Le Cronache di Narnia - il Principe e la Salvatrice

di malfoy _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuga ***
Capitolo 2: *** Il piano fallito ***
Capitolo 3: *** Incontri ***
Capitolo 4: *** Chi sei? ***
Capitolo 5: *** Il regalo di Aslan ***
Capitolo 6: *** Nell'oscurità ***



Capitolo 1
*** Fuga ***


«Allie! Allie, svegliati, ti prego» un urlo preoccupato ridestò Allie da un sonno senza sogni.

«Che… che succede?» domandò la ragazza, sbadigliando. Ancora non aveva messo a fuoco né il luogo in cui di trovava né la situazione.

«Ti prego, piccola mia, alzati!» ora riusciva a inquadrare meglio la persona che continuava a strattonarla. Era la sua Balia.

Aprendo e chiudendo gli occhi di continuo Allie riuscì anche ad inquadrare il luogo in cui si trovava, era la sua camera da letto al palazzo del Re Miraz, o meglio, al palazzo di zio Miraz.

Restava ancora un mistero: il perché della preoccupazione della Balia.

«Calma, calma… che è successo?» chiese ancora sbadigliando, ma mettendosi a sedere sul soffice letto.

«Il Re Miraz… il figlio è… è… un maschio» calde lacrime scendevano dagli occhi della donna.

Allie intanto era riuscita a comprendere il perché della preoccupazione di colei che considerava come una madre, e il suo volto si contorse in un espressione di angoscia.

Si alzò dal letto con un balzo felino e andò verso la grande finestra che dava sul giardino. Scostò le tende color malva e guardò di sotto.

C’era tutto l’esercito riunito e un gran trambusto arrivava fino ai piani più alti.

Presa dalla paura, Allie chiuse le tende con uno scatto fulmineo e fece qualche passo indietro.

«Dov’è Caspian?» chiese tremante, aveva capito tutto, o almeno, stava intuendo il perché del comportamento della Balia.

La donna si alzò a corse verso il grosso armadio in legno della sua protetta, uscì i primi vestiti che trovò e li lanciò sul letto, facendo un cenno ad Allie. «Indossali»

La ragazza non si mosse di un centimetro. «Dov’è Caspian?» sbraitò con un tono di voce fin troppo alto.

«È fuggito!» rispose la donna con voce tremante. «Miraz ha dato l’ordine di ucciderlo, ma lui è riuscito a fuggire»

Allie si riavvicinò alla finestra e scostò leggermente le tende, quel tanto che le permise di vedere gli uomini armati di spade e archi. «Vogliono… vogliono catturarlo?»

«Si, lo vogliono uccidere» la Balia prese i vestiti precedentemente buttati sul letto e li porse ad Allie. «Ora ti prego, sbrigati ad indossare i vestiti!»

La ragazza ancora non si mosse. «Perché? Dove dobbiamo andare?»

«Via di qui! E dobbiamo fare in fretta!» urlò la Balia, che stava tremando dalla testa ai piedi.

«Non mi muovo se non mi dici le cose come stanno!» strillò Allie a pari tono con quello della Balia.

«Vogliono te!» confessò infine la donna. «Pensano che sia stata tu ad avvertire Caspian e a farlo fuggire!»

«Come possono dire una cosa del genere? Non hanno nessuna prova!»

A quel punto un altro fiotto di lacrime uscirono dagli occhi della Balia. «Caspian è scappato con il tuo cavallo, se non esci immediatamente da qui ti uccideranno»

Quelle furono le parole decisive che convinsero Allie a prendere i vestiti e a cambiarsi in fretta e furia.

La Balia intanto esortava la ragazza a fare il più in fretta possibile.

«Dove dobbiamo andare?» chiese frettolosa Allie una volta cambiata.

«Oh, no, tesoro, tu devi andare, io non posso»

«Cosa?» esclamò stupita, sentiva che il cuore le sarebbe uscito dal petto con tutte quelle “sorprese”. «Ma io non conosco niente delle terre vicine! Dove andrò?»

«Verso la foresta, Caspian è andato là, sono sicura che lo troverai, e potrete scappare insieme»

«Oh, Balia, ti prego, non mi lascia…» proprio nel momento in cui Allie stava per finire la frase un forte rumore si sentì da dietro la porta, qualcuno bussava.

«Signorina Alicia, apra immediatamente, per ordine del Re Miraz!» urlò una voce possente al di là della porta.

Allie, colta di sorpresa, urlò e si mise a piangere, tremando come una foglia.

«Ed ora?»

La Balia corse a prendere un lungo mantello nero come la pece e lo mise indosso ad Allie, in un modo tale che si vedessero solo i piedi; poi corse verso l’armadio in legno e lo spinse con tutta la forza che aveva.

«Che stai facendo?» ma la Balia non rispose e la ragazza, senza capire come avrebbe potuto aiutare lo spostamento dell’armadio, corse da lei ad aiutarla.

Ci vollero molti sforzi, forse troppi, per spostare il grosso mobile, ma ne era valsa la pena. Infatti dietro questo c’era una porta antica e impolverata, perfettamente mimetizzata con la parete, che poteva permettere la fuga.

«Come lo sapevi?»

«Me lo raccontò mia madre da piccola. Ecco perché volli che la tua camera fosse questa, ero sicura che un giorno questo passaggio sarebbe servito»

«Signorina Alicia, le conviene aprire immediatamente o buttiamo giù la porta!» urlò di nuovo la voce possente, ma sta volta accompagnata da altri mormorii. Erano in tanti.

La Balia si fece prendere dal panico. «Entra immediatamente! Ti ritroverai nei sotterranei, sali fino alla sala d’ingresso senza farti vedere ed esci immediatamente, non perdere tempo e non voltarti indietro, devi fare il più velocemente possibile»

«Io non me ne vado senza di te!» Allie era ostinata, ma sta volta la Balia lo era più di lei.

«Vattene subito! A me non faranno niente, stai tranquilla!» detto questo diede un forte strattone alla porta dietro l’armadio e la aprì; un buio passaggio di mostrò agli occhi delle donne.

La Balia prese una candela accesa dalla scrivania e la porse ad Allie, che piangeva a dirotto.

«Ti voglio bene, piccolina mia, ma devi salvarti» la ragazza annuì senza riuscire a pronunciare una parola. «Ora scappa, subito!»

«Al tre buttiamo giù la porta!» urlò la voce maschile.

Allie entrò subito nel tunnel correndo ad una velocità tale che aveva paura si spegnesse la candela, mentre contava nella sua testa.

Uno… due… tre! E senti un forte rumore accompagnato da un urlo.

 

 

Angolo dell'autrice

Ecco il primo capitolo della mia nuova Fan Fiction!

Intanto vi presento il nuovo personaggio che "stravolgerà" la storia: Alicia, o Allie.

Questo capitolo è breve (è stato voluto così) e non c'è una vera e propria presentazione di questa protagonista (tranquilli che ci sarà) però si comprende che è nipote di Miraz e quindi sorella di Caspian, ed è spaventata di quello che potrebbe accadere a lei e a suo fratello, ma anche alla sua amata Balia. Viene ripreso il vero inizio de il principe Caspian, ma questo è un po' ciò che succede mentre Caspian viene attaccato e poi suona il corno.

Spero che vi abbia incuriosito, se si continuerò con molto piacere e vedrete introdotti anche i fratelli Pevensie (come protagonisti, ovviamente) e anche una bellissima storia d'amore.

Non aggiungo altro, leggete e commentate ; D

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Capitolo 2
*** Il piano fallito ***


Quell’urlo raccapricciante fece bloccare Allie nel tunnel illuminato solo dalla debole luce della candela.

La Balia le aveva detto di correre e non voltarsi indietro, ma non riusciva a trattenersi. Infatti in uno scatto di frustrazione si voltò.

Non sapeva nemmeno il perché di quel gesto, che sperava di ottenere? Di vedere la Balia spuntarle dietro per dirle che tutto si era sistemato, che non doveva più scappare in chissà quale luogo e che suo fratello era tornato?

«Oddio… che devo fare?» disse tra sé in un sussurro.

L’eco di quel lontano urlo le risuonava ancora in testa e non poteva non pensare che appartenesse alla sua amata Balia, che le avevano fatto? Se solo avesse avuto la certezza che le fosse accaduto qualcosa sarebbe tornata subito indietro a vendicarla.

Ma rimase ferma. No. Non avrebbe reso gli sforzi della sua seconda madre inutili.

Si voltò nuovamente verso il continuo del tunnel ed ebbe modo di analizzarlo per la prima volta.

Aveva il tetto ad arco e le pietre che lo componevano erano antiche, ammuffite e piene di ragnatele. Allie poggiò una mano su una pietra e notò che era umida, come se fosse piovuto all’interno. Sicuramente di là passavano le tubature.

Fece un profondo sospiro e due lacrime le rigarono le sporche guancie, per poi cadere in una piccola pozzanghera vicino al muro.

La ragazza si abbassò, ma rimase indecisa sul fissare o no la sua immagine riflessa, come se avesse paura di vedersi in quello stato: spaventata e preoccupata.

Ma infine decise di specchiarsi. Vide una ragazza impolverata, con gli occhi gialli completamente iniettati di lacrime e i lunghi capelli castani scompigliati.

Ma proprio mentre stava per continuare a camminare lungo il tunnel sentì dei rumori di passi in lontananza; il tutto accompagnato da varie voci.

Avevano trovato il passaggio!

Allie si rialzò in fretta e senza aspettare nemmeno un secondo corse a perdifiato verso la fine del tunnel.

Sentiva i passi dietro di lei accelerare e come se non bastasse la candela si spense per la velocità della corsa; uno strano senso di claustrofobia la invase da capo a piedi, era come se quello stramaledetto tunnel non finisse mai, e non riusciva nemmeno ad orientarsi, sarebbe potuta andare a sbattere da un momento all’altro.

Finalmente vide un piccola luce comparire nell’oscurità. Allie accelerò ancora il passo e arrivò all’uscita.

Era stata nei sotterranei solo due volte nella sua vita al palazzo, e non era sicuramente il suo luogo preferito.

Le buie stanze erano umide e illuminate solo da una ventina di torce appese ai muri.

Allie si fermò un secondo per respirare quando sentì di nuovo i rumori dei passi; erano vicini.

Stremata, prese una torcia e ricominciò a correre verso l’uscita dei sotterranei.

Sentiva le gambe stanche e pesanti, e il sudore che le scendeva sulla fronte, anche a causa del fuoco della torcia, tanto vicino a lei.

Intravide in lontananza le scale che portavano al piano superiore e facendo un altro enorme sforzo accelerò il passo e salì i gradini a due a due, poi aprì la porta con una forza disumana nelle braccia e la oltrepassò, chiudendola da fuori.

Ce l’aveva fatta. Si sentiva ferite che non aveva, e mattoni al posto delle gambe, ma ce l’aveva fatta, e questo bastava. Ma non era il momento di fermarsi.

Appese la torcia e prese una candela che accese con il fuoco della prima, poi barricò la porta dei sotterranei con un mobile e una grande sedia, entrambi trovati nell’imponente sala d’ingresso, che al contrario dei sotterranei conosceva bene.

Soddisfatta di se stessa, e sicura che avrebbe avuto il tempo necessario per fuggire dal castello, si avviò verso il grande portone.

Uscire sarebbe stato facile: non le occorreva il ponte levatoio, infatti era l’unica a conoscenza di un passaggio nei giardini che l’avrebbe portata fuori in poco tempo.

Spinse il portone, ma, per sua sfortuna, si rese conto che era chiuso con una lunga e spessa lastra di legno, che teneva unite le due metà dell’enorme porta.

Non ci aveva pensato, la porta principale del palazzo di notte era sicuro e inaccessibile, né per chi voleva entrare né per chi voleva uscire. C’era un'altra uscita, ma avrebbe dovuto attraversare di nuovo il castello di Miraz, e non era conveniente.

Ci voleva una grande forza per sollevare la lastra, ma viste le opzioni, era l’unico modo per uscire; doveva provare.

Prese il lungo pezzo di legno con entrambe le mani e con tutta la forza che riuscì a mettere provò a sollevarlo, ma solo di qualche centimetro.

«Su, Allie, puoi farcela!» si incoraggiò, e riprendendo la lastra provò a sollevarla.

Ma qualcosa la interruppe e la fece stramazzare a terra: un colpo alla testa.

 

Allie riaprì lentamente gli occhi, era stato tutto un sogno?

«Vostra altezza, la prigioniera si sta svegliando»

La prigioniera? A quel punto la ragazza spalancò gli occhi e si ritrovò stesa a terra, con le mani legate davanti da alcune dolorose catene; era ai piedi di re Miraz.

«Dormito bene?» chiese il re con un sorriso malvagio.

Attorno a lui altri uomini la guardavano, chi con disprezzo, chi con stupore. Allie riuscì a mettersi in ginocchio e guardò lo zio negli occhi.

«Lasciami andare subito!» gli urlò.

«Sai, sono felice che tu sia arrivata proprio ora, ho qualcosa da mostrarti» disse, senza ascoltare la nipote, e le indicò un punto preciso dietro di lei.

Lord Glozelle, braccio destro del re, teneva davanti a lui una strana creatura, era un uomo basso e dalla barba lunga e incolta, con le braccia legate e la bocca imbavagliata. Riportava ferite un po’ ovunque.

Allie sgranò gli occhi, incredula. Non poteva essere chi, anzi ciò, che pensava che fosse.

«Lo conosci?» chiese Miraz. La ragazza scosse la testa. «Ho buon motivo di credere che sia un nano, i miei uomini l’hanno trovato mentre che inseguivano Caspian e…»

«Dov’è mio fratello? Dov’è la Balia?» urlò Allie, interrompendo lo zio.

«…e l’hanno portato da me» Miraz non voleva darle il minimo cenno di attenzione. «Lui è una creatura di Narnia! Una creatura che dovrebbe essere estinta! E invece? Eccola qui» e sta volta si rivolse a tutti gli uomini presenti in sala. «Queste creature rappresentano il male! Noi credevamo che i nostri antenati si fossero sbarazzati di loro, ma ci sono, e si moltiplicano come scarafaggi sotto un masso! Noi dobbiamo sterminarli, per permettere al popolo di Telmar di vivere al sicuro…»

Mentre che Miraz parlava, Allie osservava quello che sembrava essere un vero nano. Aveva gli occhi vigili, e osservava soprattutto lei, come se volesse chiederle aiuto.

«…e direi di iniziare con lei!» cosa? Iniziare che cosa? Non aveva sentito. «Tu sei una traditrice! E come tale devi essere punita» e alzò la testa verso Lord Glozelle. «Portami subito la lama! E insegneremo a tutti cosa vuol dire tradimento qui a Telmar»

Il cuore ci Allie iniziò a battere tanto forte che le sembrava di non averlo più. «Miraz… ti prego, lasciami andare» lo pregò tra le lacrime. «Io non ho fatto niente!»

«Niente?» e le si avvicinò con passi veloci, aggiungendo in un sussurro. «Aiutare tuo fratello a scappare è niente?»

«Non l’ho aiutato!»

«Si che l’hai fatto! Gli hai anche dato il tuo cavallo, ora meriti una punizione»

Proprio in quel momento rifece il suo ingresso in scena Glozelle, con un coltello posato su un cuscino di velluto. Miraz prese il coltello con gli occhi fiammanti e si mise davanti Allie.

«No, no! Non mi uccidete!» strillò la ragazza.

«Oh, no cara, la tua morte è fissata per domani, oggi riceverai semplicemente il segno dei traditori, che ti porterai dietro tutta la vita… non che ne abbia ancora tanta davanti!»

E con una risata isterica alzò la punta della lama argentata in alto e guardò la nipote con occhi sadici.

«Dammi la mano destra!» le ordinò, ma la ragazza non si mosse di un centimetro. «Glozelle!» urlò allora Miraz.

L’uomo arrivò subito, anche se con passo incerto. Conosceva Alicia e non le avrebbe mai fatto del male, eppure non si fermò e le afferrò con forza entrambe le mani –poiché erano legate insieme-, guardando la ragazza ricoperta di lacrime con uno sguardo pieno di scuse.

Miraz alzò di nuovo il coltello e lentamente lo fece scendere dritto sul palmo della mano di Allie.

 

Angolo dell'autrice

Duuunque, intanto ringrazio di cuore chi ha commentato, mi avete spinta a scrivere ancora:Freddy Barnes, laura Pevensie, Lils_, _ L a l a, AlexJimenez e giulya95.

In questo capitolo ho aggiunto una piccola descrizione fisica di Allie, in modo tale che voi possiate immaginarvela un po'.

So che la fine vi sconvolgerà (e magari vorrete uccidermi voi XD) ma una volta letto il prossimo capitolo capirete tutto (ehhh si, sono misteriosa!)

Ormai mi sembra che abbiate capito fra chi sarà la storia d'amore, ma non metto comunque i nomi, almeno non ora ; D

 

@_ L a l a & AlexJimenez - credetemi, sono divisa dallo stasso conflitto çç ma vi do' un consiglio, immaginate di essere voi al posto della ragazza che starà con Ed, vi darà molta soddisfazione. Anche io faccio così, immagino di essere la fidanzata di Edmund e su questa "fantasia" ci scrivo una storia, facendo il personaggio femminile a mia immagine e somiglianza ^-*  ...oddio...mi sa che ho svelato troppo.... XD

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Capitolo 3
*** Incontri ***


Allie si costrinse a non urlare dal dolore, mentre che il malefico zio Miraz le incideva sul palmo una specie di linea obliqua.

Miraz sembrava così soddisfatto, mentre faceva quell’incisione che sarebbe rimasta a vita sul palmo della nipote, che si diceva a se stessa “No, non urlare, non dargli questa soddisfazione”.

Eppure una piccola soddisfazione gliel’aveva data: infatti tremava come una foglia e, nonostante tenesse gli occhi chiusi le sgorgavano calde lacrime che rigavano le sue guance.

«Non implori pietà?» chiese Miraz.

Allie aprì gli occhi e vide la mano quasi completamente ricoperta di sangue, con quella strana linea, qual’era il senso di ciò? Ma non le importava poi così tanto, se l’avesse fatto ancora non avrebbe resistito ad urlare.

«Non implori pietà?!?» urlò con ferocia il re.

Allie lo guardò con occhi chiusi ed ebbe giusto la forza di scuotere forte la testa.

Miraz rise. «Allora è giunto il momento di finire questo lavoretto!» e fece scendere nuovamente il coltello sul palmo della ragazza, ma non ebbe il tempo di finire quell’incisione quando si verificò un fatto strano che sconvolse tutti i presenti.

Un strana luce bianca era comparsa nella sala, una luce fortissima, e in un attimo accadde l’impossibile.

Le catene che tenevano legate le mani di Allie si sciolsero come burro al sole, e sempre la luce diede alla ragazza la forza di alzarsi. Ma non era la solita ragazza.

Sembrava come indemoniata; le pupille non si vedevano più e gli occhi erano completamente neri come l’inchiostro, questi nuovi occhi fissavano Miraz come il lupo fissa l’agnello, e poi, il re si buttò a terra completamente agonizzante, che urlava e si contorceva nei modi più strani, come se fosse stato colpito da più frecce in una sola volta.

I presenti erano tutti spiazzati e impauriti, non si mossero di un centimetro, come se pensassero che Allie potesse fare lo stesso anche a loro, ma anche se avesse voluto non ce ne fu il tempo, perché in un ultimo lampo di luce Alicia scomparve dalla sala.

L’ultima cosa che vide fu una folta criniera dorata.

 

«Che fortuna aver trovato i nostri vecchi abiti!» esclamò Lucy.

«Si, devo dire che mi mancavano» disse Susan.

I quattro fratelli Pevensie camminavano in fila indiana su una rocciosa collina che avrebbe portato sulla costa.

Peter, Susan, Edmund e Lucy erano finalmente tornati a Narnia dopo un anno di assenza, ma era un anno nel mondo reale. A Narnia ne erano passati molti, molti di più e questi anni avevano cambiato totalmente quella magnifica terra, e ciò lo dimostravano le rovine di Cair Paravel, il palazzo in cui una volta vivevano i quattro re e regine.

Nemmeno i fratelli però sapevano come erano tornati, sapevano solo che qualcuno li aveva chiamati.

«Si può sapere dive ci stai portando?» chiese Edmund con lo sguardo sulle rocce, attento a non cadere.

«Dobbiamo scoprire cos’è successo qui, e chi ci ha chiamati» rispose Peter a capo della fila, che con i movimenti era molto più sciolto.

«E dimmi come camminare sull’orlo di un precipizio capiremo queste cose!»

«Una volta c’era un sentiero…» disse Peter, piuttosto noncurante, guardando avanti verso la costa.

«Ma già è tanto se abbiamo trovato le rovine della nostra vecchia casa! Figurati trovare un sentiero!» Peter non rispose al fratello.

«E comunque, perché andiamo proprio verso l’altra sponda?» chiese Susan, terza nella fila.

«Per trovare qualcuno che possa aiutarci, hai per caso visto anima viva in giro?» questa volta fu Susan a non rispondere al fratello maggiore. 

Camminarono in silenzio per altri minuti, tutti con lo sguardo in basso cercando di non cadere sulle rocce.

Finalmente quella collina scoscesa piegò in basso e terminò sulla sabbia. I quattro fratelli sospirarono, un po’ per la fatica, un po’ per il sollievo di essere arrivati su un terreno più stabile e meno pericoloso.

«E ora?» chiese Edmund.

«Verso la foresta, lì ci sarà sicuro qualcu… Lucy! Non ti allontanare sola!» urlò Peter alla sorella minore, che con gli occhi socchiusi guardava un punto preciso verso l’orizzonte.

 «Lucy, ascolta Peter: torna qui!» ribadì Susan.

«Laggiù c’è una persona!» disse Lucy, senza staccare gli occhi da quel punto.

Peter, Susan ed Edmund alzarono contemporaneamente lo sguardo verso la sorella, ma lei non li degnò di uno sguardo e corse verso la persona che aveva visto.

«Lu, aspettaci!» le urlarono gli altri tre, inseguendola.

Lucy era leggera e correva veloce, così riuscì ad arrivare prima di tutti, ma una volta visto lo spettacolo che le si parò davanti forse desiderò di essere arrivata per ultima.

Una ragazza dai capelli corvini era stesa sulla sabbia a pancia in giù. Il mantello nero che le copriva le spalle era tutto sporco, così come le sue braccia e il suo viso.

I polsi erano graffiati e la mano destra insanguinata. Nonostante le varie ferite si vedeva che era molto bella.

Gli altri raggiunsero Lucy, i cui occhi stavano per piangere alla vista di quello che sembrava un cadavere.

Susan tenne la sorellina stretta a sé, e Peter, si avvicinò alla ragazza e la girò delicatamente a pancia in su. Non c’erano dubbi: era bella; e chissà quante ne aveva passate per ridursi così.

Il fratello maggiore, senza tirarsi indietro, appoggiò l’orecchio destro sul petto della sconosciuta.

«Il cuore batte» annunciò, e poi guardò Lucy. «Credo abbia bisogno di te»

La sorella minore non se lo fece ripetere due volte e, prendendo una boccetta di vetro che teneva legata al vestito, si diresse verso la ragazza e le fece cadere in bocca una goccia del liquido contenuto nella boccetta, poi si allontanò, un po’ tremante.

Allie girò la testa a destra e a sinistra molto lentamente e poi provò ad aprire gli occhi. Rimase accecata, come se avesse visto il sole per la prima volta, ma dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte mise definitivamente a fuoco il luogo in cui si trovava: una spiaggia.

«Credo che stia bene» disse una voce che Allie non riconobbe.

La ragazza non capiva ancora chi stava accanto a lei. Miraz? No, impossibile. Conosceva fin troppo bene la sua voce. Provò così a mettersi a sedere.

«Aiutala!» esclamò una voce maschile. Una persona si precipitò dietro di lei e sostenendola per le spalle l’aiutò a sedersi.

Allie guardò con gli occhi spaesati gli individui che le stavano attorno.

Quello che aveva detto di aiutarla era alto e con i capelli biondo scuro e gli occhi azzurri. Accanto a lui c’erano due ragazze, una alta, con i lunghi capelli castani e gli occhi chiari come il ragazzo, l’altra aveva anch’essa i capelli lunghi e castani, ma i suoi occhi erano castano chiaro.

Mancava qualcuno?

Allie girò la testa e i suoi occhi incrociarono quelli castani dell’ultimo ragazzo nel gruppo, quello che l’aveva aiutata ad alzarsi, aveva i corti capelli dello stesso colore delle due ragazze.

«Ehi… come ti senti?» chiese Lucy, guardandola con apprensione.

Allie non rispose. Il cuore le batteva forte e respirava pesantemente; era impaurita, l’esperienza con Miraz l’aveva traumatizzata.

I quattro fratelli non sapevano cosa dire. «Ehm… io sono Peter Pevensie, queste sono le mie sorelle Susan e Lucy e mio fratello Edmund» presentò tutti il maggiore.

Allie continuò a stare zitta, osservando attentamente i quattro. Le ricordavano qualcuno… li aveva visti da qualche parte, ne era certa.

«Forse non ha voce…» sussurrò Susan.

Alicia stava per aprire la bocca, quando sull’acqua non vide qualcosa che attirò la sua attenzione.

Finalmente riuscì a dire qualcosa, anche se non era la risposta che gli altri si aspettavano.

«Salvatelo!»

 

Anogolo dell'autrice.

Come sempre ringrazio chi legge e soprattutto chi commenta la fic: _ L a l a, laura Pevensie, BeaDiosa e  vaned1995.

In questo capitolo potete ben vedere la crudeltà di Miraz contro Allie, ma anche il colpo di scena che ha salvato la ragazza.

Entrano finalmente in scena anche i Pevensie, che incontrano Alicia sulla spiaggia.

Mentre che Allie scappava, dovete immaginare tutto quello che è successo nel principe Caspian: Caspian ha suonato il corno e i Pevensie sono tornati a Narnia dalla stazione in cui si trovavano e hanno visto le rovine di Cair Paravel e hanno trovato i loro scrigni con dentro i vestiti e le vecchie armi. Intanto Caspian si è ritrovato in una tana con un tasso e un nano, e poi ha incontrato le creature di Narnia.

Questo è un breve riassunto, ma penso che abbiate capito.

 

@_L a l a & BeaDiosa: sono felice che facciate il tifo, conto su di voi! ; D

@laura Pevensie: se posso passo a leggere la tua fic!

@vaned1995: idem come laura! XD

 

al prossimo capitolo, commentate in tanti!

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Capitolo 4
*** Chi sei? ***


«Questo coso mi fissa!»

«E tu non guardarlo»

Ma il nano fissava con sguardo truce i due uomini che lo scortavano verso la morte.

Erano tutti e tre su una barca, e si allontanavano il più possibile dalla riva per fare annegare la creatura di Narnia.

Il silenzio regnava sovrano se non fosse stato per una voce, anzi, un urlo, sentito in lontananza che aveva attirato i due uomini al servizio di Miraz, i quali si voltarono automaticamente verso la voce sentita.

«Ma quella…» disse uno dei due, strizzando gli occhi. «Quella non è Alicia, la nipote di Miraz?»

Anche l’altro strizzò gli occhi, e, stupito come il compagno, annuì.

 

I Pevensie invece guardavano Alicia con aria interrogativa, si lanciavano anche occhiate tra di loro, come per chiedersi “questa è sana o ha qualche rotella fuori posto?”.

«Perché state lì impalati?» strillò Allie, e, dimenticandosi completamente di essere “reduce” da una pugnalata, una corsa e varie ferite, si alzò e, prendendo con uno scatto la spada di Edmund si rivolse ai due uomini sulla barca.

«Liberatelo subito!» urlò più forte che poteva.

«Tornami indietro la spada!» ribattè Edmund furioso, e, irato quanto il fratello, Peter avanzò tenendo la sua di spada puntata contro Allie.

Alicia non aveva la benché minima idea di come si usasse un arma, tranne arco e frecce, e strinse la spada di Edmund con forza, tantoché qualcosa le tornò in mente: il taglio alla mano.

Senza nemmeno volerlo la spada le cadde a terra, e il fratello minore la raccolse in fretta, ma Peter non voleva lasciare andare la ragazza, e le puntò la spada al petto.

«Dimmi subito chi sei!» le urlò.

Allie iniziò a tremare. «Mi chiamo Alicia, sono la figlia di Re Miraz, signore di Telm…» la ragazza in lacrime alzò lo sguardo e vide i due uomini intenti a prendere il nano incatenato per buttarlo in acqua. A quel punto Allie scoppiò: «Salvate il nano!» E indicò il punto sopra la spalla di Peter.

Solo allora i Pevensie si accorsero della barca e spostarono la loro attenzione sugli individui che trasportava.

«Mollatelo!» urlò Susan puntando il suo arco verso gli uomini, che però eseguirono alla lettera e lasciarono andare il nano in acqua.

Susan scagliò una freccia, che colpì un uomo e Peter ed Edmund si buttarono in acqua, mentre che Lucy, sulla riva, incoraggiava i fratelli.

Il tutto avvenne in pochissimo tempo e così velocemente che nella foga di “ripescare” la creatura e portare la barca, nessuno si accorse di dov’era andato il secondo uomo.

O forse qualcuno se ne accorse.

Allie guardava attentamente la scena, pregando che il nano fosse ancora vivo, quando qualcuno le attorcigliò il braccio intorno al collo e le tappò la bocca con la mano.

«Sei tu Alicia?» chiese l’uomo con voce sadica.

Allie non si mosse di un centimetro, così l’uomo, molto frettoloso, le prese con forza la mano destra e ridacchiò.

«Certo che sei tu, che ne dici ti tornare da tuo caro zio?»

Allie non sapeva che fare. I Pevensie pensavano ad altro e lei  non aveva armi. Aveva solo una vocina nella sua testa che, chissà da dove veniva, le stava urlando “reagisci! Sfrutta il tuo dono!”.

Una strana energia la percorse da capo a piedi, ma non era una cosa nuova, l’aveva già provata da qualche parte.

E poi, finalmente, le arrivò “l’illuminazione”, l’aveva già fatto una volta con Miraz! Ora aveva capito cosa doveva fare.

In pochi istanti gli occhi di Allie diventarono neri come l’inchiostro e l’uomo che la teneva cadde a terra contorcendosi in fitte di dolore.

«Alicia!» urlò Lucy andandole incontro. «Ti ho vista con quell’uomo e poi lui…» lo guardò steso a terra e dolorante. «Che hai fatto?»

«Io… non lo so…»

In quel momento anche gli altri fratelli e il nano (un po’ incavolato con Susan) si precipitarono da Allie.

«Dov’è l’uomo?» fu la prima cosa che Peter disse.

Lucy indicò un punto a terra, ma proprio dove prima c’era l’uomo ora c’era solo sabbia. La sorella minore e la nipote del re si scambiarono sguardi interrogativi.

«Deve essere scappato» disse Lucy, guardando verso la foresta.

Peter intanto si fece avanti verso Allie, senza però puntarle la spada.

«Ti conviene dirci chi sei e perché quell’uomo ti stava prendendo e…» guardò il nano. «Tu che ci facevi in quella barca?»

Alicia fece un respiro profondo. «L’ho detto chi sono! Mi chiamo Alicia, ma odio questo nome e mi chiamano tutti Allie, sono la nipote di re Miraz, signore di Telmar, per poco non venivo uccisa sta sera perché mi hanno incolpata della fuga di Caspian e quel tipo mi voleva per riportarmi da mio zio! Quello, non ci credo ancora, è un nano! L’hanno catturato e ora sappiamo che le creature di Narnia non sono estinte, e le vogliono sterminare tutte come fecero i nostri avi!» disse tutto tanto velocemente e con tanta rabbia che Alicia stessa si stupì di come c’era riuscita. «Piuttosto, voi che ci fate qui?»

Peter guardò gli altri fratelli, come per chiedergli un parere silenzioso. «Sono re Peter, il magnifico»

«Potevi evitare l’ultimo appellativo» scherzò Susan, guadagnandosi le risate dei presenti, compresa Allie, che però smise subito, facendo un rapido calcolo in testa di quegli insegnamenti che aveva appreso su Narnia.

«Un momento…» disse squadrandoli tutti e quattro. «Quindi voi siete le regine Susan e Lucy e tu sei re Edmund?» Tutti e tre annuirono.

Il nano, ridacchiò tra sé come se non credesse ad una parola e, come se quella fosse una discussione sciocca e per niente importante, si avvicinò ad Allie e le prese la mano destra, analizzandola con fare pratico.

Alicia lo lasciò fare, dopotutto lui era con lei quando Miraz aveva commesso quell’atrocità.

«Mhh» disse pulendo un po’ di sangue. «Non è completo…»

I Pevensie non potevano nascondere la curiosità, tanto che Edmund si avvicinò alla ragazza, che chiuse immediatamente la mano.

«Cos’hai sulla mano? Cos’è che non è completo?» chiese cercando di prendere l’arto della ragazza.

Allie allontanò con uno scatto fulmineo la mano e guardò Edmund con uno sguardo pieno d’ira.

«Non ti interessa» gli disse decisa.

Edmund si girò come per cercare il sostegno dei fratelli, ma si rigirò quasi immediatamente. «Forse possiamo medicarti la ferita…»

Il nano, che aveva capito che Alicia non aveva la minima intenzione di mostrare il segno del pugnale, prese un fazzoletto da una tasca, e con dolcezza lo legò intorno alla ferita.

Edmund intanto lo guardava sconcertato.

«Giusto… meglio farsi medicare da un nano che da…»

«Vedi di farti i fatti tuoi!»

«Sono un re di Narnia, farmi i fatti degli altri è uno dei miei compiti!»

«Oh, mi scusi, sire, vuole vuole che le apra le porte dalla sala del trono? Ups, perché non arrivava 1300 anni fa?»

Tre dei Pevensie guardavano sbigottiti la ragazza dopo la sua ultima frase, ma Edmund non ci aveva fatto caso, era impegnato a scagliarsi sguardi intrisi di frecciate con Allie.

 

Angolo dell'autrice

Salve a tutti! Ho un paio di cose da dirvi:

1- Buon Natale!! Sapete, il Natale è la mia festa preferita, e sono tristissima che duri così poco :(

2- Scusate l'attesa, ma in questo periodo non mi sono connessa spesso

3- Spero che abbiate visto il Viaggio del Veliero, io me ne sono completamente innamorata *-* specialmente amo sempre di più Edmund!! <3 <3

 

Direi che ho finito, posso passare alla fic.

Prima di tutto i ringraziamenti a laura Pevensie, BeaDiosa, giulya95, _ L a l a, vaned1995, Sunny Fortune e MeryPevensie vi ringrazio di cuore, amo leggere le vostre recensioni, sono felicissima che vi immedesimate tanto nella storia da porvi tanti interrogativi e da sentirvi sempre di più dalla parte di Allie.

Passando al capitolo... bè, mi sembra che stia diventando inutile nascondere ancora la coppietta: Allie ed Edmund! <3

Ma forse sarà un po' diverso da come vi aspettate, infatti leggendo questo capitolo potrete capire che non c'è niente di sdolcinato del tipo "si guardarono negli occhi e fu amore" o "sentirono qualcosa di strano non appena si videro" o altre cose del genere, sinceramente non sono nemmeno il tipo.

Invece il loro incontro è casuale e non forzato e già è tanto se hanno il tempo di guardarsi fra di loro, con tutte le emozioni che corrono.

Questo perchè non mi piacciono gli inizi troppo sdolcinati, poi dopo le sdolcinatezze vanno più che bene *-* (vanno benissimo!)

Alla fine però provano un forte sentimento...................... l'odio! XDD

Al prossimo capitolo!

Commentate in tanti!

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Capitolo 5
*** Il regalo di Aslan ***


«Miss Alicia, non crederà veramente che questi quattro sono i re e le regine di Narnia, vero?» domandò il nano, che sembrava trattasse Allie come l’unica sovrana del mondo.

Ma la ragazza non smetteva di lanciare sguardi furiosi ad Edmund, e lui faceva altrettanto.

«Non ci credete? Volete una dimostrazione?» chiese Peter estraendo la spada.

«Vuoi combattere?» domandò Lucy un po’ scettica.

«Non io» e indicò Edmund, poi passò la spada al nano.

Allie si fece indietro per osservare bene ciò che stava per avvenire.

Inizialmente il nano si mostrò quasi incapace di maneggiare l’arma, ed Edmund guardava tutti spavaldo, ma la creatura sfruttò questa finta a suo vantaggio, colpendo il ragazzo di sorpresa.

«Oh mio Dio!» esclamò Allie, vedendo che l’incontro stava diventando più vero che mai, con attacchi e schivate. «Si faranno male?»

Peter sorrise fra sé. «Edmund non lo farebbe mai»

Allie guardava ancora scioccata; non si sarebbe mai aspettata tutta quella agilità e abilità, da nessuno dei due. «E il nano lo farebbe?»

Il fratello maggiore alzò le spalle, che doveva dire?

La creatura narniana era brava, ma Edmund lo era di più, e in pochi minuti riuscì a disarmare e mettere alle corde il nano, che guardava sia colui che l’aveva battuto che i tre fratelli con un nuovo rispetto.

«Quindi voi…» disse Allie incredula. «Ma… sono passati 1300 anni! Dovreste essere decrepiti e… dove siete stati?»

«Quindi sono passati tutti questi anni…» sospirò Susan. «Credo che sia nostro dovere incontrare i narniani e spiegare come sono andate le cose»

Allie rise e scosse la testa. «Non avete la benché minima idea di cosa sia successo qui, vero?»

I quattro Pevensie la fissarono, senza capirci molto.

«I narniani sono estinti! I nostri antenati li hanno sconfitti e hanno fondato Telmar, sono gli uomini a comandare su Narnia»

«E come mi spieghi lui?» chiese Edmund indicando il nano.

«Direi che è la prova che gli antenati non hanno finito il lavoro, e ora Re Miraz lo vuole finire una volta per tutte»

«Dobbiamo impedirlo!» esclamò Lucy.

«Un’altra cosa, come siamo arrivati qui? Chi ci ha chiamati?» chiese Edmund.

Allie parve cadere dalle nuvole. «Qualcuno vi ha chiamati?» ma poi si illuminò di un immensa gioia. «Sarà stato Caspian!»

«Chi?» chiesero in coro i Pevensie.

Allie sospirò e, accomodandosi sulla sabbia raccontò a tutti i presenti, seduti in circolo accanto a lei, cos’era successo dalla nascita del maschio.

Però, anche se non di proposito, omise di dire che Caspian era suo fratello; semplicemente non era un dettaglio importante nel suo racconto.

«…quindi non sai cos’è questo tuo potere o quel che è….» disse Peter, ma non era una domanda, faceva solo una considerazione in mente.

Il nano era stato zitto per tutto il tempo, ma per la prima volta stava prendendo la parola, e quel che disse sconvolse tutti. «Quindi hai visto una criniera…» Allie annuì. «Credo di aver capito cos’è successo…» tutti i presenti lo scrutarono curiosi. «È una leggenda che risale ai tempi in cui Narnia fu creata. Fu predetto che il Grande Leone fosse in possesso di un potere immenso e pericoloso, ed era disposto a donarlo ad una persona meritevole, che l’avrebbe usato a fin di bene, per salvare vite o combattere per Narnia stessa. Chi ne sarebbe entrato in possesso avrebbe poi ricevuto il nome di salvatore»

Allie sgranò gli occhi, stupita. Aveva visto veramente il grande leone? Tra tutte le persona meritevoli –e sicuramente più gentili- di Narnia aveva scelto proprio lei?

«Quindi adesso dobbiamo chiamarti salvatrice?» chiese Edmund, con l’evidente tono di voce con cui lasciava intendere che non l’avrebbe mai fatto.

Nessuno rispose ad Edmund, da una parte perché non c’era una risposta, dall’altra perché un rumore da dietro le piante attirò l’attenzione dei presenti.

Un orso nero, alto e grosso dieci volte il nano, sbucò dai cespugli, e camminando carponi si mise ad annusare intorno.

Lucy, con gli occhi illuminati, si alzò e gli corse intorno.

«Regina, si fermi!» urlò il nano spaventato.

Sia i Pevensie che Allie corsero incontro alla sorella minore, spaventati dal tono che aveva usato la creatura.

Intanto l’orso, che si era accorto della gente che c’era, si alzò su due zampe e emise un ruggito agghiacciante; Lucy si fermò di scatto: non era la reazione che si aspettava.

Edmund, dopo aver sentito il verso dell’animale, superò tutti con una rapidità eccezionale ed estrasse la spada, ma non era veloce quanto l’orso, che a grandi passi si avvicinava verso Lucy, che fuggiva impaurita.

«Lucy!» urlò Peter, spaventato, estraendo pure lui la spada.

Ma proprio in quel momento la sorellina scivolò e cadde. Ormai l’orso l’aveva in pugno, ed Edmund stava correndo a più non posso.

Tutti stavano estraendo le proprie armi, pronti a colpire l’animale con qualsiasi mezzo, quando quest’ultimo cadde a terra in uno stato di agonia.

I Pevensie si fermarono e in uno scatto automatico si voltarono verso Allie, ferma a pochi metri di distanza da loro che fissava l’orso con gli occhi posseduti.

Edmund, stremato per la corsa, si avvicinò con passo svelto alla “salvatrice”.

«Potevi colpire uno di noi! Non sai ancora usare questo tuo potere!» le urlò contro.

Allie scosse la testa come se si fosse appena svegliata da un sogno e i suoi occhi tornarono normali. Sembrava che non capisse cosa fosse successo.

La ragazza stava per rispondere quando una velocissima freccia volò così vicina al suo orecchio che riuscì a sentire l’aria che attraversava.

La freccia colpì l’orso in pieno petto, che cadde a terra completamente stremato.

Il nano passo tra i due litiganti, ora silenziosi, con l’arco ancora in mano e aiutò Lucy ad alzarsi, poi si rivolse a tutti con fare da maestro.

«Ci sono ancora un po’ di cose da imparare» e indicò Allie ed Edmund. «Lezione uno, miss Alicia non sa ancora padroneggiare il suo potere, interrompere il contatto visivo è vietato, perché si interrompe anche il potere» Edmund abbassò la testa senza dire niente. Ecco perché il narniano aveva scagliato la freccia: l’orso non provava più dolore ed era pronto ad attaccare nuovamente Lucy.

Il nano si rivolse poi alla sorella minore. «Narnia è molto più selvaggia di come la ricordate»

«Ma gli animali parlavano… gli alberi… danzavano!» esclamò Lucy sconcertata.

«Quando ve ne siete andati tutto è cambiato. Se sei trattato come una bestia… poi finisci per diventarlo»

A quel punto tutti tenevano la testa bassa, scrutando il povero orso che forse una volta era un onorevole cittadino e guerriero, e che poi si è trasformato in un animale feroce solo per trovare un po’ di cibo.

«Purtroppo è così» disse ancora il nano. «Dobbiamo andare, non siamo al sicuro qui, e se quelli di Telmar vi trovano… non avrete tanto da vivere»

«Sai dov’è Caspian?» chiese Allie.

«Credo di si, ma dobbiamo sbrigarci»

Così il gruppetto, con il narniano a capo, s’incamminò verso la foresta, accelerando il passo, poiché desiderosi di uscirne prima della notte.

 

Angolo dell'autrice

Ringrazio con tutto il cuore Lils_ MeryPevensie, _ L a l a, giulya95, laura Pevensie, Samirina, Sunny Fortune e CassieNarniana, un grazie immenso!!

Mi dispiace tanto per il ritardo nel postare, ma non sono stata a casa per 9 giorni e... bè è una lunga storia.

Comunque spero vipiaccia questo capitoletto, dove spiego più o meno le condizioni di Narnia e il potere di Allie.

So che è piccolo, ma tranquilli che i prossimi vi stupiranno ; )

Un bacione enorme, recensite in tanti!

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Capitolo 6
*** Nell'oscurità ***


La notte era sopraggiunta più veloce del previsto, e di strada per il nascondiglio delle creature di Narnia non ne avevano fatta abbastanza da sentirsi al sicuro dalla truppe di re Miraz.

«Dobbiamo accamparci» disse Peter non appena il gruppo arrivò in una radura isolata. «Non saremo molto utili con il buio»

«Qualcuno non lo sarebbe nemmeno con la luce» sospirò Allie. Lucy e Susan sghignazzarono con la nuova amica, ovviamente tutti sapevano a chi si stava riferendo.

Peter andò avanti fino ad una grande roccia, dove si appoggiò guardando i compagni di viaggio.

«Direi che possiamo posizionarci qua intorno» comunicò, con voce potente. «Lucy e Susan andate a cercare qualcosa da mangiare, Edmund ed Allie cercate della legna, io e Trumpkin restiamo qui a decidere il da farsi di domani mattina»

«Perché devo cercare io con lei?» chiese Edmund con voce schifata.

«Perché lei è ricercata e deve essere protetta» fu la secca risposta del fratello maggiore.

«Non hai visto che ha fatto a quell’orso? Sa proteggersi benissimo da sola!»

«Edmund noi non sappiamo quali siano i suoi poteri e lei non sa come usarli! Se la trovano potrebbero ucciderla e noi non vogliamo che accada, giusto?»

«Veramente…»

«Edmund non accetto un'altra parola!» esclamò Peter con un tono da “il discorso è chiuso”.

Edmund sospirò sconfortato e, dopo aver lanciato un occhiata fulminante al fratello, fece strada ad Allie.

«Madamigelle…»

Alicia passò a testa alta. «Ti informo che sbagli pronuncia»

 

Camminarono per vari minuti in completo silenzio. Gli unici rumori provenivano dai piedi che facevano scricchiolare in modo agghiacciante foglie secche e rametti e dai respiri profondi, che lasciavano una nuvoletta a causa della temperatura fredda.

«Ma è così difficile trovare della legna?» chiese Allie ad un certo punto, rompendo il silenzio.

«Ma è così difficile non farti lamentare?» ripiegò Edmund.

«Qui sei tu che ti lamenti sempre! Ti viene così difficile scortare una povera donzella in pericolo?»

Edmund si bloccò e, girandosi, la fissò negli occhi. «Tu non sei in pericolo, sei ricercata!» riprese a camminare.«Ti assicuro che è diverso»

«Sono ricercata per essere fuggita prima della mia esecuzione, si sono una vera criminale!»

«Vuoi stare zitta? Non riesco a vedere niente…»

«Hai mai avuto un insegnante? Vista e udito sono due cose diverse!»

Edmund non rispose. Aveva gli occhi socchiusi per poter mettere meglio a fuoco il paesaggio circostante.

«Ma perché non ho portato la mia torcia…» disse il giovane tra sé.

«Perché non hai cervello!»

Edmund si fermò e iniziò a fare respiri profondi. Conta fino a dieci, Ed, si diceva tra sé. Anche Allie rimase ferma, fissandolo con un ghigno tra i denti. Sentiva di non avere paura della sua reazione, qualunque essa fosse; anzi, il discutere con lui le dava la carica.

Sembrava però non essere lo stesso per Edmund che, non essendo riuscito ad arrivare a dieci, si avvicinava a grandi passi alla “nemica”.

«Vuoi finirla?» urlò esasperato. «So che sei cresciuta su un trono d’oro e che ti hanno insegnato a fare quello che vuoi quando vuoi, ma anche io so fare quello che voglio quando voglio, e ciò che vorrei fare adesso non ti piacerebbe nemmeno un po’» disse d’un fiato. Aveva la mano sull’elsa della spada; Allie la guardò, si ricordava com’era agile e veloce, era meglio cercare di tenere la situazione sotto controllo.

«Ti informo che se tu usi il tuo “potere” io userò il mio»

«Oh, come sono preoccupato…» disse Edmund facendo una falsa espressione impaurita. «Tu non sai nemmeno come usarlo il tuo potere!»

Allie strinse i pugni. «Ma so come metterti a tacer…» gli occhi della ragazza si persero verso un punto sopra la spalla di Edmund.

«Allie?» chiese lui, ma la ragazza non rispose, era troppo impegnata a fissare chissà cosa. «Allie?» chiamò nuovamente il giovane seriamente preoccupato. «Che hai visto?»

«È lei…» disse Allie senza distogliere lo sguardo.

Edmund si girò di scatto, giusto per vedere la scena che aveva tanto colpito Allie. Una figura nera si muoveva poco lontano dai due.

«Tu… tu sai cos’è?» domandò Edmund spaventato.

Allie non rispose. Con fare sicuro corse verso la figura, ma non appena vi fu a un metro di distanza quella scomparve.

«NO!» urlò la ragazza.

Edmund le corse incontro e guardò –per quanto potesse- il paesaggio intorno a loro.

«Si può sapere chi hai visto?»

Allie era in lacrime. «Era… era la mia Balia!»

«Chi?»

«La persona che si è sacrificata per salvarmi e che ora non so se è viva o morta»

«Se l’hai vista sarà viva…»

Allie si asciugò le lacrime. Edmund aveva ragione. Allora perché non ne era così sicura?

«Potrei essermi sbag…»

«Guarda!» esclamò Edmund interrompendo Alicia, che fissò il punto indicato dal ragazzo: a pochi metri di distanza la figura nera si muoveva come se stesse raccogliendo legna.

Allie non se lo fece dire due volte e corse nuovamente verso la figura nera, che questa seconda volta rimase immobile. La ragazza si fermò a pochi metri di distanza.

«Balia… sei tu?» la figura nera non rispose. «Ti prego…» altre lacrime scesero dal volto di Allie.

«Devi fare attenzione» la voce femminile della figura finalmente parlò.

«Balia! Sei tu!» esclamò Alicia riconoscendo la voce. «Ma come sei finita qui?» la ragazza fece per fare un passo avanti, ma la nera figura la fermò.

«Tesoro io non sono realmente con te, questa è la mia ombra e se ti avvicini di più dovrò sparire»

«Un ombra?» domandò Edmund, che era appena arrivato accanto ad Allie.

«Non c’è tempo per questo!» esclamò l’ombra evidentemente in ansia. «Tesoro mio devi fare attenzione a non farti trovare e soprattutto non devono finire il segno sulla tua mano»

Allie apriva e chiudeva le palpebre, con aria sbigottita, poi, con uno scatto fulmineo, sciolse la benda che il nano le aveva prestato per coprirsi il palmo della mano destra.

La linea obliqua era ancora là, minacciosa e incisa con lo stesso sangue di Allie.

«Era questo che non volevi farci vedere?» chiese Edmund, sentendosi finalmente “realizzato” per aver scoperto cosa nascondesse la ragazza, che, dal canto suo, non rispose.

«Chi te l’ha fatto?» domandò ancora il giovane Pevensie.

«Tu che ne dici?» ribatté Allie con parole sarcastiche, ma meno pungenti del solito.

«Perché Miraz ha fatto questo taglio? Ti ha torturata?»

«Miraz non ha fatto il taglio solo a lei, ma a tutti i prigionieri, per tenerli sotto controllo» disse l’ombra della Balia.

«Come può tenere sotto controllo una persona facendole una riga sulla mano?» chiese Edmund scettico.

«Il pugnale utilizzato per il taglio è creato con il sangue di un uccello il cui dono è di riuscire a trovare qualsiasi persona semplicemente con il sangue»

«Quindi ora l’esercito di Miraz può trovare Allie?»

«No, il segno deve essere una “X”, quello di Allie non è completo» spiegò la donna.

«Quindi non corro pericoli» concluse Alicia, nascondendo la preoccupazione che la invadeva.

«Magari fosse così, bambina mia. Devi stare al sicuro, se completano il segno sarà la fine tua e di tutti i narniani»

«Ma tu come fai a sapere dei narniani…?» chiese Allie.

«Non c’è più tempo, devo andare!»

«No!» strillò Allie, ma probabilmente la Balia nemmeno sentì l’urlo soffocato della sua dolce bambina, poiché ormai la sua ombra era sparita tra i meandri dell’oscurità.   

 

Angolo dell'autrice

Salve a tutti! Mi scuso per il ritardo nel postare, ma in quest'ultimo periodo tra la pigrizia e la mancanza di tempo non ho potuto aggiornare.

Come sempre comincio con i ringraziamenti: giulya95 _ L a l a e  BeaDiosa, siete diminuti... devo preoccuparmi? ; )

Con questo capitolo direi proprio che entriamo nel vivo dell'avventura dei Pevensie e di Allie. I protagonisti cercano il rifugio dei Narniani e intanto Miraz, salito sul trono, è pronto ad attaccarli, diretto specialmente su Allie, poichè se dovesse completarla il "segno" e lei dovesse scappare saprebbe dove si trovano i narniani.

Non dico più niente, ci vediamo con il prossimo capitolo! ;D

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