Io sono di ghiaccio..

di DeaSaga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trasparente ***
Capitolo 2: *** Passato,presente, futuro ***
Capitolo 3: *** La giusta via... ***
Capitolo 4: *** Fine o inizio? ***
Capitolo 5: *** Il ritorno ***



Capitolo 1
*** Trasparente ***


Io sono di ghiaccio..

 

CAPITOLO 1 Trasparente..




Quel mattino del primo settembre tutto era diverso.
Il colore del cielo, il calore del sole, perfino l’aria che respiravo pareva trasportare dentro di sé un sapore mai sentito prima.
Camminavo accanto mia madre, l’unica che nei mesi precedenti era riuscita a salvaguardare l’ultimo brandello della strana famiglia di cui portavo il nome, l’unica che fosse riuscita a salvarmi dalla prigione, dove invece risiedeva tristemente mio padre.
Le stavo accanto guardandola di sfuggita, tenendo stretta la sua mano, come fosse l’ unica fonte di forza e coraggio che potesse aiutarmi nel raggiungere il binario dove l’espresso diretto a Hogwarts stava per partire. L’avevo implorata di non mandarmi lì, di risparmiarmi la sofferenza di tornare in quella scuola come un traditore, un pezzente che aveva dato in pasto i suoi stessi compagni nelle mani di Voldemort, ma lei non aveva voluto sentire ragioni.
“Tu devi scrivere il tuo futuro Draco” mi aveva detto
“Ed il miglior modo per farlo è quello di terminare gli studi e cominciare veramente a vivere”
Non avevo dato risposta a quelle sue parole, era troppo pesante ammettere che forse aveva ragione.
Il fumo bianco dell’espresso nascondeva da lontano l’eccitazione per coloro che finalmente, nel periodo della pace, tornavano o giungevano per la prima volta ad Hogwarts, ma tutto quel chiasso, tutte quelle voci che fino all’anno precedente avrei voluto mettere a tacere, si erano zittite davvero, ed in contemplativo silenzio tutti osservavano con disappunto me e mia madre camminare tra loro. Abbassai la testa cercando di evitare quegli sguardi, mentre chi mi stava accanto invece camminava fiera, stringendo con più forza la mia mano. Mi salutò silenziosa, cercando di mantenere l’eleganza che l’aveva sempre contraddistinta. Ebbi l’impulso di abbracciarla, di cercare nelle sue braccia quel coraggio e quella forza che ero sicuro di non possedere, come un ultimo grido di aiuto dalla donna che era rimasta l’unica a credere in me. Ma non lo feci. Mi limitai, come di consueto, ad accennare un semi abbraccio, ed appoggiare la guancia sulla sua.
Quando presi posto notai dal finestrino la mezzosang.. ehm.. Granger e con la rossa Weasley, salire sul treno, salutando con particolare slancio rispettivamente l’altro Weasley e lui.. Potter..
Strinsi i pugni in maniera automatica, ricordando in un momento tutto ciò che era stato. Il mio ritorno a Hogwarts con quelle due sarebbe stato ancora più difficile, tuttavia fui grato che almeno Potter ed il suo fedele amico avessero deciso di non farvi ritorno..
..E come previsto..
Nessuno si sedette accanto a me per tutto il viaggio..
Ero un fantasma,non ero morto, ma ero un fantasma. Per parecchi giorni non sentì la mia stessa voce, se non all’interno della mia mente, dubitai perfino di aver ancora l’uso della parola. Nessuno sedeva accanto a me durante le lezioni, né in Sala Comune, avevo abbandonato l’idea di tornare a giocare a Quidditch, e nel dormitorio il mio letto era il più appartato, proprio accanto la finestra. Tutti mi guardavano rima con disprezzo, poi con indifferenza, parlavano di me con odio, rancore. Le uniche che mi tenevano compagnia erano mia madre, con le sue continue lettere, che  forse si era resa conto che tornare dove tutto era finito non era stata una brillante idea,e con mio grande stupore  Minerva McGranitt, ormai divenuta preside, che sosteneva quanto importante fosse per me cercare di socializzare nuovamente, e trovare scopi importanti per proseguire l’anno.
“L’ho introdotta nel corso avanzato di Pozioni Malfoy” mi disse durante un’ennesimo colloquio nel suo ufficio.
“E’ un corso facoltativo, ma il suo talento non deve andare perduto, e poi le farà bene applicarsi in ciò che più le piace”
Per la prima volta mi dissi “Tentar non nuoce”.
“Signor Malfoy, vuole illuminarci sulla pozione che ha brillantemente preparato” chiese un giorno il professor Lumacorno, avendoci dato possibilità di scelta.
“Si tratta della Veritas veritatis, è un pozione che..”
“Permette di far dire tutta la verità a chi la beve vero Malfoy?”mi interruppe Dean Thomas
“perché non la usiamo contro di te, magari la McGranitt una volta confessate tutte le tue colpe potrebbe decidersi ad espellerti, sembra non ricordare ciò che è stato..”
“Signor Thomas” urlò Lumacorno
“Non la permetto di continuare su questa linea..”
Abbassai lo sguardo sulla manica destra, ove un tempo pulsava il marcio nero dei Mangiamorte.
“Lo lasci fare professore, almeno lui ha il coraggio di dire ciò che pensa”
Thomas sorrise beffardo
“L’aria da cane bastonato non ti servirà Malfoy, non qui almeno. Già respirare la tua stessa aria è un insulto” aggiunse Romilda Vane
“E’ arrivato il momento di ripagarti con la tua stessa moneta” s’intromise Calì
Tutti attorno mi osservavano con odio, il professore cercò disperatamente di far tornare tutto alla normalità, ma con scarso successo.
L’unico che sembrava non avere particolare volontà nell’aggiungere altro fu Neville, lui che forse, ne aveva più diritto degl’altri.
Gli occhi iniziarono a bruciare, i miei muscoli tremarono per la tensione.
"Hai perso la lingua Malfoy? Strano ricordo di averla vista molto tagliente in questi anni" continuò Thomas
"Adesso basta ragazzi" cercò di mediare Lumacorno.
Ma peggio di così non poteva andare.
In quel momento entrarono nell’aula La Granger e la rossa..
No.. Non loro..
Mi alzai di scatto. Non riuscivo a reggere tutto.
“Scusi la lascio alla sua lezione”
E camminando verso la Sala Comune a quell’ora deserta  forse per la prima volta odiai due cose.
Essere un Serpeverde.
Essere un Malfoy.

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Capitolo 2
*** Passato,presente, futuro ***


CAPITOLO 2
 
PASSATO,PRESENTE,FUTURO

 
Il professor Lumacorno aveva appena terminato la lezione. Aveva tentato di calmare le acque con scarso risultato. Ancora turbato dagli scontri poco prima avvenuti, reputò corretto pensare ad una soluzione che potesse in qualche modo risollevare la posizione di Draco Malfoy all’interno di Howgarts e ne parlò subito con la preside.
“Minerva tutti gli studenti hanno dei pregiudizi nei confronti di Malfoy”
“Sai benissimo che è stato Draco a salvare Harry Potter”intervenne la McGranitt
“Ed in più di un’occasione, non posso tollerare simili insulti nella mia scuola, la scuola di Silente e Piton”
“Minerva ascolta, non è necessaria una punizione, dobbiamo solo cercare di risollevare la  reputazione di Malfoy, farlo diventare un punto di riferimento,almeno per la sua casa ha delle grandi doti lo sai”
La McGranitt lo guardava con aria interrogativa. Non si era mai del tutto fidata di quell’uomo, ma Silente l’aveva fatto, e lei era totalmente devota a Silente.
“Hai qualche idea Horace?”
Lumacorno fece un cenno affermativo con il capo sorridendo
“Prefetto dei Serpeverde”.
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Mi ero accasciato sulla solita poltrona, l’unica che era rimasta sempre la stessa in guerra ed in pace, l’unica, perché forse priva di emozioni, che mi accoglieva senza chiedere un perché, senza chiedersi chi fossi, cosa volessi, senza lamentarsi.
Guardai il focolare innanzi a me. Quelle fiamme leggere, fluttuanti, ricordavano tempi passati, quando ancora schiavo del mio appartenere a qualcosa di già predestinato, manipolavo in quella stessa stanza la vita dei miei compagni, quando con aria indifferente e beffarda scendevo in Sala Comune e davanti quello stesso focolare in piena notte, ricevevo gli ordini di mio padre, per virtù di Voldemort. Appoggiai i gomiti sulle ginocchia.
“Bastardo di un morto” mi scappò dalle labbra
“Anche tu eri un mezzosangue, ma con meno dignità di tutti.”
“CODARDO” urlai
“Mi hai rovinato la  vita”.
Le immagini lente dell’ultima battaglia mi tornarono alla mente. Crolli, fuoco, urla.. Lo scontro con Potter, la mia debolezza. Tirai su la manica della mia camicia e nel braccio destro ancora persisteva quella maledetta cicatrice. La prima volta che Weasley e Potter l’avevano vista, avevano subito tentano di disarmarmi. Avevano sempre avuto ragione su di me. Su mio padre. Quell’uomo talmente forte da non essere riuscito nemmeno a difendere la sua casa, la sua stessa famiglia, la sua donna.
 Lui.. Lo sfregiato.. Colui che il primo giorno del primo anno aveva rifiutato di stringermi la mano, che aveva scelto di sua volontà i Grifondoro, Weasley, la Granger, il protetto di Silente. Forse avrei dovuto odiarlo per tutte le volte che mi sono sentito umiliato, ed apparentemente l’ho fatto, ma nell’ultimo scontro..
Volevo che vincesse contro di me. In quel momento avrei preferito morire piuttosto che sopportare tutte le possibile conseguenze.
Per me la vita era sempre stata facile, già spianata, e nel momento della scelta..
“Potter, avevo scelto te, maledizione”
Mi portai le mani tra i capelli ripiegando la testa in basso.
Se non fossi stato un Malfoy forse avrei già pianto.
Se non fossi stato il Serpeverde Malfoy forse sarebbe stato più facile.
Se non fossi un Mangiamorte.. Ma lo sono veramente mai stato?

Ma il passato non si dimentica mai..
Presi la bacchetta per cercare della pergamena
“Accio pergamena”
Avevo bisogno di scrivere.
"Draco Malfoy" sentì chiamare da una voce femminile a me sconosciuta. Non avevo intenzione di essere disturbato, non in quel momento. Non mi voltai sperando che la mia indifferenza la facesse andar via, chiunque fosse.

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“Perfavore può cercarmi Draco Malfoy?”
La McGranitt non avrebbe potuto darmi compito più ingrato.
Giravo per i corridoi diretta alla Sala Comune, sperando si trovasse almeno lì.
“Buffo” pensai..
In sette anni non avevo mai parlato con Malfoy, nonostante fossimo entrambi nei Serpeverde e lui mietesse vittime tra le mie amiche,e forse, più per celebrità di riflesso che per altro, mi sarebbe piaciuto avere un minimo di rapporto con lui, gioco del destino ora che non me ne importa proprio nulla, anzi.. ora che tutti lo evitano, devo parlarci per forza.
Entrata nella Sala Comune vidi una chioma quasi bianca china sul tavolino innazi il fuoco, stava scrivendo su di una pergamena, ed un gufo impaziente aspettava guardandosi intorno. Con aria non molto gentile lo chiamai.
“Draco Malfoy”
Alzò la testa senza voltarsi, forse indispettito dal mio tono.
“La McGranitt ti vuole nel suo ufficio”
Con mio stupore non accennò segno di movimento.
“Malfoy ora” lo intimai.
Si alzò silenzioso venendomi incontro,con movimenti lenti, eleganti. Lo osservai a braccia conserte, picchiettando con il piede destro sul pavimento, impaziente. Mi superò indifferente, come se non provasse nessuna curiosità, nessuna sorpresa.  I suoi occhi ghiaccio erano vuoti, ma non incrociai i miei con i suoi. Percorse il corridoio con me, senza degnarmi di uno sguardo, senza proferir parola, senza che nessuna smorfia attraversasse il suo volto.
Ebbe accesso all’ufficio prima di me, come se non esistessi.
“Che cafone”pensai..

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Capitolo 3
*** La giusta via... ***


LA GIUSTA VIA.

                        
            
Entrai nella capsula sotto il battito delle ali dell’aquila che segnavano l’ingresso nell’ufficio della preside. Non mi voltai indietro, non feci entrare la ragazza prima di me, non avevo intenzione che sentisse ciò che urgeva la mia presenza, nemmeno se si trattasse della cosa più banale del mondo.
Non appena l’aquila sbattè le sue ali, uscì la bacchetta
“Accio bacchetta” urlai. Ed in un momento la sua bacchetta fu nelle mie mani.
“Ma che diavolo fai!” la sentì imprecare
“Colloportus”  dissi di tutta risposta, bloccando la porta in maniera tale che non potesse entrare.
Sorrisi beffardo. Prendermi gioco delle altre persone era sempre stata una mia prerogativa, tornare alle vecchie abitudini non poteva che farmi bene.
“Bene Malfoy” esordì Lumacorno vedendomi entrare nell’ufficio della preside. Aveva nel volto un sorrisino compiaciuto. Non si poteva dire lo stesso di me che, effettivamente, odiavo essere interrotto, soprattutto quando ciò che stavo facendo aveva per me un’importante valenza.
“La Signora preside vorrebbe annunciarle una decisone presa sul suo conto… ma mi scusi” si interruppe improvvisamente
“Dov’è finita la signorina Greengrass? Non è venuta con lei?”
Sorrisi gelidamente.
“Non amo che le conversazioni di carattere privato possano diventare di dominio pubblico professor Lumacorno, non vedo come ciò che mi riguardi possa interessare quella ragazzina.. come ha detto che si chiama?”
Il professore stava per rispondermi ma lo fermai prima che potesse proferir parola.
“Non si scomodi a dirlo, in realtà non ha per me alcuna importanza saperlo”.
La McGranitt, che fino a quel momento era rimasta accomodata sulla sua ampia poltrona, si alzò in piedi, avanzando verso di me.
“Vede Draco” mi disse portandosi le mani dietro la schiena e camminando avanti e indietro proprio di fronte a me.
“ Il fatto è che la sua questione dovrà diventare di dominio pubblico” in quel momento si fermò agitando la bacchetta verso la grande aquila che sorvegliava la porta, bloccata dal mio incantesimo.
“Adesso può entrare signorina Greengrass”
La sagoma della ragazza apparve repentinamente. Mi voltai di scatto a guardare nuovamente la preside, serrando i pugni lungo i fianchi. La sentì affiancarsi a me, probabilmente aveva già alzato lo sguardo sulla mia figura con un’aria soddisfatta, ma di tutta risposta rimasi impassibile, con lo sguardo alto, impaziente solo di uscire da lì.
“Bene” proseguì Lumacorno
“Direi che adesso possiamo proseguire Minerva”
La McGranitt non se lo fece ripetere due volte.
“Bene Draco Malfoy da questo momento in poi sarai prefetto della casa Serpeverde” sgranai gli occhi
“Crediamo che viste le sue innegabili capacità nell’arte della magia, non possiamo che investire lei tra i ragazzi della sua casa di tale privilegio. D’ora in poi sarà il referente e responsabile del dormitorio maschile, mentre, come già annunciato qualche giorno fa, la signorina Greengrass sarà ferente e responsabile del dormitorio femminile, spero che la vostra naturale e necessaria collaborazione sia di vanto e prestigio per la casa Serpeverde, detto questo, se non avete domande da farmi potete andare”.


**********

Lo guardai stranita mentre ascoltava con estrema attenzione le parole della McGranitt. Qualunque studente sarebbe stato fiero, orgoglioso, dell’incarico prestigioso che gli era stato affidato, ma non lui. Una normale serpe avrebbe gioito nella possibilità di bramare ancora più potere di quanto già non fosse in possesso, della superiorità che inevitabilmente avrebbe ottenuto diventando prefetto. Ma non lui, non Draco Malfoy.
Negli anni passati non aveva avuto bisogno di nessuno che lo appoggiasse, di nessun tipo di riconoscimento, di acclamazione esplicita. Aveva sempre ottenuto tutto sin dal suo primo anno, complice il terrore che echeggiava attorno la sua figura per la posizione ambigua e discutibile del padre, il quale non perdeva mai occasione nel mettere in ridicolo, nelle sue costanti visite ad Hogwarts, qualunque studente mezzosangue o non malvagio a sufficienza, impostando al figlio la via da seguire. Aveva regnato incontrastato in tutta Hogwarts per anni, prendendosi gioco e beffa di tutti coloro che appoggiavano il Prescelto, che tessevano le sue lodi, che ripiegavano la loro fiducia in colui che lo stesso Draco aveva soprannominato anni prima lo sfregiato, che aveva scelto di sua volontà l’amicizia di due esseri insignificanti, uno Weasley, la cui famiglia non poteva permettersi nemmeno dei libri se non di seconda mano, ed una mezzosangue, che di magico aveva ben poco nelle vene.
Mi aspettavo una reazione, anche minima, che però non accennava ad arrivare.
“Ci sono altrettanti studenti bravi, non quanto me, ma bravi, scegliete uno di loro” disse improvvisamente.
“Non ho intenzione di fare da balia ad una massa di insignificanti ragazzini. Gradirei solo rimanere per i fatti miei e finire l’anno il più in fretta possibile”
La McGranitt parve rilassata, forse si aspettava una simile risposta
“Credo che la sua poca modestia, signor Malfoy, non possa che apprezzare un simile prestigio. Su..” disse infine la preside spostandosi verso la scrivania e rimanendo in piedi.
“tra poco riprenderanno le lezioni. Stasera a cena verranno dichiarati i prefetti ufficialmente”
Feci per voltarmi e proseguire verso la porta, ma lui parlò ancora.
“Vuole umiliarmi anche lei non è vero professoressa McGranitt? Non le basta sapere che tutto ciò che ero è solo fonte di vergogna, vuole anche distruggere ciò che sono? Le basti sapere che per quanto io ne sappia sono già distrutto, del tutto distrutto. Io non ho più un’identità. Vuole umiliarmi al punto di annullarmi completamente?”
Rimasi impietrita a quelle parole. Era il ragazzo più indisponente, antipatico e poco modesto che avessi mai visto, una serpe, forse la più autentica di tutta la nostra casa, eppure stava mostrando la sua debolezza. Un Serpeverde non l’avrebbe mai fatto. Ma lui non era mai stato come tutti. Credo.
“Signor Malfoy presto capirà che le sto solo facendo un favore, allora potremmo parlare nuovamente e , se vorrà, potrà palesemente insultarmi, fino a quel momento si attenga alle disposizioni. D’altronde..” continuò la McGranitt avvicinandosi
“Lei è sempre stato dalla parte del più forte, o meglio da chi credeva tale” con un movimento di bacchetta apparvero le immagini della stanza della necessità, dove Harry Potter tentava di insegnare Difesa contro le arti oscure, la cui materia era stata solo ridotta a teoria, preparando il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, con il muro in frantumi ad opera della Umbringe, colei che aveva preso il posto di Silente durante il quinto anno per volere del ministero corrotto, affiancata da Gazza e Draco con un sorriso beffardo e compiaciuto, mentre vedeva nei volti nei suoi compagni da disperazione per le severe punizioni che di lì a poco sarebbero state loro inflitte. Subito dopo apparve Voldemort che dava a Draco il compito di uccidere Silente..
La professoressa spezzò la visione. “Con loro ha sbagliato Draco.. Ma ho la certezza che non abbia sempre errato”
Silenziosamente assistetti ad un’altra visione, un ricordo, sicuramente di Hermione Granger, perché davanti i miei occhi si profilavano diversi duelli, dove Ron Wealsley e Harry Potter erano i protagonisti. Vidi schiantare il padre di Draco, e dietro di lui riconobbi lo stemma della famiglia Malfoy. Dovevano trovarsi nella Villa utilizzata da Voldemort come base per i mangiamorte. Sentì la voce di Bellatrix Lestrange come fosse dietro il mio stesso orecchio, che intimava di chiamare il Signore Oscuro, sicura che, sotto il ricatto di uccidere la Granger, Potter e Wealsley si sarebbero fermati. E così fu. Poi un rumore lancinante, non riuscì a capire cosa stesse accadendo. Weasley era corso incontro alla Granger e Harry Potter era davanti Draco. Malfoy piangeva. Non riuscivo a crederci. Avrebbe potuto schiantare Harry Potter che era momentaneamente senza bacchetta, essendo stato costretto a gettarla sotto le intimidazioni della Lestrange, e come lui Weasley. Ma non lo fece.. Si voltò velocemente verso il padre e, notando che quest’ultimo stava per avvicinarsi, fece finta di opporre resistenza consegnando praticamente le bacchette a Potter.
La visione di fermò e la McGranitt guardò Malfoy seria e preoccupata.
“Adesso deve stare dalla nostra parte, dalla parte di tutta Hogwarts”.

*****

Avevo visto abbastanza. Aveva fatto vedere abbastanza. Mi voltai senza dire una parola, e proseguì al di là dell’aquila, lungo il corridoio. Non ero nulla. E tutto quello che avevo visto, le vision che erano state mostrate ne erano la prova. Non avevo scelto la strada di mio padre, ma non avevo neppure tracciato la mia. Mi ero semplicemente fatto cullare dalla scia degli eventi. Serrai i pugni odiando me stesso. Il senso di colpa stava per infliggere nuovamente la stessa lancinante coltellata in pezzo al petto. La vergogna mi fece bruciare gli occhi mentre aumentavo repentinamente il passo, sperando di giungere il prima possibile alla Sala Comune, prendere pergamena e piuma, e rintanarmi alla Torre di Astronomia. Forse si sarebbero accorti della mia assenza, ma in quel caso ne sarebbero stati sollevati. Tutti.
“Malfoy..” Sentì gridare.
Senza voltarmi continuai a camminare. I passi che sentivo dietro di me accelerarono in maniera cospicua.
“Draco fermati..”
Il mio nome. Nessuno apparte la McGranitt sporadiche volte, aveva pronunciato il mio nome. Mi fermai di colpo e lentamente mi voltai. Non avevo mai guardato fino a quel momento la ragazza che avevo avuto vicino nell’ultima ora. Era visibilmente affaticata per la “corsa”, ed era probabilmente una delle ragazze più particolari che avessi visto negl’ultimi anni. La pelle candida era quasi bianca, segno che era una degna componente dei Serpeverde. I capelli, nero corvino, erano di un mosso accennato, lunghi fin sotto le spalle e rigorosamente tenuti a bada da un fermaglio dietro la nuca? Forse.. Le labbra erano rosse, un rosso ammaliante, provocante, ma la cosa che più mi sconvolse furono gli occhi. Un verde tenue meraviglioso.
Presi il controllo di me e dei miei pensieri.
“Cosa vuoi? Siamo prefetti è vero, ciò non significa che dobbiamo necessariamente interloquire”
Il suo guardò divenne duro, beffardo.
“O sta tranquillo Malfoy non sarò  io a spezzare la tua solitudine, né vorrei sciogliere il tuo mondo di ghiaccio, visto che ti fa tanto piacere, vorrei solo riavere la mia bacchetta”
Senza staccare i miei occhi dai suoi presi la sua bacchetta e gliela porsi. Stranamente non abbassò lo sguardo. Accolse quel gesto come segno di sfida e strappandomi la bacchetta dalle mani e si voltò lentamente. L’avrei lasciata andare se non fosse per il dettaglio delle visione che mi era sfuggito. Non avevo intenzione di divulgare i miei affari per i corridoi. Tutti mi odiavano ed era ciò che mi aspettavo facessero, non volevo compassione, non volevo passare dal carnefice alla vittima, il mio orgoglio non l’avrebbe permesso. Istintivamente l’afferrai per il braccio.
“Che diavolo vuoi!” disse sorpresa.
Mi avvicinai al suo volto guardandola freddamente negli occhi.
“Tu lì dentro non hai visto alcuna visione. O sarà peggio per te”
Mi guardò alzando un sopracciglio avvicinandosi ancora di più a me.
“Non credo tu sia nelle condizioni di ricattare nessuno. Comunque sta tranquillo, sono una serpe, ma primo non sono così viscida, non come te, e secondo non ho intenzione di elevarti a mezzo eroe Malfoy, rimani sempre un traditore, non sei niente Draco Malfoy..”
Mantenni una calma apparente senza lasciar trapelare quel velo di rabbia, tristezza, rassegnazione che albergava in me. Le lasciai il braccio senza indietreggiare.
“Adesso vai, ragazzina”
Mi guardò con un sorriso beffardo prima di rispondermi.
“Primo ho la tua stessa età, ed in caso il ragazzino saresti tu, secondo, se proprio devi chiamarmi il mio nome è Astoria Greengass, ma ti prego, non sciuparlo”.
Così dicendo si voltò definitivamente, scomparendo dietro l’angolo.

Ringrazio per le visite e le recensioni.. Commentate in tanti, ricevere i vostri consigli è un piacere! ;)
 

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Capitolo 4
*** Fine o inizio? ***


Fine o inizio?




Collera comune.
Solo questo si evinceva dopo  l’annuncio della McGranitt. Nessuno aveva esultato, applaudito,nessuno se non tre persone Neville Paciock, Ginny Weasley ed Hermione Granger. Li guardai attonito mentre stringendo i pugni serrai la mascella guardandoli in cagnesco. Non avevo bisogno della loro compassione, non volevo essere guardato né come vittima, né come eroe, non volevo essere importante per nessuno. Tantomeno per loro. Non erano miei amici, non erano nelle mie simpatie, non avevo intenzione di far finta che sette anni della mia vita,non  li avessi passati ad odiare i Grinfondoro, a prendere in giro la mezzosangue, Paciock, la rossa povera Weasley. Una scelta non avrebbe cambiato la mia natura. In un certo senso per sette anni, mi avevano oscurato, annebbiato con la loro fama, intaccando il mio  essere un purosangue nobile e per questo perfetto. Non avevo cambiato idea sul mio mondo e sul percepire il mondo, rimanevo sempre il migliore, colui che non scendeva a compromessi, colui che non era possibile equiparare in astuzia e pozioni, e poi, non avevo fatto nulla per loro, per Hogwarts, per tutto il mondo magico. Io avevo agito solo per me stesso, solo perché il destino che mi era stato segnato non era quello che avrei voluto scegliere, se ne avessi avuto l’opportunità.
Mi stavano umiliando. Un giorno l'avrebbero pagata..
Tutti i serpeverde si guardarono sorpresi, mentre, poco più avanti nel mio stesso tavolo urla di disappunto mi segnavano come
 “Traditore, Mangiamorte, sudicio di una finta serpe”.

Nelle settimane che passarono scordai il suono della mia voce. Durante le lezioni eseguivo tutto in perfetto silenzio, evitando il confronto con i miei compagni.
Dean Thomas non perdeva occasione per rinfacciare il passato, le battaglie ad Hogwarts, le perdite sul campo, la cicatrice sul mio braccio. Calì mi aveva soprannominato “La serpe codarda”, mentre i Tassorosso avevo ufficialmente emesso la legge “Ignora Malfoy”. La McGranitt aveva cercato più di un colloquio presso il suo ufficio, inviti che avevo declinato prontamente tramite lettera. Volevo solo che quell’anno finisse in fretta, solo per compiacere il volere di mia madre, la cui unica fonte di conforto e speranza ero proprio io con il mio futuro.
Ero prefetto ma nessuno era mai venuto a chiedermi aiuto, anche i ragazzi del dormitorio Serpeverde, si affidavano alla Greengass, che con aria compiaciuta si aggirava nei corridoi. Un tempo forse avrei cercato un modo per umiliarla, ma la mia idea era quella di ignorare qualsiasi studente si mettesse sulla mia strada, anche solo per sbaglio, e l’esser passivo, almeno fino a quel momento, mi sembrava il modo migliore per affrontare la vita.
“Bene ragazzi” disse durante un pranzo la McGranitt
“Oggi pomeriggio è stata accordata la solita visita Hogsmeade, gli studenti del primo, secondo, terzo e quarto anno, saranno scortati dagli insegnati, per gli altri, il ritorno è previsto alle 19 in punto”
“Fantastico” pensai. “Ecco che tutti correranno ai Tre manici di scopa a bere Burrobirra”
“Ti va di venire Draco?” una voce femminile mi dissolse dai miei pensieri. Lavanda Brown mi sorrideva con la solita aria da oca in cattività.
“Ci andrò sicuramente, ma da solo” dissi freddo voltandomi.
“Se cambi idea fammelo sapere, anche per un uscita futura”
Sbattè le palpebre sorpreso. Era una Grinfondoro e per di più ex di quel rosso da strapazzo, era pazza se pensava davvero che sarei potuto uscire con lei.
Il pomeriggio stava passando lento, come, del resto, tutto il tempo che stavo trascorrendo ad Hogwarts. Evitai i Tre manici di scopa, scegliendo un locale molto più appartato, con le pareti che puzzavano di muffa e troppe mosche dell’aria. Il pensiero di essere lontano da quel branco di maghetti che non perdeva tempo ad insultarmi, mi rendeva un po’ più tranquillo. Disinfettai con un incantesimo il doppio bicchiere di Liquore al lampone che sapeva di tutto fuorchè di lampone, e silenziosamente osservai l’umida parete innanzi a me.
“Sai Lavanda Brown ha detto a tutti che sarebbe riuscita a sedurti”
Mi voltai di scatto, mentre un ragazzo si sedeva di fronte a me.
“Dice che ormai nessuno ti deve temere, che sei poco più che un agnellino, un altro da aggiungere alla sua collezione”
Lo guardai sorseggiando quello strano liquido.
“E tu saresti?” chiesi osservandolo accuratamente. Sguardo vitreo, capelli neri, pelle bianca, occhi neri. Di sicuro un Serpeverde.
“Oh già.. Sono William Carnot.. Serpeverde. Sono al sesto anno.”
“Strano” dissi rimanendo impassibile
“Non ti avevo mai notato”
Mi sorrise beffardo
“Draco Malfoy è riconosciuto da tutti, ma nessuno è conosciuto da lui. E’ da sempre la tua regola”
Lo guardai serio.
“E tu cosa vorresti da me?” mi guardò stranito ed io continuai
“Sono andato fuori moda, se cerchi popolarità non sei al posto giusto. Cosa vuoi adesso da me?”
Mi sorrise
“Le vere serpi non vanno mai fuori moda. Io sono un purosangue, come te, con gli stessi ideali di forza e selezione. Tornerai ad essere ciò che eri. Ma inizia a comandare Malfoy,  e per cominciare dovresti uscire da questo luogo è raccapricciante”.
Sorrisi lievemente
“Nessuna serpe verrebbe qui senza scopo. Aspetto il vero motivo per la quale sei qui a disturbare i miei pensieri.”
Si alzò lentamente.
“Un serpeverde applaudito da dei Grinfondoro” disse sdegnato
“Nostri acerrimi nemici.. Dichiarato Agnellino ad un’oca colossale che vanta come ex Weasley, tra l’altro. Comanda Malfoy, come un tempo, e quando lo farai, mi sarai d’aiuto. Io sono rimasto nell’ombra da troppo tempo, e sono brillante, almeno quanto te”.
Così dicendo, si allontanò freddamente.
******    
Astoria Greengass aveva passato il pomeriggio in Sala Comune, stilando una serie di regole  che nessun componente della casa Serpeverde avrebbe dovuto violare. Ormai era ad un passo dall’essere considerata l’unico vero punto di forza della sua casa, e quando Malfoy sarebbe stato schiacciato del tutto, avrebbe regnato supremamente come le era sempre parso giusto. Per settimane si era interrogata su come poter abbattere quello scocciatore, cafone di Malfoy, ed inconsapevolmente, molti punti giocarono a suo favore. L’applauso dei tre Grinfondoro, gli insulti e le scaramuccie degli altri studenti, la passività ed indifferenza di Malfoy, il fatto che nessuno volesse chiedergli aiuto, l’idea a dir poco brillante di Lavanda Brown, che lei aveva appoggiato. Eh sì. Per potere si fa di tutto, così, appena Lavanda, durante un’ora di esercizio con la scopa, aveva palesato la volontà di dimostrare la vulnerabilità di Malfoy, seducendolo, aveva colto l’occasione scommettendo sulla riuscita del suo piano. Se, fortunatamente, fosse riuscita nel suo intento, Malfoy sarebbe calato a picco, e lei avrebbe saputo esattamente, data, ora e luogo dell’incontro, e nessuno dei Serpeverde sarebbe stato troppo contento di vedere il suo prefetto, tra le braccia di Lavanda Brown, l’essere più stupido non solo tra i Grifondoro, ma anche tra gli studenti dell’intera Hogwarts.
“ Regola numero 11 : Evitare l’uso di magie in Sala Comune”
Dettò alla piuma camminando davanti il fuoco.
“Regola numero 12: Dare ascolto al prefetto”
Sorrise gelidamente, al prefetto, si.. Non esisteva un plurale. Alle volte si chiedeva perché così tanto astio nei riguardi di quel ragazzo che ora come ora non era in grado di far male a nessuno. Ma lui l’aveva umiliata. L’aveva resa vulnerabile, con la sua arroganza, la sua freddezza, la sua indisponenza. L’aveva minacciata, quel giorno, poco dopo essere usciti dall’ufficio della McGranitt, le aveva stretto il braccio, facendole  male, ma lei non aveva mollato, aveva retto il suo sguardo, fieramente, cercando di rimanere impassibile senza mostrarsi debole. Avrebbe potuto rivelare ciò che aveva visto nell’ufficio della preside, solo per fare un dispetto a Malfoy, ma con quali conseguenze? Non poteva rischiare, non ora che il suo piano stava prendendo una piega interessante.
“Basta così” ordinò. Prese la bacchetta e assicurandosi che non ci fosse nessuno fece sollevare la pergamena sulle quali erano ben leggibili le nuove regole e la affissò al muro. Salì le scale che portavano alle camere dei prefetti, e con un sorriso beffardo affisse la pergamena alla porta di Malfoy, come nella sua.
Sentì il “Gong” dell’orologio grande in Sala Comune. Si voltò
“Preparati a vedere la mia vittoria Draco Malfoy” disse scendendo le scale.
 
 
Grazie per chi continua a leggere. Recensite in tanti. Vorrei sapere i vostri pareri. La storia sta prendendo una piega interessante.. Chissà!!

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Capitolo 5
*** Il ritorno ***


Il ritorno.



Hermione Granger stava camminando velocemente verso la biblioteca, da quando era lei il prefetto del dormitorio femminile della casa Grifondoro, le sue giornate sembravano accorciarsi di parecchio, e molte volte, per portare a termine i suoi doveri, aveva dovuto usare il gira tempo donatole dalla McGranitt qualche anno prima. Quella mattina era in un dannatissimo ritardo, e come se non bastasse aveva litigato, la sera precedente, con Ronald Weasley, suo fidanzato, che, insieme ad Harry Potter, avevano pensato di materializzarsi nella capanna di Hagrid per vedere lei e Ginny, come se non sapessero che, momentaneamente, prese com’erano dai M.A.G.O, era per loro impossibile avere distrazioni, seppur terribilmente piacevoli. Ansiosa com’era di giungere davanti la grande porta in fondo al corridoio, non si accorse che qualcuno la stava silenziosamente seguendo da quando, in fretta e furia, aveva abbandonato l’aula di Pozioni..
********
Avevo perso la pazienza. Inizialmente non diedi molta importanza al discorso che quel William Carnot mi aveva fatto la sera precedente , anche se,  dovevo ammettere, che le sue parole avevano un perché ed una plausibile giustificazione. Ma quando vidi affisso alla porta della mia stanza (unica cosa positiva di essere un prefetto) quella stupida lista di regole, il veleno che scorreva nelle mie vene iniziò vorticosamente a bollire, e tutti l’avrebbero pagata.
Flashback..
“Regola numero 12 : Dare ascolto al prefetto”rilessi
“Al prefetto? Firmato Astoria Greengass. Dannata serpe”
Appallottolai la pergamena gettandola davanti la sua porta. Violentemente bussai, annebbiato dalla rabbia, con quel fare impulsivo che poche volte nella mia vita avevo avuto occasione di vedere. Ma lei non rispose.
Strinsi i pugni lungo i fianchi e serrai occhi e mascella. Quel dannatissimo Carnot aveva ragione.
“Comanda Malfoy”
Alzai lo sguardo meditando vendetta, strappando e gettando in terra ogni singola pergamena presente in casa Serpeverde.
“Malfoy che diavolo fai?”
Mi voltai guardando compiaciuto Carnot, appena entrato il Sala Comune, seguito da un ingente numero di Serpeverde.
“Malfoy è tornato” dissi dirigendomi verso la mia stanza.


Non mi fu difficile, viste le mie ben conosciute capacità, preparare una pozione in poco tempo.
Entrai in biblioteca silenziosamente, seguendo quella stupida mezzosangue, facendo attenzione che non si accorgesse di me.  Mi sedetti poco distante dal suo tavolo, e la osservai per qualche minuto, stringendo tra le mani quella fialetta nella quale avevo accuratamente versato il composto preparato nella notte. Non potei essere più felice nel vedere che alla mezzosangue di era adesso aggiunta anche la rossa, stupida Weasley. Sorrisi tra me mentre, finalmente, intravidi entrare Gazza con dei bicchieri colmi di succo di zucca. Sapevo perfettamente già da diversi anni che era abitudine consolidata della Granger, quella di berne qualche sorso durante le innumerevoli e, decisamente, troppe, ore di studio, così, come una serpe, strisciai accanto Gazza ed “involontariamente”, urtai contro il vassoio. Trattenni con astuzia due bicchieri, mentre gli altri cadevano rovinosamente a terra e, avendo nascosta la fialetta al di sotto della manica, non fu difficile versarne qualche goccia in entrambi i bicchieri.
“Dannato maldestro che non sei altro” imprecò Gazza urlando
“Ti frusterei se potessi” lo guardai sorridendo
“Già, ma l’unica cosa che puoi fare e servire, come hai sempre fatto in questi anni. Stai più attento tu a non incrociare il mio cammino”
Il vecchio stava per rispondere quando fummo interrotti dalla voce della Weasley.
“Date pure a me il vassoio, io e la mia amica volevamo proprio del succo di zucca”
Così dicendo prese i due bicchieri porgendone uno alla Granger. Poi pronunciò, agitando la bacchetta
“Gratta e netta”. In un attimo tutto fu nuovamente pulito.
Gazza andò via indignato, farfugliando possibili torture sul mio conto, mentre con volto gelido, ma animo soddisfatto, voltai le spalle alle due Grinfondoro.
“Potevi anche essere un tantino educato Draco” mi rimproverò la Weasley
Mi voltai osservandola.
“Non credo di averti autorizzato a rivolgermi la parola”
“Andiamo Malfoy” interruppe la Mezzosangue
“Non credi sia ora di smetterla con questi stupidi atteggiamenti? Non ce l’abbiamo con te,e vorremmo che nessuno ce l’avesse con te”
La guardai indignato. Poi come una vera serpe sibilai spuntando il mio veleno.
“Stupida mezzosangue, credi che io sia una vittima? Che debba essere salvato? Bhè, ti sbagli di grosso. Non rivolgetemi la parola non pronunciate il mio nome, forse vi darò il consenso di osservarmi, solo per rendervi conto quanto bassa sia la vostra classe in confronto alla mia. Sei solo una mezza maga che non vale niente, ed io non ho bisogno di voi. Per il mondo magico sarete pure delle celebrità, per me non siete niente”
Così dicendo mi voltai definitivamente, non ascoltai le imprecazioni della Weasley, gli insulti che mi venivano urlati, sorrisi trionfante, dirigendomi verso una nuova preda..
******
Dean Thomas era appena uscito dalla Sala Comune dei Grinfondoro, guardandosi attorno in maniera sospetta.  Quella mattina aveva finto un malessere passeggero, e, dopo il controllo di Madama Chips, aveva avuto il permesso di rimanere nel dormitorio per tutta la mattina, al fine di far passare, naturalmente, il mal di testa che sosteneva di avere. Con grande sorpresa, si dirisse verso il grande cancello di Hogwarts e, facendo attenzione a non farsi scoprire dal folletto, che fungeva da guardiano, arrivò nel punto preciso dove erano possibili le smaterializzazioni. Guardandosi intorno, preoccupato di essere scoperto, agitò la bacchetta facendo spuntare un mazzo di fiori, gesto che gli sembrò stranamente lungo e faticoso, sospirò, visibilmente agitato, e scomparve con un sonoro  “Pop”. Peccato che non si accorse che, poco più in là, dopo aver pronunciato l’incantesimo “Petrificus totalum”, qualcuno aveva scattato più di una foto e, silenziosamente, grazie all’abilità negl’incantesimi, rendendosi invisibile, si era smaterializzato con lui..
****
 
Quanto sciocchi possono essere i Grifondoro? Almeno quanto astuta è una serpe. Mi ritrovai insieme a Dean Thomas nei pressi del Platino Picchiatore, a fare non so nemmeno cosa. E’ incredibile quanto le cose naturalmente, senza l’aiuto della magia, possano piegarsi alle tue esigenze. Stringevo tra le mani una macchina fotografica magica, degna di Rita Skeeter, che, una volta varcato il cancello di Hogwarts, avrebbe fatto comparire in tutti i corridoi le immagini che avevo immortalato. Invisibile com’ero, non era possibile che lui si accorgesse di me, così scattai qualche foto per testimoniare dove si trovasse. Improvvisamente, da dietro l’obiettivo, notai il sopraggiungere di una figura femminile.. Calì Patil..
“Guarda un po’..” pensai soddisfatto. Scattai altre foto ed attesi l’evolversi della situazione.
Dopo quasi un’ora ero a dir poco scocciato di tutto quel mieloso spettacolo davanti i miei occhi.
“Amore mio piccolo bello” continuava a dire lei
“Pucci Pucci” diceva lui
Ero disgustato e fortemente tentato ad andare via, quando improvvisamente Thomas prese a baciarla con foga. Scattai un’altra foto mentre i due, totalmente persi in quel bacio, si appoggiavano violentemente all’albero che li copriva. La Patil era schiacciata al tronco, con Thomas che vagava con le sue mani ovunque potesse raggiungere. Mi avvicinai ed alzai la fialetta al di sopra delle loro teste, attendendo il momento più opportuno per farne cadere qualche goccia. Thomas sollevò la tunica dalla ragazza e violentemente le mise una mano sotto la gonna. Potei notarlo all’espressione di lei, che, totalmente annebbiata dal piacere, aveva portato la testa indietro spalancando la bocca.
Non esitai.. Due gocce dritte dritte in gola della Patil. Scattando altre foto attesi che la situazione ponesse a mio favore per sferrare il mio attacco a Thomas. Non appena si ritrovò a terra a bocca aperta, con Patil sopra, due gocce della mia pozione entrarono indisturbate nella sua bocca.
Il mio lavoro era concluso. Non avevo intenzione di vedere altro.Erano ancora vestiti, per fortuna, ed io non ero mai stato un maniaco od un guardone. Oltretutto era una visione a dir poco rivoltante. Mi smaterializzai ritornando visibile solo all’interno di Hogwarts.
Giunto davanti l’entrata potei scorgere il comparire di quelle foto, accompagnate da risate e schiamazzi.
Seamus Finnigan, Grinfondoro e migliore amico di Thomas, cercò inutilmente di strappare le foto, aiutato da Padma Patil, sorella gemella di Calì, Tassorosso, che tentava di coprirle al passaggio di Gazza che, con  l’aria di chi, prevede già profumo di punizioni, stava accorrendo a chiamare la McGranitt.  Sopraggiunse, nel caos generale, Hermione Granger, seguita, ovviamente, da Ginny Weasley, sorrisi all’idea che presto anche loro avrebbero avuto la loro umiliazione.
Silenziosamente mi incamminai verso la serra, un’altra fialetta bruciava nella tasca interna della mia tunica. La guerra era appena iniziata.
****
 Camminavo in corridoio quando improvvisamente, delle foto a dir poco imbarazzanti comparirono davanti i miei occhi. Dean Thomas che si avvicinava ai cancelli, che faceva comparire un mazzo di fiori, che si smaterializzava, che baciava appassionatamente Calì Patil sotto un albero con dietro, a debita distanza, il Platino Picchiatore. Vendetta di Malfoy, sicuramente. Dei passi mi raggiunsero, mentre sentivo, poco distante da me, i primi urli e schiamazzi degli studenti.
William Carnot mi stava davanti con l’aria di chi pregusta già una vittoria.
“Malfoy è tornato, cara mia Astoria, ti renderà la vita impossibile, e quando tornerà ciò che era, gusterò anche io l’odore della tua sconfitta”
Si allontanò ridendo velenosamente, ma non dissi nulla. Non avevo paura. Non attendevo altro.
Intravidi una figura camminare lentamente poco lontano da me. La luce, proveniente dalle vetrate, posteriormente a quella sagoma, mi impediva di vedere il suo volto, ma sapevo esattamente chi era.
“Ben tornato, Draco Malfoy” dissi camminando in direzione opposta.



Ecco a voi questo capitolo... Grazie per le numerose letture,anche se, giusto per darmi un pò di carica quando scrivo, sarebbe gradita (perfavoreeeeee) anche una piccola recensione.. :( solo per farmi capire se piace o meno..  

 

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