It’s a terrible love and I’m walking with spiders

di Something Rotten
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - But I won't follow you into the rabbit hole ***
Capitolo 2: *** -Oh, can you just tell me It's all right? Let me sleep tonight Oh, can you comfort me Tonight? Make it all seem fine ***
Capitolo 3: *** -I won't save you Tonight. ***
Capitolo 4: *** -Stop! Before It’s Too Late And We’ve Destroyed It All ***
Capitolo 5: *** -Ma ognuno ha un luogo dove dirsi la verità che ti offende come specchio in gola. Che non scende fino al cuore, perché ha paura. ***
Capitolo 6: *** Your sex is on fire.Hot as a fever Rattling bones I could just taste it. But it’s just tonight ***
Capitolo 7: *** -And I listen for the whisper Of your sweet insanity While I formulate denials Of your effect on me ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** He that keeps his mouth keeps his life. ***
Capitolo 10: *** If I had to I would put myself right beside you ***
Capitolo 11: *** Something takes a part of me You and I were meant to be A cheap fuck for me to lay ***
Capitolo 12: *** You won’t be scared and lonely ***
Capitolo 13: *** If you find a family, don't you cry ***
Capitolo 14: *** \\ ***
Capitolo 15: *** \\ ***
Capitolo 16: *** \\ ***
Capitolo 17: *** Jealousy's an ugly word, but you don't seem to care ***
Capitolo 18: *** \\ ***
Capitolo 19: *** \ ***
Capitolo 20: *** \\ ***
Capitolo 21: *** I send an s.o.s to you, i hope you get it. ***
Capitolo 22: *** \\ ***
Capitolo 23: *** \\ ***
Capitolo 24: *** You're just a sad song with nothing to say ***



Capitolo 1
*** - But I won't follow you into the rabbit hole ***


 «It’s a terrible love and I’m walking with spiders

Capitolo 1° But I won’t follow you into the rabbit hole


C'erano tre aggettivi che calzavano perfettamente a quell'incontro: "Accidentale, inaspettato e inesorabile."
Zack sbraitava contro Ichabod, il cane che aveva regalato alla sua ex ragazza e che gli era stato riportato, una settimana prima, insieme a tutti gli innumerevoli regali che nel corso dei tre anni gli aveva fatto.
Era in ritardo, in un fottuto ritardo, e quel cane pulcioso non faceva altro che fare pipì su tutti i dannatissimi alberi che incontrava per la sua via.
Se avesse fatto tardi anche quella sera il suo migliore amico lo avrebbe sgozzato, sicuramente.
Lo aveva chiamato la mattina stessa, dicendogli che aveva una cosa importante da dirgli e dandogli appuntamento al solito bar alle otto e mezzo.
Mancava solo un'ora alle otto e mezzo e lui non
poteva fare tardi, dato che, oltre ad essere grosso e ben piazzato, aveva anche un carattere irascibile.
"Ichy, muoviti! Dannazione!" sbraitava strattonando il povero barboncino, che incurante della fretta del padrone
era seriamente intenzionato a farsela con qualche cagnetta che, ignara, passeggiava scodinzolante.
Camminava all'indietro, preso com'era a tirare Ichabod.
"Muoviti!" aveva detto, prima di cadere all'indietro, inciampando su qualcosa.
Era caduto a terra, temendo per il suo fondo schiena che si sarebbe sicuramente fatto male sul duro asfalto del marciapiede, ma qualcosa, forse la stessa cosa nella quale era inciampato, gli aveva reso la caduta più morbida.
"Aia." quella cosa parlava e si muoveva.
Zack si era alzato di scatto, voltandosi e guardando il ragazzo a terra.
Aveva un cappello strano, uno di quelli che non andava di moda da un bel po, inoltre aveva un filo di Kajal intorno agli occhi ed una barbetta da capra, decisamente uno strano ragazzo!
"Oddio, scusami, io...colpa sua...oddio scusa!" aveva sbottato, tendendo la mano al ragazzo che dolorante si era tirato in piedi.
"Tranquillo, ci sono abituato!" aveva detto il ragazzo, alzandosi e togliendo la polvere dai pantaloni.
"A cadere?"
"No, a trascinare cani avanti e indietro per la città! Faccio il Dogsitter!" aveva risposto, sorridendo.
"Se vuoi te lo regalo!" aveva esclamato indicando il cane, che era ancora alle prese con la cagnetta.
"Non lo faccio perché amo gli animali!" aveva risposto sorridendo "Io sono Brian, piacere!"
"Io sono Zack e ancora scusa per la caduta! Non devo essere poi così leggero, stai bene?"
"Sei leggerissimo!" aveva detto ironico, facendo ridere l'altro "E non preoccuparti, non mi son fatto nulla."
"Grazie a Dio." aveva guardato l'orologio sbiancando, era davvero tanto tardi! "Io devo scappare, sono in ritardo! Ci vediamo.."
Era scappato senza aspettare la risposta del ragazzo che non era tardata ad arrivare.
"Ma come faccio se non so neanche come fai di cognome?"
Zack, purtroppo, non aveva sentito nulla, troppo preso a correre con in braccio Ichabod che guaiva scontento di non aver potuto fare "amicizia" con quella bellissima barboncina...

[...]

Nonostante odiasse quel cane, soprattutto per il fatto che gli ricordava terribilmente la sua ex, gli dispiaceva lasciarlo a casa da solo.
Odiava dover uscire di nascosto e odiava sentirlo piangere, c'era qualcosa in quel cane che gli ricordava dannatamente se stesso, non solo per il fatto che si sarebbe accoppiato con qualsiasi animale che gli fosse passato accanto, ma anche per il fatto che aveva paura di rimanere da solo.
Guaiva ogni qualvolta che Zack lo lasciava da solo nell'appartamento, disturbando i vicini che ce l'avevano a morte con lui.
Per questo aveva lasciato una copia delle chiavi alla sua vicina, una signora sulla sessantina che viveva con la figlia maggiore, una signora simpatica che aveva le sue fisse, come ogni persona anziana che si rispetti.
Aveva suonato al campanello della signora.
"Zack caro, esci?" aveva chiesto, aprendo la porta.
"Si, signora. Se non la disturba ogni tanto potrebbe dare un occhiata a Ichy? Prima che si rosicchi tutto il divano nuovo.."
"Con piacere!"
"La ringrazio! Ah, ci sono anche dei biscotti sul tavolo, li ha fatti mia madre, se vuole assaggiarli, io sono a dieta! Grazie ancora!" aveva esclamato scendendo velocemente le scale e infilandosi il casco, rischiando di inciampare e franare a terra.
"Grazie a te, Zack!" aveva risposto la signora, cercando le chiavi dell'appartamento del ragazzo nelle tasche.
Zack era sceso fino al garage, doveva aveva tirato fuori la sua bambina.
La sua bellissima Harley Davidson 883, la sua unica e fedele compagna di vita.
Era sgusciato via nel traffico notturno di New York, premendo forse un po troppo sull'acceleratore e rischiando più volte la pelle.
Era arrivato al pub con solo mezz'ora di ritardo.
"Hey!" aveva urlato Jimmy seduto al solito tavolo "Come mai così presto? Ti aspettavamo verso le dieci!"
"Mister simpatia come sempre, eh Sullivan? Dillo che ti ho stupito!"
"Mai quanto ti stupirà lui adesso." aveva commentato Matt, bevendo il suo bicchiere di Grappa.
Matt beveva Grappa solo quando c'era qualcosa che non andava, per questo un brivido di terrore era corso sulla schiena di Zack.
"Cosa? Perché?"
"Ho deciso di sposarmi."
Se era resistito a quelle parole, se non era ancora morto significava solo una cosa : era immortale.
"Oh.." aveva risposto laconico, assimilando lentamente la notizia e le conseguenze che ne derivavano.
"Oh? Solo un misero oh?" aveva chiesto Jimmy storcendo la bocca.
Si era aspettato una reazione diversa, un gesto d'entusiasmo, un urlo, un abbraccio e un brindisi! Non si aspettava di certo una risposta tanto moscia e fredda, quasi dispiaciuta.
"Lascia che assimili la notizia, Jim! Cazzo gli hai appena detto che ti sposi, non che ti sei comprato un paio di Jeans nuovi!" aveva risposto Matt guardando Zack negli occhi, come a volergli infondere un po di coraggio.
"Sai benissimo come la penso sul matrimonio, Sullivan. Non pretenderai che mi metto a ballare nudo sul tavolo per festeggiare! E poi stai con quella solo da tre mesi!" aveva risposto Zack cercando di essere il più convincente possibile, visto che le sue parole erano tutte una bugia.
"Ma non si tratta di te, si tratta di me... sono io che mi sposo!"
"Bell'amico del cazzo, però! Potevi anche chiedermi un parere...parlarmi per primo, visto che l'hai detto a tutti e a me come al solito per ultimo. Grazie, Jim. Ora però ho bisogno di una birra o di un qualcosa di alcolico." aveva commentato alzandosi e avvicinandosi al bancone.
Cercava di attirare l'attenzione del barman che, sembrava, avesse meglio da fare piuttosto che servire lui.
Fortuna che Matt aveva deciso di fargli compagnia.
"Speravo fosse uno scherzo, Baker. Mi dispiace.."
"E di cosa? Sono io il cretino qui, non tu."
"Sei ancora in tempo! Ha parlato di Maggio, ovvero tra un anno! Hai un anno di tempo, Zack."
"Ho un anno di tempo per rovinare la sua vita? No, grazie. In tre anni non ho concluso un cazzo con lui, perché dovrei farlo proprio ora?"
"L'hai visto anche tu che non funziona con nessuno perché hai in testa solo lui! Perché non ci provi, cioè tanto..ormai."
"Matt, piantala. Troverò qualcuno, non ora, non domani, ma lo troverò!"
"Zack io non voglio che tu...si insomma...te ne penta un giorno." aveva commentato, fissando i suoi occhi semi lucidi.
Matt era sempre stato come un padre per lui, non avevano molti anni di differenza, eppure si era sempre comportato come avrebbe fatto un padre, aiutandolo nei momenti più difficili ed evitandogli tante fregature.
Eppure, ora, in quel momento, sentiva il bisogno fisico di decidere da solo, aveva ventitré anni, anche se ne dimostrava più o meno la metà, ed era venuto il tempo, per lui, di dimostrarsi adulto.
"Io voglio decidere da solo, Matt. Non rovinerò tutto questo, non posso farlo a Jimmy è quello che vuole."
"Ne sei sicuro?"
"Più che sicuro." aveva risposto laconico prima di ordinare la cosa più forte che avessero in quel dannato pub.
"Che farai allora?" aveva chiesto Matt, riferendosi più al comportamento da tenere che al resto.
"Mi faccio da parte, Matt. Dovrò fare in modo di vederlo il meno possibile..." aveva commentato, stupendosi della freddezza con la quale aveva pronunciato quelle, dolorose, parole.
Matt aveva sbuffato scrollando le spalle e tornando al tavolino in segno di resa.
"Sei una causa persa, Baker."
Zack sapeva di esserlo, già da tanto tempo.
Da quando si era accorto di essersi innamorato di Jimmy e da quando aveva deciso di non fare pressoché nulla per dimostrare all'altro i suoi sentimenti, sempre più evidenti e dolorosi.
"Il bianconiglio!" aveva esclamato uno dei tanti barman.
Zack si era voltato, chiedendosi a chi si riferiva il ragazzo.
"Oh! Brian!" aveva esclamato, ancora stupito dalla fatalità del caso. "Aspetta, chi sarebbe il bianconiglio?"
"Non hai visto Alice in Wonderland?" aveva chiesto sorridente mentre accendeva lo zucchero sull'intruglio verde chiamato Assenzio.
"Si, si! Ma sarei io?"
"Si, decisamente! Correvi urlando di essere in ritardo e poi sei paffuto e bianco come il coniglio con il panciotto."
"Sarebbe una serata ottima per lasciarmi scappare un vaffanculo, ma visto che ti sono caduto sopra...touchè!" aveva commentato sorridendo.
"Serata storta?"
"Decisamente." aveva risposto lapidario, lasciando intendere al ragazzo che non aveva voglia di parlarne "Ma non facevi il dogsitter?"
"Si, il barman e l'elettricista. Devo pagarmi gli studi." aveva risposto, servendo contemporaneamente una biondina dal sorriso smagliante e le tette in bella vista.
"Wow! Tu si che fai qualcosa di buono nella vita.."
"Puoi dirlo forte. Senti io tra un po stacco, ti andrebbe di ubriacarti con me? Così magari mi racconti quello che ti è successo.." aveva detto controllando l'orologio.
"Uhm, se vuoi deprimerti sei il benvenuto. Sono a quel tavolo laggiù." aveva risposto indicando il tavolo dove Jimmy, Matt e Johnny erano seduti.
"Dammi mezz'ora e sono da te."
"ok."
Zack aveva colto in fragrante Jim, che lo fissava in malo modo dal tavolino.
Credeva, e forse aveva ragione, che fosse ancora per la storia del suo "poco" entusiasmo per l'imminente matrimonio.
"Chi era?" aveva chiesto squadrando Brian dal capo ai piedi.
"Un tizio, oggi ci sono caduto sopra."
"Oh! Ora si dice cadere! A chi credi di darla a bere, Baker?" aveva chiesto ironico Johnny.
"No, davvero! Colpa di Ichabod." aveva risposto senza dare ulteriori spiegazioni.
"Ancora quel cane? Perché non lo riporti alla tua ex?"
"Mi ci sono affezionato è così carino!"
"Secondo me ci si è affezionato da quando l'ha fatto cadere su quel fusto!" aveva commentato Johnny.
In quel momento Zack aveva l'impressione di essere circondato da un gruppo di civettuole, invece che i suoi soliti grossi ed ormonati amici.
Involontariamente si era messo a fissare Brian, osservando anche le fossette che gli si formavano ai lati della bocca quando sorrideva, aveva anche notato che portava i capelli molto lunghi e rinchiusi in una coda di cavallo.
Matt sorrideva, pensando che forse quella sarebbe stata la volta buona per togliersi Jimmy dalla testa...

[...]

"Scusa il ritardo, qualche cliente non voleva lasciarmi andare..." aveva commentato sedendosi accanto a Zack e presentandosi al resto del gruppo.
"Erano loro a non lasciare te, o tu a non lasciare loro?" aveva chiesto ironico Zack.
Brian aveva cominciato a ridere, rispondendo che era troppo fascinoso per concedersi così facilmente alla prima ragazza che passava.
"Quindi Zack ti è caduto sopra?" aveva chiesto Matt, sopprimendo malamente una risata.
"Si! Ma la colpa è anche la mia, insomma! Stavo fermo su di un marciapiede, roba da spericolati."
"Ah, ah, ah! La colpa è di Ichy! Che si mette a fare il galletto con tutte gli animali femmina che gli passano accanto! Io sono solo un povero martire.."
"Certo! Come no! Noi che ti sopportiamo da una vita siamo dei poveri martiri!" aveva commentato Johnny sorridendo.
La serata era proseguita nel migliore dei modi, l'atmosfera sembrare rilassata,tranne qualche frecciatina di Jimmy verso di Zack o di Brian.
Il fatto che Zack non avesse festeggiato o esultato per la notizia non gli andava proprio giù!
"Io domani devo lavorare, quindi vi lascio! Sono anche a piedi tra l'altro, quindi sarà una bella passeggiata!" aveva commentato Brian alzandosi dal tavolino.
Matt aveva guardato Zack, come a volergli dire di offrire un passaggio al ragazzo.
"Se vuoi ho la moto, posso accompagnarti a casa io.."
"Ma hai bevuto! Dove vai con la moto?" aveva chiesto Jimmy, perennemente in mezzo alle scatole.
"Non ho bevuto più del solito e poi sono lucido. Allora?"
"Uhm, sempre meglio che farsela a piedi. Alla prossima ragazzi!"
Erano usciti dal pub, il freddo li aveva colti di sorpresa.
"Vorresti andare in moto con questo freddo?"
"Se vuoi ti presto il giacchetto di pelle, io non ho freddo. Sono abituato.." aveva mentito spudoratamente, sentiva già il freddo percorrergli le braccia nude."è un modo per farmi perdonare per oggi! Cioè per averti schiacciato con il mio dolce peso.."
"Ti sei fatto già perdonare con la splendida serata. Non c'è bisogno, davvero! Questa giacca a vento mi proteggerà dal freddo."
"Sicuro?"
"Si."
Zack era montato sulla moto, subito dopo Brian l'aveva seguito, attaccandosi a lui.
"Sei mai salito su una moto?"
"No."
"Uhm, bene!" aveva risposto Zack "Dopo abiti?"
Brian gli aveva spiegato la strada e Zack era partito  moderando la velocità, non voleva spaventare Brian.
Erano arrivati a destinazione in quindici minuti, un tempo da record per Brian che a piedi ci metteva più di mezz'ora.
"Vuoi salire? Magari per un caffè?" aveva chiesto, titubante, Brian.
"Magari un'altra volta e magari nella mia tana da bianconiglio! Domani purtroppo ho lezione presto." aveva risposto Zack.
"Ok! Tanto ormai sai dove trovarmi. Quando vuoi.."
"Certo!"
Zack aveva salutato Brian, maledicendo poco dopo la sua totale mancanza di neuroni.
Perché non era salito?
Perché aveva deciso, proprio in quel momento, di comportarsi da bravo studente?


Ho finito due ff (And he told me to leave ha tutti i capitoli pronti, quindi devo solo postarli), quindi ho deciso di iniziare questa!
Il cane esiste, c'è, l'ho visto in qualche foto!
Non riesco a capire se sia maschio o femmina ma qui è decisamente maschio.
E non so che altro dirvi!
Spero che vi piaccia, al prossimo capitolo <3
Ditemi che sono pazza così la smetto qui xD

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Capitolo 2
*** -Oh, can you just tell me It's all right? Let me sleep tonight Oh, can you comfort me Tonight? Make it all seem fine ***


Meggt2

«It's a terrible love and i'm walking with spiders


Capitolo 2° Oh, can you just tell me It's all right?  Let me sleep tonight Oh, can you comfort me Tonight?  Make it all seem fine




Zack se ne stava seduto sul prato adiacente all'Università.
Sorseggiava il caffè dello starbucks immerso totalmente nei suoi pensieri, era perfettamente in linea con la facoltà che aveva scelto.
Sembrava un filosofo, per l'appunto, che meditava sul senso della vita e su tutte quelle baggianate lì, immerso nella natura.
Matt gli si era seduto accanto, aspettando che fosse lui ad accorgersi della sua presenza.
Ma Zack in quel momento non era lì, fisicamente c'era, ma mentalmente viaggiava in una dimensione parallela fatta di ricordi, aveva intenzione di ripercorrere mentalmente la sua vita dalle elementari all'Università, per capire quando e come si fosse innamorato di Jimmy, per capire cosa lo aveva portato a scegliere quella facoltà, cosa avrebbe fatto della sua stupidissima vita, perché non poteva continuare così!
Non poteva continuare ad assistere passivamente allo scorrere della sua vita, doveva fare qualcosa per diventare il protagonista della sua vita, e non una mera comparsa capitata lì per caso.
Invidiava Matt, invidiava il suo cassetto pieno di sogni e la sua forza di volontà.
Lui aveva sempre saputo quello che voleva fare da grande, da quando era bambino.
Voleva fare il medico, Matt, lo diceva da quando aveva ancora i denti da latte.
All'inizio era un medico generico, era troppo piccolo per capire che c'erano diverse branche della medicina, poi crescendo voleva fare il veterinario perché aveva visto il suo amato pesciolino morire ed aveva deciso di voler salvare tutti i pesciolini di New York.
Verso i sedici anni, invece, voleva fare il ginecologo.
Era il momento dello sviluppo e Matt non sapeva tenere a bada gli ormoni.
A dissuaderlo era stato Johnny che gli aveva fatto presente che il ginecologo non visitava solo le aitanti e floride fanciulle che si vedevano nei telefilm, come E.R, ma anche delle vecchiette non più floride.
Dal ginecologo era passato al chirurgo e da lì non si era più mosso, prendendo, per l'appunto, Chirurgia all'Università.
Ma non lo invidiava solo per quello, lo invidiava anche per la capacità di portare a termine tutte le cose che iniziava con ostinazione e caparbietà.
Per esempio voleva diventare un cantante famoso, o per lo meno guadagnarsi qualche soldo cantando in un bar o in un pub.
Aveva preso due o tre lezioni di canto ed aveva messo un annuncio nella bacheca della scuola e neanche una settimana dopo aveva avuto un ingaggio in un piccolo pub della periferia.
Come per la squadra di Football, il fotomodello e tutte le cose che aveva voluto fare nella sua vita.
Matt era una sorta di supereroe per Zack, era un ipotetico modello da seguire, peccato che fosse una persona troppo "pigra" per seguirlo realmente.
Zack non aveva sogni o piani per il futuro, racimolava tutto ciò che gli capitava per la via, non cercava nulla, non desiderava nulla.
Aveva scelto filosofia perché gli sembrava semplice, non perché volesse insegnare o scrivere libri su persone morte secoli e secoli prima, lo aveva fatto di getto in mancanza di alternative.
"Hey! Brian non uscirà fuori da quel tronco, neanche se continui a fissarlo per ore!" aveva commentato Matt, facendo trasalire Zack, ancora perso nel vortice dei suoi pensieri.
"Fissavo l'albero?"
"Si! Sembri proprio un filosofo!" aveva commentato ironico Matt, prima di rubare il caffè, ormai freddo, di Zack.
"Hey! Quello è mio! E anche la sigaretta che hai tra le mani! Tu non fumi le malboro! Matt io ti uccido!"
"Nah! Come faresti senza di me?"
"Sai che perdita.."
"Ma stai zitto! Come è andata con Cleopatra?"
"Cleopatra? Ma hai fumato?"
"No! Non hai visto come era truccato ieri sera? Come un egiziano!"
"Si da il caso che sia maschio e Cleopatra invece era una donna..." aveva puntualizzato, prendendo tempo per la risposta alla domanda dell'amico "E niente di che.."
"Te lo sei fatto?" aveva chiesto, aprendo la bocca e spalancando gli occhi, sembrava un cartone animato.
"NO! Mi aveva invitato a casa...ma ho declinato l'invito.."
Matt si era tappato la bocca con la mano per evitare che gli insulti che gli premevano sulle labbra, uscissero fuori.
Conosceva la filosofia del suo amico, ma ogni volta si stupida di quanto fosse stupido!
Zack riteneva che l'amore ed il sesso facessero parte, insieme alla passione, di una triade imprescindibile.
Non c'era l'una senza le altre due, per questo non amava fare sesso con gli sconosciuti e per questo aveva declinato l'invito di Brian.
Il sesso senza amore gli sembrava una cosa totalmente fuori natura!
L'uomo era stato dotato di un "cuore" con il quale provare sentimenti ed un organo sessuale con il quale riprodursi di eguale importanza.
Se l'uomo avesse potuto riprodursi senza l'amore che senso aveva dotarlo di un cuore?
O se ancora l'uomo avesse potuto amare senza fare l'amore che senso aveva dotarlo di un pene?
Per questo riteneva l'amore ed il sesso due facce della stessa medaglia, due cose opposte in un qualche verso, ma dannatamente e strettamente collegate tra di loro.
"Dai su, spara gli insulti!"
"Non ti insulto, Baker, ma solo perché ti voglio bene e cazzate simili." aveva sbuffato cercando un accendino nella tasca interna del giacchetto "Ma come fai a dimenticare Jimmy se continui a fare il prete?"
"Perché dovrei dimenticare Jimmy entrando nei letti altrui? Scusa,eh! Ma se devo dimenticarlo devo farlo in grande stile! Non posso dimenticare lui e lasciare che un altro, che magari mi vuole solo scopare, entri nel mio cuore. Non sono così masochista! Ho bisogno di qualcuno di cui io possa fidarmi, qualcuno che ci sarà sempre..."
"Il principe azzurro è gay, Zack."
"Ma magari!" aveva risposto, facendo ridere di gusto Matt.
Avevano passato molto tempo a parlare su quel praticello.
Avevano bigiato quasi tutte le lezioni previste per quella giornata e non contenti se ne erano andati via  prima dal campus, dirigendosi verso casa di Zack per un pranzo ed un pomeriggio, intenso, di studio.

[..........................]

Due ore di studio avrebbero ucciso anche Leopardi se prima avesse mangiato come un maiale come avevano fatto quei due.
Si erano addormentati sul divano con i libri ancora stretti tra le dita.
A svegliarli era stato Ichabod che aveva abbaiato.
Zack aveva aperto un occhio ed aveva sentito il campanello suonare.
Si era diretto, ancora insonnolito, verso la porta, guardando chi fosse attraverso lo spioncino.
"Sullivan, che cazzo ci fai qui?" aveva chiesto, nella sua solita gentilezza che lo coglieva ogni qualvolta che veniva svegliato di soprassalto.
"Buongiorno anche a te, Baker. Vi sto chiamando da due ore!Avevamo appuntamento al pub! Mi avete lasciato al tavolo come un coglione.."
Zack aveva guardato l'orologio che segnava le undici meno un quarto.
"Oh, cazzo! Scusami, ci siamo addormentati...ma Johnny?"
"Era di turno. Begli amici del cazzo, davvero!" aveva commentato, ancora arrabbiato, mentre si dirigeva verso il divano dove Matt stava beatamente dormendo.
Si era avvicinato al suo orecchio, sorridendo in maniera malvagia come solo lui sapeva fare, aveva urlato un qualcosa di incomprensibile, esibendosi nel miglior falsetto della sua vita.
Matt era saltato in piedi, massaggiandosi l'orecchio e cercando di riprendere fiato.
Sentiva il cuore battergli forte, quasi volesse uscire dal petto, ed uno strano fischio nell'orecchio destro.
Non aveva ancora capito quello che era successo, non si era neanche accorto dell'espressione soddisfatta e malvagia dipinta sul viso di Jim.
"Ora che l'hai svegliato e gli hai fatto prendere un ictus, cosa desidera fare?" aveva chiesto Zack cercando del caffè in quella stramaledettissima cucina, sempre vuota.
"Potremmo tornare al pub." aveva commentato alzando volutamente la voce, come se volesse alludere a qualcosa.
"C'era Brian?" aveva chiesto Zack, esultando per il caffè che aveva appena trovato.
"Mmmh, si! Credo di aver visto una ragazza servire i tavoli." aveva commentato ironico, forse un po troppo.
"Non ti sta simpatico?" aveva chiesto Matt "Sembra un tipo apposto e poi devi ammettere che è proprio un bel ragazzo, no Rev?"
"Non mi sta per niente simpatico, anzi, lo trovo rozzo." aveva risposto Jimmy con naturalezza, sembrava quasi la verità.
Matt aveva scosso la testa, preparando due bicchieri sul tavolino della cucina e chiedendo a Jim se volesse un goccio di caffè.
"No, grazie. Preferisco qualcosa di alcolico, quindi sbrigatevi a bere 'sto caffè!"
Zack aveva annuito, cercando del latte nel frigo, ma scoprì, con sua enorme sorpresa,
che l'ultimo litro era scaduto da due giorni.
Si era maledetto da solo, decidendo che avrebbe fatto spesa il giorno dopo, sempre se non voleva sentirsi male o mangiare le scatolette di Ichabod.
"Sei una pessima massaia." aveva detto ironico Jimmy.
"Oh, ma senti chi parla! Quello che è riuscito a bruciare persino il latte nel pentolino!"
"Stavo male, idiota!"
"Certo, tutte le scuse sono le tue! Diciamo che fai schifo come cuoco."
"Quello è un ruolo prettamente femminile." aveva risposto piccato Jimmy accendendosi una sigaretta.
"Povera la tua futura moglie." aveva commentato Zack, tornando volutamente sull'argomento, così da tastare il terreno.
Jimmy,però, non era dell'umore giusto per poter parlare di moglie e matrimoni vari e se proprio si vuol esser pignoli, non lo era mai stato.
"Allora? Questo caffè? Avete intenzione di lasciarmi qui tutta la serata a guardarvi?" aveva chiesto, spazientendosi.
"Oh, per quanto mi riguarda sono una bella visione..." aveva commentato,gongolando, Matt.
"Se non conti le occhiaie e la bava alla bocca.." aveva risposto sorridendo Zack, schivando un canovaccio che l'amico gli aveva tirato.
Avevano bevuto in fretta il caffè.
"Vuoi darti una sciacquata?" aveva chiesto Zack rivolgendosi a Matt "Se vuoi ti presto qualche maglietta, certo forse ti sta stretta...ma meglio di niente!"
Matt aveva annuito, dirigendosi verso il bagno.
Zack lo aveva seguito, passando prima nella camera da letto, cercando una maglietta pulita e abbastanza larga e decente da poter aderire perfettamente al corpo muscoloso di Matt.
Aveva bussato alla porta del bagno e Matt gli aveva tranquillamente detto di entrare.
Si trovava a petto nudo davanti allo specchio.
Matt era vanesio, ogni punto del suo corpo sprizzava vanità e chiaramente aveva tutte le carte in regola per poterlo essere.
Zack si stupiva sempre della naturalezza che Matt dimostrava nei suoi confronti, sapeva del suo orientamento sessuale e non aveva alcuna paura che si innamorasse di lui.
Se ne stava lì davanti a lui, mezzo nudo, a contemplarsi allo specchio e sorridendo come un cretino.
"Tu hai dei seri problemi!" aveva commentato Zack, passando la maglietta pulita a Matt.
"Non è vero! è solo che per colpa dell'università non vado in palestra da un po! Volevo vedere se i miei addominali fossero ancora lì!"
"Decisamente si." aveva commentato Zack prima di uscire dal bagno e prima di beccarsi un sorriso da tremilacinquecentosessanta denti bianchi e luccicanti.
Quel ragazzo non stava decisamente bene.

[...]

Erano usciti nel freddo delle strade di New York.
"Oddio, non ho avvisato la vicina!"
"Zack, è mezzanotte passata, lascia dormire quella povera vecchia!" aveva commentato Jimmy.
"Non ti ho mai visto così ansioso di bere, Sullivan." aveva detto Matt prima di montare in macchina.
"Non è colpa mia, ho solo bisogno di qualcosa di forte, almeno per una sera! Mettici che domani non lavoro e devo andare a trovare i miei -suoceri-" la faccia sconsolata di Jimmy lasciava qualche spiraglio di luce aperto per Zack, e se avesse deciso che la vita matrimoniale non era fatta per lui?
"Oh, allora è meglio presentarsi a casa loro ubriachi,no?" aveva puntualizzato Zack, prima di mettersi il casco e di salire sulla sua moto.
"Fai poco lo spiritoso e vedi di andare piano."
"Si preoccupa per me, signor Sullivan?"
"Ci mancherebbe altro, sei il mio miglior amico, come faccio a non preoccuparmi?"
Zack aveva sorriso, ma nascosto dal casco nessuno ci aveva fatto caso.
Aveva fatto un cenno con la mano, prima di partire velocemente e guizzare tra le poche macchine che circolavano quella notte a New York.

[...]

Era arrivato per primo, cosa che non lo stupiva minimamente, visto che conosceva il modo di guidare di Jimmy.
Era un maniaco della sicurezza, non superava un limite neanche sotto tortura!
In più, se soffrivi di mal d'auto come lui, non potevi neanche avvicinarti a quella macchina! Jim guidava a scatti, accelerando e frenando di botto, sempre nel rispetto delle regole, ma sicuramente era un buon modo per restarci secchi.
Era entrato nel pub, adocchiando il loro solito tavolino, si era seduto fissando il resto del locale, alla ricerca di un ragazzo con la coda ed un cappellino strano.
Matt e Jimmy erano arrivati poco dopo ed avevano già ordinato al bancone, infatti si erano messi seduti portando tre bicchieri d'assenzio.
"Non vi siete persi d'animo, eh?" aveva chiesto Zack, osservando lo zucchero sciogliersi nel bicchiere "Questi ci uccideranno!"
"No, vedrai solo la fatina!" aveva risposto Matt, sorridendo come un cretino.
"Uh, che belle le fatine.." aveva commentato Jimmy con la solita aria da cazzone che tanto gli si addiceva.
La serata era proseguita fino alle quattro, quando il locale chiudeva, erano rimasti solo loro a ridere e a scherzare come spesso accedeva.
Non erano brilli, si erano limitati a due bicchieri d'assenzio e qualche birra.
Di Brian non c'era neanche l'ombra, c'era rimasto solo un cameriere e Zack aveva tutta l'intenzione di andargli a chiedere dove fosse l'altro.
"Senti scusa, tu conosci Brian?" aveva chiesto tranquillamente.
"Si." aveva risposto l'altro, spegnendo le luci della cucina.
"Oggi non aveva il turno?"
"Si, ma finisce sempre dopo la mezzanotte e domani è il suo giorno libero."
"Ah, grazie."
"Devo dirgli qualcosa quando lo vedo?"
"No, no. Tranquillo, grazie ancora e buon rientro."
"Anche a lei!"
Zack si era diretto verso l'uscita dove lo aspettavano Matt e Jimmy, con le loro immancabili sigarette.
"Ci vediamo oggi?" aveva chiesto Matt sbadigliando.
"Che giorno è?!" aveva risposto Jimmy
"Il giorno nel quale devi andare a trovare i tuoi suoceri, amore"
"Oh, cazzo! No cioè, io non posso..." aveva commentato in preda all'ansia "Non posso, non posso.."
"Datti malato." aveva proposto Matt.
"No, faccio di meglio! Potete ospitarmi in qualche casa?"
"Perché?"
"Perché gli dico che sono fuori città per un lavoro urgente, sicuro ci casca. Ma non posso restare a casa mia, cioè, se gli viene il dubbio viene a cercarmi lì!" aveva commentato, guardando implorante Matt.
"Ma se vuoi sposarti dovrai pur conoscerli un giorno no? Oppure non li inviti al matrimonio?" aveva chiesto Zack, facendogli presente che era una cazzata colossale quella che stava per fare.
"Maggio, Zack, Maggio! Siamo ad ottobre! E non è sicuro è un idea..."
Zack aveva trattenuto un sorriso, uno di quei sorrisi che ti partono dal cuore e che premono per uscire, uno di quei sorrisi che trattieni a stento.
"Perché non andiamo tutti a casa di Zack?" aveva proposto Matt.
Jimmy aveva annuito.

[...]

Si erano addormentati sul letto di Zack, lasciandolo in piedi come un coglione.
Aveva trovato una vecchia coperta, una di quelle piccole e calde, ed un cuscino strappato dai morsi di Ichabod.
Si era diretto sul divano, sdraiandosi e lasciando che i pensieri sconnessi del dormiveglia si appropriassero della sua mente.
Non si ricordava bene quando era riuscito ad addormentarsi e neanche quando Jim lo aveva svegliato sedendosi accanto a lui.
"Non dormi?" aveva chiesto, con gli occhi ancora chiusi e la voce impastata dal sonno.
"Dormivo, ma Matt russa e non sono più abituato a questa convivenza...ti ricordi ai tempi del liceo?"
Zack aveva annuito, stropicciandosi gli occhi.
"Quando quest'appartamento era praticamente solo nostro."
"Anche adesso lo è, certo non ci venite poi così tante volte, ma sarà sempre aperto per voi."
"Anche se dovessi sposarmi?"
"Se resterai il solito cazzone di sempre, si."
Suonava come una bugia, forse perché lo era o forse perché non credeva che Jimmy restasse il solito cazzone.
Il matrimonio cambia le persone contro la loro volontà, è come sfiorare la morte, se stai per morire ma ti salvi diventi una persona diversa, forse una persona consapevole dei propri limiti o forse consapevole che i limiti son fatti per essere infranti.
Così era il matrimonio, Zack lo aveva provato sulla sua pelle di sedicenne.
La madre si era risposata con un tizio che Zack aveva visto due o tre volte nella sua vita.
Era cambiata, non era più la madre amorevole e disponibile, non era più neanche sua madre.
Per questo aveva occupato quell'appartamento, il loro vecchio appartamento, pur di non trasferirsi nella nuova casa dove la madre e il suo nuovo marito abitavano.
Matt, Jimmy e Johnny lo avevano seguito, occupando insieme a lui e cercando di non lasciarlo solo neanche per un momento.
Poi era cresciuto, aveva ancora bisogno dei suoi amici,ma vivere in quattro in un appartamento piccolo precludeva molte cose, come la privacy o il sesso con le ragazze e cose simili.
Così si erano divisi, lasciando i loro appartamenti perennemente aperti per gli altri.
Avevano una copia delle chiavi di tutti i quattro appartamenti.
"Dici che cambierò? Dici che sarà tutto diverso?" aveva chiesto, usando un tono angosciante che non piaceva per niente a Zack.
"Jimmy, va tutto bene. Stanotte va tutto bene, per favore, pensiamoci domani, pensiamoci più in là." aveva detto tutto d'un fiato, quel discorso era più doloroso di quanto avesse mai sospettato "Fingiamo che stasera vada tutto bene."
"Ma ci parlerai con me, vero? Cioè...riprenderemo questo discorso?"
"Si, te lo prometto, ma non oggi. Jim per favore."
Jimmy aveva annuito, prima di sdraiarsi accanto a Zack, su quel divano letto.
"Zack?"
"Mh?"
"Sei il mio migliore amico?"
"Si."
"Lo sarai per sempre?"
"Si.."
Jim aveva sorriso, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare da Morfeo nel mondo dei sogni...


Non voglio offendere in alcun modo i personaggi qui sotto citati.
Non voglio deturpare la memoria di Jimmy, anzi.
Niente di quello che ho scritto è reale, tranne la storia di Matt e il ginecologo (Quello è una storia reale, non appartiene a Matt, ma ad un mio amico cretino *W* che ignaro di tutto si ritrova in questa storia.)
Ringrazio chi ha commentato ed aggiunto tra i preferiti e cose simili ù.ù
In questo capitolo non succede praticamente nulla, mal dal prossimo si farà tutto più movimentato.
Volevo lasciarvi una foto di Zack e di Jimmy che io trovo praticamente stupenda e che ha "ispirato" la scena del divano..
Vi lascio il link, così chi non vuole non la vede :)
Erano giovani e Zack aveva solo il percing al naso (quello che ha un nome strano e assurdo), e almeno credo che quello sia Zack, se non lo è ho fatto una grande figura di merda ù_ù
Ma che ce frega?
Alla prossima e grazie *-*
http://img864.imageshack.us/i/tumblrle5ph9naie1qdkl7u.jpg/


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Capitolo 3
*** -I won't save you Tonight. ***


«It's a terrible love and i'm walking with spiders

Capitolo 3° I won't save you Tonight.


Un flebile sole filtrava dalle tapparelle della serranda, parzialmente tirata su.
Uno dei tanti raggi colpiva gli occhi di Zack, ancora chiusi in un sonno profondo.
C'erano voluti tre o quattro minuti prima che la luce lo svegliasse, o forse era stata quella cosa che gli premeva sullo stomaco impedendogli di respirare correttamente.
All'inizio aveva pensato che fosse Ichabod, quel cane aveva la brutta abitudine di intrufolarsi nella sua camera e di accovacciarsi sul suo corpo.
Ma poi gli era tornata, come un flash, l'immagine di Jimmy sdraiato accanto a lui, così aveva scartato l'ipotesi di scacciarlo malamente dal suo stomaco.
Aveva aperto, con molta fatica, gli occhi, mettendo a fuoco la testa di Jimmy posizionata sul suo stomaco e le sue braccia strette alla sua vita.
Il corpo dell'amico assumeva una posizione innaturale, che solo un contorsionista esperto poteva assumere senza svegliarsi con un gran mal di schiena.
Aveva intenzione di svegliarlo, così da poter tornare a respirare normalmente, oltre che a riprendere a fare pensieri normali possibilmente adatti ai minori di diciotto anni.
"Sullivan, non respiro." aveva sussurrato, passando una mano tra i capelli neri dell'amico. "Sullivan, Cristo!" aveva alzato leggermente i toni ma non era bastato a svegliarlo.
Così aveva deciso per qualcosa di più forte.
"Sullivan, se non apri gli occhi ti faccio mangiare i broccoli! Quanto è vero che mi chiamo Zackary!"
"No, mamma! I broccoli no." aveva bofonchiato l'altro ancora nel mondo dei sogni.
"Mamma? Mamma a chi?" aveva decisamente urlato, svegliando Jimmy.
"Ma che cazzo ti urli! E dove la vedi mia madre?" aveva urlato Jim tirandosi in piedi di scatto.
"Tu mi hai chiamato mamma! Tu mi hai impedito di respirare con la tua testa piena di segatura!"
Lo sguardo inceneritore di Zack aveva fatto ridere Jimmy, che si era rimesso al suo posto, poggiando la testa sul braccio di Zack.
"Io ho ancora sonno, quindi resto qui e dormo." aveva commentato, sorridendo.
Zack era diventato rosso, come una ragazzina alla prima cotta.
"E se io volessi alzarmi? Sai ho la maglietta del pigiama impregnata della tua saliva, sbavi peggio di Ichabod quando dormi!"
"Tu resti qui e la mia è una saliva santa, dovresti saperlo. Lasciami dormire ancora un po con te, mi aspetta una lunga litigata con la mia ragazza, ho bisogno di calore umano."
"Non puoi andarlo a trovare da Matt?" aveva chiesto, calcando sul nome del ragazzo.
"No! Lui mi scaccerebbe! E sembra quasi che la mia presenza ti infastidisca"
"Tu mi infastidisci sempre, Sullivan." aveva commentato cercando di essere il più ironico possibile, celando malamente il rossore sulle guance e l'evidente imbarazzo che provava in quel momento.
"Non è vero, questa volta sembra un qualcosa di diverso, sembra quasi che solo la mia vicinanza fisica ti dia fastidio. Ti sei innamorato del mio charme?"
Era troppo vicino, troppo dannatamente vicino per frenare quel "si" che gli bruciava in gola, ristagnando nella stessa.
Quella vicinanza lo rendeva inerme, così tanto da fargli temere di fare qualche stronzata, come per esempio confessargli tutto o baciarlo.
Era così tanto vicino al suo viso da poter vedere ogni singola sfumatura cerulea dell'iride, così vicino da potergli vedere tutto, comprese quelle labbra sottili che si aprivano in un sorriso spontaneo...
"Ma vaffanculo, Jim! Che cazzo vai a pensare?" aveva chiesto, ridendo con una risata stridula.
"Era una battuta Zack."
"Ora puoi alzarti? Voglio una doccia."
Jim aveva fatto come Zack gli aveva chiesto, scendendo dal divano e mettendosi in piedi di fronte a lui, con le mani sui fianchi e lo sguardo duro.
"Ora puoi andare a farti la doccia, grazie per la comprensione Zack."
"Grazie a te." aveva risposto ironico, temendo che fosse successo qualcosa all'altezza del basso ventre..
Matt li aveva spiati, sperando che uno dei due confessasse.
Erano bastati pochi attimi, pochi semplici minuti per far nascere una nuova consapevolezza nel cervello di Matt, e se anche Jimmy provasse qualcosa di più di una semplice amicizia per Zack?
Come cercare di salvare i suoi più cari amici dal commettere un errore che gli avrebbe precluso la felicità?

[...]

"Sono quaranta minuti che sta in quel dannato bagno! Ma che deve fare?" aveva chiesto, spazientito, Jim
"Di prima mattina c'è il picco di testosterone." aveva risposto Matt alludendo a qualcosa che Jim non riusciva a comprendere.
"Tu hai spiato, vero?"
"Si."
"Potresti spiegarmi quello che gli dice la testa?"
"La testa è la sua, non posso entrarci dentro."
"Ma dai! Sei sempre stato il suo migliore amico, molto più di me! Ti ha sempre detto tutto e possibile che non ti ha detto quello che gli succede ultimamente?"
"Jim, siamo i suoi migliori amici."
"Non sparare stronzate, ok? Tu sei il suo migliore amico e lo sei sempre stato. Cioè, tu e lui eravate inseparabili fin dall'asilo..tu lo conosci...meglio."
"Vuoi un goccio di caffè? Magari così la smetti di dire stronzate colossali."
Jim aveva annuito, sapeva che Matt non avrebbe mai parlato o meglio non avrebbe mai detto quello che sapeva, perché sicuramente lui lo sapeva eccome!
Zack era uscito dal bagno, entrando nella cucina con solo un paio di Boxer ed una maglietta attillata.
"Anche io voglio il caffè." aveva commentato, sedendosi al tavolo della cucina sotto agli occhi increduli di Jim.
"Cos'è non mi hai mai visto in boxer?" aveva chiesto fingendo che nulla fosse successo.
Jim lo aveva semplicemente fulminato con lo sguardo, dirigendosi verso il bagno.
"Tu dovresti parlargli."
"No, io dovrei fare spesa. Hai qualche dollaro? Sono rimasto a secco."
Matt gli aveva prestato dieci dollari,informando il più piccolo che i tassi d'interesse erano alti.
"Mi devono richiamare, Matt, finché non mi richiamano a lavoro io non ho un soldo." aveva risposto acido, prima di andare a vestirsi per uscire a fare spesa.
Matt si era lasciato andare sulla sedia, sbuffando sonoramente.
Sapeva benissimo dove sarebbero andati a finire.

[...]

Zack era uscito a fare spesa, voleva andarci a piedi, dato che non era abituato a portare la spesa con la moto e a dirla tutta non ci aveva mai provato.
Voleva portarsi dietro Ichabod, ma nel supermercato i cani non erano ammessi e non poteva lasciarlo fuori, quello era un cane irruente, psicopatico a volte, sarebbe stato capace di attaccarsi alle gambe delle vecchiette pur di liberarsi e seguire il padrone nel supermercato!
New York era più tranquilla del solito, c'era sempre il solito traffico per le strade, ma i marciapiedi erano praticamente vuoti.
Gli piaceva camminare per le strade deserte perso nella musica che, attraverso le cuffie, si sparava ad alto volume nelle orecchie.
Non sentiva praticamente nulla, se non la voce del cantante degli Atreyu.
Camminava lentamente, cercando di tenere a mente tutto quello che mancava nel suo frigo.
Non si era accorto del ragazzo che lo seguiva e lo chiamava a gran voce.
All'improvviso aveva sentito una mano afferrargli la spalla.
Si era voltato con tutta l'intenzione di tirare un pugno sul naso della persona che aveva appena osato toccarlo, ma si era fermato riconoscendo il volto di Brian, o più che altro il cappello strambo che teneva sulla testa.
"Credo che tu stia diventando sordo." aveva esclamato, senza accorgersi dei fili delle cuffie che uscivano dalle orecchie del ragazzo.
Solo quando Zack, con un gesto stizzito, si era tolto le cuffie da un orecchio l'aveva capito.
"Oh, scusa, non le avevo viste.."
"No, tranquillo! Che ci fai qui?"
"Ehm, inutile dirti che quello è il mio palazzo, vero?" aveva chiesto indicando il portone davanti ai suoi occhi.
"Cosa?" aveva chiesto sbarrando gli occhi.
Quanto aveva camminato? E come ci era arrivato lì?
"Vorresti dire che non te ne eri accorto?"
Zack aveva scosso la testa, cercando con gli occhi un supermercato.
"Sai se qui vicino c'è un supermercato?"
"No, l'unico che conosco è a qualche isolato da qui."
"Credo che sia quello dove stavo andando, prima di mettere la musica nelle orecchie e perdere il controllo del mio corpo."
Brian aveva sorriso, quel sorriso così totalmente diverso da Jim, ma ugualmente affascinante.
"Se vuoi ti ci porto con la macchina, tanto anche io devo fare spesa, a meno che non voglia pranzare con le gambe del tavolino."
"Davvero?" aveva chiesto ringraziando la sua buona stella.
"Certo, è un modo per sdebitarmi per il passaggio dell'altra notte. Anzi, perché non vieni a pranzo da me?"
Zack era sul punto d'accettare, ma si era ricordato di Matt e di Jimmy bloccati nel suo appartamento senza cibo all'infuori di una mela e di una banana.
"Mi farebbe piacere, ma Matt e Jimmy sono a casa mia e li ho lasciati senza cibo."
Il volto di Brian si era contratto in un espressione dispiaciuta.
"Non fa niente! Ti accompagno lo stesso a fare spesa, però." aveva mentito spudoratamente, quel ragazzo lo intrigava e non poco! Ma il fatto che si defilasse sempre con scuse banali gli aveva fatto perdere le speranze.
"Però potresti venire a pranzo da noi. Io non sono un bravo cuoco, ma Matt si. Sempre se ti fidi.."
Non era l'appuntamento che voleva, insomma invece  che trovarsi da solo con il ragazzetto c'erano anche altre due persone, ma era un inizio.
Aveva fatto cenno di sì con la testa, prima di aprire la macchina e di invitare Zack ad entrare.

[..]

Erano tornati nell'appartamento di Zack verso l'una ed un quarto.
"Halleluja! Credevo che te ne fossi andato." aveva urlato Matt che si trovava sul divano insieme a Jim, intenti a giocare alla Play.
"Colpa mia, scusate! Ho portato la spesa a casa e ci ho messo tanto tempo." aveva risposto Brian, facendo un cenno con la mano agli altri due.
"Uh, allora potevate metterci di più" aveva commentato Matt, alludendo a qualcosa di estremamente sessuale.
"Matt, invece che sparare cazzate, perché non vieni a cucinare?"
Matt si era alzato, lasciando il joystick a Brian.
"Che gioco è?"
"Crash." aveva risposto Jimmy, senza guardare l'altro.
"Posso giocare?"
"Puoi fare quello che vuoi."
Brian aveva capito di non essere il benvenuto e quindi non aveva fatto altre domande, si era limitato a giocare, tenendo il più possibile gli occhi incollati al televisore.
"Quanti anni hai, Brian?" aveva chiesto Jimmy, pochi minuti dopo.
"Ventitré, perché?"
"Oh,no, niente. Sembravi molto più vecchio, forse è colpa del taglio di capelli."
Brian aveva sorriso, gli faceva tenerezza quel tizio lì.
Si stava per sposare ma era innamorato del suo migliore amico, a chi non avrebbe fatto tenerezza?
"Perché non glielo dici a Zack? Oh, va contro i miei interessi, ma prima che mi uccidi potresti dirglielo.."
"Dirgli cosa?"
"Che non vuoi sposarti realmente e che ami lui, potrebbe essere un buon inizio, no?"
Brian era così, semplice e diretto come una coltellata nel petto.
Jim aveva trattenuto il respiro per un po, somatizzando la frase del ragazzo.
Era un tipo così cristallino?
Era così dannatamente patetico e trasparente da farsi capire persino da un ragazzo che conosceva a malapena?
"Ma che cazzo vai dicendo?" aveva chiesto, fingendosi indignato.
"Il mio pensiero e se tieni veramente a Zack dovresti seguirlo." aveva risposto alzandosi dal divano e dirigendosi verso quella che aveva tutta l'aria di essere una cucina.
"Che si cucina di bello?" aveva chiesto avvicinandosi a Zack che si era voltato puntando su di lui i suoi bellissimi occhi azzurri.
"Non lo so, credo pasta, è lui lo chef."
"Anche perché se non vuoi un blocco intestinale con i fiocchi è meglio così." aveva risposto Matt ironico.
"Non sai cucinare?" aveva chiesto Brian, come se Zack non glielo avesse già detto.
"No, ma son vivo lo stesso."
"Potrei insegnartelo." Aveva detto, con il suo solito tono malizioso che mandava in tilt il cervello di Zack "Posso fumare? O è meglio che vada fuori?"
"No! Già è tanto se Matt non ha messo la cenere nel sugo per la pasta."
"Ma stai zitto, cretino! Sei tu che hai scambiato il barattolo pieno di pelati per un posacenere, molto tempo fa."
"Ancora? Eri tu! Ubriaco come una zucchina che andavi ciccando da tutte le parti."
Brian si era seduto al tavolo, osservando la scenetta comica che gli si parava di fronte agli occhi e dando, sporadicamente, qualche attenzione ad Ichabod che gli leccava la mano.
Non aveva mai avuto un amico fisso, un gruppo e tutte quelle stronzate lì.
I suoi genitori lavoravano per una nota compagnia aerea, quindi viaggiavano molto e non avevano una dimora fissa, se non durante le varie vacanze.
Avevano deciso di portarselo dietro nei suoi viaggi, insieme ad una tata che oltre ad occuparsi di lui per le cose più banali, come il pranzo, gli faceva da maestra.
Brian amava stare in compagnia e non era difficile per lui fare amicizia.
All'età di dieci anni conosceva già, a grandi linee, due lingue, l'inglese ed il francese, così dovunque andava poteva scambiare quattro chiacchiere con gli altri bambini.
Verso i diciotto anni conosceva anche il tedesco e qualche piccola parola d'italiano.
Il padre era andato in pensione precocemente, come succedeva spesso per i piloti d'aereo e la madre aveva continuato a fare l'hostess, così Brian si era stabilito a New York insieme al padre.
Erano passati cinque anni, eppure non aveva avuto il tempo di farsi un gruppo o un amico speciale.
Faceva tre lavori e seguiva le lezioni universitarie, scambiava qualche chiacchiera con le varie persone che incontrava, ma nessuna di loro sembrava abbastanza interessante da poter cominciare un'amicizia "approfondita", anzi gli  sembravano tutti i soliti figli di papà che si fingevano rivoluzionari per acchiappare le ragazze.
Tutti tranne Zack, ovviamente.
L'aveva visto più volte nell'università, non frequentavano gli stessi corsi, eppure qualche volta gli era capitato di vederlo nei corridoi, sempre incollato a Matt, infatti all'inizio aveva pensato che fossero fidanzati.
Si era innamorato della sua risata cristallina e dei suoi occhi azzurri e delle sue ciglia lunghe fin dal primo momento che l'aveva intravisto nella folla del corridoio.
Quel giorno, quando gli era caduto sopra, si era ritrovato in quella strada per caso.
Aveva sognato quel momento da un paio di settimane, ma non sperava che fosse così semplice conoscerlo e cominciare ad uscire con lui.
Si trovava bene con quei ragazzi, anche se era solo la seconda volta che ci passava un po di tempo insieme.
"Brian, non te l'ho mai chiesto.." aveva cominciato Matt "Che studi frequenti? Perché credo di averti già visto.."
"Chirurgia" aveva risposto accendendo, finalmente, la sigaretta che aveva tra le mani.
"Ecco dove ti avevo già visto! Anche io vado a chirurgia!" aveva urlato Matt, facendo saltare persino Jimmy ancora intento a giocare alla play.
Zack aveva cominciato a ridere per via del falsetto nel quale Matt si era appena esibito.
"Davvero? Eppure non ti ho mai visto, no non mi sembra." aveva finto davvero bene, sembrava dannatamente convincente."Tu invece?"
"Io vado lì vicino, a filosofia." aveva risposto girando il sugo per non farlo attaccare sulla padella. "Eppure non ti ho mai visto, almeno prima di caderti sopra con il mio gentil peso!"
Brian gli aveva sorriso, schiacciando la sigaretta nel posacenere.
"Non sono un tipo che attira l'attenzione." aveva commentato lapidario.
"Con quel cappello l'attiri eccome l'attenzione." aveva risposto divertito Zack.
"A lezione non lo porto, già mi considerano uno strano!"
"Benvenuto nel club, lui è quello che ritenevano un drogato" aveva detto Matt indicando Zack "Io ero il vampiro di turno, Jimmy era semplicemente sociopatico e Johnny un folletto, se ne inventano di tutti i colori! Ma non hai frequentato il liceo locale?"
"No, mi sono trasferito qui a diciotto anni e ho dato l'esame finale da privatista."
Zack ne era rimasto meravigliato, una persona che fa tre lavori per continuare gli studi non può aver fatto gli esami da privatista!
Ciò implicava il fatto di avere un professore personale cosa che costava un occhio della testa.
C'era qualcosa che non andava in quel racconto.
"Quando si mangia?" aveva chiesto Jimmy entrando nella piccola cucina.
"Pasta al sugo e patatine fritte." aveva risposto Zack, evitando il contatto visivo con l'altro.
Brian osservava in silenzio chiedendosi se fosse giusto lasciare le cose così oppure aiutare quei due a mettersi insieme.
Ma come poteva un uomo, di per sé egoista, aiutare il proprio rivale d'amore?
Come poteva un uomo, discendente da un animale, azzittire l'istinto di sopravvivenza, mandare a fanculo la "continuazione della specie" e guardare, come un vigliacco che si sottrae all'amore, il proprio rivale vivere un connubio d'amore pari a quello di Romeo e Giulietta?
La risposta era semplice, non poteva.
Poteva dare la colpa al suo essere egoista, oppure al suo essere perennemente solo, senza amici o amanti se non occasionali, ma la verità era che quel ragazzo gli aveva rubato il cuore dal primo secondo del loro primo incontro, mandando a quel paese tutte le sue precedenti convinzioni.
Partendo dall'essere etero fino alla cara vecchia bugia del non credere nell'amore.
Tutti quelli che non hanno ricevuto amore nella loro vita negano la sua esistenza, si chiama elaborazione del lutto e lui, chiaramente, si trovava nel primo stadio.
La negazione.


Ditemi che tutto questo ha un senso, è nata di getto lo ammetto.
Con sottofondo la  voce melodica di Jeff Buckley (Pace all'anima sua), che vi consiglio di ascoltare *-* Crea dipendenza, davvero!
Passando ai commenti, grazie <3
Davvero!
E spero di non deludervi con questo capitolo inconcludente e mi scuso se l'esame che sto preparando si mescola con questo capitolo, non era mia intenzione farlo, ma ci stava bene xD
Alla prossima.

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Capitolo 4
*** -Stop! Before It’s Too Late And We’ve Destroyed It All ***



«It's a terrible love and i'm walking with spiders

Capitolo 4° Stop! Before It’s Too Late And We’ve Destroyed It All

Brian aveva aiutato Jimmy ad apparecchiare il tavolo in salone, molto più grande rispetto a quello della cucina.
"Quello che hai detto prima, lo credi seriamente?" aveva chiesto Jimmy posizionando le forchette sul tavolo.
"Non sono uno schizofrenico, Jim. Se dico una cosa la penso." aveva commentato " Ma preferisco che tu sia immobile come ora, sai? Zack mi piace, come ho già detto, e non amo molto la competizione. Quindi non fare nulla."
Jim lo aveva linciato con lo sguardo, riprendendo, con eccessiva disinvoltura, a mettere le posate sul tavolino.
"Non ho fatto nulla fino ad ora proprio perché non ne sono innamorato."
Brian aveva cominciato a ridere, una risate estremamente irritante.
"Bene."
Brian era tornato in cucina, non appena aveva visto Matt entrare in salotto portando la pasta ancora fumante.
"Hai bisogno di una mano?" aveva chiesto avvicinandosi a Zack intento a girare le patatine fritte nella padella.
"Riesco a girarle da solo." aveva commentato, priva di girarsi verso di Brian e fargli una linguaccia.
"Fai piano, però." aveva detto Brian, guardando il modo "rude" con il quale le girava.
"Cazzo!" aveva esclamato portandosi il dito in bocca come un bambino. "Brucia! Porca puttana dell'olio."
"Ti sei schizzato?"
"Si, porca puttana."
Brian gli aveva sorriso, prima di aprire l'acqua fredda e di invitare l'altro a mettere il pollice sotto al getto gelido.
"Dici che basta? Brucia da far schifo."
"Cosa vuoi un bacino? Così ti passa?" aveva chiesto ironico.
"Non sarebbe una brutta idea."
"Mi stai forse spronando a darti un bacio?"
Zack era arrossito, diventando forse più rosso della parte colpita dall'olio bollente.
"Sul dito, non sulla bocca."
"Peccato." aveva biascicato Brian prima di baciare il pollice di Zack e di girare le patatine sul fuoco.
Zack si era poggiato sul frigorifero fissando quel ragazzo alle prese con i fornelli.
Si era esposto molto di più di quanto avesse mai sospettato di fare, voleva baciarlo si, ma non voleva essere così diretto!
Infondo lui era innamorato di Jimmy, non di quel ragazzo palestrato e seducente che si stava rivelando un perfetto cuoco, oltre che una persona squisita.
O forse no?
"Avete finito con queste patatine?" aveva chiesto bruscamente Jimmy entrando nella cucina "La pasta si fredda."
"Quasi fatto, tu vai a mangiare, non vogliamo mica che ti faccia ancora male." aveva risposto Brian rivolgendosi verso di Zack.
"No, sei un ospite, non puoi cucinare oltre che apparecchiare."
"Un ospite? Ma se mi sono quasi auto invitato? Su vai a mangiare insieme a Jimmy. A lui fa sicuramente piacere".
Zack non aveva fatto caso alle ultime parole del ragazzo, troppo impegnato a guardare i suoi occhi che splendenti guizzavano dalla sua figura a quella di Jimmy.
Aveva fatto come Brian gli aveva detto, tornando in salotto.
Brian aveva tolto le patatine dalla padella, mettendole, poi, su un po di carta per farle scolare dall'olio in eccesso.
Cercava il sale nelle varie mensole, chiedendosi dove fosse.
Non c'era da nessuna parte, eppure per la pasta dovevano averne messo un po.
"Zack, il sale?" aveva chiesto ad alta voce.
"è qui, Matt ha il brutto vizio di metterne poco nella pasta." gli aveva risposto il ragazzetto, portandolo in cucina.
"La ringrazio! E mi dispiace di averla scomodata."
Zack gli aveva sorriso tornando nel salotto.
Brian si era perso guardando il suo fondoschiena, sentendosi per un attimo un maniaco sessuale.
Aveva aggiunto il sale alle patatine, girandone per evitare che alcune diventassero troppo salate ed altre sciape.
Si era diretto verso il salotto con l'insalatiera.
Si era seduto affianco a Matt, visto che Jim si era, involontariamente, messo accanto a Zack.
La cosa bella era che dalla sua postazione poteva benissimo guardare quel ragazzo, poteva osservarlo senza sembrare un maniaco, non tutto era perduto, quindi.

[...]

"Ho mangiato come un maiale!" aveva commentato Zack seduto sul divano, intento ad osservare Matt e Jimmy guardare alla Play.
Brian aveva sorriso, tentando di non spostare lo sguardo dal televisore per evitare di guardarlo ancora una volta così da fare una volta per tutte la figura da maniaco sessuale.
Zack, però, era di un altro avviso, visto che si poggiato alla sua spalla, come a voler attirare la sua attenzione, di nuovo.
Brian si era intesito e Zack se ne era accorto.
"Do fastidio?" aveva sussurrato al suo orecchio.
"No." aveva risposto osservando nuovamente lo schermo colorato del televisore "Solo che potrei rovinare tutto."
"Come?"
"Non ne ho la più pallida idea." aveva risposto, sbuffando.
Matt li osservava, ma erano troppo impegnati per accorgersene, pensando ad un piano per lasciarli da soli senza farsi accorgere da Jimmy.
"Oh cazzo!" aveva urlato Matt, spaventando gli altri tre "Jim mi devi accompagnare, porca puttana!"
"Dove?"
"Ho dimenticato i libri a casa mia, Santo Dio! Non puoi capire, domani ho l'esercitazione e devo per forza studiare per quel dannato esame. Cazzo."
"Non puoi andare da solo?"
In quel momento odiava il cervello da porcospino rincoglionito di Jimmy o forse la sua totale incapacità di lasciare quei due da soli.
"Non ho la macchina, sono venuto con Zack!"
"Che palle, andiamo."
Matt aveva sorriso guardando Brian e lasciandogli intendere che non aveva nessun dannato esame da preparare, anzi..
"Torniamo tra un po." aveva commentato Matt, trascinando Jim verso la porta e chiudendola dietro di sé.
Zack era rimasto interdetto per un po, prima di capire che quella era solo una scusa.
"Non avete nessuna esercitazione domani, vero?" aveva chiesto stiracchiandosi dolcemente.
"No." aveva risposto Brian alzandosi dal divano per prendersi una sigaretta.
Zack gli aveva bloccato il braccio.
"La mia vicinanza ti da così tanto fastidio?"
"No, è questo il punto." aveva risposto criptico Brian prendendo una sigaretta dal pacchetto che si trovava sul tavolino, probabilmente di Matt.
Si era rimesso seduto accanto a Zack, non potendo più guardare lo schermo del televisore, dato che non c'era più niente da vedere, aveva rivolto il suo sguardo nella grande libreria che spiccava nell'arredamento spoglio di quel salotto.
"Ti piace la musica?"
"Si, a chi non piace?"
"Oh, ne ho incontrata di gente che l'odiava. Soprattutto in Europa, lì si ascoltano canzoni del cavoli che parlano di Cuore, di Sole e d'amore."
"Hai viaggiato tanto?"
Brian aveva annuito, poggiandosi totalmente sul divano, o per meglio dire sprofondando nello stesso, prendendo un grande respiro.
Quel dannato divano era pregno del profumo di Zack, dannatamente troppo pregno.
"Non è un discorso che ti piace, eh?"
"No, al contrario. Ho sempre amato viaggiare e tutt'ora, anche se son passati cinque anni, mi manca quella vita." aveva detto, sincero come solo lui sapeva essere "Ma fa parte del passato e purtroppo non posso cambiare le cose."
"Capisco, non sei una persona che si fa imbrigliare, quindi!"
"Imbrigliare?"
"Si, mettere le redini, come ai cavalli." aveva commentato, cercando di farsi capire.
"Ah! No, ma potrei farci un pensierino. Te, invece? Hai mai viaggiato?"
"Si, ma non troppo. Qualche estate in compagnia di Jimmy, Matt e Johnny."
"Con i tuoi genitori,no?" aveva chiesto, mentre l'altro si avvicinava sempre di più.
"No." aveva detto evasivo "Posso mettermi sdraiato? O ti do fastidio?"
"No, non mi dai fastidio."
Brian aveva alzato il braccio con la sigaretta per evitare che Zack si bruciasse, mentre poggiava la sua testa sulle sue gambe.
"Vuoi vedere un po di tv?" aveva chiesto Brian prendendo il telecomando.
"Magari."
Aveva fatto un po di zapping, prima che Zack gli dicesse di lasciare sul canale di musica.
"Ti piacciono gli Atreyu, eh?" aveva chiesto Brian sorridendogli.
"Si. Mi piace soprattutto questa qui! Si può dire che mi porta all'orgasmo ogni volta che la sento."
Brian aveva cominciato a ridere fino alle lacrime.
"Che ti ridi?"
"è che l'hai detto così tanto serio...cioè eri serio mentre lo dicevi e cavolo...eri stupendo.. cioè"
"Non ho capito ancora perché ridi, ma ti ringrazio per avermi detto che sono stupendo."
Brian aveva sussurrato un prego, prima di tornare a guardare il video e ad ascoltare le parole della canzone.
Non era il suo genere di musica che preferiva, troppo pieno di urla e di parole dette ad una velocità assurda, che gli impediva di capire il senso complessivo della canzone.
"Ho già detto che ho mangiato troppo?" aveva chiesto Zack, cercando in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
"Cosa vorresti? Un bacio come prima?" aveva risposto Brian, con gli occhi ancora fissi sullo schermo.
Zack aveva annuito, esibendosi nella sua espressione preferita, quella da cucciolo che gli riusciva così dannatamente bene da far innamorare qualsiasi persona la vedesse.
Brian aveva piegato leggermente la testa di lato, per vedere meglio quell'espressione.
Aveva lasciato un flebile bacio sulla fronte del ragazzo, aveva tutta l'intenzione di fermarsi a quello, ma Zack era di un altro parere.
Aveva preso il volto dell'altro tra le mani avvicinandosi pericolosamente alla sua bocca.
Brian aveva gli occhi sbarrati dallo stupore e la bocca leggermente aperta, così che Zack non aveva dovuto sforzarsi per far entrare la sua lingua in quella piccola fessura.
Ci era voluto qualche secondo prima che Brian si rendesse conto di quello che stesse succedendo e chiudesse, finalmente, quegli occhi.
"Scusa." aveva commentato Zack.
"Scusa te, di solito bacio meglio." aveva biascicato Brian, cercando di nascondere il rossore delle sue guance.
Zack era felice, cioè aveva appena rubato un bacio all'essere più sexy che avesse mai visto nella sua vita -dopo Jimmy, naturalmente- e dalla sua posizione, con l'orecchio vicino allo stomaco del più grande, riusciva a sentire il battito accelerato del ragazzo.
Era felice per la reazione, per il bacio e per il cuore che batteva così forte da martellargli le tempie.
"Meglio di così?" aveva chiesto incredulo.
"Si, me lo dicono tutti che bacio benissimo."
Zack si era avvicinato nuovamente alle sue labbra, riprendendo a baciarlo.
Brian, non più in preda al panico, lo aveva baciato con più slancio, muovendo le mani sul corpo del ragazzino.
Zack non aveva perso tempo, imitando i movimenti del più grande.
"Se non la smetti io non so quello che faccio." aveva commentato Zack, staccandosi velocemente dal corpo di Brian.
"Fermati...prima che sia troppo tardi" aveva commentato Brian "Io devo andare"  si era alzato dal divano raccogliendo le varie cose che aveva lasciato sparse nella casa.
Zack non l'aveva fermato, lasciandolo scappare.
Non aveva neanche salutato uscendo dalla porta, non si era voltato e non aveva neanche accarezzato Ichabod che lo seguiva scodinzolante.
Si era defilato, correndo giù per le scale e colpendo la spalla di Matt.
"Hey!"
"Ciao, scusa non volevo prenderti." aveva risposto prima di uscire dall'edificio ed entrare di corsa nella macchina.
Matt aveva fatto gli ultimi scalini di corsa, mentre Jimmy osservava la scena fermo ed impalato come se fosse rimasto impietrito.
"Che è successo?" aveva chiesto con il fiatone per via della corsa.
"Il chiodo schiaccia chiodo non è il mio forte." aveva risposto Zack ancora scosso per quello che era accaduto.



Mi piace dipingerli come un gruppo di donnicciole xD
Ci ho messo 15 minuti a scriverla in un impeto di ispirazione che non mi è mai capitato prima!
Mi scuso se ci sono errori o cose simili ma l'ho scritto di getto ù_ù
Ringrazio chi ha recensito o aggiunto i capitoli precedenti xD
Alla prossima (Presumibilmente Domenica, visto che questi giorni ci sono e non ci sono. Gli esami si avvicinano e io invece sto ancora lontano lontano).


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Capitolo 5
*** -Ma ognuno ha un luogo dove dirsi la verità che ti offende come specchio in gola. Che non scende fino al cuore, perché ha paura. ***


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Capitolo 5° Ma ognuno ha un luogo dove dirsi la verità  che ti offende come specchio in gola. Che non scende fino al cuore, perché ha paura.




Zack si era diretto verso l'università, sperando di incontrare Brian.
Aveva deciso di andare a trovare Matt in mensa, così da poter incontrare l'altro.
Più che altro glielo aveva imposto Matt.
"Hey, quello è decisamente il tuo albero preferito, continui a fissarlo."
"Matt, non è il mio albero preferito, è l'unica cosa  che ho davanti."
"Secondo me ti piace, forse è per il colore del legno, oppure delle foglie...voi filosofi siete così riflessivi."
Zack lo stava ignorando volutamente, non voleva sentirsi ripetere, nuovamente, di dover presentarsi a casa di Brian o forse al pub dove lavorava o ancora nel laboratorio di chirurgia.
Magari interrompendo la lezione dicendo "Hey, ti ricordi di me? Ci stavamo per fare sul divano di casa mia ma tu sei scappato."
Preferiva di gran lunga incontrarlo per caso ed aspettare che fosse lui a salutarlo e non il contrario.
Matt, ancora leggermente infastidito dal fatto che lo ignorasse, si era seduto sull'erba accanto al ragazzo.
"Hai dormito?"
"Non molto."
"Post sbornia?" aveva chiesto, alludendo al fatto che non appena Brian era scappato correndo da casa di Zack, si era ubriacato come non aveva fatto prima.
"Anche."
Non era una delle conversazioni più brillanti che avessero mai fatto quei due, ma era comunque un inizio, visto che Zack era il tipo che si teneva tutto dentro, che non parlava quasi mai dei suoi sentimenti e che preferiva, di gran lunga, agire.
"Hai intenzione di parlami?"
"No."
"Ti aspetto in mensa, allora.."
"Non ho fame."
"Ci vieni lo stesso."
Quello era chiaramente un ordine, il tono della voce lo faceva apparire come un ordine ed anche lo sguardo duro del più grande.
Non aveva paura di Matt, ma non perché fosse un cuor di leone, più che altro non lo aveva mai visto incazzarsi di fronte ad i suoi occhi e non sapeva quanto cattivo potesse diventare.
"Che palle!"
Matt gli aveva fatto "ciaociao" con la manina, sorridendo come un cretino ed allontanandosi verso la sua facoltà.
Zack non aveva la minima intenzione di andare a lezione, il mal di testa associato al mal di stomaco, lo aveva reso una poltiglia d'uomo.
Se ne era rimasto sul prato a studiare quel pallosissimo libro, combattendo contro il sonno.

[...]

Non sapeva quanto tempo era rimasto su quel prato, non sapeva neanche se intorno a lui fosse rimasto qualcuno.
Erano volate quelle due ore ed aveva quasi finito il libro per l'esame, l'unica cosa che non era finita era il mal di stomaco.
Non aveva nessuna intenzione di entrare in mensa e sentire tutti quegli odori che non gli avrebbero fatto altro che aumentare la nausea.
Aveva scritto un messaggio frettoloso a Matt, dicendo che se ne sarebbe rimasto all'aria aperta, così che nessun odore potesse colpirgli violentemente il naso, o almeno così pensava.
Un odore nell'aria c'era e non capiva se fosse rimasto attaccato al suo corpo, nonostante le due docce, o se Brian fosse nei paraggi.
Aveva deciso di non alzare il muso dal libro e di continuare a leggere, così da poter finire il libro e da non buttare completamente nel cesso quella mattinata.
Non  si era accorto, quindi, della presenza del ragazzo che, dietro all'albero, combatteva contro la voglia di avvicinarsi a Zack o di sparire nel nulla come aveva fatto il pomeriggio precedente.
Non soffriva di doppia personalità, non era schizofrenico, aveva semplicemente paura che la storia con quel ragazzetto diventasse qualcosa di più di un chiodo schiaccia chiodo come, sembrava, essere iniziata.
Aveva paura anche di ferire Zack non facendogli presente che c'era la possibilità remota che Jim lo amasse, o più profondamente aveva paura di innamorarsi ancora di più di quel ragazzo e di rimanerci scottato una volta che lo stesso si fosse accorto dell'amore che Jim provava per lui.
Era un casino, un terribile casino se si contava anche il fatto che di lì a pochi mesi lui sarebbe partito per l'Europa grazie a quella brutta invenzione chiamata Erasmus.
Sei mesi lontani erano troppi e i tre che restavano erano troppo pochi per costruire qualcosa di serio, soprattutto con l'ombra nera dell'Erasmus.
Alla fine, aveva scelto il comportamento meno adatto, ovvero quello di avvicinarsi a Zack e spiegare parzialmente il suo comportamento.
Era un po il giochetto dello struzzo che nasconde la testa nella sabbia per paura di essere mangiato, lui nascondeva le sue paure con una paura, reale, ma pur sempre meno dolorosa.
"Zack."
"Brian!" aveva esclamato l'altro, senza togliere lo sguardo dalle pagine del libro.
"Mi dispiace per ieri...io.."
"è tutto ok, ti ho spaventato e mi dispiace." aveva commentato, sorridendo, Zack alzando finalmente lo sguardo verso quello di Brian.
"Davvero?"
"Si, è tutto ok. Mi dispiace di averti spaventato, ma era da un paio di mesi che non avevo un ragazzo o una ragazza a portata di mano, e ho dato voce ai miei ormoni. Scusami."
"Non è che non mi è piaciuto, sia chiaro! Tu mi piaci, ma preferisco far le cose con calma." aveva mentito, sentendo anche lui gli ormoni impazzire  e ballare la samba nel suo corpo "E non devi scusarti, mi scuso io per essere scappato."
Zack gli aveva sorriso, continuando a leggere il libro.
Brian si era seduto accanto a lui, guardando il libro che aveva tra le mani.
"Kant?"
"Si."
"Non l'ho mai sopportato."
"Neanche io, ma qui lo ritengono un filosofo importante e quindi eccomi qui a studiarlo."
"Hai fame?"
"Per niente, ma se vuoi Matt è in mensa...cioè se non hai nessuno che ti accompagna."
Brian ci aveva pensato su per un paio di minuti prima di rispondere.
Rimanere lì fuori con Zack non lo avrebbe portato a nessuna soluzione, se non quella di confessargli le sue paure, mossa sbagliata dato che non si conoscevano quasi per niente e una buona conoscenza non è mai basata sulle paure o sulle paranoie.
"E tu?"
"Me ne resto qui, al fresco. Se tu vai, Matt non mi costringerà ad entrare.."
Brian aveva annuito, alzandosi dal prato.
"Ci vediamo qui? Dopo?"
"Si, se vuoi...cioè se non è un problema."
"No, no. Il tempo di mangiare un panino e torno, insieme a Matt."
Zack aveva annuito, tornando al suo libro.
Ma la sua mente era intenzionata a fare di tutto, tranne che collaborare.
Lo aveva appena cacciato via, fingendo indifferenza e rispondendo a monosillabi, un comportamento quasi normale dato quello che era successo il giorno precedente, ma non normale per uno che fino ad un secondo prima voleva incontrarlo per chiarire.
Aveva sbuffato, cercando le sigarette nella borsa.
Aveva la nausea, ma non era mai troppa per smettere di fumare o per rinunciare a quel sapore amaro di tabacco e carta bruciata che tanto lo faceva calmare.
A volte è più facile credere a quello che conosciamo, come il potere "calmante" di una sigaretta, che fare i conti con una realtà sconosciuta come le paure di Brian

[..]

Brian era entrato nella mensa, guardandosi intorno per scorgere la figura di Matt.
Di certo non era difficile vederlo in mezzo a tutta quella gente.
Matt era ben piazzato, a differenza di tutte quelle matricole, così gracili da farsi male anche solo prendendo in mano il bisturi.
Si era diretto verso il tavolo occupato da Matt e da qualche altro ragazzo, ancora incerto sul da farsi.
Aveva quasi paura che quello gli spezzasse le ossa per come si era comportato.
Da quel poco che aveva potuto vedere nel corso di quei mesi, nei quali osservava di nascosto Zack, quel tipo era molto -possessivo- con lui, o meglio tentava in tutti i modi di proteggerlo, una sorta di angelo custode.
"Posso?" aveva chiesto incontrando gli occhi chiari e brillanti di Matt.
"Certo." aveva risposto il ragazzo, togliendo la borsa dalla sedia "Hai già visto Zack?"
"Si, mi ha spedito qui, non aveva fame."
Matt gli aveva sorriso, prima di ricordare ai ragazzi che aveva accanto che la loro lezione sarebbe iniziata dopo cinque minuti e che dovevano affrettarsi se volevano trovare un posto decente..
"Grazie, Matt. Ci vediamo domani." aveva risposto il più alto tra i due, probabilmente erano due matricole.
Si vedeva da come portavano lo zaino, da come si guardavano spaventati intorno e soprattutto da come seguivano assiduamente le lezioni.
Solo una matricola segue tutte le lezioni.
"Matricole?" aveva chiesto, nonostante sapesse già la risposta.
"Si, mi hanno offerto questo -compito- in cambio ho cinque ore di tirocinio in meno." aveva risposto Matt addentando affamato il panino. "Tu non prendi da mangiare?"
"Oh, si giusto." aveva detto, alzandosi di scatto dalla sedia "Torno subito."
"Infatti, vedi di tornare che dobbiamo parlare."
"Se lo dici con quel tono non credo che tornerò."
Matt aveva sorriso, lasciando interdetto per qualche minuto Brian.
Come poteva essere così bello e allo stesso tempo così spaventoso?
Certo, tutte le cose belle spaventano, ma quell'uomo metteva dannatamente paura!
Così grande e malefico e calcolatore da poter uccidere un uomo, farlo ritrovare dalla polizia, lasciare le impronte digitali sparse sul corpo e farla franca per il suo sorriso destabilizzante e logorante.
Si era diretto verso i vassoi, prendendo uno a caso ed un panino poco farcito e tanto, forse anche troppo, verde.
"Non intendevo così velocemente, potevi almeno vedere che panino avevi preso, no?"
"Lattuga e pomodori e mozzarella." aveva risposto sorridendo Brian, per fargli capire che lui sapeva quello che mangiava.
"Sei un vegetariano?" aveva chiesto Matt, cercando di parlare del più e del meno, prima di tartassarlo con domande più pericolose.
"No, ma non mi piacciono gli affettati." aveva risposto mordendo il panino e sporcandosi il mento d'olio.
Matt gli aveva passato uno dei suoi fazzoletti, visto che nella fretta di tornare al tavolo non li aveva presi.
"Grazie."
"Che ti ha detto Zack?"
"Niente. Non ha una brutta cera? Credo sia di color giallo."
Matt aveva sbuffato.
"Si è scolato non so quante bottiglie ieri sera è già tanto che sia in piedi."
"Colpa mia?" aveva chiesto, sentendo i sensi di colpa riaffiorare nel suo corpo.
"In parte."
"Senti, io lo so che è innamorato di Jimmy, si vede lontano un miglio, e non vedo perché quei due non debbano mettersi insieme..io..non voglio essere un ripiego." aveva sbottato, anticipando il discorso di Matt.
"Tu come fai a saperlo? Cioè non che sei un ripiego, del fatto che quello sia innamorato...io non capisco."
Brian si era passato una mano sul volto.
"Si vede e basta." aveva risposto lapidario.
"E allora perché sei venuto a casa sua?"
"L'ho capito in quel momento, non al pub. C'è veramente all'inizio avevo pensato che tu e lui foste..."
"Fidanzati?" aveva chiesto, reprimendo una risata poco opportuna.
"In un certo senso. Sai come camminavate appiccicati nei corridoi..."
"Ci avevi già visti, eh?"
"Avevo già visto lui. Ora mi prenderai per un maniaco, ma ti giuro che il giorno che mi è caduto sopra io non lo stavo pedinando, dovevo andare ad aggiustare una cosa in casa di una vecchia."
Matt aveva sorriso, pensando a quante cose si scoprissero lasciando parlare gli altri.
"Non ho mai pensato che fossi un maniaco, anche se ti ho visto guardare Zack più di una volta. Io non sono il suo angelo custode e non so cosa sia meglio per lui." aveva sospirato " Vorrei tanto saperlo, perché vorrei che fosse sempre felice.Magari la sua idea iniziale era quella di trovare un ripiego, ma tu potresti fargli cambiare idea."
"E se Jim si svegliasse?"
"Io non posso parlare, dato che non ho una ragazza stabile da anni, ma perché lasciare che la paura ti blocchi?"
Brian aveva annuito.
"Smettila di annuire passivamente." aveva detto con un tono vagamente alterato.
"Non lo sto facendo passivamente!"
"Si, invece. Sei perso nei tuoi pensieri."
Colpito ed affondato.
"Ma che cazzo!" aveva sbottato "Non sei umano."
"Probabile. Comunque lasciamo stare, ok? Stasera  vieni con noi al pub?"
"Io ci lavoro in quel pub."  aveva risposto, spaventato dai cambiamenti repentini d'umore di quel ragazzo.
"Oh, si giusto. Vabbè lasciaci un tavolino."
Avevano consumato il resto del pasto in silenzio, scambiando solo qualche commento sulle ragazze che passavano accanto al tavolo.
Erano pur sempre due ragazzini, dovevano per forza smorzare in qualche maniera l'atmosfera tesa che si era creata.

[...]

L'unica cosa che si era mossa in quel prato era la pagina, solo lei si muoveva, alzata ed abbassata dal vento.
Zack si era addormentato, sdraiato sul giacchetto di pelle, con un braccio a proteggere gli occhi dal sole e l'altro che teneva ancora stretto il libro aperto.
Non era una visione strana o nuova in quel prato.
La maggior parte dei ragazzi che si sdraiavano su quel prato - con la scusa di studiare- si addormentavano, saltando la maggior parte delle lezioni e buttando all'aria una giornata che poteva essere proficua.
Matt si era seduto vicino a Zack, mentre Brian si era messo dal lato opposto.
Non avevano avuto il coraggio di svegliarlo, almeno all'inizio, poi avevano pensato che lasciarlo sul prato umido a dormire non era quello che gli serviva.
Lo avevano svegliato, spaventandolo a morte, prima di scoppiare a ridere per la faccia che aveva.
"Ma se uno dorme ci sarà un motivo, no?" aveva chiesto irritato.
"Oh, lo sappiamo il motivo. Ma non potevamo lasciarti sul prato umido."
"Tanto.. Ora però datemi una sigaretta, prima che vi decapito."
Brian ne aveva estratta una dal suo pacchetto, anticipando di pochi secondi Matt.
"Grazie."
L'aveva accesa, sentendo il bruciore nel suo stomaco aumentare a dismisura, ma aveva deciso di non farci caso o meglio di ignorarlo.
Brian conosceva quella smorfia del viso, la conosceva a memoria, forse perché l'aveva vista tante volte sul viso di suo padre, o forse perché ci aveva convissuto per un paio d'anni.
"Hai fatto colazione?"
"No."
"Fumi a stomaco vuoto?" aveva chiesto Matt, alzando volutamente i toni.
"No, ho mangiato un pezzo di mela."
"Oh, si certo, un pezzo di mela ti riempie."
"Non aveva fame, ok? Non so un ragazzino."
Brian era tentato di togliergli la sigaretta dalla bocca, buttandola a terra e schiacciandola, ma non ne aveva il diritto o meglio, non ne aveva la forza.
Se lo avesse fatto si sarebbe preso le occhiatacce di Zack, oltre che a quelle di Matt, molto più pericolose.
Infondo lui non lo conosceva per niente, non era nessuno per lui e non aveva alcuna voce in capitolo per quanto riguardava le sue scelte o il suo autolesionismo.
Si, Brian fumava e beveva, ma era una cosa diversa, erano diverse le quantità e le modalità.
Si sarebbe fatto male anche lui a lungo andare, ma mai come avrebbe fatto Zack, se continuava in quella sua opera di distruzione cieca.
"Posso tornare a dormire?" aveva chiesto Zack sdraiandosi nuovamente sul giacchetto che lo proteggeva dall'umido dell'erba, anche se, ormai, era pregno d'umido anche quello.
"No, non puoi lasciarci soli." aveva commentato ironico Matt.
"Oh, si certo. Ho sonno e non ho alcuna intenzione di entrare nell'aula e sentire i millemila profumi della gente."
"Sembri quasi incinto, Zack."
Brian era scoppiato in una risata fragorosa, prendendosi le occhiatacce di Zack, nonostante quella battuta l'avesse fatta Matt.
"Ahahah, simpatico lui. Se non era per voi due, io non mi sarei ubriacato ieri sera ed oggi non avrei il post sbornia!" aveva, finalmente, sbottato.
"Ma la colpa è la mia, mica la sua."
"Se lui fosse rimasto in salotto, invece che scappare via insieme a Jim, forse non ti avrei spaventato. Quindi la colpa è la vostra."
"Ma sei tu che l'hai spaventato." aveva puntualizzato Matt, volendo punzecchiare ancora un po l'amico.
Zack non era dello stesso parere, infatti si era messo le cuffie dell'mp3 nelle orecchie ed aveva chiuso gli occhi.
"E io non spavento nessuno, se qualcuno viene spaventato significa che non è interessato. E con questa rima chiudo la conferenza stampa."
Brian aveva accusato il colpo senza scomporsi, anzi, si era sdraiato accanto a Zack, incurante degli sguardi dei ragazzi che camminavano nei dintorni del praticello.
Matt per non far sembrare la cosa strana si era sdraiato anche lui.
"Questa è una congiura?" aveva chiesto Zack.
"Possibile." aveva risposto Brian "E nessuno ha mai detto che io non sia interessato a te."
Zack aveva, involontariamente, sorriso.

[....]

Johnny, meccanicamente, ticchettava sul tavolino di legno del pub, intarsiato di scritte lasciate da chissà quale ragazzina cretina.
"Alla buon ora." aveva commentato guardando Zack sedersi al tavolo. "Pensavo ti avessero ucciso."
"Ah, ah, ah" aveva risposto palesando tutto il suo cattivo umore.
"Come mai sei così acido?" aveva chiesto Jimmy
"Lo saresti anche tu, Sullivan."
"Vuoi qualcosa da bere?" gli aveva chiesto, alludendo alla scena patetica alla quale aveva assistito la sera precedente.
"Vuoi qualcosa da prendere in faccia?"
Johnny si era voltato verso di Matt per capire qualcosa, visto che era all'oscuro di tutto, o almeno di una buona parte di quello che era successo.
Matt gli aveva fatto capire che glielo avrebbe detto in seguito.
"Tipo?"
"Un cazzotto ben assestato nel volto? Perché non esci mai con la tua ragazza?!"
Si era alzato di scatto dal tavolino senza apparente motivo.
Si era diretto fuori per fumarsi una sigaretta e per calmarsi.
Non poteva farci niente, la vicinanza con Jim lo rendeva irascibile, di cattivo umore, soprattutto sapendo che non sarebbe mai stato suo.
"Dovresti calmarti."
"Ma che cazzo ne sai tu? Mi conosci da tre giorni e sai già quello che dovrei e non dovrei fare?"
"No. So che sei innamorato di Jimmy e mi basta per dirti che dovresti calmarti."
Zack era rimasto in silenzio, guardando quel ragazzo negli occhi e combattendo contro la voglia di spaccargli il naso.
"E allora perché ti avrei baciato ieri?"
"Per ripiego."
Quel luogo, quel retrobottega era diventato il posto peggiore per dirsi la verità.
Era diventato il loro posto della verità, un luogo scomodo, fatiscente e rovinato, proprio come l'orgoglio di Zack in quel preciso istante.
Quella parola faceva schifo, come si faceva schifo lui in quel momento.
Non aveva tutti i torti, quello era stato un ripiego, il primo bacio era un ripiego, ma il secondo era passione.
"Il primo." aveva risposto guardando la gente uscire ed entrare nel locale.
"Mi conosci da due giorni, forse tre o forse quattro. Anche il secondo lo era."
"è una tua convinzione e non ho nessuna intenzione di togliertela dalla testa, mio caro."
"Touchè."
"E tu non sei scappato per paura."
"Questa è una tua convinzione."
"Fammi cambiare idea, no?"
Quella conversazione era paradossale, come paradossali erano le bugie che scorrevano fra di loro, silenziose e mal celate.
Brian aveva gettato a terra il mozzicone, spingendo Zack addosso al muro.
Lo aveva baciato.
Non il bacio passionale della sera precedente, non era ne il luogo ne il tempo adatto per quello, era un bacio casto, era un singolo bacio a fior di labbra, quelli che ti lasciano a malapena il sapore dell'altro.
Non era il mangiarsi, non era il movimento rapido delle lingue che si cercano a vicenda, era un puro e casto bacio.
"Non credo che tu ci sia riuscito." aveva risposto Zack.
Brian gli aveva detto di rimanere lì fuori per un attimo.
Era entrato nel locale.
"Senti io devo scappare, non è sabato! Non c'è molta gente, scusami." aveva biascicato al proprietario che bonariamente gli aveva dato il permesso di andarsene senza ulteriori spiegazioni.
Brian aveva ringraziato, prima di informare Matt e gli altri che avrebbe preso Zack in ostaggio per un po.
Aveva raccolto la roba di Zack, senza il suo permesso, e se ne era tornato fuori.
"Puoi guidare?"
"Non ho toccato un goccio, oggi." aveva risposto Zack, come se nulla fosse, come se non gli desse fastidio la visione della sua roba nelle mani di quel ragazzo.
"Non ho la macchina, ti va di venire in un posto con me?"
"Ho qualche scelta?"
"No."


[...]

"Qui vivi?" aveva chiesto, osservando l'arredamento della casa.
"No, questa è la casa di una signora, mi ha lasciato le chiavi per annaffiare le piante, io sono al piano di sotto."
"Oh, e che ci facciamo qui? Vuoi innaffiare le piante? Cosa centro io?"
Brian aveva sbuffato, pensando che quel ragazzo parlasse troppo.
Lo aveva preso per mano, trascinandolo per le scale che portavano sul tetto.
"Credo sia stupendo questo posto, ma cosa?"
Brian si era spogliato, rimanendo in Boxer e invitando Zack a fare lo stesso.
"Mi ha detto che potevo usare la piscina, vuoi entrare?"
Zack aveva annuito.
Erano entrati nella piscina.
Zack si era, volutamente, allontanato dal corpo di Brian, ancora più muscoloso e sexy di quanto avesse pensato.
Brian si era avvicinato, cominciando a baciare il ragazzetto...



Ieri era festa, oltre che essere San Patrizio.
Infatti verso le undici mi sono ubriacata come una zucchina, ma questa è veramente un'altra storia.
Al prossimo capitolo e grazie a chi ha letto e chi ha commentato <3
SeeyouSoon.

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Capitolo 6
*** Your sex is on fire.Hot as a fever Rattling bones I could just taste it. But it’s just tonight ***


Volevate la scena di sesso? Eccola qui o.o
Non so quello che cavolo ho scritto, sono maniaca, lo so benissimo e se non vi piace il sesso fra uomini lì su c'è una x rossa, premetela Jeah!
mi scuso per la raccapricciante descrizione (Non scrivo bene queste scene) e vi ricordo che non è niente di vero!
Tutto frutto della mia mente perversa, davvero!
Al prossimo capitolo, un po più lungo di questo :)

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Your sex is on fire.Hot as a fever Rattling bones I could just taste it. But it’s just tonight







Le labbra secche di Brian davano una strana sensazione a Zack.
Era come se bramassero quel contatto da troppo tempo, così tanto da perdere la loro normale morbidezza.
Zack si era attaccato alle spalle del ragazzo, annullando la poca distanza che correva fra i loro corpi, troppo tempo senza amore e troppo senza sesso rendono l'uomo bramoso di contatto.
L'aveva guardato di sfuggita, prima di infilare la sua mano nei boxer dell'altro, toccando il suo membro con la stessa bramosia delle sue labbra, era facile farlo con un uomo, quasi quanto farlo da solo.
Conosceva i punti da toccare, conosceva le velocità, conosceva ormai troppe cose da rendere quell'atto sessuale una cosa semplice, quasi meccanica.
Brian soffiava sul suo collo, pronunciando parole che gli sembravano incomprensibili, un miscuglio di sospiri e parole dette a mezza bocca.
Gli era sembrato di sentire un "era da tanto che aspettavo questo", ma tra i sospiri ed il rumore del vento non ne era poi così sicuro.
Brian non  era rimasto fermo per molto tempo, aveva continuato a baciarlo, mentre reprimeva l'orgasmo che gli saliva dalla pancia verso il cervello, riducendo il suo pensiero ad un insieme di frasi sconnesse e prive di alcun senso.
"Dio." aveva sussurrato "Credo di averlo visto."
Zack aveva riso, troppo vicino al collo dell'altro, provocando, se possibile, ancora più tumulto nel corpo dell'altro.
Si sentiva impotente sotto al tocco cadenzato e preciso di Zack, così impotente da potergli dire benissimo "ti amo" senza troppi problemi e fottute seghe mentali.
Voleva entrare nel corpo del ragazzo, voleva fare qualcosa anche lui, ma Zack non gliene dava la possibilità, voleva farlo svuotare così, sotto al tocco della sua mano.
"Dentro di te.." aveva sospirato al suo orecchio, provocando un gorgoglio di stupore nell'altrui bocca.
"Dentro di me?"
"Ti..prego. Non mi piace godere da solo.."
Zack aveva sentito i boxer scivolare sulle sue gambe, era diventato improvvisamente rosso come un bambino.
Brian gli aveva afferrato le gambe, accompagnandolo dolcemente fino al bordo della piscina, nel quale si poteva sorreggere per non cadere.
Le sue gambe aderivano perfettamente al ventre dell'altro.
"Giuro che sarò delicato." aveva biascicato guardando Zack negli occhi.
Nonostante non capisse più niente, nonostante sentisse la voglia di sbatterlo violentemente, come non aveva mai fatto prima con nessun altro, nonostante i suoi ormoni prendessero il sopravvento sulla sua poca lucidità, aveva tutta l'intenzione di essere delicato.
Era entrato nel corpo caldo dell'altro con una delicatezza che poco gli si addiceva, vista la quantità di muscoli che contribuivano a formare la sua aria "da duro".
Zack cercava di rilassarsi, perché sapeva che se fosse rimasto intesito sarebbe stato molto peggio.
Si era attaccato alle labbra del più grande, portandogli un braccio dietro alla nuca e avvicinandolo al suo viso con poca delicatezza, con la foga di chi voleva quelle labbra e voleva reprimere i gemiti.
Lo baciava con passione, trasportato dal movimento dei fianchi di Brian che colpivano il suo corpo con un ritmo lento.
"Più veloce, cazzo." aveva biascicato ancora ancorato alla sua bocca e a quelle labbra che sembravano diventare sempre più morbide.
Brian aveva aumentato il ritmo, cercando di essere il più delicato possibile.
Ma la foga era troppa, i sospiri di Zack erano troppo invitanti ed aveva il bisogno fisico di svuotarsi.
L'orgasmo era arrivato come una coltellata in pieno cranio, era scivolato nel corpo del più piccolo ancora fremente.
Zack non aveva capito nulla da quel momento, quando aveva sentito quell'onda calda pervadere il suo corpo.
"Io..." aveva biascicato "Non ho mai provato una cosa simile" si era lasciato sfuggire, mentre Brian si ritraeva, come scottato, dal suo corpo.
"Non è niente, in confronto a quello che proverai ora." aveva commentato, uscendo dalla piscina e cercando un asciugamano per Zack.
Non gli aveva detto niente mentre lo scortava al piano di sotto, mentre apriva una delle tante camere e lo accompagnava all'interno.
Non sapeva bene in quale posizione mettersi, Zack, mentre Brian gli percorreva il corpo ancora leggermente bagnato con la lingua.
"Ti ha anche detto di usare il letto?" aveva chiesto, nascondendo la paura dietro ad una sana ironia.
"No, ma non tornerà presto, ho tutto il tempo di nascondere il nostro passaggio."
Aveva risposto Brian, prima di lasciare un succhiotto sul ventre dell'altro.
Zack aveva sorriso, mentre acciuffava tra le mani un ciuffo dei capelli castani di Brian, li stringeva senza fargli male, come per volerlo sentire accanto a sé.
"Che intenzioni hai?" aveva chiesto
"Non lo so bene, ma non sono buone." aveva risposto Brian percorrendo il membro del ragazzino con la lingua, fino ad arrivare a quello che c'era sotto.
La stretta di Zack era diventata sempre più ferma e decisa, faceva quasi male e Brian per un attimo aveva avuto paura che i suoi, amati, capelli gli rimanessero fra le dita.
Aveva continuato a leccare, formando dei piccoli cerchi sulla punta con un movimento lento, così lento da sembrare estenuante.
"Cristo." le uniche parole che uscivano dalla bocca di Zack erano imprecazioni.
"Se vuoi la smetto!" aveva commentato ironico Brian, continuando il movimento con le dita.
"Se vuoi ti uccido." aveva risposto Zack, recuperando parzialmente le facoltà mentali.
Brian aveva continuato a leccare, mentre con le dita stuzzicava i capezzoli dell'altro.
Aveva continuato così a fino a quando non aveva ritenuto necessario passare a qualcosa di più forte.
Non aveva mai fatto qualcosa con la sua bocca, anzi, non aveva mai fatto sesso con un uomo, tranne determinate volte nelle quali era ubriaco ed era quasi sempre passivo.
Eppure sembrava naturale anche quello, così naturale da durare poco, visto che qualche minuto dopo, forse un quarto d'ora, Zack era venuto nella sua bocca, informandolo con una serie di imprecazioni non meglio specificabili.
Si erano ripuliti, prima di ristendersi nuovamente sul letto e parlare tra una sigaretta e l'altra.
Di solito odiava parlare dopo il sesso, ma quella volta era diverso.
"Ti ho fatto cambiare idea?" aveva chiesto Brian aspirando il fumo azzurrognolo della sigaretta.
"Non ricordo neanche che idea era."
"Che ero scappato per paura."
"Diamine, se questa è paura dovresti provarla più spesso." aveva commentato ironico, voltandosi verso il castano e lasciandogli un bacio a fior di labbra. "Ora cosa siamo, Brian?"
"Due conoscenti che fanno sesso?" aveva risposto, non trovando altri aggettivi per descriverli.
"C'è un pizzico d'amore?"
"Da parte mia anche troppo, ma tu forse.."
"Forse?"
"Sei innamorato di qualcun altro."
"Forse si, forse no. Ma non eri qui per farmi cambiare idea? Non basta una notte di sesso, forse una maratona, ma non una notte soltanto."


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Capitolo 7
*** -And I listen for the whisper Of your sweet insanity While I formulate denials Of your effect on me ***


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<< It's a terrible love and i'm waling with spiders

Capitolo 7°- And I listen for the whisper Of your sweet insanity While I formulate denials Of your effect on me

Non c'era nulla che potesse fermare Johnny dal domandare, in cinque minuti era riuscito a fare una trentina di domande, tutte senza risposta.
Matt era troppo impegnato a flirtare con una moretta al bancone per degnarlo d'attenzione, Jimmy era caduto in catalessi da quando Brian era entrato nel locale per prendere le cose di Zack.
"Oh, diavolo!" aveva sbottato John sbattendo il palmo della mano sul tavolino "Non trattatemi da fantasma, sono qui in carne ed ossa e cazzo voglio sapere quello che è successo."
Matt aveva sbuffato, guardando Jimmy e poi successivamente Johnny.
"Io non ti devo raccontare proprio nulla, visto che io non ho fatto nulla."
"Io non ho fatto nulla." aveva commentato Jimmy, sorseggiando la sua birra, ormai calda ed annacquata.
"Non mi trattate come il solito nuovo arrivato." aveva commentato cercando di mantenere la calma "Sembro vostro amico solo apparentemente."
Matt aveva cominciato a ridere, scuotendo la testa.
"Non dirai sul serio spero!"
"Ma dai è palese! Sembro sempre il quarto incomodo, quello che quando ci sta va bene, ma se non ci sta è meglio! Sembrate un trio di fidanzatini con i loro segreti e con le loro cose che non si possono raccontare agli altri." la sua voce si era alzata di qualche tono "Non servo solo a pagare le birre, cazzo."
Jimmy lo fissava truce, cercando di capire se stesse scherzando o se fosse realmente convinto di quello che diceva.
Lo sguardo serio e l'assenza di sorriso gli avevano fatto capire che fosse sincero.
"Oh, ma Johnny! Che cazzo ti viene in mente? Cos'hai? La crusca al posto del cervello?" aveva chiesto
"Dimmi quando hai capito di essere innamorato di Zack, su forza, rispondi."
"Io non sono innamorato di Zack!"
"Ah, no? è da quando se ne è andato con Brian che sei intrattabile e sembri sul punto di scoppiare."
Matt aveva annuito fissando Jim che scuoteva la testa ripetendo la stessa frase :"è ridicolo, non potete pensarlo davvero. è stupido, innaturale!"
"Ti ho lasciato l'altro ieri con la convinzione che ti saresti sposato a maggio, ti ritrovo oggi che sbavi dietro al tuo ex migliore amico, mi dite che non è successo nulla, ma chiaramente state offendendo la mia proverbiale intelligenza, Cristo!"
Jimmy strabuzzava gli occhi, reprimendo qualche risata per via dell'affermazione dell'intelligenza di Johnny.
"Ma dai questo deve essere uno scherzo, sicuramente, non è possibile, dai!" aveva sbottato fissando gli occhi di Matt e poi quelli di Johnny.
"No, Sullivan, non è uno scherzo. Semplice realtà dei fatti." aveva commentato Matt, pronunciando una frase di senso compiuto dopo tanto tempo "Sei intrattabile, anzi peggio, sei spento da quando Zack se ne è andato con Brian. Cosa attendi? Che quel poveraccio si innamori seriamente di Zack per poi soffiarglielo da sotto al naso?"
"Non sono un mostro. Se lascio le cose così ci sarà un motivo, no? è così che deve andare." aveva risposto nel suo solito linguaggio criptico.
Matt voleva replicare, ma le figure che si avvicinavano sorridenti al tavolo lo aveva zittito.
"Già di ritorno?" aveva chiesto Johnny sorridendo velatamente.
"Sono passate due ore, John." aveva risposto Zack scompigliandogli i capelli biondi.
"Così poco?" aveva chiesto Jimmy e non stava, certamente alludendo al trascorre inesorabile del tempo..
Brian aveva fatto finta di nulla, tornando dietro al bancone per dare il cambio al povero ragazzo che si era dovuto fare due turni per colpa sua.
Zack si era seduto di fronte a Jim, guardandolo con aria da sfida.
"Come è andata?" aveva chiesto Matt, assumendo la sua espressione preferita, quella da maniaco sessuale.
"Non male." aveva risposto sorridendo "Voi, invece, con questa faccia?"
"Johnny ci ha appena rinfacciato di trattarlo come un amico di serie b."
Zack aveva cominciato a ridere, piegandosi dalle risate.
"Johnny, ma noi ti vogliamo bene!" aveva commentato avvicinandosi allo stesso e abbracciandolo amorevolmente "Tu sei l'unico mio amico basso, come faccio a non volerti bene? Perché questi brutti pensieri?"
Johnny aveva cominciato a sbuffare, piccato dai commenti ironici di Zack.
Si era limitato ad alzare un sopracciglio e a scacciare Zack con un gesto della mano.
Matt era ancora alle prese con le lacrime che gli uscivano per le risate, troppo impegnato ad asciugarle per accorgersi che la moretta si era spostata dal bancone ad un  tavolino lì vicino e lo fissava intensamente.
Zack se ne era subito accorto, non conoscendo quello che era successo prima, e con nonchalance si era avvicinato al suo migliore amico avvisandogli della presenza della ragazza.
Matt aveva fatto finta di nulla, almeno fino a quando Zack non si era rimesso al suo posto.
In quel momento si era voltato verso la ragazzetta e le aveva sorriso, aspettandosi un sorriso di rimando.
Non appena anche lei aveva allargato la bocca, mostrando tutti i denti scintillanti, si era alzato e le aveva proposto un drink al bancone.
"E anche lui fece colpo, il mio destino è quello di rimanere solo senza nessuno."
"E la tua ragazza?" aveva chiesto Zack, sorseggiando la vecchia bibita che Matt aveva lasciato sul tavolo.
"Ah, si, c'è lei! Sai che culo!" aveva risposto Johnny, lasciando che gli altri due lo prendessero in giro.
Erano le quattro e mezza passate, il locale cominciava a svuotarsi, ed era ora di tornare a casa.
Zack si lamentava del fatto che non avesse più il fisico di una volta, JImmy continuava a torturarlo mentalmente con le sue battute piccate ed arrabbiate.
"Brian se ne è già andato, vero?" aveva chiesto Johnny.
"Si, mentre tu eri impegnato a ficcare la lingua nella bocca di quella biondina ubriaca." aveva risposto Zack.
"Ah, vabbè! Tanto quella non si ricorderà niente domani mattina."
"Lo chiamavano il castigatore di biondine stupide ed ubriache, potremmo scriverci un film!" aveva urlato Matt, ancora più brillo di prima a causa dei tre o quattro drink che aveva bevuto con la moretta.
"Si, il nano dai super poteri rotanti!" aveva puntualizzato Jimmy, facendoli ridere fino alle lacrime.
Anche Johnny rideva, nonostante qualche ora prima avesse fatto un pezzo di quelli assurdi, che neanche una ragazza gelosa avrebbe potuto fare!
"Io devo andare a casa, accompagno Matt che non mi sembra in grado di guidare, anzi..." aveva commentato Johnny, mentre fissava l'amico parlare con un lampione, convinto che fosse ancora la moretta di qualche minuto prima.
"Cazzo, no! Se guida ce lo ritroviamo a tocchi!" aveva commentato Zack " Vuoi un passaggio?"
Jimmy aveva annuito, guardando la  sua macchina nel parcheggio, troppo nuova per essere sfracellata contro ad un albero.
Zack gli aveva passato il casco, sorridendogli come non aveva fatto mai da quando aveva saputo del suo imminente matrimonio.
Jimmy aveva fatto una smorfia strana che doveva essere un sorriso, ma che somigliava tanto ad una smorfia di dolore.
"Casa tua?" aveva chiesto prima di mettere in moto.
"Si, dove vorresti andare sennò?"
"Non avevamo un discorso da fare?" aveva chiesto, tenendo gli occhi sull'asfalto del parcheggio.
"Un discorso? Ma sono le quattro e mezza del mattino."
"Ma se no ne parliamo ora quando? Quando sarai già sposato?!"
"Ok, ok. Non scaldarti. Dove vorresti andare?"
"Casa tua va bene se non ci sono altre persone."
"Possibile che ci sia la mia ragazza...facciamo il parchetto? Tanto non dobbiamo parlare molto."
"Ok. Tre secondi e siamo lì."
"Si, ma va piano."
Zack era uscito dal parcheggio salutando Johnny e Matt, rinchiusi nella macchina del nanetto.
Si era diretto verso il parchetto con un andatura lenta e cadenzata, non quel lento a scatti che gli dava tanto fastidio.
Aveva parcheggiato sul ciglio della strada, poggiando il casco su uno dei due manubri e aspettando che Jimmy facesse lo stesso.
"Non è il parchetto delle papere?" aveva chiesto Jimmy guardandosi intorno.
"Oh, si è quello. Eri così stupido a rincorrere quelle papere, che poi non si è mai capito che cavolo ti avessero fatto!"
"Ero ubriaco, Zacky."
"Anche tu hai ragione, ma anche io sono stato ubriaco molte volte, ma non mi sono mai messo a rincorrere delle povere papere!"
"Io odio le papere." aveva commentato laconico "Ed ovviamente non siamo qui per parlare delle papere,vero?"
"No, infatti, ma è sempre un piacere ricordare i vecchi tempi, quando eri così cazzone!" aveva commentato, cercando il pacchetto di sigarette e pregando Dio che non fosse rimasto nell'appartamento di quella vecchia signora sconosciuta.
Quando l'aveva trovato aveva fatto un sospiro di sollievo.
"Cosa vuoi sapere, Zack?"
"La domanda è cosa vuoi sapere tu Jim." aveva risposto mantenendo l'attenzione sull'accendino e sulla sua fiamma vermiglio.
"Io? Io te l'ho già chiesto. Se tutto rimarrà uguale."
Zack aveva preso una grande boccata di fumo, una di quelle che ti mandano in tilt i polmoni per dieci secondi.
"Non rimarrà tutto uguale. Il matrimonio ti cambia, guarda mia madre! Non si è fatta più vedere, portandosi via mio fratello..."
"Ma quella era tua madre, Zack, io sono tuo amico."
"Appunto, se l'ha fatto con una madre che, teoricamente, ha un legame di sangue con te, pensa quello che può fare con un amico che non ha legami di sangue. Non so se mi spiego..."
"Ma lo sanno tutti che i legami di sangue sono solo socialmente costruiti! Insomma, quanti padri abusano delle figlie? Eppure non c'è un legame di sangue? Io non mi sognerei mai di farti del male in quel senso, eppure non ho un legame di sangue che ci unisce. Magari sarà diverso, ma non così totalmente diverso."
Zack gli aveva sorriso flebile.
"Eppure io qualche volta ho pensato di abusare di te, in senso buono, c'è...più che altro di andare a letto con te. è grave?" aveva chiesto, volendo giocare a carte scoperte per una volta nella sua vita.
Jimmy era arrossito, biascicando qualche parola e sorridendo.
"Sei per caso mio padre?" aveva chiesto ironico
"No, ma tu non ci hai mai pensato?"
"Forse, qualche volta, ma solo perché dannatamente ubriaco da non riconoscerti."
Zack gli aveva dato una pacca sulla spalla.
"Sai che non ti ci vedo con lo smoking? "
"Neanche io a dirla tutta. Pensavo giusto tre orette fa di aver corso un po troppo. Da quanto stiamo insieme? Da un anno? Come si fa a capire che quella è la persona con la quale vorresti passare tutta la tua fottuta vita in un anno? è poco! E se poi quella si trasforma in una vipera succhiasangue?"
"Quella è una vipera, Jim. Non te ne sei mai accorto prima perché eri cotto, ma a me è sempre sembrata una vipera."
"La tua è gelosia!" si era lasciato scappare Jimmy, tappandosi successivamente la bocca con tutte e due le mani.
"Possibile, ma lo dice anche Matt e lui non è geloso di te, o almeno credo, perché sennò sarebbe un bel casino."
"Stiamo giocando a carte scoperte, Baker?"
"Io sto giocando così, tu no."
Jimmy si era poggiato sul tronco dell'albero alle sue spalle, rubando una sigaretta dal pacchetto di Zack, chiedendosi se era giusto rimanere impassibile o mettersi a nudo di fronte a lui.
Chiedendosi se era giusto, ora che Zack aveva trovato qualcuno con il quale rimpiazzarlo, dichiarare quel barlume di sentimenti positivi -e aggiungerei scoperecci- nei suoi confronti.
Era giusto nei confronti della sua ragazza?
"Io non ho niente da mettere in chiaro. Volevo solo sapere se tu sarai lo stesso una volta che avrò una fedina."
"Pulita stavolta." aveva puntualizzato Zack, non riuscendo a rinunciare al suo lato ironico.
"Come sei spiritoso!"
"è una delle mie tante qualità, te l'ho già detto io rimarrò sempre lo stesso, certo mi potrebbe dar fastidio quella fedina, ma in fondo non sei mai stato mio, quindi non cambierebbe nulla, il problema resta sempre lo stesso, se tu cambierai o rimarrai sempre il cazzone che rincorre le papere ubriaco fracico in un parchetto pieno di coppiette e di vecchiette scandalizzate dal tuo comportamento. Se prenderai sempre per il culo Johnny che fa cadere le birre nel supermercato, se avrai la stessa risata limpida e squillante e soprattutto se uscirai ancora con noi." aveva commentato, stupendosi della sua schiettezza, in fondo stava ammettendo di essere innamorato, anche se in maniera velata e con tutte le raccomandazioni del caso.
"E se uno ammettesse che qualche pensiero l'ha fatto?"
"Si potrebbe vedere con un bacio." aveva commentato spegnendo la sigaretta sul terreno umido e fissandolo negli occhi "Sai di solito se una persona prova qualcosa di profondo il bacio lascia una quantità di ormoni strani, che non ricordo, e si prova una sensazione di benessere. Invece se è un bacio così tanto per provare non c'è nessuna sensazione strana.."
"Mi stai chiedendo di baciarti?"
"Forse. Volevi una prova?"
"Ah, si certo."
Jimmy si era sporto verso le labbra di Zack, baciandole con tenerezza.
Un bacio senza lingua era quello che voleva dare, ma l'altro non voleva la stessa  cosa.
Zack si era attaccato alla sua nuca, spingendo delicatamente la lingua sulle sue labbra che si era prontamente schiuse.
Era durato un po quel movimento, era durato un po anche il battito accelerato dei loro cuori.
Ma era davvero sufficiente un bacio per dimostrare di essere innamorati?
Era sufficiente un bacio dato per prova per capire, realmente, i loro sentimenti?
O era l'ennesimo tentativo per evitare di perdersi?


Ricordo che nessuno di questi personaggi mi appartiene e tutto quello che c'è scritto è frutto della mia fantasia, tranne le papere e le bottiglie rotte, quello è successo veramente e ci sono le prove su Youtube *^*
Ringrazio chi ha commentato (Me felice *-*) chi ha letto soltanto (me felice lo stesso *ç*) e chi ha aggiunto tra le seguite\preferite (Me felice anche così *ò*).
Non so quanto durerà questa ff, e mi dispiace di descrivere un Zack così volubile, ma è così carino lo stesso, anche versione bagascina *-*
Alla prossima ù_ù
(Ho finito le faccine! E anche quello che dovevo dire).




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Capitolo 8
*** 8 ***


Meggt5

Capitolo 8°


Zack si era staccato lentamente dalla bocca di Jimmy, abbassando lo sguardo verso l'erba.
Jimmy era rimasto in silenzio, cercando, in quella marmaglia di pensieri sconnessi un qualcosa da dire.
Ma non c'era stato bisogno di dire niente, l'espressione sul viso di Zack era abbastanza, un misto tra rancore e felicità.
Aveva alzato il viso solo per guardarlo per pochi minuti, poi si era accoccolato al suo petto, come un gatto che richiedeva attenzioni.
C'era una sorta di elettricità nell'aria, una di quelle che si trovano raramente nella vita, ma non era amore né passione.
Era qualcosa di così talmente diverso da essere soffocante per tutti e due, era come attaccarsi ai fili della corrente.
Jim sospirava quasi di sollievo mentre passava una mano tra i capelli scuri del più piccolo, pensando involontariamente allo smoking nero che aveva visto durante la mattinata in un negozio poco lontano dal lavoro.
Zack sospirava, pensando che forse aveva confuso un'amicizia strana con un'amore.
Non sapeva cosa fare o cosa dire, sapeva che anche Jim aveva provato la stessa sensazione, eppure non ne era pienamente convinto.
E poi quale erano le parole più giuste da dire?
-Sai, ho scoperto  di aver buttato tre anni al cesso. Non sono innamorato di te, o meglio sono innamorato di te come amico-
No, decisamente non era una frase di senso compiuto e sicuramente non sarebbe mai uscita dalla sua bocca.
"Perché sei muto?" aveva chiesto Jimmy sottraendo dal suo pacchetto l'ennesima sigaretta.
"Non so come dirtelo."
"Potresti cominciare con il dirmi che mi ami, ma non in quel modo." aveva ironizzato Jim, continuando ad accarezzargli la testa.
"L'hai appena detto tu, che bisogno ho di ripeterlo?"
"Nessuno. Credo che abbiamo scambiato un'amicizia forte con attrazione fisica."
"Lo credo anche io, ma questo non toglie che io ti ami. Ti amo, ma come hai detto tu non è quell'amore."
"Allora posso dirti che anche io ti amo, ma è quell'amore platonico che tanto mi piace, Baker. Resterai sempre con me vero?" aveva chiesto, fottendo l'ultimo briciolo di testosterone che aveva ancora in circolo.
"Perché dovrei andarmene?!" aveva chiesto puntando i suoi occhi fissi in quelli dell'altro.
"Che ne so, è tutto così strano ora. Ero pronto a lasciare Leana, cioè a rimandare il matrimonio perché ero così fottutamente convinto di essere innamorato di te, ed ora? Ora scopro che era amicizia, un'amicizia così forte da sembrare amore, e cazzo...non è una cosa di tutti i giorni, no?"
"Decisamente no, forse esiste anche un'anima gemella nell'ambito dell'amicizia. Ma a saperlo prima..."
"Che avresti fatto?"
"Ti avrei baciato prima, mi sarei messo l'anima in pace e che ne sai? Magari avrei trovato prima Brian."
"Così sono geloso però, saremo sempre solo amici, ma tu resterai sempre mio".
Zack aveva annuito, sorridendo come un ebete.
Si stava addormentato, cullato dal movimento del petto di Jim.
Si alzava e si abbassava, sospinto dai polmoni che chiedevano aria, ma che venivano riempiti soltanto dal profumo di Zack.
"Andiamo a casa? O vuoi tornare a casa tua?"
"Casa tua..."
Zack si era diretto verso la moto, accendendola prima che Jim salisse, cosa che gli aveva messo paura, pensava che se ne sarebbe andato senza di lui.
Si erano diretti verso casa di Zack, correndo un pochino ed evitando qualche macchina.
Si erano lasciati andare sul morbido letto non appena erano entrati in casa.
"Ti dispiace se mi tolgo la maglietta? Non ci riesco a dormire proprio così." aveva commentato Jim.
"Fai come ti pare, sono troppo stanco anche per stuprarti mentre dormi."
"Ma hai detto che non provi nulla per me!"
"Sullivan dovresti comprarti un dizionario e cercare sotto alla voce -ironia- il suo significato. Sei pesante a volte!" aveva commentando ridendo da solo.
L'altro si era limitato a prenderlo a cuscinate finché il sonno non aveva preso il possesso del suo corpo.
Si erano addormentati, abbracciati, consapevoli di aver fatto un grosso passo avanti ma un passo in avanti che era difficile spiegare agli altri...

[..]
"Lezione! Cristo Lezione!" continuava ad urlare Zack, correndo da una camera all'altra.
Jimmy, seduto al tavolo della cucina, lo osservava con un espressione serafica dipinta sul volto.
"Cristo, chiudi tu?" aveva urlato Zack aprendo la porta di casa.
"Si, si. Ma come ci torno a casa?" aveva chiesto ricordandosi che la macchina era rimasta nel parcheggio del pub
"Chiama John, oggi è il giorno di riposo, sicuramente te lo da un passaggio. Non posso perdere lezione, oggi fa l'esonero su Kant ed io devo per forza farlo."
"Ok, ok." aveva detto "A dopo e non correre con la moto."
"Ok, mamma!"
Zack aveva fatto una carezza ad ichabod prima di uscire fuori e fiondarsi giù per le scale, un giorno di questi sarebbe sicuramente caduto a terra fracassandosi tutte le ossa del corpo.
Jimmy si era lasciato andare sulla sedia, pensando che forse era venuto il momento di rimettersi la maglietta.
Nella fretta di uscire, l'altro si era dimenticato di accendere i termosifoni ed in quella casa si gelava.
Erano passati pochi minuti da quando Zack se ne era andato ed il campanello aveva cominciato a suonare.
Jim aveva scosso la testa, pensando che, sicuramente, l'altro si era scordato qualcosa di estremamente importante, come il suo cervello o cose simili...
Aveva aperto il portone principale senza neanche chiedere chi fosse, aveva lasciato la porta aperta e si era diretto verso la camera per mettersi la t-shirt, prima di congelarsi in maniera definitiva.

[...]

Matt aveva dei postumi assurdi, rimaneva sdraiato sul suo letto, fissando lo scorrere lento dell'ombra prodotta da sole sul muro della camera.
Era diventato il suo nuovo orologio.
Johnny era rimasto in casa con lui, si era addormentato sul divano e - visto l'assenza di rumori- doveva ancora essere lì.
Si era alzato svogliatamente dal letto, sentendo come se delle piccole puntine da disegno gli si conficcassero nel cervello.
"Basta alcool. Cristo." aveva detto.
"Forse, sennò la prossima volta ti trombi anche un lampione." aveva commentato Johnny apparendo all'improvviso.
"Cristo, non urlare, stai zitto e non mi trombo i lampioni, non sono messo male come te."
"Oh, si certo. Ieri ci parlavi con un cazzo di lampione!"
"Ma che ti inventi?! Ma Zack, Jimmy e Brian?" aveva chiesto guardandosi intorno, era sicuro di essere tornato anche con loro.
"Boh! Se ne sono andati a casa per conto loro, non sono venuti con noi."
"Ah, davvero? Non ricordavo, che ore sono?" aveva chiesto cercando un orologio che naturalmente non c'era.
"è quasi l'una, o forse sono le due?"
Una bestemmia, correlata di altrettante parolacce, era riecheggiata nel piccolo appartamento.
"Tu non puoi minimamente capire, ho tirocinio tra pochi minuti, o forse l'ho anche saltato, devo scappare. Perché non mi hai svegliato?"
"Perché eri ubriaco, Matt."
"Ero ubriaco, cazzo cazzo."
Continuava a fare la trottola per tutto l'appartamento, tirando pugni alle pareti quando non trovava qualcosa, urlando parole incomprensibili a Johnny che pur di non sentirlo sbraitare si era messo le cuffie nelle orecchie e si era steso sul divano, richiudendo gli occhi.

[...]

"Che cazzo ti sei dimenticato ora? Tordo che non sei altro?" aveva chiesto Jimmy, uscendo dalla camera con una delle prime magliette di Zack che aveva trovato nel piccolo armadio, quello delle cose vecchie e strette.
Nel corridoio non c'era nessuno, ma la porta era chiusa.
Si era guardato intorno, cercando di capire chi fosse entrato e soprattutto dove fosse andato a finire.
La luce della cucina era accesa e Jim si era catapultato in quella stanza, spalancando la porta e scoprendo un vassoio di dolci sul tavolo.
A portarli non era stato, chiaramente, Zack, visto che la figura che si trovava di spalle di fronte a lui aveva i capelli lunghi ed uno strano cappello sulla testa.
Jimmy era trasalito.
"Ma porca puttana!" aveva urlato, più spaventato che altro, poco prima che riconoscesse Brian
Brian si era voltato, sbarrando gli occhi nel vedere Jimmy a petto nudo e con una faccia tra il sorpreso e lo spaventato.
Se ne era rimasto lì come un pesce lesso, mentre la sua mente vagava verso i pensieri più cattivi e masochisti che una mente umana avesse potuto partorire.
Le immagini di quello che poteva essere successo gli intasavano le sinapsi, era un gioco una masochista quello che il suo cervello stava intraprendendo.
"Io, scusa...io ... porta...ehm." aveva blaterato qualcosa che poteva essere riassunto come - ho trovato la porta aperta e sono entrato.-
"L'ho aperta io, Zack non c'è, però aveva un esame." aveva commentato Jimmy osservando la faccia perplessa di Brian.
Non era mai stato un tipo sveglio, e la bevuta notturna più le ore piccole che aveva fatto non aiutavano molto a connettere.
"Ah, ok. Non dirgli che sono passato, ok? Puoi anche spacciare quei cosi per tuoi, non mi interessa."
Jimmy aveva  cominciato a ridere.
La sua risata squillante ed alterata era arrivata come un missile nelle orecchie di Brian.
Per un attimo aveva sentito le mani pizzicargli per quanto voleva colpirlo al volto.
"Ma mi spieghi che cazzo di problema mentale hai?" aveva chiesto stringendo i pugni.
"Io? Sei tu che pensi sempre male. Io non provo nulla per Zack e lui non prova nulla per me." aveva commentato Jimmy con una naturalezza spiazzante.
"E come lo avreste capito?" aveva chiesto Brian pentendosi subito dopo della domanda che aveva fatto.
"Vuoi davvero saperlo?" aveva chiesto Jim, mettendosi la maglietta e coprendo il suo petto tatuato.
"No, forse no."
"Comunque puoi darmi un passaggio a casa?"
Brian aveva sbuffato, rinunciando a capire il comportamento di quel ragazzo ai limiti del normale.
C'era qualcosa che non andava in lui, come non andava in tutta quella storia.
Poteva davvero fidarsi di uno che nell'arco di una serata si era portato a letto due uomini diversi? Oltretutto solo per vedere se gli amava o no?


Fa
schifo, dannatamente schifo.
Ultimamente la saggia e proverbiale ispirazione che avevo ha deciso di farsi un giro, quindi questo è tutto quello che mi è uscito.
Vi ricordo che non mi appartengono ed è tutto frutto del mio cervello.
Ringrazio chi ha commentato\letto ecc.ecc. [Giuro che appena ho un minuto vi rispondo a tutto quello che avete scritto xD]
Alla prossima e scusatemi ancora per lo schifo   di questo capitolo ç-ç spero in tempi migliori.
See you soon.

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Capitolo 9
*** He that keeps his mouth keeps his life. ***


 Dopo questa io posso anche morire felice, anzi, posso morire anche il 22 giugno non mi interessa.
A Roma, Roma!!!!!! Dopo anni d'attesa, dopo aver ingoiato il fegato per Ottobre, dopo la batosta del cd dei My chem (che odio), dopo tante altre cose che non riguardano la sfera musicale.....YUPPPPPPIIIII!!!!
Ok, scusate, ci voleva xD Sto in fibrillazione e ho già rotto le scatole al 100% dei miei amici, mancavate solo voi.xD
Ecco il capitolo scusate per l'estrema striminsità (esiste) del capitolo xD Ma dovevo postare qualcosa sennò avrei sclerato xD
Non so neanche perché ho messo quel titolo non centra nulla, c'è sopprimetemi xD

It's a terrible love and i'm walking with spiders.

Capitolo 9°- He that keeps his mouth keeps his life.


Brian aveva sbuffato, aveva messo i dolci nel frigo e le chiavi della macchina.
"Lo sai che hai tante cose da spiegarmi,vero?"
"Io non ho proprio nulla da spiegarti, Brian. Non ho il controllo dei sentimenti di Zack, posso dirti che per me non prova nulla, ma non posso dirti quello che prova per te." aveva commentato girandosi tra le mani le chiavi della sua macchina, che giaceva ancora nel parcheggio del pub.
"E come avete fatto a scoprirlo?" aveva chiesto razionalizzando le parole di Jim.
"Questa è una cosa che se vuole dirti, te la dirà Zack. Non io, come ti ho già detto io posso rendere conto per me, non per lui."
"Sta all'Università, no?" aveva chiesto uscendo da casa e aspettando che Jim chiudesse l'appartamento.
"Si, aveva l'esame." aveva ripetuto Jim scendendo le scale.
"Bene, dove ti devo accompagnare, a te?"
"Al pub se non ti dispiace."
Brian aveva sbuffato nuovamente, quella situazione era troppo paradossale anche per lui, per una persona che aveva praticamente girato il mondo, che di cose assurde ne aveva viste e sentite praticamente troppe, non aveva mai vissuto una cosa così strana.
In macchina regnava il silenzio assoluto, tranne per la musica che usciva dalle casse laterali e per il cuore di Brian che, senza apparente motivo, continuava a battere.
"Sei teso?" aveva chiesto Jim
Brian aveva annuito.
"Lo sarei anche io, però c'è una cosa che devi sapere.."
"Cosa?"
"Zack non è andato a letto con nessuno, tranne che con la sua pseudo ragazza, perché pensava di essere innamorato di me, se con te ci è venuto ci deve essere un motivo valido e non il solito e stupido chiodo schiaccia chiodo. Non è un coglione, neanche una bagascia. Non voglio darti false speranze, ma sicuramente c'è qualcosa in te che lo affascina. Quindi smettila di essere così teso e terrorizzato all'idea di parlare con lui."
"Stai cercando di aiutarmi?"
"Così pare...ma non lo faccio per te, mi stai antipatico, lo faccio per lui."
"Oh, grazie eh! Ti sto anche accompagnando a prendere la macchina."
"E ti ringrazio per questo e ti dirò di più, ti offro una birra, ma ciò non toglie che non riesco a sopportarti, c'è qualcosa in te che non mi è ancora chiaro."
"Cosa?"
"Quando lo scoprirò sarai il primo a saperlo. E comunque credo che tu ci nasconda qualcosa."
"Ci?"
"Si, a Zack e a noi, qualcosa che credo farà soffrire qualcuno. Quindi stai ben attento a quello che fai."
Suonava come una minaccia, anzi lo era.
Una minaccia che aveva qualche fondamento di verità, vista ormai l'imminente partenza di Brian e tutti i casini ad essa correlati.
Brian si era limitato a sorridergli e ad accostare di fronte al pub.
"è stato un enorme dispiacere per me accompagnarla qui, ma visto che ho intenzione di fare coppia fissa con il suo migliore amico, fingerò di apprezzarla." aveva commentato ironico togliendo la sicura agli sportelli.
"Il dispiacere è stato tutto mio, signor Brian."
"Haner, grazie."
"Ci si vede questa sera a casa mia, sempre se vuole."
"Sarà un piacere non esserci."
Jimmy gli aveva sorriso, apparentemente, senza astio o cose simili, anzi dalla sua bocca era uscito un rumore che somigliava ad una risata.
Brian aveva fatto l'inversione di marcia, rischiando patente e vita, e si era diretto verso l'università sperando di incontrarlo.

[...]

Zack era entrato nell'aula dell'università cinque minuti prima del professore.
Si era posizionato al primo banco, dove c'erano gli ultimi posti liberi, implorando contro la sua capacità di arrivare perennemente in ritardo.
Aveva la testa in ebollizione, cosa che non aiutava molto durante l'esame, aveva le parole del filosofo che gli ronzavano caoticamente nella mente.
Aveva studiato quel libro solo il giorno prima, finendolo per chissà quale volontà divina, e  soprattutto lo aveva studiato con ancora i sintomi della sbronza.
"Devo smetterla di bere." aveva pensato, mentre il professore gli rifilava il compito.
Fortunatamente erano domande a crocetta, neanche troppo difficili.
Eppure il suo cervello vagava per altri lidi, ripercorrendo mentalmente il corpo di Brian.
Si era trovato a sorridere ed arrossare di fronte a quel foglio, guadagnandosi qualche sguardo preoccupato del professore.
Aveva cominciato a rispondere alle domande, sessanta in tutto, senza alcun apparente problema.
Era stato uno dei primi a consegnare il compito, aveva anche sorriso al professore che lo guardava ancora preoccupato.
"Baker, mi aspetti qui fuori un attimo." aveva commentato il professore, chiedendo, successivamente, all'assistente di controllare il resto degli alunni.
"Si professore?" aveva chiesto, non appena lo stesso gli si era parato di fronte.
"Mi chiedevo perché è sempre così tanto sulle nuvole ultimamente, anche a lezione, ha sempre quella faccia trasognante e ci sono altri miei colleghi che si lamentano per le sue continue assenze." aveva commentato "Lo so che questo non è il liceo e che non deve frequentare tutte le lezioni, ma ha sempre avuto dei voti ottimi, ora sono calati.."
"Professore non si preoccupi, studio meglio a casa, lo so che le può sembrare strano....però studio meglio a casa." aveva mentito sorridendogli.
"Lei è uno dei pochi alunni promettenti che frequentano questo corso, non vorrei che perdesse l'opportunità di diventare il mio assistente.."
"Non si preoccupi, davvero. Si può fidare di me." aveva risposto Zack "Ora prof, mi scusi ma devo scappare."
"Vada tranquillo. Ci vediamo tra tre giorni per la verbalizzazione." aveva commentato il professore prima di tornare dentro alla classe e riprendere un alunno.
Zack si era diretto verso il giardino, sperando di incontrare Matt.
Si era seduto sul praticello, aprendo il primo libro che gli era capitato fra le mani.
Aveva letto le prime righe senza alcun interesse, anzi, le leggeva così tanto velocemente e sovrappensiero da  dover rileggere una seconda ed una terza volta per capirle o per coglierne il senso.
Un'ombra gli si era parata di fronte, comprendendolo dal poco sole che lo illuminava.
"Studi?" aveva chiesto, conoscendo già la risposta.
"No, leggo senza interesse." aveva risposto sorridendo e rischiarando il suo volto da quell'ombra di pensieri sconnessi che poco prima aveva.
"Sono stato a casa tua, sai?" aveva detto sedendosi accanto a lui, così vicini da potersi quasi toccare.
"Ah, si? Jim ti ha scroccato un passaggio?"
"Così pare... che ci faceva a petto nudo a casa tua?" aveva chiesto, ridendo poco dopo per la faccia sconvolta e per il rossore delle guance.
"No..n è come pensi tu, cioè non abbiamo fatto nulla, abbiamo dormito insieme...oddio, cazzo, no in quel senso... cioè" aveva cominciato a parlare ininterrottamente per cinque minuti, impappinandosi e sbagliando ogni volta i termini, facendo passare quella serata per una serata di sesso.
"Calmo?!" aveva urlato "Calmo, ok? Mi ha detto quasi tutto Jim, il problema è uno solo."
"Quale?" aveva chiesto Zack alzando di qualche decibel la sua voce.
"Come hai fatto a capire che non ti piaceva Jim...cioè non in quel senso che pensavi tu."
"Oh. L'ho baciato, ci siamo baciati.." aveva commentato strappando l'erbetta del prato e cominciando a martoriarla con le dita "Lo consideri un tradimento?"
"Tradimento?"
"Si cioè, no... cioè bò!" aveva ripreso a dire parole sconclusionate, finché Brian non aveva poggiato le sue labbra a quelle del ragazzino.
Solo in quel momento al gran parte delle parole che Zack voleva dire gli erano morte in gola.
Brian si era staccato dopo qualche secondo, quando Zack sembrava aver ripreso il controllo delle sue corde vocali.
"è ok!" aveva esclamato "Mi conosci da troppo poco tempo per fare coppia fissa, non è un tradimento."
"Quindi...io e te?"
"Ci si può provare, sempre se vuoi." aveva commentato poggiando la testa sulla sua spalla.
"E se ti dicessi di si?"
"Potrei anche dare fuoco alla mia chitarra." aveva risposto con fare serio.
"Non arriveresti mai a questo punto, le chitarre non si bruciano." aveva risposto divertito Zack.
"Due piccioncini tubanti al prezzo di uno?" aveva chiesto Matt interrompendo quella scenetta da film romantico di serie "z".
"Sei sempre così puntuale Shadz? Sai sempre come uccidere i momenti magici.." aveva commentato Zack passando velocemente una sigaretta a Matt che con l'accendino in mano aspettava soltanto quello "Come è andata ieri sera con il palo?"
"Palo?!"
"Lascia stare, eri ubriaco e soprattutto quella ragazza ti ha dato buca, è comprensibile che poi uno si attacca ai pali".
"Quale ragazza? Ma di che cazzo stai parlando?"
Zack aveva cominciato a ridere, escludendo Brian da tutto quello che era successo la sera precedente.
Ma da come si prospettava avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per raccontarglielo, o almeno così pensava.

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Capitolo 10
*** If I had to I would put myself right beside you ***


If I had to  I would put myself right beside you
So let me ask Would you like that?



"Devi stare qui ancora per molto?" aveva chiesto Zack rivolgendosi a Matt che intratteneva una brillante conversazione musicale con Brian.
"Ti do fastidio, Baker?" aveva risposto Matt sorridendogli in maniera fastidiosamente limpida.
Zack aveva sbuffato, era una causa persa il suo migliore amico, non gli avrebbe lasciati da soli finché qualcuno non gli avesse spiegato qualcosa.
Qualcosa che sentiva nell'aria, quell'aria che sapeva di cambiamenti.
"Dai, Shadz, dimmi cosa vuoi sapere, sarò lieto di raccontarti tutto quello che vuoi."
"Beh, molto semplice, Baker caro. Vorrei sapere quello che è successo, in generale, dato che ieri sera mi sono ritrovato Johnny fra le scatole e non c'era l'ombra di Jimmy."
Zack aveva cominciato a parlare di quello che era successo, intervallando il racconto con qualche battuta sarcastica.
Brian era più che contento di sentire quelle parole, sembravano così sincere da sembrare reali  ed il fatto che le stava raccontando anche a Matt non poteva che renderle molto più che semplici fandonie dette per salvarsi le chiappe.
"è bastato un bacio anche per lui?" aveva chiesto Matt, rimasto visibilmente scosso da quel racconto e dalla velocità con la quale i suoi amici cambiavano pensiero o umore.
"A quanto pare." aveva risposto Zack "Tu pensi che sia impossibile?"
"No, anzi, la vedo una tesi plausibile." aveva sospirato " e poi io faccio il medico, non lo psichiatra, Baker! Anche se  con voi quattro avrei molto lavoro."
"Hey, io cosa centro?" aveva chiesto Brian, visibilmente piccato.
"Tu centri in quanto scopamico di Zack."
"Scopamico?" aveva urlato Zack con tutto il fiato che gli era rimasto nei polmoni.
"Urla un altro po, magari il prof di biologia non ti ha sentito!" aveva risposto Matt "Non so come altro definirvi, ragazzi?!"
Zack e Brian si erano rivolti uno strano sguardo, in preda al panico del definirsi.
Come potevano definirsi? Non lo sapevano neanche loro e sicuramente quella domanda aveva un peso enorme.
Si poteva vedere dalla sudarella che era presa a Zack, oppure dalla risata isterica di Brian.
Era difficile definirsi e ancora di più chiedere all'altro un aiuto.
"Ok, non dovete rispondermi per forza." aveva detto Matt alzandosi dal prato "Io ho una lezione urgente, quindi scappo. Ma sappiate che stasera non mi sfuggirete."
La solita risata malefica di Matt aveva riempito lo spazio circostante, creando dei piccoli brividi dietro alla schiena dei due ragazzi.
"Non farci caso, diventerà anche peggio." aveva commentato Zack osservando l'orologio "Credo che i risultati dell'esonero siano usciti, mi accompagni a vederli, oppure hai da fare?"
"Non molto veramente e non neanche voglia di entrare a fare lezione, ti accompagno volentieri."
Zack gli aveva sorriso, tirandosi in piedi e porgendo una mano a Brian per aiutarlo a fare lo stesso.

[...]

Jimmy aveva portato con sé la sua ragazza, non lo faceva mai a dire la verità, ma quella volta la ragazza aveva insistito così tanto che non era riuscito neanche a dirgli di no.
Fortuna per lui nello stesso pub erano entrate alcune sue amiche, così aveva potuto godersi la serata in santa pace.
Nessuno, neanche i proprietari, riuscivano a capire come quei ragazzi riuscissero a vedersi quasi tutte le sere senza crollare sul tavolino di legno dal sonno.
Se lo chiedevano anche loro, ma ormai era diventato così naturale da essere paragonabile al bere l'acqua, per loro era una piacevole routine, un qualcosa senza del quale la giornata non poteva dichiararsi conclusa.
Il secondo ad arrivare era stato Johnny con la sua solita aria da furbetto e la cresta ben fatta.
"Sullivan, la trovo bene. Nonostante la scoperta di ieri sera." aveva commentato ridendo per la sua stessa battuta.
"Le notizie corrono veloci?"
"Così pare e corrono più veloci di Matt quando vede un serpente." aveva risposto John sedendosi accanto all'amico "Ma quella non è la vipera, a proposito di serpenti?"
"Si è la mia ragazza." aveva risposto, evitando anche di puntualizzare che non li piaceva che la chiamassero così "Ha insistito ma poi ha trovato il suo gruppetto di ..."
"Vipere?" aveva rimarcato John.
"Ti faccio diventare più basso di quello che sei, davvero."
"Ok, ok, sto zitto!" aveva risposto sorridendo felice "Credo che qui ci sia bisogno di una sana birra."
"Potete dirlo forte, ho presto ventotto all'esame!" aveva urlato Zack sedendosi sulle gambe di Johnny.
"Cristo, alzati dalle mie gambe, ammasso di ciccia ottuso e cretino!" Johnny sentiva le gambe formicolargli dal dolore "Scendi!".
Ma Zack era troppo impegnato a godersi i complimenti di Jim per ascoltare il più basso, ormai sull'orlo delle lacrime per colpa del dolore.
Matt era entrato cinque minuti dopo, sedendosi sopra a Zack.
La sedia non aveva retto ed erano caduti per terra, sotto alle risate generali degli altri clienti.
"Dovevo avere una cazzo di telecamera perché siete stati stupefacenti, davvero. Mitici, insuperabili!"
Johnny si massaggiava il sedere, sopperito sotto a tutto quel peso.
"Io vi odio, la fisioterapia me la pagate voi, cazzo!"
"Esagerato!" aveva esclamato Matt
"Parli bene tu! Nessuno ti è caduto sopra schiacciandoti." aveva puntualizzato Zack "E soprattutto non avevi un ginocchio di un nano ossuto impiantato nel sedere!"
"Sono geloso.." aveva commentato ironico Brian portando la birra che Jim aveva ordinato qualche minuto prima "Il tuo sedere è il mio"
"Oddio che scena schifosa, ma cazzo!" aveva urlato Johnny tappandosi le orecchie con le mani "Che schifo, queste cose ditele in privato e per la cronaca quel coso mollo di Zack è tutto tuo, schifo!"
"Coso mollo ce lo dici a tua sorella, che ne ha visti tanti.."
"Vaffanculo, Baker! Nessuno tratta mia sorella così!"
"John?" aveva chiesto Jim
"Mh?"
"Tu non hai una sorella.."
"Ah, si è vero!"
"Allora tua madre." aveva rimbeccato Zack, prima che Johnny non lo minacciasse con una gamba dell'ormai defunta sedia.
"Quella ve la metto a conto." aveva commentato sorridente Brian prima di sparire nuovamente verso il bancone.
Zack gli aveva rivolto un ultimo sorriso prima di tornare a prendere in giro Johnny e tutta la sua povera famiglia.
La serata era continuata in maniera piacevole, fino a quando la ragazza di Jim non aveva deciso di fare la sua comparsa teatrale.
"Jim io ho sonno."
"Ok, allora ci vediamo domani." aveva risposto Jim, alticcio come al suo solito. "Non sei venuta con la tua macchina?"
"Si, ma non ho voglia di guidare."
Jim aveva sbuffato, mentre Matt puntualizzava, come se ce ne fosse bisogno, che neanche Jim era nelle condizioni di guidare in quel momento e, naturalmente, neanche nelle ore successive.
Zack odiava quella persona, innamorato o no di Jim, il suo odio per lei non  era cambiato di una virgola, anzi era anche diventato di più.
"Qualcuno di voi può darmi un passaggio, allora?" aveva chiesto, con il suo tono da vipera.
"Abbiamo bevuto tutti." aveva commentato sorridente Zack "Prova con una tua amica."
"Fanculo!" gli aveva risposto lei "Mi chiedo perché spenda ancora del tempo con voi."
Zack aveva ignorato quel commento, come aveva cominciato ad ignorare lei, estromettendola dal discorso.
"Jim, ci vediamo domani a casa." il tono della sua voce sembrava minaccioso, come il suo sguardo e la postura del suo corpo.
"Come vuoi!" aveva risposto lui sorridente, prima di urlare a Brian di portargli un'altra birra.
"Non è il tuo servetto, Sullivan."
"Lo so, ma così facendo capirà tutto l'odio che provo nei suoi confronti." aveva commentato Jimmy "E guarda come scatta pur di venire qui da te, è da sposare."
"Ma hai appena detto che lo odi."
"Anche tu odi lei, eppure mi hai dato il permesso di sposarla."
"Giusta osservazione, non sei così cretino." aveva puntualizzato John.
"Tu invece stai sempre in mezzo." aveva risposto Jim "Grazie Haner, se me ne porti altre trenta abbaiando come un cane potresti starmi simpatico!"
"Tu neanche in quel caso Jim, caro." aveva risposto Brian sorridendo e dando una pacca sulla schiena di Jim. "Zack, ho una pausa vuoi venire fuori?"
"Con molto piacere." aveva risposto l'altro alzandosi in piedi e seguendo quella sottospecie di "ragazzo in pianta stabile".
Si era perso a guardare il sedere del suddetto ragazzo, mentre una scia di pensieri poco puliti si insinuava nella sua mente.
"Smettila di guardarmi il sedere."
"Non posso è ipnotico!"
"Smettila subito." aveva finto un tono arrabbiato, ma gli occhi dicevano tutt'altro.
Aveva spinto Zack contro al muro, baciandolo.
Erano poche ore che quelle due bocche non si avvicinavano, non si mangiavano a vicenda, eppure sembrava essere un'eternità.
"Zack, forse te l'ho già chiesto questa mattina, anzi quasi sicuramente, ma...voglio...mettermi accanto a te...e...volevo chiederti...ti va bene?"
"Non ho ben capito la storia del mettere te stesso accanto a me, potresti spiegarmela meglio?" aveva chiesto ironico Zack, aspettando che l'altro formulasse meglio la domanda e ridendo per averlo messo, nuovamente in crisi.
"Vuoi stare con me, Baker?! Per i prossimi tremila e passa anni?"
Zack non aveva risposto, come al suo solito non sapeva prendere decisioni, ma si era limitato a baciarlo più volte.
Lasciando, nuovamente, senza risposta tutte quelle domande che vorticosamente passavano per la testa di Brian.

Uccidetemi ora.
Non ha capo ne coda, in questi giorni nulla ha capo o coda O___O"
Sto seriamente pensando di lasciar perdere tutto nuovamente o.o
Ma nel frattempo che la mia mente elabora, vi ringrazio per le recensioni immeritate  e vi aspetto al prossimo capito [coff coff- semaicisarà- coffcoff*
-mood.

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Capitolo 11
*** Something takes a part of me You and I were meant to be A cheap fuck for me to lay ***


Mi sono fissata con i Korn.
o.o mai successo prima e questo capitolo è anche frutto del martellamento delle mie tempie da parte del cantante con la sua voce nasale del cavolo ù.ù
Se li conoscete sapete a cosa mi riferisco.
Ed insieme a loro c'erano anche gli AARejects, insomma due generi uguali mazza.
Ok, tutto questo per dirvi che forse un minimo d'ispirazione c'era.
Questo capitolo ha decisamente un suo senso logico.
Ah, visto che non mi è passata la fissa per i 3 days Grace, there's a surprise ù_ù
Quanto amo gli impicci, dannazione a me xD
Anche perché ascoltando questo live..>http://www.youtube.com/watch?v=sujtIFjk6V4
Non vi pare che le due voci siano simili, o sono soggetta a uno strano caso di allucinazione sonora? xD

Something takes a part of me, You and I were meant to be A cheap fuck for me to lay.



Era passato un mese, o forse qualche giorno in più.
Zack ormai faceva coppia fissa con Brian, si separavano solo per le lezioni o per i vari lavori che Brian faceva durante il giorno.
C'era una sorta di complicità fra i due, qualcosa che non avevano mai provato prima.
Zack se ne stupiva ogni volta, soprattutto quando non c'era bisogno di parlare per far presente qualcosa all'altro, era qualcosa di tacitamente condiviso e ne rimaneva impressionato.
Soprattutto quando si trattava del sesso, i loro orologi biologici interni sembravano essersi sincronizzati, quando uno voleva l'altro era già pronto tra le lenzuola.
Tutta quella complicità, tutta quella baraonda di sentimenti diversi, contorti, convulsi, lo rendevano impotente e instabile, come una bomba pronta ad esplodere.
Non gli era mai piaciuto l'essere dipendenti da qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era stato preventivato come una scopata economica, qualcosa che non esigeva troppi sforzi e soprattutto che non implicava nessun grande sentimento.
Invece si era rivelato essere tutt'altro, come nelle migliori commedie noir.
Si era ritrovato ad essere un "fenomeno da baraccone al guinzaglio"*, come Matt amava definire tutti quei sottoni innamorati che al minimo schiocco di dita si precipitavano dall'amato portandogli tutto che quello che lo stesso richiedeva.
Matt, quel coglione, aveva esposto la sua fantastica teoria in una delle loro serate all'insegna di birra e di sigarette, taroccate, proprio di fronte a Brian che si era ritratto sulla sedia, quasi volesse essere ingoiato dal legno scuro e lucido della stessa, nonostante le parole fossero rivolte a Zack.
Da quel giorno, per una settimana, le cose erano un po cambiate.
Sembrava quasi che lo evitasse, scegliendo i turni del lavoro in modo da farli combaciare perfettamente con i turni liberi di Zack, così da creare un muro fra di loro.
Zack ne aveva dato poca importanza, visto che il primo a sentirsi soffocare era lui, ma dopo un po, come succedeva spesso all'inizio di un rapporto, si era sentito incompleto.
La smania di possederlo, la smania di toccarlo e di averlo perennemente accanto lo avevano portato a chiamare la ditta nella quale lavorava e ad inventare di avere un qualche guasto.
"Vuole qualcuno in particolare?" aveva chiesto il centralinista.
"Se è possibile vorrei Brian Haner, è già stato una volta nel palazzo ed ha fatto un ottimo lavoro."
"Ok, glielo mando all'incirca fra una mezz'ora."
"La ringrazio."
Certo non era stato stupido, aveva fornito i dati della signora che gli viveva accanto, pregando che nessuno facesse qualche controllo strano o che il ragazzo non si portasse nessuno dietro.
Dopo quaranta minuti Brian era arrivato, se ne stava impalato  di fronte alla porta della signora.
"Veramente ho chiamato io." aveva commentato sorridente Zack.
"Tu? Dovevo immaginarmelo.." aveva risposto Brian, leggermente spaesato dal comportamento del ragazzo.
"Lo sai che vestito da elettricista sei ancora più sexy del normale?"
"Oh, qua si gioca sul pesante." aveva commentato, arrossendo di colpo.
"Rimani lì? Tanto hai un'ora prima di tornare in centrale, no?"
"Così pare."
Zack aveva chiuso la porta, avvinghiandosi al ragazzo.
"Mi sei mancato."
"Vorrei dire la stessa cosa, ma sai...ci sono così tante ragazze che chiedono di me...e ..." non trovava le parole, dato che il ragazzo aveva cominciato ad accarezzare il cavallo dei pantaloni con il palmo della mano.
"Cos'è? Non parli più?" aveva chiesto ironico, prima di far spuntare sul viso quel suo maledetto sorriso di soddisfazione.
"...Smettila...non sono i Jeans, questa tuta è stretta...stringe.." aveva commentato
"Non sarebbe ora di toglierla?" aveva chiesto sbottonandola "Fa caldo qui dentro, non credi?"
"Ti stai prendendo troppe libertà..."
"Non è colpa mia se la tuta ti fa....così eccitante."
Brian aveva sorriso, lasciandosi trasportare nella camera da letto.

[...]

Jim rigirava fra le mani il pacchetto di sigarette mentre osservava la sua ragazza provare innumerevoli vestiti.
Tutti dannatamente bianchi, tutti dannatamente troppo corti, scollati, pacchiani.
Rabbrividiva ogni volta che usciva da quel camerino con dei vestiti corti!
Era partita da una lunghezza media, per poi passare, in maniera graduale, a quella minuscola.
Non c'era niente di romantico in quei vestiti, neanche la stampa o il velo li rendeva romantici, c'era un qualcosa che stonava in ognuno di essi.
Eppure in vetrina non erano poi così brutti..
"No, troppo corto, è un matrimonio.." aveva commentato, fissando l'ennesimo vestito che copriva a malapena le cosce.
"Si, lo so, ma quelli troppo classici non mi piacciono."
Jim aveva scrollato le spalle.
"C'è tempo per scegliere, non credi?" aveva chiesto "Comunque esco a fumare."
Era uscito dal negozio, poggiandosi al muro e osservando il traffico pomeridiano scorrere lento di fronte ai suoi occhi.
Mancavano mesi a maggio, eppure lei voleva fare tutto e subito, come se fosse una corsa contro al tempo, come se fosse un fottuto "countdown" accelerato.
Ma doveva aspettarselo o meglio doveva aspettarsi quella corsa folle.
Non era mai stata una tipa tranquilla, la sua ragazza, anzi, sempre pronta a prendere la palla al balzo, come quella sera.
Non era stato romantico chiedergli di sposarla, non se lo ricordava minimamente a dirla tutta, ricordava soltanto che quando si era svegliato la mattina successiva, con un grandissimo post sbornia, se l'era ritrovata accanto con un anello all'anulare.
Non aveva chiesto neanche spiegazioni, aveva qualche flash nella mente che gli passava qualche immagine di lui inginocchiato davanti a lei.
Poi, quando lei si era svegliata e gli aveva sorriso felice chiedendo se fosse stato uno scherzo quello della sera precedente, lui non aveva avuto dubbi, glielo aveva chiesto da ubriaco.
Ubriaco come una zucchina, come lo era stato tutte le sere, o quasi, dopo quel giorno.
C'era qualcosa di soffocante in quella storia, qualcosa che non gli tornava, ma era decisamente troppo faticoso andare alla ricerca della verità.
Decisamente più facile, invece, lasciarsi trasportare dal flusso degli eventi.
Aveva bisogno di qualcosa che smuovesse quello stato di quiete nel quale era caduto, una scossa elettrica possibilmente.
Aveva composto, senza neanche pensare, il numero di Matt.
"Hey, hai da fare?"
"Oltre all'autopsia alla quale sto assistendo? No." aveva risposto, reprimendo un conato.
"Autopsia? Ma non fai il medico?"
"A quanto pare non basta per non vedere corpi morti vivisezionati, Cristo."
"Quando finisci?"
"Tra un'ora, credo, se non ho sbrattato anche lo stomaco sul pavimento."
"Ci vediamo fuori dalla facoltà?"
"Non puoi entrare? Ah, no..giusto...l'università ti fa lo stesso effetto che fa  una chiesa ad  una strega...combustione spontanea?"
"Vaffanculo, ci vediamo lì, porto Lea a casa."
"Oh, la vipera, non salutarmela, grazie." aveva detto prima di riattaccare.
Jimmy aveva sorriso volgendo per un attimo lo sguardo verso la ragazza, ancora impegnata a guardarsi nello specchio.
Decisamente non sarebbe riuscito a sopportare ancora un 'ora di quella tiritera.
Doveva scappare e doveva farlo nel  più breve tempo possibile.
[..]

Matt, stranamente più bianco del solito, lo aspettava seduto sulle scalette fuori alla facoltà.
"A quanto pare sei grande e grosso, ma non riesci a resistere ad un'autopsia. Lasciatelo dire, sembri una fanciulla."
"Ma se neanche mi conosci!"
"Si riconosce subito una dolce fanciulla." aveva risposto il ragazzo tatuato e moro alle sue spalle.
"C'era forse uno specchio nell'aula?!" aveva chiesto ironico "Comunque io sono Matt e per la cronaca è un nome da maschio."
"Adam,** piacere." aveva risposto l'altro sedendosi al suo fianco "E anche io la prima volta che ho visto un'autopsia stavo come te."
"Ne parli come se siano passati secoli."
L'altro aveva riso, sorvolando sulla sua età.
"Resti una bellissima fanciulla, però."
"Smettila."
"Ok,ok. Se ti serve una mano per l'esame, però, posso aiutarti." aveva detto alzandosi dalle scalette
"Magari, non è che me la cavo molto con i cadaveri puzzolenti."
"Imparerai anche quello e chissà, magari alla specialistica prenderai medicina legale."
Matt era scoppiato a ridere, mentre Jim si avvicinava ai due con circospezione, non voleva di certo rovinare quel momento.
"Jim! La tua puntualità è sconcertante, solo trenta minuti di ritardo." aveva urlato Matt accorgendosi della sua presenza "Lui è Adam."
"Piacere Jim!" aveva urlato prima di rivolgere un'occhiataccia a Matt "Non è colpa mia, voleva scegliere il vestito da sposa oggi, fortunatamente qualche Santo mi ha protetto."
"Pesante, ma non sei giovane?" aveva chiesto Adam, risedendosi ed interessandosi a quel discorso.
"Comincio a pensarlo seriamente."
"Ormai gli hai chiesto di sposarla, non c'è nessun modo per uscirne fuori."
"Matt, davvero, la tua arguzia è qualcosa di stupefacente. Ti odio." aveva sbuffato, con rabbia.
"Secondo me sei ancora in tempo, puoi sempre fargli capire che non sei il ragazzo perfetto. Con il mio ultimo ragazzo ho fatto così." aveva commentato Adam accendendosi un drum.
Nessuno era rimasto particolarmente sconvolto a quell'affermazione, anzi...
Jim aveva fatto cenno di sì con la testa, pensando che quel ragazzino sconosciuto non avesse poi tutti i torti.
"Matt, comincio a pensare che tu sia l'unica testa di rapa in quest'edificio e cazzo, non verrò mai da te, neanche a farmi controllare la gola."
"La prostata?" aveva chiesto l'altro ironico.
"Ma vaffanculo, va!"
"Volete un caffè?" aveva chiesto Adam con la sua solita gentilezza.
"Magari, andiamo alla caffetteria dell'Università?" aveva chiesto Matt
"Certo, io non pago." aveva risposto sorridente incamminandosi per primo, così da poter lasciar parlare quei due, per un po, da soli.
"Cominci a rimpiangere di aver detto di no a Zacky, no perché a quella storia non ci ha creduto nessuno, neanche Ichabod, credo."
"Ma che ti stai inventando? è la verità!"
"Stai offendendo la mia intelligenza, Sullivan."
"E tu stai per perdere la tua eterosessualità a quanto pare."
Matt gli aveva fatto un colletto dietro alla nuca, lo scocchio delle sue mani sulla nuca del povero Jim aveva rimbombato per tutto il corridoio, insieme alla bestemmia del più secco.
"Hey, state calmi!" aveva detto Adam girandosi verso di loro "Ho una certa nomina qui dentro, non vorrei che voi due la gettasse alla malora."
Detto questo si era rimesso giù le maniche, coprendo i vari tatuaggi sotto ad un lembo di stoffa nera.
Quel ragazzo nascondeva, sicuramente, qualcosa.

[...]
"Quindi hai perso la tua verginità anale?" aveva chiesto Johnny, scoppiando a ridere poco dopo.
"Ma vaffanculo, io sono etero, vi vorrei ricordare che sono stato fidanzato per anni con una ragazza." aveva risposto Matt sorseggiando la sua birra "E poi quel ragazzo ha qualcosa di strano, perché coprire i tatuaggi? E poi perché ha il caffè gratis alla mensa?"
"Decisamente un caffè gratis rende tutti più strani!" aveva risposto ironico Zack "Ed anche io avevo una ragazza fino a poco tempo fa."
"Ma tu hai la faccia da checca!"
Zack aveva mostrato il dito medio prima di voltarsi a controllare che Brian non parlasse con nessuna di quelle bamboline che gli giravano intorno.
"Smettila di controllarlo, cazzo!" lo aveva ripreso Johnny "Normale che poi uno scappa!"
"Non è scappato e sicuramente non è stata colpa mia, visto che dopo che abbiamo...vabbè, dopo abbiamo parlato e mi ha chiesto se eravamo diventati due -fenomeni da baraccone al guinzaglio- chiaramente questa frase non è uscita dalla mia bocca, vero Shadow?"
"Non ricordo! E poi è quello che penso di tutti, non era riferito a voi due, per me una coppia appena formata è come un calcio ben assestato alle palle, tutti coccolosi, tutti così  tanto impegnati a soddisfare l'altro da scordarsi persino di pisciare, ma si può vivere così?"
"Parli come una zitella." aveva commentato Jim "Già ti vedo a tirare gatti."
Matt non aveva potuto fare a meno di ridere, immaginandosi la scena e scordandosi di mandarlo a fanculo, cosa che normalmente avrebbe fatto senza alcun tipo di problema.
"Magari questo ragazzo ti farà cambiare idea." aveva detto Brian, che si era avvicinato in tempo per sentire una parte della conversazione "E a me piace essere un fenomeno da baraccone!"
Aveva spostato un ciuffo ribelle dal volto, prima di baciare Zack sulle labbra e rivolgere un ultimo, espressivo, sguardo a Matt.
Non appena si era allontanato dal tavolo Matt si era rivolto a Zack "L'hai cotto a puntino."
"Direi che i giochi di ruolo non sono mai stati così divertenti." aveva commentato, alludendo al giochetto dell'elettricista e del cliente che avevano fatto poche ore prima.
Naturalmente nessuno aveva indagato oltre, anzi, immaginandosi qualcosa di pervertito avevano preferito continuare a bere birra, sperando di dimenticare quelle parole e l'allusione che vi si trovava dietro.


*Citazione libera della canzone dei KoRn "Freak on Leash" dalla quale è preso anche il titolo di questo capitolo ù_ù era doveroso farvelo presente.
** Cantante 3 Days Grace, doveroso ficcare anche lui in questa fic, era da tempo che volevo scrivere su di lui, ma niente mi ha mai ispirato abbastanza.

Ringrazio chi ha commentato \ letto \ sputato su questa ff ù_ù
Scusatemi per il mio dilungarmi in cose stupide, ma presa dal momento (L'ho scritta in 10 minuti massimo) ho lasciato che la mia mente si svuotasse su questo pezzo di carta digitale, non odiatemi xD

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Capitolo 12
*** You won’t be scared and lonely ***


Ok, questo capitolo è lungo ed incentrato quasi praticamente tutto su Matt, mi dispiace ma ne avevo voglia §-§ dal prossimo torno a focalizzarmi per altri lidi e questo non vi piacerà per niente.
WUAHAHAHA ù_ù
You won’t be scared and lonely
You won’t be scared you won’t be lonely




Matt si era poggiato al muro, asciugandosi le gocce di sudore che cadevano dalla fronte.
Aveva una paura enorme di entrare in quell'obitorio e di assistere ad una nuova autopsia.
"Matt, ti prego, vieni insieme a me, davvero." Brian si trovava accanto a lui cercando di spronarlo ad entrare.
"Non ci riesco, Haner." continuava a ripetere, gli era presa la fobia dell'obitorio, non voleva entrarci nemmeno per sbaglio.
"Vieni di fuori, prendi una boccata d'aria e poi entri."
Matt aveva annuito sbuffando e dirigendosi verso l'esterno.
"Va meglio?" aveva chiesto Brian accendendosi una sigaretta.
Matt aveva scrollato la testa, prima di portarsela tra le mani.
"Donnicciola, il corso è iniziato." la solita voce roca di Adam lo aveva fatto voltare.
"Ma tanto il professore non c'è, io odio quella materia e non me ne frega un cazzo di quei quattro crediti del cazzo." aveva commentato cercando il solito pacchetto di sigarette.
"Che ne sai che non c'è il professore?" aveva chiesto Adam sedendosi accanto a lui.
Brian aveva preferito defilarsi, tanto Matt era in buone mani.
"Non c'era ieri non ci sarà oggi." aveva risposto Matt, guardando spaesato il corpo di Brian allontanarsi, mai come quel giorno aveva bisogno di quel ragazzino in mezzo ai piedi, o lui o Zack, non di certo quel ragazzo che lo chiamava donnicciola.
"Hai paura di quella stanza?" aveva chiesto Adam avvicinandosi al suo viso per poterlo guardare meglio negli occhi.
"Si, e trovo quest'esame inutile." aveva biascicato Matt
"E se si cambiasse stanza? Cioè se si spostassero tutte quelle cose in un ambiente più colorato?"
"Non credo che cambierebbe qualcosa, mi fa schifo."
"Vuoi fare il chirurgo?"
"Si, ma quello non è essere chirurgo, cazzo."
"Più o meno non credo che ci sia qualcosa di diverso. Solo che hai a che fare con persone ormai morte e magari dovresti capire cosa le ha portate a morire. Ma il principio base è lo stesso, tu salvi le loro vite, io salvo la loro memoria."
"Tu?"
"Io." aveva risposto Adam alzandosi e tendendogli la mano."E ti giuro che oggi non sarà brutto come ieri, entri con me?"
Matt aveva annuito, pentendosi dopo poco.
L'aveva fatto soltanto perché si era perso in quegli occhi, tanto gentili e sinceri, come se lui sapesse già quello a cui stavano andando incontro.
Come se conoscesse a memoria quella lezione, ma era impossibile.
Matt aveva afferrato la mano di Adam, lasciandosi trasportare dentro, nell'edificio, fino alla porta.
Prima che l'altro l'aprisse gli aveva lasciato la mano, voltandosi verso di lui e sorridendo per infondergli un po di coraggio.
"Buongiorno ragazzi." aveva commentato, lasciando entrare Matt e chiudendo, successivamente, la porta alle sue spalle.
Si era diretto verso l'appendiabito ed aveva preso uno dei tanti camici.
"Io sono il vostro professore, potete chiamarmi Gontier o Adam, non mi interessa. Per me voi resterete delle donnicciole."
Matt era sbiancato, guardando Brian che stentava a reprimere una risata.
Aveva appena parlato con il professore dicendogli che il suo esame gli sembrava una grossa cazzata e soprattutto gli sembrava inutile, si era appena fottuto con le sue stesse mani.
"Non so quanti di voi abbiano dei tatuaggi come i miei sulle braccia, ma vi voglio subito consigliare una cosa, vedete  di farvi questi una volta che avrete firmato il contratto."
Un paio di ragazzi si erano guardati le dita, coprendole poco dopo per via dell'inchiostro nero che svettava sulle stesse.
"O nel peggiore dei casi, indossate magliette a maniche lunghe e guanti a metà, se volete fare i chirurghi. Nel caso vi interessasse la medicina legale, ma ne dubito, non c'è alcun problema né con i tatuaggi né con i percing. Il motivo è molto semplice, nonostante siamo  nel ventunesimo secolo, i tatuaggi e quei pezzi di metallo che vi ciondolano dal viso fanno ancora scalpore, nessuno vi darà mai tra le mani un malato." aveva commentato mentre si lavava le mani "Forse nessuno ve l'ha detto prima, ed anche questo ha una motivazione semplice, i grandi professoroni di quest'università tentano di nascondere dietro ad una falsa accettazione l'ottusità di questo mondo. Quindi preparatevi donnicciole, ci sarà tanto da combattere."
Matt era ancora scosso per la scoperta, ma lo era diventato ancora di più dopo che il professore aveva tolto il lenzuolo bianco dal cadavere che giaceva su quella barella di metallo.
Si era voltato, osservando l'uscita, l'unica salvezza che aveva.
"Scusa." aveva biascicato rivolto a Brian, prima di scappare dalla stessa porta dalla quale era entrato e fiondarsi in quella del bagno, dove aveva praticamente rimesso la gran parte della sua colazione.
Non aveva neanche sentito la porta aprirsi alle sue spalle.
"Forse è meglio che tu non segua le lezioni." aveva commentato Adam, dritto dietro alle sue spalle.
Una volta finito, si era alzato dal pavimento voltandosi verso il professore.
"Sarebbe stato meglio che tu mi avessi detto chi eri." aveva commentato acido, uscendo per sciacquarsi il volto.
"Forse, ma non mi avresti creduto."
"Perché mai?"
"Ho al massimo tre anni in più di te."
"Avrei semplicemente commentato dicendo che sicuramente eri un bravo studente per trovarti ad avere una cattedra così presto!"
Adam aveva annuito, rivolgendo un'ultima occhiata al moro.
"Provvederò a farti un qualche permesso per dare l'esame senza seguire la lezione."
"No." aveva urlato, mentre un'espressione decisa prendeva il posto di quella spaventata "Non voglio sconti, riuscirò ad entrare lì dentro e fare la lezione come tutti gli altri."
Adam aveva scrollato le spalle, uscendo dal bagno.

[...]

"Quindi, in pratica, cioè.." Zack tentava di formulare un qualche commento di senso compiuto "Cioè...hai sbrattato di fronte al professore, hai detto davanti a lui che la materia che insegna è una merda e che è inutile....e per giunta te ne sei innamorato? Complimenti, Matt, ti sei appena scavato, con le tue stesse mani, la fossa."
"Vaffanculo, Baker! Primo non sapevo che fosse il professore, secondo non me ne sono innamorato."
"Ah? Allora sei un caso irrecuperabile, perché quel tizio è una bomba." aveva commentato Brian, prima di prendersi una gomitata sul fegato da parte del ragazzo.
"Primo, prova ancora a guardare un altro ragazzo e farai la fine del cadavere, secondo prova ancora a fare apprezzamenti su qualcuno e ti faccio passare le pene dell'inferno."
"Non stavate parlando di me? Ecco aiutatemi." aveva commentato spazientito Matt "Smettetela di fare la coppia per una volta! La mia carriera da chirurgo si è fottuta ancora prima di aver passato il secondo anno!"
"Ok, ok...non mi viene in mente niente però! Potresti evitare di fare colazione prima di entrare in quella stanza, che ne pensi?"
"Mi farebbe schifo lo stesso."
"Potresti immaginare che quella sia una normale lezione di chirurgia.." aveva commentato Brian cercando di dargli tutto il conforto che poteva desiderare.
"Certo, peccato che a chirurgia si usino le rane che sono verdi e piccole."
"Dio, Matt, qualcosa la devi pur fare oltre che lamentarti, no? Potresti portartelo a letto, magari poi ti piace." aveva commentato Zack, senza smettere di fare lo spiritoso.
"Magari evita di dirlo adesso, visto che sta venendo qui." aveva commentato a mezza bocca Brian.
Zack si era ammutolito osservando la figura di un ragazzo avvicinarsi a loro, era veramente giovane, forse anche troppo per avere già una cattedra nell'università.
"Ora penserai che sono uno stalker." aveva commentato sedendosi sull'erba accanto al gruppetto di ragazzi "e forse è anche vero, ma mi ricordi troppo me al primo giorno nell'obitorio e voglio aiutarti."
Matt gli aveva sorriso, ma era un sorriso così tirato da sembrare che fosse il risultato del botulino.
Brian si era voltato verso di Zack, cercando di capire se era il momento di togliere le tende o rimanere lì, ma Zack era troppo impegnato a fissare inebetito quel ragazzo per accorgersene.
Un moto di gelosia, aveva spinto Brian a dargli una gomitata nel fianco.
"Ma che cazzo fai?" aveva urlato Zack, suscitando le risate degli altri tre "Io ti spacco quel cazzo di sorriso che hai sulla bocca e ti faccio così male che neanche la scientifica ti riconosce, cazzo."
Si teneva ancora il fianco tra le mani, urlando qualche altra parolaccia e qualche altra cazzata.
"Magari e meglio se ve lo porto lontano." aveva biascicato Brian.
"No!" aveva urlato Matt cercando di trattenere l'amico sull'erba.
"Mica posso riuscire a fargli cambiare idea da solo!" aveva commentato Adam "E poi potrebbe sembrare un po, come dire, strano che un professore si intrattiene con un solo alunno..."
"Giusto." Matt continuava a fissare Brian, cercando di invogliarlo a rimanere con lui e non lasciarlo da solo con quell'uomo.
"Ok...vi dispiace però se lo uccido?" aveva chiesto Zack, fissando male Brian.
"No, è un bravo studente, o almeno nel mio corso, non me lo uccidere." Adam gli aveva sorriso, spiazzando Zack e bloccando il suo respiro."Tornando a te, che ne dici di una terapia intensiva?"
"Cosa, scusa?"
"Hai paura dei cadaveri, cioè ti fanno schifo, comunque potrebbe essere considerata una fobia. Dal mio esame di psicologia, l'unico che ho fatto prima di cambiare università, posso dirti che l'unico modo per far finire una fobia è combatterla...e...praticamente...dovremmo metterti faccia a faccia con uno di essi."
Matt aveva cominciato a ridere istericamente, quell'uomo non poteva dirlo veramente, non poteva pensare che una cosa così stupida potesse seriamente fargli passare la fobia.
Adam gli aveva solamente sorriso, prima di salutarlo e di dargli appuntamento all'interno della facoltà la mattina successiva...
[...]

Quando Matt si era presentato nella Facoltà, il giorno seguente, spronato da Zack e da Jim, non aveva la minima idea di quello al quale andava incontro.
Poteva immaginarlo, forse, ma non poteva saperlo con certezza, dato che quel ragazzo era più imprevedibile di uno schizofrenico.
"Allora sei venuto? Vedo che un po di palle ce le hai anche tu." aveva commentato Adam
"Non mi mancano e sicuramente non sono venuto di mia spontanee volontà, Jim ti trova carino e mi ha minacciato." aveva mentito.
"Solo lui?" aveva chiesto quasi  risentito. "Non rispondere, non mi interessa, siamo qui per altre cose."
Aveva spalancato le porte di un'aula a caso, che si era rivelata una sottospecie di scantinato.
"Questo è il posto nel quale mi rifrugo quando non ho molto da fare."
"Oh, e che ci facciamo qui?"
"Ho portato una cosa qui, vedi qui è colorato, non è grigio..c'è un po di luce e soprattutto non c'è niente del quale avere soggezione."
"Vorresti dire che sotto a quel lenzuolo c'è un corpo?" aveva chiesto, cominciando a tremare come un bambino.
Era insana quella paura, era strana e soprattutto lo rendeva inerme.
"Dovrai scoprirlo tu."
Adam si era fatto da parte, invitando Matt ad alzare il lenzuolo.
"Non posso."
"Si, che puoi."
"Non posso farcela, che schifo."
"Non puoi essere spaventato da qualcosa che è morto, okay? E poi non sei solo." Adam gli aveva sorriso, illuminando il suo volto di una luce strana, molto diversa da quella della classica luce riflessa di una qualche lampadina.
"Perché lo stai facendo?" aveva chiesto mentre si avvicinava al lenzuolo.
"Perché mi ricordi tanto me, quando ero ancora una piccola matricola spaventata. E poi...devo dire che mi piaci."
Matt non aveva fatto ulteriori domande, alzando il lenzuolo e fissando quell'oggetto bianco che vi si trovava là sotto.
Non c'era poi nulla del quale schifarsi, o meglio, del quale avere paura.
Si era voltato verso di Adam che gli aveva, nuovamente, sorriso.
"Mi sono comportato da coglione?"
"Non è mica finita qui. Dovrai suturare, cosa che i tuoi compagni di classe hanno fatto ieri."
Matt aveva perso tutta quella sicurezza che aveva acquisito alzando il lenzuolo e fissando il suo professore.
Lo guardava ancora, tentando di trovare il coraggio che gli mancava.
Adam si era avvicinato, porgendogli l'ago e il filo vegetale.
"Ti chiedo di fare una semplice sutura continua, i tuoi compagni ne hanno fatta una un pochino più complessa, ma non importa."
Matt lo fissava, alternando lo sguardo dal viso del ragazzo all'ago che teneva fra le mani.
"Dammi la mano."
Matt aveva fatto come il professore gli aveva chiesto tenendo la mano verso quella del professore.
Adam l'aveva stretta tra le sue, prima di mettergli tra le dita l'ago e portare la stessa mano verso il corpo.
Si era messo alle sue spalle aiutandolo nei movimenti.
Matt aveva tenuto gli occhi chiusi, non volendo guardare nulla.
Ma piano piano li aveva aperti, aiutato dalla vicinanza con il ragazzo e soprattutto dal suo profumo, troppo dolce per appartenere ad un medico legale.
Si era voltato verso il viso dell'altro, così vicino da poterlo sfiorare.
Si era sporto senza neanche pensarci verso le sue labbra, catturandole in un flebile bacio.
Non sapeva neanche di averlo fatto, era stato un riflesso spontaneo.
A lui non piacevano i ragazzi e sicuramente quello non gli avrebbe fatto cambiare idea, quello era solo il suo modo per ringraziarlo di quello che stava facendo.

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Capitolo 13
*** If you find a family, don't you cry ***


If you find a family, don't you cry



Brian era preda di troppe sensazioni diverse.
Si sentiva amato e compreso come, forse, non lo era stato mai durante la sua vita.
Il fatto del viaggiare e dello stare sempre in un posto diverso, con troppe bambinaie diverse, lo aveva cristallizzato nell'unico comportamento possibile "la fuga."
Lui fuggiva via non appena qualcuno si comportava da -famiglia-, come chiaramente stavano facendo Zack ed i suoi amici.
Si sentiva appagato all'idea di aver trovato una famiglia, non una di quelle famiglie che si vedono nelle pubblicità con madre padre e fratelli che vanno d'accordo, ma più che altro un gruppo di amici disposti a gioire delle sue vincite, di aiutarlo nei momenti di difficoltà e cose simili.
Una famiglia in senso lato, insomma.
Oltre alla sua propensione per la fuga c'era anche un'altra bestia nera che lo seguiva come se fosse una cagnolino, l'Erasmus.
L'idea di lasciare Zack per tre e passa mesi, lo rendeva sia terribilmente eccitato sia impaurito.
Aveva paura di non trovarlo una volta tornato ed uscito da quell'aereo che tanto, da piccolo, aveva amato, ma aveva paura anche di ritrovarlo.
Non era una situazione normale quella e chiaramente non era normale neanche lui che l'aveva creata dal nulla.
L'aveva plasmata a sua immagine e somiglianza, quasi volesse creare un fottuto clone.
Quella situazione poteva considerarsi un bambino o un'automa, creato da Brian a sua immagine e somiglianza.
Ed era anche per questo che quel giorno aspettava l'arrivo del suo ragazzo, disteso sul divano del suo appartamento, in preda all'ansia.
Aveva deciso, finalmente, di rendere partecipe Zack della sua imminente partenza per l'Europa.
Doveva decisamente avvisarlo in tempo, anche se non capiva la valenza di quella clausola temporale.
A cosa serviva quell'espressione se ormai il danno era fatto?
Ormai si era innamorato perdutamente di Zack e sicuramente una fottuta partenza o la sua abilità naturale al perdere le persone o a fuggire dalle stesse non avrebbero contribuito al "disinnamoramento."
Non era più in tempo per niente, anzi, ormai non erano più in tempo per fare dietro-front e dichiararsi "amici".
Poteva solo che rimpiangere la sua scelta di non avvisare subito l'altro della sua partenza e magari smettere di vedersi in tempo per non innamorarsi perdutamente.
Fissava inebetito l'orologio, tremando ogni qualvolta che la lancetta dei secondi faceva un giro completo, segno che un altro minuto era morto rimpicciolendo, nuovamente, la distanza temporale che lo divideva dalla sua morte certa.
Aveva calcolato tutte le possibili reazioni di Zack, compresa quella dell'omicidio o della custodia cautelale dei suoi "attributi."
Non nel senso che gli avrebbe staccati e custoditi all'interno di una cassaforte, ma più nel senso di una cintura di castità con tanto di corrente elettrica e di filo spinato, pur sempre una "cassaforte", ma si evitava la storia del "Taglia e cuci."
Non si sentiva normale nel fare quei pensieri, neanche nel calcolare minuziosamente il tempo che gli restava per inventarsi una scusa plausibile.
Aveva ancora 300 secondi di tempo.
300 secondi per capire come iniziare la conversazione, come portarla avanti e soprattutto come intenerire il suo ragazzo.
"Brian?"
Aveva calcolato male i tempi, visto che il ragazzo dai capelli neri si trovava nel corridoio, poteva scorgere la sua figura dalla porta a vetri che collegava il corridoio alla sala da pranzo.
Aveva ancora il casco pesante tra le mani, forse avrebbe dovuto aspettare che lo posasse prima di parlare e prima di farlo diventare un'arma impropria con il quale fracassargli il cranio.
"Sono qui."
"Amore! Non puoi capire!" aveva squittito felice prima di avvinghiarsi al suo corpo muscoloso.
"Cosa?"
"Matt ha superato la paura per i cadaveri e poi ha baciato Adam."
Brian era rimasto stupito dalla gioia che Zack stava dimostrando.
All'inizio aveva pensato che quella notizia bellissima che lo faceva sorridere e gli faceva formare intorno alla bocca quelle fossette così tanto sexy e bambinesche lo riguardasse in prima persona.
Il fatto che riguardasse, invece, Matt lo aveva spiazzato e lo aveva anche ingelosito, non perché fosse geloso dell'altro ragazzo, ma bensì della capacità innata di Zack di comportarsi da perfetto amico, uno di quegli amici che tutti vorrebbero nella loro vita.
Invidiava la sua capacità di emozionarsi per qualsiasi cosa riguardasse i suoi amici.
"Oh."
"Sembri dispiaciuto.. non è che Adam...ti piace?" gli aveva chiesto staccandosi dal suo corpo e fissandolo ferito.
"No! Diamine, no!" aveva urlato riavvicinando il moretto al suo corpo "è che sei così felice per una cosa che non riguarda te, non ci sono abituato."
Zack si era messo a ridere, schioccando un bacio sulla guancia arrossata di Brian.
"E poi...mi dispiace quasi stuprare quel tuo sorriso."
"Stuprare? Ma che stai dicendo."
"Ho fatto richiesta per l'Erasmus." aveva detto tutto d'un fiato, fissando le mattonelle del pavimento, molto meno dolorose rispetto al probabile sguardo ferito di Zack.
"Quando?"
"Molto prima di conoscerti." aveva risposto, sospirando e strizzando gli occhi.
Si aspettava parolacce, insulti, forse anche qualche pizza, se lo aspettava perché era così che i genitori gli avevano sempre dimostrato avversione nei confronti delle sue scelte.
"L'hanno accettata?"
"Si."
"Tornerai?" aveva chiesto prendendo tra le mani il viso del ragazzo, facendo combaciare perfettamente i loro sguardi.
Brian aveva annuito, aspettandosi ancora un volta qualche bestemmia o qualche parolaccia da parte del ragazzo.
Zack, invece, sembrava tranquillo sempre se non si calcolava la quantità d'ansia o di angoscia che gli premeva da dentro.
"Davvero? Non è una scusa per scappare, vero?"
"No, l'ho fatto molto tempo prima di mettermi con te."
"Però non me l'hai mai detto.."
"Pensavo di non farlo, cioè...boh, pensavo di non partire più perché alla fine avevo trovato te qui, quindi non dovevo cercare più nulla."
"Ma tu ci andrai." non era una constatazione, era un ordine.
Brian aveva sbarrato gli occhi, cercando di capire se quella situazione era reale o frutto di un suo sogno.
Non era abituato a quella libertà, non era abituato neanche alla calma o alla fiducia, si poteva dire che era abituato solo alla violenza.
"Non fare quella faccia, cosa ti aspettavi? Che cominciassi a tirarti oggetti o coltelli? Sei libero di fare quello che vuoi, non siamo sposati o cose simili e non voglio che un giorno tu possa rinfacciarmi questo. Quindi sei libero di andare, ma sappi che se so che sei stato a letto con qualcuno o con qualcuna io ti stacco le palle e te le attacco in camera! Così ogni volta che le vedrai ripenserai a quanto sei stato stronzo."
Brian aveva cominciato a ridere, mentre Zack, preso da un' insana, ma soprattutto fuori luogo, di fare sesso gli toglieva la maglietta e tutti quegli indumenti inutili.
"Grazie." aveva squittito Brian, mentre alzava le braccia per aiutare Zack a togliergli la maglietta.
Zack aveva quasi poggiato la sua bocca in una zona delicata, che Brian lo aveva chiamato.
Quasi scontento aveva alzato la testa avvicinandola alla bocca del ragazzo.
"Mh?" aveva mugugnato, fingendo di tenergli il muso per il movimento che aveva appena interrotto sul nascere.
"Non so se è il momento adatto....ma ti amo"
Non era il momento adatto, sicuramente, ma questo a Zack non importava.
Amava quel coglione e la sua capacità di spare queste frasi ad effetto nei momenti meno opportuni, ma amava anche la sua capacità di essere così imprevedibile e carino da farsi perdonare qualsiasi cosa, anche una partenza imminente per chissà quanti mesi.

[...]

"Quindi hai baciato Adam." Jim continuava a ripetere quella frase ancora scioccato.
"Era un bacio di ringraziamento, nulla di più." si era difeso Matt sorseggiando la birra
"Ah! Questa è stata la scusa più bella che le mie orecchie hanno mai sentito." aveva detto Johnny, perennemente in ascolto e pronto a dire la sua.
"Tu stai zitto, non hai la possibilità di parlare, devi essere alto un metro e due per parlare e tu già è tanto se sfiori i cinquanta centimetri." aveva commentato Matt esibendosi nella sua migliore espressione da - prova ancora a mettere in dubbio la mia eterosessualità e io ti stacco tutti i denti e ci faccio una collana-.
"Lascia stare Johnny e non imbruttirlo, dice solo la verità. Comunque...l'hai baciato."
"Mi sono lasciato trasportare dalla situazione."
"Oh, certo, come no! Baciare una persona di fronte ad un cadavere è la cosa più romantica e sensuale che si possa desiderare! è nella top five dei momenti più hot e testosteronici degli ultimi vent'anni, ma farmi il piacere."
"Per prima cosa era una fottuto manichino, uno di quelli fatto di Gel balistico, che si può manipolare a tuo piacimento." aveva commentato "Secondo poi tu non sai quanto può essere sensuale quell'uomo e mi ha preso in un momento di...non so neanche come dirlo...cioè ero..."
"Gira la ruota." aveva rincarato Johnny beccandosi un pugno sulla spalla destra da parte di Jim
"Ero inerme, ero senza difese e l' ho baciato. Non voglio passare l'intera vita con lui! Era solo un bacio e mi piacciono ancora le tette."
"Ma hai appena detto che Adam è fottutamente sensuale."
"Che centra? Hai trovato sensuale Zack tu, quell'ammasso di lardo, ma sei comunque eterosessuale."
Jimmy aveva scosso la testa.
"Sono bisessuale, Shadz, c'è anche una via di mezzo."
"Davvero? Io voglio essere etero, ok?"
"Fai cambiare sesso ad Adam, qual'è il nome femminile che si associa ad Adam? Eve? " Johnny ormai era sul cazzoso andante, non riusciva e non voleva essere serio.
"Johnny quando  avrò finito con te, sarai tu a chiamarti Eve."
"Frena gli ormoni, cavernicolo."
Jimmy scuoteva la testa, pronto a fare la sua rivelazione giornaliera, ma l'ingresso di Zack nel locale e la nuvoletta nera che gli camminava affianco gli aveva bloccato le parole in gola.
"Baker, cos'è quella faccia?" aveva chiesto attirando l'attenzione degli altri due.
"Morirò." aveva commentato sedendosi sulla sedia di legno "Brian parte per l'Erasmus ed io ho deciso di fare il ragazzo compiacente  e comprensivo e per premiarlo gli ho fatto anche un pom..."
"Non pronunciare quel nome." aveva commentato lapidario Matt "Non voglio sapere i dettagli grazie."
"Zitto che tanto prima o poi dovrai farlo ad Adam. Comunque..e lui mi ha detto che mi ama."
"Allora perché sei così triste?" aveva chiesto Jimmy
"Forse non hai capito il messaggio, se ne va in Erasmus in Europa, la patria delle belle donne, Cristo!"
"Appunto a lui piacciono gli uomini."
"Se le donne sono belle lo saranno anche gli uomini, no?"
"Non va in Africa, Baker. Lì avresti dovuto preoccuparti seriamente, va in Europa e ha detto di amarti. Stappa lo champagne." aveva commentato Jim, sorridendogli pacato e pronto a fare la sua bellissima sparata "E comunque se senti veramente questo avresti dovuto essere meno comprensivo e combattere, no? E poi sono convinto che non appena ti ha detto ti amo tu hai sorriso come un coglione, ora non fare il melodrammatico e goditi questi mesi prima della partenza.."
"Forse hai ragione, mi preoccupo troppo. Da quando sei così saggio, Sullivan?"
"Da quando avete preso ad ascoltarmi... Comunque ho qualcosa da dirvi....." aveva cominciato Jim, prendendo tutto il tempo necessario per formulare quella frase nel miglior modo possibile.

Ho già in mente un paio di capitoli (due) da uccidere anche il più sano di mente.
Quindi preparatevi.
Questo è uno dei tanti capitoli di passaggio, ma dovevo farlo, a meno che non volevate uccidere tutte le vostre certezze in meno di due giorni ù_ù
However, grazie per i commenti e scusate se non rispondo (o ho risposto, non ricordo) ma l'università mi sta uccidendo.
alla prossima <3



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Capitolo 14
*** \\ ***


Nuovamente, la mia ispirazione è tornata ad albeggiare verso altri lidi ù_ù
Fortuna che questa cosa doveva essere di pochi capitoli =.=
Non ho nient'altro da dire. Tranne grazie A CHI ancora ha il coraggio di leggere queste stronzate.
Me grata <3


Il silenzio regnava sovrano  in quel tavolino. Aspettavano, in preda all'ansia, la notizia di Jim che gongolava per il silenzio ottenuto e soprattutto per la tensione negli occhi degli altri. Era diventato tanto importante?
"Jim, se non parli ti stacco le unghie una per una e poi te le faccio ingoiare. Cazzo!" aveva urlato Matt.
"Ok, ok. Avevo pensato...beh..."
"E dai! Jim parla!" aveva urlato anche Zack.
"Vedi, voglio godermi la vita da single e credo che una vacanza con voi sia l'ideale, sapete? Quindi...pensavo..."
"Di organizzare una vacanza?" aveva chiesto Johnny completando la frase dell'amico.
"Esattamente, avevo pensato alla Spagna. Lì è un buon posto per godersi la vita da single, o Praga. L'alcol costa poco ed è pieno di discoteche e robe varie, insomma è facile perdere l'inibizione lì!"
"E come la prenderà la tua ragazza?" aveva chiesto Matt
"Beh, un addio al celibato è di regola farlo, no? Lo spaccerò per quello e poi sono tre anni che metto da parte i soldi per una vacanza in vecchio stile con voi! Naturalmente nel periodo nel quale Brian non c'è, così tu, Zack, non perdi altro tempo con lui..."
"Sei il migliore amico che mi potesse mai capitare!" aveva urlato Zack abbracciandolo e cominciando ad urlare dalla gioia...


[...]
Come da copione i mesi che precedevano la partenza di Brian erano volati. Tra gli esami, i lavori - Zack pur di partire si era dovuto trovare un lavoro part-time- e tutti gli altri cazzi connessi era come se fossero passati due giorni, o al massimo tre, da quando Brian gli aveva parlato dell'Erasmus. Anche Zack gli aveva parlato della sua partenza, ma Brian non era stato entusiasta come Zack aveva pensato, certo peccava di paraculismo quel ragazzo, quando si trattava della sua partenza andava tutto bene, ma quando il suo ragazzo faceva lo stesso cadeva in crisi nera. Forse era tutto connesso al fatto che Zack aveva amato per tanti anni Jim, forse per il fatto che lo stesso volesse testarle tutte pur di capire se voleva realmente sposare la sua ragazza, ed aveva paura che quel "tutte\i" comprendesse anche il suo bellissimo ragazzo dagli occhi chiari e vitrei, forse perché nessuno aveva creduto a quella storia dell'amicizia profonda. In ultima analisi, si poteva credere che Brian si fosse incazzato per la scelta repentina di partire di Zack, come se non avesse perso tempo, come se non aspettasse altro che il ragazzo partisse per darsi alla pazza gioia. Ma non era così, Zack lo faceva principalmente per l'amico, odiava la sua ragazza dal primo momento che l'aveva incrociata, dalla prima conversazione scialba che avevano intrattenuto, insomma dai primi secondi nei quali le loro strade si erano incrociate. E, per secondo motivo, aveva paura che dopo il matrimonio di Jim non ci fosse più spazio per quelle vacanze decise su due piedi, nelle quali si mettevano alle spalle tutto il loro passato, fidanzati e fidanzate connesse, per tornare all'epoca del liceo, quando non c'era proprio nulla da lasciarsi alle spalle, tranne qualche bocciatura o qualche screzio con i genitori. Era un ritorno al passato.
"Hai preso tutto?" aveva chiesto Zack, in piedi sulla porta della camera da letto del ragazzo "Spazzolino? Cintura di castità?"
"Ho preso tutto...anche i preservativi!" aveva detto ironico l'altro.
"Gonfiaci i palloncini con quei cosi se non vuoi trovartelo appeso al muro di casa." aveva risposto piccato Zack, scomparendo nel corridoio che conduceva alla cucina, posto dove c'era sia le sigarette che le bottiglie di birra. Odiava il comportamento del ragazzo, odiava le sue battute e se solo avesse potuto lo avrebbe spinto contro al muro riempiendolo di pugni e di craniate alla bocca dello stomaco. Ma lo amava troppo per farlo. Si lo amava, amava la sua rosura di prima mattina, amava i suoi capelli lunghi e la sua barbetta da capra e i suoi cappelli osceni. Amava il suo corpo, amava il suo modo di pensare, anche quando la pensavano in maniera diversa, lo amava ma non era ancora in grado di dirglielo faccia a faccia. Forse, da ubriachi, qualcosa glielo aveva accennato, ma non era mai stato qualcosa di veramente "sentito" o fatto apposta, era qualcosa che il suo inconscio aveva lasciato trapelare in forma di scherzo. Qualcosa di non voluto che usciva dalla sua bocca.
"Te la sei presa?" aveva chiesto Brian avvicinandosi al ragazzo e abbracciandolo da dietro.
"Non farmi fare la figura da checca isterica, okay? Lasciami qui, con i miei veri amori, la nicotina ed il luppolo." aveva biascicato sciogliendo l'abbraccio e allontanandosi dal ragazzo
"Ma non hai fatto tante storie quando te l'ho detto."
"Perché, cazzo, mancavano ancora tre fottuti mesi! Ora mancano meno di ventiquattro ore! E...cazzo!" aveva urlato, sottolneando le varie parolacce "Tu te ne starai lontano! Potrai fare tutto quello che vuoi, magari ti ubriacherai ed andrai a letto con qualcuno e non te lo ricorderai neanche!"
"Ma potresti farlo anche tu!"
"No! Io sono sorvegliato a vista da Matt e da Johnny e sai quanto loro tengono a te! Sembriamo quasi una coppia a quattro, loro ti vogliono bene e non mi lascerebbero mai fare una simile cazzata..."
"Quindi se non ci fossero loro tu lo faresti!"
"Ma che cazzo vai dicendo?! Non era quello il succo del discorso."
"E allora perché non lo faresti? Se non è grazie a Matt e John, se non è perché sei astemio, per quale motivo?"
"Non posso dirtelo.." aveva commentato accendendosi la sigaretta e bruciandosi il pollice "Porca puttana, vedi che non me ne va bene una?!"
"Dimmi perché non puoi farlo, dai!"
"No..."
"Dillo o stasera ti mando in bianco."
"Mi preparo per i mesi di lontananza, un giorno in più uno in meno.."
"Dillo."
Non era riuscito a dirgli "ti amo" neanche quando Brian glielo aveva detto, aveva un blocco emozionale ogni volta che tentava di dire quelle parole. Una volta era riuscito a cavarsela, dicendo di aver detto "ti chiamo", invece che quella frase, un'altra si era morso la lingua così tanto, pur di non dirglielo, da sentire il sapore metallico del sangue nella bocca. Aveva un serio problema, visto che riusciva a chiamarlo "amore", ma non a dire "ti amo". Sarebbe dovuto andare dallo psicologo per quello.
"Cosa?"
"Il motivo che ti trattiene dal non fare niente con altri esseri umani, siano essi maschi o femmine."
"....t.."
"Ti?"
"...odio"
"Sei incorreggibile, Baker. Sappi che se non me lo dici ti metto le corna."
"Questo è un ricatto e non è una cosa romantica."
"Lo so, neanche tu lo sei."
Zack aveva sbuffato, sorridendo e defilandosi verso la camera da letto.
"Ho altri piani in mente." aveva sussurrato prima di buttare il ragazzo sul letto.Brian gli aveva bloccato le braccia, guardandolo negli occhi e cercando di bloccare ogni sua possibile mossa.
"Ora devi dirlo, se vuoi attuare i tuoi piani."
Zack aveva sbuffato, mettendo il broncio e lamentandosi come un bambino.
"Significa che non provi nulla per me? Quindi sono legittimato a farmi qualsiasi cosa si muova o respiri?"
"NO! "
"Perché no?"
"Potresti uccidere il mio...cuoricino! Io sono tanto carino con te! Ti regalo tanto amore.."
"...Non basta."
"Ok, ok." aveva preso un respiro "Brian Elwin Haner Jr. io...ti amo! Ora posso scoparti su questo letto?"
"La tua devozione per le cose romantiche è lodevole, brutto ammasso di ciccia."
"Ora dovresti dire anche tu qualcosa."
"Ah, si. Ti amo anche io." aveva commentato con una voce lagnosa e indifferente, come se gli avesse detto che doveva fare spesa.


 

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Capitolo 15
*** \\ ***


"Io non voglio fare il suo esame con quello lì" aveva commentato Matt fissando il professore negli occhi "Io ho seguito le sue lezioni e voglio essere interrogato da lei."
Adam gli aveva sorriso, accompagnandolo nella stanza dove, solitamente, riceveva gli alunni. Lo aveva fatto accomodare sulla sedia e gli aveva, anche, offerto un caffè. Ma questo non era bastato a calmare i bollenti spiriti del ragazzino che, seduto sulla sedia, continuava a muoversi e a gesticolare mentre continuava ad offendere l'assistente occhialuto del professore.
"Senti, Sanders, io non sò se ti ricordi ma tu mi hai baciato ed io ho baciato te." aveva cominciato Adam, aprendo le finestre e chiudendo a chiave la porta dello studio per fumarsi una dannata sigaretta in completa tranquillità.
"Ma è successo parecchio tempo fà! Dopo di che io sono tornato ad essere il suo alunno etero e lei il mio professore.."
"Non sono etero, Sanders. Non centra il fatto che io sia tornato ad essere, solamente, il tuo professore..."
Matt si era accigliato, non tanto per il fatto che il suo professore non fosse etero -quello lo sapeva- ma per quello che sicuramente sarebbe arrivato dopo.
"Tu non sei mai stato solo uno studente. Non ti conosco bene e forse non mi darai neanche la possibilità di farlo, ma penso che tu abbia capito che provo qualcosa per te...Chiamalo come vuoi, non mi interessa e non mi sembra giusto nei confronti degli altri studenti, privilegiarti o fare cose simili. Sai anche tu che potrebbe succedere all'esame ed io non voglio."
Matt aveva annuito, cercando di non apparire troppo sconvolto, o almeno non quanto lo fosse realmente. Si era alzato dalla sedia con tutta l'intenzione di uscire dalla stanza e di tornare alla sua normale vita da ragazzo etero, ma Adam lo aveva bloccato, spingendolo con delicatezza contro al legno placcato della porta. Si era avvicinato alla bocca del ragazzo, tenendo la mano, libera dalla sigaretta, fra i capelli lunghi e neri del ragazzino. Matt non si era sottratto al bacio, né al tocco leggero del professore, anzi si era aggrappato alla sua camicia per spingerlo ancora un po di più su di sé, così da far combaciare perfettamente i due corpi. La camicia si era aperta leggermente e qualcosa di totalmente insano era scattato nella mente di Matt. Non aveva mai fatto sesso con un uomo e quello non sembrava essere il luogo adatto data la notevole quantità di finestre e di occhi indiscreti che potevano esserci, ma in quel momento non gli importava poi molto. Adam aveva capito le intenzioni del ragazzino, lo avrebbe fermato se solo avesse trovato quella forza interiore necessaria e sufficiente per farlo. Il problema era che erano mesi che lui sognava, continuamente, la pelle di Matt, sognava di poter vedere il suo corpo nudo, di poterlo possedere e non poteva mandare a puttane tutto proprio ora che poteva farlo realmente, senza bisogno di lavoro onirico o cose simili. Matt era reale, Matt era in carne ed ossa.
"Non..farlo se non te la senti." aveva commentato riprendendo fiato "Non devi farlo...per forza."
Matt gli aveva sorriso.
"Ho sempre desiderato capire da che parte stare. Questo mi sembra un buon metodo per capire, sa anche lei quanto sia necessaria la pratica..."
Adam aveva sorriso pensando a quanto fosse perfetto quel ragazzino dagli occhi chiari, riusciva ad essere ironico anche in un momento del genere. Matt gli aveva strappato la camicia da dosso, senza romperla forse per grazia divina. Adam era rimasto interdetto, per qualche secondo, per quel gesto repentino ed avrebbe scommesso tutto il suo stipendio di essere diventato rosso come un peperone. Le mani del moro scorrevano veloci sul suo petto e sul suo stomaco, erano fredde nonostante i ventiquattro gradi, erano morbide e sapevano che punti toccare. Si era ripreso solo dopo qualche minuto ed aveva fatto, finalmente, qualcosa anche lui togliendogli i pantaloni e la maglietta.
"Se qualcuno ci vede?"
"Capirà il perché del mio prossimo voto." aveva commentato ironico, soffiando lievemente sul suo collo. Adam aveva perso il controllo e stando ai mugolii che successivamente erano usciti dalle due bocche nessuno si era lamentato della totale perdita di senno.

[...]

Zack doveva ancora riprendersi da un mucchio di cose, per esempio dalla partenza di Brian, dall'astinenza forzata e dalla sessione degli esami, ma sicuramente nulla di tutto quello era paragonabile al fatto che Matt fosse finito al letto con il professore, o meglio sulla scrivania dello stesso. Si era sempre immaginato che l'amico fosse l'attivo, non che ci pensasse continuamente, ma la prestanza fisica del ragazzo e il suo notevole carattere spigliato lo avevano fatto sempre pensare in quel modo, come colui che comandava e che gestiva la situazione. Scoprire che si era fatto "scopare" sulla scrivania era una sorta di "trauma infantile". Non si sarebbe mai più ripreso da quello, neanche dal racconto dettagliato dell'amico.
"Il fatto che anche io ho un ragazzo con il quale mi piace fare queste cose, non ti da il permesso di raccontarmi tutto quello che la gente fa con il tuo posteriore, cazzo!"
"Ok, ok, scusami...è solo che...Cristo"
Matt non balbettava mai, solo in situazioni di elevato stress psicologico o di incazzatura multipla. Quel caso non rientrava in nessuna delle due categorie, era per questo che Zack tremava all'idea del resto del racconto.
"Io lo so di essere etero, c'è...ho tutte le caratteristiche di un ragazzo etero, adoro le tette! Mi metto le canotte..."
"Sanders, anche io indosso le canotte."
"è diverso, non le indossi con il mio charme. Non interrompermi!" aveva preso una boccata di fumo "Non ho mai avuto un tale dubbio! Neanche nell'adolescenza. Poi è arrivato lui a scompigliare tutte le mie stupide e false credenze del cazzo ed io non so più che fare! Sembra di camminare sui cocci, sui ragni. Quest'amore è terribile.."
"Sanders, non credo di dovertelo fare presente, ma hai appena parlato d'amore.."
"L'ho fatto davvero?" aveva chiesto incredulo
"Si, ed ha ragione Jim, abbiamo bisogno di una vacanza. Guardati, sei andato a letto con il tuo professore e sei ridotto peggio che uno straccio. Guarda me, ai tempi della mia vecchia ragazza non avrei aspettato altro che la sua partenza per castigare altre venti donne ed invece sono qui, con questo coso che tira perennemente ed è rinchiuso in una gabbia. Io credo che bisogna andare a prenotare questa fottuta vacanza."
Matt aveva annuito, anche se l'idea di dover tenere a bada Zack per tutta la vacanza non era poi il massimo, ma lo aveva promesso a Brian e non poteva tirarsene fuori.
"Chiamo Jim e gli dico di prenotare."
"Ok."

Avevo un capitolo immenso ma Nvu ha cancellato tutto. Questa è l'unica parte che ne rimane ç___ç
Domani posto anche la parte andata persa :)
Vi ringrazio di tutto e a domani <3

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Capitolo 16
*** \\ ***


Sto sinceramente pensando di darmi all'ippica. Seriamente x°D
Ultimamente non c'è niente che riesco a fare come vorrei, ma non sono qui per tediarvi con queste cose :)
Il mio domani è simile a quello dei genitori, quindi mi scuso con il ritardo, ma seguo l'ispirazione e se non mi porta qui non posso rischiare di scrivere   capitoli orrendi {cosa che faccio lo stesso ma vabbè...}
Scusatemi ancora :)
Scusatemi anche per la brevità di questo capitolo e cose simili. Fa schifo ù_ù
Grazie per i commenti e cose simili. <3

Le telefonate con Zack era diventate molto più che sporadiche, raggiungevano il picco massimo di due ogni due giorni, ciò non implicava per forza una telefonata al giorno e, soprattutto, il fatto che si chiamassero non implicava il fatto che intrattenessero lunghe conversazioni. Erano praticamente impegnati da far schifo tutto il giorno e la notte o crollavano nel letto come dei sacchi di patate, oppure uscivano entrando in luoghi dove parlare al telefono era pressoché impossibile. Brian era stato, più volte, sul punto di salire sul primo aereo per Londra, ma la sua nota propensione per i viaggi e per l'esplorare nuovi posti e la paura di entrare nell'appartamento e trovare Zack nelle braccia di qualcun altro lo trattenevano in quella città straniera.
« Hai intenzione di passare il venerdì sera in camera? Il tuo ragazzo non ti risponderà lo stesso. » aveva commentato il ragazzo con il quale condivideva la camera in uno inglese misto all'italiano.
« Risponderà eccome. »
« Non ti ha risposto neanche ieri, odio fare l'avvocato del diavolo... ma pensi che se lui si fosse trovato nella tua stessa situazione se ne sarebbe rimasto in camera tutto il tempo? »
Brian ci aveva pensato per un po a quella domanda, diciamo da molto prima che il suo coinquilino la formulasse. Non aveva mai trovato una risposta che gli piacesse, ma molto spesso è la realtà stessa a non piacere. Zack era praticamente sempre indaffarato e irraggiungibile, eppure più di una volta lo aveva pizzicato online sui vari social network, cosa che propriamente non si addice ad una persona indaffarata. Inoltre la maggior parte delle volte che si sentivano era lui a chiudere la chiamata con una scusa banale, come " Ichabod mi sta mangiando le ciabatte, devo attaccare" o cose simili, era molto diverso dal Zack che aveva conosciuto - e amato- in quei mesi.
« Devo rispondere? »
« No, devi agire. Questa sera c'è una festa per i nuovi arrivati, chiaramente tu lo sei e quindi è anche per te.. Mi farebbe piacere se tu venissi, sarà una cosa per poche persone, non troppa gente...ma tanta birra... » gli aveva sorriso mostrando i denti perfettamente bianchi.
« Ok. Ok. Basta che la smetti di sorridere e fare cose così, mi dai sui nervi. » aveva commentato cercando di scacciare dalla mente il sorriso o gli addominali di quel ragazzo. Non era, decisamente, colpa sua se quel ragazzo andava in giro mezzo nudo per la camera, nonostante sapesse il suo orientamento sessuale e chiaramente non era colpa sua se poi gli venivano in mente pensieri poco puliti. Era colpa dell'astinenza e del comportamento da testa di cazzo di Zack. Non era colpa sua.
« Ti da fastidio che qualcuno sia felice? O ti da fastidio che il mio sorriso sia splendente e sexy come quello di nessun altro? » C'era una cosa che aveva capito degli italiani, avevano un grosso ego e soprattutto non si fermavano di fronte a niente, neanche di fronte ad un fidanzato o ad una storia d'amore, che per quanto complicata fosse, era pur sempre qualcosa di importante. Quel ragazzo non era malaccio, era sexy, simpatico ed attraente, aveva anche un cervello e lo faceva funzionare, ma non era Zack.
In quel momento aveva deciso che quella sera non avrebbe toccato neanche un goccio di birra, non voleva rischiare di finire a letto con lui o con qualsiasi altro ragazzo.

[...]

Zack se ne stava seduto sul balcone. Rigirava il telefonino tra le mani cercando il coraggio di chiamarlo, erano le nove della sera e non sapeva neanche quante ore di fuso orario ci fossero tra lui ed il ragazzo, non glielo aveva mai chiesto. Sentiva l'irrefrenabile voglia di chiamarlo, di sentirlo e di parlare con lui, anche perché doveva fargli presente che sarebbe partito con un largo anticipo, rispetto a quanto avesse programmato.

« Non l'hai ancora chiamato?  » gli aveva chiesto Jimmy sedendosi accanto a lui « Sai che non nutro sentimenti positivi nei suoi confronti, ma dovresti farlo. Così fanno i ragazzi no? »
Zack aveva annuito.
« Puoi restare qui fuori con me? »
Jim aveva annuito, accendendosi una sigaretta e appoggiando la testa alla sua spalla. Sapeva che aveva bisogno di qualcuno che gli fosse accanto.
Il telefono squillava, cosa che succedeva raramente.
«  Zack! »
« Ti ho disturbato? » aveva chiesto preoccupato.
« No, tranquillo. Mi stavo preparando per uscire, ma fa sempre piacere sentirti. »
« Come va la vita dall'altra parte del globo? »
« Solite cose, esami e feste. Lì invece? Sei da solo?  »
« Esami e feste, come lì. Non è poi così diverso il mondo.. Non c'è anche Jim. »
« Solo lui? »
« Per il momento si. Matt e Johnny sono andati a comprare i costumi e tutte quelle robe lì e non sono ancora tornati.  »
« E che fate voi due da soli a casa? » l'improvvisa freddezza nella voce di Brian avevano raggelato Zack, forse quella di dirgli la verità non era stata poi una grande idea.
« Niente di che. Fumiamo e beviamo birra in attesa che gli altri portino un film. Poi verso la mezza raggiungiamo l'ateneo per una festa. Sei geloso? »
Jim aveva cominciato a ridere, scappando all'interno dell'appartamento per non farsi sentire da Brian, visto che sicuramente si sarebbe incazzato come un toro alla vista del drappo rosso.
« è come se ti dicessi che condivido la stanza con un maschio arrapante! Cazzo, certo che sono geloso. »
« Ma tu dividi la stanza con un maschio arrapante, che mi ha chiesto l'amicizia su facebook chissà per quale stupido motivo. Eppure non mi pare che ti faccio tutte le storie che fai tu. »
« Ma tu avevi una cotta di tre anni per Jim, cosa che io non nutro nei confronti del mio coinquilino. »
« Sei tu che sei partito. »
« Me lo stai rinfacciando? »
« No, ti sto solo facendo presente che è stata una tua scelta. Se eri così geloso potevi rimanere qui a braccarmi come un cazzo di daino. Okay? Ora scusa ma devo andare, non mi faccio rovinare la serata dalle tue seghe mentali. Buonanotte e buona festa. »
Aveva riattaccato nonostante fosse cosciente di aver avuto una reazione un po troppo esagerata e plateale. Ma il fatto fondamentale era che ogni qualvolta che si sentivano per telefono Brian non gli chiedeva come stava o cosa stesse facendo, bensì con chi fosse, come se non provasse fiducia nei suoi confronti o come se la bramosia di possesso fosse più importante del suo stato di salute.
« Suscito ancora questi sentimenti? » aveva chiesto Jimmy avvicinandosi a Zack con un'espressione più seria di quella che aveva qualche minuto prima.
« Non hai mai smesso di suscitare in lui certi sentimenti. Credo che sarà sempre così, anche quando tu avrai una fede nuziale al dito e qualche ragazzino urlante per casa. Non cambierà mai.  »
Jim lo aveva abbracciato visto che non aveva poi molto da ribattere e, soprattutto, non aveva parole tanto efficaci da poter consolare l'amico o poter cambiare la situazione.
« Pensa che tra tre giorni sarai nelle limpide acque della Spagna. »
« Posso dirlo? »
« Cosa? »
« Che credo che tu stia godendo di questa situazione molto di più di quanto dovresti. Non pensare che ci lasciamo per così poco, eh.  »
« Se ti rende felice perché dovrei godere di questo? O del fatto che potreste lasciarvi? »
« Perché non l'hai mai sopportato. »
Jim aveva sussurrato un -touche- prima di invitare l'amico a prepararsi per la festa.

[...]

Brian non aveva tentato di richiamarlo. Aveva lasciato il telefonino sul comodino, spento. Si era messo la prima t-shirt che aveva trovato nell'armadio ed era uscito dalla stanza preceduto dal suo coinquilino.
« Problemi in paradiso? » aveva chiesto il coinquilino, nonostante avesse sentito tutta la conversazione.
« Una specie. »
« Puoi sempre consolarti con qualcuno di noi. » Lo sguardo ammiccante e il sorriso malizioso non avevano lasciato molti dubbi al ragazzo. Quello ci stava provando e pesantemente.

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Capitolo 17
*** Jealousy's an ugly word, but you don't seem to care ***


Solitamente non mi lascio andare in pianti e cose simili, ma cavolo! Il nuovo video degli Avenged *maledetti depravati* è ç___ç
Non tanto per Jimmy in sé, che si, uno può affezionarsi a lui come batterista o come inseguitore ufficiale di papere, ma non ho avuto il piacere di conoscerlo -.-" quanto per tutto quello che c'è dietro...
Prima o poi dovrò andare lì ed inchinarmi a loro urlandogli un "G R A Z I E" grosso quanto una capanna. Maledetti. ç____ç
Ed è con questa faccia gonfia che mi accingo a scrivere -.-"
Aspettando di ringraziare loro per tutto il male che fanno al mio cervello e ai miei neuroni e alla funzione di ricordare eventi passati, ringrazio voi che leggete e commentate *-*
Prima o poi risponderò una ad una, ma compatitemi è maggio =.=
Grazie davvero tanto a tutte :) Anche a chi legge soltanto :)
Alla prossima. <3

{It's a terrible love and i'm walking with spiders- Jealousy's an ugly word, but you don't seem to care}

La festa non era un granché, sembrava quasi che si fossero divertiti ad organizzarla male, quasi volessero dire che i "nuovi arrivati" non erano ben accetti. Brian ne era, parzialmente, preparato. I gruppi erano già formati, se ne stavano per conto loro lasciandolo in balia del suo coinquilino e dei suoi amici, per carità tutte brave persone, ma tutte improntate al far cedere il ragazzo alla avance del loro amico. Sembravano un'associazione a delinquere e lui non era per niente dell'umore adatto per fare stronzate.
Dal tragitto dal dormitorio al locale aveva avuto modo di acquistare un po di calma, pensando che non era tutta colpa di Zack e che la sua reazione era stata, un tantino, esagerata.
« Non sembri divertirti molto. » aveva commentato il suo coinquilino.
« Non è il genere di feste che frequento. » aveva risposto evasivo, tentando di uscire dal locale per una sigaretta. Ma la calca era troppa e non aveva alcuna intenzione di fare a pugni pur di uscire. Si era voltato alla ricerca di una porta d'emergenza.
« Posso uscire da lì? » aveva chiesto ad uno dei camerieri che con un sorriso sghembo gli aveva detto di si.
Si era diretto verso l'uscita d'emergenza e non appena aveva messo un piede fuori si era sentito subito meglio. L'aria fresca lo rendeva così vivo e calmo...
Si era guardato intorno per cercare una panchina o un qualsiasi rialzo per sedersi e fumarsi in pace quella sigaretta. Non aveva neanche toccato un goccio di birra o d'alcol, doveva essere premiato almeno con qualcosa! Eppure, il premio che si aspettava, era molto diverso da quello che aveva ricevuto.
« Posso?! » un ragazzo con la cresta si era seduto al suo fianco, sorridendogli come non aveva mai visto fare a nessuno. Il primo pensiero di Brian era stato "wow", il secondo invece, era che in quella città tutti sembravano essere apparentemente gay o bisex, aveva decisamente sbagliato posto. Per rimanere fedele a Zack doveva chiudersi un convento, sperando che le suore o i preti non fossero attraenti come quel ragazzo di fronte a lui.
« La strada è di tutti. » aveva commentato, cercando di essere il più acido possibile, ma il ragazzino aveva riso, sinceramente divertito.
« Matricola, eh? Si vede da come parli e da come agisci. Io sono Patrick. »
« Brian, piacere. »
Aveva portato il suo sguardo per altri lidi, sperando vivamente che il ragazzo capisse che non aveva speranza. Ma anche in quell'occasione il mondo sembrava avergli voltato le spalle, insieme alla fortuna, dato che il ragazzo era rimasto lì, coinvolgendolo in una conversazione sulla musica, sui posti che aveva visitato e sui suoi studi. Sembrava un tipo interessante, oltre che bello, e questo non faceva altro che complicare ulteriormente le cose.
« Sai, qui vicino c'è un posto carino e tranquillo. Credo che potrebbe piacerti molto di più di questo. Fanno musica dal vivo.  »
« Quanto vicino? » aveva chiesto Brian, perdendo completamente il cervello alla parola "musica dal vivo", amava la musica e amava sentire band sconosciute.
«  Dieci minuti a piedi, ma fidati che è un bel posto, fanno buona musica e si paga solo la consumazione. Praticamente è l'unico locale qui che non fa pagare l'entrata, per questo è praticamente pieno. Ma lavoro lì durante i week end, lasciano sempre un posto per me. »
Brian gli aveva sorriso, alzandosi di scatto.
« Però la consumazione è obbligatoria? » aveva chiesto
« Si, ma non deve essere alcolica per forza, se ti spaventa perdere i freni...  »  gli aveva sorriso, facendogli perdere per davvero i freni...

{--}

Zack si era parzialmente ripreso dalla telefonata, vuoi per la quantità d'alcol ingerita o vuoi per la musica che gli ronzava prepotente nelle orecchie. Matt non aveva detto nulla sull'accaduto, era rimasto in silenzio lasciandolo parlare e lasciando che si sfogasse nel migliore dei modi, eppure quel silenzio era strano. Solitamente aveva sempre una buona parola di conforto, magari soltanto un "andrà tutto bene" e se non parlava significava soltanto che non sarebbe andato tutto bene. La gelosia, lui lo sapeva bene, era una brutta bestia, era un fantasma che, rantolante, si insinuava in tutti i rapporti, uccidendo anche l'amore più sincero. Era un fantasma duro da esorcizzare, un qualcosa che avrebbe lasciato l'alone per sempre, come quando si scrive sui vetri appannati della macchina, quell'alone non andrà mai del tutto via.
Lo fissava dal divanetto, guardava l'amico agire pronto a fermarlo al momento giusto consapevole che dall'altra parte del mondo non c'era nessuno pronto a fermare Brian dal commettere atti stupidi e privi di senso.
« Sei il suo angelo custode? » aveva chiesto Jim sedendosi al suo fianco e guardando Zack ballare con una ragazza dai capelli corvini.
« Voglio solo che non commetta qualche stupidaggine. »
« Ti potrà sembrare una bugia, ma neanche io voglio che faccia qualcosa di stupido.  » aveva sbuffato sorridendogli e continuando a fissare Zack « Brian non mi va a genio, ma non voglio che lui perda anche quest'opportunità di essere felice. Sai, a volte penso a cosa abbia fatto di male. »
« Cioè? »
« Prima la sua ragazza, poi io e poi Brian. Fa delle scelte cretine in fatto d'amore, mi chiedo sempre il perché, potrebbe avere persone migliori di noi, come te o Johnny, eppure sceglie sempre il peggio. Sceglie sempre chi può farlo soffrire, chi si prende gioco di lui o chi è troppo stupido da accorgersi d'amarlo quando non può più averlo. La vita gli sarebbe più semplice se cominciasse a scegliere qualcuno che se lo merita per davvero. »
Matt si era ammutolito nuovamente. Riconosceva Brian nel " farlo soffrire", la sua ex ragazza nel " prendersi gioco di lui", e Jimmy "nell'accorgersi troppo tardi". Allora erano fondati i suoi pensieri negativi verso quella storia dell'amicizia così forte da sembrare amore.
« Dovresti dire qualcosa ora.  »
« La conosci quella canzone? Quella dei National che ti ho fatto sentire tante volte? Sembra il ritratto perfetto della storia di Zack. Si sceglie delle storie terribili e noi non possiamo fare nulla. Magari possiamo evitargli qualche batosta, ma Jim, noi non possiamo decidere al suo posto. Vorrei farlo, ma non possiamo. Quindi smettila di darti la colpa per esserti accorto di amarlo troppo tardi, okay? Possiamo anche dire che non è troppo tardi, no? Adoro Brian, ma... lo sai meglio di me che la gelosia non finisce dal giorno alla notte... »
Jimmy aveva annuito.
« Quindi combatterà con la sua gelosia... per sempre? »
« Non per sempre, finché uno dei due non farà una cazzata. E so anche di chi si tratta.  »
Matt si era alzato dal divanetto, si era diretto verso Zack scostando poco delicatamente la moretta che gli aveva rivolto un'espressione cattiva.
« Niente contro di te, ma lui si merita di meglio. » gli aveva sussurrato rivolgendogli un sorriso beffardo e accompagnando l'amico di fuori.
Zack non aveva opposto resistenza, si era limitato a seguirlo e a parlare di cose prive di alcun senso logico. Jim e John li seguivano, commentando il comportamento da "ubriaco" di Zack, che nonostante tutta la situazione, era la cosa più divertente e adorabile che si poteva vedere.
« Non siete d'aiuto se continuate a ridere. Non provarci Baker, non sulla mia maglietta! Vomita sui capelli di Johnny che fanno schifo. »
« Hey, ammasso di lardo! Ti faccio dimagrire prendendoti a calci da qui all'Australia, cazzo! » aveva commentato Johnny dandogli una nacchera dietro alla nuca.
« Non devo vomitare, cretino. Volevo abbracciarti. Siete gli unici amici che ho! »
« No, cazzo no! » aveva urlato Jimmy spaventando Matt « Zack sta usando l'attacco piagnucoloso! Dobbiamo contrattaccare... con l'attacco solleticoso! »
Matt, in quel momento, avrebbe voluto davvero scavarsi la fossa da solo e buttarsi al suo interno. C'era gente lì fuori che li guardava male, a metà tra il divertito e lo scioccato, non poteva perdere così la sua rispettabilità. Ma, a dirla tutta, era lui che si era scelto quella compagnia, poteva solo biasimare se stesso.
E poi la scena che gli si parava davanti era divertente. Zack che rotolava a terra, mentre Johnny e Jimmy gli facevano il solletico sui fianchi. Un ammasso di cretini, anzi un ammasso di adorabili cretini!
«è ubriaco? » aveva chiesto una voce alle sue spalle.
« No, è solo alticcio. » aveva risposto senza neanche girarsi.
« Non mi riferivo a Zack, ma a Jimmy. Potresti anche girarti. »
« E lei avrebbe potuto salutarmi, invece che defilarsi ogni qualvolta mi vedeva. Non è certamente Lupin e non è poi così intelligente. »
« Sono sempre un suo professore. »
« Non più, ho dato l'esame con il suo assistente pochi giorni fa, più o meno dopo la terza o la quarta volta che ha fatto finta di non vedermi. »
Il silenzio che era seguito dalla sua affermazione dimostrava che aveva fatto centro. Era vero dell'esame, ma non lo aveva fatto per ripicca, ma solo perché non voleva voti immeritati, non voleva che quella scopata si traducesse in un favore all'esame.
« Quanto hai preso? »
« Il massimo. » aveva risposto trionfante, staccando per un attimo gli occhi dai suoi amici per incontrare quelli di Adam.
« Ne ero certo. Ora che non sono più il suo professore, possiamo parlare normalmente, no?! »
« Non ne sono ancora certo. Anzi... voglio passare una vacanza senza impegni. »
Adam gli aveva sorriso, sfiorandogli dolcemente la spalla con la mano.
« Allora ci vediamo al ritorno. » gli aveva lasciato un lieve bacio sulla bocca, prima di tornare dentro, senza neanche voltarsi.
Matt era troppo preso a guardarlo per accorgersi che sia Jim che John si erano fermati e lo osservavano con la bocca spalancata. Non erano omofobi o cose simili, eppure la vista di quei due ragazzoni che si "scambiavano" tenerezze gli aveva lasciati leggermente attoniti e perplessi. La scena era stata rallegrata da Zack che zompettando a destra e a sinistra sbatteva le mani urlando "si sono baciati, si sono baciati! Shadz non sarà più acido."
« Branco di idioti. Zack ti spezzo le gambe se non la smetti! » aveva tuonato Matt completamente rosso in volto.
« Vi siete baciati! » aveva urlato, sorridendogli e correndo verso la prima siepe che aveva trovato.
« Vai, Matt. Tocca a te » aveva commentato Jim scrollando la testa.
« Dovremmo rivedere il concetto di migliori amici. Che schifo. »


[...]

« Avevo ragione, no? La musica è stata spettacolare, non credi? » gli aveva chiesto Patrick facendo scontrare i due boccali di birra.
« Si, spettacolare. » aveva risposto, sentendo la sua voce particolarmente lontana, quasi non fosse la sua. Gli succedeva spesso quando eccedeva con l'alcol. Riusciva a sentirsi perso, a vedere le cose in terza persona, quasi non fosse realmente lui ad agire o a parlare. Era arrivato, anche quella volta, al punto di rottura. Un altro goccio e non avrebbe ricordato praticamente nulla.
« Alla salute. » aveva commentato Patrick bevendo il suo boccale e aspettando che anche Brian facesse lo stesso.
Bevuto quell'ultimo goccio aveva dichiarato la serata persa per sempre e forse anche il rapporto con Zack.
« Andiamo fuori?  »
« Con piacere...  »

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Capitolo 18
*** \\ ***


Il ritardo è una delle tante cose che fanno di me quello che sono ù_ù Come la perdita dell'ispirazione e la voglia di spingere cancella sull'account, ma baby! Here i am!
Ringrazio vivamente chi ha recensito il capitolo precedente o chi lo ha solamente letto *-*
Grazie <3
Mi scuso per la brevità e per la "scontatezza?!" di questo capitolo ù-ù
E vi posso solo che dire "alla prossima" e spero che sia prima del 2012, ma non ne sono molto convinta.
Jeah!
<3


Svegliarsi il giorno dopo non era stato semplice e, almeno per quella volta, la colpa non era del post sbornia, ma dei corpi dei suoi amici che lo bloccavano. Matt gli bloccava il braccio destro, mentre Jimmy quello sinistro e Johnny, invece, si trovava letteralmente sulle sue gambe. Aveva sbuffato sonoramente, prima di farli cadere dal letto con un paio di spinte. I tre corpi, ancora addormentati, avevano toccato il pavimento praticamente all'unisono creando un tonfo sordo e fastidioso, ma era la loro giusta punizione per avergli intorpidito tutti e quattro gli arti e per averlo fatto svegliare per il dolore.
« Ma che cazzo ti viene in mente?! » aveva urlato Jim, il primo a riemergere dal pavimento.
« Ingrato! Siamo stati tutta la serata a placcarti pur di non farti sverginare qualche biondina arrapata e  a reggerti la fronte perché hai rimesso anche gli organi interni e tu ci ripaghi così? Che tu sia maledetto! » aveva urlato Matt, mentre Johnny continuava a dormire sul pavimento nonostante qualcuno pensasse che fosse svenuto o peggio ancora morto per trauma celebrale.
« Oh! Si, davvero? Che ottimi amici che siete! Complimenti! Avete evitato che sverginassi una bionda, Cristo! Una bionda, magari pure tettona e strafiga? Complimenti, devo proprio ringraziarvi! » aveva commentato ironico Zack alzandosi dal letto per mettere qualcosa nello stomaco.
« Si, devi! Principessa sul pisello dei miei stivali! » aveva commentato acido Matt « Hai un ragazzo e non puoi permetterti di fare stronzate con la prima cretina che passa, okay? Non è il modo di risolvere i problemi che avete. »
« Io, dal mio punto di vista, credo invece che sia quello giusto. Così ha un buon motivo per farmi la paternale, per non parlarmi o per controllarmi ossessivamente, per poi comportarsi come se io non esistessi o come se di me non gliene fregasse nulla, okay?! Quindi lasciatemi scopare in pace la prossima volta! Chiunque esso o essa sia. »
Si era diretto verso la cucina tossendo più volte, aveva urlato -cosa che non gli succedeva mai, soprattutto se parlava con Matt- e la sua gola aveva cominciato a bruciare. Ci mancava solo il mal di gola o la febbre e la situazione poteva essere definita come una completa schifezza. Cosa altro poteva succedere?
« Hai seriamente urlato contro Matt?! » aveva chiesto Jim mentre si massaggiava gli occhi, ancora gonfi dal sonno.
« Si, perché?! » aveva risposto Zack comportandosi da ragazza mestruata.
« Perché è la prima volta che ti vedo urlare contro di lui che, tra l'altro, è ancora seduto sul letto con la bocca spalancata ed un espressione da completo deficiente... »
« C'è sempre una prima volta, Sullivan. »
Jim si era seduto al tavolino, osservando l'amico preparare la macchinetta, inveire contro al fornello elettrico che non aveva alcuna intenzione di accendersi e contro Ichabod che cercava inutilmente di attirare le coccole e le attenzioni del padrone.
Decisamente aveva un'innata capacità di scegliersi gli amori peggiori, quasi che avesse ereditato quest'abilità dalla madre per via genetica. Ma, soprattutto, aveva la capacità di allontanare da sé tutte le persone che amava nel momento in cui la paura di perderne una azionava il suo meccanismo di ritirata, un copione già visto troppe volte.
« Sai, Baker. Il fatto che tu, probabilmente, perda Brian non significa che... ce ne andremo anche noi con lui. » aveva commentato Jim tra uno sbadiglio e l'altro.
« Mai pensato. Soprattutto per il fatto che tu lo odi... »
« Stranamente, non parlavo di me. Lo so, un tipo così egocentrico come me che non parla di sé stesso... ma sai, Baker, a volte capita.. »
« Smettila di parlare complicato! E di chi stavi parlando?! »
« Di Matt... sai visto che è diventato molto amico con Brian. »
Zack aveva scrollato la testa, allontanando dalla sua mente quell'eventualità, anche se non erano state le parole di Jim a far scaturire in lui quel pensiero, lo aveva in testa già da un po.
« Non ho mai pensato una cosa simile ed ora se mi scusi, vorrei fare colazione in santa pace! Senza dover rispondere alle tue domande prive di senso. »
« Questo è il primo passo, Baker, la rabbia. E se permetti, ci sono già passato quando ti sei lasciato con quella bionda, non vorrei doverlo rivivere ancora. Make up your mind, Brò. » aveva commentato tornando in camera da letto per controllare che Johnny stesse veramente dormendo.
Zack era rimasto in cucina con la sua tazza di caffè ed il suo computer portatile. Non aveva il coraggio di chiamarlo, ma poteva benissimo farsi gli affari suoi usando gli innumerevoli strumenti che la tecnologia gli forniva su di un piatto d'argento.

[....]

Brian si era svegliato solo e nella sua camera da letto, segno che nonostante la sbornia era rimasto fedele al suo Zack. Aveva persino sorriso nel constatare l'apparente inesistenza di segni inequivocabili sul suo corpo o di "strane" sensazioni. Era rimasto fedele e non poteva esserne più felice, quasi che avesse dimenticato il piccolo screzio che avevano avuto il giorno precedente.
« Haner! » aveva urlato il compagno di stanza spalancando la porta della stanza ed entrando con due buste di carta piene di roba da mangiare « Sono appena tornato e ho deciso di portarti un po di cose per fare colazione, sarà stata una serata dura per te, eh? »
Brian non aveva colto la malizia nelle parole del ragazzo o forse non aveva voluto coglierle, visto che non era successo nulla.
« Cosa c'è da mangiare? Ho lo stomaco che si sta auto digerendo! » aveva squittito afferrando un busta e tirando fuori un cannolo alla nutella, decisamente quello che gli  serviva.
« Ieri ti ho visto con Patrick, no? » aveva chiesto mentre ingurgitava il cannolo alla crema.
« Lo conosci? Si, siamo andati in un locale. » aveva risposto senza dare troppo peso alle sue domande.
« Ma l'hai visto? Cioè come non si fa a conoscere un ben di Dio del genere? Potrebbe essere comparato ad un Bronzo di Riace! E comunque è il castigatore delle matricole. » aveva commentato calcando sulle ultime parole.
« Il cosa, scusa?! » aveva chiesto Brian pentendosi, immediatamente, di aver cantato vittoria così presto.
« Oh, Dio... Non te l'ho detto, vero?! »
« Cosa?» aveva chiesto, ormai in preda al panico.
« Ecco... Patrick è.. non so neanche come spiegartelo.. è l'assistente del professore addetto all'Erasmus, quindi ha accesso a tutti i dati di ogni singola matricola che viene qui e... lui fa una scelta accurata tra le sue possibile prede e... se adocchia qualcuno è impossibile che non se lo porti a letto. »
Brian era sull'orlo di una crisi d'asma mista ad infarto. Quella storia era paradossale, chi era cosa malato da portarsi a letto ogni singola matricola? Chi era tanto malato da studiarsi gli archivi pur di avere la matricola perfetta? Ma soprattutto, perché accadevano tutte a lui?!
« Ma non è successo nulla, cioè, io sono qui e non ho segni evidenti sul corpo e non ho nessun profumo strano... » aveva cominciato a blaterale cose prive di senso, sotto agli occhi dispiaciuti del coinquilino.
« Se anche è successo qualcosa nessuno lo verrà a sapere, rischia il suo posto se qualcuno lo viene a sapere. E poi è possibile che non sia successo realmente nulla, no? Magari si è stufato di giocare a quel gioco perverso! Non tutto è perduto e lo penso seriamente, Haner. »
Brian aveva scosso la testa, nascondendola poi sotto al cuscino, sperando di rimanerci soffocato.

[...]

La cucina era, stranamente, silenziosa. Non si sentivano più i rumori dei tasti premuti da Zack o della tazza che veniva, malamente, sbattuta sul tavolo. Matt aveva quasi il terrore di entrarvi, aveva paura di vedere cosa stesse facendo Zack di così tanto silenzioso, ma non poteva rischiare che quel coglione facesse qualcosa di stupido. Così si era alzato dal letto e scortato da Jim si era diretto in cucina assistendo alla scena più strana della sua vita. Zack si trovava a pochi centimetri dallo schermo del pc, con gli occhi spalancati e una faccia che dire  scossa era poco. Balbettava qualche parola incomprensibile mentre sbatteva il pugno sul tavolo.
« Ma che cazzo ti sei bevuto ieri sera che ti ha lasciato così? » aveva chiesto avvicinandosi all'amico e cercando di svegliarlo in quello stato di trance nel quale era, accidentalmente, caduto.
« Io?! Io?! » aveva urlato in preda ad una crisi « Quello che mi sono bevuto io non ha fatto in modo che palpassi in maniera inequivocabile un altro maschio perché c'eravate voi a fermarmi... »
« E allora?! Se sei ancora incazzato con me perché non ti ho fatto andare a letto con quella bionda giuro che ti spacco la testa con un machete! »
Jimmy aveva fatto il giro del tavolino per vedere cosa l'amico fissava con così tanta agitazione.
« Non credo che si riferisse a lui, guarda! » aveva commentato indicando un punto preciso dello schermo.
Matt aveva guardato. Aveva stretto i pugni così tanto da far diventare le nocche color ossa. Se non ci fossero stati tutti quei chilometri a dividerli avrebbe sicuramente ridotto in briciole quel ragazzo....

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Capitolo 19
*** \ ***


Non uccidetemi ù_ù Nè per la brevità nè per la qualità di questo capitolo ç_ç Giuro ci sto mettendo il mio meglio, ma non sembra bastare x°D
Ringrazio chi ha commentato\letto\aggiunto il capitolo precendete <3
Vi stimo<3
E dite liberamente quello che pensate ù_ù alla prossima <3

It's a terrible love and i'm walking with spiders. - 

Il telefono di Zack squillava, cosa che gli faceva capire che lo aveva acceso e che forse non ce l'aveva ancora con lui. Ma il fatto che squillasse a vuoto lo rendeva intensamente preoccupato, che non avesse ancora superato la fase della rabbia? Che fosse rimasto ubriaco in qualche angolo disperso del campus? Che lo avesse lasciato a casa mentre scopava qualche ragazzo o qualche ragazza? Aveva riattaccato dopo il decimo squillo, decidendo che ci avrebbe riprovato dopo qualche minuto, magari dopo la doccia, visto che il suo corpo sapeva di sudore e d'alcol, un mix letale, soprattutto se era ancora mattina.
Il coinquilino era sparito da qualche minuto,  aveva semplicemente detto che sarebbe andato alla ricerca di qualcuno che avrebbe potuto dirgli quello che era successo la sera precedente, a quanto pare quell'università era tutto tranne che tranquilla. Per la ventesima volta nell'arco di quei pochi giorni aveva decisamente preso in seria considerazione l'idea di tornarsene a casa. Il telefono aveva cominciato a squillare non appena la t-shirt zuppa d'alcol era caduta a terra, seguita dai pantaloni. Brian aveva preso il telefonino tra le mani, leggendo meravigliato il mittente della chiamata.
« Matt? » aveva chiesto premendo il bottone verde e aspettando di sentire la voce calma e pacata del ragazzo.
« Tu sei un figlio di puttana. Rimetti piede qui dentro e giuro che ti viviseziono insieme ad Adam. » aveva commentato, all'inzio Brian aveva pensato ad uno scherzo di cattivo gusto, ma il tono sadico e gelido del ragazzo gli avevano fatto propendere per la soluzione contraria. Quello non era, sicuramente, uno scherzo.
« Ma che avrei fatto? Ancora per la storia della gelosia? » aveva chiesto mentre la sua salivazione veniva azzerata dalla paura di aver fatto un casino molto più grosso.
« Non mi prendere per il culo, Haner. Non mi spaventa l'idea di prendere un areo per venire a prendere a calci quel culo da battona che ti ritrovi. Che hai fatto?! Ti dice niente un tizio  con la cresta?! »
Brian aveva perso le parole, insieme al respiro. Come facevano le notizie a volare così velocemente?! E soprattutto come faceva a saperlo?!
« Che centra Patrick? » aveva chiesto, maledicendosi dopo poco per aver -persino- detto il nome.
« Ah, almeno il nome lo conosci! La tua homepage è piena zeppa di foto che ti ritraggono insieme a lui in atteggiamenti promiscui. E sei nella merda fino al collo, decisamente. »
« Passami Zack, c'è un errore, io con quello non ci ho fatto nulla.. » aveva commentato cosciente di non essere poi così tanto sicuro di non aver fatto nulla.
« Non vuole parlarti. Dimenticati di Zack e non provare ad avvicinarti a lui. » aveva commentato, riattancando il telefono e spegnendolo.
Brian si era seduto sul letto, aveva fissato il vuoto finché il suo coinquilino non era tornato in camera.

[...]

« Era così necessario? » aveva chiesto Johnny fissando Matt mentre si accendeva l'ennesima sigaretta seduto sul pavimento e con il volto proteso verso la porta chiusa della camera di Zack.
« Si, era necessario. » aveva commentato rifilando al piccoletto un'occhiataccia « Deve capire che non si deve far più vedere. »
« Matt, forse mi picchierai per questo, ma un bacio non ha mai ucciso nessuno. Era solo un bacio. E tu non hai il diritto di inveire contro ad una persona perché su internet c'è la foto di un bacio. Peraltro è anche abbastanza buio da non riuscire a riconoscere Brian. Magari era.. » si era bloccato osservando le nocche del ragazzo diventare bianche, le stava stringendo così tanto che aveva paura che si sentisse il suono di un qualche osso rotto.
« Un bacio? Johnny? Buio? Da che parte stai? » aveva chiesto alzando il volto verso di lui. Johnny aveva decisamente paura che si sfogasse con il suo di corpo in assenza di Brian.
« Da quella di Zack. Ti sto solo dicendo che forse la vostra reazione è un tantino esagerata. Un bacio non significa nulla e tu lo sai meglio di me. L'ultima ragazza che hai avuto... con quante altre ragazze ti sei baciato mentre eri con lei?! »
« Non l'amavo, Johnny. L'ho baciata perchè non l'ho mai amata. » aveva commentato freddo ripensando a quella povera ragazza. Cotta, decisamente innamorata, cieca da non vedere il fatto che lui se la facesse con la sua migliore amica, così cieca da credere a tutte quelle scuse che gli rifilava per non stare con lei e per farsi qualcun'altra. Eppure non aveva mai pensato di lasciarla, gli faceva comodo averla fra i piedi quando non aveva nient'altro da fare. Non voleva minimamente che Zack provasse quello che quella ragazza aveva provato e - decisamente- non credeva che Brian fosse quel tipo, o almeno non ci credeva finché non aveva visto quella foto.
« Oh... allora tu credi che.. si insomma. » aveva balbettato lasciando che Matt capisse il senso di quei farfugliamenti.
« Si, John. » aveva risposto prendendo il pacchetto di sigarette ed uscendo da casa « Se Zack esce da lì dentro... toglietegli il telefono dalle mani. »
Johnny aveva annuito, non aveva neanche chiesto dove stesse andando, non aveva importanza. L'unica cosa che era importante era tenere Zack lontano dal telefono o da altri oggetti pericolosi, quali lamette, prese della corrente e finestre aperte.
Jimmy aveva più volte provato a bussare o ad aprire la porta, ma nessuno aveva mai aperto. Solitamente almeno a lui apriva, ma quella volta sembrava tutto troppo diverso.
« Inutile che fissi anche tu la porta. Non aprirà, fai come ha fatto Matt, fai qualcos'altro. » aveva commentato Johnny mettendosi accanto all'amico.
« Non credo di poter fare la stessa cosa che ha fatto Matt. Se ne è andato da Adam, sicuramente, io non posso tornare da lei. Sto scappando da lei, perché mai dovrei tornare tra le sue braccia? E poi non sono io quello che è stato tradito, io ho sempre sospettato che lui avesse l'aria da playboy. Qui i due scottati sono Zack e Matt. »
« Illuminami, perché Matt dovrebbe essere scottato?! »
« John, spesso mi meravigli! Hai questa testa enorme... ma un cervello così piccolo! Ecco perché il tuo corpo riesce a reggersi in piedi! Cioè sei così basso e secco che se qui dentro ci fosse stato un cervello tanto grande quanto la tua testa non saresti, sicuramente, riuscito a rimanere in piedi. »
Johnny gli aveva dato un pizzicotto sul collo, prima di rifare nuovamente la domanda e di aspettare una risposta.
« Matt ha un certo senso di patria podestà nei confronti di Zack. è rimasto scottato perché ha lasciato Zack nelle mani di Brian. » aveva commentato facendola passare come una delle cose più ovvie del mondo « Come se avesse fallito nel suo ruolo di "padre". Prima o poi lo capirà che Zack non è suo figlio e che non deve proteggerlo sempre. Ma non posso dire questo visto che lo faccio anche io. »
« Siete le persone più strane che io abbia mai conosciuto, ve ne rendete conto? » aveva chiesto Johnny scuotendo la testa « Prima o poi spero che da questa storia esca qualcosa di buono.  Vuoi qualcosa da mangiare? »
« Magari! Sto morendo di fame... »
Nel momento stesso nel quale i due avevano pronunciato la parola cibo, Zack era riemerso dalla sua camera. Sembrava uno zombie, il trucco degli occhi colato fino alla parte bassa delle guancie ed il suo solito colorito bianco.
« La vaschetta del gelato al cioccolato è la mia, se la toccate vi mordo le falangi. » aveva commentato senza lasciar trapelare nessuna emozione dalla voce.
« Veramente pensavo a qualcosa di più sostanzioso. » aveva commentato Jimmy mentre il suo stomaco si lasciava andare a qualche brontolio.
« Io voglio il gelato al cioccolato e voglio mangiarlo persino con le mani, se non vi sta bene cambiate casa. »
Jimmy gli aveva messo una mano sulla spalla, attirandolo a sé e tenendolo stretto come non faceva da parecchio tempo.
« E lasciarti in balia delle tue manie suicide? No grazie, preferisco mangiare il gelato con le mani piuttosto che dover ripulire il sangue dal pavimento. »
Zack non si era sottratto dall'abbraccio, ma sentendo le parole dell'amico gli aveva morso il collo, lasciando il segno dei suoi denti sulla pelle bianca del ragazzo.
« Hey, queste scene porno non davanti a me! Mi bloccate la crescita. » aveva commentato ironico Johnny cercando di staccare i suoi due amici da quel contatto troppo intimo. Aveva seriamente paura che la fuga di Jimmy e la delusione di Zack li portassero a fare una cazzata molto più grande.
« Troppo tardi per la tua crescita, John. E se ti senti escluso vieni qui, abbracciaci! » aveva commentato Jimmy prendendo sulle spalle il più basso, che scalciante lo implorava di farlo scendere. Zack assisteva alla scena con un piccolo sorriso, almeno fino a quando il ricordo di Brian non lo aveva portato ad aprire il frigo alla ricerca del gelato e di un cucchiaino pulito.

[..]
Matt non sapeva bene dove trovarlo, non aveva né un recapito telefonico ne un indirizzo. L'unica possibilità era la segreteria della falcoltà. Fortunatamente era un tipo abbastanza previdente ed aveva memorizzato quel numero sul telefonino. La signora che gli aveva risposto non aveva fatto alcuna storia, gli aveva lasciato alcuni recapiti del professore senza neanche chiedergli spiegazioni, Matt aveva mentalmente ringraziato la sua buona stella che a volte faceva sentire la sua presenza.
Si era diretto verso l'indirizzo che aveva scritto a grandi lettere sul retro di un vecchio scontrino senza neanche avvisare l'altro, sapeva che non era una mossa intelligente, dato che per quanto ne poteva sapere l'altro poteva essere sposato, fidanzanto o comunque poteva non trovarsi in casa, ma in quel momento desiderava solo vederlo, desiderava soltanto sfogarsi con qualcuno che non fosse Jimmy o Johnny o Zack. Voleva qualcuno di estraneo che lo ascoltasse senza battere ciglio o senza dire la sua, perché era inevitabile che gli altri dicessero la loro, sapevano troppe cose del loro rapporto ed erano troppo invischiati nella situazione per non commentarla.
Aveva premuto più volte il campanello, pregando che ci fosse.
« Chi è? » aveva risposto una voce molto diversa da quella di Adam.
« Cerco il professor Gontier, è in casa? » aveva chiesto cercando di sembrare il più distaccato possibile.
« Si, terzo piano, seconda porta a destra. » aveva risposto aprendo il cancello.
Matt aveva preferito le scale all'ascensore, non che avesse paura, ma preferiva non sfidare la sorte. La porta era aperta ed un ragazzo, più o meno della sua età si trovava sull'uscio. Lo aveva salutato cordialmente e gli aveva indicato la strada per la camera del professore. Non aveva fatto nessun tipo di commento strano, nonostante fossero nel bel mezzo della pausa estiva e non avesse nessun tipo d'appunto o di fogli tra le mani. Matt aveva bussato alla camera, mentre il suo cervello gli chiedeva di scappare, gli diceva che non era una buona idea quella di stare lì, di chiedere aiuto a lui. Ma ormai era troppo tardi, ormai aveva bussato.
« Entra. » aveva commentato l'altro.
 Matt era entrato nella camera grattandosi la nuca con fare nervoso.
« Chissà come mai me lo sentivo che saresti venuto. A cosa devo questa tua intrusione? » aveva chiesto ancora voltato di spalle.
« Avevo bisogno di un parere esterno. » aveva commentato laconico mentre richiudeva la porta alle sue spalle.
« Avanti, sputa il rospo. » aveva commentato stendendosi sul letto e facendo segno a Matt di fare lo stesso.
Si era messo seduto, non aveva alcuna voglia di stendersi. Ma Adam lo aveva spinto, facendo poggiare la sua testa all'altezza del suo stomaco. Non poteva vedere il suo volto, ma  non gli importava, bramava quel contatto da un paio di giorni, o almeno da quando avevano fatto sesso.
Matt gli aveva raccontato tutto, gli aveva raccontato del fatto che i genitori di Zack non c'erano mai stati, di quanto si era attaccato a lui e di quanto sperava che trovasse qualcuno di decente per lui. Di quanto aveva sperato che Brian fosse quello giusto. Adam non aveva detto nulla, si era limitato a passare una mano tra i suoi capelli. Aveva aspettato che l'altro finisse il suo racconto prima di dire la sua.
« Matt, ti sembrerà strano, ma tu non sei suo padre. Non puoi decidere al suo posto e non puoi proteggerlo per sempre. » aveva commentato mentre un brontolio di rabbia usciva dalla bocca del ragazzo « Ed è solo un bacio. »
« Se io mi baciassi con Zack, penseresti davvero che è solo un bacio? Non ti darebbe fastidio o... non ti farebbe male? » quelle parole erano uscite da sole dalla sua bocca, erano come un lapsus. non voleva chiederglielo eppure l'aveva fatto, abbattendo le difese dell'Io e del Super io, lasciando che fosse l'Es a parlare, cosa che non succedeva da tanto tempo .
« Tu sei libero di fare quello che vuoi. Non stiamo insieme, l'hai ribadito ieri sera. »
« E se io volessi? »



  

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Capitolo 20
*** \\ ***


Well. Non ho il coraggio di dire nulla, perché si il mio ritardo è imperdonabile (ma quando mai?) e soprattutto non ho il coraggio di dire nulla su di loro, perché beh, sono fantastici e gli essere più etero che io avessi mai visto su un palco.
Quindi vi lascio alla storia del cavolo che ho scritto prima del concerto ma che è rimasta nel computer in attesa di revisione, beh.. non l'ho fatto ç__ò
Quindi prendetela per quello che è.
Ringrazio dei commenti <3 Love u all <3


Se fosse stato un bravo osservatore avrebbe sicuramente visto il sorriso che illuminava il volto di Adam, ma era troppo preso dalla sua nota impulsività, non vedeva altro che il fatto che aveva bisogno d'amore. Aveva bisogno di credere in qualcuno, qualcuno che non fosse uno dei suoi amici, che fosse uno sconosciuto, che fosse un amante. Aveva aspettato la risposta di Adam in silenzio con gli occhi chiusi e lo stomaco in subbuglio, non si era mai esposto tanto, neanche con una ragazza, solitamente erano gli altri che si esponevano così tanto per avere lui.
« Se tu volessi fare cosa, Sanders? Baciare Zack? Sei liberissimo di farlo... per il momento tra di noi c'è stata una scopata. » aveva commentato Adam senza lasciare trapelare le sue emozioni, anche se dal tono della voce si poteva pensare benissimo che stesse sorridendo.
« Non rendere le cose più difficili. Intendevo se io volessi... stare insieme a te. »
« E se non volessi io? »
Matt aveva la voglia intrinseca di urlare a squarciagola, voleva una risposta non millemila domande diverse e tutte con lo stesso intento, quello di tenerlo sulle spine.
« Allora me ne andrei da quest'appartamento e forse andrei a condividere la vaschetta enorme che sicuramente Zee si sta mangiando in questo stesso momento. »
« E perché non sei con lui in questo momento? »
Matt ci aveva pensato per un po, la verità è che stava scappando da Zack, stava scappando dai suoi occhi chiari e dal suo sorriso fottuto a metà, quasi che una parte del suo viso sorridesse mentre l'altra parte fosse triste. Odiava quel tipo di sorriso soprattutto quando sapeva che era responsabile anche lui della  parte triste del viso cosa che accadeva raramente.
« Sto scappando da lui. » aveva commentato frettoloso « Sono venuto qui per scappare da lui e per fare, forse, una delle cose più intelligenti e sensate degli ultimi mesi. Quindi per favore non rendere le cose più difficili. »
« Cosa dovrei dirti? Si cominciamo a stare insieme? Domani parti, Sanders, siamo due ragazzi adulti questo è vero, ma non ci conosciamo, Matt. »
« C'è tempo per conoscerci, come c'è tempo per stare insieme. Sono venuto qui per prenotarti.. okay, no forse prenotarti è un brutto verbo. Ma per chiederti di aspettarmi. » era un bravo attore, sapeva come rigirare la frittata, sapeva come far passare per reali parole che erano un grossa balla.
« Avevo intenzione di aspettarti anche prima, Sanders. Credo da quella volta che mi hai dato del fannullone perché non mi sono presentato alle lezioni. Sei diverso Matt, ed è per questo che ti aspetterò. » aveva commentato a bassa voce mentre si alzava avvicinandosi al ragazzo dagli occhi chiari e spalancati.
« Davvero? »
« Ti facevo più intelligente. Davvero. »
Si erano baciati lentamente. Quasi che un poco più di forza o di "sentimento" rischiasse di rovinare quel movimento. Non avrebbero potuto far altro con il coinquilino di Adam fra i piedi, ma poteva bastare, poteva decisamente bastare quel bacio. Matt aveva cercato di aumentare la velocità, la lentezza era uno dei suoi tanti talloni d'Achille, più un bacio era lento, più i movimenti delle braccia o del corpo  in generale lo erano e più lui si eccitava.
« Vorrei aver preso un appartamento singolo. » aveva commentato Adam scostandosi la frangia sudata dalla fronte e osservando la toppa dei pantaloni di Matt, decisamente troppo stretta rispetto a pochi secondi prima.
« Vorrei che lo avessi fatto veramente, Adam. Ma non mi dispiace troppo, sai l'attesa fa aumentare il desiderio. » aveva commentato credendo fermamente nella stronzata che aveva appena sparato.
« Allora ora andrai con il desiderio in giro per la città? Si nota.  »
« Questo perché sei un pervertito e guardi il pacco delle persone. » aveva commentato risentito Matt mentre nella sua mente vagavano immagini decisamente poco "attizzanti", come Johnny in costume o sua madre in costume, oppure  Jimmy vestito da coniglietta di Playboy e cose simili. Doveva far smosciare quel mostro in mezzo alle gambe il prima possibile.
«  Non guardo il pacco della gente, guardo il tuo pacco. Comunque credo che Zack abbia bisogno di te. » aveva commentato Adam baciandolo nuovamente all'angolo della bocca.
« Lo credo anche io, ma... ci saluteremo prima di domani mattina?  »
« Vedremo. Ah, dammi il tuo indirizzo di casa. »
Matt aveva scritto l'indirizzo di Zack, sapeva che non se ne sarebbe tornato a casa sua neanche se glielo avessero chiesto in aramaico antico e con tanto di placca d'oro e di contanti verdi. Lo aveva baciato nuovamente, prima di comportarsi da amante geloso e chiedergli chi fosse il ragazzo che gli aveva aperto la porta.
« Un mio amico, ci siamo laureati insieme qualche anno fa. » aveva commentato prima di cacciarlo dalla stanza e ricordargli i suoi  doveri in quanto migliore amico. Se ne era tornato a casa, ma senza rimpiangere di essere entrato in quell'appartamento come aveva previsto qualche minuto prima.


[-..]

« Toh! Guarda, il fedifrago per eccellenza. Dove è stato fino ad adesso? Sono passate tre vaschette di gelato al cioccolato e due bottiglie di vino rosso da quando se ne è andato, se ne rende conto? » aveva chiesto Jimmy già bello che partito mentre brandiva a mò di spada un cucchiaino di plastica ancora sporco di gelato.
« Non lo vedi come se la ride? è stato da Adam. » aveva commentato Zack mentre sbatteva le mani come la sera precedente, per Matt era stato un deja-vu, era come se fosse tornato alla sera precedente.
« Non cominciare a dire cose di cui poi potresti pentirti. » lo aveva ammonito Matt mentre si prendeva un bicchiere di vino rosso. « Ma come posso portarvi in vacanza? No ditemelo, siete un branco di vecchie spugne con la tendenza ad ubriacarvi anche con l'aria, io ho paura. E se dovesse avere sentimenti libidinosi su di me? »
Zack aveva cominciato a ridere, biascicando un "non succederà mai, neanche sotto tortura", mentre Johnny rivendicava la sua eterosessualità e Jim dichiarava di aver paura di Adam e del bisturi che usava.
«  Anche io uso un bisturi, Jim. Ma non hai mai avuto paura di me. »
« Non lo useresti mai contro di me. Voglio altro gelato. » aveva dichiarato mentre apriva il congelatore e cercava dietro alla carne congelata un barattolo di gelato, doveva esserci per forza.
« Hey, io sono stato tradito, il gelato deve essere il mio. » aveva commentato Zack rivendicandone la patria podestà.
« Io mi sto per sposare con un oca... tu sai che ho un brutto rapporto con i palmipedi. Chi sta messo peggio Zee?  » aveva chiesto tirandogli un po del ghiaccio che gli era rimasto fra le mani.
« Tu, sicuramente tu. » aveva commentato ridendo, ormai partito per la tangente.
Matt e Johnny, nuovamente, si sentivano in pericolo. Avevano paura di quello che sarebbe successo in quella settimana di vacanza.
Sarebbe finita sicuramente con loro due che rincorrevano gli altri o che gli reggevano la fronte. Non sarebbe stata una vacanza ma un suicidio, quasi quanto portare una classe dell'asilo alle giostre.
«  Matt? » aveva chiesto Zack tornando serio e malconcio come quando aveva visto la foto sul computer.
« Mh? »
«  Tu ci sarai sempre, vero? »
Ed era come se la stanza si fosse svuotata, come se nessuno respirasse più, come se una coltre di polvere mista a tristezza si fosse velatamente posata sui loro corpi per renderli immobili e per ovattare qualsiasi suono che potesse uscire dagli stessi.
« Si, Zack. Avevi dubbi? »
« No. »
E la polvere era stata spazzata via da quel semplice sorriso.

[...]

Erano imbarcati. Non sapevano bene come o quando era successo, ma si trovavano sull'aereo.
Jimmy era andato da Leana giusto per riprendersi un paio di cose essenziali per il viaggio, l'aveva liquidata con "mi serve tempo per capire se voglio abbandonare questa vita sposandomi con te".
Johnny non aveva nessuno da salutare, tranne forse una ragazza, ma era troppo timido ed impacciato per piombare a casa sua per urlare alle sue orecchie che se ne stava andando per una settimana e che desiderava tanto trovarla ancora lì al suo ritorno.
Matt aveva salutato Adam come si doveva, una sveltina nel bagno dell'aeroporto, non il massimo, ma pur sempre un "arrivederci" con i fiocchi.
Zack non aveva fatto realmente nulla, tranne portare Ichabod dalla signora accanto e lasciare "accidentalmente" il suo cellulare sulla mensola della cucina accanto a quelli degli altri ragazzi. Era come se lasciassero in quel posto la loro vita, per svagare un po, con la consapevolezza che l'avrebbero ritrovata al suo posto una volta tornati indietro.
Ma avrebbero realmente trovato qualcosa al  loro ritorno? E quella cosa sarebbe stata all'altezza delle loro aspettative o sarebbe rimasto solo un cumulo di cenere, di polvere e di cose vecchie e stantie?

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Capitolo 21
*** I send an s.o.s to you, i hope you get it. ***


roxanne La buona notizia è che ho postato prima del 2012, la cattiva è che un capitolo molto di passaggio *Fischietta aspettando i pomodori*
Ora, passando ai commenti, cioè *-* Sono tanti, sono belli *-* Quindi l'unica cosa che posso dirvi , è Grazie immensamente tanto (un giorno, non lontano, riuscirò a rispondere alle recensioni come si deve, magari dopo gli  esami tra una bevuta e l'altra) e grazie anche a Dominil che si è letta tutti i capitoli in una botta sola, cioè un suicidio programmato x°D
Quindi vi lascio a questo capitolo del cavolo <3 E alla prossima <3

I send an S.o.S to you, i hope you get it


Erano una paio d'anni che non prendevano un dannato aereo, Matt si era dimenticato di quanta paura gli mettesse addosso l'essere sospeso nel vuoto nelle mani di uno sconosciuto che in quanto umano era predisposto geneticamente al fallimento, così si era messo accanto a Jimmy, l'unico che gli desse un minimo di sicurezza rispetto agli altri due che giocavano a tris come due pensionati. Peccato che il ragazzo accanto a lui fosse disposto a tutto pur di fargli riproporre quel viaggio, forse non se ne rendeva nemmeno conto o forse lo stava facendo volutamente, ma aveva deciso di fargli presente, ad intervalli regolari di qualche secondo, che l'areo si trovava ad un'altezza assurda e che da quella suddetta altezza le cose sembravano molto più piccole di quanto lo erano nella realtà. Quando poi erano passati sopra ad una montagna - anche se sembravano più una catena di montagne rocciose ed aspre- gli aveva fatto presente che, se fossero caduti sopra a quelle rocce, non sarebbero decisamente sopravvissuti allo schianto e non avrebbero potuto fare come in Lost.
« Jimmy, vorrei davvero farti del male fisico. » aveva commentato estraendo dal marsupio l'mp3, aveva cercato con gli occhi l'hostess biondina che aveva visto passare poco prima, quando l'aveva trovata gli aveva indicato l'mp3. La biondina aveva annuito sorridendogli, poteva accenderlo senza problemi. La musica lo aveva rilassato leggermente, inoltre grazie al frastuono dei Pantera non avrebbe sentito altri commenti cretini da parte di Jimmy che continuava a parlare come una macchinetta.
Davanti a loro, invece, Zack e Johnny giocavano a tris con i fazzoletti di carta, parlottando fra di loro del più e del meno. Sembrava che fossero tornati ai tempi del liceo, al loro primo viaggio insieme senza famiglie al seguito. Mancava, forse, la trepidazione per quello che sarebbe successo, ma la situazione ed il livello intellettuale era più o meno lo stesso.
« Secondo te esiste davvero quel cocktail con il verme dentro?  » aveva chiesto Johnny mentre con la penna disegnava un x in uno dei pochi quadratini liberi..
« Si, ma credo sia messicano, John. Più che altro io voglio vedere la spiaggia, voglio prendere un po di colore! Guardami sono una mozzarella.  »
« Zack, tu sei sempre stato una mozzarella, indipendentemente dal colore della pelle. » aveva detto Johnny ridacchiando.
« Continua a prendermi in giro, tanto ho fatto tris! Ho vinto per la terza volta su quattro partire, sei un perdente, decisamente. »
Johnny aveva messo il muso e lo aveva tenuto per tre secondi, visto che l'hostess biondina gli si era avvicinata chiedendogli se desiderava qualcosa.
« E se io volessi lei? » aveva chiesto con tanto di occhiolino annesso.
L'hostess aveva ridacchiato prima di sculettare verso la direzione dalla quale era venuta. Zack era già sul punto di ironizzare su quel "due di picche" quando l'hostess era tornata indietro con un bigliettino scritto a mano.
« Se ha bisogno di me... anche dopo il viaggio basta chiamare questo numero.  »
Johnny aveva preso il bigliettino sorridendo alla biondina che si era diretta verso altri passeggeri, poi si era voltato verso di Zack « Ecco come si fa pivello! Ed una è andata, Spagnole preparatevi, Johnny Christ sta per arrivare!  »
« Se urli di più penso che quella sventola se lo riprende il numero.  »
Johnny gli aveva sorriso prima di mettere il biglietto nella tasca dei Jeans e continuare la sua partita con l'amico.

*

Erano atterrati dopo poche ore di volo, anche se per Matt erano sembrati giorni interi, la prima cosa che voleva fare non appena aveva toccato la terra ferma era quella di baciare il suolo, ma Jim lo aveva fermato, dicendogli che non voleva farsi riconoscere fin da subito. L'auto che avevano noleggiato gli attendeva fuori dall'aeroporto, c'era perfino il tizio che solitamente si vedeva nei film con il cartello con su scritto il cognome di Matt - quello che aveva organizzato il viaggio-. L'atmosfera, la macchina, l'aria, sembravano tutte cose troppo surreali per essere reali, avevano tutti la sensazione di trovarsi in un film, ma non volendo svegliarsi avevano persino paura di pizzicottarsi.
« Un navigatore?  » aveva chiesto Jim indicando l'aggeggio sul parabrezza «  Non ne avevo mai visto uno da così vicino!  »
John aveva ridacchiato dando dell'amico dello spilorcio.
« Non sono spilorcio, sono opulato negli acquisti...  » aveva commentato con aria seria ed un tono ridondante
« Si dice oculato, analfabeta!   » lo aveva ripreso Zack mentre lo attirava a sé. Matt, che li osservava attraverso lo specchietto retrovisore della vettura, aveva sorriso, pensando che forse c'era ancora speranza per tutti e due.
« Come sei pignolo. Su, andiamo? Posiamo le valige e andiamo a portare un po d'amore in questa nazione. » aveva commentato Jimmy trionfante « Non c'è tempo per le smancerie, dai Matt spingi su quel cazzo d'acceleratore! Non voglio mica passare una settimana su questa macchina, su! »
Matt gli aveva mostrato il dito medio prima di mettere in moto e di sfrecciare per le vie della Spagna.

*
« Queste foto sono inequivocabili... Brian. » aveva commentato il coinquilino scrollando la testa « Si vede chiaramente che sei tu... e quello accanto non è chiaramente Zack. »
Brian avrebbe voluto prendere a capocciate il coinquilino, non aveva decisamente bisogno del carico da cento. Aveva una buona vista e sapeva benissimo di essere lui quello che si baciava con Patrick, solo che non lo ricordava e non lo riteneva possibile, non era così tanto ubriaco da baciare il primo capitato.
« Non è possibile, in quel locale ero sobrio, non ricordo di averlo baciato! »
« Brian cazzo quello è il tuo cappello e sicuramente quella è la tua barba, non ce ne sono molti in giro come te qui, capisci? E poi sei uscito con Patrick, troppe coincidenze in una notte sola?  »
« Ci deve essere una spiegazione. Dove posso trovare Patrick?  » si stava aggrappando all'ultima possibilità che aveva, non era importante il fatto che quella foto parlasse da sola, che fosse  lampante il fatto che aveva tradito Zack, lui voleva sentire Patrick e sapere la  verità.
« All'ala nord dei dormitori, la stanza non la so. Quando ci sono entrato ero ubriaco. Chiedi alla portinaia, quella sa tutto.  »
« Grazie amico.  » Si era diretto verso l'uscita quando il ragazzo lo aveva fermato.
« Secondo  me stai facendo una cazzata, invece che cercare la verità dovresti già essere su un fottuto aereo dietro a Zack, oppure cercare di sentirlo e magari di farci pace. Andare da Patrick non ti servirà a nulla, credimi.  »
Brian era testardo, non ascoltava nessun consiglio, seguiva solo quel fottuto istinto che lo aveva portato, nuovamente, in mezzo ai guai. Aveva ringraziato il ragazzo e si era diretto verso il gabbi otto della portinaia.
*

Zack se ne stava seduto sul terrazzo della camera che - accidentalmente- divideva con Jimmy. Il receptionist si era confuso prenotando due doppie invece che una quadrupla, ma Zack aveva il sospetto che fosse stato Matt a confondersi. Fumava tranquillamente la sua sigaretta mentre osservava la spiaggia piena di turisti e di bagnanti, chiedendosi se fosse davvero l'unico ad essere rimasto scottato, se ci fosse qualcuno lì fuori che si trovava nella sua medesima situazione. Si sentiva dannatamente solo, era sprofondato in quello che Johnny chiamava il "periodo emo",  secondo l'altro la frangetta sarebbe cresciuta fino al mento e sarebbe diventata magicamente nera. Zack l'aveva presa sul serio quella battuta.
« La doccia è tutta tua, magari non c'è l'acqua calda, ma stiamo sempre a quaranta gradi, quindi non credo ti servirà a molto. » aveva commentato Jimmy uscendo in terrazzo coperto solo dall'accappatoio. Zack l'aveva guardato e per un attimo era arrossitto, ma era stato soltanto una frazione di secondo, nulla di più.
« Non hai ancora perso la pelle? No perché la doccia calda con quaranta gradi... sei immondo, Jim. »
« Mi ami anche per questo, ora vatti a fare la doccia. »
Zack aveva sbuffato, guardando negli occhi il più alto. Le sue iridi chiare sembravano mandare piccoli S.O.S., ma Jim non era abbastanza forte da raccoglierli, non da sobrio. L'unica cosa che aveva fatto era abbracciarlo, l'aveva abbracciato forte, Zack si era sentito "vivo" per quei pochi secondi nei quali Jimmy era rimasto avvinghiato al suo corpo. Una volta staccati, però, Zack era arrossito di nuovo prima di fiondarsi nel bagno, l'accappatoio di Jim non aveva la cintura, l'unico modo per chiuderlo e nascondere le sue grazie era quello di tenere i due lembi uniti con le mani, ma le mani di Jimmy erano avvinghiate al corpo di Zack...
« Oh merda...  » aveva biascicato Jim mentre osservava l'amico chiudersi la porta del bagno alle spalle, non era un metodo efficace per tirare su  il morale dell'amico.

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Capitolo 22
*** \\ ***


Mi vergogno anche a postarlo, non tanto per il capitolo in sé ma per il ritardo vergognoso -.-  Ed anche per il capitolo e la sua insensatezza-
Comunque, confido nel fatto che non vi sia passata la voglia di seguirla e di leggerla. Perché, per esempio, a me era passata la voglia di scriverla -.-" Quindi posso capirlo se a voi è passata la voglia di leggerla.
Comunque... non credo di aver niente da dire, di nuovo, tranne che ringrazio tutte quelle che hanno commentato, preferito e letto questa storia. Devo ancora trovare un finale adatto, cioè nella mia mente c'è un finale adatto, ma devo ancora capire come scriverlo e soprattutto come arrivarci.
Non so quando ci sarà il prossimo aggiornamento, ma confido nelle vostre parole di "supporto/montamentodellatesta" che mi fanno sempre tornare la voglia di scrivere <3

Cheers à.à

 «It’s a terrible love and I’m walking with spiders



I suoi occhi non erano abituati a tutta quella luce accecante, non che a New York non ci fosse quella luce, ma sicuramente era molto più limpida ed accecante, non c'era tutto quello smog nell'aria che gli impediva di brillare direttamente nelle sue iridi chiare. Si chiedeva come facessero gli altri a non portare gli occhiali da sole, quella luce era davvero troppo. Si era voltato, mettendosi a pancia in sotto e facendo aderire il suo petto alla distesa di sabbia bollente, poteva sentire la temperatura alta perfino attraverso il cotone leggero della maglietta che indossava. Non era di certo un fusto e non aveva nessuna voglia di venir comparato ai suoi amici, tutti perfettamente scolpiti o magri, tutti perfettamente perfetti.
« Quando hai intenzione di toglierti quella maglietta? Sto sudando per te. » aveva chiesto  ironico Johnny comparendo di fronte a lui con due cocktail giallo limone fra le mani.
« Quando tu avrai l'intenzione di smettere di bere cocktail sotto al sole caldo della Spagna, John. » gli aveva risposto acido.
Il più basso si era piegato sulle ginocchia, avvicinando la cannuccia del bicchiere alla bocca di Zack che l' aveva, prontamente, accolta fra le labbra, succhiando vorace il liquido dolce. Ananas e qualcosa di forte, forse vodka o forse rum.
« Che cosa sarebbe? »
« Ananas e vodka, una cosa tranquilla. Vuoi il biberon o fai da solo? Vorrei assaggiarlo anche io. »
Zack gli aveva mostrato il dito medio prima di prendere il suo bicchiere fra le mani e di gettare via la cannuccia, così da tracannare tutto il contenuto senza aspettare troppo. John aveva scosso la testa con disappunto.
« Forse era meglio il biberon. »
« Forse è meglio che tu dia fastidio a qualcun altro, se non vuoi trovarti tre metri sotto la sabbia. »
Nella mente di Johnny si era formata l'immagine della sua testa che  spuntava fuori da un montarozzo di sabbia, come quei poveri disgraziati sepolti nel deserto per aver infranto chissà quale regola di un qualsiasi paese a caso.
« E se invece diventassi una scultura? Sai di quelle con la sabbia? Magari potreste farmi un paio di pettorali alla Schwarznegger! »
« Io direi che i pettorali non sono il tuo unico problema. »
Jimmy era spuntato fuori dal nulla, cercando  di afferrare il più piccolo per il "cavallo" dei pantaloncini da mare che indossava, ma era stato troppo lento e Johnny era scappato via come una donnicciola, lasciando la scia con il cocktail che teneva, ancora, fra le mani.
Gli si era seduto accanto, bevendo l'ultima goccia della sua bevanda e disegnando cerchietti nella sabbia.
« La solitudine non è contemplata? »
« Mmmh... fammi pensare... no. Ma c'è una vana speranza che lo sia se ti togli quella maglietta. »
Zack si era messo seduto, fermandosi un attimo per il giramento di testa conseguente allo scatto repentino che aveva fatto. Quando la sua testa sembrava aver trovato stabilità si era tolto la maglietta. Ogni gesto maldestro della braccia sottolineava lo sforzo che stava facendo per denudarsi in pubblico.
« Sembra che tu stia partorendo, Zack. » aveva commentato ironico Jimmy « Devi solo toglierti una maglietta non è così difficile.»
« Sarebbe più semplice se avessi passato gli ultimi tre mesi della mia vita in palestra piuttosto che... » aveva preso un lungo respiro prima di completare la frase con un verbo diverso da quello al quale aveva pensato « studiare. »
Jimmy lo aveva guardato scettico, prima di cambiare discorso verso un terreno più stabile. Non voleva trovarsi di nuovo impantanato nel discorso Brian, nelle "emozioni" che quel discorso gli scatenava e - soprattutto- non voleva vedere più gli occhi spenti di Zack. Certo, indossava gli occhiali, ma quegli occhi spenti erano rimasti così impressi nella sua mente che poteva vederli ogni volta che chiudeva le palpebre, poteva immaginarseli e disegnarli in qualsiasi momento, rendendoli alla perfezione.
« Ora che ti sei tolto la maglietta... potremmo... andare a fare un bagno? »
Zack si era tolto gli occhiali, fissando truce l'amico.
« Avevi detto che potevo rimanere da solo una volta tolta la maglietta! »
Jimmy aveva scrollato la testa.
« Non ricordo di aver detto niente di simile. E comunque ci rimarresti poco da solo. » gli aveva risposto criptico prima di alzarsi in piedi e di tendere la mano verso di lui.
« Okay, arrivo, ma non avvicinarti troppo che vicino a te sembro ancora più grasso! »
« E basso. »
Zack lo aveva spintonato fino al bagnasciuga, dove, con una spinta più vigorosa lo aveva fatto cadere nell'acqua. A quel semplice gesto, non premeditato, ne erano seguiti altri, una sorta di battaglia d'acqua, uno di quei giochi consoni ai bambini, che, sotto a quello strato di muscoli e peli, dietro a quei centimetri d'altezza in più, continuavano imperterriti ad essere.
Matti gli osservava seduto al bar della spiaggia, mentre spettegolava con Adam degli ultimi sviluppi.
« Quindi, Johnny ha fatto cadere l'asciugamano di fronte a Zack? Che centra Johnny? Perché l'ha fatto?  »
Matt scrollava la testa, come se l'altro potesse vederlo.
« Ma quale Johnny! Jimmy si è fatto scivolare dalle mani quell'asciugamano, ma non era un gesto premeditato! Dovevi vedere il suo volto mentre lo raccontava, moriva d'imbarazzo! Si sentiva un cretino, se non ci fosse stato Johnny si sarebbe messo a frignare come un ragazzino. »
« Perché? E Zack che ha fatto? »
« Perché Johnny e Jimmy hanno avuto sempre questo rapporto particolare... si, insomma, è come se gareggiassero sempre per il titolo del più "forte del gruppo". Il loro modo per dimostrarsi l'affetto, credo. » aveva aspirato il fumo della sigaretta mentre Adam gli riproponeva la domanda « Zack? Jim ha detto che è rimasto tanto tempo chiuso nel bagno, quando è sceso a raccontarlo era passata mezzora dal fatto e Zack era ancora nel bagno. »
« è ancora vivo? »
« Si, ora stanno combattendo nell'acqua come due mufloni nel fango. »
Adam si era messo a ridere, prima che una voce lo chiamasse.
« Ora devo andare, Sanders. »
« Ho sentito, Gontier. »
« Ti chiamo io appena posso. Anzi ti faccio uno squillo e tu mi richiami appena puoi, così non spendo i pochi soldi che mi sono rimasti. Sicuramente per colpa tua non mi rinnoveranno il contratto ed io rimarrò senza lavoro per l'eternità. »
« Legalmente non possono farlo, io sono maggiorenne. Sempre se non dico che tu mi hai costretto. »
« Semmai è il contrario e, forse dovresti cercarti sul dizionario la definizione di ironia dato che la ignori! »
« Ma non dovevi andare? »
« Ah, si, infatti. Allora ci sentiamo dopo. » aveva commentato, aspettandosi, forse, una risposta che non era arrivata.
Matt aveva annuito, come se l'altro potesse vederlo, prima di riattaccare. Certo, era scortese, da parte sua, ma sapeva che se avesse aperto bocca gli sarebbe uscito qualcosa di imbarazzante. Era troppo presto persino per pensarle certe cose. Aveva preferito fare la figura del ragazzo scortese, piuttosto che la figura del sottone.
Aveva riposto il telefono nella tasca del costume, tornando al suo obiettivo principale, quello di tenere d'occhio quei due, ancora immersi tra le acque cristalline della Spagna. Aveva in mente un piano infallibile, uno di quelli che neanche Lupin III sarebbe riuscito a portare a termine. Avrebbe finto di godersi quella vacanza, impegnando la gran parte del tempo a macchinare da lontano i loro comportamenti. Come un burattinaio che muove i fili delle marionette nascosto dagli occhi indiscreti dei bambini che non sospettano nulla. Certo, non si poteva considerare una vacanza, ma lui al ritorno da quel viaggio avrebbe trovato Adam pronto ad accoglierlo fra le sue possenti braccia, al contrario, quei due, avrebbero trovato il nulla ed il troppo.
A Zack sarebbe toccato il nulla della sua casa vuota, parzialmente occupata da quel sacco di pulci di Ichabod, a Jim, invece, la più grande sventura della sua vita, un matrimonio costruito interamente  a tavolino per chissà quale futile motivo, un matrimonio fatto di stenti e forse anche di pene dove l'amore sembrava una lontana chimera. Toccava a lui sistemare le cose, dargli una piega diversa e forse anche migliore, dipendeva dalla lente d'osservazione che si usava per guardare.

{.}
La spiaggia era fantastica, ma tre ore bastavano ed avanzavano, anzi per Zack erano anche troppe. Non era mai stato un'amante della tintarella, tanto meno della sabbia che si incollava al suo corpo e della salsedine che lasciava quei puntini bianchi sulla pelle dandogli l'impressione di essere affetto da chissà quale malattia dal nome impronunciabile.
« Avete già deciso di come passare il resto della giornata? » aveva chiesto Matt abbracciando Zack da dietro.
« Mmmh, io ho una mezza idea! » aveva pigolato l'altro « Voglio dormire per le prossime tre o quattro ore. »
Matt gli aveva dato una pacca sul collo scoperto, prima di cominciare ad elencare i difetti della sua idea e, se non lo avesse fermato, avrebbe continuato per l'intera durata della vacanza.
« Io sono venuto in vacanza anche per rilassarmi, Sanders. Anche tu dovresti farlo. »
« Io? »
« Si, tu! Non vorrai che il bellissimo medico legale si trovi di fronte all'ennesimo morto, vero? »
Matt aveva sbuffato sonoramente, prima di cominciare a sproloquiare sul fatto che lui e Adam non erano una coppia e che non aveva alcuna intenzione di arrivare "illibato" alla fine del viaggio. Tutte stronzate, era palese che a dirla come Johnny, "lo aveva appeso al muro non appena Adam gli aveva detto di volerlo aspettare". Era come se avesse lasciato quella parte del suo corpo tra le mani del "Professore".
« E tu? Cosa pensi di fare? » gli aveva sussurrato all'orecchio, lasciando intendere la parte sessuale della frase con un piccolo occhiolino.
« Io? Dormire, bere e dimenticare. Vuoi unirti a me?  » aveva risposto, ignorando volutamente quell'intonazione allusiva nel tono dell'altro.
« Mi sono mai tirato indietro?»
Zack gli aveva sorriso, prima di sparire dietro all'enorme porta girevole dell'Hotel.

















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Capitolo 23
*** \\ ***


«It's a terrible love and i'm walking with spiders.»


Chiaramente trovare la portinaia non era una cosa semplice, forse l'altro aveva ragione, forse avrebbe dovuto prendere il primo aereo per la Spagna e buttarsi ai piedi di Zack implorando il perdono. Ma non era mai stato il tipo da fare la scelta giusta. Se ci fossero state venti vie, diciannove delle quali portavano alla salvezza ed una sola alla morte, lui avrebbe scelto chiaramente quell'unica via, consegnandosi più o meno volutamente alla morte.
La segreteria era vuota, c'erano un sacco di fascicoli sparsi a terra ed un paio di posacenere colmi di cicche, chiaramente si ammazzavano di lavoro lì dentro. Si era messo seduto su una delle tante sedie imbottite che arredavano la stanza con la mera intenzione di aspettare fino a quando un'anima si fosse palesata in quella stanza dimenticata da Dio.
Era rimasto lì per una ventina dei minuti, spesi a riempire l'unico posacenere vuoto, poi aveva desistito, uscendo dalla stanza e dirigendosi verso il nulla.
Camminare, solitamente, lo distendeva. Camminare con la musica nelle orecchie, solitamente, lo distraeva, soprattutto se ascoltava il suo gruppo preferito, ma quel giorno non sembrava bastare. Non era sufficiente mettersi la musica nelle orecchie e camminare chilometri per dimenticarsi della voce rabbiosa di Matt, paradossalmente la cosa che più lo aveva distrutto. Ma non perché la voce era di Matt, ma perché se quello si era incazzato tanto era sicuramente perché Zack ne era rimasto scottato. Perché aveva strappato il suo cuore dal petto e lo aveva lasciato morire dissanguato, così da rendere il più grande un fascio di nervi e di rancore. Non era per l'incazzatura, non era per le minacce fisiche, era per quello che c'era dietro. Aveva perso forse l'unica persona che lo aveva realmente amato, forse più dei suoi stessi genitori che non sapevano neanche dove cazzo fosse in quel preciso istante o, per dirla tutta, dove fosse stato negli ultimi tre anni.
La verità era che più si incatenava ad una persona e più cercava di rompere la catena. Più il rapporto si faceva stabile, più lo rendeva inconsciamente instabile. Più prometteva la "monogamia", più si dava al sesso di gruppo. L'unica soluzione era di promettere il contrario di quello che realmente voleva. Era sempre stato così, con tutti, non sarebbe mai cambiato.
« Haner. » Patrick gli si era parato davanti sorridendo « Ti ho cercato per tutto l'istituto! »
Brian aveva stretto i pugni, scrollando le spalle e continuando a camminare fingendo di non averlo visto.
« Hey! » lo aveva afferrato per un braccio, voltandolo nuovamente verso di sé.
Dalla bocca leggermente schiusa di Brian era uscito un ringhio.
« Come mai sei così di cattivo umore? Non mi riconosci? »
Brian se l'era scrollato di dosso, cercando di controllarsi dal fare la peggior scenata della sua vita. Si era morso un labbro, aveva lasciato la presa solo quando aveva sentito il sapore metallico del suo sangue riempirgli la bocca.
« C'è forse qualcosa che non va? »
« Qualcosa che non va? Sapevi che ero fidanzato, cazzo! »
Patrick aveva socchiuso gli occhi, aprendo leggermente la bocca ed assumendo una faccia sbalordita, era davvero un bravo attore.
« Non fare quella faccia, te l'ho detto! » aveva urlato, ancora, attirando l'attenzione su di sé.
Patrick aveva scosso la testa, afferrando il ragazzo per il braccio e trascinandolo, contro la sua volontà, in un luogo più appartato.

{...}



La t-shirt nera che si era messo per andare in spiaggia gli tirava dietro alle spalle, all'inizio aveva pensato che fosse troppo stretta per i suoi "muscoli", ma quando se l'era tolta e ne aveva indossata un'altra più sbrindellata, aveva capito che la colpa non era del tessuto o della taglia della maglietta, ma bensì del color aragosta che le  sue spalle avevano assunto.
Si era lasciato andare in un paio di parole colorite, prima di ricordarsi il perché non andava mai in spiaggia.
Jimmy era comparso sulla porta, accorso in seguito alle grida del ragazzo.
« Non ti entra più nulla?   » aveva chiesto ironico fissando la quantità di magliette che coprivano il pavimento della stanza.
« Sei spiritoso, Sullivan. In realtà mi sono ustionato la schiena grazie alla tua brillante idea di togliermi la maglietta! » aveva commentato con tono acido sventolando l'indice minaccioso di fronte agli occhi di Jimmy.
« La colpa sarebbe la mia? Che ne so io che sei così cretino da non metterti la protezione? »
Zack gli aveva mostrato il dito medio, prima di infilarsi la prima maglietta che gli era capitata tra le mani.
« Sai che c'è? Che domani la crema te la spalmo io, così poi non mi rinfacci nulla! »
« Come vuoi tu, mamma. » aveva pigolato, prima di stravaccarsi sul letto e di fissare il soffitto in attesa di prendere sonno.
« Mmmh, non sono tua madre... ma mi piacerebbe tanto farmi tua madre. » aveva risposto ironico prima di spegnere la luce della camera e di stendersi di fianco al ragazzo che aveva preso la palla al balzo, riempiendolo di cuscinate per la frase che aveva appena pronunciato.
« Cos'è? Non ti piacerebbe essere il mio figlio adottivo? » continuava a dire con tono ironico.
« Sarebbe... come dire? Strano? »
Jimmy aveva schivato l'ennesima cuscinata. Aveva bloccato il braccio di Zack, così da evitarne altre, e lo aveva fissato negli occhi per un po.
« Strano?  In che senso? » aveva chiesto
« Strano come la posizione nella quale ci troviamo, Jim. » aveva risposto l'altro, sorridendo imbarazzato.
Solo in quel momento, Jim, aveva realizzato che si trovava a cavalcioni sul corpo di Zack. Solo in quel momento si era accorto che quella posizione richiamava un qualcosa di vagamente sessuale e che le sue gambe premevano sui fianchi torniti del ragazzino.
Se ci fosse stato Brian lo avrebbe ucciso. Ma chiaramente Brian non era lì, forse non era neanche nella testa di Zack, forse era solo un fantasma passeggero frutto della loro mente, forse non era neanche esistito. Ma, la cosa certa, era che lì non ve ne era traccia.
Si era piegato, facendo aderire il suo petto su quello dell'altro. Aveva afferrato il colletto della maglietta dell'altro, tirandola a sé e premendo le sue labbra su quelle morbide di Zack. L'altro non aveva opposto resistenza, cercando con ingordigia la sua lingua, intrecciandole in 
un modo che non sembrava umanamente possibile. Si erano staccati solo quando i loro polmoni elemosinavano aria, solo quando le loro guance erano diventate così rosse da sfiorare l'autocombustione.
Jim aveva infilato una mano nei pantaloni dell'altro, Zack non l'aveva bloccato.
Jim l'aveva spogliato, Zack non l'aveva bloccato.
Jim lo aveva pregato di non fare domande mentre con un mano accarezzava il suo membro e con l'altra il suo volto, Zack si era ammutolito, lasciandosi sfuggire solo qualche sospiro.
Il telefonino squillava, riportando a chiare lettere il nome di Brian, Zack era così preso da non riconoscere neanche le note di Heartbreaker dei Led Zeppelin.


«»
Ora, io questa sera dovevo finire una shot su una coppia strana, ma la mia mente perversa ha trovato il modo scontato per continuare questa storia.
Quindi eccola qui,quanti di voi volevano questa piega?
Quante di voi
 si sono rotti le scatole di leggerla?
Alzate pure la mano, non mordo mica ù-ù
Friem: Uh, ma io amo i pomodori marci <3 Non credo di lasciarla nuovamente incompleta, ma siccome sono più instabile di una fusione nucleare non si sa mai. Nel frattempo prega per la mia ispirazione e goditi quest'altro capitolo di passaggio! Grazie come al solito e alla prossima <3
Rossaaa: *-* Sono contenta che non mi odi per non aver pubblicato per così tanto tempo! xD E soprattutto che questa sia tra le tue storie preferite *-* Il finale sicuramente ci sarà, ora bisogna vedere se sia bello o brutto xD
Grazie ancora e alla prossima <3
Niflheim:  Siamo in due a non riuscire a concepire un finale per questa cosa xD Ma se vuoi puoi dirmi un paio dei finali che pensi, magari aiuti la mia ispirazione baldracca che mi molla sul più bello! Sicuramente non dovrebbe sposarla, anche solo per l'odio che provo nei suoi confronti. Ma chissà? xD Guarda, non so cosa sia Adam, ma vorrei sicuramente essere la sua scopalunna ù_ù Uhuh, secondo te ha smesso di soffrire? xD Poor Zack <3 Ho postato prima del 22 dicembre e ti ringrazio per i complimenti <3 Alla prossima e grazie ancora <3
Dizzyreads: Discovery channel porta anche a questi paragoni ù_ù La colpa è di Sky e di quei due che somigliano a dei mufloni inviperiti *-*
Una delle due squadre che tifavi ha fatto un passo avanti, ma chissà?
Grazie <3 E alla prossima *-*
Always Attract: Si, lo so, non è la Gerard\Leto ma giuro che quella prima o poi uscirà dal mio computer *-*
Johnny ha detto che se vuoi è tutto tuo, però devi prenderti anche la gabbietta nella quale l'ho rinchiuso, povero cricetolo, che è un po sporca xD
Matt è subdolo ed il suo piano non ancora attuato ha già dato i suoi primi frutti ù_ù Temporanei frutti.  Grazie come al solito e spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento xD
Alla prossima.
Questo è l'imbarazzante momento nel quale le risposte delle recensioni sono più lunghe della storia ù-ù
Comunque, vi amo <3 E spero in vostri pareri! Bnotte <3

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Capitolo 24
*** You're just a sad song with nothing to say ***



«It's a terrible love and i'm walking with spiders.»

You're just a sad song with nothing to say
Non c'era stato poi molto fra quei due, qualche contatto accennato, qualche fremito, qualche strusciamento, tanti baci, ma era finita lì. Si era guardati negli occhi leggendovi dentro insicurezza mista a quella sana dose di voglia che non guastava mai, neanche nei momenti meno opportuni come quelli. Con i loro migliori amici nella stanza affianco ed un telefonino che non la smetteva di suonare quella canzone perfetta, ma che dopo un po stancava. Come quelle canzoni delle quali ti innamori, quelle canzoni nelle quali leggi un pezzo di te che le ascolti fino a farti sanguinare le orecchie, quelle canzoni che non smetteresti mai di ascoltare perché, cazzo, quelle canzoni fanno parte di te e della tua vita. Quelle canzoni che passano i mesi e rimangono il tuo chiodo fisso, rimangono le prime che ascolti appena alzato e le ultime che ascolti prima di andare a dormire. E poi? Poi diventano accordi privi d'armonia, diventano un mucchio di parole messe a caso, diventano canzoni da cancellare dalla libreria di I-tunes. Perché? Perché a consumarle le cose ci si stufa. Vanno prese con il contagocce le cose belle che ci capitano, sennò si rischia di sfruttarle fino a renderle cenere. Un po come lui e Brian, l'altro aveva ascoltato così tante volte il suo respiro affannoso, la sua voce che bramosa urlava il suo nome, aveva assaporato così tante volte le sue labbra ed il suo sapore, aveva sentito troppe volte le sue unghie conficcarsi nella sua schiena quando, inarcando la schiena veniva dentro di lui, che avevano perso valore. Le aveva avute in fretta, le aveva avute tutte e le avrebbe avute ancora a lungo se non ci fosse stata quella foto, così aveva semplicemente cancellato Zack dalla sua persona Libreria multimediale rimpiazzandolo con Patrick. Che poi che aveva quello che lui non aveva?
Ah, si! Il fascino del mistero, il fascino dell'ignoto, il fascino dell'assaporare e sentire nuovi accordi.
Si ricordava di quella canzone uscita qualche anno prima, quella canzone che apparteneva ad una band che non era proprio una delle sue preferite, ma l'aveva amata ed ascoltata fino allo sfinimento.
« You're just a sad song with nothing to say

Asseriva il cantante, rivolto a chissà quale ex. Ora era lui ad asserirlo, con la leggera differenza che se lo stava dedicando.
Ed era forse per questa serie di vaneggiamenti inconcludenti che non aveva approfondito. Ed era forse per non diventare, nuovamente, una canzone triste e monotona che non si era concesso, lasciando il più alto a bocca 'asciutta, lasciando il più alto con quell'erezione che gli premeva sulla schiena, lasciando l'altro, infine, nel più completo torpore.
Si era fatto ancora più vicino, cercando di annullare quella poca distanza che c'era fra i loro corpi, solo per sentire quel cuore battere e chissà se quel battito martellante non avesse ridestato il suo?

{....}
«»
Il telefono era libero, lo era da parecchi minuti. Era comprensibile che l'altro non rispondesse, era troppo presto e quello che aveva appena scoperto era decisamente un qualcosa che doveva essere detto a voce, non attraverso l'auricolare di uno stupido telefonino. Ed era, forse, per questo che si trovava in quell'aeroporto cercando di trovare un biglietto per la Spagna, un biglietto che rientrasse nel suo budget piuttosto esiguo.
Camminava per l'aeroporto, o meglio correva, da uno sportello all'altro. Conosceva bene quel posto, conosceva bene la burocrazia e, soprattutto, conosceva l'unico modo per trovare un dannato biglietto nel minor tempo possibile.
Erano passati anni dalla loro ultima telefonata, dall'ultima volta che aveva composto quel numero, eppure se lo ricordava ancora, le sue dita spingevano i tasti, creando una coreografia perfetta, come se non avessero fatto altro in quegli anni.
La voce non era cambiata molto, forse lasciava trapelare a sbalzi il fatto che il tempo fosse passato anche per lui, che non era esente al trascorrere inesorabile degli anni, ma, in linea di massima, era rimasta simile.
« Brian? » quella sembrava essere una domanda. Una domanda-affermazione pronunciata con una perfetta intonazione stupita.
« Si, sono io. » avrebbe evitato, seriamente, di usare quel tono laconico se non fosse scritto geneticamente nel suo DNA. In fin dei conti lo aveva chiamato per chiedergli un favore ed erano anni che non si faceva vivo, doveva usare un tono più cordiale, ma non ci era riuscito. Non era bravo in quelle cose.
« Oh... come... che? »
Aveva sbuffato, non era il tempo di fare domande.
« Mi serve un biglietto. »
« Ah. » sembrava rassegnato, il suo tono sembrava rassegnato. « Quanto ti serve? »
« Non si tratta di soldi, quelli li ho! Si tratta di trovare un volo che non sia pieno. è urgente, non ho il tempo di aspettare, davvero. Aiutami. »
Non era il tipo che si metteva a frignare, sbraitare e soprattutto pregare. Ma era urgente, forse anche troppo tardi.
« è per la tua ragazza? » aveva chiesto quello dall'altro capo del telefono.
Ed era come riaprire vecchie ferite, riaprire tagli emotivi agiti e mai elaborati. Aprire voragini nelle quali veniva risucchiato. Aveva riattaccato all'istante, ignorando che forse era l'ultima occasione utile per parlare e chiarire con quello che, fino a qualche giorno prima, era stato il suo ragazzo. Ma neanche per lui si sarebbe abbassato a tanto.
Si era diretto verso l'ennesimo sportello dell'aeroporto, sperando in un miracolo.


Ed eccomi qui. La brevità assoluta, ma compatitemi, non voglio lasciare nuovamentei ncompleta questa storia e, come ho già ampiamente detto, sono nel periodo d'esame. Questo è il massimo ç.ç
Non chiedetemi nulla di come sia uscito questo capitolo sto nella fase depressiva!
Vi ringrazio, al solito, per i commenti e scappo nuovamente ç.ç
Non odiatemi, perché io vi adoro <3




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