Nuova Vita

di Kiki Stewart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


CAPITOLO 1

 
La mia vita nuova fra poco avrà inizio.
Io sono Bella, una ragazza di 17 anni che vive a Phoenix, posto caldo e soleggiato che io adoro!!!
Vivo con mio padre Charlie, un restauratore molto avvilito e con mio fratello gemello Jasper, lui frequenta la mia stessa scuola, fra noi c'è un rapporto unico e inimitabile, ci capiamo con un solo sguardo, alle volte sentiamo quello che prova l'altro anche se distanti.
La prima volta che successe eravamo piccoli, avevamo 6 anni, lui era andato a scuola invece io ero rimasta a casa a causa dell'influenza, mi ricordo che a metà mattinata mi si alzò la febbre e stavo sempre peggio, dopo 10 minuti lui arrivò a casa sconvolto chiedendomi cosa fosse successo, infatti mentre era a scuola ebbe una brutta sensazione, come se stesse male anche lui e capì che mi era successo qualcosa! Adoro questo rapporto unico che ci lega.
Gli voglio un bene dell'anima e lui ne vuole a me!
Questi giorni sono molto caotici per noi, infatti fra 3 giorni ci trasferiremo a Vancouver, scelta presa da mio padre, col nostro consenso, dopo essere tornato a casa da lavoro per l'ennesima volta triste, deluso e avvilito! Quella stessa sera si era messo a cercare su internet un nuovo lavoro.
Dopo circa un'ora di ricerche venne da me e mio fratello con un sorriso che illuminava tutta la casa....
Ci spiegò che aveva messo il suo curriculum su internet e dopo pochi istanti gli arrivò un messaggio da una ditta di restauri di Vancouver, dove dicevano che conoscevano bene come lavorava e che lo avrebbero voluto molto volentieri nella loro squadra, lui non ci pensò due volte e si misero d'accordo per incontrarsi e mettere a posto il nuovo contratto. Dopo quello che ci disse con tanta gioia e felicità che non vedevamo da anni, io e Jasper non abbiamo esitato nemmeno un attimo e abbiamo deciso che ci saremmo trasferiti appena era tutto a posto.
Infatti a Vancouver abita mia cugina Rosalie, tutta sola in una casa enorme che i suoi genitori, dopo la loro morte, le hanno lasciato, Rosalie era sempre  molto sola e appena mio padre gli spiegò le nostre intenzioni, lo bloccò prima che potesse continuare, dicendogli che sarebbe stata felicissima di averci fra i piedi in casa sua.
Così mio padre il giorno dopo andò a Vancouver a incontrare il capo di questa ditta e intanto portò alcuni dei nostri bagagli a casa di Rosalie.
Quando tornò a casa noi eravamo in camera a studiare, sentimmo un urlo liberatorio che proveniva dalla cucina, io e Jasper ci precipitammo di sotto e scoprimmo nostro padre sdraiato per terra a ridere come un matto.
Io e mio fratello ci guardammo con gli occhi pieni di gioia, sapevamo già com'era andata così ci buttammo per terra insieme a Charlie a urlare come matti e ridere tutti insieme.
E' stato uno dei momenti più belli dopo la morte di nostra madre 6 anni fa.
Morì per un brutto male improvvisamente, lui non si perdonò mai il fatto di non aver potuto fare niente per salvarla.
Infatti dopo la scomparsa di Renee mio padre smise di vivere, fisicamente era presente, ma la sua anima, il suo cuore e la sua mente erano volati via con lei. Per fortuna grazie al nostro aiuto riuscì a riprendersi piano piano, anche se tuttora ogni tanto ha momenti di tristezza immensa, ma con me e Jasper vicino riesce sempre a passare quei brutti istanti.
Come ci dice sempre, siamo la luce della sua vita, vive per noi ed esclusivamente per noi e per la nostra felicità.
Guardarlo ora, così felice e spensierato, mi riempie il cuore di gioia!
La mattina dopo la mia sveglia suonò, sempre puntuale purtroppo, aprii un occhio, la spensi e mi rimisi giù a dormire, dopo pochi minuti però ecco che il mio adorato Jasper venne a svegliarmi cantando come un matto una delle sue canzoni preferite e anche mia devo ammetterlo «The paranoia is in bloom, the PR. The transmissions will resume
They'll try to push drugs. Keep us all dumbed down and hope that. We will never see the truth around.(So come on)" ogni mattina una canzone diversa, oggi era il turno dei Muse, lo guardai e mi misi a ridere.
"Dai dormigliona è ora di prepararsi per questo bellissimo giorno di scuola" disse facendo una smorfia. "Sì Jasper lo so, ora mi alzo dai, ancora un minutino" risposi.
Lui mi osservò con uno sguardo di sfida, si lanciò sul mio letto e iniziò a farmi il solletico!
Io scattai in piedi come una molla "Ok ok sono pronta, mi preparo e vengo a fare la colazione pazzoide" presi i miei vestiti e mi chiusi in bagno, una bella doccia per svegliarmi meglio e sarei stata pronta.
Scesi di sotto e trovai mio padre e Jasper imbambolati davanti a dei progetti, mi avvicinai per guardare meglio, "Papà sono i progetti della ditta per cui lavorerai?"
"Sì Bella, non li trovi stupendi? Mi piace come lavorano, quello che fanno è magnifico e lo spirito che ci mettono è quello giusto" mi rispose.
Lasciai perdere quei progetti di cui non capivo granché e mi misi a preparare uova e bacon per i miei uomini di casa e una bella tazza di latte e caffè per me....
Andai in bagno di nuovo per lavarmi i denti e mettermi a posto un po' meglio i miei capelli lunghi, ma troppo ribelli e scesi di sotto per una giornata di scuola, l'ultima qui a Phoenix.
Stamattina era il turno di Jasper a guidare la nostra macchina in comune, un bel Pick up nero, regalo di nostro padre per il 17simo compleanno.
Mentre ci dirigevamo a scuola, Jasper iniziò a farmi domande, sull'imminente partenza e su come avrei fatto con i miei amici.
"Beh qua di amici ne ho pochissimi, sai che sono molto selettiva" risposi " mi spiace lasciare Steph, so già quanti pianti ci faremo quando sarà il momento di andarsene" il mio viso si fece triste "invece per quanto riguarda la vita là, credo che non ci farà male cambiare, ho sentito dire che Vancouver è molto bella, sicuramente non vedremo più tutto questo sole e caldo, ma credo che ce la caveremo comunque, faremo nuove amicizie, non credi?" gli chiesi "Hai perfettamente ragione e poi nessuno dei due ha qualcosa di importante che lo lega qui, per cui sinceramente non vedo l'ora, chissà che sport praticano là, come si divertono, come sono le ragazze e le persone...."
Bene mio fratello era partito per uno dei suoi soliti viaggi mentali in cui si fa domande e si risponde da solo.
Arrivati a scuola ci salutammo, avevamo lezioni diverse, ad aspettarmi la mia migliore amica Steph, subito il mio sorriso scomparve al solo pensiero di allontanarmi da quella persona perfetta per me,diventata subito mia amica dai tempi dell'asilo.
Steph si accorse subito del mio cambiamento di umore e così si diresse verso di me.
"Ehi Bella, che ti succede stamattina ti vedo particolarmente giù, è tutto a posto?" mi chiese
"Steph, ora siamo in ritardo, a pranzo te ne parlerò ok? Comunque ora non fare la solita ansiosa come sempre" le dissi, dandole un buffetto in testa.
Le ore passarono svelte cercando di trovare le parole giuste per far meno male a Steph, alla fine decisi che le dovevo dire tutta la verità, senza riserve, in fondo avrebbe capito.
Così in mensa ci sedemmo al nostro tavolo preferito, vicino alle finestre, adoravamo guardare gli alberi mossi dal vento e le montagne in lontananza.
"Allora Bella" disse Steph addentando un pezzo di pizza "che succede?"
Io iniziai a spiegarle tutto, senza mai fermarmi.
Lei mi guardò con quei suoi occhioni verdi e iniziò a piangere.
Bene, pensai, questo non ci voleva, non così presto almeno.
La abbracciai forte, dicendole che ci saremmo sentite e sicuramente riviste e che l'avrei tenuta aggiornata su tutto quello che mi succedeva.
"Bella ti conviene, devi dirmi tutto, tutti i giorni.....oddio, come farò qui senza di te!!!"
Rimanemmo abbracciate, finché non arrivò Jasper a dirmi che dovevamo passare dalla segreteria per le varie comunicazioni della scuola...
Steph mi guardò e disse "Domani è sabato, voglio vederti tutto il giorno, devi concedermelo...a che ora partite domenica?"
"Abbiamo l'aereo alle 9.15" risposi
"Ok allora direi di fare così, sabato mattina andiamo a fare un po' di shopping, non vorrai mica partire con i soliti vestiti! Poi mangiamo insieme e nel pomeriggio che ne dici di andare un po in spiaggia?" disse sorridente.
Ecco la mia amica del cuore, è tornata lei, con tutta la sua allegria e euforia "certo Steph, ti passo a prendere verso le 10, ok?" le dissi ridendo
"Ti aspetto e guai a te se ritardi di un solo minuto" mi disse con la faccia da professoressa arrabbiata.
"hahahaha ok sarò puntualissima, ma tu non metterci troppo a prepararti, ok?" dissi mentre mi incamminavo verso l'uscita con mio fratello.
Guardai Jasper sorridente.
"Beh sorellina, sembra l'abbia presa bene, non trovi?" mi disse Jasper con un tono felice
"sì pare di sì, del resto è una ragazza intelligente e ha capito che purtroppo non ci sono alternative e che non ci perderemo mai di vista"
Anche Jasper aveva organizzato una mega festa per salutare tutti i suoi amici, proprio il giorno dopo.
Così nel pomeriggio lo dovetti accompagnare a cercare un posto adatto per la festa, trovò una sala abbastanza grande, con uscita sulla spiaggia.
Perfetta pensai io!
"ok Jasper, ora però riaccompagnami a casa che devo iniziare a preparare le valige mie, tue e anche quelle di papà" dissi un po' arrabbiata visto che queste cose toccavano sempre me.
"ok sorellina non ti agitare, tanto ora dovrò fare altri giri, devo portare gli strumenti in quella sala e sentire gli altri del gruppo per fare qualche prova" disse
Ebbene sì, mio fratello era un musicista decisamente bravo, con una voce stupenda e una predilezione per la musica fin da quando aveva 3 anni.
Arrivata a casa andai subito in camera mia, misi la musica ad un volume esagerato e cantando iniziai a svuotare armadi, cassetti e chi più ne ha più ne metta!
Nell'arco di 4 ore avevo preparato tutte le valige, avevo lasciato fuori solo le cose più importanti e di ultimo utilizzo.
Scesi con le cuffie nelle orecchie e la musica sempre a balla, non potevo vivere senza musica e senza cantare!
Iniziai a preparare la cena mentre mio fratello e mio padre erano davanti alla tv a guardare delle partite di rugby.
Solo a cena mi sfilai il lettore e lo misi in tasca, mio padre non era un tipo che parlava tanto, ma quella sera nessuno lo avrebbe fermato, non vedeva l'ora di partire, di andarsene da questa casa, troppo piena di ricordi.
Così intanto che mangiavamo ci fece vedere foto di Vancouver, guide turistiche di tutto e di più.
Infatti sebbene io e Jasper andassimo spesso a Vancouver da piccoli a trovare gli zii, non ci ricordavamo praticamente niente.
Finito di cenare lavai i piatti e misi nella scatole anche quelli, tanto il giorno dopo nessuno avrebbe mangiato a casa, e tornai in camera.
Accesi il pc e iniziai a guardare immagini della scuola che avremmo frequentato e di altri posti che mi sembravano interessanti.
Trovai anche foto dell'azienda per cui sarebbe andato lavorare mio padre, si chiamava Cullen Face Lift, il nome mi ispirava e a guardare le foto dei loro lavori e delle persone che avrebbero lavorato con mio padre, capii che non saremmo mai più andati via da Vancouver.
La mattina dopo mi svegliai di buon umore, senza bisogno di sveglie o di canzoni da parte di mio fratello, mi preparai per bene per una giornata tutta dedicata a Steph, presi dall'armadio i miei immancabili jeans, e una bella canottiera arancione, andai in bagno, mi preparai e poi scesi per preparare la colazione a quei due dormiglioni
e per me.
Lasciai un biglietto a mio padre in cui dicevo che sarei tornata di sera.
Presi la macchina e andai a prelevare la mia dolce amica, lei era già fuori che mi aspettava
"Ehi non sono in ritardo, anzi sono in anticipo di 5 minuti" dissi.
Steph rise di gusto "lo so, infatti sapendo che sei sempre molto puntuale, per una volta ho voluto esserlo anch'io" disse
La giornata passò in fretta, fra negozi, centri commerciali, fast food, spiaggia  e tante tante chiacchiere e risate...
Arrivate sotto casa sua, mi lasciò un regalo sul sedile e mi diede un grosso abbraccio dicendomi che mi avrebbe chiamata domani per sapere com'era andato il viaggio e qual'era la prima impressione della città.
Io le risposi che non si sarebbe liberata facilmente di me e che l'avrei chiamata appena finito di mettere le valige a posto.
Lei si voltò sorridente, ma mi resi conto comunque che grosse lacrime stavano solcando il suo dolce viso, così scesi dalla macchina, corsi da lei e l'abbracciai forte forte.
Tornai a casa e aprii il regalo, era una macchina fotografica digitale, di quelle super, insieme ad un album, nel bigliettino c'era scritto
"Ecco un pensiero per la tua partenza, qui ci metterai tutte le foto della tua nuova vita, con affetto Steph".
Che dolce ragazza pensai con un sorriso pieno di ricordi, misi il regalo in borsa, e mi infilai subito sotto le lenzuola, ero distrutta e poi la mattina dopo si partiva ed ero elettrizzata al solo pensiero, ma dovevo dormire se no l'indomani sarei stata uno zombie!!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


CAPITOLO 2.

Anche quella mattina il sole splendeva meravigliosamente e entrava nella mia stanza attraverso le sottili tende color violetto, le ultime ore nella mia casetta, pensai un po' malinconica.
La partenza per Vancouver si avvicinava e io mi godevo quegli attimi di relax, passeggiando per tutta la casa, osservando ogni minimo particolare che mi accompagnava fin dalla nascita, mille ricordi passavano davanti ai miei occhi, alcuni belli e altri brutti, ma ognuno aveva posto in questa casa.
Gli ultimissimi preparativi erano iniziati, mio fratello aiutava nostro padre a portare le ultime cose nel camion.
Infatti mio padre sarebbe partito con il nostro pick up, seguendo il camion che avrebbe trasportato la maggior parte delle nostre cose e noi invece andavamo in aereo.
Charlie era pronto per partire, ci salutammo e ci augurammo a vicenda buon viaggio.
"Bella, Jasper. Mi raccomando, ricordatevi tutto e soprattutto non perdete tempo in chiacchiere e in giochi.
Sapete l'aereo non aspetta voi!" disse nostro padre cercando di fare uno sguardo severo, ma era così tanto felice che si mise a sorridere ancora prima che noi rispondessimo.
In coro rispondemmo "Certo papà, non dubitare di noi, siamo bravissimi!" con un tono ovviamente ironico.
Lui si girò salutandoci con la mano e partì.
Io e Jasper rientrammo in casa, preparammo le nostre borse e i piccoli bagagli e uscimmo.
Andammo a fare colazione al bar vicino, infatti in casa non c'era più l'ombra di niente, tutta vuota.
Chiudemmo la porta alle nostre spalle, ci voltammo per ammirarla l'ultima volta e poi ci incamminammo.
Il taxi arrivò e ci portò direttamente in aeroporto, l'attesa fu breve per fortuna non ci furono ritardi.
Sull'aereo decidemmo di rilassarci ascoltando buona musica, una cuffia per uno e le nostre voci cantarono all'unisono, i nostri vicini di posto ci fecero anche un piccolo applauso prima dell'atterraggio.
Giungemmo a Vancouver, dove ci attendeva un taxi fatto arrivare da nostra cugina, che ci avrebbe accompagnato a casa sua.
Il viaggio in taxi durò un'oretta, così potemmo gustarci il panorama e fare una chiacchierata con il taxista.
Ma appena arrivammo a casa di mia cugina, rimanemmo a bocca aperta.
Nessuno dei due se la ricordava così enorme e...e bella. Cavolo era uno spettacolo.
"Bella siamo sicuri che sia la casa giusta?" mi chiese Jasper, ma non feci in tempo a rispondere che i nostri dubbi si dissiparono.
Mia cugina uscì e ci corse in contro.
"Che bello siete arrivati, sono felicissima di vedervi. Caspita siete proprio cresciuti!" disse abbracciandoci e baciandoci.
"Ciao Rosalie è stupendo rivederti e comunque anche tu sei cresciuta direi, sei diventata bellissima" le dissi.
Mia cugina era una splendida ragazza di 23 anni, bionda, con occhi di un verde smeraldo stupendi, pelle chiarissima, come me e Jasper e fisico slanciato, aveva sempre praticato sport e si vedeva.
Alle sue spalle sulla porta di casa, apparve un ragazzo, o per meglio dire un gigante.
Io e Jasper guardammo lei, poi lui, poi ancora lei.
Rosalie diventò subito rossa in viso e ci invitò ad entrare in casa.
"Ecco qui casa vostra. Passiamo alle presentazioni. Emmett loro sono i miei cuginetti Bella e Jasper.
Bella e Jasper lui è Emmett. Il mio fidanzato" disse.
Prima che riuscissi ad aprir bocca avevo Emmett attaccato che mi stritolava nel vero senso della parola, non riuscivo a respirare, poi nell'abbraccio prese anche Jasper che venne massacrato quanto me, mamma mia quanto era forte questo ragazzone pensai!
"Oh cavolo ragazzi, che bello vedervi. Wow, siete proprio simili voi due, Rose mi ha parlato di voi per tanto tempo e ora, finalmente, conosco i miei cuginetti anch'io" disse con uno sguardo un po' da pazzo, sinceramente.
Io e Jasper rimanemmo a bocca aperta, ci guardammo un po' storditi.
Questo ragazzo è un fiume in piena, non si riesce a tenere, pensai.
Finalmente ci lasciò, riprendemmo fiato e senza volerlo in contemporanea e con lo stesso tono un po' confuso dicemmo "Il piacere è tutto nostro Emmett!" ecco. Non avremmo mai dovuto farlo.
"Ma che cariniiiiiiiiiii, parlate anche nello stesso momento e con le stesse espressioni!" dicendo questo Emmett iniziò a distruggere i nostri corpi con una delle sue morse demolitrici.
"Me lo aveva detto Rose che avete un rapporto molto particolare e che siete in simbiosi, ma non pensavo fino a questo punto!".
Non si fermava più, altro che fiume in piena, questo è un vero e proprio Tsunami, pensai.
Per fortuna Rose intervenne e riuscì a calmarlo, anche se continuava a guardarci come se non avesse mai visto due gemelli!
Ci sedemmo in cucina dove Rose preparò uno spuntino, iniziammo a parlare del più e del meno. Rosalie era cambiata tantissimo, me la ricordavo energica ed effervescente, sempre pronta a sorridere. Ora invece aveva sempre uno sguardo un po' triste e arrabbiato, sorrideva, ma non con gli occhi.
Ma quello non era il momento adatto per approfondire, dovevamo mettere a posto tutto, vedere la casa nuova e ambientarci un pochino.
Finalmente arrivò papà con il camion carico di oggetti, valige e scatole da disporre in tutta la casa, nei posti giusti.
"Papà è andato tutto bene il viaggio?" gli chiesi.
"Il mio sì e il vostro? Avete fatto i bravi ragazzi?" rispose sempre con un tono ironico, non riusciva più a fare il papà autoritario.
"Siamo stati bravissimi, vero Jasper?" dissi dandogli un colpetto sul braccio.
"Oh sì papà, pensa abbiamo anche preso degli applausi!" disse ridendo.
"Oh per l'amore del cielo, non voglio sapere cosa avete fatto, risparmiatemelo!" disse papà.
Finalmente arrivò il momento di riabbracciare sua nipote, fu un abbraccio silenzioso, ma pieno di sentimento, tenerezza e dolcezza.
Rosalie presentò Emmett anche a nostro padre, per fortuna si era calmato, altrimenti mio padre sarebbe scappato a gambe levate. Probabilmente Rose aveva detto ad Emmett di restare calmo, facendogli capire che Charlie era un uomo che non amava questo modo di fare, diciamo.... così aperto.
Iniziammo a scaricare il camion e la giornata passò velocemente mettendo a posto tutto, fra chiacchierate e risate a cui partecipò attivamente anche Emmett.
Per cena andammo a prendere una bella pizza, eravamo troppo stanchi per metterci a cucinare. Nel frattempo decidemmo che a scuola ci saremmo andati dopo domani, infatti dovevamo ancora capire bene dove si trovasse e mettere a posto ancora un paio di cosuccie in casa. In fondo avevamo bisogno anche di un attimo di riposo altrimenti saremmo morti tutti e due.
Alla fine della serata Emmett ci salutò, con molto dispiacere di tutti devo dire. Ma come disse lui "Purtroppo la mia casa non è questa e i miei genitori e fratelli mi daranno per disperso se non rientro. Ci vediamo domani, se volete ragazzi vi accompagno a fare una piccola gita nei posti che vi torneranno più utili, che ne dite?"
Io e Jasper accettammo di buon grado, ci eravamo già abituati all'irruenza di quel ragazzo, era un vulcano di idee e non ti faceva mai annoiare!
Tornammo a casa tutti sfiniti, ognuno si chiuse nella propria camera.
Eh già quella casa era veramente enorme, ognuno di noi aveva una camera tutta per se.
La mia camera mi piaceva molto, era spaziosa e originale, con una finestra enorme che si affacciava sulle montagne innevate, un gran bel panorama per rilassarsi, il mio letto era rotondo, appena lo vidi rimasi spiazzata, era veramente strano e a forza di guardarlo me ne innamorai. Non avevo un armadio, ma un'intera cabina armadio a mia disposizione. Non l'avrei mai usata tutta, neanche con tutta la mia buona volontà. Qui, per mia fortuna, avevo il bagno in condivisione solo con Rosalie, gli uomini di casa ne avevano un altro, bellissimo! Era una camera mansardata con travi a vista. Molto, molto particolare, non a caso Rosalie l'aveva scelta per me.
Felicissima di questa scelta, mi preparai per farmi una bella doccia calda, bollente e rilassante!
Mi misi sotto le coperte, non ero abituata ad usare coperte così pesanti, ma qua c'era veramente un clima freddino in quei giorni, Rosalie per fortuna ci aveva avvisato.
Mi addormentai nell'arco di pochissimo tempo, anche perché per fortuna mia era una zona molto calma e tranquilla.
Il posto adatto a me, fu il mio ultimo pensiero!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


CAPITOLO 3:


Scesi giù in cucina, per fare colazione.
La casa era stranamente silenziosa e vagando per la moltitudine di stanze, mi resi conto che non c'era nessuno.
Dov'erano andati tutti, pensai, sta a vedere che sono andati a fare il giro per la città senza di me, mi stavo arrabbiando!
Poi mentre mi dirigevo in cucina, sentii degli schiamazzi che provenivano da fuori.
Eccoli, Jasper ed Emmett erano in giardino, se così vogliamo chiamare quella distesa sconfinata di erba, alberi e fiori. Stavano giocando a basket e Rose era sdraiata a leggere.
Charlie invece sapevo che era già andato a lavorare, il suo primo giorno, chissà com'era elettrizzato!
Mi preparai la colazione velocemente e poi andai fuori da loro.
"Oh principessina si è svegliata? Ha dormito bene? Vuole tornare a riposarsi ancora un po' o pensa che le siano bastate tutte queste ore?" mi disse Emmett, inchinandosi al mio cospetto.
"Maddai Emmett, chissà che ora sarà!" mentre dicevo questo, mi venne il dubbio che in effetti non stesse scherzando.
"Cara principessina, sono già le 10.30. Faremo la nostra scampagnata in giro per la città nel pomeriggio, visto che lei era così stanca!" disse ridendo e facendo ridere tutti.
Sinceramente mi sentii un po' imbarazzata, ma poi iniziai a ridere pure io, era veramente simpatico questo ragazzo.
Ma a quel punto dissi "Sapete miei sudditi, potreste comunque accompagnare la vostra principessa a fargli conoscere la città."
Emmett rise continuando a prendermi in giro, inchinandosi e inginocchiandosi.
A quel punto però Rosalie intervenne " Beh ragazzi in effetti ha ragione, potremmo andare ora e fermarci a mangiare da qualche parte....hanno aperto un nuovo ristorantino di cucina tipica e mi piacerebbe farci un salto! Che ne dite?"
In coro rispondemmo entusiasti "Io ci sto!" e per festeggiare nel suo modo molto tranquillo,  Emmett la prese in braccio urlando "Evviva la mia regina, evviva la mia regina!" che ragazzone dolce.
Ci preparammo, Emmett volle a tutti costi prendere la sua macchina, una mostruosa jeep, era proprio della sua taglia.
In macchina Rosalie mi chiese "Bella, sai non so ancora come si chiama l'azienda per cui è venuto a lavorare tuo padre, tu lo sai?"
"Certo Rose, l'ho scoperto su internet, vediamo vediamo..... Ecco si chiama Cullen Face Lift, se mi ricordo bene!" risposi
Emmett inchiodò in mezzo alla strada e si voltò verso di me "Come hai detto? Cullen Face Lift? Ma è l'azienda di mia madre, non posso crederci, era proprio destino, vero Rose?"
"Ma che bello, allora sono sicura che si troverà benissimo, Esme, la madre di Emmett è fantastica, molto professionale e simpatica, ha un gusto molto particolare e raffinato, io l'adoro!" mi disse Rose
Io e Jasper rimanemmo senza parole, che coincidenza "Se lo dici tu mi fido assolutamente" dissi
Ma Emmett mi fermò "Ragazzi, allora devo assolutamente farvi conoscere la mia famiglia, mio padre è il primario all'ospedale di Vancouver, ho due fratelli più piccoli. Anzi ora che ci penso hanno proprio la vostra stessa età, si chiamano Edward ed Alice e anche loro hanno un rapporto esclusivo, non sono gemelli come voi, ma sono comunque in estrema sintonia.
Sì sì, che ne dite se oggi chiamo anche loro e ci incontriamo per pranzare insieme?"
"Io credo sia un' ottima idea, credo che si troveranno bene anche con loro, sono fantastici anche i tuoi fratelli. Allora che ne dite ragazzi?" ci chiese Rosalie.
Io e Jasper ci lanciammo un' occhiata e senza pensarci due volte risposi "Sarebbe fantastico, così conosceremo qualcun' altro. Jasper, avremo più amici che a Phoenix se continuiamo così" e mi misi a ridere di gusto, alla mia risata si unirono subito anche tutti gli altri.
Finalmente dopo miliardi di giri in balia della pazzia di Emmett arrivò l'ora di mangiare, non vedevo l'ora.
"I miei fratelli dovrebbero essere qua da qualche parte" disse guardandosi intorno "......eccoli....ciao ragazzi!!" urlò sbracciandosi.
Loro ricambiarono da lontano, avevano appena parcheggiato la macchina e si avviarono verso di noi!
La scena che si disegnò davanti ai miei occhi fu questa: una piccola bambina accompagnata dal padre.
Infatti da lontano la sorella di Emmett sembrava proprio una bimba, mentre il fratello, altissimo in confronto a lei, sembrava il papà.
"Ragazzi ecco Edward ed Alice" disse Emmett guardandoci tutto entusiasta "Che ne pensate?" ci chiese
"Tesoro, dagli il tempo di vederli da vicino e conoscerli, prima di chiedergli cosa ne pensano" disse Rose sorridendo.
"Ciao Emmett, Rose. Questi devono essere gli splendidi gemelli in completa simbiosi. Testuali parole di mio fratello. Piacere io sono Edward" disse appena arrivò di fronte a noi.
Io e Jasper ci sorprendevamo sempre di come Emmett descriveva le persone.
"Sì siamo noi" dissi "Piacere io mi chiamo Bella e lui è mio fratello Jasper" dissi guardandolo negli occhi sorridendo.
"Wow, il piacere è tutto mio, io sono Alice" disse sbucando da dietro il fratello.
Cavolo se da lontano sembrava una bimba, da vicino sembrava tutt'altro.
Aveva un fisico esile, era piccola, ma aveva la grazia di una fata, i capelli erano neri corvini, occhi neri profondi e intensi. Ci si poteva perdere nei suoi occhi.
Un viso stupendo, anche lei di pelle molto chiara. La sua voce sembrava quella di una sirena, insomma sembrava una creatura magica, venuta da un'altra dimensione.
Edward era un bellissimo ragazzo, come tutti i fratelli era pallidissimo, i suoi capelli erano di un colore indefinito sembravano castani, ma in realtà avevano riflessi bronzei.
Occhi neri, come quelli della sorella, ma a differenza di Alice, oltre che profondi, sembrava che celassero qualcosa dietro. Erano cupi, tristi e impenetrabili.
Era alto, slanciato, e muscoloso, solo che non era evidente come per Emmett.
A quel punto mi accorsi che Jasper non aveva ancora parlato, ma sentivo che stava succedendo qualcosa.
Mi girai verso di lui e lo trovai imbambolato a guardare Alice, era stregato da lei, la guardava come se fosse l'unica donna del mondo, come se fosse la sua musa, la sua regina, il suo angelo.
Non avevo mai visto Jasper con quello sguardo, lo lasciai fare, mi sarebbe dispiaciuto interrompere quegli sguardi che si lanciavano fra loro, così decisi di concedere loro qualche momento per presentarsi personalmente.
Presi Rose sottobraccio e entrammo nel ristorante, gli altri due ci seguirono senza fiatare.
Ovviamente per ordinare li aspettammo, ma intanto come sempre chiacchieravamo.
Così scoprii che sarei andata nella stessa scuola di Edward e Alice, ascoltavo attentamente quello che diceva Emmett, era l'unico che parlava.
Edward mi guardava e basta, non fiatava, sembrava diventato una statua e non capivo perché.
Non mi piacciono per niente le persone che mi fissano e così decisi di interrompere Emmett e il suo monologo "Scusa Emmett, ma avevo una curiosità" dissi fissando Edward "Volevo chiedere cosa ci sia di così interessante da continuare a fissarmi? Non voglio essere scortese, ma non mi piacciono proprio le persone che mi osservano così insistentemente." e con questo il suo sguardo si fece improvvisamente cattivo, si alzò da tavolo e se ne andò lasciandoci tutti letteralmente senza parole e a bocca aperta.
Anche suo fratello rimase di stucco. Infatti si scusò per il fratello e per l'atteggiamento poco gentile, ma disse che non era mai successo che si comportasse così.
Che cosa avevo detto di così brutto da farlo arrabbiare, pensai.
Dopo pochi minuti entrarono Alice e Jasper chiedendoci cosa fosse successo.
"Edward è uscito arrabbiatissimo, sembrava posseduto. Non ci ha neanche salutato è salito in macchina ed è partito a tutta velocità" disse Alice.
"Cos'hai combinato Bella? Sei una persona limpida e sincera, ma alcune volte esageri" disse mio fratello accusandomi.
"Bella non c'entra" disse Emmett ancora un po' scioccato "Edward si è comportato male, ha iniziato a fissarla dal momento in cui ci siamo seduti e giustamente Bella gli ha fatto notare che non le piaceva tutta questa attenzione e lui è scappato incavolato come una bestia"
Pranzammo in silenzio.
Non riuscivo a capacitarmi della sua reazione, a detta di tutti esagerata e inconsueta.
Alice ci invitò a casa loro per passare la serata insieme. Jasper accettò subito la proposta, non aspettava altro.
Io invece non me la sentivo dopo quella sfuriata di Edward del pomeriggio, così con una scusa dissi che non mi andava, che ero stanca. Rose decise di rimanere con me a farmi compagnia, mi fece immensamente piacere.
Iniziammo a preparare la cena, mentre Charlie, appena tornato dalla prima giornata lavorativa, ci raccontava quello che era successo allegro e sereno.
"Ah ragazze, ho scoperto che il mio capo, Esme, è la madre di Emmett, non lo sapevo!"disse guardandoci sorpreso. "A parte questo la giornata è andata molto bene è stata tranquilla.
Esme mi ha accompagnato a vedere tutti i loro lavori, mi ha fatto vedere tutti i progetti dei lavori futuri.
Abbiamo pranzato insieme e mi ha fatto conoscere anche tutti gli altri ragazzi che fanno parte della squadra.
Mi piace come lavora quella donna, è piena di energia, di belle idee. A dirla tutta è un vulcano di idee.
E' molto intelligente e arguta. Dolce e sensibile."fece una piccola pausa, si vedeva che era pieno di ammirazione per quella donna.
"Sai Bella, mi ha chiesto di te e ha detto che probabilmente andrai nella stessa scuola dei suoi figli più piccoli. Se mi ricordo bene si chiamano Edward e Alice. Sei contenta che conoscerai nuove persone? Nuovi ragazzi della tua età?" disse guardandomi sinceramente contento e sollevato.
Io abbassai lo sguardo, ripensando alla scena di oggi con Edward. "Papà, proprio oggi ho conosciuto i fratelli di Emmett, sono molto carini e simpatici. Ci troveremo sicuramente bene!" mentii perché non volevo dargli preoccupazioni per il mio inserimento, proprio in quel momento in cui era così felice.
"Benissimo e Jasper cosa ne pensa? Credi si troverà bene?"
"Beh diciamo che è già un Cullen, stasera è andato a casa loro. Starebbe in continuazione insieme ad Emmett, si sono proprio trovati quei due. Poi oggi è rimasto stregato da Alice, dunque ha un motivo in più per stare sempre con loro!" dissi sorridendo.
"Fantastico. Ora sono pronto per rifocillarmi, che cos'hanno preparato le mie donne di buono?"
Mangiammo in completo relax o per lo meno era quello che davo a vedere.
Dopo cena Charlie si mise a guardare un po' di sport in tv, così io e Rose decidemmo di farci una bella serata fra donne.
Ci chiudemmo in camera sua.
Così presi coraggio "Rose, è da ieri che voglio farti una domanda." dissi guardandola speranzosa.
"Dimmi cara, non farti problemi."
"Ecco, come va la tua vita? Sei contenta?" le chiesi.
Rose non si aspettava questa domanda, abbassò lo sguardo e il suo umore cambiò repentinamente.
"Che domanda complicata che mi fai Bella" disse senza guardarmi
"Scusa, non volevo essere impicciona, ma ieri mi hanno colpito i tuoi occhi. Sono tristi, spenti. So che non siamo molto intime, però dimmi, cosa ti succede?" speravo che trovasse il coraggio di rispondermi, in questo non era cambiata, era sempre stata riservata.
"Vedi Bella, dopo che sono morti i miei genitori 5 anni fa, la mia vita è cambiata. Qui ero sola, non avevo parenti e così ho deciso di rimanere nella loro casa invece di venderla come mi avevano consigliato molti. E' stato difficile cambiare tutte le mie abitudini, vivere da soli comporta un sacco di responsabilità.
Non sono più riuscita a vivere una vita tipica di una ragazza della mia età.
Ho interrotto gli studi e mi sono messa a lavorare. Mi è dispiaciuto da morire, ma non potevo fare altro. Il lavoro che ho ora, non è niente di che, ma mi piace e mi sento a casa quando vado al negozio.
Per fortuna che c'era Emmett in quel periodo della mia vita, mi ha sostenuto, fatto sorridere, mi ha fatto sentire amata. Io non potrei vivere senza di lui, è stato la mia famiglia dopo la scomparsa dei miei e senza di lui, non ne sarei venuta fuori.
I miei occhi sono tristi, come dici tu, perché non mi sento realizzata, sento di aver perso un pezzo della mia vita, quella di divertimenti, di adolescenza,di sgridate da parte dei genitori perché non rispettavi le regole." si fermò un attimo, si girò verso di me. Aveva le lacrime a gli occhi.
"Non sono realizzata perché non potrò mai fare il lavoro per cui avevo deciso di studiare. Queste sono cose che nessuno mi potrà più ridare indietro, è troppo tardi. Emmett ce la mette tutta, ma sa che una parte di me se ne è andata insieme ai miei. Farebbe di tutto per farmi stare bene e rendermi felice, ci riesce sempre. Solo che purtroppo non sono più quella ragazzina spensierata e sempre allegra. Sono cambiata nell'anima e nessuno può farci niente."
Piangeva disperata, io mi avvicinai a lei e l'abbracciai forte. "Noi non possiamo ridarti più indietro quello che hai perso, ma d'ora in avanti ricordati che ci saremo anche noi. Sempre e per sempre!"
Al suono di queste parole, Rose si sciolse completamente.
Quando si riprese, mi ringraziò per quella chiacchierata "Mi ha fatto bene parlare con un'altra donna, anche tu hai vissuto momenti difficili e sai come ci si sente e come mi sento. Grazie mille tesoro. Sei già una donna e sei bellissima e intelligente, sei stupenda!
Ti dico anche un'altra cosa, per Edward non preoccuparti, gli passerà e imparerai a conoscerlo, te lo assicuro"
Con quelle parole ci demmo la buonanotte, ci abbracciamo di nuovo e poi io andai nella mia camera molto più tranquilla, dopo quella chiacchierata. Ero felice di aver ritrovato una sorella per me!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


CAPITOLO 4:

Quella notte dormii male, alla mattina mi svegliai stordita e assonnata.
Pensavo che aver ascoltato le parole di Rosalie mi avesse fatto bene, invece mi sentivo confusa.
Quella mattina mi alzai prestissimo, tutti dormivano ancora.
Così mi preparai e uscii col pick up. Non avevo una meta ben precisa, sapevo solo che dovevo rimanere solo con me stessa per fare un po' di chiarezza.
Parlare con Rosalie aveva portato alla luce, sentimenti ed emozioni che avevo represso per anni, inconsciamente non vissi a pieno la morte di mia madre.
Cercai di rimanere calma e responsabile per mio padre, volevo aiutarlo a superare quella perdita e ci riuscii.
Ma non considerai che quella perdita l'avevo subita anch'io.
Ad un certo punto mi ritrovai vicino alla foresta che mi aveva fatto vedere il giorno prima Emmett, mi aveva detto che c'erano percorsi per escursionisti e che da alcuni punti si godeva di un panorama assolutamente unico.
Così parcheggiai la macchina e mi incamminai con la testa piena di pensieri.
Sapevo benissimo che dovevo andare a scuola, ma in quel momento proprio non me la sentivo di andare in un posto nuovo, pieno di persone che non conoscevo e pieno di confusione.
Sicuramente a casa erano preoccupati per me, ma come ero a conoscenza di questo, sapevo anche che mio fratello Jasper avrebbe tranquillizzato tutti, probabilmente aveva già capito cos'era successo parlando con Rosalie ed essendo a conoscenza di come sono fatta, avrebbe capito subito il mio bisogno di solitudine e riflessione.
Cacciato dalla mia testa questi pensieri, mi ributtai dentro i ricordi e le sensazioni mai vissute.
Mi sentivo una bimba che deve superare un ostacolo altissimo, insicura, preoccupata, piena di paura.
Cosa mi stava succedendo, possibile che tutto il dolore e la paura venissero fuori così, solo con una semplice chiacchierata.
Ripensando alle parole di Rosalie, capii che in fondo anch'io, come lei, non avevo vissuto la mia adolescenza e neanche la mia infanzia.
Ero sempre preoccupata per mio padre e mio fratello, cercavo sempre di farli star bene, senza fargli pesare la situazione e facendo questo non pensai mai a me stessa.
Quante volte capitava che tornavo a casa da scuola disperata perchè mi prendevano in giro e dicevano cose brutte su di me, oppure quando litigavo con le mie amiche, anche per stupidate e non volevo far pesare i miei problemi su gli altri. Così appena varcavo la soglia di casa, chiudevo a chiave dentro di me, paure, disperazione e dolore.
Ora era il momento di farlo. Dovevo pensare un po' a me, ai miei bisogni, alla mia vita.
Dovevo cercare di lasciar perdere un po' mio padre e Jasper, Charlie ora era felice, sereno e Jasper sembrava completamente preso dalla sua nuova fata.......e io?
Io mi preoccupavo ancora per loro! Ma per cosa?
Erano grandi, adulti e vaccinati, sicuramente avrebbero saputo come affrontare le difficoltà e i loro problemi.
Avevo fatto chilometri senza neanche accorgermene, immersa nel bosco e nei miei pensieri.
Finalmente ero arrivata ad una piccola radura e il mio primo pensiero fu WOW!
La mia testa si svuotò completamente, lo spettacolo era magnifico.
Le nuvole si stavano diradando e il debole sole che sbucava, rifletteva i suoi raggi nel lago leggermente increspato da un venticello che odorava di pino e di selvaggio, mi sembrò che il tempo si fosse fermato.
Venni invasa da un calore inaspettato, come se fossi ad un centimetro dal sole, era fantastico quello che provavo.
Era tutto circondato da montagne e alberi ed in mezzo c'era quello splendido lago che rifletteva tutto.
Mi sdraiai sull'erba fine e profumata e chiusi gli occhi.
Mi sentivo leggera e stavo bene, ora che avevo sfogato anni di dolore soffocato, ora che avevo preso la mia scelta, ora..... Ora stavo bene, ero in pace con me stessa, una sensazione che non sentivo da anni.
Decisi che era ora di tornare a casa, era già pomeriggio, non avevo mangiato e non mi ero fatta sentire da nessuno.
Arrivata a casa trovai tutti.
Avevo fatto un casino e fatto preoccupare tutti per niente.
C'erano in prima linea mio padre e Jasper a braccia incrociate e con uno sguardo arrabbiatissimo, dietro di loro tutti gli altri, ma proprio tutti.
Rosalie e tutta la famiglia Cullen a parte Carlisle.
Tutti avevano uno sguardo arrabbiato, mischiato alla preoccupazione, anche Edward  e questo mi sorprese molto.
Prima di tutto mi sorpresi nel vederlo lì e in secondo luogo mi sorpresi del suo sguardo. I suoi occhi mi sembravano addirittura di un colore diverso, ma forse la mia immaginazione stava prendendo il volo.
Mio padre mi svegliò dalle mie osservazioni "Bella Swan, cosa cavolo ti è preso? Dove eri finita? Cosa pensavi di fare?" mi bombardò di domande, senza neanche darmi il tempo di rispondere
"Ti sembra un comportamento adulto? Pensi ti poter fare quello che ti pare, quando ti pare?" continuò diventando paonazzo in viso.
"Papà, fermati! Calmati, ti verrà un infarto. E poi se continui così come farà a risponderti Bella? E a darti le sue spiegazioni, perché sicuramente le avrà!" disse mio fratello guardandomi e facendomi l'occhiolino, lo ringraziai con lo sguardo.
Parlare davanti a tutti loro mi metteva un po' in imbarazzo, ma Charlie era già al limite di pazienza e così spiegai.
"Papà e Jasper e voi tutti. Scusatemi se vi ho fatto preoccupare!" mi fermai guardando tutti i miei ascoltatori "C'è un motivo valido. Ieri sera ho fatto una chiacchierata con Rosalie, tutto ciò ha risvegliato in me antichi dolori e paure che avevo dimenticato" abbassai lo sguardo, era il momento di dire il motivo e sapevo già come avrebbe reagito Charlie, non volevo, ma non potevo più tacere. "Dopo la morte di mia madre ho sempre cercato di tenermi tutto dentro per non far preoccupare più del dovuto mio padre e mio fratello, non volevo farli star male, soffrivano già abbastanza. Così mi chiusi in me stessa, ogni delusione che ricevevo me la tenevo dentro. Oggi tutto questo è riaffiorato in me, avevo bisogno di stare sola per pensare e riflettere." guardai tutti, uno a uno. Le espressioni di mio padre e mio fratello erano già cambiate, il loro sguardo si fece triste, Rosalie ed Alice avevano gli occhi lucidi, Emmett mi guardava sbalordito, ma quello che mi colpì di più fu Edward, aveva uno sguardo sofferente, sembrava che sentisse il mio dolore.
"Ma tranquilli, sono giunta ad una conclusione, ho fatto la mia scelta e ora sono più serena".
Charlie mi venne incontro e mi abbracciò fortissimo "Scusa piccola mia se non mi sono mai accorto di questo tuo malessere, mi dispiace tantissimo!" mi disse con la voce rotta dalle lacrime che non voleva far uscire.
"Papà è tutto a posto ora, ho sempre risolto i miei problemi da sola, lo sai e anche ora ce l'ho fatta. Papà guardami? Non vedi più tranquillità nei miei occhi?" gli dissi allontanandomi leggermente per guardarlo e farmi guardare.
Mio padre sorrise sollevato, aveva capito che era tutto risolto e che ora stavo meglio, ma sapevo comunque che nel profondo, si sarebbe tormentato per non essersi accorto del dolore e non avermi aiutata.
Jasper rimase distante a guardarmi sorridente e contento "Sorellina mia adorata, sono orgoglioso di te, fiero di essere tuo fratello. Sei proprio una donna fantastica e unica"
Tutti gli altri mi vennero incontro per abbracciarmi e dirmi che erano felici che si era tutto risolto e che stavo bene.
L'unico che rimase distante fu Edward, era immobile appoggiato al muro e mi guardava ancora con quegli occhi tristi, e preoccupati.
Cosa c'era che non andava. Sentii un tremendo bisogno di parlargli e di capire cos'aveva e perché si comportava in modo così strano.
Così andai verso di lui, lo guardai in modo deciso, lo presi per un braccio e lo tirai fuori con me.
"Vai, lo sapevo che sarebbe successo prima o poi.... Bella fallo a pezzi!" urlò Emmett da dentro casa.
Per lasciarci un po' di intimità si spostarono tutti in cucina.
"Sì ha ragione, fammi a pezzi Bella" disse Edward con un tono di voce straziante.
Continuavo a non capire cosa stesse succedendo.
"Edward, ma cosa stai dicendo? Perché dovrei farti a pezzi? Solo perché mi guardi in questo modo strano? O perché ieri te ne sei andato come una furia? Dimmi per quale motivo perché io non ci arrivo proprio!" sbottai
Lui mi guardò con quegli occhi stupendi, ma cupi. "Bella, non voglio farti arrabbiare, anzi, vorrei solo che tu mi capissi. Ho notato che sei una persona molto intelligente e siamo molto simili, ecco perché speravo che fosse arrivato il mio momento!"
"Il tuo momento per cosa?" mi calmai "Ti prego fammi capire!"
"Pensavo finalmente di aver trovato una persona in grado di capirmi nel profondo. Ho sentito questa sensazione così chiara e viva dentro di me proprio ieri, nel primo momento in cui mi hai guardato. Poi al ristorante volevo distogliere gli occhi da te, ma riuscivo a smettere di guardare il tuo viso, i tuoi occhi, le tue espressioni, le tue movenze...." si fermò, come perso in mille pensieri "Poi quando hai detto quella frase, mi sono sentito uno schifo.
La ragazza che avevo di fronte, era quella che aspettavo da una vita di dolori e incomprensioni e l'unica cosa che sono riuscito a fare è stata quella di farti arrabbiare" distolse lo sguardo, mi sembrava imbarazzato ma forse mi sbagliavo, lo guardavo esterrefatta "Io sono scappato in quel modo non perché ce l'avessi con te, ma perché ce l'avevo a morte con me stesso. Non sono mai stato bravo nei rapporti umani, sono un ragazzo solitario, diffidente, riservato. Solo Alice mi capisce, ma sentivo il bisogno di una persona che potesse darmi di più, che avesse passato le mie stesse realtà. Prima sentendoti parlare ho avuto la certezza che fossi tu, che ieri avevo avuto l'impressione giusta, le tue parole così sincere, i tuoi occhi così bisognosi di comprensione, che cercavano in continuazione i nostri in cerca di assenso e amore, hanno risvegliato in me la sofferenza che mi attanaglia l'anima da anni!" i suoi occhi si fecero di nuovo tristi e divennero lucidi.
Oddio non potevo crederci, stava per piangere! Oh mamma, cosa dovevo fare? Come dovevo comportarmi? Cosa dovevo dirgli?

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