A casa con il Diavolo

di Mileycita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - ARRIVO A NEW YORK ***
Capitolo 2: *** - L’ARRIVO DI SAMI! ***
Capitolo 3: *** - INCONTRI (S)PIACEVOLI ***



Capitolo 1
*** - ARRIVO A NEW YORK ***


Freddo. Un freddo gelido, in questa stagione, Gennaio. Ed eccomi qui al ritorno nella mia casa, nel mio paese. Nella mia amata New York
La mia era un’infanzia felice, allegra, finché non morì mia madre, la mia meravigliosa madre, la madre che ho perso a soli sette anni. Mio padre ci soffrì molto, ma dopo qualche anno, incontrò lei, la Bastarda che mi ha portato via quel piccolo d’infanzia felice che avevo, me l’ha strappata come se fosse un pagina di giornale. Lei si chiama Sophie, credo che abbiate già capito che sto parlando della moglie di mio padre. A dieci anni ha convinto mio padre a farmi chiudere in un collegio di Londra, allontanandomi dalla mia casa, dalla mia città, dai miei amici, da mio padre, credo sempre e comunque che lui non doveva lasciarsi convincere da lei, doveva difendermi, ed io a dieci anni non potevo fare più di tanto che subire le sue maledette calugne, era lui l’uomo, era lui che gli doveva impedire di mandarmi in uno dei più severi collegi di Londra. Una volta all’anno mi mandavano una lettera, in cui c’era scritto quanto erano felici, la gioia di aver avuto dei figli. Ora hanno una bambina di otto anni l’hanno avuto subito dopo avermi messo in collegio ed un bambino di cinque anni. Loro mentre scrivevano le loro lettere non pensavano al dolore che io provavo rinchiusa in quel collegio così severo e con Miss.Dugal che non mi dava tregua. Mi trattava in modo più severo dalle altre, in modo diverso e sono arrivata al punto di pensare che sia stata lei a dirgli di trattarmi male. Ma ora sono cresciuta, sono cambiata. Questa esperienza però, nasconde un lato positivo. Sono diventata più forte caratterialmente e ho conosciuto la mia migliore amica Sami ovvero Samantah una ragazza davvero dolcissima e divertente che mi dava il sorriso al momento giusto. Ora però le nostre strade si sono divise. Lei è andata nella sua città a Parigi. Ma ci siamo ripromesse che in vacanza io andrò da lei o lei verrà da me.
Tornando a Sophie, sono molto curiosa di vedere se davanti a mio padre fa ancora la buona samaritana o è cambiata. Voi penserete, sarà come la storia di Cenerentola? Con la matrigna e tutto il resto? Beh c’è una piccola differenza fra noi due. Io non mi faccio scavalcare.
Siamo arrivati a New York, il taxi si ferma davanti alla mia casa, bella e grande come una reggia, con un giardino alle spalle, mio padre, Sophie e i loro figli sono sull’uscio di casa ad aspettarmi. Vedo mio padre. Non è cambiato per niente, ha le stesse somiglianze che aveva prima solo con qualche ruga in più. Esco dal taxi, mio padre paga il tassista e corre ad abbracciarmi. Sono felice di vederlo, nonostante mi abbia chiuso in quel collegio. Ci abbracciamo in un abbraccio desideroso. Sto vivendo questo momento con nostalgia, mi mancavano i suoi abbracci. Sono otto anni che non lo vedevo, volevo restare li a recuperare il tempo perso, quando ci interrompe lei, la serpe velenosa e malefica, e mi da un bacio sulla guancia, provo ribrezzo, mi avvicino e poggio leggermente la mia guancia sulla sua e mi presenta i due bambini, si, loro sono carini, spero che non diventano come la madre, altrimenti poveri loro.
Entriamo in casa e lei mi accompagna verso la mia camera. La vedo, sono felice di vederla, l’unica cosa che non è cambiata come tutto il resto della casa. Vedo ancora le mie pareti viola che avevo scelto da piccola insieme a mia madre, sotto la finestra c’è la mia scrivania. Appoggio la mano sopra e mi risalale un brivido su tutto il corpo mentre penso a quanto sono stata felice in questa casa.
“Bene, tesoro, puoi disfare le valigie. Vuoi che ti aiuti?” Che fastidio quando mi chiama “tesoro”, non la tollero. E’ strano, si sta comportando gentilmente, ah si, dimenticavo c’è mio padre, spero di sbagliarmi.
“No, faccio sola” gli rispondo acida mentre inizio ad aprire la valigia.
“Sono felice che tu sia tornata tra noi!” mi dice mio padre, avvicinandosi e stampandomi un bacio sulla fronte.
“Anch’io lo sono, soprattutto per essere andata via da Londra.” Lui sospira e se ne va dicendomi…
“Noi ti aspettiamo giù, oggi andiamo fuori a cena”
“Okey papà scendo tra un minuto”
Rimango un po’ in camera a gustarmi la mia stanza, a vedere il panorama senza sbarre che si affaccia dalla mia finestra, lo ammetto non è un panorama bellissimo, si vedono solo case, ma per me è il panorama più bello che ci sia perché si affaccia dalla finestra della mia camera e non dalla finestra della camera del collegio con le sbarre.
Mi preparo, mi faccio una doccia per togliermi la stanchezza del viaggio e indosso un vestitino azzurro chiaro con il cappuccio e scarpe con il tacco. Scendo giù e li vedo lì ad aspettarmi.
Ci avviamo verso la macchina, saliamo e mentre andiamo nel luogo dove si trova il ristorante guardo fuori, l’asfalto grigio e ruvido.
Arrivati al ristorante, vedo un’insegna dove c’è scritto, “Little Italy” un ristorante Italiano. Che buono! Oggi si mangia italiano! Mio padre si avvicina al cameriere e gli dice il tavolo ordinato. Lo seguiamo e ci sediamo al tavolo.
Arriva il cameriere e ci porta il menù. Oggi ho molta fame, non mangio da stamattina.
Arriva il cameriere “Avete scelto?”
“Ordino come antipasto prosciutto crudo e bocconcini come primo ravioli al pomodoro e per secondo pollo al forno con patatine fritte”. Lui annota tutto, e prende le altre ordinazioni, mentre aspettiamo che arrivino…
“Cara, cosa farai in futuro? Andrai all’università?” Perfetto già vuole liberarsi di me.
“Si, ci sto pensando, solo che non ho ancora deciso dove andare” ribatto con educazione, quella che mi è stata insegnata a collegio.
Nel frattempo arrivano le ordinazioni e continuiamo la nostra “chiacchierata”.
“Ho visto un Università che potrebbe interessarti.” Chissà dove mi vorrà mandare.
“Dove?” gli dico portandomi il tovagliolo sulle labbra.
“Alla Université Paris, una scuola molto prestigiosa di Parigi.”
“No grazie, ma non voglio allontanarmi più da New York, ne cercherò una qui” e gli faccio un sorrisino. Finiamo di mangiare e vado una attimo in bagno. Mi lavo le mani ed esco, vedo il tavolo vuoto. Vedo un cameriere e lo fermo.
“Mi scusi sa dirmi dove sono le persone che erano con me?”
“Si, signorina, sono andati via, la signora si è sentita poco bene e aveva fretta di andare a casa.” Lo ringrazio mi metto il giubbotto e vado via.
Non ci posso credere, è riuscita di nuovo ad imbrogliarmi. Mi tocca tornare a casa a piedi, se mi ricordo bene la strada. Mi avvio per la stara mentre penso che mio padre si fa sempre abbindolare, come farò a sopportarla? Mi arriva una goccia in testa, oh no, ci voleva solo questo, sta anche piovendo, così prendo il cappuccio del vestitino e me lo metto in testa. Vedo una macchina rallentare e sento una voce calda “Ciao bella, vuoi un passaggio?”
“No grazie, non ho bisogno di un passaggio” mentre gli parlo mi giro verso di lui e lo vedo, mamma quanto è bello, è un Dio Greco moro, occhi azzurri e lineamenti delicati, ha un piccolo taglietto sul sopracciglio. E’ proprio bello!
“Dai su ti stai bagnando tutta, entra in macchina”
“No, ti ho già detto che non bisogno di un passaggio” ma perché gli sto dicendo così, maledetta prudenza
“Okey, ma io te l’ho detto” e così sfreccia via con la sua Audi R8. Subito dopo vedo un’altra macchina, è quella di mio padre, forse si sarà messo una mano sulla coscienza? Si ferma, ed entro.
“Finalmente, siete spariti come dei fantasmi” gli dico mentre mi tolgo il cappuccio.
“Scusami ma Sophie non si è sentita molto bene e siamo dovuti tornare a casa”
“Potevate anche aspettarmi per due minuti, non succedeva niente”
“Si lo so ma….” Fa un sospiro e lo interrompo.
“Ma niente, sai che c’è, c’è che non te ne mai importato di me e non te ne importerà mai.”
“Non è come pensi, a me importa tanto di te, e se ce l’hai con me perché ti ho mandato in quel collegio, io e Sophie l’abbiamo fatto solo per il tuo bene.” Questa cosa che ha detto non mi è proprio piaciuta.
“Per il mio bene?! Se davvero mi volevi bene non mi avresti mandato in quell’orrore di collegio e non ti faresti comandare da tua moglie. Su cosa è giusto o sbagliato per me, il mio bene sarebbe stato farmi crescere come una bambina normale e non in un collegio.”
“Non puoi parlare così di tua madre!”
“Mia madre? Non permetterti più di paragonare quella donna a mia madre.”
“Si, hai ragione scusami” così dicendo entra nel garage. Restiamo zitti e esco dalla macchina sbattendo lo sportello. Non lo sopporto quando si comporta così.. Salgo su per le scale e vado in camera mia. Indosso il pigiama e mi infilo nel letto. Penso e ripenso a quello che è successo stasera e non riesco a togliermi l’immagine di quel ragazzo dalla mia mente. E pensando un po’ a quello e un po’ a quell’altro mi addormento.

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Capitolo 2
*** - L’ARRIVO DI SAMI! ***


La sveglia suona all’impazzata come se stesse per scoppiare. Prendo il mio cellulare e lo accendo. Nonostante fossero severi al collegio ci facevano usare il cellulare, poche ore al giorno, ma ce lo facevano usare. Vedo un messaggio, è di Sami: Ehi come andato il primo giorno in famiglia? Spero bene, fatti sentire, mi manchi molto. Un bacio Sami. gli rispondo dicendogli che va tutto okey, e gli scrivo anche della discussione che ho avuto con mio padre.
Mi vesto - indosso un jeans, scarpe converse e una felpa lunga con lo stampo con su scritto I Love NY, il mio amore per New York è morboso. Scendo giù, vado in cucina, apro il frigo ma il latte è finito. Mi tocca andare al bar.
Vado nel bar vicino casa “Sterling” mi avvicino al bancone e mi siedo allo sgabello. Si gira verso di me una ragazza tutta carina con un sorriso stampato sulla faccia, capelli rossicci frangetta con una coda alta. Indossa la divisa rossa del bar. “Salve, come posso aiutarla?”
“Salve, vorrei un cappuccino, grazie” lei annuisce e va a preparare il mio cappuccino.
Mentre aspetto il mio cappuccino sento una voce alle mie spalle “Ehi bellissima, sei riuscita a tornare a casa sana e salva?” Non ci posso credere, è il Dio Greco, il ragazzo che ha asfissiato il mio sonno stanotte.
“Si, sono tornata salva” lui si siede sullo sgabello accanto al mio e fa un piccolo sorriso.
Si rivolge verso la commessa “Ehi Katy, fammi un caffè”. ‘Katy’ mi porta il cappuccino e va subito a fare il caffè. Si rivolge verso di me “Comunque, io sono Jess” mi porge la mano.
“Io sono Mya” gli stringo la mano dura e forte.
“Piacere di conoscerti” e improvviso un sorriso, finisco di bere l’ultima goccia di cappuccino, pago la signorina e vado via. Mi ferma afferrandomi il gomito “mi piacerebbe rivederti”
Gli sorrido ancora, mi libero dalla sua presa e scappo via.
E’ bello si, ma non mi posso fidare del primo belloccio che passa, si, ma è maledettamente bello.
Arrivo a casa. Sfilo le chiavi dalla borsa, apro la porta ed entro. Incontro Sophie “Si può sapere dove sei finita?” mi dice mettendosi le braccia incrociate sul petto.
“Sono andata al bar perché il latte era finito.”
“Ascoltami bene, tu da questa casa uscirai solo ed esclusivamente quando dico io, altrimenti….” La interrompo.
“Altrimenti cosa? Non puoi trattarmi ancora come se fossi una bambina. Sono cresciuta e tu non puoi e non devi permetterti il lusso di comandare su di me.” Mentre abbiamo questa discussione suonano al campanello. Corro verso la porta e la apro. Non ci posso credere è Sami! Corro ad abbracciarla. “Cosa ci fai qui?” gli chiedo curiosa ma allo stesso tempo felice di averla qui vicino a me. “I miei genitori hanno cambiato lavoro e hanno dovuto trasferirsi qui a New York. Non ho preso il volo per Parigi ed eccomi. Non ti ho detto niente perché volevo farti una sorpresa!”
“E’ una sorpresa bellissima!” le faccio segno di entrare e la porto in camera mia, parliamo del più e del meno e parliamo anche di Jess.
“C’è una pub qui vicino, stasera ti va se ci andiamo?” Mi dice entusiasta.
“Si, va bene, ci volevi proprio, non sapevo che fare, mi stavo annoiando” Sono molto felice che lei sia qui, ci conosciamo da dieci anni. Lei è la mia migliore amica, l’unica persona a cui voglio bene davvero e che darei la vita per lei, dopo mio padre.
Le squilla il telefono, una chiamata veloce, poi riattacca. “Chi era?”
“Mio padre, devo andare a pranzo, ci vediamo più tardi” la saluto dandole un bacio sulla guancia e l’accompagno alla porta.
Torna papà, pranziamo. Silenzio tombale a tavola. A parte qualche domanda fatta da papà hai bambini su cosa hanno fatto a scuola. Domanda più che scontata ma come vorrei che almeno una volta l’abbia fatta a me quella domanda.

Sera
Mi preparo per l’uscita di stasera, indosso un vestitino nero e mi raccolgo i capelli facendo scendere sul viso qualche ciocca. Suonano alla porta, sicuramente è Sami, le apro, indossa un vestitino rosa e i suoi bellissimi capelli biondi sono sciolti.
Mentre camminiamo, parliamo del più e del meno.
“Crazy Night” così è il nome del pub, esternamente mi sembra un locale carino. Quando entri c’è una pista da ballo grande e dietro c’è il bancone con due barristi in maglietta nera, però niente male! Ed intorno alla pista da ballo ci sono i tavolini. Sami mi tira e ci sediamo sugli sgabelli posti davanti al bancone, il locale e molto affollato. Uno dei baristi si volta verso di noi “Ragazze cosa vi preparo da bere?”
“Per me un Cosmopolitan”
“Anche per me” ribatte Sami. Così il barista va al bancone alle sue spalle e inizia a preparare il cocktail.
“Guarda che bel ragazzo che sta entrando da quella porta” mi volto per vedere chi è. Un ragazzo alto capelli biondi e occhi verdi.
“Si è carino” gli dico facendo un sorriso.
“Carino? E’ un figo pazzesco.”
“Io preferisco i mori” ci basta un’occhiata per scoppiare a ridere.
Alle sue spalle si intravede un altro ragazzo, ma è Jess! Mi avvicino a Sami “Vedi quello è il ragazzo di cui ti parlavo, lui è Jess.”
“Mmm… è un bel tipo”
“Già”
Lo vedo avvicinarsi verso di noi con i suoi amici “Ciao Mya, sembra che frequentiamo gli stessi posti!” ha proprio ragione, sembra uno scherzo del destino.
“Sembra proprio così. Comunque, ti presento la mia amica Samantah”
“Piacere Jess, loro sono Matt” indica il ragazzo che aveva notato Sami “Carl, Jane e Macy”
“Io sono Mya” e li saluto facendoli un sorriso.
“Invece io sono Samanth, per gli amici Sami” Dice facendo un sorriso, soprattutto a Matt.
Dopo le presentazioni, la ragazza indicata da Jess, Jane, si avvicina “Chi sono queste due?” Iniziamo bene a conoscere la gente, antipatiche per l’appunto.
“Te l’ho appena detto, Mya e Sami” dice sarcastico Jess.
“L’avevo capito genio” ribatte Jane. "Ah... ho capito tu chi sei! Sei la figlia di Sophie" dice in modo fastidioso. Oddio che ripudio quando mi dicono che sono sua figlia. Non la tollero.
“No, io non sono sua figlia…”
“E perché vivete nella stessa casa?” dice ancora una volta con lo stesso tono di prima.
“Lei è la moglie di mio padre” dico scocciata dal suo “interrogatorio”
Jess si accorge che inizio ad essere irrequieta e ci interrompe “Bene, dopo questo breve discorso… cambiamo argomento” si! Finalmente qualcuno che ha capito.
“andiamo a ballare” dice Jane e lo tira a se per un braccio portandolo sulla pista da ballo. Ballano insieme sulle note di Barbra Streisand, ma saranno fidanzati? Se è così perché ci ha provato con me? Ma ci ha provato o sono stata io a fraintenderlo? Migliaia di pensieri asfissiano la mia mente. Mentre penso vedo Sami che cerca di sedurre il povero Matt. Gli interrompo “Io vado via, ci sentiamo domani”
“Aspetta, ti accompagno”
“No, non preoccuparti, continua a divertirti con il tuo Matt.”
“Sicura?”
“Si, si, stai tranquilla” così saluto i ragazzi con cui stava parlando Sami e lascio il locale.
Percorro la strada buia che porta a casa.
“Mya?” mi volto per guardare chi è e vedo Jess.
“Ciao…” gli sorrido.
“Non ti ho vista più al locale e ho chiesto alla tua amica dove eri andata e ti ho raggiunta” Che carino e venuto ad accompagnarmi. Non smette mai di stupirmi.
“Grazie…” sorrido nuovamente.
“Cosa fai nella vita?” mi dice interrompendo il silenzio che si era creato fra noi.
“Bhè… che dire di me….. mia madre e morta quando avevo sette anni, mio padre si è sposato con Sophie, la signora di cui parlava prima Jane, che ha convinto mio padre a farmi trascorrere l’infanzia in collegio fino a un paio di giorni fa che sono rientrata a New York” si forma ancora silenzio fra noi “Tu?”
“La mia vita è molto diversa dalla tua vita. Ho trascorso un’infanzia tranquilla, studio alla “Università di NY” e per mantenermi gli studi aiuto un meccanico nell'officina ma ho altre ambizioni… tutto qua..” “Posso farti una domanda un po’ personale?”
“Si dimmi”
“Sei fidanzata?”
Le mie gote diventano rosse “No, non lo sono” vedo in lui un sospiro “e tu?” gli dico continuando.
“Nemmeno io” mi sorride
“E Jane?” vorrei sprofondare, ma il mio istinto mi ha fatto fare questa domanda imbarazzante.
“No, Jane è solo un’amica…. Un po’ appiccicosa, che può far sembrare così ma non è vero….” Anche in me c’è un sospiro di felicità che non faccio notare.
Una volta arrivati mi fermo “Questa è casa mia..” e gli sorrido ancora una volta, mi viene spontaneo, forse quando sono con lui è come se le mie labbra non fanno altro che sorridere.
“E’ stato bello parlare con te”
“Anche per me” e sapere che non sei fidanzato soprattutto. Mi saluta dandomi un bacio sulla guancia e va via. Luci tutte spente apro la porta ed entro di soppiatto per non far svegliare nessuno. Vado in camera mia, mi cambio, e mi infilo nel mio letto. Non riesco a dormire. Pensando a Jess!


Angolo Autrice Eccoci al secondo capitolo, scusate il ritardo ma ho avuto degli impegni. In questo capitolo conosciamo meglio Mya e quest'ultima conosce meglio Jess! Abbiamo visto che l'amica Sami è tornata ed ha fatto nuove conoscenze. Che cosa ne pensate? Come vi sareste comportate di fronte al comportamento di Jane?
Grazie a chi ha recensito nello scorso capitolo:
Jupiter_
Madapple94
ellesse
Matsi

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Capitolo 3
*** - INCONTRI (S)PIACEVOLI ***


Appena sveglia. Prendo il cellulare e vedo un messaggio di Sami: Non sai cosa è successo. Ci vediamo alle 11:00 al centro commerciale vicino casa mia, devo raccontarti tantissime cose vado giù, bevo il latte e mi preparo sono arrivate già le undici. Mi avvio correndo verso il centro commerciale e la vedo. “Ciao” gli dico con il fiatone.
“Sei in ritardo!” mi dice con tono arrabbiato.
“Scusami ma…” Mi interrompe.
“Non fa niente, niente riuscirà a farmi andar via il buon umore”
“Che cosa è successo?”
“Io e Matt” fa un sorriso che mostra tutti suoi denti “Ci siamo baciati”.
“Sei incorreggibile!” sono felice per lei, sono contenta se una mia amica lo è.
“Com’è successo?”
“Per prima cosa mi ha portata via da quel locale, poi siamo andati in un posto più tranquillo e abbiamo iniziato a parlare, e poi… ci siamo baciati”
“Sono contenta per te”
“Anche io lo sono per me” scoppiamo a ridere. “Andiamo a fare un giro”
“Certo” così iniziamo a camminare guardando le vetrine. All’improvviso noto un vestitino bianco con delle paillette argentate, bellissimo. “Fermati, vedi quel vestitino?”
“Si, è bellissimo”
“Vieni dentro, lo voglio comprare” Entriamo, mi rivolgo alla commessa “Mi scusi, potrei provare il vestitino esposto in vetrina?”
“Certo” va a prenderlo e vado in camerino a provarlo. “Come mi sta?”
“Ti sta benissimo” mi dice Sami alzando i pollici. Dopo la sua approvazione mi cambio, vado alla cassa e lo compro.
“Si è fatta ora di pranzo, devo andare” mi dice toccandosi lo stomaco.
“Okey, ci vediamo” Mi dirigo verso casa.

Sera.
Mi squilla il cellulare “Pronto?”
“Ciao Mya, sono Sami”
“Si dimmi?”
“Oggi andiamo nello stesso locale di ieri, così forse rincontro Matt!”
“Certo, tutto per te.”
“Grazie, sei una amica” La sento euforica. “Ci vediamo tra mezz’ora” “Però ti accompagno e quando viene il tuo Matt me né andrò via”
“Okey grazie” nemmeno il tempo di risponderle e chiude il telefono.
Arrivate di nuovo in quel famoso locale, Sami si guarda intorno è vede che Matt non c’è. “oh, no. Non è venuto, e se non viene più?” mi dice con aria dispiaciuta.
“Vedrai che viene” la rassicuro e la trascino per andare a ballare, oggi mi sento diversa, ho un adrenalina che non vi immaginate. Mentre balliamo noto che un uomo mi sta guardando, è un tipo sulla trentina è brizzolato, non mi piace come mi sta guardando.
Mi giro verso la porta e mi avvicino a Sami “Vedi chi è venuto, cosa ti dicevo?” dico indicando con l’indice Matt.
“Si avevi ragione, che faccio? Vado da lui? Aspetto che venga lui da me? Se gli vado incontro sembrerò una sfacciata?”
“Calmati e respira, non c’è bisogno che vai da lui, sta venendo lui da te” le sue labbra si stendono in un sorriso.
I ragazzi si avvicinano e ci salutano. “E’ stato un piacere rivedervi, a presto” dico alla combriccola.
“Aspetta! Tu non rimani?” mi dice Jess
“No, divertitevi” e lo lascio lì fermo. Mentre continua a fissarmi io lascio il locale. Mi ritrovo per la strada buia. La temperatura si è abbassata parecchio. Stingo il cardigan a me e con le mani cerco di scaldarmi le braccia. Odio questa zona di New York è tetra, cupa. Non un lampione solo la luce di quel locale che man mano mi allontano diventa sempre più lontana e la strada sempre più buia.
Quando sono sola cerco di mantenere sempre alta la guardia, ogni minimo passo, ogni piccolo rumore mi fa sussultare. Mi guardo intorno sospettosa. Un piccolo rumore dietro di me mi fa girare. Un uomo a passo svelto viene nella mia direzione.
Alzo il passo, il cuore accelera a mille. Potrà anche non avercela con me ma non mi fermo. Sarà un ladro? Stringo la borsa a me ma è un attimo.
Il tizio mi afferra per un braccio facendomi urtare violentemente contro il muro. Mi trattengo dall’emettere un urlo. Solo un piccolo e insignificante gemito.
Me lo ritrovo davanti occhi negli occhi. La sua mano sinistra sulla mia bocca, riesco ad avvertire la puzza nauseante di sigaro. Quegli occhi li ho già visti, metto in moto il cervello e rivivo la scena del locale, è quell’uomo. I miei occhi si spalancano, il cuore accelera ancora di più.
“Desideravo questo momento” mi dice mettendo la testa nei miei capelli e aspirando mentre la puzza dell’alcool mi invade le narici. La sua mano è ancora sulla mia bocca. Anche se urlassi nessuno mi sentirebbe, il locale ormai è lontano e con la musica ad alto volume, sarebbe inutile.
L’uomo mi toglie la mano dalla bocca. I miei occhi si riempiono di lacrime, non riesco a trattenerle e subito vengono giù, rigandomi il viso.
“V-vuoi i miei soldi?” gli dico a malapena
“No, voglio te…” mi strappa la borsa dalle mani, mi imprigiona tra lui e il muro prende il mio cellulare e lo calpesta sotto il piede scaraventando la borsa per terra.
Cerco di dare uno scatto ma lui è più veloce la sua mano e sulla mia gola tenendomi contro il muro. Il suo respiro si fa più affannoso, lo sento sfiorare la mia pelle.
“E’ inutile che tenti di scappare, non può aiutarti nessuno. Quindi renditi mia di tua spontanea volontà” mi dice ghignando
“Mai!” gli dico colpendolo con un ginocchio nei testicoli
“Brutta Puttana!” mi molla uno schiaffo con il dorso della mano destra, cado per terra avvertendo un dolore pazzesco allo zigomo destro. Poi un calcio nelle costole.
Mi tira su afferrandomi per i capelli. Afferra con la sua mano la spallina del mio vestitino e la tira giù violentemente, con la sua bocca inizia a baciarmi il seno mentre con la mano sinistra me lo stringe. L’altra sua mano è sul mio sedere, palpa violentemente.
Mi dimeno ma non c’è niente da fare, è più forte, più alto, più robusto di me.
La sua mano sinistra scende ai suoi pantaloni sbottonandoseli e tirandoli giù, mentre la sua, quella destra arriva nella mia intimità. E’ fatta, penso mentre continuo a piangere, è fatta.
Ma qualcosa fa staccare l’uomo da me e lo scaraventa per terra. Io mi lascio scivolare per terra mentre un ragazzo prende a calci quell’uomo ma con uno scatto veloce si tira su, raggiunge la sua macchina e va via. Il ragazzo si avvicina a me. I miei capelli mi ricoprono il viso.
“Come stai?” mi dice togliendomi i capelli dal viso.
Lo guardo non riesco ad emettere alcuna parola, riesco a vederlo in viso, la luce della luna lo rischiara perfettamente. E’ Jess.
“Mya!” mi dice sorpreso.
Non riesco a trattenermi e lo abbraccio piangendo.
“Shhh…. Va tutto bene ora. Ci sono qua io!” mi dice stringendomi a se.
Mi aiuta ad alzarmi e mi porta nella sua auto. Lo zigomo destro mi brucia maledettamente. Vedo che sta prendendo una strada diversa “Casa mia non è da quella parte” gli riesco a dire a malapena, non riesco a parlare è come se avessi un groppo in gola.
“Lo so” mi dice mentre svolta a destra e stringe il manubrio fra le mani
“Dove mi stai portando?” lo guardo.
“A casa mia, non puoi tornare a casa in quelle condizioni” il suo sguardo raggiunge il mio.
Accosta, scendo dall’auto e lo seguo. Ci sono le luci accese convivrà con qualcuno? Entriamo e sento una voce provenire dalla stanza accanto “Chi ti sei portato stasera?”
“Smettila Deve!” gli dice scocciato. A quanto pare se la spassa ogni notte con una diversa, ma questo non è il momento di pensarci. Mi tocco con la mano lo zigomo e la guardo, continua ad uscire sangue. “Vieni seguimi” e mi fa strada, mi porta nella sua stanza, mi fa accomodare e va nella stanza affianco. Mi guardo un po’ intorno, c’è un caos terribile qui dentro, come se una mandria di elefanti abbia fatto la maratona. Un pila di Cd è distesa per terra, una chitarra poggiata vicino al muro, le ante dell’armadio spalancate di cui si lascia intravedere un gran disordine. Ecco che lo rivedo, ha in mano del cotone e la bottiglia del disinfettante. Ne versa un po’ su e inizia a tamponare sul mio zigomo. Mi sembra di vivere una scena da film.
“Grazie” gli dico alzando lo sguardo e incrociando il suo.
“Non ringraziarmi, l’avrei fatto per chiunque. Ma vedi un po’ cosa ti ha fatto.”
Non gli rispondo, ho gli occhi pieni di lacrime e vorrei scoppiare a piangere, ma non voglio. Ad un tratto avverto una fitta alle costole e le massaggio con la mano.
“Cos’hai?” smette di tamponare lo zigomo.
“Niente…” smetto di massaggiare
“Togliti la maglietta, fammi vedere”
“No, preferisco di no”
“Dai su, non essere timida voglio solo vedere cos’hai”
“Va bene…” Mi sfilo la maglietta e vedo i suoi occhi sgranarsi.
“Oh porca puttana…”
Abbasso lo sguardo e ciò che vedo è a dir poco sconcertante. Un grosso livido che si estende da sotto al seno fino alla cintura pelvica.
“Dobbiamo andare in ospedale..”
“No, non voglio andarci. Dovrei dare troppe spiegazioni. E’ solo un livido passerà”
“Non sono d’accordo”
“Per favore…”
“Va bene… ma tu stasera resti qui. Dormirai nel mio letto con una delle mie magliette io invece vedrò come arrangiarmi”
Cavolo come mi pesa questa situazione. Mi sento di troppo in questa casa.
Jess mi passa una sua maglietta e chiude la porta della camera.
Sento delle voci ovattate dalla porta e non posso non sentire.
“E bravo il mio caro Jess, hai fatto conquiste”
“Tappati quella bocca”
“Ma perché scusa, ti porti una bella gnocca a casa e non mi permetti di fare commenti?”
“Deve sei una testa di cazzo. Ti ho detto di startene zitto. Sono già nervoso di mio ora con te nelle orecchie… giuro che se continui ti sbatto fuori casa così come sei, in mutande!”
“Sempre gentilissimo”
“Io ti ho avvisato e lo sai che lo faccio”
“Ok ok. Calmino eh! Ma toglimi una curiosità, visto che non te la fai, perché è qui?”
“Perché è stata aggredita da un lurido bastardo”
“Ah! Povera… adesso vado a consolarla…” “Ok ok non mi avvicino, ma tu non guardami così che mi fai paura”
Sento dei passi e mi allontano dalla porta.
“Allora tutto ok? Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi e per quanto riguarda Deve non preoccuparti, can che abbaia non morde!”
“Va bene e grazie di tutto, se non ci fossi stato tu io…”
“Shhh… non ci pensare più. Fatti una bella dormita e riposati”
“Jess…” si ferma sulla porta e si gira verso di me
“Si?” vado verso di lui e lo abbraccio.
“Grazie ancora…”
“Qui sei al sicuro”
Lascio quel suo abbraccio e mi infilo nel letto, prendo il cellulare che mi ha prestato Jess e dico a mio padre che passerò alcuni giorni fuori New York con Sami, giusto il tempo di farmi passare il taglio sulla faccia.

Angolo Autrice Ciao ragazzi, scusate per l’immenso ritardo, ma ho avuto dei problemi e poi ci sono state le vacanze Pasquali e non ho potuto aggiornare.
Passando al capitolo. Come vi è sembrato? Vi piace la coppia formata da Matt e Sami? Che cosa ne pensate di Deve?
Come avrete letto la nostra Mya ha fatto un brutto incontro, ma è stata salvata da Jess! ^__^
Ringrazio chi legge la mia storia e un ringraziamento speciale va a chi la recensisce: ellesse
ChubbyGirl
Jupiter_

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