La leggenda della Inazuma Legend

di UlquiorraSegundaEtapa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1:L'invito ***
Capitolo 3: *** 2:I veri alieni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

Sopra alla Terra, il pianeta blu, nello spazio siderale, un oggetto non identificato si stava avvicinando. Un gigantesco disco nero, con una cupola più piccola nella parte superiore, e quattro stanghette ricurve verso il basso in direzioni opposte in quella inferiore.

Al suo interno, in un enorme sala una figura se ne stava a braccia conserte, scrutando, immobile, il picoclo pianeta sottostante, grazie agli enormi vetri dela sua nave.

Molti umani erano scettici riguardo agli U. F. O., ma la domanda"se siamo soli o no, nell'universo? ", quel giorno pareva aver finalmente trovato risposta.

La figura venne per un'attimo illuminata dalla luce del Sole, che fece capolino dietro alla Terra, smascherando una creatura che di umano non aveva niente:a braccia conserte, ferma, nel mezzo di quella sala, se ne stava una sorta di lucertola umanoide. La pelle era verdastra, e dietro di lei/lui frustava una lunga coda rettiloide.

Indossava quella che sembrava essere una divisa da gladiatore, il pezzo sopra grigio e formato da un cerchio che copriva la parte sinistra del torso, collegato dietro alla schiena con una doppia fascia del medesimo colore.

Invece, il pezzo sotto era una sorta di strano perizoma marroncino. Le unghie, anzi gli artigli, delle mani erano poco affilati, e gli occhi erano gialli, come quelli di un demone. I denti, bianchi e ben curati, erano acuminati.

Una porta scorrette alle sue spalle, ed un altro essere entrò nella sala. -Gigas, noi siamo pronti-fece una voce animale. Dietro alla lucertola, v'era infatti una sorta di grosso leone umanoide, con una corazza dorata a protezione del corpo.

La lucertola chiamata Gigas annuì. -Eccellente, Alexander. Non vedo l'ora di conoscere questa famosa Inazuma Japan, che ha vinto il torneo internazionale.

-Si capo, come vuoi tu. Comunque non capisco perchè provi tanto interesse per quegli umani:in fondo, sono solo dei marmocchi. -fece Alexander, un po' seccato.

Gigas fece una risatina, sibilando con la lingua biforcuta. -Tu non comprendi, Alexander:voglio confrontare il loro calcio con il nostro. Così come ho sempre fatto con tutte le altre razze. Ma sopratutto, voglio che ad affrontarci sia la squadra più forte della Terra.

Si girò verso Alexander, che indietreggiò di un passo, visibilmente intimorito. Anche se era il suo capitano, lo temeva come tutti gli altri:ogni sano di mente ci avrebbe pensato due volte prima di far infuriare Gigas.

-E ora, visto che il nuovo torneo intergalattico sta per cominciare, voglio che ci sia anche una squadra terrestre, quest'anno. Credo che tu non abbia problemi, vero Alexander? -fece Gigas, divertito, con voce sibilante.

Alexander scosse la testa con vigore. -Assolutamente no signore. Preparo subito le capsule per lo sbarco-e detto questo, scomparve dalla stanza, infilandosi in un lungo corridoio illuminato a giorno da decine di luci.

Gigas si girò nuovamente, assumendo la medesima posizione di prima. Fissò quell'azzuro che copriva la Terra. Ghignò.

-Preparati, Mark Evans:vediamo fino a che punto sei bravo!

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Capitolo 2
*** 1:L'invito ***


1

L'INVITO

 

 

 

Era una bellissima giornata di sole, eppure, alla Zeus Junior High, Jonas Demetrius sudava freddo. La sua classe era un'ampia aula formata da una trentina di alunni, con raffigurazioni di crateri greci sui muri.

Dei guerrieri opliti che correvano con asta e scudo erano disegnati sul muro dietro alla cattedra, mentre sul soffitto spiccava una piccola raffigurazione di Zeus, come in tutte le aule.

E come in tutte le aule, vi era una statuetta in marmo di Zeus posta vicino alla porta. E puntualmente qualche cretino, entrando, vi sbatteva la porta sopra.

Jonas Demetrius, come gia detto, sudava freddo:in piedi, vicino alla cattedra, se ne stava immobile, quasi sembrava non respirare. Se ne stava a piedi uniti e mani lungo i fianchi, la fronte madida di sudore e l'elmo greco in testa che pareva togliergli ossigendo dal cervello.

Pareva?

-Su, Jonas, non è difficile:e dire che Cronos è l'esempio per antonomasia per poter imparare la seconda declinazione greca-lo canzonò e incitò allo stesso tempo il professore.

L'insegnante era un uomo grassottello, dal viso pingue ma gentile, e due occhiali che gli davano un aria ancor più rassicurante. Indossava un chitone e una clamide. Era uno dei migliori insegnanti della Zeus.

Jonas se ne stava immobile, quasi fosse gia morto e quello fosse solo il suo corpo vuoto, che avrebbe potuto essere spazzato via con una folata di vento.

-Jonas, sei sicuro di aver studaito la seconda declinazione? -gli fece il professore con sguardo indagatore. Jonas diede segni di vita.

-Assolutamente si, signore...il fatto è che...glom:il fatto è che per oggi c'erano davvero troppi compiti, e non sono riuscito a ripassare bene!! -urlò Jonas, mettendosi le mani sull'elmo e strillando.

Il professore lo ammonì agitando tranquillamente la penna-e tracciando un quasi indistinguibile"4"nell'aria, con ovvio riferimento-e subito Jonas si calmò.

-Allora, Jonas, quindi c'erano troppi compiti:allora facciamo così, ti aiuto io. -propose il professore. Jonas si riprese:-Ah...be...si grazie, prof.

Il professore sospirò, e iniziò a rispiegarglielo:-Allora, Jonas, partiamo col presupposto che Cronos sia...

Le spiegazioni del professore giungevano come ehchi lontani alle orecchie di uno studente in ultima fila, uno studente che sapeva gia tutto di quell'argomento.

Byron love, capitano della Zeus e, per tutto il tempo delle qualificazioni al torneo, attaccante della nazionale Coreana, i Fire Dragons.

Se ne stava con gli occhi chiusi, ad ascoltare il fruscio delle foglie fuori dalla classe, mentre venivano sbatutte leggermente dal vento. Jonas riuscì finalmente a declinare la seconda declinazione, e il prof. fece un sospiro di sollievo:-Zeus sia ringraziato-dise guardando il soffitto e congiungendo le mani.

-Molto bene, Jonas. E ora passiamo al plurale.

Demetrius, che si stava godendo quell'attimo di felicità, sprofondò nuovamente nell'oblio. -Ehm...come scusi?

-Abbiamo fatto il singolare, ora passiamo al plurale-illustrò tranquillamente il professore.

Jonas cercò una via di fuga. -Ehm...e se invece le dicessi prima il duale?

-Nah...il duale è troppo semplice:tralasciamolo-fece il professore, con un sorrisetto sulle labbra. Jonas deglutì.

Byron sospirò e scosse la testa:quante volte gli aveva consigliato di mettersi a studiare?

Sentì che qualcuno lo chiamava:-Pss...Byron!

L'angelo si voltò:a chiamarlo era stato un suo compagno di classe, dai capelli castani e occhi neri. Il solito Panis, pensò Byron.

-Che c'è? -gli chiese il capitano. -Byron...-si guardò intorno per controllare che il professore non lo fissasse, poi proseguì. -Ce l'hai la roba?

Byron sgranò gli occhi. -Perchè, adesso...secondo te...io mi sarei messo a spacciare, vero? -gli fece lui. Panis parve pensarci un attimo, poi scosse la testa e gli fece un cenno di diniego con la mano:-No, ma cosa hai capito:io parlo del nettare. Hai il Nettare degli Dei?

Byron si diede una manata in fronte. -Oh Zeus, ancora con questo nettare. Sarà un anno che non prendo quella roba!

-C'è qualche problema, signor. Love-lo richiamò il professore. Byron si voltò:-No signore, solo uno:Panis Wirlda.

Lui fece cenno di aver capito. -Mmm, Panis:ancora alle prese con questo Nettare degli Dei, vero?

-Assolutamente no, signore! -si schermì lui, agitando le braccia. -D'altronde, non conosciamo nessuno in questa scuola che faccia uso di queste sostanze, vero?

Si rivolse a tutta la classe, che scosse la testa. Solo Jonas-stranamente e non per effetto dell'interrogazione-aveva incominciato ad allontanarsi dalla cattedra.

-Jonas, allora dicevamo di questo plurale. -riprese il professore, e in un batter di ciglia, Jonas fu di nuovo al fianco della cattedra.

-Be...ecco, signore...io:oh, diamine. Io il plurale non lo so, porca Era!! -imprecò, sbattendo un pugno sulla cattedra. Hera Tadashi, altro studente, che si era appisolato, si riscosse:-Eh...cosa, chi mi chiama?!

-Ehm...no, non stavo parlando di te, Hera-gli disse Jonas, scusandosi. Hera si riappisolò, mentre il professore tirò un lungo sospiro.

-Daccordo Jonas, vai a posto:comunque ti meriti un sei meno visto che, in un modo o in un altro, gli argomenti li sapevi.

Jonas esultò:-Si, viva Zeus!!

-Bene, con questa affermazione il tuo voto sale a sei-commentò tranquillo il professore. Che giornata.

Dopo la fine delle lezioni, la Zeus raggiunse il campo di allenamento. Si allenavano sulle tecniche speciali.

-Certo, Jonas, che te la sei cavata davvero per il rotto della cuffia-commentò Hera, rivolgendosi all'amico, mentre raggiungevano insieme il campo d'allenamento della Zeus Junior High, molto simile a quello in cui si svolgevano le Olimpiadi.

-Nah, e che t'importa:sei è un gran bel voto, paragonato alle mie capacità-commentò Jonas.

-Ti è andata bene che il prof. è un tipo gentile.

-Pensala come ti pare.

Entrarono nel campo di addestramento della Zeus, dove la loro squadra si stava gia allenando. -Ehi, Jonas, hai fatto davvero schifo nell'interrogazione di oggi! -gli gridò Byron, mentre contemporaneamente dribblava un avversario.

Jonas digrignò i denti:perchè tutti dovevano farglielo notare?

Jonas si sedette in panchina, insieme ad Hera:non avevano voglia di giocare, quel giorno, preferivano stare ad osservare Byron e il resto della squadra.

-Avanti Byron, voglio vedere quant'è potente il colpo che hai imparato nei Fire Dragons! -lo incitò il loro portiere, mettendosi in posizione.

-Come vuoi-fu la risposta di Byron Love. L'angelo passò in mezzo al campo senza difficoltà, superando i difensori posti di fronte alla porta. Nessuno riusciva a fermarlo ,e quando qualcuno provava a toccare palla, Byron era gia pronto al contrattacco.

Dribblò gli ultimi due avversari, sollevando in aria di tacco il pallone, in modo che superasse le loro teste e lo ricevesse dopo averli mancati. Ora, si trovava da solo di fronte al portiere.

-Coraggio! -lo incitò lui, battendo le mani. Byron sorrise:si piegò in avanti, congiungendo le mani sul petto, mentre due angeliche ali dorate si aprivano sulla sua schiena.

Byron ritornò alla forma originale, allargando le braccia, i palmi rivolti verso l'alto, e il pallone s'innalzò, liberando una tempeste di piume dorate, mentre si trasformava in una sfera di luce.

Byron s'innalzò con un movimento a spirale, abbattendo il tallone sulla palla e gridando:-ARIETE DIVINO!!

Jonas ed Hera spalancarono le bocche e gli occhi. Il portiere intervenne prontamente, abbattendo le mani aperte sul terreno:-BARRIERA D'ACQUA!!

Un muro d'acqua s'innalzò a difesa della porta. L'Ariete Divino lo trapassò con facilità estrema, travolgendo il portiere e la porta, che si staccò dal suolo e fu scaraventata due metri più indietro.

Tutti i membri della Zeus erano attoniti:il portiere era seduto a terra, tremante, le mani appoggiate per sostenersi, e fissava con terrore il pallone alla sua destra.

-Questo...qu-questo è molto più potente del Colpo Supremo...-commentò. Byron si posò leggiadramente, fissando l'opera compiaciuto, mentre veniva acclamato da tutti i membri della Zeus.

-Sei un grande, Capitano!!! -gridarono in coro. Byron sorrise:era felice.

Rientrò negli spogliatoi prima dei suoi compagni, che invece rimaserò a giocare:era stanco, aveva una gran voglia di andare a dormire. Aprì il suo armadietto, ma vi trovò qualcosa d'inaspettato:sopra alle sue scarpe, riposta e piazzata con cura, c'era una lettera.

-Chi può averla messa qui? -si chiese il capitano, mentre la prendeva in mano. Sembrava emanare una strana energia.

La scartò con cautela, e vi lesse il contenuto:

Byron Love

presentati

al campo di calcio

della Raimon Junior High

domani a mezzogiorno.

Sapraì là quello che devi sapere.

Byron era perplesso:che razza d'invito è, si chiese.

Ciò che non sapeva, è che non era stato il solo a ricevere quello strano biglietto, e cosa più importante, non aveva idea del caos che ben presto si sarebbe scatenato sulla Terra.

Quel pezzetto di carta, era solo l'inizio.

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Capitolo 3
*** 2:I veri alieni ***


2

I VERI ALIENI

 

 

 

Era un'assolata mattina di marzo alla Raimon Junior High, mentre Mark e i suoi compagni si allenavano sul campo dietro alla scuola. I giocatori della Raimon stavano facendo jogging, capitanati come sempre dal loro unico capitano, Mark Evans. Un portiere eccezionale, e sopratutto, il capitano della squadra che aveva vinto il Football Frontier International, la Inazuma Japan. Per l'appunto, in quei giorni Mark era al settimo cielo.

Si sedette un istante sulla panchina per riprendere fiato, e bevve un sorso d'acqua. -Allora Mark, com'è essere i campioni? -gli chiese Silvia, che in quel momento era seduta vicino a lui.

-Be...è una sensazione fantastica!!! -esplose Mark. Silvia sorrise, poi il capitano riacquistò una parvenza di serietà. -Però, ti dirò che mi mancano i miei vecchi compagni di squadra:Xavier, Toramaru, Tobitaka; e mi mancano anche Eric e Bobby.

-Sono sicura che un giorno li rivedremo-gli disse Silvia. Mark sorrise, poi si mise a fissare il cielo.

-Sai Silvia, stavo pensando...-iniziò. La ragazza si voltò, credendo che dovesse dirgli qualcosa d'importante.

-...perchè non partecipiamo al Football Frontier International anche l'anno prossimo? -chiese Mark con un gran sorrisone.

-Aahh Mark-urlò lei, tirandogli un asciugamano sul volto. Lui lo schivò e si mise a ridere.

-Certo che non sa proprio accontentarsi:hanno da poco vinto il torneo e lui pensa all'anno prossimo. -sbuffò Nelly, rivolgendosi a celya.

-Be, Mark è un tipo un po' eccentrico-si giustificò lei.

Tutti sorridevano, tutti erano felici e spensierati, tutti si godevano la meritata vittoria anche a distanza di mesi dall'accaduto...non sapevano che sarebbe durata ancora poco.

-Siamo pronti, capitano-lo informò Alexander.

-Eccellente:raggiungetemi al più presto nel punto stabilito. Daremo a quei terrestri un assaggio della nostra forza-fece Gigas, con un sorrisetto malefico.

Alexander annuì e si congedò.

Ad uno schiocco di dita, Gigas aprì la cupola della sua navicella, che si alzò rivolgendosi all'indietro. Schiacciò con la sua zampa a tre dita un pallone verde appoggiato a terra, poi con un fluido movimento lo calciò nello spazio:spiccando un salto, e compiendo un movimento rotatorio a spirale, si posizionò di fronte al pallone, a mezz'aria nello spazio siderale, porto il braccio destro indietro, quello sinistro in avanti e diede un pesante calcio alla palla, che, come colpita da un meteorite, schizzò verso l'atmosfera terrestre.

Come se fosse un asteroide, perchè di fatto lo stava diventando, bucò l'atmosefra, penetrandovi come se fosse burro, e schizzò in direzione di Inazuma, più precisamente verso il campo da calcio della Raimon Junior High.

Gigas riatterrò sul ponte della navicella il tempo sufficiente per darsi una spinta ripartire alla volta della Terra, mentre dietro di lui schizzavano molteplici capsule nere:lui era infatti l'unico che poteva sopravvivere al contatto con l'atmosfera senza avere bisogno di una corazza, questo perchè il clima ostile del suo pianeta gli aveva permesso di sviluppare condizioni fisiche ineguagliabili.

Presto, presto sarebbe venuto il tempo.

Sam fu il primo ad accorgersene:alzando gli occhi al cielo, vide uno strano punto che sembrava ingrandirsi sempre di più, qualcosa che si avvicinava.

-Che cavolo è? -fece Todd.

-Ahh aahh, è un extraterrestre, è un ufo, è un ufo-fece Max, come impazzito.

-Calmati Max, quello non è un ufo-gli fece Axel.

-Quello a me sembra più...-iniziò Jude.

-...un pallone da calcio. -concluse Mark. E difatti il pallone atterrò in mezzo al campo, sprofondando in una voragine che lui stesso aveva creato, e sollevando un polverone che costrinse i giocatori della Raimon ad allontanarsi.

-Cough, cough, ma cosa è stato? -chiese Kevin, gli occhi che gli bruciavano. Il pallone era verde, molto simile ad uno di quelli della Alius Accademy, la gigantesca pagliacciata di Armstrong Shiller che la Raimon aveva affrontato ormai un anno fa.

-Chi ha calciato questo pallone deve avere una grande potenza-osservò Jim, cupo in volto...come sempre.

-Si, ma chi può essere stato? -si chiese Mark.

-Ti dò subito una risposta, Mark Evans, sono stato io-fece una voce dall'alto. Instantaneamente, tutti voltarono il loro sguardo al sole, dove in quell'istante una nera figura-nera a cause della controluce-stava discendendo:schiantandosi al suolo col pugno chiuso, Gigas si manifestò ai giocatori della Raimon, causando il panico fra i membri, della squadra e gli studenti che si erano affollati lì intorno, e che alla vista dell'alieno avevano iniziato a correre, a urlare e a correre urlando sbattendo le porte della scuola, cosa che non piacquè affatto al preside.

Esso infatti si affacciò dalla finestra del suo studio e urlò:-Ma chi sono quei monà che sbattono le porte, e chiudono urlando?! *

Stranamente non fece caso alla gigantesca lucertola umanoide, alias/Alius, Gigas, che ora se ne stava con la coda saettante in mezzo al campo.

Si rialzò:squadrò tutti i membri della Raimon, uno ad uno, poi si soffermò sul loro capitano, e lo indico con un dito terminante con un unghia rovinata ma affilata.

-Mark Evans, dunque sapevo che ti avrei trovato qui-fece lui con voce sibilante. Mark indietreggiò:-Cosa cavolo sei tu:sappi che se questo è un altro scherzo della Alius Accademy, allora non siamo affatto interessati ai vostri stupidi giochetti.

Vi abbiamo sconfitti un anno fa, eppure voi continuate con le vostre ridicole mascherazioni!

Mark ne era stufo:già troppe volte aveva visto il suo calcio infangato con metodi spregevoli, e ora che avevano vinto il titolo mondiale, ecco che si ripresentava un altro buffone.

-Non so di cosa tu stia parlando, per la verità è la prima volta che ci incontriamo e quindi ti pregherei di non perdere tempo in chiacchiere, poichè vorrei comunicarvi all'istante il mio invito.

-Quale invito-fece Kevin, infuriato.

-Placati Dragonfly, e farai meglio a restare indietro:la tua indole sconsiderata, che io conosco bene, mi ha gia seccato-fece l'alieno, semplicemente voltandosi verso di lui:Kevin, che era sempre il più sbruffone e temerario, indietreggiò intimorito.

Gigas sibilò, facendo uscire una limgua biforcuta da serpente, poi si rivolse di nuovo al capitano:-Bene, sembra che i miei compagni siano qui.

-Uh? -fece Mark. Una pioggia di giganteschi spuntoni neri forò il campo da calcio, ormai andato, facendo indietreggiare nuovamente i giocatori.

-Ma chi diavolo siete?-fece Axel, questa volta veramente spaventato, come succedeva in rare occasioni. Le capsule si aprirono, in nubi di fumo, rivelando orrendi ibridi animali/umani, che si avvicinarono a Gigas, ponendosi dietro di lui.

-Apirte bene le orecchie terrestri:la Alius Accademy non era altro che una puerile parodia di ciò che noi siamo realmente. Noi siamo i veri alieni, e siamo noi quelli che porteranno la fine della vita sul vostro pianeta.

Non potete opporvi alla vostra potenza, perchè noi siamo la squadra campione dell'Universo:noi siamo i Gladiatori!

Poi guardò non solo Mark, ma tutta la Raimon lì riunita, e con un ghigno perfido che gli trasfigurava il volto disse:-E ora, Raimon:giochiamo a calcio!

***

 

*Citazione di Germano Mosconi:lo sò, potrebbe essere poco gradita, e il fatto che lui spari bestemmie a palla non lo valorizza, ma questa frase mi piaceva troppo, e l'ho sentita da un mio compagno di classe che la ripete sempre, quindi ho voluto metterla anche per dare un po' di comicità ad una fic che di comico non ha assolutamente null, a quanto pare.

Perdonatemi per la mia lunghissima assenza, ho deluso tutti i miei lettori lo so, ma il fatto è che ho dovuto faticare parecchio, anzi come un matto, per recuperare tutte le mie insufficienze scolasctiche, e ora che ci sono riuscito posto questo capitolo.

Scusatemi è un po' corto, ma voglio arrivare in fretta a quelli delle partite, che saranno invece spiegati con maestria, e mi ci vorrà un po' di tempo per postarli.

Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la clemenza di aspettarmi.

A presto!

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