-Your painful life-

di 19letizia95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One. ***
Capitolo 2: *** Chapter Two. ***
Capitolo 3: *** Chapter Three. ***
Capitolo 4: *** Chapter Four. ***
Capitolo 5: *** Chapter Five. ***
Capitolo 6: *** Chapter Six. ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven. ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight. ***
Capitolo 9: *** Chapter Nine. ***



Capitolo 1
*** Chapter One. ***


12 Aprile, 1970, ore 18.20.
 
- Continui a spingere signora Osorio, sta per uscire! -
 
Lacrime di gioia e di dolore percorrevano  il viso di Evelyn, voleva una figlia, la voleva con tutta se stessa, ma allo stesso tempo ne era spaventata. Era stata lei a provocarle quei mostruosi incubi? 
Aveva giustificato le visioni che la tormentavano durante la gravidanza convincendosi che fossero solo sintomi di stress.


-Continui, un ultima spinta ! –

Ci mise tutte le forze che le erano rimaste in corpo, e finalmente la bambina uscì.

Era così bella, così graziosa, aveva lineamenti delicati e gentili. La donna non sarebbe potuta essere più felice per aver avuto una figlia così.

Decise di chiamarla Samara.

Rimase in ospedale alcuni giorni.
Ma questi le sembrarono un inferno. Gli incubi non si fermavano, e decise che sua figlia sarebbe dovuta morire, rendendosi conto del fatto che nelle visioni riguardanti Samara, era lei a dire di voler morire affermando di essere posseduta.

C’era uno spirito maligno nella bambina.

La stessa notte, senza destare sospetti, la donna si recò nel giardino dell’ospedale.

Portò con se sua figlia, si avvicinò alla fontana e la immerse nell’acqua gelida tentando di farla annegare.
Alcune infermiere la videro e appena in tempo liberarono la figlia dalle braccia di sua madre estraendola dalla fontana.


-C’è un demone in lei! C’è un demone in lei! Devo ucciderla, DOVETE ucciderla!- urlava.


Nessuno le credette, così decisero di portarla in un ospedale psichiatrico.
Samara, nel frattempo, venne mandata in un orfanotrofio, aspettando solo che qualcuno la portasse via di lì. 


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Ragazzi abbiate pietà ! E' la mia prima fiction e credo si sia notato D: 
Andrò avanti con i capitoli molto presto ;) 
Grazie per aver letto ^^ 

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Capitolo 2
*** Chapter Two. ***


16 Settembre 1973

Ormai erano passati tre anni da quando Samara era stata portata nell’orfanotrofio .


Coppie su coppie passavano, ma nessuno la voleva. Non perché avesse un brutto aspetto o un carattere scontroso, ma perché i suoi occhi incutevano timore a chiunque li guardasse.
Le coppie, spaventate, decidevano sempre di adottare un altro bambino.


Samara era sola nell’orfanotrofio, nessuno le si avvicinava, tantomeno gli altri compagni.
Le uniche tre donne che si erano occupate di lei, lì dentro, erano morte in seguito a crisi psichiche, probabilmente causate da Samara.


Si cercava, tuttavia, di non dire nulla di tutto ciò a coloro che avevano intenzione di adottare un bambino in quell’orfanotrofio, per il fatto che l’unica cosa che volevano era liberarsi di quel ‘‘Demonio’’ sottoforma di bambina.


Quel giorno arrivò una coppia novella, sposata da poco : i conugi Anna e Richard Morgan.
Decisero tra tante bambine di adottare proprio lei. Volevano una figlia con tutto il cuore e appena la videro se ne innamorarono all’istante. 

-E' questa la nostra bambina.- Disse Anna appena la vide.

-Qual è il suo nome?- Chiese il padre con un tono piuttosto gioioso, un tono che non assumeva da tempo.

-Samara-

-Bel nome: Samara Morgan, suona bene, non credi?- Aggiunse Anna.

-Sì, la nostra piccola Samara.-

Nel frattempo, la bambina guardava i due con aria sorpresa. Aveva temuto che questo momento non fosse potuto arrivare mai. 
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Ecco il secondo capitolo ^^ 
Non mi piace aspettare, quindi l'ho pubblicato subito v.v 
Ripeto : abbiate pietà D: !

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Capitolo 3
*** Chapter Three. ***


12 novembre 1973
Samara tornò a casa con la sua nuova famiglia, i Morgan. 
Sembrava felice, ma allo stesso tempo aveva paura di far del male anche a loro, l'unica famiglia che l'avesse mai accettata. 

Abitavano nell'isola di Moesko e possedevano un allevamento di cavalli. 
Anna e Richard avevano sempre avuto una certa passione per quegli esseri tanto eleganti e decisero che anche la loro bambina avrebbe dovuto coltivare questo amore. 
Così fu, tantochè Samara passava giornate intere a giocare con quei maestosi animali.
I genitori adottivi erano più che felici di questa situazione, non avrebbero potuto desiderare una figlia migliore!

 
Tutto andava per il meglio, fino a quando Anna non iniziò a soffrire di emicrania, causata da visioni spaventose che non avevano all’apparenza un nesso logico.
Questi incubi continuavano ininterrottamente, così decise di andare a farsi visitare da un dottore.


 
-Signora, non so di che patologia si tratti, non è nelle mie competenze. Le consiglio di andare da questo psichiatra, ecco il biglietto da visita. –
 

-Grazie mille dottore.-



 
Uscì dallo studio, si diresse all’auto e subito andò dallo psichiatra.
 
Dopo varie analisi, la conclusione fu che la donna soffriva di una gravissima forma di psicosi. 

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Ecco il terzo capitolo ^^ 
Mi raccomando, recensite ^^ 

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Capitolo 4
*** Chapter Four. ***


13 gennaio 1976
Anna tornò a casa totalmente affranta. Non credeva che quella sua emicrania fosse stata così grave da portare a questo. 
Si aggiunsero altri problemi, però. 
Causati tutti dalla bambina. 
Da Samara

I cavalli iniziarono ad impazzire, a ribellarsi persino ai loro padroni. 
Nei loro occhi c'era qualcosa di strano. C'era totale terrore.
Questa situazione peggiorò: i cavalli un giorno iniziarono a sfondare i recinti e a correre verso il mare. 
Morirono, morirono tutti.
Anna e Richard attribuirono questi spiacevoli episodi alla loro figlia.

Pochi giorni dopo l'accaduto, presero una decisione : avrebbero rinchiuso la loro figlia nella stalla creando una sorta di camera che disponeva di un letto, una sedia frontalmente posta ad una televisione e qualche gioco. Sarebbe stata confinata lì d'ora in poi.

I suoi genitori però non avrebbero potuto rinchiuderla lì a vita, decisero così di parlare con il medico dell'isola.

-Temo che debba essere ricoverata in un ospedale psichiartrico, un manicomio, per così dire.  

I due coniugi decisero che sarebbe stata la soluzione migliore, così Samara venne trasferita.


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Ecco il quarto capitolo ;) 
Spero vi sia piaciuto ^^ 
Recensite? ^^ 

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Capitolo 5
*** Chapter Five. ***


15 Giugno 1976.
Trascorsero mesi e Samara passava ogni istante della sua vita in quel luogo. Senza mai dormire.
Il padre credeva che mandarla lì fosse la soluzione migliore, un modo per scoprire cosa ci fosse di sbagliato nella loro figlia adottiva. 

Inoltre, comparivano di tanto in tanto vicino a lei delle immagini stampate su pellicola; non si riusciva a darne un'apparente spiegazione. 

Il medico che era incaricato di seguirla iniziò ad interrogarla  : 

-Molto bene, molto bene. Allora, cos'è che ti tiene sveglia?  

Nessuna risposta

-Dovrai dormire prima o poi. 

Nessuna risposta

-Sogni qualcosa? 

Ancora nulla.

-Parliamo delle fotografie, come le hai fatte? 

-Io.. non le faccio. Le vedo. E poi loro.. esistono. 

-Samara, ora devi iniziare a dirmi la verità, d'accordo? 

-Posso vedere la mia mamma? 

-No Samara, non finchè non scopriamo cos'hai che non va.

-Io voglio bene alla mia mamma. 

-Sì, certo. Ma non vuoi più farle del male, non è vero? Non vuoi fare del male a nessuno, giusto? 

-Però lo faccio. 
E mi dispiace. 
Questa cosa non finirà. 

-E' per questo che sei qui, perchè io posso aiutarti a farla finire.

-Mi abbandonerà qui. 

-Chi? 

-Papà. 

-Il tuo papà ti vuole bene. 

-Lui vuole bene ai cavalli, lui vuole mandarmi via. Ma lui non sà.

-Cos è che non sa? 

Nessuna risposta. 
 

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Capitolo 6
*** Chapter Six. ***


 21 Dicembre 1979 
 
Samara aveva ormai nove anni. 
 
-Non abbiamo potuto fare niente per lei, abbiamo provato varie volte ad interrogarla sulle questioni di cui ci avete informato, ma non c'è stato nulla da fare. Credo che dobbiate riportarla a casa e cercare di farla tornare alla normalità, state certi che le cose miglioreranno.- 
 
-Grazie dottore, terremo conto di queste parole- 
 
Fu questo che anna rispose, ma non rispettò ciò che disse. 
 
Samara tornò finalmente a casa, la questione però non fu poi così positiva. 
I suoi genitori la portarono di nuovo nella camera situata all'interno della stalla. 

 
La bambina attraversò un lungo periodo di solitudine, ma gli strani avvenimenti non si fermarono
Sua madre continuò ad avere visioni ed incubi, suo padre la voleva riportare all'ospedale. 
Per lei non c'era via di uscita, ma non ne teneva molto conto, anzi. La considerava quasi un qualcosa di quotidiano ormai. 
 
Non avrebbe mai potuto predire quello che sarebbe successo a causa di questo suo comportamento involontario. 
 

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Capitolo 7
*** Chapter Seven. ***


13 Gennaio 1980

Era inverno, Samara era tornata a casa da poco. 
C'era, però, una terribile afa  in quella stalla, oltre alla puzza. 
Uscì di casa e si mise a giocare con le sue bambole. 

Sua madre Anna la vide ed uscì da casa. 

-Dimmi Samara, vorresti accompagnarmi a Shelter Mountain?- 

Lei non rispose, si limitò a seguirla. 

Dopo circa venti minuti di viaggio arrivarono. 
Aveva freddo, molto freddo, tirava un'aria gelida . 
Ma col panorama che c'era ne valeva davvero la pena
Erano totalmente immerse in un oceano di verde. 
Aria pura, che Samara non respirava da tempo ormai.

Lontano notò sporgere dal terreno pietre grigie disposte in modo circolare, per la curiosità si avvicinò. 
Passo dopo passo l'immagine risultò sempre più vivida, era un pozzo. Un semplice pozzo. 
All'inizio rimase un po delusa, credeva fosse qualcosa di più interessante, ma lo scrutò con attenzione. 

Anna le si fermò dietro poggiandole le mani sulle spalle. 

-Non è bellissimo qui Samara?- 

Nessuna risposta

-Così tranquillo.. io so che adesso tutto andrà meglio.- 

Improvvisamente tirò fuori il sacchetto di plastica che aveva in borsa e ricoprì il volto di Samara  facendole mancare totalmente il respiro .

Totale silenzio, gli unici rumori che si poteva udire era il respiro della donna. 

La bambina non urlava, non ci riusciva, ma cercava di dimenarsi. Dopotutto, però, cosa avrebbe potuto fare una bambina contro una quarantenne? 

-Tu sei ciò che ho desiderato di più- 

Dopo questa frase, la spinse giù nel profondo pozzo.

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Capitolo 8
*** Chapter Eight. ***


Cadde giù, le sembrava che quel pozzo fosse infinito
Toccò l'acqua che la trascinò fino in fondo. 
Era ormai svenuta, non riusciva a sentire nulla


Toccando il fondo del pozzo improvvisamente si svegliò, aprì gli occhi, faceva fatica a respirare.
Ma vedeva ancora la luce
Ad un tratto però, questa luce sparì. 


L'ultima sua immagine prima di venire intrappolata lì dentro fu una pietra circolare con cui Anna chiuse il pozzo. 


Le mancavano le forze di urlare, inoltre non sarebbe servito a nulla. Chi l'avrebbe potuta sentire? 
Fortunatamente(o sfortunatamente) per lei l'acqua del pozzo era alta circa un metro, sarebbe riuscita a respirare. 
Credeva ci fosse ancora una via d'uscita. 
Credeva che avrebbe potuto farcela se era arrivata viva fin lì. 


Per qualche ora rimase ad aspettare che qualcuno aprisse, suo padre magari. 
Non ci sperava molto però.


Oramai la rassegnazione aveva percorso ogni angolo della sua mente. 
Non c'era più nulla da fare, sarebbe rimasta lì, e sperava che qualcuno riuscisse a salvarla.

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Capitolo 9
*** Chapter Nine. ***


Primo giorno: 
 
Sperando che Anna potesse tornare indietro rimase a guardare in alto. Ogni rumore, il più lieve, le dava una speranza. 
Ma nessuno di questi rumori sarebbe stato quello che l'avrebbe salvata dal suo inevitabile destino. 
 
Secondo giorno: 
 
La fame iniziava a farsi sentire. Nonostante fosse piccola però sapeva che senza cibo sarebbe potuta sopravvivere per circa un mese, era l'acqua che le serviva e lì non mancava affatto. 
Le sue dita erano totalmente screpolate così come le sue labbra. Aveva paura, ma era convinta che qualcuno l'avrebbe tirata fuori di lì.
 
 
Terzo giorno: 
 
Aveva perso la cognizione del tempo. Era tutto così buio. Non capiva che giorno fosse, ne da quanto fosse lì. 
Poteva essere un'ora come poteva essere un giorno o magari un mese. 
Lei non lo sapeva. 
Sapeva solo che voleva uscire di lì in un modo o nell'altro. 
 
Quarto giorno: 
 
Era riuscita a dormire, un tempo necessario per non sentirsi eccessivamente debole.
Ripensava alla scena, quando quella che chiamava "mamma" l'aveva gettata lì, a subire una sorte peggiore della morte. 
Non riusciva a crederci, non voleva.
 
Quinto giorno:
 
Tra la vita e la morte. 
Era la fine? Questo non lo sapeva. Ma iniziava a sentire le ossa. Dimagriva a vista d'occhio, non aveva più le forze. 
Decise di provare ad arrampicarsi sui mattoni, se fosse arrivata in cima avrebbe potuto spostare il coperchio di pietra ed essere.. libera. 
Iniziò a salire, cercando di non scivolare. Non vedeva nulla, ma dato il fatto che erano probabilmente passati minuti credeva di essere abbastanza in alto. 
Ne ebbe la conferma quando il suo piede scivolò e lei cadde, spezzando tutte le sue unghie nel tentativo di riaggrapparsi ai mattoni. 
 
 
Tonfo. 
 
Sesto giorno:
 
Si risvegliò, non riusciva a muoversi. E aveva freddo, tanto freddo. 
Chiuse gli occhi e per un momento vide la vita che avrebbe sempre desiderato. 
Quella madre amorevole che le preparava la colazione, quel padre gentile che le dava la buonanotte. Una famiglia. 
Ciò che non aveva mai avuto.
 
Settimo giorno: 
 
Il suo corpo cedette. 
Sentiva gli occhi chiudersi e si lasciò andare.
Non era colpa sua, non lo era. 
 
 
 
Però lo faccio.
E mi dispiace.
Questa cosa non finirà.
 






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Un grazie a tutti quelli che hanno seguito la storia, era la mia prima fan fiction, spero di non avervi deluso. 
Ciao, ragazzi, alla prossima. 

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