sciò!”
 
Ma il ragazzo l’afferrò per un polso, abbracciandola gentilmente.
“Alex.”
“Si lo so. So che mi vedi come uno stronzo, so che mi odi per quello che ti sto facendo, ma non mi arrendo. Capisci? Io ti amo davvero, non quel montato con le lenti a contatto.. Dai Criss. Fai la persona seria.”
“Tu comincia a non insultare a caso. Mollami, dai.”
Di tutta risposta, Alex la sollevò leggermente sdraiandola poi sul letto.
 
Bryan Alexander! Non farmi innervosire!”
“Shhh.”
“Alzati. Subito!
“Non fare sempre la scontrosa. Non voglio fare niente. Solo..”
Abbassandosi lentamente con la testa, si avvicinò alle labbra della ragazza.
Ma Criss voltò il viso per evitare quel contatto.
No! Lasciami andare o la cosa non sarà piacevole!"
“Cazzo Criss perché sei così irragionevole?!”
 
“Alex. Alzati, non siamo qui per questo.”
 
Ma cosa cavolo..Sullo stipite della porta una donna biondiccia li guardava con fare annoiato.
 
“Uff. Ok, Meg.”
Così Alex la lasciò andare, andandosi poi a posizionare al fianco dell’altra donna.
 
“Bene bene. E tu invece? Chi cazzo vi credete di essere per entrare così in casa mia?”
“Stai tranquilla. Diciamo che volevamo solo avverti. A proposito, ti piace il tuo nuovo guardaroba?”
 
L’hai voluto brutta megera, pensò la ragazza.
Alzandosi di scatto andò a piantarsi davanti all’altra donna.
 
“Ascoltami per bene. Sei gelosa? Sei invidiosa? E’ un tuo problema, carina. Ian è fantastico, sai? Uhm, si è proprio stupendo. Anche a letto. Vero? Ah si mia cara, cosa ti sei lasciata sfuggire.”
Vide il viso di Megan assumere diverse tonalità partendo dal bianco, al giallo ed infine al rosso pomodoro.
 
“ Figlia di pu..” ma Alex la fermò prima che la bionda aggredisse Criss.
“Megan stai facendo quello che vuole. Ricomponiti!”
“Si povera. Non volevo mica offenderla. Come potrei? Però è stata davvero stupida a farmi tutto questo. A distruggere il mio guardaroba.. Ma evidentemente non sa che mi ha fatto un bel favore. Tanto a Ian non servono i miei vestiti. Sarà più divertente, la prossima volta che verrà a casa mia e dovrò accoglierlo in biancheria.. Maledizione, che disdetta!”
 
Megan arrivò al limite della sopportazione, sfuggendo dalla presa dell’uomo e colpendola in pieno viso. Ma Criss incassando bene il colpo la spedì a terra, ergendosi sopra di lei. La colpi in viso con tutta la forza che poteva.
 
“Sei una puttana italiana! Come tutta la tua nazione! Tornatene li, troia! Tanto cosa se ne fa Ian di una sua fan incallita come ragazza? Cosa fai gli sbavi addosso ogni volta che si gira, eh?”
 
Criss si fermò improvvisamente vedendo sulla soglia della sua camera una figura che conosceva fin troppo bene.
 

Ian.

 
“Cosa sta succedendo qui?”
 
L’uomo guardò prima la camera devastata e poi le due ragazze per terra.
I suoi occhi non erano mai stati così glaciali. Così freddi.
Voleva scomparire e sprofondare. Non voleva che Ian la vedesse così.
Il dolore più grande però, fu il peso del suo sguardo.
Si sentiva sporca.
Incredibilmente sporca.


---


Sono tornataaaaaaaaaaaaaaa! Ciao a tutti! Come state? Spero bene :) Sinceramente anche io ora!
Finalmente ho aggiornato questa storia xD Mi dispiace per la luuuunga assenza.
Come vi è sembrato? Speriamo di non aver scritto delle cavolate. Aggiornerò in questi giorni più che posso perchè poi sabato parto e per due settimane non aggiornerò! Mi spiace, ragazzi ç_ç
Volevo anche avvisarvi che non manca molto alla fine di questa storia. Ho approssimato massimo 10 capitoli se no diventa un romanzo e poi stufa xD Però!
...
Ne ho in mente una nuova! Sempre con Ian e una nuova frizzante protagonista :) Speriamo che vi piaccia!
Ora i soliti ringraziamenti a : sterne, sam_twins, chantal sonzogni e _nikole_ . Grazie ragazze! :)

Al prossimo aggiornamento, baci <3

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Capitolo 22
*** Imperfection. ***


Imperfection




“Vi ho chiesto, cosa sta succedendo qui. Criss? Megan?”
 
Ian osservava quella scena strana e irreale con tristezza. Quella scena lo riportò indietro nella sua infanzia.
Grida,urla e imprecazioni cominciarono a confonderlo.
Suo padre e sua madre.
Piatti rotti, bicchieri infranti, lacrime salate che impregnavano le guance di un Ian più giovane.
 
“Papà, papà! Non andare via, ti prego! Papàààà!”
 
Non dimenticò mai l’ampia schiena di suo padre che si allontanava progressivamente da lui. Non dimenticò mai la sensazione di essere sempre stato lui la causa di quei litigi, di quelle urla e di quel tremendo dolore.
A distanza di anni, ricominciò a riaffiorare quel fastidio che nasceva dal centro del suo petto, fino a diffondersi in tutto il suo corpo.
 

Perché doveva far soffrire sempre chi voleva bene?

 
Questa domanda non ha mai trovato una risposta. Sia nell’Ian bambino, che nell’Ian uomo.
E si riscoprì fragile.
Fragile perché gli faceva male vedere le persone che amava, litigare per lui.
 
“Ian..” Due mani avvolsero la sua testa con delicatezza.
Senza rendersene conto, si era ritrovato in ginocchio, con le mani sulla propria testa.
La posizione che faceva sempre da bambino per non sentire le urla.
 
“Ian, stai bene?”

Quegli occhi.
Quegli occhi lo calmarono all’istante.
 

Che potente antidolorifico è l’amore, pensò.

 
“Si, scusami.”
Guardandosi in giro, non vide più nessuno.

Dov’erano finiti tutti?
E il macello che c’era in quella stanza?

Era tutto tornato alla normalità.

Che si fosse sognato tutto?
 
“Dove sono tutti?”
“Gli ho cacciati via. Appena ti ho visto così scosso, ho dato i numeri e puff. Cacciati con tanto di calcio nel sedere ad Alex.” Sorrise soddisfatta al ricordo.
“E non sto scherzando.”
Ian sorrise di rimando, condividendo fin troppo bene la soddisfazione.
“Per quanto tempo sono stato così… occupato?”
“Quasi mezz’ora.. Mi stavo preoccupando seriamente. Non mi rispondevi, non ti muovevi. Quasi non respiravi. Poi ripetevi parole strane senza senso. Sicuro di stare bene?”
Sospirò impercettibilmente.
“Cosa dicevo?”
La ragazza assunse un’espressione pensierosa.” Cose come : perché? Soffrire.. e ripetevi spesso papà. Ian, vuoi parlarne?”
L’uomo si alzò, appoggiandosi poi al muro. “ No, tranquilla. Vado a fumarmi una sigaretta in giardino, ti spiace?”
La ragazza non rispose, ma quel silenzio era carico di comprensione.
Criss non aveva detto la verità a Ian. O meglio, aveva omesso le urla che aveva sentito da lui.

 

Urla di sofferenza.


Ian ripeteva in continuazione di stare bene, di essere felice e di sentirsi completo con lei.
Ma era vero?
E soprattutto, lei poteva davvero renderlo felice?
Stavano insieme da poco, questo era assolutamente vero. Ma quanto si conoscevano?
Non molto, forse.
 
Pochi minuti prima non sapeva cosa fare. Non sapeva come placare quelle urla, quel dolore.
 
Sua madre glielo ripeteva spesso “ Solo sapendo accettare e superare il dolore di chi ti sta accanto, puoi finalmente affermare di conoscere una persona.”
Lei lo sapeva?
Lei sapeva come aiutare Ian?
 
Troppe domande e troppe risposte ipotetiche e poco soddisfacenti.
 
Si diresse così verso il giardino, dove trovò l’uomo appoggiato al suo albero preferito.

Il pesco giapponese.
 
Con la sua pelle diafana e i petali dell’albero in fiore , Criss ebbe una visione quasi angelica.
Desiderava che il paradiso fosse così.
“Ah, sogno troppo e agisco poco.” Si rimproverò mentalmente.
 
“Criss.”
La ragazza lo abbracciò da dietro,evitando con cura la sigaretta nella mano sinistra.
“Si?”
“Ho bisogno di te.”
Ecco che le guance cominciarono ad imporporirsi a dismisura.

“Ti prego, facciamo l’amore.”

Si girò e la prese tra le braccia.
Criss si sentì in imbarazzo. Come poteva abituarsi a tanta franchezza e sincerità?
Seguendo una forza misteriosa, si alzò in punta di piedi.
Tolse la sigaretta dalla bocca di Ian e la gettò nel piccolo laghetto accanto.
Sostituì le sue labbra a quell’odioso aggeggio, provocando un lento e dolce sorriso sulle labbra dell’uomo.
“Grazie.”
“Di baciare bene? Lo so, lo so. Faccio molta pratica.”
Ian scoppiò a ridere.
“Sei una cretina. Perché rovini ogni mio tentativo di sembrare dolce?”
 
 
“Perché mi imbarazzi.”
 
“In realtà lo faccio per evitarti brutte figure.”
“Ah, stronza.” Disse scostandosi scherzoso.
“Basta per stasera finiamo le smancerie. Andiamo subito a letto!” prendendola alla sprovvista, la caricò su una spalla, come se fosse un sacco di patate. E punzecchiandosi e ridendo, cadderò sull’erba, insieme.

“Coglione.”
“Principessa.”
“Stupido.”
“Luce dei miei occhi.”
“Bradipo.”
“Ma ti pare un insulto?” Ian rise di gusto.
“Almeno non sono banale, dai.” Criss, avvicinò il volto di Ian che era sospeso sopra il suo.
Quando rideva, i suoi occhi luccicavano incredibilmente e diventavano ancora più azzurri e limpidi.
Vicino alla bocca sottile e morbida, si formavano delle increspature simili ad onde.
E come arricciava il naso quando lei diceva qualcosa di insolito o semplicemente stupido.

Lo adorava.
 
Anzi, lo amava. Altro che se lo amava.
 
“Comunque.” Riprese lui “ Il grazie di poco fa era per il tuo gesto. Non mi hai pressato, ne imposto, che io parlassi. Il modo che hai usato, il silenzio e l’affetto comprensiovo, mi hanno ricordato per un momento mia sorella. “
“Beh Ian, paragonare la tua ragazza con tua sorella non è il massimo della vita.” Disse con un uso estremo di sarcasmo.
“Troppo dolce, zuccherino. Mi fai sciogliere. Volevo dire…” Appoggiò la sua fronte ampia su quella di lei.
“Che mi fai sentire a casa. Sai quella sensazione di tepore misto ad appagamento? Quando torni da un viaggio lungo e ripecorri la strada per ritornare a casa.? Si quella sensazione che ti fa venire voglia di correre dai tuoi genitori, amici e dalla tua ragazza e dirgli com'è bello il mondo, com'è bello vivere. Tu sei tutto questo. Diamine, se non fossi così giovane, io ti sposerei.”

Criss tossì, per colpa della troppa salivazione improvvisa che le bloccò la gola.

Cosa?

Aveva sentito bene?


“Ian..”
“Shh. Non dire niente. Non era una vera e propria dichiarazione. E’ che alla mia età e alla tua si cercano cose diverse. Ci sono passato e a 19 anni non avrei mai e poi mai voluto relazione serie o addirittura matrimoni. Beh, comunque. Dove eravamo rimasti? Ah si..!”
Baciandola in diversi modi, sbottonò il poco vestiario della ragazza, ritrovandosi così entrambi in biancheria.
Sorrisi, tocchi, parole. Sembrava di essere rinchiusi in una grande boccia di cristallo. Vedere l’esterno, percepirlo ma allo stesso tempo essergli distante.

E’ così che entrambi si sentivano.
E’ così che entrambi si amarono, quella sera, sotto la luce perlata della luna.
 
***

Nello stesso istante - non troppo lontano da quella casa...
 

“Guarda questa. E’ perfetta, incriminante al punto giusto.”
“Alex smettila. Qui non si vedono entrambi ma solo lei in biancheria. Piuttosto questa. Peccato che la visione non è ottima e non si capisce che si trovino in cucina.”
“Meg, dobbiamo farlo stasera stesso. Domani voglio svegliarmi, sorridere al sole e tornare da lei con un mazzo di rose.”
“Mah, penso che tu ti sia fatto chissà quale idea, ragazzino. Lei non tornerà nemmeno dopo questo.”

La conversazione fu interotta dal cellulare di Megan.
 
“Si?” “ Davvero?” “Perfetto Jordan, grazie.”
 
Alex si sporse verso la bionda con sguardo curioso.

“Che è successo?”
“Niente di importante, Al. Prepara per domani mattina i Ray-Ban più luccicanti e costosi che hai."

 
 
---
 
Non uccidetemi. Ritardo madornale & fine del capitolo in un punto cruciale.
Perfetto. Come collezionare una mare di Vaffa nel giro di poco tempo xD
 
Ciao bellezze! Come ve la passate?
Bella l’estate, vero?
Cavolo, cavolo e stracavolo. Quasi fine agosto.. *non osa continuare*
Ok, non roviniamoci l’atmosfera pimpante e allegra! (se, proprio.)
Com’è questo capitolo? La storia procede come ve l’aspettavate o non ci state capendo più un ceppo di pino come la sottoscritta?
Bene, dopo questa chiarezza e molta dose di rincoglionimento, vi lascio xD
Al prossimo capitolo <3
 
 
Ps: stasera lasciate correre l’italiano e la grammatica, please. LOL çAç

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Capitolo 23
*** Why does my Heart feel so bad? ***


Why Does My Heart Feel So Bad?

 
 

 
Il giorno seguente i due abbandonarono insieme la casa per tornare negli studi.
 

I tanto e temuti studi.

 
Dopo il litigio con Kevin e il fatto dei “copioni scomparsi”, Criss non era più riuscita a chiarirsi con il cast.
Si sentiva terribilmente in colpa, anche se non era stata lei a prenderli.
 
Questo era poco ma sicuro.
 
Dopo quello che era successo al suo guardaroba, aveva anche una mezza idea di chi fosse l’artefice di tutto quel macello.
 
Prendendo fiato, varcò l’entrata dell’area relax, seguita da Ian a poca distanza.
Molti visi amici si voltarono verso di lei.
Intravide anche Nina sorriderle nonostante tutto. Nina era davvero una persona magnifica, non le teneva il muso e continuava a crederle.
 
Era una vera amica.
 
Ricambiando così il sorriso, raccolse il suo coraggio e parlò.
 
“Buon giorno a tutti voi, amici miei.”
 
Molti “ciao!” e “bentornata!” seguirono quel commento.
In mezzo alla piccola folla, Kevin si scostò per avvicinarsi a lei.
“Penso che sia io il primo a dover parlare, Criss. Vorrei chiederti scusa per il mio comportamento immaturo ed egoista.”
La ragazza rimase leggermente sconvolta da quelle scuse pubbliche, ma nascose quel sentimento. Voleva sembrare matura agli occhi del registra che le aveva dato quella piccola opportunità.
 
“Kevin sei veramente una persona d’oro e non mi devi le tue scuse. Posso solo immaginare come ci si sente ad avere sulle proprie spalle così tante responsabilità. Fossi stata in te avrei fatto la stessa cosa. In fondo hai fatto solo 2+2 e in quella situazione di nervosismo, hai fatto la cosa logicamente più giusta. Gli insulti potevi risparmiarteli ma nemmeno io mi sono risparmiata in urla e volgarità. “
 
Dei bisbigli di approvazione fecero interrompere per un secondo la ragazza.
“Criss..”
“Aspetta Kevin. Lasciami concludere con una cosa, però. Non sono stata io. So che queste semplici parole non ti possono bastare, ma non sono una ladra. Non rubavo nemmeno le caramella a mia sorella da piccola. Non sono capace di privare il lavoro e il sudore di qualcun altro. Probabilmente non puoi credermi con queste poche parole, ma almeno cerca di darmi fiducia ed io ti porterò il vero colpevole.”
Lo sguardo dell’uomo si ammorbidì. In quel momento Criss si sentiva una bambina che chiedeva scusa al padre per una marachella finita male.
Gli occhi gli si inumidirono leggermente.
“Kevin siete la mia  famiglia qui. Non potrei mai ferirvi, io non..” ma delle stupide lacrime le sfuggirono senza che potesse concludere.
 
“Noooo! Criiiis!”
Nina la raggiunse abbracciandola prima di Ian, provocando una leggera invidia al bell’attore.
Progressivamente tutti si radunarono vicino ai due.
Qualcuno piangeva, qualcun altro mormorava parole di conforto.
Paul, che cominciava ad accusare la leggera tristezza del gruppo, esclamò :
 

“Ma basta! Ma finiamola con queste lacrime e facciamoci una bella bionda tutti insieme!”

 
Cadice sentendosi quasi presa in causa esclamò a sua volta:  “ Hey, aspetta un attimo..”
Quella scenetta fece riprendere tutti, per prima Criss.
 
“Eh Cadice, questa era una dichiarazione!”
“No aspetta Criss” si intromise Nina.” Quello è il mio ragazzo!”
 
L’umore si risollevò finché tutti si ritrovarono a bere in allegria.
Chi una birra, chi una coca cola, chi invece doveva bere acqua per evitare di gonfiarsi progressivamente.
 
“Dai Criss ma devi pensare alla dieta anche per fare un brindisi?” la schernì Paul procurandosi un finto schiaffo dalla ragazza.
 
“Bene bene. Un brindisi a noi. Che nonostante i litigi, ci vogliamo bene comunque. Vero Kevin?”
L’uomo sorrise alla bulgara alzando il proprio bicchiere.
Il leggerò tocco del vetro e lo scambio di piccoli auguri fu interrotto improvvisamente dall’arrivo di Julie, quasi affannata.
 
“Julie, che hai?” Chiese Ian che non aveva più mollato il fianco della sua piccola e forte ragazza.
“Ragazzi, brutte anzi, bruttissime notizie.”
Gettò un giornale aperto, in mezzo al grande tavolo.
 
Un foto di Ian e Criss occupava due pagine del giornale con una bella scritta in caratteri cubitali.
 

“A NEW GIRLFRIEND FOR DAMON.”

 
Criss chiuse ed aprì gli occhi come se quello fosse un brutto sogno.
Ma più tempo passava e più capiva che non era così.
 
Era la triste realtà.
 
“Che cazz..” Ian afferrò il giornale e cominciò a leggere ad alta voce.
Ecco il bel Ian Somerhalder ( 32 anni), attore della famosa serie The Vampire Diaries, in compagnia della sua nuova fidanzata Cristina Leoni ( 19 anni ) .
I due piccioncini, si baciano teneramente sotto casa di lei, prima di una piccola e triste separazione notturna.

Girando pagina continuò sempre più stizzito . “ Ma chi sarà mai questa nuova fiamma? Noi di Hello! siamo andati ad investigare per voi! Ed eccovi, qui e nella pagina seguente, i succulenti dettagli.
La giovane ragazza lavora come impiegata nell’ambito della produzione di the Vampire Diaries. Arrivata in America da pochi mesi, è entrata subito nelle grazie del bel vampiro. Occhi castani e capelli del medesimo colore, ricordano un po’ la bella Nina Dobrev (22 anni) l’ex ragazza e co- protagonista della stessa fortunata serie. Ma chi è davvero questa famosa Cristina?
Da fonti certe sappiamo che ha un passato burrascoso. Perdita del padre, passato da tossicodipendete e diversi abusi da parte di un uomo ancora sconosciuto. Beh che dire, il nostro Damon ha trovato la propria anima gemella. Ma chissà, chi dei due è più sfortunato dell’altro. Al prossimo mese, con altre e fresche novità!

 
Ian gettò via il giornale in un impulso di rabbia.
 
Nessuno fiatava. Nessuno aveva il coraggio di dire niente.
 
Criss raccolse il giornale, rileggendo velocemente l’articolo.
Era tutto scritto nero su bianco. La cosa peggiore era che tutto era vero, anche se ingigantito.
 
L’atmosfera fu interrotta dall’entrata di un impiegato della reception.
 
“Signora Plec, scusi il disturbo. C’è qui una persona che vuole assolutamente entrare. E’ molto insistente fatto sta che ho dovuto impedirgli di entrare seguendolo fin qui. Cosa facciamo? Chiamo la sicurezza?”
“Il suo nome, Thomas?”
“Dice di Chiamarsi Bryan. E’ un ragazzo alto,bella di una ventina di anni, non di più.”
 
“Non farlo entrare, Julie!” intervenì Criss.
“Cosa?”
“E’ lui l’artefice di tutto! Non farlo entrare, per favore!”
Ma Ian si unì al discorso.
“No, anzi. E’ qui quel bastardo? ENTRA stronzo, vieni. Ti sto aspettando!”
 
Mentre Julie cercava di capire come rispondere al ragazzo, Alex fece la sua entrata in scena.
Jeans attillati, felpa dell’Abercrombie & Fitch. Sembrava proprio uscito da un catalogo di moda.
 
“Heeeeey! Ian! Amico mio!”
 
Dopo Alex, Megan si aggiunse per completare l’allegra combriccola.
 
“Buongiorno a tutti.”
 
Ian cominciò a correre verso l’altro ragazzo con una furia disumana.
Ma l’intervento tempestivo di Paul, Matt e Michael, lo fermarono in tempo.
 
“Mi vuole troppo bene, non resiste dall’abbracciarmi!”
“Brutto stronzo. Non resisto dal riempirti di pugni, coglione!”
 
“Bene, e tu chi sei mingherlino?” chiese Paul, mentre continuava a tenere l’amico ben stretto.
“Potresti chiederlo alla tua cara amica Cristina. Lei mi conosce molto bene, vero Sweety?”
“Vaffanculo Alex.” Aggiunse la ragazza, avvicinandosi al gruppo vicino alla porta.
“Vuoi davvero finire per essere menato? Vattene via. Mi stai già rovinando la vita da 4 anni, vuoi continuare a farlo vero?”
Lo sguardo di Criss era decisamente diverso da quello fragile di pochi minuti prima.
Aveva riacquistato la forza.
Aveva riacquistato la determinazione.
 
“Ok, Alex. Ora lascia parlare me. Penso che tutti mi conoscete almeno di nome. Sono Megan Auld, l’ex ragazza di Ian.”
 
I presenti fecero passare lo sguardo dalla mora alla bionda.
 
“Comunque, siamo qui per una ragione. Come avete visto su quel giornale, siamo in possesso di numerose fotografie ritraenti te e Criss” disse guardando Ian.”Ma quel giornale non è ancora uscito. O meglio la sua pubblicazione verrà eseguita alla fine di questa settimana. Se voi accetterete il nostro accordo, quel giornale non pubblicherà mai la vostra storia.”
 
Ian, ancora trattenuto dagli amici, rifletteva all’evidente inganno.
Sapeva che quello che stavano per dirgli non gli sarebbe piaciuto.
“Ragazzi, lasciatemi andare.”
Così fu liberato dalle strette gentili dei suoi amici. “ Che tipo di accordo?”
Megan si avvicinò decisamente troppo a lui. Posandogli una mano delicatamente sul viso.
 
“Lasciatevi. E’ semplice no?”
 
Ian scostò malamente la mano.
“Non ci provare nemmeno, Meg. Pubblicate pure tutto quello che volete.” Si avvicinò così a Criss e la prese tra le braccia.
La ragazza lo strinse più forte del solito provocando un moto di dolcezza inspiegabile in lui.
Con un dito le sollevò leggermente il mento, e dolcemente la baciò davanti a tutti.
Poco importava.
 

Lui l’amava davvero.

 
Che si fottano tutti.
 
“Pubblicate pure questo se volete.” aggiunse poco dopo, guardandoli di sbieco.
“Ian.”
“No Criss. Non ci sono ne se, ne ma e tanto meno dei forse. Sono sicurissimo di questo. Non scenderò mai a questo tipo di accordi.”
“Ian, pensaci un attimo. Quelli scriveranno che stai con una tossicodipendente! Cazzo,è la mia faccia che ci va di mezzo!”
La ragazza si staccò da lui con forza.
Criss non voleva lasciare Ian, ma non voleva nemmeno rovinare la sua faccia.
E la carriere di Ian poi?
 

Cosa doveva fare?

 
Tu e tu.” Indicò Julie poco dopo. “Non siete graditi qui. O ve ne andate con le buone oppure chiamerò la sicurezza. Subito!
 
I due intrusi si guardarono con complicità indietreggiando verso la porta. Prima di uscire Alex guardò Criss dicendole poi in italiano:

 

“Piccola Criss. Sai come trovarmi. Sai il mio numero e sai anche la scelta giusta da fare, vero?”


Concedendole un ultimo sorriso se ne andò accompagnato dalla sua nuova complice.
 
Mentre tutto ritornava più o meno alla normalità, nella testa di Criss niente era più come prima.
Sapeva qual’era la scelta giusta. Solo che era troppo dolorosa per farla.
Troppo perché lei avesse il coraggio di accettarla.
 
***
 
Qualche ora dopo nel camerino di Ian.
 

Il bell’attore non riusciva proprio a concentrarsi.
Dopo quello che era successo quella mattina, tutti erano un po’ scossi.
Criss era quella che stava peggio di tutti.
Non era più riuscita a guardarlo negli occhi dopo che Alex, se ne era andato pronunciando una frase che lui non poté capire.
Chissà che cosa le frullava per la testa.
Sperava non cominciasse a pensare davvero a lasciarlo per il bene di entrambi.
 
Nervoso più che mai, fece sbagliare il trucco a Beverly tre volte di fila.
“Scusami tanto! E’ che non riesco a stare fermo.”
“Non ti preoccupare Ian. Stai tranquillo e ci penso io a sistemarti.”
Ma lui non lo era. Pensava a quella ragazza rintanata chissà in quale parte di quell’enorme edificio a farsi mille paturnie.
La conosceva troppo bene.
Aveva in mente qualcosa.
Qualcosa di doloroso, ci scommetteva.
 
Chiedendo ancora scusa a Beverly mandò a quel paese il prossimo ciak.
Corse per l’edificio chiedendo notizie di Criss.
Finalmente la trovò, in ufficio con Julie.
“Hey Ian! Non dovresti essere sul set ?” La donna lo guardò con finto rimprovero.
“Julie, ho bisogno di parlare con Criss. Posso rubartela qualche minuto?”
 
Criss seguì così Ian che l’aveva presa per mano con più forza del solito.
 
“Ian dove mi stai portando?”
“Non lo so nemmeno io, sinceramente.” Sorrise leggermente.
“Perfetto, se andassimo nel mio ufficio?”
Ma lui non rispose.
Mentre si dirigevano nella zona dei magazzini, per poco non incontrarono Matthew.
Evitandolo come meglio poterono, entrarono in una sgabuzzino delle scope.
 
“Ian!”
“Ssssh.” Disse l’uomo portando una mano sulla bocca gentile della ragazza.
 
Mentre Matthew, andò via come se nulla fosse. Qualcun altro li aveva seguiti.
 
“Bene ragazzi! Buona fortuna!” bisbigliò impercettibilmente Nina, chiudendoli a chiave nello sgabuzzino.
 
“Cazzo” Ian cominciò a muovere convulsamente la maniglia.
“Ci hanno chiusi dentro.” Concluse Criss.
“Già. Beh mi sa tanto che dobbiamo parlare.” Ma sembrò troppo ironico per sembrare serio.
 
E mentre Criss cominciò a disperarsi per la situazione tragica, Ian pensò che era stato davvero fortunato.
 
Troppo fortunato.
 
---
 
Eccomi qua! Mamma mia! Che capitolo difficile è stato questo ç_ç
Come vi è sembrato?
Quale sarà la scelta di Criss?
E soprattutto, che si inventerà Ian in quello sgabuzzino? xD a voi la parola!
 
Uscendo un attimo dal capitolo, mi sono dimenticata di ringraziare chi ha recensito il capitlo 21 ç_ç
So sorry! Ecco, ringrazio : sterne, channy, xxStellina92xx, chantal sonzogni e sam_twins!
 
Invece per il capitolo precedente sono arrivata a 6 recensioni *___* Sono troppo felice xD
Grazie a : sam_twins, Gracevelyn, sterne, Erika 97, Chara e chantal sonzogni !
 
Grazie davvero a tutte voi che mi seguite :) Chi in silenzio, chi mi mette tra le preferite/seguite.
Non sapete quanto sia davvero tanto per me!
E dopo tutta questa dolcezza, vi lascio!
 
Al prossimo aggiornamento <3

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Capitolo 24
*** Don't say Goodbye. ***


Don't say Goodbye




“Criss, non ci riesci proprio?” Ian era dietro di lei, anche lui in ginocchio.
Entrambi erano intrappolati in quel magazzino da più di un’ora.
Il posto era ristretto, poco più di due metri per lato. E per di più , faceva tremendamente caldo.
Il che aveva portato Ian a togliersi la maglietta di scena da Damon e Criss a legarsi i capelli come meglio poteva.

Fortunatamente, la chiava c’era.
Certo, dietro la porta sigillata.
Con l’aiuto delle piccole dita della ragazza, i due ragazzi speravano di recuperarla per uscire immediatamente da quel posto caldo e umidiccio.
“Passami l’altra forcina, per favore.” Disse la ragazza con lo stesso tono che un medico avrebbe usato per dire “passami un bisturi”. Il che rendeva quella scena tragicamente comica.

Ian represse una risata, graziato dal fatto che la ragazza non lo stesse osservando.
Passandogli la forcina, undugiò più del dovuto sul contatto delle loro mani.
Anche la ragazza lo notò, perché improvvisamente le si erano irrigidite le spalle.
Dalla leggera canottiera, intravedeva anche i gangi del suo reggiseno e  quel piccolo dettaglio ,fece improvvisamente risvegliare ian.
Ma non era prudente.
Non dopo tutto quello che era successo solo poche ore prima.
Sbuffando mentalmente, si sedette appoggiando le spalle al muro spoglio.
Dio, che casino.
Voleva prendere la sua ragazza e consolarla come meglio poteva.
Eppure sentiva che lei non avrebbe approvato.
Non così, almeno.

“Ian, non ci riesco.”
La ragazza interruppe i suoi pensieri, sedendosi anche lei con le spalle alla porta.
“Niente, siamo spacciati. Il tuo cellulare?”Chiese lui sconsolato.
“Scarico. Completamente a terra. Il tuo?”
Lui sbuffò sorridendo.” In camerino.”
“Ian, cavolo. Questa zona è anche completamente deserta. Passeranno anni ora che qualcuno si accorga che siamo qui!” la ragazza portò le proprie gambe vicino al petto, appoggiandoci la testa con aria sconsolata.
“Secondo me non passerà poi tanto tempo. Chiunque ci abbia rinchiuso qui, l’ha fatto per un buon motivo.”
La ragazza risollevò la testa per inchiodarlo con uno sguardo inacidito.
“Oh certo. E chi ti dice che non sia stato Alex a farlo? O meglio, Megan magari. Come cazzo fai a essere così tranquillo?”
L’uomo sorrise, perché in realtà sapeva chi era stato. A dirla tutta, non aveva nemmeno dimenticato il cellulare in ufficio.
 
***
 
Un ora prima…
 
“Cazzo” Ian cominciò a muovere convulsamente la maniglia.
“Ci hanno chiusi dentro.” Concluse Criss.
“Già. Beh mi sa tanto che dobbiamo parlare.” Ma sembrò troppo ironico per sembrare serio.
“Senti io non ho intenzione di stare in questo posto a lungo.” Mettendosi in ginocchio la ragazza cominciò a guardare attraverso gli spazi tra la porta e il muro.
In quel momento, Ian sentì la sua tasca destra vibrare.
“Ma certo! Il cellulare!” pensò subito.
Tirandolo fuori, lesse l’sms.
 

Nina
 
Hey Ian. Non ti preoccupare per la chiave. Ce l’ho io :D Ora sfrutta al meglio questa possibilità!
 
Ps: Voglio vedervi uscire tra qualche ora con un bel sorriso. O se no rivelerò a Criss che sei stato tu a dirmi di chiudervi li dentro ;) Non vogliamo che lei lo sappia, vero?
 
Kisses, Nina.

 
Nina era veramente un genio quando voleva.
Certo se si fosse fatto scoprire lei gli avrebbe fatto ricadere la colpa come se nulla fosse.
Sorrise ampiamente, depositando il suo iPhone nei pantaloni.
 
Non avrebbe reso vana quella possibilità.
 
Mai.
 
 
***
 
“Non sono tranquillo, Criss. Cerco solo di non esasperarmi. Se ci esasperiamo, parliamo troppo se parliamo troppo bruciamo più ossigeno e se bruciamo più ossigeno. Puff! Sveniamo per mancanza d’aria.”
La ragazza lo guardò di sbieco, trattenendosi da mandarlo a quel paese.
 
Certo, voleva consolare la sua ragazza. Ma lei era la prima che non voleva essere consolata, pensò tristemente.
 
“Ian?”
“Dimmi.”
“Mi spiace per tutto quello che sta succedendo. Come al solito, è colpa mia.”
 
Bingo!
 
Ecco che il suo presentimento era azzeccato.
Lei si credeva la colpevole.
Lei stava pensando a un modo doloroso per chiudere la vicenda.
“Quindi, Ian, per quanto ti ami e per quanto io voglia stare con te.. Mi sembra giusto finirla qui. E’ meglio per te e per me. Non voglio finire su quel giornale e non voglio che tu debba sacrificare la tua carriera..”
Ian le si avvicinò, sbattendo la mano contro la porta, a filo con il viso dellla ragazza.
“Non ti permettere nemmeno di pensarlo. Io e te non ci lasceremo, Criss.
Non me ne frega un cazzo, ne di quel giornale e tanto meno della mia carriera. Ok, subirà qualche  spiecevole conseguenza, ma se le mie fan mi amano e mi stimano davvero, continueranno a seguirmi e a sostenermi. Sono stufo di continuare a sacrificare le cose a cui tengo di più solo perché sono “Ian Somerhalder.”
 
Lentamente spostò la sua mano verso la guancia di Criss. La catturò nel suo palmo, beandosi della sua morbidezza.

Ma Criss si sentiva afflitta e confusa.
Lei lo amava, eccome se lo amava.
Voleva tenerselo per se sinceramente.
Voleva prenderlo per mano, e fuggire via con lui in qualche isola deserta.

Lei e Lui.

Era così dannatamente banale che non si riconosceva più.
Eppure era così.
Voleva lui, poco importava del resto.
Solo che non poteva pensare così. Non poteva più immergersi totalmente in quell’amore oppure sarebbe affogata come era successo con Alex.
E Dio sa quanto era stato difficile ritornare a respirare, dopo lui.
 
Mentre Ian incomincò ad accarezzarla, le sfuggirono delle parole.
“Ian, ho paura di perderti e ho paura di perdere me. Vorrei amarti senza confini, vorrei amarti senza avere paura di cosa comportasse questo. Vorrei amarti totalmente e indissolubilmente..”
 
L’uomo aprì leggermente la bocca, in segno di stupore.
Non aveva mai sentito tutte quelle parole sincere nascere da delle labbra.
Da labbra che lui aveva amato fin dal primo semplice tocco.
 
“Criss..”
“Ian, io ho paura.”
La ragazza cominciò a tremare nonostante facesse un caldo infernale.
“Criss, cosa ti succede? Criss, io sono qui. Sono Ian, non sono Alex. Non ti amerò per convenienza, non ti amerò solo per un appagamento carnale. Io TI AMO, nel vero senso di queste due parole. Quel ti amo che significa : TU SEI IL MIO MONDO. Tu lo sei, Cristina. Cazzo, lo sei.”
 
Tuffandosi tra quelle braccia forti, Cristina si concesse un pianto liberatorio. Il secondo in una giornata. Cosa rara  per lei, ma non si vergognava. Non con lui, non con quelle mani che le accarezzavano prima il viso, poi il collo e infine le lunghe braccia.
 
“Ian. Mi prometti che quando ti accorgerai di non amarmi più me lo dirai subito?”
Abbassando lo sguardo cristallino, l’uomo le rispose sorridendo. “No.”
“Ian..”
“No Criss. Non te lo prometto, perché non accadrà. Sono melodrammatico? Sono da diabete? Poco importa.. Sono il vero Ian. Sono quello che volevi conoscere. Ed eccomi qui.”
Disse aprendo le braccia.
“Eccomi qui! E ora baciami, signorinaètuttacolpamia.”
Cristina lo colpì con un finto schiaffo sul viso e accompagnò quel movimento con tutto il suo corpo.
Le sue labbra si posarono sulle sue labbra.
Il cuore, in corrispondenza dell’altro cuore.
Il bacino su quello snello dell’altro.
 
Si baciarono per lungo tempo, con molta forza e poca fretta.
Ian si staccò dal muro, cercando di allungarsi sul pavimento.
Lei lo seguì subito sotto ai pettorali , ancora nudi ed accaldati per l’alta temperatura.
Entrambi rimasero in biancheria, ma ogni bacio ed ogni lieve spinta, si tramutava in piccole gocce di sudore.
Si ritrovarono entrambi bagnati ed accaldati.
 
Criss si staccò un attimo da Ian, in preda a una risata colossale.
 
“Hey, che c’è?” disse l’uomo con i capelli ormai completamente bagnati.
Lei continuava a ridere come non mai.
Cristina Leoni. Ti ordino di smetterla di ridere! Non mentre dovremmo fare altro..”
La ragazza ricomincò a respirare. “ E’ che Ian.. Ho sempre sognato una scena così.”
Lui la guardò stranito, spostando poi lo sguardo su quelle quattro mura.
“Di farlo in uno sgabuzzino?”
Lei lo colpì ad una spalla. “ Ma no , cretino! Di farlo alla “Jack & Rose” di Titanic. Sai la scena della carrozza?”
Lui mosse la testa con fare sconsolato.
“Ma ti rendi conto della cagate che dici nei momenti meno opportuni?”
Le sorrise con fare malizioso.
“Scusami Jack. L’ho trovato esilarante.. Dove eravamo rimasti?”
“Ehm che eravamo sul ponte LEVATOIO. “
“Ian!”
E mentre lei fingeva di fare l’offesa, l’uomo rincomincò a baciarle i seni, ormai privi anch’essi di indumenti.
Li torturò il minimo indispensabile, giusto per sentire gli ansimi della ragazza.
 
Mentre ritornò sul suo viso, appoggiò la propria fronte sulla sua.
 
“Criss, non dubitare mai più del nostro amore. E non cercare più di troncarlo per simili fesserie, ok?”
Lei annui, movendo la testa.
“Com’è che si dice I Love You in Italiano? Ah già.. Ti amo, Cristina. Ti amo, Ti amo… Ti amo..”
Continuando a sussurrarglielo mise fine alla tortura.
Privando entrambi degli ultimi indumenti, Ian si unì a Criss per l’ennesima volta dopo molte altre.
E continuando ad amarsi in quello sgabuzzino si ricordarono a vicenda i propri sentimenti.

Il proprio puro e semplice amore.
 
***
 
Circa due ore dopo…

 
“Nina dove vai?” Paul l’afferrò per il polso prima che la ragazza fuggisse dal set.
“Hey! Devo andare a liberare quei due. Non vorrei che si riproducessero come criceti in un posto così angusto.”
L’uomo inarcò le sopracciglia come era solito fare.
“Tu sei pazza! Ma è per questo che…”
“No! Ora non posso!”
E sorridendogli, come d’abitudine, scappò dal suo ragazzo.
 
Corse fino ai piani più bassi dell’edificio con molta urgenza.
Doveva ancora giustificare a Julie e Kevin il ritardo di 3 ore di Ian dal set.
Muovendo la testa per togliersi quegli scomodi pensieri, afferrò così la chiave che aveva depositato giusto fuori dallo sgabuzzino.
Appoggiando l’orecchio sul metallo della porta, sentì rumori fin troppo “allegri.”
 
Sorridendo come una ragazzina, riaprì più silenziosamente possibile la porta.
Con rinnovata allegria e con un po’ di invidia per i due, se ne andò saltellando per la buona uscita della sua missione.
 
Fin troppo buona, pensò ridendo a crepapelle.
 
 
---
 
 
Eccomi quaaaa! Ho aggiornato velocemente, visto?
Com’è il capitolo? Spero di non essere uscita troppo dal rating arancione :S
Impressioni?
 
Comunque volevo dirvi che ho iniziato una nuova fan fiction su Ian :D Eeeeh si!
La trovate qui!
Vi prego, ditemi se vi piace l’inizio! Se no la cancello e faccio finta che non sia mai esistita xD
 
Ah e poi vorrei dirvi che ho creato una pagina su facebook, dove mi espongo in prima persona come “”scrittrice””. Ecco troverete scoop, spoiler, foto, schede di tutti i personaggi sia di questo storia che della nuova :) Dai un mi piace, cosa vi costa? La pagine è questa.
 
Ora spazio ai ringraziamenti!
Grazie a : Gracevelyn, sterne, chara, Ili_sere_nere, Erika 97 e sam_twins! Grazie davveroooo!
 
Ed ora vi lascio, mi raccomando! Vi aspetto su facebook !
 
A presto <3

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Capitolo 25
*** I love You more than you'll ever Know. ***


I love you more than you’ll ever know

 
 
Erano passati solo pochi giorni, eppure Criss non aveva percepito lo scorrere del tempo.
Si era ritrovata così nella sua stanza, il giovedì pomeriggio; intenta a sistemare vecchi documenti.
Scoprendo una sua vecchia agenda, una foto sfuggì dalla fine carta, depositandosi con delicatezza sul letto.
 
Un ritaglio di giornale.
 
Uno dei centinai che aveva nella sua stanza in Italia.
Sorrise mentre un dito seguiva il profilo di quel volto che conosceva ormai a memoria.
 

Ian.

 
Da quando sospirava solo a dire tre brevi e semplici lettere?
Non se lo ricordava, eppure erano mesi ormai che aveva imparato ad apprezzare e ad amare il proprietario di quel dolce nome.
 

Ian.

 

Dio, ormai la vecchia Criss cinica e restia all’amore era scomparsa insieme alla sua velata tristezza.
Ian era stato come un debole raggio di sole in un inverno gelido e glaciale : vitale.
 
Scosse la testa, estromettendosi da quei pensieri troppo profondi, per inciamparne in altri ancora peggiori.


Domani era il fatidico giorno.
Domani quelle maledette foto avrebbero fatto il giro del mondo.


Nonostante avesse una fifa assurda, il suo ragazzo non che co-protagonista di quelle “fantastiche” foto, era addirittura tranquillo.
Niente preoccupazioni, niente ripensamenti.
A lui andava bene così. Anzi, dallo scorso lunedì lui era diventato ancora più dolce e molto più protettivo.
Il sorriso degli occhi accompagnò quello delle labbra, addolciti entrambi, da quelle piccole rivelazioni mentali.
 

Lei lo amava.
Lui la amava.

 
Diamine era talmente semplice che suonava così stupido!
 
Il suono del cellulare, la fece quasi sobbalzare.
 
“Pronto?”
“Buon pomeriggio, piccola. Ansiosa per il tuo debutto?”
“Impiccati, Alex.”
Presa dal nervoso, stropicciò senza volere, il volto cartaceo di Ian.
“Ma dai, eppure non ti sei fatta sentire. Voglio dire… Hai una scelta davanti e sta a te decidere.”
“Bella cazzo di scelta che mi hai offerto, Alex. Cosa cavolo vuoi ottenere? Odio? Vuoi portarmi davvero ad odiarti con tutta me stessa?”
 
Un breve silenzio carico di pensieri, lasciò interdetta la ragazza.
“Allora? Hai finito le tue battuttine ironiche?” Aggiunse, folle di rabbia.
“Criss, io voglio che tu mi ami. Io ti voglio, cazzo. Ma come fai ad essere così cieca da non accorgertene?”
La ragazza sbuffò. “E tu come fai ad essere così masochista? Ti stai, in pratica, scavando la fossa da solo.”
“Invece no.”
 
Abbandonando il telefono, la ragazza si accorse che l’uomo era appena entrato in camera sua.
“Che cazz..” alzandosi, andò vicino a lui per cacciarlo.
“Siediti. Non  sono qui ne per provocarti, ne per irritarti. Vorrei che mi ascoltassi, Criss. Me lo concedi?” Lei, di risposta, mosse lo sguardo nervosamente sull’intero viso del giovane.
Sbuffando -con più esasperazione che rabbia- riacquistò la posizione precedente.
 
“A me sembra assurdo che dopo tutto quello che mi hai fatto, tu continui a pretendere come se tutto ti fosse dovuto.” Concluse, incrociando le gambe.
 
“Vedi, Criss.” continuò lui posizionandosi di fronte a lei, sul letto. “Il punto è che io non pretendo niente. Sto solo cercando di farti capire quanto tu sia sciocca.”
 
La ragazza lo gelò con uno sguardo accusatorio.
“Certo, ci manca solo questo! ALEX, MOLLAMI! Cosa vuoi farmi capire? Che sono stupida ad essermi innamorata di Ian Somerhalder? E’ questo?”
“Esattamente.” Aggiunse perentorio.

Criss abbassò lo sguardo sulle proprie mani intrecciate con forza.
“Come se non lo sapessi da sola, idiota. Come se non avessi la folle paura che tutto possa finire solo con un battito di ciglia.”
Il ragazzo si avvicinò a lei, sfiorandole le mani.
“Questa scena mi riporta indietro di qualche anno, che dici?”
Sollevando lo sguardo, la ragazza ritrovò, sebbene per un’ instante, quel sorriso che aveva quasi dimenticato.
“Di quando eravamo amici, forse? Quando ci consolavamo a vicenda..”
“Già. Prima che facessi il coglione e che ti trascinassi in un mondo a te estraneo. Cosa pensi? Che abbia finto con te quando eravamo amici?”
Lei non rispose, ma non ce n’era bisogno.
“Sei stata la cosa più bella che mi sia successa, Criss. Non sarei ancora qui dopo tutto questo tempo. Mi sono umiliato, mi sono  bruciato l’affetto che tu provavi per me, costringendoti ad amarti con un metodo che trovavo “perfetto”. Io sono stato pazzo, sono stato un DROGATO. Si lo ammetto, ma ormai non mi appartiene più quell’appellativo.  Criss, io…”
Una lacrima sfuggì al ragazzo, che l’asciugò con velocità.
 
“Sono un coglione. Scusami e.. purtroppo non posso fare niente per quelle foto. Megan ha tutto. Lei ha in mano la situazione.”
 
Lui si alzò, raggiungendo lo stipite della porta.
“Aspetta, Alex.”
 
Si stava lasciando convincere? Lei credeva davvero a quelle parole?
Era stupida, ingenua e anche cerebrolesa se stava davvero facendo quello che stava per fare.
 
Il ragazzo voltò solo il capo, mascherando con i capelli i propri occhi.
 
“Criss, ormai non ho più nulla da dirti. Sono semplicemente una merda perché ti amo ancora.“
“No. Cazzo, no!Non sei una merda perché mi ami, ma non puoi pretendere che io mi sforzi a farlo.”
 
Senza dire altro, lo abbracciò, da dietro.
Quel gesto valeva mille parole. Quell’abbraccio che lei gli riservava sempre in passato era tornato senza che se ne rendesse effettivamente conto.
 
“Mi spiace, Alex. Sono brutale nel dirtelo, ma non potrò più tornare ad amarti. Ma ti voglio e probabilmente ti vorrò sempre bene. Sei stato il mio migliore amico, il mio primo vero amore, e non riuscirò mai ad odiarti.”
Il ragazzo rimase fermo, con una mano appoggiata al muro.
 
“Grazie. Forse erano queste le parole che avevo bisogno di sentire.” Un ultimo singhiozzo lo scosse.
Criss non riuscì a capire il perché, ma il pianto investì anche lei.
L’amicizia, quella vera, non smette mai d’esistere.
In qualche modo, lei si sentiva ancora unita a lui e forse riusciva a condividere il suo dolore.
 
“Criss.”
Il ragazzo si liberò della sua stretta, girandosi poi verso di lei.
“Dimmi, Alex.”
“Megan non si fermerà, anche senza di me. Ho scoperto una cosa.. non so se sia vero, non so se dirtela. Ma forse è giusto che tu lo sappia. E’ giusto che tu capisca che io non smetterò mai ,nel mio piccolo ,di proteggerti. Ti sembrerà una bestemmia, ma..”
Avvicinandosi al ragazzo, Criss posò una mano sul suo viso.
“Non ti preoccupare Alex, in qualche modo, l’ho sempre saputo.”
Un sorriso, quel sorriso, rispuntò tra l’umidità del pianto.
“Megan vuole far sprofondare Ian. Vuole che lui perda tutto, prima di tutto: te. Poi il suo lavoro e anche la sua fondazione benefica. Ha in mano un documento falso controfirmato da Ian che certifica la sua adesione per la demolizione di una grossa fetta di foresta amazzonica e alla uccisione di un numero spropositato di animali. Per finire, vuole anche mostrare al mondo che Ian, per arrivare al suo successo, ha accettato delle tangenti. Non so bene come faccia, ma ha un casino di agganci, Criss.”
 
Definirla stupita era un eufemismo. Era completamente shockata e stravolta.
 
“C-cosa? Ma, non può farlo! Sono cose false, l’arresteranno!”
Il ragazzo scosse leggermente la testa. “ Non se hai agganci nella politica e nella polizia.”
“Non farmi ridere, Alex. Non può essere così.. potente.”
Lui non rispose, ma il suo sguardo la lasciò senza parole.
Poteva avere davvero tutte quelle “giuste” conoscenze?

 

Poteva?


“Non può essere in mezzo a cose così losche.. “
Ma non era né una domanda, né una affermazione.
 
“L’amore può portare all’ossessione ed io ne sono la prova.” Sorrise amaramente per poi aggiungere:
“Criss, ora devo andare. Prendo il primo aereo e torno in Italia. Scusami per tutto, se puoi. Ma so che è quasi impossibile. Continuo a sperare che tra te e Ian, finisca. Non lo nascondo.” Abbassò lo sguardo per un secondo.” Ma non voglio che tu soffra, non più. Quindi cercherò di supportare –in qualche modo- la tua felicità, da lontano. Addio, Bella.”
Depositando un lieve bacio sulla sua fronte, il ragazzo se ne andò come era arrivato qualche tempo prima.

Silenziosamente.
 
Le sembrò di sentir sussurrare un flebile“ Amore mio “ prima che la porta si chiudesse, ma cercò di non pensarci.
Almeno con Alex ora, poteva sentirsi serena.
 
Ma con Ian? Cose avrebbe fatto?
Lo sapeva, il suo cuore ormai glielo stava urlando.
E lei, non poteva più fare la finta sorda.
Non più.
 
***
 
Qualche ora dopo.
 
 
Criss era distesa sul divano dopo essersi fatta un bel sonnellino e una lunghissima doccia.
Era inquieta ed esasperata. Per di più stava cercando di concentrarsi sull’ennesima pubblicità insulsa che la televisione non smetteva di trasmettere. La vibrazione del suo cellulare, la fece svegliare da quella specie di coma cerebrale.

 
- Ian -

 
10 minuti. Fuori. Io e te. Cena & dopo cena.
 
Ian

 
Sorrise, rispondendogli velocemente.
 

Uhm, da quando si possono scrivere dei telegramma anche con il cellulare?
Ps: 20 minuti e sono tutta per te ;)

 
La risposta dell’uomo fu ancora più rapida.
 

- Ian -

15, ultima offerta :)

 
Continuando a sorridere, andò in camera a prepararsi.
Non sapeva bene perché ma Ian riusciva a farle passere tutta l’inquietudine solo con pochi gesti o parole.
Indossò un vestitino floreale sulle sfumature del rosa e del bianco, abbinandoci dei sandali altissimi e una borsa del medesimo color sabbia.
Un filo di trucco, un po’ di brillanti. Infine sistemò i capelli con un po’ di schiuma ed era pronta.
 
Puntale come un orologio svizzero, il suo fidanzato suonò il clacson senza nemmeno scendere dell’auto.
Quasi fu tentata di starsene in casa , ma decise che per quella sera poteva lasciar correre.
 
“Buona sera MrSuonoilClacsonperchènonhovogliadimuovermitroppo.” Disse la ragazza entrando in macchina.
“’sera, Miss Rompiscatole.”
“Dove mi porti?” continuò con lo stesso tono.
“Vedrai.” E con il solito sorriso che le faceva tremare il cuore, i due partirono a tutta velocità verso la misteriosa meta.
 
***
 
Un’ora dopo..
 
Riconosceva quel posto.
Criss mosse il suo sguardo lentamente.
 

Era la casa al lago.

 
La casa dove avevano fatto l’amore per la prima volta. Non riuscì a mascherare l’emozione, infatti i suoi occhi si inumidirono leggermente.
Subito dopo, due mani le cinsero i fianchi con dolcezza.
“E’ passato esattamente un mese da quel giorno. Qui è dove ci siamo amati completamente, è dove mi sono aperto per la prima volta in vita mia. Volevo ricordarti cosa rappresenti per me portandoti qui questa notte di infernale attesa. Amiamoci più di quel bellissimo giorno, fregandocene di quelle maledette foto.”
Le posò un bacio sul collo, continuando a tenerla per i fianchi.
“Ian..”
“Vieni, dai. Ho voglia di cenare sul molo.” Prendendola per mano la portò all’interno di quella che era diventata in qualche modo la loro casa.
Sentiva famigliari quelle  quattro mura, quel molo in legno e quel lago limpido.
Sentiva famigliare la presenza di Ian che viaggiava silenziosamente per la cucina, intento a preparare la cena.
Sentiva famigliare Ian.
Questo era tutto.
 
“Sai Criss, sento questo posto più mio di molti altri.”
Una forchettata di pasta,impedì alla ragazza di rispondere subito.
“Pensavo la stessa cosa prima in cucina.”
Un sorriso spuntò sul viso di entrambi.
“ Hai paura per domani” chiese all’improvviso lui, lasciandola sorpresa.
“Perché tu no?”
“Poco. Non se tu continuerai a starmi accanto.”
 
Colpita ed affondata.
Come poteva pensare di lasciare quell’uomo se continuava a innamorarsi ad ogni sua più piccola affermazione?
 
“Oggi, poi, sono raggiante! Non riesco nemmeno a deprimermi per bene”
“Perché?” chiese lei sempre più stupita.
“Ho conosciuto una mia piccola fan, aveva 5 anni. Era di una tenerezza infinita e diceva di amarmi più del suo papà.” Il sorriso che le mostrò era in qualche modo più bello del solito.
“Che dolce..”
“Si. Adoro le mie fan, sono così calorose e affezionate. Dio, a volte lo sono un po’ troppo, ma non posso che amarle tutte, comunque.”
 
Criss non sapeva bene cosa dire, sapeva solo che era rimasta praticamente muta per minuti.
"Ian.." disse all'improvviso la ragazza , interrompendo il religioso silenzio.
"Dimmi."
"Sono stata, lo sono ancora e forse lo sarò un po' per sempre."
Alzando gli occhi, la intrappolò in quell'oceano cristallino.
"Cosa, Criss?"
"Una tua fan." L'uomo la guardò con sorpresa pur non pronunciando nemmeno una sillaba.
"E' giusto che lo sapessi." Concluse.
"Criss.. Ma perchè non me l'hai mai detto?"

Bella domanda. Perchè non gliel'aveva mai detto?

 

Perchè si sentiva immatura?
Perchè si sentiva stupida?


No, non era solo per quello.

Lei aveva paura.

Aveva paura di perderlo ancora prima di averlo.  
Ancora prima di dire " Lui è mio." 
E aveva fatto bene, in fondo.

Ora lui era davvero suo.

“Avevo paura di perderti ancora prima di averti. Insomma, nessuno sano di mente si innamora di una ragazzina che colleziona ritagli di giornale, poster e quant’altro come una stalker professionista.”

L’uomo le si avventò praticamente addosso. In pochi secondi mandò a quel paese: il vino, la pasta e l’aria romantica che creava quel luogo.

 “Ian! Mi soffochi!”
“Non mi interessa.” Disse lui continuando a stringerla, come non aveva mai fatto prima.

“Cosa ti prende ora? Se volevi uccidermi, potevi almeno avvisarmi. Vorrei evitare di morire sporca di sugo!”
Ma lui alzò leggermente il viso solo per intrappolare la sue labbra con quelle della ragazza.

 

Quello fu senz’altro, il bacio più passionale che Criss avesse mai ricevuto.


Una continua scossa la percorreva quando la lingua dell’uomo passava dal solleticarli il labbro inferiore, a stuzzicarli poi con piccoli mulinelli la lingua.
Si staccarono solo per prendere fiato.
“Sei tu.” Mormorò Ian.
“Cosa?”
La donna della mia vita.
Dopo quelle parole, il cervello di Cristina si spense.

Inevitabilmente.
 
---
 
Nuovo capitolo! Oddio a me fa quasi vomitare, non so perché .-.
Comunque, facciamo un piccolo riassunto delle domande che devo porvi xD
Cosa pensate di Alex? Come l’avete visto in questa tenuta più “ dolce”?
Invece Ian? Quella finale sapeva proprio di dichiarazione d’amore folle, non so perché xD
Ultima domanda: cosa pensate abbia in mente Criss? Che sia semplicemente scossa dagli ultimi eventi?
A voi le risposte :)
Ringrazio per le scorse recensioni : sterne, Ili_sere_nere, Erika 97, Chara e Lost in my mind.
Grazie a voi e soprattutto a chi continua a leggere, chi mi mette nelle preferite/seguite/ricordate. Davvero, non sapete quanto vi voglia bene :3
Ps: fate un salto sulla mia pagina di facebook, per condividere info, spoiler, insulti e cavolate varie xD
Ora vi lascio. A presto <3

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Capitolo 26
*** Don't wake Me. ***


Don't wake Me


Criss non capì come fosse successo. Subito dopo quel bacio e quelle parole inattese, si ritrovò sulle sponde erbose del lago; contro il corpo caldo di Ian che incombeva maestoso sul suo.
Pochi minuti prima erano sul molo e poi tra un bacio e diverse cadute, non fecero in tempo a ritornare a casa, accontentandosi del lago ai loro piedi come letto e del cielo stellato come lenzuolo.

La foga di quei baci, la ricerca di quel contatto continuo delle mani dell’uomo sul suo corpo, le fecero perdere tutta la ragionevolezza, tutto quel controllo che aveva guadagnato con il passare degli anni e delle delusioni. Non capiva il perché di quella passione travolgente, quella ricerca quasi disperata di completarsi.

 

Di unirsi.


Lungi da lei spiacersene, comunque.
I suoi pensieri e le sue infinite domande senza risposta, vennero interrotti dallo stesso artefice di quella tortura psico-fisica.
Ian si mise di lato poggiando tutto il proprio peso sulla parte destra del corpo.
Accarezzando gentilmente ogni lembo di pelle scoperto, fece perdere ogni forza e ogni parola alla ragazza, ormai inerme sul tappeto erboso.

“Sai Criss, non riesco a capire cosa mi piace precisamente di te.” Ricevendo come risposta solo uno sguardo vacuo, continuò sorridendo leggermente.
“All’inizio pensavo fosse semplice curiosità. Credevo che pur provandoci con tutto me stesso, non sarei riuscito a conquistarti. Sono sempre stato conscio di aver un certo tipo di influenza sulle donne, ma te, mi sembravi in qualche modo immune. Mi sembravi diversa. Non avrei immaginato che tu fossi una mia fan e che mi amassi ancora prima di conoscermi.”

Lo sguardo che le concesse era carico di adorazione.
Ma Criss, in quel momento non riusciva a concentrarsi su quelle parole.
Nel suo piccolo ed incasinato cervello, continuava a risentire sottoforma di eco quella dannata frase.

 

“La donna della mia vita.”
“La donna della mia vita.”
“La donna della mia vita.”

 
“Spesso ho avuto timore di deludere le milioni di aspettative che le persone riservavano su di me. In passato è accaduto : con i miei genitori, gli amici e con le mie ex compagne. Insomma, le uniche persone che sono riuscito a non deludere sono le mie fan. Solamente grazie all’ausilio di una bella immagine, sorrisi perfetti e battutine simpatiche. Non che mi dispiaccia, ma avevo paura che conoscendomi realmente mi avrebbero trovato noioso, scontato forse anche uno sfigato patito per l’ambiente e gli animali. Diciamocela tutta, senza questo fisico, questo viso e questi occhi, non sarei dove sono ora.”

Dopo quelle parole, così tanto profonde, Criss adagiò la propria mano su quella dell’uomo.
“Non è assolutamente così, Ian. E’ vero la tua bellezza non passa inosservata, ma  è solo un guscio che racchiude la vera e propria meraviglia. Sei una persona stupenda, limpida e genuina. E smettila di guardami così! Non sto scherzando.” Sorrise accompagnando quelle parole con una serie di ricordi legati ai primi attimi insieme. In fondo si conoscevano da qualche mese e aveva perso il conto di quante volte aveva desiderato conoscerlo e apprezzarlo per quello che era davvero. Non per la sua bella immagine, ma per la sua personalità, le sue idee e anche i suoi difetti.

Dio!

Se solo pensava alla sua vita precedente, alla sua cameretta in Italia, ai suoi giornali da adolescente con gli ormoni muniti di museruola... Risultava tutto quantomeno patetico confronto alla realtà.
Perché la sua storia con Ian, era vera.
Lui la guardava come un uomo guardava la propria donna che ama.
Non era così stupida da non capirlo.
Soprattutto non era come le ragazzine dei romanzi che non si accorgevano palesemente i sentimenti dell’altro.

Lei amava Ian e lui l’amava allo stesso modo.

Bello da credere, stupendo come sentire le sue dita sul suo polso, sul suo braccio e sull’incavo del collo.
Dopo un altro bacio e un altro sospiro, l’uomo tornò a parlarle.
“ Non capisco come riesci a dire esattamente le parole che vorrei sentirmi.” Le sorrise, appoggiando la propria testa sul suo petto.
“Semplice. Perché sono le parole che vorrei sentirmi dire anche io.”
Abbassando lo sguardo verso quella chioma nera-blu, fu colta da una tristezza improvvisa.
Amava veramente quell’uomo e non perché fosse Ian Joseph Somerhalder ma perché era semplicemente Ian.

L’uomo patito per l’ordine, per la natura, per gli animali e per il buon cibo.
L’uomo che adorava scherzare, che pensava sempre in positivo e che non si arrende mai.

Proprio perché lo amava, sapeva che doveva fermare a tutti costi Megan e la sua follia omicida.
Ma come?
E soprattutto : Ian gliel’avrebbe concesso? Avrebbe voluto che lei patteggiasse con Megan per salvare la sua fama?

“Come siamo pensierosi.” Tra il tumulto delle sue preoccupazioni, non si accorse della poca distanza tra gli occhi azzurro ghiaccio di Ian e i suoi.
“Sarà questo cielo stellato che mi ispira pensieri filosofici.”
“Uhm..” Lui mosse lo sguardo di lato come per controllare se ci fosse qualcuno. “A me ispira altri tipi di pensieri. Che dici, mi aiuti a trasformarli in realtà?”
Ridendo per lo sguardo e il tono di voce cospiratorio dell’uomo si ritrovò a baciarlo schiacciata come sempre dal peso non solo fisico ma anche mentale, di lui su di lei,dentro di lei ed intorno a lei.
Ian era diventato il su tutto e il suo niente.
Quel particolare che rende la vita completa.
I baci dolci e gentili si tramutarono in violenti e maleducati. La bocca dell’uomo voleva di più di quelle labbra carnose e rosee per il prolungamento del bacio.

Voleva lei.


La voleva su quel prato, vil riflesso della luna su suoi capelli castani e voleva la luce delle stelle riflessa nei suoi occhi smaniosi di desiderio.
Cambiando le posizioni, Criss si mise a cavalcioni sopra il bacino stretto dell’uomo, assecondando i movimenti dei loro sospiri.
Le mani toglievano e accarezzavano allo stesso tempo, curiose nonostante conoscessero bene il territorio, smaniose perché sapevano a cosa andavano incontro.

“Criss..”
Staccando le labbra dal petto nudo dell’uomo, la ragazza sollevò lo sguardo liquefatto dalla passione.”Si?”
“Sei così bella.” E il sorriso luminoso, brillò più della luna, più della luce stessa.
“Detto da te, è alquanto strano.”
“Ma finiscila con questa storia del : Seiunfigoassurdoetisbavereiaddossoogniduepertre!”
“Uhm.” Un sorriso provocatorio spuntò sulle sue labbra.”Non pensavo che ti dispiacesse.” E mentre la sua mano vagò verso il basso ventre dell’uomo, vide il desiderio nei suoi occhi farsi spazio con violenza disarmante.
“Mai affermato il contrario. Ah, la prossima volta, puoi anche sbavare quanto vuoi.”
“Ian!”

Ma non era né shockata, né arrabbiata.
Era felice, tremendamente felice.

 

Era completa.

 

Mordendole il lobo, Ian si ritrovò a chiedersi se era davvero quello il paradiso. Fatto di sorrisi, sospiri e frecciatine maliziose.
Sorrise tra sé, mentre cambiava posizione, adagiandosi di nuovo sul corpo morbido e caldo di lei.


Lei, la sua Lei.
La sua Criss.


“Non pensi che sia..” La ragazza interruppe la sua frase per sospirare nuovamente.” .. Pericoloso?”
“Farlo senza preservativo intendi?” Di risposta ricevette un sonoro schiaffo.  Oh, si. Bello piantato sul suo viso.
“Hey, scherzavo! Dai, pericoloso cosa?”
“Farlo apertamente ai quattro venti.” E un leggero rossore comparve su quelle guancie olivastre che tanto adorava mordicchiare la mattina appena sveglio.
“Dopo tutto il macello che ci sarà domani, penso che non cambierebbe molto. Ormai, sanno di noi e non si meraviglieranno mica a vedere una coppia fare l’amore sotto la luna. Anzi, secondo me ci chiedono pure di girare  un film a luci rosse, in esclusiva. Hai presente Tell Me You Love Me? ” E il sorriso malizioso che le lanciò era ricco di sottointensi e pensieri peccaminosi.

“Si certo. Solo che potremmo solo fare un remake stile “ Balena & Adone”. Già vedo le locandine!”
“Smettila,scema. Adoro le tue curve.” Le accarezzo il bacino con fare possessivo e allo stesso tempo tenero.
“Attento a non sbandare.”
“Perché stasera recepisco, dietro ad ogni tua frase, un secondo fine?”
“Perché sei tu  vuoi credere in un secondo fine.” Sorrise anche lei imitando un po’ goffamente la sua espressione.
“Bene, allora realizza i desideri repressi di un povero attore assetato di sangue.” E così dicendo si scaraventò sul suo collo descrivendo percorsi che tutto avevano, che del povero e del represso.

Giocarono così per molto tempo, si spogliarono completamente e si unirono mentre la luna li guardava di nascosto con estrema malinconia.

Ignari del domani, ignari del futuro.
 
***
Erano le 5.00 del mattino e Criss si era appena svegliata  sul grande lettone che aveva ormai assecondato ogni loro umore, ogni loro voglia.
Quella notte non fecero l’amore solo sul prato, ma anche sulle scale, nel corridoio e infine in camera.
Sorrise mentre osservava il suo ragazzo dormire beatamente dopo una notte ricca di rivelazioni, scherzi e amore.
Mentre si rigirava tra le coperte e tra le braccia di Ian, sentì una vibrazione insistente.
Sarà un sms , pensò la ragazza in procinto di riaddormentarsi.
Continuando a sentire quel rumore insistente provenire dal suo comodino, decise di rispondere per non far svegliare Ian.
Prendendo il cellulare , si precipitò fuori dalla camera.

“Pronto?”
“Ciao Cristina, scusa il disturbo.”

 

Cazzo. Quella voce no!


NO!

“Megan?”
“Esatto. Proprio io.”
“Cosa vuoi?” Sputò quella frase con fin troppa acidità, ma non voleva più assecondare la buona educazione in presenza di certe persone. Anche in una semplice telefonata.
“Salvarti il culo, semplicemente. Ma se vuoi continuare a fare la bambina, fai pure. Ho di meglio da fare con questa busta tra le mie mani.”
Voleva urlarle una serie di improperi degni del peggior camionista/scaricatore di porto/Vittorio Sgarbi, ma si trattenne per non darle nessuna soddisfazione.

“Cioè?”
“Brava, così mi piaci. Beh semplicemente tra un’ora consegnerò queste fantastiche foto, ma sono stata presa da un’eccessiva bontà.”
Voleva strangolarla, letteralmente e pure fisicamente, ma continuò ad evitare di alzare i toni.
In fondo lei aveva il coltello dalla parte del manico, purtroppo.

“Cosa mi stai proponendo, Megan? “
“Un semplice accordo. In cui Ian non soffrirà, il suo lavoro rimarrà intanto come anche la sua fama e il suo futuro.”
“I dettagli. Voglio i dettagli e smettila di parlare con mezze frasi.”
“Intrepida di salvare il tuo attoruncolo?  Comunque, l’accordo è molto semplice. Tu molli l’America, il tuo lavoro, il tuo Ian e ritorni a casa. Parti subito, senza dire niente a lui tranne qualche parola sulla fine della vostra storia. Niente contatti, niente incontri. In cambio io ti pagherò il volo che è già prenotato e ti riconsegnerò le foto ed i negativi.”

Il silenzio calò tra di loro come anche il silenzio calò dentro Criss.

Non voleva accettare, non voleva abbandonare Ian, non voleva tornare a soffrire.
Ma ci sono momenti nella propria vita in cui si capisce cosa abbiamo e cosa meritiamo. Cosa vorremo per la persona amata e cosa vorremmo per noi stessi.
Inevitabilmente la scelta era suicida, ma per amore si diventa pazzi.

 

Per amore anche la sofferenza più grande diventa sopportabile.
Per amore si abbandonano i sogni per realizzare quelli dell’altro.


Criss non aveva ancora deciso ma il suo cuore parlò per se.
Il suo cuore smise di battere, congelando l’attimo.

Congelandosi in eterno.
 
 
 
---
Non uccidetemi!
Mi spiace troncare così il capitolo, ma  ho dovuto farlo per tempo, ispirazione e soprattutto per me stessa.
Questa storia si avvicina alla fine, pochi capitoli e Far away from You conclude il suo percorso.
Già mi commuovo all’idea :(
Vabbeh, torniamo al capitolo!

Che ne pensate del piccolo dialogo tra Ian e Criss, all’inizio?
Ma soprattutto, cosa deciderà di fare Criss dopo la telefonata di Megan?
Abbandonerà il suo sogno per amore?
Beh tuffatevi nelle supposizioni più assurde :)

Prima di ringraziare tutti voi, volevo ricordarvi della pagina facebook, che continuerà ad esistere dopo la conclusione di questa storia. Se vi sono piaciuta come autrice, potete continuare a seguirmi in altre storie :)
E poi! Non potrò aggiornare per un bel po’ di giorni!
Parto per Cannes per uno bello stage tra mare, shopping e figure di merda. Scusate il linguaggio poco fine xD
Prometto che continuerò a scrivere o comunque ad elaborare per bene la fine di questa storia!
Ed ora!
Ringraziamenti : Ili_sere_nere, Gracevelyn, sterne, Chara, Lost in my mind, La_vale_05, sam_twins, pazzaSDLF ed Erika 97.
Nove recensioni, un mio record personale, ragazze. Grazie mille :) Siete così incoraggianti e dolci che mi state facendo credere davvero di essere brava a scrivere qualcosa xD
Grazie anche a tutti voi che leggete, commentate su facebook, mi inserite nella preferite/seguite/da ricordare.
A presto bellezze e non stressatevi troppo.
Baci <3

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Capitolo 27
*** A Drop in the Ocean. ***


A Drop in the Ocean

 
 
Non poteva smettere di pensare. Il suo cervello era completamente in tilt.
Una vita, le ci era voluta una vita, per arrivare a realizzare la lunga lista dei suoi sogni.
 
Diplomarsi con ottimi voti, guadagnare un po’ di soldi, partire per l’America, aprire una propria attività e infine : sposarsi con l’uomo che amava.
 
Sembrava stupido ma il suo viaggio in America era a metà dell’elenco. Era il secondo punto di partenza, la sua ancora di salvataggio. Eppure, quando le gambe cedettero e si accovacciò progressivamente sul pavimento, capì che nessun sogno ti può salvare. Nessun’ambizione ti può garantire la felicità eterna perché semplicemente non esiste.
La felicità, quella vera, è a piccole dosi e di breve durata.
Si era molto spesso rifugiata in quell’idea, in quel sogno utopico che non si era resa conto della banalità di quel gesto.
 

L’America rappresentava semplicemente se stessa.
Quel secondo punto di partenza era Lei.

 
Sorrise mentre le lacrime percorrevano silenziose le sua guance arrossate. Quel viaggio alla fine non era stato vano. Aveva ritrovato la forza, la consapevolezza e la tranquillità.
 
Non era nella lista però trovare Ian.
Non era nemmeno nel suo cervello l’idea di innamorarsi così follemente.
 

Si.
Follemente.

 
Non poteva essere altrimenti. Quelle dannate lacrime continuavano a scendere smaniose mentre mille ricordi le si presentavano davanti agli occhi.
 
L’invito di Mary, il suo nuovo lavoro, l’incontro con il cast ed infine con Ian.
 
E inevitabilmente i suoi pensieri dirottarono verso quest’ultimo. Il loro gioco, la loro attrazione colmata con un bacio inaspettato ed un secondo totalmente ricercato.
Ed infine : quella notte quando si erano uniti.
 
Dio tutti quei sorrisi, le promesse, le parole dette e quelle solamente pensate.
 
Tutto quello che le era accaduto era marchiato con il nome di Ian.
 
Lei era marchiata con il nome di Ian. Come un tatuaggio indelebile, doloroso solo al primo contatto con l’ago e poi quasi piacevole via via che il tatuatore concretizza l’opera.
 
Non capì come fece a trovare la forza di abbandonare il pavimento. Si accorse solo di essere inginocchiata di nuovo in camera, vicinissima al viso beato dell’uomo completamente addormentato e intenta ad osservarlo con malinconia.
 
Faceva meno male se non doveva rispecchiarsi in quegli occhi.
Quegli occhi azzurri cielo, limpidi e puri come l’acqua, salati e profondi come il mare.
 
Prese un pezzo di carta e una penna che trovò sul comodino.
Cominciò a scrivere poche righe, poche parole; prima che la carta finiva indelebilmente bagnata dalle lacrime.
 
Niente, non riusciva ad accettare quello che stava per fare, quelle parole che scorrevano frenetiche sotto le sue pupille dilatate dal pianto e dallo stupore le sembravano così irreali.
 
Abbandonò il foglietto vicino al viso diafano e quasi marmoreo dell’uomo, depositandogli un bacio tremante sulle labbra.
Un’altra lacrime le sfuggì sulla guancia rosea dell’uomo che rimase impassibile con l’espressione quasi gioiosa causata dal sonno.
 
Si rincuorò di quell’attimo.
In fondo lui ce l’avrebbe fatta.
Lui era un uomo, forte, determinato e maturo.
Presto si sarebbe dimenticato di quella semplice cotta.
Presto avrebbe trovato  un’altra da amare.
 
Un tuffo al cuore la colpì mentre quelle parole disegnavano un sentiero sempre più torbido nella sua mente ormai completamente a pezzi.
 

Era lei il vero problema.

 
Ce l’avrebbe fatta?
Avrebbe dimenticato il sapore di quelle labbra, l’odore della sua pelle e il calore del suo sguardo?
 
Vestendosi velocemente, senza dare peso alla moltitudine di domande, si avvicinò per l’ultima volta ad Ian.
 
Era davvero l’ultima volta.
 
Accarezzandogli lentamente il viso, gli sussurrò all’orecchio :”Sarò tua, per sempre.” Voltandosi senza più badare a niente, uscì da quella casa che racchiudava troppi momenti felici, che conteneva la sua felicità.
 
La sua Speranza.
 
***
 
Mezz’ora dopo.
 
 
Ormai guidare era diventato accettabile. Le lacrime si erano asciugate all’istante solo all’idea del suo prossimo incontro.
Era forte.
Era Cristina Leoni.
Era sempre lei con più lividi ma con più forza nel cuore.
 
Attraversando la strada entrò così nell’aeroporto di Atlanta.
Dove tutto ebbe inizio, solo pochi mesi prima.
 
Era davvero bastarda la vita, pensò riacquistando la tenacia di sempre.
 
Finiva sempre con lei, una fine ed un nuovo inizio. Sapeva che però, quella era la peggiore delle conclusioni.
 
Avanzando tra le poche persone mattutine che riempivano già gli imbarchi, si diresse verso l’area relax con le poltroncine e la macchinetta del caffè.
 
“Certo che siete entrambi criptici negli sms.” Megan era con le spalle al muro vicino alla macchinetta.
 
Quanto la odiava. Come avrebbe voluto essere Damon Salvatore in quel momento.
 
Un morso, un movimento fluido al suo collo e puff! Addio per sempre Megan la Megera!
 
“Non sono dell’umore per fare dell’ironia, Megan. Concludiamo sta messinscena.”
La donna sollevò il suo sguardo divertito, puntando entrambe le iridi marroni su quelle nocciola dell’altra.
 
“Nervosette stamane?”
L’unica risposta che ricevette fu uno sguardo glaciale da parte di Criss.
 
“Va bene, ho capito. Niente ironia. Volevo solo che il nostro addio fosse migliore. In fondo mi sono divertita con te, sei uno spasso! Per di più, sono riuscita ad ottenere molto di più di quello che speravo.”
Così dicendo le offrì una busta color arancione sbiadita, contenente non solo i negativi e le copie del giornale non ancora uscito, ma anche i recapiti telefonici del fotografo e della rivista.
“Così potrai verificare tu stessa se quello che ho detto è vero. In fondo, non ho più motivo di distruggere nessuno. Ho ottenuto molto di meglio.”
 
Criss non disse più niente. Non ce n’era bisogno. Sapeva cosa stava alludendo la donna e purtroppo aveva ragione.
 
Aveva ottenuto di meglio.
 
Con le lacrime che premevano per uscire nuovamente dai suoi occhi arrossati, prese il proprio biglietto e si diresse verso il suo Gate.
 
Una nuova porta, un nuovo inizio.
 
Se lo ripeteva per non crollare di nuovo.
 
 
***
 
Atlanta, qualche ora più tardi.
 
 
Stiracchiandosi, Ian riaprì pian piano gli occhi impastati dal sonno.
Un’altra mattina agli studi l’aspettava. E purtroppo quella mattina tutto sarebbe cambiato.
 
Ma ormai la sua mente l’aveva capito e per di più accettato.
Perché il prezzo da pagare era troppo alto.
Perdere Criss era decisamente troppo.
Nemmeno  la sua fama, il suo lavoro e le sue fan valevano quanto lei.
 
Gli attenuava le giornate impegnative e gli riempiva le notti solitarie.
La credeva davvero la donna della sua vita e se non fosse stata così dannatamente giovane, probabilmente una certa richiesta importante ci sarebbe già stata.
 
Ma lui era troppo giovane per sposarsi, o almeno, così pensava fino a poco tempo prima.
 
Non aveva mai voluto passare così tanto tempo con una donna. Non aveva mai avuto la voglia incredibile di non indossare contraccettivi durante i loro rapporti solo per avere un figlio.
 

Un figlio.
 
Ma era scemo?

 
“I tuoi soliti discorsi mattutini, ti rincretiniscono Ian!” si disse mentre la mano, spostandosi, venne in contatto con un pezzo di carta. O meglio un foglio ripiegato.
 
Stupido com’era, non si era accorto che il letto era vuoto e che quel foglietto era l’unica presenza al suo fianco.
 
Un brutto presentimento nacque nella sua mente confusa.
Si mise seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto, aprendo così il foglio di carta un po’ spiegazzato.
 
 

Mi spiace, non avrei dovuto dirtelo così meschinamente.. Ma ho dovuto.
Ian, me ne torno in Italia. Non riesco più a stare qui, non riesco più a stare accanto a te. Non so come dirtelo senza risultare una stronza..
 
Alex.. E’ tornato e.. Mi sono accorta che l’ho sempre amato. Non avrei dovuto illuderti, non avrei dovuto fare l’amore ieri, ma pensavo di riuscire a dimenticarlo.
Mi sbagliavo.
Insultami, denunciami, dimenticami.
 
Scusa per averti fatto soffrire.. Non cercarmi più.
 
Ti auguro una donna migliore che possa amarti a pieno.
 
Addio per sempre, Criss.

 
Rilesse quelle righe ben 10 volte. Ogni singola fottuta parola scritta così ordinatamente e precisamente.
 
Lei scriveva quelle cose come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Lei scriveva invece di parlargli.
 
Non capì più nulla, vide per una frazione di secondo tutto nero.
 
Completo, totale.
 
Scaraventandosi fuori dal letto, cominciò a gettare per terra ogni cosa. Ogni libro, mobile, luce, vestito.
 

Tutto.

 
Ian non vedeva niente, Ian non sentiva niente. Ian non urlava nemmeno.
 
Continuava a dirigersi per la casa rompendo tutto; come era rotto lui.
Rotto, martoriato, malmenato.
Niente c’era di peggio del dolore mentale.
Non poteva menare nessuno, non poteva insultare qualcuno,non poteva fare niente se non rompere.
 
Si ritrovò davanti alla porta d’ingresso con la giacca che lei aveva abbandonato sul divano la sera prima.
L’annusava e la sentiva.
La toccava e la percepiva.
Vedeva i sorrisi, le parole, le carezze.
 
Vedeva lei che ripeteva il suo nome la sera prima. Vedeva la luna che la baciava come una dea.
 
Vedeva lei e capiva che non era mai stata sua.
Vedeva se stesso sul pavimento in ginocchio che si malediva per la sua stupidità.
 
Non si accorse della porta che si apriva lentamente. Non si accorse nemmeno che Nina lo avvolse in un abbraccio tenero e rassicurante.
E Ian inevitabilmente crollò.
 
Pianse come non faceva da tempo. Probabilmente come non aveva mai fatto.
 
“Mi ha ucciso, Nina. Mi ha ucciso.”
“Shhh. Non dire così.”
“Che ci fai qui? Vuoi vedermi autodistruggere?”
La ragazza lo accarezzò lentamente sulla schiena.
“Lei mi ha scritto un semplice -Vai da lui. Addio Nina.- Dirti che sono sconvolta è poco. Sarà colpa di quella troi..”
“Non c’entra Megan.” La interruppe lui.” Se ne è andata con Alex. Nina, non mi ama più. No cazzo, non mi ha mai amato! E io sono un COGLIONE perché ci ho creduto fino alla fine! Perché a 32 anni mi sono innamorato per la prima fottuta volta. GRAZIE TANTE!”
Urlava e singhiozzava in preda ad un emozione che aveva provato poche volte nella propria vita.
 
Amarezza.
 
Mentre cercava di comportarsi da uomo, si strinse più forte quella giacca che odiava disperatamente.
 
Che amava incomprensibilmente.
 
---
 
 
Ehm.. Ok sono pronta al suicidio!
 
Molte di voi mi uccideranno prima, forse ç_ç
Lo so, non piace nemmeno a me scrivere momenti altamente depressivi e ricchi di disperazione ma per il finale che ho in mente mi serviva un momento così… tragico.
Avviso tutti i gentili lettori : Questa storia avrà un lieto fine, quindi non disperate!
Però il lieto fine bisogna conquistarselo a mio parere e quindi Ian e Criss, dateci dentro! xD
 
Lo sclero time è venuto in mio soccorso e mi fa sparare cavolate a dismisura, vabbè.
 
Facciamo un riassuntivo.
Criss cede al patto che le da Megan e decide di lasciare Ian. Scrive addirittura una bella lettera che ,direi, anche troppo convincente; lasciando spiazzato l’uomo.
Ian si sente veramente un coglione per di più ferito al massimo. E chi non lo sarebbe?
Dopo la serata che avevano passato, sentirsi dire o meglio leggere, quelle parole è veramente una pugnalata nel cuore.
Bene e voi che ne pensate?
Dite che Ian capirà prima o poi il vero motivo?
Oppure sarà Criss a ritornare sui suoi passi?
Magari, entrambi pensano che sia colpa propria e semplicemente si perderanno per sempre.. Che ne dite voi?
 
Pff, ditemi tutto nelle recensioni! :)
Ringrazio che ha recensito lo scorso cap! Grazie mille a : sam_twins, Kristen_, Chara, Anto_P, Ili_sere_nere, samaralove e sterne!
 
E anche a tutti gli altri :) 100 RECENSIONI! Cavolo graziegraziegrazie! <3
Per info c’è la mia pagina facebook, sempre a vostra disposizione!
 
A presto ragazzi, buona settimana ;)
 

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Capitolo 28
*** 'Cause I'm your Lady and your are my Man. ***


‘Cause I’m your lady and you are my Man.

 
 
Milano, un mese dopo.
 
 
 
“Cristina, muoviti per piacere! Non ho tutto il giorno!”
 
La ragazza sistemandosi il tailleur, si osservò per l’ultima volta allo specchio.
 
Sospirò stancamente e raggiunse la madre in cucina.
 
“Cazzo.”
“Ah bene. Hai bisogno di una sfuriata di prima mattina, Cristina? Sentiamo non è perché sei stata lontana per mesi da casa ti puoi comportare…”
 
Automaticamente la ragazza spense il cervello e si concentrò sulla pozza nera racchiusa nella piccola tazzina da caffè. Ripensava incessantemente alla sua vita nell’ultimo periodo.
Punto positivo: aveva rivisto tutti. Clara, Giulia, Serena, ex fiamme inguardabili, nuovi orribili pretendenti e cari vecchi amici di infanzia.
Era contenta che nessuno si fosse dimenticato di lei, anzi. L’avevano accolta con tanta birra, amore e calore.
 
Il calore degli amici. Come poteva non essere felice?
 
Bella domanda del cavolo.
Eppure non riusciva più ad essere felice come prima. Si sforzava, sorrideva ed addirittura scherzava. Ma i suoi occhi erano spenti, i suoi sorrisi erano appena accennati e le sue battute scandalosamente scadenti.
Era troppo anche per lei.
Aggiungendoci poi i continui incubi dove compariva un Ian in lacrime che la cercava come se fosse l’unico spazio d’aria respirabile sulla terra, era decisamente straziante.
 
E cosa si aspettava, dunque?
 
Beh, forse sperava di essere raggiunta, sollevata di peso e riportata in America con tanto di dichiarazione d’amore finale.
Purtroppo, non era in un film romantico con il classico lieto fine .
Era nella sua vita. Quella vita che aveva le sembianze di un film dannatamente drammatico.
 
“Hey sister!” Vicky si avvicinò sedendosi anche lei all’enorme tavolo della cucina.
“’ giorno Vicky. Tutto ok?” sorseggiò un altro sorso di caffè con sguardo assente.
“Certo. A me sempre! Tu invece sembri sempre la solita mummia. La smetti di deprimerti?”
 
Le era mancata.
La sua sorellina così dannatamente diversa, sia per carattere che per fisico, ma che ormai si stava rivelando molto più simile di quanto ricordasse.
Stava crescendo anche lei. Ormai era una donna e come tale la guardava, non con l’innocenza degli occhi di una bambina, ma con la comprensione di una donna matura.
 
Quante cose si era persa in quei pochi mesi?
 
“Passerà, Vic. Come tutto e tutti, passerà e ci farò l’abitudine. Il tempo guarirà le ferite e io ritornerò la cara e vecchia sorellona rompiscatole. Dammi un po’ di tregua e torneremo a dare la caccia ai più fighi del quartiere!”
Le sorelle dopo uno sguardo d’intesa, scoppiarono a ridere sonoramente.
 
“Adesso non mi includete nemmeno più nei vostri affari da adolescenti. Basta, chiudo bottega e me ne vado alle Hawaii!”
 
“Mamma!” sospirarono entrambe.
“Poche ciance! Corro al lavoro e signorinella” puntò prima uno sguardo verso la maggiore. “ Presentati al tuo primo giorno di lavoro : PUNTUALE. Pessima figura = Pessima reputazione = Pessima mamma. Do you understand me?”
 
L’uso dell’inglese la fece quasi sobbalzare. Per fortuna, la cara mamma Leoni, non sapeva dei sotterfugi amorosi della figlia.
 
“Yes, Madame.”
“E tu invece..” indicò con lo stesso sguardo l’altra figlia. “ Fila a prepararti e non voglio più sentire scuse come – Voglio stare a casa con Criss. Voglio parlare con Criss, voglio andare in bagno con
Criss.. – Intesi?”
La donna non attese la successiva risposta e se ne andò di casa salutando calorosamente le sue uniche figlie.
 
“La mamma non cambia mai.” Disse Criss, preparandosi ad uscire.
“Già. Ma durante la tua assenza era diventata decisamente passiva. Si, scherzava e dava ordini come sempre, ma non aveva la stessa luce negli occhi che aveva oggi. “
“Decisamente dolce stamattina mia cara. Che vuoi in cambio? Le figurine?”
 
La ragazza sorrise ampiamente prima di abbracciare con dolcezza la sorella sussurrandole un flebile “ Mi sei mancata.”,  all’orecchio.
 
Decisamente il suo ritorno non era poi così buio. Poteva farcela.
 
Doveva farcela.
 
 
***
 
Atlanta, nello stesso istante.
 
 
Erano le 2.00 di notte ad Atlanta ed Ian era appena tornato a casa dopo una bella sbronza colossale con i ragazzi.
 
Ormai la sua vita era sorprendentemente tranquilla. Lavorava, usciva con il cast, si riposava a casa per qualche tempo e il tutto ricominciava da capo.
Un ciclo che gli aveva permesso di metabolizzare tutto quello che gli era accaduto un mese prima.
 
Cristina.
 
Quel nome lo tormentava senza sosta.
Eppure nonostante il dolore, nonostante l’amarezza ; la voleva ancora.
In quel lungo mese non era passato nemmeno un giorno senza che pensasse a lei.
 
La sua lei.
Ancora la sentiva sua.
Ma lo era mai stata?
 
La sbronza si stava dissolvendo e con essa anche l’apparente tranquillità. Ian imprecò mentalmente mentre la sua tasca iniziò a vibrare.
 
“Nina?”
“Hey Ian! Tutto ok?” Si prese qualche secondo prima di rispondere, sdraiandosi velocemente sul divano. “ Come sempre. E’ successo qualcosa?”
“Mi spiace essere sempre portatrice di notizie. Non so se questa ti risulterà piacevole o no.”
Sbuffò mentre Thursday si mise a strusciarsi contro la sua mano lasciata a penzolare verso il pavimento.
“Spara. Ormai c’è poco che possa decisamente stupirmi.”
“Ecco… Ho trovato il suo numero. Alla fine Megan ha ceduto. Te lo spedisco subito per sms. Ti prego, non fare pazzie.”
 
Ian si sentiva leggermente nauseato. Finalmente poteva avere dei chiarimenti. Certo, quella maledettissima lettera era stata molto chiara al riguardo. Ma ormai, cosa doveva pensare?
Salutò velocemente Nina ed attese l’arrivo del numero. Appena compose quelle cifre, il suo cuore cominciò ad uscire dal torpore.
Ahimè, non per il motivo che esso pensava, ma tanto valeva illuderlo ancora per pochi secondi.
 
“Pronto?”
“Alex, sono Ian.”
“Oh… Ciao Ian. E’ strano sentirti dopo tanto tempo. Come va?”
Ok, addio buoni propositi.
“Bene, nonostante sia stato lasciato, cornificato e dimenticato nel giro di 30 fottuti giorni!”
“Scusa? Tu e Criss vi siete lasciati? O porca miser..”
“Ti credi simpatico, stronzo? Passamela subito o prendo il primo aereo, jet; cazzo pure una nave, per l’Italia e ti riempio di pugni!”
 
Thursday, si allontanò di scatto mentre Ian si alzò improvvisamente procedendo furioso per l’intera casa.
 

Si stava decisamente alterando.

 
“Ian penso che tu abbia sbattuto la testa. E anche con qualcosa di molto duro. Che stai dicendo?”
 
“Non darmi del rincoglionito perché non lo sono ancora. Ti sto PREGANDO di passarmi Criss. Ti risulta così difficile?”
Il ragazzo prima di rispondere attese qualche secondo più del dovuto.
 
“Un attimo Ian. Tu pensi che io stia con Criss?”
“Fottuto bastardo! Io ti…” “Ok, ok! Ho capito. Tipico di lei sviare sempre i problemi creandone altri più grandi.  Senti amico, io non vedo Criss da più di un mese. Sinceramente non l’ho nemmeno vista qui in giro. Chi cavolo ti ha dato sta notizia?”
 
Ian si fermò in mezzo al salone senza sapere cosa dire.
 
Gli stava mentendo?
 
“Ian ci sei ancora?”
“Senti, non so se fidarmi di te. Sinceramente è difficile crederti, Alex.”
“E va bene. Alla fine non posso mica convincerti io. Ma un’altra persona sicuramente si.”
“Perfetto. Dammi il nuovo numero di Criss oppure passamela.”
“Dio Ian quanto sei odioso! Ti do il numero di Vittoria, sua sorella. Mi raccomando sii prudente, è una ragazzina tutto pepe e molto sveglia. Prendi carta e penna.”
 
Ian era stufo di questa continua comunicazione telefonica. Anche perché parlare al telefono lo innervosiva incredibilmente. Il non poter vedere il viso di una persona,  era dannatamente seccante.
 
Armandosi per l’ennesima volta di calma scrisse il numero e si lasciò trascinare in un altro vortice di domande, risposte, dubbi e paura.
 
Immensa paura.
 
***
 
Necessitava di una dormita, assolutamente. Il suo primo giorno di lavoro fu straziante. Il capo era un tale imbranato che quasi si sentiva lei il superiore di turno.
 
Un imbranato, nerd con tanto di brufoli e occhiali a tappi di bottiglia. Senza contare il fatto che le aveva guardato più volte la scollatura della camicetta e non aveva nascosto lo smanioso interesse nei suoi confronti.
 
Dio, che incubo.
 
Era già in prepensionamento in questioni di cuore, se ci doveva aggiungere quel nerd del suo capo, beh avrebbe velocizzato la procedura.
 
Dopo Ian inevitabilmente le sue aspettative sugli uomini erano molto più alte. Anche i suoi canoni estetici, ahimè, erano a livelli astronomici.
Ci mancava solo la totale astinenza per tutta la vita, ora.
 
Si accasciò così lentamente sul divano in pelle, mentre la televisione passava la solita fiction del pomeriggio.
 
Erano quelli i momenti che più detestava. Dove il silenzio, la stanchezza e i ricordi creavano un mix perfetto per tentare un suicidio emotivo.
Gli manca, cavolo gli mancava terribilmente.
Per lo meno, ogni tanto spulciava su twitter i suoi commenti ed evidentemente lui si era ripreso alla grande. Non mancavano i suoi stati allegri, i suoi mini dialoghi scherzosi con gli altri e le sue milioni di foto da Adone Esibizionista.
 
Sbuffò mentre sentiva Vicky intenta ad una conversazione in inglese, fitta fitta.
Incuriosita dal fatto, si alzò dal divano per avvicinarsi alla cucina. Si nascose in un angolo buio tra le due pareti ed ascoltò senza proferire parola o respiro.
 
“Posso darti del tu? No perché c’è, oddio! Sono un po’ sbalordita..”
“Certo, certo. E’ proprio tornata qui da un mese, solo che è in uno stato angosciante. Mangia poco, ride raramente ed è sempre immersa nel suo mondo.. Però, oh si! State ancora insieme? Ho  sempre sospettato che il motivo di tutto fosse Alex. In fondo so che è ritornato in città da poco… Ma certo! Ha cambiato numero perché aveva perso il telefono. Lo vuoi? Puoi anche venire a trovarci quando vuoi! L’indirizzo è..”
Criss venne trafitta da infiniti aghi di diverse misure in diverse parti del corpo. Si sentiva non ferita, non dolorante, ma semplicemente distrutta. Non poteva essere lui, non poteva ancora cercarla.
 
Non è possibile comprendere cosa scattò nel suo incasinato cervello ma a passo spedito, senza dare spiegazioni, prese il cellulare di Vicky tra le sue mani ed aspettò.
 
Aspettò che le parole uscissero. Ma non diceva nulla ne una parola, imprecazione o semplicemente un sospiro.
 
“Vittoria? Ci sei ancora? Hey..”
Era lui. Com’era bello risentirlo, com’era… bello. Ma non poteva, non doveva cedere.
 
“Stranamente mia sorella ha avuto degli impegni. Cosa vuoi ancora dalla mia vita, Ian?”
Faceva male, dio faceva malissimo pronunciare quelle parole ricche di amarezza.
 
Te.
Beh decisamente era un bella risposta. E lei, sinceramente non riusciva a dire nulla.
 
“ Ci sei? Se può interessarti, io sono ancora qui come un povero coglione a pensarti e ripensarti. Non me ne frega niente se sei tornata con Alex. Non mi interessa se tu non mi hai mai amato, io ti voglio comunque. Il mio cuore è totalmente masochista per accettare tutto questo. Ma lo sto dicendo ed affermando. Mi basterebbe anche solo vederti, parlarti.. Cristo, non riesco a dirti addio. Criss, ti prego..”
 
Stava parlando proprio con Ian? Il suo Ian?
Non era possibile, non poteva pregarla in questo modo. Non poteva farla cedere in poche semplici frasi. Le autoconvinzioni, le spiegazioni e le sue teorie non reggevano al confronto. Non se senti la persona che ami pregarti, non se senti la persona che ami dire che ti vorrebbe ancora dopo averla fatta soffrire.
 
“Ian.. no. Smettila, io sto con Alex. Non voglio vederti.. No. Punto.”
“Mi dai la possibilità di vederti almeno? E’ abbastanza squallido non trovi?”
 
Colpita ed affondata clamorosamente.
 
“Hai ragione. Però non me la sento di vederti, Ian. Non ora che sto cercando di ritornare alla vita di tutti i giorni. Cerca di capirmi. Prometto che mi farò sentire appena sarò pronta. Così ci potremo vedere  e concordare.. Cioè decidere.. Terminare il nostro rapporto.”
“Non mi ricordavo fossi così indecisa. Che tu mi abbia mentito come mi ha detto Alex? No, perché  sto cominciando a credergli.”
“Fai quello che vuoi Ian. Mi spiace per tutto ma.. devo andare. Ciao.”
“A presto.”
 
Chiuse la chiamata e si precipitò in bagno.
Si piegò vicino alla vasca, nascondendo il viso tra le braccia incrociate sul suo bordo.
Pianse. Come tutte le 29 sere precedenti, come ormai era diventata una strana abitudine pensando ad Ian.
Da dove traeva tutta quella forza?
Beh, era semplicissima la risposta.
Amava Ian. E aveva fatto un patto con Megan, per lui. Doveva rispettarlo e se questo includeva soffrire.. beh. Doveva superare anche quello. Non poteva mostrarsi debole e soprattutto ancora terribilmente innamorata, Ian non si sarebbe fatto nessun tipo di problema a tornare a prenderla.
 
Ma ormai aveva deciso e non sarebbe ritornata indietro.
Almeno lei.
 
***
 
 
Passarono così altri giorni, probabilmente settimane ma Criss ormai non ci faceva molto caso. Era tutta lavoro, casa e uscita con gli amici.
Clara non la finiva più di rassicurarla. Lei era una delle poche a sapere di Ian e della sua disastrosa situazione emotiva. Non la finiva più di maledire Megan tanto che aveva creato uno spaventoso gioco a freccette con una sua fotografia.
 
In qualche modo prenderla a freccette la faceva sentire meglio. Anche se nella realtà era lei la vincente e Criss, solamente un’altra delle perdenti.
 
Quella domenica mattina di metà agosto era abbastanza fresca, tanto che era corsa al parco vicino a casa per stendersi sull’erba ad osservare il cielo.
Lo faceva da sempre, quindi quel piccolo gesto l’equilibrava dall’interno l’anima continuamente turbata.
Guardare quell’azzurro faceva ancora più male di prima. Non ora che aveva conosciuto qualcosa di altrettanto bello e splendente.
 
Sospirò mentre un gruppo di nuvole passava pigramente sopra la sua testa adagiata sull’erba.
Chiudendo gli occhi poteva sentire gli uccellini cinguettare con allegria. Un po’ gli invidiava ma non fece in tempo a concretizzare quel pensiero che il suo cellulare squillò con insistenza.
 
“Pronto?”
“La lontananza del cuore è decisamente peggiore di quella del corpo. Il problema principale è che il mio cuore e il mio corpo sono collegati strettamente. Non riesco a controllarli quando voglio necessariamente qualcosa.”
Mettendosi a sedere, vide un’ombra che le nascondeva la luce solare. Appena l’uomo le si inginocchiò di fronte, posizionandosi alla sua stessa altezza, smise di respirare.
 
“Ian..”
L’uomo gettò il cellulare sull’erba, prendendo le mani della ragazza tra le sue.
“Mi dispiace non aver rispettato la tua volontà. Ma sai, dopo aver parlato con Megan tutto mi è apparso così chiaramente davanti agli occhi, che non ho potuto fare altro che venire qui.”
 

Non stava sognando, vero?

 
“Quella… dio solo sa cosa le vorrei combinare, ma la polizia penso che sappia fare il suo lavoro.” Concluse l’uomo prendendo una sua ciocca di capelli sistemandola dietro l’orecchio.
 
“Polizia? Oddio Ian, cosa hai combinato?”
Sorrise con quel calore che lei tanto amava. “ Niente di che. Grazie ad Alex sono riuscito a trovare delle prove per incastrarla. Sai, Megan non è semplicemente una stronza, ma è immischiata nella mafia newyorkese. E poi ci è voluta solo qualche carta compromettente e via. Senza togliere la minaccia che ci ha fatto e il patto con quel giornale scandalistico. Si può finalmente dire : Tutto è bene quello che finisce bene, no?!”
 
Dopo settimane, giorni ed ore, un sorriso sincero nacque sulle labbra della ragazza. Mentre le lacrime iniziarono a sgorgare ma per motivi differenti dai precedenti, si gettò tra quelle braccia che si erano schiuse nel frattempo con infinita dolcezza.
 
Dando una spinta più forte del necessario, Criss fece perdere l’equilibrio all’uomo che cadde di schiena con un bel tonfo.
 
“Aia!”
“O cavolo.. scusami, scusami, scusami!”
Ma sul volto dell’uomo contornato da quella folta chioma castana così morbida, c’era solo un sorriso.
Non quello sghembo e provocatorio che lui soleva fare. No. Un sorriso limpido, puro, genuino.
E il cuore della ragazza galoppò più velocemente del solito.
 
“Sei sempre la solita impulsiva sbadata. Quanto mi sei mancata.. Idiota che non sei altro. La prossima volta che mi scrivi una lettera d’addio evita di fare la stronza. Avrei voluto picchiarti, baciarti ed insultarti nello stesso istante.”
 
Criss sorrise mentre una sua mano cominciò ad accarezzargli il viso perfetto, quel viso che le piaceva osservare alla mattina illuminato dai raggi deboli e tiepidi del sole appena sorto.
 
“Allora? Me lo prometti, scema?”
“Promesso, cretino.”
 
Mentre un bacio arrivò naturale a colmare la distanza, entrambi si strinsero non solo con le labbra ed il corpo ma anche quel invisibile filo che lega due anime indissolubilmente si riallacciò con semplicità.
 
Come se fossero entrambi nati per stare insieme.
Come se fosse la cosa giusta e probabilmente lo era.
Lo era per entrambi.
 
---
 
 
*Soffia il naso* Buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Sono commossa, ragazzi. Un attimo. Mi devo ricomporre :(
 
Maremma che capitolazzo! Ahahhaahahah! Non avete idee di come mi sia venuto così naturale scriverlo :) Spero di essermi fatta perdonare per il capitolo precedente altamente suicida. Beh!
Ditemi che ve ne pare :) Posso annunciarvi tranquillamente che mancano due capitoli. Il 30 sarà l’epilogo. Non vi nascondo che sia dispiaciuta ma anche felice allo stesso tempo. Ma non faccio nessun commento finale, non ancora :)
Ringrazio come sempre chi mi segue sia qui che su facebook, chi recensisce sempre o chi solo legge :) Un grazie particolare a : Chara, Ili_sere_nere, Erika 97, sterne e Mary_TVD.
Solo 5 recensioni, ma vabbeh. Tocca rimboccarsi le maniche .. spero di essere stata abbastanza esaustiva!
 
Al prossimo capitolo, baci <3
 
Ps: il nome Clara è dovuto al 100esimo utente che ha commentato questa storia, come mio piccolo regalo :) I nomi degli altri amici sono quelli di altre ragazze che seguono sempre la mia storia e commentano con piacere. Un piccolo grazie anche a voi.

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Capitolo 29
*** I’m everywhere you want Me to Be. ***


I’m everywhere you want me to be

 
 

Ormai erano ore che i due camminavano mano nella mano sotto il caldo sole estivo. Il tempo scorreva velocemente mentre tra parole, sguardi e timidi sorrisi, entrambi tornavano a fare parte l’uno nella vita dell’altra.
 
Era una scena semplice, normale per ogni comune coppia.
 
Criss non aveva mai amato così tanto la normalità. Ma era così. Ian le faceva amare anche l’ordinario come se avesse una straordinaria bellezza, nascosta agli occhi dei comuni mortali.
 
“Cosa hai intenzione di fare ora?” Quella domanda che Ian le porse, la stupì molto più del dovuto.
“In che senso?”
“Beh..” L’uomo si sedette su uno spazio libero d’erba facendole segno di seguirlo. “…Ti sei di nuovo abituata a stare qui. Hai un lavoro e sei vicino alla tua famiglia. In America non hai più nulla; ovvio, nulla tranne me.”
La ragazza sorrise rimanendo colpita da quelle parole. Stranamente non sapeva cosa dire. In realtà nemmeno lei sapeva cosa voleva dal futuro. Poco tempo prima avrebbe risposto senza pensarci, ma ormai era maturata e inevitabilmente vedeva quanto infantile era stata, credendo che l’America fosse stato per sempre il suo porto sicuro.
 
“Non lo so, Ian. Purtroppo non ho più nè un lavoro, nè una casa. Sono completamente col culo a terra. Almeno qui ho un’occupazione... Non mi piace per niente, ma per lo meno guadagno bene.”
Si distese sull’erba, mentre alcuni raggi timidi del sole percorrevano i loro visi preoccupati.
 
“Sai benissimo che sono disposto ad aiutarti. Potresti vivere da me e cercare nel frattempo un lavoro. Ma ti conosco troppo bene e sei troppo orgogliosa per accettarlo.”
 
Sorrise leggermente. Aveva dannatamente ragione.
 
“Non so cosa possiamo fare per stare insieme. Io ho il lavoro che mi tiene molto occupato e soprattutto non posso allontanarmi quando voglio dall’America. E’ abbastanza scontato che non voglio rinunciare a te, non dopo tutto quello che abbiamo passato. E sono sicuro che è lo stesso per te.”
“Superbo.” Ma non riusciva a fare della giusta ironia con tutta quell’ansia.
 

Non voleva perderlo, non più.

 
“Uhm..” Lui si spostò su un fianco per racchiuderla in un lento abbraccio. “ Quanto dura il tuo contratto di lavoro?”
“Finisce nei primi di dicembre. Che cos’hai in mente, Ian?”
 
L’uomo la baciò gentilmente su una guancia per appoggiarsi poi sul suo petto. “ Aspettiamo fino a dicembre. Nel frattempo io ti cerco un lavoro e tu metti da parte i soldi. Appena raggiungi una bella cifra, ti cerco anche un appartamento. Se tutto va bene passeremo il natale insieme.. Che ne pensi?”
 
Era una soluzione magnifica. Ma mancavano poco meno di sei mesi. Sei mesi lontani?
Se solo 30 miseri giorni l’avevano straziata, 6 mesi potevano direttamente ucciderla.
 
“E’ una pazzia.” Esclamò, tentando di alzarsi.
Ma l’uomo la bloccò non solo con il proprio peso, ma anche con lo sguardo.
Era risoluto, determinato e poco incline ad altre obbiezioni.
“Si, lo è. Ma non abbiamo altra scelta. Posso resistere 6 mesi se poi ti potrò vedere per 365 giorni all’anno.. Criss pensaci. Cos’altro possiamo fare?”
Accasciò la testa ormai sconsolata dalle ultime decisioni che avevano preso. Ian l’abbracciò da seduto, sovrastandola completamente.
Ian la sovrastava sempre. Ormai il suo cervello era assuefatto dalla sua presenza. Era completamente sua e faceva male sentire quanto fossero uniti.
 
Quanto ormai erano indivisibili.
 
Ma era un dolore piacevole, concluse. Avrebbe resistito e stretto i denti. Avrebbe lottato per non soffrire più. Per racimolare la felicità, serviva sempre un po’ di fatica. Ed ora Criss era pronta.
 

Ora poteva farcela.

 
“Aaaaah! Va bene, contento? Stronzo, sadico, rompiscatole..” Mentre inventava nuovi insulti da rivolgergli lui la fece distendere di nuovo, in modo da poterla baciare e coccolare in preda all’euforia.
Poco importava se i passanti li guardavano sdegnosi e altezzosi.
Loro si amavano e non avevano più motivo per nasconderlo.
La gente invidiosa poteva pure insultarli, a loro gliene importava assai poco.
Anzi,  assolutamente niente.
 

***
 
 
La mattinata era volata tra chiacchiere, baci e piccole rivelazioni. Il pomeriggio invece era ancora tutto da progettare. Alla fine Criss decise di andare al centro di Milano per permettere ad Ian di conoscerla meglio attraverso quei luoghi famigliari.
Si sentiva strana perché non era la prima volta che doveva fare da cicerone a qualcuno.
Molto tempo prima con Alex era successa la stessa cosa. Ma c’era un’abissale differenza tra i due.
Ian era smanioso di sapere e conoscere tutto ciò che aveva fatto parte della vecchia vita di una Criss più giovane. Mentre Alex seguiva senza interesse le spiegazioni, smanioso di sapere solamente i suoi interessi per usarli a proprio favore.
 
Ma non c’era più bisogno di arrabbiarsi e disperarsi per la sua precedente innocenza.
Ormai Criss era passata ad un livello superiore nella propria breve esistenza.
 

La Tolleranza e il Perdono.
 

Difficile che una ragazza di quasi 20 anni, potesse già ambire a tanto. Ma lei era sempre stata un po’ precoce. Arrivare a quel traguardo la faceva vivere decisamente meglio. E poi ormai aveva tutto ciò che le serviva, tutto ciò che amava. Non poteva più permettersi di perdere tempo a progettare vendette, ricatti o piccole ripicche.
 
“Qui venivo spesso con le mie amiche. All’epoca ero una rockettara ribelle e Le Colonne di san Lorenzo sono il ritrovo perfetto per i cosiddetti –Alternativi-. Pensandoci ora, dovevo davvero apparire ridicola. Capelli rossi semaforo, perennemente vestita di pelle e il nero era diciamo il colore principale del mio guardaroba. Dio, che ricordi.” Si perse un attimo nel suo passato descrivendo all’uomo ciò che ricordava ad ogni loro piccolo passo.
Ian non poteva che rimanere in silenzio osservando ogni mutamento di espressione su quel viso dolcissimo.
Quando parlava; gli occhi vagavano lontano, gesticolava con la mano libera e sorrideva per cercare continuamente la sua approvazione.
Era assolutamente la sua Criss.
 
La sua donna.
 
Ormai era certo che la scelta che aveva ponderato da tempo, era quella giusta.
Altro che se lo era.
 
“Che ne dici di tornare a casa? Devo cucinare, stasera. Mamma e Vicky tornano tardi.”
“Assolutamente. Ho voglia di vedere casa tua.”
 
Sorridendo come un’imbecille, Criss ritornò verso casa con Ian sempre al suo fianco.
Sempre più vicino a lei e sempre più suo.
 
 
 
Dopo aver aperto il cancelletto, vide Ian correre verso l’interno del suo giardino.
 
“Oddio ma è stupendo!” Ian si era praticamente fiondato verso il suo cucciolo di labrador.
“Hey Layla! Su bella, vieni dalla tua mamma!” Il cane, che riconobbe subito la voce, abbandonò le numerose premure del nuovo ospite;andando a salutare la ragazza.
“Si, bella. Si!” Il risultato fu una Criss tutta piena dell’allegra bava del cane, ed un Ian molto sorpreso.
Non aveva mai visto la sua ragazza così palesemente felice. Non aveva il suo solito guscio protettivo che Ian aveva faticosamente varcato ormai da tempo.
 

Era sconcertante.

 
“Sei bellissima, Criss.” Glielo sussurrò prima di prenderla tra le proprie braccia quasi con foga; con necessarietà.
Non appena si staccarono, l’uomo prese a baciarla senza riserve o tentennamenti.
 
 “Wow. Potevi dirmelo prima che la bava di cane era un potente afrodisiaco. La prossima volta faccio scorta.”
Dopo un breve gioco di sguardi e sorrisi, entrambi si diressero verso l’interno della casa.
Una breve occhiata al salotto, cucina, per poi seguire in camera da letto.
 

Wait.

 

Un attimo, per piacere.


Criss venne praticamente fulminata sul posto, con la mano ancora ben stretta alla maniglia laccata.
 
Non poteva. Non DOVEVA mostrargli quella camera.
 

Era proprio il caso di dirlo : Era nella merda.

 
“Oh! Ian che sbadata! Non posso mostrarti la mia camera..”
Si girò proteggendo la porta appena socchiusa con la schiena.
“Perché scusa? Giuro che non riderò se hai ancora le barbie sulle mensole ben esposte.”
Nemmeno l’ironia la fece sorridere.

Sudava freddo.
Letteralmente.

 
“No, no. E’ che mia mamma ha deciso di ristrutturarla da poco e non si può entrare. Sai è tutto pieno di cellofan, non è proprio il caso.”
L’uomo sembrava crederle, ma il destino non poteva esserle così favorevole. Layla era magicamente entrata in casa, anzi era addirittura arrivata tra i suoi piedi, e aveva spinto con il muso la porta leggermente aperta.
 
Risultato?
 
“Proprio tutto pieno di cellofan, noto.” L’uomo le sorrise con la sua solita aria maliziosa e scansandola gentilmente, entrò dentro la stanza.
 
I secondi si susseguirono velocemente. Lo sguardo dell’uomo non poté non cadere sulla moltitudine di foto che lo raffiguravano.
Era totalmente dentro ad una galleria d’arte.
Una galleria d’arte ricolma di sue foto.
I muri erano ricoperti di poster, ritagli e fotografie prese dal web. Non ne mancava nessuna, a sua occhio. Sembrava che tutti i 32 anni della sua vita fossero racchiusi in quelle quattro mura.
C’erano non solo foto dei diversi film, ma soprattutto foto di un Ian molto più giovane, foto che lui non pensava che il web potesse contenere.
Oltrepassò la scrivania e il letto continuando a curiosare finché non raggiunse la libreria. Un centinaio di riveste con la sua faccia, la serie completa del diario del vampiro, c’erano anche molti libri che lui adorava da secoli.
 
Non poteva credere a tutto ciò che vedeva.
 
Era stupito, sbalordito e molto appagato. Si sentiva come un dio amato da tutti ed invincibile.
Quei tutti erano rappresentati però da un’unica persona presente in quella stanza.
 
L’unica che realmente contava ormai per lui.
 

L’unica.

 
“Perchè non mi hai mai detto di tutto questo?” La ragazza non riusciva più ad alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi. Si avvicinò semplicemente al letto, sedendosi lentamente.
 
La vergogna si era ormai impadronita di ogni sua facoltà mentale, di ogni sua minima forza.
Alla fine non è che avesse fatto qualcosa di male, ma poteva solamente immaginare i pensieri di una qualsiasi persona normale, dopo aver visto quelle immagini.
 
Dio, Ian credeva fosse una maniaca! Una pazza persecutrice senza uno schifo di vita sociale. Una sfigata che passava le notti a guardare i suoi film, interviste, documentari, interventi ambientali; sul computer.
 
In qualche modo era tutto vero. Lei in passato lo aveva fatto, anche se non era poi stata così “sfigata”. Lei aveva scelto molte volte di estraniarsi dal mondo per poter stare con lui almeno nei sogni.
 
Ma non poteva dirglielo così apertamente, sarebbe morta solo dopo aver pronunciato una sillaba in più.
 
“Hey..” Ian si era inginocchiato sul pavimento, in modo da poter abbassare il viso sotto i capelli della ragazza. Con una mano, cercò di sollevarle il capo, ma i risultati furono deludenti.
 
Criss non voleva minimamente alzare lo sguardo per osservare la purezza dei suoi occhi.
 
“Cristina, non fare la scema. Perché non parli? Ti avevo detto che non avrei riso delle tue barbie..”
Ma la ragazza non rispondeva a nessuna esclamazione. Semplicemente stava li immobile ad osservare le nervature regolari del parquet.
 
Ian stava perdendo decisamente la pazienza. Il tempo passava ma la ragazza rimaneva in quella posizione statica senza fare nulla, appena respirare.
Si sa che la pazienza è la virtù dei forti ma Ian non ne aveva mai avuta molta nella sua vita. Preso dallo strano impulso di osservare il viso della sua amata, le si gettò addosso, incollando la ragazza al letto sotto il suo peso.
 
Criss sembro risvegliarsi da quell’effettivo stato di trance.
 
“Dio che vergogna, lasciami andare!” Comprendosi il viso con le mani, rimase intrappolata in quella dolce gabbia.
“Criss, dai. Stai scherzando, spero. Vergogna per cosa?”
“Ian, non prendermi per il culo.”
“Sono serio, hey..” con una mano, l’uomo cerco di scoprire il viso della ragazza. Non poterla guardare negli occhi era snervante. Non riusciva a capire i suoi veri pensieri, senza potersi specchiare nei suoi occhi.
 
“Ma cazzo! Non vedi?! Non vedi come sono fottutamente imbarazzata?! “ La ragazza tolse la mani con fare rassegnato. Alzandosi sui gomiti fronteggiò il viso incredulo dell’uomo.
“Sei incredibile. Imbarazzata per quale motivo, scusa? Perché mi stimavi e probabilmente mi amavi ancora prima di conoscermi? Ti pare una motivazione plausibile per essere imbarazzata? “ L’uomo sorrise ampiamente solo all’idea.
 
Gongolava, altro che se gongolava.
 
“Fottuto narcisista del cavolo. Ti fa piacere? TI FA PIACERE?” Esasperata la ragazza afferrò il proprio cuscino e cominciò a colpire il viso dell’uomo ormai in preda ad una risata per niente gentile.
 
“La mia ragazza che mi adora come un adone greco.. Certo che mi fa piacere, dolcezza.”
Cambiando nettamente le posizione, spinse la ragazza sopra di sé. Intrappolò con una mano la sua testa e con l’altra cominciò a percorrere con lentezza infernale, il profilo perfetto della sua schiena.
 
Alla faccia dell’imbarazzo, pensò, era molto più passionale del solito, il ragazzo.
 
Il bacio che le diede era carico di elettricità disarmante. Continuava ad assaporare sempre un po’ di più.. e di più.. Ormai entrambi si stavano dimenticando dov’erano e soprattutto cosa dovevano fare.
 
“Ian..”
“Mmh”
“Devo cucinare, dai.”
L’uomo la strinse dolcemente al suo petto. Non voleva lasciarla andare.
 
“ E quando recuperiamo il tempo perso?”
 
Criss deglutì diverse volte prima di alzare il volto per poterlo guardare negli occhi. “ Come dice il vecchio e caro Liga: chi si accontenta gode così così. Quindi..” approfittando dello smarrimento di Ian, la ragazza si liberò della sua dolce prigionia, precipitandosi verso la porta.
 
“Si vedrà, bello mio!”
“Hey, un attimo. Chi è Liga?”
Ma con una risata canterina Criss si diresse verso la cucina seguita da un Ian dubbioso e ricco di domande. Ma lo avrebbe fatto impazzire ancora per un po’.. Se lo poteva permettere ormai.
 
 
***
 
Qualche ora dopo.
 
 
“Ma- ma… MA- Mam- MAMMA!!” Victoria fece cadere rovinosamente la borsa della spesa, continuando a tirare la manica della giacca della madre.
Certo, la donna più anziana non era da meno.
“CRI- CRI- Cristina e... IA- Ian.. IAN!!”
 
Entrambe boccheggiavano così da circa… 5 minuti.
 
Criss si avvicinò alla sua famiglia, che era rimasta immobile sul porta della cucina.
“Mamma, Vicky : vi presento Ian. Penso che non abbiate bisogno di ulteriori presentazioni, vero?”
Ian che era rimasto ai fornelli a controllare la pasta.
Mentre le due donne continuavano a guardarlo con forza maniacale, l’uomo si avvicinò a loro porgendo una mano con gentilezza.
 
“E’ un piacere conoscervi di persona. Signora Leoni, Vicky; spero di non essere di troppo stasera ma non ho trovato una sistemazione in tempo.”
 
Che inguaribile bugiardo, pensò Criss mentre cercava di non scoppiare a ridere. Sua madre e sua sorella erano in pieno shock e allo stesso tempo in evidente adorazione.
Buon sangue non mente.
 
“Posso abbracciarti?” La richiesta della sorella minore, fece ridere Ian che acconsentì comunque alla umile richiesta. Ci mancava che gli chiedesse un autografo e poteva benissimo trovarsi ad uno della sua tante convention.
La madre sembrò ricomporsi, offrendogli poi una mano che lui prontamente baciò.
Era abile a farsi piacer dalle persone. Soprattutto se codeste erano di sesso femminile.
 
“Mi dispiace per non avertelo detto prima, Mamma. Purtroppo non era un momento felice.. Ora è tutto sistemato e…io ed Ian siamo fidanzati.”
 
SBANG!
 
Come uccidere un genitore con poche parole. Non si sa furono le parole “Io ed Ian” oppure solo il “fidanzati” a traumatizzare la donna, fatto sta che sua madre si accasciò sul pavimento in un solo istante.
 
Prontamente Ian la prese in braccio e la sistemò sul divano in salotto.
Le due figlie cercavano di farla rinsavire mentre Ian corse in cucina su richiesta della maggiore.
 
“Mamma..” Criss le passò un panno fresco sul viso, mentre l’altra sorella le teneva la mano stretta.
“Certo che anche tu Cri, potevi evitare. Così all’improvviso mi vedo davanti Ian e pure la mamma.. Povera lei non sapeva proprio niente!”
“Già. Mi sento un po’ in colpa.”
La madre cominciò a muovere lentamente le palpebre finché il caldo sguardo nocciola delle sue iridi si incatenò a quello della figlia maggiore.
“Ce l’hai fatta, piccola.” Le sussurrò mentre alzo una mano tremante per accarezzarle il viso.
“Mamma..”
“Scusa per la reazione da fifona, mi riprendo subito. Certo quando quel giorno mi dissi che Ian Somerhalder si sarebbe innamorato di te prima o poi.. Beh scusami per non averti creduto.”
Entrambe risero mentre un Ian impacciato spuntò dietro la schiena di Criss invitando le donne a tavola.
 
“E tu Ian? Cosa ti porta qui in Italia?” Ormai la cena stava proseguendo egregiamente. Ian rispondeva a tutte le severe domande della donna più grande, senza mai manifestare dubbio o cedimento. Lui non sapeva che la donna era proprio questo che amava. Le persone decise che sapevano cosa volevano.
“Io e vostra figlia siamo stati vittima di un increscioso incidente. Paparazzi, ex fidanzate infiammate.. Insomma ci avevano in qualche modo diviso con la forza e con l’inganno. Fortunatamente siamo riusciti a ritrovarci e a ricominciare.”
 
Mentre Ian avvicinò il bicchiere colmo di vino alle labbra, concluse la frase un sorriso luminoso. Amava quella donna. Era esattamente la Criss del futuro, la Criss madre. Avevano lo stesso maledetto sguardo. La stessa determinazione e ambizione nella vita. Erano donne che sapevano ciò che volevano e come lo volevano. Osservando poi gli occhi azzurri della più piccola delle tre, dedusse che anche lei in qualche modo trasmetteva la stessa sensazione di sicurezza. Erano donne particolari e fuori dal comune ed Ian sentì crescere nel suo petto uno strano calore.
Voleva proteggerle tutte. Perché sapeva quanto la sicurezza ostentata fosse una nascosta tristezza e inquietudine interiore.
 

Lo aveva capito amando Criss.

 
“Perfetto. Sono contenta per voi! Cambiando per un attimo argomento voglio solamente dire : Ian non pensare che sia una madre sconsiderata perché ti permetto di dormire qui e non ti ho chiesto cosa hai da offrire a mia figlia. Non sto parlando di soldi, si intende. Comunque sono abbastanza sveglia per saper che mia figlia non è più una bambina e che ha diritto di fare le sue scelte. Ma non osare provocare la mia ira perché per quanto tu sia bello,ricco e famoso non sai come Margaret Stevenson possa diventare una vera e propria belva. Sono stata abbastanza chiara, Sweetie?”
Ian sorrise ancora di più per la pseudo minaccia della donna. “Non se ne pentirà, signora.”
 
Con poche altre chiacchiere tutti si congedavano per andare ognuno nella propria camera. Era stata una giornata stancante per tutti e un bel sonno ristoratore era ciò che serviva per riprendere la giusta energia per affrontare il giorno seguente.
 
Quando Criss si ritrovò nella propria camera stretta ad Ian, quasi non poteva crederci.
Osservava il muro di fronte e poi spostava il suo sguardo in alto, verso la testa dell’uomo che era appoggiata alla sua.
 
Un sorriso le sfuggì.
 
“Quanto sei scema.. Guarda che sono vero eh. Fammi un pizzicotto!”
“Posso?”
L’uomo le prese il mento con un dito e la fece alzare la testa per poter appoggiare la sua ampia fronte contro quella sua.
“Potrai farlo fin quanto vorrai. Anche durante questi pochi mesi che ci separeranno, potrai chiamarmi e io verrò qui solo per un pizzicotto. Perché sarà tutto vero, sono vero e lo sei anche tu. Non siamo in un film, fiction o un romanzo. Siamo io, un uomo e tu, una donna. E ci amiamo. Mi basta solo questo. Mi basta da qui all’eternità.”
 
Quelle parole le scaldarono il cuore e la mente.
 

Un’eternità con Ian?

 
Era proprio arrivata al punto che la realtà superava il sogno. Non poteva nemmeno provare ad immaginare di meglio.
 
Con un sentimento ancora più profondo dei precedenti si avvicinò a quelle labbra che tanto l’avevano fatta stare bene, che l’avevano amata fin da subito.
Si ritrovarono a litigare con le lenzuola e con i vestiti. Si riscoprirono nudi e affamati. Ognuno voleva qualcosa dell’altro, ognuno voleva rimanere per sempre impresso nella memoria dell’altro.
Tutti quei baci profondi, quelle carezze ricercate e quei sospiri soffocati, gli avevano riportati su quella strada che avevano costruito in quei mesi da quando stavano insieme.
 
Erano sempre stati lontani, così lontani.
Ma oramai sembravo un buffo scherzo del destino.
 
Ian e Criss erano sempre stati più vicini di quanto pensavano.
 
La ragazza dopo essersi unita per un’altra delle infinte volte con Ian, pensò che non era più lontana.
 
Era così vicina, così vicina da sentire il battito del cuore di Ian, i suoi sospiri e il suo Ti Amo che le lasciò sul collo prima di addormentarsi come un bambino.
 
Prima di addormentarsi e ritrovarsi in un sogno.
 
Il loro.
 
 
---
 
Penultimo capitolo finito :) Non voglio dire molto!
Ora dovete parlare voi! I ringraziamenti ci saranno nel prossimo ultimo capitolo..
Che tristezza ç_ç
 
Che ne pensate della storia? Vi piace il capitolo?
Pensate che Ian e Criss si siano meritati questo giorno speciale?
 
Ditemi tutto con una bella recensione, ci conto!
 
Nel frattempo ringrazio le 9 persone splendide che hanno recensito lo scorso capitolo.
Grazie a : Ili_sere_nere, Chara, sterne, pazzaSDLF, Lost in my mind, kairy 94, sam_twins, Kristen__ e chantal sonzogni!
 
Grazie anche a tutti quelli che leggono e mi aggiungono nelle seguite/preferite/ da ricordare. Grazie a tutti voi perché se non era per voi non avrei mai concluso questa storia.
 
Al prossimo (ultimo) aggiornamento.
 
Vi aspetto su fb <3

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Capitolo 30
*** When a Men loves a Woman. ***



When a Man loves a Woman

 

 
10 anni dopo
 
 
Robyn continuava a guardarsi allo specchio, sorridendo a dismisura.
Finalmente il suo compleanno era arrivato e con esso anche il suo tanto e desiderato regalo.
 
Quel biglietto, quel singolo biglietto le avrebbe permesso di vedere Ryan, il cantante della sua band preferita.
Il suo sguardo era frenetico, continuava controllarsi i capelli ramati e a toccarsi quei boccoli lunghissimi che sua mamma tanto amava accarezzare.
Per di più, il suo sguardo color cielo primaverile sembrava travolto da un uragano e non riusciva a fissare niente se non quel bellissimo biglietto tra le sue manine.
 
Quel giorno compiva ben 10 anni e i suoi genitori le avevano organizzato un party meraviglioso per la serata e l’indomani, invece, sarebbe andata al concerto dei Torment, i suoi idoli.
Continuò a sorridere anche quando scese velocemente le scale mentre il solito profumino dei croissants caldi, la investì dolcemente.
 
Ritrovandosi nella luminosa cucina, roteò gli occhi e sbuffò leggermente.
 

Di nuovo, era successo di nuovo!

 
Sua mamma e suo papà erano sempre appiccicati come due bambini.
Nonostante si fingesse spesso scocciata e infastidita, era felice di far parte di una famiglia così particolare.
Mamma e papà non perdevano mai tempo a litigare e se lo facevano, passava davvero poco tempo prima che facessero pace. Tutti, però, la prendevano spesso in giro perché suo papà era tanto più vecchio della sua mamma. Ma lei ormai aveva imparato a sorridere e a rispondere :” Mio padre è il bellissimo Ian Somerhalder e la mia mamma è la famosissima Cristina Leoni! Siete solo invidiosi, razza di rammolliti!”
 
Si, i suoi genitori non erano come quelli dei suoi amici.
Papà era un attore e registra famoso da anni ed era veramente bello. E non lo diceva solo perché era sua figlia, le migliaia di fan che lo seguivano e a volte lo perseguitavano erano una prova più che evidente.  La mamma, invece,  era a capo di un’azienda internazionale che si occupava di traduzioni. Non era altrettanto famosa ma aveva un carattere ed una personalità davvero forti che lei a volte invidiava un po’.
In pratica la sua famiglia era un po’ strana  ma nonostante vivessero nel quartiere più famoso di New York, lei frequentava una scuola pubblica perché i suoi genitori non volevano che lei crescesse senza capire il vero valore della vita.
Il papà l’aiutava ad amare il mondo, con i pro ed i contro e la mamma le insegnava e confrontarsi con gli altri e farsi valere sempre.
 
Lei li adorava e molti la invidiavano, ma sapeva come girava il mondo. L’importante era avere i suoi genitori vicino e sarebbe sempre stata un gradino sopra gli altri.
 
Sarebbe stata sempre felice.
 
“Mamma! Papà! Basta fare i fidanzatini anche alla mattina presto. Siete irrecuperabili..”
 Si sedette sulla sedia mentre il padre abbandonò i fianchi della mamma che, di schiena, era intenta a preparare la colazione per un reggimento di soldati affamati.
 
“E la mia principessa gelosona non lo vuole il bacio del compleanno?”
Robyn non se lo fece ripetere una seconda volta, volò tra le braccia forti del papà che la strinsero dolcemente, come ormai era un’abitudine.
Il suo papà era così bello e dolce. Era il suo principe azzurro con gli occhi ghiaccio ma il cuore caldo e affettuoso.
 
“Papà, Papà! Allora domani posso andare con la zia Vicky? Vero che posso? Vero?”
 
Quegli occhi azzurri che lo imploravano con così tanta tenerezza, non potevano fargli dire un semplice no.
Sua figlia aveva preso molto da sua madre, soprattutto nell’arte della persuasione. Infatti ormai non riusciva minimamente ad opporsi ad entrambe.
“Sai che sono molto geloso al riguardo.. E chi è questo ragazzaccio che ti vuole portare via da me?”
 
La bimba si liberò dalle sue braccia facendo una serie di piroette molto aggraziate.
“Oh papà! E’ bellissimo! Ryan il cantante dei Torment.. E’ proprio bello.. E poi come canta papà! Forse è anche più bello di te!”
 
Ian assottigliò lo sguardo senza però smettere di sorridere. “ Cos’è questa storia? Oh, non se ne parla proprio..”
“Ma papà! Mamma.. per favore digli qualcosa! Farò la brava..”
 
La giovane donna si avvicinò al tavolo servendo la colazione per la sua famiglia. Sorrideva anche lei ampiamente vedendo lo sguardo di sua figlia a dir poco implorante e quello di suo marito malizioso e scherzoso come al solito.
“Principessa, il papà sta scherzando. Abbiamo già parlato con la zia ed è tutto sistemato. Solo una cosa però : comportati bene e non ti allontanare troppo. Sai i concerti non sono proprio adatti ad una piccola donna come te.”
“Grazie mamma!”
La bimba si sporse per baciare la mamma e si dedicò alla sua gratificante colazione.
Era proprio come nelle pubblicità, pensava. La famiglia felice, il papà che vuole bene alla mamma... Addirittura  lei era una bambina che non sapeva mai cosa chiedere a babbo natale.
 

Aveva già tutto.. Tutto tranne lui.

 
Il suo Ryan, ma presto gli avrebbe chiesto di sposarla!
 
La mamma glielo raccontava sempre che anche la sua storia con il papà era improbabile ed impossibile. Eppure l’unica cosa impossibile erano gli ambienti e gli stili di vita diversi. Però, bastò solo una volta, un solo incontro ed era poi diventato impossibile dividerli. Nemmeno il destino ci era riuscito.
 
“Robyn, ora però devi correre a scuola. La zia Nina e lo zio Paul stanno arrivando con Thomas così oggi non dovete prendere l’autobus. Ah, approposito.. “
 
Criss si alzò per ritornare con in mano con una piccola scatola.
 
“Oltre al piccolo regalo che ti abbiamo fatto io e tuo papà, ho pensato che avresti dovuto avere un’altra cosa.”
 
Sorrise la piccola Robyn mentre apriva quella graziosa scatoletta.
Al suo interno ci trovò una collanina con due ciondoli : uno azzurro a forma di lacrima ed uno dorato a forma di sole. Entrambi erano di pietra Swarovsky e non esitò un attimo a farselo mettere dal papà.
“Sai cosa rappresentano?”
“Si! Un sole ed una lacrima.”
“E qual è il loro significato?”
 
La piccola rimase leggermente interdetta quando il padre finì di allacciargliela.
Corse nel corridoio dove il grande specchio le rifletteva la sua immagine felice.
Era proprio bella quella collana ma non capiva quello che sua madre volesse sapere.
Si ritrovò due piccole mani a cingerle le spalle, mentre la donna si inginocchiò per mettersi alla sua altezza.
La guardò attraverso lo specchio, con quegli occhi nocciola che erano sempre stati dolci e affettuosi con lei.
La sua mamma era una grande.
 
“La lacrima rappresenta i momenti tristi. Piangerai un sacco in questa vita , tesoro. Le sofferenze, purtroppo non posso risparmiartele. Devi solo stringere i denti e incassare tutti i colpi rialzandoti con dignità.”
Criss strofinò il naso sulla piccola nuca di sua figlia, stringendola a sé con fare possessivo.
 
“Però, ci saranno anche tanti momenti belli e devi avere la capacità di coglierli e goderli a pieno. Ricordati che nulla è impossibile se tu lo vuoi. Devi solo crederci e lottare per avere quello che desideri. Capito, tesoro?”
 
La bimba si commosse un poco, ma odiava piangere per momenti così belli. Si girò, racchiudendosi nelle piccole braccia della mamma che sembrava veramente una bambolina di porcellana.
Nell’ultimo periodo la vedeva più sorridente, si toccava spesso la pancia e la sua pelle brillava più del sole.
 
Robyn sapeva tutto. Aveva origliato una conversazione telefonica tra suo padre e lo zio Paul. E si, presto avrebbe avuto un fratellino o una sorellina.
Non si sarebbe mai dimenticata lo sguardo luccicante del padre che parlava gesticolando e tirandosi leggermente i capelli solo all’idea.
Ripeteva solo : “ Paul, sono di nuovo papà! Non ci credo, dio quanto sono felice.. Vorrei vivere per sempre così, senza che né io e né Criss, perdessimo tutto questo amore. Non avrei mai pensato che sposarmi e diventare papà fosse così gratificante. Così bello .”
 
E lei si immaginò un papà più giovane, che diceva la stessa cosa 10 anni prima.
E sorrise ancora, mentre la mamma e il papà la salutarono e lei se ne andò per mano con Thomas per andare a scuola.
Non le piaceva molto, ma quel giorno avrebbe fatto uno sforzo. La sera sarebbe stata magnifica e il giorno dopo.. il giorno dopo avrebbe trovato l’amore della sua piccola vita.
 
 
***
 
 
Criss osservò la sua bambina andarsene via saltellando. Stava diventando una piccola donna e lei aveva un po’ di paura. Quanti pericoli, delusioni, problemi doveva affrontare la sua piccola. Però sapeva anche che non sarebbe stata mai sola. Ormai era da 2 mesi che custodiva dentro di sé una nuova creatura, un nuovo fratellino per la piccola Robyn.
 
Ian le si avvicinò, posandole una mano sul fianco. Un tenero bacio le sfiorò la guancia mentre il respiro caldo di Ian le arrivò a solleticarle il collo.
 
“Sta crescendo troppo in fretta, ho quasi paura.”
“Non dirlo a me. Ogni giorno che passa mi sento sempre più in ansia per lei. E’ così piccola eppure già così matura. Non voglio che cresca in fretta, voglio che si godi a pieno la sua infanzia.”
 
L’uomo l’abbracciò completamente posando poi il suo mento contro la morbida testa di lei.
“Sei proprio sicura che mandandola a quel concerto non sia un po’ troppo per la sua età? Criss ha solamente 10 anni..”
“Non voglio essere l’ostacolo che le impedirà di realizzare il proprio piccolo sogno. Mi ricorda troppo la me stessa di 10 anni fa. Anche io quando ero partita per l’America da sola, mia madre mi voleva quasi uccidere. Eppure ha creduto in me e mi ha dato fiducia. Non finirò mai di ringraziarla per aver assecondato quella mia piccola pazzia.”
 
Criss si distaccò solo per accarezzare quel viso che ormai conosceva perfettamente. La sensazione tattile della pelle di suo marito contro la sua le era più famigliare che ogni suo singolo respiro.
 
“Non puoi paragonare le due situazioni. Tu avevi quasi 20 anni lei ne ha appena 10.. Sii seria.”
“Non possiamo sapere se è troppo presto o no. Tu hai 14 anni più di me, se avessi dovuto fare questo ragionamento non ci saremmo mai incontrati. Dai, diamole fiducia..”
 
Ian sorrise perché non riusciva proprio a dirle di no, nonostante ogni volta ce la mettesse tutta.
 
“Smettila di guardami così!” disse ridendo.
“Così come?”
“Come  uhm, non so. Tipo andiamoincameradaletto, Ora?”
 
Criss scoppiò a ridere dandogli uno schiaffo leggero sulla spalla.
“Perché non la smetti di fare il ventenne arrapato e non mi aiuti con le pulizie?”
“Non ti aiuto perché tu non devi pulire. Te lo dico da settimane che dobbiamo chiamare una donna di servizio.”
“Non ci penso neanche. Non sono mica malata!”
L’uomo la guardò ormai sconsolato. Quella donna non cambiava mai. Nonostante lo scorrere del tempo era sempre la solita ragazzina testarda ed orgogliosa.
 

E lui l’amava sempre più.
Strano, vero?

 
“Dai, Amore. Muoviti e andiamo!”
Criss lo trascinò per una mano verso il piano superiore, mentre l’uomo cercava di fermarla.
Ormai era impossibile.
 
In fondo, si poteva fermare un uragano?
 
“Ah guarda che bel cielo. Siamo a novembre eppure l’azzurro estivo sembra che non ci voglia abbandonare.”
La donna si appoggiò al davanzale del balcone con gli occhi puntati verso quell’immensità azzurra.
 
“Criss non fare la sciocca, entra dentro. Fa freddo!”
 
“Ti ricordi, Ian?” Si voltò verso l’uomo mostrandoli il suo profilo.
Il sorriso che accompagnò quel gioco di sguardi fu immenso.
 
Mentre Ian la riprese di nuovo tra le braccia il flusso di ricordi  investì entrabi con gentilezza.
 
 
10 anni prima.
 
Criss uscì dal lavoro dopo l’ennesima giornata di merda. Cavolo, odiava letteralmente quel nerd del suo capo.
Odioso, sclerotico e molto incline ai complimenti osceni.
 
Avrebbe volentieri sacrificato la sua penna preferita per infilargliela dritta nel cuore.
 
Sbuffò, sorseggiando avidamente il suo caffè mentre ritornava a casa.
Era un bel pomeriggio di novembre e lei aveva approfittato del sole tiepido per fare una passeggiata da casa al lavoro e viceversa, soprattutto per evitare il traffico asfissiante di Milano.
Erano passati mesi da quando aveva deciso di imbarcarsi in quella situazione altamente suicida però riusciva lo stesso a sentire il suo amato fidanzato che distava un’eternità di kilometri da lei.
 
Sbuffò ancora prima che il cellulare iniziò a vibrare incessantemente.
 
“Pronto?”
“Come sta la mia impiegata preferita?”
 
Sorrise come era solita fare solo a sentire quella voce.
“Ian, quanto manca a dicembre? Ricordamelo per favore e dimmi che devo tenere duro fino alla fine del contratto.”
L’uomo sospirò prima di risponderle comprensivo : “ Manca poco, Criss. Ti ha rotto ancora le scatole quel imbecille?”
“Già.”
“Quanto è fortunato che l’oceano lo divida da me. Non hai idea di cosa gli combinerei. Un lunga e lenta tortura con tanto di dissanguamento mortale.”
Criss rise di gusto. “ Sei troppo immedesimato nella parte di Damon. Ho quasi paura.”
“Uh, io ne avrei. Per esempio, in questo momento.”
“Perché?”
“Cerca un qualcosa di azzurro nei paraggi e fissalo intensamente.”
 
La ragazza rimase ferma sul marciapiede con un espressione del tutto sconvolta.
Qualcosa di azzurro?
 
“Dio, Ian. Che hai bevuto oggi?”
L’uomo rise di gusto lasciandola per qualche secondo a tormentarsi con i suoi dubbi.
“Esatto, Amore. Dio, proprio li su devi guardare.”
Criss sbuffò scettica ma piantò i suoi occhi verso l’enorme pozza azzurra.
 
“E quindi?”
 
Ma prima che potesse ricevere una qualche risposta, un elicottero iniziò ad avvicinarsi verso la sua direzione. Non capì cosa stesse succedendo, finché uno striscione si librò nell’aria seguendo quel marchingegno provvisto di eliche.
 
“Criss?”
 
Ma lei scoppiò a piangere come una bambina. Non poteva essere vero, non poteva.
Quella scritta in caratteri cubitali rossi, era decisamente troppo.
 

“Cristina Leoni, mi vuoi Sposare?     I.S.”

 
E mentre lacrime e risate si mescolavano insieme, due mani l’avvolsero da dietro quasi spaventandola.
Non si ricordò molto dei momenti successivi. Si ritrovò per magia a cavalcioni sul suo uomo baciandolo a dismisura e gridando come una pazza: “Si”.
 
 
E da quel momento non si fermò più,
 
quel Si diventò Eterno.
 
 
 
 
 

The End

 
 
---
 
Ebbene  si. Siamo alla fine di questo lungo cammino :)
Mi spiace di non aver creato un finale più lungo, più dettagliato, più melenso.. Purtroppo questi sono Ian e Criss e anche se sono invecchiati non hanno perso la loro verve da idioti. Ahahahahahha xD E io adoro lasciare finali aperti perché sta a voi decidere il finale migliore :)
 
Beh non voglio fare la depressa, perché non ne vedo il motivo.
Mi sono divertita a scrivere anche questa storia ed è la prima che porto a compimento dopo anni ed anni di storie sempre iniziate e mai finite.
Voglio dire grazie a tutti voi che mi seguite dall’inizio, chi ho incontrato per strada oppure chi si affezionato a questa storia solo ora. Grazie mille perché io ci ho sempre creduto e continuerò a crederci nell’amore per la scrittura. So di non avere le basi giuste e so anche di non essere una scrittrice con la S maiuscola. Però, continuerò a farlo perché mi fa stare bene e non vedo quindi il motivo di smettere.
 
Grazie davvero e voglio bene un po’ a tutti voi :)
 
Vi aspetto alla prossima avventura, sono sempre sulla mia pagina facebook e sto scrivendo altre due storie.
 
Insomma, il mio non è un addio ma un arrivederci.
 
A presto, bellezze <3

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