Wrong Time

di valetrinity89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Changed Plans ***
Capitolo 2: *** Stepped Into The Twilight Zone ***
Capitolo 3: *** How To Almost Kill Jasper With A Baseball Club ***
Capitolo 4: *** Crossing Words And Inspiration ***
Capitolo 5: *** Not My Kind Of Dress Darling ***
Capitolo 6: *** The Texan Tongue Question ***
Capitolo 7: *** Private Stalker ***
Capitolo 8: *** Whisky and Nirvana ***
Capitolo 9: *** Chan's Scream Strikes Again ***
Capitolo 10: *** Jellyfish! ***
Capitolo 11: *** Watching My Shoes ***
Capitolo 12: *** 4 Questions ***
Capitolo 13: *** Love-Struck Romeo Meets His Singing Juliet ***
Capitolo 14: *** The Première Before The Great Storm ***
Capitolo 15: *** The Storm Inside ***
Capitolo 16: *** Need ***
Capitolo 17: *** The Ecchoing Sea ***
Capitolo 18: *** Brand New Beginning ***
Capitolo 19: *** End Of The Beginning ***
Capitolo 20: *** Still In Your Thoughts ***
Capitolo 21: *** Let The Party Start! ***
Capitolo 22: *** Look Out 'Cos Here She Comes ***
Capitolo 23: *** Jump Into The Emptiness With A Kamikaze Style ***
Capitolo 24: *** Take It Professional! ***
Capitolo 25: *** Going On ***
Capitolo 26: *** Marvellous Flower ***
Capitolo 27: *** The Russian Question ***
Capitolo 28: *** The Fall And Momentaneous Rise ***
Capitolo 29: *** God's Strange Sadic Sense Of Humor ***
Capitolo 30: *** What The Thunder Said ***
Capitolo 31: *** No Hope, No Love, No Glory, No Happy Ending ***
Capitolo 32: *** Such A Beautiful Lie To Believe In ***
Capitolo 33: *** Everything Was Where It Must Have Been ***
Capitolo 34: *** Living In Sin ***
Capitolo 35: *** Epilogo - Me Too ***
Capitolo 36: *** Extra I - No You Viking! ***
Capitolo 37: *** Extra II - The Call ***
Capitolo 38: *** Extra III - The Marriage ***
Capitolo 39: *** Extra IV - The Other Side ***
Capitolo 40: *** Extra V - Come Home ***



Capitolo 1
*** Changed Plans ***


ch 1

PARTE I

 

Life is a moderate good play with a badly third act
Truman Capote


CHAPTER I – CHANGED PLANS


CANZONE DI VIAGGIO


Sole illumina il mio cuore

vento disperdi le mie pene e i miei lamenti!

piacere più profondo non conosco sulla terra

se non di andare lontano.


Per la pianura seguo il mio corso,

il sole deve ardermi, il mare rinfrescarmi

per condividere la vita della nostra terra

dischiudo festoso i miei sensi.


E così ogni nuovo giorno mi deve

nuovi amici, nuovi fratelli indicare,

finché lieto posso tutte le forze celebrare,

e di ogni stella diventare ospite e amico.


H. Hesse


Ah Vacanze!

Finalmente le mie meritate vacanze!

Era incredibile come dopo gli esami del secondo anno in università, durati fino a luglio, e dopo altre questioni secondarie e tante peripezie, potessi finalmente adagiare il mio sederino sul comodo divano di casa mia e mettermi dallo stadio “stress da studio” a quello “relax, take it easy !”.

Naturalmente il tutto era coordinato dal balletto dei miei neuroni, che a breve avrebbero lasciato il mio cervello in massa per recarsi alle Bahamas per un meritato riposo.

Ero così presa da una così bella prospettiva che non avevo calcolato una variabile impazzita: mia mamma.

Non feci nemmeno in tempo ad adagiare il mio deretano sul quel comodo divano sfoderabile di pelle di casa mia che mia madre, in versione “fa quello che ti dico perché sono io che te lo dico”, fece capolino vestita di tutto punto e pronta ad uscire per andare al club del libro, neanche stesse andando a prendere un tè con la regina Elisabetta in persona.

Il club del libro di mia madre era particolare.

Si leggevano libri su tutto ciò che riguardasse la vita di una casalinga tuttofare.

Quella settimana c’era “101 modi per fare economia”.

-Che fai?- mi chiese mia madre, come se stessi imbrattando i muri di casa con scritte anarchiche.

- Adagio il mio deretano finalmente sul divano ed estrapolo il mio cervello dal cranio per rimetterlo a posto tra circa due mesi e mezzo- a volte la mia vena un filo sarcastica veniva fuori. Feci un sorriso a trecentosessanta gradi per convincerla della mia affermazione.

Mi guardò con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate, in un aspetto alquanto imperioso avrei osato dire.

- Smettila di dire stupidate e vai a preparare le valigie coccinella.

- Non chiamarmi così mamma!-

Dicevo io, coccinella? Un nomignolo un po’ più decente no?

- Perché dovrei preparare le valigie poi?- solo in un secondo momento mi resi davvero conto di quello che aveva appena dichiarato.

Non ve lo avevo detto vero?

Dovevate sapere che mia madre era la maestra del dirmi le cose all’ultimo minuto, quindi mi preparai psicologicamente al peggio.

- Coccinella mia! Ti avevo detto che le vacanze le avresti passate da tuo fratello a Vancouver, ti ricordi? Parti domani piccola mia! Ti ho preso il biglietto un mese fa.

- Cosa?Come?Perché?E quando me lo hai detto?

A parte il fatto che la mia amica Monica mi avrebbe ammazzato perché stavamo progettando da un pezzo una vacanza a San Francisco, a parte che io ero italoamericana, trapiantata californiana al 100%, della serie “se mi tolgono il sole faccio la fine delle piantine rinsecchite della nostra vicina Mrs Polly”, perché cavolo mia madre mi voleva mandare da mio fratello?

- Non te l’ho detto??

OssantoIddio!

Sta di fatto che pur di non sprecare i soldi del biglietto, un po’ perché avevo voglia di vedere che fine avesse fatto mio fratello e perché Monica mi aveva chiamato dicendo che non poteva più partire ( Coincidenze avreste detto voi?Io la chiamavo sfiga!Supponevo che mia madre avesse fatto quattro chiacchiere con la mia amica ) dato che c’era stato un problema nella sua pasticceria, mi ritrovai contro la mia volontà - ma poi non così tanto- spedita su un aereo un po’ come pacco postale in quel di Vancouver.

Appena misi piede fuori dall’aereo i miei capelli, che non avevano mai avuto una forma definita, mai tutti lisci o tutti ondulati, si arricciarono a causa dell’umidità ed ora c’erano ciocche boccolose e non che vagavano libere come dei cowboy sulla mia testa.

Già stavo amando quella città.

Ritirai la valigia che come minimo pesava il doppio di me, a causa di tutti i libri che ci avevo infilato - per non parlare dello zaino – e andai alla ricerca di mio fratello più grande James.

Delucidazione: mio fratello più grande di cinque anni James lavorava nel campo della cinematografia.

Dopo tre anni ancora non avevo capito quale fosse la sua reale occupazione.

Non che non gli volessi bene, sia chiaro, ma, per quanto ne sapevo, poteva lavorare in incognito per l’FBI e io non mi sarei accorta di nulla.

L’ultima volta che l’avevo visto era stato a Pasqua e non faceva altro che parlare di contratti cinematografici per questo o per quell’altro film in giro per il mondo... e io facevo finta di ascoltarlo perché quel giorno stavo male a causa della prozia Maude che mi aveva fatto ingurgitare a forza talmente tanto cibo che in seguito digiunai per quattro giorni.

Mi guardai a destra e a sinistra in aeroporto.

Ero alla ricerca di mio fratello da dieci minuti ormai. Ero sicura che come al solito fosse in ritardo e io odiavo, ODIAVO davvero, i ritardi con tutta me stessa, quando ad un tratto, ecco che lo vidi.

Ma. Che. Diamine. Gli. Era .Successo?

Mi ritrovai un James molto cambiato. Aveva abbandonato i pantaloni strappati, le felpe e le magliette da metallaro per un completo giacca/cravatta ed i capelli lunghi e neri fino alle spalle ora erano del suo colore naturale, castano chiaro come i miei, corti, tirati su con quella che sembrava una superformula profumata di una tonnellata di gel più una tonnellata di lacca.

James corse verso di me e mi abbracciò forte. Io ero ancora sconvolta.

- Chi sei tu e che ne hai fatto di mio fratello?

- La solita scema!!Non ti piace il mio cambiamento?- e fece una giravolta per mostrarsi in tutto il suo splendore- Comunque non ti preoccupare, avevo solo un colloqui per un progetto. Dai dammi la valigia Cake!- la fissa dei soprannomi era un difetto di famiglia da parte di madre e mio fratello lo aveva ereditato.

- Almeno non mi chiami più coccinella come la mamma- cercai di guardare il lato positivo della cosa.

Mio fratello era molto più piacevole di mia madre sotto molti punti di vista

- Me lo ero dimenticato!- ridacchiò. Ma stare zitta io mai eh?- D’ora in poi solo coccinella!-

Stava scherzando vero?vero??VEROO????

- Quando parte il primo aereo per Los Angeles?-

Anzi qual è il primo aereo che partiva?


Ж


Per motivi di lavoro a me ancora sconosciuti, mio fratello passava parte delle sue giornate tra i set e la sua roulotte.

James abitava a Vancouver –anzi nelle vicinanze- ed aveva bisogno della roulotte?

Lui diceva che c’era sempre bisogno di lui e che quindi era meglio che fosse il più vicino possibile.

Altra cosa: per sorpresa non mi aveva detto a che film stesse lavorando in quel momento.

Si era pure meravigliato del fatto che io non l’avessi ancora scoperto!

Come se io passassi la mia vita davanti alla Tv per vedere solo programmi sul cinema...semmai l’avrei passata solo davanti a quelli musicali, possibilmente rock andante.

Arrivammo alla sua roulotte dopo aver passato non so quante barriere formate da bodyguard che ti guardavano in cagnesco che avevo paura che mi avessero preso per una terrorista.

- Oh cazzo!- esclamai io alla vista della roulotte.

- Che c’è??- mi chiese mio fratello preoccupato.

- La tua roulotte!

- Che c’è di strano?- ora mi guardava come se fossi pazza

- E’ così...così...

- Così cosa Valeria???- stava perdendo la pazienza

- Grande!-esclamai. Mio fratello mi guardò come se fossi senza speranza - E’ enorme - ed era vero - Ho per caso bisogno di un sentiero luminoso che mi conduce in ogni parte o c’è una mappa?

- Scema, la vuoi vedere dentro la tua roulotte sì o no?

- Perché questa roulotte è per me?- non ci potevo credere

- Se vuoi dormire nella cuccia del gatto per me non ci sono problemi, fa pure...- faceva pure lo spiritoso James!

- Ma se questa roulotte è tutta per me tu dove dormi fratellone?- questa sì che era una domanda intelligente!Il mio cervello si stava congratulando con me.

- Emh...ecco Cake...c’è una cosa che ti devo dire...

Era appurato da venti anni di relazioni con mio fratello che James che cercava di spiegarmi qualcosa rosso in faccia ed incominciando a sudare poteva significare solo una cosa...ragazze!

- Aaaahhhh!!!!- urlai, abbandonai la valigia e gli saltai letteralmente addosso!-Mamma andrà in brodo di giuggiole!!!!

- Cosa???- stava soffocando data la mia stretta da anaconda. Lo lasciai libero.

- Chi è la ragazza Jam??

- Ecco...- timido quando si tratta di ragazze, soprattutto se ne doveva parlare con me, poi ad agire non si faceva problemi ovviamente, ma tu guarda...

-Cuccioloooooooooooooooo!!!!!!!- qualcuno gridò

Cucciolo?Jam?James??Mio fratello cucciolo?

-Cosa…?!?- feci per dire io

-Sta zitta e non farmi fare figure di merda!!!- era quasi una minaccia.

“Leggermente” velata eh, ma pur sempre una minaccia.

- Perché dovrei farti fare figure di mer...oh cazzo!-

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Capitolo 2
*** Stepped Into The Twilight Zone ***


cap 2

Eccomi qui ...vi sono mancata vero ??? * dal pubblico si leva un bel NO*

: P invece sì  >.<

Rispondo prima alle recensioni, poi farò una piccola premessa che non ho fatto nel primo capitolo per la foga di postare finalmente ^^

@Ash: la mia prima lettrice e commentatrice *________*, non ti preoccupare, tutta la tua curiosità verrà ripagata ( sottofondo di risata malefica dell'autrice ), ancora il bello deve veramente arrivare, fidati!

@Princes: ebbene sì, sono piombata anche qui, non ti libererai più di me ù_ù the best is yet to come ...e cmq l'ho iniziata il 20 dicembre 2009 questa ff...guarda te la mia pazzia fino a dove è arrivata adesso :P

@ JOE_ : Jooooooooooooooooooeeeeeeee!!!! il mio soldatino della division è arrivato anche quiiiiiiii!!!!!!!! Contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto , mamma mia, ogni volta che ripenso che finalmente l'ho postata mi imbarazzo tantissimo perchè mi sento messa un po' al pubblico ludibrio xD

Bene...e ora la spiegazione signore e signori. Come potete ben vedere questa ff ha come protagonista una aragazza che ha il mio nome. La cosa è in parte casuale e in parte no. Io tendo a chiamare le protagoniste delle mie storie con il mio nome all'inizio ma alla fine rappresentano così bene le mie reazioni, rappresentano bene una parte di quella che sono e che vorrei essere, che il nome rimane quello perchè sono un mio specchio. A titolo informativo: Io non ho un fratello, ma una sorrelina più piccola che a volte mi fa dannare ( ma io le voglio un bene dell'anima lo stesso...salvo quando ascolta a palla Justin Bieber si intende -.-") e npon sono italoamericana trapiantata in california.... sono italiana al 100%.

Questa premessa era per non far sorgere dubbi alcuni o cosa.... e anche per una mia fissazione mentale di spiegare sempre tutto! Perdonatemi xD

Buona lettura! ^-^

CHAPTER II – STEPPED INTO THE TWILIGHT ZONE


Welcome to the jungle
We got fun n' games
We got everything you want
Honey, we know the names
We are the people that can find
Whatever you may need
If you got the money, honey
We got your disease


Welcome To The Jungle - Guns'n'Roses


Una ragazza bionda entrò nel mio campo visivo accompagnata da un ottimo odore di vaniglia. I capelli erano mossi, a tratti con boccoli ben definiti ( non come i miei, un velo pietoso era d’obbligo al riguardo...), gli occhi castani.

Abbracciò mio fratello e gli stampò un bel bacio sulla guancia. Dopo qualche minuto forse si accorse della mia presenza.

Feci un sorriso di cortesia, giusto per evitare di farmi etichettare subito come pazza.

- E tu chi sei?- fece allegra con gli occhi felici e le braccia al collo di mio fratello.

- Nikki, lei è Valeria, la mia sorellina. Cake, lei è Nikki, la mia ragazza- pose enfasi sull’ultima parola mentre io ancora tentavo di capire come le parole “Nikki”, “sua” e “ragazza” potessero stare nella stessa frase.

Stavamo sempre parlando di James, mio fratello, quello che aveva una ragazza per ogni mese dell’anno, per non parlare dei festivi?

E comunque io questa Nikki l’avevo già vista da qualche parte...

- Tua sorella?- fece Nikki stupita- Quella delle foto in piscina durante la festa in maschera? Come sei cambiata!

- Le hai mostrato quelle foto?- Io ero vestita da figlia dei fiori alla Janis Joplin, ubriaca per giunta - James io ti ammazzo nel sonno prima o poi!

- Oh, non ti preoccupare- mi rispose Nikki- Tanto le hanno viste pure i ragazzi!- 

Nonchalance docet.

- Ragazzi? Quali ragazzi?- ora sì che ero perplessa. 

C’era un sacco di gente che mi doveva delle spiegazioni, in primis mio fratello.

- Cucciolo, mi sa che tua sorella non ha capito ancora in che situazione si trova. Non glielo hai detto vero?-ora il suo tono era minaccioso.

Che minacciasse pure. Stavo con te sorella!

- No - e il premio “seguiamo le orme della mamma che mi dice sempre le cose all’ultimo!” andava a mio fratello James. Congratulazioni testa di cavolo!

- Come al solito - finalmente una che mi dava ragione. Nikki decise di illuminarmi sulla situazione visto che il punto interrogativo sulla mia testa si stava facendo delle dimensioni della Statua della Libertà.

Mi appoggiò una mano sulla spallan come si fa con qualcuno a cui si deve spiegare qulcosa di serio, importante e difficile da capire.

- Allora...vediamo... come te lo posso dire- si mordicchiò un labbro- Emh, è strano però che tu non l’abbia ancora capito. Ecco, io sono Nikki Reed, interpreto Rosalie Hale e questo è il set di Eclipse e tuo fratello lavora come aiuto regista-

Aspettò un attimo che assimilassi la cosa guardandomi dritta negli occhi come un ipnotizzatore.

-...-

Non so se potevano vedere che avevo gli occhi a grandezza scodella e forse la mia mascella aveva subito una slogatura. Non lo volli nemmeno sapere.

- Valeria hai compreso la situazione?- Nikki aveva paura di un mio collasso lì sul colpo.

E fu lì che scoppiai

- James io ti ammazzo! Nikki preparagli la tomba! Tu, essere ignobile morirai giovane e di te non rimarrà nemmeno la cenere!!!!!-

Incominciai a corrergli dietro, lui scappava e chissenefrega se tutti mi guardavano! Lui e le figure del cavolo che mi faceva fare!

Sì, ero pazza, ne ero consapevole, ma mio fratello era un uomo morto!


Ж


Ero nella roulotte, sdraiata a pancia all'insù, gli occhi chiusi e assorta in pensieri molto profondi...

Certo, e voi che ci avete pure creduto!

Mio fratello mi aveva lasciata lì con la scusa che mi dovevo riposare. Magari ci fossi riuscita!

Ero nella fase in cui stavo prendendo pian piano consapevolezza che migliaia, ma che dico migliaia, milioni, ma che dico, miliardi di ragazzine urlanti e non, con gli ormoni a mille mi avrebbero volentieri sparato un colpo in fronte, nascosto il mio cadavere e preso il mio posto in qualunque momento.

Io della saga di Twilight & Co. avevo letto solo i libri, amavo il modo in cui scriveva Stephenie Meyer e ne adoravo i primi due capitoli della saga cartacea, per non parlare dell’Ospite.

Però...

Però......

Però il film di Twilight proprio no! Non mi ero trovata per niente bene a vedere il film.

Quindi potrete benissimo capire come, una volta visto al cinema, poco mi fossi interessata a tutto quello che lo circondava –compresi gli attori- anche per una mia relativa mancanza di tempo.

Ecco perché non mi ricordavo dove avevo già visto Nikki.

Il mio mp3 stava riproducendo una vecchia canzone di Bon Jovi, una di quelle che sono nate tipo dieci o quindici anni prima di me per intenderci, ma che a me piacevano.

Decisi di prendere la situazione come veniva e cercai di rilassarmi.

Neanche mi accorsi, ancora con gli occhi chiusi e con il volume dell’mp3 a palla, che mio fratello mi stava chiamando da una buona manciata di minuti.

- VALERIA!- mi alzai di botto dal letto e spalancai gli occhi come due palline da golf.

Mio fratello stava davanti a me con un’aria poco rassicurabile e le braccia incrociate. Aveva abbandonato il suo completo giacca/cravatta per una maglietta dei Motorhead...ecco che ritornava il mio fratello metallaro. Non riusciva a vestirsi in maniera seria per più di metà giornata.

-Cazzo Jam urli sempre!- 

Darmi un colpettino per far vedere che mi doveva parlare era troppo difficile?

- Sei come la mamma, anche quando urli, la stessa voce- constatai togliendomi gli auricolari dalle orecchie.

- Se non avessi le cuffie nelle orecchie con la musica sparata a palla forse...ed io comunque non ho la voce da donna quando urlo -

- Sì sì, se ne sei convinto. Comunque perché mi chiamavi?- incrociai le gambe in attesa.

- C’è Nikki fuori, ti voleva invitare a fare una passeggiata nei dintorni, vieni? E per favore cambiati maglietta, quella dei Guns’n’Roses che hai addosso sotto la felpa sembra appena uscita dalla seconda guerra mondiale-

Allora mi provocava!

-Lascia stare la mia maglietta!E poi ha parlato quello che ha come minimo trenta magliette dei Metallica, una per ogni giorno del mese, per non parlare di quella degli Iron Maiden!Naturalmente tutte nere e per poco mamma non pensava di vestirsi pure lei di nero perché credeva fossi in lutto!-

Stavamo pian piano uscendo dalla roulotte e ora eravamo fuori in uno spiazzo.

- Adesso capisco perché ti ha mandato qui. Sei una rompiballe!Dov’è finita la piccola coccinella con i fiocchi rosa tra i capelli?

- E’ cresciuta Jam!E non chiamarmi ‘coccinella’- sbuffai- Ma dov’è Nikki?

- Valeeeeeeee!!!!!!!- qualcuno urlò il mio nome. Vidi appena la ragazza di mio fratello urlarmi un monito di pericolo che venni atterrata da qualcosa di peloso che mi leccò tutta la faccia.

- Oddio!Aiuto!!!- ero stata atterrata da un cane, questo era sicuro.

Dopo qualche secondo un’anima pia e volenterosa mi allontanò l’animale dalla faccia grazie a Dio! Mi aveva placcato peggio di un giocatore di rugby.

- Attila! A cuccia!!- il nome del cane almeno era azzeccato.

Forse direttamente ‘Flagello’ sarebbe stato più adatto.

- Bleah!- che schifezza avevo in faccia?

Mio fratello mi aiutò ad alzarmi. Era stato lui ad allontanare il cane

- Vale stai bene?-mi chiese Nikki preoccupata correndo verso di me. Ero appena stata placcata e leccata da un cane neanche mi stesse facendo uno scrub facciale, secondo lei come stavo?

Attila, il mio assalitore, un bulldog per capirci, ora se ne stava buono buono con la faccia d’angelo accucciato tra le gambe di mio fratello che lo teneva a bada.

- Ho bisogno di una doccia!Ma da dove è spuntato fuori quel cane?

- Niente- fece Nikki - Diciamo che l’abbiamo adottato dopo una pubblicità che abbiamo fatto contro l’abbandono dei cani -. La ragazza mi porse un intero pacco di fazzoletti ma io ero sicura che non mi sarebbero bastati.

-Nikkiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!- qualcuno urlò. Ci voltammo tutti e tre, compreso il cane.

Vidi un ragazzo che era come minimo il doppio di me, in tutti i sensi fisici possibili ed immaginabili, con un bel paio di occhi azzurri, i capelli molto scuri e corti e la faccia di uno che sembra avere sempre il sorriso perenne sul volto. Un bel pezzo di manzo americano ad occhio e croce.

Kellan, ovvio! Quell'informazione mi apparve come un flash nella mente.

- Oddio, ecco dov’eri Attila!Scusate ragazzi, mi è sfuggito con tutto il guinzaglio ed è scappato come se avesse fiutato odore di salsicce- poi guardò me accorgendosi della mia presenza

- E tu chi sei?

- Valeria, ultima vittima delle aggressioni di Attila, sorella di Jam, piacere. Scusa se non ti stringo la mano ma non penso tu ti voglia fare un bagno di bava di cane- dissi ironica

-Piacere!- sorrise- Alleluia, finalmente ti conosco!Devo dire che sei meglio che nelle foto...- Grandioso!A questo punto c’era solo una cosa da fare...

- Jam dammi quelle foto che le brucio

- Tanto ho i negativi..- mi rispose mio fratello facendo le carezze ad Attila

- Brucio pure quelli sennò brucio pure te

Kellan si mise a ridere

- Ah, quanto mi vuoi bene sorellina!

- Da morire!-

Attila abbaiò.

Ж


A causa dell’assalto canino mi dovetti fare un’altra doccia

E per aggiungere un cosiddetto danno alla beffa, Attila non faceva altro che seguirmi. Fu così che me lo ritrovai nella roulotte che sonnecchiava per terra ai piedi del letto.

Dai, alla fine era tenero, assalti a parte...

Uscii dalla doccia ed incominciai a cambiarmi. Ero in pantaloni e mi stavo infilando la maglietta sopra il reggiseno quando Attila incominciò ad abbaiare verso la porta.

Mi voltai verso quella direzione, convinta che il cane avesse fiutato un gatto, con la maglietta ancora tra le mie mani, e vidi un paio di occhi verdi che mi fissavano stupiti.

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Capitolo 3
*** How To Almost Kill Jasper With A Baseball Club ***


chap 3

Rieccomi con il mio aggiornamento oh miei fan...almeno, quei pochi che ho! xD

Rispondo alle recensioni che è meglio xD

@Ino: Abbasso le mary Sue ù_ù almeno Xena aveva carattere da vendere

@Joe: meno male che fa ridere...pensa se faceva piangere :)

@Princes: Eccoti il saluto alla "Cake"

Divertitevi...stavolta capitolo corto ^^

CHAPTER III – HOW TO ALMOST KILL JASPER WITH A BASEBALL CLUB

 

 «Yeah, I'm a rocket ship on my way to Mars
On a collision course
I am a satellite I'm out of control
I am a sex machine ready to reload
Like an atom bomb about to
Oh oh oh oh oh explode

I'm burnin' through the sky yeah
Two hundred degrees
That's why they call me Mister Fahrenheit
I'm trav'ling at the speed of light
I wanna make a supersonic woman of you »

 

Queen- Don’t stop me now

 

Passarono pochi nanosecondi.

Cacciai un urlo che avrebbe fatto resuscitare i morti e fatti morire un’altra volta per il sangue che gli avrei fatto uscire dalle orecchie.

Tirai al ragazzo le prime cose che mi capitarono sotto mano, penso che tra quelle ci fossero stati anche un pettine e una spazzola.

- Attila, attacca!- Mi infilai finalmente quella dannata maglietta ed entrai nella modalità “stato di guerra” mentre il cane stava bloccando fuori lo spione attaccandosi ai suoi polpacci.

Presi una delle mazze da baseball professionista che mio fratello aveva dentro l’armadio ( sì, amava il baseball ) ed uscii fuori imbufalita come un toro durante la fiera di Pamplona.

Non so come, ma Attila aveva atterrato quel ragazzo.

Io e quel cane saremmo andati molto d’accordo.

Mi avvicinai con tono minaccioso brandendo la mazza da baseball.

Il ragazzo in questione aveva i capelli evidentemente tinti, biondi e ricci, nonché per aria, gli occhi verdi e mi guardava terrorizzato.

Io però quel ragazzo sentivo di averlo già visto, ma dove?

Mi abbassai fino a che non fummo viso a viso.

Una cosa era sicura: aveva degli occhi favolosi...Stop! Non era questo il momento per fare certi commenti...anche se il ragazzo in questione era ben piazzato... E BASTA!

-Non lo sai che gli spioni fanno sempre una brutta fine?-

Attila abbaiò come a sottolineare la cosa.

Era parecchio spaventato, lo si capiva da come inghiottiva rumorosamente la saliva.

- Lo avevo sentito dire- mi rispose il ragazzo balbettando

- E allora come mai mi stavi spiando, tra l’altro mentre mi cambiavo?- stavo sottolineando la cosa con la mazza da baseball che per intenderci ora era posta sotto il suo mento.

-Io...-

- CAKE!CHE DIAMINE STAI FACENDO?- ecco mio fratello arrivare in pompa magna.

Sbuffai. Secondo lui che stavo facendo? Strip-poker nella cripta con Tomo Milicevic ( NdA chitarrista dei 30 seconds to mars) mentre Johnny Depp teneva le puntate?

- Ti sei salvato per il rotto della cuffia- dissi seria al ragazzo rialzandomi.

- Jay, perdona mia sorella se puoi, stai bene?- mio fratello aiutò il malcapitato ad alzarsi. Era parecchio disorientato. Sì, gli volevo rispondere, eravamo fratelli... sì, lo sapevo che Jam non era figo quanto me, pazienza!

- Sto bene- il cosiddetto Jay aveva i capelli per aria.

Pardon, aveva una criniera biondo tinta per aria. 

- Tua sorella è pazza lo sai?

- Lo so!-

Che facessero con comodo, tanto stavano solo (s)parlando di me!E comunque, non ero dove ero se non fossi stata un po’ pazza! Non lo sapevano che la pazzia era il sale della vita?

- Che diavolo ti è preso?- calma fratello.

Indietreggia lentamente Valeria, con nonchalance, non fare movimenti bruschi.

- Mi stava spiando mentre mi cambiavo e io l’ho scoperto- ecco, calma appunto.

James era parecchio confuso ora. Imparava a fidarsi di sua sorella. Non mostravo le mie grazie a chiunque IO!

- Stavo venendo a cercarti James, pensavo fossi nella roulotte. Ho bussato, nessuno rispondeva e la porta non era bloccata. Ho pensato che dato che è domenica ti stessi riposando un attimo...invece ho trovato lei- era diventato rosso.

Anche io diventai rossa. Roteai un attimo la mazza da baseball per non pensarci.

- Poi Attila ha abbaiato e sono stato messo KO-

- Ah - fece mio fratello con pseudo-fare comprensivo. Forse aveva capito la situazione

- Capisco...ora Cake chiedi scusa a Jackson per la tua reazione eccessiva-

- COSA??????- Ok, io l’avrei diseredato nel caso avessi avuto una fortuna in futuro e avessi dovuto fare testamento.

Sapevo che Madre Natura aveva sbagliato qualcosa quando aveva creato mio fratello, in quell’istante ne avevo la certezza assoluta quasi matematica.

- Forza, mi stavi per ammazzare un attore, chiedi scusa...sennò richiamo mamma!

- Sei un fetente Jam -  la mazza l’avrei voluta usare su di lui!

- FORZA! E SII COSTERNATA!!-Pure! Questa me l’avrebbe pagata. Sospirai.

- Mi dispiace di averti aggredito. Scusa se ho avuto una reazione eccessiva- Ecco. L’avevo detto.

Attila mugolò.

- Dispiace anche ad Attila - aggiunsi

- Bene - concluse mio fratello- Io ero venuto a vedere se ti eri ripresa, a quanto pare sì. Ti volevo dire che ha chiamato mamma per sapere se era tutto a posto. Facciamo che dimenticherò l’accaduto e che non si ripeterà più. Intesi?

- Sì mamma- gli risposi.

- E non prendermi in giro!

- Si Fuhrer!- Jackson rise sotto i baffi

- Valeria!-

- Ok ok- e che palle! Non si poteva fare un po’ di sano umorismo?

- E ridammi la mazza da baseball pazza!- me la sequestrò con mio amaro rimpianto- Ora vado da Nikki. Non fare cavolate!- si premurò.

Mio fratello lasciò il trio cane - me - Jackson da soli. Io osservavo questo ragazzo con la coda dell’occhio.

Che silenzio imbarazzante. Una tomba sarebbe stata più viva, il che era tutto dire.

- Mi dispiace per averti spiato, davvero, perdonami- disse ad un tratto. Rimasi quasi spiazzata dalle parole dopo tutto quel silenzio.

- Per stavolta sei perdonato- cercavo di mettere la situazione un po’ sul comico. Gli sorrisi.

- Grazie. Credo che siamo partiti con il piede sbagliato. Io mi chiamo Jackson- mi tese la mano destra.

- Valeria, piacere- aveva la pelle calda al tocco, ed una stretta sicura e decisa. Indossava pantaloni scuri e un maglioncino blu che mettevano in risalto i suoi capelli tinti e la carnagione chiara. Ai piedi stivali da cowboy.

- Che ruolo hai in questa baraonda che si chiama Twilight Saga?-

Lui mi guardò come se avessi chiesto qualcosa di scontato. Mi osservò un attimo come a soppesare se la mia domanda fosse sarcastica o meno.

-Interpreto Jasper- confessò.

Ecco dove l’avevo visto!

-Lo sai che hai un grande dovere addosso?E’ uno dei miei personaggi preferiti -

Cosa assolutamente vera!

Jasper era in assoluto il mio personaggio preferito insieme ad Alice, Esme, Emmett e Leah.

-Davvero? Beh...cercherò di non deluderti allora- e mi sorrise. I suoi occhi brillarono in una maniera tutta particolare. Ecco che il mio punto debole si stava facendo vedere. 

Occhi per l’appunto. 

Accipicchia!

Attila abbaiò richiamando la mia attenzione. Pensai che volesse farsi una passeggiata.

- Ho capito...ma appena assali qualcuno con me hai chiuso Attila -

A volte avevo davvero poca pazienza per certe cose.

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Capitolo 4
*** Crossing Words And Inspiration ***


ch 4

Vedo che il mio colpo di mazza è piaciuto! Mi fa piacere, davvero, davvero.

Bene, ora godetevi questo capitolo un po' di transizione... non potete pretendere che Cake prenda a mazzate il figo qualunque che le capita sotto tiro 

ps: @Joe: Approfitto! Approfitto! Se mi capita sottomano giuro che...lasciamo perdere, mi hai capito... quello che faresti tu a Gocciolone xD

CHAPTER VI – CROSSING WORDS AND INSPIRATION

 

L'amicizia percorre danzando la terra, recando a

noi tutti l'appello di aprire gli occhi sulla felicità

Epicuro

 

Vedere come veniva creato un film da un semplice copione era davvero interessante ed istruttivo. Perché non facevano mai stage di questo genere in tutte le scuole?

Grazie a tutto ciò riuscivo anche a capire meglio il lavoro di mio fratello, che insieme a quello del regista, era sicuramente uno dei più impegnativi. Sostanzialmente ci si doveva camuffare ben bene da factotum!

Ormai ero lì da due settimane e avevo conosciuto tutti.

Kellan, Nikki, Ashley ( che appena avevo pronunciato di mia spontanea volontà la frase “Io voglio fare shopping sfrenato” mi aveva sequestrato per un’intera giornata solo per soddisfare questo mio desiderio), Robert ( Mio compagno di bevute di birra e che io chiamavo Bob), Kristen, Tay, Peter, Elizabeth...tutti insomma!

Ma, a dir la verità, quello più misterioso restava sempre Jackson.

Tale e quale a Jasper, aveva un certo alone di mistero intorno a sé e ogni tanto ci pensavo su.

Mio fratello diceva che riuscivo a cogliere parte di un carattere di una persona guardandola solamente in faccia. Ecco, Jackson era l’eccezione a tutto ciò, ma avrei risolto il mistero!

Comunque, nonostante tutto, c’era un’altra cosa che mi faceva impazzire di rabbia.

Cazzo, due settimane che ero lì e più della metà dei giorni c’era un tempo stile ‘November Rain’ dei Guns’n’Roses.

Ottimo per il film ma disastroso per il mio umore.

Io amavo i cieli azzurri, quelli senza una nuvola, quelli dove con un solo sguardo ti perdi nell’immensità. Mica ero Constable, il pittore che amava dipingere le nuvole io!

Per fortuna Attila mi faceva compagnia quando la depressione-da-tempo mi coglieva.

Se il primo impatto tra me e codesto bulldog bianco a macchie marroni non era stato dei migliori, in seguito mi affezionai pure a lui.

-mmm...- eravamo in pausa pranzo, avevamo appena finito di mangiare e Kellan si stava applicando in una cosa altamente istruttiva: Le parole crociate.

Io stavo disegnando, quindi ero mezza persa nel mio mondo.

Seduti al tavolo c’eravamo io, Ashley che guardava alcuni miei disegni di abiti, Kellan con il cruciverba in mano, Jackson che strimpellava qualche nota alla chitarra e trascriveva su uno spartito, cosa che faceva spesso, e Attila che sotto il tavolo mangiava il pranzo dalla sua ciotola

-Qualcuno mi può aiutare con le parole crociate?Odio lasciarle incomplete - Kellan affermò mezzo disperato grattandosi la fronte.

-Spara la definizione- fece Jackson lasciando da parte chitarra, matita e spartito

-50 orizzontale: funzione trigonometrica inversa... trigonometrica inversa?Che roba è????-

Jackson si mise una mano sotto il mento mettendosi ad ascoltare le farneticazioni kelliane su ciò che poteva essere la risposta.

Io li guardai un attimo divertita.

E fu lì che l’ispirazione mi fulminò in pieno con tutta la sua potenza.

Presi immediatamente un altro foglio ed incominciai a ritrarre la scena.

Di solito non facevo ritratti. Non mi riuscivano mai. Mi basavo solo sulla mia fantasia.

La mia mano frenetica -almeno secondo me- percorreva il foglio lasciando tratti a volte leggeri, a volte più marcati, quasi fosse posseduta da qualche dio ignoto.

All’inizio sul foglio abbozzai solo le forme di base, la costruzione dei corpi, poi quest’ultimi si facevano pian piano più definiti, più dettagliati, assumendo forma e profondità.

Non so quanto tempo stesi ferma lì a lavorare su quel ritratto ma alla fine, quando alzai lo sguardo dalla mia opera, dopo aver guardato il risultato finale, un ritratto di Jackson e Kellan che risolvono parole crociate, i tre ragazzi seduti allo stesso tavolo mi guardavano strano.

-Che c’è?- le mie mani erano tutte sporche di matita. Presi dalla mia borsa una salvietta per pulirle.

-Mi fai paura- mi rispose Kellan. Ashley annuì come per dargliene atto -Sei un mostro-

-Posso vedere?- mi chiese Jackson indicando il mio disegno. Il suo sguardo dalle iridi verdi era...imperscrutabile, se dovevo dirla tutta. Mentre osservava il mio ultimo parto mentale presi in braccio Attila e incominciai a fargli grattini come gli piacevano e chiesi a Kellan:

- Sei riuscito a trovare la definizione della 50 orizzontale?-

- Emh...no...non ancora

- Fa vedere...magari ho un’illuminazione divina- mi mostrò il cruciverba. All’altezza del 50 orizzontale c’erano solo le prime due lettere “a” ed “r” poi due più in là una “s” ed una “e”.

Pensai, pensai e ripensai.

Ecco che mi erano serviti tutti quegli anni al liceo. A risolvere i cruciverba!

Dovevo tirare fuori quello che avevo studiato due anni prima da trigonometria. Fosse stato facile!

-Ci sono!- altra illuminazione!-Prova con “ arcosecante ” e poi guarda se è giusto!

In effetti quella parola ci stava, ma noi, per essere più sicuri, andammo a controllare. 

Rettifico, Kellan andò a controllare.

Guardò il cruciverba.

Guardò me.

Poi ancora il cruciverba.

Poi ancora me.

Si alzò e venne da me, controllandomi la fronte. Io scostai la sua mano.

-Allora?-

Ashley e Jackson stavano perdendo anche loro la pazienza.

-Sto vedendo se hai scritto enciclopedia del sapere umano in fronte perché ora tu mi devi spiegare come cavolo fa ad essere giusto -

-Ah...beh...il liceo sarà servito a qualcosa no?- feci la faccia più innocente che avevo. Quello era il frutto di estati passate sotto l'ombrellone a grattarsi la pancia insieme alla propria madre. Le parole crociate erano un must di ogni mia estate, insieme a circa 4 o 5 libri.

Kellan mi guardò ancora strano

-Ribadisco, tu sei un mostro-

Io mi misi a ridere e Kellan si aggiunse a me.

- A che serve essere vampiri se abbiamo Valeria che ci batte tutti? Mi sento inferiore!- oddio Ashley era colta dalla depressione. Sapevo che stava facendo la tragica apposta ma io la assecondavo sempre.

Le feci pat-pat sulla spalla.

-Dai Ash, appena puoi andiamo a fare shopping insieme, contenta?-stavo segnando la mia morte lo sapevo, ma nessuno batteva Ash quando si trattava di shopping. 

Uno dei motivi per cui l’avevano presa per Alice?

Chi lo sapeva!

- Sììì- lanciò un gridolino, che fece scappare Attila via di corsa, e mi stritolò in una morsa degna di Emmett.

- Ash-non-respiroooooooo!!!!!!!!!!-

- Scusa- allentò la stretta.

Jackson mi porse il mio foglio disegnato mentre ero ancora stretta nella morsa di Ash.

- Mi piace- mi disse il ragazzo –Mi piace com’è disegnato. Perché non hai fatto una scuola d’arte?

Ecco la domanda da un milione di dollari che mi facevano tutti.

- Beh... è una cosa che voglio coltivare, non imparare. Mi piace tenerla come hobby, come una valvola di sfogo in ogni momento...comunque, se vuoi tieni quel disegno. A casa ne ho talmente tanti che non so più dove metterli-

- Grazie!- mi rispose lui con un sorriso

- Figurati!-

- Ehi ragazzi- ci voltammo tutti. Bob stava arrivando ancora truccato stile Edward Cullen con in mano una poco vampiresca aranciata.

- Che ne dite di uscire stasera?Tanto domani mattina non dobbiamo lavorare grazie al cielo.-

Bob aveva voglia di fare baldoria mi sa...per quanto gli fosse permesso poverello

- Perché no?- gli rispose Ashley- Cake ( anche lei ormai mi chiamava così ) Andiamo, necessiti di trucco, parrucco e vestito.-

Mi prese per un braccio e mi trascinò via.

A malapena riuscii a riprendere tutte le mie cose dal tavolo, mimando un “aiuto” agli altri ma invano.

Maledizione!E ora chi la fermava più?

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Capitolo 5
*** Not My Kind Of Dress Darling ***


chap 5 Buona domenica a tutti!!!!
Lascio questo nuovo capitolo...sempre di transizione, ma stavolta è più lungo :P
Prima però rispondo alle 2 recensioni xD
@Joe: ormai Gocciolone è uno di noi...senza averlo mai visto in faccia xD
@princes: darling... non vedo l'ora di leggere le recensioni dei capitoli futuri xD

CHAPTER V – NOT MY KIND OF DRESS DARLING


I have never dreamed it
Have you ever dreamed a night like this
I cannot believe it
I may never see a night like this
When everything you think is incomplete
Starts happening when you are cheek to cheek
Could you ever dream it
I have never dreamed, dreamed a night like this


A Night Like This – Caro Emerald


- Tu sei matta!Io non mi metto certe cose!!!!!!!- esclamai dentro la mia roulotte ad un’ Ashley alquanto seccata. Mentre io le sbraitavo contro lei tentava di convincermi ad indossare un abito che sembrava esser uscito fuori dal set di ‘Chicago’. Bianco panna con tante frange, lungo fino al ginocchio, con spalline fini dello stesso colore.

Mai come in quel momento avevo desiderato un paio di jeans ed una maglietta.

- Dai!Dai!Dai!Ti prego!!!- stava implorando da un po’.

- No! Scusa, ma poi dove l’hai preso quel vestito?- domanda alquanto intelligente, i miei neuroni si stavano autocomplimentando.

- Non farti domande di cui non vorresti sapere le risposte!-

Rimasi un attimo interdetta dalla sua affermazione.

- Allora?

- No!

- Va bene...e questo?-gettò il vestito sul mio letto e ne prese un altro dalla sedia. Li aveva portati tutti circa un’ora fa dalla sua roulotte alla mia e tentava di farmene indossare uno per stasera.

- Mmm...- fu la mia risposta alquanto incavolata

- Uffa! Ecco, tu non mi vuoi far vincere!- modalità “piccolo-folletto-arrabbiato-Ash” attivata.

Un momento.

- Vincere? Cosa dovrei farti vincere?- incrociai le braccia.

- Emh...- aveva la faccia di una che si era appena incastrata da sola.

- Ash?!?!

- Prometti che non ti incazzi?- stava facendo gli occhi stile gatto di Shrek, il che era un primo segnale che la cosa non mi sarebbe piaciuta affatto.

- Spara- dissi io esasperata

- Kel mi ha fatto scommettere 200 dollari su fatto che tu saresti venuta stasera vestita con uno di questi- e indicò gli abiti. Ora aspettava solo la mia reazione.

Non avevo nemmeno la forza di arrabbiarmi. Oramai ci avevo fatto il callo.

- Ash...

- Mi ha punta sull’orgoglio! E comunque io gli ho detto che tu ne saresti capace, di presentarti decentemente, è lui quello che ha scommesso contro di te... anche Jackson era dalla mia parte, però lui non ha puntato...

- Perché lui è un ragazzo intelligente!

- Dai Dai Dai!!!!!!Cake - mi mise una mano sulla spalla- Vuoi davvero farmi perdere 200 dollari?

Pausa di silenzio.

Sapevo che in qualche maniera me ne sarei pentita forse. Ma io ero troppo buona ecco tutto.

- Dammi il vestito che hai in mano -

- Siiiiiiiiii!!!!!!Cake ti amo!- Mi abbracciò di nuovo come un’anaconda. Tentai di liberarmi per non morire per asfissia. Di nuovo.

- Certo, certo- andai in bagno a cambiarmi

- Se davvero tutti mi amano come mai sono ancora single?- urlai da lì dentro.


Ж


- Io dico che stasera qualcuno ci rimane secco- mi disse Ashley guardandomi ancora una volta. Mi guardava estasiata.

Io invece mi sentivo più nuda che mai, dato il fatto che non ero tipo da vestiti o gonne. A me piaceva disegnarli ma le mettevo di rado, di solito sotto tortura, se capite quel che intendo.

Indossavo un vestito che andava verso i toni del viola. Aveva molte sfumature tendenti verso quel colore, l’unica cosa, anzi le due uniche cose che mi turbavano erano:

1- L’abito non aveva le spalline. Come poteva questo essere un problema? Bene, madre natura non vi aveva dotate di un seno prosperoso come il mio.

2-Avevo le gambe completamente scoperte dato che l’abito, o fazzoletto come lo stavo rinominando io in quel momento, mi arrivava fino a sopra il ginocchio. Per inciso, io odiavo mostrare le gambe, a meno che non ero in costume, visto che non potevo buttarmi in mare con i tutti i vestiti.

Continuiamo con la descrizione di come Ashley mi aveva conciato. Sotto il seno avevo una fascia, unica mia consolazione per la paura che il seno mi potesse strabordare.

Lo sapevo, ero paranoica!

Ma io ero una che si vergognava per certe cose!

Sotto questa fascia la gonna si allungava come la corolla capovolta di un fiore, con un effetto setificato.

A tutto ciò, come se Ashley non fosse stata contenta abbastanza, mi fece indossare un paio di scarpe viola scuro con un tacco che vertiginoso era dire poco.

Non era colpa mia se ero buona, e se Ash mi aveva minacciato con la tortura se non le avessi messe.

Una cosa positiva era che almeno per una sera i miei capelli erano stati resi in boccoli ben definiti e lasciati sciolti.

Ashley invece sembrava a suo agio con quello che indossava.

Forse per il fatto che oltre ad essere attrice era anche una modella.

No, non vi stavate sbagliando, avevo una “parvenza” di invidia nei suoi confronti.

Comunque, indossava un vestito blu stretto fino alla vita e lungo fino al ginocchio, con spalline nere. Scarpe e borsetta coordinati ovviamente. I capelli erano legati in una coda alta, con un ciuffo alla destra lasciato libero.

In quel pomeriggio avevo capito cosa si provava ad essere una cavia da laboratorio.

O più semplicemente Bella Swan nelle mani di Alice Cullen.

Lei e Ash erano uguali a livello di carattere, veggenza a parte si intende.

Erano entrambe solari, allegre, mettevano buon umore e, per quanto riguardava Ash, le piacevano gli U2.

Era cosa buona e giusta!

Ci avviammo insieme verso il locale in taxi.

Quando fummo davanti ad esso mi venne un dubbio.

A quanto pare forse si era sparsa la voce che un certo cast aveva scelto un certo locale perché non avevo mai visto tante persone in fila, forse solo al Viper quando ci passavo in macchina con gli amici ogni tanto, di sera.

Per fortuna nessuno di quelli in fila si accorse di come con nonchalance noi due ragazze passammo davanti a tutti, in caso contrario mi sarei riparata dietro il bodyguard che era due volte Kellan.

Il locale era pieno di gente, in parte riversa sulla pista da ballo.

Sapevate qual era l’unico difetto di questo locale?

La musica. Cioè non tanto il volume forte a cui ci avevo oramai fatto il callo a furia di concerti rock, ma il tipo di musica da pseudo/discoteca che a me sembrava sempre uguale ... ta-ta-tuz-tuz.

Però per gli amici si faceva questo ed altro, no?

Io ero dietro ad Ash che mi teneva per mano, in modo da non perdermi in tutto quel bordello.

Raggiungemmo gli altri che erano nel privè, seduti su divani di pelle nera.

Mi dovevo far dire dal bodyguard dove li avevano presi. Poteva essere un’idea per rinnovare il salotto, perché erano davvero belli.

Altro che deformazione professionale, la mia era deformazione casalinga!

Ero ridotta male.

Tornando a noi, i ragazzi avevano già ordinato da bere, a quanto potevo vedere da dietro le spalle di Ash.

Mentre io osservavo ciò, mio fratello faceva il piccioncino con Nikki, della serie “ti amo di più io, noi io di più “, Bob rideva di qualcosa con Jackson, Kristen e Taylor che, a mio modesto parere, non assomigliava proprio un diciassettenne con tutta quella massa muscolare che si ritrovava.

- Noi abbiamo una scommessa in corso!- eccolo lì, Kellan che parlava quando meno doveva. Il ragazzo aveva l'aria di chi sapeva che avrebbe vinto e intanto sventolava in una mano alcune banconote.

- Cake, ti prego...- mi fece Ashley supplicandomi quasi di farmi avanti.

- Ok, ok...- andai di fronte a Kell con ancora addosso il mio impermeabile stile Casablanca

- Ash, mi tieni la pochette?- la ragazza me la prese gentilmente dalle mani.

Se dovevo fare le cose fatte bene, dovevo farlo.

Mi tolsi l’impermeabile con una lentezza degna di uno spogliarello, ci mancava solo il sottofondo, e lo feci scivolare dalle mie spalle.

-Cake!- questo era mio fratello ovvio – Che diavolo ti sei messa addosso?- era sconvolto. Andava bene che cerete cose non le mettevo quasi mai, ma la sua reazione mi sembrava alquanto esagerata.

Come se Nikki non si fosse mai messa un abito del genere!

-Oh finiscila Jay - gli fece Nikki a tono. – E’ una ragazza, non un ermafrodita asessuato!Vai Cake!-

Io le avrei fatto un monumento.

Se diventava mia cognata, James aveva la mia approvazione.

Guardai Kellan. Era sconvolto come me la prima volta che mi ero vista allo specchio prima di uscire.

Gli chiusi la bocca per paura che ci entrassero le mosche dentro ed intanto sfilai pian piano i 200 dollari che doveva ad Ash dalla sua mano.

-Ash ho un regalo per te!- feci io alla ragazza

Kellan stava facendo resistenza. A quanto pareva odiava perdere, lo vedevo dal suo sguardo. Non voleva mollare la presa sui soldi, ma era anche vero che io ero io.

-Kellan, il potere delle donne è molto ampio e pericoloso e se non molli i soldi che hai perso ti giuro che ti minaccio con Attila fino a farti fare il giro di tutti i set per il film con solo- e posi un’enfasi molto marcata sulle successive ultime parole - Un tanga rosa shocking!-

Lui mollò subito la presa.

Forse aveva paura che, data la mia pazzia galoppante day by day , lo facessi veramente.

Passai i soldi ad Ash.

- Grazie darling. Ti regalerò la collezione completa degli U2, edizioni limitate dei cd ovvio. Tutto pur di far perdere il nostro caro Kellan! Non so quanti soldi mi ha sfilato a furia di scommesse!-


Ж


Io e Nikki ci stavamo scatenando in pista. Ero riuscita a staccarla da mio fratello aka labbra a ventosa e non si era rivelata una missione facile.

Avevo bisogno di muovermi e scatenarmi dopo le due bottiglie di birra che mi ero bevuta. 

Non dovevate pensare male, io reggevo bene l’alcool, non come labbra a ventosa che bastavano due chupiti e andava più fuori di una cocuzza. Mi chiedevo come era possibile che avessimo quasi lo stesso corredo genetico.

Per evitare che certi tipi si attaccassero troppo a noi in pista era venuto anche Kellan, cosa che mi fece parecchio ridere quando lo vidi ballare, ma poverello, era meglio non infierire troppo con lui quella sera. Aveva già perso 200 dollari.

Alla fine, nonostante le mie paranoie, mi stavo divertendo.

Ad un tratto, dopo tutta la musica tecno/disco/ hip hop che poteva esistere in tutto l’universo a noi conosciuto e sconosciuto e chi più ne ha più ne metta, una schitarrata percorse l’aria e attraverso la barriera del suono giunse alle mie orecchie.

Mi bloccai come se mi avessero congelato sul posto.

Solo una canzone poteva iniziare in quella maniera, e ogni volta mi faceva venire i brividi dalla punta dei piedi, passando per ogni vertebra della schiena, diretta fino al mio cervello.

-Che hai?- Mi fece Nikki preoccupata, seriamente. – Cosa hai visto?-

-Voi due- e indicai i miei compagni di pista – Ballate con me questa canzone senza obiettare!

Entrambi prima si guardarono in faccia e poi decisero che era meglio per loro fare quello che gli avevo imposto. Non mi avevano ancora vista pazza del tutto, il che forse fu più un bene per loro.

Ma chi tra noi non si scatenerebbe sentendo “Plug In Baby” dei Muse?

Ecco appunto.

Così feci in quel momento ed entrambi i miei compari furono presi dalla mia frenesia.

- Ok - Kellan prese me da una parte e Nikki dall’altra – Ricordaci di portarti ad un concerto dei Muse la prossima volta- ridemmo tutti e tre insieme e sempre insieme raggiungemmo gli altri

- Ci conto!- feci io.

“Io + Concerto dei Muse + amici = pazzia permanente” era una delle equazioni della mia vita.

Quando arrivammo dagli altri questi ci guardarono tutti strani, abbracciati com’eravamo.

E vabbè, ci eravamo scatenati giusto un pochettino ma eravamo giovani!

Ad un tratto, sopra tutto quel bordello di musica, non so come feci a sentire la suoneria del mio cellulare.

Notion dei Kings Of Leon

Mio fratello, captando con le orecchie il suono del mio cellulare che squillava, me lo lanciò- che idiota- ed io per un pelo lo presi al volo rischiando di andare addosso a Tay.

-Scusa Tay, ho un fratello idiota-

-Figurati- mi rispose lui bevendo una birra –Puoi venirmi addosso quando vuoi –

Mi dispiace Tay, ma io non ci provavo nemmeno con quelli più piccoli... desolata.

Presi il mio impermeabile ed uscii fuori per riuscire a capire:

1- chi mi avesse chiamato

2- che cosa volesse

-Pronto?- ero fuori da tutto quel bordello, sgattaiolata da un’uscita secondaria per un attimo.

Il fresco della notte era decisamente l’ideale per uno spirito accaldato come il mio in quel momento.

-Vale? Ma dove diamine sei?- Era Monica, la mia amica con la quale dovevo andare a San Francisco.

- Se te lo dico non mi credi. Ma come mai mi chiami a quest’ora? E’ successo qualcosa?

- Dai Jay non graffiarmi la gamba!- Jay è il suo gattino – Ok, ho una bella notizia per te Puffola ( i miei nomignoli erano come i rotoloni Regina, non finivano mai )

- Davvero? Spara!

- Veniamo a Vancouver! Io, Laura e Marta.

-...- ero rimasta senza parole.

- Vale? Puffola?Tutto ok?

- E’ GRANDIOSOOOOO!!!!!SI!SI!SIIIIIIIIIIIIIII!- Stavo esultando stile coro da stadio coordinato da conga sui tacchi 

- Sì!I Jane A. insieme! Mandatemi i miei strumenti!

- Oddio sono diventata sorda... comunque veniamo con il pick-up di Marta ( un mostro di macchina, altro che Bella Swan ed il catorcio arrugginito, quello della mia amica era una sorta di camioncino), caricheremo tutti gli strumenti insieme ai bagagli.

- I miei sono in garage, basta che chiedi a mia mamma. Oddio Oddio Oddio!!!!!

- Calmati Puffola. Veniamo a Vancouver, non stai partorendo, anche se sei tra i vampiri, quindi non so, sai com’è, gravidanza accelerata. Hai già accalappiato qualcuno? Che so...un dottore, un empatico, un leggipensieri o un lupacchiotto? Io opterei per il dottore, peccato sia sposato!- eccola lì. Il neurone perverso Monica era in azione.

- Monica!Ti sembra il caso?

- Mi sembra! Mi sembra! Dico, non c’è un cesso, e dico uno, in quel film...forse solo tra gli umani, ma tralasciamo.

- Santo Iddio!- sospirai . Ad un certo punto con la coda dell’occhio vidi Jackson. Mi sa che era da un pezzo che ero fuori a parlare.

- Scusami Monica, ti devo lasciare, mi cercano.-

- Chi? Un vampiro o un licantropo?- Ma quanto non era curiosa?

- Curiosona!Comunque è il primo. Ciao darling-

- Ciao ciao! Tanto mi racconterai tutto!-

Chiusi la chiamata e mi voltai verso Jackson. Indossava un semplice paio di jeans scuri, una camicia nera e i suoi immancabili stivali texani ai piedi.

- Hey!- mi fece – Ti credevamo dispersa-

- E invece no! Ho appena ricevuto una bella notizia e ora sono felice! Le mie amiche vengono a trovarmi tra un paio di giorni.

- Beh... sono felice per te- mi disse con un sorriso – Rientriamo?

Guardai la porta. Non è che avessi molta voglia di tornare in quel bordello a perdere l’udito, almeno quel poco che ne rimaneva.

- Sai che ti dico? Vado a farmi una passeggiata! Sono talmente euforica che mi serve un bel po’ di aria fresca per sgasarmi!- volevo vedere come appariva Vancouver di notte.

- Tu sei pazza!Ne sei consapevole?- mi rispose il ragazzo grattandosi con un dito la guancia destra.

- Sì, ma senza pazzia sarebbe un mondo noioso, una palla tremenda insomma-

Ci avviamo per raggiungere gli altri che sembravano tutti un po’ alticci, tranne Nikki e mio fratello, loro erano ubriachi d’amore a quanto pare, e dovevano riportare tutti gli altri indietro.

Grandioso! Ora mi sarebbe rimasta la voglia di gelato ad infinitum! Non avendo cioccolata sotto mano, dovevo ripiegare su altro.

E nessuno che cagasse la mia proposta cavolo!

- Jam!- fece a mio fratello- Io torno a piedi alla roulotte.

- Ma è più di un’ora a piedi a notte fonda!Sei impazzita?- pfffff, come se questo mi avesse mai fermato prima. Avevo bisogno di aria fresca! Ed era ovvio che avrei chiesto agli altri se qualcuno voleva aggregarsi a me.

- Sto io con lei, la riporterò a casa sana e salva -

Mi voltai. Jackson si stava rivolgendo a mio fratello tutto serio. Lui diceva che io ero pazza ma anche lui era pazzo a seguirmi, oppure no?

- Ci sei tu...allora...- non potei sentire oltre perché Ashley mi chiese dove stessi andando.

Prese le nostre cose, appena fummo fuori dal locale lo ringraziai.

- Figurati! Voglio vedere fino a che punto arriva la tua pazzia-

- Dai, stasera non sono tanto pazza, è una pazzia modesta... non mi hai mai visto durante un concerto allora...

- Ok- ora aveva un po’ di paura negli occhi- ricordami di filmarti ad un concerto rock per una testimonianza per le generazioni future di medici. Gelato?- e mi indicò l’insegna di una gelateria stranamente aperta a quell’ora.

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Capitolo 6
*** The Texan Tongue Question ***


chap 6

Risposte alle recensioniiiiiiiiiiiiiii!!!

@Princes: scatenarsi su Plug In baby sarà anche come uccidere un uomo morto... ma chi di noi non lo farebbe? :P

@Joe: ti conviene crederci... :P Gocciolone da me or ora rinominato Gocciolo Pavesi ( mi è uscita ora, lo so che è orribile, ma non so come sia potuto succedere ù_ù) dovrebbe conoscere i Mars, così poi diventa uno della division...e hai più occasioni per parlarci...altro che costumino molto -ino e tartaruga a grattuggia del parmigiano

Ok ragazze, questo capitolo credo abbia dei livelli di scempiaggine assoluti xD

CHAPTER VI – THE TEXAN TONGUE QUESTION


Resisto a tutto... meno che alle tentazioni

Oscar Wilde


Il gelato in compagnia di un bel ragazzo doveva essere vietato per i pazzi come me, bandito direttamente dalla legge.

Dicevo sul serio.

Volete sapere cosa c’era di compromettente in un gelato? Ecco cosa!

Io e Jackson uscimmo da quella gelateria in compagnia di due nostri amici: cono al cioccolato e stracciatella e cono alla menta e amarena.

Inutile dire che quello al cioccolato e stracciatella fosse per me vero? Cioccolato-dipendente 100% made at home quale ero non potevo smentirmi anche quella volta.

Aveva pagato lui con la scusa che un gentiluomo texano- testuali parole- offriva sempre ad una signora o signorina.

Due erano i casi: o la galanteria non era passata di moda, però si stava inesorabilmente estinguendo, oppure i suoi genitori lo avevano educato veramente bene, quindi tanti complimenti.

Incominciammo a parlare e a parlare ed io pian piano decriptavo quel mistero che poteva definirsi Jackson.

Era nato a Singapore il 21 dicembre, proprio come me, solo che io il 12. Da Singapore si era spostato con la sua famiglia fino ad arrivare in Texas, dove era cresciuto insieme alle sue sorelle.

Un viaggio lunghino, non c’era che dire.

Aveva frequentato una scuola privata di teatro...

Mentre parlava lo osservavo attentamente.

I suoi occhi che all’inizio mi erano sembrati tutto un mistero ora svelavano gli specchi verdi che riflettevano la sua anima. E solo in quel momento notavo veramente quanto fossero belli. Erano... cristallini.

Se dovevo dargli una definizione, sarebbe stata quella, anche se non sapevo se fosse quella adatta.

Erano gli occhi di chi cercava sempre qualcosa di buono in ogni cosa.

Ma non era questo il punto su cui discutere la mia ipotesi iniziale signori della corte.

Per quante cose interessanti trovassi in quel che raccontava… ok, magari i nostri gusti musicali divergevano parecchio, cioè l’unico punto in comune fino ad quel momento si poteva trovare in Bon Jovi...ma non era il momento di parlare di ciò!

Dicevo...

Se l’idea del gelato poteva sembrare alquanto innocente, forse non la considerai tale quando il ragazzo accanto a me incominciò ad assaporare quel dolce inventato dagli arabi con la sua linguetta.

Per fortuna c’era un po’ di buio e lui non riusciva a vedere la mia faccia.

I miei ormoni si erano svegliati improvvisamente dal letargo e avevano incominciato a ballare ‘Love in Elevator’ degli Aerosmith ad un volume sempre più alto. Avevo un ormone Steve Tyler che stava dando di matto cantando.

Già il titolo della canzone diceva parecchio.

Quella linguetta texana acquisita doveva essere bandita per legge. Ma ce l’aveva il porto d’armi?

Valeria, calma, respira e calma i bollenti spiriti.

E mangia quel gelato che ti si sta squagliando in mano, suggerì forse l’ultimo neurone scampato all’attacco non progettato della libido al mio cervello.

Forse era meglio gustare il gelato prima che si riducesse ad una poltiglia molliccia nella mia mano.

- Allora che ne pensi di Vancouver?- mi chiese Jackson dando un’altra leccata.

Un pensiero di me che voleva essere quel gelato era plausibile in quel momento?

- E’ più fredda di quanto pensassi ma alla fine non è male se ti abitui alle nuvole-

Rise.

Non l’avevo mai sentito ridere fino ad ora. Ascoltare la sua risata fu il diversivo per i neuroni per non mettersi a pensare a com’era farsi baciare da quelle labbra che gustavano quel gelato con quella linguetta.

Aveva anche un piercing sulla lingua? Forse durante le riprese lo toglieva...

Ora sì che ero veramente nella cacca!

- Allora, come vanno le riprese?- stavo cercando di indirizzare l’energia della mia libido e di tutto quello che ne comportava in una conversazione di senso compiuto.

- Pensavo lo sapessi, tuo fratello non te ne ha parlato?Mi avevi detto che eri una fan della Twilight saga...- mi guardò strano.

- Emh, dei libri, non dei film- lui continuava a guardarmi con sopracciglio destro alzato- E va bene! La vuoi la verità? Il film di Twilight mi ha fatto ridere, in senso positivo!

- Alla faccia della verità!- ridemmo insieme. Ora, per fortuna del mio povero cervello, avevamo finito entrambi i rispettivi gelati.

- Personaggi preferiti?-

- Alice, Leah, Esme, Emmett...e Jasper- mi sa che gli piaceva sentirsi dire che Jasper era uno dei miei personaggi preferiti. Crogiolati, crogiolati bel ragazzo dagli occhi verdi cristallini e dalla lingua che tentava la salute mentale del mio povero cervello martoriato da anni di pazzia.

Va bene, amavo Jasper come personaggio. Aveva quell’alone di mistero attorno a sé, come Jackson appena l’avevo conosciuto, dopo lo scontro con la mazza da baseball.

- Dopodomani incomincerò a girare le scene sulla vita di Jasper, potresti trarne spunto per qualche tuo disegno -

- Farai molto “Ufficiale e Gentiluomo”, vuoi anche la musichetta di sottofondo o preferisci il trailer del film sullo sfondo?

Rise. 

– Secondo me il tuo gelato era corretto con qualcosa di anomalo- mi toccò la fronte- Sicura di non avere la febbre?-

Scostai la sua mano dalla fronte - Simpatico!- e gli feci una linguaccia

- Allora sarà il caso di andare a fare nanna per l’essere pazzo che ho di fronte-

- Ma io non ho sonn.... yawh!- come non detto. Proprio quando stavo pronunciando quella frase, sbadigliai.

- Certo certo! Poi mi svieni per terra, e chi lo sente tuo fratello dopo?- faceva pure lo spiritoso eh?

Mi riaccompagnò fino alla mia roulotte.

- Che si fa domani?- mi venne spontaneo chiedere.

- Tu non lo so, io dormo, finalmente!

- Allora buonanotte lavoratore, ci si vede domani se non sei andato in letargo provvisorio -

- Gnè gnè! Guarda che il mio lavoro non è mica uno scherzo!- io alzai lo sguardo per aria. Aprii la porta della roulotte e quando ero con un piede dentro ed uno fuori mi venne in mente una cosa da chiedere a Jackson.

- Ma che ti ha detto mio fratello prima di uscire dal locale?

- Emh, testuali parole?- si grattò la testa imbarazzato.

Era per caso un segreto di stato? Ecco lo sapevo, mio fratello lavorava per l’FBI e quella di aiuto regista era solo una copertura!

- “Quella è mia sorella, tienilo nei pantaloni o ti castro! E non farti travolgere dalla sua pazzia, è contagiosa!”-

Ero diventata rossa, più rossa dei peperoni che comprava mia madre al mercato del venerdì dall’ortofrutticolo di fiducia e giurai che prima o poi avrei ammazzato mio fratello, o comunque gliel’avrei fatta pagare in qualche modo, magari uccidendolo nel sonno!


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Capitolo 7
*** Private Stalker ***


chap7 Oh bene, vedo che l'ormone Steve Tyler vi è piaciuto ampiamente ... mi fa piacere, mi fa piacere.
Ringrazioo tutti coloro che hanno recensito... e ringrazio anche coloro che mi seguono.
Sì voi che mi "seguite", voi che vi nascondete nell'ombra, vi ho notato :P e non spaventatevi a commentare se magari vi viene un po' di voglia, fate solo la mia felicità xD davvero ^^
Bene, vi lascio con il nuovo capitolo in attesa di mercoledì, quando ne posterò un altro ^^


CHAPTER VII – PRIVATE STALKER

 

I want to feel sunlight on my face,

I see the dust clouds disappear

without a trace

I want to take shelter from the poison rain

Where the streets have no name

 

Where The Streets Have No Name- U2

 

Dio benedica le domeniche e maledica i lunedì. Ecco qual'era la mia opinione personale.

Mi svegliai ad un’ora non poco precisata ed osservai lo spazio attorno a me.

Notai che c’era qualcosa di diverso nell’aria e non parlavo di Attila che stava utilizzando i miei piedi come appoggio per la testa, a quello ci avevo già fatto il callo.

No...

Era la luce!

Mi alzai velocemente facendo saltare in aria il povero cane che stava dormendo così placidamente e scostai le tende sopra il mio letto con un unico gesto fluido.

E rimasi ferma lì con un sorriso da ebete.

Non c’era una nuvola in cielo, nemmeno una. Il cielo era limpido, pulito.

- Aaaaaaaaaaah- urlai, quasi fosse un gesto liberatorio.

Sì, liberatorio dalle nuvole. Sarebbe stata una bella giornata, me lo sentivo.

Guardai l’orologio accanto al letto. Erano le dieci passate...ma quanto avevo dormito? Sarà stato l’effetto dell’alcool di ieri.

Mi lavai e mi vestii velocemente, non volevo perdere nemmeno un attimo di quella bella giornata.

Non misi nemmeno un filo di trucco, matita o altro, osando una maglietta a maniche corte bianca con un maglioncino verde scuro di cotone, sperando che non ci fosse troppo freddo, jeans a sigaretta e fedeli converse nere ai piedi.

Presi la mia borsa più grande e ci infilai un po’ di tutto dentro: blocco disegni, matite, penne, macchina fotografica, portafoglio, cellulare, i.pod, la mia copia di ‘Orgoglio e pregiudizio ’ ed un paio di altre cose. La borsa di Mary Poppins era niente a confronto della mia!

- Attila! Andiamo a fare colazione-

Appena pronunciata la parola magica ‘colazione’ Attila scattò in piedi, prese il suo guinzaglio sulla sedia, e mi venne dietro.

Io chiusi la porta, inforcai gli occhiali da sole, le cuffie dell’i-pod  nelle orecchie ed andai incontro ad una bella giornata con il sorriso stampato in faccia.

 

Ж

 

Muffin. Avevo voglia di un muffin al cioccolato ed di una bella tazza di cappuccino.

Motivo per il quale andai nella mia caffetteria vancouveriana di fiducia e esaudii i miei desideri.

In seguito mi diressi nel parchetto lì di fronte dove notai che non ero l’unica ad aver approfittato della bella giornata data la presenza di molte coppiette e di famiglie, mogli, mariti e figli, senza dimenticare i patiti dello sport. Immancabili.

Consumai la mia colazione su una panchina di fronte al parco giochi mentre Attila scorrazzava qua e là felice come una pasqua.

A quanto pare non ero l’unica che aveva voglia di una passeggiata.

Chiusi un attimo gli occhi, percependo il piacevole calore dei raggi solari sulla mia pelle.

Quando li riaprii decisi di sfruttare la giornata in qualche maniera, così presi la mia macchina fotografica digitale dalla borsa ed incominciai a scattare fotografie a destra e a manca.

Fotografai una bambina dai capelli biondi ed il vestitino a fiori rosa che rideva e giocava con la sua palla rossa, alcuni scorci del parco, compresi quelli dove appariva una fontana molto suggestiva, Attila che mangiava un muffin senza cioccolato,  Jackson che, chitarra in spalla, veniva verso di me salutandomi... Jackson?!?!?

- Ciao! Hai visto? Non ci sono nuvole- ed indicò il cielo – Felice?

- Sì- gli risposi. I suoi capelli biondo tinti risplendevano alla luce del sole. Si alzò i ray ban sino a sopra la fronte. Era tutto imbacuccato per non farsi riconoscere, come se, invece di non farsi beccare dai paparazzi, avesse un gran brutto raffreddore.

- Ciao Attila - fece delle coccole al cuccioletto e si sedette accanto a me.

- Ti dispiace se suono qualcosa?- fece lui imbracciando la chitarra.

- Figurati fa pure. Farai da sottofondo a questa bellissima mattinata, e alle mie foto-

Il ragazzo incominciò a suonare una piacevole melodia che non avevo mai sentito prima mentre io con il sorriso sulle labbra facevo fotografie.

Se il tempo era bello, io ero felice, era automatico. Ero allegra, su di giri, con la voglia di alzare il mondo con una mano sola, piena di energie.

Inutile dire che Jackson, curioso qual’era, almeno questo l’avevo capito, smise di suonare ben presto e cercava di spiare le foto che facevo.

Io lo allontanai scherzosa.

- E tu che cosa mi dai in cambio?- gli risposi io ridendo. Lui si mise con fare pensoso. Gli feci una foto in quell’atteggiamento.

Era bello sparare cavolate in quel giorno soleggiato con...un amico? Un conoscente? Cos’era Jackson per me? Non ci pensai per quel momento.

- Una notte di passione ardente direi, ti va bene?- mi rispose con un tono innocente.

Diventai rossa come un peperone. Come poteva buttare una cosa così con quella voce così innocente e in maniera così realistica e poi sperare in una risposta di senso compiuto da parte mia?

Aprii e chiusi la bocca senza emettere suono.

Dio dimmi, mi hai creato con una predisposizione genetica per ficcarmi in situazioni del genere?

Con noncuranza il ragazzo fece scivolare la mia digitale dalle mie mani alle sue con un sorrisetto sulle labbra.

- Mi devo ricordare che per farti stare zitta basta una battuta del genere –

Io ero ancora sconvolta da come aveva detto quella frase, come se la sua proposta fosse reale e non un semplice scherzo. Mi ripresi, per evitare di fare figure del mutuo soccorso. E a me questa cosa non andava bene! Sarei andata contro questo mio difetto divino-genetico!

 Mi avvicinai a Jackson. Lui mi guardò strano.

Gli feci segno di avvicinarsi perché volevo dirgli una cosa all’orecchio. Il ragazzo sembrava non fidarsi tanto. Lo presi per la camicia e gli sussurrai all’orecchio:

- Ricorda, mi hai promesso una notte di passione, e di solito io le faccio mantenere le promesse - con voce che credevo fosse pseudo-suadente.

Lui rimase immobile ed inghiottì rumorosamente.

Lo lasciai. Forse avevo ottenuto la reazione voluta.

Lo guardai mentre teneva lo sguardo fisso sul prato con occhi vacui.

E scoppiai a ridere!

 

Ж

 

- A che ti servono tutte queste foto?- sempre curioso. Mi sa che non ero l’unica che cercava di svelare i misteri che le persone celavano.

- Per i miei disegni principalmente-

- Sei ispirata dalle tue fotografie?- Si era rimesso i ray ban neri e coccolava Attila.

- Sì, cioè no, in parte, piccolissima parte. E’ la musica, i miei sentimenti, ciò che mi ispirano veramente. Quando ascolto una canzone cerco di imprimere su carta le immagini che mi vengono in mente, quando sono in un particolare stato emotivo, i miei sentimenti si traslano sul foglio...e poi perché sei così curioso?-

Più diretta di così si moriva!

- Beh- mi rispose Jackson riprendendo la sua chitarra e lasciando Attila libero di scorrazzare. Fece risuonare qualche nota nell’aria – Sei una persona interessante. Ti brillano gli occhi quando parli di cose che sul serio sono importanti per te, come se fossero veramente parti della tua vita di cui non puoi fare a meno, come il cibo, l’acqua o l’aria. Hai passione, ecco-

Io lo guardai allibita quando mi rispose. Nessuno mi aveva mai definita ‘interessante’. Forse lunatica, pazza, a volte rana dalla bocca larga, paziente quando volevo, ma mai interessante. Era una novità.

- Davvero?- stavo gongolando dentro. Il mio sorriso ne era la conferma.

- Sì- lo bisbigliò appena, come se fosse restio a confessarlo. O estremamente timido.

Attila mugolò.

- Sì, lo sei anche tu cagnolone!- mi sa che quel cane soffriva di manie di protagonismo.... e desiderio di tanti grattini.

Ad un tratto le note di Notion, dei Kings Of Leon risuonarono dal mio cellulare. Una chiamata in arrivo.

- Pronto?- forse, per pura bontà divina, questa chiamata mi avrebbe tolto dai piedi una possibile gaffe da parte mia.

- Vale, sono io, Monica -

- Puffola! Dimmi! E’ successo qualcosa?-

-No, ti volevo solo avvertire che arriveremo domani e...cosa? No Marta.... Vale aspetta...-

Sentii dei rumori di sottofondo non bene identificati e un’altra voce mi parlò attraverso il cellulare di Monica.

- Vale sono io, Laura!

- Discepola!Ma cosa...

- Scusa Monica, ma le ho proibito di parlarti mentre guida, sai che può arrivare alla velocità di Shumacher quando vuole. Marta stava andando in escandescenza-

- Ahhh!- la pazzia era un tratto fondamentale del nostro gruppo – Come mai avete chiamato quindi?

- Niente di che, volevamo dirti che arriveremo domani sera...ma dimmi- e cambiò tono di voce, cosa che mi preoccupò parecchio – Ti sei già accalappiata qualche creatura soprannaturale di sesso maschile?-

- Laura!- avevo raggiunto tutte le tonalità del rosso in una scala cromatica in un secondo. – Ti ci metti pure tu?

- Aaaaaaaaaaaaaaaaah!!!!!- diventai sorda a causa dell’urlo della mia amica. Dovetti allontanare anche il cellulare. Jackson rise

- Allora è successo qualcosa!

- Cosa? Chi? Come ?Quando?- ecco, questa di sottofondo era la Marta che fa 4654365 domande la secondo – la Vale ha avuto un intruglio con un vampiro? Evvai! Laura, mi devi 20 $!

- Avete pure scommesso? Ma brave..- a quanto pare era di moda scommettere su di me.

- Emh, sì. Vabbè, noi arriviamo domani sera verso le sette a casa di tuo fratello.

- Ok. adesso ti devo lasciare, ci sentiamo più tardi-

- Va bene, ma io affermo che tu ci stai nascondendo qualcosa. Ciao ciao donna!-

Scuotendo la testa terminai la chiamata e mi voltai verso Jackson che aveva abbandonato di nuovo la chitarra per dedicarsi alla mia digitale.

Mi guardò e, sempre con quella sua voce da innocente mi disse:

- Sai, sei molto più fotogenica quando non ti metti in posa, ed incredibilmente distratta direi, visto che mentre parlavi con la tua amica non ti sei accorta che ti stessi scattando delle foto-

Cosa?

- Lo sai che potresti essere scambiato per uno stalker in questo momento? Mi devi anche spiegare come facevi a sapere che ero qui-

A questa mia ultima affermazione lui si avvicinò a me e io non potevo indietreggiare altrimenti sarei finita per terra, cavolo!

- Non lo sai? Gli stalker non rivelano mai i loro segreti. Comunque dovresti considerare anche il fatto che, essendo stalker, potrei essermi appostato di fronte alla tua roulotte aspettando il momento in cui fossi uscita, o no?

- S-sì, potrebbe anche essere- wow, avevo un personal stalker e nessuno mi diceva niente? A quanto pare.

- Bene- continuò il ragazzo con la sua arringa – Appurato questo, cos’hai da fare per il resto della giornata?

Ci pensai un attimo su – Devo decidere che cosa preparare per le mie amiche che arrivano domani stanche ed affamate e nel pomeriggio farò un giretto per Vancouver insieme alle altre, ho bisogno di rinnovare un attimo il guardaroba-

-Oh- sembrava deluso?- In pratica oggi Ashey ti rapirà per mezza giornata e se sopravvivrai- perché sopravvivrai vero?- dopo ti dedicherai alle arti culinarie.

-Esattamente, anche se non so se tornerò viva, sai tra Ashley e Nikki, magari potresti trovarmi tra qualche giorno morta tra quintali di vestiti, scontrini, scarpe ed accessori vari...-

Ridemmo.

- Invece tu?- lui mi guardò con aria interrogativa – Cosa farai oggi?

- Oh...suonerò, suonerò, comporrò qualcosa forse, suonerò e su...

-Suonerai! Ho afferrato il concetto! ma visto che suoni e componi così tanto, perché non tiri su una band?

- Veramente l’ho già fatto...

- Ah- Ok. Un bel ragazzo, simpatico, musicista...cosa si poteva chiedere di più? Ora se qualcuno mi che sapeva pure cucinare e me lo sarei sposato. Veramente.

-Davvero?-

 E fu così che il ragazzo incominciò a parlarmi delle 100 Monkeys, il gruppo musicale dove suonava. Quando, tra una cosa e l’altra, confessai che anche io suonavo in una band che aveva appena abbandonato lo status di ‘garage band ’ per approdare a quello di ‘cover band ’.

Volle sapere che strumento suonavo.

- Dimmelo!- mi minacciò con un dito indice puntato verso di me e con la faccia più minacciosa alla Jasper Hale che conosceva. E gli riusciva pure bene.

- Giammai!Guarda le mie mani e prova ad indovinare-

- Allora prego mademoiselle, mi mostri le sue mani- fece con falso accento francese porgendomi una mano

- A voi monsieur - gliele porsi. Lui le prese tra le sue con tocco leggero e caldo al

 tatto. Le girò e le rigirò pensoso.

- Mmm... non riesco a capire, cioè, uno lo capisce dai calli che hai sulle mani, invece...-

-Si vede che io le curo parecchio bene- mi ‘ripresi’ le mie mani

Di nuovo mi chiamavano su cellulare. Mi sentivo molto Figaro, che tutti cercavano e tutti volevano.

- Vale!!!!!!!!Ma dove diavolo sei finita?!?!?- era Nikki, anche parecchio incavolata direi – E’ mezz’ora che ti aspettiamo!

Guardai l’orologio! Santa polpetta fritta!

- Dio mio, è vero! Scusa scusa scusa Nikki! Corro e vengo da voi!

- D’accordo, raggiungici dove ci dovevamo incontrare- era seccata ora. Sentivo Ashley mormorare qualcosa di sottofondo, ma non riuscii a capire nulla.

- Perdonami, ero qui con Jackson ed il tempo è volato- letteralmente!

- Capisco, mi racconti tutto quando ci vediamo, ma ora muoviti!

- Raccontare?- tenevo il cellulare tra l’orecchio e la spalla, stretto stretto, ficcando tutte le mie cose nella borsa, mi fermai un attimo alla sua ultima frase. Cosa pensava ci fosse tra me e Jackson?

- Sì- cinguettò – ci vediamo dopo- e chiuse la chiamata. Ficcai veloce il cellulare in tasca e chiusi la zip della borsa con un gesto secco.

- Qualcosa mi dice che devi andare -  teorizzò Jackson sghignazzando.

- Sì, altrimenti mi scuoiano vive quelle due e useranno la mia pelle per carta da parati. E devo anche riportare indietro Attila!-

- Oh, a lui ci penso io se vuoi- Mi stava salvando. Attila lo guardò strano. Lo conosceva da più tempo di me e lo stesso si fidava poco? Mah!

- Grazie Jackson! Ti devo un favore.- lo baciai su una guancia ed incominciai a correre per non arrivare più in ritardo di quanto già non fossi.

- Corri!- stavo quasi ruzzolando a momenti nella foga di salutarlo ed andarmene!

- Corro! Corro! Ci vediamo più tardi.

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Capitolo 8
*** Whisky and Nirvana ***


chap 8 Recensioni!!!!
@Princes: Monica...lo so che sei brava...come un pilota di Formula 1 quando inizia la gara xD
@Ino: ce l'hai fattaaaaaaaa....anche se ti mancano alcuni chap da recensire... ù_ù
@Lelle: Grazieeeee *___* magari appena ho un attimo di tempo, do' un'occhiata alla tua storia e ti lascio un commento ^^

Ok people, godetevi il prossimo capitolo che, insieme a quello dopo, è uno dei miei preferiti...

CHAPTER VIII –  WHISKY AND NIRVANA

 

Io non vivo né nel mio passato, né nel mio futuro.

Possiedo soltanto il presente, ed è il presente che mi interessa.

Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice.

La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo.

 

Paulo Coelho

 

E meno male che doveva essere solo una cena tra amiche pazze.

La notizia che arrivassero le mie amiche da L.A. aveva destato un tale casino che la cena tra noi quattro si trasformò in una raduno di amici miei e quelli del cast a casa di mio fratello.

Quella sera per fare felice Ashley avevo indossato un abito casual color prugna, molto semplice ed abbinato ad un coprispalle. Sfortunatamente per lei, la ragazza disapprovò la scelta di abbinarci le mie converse nere basse. Cosa che Kristen invece sembrava apprezzare molto.

Eravamo circa una ventina, tra umani, vampiri e licantropi ( giusto per rimanere in tema ) in casa di mio fratello, appena fuori Vancouver.

Peter aveva deciso per quell’occasione di rispolverare le sue doti culinarie al barbecue e ora stava incominciando ad arrostire salsicce e quant’altro, compresi gli involtini che avevo fatto quel giorno.

Per ragioni quantitative trasferimmo i tavoli in giardino dove si stava relativamente bene.

Mentre Peter  si stava cimentando con il barbecue e Jackson gli dava una mano preparando la carne da arrostire, Tay e Bob stavano sistemando le illuminazioni fuori e mentre io ero in cucina con Nikki a preparare il resto del cibo, gli altri davano una mano come potevano. Chi come Kellan preparava Guitar Hero, chi come Ashley incominciava ad imbandire la tavola. Ognuno faceva la sua parte.

Jam era andato a prendere le mie amiche all’uscita giusta dell’autostrada. Sarebbero arrivate tra poco e io non vedevo l’ora!

- Non vedi l’ora eh?- Nikki mi lesse nel pensiero. Le passai la teglia di lasagne che lei infilò dentro il forno caldo

- Già!- giusto il tempo di risponderle che suonarono alla porta.

- Arrivo!!!!!!!-

Mi tolsi il grembiule, lo lanciai su una sedia e quasi volai verso la porta che aprii con un unico gesto.

- CHAAAAAAAAAAAAAAAN!!!

- VALEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!

- PUFFOLAAAAAAAAAAAAA!!!

Non feci nemmeno in tempo ad aprire che tre ragazze di varie altezze e dimensioni mi vennero addosso.

Erano così felici di vedermi che cademmo tutte e quattro abbracciate per terra, ed io ovviamente facevo da materasso per tutte.

- Porca di una miseriaccia l’oca!- urlai io

- Bisogno di una mano Vale?- mi disse la voce di Nikki alla mia destra. Non riuscivo nemmeno a vederla perché Marta mi occupava la vista. Potevo almeno allungare un braccio.

- Mi presti un paio di costole se ti avanzano?

- Valeeee! E’ bello rivederti!- vidi una testa, quella di Laura, che spuntava dalla massa di corpi e mi guardava con gli occhiali messi storti

- Anche per me!- ci stringemmo tutte e quattro per terra. Le Jane A. erano riunite!

- Ma fanno sempre così?- chiese Nikki tra le braccia di mio fratello, che era andata ad abbracciare.

- Questo è solo l’inizio- le rispose mio fratello.

Sì. Era solo l’inizio!

Era l’inizio di parecchie cose, che accaddero tutte quella notte.

Dopo tutta quell’abbuffata di carne e ogni ben di Dio, erano immancabili gli alcolici. Naturalmente ci aveva pensato il nostro grizzly preferito Kellan.

A proposito.... non vi dico che cosa mi aveva detto Marta ( che io chiamavo amorevolmente Demone ) quando l’ha squadrato ben bene la prima volta. E per farvi intendere meglio diciamo che lei andava pazza per i tipi alti e muscolosi più simili a giocatori di rugby che ad altri.

Povero Kellan. Non avrei voluto che si fosse attentata alla sua presunta innocenza quella sera!

Verso mezzanotte circa la metà di quelli che erano presenti se ne andarono. Rimanemmo solo io, Jackson, tutte le Jane A., Kellan e Tay e credo anche mio fratello con Nikki e dire che eravamo tutti ubriachi era dire poco.

Di solito io non mi ubriacavo mai e quelle poche volte che succedeva facevo sempre delle figure così brutte che potevano raccoglierle tutte e farci una commedia.

Una volta di queste ero con Laura e per poco non ci mettevamo a fare una lapdance. Per fortuna ero crollata prima. Non avrei retto alla vergogna di un mio filmino su youtube con un soggetto del genere!

Ero ubriaca fradicia grazie all’aiuto della bevanda rock per eccellenza. Esatto, proprio lui!Jack!

E dire che io amavo la birra, ma quando si era in compagnia, era meglio non lamentarsi troppo.

Credo che l’unico ancora con un briciolo di razionalità fosse Jackson. Si vedeva che lui sopportava meglio di me l’alcool. Ormai in certe situazioni pazze, eravamo sempre insieme, come culo e camicia.

Ma dove diavolo erano finiti tutti?

Eravamo messi sul divano del salotto,di questo ero sicura. Monica era accasciata sul divano alla mia destra, mentre io dicevo cose senza senso a Jackson che sembrava seguire con interesse.

Mi sa che non ragionava tanto nemmeno lui!

Fu da quel momento, dopo l’ennesimo bicchierino di Jack ( mannaggia a lui!E pure a Kellan che l’aveva portato!) che la mia memoria e la mia razionalità mi abbandonarono, lasciando posto all’oblio nella mia mente fino alla mattina seguente.

 

POV JACKSON

 

Io e Valeria ingoiammo l’ennesimo bicchierino di Jack Daniels. Se io avevo ancora un briciolo di lucidità lei era del tutto partita. La sua Monica era del tutto partita e ora ronfava sul divano alla nostra destra.

Ribadivo il concetto: Valeria e le sue amiche erano completamente pazze! E lei era la più pazza di tutte. Se Dio avesse dovuto concentrare tutta la sana pazzia di questo mondo in un essere, lei sarebbe stata una candidata ideale.

Ora si era alzata dal divano e stava blaterando cose senza senso. Mi sa che l’ultimo bicchierino le aveva dato il colpo di grazia.

Mi alzai per andare a soccorrerla in caso di aiuto

- Ma dico io come fai a chiamare un cartone teletubbies? Devi essere malato nel cervello! Lady Oscar! Quello sì che è un cartone serio! Ma vogliamo parlare anche dei film che fanno di recente?-

Ora ne avevo la conferma. Era partita del tutto!

- E vuoi sapere cosa odio?- si rivolse verso di me mettendo un dito indice ad altezza cuore. Le guance erano tutte rosse e gli occhi lucidi

- Cosa?- era meglio assecondarla.

- Odio la gente che pensa di essere Dio sceso in terra! Ma dove sono andati a finire tutti?No, non lo voglio sapere! Mio fratello, Nikki, Demone ( il soprannome della Marta a quanto avevo capito ) e Kellan  potrei anche indovinarlo...ma Discepola ( Laura) e Tay? Vabbè..meglio per loro! Ma spiegami una cosa... Ma Kristen è sempre la regina dei ghiacci? No perché dovrebbe variare la gamma dei suoi toni facciali! Senza offesa ma ha sempre la stessa faccia di perenne scazzata!-

Ma quanto aveva bevuto?

- Sicuro di stare bene?- chiedeva l’ubriacone n 1 all’ubriacone n 2

- Si!Hic!Sto bene!- stavamo andando nelle altre stanze degli ospiti. Da lì provenivano strani gemiti...non vorrei che....

Ad un tratto Valeria aprì una porta e rimase a bocca aperta. La raggiunsi e rimasi ad occhi spalancati.

- Jackson togliamoci di qui perché sennò ti si blocca la crescita del tuo amichetto là sotto e ti vengono i complessi- mi fece la ragazza. Chiuse la porta risparmiandomi di vedere la scena di Demone e Kellan che ci davano dentro

- Neanche si conoscono da 12 ore e già vanno! Certo che Kellan è messo bene! Complimenti a mamma sua! Però Demone quella posizione me la deve spiegare -

- Valeria!- esclamai io. I suoi freni inibitori erano andati a farsi benedire con tante grazie da parte del dio Bacco. Ma anche Kel! Vabbè che era ubriaco, ma anche io mi sarei vergognato un attimo a mostrare i miei gioielli di famiglia a chicchessia!

Ora però la vedevo andare in bagno. Oddio, si sentiva male?

- Eccoli qui altri due!- la raggiunsi e vedemmo Discepola e Tay dormire dentro la vasca con tanto di cuscini e coperte. Vicino alla vasca circa tre bottiglie di nonsochecosa.

- Uno neanche può andare al cesso tranquillamente che c’è gente che dorme in vasca. Poi la Laura mi chiede perché la prendono sempre per ubriacona- Se ne andò via da lì lasciando la porta che io prontamente chiusi.

 Seguii ancora la ragazza che ormai sbandava da una parte all’altra. Andai per sorreggerla e portarla al sicuro da se stessa e farla dormire per smaltire la sbornia.

- Che vita ingiusta!Io non ho nessuno con cui trombare come si deve! Ti rendi conto?-

Giuro, mi stavo accasciando lì a rotolare dalle risate. Ma come se ne poteva venire con delle uscite così?

- Ma ti sembrano domande da fare?

- Non c’è niente da ridere Jackson!- mi rispose mentre la portavo in una camera miracolosamente vuota. Lei si staccò – Ti rendi conto che io vivo con la paura di restare zitella a vita? Cioè! Quasi tutti quelli che conosco ...hic... hanno qualcuno...hic! Mentre io ho paura di rimanere sentimentalmente sola a vita! Uffa! Ti rendi conto che io sono una delle poche vergini che conosca? Morirò vergine! Ecco! Sola, zitella e vergine!Quando verrà l’apocalisse rimarranno la morte, gli scarafaggi, le tasse, i Rolling Stones e la mia verginità che non sapendo che fare si metteranno a giocare a poker! Con tutti i miei fidanzati che scappano da me perché non mi sento mai pronta!Ma che cazzo ne capiscono loro?-

Non sapevo se mettermi a ridere, arrossire per l’imbarazzo della situazione o avere un moto di pietà verso questa pazza ragazza ubriaca e buffa.

Alla fine la potevo capire. Non era piacevole rimanere soli.

Vidi Valeria sedersi sul letto ed incominciare a piangere. Non l’avevo mai vista così distrutta e non era solo per l’alcool. Di solito la vedevo sempre forte, solare e pazza. Mi sedetti accanto a lei e cercai di consolarla in qualche modo.

Come si suol dire, in whisky veritas!

Presi un fazzoletto di carta dal pacchetto che avevo in tasca e glielo porsi.

Lei rispose con un muto ‘Grazie’ e appoggiò la testa alla mia spalla.

E rimanemmo così.

- Hic...ti ho sporcato la maglia di trucco- mi disse quando sembrava essersi ripresa un attimo. Mi indicò una parte della mia maglietta grigia sporca di matita

- Sai che ti dico? Al diavolo! La posso sempre lavare! E sai un’altra cosa! Arriverà l’uomo della tua vita, basta che tu aspetti un altro po’- La guardai negli occhi

- Sei gentile...ma è da più di venti anni che aspetto... ma sì, che sarà mai un po’ di tempo in più-

Sembrava si fosse autoconvinta per fortuna.

Ci guardammo negli occhi e sorridemmo.

Solo in quel minuto il mio cervello mi mandò un segnale della situazione in cui mi trovavo.

Ero abbracciato a questa ragazza che conoscevo da poco e i nostri visi erano vicini, troppo vicini.

Il mio corpo registrò quel cambiamento e come una scarica  mi attraversò tutto il corpo. Potevo vedere ogni lacrima che si era fermata sulle sue ciglia, gli occhi castani color cioccolato, con qualche pagliuzza caramellata, ancora lucidi per il recente pianto, le labbra leggermente socchiuse. Percepivo l’odore di pesca dei suoi capelli. Inebriante, quasi intossicante.

Il mio cervello aveva staccato i collegamenti e ci volle una leggera frazione di tempo prima che rapissi le sue labbra e le facessi mie.

Era come essere in una specie di Nirvana. Sarà stato l’effetto degli alcolici.

Le sue labbra erano morbide. Lei era morbida.

E quel gioco tra le nostre lingue mi faceva impazzire.

Morbida, fragile e dannatamente brava a baciare! Cazzo!

Il mio cervello si ricollegò.

No, non potevo farlo!

In mente mi rivenne l’immagine di una ragazza bionda dagli occhi azzurri, gli zigomi alti e le labbra piene.

Lacey.

- NO!- mi staccai violentemente da Valeria- Non posso farlo!

Ero senza fiato. Sentivo le labbra ardere mentre la ragazza di fronte a me mi guardava ancora come se avessi fatto qualcosa di atroce. Era con le braccia a mezz’aria. Braccia che pochi secondi fa mi tenevano stretto.

- Perché?- gli occhi erano di nuovo lucidi – Era orribile?

- No!- cercai di tranquillizzarla – Non è per quello, anzi...-

Anzi? Anzi un paio di cazzi Jay! Il piccolo Jay là sotto con un bacio si era risvegliato tutto!

 - Quindi?- ora i suoi occhi erano interrogativi – Cos’è? Prima incanti le tue ragazze con i tuoi occhi verdi bellissimi e poi le molli come fossero carta straccia?- Si stava alzando. Si stava incavolando

- No! E’ che io sono già impegnato!Con la mia ragazza...Lacey-

Valeria aggrottò le sopracciglia. – Ah...capisco...-

Venne verso di me e mi abbracciò. Era pazza!

- Sono felice allora che ti sia fermato in tempo-

No. Era semplicemente ubriaca. Tutto qui.

- Anche io-

- Però baci dannatamente bene Jackson. Fortunata la tua ragazza!

- Grazie!- volevo dirle “anche tu baci dannatamente bene” ma poi avrebbe capito male.

Rimanemmo abbracciati per non so quanto tempo.

Solo dopo mi accorsi che Valeria mi si era addormentata addosso, quando la sentii come un peso morto su di me.

L’adagiai sul letto e le tolsi le scarpe. Scostai le coperte. Cercai di staccarmi da lei per mettergliele sopra ma Valeria mi aveva agguantato per un braccio.

- E ora come cazzo faccio?- sussurrai. Aveva preso il mio braccio destro per un peluche!

Ragionai e l’unica cosa plausibile, oltre a staccarmi un braccio con i miei stessi denti, era quella di dormire nello stesso letto con lei.

Con delicatezza mi tolsi gli stivali con una mano sola e mi infilai nel letto. Coprii entrambi con le coperte.

Cercai di prendere sonno non pensando che sembrava stessi per tradire la mia Lacey.

Infatti non lo stai facendo brutto deficiente, mi disse una vocina nel mio cervello.

Ci mancavano solo le voci!

Valeria era rannicchiata in posizione fetale aggrappata al mio braccio come se fosse la sua ancora di salvezza. E forse in quella strana notte lo ero.

Con questo pensiero mi addormentai e insieme a quello l’immagine di una dolce Valeria dormiente accanto a me.

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Capitolo 9
*** Chan's Scream Strikes Again ***


chap 9

Vedo che il capitolo 8 ha avuto gli effetti desiderati xDD non vi dico quante volte, rileggendolo, mi rotolavo dalle risate...ma ogni volta mi rotolo sempre di più con il capitolo che state per leggere *___*

@Princes: tutto a tempo debito...tutto a tempo debito....

@Joe: "Discepola" era come chiamavo la Laura ex vice della nostra division parecchio tempo fa... e poi, devo farti un disegnino per future applicazioni nel campo "Gocciolone" ? ( come sono perfida Bwahahahahahaha)

Buona lettura ^^

CHAPTER IX- CHAN’S SCREAM STRIKES AGAIN!


That's all they really want
Some fun
When the working day is done
Girls-- they want to have fun
Oh girls just want to have fun


Girls Just Want To Have Fun- Cyndi Lauper

POV VALERIA


Stavo facendo un sogno veramente stano. Sognavo di essere stesa su un bellissimo prato verde. Ero vestita da Alice nel paese delle meraviglie, cartone che non mi aveva mai fatto mai impazzire nei miei venti anni di vita.

Ero stesa sull’erba abbracciata al Bianconiglio ma non era il bianconiglio! Era Jackson vestito da Bianconiglio. Alzai lo sguardo e vidi in cielo tutti i miei amici vestiti come i personaggi di quella storia. Kellan per esempio era il brucaliffo tutto colorato di blu e verde scuro. Demone era il cappellaio matto. Monica lo stregatto, Kristen la regina di cuori e poi gli altri i fiori parlanti! Ma che ci faceva Tay vestito da carta?

Dovevo aver bevuto parecchio. Tutto era così colorato!E allegro!

Ad un tratto la regina di cuori- Kristen fece apparire un vortice che incominciò a risucchiare tutto quel mondo colorato che incominciò ad ingoiarci uno per uno.

- NO!- urlai. Non volevo che tutto se ne andasse. Io ero felice!

- No!No!NO!

- VALERIA!-

Aprii di botto gli occhi. Il mio cuore batteva così forte da rimbombarmi nelle orecchie.

Avevo il fiato corto come se avessi corso lungo tutto l’Empire State Building.

I miei occhi si immersero in quelli verdi e preoccupati di Jackson. Bellissimi come sempre.

Un momento...

Mi misi a sedere facendo scostare Jackson da sopra di me.

- Stai bene?- gli feci cenno di stare zitto un attimo. Cercai di capire la situazione. Ero in casa di mio fratello, questo era sicuro. Avevo addosso i vestiti di ieri sera e a quanto potevo vedere avevo dormito nello stesso letto con Jackson. In aggiunta a questo un cattivo sapore in bocca e un mal di testa atroce. Girai la testa da una parte all’altra per vedere se mi era sfuggito qualcosa. A quanto pare no, salvo qualche bottiglia di Jack.

Mi rivolsi a Jackson che, con i capelli per aria stile Simba era più assonnato di me.

- Quanto ho bevuto, cosa ho combinato e perché dormivamo nello stesso letto?

- Troppe domande tutte in una volta donna!

- Necessito un’aspirina!- il mal di testa si stava facendo sentire forte e chiaro e la mia voglia di alzarsi dal letto era pari a meno infinito.

- Pure io!- il ragazzo si accasciò sul letto accanto a me

- Jackson fattelo dire, quella chioma bionda ti sta malissimo. Soprattutto la mattina sembra che hai messo le dita nella corrente –

- Acide stamattina? Se vuoi ti racconto che hai combinato ieri sera poi ne riparliamo...-

- Non dirmi che ho dato fuoco alle magliette di mio fratello...

- No! Hai...- ad un tratto il rumore del mio stomaco brontolante riecheggiò nell’aria. Chiusi gli occhi e li riaprii. Non c’è niente di più imbarazzante del proprio stomaco che reclamava rumorosamente cibo.

- Fame?- disse sogghignando il ragazzo. Sempre a fare lo spiritoso.

- No!- così mi alzai e mi diressi verso la cucina a piedi nudi con la faccia tutta assonnata e la bocca impastata.

Appoggiata con i gomiti al tavolo della cucina trovai Monica, assonnata anch’essa, la faccia stravolta e i capelli castani che andavano per i fatti loro.

Stava bevendo una tazza di caffè mentre a lato aveva una confezione di biscotti al cioccolato ed un tubettino di aspirine.

- Giorno!- fece ad entrambi appena ci vide sul ciglio della porta – Puffola, hai rubato per caso la pelliccia ad un panda?

- Perché?- la mia mente non era molto reattiva la mattina. Agguantai due bicchieri di vetro dal mobile in cui erano riposti, li riempii entrambi d’acqua e in ognuno ci misi un’aspirina che presi dal tubetto.

Porsi uno dei due bicchieri a Jackson.

- Non so se hai notato che hai un occhio normale e l’altro dove tutto il trucco è andato a farsi benedire-

- Bello! Potrei lanciare una nuova moda, la moda panda. Potrebbe essere una nuova body art -

Agguantai il pacco di biscotti e li misi tra me e Jackson. Con un solo sorso tracannai tutto il contenuto del bicchiere di vetro.

- Qualcuno riesce a farmi un breve riassunto di quello che è successo ieri sera?- mi fece la mia amica cercando di reprimere uno sbadiglio

- Tu sei crollata sul divano. Io mi sono ubriacata, il resto chiedilo a Jackson, credo fosse il più lucido dei due...

- Abbiamo trovato Discepola e Tay a dormire in vasca, Demone e Kell che ci davano dentro e Valeria si è addormentata addosso a me, motivo per cui sembra un panda e la mia maglietta la fotocopia della sua faccia- Continuò il ragazzo trangugiando un biscotto.

Mi ero persa davvero tutte questa cose?

- Davvero Jackson?

- Sì, ah! E volevi chiedere a Demone mentre era occupata di insegnarti certe ‘posizioni’... dicendomi di non guardare perché altrimenti si sarebbe bloccata la crescita del mio amichetto-

Ci guardammo tutti e tre in faccia. Poi scoppiammo a ridere.

- Niente pseudo spogliarello stavolta Puffola?-

- Ringraziando il cielo no! Ci mancava solo quello- risposi alla mia amica. Jackson ci guardò strano.

- Prima o poi ti racconteremo. Ho combinato altri danni?- chiesi sempre al ragazzo. Presi un biscotto, ne osservai la forma per vedere da che lato era meglio incominciare a mangiare e poi ne addentai un pezzetto.

- No...almeno credo. Non è che fossi così razionale anche io. Ti ricordo che una bottiglia e mezza di Jack ce la siamo bevuta solo tu ed io-

- Così rimarrete con il mistero di quello che accadde ieri notte. Non c’è niente di meglio di un mistero irrisolto!- concluse Monica. – Ecco i regnanti della vasca da bagno! Com’era l’acqua? Calda?- ed era ovvio che non si riferisse alla temperatura in sé.

Mi voltai. Discepola e Tay erano arrivati in cucina e sembravano due cuccioletti. Si stropicciavano gli occhi per il sonno. La mia amica, senza dire ne ‘ah’ né ‘bah’ prese una sedia, si mise accanto a me ed appoggiò la testa sulla mia spalla.

- Comoda eh? Poi mi dici perché ti diciamo ubriacona....- ma era inutile risponderle . A Laura ci volevano minimo 10 minuti buoni per riprendere le sue normali facoltà mentali ed esprimere parole e discorsi di senso compiuto.

- Piccola cara ubriacona di una mascotte! E tu Tay?- fece Monica - Come va la testa?

- Eh? La festa? Un’altra?- rispose il ragazzo

- Buonanotte Tay- fece Jackson . Tay si era messo con le braccia appoggiate al tavolo, ci sprofondò la testa e sembrava avesse deciso di fare gli straordinari con il sonno

Tenerotto il nostro lupacchiotto.

L’entrata di Kellan dopo il bordello di ieri sera ad mio avviso fu quella che più aveva colpito tutti noi.

Arrivò, bello tranquillo, in mutande, rigorosamente targate CK e bianche, e andò al frigorifero.

- Ciao a tutti!- lui sì che aveva la faccia di aver combinato qualcosa di divertente. E tutti sapevamo che cosa.

Aprì l’anta del frigo e prese il cartone del latte da dove incominciò a bere.

E noi che lo guardavamo come a dire “ma una maglietta e un paio di pantaloni no?” soprattutto i ragazzi. Io ero rimasta con il mio biscotto a mezz’aria, pronto per essere addentato, così come Monica con il caffè. Bevuto il suo latte se ne andò come se n’era venuto.

Ma il colpo di grazia lo diede Monica.

Appena Kellan svoltato l’angolo, il neurone perverso Monica prese il sopravvento e la mia amica fece:

- Bel culo! Mi chiedo solo dove la metta tutta la roba davanti...- e sorseggiò il suo caffè mentre io mi strozzavo con un biscotto e a Discepola, che si era appena svegliata, le andava di traverso il succo all’arancia che stava bevendo. Inutile dire che aveva quasi rischiato di fare una doccia a Tay vero?

Neanche il tempo di risponderle con un ‘Monica!’ che sentii l’urlo di Chan, che non era un film di Bruce Lee, ma Demone che mi chiamava.

- CHAAAAAAAAAAAAAAAANNNNN! – arrivò Demone coperta solo da un lenzuolo verde acqua. – Ho un quesito importante per te gemella separata dalla nascita con un anno di differenza!

- Vedo che siamo belle sveglie...ma dico...una mise presentabile?- Jackson dietro di me si stava ribaltando dalle risate insieme a Discepola e Monica. Sentivo che tra lei e Kell ne avremmo viste delle belle.

- Che si fotta la mise presentabile! Ho un quesito di importanza mondiale, ma che dico, UNIVERSALE!

- Spara!- ormai sapevo che le dovevo dare corda sennò...

- Hai visto le mie mutande?-


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Capitolo 10
*** Jellyfish! ***


chap 10

Spero che stiate passando una bella settimana miei lettori/lettrici. Con questo sole che mi mette di buon umore sarei quasi capace di spaccare pietre a mani nude. Finalmente è arrivato il caldo!!!! Era ora, giusto?

Rispondo alle recensioni ^^ :

@Monica: dovresti chiedere a Marta se ti lascia il permesso :P magari decide di metterli un attimo in mostra per poche prescelte ù.ù

@kelleyrose: felice di averti fatto ridere...a volte una risata di prima mattina è quello che ci vuole per iniziare bene. ^^

@Joe: la mia Hannibal the Cannibal aka Rudolph! Come sta il tuo naso? E' ancora rosso peperone? *coccole* Inviami la tua storia e vediamo di tirarne fuori qualcosa di interessante *disse l'autrice come a proporre un affare molto remunerativo xD*

Godetevi questo capitolo...è di transizione ma aiuterà il nostro Jackson ad avere un'illuminazione...finalmente xD

CHAPTER X – JELLYFISH!


Là dove si arresta il potere delle parole, comincia la musica


Richard Wagner


POV JACKSON


Eravamo in macchina io, Kellan, Robert ( che ero andato a prendere sul set ) e Tay. Una combriccola di uomini forti e virili, come spesso diceva il nostro Monkey Man.

Stavamo aggiornando il nostro Eddy su quello che era successo l’altra sera.

Alla fine raccontai tutto quello che era passato tra me e Valeria. Anche perché, con uno come Kellan che ti tormentava fino a che non gli dicevi le cose, la mia situazione mentale era piuttosto precaria.

- Ma tu sei un cazzone avariato e inacidito Jay!

- Grazie Kell, mi fa piacere che mi tu voglia così bene!- feci una mezza smorfia.

- Cretino! No, voglio dire... le hai detto che stavi ancora con Lacey? Ma sei bacato in testa!-

- Ti ricordo che era ubriaca fradicia, non si ricorda niente, e pure io non ero al massimo delle mie facoltà mentali...e se permetti vorrei prestare attenzione alla strada sennò ci ritroviamo stesi per terra tra le lamiere-

Con questa uscita riuscii a zittire Kell, anche se sapevo che sarebbe stato per poco.

- Concordo con Kell- sentenziò Robert - Cioè...ti sei lasciato con Lacey da tanto ormai, anche se per la 764957634 volta , ma stavolta sembra che sia una soluzione definitiva. Perché sparare una cazzata del genere? A meno che tu non sia un fifone, ma non credo. Che poi, Valeria è così dolce, carina...pazzia a parte. Cioè, Lacey non ci ha pensato 2 volte a tradirti, direi che non è proprio il caso di farsi certe seghe mentali e di voltare pagina una volta per tutte -

- Umpf- svoltai l’angolo a destra. Sapevo che aveva maledettamente ragione. Che poi di solito la voce della coscienza nel gruppo ero io! Che avevano deciso? Di fregarmi il posto non retribuito?

- Siamo arrivati?- chiese Tay, che fino a quel momento era rimasto zitto. 

- Sì- gli risposi. Riuscivo a vedere l’insegna verde fosforescente che indicava gli studi di prove, di quelli che anche io con le scimmie usavamo spesso quando il garage di casa non era mai abbastanza largo.

“Marlene” era la scritta sopra l’insegna. Si entrava da un portone blu.

Tempo di parcheggiare ed entrammo tutti e quattro, andando alla ricerca della sala prove giusta, che se non sbagliavo doveva essere la numero 5.

Entrammo e la prima cosa che vidi furono le ragazze sedute dalla parte opposta rispetto alla porta, per terra a gambe incrociate che guardavano lo spettacolo che gli si presentava davanti.

- Puffola sciogliti i capelli, è arrivata la canzone- disse Monica che nella sua mano destra teneva un microfono blu elettrico. Lei era la cantante ovvio. Demone invece stava incominciando a suonare l’intro di una canzone con la sua Gibson Les Pauls nera customizzata mentre Discepola era tutta intenta a tener a mente il tempo giusto per poi in seguito attaccare al momento appropriato con il suo basso Ibanez nero.

Doveva essere una canzone degli U2 vedendo la reazione di Ashely che urlava un ‘VAI CAKE!’.

E Valeria…beh, così scoprii che suonava la batteria. E alla faccia della batteria. Aveva più piatti lei di un ristorante.

Si sciolse i capelli. Perché diavolo lo stava facendo? Mah! Si vede che era un rito per quella canzone.

Osservai la faccia della batterista. Era pienamente concentrata nel tamburellare con le sue bacchette sul tom per dare il ritmo alla canzone e all’intera band.

Monica stava contando per vedere il momento giusto per attaccare con le parole. Ed eccole lì infatti.


I wanna run
I want to hide
I wanna tear down the walls
That hold me inside
I wanna reach out
And touch the flame
Where the streets have no name
Ha...ha...ha...


Era ‘Where The Streets Have No Name’. Monica cantava con tanta passione e cercava di dare il massimo. Demone faceva la The Edge della situazione mentre Discepola sembrava quella più tranquilla di tutti.

Valeria era concentratissima. Teneva addirittura gli occhi chiusi e mormorava con le labbra le parole della canzone.

Mi piaceva tantissimo come i suoi capelli ondeggiavano ogni volta che si voltava da una parte all’altra. Poi quando Monica ripartiva con il secondo ritornello le sue braccia si muovevano così velocemente e con una tale potenza che avevo paura le potesse rompere. Non credevo che una ragazza così potesse tenere dentro una potenza da batterista di quel genere. Lei era una continua sorpresa.

Ashley si stava agitando come un’ossessa. Era fan degli U2 fino al midollo.

Non c’era distacco tra le canzoni, come un cd dove le tracce non si distinguono una dall’altra.

Infatti, appena terminata la canzone degli U2, Valeria non si era fermata ma continuava a rullare facendo cambiare il tempo per la traccia successiva. Monica si era un attimo assentata e ora arrivava...con una tromba?!?!? Cazzo ci faceva con una tromba per una canzone rock?

Sentivo che un ritmo sempre più incalzante stava prendendo piede e la schitarrata di Demone fece capire a tutti che avrebbero fatto una cover di Knights of Cydonia dei Muse. 

Ecco a che serviva la tromba a Monica!

- Quella è la donna della mia vita!- fece Kell rivolgendosi verso Demone. Santa polpetta!

Oddio incominciavo a fare esclamazioni come Valeria e la cosa non andava affatto bene.

Il morbo della pazzia galoppante mi stava raggiungendo allo stesso ritmo di Knights of Cydonia.

Eseguirono parecchie canzoni belle toste. Spaziavano dai Guns’n’Roses ai My Chemical Romance e Breakin Benjamin ( gli ultimi due sotto iniziativa di Monica a quanto avevo capito) con delle performance anche belle dal punto di vista strumentale come nel caso di Princes of The Universe dei Queen dove sia Valeria che Demone avevano dato il meglio in un fantastico assolo velocissimo da meno di trenta secondi da far venire i brividi.

Erano rimasti tutti piacevolmente sorpresi, io in particolar modo. Ashley e Kellan facevano gara a chi faceva più tifo da stadio.

- Beh ragazzi, aspettate che ci ricarichiamo un attimo e poi continuiamo con le prove… - fece Monica tre quarti d’ora dopo quando le ragazze incominciavano a dare i primi segni di cedimento e la sua voce stava andando un attimo a farsi un giro. La mia si sarebbe subito ribellata al primo acuto spacca-vetri!

Valeria andò subito verso Rob che da un contenitore frigo le tirò fuori una bottiglietta d’acqua naturale e di seguito dal suo zaino messo a lato della batteria prese un asciugamano bianco per detergersi la faccia.

Venendo verso di me notai quanto fosse sudata fradicia e felice.

Era felice quando suonava. Ci viveva per questo ed era una cosa meravigliosa. Sembrava fosse nata come un creatura votata all’arte.

Ed io ero un cazzone avariato ed acido! Aveva ragione Kellan, altro che cazzone poi, ero una medusa senza nemmeno l’ombra di un ormone maschile in corpo!

- Allora? Che ne pensi?

- Che ne penso?- le domandai- Avvertimi quando farete i primi concerti alla Webley Arena che ci precipitiamo tutti!

- Che scemo!- mi rispose lei dandomi una leggera spinta con il gomito.

- Caaaaaaaaakeeeeeeeeeeeeee!- Ashley prese la rincorsa e le mise le braccia al collo – Donna io ti adoro! Posso adottarti? Così mi suoni le canzoni degli u2

- Domanda a Jam!- rispose lei stringendosi all’amica – O se vuoi fare due chiacchiere con mia madre, buon suicidio! -

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Capitolo 11
*** Watching My Shoes ***


chap 11

Salve a tutti, come state? Vi sono mancata eh???

Oggi qui in quel della provincia di Milano fa un caldo che ha del tropicale, lo giuro ù_ù

Rispondo alle recensioni e poi vi lascio alla lettura ^^

@princes: SI'! LE JANE A. SONO FIGHE u.u non c'è niente da fare....naturalmente Jane A. più Puffole Pigmee ricorda 

@JOE: Marlene, che non si riferisce alle mele OVVIAMENTE u.u, mi sembrava un nome abbastanza rock per un luogo dove si suona

bene.... ora godetevi la lettura ^^

CHAPTER XI – WATCHING MY SHOES


La timidezza, fonte inesauribile di disgrazie nella vita pratica,

è la causa diretta, anche unica, di ogni ricchezza interiore.


Emile M. Cioran


POV VALERIA


Non c’era niente di meglio che passare una bella serata con gente che ti stava simpatica e che era pazza come te.

Appena io e le altre ci andammo a cambiare un attimo, ci mettemmo a bere le birre che Kell aveva portato e ordinammo circa sette o otto pizze formato gigante, per sfamare anche gli appetiti più mostruosi come quelli di mio fratello.

Kellan sentenziò, con a malapena un giorno di conoscenza, che Demone era la donna della sua vita, il tutto dopo aver visto che macchina guidava.

Inoltre mi prendevano tutti per il culo dato il fatto che ero l’unica senza la patente o almeno una parvenza di essa e perfino Discepola aveva un patentino per guidare uno pseudo scooter e che quindi dovevo essere scorrazzata da una parte all’altra dello stato.

Ma a me piace essere scorrazzata da una parte all’altra, e poi risparmiavo su eventuali costi di benzina, cosa che tutti gli altri non pensavano e così non facevano respirare ancor di più il nostro pianeta.

Sì, da buona Echelon* quale ero stavo sguazzando nell’ottica di abeautifullie.org **, problemi?

Beh, la cosa positiva di tutta la situazione era che non mi ero ubriacata come pochi giorni prima, quindi avevo evitato scene di quel genere, ringraziando il cielo.

Credo però che si siano spaventati tutti quando mi sono messa a parlare russo al telefono con Igor, il mio compagno di studi che aveva fatto uno scambio culturale tra l’università della California e quella di Mosca.

Le mie amiche ormai ci hanno fatto il callo e ogni tanto mi chiedevano anche qualche parola in russo.

Guardai il cielo. Erano tornate le nuvole grigie che tanto mi facevano sentire triste.

Poveri attori che dovevano andare a letto presto per svegliarsi nel bel mezzo della notte ed andare a guadagnarsi il pane quotidiano – e alla faccia del pane!- e resistere ad ogni condizione atmosferica.

Quella mattina l’umidità era alle stelle, quindi i miei capelli facevano concorrenza a quelli dei Led Zeppelin ai tempi d’oro, motivo in più per legarmeli in una semplice treccia.

Appena uscita dalla roulotte e da quello che noi definivamo “il bunker” ( ovvero il set con tanto di palizzate anti-fan e agenti di sicurezza ) andai a fare scorta nella caffetteria di fiducia e mi diressi verso dove avrebbero girato quel giorno.

Arrivata, capii subito che dovevano aver finito di girare una scena poiché dal momento in cui David ( Slade ) diceva ‘azione’ fino a quando pronunciava ‘stop’ le uniche parole che si potevano, e dovevano, sentire erano quelle degli attori.

Mi incamminai verso il set e, salutati un po’ tutti, mi misi di fianco a David.

- Mademoiselle

- Monsieur le directeur, votre café- ebbene sì, David mi aveva confessato che nei suoi giorni di gloria aveva studiato francese sostanzialmente per far colpo su una bella ragazza, cosa che si era rivelata essere un buco nell’acqua quando la ragazza in questione prediligeva un’altra sponda e un’altra riva.

Nonostante tutto gli faceva piacere parlare francese con me.

- Merci!- gli porsi il suo espresso – ah! la mia salvezza!Come farei senza di te?

- Tortureresti mio fratello fino alla nausea o uno del tuo staff, oppure rimarresti addormentato tutto il giorno- sorseggiai il mio tè al lampone – By the way, dov’è mio fratello?

- Lì- mi rispose indicando un punto poco definito con l’indice sinistro – Sta parlando con Jackson su alcune pose per le riprese per vedere che ne pensa-

Guardai i due ragazzi.

I miei occhi si fissarono totalmente su Jackson.

Sembrava veramente uscito da un libro di storia.

La divisa dell’esercito sudista, di quel blu strano che si usava un tempo, lo fasciava completamente.

I galloni, i gradi, insieme al cappello, alla spada e ai guanti bianchi gli davano un nonsochè di nobile quasi.

No! Mi dovevano dire dove hanno preso quagli stivali perché erano davvero, davvero fighi! Magari me li potevano prestare per quando suonavo con le Jane A.

Qualcuno mi mise una mano davanti agli occhi

- Ehi bell’addormentata! Sei sveglia?

Mi voltai e i miei occhi incontrarono la faccia assonnata di Bob.

- Ciao Bob! Sonno?

- Non me ne parlare...

- già, si vede che Kristen ti fa fare le ore piccole- lui fece faccia da gnorri e cambiò discorso come si cambiava un fazzoletto dopo averci soffiato il naso.

- Piuttosto, vedo che il fascino della divisa non smentisce mai- e con un cenno indicò verso Jackson. David davanti a noi fece una piccola risatina.

- Ma allora ditelo che tramate tutti alle mie spalle facendovi i cavoli miei!- feci leggermente arrabbiata.

Bob rise e si passò come gesto abituale un mano tra i suoi capelli sempre più arruffati. 

Secondo me ormai erano un ente separato dal suo corpo dotato di vita propria.

- Non lo sai che l’amore rende ciechi?

- Sì- confermai- Anche due dita negli occhi per questo !- ecco, ero in modalità imbronciata.

Il ragazzo poggiò una mano sulla mia spalla.

- Ascoltami Vale... fatti illuminare da me che sono un ragazzo... allora, voi donne mica vi accorgete di certe cose- ci stavamo allontanando pian piano, giusto per evitare che tutto il set si facesse i cavoli miei.

- Cioè - passata di mano tra i capelli- da uomo navigato qual sono- io lo guardai strano- io ti dico che Jack ti osserva sempre. Dice che sei interessante. Dimmi, quando parla con te tende ad osservarsi le scarpe?

- Osservarsi le scarpe? Sì, credo di sì. Perché?- ero perplessa.

- Ok, ascoltami. Tu gli piaci, parecchio direi. Il fatto che si guardi le scarpe è indice di quanto gli piace. Più se le guarda e più gli piaci.

- Stai scherzando?- cioè, basava il livello di piacimento in base alle scarpe? Anzi, a quanto Jackson se le guardava?

- No- cavolo, era pure serio. Io lo guardavo strana.

Ovviamente Bob si mise a ridere. E questo è un motivo per il quale mi piaceva. Riusciva, una volta conosciuto bene, a sdrammatizzare ogni situazione e a farti sorridere, come in questo strano caso.

- Ehi voi due!- io e il ragazzo ci voltammo in sincrono. Jackson ci stava raggiungendo.

- Ora osservalo- mi fece Bob prima che il mio vampiro preferito in versione guerra sudista ci raggiungesse. Mi mise un braccio sulle spalle, cosa che Jackson notò. Ma che pensava? Che tra noi due ci fosse qualcosa?Geloso?

Mentre vedevo arrivare Jackson, aka Jasper versione sudista, un’immagine mi si formò nella mente. 

Io in tenuta femminile dello stesso periodo tra le braccia del suddetto sudista mentre ci baciavamo sotto un portico.

O. Porca. Paletta!

Maledetta Bella Swan! Mi aveva passato il flashback! Se lei aveva avuto quello di “Anna dai Capelli Rossi” io avevo appena avuto quello di “Via Col Vento”!

Ci mancava solo che mi sognassi di un ipotetico futuro insieme e potevo veramente farmi internare...avanti! Dov’era la camicia di forza? Su, su, su!

- Ehi tenente!- feci il saluto militare – Fai impressione in queste vesti

- Ehi!Dì la verità, è il fascino della divisa che ti attrae- mi rispose Jackson facendo un giro per mostrarsi in tutto il suo militare splendore.

- Ovvio, anzi, non è che mi presti gli stivali?

Bob rise al nostro scambio di battute e tolse il braccio dalle mie spalle

- Certo...Ma tu che mi dai in cambio?- si guardò gli stivali con nonchalance.

Ma brutto pezzo di sexy agonizzante spudorato in divisa sudista!

Dov’era Attila quando mi serviva? Ah, con le mie amiche a farsi un giretto, e te pareva!

- Ok, questa ve la vedete da soli, io non centro niente. Adios amigos - fece Bob con una piccola risata. Diventai rossa come un pomodoro. Mi stava facendo imbarazzare.

- Questa me a paghi Bob- lo minacciai- Giuro che ti metterò un lassativo nella birra prima o poi

- Certo, certo. Ah Vale, ricordati quello che ti ho detto... e comunque mi devo incontrare con Kris e Tay- e si dileguò.

Dico io, ma la gente amava mettermi in situazioni imbarazzanti?

- Che voleva dire Robert?- mi fece l’altro ragazzo interrogativo

- Niente, niente...piuttosto, com’è andata oggi? A che punto siete?

- Mah, manca solo la parte dopo la trasformazione- fece un po’ dubbioso, come se non lo sapesse nemmeno lui.

- La parte migliore, non vedo l’ora di vedere il risultato.

- Cercherò di fare il meglio per non deluderti- e continuò a guardarsi le scarpe. Cazzolina di un Buddha for Mary***!

Tra l’altro anche io trovavo le mie converse particolarmente interessanti in quel momento.

- Senti!

- Senti!

Avevamo parlato contemporaneamente alzando contemporaneamente la testa.

- Prima tu- dissi io

- No, prima tu- replicò lui

- No tu!

- No, veramente, prima tu, sono un gentleman- gli tappai la bocca con la mano destra. Ancora questa storia?

- Allora gentleman, PRIMA TU!- se mi dicevano che oltre ad essere gentleman era pure vergine- la cosa pareva impossibile perfino a me- avevamo trovato veramente chi poteva sostituire Bob per fare Edward. Gli liberai le labbra dall’ingombrante presenza della mia mano.

- Ok, ok- alzò gli occhi al cielo. Poi divenne ad un tratto tutto timido

- Senti...- si passò una mano tra i capelli – Ti piacerebbe...

- JACKSON!- qualcuno lo chiamò. Mio fratello ovviamente, solito rompicoglioni!

- E che cazzo!- esclamò di botto il ragazzo – Porca miseria!

A stento mi trattenei dal ridergli in faccia. Non lo avevo mai visto incavolato. E sentirlo bestemmiare poi, figurarsi.

- Devo andare- disse incavolato come una iena- Giuro che ammazzo tuo fratello, ricordamelo!

- Mettiti in fila- gli risposi- Ci sono prima io. Ci vediamo Jackson

- Ok. Ci vediamo- mi salutò.

Ed ecco scomparire mio Jackson ed apparire fresco come una rosa mio fratello.

- Ho interrotto qualcosa?- fece innocente

- SI JAM!-

Osservai Jackson andarsene via.

Santa polpetta fritta!

Ufficiale (temporaneo), gentiluomo, carino, simpatico, musicista e con un bel culo.

Stavo diventando una ninfomane.

Aiuto!


* i fan sfegatati dei 30 Seconds To Mars sono chiamati Echelon

** abeautifullie.org è un sito fondato su volere dei 30 Seconds To Mars per sensibilizzare la gente sui problemi ambientali

*** Canzone dei 30 Seconds to Mars ( sì, sempre loro NdA) del loro primo Cd, che tra laltro porta il loro nome.

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Capitolo 12
*** 4 Questions ***


chap 12

*Marcia imperiale di Darth Vader*

I'm Baaaaaaaaaaaaaaack!!!!

Perchè pensavate di liberarvi così facilmente di me? Naaaaaaaaaahhhhh...ancora ci vogliono parecchi capitoli, ma parecchi, fidatevi u.u Forse mi arriverete addirittura ad un punto in cui manderete bellamente a fanc.... beh, avete capito tutti dove xD

E ora rispondiamo alle recensioni ^^

@Cimo: e la Cimo c'è, la Cimo c'èèèèèèèèèèèèè!!! Attendo presto altre tue recensioni ^^

@Princes: Sì, Bob ci sta molto simpatico con quei capelli che al tempo non sapevano dove volevano andare xD ma io me lo immagino così ^u^. A parte questo...I Mars non mancano mai, soprattutto nel prossimo capitolo

E ora credo che alla fine di questo capitolo urlerete, o perlomeno direte, un bel 'FINALMENTE!!!!!' xD godetevi la lettura ^^

CHAPTER XII – 4 QUESTIONS


Forse l'azione non porta sempre felicità, ma non c'è felicità senza azione


Benjamin Disraeli


Giocare un pochettino con Attila mi piaceva.

Alla fine entrambi eravamo dei teneroni alla ricerca perenne di coccole.

In quel momento il suddetto cane stava giocando con un osso di gomma extra-resistente seduto per terra, ai piedi del mio letto.

Io intanto cavoleggiavo su internet, indecisa su che cosa preparare quella sera per cena, sperando in un qualche aiuto dalla rete.

Forse avrei optato per un microsformato di patate di una portata unica con dentro prosciutto e formaggio filante.

Mi stavo già leccando i baffi. Certo, non mi sarebbe venuto buono come quello di mia madre, ma cucinare e mangiare qualcosa di delizioso fatto con le proprie mani mi dava sempre una certa soddisfazione.

Incominciai a rovistare nel minifrigo di cui era dotato il mio amato e adorato microcamper.

Riposi tutto l’occorrente sul ripiano e mi cimentai nell’impresa di cucinarmi la cena. Avevo fatto bene a portarmi il mio grembiule con su scritto “Kiss the Echelon*”, che scherzosamente Monica mi aveva regalato parecchio tempo fa con tanto di cappello da chef con nickname. Quello però avevo preferito lasciarlo a casa.

Me lo legai in vita a doppio nodo, per evitare di riallacciarlo ogni due per tre, e legai anche i capelli per avere la vista non occupata da ciuffi informi.

Mi trovavo giusto con una fetta di prosciutto in mano ( e con Attila che bramava di mangiarselo ovviamente ) che qualcuno bussò alla porta del mio locus amoenus**

Adagiai la fetta di prosciutto sulla confezione di plastica da cui l’avevo presa, minacciando il cane di castrarlo se solo avesse provato a leccare una qualunque cosa mangiabile che c’era su quel tavolo, ed andai ad aprire.

- Ciao!-

Era Jackson

- Ciao!- ma che voce avevo? Sembravo un uomo a cui avevano tolto con un’accetta i gioielli di famiglia in maniera rapida e dolorosa. Per lui ovviamente.

- Emh...posso farti quattro domande?-

Era venuto fino a qui per farmi quattro domande?

A volte credevo che Jackson non fosse decisamente umano.

- Sì –

- Emh...Cos’è Echelon? Sei Echelon? E devo darti un bacio?-

Mi guardai il grembiule.

Ah. Bene.

Come potevo rispondere ora?

Dovevo essere vaga. Diplomatica e vaga. Gliene avrei dette quattro a Monica per il grembiule!

- Per le prime due, è una lunga storia, per la terza... ne possiamo parlare- Sì, brava Vale, meglio rimanere sul vago, giusto per non far capire le tue reali intenzioni. 

Feci la falsa pensierosa mentre gli rispondevo.

- Senti, domani sera hai qualcosa da fare?

- Era la quarta domanda? No, comunque domani sera non ho niente in programma, hai intenzione di organizzare qualcosa con gli altri?

Mi guardò strano.

- Veramente intendevo se eri libera tu sola- pose enfasi sulle ultime due parole e, imbarazzato, si osservò le scarpe, come era suo solito.

- Ah –

Sentivo le mie guance in fiamme. Anzi no, non in fiamme. Stava venendo fuori il nuovo incendio di Londra – o di Vancouver in questo caso.

- Quindi...che ne dici di uscire domani sera? Mi hanno detto che vai matta per il cibo cinese. Conosco un ottimo ristorante qui vicino...- I suoi occhi verdi incontrarono di nuovo i miei.

Chiunque abbia detto che per accalappiare la persona che si amava essa andava presa per la gola, aveva ragione.

E sfidavo chiunque a resistere ad un paio di occhi così belli. Mannaggia a me e ai miei punti deboli.

- Sì – sussurrai debolmente, come se avessi paura a rispondere, ma lui riuscì a sentire benissimo perché mai ci fu sorriso più bello del suo in quel momento. Come una luce che attraversava la penombra.

E io sorrisi a mia volta, imbarazzata come non mai, appoggiandomi allo stipite della porta per paura che le mie gambe non reggessero in quel momento e torturando un lembo del grembiule che –sfortunatamente per lui- mi era capitato tra le mani.

- Bene!- ora era tutto eccitato all’idea e partì a macchinetta a parlare- Domani dovrei finire verso le sette, va bene se ci vediamo alle otto? Vengo direttamente qui così facciamo tutto in maniera più semplice...sì, ce la dovrei fare, farò tutto più veloce, al massimo al ristorante cinese vedranno un vampiro veramente, ma non importa!.. Com...-

- Jackson!- esclamai. Era partito a ruota libera e se non lo fermavo avrebbe fatto una versione a voce della Bibbia in chiave jacksoniana.

- Sì?- sembrava un bambino che aveva per le mani un nuovo giocattolo tutto bello lucido e colorato.

- Non ti preoccupare! Domani, alle otto, ci sarò- stavo ancora metabolizzando la cosa, quindi figurarsi che faccia potevo avere. Da perenne ebete come al solito immagino.

- Sì, otto! Ora vado, domani devo svegliarmi presto e ho bisogno di una forte dose di sonno.-

Si avvicinò a me, mi sfiorò la guancia con le labbra per darmi un bacio e se ne andò tutto felice come se gli avessero detto che Bob Dylan, di cui sapevo era un fan sfegatato, fosse il suo vero padre.

A me ci volle ancora un po’ di tempo per capire cosa fosse successo. Le mie sinapsi e i miei neuroni si rifiutavano di crederci suppongo.


Ж


- Chaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan sei a casa????- Demone senza chiedere permesso entrò nella mia roulotte casa come l’uragano Katrina, seguita a ruota da Monica e Discepola.

Io mi trovavo ancora in uno stato catatonico, seduta sulla sedia e con un sorriso da vera ebete stampato in faccia.

- Vale?!?!?- Monica mi sventolò una mano davanti alla faccia ma non feci una piega – Niente, non risponde-

- E’ preoccupante. Sembra la versione ‘fatta’ dello Stregatto. Il sorriso da ‘ mi sono fatto una pippa potente ai tempi di Woodstock e ne subisco ancora le conseguenze evidenti ’ è uguale. Mi fa paura.- commentò Discepola. Davvero avevo la faccia da fattona?

- Chaaaaaan!!!!- Marta mi prese per le spalle e mi scosse finché non la guardai in faccia, mi alzai in piedi e cominciai a saltare come una povera scema.

Le mie tre amiche mi guardavano come se fossi un matto da internare.

Io semplicemente andai verso il pc e cercai qualche canzone che esprimesse il mio stato d’animo. Solitamente era una canzone di Mika, come in quel caso.

Lollipop!!


Sucking too hard on your lollipop,
or love's gonna get you down,

Sucking too hard on your lollipop,
or love's gonna get you down.
Say love, say love,
or love's gonna get you down.
say love, say love,
or love's gonna get you down.


- Sembra quasi una canzone porno con quelle parole- fece Monica. Le altre due la guardarono di traverso.

- Sì...dai...uno che ti dice ‘Sucking too hard on your lollipop’ non vi sembra vagamente maiale?-

Io ormai ero abituata alle sparate di quella ragazza, quindi non ci feci caso. Demone invece la guardò un pochino sconcertata e Discepola si mise una mano in faccia, come a dire che non c’era limite alla perversione di Monica.

Mi ero messa a saltare sul letto, fregandomene del fatto che avrebbe potuto cedere sotto il mio peso.

Tra l’altro, detto tra noi eh, mi ero messa anche a cantare.

- E Jacksoooooooooonnnnn mi ha invitato dal cineseeeeeeeeeee solo noi dueeeeeeeeeeeeeeee- stavo coverizzando Mika poverello. Se mi avesse sentito mi avrebbe tirato non una scarpa ma direttamente il calzolaio e tutto il negozio intero di calzature addosso.

- Dio le mie povere orecchie!- esclamò Monica.- Tiriamola giù questa pazza scellerata!- mi presero per le braccia.

Ero una contro tre, era logico che mi tirassero giù prima o poi.

- Mi ha invitato ad uscire!!- ero felice. Sembravo una bambina che avevano appena portato nel paese dei dolci.

- Finalmente!- esclamò Discepola –Era ora che si desse una mossa.

- Mi porta al ristorante cinese!-

- Ragazze ve l’ho già detto che la sua faccia felice mi fa paura vero?- continuò Laura

- Sì - rispose Demone- anche a me

- Cavolo! – mi alzai in piedi con una faccia preoccupatissima

- Che c’è? Che hai ora?- mi domandò Monica con un’espressione che era tutto un programma

- Cosa mi metto domani sera?- era un quesito di una certa importanza in effetti. Dovevo essere non troppo casual per non sembrare che stessi andando a prendere un gelato, né troppo elegante per sembrare che stessi andando ad una serata di gala. Quanto elegante dovevo essere per andare in un ristorante cinese e fare una passeggiata?

Per tutta risposta fui atterrata sul letto da una cuscinata da parte di Monica.

* "Kiss the Echelon" si riferisce a un grembiule da cucina che Tomislav "Tomo" Miličevič, chitarrista dei 30 Seconds To Mars (SI' SEMPRE LORO!!!!! :P ) originario della Croazia, indossava in una foto, ovvero questa: http://www.buzznet.com/groups/tomomilicevicluvers/photos/?id=23180611  ... non spaventatevi della faccia di Tomo, dopo un concerto è sempre ridotto così, se non peggio. Ma noi Echelon lo amiamo lo stesso :P 

**locus amoenus è un termine usato nella letteratura che indica un luogo idealizzato e piacevole in cui si svolge parte della trama. Questo clichè letterario è stato utilizzato già dai latini con questa accezione, cui poi se ne sono aggiunte altre nel corso dei secoli nelle varie letterature (Modalità donna colta attivata NdA)

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Capitolo 13
*** Love-Struck Romeo Meets His Singing Juliet ***


chap 13

E' ritornato il brutto tempo :( e io che non vedevo l'ora arrivasse il caldo! Bah...si vede che se a pasqua non fa un tempo orribile, Madre natura non è contenta ( come se quest'anno con tutte queste catastrofi non si fosse capito che era seriamente incavolata -.-")

Vabbè, momento "risposta-alle-recensioni"! Questa volta, anche se non per questo capitolo in particolare, ne ho ricevute taaante ^^ *w* LOVE YOU ALL! sappiatelo ù_ù

@JOE: no ti prego, se lo chiami Jackie mi viene in mente una donna invece di un uomo!!! Ti concedo di chiamarlo Jack, come il Jack Daniels *rock'n'roll babyyyyyyyyyyy*. Cmq secondo me la maglietta "Kiss The Lifeguard" dovresti fartela...vediamo se Gocciolone Pavesi capisce qualcosa ù_ù

@Princes: ahahahaha ...quel grembiule con "Kiss The Croatian" ha fatto storia!!!! E cmq...è solo un appuntamento...non saltare subito al passaggio più sexy ok????? Attila lo affido a Kellan...tra bestie ci si capisce bene xD

@Cimo: giuro, la storia dell'arcosecante (per chi non lo sapesse, è una funzione trigonometrica!!! Matematica del 4 anno di liceo scientifico, anno più, anno meno) mi è venuta proprio facendo le parole crociate la scorsa estate...e per illuminazione- come la mia Cake- divina mi è venuta la risposta! Quindi, fa riferimento a cose realmente accadute xDDDD e sì...gli occhi di Jay sono verdi... e in certe foto mi fanno restare basita per circa mezz'ora con la dichiarazione finale che "SI, DIO ESISTE!!!!!!" (ci sono ovviamente anche altre foto che mi fan pensare a pensieri meno lindi...ma lasciamo stare eh!!! xDDD)

@Annie: ANNIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!! Compagna di foto ai Flashmob!!!! Felice che ti sia piaciuta e ti abbia fatto ridere...fidati, a breve James non farà più certe cose. Non dico di prepararsi al peggio, ma... basta! Stop con gli spoiler :P

@Ino: Sempre in ritardo con i capitoli eh? Je t'aime lo stesso compagna di alto e nobile cazzeggio davanto a un muffin al cioccolato  invece che di studio, nonchè compagna di cantate in playback ...ricorda sempre "Raise Your Glass" e "So What?" mia cara Panties Snatcher. CI devono filamere assolutamente, così Jack capisce con che essere ha a che fare...ma anche Kellan :P

Diro solo due cose prima di farvi leggere il capitolo, anzi tre. 

1- Quella che seguirà nel testo è una delle mie canzoni preferite

2- Probabilmente vi sentirò urlare un bell'"Alleluja"

3- @PrincesMonica: non piangere quando capirai di che canzone si tratta Puffola. Ti mando un grandissimo e abbraccio virtuale! Tu sai il perchè...

CHAPTER XIII – LOVE-STRUCK ROMEO MEETS HIS SINGING JULIET


Niente è troppo bello per essere vero


Micheal Faraday


Ero nervosa.

Ero decisamente troppo nervosa.

Ero decisamente e assolutamente troppo nervosa.

Al momento ero messa con fare pensoso e coperta solo da un asciugamano e dall’intimo, davanti al letto dove stava steso ciò che mi sarei messa quella sera. Anche se li avevo scelti con tutte e tre le Jane A. più Ashley ( chiamata immediatamente da Demone appena aveva potuto ) non so perché ma non mi convincevano.

O più semplicemente ero io che mi stavo facendo delle pippe mentali di proporzioni mastodontiche.

- Tu che ne pensi Attila?- domandai al cane che stava seduto accanto a me.

Per tutta risposta si girò dall’altra parte e si mise a dormire.

- Grazie- feci acida. Se neanche il cane mi prendeva in considerazione..

Decisi di non rimuginarci troppo e di indossare quei maledetti pantaloni beige, quella camicia, quel maglioncino e il paio di ballerine che avevo scelto.

Stavo giusto dando una regolata ai miei capelli (- Stupidi!Supidi!Stupidi!!!- prima o poi li avrei presi a colpi d’accetta!) quando le note di Hysteria dei Muse pervasero l’aria.

Era ovviamente il mio cellulare, a cui avevo di recente cambiato suoneria. Di nuovo.

Lo acchiappai al volo con una mano mentre con l’altra districavo con un colpo di spazzola i miei capelli.

- Pronto?

- Vale?!Sono io Jackson!

- Dimmi!- mentre Jackson parlava io stavo facendo una di quelle litigate mentali madornali con la spazzola, che appena lasciò i miei capelli lanciai dall’altra parte del letto.

- Emh...per stasera avrei un piccolo problema -

O no. Ecco lo sapevo, era troppo bello per essere vero.

- Non ti preoccupare,non ti sto tirando un bidone ma l’appuntamento è rimandato, al momento sono in ospedale...

- In ospedale?!?!?! Oddio Jackson tutto bene? Vuoi aiuto psicologico, morale, alimentare, sociale di qualche genere? Devo chiamare l’Associazione internazionale della Sanità? Ma soprattutto perché diavolo sei in ospedale? Ecco. Lo sapevo che sono portatrice sana di sfiga!-

- Vale CALMATI!!!Cioè non sono agitato io e lo sei tu per me?Inspira ed espira!!- e rise. Cioè, si faceva male e rideva?- E comunque non è niente di che, solo una brutta storta al polso con stiramento muscolare. I controlli qui dureranno un po’ e la cena salterà, mi dispiace- ora lo sentivo che era triste.

- Ma ti pare! La salute prima di tutto! Altrimenti poi mi viene fuori un Jasper monco! Scherzo... Comunque mi raccomando, sta attento la prossima volta! –


Ж


POV JACKSON


Cazzo.

Cazzo

E stracazzo!

Non avevo mai pensato e/o detto cazzo tante volte in così poco tempo.

Ma quando mi giravano, mi giravano, mi fossero andate le mutande a fuoco da quanto giravano!

Se non fosse stata per quella fottutissima caduta sul set a quell’ora avrei avuto piacere di gustare cibo cinese con Cake.

Una volta che c’ero riuscito ad invitarla andava tutto a rotoli.

Ma Dio...potevi dirmi che avevo un segnale luminoso visibile fino nell’alto dei cieli con su scritto ‘sfiga perenne’, potevi avvertirmi, così lo toglievo. Oppure era meglio andare direttamente a Lourdes che avrei fatto prima. Mi chiedevo solo se avrebbe funzionato.

Cioè, io non l’avevo mai testato ma avevo sentito di tanta gente che era stata come miracolata. Era tutto vero?

Aprii la porta della mia roulotte, felice come non mai di essere arrivato dopo tanto tempo ad aspettare in ospedale.

Senza pensarci due volte, dopo aver chiuso la porta ed aver assicurato per l’ennesima volta il mio agente, che per inciso mi chiamava ogni nanosecondo, che stavo bene, mi gettai sul letto con tutti gli stivali.

Avevo bisogno di staccare un attimo il cervello.

Per fortuna il polso non mi faceva male più di tanto, grazie agli anestetici.

Nonostante tutto, la delusione derivante da una giornata di merda persisteva.

Avevo voglia di urlare e non potevo suonare la chitarra per via del polso.

Ero quasi in dormiveglia quando suonarono alla porta.

Chi poteva essere?

Controvoglia andai ad aprire.

Sul ciglio trovai forse l’ultima persona che potevo aspettarmi.

- Ciao. Stavi dormendo?

- Ciao! Emh...mi ero appisolato un attimo- confessai a Cake.

- Come sta la tua mano?- era preoccupata per me.

- Ne ha viste di peggio, fidati!- lanciai uno sguardo verso il basso – Cos’hai in quel sacchetto?

Solo ora notavo che stava dondolando un sacchetto più o meno da quando avevo aperto la porta

-Oh.- mi rispose lei.- Ti faccio vedere cosa c’è qua dentro a patto che tu mi faccia entrare- rise.

- Prego!- le feci cenno verso l’interno della roulotte.

- Grazie!-

Non avevo notato come si era vestita. Molto probabilmente quando l’avevo chiamata era già pronta per uscire con me. Il che mi fece sentire ancora più depresso.

Lei sembrò alla ricerca di qualcosa mentre scandagliava il camper. Quando sembrò aver trovato il tavolo si diresse in quella direzione e vi poggiò sopra il sacchetto, incominciando a uscire piccole scatolette bianche di cartone. Che diavolo aveva in mente?

- Vuoi una mano?

- Sì...apparecchia la tavola. Ce la fai?- mi sorrise

- Cosa?

Lei smise di fare ciò che stava facendo e mi guardò.

– Beh...se noi non andiamo dal ristorante cinese, il ristorante cinese verrà da noi, ovvio! Ho preso un po’ di tutto, non sapendo cosa ti piacesse.... Ti prego dimmi che non ti piacciono i ravioli di carne al vapore, perché in caso contrario ingaggeremmo una lotta all’ultimo pezzo!-

Io ero ancora senza parole

- Preferisci gli spaghetti di soia con i gamberetti o con le verdure?


Ж


- Amo il cibo cinese! L’avevo già detto?

- Sì...se contiamo le volte in cui andavi in estasi per i ravioli e per il maiale in agrodolce -

Era in imbarazzo, le si erano imporporate ancora di più le guance

– Scusa, ho il vizio di ripetermi un po’ troppo spesso! A volte ho paura che la gente non mi ascolti nemmeno- si incupì un attimo.

-Sarà da quello che arriva il mio vizio. Pensa che una volta Monica ha seriamente pensato di uccidermi nel sonno perché le ripetevo sempre che Spaceman dei The Killers è meglio live-

Ridemmo.

- Beh, io sono qui e ti sto ascoltando...cretinate comprese- bevvi un altro sorso di birra

- Oh, adesso sì che mi sento tranquilla!- fece lei con fare ironico. Che faceva, mi prendeva in giro?

Assottigliai lo sguardo.

- A volte sei così misterioso che ho persino quasi paura a parlarti- fece lei ancora di rimando giocherellando con una bacchetta cinese per mangiare.

Rimasi di sasso. Ero veramente così come lei mi vedeva da fuori? La osservai persa quasi nei suoi pensieri.

Dove eri in questo momento Valeria? In quale strano mondo parallelo ti trovavi ora? Ma soprattutto, ero con te?

- Sono strana, ecco tutto.- concluse , guardandomi con occhi che in quel momento mi stavano disarmando da quanto erano sinceri.

-Ti dispiace se metto un po’ di musica?-

Come faceva i voli pindarici lei, nessuno.

Si alzò e si diresse verso il mio piccolo stereo, armeggiando con i vari tasti e cercando una stazione decente sulle frequenze radio.

Io la osservavo seduto davanti al tavolo, cercando solo di immaginare cosa poteva passare per la sua testa.

Una cosa però l’avevo capita.

Nonostante tutto si sentiva sola. Terribilmente sola. Così sola da costruirsi una sorta di corazza per non far vedere come si sentiva dentro.


A love-struck Romeo sings a street-suss serenade
laying everybody low with a love song that he made
finds a convenient streetlight steps out of the shade
says something like you and me babe how about it?


- Mi piace tantissimo questa canzone- a quanto pare aveva trovato una stazione decente e che ora trasmetteva una vecchia canzone dei Dire Straits, ‘Romeo & Juliet’

- I Dire mi ricordano sempre quando partivamo in viaggio con la macchina e mio padre aveva una cassetta con registrati su i loro must, che metteva sempre in quelle occasioni –


Juliet says hey it's Romeo you nearly gimme a heart attack
he's underneath the window she's singing hey la my boyfriend's back
you shouldn’t come around here singing up at people like that
anyway what you gonna do about it?


Mi alzai dalla tavola, cercando di non fare movimenti azzardati con il polso e mi diressi verso l’angolo che la ragazza occupava.

Con la mano non fasciata le presi un polso e l’attirai verso di me. Vidi la sorpresa mista alla confusione sul suo volto, il tutto sottolineato dalla ‘o’ che avevano formato le sue labbra.

- Cosa fai?- chiese confusa e imbarazzata. Le sue guance si imporporarono ancora una volta. Adoravo quando il suo viso si colorava così.

- Mi pare ovvio- le risposi – Ti faccio ballare. Scommetto che non è una cosa che fai molto spesso!- la stuzzicai un attimo.

Lei sorrise – A dir la verità negli ultimi tempi il mio concetto di ‘ballare’ corrisponde a quello di ‘scatenarsi con le amiche’-


Juliet the dice were loaded from the start
and I bet and you exploded in my heart
and I forget I forget the movie song
when you gonna realize it was just that the time was wrong Juliet?


Canticchiava le parole di quella canzone mentre dondolavamo a tempo della canzone.

- Grazie- feci imbarazzato.

- Prego- mi rispose- ma per che cosa?

- Di aver nettamente migliorato la giornata, che domande!- replicai, come se mi avesse chiesto qualcosa di ovvio

- Figurati! Quando vuoi, anzi, la prossima volta potresti cucinarmi qualcosa di tipicamente texano, sempre che tu non faccia esplodere la cucina prima si intende!-


come up on different streets they both were streets of shame
both dirty both mean yes and the dream was just the same
and I dreamed your dream for you and now your dream is real
how can you look at me as I was just another one of your deals?

- How can you look at me as if I was just another one of your deals… o non mi sloghi l’altro polso! Con la fortuna che abbiamo Bella Swan la battiamo di sicuro!-

Ridemmo


when you can fall for chains of silver you can fall for chains of gold
you can fall for pretty strangers and the promises they hold
you promised me everything you promised me thick and thin
now you just say oh Romeo yeah you know I used to have a scene with him

Juliet when we made love you used to cry
you said I love you like the stars above I'll love you till I die
there's a place for us you know the movie song
when you gonna realize it was just that the time was wrong?

Le feci fare una piroetta nella maniera più semplice visto l’alto livello di sfiga che avevamo in due. Rischiavamo come minimo una contusione e come massimo una caduta con conseguente rottura dell’osso del collo. Volevo vedere poi chi prendevano per fare Jasper!

Comunque, ci ritrovammo nella stessa situazione di quando eravamo ubriachi alla festa per l’arrivo delle sue amiche.

E la salivazione si era azzerata a livelli mai visti, che la mia gola sembrava fosse la Valle della Morte tra le due e le quattro del pomeriggio nella giornata di ferragosto. Boccheggiavo quasi.


I can't do the talk like they talking on the TV
and I can't do a love song like the way its meant to be
I can't do everything but I’d do anything for you
I can't do anything except be in love with you

and all I do is miss you and the way we used to be
all I do is keep the beat and bad company
all I do is kiss you through the bars of a rhyme

Juliet I’d do the stars with you any time


Mi stavano sudando le mani. Ci eravamo fermati? No, perché non me ne ero accorto. Ora ci fissavamo l’un l’altro come se non ci fosse nient’altro che noi nell’universo. O almeno, questo era quello che percepivo io. 

E poi.... C’era una certa tensione elettrica che mi stava percorrendo lungo tutto il corpo.

Prima che qualcuno di noi due potesse dire qualcosa di troppo le nostre labbra si toccarono di nuovo, come due amanti che dopo lunghe peripezie si ritrovavano. 

Erano esattamente come me le ricordavo, calde e morbide.

Juliet when we made love you used to cry
you said I love you like the stars above I'll love you till I die
there's a place for us you know the movie song
when you gonna realize it was just that the time was wrong?

Esploravo, gustavo, toccavo, lambivo, percepivo. 

Come se non avessi bisogno di fare altro, quasi neanche respirare.


A love-struck Romeo sings a street-suss serenade
laying everybody low with a love song that he made
finds a convenient streetlight steps out of the shade
says something like you and me babe how about it?


Quanto tempo era passato? Sembrava che tutto scorresse più lentamente e il tempo si fosse pian piano congelato esattamente in quell’attimo. O soltanto ero io che non sapevo come descrivere le mie emozioni. La sentivo aggrapparsi alle mie spalle e tendersi verso di me, perfino in punta di piedi, per raggiungermi mentre dolcemente le cingevo la vita e la tiravo verso il mio lato.

Quando respirare divenne una necessità le nostre labbra posero termine alla loro simbiosi.

Non ero l’unico che aveva il fiato corto.

- Sarai anche strana e pazza...ma mi piace troppo baciarti-

Lei sorrise... e proseguì da dove avevamo appena interrotto.

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Capitolo 14
*** The Première Before The Great Storm ***


chap 14

Salve - salvino- salvuccio!!! Come state?

Qui si va avanti. Non vedo l'ora che sia metà maggio...così finalmente avrò finito quest'altro anno in uni.

Bene, passiamo a cose più piacevoli, giusto?

risposte alle recensioni!!!!!! Aumentano sempre di più, e a me fa tanto piacere. Come si suol dire, mi fate gongolare xD

@Princes: lo so. Non ti avrei chiesto di più di quello che tu hai già scritto. Ricordati che io ci sono. Sono la tua fan N 1 giusto?

@Annie: grazie! ^^ cmq la canzone è "Romeo and Juliet" dei Dire Straits. E' una canzone persino più vecchia di me...però ho un legame particolare con essa.

@Cute: nooooooooooo!! Non dovevi andare a letto così tardi solo per me!!! xDDD cmq mi fa piacere che ti piaccia. E sì, anche a me il primo film mi ha fatto molto ridere :P però pian piano migliorano andando avanti.

Ok, in questo nuovo capitolo troverete molti riferimenti a cover musicali/ canzoni. Una cosa però la devo dire per togliere ogni dubbio sulla vericità o meno dei fatti. La première musicale a cui si fa riferimento è veramente accaduta, precisamente il 6 ottobre 2009 se non vado errata. Come potete vedere vado a calcolare anche queste cose xD tecnicamente le riprese di Eclipse e la première si sono svolte nello stesso periodo. Mi sono scervellata molto sul fatto se fosse possibile o meno, quindi, il primo che si azzarda a dire che non è così verrà impalato in stile vampirico  DA ME MEDESIMA xDDDD

CHAPTER XIV- THE PREMIERE BEFORE THE GREAT STORM

Chi di noi dà ascolto all'inno del ruscello

Quando parla la tempesta?


Kahlil Gibran

POV Valeria


Felice.

Ero felice.

Cantavo sotto la doccia, sorridevo sempre, ascoltavo canzoni molto allegre e ritmate, oltre alle mie solite che di norma mi mettevano buon umore.

Io e Jackson eravamo perennemente con le labbra attaccate ogni volta che nessuno ci vedeva e/o scappavamo per appartarci in un angolino, come dei poveri malati che necessitavano somministrazione massiccia di ormoni ogni ora.

Sì, decisamente felice.

L’avevo già detto che ero felice?

Sembravo la versione ‘fatta’ dello stregatto.

Mettevo paura perfino a mio fratello, che era all’oscuro della vera relazione tra me e Jackson.

Pensavo che, se avesse visto per un momento come ci baciavamo, avrebbe rischiato in primis di incendiare un’intera zona nel raggio di tre km per la rabbia, in secundis di trasformare Jackson in Jackie in un solo colpo.

A volte era molto protettivo … e molto rompiballe. Volevo vedere che combinava con Nikki.

Anzi no, non lo volevo proprio vedere! Potevo rimanerne devastata psicologicamente per anni.


I'll be the one to show you the way
You'll be the one to always complain
3 in the morning come a bang bang bang
All out of fags and I just can't wait
Cancel the thing that I said I'd do
I don't feel comfortable talking to you
Unless you got the zipper fixed on my shoe,
Then I'll be in the lobby drinking for two


Com’era carina questa canzone dei Kings Of Leon. Forse sarebbe diventata una delle mie preferite. Mi sembrava che dovessero anche fare un concerto a breve da quelle parti. Chissà se c’erano ancora biglietti disponibili...


18, balding, star, Golden, fallen, heart

Look at the shaky's what
’s with the blush
Fresh off the plane in my fuzzy rush
Everyone gathered to idolize me,
I hate the way you talk your Japanese scream
It's been so long since I left the shed,
You kick the bucket and I'll swing my legs
Always remember the pact that we made,
Too young to die but old is the grave


Mentre camminavo verso la mia roulotte, ad un angolo venni agguantata per un braccio e trascinata in un angolo appartato. Non mi preoccupavo nemmeno un po’ perché sapevo di chi si trattava. Lo capivo dalla stretta delle sue braccia sulla mia vita e dalle sue labbra fresche sulle mie.

I’m a gonna show the way

I’m a gonna show the way

I’m a gonna show the way *

Dopo vari secondi di esercizi di apnea non trascurabili, separammo le nostre labbra, pur rimanendo fronte contro fronte a riprendere fiato.

- Com’è possibile- affermò lui ancora un po’ provato dallo ‘sforzo’ – Che ogni volta che ti vedo ho voglia di baciarti e puntualmente lo faccio?-

- Non lo so, sta di fatto che ho ampliato le mie capacità polmonari... ma normalmente la gente come noi di solito esce, fa passeggiate, va al cinema, o sbaglio?

- Non sbagli- ora ci guardammo in faccia – Che ne dici di uscire domani sera?

- Direi che è un’ottima idea-

- Niente di troppo impegnativo, vanno bene anche le converse-

Gli sorrisi, lo sapeva che non ero un tipo che metteva tacchi facilmente anche se ci camminavo relativamente bene, finché erano di un’altezza ragionevole.

- Va bene, a che ora?- gli diedi un bacio a fior di labbra che lui ricambiò brevemente, altrimenti saremmo ritornati alla situazione precedente.

Poi non ci saremmo più staccati, almeno, io ne ero sicura riguardo a me stessa.

- Facciamo che ti vengo a prend....-

E lì partì la suoneria del cellulare con Hysteria dei Muse sparata a tutto spiano.

Jackson mi guardò un momento, come se si aspettasse che io tirassi fuori dalla mia tasca una granata invece del mio cellulare e la lanciassi a kilometri di distanza.

Sbuffai. Presi il cellulare - ancora tra le sue braccia – guardai il numero e risposi

- Dimmi che hai un buon motivo per interrompermi Demone!

- Disturbavo? Lasciamo perdere e comunque sì....ne ho parecchi e si chiamano ‘Anteprima, di, Kings, and, Queens , Alla, Radio...dici che basta?

-Cosaaaaaaa???E-E’ oggi???-

Non ci potevo credere!Il tempo passava più veloce di quanto avessi mai pensato!

Si vede che l’amore trascendeva gli amanti dal tempo!O, come nel mio caso, li rincretiniva del tutto.

- Tra quanto è l’anteprima??- Guardai Jackson in faccia e potevo quasi vedere il grandissimo punto esclamativo sospeso sulla sua testa. Mi veniva da strapazzargli le guance.

- Il tempo che venite qui da Kellan e per favore Chan...staccati da Jackson. Siete peggio di Bob con i suoi capelli (aka due entità in uno stesso corpo) e dì a Riccioli d’Oro (nuovo nomignolo di Jackson per via dei capelli che doveva avere per fare Jasper) di staccare le sue labbra a ventosa che ci servi con tutto l’apparato polmonare!-

Detto questo chiuse la chiamata.

- Dobbiamo andare.... mi vogliono al cospetto della roulotte di Kellan...

- Ho sentito...ma cos’è quest’anteprima a cui devi essere presente?- ora eravamo mano nella mano.

- Ah...è una canzone che aspettiamo da un pezzo di sentire. Vedrai, secondo me sarà bellissima...

- Capito- fece una faccia strana, come se fosse imbronciato per qualcosa. Volevo sbaciucchiarmelo tutto quando faceva quella faccia semiseria. Giuro. Ero messa veramente male.

- Jackson?

- Mmm??

- Che hai?

- Niente-

- Sarai anche un attore ma con questa faccia non mi convinci per niente!- Alzai un sopracciglio e feci una faccia seria – Allora?

- Beh...Mi ha chiamato Riccioli d’Oro!-


Ж


POV JACKSON


Io e Kellan ci guardammo in faccia.

E ancora cercavamo ci capirci qualcosa.

- Hai per caso una birra in frigo Kel?

Tanto valeva fare qualcosa di costruttivo.

Kellan arrivo fino al frigo e recuperò due birre. A volte mi dimenticavo che fare certe domande a lui era come domandare a Slash se sapesse fare un assolo di chitarra.

Incominciai a bere e a guardare la scena che mi si presentava davanti agli occhi.

Tutte e quattro le Jane A. erano messe sul letto di Kellan davanti al pc portatile di Monica, sintonizzandosi su una delle 645286548 stazioni radio di LA in attesa di una première.

- Sai, di norma delle ragazze stanno sul mio letto per una ragione specifica, non per spodestami dal mio trono mentre stanno facendo qualcosa che mi rifiuto di capire e non è neanche vagamente erotico....-

Smisi di bere.

- Kellan, lo vuoi un pugno in faccia?-

Lui non fece in tempo a rispondermi che dalla parte opposta del camper, ovvero dal letto, fu un’esplosione di urla.

- ZITTE TUTTE!INIZIA!- urlò Monica.

Le ragazze ubbidirono all’istante, giusto in tempo per permettere alle note di una canzone di penetrare l’aria.

"Into the night
Desperate and broken
The sound of a fight
Father has spoken

We were the Kings and Queens of a promise
We were the victims of ourselves
Maybe the Children of a Lesser God
Between Heaven and Hell
Heaven and Hell

Into your lives
Hopeless and Taken
We stole our new lives
Through blood and pain
In
defence of our dreams
In defence of our dreams

We were the Kings and Queens of a promise
We were the victims of ourselves
Maybe the Children of a Lesser God
Between Heaven and Hell
Heaven and Hell

The age of man is over
A darkness comes and all
These lessons that we've learnt here
Have only just begun

We were the Kings and Queens of a promise
We were the victims of ourselves
Maybe the Children of a Lesser God
Between Heaven and Hell

We are the Kings
We are the Queens
We are the Kings
We are the Queens"**


Non era male.

Davvero.

Ma cos’era questo silenzio innaturale?

Guardai Kellan. Kellan guardò me. Noi guardammo le ragazze.

Erano in trance.

La prima a parlare fu Demone.

- L’avete sentita?

- Sì- le rispose Monica. Discepola fece cenno di sì con la testa.

- Chan?- fece Discepola rivolgendosi alla mia ragazza. – Stai piangendo per caso?-

Mi avvicinai a lei. Aveva i lucciconi agli occhi.

- E’ bellissima- sussurrò lei – E io sono una cogliona perché mi metto a piangere per una canzone...se faccio così per una, cosa farò quando ascolterò tutto il cd?- l’abbracciai da dietro.

Ridemmo tutti insieme e Kellan sentenziò che secondo lui, dopo una bella emozione, ci voleva una bella mangiata e dato che gli altri lavoravano ancora, ordinò immediatamente delle pizze per tutti!

Fu mentre mangiavamo queste pizze che avvenne un evento non trascurabile.

Avevamo appena finito di mangiare che parte la suoneria di un cellulare


From Yesterday, it’s coming

From yesterday, the fear... ***


-Scusate- fece Monica- E’ il mio!- prese il telefono – Pronto?

3 nanosecondi di silenzio.

- Ah ciao Bobby!!!!-

Le teste di Valeria e Demone si voltarono immediatamente all’unisono verso Monica. Chi diavolo era Bobby?

- Chi diavolo è Bobby?- Kellan preoccupato fece questa domanda alle altre ragazze, come a leggermi nel pensiero.

- Un gran pezzo di figo, purtroppo già fidanzato- disse, a metà tra entusiasta e la sconsolata, Demone.

Questo Bobby già non mi piaceva. Strinsi più forte la mano a Valeria, che era seduta sulle mie gambe. Lei sorrise. Mi guardò in faccia. E il sorriso si ampliò

- Sei per caso geloso?- mi sussurrò all’orecchio con una leggera risata. Il suo respiro mi solleticò il lobo.

Da come me lo disse doveva ringraziare il cielo che eravamo in pubblico altrimenti...

Forza Jackson. Inspirai ed espirai, inspirai ed espirai.

Intanto che c’ero, camuffavo anche il rigonfiamento al di sotto dell’Equatore.

Pensavo a qualcosa di buffo... pensavo, pensavo. Ah ecco! L’amico di Peter che si era messo a cantare Single Ladies di Beyoncè in strada con solo un bikini giallo addosso. ****

Bene.

Ecco, piccolo Jackson, abbassati che sennò facciamo la figura dei pirla qui.

- Sì, se tu sei Jared Leto, io sono la regina Elisabetta!- e così Monica chiuse la chiamata piuttosto seccata.

- Che è successo?- chiese Demone leggermente preoccupata. Kellan intanto passava birre a destra e a manca – Che diavolo centra JJ?

- Niente- Monica agguantò una birra dal tavolo – Al telefono era Bobby Alt e mi fa “ Ti è piaciuta K&Q?” e io “ Sì certo” e poi mi fa “ ti passo una persona che di sicuro conosci” e io dico “ va bene, basta che non sia un pervertito omicida e siamo a posto”. Mi passa sto tizio che dice di essere JJ e dice di essere chi dice di essere...ma non ci credo molto, JJ non ha quella voce, mi capite? Quindi chiudo la chiamata. -

La guardiamo tutti come se fosse pazza.

E di nuovo risuona il suo cellulare. Per l’ennesima volta in quella serata io e Kell ci guardiamo in faccia.

-Sì? – risponde la ragazza – No, scusa, mi riesce piuttosto difficile credere che tu sia chi dici di essere... va bene... provamelo!- la parte pratica di Monica si fece avanti.

Valeria, Demone e Discepola si riguardarono in faccia con gli occhi sbarrati.

Passarono alcuni secondi.

- Va bene...ci si vede in giro- Monica chiuse la chiamata e guardò il suo cellulare.

-Allora?- fece Discepola.

- Era lui. Mi ha cantato la cover di Closer dei NIN ( NIN = Nine Inch Nails per chi non lo sapesse N.d.A)***** e credetemi...come la canta lui, non la canta nessuno.-

Silenzio.

Monica disse a voce bassa: - Cazzo, ho appena parlato con JJ al telefono!E’ stata un’esperienza extrasensoriale e c’è mancato poco che lo mandassi a quel paese. Va scritto negli annali della storia!!! Meglio che mi censuro sui tutti i miei pensieri altrimenti rischio un arresto per atti verbali osceni in luogo pubblico...esiste un reato del genere?-

E da lì si scatenò un putiferio di commenti femminili.

Kellan e io ci guardammo ancora una volta con una faccia che diceva “ ma che abbiamo fatto di male noi per stare in mezzo ai pazzi??”

*  la canzone è The Bucket dei Kings Of Leon    http://www.youtube.com/watch?v=kWaFVvVoj4o

** la canzone è Kings and Queens dei 30 Seconds To Mars http://www.youtube.com/watch?v=hTMrlHHVx8A

*** From Yesterday, sempre dei 30 Seconds To Mars  http://www.youtube.com/watch?v=RpG7FzXrNSs&feature=relmfu

**** fatto realmente accaduto, se non vado errata ( ho scritto il capitolo qualche era geologica fa, quindi chiedo venia ), nel caso, appena vedrò Peter Facinelli chiederò conferma xDDDD

***** sporadicamente capita che Mr il-mio-ego-non-è-mai-abbastanza-ampio, conosciuto ai più come Jared Leto, nel mezzo di una canzone chiamata "The Fantasy", che la mia lettrice @PrincesMonica apprezza fino alla venerazione, metta questa sorta di tributo ai NIN. La canzone è "Closer". Ecco un video che ho trovato, ho cercato una buona qualità audio, quella video lascia un po' a desiderare http://www.youtube.com/watch?v=wOcm8M_JLxg&feature=related  . Diciamo che non è proprio una canzone casta e pura xD infatti le Echelon ogni volta che J decide di farla, come si suol dire...crepano perchè annegate nella saliva xD 'Tacci tua Jared Leto!


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Capitolo 15
*** The Storm Inside ***


chap 15

Allora, passiamo direttamente alle risposte alle recensioni ricevute ^^

@Annie: immagino più parti dove tu sia morta dalle risate xDDD immagina me che cerco di immaginarmi le parti da scrivere e mi metto a ridere in qualunque momento come una scema. Non si sa mai quando l'ispirazione possa colpire :P

@Princes: ma almeno fammi immaginare!!! Se non posso farlo nella vita reale, almeno nel mio universo parallelo !

@Joe: BVava la mia soldata!!!" ù.ù io attendo tue idee per quella cosa a 4 mani di cui twitteravamo...e attendo la tua incompleta, claro???

Allora, voglio specificare una cosa..... NONN LANCIATEMI I POMODORI ALLA FINE DI QUESTO CAPITOLO VI PREGO! Ci sarà un motivo per cui la protagonista, che è un mio personalissimo pezzo di me altrettanto psicolabile , fa quello che fa.... e ci sarà un motivo per cui l'autrice ha deciso che la FF abbia 2 parti u.u ogni cosa al suo tempo....

Non vi preoccupate se il capitolo vi sembra tagliato male. Non è tagliato male, lo capirete leggendo quello che posterò mercoledì ^^

La mia domanda è: c'è qualcuno che legge sul serio la prefazione che faccio a ogni capitolo e le varie citazioni? Bah, rimango col dubbio ò.ò

CHAPTER XVI - THE STORM INSIDE


See the stone set in your eyes
See the thorn twist in your side
I wait for you

Sleight of hand and twist of fate
On a bed of nails she makes me wait
And I wait without you


With Or Without You - U2


POV VALERIA


Sfortunatamente io e Jackson non saremmo usciti insieme quella sera. David aveva bisogno di lui per alcune riprese extra e non poteva fare a meno dell’attore che mi piaceva baciare di più ( come se ne avessi baciati altri eh!).

Ero insieme alle Jane A. e stavamo guardando un po’ di televisione. Su uno dei canali stavano trasmettendo un vecchissimo adattamento di Orgoglio e Pregiudizio, sdraiate tutte e quattro sul mio letto con popcorn, patatine e quant’altro.

Motivo per cui eravamo tutte attaccate alla televisione, anche se l’attore che recitava la parte di Mr. Darcy non era per niente paragonabile a Colin Firth nello sceneggiato fatto dalla BBC, basato sullo stesso libro.

Pure e semplici opinioni mie e di Monica, fan accanite di Colin. Altro che Hugh Grant! *

E diciamocela tutta, mai una volta che per Wickham prendessero un bel figliolo, a parte quello dove Keira faceva la parte di Lizzy Bennett.

Sì. Avevamo visto anche quello!

Eravamo arrivate alla fuga di Lidia quando per l’ennesima volta il mio cellulare fece notare a sua presenza con la sua suoneria.

- Pronto?- risposi senza guardare neanche chi mi stava chiamando.

- Tesoro! finalmente ti trovo! Non rispondi mai al telefono!

- Mamma! Ciao! Tutto bene a LA?

- Sì tesoro, tuo fratello?

- Tutto a posto, lo sai che ha la fidanzata? – sapevo quale sarebbe stata la reazione di mamma. Mio fratello meritava qualche piccola vendetta da parte mia ... e poi mamma ci teneva a queste cose.

- Davvero? la devo conoscere. Per stare con tuo fratello deve essere una santa! Comunque, ti ho chiamata per cose serie coccinella.

- E’ successo qualcosa di brutto mamma? – scattai subito in piedi dal letto. Quando mamma era seria voleva dire che la cosa era veramente seria. Mi passai la mano tra i capelli, mio tipico segno di nervosismo insieme al mordicchiarsi il labbro inferiore.

- Mi hanno chiamato dall’università. Sai che qualche tempo fa avevano rubato alcuni computer della scuola con i documenti dell’...

Ж


Ero seduta sui gradini davanti alla roulotte di Jackson. Battevo i pedi dall’agitazione.

Mia madre mi aveva appena dato una notizia e non sapevo come reagire né come avrebbe reagito Jackson. Me l’avessero detto prima di conoscerlo avrei fatto i salti di gioia. Maledetti ladri, proprio i computer del campus con quei documenti dovevano rubare? Ci sono voluti quattro mesi per recuperare tutti i dati e fare una stima dei danni.

Non volevo che si rovinasse tutto.

Fino a qualche minuto fa era come se stessi camminando sulle nuvole, ora mi sembrava di scavare sottoterra a mani nude.

Doloroso.

-Ciao!- eccolo arrivare, felice del lavoro fatto. Mi bacia sulla bocca e io lo adoro anche quando è sudato con il resto del trucco da vampiro. Si siede accanto a me e mi prende per mano. Mi viene spontaneo appoggiarsi sulla sua spalla.

Volevo morire.

- Tutto bene?- mi fece lui. Ascoltavo la sua voce ad occhi chiusi. – Non mi sembri in gran forma-

Mi cinse con un braccio.

- No. Mi ha chiamato mia madre.-

- Dunque? Cattive notizie?

- Non so. Dipende dai punti di vista. Dal mio personale più cattive che buone.

- Ti ascolto -

Il momento della verità.

- Qualche mese fa in università sono venuti dei ladri e hanno rubato parecchie attrezzature informatiche, in particolare quelle della segreteria centrale ... dentro c’erano dei documenti importati tra i quali alcuni che avevo mandato io.

- Per che cosa?

Domante giuste come sempre vero? Inspirai e respirai pesantemente.

Sentivo che la prima parola che avrei detto avrebbe ridotto tutto in pezzi.

Non avrei dovuto, non avrei assolutamente dovuto avere una storia con lui, anche al livello cui eravamo, il coinvolgimento e la sua relativa fine sarebbero stati catastrofici.

Inoltre, io tendevo a legarmi troppo alle persone, il che era soltanto un male sia per me che per loro.

- Erasmus … In Italia. Da novembre per almeno dieci mesi.-

I suoi occhi verdi divennero cupi tutto d’un colpo e io ebbi paura. Mai visti in quella maniera. Mi agitai. Il cuore a ritmo di una battaglia.

-Hai intenzione di lasciarmi vero?- guardava dritto davanti a sé

Dritto al nocciolo della questione.

Sapevo che mi stava fissando in attesa di un segno ma se lo avessi guardato dritto negli occhi sarei crollata.

Lui era in piedi, io seduta. Guardavo oltre le sue gambe fasciate in un paio di jeans, come in trance.

Non so quanto tempo rimanemmo così.

L’unica cosa che so è che ad un tratto Jackson prese e se ne andò via con uno sguardo imperturbabile. Io lo osservai andarsene con il cuore in lacrime.

Non faceva mai quello che mi aspettavo facesse. Immaginavo che mi avrebbe urlato contro fino a che non fossi crollata del tutto, che come minimo mi avrebbe insultato in tutte le maniere e in tutte le lingue che conosceva. E invece semplicemente se ne andava.

Forse era come me. Teneva la tempesta dentro di sé e lasciava trasparire la calma in viso.

Non mi accorsi nemmeno di essermi alzata e di vagare senza meta finché non arrivai di fronte al camper di mio fratello.

Non mi accorsi di mio fratello che apriva la porta.

Non mi accorsi che calde lacrime solcavano le mie guance.

Tutto il resto era nulla.


Ж


- Ahia!- esclamai. Porca miseria! – Monica, ma ti sei fusa il cervello? Mi hai appena dato uno schiaffo!

Già ero in lacrime e se lei si metteva a schiaffeggiarmi vuol dire che qualcosa non andava e che il mondo si stava mettendo a girare al contrario.

- Te lo meriti!- la mora incrociò imperiosa le braccia davanti a me e mi guardò con il più severo degli sguardi – Hai fatto una cazzata puffola e ti sei dimostrata debole!

- Debole?-

- Sì, debole! Pensa a come si è sentito quel povero ragazzo! Come un vecchio calzino usato...Dio, vorrei picchiarti!-

E dire che l’aveva chiamata mio fratello per consolarmi delle mie pene d’amore. Quando gli avevo riferito tutta la questione con Jackson, stranamente non aveva minacciato di ucciderlo ma aveva prontamente chiamato i soccorsi. Monica appunto.

A quanto pare lei aveva più esperienza di relazioni amorose di qualunque altro a detta di mio fratello.

Io mi limitavo a piangere chiedendomi perché lui non avesse reagito.

Monica mise le mani sulle mie spalle.

- Ora tu vai da Jackson e gli parli- mi stava dando un comando come un genitore a una bambina che doveva essere educata – E mi fai il santo favore di mettere le cose a posto che quando depressa mi fai più paura di quando sei felice!- e mi diede un altro schiaffo

- Monica?!?!?!?Hai finito di prenderti a sberle?- avevo le guance rosse e le massaggiavo entrambe.

- Era per ficcarti bene in testa il concetto...e poi avevo voglia di picchiarti! –


Ж


La sgridata ( e gli schiaffi ) di Monica non ebbero buon esito, non perché io non volessi, anzi volevo, eccome se volevo sbrogliare la matassa di danni che avevo fatto.

Il problema non era la mia forza di volontà.

Il problema era che non avevo trovato Jackson e nessuno sapeva dove fosse andato a finire. Perfino Kellan o Ashely.

E così andò avanti per una settimana e mezzo. Io che lo cercavo e lui che non si faceva trovare.

Sapevo che andava sul set e subito se ne andava via appena aveva finito la sua parte, nessuno sapeva dove.

Lo aspettavo ogni sera sugli scalini della sua roulotte ma niente, non si faceva vedere e, scoraggiata me ne tornavo come una cane bastonato nel mio letto con la coda tra le gambe sfogando tutto il mio affetto mancato e la mia astinenza di coccole su Attila. Almeno lui era sicuro che non mi avrebbe giudicato.

Naturalmente il tutto coordinato da un alone di depressione stile manga giapponese, se non peggio, e musiche che potevano portare dopo un lungo ascolto a un invito al suicidio coordinato da un bel taglio di vene.

Non proprio un bel periodo.

E mi mandavo mentalmente e da sola i peggiori insulti..

Ovviamente le mie amiche cercavano di tirarmi su ma alla fine era il non pensare a niente, l’estraniarmi dal tutto il contesto, che mi faceva sentire meglio. Così mi ritrovavo spesso ad osservare il cielo, soprattutto dalla finestra della mia roulotte.

Erano passate quasi due settimane e tutta la mia voglia di vivere se n’era quasi andata a farsi benedire. Bastava solo per le funzioni vitali.

Come quella di fare le valigie per la quale cercavo di impiegare il maggior tempo possibile e magari, tra una camicia da ritrovare e un paio di calzini da ricordarsi di lavare, la gente si sarebbe dimenticata di me almeno per gli ultimi due giorni in cui sarei rimasta a Vancouver.

* si riferisce ovviamente ai film di Bridget Jones dove al personaggio di Colin Firth ( che anche in quel film si chiama Darcy. Lo hanno fatto apposta per omaggiare il personaggio di Mr Darcy interpretato dallo stesso Colin ) si contrappone quello interpretato da hugh  grant. Una perla, anzi due, di commedia!

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Capitolo 16
*** Need ***


chap 16

Salve a tutti, come state? state ancora cercando di smaltire ciò che avete mangiato a Pasqua come me...o cercare di togliere di mezzo gli avanzi del pranzo della domenica? xD

Sento che i miei lettori saranno ansiosi di leggere questo capitolo... vi avverto che questo è il penultimo ... domenica posto quello conclusivo. Non vi preoccupate, è solo la prima parte u.u poi incomincerà la seconda...

Allora, rispondo alle recensioni ^^

@JOE: mentre leggevo la tua recensione ti immaginavo a mo' di donna sull'orlo di una crisi di nervi.... ps: il nostro progetto va avanti mia caVa Joe Caramella!:P

@ Aribea398 : guarda, te lo spiego subito! ^^ In università l'"Erasmus" è il programma universitario che permette agli studenti di studiare all'estero. Esempio: io studio inglese e russo, dato che è consigliabile sapere la lingua del paese dove si va a trovare, potrei decidere di passare parte dell'anno scolastico in un'università inglese o russa con la possibilità di dare anche gli esami lì. Spero di essere stata esaustiva nella spiegazione ^^ Cmq mi fa piacere che la storia ti abbia preso dal primo capitolo ^u^

@Cimo: penso che io a certe proposte non sarei riuscita a dire nemmeno una parola per un bel po' di tempo.... xD

@Princes: i miei personaggi non sno nati col l'intento di essere Mary Sue, sappilo :P cmq...che Jackson  non fosse normale lo avevo capito da sola io stessa...e dire che non lo conosco di persona ( *l'autrice impreca mentalmente*) ahahahahahahahahah. Cmq... direi che questo tuo giudizio sulle decisioni di cake si rispecchia benissimo nella ff quando Monica la prende a schiaffi dal nervoso ... chissà di che Monica stiamo parlando *gnorri face*

@Annie: a quanto pare l'ultimo capitolo ha sconvolto parecchia gente ahahahahah xD

Cmq...a titolo informativo, mi odierete alla fine di questo capitolo perchè rimarrete un attimo all'asciutto u.u INOLTRE, consiglio vivamente l'ascolto ripetuto di questa canzone durante la lettura :

http://www.youtube.com/watch?v=GRSZpV6WIuU&feature=fvsr  

... questa parte di storia è venuta fuori grazie a questa canzone, quindi ringrazio in anticipo anche gli One Republic.

CHAPTER XVI – NEED

The heart is a bloom
Shoots up through the stony ground
There's no room
No space to rent in this town
You're out of luck
And the reason that you had to care
The traffic is stuck
And you're not moving anywhere

You thought you'd found a friend
To take you out of this place
Someone you could lend a hand
In return for grace


Beautiful Day- U2



Due ore dopo


Come non detto.

Ashley mi aveva trascinato letteralmente fuori dalla roulotte con la scusa di voler compagnia per una passeggiata e un gelato magari. Credo siano rimaste le scie delle mie unghiate sullo stipite della porta della mia roulotte. Avrei dovuto camuffarle con un po’ di stucco o qualcos’altro prima di partire.

Sta di fatto che odiavo gli arrivederci/addii prima delle partenze. Sapevano molto di “non ci rivedremo mai più” per me.

Purtroppo si dovevano fare.

Tra l’altro, quando avrei avuto altra possibilità di incontrare Ashley?

Già avevo salutato oggi le Jane A. che erano tornate a casa poiché Discepola doveva ritornare a scuola e Monica doveva riaprire la sua attività.

Quindi, fu veramente il caso di mettere da parte la parte depressa di me e lasciare un bel ricordo in quel luogo. Dovevo farlo sia per me che per tutti quelli che avevo conosciuto.

O quasi tutti.

Scacciai quella immagine che breve come un dejà-vù comparì nella mia mente e mi concentrai sull’essere come minimo contenta di quel pomeriggio.

Ora io e Ashley eravamo dirette verso la sua roulotte per una, a detta sua, festa tra femminucce, corredata da film, pettegolezzi e cose varie altamente caloriche.

Ad un tratto mi sentii picchiettare da dietro sulla mia spalla destra.

Non feci neanche in tempo a voltarmi e a capire che diavolo stesse succedendo che venni presa in spalla come un sacco di patate. Vidi la strada al contrario per qualche secondo e sentii un paio di braccia cingermi le gambe.

- Ma che diavolo...?!?!?- cominciai ad esclamare urlando.

- Jackson, che diavolo vuoi fare?- urlò Ashley

Jackson?? Oddio! Che cavolo voleva farmi? Incominciai a sbraitargli contro e a dargli dei pugni sulla schiena per lasciarmi andare. Era impazzito.

Mentre i miei capelli mi andavano beatamente in faccia e il mio sedere, per fortuna avevo i pantaloni, veniva mostrato beatamente a mezzo, se non tutto, staff del film, Jackson ebbe pure la decenza di rispondere alla ragazza:

- Non ti preoccupare, dobbiamo chiarire io e lei e non so quanto tempo ci metteremo. Dì a tutti di non preoccuparsi ok? E tu – fece riferendosi a me- sta ferma! Se non la finisci di muoverti ci faremo male entrambi!

- La fai facile tu! Non sei quello che va in giro portato in braccio stile sacco di patate, e mi chiedo ancora perché, mostrando il culo a mezzo mondo!!! -

Spontanea? No, di più!

Non mi rispose e, stanca di dare pugni, mi abbandonai al fatto di lasciarmi trasportare come il sacco del rancio di un contadino. Mi stavo quasi emozionando per il fatto di aver trovato un quadrifoglio a furia di guardare per terra, che l’esemplare di bipede umano che mi portava addosso mi mollò a terra finalmente.

Eravamo in un parcheggio e dietro di me si presentava una macchina nera, molto anonima.

Stavo cercando una via di fuga da quella situazione imbarazzante.

- Sali in macchina- mi fece lui, gli occhi verdi più freddi di un iceberg.

- Te lo scordi proprio, io non...

- TI HO DETTO SALI IN MACCHINA!-

Di tutto quello che c’era stato prima, ora non vedevo più niente nei suoi occhi, tranne che la rabbia.

E mi faceva paura quel suo sguardo che non gli avevo mai visto.

Entrai in macchina senza nemmeno fiatare verso una meta sconosciuta.

Ciò che lui non vide fu la lacrima che malandrina scivolò sulla mia guancia e che di fretta asciugai.

Lui andò dalla parte del guidatore e partimmo.


Ж


Fu uno dei viaggi più assurdi e difficili della mia vita, almeno credo.

All’inizio, mentre la macchina partiva, volevo annullarmi completamente. Chiusi gli occhi, riaprendoli molti minuti dopo, come se sperassi che quella situazione non fosse capitata a me. Mi sembrava di essere entrata in uno dei romanzi di Rosamunde Pilcher. Mancava solo lo sfondo con la Cornovaglia.

Ci eravamo vicini però, anche se era solo Vancouver.

Passati non so quanti minuti, dopo aver riaperto gli occhi, non osai voltarmi verso Jackson, anche se con la coda dell’occhio potevo vedere le sue mani e i muscoli di esse tesi mentre stringeva il volante.

Per la restante parte del viaggio mi limitai a guardare fuori dal finestrino, come facevo sempre nei viaggi in macchina.

Attorno a noi due aleggiava il silenzio. Ero circondata dal suo profumo e la cosa non aiutava per niente.

Sospirai e osservai le luci della città che pian piano si illuminava in vista della sera.

Non mi resi nemmeno conto che Jackson aveva parcheggiato finché non mi disse qualcosa del tipo:

- Ora puoi scendere –

Non me lo feci ripetere due volte stavolta. Sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro.

Seguii Jackson verso una discesa sabbiosa, stando attenta a non cadergli addosso, anche se l’unica cosa che volevo fare era toccarlo, o in alternativa scappare verso il nulla.

Arrivammo in una spiaggia. C’era vento e le onde del mare si increspavano quasi violente arrivando fino al bagnasciuga.

L’odore di mare penetrava fino alle narici, facendomi ricordare quando da piccola andavo da mia nonna. Passai le mani sulle braccia per improvvisi brividi di freddo.

Avevo perso di vista Jackson.

Lo ritrovai qualche metro più in là, sempre con le spalle rivolte verso di me, che guardava il mare. Il vento giocava con i suoi capelli.

Presi il coraggio a due mani e passo dopo passo mi avvicinai a lui.

Continuavo a ripetermi di non fissarlo e di guardare dritto davanti a me. Camminare su lame affilate sarebbe stato una passeggiata in confronto.

- Perché mi hai portato qui? – gli domandai.

Ci mise un po’ a rispondermi.

- Così avremmo parlato in santa pace senza nessuno che si sarebbe intromesso- mi si parò davanti – Ora, mi vuoi spiegare perché mi stai mollando?-

Lo guardai negli occhi. I miei pizzicavano, segno che stavo pian piano crollando.

- Ho bisogno di calore.

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Capitolo 17
*** The Ecchoing Sea ***


chap 17

Buon primo maggio a tutti!!!! Anche per voi come per me è stato tragico il ritorno a scuola/lavoro? Benvenuti nel club! -.-"

Risposta alle recensioniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

@Joe: mia caVa Joe Caramella... è ancora tutto da vedere qui!!!! :P

@Princes: l'unica maniera in cui ti concedo di scaldarlo è con una cioccolata calda...o con un abbracio fraterno, e BASTA u.u e cmq...in effetti sì, credo che "rapendomi" ( brutto verbo...soprattutto se penso a cosa "rape" in inglese voglia dire ò.ò) abbia fatto la mossa più astuta ^^"

@Annie: gli squartamenti non sono nel mio genere...salvo fare il remake letterario di "Delitto e Castigo" di Dostoevskij xDDD dopotutto io sono molto calma come autrice xD

@kelleyrose: ma pensavate tutti a un'omicidio? Vabbè che Jackson ogni tanto sfoggia quel suo sorriso mefistofelico... però non esageriamo xDDD grazie per i complimenti *_____* cmq...magari mi scaldasse lui veramente !!!!!!! *-*

Ok, ci siamo ragazzi. Questo è il mio capitolo preferito di quelli scritti per questa ff ed è inoltre quello che fa chiudere il sipario sulla prima parte di questa storia. Non preoccupatevi, mercoledì aggiornerò con la seconda parte. Non vi abbandono mica così eh! :P

CHAPTER XVII – THE ECCHOING SEA


Nel Giardino d'Amore un giorno entrai,

e vidi cose mai vedute prima:

una Cappella eretta proprio al centro

del prato ove ero solito giocare


Essa aveva cancelli ben sprangati,

Tu Non devi”, era scritto sulla soglia;

io al Giardino d'Amore mi rivolsi,

che tanti fiori aveva generato;


e lo vidi di tombe tutto ingombro,

ed al posto dei fiori v'eran lapidi;

e Preti neri intorno, ad imbrogliare

tra spini i miei piaceri e desideri


Il Giardino d'Amore – William Blake


POV JACKSON


- Ho bisogno di calore-

La sua risposta mi lasciò interdetto.

Calore?

La guardai negli occhi per cercare di capire cosa volesse dirmi. Erano lucidi.

Stava per piangere e al tempo stesso a quella vista la mia rabbia covata si stava sgonfiando. Forse non ero l’unico che stava soffrendo. 

- Ho capito una cosa da quando sto con te. Ho bisogno di sentirti vicino, di toccarti. Come pensi finirà questa storia? Con me e te che ci inseguiamo per il mondo?-

La mia rabbia si sgonfiò completamente.

Anche io sentivo il bisogno impellente di toccarla, perfino in quel momento. Volevo tendere la mano, prenderla ed abbracciarla, dimenticare tutta la rabbia che avevo addosso.

- Beh, potrebbe essere un’idea –

Lei si fermò e così feci io.

- Non scherzare. Non posso metterti in una situazione del genere. Tu hai bisogno di qualcosa di stabile. Mi conosco troppo, so che non durerebbe, sarei dilaniata da tali sentimenti che manderei all’aria tutto. Non posso permetterti di rincorrermi per mezzo globo rinunciando ai tuoi sogni o ai tuoi progetti. Sarebbe troppo, perfino per te. -

- Perché non me lo hai chiesto prima? Credi che non possa decidere da solo?- la rabbia stava ritornando, lo sentivo anche se allo stesso tempo forse potevo capirla.

- No, ho solo preso questa decisione pensando prima a te, ma d’altronde il dado è stato tratto, tanto vale che subisca le conseguenze di ciò che ho fatto.- Si voltò e si avvicinò, fermandosi alla distanza di un passo. Allargò le braccia e mi disse : - Picchiami pure, se ti fa stare meglio.- disse decisa.

- Cosa?- era impazzita

- Sei arrabbiato- mi fece con voce rotta. – E’ giusto che tu abbia almeno soddisfazione!

- Smettila di sparare stupidate! Io non picchio le donne!- era impazzita e la situazione strana non aiutava.

Lei mi prese per il giubbotto e mi scosse- Perché devi essere sempre così gentiluomo e corretto?????- Mi urlò contro piangendo e menando pugni sul mio petto.

Io la fermai per le braccia nonostante si agitasse e piangesse ancora. Era furiosa.

La trattenei finché non si calmò e sconsolata accasciò la testa.

- Perché?- mi chiese ancora.

Alzò la testa e vidi i solchi salati delle lacrime sulle sue guance. Si morsicava talmente il labbro che a breve le sarebbe uscito sangue.

Ero come tramortito.

- E’ la mia natura –

Ci guardammo negli occhi.

Basta piangere piccola...

Appoggiai una mano sulla sua guancia per far sparire le lacrime. Lei tremò e chiuse gli occhi, come a godersi l’ultimo dei nostri contatti.

Appoggiò la sua mano sopra la mia. Era fredda ma allo stesso tempo sentivo il calore.

E in quel momento capii anche io che avrei avuto bisogno di esso.

Ne volevo sempre di più.

Mi avvicinai a lei, la mia bambolina di porcellana confusa. La chiamavo così per via della pelle chiara in contrasto con i capelli castani, le labbra rosee, e puntualmente lei si arrabbiava quando veniva denominata in quel modo.

Avvicinai il mio viso al suo e ritornai nel mio piccolo paradiso/inferno in terra quando feci combaciare le sue labbra con le mie.

Non si era tirata indietro. Anche lei come me aveva bisogno di tutto ciò, lo sentivo dal suo rispondere al bacio in maniera così tormentata, dalle sue mani che si aggrappavano a me come un’ancora di salvezza.

Ci separammo, di nuovo.

L’abbracciai, come a non averne mai abbastanza di lei che si era fatta piccola piccola contro di me, il capo appoggiato sul petto, in ascolto del mio cuore.

Chissà se sentiva veramente che stava martellando come lo stavo sentendo io.

Sentii stringere il suo abbraccio.

Le baciai la testa inspirando, per quella che forse sarebbe stata l’ultima volta, il suo odore misto a quello del mare.


POV VALERIA


Ero al caldo. Era piacevole. Sentivo il vento passare tra i miei capelli lasciando una sensazione per nulla spiacevole.

La parte superiore del mio corpo era completamente avvolta dal calore e qualcosa soffiava tiepido sul mio viso.

C’era un rumore in sottofondo, quello del mare, che le mie orecchie captavano.

Mai stata meglio.

Solo in quel momento mi accorsi che la mia mano stringeva lieve qualcosa, un pezzo di tessuto a quanto pareva dalla consistenza e sotto sembrava che battesse lieve lieve qualcosa di caldo.

Un cuore.

Un breve flash illuminò la mia mente.

Ora ricordavo.

Sentii il corpo accanto a me muoversi pian piano, incurante del fatto che io fossi già sveglia.

Lo sentii spostarmi delle ciocche di capelli dal viso, baciarmi la fronte leggero e accarezzarmi la guancia destra quasi titubante.

Posò la sua mano sul mio fianco, aspettando il momento in cui avrei aperto gli occhi o forse sapeva già che ero sveglia e mi stava solo aspettando.

Ad un tratto un sussurro continuo, una leggera canzone, come un eco del mare.


Well, if you're travelin' in the north country fair,
Where the winds hit heavy on the borderline,
Remember me to one who lives there.
She once was a true love of mine.

Well, if you go when the snowflakes storm,
When the rivers freeze and summer ends,
Please see if she's wearing a coat so warm,
To keep her from the howlin' winds.

Please see for me if her hair hangs long,
If it rolls and flows all down her breast.
Please see for me if her hair hangs long,
That's the way I remember her best.

I'm a-wonderin' if she remembers me at all.
Many times I've often prayed
In the darkness of my night,
In the brightness of my day.

So if you're travelin' in the north country fair,
Where the winds hit heavy on the borderline,
Remember me to one who lives there.
She once was a true love of mine*


Stava cantando per me.

Aprii gli occhi e mi trovai la sua mano accarezzarmi il viso e i suoi occhi osservarmi in attesa.

Rimasi così, quasi senza respiro. Non pensai assolutamente a niente. Sarebbe più giusto dire che non volevo pensare a niente.

- Dici che sia il caso che mi compri un cappotto?- dissi alla fine, riferendomi alla canzone.

Lui sorrise e intanto giocava con i miei capelli, arricciandone una ciocca. Guardò altrove, verso il mare.

- Non so, Bob Dylan suggeriva così...Comunque è l’alba. Ci siamo addormentati sulla spiaggia-

Davvero? Non me n’ero accorta. L’ultima cosa che ricordavo della sera prima era che ci eravamo messi a guardare le stelle abbracciati, separati dalla sabbia solo da una coperta che lui aveva portato con sé.

Mi appoggiai sui gomiti per vedere la mia ultima alba a Vancouver. C’era ancora vento mentre guardavo le nuvole grigie tingersi di biancastro, d’azzurro e di qualche tinta paglierina e lillà chiaro.

Il vento un po’ dispettoso mi obbligò a portarmi alcune ciocche dietro le orecchie.

Non mi accorsi dei brividi di freddo finché Jackson non mi abbracciò.

Rimanemmo seduti, io appoggiata sul suo petto, ad osservare il mare.

- Ti ricorderò sempre così- mi disse lui

- Come? Assonnata, lunatica, e con una faccia da zombie?- ridacchiai. Era una delle poche persone che fosse sopravvissuta al vedermi sveglia di prima mattina e poterlo raccontare.

Mi baciò la testa. – No, con le guance rosse per il freddo del vento, i capelli danzanti, lo sguardo sognante e le tue labbra tutte per me .-

Ruotai la testa per intercettare il suo sguardo e lui mi guardò senza remore, senza paura, senza ira.

Feci combaciare le nostre labbra per un fresco bacio al chiaro dell’alba. Percepii la sua pelle sferzata dal vento al tocco della mia mano

Mi sorrise.

Io lo avrei ricordato così.

Buonanotte, buonanotte! Separarsi è un sì dolce dolore,

che dirò buonanotte finché non sarà mattina.


Romeo E Giulietta - William Shakespeare



FINE PRIMA PARTE


* la canzone è "Girl From The North Country" di Bob Dylan, contenuta nell'album "The Freewheelin'"  potete ascoltarla qui se volete ---> http://www.youtube.com/watch?v=vxfW8lKIYa0  io la trovo molto bella, anche se Bob Dylan non è proprio il mio genere ... ma dato che al nostro protagonista piace molto, mi sembrava consona all'occasione ^^


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Capitolo 18
*** Brand New Beginning ***


ch 1 p2

Bene, vedo che l'ultimo capitolo della prima parte vi ha reso tutti degli zuccherini.... molto diabetica come scena in effetti o.o

Intanto rispondo alle recensioni ^^

@Joe: mia caVa Joe Caramella....sei diventata tutto uno zuccherino? Basta che non vieni fulminata da un colpo di diabete che mi servi viva...parola d'ordine: Schiena con cicatrici ù.ù

@Princes. Hey! Hey! HEY!!!! Non siamo idioti...cioè non sono idioti ( sempre ad immedesimarmi io xD) u.u e meno male che c'è la seconda parte...

@ Straw X Kisshu: aspetta che ti rispiego ^^ Dunque, per via del programma di studi all'estero ( chiamato appunto Erasmus ) la ragazza è costretta a partire per l'Italia. La storia dei pc riguarda il fatto che avevo narrato che i pc della scuola con dentro i documenti per l'erasmus erano stati rubati, quindi l'università ci ha messo di più a valutare le domande per gli studi all'estero. Jackson si è incavolato perchè Valeria lo voleva lasciare, essendo lei incapace di mantenere un rapporto a distanza e avendo deciso per entrambi senza "consultarlo". Ora hai capito? ^^

SECONDA PARTE


Viaggiando, cambiano gli orizzonti, cambiano i paesaggi ma le vere

meraviglie come i veri problemi rimangono dentro di noi.

F. Petrarca


CHAPTER I – BRAND NEW BEGINNING


Under the burning Sun, I take a look around,

imagine if this all come down

I'm waiting for the day to come.


Oblivion – 30 Seconds To Mars


Appena uscita dal LAX ( Los Angeles Airport n.d.A) l’aria di casa mia mi investì in pieno, nonostante fosse impregnata dello smog cittadino e non fossi quasi più abituata a quel caldo da all’incirca tre anni.

Seguii l’autista che mi era venuto a prendere e salii su una splendida Mercedes nera, attorniata da parecchi occhi della gente che si chiedeva chi si nascondesse dietro quelle grandi lenti da sole che portavo sul viso.

Mi sentivo leggermente in imbarazzo ad essere trattata come una star.

D’altronde, se dovevo andare a fare un colloquio di quel tipo, le ore di volo miste al mal sonno sull’aereo e al cambio di abiti in una delle toilette dell’aeroporto di Philadelphia erano il minimo.

Era il caso che mi sistemassi un po’ il viso con del trucco prima di fare il colloquio, altrimenti avrei assunto la faccia di uno zombie e al posto di assumermi avrebbero chiamato l’esorcista.

Così, mentre mi sistemavo un attimo, l’autista mi portò in quel del Beverly Boulevard, dove, a mezzogiorno, si sarebbe decisa la mia sorte, come in ogni buon vecchio film western che si rispetti.

Sarei rimasta a Los Angeles o sarei ripartita con il primo aereo per l’Italia.


Tre ore dopo


Alla fine il colloquio di lavoro si era tramutato in un pranzo di lavoro.

Tra l’altro, uno dei più lussuosi della mia vita e stranamente ero sazia.

Così, tra un salmone al forno al pepe rosa e miele e un bicchiere di vino bianco frizzante, in un colpo mi ero trovata con un nuovo contratto in mano e a lavorare a partire da due giorni dopo per una delle aziende organizzatrici di eventi più importanti e produttive di tutta Los Angeles.

Per non dire forse La più importante

Io ancora stentavo a crederci.

Dopo un paio di telefonate veloci quello che sarebbe stato il mio capo mi mostrò il mio ufficio e mi diede un paio di dritte riguardo ai miei compiti futuri.

Mi lasciò la macchina in modo che potessi andare ovunque avessi necessità.

Io al momento avevo solo una destinazione.

-Tesoro!!!!!!!!!!!!- Mia madre aprì la porta di casa e appena mi vide con una valigia in mano, la borsa e una valigia più piccola, mi abbracciò come se non dovessi mai più lasciarla

- Mamma!- ero felicissima.

Ero tornata a casa.


Ж


In questa azienda per l’organizzazione di eventi si lavorava davvero tanto, non solo per il fatto che fosse una delle più importanti, ma anche perché ci trovavamo a Los Angeles e si sa, a Los Angeles si festeggiava sempre, un po’ come a Las Vegas.

Insomma, che fosse un matrimonio, un evento benefico, l’apertura di un locale, c’era sempre da metterci mano qui negli uffici

Di conseguenza IO dovevo sempre metterci mano in quanto, con il mio curriculum universitario, lingue e poi specializzazioni in pubbliche relazioni e corso di organizzazione eventi, e quello lavorativo, mi avevano affidato una buona parte degli impieghi migliori in quanto riuscivo a gestirmi bene con i fornitori e organizzavo tutto alla grande.

Almeno, questo era quello che mi aveva detto il mio attuale capo e tutti i clienti che avevo avuto fino a quel momento non si erano lamentati per niente.

Ora ero nel mio ufficio e aspettavo impaziente l’arrivo di un pacco.

Rettifico, più che l’arrivo del pacco, aspettavo chi lo doveva portare.

Così, mi misi con il viso rivolto verso le finestre del mio ufficio con le orecchie in ascolto.

Non dovetti aspettare molto affinché una voce familiare mi giungesse alle orecchie. Avevo lasciato la porta aperta appunto per quella ragione.

- Mi scusi, saprebbe indicarmi l’ufficio 6277?- sentii quella stessa voce di donna domandare.

- Certo, il primo a destra.- gli rispose una voce da uomo, probabilmente Nick, un mio nuovo collega, che stava nell’ufficio accanto.

Sentii bussare alla porta.

- Salve, sono della pasticceria Sweet Temptation. Devo consegnare un pacchetto in questo ufficio.

- Avanti. Lo posi pure sulla scrivania- risposi io, sempre con la faccia rivolta alla finestra, facendo un vocione in modo che chi stava recapitando non riconoscesse la mia voce.

Sentii ogni movimento della donna.

- C’è altro che posso fare?- mi chiese.

Io stavo ridendo sotto i baffi che non avevo.

- Certo, le dispiacerebbe rispondere a qualche domanda?

- C-Certo.- fece titubante lei. Di sicuro si stava chiedendo che caspita volessi.

- Mi dica...è lei la proprietaria della Sweet Temptation, giusto?-

- Sì-

- E mi dica... E’ sempre lei che dopo una performance live delle Jane A. ha rovesciato l’intero contenuto di un fusto intero di birra Heineken a un pirla drogato e orribile che le aveva toccato le tette? -

Attesi tre secondi prima della sua risposta.

- Senta lei, come cavolo fa a sapere queste cose?- era agitata – ma soprattutto, chi diamine è lei?

-Eeeeeeeeeee Monica!!!!!E’ così che si risponde alla tua batterista?- e mi voltai con la sedia con un sorriso quasi mefistofelico. La mia amica, di bianco e blu vestita, ebbe un mezzo infarto.

- CAZZO!!!!!!!CHE CAVOLO CI FAI QUI?-

Monica fece un balzo dalla sorpresa.

Subito dopo naturalmente venne subito ad abbracciarmi, rischiando di far ribaltare me, lei e tutta la sedia.

- Come che ci faccio? Ci lavoro!!!

Lei mi guardò stralunata come se avessi detto qualcosa di veramente strano. Sbatté un paio di volte le palpebre.

- Fammi capire... Tu lavori alla Brent Bolthouse Productions*...e NON MI HAI DETTO NIENTE????

* Brent Boltthouse è un famoso organizzatore di eventi a Los Angeles. Agli Echelon è famoso per il fatto di essere uno dei migliori amici di Jared Leto che, come ben saprete, ma ve lo ripeto per la milionesima volta xD, è il cantante dei 30 Seconds To Mars. Questo personaggio sarà funzionale più in là nella storia ^^


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Capitolo 19
*** End Of The Beginning ***


chap 19

Salve popolo!!! Come state? Buona festa della mamma a tutte le mamme che leggono questa fanfiction!

AUGURI!!!

Spero stiate/ abbiate passato un bel week-end...non come me piazzata qui in cameretta a studiare per l'esame di parziale di russo ( si avete capito bene, proprio russo!) che avrò martedì e per quale prevedo una catastrofe di proporzioni apocalittiche ç_ç

Rispondo alle recensioni ^^

 @Joe e Annie: ù.ù vi devo sempre spiegare tutto xDDD allora, lei è andata a fare l'Erasmus e dopo la laurea è rimasta in Italia a lavorare...Brent le ha offerto un posto di lavoro, quindi lei per fare il colloquio è ritornata a LA e, dato che ha accettato la proposta, è rimasta nella città degli angeli, ovvero casa sua :P claro? xDDD

@Princes: ovvio...io posso u.u Dirty Triad Docet ù.ù la Sweet Temptation è parte del nostro piano alternativo, ricordi?? :P

Avviso prima di leggere: l'evento mondano a cui si fa riferimento è inventato ovviamente, come il nuovo personaggio femminile che vedrete comparire. Sono solo funzionali alla storia... insomma, un parto della mia mente contorta ù.ù L'ho detto prima che andiate a cercare su Google se entrambi esistessero xDDD

CHAPTER II- END OF THE BEGINNING


So I run, hide, and tell myself

I'll start again, with a brand new name

and eyes that see into infinity

I will disappear.


Capricorn – 30 Seconds To Mars


Ok, ora sapevo come si sentiva la gente quando non vedeva altra gente da anni.

Neanche avevo fatto in tempo a tornare a casa quello stesso giorno, che il mio Blackberry fu colpito da miliardi di chiamate.

E così fu anche il giorno dopo. Per fortuna Brent pensava che fossi molto impegnata con dei fornitori per dei primi accordi.

Che fossi molto impegnata non c’erano dubbi, incursioni delle Jane A. comprese.

E a quelle ero ormai abituata, solo che erano due mesi che me le facevano.

E adesso era da un’ora che, in completo pantalone grigio/camicia bianca/giacca blu, il mio capo continuava a passare nervoso davanti a me. Lo vedevo dalla porta.

- Brent? La finisci di camminare da una parte all’altra del corridoio davanti al mio ufficio?- ormai io e lui non ci davamo più del lei - E’ la terza volta che mi fai sbagliare il calcolo di quanto ci devono per l’ultimo evento all’Avalon. Non vorrei essere arrestata per truffa al fisco e io e il mio contabile vorremmo fare le cose per bene.-

Difatti anche Mr. Giles, uno dei contabili dell’azienda, si stava preoccupando per la salute mentale del mio capo.

- Sì, sì- e continuava a passeggiare. Mi stava venendo il nervoso. Credevo che a momenti avrei rotto la matita che avevo in mano. Feci un profondo respiro.

- Mr. Giles, possiamo continuare oggi pomeriggio? Devo scambiare due parole con il capo.-

Il contabile, un cinquantenne in gamba, vestito di tweed ma che sapeva il fatto, suo mi rispose positivamente e, a passo svelto con un pacco di pratiche in mano da me affidate, uscì dal mio ufficio.

- Brent..mi fai il favore di entrare, sederti, magari mangiare uno dei pasticcini che ho qui e spiegarmi che cavolo ti succede oggi?

Lui si fermò, mi guardò turbato ed entrò nel mio ufficio chiudendosi la porta dietro di sé.

- Un pasticcino?- gli feci cenno verso una scatoletta di cartone con dei dolcettii che avevo preso da Monica.

Lui afferrò una ciambellina al cioccolato e incominciò a camminare avanti e indietro davanti a me.

- Sai cos’è il Bradford – Red Cross ? -

- Che domande, la versione americana del ballo della croce Rossa monegasca, indetta dal magnate Bradford. Perché me lo chiedi? -

Quell’evento da organizzare era l’equivalente del 6 al Lotto in Italia

Lui si alzò, ciambella in mano, aprì la porta per vedere che nessuno ci ascoltasse, richiuse la porta e tornò a sedersi.

- Ci hanno affidato l’organizzazione dell’evento. – masticò un pezzo di ciambellina

Sbattei le palpebre.

- Mi stai prendendo beatamente in giro?

- Sai che sono buoni questi dolci? E comunque no... Abbiamo tre mesi di tempo per trovare il luogo, prenotarlo, fare gli inviti, spedirli e fare tutte quelle altre cosine che ci riescono così bene qui.

- Dio mio...- mi stava venendo da vomitare per l’ansia.

- Chiama questo numero inoltre- Brent mi diede in mano un biglietto da visita. – Devi fissare un colloquio con Lacey Bradford -

- C-Con Lacey Bradford? Intendi...

- Sì, l’unica figlia di Bradford. Quella che possiede almeno un quarto delle azioni delle più importanti riviste di moda più conosciute del paese, la sua unica figlia femmina.

- Mandarmi direttamente al macello non era più sbrigativo?

- Naaaaaaaaah, che gusto c’è poi? Mi devi dare l’indirizzo e il numero di questa pasticceria cavolo! Mamma mia, ce ne sono ancora di quelle ciambelline?-

Brent incominciò a rovistare dentro la scatoletta dei dolci.

Io ero faccia spiaccicata contro la scrivania.


Ж


A quanto pare in Europa ero più famosa di quanto non pensassi se addirittura Lacey Bradford mi faceva i complimenti via telefono per alcuni party che avevo organizzato.

Dato che secondo lei avevamo molto da fare e poco tempo per farlo, ci mettemmo subito d’accordo per trovarci due giorni dopo. Quando la chiamai per la prima volta era ancora a NY .

Le dissi direttamente di venire nella sede principale dell’azienda, da lì avremmo potuto vagliare le varie proposte sui luoghi dove si poteva tenere l’evento, quando sarebbe stato più opportuno spedire gli inviti e comunque valutare le idee che aveva in generale la Signorina Bradford.

Così, eccomi qui a specchiarmi per l’ennesima volta davanti allo specchio nel mio ufficio per vedere se il trucco, il vestito e tutto il parucco era in ordine.

Mi ero legata i capelli in una coda alta, lasciando soltanto un ciuffo che lateralmente mi copriva parte della fronte.

Indossavo una camicia di seta verde scuro, con le maniche corte leggermente a sbuffo, e una gonna a tubino nera fino a poco sotto il ginocchio. I tacchi alti e neri erano un obbligo e naturalmente era d’obbligo che mi sentissi così nervosa.

Sentivo che sarebbe successo qualcosa quel giorno.

- Stai bene!- fece Brent

- Non posso stare bene!Devo essere al meglio. Quella ragazza ha un anno in più di me ed è già la futura regina della moda. Un’ottima impressione è ciò che colpisce subito-

- Valeria, rilassati va bene? Sei bellissima e non ti preoccupare- disse Brent aprendomi la porta.

- Ci sarò io con te...in caso avessi bisogno di qualche escamotage, puoi sempre tirami un calcio sotto il tavolo.-

Rivolsi gli occhi al cielo.

Sempre il solito.

Ci dirigemmo, io con passo alquanto titubante, verso la sala riunioni al secondo piano. Il suono dei miei tacchi era attutito dalla moquette e Brent mi lanciava facce rassicuranti come se al posto suo ci fosse stato mio fratello Jam.

Peccato che mio fratello si trovasse in Europa per il suo ultimo progetto.

Tanto valeva afferrare il toro per le corna!

Chiusi un attimo gli occhi, feci un profondo respiro ed aprii la porta con un gesto deciso.

La persona che mi creava tanto turbamento era seduta nella postazione di solito riservata a Brent nella sala riunioni.

Era esattamente come mi sarei aspettata fosse fisicamente una donna come lei.

Un incrocio tra una donna in carriera e una modella di haute couture. Alta, gambe chilometriche, una bellissima capigliatura di un biondo miele.

Quel che ci voleva per mortificare il mio ego insomma.

Appena entrammo la donna si voltò verso di noi e, con un sorriso che poteva fungere da nuova fonte di energia rinnovabile da quanto splendeva, si diresse dalla nostra parte tendendoci una mano per fare le presentazioni.

- Piacere, Lacey Bradford, lieta di fare la vostra conoscenza- disse la donna avvolta nel suo abito di seta nera con motivi geometrici bianchi.

- Piacere, io sono Brent Bolthouse- fece il mio capo, molto più coraggioso di me a quanto pareva.

Prevedevo una mattinata molto impegnativa.


Ж


- Bene, nel caso ci fossero problemi, potete sempre contattarmi. Fino all’evento io sarò qui a Los Angeles, non ci dovrebbero essere problemi. Potrò essere a vostra completa disposizione.

- Certo, la chiameremo tra qualche giorno, così potremo dirle se la location scelta è disponibile e, in caso contrario, vederne altre. Tramite fax le manderemo un preventivo al suo ufficio.- feci io

Forse non era così male come lo avevo immaginato. La donna davanti a me era piuttosto professionale ma allo stesso tempo aveva fatto in modo che il colloquio non fosse pesante più del necessario.

Eravamo arrivati giusto in tempo per la pausa pranzo.

Non mi restava altro che far strada a Lacey Bradford fino all’uscita e poi potevo andare a mangiare con le mie amiche. Avevo una tremenda voglia di hamburger e patatine con tanti saluti alla dieta.

- E’ stato un piacere conoscerLa- fece Lacey Bradford – Ci vediamo tra pochi giorni-

- Certamente!

- Ora mi scusi ma il mio fidanzato mi attende. Non lo vedo da qualche mese e sento che rischierebbe di impazzire-

Eravamo fuori dall’uscita della società, sotto il sole dell’una di L.A. Eravamo solo ad aprile ma faceva molto più caldo, tanto che evitai di mettermi la giacca.

Salutai la nostra cliente con riguardo e cortesia ma non feci nemmeno in tempo a farle fare due passi che mi sentii persa.

-Tesoro!- fece Lacey Bradford abbracciando il suo ragazzo che arrivò con un mazzo di tulipani bianchi in mano. Gli diede un bacio e lo riabbraccio.

Lui ricambiò con entusiasmo e amore.

Io rimasi pietrificata lì sul posto e lui, mentre teneva abbracciata a sé il suo amore alzò lo sguardo fino ad incontrare la mia figura. Vedevo il colore dei suoi occhi risplendere da quella distanza, oppure ero solo io che me li immaginavo così belli.

La mia stessa espressione si riflesse sul suo viso e nonostante fosse cambiato così tanto, per me era come se non fosse passato nemmeno un giorno da quando gli avevo dato l’addio.

Come se non fosse passato nemmeno un soffio di vento da quell’attimo a quello che stavo passando.

In lontananza, come un suono ovattato, sentii la sua ragazza chiedergli se andava tutto bene. Mi girava la testa come se avessi bevuto troppo.

Non le feci nemmeno finire la frase che mi voltai e raggiunsi in fretta la mia macchina con il cuore in gola.

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Capitolo 20
*** Still In Your Thoughts ***


chap 20

Salve a tutti! Il caldo qui, in quel della provincia di Milano si intende xD, sembra essere ritornato. Finalmente!

Alla fine il mio esame parziale di russo l'ho fatto...venerdì avrò l'ardua sentenza -.-" 

Bene, rispondo velocemente alle recensioni e poi torno alle mie pagine di inglese da studiare...che delizia vero? Si vede che la sessione estiva di esami sta dando fuoco alle polveri...

@Princes: per citare gli Hinder (sì,. credo fossero loro xD) "The best is yet to come", e fidati, credo che questo nuovo capitolo ti piacerà, seppur breve xD

@Cute: sìììììììììììììì!!! io sono sadica!!!! Bwahahahahahahaha U.U cmq posto sempre mercoledì e domenica... ho i giorni fissi xD

@Annie. il lato bimbominkioso xDDD non sapevo di aver scatenato certi lati della tua personalità così nascosti Annie xDDD

@joey24: grazie ^^

Io sono seriamente preoccupata per il fatto che la mia @Joe non abbia recensito...JOE CARAMELLINA MOU, DOVE SEIIIIIIIIIIII?????? ç_ç

CHAPTER III- STILL IN YOUR THOUGHTS


Yeah, she caught my eye,

As we walked on by.

She could see from my face

that I was fucking high

And I don't think that I'll see her again but

we shared a moment that will last till the end.


You're beautiful – James Blunt


POV JACKSON


Era tornata.

Oppure era solo un miraggio a causa del caldo.

Sembrava che tutto si fosse fermato e l’attimo dopo era sparita, volatilizzata.

L’unica cosa reale era la mia amata Lacey tra le mie braccia e non quella creatura vestita di verde e nero, che mi guardava bianca in viso.

Ed era bello tenere stretta a me la mia ragazza dopo tanto tempo. Avevamo tantissime cose di cui parlare. Volevo raccontarle del mio viaggio per l’ultimo progetto, in Francia, a lavorare, seppur per un ruolo minore, per Clint Eastwood. Uno dei miei sogni nel cassetto completamente realizzato e che potevo raccontare a tutti di aver esaudito.

Volevo raccontarle di cosa si prova a fare un film di quel calibro, le scene provate la notte, dormire non vedendo l’ora che fosse il giorno successivo.

Tutto. Ogni sensazione sulla pelle e ogni emozione provata.

E così feci, le dissi tutto quello che avevo passato in quei mesi e lei sorrideva, mi abbracciava, mi baciava sulle labbra che sapevano del dolce alla frutta che avevamo appena mangiato.

Mi era mancata. Mi era mancato lo stare con lei, il passeggiare mano nella mano al parco, a sfogliare le margherite come due adolescenti alla prima cotta.

Ero tornato a casa.

Eppure...

Eppure, nonostante fossi felice, la visione, se di visione si trattava, di un fantasma del mio passato, mi dava da pensare.

Cosa sarebbe successo se l’avessi rincontrata?

Imbarazzo, senza alcun dubbio, per non parlare dei ricordi che sarebbero riaffiorati come le Cascate del Niagara nella mia testa.

Sta di fatto che potevo chiamare solo una persona per scoprire se lei era tornata in città ed esserne sicuro al cento per cento.

Presi il mio cellulare, andai sulla rubrica e cercai il numero, premetti il tasto per effettuare la chiamata ed aspettai che mi rispondessero dall’altro capo del telefono.

- Jackson! Tutto bene? Non dovresti essere occupato con la tua dolce metà? - ormai, da quanto avevamo lavorato a stretto contatto in Francia con Clint, eravamo in uno stretto rapporto di amicia e fratellanza, come due bravi ometti.

- Tua sorella è tornata in città Jam?

Diretto senza neanche perdermi in quisquilie.

- Oh. Certo che vai diretto al sodo eh?

- Jam, per favore....

Pausa di silenzio.

- Sì, è tornata.


Ж


POV VALERIA


16 Novembre


E’ già passato un mese da che sono qui a Milano. E’ incredibile come il tempo passi veramente in fretta. Milano non è una città così frenetica come mi era stata descritta. Molto di più invece. Fiumi di persone che vanno da una parte all’altra e che si riversano per le strade.

Questa città ha un qualcosa di affascinante, perfino quando piove.

Quando la pioggia cade, e può cadere per parecchi giorni consecutivi, Milano si scurisce e assume le stesse tonalità del cielo mentre, in una bella giornata di sole, i palazzi si illuminano di varie tonalità che ricordano un po’ i colori che assumono i campi coltivati...giallo, terra di Siena.

E’ la città adatta a me, come lo è Los Angeles, anche se qui rispetto a casa è tutto molto più piccolo.

Però mi piace.

Mi piace camminare per parco Sempione, dietro il Castello Sforzesco, nelle pause tra una lezione e l’altra, mi piace andare un po’ all’avventura nella zona di Brera, passare per la pinacoteca e guardare soprattutto un bellissimo quadro del Bramante, proprio affianco ad uno di Pier Della Francesca.

Nonostante tutto, ogni tanto sento la mancanza della mia fonte di calore preferita.

Jackson, chissà cosa starai facendo adesso.

Probabilmente mentre io guardo il crepuscolo dalla finestra tu ti starai alzando.

Sono ancora nei tuoi pensieri?

Avrei voluto portarti con me, sono sicura che saresti venuto.

Avrei voluto camminare per questa città con te, passeggiare in Galleria spensierati, come un tempo siamo stati, salire su, dove le guglie del Duomo toccano il cielo e guardare tutta la città, insieme.

Dimmi, sono ancora nei tuoi pensieri?


Il mio cellulare attirò la mia attenzione.

Stavo ringraziando chiunque mi stesse chiamando. Avevo bisogno di staccare la spina un attimo.

Ero rimasta da cinque ore attaccata alla mia scrivania a visualizzare composizioni floreali e non da mettere sui tavoli di quell’ accidenti di evento.

Avevo bisogno di staccare, e di prendermi un po’ di acqua.

- Pronto?- feci distrutta mentalmente. Quella sera avrebbero dovuto tirarmi su con la gru per arrivare a casa.

- Vale! Oddio, mi sta venendo un colpo!

- Monica, cos’hai?- la mia amica era agitata più che mai.

- Non ci crederai mai! Diooooooo! E me lo trombo, e sì cavolo! Dio, ho caldo!

- Ma chi diavolo devi trombarti tu?-

Presi un sorso dalla mia scorta d’acqua che portavo sempre dietro. Mentre con una mano tenevo la bottiglietta, con una manovra di testa il mio cellulare attaccato all’orecchio, con l’altra mano aprivo la finestra dell’ufficio e mi ci affacciavo per prendere un po’ d’aria fresca.

- Jared Leto è appena entrato nel mio locale.-

Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr

No, non era una pernacchia. Era il suono del sorso d’acqua che stavo per deglutire, sputato di colpo dalla mia bocca, fuori dalla finestra.

In aggiunta a questo, a occhio e croce, potevo benissimo aver fatto una doccia ad uno sfortunato passante.

Mi passai una mano sulle labbra per asciugarmi

- O Gesù. L’apocalisse è vicina?

- Non lo so, so solo che JJ è entrato nel mio locale.

- E che diavolo stai aspettando? Vai lì, e con la scusa di prendere la sua ordinazione attacchi!

- Senti, dici che è il caso?

- Monica, non ti sei mai fatta delle pippe mentali così enormi prima, e te le devi fare proprio ora? Com’è che si dice: do you wanna surrender, or fight for victory?*

- Hai ragione Cazzo! Sono una donna pratica! Qual è il peggio che può accadere? Non mi calcolerà? Mi domanderà soltanto un pezzo di torta? Pazienza! Almeno potrò dire che Jared Leto ha mangiato una MIA torta!

- Fidati, se assaggerà un pezzo delle tue torte non ti chiederà solo quella....

- Vale! Poi sono io la pervertita eh?

- Beh, da qualcuno dovevo pur imparare no?

- Valeria!- qualcuno mi chiamò dalla porta del mio ufficio. Mi voltai.

Era Brent

- Ho mandato un mio amico a prenotare dei dolci alla Sweet Temptation. Potresti avvertire Monica di mandarli poi a casa mia?

Ero lì lì per rotolarmi dalle risate.

- Monica, i dolci mandali a Brent ok?

- Sì, i dolci li mando a lui, ma l’amico suo me lo tengo io!- mi rispose Monica al cellulare.

* citazione della canzone "Vox Populi" dei 30 Seconds To Mars ...consiglio vivamente di ascoltarla. Vi dico solo che la prima volta che l'ho ascoltata dal vivo ad un concerto mi sono messa a piangere. Dico sul serio. metto il link ufficiale con il testo, dato che il video non c'è ^^ --->  http://www.youtube.com/watch?v=oGeXD2Sq_A8 


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Capitolo 21
*** Let The Party Start! ***


chap 21 Salve a  tutti, come state? Io sono fondamentalmente distrutta. Davvero. ieri sono andata a Monfalcone per la festa della miaamica @PrincesMonica e fate conto che ho dormito sì e no due ore scarse. Il tema era un Blood Ball ( ogni riferimento ai 30 Seconds To mars  era puramente voluto ù.ù) e eravamo tutti sporchi di sangue finto. Sembravamo la versione moderna e un po' alla Tim Burton di Jack lo Squartatore xD
Rispondo alle recensioni ^^
@Annie: no.... non è che si è consolato proprio subito eh....insomma, qualche annetto è passato da quando si erano lasciati xD
@Joe alias Joe Caramella-sempre-mia-e-di-Draco u.u tesoro...è sempre tutto un caso...verde e nero...sempre lì andiamo a parare xD
@Cute: ALEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! *tamti cuoricini* cosa non abbiamo combinato ieri!!!! E sì...in effetti me lo dicono in tanti che ho una verve comica non indifferente. Se non sfondo come traduttrice potrei aiutare i registi a scrivere le commedie xD
@kelley: tesoro...tu ogni volta mi fai arrossire, davvero. Ogni volta mi si scalda il mio piccolo cuoricino da scrittrice mancata a leggere che qualcuno apprezza ciò che ho scritto *w*
@Brent: c'è sempre Brent ... the sober motherfucker ( si può scrivere vero???) ...ci pensa lui a dare lavoro a tutti xDDD...caro lui.

Bene...vi avverto che questo capitolo e il prossimo saranno un po' più cortini rispetto al solito...ma è solo una tattica della scrittrice, me medesima, per far aumentare l'attesa e la suspance, che credete? Sì, sono subdola u.u xDDD

Dedico questpo capitolo a @PrincesMonica, la mia puffola magister,  a @CutePoison83 e a tutte le ragazze ( e i ragazzi... :P) che ieri erano presenti a quella magnifica festa...come io e Monica balliamo, nessuno xDDDD GRAZIE ALLA MIA FAMIGLIA DISFUNZIONALE  *-*


CHAPTER IV- LET THE PARTY START!


I piaceri sensuali passano e svaniscono in un batter d'occhio, ma l'amicizia tra noi, la reciproca confidenza, le delizie del cuore, l'incantesimo dell'anima, queste cose non periscono, non possono essere distrutte

Voltaire



- Jam!!!!!!!!!!!!!!- andai incontro a mio fratello e lo abbraccia forte non appena mise piede in casa.

- Cake! Sorellina mia!- lui ricambiò la stretta. 

- E’ bello rivederti a casa!- Mio fratello era giusto tornato dalla Francia dove aveva girato un nuovo film con Clint Eastwood, era passato per Vancouver alcuni giorni e ora era qui a casa per l’inizio di un nuovo progetto. Era infaticabile!

- I miei bambini sono finalmente tornati a casa!-

- Oh mamma!!!- facemmo in coro io e Jam. Sapevamo che nostra madre era una donna sensibile per certe cose ma un fatto era certo.

Eravamo tutti riuniti.

E sapevate un’altra cosa?

Si doveva festeggiare.

E chi meglio di noi sapeva come fare? Bastava spargere la notizia, dire luogo e ora dell’appuntamento, vestirsi da fighi ed il gioco era fatto!

L’unico punto su cui non si poteva sgarrare era invitare le persone migliori che conoscevamo, quelle di cui non avremmo potuto fare a meno perché, detto fra noi, non sarebbe stata una bella festa se qualcuno avesse preso a cazzotti qualcun altro, no?

Nonostante tutto, dovevamo aspettare due settimane per fare in modo di essere tutti insieme dopo tanto tempo.

Mio fratello aveva degli impegni improrogabili a cui non poteva mancare, se ci teneva al suo futuro almeno, e io, fino al giorno della festa, dovevo occuparmi di una parte consistente di lavoro per l’evento Bradford - Red Cross. Per una settimana poi sarebbe stata calma piatta.

Dovevo solo andare dal tipografo per gli inviti, vedere i vari tipi di carattere che potevano andare bene, dargli la lista della gente che ci sarebbe dovuta andare, aspettare conferma per il carattere voluto dalla Bradford, dare l’ok al tipografo e oltre a questo, occuparmi del menù della serata e finire di organizzare una festa di compleanno per una ragazzina molto viziata che compiva sedici anni e che voleva come tema della sua festa “il regno delle nevi”

Non propriamente due settimane leggere e soprattutto a marzo la neve a Los Angeles non esisteva proprio. Per fortuna c’era quella artificiale.

Io a sedici anni avevo soltanto fatto una festicciola a casa con qualche amica ed ero felice così com’ero.

Nonostante qualche problema con il trasporto dell’impianto per la neve artificiale, la festa per i Sweet Sixteen era andata benissimo.

- Sparatemi un colpo!- mi accasciai sulla scrivania stremata. – Brent, dimmi perché lo sto facendo...-

Ero circondata da tessuti di ogni tipo e marca che occupavano la mia scrivania formando un’enorme montagna bianca. Per guardare in faccia il mio capo dovevo scavarmi un varco.

- Per farmi felice ovvio!-

- Grazie.- gli risposi in tono sarcastico.

- Dimmi, Bradford ha chiamato per confermare il tipo di carta e di carattere per gli inviti?

- Sì. Erano quelli che le avevo suggerito io- guardai l’orologio. Erano le sei e mezza e questo poteva significare solo una cosa.

Libertà!

Sistemai tutti i campioni di tessuto, misi a posto le varie cartellette, la mia borsa, salutai Brent ed andai a casa a prepararmi per la festa che si sarebbe svolta di lì a tre ore.

Ж

12 Dicembre


- Ele! Dove diavolo mi stai portando?-

Elena, la mia coinquilina, alta, capelli lunghi e occhi chiari, mi stava trascinando dentro un locale nel bel mezzo della zona più “in” di tutta Milano, quella dove in pratica c’erano i locali più belli.

- E’ il tuo compleanno giusto?-

La sua voce la percepivo come un urlo tra tutta la folla che c’era.

Credevo che da un momento all’altro il locale sarebbe esploso e la gente sarebbe rotolata per le strade.

- Sì!

- E allora secondo te perché noi tutti siamo qui?-

- Noi tutti?- non capivo cosa volesse dirmi

- Ta-dah!- e con un gesto plateale, fermandosi, mi mostrò una tavolata dove erano riuniti tutti i compagni di corso con cui avevo fatto conoscenza che mi urlarono in coro un ‘Buon Compleanno’

- Stasera mangerai, berrai, non so se ti ubriacherai e in una delle stanze di questo locale, prenotata da noi farai karaoke o Guitar Hero a tuo piacimento!-

Io la guardai quasi con le lacrime agli occhi. L’abbracciai di getto.

- Pensavi per caso di festeggiare il tuo compleanno rintanata a casa?

Fu da quella sera che amai il karaoke, Guitar Hero e forse anche ad ubriacarmi e dimenticarmi , almeno per un attimo, dei pensieri stipati nella mia mente e che non la finivano di farmi venire un certo non so che al cuore.


- Dammi una buona ragione per la quale mi hai fatto vestire così! Sembro un incrocio tra un camionista e Joan Jett al tempo delle Runaways!-

Demone mi aveva obbligato, per non dire costretto, ad indossare un paio di pantaloni di pelle nera che mettevano in evidenza il mio sedere in una maniera quasi oltraggiosa, sopra, una canotta anch’essa nera, per fortuna di cotone, ma senza maniche.

Insomma, sembrava stessi andando ad un rave party, se poi contavamo anche che le mie amiche mi avevano fatto un trucco sfumato nero , rossetto rosso e una treccia ad incastro per sistemare i miei capelli, ero pronta per una performance heavy metal o eventualmente per fare la groupie.

- Beh, per andare dove dobbiamo andare, e per fare quello che dobbiamo fare, bisogna presentarsi in una certa maniera Chan – mi rispose la mia amica, dando un ultimo tocco al suo trucco e voltandosi verso di me con un sorriso inquietante.

La quantità di trucco sul suo volto era pari alla mia e la quantità di pelle nera addosso a lei quasi il doppio.

O stavamo andando ad un rave party o alla sagra del travestito con tanto di partecipanti con abiti a misura giro passera.

Non ero per niente tranquilla.

Non ebbi nemmeno il coraggio di farmi vedere da mia madre conciata in quella maniera. Infatti io e Demone sgattaiolammo mentre lei doveva ancora tornare dal lavoro. Le lasciai un biglietto in cucina con il monito di non preoccuparsi troppo perché ero con mio fratello.

Nonostante tutto, non sapevo nemmeno dove stessimo andando io e la mia amica. Sapevo solo che dovevamo andare a prendere Discepola, poi il resto per me era come il Santo Graal.

Un mistero.

Tanto valeva non pormi più domande del genere e prendere al volo ciò che sarebbe accaduto quella sera, compresa Discepola che era tutta allegra perché sua madre non le aveva rotto le palle per quella uscita. Poteva stare quanto voleva, tanto sarebbe andata a dormire da Demone insieme a me e Monica, e finalmente le Jane A. potevano festeggiare il fatto che fossero ufficialmente insieme.

Parcheggiamo accanto ad un locale poco famoso ai più ma molto conosciuto a noi.

Heart of Phoenix.

Io l’adoravo per l’atmosfera rock che c’era all’interno, per la gente e per i gruppi che vi suonavano dentro, fa niente se erano cover band.

Chissà chi suonava quella sera....

- Pronta ad entrare?- mi fece Demone tutta pimpante

- Certo!

Entrammo tutte e tre mano nella mano.

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Capitolo 22
*** Look Out 'Cos Here She Comes ***


chap 22

Dunque...ed eccoci qui. Capitoletto corto anche questo...prometto che il prossimo sarà mooooooooooolto più lungo. Lo giuro, in caso contrario, potete chiedere alla mia Joe Caramella di cruciarmi, ok?

@princes: sìììììììì....le Jane A Riunite!!!!*riot* 

@Cute: anche per me *-* sabato...che serata ragazzi! Dai che il prossimo mese la compagnia dell'ormone impazzito si riunisce di nuovo *____*

@Annie: la tua attesa viene ripagata ù.ù

@Joe: nooooooooooooo, non cruciarmi, ti servo per quel fantomatico progetto la cui parola in codice è : SCHIENA CON CICATRICI ...tu sai a cosa *coff coff* chi pardon *coff coff* mi riferisco *coff coff*

CHAPTER V- LOOK OUT 'COS HERE SHE COMES


Ho sempre pensato che la musica dovrebbe essere soltanto silenzio, il mistero del silenzio che cerca di esprimersi

Marguerite Youcernar


Il locale era abbastanza pieno ma non così tanto da soffocare. Demone mi portò a lato del palco dove dei tecnici stavano controllando se tutti gli strumenti erano accordati bene. Li salutammo. Ormai eravamo talmente clienti abituali che conoscevamo tutti là dentro.

Di solito si esibiva una cover band e poi il dj metteva musica varia, ma sempre rock o tendente ad esso.

Notai anche con piacere che non ero l’unica che sembrava uscita da un rave party quindi mi rilassai e attesi insieme alle mie amiche che la band entrasse.

E quando entrò, non potei credere ai miei occhi.

Erano i Troubled Universe.

E non lo dicevo così per dire, visto che era il gruppo di mio fratello.

Ero stupita che avesse avuto tempo di rimettere in sesto la band del college con tutto quello che aveva da fare in questo ultimo tempo.

- Salve a tutti- disse mio fratello brandendo il microfono come una rockstar – Noi siamo i Troubled Universe-

Boato dalla nostra parte con io che incitavo le mie amiche a urlare sempre di più.

- Speriamo che vi divertirete con noi stasera, noi cercheremo di fare lo stesso con voi-

E partirono con una canzone che io veneravo.

Welcome To The Jungle.

Mio fratello non aveva la stessa voce di Axl Rose ma quando ci si metteva ci sapeva fare, eccome se ci sapeva fare!

Dai Guns’n’Roses passarono ad alcuno canzoni di Alice Cooper, dei Van Halen, Muse , Placebo ( quando i Troubled fecero ‘Pure Morning’ ero quasi in estasi), Queen e altre cover di tanti altri artisti che a me e mio fratello piacevano tanto.

- Scusate il ritardo ragazze!- una presenza a noi tre ben conosciuta si presentò. Finalmente.

- Monica! Dove diamine eri finita?- le chiese preoccupata Demone.

Lei la guardò un attimo e poi mi rivolse uno sguardo e un sorriso malizioso che mi fecero capire che aveva combinato qualcosa che mi avrebbe scombussolato sicuramente.

- Scusatemi, mi stavo trombando Jared Leto sul tavolo del laboratorio in pasticceria.

Discepola si mise a ridere, convinta che fosse una delle solite battute spinte di Monica. Che fosse una battuta, io non ci credevo molto, non con quella faccia che aveva la mia amica, come del gatto che si era mangiato tutta la crema.

- Ringrazia Brent Vale, ho fatto una delle più belle scopate della mia vita-

- Lo farò .-

Le altre due Jane A. non fecero nemmeno in tempo a replicare che mio fratello fece un annuncio dall’alto - ma nemmeno tanto - del palco su cui i Troubled Universe stavano suonando.

- Spero vi stiate divertendo ragazzi!- boati dalla folla- Per la prossima canzone vorrei far salire sul palco una delle persone a cui tengo di più al mondo....la mia adorata sorellina! Vieni su Cake!

MA ERA IMPAZZITO?????

Non feci nemmeno in tempo a muovermi che le mie amiche, con qualche altro supporto, direi maschile a sentire le palpate sul mio culo, mi lanciarono sul palco.

- Dai sorellina non farti pregare!-

Ma dico io.... che cazzo volevano che facessi?

- Avviso a quelli che mi hanno lanciato sul palco...vi conosco tutti e so dove abitate!

Risate generali.

Chissà cosa pensava il pubblico alla vista di questa ragazza vestita di nero qual’ero io, con i guanti di pelle color ebano, il trucco marcato e gli anfibioni.

Mio fratello mi suggerì il titolo della canzone che dovevo cantare all’orecchio così acchiappai il microfono in attesa che la batteria incominciasse a rullare e la chitarra a suonare.

Al momento giusto incominciai a cantare.


When I get to the bottom I go back to the top of the slide
Where I stop and I turn and I go for a ride
Till I get to the bottom and I see you again
Yeah yeah yeah hey


Non avevo una brutta voce ma non mi ritrovavo molto a cantare di solito.


Do you, don't you want me to love you
I'm coming down fast but I'm miles above you
Tell me tell me tell me come on tell me the answer
Well you may be a lover but you ain't no dancer

Now helter skelter helter skelter
Helter skelter yeah
Ooh!

Agitavo la treccia , battevo con il piede.

Will you, won't you want me to make you
I'm coming down fast but don't let me break you
Tell me tell me tell me the answer
You may be a lover but you ain't no dancer


Facevo movimenti con la mano davanti a me, stretta a formare un pugno.


Look out helter skelter helter skelter

Helter skelter ooh
Look out, cos here she comes


Lasciavo ed afferravo il microfono con le mie unghie un po’ lunghe laccate di rosso.


When I get to the bottom I go back to the top of the slide
And I stop and I turn and I go for a ride
And I get to the bottom and I see you again
Yeah yeah yeah

Well do you, don't you want me to make you
I'm coming down fast but don't let me break you
Tell me tell me tell me the answer
You may be a lover but you ain't no dancer

Look out helter skelter helter skelter
Helter skelter

Look out helter skelter
She's coming down fast
Yes she is
Yes she is coming down fast

Battevo forte il piede a terra, a segnare il tempo, andavo da una parte all’altra del piccolo palco,raggiungevo mio fratello e porgevo il microfono a contatto con la sua chitarra e tentavo di saggiare note più alte con la voce che avevo in corpo, cercando uno sfogo per liberare qualcosa che non sapevo nemmeno io cosa fosse.


[My head is spinning, ooh...

Ha ha ha, ha ha ha, alright!

I got blisters on my fingers!]


Ero nel mio elemento e le mie sorelle, non di sangue, lo apprezzavano tanto da incitare la folla ai boati.

Io mi ritrovavo davanti a una folla a sorridere mentre le luci di colori violenti mi investivano.

Feci un poco rockettaro inchino e salutai la folla scendendo dal palco e andando ad abbracciare le mie sisters in arms.

* la canzone è la famosissima Helter Skelter dei Beatles... nonostante tutto, io preferisco la versione fatta per il film "Across the Universe".... cantata da una donna fa tutta un'altra impressione, fidatevi ^^ Nel caso voleste sentire la versione di cui ho scritto...ecco il link  ----> http://www.youtube.com/watch?v=qhknKwk3V3M 

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Capitolo 23
*** Jump Into The Emptiness With A Kamikaze Style ***


chap 22

Salve a tutti!!! Io sono distrutta oggi. E' appena iniziata la sessione stiva di esami in università e io non vedo l'ora sia luglio. Sono stravolta... decisamente stravolta!

Rispondo alle recensioni e poi mi rifiondo a tradurre una cosa per @PrincesMonica U.U sto perdendo due diottrie per occhio per farle una traduzione... LOL

@PrincesMonica: no, non stavo prendendo il martello...stavo andando a recuperare la vergine di ferro...hai presente? :P

@Cute: sì ok, va bene...ho capito che in realtà canto come una capretta di Heidi, ma non infierite >.< e cmq.... io aspetto una bella coreografia sul Time Warp xD

@Annie: ti rispondo a faccina : *___* dai che a giugno io, te e la silvia faremo un trittico fantastico a fare la fila xD

@Joe ( ovunque ella sia.... -.-"): se non commenti...fai goodbye alla SCHIENA!!!! U.U *sadica? NOOOOOOOOOOOOOO!*

Come promesso...questo capitolo è più lungo...divertitevi :D

CHAPTER VI- JUMP INTO THE EMPTINESS WITH KAMIKAZE STYLE


Ogni piacere ha il suo momento culminante quando sta per finire.

In mezzo agli stessi piaceri nascono le cause del dolore.

Seneca



- Eccola qui la mia cantante preferita!

- Kell!!!!!!!!!- abbracciai con forza il mio scimmione preferito anche se, imponente com’era, mi era ben difficile circondarlo con le mie esili braccia da batterista mancata. Non me lo ricordavo così muscoloso, sebbene di acqua ne fosse passata sotto i ponti.

- La mia Cake!Stai benissimo piccola!- era felice di vedermi, chissà che avrebbe detto se avesse visto Demone. Erano molto legati ai tempi in cui scorrazzavamo per il set di Eclipse, chissà se si sentivano ancora...

- Dove sono gli altri?

- Io, Nikki e Ashley siamo seduti a quel tavolo là- e me lo indicò con il dito – Purtroppo gli altri non ce l’hanno fatta per via del lavoro, ma vi mandano i loro saluti.

- Cavolo, mi sarebbe piaciuto bermi una birra con Bob, come ai vecchi tempi e prendere un po’ in giro Tay- ridemmo.

- Dai, raggiungiamo gli altri! Non vedo l’ora di abbracciare le due sorelle vampire!

Non appena intercettammo la traiettoria visiva di Ashley, lei venne di corsa da me ad abbracciarmi. E commentare il mio look da rockettara ovviamente.

Per dieci minuti fu un continuo parlare e parlare di quello che avevamo fatto negli ultimi anni, talmente a macchinetta che Nikki , mio fratello, Kellan e le Jane A. non riuscivano ad inserirsi nel discorso.

Dopo dieci minuti io e Ashley stabilimmo di andarci a prendere due magaritas al bar, visto che la gola era secca e c’era ancora tanto di cui parlare.

Stavamo belle appoggiate con le mani sul bancone sorseggiando i nostri drink, quando qualcuno salutò Ashley.

- Ciao Ash!

- Oh ciao Lee!- era una donna la persona a cui si era rivolta la mia amica – Come stai?

- Tutto bene, sono qui con Jay perché ho sentito da un mio amico che stasera era una bella serata da queste parti-

Jay?

Avevo uno strano presentimento. Stranissimo presentimento. Rimasi con il mio magarita a mezz'aria. Orecchie tese a captare la situazione.

- Sì, siamo qui tutti insieme.- le rispose Ashley. Aveva un tono strano.

- Non mi presenti la tua amica?-

Ash non le rispose subito, come a valutare se fosse meglio farmi scappare in qualche angolo sperduto della Terra.

Io mi voltai per fare le presentazioni. E congelai all’istante.

- Valeria!- mi rispose la ragazza, vestita con un completo nero molto easy.

- Salve Signorina Bradford!- il bicchiere nella mia mano destra tremava leggermente.

- Oh, chiamami Lacey a questo punto! Non sapevo conoscessi Ash. - ancora il sorriso a trecentosessantamila denti.

Le sorprese della vita eh? Io cercai di ricompormi perché se lei era qui, poteva significare una sola cosa....

Ora l’opzione di scappare non mi sembrava così cattiva. Per niente. Non c’era mai una fossa quando ne avevo bisogno.

Ashley mi guardò anche lei sorpresa. Non sapeva conoscessi Lacey.

- Certo! Conosco lei e tutti gli altri dai tempi di Eclipse. Mio fratello lavorava sul set.

- Davvero? Beh, allora di sicuro conoscerà il mio fidanzato. Ma basta con il lei! Vieni Valeria. Così vi salutate.-

Ash avvertì il pericolo di un’azione come quella ma non poteva fare niente.

Era un’azione da kamikaze, lo sapevamo entrambe. Un salto nel vuoto senza il paracadute.

Nonostante tutto ormai la frittata era fatta e il latte versato.

- Jay! Guarda chi ho incontrato!

Io ero nascosta più o meno dietro Ash, cosa molto difficile tra l’altro. Quando mi mostrai a lui lo vidi sbiancare un attimo, sebbene ci fossero le luci soffuse del locale, i suoi occhi brillare il tempo di un battito.

Io sorrisi con rassegnazione. Il metaforico pugnale, che avevo tenuto alla lontana per lungo tempo, stava tornando a torturare il cuore. Pazienza, ci dovevo convivere ormai.

Era la strada che avevo scelto. I suoi occhi non facevano altro che ricordarmelo.

- Ciao Valeria- fece lui. Capelli lunghi, più lisci, un leggero strato di barba, vestito in quel suo solito modo che lo caratterizzava, compresi gli stivali texani, un’immancabile birra in mano e gli stessi occhi di molti anni fa.

- Ciao Jackson- gli risposi, cercando di sostenere il suo sguardo.


Ж


Sapevo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, solo che non credevo così presto.

Vedere alle 8 del mattino, appena alzata la tapparella della cucina, un poster altezza palazzo con il trio Bob, Kris e Tay, sotto la scritta Eclipse e la data, mi aveva proprio scombussolato la giornata.

Il peggio venne quando andai a vederlo al cinema. Ci andai da sola, me impavida.

Se dovevo piangere e torturarmi, preferivo fare harakiri senza pubblico.

Presi uno degli spettacoli durante la settimana, in uno di quei cinema che ancora trasmettono solo un film alla volta. Era completamente deserto.

- Non ha paura a rimanere sola in una sala vuota?- mi fece il cassiere.

- Perché mai?-  Ci sono cose peggiori nella vita.

E ancora non sapevo quanto.

Ok, lo dovevo ammettere. Nonostante il fatto che non lo vedessi da tanto, nonostante il fatto che le nostre vite si erano divise, ero ansiosa di vedere i suoi progressi.

Volevo vedere se era passato oltre.

Non riuscii a dormire bene quella notte dopo aver visto il film.

Forse era dovuto alle lacrime che stavano inondando il cuscino, alle immagini della pellicola che si sovrapponevano una sull’altra riportandomi indietro nel tempo.

Sapevo che avevo fatto la più grande cazzata della mia vita, seguita solo dal vedermi quel film da sola e senza una buona dose di fazzoletti a portata di mano.

Feci una cosa che pochi mesi fa non avrei mai fatto.

Per la prima volta in vita mia presi dei sonniferi.


POV JACKSON


No, non era un fantasma, ora ne ero certo.

Era più reale di quanto avessi potuto immaginare.

Avevo quasi la sensazione di dejà-vu al vederla, solo che la prima volta lei aveva in mano una mazza da baseball.

Ora invece era la donna dalla faccia da bambola dolce a cui avevano messo i vestiti di una rocker che le stavano dannatamente a pennello.

Non era più la ragazza che conoscevo, lo avevo capito da come camminava e dallo sguardo che aveva. Quello di una persona cresciuta e, al momento, estremamente imbarazzata.

Cosa che ero anche io.

Non lo sareste anche voi se vi arrivano la vostra ex e la vostra fidanzata a braccetto?

Era cambiata. Anche fisicamente. Era più snella, e quei pantaloni di pelle lo facevano notare, i capelli erano più lunghi e legati in una lunga treccia. Il trucco più marcato.

- Hai visto tesoro chi ti ho portato?-

- S-sì!- balbettavo, non andava bene. Lei mi guardava rossa per lo stesso mio imbarazzo.

- Non vi abbracciate nemmeno scusa?-

Ero terrorizzato dalla situazione.

Sforzatamente ci abbracciammo. Un abbraccio veloce, per non destare sospetti, come due assassini che nascondono un cadavere.

Un solo secondo per ricordarmi il suo odore.

- Ho un’idea grandiosa!-

Sia io che lei ci voltammo verso Lacey a cui sembrava essersi appena illuminata la cosiddetta lampadina per l’arrivo di un’idea, a detta sua, come minimo strabiliante.

- Tesoro, sai che Valeria organizza il Bradford- Red Cross quest’anno?-

La guardai incredulo. La situazione stava degenerando.

- Che ne dici se organizzasse anche il nostro matrimonio?-

Rettifico. La situazione era degenerata in maniera drastica.

Ж


POV VALERIA


Mi sentivo come lobotomizzata in un certo senso.

- Mi dispiace Cake!-mi disse Ashley abbracciandomi prima che me ne andassi via. Casualmente colsi l’occasione appena vidi Monica farmi cenno di andare.

- Figurati Ash, non è colpa di nessuno...-

Prima o poi lo sarei venuta a sapere lo stesso, avrei soltanto preferito che la sua fidanzata non me lo avesse spiattellato in faccia così su due piedi mostrandomi anche contenta il suo anello con un diamante grande come una padella.

L’unica cosa che prevedevo per il futuro in quel momento era l’enorme mole di lavoro che con questa brillante uscita si sarebbe accumulata sulla mia scrivania appena Lacey Bradford avesse messo piede nel mio ufficio, accompagnata a braccetto dal suo fiancè.

Mi venivano i brividi al solo pensiero.

Era alquanto mortificante l’organizzare il matrimonio del tuo ex, soprattutto se sentivi di averci sentimentalmente ancora qualcosa a che fare.

Abbracciai Ash, Kel e i Troubled Universe con un po’ d’amaro in bocca e raggiunsi le mie amiche.

Andandomene, il mio sguardo non poté evitare quello di un paio di occhi verdi a me ben conosciuti che mi guardavano da un tavolo in cui tutta la compagnia era riunita.

Guardai Jackson il tempo di un battito di palpebre e poi uscii dal locale.


Ж


- Come stai?- mi fece Monica andando via in macchina.

Demone e Discepola si erano addormentate sui sedili posteriori e io ero incaricata di tenere Monica sveglia.

- Considerando il fatto che ho scoperto che il mio ex si sposa e che io devo organizzare il matrimonio, discretamente bene.-

Avevo deciso di riporre certi sentimenti nei suoi confronti in una scatola ben precisa insieme a tante altre cose che ci riguardavano e non pensare più a lui in quel modo.

Era la scelta più saggia al momento. Insieme a quella di guardare fuori dal finestrino.

Monica svoltò a destra. – Almeno sai che è andato avanti...-

-Sì-

L’unico problema era se io ero andata avanti o ero rimasta col cuore a tre anni fa.


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Capitolo 24
*** Take It Professional! ***


chap 24

Tecnicamente, mentre sto postando, sono nella sezione di Slavistica dell'università....dovrei mettermi a leggere ma, come avete potuto capire, la voglia mi sta letteralmente saltando addosso....

Percui posto, visto che altrimenti stasera non potrei farlo :P

@Annie: non nevica...in compenso ci stiamo friggendo al sole U.U

@princes: forza e coraggio a palate!

@Cute: altro che fossa....sarebbe stata forse più appropriata una voragine!

Divertitevi a leggere ^^ io continuo ad aspettare per il ricevimento <_<

CHAPTER VIII – TAKE IT PROFESSIONAL!


Un guerriero accetta la sconfitta. Non la tratta con indifferenza, non tenta di trasformarla in vittoria. Egli è amareggiato dal dolore della perdita, soffre all'indifferenza. Dopo aver passato tutto ciò, si lecca le ferite e ricomincia tutto di nuovo. Un guerriero sa che la guerra è fatta di molte battaglie: egli va avanti.

Paulo Coelho



POV VALERIA


-Come hai fatto?-

Chiariamo la situazione: avevo appena posato la mia borsa sulla scrivania e mi ero appena seduta sulla sedia, che Brent mi era piombato in ufficio dopo una breve bussata alla porta.

Mi sa che a furia di esser pappa e ciccia con Jared Leto la pazzia lo aveva contagiato.

- Come hai fatto?- mi fece lui poggiandomi un fascicolo sulla scrivania.

- Come ho fatto cosa?

Brent sbatté un paio di volte le palpebre. – Come hai fatto a prenderti l’organizzazione del matrimonio della Bradford? Sei la figlia segreta di David Copperfield?

- Spero che sia una cosa positiva il fatto che tu me lo chieda...- in quel momento il problema era spiegare al mio capo tutta la situazione.

- Allora, da dove inizio...- riflettei un attimo – Ah, sì!Amici in comune, ci siamo incontrate ad una serata e le è venuta la brillante idea di acchiappare due piccioni con una fava...-

Ah sì, il mio ex era il suo fidanzato Brent e sai, a lui piaceva vedermi soffrire mentre mi impantanavo in certe situazioni. Ero masochista, lo sapevi no?

- Wow – mi guardò stralunato. – E io che pensavo di aver fatto il botto con le serate al Viper, allo Chateau e al Katzuya...-

- Scusa, tu come hai fatto a sapere che Lacey mi ha affidato l’organizzazione tra un cocktail e l’altro?

Brent incrociò le braccia con fare di uomo sapiente, poi, togliendosi qualche pilucco dalla giacca mi disse con nonchalance:

- Mi ha chiamato pochi minuti fa. Ha voluto assolutamente fissare un appuntamento per oggi! Verranno lei e il suo fidanzato. Quindi tieniti pronta in ogni momento. Appena possibile saranno qui. Conosci anche il suo fidanzato?-

Conoscerlo...

Certo che lo conoscevo! Fino a qualche anno fa pomiciavamo senza pudore in ogni angolo! Conoscevo meglio io la sua lingua dell’ultimo laringoiatra che l’aveva visitato!

Biascicai un incerto ’sì’ a Brent in un tono poco deciso.

- Meglio così!Con i Bradford non si sa mai cosa può succedere. Magari vorranno un matrimonio su un aereo privato da dove si lanceranno assieme al prete per fare paracadutismo, con la sposa che indosserà un casco con velo incorporato e gli invitati che dall’aereo al posto di lanciare il riso lanceranno diamanti!-

Scoppiai a ridere per l’immagine che questa scena mi fece venire in testa e per l’assurdità di tutta la situazione.

Mi sembrava di esser stata catapultata in una commedia. Sembrava che mi fossi reincarnata quasi nel personaggio della wedding-planner interpretato da Jennifer Lopez. Avevo anche la segretaria mezza isterica, cosa si voleva di più dalla vita?

Mi stava venendo la tachicardia e avevo uno spropositato bisogno di cappuccino, anzi no, meglio di caffè!

-Capo?

Questa era la mia segretaria che mi chiamava dal suo centralino. Con un dito che tremava dal nervoso in maniera del tutto spontanea schiacciai il pulsante per rispondere.

- Dimmi Rebecca...

- C’è qui la signorina Bradford con il suo fidanzato, li faccio entrare?-

Dopo questa frase sentii qualcosa che assomiglia vagamente a un sospiro. Per che diamine stava sospirando la mia segretaria?

- Certo, accompagnali qui da me per favore e chiedi loro se desiderano qualcosa.- Magari del cloroformio...o dell'arsenico.

Calma e sangue freddo Valeria, calma, prendila sul professionale e non farti coinvolgere.

- Certo capo!

Prendila sul professionale! E’ solo una normale coppia che ha deciso di fare il grande passo e hanno chiesto il tuo aiuto. Stop.

E che cavolo! Mostra le palle e fa vedere il genio che è in te per queste cose.

Bussarono alla porta.

Presi un lungo respiro, intrecciai le dita delle mani che misi davanti a me appoggiate sulla scrivania e con una voce calma che poco mi apparteneva pronunciai un pacato ‘avanti’.


Ж


La mia segretaria aprì la porta facendo entrare Jackson e Lacey.

Tesi le mie labbra e con cenno cordiale li pregai di accomodarsi sulle due poltroncine di pelle poste davanti alla mia scrivania. Lanciai un attimo il mio sguardo verso Jackson prima di rivolgermi totalmente verso Lacey. A quanto pare non ero l’unica ad essere nervosa. Forse la parte peggiore spettava a lui dopotutto.

- Bene, eccoci qui. Dimmi Lacey, cosa avevi in mente?-

Sentivo che era lei la chiave di volta di tutto l’affare. D’altronde, la sposa era la sposa e ogni sposa si voleva sentire come una regina assoluta il giorno del suo matrimonio. Cercavo di curarmi di Jackson solo lo stretto necessario.

- Bene, avevamo intenzione di affittare una villa qui in California dove fare sia il ricevimento che la cerimonia- si rivolse sorridente al suo fidanzato prendendo una mano tra le sue. Volevo auto-impalarmi.

- D’accordo, però, prima di tutto, devo sapere in che giorno volete fare la cerimonia, per vedere le ville disponibili e il budget entro cui dobbiamo rimanere. Quali sono le vostre idee?

- La cerimonia si terrà il 4 settembre- voltai di scatto la testa. La risposta non provenne da lei .

-Non ci sono problemi per il budget. Hai carta bianca, tutta quella che vuoi.- Jackson mi rispose invece, con voce decisa, e per la prima volta dopo anni lo guardai veramente negli occhi. Come sempre, un brivido mi corse lungo la schiena.

Ci fu un momento di silenzio.

- Certo...vedo subito quali ville possono essere disponibili per quel periodo dell’anno.- No, niente auto-impalarsi. Dovevo trovare un'esperto nell'arte della crocifissione ...

Pregai il cielo che Lacey non facesse domande e mi rimisi a digitare con tanto impegno i dati che mi stavano passando.

- Ci sarebbe questa villa a Fresno, e poi quest’altra ad Atascadero e un’altra a Santa Monica che potrebbero fare al caso vostro- voltai lo schermo verso di loro mostrando le immagini dei tre luoghi, ville molto belle dove spesso la nostra azienda aveva operato.

- Oh amore...sono molto belle, quale ti piace di più?- fece la ragazza, vestita d’azzurro, puntando gli occhi sullo schermo.

- Non saprei, sono molto belle tutte e tre. Forse la seconda, quella con il lago...-

Io guardavo fissa lo schermo come fosse la mia unica ragione di vita, poi, mentre la coppia decideva un attimo, misi a posto delle scartoffie. Stavo implorando tutti gli dei conosciuti e sconosciuti anche in lingue morte per fare in modo che quell'incontro finisse presto.

Avevo chiesto un aiuto al Cielo e successivamente lui mi mandò una catastrofe perché il cellulare di Lacey Bradford suonò.

Esattamente signore ed signori! Emise una fastidiosa suoneria che mi avrebbe direttamente buttato nelle fauci della belva!

- Scusate un attimo- Lacey prese dalla sua borsa costosa firmata Vuitton il suo altrettanto costoso cellulare, il che mi fece pensare a quanti cavolo di soldi avevano i Bradford. Sicuramente più di quanti ne potessi immaginare.

Al telefono era il suo segretario personale che in quel momento era in giro per LA a svolgere delle mansioni per la ragazza. A quanto pare durante quelle commissioni era sorto un problema e per quel motivo l’aveva chiamata. Gentilmente lei mi domandò scusa e abbandonò un attimo il mio ufficio.

Le feci strada fino alla porta che poi richiusi con un colpo secco.

Ero ufficialmente fottuta.

C’era un fottutissimo silenzio imbarazzante. In quel momento avevo bisogno di Demone. Lei sicuramente avrebbe tirato fuori qualcosa dalla sua mente per togliermi da cotanto impiccio. Tipo cantare in playback le canzoni a random dal suo i-pod improvvisandosi Freddy Mercury o Micheal Jackson, se non addirittura Pink.

Ero ufficialmente fottuta.

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Capitolo 25
*** Going On ***


chap 25

Salve a tutti!!! come state?

Io sono stata destabilizzata compleatmente dal fatto che le 100 Monkeys, il gruppo di Jackson, farà una capatina in UK... devono tirare fuori altre due date, mail 12 dicembre che per inciso è il gorno del mio b-day, sono a Liverpool se non sbaglio ò.ò devono tirare ancora fuori 2 date ...vi dico solo che idee malsane si formano nella mia mente.... e rido come una scema presa da isteria....

Vaaaaaaaaaa beneeeeeeeee, passiamo alle recensioni ^^

@Annie. ti dirò...agli squartamenti ci avevo pensato.... ma poi avrei fatto troppo Saw l'enigmista...tipo io con una sega in mano e la faccia da schizzata esaltatissima (parte che mi riuscirebbe benissimo!)

@Cute: macchè rimedio...vedrai che si passerà dalla padella alla brace!

@Princes: hai colto nel segno sorella puffola....Balle! Completamente fottuta!

@Kelley: gli uomini... non ne possiamo fare a meno...dannazione >.<

@Joe: oppure fabbricare il distillato della morte vivente...potrebbe sempre servire ù.ù Sennò tramuto la tazzina, a topo e lo ingigantisco così Jackson ci fa il rodeo xD in questi giorni è in Oklaoma a girare un film dove fa la parte di un Cowboy...per restare in tema...

CHAPTER VIII- GOING ON

I'm trouble
Yeah trouble now
I'm trouble ya'll
I got trouble in my town
I'm trouble
Yeah trouble now
I'm trouble ya'll
I got trouble in my town


Trouble - Pink

POV JACKSON

Nessuno dei due sapeva cosa dire.

Lei era dietro di me. Mi voltai e vidi soltanto la sua figura di fronte alla porta. Era vestita con una camicia bianca con delle arricciature e con una gonna a tubino e tacchi vertiginosi. Era completamente cambiata anche nel modo di vestire. Non era più la ragazzina dalle converse perennemente ai piedi o dai capelli ribelli sciolti, adesso legati in uno chignon.

Nonostante tutto sentivo una punta d’orgoglio nel vederla così cresciuta. Voleva dire che si era evoluta nel tempo e che stava combattendo per raggiungere i suoi obiettivi.

La sentii prendere un lungo respiro e dirigersi, sempre senza guardarmi, alla sua scrivania.

Ecco, il fatto che non mi guardasse mi urtava parecchio.

- Cake…- feci io incominciando a parlare. Mi sembrava di essere piombato tutto d’un colpo di una stanza senza audio. Come quando si schiaccia il pulsante del muto e si vedono soltanto i personaggi del film che muovono le labbra senza emettere suono.

- Dimmi- fece lei, sempre senza guardarmi, sistemando alcune carte in certe cartelle tutte colorate

- Potresti guardarmi per favore?- sbottai lì.

Lei abbandono il lavoro di cartelle, alzò lo sguardo e mi guardò dritto negli occhi. Fredda.

- Grazie al cielo! Pensavo avessi deciso di ignorarmi a vita!

- Ci stavo provando, ma a quanto pare non ci sono riuscita un granché bene… ti ritrovo ovunque mi giro - era fredda ancora di più. Io mi stavo arrabbiando.

- Che diavolo pretendevi? Non è stata una mia idea!- Mi alzai di colpo dalla sedia.

- Beh, avresti almeno potuto avere la delicatezza di farmi sapere la notizia in maniera meno eclatante! Farmi sbattere in faccia l’anello di fidanzamento da Lacey non è stata una bella esperienza.- Lei si alzò venendo verso di me con le mani poste sui fianchi.

- Non potevi nemmeno pretendere che venissi da te tutto gaio dicendoti ‘sai mi sposo!!!’. Purtroppo non sono riuscito a farti evitare l’organizzazione. Mi dispiace per questo…

- Avrei sicuramente preferito che me lo avessi detto tu- incrociò le braccia e guardò verso la finestra.

- E sì, dispiace anche a me… Non avrei creduto che uno dei miei primi incarichi sarebbe stato l’organizzazione del matrimonio del mio ex. –

Potevo immaginare benissimo come si sentiva. Era come piombare in un mondo alternativo dove tutto sembrava andare a rotoli e le tue ancore di salvezza se ne erano andate a puttane.

Istintivamente l’abbracciai. Non so perché, sapevo soltanto che dovevo abbracciarla.

Lei rimase alquanto sorpresa da questo mio gesto, per non dire che lo ero pure io.

- Sono felice che tu sia tornata- le dissi. Sentii che lei stava contraccambiano il mio gesto abbracciandomi – E che sia tu ad organizzare l’evento nonostante tutto. Tu sai come sono fatto. Sai cosa sarebbe meglio per me in queste circostanze.-

- Figurati.- mi rispose lei - Quindi…ora siamo amici, giusto? – domandai cauto.

- Aspetterei un po’...certe cose non vengono spontanee, devo mettere a fuoco la situazione. E’ venuto fuori tutto con troppa velocità- cautela era la parola chiave del momento.

- Sì- risposi flebile.

Si staccò da me e si passo un attimo le mani sotto gli occhi. Per un attimo mi sembrò che la bambolina di porcellana fosse tornata.

- Ti stai per mettere a piangere?-

Ridemmo.

- Non sfottere! Mi era solo entrato qualcosa nell’occhio!E per la cronaca: sono contenta che tu ti stia per sposare, vuol dire che sei passato oltre la situazione in cui ci eravamo lasciati.

- Lo sono anche io…- Ebbi un breve flashback della notte che passammo in riva al mare anni fa - Allora!Quale delle tre ville preferisci? Io non sono un grande intenditore!-

- Beh- fece lei rivolgendo lo sguardo verso lo schermo – Io preferisco quella col lago ad Atascadero. A settembre con gli alberi che mutano colore ci sarà un’atmosfera molto bella. Bisognerà andare a vedere, così possiamo farci un’idea di dove si farà la cerimonia e dove il ricevimento. – la tempesta sembrava essersi calmata per il momento, ma non era detto che non fosse appena sotto la superficie.

In quel momento Lacey rientrò e ricominciammo il discorso da dove lo avevamo interrotto.


Ж


POV VALERIA


Non sapevo di poter mentire così bene a me stessa e agli altri.

O, se stavo mentendo a me stessa, di non accorgermene nemmeno, ma questo lo avrei scoperto solo più avanti.

La situazione del momento faceva presupporre che tutto si stava aggiustando, anche se una infinitesima parte del mio essere sperava che Jackson prima o poi sarebbe tornato da me. Puntualmente io cacciavo questa parte e la rilegavo in uno dei microcassetti ai confini della mia mente. Sapevo che c’era ma almeno non avrebbe disturbato il quieto vivere.

Quella settimana Lacey e Jackson erano andati in avanscoperta con Brent della villa ad Atascadero. Io non mi ero potuta aggregare per via dell’organizzazione del Bradford-Red Cross e delle sue chilometriche liste di personaggi che vi avrebbero partecipato.

Brent comunque non mancò al suo ritorno di farmi una cronaca secondo per secondo di tutto quello che avevano fatto tutti e tre, comprese le passeggiate a cavallo nel parco attorno alla villa e la degustazione di vini ricavati dall’uva californiana.

Il mio capo aveva un sorriso al suo ritorno che partiva da un lato, faceva il giro del mondo, e ritornava dall’altro lato.

A me sembrava soltanto di essere stata catapultata in Alice nel paese delle meraviglie. Di nuovo.

Il che mi portava ad ascoltare musica molto ritmata per tirarmi su di morale.

Sembrava che io e Jackson fossimo sulla via della riappacificazione, ma da quando era venuto nel mio ufficio l’ultima volta non l’avevo più visto.

Forse era così sensibile da aver capito che avevo bisogno di entrare nell’ottica del suo matrimonio e che già non fosse una passeggiata organizzarlo, figurarsi vedere lui e la sua fidanzata che si scambiavano carezze, coccole e quant’altro...

Intanto il Bradford-Red Cross si avvicinava e un’eclatante notizia mi venne comunicata, con una conseguente apertura della mia mascella che arrivò a toccare il pavimento coperto di moquette blu scura nell’ufficio di Brent.

Costosissima moquette blu scura per ben precisare.

- Pensavo di avertelo già comunicato che venissi con me al Red-Cross. Dobbiamo far fruttare bene certe occasioni per fare delle buone, salutari e divertenti public relationships vestiti di tutto punto!-

Io uscii sconvolta dall’ufficio del mio capo con altre notizie che dovevano essere sottoposte al resto delle Jane A., ragion per cui decidemmo di incontraci per pranzare tutte insieme.

- Stai scherzando?- mi fece Discepola con la sua forchettata di insalata di pollo in bilico a metà tra il piatto e la sua bocca.

- Magari! Già sono stressata per via dell’organizzazione sia del ballo sia del matrimonio...Brent non poteva darmi notizie peggiori –

- Dai, non sarà così terribile- mi rispose Monica. Non suonava molto convincente come risposta.

- Dovrò raddoppiare la dose di correttore da mettermi in faccia. Dopo questa notizia lo stress mi farà spuntare brufoli come i funghi dopo la pioggia- ero alquanto depressa.

Demone addentò un pezzo del suo mega hamburger e mi mise una mano sulla spalla come a consolarmi delle mie sfortune.

- Su Chan, non ti abbattere! Ci sarà pur qualcosa che ti tiri su di morale oggi!-

Ci pensai su un attimo dopodiché tirai fuori dal mio portafoglio una carta di credito dorata.

- Brent mi ha dato la carta dell’azienda dicendo di spendere il necessario perché io sia bellissima quella sera, basta?-

Le grida delle mie amiche alla parola ‘spendere’ furono più che un’adeguata risposta.


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Capitolo 26
*** Marvellous Flower ***


chap 26

Salve a tutti! so che alcuni di voi fremevano nel leggere il prossimo capitolo...eccovi accontentati. Oggi ho un umore un po' come il tempo che c'è qui nel cielo sopra la provincia di Milano.... nuvoloso. Vi dirò, a volte più il cielo è in questa maniera, più sono ispirata.... chissà! magari tiro fuori un'altra FF :)

Rispondo alle recensioni e poi vi lascio al vostro capitolo da leggere ^^

@Joe: a dir la verità....forse un po' ci assomiglia. Scusa, se devo fare la copia di un'ereditiera, anche se Lacey è molto più intelligente di Paris Hilton, dovevo partire da qualche parte...

@Cute: ok, l'iimagine di Jackson che salta di qua e di là come un cretino ( per non dire un pirla eh xD) mi ha fatto rotolare dalle risate per 5 minuti buoni xD

@Anne: tecnicamente è lei ( o io, vedi tu xD ) che l'ha mollato per andare in un paese straniero...quindi non è che è stato tanto stronzo no? Dopotutto, dopo tre anni uno ha il diritto di rifarsi una vita sentimentale... e poi, non credo sia facile dire alla propria ex che ci si sta per sposare. Almeno, non dopo che comunque hanno passato quel che hanno passato sentimentalmente...perlomeno, io la vedo così *modalità psicologa dei cuori infranti ON* xD

CHAPTER IX- MARVELLOUS FLOWER

"Why are you so far away?" she said
"Why won't you ever know that I'm in love with you?
That I'm in love with you?"

You
Soft and only
You
Lost and lonely
You
Strange as angels
Dancing in the deepest oceans
Twisting in the water
You're just like a dream...

Daylight licked me into shape
I must have been asleep for days
And moving lips to breathe her name
I opened up my eyes
And found myself alone
Alone
Alone above a raging sea
That stole the only girl I loved
And drowned her deep inside of me

The Cure - Just Like Heaven




POV VALERIA


Incrociai Jackson poche volte da quel giorno prima del ballo. In quell’occasione ci saremmo visti sicuramente, inoltre io e Lacey dovevamo incontrarci per forza di cose per via dell’asta di beneficenza che si sarebbe svolta durante l’evento. Direttamente dalla casa d’aste Christie sarebbero arrivati alcuni cimeli cinematografici e dei grandi personaggi della musica, per esempio una collana bellissima indossata da Marilyn Monroe, foto raffiguranti celebrità del passato in scatti inediti, quadri, chitarre e quant’altro che solo a sapere quanto costavano veniva mal di testa. Nonostante ciò, chiunque avrebbe venduto l’anima per essere presente anche solo dietro le quinte di quell’evento.

Ringraziando il cielo io non dovevo vendere niente a nessuno, soprattutto la mia anima di per sé incasinata, perché il mio invito era ben conservato nella mia piccola cassaforte personale a casa.

Io e Brent ci saremmo visti al ballo e saremmo rimasti attaccati tutta la sera, molto probabilmente, per via delle Public relationships. Inoltre a quanto pare molta gente era curiosa di conoscermi per capire come diavolo avevo fatto io, sparuta planner poliglotta, a beccarmi l’organizzazione dell’evento e del matrimonio..

Insomma, la gente amava farsi i cazzi miei troppo spesso ultimamente, detto molto terra terra.

Lo stress a quanto pare era alle stelle, inoltre dovevo assegnare ad ogni persona dello staff il suo compito per la serata, in modo poi da non dovermi preoccupare più di niente. Avevo espressamente chiesto di contattare me o Brent in caso di assoluta urgenza durante l’evento.

Dopo questo onere di lavoro il mio capo mi lasciò tutto il pomeriggio libero per potermi preparare alla serata. Avevo bisogno di un momento di pace mentre parrucchieri ed estetisti vari si prendevano cura di me.

Volevo mettere un attimo in pausa il mondo e dedicarmi a me stessa e non agli altri per almeno un’ora, in modo da arrivare alla serata il più rilassata possibile, ben conscia del fatto che se non l’avessi fatto, avrei rischiato una crisi di nervi in un bel vestito di De La Renta addosso.

Quando tornai a casa mia madre era già pronta ad aiutarmi con il l’abito, che aveva già tirato fuori dalla custodia, frutto di una giornata di shopping sfrenato in Rodeo Drive con le Jane A., e aveva i lucciconi agli occhi.

- Mamma, non starai piangendo vero?- le misi una mano sulla spalla cercando di essere comprensiva.

- E’ da quando sei andata al ballo che non ti vedo vestita come una principessa, permetti che sia un attimo commossa all’idea?- prese un fazzoletto dalla tasca e si asciugò rumorosamente il naso.

- Mamma, ti stai prendendo un’influenza?- era da un po’ di giorni che mia madre aveva il raffreddore.

- Ma va’, sono forte come una roccia io!Ora, per piacere sistemiamo un attimo il trucco che tra poco la limousine arriva. Nikki mi ha detto che sarebbe passata a trovare tuo fratello così ti vede anche lei. Dice che ultimamente sei sempre occupata ed è difficile trovarti.-

- Non è tanto difficile mamma, ormai vivo in ufficio- dissi con disappunto.

- Appunto- mia madre mi sistemò per un’ultima volta la gonna e mi porse la stola. – Brent dovrebbe darti una vacanza bella lunga dopo le grane che stai organizzando-

Mi guardai un attimo nello specchio prima di uscire dalla porta e scendere le scale.

Non mi riconoscevo nemmeno in quel vestito color pelle tenue, senza spalline e decorato con intrecci di piccole pietre che pian piano si allargavano quasi scomparendo sull’ampia gonna. I miei capelli erano raccolti, lasciando le spalle e la nuca scoperte, e tenuti fermi dietro grazie anche all’aiuto di due fermagli decorati con le stesse pietre dell’abito. Solo due esili ciocche, una per lato, erano state lasciate libere all’altezza delle orecchie. Indossavo solo un paio di orecchini con le perle di acqua dolce e un braccialetto della stessa specie, regalo della mia laurea.

Il trucco era leggero, una scia fine di eyeliner e una di rossetto rosa pallido sulle labbra, una spolverata di fard, correttore e mascara. Secondo la mia opinione in questo caso era meglio non strafare con il make-up.

Presi la mia borsetta, vi infilai il cellulare, il rossetto, fazzoletti, e scesi le scale.

- Wow – Questa fu la reazione di mio fratello appena mi vide – Chi devi conquistare stasera?-

Nikki gli tirò un cazzotto sul braccio. Io rimasi un po’ impietrita alla domanda.

- Grazie Nikki –

- Figurati Cake –

- Che ho fatto di male?- fu la domanda di mio fratello. A quanto pare non aveva ancora capito che al momento io e il mondo ‘ragazzi’ viaggiavamo su due binari paralleli che non si sarebbero incrociati per un lungo tempo.

Qualcuno suonò alla porta, molto probabilmente l’autista. Stavo per andare verso la porta che qualcuno dall’ingresso mi fece una foto che mi accecò per un minuto abbondante.

- Ma che diavolo..??-

- Salve a tutti!-

- Ash?- la vedevo a macchie. Una diottria se n’era bellamente andata a farsi un giro. Lei mi baciò su una guancia come saluto. Io ero ancora intontita dal flash.

- Oh mio Dio è bellissimo questo vestito!- ecco che il folletto modaiolo veniva fuori – De La Renta vero? Ti calza a pennello! Sei davvero bella stasera- mi fece un sorriso formato gigante. Io non avevo avuto nemmeno un respiro di fiato per rispondere.

- Devo documentarlo negli annali!-

Brandì una Canon rosa cicca nelle sue mani e si preparò all’ennesimo scatto. Fui salvata in tempo dall’autista mandatomi che guidava una limousine nera.

- Mi raccomando fammi una cronaca dettagliata al ritorno!- mi gridò Ashley dalla porta di casa mia, mentre entravo dentro la macchina. Neanche mia madre poteva competere con Ash. Mi sentivo molto Cenerentola che andava al ballo.

Unico problema: dov’era il mio principe azzurro?


Ж


POV JACKSON


Allentai un attimo la cravatta con due dita, in modo che non stringesse così tanto da strangolarmi.

L’ampia sala al Four Seasons di LA era già riempita per una buona parte dagli invitati che, attraversando il red carpet che c’era all’entrata, dopo un bagno di folla – o di paparazzi che dir si voglia- si stavano già sistemando ai tavoli, ognuno al proprio posto assegnato, oppure ai aggregavano in gruppetti per discutere degli argomenti più vari, mentre i camerieri vestiti col frac e senza un capello fuori posto, senza mostrare alcun segno di fatica, passavano da una parte all’altra offrendo agli invitati coppe di spumante rigorosamente italiano.

Non ci sarebbe voluto un genio per capire che l’aria era satura dell’odore di soldi.

Ringraziando al cielo era per una giusta ed onorevole causa.

Lacey stinse un suo braccio attorno al mio e mi guardò radiosa. Era bellissima quella sera con quel suo vestito di un azzurro particolare che faceva risaltare i suoi occhi color cielo e i capelli biondi acconciati in una contorta e particolare treccia.

Io al confronto suo sembravo in pinguino con quello smoking. Di solito mi vestivo molto più easy, ma si fa tutto per la persona che si ama e che si sta per sposare tra due mesi giusto?

Mi guardai attorno ancora una volta, pensando che Cake aveva fatto un ottimo lavoro, davvero superbo. C’era semplicità ma senza banalità, un gusto classico ed elegante, sofisticato.

Sì, decisamente un gran bel lavoro e di certo io avevo cercato di renderle le cose più facili creando un certo distacco fisico e psicologico. Nonostante tutto, sentivo che con tutto quello che stava passando con le varie organizzazioni, ci mancava poco che non le venisse una crisi di nervi, conoscendola.

Ma conoscevo anche Lacey e sapevo che non era una che si accontentava di cose comuni e scontate, molto probabilmente questo era indice di deformazione professionale viste tutte le riviste che possedeva.

Chissà se quella sera sarebbe venuta oppure sarebbe rimasta dietro le quinte, o direttamente a casa.

Avevamo appena dato il nostro benvenuto al principe di Jugoslavia che in pompa magna arrivò Brent Bolthouse, il capo di Cake e capo organizzatore dell’evento, che scendeva la rampa di scale di marmo coperte da un tappeto rosso, che dava al tutto un aspetto quasi imperiale.

- Buonasera Brent, ben arrivato- fece Lacey porgendogli la mano e dandogli il benvenuto cordiale.

- Buonasera a voi- disse ricambiando il gesto sia con me che con la mia fidanzata – Lacey, sei bellissima stasera, fossi nel tuo fidanzato ti terrei d’occhio- e rise sommessamente.

Ridemmo anche noi – Ma Jackson non si deve preoccupare queste cose per fortuna-

E ci mancherebbe altro!

- Dov’è Valeria? Credevo sarebbe venuta questa sera a godersi il frutto del suo magnifico lavoro- e indicò con un cenno della mano il luogo dove ci trovavamo. In effetti ero curioso anche io.

- Non lo so- ci rispose Brent grattandosi una guancia. Intanto lo stavamo accompagnando personalmente al suo tavolo - Molto probabilmente c’era traffico oppure l’hanno richiamata un attimo.-

- Gli invitati sono quasi tutti arrivati- fece un inserviente rivolgendosi a Lacey

- Grazie. Bene, tra poco si potrà iniziare con lo spettacolo e con l’asta. Vado ad avvertire mio padre, con permesso-

- Ci vediamo dopo al tavolo- feci io.

La mia ragazza si allontanò in un fruscio di seta fino a raggiungere un gruppo di uomini di età avanzata.

Mi rivolsi verso Brent per intavolare una conversazione con probabilmente l’unica persona che conoscessi in tutta la sala, salvo la mia futura famiglia.

- Sei davvero fortunato, lo sai?- mi fece lui, prendendo una coppa di spumante e assaggiandola come farebbero i sommelier, riferendosi alla mia ragazza.

- Lo so- feci , prendendo una coppa anche io. Giusto per non sentirmi un povero scemo e non stare con le mani in mano.

Io e l’uomo facemmo un cin-cin modesto e bevemmo alla nostra salute.

- Ottimo questo spumante- fece lui. Per un secondo poi sembrò focalizzare qualcosa alle mie spalle.

- Bene, scusami un attimo, vado a prendere la mia organizzatrice preferita- mi disse, superandomi e dirigendosi a passo veloce verso l’inizio delle scale dove una figura di donna, elegante nei suoi movimenti, le stava scendendo.

Era vestita di uno splendido abito color pelle molto chiaro che la faceva assomigliare ad uno splendido fiore, impreziosito da piccole pietre, come gocce di rugiada che il sole fa brillare la mattina.

Mi ci volle qualche secondo per capire che quel fiore non era altro che Cake, il cui volto timido era incorniciato dai suoi capelli, acconciati ed impreziositi per l’occasione in maniera da lasciarle il collo scoperto.

Brent le prese una mano e la salutò come conveniva e, con un cipiglio elegante in cui poco riconoscevo la Cake di un tempo, venne verso di me cercando di mostrare una faccia, io lo sapevo bene, di distaccata cordialità.

Non mi ero nemmeno accorto di Lacey che era accorsa al mio fianco, stringendosi al mio braccio e che si complimentava con Cake per quanto fosse distinta ed elegante in quella serata.

Lei era diventata, per un breve lasso di tempo, il centro delle mie attenzioni, come se risplendesse di luce propria e non si potesse fare a meno di guardarla.

Sapevo che non andava bene, che da tempo non avrei dovuto provare certi sentimenti nei suoi riguardi, ma la mia mente non poté non suggerirmi che un tempo era stata mia e, che se non fosse stato per un destino avverso, ora ci sarei stato io accanto a lei.

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Capitolo 27
*** The Russian Question ***


chap 27

Ed eccoci qui al nostro appuntamento settimanale della domenica. Si vede che i 30 Seconds To Mars stanno giungendo in Italia a breve...il tempo fa schifo. Non sia mai che quando vengono loro qui nella nostra patria il tempo sia decente.... per ulteriori riferimenti vedere cosa è successo l'anno scorso all'Heineken Jammin' Festival quando hanno suonato loro. Molte fan possono testimoniare

Rispondo alle recensioni e poi vi lascio alla lettura ^^

@Annie: eccoti accontentata!! Domenica è arrivata Bwahahahahahahah...cmq preparati per il concerto che mi sa che stavolta la vedremo brutta davvero ò.ò

@Joe: Sectumsempra xDDD cmq...il vestito non l'ho rubato alla Georgia Charmichael, per lei ho in mente altri progetti u.u woohooo per Brent ù.ù

@Princes: odore di rimpianto??? Ma noooooooo, cosa dici....è solo l'arrosto che sta bruciando, non è mica rimpianto...

@Cute: mea culpa??? io non ho fatto assolutamente nulla...io sono un angioletto U.U di facciata, ma pur sempre un angioletto.....

CHAPTER X – THE RUSSIAN QUESTION

Precious and fragile things
Need special handling
My God what have we done to you
We always tried to share
The tenderest of care
Now look what we have put you through

Things get damaged
Things get broken
I thought we'd manage
But words left unspoken
Left us so brittle
There was so little left to give

Precious - Depeche Mode 



POV VALERIA


- Vale, hai finito con quelle scatole?- Mi urlò Elena dal piano di sotto.

- Non ancora!!-

I traslochi sono un’incredibile rottura di ...beh, avete capito. Ringrazio cordialmente il proprietario dell’appartamento che ci sta facendo traslocare perché a suo nipote serve un posto dove stare mentre va in università.

Imballai le ultime coperte e poi mi dedicai alla mia scatola di cianfrusaglie. Ci misi dentro i quaderni con tutti i miei appunti, portapenne, la mia sveglia a forma di mucca.

L’ultima cosa era una scatoletta di latta nera, con incisi fiori di giglio color grigio metallo.

Rimasi un attimo a fissarla tra le mie mani, indecisa se aprirla.

Alla fine con un gesto secco lo feci. Sarebbe stata la prova del nove finale.

Dentro c’era un quaderno,anch’esso nero, con la copertina di cuoio scuro. Sopra di esso una busta.

Con mano leggermente tremante aprii per primo il quaderno.

Era un diario che conteneva le mie riflessioni e i miei ricordi dal momento in cui ero partita. Tutte le mie riflessioni, anche le più dolorose. Le pagine, ormai lievemente ingiallite, recavano impresse tutte le mie impressioni su Milano, scontrini di luoghi dove ero stata e che evocavano piacevoli ricordi, volantini con pubblicità di mostre, bigliettini che fungevano nel mio viaggio come cartoline.

In alcune pagine, tra le righe, si poteva notare che l’inchiostro era sbavato, come se qualcuno ci avesse versato gocce d’acqua.

In realtà erano lacrime di un cuore spezzato che pian piano tentava di riprendersi. Erano le mie riflessioni molto amare e tristi, il mio crogiolarsi su un rapporto ormai finito.

Mi mancava terribilmente Jackson, anche in quel momento. Ciò che avevamo era così intenso che, lasciando da parte il diario e prendendo la busta, non mi bastava soltanto osservare le foto che, conservate in essa, ci ritraevano in quel breve periodo di felicità. Breve ma intenso, come una fiamma che abbia bruciato tutto subito e poi si sia spenta immediatamente. Ma le bruciature sono rimaste.

Osservai le foto che erano conservate dentro la busta. Alcune erano delle dimensioni di quelle per i documenti e mostravano noi due, in uno scatto a fare gli stupidi, in un altro a ridere come bambini o a scambiarci un tenero e casto bacio.

Ci si poteva innamorare di una persona in così poco tempo?

A quanto pare io ne ero la prova vivente.

Vivevo tutto con troppa emozione.


Passai per l’ennesima volta le mie dita sulla tovaglia, come a formare dei piccoli cerchi. Alla mia destra, Brent parlava tranquillo come se quelle occasioni fossero il suo pane quotidiano.

Al contrario io non ero esattamente quella che si potesse definire l’anima della festa.

Non ero dell’umore giusto, o forse era più corretto dire che da parecchio tempo non ero dell’umore adatto per fare niente.

Dopo che Brent mi aveva presentato a tutte le persone presenti, magnate Bradford incluso, dovevo solo controllare che tutto fosse nella norma.

Il punto che tutto era fatto fin troppo bene e quindi mi ritrovavo con molto poco da fare, a parte girarmi i pollici.

L’asta era andata in maniera superba, tutti i lotti erano stati venduti per prezzi così alti che solo provando a dire la cifra mi veniva la nausea.

Pure Brent aveva comprato ‘qualcosa’: un quadro di Kandiskij ad una cifra esorbitante.

E così, ora ero seduta al tavolo assegnatomi in attesa che un qualcosa di emozionante mi accadesse, come per esempio un fulmine dal cielo....

- Una bella ragazza come voi non dovrebbe stare seduta ad intristirsi...-

... o qualcuno che mi parlava in russo.

Mi voltai verso la mia sinistra e vidi un paio di occhi azzurri, di un colore glaciale, incastonati nel viso di un ragazzo.

Aveva la pelle chiara e i lineamenti tipici di chi viene dall’Est. Bello in una maniera quasi spudorata, questo ragazzo piuttosto alto dai capelli corvini poteva benissimo passare per un modello.

E ci sarebbe riuscito benissimo senza alcuno sforzo.

- Sa, è da maleducati rivolgersi ad una persona che non si conosce addirittura in una lingua che potrebbe benissimo non parlare affatto...-

Il ragazzo alzò le sopracciglia in un moto di sorpresa al fatto che parlassi la sua stessa lingua. Poi le sue labbra di incurvarono in un sorriso.

- Ha ragione... ma di solito le persone non mi comprendono nemmeno, quindi posso fare benissimo finta di non sapere la lingua e fare complimenti a gentili signore senza che loro trovino sconveniente o imbarazzante i miei apprezzamenti

Sorrisi. Il ragazzo ricambiò.

- Piacere, il mio nome è Stepan Arkadijevič* - disse in perfetto inglese porgendo la sua mano per stringerla e presentarsi. Questo nome mi era familiare, lo avevo letto di recente da qualche parte.

- Io sono...- stavo per incominciare, ma lui mi precedette.

- So chi è lei...d’altronde non è mai un mistero il nome di chi organizza certi tipi di eventi – disse con l’ombra di un sorriso.

Mi sentivo presa un attimo in contropiede mentre stringevo la mano di questo bellissimo e strano personaggio. Inoltre, si vedeva che mi stavo facendo una certa reputazione se già ero conosciuta da gente che non conoscevo affatto... o no?

Ero in uno stato confusionale. Da una parte irritata da questo fatto e dall’altra lusingata. Ero un’altalena di umori che aveva come sottofondo una piccola orchestra che suonava e spandeva le sue note in tutta la sala del Four Seasons.

- Mi dica- il ragazzo si alzò mostrandosi in tutta la sua altezza ed eleganza – E’ consuetudine di voi organizzatori americani non divertirsi ad una festa da voi organizzata o è solo una sua specialità?-

Mi porse una mano. Io ancora non riuscivo a capire. Dalla sua faccia lui pensava la stessa cosa.

- Le andrebbe di ballare?- i suoi occhi erano fissi su di me in attesa di una risposta.

- Certo – mi alzai e lo seguii sulla pista da ballo. D’altronde, che avevo da perdere?

Era un ballo in fondo, e ballare faceva parte dei piani. In aggiunta a questo non potevo lamentarmi del mio partner nelle danze, specie se poteva passare benissimo per un modello di Abercrombie versione russa.

Così, danzando sulla pista cercai di intavolare una discussione. Mi sentivo molto Elizabeth Bennet al ballo che cerca di far parlare Darcy.

- Mi dica, i Bradford l’hanno fatta impazzire con l’organizzazione, oppure è riuscita a preservare un minimo di salute mentale?- chiese in tono cortese, ma con una vena di ironia.

Sorrisi e intanto cercavo di non far impigliare il mio vestito sotto i tacchi.

- Da come me lo ha chiesto si potrebbe dedurre che conosce questa famiglia da più tempo di me Stepan Arkadijevič - gli risposi.

- Beh, potrei dire la stessa cosa di lei, visto come il fidanzato di Lacey la sta guardando- e fissò per un breve istante un punto oltre le mie spalle

- Cosa?- feci per voltarmi, ma, in anticipo, Stepan mi facilitò le cose facendo una piroetta a tempo di musica, così potei ben vedere come all’estremo opposto della tavola ci fosse Jackson molto intento ad osservarmi. Appena si accorse che lo avevo scoperto distolse lo sguardo e se ne andò. Brent intanto lo fissava confuso.

Feci scorrere lo sguardo e notai la figura di Lacey, seduta al tavolo accanto a suo padre, bella come sempre e stranamente tesa, con lo sguardo rivolto anch’essa verso noi due. Chissà perché...

- A quanto pare stiamo creando più tensione di quanto mai avessi pensato- dissi al mio partner.

- Lo credo anche io, nonostante tutto io mi sto divertendo lo stesso, con o senza amanti gelosi...o gelose- e fissò lo sguardo verso Lacey che distolse il suo immediatamente. Forse era addirittura arrossita.

- Mi creda, quello che le ha rivolto quel ragazzo non era un semplice sguardo, quanto quello di un innamorato geloso. Molto geloso aggiungerei dire...-

Rimase un attimo in silenzio.

- D’altronde, lo potrei ben capire visto com’è bella lei questa sera -

Mi voltai verso Stepan e il suo sguardo mi rivelò un mondo di verità racchiuso all’interno di quei due pozzi glaciali.

Non ero l’unica che stava soffrendo per via della relazione tra Lacey e Jackson.

- Credo che lei mi debba spiegare qualche cosa Stepan- continuai a sostenere il suo sguardo.

Il paraninfo con cui stavo ballando rifletté un attimo su questa cosa con quella che sembrava tutta la calma del mondo.

Quando sembrò esser arrivato alla fine delle sue riflessioni si fermò di colpo e io avevo rischiato di cadere per terra. Quest’uomo era impazzito. Peggio di me, osavo dire.

- Non qui - strinse più forte la mia mano, poi mi condusse fuori la pista da ballo – Un’altra volta-

fece un baciamano da perfetto gentiluomo, attuò un dietrofront e si dileguò così com’era apparso lasciando me alquanto smarrita in tutta quella situazione come una perfetta imbecille.

Lo sapevo che non dovevo venire a questa serata. Lo sapevo.

Mi toccai il collo. Sentivo la gola arsa, come se la precedente conversazione mi avesse completamente azzerato la salivazione.

A parte questo la mia mente stava lavorando febbrilmente in quel preciso istante, suggerendomi che avevo scoperto una cosa importante riguardante Lacey.

La grande incognita era che, ora che io avevo “annusato” la verità, cosa avrebbe fermato Stepan dall’usarmi per arrivare fino a lei?

Questo pensiero mi fece sentire ad un tratto sporca. In che diavolo mi stavo immischiando?

Dovevo cercare di capire ciò che voleva indurmi a fare Stepan e prenderlo in contropiede qualora i miei pronostici si fossero avverati.

Avevo la strana sensazione di essere dentro una soap opera nonsense dove ero incastrata non un uno, ma ben 2 triangoli amorosi.

Andai al buffet a chiedere un flute di spumante visto che di acqua non ce n’era la traccia. In seguito, come un drogato che cerca la sua dose, andai alla ricerca di aria fresca. La grande terrazza del Four Seasons, adiacente alla sala del ballo, era proprio quello che faceva al caso mio.

Adagiai il bicchiere al muretto, attenta a non farlo cadere in strada, cosa che sarebbe stata tipica di me fino a qualche anno fa.

Chiusi gli occhi, inspirai ed espirai profondamente, cercando di svuotare la mente. L’aria abbastanza fresca della sera mi fece venire piccoli brividi sulla pelle. Puntualmente coprii le mie spalle con la stola, anche se quel leggero freddo non mi dispiaceva.

Purtroppo non potevo concedermi il lusso di prendermi un accidente, almeno finché quel gigante masso di nodi esistenziale che era la mia vita non si fosse sbrogliato.

In quel momento facevo esattamente quello che i Depeche Mode dicevano.

Enjoy The Silence.

Il ciarlare e il rumore che produceva la gente era solo un’eco lontano in quel momento. Volevo sentire il silenzio di sottofondo e in esso trovare le risposte alle mie domande.

-Ciao-

Appunto.

Aprii gli occhi dopo esser trasalita un attimo, talmente presa a ricercare il silenzio. Mi voltai verso destra da dove proveniva la voce.

Vidi spuntare Jackson da un angolo d’ombra, come se fosse veramente un vampiro questa volta.

Faceva quasi paura a vederlo apparire così, non che fosse arrabbiato intendiamoci, ma incuteva un filino.

- Ciao- risposi io, per nulla intimorita – Dove hai lasciato Lacey?- strano che non fossero attaccati come due cozze come al solito.

Forse stavo incominciando a diventare un po’ acida.

- E’ stata chiamata un attimo da suo padre- rispose lui quasi come se fosse l’ultima domanda che si aspettava gli facessi. Mi voltai e mi misi ad osservare il panorama di LA, inquieta e paurosa di guardarlo negli occhi, come sempre.

- Bene – incominciavo a parlare a mono/bisillabi.

Il silenzio che prima stavo pregustando con tanto piacere stava diventando pesante.

- Stai lontana da Stepan –

* Di solito i russi tendono a presentarsi non come" signor tale" o "signora tale" , ma dicono il nome e il patronimico . Tecnicamente Stepan Arkadijevic significa "Stefano figlio di Arcadio".  Quindi, mettiamo caso che abbiamo una ragazza che si chiama Maria ed è figlia di un tale che si chiama Alessio. Il suo nome e patronimico in russo sarà "Marja Alekseevna" ( i patronimici in russo si declinano sia al maschile che al femminile e anche al plurale )

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Capitolo 28
*** The Fall And Momentaneous Rise ***


chap 28 Salve a tutti! Ilo maltempo qui sembra non voler dare tregua, e io sono sempre più preoccupata per il concerto della prossima settimana ò.ò
Beh, recensisco così vi lascio leggere...d'ora in poi capitoli belli consistenti... spero apprezziate :P
@Joe: te vai sempre a parare sul Serpeverde eh???? E ammettiamolo, quanto non era carino Tom ai Movie Awards...peccato per l'essere che gli stava accanto.... ps: w i paraninfi U.U
@Princes: Macho-macho maaaaaaaaaaaaan  *intona la canzoncina* macho, insomma.... complessato forse :P
@annie: tu non hai capito...se piove su K&Q ( sempre se sopravviviamo ) faccio una strage! U.U tipo che faccio finta di non vedere J e mi butto su Tomo a fargli le coccole...o chiedo a Shan se mi insegna a suonare la batteria...
@Cute: io sono una mente moooooolto malefica, non si era capito? :p *love* dai che la prossima setimana ci vediamooooooooo!!!!


CHAPTER XI- THE FALL AND MOMENTANEOUS RISE


And please remember that I never lied
And please remember
How I felt inside now honey
You gotta make it your own way
But you'll be alright now sugar
You'll feel better tomorrow
Come the morning light now baby

And don't you cry tonight
An don't you cry tonight
An don't you cry tonight
There's a heaven above you baby
And don't you cry


Don't cry - Guns'n'Roses


Aggrottai un attimo le sopracciglia. Avevo capito bene?

- Cosa scusa?- ora sì che stavo diventando acida. Mi voltai verso di lui.

- Hai capito bene- si avvicinò fino ad arrivare ad un passo da me. – Stai lontana da Stepan –

Era serio in una maniera quasi sfacciata visto con chi stava parlando.

Ripresi il mio bicchiere di spumante e ne bevvi un sorso. Lo rigirai un attimo come a vedere che colore assumesse la bevanda al chiaro di luna.

- Non hai nessun permesso per ordinarmi chi posso frequentare oppure no . Men che meno adesso in queste circostanze –

Avevo una tempesta dentro che poteva trasparire forse solo dagli occhi.

Lui indurì lo sguardo facendo sembrare i suoi occhi freddi come il ghiaccio.

Con me cascava proprio male.

Stava per replicare qualcosa di molto rabbioso ed acido, a detta di me, quando Brent salvò la situazione momentaneamente, affermando che Bradford senior stava per fare un annuncio ed era richiesta la presenza di Jackson.

- Vai – feci io, calma ma pronta a scattare in qualsiasi momento. – E’ da maleducati farsi aspettare –

Lui mi fissò ancora un attimo, con qualcosa di diverso negli occhi che non riuscii a decifrare, poi si incamminò a passo rapido.

Io lo seguii a passo più lento, raggiungendo Brent che mi stava aspettando.

- Di che stavate parlando?- mi chiese con sincera curiosità.

- Niente di che, mi stava chiedendo se i preparativi del matrimonio stavano andando bene...

- Capito. Andiamo?- mi porse il braccio e insieme rientrammo nella sala. Brent era gasato quasi quanto lo spumante che avevo bevuto.

Il magnate Bradford era un uomo sulla sessantina, dai capelli brizzolati, il volto ben curato e lo sguardo deciso, sottolineato dagli occhi azzurri. Ben piazzato, indossava uno smoking nero e nella sua mano destra brandiva un microfono che ora era messo vicino alla sua bocca, mentre stava sul piccolo pulpito creato apposta per il banditore dell’asta. Quando tutti i partecipanti all’evento rimasero in silenzio, l’uomo si decise a parlare, sicuro di aver attirato l’attenzione della sala.

- Buonasera a tutti. Benvenuti ancora una volta all’annuale ballo Bradford-Red Cross. E’ per me un immenso onore avervi tutti qui riuniti per una giusta e,molto più che nobile, causa. Sono lieto di annunciarvi che quest’anno, grazie ai proventi ricavati dall’asta, è stata raccolta una somma quasi doppia rispetto all’anno passato. A nome della fondazione vi ringrazio di tutto cuore- scrosci di applausi da ogni dove.

- I proventi saranno devoluti alla ricerca sul tumore al seno e a varie associazioni per la lotta alla SLA - altri applausi – In aggiunta a ciò vorrei ringraziare di cuore Brent Bolthouse e tutto il suo staff per aver organizzato e coordinato l’intero evento, e l’hotel Four Seasons per la gentile concessione di questa immensa e magnifica sala. E ora signori e signore, vorrei comunicare a voi tutti una notizia che non potrà che farvi felice. Di sicuro pochi lo sapranno ma mia figlia Lacey, che vedete seduta a quel tavolo – indicò il tavolo che io e Brent da quella distanza a malapena riuscivamo a vedere, motivo per cui ci avvicinammo – La mia unica figlia si sposerà a settembre con quel bel ragazzo che vedete seduto al suo fianco e io sono felice di annunciarvelo in questo evento che ci vede tutti riuniti...-

Tra la moltitudine di applausi, io e Brent ci avvicinammo giusto in tempo per vedere il bacio che Lacey e Jackson si scambiarono, imbarazzati.

E fu lì che realizzai tutto. Proprio in quell’istante.

Sentii il gelo dentro di me.

Entrai come un’ automa dentro la limousine che Brent chiamò appena la serata si concluse e ebbi salutato tutti, Jackson incluso. La ‘Poker Face’ tanto decantata da Lady Gaga mi faceva un baffo.

Diedi l’indirizzo all’autista e partii verso il luogo in cui desideravo essere portata.

Per tutto il tragitto chiusi gli occhi cercando di non pensare a nulla. Volevo scomparire per un attimo che mi sarebbe apparso come anni interi.

Arrivai a destinazione in poco tempo e, congedando l’autista che aveva svolto bene il suo lavoro, quella sera salii le scale della palazzina fino al terzo piano, appartamento numero 812. Suonai il campanello. Qualche secondo dopo sentii delle lunghe imprecazioni e lo scatto della porta. Monica mi aprii, alquanto assonnata, vestita nella sua consueta mise notturna: Una canotta bianca molto larga con delle stampe a fiori e dei pantaloncini molto “ini” giallo canarino.

- Puffola?- era alquanto sconcertata – Che diavolo ci fai qui a quest’ora? Cos...- stava per mandarmi a quel paese con una delle sue solite imprecazioni, lo sapevo bene, ma si fermò quando l’abbracciai forte ed incominciai a piangere.

Monica capì che la mia situazione emotiva era data da un totale crollo. Mi fece accomodare con la cautela dovuta in casa sua, sul divano di pelle nera del salotto.

- Hai realizzato tutto...- furono le sue uniche parole. Mi cinse le spalle con un braccio.

Lo sapevo bene. Era per quello che continuavo a ripetere solo due parole.

-Si sposa...si sposa...-

Scoppiai. Definitivamente. Del tutto.

All’improvviso dal corridoio vidi spuntare l’ultima persona che mi sarei mai aspettata in quella nottata.

Jared Leto.

Un Jared Leto vestito solo di boxer neri ( rigorosamente CK per intenderci, pure lui come Kellan tanto tempo fa ) e canotta dello stesso colore, assonnato e che si stropicciava gli occhi.

La cosa strana era che stavo così male che non me ne importava un fico secco di come fosse vestito e di come fosse ormonalmente appetibile.

- Cos’è succes...Yawhn!- uno sbadiglio coprì la sua domanda.

Monica lo guardò giusto qualche secondo, forse per bearsi della sua vista un attimo o forse per pensare che aveva J nel suo letto a dormire.

- Jay, ce la fai a preparare una camomilla senza far saltare la cucina per favore? Poi va a dormire per piacere che domani devi alzarti presto...-

La mia prova del nove era miseramente fallita.


Ж


Avvertii mia madre che sarei rimasta da Monica per qualche giorno. Ero instabile come il sodio nell’acqua. La pregai di farmi contattare da chiunque solo in caso di emergenza, lavoro escluso. Potevo chiudermi nella vita privata, ma il lavoro era l’unica ragione che al momento mi impediva di vegetare sul letto.

Sarei stata comunque reperibile al cellulare.

Stranamente mia madre non mi chiese nulla del perché.

Si premunì di farmi arrivare tramite mio fratello qualche vestito.

Sospettavo che gli altri gli avessero già detto il necessario.

Come James per esempio. O Ashley. Oppure più semplicemente Monica.

Ma, dopotutto, forse era un bene che lei lo sapesse. Dovevo darci un taglio secco e deciso, finirla del tutto di crogiolarmi nel mio malumore e nella mia depressione contornata da varie piaghe sentimentali.

Potevo permettermi solo 2, massimo 3 giorni di depressione assoluta. Non una vita intera.

Si sposava? Bene! Cavoli suoi!

Difatti circa tre giorni dopo riportai tutte le cose che mi aveva mandato mia madre a casa e approfittai della pausa pranzo per riportare il doppio delle chiavi di casa di Monica alla sua proprietaria. Sapevo che per la pausa era a casa, quindi agii.

Entrai nell’appartamento e stranamente vi trovai una quiete che non mi sarei aspettata.

Andai a posare le chiavi sul posacenere decorativo che la mia amica aveva sul tavolinetto in salotto, di fronte al divano di pelle nera.

Ero sicura che lì le avrebbe notate sicuro. Come ero sicura che fosse a casa. Mi aveva mandato un messaggio apposta!

Ad un tratto qualcuno aprii la porta del corridoio.

E lì capii che Dio voleva rivelarmi l’ultimo mistero di Fatima... o di Echelon qualsivoglia.

Insomma, mi voltai e diventai rossa di colpo. Inoltre credo che la mia mascella in un secondo avesse raggiunto il centro della terra.

Si sentii un “Jay!” e poi Jared si lanciò dietro il divano acchiappando qualche cuscino per coprirsi.

Grazie al cavolo! Ci doveva pensare prima che lo avessi visto come mamma lo aveva fatto! Il mio occhio naturalmente aveva scannerizzato l’intera figura.

- Cristo!- Mi voltai dall’altra parte mentre Jay cercava di coprirsi con la qualunque cosa là dove...insomma lì!

- Scusa- fece lui imbarazzatissimo a dir poco – Ti chiamo Monica subito!!Pensavo non ci fosse nessuno!-

Dio, se l’avessi raccontata nessuno mi avrebbe creduta. Stavo quasi scoppiando dalle risate dall’imbarazzo e dal vedere con la coda dell’occhio Jay che, con un cuscino viola davanti e uno di dietro arancione sgattaiolava svelto da dove era venuto.

Non credevo sarei vissuta tanto per vedere questo giorno arrivare.

Monica arrivò e io non potei trattenere una risata. Lei mi vide rotolare dalle risate fino alle lacrime per cinque minuti buoni, aggiungendo commenti qua e là sul fatto che sperava che certi fatti non dovessero accadere mai più se non in sua presenza e in un menage à trois. Suonava vagamente come un avvertimento.

Magari Dio mi voleva bene e aveva deciso di tirarmi su. Inutile dire che c’era riuscito benissimo. Ora questa scena non l’avrei dimenticata tanto facilmente.


Ж


POV JACKSON


La vita sembrava procedere tranquilla.

Io e Lacey andavamo d’accordo.

Tutto andava a gonfie vele.

Cake aveva deciso di diventare la regina dei ghiacci ( di nuovo ) e farmi incazzare a morte.

Insomma, storia di ordinaria follia.

Se poi ci si aggiungevano le tubature del bagno e cucina di casa mia che avevano deciso di dare il colpo di grazia alla mia pazienza, la mia vita era completamente ingarbugliata.

Così, con quel poco di idraulica che sapevo, in quel momento mi ritrovavo in canotta bianca e jeans arrotolati fino a oltre le caviglie e con la testa sotto il lavello della cucina a capire perché diavolo l’acqua non faceva il suo corso.

Sapevo che qualche testa sarebbe rotolata per questo.

Era da tre ore che tentavo di svitare un bullone con una chiave inglese, ma era talmente incastrato che mi stavo slogando un polso.

Con un gesto mi rialzai gli occhiali che mi stavano scivolando dal naso e continuai a fare pressione con la chiave inglese.

D’altronde, non sia mai che io chiami aiuto!

Abbandonai definitivamente la missione nel momento in cui suonarono alla porta e lanciai in un ultimo gesto disperato la chiave inglese contro i tubi facendo un fracasso tremendo. In quel momento avrei tanto voluto essere Jasper, solo per la mia personale rivincita sul sistema idraulico!

Andai, sconsolato, ad aprire la porta e mi trovai James, il fratello di Cake che, in confronto a come ero vestito e ridotto in faccia per il sudore, sembrava essere uscito da una boutique di alta moda.

Mi squadrò da capo a piedi ( nudi tra l’altro ) con fare critico e sopracciglio alzato. Mi ricordava terribilmente sua sorella, solo che nel caso di Cake quella faccia sarebbe risultata adorabilmente buffa.

- Jay, stai bene?- mi fece lui

- Sì, sto solo avendo dei diverbi molto accesi con i tubi dell’acqua, entra pure-

Lui continuò a guardarmi con fare critico. – Se lo dici tu. Comunque, ero venuto per portarti quei cd che mi avevi chiesto l’altro giorno- mi mostrò una busta che stava agganciata alla sua mano destra.

- Grazie!

- Allora, che problema hai con i tubi?- posai i cd che il mio amico mi porse all’entrata e andai alla ricerca delle mie ciabatte con la faccia di una scimmia che mangia una banana sopra. ( N.d.A. volevo metterci quelle di Topolino, ma dato che il nostro protagonista suona nelle 100 Monkeys, non mi sembrava coerente xD )

- Ma, non lo so- risposi – Sarebbe più facile se dicessi “Apriti Sesamo”!!!!!

Non appena pronunciai quelle parole, un rumore minaccioso e sinistro provenne dai tubi del lavandino in cucina e molto probabilmente dal bagno e tre secondi dopo fiumi d’acqua inondarono il salotto di casa mia.

Sapevo che teste sarebbero rotolate per questo.

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Capitolo 29
*** God's Strange Sadic Sense Of Humor ***


chap 29

Salve a tutti, come state? Io qui ho il raffreddore...e solo io e pochi eletti sfigati abbiamo il raffreddore tipo 5 giorni prima di un concerto...conto di guarire in tempo, altrimenti mi imbottisco di vitamine e chi vivrà vedrà. Sì, sono molto in assetto da guerra :P

Rispondo alle recensioni e vi lascio a questo capitolo lunghino. D'ora in poi solo capitoli lunghi, solo per farvi felice :P

@Joe: alohomora! *non funziona* ALOHOMORAAAAAAAA *non funziona* AVADA KEDAVRA! *funziona :D * c,q...per la questione di J nudo/seminudo...a me va bene così, non mi pongo problemi xDDD

@annie: dai che giovedì/venerdì faremo una strage per colpa della pioggia xD non vedo l'ora...mi divertirò come una dannata ( ma almeno un paio di ore di sonno fatemele fare, vi prego ç___ç )

CHAPTER XII – GOD’S STRANGE SADIC SENSE OF HUMOR

After the sun always comes the rain,
Followed by hurt and pain.
After the light comes the dark,
After the love comes the breaking of my heart

I am a spaceman flying high
I am the astronaut in the sky
Don't worry, I'm ok now
I am the light in the dark
I am the march
I am the spark
Don't worry I'm ok now

Amy MacDonald - Spark


POV VALERIA


- Nicholas! Vieni qui! Aspetta che ti prendo!- era da un’ora che stavo rincorrendo Nicholas, il figlio di mia cugina che abitava in fondo alla mia stessa via, che aveva poco più di un anno e mezzo.

Stava correndo per tutto il salotto con una macchinina verde in mano e io per gioco lo rincorrevo a piedi nudi sul parquet ricoperto di un grandissimo tappeto del salotto. Non credevo che un bambino di quell’età avesse tutta quell’energia. Lo avevo sottovalutato, ma io adoravo Nicholas visto che ogni volta che potevo gli facevo da babysitter, quindi il problema non si poneva.

Anche se mi chiedevo sempre che cavolo gli desse da mangiare mia cugina. Le ipotesi finora erano arrivate all’overdose di zuccheri.

- Vieni qui!- feci io scherzando mentre lui si aggrappava dietro al mio vestito rosso e si nascondeva per non farsi prendere

- Naaaaaaaaaaa!!!

Presi in braccio quel bambino, con i capelli riccioluti castano chiaro e gli occhi come i miei, presi dalla parte di mia madre.

Feci una pernacchia sulla pancia di Nicholas e lui se la rise di gusto.

Suonarono alla porta. Mia madre mi chiese di aprire perché occupata a fare delle frittelle.

- Vieni birbante- feci al bambino in braccio a me – andiamo a vedere chi è alla porta...-

Nicholas non mi ascoltò nemmeno, intento ad osservare la macchinina e a nascondersi tra i miei capelli per giocare a nascondino.

Aprii la porta ed il sorriso mi si spense quasi tutto sulle labbra.

Ecco la prova del nove. Di nuovo.

C’era James tutto allegro e dietro di lui Jackson. E la valigia che aveva in mano non presagiva nulla di buono, soprattutto alla faccia da furbo che aveva mio fratello stampata in faccia.

Sapevo che qualche testa sarebbe rotolata per questo.


Ж


POV JACKSON


Cake ci aprì la porta con un bambino in braccio che giocava a nascondersi tra i suoi capelli sciolti. Il sorriso le si spense sul viso appena i suoi occhi si posarono su di me e sulla mia valigia.

Io ero rimasto imbambolato ad osservare i suoi capelli, che vedevo sciolti per la prima volta da quando ci eravamo rivisti. Erano mossi come me li ricordavo, e più lunghi. Indossava un vestito rosso che le arrivava fino alle ginocchia e i suoi piedi erano nudi.

In seguito il mio sguardo si spostò sul bambino che allegro voleva far notare la sua macchinina lucida alla ragazza. Aveva i boccoli e gli occhi dello stesso colore di Cake. Indossava una maglietta a strisce bianche e blu a maniche corte e un paio di pantaloncini color notte. Anche lui aveva i piedi nudi. Si somigliavano per certi tratti.

Che fosse...? No, non era possibile. O forse sì? Quanti anni poteva avere quel bambino? Meno di due sicuro. Con i tempi ci poteva stare. Il mio cervello si stava lambiccando con calcoli ipotetici.

- Nicholas! Vieni dallo zio- gli fece James allegro – Dai Jackson entra! Ciao Cake, dammi il mio bellissimo nipotino e fammi entrare che ora ti spiego tutto-

Il bambino però si rifiutava di andare in braccio all’uomo.

- Mamma!Mamma!Bruuuum Bruuum!- Nicholas giocava a nascondersi tra i capelli di Cake con la sua macchinina.

- Entrate dentro, mamma sta facendo le frittelle con sopra lo zucchero-

Io ero rimasto al “mamma” del bambino.

Era una mamma.

Mentre entrai seguendo la sua scia, il pensiero di lei madre mi scaldò il cuore. Voleva dire che era andata avanti molto più di me, che aveva trovato qualcuno a cui donare tutta se stessa. Allo stesso tempo qualcosa sembrò raggelarsi dentro di me. L’immagine di lei ancora più bella con il pancione sembrò stridere con quella di lei tra le braccia di un altro di cui non conoscevo il volto.

- Mamma- gridò Cake- E’ arrivato James...- fu lì che la ragazza e il suo bambino ci lasciarono e io conobbi Marie, la madre di James e Cake.

Per non pensare al fatto di aver appena visto il figlio di Cake, cercai di impegnarmi molto più del dovuto nella conversazione con la signora.

Aveva poco più di 50 anni e cucinava benissimo. Almeno, le frittelle con lo zucchero erano deliziose. Scoprii che gestiva una galleria d’arte moderna in centro e che l’indomani sarebbe partita per qualche settimana per la Florida per andare a trovare la sorella. Parlava così tanto e così appassionatamente che io, per evitare di rimanere a fare la faccia da fesso, mi ficcavo una frittella in bocca ogni tanto, sparando qua e là qualche “certo”, “ma si figuri”, “grazie”.

Lacey, Lacey, Lacey... Non potevi scegliere un altro momento per andare a New York ed occuparti degli affari di famiglia? E Dio purtroppo aveva un strano sadico senso dell’umorismo.

Continuai a chiacchierare con Marie e James finchè non sentii la porta dell’entrata sbattere.

- Cake?- fece Marie - Hai accompagnato Nicholas da Vanessa? Vieni qui per favore?- poi si rivolse all’altro figlio che si stava alzando.

- James, vai già via?-

- Sì mamma, ho una cena con Nikki, mi aspetta stasera puntuale

- Salutamela va bene?- diede un bacio sulla guancia del figlio.

Cake comparve alla mia destra. Quasi non me ne accorsi. La sua faccia sembrava non far trasparire emozioni. Era neutrale come lo poteva essere la Svizzera.

- Mamma, ho appena portato Nicholas da Vanessa, mi hai chiamato?

- Si coccinella

- Ti prego non chiamarmi coccinella- un rossore dato dall’imbarazzo imporporò le sue guance.

Era così vicina. Potevo toccarle la mano volendo. Mi mancavano i tempi in cui eravamo in più pacifici rapporti. Forse farle quella scenata da donnetta isterica all’asta non era stata un’idea geniale, ma avevo le mie buone ragioni.

Marie fece finta di non ascoltarla – Jackson si fermerà qui fino al suo matrimonio, la sua casa è allagata, gli si sono rotte le tubature. Accompagnalo nella camera degli ospiti. Quella blu per favore...

- Certo- fece secca. Strano che non replicasse. Era diventata più arida del deserto del Gobi. Ma bene... perché diamine le donne erano così complicate eh? Quando nascono non hanno incorporato un libretto delle istruzioni multilingue così noi uomini riusciamo un attimo a gestirci?

Cake mi rivolse un “seguimi ” poco convinto senza neanche guardarmi. Mi fece strada verso il piano di sopra. A quanto pare per lei ero come un fantasma fastidioso del passato. Molto probabilmente mi avrebbe evitato di proposito da lì per le settimane a venire.

Mi avrebbe evitato anche se mi fossi scontrato di proposito con lei?

Si poteva dire benissimo che in quel momento la mia situazione non fosse delle più rosee, anzi, di roseo aveva solo una pallida sfumatura. E nemmeno quella con la sfiga che avevo! E poi il rosa era un colore che non mi sta bene addosso...

Seguii Cake lungo il corridoio al piano di sopra dopo aver salutato James. Lui era davvero fortunato a non farsi tutte le mie pippe mentali. La ragazza invece non proferì parola ed era rigida come un palo della luce. Sperai vivamente in un miglioramento della suddetta situazione di merda. Il problema era capire come.

Verso la fine del corridoio dalle pareti azzurro chiaro, ci fermammo davanti una porta di legno. Cake, con un gesto fluido che fece ondeggiare i suoi capelli, l’aprii e mi fece entrare in quella che per le prossime tre settimane sarebbe stata la mia stanza.

Il mobilio era elegante e semplice, di mogano. La camera in generale era basate sulle tonalità del blu e del bianco. La grande finestra dalla parte opposta si affacciava sul giardino, dove dava bella mostra di sé un robusto ciliegio che da tempo aveva abbandonato la stagione dei fiori e ora mostrava le sue lucide foglie verdi.

Mi piaceva. Questa stanza mi piaceva davvero. Era un luogo tranquillo.

Mentre Cake farneticava qualcosa su degli asciugamani, io andai ad aprire la finestra, accanto alla quale posai la mia fedele chitarra, la spalancai e feci entrare dell’aria fresca. Posai la valigia accanto all’armadio e uscii dalla camera per andare a gironzolare un po’.

Fui ostacolato da Cake che, venendomi letteralmente incontro, cadde col sedere per terra e gli asciugamani le finirono tutti addosso. Imprecò e mormorò un qualcosa che assomigliava vagamente a “regina delle sfighe”. L’aiutai in fretta.

Rialzandomi mi disse : -Grazie- gelida- Tienili comunque, li avevo presi per te.- ancora si limitava a guardare i piccioni.

- Grazie- feci io fissando un quadro astratto attaccato alla parete.

Le mie sinapsi non volevano funzionare. Cazzo Jay dovevi dire qualcosa!

- Dov’è Nicholas?- pirla. Sono un pirla.

- Nicholas?- mi guardò ( finalmente ) in faccia, perplessa dalla mia domanda. – Oh, l’ho riportato a casa di mia cugina-

Ero perplesso.

- Riportato?

Forse che lei viveva insieme a sua cugina? Era per caso una madre single? Ma soprattutto, che diavolo aveva combinato in Italia?

- Sì, Nicholas è figlio di mia cugina...-

Pirla. Scemo. Deficiente. Coglione. Coglione patentato. Essere dal cervello di medusa. Gli epiteti che mi stavo rivolgendo in quel momento variavano da quelli più comuni a quelli più eccentrici come “sottospecie di criceto ammuffito senza palle e pelo”

Come diavolo non mi era passato per l’anticamera del cervello che il bambino era di un’altra?

- Jackson- Cake mi guardò scandendo bene le lettere del mio nome – Per caso pensavi che Nicholas fosse mio figlio?

CERTO CHE SI. Vedere la vostra ex con in braccio un bambino che vagamente le somiglia, non vi avrebbe fatto venire qualche lecito dubbio?

Sospettai che la mia faccia esprimesse esattamente quello che pensavo. Lei incominciò a ridere a crepapelle, appoggiandosi alla parete, proprio di gusto, e pian piano si dileguò in quella che pensavo fosse la sua camera, proprio accanto alla mia.

Alla prossima convention dei pirla, i miei colleghi si sarebbero alzati ad applaudirmi non appena fossi entrato.

Nonostante tutto risi di me stesso, da una parte imbarazzato per l’ennesima figura di merda che avevo fatto e dall’altro lato sollevato che lei non avesse figli di nessun genere. L’unico problema di questo ultimo particolare è che non dovevo essere sollevato, non dovevo provare alcun tipo di sentimento al riguardo e farmi gli affaracci miei.

La prima cosa che feci rientrato in camera fu chiamare Lacey.


Ж


Con la partenza di Marie, in pratica rimanemmo io e Cake in casa, salvo le incursioni serali di James.

Credo che quel ragazzo mi stesse nascondendo qualcosa. Era troppo contento quando avevo accettato di farmi ospitare da lui fino al matrimonio.

Cercai di non pensarci troppo.

I rapporti tra me e Cake erano ancora abbastanza complessi ma nonostante tutto eravamo arrivati ad un livello di “pacata amicizia”. Nessun riferimento all’asta o ad argomenti spinosi, tranne il matrimonio. Ora che poteva chiedermi consulto praticamente 24 ore su 24 su fiori, nastri, centrotavola, musica, disposizione degli ospiti ( per la quale tirò fuori una mappa che poteva fare concorrenza ad un cartografo), ne approfittava finché poteva.

Secondo me non vedeva l’ora di togliersi questa situazione dalle scatole.

Avevamo passato una serata con James e Nikki giocando a Guitar Hero, dove Nikki cantava, Cake suonava la chitarra, io la batteria e James faceva supporto fan, scegliendo le canzoni da fare tra le lamentele di tutti. Abbandonammo Guitar Hero quando ci fece ripetere per la 50esima volta Back in Black degli AC/DC.

Mi svegliai di botto. Stavo dormendo placidamente quando un rumore improvviso da piano di sotto mi fece alzare letteralmente dal letto.

A tentoni arrivai fino alla porta che aprii. La casa era illuminata soltanto dalle luci provenienti dalla strada, tutto il resto era buio.

Il rumore proveniva dal piano di sotto, come se qualcuno stesse mettendo a soqquadro il salotto.

Ficcai il naso fuori dalla porta. In corridoio sembrava non esserci nessuno. Presi una piccola pianta messa ad un angolo del corridoio e, senza far rumore, mi avviai al piano di sotto in punta di piedi, cellulare in una tasca dei pantaloni della tuta che usavo come pigiama, per chiamare la polizia.

Il mio cuore batteva così forte che avevo paura che mi avrebbero scoperto per quello.

Vidi qualche ombra in cucina, così mi avvicinai lentamente brandendo la povera piantina che avrei usato come arma contundente..

Stavo per fare il prossimo passo, in modo da vedere meglio la situazione ma, non appena svoltai l’angolo, per un pelo la mia testa non rischiò di essere staccata da un colpo di mazza da baseball di Cake.

- Ah, sei tu!-

- MA SEI IMPAZZITA??????- il giorno dopo mi sarei dovuto fare una tinta per coprire i capelli bianchi presi per la paura. Il mio cuore aveva deciso di fare gli straordinari al tempo di una locomotiva impazzita. Mi misi una mano sul petto e cercai di stabilizzare il mio respiro.

- Scusa!- pensavo fosse un ladro.

- Com’è che mi devi sempre colpire con una mazza da baseball?- mi riferii ad un tempo che sembrava lontano anni luce.

- E’ destino. E quella volta avevo una buona ragione!!!!- lei mi puntò un dito contro.

- Beh, si dà il caso che tu...- la mia infuriata fu interrotta da un miagolio. Guardai in basso e vidi un batuffolo di pelo strusciarsi contro la mia gamba sinistra.

- E lui che stanotte ha fatto tutto questo casino. Non so come sia entrato in casa e ha messo a soqquadro cucina e metà salotto. Credo stesse rincorrendo qualcosa. E ora volevo dargli qualcosa da mangiare visto che continua a miagolare.-

Con cenno di seguirla, presi tra le braccia la palla di pelo nera che si strusciava contro la mia gamba e andammo alla ricerca di qualcosa per nutrire il gatto.

In un piattino gli mettemmo del latte che golosamente il felino incominciò a spazzolare con la sua piccola lingua rosea mentre noi lo osservavamo, gomiti sul tavolo.

- Dovremmo dargli un nome - propose Cake all’improvviso

- Che nome vorresti dargli scusa?

Lei pose un dito sulla guancia con fare pensoso – Buddha per esempio….

- Ma che cavolo di nome è?- ora eravamo uno di fronte l’altro.

- Ehi! Che cavolo di nomi vorresti dargli? Pallina? Fuffi? Lilli? – con quella sua faccia imbronciata incrociò le sue braccia nascondendo in parte la sottoveste di seta e pizzo nero e color perla che arrivava fino a inizio coscia e che in parte copriva le sue culottes sulle stesse tinte.

Il mio cervello registrò solo in quel momento quell’informazione, le mie guance incominciarono ad imporporarsi dall’imbarazzo e il mio sguardo si fissò sui miei piedi.

Seguendo la direzione del mio sguardo, Cake colse la ragione del mio imbarazzo e, con la vestaglia di seta che aveva indossato, si coprì ove era possibile.

Borbottò un qualcosa che suonava come un “ io ritorno a dormire”, prese il gatto e se ne tornò al piano di sopra.

Io aspettai che le orecchie finissero di fischiarmi per spegnere le luci, controllare che tutte le finestre fossero ben chiuse, e poi me ne tornai a dormire.



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Capitolo 30
*** What The Thunder Said ***


chap 30

Ok, sono parecchio nervosa...domani incomincia la mia avventura marziana, ovvero.... vado avedere i 30 Seconds To Mars qui a Milano *-* dico da domani perchè ormai ho capito che se voglio arrivare in prima fila devo fare la notte.... perchè solo con i Mars si fanno certe cose -.-"

E i miei ovviamente non sanno nulla.... e pensare che ho quasi 22 anni, ma vabbè.... tanto mio padre mi considera ancora una bambina, quindi basta rimuginarci su.... *leggera nota sarcastica*

Risposte alle recensioni *-*

@annie: dai che domani è già vicino.... cmq...che vuoi che succeda tra la nostra protagonista e il nostro Jackie? Guarda, non quello che pensi u.u sono famosa per dare sempre l'effetto imprevisto nelle storie io ù.ù

@Cute: sono tristissima tu sai perchè ç__ç , venisse un accidenti a quelli che hanno fatto il danno....dai che venerdì ci sarò io a consolarti ç____ç

@joe: a me Grattastinchi mi è sempre stato un po' sulle scatole francamente..... e cmq...l'intimo aiuta vero? :P Salutami il paraninfo U.U

CHAPTER XIII – WHAT THE THUNDER SAID

Come break me down,

Bury me, bury me

I am finished with you

Look in my eyes,

You're killing me, killing me

All I wanted was you

The Kill - 30 Seconds To Mars


POV VALERIA


Alla fine decidemmo, anzi decisi, di chiamare il gatto Freddy, in onore dell’omonimo cantante dei Queen.

Naturalmente Jackson ebbe qualcosa da ridire. Per fortuna la mia vita non dipendeva dal suo giudizio, tra l’altro non doveva nemmeno dire qualcosa perché il suo gatto, che ora era in Texas con la sua famiglia, si chiamava Dean. Quello che avevo scelto io era molto più originale.

La mia vena polemica stava prendendo il sopravvento.

La giornata era andata relativamente bene. Ero riuscita addirittura ad uscire prima dal lavoro.

Entrando in casa la mia percezione uditiva venne turbata dal volume altissimo di un lento, le cui note provenivano dal salotto.

Andando verso quella direzione, rimasi notevolmente sconvolta quando, fermandomi sul ciglio della grande porta a vetri che divideva il salotto dal corridoio, vidi una scena alquanto bizzarra.

James e Jackson stavano ballando insieme, con mio fratello che faceva la parte dell’uomo e l’altro quella della donna. Ovviamente entrambi pretendevano di fare la parte dell’uomo, così appena attaccavano con i passi di un valzer, finivano a pestarsi i piedi e a darsi una botta con la fronte. Io mi piegai in due dalle risate senza ritegno tenendomi allo stipite della porta.

- Io me ne lavo le mani! Visto che ridi così tanto, perché non fai tu da maestra di ballo, sorellina dei miei stivali? – concluse James, disperato – Guarda, ti metto anche la musica!-

Mio fratello andò verso lo stereo e mise la prima canzone che passava per un cd preso a caso tra i miei, poi se la filò via.

Io mi raggelai all’istante al suono della canzone che mio fratello aveva appena messo su.

Non feci partire nemmeno le parole di “Romeo & Juliet” dei Dire Straits che mi diressi a passo spedito verso lo stereo e misi la canzone successiva, una di Brian Adams.

Dovevo darmi una calmata.

Presi un respiro profondo e mi voltai verso Jackson. Si era messo a osservare il panorama fuori dalla finestra.

- Credevo sapessi ballare … - dovevo per forza di cose incominciare con una frase sensata e pressoché ragionevole.

- Non me la cavo un granché con i valzer. Lacey vorrebbe che il nostro primo ballo da marito e moglie fosse un valzer di Strauss…

Oh, una scelta molto da principessa Sissi. Non la credevo così romantica.

- Beh, allora cominciamo! James aveva pensato bene di farti fare la parte della donna, per questo non riuscivate a muovere un passo senza farvi male -

Ridemmo e un’ora dopo ci ritrovavamo a volteggiare lentamente da una parte all’altra del salotto con io che cercavo di dare istruzioni a Jackson tra una piroetta e l’altra e lui che su ogni cambio di passo cercava di non pestarmi i piedi. Ovviamente ci toccavamo solo lo stretto necessario.

- Direi che non avrai problemi per il matrimonio

- Da quando sai ballare il valzer?- Mi fece lui. Ora eravamo fermi.

- Credimi, un’organizzatrice deve essere in grado di fare di tutto.

- Oh, ci credo!

Mi sorrise. Lo sapevo che era cosciente di quanto fosse alto il mio livello di pazzia e di perseveranza. Ricambiai il gesto.

Ad un tratto James venne in salotto sventolando un depliant blu con vari titoli bianchi sopra.

- Cake, fanno ancora le serate al Metropolitan?-

Il Metropolitan era un vecchio cinema, come quelli che piacevano a me, che ogni tanto, di sera, proiettava vecchi film, anche in bianco e nero. Io lo adoravo quindi ogni tanto passavo una serata lì, per variare un po’.

- Stasera danno ‘ A qualcuno piace caldo’, non è uno dei tuoi film preferiti?

- Sì, pensavo di andarci, ma nessuno vuole venire con me, quindi avevo abbandonato l’idea - scrollai le spalle.

- Portaci Jackson!- rispose mio fratello. Io e il citato essere ci guardammo in faccia.

Poteva essere una buona occasione per mettere a posto la situazione e stabilire una volta per tutte che eravamo amici che facevano cose da amici.

- Avrò bisogno di un travestimento.-

Io e James ci guardammo in faccia con fare complice.


Ж


- Dovevo mettermi per forza la barba finta?- fece Jackson – Prude in una maniera incredibile!

- Sei tu che avevi detto che dovevi “mimetizzarti”!- mimai anche con le dita.

- Hai ragione. Tra un po’ mi fotografano anche quando sono in bagno. Per fortuna casa tua è fuori dal tiro dei paparazzi.-

Fui io a prendere i biglietti mentre un Jackson con cappellino, parrucca nera e barba finta si occupava i pop corn e bibite. Anzi, nel mio caso nachos.

- Ma come fai a mangiare tutti quei nachos?- il ragazzo mi guardò un attimo sorpreso, con le sopracciglia nascoste dai capelli lunghi della parrucca.

- Ho fame, e poi brucio velocemente di questi tempi!-

- Se lo dici tu- Jackson succhiò dalla sua cannuccia il suo tè freddo.

Prendemmo i nostri posti nelle ultime file. Lo avevo fatto apposta perché nelle ultime file si vedeva meglio e inoltre, in un cinema come quello, di periferia, era poco probabile che venissero tante persone, salvo estimatori dei classici.

Così, mangiando nachos piccanti e pop corn e bevendo le nostre bibite, quella sera la passammo a guardare quel capolavoro di comicità che era ‘ A qualcuno piace caldo’. Ridemmo insieme per le scene comiche che coinvolgevano i due sfigati musicisti che scappavano per non farsi beccare dalla mafia. Adoravo le vecchie pellicole classiche in bianco e nero anche un po’ sbiadite.

- E’ un bel film! Mi sono divertito.

- Quando vuoi! Ogni settimana fanno un vecchio film!

- Non so … dopo il matrimonio mi trasferirò dall’altra parte, a NY. Io e Lacey stiamo facendo restaurare una vecchia casa di stile vittoriano.

Rimasi un po’ spiazzata. Non me lo aspettavo.

- Ti toccherà trovare un’alternativa al Metropolitan.- risposi immediatamente, come se quella notizia non mi avesse colpito.

- Già-

Ora, pancia piena, stavamo tornando a piedi. Il posto non era molto lontano da casa. Infatti quando ero piccola, prima dell’avvento dei multisala, andavo sempre in quel vecchio cinema dalle poltrone ricoperte di pseudo- velluto rosso.

I lampioni illuminavano a tratti il sentiero asfaltato che dovevamo percorrere. Da entrambi i lati, file di villette con i mattoni a vista e i prati ben curati. Jackson aveva abbandonato barba finta e parrucca non appena entrammo nella zona del vicinato.

- Non te l’ho mai chiesto … ma non ho mai avuto l’occasione di chiederti di raccontarmi cosa hai fatto in Italia -

- Oh..- già , l’Italia . – Beh, ho finito di studiare e prima di dare la tesi avevo già trovato un impiego. Tutto qui. Mi sono buttata a capofitto nel lavoro. -

- Abbastanza stacanovista.

- Già. Avevo le mie buone ragioni. – diedi il via libera ai miei pensieri a briglia sciolta, incurante delle conseguenze – Dovevo trovare una buona ragione per non prendere il primo aereo per Vancouver e tornare da te. Ma che avresti pensato poi? Che avrei pensato di me stessa? Che la mia tempra se n’era che bell’andata a benedire? Pensavo a tutte le possibilità, ponderavo. Alla fine decisi che era inutile tornare indietro, ti saresti di sicuro sentito preso in giro. Non potevo permetterlo, non dopo che ti avevo ferito ancora. Proseguii i miei studi. Ormai ero passata anche per la fase in cui avevo idealizzato che ero perdutamente innamorata del ricordo che avevo di te e di quello che c’era stato tra noi, più che di te stesso. No, dovevo del tutto smetterla. Per questo mi catapultai d’istinto negli studi e nel lavoro. Diciamo che ho messo in cassaforte con un bel lucchetto di titanio la parte sentimentale di me. –

Silenzio, solo i passi delle nostre scarpe sull’asfalto. Scarpe, che, come in molte situazioni nella mia vita, trovavo molto interessanti nei momenti più imbarazzanti. Chissà cosa pensava Jackson. Non mi arrischiai ad osservare la sua reazione. Credo di non esser mai stata così spontanea con lui da molto tempo.

- Ti preferivo prima -

Alzai meglio la testa per osservarlo. Guardava dritto di fronte a sé, con le luci della strada che illuminavano d’artificiale la sua figura. Si voltò verso di me.

- Oh Cake! Diciamocela tutta! Da quando ti ho rivisto sembri la regina dei ghiacci a confronto. Solo ultimamente sembra che gli iceberg che hai attorno si stanno sciogliendo!

- Ah grazie! Lo prenderò come un complimento-

- Infatti in un certo senso lo è stupidina di una ragazza- avvolse il mio collo con un suo braccio, mi trascinò verso di sé e mi diede amichevolmente un bacio sulla testa.

Rimanemmo un po’ così mentre passo dopo passo ci avvicinavamo a casa.

- Dovremmo riunire la compagnia prima che tu ti trasferisca - dissi io. Prevedevo un addio difficile in quell’occasione. Inspirai il suo profumo ancora una volta.

- Sì, lo credo anche io-

Giusto il tempo che lui affermasse ciò, e un tuono squarciò il cielo, prima che una pioggia scrosciante si riversasse sulla città, inzuppandoci tutti.

Prima guardai me, poi Jackson. Lui fece lo stesso e ci mettemmo a ridere. Mi prese per mano e, incominciando a correre sotto la pioggia, sempre ridendo, cercammo di raggiungere casa nel minor tempo possibile.

Continuammo a ridere anche sotto il porticato di casa, zuppi come dei pulcini.

Il riso pian piano scomparve quando non sentii più la sua voce in coro con la mia. Mi stava guardando.

Correggo, mi stava scannerizzando.

E io, con i capelli gocciolanti e tutta bagnata, stavo facendo lo stesso con lui. Dai suoi capelli zuppi scendevano gocce di pioggia, in parte cadenti verso il pavimento e in parte discendenti verso il suo collo. L’acqua aveva inoltre bagnato tutta la maglietta che indossava, mostrando come una seconda pelle il suo petto. I suoi occhi sembravano risplendere di luce propria. La mia salivazione stava rapidamente scendendo ai minimi storici.

Era così mortalmente bello … e io mortalmente stolta.

Idiota.

Stupida.

Cieca.

Innamorata. Di nuovo.

Raffreddata.

Ebbene sì. Questo momento catartico venne interrotto da un mio starnuto. Non riuscii proprio a trattenermi.

Ma non fui l’unica. Dopo il mio starnuto anche lui ne fece uno.

Rettifico. Eravamo entrambi raffreddati.

Ma l’unica stupida nel raggio di 10 km ero io.


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Capitolo 31
*** No Hope, No Love, No Glory, No Happy Ending ***


chap 31

E' ufficiale, ho la voce da trans! Questo succede a cantare a squarciagola a un concerto dei 30 Seconds To Mars xD No, ragazzi, ieri è stato bellissimo, soprattutto per la canzone finale, quando fanno salire la gente sul palco. Fate cnto che io ero in transenna e in prima fila, quindi quando hanno chiesto chi voleva venire su, rischiavo davvero di ribaltarmi per salir su *-* 

da sopra lo spettacolo è fantastico..... *______*

Questa non risponderò alle recensioni perchè sono un po' di fretta! Spero mi perdonerete.... Capitolo lungo e importante ^^ buona lettura!

CHAPTER XIII – NO HOPE, NO LOVE, NO GLORY, NO HAPPY ENDING


Il dolore è ancora più dolore se tace

Giovanni Pascoli


Come da logica conseguenza, ci beccammo un’influenza di bassa lega.

Sembravamo due zombie. Brent mi ordinò espressamente di stare a casa non appena sentì la voce abbassata di sette ottave che avevo al telefono.

Così io e Jackson ce ne stavamo sul divano, io da un lato e lui dall’altro, a giocare alla play – la wii era troppo faticosa- e a guardare film a tutto spiano, starnutendo a destra e a manca, mentre Freddy giocava allegro con un gomitolo di lana. Almeno c’era qualcuno che stava approfittando della situazione.

Avere un’influenza in pieno agosto era una cosa che poteva capitare solo a me, Jackson e Bella Swan, ma dato che Bella Swan era un personaggio di pura fantasia, Kristen o non Kristen, gli unici sfigati in circolazione eravamo noi due. E mio fratello James sfotteva alla grande, ooooooooooh come sfotteva.

Io e il mio compare delle sfighe meditammo atroci vendette, tra cui quella di riempire le mutande di mio fratello di panna montata mentre lui dormiva.

E la serata di addio che stavamo organizzando per Jackson si stava avvicinando. Seppur con quella voce che mi ritrovavo, dovevo aiutare almeno con le telefonate. Grazie alle amicizie di Brent avevo prenotato una serata in un posto molto in stile Jackson. Sapevo che lui non avrebbe preferito nessun altro modo che festeggiare con i propri amici, suonando, bevendo e scherzando. Avrei riunito la vecchia compagnia dei tempi di Eclipse. Ci voleva. Sarebbero intervenuti tutti, anche le Jane A., perfino Brent e Jared . Ovviamente Monica lo avrebbe tenuto un attimo al guinzaglio. Credo comunque che, più che lui, avremmo dovuto tenere molte rappresentanti del popolo femminile sotto controllo.


Ж


POV JACKSON


Queste settimane passarono più veloce di quanto mi fossi aspettato. Anche se sentivo Lacey ogni giorno via Skype/webcam/diavolerie tecnologiche varie, ciò non mi bastava. Cercavo di impiegare il mio tempo in vario modo ma, ultimamente, lo passavo spesso con Cake. Mi sarebbe mancata, me lo sentivo. D’altronde, già prima che stare insieme eravamo amici e abbiamo approfittato di queste ultime settimane per ricucire i vecchi rapporti d’amicizia. Molto seriamente e coscienziosamente dopotutto. Mi aveva aiutato pure nella scelta di alcuni copioni che mi erano stati proposti. Addirittura riuscì a leggerne uno in meno di tre ore, affermando alla fine che quel ruolo di personaggio ottocentesco alla Jane Austen che aveva letto sul copione mi calzava a pennello. Supposi fosse parecchio di parte, visto che era una fan sfegatata della scrittrice inglese e amava i film in costume.

Il raffreddore se n’era andato così come era venuto, ma senza la pioggia ringraziando il cielo.

Stavo andando a prendere un libro che volevo prestare a Cake quando, passando vicino ad una porta, sentii un pianoforte suonare. Non lo avevo mai sentito in quella casa.

Il suono proveniva proprio oltre quella porta, che si rivelò essere socchiusa. L’aprii giusto un filo, per permettermi di vedere cosa stava succedendo all’interno.

C’era Cake che stava suonando, di spalle rispetto a me, seduta su uno sgabello, un pianoforte a corda nero che occupava quasi un terzo della stanza. Le sue dita scorrevano leggere sui bei tasti lucidi bianchi e neri. La luce proveniente dalla finestra filtrava attraverso le tende. Sembrava tutto illuminato da un’atmosfera di pace e tranquillità riflessa dalle note dello strumento.

Ad un tratto la musica cambiò. Si fece più malinconica, seguendo un filo ben preciso, differentemente da prima, dove tutto sembrava dettato solo dall’istinto della ragazza, come una bambina che prova lo strumento per la prima volta e non sa bene come comportarsi.

Autumn leaves under frozen soles,
Hungry hands turning soft and old,
My hero cried as we stood out their in the cold,
Like these autumn leaves I don't have nothing to hold.

Handsome smiles wearing handsome shoes,
Too young to say, though I swear he knew,
And i hear him singing while he sits there in his chair,
Now these autumn leaves float around everywhere.

And I look at you, and I see me,
Making noise so restlessly,
But now it's quiet and I can hear you saying,
'My little fish dont cry, my little fish dont cry.'

Autumn leaves how faded now,
that smile that i've lost, well i've found some how,
Because you still live on in my fathers .... [...]*

La sua voce si incrinò un attimo, come se fosse troppo arduo continuare. O come se stesse quasi piangendo. Era una canzone triste. Una canzone di abbandono, di addio, riconducibile a qualcuno che se n’era andato. Per sempre.

Aprii del tutto la porta. Cercai di fare silenzio, cosa che fu aiutata dal grande tappeto blu a motivi orientali. A grandi passi mi indirizzai verso di lei. Le misi una mano sulla spalla. Lei appoggiò la sua sopra la mia. Aveva le dita fredde.

- Sto bene, non ti preoccupare- mi disse con voce bassa. – Rinvangavo solo il passato Jackson -

- Sicura?- tutto questo rinvangare non sortiva dei buoni effetti.

- Sì, pensavo solo a mio padre, tutto qui. E mi viene istintivamente da suonare il suo piano ogni volta che ci penso, così vengo qui e suono … Sai, mio padre era un direttore d’orchestra, si era ritirato per aprire una scuola di musica. Da lui ho preso questa passione che mi scorre come sangue nelle vene - si passò una mano su entrambi gli occhi. Si alzò e mi guardò con un sorriso, che fece tornare le mie fossette preferite sulle sue guance.

Beh, immaginavo bene come poteva sentirsi, d’altronde suo padre era morto alcuni anni fa e la ferita era difficile da rimarginare.

Ci avviammo verso la porta. Sul ciglio di questa, prima che Cake chiudesse la stanza dalle pareti bianche e i mobili pieni di spartiti, cd e vinili, una domanda mi si presentò spontanea sulle labbra:

- Cake, toglimi una curiosità … oltre alla batteria, quanti altri strumenti sai suonare?

Lei chiuse la porta con un’antiquata chiave di ottone.

- Umh… il piano, la chitarra, l’arpa, la viola e un po’ di flauto traverso … perché?

Avevo paura. Tanta paura.

Cristo Santo!


Ж


POV VALERIA


Il locale da me prenotato era pieno di gente che conoscevo solo per un terzo. Per l’occasione, sotto consiglio delle Jane A., avevo sfoderato dei leggings di pelle con sopra un abito senza maniche, ai piedi delle Manolo nere dai tacchi che erano quasi dei grattacieli, ma io avevo imparato a camminarci benissimo. Come si suol dire, mi ero messa in tiro.

Per richiamare i vecchi tempi, io e Ashley avevamo trascinato Kellan sulla pista da ballo mentre i colleghi delle 100 Monkeys facevano sfide a suo di tequila bum bum con Jackson. Penitenza, andare a cantare la prossima canzone sulla pedana del karaoke, a random. Insomma, quella che capitava, capitava.

Vedevo scorrazzare di qua e di là tanta gente. Mi venne perfino a salutare Jared, mano nella mano con Monica, senza alcun problema. Avevo fatto piazzare qualcosa tipo quattro bodyguard per ogni entrata del locale. Pazza sì, ma pirla no.

Mi sentivo molto potente insomma. La cosa mi faceva parecchio ridere. O forse era solo l’effetto del Sex On The Beach che mi stavo bevendo. Potevo permettermi solo quello visto che dopo dovevo guidare. Cosa per cui Robert e Taylor mi sfotterono ad oltranza per tutto il tempo in cui stesi al locale. Ma poco mi importava.

No, l’allegria non era dovuta all’alcol, quanto a tutte le persone che mi circondarono. Quei momenti erano istantanee fisse nella mia memoria e lì sarebbero state per sempre. Mi guardavo intorno e sorridevo, come forse non facevo da tanto, troppo tempo. Mi sentivo quasi del tutto completa. Questa era la mia vita, finalmente l’avevo capito. Avevo forse trovato il mio posto nel mondo, dopo una lunga ricerca. Avevo trovato una luce a cui aggrapparmi e da cui farmi avvolgere.

-Ahhhhhhhhhhhhhhh! Jackson ha perso! Andate a prendere una canzone a caso!- a quanto pare il mio amico aveva perso al gioco con la tequila e doveva pagare pegno. Uno dei suoi amici, mentre gli altri lo trascinavano sulla pedana del karaoke, stava scegliendo una canzone da un vasto elenco.

Noi tutti ridevamo a vederlo un po’ così il nostro Jackson, quasi brillo, con i suoi soliti stivali da cowboy e l’aria felice di chi si sta divertendo. Che poi, io sapevo che reggeva l’alcool in una maniera quasi indecente, quindi la scusa dell’ubriachezza non reggeva per niente.

All’inizio non capii di che canzone si trattasse, ma, da lontano, mi sembrò che Jackson mi lanciasse un’occhiata che mi preoccupò non poco. Incominciava a cantare, con sentimento, risvegliando in me la tempesta, appena sotto la superficie della mia pelle.

Prima che le note che non riuscivo a percepire, furono le parole di quella canzone che ribaltarono completamente il mio essere. Ma prima ancora, fu il modo in cui lui le cantò che furono il mio personale fulmine a ciel sereno. Fui strappata alla luce per ricadere nell’abisso del tormento.

Romeo & Juliet, quella canzone, era ciò che mi aveva fatto cadere ancora una volta. Ciò che non mi permetteva di andare avanti. La mia autodistruzione, il mio uragano distruttore.

Mi alzai e, con un’occhiata allarmata da parte di Demone e Discepola, cercai di dileguarmi in maniera che nessuno se ne accorgesse. Scambiando solo qualche parola con chi di dovere.

Presi la mia giacca, diedi le ultime istruzioni al personale, affidando tutto nelle redini di Brent con la scusa di aver avuto un imprevisto a casa. Avvertii solamente mio fratello, che altrimenti sarebbe impazzito non trovandomi per tutto il locale. Ero come rinchiusa in una bolla. Usci fuori e mi rifugiai in macchina, accesi il motore e partii, la radio sintonizzata ad un volume alto, per non farmi pensare a niente. Non volevo pensare, non volevo ricordare quanto era fragile in me il confine tra amicizia e amore, soprattutto per quanto riguardava Jackson. No, a me non era concesso tutto questo, non mi era concesso l’happy ending, mi era concesso solo il nulla, solo il silenzio di una devastazione sentimentale. La radio passava una canzone dei 30 Seconds To Mars, il cui video ai tempi aveva fatto più scalpore di uno di Lady Gaga. Curioso come solo cinque minuti prima parlavo seduta su un divano di pelle rossa e bianca con il frontman di quel gruppo, che in quel frangente stava in coppia fissa con Monica.

Crush, crush…Burn, let it all burn, This Hurricane is chasing us all underground…

Sì, tutto dentro di me stava bruciando, stava crollando.

There’s a fire inside of this heart and a riot about to explode into flames

Sì, stavo per esplodere, mi stavo trasformando in cenere da cui forse non sarebbe rinata alcuna fenice.

Where is your God? Where is your God? Where is your God?

No, qui Dio aveva abbandonato la mia anima da parecchio. Da parecchio non si faceva vedere dalle mie parti.

Do you really want me dead or alive to torture for my sin?

Sì, doveva punirmi, ero una peccatrice, desideravo l’uomo di un’altra donna. Doveva torturarmi, me lo meritavo, ero lì, pronta per il mio castigo, mentre guidavo per le strade della città degli angeli che celavano una peccatrice come me.

*la canzone è "Autumn" di Paolo Nutini , potete ascoltarla qui ^^ ----> http://www.youtube.com/watch?v=EGBDXR3EPjE

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Capitolo 32
*** Such A Beautiful Lie To Believe In ***


chap 32

Ok, sono sopravvissuta al concerto di Milano dei 30 Seconds To Mars....SONO SALITA ANCHE SUL PALCOOOOOOO!!!! ( e fu così che ora lo seppe tutta Italia ....dettagli ). ecco a che servono quasi due giorni di fila. perchè certe cose succedono solo con i Mars. Della serie: in due giorni ho dormito si e no 2 ore....

ok, rispondo alle recensioni e poi vi lascio felici di leggere ^^

@Joe: ogni cosa al suo tempo....non pui pretendere che faccia uscire tutto dal cappello magico no? xD

@Cute: noi non siamo di parte nooooooooooooooo???? Poi con questi concerti che sono appena passati ù.ù ma che dici..... Saltare addosso a Jackson? Tu mi sa che mi vedi troppo pazza..... per il momento non succederà ancora ( in realtà è uno dei miei progetti che deve essere adempiuto entro il 21.12.2012, giusto per la fine del mondo e per il b-day di Jackson xD)

@Annie: divertiti al Sonisphere anche per me!!!!!!!

@Princes: mi mancano le tue recensioni....

Ok ragazzi, non suicidatevi per lo zucchero dopo questo capitolo, chiaro? :P

CHAPTER XIV- SUCH A BEAUTIFUL LIE TO BELIEVE IN


If we could take the time to lay it on the line
I could rest my head just knowin' that you were mine
All mine
So if you want to love me then darlin' don't refrain
Or I'll just end up walkin' in the cold November rain


November rain - Guns'n'Roses


POV JACKSON


L’unica canzone che non potevo permettermi di cantare era toccata a me.

Non mi azzardai nemmeno a guardare le reazioni di Cake. Le lanciai soltanto un’occhiata all’inizio.

Per fortuna ero un attore, perché cantare quella canzone in quella occasione fu una delle cose più difficili della mia vita.

Dovevo resistere.

E resistetti. Stoicamente. Non volevo farle male. Non potevo permetterlo e lei ormai non doveva più soffrire a causa mia, perché sapevo che soffriva, lo vedevo. Monica mi aveva fatto una ramanzina che me la sarei ricordata a vita, una volta che Cake mi aveva mandato a ritirare una torta. Lei non lo avrebbe mai saputo.

Quasi con rabbia riposi il microfono al suo posto, tra gli applausi dei miei amici che mi prendevano sempre un po’ in giro ogni volta che mi mettevano in situazioni del genere. Cercai di mantenere la mia migliore faccia di bronzo.

Non trovai più Cake nel nostro gruppo. Non sapevo dove era andata a cacciarsi. Forse era uscita a prendere una boccata d’aria.

James sembrava un po’ turbato. Ma era comprensibile. Quella situazione non piaceva né a me, né a Cake, né a lui.

Cercai di non far pesare il mio stato d’animo a nessuno, impegnandomi di più nelle conversazioni e nei bicchierini di tequila che mi passava Kellan. Lo so che voleva farmi ubriacare di brutto per poi fotografarmi in stato imbarazzante e ricattarmi per saecula saeculorum .

Ma, inutile dirlo, non ci sarebbe mai riuscito. Avevo i miei trucchi.

Ad un tratto vidi James rispondere al suo cellulare. Osservai il suo viso passare dall’allegria della situazione ad una rabbia da far paura.

- MIA SORELLA HA FATTO COSA?!?!?!?


Ж


James mi aveva ordinato di andare con lui. Non voleva dirmi che aveva combinato sua sorella. Con noi c’erano anche Demone e Ashley. Ero seriamente preoccupato. Sfrecciammo per le vie di LA ad una velocità che, considerando James, era alquanto preoccupante.

Di solito lui andava alla velocità di un bradipo con la tachicardia.

Ci fermammo in quello che mi sembrava il retro di un locale, tra inservienti che si prendevano ogni tanto una pausa per fumarsi una sigaretta o bere una birra.

Una figura ci venne incontro. Era una ragazza che mi arrivava fino alla spalla, quasi come Cake, dai capelli lunghi, ricci e neri, vestita molto easy, con un jeans nero e una camicia blu scuro.

- Cris, dov’è?- chiese immediatamente James non appena la ragazza entrò nel suo raggio d’azione.

- Nel divano del mio ufficio, seguitemi- la situazione sembrava più grave di quello che mi era parso all’inizio

- Non hai idea Jay, è venuta qui al ‘Phoenix’ stranamente senza le altre-. Già lì la cosa mi puzzava.

- Appena è partita 'Personal Jesus' dei Depeche Mode si è lanciata dopo aver bevuto un doppio whisky e si è messa a ballare a uno dei pali che usiamo per le nostre ragazze. Sapevo che non dovevo proporle quella lezione gratis di Streap-Gym –

Che cosa? Ero allibito. Da quando si metteva a fare Streap-gym?

Demone e Ashley si guardarono in faccia.

- Sta male James. Vorrei sapere chi è il bastardo che le ha fatto così male. Una ragazza come lei si riduce così solo per uno che le ha spezzato il cuore … -

Mi sentii sprofondare.

Una fossa non c’era mai quando serviva.

- Da quanto tempo è qui?- chiese James, seriamente preoccupato. Era scuro in volto.

- Più o meno da due ore. Adesso riposa. Ho dovuto chiamare quattro dei miei ragazzi per portarla giù: le ho fatto una mezza ramanzina, ma credo fosse così distrutta che non mi abbia nemmeno ascoltato.-

Cris ci scortò fino a un corridoio dalle pareti rosse. Passammo oltre cinque o sei porte fino ad arrivare a quella che Cris con un solo colpo aprì. Ci fece segno di entrare, ponendo un dito davanti alla bocca, come monito di silenzio.

L’ufficio era molto ordinato e pulito. Alle pareti erano appese locandine di gente più o meno famosa. Una grande scrivania occupava l’altra parte della stanza, con sopra un computer di nuova generazione, di quelli che solo schiacciando un tasto io sarei stato capace di rompere. Dietro questo, due librerie erano stipate di libri contabili e documenti vari. Alla mia sinistra, su un divano di pelle, come se niente potesse turbarla, Cake dormiva placidamente e profondamente, protetta da una coperta verde acqua per non prendere freddo.

James fece un profondo sospiro, osservò sua sorella per qualche secondo e poi si avvicinò al divano, prendendo la ragazza in braccio per portarla a casa. Lei sembrava così indifesa.

Stavo per andare ad aiutarlo, ma lui con un gesto rifiutò, bruscamente. Era incazzatissimo con me. Penso mi reputasse responsabile di quello che aveva combinato sua sorella. Aveva ragione. Mi lanciò un'occhiata che diceva tutto. Compreso anche un bel “Vaffanculo Jay”

- Andiamo- James si rivolse alle due ragazze , poi a Cris – grazie ancora … -

- Figurati. Ma da quando sei così gentiluomo? Guarda che non è passato poi tanto tempo da quando pomiciavamo spudoratamente sul divano di casa mia … -

- Che vuoi che ti dica, ora ho una ragazza fissa, devo mostrare un minimo di serietà. Ci vediamo in giro Cristel.-

- Certo … serietà- anche Cris sembrava poco convinta di questa cosa. Ma lui e Nikki sembravano durare alla grande.

Ci avviammo tutti verso l’uscita, come se fossimo gli angeli custodi di Cake.

Tutti tranne me, io ero il suo diavolo personale. Fortunatamente per lei mi stavo per sposare e avrei fatto in modo che non mi vedesse per quasi tutto il resto della sua vita.

Lo sapevo che James era incavolato con me, e con se stesso. Da quando era morto suo padre, lui si era occupato sempre di sua sorella da quando lei aveva dieci anni insieme a sua madre. Padre e fratello. Si sentiva in colpa di non averla protetta abbastanza … da me.


Ж


Nessuno parlò più di quella faccenda. Soprattutto l’interessata.

Due giorni e molte frasi di circostanza dopo, io, Cake e James partimmo per Atascadero, dove si sarebbe svolta la cerimonia. L’idea che da lì a poco tempo sarei stato un uomo sposato e felice in effetti incominciava a mettermi un po’ d’ansia. Non potevo dare nemmeno la colpa ai preparativi perché, sostanzialmente, aveva pensato a tutto Cake. Credevo che prima o poi l’avremmo fatta santa, o martire perlomeno.

La villa era molto più bella di quanto mi ricordassi. Interi ettari di campi e vigneti la circondavano e a lato il maneggio era la casa di molti cavalli stupendi. Cake era un tantino preoccupata per il tempo. Si prevedeva un cielo alquanto variabile. Io cercai di non preoccuparmene più di tanto.

Per quel giorno avremmo dormito lì. Il giorno dopo si sarebbe svolto il fatidico evento. Cercavo di non innervosirmi prima del tempo. E si dà il caso che passavo il tempo cavalcando qua e là per la tenuta a cavallo di un purosangue. Non volevo stare dietro alle sottane di Cake e, se avesse avuto bisogno di me, mi avrebbe chiamato e sarei accorso.

James era tornato a casa a sistemare le ultime cose e cercavo di mantenere le dovute distanze.

La mia posizione era già abbastanza precaria. Non appena mi fossi sposato, avrei dato un taglio netto a tutto. Basta tentennamenti, basta stare appeso sul filo del rasoio in una situazione disastrosa. Il matrimonio era una cosa che per me significava stabilità, solidità, fedeltà.

Sì, ogni tanto ragionavo all’antica, era la logica conseguenza dell’aver vissuto in una famiglia dove certi valori erano molto vicini al sacro.

Me lo dicevano un po’ tutti che ogni tanto sembravo un gentiluomo del Texas, anche la mia dolce Lacey, e ogni tanto per questo mi criticava.

Con Thunderbolt, il purosangue che stavo cavalcando, arrivai fino all’entrata del maneggio, dove affidai il cavallo alle cure di un espertissimo stalliere ispanico che la sapeva davvero lunga.

Mi piaceva davvero quel posto. Si respirava aria di tranquillità. Magari in un prossimo futuro avrei comprato con la mia promessa sposa una piccola tenuta simile a quella. Come per poter sentire qualcosa di veramente mio.

In tenuta da fantino mancato mi avviai verso la mia camera per cambiarmi. Per arrivare dove dovevo arrivare, dovevo passare a lato del luogo dove si sarebbe svolta la cerimonia: vicino alla riva del lago artificiale era stato posto un gazebo di legno dipinto di bianco, che l’indomani mattina sarebbe stato decorato con tulipani e rose bianche. Di fronte, ai lati di un ‘white carpet’ sarebbero stata posizionate le innumerevoli sedie dove si sarebbero seduti gli invitati. Poi solo il prato verde.

Una cerimonia molto semplice dopotutto. Era il contesto nella quale era inserita che era molto in stile Lacey. Era la mia sposa e io l’avrei fatta felice in qualunque modo possibile.

Mi fermai un attimo, giusto per vedere Cake coordinare l’attività di approssimativamente una decina di inservienti. Quel giorno indossava una camicia celeste e una gonna a pieghe beige fino al ginocchio. A volte sembrava così tremendamente elegante nella sua tremenda semplicità da farmi quasi impressione. Le sue converse un po’ malandate mi mancavano.

Proseguii per la mia strada, rimanendo per tutto il resto di quel giorno nella mia camera. Non mi presentai nemmeno a cena, facendomela portare in camera. Spesi il mio tempo a cercare di farmi ispirare da ciò che vi era fuori dalla finestra, strappando pagine dove avevo incominciato a scrivere parole sconnesse di canzoni che in quel momento non mi sembravano nemmeno degne di essere chiamate tali.

La notte scese su tutta la valle, portando con sé un altro di quei temporali estivi che rinfrescavano l’aria. A sentire lo scroscio della pioggia, mi affacciai alla finestra, curioso di vedere le gocce cadere al suolo, come ero solito fare da piccolo.

Abbassando lo sguardo dal cielo alla terra, mi accorsi di una figura che muta subiva su di sé il peso di una pioggia scrosciante. Mi infilai i miei stivali di corsa, cercai un ombrello per ripararmi, ma inutilmente. Corsi fuori dalla villa fino a raggiungere la figura di donna, che mi faceva tenerezza solo a vederla così bagnata come un pulcino.

- Valeria! Che diamine ci fai qui fuori?- la presi per un braccio. Lei si voltò come se solo in quel momento si fosse accorta della mia presenza. Aveva uno sguardo malinconico e triste. Mi prese per mano e, con voce supplichevole mi chiese una cosa che mai mi sarei dimenticato.

- Jackson, ti prego, dimmi una bugia.

La guardai un attimo stranito. Vidi come sembrasse che in quel momento stesse piangendo.

- Cosa mi stai chiedendo?- ero un po’ incredulo.

- Dimmi una bugia, l’unica vera bugia della tua vita. Dimmi che domani non ti sposerai-

Cosa mi stai chiedendo, fragile e malinconica creatura?

- Dimmi che mi ami, anche se è solo una bugia- i suoi vestiti aderivano quasi del tutto al suo corpo, rivelandone le forme di origine mediterranea.

- Ti amo, anche se è solo una bugia- lo era veramente?

Lei mi sorrise, sincera, come forse non la vedevo da tempo. Con una mano mi accarezzò il viso, dolce quasi come una madre con il proprio figlio. Le sue dita erano fresche come l’acqua che cadeva dal cielo.

Mi prese il viso tra le sue mani e lo avvicinò al suo. Senza sforzo fece combaciare le nostre labbra, gentile e delicata come in fondo lo era sempre stata, ma allo stesso tempo tormentata.

Sentivo tutto il suo dolore in quel bacio, e non potei fare a meno di sentire qualcosa di doloroso al cuore anche io.

- Addio- un gentile sospiro sulle mie labbra ed era già andata via, lasciandomi da solo sotto un temporale estivo che era già passato.

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Capitolo 33
*** Everything Was Where It Must Have Been ***


chap 33

Salve a tutti! Sono sempre io, la vostra rompiscatole preferita :P

Bene, sappiate non vedo l'ora sia il 13 di luglio...almeno sono sicura che avrò finito con questi cavolo di esami...sarà che me ne mancano pochi, però più sono di meno, più mi rompo a farli, strano no? xD

Rispondo alle recensioni e poi vi lascio leggere questo capitolo un po' più corto rispetto a quelli precedenti.

@Princes: hai detto veramente proteus? :P e per la cerimonia da interrompere come nei migliori film di serie B.... stiamo a vedere ok?

@Cute: il fosso.... il fosso, dico solo questo xD

@Ino: ecco la mia demone che ritorna a recensireeeeeeeeeeeeeeeeeeee *-* , dai, che ti mancano solo altri 24 capitoli da leggere xD

Avvertenza: alla fine di questo capitolo non uccidete l'autrice xD

CHAPTER XV – EVERYTHING WAS WHERE IT MUST HAVE BEEN.


There were many times I've let you down,

so many times I've played around,

and I tell you now, they don't mean a thing,

every place I go I think of you,

every song I sing I sing for you [...]


[…] Now the time has come to leave you,

one more time I let me kiss you,

close your eyes and I'll be on my way,

dream about the days to come

when I won't have to leave alone,

about the times that I won't have to say


Leaving On A Jet Plane – Janis Joplin


Il fatidico giorno era arrivato. Il giorno del mio matrimonio.

Io non ero riuscito a dormire tutta la notte per quello che era successo la sera precedente.

L’ultimo bacio.

Lacey mi avvertì con una telefonata che era arrivata alla villa ma, per tradizione, non mi era permesso vederla. In compenso dopo tanto tempo vidi tutta la mia famiglia: mia madre, commossa perché finalmente mi ero deciso a mettere la testa a posto, mio padre, che mi fece un discorsetto sulla fedeltà prima di andare, le mie sorelle, che mi prendevano in giro dicendo che sembravo un pinguino, tutti.

I miei amici passarono subito dopo a farmi le loro felicitazioni. Vidi James a braccetto di Nikki, felici di stare insieme come sempre, le 100 Monkeys, esclamando in giro che ero il primo che si sposava di tutti, i miei colleghi. Ero circondato da tutti quelli che avevo conosciuto e che mi volevano bene.

Solo Cake non venne. Il suo stavolta era stato un vero addio con tutti i crismi.

In quel momento mi trovai sotto il gazebo che, quella mattina, mentre mi preparavo per la cerimonia, era stato addobbato di gigli e rose bianche che spandevano il loro profumo tra tutti noi.

Gli invitati erano ormai ai loro posti, il prete era arrivato e ognuno era dove doveva essere.

Il tempo sembrava avesse dato una tregua e volesse mostrarsi magnanimo, concedendo tempo sereno per tutta la giornata.

La piccola orchestra d’archi incominciò a suonare, facendo rivolgere gli occhi di tutti verso l’inizio del lungo tappeto bianco dove Lacey apparve di bianco vestita, a braccetto con il mio futuro cognato. Sembrava quasi un angelo in quel vestito così semplicemente elegante, senza spalline e che scendeva morbido come ad avvolgere tutta la sua figura. Il velo cadeva leggero sul suo capo, fermato in un’acconciatura che sembrava quasi di altri tempi.

Sì, tutto stava tornando al proprio posto. Tutto era nel corso naturale delle cose. Tutto doveva stare dove doveva stare.


Ж


POV VALERIA


Quando Stepan mi fece chiamare in ufficio per fissare un incontro, i miei quesiti su quanto tempo ci avrebbe messo a compiere la prossima mossa ebbero la loro risposta.

Sapevo che prima o poi sarebbe successo.

Mi diede appuntamento in una sala da the privata. Quando arrivai, diedi il mio nome all'inserviente all'entrata. Entrai nella sala.

Su rotondi tavoli di mogano erano stese candide tovaglie bianche merlettate. Su di esse, tovaglioli, piattini e tazze. Arrivata al tavolo, mi accorsi che Stepan era già arrivato. Stava leggendo una copia del Times di quel giorno. Appena mi vide, da galantuomo qual'era, si alzò e mi fece accomodare. Con un cenno fluido della sua mano fece in modo che gli inservienti portassero piccoli piatti con sopra mille tipi di tartine e pasticcini.

Beh, non si poteva dire che non sapesse il fatto suo. Soprattutto da come i camerieri gli ubbidivano rapidamente.

Parlammo velocemente del più del meno, come a ingannarci fino al momento in cui uno dei due avesse affrontato l'argomento. Quando successe, io avevo appena terminato il mio the alla pesca.

- Ho conosciuto Lacey più di tre anni fa. - incominciò lui, come in media res – eravamo a un evento benefico. Strano come certe cose si ripetano...- si riferiva ovviamente ad Red-Cross

- E' difficile non rimanere incantati da Lacey. Nonostante le mie prime avances lei stava con un'altro. Immagini un po' chi era il ragazzo...- Stepan sorseggiò quel che rimaneva del suo thè che con un tintinnio posò sopra il piattino sul tavolo. Mi guardò con i suoi occhi azzurri.

Con quella sua ultima frase, Stepan mi fece capire che stavamo parlando di Jackson. Ovviamente mi ricordai di quella serata pazza di tre anni fa a casa di mio fratello, quando ubriaca io e Jackson ci eravamo baciati. Lui non sapeva che io ricordavo quel particolare.

- Diventammo amici. Davvero. - Stepan continuò la sua storia- Nonostante vivessimo ai poli del mondo sostanzialmente. Quando mi trasferii definitivamente qui, il nostro legame di amicizia si intensificò...fino a trasformarsi in qualcos'altro.- guardò verso la finestra, mirando il panorama dei grattacieli di LA.

- E Lacey che fece?- la curiosità era donna. D'altronde però quella storia riguardava anche me.

- Confessò tutto a Jackson. Non voleva essere disonesta con lui. Si lasciarono poco dopo e lui partì per girare Eclipse....

- E cosa avete fatto poi?- Stepan sorrise triste prima di rispondermi.

- Abbiamo continuato la nostra storia. Fu ...intensa. Sì, intensa. Purtroppo era nata sotto il segno di una frattura di cui Lacey non riuscì a scrollarsi. Si sentiva in colpa. Era infelice. Non starò qui a raccontare tutto... Alla fine ci lasciammo. Era una sera di dicembre....il resto penso sia intuibile. Lei e Jackson si reincontrarono molti mesi dopo e insieme decisero di darsi un'altra possibilità. Il resto lo conosciamo tutti.-

Stepan terminò il suo racconto. Rimanemmo ad osservarci. Io lo scrutai in volto.

- Sei ancora innamorato di lei. - non era una domanda. Era una constatazione.

Lui mi guardò. Eravamo nella stessa situazione. Non avevo bisogno di una risposta per capire che avevo ragione.



Aspettai giusto il tempo che la sposa percorresse il lungo tappeto bianco. Quel giorno avevo fatto in modo di rendermi invisibile agli occhi di chi non doveva vedermi. Avevo aiutato Lacey con il suo bellissimo e costosissimo abito da sposa, i suoi stati d’animo altalenanti e le sue isteriche damigelle. Avevo addobbato il gazebo di fiori, controllato il menù del ricevimento in ogni minimo dettaglio e la lista degli ospiti, dato indicazioni a chiunque e su qualunque cosa.

- Perché non me lo hai detto prima?- Brent apparve dietro di me, elegantemente vestito con un completo blu scuro abbinato ad una camicia bianca e un cravatta rosa chiara, di seta.

- Avrebbe fatto qualche differenza? Avevano chiesto la mia presenza. In caso contrario avremmo perso questo contratto Brent.- mi voltai verso il mio capo con un sorriso che non aveva niente di allegro. Sapeva piuttosto di rassegnazione .

- Ti avrei evitato inutili sofferenze. Sai, dopotutto sono un capo molto comprensibile.-

Sospirai. Lo sapevo che Brent era un pezzo di pane.

- I giochi sono fatti. Io ho perso Brent e il banco ormai ha chiuso.-

- Posso almeno fare qualcosa per te?

Ci pensai su un attimo.

- Darmi almeno un mese di ferie da ora. E non affidarmi più niente che riguardi i Bradford –

- Mi sembra un compromesso più che ragionevole. Ci vediamo tra un mese allora-

- Sì, tra un mese. Sarò puntuale al lavoro.

- Questo problema non mi sfiora neanche . Buone vacanze.-

Salutai Brent con un sorriso sincero e un abbraccio fraterno.

Nel mio vestito grigio perla di seta ed organza, con i capelli raccolti in un’elegante acconciatura e i tacchi alti ,che mi facevano apparire come appena uscita da un film di Audrey Hepburn, mi avviai verso l’uscita della villa di Atascadero, dove mi aspettava una Jaguar nera tirata a lucido. Entrai dal lato del passeggero, accanto a quello del guidatore. La mia valigia era già dietro nel bagagliaio.

- Sicura di voler andartene proprio ora?- mi chiese il guidatore.

- Sì Stepan, è ora che dia davvero un taglio a tutto. Credo che mi farà bene raggiungere mia madre a Miami e starci per un po’.- guardai il ragazzo negli occhi. Lui mise in moto e sfrecciammo diretti verso LAX, l’aeroporto di Los Angeles.

- Tu invece cosa farai?- in fondo, sia io che Stepan eravamo nella stessa situazione.

- Oh, credo che mi prenderò anche io una pausa. Magari vengo da te a Miami. O tornerò in Russia a trovare la mia famiglia -

Sorrisi. Stava cercando di tirarmi un po’ su di morale, lo sapevo bene.

Guardai fuori dal finestrino, osservando le valli californiane che pian piano lasciavano spazio alle grandi città.

L’unica cosa che volevo fare al momento era piangere fino a quando non mi si fossero prosciugati gli occhi. E forse anche oltre. Cercavo di non pensare al vuoto che mi trovavo al posto del cuore.

Anche perché non avevo più un cuore. La pioggia di ieri me lo aveva strappato e portato via con sé nella terra dei sogni infranti.

   FINE SECONDA PARTE

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Capitolo 34
*** Living In Sin ***


chap 34

Ok, lo so che per il capitolo precedente state meditando atroci sofferenze per me, l'autrice, per vendicarvi...lo so, lo so benissimo...

Spero che questo capitolo almeno plachi un attimo la vostra sete....

Parlando di sete...chi ha visto la prima (ma anche la seconda che circola in lingua originale) puntata della quarta stagione di True Blood?? *-* io rimarrò fedelmente Team Eric ù.ù (roba che appiccherei fuoco a Sookie ragazzi, per non parlare di Bill -.-")

Bene, detto questo rispondo alle recensioni :

@Cute: sai che ogni volta che recensisci mi immagino le tue facce mentre leggi il capitolo? xDDD cioè xD

@nefrit93: grazie per i complimenti! Spero di poter leggere a breve altre tue recensioni ^^

@Princes: basta spoilerare :P eccoti accontentata!

@Annie: giuro, di far piangere qualcuno ancora non c'ero riuscita!

@joe (OVUNQUE ELLA SIA! ù.ù) cioè...devo anche commentare? Guarda che mi preoccupo quando non recensisci! A Parte che se tu parti il 3 luglio il capitolo finale lo leggi poi quando torni ora che ci penso ò.ò

Siamo al penultimo capitoloooooooooooooooooo! Woooooooooooohooooooooooooo!

Volevo far notare due cose:

1- la citazione incipit del capitolo è presa da una delle mie cazoni preferite degli U2...se non l'avete mai ascoltata in vita vostra, è ora di rimediare *tono minaccioso*

2- a fine di questo capitolo ci sarà una nota che penso potrebbe interessarvi molto...non andate direttamente vedere di che si tratta, gustatevi il capitolo prima :P

PARTE TERZA


CHAPTER I – LIVING IN SIN


I want to feel
Sunlight on my face
I see the dust cloud disappear
Without a trace
I want to take shelter from the poison rain
Where the streets have no name
Ho...ha...

Where the streets have no name
Where the streets have no name
We're still building
Then burning down love
Burning down love
And when I go there
I go there with you
It's all I can do

The city's a flood
And our love turns to rust
We're beaten and blown by the wind
Trampled in dust
I'll show you a place
High on a desert plain
Where the streets have no name

Where The Streets have No Name- U2


POV VALERIA


Los Angeles era più calda di quando l’avevo lasciata meno di un mese fa.

- Coccinella, ecco i nostri bagagli- mia madre prese una valigia, io l’altra ed incominciammo a trascinarle dal nastro trasportatore e portarle via. Ci sarebbe venuto a prendere mio fratello, che a breve sarebbe partito per il Messico, giusto in tempo per girare un nuovo film.

Io invece avrei voluto che la lunga vacanza che mi ero presa non avesse avuto mai fine.

Cosa che invece, ahimè, ebbe!

Dovevo tornare a lavoro prima o poi no?

Nonostante tutto, questo “mese sabbatico” che mi ero presa mi aveva fatto un gran bene. Mi ero goduta il sole della Florida, il che giovò sia al mio umore che alla mia abbronzatura.

Ora ero pronta per affrontare qualunque cosa.

Almeno, così la vedevo. Nuovi orizzonti si sarebbero aperti avanti a me, nuovi sentieri da percorrere, nuove esperienze da provare.

James ci diede un caloroso ritorno a casa. Per l’occasione rispolverò il grill di papà e a pranzo mangiammo fuori in giardino, parlando tutto il pomeriggio mentre il sole pian piano incominciava a tramontare.

- Cake, ti va di venire a vedere una cosa con me?- mi propose mio fratello dopo una coppa di gelato alla stracciatella a cui, neanche volendo, avrei detto di no.

- Cosa?- incominciava a mettermi la cotanta pulce nell’orecchio.

- Sorpresa! Ti ho mai deluso?

Evitai di rispondergli. L’ultima volta che aveva fatto una sorpresa …

No. Non dovevo pensarci. Mi era vietato. Lo avevo proibito a me stessa.

Cinque minuti dopo mi ritrovai nella Ford di mio fratello, diretta verso un altro quartiere della città, con file di belle villette a schiera.

Mio fratello si fermò davanti a una villetta che, se avessi avuto abbastanza soldi, mi sarei comprata per me seduta stante.

Era una villetta bianca a due piani con le imposte blu, circondata da un giardino pieno di fiori colorati. Era come mi immaginavo fosse la casa dei miei sogni. Ne avevo disegnate delle bozze che tenevo in una bacheca nella mia camera.

- Ecco la sorpresa- fece mio fratello facendomi scendere dalla macchina. Io ero scioccata.

- L’hai comprata?

- Sì! Diciamo di sì!

- Posso entrare?- ero felicissima per mio fratello. Non potevo quasi credere che volesse creare un proprio ‘nido’ in pianta stabile. Questa sì che era una sorpresa.

- Entra e guarda pure! Goditi tutto dentro. Ti aspetto qui per dirmi cosa ne pensi-

Ero entusiasta. Non me lo feci dire due volte e corsi dentro casa. Faceva una certa impressione a vederla così spoglia. Alcuni mobili erano rimasti lì, coperti da lenzuoli bianchi che davano quasi un’aria di antico, con l’atmosfera del tramonto che colorava tutto di tinte molto calde.

Mi sembrava di essere entrata quasi in una dimensione parallela di pace e tranquillità.

Il salotto era enorme, la cucina era grande e c’era un sacco di luce. Salii al piano di sopra, respirando l’aria di vissuto che la casa emanava. Mi piaceva, e pure tanto.

Era esattamente come mi aspettavo fosse la mia casa. Peccato che l’avesse comprata mio fratello.

Sorrisi tra me e me. Magari me la poteva rivendere.

Quando arrivai in cima alla rampa di scale, sentii un suono che , in quell’occasione, non mi sarei mai aspettata di ascoltare.

Le corde di una chitarra.

Incominciai a passare per tutte le stanze. Non riuscivo a trovare da dove proveniva quel suono.


A love-struck Romeo sings a street-suss serenade
laying everybody low with a love song that he made
finds a convenient streetlight steps out of the shade
says something like you and me babe how about it?


No! No! No! Dovevo fermare quella canzone.

Mi diressi verso l’ultima stanza, sicura che avrei trovato ciò che cercavo.


Ж


POV JACKSON


James mi aveva mandato un messaggio, avvertendomi che Cake era entrata dentro. Sapevo che appena avessi attaccato con quella canzone, mi sarei messo nella stessa situazione della sirena che tentava Ulisse.

Lo sapevo.

Sapevo tutto.

E sapevo cosa volevo. E io volevo lei.

Bisognava vedere quanto lei volesse me ancora.

Sentii i suoi passi per le scale e incominciai a suonare. La sentii cercare, finché non mi trovò.

Con la coda dell’occhio la vidi entrare. Il primo impulso fu di correre da lei, ma avevo una canzone da finire con la mia fedele chitarra. Per la mia Juliet. Questa volta era tutta per lei, nessuna complicazione, nessun problema, nessuno che doveva sposarsi.

Sì, in fondo eravamo un po’ come Romeo e Giulietta, solo che avevamo un destino meno avverso e possibilmente un futuro migliore che non implicasse il suicidio o una qualche specie di morte, almeno per un lunghissimo periodo di tempo.

La canzone finì e io la guardai, finalmente. L’ultima nota si spense nel silenzio

Da quanto tempo non osservavo la sua figura? I capelli sembravano più lunghi, schiariti dal sole, finalmente del tutto sciolti e lasciati liberi. La pelle era abbronzata, grazie al sole di Miami. Indossava un vestito bianco di lino, fino alle ginocchia. Ai piedi un paio di converse bianche, con qualche striscia di colore fosforescente. D’altronde lei non era lei se non aveva ai piedi un paio di converse, come me con i miei fedeli stivali.

Non sapevo come descrivere la sua espressione. Sembrava un misto di sentimenti.

Alla fine, lei ruppe il silenzio:

- Cosa ci fai qui?-

Io sorrisi, appoggiai la mia chitarra al muro e le risposi: - Sai, mentre ero all’altare, pensavo che non mi trovavo nel posto adatto e con le persone adatte, così ho mandato il matrimonio a puttane. Beh, forse sarebbe più corretto dire che sia io che Lacey lo abbiamo fatto. Sai, credo che anche lei la pensasse allo stesso modo- ripresi un attimo fiato – Quando il prete ha chiesto se ci fosse qualcuno che si opponeva, abbiamo detto contemporaneamente no! Fossi in te chiamerei Stepan per farti dire cosa è successo dopo, visto che per un mese è stato impossibile trovarti. Così, vado per cercarti, ma Brent mi avverte che sei partita e andata da tua madre a Miami - stavo accompagnando la mia filippica con ampi gesti delle mani che davano un non-so-ché di plateale.

- Quindi, preso dalla disperazione, mi faccio accompagnare da James a LA con dei sensi di colpa che erano grandi quanto l’universo. Tra l’altro, ricordami di ringraziare tuo fratello per avermi sopportato per un mese. Quindi, fa conto che lui, Kellan, Ashley e tutte le tue amiche volevano picchiarmi a sangue. Non è stata propriamente una passeggiata questo mese se vuoi saperlo. Avevo anche il problema della casa, perché in pratica il villino a NY a me non serviva più e l’ho lasciato a Lacey. Ho comprato questa in compenso. Però ci sono un sacco di lavori da fare, a partire dalle tubature … -

Gli occhi di Cake erano talmente spalancati che pensai che a breve le sarebbero caduti per terra.

- Fammi capire bene, tu hai comprato questa casa?- incominciava a gesticolare anche lei.

- Sì-

- Hai mandato all’aria un matrimonio da migliaia di dollari solo per me?-

- Sì, diciamo di sì- era incredibile anche per me. - Mia madre voleva picchiarmi con il bouquet della sposa per averlo fatto-

- E quindi ora niente più fidanzate e matrimoni e ricevimenti vari?-

- Già. Ma … -

- Oh- sbatté un attimo le palpebre poi, a passi svelti, venne a stringermi a sé, mandando così beatamente a quel paese tutto il resto della mia filippica.

La strinsi forte a me e inspirai il profumo dei suoi capelli che sapevano di frutta.

Rimanemmo per un po’ così, a dondolarci come se ballassimo senza musica, cosa che in effetti stavamo facendo, mentre il giorno lasciava spazio alla notte.

Stavo così bene. In pace con me stesso. E con lei.

Cake alzò la testa per incontrare il mio sguardo. Ora nei suoi occhi color cioccolato vedevo solo felicità, dopo tanto tempo passato in un limbo di sofferenza. Le sue guance erano arrossate.

Credevo che a breve il cuore mi sarebbe scoppiato.

Il colpo di grazia lo diede il bacio di cui mi fece dono, che aveva lo stesso sapore di un tempo, quando ballavamo sulle stesse note e, come allora, sembrò che il mondo si fosse fermato.

Stavolta però c’era qualcosa di nuovo.

Qualcosa che io non avevo minimamente previsto.

Incominciai a percepire le dita di Cake sbottonare uno a uno i bottoni della mia camicia bianca, e, con abile mossa di mano, lasciarla scivolare per terra.

Incominciavo davvero ad avere caldo, soprattutto quando la vidi togliersi con fare timido ma allo stesso tempo malizioso, l’abito bianco che indossava, svelando il suo bellissimo -almeno per me- corpo, rivestito solo dell’intimo rosa chiaro.

- Sai, me lo sentivo che in qualche maniera saresti stato il primo. Lo sei sempre stato, almeno per me -

La vidi farsi, se era possibile, ancora più rossa

- Vuoi dire che nessuno …??- ero a bocca aperta.

- Mai nessuno.- fu la sua risposta decisa. Mi tirò verso a sé, portando sempre più contatto tra le nostre pelli. Questa volta il suo bacio non aveva niente di innocente, sapeva di desiderio.

Oh Dio, perdonami perché ho tanto peccato.

E sto portando a peccare questa mia anima gemella.

Bene, eccomi qui!Avvertenza; questo non è l'ultimo capitolo come avevo già detto u.u. L'avviso che volevo darvi è che ho intenzione di scrivere dei capitoli extra. Per scrivere questi capitoli extra, avevo intenzione di chiedere a voi lettori di indicarmi un qualche spunto, magari qualcosa che avreste voluto leggere in questa ff...oppure un avvenimento che potrebbe capitare tipo che so, matrimoni e via dicendo, scene inedite, ipotetici futuri, la qualunque cosa, mantenendo sempre il raiting della storia ovviamente! I capitoli extra non verranno postati subito dopo la fine della ff per tre ragioni:

1- ho due esami da preparare per l'11 e il 12 luglio e non ho tempo di mettermi a scrivere (lo sa bene la mia @joe perchè mi chiede sempre se ho scritto una certa ff tra me e lei )

2 - il 15 luglio vado in vacanza e non avrò internet dietro, ma solo il mio netbook.

3- devo trovare la maniera migliore di mettere giù le scene inedite!

But don't worry! Ritorno l'8 agosto, quindi sempre con cadenza mercoledì/domenica (se tutto va bene) potrete leggere i capitoli extra a richiesta ^^

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Capitolo 35
*** Epilogo - Me Too ***


chap 35

Ed eccoci qui con l'epilogo! Non preoccupatevi, tornerò dopo l'8 agosto con i capitoli extra...ovviamente non vi libererete facilmente di me!

Questa volta non risponderò alle recensioni :P

In compenso vorrei fare un grosso in bocca al lupo alla mia @Joe, la mia Joe caramella che il 5 parte per andare in quel di Oxford!@joe: se incontri il paraninfo, mi raccomando!Sennò ripiega su quel norvegese se è figo ok? NON MI DELUDERE!

Ovviamente ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia fan fiction, non pensavo che avrei avuto così tante recensioni.

GRAZIEEEEEEEE!

e ora vi lascio all'epilogo ^^

CHAPTER II- EPILOGO – ME TOO


If the sun refused to shine,
I would still be loving you.
When mountains crumble to the sea,
There will still be you and me.
Kind woman, I give you my all,
Kind woman, nothing more.
Little drops of rain whisper of the pain,
Tears of loves lost in the days gone by.
My love is strong, with you there is no wrong,
Together we shall go until we die.
My, my, my, An inspiration is what you are to me,
Inspiration, look see.
And so today, my world it smiles,
Your hand in mine, we walk the miles,
Thanks to you it will be done,
For you to me are the only one.

Happiness, no more be sad,
Happiness....I'm glad.


Thank You – Led Zeppelin

Dopo tanto tempo capii perché le affibbiarono il nomignolo di Cake.

Vidi la mia dolce e tenera ragazza sfornare quella che era la quinta torta dal forno della casa che avevo comprato più di un anno fa.

Mi stavo seriamente preoccupando per il livello di zuccheri nel suo sangue, nel mio e in quello di Freddy, il gatto che si mangiava sempre tutta la crema.

Nonostante tutto, sapevo che ci teneva a questa festa di Natale. Mi aveva sempre detto che amava avere intorno a sé tante persone in determinate occasioni.

Io e il gatto intanto la osservavamo in cucina, seduti sulle sedie accanto alla penisola.

- Finita!- decretò Cake alla fine. Mi rivolse un enorme sorriso da pubblicità di dentifricio. Io risi. Aveva la faccia un po’ sporca di farina e indossava ancora quello strano grembiule con su scritto “Kiss the Echelon” con cui le avevo chiesto per la prima volta di uscire tanto tempo fa. I capelli erano legati in una lunga treccia. Per non parlare del fatto che quei pantaloni neri fasciavano il suo bellissimo sedere in una maniera seducente.

- E con le torte per ora ho chiuso.- Avrei voluto farle una foto.

Beh, dopotutto aveva ragione a preparare cinque torte. Con tutta la gente che sarebbe venuta era un miracolo che la casa non sarebbe esplosa.

- Chissà se Monica è già arrivata a casa- la sua amica aveva portato a conoscere Jared alla sua famiglia in Italia, dove avrebbero passato sia il Natale che il Capodanno, anche se quest’ultimo lo avremmo trascorso tutti insieme a Milano, nella casa dei nonni di Cake, dove lei aveva passato i suoi anni all’estero.

Stavo giusto facendo una lista delle cose da portare in generale, che posi sopra alcuni copioni. La mia dolce metà non stava più nella pelle di partire, anche se prima dovevamo mettere un attimo a posto alcuni mobili che un falegname lì vicino ci stava sistemando. Incredibile come fino a poco tempo prima avevamo a malapena una cucina, un WC, una doccia, un letto e tanti scatoloni e in quel momento una casa che era finalmente degna di essere chiamata con quel nome.

Avevamo deciso tutto insieme, come si dovrebbe fare. Avevamo anche una stanza della musica, dove stavano tutti i nostri strumenti. In generale quella era la stanza che chiamavamo “della creatività”. Lungo una parete Cake aveva dipinto, con l'aiuto di qualche suo amico, uno splendido tramonto, così che, ogni volta che si entrava, si aveva sempre l'impressione di essere nel mezzo di un campo di fiori alle sette di sera in un giorno d'estate.

Mi sentivo fiero di me stesso per come si erano sistemate le cose.

Ora alla radio passavano una veccia canzone di Paolo Nutini, che a quanto pare era uno degli artisti preferiti di Cake. Quando lo seppi fui un attimino geloso data la giovane età del cantante e il suo bell’aspetto, ma lei seppe come zittire i miei eccessi di gelosia.

Oh sì, su quel fronte non c’erano problemi di alcun tipo.

Presi per un braccio la ragazza, che stava mettendo al suo posto la fedina d’argento che le avevo regalato. Lei diceva che era ancora troppo presto per un fidanzamento con tutti i crismi. Non che io avessi fretta eh, sia ben inteso, però quello era un simbolo di impegno tra noi due.

- Ora smettila di sgambettare da una parte all’altra e per piacere, rilassati!-

Lei mi fece una linguaccia e mi abbracciò. Ci dondolammo a tempo di musica. Credo che la canzone di Paolo fosse ‘Candy’. Dopo seguì ‘I’ll Be There For You’ di Bon Jovi

Era così tenera e dolce. E gentile. E tutto.

Sì, ero sfacciatamente fortunato, lo sapevo bene.

- Sai, ho appena messo l’arrosto in forno … - mi annunciò Cake.

- Davvero?

- Ci vorrà un po’ prima che cuocia … e io non ho più niente da fare …

- Dunque?- sapevo benissimo dove voleva arrivare.

- Beh- incominciò a darmi piccoli baci e pian piano a slacciare la mia felpa – se volessi aiutarmi a impiegare tutto quel tempo in qualche maniera piacevole … - mi torturò un lobo dell’orecchio-

- Sei terribile- feci io. Amava torturarmi, lo sapevo benissimo.

- Lo so. Ti ricordo che mi ami anche per questo … - mi diede un altro bacio per rabbonirmi.

- E tu? Mi ami anche tu?-

Lei sorrise.

- Ti amo-. Un altro bacio.

- Ti amo anche io. -

Un altro bacio.



THE END




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Capitolo 36
*** Extra I - No You Viking! ***


chap 36

Bene, vi avevo promesso che dal 10 agosto avrei ricominciato a postare!!!! Contenti? per ora ho solo 4 capitoli extra....è sempre valida la sfida dei capitoli extra che ho lanciato ! Se avete idee, accetto il guanto della sfida v.v

Questo capitolo mi è venuto in mente così....è dedicato alla mie compagne di università Eli e Lavinia che mi avevano chiesto un episodio inedito delle settimane in cui Jackson sta da Cake ( se non vado errato ), quindi Eli, Lavinia, ovunque voi siete...beccatevi questa! xD

ps: consiglio alle lettrici più grandicelle di vedersi True Blood v.v

Buona lettura!

CHAPTER EXTRA I – NO YOU VIKING!



Help me if you can, i'm feeling down

and I do appriciate you being 'round

Help me, get my feet back on the ground

Won't you please, please, help me?


Help!- The Beatles


POV JACKSON


Quel pomeriggio Jackson non aveva particolari impegni. Anzi, ne aveva meno del solito. Non che se ne dispiacesse, anzi. Era ben felice di dedicare un pomeriggio solo a sé stesso.

Magari avrebbe finito di leggere quell'interminabile fila di copioni che almeno una volta alla settimana il suo agente gli rifilava. Doveva riaggiornare il suo stato: da ragazzo 'impegnato' a ragazzo 'super impegnato'.

Ok, forse aveva esagerato. Forse aspettare a casa sua l'idraulico per vedere come riparare quelle tubature che invano lui aveva provato a sistemare non era propriamente l'idea di 'impegno' che aveva in mente, ma la parcella che gli aveva rifilato bastava a dargli parecchi grattacapi, oltre al fatto che doveva ancora trovare qualcuno a cui vendere l'appartamento.

Rispose velocemente a un messaggio del sua amico Jerad per organizzare tra le scimmie una jam session per quella sera e, tweetterando un messaggio con una frase profonda, pian piano si indirizzò verso la cucina per uno spuntino.

Un panino ci stava decisamente a quell'ora.

Rimase con un piede sospeso per aria tra la porta che divideva il corridoio e il salotto.

Non che si fosse volontariamente messo lì a spiare Cake che a piedi nudi, indossando una canotta, un paio di shorts e i capelli legati in una treccia, stava sistemando dentro innumerevoli scatoloni, un sacco di cianfrusaglie per la pesca di beneficenza della parrocchia locale.

Non era tanto per quello, quanto per quello che stava dicendo ad alta voce all'auricolare collegato al suo blackberry, in modo da avere entrambe le mani libere.

- No senti Ale parliamone! Se ti arriva uno così alla porta non è che non lo fai entrare! Vorrei vedere chi sarebbe capace di sbattergli la porta in faccia.... no guarda, credo che non farei lo stesso anche se in casa gironzolasse nudo, anzi, avrei sicuramente fatto l'opposto...-

Jackson si chiese di che diavolo Cake e la sua amica stessero parlando. Non è che stavano parlando di lui? E che significava quella roba del nudo?

In quel momento Jackson stava maledendo per l'ennesima volta James per averlo portato lì e costretto a stare a casa sua fino al giorno del matrimonio.

Si sentì a disagio. Si sentì ancora più a disagio per il fatto che Cake sembrava provasse ancora qualcosa per lui.

- No...allora, non c'è dubbio che entrambi siano dei bei ragazzi, ma tra un Damon versione “ballo i Depeche Mode con la camicia slacciata”* e un Eric che ha perso la memoria e vaga spaurito per Bon Temps** e che si fa coccolare, io non ci rifletterei su due volte e acchiapperei al lazo il secondo. Ale, ascoltami, quando Dio distribuì tutto i beni al mondo, mentre io a quanto pare ero al gabinetto, Aleksander Skarsgard*** era direttamente sotto la mano del Creatore ad acchiappare tutto a piene mani!- si sentì una risata allegra.

Come al solito Jackson aveva capito tomba per tombino. Si spiattellò una mano in faccia come a dire che ormai anche il suo ultimo neurone se ne era andato a farsi benedire ed era stato abilmente rimpiazzato da un criceto dentro una ruota. E, per inciso, il criceto era pigro. Molto pigro.

- Si – continuò a parlare Cake – venerdì maratona di Glee...mi sa che tra noialtre sono l'unica fan sfegatata di Sam...devi ammettere però che la “Bocca da trota” ha il suo perché....


Era più di un'ora che Jackson e il suo agente stavano valutando copioni. La tasca dei pantaloni era tipo cinque minuti buoni che vibrava. Di sicuro era Cake che lo chiamava per dirgli di muoversi. Aveva preso un mese di ferie per seguire lui e le 100 Monkeys in tour. Si sarebbe divertita a fare foto e video scemi e imbarazzanti, magari pubblicarle sulla pagina di facebook ufficiale. Secondo lei, il difficile sarebbe stato evitare le orde di ragazze che volevano scannarla.

Sì, doveva ammettere Jackson, in effetti si poteva dire che certe non venissero propriamente per la musica.

Intanto il suo agente continuava a parlare tirando fuori copioni vari.

- Jack guarda, questo sembra il più interessante di tutti. E' una storia di spionaggio e sembra che altri attori abbastanza conosciuti siano interessati. Tipo un tale Aleksander Skarsgard, sai, ha interpretato un telefilm sui vampiri, dovresti intendertene al riguardo...mia figlia ha tipo un suo poster a grandezza naturale sulla porta....

'Un momento!Ha detto....' reagì di scatto Jackson.

- NO, IL VICHINGO NO!!!

* si riferisce a una scena di un episodio della prima stagione di The Vampire Diaries

** si riferisce a uno dei primo episodi ( se non sbaglio il terzo ) della quarta stagione di True Blood, che stanno mandando in onda adesso. Eric è uno dei personaggi principali.

*** Aleksander Skarsgard è l'attore che interpreta il ruolo del vampiro vichingo Eric Northman per l'appunto



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Capitolo 37
*** Extra II - The Call ***


chap 37

Bene, vedo che vi piacciono questi capitoli extra! So che la maggior parte di voi è in vacanza...quindi vi perdono se non ci sono tante recensioni :P scherzo ^^

Ok, questo è uno dei due capitoli che mi aveva chiesto @PrincesMonica....quello domandatomi tramite recensione...quindi, rallegratevi anche voi leggendolo ^^

Buona lettura e buon resto del week-end!

CHAPTER EXTRA II – THE CALL


Call me (call me) on the line.
Call me, call me any anytime.
Call me (call me), I'll arrive.
You can call me any day or night.
Call me!


Call me - Blondie


Monica era molto agitata. Di norma in certi casi era più che rilassata. Di norma...

Per l'ennesima volta prese la cornetta del telefono e compose il numero. Tamburellò le dita sul tavolino mentre aspettava che rispondessero dall'altra parte.

- Pronto?

- Ciao mamma sono io

- Monica! Ciao... tutto bene? E' successo qualcosa?

- No...beh sì.... emh

- Cos'è, non puoi più venire?

- No, anzi.... - aveva decisamente bisogno di prendere il toro per le corna – Mamma insieme a me viene qualcun'altro...

- Ah! E chi viene? Viene Valeria? Mi farebbe piacere vederla, come sta?

- Sta bene, non ti preoccupare, te la saluto appena la vedo ma no, non è lei....

Aveva caldo al viso. Con la coda dell'occhio vide Jared entrare in salotto, togliersi gli occhiali da sole e guardarla con sguardo curioso, contornato dai suoi capelli, sparati in aria stile Goku. Curioso soprattutto perché non capiva un'acca di italiano se non le solite parole che imparano gli stranieri.

- E chi è?- sua madre aveva un tono impaziente...e lei era imbarazzatissima.

- Ma no, nulla.... solo Jared Leto. - solo

- Fa la seria per favore-

- Sono seria mamma!- non sapeva nemmeno quanto

- Jared Leto?Quel tuo amico lì???

Dall'altra parte, Monica poté sentire suo fratello che urlava un 'Jareeeeeeeeeeeeeeddddddddddddd'. Piccoli Echelon crescono. Da quando aveva visto il video di From Yesterday con tutti i samurai e le spade, suo fratello Nicola aveva elevato Jared a livello di guru di vita personale.

- Sì mamma, quel mio amico lì...che poi non è mio amico. E' il mio ragazzo....

Diede un'occhiata a Jared che a braccia conserte si gustava la scena di tutti i cambiamenti di colore della sua faccia con un sorriso mefistofelico, nonché estremamente seducente. Mannaggia a lui e al gene della perfezione ….perfino le sue orecchie da Spock erano sexy.

- Oh.

- Già

- Ma lo sa anche lui oppure è tutta una fantasia da fan?- stava per mettersi a ridere

- Puoi chiederglielo quando arriveremo se proprio ci tieni – sua madre aveva il potere di fargli certe domande che a lasciavano basita. inoltre amava prenderla in giro ...

- Fossi in te lo avvertirei di quello che lo aspetta … non vorrei che appena mettesse piede in Italia già volesse scappare...

La telefonata durò ancora qualche minuto visto che l'oggetto della conversazione richiedeva la sua attenzione. Monica salutò sua madre, posò la cornetta e andò a salutare il suo ragazzo.

- Devo preoccuparmi?- le diede un bacio sulle labbra e posò le mani sui suoi fianchi di donna mediterranea.

- Umh... hai presente Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco? Ecco, al posto di matrimonio mettici la parola famiglia, al posto di greco italiano, aggiungici un pranzo stile nozze a base di grigliata di pesce e otterrai la situazione che ci attenderà...

Jared inghiottì a vuoto.

- Mi serviranno delle aspirine -






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Capitolo 38
*** Extra III - The Marriage ***


chap 38

Okkkkkk!!!!!!!! eccoci con un nuovo capitolo extra! Vi sono mancata vero?

bene, questo extra mi era stato chiesto da @PrincesMonica ben prima che fossi arrivata a postare la prima parte della FF....forse, a ben pensarci, perfino prima che io finissi di scriverla 0_0

Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno commentato i capitoli precedenti! ^^ e invito chiunque a commentare, non vi preoccupate, non vi mordo.... prometto!

CHAPTER EXTRA III – THE MARRIAGE


Well I know this little chapel on the boulevard we can go,
No one will know,
Come on girl.
Who cares if we're trashed got a pocket full of cash we can blow,
Shots of patron,
And it's on girl.

Don't say no, no, no, no-no;
Just say yeah, yeah, yeah, yeah-yeah;
And we'll go, go, go, go-go.
If you're ready, like I'm ready.

Cause it's a beautiful night,
We're looking for something dumb to do.
Hey baby,
I think I wanna marry you.

Is it the look in your eyes,
Or is it this dancing juice?
Who cares baby,
I think I wanna marry you.


Marry You - Bruno Mars


POV CAKE


- Nervosa?- chiesi a Monica, in piedi su un piedistallo, mentre io le rassettavo per forse l’ultima volta il suo vestito blu notte.

- Dovrei esserlo … ma non lo sono. Non è normale – Monica incrociò il suo sguardo con un sorriso, prima di rivolgersi ancora allo specchio, come a vedere se tutto quello che stava vivendo era reale.

Reputai che il vestito fosse perfetto e mi rivolsi di nuovo all’amica, volgendomi direttamente al suo riflesso nello specchio.

- Non mi sembra che la normalità sia mai stata di casa nella nostra vita. Te ne preoccupi ora che devi sposarti?- come se si sposasse con una persona normale. Sorridemmo insieme.

No, decisamente non si poteva considerare Jared Leto una persona normale. Maniaco della perfezione fino a farmi venire una crisi di nervi per la sistemazione dei tavoli o della lista degli invitati. Ma normale no.

In quell’ultimo frangente di tempo prima del matrimonio avevo preso seriamente in considerazione di confabulare con il fratello di Jared, Shannon, e il mio datore di lavoro Brent, suo migliore amico, per ucciderlo nel sonno. Però poi riflettei su varie conseguenza quali rendere la mia amica vedova prima del tempo, non essere pagata per la cerimonia che avevo organizzato con rischio della mia salute mentale e lasciare il mio fidanzato non più tale. Ovviamente i pro erano meno dei contro.

Mi rivolsi verso Monica, porgendole il suo bouquet di rose blu raccolte insieme in un velo bianco, tutto in tinta con il suo abito lungo. Il suo vestito nuziale non era bianco, ma blu appunto, con uno scollo a V che partiva dall’estremità delle sue spalle rosee. Al collo faceva mostra di sé una catenina d’oro bianco che reggeva una goccia d’acquamarina. I capelli castani con i riflessi rossi erano in parte raccolti in alto, con piccole perle che qua e là facevano mostra di sé, e in parte lasciati andare in onde setose. Il trucco era il più naturale possibile e il fatto che fosse raggiante contribuiva al tutto.

Alla faccia di tutte le fangirls del cavolo!

Brent aprì la posta della stanza che ospitava i preparativi della sposa. Quel giorno indossava uno smoking color fumo di Londra con una rosa bianca nel taschino. D’altronde se era il testimone dello sposo, doveva presentarsi in una maniera adeguata

-Ragazze siete pronte? – aspettavano solo noi. – Jared sta diventando alquanto nervoso. Tomo sta seriamente pensando di sedarlo –

- Sì, arriviamo tra qualche minuto Brent – gli risposi – Dì a Tomo che se proprio J non ce la fa, di fargli ingoiare una camomilla a forza. A furia di fare la primadonna … -

Tutti e tre ridemmo. Monica si stava ancora capacitando del fatto che si stava sposando con forse uno dei più bei uomini al mondo. Io non potevo esprimermi al riguardo, ero già felicemente impegnata.

- Ti sta bene il lillà- osservò Monica. Io la guardai strana e poi mi osservai allo specchio. Indossavo un semplice vestito lungo lillà chiaro con due sottili spalline e una stola di una tonalità più scura. Io non mi ci vedevo più di tanto. I miei capelli erano fermati qua e là da piccoli fermagli con fiorellini dello stesso colore.

- Lo dici solo perché lo hai scelto tu e perché si abbinava ai colori scelti per il matrimonio –

- Ovvio. Io sono la sposa!-

- Pronta?- il momento fatidico era arrivato. Monica prese un lungo respiro chiudendo gli occhi. Io raccolsi il mio bouquet di rose bianche e rosa.

- Ora sono nervosa - ridemmo. Sì, sposare Jared Leto poteva fare questo effetto. Le feci strada fino al portone principale, a braccetto come due vecchie amiche.

- Se si comporta male chiamami che io e le altre lo picchiamo –

- Spero di non arrivare a tanto, ma nel caso ti farò un fischio-

Nell’atrio prima della grande sala scorgemmo la figura delle altre due damigelle e del padre di Monica attenderci.

- Ti voglio bene – dissi di getto.

- Ti voglio bene anche io – Monica mi abbracciò. Io la strinsi forte.

La cerimonia ebbe inizio. Attraversai la navata segnata dal ‘silver carpet ’ che risaltava sul pavimento nero della grande sala. In fondo al lungo tappeto circondato da entrambi i lati dalle file di sedie, gli invitati guardavano ogni mio passo in attesa dell’entrata della sposa. L’unico mio pensiero era mostrare un bel sorriso e cercare di non inciampare nel vestito. Cosa che, in una simile occasione, sarebbe stato davvero tipico di me.

Fortunatamente ciò non accadde. Nonostante tutto lanciai un’occhiata molto significativa a Jared, della serie non fare cazzate . Credo che lui, nel suo completo firmato grigio perla e cravatta blu scuro, seguendomi un attimo con lo sguardo, avesse capito quali fossero le mie intenzioni con quell’occhiata.

In seguito tutta la sua attenzione si rivolse verso la mia amica, insieme agli sguardi di tutta la sala.

Tutti gli sguardi tranne uno.

Quell’unico sguardo era rivolto a me

Prima di volgermi completamente verso di lui passai con lo sguardo lungo tutta la fila. C’era mia madre, con la pelle abbronzata, segno del suo ritorno da un viaggio all’estero per trovare nuove opere da esporre nella sua galleria d’arte. Accanto a lei mio fratello James con Nikki, la cui relazione sembrava più forte di qualunque altra mio fratello avesse avuto precedentemente, poi Demone, che stava riprendendo tutto mentre accanto a lei Discepola faceva le foto nonostante ci fosse un fotografo professionista. Accanto a loro amici, parenti, parte del cast di Twilight … compreso lo sguardo che stavo cercando e che ora, con quel paio di occhi verdi, esprimeva una serena tranquillità.

Sorrisi.

Era davvero una giornata da ricordare.

Mi sembrò che tutto passasse come se qualcuno avesse premuto sull'acceleratore. Un momento prima ero ad osservare Monica che infilava emozionata una fede d'oro bianco nell'anulare di Jared e l'attimo dopo noi tutti stavamo lanciando riso e petali di rosa agli sposi all'uscita della sala cerimoniale.

Mi sentivo strana. Non ero triste perché Monica si era sposata. E non era perché stavo male.

Ci misi un paio di minuti, il tempo di raggiungere la sala del ricevimento di nozze e perdere qualche diotria grazie al flash del fotografo, per capire come mai mi sentivo strana.

Ero felice.

Tutto qui.

Me ne resi conto veramente solo in quel momento. Sul mio viso comparve un sorriso così spontaneo che, se l'attenzione non fosse stata catalizzata sugli sposi e sul pranzo di nozze, probabilmente mi avrebbero presa per pazza davvero stavolta.

Lo sfarzoso, opulento, ricco menù di nozze a base di pesce pian piano minò la salute del mio povero stomaco, dandomi con i due dolci e il sorbetto al limone il colpo di grazia, unendo fiumi e fiumi di vino bianco frizzante.

Quella sera non avrei mangiato nulla a casa. Giù di camomilla. Con tutto quello che avevo ingerito non avrei avuto bisogno di cibo per due giorni come minimo.

Nonostante tutto l'espressione di felicità persisteva.

Mancava solo un piccolo particolare. Particolare che non tardò ad arrivare appena una mano sinuosa sfiorò la curva del mio collo. Mi voltai verso la mia destra.

- Ciao straniera – i miei occhi verdi preferiti mi guardavano con un luccichio tutto loro. Un sorriso passò attraverso le sue labbra.

- Ciao straniero – Lui mi squadrò un attimo e arricciò le sue labbra.

- Ti sta bene il lillà – Roteai gli occhi e mi alzai. Era da tre ore che ero seduta e le danze stavano per cominciare. Avevo decisamente bisogno di sgranchirmi le gambe.

- A quanto pare “Ti sta bene il lillà” sembra la frase di oggi, non lo sai?

- Allora vuol dire che il lillà ti sta bene. Il ragionamento non fa una piega -

Sorridemmo insieme. Quel suo sorriso però mi faceva venire in mente ben altri pensieri che non riguardavano per niente i vestiti.

O almeno, riguardavano i vestiti ... se si pensava come toglierglieli di dosso, possibilmente portandolo in qualche stanza dell'immensa villa in cui ci trovavamo.

- Smettila … - fece lui guardando altrove, evitando di guardarmi e osservando, come tutti, la scena di Monica e Jared che, con sottofondo 'With or without you' degli U2, ballavano per la prima volta come marito e moglie.

- Di fare cosa? - mi misi ad osservare anche io i due novelli sposi. Monica sembrava un po' impacciata e, strano a dirsi, anche Jared lo sembrava. Questo sì che era strano.

- Di guardarmi con quello sguardo. Giuro, mi viene voglia di spogliarti seduta stante -

A quanto pare non ero l'unica che aveva certi pensieri al momento...

Di sicuro ero l'unica che al momento stava raggiungendo tonalità facciali degne di una delle migliori commedie. Certo che se me lo diceva con quella voce, tutte le intenzioni di fare la brava ragazza se ne andavano via bellamente con la benedizione del dio Eros.

- Dato che non puoi scomparire visto che sei una delle damigelle, che ne dici di ballare e dopo magari vedere chi prenderà il bouquet della sposa? -

- Perché, ti ricordi ancora come ballare un valzer? - mentre gli dicevo queste parole lui, prendendomi per mano, mi aveva già condotto sulla pista da ballo. Ora eravamo faccia a faccia e molto, molto, molto vicini.

Sentivo l'odore del dopobarba che si era messo quella mattina dopo essersi rasato. Quella stessa mattina, mentre lui faceva le sue cose con molta tranquillità, io bestemmiavo al cellulare in tutte le lingue che conoscevo contro la mia povera assistente che non ce la faceva più a stare appresso allo sposo, eternamente indeciso su alcuni aspetti fondamentali della cerimonia, quale la sistemazione dei tavoli, e alla sua segretaria tuttofare Emma che prima o poi avrebbero fatto santa.

- E' come andare in bicicletta. Una volta imparato... e poi, ho avuto un'ottima insegnante.- mi canzonò.

- Se non fossi io la tua pseudo insegnante, potrei darti del lecchino-

Lui rise. Se non fosse che era il mio uomo ( ogni volta che ci pensavo gongolavo come una scema ) gli avrei dato come minimo un pizzicotto.

Risi assieme a lui. Con Jackson il tempo sembrava sempre passare nel miglior modo possibile. O forse ero semplicemente io che vedevo il mondo con gli occhi di chi ama: tutto rosa. Non mi accorsi nemmeno che stavamo danzando finché la musica non cessò. Forse ero troppo impegnata a godermi la sua mano lungo il mio fianco e la visione dei suoi occhi verdi.

Ero dipendente dai suoi occhi. Solo Dio poteva sapere come sarebbe andata la mia vita se lui non avesse deciso di mandare a monte un matrimonio da milioni di dollari. Solo per me.

Uno schiamazzo interruppe il nostro piccolo rintanarci nel nostro personale mondo.

Ogni ragazza o donna stava accorrendo dai tavoli bianchi e argento contornati da rose blu per aggregarsi tutte insieme in attesa che Monica lanciasse il bouquet. La massa di genere femminile era tipo a un metro da noi e la mia amica stava per fare il conto alla rovescia.

- Tre....

Jackson mi guardò con fare interrogativo. - Non vai a conquistare il bouquet?

- Due ….

- Direi che la mia vita ultimamente ha avuto un'impennata di fortuna da fare invidia.

- Uno...

- Dici?- agiva come quello che non centrava nulla. Come se il tango non si ballasse in due, vero?

- Lanciooooooooo!!!!!!!!!!

- Sì. Se beccassi anche il bouquet avrei decisamente vinto la sfiga su tutti i fronti!- risi.

Non so come, mi ritrovai qualcosa fra le mani. Alzai lo sguardo e vidi Jackson trattenersi dal ridere come uno scemo.

Avevo il bouquet di rose bianche e blu di Monica tra le mani.

Oh cazzo.

Guardai di nuovo Jackson che mi diede un bacio come a darmi un contentino. Sentivo le risate delle mie amiche che a momenti rotolavano per terra.

- Che dici? Incominciamo a fissare una data per il matrimonio?-

Ora era Jackson a rimanere traumatizzato dalla mia domanda.

Ma ero io quella che si stava mettendo a ridere in quel momento.



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Capitolo 39
*** Extra IV - The Other Side ***


chap 40

Salve a tutti! Non so voi...ma io mi sto sciogliendo pezzo per pezzo! 0_0

Bando alle ciance.... ecco il quarto capitolo extra, creato giustappunto qualcosa tipo cinque minuti fa XD

della serie: " Ma questa non si stanca mai di scrivere????"

Emh....NO! :P

Questo capitolo [ alquanto corto tra l'altro se consideriamo i miei standard ò.ò ] mi è stato richiesto dalla mia compagna di università Ilaria v.v Ila, ovunque tu sia, eccoti accontentata!!! ( ci vediamo prossimamente :P )

Buona lettura!

CHAPTER EXTRA IV – THE OTHER SIDE


If i lay here, if I just lay here

Would you lay with me and just forget the world?


Chasing Cars – Snow Patrol


Stepan Arkadievič possedeva in quantità una cosa che comunemente poteva venir definita “Faccia da Poker”. Per quello stesso motivo si era ritrovato a pensare a sé stesso più simile a quella stessa organizzatrice di matrimoni di quanto avesse mai creduto.

Sorseggiò ancora un po' la sua vodka con un pizzico di menta.

Non era mai stato in una situazione tanto ingarbugliata come quella. Non che lo avesse previsto ovviamente. Lo aveva capito anche lui di trovarsi in una sorta di spirale contorta di eventi in cui un doppio triangolo amoroso si era incrociato

E ovviamente tutti quei discorsi con Lacey che aveva avuto prima del suo matrimonio non erano serviti per niente a indorargli la pillola.

L'ultima frase che gli aveva detto, quell' “io e te non potremmo mai essere amici” beh... aveva ragione. Lui non aveva mai visto Lacey come un'amica, sin dall'inizio, sin da quell'evento di alta società a cui aveva partecipato parecchio tempo fa, quando si erano ritrovati lato a lato e avevano incominciato a conoscersi. Mai amicizia, solo una passione travolgente che poi si era trasformata in amore.

Stepan sorrise amaro. Sapeva bene che quei tempi erano ormai passati. Tempi in cui amavano discutere perfino di poeti inglesi romantici della seconda generazione*, di William Blake, di Dostoevskij, Tolstoj e Gogol'.

Soltanto un'ora fa aveva accompagnato Cake, l'organizzatrice, all'aeroporto, diretta verso Miami. Con lei sì che poteva essere un amico. Soprattutto da quando gli aveva raccontato la sua storia.

Aveva avuto bisogno di avere il cuore a pezzi per coltivare una nuova amicizia. L'unica cosa buona di quella situazione.

Quella sera aveva dato la libera uscita ad ogni inserviente in casa, perfino alla cuoca, che gli aveva lasciato una gustosa cena pronta per essere riscaldata. Stepan finì in un solo colpo la sua vodka e decise che, mentre andava in cucina, si sarebbe azzardato a prendersene un altro bicchiere.

Suonarono alla porta. Non aveva assolutamente voglia di andare ad aprire ma, essendo stato cresciuto con i valori e principi di un gentiluomo e, reputando che potesse anche essere qualcosa di particolarmente importante, andò ad aprire.

Sull'uscio si ritrovò l'ultima persona che si sarebbe mai aspettato.

Stepan guardò dritto negli occhi azzurri di Lacey. Indossava un vestito bianco a fiori rosa chiaro, i capelli sciolti, che ricadevano come una pioggia dorata sulle sue spalle.

Per un attimo si arrischiò a guardare alla sua mano sinistra ma distolse subito lo sguardo.

- Hai detto che non saremmo mai potuti essere amici- commentò Stepan.

Sul viso di Lacey comparve uno stiracchiato sorriso.

- Lo so - . L'aria si fece quasi pesante. Lui sospirò.

- Entra -

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Capitolo 40
*** Extra V - Come Home ***


chap 40

D'accordo...

*prende un profondo respiro*

mamma mia, è più difficile del previsto mettere la parola fine a questa storia. Pensare che è tutto nato il 20 dicembre del 2009...quello sì che è stato un periodo natalizio strano della mia vita. Ho dovuto mutare la mia opinione su parecchie persone a partire dal S. Stefano di quell'anno. Da  una parte è stato un periodo negativo...ma quello che ne è conseguito è stato molto più che positivo. Ho scoperto, come scrisse una volta una mia amica, che sono più resistente di quello che sembro e che ciò che non mi uccide,mi rende solo più forte.

Quando ho incominciato a scrivere questa storia, non pensavo mai che sarebbe durata così tanto. Davvero, cioè.... non mi aspettavo che tanti la leggessero prima di tutto, anche senza commentare. Non mi sarebbe importato. Man mano che postavo, ho scoperto che forse come scrittrice mancata, non sono poi così male se riesco almeno a far ridere la gente. Non volevo scrivere la solita storia dove tutto va subito contornato di zucchero, nè volevo scrivere qualcosa di scontato, lo sanno bene quelle che hanno recensito, che si aspettavano una certa reazione, invece i miei personaggi hanno sbaragliato le loro previsioni :P

D'altronde, non ho mai detto di essere normale, nè che la normalità sia una dei miei costituenti fondamentali xD

Ok, forse la sto tirando un attimo per le lunghe ma, insomma, lasciatemi essere un attimo commossa dalla cosa! xD

Non vi preoccupate comunque ( e qui parlo con chi ha seguito questa storia ) .... tornerò! Non in questa categoria di FF, ma tornerò, percui...STAY TUNED!!!!!

Passo ai ringraziamenti e poi vi lascio alla lettura del capitolo conclusivo....

Allora... ç_ç

- Ringrazio tutti coloro che hanno solo letto questa FF...invisibili, ma so che ci siete. Ringrazio quelli che l'hanno messa sulle preferite o anche solo sulle seguite...e quelli che mi hanno messo tra i loro autori preferiti!

Ora i ringraziamenti "particolari" 

- Alla mia "Puffola Magister" @PrincesMonica, scrittrice delle ff a più raiting rosso che abbia mai letto e che a breve mi abbandonerà per andare in Galles ( è da tre giorni che ho la sindrome dell'abbandono ç_ç ) , suprema lettrice in anticipo della mia ff e l'onestà fatta in persona.G-R-A-Z-I-E!!! :-***** Credo che senza di lei non so che verso avrebbe potuto prendere questa FF - oltre ad alcuni capitoli extra appositamente richiesti u.u -. Monica, attendo il ritorno delle Puffole! Vai e spacca tutto in UK, sono fiera di te!!! Senza di te "Where the Streets Have No Name" non ha la stessa bellezza.... grazie di ogni cosa.

- Ringrazio Ale, alias " @CutePoison83 "..... che pure se è fuori dall'Italia, su un pullman che sobbalza continuamente per le buche nel mezzo della Grecia al ritorno da Rodi, riesce a recensire la mia ff. Donna, puoi rapirmi quando vuoi appena si vince all'enalotto!

- Le mie piccole soldatesse @Joe e @Annie! Come potrei dimenticarmi di voi....in effetti non potrei, anche perchè Joe continua a tartassarmi per una certa FF su Draco Malfoy.... taci bocca mia taci, sennò fai spoiler xD

- La mia "Demone" @Ino, che so che si dimentica sempre di recensire e che prima o poi ha detto che si mette d'impegno e passo per passo ce la farà a leggere tutta la storia.... demone, Londra ci attende a dicembre! *-*

- Ilaria, Elisa e Lavinia!!! le mie compagne di uni, che mi chiedevano ad ogni lezione d'inglese, di postare as soon as possible!

- Ecco...sì cioè...ovunque tu sia, beh, Jackson, ringrazio anche te, d'accordo? Galeotti furono gli occhi verdi >.< *timidezza mode on*.... ci si becca a Londra a dicembre, sperando che appena scorgo la tua figura, non crollo in pianti sconnessi da fangirl...già sono al livello "risatina isterica + castelli per aria"....

- Bene, qui ringraziamento musicale a tutte le band ( e non ) che mi hanno ispirato con le loro canzoni e che sono state il sottofondo perfetto : 30 Seconds to Mars, One Republic,U2, Beatles, Skunk Anansie, Queen, Blondie, Mika, Kings Of Leon, Bon Jovi, The Cure, canzoni del cast di Glee, My Chemical Romance, Bob Dylan e sì.... anche "Fire with Fire" degli Scissor Sisters!!!!E chi più ne ha più ne metta!

Se ho dimenticato qualcuno chiedo venia....

Detto questo....finisco questi chilometrici ringraziamenti e vi saluto! Alla Prossima Storia!

xoxo

valetrinity89

ps: questo capitolo extra mi è stato rischiesto dalla mia soldatina Annie....mia aveva dato un paio di opzioni ma la morte dei miei personaggi non era mai stata contemplata nella mia ff,  così ho ripiegato su altro :)

CHAPTER EXTRA V - COME HOME

 

Hello, world, hope you're listening
Forgive me if I`m young or speaking out of turn
But there`s someone that I`ve been missin'
And I think that they could be the better half of me
They`re in the wrong place, tryin' to make it right
And I`m tired of justifying, so I say to you...
 
"Come home, come home
'Cause I`ve been waiting for ya, for so long, for so long
And right now there's a war between the vanities
But all I see is you and me
The fight for you is all I`ve ever known
So come home"
 
I get lost in the beauty
Of everything I see, the world ain`t half as bad as they paint it to be
If all the sons, all the daughters, stop to take it in
Hopefully, the hate subsides, and the love can begin
It might start now, or maybe I`m just dreamin' out loud, but until then
 
"Come home, come home
'Cause I`ve been waiting for ya, for so long, for so long
And right now there's a war between the vanities
But all I see is you and me
The fight for you is all I`ve ever known (ever known)
So come home"
 
Everything I can`t be, is everything you should be
And that`s why I need you here
Everything i can`t be, is everything you should be
And that`s why I need you here
So hear this now
 
"Come home, come home
'Cause I`ve been waiting for ya, for so long, for so long
And right now there's a war between the vanities
But all I see is you and me
The fight for you is all I`ve ever known (ever known)
So come home
Come Home"

One Republic - Come Home


- Bene, ci siamo tutte? - Erano tutte a casa di Monica. I 30 Seconds To Mars erano in tour, quindi la Mars House era libera. Monica andava da una parte all'altra del salotto, nervosa come non mai mentre lei, Demone e Discepola aspettavano solo che lei parlasse.

- Io propongo di farlo tutte il test, così magari riusciamo a rassicurare Monica...- fece lei.

- Quante confezioni sono Demone?- chiese Monica.

- Quattro confezioni, due test per ognuno...uno a testa -

- Potete anche spartirvi il mio- fece Discepola – Tanto io è da un pezzo che non batto chiodo...

L'atmosfera era tesa.

- Dai Monica, qual'è il peggio che potrebbe succedere? - fece Demone

- Io non sono pronta per un bambino. A me i bambini non piacciono Demone! Non ho il gene della maternità...casomai quello ce l'ha Cake...

- Io non ho il gene della maternità! - commentò la diretta interessata. Va bene che amava fare da babysitter ma da qui ad avere un figlio, o una figlia, con Jackson ne passava di acqua sotto i ponti. Che poi, magari ne sarebbe venuto fuori uno strano incrocio tra un musicista rock e hippie dagli occhi verdi e i boccoli castani con tendenze a una sana pazzia...

Però...non era male come immagine. Un bambino che correva in giardino...

- Cake? Cake??'CAKE!!- era da un minuto abbondante che Monica le schioccava le dita di fronte agli occhi per attirare la sua attenzione.

- Si?

- Bentornata tra noi!

- Le hai parlato di gravidanze e già era partita per la tangente – commentò Discepola – Ok, facciamo questi benedetti test e cerchiamo di tranquillizzare Monica...

Venti minuti dopo stavano guardando una replica di una puntata di True Blood una abbracciata all'altra cercando di tranquillizzare la loro amica.

- Secondo me Jared potrebbe veramente andare in brodo di giuggiole.- commentò Demone

- Secondo me gli verrebbe un colpo. Oppure sarebbe capace di annunciarlo a tutto il mondo durante un concerto.... Roba da strapparsi i capelli. Orde di fangirls con torce e forconi. – concluse Monica.

- Oppure – concluse Cake – Potreste essere le persone più felici del mondo e basta. -

- Potremmo.... -

- Già, potreste. -

- Andiamo a controllare – dichiarò Demone. Monica prese un profondo respiro. Tanto valeva togliersi il cosiddetto cerotto.

- Non ce la faccio!- si fermò Monica – Puffola, ti prego, controllalo tu. Ho le gambe che mi fanno Giacomo Giacomo, per non dire che mi si stanno trasformando lentamente in burro – la ragazza ricominciò a camminare avanti e indietro nervosamente.

Cake andò sul tavolino dove erano posti tutti i test e controllò quello di Monica. Lo prese tra le mani e lo guardò. Poi sorrise.

- Monica puoi riportare il burro delle tue gambe allo stato naturale. Non c'è nessun bebè in arrivo. Non dovrai preoccuparti delle torce e dei forconi per un bel po' di tempo... - alzò il tono della voce sull'ultima frase su fare scherzoso.

Monica fece un sospiro di sollievo e sorrise. - Pensare che mi stavo quasi abituando all'idea...- rise.

- Ok, buttiamo questi test di gravidanza...o bruciamoli! Di questi tempi perfino ho paura che i paparazzi guardino dentro la mia spazzatura... e non esagero!


Ж


Jackson rientrò a casa sua. Era giusto tornato dall'aeroporto. Era dovuto andare per qualche giorno a New York per dei colloqui di lavoro.

Entrò all'ingresso e abbandonò la sua valigia su un lato insieme alla sua inseparabile chitarra. Si diresse verso la cucina, dove era sicuro avrebbe trovato Cake intenta a preparare qualche cosa di delizioso. Gli preparava sempre qualcosa di inaspettato quando tornava da qualche viaggio. L'ultima volta era stato il maiale in agrodolce.

Entrò in cucina e vide la penisola con il ripiano in marmo vuota, senza nulla sopra. Accanto c'era Freddy che si stava leccando una zampa su uno sgabello.

- Non è che ti sei mangiato tutto tu vero? - chiese Jackson. L'ultima volta si era fregato il salame del suo panino, non si meravigliava più di quello che poteva fare quel gatto. Goloso tale e quale la sua padrona.... della quale incominciava a preoccuparsi.

Si diresse verso il piano di sopra, verso la loro camera. Anche lì tutto taceva. Tutto era in silenzio ed era fin troppo in ordine. Sentì piano in sottofondo il cd degli One Republic, uno di quelli di Cake.

Vide la luce del bagno che filtrava dalla porta aperta. Sospirò. Lentamente aprì la porta del bagno e vi trovò la sua ragazza.

Era immersa nella vasca da bagno, con i capelli lunghi tirati su con un mollettone e qualche ciuffo ribelle. Era completamente assorta nei suoi pensieri e faceva galleggiare la sua mano sul pelo dell'acqua, come un gioco.

- Mi stavo seriamente preoccupando.... avevo tipo paura che Freddy ti avesse ucciso e seppellito in giardino il tuo cadavere. - si appoggiò allo stipite della porta.

Lei continuava a non fissarlo. Ok, forse era il caso di preoccuparsi.

- Stai parlando di Freddy, il gatto pigro che pure per andare dalla parte opposta del salotto ha bisogno di una pausa di dieci minuti per riposare...

Lui si avvicinò, si chinò su di lei e le diede un bacio a fior di labbra.

- Giornata pesante? - si sedette sul tappeto adiacente alla vasca da bagno e poggiò un braccio e la sua testa sul bordo bianco.

- Sì e no.... secondo te ho il gene della maternità?

Jackson alzò la testa. - Il gene di che cosa?- strabuzzò gli occhi.

Cake sbuffò – Monica aveva il timore di essere incinta. Mentre aspettavamo per il test abbiamo parlato e secondo lei tra le due sarei io quella che sarebbe una madre bravissima.... dice che vado in brodo di giuggiole appena vedo un bambino... poi ovviamente ha smesso con certe frasi visto che non è incinta. Per il fatto che lei era ansiosa, tutte le Jane A. si sono messe a fare test di gravidanza...- aggrottò le sopracciglia.

- Aspetta.... Monica aveva paura di essere incinta? E poi è vero che un po' in brodo di giuggiole vai quando vedi un bambino...ma non è un po' presto per parlarne???? - Jackson era alquanto confuso.

Tutta questa roba da donna non era per lui. Si grattò una guancia, come sempre faceva quando era confuso.

Cake rise. - Sai qual'è la cosa più divertente di tutte?

- Cosa? - Jackson sorrise.

- Ho scoperto che quella incinta sono io – concluse in un semi sussurro.

Jackson rimase con il sorriso di prima. Solo che ora sembrava un ebete. Lentamente sbiancò e deglutì rumorosamente.

- Cosa...io...tu...ma....cioè... - stava balbettando. Stava decisamente balbettando e aveva il cervello come lobotomizzato. Cosa aveva appena detto?

Da quando in qua c'era poca aria in quel bagno?

Ma soprattutto, era forse il caso di ricominciare a respirare, o era meglio uno svenimento plateale?

Cake uscì dalla vasca e indossò il suo accappatoio. Jackson si era alzato e appoggiato al lavabo. Ad un tratto sentì la sua ragazza stringerlo da dietro.

- Neanche io mi sento pronta. Non so cosa fare -

Jackson posò le mani su quelle della ragazza e le strinse, mentre lei poggiava la sua fronte sulla sua schiena.

Lui era pronto?


Ж


Non era riuscito a dormire a differenza di Cake. Per un po' l'aveva sentita rigirarsi nel letto, tra le sue braccia, come faceva sempre, poi era piombata in sonno agitato.

Ci aveva messo una notte intera ad assimilare il tutto, ma ora aveva decisamente le idee chiare. Molto probabilmente Cake aveva interpretato la sua prima reazione come una sorta di tirarsi indietro, per questo si era sentita persa, come se non sapesse se appoggiarsi a lui.

Si stese meglio accanto a Cake che, nella sua veste da notte verde chiaro, dormiva. Jackson sapeva che a breve si sarebbe svegliata. Aveva una sorta di orologio biologico che la faceva svegliare a una data ora.

Vide la sua ragazza stiracchiarsi e aprire gli occhi. Mise a fuoco ciò che la circondava e poi si voltò verso di lui, come a ricordarsi che non era da sola.

- Buongiorno – sembrava non si ricordasse cosa gli aveva detto ieri. Lo baciò sulle labbra

- Buongiorno anche lei, donna della mia vita....

- Come mai sei già sveglio? Di solito quando torni da un viaggio dormi fino alle undici per recuperare sul jet-lag …

- Non riuscivo a dormire. Così mi sono messo a pensare...

- Che non sempre è una buona cosa nel tuo caso – ridacchiò. Stava evitando il discorso.

- Ti stupiresti di cosa potrei tirare fuori dalla mia mente, mia cara.- Tirò fuori un foglio di carta spiegazzato – Allora.... Dovremo liberare una camera, avevo in mente quella degli ospiti accanto alla nostra se per te non ci sono problemi. Potremmo metterci a dipingerla come abbiamo fatto con la nostra, anche se vorrei farci un bel disegno come la stanza del pianoforte, che ne dici? Ah, poi pensavo di chiamare la banca! Avevo intenzione di aprire un fondo per il bambino, non si sa mai... - stava spuntando tutti i punti della lista su cui aveva pensato tutta la notte. Aveva scritto da entrambi i lati del foglio e la lista non si era rivelata per nulla corta.

- Poi dovresti incominciare ad andare dal ginecologo...preferisci un parto in casa o in ospedale? Che ne pensi dell'epidurale? O vuoi un parto in acqua?

- Ferma! Ferma! Ferma!- Cake poggiò una mano sulla sua, visibilmente allarmata – Che diavolo stai combinando? - si mise la gambe incrociate sul letto, preoccupata.

Jackson la guardò fissa nelle sue iridi color cioccolato. Nella sua numerosa lista aveva dimenticato di aggiungere di spiegare cosa aveva ponderato tutta una notte intera. Si alzò, sempre sotto lo sguardo di Cake e incominciò a esporre quello che gli passava per la testa.

- Quando ieri mi hai detto di aspettare un bambino, mi sembrava di esser stato lobotomizzato. Non riuscivo a connettere i neuroni uno con l'altro. Ci ho messo una notte intera a capire che quella sensazione di rincretinimento era felicità- si mise una mano ad altezza del cuore, come a cercare di non farlo uscir fuori dalla cassa toracica – Appena avevo capito di volerlo, di voler davvero diventare padre, ho incominciato a pensare a come io e le mie sorelle siamo stati cresciuti, a quanti sacrifici i miei genitori hanno fatto e quali valori mi hanno insegnato.... e da questi pensieri è nata la lista...

Cake teneva le sue braccia serrate al suo cuscino. Lo abbandonò e corse immediatamente ad abbracciare il ragazzo.

- Ehi!Ehi!Ehi! - la strinse tra le sue, dolcemente

- Colpa degli ormoni -

- Sento che questa sarà la scusa dei prossimi otto mesi e mezzo... - raccolse il viso della ragazza tra le sue mani – Sei la donna della mia vita...come potevi solo pensare che volessi tirarmi indietro?

- Quando te l'ho detto eri più bianco di un fantasma … ho avuto una legittima paura. E comunque, anche se ti fossi tirato indietro, lo avrei tenuto lo stesso...

- Umh... - le diede un bacio a fior di labbra

Poi mio fratello avrebbe noleggiato un fucile o un cecchino appositamente per ucciderti -

- Probabile... allora? Parto in casa o in ospedale?? Se è un maschietto che ne dici di Gabriel? O preferisci un nome strano o in disuso tipo Alphonse? Non hai fame? Io sì! Che ne dici di pancakes? La madre di Ben mi ha dato una ricetta favolosa...- la stava trascinando per mano, ancora in pigiama ( che nel suo caso era una maglietta a maniche corte e un paio di pantaloni ricavati da una vecchia tuta ).

- Jackson! Fermati tre secondi! -

Lui si voltò fissandola al colmo della felicità e un sorriso sincero.

- Dimmi !

- Gabriel

- Cosa scusa? - aggrottò le sopracciglia.

- Gabriel mi piace come nome- fece lei arrossendo. Poi furba sorpassò Jackson sulle scale – Io voglio i pancakes con le gocce di cioccolato, lo sai, le donne in attesa hanno sempre la precedenza... e poi chi arriva ultimo pulisce tutto!!!!!- la ragazza corse verso la cucina.

- Hey! Non vale!!!! -

FINE

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