Delirio

di Mari24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto in una Notte ***
Capitolo 2: *** Le Angosce di Castle ***
Capitolo 3: *** Beckett sta male! ***
Capitolo 4: *** Bagno... No, Doccia! ***
Capitolo 5: *** Paura di perderti... ***
Capitolo 6: *** Il Delirio di Kate! ***
Capitolo 7: *** La Paranoia di Castle ***
Capitolo 8: *** Finalmente la Verità! ***



Capitolo 1
*** Tutto in una Notte ***


Era ormai un mese e mezzo che Castle non si faceva vedere al distretto.

Così aveva voluto Beckett.

Dopo quella notte gli aveva proibito di tornare. Non voleva vederlo, non voleva sentirlo, ma ogni volta che guardava la sedia affianco a lei, si sentiva triste e sola, svuotata.

Il suo plucky sideckik non c’era più ed era stata lei a non volerlo più lì.

Kate ricordava fin troppo bene la discussione avuta con lui per quella notte.

 

-“Perché sei scappata via stamattina?”- le aveva sussurrato lui all’orecchio, in modo che nessun altro sentisse.

-“Castle! Non qui, e non ora!”- gli aveva risposto Beckett a denti stretti, dirigendosi a prendere un caffè.

Beckett si stava versando del caffè nella sua solita tazza bianca della polizia, quando Castle la raggiunse e da dietro le cinse la vita, poggiando la sua testa fra il suo collo e la sua spalla.

-“Lasciami! Se stai cercando di farmi perdere la pazienza ci stai riuscendo!”-

-“Perché sei così scontrosa? Stanotte non eri così…”-

-“Castle ti ho già detto di piantarla!”-disse Beckett allontanandosi velocemente da lui soprattutto per paura che i colleghi avessero visto quell’abbraccio.

-“No, questa volta non scappi via!”- le rispose lui trattenendola per un braccio.

-“Castle, lasciami andare!”-

Lui la fissò negli occhi, nei suoi occhi da cerbiatta, le lasciò il braccio e continuò:

-“Dobbiamo parlarne. So come sei fatta e ti stai chiudendo a riccio. Perché? Per me è stato molto bello stanotte… insieme…”-

Beckett non ci credeva. Stava davvero affrontando quella conversazione insieme a lui?

Lo trascinò in un’altra stanzetta, soprattutto perché Esposito aveva sentito qualcosa, e sbattè la porta dietro di sé.

-“Quale parte di non qui e non ora non ti è chiara?”-

Era davvero arrabbiata, Castle non l’aveva mai vista così.

Persino quando aveva toccato il caso di sua madre si era limitata a un “Abbiamo chiuso!” e non gli aveva più rivolto la parola fin quando lui non le aveva chiesto scusa. Ma questa volta, era furiosa.

Non le avrebbe permesso di chiudersi in sé, lui la amava al tal punto che quella lite gli sembrava superflua, dopo la notte appena passata.

Le si avvicinò bloccandola al muro con le braccia.

-“Perché fai così? Stanotte eri…”
-“Castle ti prego, stai zitto.”-.

Era più un sussurro, una richiesta, come se stesse cercando di dimenticare tutte le emozioni e sensazioni provate la notte precedente, con lui. Aveva il respiro accelerato, non riusciva a controllarsi in sua presenza e a non facilitare la cosa Castle continuò:

-“Stanotte… “-

-“Stanotte è stato un errore. E non si ripeterà!”-

Ma lui non ascoltando:

-“Stanotte, non avrei voluto che finisse. Eri dolcissima ed eri fra le mie braccia…”-

Kate chiuse gli occhi, aspettandosi un bacio da lui ma lui si diresse verso il suo orecchio:

-“…e quando mi sussurravi “ancora”…”-

A quel punto Beckett spalancò gli occhi  e gli diede un grosso schiaffo. Si allontanò da lui visibilmente rossa in volto. Era sconvolta. Lui che le rinfacciava il fatto di essere andati a letto insieme e i momenti di debolezza di lei. Ma aveva frainteso tutto, lui aveva solo cercato di essere dolce per farla calmare e l’unico risultato era stato quello di farla arrabbiare di più.

-“No, Kate, aspetta!”- le urlò dietro Castle con un vistoso segno rosso nella guancia, mentre lei scappava via da quella stanza più velocemente possibile.

Si girò di scatto verso di lui e urlò:

-“Castle! Go home. Go back to your Hamptons, your ex-wife, your book parties! Ok?  I’ve got work to do!”-

-“Io non devo andare negli Hamptons!”-

-“Vai dalla tua ex moglie allora!”

-“Lo sai benissimo che non sto più con Gina!”-

-“Vattene, Castle!! Non ti voglio vedere né adesso né fra qualche giorno!”- urlò Beckett con le lacrime agli occhi.

Lui rimase lì, impalato, scioccato dal fatto che Beckett lo stesse mandando via e anche se aveva il permesso del sindaco, non voleva contraddirla.

Non era sua intenzione farla soffrire. Lui voleva solo renderla felice. Ma a quanto pare Beckett non era dello stesso avviso.

Esposito si avvicinò a lui:

-“Amico che cosa le hai fatto? Non l’ho mai vista così arrabbiata. Dai retta a me. È meglio se per un po’ non ti fai vedere. Vedrai quando le sarà passata ti richiamerà lei!”-

-“Ma…”-

-“Castle… fai come ti dico.”-

Esposito gli batté una pacca sulla spalla e così Castle lasciò Kate al distretto, alla sua scrivania.

Ma non sapeva che lei stava ripensando alla notte precedente, a quella magnifica e splendida notte che avevano passato insieme.

 

Dopo aver arrestato quello spacciatore in discoteca Castle l’aveva invitata a casa sua. Martha era andata a giocare a poker e non sarebbe rientrata presto, e Alexis era a dormire da un’amica.

Le preparò un drink e si sedette insieme a lei sul divano.

Era stupenda e quel abitino che indossava, era da togliere il fiato. In discoteca mentre lei ballava e si muoveva, lui le aveva fissato il sedere. Non aveva potuto farci nulla, le aveva fissato il sedere e lei se n’era accorta ma non gli importava poi molto, lei oltretutto non sembrava neppure essersi arrabbiata più di tanto.

-“A cosa stai pensando?”-

-“A quando ballavi, prima…”-

-“O quando mi hai fissato il sedere!”- rispose Kate inarcando un sopracciglio.

Ecco appunto. Non si era ancora arrabbiata pensò Castle. Maledetta la mia lingua!

-“Già… senti, scusa… io…”-

Ma Beckett non era arrabbiata, era divertita sia dal balbettare di Castle sia perché le aveva fissato il suo di dietro.

Così si avvicinò a lui e sorridendo maliziosa gli chiese:

-“Ti ho eccitato?”-

-“Tu mi ecciti sempre!”-

Il sorriso sul volto di Kate sparì velocissimo, capendo che Castle non stava affatto giocando e nel mentre che lei ci pensava lui altrettanto velocemente avvicinò il suo viso al suo e in pochi istanti la baciò. Si erano già baciati qualche tempo prima in quel magazzino, ma stavolta era diverso. Si desideravano a vicenda.

Kate si staccò per prima e Castle la guardò cercando di capire se scusarsi o se invece lei volesse continuare.

E poi senza preavviso si sedette cavalcioni sopra di lui.

Sentiva la sua eccitazione crescere sempre di più nei suoi pantaloni, ma quel vestitino le impediva i movimenti, così iniziò nuovamente a baciarlo.

Ormai le loro lingue erano una sola cosa, ed entrambi esploravano la bocca dell’altro, senza smettere un istante, perché entrambi avevano paura di interrompere quella magia che si era creata.

Le mani di Castle erano ovunque sulla schiena di Kate e lei aveva già iniziato a sbottonargli la camicia, ma poi ci ripensò e si alzò da lui.

Per un attimo Castle pensò che lei volesse andare via e invece Kate salì le scale e arrivata in cima gli disse:

-“Non vieni?!”-

Castle non se lo fece ripetere. Salì le scale due gradini alla volta, e appena voltato l’angolo, lei era lì ad aspettarlo.

-“Non sapevo qual è la tua stanza!”- disse avvicinando l’indice al labbro come una bambina piccola quando chiede qualcosa.

Lui la spinse contro il muro e riprese a baciarla. Le sue labbra non riuscivano a stare lontano da quelle di Beckett per più di un minuto. Le sue mani scivolarono sul suo fondo schiena, scendendo sempre di più, costringendo una coscia di Kate a sollevarsi e intrecciarsi contro il bacino di Castle.

Kate dal canto suo continuò a sbottonargli la camicia rossa che aveva quella sera, quando sentì il proprio bacino schiacciato contro quello di Castle, e risentì l’eccitazione di lui prendere forma sotto i pantaloni. Situazione che la eccitò ancora di più.

Castle la prese per mano e la condusse nella sua stanza.

Era buio, soltanto la fioca luce della luna, illuminava debolmente la stanza, e lui stava cercando l’interruttore, ma lei lo bloccò, sfilandogli finalmente la camicia.

Erano lì al centro della stanza in piedi. Kate gli dava dei baci lungo i suoi pettorali, accarezzandoli come se fossero la cosa più preziosa a questo mondo. Con le mani scese fino ai pantaloni, tolse la cintura e li abbassò, notando quel chiaro segno di eccitazione maschile di Castle.

Si morse il labbro inferiore e lo guardò dritto negli occhi, famelica.

A quel punto Castle si rese conto che non l’aveva mai vista così, non era Beckett. Così sfiorandole la guancia le chiese:

-“Ne sei sicura?”-

Lei, che ormai si era già tolta le scarpe, si mise in punta di piedi e riprese a baciarlo in risposta. Lo spinse verso il letto. Lui ormai aveva in dosso solo i boxer mentre lei aveva ancora il vestito.

Era seduto al centro del letto, e lei lo raggiunse.

Si mise cavalcioni su di lui, ma il vestito era davvero stretto tanto da non riuscire a muoversi bene.

-“Kate, se il vestito ti da fastidio, si può sempre togliere!”-

-“E allora perché non me lo togli?”- gli sussurrò lei all’orecchio.

Castle le posò le mani sulle cosce, fin dove arrivava il vestito, e piano piano lo sollevò, fino ad arrivare ai fianchi. Con un movimento fluido le tolse il vestito, e rimase senza fiato dallo spettacolo che gli si presentò davanti: Kate Beckett in un completino intimo nero. Il reggiseno a balconcino metteva in risalto il seno, e le mutandine di pizzo nero rendevano Castle ancora più eccitato.

Liberatasi di quel vestito Kate si avvicinò di più Castle, tanto che i loro bacini furono di nuovo completamente attaccati, e sentì un brivido percorrerle la schiena.

Le abbassò una spallina del reggiseno e le baciò la spalla. Assaporò la sua pelle morbida sulle sue labbra, ma non gli bastava, voleva averla tutta per sé.

Le slacciò il reggiseno e quasi svenne al contatto del seno di Kate con il suo petto.

Con una mano le accarezzò la guancia, per scendere poi sul collo continuando sulla clavicola fino ad arrivare al seno. 
Kate portò indietro la testa non riuscendo a trattenere un gemito di piacere. L’eccitazione fra i due era alle stelle e lei aveva voglia di fare l’amore con lui, non voleva aspettare ancora.

Castle passò la lingua fra il solco dei seni per poi passare a torturarli mentre con una mano scendeva verso il basso ventre di Beckett, e più la sua mano scendeva più il respiro di Kate si faceva più affannato, e ciò non fece altro che aumentare il desiderio di Castle.

La baciò su un fianco e le diede un piccolo morso che le fece solletico. Lui la guardò ridere, era così bella!

Gli diede un piccolo bacio e con le mani continuava a sfiorarle i fianchi per poi sfilarle delicatamente anche le mutandine, continuando a darle dei baci sulle cosce arrivando fino all’inguine. Più la sua bocca premeva contro la sua pelle e più la desiderava, e più il respiro di Beckett diventava sempre più ansante.

Si guardarono e Kate decise che era il momento di sfilargli i suoi boxer.

Ormai non resistevano più, così Castle si risedette al centro del letto e lei cavalcioni su di lui. 
Quando lui la penetrò, Kate inarcò la schiena non riuscì a soffocare un gemito di piacere, ma Castle le chiese subito:

-“Ti…ti ho fatto male?”-

-“…No.”- gli sussurrò lei all’orecchio.

Nessuno le aveva mai chiesto se le avesse fatto male. Tutti pensavano alla prestazione e poco a lei, tranne lui. Lui le aveva chiesto se le avesse fatto male. Questo pensiero la fece sorridere. Era dolce il pensiero che lui si preoccupasse per lei.

Continuarono per tutta la notte. I loro cuori battevano all’impazzata e all’unisono, i loro respiri erano irregolari. I loro corpi sudati erano l’uno attaccato all’altro, formando un tutt’uno. E per tutta la notte Kate continuò a sussurragli all’orecchio “ancora”, come una bambina che non vuole smettere di giocare, finché raggiunsero insieme l’apice del piacere e caddero esausti.

 

Castle era ancora sveglio. 
Al suo fianco, distesa su un lato anche Kate non riusciva a prendere sonno. Aveva la schiena completamente scoperta, le lenzuola coprivano solo alcune parti del suo corpo. 
Castle non resistette alla tentazione e iniziò ad accarezzarle la schiena. Prima solo con l’indice, seguiva il contorno fluido della sua schiena, poi continuò con il dorso della mano. La sua pelle era morbida, setosa, liscia. Avvicinò la sua bocca ad essa.

Kate si mosse. A sentire quei tocchi sulla sua pelle, e poi le labbra le provocarono delle forti emozioni. Aveva la pelle d’oca.

Castle continuava a baciare la sua tenera schiena, fin quando arrivò alla fine, qualche centimetro sopra il sedere, coperto dalle lenzuola.

Saettò con la lingua, prima lentamente, poi sempre con più passione, arrivando fino al suo fianco. Kate inarcò la schiena ed emise un gemito di piacere.

Castle si accorse che era sveglia e l’attirò ancora di più a sé. Le spostò delicatamente i capelli, e poté ammirare la bellezza del suo collo. 

I baci sul collo avevano sempre fatto impazzire Kate, e Castle se ne accorse.

Lentamente Beckett ruotò la testa verso di lui. Voleva guardarlo negli occhi, e aveva voglia di sentire di nuovo il suo profumo e il suo sapore su di lei. Avvicinò le labbra alle sue, rapendolo in un lungo e dolce bacio. Nessuno dei due aveva la forza di staccarsi. Erano entrambi avvolti dal calore e dalla passione.

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutti... I'm back...

questa volta sarà una fanfiction a capitoli anche se precisamente non so quanti...
perdonatemi se vi sembra che abbia detto molto e troppo in fretta ma c'è altro da dire..
lo so, lo so! ogni volta con me all'inizio è tutto molto frenetico e veloce, ma andando avanti si capiranno meglio determinate cose... non ci sarà un caso da seguire, primo perchè non ne avevo uno in mente e poi perchè ho preferito incentrare la storia su di loro...
non è ambientata in un particolare periodo del tf, diciamo dopo la 3x15 ma non è successo il congelamento nel freezer!e se fosse successo questo dopo l'arresto dello spacciatore in discoteca?! XD

ho pensato a questa storia nel periodo in cui stavo male e il titolo è anche per quello... ;)
forse questo capitolo è più da rating rosso, ma andando avanti sarà sicuramente arancione... ditemi voi se poi sarà il caso di cambiarlo...

ringrazio la mia Beta che mi ha pazientemente ascoltata e ha revisionato la ff... grazie Ivo!
come sempre ringrazio anticipatamente chi leggerà la ff e chi lascerà una recensione facendomi davvero contenta!
a presto con il prox capitolo!

kate24 ;>

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Capitolo 2
*** Le Angosce di Castle ***


Verso le 5 Kate si svegliò di colpo.

Le girava la testa, come se avesse preso una grande sbronza.

Si accorse di essere nuda e non nel suo letto, e cosa molto più importante non era con il suo ragazzo. Aveva tradito Josh con Castle e ricordava tutto perfettamente.

Scivolò via silenziosamente dal letto, facendo attenzione a non svegliarlo. Cercò la sua roba, e facendo meno rumore possibile si rivestì e uscì dalla stanza con le scarpe in mano.

Scese al piano di sotto, si infilò le scarpe e prese il suo cappotto al volo, quando una voce la bloccò:

-“Kate?”-

Beckett si voltò e vide Martha, appena rientrata e intenta a farsi un drink.

-“Martha… ciao! Io… io stavo andando via!”- le rispose Beckett, diventando sempre più rossa in volto, e in un lampo fu fuori dalla porta senza dare il tempo a Martha di replicare o fare qualche strana domanda.

Aveva paura che lui si potesse svegliare, che potesse correrle dietro, raggiungerla e, se l'avesse fatto, non sarebbe più riuscita ad andare via.

Così fece velocemente le scale e si precipitò fuori in cerca di un taxi.

Dal canto suo Castle si svegliò di soprassalto, come se la sua metà gli fosse stata strappata via, come quando due calamite vengono staccate bruscamente. Si infilò la vestaglia e si precipitò al piano di sotto e vi trovò Martha con ormai il suo drink pronto.

-“Hai visto Beckett?”-

-“Si, si è appena precipitata fuori da questa casa come se la stesse inseguendo un fantasma. Eppure non mi sembrava di essere così invadente!”-

-“Non credo sia per te mamma.”- e detto questo anche lui si catapultò verso la porta ma Martha lo trattenne:

-“Lasciala andare. Vorrà stare un po’ da sola. Sennò sarebbe rimasta nella tua camera da letto!”- gli disse Martha con un sorriso che lasciava intendere molto.

 

Intanto Kate era arrivata a casa sua. Si precipitò in doccia.

Voleva lavare via il tradimento nei confronti di Josh. Non credeva ancora possibile che avesse appena passato la notte con Castle, che avesse fatto l’amore con lui, e  ciò che la preoccupava di più è che l’aveva voluto lei, anche quando aveva capito che sarebbero finiti a letto insieme, non si era tirata indietro. La cosa che più la turbava era che le era anche piaciuto.

Fare l’amore con Castle era stato magnifico, non aveva mai provato sensazioni simili.

Con Josh, era bello, ma non stupendo. Josh non era Castle.

Continuava a domandarsi perché si era comportata così, lei non era una di quelle che si lasciano andare, lei era una di quelle persone che analizzano tutto con razionalità:

“Io non sono così.”- pensò – “io… sono fidanzata! E… l’ho tradito!!”-

E poi c’erano le parole che si erano sussurrati durante la notte. Kate non poteva fare a meno di ricordare cosa Castle a un certo punto le aveva detto, e lei si era spaventata.

Pensò che doveva a tutti i costi allontanarlo da sé e dalla sua vita. Non per molto tempo pensò, non riusciva neppure lei a stare lontana da lui, ma aveva bisogno di tempo per pensare, per riflettere e ne era sicura, Castle non le avrebbe dato il tempo di cui lei aveva bisogno.

 

Così il giorno dopo al distretto Beckett mandò via Castle e lui, fu costretto suo malgrado ad accettare la situazione.

Non avrebbe voluto urlare contro di lui. Non era arrabbiata con Castle. Ce l'aveva con sè stessa, per essersi lasciata andare e per aver tradito Josh.

Lei non lo voleva tra i piedi, e averlo lì, insieme in quella stanza gli ricordava la notte precedente, e il senso di colpa le pesava come non mai. Non avrebbe voluto allontanarlo, ma aveva bisogno di pensare in tranquillità, e con Josh in Africa poteva farlo. Così si buttò a capofitto sul lavoro, come aveva fatto l’estate precedente, quando lui era andato negli Hamptons, con Gina.

Il suo orgoglio le aveva impedito di dimenticare, di buttarsi tutto alle spalle. Quell'episodio bruciava ancora nel cuore di Beckett.

 

Per Castle quel mese di lontananza forzata da lei fu terribile.

Aveva bisogno di vederla, anche solo per dirle ciao, anche se lei gli avesse lanciato una delle sue occhiatacce, anche se avesse urlato contro di lui.  Non gli importava. Tutto sarebbe stato meglio di quel silenzio assordante.

Doveva assolutamente vederla. Doveva poter sentire il suo profumo alla ciliegia, voleva sentirlo sul suo corpo, voleva sentire il suo corpo contro quello di Beckett. Aveva bisogno di accarezzarle i capelli, quei morbidi e soffici capelli castani. Aveva bisogno di sentirla sua.

Aveva un disperato bisogno di lei.

Vagava per la casa come un’anima in pena, in preda alla disperazione più nera, tanto che Martha un giorno vedendolo in quello stato esclamò:

-“Per l’amor del cielo, Richard! Va da lei se è così importante!”-

 

Così una mattina si presentò al distretto con due caffè in mano. Era già passato un mese e mezzo dalla loro lite, e non si erano né visti né sentiti.

Attendeva da troppo tempo quel momento, ed era nervoso come se fosse ad un primo appuntamento.
Quella sarebbe stata la prima volta che si sarebbero visti dopo quel grande litigio, e Castle voleva che tutto fosse perfetto, o quanto meno normale. Non voleva farla arrabbiare un'altra volta e rischiare che lei lo chiudesse definitivamente fuori dalla sua vita.
Non poteva rischiare di non rivederla mai più, ma allo stesso tempo doveva fare qualcosa per uscire da quella situazione. Non poteva stare con le mani in mano.

Andò dritto alla sua scrivania, ma lei non c’era.
Rimase a fissarla per qualche secondo, come se quel mobile potesse dirgli dove fosse Beckett.
Lei che era sempre lì alla sua scrivania, questa volta era vuota.

 

Pensò che fosse in qualche ufficio, anche la lavagna non c’era, ma Esposito lo raggiunse:

-“Yoh amico! È inutile che la cerchi. Beckett è in malattia. Ha la febbre alta da qualche giorno!”-

-“E’ malata?”- chiese Castle preoccupato.

-“Già la grande detective Beckett messa ko dall’influenza. Se vuoi puoi restare con noi. Anche noi siamo interessanti per prendere ispirazione!”- gli rispose Ryan tutto sorridente.

Castle voleva andare subito da Beckett, ma aveva un po’ paura della sua reazione, così accettò l’invito di Ryan e stette con loro tutto il pomeriggio.

Verso le 5 Castle voleva andare via, ma Ryan con Esposito avevano ordinato delle pizze e lui non voleva fare il maleducato andando via.

Ma non aveva assolutamente voglia di stare lì al distretto con loro. Se ci fosse stata Beckett sarebbe stato tutto diverso, ma lei non c’era. E lui voleva andare da lei.

Aveva un tic nervoso alla gamba ed Esposito lo notò.

-“Castle, va da lei!”-

-“Non mi vorrà vedere. Ho combinato un casino e vorrei scusarmi!”-

-“Cosa mai avrai combinato? Non ci sarai mica andato a letto?!”- chiese Esposito scherzando e prendendolo in giro.

Castle li guardava esterrefatto e triste allo stesso tempo e non fu abbastanza veloce da trovare una scusa decente e Ryan ed Esposito capirono.

Castle fece per scappare via, allontanarsi velocemente da loro due ma lo bloccarono parandosi davanti.

-“Sei impazzito? Cosa ti diceva il cervello?”- gli chiese Esposito.

-“Già! Non potevi semplicemente comprarle un mazzo di fiori?”- aggiunse Ryan.

Castle non poté fare a meno di pensare che quei due erano davvero protettivi con Beckett. Lavoravano a stretto contatto da anni era normale che si volessero molto bene, e cercavano in tutti i modi di proteggerla.

-“Sentite, non c’ero solo io quella notte…”-

-“No, bello! Non provare a dare la colpa a Beckett!”- lo bloccò Esposito.

-“Non sto… non sto dicendo questo! Sto dicendo, che eravamo in due. Sentite, io non sono affatto pentito, e vorrei dirglielo, ma lei non mi parla. In più se scopre che voi due avete capito, mi ammazza più di quanto voglia già fare!”-

-“Devi parlare con lei Castle. È stata uno straccio per tutto il mese. Anche se Josh è tornato, lei non era per nulla felice.”- gli disse Ryan.

-“Josh è tornato? Quando?”- chiese Castle allarmato. Nel mentre aveva sperato che lei l’avesse piantato.

-“Circa due settimane fa!”-

-“I-Io devo andare.”- disse velocemente Castle. Aveva urgente bisogno di vederla, di parlarle.

-“Castle!”- lo chiamò Esposito, -“se le fai del male, se la fai soffrire, se anche la vediamo versare una lacrima per te, sappi che io, Lanie e Ryan, ti daremo la caccia, fino quando non ti troveremo, e poi non sappiamo se Alexis avrà ancora un padre quando finiremo con te!”- gli disse Esposito, facendogli l’occhiolino.

Castle capì e annuì. Anche se Esposito e Ryan scherzavano, lui non aveva nessuna intenzione di fare del male a Kate. Per lui era importante come l’aria, aveva bisogno di lei costantemente e, sapeva che anche Beckett aveva bisogno di lui.

Così si precipitò su un taxi e diede l’indirizzo di casa di Beckett.

 

Era sul taxi, e non poteva fare a meno di chiedersi se avesse trovato il taxista più lento di New York, o forse era solo la sua fretta di andare da Kate.

Iniziò a fantasticare su di loro, a come sarebbe la vita insieme a lei. Alexis avrebbe una figura femminile a cui appoggiarsi, oltre Martha, in caso di bisogno, e lui avrebbe la sua Kate per se. Vivrebbero insieme e sicuramente avrebbero dei figli. Probabilmente se fosse femmina Kate la vorrebbe chiamare Johanna, come la madre.

“Kate con il pancione e che aspetta mio figlio sarebbe lo spettacolo più bello della mia vita in questo momento”- pensò Castle, ma la frenata brusca del taxista lo riportò alla realtà: Beckett sta con Josh e secondo Esposito e Ryan non si sono lasciati.

“Forse ho corso troppo con la fantasia e lei non mi vorrà vedere mai più. Ma io devo sapere. Voglio sapere perché non mi parla da più di un mese!”- continuò a pensare Castle.

-“Fine della corsa amico!”- gli disse il taxista.

Castle pagò e scese velocemente dal taxi.

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutti!! 

ecco il secondo capitolo!!
come avrete potuto vedere è un capitolo di passaggio, in parte perchè volevo che Castle soffrisse un pò per la mancanza di Beckett, e un pò perchè volevo dare anche un pò di spazio a Ryan con Esposito....  XD  
Chiedo perdono per il titolo del capitolo... non avevo assolutamente idea come intitolare questo capitolo di passaggio.  -_-'  
Sorry!!!

ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito il primo capitolo...  e ovviamente ringrazio anticipatamente chi leggerà e lascerà un commentino... anche se è ino ino.. giusto per farmi sapere cosa ne pensate del capitolo... ;)

a presto dunque con il prox capitolo!

kate24   ;>

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Capitolo 3
*** Beckett sta male! ***


Era di fronte al condominio di Beckett. Ormai era buio, e soltanto le luci dei lampioni illuminavano le strade di New York. 

Non voleva suonare al citofono. Era sicuro che Beckett non gli avrebbe aperto. Doveva trovare un modo di entrare senza che lei lo sapesse, o che almeno quando l'avesse scoperto, sarebbe stato troppo tardi. 

Non c'era il portiere, quindi la possibilità di esibire il suo fascino da scrittore di successo era appena sfumata. E poi come una visione, un'anziana signora aprì il portoncino. Aveva le buste della spazzatura in mano e Castle pensò che quello era un segnale dell'universo. 

-"Signora, posso darle una mano?"- disse sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli.

Ma la vicina di Beckett pensando che volesse derubarla iniziò a picchiarlo con il sacchetto della spazzatura.

Castle cercò di divincolarsi e spiegare che non aveva assolutamente cattive intenzioni. L'unico suo scopo era andare da Kate. E aveva anche una certa fretta.

-"No, no! Signora! Sono un amico del detective Beckett! Non voglio farle del male!"- gridò Castle cercando con le braccia di proteggersi la faccia.
La signora si bloccò. Pensò che in effetti, uno con una faccia così non era capace di fare del male neanche a una mosca.

-"Oh, quella dolce e bella ragazza. Le dico sempre che sarebbe ora che si accasasse anche lei. Non è conveniente per una ragazza vivere da sola. Per di più ha anche un fidanzato dottore. Io non ci penserei due volte e lo sposerei subito!"-

Per Castle la conversazione stava prendendo una brutta piega. Non aveva nessuna voglia di sentire un elogio su quanto bello e bravo fosse Josh. Così salutò cordialmente la vicina di casa si Beckett e fece velocemente le scale, diretto al 3 piano.

Di fronte alla porta di Beckett aspettò qualche istante prima di suonare. L'ansia si impossessò di lui. Non aveva pensato che forse Josh era lì con lei. D'altronde era Josh il suo ragazzo, non lui.

Quel pensiero lo rattristò, soprattutto perché voleva parlare da solo con lei. 

Si decise a suonare. Avvicinò l'indice al campanello, ma non suonò.

Ormai era lì e anche se c’era Josh poteva dire di essere passato avendo saputo che lei stava male. Si convinse che si trattava solo di cortesia e gentilezza fra colleghi, o partners. Doveva crederci lui per primo se voleva convincere Dr motorcicle boy. In fondo lui era il suo plucky sidekick, non poteva negargli di vederla.

Respirò profondamente e suonò.

Aspettò più di un minuto ma non ottenne risposta. 
Suonò un'altra volta, e in quel momento la porta si aprì e di fronte a lui c’era Kate, pallida, visibilmente stanca e debole.

-“Oddio, vattene Castle! Non ti voglio vedere!”-

Fece per chiudere la porta ma lui fu più svelto e la bloccò con un piede, tanto che riuscì ad entrare. Beckett non aveva neppure la forza di buttarlo fuori da casa sua.

-“Castle, sto male. Non ho voglia di vedere nessuno e tu sei l’ultimo della lista!”-.

Beckett voleva ferirlo, voleva spingerlo ad andare via. Era vero, stava male, ma non era l’ultima persona che volesse vedere in quel momento.

-“Dov’è Josh?”-

-“Ha avuto un’emergenza in ospedale.”-

-“E ti ha lasciato qui da sola?”- chiese Castle stizzito e completamente sconvolto dal fatto che il fidanzato dottore di Beckett l’avesse lasciata in quelle condizioni.

-“Castle non ho quattro anni. Non ho bisogno della baby-sitter! Quindi te ne puoi andare!”- gli rispose acida.

Si girò e fece per ritornare in camera, quando la invase un forte senso di nausea e la testa iniziò a girarle. Si aggrappò allo stipite della porta, ma in pochi secondi le gambe  si fecero molli e poi buio.

Castle la prese in braccio appena in tempo prima che cadesse per terra. Beckett era appena svenuta tra le sue braccia.

La portò in camera. Stava davvero male.

Dolcemente le toccò la fronte. Scottava.

Era preoccupato. Decise che sarebbe rimasto con lei, almeno fin quando Josh non sarebbe rientrato.

La infilò sotto le coperte, e le mise un fazzoletto bagnato sulla fronte.

A quel tocco gelido Kate si risvegliò.

-“Ehi, Beckett. Come ti senti?”-

Kate riconobbe subito quella voce, spalancò gli occhi e cercò di alzarsi, ma iniziò di nuovo a girarle tutto e dovette stendersi nuovamente.

-“No, no. Stai giù! Sei svenuta poco fa.”-

-“Sono… svenuta? Non mi ricordo.”-

-“Certo, eri svenuta. Ho fatto appena in tempo a prenderti prima che cadessi.”-

La mente di Beckett lavorava frenetica e veloce.

Il suo battito cardiaco accelerò vertiginosamente al ricordo di quando era stata fra le sue braccia quella notte. Di come si erano desiderati e voluti. Di come lei non l’avesse rifiutato.

Il suo respiro era affannato e Castle pensò fosse dovuto alla febbre.

-“Ti porto un bicchiere d’acqua.”- e corse immediatamente a cercare dell’acqua.

Nel mentre che Castle cercava l’acqua, Kate si maledì per averci pensato di nuovo e con lui nella stessa stanza per giunta. Non poteva pensarci ancora, lei stava con Josh e questo era quanto.

Respirò a fondo, e riuscì lentamente a calmarsi.

In quel momento Castle ritornò con il suo bicchiere d’acqua.

Kate lo bevve tutto d’un sordo.

Era così fresca mentre lei aveva così caldo.

-“Castle non c’è bisogno che resti!”-

-“Non se ne parla! Sei svenuta tra le mie braccia, non posso lasciarti da sola!”-

-“Non ti preoccupare. Ho chiamato Josh prima che arrivassi. Stava operando ma appena avrà finito tornerà!”-.

Castle si sentiva come se avesse ricevuto un pugno in piena faccia. Kate gli aveva appena detto che il suo fidanzato sarebbe ritornato presto a casa. Era la conferma che non si erano lasciati. Che forse quella notte per Kate non aveva avuto troppo significato.

“Ma ha comunque tradito Josh”- pensò. Era una flebile speranza ma fin quando lei non gli avesse detto di sparire per sempre dalla sua vita e che non provava nulla per lui, Castle sarebbe rimasto, in ogni situazione. Per lei ci sarebbe sempre stato.

-“Ok. Resterò qui fin quando Josh non torna. Perché non cerchi di riposare ora?”-

Beckett non poté fare nulla. Stava troppo male per avere la forza di litigare con Castle o anche solo di mandarlo via.

Così si assopì cercando di riposare quanto più poteva.

 

Passarono alcune ore, ormai era sera inoltrata e di Josh nemmeno l’ombra.

Castle la controllava ogni quarto d’ora per vedere se la febbre scendeva almeno di qualche grado, ma questa maledetta febbre non ne voleva sapere di scendere.

Ad un certo punto Kate si svegliò e lo vide lì seduto su una scomoda sedia di fronte a lei intento a leggere. Aveva preso un suo libro dalla sua libreria ed era concentratissimo sulla lettura, tanto da non accorgersi che lei era sveglia.

Beckett lo studiò un istante, e notò che aveva gli occhiali da vista.

Era affascinante con gli occhiali, quasi intrigante, non l’aveva mai visto così, ma decise comunque di stuzzicarlo un po’.

-“Castle.”- lo chiamò.

-“Ehi. Ti sei svegliata. Come ti senti?”- le disse avvicinandosi al bordo del letto.

-“Stanca.”- si sorrisero. In fondo a Kate piaceva il fatto che lui fosse rimasto lì per lei.

-“Porti gli occhiali?!”- gli chiese.

-“Ah, si. Ma solo per leggere. Sono davvero affascinante non trovi?!”-

-“In realtà mi sembri un vecchietto!”- gli rispose Kate non riuscendo a soffocare una risata.

Ma ciò che accadde tre secondi dopo mandò Castle completamente nel panico.

Beckett perse di nuovo i sensi e la febbre si era alzata ancora di più. Ora aveva 39.0 di febbre.

Prese il cellulare di Kate e chiamò Josh, ma era staccato.

A quel punto chiamò sua madre. Ricordava che da piccolo era successo anche a lui.

-“Richard ma dove sei?”-

-“Sono da Beckett. Sta molto male. Ha continui svenimenti e la febbre alta. Ho provato a chiamare Josh ma non risponde! E se la portassi al pronto soccorso per una febbre ci farebbero aspettare delle ore. Cosa devo fare?”- gli chiese disperato.

-“Richard non sono un medico!”-

-“Si ma ricordo che anche a me è successo da bambino!”-

-“Si, in effetti hai avuto la febbre molto alta. Ti ho fatto un bagno tiepido.”-

-“Tutto qui?”-

-“Tutto qui. Eri solo un bambino e non potevo darti troppe medicine. Devi assicurarti che l’acqua sia più fredda che calda, se vuoi almeno che scenda di qualche grado. Chiama Josh ogni 5 minuti finché non risponde. Deve sapere che la sua ragazza sta molto male! Io nel mentre chiamo il nostro medico e gli dico di precipitarsi da te!”-

-“Va bene. Grazie mamma!”-

Quando Castle sentì Martha pronunciare “la sua ragazza” ebbe un tuffo al cuore. Avrebbe voluto che Kate non fosse la ragazza di Josh, ma la sua.

Scacciò via questi pensieri. La cosa importate ora era far stare meglio Kate.

 

Si avvicinò al letto e notò che si era risvegliata.

-“Forza Kate. Dobbiamo fare un bagno!”-

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutte! come state? ecco il terzo capitolo della saga. spero che vi sia piaciuto anche questo come per gli altri due!  Prima di dimenticarmi volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito i primi capitoli, perchè senza le vostre opinioni non potrei andare avanti, e un mega grazie a che ha inserito questa ff tra le preferite e le seguite. Non mi accorgo spesso di questi aggiornamenti quindi chiedo perdono per non aver ringraziato prima!

ma veniamo al capitolo. Dunque la scena con la vecchietta mi è venuta in mente oggi perchè una mia vicina invadente mi ha chiesto per la centesima volta: "E il fidanzato?!" e io ero lì che con un sorriso ebete le ho risposto che dev'essere ancora nell'Isola Che Non C'è con Peter Pan e Wendy... non credo che abbia capito la battuta, xò grazie a lei ho pensato a una vicina invadente di Beckett.  XD 

per gli occhiali da vista... ho visto una foto di Nathan con gli occhiali e mi sono detta che in qualche modo Beckett l'avrebbe preso sicuramente in giro.. XD 

ok, il mio angolo sta diventando + lungo del capitolo, qndi vi lascio con la mia solita faccina con gli occhioni dolci che vi chiede di lasciare un commentino anche in questo capitolo (per intederci come il Gatto cn gli Stivali di Shrek!) ...

al prossimo capitolo!

a presto...

Kate24  ;>

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Capitolo 4
*** Bagno... No, Doccia! ***


-“Forza Kate. Dobbiamo fare un bagno!”-

Kate si era appena risvegliata ma era ancora in uno stato comatoso e confuso, ma appena sentì le parole pronunciate dallo scrittore rispose con forza:

-“Scordatelo, Castle!”-

Castle era davvero molto preoccupato.

-“Hai la febbre alta, Josh è ancora irreperibile e il mio dottore ci impiegherà più di mezz’ora ad arrivare. Bisogna farti scendere la febbre adesso!”-

Kate lo guardò. Aveva ragione, si sentiva uno schifo.

Annuì contrariata e si alzò dal letto. A mala pena riusciva a reggersi in piedi, così Castle la sorresse.

Il suo profumo alla ciliegia gli invase le narici.

Era così bello averla di nuovo fra le sue braccia, anche se ora era più preoccupato per la sua salute.

La accompagnò fino in bagno e con sua enorme sorpresa non c’era la vasca, ma solo la doccia.

 

-“Ok. Ce la fai da sola?”- gli chiese Castle gentilmente.

Non voleva che pensasse che volesse approfittare della situazione.

-“Si. Ce la faccio!”-, ma non appena lui la lasciò le gambe di Kate cedettero di nuovo, e lui fu costretto a salvarla un’altra volta.

-“No, Kate non ce la fai. Sei troppo debole. Ma devi assolutamente fare una doccia fresca o la febbre rischia di salire ancora.”-

Detto questo Kate si legò i capelli in modo che non si bagnassero a contatto con l’acqua.

Castle le tolse dolcemente la maglietta e i pantaloni e lei lo lasciò fare, senza obiettare. Si fece spogliare da lui, come due amanti.

Farsi nuovamente toccare da lui e sentire le sue dita sfiorarle la pelle, le fecero provare di nuovo tutte quelle sensazioni ed emozioni che aveva provato quella notte.

Un brivido le corse lungo la schiena.

Castle cercava di non guardarla, ma sentiva la sua pelle profumata sotto il suo tocco, e per lui era davvero bello poterla avere così vicino un’altra volta. Pensò che era la prima volta che poteva stare accanto a una donna senza per forza voler fare sesso con lei. Voleva starle accanto anche solo per guardarla respirare. Con Gina e Meredith non aveva mai pensato una cosa simile, le aveva sposate solo perché erano attraenti, anche se in quel momento pensava di esserne innamorato e che fosse la cosa migliore da fare.

Ma dopo aver conosciuto Beckett, si rese conto che fino ad allora non aveva conosciuto l’amore, ma soltanto la passione del momento.

Con lei era diverso. Lei era riuscita a cambiarlo e anche se lei non l’avrebbe mai ammesso neppure sotto tortura, anche la vicinanza di Castle era riuscita in qualche modo a farla aprire, a non lottare più con se stessa, a non sentire tutto il peso del mondo sulle sue spalle.

 

-“Sei bellissima.”- la bocca di Castle parlò per lui. Non era riuscito a trattenersi.

Beckett sbattè velocemente le palpebre e abbassò lo sguardo, come vergognandosi di quel complimento. Sapeva di essere una bella ragazza, ma sentirselo dire da lui, la mise in imbarazzo.

-“Grazie…”- riuscì a rispondere debolmente.

Castle si era avvicinato a lei, ma quando stava per toglierle il reggiseno Beckett lo bloccò:

-“No, Rick... Josh potrebbe tornare da un momento all’altro e sono sicura che capirebbe.”-

-“Kate, non me ne importa nulla se Josh arriva e ci vede così. Capisco che sia un medico, ma lui non c’è adesso, ora che hai bisogno di lui!”-

-“Castle…”-

-“No, è la verità! Lui non c’è mai per te!”-

Beckett abbassò lo sguardo. Sapeva che Castle aveva ragione, ma sentirselo sbattere in faccia le fece comunque male. 
Sospirò e rispose:

-“Va bene, ma tengo la biancheria. Dopo mi cambierò!”- gli rispose Kate facendogli capire che quello era un discorso chiuso.

-“D’accordo, ma entro anch’io nella doccia con te.”-

-“Castle!! Dannazione, no!!!!”-

-“Kate, non ti reggi in piedi. Lo vedi? Sei attaccata alle mie braccia. Non ho nessuna intenzione di lasciarti andare per farti cadere.”-

-“Castle, non hai un cambio!”- tentò di obiettare.

-“Oh ma io entrerò nudo!”- le disse con il suo solito sorriso malizioso.

Kate sgranò gli occhi: -“Non se ne parla neanche!”-

Beckett non sapeva se essere furiosa di più con sé stessa per non riuscire a stare da sola nella doccia o con Castle che diceva di non voler approfittare della situazione ma che evidentemente ci marciava sopra.

-“Vorrei ricordarti che mi hai già visto nudo!”- disse Castle in un sussurro, avvicinandosi al suo orecchio.

-“E’ meglio non ricordare, Castle! Va bene, allora terrò gli occhi chiusi così non vedrò nulla!”- rispose Beckett, che sentiva il suo respiro sul collo, e arretrando di un mezzo passo da lui.

-“Come preferisci. Ma sappi che se vuoi aprirli sarò sempre vicino a te!”-

Kate divenne violentemente rossa ma gli lanciò comunque una delle sue occhiatacce.

Chiuse gli occhi nel vedere che Castle stava iniziando a spogliarsi.

Kate rimase immobile, nonostante gli occhi chiusi la testa le girava vertiginosamente e in più nella sua mente immaginava Castle mentre si sbottonava la camicia e lentamente faceva scivolare giù i pantaloni con i suoi indumenti intimi.

Non poteva pensarci. Non con lui così vicino.

 

Castle l’aiutò ad entrare nella doccia, e il cuore di Kate iniziò a battere velocemente, sapendo lui nudo nella sua doccia e per di più insieme a lei.

Sentiva i muscoli delle sua braccia sotto le sue mani e cercava di convincersi che non provava nulla per lui, che quella notte era stata il frutto di tanti cocktail, l’adrenalina per l’arresto e per la  discoteca. Ma in cuor suo sapeva che stava mentendo a se stessa.

Sentì il getto freddo dell’acqua a contatto con la sua pelle, e nonostante non si sentisse bene, l’acqua era un balsamo sul suo corpo.

Pensava che la doccia fredda potesse esserle d’aiuto per i suoi bollenti spiriti, ma continuava pensare a lui, nella doccia con lei. Nudo.

Aveva un’irresistibile voglia di aprire gli occhi, di baciarlo e chiederle di stare con lei tutta la notte, ma si ricordò che esisteva Josh. Non poteva tradirlo un’altra volta, non ne avrebbe avuto il coraggio, e il senso di colpa sarebbe stato ancora più forte questa volta.

 

Erano immersi in un completo silenzio. Nessuno dei due emetteva un suono.

Si udiva solo il getto dell’acqua.

A un certo punto sentì il tocco della spugna e lui che cercava di rinfrescarla il più possibile.

Avvertì una mano di Castle posarsi sulla sua pancia, accarezzandola dolcemente, e infine quella stessa mano scivolare sulle sue cosce e le sue gambe.

Castle aveva sempre avuto un debole per le sue gambe, e poterle toccare e accarezzare un’altra volta lo emozionò di nuovo.

Kate aprì gli occhi e istintivamente guardò in basso, e vide che aveva tenuto i boxer.

E allora capì che l’aveva messa alla prova.

-“Mi hai imbrogliato!!”-

-“Hai guardato in basso però!”- le rispose lui sorridente.

-“… è stato un riflesso involontario! E poi adesso non potrai cambiarti!”- rispose Kate visibilmente imbarazzata.

-“Ho visto che hai l’asciugatrice. Come ti rivestirai tu mi sistemerò anch’io. Non preoccuparti!”-

 

Kate aveva voglia i baciarlo.

Era lì, sorridente, mezzo nudo e bagnato di fronte a lei, che la scrutava, e Kate non poté fare a meno di arrossire.

Le piaceva il modo in cui lui la guardava.

Le piaceva sentirsi desiderata.

Le piaceva farsi desiderare da lui.

Sapeva che lui l’aveva sempre voluta, un’altra delle sue conquiste, ma quella notte, per lui non era stato soltanto sesso, lui le aveva sussurrato di amarla, e Kate si era spaventata.

Non sapeva perché ma avrebbe preferito essere una delle sue conquiste.

Quella notte non era pronta, non ancora a farsi amare da lui. Non era pronta a stare con lui, a scottarsi, perché era questo che spaventava a morte la detective: si era già scottata con lui e non voleva soffrire un’altra volta.

 

Entrambi si avvicinarono di più. C’erano già passati e Beckett sapeva che se l’avesse baciato non si sarebbe fermata in tempo. Ma la tentazione e la voglia di stare insieme era troppo forte per tutti e due.

Lentamente Castle fece scivolare la sua mano dietro la schiena di Kate, avvicinandola ancora di più, in modo che i due corpi aderissero perfettamente l’uno all’altro. Un tutt’uno.

Le spostò qualche ciuffo ribelle dietro l’orecchio.

Non solo Kate aveva voglia di baciarlo.

In quel mese di lontananza si erano desiderati a vicenda.

Non c’era bisogno di parlare, i loro sguardi esprimevano già tutto, la loro voglia di abbracciarsi, di baciarsi e di stare insieme di nuovo.

Ma qualcosa nella mente di Kate scattò, come una scintilla.

Non poteva, non di nuovo. E mentre Castle la baciava sulla guancia per poi scendere sul collo, prima che perdesse totalmente il controllo, Beckett a voce bassissima disse:

-“Non posso, Rick.”-

Castle la guardò. Era stupenda quando pronunciava il suo nome, ma non ebbe il tempo di rispondere perché Kate continuò:

-“E’ meglio uscire da qui!”-

Beckett gli passò un asciugamano:

-“Non vorrai ammalarti anche tu!?”-

Castle prese l’asciugamano e le rispose con un sorriso triste:

-“No. Ti aspetto fuori!”-

 

Kate dopo la doccia si sentiva un po’ meglio. Riuscì a reggersi in piedi da sola, e fra un giramento di testa e l’altro riuscì a cambiarsi. Sentiva che la febbre non era scesa di molto e il suo battito cardiaco era ancora molto veloce.

Sapeva che non era solo per la febbre ma anche per essere stata a stretto contatto con lui, nella sua doccia. Si disse che Josh non avrebbe dovuto sapere neanche quello. In effetti iniziava ad avere troppi segreti con lui, ma non voleva farlo soffrire.

E poi l’ennesima sensazione di nausea la invase nuovamente.

Senti l’aria chiudersi in gola, e proprio mentre cercava di respirare più profondamente dal suo stomaco sentì salire un conato di vomito.

Castle la sentì. Spalancò la porta e la trovò inginocchiata vicino al gabinetto, rimettendo.

-“Kate…”-

Beckett si rialzò e si diresse verso il lavandino con l’intenzione di lavarsi i denti.

-“Kate, tu non stai bene!”-

-“Però…Che occhio Castle!”-

-“No, intendo… non è solo l’influenza!”-

-“Oh… è stato un periodo di forte stress. Mi passerà appena starò meglio!”-

-“Cosa? Vuoi dire che non è la prima volta? Ti sei fatta controllare?”-

-“Castle, il mio  ragazzo è un medico. È tutto apposto!”- rispose Beckett, accennando a un mezzo sorriso e mettendo fine a quella discussione.

Sapeva che niente era apposto, e ciò che nascondeva presto sarebbe venuto a galla. Ma in quel momento non poteva pensarci.

Si rimise a letto sperando che la stanza smettesse di girare e nel mentre che Castle si stava asciugando il campanello suonò.

Si infilò la camicia e le disse: -“Resta a letto. Sarà il mio medico!”-

ANGOLO DELL'AUTRICE: ciao a tutti.. ecco a voi il 4 capitolo....spero vi sia piaciuto!! ;)
non ricordo se l'avevo detto ma durante i capitoli ci saranno delle frasi in inglese o solo in corsivo: quelle sono le frasi che ho preso dal telefilm...
dunque non ho molto da dire in questo capitolo lascio la parola a voi... XD

grazie mille a tutti per aver recensito i precedenti capitoli e grazie a chi leggerà questo e lascerà la sua recensione!! *_*

A presto con il prox capitolo che credo arriverà mercoledi o giovedì.. XD

sbaciotti a tutti...

kate24  ;>

PS: vi lascio il link dove ho trovato la foto di Nathan con gli occhiali da vista, per chi non l'avesse ancora visto... XD
http://celebrityphotosnetwork.com/galleries/nathan_fillion_pictures/nathan_fillion_129017396292968750_/nathan_fillion_129017396292968750_.html

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Capitolo 5
*** Paura di perderti... ***


-“Dottor Miller. La ringrazio per essere venuto!”- disse Castle, stringendo la mano del medico.

-“Sua madre mi ha detto che era una cosa urgente e mi ha dato questo indirizzo.”-

-“Si. Sono molto preoccupato. Non le scende la febbre e ha continui svenimenti…e poco fa ha anche rimesso. Le ho fatto una doccia fredda ma credo che la febbre sia scesa più di tanto!”- 

Castle era visibilmente agitato e il medico se ne accorse.

-“Si calmi, Richard. Sicuramente la sua fidanzata avrà solo preso un virus influenzale. Mi porti da lei!”- rispose gentilmente il medico.

-“Oh… lei… lei non è la mia fidanzata. Just friends. E per la sua sicurezza le consiglio di non dire una cosa del genere di fronte a lei. Potrebbe spararle senza pensarci due volte!”-

Il dottor Miller guardò Castle perplesso, ma annuì senza proferire parola.

 

Castle fece strada e quando il medico entrò si presentò e andò subito vicino Beckett.

-“Allora, da quanto tempo ha la febbre?”-

Kate non rispose subito.

Guardò prima Castle e poi il medico, come se non volesse avere Castle lì in quel momento mentre lui la visitava. 
E anche il dottore capì.

-“Richard, ci scuseresti? Preferisco rimanere con la paziente da solo!”-

-“Oh… si, certo!”- rispose Castle abbastanza confuso.

Il dottor Miller non aveva mai avuto problemi ad avere familiari lì insieme a lui durante la visita, quindi non capiva proprio perché dovesse uscire. 
Ma in effetti lui non era un familiare e Beckett era una persona estremamente riservata.

Così uscì senza opporre resistenza. L’unica cosa che gli importasse in quel momento era sapere che Beckett si sarebbe presto ripresa.

Chiuse la porta dietro di sé. 
Aveva voglia di origliare, gli passò per la mente di prendere un bicchiere e ascoltare, ma scese e si diresse in cucina.

Se fosse rimasto lì avrebbe cercato in tutti i modi di ascoltare, di sapere cosa aveva Beckett e lui  non voleva assolutamente invadere la sua privacy. Se Kate aveva preferito parlare da sola con il dottore avrà sicuramente avuto i suoi buoni motivi.

 

E poi Castle pensò. 
E se si trattasse di una malattia mortale e questi fossero i primi sintomi? E se Kate in quel periodo non era sotto forte stress ma stesse male sul serio, se avesse un problema medico? In fondo anche Ryan l’aveva detto, in quel mese che non si erano visti lei era uno straccio. 
“Illuso a pensare che stesse male per me”.

Castle era ancora immerso nel suoi pensieri quando il dottor Miller lo raggiunse.

-“Come sta? Guarirà?”-

-“Ha solo preso un’influenza un po’ brutta. Guarirà in pochi giorni. Le ho appena fatto un’iniezione e deve prendere queste per 4/5 giorni. Ora sta riposando.”- gli disse porgendogli una scatoletta di antibiotici.

-“Grazie dottor Miller.”- disse gentilmente accompagnandolo alla porta.

Appena il medico andò via, Castle si precipitò in camera.

Beckett stava dormendo. 
Si avvicinò piano, senza fare rumore per paura che si svegliasse.

Era così bella mentre dormiva. Castle pensò che l’amava al punto che avrebbe potuto passare tutte le notti a guardarla, senza che lei lo sapesse.
Osservare il modo in cui respirava, e il modo in cui inconsapevolmente, faceva delle buffe smorfie con le labbra mentre dormiva.

 

Era ormai quasi mezzanotte. 
Josh non si era ancora fatto vivo, e l’antipatia per motorcycle boy crebbe ancora di più in Castle. 
Aveva lasciato Kate completamente da sola, in un momento in cui lei non stava bene, e per giunta non era la prima volta. 
Lui salvava il mondo, salvava tante persone, ma non aveva cura dell’unica persona che aveva bisogno di lui in quel momento. Ma ciò che Castle ignorava è che Beckett aveva proprio la persona che voleva al suo fianco.

Era stanco. Decise che avrebbe dormito lì. Non poteva lasciarla sola. 
Non ora. 
Voleva fargli capire che lui ci sarebbe stato sempre per lei.

Prese una coperta e si distese affianco a lei. 
Non voleva entrare nel suo letto, non senza che lei glielo chiedesse esplicitamente.

Le toccò la fronte. Beckett era ancora febbricitante.

Gli sembrava una scena già vissuta quella notte insieme. Beckett distesa su un fianco e lui che la osservava dormire. Solo che questa volta era più in ansia, più preoccupato che il suo amore stesse così male.

Dolcemente le accarezzò la guancia con il dorso della mano, e finì per sfiorarle le labbra, le sue dolci e morbide labbra che Castle ricordava perfettamente impresse sulle sue.

Lei continuò a dormire, ma respirò più a fondo come se si rendesse conto che lui l’aveva appena accarezzata.

Gli passò un braccio intorno alla vita, e lei si strinse ancora di più a lui, intrecciando le loro dita.

Le diede un bacio sulla guancia e si addormentò in un sonno profondo.

 

 

Camminava, ma non sapeva esattamente dove si trovasse.

Il buio e lunghe pareti grigie lo circondavano.

Tastava a tentoni l’aria come se cercasse qualcosa.

Più andava avanti e più l’aria si faceva pesante.

Una fitta nebbia si addensava sotto i suoi piedi e mano a mano che andava avanti raggiunse le sue ginocchia.

Intorno a lui solo freddo, desolazione, e morte.

Continuava a guardare a destra e sinistra, percependo una strana presenza, ma non riusciva a vederla. Poteva avvertirla solo chiudendo gli occhi.

Un varco si aprì, come una porta, e dal nulla, apparve una figura bianca, eterea. Era bellissima e agghiacciante insieme.

Castle si avvicinò lentamente. Era attratto come una calamita, ma al tempo stesso ne aveva paura.

Era strana, avvolta in una misteriosa luce, che rendeva Castle cieco di fronte a tanta bellezza e maestosità.

E poi la riconobbe: 
era Beckett.
La sua musa. 
La sua Kate.

Correva, ma più cercava di avvicinarsi più lei si allontanava, come se cercasse di proteggerlo da qualcosa, che stava al di là di quella porta.

Non capiva perché gli impediva di raggiungerlo, e proprio nel momento in cui urlò il suo nome, più arrabbiato che mai con lei che non voleva dargli spiegazioni, Kate decise di tornare indietro.

Si avvicinò.

Camminava piano, lentamente, come se tutte le forze del suo corpo l’avessero abbandonata. Trascinava i piedi, e con fatica si avvicinò a lui.

Era bianca come un cadavere, e il camice d’ospedale la rendeva ancora più spettrale.

Gli prese una mano e lui avvertì che era fredda come il ghiaccio, come se ogni singola goccia di sangue fosse sparita dal suo corpo, risucchiata da qualche strana forza.

Lo guardò un istante e lui fece presa sulla sua mano.

Ma Beckett, scosse la testa e iniziò a parlare. 
Gli disse che presto non avrebbero più lavorato insieme e risolto omicidi, che non avrebbero più passato del tempo insieme, che lei sarebbe andata via per sempre, in un posto in cui lui non avrebbe potuto raggiungerla, che nessuno avrebbe potuto stare più con lei.

Era confuso. Lui con i suoi soldi poteva quasi tutto, perché stavolta era diverso?

Beckett, con una voce debole e stanca gli rispose che stava morendo. 
“Sono sempre più pallida Castle. Non lo vedi? Fra poco scomparirò per sempre.”

-“No! Tu devi reagire!! Non puoi abbandonarmi!”- urlava Castle.

Ma come un fantasma Beckett andava via per non fare più ritorno, per andare in un posto lontano, proibito a chi ancora ha un cuore che batte, a chi ancora ha sangue caldo nel corpo.

Più cercava di raggiungerla e più lei si allontanava.

La sua figura diventava sempre di più fioca, e la luce intorno a lei si affievoliva ogni secondo più in fretta.

Continuava a chiamarla, non poteva andare via. Tanto valeva farsi uccidere lì e subito per poterla raggiungere e stare lì con lei. 
Ma più la chiamava, più lei scompariva.

-“NoKate… Stay with me!-

ANGOLO DELL AUTRICE:  Ciaoooooo ragazzi/eeee!!!
ecco il 5 capitolo!!!
ok alcune cose non si sono risolte o non si sono ancora scoperte...ma abbiate fede!!
in questo capitolo ho cercato di far capire quanto Castle abbia paura di perdere Beckett.. e probabilmente lui stesso realizza che questa è la sua paura più grande... 
nella parte in corsivo, ho cercato di ricreare la stessa atmosfera che c'era dentro il container quando stavano congelando.. non so se ci sono riuscita, o se mi sono solo avvicinata... o se non ci siamo proprio! ditemi poi voi!

che altro? mi pare di aver scritto tutto...

come sempre ringrazio la mia Beta/Rick che legge sempre pazientemente ciò che scrivo e anche Paola e Cate che sono sempre le prime a leggere... :)

al prossimo capitolo...che arriverà... o domenica o lunedì...
ditemi voi quando preferite!! XD

grazie mille a tutti quanti, in particolare a chi legge e chi lascia sempre una recensione, facendomi tanto felice!...
e ovviamente anche a ki l'ha inserita fra le ricordate, preferite e seguite!

a presto! e sbaciotti a tutti
kate24  ;>

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Capitolo 6
*** Il Delirio di Kate! ***


-“NoKate… Stay with me!-

 
Castle aprì gli occhi di scatto. 

Aveva il respiro affannato con il petto madido di sudore, come se avesse corso veramente per inseguire Kate. E invece erano ancora lì, entrambi abbracciati, ancora con le mani strette e intrecciate l’una nell’altra.

Le toccò la fronte. 
Era di nuovo calda, ma il medico gli aveva detto di aspettare che la sua iniezione facesse effetto.

La sua ansia e la sua preoccupazione erano disegnati sul suo volto. 
Dolcemente le accarezzò una guancia. Non voleva staccarsi da lei, non aveva nessuna intenzione di lasciarle la mano. Kate doveva assolutamente capire e realizzare che lui c’era, e ci sarebe stato sempre.

Ma si sentiva osservato, controllato da uno sguardo scrutatore.

Si voltò e sulla porta c’era Josh, bloccato come se si sentisse di troppo in quel quadro. Come se lui fosse il terzo incomodo.

Castle lasciò velocemente la mano di Kate e con altrettanta velocità balzò fuori dal letto. Non era successo niente fra loro, non quella sera almeno, e pensò che non doveva preoccuparsi. Ma lo sguardo di Josh lasciava intendere che invece aveva capito. Che ciò che era solo un sospetto probabilmente era la realtà.

-“Ehi… Josh! Ho provato a chiamarti centinaia di volte. Sono rimasto perché stava male, e non me la sono sentita di lasciarla sola!”- iniziò Castle, andando dritto al punto e non nascondendo una frecciatina davvero velenosa.

Non aveva sopportato il fatto che lui, Josh, non ci fosse nel momento del bisogno.

-“Ho visto poco fa le chiamate. Come sta?”- rispose Josh, facendo finta di non aver sentito che Castle lo stava accusando. Pensò che il suo sguardo precedente bastasse per farlo sentire in colpa, qualunque cosa fosse successa.

-“Ho chiamato il mio medico. Sta male. È svenuta un paio di volte e ha la febbre molto alta. Ma dov’eri??”-

Castle moriva dalla voglia di spaccargli il naso, come quella volta che aveva preso a pugni uno dei mandanti dell’omicidio della madre di Beckett.

-“Ci sono state delle emergenze. Non potevo lasciare l’ospedale!”- rispose acido Josh che iniziava a stancarsi di avere Castle fra i piedi e sempre costantemente presente nei pensieri della sua ragazza.

-“Beh, anche qui c’era un’emergenza! Cosa ci può essere di più grave della propria ragazza che sta male?”- esclamò Castle a voce un po’ più alta.

Gli dava sui nervi quell’uomo, e non solo perché poteva essere perfetto, ma anche perché gli portava via la sua Kate.

-“Un ragazzo di 23 anni sbalzato dalla sua moto perché un folle stava guidando ubriaco. Ecco cosa c’era di importate! Kate sa che è il mio lavoro!”-

Castle si sentì uno schifo e guardò altrove, mentre Josh si sedette al bordo del letto, accarezzando la guancia di Kate.

Castle si sentì di troppo e fece per andarsene, ma prima voleva chiarire a Josh un punto fondamentale: avrebbe lottato per lei, avrebbe fatto di tutto per lei, e lui doveva sapere che la partita era ancora aperta. Poteva aver vinto la battaglia, ma Castle avrebbe vinto la guerra.

Così decise di fargli capire quanto bene conosceva Beckett.

-“Queste me le ha date il mio dottore. Deve prenderle per 4 o 5 giorni.”- gli lanciò il flaconcino con gli antibiotici e Josh lo prese al volo:

-“Perché le ha dato queste? Ci sono dei farmaci più forti che la farebbero stare meglio prima!”- rispose Josh, più a sé stesso che a Castle.

Ma Castle continuò:

-“Non lo so. Prenditi cura di lei. Non merita di essere lasciata sola per tanto tempo.”-

Josh deglutì. Sapeva dove Castle voleva andare a parare.

-“E’ il mio lavoro. Io salvo tante persone!”-

-“Anche lei con il suo lavoro salva molte vite, e rischia anche la sua. 
Lei si merita un uomo che ci sia sempre per lei. 
Un uomo che le porti il caffè macchiato freddo con due bustine di zucchero di canna ogni mattina. Che le porti dei fiori quando è triste, ma anche quando non lo è, solo per ricordarle che è bellissima. Che le prepari i pancakaes o qualsiasi cosa lei desideri la mattina, e non che debba scappare perché ha un’operazione delicata a un cuore!”-

-“E quel qualcuno saresti tu Castle?”- gli chiese Josh alzandosi dal letto infervorandosi.

-“Può darsi!”- rispose Castle in tono di sfida.

-“Allora è vero. A te non interessa Kate solo per scrivere i tuoi romanzi da quattro soldi…”- ma Castle lo interruppe.

-“Vorrei far presente che “Heat Wave”, che tra le varie cose è ispirato alla tua ragazza, ha raggiunto il sesto posto della classifica "New York Times Best Seller List"!”- gli rispose vantandosi del suo successo.

-“…a te Kate interessa perché ti piace. Tu ne sei… innamorato!”- Josh continuò, ignorando la precedente battuta di Castle sui suoi romanzi, e rendendosi conto che il suo sospetto invece era la realtà.

Si fissavano negli occhi.

Nessuno dei due avrebbe abbassato per primo lo sguardo.

Si detestavano entrambi allo stesso modo, ma ciò che non capivano è che entrambi amavano la stessa persona. 
Avevano entrambi perso la testa per lei.

-“Sappi che lotterò per lei, Josh. Non hai ancora vinto!”- e detto questo prese la sua giacca e fece per andarsene ma Kate con voce affaticata e flebile parlò:

-“No… um…Castle… non…”-

-“Ehi… Kate… sono qui!”- Josh si precipitò da lei.

Beckett aprì gli occhi, sorrise ma non vedeva Josh. Per lei era Castle. Voleva lui al suo fianco.

Josh le prese la mano e lei continuò a chiamarlo Castle.

Si voltò verso di lui:

-“Sta delirando. Ha la febbre alta!”-

-“Lo so. È così da tutto il pomeriggio!”- rimarcò Castle.

-“Castle… non andare via... Stay with me!”- continuò Kate. Nello stato in cui si trovava, non si era accorta che Josh era affianco a lei mentre Castle osservava la scena.

Ma quando sentì quelle parole, le stesse parole che aveva sognato lui, si avvicinò e le prese l’altra mano.

-“Sono qui, Kate.”-

-“Thank you… for being there.”-

-“Always!”-

-“Castle… I just wanted you to know how much I love you...”-

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutti!!
ecco questo sesto capitolo...
ormai ci stiamo avvicinando alla fine e piano piano si scoprirà tutto...
bene... in questo capitolo ritorna Josh... Motorcicle boy c'è di nuovo ma come avete visto Castle non ha nessuna intenzione di mollare la presa su Beckett tanto facilmente...so che è un pò crudele chiudere il capitolo così... però mi servirà ancora Josh... (e poi onestamente visto che nel tf non ce ne siamo ancora liberati, mi piace farlo soffrire un pò)
ok, lascio la parola a voi, perchè io mi sono già dilungata abbastanza e il mio angolo sta diventando + lunguo del capitolo... 

come sempre ringrazio tutti coloro che leggono e che pazientemente stanno recensendo questa ff... e ovviamente anche a chi l'ha inserita nelle ricordate, preferite e seguite...e anche a chi mi farà sapere cosa ne pensa di questo capitolo! 

ok, ora vi lascio sul serio...

Namarie....  XD

kate24  ;>

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Capitolo 7
*** La Paranoia di Castle ***


...PREVIOUSLY ON CASTLE:

-“Castle… non andare via. Stay with me!”- [...]
-“Sono qui, Kate.”-
-“Thank you… for being there.”-
-“Always!”-
-“Castle… I just wanted you to know how much I love you.”-

....AND NOW A NEW EPISODE...

Beckett era in pieno delirio. 
Non vedeva Josh al suo fianco, ma solo Castle. Solo lui, la persona che c’era sempre.

Castle spalancò la bocca. 
Di sicuro non si sarebbe mai aspettato una confessione simile. Sapeva che Beckett gli voleva molto bene, ed era inutile negare la forte attrazione che c’era fra loro, ma non avrebbe mai pensato che lei glielo confessasse, almeno non dopo averla conquistata.

Castle e Josh continuavano ad osservarsi. 
Per la prima volta Castle non sapeva cosa dire. Era rimasto senza parole.

Continuava a muovere le labbra come se volesse formulare una frase, ma il contatto fra cervello e parola era momentaneamente off-line, ancora troppo sconcertato dalle parole che aveva appena pronunciato Beckett.

-“Mi pare ovvio che abbia fatto la sua scelta!”- disse infine Josh, amaramente.

-“Aspetta, l’hai detto tu stesso, è in pieno delirio. Probabilmente voleva dire Josh, ma avendo passato la giornata con me ha detto il mio nome!”-

Lo stava facendo sul serio? Stava davvero giustificando l’amore che aveva appena confessato Beckett come un chiaro segno del suo delirio?

Castle non sapeva se essere felice e gridare a tutto il mondo che la donna di cui era innamorato ricambiava o se fosse stato solo frutto della febbre alta. E in qualche modo sentiva anche un forte senso di colpa nei confronti di Josh. In fondo, poco prima, gli aveva chiarito che avrebbe lottato per Beckett e che avrebbe vinto lui.

“La battaglia più corta del secolo” pensò Castle.

-“No, non credo che sia solo frutto del delirio, Castle. Ho visto come vi guardate. Vi proteggete a vicenda e, mi secca molto ammetterlo, ma lei pensa a te, continuamente!”-

Josh stette zitto per qualche momento, continuando a osservare Beckett per un ultima volta.

-“Rendila felice!”- fece per andarsene ma poi ci ripensò, aveva ancora qualcosa da dire a Castle.

-“Ah Castle, un’ultima cosa…”-

Castle si voltò ma nella sua mente tutto accadde veloce.

Josh si era avvicinato a lui e velocemente gli colpì la faccia con un pugno, centrandolo fra lo zigomo e l’occhio sinistro.

Castle arretrò di qualche passo tenendosi con la mano il punto dolente appena colpito, ma capì perché Josh l’aveva fatto. 
Era arrabbiato, con lui per averle portato via Kate.

In qualche modo Kate si era innamorata di lui e Josh non capiva davvero perché, cosa ci potesse trovare in uno come Castle. Probabilmente aveva sottovalutato il loro rapporto e il loro affiatamento cresciuto durante gli anni di lavoro insieme, crescendo anche la loro reciproca protezione.

-“Beh, questo te lo dovevo! È il prezzo da pagare per lei!”- disse Josh.

-“Morirei per lei!”- rispose Castle con enfasi e guardando con intensità Beckett e sperando che in fondo avesse sentito. 
Josh capì che Castle era davvero innamorato di lei. 
Lasciò la chiave dell’appartamento di Beckett sul comò e senza dire nulla andò via, per non tornare mai più nel mondo di Kate Beckett.

 

Castle scese in cucina in cerca di ghiaccio da mettere sull’occhio. Doveva ammettere che Josh aveva un buon destro. Aprì il freezer ma era completamente vuoto e si ricordò che Kate passava la maggior parte della sua giornata al distretto, non aveva sicuramente tempo per cucinare e surgelare cibo. Il suo, era un tempio di polistirolo.

Ritornò in camera sua e la vide lì, riposare. Sembrava che si fosse calmata. Il suo respiro era ritornato regolare, probabilmente le medicine stavano iniziando ad avere effetto, e questo tranquillizzò Castle.

L’occhio però gli faceva davvero male, così decise di bagnarlo con un po’ d’acqua fresca.

Andò in bagno e gettando una rapida occhiata alla doccia non poté non sorridere all’idea di loro nella doccia solo qualche ora prima. 
Lui avrebbe voluto fare l’amore con lei, ma Kate si era tirata indietro per Josh. 

Ora non ci sarebbero stati più problemi fra loro. Nessuna ex moglie o nessun fidanzato in mezzo. 
Solo loro: Castle e Beckett.

 

Si guardò allo specchio: “Accidenti!”- pensò. 
Aveva un bel segno rosso proprio sotto l’occhio. Josh c’aveva dato dentro sul serio e con quel pugno aveva sfogato tutta la sua rabbia repressa.

Fece un passo indietro  e con un piede urtò il cestino affianco a lui, e tutto il suo contenuto finì per terra nel bagno di Kate. “Fantastico!”-pensò Castle.

Si inchinò per raccogliere e ripulire, quando la vide. 

Riversa nel pavimento c’era una scatoletta rosa, con un test di gravidanza disegnato.

Rimase per qualche istante a fissarlo a bocca aperta, troppo sconvolto anche per fare un passo, per muovere un muscolo.

Il suo cervello gli ordinava di andare via, di ripulire senza controllare nulla. Ma il suo corpo non reagiva.

E poi, istintivamente lo prese. 

Voleva sapere se Kate era incinta. 
In effetti era svenuta un paio di volte e aveva rimesso, tutti sintomi di una gravidanza. Il medico però gli aveva detto che era solo una brutta influenza, magari un virus intestinale. 
Ma la sua mente lavorava frenetica.

Se non era incinta perché avere un test di gravidanza in casa? Rifletté un attimo. 
Poteva essere benissimo di Lanie ora che usciva con Esposito sicuramente non si limitavano ai baci e al tenersi per mano. Probabilmente l’aveva fatto da Kate perché così Esposito non l’avrebbe visto. 
Ma il suo ragionamento non finì lì. Anche Kate in quel periodo era stata con Josh, e sicuramente si erano spinti oltre i baci e le carezze. E anche con lui… erano andati a letto insieme, quindi dimostrava il fatto che anche Kate era sessualmente attiva.

E poi il panico lo invase. 
“E se fosse di Alexis? In fondo anche lei ha un fidanzato!”- pensò Castle. Ma si ricordò di quanto fosse matura sua figlia e sicuramente trovandosi alla sua età in un guaio del genere l’avrebbe saputo. O forse no? 
Magari si era confidata con Beckett e lei, aveva mantenuto il segreto, anche perché in quel mese e mezzo non si erano parlati.

A quel punto sperò che fosse di Beckett o di Lanie.

Non sapeva che cosa fare. 
Voleva controllare il test, ma anche controllando non c’era scritto a chi appartenesse, e al tempo stesso non voleva invadere la privacy di nessuno.

Decise che non avrebbe guardato.

Chiuse gli occhi. 
Anche se il test era nella scatola, aveva paura che in qualche modo potesse vederlo, e  sempre mantenendo gli occhi chiusi lo buttò nel cestino.

Rimise tutto apposto, non voleva far capire a Kate che aveva frugato fra la sua roba. Beh era esattamente quello che aveva appena fatto, ma non l’aveva fatto di proposito. “Coincidenza” pensò.

Ritornò in camera da lei. 
Ormai erano le 4 del mattino. 
Non voleva svegliarla anche se dentro di sé moriva dalla voglia di sapere. Aveva bisogno di sapere di chi era il test e se era di Kate aveva bisogno di sapere se era positivo o meno. 
Doveva a tutti i costi far capire a Kate che, in qualunque caso, qualsiasi cosa fosse successa, lui ci sarebbe stato.

 

Si sdraiò di nuovo a fianco a lei, ma questa volta non l’abbracciò. Voleva, voleva davvero tenerla fra le sue braccia, sussurrarle quanto l’amasse e tenerla stretta a lui senza farla andare via, ma la vista del test l’aveva sconvolto.

Castle non riusciva proprio a stare calmo. 
Si rigirava furiosamente nel letto sperando che Beckett non si svegliasse. Dopo la giornata precedente doveva assolutamente riposare.

O forse, egoisticamente, sperava che con i suoi continui rimbalzi nel letto la svegliassero, così da non essere solo nella sua tensione. Ma Kate continuò a dormire come non faceva ormai da molto tempo.

Scacciò via il pensiero di Alexis. La sua bambina non poteva aver già fatto un test di gravidanza. Il solo pensiero gli fece venire la pelle d’oca e l’ansia aumentò.

Si alzò dal letto, prese il cellulare e scese in cucina per chiamare Alexis. Conosceva sua figlia e avrebbe capito tutto dal tono della voce, se era preoccupata o in ansia.

 

-“Pronto?”- rispose una voce assonnata.

-“Ehi tesoro! Come stai?”- disse Castle cercando di mascherare la sua crescente ansia.

-“Papà?”-. Alexis si svegliò di colpo. –“E’ successo qualcosa a Beckett? Tu stai bene?”-

-“Si, sto bene. E anche Beckett sta un po’ meglio.”-

-“Allora se non è successo niente…”- continuò Alexis senza capire perché il padre l’avesse svegliata alle 5 del mattino.

-“Volevo solo farti sapere che se avessi bisogno di parlare, di qualsiasi cosa, io ci sono.”-

-“Papà che ti prende? Lo so già questo.”-

-“Dico solo, che ora che tu hai un ragazzo, potresti avere delle pressioni, essere convinta a fare…delle cose di cui non sei per niente convinta e poi…poi le conseguenze potrebbero essere molto grandi…”-

-“Papà!!”-

-“Senti Alexis…”-

-“No, stammi a sentire tu! Mi svegli alle 5 del mattino per dirmi di non fare niente di stupido con Ashley, quando tu stesso saresti il primo a farlo??!”- urlò Alexis al telefono tanto che Castle dovette allontanare l’apparecchio dall’orecchio.

-“No, no! Io volevo solo dire… che con me puoi parlare…”-

-“Papà sai benissimo che non faccio certe cose. Non mi pare di non rispettare le regole, di rubare cavalli della polizia, nudo, e di autografare seni. Quello sei tu!! Se non hai fiducia in Ashley, almeno cerca di averne in me! Buona notte!!”- rispose Alexis arrabbiata  e chiuse il telefono.

L’unica cosa che Castle percepì da quella telefonata era la rabbia di Alexis. Capì che quel test non era il suo e sapeva di potersi fidare di lei.

Ritornò da Beckett e riuscì a dormire per qualche ora.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Ciao a tutti!!!
come state? 
eccomi di nuovo qui con questo settimo e penultimo capitolo! la fine è vicina! no ok questa frase fa molto scenario di guerra o fine del mondo!! XD

ecco come avete visto in questo capitolo Castle è un attimo paranoico... il titolo è anche per questo! finalemente però Josh è andato via... XD  

che altro dire?! grazie mille a tutti quanti... non so davvero come ringraziarvi per tutte le recensioni che mi lasciate e anche solo chi legge questa ff!

ok... ora tocca a voi farmi sapere cosa ne pensate! ;)    

a lunedì con l'ultimo capitolo! 

sbaciottii

kate24 ;>

 

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Capitolo 8
*** Finalmente la Verità! ***


Kate si svegliò.

Era ormai mattina e i raggi del sole entravano prepotenti dalle finestre, arrivando fino al letto, riscaldando le sue gambe e illuminandole il viso. 
Aveva dimenticato quanto è piacevole essere cullati dal calore dei raggi solari, che infondono quella sensazione di benessere e calma.

Respirò a fondo. 
Si sentiva un po’ meglio. 
Si tastò la fronte e non aveva febbre. O almeno era scesa in confronto al giorno prima.

Si mise a sedere nel letto e affianco a lei Castle dormiva profondamente. “E’ rimasto qui tutta la notte?” si chiese Kate. Un sorriso spuntò sul suo volto.

Dopo la visita del dottore aveva dei ricordi vaghi, confusi. Nella sua testa c’erano solo alcuni flash, momenti della notte precedente, ma non riusciva a metterli a fuoco.

Aveva come la sensazione di aver combinato un casino, di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto. Aveva la strana sensazione che quella notte aveva involontariamente ferito qualcuno.

Osservò Castle, e istintivamente gli accarezzò il viso. 
Affondò dolcemente le dita fra i suoi capelli. Era davvero un uomo affascinante. 
Kate non capiva se era attratta da lui per il suo fisico o per il suo essere, ma non ebbe bisogno di pensarci troppo. In fondo sapeva bene perché le piaceva quell’uomo:
lui la faceva ridere.

Da quando aveva iniziato a seguirla per i suoi libri, la sua vita era cambiata, e non soltanto perché ormai il suo alter ego era in tutte le librerie, ma perché Castle aveva rallegrato sempre le sue giornate. In un modo o nell’altro riusciva sempre a strapparle un sorriso, a farla ridere. 
In pochi c’erano riusciti dopo la morte di sua madre. Ma lui era sempre stato presente. Le era stato vicino durante il caso della madre, e Beckett l’aveva definito “uno di cui mi fido”. 
Anche il solo fatto di portarle il caffè la mattina, era un gesto davvero molto dolce.

Beckett pensò al caffè, e subito si sentì male. Di nuovo quella nausea che l’accompagnava ogni mattina e gran parte della giornata, si fece risentire.

Corse verso il bagno. Ormai avere conati di vomito era una consuetudine per lei.

E poi sentì una mano calda tenerle i capelli e la fronte.

-“Castle non sei obbligato a vedere questo spettacolo!”- disse Beckett.

-“Si invece. Tu stai male, e io voglio prendermi cura di te.”- rispose Castle con un sorriso dolce.

Beckett lo fissò. Era questo che gli piaceva di lui. Il fatto che a prescindere dalla situazione lui c’era sempre. 
Lei aveva bisogno di una persona che fosse presente della sua vita, che ci fosse per lei e lei per lui, in modo da immergersi insieme in una storia.

Era stanca di vedere andare e venire Josh. Sapeva che era il suo lavoro, ma aveva anche lei bisogno di più da una relazione.

-“Potresti uscire? Ho bisogno di stare un attimo da sola.”-

Castle annuì e l’aspettò vicino al letto.

Quando Beckett uscì dal bagno, si avvicinò a lei. 
Con una mano le sfiorò la guancia. 
Aveva il viso fresco, e il fatto che riuscisse a reggersi in piedi da sola era un chiaro segno che era in via di guarigione. 

Ma Castle aveva bisogno di sapere. Doveva a tutti i costi sapere la verità sul quel test. Ma non voleva andare dritto al punto. Voleva farla confessare senza farle capire che lui in realtà già sapeva. 
E voleva anche capire se i sentimenti che gli aveva confessato durante la notte erano reali o semplicemente dettati dallo stato di incoscienza. Josh ne era sicuro, ma Castle conosceva Beckett. Sapeva che si sarebbe tirata indietro come l’ultima volta.

Castle percepiva che Beckett aveva paura, come se non riuscisse a fidarsi completamente di lui. Non aveva ancora capito che l’estate precedente Beckett era pronta ad aprirsi a confessare finalmente i suoi sentimenti, e lui l’aveva rimpiazzata in meno di due giorni con Gina.

Erano ancora l’uno di fronte all’altro, con gli sguardi incatenati, non riuscendo e non volendo staccarsi. 
Gli occhi di Kate l’avevano sempre incantato, come se lei, con il suo modo di guardarlo e di fissarlo intensamente, avesse il potere di lanciargli ogni volta un incantesimo.

-“Come ti senti?”- le chiese dolcemente Castle.

-“Meglio.”- mentì Kate. Aveva ancora lo stomaco sottosopra, ma capendo che Castle stava per contraddirla cambiò velocemente discorso: 
-“Grazie per essere rimasto.”- le sorrise Kate.

-“Sempre!”- sorrise in rimando Castle.

A quell’affermazione Beckett aveva la sensazione di aver già sentito quelle parole, come un dejà-vu. 
Sbattè velocemente le palpebre e con un po’ di fatica riuscì a ricordare qualcosa. Ricordava di aver detto a Castle che lo amava.

Troppo sconvolta dal pensiero di essersi confidata e aver finalmente ammesso ciò che nascondeva da tanto, forse troppo tempo, lasciò la presa di Castle e si sedette sul letto.

Lui continuava a fissarla, si torturava le dita, e Beckett sentiva il suo sguardo su lei. Alzò la testa e gli chiese:

-“Dov’è Josh?”-

-“Kate, cosa ricordi di questa notte?”- rispose Castle sedendosi vicino a lei sul letto.

-“Niente! Non c’è niente da ricordare! Io dormivo e tu sei rimasto. Fine della storia! Josh è ancora a lavoro?”- rispose gelida.

Si stava chiudendo e Castle, com’era successo pochi minuti prima, si accorse della sua bugia. Ormai la conosceva molto bene e capiva ogni suo singolo comportamento, anche quando gli mentiva. Ma fece finta di nulla.

Decise che voleva sapere prima se i suoi sentimenti erano ricambiati e se lei avesse detto la verità. Per ora il test doveva aspettare.

-“Ieri notte, Josh è venuto qui. Io stavo andando via ma poi tu hai detto delle cose…”-

-“Delle cose?”-

-“Andiamo Kate!! So che ti ricordi cos’è successo. Anche se avevi la febbre alta ti ricorderai cosa mi hai detto!!”- Castle era piuttosto seccato e Kate si irrigidì ancora di più.

-“Beh, anche se ricordassi, non è detto che ciò che è involontariamente uscito dalla mia bocca sia vero.”-

Beckett mentiva, forse più a sé stessa che a lui. 
Non aveva il coraggio di ammettere che amava veramente e profondamente Castle. Quello scrittore da strapazzo che la faceva sentire viva, più di quanto avesse mai fatto Josh, o qualsiasi altro ragazzo.

Si alzò velocemente dal letto mettendo una certa distanza fra loro.

-“So che non era così. Anche Josh ha capito ed è andato via.”- rispose Castle.

-“Josh ha sentito?”- chiese Kate e le sue guance si colorarono di rosso.

-“Tutto. Ha capito ed è andato via.”-

-“Che cos’hai all’occhio?”- chiese Kate notando in quel momento il livido e sperando di cambiare argomento. Ma l’occhio nero era una profonda ferita all’orgoglio maschile di Castle, e anche se pur con qualche riluttanza, rispose:

-“Una ferita di guerra.”- sorrise.

Il sorriso di Castle aveva sempre il potere di calmarla. O forse era semplicemente lui.

-“Una ferita di guerra?!”- rispose scettica Kate alzando un sopracciglio.

-“Si… Josh, mi ha colpito… dopo che tu hai-hai detto di… amarmi.”-. Questa volta era serio, come poche volte lo era stato.

Beckett si guardò intorno, non riusciva a mantenere lo sguardo su di lui, perché sapeva bene che i suoi occhi l’avrebbero tradita.

-“Castle… io avevo la febbre. Come hai potuto pensare che fossi seria?!”- rispose Beckett sorridendo come se stesse scherzando, ma dentro di lei, si sentì morire.

Lui le si avvicinò serio in volto e improvvisamente anche lei smise di ridere. 

La spinse contro il muro, e anche questa volta com’era successo al distretto, la ingabbiò fra le sue braccia.

-“Perché fai così? Perché un minuto sei dolce e il minuto dopo torni a essere la gelida detective che ho conosciuto tre anni fa?”-

-“Castle, lasciami andare!”-

-“No. Voglio prima sapere!”-

-“Non c’è niente da sapere.”-

-“Io credo di si. E sai cosa ti dico? Se ieri notte non avessi detto di amarmi probabilmente ora sarei a casa a logorarmi e a pensare a te insieme a motorcicle boy. Ma tu hai detto di amarmi e so che è la verità. Ti prego non allontanarmi.”- disse Castle con enfasi.

-“Castle…”- era più un sussurro. 
Una lacrima rigò il viso di Beckett.

-“Perché non riesci a fidarti di me?”- continuò Castle. Ormai aveva capito qual era la paura più profonda di Beckett.

-“Non mi pare che sia così. Ti ho portato all’incontro con il Detective Raglan, e gli avevo detto che sei uno di cui mi fido!”-

-“Non intendo per lavoro. Tu non ti fidi di me. Non ti fidi di ciò che provo, dei sentimenti che ho per te. Questo ti spaventa.”- continuò Castle riuscendo a trovare finalmente i punti in cui Kate si sentiva più debole, più fragile.

–“Perché sei scappata via quella notte?”-

-“E tu perché sei andato con Gina negli Hamptons quest’estate?”- rispose Kate arrabbiata e con gli occhi colmi di lacrime.

-“Quindi è per questo? È per questo che non ti fidi? Perché ho trascorso l’estate con Gina? Ma tu stavi con Demming... O-oppure no?”- disse Castle continuando a fissarla e notando il suo evidente imbarazzo.

Kate abbassò lo sguardo. 
Quello era il punto che le pesava di più: avere ammesso a sé stessa i propri sentimenti ed averli visti infrangersi quando lui era andato via abbracciato a Gina. 

Quella, per Kate, era ancora una ferita aperta, che non si era rimarginata nonostante fosse passato parecchio tempo e avesse conosciuto Josh. No, neppure Josh era riuscito a farle voltare pagina, non era riuscito a farle dimenticare Castle.

Sempre evitando accuratamente gli occhi di Castle, Kate sussurrò:

-“No, io avevo lasciato Tom… per venire con te negli Hamptons. Era questo che volevo dirti prima…”-

-“… prima che arrivasse Gina.”- Castle finì la frase di Beckett. Per loro era una consuetudine finire le frasi l’uno dell’altra, come se si completassero a vicenda.

-“Kate, come potevo sapere?”-

-“No, non potevi, perché mi hai rimpiazzata in meno di due giorni!”- gli rispose avvelenata Beckett.

-“Mi dispiace… ero geloso di te e Demming e ritornare con Gina mi sembrava la cosa più sensata in quel momento. Ma Kate, te lo prometto, ti starò sempre accanto, qualsiasi cosa succeda, non ti lascerò mai più!”-

-“No Castle, non puoi starmi accanto.”- disse Beckett tristemente cercando di asciugarsi le lacrime.

-“Perché? Perché aspetti il bambino di Josh?”- rispose Castle velocemente, e nell’ istante in cui pronunciò quelle parole, se ne pentì amaramente.

Beckett spalancò la bocca, e infuriata come non mai urlò contro Castle:

-“Hai frugato tra la mia roba???”-

Beckett riuscì a liberarsi della sua stretta, soprattutto perché Castle aveva allentato la presa. Aveva sempre avuto un certo timore di Beckett, e vederla arrabbiata aumentò notevolmente la sua paura.

-“Io non ho… non ho frugato. Sono inciampato nel cestino e ho visto il test!”-

-“Nessuno però ti dava il diritto di aprirlo!!”- urlò ancora più arrabbiata Beckett.

-“No, senti Kate, non l’ho aperto. Ho dedotto che tu fossi incinta perché sei svenuta spesso e stai rimettendo in continuazione e…”-

-“E che cosa Castle?”-

-“…e poi ho visto lo sguardo che hai lanciato al mio medico… non mi volevi nella stanza con te e-e Josh ha detto che le medicine che ti ha dato non erano abbastanza forti. Lì ho capito che c’era qualcosa di strano. E Ryan mi ha detto che sei stata uno straccio in queste settimane!”- 

Castle notò lo sguardo omicida che gli aveva rivolto Beckett, e aggiunse: 

-“Immagino che comunque fossi uno straccio adorabile…Solo dopo ho rovesciato, accidentalmente il tuo cestino. Credimi!”-

Beckett sapeva che stava dicendo la verità. 

Era molto da Castle arrivare alla conclusione delle cose con i suoi ragionamenti logici. Come per gli omicidi, anche in quel caso aveva capito che Beckett era incinta seguendo il suo infallibile istinto.

Così si calmò, e annuì in silenzio dando a Castle la possibilità di respirare, visto che non aveva più intenzioni omicide nei suoi confronti.

Sentendosi più sicurò Castle continuò:

-“Quindi è vero? Sei incinta…”- chiese a voce bassa Castle. Avevano già urlato abbastanza e l’ultima cosa che voleva era far arrabbiare nuovamente Beckett.

-“Castle, pensavo che questo punto fosse già stato chiarito!”- rispose Beckett sorridendo freddamente.

-“E...” – Castle si schiarì la voce –“…e Josh lo sa?”-

-“No… non c’è motivo di dirglielo.”- 

Kate aveva sempre lo sguardo basso. Non riusciva a guardarlo, ma ormai la verità stava venendo a galla e lei stessa pensò che non poteva fare più nulla per nascondere sia la gravidanza sia i suoi sentimenti.

-“Kate, Josh è il padre, deve sapere che aspetti suo figlio!!”-

-“Castle, non…”-

-“No. Lui deve sapere. E sappi che io ti starò vicino, sempre.”-

-“Non ti importa che sia di Josh?”-

-“No, io voglio solo starti accanto. Voglio prendermi cura di te. Voglio poter stare con te. E non mi importa chi sia il padre. È tuo figlio e ti aiuterò come posso.”-

Ormai erano di nuovo vicini, a pochi passi di distanza l’uno dall’altra.

Kate finalmente aveva alzato lo sguardo. 

Sentire che si sarebbe preso cura di lei e che non gli importasse di chi fosse il bambino, la rassicurò. 
Forse Castle non era così immaturo come lo definiva spesso. In fondo si era appena offerto di aiutarla, e di starle accanto, ed era proprio ciò di cui Kate aveva bisogno, avere qualcuno che fosse presente nella sua vita.

Finalmente era riuscita ad aprire il suo cuore e a fidarsi di lui.

Castle era disposto a starle accanto a costo di soffrire ogni giorno nel vedere crescere il figlio di un altro.

Sorrise, si avvicinò ancora di più a lui e lo abbracciò, come non aveva mai fatto prima. Le sue braccia muscolose la tenevano stretta, questa volta non sarebbe andata via.

Ma Kate staccandosi un poco rispose:

-“Il bambino… non è di Josh, Rick. Sono incinta di 6 settimane.”-

Castle impallidì e balbettò:

-“S-sei settimane? Ma è quando noi… cioè io e te… cioè… Josh non c’era sei settimane fa…”- disse convinto alla fine.

-“Esatto…”- rispose Kate.

Si sentiva un po’ come una maestra che aiuta il suo alunno ad arrivare alla risposta, come se lo conducesse lei alla verità.

-“Per cui, non può essere di Josh…”-

-“No, infatti…”- questo gioco iniziava a essere divertente per Kate. 

Per una volta, Castle era in evidente difficoltà verbale.

Non riusciva a formulare un pensiero che contenesse le principali regole grammaticali.

Nella sua mente si riformarono tutte quelle immagini che aveva pensato il giorno prima sul taxi, dallo stare con Kate all’aspettare un bambino da lei.

La guardò e pensò che fosse bella come una fata. Come una creatura magica.
L’aveva completamente stregato.

Con un dito le sfiorò le labbra desideroso di poterle di nuovo avere per sé e piano piano avvicinò la sua bocca a quella di Kate, per avvolgerla in un lungo e lento bacio.

Kate gli cinse il collo con le braccia e si abbandonò a quel dolce bacio.

Dopo quelle che sembrarono ore, Castle si staccò e le sollevò la maglietta all’altezza del seno. 
Si inchinò e raggiunse la sua pancia, accarezzandola delicatamente. Iniziò a darle dei baci lungo tutto il suo addome ancora piatto.

Kate lo lasciò fare, era dolce vederlo in versione papà e quella versione comprendeva suo figlio, il loro bambino.

-“L’ho sentito scalciare!”- disse Castle emozionato.

Beckett roteò gli occhi e gli rispose:

-“Castle, il bambino non è più grande di un cecio!”-

Castle sbuffò e inscenò una conversazione con la pancia di Beckett:

-“Uuh… la mamma è nervosetta! Non facciamola arrabbiare, Nathan!”-

-“Nathan?! Non chiamerò mai mio figlio così! E chi ha detto che sarà un maschio?!”- rispose Beckett con una finta indignazione disegnata sul volto.

Si staccò da lui fingendosi offesa, ma Castle la afferrò per un braccio e riportandola vicino a sé, disse:

-“Ti amo anch’io!”-

Kate sorrise felice.

Ora stava bene. 

In quel momento pensava alla famiglia che presto avrebbe formato insieme a Castle, ad Alexis che avrebbe avuto una sorellina o un fratellino, e a tutta la felicità che Castle le avrebbe regalato ogni giorno.

Tutte quelle ansie e preoccupazioni che l’avevano attanagliata per settimane improvvisamente erano sparite.

E il merito era dello scrittore da strapazzo che le portava il caffè macchiato freddo tutti le mattine.

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciaooooooo!!!
eccomi finalmente con l'ultimo capitolo!!

devo dire che mi mette un pò di tristezza mettere il flag su completa! sing sing!
ok momento di tristezza terminato!! XD  

allora che mi dite di questo capitolo?! è o non è un little Castle baby?!  per il nome che ho scelto per il bambino (che poi non è necessariamente detto che sia un maschio) ho pensato a Nathan, perchè ormai tutti pensiamo ad Alexander, e Edgar non mi piaceva proprio... quindi ho pensato: perchè non mettere il nome del nostro attore preferito? (anche se il mio resta Seamus/Ryan)...

ok sproloqui sul capitolo a parte, vorrei davvero ringraziare di cuore chi ha recensito pazientemente questa ff:
ivi87
pilgrim81
paolakate
Kate 96
titina
cutuletta
Luna Ranesmee Lilian Cullen
Angol
Spuffy93
madeitpossible
potterfanlalla17
Amy Wendys
kinki2703
ice_cream
Luli87
quaque
tatabond93
23jò
cucciola99
bress13
4everBasketball
mely83
sweetvaly
laureta1387

chi l'ha inserita tra le preferite:
1 - 4everBasketball
2 - beside_real
3 - francy091
4 - Giset
5 - Giugiu90
6 - gy_93
7 - haruhi10
8 - ice_cream
9 - Kate 96  
10 - kiare
11 - Luli87
12 - Luna Renesmee Lilian Cullen
13 - sydney bristow
14 - tatabond93
15 - titina
16 - _Always_

chi fra le seguite:
1 - 23jo
2 - cutuletta
3 - giuliaserpy
4 - Luli87
5 - martik89
6 - mely83 ]
7 - potterfanlalla17
8 - Spuffy93
9 - sweetvaly
10 - underworld_max

 e chi fra le ricordate:
1 - quaque
2 - sciarpa_a_righe

grazie mille a tutti voi e ovviamente anche a tutti quei lettori silenziosi.... 

ok mi pare di aver detto tutto! 

lascio la parola a voi, visto che ormai l'angolo si è trasformato in un altro capitolo! XD

a presto!

sbaciotttiii a tutttiiii

kate24 ;>

 

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