Averti incontrato

di Angelina93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un pò di me ***
Capitolo 2: *** Partenza ***
Capitolo 3: *** Arrivo ***
Capitolo 4: *** Quel tipo è fatto proprio male! ***
Capitolo 5: *** Senso di colpa ***



Capitolo 1
*** Un pò di me ***



Salve a tutti! E’ la mia prima FF di Inuyasha ( se non vogliamo considerare la One-shot su Sesshomaru e Rin)!
Vi dico subito che la storia è incentrata principalmente su Sesshomaru e Rin (ma guarda che novità :P), però ci saranno anche le altre coppie!
Ditemi voi se continuarla o meno, sono un po’ in dubbio!
 
Buona lettura!
 
 
 
 

                  Averti incontrato

 
 
 
 
Sono in una sala da ballo. E’ magnifica, quasi principesca.
Osservo estasiata l’orchestra che suona il valzer, mentre decine e decine di coppie volteggiano per l’ immenso salone, guidati da quella lenta e dolce melodia.
Sembrano felici.
 
“Vorrei ballare anche io” dico in un sussurro a me stessa.
 
Ma cosa sto dicendo, io non so ballare!  Anzi, non credo di esserne mai stata in grado.
Ho sempre avuto la sensazione di essere come un elefante in una cristalliera.
Sbuffo.
 
Sto per andarmene, quando vedo in lontananza la figura di un ragazzo… e che ragazzo!
Mi porge la mano.
Controllo che al mio fianco non ci sia nessun’altra ragazza, magari mi ha confuso per una sua conoscente ma… No, non c’è nessuno accanto a me.
Sento le mie gote infiammarsi.
 
E ora che faccio? Non lo conosco neppure.
 
Si sta avvicinando…
 
Mi sorride, un sorriso che mi lascia letteralmente senza fiato.
 
Non sento più nulla intorno a me, esistiamo solo io e lui.
 
Si china per prendermi la mano e…
 
 
Bip…  Bip…  Bip…
 
“Mmm” mugugno qualcosa da sotto le coperte.
 
Bip…  Bip…  Bip…
 
Che fine ha fatto il valzer? E il bel principe? Oh no, non ditemi che era un sogno.
 
Bip… Bip…  Bip...
 
Sento sbattere violentemente la porta di camera mia.
 
“Rin Hanae Masaki Mikagawa!” urla una donna sulla quarantina.
 
Apro leggermente gli occhi e la vedo, con tutto il suo isterismo mattutino, sventolare qui e lì un mestolo minacciosa.
 
Tenta di farmi paura? Forse.
Ci riesce? Assolutamente no.
 
Tranquilli, non è una pazza omicida anzi, posso dire che è completamente innocua.
Ci sono, infatti, dei momenti in cui la adoro, ad esempio: quando cucina il curry, il pollo al bambù, il sushi e altri piatti che le piace tanto cucinare, ma altri in cui non posso fare a meno di detestarla.
No, non esagero... sono anche poche le volte in cui la detesto, ma questa è proprio una di quelle volte: MAI di prima mattina, chiamarmi con il mio nome di battesimo.
 
Ma se poi vogliamo considerare che stavo dormendo e che sono stata interrotta proprio mentre il MIO principe stava per invitarmi a ballare... beh, quella è un’altra storia!
 
“E dai mamma, ancora cinque minuti” le dico infilandomi ancor di più sotto le coperte.
 
“Neanche uno!” ripete irremovibile “Sta per arrivare l’impresa di trasporto e tu non hai ancora finito di sistemare le ultime cose!”
 
“Ma le valigie sono pienissime, mi manca solo qualcosa...”
 
“Qualcosa, QUALCOSA? E tu questo disordine lo chiami qualcosa?!” mi dice alzando ancor di più il tono della voce, indicando camera mia.
 
Beh, in effetti... forse non mi manca solo qualcosina
Sconfitta, mi alzo.
 
“Ok, va bene...” le dico
 
Lei non mi risponde, mi guarda e basta prima di uscire da camera mia.
Non saprei dire cosa stia provando in questo momento: dispiacere, compassione, tristezza?
In ogni caso non me la da a bere, so che lei odia questa situazione tanto quanto me.
 
Sempre avanti e indietro, su e giù per tutto il Giappone! Si può dire che non ci sia istituto che io non abbia frequentato. E questo tutto per colpa di mio padre.
 
Sì, ho anche un padre, ma di lui parlerò dopo.
Vi basti solo sapere che è la principale causa dei miei problemi.
 
 
 
Tadannn!! Eccomi qui con una nuova FF...
Lo so che non ho finito quella di Harry Potter, e so anche che l’ultimo capitolo non è stato un granché, ma non ho proprio saputo resistere!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto anche se breve e introduttivo.
Alla prossima e commentate numerosi!
 
Un bacio, Angelina93

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Capitolo 2
*** Partenza ***


 
 

“Prima di partire per un lungo viaggio
  Porta con te la voglia di non tornare più
  Prima di non essere d'accordo
  Prova ad ascoltare un po' di più”

Irene Grandi




“Rin, sei sicura di aver preso tutto?” mi chiede mia madre, mentre aspetta che un uomo brutto e grassoccio carichi le nostre ultime valigie sul taxi.
 
“Sì mamma” le rispondo, quando il mio sguardo si sofferma su quella che, fino a pochi minuti fa, era casa mia. Non mi dispiace abbandonarla, non rimpiango niente, però sono abbastanza annoiata.
 
Mi chiedo quando tutto questo finirà.
 
Tokyo, ha detto che andremo a vivere lì, mio padre ha degli affari molto importanti da concludere con un imprenditore del posto.
Affari, affari, sempre questi stramaledettissimi affari!
 
E alla fine eccomi qui, seduta in una macchina che mi porterà all’aeroporto.
Il taxi parte e do un’ultima occhiata al vialetto. Rassegnata, sospiro e m’infilo le cuffie dell’mp3 nelle orecchie, con la speranza che mia madre non attacchi con uno dei suoi soliti discorsi.
 
Ops, troppo tardi.
 
Mi sono sempre chiesta se ci sia un pulsante del tipo ON-OFF per spegnerla, ma non l’ho mai trovato.
 
Abbasso un po’ il volume della musica, tanto per capire di cosa sta parlando.
 
“...Naturalmente ti ho già iscritto a scuola, il tuo istituto superiore si chiama Yamamoto, ed è a pochi passi da casa nostra, ho sentito dire che è di ottimo livello!”
 
Certo, mia madre crede che la scuola abbia l’assoluta priorità. E' ovvio, s'illude!
 
“E poi abitiamo in una zona centralissima, ci sono moltissimi centri commerciali. Ho sentito dire che c’è anche un bellissimo ristorantino italiano!”
 
Ok, qui andiamo meglio. Lo shopping ci sta, quanto al cibo non saprei... se gli italiani fanno degli ottimi dolci, credo che passerò lì la metà delle mie giornate.
 
“Oh dimenticavo di dirti che c’è anche una piscina, così potrai iscriverti a nuoto”
 
Fantastico! Sapete che Tokyo mi sta incominciando a piacere? Va bene, non esageriamo, però vista così non sembra tanto male!
 
Giusto, giusto... vi starete chiedendo cosa abbia di speciale il nuoto per farmi cambiare idea così facilmente. Semplice, è il mio sport preferito! Nuotare mi trasmette un senso di libertà e di forza non indifferente! E’ una specie di “droga” per me, quando sono nervosa non riesco a farne a meno.
 
Sorrido.
 
Forse ha ragione la mamma, questa volta non andrà tanto male.
 
 
                                                                            ***
 
 
“Questa volta sarà un disastro!” urla un ragazzo a bordo vasca.
 
“Piantala Masao” ribatto, odio essere criticato.
 
“Piantala un corno! Quest’anno abbiamo le gare nazionali... come speri di arrivare al primo posto se non sei al massimo?” incalza il brunetto, con un cronometro alla mano.
 
Solitamente, nessuno osava rivolgersi a lui in questo modo, ma a Masao era concesso.
D’altronde era il suo mister e anche l’unico amico che avesse mai avuto.
Con il carattere che si ritrovava, aveva sempre avuto difficoltà a legarsi agli altri, ma a lui andava bene così.
 
Non aveva bisogno di niente e di nessuno.
 
“Ti stai scaldando troppo” gli rispondo atono, non ho proprio voglia di litigare.
 
“Sarà...”
 
Masao si lascia cadere su una sedia, quando io esco dall’acqua.
Sento prima uno strano rumore e un frastuono provenire dall’uscita della piscina, poi la risata del mio mister riecheggiare nella sala.
 
“Cosa c’è di tanto divertente?” gli chiedo con una vena d’irritazione.
 
“Oh, assolutamente nulla! C’è solo il tuo intero fan club lì fuori che aspetta di vederti”
 
Non gli rispondo. Ma quelle galline non hanno niente da fare tutta la giornata che stare dietro ad una porta a starnazzare? Bah, io le donne non le capirò mai.
 
Masao nota la mia espressione e sbuffa, annoiato.
 
“Ma insomma, possibile che questo non ti faccia minimamente felice?! Per la miseria ci sarà pur qualcuna che ti piace lì in mezzo!” urla esasperato.
 
Continuo a non rispondere, preferisco asciugarmi. Affrontare questo tipo di discussione con lui non può portare a niente di buono ed io, di cose a cui pensare, ne ho già troppe.
 
“Ahh, forse ho capito il perché del tuo stato d’animo” mi dice, con l’aria di aver fatto una chissà quale scoperta. Non sopporto la sua presunzione.
 
“Sei dispiaciuto per la prestazione di prima, è così? Dai non volevo buttarti giù”
 
Per l’ennesima volta, fingo di non sentirlo. Ho già detto che non sopporto la sua presunzione?
 
“Mmm, ok meglio che sto zitto”
 
Ce n’è voluto di tempo per capirlo, eh?
 
“C’entra tuo fratello?” mi dice all’improvviso.
 
Già, esiste anche lui, mio fratello Inuyasha.
 
“Ho fatto centro!” mi dice Masao con un sorriso soddisfatto stampato sul volto.
 
Non lo sa, ma quanto gli darei volentieri un cazzotto in questo momento.
 
 
 
 
 
Eccomi qui, con il nuovo capitolo. Finalmente vediamo un po’ di Sesshomaru (me sbava... *.*), ma ve lo immaginate mezzo nudo che esce da una piscina ( sogna ad occhi aperti ) ...??
...
...
...
 
Mmm, dicevamo? Ah, sì. Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto! Pian piano le la storia si sta formando.
Chissà se si intuisce qualcosina... fatemi sapere ^_^ sono molto curiosa!
Un’ultima cosa... che ne dite di questo nuovo Sesshomaru? Vi prego, ho bisogno di consigli... Vi piace, non vi piace, volete il “classico” sesshy o... boh ditemi voi!
In fine volevo ringraziare chi ha recensito la storia e chi l’ha messa fra le seguite! Un bacio forte a tutti e grazie per il sostegno :° sono commossa!

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Capitolo 3
*** Arrivo ***


Infilo la chiave di casa nella serratura e dopo una o due mandate, scatta, permettendomi di entrare.
Con mio enorme piacere, noto che sono solo a casa.
Lascio cadere distrattamente il giubbino sul divano e mi avvio verso la mia stanza.
Prima di entrare, mi accorgo di un biglietto lasciato affisso sulla porta.
 
“Signorino vi ho preparato la cena: Roastbeef
con patate e piselli, il vostro piatto preferito.
Ho lasciato tutto nel forno e mi raccomando, mangiate!
 
Nanako”
 
Sorrido.
 
Se non ci fosse la vecchia Nanako a prendersi cura del mio stomaco, credo che starei a digiuno a vita. Stasera, però, non ho proprio voglia di mangiare.
Con una leggera spinta della mano, entro nella mia stanza e mi lascio cadere sul letto.
 
Inuyasha...
 
Ricordo ancora quando lo conobbi. A quel tempo i miei erano separati da un bel pezzo, mio padre si era appena rifatto una vita con la sua nuova compagna, Izayoi, dalla quale aveva avuto un figlio.
 
Sì, Inuyasha è il mio fratellastro di sangue.
 
Non sono mai riuscito a capire perché non lo sopportassi, sta di fatto che fra di noi iniziò una vera e propria competizione, una gara che aveva come trofeo l’attenzione di nostro padre.
Lui ha sempre cercato di ricreare un’atmosfera di famigliola felice che, in realtà, non mi è mai appartenuta.
Ho imparato a badare a me stesso sin da bambino e non ho nessuna intenzione di cambiare.
 
                                                                       
                                                                                 ***
 
Odio questi dannatissimi scatoloni, è il primo giorno di scuola e non trovo nemmeno lo zainetto!
Dove diavolo si sarà nascosto? Io non capisco perché, per quanto possa affaticarmi a cercare quello che mi serve, non trovo mai niente.
 
Che rabbia!
 
Puntualmente, però, cosa mi capita a tiro? Roba di cui ignoravo totalmente l’esistenza!
Per esempio l’altra mattina mi è capitata fra le mani una lettera di Bankostu e questo per me è davvero un avvenimento stranissimo, dal momento che credevo di avergliele tirate tutte appresso quando ci siamo lasciati.
 
Anzi, se vogliamo essere proprio precisi, sono stata io a lasciare lui.
Certo, cosa avreste fatto se aveste beccato il vostro ragazzo a letto con un’altra?
Io optai per la sega elettrica, però non ricordo che ce ne fossero in giro, quindi mi limitai a due libri, una borsa, un lumino, una pentola, un asciugacapelli, un PC portatile (il suo ovviamente), una sedia... e sicuramente anche qualcos’altro che adesso mi sfugge.
 
Certo, mia cara Tokyo, che se mi fai pensare ad un essere come Bankostu, significa che per me e te non ci sono proprio speranze di andare d’accordo!
 
Inoltre la mia autostima, che già normalmente è pari a quattro su una scala da uno a dieci, oggi è al di sotto dalla norma per via di questa ORRIBILE divisa che quella pazza di mia madre mi ha costretto a indossare.
 
“La portano tutte le ragazze della tua età, e nessuna di loro si è mai lamentata!” mi ha detto mentre salivamo a casa.
 
Certo, nessuna sana di mente!
 
Se avessi un fisico alla Angelina Jolie non mi lamenterei, ma per una come me che non è altissima e, soprattutto, non è magrissima, non ci siamo proprio! Non sono obesa, però con certi abiti non mi trovo per niente a mio agio. Con questa divisa sembro anche piatta!
 
No, ho deciso. Non uscirò mai di casa con una “cosa” del genere addosso.
 
Ok, basta vittimismo. E’ il mio primo giorno di scuola, sono in ritardo e non è proprio il caso di farsi venire crisi esistenziali proprio adesso! Infondo, ogni istituto ha la sua divisa, no?
Significa che, con un po’ di fortuna, nessuno mi noterà.
 
O almeno lo spero.
 
“Trovato!” mi dico, guardando soddisfatta il mio zainetto. Lo riempio con lo stretto indispensabile, quando mi vengono in mente le parole di una canzone che ascoltavo sempre da bambina “bastan poche briciole, lo stretto indispensabile e i tuoi malanni puoi dimenticar!”.
 
Sospiro. Magari fosse sempre così.
 
Esco dalla camera e scendo giù in cucina dove trovo mia madre che, non appena mi vede, mi porge un piccolo sacchetto.
 
“Il pranzo! Ho cucinato i tuoi piatti preferiti in occasione del grande giorno!”
 
“Mamma... ma sto solo andando a scuola!”
 
“Sono convinta che sarà un gran bel giorno per te. Vieni qui fatti abbracciare!”
 
Mia madre non mi da neanche il tempo di risponderle, che mi avvolge in un abbraccio soffocante.
Non lo ammetterò mai, ma adoro queste sue dimostrazioni d’affetto improvvise, mi rendono di buon umore. Infondo (ma molto, molto infondo) per quanto possa essere petulante, noiosa, ripetitiva, ossessiva e isterica, non è poi così male.
 
Dopo un po’, mi stacco dall’abbraccio e mi infilo le scarpe.
 
“Ci vediamo più tardi mamma”
 
“Ah, tesoro un’ultima cosa. Quando sarai lì, chiedi del signor Taisho”
 
“Chi sarebbe?”
 
“In effetti non lo so nemmeno io, quando ho chiamato a scuola mi hanno detto che per qualsiasi necessità potevi rivolgerti a lui. Presumo sia il preside”
 
Certo che questa donna è un genio.
 
“D’accordo, a più tardi!”
 
Esco di casa e corro, sono in ritardissimo! Chissà com’è questo signor Taisho...
 
    
                                                                                ***
 
 
“Ayame, Sango! Aspettatemi”
 
Una buffa ragazza dai lunghi capelli corvini correva a perdifiato, in direzione di due sue compagne che, non appena la videro, si scambiarono un rapido sguardo di intesa.
 
“Ehi Kagome, sempre in ritardo eh?” le rispose una delle due ragazze.
 
“Antipatica, chissà quante volte io e Sango abbiamo aspettato te!” disse la ragazza che si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato.
 
“Dai Ayame, non infierire. Oggi per Kagome è il grande giorno!” esclamò Sango facendo l’occhiolino all’amica che, d’un tratto avvampò.
 
“Il grande giorno? Non sapevo che un nuovo compagno di classe ti facesse quest’effetto” rispose la rossa che assunse un’espressione pensierosa.
 
“Ma no, scema. Oggi ritorna il nostro Inuyasha! Comunque...davvero c’è un nuovo compagno di classe?” chiese la bruna, interessandosi.
 
“Giusto, Inuyasha! Me ne ero completamente dimenticata. Comunque, sì... non lo sapevi? Ho sentito il vicepreside parlarne l’altra volta con l’innominabile”
 
“Io non capisco perché continuiate a chiamarlo in quel modo, insomma, un nome ce l’ha!” ribatté Kagome irritata.
 
“Si, ma fa paura” disse in un sussurro Sango che venne immediatamente fulminata con lo sguardo da Kagome.
 
Le tre amiche percorsero insieme la poca strada che le separava dalla scuola ma, giunte al cortile le due brune si fermarono di colpo.
 
“E adesso che vi prende a tutte e due?”chiese stupita la rossa.
 
“Ayame, sai come ti dovrebbero ribattezzare?” dissero in coro le due ragazze.
 
“Mmm, no”
 
“Gazzettino Ufficiale Istituto Yamamoto”
 
“E perché?”
 
“Sai sempre tutto!”

 
 
 
 

Bene, bene, bene... eccomi qui con un nuovo capitolo di “Averti incontrato”.
La storia inizia a prendere forma, sono anche comparsi alcuni membri della comitiva e dal prossimo capitolo ci sarà il fatidico incontro (o almeno credo xd)! Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e che abbiate gradito il “punto di vista” di Sesshomaru.
Non so se sarà sempre così nella storia, cioè sono ancora in dubbio se (per quanto riguarda il Principe) parlare in I o III persona. Quindi, per venire incontro a voi lettori, cosa gradite di più? Volete conoscere a fondo questo personaggio o volete avere una visione di lui “distaccata”? Spero di essermi riuscita a spiegare! Ringrazio di tutto cuore le ragazze che hanno recensito e le persone che hanno messo la storia fra le seguite!
Un bacio a tutti e...
 

Alla prossima!!!

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Capitolo 4
*** Quel tipo è fatto proprio male! ***


Percorro il corridoio principale dell’istituto e sento su di me gli sguardi degli studenti che camminano in direzione delle loro classi.
Anche se non mi volto verso di loro, so esattamente cosa potrei leggere nei loro occhi: timore, ammirazione e, in alcuni casi, invidia.
 
Ghigno beffardo, davanti ad un simile sentimento che, in vita mia, non ho mai provato e so non proverò mai.
 
Giungo ad una porta in legno, parzialmente vetrata. L’uomo al suo interno, accortasi della mia presenza, mi fa cenno di entrare.
 
“Buongiorno signor Taisho, si accomodi”
 
“Buongiorno anche a lei preside, come mai mi ha fatto chiamare?” gli chiedo, prendendo posto su una sedia di fronte alla sua scrivania.
 
“Non si preoccupi, una cosuccia da niente! Riguarda la nuova studentessa. Ne abbiamo già parlato, ricorda?”
 
Come potrei dimenticare una cosa del genere.
Inizialmente pensavo fosse uno scherzo.
Dopo pensai che avesse completamente perso il cervello.
Dopo ancora, invece, ricordo che stavo valutando se alzarmi e andarmene, sbattendogli la porta del suo studio in faccia.
 
Come può pensare che io, Sesshomaru, stia alla mercé di una ragazzina?
 
“Si ma, se mi permette, adesso potrei sapere il motivo delle attenzioni nei confronti di questa ragazza?”
 
“E’ la figlia del nostro più grande finanziatore e voglio che trovi il meglio qui e Sesshomaru, so già che il meglio è lei”
 
Perfetto, immagino che sia anche viziata.
 
“Signore non credo che...”
 
“Oh suvvia, so per certo che non la disturberà più del dovuto. Adesso vada, le ho già fatto perdere molto tempo. Le lezioni sono già iniziate da un po’ ”
 
Detto questo mi alzo, ed esco finalmente dalla presidenza. Per i miei gusti, quella stanza incominciava ad essere troppo piccola per tutti e due.
Osservo i corridoi e noto che non c’è nessuno. Tanto meglio, mi andrò a fare quattro passi.
 
Spero, per il bene di questa ragazzina, che sia meno idiota del previsto.
 
                                                                            ***
 
Certo che è davvero immenso quest’istituto, sto camminando da almeno mezz’ora e non sono riuscita ancora a trovare la mia classe.
Dove sarà mai la IV – D?
 
“Scusa, hai bisogno di aiuto?”
 
Non mi ero neanche accorta di non essere da sola. Guardo alla mia sinistra e incrocio lo sguardo di un ragazzo, poco più alto di me, dagli occhi color nocciola.
 
“Si vede così tanto?” gli dico scocciata.
 
“E’ la seconda volta che passi di qui”
 
“In verità sto cercando una classe, la IV - D. Potresti aiutarmi?”
 
Il ragazzo di fronte a me scoppia a ridere. Odio quando la gente mi ride in faccia, soprattutto quando ride di gusto e sembra non abbia la minima intenzione di smettere.
Faceva tanto il buon samaritano, ma ora mi sta proprio sulle scatole.
Dite che cambio idea sulle persone troppo facilmente? Nient’affatto, sono semplicemente istintiva.
 
“Che hai da ridere?”
 
“Vedi, la classe che stai cercando è proprio qui davanti a te!”
 
Come, cosa, prego, che? Non è possibile! Significa che ho girato mezzo istituto e la mia classe stava a quattro passi da me? Forse, ripensandoci, avrei riso anche io di me stessa se fossi stata nei panni di questo ragazzo.
 
“Fantastico”
 
“Sai cosa c’è di ancora più fantastico?”
 
“Illuminami”
 
“Siamo compagni di classe”
 
Oh magnifico...
 
Lui continua a guardarmi con un sorrisino da ebete stampato sul volto, quando una domanda mi sorge spontanea.
 
“Ehm e perché sei qui fuori?”
 
Tecnicamente, visto il soggetto, potrei anche immaginare il perché.
 
“Ho fatto tardi e ti consiglio di entrare, la professoressa Mikawa ha davvero un caratteraccio”
 
“Non avrebbe molto senso dato che mi caccerebbe subito, nel caso tu non l’abbia notato, anche io sono in ritardo”
 
“In effetti...” mi dice, incrociando le braccia al petto.
 
Potrà mai essere così terribile questa donna? Però, forse una spiegazione c’è...
 
“Cosa insegna?”
 
“Matematica, perché?”
 
Touchè, è un classico. Tutte le professoresse di matematica che ho incontrato nell’arco della mia carriera scolastica erano tutte isteriche e totalmente incapaci. Ovviamente, non ci ho mai capito nulla e questa, a quanto pare, sembra rispettare tranquillamente i soliti standard.
 
Io l’ho sempre detto: se la matematica vi da alla testa, datevi all’ippica!
 
“Direi che come inizio non c’è male...”
 
La porta alle spalle del ragazzo viene improvvisamente spalancata da una donna che ha l’aria di essere alquanto arrabbiata. E’ di media statura, capelli raccolti in uno chignon, occhialetti rettangolari e lineamenti marcati. E, soprattutto, è davvero irrimediabilmente molto, ma molto brutta.
 
“Signor Miroku, non solo è stato messo in punizione perché ha fatto ritardo, adesso si permette di anche di disturbare la mia lezione facendo confusione per i corridoi?” sbraita la donna.
 
“Professoressa stavo solo cercando di aiutare questa ragazza. E’ la nuova studentessa che stavamo aspettando, ma si era persa ed io l’ho aiutata”
 
Ho la netta sensazione che il ragazzo, calandosi perfettamente nella parte del baldo giovane che salva donzelle in difficoltà, abbia evitato la furia della donna che, solo in quell’istante, nota la mia presenza.
 
“Lei sarebbe la signorina Mikagawa?” mi dice, squadrandomi dalla testa ai piedi.
 
Questa donna mi sta già sulle scatole.
Sarà la menopausa? No, perché se è così a quell’età preferirò l’isolamento.
 
In ogni caso, le faccio un cenno affermativo con il capo.
 
“Perfetto, può entrare e presentarsi agli altri suoi compagni, quanto a lei” continua fissando il ragazzo di nome Miroku “la prossima volta, nel dare indicazioni, non faccia tutta questa confusione!”
 
Dopo essere entrate in aula, chiude la porta alle sue spalle e si accomoda alla cattedra.
Mi trovo davanti una trentina di ragazzi che mi guardano, incuriositi.
Sapete, questa è la parte che odio di più. Contrariamente a quanto sembra, sono molto timida, mi è difficile all’inizio relazionarmi con gli altri, sono una vera tragedia sociale!
In più, cosa che non sopporto, la maggior parte delle volte divento rossa come un peperone.
 
“Ha perso la lingua Mikagawa? Su si presenti alla classe”
 
Questa donna non sa in che guaio si sta cacciando, ancora un’altra parola e le faccio vedere io che fine farà la sua lingua!
 
“Salve a tutti, mi chiamo Rin Mikagawa e ho 17 anni. Provengo dalla città di Osaka e spero di passare un buon anno scolastico insieme a tutti voi”
 
Sempre se prima non me ne andrò di nuovo    avrei voluto dire ma, per adesso, meglio tralasciare questo dettaglio.
 
“Prendi posto accanto ad Ayame. Lì c’è un banco libero” dice la strega, indicando un banco esterno in fondo alla classe.
 
Mi avvicino al mio posto e guardo la ragazza di nome Ayame.
E’ molto carina e sembrerebbe simpatica. Meno male!
 
“Ciao, piacere, io sono Ayame!” mi dice sorridendomi.
 
“Piacere mio”
 
“Ayame, Mikagawa!! Rimandate a dopo la vostra conoscenza! Piuttosto, concentratevi su queste funzioni esponenziali” urla isterica.
 
“Scusateci professoressa” diciamo all’unisono, scambiandoci un’ultima occhiata furtiva.
 
Tanto, quanto potrà mai essere lunga questa giornata?
 
                                                                           
                                                                               ***
 
Din    dan    dun    don...            Din   dan   dun  don
 
 
“Finalmente, non se ne poteva più!”
 
“Pensa che è solo l’inizio” mi dice Ayame mentre finisce di riporre un libro nello zainetto.
 
“Ecco fatto, andiamo che devo presentarti due mie amiche!”
 
“Oh... d’accordo”
 
E così ci avviamo verso il cortile della scuola, pullulante di studenti.
Camminando, ho notato che c’è anche una biblioteca, facilmente raggiungibile grazie ad un sentiero. Credo che sia l’ideale per chi adora leggere o chi ha bisogno di starsene un po’ per conto suo, a pensare.
 
“Eccole lì. Kagome, Sango!!”
 
Mi volto verso le due ragazze che ci vengono in contro e, apparentemente, sembrano essere tutte e due molto simpatiche.
 
“Ehilà Ayame, com’è andata con l’arpia?”
 
“Abbastanza bene, ma come al solito ci ha riempito di compiti. Comunque... voglio presentarvi il nostro nuovo acquisto: Rin Mikagawa!”
 
“Molto piacere di conoscerti Rin, io sono Kagome” e così dicendo mi porge la mano.
 
“Io invece sono Sango”
 
“Il piacere è tutto mio ragazze”
 
“Scusa Ayame, ma non avevi detto che il nuovo arrivo era un ragazzo?” chiede Sango con aria interrogativa.
 
“Ehm... forse ho sentito male” risponde un po’ imbarazzata, poi, però, rivolge un sorrisino furbetto alla compagna “dici la verità, speravi fosse un ragazzo perché vuoi far ingelosire Miroku, CONFESSA!”
 
Il viso di Sango, non appena Ayame pronuncia il nome Miroku, sembra assumere tutte le tonalità che vanno dal rosso acceso all’arancione.
 
Questo nome mi suona familiare. Miroku, Miroku...
 
“Ma cosa stai dicendo? Non potrebbe mai piacermi uno come lui!” esclama indignata agitando le mani.
 
“Scusatemi, ma state per caso parlando di quello lì?” dico io, intromettendomi, indicando un giovane in mezzo ad gruppetto di ragazzi poco più distanti da noi.
 
“Sì, è proprio lui” conferma soddisfatta la rossa “Guardate ci sono anche Koga, Inuyasha e Naraku!”
 
Dopo aver identificato Miroku, mi soffermo a guardare gli altri. Sembrano tutti e tre davvero dei bei ragazzi.
 
“Sapete, è stato proprio lui ad aiutarmi stamattina. Se non fosse stato per lui a quest’ora starei girando ancora per tutto l’istituto”
 
“Non ti avrà mica toccata!?” mi urla Sango.

“Ehm, no. Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?”
 
“E’ un ragazzo un po’ maniaco...” mi risponde.
 
“Ma avete visto Koga?! E’ stupendo!” dice Ayame con aria sognante.
 
“Credo che Ayame non sia più fra noi... A quanto pare resti solo tu Kagome, c’è qualcuno che ti piace?”
 
“Devi sapere che la situazione di Kagome è particolare” mi dice Sango poggiando la mano sulla spalla dell’amica, che si incupisce.
 
“In che senso?”
 
“Inuyasha oggi è tornato da un lungo viaggio in America. E’ campione di arti marziali e l’anno scorso c’è stato il Torneo Nazionale Shikon, che si è svolto proprio lì. Devi sapere che si sono sempre piaciuti, ma nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di dichiararsi”
 
“Capisco... però adesso possono farlo!”
 
“Non è così facile” mi dice Kagome.
 
“Perché?”
 
“Beh, vedi... Inuyasha è un po’...” Sango incrocia le braccia al petto e assume un’aria pensierosa, quasi stesse cercando di dare una spiegazione plausibile ad un problema fisico-chimico-matematico.
 
“Immaturamente immaturo” mi risponde Kagome.
 
“Ragazze perché non andiamo da loro?” dice Ayame con voce stridula.
 
“Voi avviatevi, credo di aver dimenticato il pranzo in classe”
 
“D’accordo, ci vediamo dopo allora!”
 
Le tre ragazze si avvicinano al gruppetto maschile, mentre io faccio una corsa al piano superiore, maledicendo mentalmente la mia sbadataggine.
Sto correndo per le scale, giro a destra, quando vado a sbattere contro qualcosa di grosso e terribilmente duro che mi fa perdere l’equilibrio.
 
“Ahi ahi ahi, che male. Ma insomma perché non guardi dove cammini?!” dico io, massaggiandomi la testa.
 
Che cavolo di botta che ho preso!
 
“Sei tu che mi sei venuta addosso e ti assicuro che non è stato per niente piacevole”
 
Ora a questo maleducato gliene dico quattro, ma come si permette!
 
“Io? Ma se sei tu che...”
 
Alzo lo sguardo e lo vedo, anzi li vedo. Due profondi occhi color ambra che mi scrutano, quasi come se volessero leggere le emozioni più profonde del mio animo.
Non riesco a sostenere il suo sguardo, così mi soffermo sul suo volto.
E’ freddo e impassibile e la sua pelle è candida, proprio come le nuvole a primavera.
E’ molto alto, la sua postura è sicura ed elegante. Il suo, è il più bel profumo che abbia mai sentito, capace di confondermi e inebriarmi allo stesso tempo. La contemplazione di quell’essere che sembra più divino che umano viene interrotta dalle sue parole, che al mio orecchio giungono forti e perentorie.
 
“Allora? Sto aspettando” mi dice infastidito.
 
Sarà anche bello come un dio, ma è molto irritante.
 
“Che cosa?”
 
Lui continua a guardarmi, freddo come il ghiaccio. Quasi mi spaventa.
 
“Sto aspettando le tue scuse”
 
Le mie scuse? Ferma un attimo.
 
“Io non devo scusarmi proprio di niente! Sei tu che sei spuntato all’improvviso da dietro l’angolo facendomi cadere, ergo le scuse le voglio io!”
 
Inizia a fissarmi, in verità ci fissiamo entrambi per una decina di interminabili minuti.
Credo che ormai questa sia diventata una specie di gara a chi cede per primo, ma se crede che sarò io, ha sbagliato persona!
 
“Rin!”
 
“Kagome, Sango!” mi volto dall’altra parte del corridoio e vedo le mie nuove amiche correre nella mia direzione.
 
Il ragazzo, sempre freddo come il ghiaccio, dopo avermi lanciato un’ultima occhiata, si allontana senza minimamente scomporsi.
 
“Ma che fai lì a terra?” mi chiede Sango.
 
“Sono andata a sbattere contro quel tizio antipatico e sono caduta”
 
“Co...Cosa? Hai chiamato Sesshomaru tizio antipatico??” mi chiede quasi terrorizzata la ragazza.
 
“Non proprio, ma gliel’ho fatto capire” le dico alzandomi da terra.
 
“Ma sei impazzita! Non vorrai metterti contro l’innominabile?”
 
“E dai Sango, basta con questa storia” dice Kagome rivolgendole uno sguardo severo.
 
“Innominabile? Ghiacciolo lo dovevano chiamare! Chi diamine è?”
 
“Ahahahah su questo non posso darti torto... lui è Sesshomaru Taisho, lo studente più bello e intelligente del nostro istituto”
 
Taisho... Taisho... dove ho sentito questo nome? Odio non ricordare le cose.
Alla mia età non è molto normale, sto iniziando a pensare, infatti, che io sia affetta da Alzheimer.
 
“Sarà anche bello e intelligente, ma per me è solo uno spaccone!”
 
“Su non dire così, ognuno è fatto a modo suo” mi dice Kagome sorridendomi comprensiva.
 
Sarà, ma quel tipo è fatto proprio male!
 
 
 
 
Queste furono le ultimissime parole famose!!! Ahahah
Sera a tutte/i, spero che vi sia piaciuto questo capitolo che, come potete notare, è più lungo del solito. Mi auguro che non vi abbia annoiato, anzi, che vi siate divertiti e che vi abbia intrigato ancor di più!
Tutti i personaggi stanno venendo fuori, me ne manca solo qualcuno (ma vedrò poi che ruolo fargli assumere).
Ammetto che sto scrivendo così come viene, nel senso che non ho un vero e proprio filo o linea guida da seguire, quindi per eventuali desideri o altro potete chiedere, poi vedrò cosa posso fare.
Se volete farvi un’idea più precisa della biblioteca della scuola, potete pensare a quella di “Marmalade Boy” o “Piccoli Problemi di Cuore”.
Finalmente i due piccioncini si in/scontrano e, a quanto pare, non sembrano piacersi molto.  Per quanto riguarda la campana che suona immaginate che sia la classica campanella giapponese che ho riprodotto (in modo orribile) sotto forma di onomatopea.
 
Non so garantirvi se gli altri capitoli saranno di questa stessa lunghezza, ma io, sinceramente, li preferisco più corti e scorrevoli. Mi farebbe piacere se mi deste un consiglio su quest’argomento.
 
Volevo ringraziare ancora una volta chi ha recensito la storia e chi continua a seguirmi, sono davvero commossa!
Solo chi scrive può capire quanto sia importante il parere del lettore, e vi assicuro, è davvero fondamentale!
Credo di aver finito, un saluto a tutti e buona festa del papà!
 

Angelina93

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Capitolo 5
*** Senso di colpa ***


Che stanchezza! Anche se come primo giorno di scuola direi che non posso proprio lamentarmi, devo ammettere che non sono più abituata a questo ritmo. Riprendere la scuola dopo le vacanze, per chi è pigra come me, può essere davvero traumatico.
Alzarsi presto la mattina, correre per poi arrivare sistematicamente in ritardo, seguire delle lezioni noiosissime e, magari, essere persino sgridati dal professore di turno perché in preda a qualche crisi esistenziale.
 
Proprio come quella tipa strana della signorina Mikawa. Sembra quasi che sia stata morsa da un cobra tanto è il veleno che sputa quando parla!
 
Tutto sommato, però, non è andata poi così male. Ho conosciuto Sango, Ayame e Kagome che sono state molto gentili con me, mi hanno anche invitato a prendere un caffè con loro questo pomeriggio! Credo che un po’ di sano shopping non dovrebbe farmi male. Mi piacerebbe anche dare un’occhiata a quella piscina di cui mi ha parlato mia madre ieri, potrei anche iscrivermi.
 
Ci saranno anche quei ragazzi che ho visto oggi a scuola, non erano niente male!
Quel ragazzo... Miroku, però, ho la netta sensazione che sia davvero un po’ maniaco.
Sembrava troppo... farfallone? Esaltato? Squilibrato?
Spero, per il suo bene, che non sia così in realtà!
 
Tuttavia, devo riconoscere che a sconvolgermi la mattinata è stato proprio l’incontro con quel tipo. Ricordo ancora il suo sguardo glaciale e i suoi occhi dorati, capaci di immobilizzarmi all’istante.  E’ stato orribile, mi sono sentita debole e indifesa davanti a lui, davanti ad uno sconosciuto.
 
Stringo i pugni, promettendomi che non sarebbe capitato una seconda volta.
Nessuno può permettersi di guardarmi in quel modo, dall’alto verso in basso, con quell’espressione sprezzante stampata sul volto. Se ci ripenso sento il sangue ribollire dalla rabbia.
Se crede di poter fare il gradasso-sbruffone-So-Tutto-Io con me, si sbaglia di grosso.
 
Esasperata, mi butto sul letto.
 
Il mio cervello e ogni singolo muscolo del mio corpo rifiutano categoricamente ogni tipo di attività, quindi, non credo mi muoverò da qui tanto presto.
Sì, lo so, sono pigra, ma non crediate che sia così per tutto.
Se, per esempio, mi chiedeste di andare in gelateria a ingurgitare chili di delicato, gustoso, fresco e irresistibile gelato alla nocciola, magari rivestito da un cremoso strato di nutella, non impiegherei neanche due secondi a scendere di casa.
 
Cavolo, mi è venuta voglia di gelato.
 
“Rin”
 
Ecco, lo sapevo... non ho neanche il tempo di stendermi sul letto e fantasticare, che vengo disturbata dalla persona più improbabile e più distante al cibo dell’intero universo.
Non ve l’avevo detto? Oltre ad essere esageratamente oppressiva, mia madre è anche una patita della dieta.
Ho perso il conto delle volte in cui, proprio mentre mangio, incomincia con i suoi soliti discorsi sulla dieta e sulle calorie. A volte sa essere così ripetitiva, da farmi venire seriamente il dubbio che una busta di patatine sia effettivamente capace di farmi mettere su almeno un chilo.
Adesso non le do ascolto quando parla, provo solo una grandissima tenerezza per lei che probabilmente non apprezzerà mai una delle cose più belle della vita: il cibo.
Non vivo per mangiare, ma sono dell’idea che, con moderazione, non ci si debba privare di nulla.
L’eccessiva privazione porta all’ossessione!
 
“Dimmi” le dico, quando la vedo fare capolino dalla porta semi aperta di camera mia.
 
“Verresti a darmi una mano con questi scatoloni?”
 
Ci penso un po’ su. Sarei tentata di aiutarla, ma conoscendola... se accettassi sarebbe capace di farmi rassettare addirittura tutta la casa che, tra l’altro, non è proprio piccolissima.
 
“In verità mi stavo preparando per uscire con delle ragazze che ho conosciuto stamattina a scuola”
 
Anche se l’appuntamento sarebbe alle 17:00, potrei approfittarne per compre una nuova borsa per la piscina. Quella che ho è quasi tutta sfasciata.
 
“Va bene, ma sistema i tuoi almeno entro domani!”
 
Dubito che li riuscirò a disfare entro domani. Svogliatamente, mi alzo dal mio comodo lettino e recupero da un pacco sotto la scrivania un paio di jeans, delle scarpe ballerina e una semplice T-shirt bianca che mi lascia le spalle leggermente scoperte.
 
Mi specchio e do un’occhiata ai capelli. Come al solito, i miei boccoli sono indomabili e così preferisco legarli in una lunga coda. Recupero il mio piccolo borsello del trucco e metto un velo di matita agli occhi e il lucidalabbra alla pesca che mi ha regalato mia nonna poco tempo fa.
 
Scendo le scale e vedo mia madre alle prese con un enorme pacco parzialmente imballato.
Quasi mi dispiace lasciarla da sola alle prese con tutta questa confusione.
Mannaggia a me e ai miei sensi di colpa da brava figlia!
 
“Mamma, ma non puoi aspettare che venga domani Sanao?”
 
“Mai rimandare a domani quello che potresti iniziare a fare oggi!”
 
Non mi sembra che fosse esattamente così il proverbio...
 
“D’accordo, stai attenta. Io vado, a più tardi”
 
“Ciao tesoro!”
 
Esco finalmente dalla porta di casa e respiro a pieni polmoni, sperando che sia valsa la pena uscire così presto.
 
                                                                              ***
 
 
Finisco di riporre l’asciugamano dentro lo zaino e do un’occhiata all’orologio.
Sono le 15.30 e Masao non è ancora arrivato. Odio i ritardatari, trovo che non arrivare puntuali ad un appuntamento sia una profonda mancanza di rispetto.
Ammetto che con lui, però, ho dovuto farci l’abitudine.
 
Spingo leggermente la maniglia di ferro ed esco. Mi guardo intorno, non vedo nessuno a parte me e l’immensa struttura che ospita la palestra scolastica. A quest’ora, quasi tutte le attività sportive sono terminate e il cortile che solitamente ospita una buona parte degli studenti, è deserto. Mi soffermo distrattamente sull’edificio alle mie spalle, mentre una folata di vento mi scompiglia i capelli.
 
Ora che ci penso, è stato proprio qui che ho conosciuto Masao.
Prima di allora, ho sempre vissuto per conto mio.
Adesso non è cambiato molto, però con lui è diverso, lo è sempre stato.
Ci siamo capiti subito e questo è bastato perché potessimo fidarci l’uno dell’altro.
 
Anche se, comunque resto della mia idea: nella vita tutti sono importanti, ma nessuno indispensabile.
 
Torno a guardare l’orologio. Sono le 15.45. Giuro che se mi farà di nuovo la paternale per la scarsità di tempo che dedico agli allenamenti, lo strozzo.
 
Da dietro l’angolo spuntano un gruppetto di ragazzi. Fra di loro riconosco quel maniaco di Miroku, seguito da quello stupido di Koga e... Inuyasha.
Il mio sguardo si sofferma principalmente su di lui, su mio fratello che, sentendosi osservato, si volta nella mia direzione.
 
Èquestione di un attimo, quando sento il suono di un clacson e la voce familiare di Masao chiamarmi.
 
“Sesshomaru! Eccomi!”
 
Lo fulmino mentre tira il freno a mano della sua Jaguar.
 
“Sei in ritardo” gli dico, avvicinandomi a lui.
 
“Mmm, sei di pessimo umore oggi, peggio del solito direi”
 
“...”
 
“Avanti, che è successo” mi chiede con aria interrogativa.
 
“Niente, andiamocene” gli dico, questo non è né il luogo né il momento adatto per parlare.
 
“Mmm, d’accordo” mi risponde facendomi un sorriso.
 
 
Salgo in macchina, sento il mio amico mettere in moto e sgommare, ma ho la fastidiosa consapevolezza che, in lontananza, ci sia un paio di occhi scuri che continuano a fissarmi.
 
 
                                                                            ***
 
“Ehi, Inuyasha”
 
Un giovane moro, con i capelli legati da un codino, cercava, invano, di richiamare a sé l’attenzione dell’amico.
Il ragazzo in questione era abbastanza alto e muscoloso, risultato dei lunghi allenamenti di arti marziali a cui, sin da bambino, era stato sottoposto.
Lunghi capelli gli incorniciavano il volto e svolazzavano ribelli al vento.
I suoi occhi ambrati, coperti da un velo di tristezza, fissavano un punto imprecisato all’orizzonte.
 
“INUYASHA!!”
 
L’ennesimo richiamo dei suoi amici, sembrò riportarlo alla realtà.
 
“Diamine, cos’ hai da urlare?” sbottò il ragazzo infastidito.
 
“Oh, sei vivo allora”
 
“Certo che sono vivo, non vedi che sto parlando?” continuò stizzito.
 
“Sembravi in trance...”, osservò un ragazzo dagli occhi azzurri ”non è che quello per caso era Sesshomaru?”
 
“Koga, cosa vuoi che ne sappia io!”
 
“Calmati, non c’è motivo di arrabbiarsi”, ribatté risentito, “A me sembrava proprio lui, che ne pensi Miroku?” chiese, rivolgendosi all’amico.
 
“In effetti gli somigliava molto...” gli rispose il moretto, assumendo un’espressione pensierosa.
 
“Quante storie per uno sbruffone”
 
Una voce alle loro spalle li interruppe.
Probabilmente, il più ribelle fra di loro era proprio lui: Naraku.
Con il suo atteggiamento arrogante, menefreghista e presuntuoso risultava essere il più odiato, non solo all’interno del loro gruppo, ma anche dagli altri studenti che tendevano sempre ad evitarlo.
Le ragioni del suo isolamento erano anche altre. Naraku era il figlio del più temuto criminale della zona e la sua particolare inclinazione alla violenza, lo rendeva un soggetto decisamente pericoloso.
Da quando aveva conosciuto Inuyasha, Miroku e Koga, però, sembrava non essere più lo stesso di prima o, quantomeno, la sua ferocia e la sua prepotenza sembravano essersi moderate.
 
“Ciao Naraku, ci stavamo giusto chiedendo che fine avessi fatto”
 
Il ragazzo si avvicinò lentamente a loro e accese una sigaretta.
 
“Sono stato in giro”
 
Rivolse, poi, uno sguardo divertito a Inuyasha.
 
“Come mai non hai salutato il tuo fratellino?”
 
“Fatti gli affari tuoi” ribatté prontamente Inuyasha.
 
Fra i due, non era mai scorso buon sangue.
 
“Naraku smettila. Inuyasha è appena arrivato e già litighi con lui. Piuttosto, hai novità?” chiese Koga, interrompendo quello che sembrava essere il principio di una brutta litigata.
 
“Le ragazze si vedono oggi pomeriggio al Mander Cafè” rispose pacatamente.
 
“Perfetto! Che ne dite se andiamo a farle una visitina? Ayame ha invitato anche la nuova ragazza”
 
“Oh, sì... la conosco. Stiamo in classe insieme. E’ carina, ma un po’ acida. Se non mi sbaglio si chiama Rin”, disse Miroku.
 
“Ottimo, tu che ne dici Inuyasha?”
 
“Certo...”
 
“Fantastico! Così, io passerò del tempo con la mia adorata Sango, Koga si darà da fare con Ayame, Naraku potrà divertirsi con Rin e il nostro Inuyasha starà con Kagome” disse Miroku, con aria sognante.
 
“Cosa? K-Kagome?”
 
“Sì, perché? Qualche problema?” chiese Naraku.
 
“Sentite... mi sono appena ricordato che ho molto da fare questo pomeriggio” rispose Inuyasha irrigidendosi improvvisamente, lasciando attoniti gli amici.
 
I dubbi sorti in quel momento in tutti, vennero apertamente espressi da Koga.
 
“Come mai hai cambiato idea così velocemente?”
 
“Non è come pensate, il problema è un altro” rispose Inuyasha tristemente.
 
“Cioè?” chiesero in coro i ragazzi, facendo eccezione per Naraku.
 
“Sentite, ho davvero molto da fare. Adesso vado, a domani!”
 
Così, sotto gli occhi stupiti dei suoi amici, Inuyasha corse via.
Quando nella sua mente si formò l’immagine di Kagome, all’altezza dello stomaco avvertì una strana morsa, come se, proprio in quel punto, fosse stato improvvisamente colpito da un pugno violentissimo, che quasi gli impediva di respirare.
Era una sensazione che conosceva bene, che lo accompagnava da quando aveva rimesso piede a Tokyo.
Perché, si sa, il senso di colpa è un sentimento molto difficile da estinguere.





Salve a tutti! Scusatemi davvero tanto per quest’attesa, spero che sia riuscita a compensare con il capitolo (anche se penso che non sia un granché). Non mi sono dimenticata né di voi né di “Avrei voluto”, ma sono stata così piena di impegni che non ho avuto neanche il tempo di pensare, figuriamoci quello di scrivere!
Ammetto che questo è un capitolo “introduttivo”, mi serviva per spiegare gli altri punti di vista.
Nel prossimo vedremo due nostre vecchie conoscenze (o forse solo una, dipende dalle mie cervella), che creeranno un bel po’ di scompiglio nel gruppo.
Spero che la descrizione di Naraku un po’ fuori dal comune vi sia piaciuta e vi anticipo che sarà lui causa di una buona parte dei problemi, soprattutto al nostro Sesshomaru!
 
Che dire... ringrazio tutti coloro che hanno lasciato recensioni, chi legge e chi ha messo la storia nelle seguite e/o tra i preferiti!
Un bacio forte
 

                                                                 Angelina93

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