Un dramma italiano: la scomparsa di Eva. di Aisha Argentea (/viewuser.php?uid=123889)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo silenzio. ***
Capitolo 2: *** Eva non è morta. ***
Capitolo 3: *** Un angelo con le ali grandi grandi. ***
Capitolo 4: *** Una brutta notizia. ***
Capitolo 5: *** L’angelo addormentato. ***
Capitolo 6: *** Io e te insieme per sempre. ***
Capitolo 1 *** Solo silenzio. ***
Mi sollevo a mezzo
busto dall’erba fresca,
ma cosa mi
è successo? Mi guardo intorno, solo silenzio.
Mi sento
strana, mi sento leggera, cosa mi succede?
Mi alzo,un
vento fresco mi accarezza i capelli, poi una luce , una voce, dolce:
“Vieni Eva, vieni, non aver paura” mi avvicino, lo
vedo, è un angelo dai capelli biondi, una sensazione di
benessere mi avvolge, quella luce così forte non mi
abbaglia, sono felice, lui mi prende la mano : “Eva, vieni
con me” e insieme ci dissolviamo nella luce.
- Carlo,
vedrai che un giorno Eva tornerà, la troveremo - disse
Paolo, provando a consolare il ragazzo in lacrime.
- Mi manca
così tanto, ma com’è possibile che
nessuno l’ha vista? Com’è possibile che
sia scomparsa così? Io … Io non capisco! -
rispose Carlo piangendo.
Erano passati
23 giorni da quel giorno maledetto, in cui avevano un appuntamento ma
lei non è mai arrivata. Lui, aveva aspettato 30 minuti
davanti al locale dove avevano l’appuntamento, poi aveva
provato a chiamarla, il cellulare aveva squillato, poi la telefonata
era stata chiusa e poi infine era come morto.
“Ce
l’ha con me per qualche motivo” aveva pensato, ma
gli era sembrato strano quel comportamento, di solito Eva diceva spesso
quello che pensava, se qualcosa gli andava bene o meno e mai, quando
era arrabbiata, lo aveva evitato così. Decise che doveva
parlarle, voleva capire perché si stava comportando in quel
modo, così andò a comprarle un mazzo di rose
rosse, che lei adorava, prese l’auto e si avviò
verso la sua casa.
- Ciao Carlo,
Eva ha dimenticato qualcosa? - gli chiese la madre, vedendolo
- Come?
Signora ma Eva non è qui? -
- No,
è uscita un quaranta minuti fa, ha detto che veniva a
prenderti al lavoro, aveva un appuntamento con te alle 18:00, non
è vero? -
- Si, ma, non
è mai arrivata - annunciò Carlo con voce tremante
- Come non
è mai arrivata? Mio Dio dov’è? - chiese
la madre di Eva con una mano sulla bocca e gli occhi lucidi
- Stia
tranquilla, vedrà forse è con qualche amica
… -
- Ma
… hai provato a chiamarla? -
- Si, ma il
cellulare è spento - rispose Carlo andando via, poi si
rivolse alla donna: - Signora, stia tranquilla, appena la trovo la
avviso -
Si era fatta
sera e di Eva, neanche l’ombra, Carlo l’aveva
cercata dappertutto, aveva telefonato a tutti i suoi amici per sapere
se l’avevano vista, ma niente, nessuno gli aveva dato una
risposta affermativa. Poi aveva denunciato la scomparsa alla polizia
che si era subito messa a cercare ma non avevano trovato nulla, Eva
stava per entrare ufficialmente nella lista delle persone scomparse.
La polizia
aveva fatto domande a tutti, anche a lui, ma lui era pulito e
poi come avrebbe potuto far qualcosa di male alla donna che amava? La
voleva sposare, si, qualcuno lo aveva chiamato folle perché
erano troppo giovani per fare un passo simile, ma lui l’amava
così tanto che voleva viverla tutti i giorni, non sopportava
il fatto di vivere separato da lei, voleva svegliarsi tutte le mattine
e trovarla accanto, voleva condividere con lei ogni cosa, voleva
maturare con lei e si, voleva passare il resto della sua vita con lei.
Lei non
c’era più, ma dov’era? Intorno a Carlo
c’era solo silenzio, nessuno sapeva rispondergli, nessuno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Eva non è morta. ***
Non
dormiva più, non mangiava più, era dimagrito di
molto e pur non avendo forze vagava per il paese di giorno e di notte
senza mai fermarsi. Carlo non voleva mostrare a nessuno la sua
stanchezza, doveva essere forte, doveva trovare la sua Eva. Erano
passati 15 giorni dalla sua scomparsa ma non c’era ancora
nessuna traccia, i suoi genitori si erano chiusi in silenzio ed avevano
affidato il piccolo Marco alla nonna.
- Nonna, secondo te Eva torna? - chiese il piccolo Marco alla nonna
mentre passeggiavano nel parco.
- Tesoro mio, la tua sorellina tornerà vedrai - rispose la
nonna dolcemente, accarezzandogli i capelli.
- Non è in cielo, vero? - chiese il bambino
- No tesoro - rispose la donna, poi alzò gli occhi al cielo
e sussurrò: - Almeno lo spero … -
- Posso andare da Carlo? - - Perché vuoi andare da lui? -
- Perché lui nella casa che ha costruito per Eva ha appeso
tutte le sue foto, tante foto con lei, ci voglio andare così
la posso guardare - rispose Marco
- Un giorno ti ci porto piccolino -
- Promesso? -
- Promesso -
Carlo era nell’ufficio del commissario per ricevere notizie
sulle indagini, il commissario lo guardò quasi con aria di
scuse:
- I miei uomini non hanno ancora trovato nulla sfortunatamente, ma di
una cosa ne siamo certi, non si tratta di rapimento -
- E come fate a dirlo? - chiese il ragazzo
- Beh, se si trattava di rapimento allo scadere dei sette giorni , o
anche prima, la famiglia avrebbe ricevuto una richiesta di riscatto -
- Non la seguo, si spieghi meglio -
- Solitamente quando si fa un rapimento, i rapitori chiedono alla
famiglia di pagare un riscatto per riavere la persona, spesso le
richieste sono altissime si parla dai 150,000 euro in su, e di solito
queste richieste vengono fatte dopo i 5 o 7 giorni dalla scomparsa, la
famiglia di Eva non ha ricevuto nessuna richiesta e sono passati 15
giorni - spiegò il commissario
- Quindi, non è rapimento - dedusse Carlo
- No, ora, le piste da seguire sono pochissime, il cerchio si stringe
sempre più -
- Quali sono queste piste? -
- Purtroppo non sono le migliori, una è che Eva sia stata
sequestrata per essere portata in un altro Stato, l’altra
è che … - il commissario si blocco e
guardò in basso
- Commissà, Eva non è morta! - urlò
Carlo sbattendo una mano sulla scrivania
- Carlo, noi stiamo facendo il possibile, ma se Eva non viene trovata
c’è la possibilità che sia stata uccisa
-
- Senta commissario, lei non ha gli elementi necessari per affermare
che Eva sia morta! -
- Si ma non abbiamo neanche gli elementi per dire che la ragazza sia
viva -
- No, Eva non è morta … io lo sento, Eva
è viva - disse Carlo poi uscì
dall’ufficio sbattendo la porta.
Una volta fuori dall’edificio, Carlo si guardò
intorno “Non può essere”
pensò, non credeva a quello che il commissario gli aveva
appena detto, lui sentiva che la ragazza che amava era ancora viva,era
da qualche parte con qualcuno, ma era viva.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Un angelo con le ali grandi grandi. ***
Qualcuno
bussò alla porta, Carlo non aveva voglia di vedere nessuno,
ma si alzò dal letto ed andò ad aprire:
- Si? -
- Ciao Carlo! - lo salutò il piccolo Marco
- Buongiorno - lo salutò la nonna di Eva
- Ciao Marcolino.Salve signora - rispose Carlo, poi chiese:
- A cosa devo questa visita? -
- Marco aveva voglia di venire qui - spiegò
l’anziana donna
- Posso entrare? - chiese il bambino
- Ma certo! Signora, prego, entri -
- No, io no, lo posso lasciare qui per un po’? - chiese la
donna
- Certo - rispose Carlo
Poi la donna andò via e il ragazzo rimase con il piccolo
Marco che stava guardando le foto con Eva,appese al muro.
- Perché è andata via? - chiese il bambino
- Non lo so … ma tornerà presto - rispose Carlo
scompigliandogli i capelli
- Non mi ha salutato, è stata cattiva -
- No non è vero, non è stata cattiva, non lo
sapeva neanche lei che se ne sarebbe andata - spiegò il
ragazzo
- Tu dici che torna? - chiese il bambino accarezzando una foto
- Si, vedrai, e quando torna facciamo una bella festa, con la musica, i
coriandoli, i regali … perché non le fai un
disegno? -
- Ma io gliel’ho già fatto … ora te lo
faccio vedere - disse il bambino, aprì lo zainetto che aveva
sulle spalle, estrasse un foglietto piegato e lo diede a Carlo che lo
aprì:
- Ma è un angelo - disse il ragazzo guardando
l’immagine
- Si, e gli ho fatto le ali grandi grandi -
- E chi è quest’angelo? -
- Eva. A scuola mi hanno detto che quando una persona non la vedi
più significa che è andata in cielo e si
è trasformata in angelo -
- Tesoro si, ma questo accade quando una persona muore, che va in quel
paese dove siamo andati con Eva a trovare mia nonna,
ricordi? -
- Si, dove ci sono tante pietre con le foto e tanti fior colorati? -
- Proprio così Marcolino, però Eva non
è lì, Eva è andata a farsi una lunga
passeggiata e un giorno tornerà -
- Quindi Eva non è lì, ma allora chi va in quel
posto non torna
più? - chiese il bambino
- No, però è diventato un angelo come quello che
hai disegnato tu -
- Quindi tua nonna ora è un angelo? -
- Si e adesso ci sta guardando --
-Perché non le chiedi di portarti da Eva? -
- Loro non possono, piccolino … ora ti va un bel gelato? -
- Si si! -
I due passarono il mattino insieme poi all’ora di pranzo
Carlo portò il piccolo in un fast food e dopo lo
riaccompagnò dalla nonna. Certo, che quel bambino
assomigliava tanto ad Eva ed era così piccolo che Carlo non
riusciva a pensare come avrebbe potuto sopportare l’eventuale
notizia della morte della sorella. Poi pensò al disegno che
gli aveva mostrato, e se fosse vero? E se Eva fosse davvero morta?
Carlo non ce la faceva più, accese la freccia ed
accostò nella piazzola di sosta a destra, si
appoggiò allo sterzo ed incominciò a piangere. -
Basta! - urlò sapendo che nessuno lo poteva sentire, poi ad
un tratto alcune gocce bagnarono il vetro del parabrezza ed
incominciò a piovere. Ormai erano venti giorni che Eva era
scomparsa e più di qualcuno incominciava a perdere le
speranze di ritrovarla.
- La cosa più brutta è proprio questa, quando una
persona scompare e non sai dove sia finita - disse Paolo che era andato
a casa di Carlo per vedere come stava. Carlo annuì e non
disse nulla, il dolore lo stava consumando piano piano, da quel giorno
in cui Eva era scomparsa la sua vita era cambiata, il mondo gli era
crollato addosso e lui si sentiva morire sempre più.
- Si ma tu ti devi dare coraggio - disse ancora Paolo
- Paolo, coraggio? Non dire cazzate … nessuno mi da speranze
di ritrovarla, nessuno! Ormai per tutti, anche per i suoi genitori,
è morta -
- Per me no … Eva non è morta per me, secondo me
è viva … e poi io sono molto religioso, credo
molto in Dio e tutte le sere prego per lei, sai? -
Carlo lo guardò: - Grazie Paolo - rispose con tono cordiale.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Una brutta notizia. ***
Si
svegliò in un letto dell’ospedale in cui era stato
portato dopo aver avuto un forte attacco di mal di testa.
- Mi hai fatto prendere una bella paura! - disse Paolo ridendo
- Cosa è successo? - chiese Carlo ancora stordito
- Eravamo in giro per le campagne, stavamo cercando Eva, ad un tratto
hai detto che non vedevi bene e ti faceva male forte la testa, poi sei
svenuto e ti ho portato di corsa qui - spiegò il ragazzo
appoggiato alla mensola vicino alla finestra
- Mica mi hanno fatto il ricovero? Devo tornare a cercare Eva -
- No, ma il medico mi ha detto che ti devi riposare, e devi mangiare
soprattutto, questi attacchi vengono a chi non mangia, comunque dopo
vengono a prenderti per delle analisi - annunciò Paolo.
Mezz’ora dopo Carlo era nello studio del medico:
- Allora posso uscire?- chiese
- Si, puoi uscire, ma devo farti una domanda … da quanto
tempo hai forti mal di testa? - chiese il medico
- Non da poco, forse un mese o più -
- Da prima della scomparsa di Eva? -
- Si, decisamente, prima però erano più lievi -
- Lavoravi tanto? -
- Si -
- Tra una settimana passa qui, che ti do il risultato delle analisi-
disse il medico congedandolo.
- Ma scusa non dovevi stare fino a domani qui? - gli chiese Paolo
mentre uscivano dall’ospedale
- Paolo, è la quarta volta che me lo chiedi, si, ma ho detto
al medico di farmi uscire, lui ha valutato le cose e mi ha fatto
uscire, contento ora? - rispose Carlo sbuffando
- Si, che ti ha detto il medico? -
- Di ripassare tra una settimana per ritirare le analisi -
- Ah okay - rispose Paolo aprendo l’auto.
Appena entrarono nell’auto Carlo appoggiò la testa
al cruscotto e incominciò a piangere : - Perché?
Non è giusto che accada tutto questo! Noi che colpe abbiamo?
Noi non abbiamo fatto male a nessuno - disse singhiozzando
- Carlo, vedrai che un giorno Eva tornerà, la troveremo -
disse Paolo, provando a consolare il ragazzo in lacrime.
- Mi manca così tanto, ma com’è
possibile che nessuno l’ha vista? Com’è
possibile che sia scomparsa così? Io … Io non
capisco! - rispose il ragazzo piangendo.
- Noi dobbiamo pregare … se preghiamo, Dio ci
aiuterà -
- Sono passati 23 giorni, Paolo! E sono tanti, e lei ancora non
è stata trovata! -
- Carlo, non cedere anche tu - gli disse Paolo mettendo in moto.
Mentre tornavano a casa, il cellulare di Carlo squillò:
- Pronto? -
- Salve Carlo, sono il commissario Urbino -
- Ah commissario, mi dica, novità? -
- Si purtroppo - l’uomo si fermò
- Come purtroppo? - chiese Carlo con voce tremante
- Mi dispiace, l’hanno trovata senza vita -
annunciò l’uomo con tono dispiaciuto.
- No! - urlò Carlo scoppiando a piangere.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** L’angelo addormentato. ***
-
L’ha trovata un uomo che stava giocando a pallone con il suo
bambino, inizialmente ha pensato fosse una statua, poi si è
avvicinato di più ed ha scoperto che non lo era -
spiegò il commissario a Carlo che aveva raggiunto con Paolo
il luogo dove era stato trovato il cadavere di Eva.
- Quando sapremo le cause della morte? - chiese Paolo
- Abbiamo ipotizzato che sia stata investita da un auto e che sia stata
scaraventata giù da quella strada - rispose l’uomo
indicando una strada che si trovava al di sopra di quel luogo.
- Quindi l’impatto con l’auto è stato
così forte che è stata scaraventata
giù? - chiese Paolo mentre Carlo, come imbambolato, li
ascoltava
- No, purtroppo non è così, è stata
anche accoltellata -
- Cosa?? - urlò Carlo, Paolo lo abbracciò: - Mi
dispiace mi dispiace - gli disse piangendo
- La posso vedere? - chiese Carlo in lacrime
- No mi dispiace, la potrà vedere domani dopo
l’autopsia - rispose il commissario, poi si
congedò ed andò verso i poliziotti per sapere
qualcosa di più.
- Me l’hanno ammazzata Paolo, me l’hanno ammazzata
-
- Mi dispiace amico mio, mi dispiace tanto, ho sperato fino
all’ultimo - rispose Paolo, mentre i due amici abbracciati
piangevano insieme. Poi insieme guardarono il corpo di Eva coperto da
un lenzuolo bianco,che veniva sollevato ed adagiato in una bara di
metallo, che venne chiusa e portata nell’auto.
- Mi ha lasciato - sussurrò Carlo.
- Ci ha lasciati - aggiunse Paolo stringendo l’amico.
L’indomani Carlo, accompagnato sempre dal suo migliore amico
Paolo, andò in ospedale per vedere per l’ultima
volta la sua Eva.
- Se la sente? - gli chiese la dottoressa mentre tra le mani reggeva i
fogli con i risultati dell’autopsia.
- Si, ma prima vorrei sapere … - rispose Carlo guardando i
fogli
- Le do una piccola buona notizia, Eva prima di morire non ha subito
nessuna violenza sessuale. Però le posso dire che ha fatto
una morte tormentata, molto dolorosa, come forse le hanno
già detto, è stata dapprima investita da un auto,
poi è stata accoltellata brutalmente,infatti abbiamo contato
nove ferite sul suo corpo, e infine è stata scaraventata
giù dalla strada sovrastante -
A quelle parole Carlo si portò una mano alla bocca:
- Ah! - urlò come se sentisse un forte dolore e Paolo gli
mise una mano sulla spalla.
- Ora mi segua, gliela faccio vedere - gli disse la dottoressa.
Il volto perlato, l’espressione serena, i capelli lunghi
neri,Eva era bellissima anche da morta, Carlo le prese una mano:
- Amore mio … non avrei mai pensato ad una fine
così, hai sofferto tanto quel giorno piccola mia, ed io che
pensavo che ti fossi arrabbiata con me per qualche motivo, ora sei qui,
stesa su questo letto, senza vita - dai suoi occhi scesero due lacrime
che bagnarono la mano della ragazza: - Chi è stato? Tu lo
sai amore mio, chi ti ha fatto una cosa simile? Ti prego, mandami un
segno da lassù, ti prego, ti supplico, dimmi chi ti ha tolto
la vita in questo modo -
Ad un tratto la dottoressa entrò nell’obitorio e
raggiunse Carlo:- Come va? - gli chiese
- Come vuole che vada, non può di certo andare meglio -
rispose il ragazzo, freddo.
- Comunque, Eva ha cercato di difendersi, in qualche modo, infatti
abbiamo trovato della pelle nelle sue
unghia -
- E si potrebbe risalire all’assassino? - chiese Carlo
speranzoso
- Beh bisogna fare delle ricerche accurate, una cosa è
certa, non era solo uno, abbiamo trovato della pelle con due DNA
diversi, proprio ora mi sono arrivati i
risultati - rispose la dottoressa agitando i fogli che aveva tra le mani
- Ma non si può sapere di chi sono? -
- No, a meno che la polizia non faccia analizzare i DNA di tutti i
pregiudicati della città, ma è difficile, troppo
difficile -
- A proposito, quando è morta? - chiese il ragazzo
- E’ morta il giorno stesso della scomparsa, alle ore 18:15 -
rispose la dottoressa.
Carlo sospirò e tornò a guardare la sua Eva che
si era addormentata per sempre in un sonno paradisiaco, si, il piccolo
Marco aveva ragione, Eva era diventata un angelo e non sarebbe
più tornata. La dottoressa capì che per quel
ragazzo era il momento più brutto della sua vita e
così, piano uscì
dall’obitorio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Io e te insieme per sempre. ***
- Ha avuto
una forte crisi questa mattina alle 7:30 accompagnata da una forte
tachicardia - disse il medico a Paolo
- Dottore, quanto gli rimane? Sia sincero -
- Don Paolo, purtroppo le devo dire con tanto dispiacere, che se vive
per altri 10 giorni, vuol dire che qualcuno da lassù gli ha
fatto un miracolo - rispose il medico.
- Grazie, che la grazia di Dio sia con lei - rispose Paolo.
Dopo il ritrovamento del cadavere di Eva erano cambiate tante cose,
erano ormai passati cinque mesi da quel giorno ma nessuno lo aveva
dimenticato. Paolo, il migliore amico di Carlo, il giorno del funerale
della ragazza ricevette la cosiddetta “chiamata” di
Dio e un mese dopo prese i voti e divenne Don Paolo; Carlo, invece, era
andato a ritirare le analisi ed aveva scoperto che tutto lo stress che
aveva subito gli aveva causato un tumore al cervello, e che purtroppo
gli erano rimasti solo quattro mesi e mezzo di vita.
Quella notizia non lo aveva per nulla rattristato ,anzi, lo aveva reso
felice perché finalmente avrebbe raggiunto la sua dolce
metà che era in cielo ad aspettarlo. Passati i quattro mesi
e mezzo, non era morto ma era andato in coma, e ora la sua fine stava
arrivando.
Don Paolo gli disegnò una croce sulla fronte con
l’acqua benedetta ed incominciò a pregare, anche
se era diventato prete era sempre il suo migliore amico e lui gli
voleva un gran bene.
“Carlo amore, apri gli occhi” disse una voce
femminile al ragazzo.
“Non aver paura amore mio, ci sono io qui” disse
ancora la voce, Carlo aprì gli occhi e si trovò
dinnanzi ad una luce forte ma non abbagliante. Ad un tratto la vide,
era bellissima, aveva due ali grandi e camminava verso di lui:
- Eva - sussurrò piano, lei annuì e gli prese la
mano: “Ora dobbiamo andare amore, io e te staremo insieme per
sempre” gli disse.
Carlo si alzò dal letto e con Eva andò verso la
luce ed insieme scomparirono con essa.
Ad un tratto il ticchettio delle macchine s’interruppe, Don
Paolo guardò Carlo, si era addormentato per sempre. Fece il
segno della croce e pensò “Ora sono insieme,
insieme per sempre”.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=668874
|