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Era ormai un mese e mezzo che
Castle non si
faceva vedere al distretto.
Così aveva voluto
Beckett.
Dopo quella notte gli aveva
proibito di tornare.
Non voleva vederlo, non voleva sentirlo, ma ogni volta che guardava la
sedia
affianco a lei, si sentiva triste e sola, svuotata.
Il suo plucky
sideckik non c’era più ed era stata lei
a non volerlo più lì.
Kate ricordava fin troppo bene la
discussione
avuta con lui per quella notte.
-“Perché sei
scappata via stamattina?”- le aveva
sussurrato lui all’orecchio, in modo che nessun altro
sentisse.
-“Castle! Non qui, e non
ora!”- gli aveva
risposto Beckett a denti stretti, dirigendosi a prendere un
caffè.
Beckett si stava versando del
caffè nella sua
solita tazza bianca della polizia, quando Castle la raggiunse e da
dietro le
cinse la vita, poggiando la sua testa fra il suo collo e la sua spalla.
-“Lasciami! Se stai
cercando di farmi perdere la
pazienza ci stai riuscendo!”-
-“Perché sei
così scontrosa? Stanotte non eri
così…”-
-“Castle ti ho
già detto di piantarla!”-disse
Beckett allontanandosi velocemente da lui soprattutto per paura che i
colleghi
avessero visto quell’abbraccio.
-“No, questa volta non
scappi via!”- le rispose
lui trattenendola per un braccio.
-“Castle, lasciami
andare!”-
Lui la fissò negli
occhi, nei suoi occhi da
cerbiatta, le lasciò il braccio e continuò:
-“Dobbiamo parlarne. So
come sei fatta e ti stai
chiudendo a riccio. Perché? Per me è stato molto
bello stanotte… insieme…”-
Beckett non ci credeva. Stava
davvero affrontando
quella conversazione insieme a lui?
Lo trascinò in
un’altra stanzetta, soprattutto
perché Esposito aveva sentito qualcosa, e sbattè
la porta dietro di sé.
-“Quale parte di non qui
e non ora non ti è
chiara?”-
Era davvero arrabbiata, Castle non
l’aveva mai
vista così.
Persino quando aveva toccato il
caso di sua madre
si era limitata a un “Abbiamo chiuso!” e non gli
aveva più rivolto la parola
fin quando lui non le aveva chiesto scusa. Ma questa volta, era
furiosa.
Non le avrebbe permesso di
chiudersi in sé, lui
la amava al tal punto che quella lite gli sembrava superflua, dopo la
notte
appena passata.
Le si avvicinò
bloccandola al muro con le
braccia.
-“Perché fai
così? Stanotte eri…”
-“Castle ti prego, stai zitto.”-.
Era più un sussurro, una
richiesta, come se
stesse cercando di dimenticare tutte le emozioni e sensazioni provate
la notte
precedente, con lui. Aveva il respiro accelerato, non riusciva a
controllarsi
in sua presenza e a non facilitare la cosa Castle continuò:
-“Stanotte…
“-
-“Stanotte è
stato un errore. E non si
ripeterà!”-
Ma lui non ascoltando:
-“Stanotte, non avrei
voluto che finisse. Eri
dolcissima ed eri fra le mie braccia…”-
Kate chiuse gli occhi, aspettandosi
un bacio da
lui ma lui si diresse verso il suo orecchio:
-“…e quando mi
sussurravi “ancora”…”-
A quel punto Beckett
spalancò gli occhie
gli diede un grosso schiaffo. Si allontanò
da lui visibilmente rossa in volto. Era sconvolta. Lui che le
rinfacciava il
fatto di essere andati a letto insieme e i momenti di debolezza di lei.
Ma
aveva frainteso tutto, lui aveva solo cercato di essere dolce per farla
calmare
e l’unico risultato era stato quello di farla arrabbiare di
più.
-“No, Kate,
aspetta!”- le urlò dietro Castle con
un vistoso segno rosso nella guancia, mentre lei scappava via da quella
stanza più
velocemente possibile.
Si girò di scatto verso
di lui e urlò:
-“Castle! Go home. Go back to your
Hamptons,
your ex-wife, your book parties! Ok?I’ve got work to do!”-
-“Io non devo andare
negli Hamptons!”-
-“Vai dalla tua ex moglie
allora!”
-“Lo sai benissimo che
non sto più con Gina!”-
-“Vattene, Castle!! Non
ti voglio vedere né
adesso né fra qualche giorno!”- urlò
Beckett con le lacrime agli occhi.
Lui rimase lì, impalato,
scioccato dal fatto che
Beckett lo stesse mandando via e anche se aveva il permesso del
sindaco, non
voleva contraddirla.
Non era sua intenzione farla
soffrire. Lui voleva
solo renderla felice. Ma a quanto pare Beckett non era dello stesso
avviso.
Esposito si avvicinò a
lui:
-“Amico che cosa le hai
fatto? Non l’ho mai vista
così arrabbiata. Dai retta a me. È meglio se per
un po’ non ti fai vedere.
Vedrai quando le sarà passata ti richiamerà
lei!”-
-“Ma…”-
-“Castle… fai
come ti dico.”-
Esposito gli batté una
pacca sulla spalla e così
Castle lasciò Kate al distretto, alla sua scrivania.
Ma non sapeva che lei stava
ripensando alla notte
precedente, a quella magnifica e splendida notte che avevano passato
insieme.
Dopo aver arrestato quello
spacciatore in
discoteca Castle l’aveva invitata a casa sua. Martha era
andata a giocare a
poker e non sarebbe rientrata presto, e Alexis era a dormire da
un’amica.
Le preparò un drink e si
sedette insieme a lei sul
divano.
Era stupenda e quel abitino che
indossava, era da
togliere il fiato. In discoteca mentre lei ballava e si muoveva, lui le
aveva fissato
il sedere. Non aveva potuto farci nulla, le aveva fissato il sedere e
lei se
n’era accorta ma non gli importava poi molto, lei oltretutto
non sembrava
neppure essersi arrabbiata più di tanto.
-“A cosa stai
pensando?”-
-“A quando ballavi,
prima…”-
-“O quando mi hai fissato
il sedere!”- rispose
Kate inarcando un sopracciglio.
Ecco appunto. Non si era ancora
arrabbiata pensò
Castle. Maledetta la mia lingua!
-“Già…
senti, scusa… io…”-
Ma Beckett non era arrabbiata, era
divertita sia
dal balbettare di Castle sia perché le aveva fissato il suo
di dietro.
Così si
avvicinò a lui e sorridendo maliziosa gli
chiese:
-“Ti ho
eccitato?”-
-“Tu mi ecciti
sempre!”-
Il sorriso sul volto di Kate
sparì velocissimo,
capendo che Castle non stava affatto giocando e nel mentre che lei ci
pensava
lui altrettanto velocemente avvicinò il suo viso al suo e in
pochi istanti la
baciò. Si erano già baciati qualche tempo prima
in quel magazzino, ma stavolta
era diverso. Si desideravano a vicenda.
Kate si staccò per prima
e Castle la guardò
cercando di capire se scusarsi o se invece lei volesse continuare.
E poi senza preavviso si sedette
cavalcioni sopra
di lui.
Sentiva la sua eccitazione crescere
sempre di più
nei suoi pantaloni, ma quel vestitino le impediva i movimenti,
così iniziò
nuovamente a baciarlo.
Ormai le loro lingue erano una sola
cosa, ed
entrambi esploravano la bocca dell’altro, senza smettere un
istante, perché
entrambi avevano paura di interrompere quella magia che si era creata.
Le mani di Castle erano ovunque
sulla schiena di
Kate e lei aveva già iniziato a sbottonargli la camicia, ma
poi ci ripensò e si
alzò da lui.
Per un attimo Castle
pensò che lei volesse andare
via e invece Kate salì le scale e arrivata in cima gli
disse:
-“Non vieni?!”-
Castle non se lo fece ripetere.
Salì le scale due
gradini alla volta, e appena voltato l’angolo, lei era
lì ad aspettarlo.
-“Non sapevo qual
è la tua stanza!”- disse
avvicinando l’indice al labbro come una bambina piccola
quando chiede qualcosa.
Lui la spinse contro il muro e
riprese a
baciarla. Le sue labbra non riuscivano a stare lontano da quelle di
Beckett per
più di un minuto. Le sue mani scivolarono sul suo fondo
schiena, scendendo
sempre di più, costringendo una coscia di Kate a sollevarsi
e intrecciarsi
contro il bacino di Castle.
Kate dal canto suo
continuò a sbottonargli la
camicia rossa che aveva quella sera, quando sentì il proprio
bacino schiacciato
contro quello di Castle, e risentì l’eccitazione
di lui prendere forma sotto i
pantaloni. Situazione che la eccitò ancora di più.
Castle la prese per mano e la
condusse nella sua
stanza.
Era buio, soltanto la fioca luce
della luna,
illuminava debolmente la stanza, e lui stava cercando
l’interruttore, ma lei lo
bloccò, sfilandogli finalmente la camicia.
Erano lì al centro della
stanza in piedi. Kate
gli dava dei baci lungo i suoi pettorali, accarezzandoli come se
fossero la
cosa più preziosa a questo mondo. Con le mani scese fino ai
pantaloni, tolse la
cintura e li abbassò, notando quel chiaro segno di
eccitazione maschile di
Castle.
Si morse il labbro inferiore e lo
guardò dritto
negli occhi, famelica.
A quel punto Castle si rese conto
che non l’aveva
mai vista così, non era Beckett. Così sfiorandole
la guancia le chiese:
-“Ne sei
sicura?”-
Lei, che ormai si era
già tolta le scarpe, si
mise in punta di piedi e riprese a baciarlo in risposta. Lo spinse
verso il
letto. Lui ormai aveva in dosso solo i boxer mentre lei aveva ancora il
vestito.
Era seduto al centro del letto, e
lei lo
raggiunse.
Si mise cavalcioni su di lui, ma il
vestito era
davvero stretto tanto da non riuscire a muoversi bene.
-“Kate, se il vestito ti
da fastidio, si può
sempre togliere!”-
-“E allora
perché non me lo togli?”- gli sussurrò
lei all’orecchio.
Castle le posò le mani
sulle cosce, fin dove
arrivava il vestito, e piano piano lo sollevò, fino ad
arrivare ai fianchi. Con
un movimento fluido le tolse il vestito, e rimase senza fiato dallo
spettacolo
che gli si presentò davanti: Kate Beckett in un completino
intimo nero. Il
reggiseno a balconcino metteva in risalto il seno, e le mutandine di
pizzo nero
rendevano Castle ancora più eccitato.
Liberatasi di quel vestito Kate si
avvicinò di
più Castle, tanto che i loro bacini furono di nuovo
completamente attaccati, e
sentì un brivido percorrerle la schiena.
Le abbassò una spallina
del reggiseno e le baciò
la spalla. Assaporò la sua pelle morbida sulle sue labbra,
ma non gli bastava,
voleva averla tutta per sé.
Le slacciò il reggiseno
e quasi svenne al
contatto del seno di Kate con il suo petto.
Con una mano le
accarezzò la guancia, per
scendere poi sul collo continuando sulla clavicola fino ad arrivare al
seno.
Kate portò indietro la testa non riuscendo a trattenere un
gemito di piacere.
L’eccitazione fra i due era alle stelle e lei aveva voglia di
fare l’amore con
lui, non voleva aspettare ancora.
Castle passò la lingua
fra il solco dei seni per
poi passare a torturarli mentre con una mano scendeva verso il basso
ventre di
Beckett, e più la sua mano scendeva più il
respiro di Kate si faceva più affannato,
e ciò non fece altro che aumentare il desiderio di Castle.
La baciò su un fianco e
le diede un piccolo morso
che le fece solletico. Lui la guardò ridere, era
così bella!
Gli diede un piccolo bacio e con le
mani
continuava a sfiorarle i fianchi per poi sfilarle delicatamente anche
le
mutandine, continuando a darle dei baci sulle cosce arrivando fino
all’inguine.
Più la sua bocca premeva contro la sua pelle e
più la desiderava, e più il
respiro di Beckett diventava sempre più ansante.
Si guardarono e Kate decise che era
il momento di
sfilargli i suoi boxer.
Ormai non resistevano
più, così Castle si
risedette al centro del letto e lei cavalcioni su di lui.
Quando lui la
penetrò, Kate inarcò la schiena non
riuscì a soffocare un gemito di piacere, ma
Castle le chiese subito:
-“Ti…ti ho
fatto male?”-
-“…No.”-
gli sussurrò lei all’orecchio.
Nessuno le aveva mai chiesto se le
avesse fatto
male. Tutti pensavano alla prestazione e poco a lei, tranne lui. Lui le
aveva
chiesto se le avesse fatto male. Questo pensiero la fece sorridere. Era
dolce
il pensiero che lui si preoccupasse per lei.
Continuarono per tutta la notte. I
loro cuori
battevano all’impazzata e all’unisono, i loro
respiri erano irregolari. I loro
corpi sudati erano l’uno attaccato all’altro,
formando un tutt’uno. E per tutta
la notte Kate continuò a sussurragli all’orecchio
“ancora”, come una bambina
che non vuole smettere di giocare, finché raggiunsero
insieme l’apice del
piacere e caddero esausti.
Castle era ancora sveglio.
Al suo fianco, distesa
su un lato anche Kate non riusciva a prendere sonno. Aveva la schiena
completamente scoperta, le lenzuola coprivano solo alcune parti del suo
corpo.
Castle non resistette alla tentazione e iniziò ad
accarezzarle la schiena.
Prima solo con l’indice, seguiva il contorno fluido della sua
schiena, poi
continuò con il dorso della mano. La sua pelle era morbida,
setosa, liscia.
Avvicinò la sua bocca ad essa.
Kate si mosse. A sentire quei
tocchi sulla sua
pelle, e poi le labbra le provocarono delle forti emozioni. Aveva la
pelle
d’oca.
Castle continuava a baciare la sua
tenera
schiena, fin quando arrivò alla fine, qualche centimetro
sopra il sedere,
coperto dalle lenzuola.
Saettò con la lingua,
prima lentamente, poi
sempre con più passione, arrivando fino al suo fianco. Kate
inarcò la schiena
ed emise un gemito di piacere.
Castle si accorse che era sveglia e
l’attirò
ancora di più a sé. Le spostò
delicatamente i capelli, e poté ammirare la
bellezza del suo collo.
I baci sul collo avevano sempre
fatto impazzire
Kate, e Castle se ne accorse.
Lentamente Beckett ruotò
la testa verso di lui.
Voleva guardarlo negli occhi, e aveva voglia di sentire di nuovo il suo
profumo
e il suo sapore su di lei. Avvicinò le labbra alle sue,
rapendolo in un lungo e
dolce bacio. Nessuno dei due aveva la forza di staccarsi. Erano
entrambi
avvolti dal calore e dalla passione.
ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao
a tutti... I'm back...
questa volta sarà una fanfiction a capitoli anche se
precisamente non so quanti...
perdonatemi se vi sembra che abbia detto molto e troppo in fretta ma
c'è altro da dire..
lo so, lo so! ogni volta con me all'inizio è tutto molto
frenetico e veloce, ma andando avanti si capiranno meglio determinate
cose... non ci sarà un caso da seguire, primo
perchè non ne avevo uno in mente e poi perchè ho
preferito incentrare la storia su di loro...
non è ambientata in un particolare periodo del tf, diciamo
dopo la 3x15 ma non è successo il congelamento nel freezer!e
se fosse successo questo dopo l'arresto dello spacciatore in
discoteca?! XD
ho pensato a questa storia nel periodo in cui stavo male e il titolo
è anche per quello... ;)
forse questo capitolo è più da rating rosso, ma
andando avanti sarà sicuramente arancione... ditemi voi se
poi sarà il caso di cambiarlo...
ringrazio la mia Beta che mi ha pazientemente ascoltata e ha
revisionato la ff... grazie Ivo!
come sempre ringrazio anticipatamente chi leggerà la ff e
chi lascerà una recensione facendomi davvero contenta!
a presto con il prox capitolo!
Le girava
la testa, come se avesse preso una grande sbronza.
Si accorse
di essere nuda e non nel suo letto, e cosa molto più
importante non era con il
suo ragazzo. Aveva tradito Josh con Castle e ricordava tutto
perfettamente.
Scivolò via
silenziosamente dal letto, facendo attenzione a non svegliarlo.
Cercò la sua
roba, e facendo meno rumore possibile si rivestì e
uscì dalla stanza con le scarpe
in mano.
Scese al
piano di sotto, si infilò le scarpe e prese il suo cappotto
al volo, quando una
voce la bloccò:
-“Kate?”-
Beckett si
voltò e vide Martha, appena rientrata e intenta a farsi un
drink.
-“Martha…
ciao! Io… io stavo andando via!”- le rispose
Beckett, diventando sempre più
rossa in volto, e in un lampo fu fuori dalla porta senza dare il tempo
a Martha
di replicare o fare qualche strana domanda.
Aveva paura
che lui si potesse svegliare,che potesse
correrle dietro, raggiungerla e, se l'avesse fatto, non sarebbe
più riuscita ad
andare via.
Così fece
velocemente le scale e si precipitò fuori in cerca di un
taxi.
Dal canto
suo Castle si svegliò di soprassalto, come se la sua
metà gli fosse stata
strappata via, come quando due calamite vengono staccate bruscamente.
Si infilò
la vestaglia e si precipitò al piano di sotto e vi
trovò Martha con ormai il
suo drink pronto.
-“Hai visto
Beckett?”-
-“Si, si è
appena precipitata fuori da questa casa come se la stesse inseguendo un
fantasma. Eppure non mi sembrava di essere così
invadente!”-
-“Non credo
sia per te mamma.”- e detto questo anche lui si
catapultò verso la porta ma
Martha lo trattenne:
-“Lasciala
andare. Vorrà stare un po’ da sola.
Sennò sarebbe rimasta nella tua camera da
letto!”- gli disse Martha con un sorriso che lasciava
intendere molto.
Intanto
Kate era arrivata a casa sua. Si precipitò in doccia.
Voleva
lavare via il tradimento nei confronti di Josh. Non credeva ancora
possibile
che avesse appena passato la notte con Castle, che avesse fatto
l’amore con
lui, eciò
che la preoccupava di più è
che l’aveva voluto lei, anche quando aveva capito che
sarebbero finiti a letto
insieme, non si era tirata indietro. La cosa che più la
turbava era che le era
anche piaciuto.
Fare
l’amore con Castle era stato magnifico, non aveva mai provato
sensazioni
simili.
Con Josh,
era bello, ma non stupendo. Josh non era Castle.
Continuava
a domandarsi perché si era comportata così, lei
non era una di quelle che si
lasciano andare, lei era una di quelle persone che analizzano tutto con
razionalità:
“Io non
sono così.”- pensò –
“io… sono fidanzata! E… l’ho
tradito!!”-
E poi
c’erano le parole che si erano sussurrati durante la notte.
Kate non poteva
fare a meno di ricordare cosa Castle a un certo punto le aveva detto, e
lei si
era spaventata.
Pensò che
doveva a tutti i costi allontanarlo da sé e dalla sua vita.
Non per molto tempo
pensò, non riusciva neppure lei a stare lontana da lui, ma
aveva bisogno di
tempo per pensare, per riflettere e ne era sicura, Castle non le
avrebbe dato
il tempo di cui lei aveva bisogno.
Così il
giorno dopo al distretto Beckett mandò via Castle e lui, fu
costretto suo
malgrado ad accettare la situazione.
Non avrebbe
voluto urlare contro di lui. Non era arrabbiata con Castle. Ce l'aveva
con sè
stessa, per essersi lasciata andare e per aver tradito Josh.
Lei non lo
voleva tra i piedi, e averlo lì, insieme in quella stanza
gli ricordava la
notte precedente, e il senso di colpa le pesava come non mai. Non
avrebbe
voluto allontanarlo, ma aveva bisogno di pensare in
tranquillità, e con Josh in
Africa poteva farlo. Così si buttò a capofitto
sul lavoro, come aveva fatto
l’estate precedente, quando lui era andato negli Hamptons,
con Gina.
Il suo
orgoglio le aveva impedito di dimenticare, di buttarsi tutto alle
spalle.
Quell'episodio bruciava ancora nel cuore di Beckett.
Per Castle
quel mese di lontananza forzata da lei fu terribile.
Aveva
bisogno di vederla, anche solo per dirle ciao, anche se lei gli avesse
lanciato
una delle sue occhiatacce, anche se
avesse urlato contro di lui. Non
gli
importava. Tutto
sarebbe stato meglio di
quel silenzio assordante.
Doveva
assolutamente vederla. Doveva poter sentire il suo profumo alla
ciliegia,
voleva sentirlo sul suo corpo, voleva sentire il suo corpo contro
quello di
Beckett. Aveva bisogno di accarezzarle i capelli, quei morbidi e
soffici
capelli castani. Aveva bisogno di sentirla sua.
Aveva un disperato bisogno di lei.
Vagava per
la casa come un’anima in pena, in preda alla disperazione
più nera, tanto che
Martha un giorno vedendolo in quello stato esclamò:
-“Per
l’amor del cielo, Richard! Va da lei se è
così importante!”-
Così una
mattina si presentò al distretto con due caffè in
mano. Era già passato un mese
e mezzo dalla loro lite, e non si erano né visti
né sentiti.
Attendeva da troppo tempo quel
momento,
ed era nervoso come se fosse ad un primo appuntamento.
Quella sarebbe stata la prima volta che si sarebbero visti dopo quel
grande
litigio, e Castle voleva che tutto fosse perfetto, o quanto meno
normale. Non
voleva farla arrabbiare un'altra volta e rischiare che lei lo chiudesse
definitivamente fuori dalla sua vita.
Non poteva rischiare di non rivederla mai più, ma allo
stesso tempo doveva fare
qualcosa per uscire da quella situazione. Non poteva stare con le mani
in mano.
Andò dritto alla sua
scrivania, ma lei
non c’era.
Rimase a fissarla per qualche secondo, come se quel mobile potesse
dirgli dove
fosse Beckett. Lei
che era sempre lì alla sua scrivania, questa volta era vuota.
Pensò che
fosse in qualche ufficio, anche la lavagna non c’era, ma
Esposito lo raggiunse:
-“Yoh
amico! È inutile che la cerchi. Beckett è in
malattia. Ha la febbre alta da
qualche giorno!”-
-“E’
malata?”- chiese Castle preoccupato.
-“Già la
grande detective Beckett messa ko dall’influenza. Se vuoi
puoi restare con noi.
Anche noi siamo interessanti per prendere ispirazione!”- gli
rispose Ryan tutto
sorridente.
Castle
voleva andare subito da Beckett, ma aveva un po’ paura della
sua reazione, così
accettò l’invito di Ryan e stette con loro tutto
il pomeriggio.
Verso le 5
Castle voleva andare via, ma Ryan con Esposito avevano ordinato delle
pizze e
lui non voleva fare il maleducato andando via.
Ma non
aveva assolutamente voglia di stare lì al distretto con
loro. Se ci fosse stata
Beckett sarebbe stato tutto diverso, ma lei non c’era. E lui
voleva andare da
lei.
Aveva un
tic nervoso alla gamba ed Esposito lo notò.
-“Castle,
va da lei!”-
-“Non mi
vorrà vedere. Ho combinato un casino e vorrei
scusarmi!”-
-“Cosa mai
avrai combinato? Non ci sarai mica andato a letto?!”- chiese
Esposito
scherzando e prendendolo in giro.
Castle li
guardava esterrefatto e triste allo stesso tempo e non fu abbastanza
veloce da
trovare una scusa decente e Ryan ed Esposito capirono.
Castle fece
per scappare via, allontanarsi velocemente da loro due ma lo bloccarono
parandosi davanti.
-“Sei
impazzito? Cosa ti diceva il cervello?”- gli chiese Esposito.
-“Già! Non
potevi semplicemente comprarle un mazzo di fiori?”- aggiunse
Ryan.
Castle non
poté fare a meno di pensare che quei due erano davvero
protettivi con Beckett.
Lavoravano a stretto contatto da anni era normale che si volessero
molto bene,
e cercavano in tutti i modi di proteggerla.
-“Sentite,
non c’ero solo io quella notte…”-
-“No,
bello! Non provare a dare la colpa a Beckett!”- lo
bloccò Esposito.
-“Non sto…
non sto dicendo questo! Sto dicendo, che eravamo in due. Sentite, io
non sono
affatto pentito, e vorrei dirglielo, ma lei non mi parla. In
più se scopre che
voi due avete capito, mi ammazza più di quanto voglia
già fare!”-
-“Devi
parlare con lei Castle. È stata uno straccio per tutto il
mese. Anche se Josh è
tornato, lei non era per nulla felice.”- gli disse Ryan.
-“Josh è
tornato? Quando?”- chiese Castle allarmato. Nel mentre aveva
sperato che lei l’avesse
piantato.
-“Circa due
settimane fa!”-
-“I-Io devo
andare.”- disse velocemente Castle. Aveva urgente bisogno di
vederla, di
parlarle.
-“Castle!”-
lo chiamò Esposito, -“se le fai del male, se la
fai soffrire, se anche la
vediamo versare una lacrima per te, sappi che io, Lanie e Ryan, ti
daremo la
caccia, fino quando non ti troveremo, e poi non sappiamo se Alexis
avrà ancora
un padre quando finiremo con te!”- gli disse Esposito,
facendogli l’occhiolino.
Castle capì
e annuì. Anche se Esposito e Ryan scherzavano, lui non aveva
nessuna intenzione
di fare del male a Kate. Per lui era importante come l’aria,
aveva bisogno di
lei costantemente e, sapeva che anche Beckett aveva bisogno di lui.
Così si
precipitò su un taxi e diede l’indirizzo di casa
di Beckett.
Era sul
taxi, e non poteva fare a meno di chiedersi se avesse trovato il
taxista più
lento di New York, o forse era solo la sua fretta di andare da Kate.
Iniziò a
fantasticare su di loro, a come sarebbe la vita insieme a lei. Alexis
avrebbe
una figura femminile a cui appoggiarsi, oltre Martha, in caso di
bisogno, e lui
avrebbe la sua Kate per se. Vivrebbero insieme e sicuramente avrebbero
dei
figli. Probabilmente se fosse femmina Kate la vorrebbe chiamare
Johanna, come
la madre.
“Kate con
il pancione e che aspetta mio figlio sarebbe lo spettacolo
più bello della mia
vita in questo momento”- pensò Castle, ma la
frenata brusca del taxista lo
riportò alla realtà: Beckett sta con Josh e
secondo Esposito e Ryan non si sono
lasciati.
“Forse ho
corso troppo con la fantasia e lei non mi vorrà vedere mai
più. Ma io devo
sapere. Voglio sapere perché non mi parla da più
di un mese!”- continuò a
pensare Castle.
-“Fine
della corsa amico!”- gli disse il taxista.
Castle pagò
e scese velocemente dal taxi.
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
Ciao
a tutti!!
ecco
il secondo capitolo!!
come avrete potuto vedere è un capitolo di passaggio, in
parte perchè volevo che Castle soffrisse un pò
per la mancanza di Beckett, e un pò perchè volevo
dare anche un pò di spazio a Ryan con Esposito....
XD
Chiedo perdono per il titolo del capitolo... non avevo assolutamente
idea come intitolare questo capitolo di passaggio. -_-'
Sorry!!!
ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito il primo capitolo...
e ovviamente ringrazio anticipatamente chi leggerà
e lascerà un commentino... anche se è ino ino..
giusto per farmi sapere cosa ne pensate del capitolo... ;)
Era di fronte al condominio di
Beckett. Ormai era buio, e soltanto le luci dei lampioni illuminavano
le strade di New York.
Non voleva suonare al citofono. Era
sicuro che Beckett non gli avrebbe aperto. Doveva trovare un modo di
entrare senza che lei lo sapesse, o che almeno quando l'avesse
scoperto, sarebbe stato troppo tardi.
Non c'era il portiere, quindi la
possibilità di esibire il suo fascino da scrittore di
successo era appena sfumata. E poi come una visione, un'anziana signora
aprì il portoncino. Aveva le buste della spazzatura in mano
e Castle pensò che quello era un segnale
dell'universo.
-"Signora, posso darle una mano?"-
disse sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli.
Ma la vicina di Beckett pensando
che volesse derubarla iniziò a picchiarlo con il sacchetto
della spazzatura.
Castle cercò di
divincolarsi e spiegare che non aveva assolutamente cattive intenzioni.
L'unico suo scopo era andare da Kate. E aveva anche una certa fretta.
-"No, no! Signora! Sono un amico
del detective Beckett! Non voglio farle del male!"- gridò
Castle cercando con le braccia di proteggersi la faccia.
La signora si bloccò. Pensò che in effetti, uno
con una faccia così non era capace di fare del male neanche
a una mosca.
-"Oh, quella dolce e bella ragazza.
Le dico sempre che sarebbe ora che si accasasse anche lei. Non
è conveniente per una ragazza vivere da sola. Per di
più ha anche un fidanzato dottore. Io non ci penserei due
volte e lo sposerei subito!"-
Per Castle la conversazione stava
prendendo una brutta piega. Non aveva nessuna voglia di sentire un
elogio su quanto bello e bravo fosse Josh. Così
salutò cordialmente la vicina di casa si Beckett e fece
velocemente le scale, diretto al 3 piano.
Di fronte alla porta di Beckett
aspettò qualche
istante prima di suonare. L'ansia si impossessò di lui. Non
aveva pensato che forse Josh era lì con lei. D'altronde
era Josh il suo ragazzo, non lui.
Quel pensiero lo
rattristò, soprattutto perché
voleva parlare da solo con lei.
Si decise a suonare.
Avvicinò l'indice al campanello, ma non suonò.
Ormai era lì e anche se
c’era Josh poteva dire di
essere passato avendo saputo che lei stava male. Si convinse che si
trattava
solo di cortesia e gentilezza fra colleghi, o partners. Doveva crederci
lui per
primo se voleva convincere Drmotorcicle boy. In fondo lui era il suo
plucky sidekick, non poteva negargli di vederla.
Respirò profondamente e
suonò.
Aspettò più
di un minuto ma non ottenne risposta.
Suonò un'altra volta, e in quel momento la porta si
aprì e di fronte a lui
c’era Kate, pallida, visibilmente stanca e debole.
-“Oddio, vattene Castle!
Non ti voglio vedere!”-
Fece per chiudere la porta ma lui
fu più svelto e
la bloccò con un piede, tanto che riuscì ad
entrare. Beckett non aveva neppure
la forza di buttarlo fuori da casa sua.
-“Castle, sto male. Non
ho voglia di vedere
nessuno e tu sei l’ultimo della lista!”-.
Beckett voleva ferirlo, voleva
spingerlo ad
andare via. Era vero, stava male, ma non era l’ultima persona
che volesse
vedere in quel momento.
-“Dov’è
Josh?”-
-“Ha avuto
un’emergenza in ospedale.”-
-“E ti ha lasciato qui da
sola?”- chiese Castle
stizzito e completamente sconvolto dal fatto che il fidanzato dottore
di
Beckett l’avesse lasciata in quelle condizioni.
-“Castle non ho quattro
anni. Non ho bisogno
della baby-sitter! Quindi te ne puoi andare!”- gli rispose
acida.
Si girò e fece per
ritornare in camera, quando la
invase un forte senso di nausea e la testa iniziò a girarle.
Si aggrappò allo
stipite della porta, ma in pochi secondi le gambesi fecero molli e poi buio.
Castle la prese in braccio appena
in tempo prima
che cadesse per terra. Beckett era appena svenuta tra le sue braccia.
La portò in camera.
Stava davvero male.
Dolcemente le toccò la
fronte. Scottava.
Era preoccupato. Decise che sarebbe
rimasto con
lei, almeno fin quando Josh non sarebbe rientrato.
La infilò sotto le
coperte, e le mise un
fazzoletto bagnato sulla fronte.
A quel tocco gelido Kate si
risvegliò.
-“Ehi, Beckett. Come ti
senti?”-
Kate riconobbe subito quella voce,
spalancò gli
occhi e cercò di alzarsi, ma iniziò di nuovo a
girarle tutto e dovette
stendersi nuovamente.
-“No, no. Stai
giù! Sei svenuta poco fa.”-
-“Sono…
svenuta? Non mi ricordo.”-
-“Certo, eri svenuta. Ho
fatto appena in tempo a
prenderti prima che cadessi.”-
La mente di Beckett lavorava
frenetica e veloce.
Il suo battito cardiaco
accelerò vertiginosamente
al ricordo di quando era stata fra le sue braccia quella notte. Di come
si
erano desiderati e voluti. Di come lei non l’avesse rifiutato.
Il suo respiro era affannato e
Castle pensò fosse
dovuto alla febbre.
-“Ti porto un bicchiere
d’acqua.”- e corse
immediatamente a cercare dell’acqua.
Nel mentre che Castle cercava
l’acqua, Kate si
maledì per averci pensato di nuovo e con lui nella stessa
stanza per giunta.
Non poteva pensarci ancora, lei stava con Josh e questo era quanto.
Respirò a fondo, e
riuscì lentamente a calmarsi.
In quel momento Castle
ritornò con il suo
bicchiere d’acqua.
Kate lo bevve tutto d’un
sordo.
Era così fresca mentre
lei aveva così caldo.
-“Castle non
c’è bisogno che resti!”-
-“Non se ne parla! Sei
svenuta tra le mie
braccia, non posso lasciarti da sola!”-
-“Non ti preoccupare. Ho
chiamato Josh prima che
arrivassi. Stava operando ma appena avrà finito
tornerà!”-.
Castle si sentiva come se avesse
ricevuto un
pugno in piena faccia. Kate gli aveva appena detto che il suo fidanzato
sarebbe
ritornato presto a casa. Era la conferma che non si erano lasciati. Che
forse
quella notte per Kate non aveva avuto troppo significato.
“Ma ha comunque tradito
Josh”- pensò. Era una
flebile speranza ma fin quando lei non gli avesse detto di sparire per
sempre dalla sua
vita e che non provava nulla per lui, Castle sarebbe rimasto, in ogni
situazione. Per lei ci sarebbe sempre stato.
-“Ok. Resterò
qui fin quando Josh non torna. Perché
non cerchi di riposare ora?”-
Beckett non poté fare
nulla. Stava troppo male
per avere la forza di litigare con Castle o anche solo di mandarlo via.
Così si
assopì cercando di riposare quanto più
poteva.
Passarono alcune ore, ormai era
sera inoltrata e
di Josh nemmeno l’ombra.
Castle la controllava ogni quarto
d’ora per
vedere se la febbre scendeva almeno di qualche grado, ma questa
maledetta
febbre non ne voleva sapere di scendere.
Ad un certo punto Kate si
svegliò e lo vide lì
seduto su una scomoda sedia di fronte a lei intento a leggere. Aveva
preso un
suo libro dalla sua libreria ed era concentratissimo sulla lettura,
tanto da
non accorgersi che lei era sveglia.
Beckett lo studiò un
istante, e notò che aveva
gli occhiali da vista.
Era affascinante con gli occhiali,
quasi
intrigante, non l’aveva mai visto così, ma decise
comunque di stuzzicarlo un po’.
-“Castle.”- lo
chiamò.
-“Ehi. Ti sei svegliata.
Come ti senti?”- le
disse avvicinandosi al bordo del letto.
-“Stanca.”- si
sorrisero. In fondo a Kate piaceva
il fatto che lui fosse rimasto lì per lei.
-“Porti gli
occhiali?!”- gli chiese.
-“Ah, si. Ma solo per
leggere. Sono davvero
affascinante non trovi?!”-
-“In realtà mi
sembri un vecchietto!”- gli
rispose Kate non riuscendo a soffocare una risata.
Ma ciò che accadde tre
secondi dopo mandò Castle
completamente nel panico.
Beckett perse di nuovo i sensi e la
febbre si era
alzata ancora di più. Ora aveva 39.0 di febbre.
Prese il cellulare di Kate e
chiamò Josh, ma era
staccato.
A quel punto chiamò sua
madre. Ricordava che da
piccolo era successo anche a lui.
-“Richard ma dove
sei?”-
-“Sono da Beckett. Sta
molto male. Ha continui
svenimenti e la febbre alta. Ho provato a chiamare Josh ma non
risponde! E se
la portassi al pronto soccorso per una febbre ci farebbero aspettare
delle ore.
Cosa devo fare?”- gli chiese disperato.
-“Richard non sono un
medico!”-
-“Si ma ricordo che anche
a me è successo da
bambino!”-
-“Si, in effetti hai
avuto la febbre molto alta.
Ti ho fatto un bagno tiepido.”-
-“Tutto qui?”-
-“Tutto qui. Eri solo un
bambino e non potevo
darti troppe medicine. Devi assicurarti che l’acqua sia
più fredda che calda,
se vuoi almeno che scenda di qualche grado. Chiama Josh ogni 5 minuti
finché
non risponde. Deve sapere che la sua ragazza sta molto male! Io nel
mentre
chiamo il nostro medico e gli dico di precipitarsi da te!”-
-“Va bene. Grazie
mamma!”-
Quando Castle sentì
Martha pronunciare “la sua
ragazza” ebbe un tuffo al cuore. Avrebbe voluto che Kate non
fosse la ragazza
di Josh, ma la sua.
Scacciò via questi
pensieri. La cosa importate
ora era far stare meglio Kate.
Si avvicinò al letto e
notò che si era
risvegliata.
-“Forza Kate. Dobbiamo
fare un bagno!”-
ANGOLO DELL'AUTRICE:Ciao a tutte! come state? ecco
il terzo capitolo della saga. spero che vi sia piaciuto anche questo
come per gli altri due! Prima di dimenticarmi volevo
ringraziare tutti quelli che hanno recensito i primi capitoli,
perchè senza le vostre opinioni non potrei andare avanti, e
un mega grazie a che ha inserito questa ff tra le preferite e le
seguite. Non mi accorgo spesso di questi aggiornamenti quindi chiedo
perdono per non aver ringraziato prima!
ma veniamo al capitolo. Dunque
la scena con la vecchietta mi è venuta in mente oggi
perchè una mia vicina invadente mi ha chiesto per la
centesima volta: "E il fidanzato?!" e io ero lì che con un
sorriso ebete le ho risposto che dev'essere ancora nell'Isola Che Non
C'è con Peter Pan e Wendy... non credo che abbia capito la
battuta, xò grazie a lei ho pensato a una vicina invadente
di Beckett. XD
per gli occhiali da vista... ho
visto una foto di Nathan con gli occhiali e mi sono detta che in
qualche modo Beckett l'avrebbe preso sicuramente in giro.. XD
ok, il mio angolo sta diventando
+ lungo del capitolo, qndi vi lascio con la mia solita faccina con gli
occhioni dolci che vi chiede di lasciare un commentino anche in questo
capitolo (per intederci come il Gatto cn gli Stivali di Shrek!) ...
Kate si era appena risvegliata ma
era ancora in
uno stato comatoso e confuso, ma appena sentì le parole
pronunciate dallo
scrittore rispose con forza:
-“Scordatelo,
Castle!”-
Castle era davvero molto
preoccupato.
-“Hai la febbre alta,
Josh è ancora irreperibile
e il mio dottore ci impiegherà più di
mezz’ora ad arrivare. Bisogna farti
scendere la febbre adesso!”-
Kate lo guardò. Aveva
ragione, si sentiva uno schifo.
Annuì contrariata e si
alzò dal letto. A mala
pena riusciva a reggersi in piedi, così Castle la sorresse.
Il suo profumo alla ciliegia gli
invase le
narici.
Era così bello averla di
nuovo fra le sue
braccia, anche se ora era più preoccupato per la sua salute.
La accompagnò fino in
bagno e con sua enorme
sorpresa non c’era la vasca, ma solo la doccia.
-“Ok. Ce la fai da
sola?”- gli chiese Castle
gentilmente.
Non voleva che pensasse che volesse
approfittare
della situazione.
-“Si. Ce la
faccio!”-, ma non appena lui la
lasciò le gambe di Kate cedettero di nuovo, e lui fu
costretto a salvarla
un’altra volta.
-“No, Kate non ce la fai.
Sei troppo debole. Ma
devi assolutamente fare una doccia fresca o la febbre rischia di salire
ancora.”-
Detto questo Kate si
legò i capelli in modo che
non si bagnassero a contatto con l’acqua.
Castle le tolse dolcemente la
maglietta e i
pantaloni e lei lo lasciò fare, senza obiettare. Si fece
spogliare da lui, come
due amanti.
Farsi nuovamente toccare da lui e
sentire le sue
dita sfiorarle la pelle, le fecero provare di nuovo tutte quelle
sensazioni ed
emozioni che aveva provato quella notte.
Un brivido le corse lungo la
schiena.
Castle cercava di non guardarla, ma
sentiva la
sua pelle profumata sotto il suo tocco, e per lui era davvero bello
poterla
avere così vicino un’altra volta. Pensò
che era la prima volta che poteva stare
accanto a una donna senza per forza voler fare sesso con lei. Voleva
starle
accanto anche solo per guardarla respirare. Con Gina e Meredith non
aveva mai
pensato una cosa simile, le aveva sposate solo perché erano
attraenti, anche se
in quel momento pensava di esserne innamorato e che fosse la cosa
migliore da
fare.
Ma dopo aver conosciuto Beckett, si
rese conto
che fino ad allora non aveva conosciuto l’amore, ma soltanto
la passione del
momento.
Con lei era diverso. Lei era
riuscita a cambiarlo
e anche se lei non l’avrebbe mai ammesso neppure sotto
tortura, anche la
vicinanza di Castle era riuscita in qualche modo a farla aprire, a non
lottare
più con se stessa, a non sentire tutto il peso del mondo
sulle sue spalle.
-“Sei
bellissima.”- la bocca di Castle parlò per
lui. Non era riuscito a trattenersi.
Beckett sbattè
velocemente le palpebre e abbassò
lo sguardo, come vergognandosi di quel complimento. Sapeva di essere
una bella
ragazza, ma sentirselo dire da lui, la mise in imbarazzo.
-“Grazie…”-
riuscì a rispondere debolmente.
Castle si era avvicinato a lei, ma
quando stava
per toglierle il reggiseno Beckett lo bloccò:
-“No, Rick... Josh
potrebbe tornare da un momento
all’altro e sono sicura che capirebbe.”-
-“Kate, non me ne importa
nulla se Josh arriva e
ci vede così. Capisco che sia un medico, ma lui non
c’è adesso, ora che hai
bisogno di lui!”-
-“Castle…”-
-“No, è la
verità! Lui non c’è mai per
te!”-
Beckett abbassò lo
sguardo. Sapeva che Castle
aveva ragione, ma sentirselo sbattere in faccia le fece comunque
male.
Sospirò e
rispose:
-“Va bene, ma tengo la
biancheria. Dopo mi
cambierò!”- gli rispose Kate facendogli capire che
quello era un discorso
chiuso.
-“D’accordo, ma
entro anch’io nella doccia con
te.”-
-“Castle!! Dannazione,
no!!!!”-
-“Kate, non ti reggi in
piedi. Lo vedi? Sei
attaccata alle mie braccia. Non ho nessuna intenzione di lasciarti
andare per
farti cadere.”-
-“Castle, non hai un
cambio!”- tentò di
obiettare.
-“Oh ma io
entrerò nudo!”- le disse con il suo
solito sorriso malizioso.
Kate sgranò gli occhi:
-“Non se ne parla
neanche!”-
Beckett non sapeva se essere
furiosa di più con
sé stessa per non riuscire a stare da sola nella doccia o
con Castle che diceva
di non voler approfittare della situazione ma che evidentemente ci
marciava sopra.
-“Vorrei ricordarti che
mi hai già visto nudo!”-
disse Castle in un sussurro, avvicinandosi al suo orecchio.
-“E’ meglio non
ricordare, Castle! Va bene,
allora terrò gli occhi chiusi così non
vedrò nulla!”- rispose Beckett, che
sentiva il suo respiro sul collo, e arretrando di un mezzo passo da lui.
-“Come preferisci. Ma
sappi che se vuoi aprirli
sarò sempre vicino a te!”-
Kate divenne violentemente rossa ma
gli lanciò
comunque una delle sue occhiatacce.
Chiuse gli occhi nel vedere che
Castle stava
iniziando a spogliarsi.
Kate rimase immobile, nonostante
gli occhi chiusi
la testa le girava vertiginosamente e in più nella sua mente
immaginava Castle
mentre si sbottonava la camicia e lentamente faceva scivolare
giù i pantaloni
con i suoi indumenti intimi.
Non poteva pensarci. Non con lui
così vicino.
Castle l’aiutò
ad entrare nella doccia, e il
cuore di Kate iniziò a battere velocemente, sapendo lui nudo
nella sua doccia e
per di più insieme a lei.
Sentiva i muscoli delle sua braccia
sotto le sue
mani e cercava di convincersi che non provava nulla per lui, che quella
notte
era stata il frutto di tanti cocktail, l’adrenalina per
l’arresto e per ladiscoteca.
Ma in cuor suo sapeva che stava
mentendo a se stessa.
Sentì il getto freddo
dell’acqua a contatto con
la sua pelle, e nonostante non si sentisse bene, l’acqua era
un balsamo sul suo
corpo.
Pensava che la doccia fredda
potesse esserle
d’aiuto per i suoi bollenti spiriti, ma continuava pensare a
lui, nella doccia
con lei. Nudo.
Aveva un’irresistibile
voglia di aprire gli
occhi, di baciarlo e chiederle di stare con lei tutta la notte, ma si
ricordò
che esisteva Josh. Non poteva tradirlo un’altra volta, non ne
avrebbe avuto il
coraggio, e il senso di colpa sarebbe stato ancora più forte
questa volta.
Erano immersi in un completo
silenzio. Nessuno
dei due emetteva un suono.
Si udiva solo il getto
dell’acqua.
A un certo punto sentì
il tocco della spugna e
lui che cercava di rinfrescarla il più possibile.
Avvertì una mano di
Castle posarsi sulla sua
pancia, accarezzandola dolcemente, e infine quella stessa mano
scivolare sulle
sue cosce e le sue gambe.
Castle aveva sempre avuto un debole
per le sue
gambe, e poterle toccare e accarezzare un’altra volta lo
emozionò di nuovo.
Kate aprì gli occhi e
istintivamente guardò in
basso, e vide che aveva tenuto i boxer.
E allora capì che
l’aveva messa alla prova.
-“Mi hai
imbrogliato!!”-
-“Hai guardato in basso
però!”- le rispose lui
sorridente.
-“…
è stato un riflesso involontario! E poi
adesso non potrai cambiarti!”- rispose Kate visibilmente
imbarazzata.
-“Ho visto che hai
l’asciugatrice. Come ti
rivestirai tu mi sistemerò anch’io. Non
preoccuparti!”-
Kate aveva voglia i baciarlo.
Era lì, sorridente,
mezzo nudo e bagnato di
fronte a lei, che la scrutava, e Kate non poté fare a meno
di arrossire.
Le piaceva il modo in cui lui la
guardava.
Le piaceva sentirsi desiderata.
Le piaceva farsi desiderare da lui.
Sapeva che lui l’aveva
sempre voluta, un’altra
delle sue conquiste, ma quella notte, per lui non era stato soltanto
sesso, lui
le aveva sussurrato di amarla, e Kate si era spaventata.
Non sapeva perché ma
avrebbe preferito essere una
delle sue conquiste.
Quella notte non era pronta, non
ancora a farsi
amare da lui. Non era pronta a stare con lui, a scottarsi,
perché era questo
che spaventava a morte la detective: si era già scottata con
lui e non voleva
soffrire un’altra volta.
Entrambi si avvicinarono di
più. C’erano già
passati e Beckett sapeva che se l’avesse baciato non si
sarebbe fermata in
tempo. Ma la tentazione e la voglia di stare insieme era troppo forte
per tutti
e due.
Lentamente Castle fece scivolare la
sua mano
dietro la schiena di Kate, avvicinandola ancora di più, in
modo che i due corpi
aderissero perfettamente l’uno all’altro. Un
tutt’uno.
Le spostò qualche ciuffo
ribelle dietro
l’orecchio.
Non solo Kate aveva voglia di
baciarlo.
In quel mese di lontananza si erano
desiderati a
vicenda.
Non c’era bisogno di
parlare, i loro sguardi
esprimevano già tutto, la loro voglia di abbracciarsi, di
baciarsi e di stare
insieme di nuovo.
Ma qualcosa nella mente di Kate
scattò, come una
scintilla.
Non poteva, non di nuovo. E mentre
Castle la
baciava sulla guancia per poi scendere sul collo, prima che perdesse
totalmente
il controllo, Beckett a voce bassissima disse:
-“Non posso,
Rick.”-
Castle la guardò. Era
stupenda quando pronunciava
il suo nome, ma non ebbe il tempo di rispondere perché Kate
continuò:
-“E’ meglio
uscire da qui!”-
Beckett gli passò un
asciugamano:
-“Non vorrai ammalarti
anche tu!?”-
Castle prese
l’asciugamano e le rispose con un
sorriso triste:
-“No. Ti aspetto
fuori!”-
Kate dopo la doccia si sentiva un
po’ meglio.
Riuscì a reggersi in piedi da sola, e fra un giramento di
testa e l’altro
riuscì a cambiarsi. Sentiva che la febbre non era scesa di
molto e il suo
battito cardiaco era ancora molto veloce.
Sapeva che non era solo per la
febbre ma anche
per essere stata a stretto contatto con lui, nella sua doccia. Si disse
che
Josh non avrebbe dovuto sapere neanche quello. In effetti iniziava ad
avere
troppi segreti con lui, ma non voleva farlo soffrire.
E poi l’ennesima
sensazione di nausea la invase
nuovamente.
Senti l’aria chiudersi in
gola, e proprio mentre
cercava di respirare più profondamente dal suo stomaco
sentì salire un conato
di vomito.
Castle la sentì.
Spalancò la porta e la trovò
inginocchiata vicino al gabinetto, rimettendo.
-“Kate…”-
Beckett si rialzò e si
diresse verso il lavandino
con l’intenzione di lavarsi i denti.
-“Kate, tu non stai
bene!”-
-“Però…Che
occhio Castle!”-
-“No, intendo…
non è solo l’influenza!”-
-“Oh…
è stato un periodo di forte stress. Mi
passerà appena starò meglio!”-
-“Cosa? Vuoi dire che non
è la prima volta? Ti sei
fatta controllare?”-
-“Castle, il mioragazzo è un medico. È tutto
apposto!”- rispose Beckett, accennando a un
mezzo sorriso e mettendo fine a quella discussione.
Sapeva che niente era apposto, e
ciò che
nascondeva presto sarebbe venuto a galla. Ma in quel momento non poteva
pensarci.
Si rimise a letto sperando che la
stanza
smettesse di girare e nel mentre che Castle si stava asciugando il
campanello
suonò.
Si infilò la camicia e
le disse: -“Resta a letto.
Sarà il mio medico!”-
ANGOLO
DELL'AUTRICE: ciao
a tutti.. ecco a voi il 4 capitolo....spero vi sia piaciuto!! ;) non ricordo se l'avevo
detto ma durante i capitoli ci saranno delle frasi in inglese o solo in
corsivo: quelle sono le frasi che ho preso dal telefilm... dunque non ho molto da
dire in questo capitolo lascio la parola a voi... XD
grazie mille a tutti per
aver recensito i precedenti capitoli e grazie a chi leggerà
questo e lascerà la sua recensione!! *_*
A presto con il prox
capitolo che credo arriverà mercoledi o giovedì..
XD
sbaciotti a tutti...
kate24
;>
PS: vi lascio il link dove ho trovato la foto di Nathan
con gli occhiali da vista, per chi non l'avesse ancora visto... XD
http://celebrityphotosnetwork.com/galleries/nathan_fillion_pictures/nathan_fillion_129017396292968750_/nathan_fillion_129017396292968750_.html
-“Dottor Miller. La
ringrazio per essere venuto!”- disse Castle,
stringendo la mano del medico.
-“Sua madre mi ha detto
che era una cosa urgente
e mi ha dato questo indirizzo.”-
-“Si. Sono molto
preoccupato. Non le scende la
febbre e ha continui svenimenti…e poco fa ha anche rimesso.
Le ho fatto una
doccia fredda ma credo che la febbre sia scesa più di
tanto!”-
Castle era visibilmente agitato e
il medico se ne
accorse.
-“Si calmi, Richard.
Sicuramente la sua fidanzata
avrà solo preso un virus influenzale. Mi porti da
lei!”- rispose gentilmente il
medico.
-“Oh…
lei… lei non è la mia fidanzata.
Just friends. E per la sua sicurezza le
consiglio di non dire una cosa del genere di fronte a lei. Potrebbe
spararle
senza pensarci due volte!”-
Il dottor Miller guardò
Castle perplesso, ma
annuì senza proferire parola.
Castle fece strada e quando il
medico entrò si
presentò e andò subito vicino Beckett.
-“Allora, da quanto tempo
ha la febbre?”-
Kate non rispose subito.
Guardò prima Castle e
poi il medico, come se non
volesse avere Castle lì in quel momento mentre lui la
visitava.
E anche il
dottore capì.
-“Richard, ci scuseresti?
Preferisco rimanere con
la paziente da solo!”-
Il dottor Miller non aveva mai
avuto problemi ad
avere familiari lì insieme a lui durante la visita, quindi
non capiva proprio
perché dovesse uscire.
Ma in effetti lui non era un familiare e Beckett era una
persona estremamente riservata.
Così uscì
senza opporre resistenza. L’unica cosa
che gli importasse in quel momento era sapere che Beckett si sarebbe
presto
ripresa.
Chiuse la porta dietro di
sé.
Aveva voglia di
origliare, gli passò per la mente di prendere un bicchiere e
ascoltare, ma
scese e si diresse in cucina.
Se fosse rimasto lì
avrebbe cercato in tutti i
modi di ascoltare, di sapere cosa aveva Beckett e luinon voleva assolutamente invadere la sua
privacy. Se Kate aveva preferito parlare da sola con il dottore
avrà sicuramente
avuto i suoi buoni motivi.
E poi Castle
pensò.
E se si trattasse di una
malattia mortale e questi fossero i primi sintomi? E se Kate in quel
periodo
non era sotto forte stress ma stesse male sul serio, se avesse un
problema
medico? In fondo anche Ryan l’aveva detto, in quel mese che
non si erano visti
lei era uno straccio.
“Illuso a pensare che stesse male per me”.
Castle era ancora immerso nel suoi
pensieri
quando il dottor Miller lo raggiunse.
-“Come sta?
Guarirà?”-
-“Ha solo preso
un’influenza un po’ brutta.
Guarirà in pochi giorni. Le ho appena fatto
un’iniezione e deve prendere queste
per 4/5 giorni. Ora sta riposando.”- gli disse porgendogli
una scatoletta di
antibiotici.
-“Grazie dottor
Miller.”- disse gentilmente accompagnandolo alla porta.
Appena il medico andò
via, Castle si precipitò in
camera.
Beckett stava dormendo.
Si avvicinò piano, senza
fare rumore per paura che si svegliasse.
Era così bella mentre
dormiva. Castle pensò che
l’amava al punto che avrebbe potuto passare tutte le notti a
guardarla, senza
che lei lo sapesse.
Osservare il modo in cui respirava, e il modo in cui inconsapevolmente,
faceva delle buffe smorfie con le labbra mentre dormiva.
Era ormai quasi
mezzanotte.
Josh non si era
ancora fatto vivo, e l’antipatia per motorcycle boy
crebbe ancora di più in
Castle.
Aveva lasciato Kate completamente da sola, in un momento in cui lei non
stava bene, e per giunta non era la prima volta.
Lui salvava il mondo, salvava
tante persone, ma non aveva cura dell’unica persona che aveva
bisogno di lui in
quel momento. Ma ciò che Castle ignorava è che
Beckett aveva proprio la persona
che voleva al suo fianco.
Era stanco. Decise che avrebbe
dormito lì. Non
poteva lasciarla sola.
Non ora.
Voleva fargli capire che lui ci sarebbe stato
sempre per lei.
Prese una coperta e si distese
affianco a lei.
Non voleva entrare nel suo letto, non senza che lei glielo chiedesse
esplicitamente.
Le toccò la fronte.
Beckett era ancora
febbricitante.
Gli sembrava una scena
già vissuta quella notte
insieme. Beckett distesa su un fianco e lui che la osservava dormire.
Solo che
questa volta era più in ansia, più preoccupato
che il suo amore stesse così
male.
Dolcemente le accarezzò
la guancia con il dorso
della mano, e finì per sfiorarle le labbra, le sue dolci e
morbide labbra che
Castle ricordava perfettamente impresse sulle sue.
Lei continuò a dormire,
ma respirò più a fondo
come se si rendesse conto che lui l’aveva appena accarezzata.
Gli passò un braccio
intorno alla vita, e lei si
strinse ancora di più a lui, intrecciando le loro dita.
Le diede un bacio sulla guancia e
si addormentò
in un sonno profondo.
Camminava,
ma non sapeva esattamente dove si trovasse.
Il buio
e
lunghe pareti grigie lo circondavano.
Tastava
a
tentoni l’aria come se cercasse qualcosa.
Più
andava
avanti e più l’aria si faceva pesante.
Una
fitta
nebbia si addensava sotto i suoi piedi e mano a mano che andava avanti
raggiunse le sue ginocchia.
Intorno
a
lui solo freddo, desolazione, e morte.
Continuava
a guardare a destra e sinistra, percependo una strana presenza, ma non
riusciva
a vederla. Poteva avvertirla solo chiudendo gli occhi.
Un
varco si
aprì, come una porta, e dal nulla, apparve una figura
bianca, eterea. Era
bellissima e agghiacciante insieme.
Castle
si
avvicinò lentamente. Era attratto come una calamita, ma al
tempo stesso ne
aveva paura.
Era
strana,
avvolta in una misteriosa luce, che rendeva Castle cieco di fronte a
tanta
bellezza e maestosità.
E poi
la
riconobbe:
era Beckett.
La sua musa.
La sua Kate.
Correva,
ma
più cercava di avvicinarsi più lei si
allontanava, come se cercasse di
proteggerlo da qualcosa, che stava al di là di quella porta.
Non
capiva
perché gli impediva di raggiungerlo, e proprio nel momento
in cui urlò il suo
nome, più arrabbiato che mai con lei che non voleva dargli
spiegazioni, Kate
decise di tornare indietro.
Si
avvicinò.
Camminava
piano, lentamente, come se tutte le forze del suo corpo
l’avessero abbandonata.
Trascinava i piedi, e con fatica si avvicinò a lui.
Era
bianca
come un cadavere, e il camice d’ospedale la rendeva ancora
più spettrale.
Gli
prese
una mano e lui avvertì che era fredda come il ghiaccio, come
se ogni singola
goccia di sangue fosse sparita dal suo corpo, risucchiata da qualche
strana
forza.
Lo
guardò
un istante e lui fece presa sulla sua mano.
Ma
Beckett, scosse la testa e
iniziò a parlare.
Gli disse che presto non avrebbero più lavorato insieme e
risolto omicidi, che non avrebbero più passato del tempo
insieme, che lei
sarebbe andata via per sempre, in un posto in cui lui non avrebbe
potuto
raggiungerla, che nessuno avrebbe potuto stare più con lei.
Era
confuso. Lui con i suoi soldi poteva quasi tutto, perché
stavolta era diverso?
Beckett,
con una voce debole e stanca gli rispose che stava morendo.
“Sono sempre più
pallida Castle. Non lo vedi? Fra poco scomparirò per
sempre.”
-“No!
Tu
devi reagire!! Non puoi abbandonarmi!”- urlava Castle.
Ma come
un
fantasma Beckett andava via per non fare più ritorno, per
andare in un posto
lontano, proibito a chi ancora ha un cuore che batte, a chi ancora ha
sangue
caldo nel corpo.
Più
cercava
di raggiungerla e più lei si allontanava.
La sua
figura diventava sempre di più fioca, e la luce intorno a
lei si affievoliva
ogni secondo più in fretta.
Continuava
a chiamarla, non poteva andare via. Tanto valeva farsi uccidere
lì e subito per
poterla raggiungere e stare lì con lei.
Ma più la chiamava, più lei scompariva.
-“No… Kate…Stay
with me!”-
ANGOLO DELL AUTRICE: Ciaoooooo
ragazzi/eeee!!!
ecco il 5 capitolo!!!
ok alcune cose non si sono risolte o non si sono ancora scoperte...ma
abbiate fede!!
in questo capitolo ho cercato di far capire quanto Castle abbia paura
di perdere Beckett.. e probabilmente lui stesso realizza che questa
è la sua paura più grande...
nella parte in corsivo, ho cercato di ricreare la stessa atmosfera che
c'era dentro il container quando stavano congelando.. non so se ci sono
riuscita, o se mi sono solo avvicinata... o se non ci siamo proprio!
ditemi poi voi!
che altro? mi pare
di aver scritto tutto...
come sempre
ringrazio la mia Beta/Rick che legge sempre pazientemente
ciò che scrivo e anche Paola e Cate che sono sempre le prime
a leggere... :)
al prossimo
capitolo...che arriverà... o domenica o lunedì...
ditemi voi quando preferite!! XD
grazie mille a tutti
quanti, in particolare a chi legge e chi lascia sempre una recensione,
facendomi tanto felice!...
e ovviamente anche a ki l'ha inserita fra le ricordate, preferite e
seguite!
Aveva il respiro affannato
con il petto madido di sudore, come se avesse corso veramente per
inseguire
Kate. E invece erano ancora lì, entrambi abbracciati, ancora
con le mani strette
e intrecciate l’una nell’altra.
Le toccò la
fronte.
Era di nuovo calda, ma il
medico gli aveva detto di aspettare che la sua iniezione facesse
effetto.
La sua ansia e la sua
preoccupazione erano
disegnati sul suo volto.
Dolcemente le accarezzò una guancia. Non voleva
staccarsi da lei, non aveva nessuna intenzione di lasciarle la mano.
Kate
doveva assolutamente capire e realizzare che lui c’era, e ci
sarebe stato sempre.
Ma si sentiva osservato,
controllato da uno
sguardo scrutatore.
Si voltò e sulla porta
c’era Josh, bloccato come
se si sentisse di troppo in quel quadro. Come se lui fosse il terzo
incomodo.
Castle lasciò
velocemente la mano di Kate e con
altrettanta velocità balzò fuori dal letto. Non
era successo niente fra loro,
non quella sera almeno, e pensò che non doveva preoccuparsi.
Ma lo sguardo di
Josh lasciava intendere che invece aveva capito. Che ciò che
era solo un
sospetto probabilmente era la realtà.
-“Ehi… Josh!
Ho provato a chiamarti centinaia di
volte. Sono rimasto perché stava male, e non me la sono
sentita di lasciarla
sola!”- iniziò Castle, andando dritto al punto e
non nascondendo una
frecciatina davvero velenosa.
Non aveva sopportato il fatto che
lui, Josh, non
ci fosse nel momento del bisogno.
-“Ho visto poco fa le
chiamate. Come sta?”-
rispose Josh, facendo finta di non aver sentito che Castle lo stava
accusando.
Pensò che il suo sguardo precedente bastasse per farlo
sentire in colpa,
qualunque cosa fosse successa.
-“Ho chiamato il mio
medico. Sta male. È svenuta
un paio di volte e ha la febbre molto alta. Ma
dov’eri??”-
Castle moriva dalla voglia di
spaccargli il naso,
come quella volta che aveva preso a pugni uno dei mandanti
dell’omicidio della
madre di Beckett.
-“Ci sono state delle
emergenze. Non potevo
lasciare l’ospedale!”- rispose acido Josh che
iniziava a stancarsi di avere
Castle fra i piedi e sempre costantemente presente nei pensieri della
sua
ragazza.
-“Beh, anche qui
c’era un’emergenza! Cosa ci può
essere di più grave della propria ragazza che sta
male?”- esclamò Castle a voce
un po’ più alta.
Gli dava sui nervi
quell’uomo, e non solo perché
poteva essere perfetto, ma anche perché gli portava via la
sua Kate.
-“Un ragazzo di 23 anni
sbalzato dalla sua moto
perché un folle stava guidando ubriaco. Ecco cosa
c’era di importate! Kate sa che
è il mio lavoro!”-
Castle si sentì uno
schifo e guardò altrove,
mentre Josh si sedette al bordo del letto, accarezzando la guancia di
Kate.
Castle si sentì di
troppo e fece per andarsene,
ma prima voleva chiarire a Josh un punto fondamentale: avrebbe lottato
per lei,
avrebbe fatto di tutto per lei, e lui doveva sapere che la partita era
ancora
aperta. Poteva aver vinto la battaglia, ma Castle avrebbe vinto la
guerra.
Così decise di fargli
capire quanto bene
conosceva Beckett.
-“Queste me le ha date il
mio dottore. Deve
prenderle per 4 o 5 giorni.”- gli lanciò il
flaconcino con gli antibiotici e
Josh lo prese al volo:
-“Perché le ha
dato queste? Ci sono dei farmaci
più forti che la farebbero stare meglio prima!”-
rispose Josh, più a sé stesso
che a Castle.
Ma Castle continuò:
-“Non lo so. Prenditi
cura di lei. Non merita di
essere lasciata sola per tanto tempo.”-
Josh deglutì. Sapeva
dove Castle voleva andare a
parare.
-“E’ il mio
lavoro. Io salvo tante persone!”-
-“Anche lei con il suo
lavoro salva molte vite, e rischia anche la sua.
Lei si merita un uomo che ci sia sempre per lei.
Un uomo che le porti il caffè
macchiato freddo con due bustine di zucchero di canna ogni mattina. Che
le
porti dei fiori quando è triste, ma anche quando non lo
è, solo per ricordarle
che è bellissima. Che le prepari i pancakaes o qualsiasi
cosa lei desideri la
mattina, e non che debba scappare perché ha
un’operazione delicata a un
cuore!”-
-“E quel qualcuno saresti
tu Castle?”- gli chiese
Josh alzandosi dal letto infervorandosi.
-“Può
darsi!”- rispose Castle in tono di sfida.
-“Allora è
vero. A te non interessa Kate solo per
scrivere i tuoi romanzi da quattro soldi…”- ma
Castle lo interruppe.
-“Vorrei far presente che
“Heat Wave”, che tra le
varie cose è ispirato alla tua ragazza, ha raggiunto il
sesto posto della
classifica "New York Times Best
Seller List"!”- gli rispose vantandosi del suo
successo.
-“…a te Kate
interessa perché ti piace. Tu ne
sei… innamorato!”- Josh continuò,
ignorando la precedente battuta di Castle sui
suoi romanzi, e rendendosi conto che il suo sospetto invece era la
realtà.
Si fissavano negli occhi.
Nessuno dei due avrebbe abbassato
per primo lo
sguardo.
Si detestavano entrambi allo stesso
modo, ma ciò
che non capivano è che entrambi amavano la stessa
persona.
Avevano entrambi perso
la testa per lei.
-“Sappi che
lotterò per lei, Josh. Non hai ancora
vinto!”- e detto questo prese la sua giacca e fece per
andarsene ma Kate con
voce affaticata e flebile parlò:
-“No…
um…Castle… non…”-
-“Ehi…
Kate… sono qui!”- Josh si precipitò da
lei.
Beckett aprì gli occhi,
sorrise ma non vedeva
Josh. Per lei era Castle. Voleva lui al suo fianco.
Josh le prese la mano e lei
continuò a chiamarlo
Castle.
Si voltò verso di lui:
-“Sta delirando. Ha la
febbre alta!”-
-“Lo so. È
così da tutto il pomeriggio!”- rimarcò
Castle.
-“Castle… non
andare via... Stay with me!”-
continuò Kate. Nello stato in cui si trovava, non
si era accorta che Josh era affianco a lei mentre Castle osservava la
scena.
Ma quando sentì quelle
parole, le stesse parole
che aveva sognato lui, si avvicinò e le prese
l’altra mano.
-“Sono
qui,
Kate.”-
-“Thank
you… for being there.”-
-“Always!”-
-“Castle… I
just wanted you to know how much I
love you...”-
ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutti!!
ecco questo sesto capitolo...
ormai ci stiamo avvicinando alla fine e piano piano si
scoprirà tutto...
bene... in questo capitolo ritorna Josh... Motorcicle boy
c'è di nuovo ma come avete visto Castle non ha nessuna
intenzione di mollare la presa su Beckett tanto facilmente...so che
è un pò crudele chiudere il capitolo
così... però mi servirà ancora Josh...
(e poi onestamente visto che nel tf non ce ne siamo ancora liberati, mi
piace farlo soffrire un pò)
ok, lascio la parola a voi, perchè io mi sono già
dilungata abbastanza e il mio angolo sta diventando + lunguo del
capitolo...
come sempre
ringrazio tutti coloro che leggono e che pazientemente stanno
recensendo questa ff... e ovviamente anche a chi l'ha inserita nelle
ricordate, preferite e seguite...e anche a chi mi farà
sapere cosa ne pensa di questo capitolo!
-“Castle…
non andare via. Stay with me!”-
[...] -“Sono
qui,
Kate.”-
-“Thank you… for being
there.”-
-“Always!”-
-“Castle… I just wanted
you to know how much I
love you.”-
....AND NOW A NEW EPISODE...
Beckett era in pieno
delirio.
Non vedeva Josh al
suo fianco, ma solo Castle. Solo lui, la persona che c’era
sempre.
Castle spalancò la
bocca.
Di sicuro non si
sarebbe mai aspettato una confessione simile. Sapeva che Beckett gli
voleva
molto bene, ed era inutile negare la forte attrazione che
c’era fra loro, ma
non avrebbe mai pensato che lei glielo confessasse, almeno non dopo
averla
conquistata.
Castle e Josh continuavano ad
osservarsi.
Per la
prima volta Castle non sapeva cosa dire. Era rimasto senza parole.
Continuava a muovere le labbra come
se volesse
formulare una frase, ma il contatto fra cervello e parola era
momentaneamente off-line,
ancora troppo sconcertato dalle parole che aveva appena pronunciato
Beckett.
-“Mi pare ovvio che abbia
fatto la sua scelta!”-
disse infine Josh, amaramente.
-“Aspetta,
l’hai detto tu stesso, è in pieno
delirio. Probabilmente voleva dire Josh, ma avendo passato la giornata
con me
ha detto il mio nome!”-
Lo stava facendo sul serio? Stava
davvero
giustificando l’amore che aveva appena confessato Beckett
come un chiaro segno
del suo delirio?
Castle non sapeva se essere felice
e gridare a
tutto il mondo che la donna di cui era innamorato ricambiava o se fosse
stato
solo frutto della febbre alta. E in qualche modo sentiva anche un forte
senso
di colpa nei confronti di Josh. In fondo, poco prima, gli aveva
chiarito che
avrebbe lottato per Beckett e che avrebbe vinto lui.
“La battaglia
più corta del secolo” pensò Castle.
-“No, non credo che sia
solo frutto del delirio,
Castle. Ho visto come vi guardate. Vi proteggete a vicenda e, mi secca
molto
ammetterlo, ma lei pensa a te, continuamente!”-
Josh stette zitto per qualche
momento,
continuando a osservare Beckett per un ultima volta.
-“Rendila
felice!”- fece per andarsene ma poi ci
ripensò, aveva ancora qualcosa da dire a Castle.
-“Ah Castle,
un’ultima cosa…”-
Castle si voltò ma nella
sua mente tutto accadde
veloce.
Josh si era avvicinato a lui e
velocemente gli
colpì la faccia con un pugno, centrandolo fra lo zigomo e
l’occhio sinistro.
Castle arretrò di
qualche passo tenendosi con la
mano il punto dolente appena colpito, ma capì
perché Josh l’aveva fatto.
Era
arrabbiato, con lui per averle portato via Kate.
In qualche modo Kate si era
innamorata di lui e
Josh non capiva davvero perché, cosa ci potesse trovare in
uno come Castle.
Probabilmente aveva sottovalutato il loro rapporto e il loro
affiatamento
cresciuto durante gli anni di lavoro insieme, crescendo anche la loro
reciproca
protezione.
-“Beh, questo te lo
dovevo! È il prezzo da pagare
per lei!”- disse Josh.
-“Morirei per
lei!”- rispose Castle con enfasi e
guardando con intensità Beckett e sperando che in fondo
avesse sentito.
Josh
capì che Castle era davvero innamorato di lei.
Lasciò la chiave
dell’appartamento di Beckett sul comò e senza dire
nulla andò via, per non
tornare mai più nel mondo di Kate Beckett.
Castle scese in cucina in cerca di
ghiaccio da
mettere sull’occhio. Doveva ammettere che Josh aveva un buon
destro. Aprì il freezer
ma era completamente vuoto e si ricordò che Kate passava la
maggior parte della
sua giornata al distretto, non aveva sicuramente tempo per cucinare e
surgelare
cibo. Il suo, era un tempio di polistirolo.
Ritornò in camera sua e
la vide lì, riposare.
Sembrava che si fosse calmata. Il suo respiro era ritornato regolare,
probabilmente
le medicine stavano iniziando ad avere effetto, e questo
tranquillizzò Castle.
L’occhio però
gli faceva davvero male, così decise
di bagnarlo con un po’ d’acqua fresca.
Andò in bagno e gettando
una rapida occhiata alla
doccia non poté non sorridere all’idea di loro
nella doccia solo qualche ora
prima.
Lui avrebbe voluto fare l’amore con lei, ma Kate si era
tirata indietro
per Josh.
Ora non ci sarebbero stati
più problemi fra loro. Nessuna ex moglie o
nessun fidanzato in mezzo.
Solo loro: Castle e Beckett.
Si guardò allo specchio:
“Accidenti!”- pensò.
Aveva un bel segno rosso proprio sotto l’occhio. Josh
c’aveva dato dentro sul
serio e con quel pugno aveva sfogato tutta la sua rabbia repressa.
Fece un passo indietroe con un piede
urtò il cestino affianco a lui,
e tutto il suo contenuto finì per terra nel bagno di Kate.
“Fantastico!”-pensò
Castle.
Si inchinò per
raccogliere e ripulire, quando la
vide.
Riversa nel pavimento
c’era una scatoletta rosa, con un test di
gravidanza disegnato.
Rimase per qualche istante a
fissarlo a bocca
aperta, troppo sconvolto anche per fare un passo, per muovere un
muscolo.
Il suo cervello gli ordinava di
andare via, di
ripulire senza controllare nulla. Ma il suo corpo non reagiva.
E poi, istintivamente lo
prese.
Voleva sapere se
Kate era incinta.
In effetti era svenuta un paio di volte e aveva rimesso,
tutti sintomi di una gravidanza. Il medico però gli aveva
detto che era solo una
brutta influenza, magari un virus intestinale.
Ma la sua mente lavorava
frenetica.
Se non era incinta
perché avere un test di
gravidanza in casa? Rifletté un attimo.
Poteva essere benissimo di Lanie ora
che usciva con Esposito sicuramente non si limitavano ai baci e al
tenersi per
mano. Probabilmente l’aveva fatto da Kate perché
così Esposito non l’avrebbe
visto.
Ma il suo ragionamento non finì lì. Anche Kate in
quel periodo era stata
con Josh, e sicuramente si erano spinti oltre i baci e le carezze. E
anche con
lui… erano andati a letto insieme, quindi dimostrava il
fatto che anche Kate
era sessualmente attiva.
E poi il panico lo invase.
“E se fosse di Alexis?
In fondo anche lei ha un fidanzato!”- pensò
Castle. Ma si ricordò di quanto
fosse matura sua figlia e sicuramente trovandosi alla sua
età in un guaio del
genere l’avrebbe saputo. O forse no?
Magari si era confidata con Beckett e lei,
aveva mantenuto il segreto, anche perché in quel mese e
mezzo non si erano
parlati.
A quel punto sperò che
fosse di Beckett o di
Lanie.
Non sapeva che cosa fare.
Voleva controllare il
test, ma anche controllando non c’era scritto a chi
appartenesse, e al tempo
stesso non voleva invadere la privacy di nessuno.
Decise che non avrebbe guardato.
Chiuse gli occhi.
Anche se il test era nella
scatola, aveva paura che in qualche modo potesse vederlo, e sempre mantenendo gli occhi
chiusi lo buttò
nel cestino.
Rimise
tutto apposto, non voleva far capire a Kate che aveva frugato fra la
sua roba.
Beh era esattamente quello che aveva appena fatto, ma non
l’aveva fatto di
proposito. “Coincidenza” pensò.
Ritornò in
camera da lei.
Ormai erano le 4 del mattino.
Non voleva svegliarla anche se
dentro di sé moriva dalla voglia di sapere. Aveva bisogno di
sapere di chi era
il test e se era di Kate aveva bisogno di sapere se era positivo o
meno.
Doveva
a tutti i costi far capire a Kate che, in qualunque caso, qualsiasi
cosa fosse
successa, lui ci sarebbe stato.
Si sdraiò
di nuovo a fianco a lei, ma questa volta non
l’abbracciò. Voleva, voleva
davvero tenerla fra le sue braccia, sussurrarle quanto
l’amasse e tenerla
stretta a lui senza farla andare via, ma la vista del test
l’aveva sconvolto.
Castle non
riusciva proprio a stare calmo.
Si rigirava furiosamente nel letto sperando che
Beckett non si svegliasse. Dopo la giornata precedente doveva
assolutamente
riposare.
O forse,
egoisticamente, sperava che con i suoi continui rimbalzi nel letto la
svegliassero,
così da non essere solo nella sua tensione. Ma Kate
continuò a dormire come non
faceva ormai da molto tempo.
Scacciò via
il pensiero di Alexis. La sua bambina non poteva aver già
fatto un test di
gravidanza. Il solo pensiero gli fece venire la pelle d’oca e
l’ansia aumentò.
Si alzò dal
letto, prese il cellulare e scese in cucina per chiamare Alexis.
Conosceva sua
figlia e avrebbe capito tutto dal tono della voce, se era preoccupata o
in
ansia.
-“Pronto?”-
rispose una voce assonnata.
-“Ehi
tesoro! Come stai?”- disse Castle cercando di mascherare la
sua crescente
ansia.
-“Papà?”-.
Alexis si svegliò di colpo.
–“E’ successo qualcosa a Beckett? Tu stai
bene?”-
-“Si, sto
bene. E anche Beckett sta un po’ meglio.”-
-“Allora se
non è successo niente…”-
continuò Alexis senza capire perché il padre
l’avesse
svegliata alle 5 del mattino.
-“Volevo
solo farti sapere che se avessi bisogno di parlare, di qualsiasi cosa,
io ci
sono.”-
-“Papà che
ti prende? Lo so già questo.”-
-“Dico
solo, che ora che tu hai un ragazzo, potresti avere delle pressioni,
essere
convinta a fare…delle cose di cui non sei per niente
convinta e poi…poi le
conseguenze potrebbero essere molto grandi…”-
-“Papà!!”-
-“Senti
Alexis…”-
-“No,
stammi a sentire tu! Mi svegli alle 5 del mattino per dirmi di non fare
niente
di stupido con Ashley, quando tu stesso saresti il primo a
farlo??!”- urlò
Alexis al telefono tanto che Castle dovette allontanare
l’apparecchio
dall’orecchio.
-“No, no! Io
volevo solo dire… che con me puoi
parlare…”-
-“Papà sai
benissimo che non faccio certe cose. Non mi pare di non rispettare le
regole,
di rubare cavalli della polizia, nudo, e di autografare seni. Quello
sei tu!!
Se non hai fiducia in Ashley, almeno cerca di averne in me! Buona
notte!!”-
rispose Alexis arrabbiatae
chiuse il
telefono.
L’unica
cosa che Castle percepì da quella telefonata era la rabbia
di Alexis. Capì che
quel test non era il suo e sapeva di potersi fidare di lei.
Ritornò da
Beckett e riuscì a dormire per qualche ora.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti!!!
come state?
eccomi di nuovo qui con questo settimo e penultimo capitolo! la fine
è vicina! no ok questa frase fa molto scenario di guerra o
fine del mondo!! XD
ecco come avete visto in questo
capitolo Castle è un attimo paranoico... il titolo
è anche per questo! finalemente però Josh
è andato via... XD
che altro dire?! grazie mille a
tutti quanti... non so davvero come ringraziarvi per tutte le
recensioni che mi lasciate e anche solo chi legge questa ff!
ok... ora tocca a voi farmi
sapere cosa ne pensate! ;)
Era ormai
mattina e i raggi del sole entravano prepotenti dalle finestre,
arrivando fino
al letto, riscaldando le sue gambe e illuminandole il viso.
Aveva dimenticato
quanto è piacevole essere cullati dal calore dei raggi
solari, che infondono
quella sensazione di benessere e calma.
Respirò a
fondo.
Si sentiva un po’ meglio.
Si tastò la fronte e non aveva febbre. O
almeno era scesa in confronto al giorno prima.
Si mise a
sedere nel letto e affianco a lei Castle dormiva profondamente.
“E’ rimasto qui
tutta la notte?” si chiese Kate. Un sorriso spuntò
sul suo volto.
Dopo la
visita del dottore aveva dei ricordi vaghi, confusi. Nella sua testa
c’erano
solo alcuni flash, momenti della notte precedente, ma non riusciva a
metterli a
fuoco.
Aveva come
la sensazione di aver combinato un casino, di aver detto qualcosa che
non
avrebbe dovuto. Aveva la strana sensazione che quella notte aveva
involontariamente ferito qualcuno.
Osservò
Castle, e istintivamente gli accarezzò il viso.
Affondò dolcemente le dita fra
i suoi capelli. Era davvero un uomo affascinante.
Kate non capiva se era
attratta da lui per il suo fisico o per il suo essere, ma non ebbe
bisogno di
pensarci troppo. In fondo sapeva bene perché le piaceva
quell’uomo:
lui la
faceva ridere.
Da quando
aveva iniziato a seguirla per i suoi libri, la sua vita era cambiata, e
non
soltanto perché ormai il suo alter ego era in tutte le
librerie, ma perché
Castle aveva rallegrato sempre le sue giornate. In un modo o
nell’altro
riusciva sempre a strapparle un sorriso, a farla ridere.
In pochi c’erano
riusciti dopo la morte di sua madre. Ma lui era sempre stato presente.
Le era
stato vicino durante il caso della madre, e Beckett l’aveva
definito “uno di cui
mi fido”.
Anche il solo fatto di portarle il caffè la mattina, era un
gesto davvero
molto dolce.
Beckett
pensò al caffè, e subito si sentì
male. Di nuovo quella nausea che
l’accompagnava ogni mattina e gran parte della giornata, si
fece risentire.
Corse verso
il bagno. Ormai avere conati di vomito era una consuetudine per lei.
E poi sentì una mano
calda tenerle i capelli e la fronte.
-“Castle
non sei obbligato a vedere questo spettacolo!”- disse Beckett.
-“Si
invece. Tu stai male, e io voglio prendermi cura di te.”-
rispose Castle con un
sorriso dolce.
Beckett lo
fissò. Era questo che gli piaceva di lui. Il fatto che a
prescindere dalla
situazione lui c’era sempre.
Lei aveva bisogno di una persona che fosse
presente della sua vita, che ci fosse per lei e lei per lui, in modo da
immergersi insieme in una storia.
Era stanca
di vedere andare e venire Josh. Sapeva che era il suo lavoro, ma aveva
anche
lei bisogno di più da una relazione.
-“Potresti
uscire? Ho bisogno di stare un attimo da sola.”-
Castle
annuì e l’aspettò vicino al letto.
Quando
Beckett uscì dal bagno, si avvicinò a
lei.
Con una mano le sfiorò la guancia.
Aveva il viso fresco, e il fatto che riuscisse a reggersi in piedi da
sola era
un chiaro segno che era in via di guarigione.
Ma Castle aveva bisogno di
sapere. Doveva a tutti i costi sapere la verità sul quel
test. Ma non voleva
andare dritto al punto. Voleva farla confessare senza farle capire che
lui in
realtà già sapeva.
E voleva anche capire se i sentimenti che gli aveva confessato
durante la notte erano reali o semplicemente dettati dallo stato di
incoscienza. Josh ne era sicuro, ma Castle conosceva Beckett. Sapeva
che si
sarebbe tirata indietro come l’ultima volta.
Castle
percepiva che Beckett aveva paura, come se non riuscisse a fidarsi
completamente di lui. Non aveva ancora capito che l’estate
precedente Beckett
era pronta ad aprirsi a confessare finalmente i suoi sentimenti, e lui
l’aveva
rimpiazzata in meno di due giorni con Gina.
Erano
ancora l’uno di fronte all’altro, con gli sguardi
incatenati, non riuscendo e
non volendo staccarsi.
Gli occhi di Kate l’avevano sempre incantato, come se
lei, con il suo modo di guardarlo e di fissarlo intensamente, avesse il
potere
di lanciargli ogni volta un incantesimo.
-“Come ti
senti?”- le chiese dolcemente Castle.
-“Meglio.”-
mentì Kate. Aveva ancora lo stomaco sottosopra, ma capendo
che Castle stava per
contraddirla cambiò velocemente discorso:
-“Grazie per essere rimasto.”- le
sorrise Kate.
-“Sempre!”-
sorrise in rimando Castle.
A
quell’affermazione Beckett aveva la sensazione di aver
già sentito quelle
parole, come un dejà-vu.
Sbattè velocemente le palpebre e con un po’ di
fatica
riuscì a ricordare qualcosa. Ricordava di aver detto a
Castle che lo amava.
Troppo
sconvolta dal pensiero di essersi confidata e aver finalmente ammesso
ciò che
nascondeva da tanto, forse troppo tempo, lasciò la presa di
Castle e si sedette
sul letto.
Lui
continuava a fissarla, si torturava le dita, e Beckett sentiva il suo
sguardo su
lei. Alzò la testa e gli chiese:
-“Dov’è
Josh?”-
-“Kate, cosa
ricordi di questa notte?”- rispose Castle sedendosi vicino a
lei sul letto.
-“Niente!
Non c’è niente da ricordare! Io dormivo e tu sei
rimasto. Fine della storia!
Josh è ancora a lavoro?”- rispose gelida.
Si stava
chiudendo e Castle, com’era successo pochi minuti prima, si
accorse della sua
bugia. Ormai la conosceva molto bene e capiva ogni suo singolo
comportamento,
anche quando gli mentiva. Ma fece finta di nulla.
Decise che
voleva sapere prima se i suoi sentimenti erano ricambiati e se lei
avesse detto
la verità. Per ora il test doveva aspettare.
-“Ieri
notte, Josh è venuto qui. Io stavo andando via ma poi tu hai
detto delle
cose…”-
-“Delle
cose?”-
-“Andiamo
Kate!! So che ti ricordi cos’è successo. Anche se
avevi la febbre alta ti
ricorderai cosa mi hai detto!!”- Castle era piuttosto seccato
e Kate si
irrigidì ancora di più.
-“Beh,
anche se ricordassi, non è detto che ciò che
è involontariamente uscito dalla
mia bocca sia vero.”-
Beckett
mentiva, forse più a sé stessa che a
lui.
Non aveva il coraggio di ammettere
che amava veramente e profondamente Castle. Quello scrittore da
strapazzo che
la faceva sentire viva, più di quanto avesse mai fatto Josh,
o qualsiasi altro
ragazzo.
Si alzò
velocemente dal letto mettendo una certa distanza fra loro.
-“So che
non era così. Anche Josh ha capito ed è andato
via.”- rispose Castle.
-“Josh ha
sentito?”- chiese Kate e le sue guance si colorarono di rosso.
-“Tutto. Ha
capito ed è andato via.”-
-“Che
cos’hai all’occhio?”- chiese Kate notando
in quel momento il livido e sperando
di cambiare argomento. Ma l’occhio nero era una profonda
ferita all’orgoglio
maschile di Castle, e anche se pur con qualche riluttanza, rispose:
-“Una
ferita di guerra.”- sorrise.
Il sorriso
di Castle aveva sempre il potere di calmarla. O forse era semplicemente
lui.
-“Una
ferita di guerra?!”- rispose scettica Kate alzando un
sopracciglio.
-“Si… Josh,
mi ha colpito… dopo che tu hai-hai detto di…
amarmi.”-. Questa volta era serio,
come poche volte lo era stato.
Beckett si
guardò intorno, non riusciva a mantenere lo sguardo su di
lui, perché sapeva
bene che i suoi occhi l’avrebbero tradita.
-“Castle…
io avevo la febbre. Come hai potuto pensare che fossi
seria?!”- rispose Beckett
sorridendo come se stesse scherzando, ma dentro di lei, si
sentì morire.
Lui le si
avvicinò serio in volto e improvvisamente anche lei smise di
ridere.
La spinse
contro il muro, e anche questa volta com’era successo al
distretto, la ingabbiò
fra le sue braccia.
-“Perché
fai così? Perché un minuto sei dolce e il minuto
dopo torni a essere la gelida
detective che ho conosciuto tre anni fa?”-
-“Castle,
lasciami andare!”-
-“No.
Voglio prima sapere!”-
-“Non
c’è
niente da sapere.”-
-“Io credo
di si. E sai cosa ti dico? Se ieri notte non avessi detto di amarmi
probabilmente ora sarei a casa a logorarmi e a pensare a te insieme a motorcicle boy. Ma tu hai detto di
amarmi e so che è la verità. Ti prego non
allontanarmi.”- disse Castle con
enfasi.
-“Castle…”-
era più un sussurro.
Una lacrima rigò il viso di Beckett.
-“Perché
non riesci a fidarti di me?”- continuò Castle.
Ormai aveva capito qual era la
paura più profonda di Beckett.
-“Non mi
pare che sia così. Ti ho portato all’incontro con
il Detective Raglan, e gli
avevo detto che sei uno di cui mi fido!”-
-“Non
intendo per lavoro. Tu non ti fidi di me. Non ti fidi di ciò
che provo, dei
sentimenti che ho per te. Questo ti spaventa.”-
continuò Castle riuscendo a
trovare finalmente i punti in cui Kate si sentiva più
debole, più fragile.
–“Perché
sei scappata via quella notte?”-
-“E tu
perché sei andato con Gina negli Hamptons
quest’estate?”- rispose Kate
arrabbiata e con gli occhi colmi di lacrime.
-“Quindi è
per questo? È per questo che non ti fidi? Perché
ho trascorso l’estate con
Gina? Ma tu stavi con Demming... O-oppure no?”- disse Castle
continuando a
fissarla e notando il suo evidente imbarazzo.
Kate
abbassò lo sguardo.
Quello era il punto che le pesava di più: avere ammesso a
sé stessa i propri sentimenti ed averli visti infrangersi
quando lui era andato
via abbracciato a Gina.
Quella, per Kate, era ancora una
ferita aperta, che non
si era rimarginata nonostante fosse passato parecchio tempo e avesse
conosciuto
Josh. No, neppure Josh era riuscito a farle voltare pagina, non era
riuscito a
farle dimenticare Castle.
Sempre
evitando accuratamente gli occhi di Castle, Kate sussurrò:
-“No, io
avevo lasciato Tom… per venire con te negli Hamptons. Era
questo che volevo
dirti prima…”-
-“… prima
che arrivasse Gina.”- Castle finì la frase di
Beckett. Per loro era una
consuetudine finire le frasi l’uno dell’altra, come
se si completassero a
vicenda.
-“Kate,
come potevo sapere?”-
-“No, non
potevi, perché mi hai rimpiazzata in meno di due
giorni!”- gli rispose
avvelenata Beckett.
-“Mi
dispiace… ero geloso di te e Demming e ritornare con Gina mi
sembrava la cosa
più sensata in quel momento. Ma Kate, te lo prometto, ti
starò sempre accanto,
qualsiasi cosa succeda, non ti lascerò mai
più!”-
-“No
Castle, non puoi starmi accanto.”- disse Beckett tristemente
cercando di
asciugarsi le lacrime.
-“Perché?
Perché aspetti il bambino di Josh?”- rispose
Castle velocemente, e nell’
istante in cui pronunciò quelle parole, se ne
pentì amaramente.
Beckett spalancò
la bocca, e infuriata come non mai urlò contro Castle:
-“Hai
frugato tra la mia roba???”-
Beckett riuscì a
liberarsi della sua stretta, soprattutto
perché Castle aveva allentato la presa. Aveva sempre avuto
un certo timore di
Beckett, e vederla arrabbiata aumentò notevolmente la sua
paura.
-“Io non
ho… non ho frugato. Sono inciampato nel cestino e ho visto
il test!”-
-“Nessuno però
ti dava il diritto di aprirlo!!”- urlò ancora
più arrabbiata Beckett.
-“No, senti
Kate, non l’ho aperto. Ho dedotto che tu fossi incinta
perché sei svenuta
spesso e stai rimettendo in continuazione e…”-
-“E che
cosa Castle?”-
-“…e poi ho
visto lo sguardo che hai lanciato al mio medico… non mi
volevi nella stanza con
te e-e Josh ha detto che le medicine che ti ha dato non erano
abbastanza forti.
Lì ho capito che c’era qualcosa di strano. E Ryan
mi ha detto che sei stata
uno straccio in queste settimane!”-
Castle notò lo sguardo
omicida che gli aveva
rivolto Beckett, e aggiunse:
-“Immagino che comunque
fossi uno straccio
adorabile…Solo dopo ho rovesciato, accidentalmente il tuo
cestino. Credimi!”-
Beckett
sapeva che stava dicendo la verità.
Era molto da Castle arrivare alla
conclusione delle cose con i suoi ragionamenti logici. Come per gli
omicidi,
anche in quel caso aveva capito che Beckett era incinta seguendo il suo
infallibile istinto.
Così si
calmò, e annuì in silenzio dando a Castle la
possibilità di respirare, visto
che non aveva più intenzioni omicide nei suoi confronti.
Sentendosi
più sicurò Castle continuò:
-“Quindi è
vero? Sei incinta…”- chiese a voce bassa Castle.
Avevano già urlato abbastanza
e l’ultima cosa che voleva era far arrabbiare nuovamente
Beckett.
-“Castle,
pensavo che questo punto fosse già stato
chiarito!”- rispose Beckett sorridendo
freddamente.
-“E...”
–
Castle si schiarì la voce
–“…e Josh lo sa?”-
-“No… non
c’è motivo di dirglielo.”-
Kate aveva sempre lo sguardo basso.
Non riusciva a
guardarlo, ma ormai la verità stava venendo a galla e lei
stessa pensò che non poteva fare più nulla per
nascondere sia la gravidanza sia i suoi
sentimenti.
-“Kate,
Josh è il padre, deve sapere che aspetti suo
figlio!!”-
-“Castle,
non…”-
-“No. Lui
deve sapere. E sappi che io ti starò vicino,
sempre.”-
-“Non ti
importa che sia di Josh?”-
-“No, io
voglio solo starti accanto. Voglio prendermi cura di te. Voglio poter
stare con
te. E non mi importa chi sia il padre. È tuo figlio e ti
aiuterò come posso.”-
Ormai erano
di nuovo vicini, a pochi passi di distanza l’uno
dall’altra.
Kate
finalmente aveva alzato lo sguardo.
Sentire che si sarebbe preso cura
di lei e
che non gli importasse di chi fosse il bambino, la
rassicurò.
Forse Castle non
era così immaturo come lo definiva spesso. In fondo si era
appena offerto di
aiutarla, e di starle accanto, ed era proprio ciò di cui
Kate aveva bisogno,
avere qualcuno che fosse presente nella sua vita.
Finalmente
era riuscita ad aprire il suo cuore e a fidarsi di lui.
Castle era
disposto a starle accanto a costo di soffrire ogni giorno nel vedere
crescere
il figlio di un altro.
Sorrise, si
avvicinò ancora di più a lui e lo
abbracciò, come non aveva mai fatto prima. Le
sue braccia muscolose la tenevano stretta, questa volta non sarebbe
andata via.
Ma Kate
staccandosi un poco rispose:
-“Il
bambino… non è di Josh, Rick. Sono incinta di 6
settimane.”-
Castle
impallidì e balbettò:
-“S-sei
settimane? Ma è quando noi… cioè io e
te… cioè… Josh non c’era sei
settimane
fa…”- disse convinto alla fine.
-“Esatto…”-
rispose Kate.
Si sentiva un po’ come
una maestra che aiuta il suo alunno ad
arrivare alla risposta, come se lo conducesse lei alla
verità.
-“Per cui,
non può essere di Josh…”-
-“No,
infatti…”- questo gioco iniziava a essere
divertente per Kate.
Per una volta,
Castle era in evidente difficoltà verbale.
Non
riusciva a formulare un pensiero che contenesse le principali regole
grammaticali.
Nella sua
mente si riformarono tutte quelle immagini che aveva pensato il giorno
prima
sul taxi, dallo stare con Kate all’aspettare un bambino da
lei.
La guardò e
pensò che fosse bella come una fata. Come una creatura
magica.
L’aveva completamente stregato.
Con un dito
le sfiorò le labbra desideroso di poterle di nuovo avere per
sé e piano piano
avvicinò la sua bocca a quella di Kate, per avvolgerla in un
lungo e lento
bacio.
Kate gli
cinse il collo con le braccia e si abbandonò a quel dolce
bacio.
Dopo quelle
che sembrarono ore, Castle si staccò e le sollevò
la maglietta all’altezza del
seno.
Si inchinò e raggiunse la sua pancia, accarezzandola
delicatamente.
Iniziò a darle dei baci lungo tutto il suo addome ancora
piatto.
Kate lo
lasciò fare, era dolce vederlo in versione papà e
quella versione comprendeva
suo figlio, il loro bambino.
-“L’ho
sentito scalciare!”- disse Castle emozionato.
Beckett
roteò gli occhi e gli rispose:
-“Castle,
il bambino non è più grande di un
cecio!”-
Castle
sbuffò e inscenò una conversazione con la pancia
di Beckett:
-“Uuh… la
mamma è nervosetta! Non facciamola arrabbiare,
Nathan!”-
-“Nathan?!
Non chiamerò mai mio figlio così! E chi ha detto
che sarà un maschio?!”-
rispose Beckett con una finta indignazione disegnata sul volto.
Si staccò
da lui fingendosi offesa, ma Castle la afferrò per un
braccio e riportandola
vicino a sé, disse:
-“Ti amo
anch’io!”-
Kate
sorrise felice.
Ora stava
bene.
In quel momento pensava alla
famiglia che presto avrebbe formato insieme
a Castle, ad Alexis che avrebbe avuto una sorellina o un fratellino, e
a tutta
la felicità che Castle le avrebbe regalato ogni giorno.
Tutte
quelle ansie e preoccupazioni che l’avevano attanagliata per
settimane
improvvisamente erano sparite.
E il merito
era dello scrittore da strapazzo che le portava il caffè
macchiato freddo tutti le mattine.
ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciaooooooo!!!
eccomi finalmente con l'ultimo capitolo!!
devo dire che mi
mette un pò di tristezza mettere il flag su completa! sing
sing!
ok momento di tristezza terminato!! XD
allora che mi dite
di questo capitolo?! è o non è un little Castle
baby?! per il nome che ho scelto per il bambino (che poi non
è necessariamente detto che sia un maschio) ho pensato a
Nathan, perchè ormai tutti pensiamo ad Alexander, e Edgar
non mi piaceva proprio... quindi ho pensato: perchè non
mettere il nome del nostro attore preferito? (anche se il mio resta
Seamus/Ryan)...
ok sproloqui sul
capitolo a parte, vorrei davvero ringraziare di cuore chi ha recensito
pazientemente questa ff: ivi87
pilgrim81
paolakate
Kate 96
titina
cutuletta
Luna Ranesmee Lilian Cullen
Angol
Spuffy93
madeitpossible
potterfanlalla17
Amy Wendys
kinki2703
ice_cream
Luli87
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