Keita High School di DrCox (/viewuser.php?uid=60682)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I presupposti per una vita d'inferno ***
Capitolo 2: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** Crudeltà ***
Capitolo 4: *** Quanto può essere profondo l'inferno? ***
Capitolo 5: *** Un motivo per lottare ***
Capitolo 6: *** Limiti ***
Capitolo 7: *** Mi hai trovato. ***
Capitolo 8: *** Ombre ***
Capitolo 1 *** I presupposti per una vita d'inferno ***
KEITA HIGH SCHOOL
CAPITOLO 1: I
PRESUPPOSTI PER UNA VITA D’INFERNO
Ashura Kamizashi era un ragazzo normale.
Per quanto l’aggettivo normale si possa adattare a
lui.
Effettivamente era nella media dei ragazzi della
sua età.
Ne troppo alto, ne troppo basso, media voti nella
norma,
fisico abbastanza asciutto, ma non da farlo apparire o uno stecchino o
un
balestrato.
Capelli neri, occhi azzurri.
Niente di particolare, insomma.
Peccato che egli fosse un novellino.
Potevi avere anche vent’anni, ma se nella Keita High School se eri o un
bamboccio di prima, o tra gli
ultimi dieci trasferiti lì, allora potevi avere libero accesso
all’inferno.
Scherzi idioti e pestaggi di gruppo erano
all’ordine del
giorno.
Nessuno osava rivolgersi a te, a meno che non
fossi un secchione.
Allora ti si avvicinavano e ti tenevano buono solo
per avere
i compiti a casa già fatti.
Quella scuola poteva essere considerata un covo di
bastardi.
Anzi, senza il considerarla.
Lo era, punto e basta.
Ashura aveva avuto la sfortuna di essere un novellino.
I suoi genitori erano separati, ed affidato alla
madre, era
stato costretto a cambiare città a causa del nuovo lavoro di lei.
Peccato che lui, di tutto questo, non
sapesse nulla…
Quella che sto per raccontarvi è la vita di Ashura
Kamizashi, il novellino, nella Keita High
School.
Tokyo, ore 7:00 a.m.
Il rumore tedioso di una sveglia iniziò a
risuonare nella
stanza buia.
Dapprima piano, ora sempre più forte e frequente.
Improvvisamente silenzio.
Quel suono meccanico e fastidioso cessò.
Una luce si accese, illuminando l’ambiente.
Era una piccola stanza.
Le pareti, color crema, erano tappezzate di
poster, di vario
tipo. Dagli eroi dello sport a quelli dei manga.
Sul pavimento, in legno, si stendeva un grande
tappeto
rosso.
Vicino all’ingresso, una scrivania ricolma di
libri, che
seppellivano un computer portatile ed una piccola tv.
Accanto alla porta, vi era un armadio a muro, con
le ante in
legno di noce, che si coordinava al pavimento.
L’unico oggetto non ancora descritto della stanza
era il
letto, accanto al comodino, su cui era posata una sveglia digitale, che
segnava
le 7:03 a.m.
Nel letto, ricoperto da una trapunta azzurra, si
trovava un
ragazzo, molto intontito dal sonno.
Il ragazzo in questione si chiamava Ashura
Kamizashi, di
sedici anni.
Il ragazzo si guardò intorno, leggermente
spaesato, per poi
scendere dal letto.
I capelli neri erano tutti arruffati.
Gli occhi azzurri, erano spenti ed assonnati.
A confermare questo stato di dormiveglia, ci pensò
un
poderoso sbadiglio.
Il ragazzo, ancora in stato di semi incoscienza,
si avviò
verso l’esterno della stanza, diretto verso il bagno.
Aprì la porta della sua stanza, entrò nel
corridoio per poi
rientrare nella stanza immediatamente accanto alla sua, appunto il
bagno.
Appena finito di lavarsi, il giovane Ashura,
finalmente
sveglio, uscì dalla stanza, incontrando la figura seccata ed
infastidita di una
ragazzina di all’incirca tredici anni.
-Fratellone, quanto ci hai messo!- sbraitò la
piccola.
-Chiudi il becco, Mikoto.- ribatté Ashura, seccato
da quella
piattola di sua sorella.
In tutta risposta, la bambina gli mostrò la
linguaccia,
prima di entrare in bagno.
Ashura tornò nella sua stanza, ed indossò la
divisa
scolastica della sua nuova scuola.
Pantalone rosso bordeaux, camicia bianca e
cravatta dello
stesso colore dei pantaloni.
Erano le 7:23 quando scese in cucina, trovando già
la
sorella e la madre.
La madre di Ashura, Ayame Morimoto, era una bella
donna
sulla quarantina, capelli marroni raccolti in una complicata
acconciatura ed
occhi azzurri, coperti da un paio di occhiali.
Indosso aveva un vestito molto elegante composto
da:
giacchetta grigia e gonna lunga fino a metà ginocchio dello stesso
colore.
La signora Morimoto era una giornalista di fama
nazionale e
finalmente era riuscita a trovare lavoro in un importante quotidiano
nazionale,
la cui redazione era proprio a Tokyo.
Per questo si erano trasferiti da Osaka.
Per il lavoro della madre.
E Ashura non ne era contento.
Ad Osaka aveva tanti amici fidati su cui contare
per i quali
aveva lottato per anni.
Ora doveva ricominciare da zero.
Ma non era spaventato.
Infondo era solo una
nuova scuola.
Uguale in tutto e per tutto all’altra.
Cosa potrebbe mai accadere?
Tokyo, ore 7:50 a.m.
Ashura Kamizashi si trovava di fronte alla sua
nuova scuola,
la Keita High
School.
Chissà cosa gli avrebbe riservato quel nuovo mondo?
Anticipazioni.
Capitolo secondo:
Il primo giorno di scuola
-Ragazzi, questo è
Ashura Kamizashi, un nuovo compagno, spero lo tratterete bene.-
Ashura non poté vedere
il ghigno comparso sui volti dei suoi nuovi compagni.
-Non si preoccupi
professore…- Sussurrò un alunno- … gli daremo un benvenuto che non
dimenticherà
mai.-
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Capitolo 2 *** Il primo giorno di scuola ***
CAPITOLO 2: IL PRIMO
GIORNO DI SCUOLA
Il primo giorno di scuola è sempre un po’
particolare per
tutti.
E’ un riflesso di quello che accadrà durante l’anno
scolastico.
E’ la chiave di volta dei nove mesi a seguire.
Quando Ashura si ritrovò di fronte a quel enorme cancello,
l’adrenalina gli scorreva in corpo a fiumi.
Non era spaventato da quello che lo aspettava, non era
impensierito a causa della sua andatura scolastica, non era preoccupato
per i
nuovi compagni
Al contrario.
Tutto questo lo eccitava.
Perché non è uno spettacolo comune vedere un edificio tanto
imponente e maestoso come la Keita
High
School.
Riguardo alla grandezza del edificio, dire che era enorme,
era un eufemismo.
Lungo ben 227
metri, era costruito su tre piani, ricolmi di
aule e
laboratori.
Le facciate erano completamente rivestite da vetri a
specchio.
Un tale spettacolo architettonico lo affascinava a dir poco,
abituato com’era a quel cesso di scuola che frequentava ad Osaka.
Studiare in un edificio così, lo faceva sentire importante.
Lo elettrizzava in una maniera irrazionale.
Un ghigno, che doveva essere un sorriso, comparve sul volto
del ragazzo.
-Arrivo, mondo!- Sussurrò, prima di gettarsi tra le
centinaia di studenti che riempivano l’enorme parco di fronte
all’entrata della
scuola.
L’entrata della scuola era maestosa.
Dalle porte, scorrevoli,
veniva mostrata un enorme fontana, con una piccola statua in oro
al
centro.
Doveva essere una Dea greca, pensò Ashura.
La scultura aveva le fattezze di una donna dalla
ineguagliabile bellezza.
Le vesti scendevano delicate sul suo corpo affusolato e
sinuoso, adattandosi perfettamente al suo fisico.
I capelli erano raccolti in una crocchia, ma nonostante ciò,
alcuni ciuffi ribelli le scendevano lungo la schiena.
Tra le mani aveva un vaso, dal quale scorreva un impetuosa
corrente d’acqua, che andava ad ammassarsi su quella già all’interno
della
vasca.
-Magnifico…- Mormorò Ashura, incantato da cotanta bellezza.
Dietro alla fontana vi era un enorme cartello, con su
disegnata la mappa dell’intera scuola.
Al piano terra erano presenti i laboratori di chimica,
fisica e le due palestre della scuola.
Al primo piano la segreteria era subito accanto alle scale,
e qualche corridoio più in là vi era la presidenza.
Leggendo il nome di quella stanza, Ashura deglutì a
vuoto.
Accanto poté notare la sala professori.
Si appuntò mentalmente di stare lontano dall’ala destra del
primo piano.
Nell’ala sinistra dello stesso, erano presenti dei secondi
laboratori di chimica e fisica, due laboratori di tecnica, uno di
artistica,
uno di informatica ed uno di scienze naturali.
Al centro delle due ali il bar.
Gli altri due piani
erano interamente composti da aule.
Ashura pensò che ad occhio e croce le aule destinate alle
singole classi fossero minimo una settantina.
Una botta di conti e scopriva che c’erano almeno una
quindicina di sezioni.
E se la matematica non lo ingannò, capì al volo che,
considerano una media di venti studenti a classe, vi dovevano essere,
grossomodo, millecinquecento studenti.
Se poi aggiungiamo il corpo docenti, la segreteria, le
bidelle, gli addetti alla manutenzione ed i giardinieri, senza
trascurare il
guardiano notturno, all’interno della scuola vi trascorrevano ogni
singolo
giorno da settembre a giugno duemila persone.
Era incredibile quanta gente avrebbe potuto conoscere di li
a poco.
Le possibilità erano infinite.
Prese dalle tasche un foglio, lo osservò e vi lesse la sua
classe: 3°F.
Sezione effe…
F di figa, tanto per intenderci.
Si, quella sezione gli andava a genio.
Senza esitare, scoprì che la sua classe si trovava in un
corridoio interno al secondo piano.
Si mise meglio lo zaino a tracolla, e si diresse velocemente
verso la nuova classe.
Arrivato in classe, constatò che nessuno dei suoi
compagni
era presente.
Era il primo.
E di solito chi arriva primo il primo giorno di scuola è lo
sfigato della classe.
E non doveva essere quello il caso.
O perlomeno, non voleva diventarlo.
Sbuffò, sconcertato, e si sedette in terza fila, nel posto
accanto alla finestra.
“Il posto perfetto”, secondo la sua mente.
Ne troppo avanti, ne troppo indietro, ideale per i primi
giorni di caldo soffocante.
Osservò compiaciuto la sua futura postazione, e si sedette
in quel banco.
Ore 8:00 a.m.
La campanella risuonò tra i corridoi.
Lentamente le classi iniziarono a riempirsi di alunni.
Anche per la 3° F fu così.
Rimasero un poco meravigliati, sorpresi e piuttosto felici,
di ritrovarsi lì un nuovo compagno di classe.
Un novellino.
Presto avrebbe capito come andavano le cose alla Keita High
School.
Tutti presero posto, e l’unico banco libero rimase quello
accanto ad Ashura.
Il ragazzo si intristì un po’, ma non diede troppo peso alla
cosa.
Infondo era, l’ultimo
arrivato.
Dopo poco entrò il professore.
Dire che era un armadio è un altro eufemismo.
Altezza intorno ai due metri, due metri e dieci.
Il suo corpo era una massa pulsante di muscoli.
Gli occhi neri e profondi.
I capelli neri a spazzola.
Sembrava un personaggio uscito da un film di Rocky Balboa.
Subito adocchiò Ashura, che iniziò a sudare freddo.
-E tu chi saresti?- Chiese, con tono molto scazzato il
professore.
-Kamizashi, signore.- Rispose Ashura, giusto con un filo di
voce.
-Bene, presentati…- lo incitò il professore.
Ashura si voltò verso la classe, stava per aprir bocca
quando il professore lo riprese.
-Servono suggerimenti anche per la presentazione, cominciamo
male…- Commento con un finto tono amaro il professore.
-Mi scusi.- Mormorò intimidito il ragazzo, fissando il prof.
-Ragazzi, questo è Ashura Kamizashi, un nuovo compagno,
spero lo tratterete bene.-
Ashura non poté vedere il ghigno comparso sui volti dei suoi
nuovi compagni.
-Non si preoccupi professore…- Sussurrò un alunno- … gli
daremo un benvenuto che non dimenticherà mai.-
Angolo della sclero.
Ecco a voi il secondo capitolo della storia.
Capitolo molto descrittivo, dove viene presentata
l’ambientazione principale della storia.
Devo dire che l’idea del professor generale mi è venuta
così, all’improvviso, ma penso anche che in futuro potrei riservargli
un ruolo
importante… chissà.
Intanto ringrazio quei pochi disgraziati che hanno osato
leggere questa fanfic, ancora agli inizi, ancora tutta da leggere e
scoprire.
Passiamo ad altro, che forse vi interessa di più.
Tanti saluti a tutti.
Reds92.
Risposta alle recensioni
Tokidoki: Grazie mille
per i complimenti^^. Sono lieto che la storia sia di tuo gradimento.
Comunque come hai potuto notare l'anticipazione si è rivelata solo in
fondo al capitolo (sono bastardo dentro io, ma proprio fino al midollo
osseo). Comunque ti basterà aspettare Venerdì per sapere come andrà
avanti la storia. See yaa, my friend.
Anticipazioni.
Capitolo terzo:
Crudeltà
-Dove stiamo andando?-
Chiese un incuriosito Ashura alla sua guida.
-Lo vedrai molto
presto.- Rispose questa con noncuranza.
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Capitolo 3 *** Crudeltà ***
CAPITOLO 3: CRUDELTA’
-Bene ragazzo, siediti.- Sentenziò il professor
generale
mentre il ragazzo si sedeva al suo posto.
-Studenti, aprite il libro di giapponese antico. Pagina
45, grazie.-
Tutti gli alunni presenti in classe, tra uno sbuffo ed un
altro, tirarono fuori i libri della suddetta materia.
Trascorse così un inquietante e noiosissima ora di lezione,
tra una minaccia e l’altra, qualche nota ed un paio di quattro rifilati
alla
cieca.
Arrivò, con somma gioia di Ashura, la
seconda ora, quella di
matematica.
La professoressa era una bella donna, giovane, venticinque
anni al massimo.
Portava i capelli neri, lunghi fino a metà schiena e ricci.
Gli occhi marroni erano contornati da una leggera linea di
mascara.
Questa era Ayame Uruzashi, la professoressa di matematica.
-Buongiorno ragazzi.- Cinguettò questa, allegra.
-Buongiorno professoressa.- Salutò in coro la classe.
-Iniziamo subito ad interrogare.- Dichiarò convinta la prof.
mentre gli alunni borbottavano insulti di ogni tipo.
-Chi posso chiamare…- rimase un attimo incerta, scrutando il
registro da cima a fondo, controllando l’elenco dei nomi, i voti, e
quant altro.
-Kawizashi, vuoi venire tu?- Chiese Urazashi, convinta. Il
suo tono non ammetteva repliche e tra le righe si poteva scorgere una
minaccia
del tipo “o vieni su o ti metto 2, vedi te.”.
Si alzò dal posto un ragazzo.
Capelli ricoperti da tonnellate di gel e schiacciati sulla
testa.
Pantaloni marroni sorretti da bretelle del medesimo colore
che definire ascellari era un eufemismo.
Occhiali spessi almeno almeno quattro centimetri.
Denti sporgenti oltre la bocca.
Questo era Itou Kawizashi, mr. 10 in
tutte le materie, tranne matematica.
Il perché? Presto detto.
La prof iniziò subito con le domande più toste, alle quali
l’alunno rispose con una semplicità disarmante, al punto da stupire i
compagni
di classe, ormai abituati a tali imprese, per poi allargare in altri
campi
dell’algebra grafica e regole e teoremi minimo da quinta classe.
Peccato che la prof. non apprezzo minimamente la sua
interrogazione.
-Ti metto 6, per l’impegno.- Si limitò a dichiarare alla
fine, rispedendo mr. 10 in tutte le
materie,
tranne matematica, al suo posto.
Inutile dire che la bocca di Ashura era spalancata.
Pure le api avrebbero potuto costruirci un alveare, da
quanto era dilatata.
La prof tornò a puntare gli occhi sul registro, adocchiando
un altro studente.
-Toryama, vieni su?- Stessa domanda, con lo stesso tono di
prima.
Si alzò dal banco un ragazzo. E quando compì questo gesto
apparentemente nullo, tutta la categoria femminile della classe (prof.
compresa)
iniziò a sbavare.
Inutile dire che Arashi Toryama fosse un bel ragazzo.
Capelli biondi come il sole.
Occhi azzurri come il cielo.
Fisico statuario ed asciutto.
Insomma, quello che ora verrebbe definito un “figo della “CENSORED”.
La prof iniziò l’interrogazione tranquillamente, ponendo
allo studente domande basilari.
La mascella di Ashura, credendo di aver raggiunto limiti
impossibili da battare, era ritornata alla normale postura. Salvo
stracciare
letteralmente il record raggiunto pochi minuti prima, quando Uruzashi
mandò a
posto Toryama con un 8 e mezzo, e concludendo con testuali parole.
–Dopo vieni
in sala professori, Toryama, devo spiegarti alcune cose.-
Kamizashi intuì subito le intenzioni ben poco
caste della
prof., visto il sorriso malizioso che le era comparso in volto, e si
stupì di
vedere Toryama sorridere allo stesso modo.
Era ovvio che tra quei due c’era una tresca.
Ed era altrettanto ovvio che la prof. favorisse i “fighi”
per poi ricevere un altro tipo di favori.
Alla faccia della stupida.
Lei ha capito tutto della vita, lei.
L’ora dopo, sempre con la Uruzashi, fu di semplice
spiegazione, e mentre i secchioni prendevano appunti, quelli detti
“fighi” o
dall’aspetto dei duri più duri, stile But Spencer e Terence Hill,
chiacchieravano
tra loro o ascoltavano musica oppure, addirittura, dormivano. Nell’ultima categoria c’era anche la figura
di Toryama, che si era “stravaccato” sul banco sostenendo di essere
stato massacrato
dalla professoressa e di doversi
preparare alle lezioni extra scolastiche.
Tra un clamore e l’altro, tra voli di
aereoplanini,
bestemmie, scenate, alcuni studenti che mimavano di suonare la chitarra
in
piedi sul banco, altri che cantavano a squarciagola le canzone degli
asian kung
fu generation ed altri ancora che pigliavano per il culo gli
intellettuali,
infamandoli oppure andandoci pesante con i coppini( schiaffi sulla
coppa, parte
del corpo posta tra la testa e la schiena, il retro del collo, insomma)
e
frontini (schiaffi sulla fronte) oppure combo (entrambe le mosse
sopraccitate
in contemporanea), arrivò l’intervallo.
Ashura era incerto sul da farsi.
Effettivamente non aveva nulla da fare.
Decise, intelligentemente, di fare un tour generale della
scuola, tanto per farsi un idea effettiva degli ambienti, e non basarsi
su quel
tabellone (capitolo 2).
Iniziò a girovagare all’interno della scuola, visitando
tutto il secondo piano.
Poi accese al primo.
Ma non fece in tempo a guardarsi intorno, che una mano gli
afferrò il braccio.
-Ma che cazz…???- Si voltò di scatto, vedendo colui che lo
aveva bloccato.
Era un ragazzo alto e dalla carnagione scura.
Capelli neri a mo’ di casco ed occhi neri profondissimi.
Corporatura muscolosa.
Alto almeno un metro e ottantacinque.
Era un suo compagno di classe.
Lo aveva visto farsi i cazzi suoi in classe parlando con gli
altri e fumandosi una sigaretta.
Gli pare si chiamasse…
-Io sono Hitoshi Iraki. Vengo in classe con te.- Lo disse
con un tono tanto calmo quanto piatto che spaventò Ashura.
-Ehm, si… piacere, Ashura Kamizashi.- Si presentò con lo
stesso tono usato per il professore di giapponese antico.
-Vieni con me.- Stessa voce, fredda e rude.
Ashura si limitò ad obbedire.
-Dove stiamo andando?- Chiese un incuriosito Ashura alla sua
guida.
-Lo vedrai molto presto.- Rispose questo con noncuranza.
Il ragazzo venne portato all’esterno del edificio, nel parco
nel retro della scuola.
Appena svoltato l’angolo, Ashura vide molti dei suoi
compagni di classe.
Erano in cinque.
C’era il bonzo, un gigante pelato alto due metri e dieci; un
nanetto armato di catena; un ragazzo armato di tubo in metallo, la
fotocopia di
Toryama, forse il gemello, si ritrovo a pensare Kamizashi, ed infine
c’era Butt
Spencer 2, il ritorno.
E per ultimo Hitoshi.
Cinque titani armati fino ai denti.
-Sono nella merda…- si ritrovò a pensare Ashura.
-Cosa volete?- Chiese Ashura, con quel poco di coraggio che
possedeva.
-Non avere paura ragazzino…- Disse il fac-simile di Toryama
-…vogliamo solo darti il benvenuto alla Keita…- proseguì.
E senza preavviso, lo stesso ragazzo che aveva parlato
brandì il tubo, lanciandosi contro Ashura.
Angolo della sclero
Capitolo 3, postato.
Devo dire che è stato un capitolo estremamente
duro da
scrivere.
Sia per complessità dei personaggi, sia per intreccio della
storia.
Il primo punto chiave è questo capitolo, e vi consiglio di
memorizzarlo per bene, assieme al prossimo.
Che dire, i professori che ho scelto per questa fic sono
sempre più bizzarri.
Siamo passati dal generale di giapponese antico alla troia
di matematica.
Chi sarà il prossimo?
Cosa succederà ad Ashura?
Smetterò di fare domande alla “narratore di dragon ball”,
che personalmente io odio?
Smetterò di “spoilerare”?
Per quello basta l’angolo delle anticipazioni.
Ed è con quello che concludo.
Tanti saluti a tutti.
Reds92
Anticipazioni.
Capitolo quarto:
Quanto può essere profondo l’inferno?
Ashura, per l’ennesima
volta, si sorprese.
Risposta alle recensioni:
Tokidoki: tranquilla, sono bastardo, ma so fare di peggio. Vedrai cosa intendo... muahahahahahaha... ok sono partito fuori de capa xD. Dai alla prossima, sperando che ci sei. Bye!!!
Darkshin: fa sempre piacere rileggere le vecchie cose, vero? spero continuerai a seguirmi anche qua.. ciao bel |
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Capitolo 4 *** Quanto può essere profondo l'inferno? ***
CAPITOLO 4: QUANTO
PUO’ ESSERE PROFONDO L’INFERNO?
Ashura vide Toryama 2 scagliarsi contro
di lui.
Ed ebbe paura.
Del resto, chi non l’avrebbe in tale situazione.
Ma spesso sono proprio l’adrenalina ed il terrore a fare la
differenza.
Con un colpo di reni spaventosamente fortuito (in pratica
grazie ad una fortuna sfacciata), il ragazzo riuscì ad abbassarsi per
tempo per
schivare il fendente di “Toryama 2, il ritorno”.
Nel compiere quel miracoloso gesto atletico, Ashura scivolò
con la gamba d’appoggio, così facendo, però, schivò un pugno, di Bonzo,
diretto
allo zigomo.
Dopo quest’altro colpo di fortuna, il giovane Kamizashi
compì una capriola all’indietro da terra, tornando in piedi e
posizionandosi in
una goffissima posizione di karate.
-Vi avverto…- disse timoroso. -… sono cintura bianca
di karate! Posso farvi a pezzi
con un solo dito!!-
Sarà stata la paura o non si sa quale parte malsana del
cervello, ma lo aveva fatto.
Gli aveva dichiarato guerra aperta.
Li aveva minacciati.
Aveva fatto lo spaccone.
Ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze.
Naturalmente gli altri scoppiarono in una fragorosa risata
di scherno, fissando il giovane ragazzo di fronte a loro.
-Staremo a vedere…- sussurrò la copia di Butt Spencer, prima
di lanciarsi all’attacco.
E questa volta non ci furono altri colpi di fortuna.
Ashura camminava lentamente per i
corridoi della scuola.
I lividi ricoprivano il 50% del suo corpo.
Il sangue colava copioso dalle ferite a zigomi e ai lati
della bocca.
Gli occhi erano spenti e delusi.
Ma soprattutto colpiti.
Ashura, per l’ennesima volta, si sorprese.
Si stupì di tanta indifferenza.
-Dannati bastardi…- Sibilò rabbioso.
Non solo non riusciva a credere di avere compagni tanto
sadici.
Addirittura gli altri alunni della scuola gli erano del
tutto indifferenti.
Come se fosse stata ordinaria
amministrazione.
Borbottando insulti a destra ed a manca, Ashura arrivò quasi
strisciando all’infermeria.
Quando vi giunse, poté constatare di non essere solo.
Altri quattro ragazzi, più o meno nelle sue stesse
condizioni, erano stesi sui lettini dell’infermeria.
Completamente fasciati.
Pieni di abrasioni.
Il Kamizashi capì subito che questi avevano condiviso il suo
stesso ed amaro destino.
Il ragazzo si sedette su una sedia libera vicino all’entrata
dell’infermeria.
Questo era un ambiente caldo e confortevole.
Le pareti erano di un rosa candido.
Degli acquerelli appesi, donavano un tocco di allegria alla
stanza.
Vi erano anche un lavandino, un armadietto dei medicinali ed
un freezer per il ghiaccio.
Dopo pochi attimi arrivò l’infermiera della scuola.
Era una donna giovane, sui venticinque anni.
Capelli morbidi e castani gli ricadevano sulle spalle.
Gli occhi verdi scrutavano curiosi in giro.
E non si sorpresero vedendo la malconcia figura di Ashura
seduta sulla sedia dello studio.
-Ciao!- Salutò l’infermiera, sfoderando il più dolce sorriso
possibile.
“I pazienti guariscono
più in fretta se si trovano a loro agio”
si ripeteva continuamente l’infermiera.
-Buongiorno.- Salutò Arashi, cercando di non scomporsi
all’immane dolore alla mascella.
-Io sono Mikoto Takarashi, infermiera della Keita High
School. Tu come ti chiami?- Chiese sempre con fare gentile e dolce la
donna.
-Ashura… Ashura Kamizashi.- Rispose questo, quasi incerto a
pronunciare il proprio nome.
Quasi non se lo ricordasse.
Quasi si vergognasse a dirlo.
-Piacere.- Disse la donna, continuando sorridere.
-Il piacere è tutto mio, Mikoto-san…- Ribatté Ashura, con un
lieve rossore sulle gote.
Dopo questo breve scambio di battute, l’infermiera iniziò a
visitare il ragazzo, prima, ed a medicarlo, poi.
Dopo un ora abbondante, Ashura venne rimandato in
classe.
Si rese conto di aver saltato l’ora di giapponese.
Poco male, si disse.
La quarta delle sue ore era di inglese.
Dire che lui adorava
letteralmente quella materia, è un eufemismo.
Forse è più corretto dichiarare che la venerava, quella
materia.
Sia lei che tutti i professori che la predicavano e la
insegnavano.
Con un umore decisamente migliore e con le ferite un po’
meno evidenti, Ashura rientrò in classe.
Ad attenderlo, oltre ad i soliti compagni “casinari”, vi era
la prof. di inglese.
La più bizzarra
prof. di inglese che egli avesse mai visto.
Una sottospecie di hippie
era seduta dietro la cattedra.
Capelli neri, pettinati a mo’ di istrice.
La pelle scura e ruvida.
Completo dai colori psicadelici.Ecco chi era Sakura Aoyama,
l’insegnante di inglese.
-Tu devi essere il nuovo studente…- Disse fissando
dolcemente l’alunno.
-Si, sono Ashura Kamizashi.- Rispose questo, sicuro.
-Dovrò metterti una nota.- Dichiarò con lo stesso tono usato
prima.
-Ero in infermeria, per quello ho fatto tardi.- Cercò di
difendersi il ragazzo.
-Non mi interessa…- Commentò, mantenendo la voce tale e
quale -… le regole dicono che tu devi essere qua alle 10:15, e non alle
11:10,
ragazzo mio. Puoi andare a posto.-
E dire che adorava l’inglese.
-Maledetta zoccola…- Si ritrovò a pensare, estremamente
incazzato.
Come se tutto quello che gli fosse successo in precedenza
non bastasse.
Come se non fosse stata la giornata peggiore della sua
vita, a livello scolastico, si intende.
Senza guardare in faccia niente e nessuno, il giovane Ashura
si sedette rumorosamente sulla sedia, ad osservare la lezione della
Aoyama, che
più che un ora di scuola, pareva essere un ora di circo.
Mosse di Naruto e Dragon Ball si susseguivano una dietro
l’altra, scatenando l’ilarità generale.
E Ashura odiò.
Odiò tutti i professori per essere uno più deficiente,
stronzo e bastardo dell’altro.
Odiò i suoi compagni così maledettamente sadici e bastardi.
Odiò se stesso, per non riuscire ad opporsi a tutto questo.
-Ben arrivato all’inferno- si disse, prendendo la cartella
ed uscendo dalla classe.
La quarta, ed ultima ora, era finita, e finalmente sarebbe
tornato a casa.
Dove non ci sarebbe stato nessuno.
Sua madre al lavoro.
Sua sorella a scuola fino alle 17.
Suo padre ad Osaka.
Uscì dalla scuola, comprendendo di essere completamente solo
in balia degli eventi.
Angolo della sclero:
Ecco il capitolo 4.
Sapevo di essere bastardo, ma non fino a questo punto.
Maltrattamenti sul protagonista.
Completo senso di amarezza e solitudine dello stesso.
Nemmeno i maestri del sadismo sono mai arrivati a tanto,
credo.
Ma tralasciamo il capitolo 4.
Perché dal 5 ci sarà una svolta.
E posso assicurarvi che nulla
sarà come sembra.
Detto questo, vi lascio all’angolo delle anticipazioni.
Passo e chiudo.
Reds92.
Anticipazioni
Capitolo quinto:
Un motivo per lottare
“Ashura Kamizashi non
partecipa alla vita”.
Quante volte aveva
visto scritta quella riga sul pagellino di fine anno.
E si disse che era
vero.
Ma questa volta non
poteva rimanere passivo.
Doveva lottare con
tutto se stesso.
Risposta alle recensioni:
Todoroki: Se quello era clima di terrore non immagini nemmeno
lontanamente ciò che accadrà di qui a breve. U_U Non ti svelo altro,
poichè io sono bastardo... :P. Ti dico solo una cosa: non è necessario
che impari a memoria ogni singolo nome. L'unico nome che è necessario
che impari è quello di Ashura, e non credo ci voglia un impresa. Gli
altri, più o meno, possiamo lasciarli da parte... per ora...
muahahahahahahah . Se ne vuoi sapere di più dimmelo e ti contatterò
U_U. Ma qui non dico altro... rovinerei la sorpresa a troppa brava
gente... At salut, mia cara. Bye bye.
|
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Capitolo 5 *** Un motivo per lottare ***
CAPITOLO 5: UN
MOTIVO PER LOTTARE
Passarono i giorni, le settimane, i mesi, ma alla
Keita High
School nulla era cambiato.
Ashura continuava a subire.
La solitudine si stava impadronendo di lui.
Ed il ragazzo sprofondava sempre di più nell’oblio.
Riusciva a vedere la madre appena una o due ore al giorno,
mentre con la sorella bisticciava solo. Alla prima parola scambiata.
Decise, dopo un mese abbondante, di lasciar perdere.
Aveva capito che la sorella ancora soffriva per la
separazione dei genitori, e quello, si disse, doveva essere il suo modo
di reagire, la sua tana da quel mondo ingiusto.
E lui, anche se per un altro motivo, si era chiuso allo
stesso modo.
Ormai si era abituato ad una routine fissa.
Casa, scuola, pestaggio, casa, compiti, letto.
Non immaginava che quel giorno la sua vita sarebbe cambiata
del tutto.
Quel giorno avrebbe trovato, finalmente, un motivo per
lottare.
Dare senso alla propria esistenza.
Dimostrare di esistere.
Di non essere una figura di passaggio.
E proprio quando meno lui se lo aspettava.
Lunedì 15 Novembre.
Fuori dalla Keita gli studenti erano in attesa di entrare
nella scuola.
Ashura camminava tra la folla guardingo come al solito: “gli
attentati di Toryama giungono quando meno te la aspetti”.
Questo si ripeteva continuamente.
Era capitato, nel corso dei mesi, che il ragazzo
“incontrasse” i suoi “amici” nei luoghi più impensabili.
Nei bagni, nella sala professori, in auditorium.
Con loro doveva sempre stare attento.
Magari, chissà, in futuro sarebbe capitato anche in
presidenza.
Non ci vorrebbe molto conoscendo quei soggetti.
Con passo veloce, arrivò in aula, sedendosi al solito banco.
La campanella suonò, e le lezioni iniziarono.
Tutti erano seduti ai loro posti.
Come al solito il banco accanto da Ashura era vuoto.
Quando la professoressa Aoyama Sakura, soprannominata “testa
d’istrice” oppure “figlia dei fiori”, arrivò in classe, Ashura maledì
il
dannato tempo perché trascorreva.
Erano passate troppe poche ore da quando l’aveva vista
l’ultima volta.
E non era stato affatto piacevole, almeno per il Kamizashi.
-Ragazzi…- Cinguetto allegra, con il suo solito tono
stridente -…è appena stata segnata una nuova alunna in questa classe,
forza
entra.-
Questa volta il tempo parve bloccarsi, ma in questo caso il
nostro protagonista ne fu più che felice.
Una delle sette meraviglie del mondo apparve dalla porta.
Una ragazza.
Capelli corvini, tendenti al blu.
Occhi di un azzurrissimo da fare invidia al cielo.
Un fisico magnifico.
Forme abbondanti e sode.
-Questa è Kotohana Katsura, una nuova studentessa. Proviene
da Fuji. Spero la tratterete bene.- Disse la professoressa, sorridendo.
La ragazza, leggermente imbarazzata, si inchinò alla classe
–Piacere di conoscervi, spero di trovarmi bene con voi.-
Aoyama scrutò la classe, vedendo che l’unico banco libero a
disposizione era quello accanto ad Ashura.
Sbuffò, spazientita, e sibilò, acida- Siediti in terza
fila accanto alla finestra, e te ne
prego, Kamizashi, non rovinarmela.- Disse la prof, scatenando l’ilarità
generale.
Katsura si diresse con passo deciso verso il proprio posto
ed, una volta seduta, porse la mano al moro –Piacere, Katsura.- Si
prensetò.
-Piacere, mi chiamo Ashura.- Rispose questi.
-Perché la prof. ti ha detto di non rovinarmi?- Chiese
ingenuamente la ragazza.
-Diciamo che non ci sopportiamo…- dichiarò Ashura.
-Immaginavo…- Concluse la ragazza.
Due ore di inglese passarono veloci, come al solito tra una
risata e l’altra causata da quella buffona esibizionista della
professoressa
Aoyama. Alla fine dell’ora la Kotohana era sconvolta.
-E questa sarebbe una prof.?- Si chiese, più se stessa che
ad altri.
-Così pare…- Disse Ashura.
-Bene, ora se vuoi scusarmi…- La ragazza si alzò dal banco
diretta fuori dalla classe.
Ashura si incantò a guardarla mentre usciva dalla classe,
così sinuosa, così perfetta, così…
Poi si ricordò di un piccolo particolare.
Lei è una novellina.
-CAZZO!!!!-
Il Kamizashi si precipitò all’inseguimento.
Correva.
Correva come non aveva mai fatto in vita sua.
Dove poteva essere?
-FANCULO!- Imprecò ancora, correndo tra i corridoi.
Uscì dalla scuola diretto verso il retro della scuola.
Ora lì che avevano portato lui il primo giorno.
E lo avevano fatto con altri due ragazzi di altre sezioni.
Se l’avevano presa, lei era lì.
-Ora cosa ne facciamo di questa bella fanciulla?- Sadico, il
giovane Toryama stringeva la ragazza a se.
-Mollami stronzo!!!!- Urlò questa, nel tentativo di liberarsi da quella
ferrea presa.
-Eddai, fai la brava.- La incitava Bonzo.
In tutta risposta questi ricevette uno sputo in faccia.
-Brutta troia…- Allo sputo rispose uno schiaffo di una forza tale che
fece volare la ragazza a parecchi metri di distanza.
Kotahana sputò tanto sangue, come mai prima in vita sua.-Ed è ora di
divertirsi.- Rise sadico Bonzo, iniziando a
sfilare la divisa della ragazza.
Quella era troppo spaventata ormai per reagire.
Da dietro una colonna, il Kamizashi osservò tutto.
Si sentiva debole.
Inutile.
Frustrato.
In quelle poche ore Katsura aveva instaurato un rapporto
tale con Ashura come nessuno in quella scuola aveva fatto.
E questa volta si sentiva veramente una merda a non fare
nulla.
“Ashura Kamizashi non partecipa alla vita…”.
Quante volte aveva visto scritta quella riga sul pagellino
di fine anno.
E si disse che era vero.
Ma questa volta non poteva rimanere passivo.
Doveva lottare con tutto se stesso.
Trovò, non si sa nemmeno dove, il coraggio di rischiare.
Di esporsi.
Di cambiare.
Scattò fuori dal suo nascondiglio.
Prese un ramo bello grosso lì per terra e si avventò su
Bonzo, colpendolo alla nuca.
Il gigante cadde a terra frastornato, mentre Toryama lo
fissava, stupito.
Ashura ansimava, più per lo spavento che per lo sforzo.
L’adrenalina correva a mille nel suo corpo.
Toryama era spaventato inizialmente.
Non si aspettava il Kamizashi così combattivo.
Poi, all’improvviso, sorrise sadico.
-Povero pazzo…- biascicò.
-ATTENTO ASHURA!!!- Gridò la ragazza, in lacrime.
Ashura non fece in tempo ad assimilare il tutto.
Un forte colpo lo colpì alla nuca.
Dolore.
E poi buio.
Angolo della sclero:
Questo è stato sicuramente il capitolo che mi ha fatto
maggiormente sudare.
Incredibile la sua complicatezza, nella semplicità
descritta.
Davvero un bel contrasto.
Passando ai contenuti: non credo mai più toccherò simili
livelli di sadismo.
Come vedete la storia ha preso una piega piuttosto storta.
Ora il giovane Ashura è K.O., mentre Katsura rischia lo
stupro.
Cosa accadrà?
Che ne sarà dei nostri eroi.
Riusciranno a cavarsela?
Non mi dilungo di più.
A voi il giudizio.
Tanti saluti.
Reds92.
Angolo delle
anticipazioni.
Capitolo sesto:
Limiti
-Mi dispiace…-
sussurrò Ashura.
- Non è colpa tua…-
rispose Katsura, abbassando lo sguardo.
-Se solo fossi stato
più forte…-
Recensioni:
Todoroki: Scusa per il ritardo a dir poco immenso. Comunque una
persona sana di mente è già comparsa (l'infermiera, tanto per
intenderci). Ora siamo a tre. La prof di inglese da dove l'ho presa?
Semplicissimo: dalla MIA vecchia prof di inglese. Mi sono ispirato a
lei e devo dire che il confronto è riuscito decisamente bene.
Ovviemente eviterò di trascrivere tutte le boiate che diceva lei. Te ne
cito una, tanto per farti capire: "... la furberia dei Romani...". E
dopo questo non aggiungo altro. E per la precisione, non conosco
tantissimi manga perciò i nomi diciamo che sono sparati a caso^^"""".
Infatti MAI più farò una cazzata simile... MAI PIU' NOMI GIAPPONESI
DELLE FIC (Per ricordarmerli sto andando fuori di testa).
Detto ciò ti saluto.
See you next time.
Reds92
|
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Capitolo 6 *** Limiti ***
CAPITOLO 6: LIMITI
Un sole arancione stava lentamente calando su Tokio.
Le strade erano completamente intasate, strapiene di automobili.
I marciapiedi erano altrettanto affollati, da uomini, donne e bambini,
che correvano avanti ed indietro, da una parte all’altra della città.
Nulla di anormale, insomma.
Tranne che nel cortile della Keita.
Lì, vi erano due ragazzi.
Un maschio ed una femmina.
Il primo, era disteso a terra, privo di conoscenza.
I vestiti completamente impolverati.
Nessun segno di vita, se non qualche debole respiro.
Era agghiacciante quella visione.
Ma mai come quella della ragazza.
La divisa scolastica era squarciata in più punti.
Anche il seno rimaneva parecchio scoperto.
Era rannicchiata in un angolo, e piangeva.
Calde lacrime le rigavano il volto.
Lo avevano fatto veramente.
La avevano violentata nel cortile della scuola.
Il posto teoricamente più sicuro per un ragazzo.
Era convinta.
Ne era praticamente certa che tutti avessero sentito le sue urla di
terrore.
Eppure nessuno era venuta in suo soccorso.
Solo Ashura.
E lui da solo non ha potuto nulla.
E lei era disperata.
Si vergognava.
Eppure non aveva nulla di cui farlo.
Non era colpa sua.
Però era ferita lo stesso.
Nel profondo.
Nell’orgoglio.
Nulla sarebbe mai più stato uguale.
Piano piano iniziò a riaprire gli occhi.
Era notte fonda.
Tentò di sollevare la testa per vedere l’ambiente circostante, ma un
acuto di dolore al collo lo convinse dal desistere.
-Dove mi trovo?- Si chiese.
Cercò di osservare più dettagli possibili dalla sua posizione, senza
muovere un muscolo, se non gli occhi.
Ma era tutto completamente nero.
A parte una sveglia.
Era una di quelle sveglie vecchie, con i colori e le lancette
evanescenti.
Segnavano l’una.
Aveva dormito da…
Ora tutto gli era ritornato in mente.
- Katsura!- Gridò, mettendosi a scatto seduto nel letto.
-Sono qui…- Sussurrò la ragazza a bassa voce.
Katsura era accanto a lui.
Ma lui non la vedeva a causa del buio.
Appena la ragazza accese la luce, lei fu visibile.
La ragazza con il pigiama azzurro con i coniglietti sul fronte della
maglia.
Non poté fare a meno di dirsi quanto doveva essere bella quella ragazza.
Perché lo era veramente tanto.
Ma non sarebbe più stata la stessa.
Non dopo quello che era successo.
-Io…- iniziò a balbettare Ashura…
Il silenzio regnava sovrano in quella stanza.
Non sapeva che dire, fare…
Non gli riusciva neppure pensare.
-Mi dispiace…- sussurrò Ashura.
- Non è colpa tua…- rispose Katsura, abbassando lo sguardo.
-Se solo fossi stato più forte…-
Gli faceva male.
Un dolore nemmeno paragonabile a quello della botta al collo.
Era qualcosa di insopportabile.
Che distrugge dentro.
Una ferita dell’anima.
Strinse i pugni, conficcandosi le unghie nella carne.
Lentamente, qualche goccia di sangue si mostro sulla pelle…
-Domani non vengo a scuola…- Disse la ragazza, come per cambiare
discorso.
-Vuoi che resti a farti compagnia?- Domandò Ashura. Sicuramente quella
ragazza era più importante che poche ore di scuola.
-Si…- Sussurrò flebile.
Altro silenzio.
Pesantissimo ed inattaccabile.
-Posso dormire con te?- Chiese lei, all’improvviso.
Il ragazzo avvampò.
Solo tre parole continuavano a ronzare nel suo cervello.
-Dormire con me…-
Visibilmente in imbarazzo, Ashura abbassò lo sguardo, annuendo
debolmente.
La ragazza gli rivolse un sorriso smagliante –Grazie.- Rispose.
E quello era il primo sorriso dopo quel giorno d’inferno.
Ashura capì. Comprese che Katsura era come una cucciola indifesa.
E che andava protetta.
Si rannicchiò da una parte del letto singolo, e fece stendere Katsura
accanto a se.
La coprì col piumone rosa candido, e poi la abbracciò.
Lei, sorpresa, ricambiò l’abbraccio.
E restarono così, a sostenersi a vicenda, per tutta la notte.
Angolo della sclero:
Ok, l’ho fatto.
L’ho fatta violentare.
Ma, dai.
Ho recuperato col finale di questo capitolo.
No?
Lo spero vivamente.
Finalmente un po’ di luce nel buio della giornata peggiore della loro
vita…
Penso di aver ciarlato abbastanza.
Vi lascio alle anticipazioni.
Al prossimo capitolo!
Reds92
Anticipazioni:
Capitolo settimo:
Mi hai trovato.
Da quando aveva lasciato Osaka, mesi prima, per la prima volta Ashura
era felice.
Tutto grazie a Katsura.
Ma un’ombra si celava infondo al cuore della ragazza. |
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Capitolo 7 *** Mi hai trovato. ***
Finalmente il giorno del grande incubo terminò.
Una chiara alba si stava levando ad est della metropoli.
Già i primi lavoratori si affacciavano fuori di casa, vestiti di tutto
punto, con la solita ventiquattrore di pelle nera in mano, pronti ad
iniziare una nuova, stressante, monotona giornata.
Molti studenti, come loro solito, iniziavano a maledire qualcuno o a
tirare giù tutti i santi presenti sul calendario.
La causa?
Eppure pare tanto ovvio.
La sveglia aveva decretato la fine del sonno, segno che qualcuno doveva
adempire al proprio dovere.
Per molti si prospettava una giornata tipo.
I soliti visi noti, i professori stressati a causa della loro vita
sociale pari a quella di un mollusco, i secchioni, gli impreparati e
tutta la banda (non musicale, ma formata dai buon vecchi teppisti) al
completo. Eppure quel giorno ben due banchi sarebbero rimasti vuoti
nella terza effe della Keita High School.
Quel giorno per Ashura e Kotonoha non sarebbe affatto stata una
giornata tipo.
Le palpebre, quel giorno, parevano macigni.
Il corpo, nonostante fosse abituato a ben più spazio in cui riposare
rispetto a quello che si trovava ora, non era mai stato tanto rilassato.
Una sensazione di assoluta goduria.
I raggi del sole, che debolmente entravano dalle persiane, erano
percepiti come una confortevole carezza.
Quasi materna.
Un tipo di contatto che mancava da tanto tempo.
Decise di rimanere lì, a bearsi di quella quiete per un'altra decina di
minuti buoni.
Era tutto, troppo perfetto.
Cercò la perfezione, spostando leggermente di lato la mano, che però
incontro un ostacolo.
Al tatto, era qualcosa di morbido, vellutato.
Caldo.
Era stupendo poter toccare quella cosa, qualunque fosse la sua natura.
Voleva continuare a serrare le palpebre, per non rompere quella magia.
Ma si sa, la curiosità, è una brutta bestia.
Decise di sbirciare appena, tenendo le palpebre socchiuse.
Era troppo curioso.
Le dischiuse appena, le palpebre, e, dopo aver messo ben a fuoco la
vista, la aguzzò e vide finalmente cosa stava toccando.
A due centimetri dal suo viso c’era, quello di Katsura Kotonoha,
beatamente addormentata.
E quel oggetto, tanto morbido al tatto, era il seno di lei.
Si sa, la curiosità è una brutta bestia.
Ma anche gli ormoni non scherzano affatto.
Il viso di Ashura divenne di mille ed uno colori, segno che l’imbarazzo
era estremo.
Tentennante, staccò la sua mano dal seno di Katsura.
Si mise a sedere, ancora imbarazzato.
La pece di cui stava beando prima, quella magia, quella sensazione di
benessere.
Tutto offuscato dall’imbarazzo.
Così, rosso come un pomodoro, Ashura si levò dal letto, facendo ben
attenzione a non svegliare la sua compagna di classe.
-Addio sonno.- Si disse.
Poco male, avrebbe fatto una sorpresa a Katsura.
Fissò l’orologio, che segnava le nove ed un quarto.
A pensare che a quest’ora, sia lui che Katsura dovevano essere sopra un
banco di scuola sul compito di matematica, sospirò.
Si di sollievo.
Ma più per contenere la gioia.
Lo aspettava una magnifica giornata in compagnia della sua Katsura.
Alla faccia del Bonzo e gli altri.
Un forte aroma di caffé le perforò il cervello, interrompendo quella
notte tormentata dagli incubi.
Giganteschi mostri abitavano nella sua mente, si riflettevano nei suoi
sogni, e la violavano uno per volta.
Tutti in fila indiana.
Dal gigante ciclope, con la pelle di uno strano colore rosso ed un
corno sulla fronte, a Frankestein, al gobbo di notre dame (che sappiamo
non essere esattamente un fusto), Dracula, Plankton (proprio lui,
quello di Spongebob) e tanti, tanti altri.
Probabilmente ci vorrebbero almeno tre fogli di word per elencarli
tutti.
Ma noi non abbiamo tutto questo spazio, vero?
Improvvisamente spalancò gli occhi, esattamente nella stessa posizione
in cui si era addormentata.
Non doveva essersi agitata molto, nonostante l’incubo.
Si tirò in piedi a sedere, nonostante un emicrania da guinnes dei
primati.
Si guardò intorno, muovendo la testa molto lentamente.
Ci sarebbe mancata l’emicrania, alla lista delle disgrazie.
Improvvisamente il sibilo di una teiera (o caffettiera?) risuonò in
tutta la stanza.
La ragazza si tappò istintivamente le orecchie, mentre una voce, estranea,
imprecava.
Una volta cessato il fastidioso fischio, la ragazza si tolse le coperte
di dosso, e si avviò, accigliata, verso la cucina.
Rimase sconvolta nel vedere quanto fosse imbranato Ashura Kamizashi ai
fornelli.
Ecco a chi apparteneva la voce di prima.
-Educato come uno scaricatore di porto.- Disse, appoggiandosi allo
stipite della porta.
Ashura si bloccò sul posto.
Completamente rosso in viso.
-Ehm, volevo farti una sorpresa.- Disse, in imbarazzo.
-Non si era capito.- Lo schernì lei, ignorando l’emicrania.
Ci provava troppo gusto a farlo impazzire.
Era più forte di lei.
-Lascia, faccio io.- Concluse infine, avvicinandosi all’angolo cucina.
Ashura si rassegnò all’ennesima figuraccia, mentre Katsura sorrideva.
E lui si incantò di fronte a quel sorriso tanto semplice quanto bello.
-Muoviti, Baka. O vuoi restare lì tutto il giorno?- Chiese lei, ancora
per celia.
-S-si.- Balbetto il Kamizashi in tilt, seguendola ai fornelli.
Improvvisamente, quanto inaspettatamente, Ashura si sentiva bene.
Da quando aveva lasciato Osaka, mesi prima, per la prima volta, Ashura
era felice.
Tutto grazie a Katsura.
Ma un’ombra si celava infondo al cuore della ragazza.
Un ombra oscura e maligna.
Che ti divora dentro.
Che ti logora.
Che ti risucchia, nel buio.
Erano le undici quando i due uscirono di casa, diretti altrove.
Ignari, però qualcuno li stesse seguendo.
Angolo della sclero:
Devo dirlo, questo capitolo mi ha dato più soddisfazioni del previsto.
Mi scuso per l’inserimento di quel santo del gobbo di Notre Dame e di
Plankton, ma volevo dare uno stacco ad un momento angosciante.
Per quello basta il prossimo capitolo.
E dire che siamo a quasi 3\4 della storia.
Ormai manca davvero poco alla conclusione.
E altrettanto poco manca al momento in cui qualcuno riceverà il suo
benamato premio, che ricordo essere ancora in palio.
Mancano solo quattordici recensioni, e qualcuno si porta a casa il
primo capitolo di Keita High School V.M. 18.
Lo so, sono terribilmente sadico.
Ma mancano ancora 3 capitoli oltre a questo.
Spero proprio di arrivarci.
Vi lascio con le anticipazioni dell’ottavo e terzultimo capitolo.
Sperando, che quando avrò il tempo di scriverlo, voi sarete ancora
tutti qui.
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che mi seguono.
Un saluto cordiale.
Un gesto della mano.
Mo me ne vado.
At salut ma tut (Vi saluto tutti).
Reds92.
Anticipazioni:
Capitolo ottavo:
Ombre.
Non poteva essere vero.
Non poteva crederci.
Era tutto tanto, troppo assurdo. |
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Capitolo 8 *** Ombre ***
CAPITOLO 8: OMBRE
Passarono, da allora, due settimane.
I due ragazzi erano tornati a scuola dopo un paio di giorni, giusto il tempo per riprendersi dallo shock.
Katsura non era più la stessa, ed Ashura se ne era accorto da un pezzo ormai.
Sempre pungente.
Sadica.
Irritante.
Strafottente.
E chi più ne ha, più ne metta.
Era, anche, evidente, che Katsura si era chiusa su se stessa.
Non era più aperta come prima.
Faceva fatica a parlare di se con gli altri, tranne che col Kamizashi.
Lui era speciale.
Lui aveva tentato di difenderla.
Lui era finito K.O. dopo un violento e duro scontro.
Era stata incredibile la volontà del ragazzo.
E lei, alle volte, si bloccava.
Continuava a pensare, a rimuginare su quel fatto.
Ashura era l’unico che aveva tentato un disperato salvataggio.
Fallendo.
E lei si vergognava.
Provava un imbarazzo unico di fronte a tutti.
Perché tutti sapevano.
E la fissavano.
Quando lei camminava per i corridoi, il mondo pareva fermarsi.
Tutti a guardarla, come se fosse stata una regina del pop anglo\americano.
Centinaia di paia di occhi puntati su di lei.
Katsura tentava una debole resistenza, tenendo lo sguardo sempre basso.
Tali volte, se aveva dei libri in mano, tendeva a nascondersi dietro questi.
Sembrava tutto un orrendo incubo.
Si sentiva come in quel sogno che, prima o poi, tutti fanno, cioè quello in cui ti ritrovi a scuola con sole le mutande addosso.
E questo per lei era un incubo.
Un brutto sogno che la seguiva, costantemente.
Come se un ombra oscura le se stringesse attorno.
Facendole perdere di vista la realtà.
Pedinandola in ogni dove.
E tutto questo da quella mattina di due settimane prima, quando era uscita di casa con Ashura.
Ecco come si sentiva lei in questo momento.
Forse fu tutto questo a spingerla a fare quello che fece.
Le cause del suo disperato abbandono alla realtà.
Alla ricerca di qualcosa di meglio.
Una ricerca senza ritorno.
Era ormai il tramonto.
Ashura, messo in punizione, quel pomeriggio, dalla prof di inglese, era stato costretto ad aiutare i bidelli a pulire il proprio piano.
Aveva terminato da poco, ed era già di fronte all’appartamento di Katsura.
Bussò, con decisione.
Nessuna risposta.
-Forse è uscita.- Si disse.
Ma i suoi dubbi morirono quando vide una macchia di sangue che sgorgava, lenta, da sotto la porta.
Ashura spalancò gli occhi.
Non poteva essere vero.
Non voleva crederci.
Era tutto tanto, troppo assurdo.
Con decisione, tentò in un primo momento di sfondare la porta.
Però quello non era un film, e lui non era il poliziotto buono e figo che salva la donna in pericolo.
Lui era Ashura Kamizashi.
Il novellino.
Lo zimbello.
Chi era lui per fare una cosa del genere?
Lui era nessuno.
Il suo nome era nessuno.
Però non poteva arrendersi.
Non anche questa volta.
Poteva, e doveva, salvare Katsura.
Che poi, salvare da cosa?
Non era sicuro, che quello fosse il sangue di lei.
Che ne sapeva.
Poteva essere il sangue di un gatto.
O di un cane.
-Oppure di un idiota come me che sta qui a farsi domande esistenziali.-
Con rinnovata decisione Ashura, finalmente, ebbe l’illuminazione.
Lanciò la cartella contro la finestra sopra la porta, sfondandola.
-Bingo.- Esultò.
Il Kamizashi, con grande agilità, si appese all’infissa della finestra rotta.
La spaccatura era grande e lui ci passava bene.
Portò la testa all’altezza del vetro, ormai in frantumi, e la vide.
Katsura era distesa a terra.
Un fiume di sangue partiva dal suo corpo e sgorgava sino alla porta di casa.
Il suo corpo era bianco cadaverico.
-KATSURA!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
L’urlo fu agghiacciante e ben udibile da tutti, ma nessuno si preoccupò di loro.
Con la forza della disperazione, Ashura entrò nell’appartamento.
Spiccò un balzo dalla finestrella, atterrando sui vetri rotti.
Non che gliene fregasse molto, in quel momento, su che cosa sarebbe atterrato.
Velocemente corse verso il corpo di Katsura, freddo.
Era freddo.
Era morta.
E quella parola gli rimbombò in testa.
Morta.
Morta.
Morta.
Come una cantilena, gli martellava le meningi, fino alla radice del cervello.
Si accorse, dopo molto, che sul tavolo c’era un foglio, scritto da cima a fondo.
Dovevano essere le ultime parole di Katsura.
Ashura, tremante, si avviò verso il tavolo.
Barcollò, rischiando di cadere un paio di volte.
Con grande incertezza, afferrò il foglio e lo lesse da cima a fondo.
Era notte inoltrata quando Itoshi Gurashi si trovava all’entrata del “Tokyo drift pub”.
Aveva ricevuto una telefonata da un novellino di sua conoscenza, al quale aveva proposto di comprare un po’ di roba, tempo addietro.
Il ragazzo aveva rifiutato, sicuro.
Non lo aveva sentito per un paio di mesi, ed eccolo che lo richiamava, con una richiesta, assurda.
Però, si sa, gli affari sono affari.
Ed Itoshi era disposto a tutto pur di soddisfare un cliente.
Esattamente alle due spaccate, Ashura fece la sua comparsa all’entrata del pub.
-Sei in ritardo.- Sibilò duro, Itoshi.
-Lo so, ho avuto un contrattempo.- Rispose Ashura con lo stesso tono del suo interlocutore.
-Vuoi da bere?- Si premurò di domandare il losco figuro.
-Voglio il mio ordine.- Ashura lo disse con una freddezza agghiacciante, tanto da far gelare l’aria attorno a se.
Il Gurashi lo fissava, divertito.
Quel ragazzo aveva tanta di quella rabbia in corpo che sarebbe bastata per riempire un lago.
-Ed io i miei 75.000 yen.- Disse calmo, Itoshi.
-Ecco i tuoi stupidi settantacinquemila!- Gridò Itoshi, sprezzante, gettandogli addosso una busta gialla dal grande spessore.
Itoshi ne controllò il contenuto, trovando i suoi 75.000 yen tutti in banconote di piccolo taglio.
-Ottimo lavoro ragazzo, ecco il tuo ordine.- Disse gentile Itoshi, porgendo un pacco ad Ashura.
-E mi raccomando: non coinvolgere me.- Sibilò a denti stretti il contrabbandiere.
-Oh, sta tranquillo.- Rispose Ashura. –La tua identità verrà con me nella tomba.-
Angolo della sclero:
Non c’è limite al peggio.
E quando avete pensato che, nel capitolo 5, avessi toccato i massimi livelli di sadismo, vi siete sbagliati di grosso.
E il meglio deve ancora arrivare.
Lascio, sta volta, a voi il commento.
E mi raccomando.
Non fermatevi alle apparenze.
Perché c’è molto più sotto di quello che sembra.
Tanto per la cronaca, 75.000 yen sono circa 500€.
Ci sentiamo al prossimo, e penultimo, capitolo.
Un saluto a tutti.
Reds92
Anticipazioni.
Capitolo 9:
Nel ruolo di Dio.
Finalmente sua madre trovava tempo per lui.
Peccato che fosse troppo tardi, ormai.
ANGOLO RECENSIONI:
JJMaoriheart: sono davvero lusingato per i tuoi complimenti, sul serio. Non credevo di risultare così gradito a qualcuno ^_^. Sulla lunghezza dei capitoli hai perfettamente ragione, molto corti e ben mirati ad esprimere pochi concetti, ma in modo chiaro. Nella prossima storia (in fase di scrittura) vedrò di correggere questo difetto, visto che questa ormai è ammuffita a forza di aspettare di essere pubblicata xD. Anche per i consigli di stile ti ringrazio, tenterò di metterli in atto (nuovamente, purtroppo, nella prossima pubblicazione).
Grazie mille rella recensione.
Reds92
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